Distopia di una giornata nostalgica

di OrnyWinchester
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Fuori da una vecchia casupola diroccata nel bosco, una donna con una lunga veste nera stava percorrendo una stradina di terra in discesa per raggiungere quella dimora improvvisata e sconclusionata, ricavata tra rovi e arbusti.
“Siete voi lady Morgana Pendragon?” le chiese un uomo di mezza età dall’aspetto insolito che l’attendeva di fronte alla catapecchia.
“Sì, anche se preferisco che ci si rivolga a me come Morgana, la sacerdotessa dell’antica religione.” rispose la giovane donna dall’aspetto pallido e dai lunghi capelli corvini increspati.
“Allora, ho un urgente bisogno di parlare con voi.”
“Non che trovi un particolare interesse nell’ascoltare delle persone insignificanti, ma in voi c’è qualcosa di inusuale, nemmeno i miei poteri riescono a cogliere la vostra vera essenza.” aggiunse lei, strizzando gli occhi e osservandolo con sospetto e curiosità al tempo stesso.
“Mi chiamo Saturnus. Sono qui per svolgere un compito che mi è stato affidato e per riuscirci ho bisogno del vostro aiuto.”
“Se avete sentito parlare di me, dovreste sapere che non sono una a cui piace perdere tempo a soccorrere gli altri. Non capisco perché mi abbiate cercato!” convenne la strega.
“Perché anche voi avrete il vostro tornaconto, quello che più desiderate e che cercate di ottenere da lungo tempo!”
“Il trono di Camelot?!”
“La rovina di Artù e il trono di Camelot!” statuì l’uomo.
“Non vedo come i nostri obiettivi possano coincidere!”
“Coincidono in pieno, Morgana. Se avrete la pazienza di lasciarmi parlare, capirete anche voi che è così.”
“Salire sul trono di Camelot si sta rivelando un’impresa molto ardua per me. Non avete il potere di fare certe promesse!” asserì la strega, disturbata da tanta arroganza.
“Oh, la persona per cui lavoro ha questo potere e molti altri ancora.” disse Saturnus con aria fiera e tono sicuro.
“E di chi stiamo parlando?” domandò con ulteriore curiosità nella voce.
“Di Abaddon.”
“Non ho mai sentito questo nome, ma ho deciso di concedervi un po’ di tempo. Cominciate ad illustrarmi il vostro piano, Saturnus. Finalmente le cose si fanno interessanti.”
 
***
 
“Gaius, che succede qui?” chiese Artù, entrando di corsa nelle stanze del medico di corte.
“Sire, la situazione è quanto mai spiacevole. In pochi giorni questo è già il terzo uomo morto nelle medesime circostanze.” sentenziò Gaius, mentre terminava di esaminare un cadavere, che era stato condotto lì da alcuni cavalieri.
“E quali sono le cause della morte?”
“Con esattezza non saprei dirlo, ma sicuramente si è trattato di una morte violenta.”
“L’attacco di qualche animale?” insistette il re.
“No, questo lo escludo, sire. Non ci sono segni che facciano pensare al coinvolgimento di bestie feroci.”
“E’ qualcosa che ha a che vedere con la magia?”
“Beh, non posso ancora pronunciarmi in merito, ma non escluderei il suo utilizzo. Dovrò eseguire delle analisi più approfondite per accertarmene.”
“Mettimi subito al corrente delle tue scoperte. Confido nel tuo giudizio, Gaius.” ordinò Artù con grande apprensione.
“Certamente, sire.”
 
***
 
“Lettura interessante?” chiese con disinvoltura Dean, mentre osservava Sam completamente immerso in un libro.
“Ehm?”
“Chiedevo se stai leggendo qualcosa di interessante. Sembri ipnotizzato da quel libro, Sammy.”
“Ah. In realtà è un libro che ho trovato negli archivi, mentre facevo un po' d’ordine.” spiegò il più giovane dei Winchester. “E’ un libro su Merlino, re Artù e i cavalieri della Tavola Rotonda.”
“Mi ricordo quanto ti piacessero quelle storie quando eri piccolo. Ma che ci fanno dei libri per bambini negli archivi degli Uomini di Lettere?!”
“Non so come sia finito qui, ma non sono libri per bambini, Dean.” rispose Sam, indignato. “Saranno anche delle leggende, ma fanno parte dell’immaginario collettivo praticamente da sempre. Religioni a parte, riesci a pensare a qualcosa che abbia mai avuto la stessa risonanza per secoli?”
“Non direi. Comunque non rimanerci male per quello che ho detto, Sam. Anche a me non dispiacevano quelle storie, anche se poi è arrivato il momento di crescere.” disse Dean, mentre Sam scuoteva il capo a quell’affermazione. “Vuoi una birra?” chiese infine, mentre faceva per lasciare la stanza e dirigersi in cucina.
“No.” rispose di scatto Sam, infastidito dalle continue interruzioni del fratello.
 
***
 
“Questo hamburger è fantastico!” esordì Dean, intento a divorarne uno a grandi bocconi nella cucina del rifugio degli Uomini di Lettere.
“Una volta tanto, non potresti mangiare in modo più composto?” lo rimproverò Sam, anch’egli occupato a mangiare il proprio hamburger, ma con minore veemenza.
“Scusate, Vostra Altezza!” “Non sapevo avessimo a cena la regina!”
“Finiscila, Dean.” “E tanto che sei in vena di fare lo spiritoso, stasera porterai tu fuori la spazzatura!”
“Sicuro, maestà, al Vostro servizio.”
“Piantala.” concluse Sam, infastidito dal tono sarcastico del fratello.
Nel frattempo, osservava ogni angolo della cucina ancora lasciato ad uno stato parziale di confusione, dopo che sia lui che Dean rimandavano una inevitabile ripulita generale e si limitavano a sistemare di volta in volta le sole cose di cui avevano bisogno.
“E, hai trovato niente di utile in quel libro che stavi leggendo?” richiamò l’attenzione Dean, interrompendo il momento di silenzio.
“No, c’erano alcuni simboli appuntati a matita qua e là, ma niente che possa fare al caso nostro.”
“E’ da settimane che non abbiamo notizie di Abaddon. Il fatto che non si faccia viva da un po' non mi piace per niente, Sam! Non pensi anche tu che stia pianificando qualcosa di grosso?”
“E’ molto probabile. Ha dei poteri con cui è difficile scontrarsi e non c’è niente che ci permetta di sapere fino a che punto sia in grado di spingersi. Sto cercando dappertutto anche un minimo indizio che possa esserci d’aiuto, ma l’archivio degli Uomini di Lettere è immenso e, soprattutto, in completo disordine, proprio come il resto. Non sarà facile venirne a capo così facilmente.” concluse Sam, pulendosi la bocca con un tovagliolo.
 
***
 
Mentre Sam e Dean cenavano in cucina, nella sala principale del bunker di Lebanon un uomo dai capelli biondo scuro sedeva rilassato su una sedia con le gambe stese sul tavolo delle mappe e, ascoltata la conversazione dei fratelli Winchester, disse tra sé e sé:
“Adesso vediamo se siete capaci di risolvere questa! Lo spero per voi, altrimenti ci saranno grossi guai per tutti. Buona fortuna, Sam e Dean!”
Poi, scoccò le dita e sorrise, tornando ad adagiarsi sullo schienale della sedia. Sulla parete alle sue spalle sembrò intravedersi l’ombra di due grandi ali, accompagnata da uno scintillio blu.
 
***
 
“Dove diavolo siamo finiti, Sam?” chiese Dean, guardandosi intorno senza riconoscere nulla di familiare a parte suo fratello.
“Non ne ho la più pallida idea, Dean. Sembra un bosco o una foresta.”
“Di certo non siamo più a Lebanon.”
“No, infatti. Ed è anche mattina, a giudicare dal sole.”
“Ma se fino a due minuti fa stavano cenando!”
“Qualcosa deve averci trasportato qui!” ipotizzò Sam.
“Sì, ma qui, dove? E aggiungerei, perché?” iniziò a lamentarsi Dean, anch’egli guardandosi intorno con aria smarrita.
In realtà, non c’erano grandi differenze di panorama da qualunque parte lo si osservasse: alberi e una fitta boscaglia si estendevano intorno a loro in maniera incontrastata e con una intensità tale da sembrare quasi inverosimile. Attorno non c’era altro e i due fratelli si sentivano quasi sommersi da tanta vegetazione.
“Cerchiamo di raggiungere la città più vicina e forse lì potremo capirci qualcosa!” propose Sam, ansioso di lasciare quel luogo.
“Ad occhio, non vedo città nelle vicinanze. Dovremo camminare parecchio e a piedi, per giunta. Non sarebbe stato male avere Baby qui con noi!” disse Dean, mentre si mettevano in cammino.
Dopo qualche minuto, scorsero un ragazzo magrolino tra gli alberi e questo, incrociati gli sguardi, si avvicinò a loro.
“Vi siete persi, signori?” chiese educatamente.
“Più o meno.” rispose Dean. “Sai dirci dove ci troviamo?”
“Nel bosco.”
“E, quindi, vicino a quale città siamo?” lo incalzò Dean.
“A Camelot.”
“Quella Camelot?” domandò ancora.
“Ne conoscete altre?” chiese il ragazzo.
“No. Ti chiedo scusa per l’irruenza di mio fratello.” intervenne Sam.
“Non c’è problema. Se avete bisogno di aiuto, posso accompagnarvi nella cittadella. Stavo giusto facendo ritorno al castello.”
“Grazie, te ne saremmo grati.” disse Sam.
“Comunque io sono Merlino.” si presentò il giovane.
“Sì, e io sono re Artù!” rispose Dean, sarcastico.
Il ragazzo lo scrutò bene da cima a fondo, poi disse:
“Nah, non sei Artù. E’ vero che a prima vista sembri somigliargli molto, ma a guardarti bene si capisce subito che non sei lui. E, credetemi, in quanto suo servitore, non posso di certo sbagliarmi.”
Prima che Dean potesse ribattere qualunque cosa, Sam prese la parola.
“Mio fratello stava scherzando, ovviamente.” disse, lanciando un’occhiataccia a Dean. “Io sono Sam e questo è Dean. Piacere di conoscerti, Merlino.”
“Piacere mio.”
“Quindi, tu sei il servitore di re Artù, se non ho capito male.”
“In persona.” “Voi, invece, avete un vestiario insolito. Da dove venite?”
“Da molto lontano.” rispose Dean, secco.
“Beh, se volete seguirmi, vi faccio strada.”
“Grazie.” concluse Sam, mentre si muovevano alla volta di Camelot.
 
***
 
“Sam, mi spiegheresti come mai stiamo seguendo un ragazzo che crede di essere Merlino e che ci sta conducendo a Camelot?” chiese Dean, parlottando a bassa voce con suo fratello, mentre seguivano i passi del giovane che si era presentato con il nome di Merlino.
“Perché è l’unico modo per arrivare alla città più vicina.”
“Quindi, pensi anche tu che sia completamente matto, non è vero?”
“Non lo so. Ma se vogliamo venire a capo di questa situazione, non possiamo restare nella foresta.”
“D’accordo. Ma non può essere il vero Merlino, non è così?” “E’ soltanto un ragazzo mingherlino e non mi sembra affatto un grande mago. A guardarlo bene, mi ricorda Garth. Ma non può essere quel Merlino! Dì qualcosa, Sam!”
“Non so che dire, Dean. Non so se credere che siamo davvero a Camelot, ma è comunque successo qualcosa di strano quando all’improvviso ci siamo ritrovati in questa foresta. Aspettiamo di arrivare in città, poi avremo più chiare le cose, o almeno così spero.” spiegò Sam. “Merlino, manca molto per arrivare?”
“No, è proprio dietro l’angolo.” disse, svoltando verso un sentiero che non sembrava più appartenere a quei boschi.
Dopo qualche minuto si voltò verso i due ragazzi e disse:
“Siamo arrivati. Benvenuti a Camelot, Sam e Dean.”
La cittadella era affollata di persone dedite alle attività più disparate, che andavano da una parte all’altra e le case e i loro indumenti erano decisamente troppo fuori luogo per l’era moderna. I bambini camminavano di fianco alle loro madri per non perdersi nella calca e si potevano notare lavoratori e lavoratrici intenti a condurre le loro merci all’interno di cesti impagliati di varie forme e dimensioni. E ancora tanti asini e cavalli accompagnavano i loro padroni e recavano pesi per loro, occupando gran parte di quella scena caotica. La gente parlava attivamente vicino alle bancarelle e ai carretti sistemati ai lati della strada e chiunque passeggiasse per quelle vie non poteva non sentirsi inghiottito da quella scena antica, ma dal sapore genuino. Poi, di fronte a loro apparve maestoso un castello, il castello. I due fratelli inarcarono le sopracciglia e i loro volti si riempirono di stupore: non ebbero più alcun dubbio sul fatto di trovarsi nella vera Camelot, quella dei racconti e delle leggende.
Di colpo, Dean afferrò per un braccio Sam e, irritato, gli chiese sussurrando:
“Che diavolo hai combinato con quel libro, Sammy?!”

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


“Merlino, vedi, io e Dean eravamo diretti in un luogo ben diverso da questo, ma dobbiamo esserci persi e non abbiamo la più pallida idea di come abbiamo fatto a ritrovarci a Camelot. Non vorremmo abusare della tua gentilezza, ma non sappiamo davvero come tornare indietro.” spiegò Sam a Merlino, mentre continuavano a fissare il profilo del castello sullo sfondo.
“Beh, da quale regno provenite? Di Lot? Di Carleon? Non sarà difficile indicarvi la strada del ritorno.”
“In realtà, veniamo da un posto molto più lontano di quelli che hai menzionato e potrebbe essere un problema farvi ritorno.” disse ancora Sam.
“Quello che mio fratello sta cercando di dirti, Merlino, è se puoi fare una magia, un incantesimo o qualunque altra cosa ti venga in mente per rimandarci da dove siamo venuti!” disse Dean, indispettito, tagliando corto.
“Ma di che stai parlando?! La magia è proibita! E abbassa la voce! Se qualcuno dovesse sentirti, passeremmo tutti dei grossi guai!” replicò Merlino in apprensione.
“Vorresti farmi credere che non si può usare la magia a Camelot?!” chiese Dean a bassa voce.
“Esatto. Sono decenni che è proibita e chi ne fa uso viene giustiziato.” spiegò senza mezzi termini il giovane ragazzo.
“Ma tu sei il mago più potente di ogni tempo, non è così?” gli bisbigliò Dean in un orecchio.
“Ma che dici?! Non so proprio come ti sia venuta in mente una simile idea!” rispose Merlino, visibilmente a disagio.
“Merlino, noi sappiamo quello che sei, ma non hai nulla da temere. Il tuo segreto è al sicuro con noi.” lo tranquillizzò Sam.
“Andiamo a parlare in un posto meno affollato, così mi spiegherete cosa volete da me!” replicò indignato, conducendoli verso il castello.
 
***
 
I tre raggiunsero il castello, poi Merlino accompagnò i due forestieri nelle stanze che divideva con Gaius, il medico di corte, nonché suo mentore.
“Qui possiamo parlare con calma. Ascolterò ciò che avete da dire e poi deciderò se posso fidarmi di voi.” disse il giovane mago.
Sam e Dean si guardarono intorno e poterono notare come Merlino li avesse condotti in un locale simile ad un laboratorio. C’erano molti scaffali che contenevano le cose più svariate, dai libri, alle erbe e alle radici, ai barattoli dal contenuto insolito e perfino alle pozioni fluorescenti. Un grosso tavolo di legno occupava il centro della stanza e alcune sedie erano spostate da un lato alla rinfusa. Ogni angolo di quel posto conteneva ritrovati e ingredienti di vario genere, tanto che ne erano piene anche le soglie in prossimità delle finestre.
“Noi conosciamo la tua storia, o, quantomeno, una parte di essa. Sappiamo che sei il più grande mago mai esistito e che sei in grado di compiere qualunque incantesimo. Beh, conosciamo la storia di re Artù e della Tavola Rotonda, anche se qualche dettaglio è diverso.” gli spiegò Sam, continuando a lanciare occhiate ovunque per cogliere meglio l’essenza di quel posto.
“Ad esempio, tu dovresti essere un vecchietto ultracentenario con una lunga barba grigia, gli occhiali e un cappello blu a punta e la tua magia dovrebbe essere stata fondamentale per edificare il regno di Camelot.” s’intromise Dean.
“Beh, quest’ultima parte è vera. Il fatto che la magia sia bandita non mi ha impedito di usarla in caso di necessità. Ovviamente, nessuno ne è a conoscenza. Soltanto Gaius conosce il mio segreto. E’ il medico di corte e questo è il suo studio. Ma come avete saputo queste cose?”
“Da dove veniamo noi tutti conoscono la storia di Camelot e la tua storia, Merlino. Anche se, come ha detto mio fratello, l’immaginario collettivo ti raffigura in modo differente. Non ci aspettavamo di trovarci di fronte ad una tua versione giovanile, per quanto, dopotutto, anche l’anziano Merlino di cui abbiamo sentito parlare deve essere stato giovane.” osservò Sam.
“Siete druidi, per caso? Perché non lo sembrate affatto.”
“No, noi non possediamo poteri magici, ma conosciamo chi pratica la magia e, di tanto in tanto, ci siamo imbattuti in qualche strano incantesimo.”
“Allora non capisco come facciate a sapere di me e, ancora meno, il motivo per cui siete venuti a Camelot.”
“Non lo sappiamo nemmeno noi. E’ per questa ragione che abbiamo chiesto il tuo aiuto.”
“Cosa vi è successo? Spiegatemi affinché possa capire e trovare un modo per aiutarvi. Senza offesa, ma prima ve ne andrete da Camelot, tanti meno rischi correrò di essere scoperto.”
Sam e Dean si guardarono sbigottiti e un po' stizziti dalla mancanza di fiducia di Merlino nei loro confronti.
“Stai calmo, Merlino. Non siamo qui per metterti nei guai. Anche noi vorremmo soltanto tornare a casa. E poi, come ti ha detto Sam, non diremo a nessuno dei tuoi poteri. Hai la nostra parola!” disse Dean, seccato.
“Mi dispiace se vi ho mancato di rispetto, ma nella mia situazione non è facile fidarmi delle persone che incontro, soprattutto se non sono nemmeno in grado di dirmi da dove vengono.”
“Per fartela breve, stavamo cenando a casa nostra, quando all’improvviso ci siamo ritrovati in quella foresta e ti abbiamo incontrato.” concluse sbrigativo Dean.
“Volete dire che era notte e di colpo vi siete ritrovati in piena mattina a Camelot?”
“Esattamente.”
“E’ un po' poco per aiutarvi, non credete?” asserì Merlino, ma prima che i Winchester potessero dire altro, la porta sbatté alle loro spalle e un uomo anziano dai capelli bianchi entrò nella stanza.
“Gaius, siete già di ritorno!” esclamò il giovane mago.
“Sì, ho terminato in fretta il giro di visite che dovevo fare.” rispose il medico, sovrappensiero. Poi guardò i due ragazzi che erano con Merlino, inclinò il capo in senso di sorpresa e disse:
“Vedo che hai visite! Chi sono i nostri ospiti?”
“Io sono Sam e questo è mio fratello Dean. Voi dovete essere il mentore di Merlino.” si presentò Sam.
“Sono dei conoscenti, più o meno, e, diciamo, che si trovano in difficoltà qui a Camelot. Così hanno chiesto il mio aiuto. Vi spiegherò meglio più tardi, anche perché vorrei capirci qualcosa di più io stesso.”
“Dovrai fare alla svelta perché nel pomeriggio hai degli impegni con Artù, non dimenticarlo!”
“Come dimenticarmene! Me lo ricorderebbe, mettendomi alla gogna!”
A quelle parole, Sam e Dean si guardarono titubanti, poi Dean disse velocemente:
“Se ci indicate un posto dove alloggiare, noi togliamo il disturbo immediatamente.”
“C’è una locanda nella città bassa, ma credo sia meglio per tutti se restate qui. Non sembrate avere molta pratica con le nostre abitudini. Più tardi chiederò ad Artù il permesso di ospitarvi qui al castello, anche se dovrò inventarmi qualcosa di veramente convincente.” convenne il mago.
“Grazie.” si limitò a rispondere Sam.
“Ora torniamo a noi e raccontatemi tutto, senza tralasciare dettagli importanti.”
 
***
 
“Artù, posso parlare con voi un istante? C’è una cosa che vorrei chiedervi.” esordì Merlino, entrando nelle stanze del re.
“Chissà come mai, Merlino, ogni volta che arrivi puntuale, è per chiedermi un favore. Avanti, ti ascolto.” rispose Artù, seduto alla scrivania e intento a leggere alcuni fogli.
“Beh, ecco, ci sarebbero due conoscenti… In realtà, sono conoscenti di conoscenti, ma fa lo stesso. Beh, loro sono di passaggio a Camelot e avrebbero bisogno di un alloggio. Non è che potreste ospitarli qui al castello? Starebbero benissimo anche nelle stanze di Gaius, se per voi non è un problema.” cercò di spiegare Merlino.
“In pratica, Merlino, mi stai chiedendo di ospitare nel castello due perfetti sconosciuti. Non è così?! E la locanda non va bene come sistemazione?”
“Ehm, sono stati derubati e non hanno soldi con loro, ma non sono degli sconosciuti. Più che altro, non so molto di loro, ma non sembrano cattive persone.”
“Degli sconosciuti, appunto. Quanto meno, concedimi il beneficio del dubbio di conoscerli, poi deciderò se posso ospitarli. Portali nella sala del consiglio, voglio parlare con loro.”
“Va bene, sire.” rispose Merlino, che nel frattempo si era messo a riordinare il guardaroba di Artù.
“Adesso.” concluse il re, irritato.
 
***
 
Merlino condusse Sam e Dean nella sala consigliare, raccomandandosi con loro di non proferire parola di qualunque cosa potesse avere a che fare con la magia e con la strana vicenda che li aveva condotti a Camelot. Nel tragitto i due fratelli non potevano evitare di guardarsi attorno ad ogni svolta e in ogni circostanza in cui vedevano una stanza aperta, tanta era la loro meraviglia per trovarsi in quel luogo fantastico.
Merlino bussò alla grande porta di legno che conduceva nella stanza del consiglio, poi entrò e chiese il permesso di parlare con il re. Nel frattempo Sam esclamò:
“Ci pensi, Dean, stiamo per conoscere re Artù in persona. Nonostante le cose strane a cui il nostro lavoro ci ha abituato, non avrei mai immaginato che questo potesse accadere. Non sto più nella pelle!”
“Sì, beh, datti una calmata, Sammy. Non so se hai notato che qui le cose sono un po' diverse da quelle tramandate per secoli. Chi ci dice che non rimarremo delusi da Artù?”
“Aspetta almeno di parlare con lui prima di vederla in modo così negativo.” rispose Sam, infastidito dall’atteggiamento pessimistico del fratello.
“Beh, sai com’è, Sammy? Da quando ho questo ricordino sul braccio, non è che sia il massimo dell’allegria.” disse, alludendo al “Marchio di Caino”. “Comunque, hai ragione. Vediamo com’è questo Artù prima di giudicarlo male.”
Merlino ricomparve sulla porta e fece segno ai due di entrare. Al centro della stanza si trovava un enorme tavolo di legno di forma circolare, la famosa Tavola Rotonda, e vi trovarono seduti un giovane biondo con gli occhi azzurri, un ragazzone alto e muscoloso con capelli biondi cortissimi e un uomo di qualche anno più grande con lunghi capelli biondo scuro e un mantello rosso con le effigi di Camelot.
Merlino pensò che i due non conoscessero Artù, così li precedette e li presentò personalmente.
“Sire, questi sono Sam e Dean.” disse, indicando prima il ragazzo più alto, poi quello più basso.
I due abbozzarono un mezzo inchino in direzione del re, poi questi iniziò a parlare.
“Merlino mi ha detto che siete dei forestieri e che vi trovavate in viaggio verso Camelot quando siete stati derubati, così avete chiesto il suo aiuto. Posso chiedervi come mai vi siete recati qui?”
“Eravamo di passaggio per via del nostro lavoro.” rispose Sam, senza pensarci troppo su.
“E quale sarebbe il vostro lavoro?” chiese ancora Artù, tamburellando con le dita sul tavolo.
“Siamo dei mercanti.” disse Dean, inventandosi una storia in un batter d’occhio. “Ci siamo accampati nella foresta per la notte e al nostro risveglio non abbiamo più trovato il nostro carro e tutte le nostre cose erano sparite, denaro compreso.”
Sam lo guardò spaventato, poi tirò un sospiro di sollievo, constatando che la storia che Dean aveva raccontato era verosimile.
“Fortunatamente abbiamo incontrato Merlino, di cui avevamo sentito parlare da alcuni amici, e lui ci ha condotti al castello.” concluse il maggiore dei Winchester con un’aria realmente provata.
Anche Merlino sembrò sollevato dal fatto che il racconto combaciasse alla perfezione con quanto egli stesso aveva accennato ad Artù.
“Mi dispiace. Non avevo capito che la situazione fosse così seria. Pensavo che fosse uno dei tanti espedienti di Merlino di far alloggiare qualcuno al castello a mie spese. Perdonate la mia diffidenza.” si scusò Artù, intuendo sincerità nelle parole di Dean.
“Non dovete scusarvi di nulla, sire.” disse subito Sam.
“Come di certo saprete, questi sono tempi difficili; i nemici di Camelot sono sempre in agguato e non è semplice essere al mio posto.”
“Per quanto ci riguarda, sire, non avete nulla da temere. Il nostro unico scopo è tornare quanto prima a casa. Abbiamo soltanto bisogno di un po' di tempo per organizzarci.”
“Bene. Allora sarete nostri ospiti qui al castello. Merlino, prepara due stanze per loro.” “E le mie più sentite scuse per il disagio che vi è occorso nel mio regno.” “Potete chiedere a Merlino qualunque cosa di cui abbiate bisogno.”
“Vi ringraziamo per la vostra gentilezza, sire.” concluse Sam.
“E spero vogliate onorarci della vostra presenza durante la cena. Farete la conoscenza dei miei cavalieri.”
I due ragazzi annuirono.
“Intanto vi presento sir Leon e sir Parsifal.” disse Artù, indicando i due cavalieri, che risposero con un saluto.
A quel punto Sam e Dean ricambiarono i saluti, poi seguirono Merlino fuori dalla stanza.
“Beh, dopotutto non è andata male, non trovate?” disse il mago, decisamente sollevato.
“Meglio di quanto mi aspettassi, a dire il vero.” gli fece eco Dean.
“Aspettatemi qui, sarò di ritorno in un attimo per accompagnarvi nelle vostre stanze.” affermò, allontanandosi.
“Allora, Dean, che ne pensi di Artù?” gli chiese Sam, sorridendo.
“Sono stato piacevolmente colpito dai suoi modi di fare. Non me l’aspettavo!”
“Almeno in questo caso le leggende non mentono.”
“Già, anche se Merlino ha torto!”
“Riguardo a cosa, Dean?”
“Non è affatto vero che assomiglio ad Artù.” “Io sono più bello.”
“Sì. Certo.” concluse mestamente Sam.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


“Gaius, ditemi la verità: cosa ne pensate di Sam e Dean? Credete che il loro racconto sia credibile?” chiese un perplesso Merlino.
“Indubbiamente, Merlino, la situazione è strana, ma dovresti sapere meglio di chiunque altro che quando c’è di mezzo la magia, niente è scontato.”
“Ma Sam e Dean non sono dei maghi o degli stregoni!”
“Già, ma faresti meglio a non sottovalutare le forze in gioco che potrebbero averli condotti qui.” asserì Gaius.
“Credete che c’entri Morgana?” chiese Merlino con preoccupazione nel tono di voce.
“Non mi sento di escluderlo, ma quei ragazzi non mi sembrano suoi ammiratori; basti pensare che quando si sono trovati in difficoltà, si sono rivolti a te.”
“Questo è vero, ma non sono sicuro di potermi fidare. Sono convinto che mi nascondano ancora qualcosa. E poi, come fanno ad avere tutte quelle informazioni su di me?!”
“Beh, almeno su questo puoi stare tranquillo: Morgana non sa che hai dei poteri e non può essere stata lei a dirglielo.” convenne il medico.
“Avete ragione. A proposito, siete riuscito a capire cosa ha ucciso quegli uomini.”
“Non proprio, ma sono sempre più convinto che c’entri la magia!”
“Un altro problema, dunque. Sempre che le due cose non siano collegate.” dubitò Merlino.
“Credi che siano stati loro ad uccidere quelle persone?” gli domandò Gaius, dubbioso.
“Non penso, in realtà. Ma non so più a cosa credere: ora come ora non sarebbe saggio escludere niente.”
 
***
 
Mentre passeggiavano, Sam scrutava con attenzione gli arazzi e le armature esposti lungo i corridoi, quasi divertito.
“Questo posto è fantastico!” affermò, incuriosito da ogni angolo del castello.
“Vacci piano, Sammy. Non è casa nostra e potremmo essere scambiati per ladri!”
“Ma non sto mica rubando. Sto solo curiosando un po' in giro: non faccio niente di male. Del resto, chi non lo farebbe al mio posto?”
“Io, Sam.” “Non abbiamo la più pallida idea di come siamo finiti qui e perché e tu te ne vai in giro come una scolaretta durante una visita al museo!”
“Beh, cerco di ambientarmi. Che c’è di male?”
Dean non rispose e scosse vigorosamente la testa.
“Credi che dovremo dire a Merlino che veniamo dal futuro?”
“Certamente.” rispose Dean con aria ironica. “E non dimentichiamoci di raccontargli che siamo arrivati a bordo di una DeLorean modificata dal nostro amico Doc Brown!”
“Ascolta, Dean. Se non gli diciamo tutta la verità, non potrà esserci di aiuto e ho ragione di credere che non si fidi nemmeno troppo di noi.”
“Sicuramente raccontargli che veniamo da un’altra epoca accrescerà la sua stima nei nostri confronti, Sam.” continuò, sarcastico.
“Ma è Merlino!”
“E non pensi che sia difficile anche per lui comprendere un millenario viaggio nel tempo?”
“E allora, cosa vorresti fare?”
“Anzitutto capire se c’è un modo per tornare nel 2014. E non mi dispiacerebbe anche sapere chi ci ha fatto questo scherzetto! Dovremmo indagare un po' in giro per vedere se c’è qualche caso dei nostri. Potrebbe essere un buon punto di partenza!” propose Dean.
“Possiamo chiedere a Merlino e rivelargli quello che possiamo sul nostro lavoro!”
“Già che ci sei, Sam, raccontagli quanti di quelli come lui abbiamo cacciato!”
“Magari non quella parte!”
“Adesso prepariamoci per la cena. Non vorrai arrivare in ritardo.”
“E questa smania di buone maniere da dove esce?!” chiese uno sbigottito Sam, mentre Dean gli rispose con un sorriso malizioso.
 
***
 
Le porte del salone da pranzo si aprirono e Sam e Dean seguirono Merlino e si accomodarono su due sedie laterali non troppo vicine a dove sedeva Artù per non attirare l’attenzione. La stanza era stracolma di cavalieri e cortigiani che avevano preso posto in attesa della cena e che ingannavano il tempo chiacchierando tra di loro.
“Ci vediamo dopo. Cercate di non combinare guai.” disse Merlino, rivolto ai due fratelli.
“Tu non resti con noi?” domandò Dean, aggrottando le sopracciglia in senso di sorpresa.
“No, ricordati che io sono un servitore. Sono tra quelli che devono servire il cibo a tavola. Ma non preoccupatevi, sarò qui in giro se avrete bisogno, poi, una volta finita la cena, vi riaccompagnerò nelle vostre stanze.” spiegò il mago, congedandosi.
Artù notò Sam e Dean in disparte e li invitò ad unirsi a lui. Poi presentò loro i suoi cavalieri più fidati e suo zio.
“Vi presento mio zio, Lord Agravaine. E’ un consigliere di grande saggezza e mi sta aiutando molto nel governo del regno da quando mio padre è venuto a mancare.”
“Piacere.” disse Sam sbrigativo, mentre Dean gli rivolse un cenno del capo.
“Piacere mio. Artù mi ha parlato di voi. E’ una circostanza insolita quella che vi ha condotto a Camelot.”
“Sì, problemi con il lavoro, diciamo. Ma il re è stato davvero gentile e comprensivo nell’aiutarci.” disse Sam.
“Comunque contiamo di risolvere tutto al più presto e fare ritorno a casa.” precisò Dean.
“E dov’è questa casa, se posso chiedere?” li incalzò Agravaine.
“Lontano, non penso che conosciate il posto. Sono giorni che siamo in viaggio.” mentì Sam.
“Beh, è stato un piacere. Se volete scusarmi, mi sono appena ricordato che avevo una faccenda della massima urgenza da sbrigare.” concluse Agravaine, lasciando la stanza.
Sam e Dean si scambiarono un’occhiata d’intesa, poi tornarono a parlare con Artù, che era appena stato raggiunto da alcuni cavalieri.
“Sam, Dean, questi sono i cavalieri della mia scorta personale. Conoscete già sir Parsifal e sir Leon, mentre gli altri due sono sir Elyan e sir Galvano.” disse, indicando un giovane di colore e un ragazzo con i capelli scuri, lunghi fino alle spalle.
“Piacere di conoscervi.” dissero all’unisono i due fratelli, ricambiati dai cavalieri.
La serata trascorse piacevolmente e Sam e Dean sembravano essersi integrati alla perfezione in quella realtà storicamente così lontana. Parlarono a lungo con i cavalieri che Artù aveva presentato loro e si interessarono ai loro racconti su battaglie ed imprese. Quando stavano per lasciare la sala per coricarsi, Sam, preso dalla voglia di conoscere il cavaliere che più di tutti adorava sin da quando era bambino, chiese:
“Sire, sir Galahad non si trova qui?”
“No. Purtroppo è via per una missione di grande importanza e non sarà di ritorno tanto presto. Lo conosci?”
“No, ho soltanto sentito parlare di alcune sue imprese e mi sarebbe piaciuto conoscerlo di persona. Sarà per un’altra volta.”
“Mi fa piacere che le gesta dei miei cavalieri arrivino anche in luoghi lontani. Comunque porterò a Galahad i tuoi saluti e la tua stima.”
“Vi ringrazio, sire.” “Ah, non vorrei sembrare inopportuno, ma vorrei chiedervi il permesso di visitare la biblioteca. Crediate sia possibile?”
“Ma certo. Geoffrey, il custode degli archivi, sarà ben lieto di mostrartela.” acconsentì il re.
“Grazie.”
 
***
 
“Artù, permettimi di chiederti una cosa!” esordì Agravaine.
“Dimmi pure, zio.”
“Ho notato con quale calore hai accolto quei due forestieri e, non vorrei essere indiscreto, ma non mi sembra affatto un comportamento da te.”
“Che vuoi dire?”
“Beh, sono dei perfetti sconosciuti e li hai ospitati qui al castello senza batter ciglio; inoltre, permetti loro di curiosare in giro come se nulla fosse. Converrai con me che non è un atteggiamento prudente e certe mancanze sono insolite da parte tua.” osservò l’uomo.
“Io non ci vedo niente di strano, zio. E’ vero, io non conosco quei due ragazzi, ma sono dei conoscenti di Merlino, o qualcosa del genere. Poi, sono stati derubati del frutto del loro lavoro proprio vicino a Camelot: non sarebbe dignitoso se non dessi loro una mano. E’ nel mio regno che hanno perso i loro averi e aiutarli ad organizzarsi per tornare a casa mi sembra il minimo che possa fare per scusarmi.” convenne Artù.
“Chi ti dice che non stiano mentendo!”
“E per quale motivo?! Non mi sembrano cattive persone e non vedo cosa ci guadagnerebbero a soggiornare qualche giorno al castello!”
“Pensaci bene, Artù. Potrebbero essere delle spie di Morgana che sono qui per raccogliere delle informazioni per lei. Rischieresti di essere colpito dall’interno!”
“Zio, se li hai osservati così bene, avrai di sicuro notato come siano impacciati in questo luogo. Non vedo cosa possano riferire a Morgana che già non sappia! Non li ho di certo messi al corrente degli affari di Camelot! Fidati del mio giudizio!”
“Ma rifletti!” disse Agravaine, visibilmente irritato. “Non sei al corrente dei piani di Morgana! Non sai come potrebbe colpire!”
“Zio, il fatto che non li veda come una minaccia non vuol dire che non li tenga d’occhio e se ci sarà qualcosa che mi metterà in allarme, prenderò dei provvedimenti adeguati. Ma per il momento non sono di questa opinione!” concluse Artù, secco.
“Fai come vuoi! Dopotutto il re sei tu. Ma penso ti dovrai ricredere presto!” obiettò Agravaine.
“Hai detto la stessa cosa anche di Gaius e guarda com’è andata a finire!”
“Solo perché ho sbagliato sul conto di Gaius, non vuol dire che quei due non rappresentino un problema per Camelot! Riflettici su! Ora ti lascio, ho delle questioni da risolvere!” si accomiatò.
“Va bene. E con questo non ti sto dando il permesso di interrogare o pedinare i nostri due ospiti, zio!” gli intimò Artù.
Agravaine apparve contrariato dalle parole di Artù, increspò la bocca, poi uscì dalla stanza.
 
***
 
Dean entrò nella stanza di Sam, vide che il fratello era preso a prepararsi per la notte e gli disse:
“Sam, perché hai chiesto ad Artù di vedere la biblioteca? Ti va così tanto di perdere tempo a fare la principessa?”
Sam gli lanciò un’occhiata decisamente infastidita.
“Se ho chiesto di visitare la biblioteca è perché lì forse potremmo trovare qualcosa che possa spiegare come mai siamo finiti qui di punto in bianco! Del resto è come hai detto tu! Dobbiamo vedere la situazione come se si trattasse di uno dei casi a cui lavoriamo.”
“Ah, non ci avevo pensato!” convenne Dean, compiaciuto. “Ma come pensi di trovare qualcosa nei libri? Hai sentito Merlino, in questo posto la magia è proibita! Di certo non lasceranno in giro libri che ne parlano, non trovi Sam?”
“Beh, in teoria, sì. Ma pensaci bene, Dean. Se la magia è proibita, dovranno avere delle conoscenze su come contrastarla, no? Altrimenti non avrebbe alcun senso!”
“Come se tutto questo avesse senso!” esclamò il maggiore dei Winchester.
“Lo so, è proprio per questo che in biblioteca potremmo trovare qualche risposta. Almeno tentar non nuoce!”
“Probabilmente hai ragione, Sam. E’ che è tutto così assurdo!”
“Già. Ma mi sto convincendo che non siamo finiti qui casualmente.”
“Gabriele, l’unico in grado di fare questo senza problemi, e anche con un certo divertimento, è morto! Chi altro possiede simili poteri?” s’interrogò Dean.
“Una creatura potente, questo è certo, Dean!” “Ora andiamo a dormire. Domattina abbiamo del lavoro da fare!”

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


“Morgana, scusami se ti disturbo a quest’ora, ma ho delle notizie della massima urgenza da comunicarti!” disse Agravaine, mentre entrava nell’abitazione di fortuna in cui si era rifugiata la strega da un po' di tempo a questa parte.
“Dimmi pure, Agravaine.”
“Vedi, a Camelot stanno succedendo delle cose strane!”
“Che intendi con “cose strane”? Spiegati meglio!”
“Beh, sono giunti due forestieri che affermano di essere dei mercanti e di essere stati derubati delle loro cose nella foresta. Non so bene come, ma si sono guadagnati la simpatia di Artù, che li sta ospitando al castello fino a quando non riusciranno a tornare a casa.” raccontò l’uomo.
“A parte il fatto che mio fratello è un ingenuo, e questo lo sapevamo già, non vedo come la cosa possa interessarmi!”
“Secondo me, non sono chi dicono di essere e la sanno più lunga di quello che vogliono far credere. Ho visto come mi guardano! Sospetto che siano a conoscenza del fatto che sono una spia al tuo servizio.” dubitò il cavaliere.
“Non ti starai facendo un po' troppe paranoie, Agravaine? Soprattutto se si tratta di persone sconosciute, non vedo come possano sapere del nostro accordo! E comunque ora più che mai la fine di Artù è vicina. Non hai nulla da temere.”
“Cosa ti fa parlare con tanta sicurezza, Morgana? I tentativi di scoprire l’identità di Emrys si sono resi vani e, al momento, Artù nutre ancora dei forti sospetti sul fatto che ci sia una spia dentro il castello.”
“Si dà il caso, Agravaine, che abbia dei nuovi alleati che mi stanno dando una mano a distruggere Artù una volta per tutte!”
“Altri alleati? Forse non ti fidi di me?” chiese l’uomo, mortificato dalle parole della strega.
“Tu non c’entri niente, Agravaine. Non stiamo parlando di te in questo momento! O pensavi che avrei contato sulla tua sola persona per conquistare Camelot?!” rispose questa con un tono di fastidio.
“Non volevo dire questo, ma sai che ti sono fedele, Morgana, e che puoi contare su di me per qualunque cosa. Puoi dire altrettanto di questi nuovi alleati?”
“Di sicuro sono più potenti di te. E poi non vedo come ti permetti di chiedermi spiegazioni!”
“Non intendevo mancarti di rispetto, ma non saranno quei ragazzi che Artù ospita al castello?”
“Ancora con questi ragazzi! Cos’hanno da metterti così in allarme, Agravaine? E comunque, stai pur certo che non si tratta di loro!” si infuriò Morgana.
“Magari è solo una mia sensazione, ma la loro presenza mi crea inquietudine! Sembrano scrutare a fondo ogni cosa, ma al tempo stesso nascondono una strana consapevolezza. Come se fossero al corrente di ogni cosa che riguarda Camelot.”
“Beh, in ogni caso, tutto questo sta per finire. Tieniti pronto a seguire le mie istruzioni, Agravaine.” lo avvisò.
“Ma certamente.”
 
***
 
“Buongiorno, Gaius.”
“Buongiorno, Merlino. Ti sei alzato prima del solito stamattina!” rispose il medico.
“Sì, ho delle commissioni da sbrigare per Artù, poi ho promesso a Sam di accompagnarlo negli archivi. Sembra interessato a consultare alcuni libri che vi sono custoditi.”
“Libri sulla magia?”
“Non saprei. Immagino che lo scoprirò una volta lì.”
“Merlino, cosa ti spinge ad aiutare quei ragazzi? Non hai scoperto niente di nuovo su di loro e mi sembrano anche piuttosto restii a parlare della loro vicenda. Per quanto non mi sembrino particolarmente pericolosi, inizio a nutrire dei dubbi sul vero motivo per cui si trovino qui.”
“Beh, ne approfitterò per parlare un po' con Sam. Mi sembra il meno riluttante dei due a raccontare qualcosa.” stabilì Merlino.
“Cerca di scoprire quanto più possibile. Io devo occuparmi di quegli uomini morti in circostanze sospette. A breve dovrò mettere al corrente Artù di quello che li ha uccisi, ma il punto è che non ne sono certo nemmeno io.”
“Ci sono state altre vittime?”
“Sì, una. Sempre un uomo, di mezz’età questa volta. E tutto fa pensare che siano implosi.” rispose Gaius.
“Implosi?”
“Sì, alcuni organi interni sono liquefatti. Ma non ci sono malattie che provocano questi effetti, o almeno non ne sono a conoscenza.” spiegò l’anziano medico.
“Beh, una spiegazione del genere non farà piacere ad Artù, anche perché significa che è stata la stregoneria ad ucciderli.”
“Già, ma anche in questo caso non ho mai sentito di incantesimi che producono simili effetti, Merlino. E mi risulta difficile credere che un qualche potere magico possa essere usato in tale maniera. E’ di una crudeltà inaudita!>
“Tipico di Morgana.” gli fece notare Merlino.
“Sì, ma vedi, i poteri di Morgana, per quanto potenti e per quanto vari possano essere, derivano dall’antica religione e non sono in grado di comportarsi così. L’unica cosa che mi sento di dire è che proverò a cercare nei miei libri, ma sono piuttosto certo di non trovarvi nulla che abbia a che fare con situazioni così primordiali.” chiarì Gaius.
“Visto che devo andare negli archivi, posso provare a cercare lì qualcosa che corrisponda alla vostra descrizione, Gaius.”
“D’accordo.”
 
***
 
Come aveva preannunciato a Sam la sera precedente, quella mattina Dean si recò a curiosare in giro nella cittadella e nella città bassa nella speranza di trovare qualcosa che potesse attirare la sua attenzione e che si ricollegasse in qualche modo al “lavoro” da cacciatore di soprannaturale che svolgeva praticamente da tutta la vita. Trascorse molte ore nel mercato cittadino e quando ne ebbe la possibilità si fermò a parlare con alcune persone che a prima vista gli sembravano più affidabili, non mancando di inserire nella conversazione qualche domanda su fatti anomali o vere e proprie stranezze che potevano essersi manifestate a Camelot. Tuttavia, nessuno aveva saputo fornirgli delle informazioni soddisfacenti per la ricerca che aveva intrapreso e le uniche notizie che era riuscito a raccogliere, con riluttanza dei suoi interlocutori, erano legati a dicerie sull’utilizzo della magia da parte di qualche stregone. Infastidito dai risultati inconcludenti, aveva deciso di ritornare al castello per mettere qualcosa sotto i denti e attendere che Sam avesse concluso le sue ricerche in biblioteca. In cerca di qualcosa da mangiare nelle cucine, si imbatté in una giovane donna di bell’aspetto che richiamò la sua attenzione.
“Ti serve qualcosa?” chiese la ragazza, avvicinandosi a Dean.
“Sì, sono in giro dall’alba e mi è venuta fame. Ero in cerca di uno spuntino veloce.”
“Uno spuntino?!” domandò la donna, incerta.
A quel punto Dean si rese conto che quel termine non apparteneva al periodo storico in cui si trovava ora e cercò un modo per venire fuori da quell’empasse.
“Sì, scusate. E’ una parola che usiamo nel posto dove vivo quando vogliamo intendere una piccola quantità di cibo che smorzi i morsi della fame. Vedete, io non sono di Camelot!” cercò di abbozzare alla meglio, alquanto in difficoltà.
“Ah, tu devi essere uno dei due mercanti che sono stati derubati nella foresta e che Artù ospita qui al castello!” asserì la giovane.
“Sì, sono Dean.” rispose, facendole il baciamano, non senza qualche impaccio. “E con chi ho il piacere di parlare?” domandò, languido.
“Io sono Ginevra.” rispose questa, ritirando la mano, un po' imbarazzata. “Anche se tutti mi chiamano Gwen.”
“Siete quella Ginevra?” chiese Dean, spiazzato.
“Non so a chi tu alluda, ma questo è il mio nome.” “Comunque io sono soltanto una servitrice e non c’è bisogno che tu sia così formale con me.”
“Certo che qui niente è come dovrebbe essere!” esclamò Dean, mordendosi un labbro per essersi reso conto che stava per provarci con quella che sapeva essere la sposa di re Artù e la regina di Camelot.
“A cosa ti riferisci?”
“Ah, niente. Lascia stare, Ginevra.”
“Comunque in quella dispensa dovresti trovare qualcosa da mangiare, se hai fame.” disse, indicando verso una porta.
“Grazie.”
“Ho sentito che tu e tuo fratello avete difficoltà a tornare a casa dopo il furto che avete subito. Se posso esservi d’aiuto in qualche modo, non esitare a chiedere.”
“Sì, grazie.” “E’ tutta la mattina che sono in giro per capire come rimetterci in viaggio, ma non sono riuscito a fare progressi nelle mie ricerche!” disse, distrattamente Dean.
“Ricerche?! E cosa stai cercando?”
“Ehm, sì.” rispose Dean, rendendosi conto che ancora una volta era sul punto di fare una gaffe. “Vedi, Ginevra, sto cercando di capire se c’è il modo di recuperare almeno una parte delle cose che ci sono state rubate. Io e Sam siamo rimasti senza niente e sarebbe un bene se riuscissimo a ritrovare qualcosa.”
“Capisco. Deve essere penoso ritrovarsi all’improvviso senza nulla.” lo compatì.
“Sì, è per questo che sono andato in giro a fare qualche domanda, ma i ladri e tutte le nostre cose sembrano essere spariti nel nulla.” mentì Dean.
“Mi dispiace, Dean. Di solito non accadono queste cose nelle vicinanze di Camelot perché ladri e banditi hanno paura di imbattersi nei cavalieri, ma in questi giorni non è la sola cosa strana che si è verificata da queste parti.”
“Che vuoi dire?” chiese Dean, incuriosito.
“Beh, non è ancora una cosa ufficiale e forse non dovrei parlarne.”
“Gwen?” la incalzò Dean, fissandola negli occhi.
“Va bene, ma non farne parola con nessuno.”
“Te lo prometto.” rispose Dean, alzando una mano in modo solenne per convincere Ginevra della sua buona fede.
“E’ da giorni che Gaius, il medico di corte, si imbatte in strane morti. Non ha ancora comunicato ufficialmente la cosa ad Artù, ma c’è la possibilità che c’entri la stregoneria. Da quello che dice Gaius le persone uccise avevano gli organi interni distrutti.”
A quelle parole gli occhi di Dean ripresero vita e in lui crebbe la consapevolezza che forse si stava avvicinando a qualunque cosa avesse condotto lui e Sam alla corte di re Artù.
“E dimmi, di quante persone si tratta?”
“Oramai siamo arrivati a cinque morti.”
“E di che genere di persone stiamo parlando, Gwen? Sono cavalieri, popolani o cos’altro?”
“Da quello che dice Gaius si tratta di cinque uomini, studiosi mi sembra di aver capito. Non so di cosa si occupassero con esattezza, ma di certo non erano delle persone dedite a risse da taverna.” chiarì la servitrice.
“Capisco. E sai se qualcuno poteva avercela con loro per qualche motivo? Magari per via dei loro studi potevano aver scoperto qualcosa di importante.”
“Su questo non posso aiutarti. Come ti ho detto, non li conoscevo personalmente e le sole cose che so sono quelle che mi ha raccontato Gaius.” “Ma perché sei così interessato alla vicenda, Dean?” gli chiese Ginevra in tono sospettoso.
“Sei stata sincera con me e io farò altrettanto con te, Ginevra.” “Io e Sam facciamo il nostro lavoro da molto tempo ormai, potremmo dire da sempre. Nostro padre ci ha trasmesso tutte le conoscenze che aveva e, anche quando ci siamo trovati in una situazione spinosa, ne siamo sempre venuti fuori bene. Per via di questo lavoro siamo continuamente in viaggio, ora in un posto ora nell’altro, e non sappiamo mai dove ci troveremo domani o quali problemi incontreremo. Per questo motivo abbiamo imparato a difenderci e ad evitare che certi imprevisti ostacolassero il nostro cammino.” “Quello che cerco di dirti, Gwen, è che quello che ci è accaduto è inspiegabile anche per noi e io e Sam abbiamo iniziato a dubitare che anche nel nostro caso ci sia di mezzo la magia. E’ per questa ragione che la storia mi ha insospettito. Vorrei capire se quello che sta succedendo a Camelot è in qualche modo legato al fatto che io e mio fratello ci troviamo bloccati qui.” le spiegò con estrema sincerità Dean, convenendo che almeno quella parte della storia era vera.
“Capisco la tua preoccupazione.” disse Ginevra, visibilmente sollevata e anche un po' impressionata dallo schietto racconto del ragazzo. “Se verrò a conoscenza di altro, te lo farò sapere immediatamente. Ora devo proprio andare.”
“Ma certo. Ti ringrazio, Gwen.”
 
***
 
Nel mezzo della mattinata, non appena Merlino aveva terminato i compiti che gli aveva affidato Artù, il giovane mago accompagnò Sam in biblioteca, come promesso il giorno precedente. I due bussarono alla porta per annunciarsi, non volendo disturbare il lavoro di Geoffrey, il custode della biblioteca e degli archivi reali, nonché un grande storico e letterato noto in tutto il regno, che per la sua saggezza ricopriva anche un ruolo di rilievo tra i consiglieri di Artù. Tuttavia, nessuno venne ad aprire e nessuna voce li esortò ad entrare. Merlino, quindi, bussò ripetutamente, ma anche in questa occasione non ricevette risposta.
“Ci conviene entrare.” disse il mago a Sam.
“Ma magari è occupato. Forse dovremmo tornare in un altro momento.” propose il giovane.
“No, vedi, Geoffrey è davvero molto zelante nel suo lavoro e questo fa sì che spesso si addormenti sul tavolo. Probabilmente è quello che è successo anche stavolta. Starà dormendo e non sente bussare. Entriamo ugualmente.” insistette.
“Come vuoi, Merlino.”
I due aprirono la spessa porta della biblioteca e si avvicinarono al tavolo di Geoffrey, ma con grande sorpresa di Merlino, l’anziano dotto non si trovava lì.
“E’ strano che non ci sia, praticamente vive chiuso qui dentro. Da quando sono a Camelot l’ho visto fuori da questa stanza solo in poche occasioni formali, come cerimoniali o sedute del consiglio.”
“Magari il re ha richiesto la sua presenza.” suppose Sam.
“Nah, lo escludo. E poi oggi Artù aveva altri impegni. Comunque avevo avvisato Geoffrey della nostra visita, quindi non avrà da ridire se ci troverà a curiosare tra gli scaffali. Sicuramente con il suo aiuto avremmo fatto più in fretta, ma possiamo cercare da soli quello che ci serve.”
“Va bene. E da dove cominciamo?”
“Questo devi dirmelo tu. Quali libri intendevi consultare?” chiese Merlino.
“Ah, di preciso non saprei. Mi chiedevo se ci fosse qualcosa che possa spiegare come ritrovarsi da un posto all’altro all’improvviso.”
“Quelle si chiamano “gambe”, Sam.” rispose Merlino, ridendo.
“Intendevo dire se c’è un libro che possa spiegare quello che è successo a me e Dean!” si giustificò Sam, in imbarazzo.
“Avevo capito, sta’ tranquillo.” “I libri che parlano di magia non sono ammessi, però. E non saprei a cos’altro attribuire quello che vi è capitato. Se magari volessi darmi altri dettagli!”
“Senti, Merlino. Ho capito che non ti è facile fidarti di noi, soprattutto per quello che sappiamo di te.”
“Mettiti nella mia posizione! E’ singolare che si presentino di fronte a me degli sconosciuti che conoscono ogni cosa di me e che non riescono a spiegarmi il motivo.”
“Ti capisco, davvero. Anch’io la prenderei male al tuo posto. Ma, credimi, se ti spiegassi altro, sarebbe ancora più difficile per te crederci.” ribadì Sam, lanciando uno sguardo compassionevole a Merlino.
“Almeno provaci!” insistette il mago.
“Va bene. Quello che ti abbiamo raccontato è vero a grandi linee, ma quello che ti abbiamo nascosto è che, oltre a venire da un luogo lontano da Camelot, veniamo da un altro tempo. Noi non siamo di questa epoca ed è per questo che sappiamo… quello che sappiamo.” gli confidò il ragazzo.
“Siete di un’epoca diversa?” domandò Merlino, sbarrando gli occhi incredulo, mentre fissava Sam con aria allibita.
“Sì.” rispose questo, intimorito dalla reazione del giovane mago. “So che ora penserai che ti sto raccontando una balla e stenterai a credere alle mie parole, ma non c’è un modo diverso per spiegarti quello che è successo a me e a Dean. Non avrei saputo come dirtelo diversamente. Non sono cose che accadono ogni giorno!”
Merlino, ripresosi dalla sorpresa improvvisa, tuttavia, non si mostrò affatto reticente a credere a quello che aveva appena ascoltato, confidando nel fatto che Sam e Dean gli erano sembrati proprio dei pesci fuor d’acqua fin dal loro primo incontro nel bosco.
“E chi se lo sarebbe mai aspettato?! E’ vero che siete insoliti, ma questa è bella! E da quale anno provenite?” gli chiese, allora, con un misto di curiosità e di perplessità.
“Veniamo dal futuro, ma l’anno non è importante.”
“Interessante. Quindi, avete viaggiato nel tempo?”
“Se questa è davvero Camelot, suppongo di sì.”
“Per quanto sia strano anche per me, forse tra quegli scaffali potrai trovare qualcosa che faccia al caso tuo. Non fraintendermi, non sono libri troppo attendibili, anche perché credo che nessuno di quelli che li ha scritti abbia fatto un viaggio indietro nel tempo. Comunque, forse vale la pena dare un’occhiata, Sam.” convenne il giovane stregone.
“D’accordo.” si limitò a rispondere il ragazzo, non proprio a suo agio.
“Io più tardi controllerò tra i miei se c’è qualcosa a riguardo o se questo può ricondurci a qualche essere magico.” gli sussurrò piano Merlino.
“Te ne sarei grato.” disse Sam, intento ad avvicinarsi agli scaffali che Merlino gli aveva indicato.
“Ah, Merlino.” richiamò l’attenzione, mentre stava per afferrare un grosso tomo.
“Sì?”
“Il custode di cui parlavi è per caso un uomo anziano un po' robusto con pochi capelli bianchi e un accenno di barba?”
“Sì, è lui.”
“In questo caso c’è un problema.”
“Un problema?!” chiese Merlino, avvicinandosi a Sam.
“Ho motivo di credere che sia stato ucciso.” concluse Sam, indicandogli un cadavere che giaceva a terra insanguinato tra due file di scaffali.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


“E’ senza dubbio stato assassinato!” sentenziò Gaius, dopo aver esaminato il corpo di Geoffrey.
L’anziano medico si alzò in piedi e, visibilmente scosso, cercò lo sguardo di Artù tra i presenti. Il re era sopraggiunto nella biblioteca non appena Merlino e Sam avevano dato l’allarme e aveva ordinato ad un servitore di chiamarlo affinché analizzasse il cadavere, che mostrava un’ampia chiazza di sangue in pieno petto. Successivamente anche Dean e alcuni cavalieri si erano uniti a loro.
“Mi dispiace, Gaius. So che eravate buoni amici.” disse Artù, avvicinandosi al medico.
“Sì, sire. Ci conoscevamo da tutta la vita, fin da quando siamo entrati al servizio di vostro padre.”
“Capisco che per te deve essere dura. Era un brav’uomo e un eccellente consigliere.” “Ma c’è qualcosa che possa ricondurci al suo assassino?”
“Non credo, sire. E’ morto per la pugnalata che gli è stata inferta, ma non c’è molto altro da dire, se non che probabilmente il suo assassino vive nel castello.”
“Già, anch’io stavo pensando a questo. Se qualcuno si fosse introdotto dall’esterno, le guardie avrebbero dato l’allarme.” disse il re.
“Ma chi poteva avercela con lui?! Praticamente viveva in questa biblioteca!” intervenne Merlino.
“Non lo so, Merlino, ma se qualcuno lo ha ucciso, evidentemente ci sono delle cose che non sappiamo.” rispose Artù, innervosito dal commento del suo servitore. “E dimmi, Gaius, c’è qualcosa che lo collega alle altre morti avvenute in questi giorni?”
“Non mi sembra, sire. Geoffrey è stato pugnalato, mentre gli altri uomini non presentavano alcuna ferita visibile. Solo da un’attenta analisi sono riuscito a scoprire lo stato in cui versavano i loro organi interni.” spiegò Gaius. “Anche se, a pensarci bene, tutte le vittime, Geoffrey compreso, erano degli studiosi. Inoltre, sire, quando si era verificata la prima morte, ricordo che Geoffrey mi ha chiesto delle notizie in merito, affermando di conoscere l’uomo in questione.”
“Tutto questo è molto strano. Deve trattarsi soltanto di una coincidenza! Se, come avevamo presupposto in un primo momento, le morti erano da ricondurre alla stregoneria, come si spiega il fatto che l’uomo davanti a noi è stato pugnalato?” rifletté Artù.
“Semplicemente la persona che lo ha ucciso era un’altra, o così vorrebbe farvi credere. Ma niente esclude che il motivo sia lo stesso.”
A parlare era stato Dean, che, insieme a tutti i presenti, aveva ascoltato la conversazione tra Artù e Gaius, ma che aveva deciso di intervenire sulla base della sua lunga esperienza in fatto di omicidi.
“Dici che sono stati uccisi per lo stesso motivo? E cosa te lo fa pensare?” chiese Artù, incuriosito dal suo ragionamento.
“Beh, tanto per cominciare, in quanto studiosi potevano aver scoperto qualcosa di scomodo per qualcuno, oppure…”
“Oppure stavano nascondendo qualcosa!” s’intromise Galvano, che si era avvicinato al corpo per controllarlo da vicino. Mentre parlava, il cavaliere si era chinato vicino ad una mano di Geoffrey e ne aveva estratto una chiave che culminava in uno strano simbolo. “E’ un po’ insolito che anziché difendersi dal suo assalitore, si sia curato di nascondere questa nel risvolto della manica, anche se una parte era ancora visibile.” A quel punto, sollevò la chiave, tenendola tra il pollice e l’indice della mano destra, e la mostrò a tutti.
“Ma quella chiave cosa dovrebbe aprire?! Non ne ho mai visto una simile e non ci sono indizi che ci facciano chiarezza su dove iniziare a cercare.” rispose d’impeto Artù.
Alla vista della chiave e del simbolo che recava, Sam e Dean impallidirono, poi si lanciarono un’occhiata d’intesa, iniziando a comprendere il motivo per il quale si erano ritrovati a Camelot così all’improvviso. Il simbolo inciso sulla base della chiave che Geoffrey cercava di nascondere era una Stella dell’Acquario, l’emblema degli Uomini di Lettere.
 
***
 
“Mi spieghi che ci fa il simbolo degli Uomini di Lettere qui a Camelot?!” disse Dean a Sam, quando tutti lasciarono la biblioteca e i due fratelli si ritirarono nella stanza di Sam per analizzare la nuova scoperta.
“Non lo so, Dean. Ma di certo non può essere una coincidenza.”
“D’accordo. Ma deve trattarsi di un’alterazione temporale o di qualche altra stranezza simile. Com’è possibile che gli Uomini di Lettere si trovino qui, altrimenti? Stai a vedere che uno di quei figli di puttana non ha finto la sua morte e con qualche incantesimo si è nascosto da queste parti, incasinando la storia!”
“E’ possibile, certo. Ma non credo che se si fosse nascosto in quest’epoca per qualche motivo che riguarda il suo status, poi se ne sarebbe andato in giro a sfoggiarne i vessilli. Deve esserci qualcos’altro, Dean.” convenne Sam, mentre passeggiava nervosamente per la stanza.
“Magari gli è venuta nostalgia della sua vecchia vita e ha ricreato il circolo!” suppose Dean, oscillando la testa, non troppo sicuro di quanto aveva appena detto.
“E se il circolo fosse esistito già in quest’epoca?” “Rifletti, Dean. Sappiamo che gli Uomini di Lettere erano attivi da moltissimo tempo, ma non conosciamo niente riguardo al periodo in cui hanno iniziato a riunirsi. Per quello che ne sappiamo noi, potrebbero esistere benissimo già nella leggendaria Camelot. Non a caso tutte quelle vittime vengono definite come “studiosi”.” “La domanda è: “studiosi di cosa”?”
“Frena, Sammy. Non è che ti stai facendo trasportare troppo dalla fantasia?” “Non ci sono prove che confermino che gli Uomini di Lettere ci fossero già in questo periodo!”
“Ma nemmeno del contrario, Dean. Inoltre, sappiamo che erano a conoscenza dell’esistenza dei draghi. E in quale periodo migliore di questo si può venire a contatto con un drago?! Poi, Dean, ho modo di credere che Geoffrey, il custode della biblioteca ritrovato morto, in realtà non sia altri che Geoffrey of Monmouth, lo storico che per primo ha narrato la leggenda di Merlino e di Camelot.”
“Non sono convinto, Sam. L’unica cosa certa è quel simbolo sulla chiave e il fatto che la nostra presenza qui si ricollega ad esso. Per il resto, propongo di continuare ad indagare come sempre, senza lasciarci prendere troppo da facili entusiasmi.”
“D’accordo.” rispose secco Sam, sempre più convinto di quanto aveva ipotizzato un istante prima.
 
***
 
“Gaius, pensate che ci possa essere Morgana dietro a queste strane morti?” chiese Merlino.
“I suoi poteri non potevano arrivare a tanto, te l’ho già detto, Merlino. Ad ogni modo non mi sento di escludere che ne sia coinvolta. Come abbiamo visto, Geoffrey è stato pugnalato a morte da qualcuno che vive nel castello e noi due sappiamo perfettamente che Morgana è riuscita ad introdurre una sua spia qui dentro.” spiegò il medico con aria afflitta, mentre era intento ad assemblare gli ingredienti per un preparato al suo tavolo da lavoro.
“Agravaine!”
“Esattamente. E se i nostri timori sono fondati, è stato proprio lui ad uccidere Geoffrey.”
“Ma ancora una volta non abbiamo prove per dimostrarlo!” disse Merlino, scuotendo la testa in segno di disappunto.
“E sarà difficile farlo uscire allo scoperto. Agravaine è un burattino nelle mani di Morgana e segue alla lettera i suoi piani.”
“Ma queste morti non possono restare impunite e soprattutto non possiamo permettere che ci siano altre vittime!” esclamò Merlino.
“Credimi, Merlino, nessuno lo vorrebbe più di me, ma dobbiamo essere realisti. Senza una prova concreta, Artù non crederà mai che suo zio è colpevole e soprattutto non c’è modo di collegare Morgana ad Agravaine e lui a Geoffrey.”
Mentre Gaius e Merlino stavano discutendo sul da farsi per incastrare Agravaine, si sentì bussare ripetutamente alla porta delle stanze del medico. Merlino si precipitò ad aprire la porta e trovò un indeciso Sam sull’uscio.
“Scusa, Merlino, non vorrei disturbare te e Gaius, ma credo che ci sia qualcosa di importante di cui parlare.”
“Vieni dentro, Sam.”
Il giovane seguì Merlino e prese posto su una sedia vicino al tavolo dove si trovava Gaius.
“Di cosa volevi parlare, Sam?”
“Di quello che sta succedendo qui. Ci sono molte cose che non tornano e credo che per venirne a capo dobbiamo mettere insieme tutto quello che sappiamo. Tra l’altro, mi piacerebbe che per il momento mio fratello non venisse a conoscenza di questa nostra conversazione. Se lo sapesse, non la prenderebbe affatto bene.”
“Tranquillo, non ne faremo parola con nessuno.” cercò di calmarlo Merlino.
“In questo caso, è importante che sappiate che nel nostro tempo io e Dean siamo dei cacciatori di creature soprannaturali e veniamo spesso a contatto con situazioni paradossali, ma non ci era mai accaduto di finire in un’epoca tanto lontana.”
“Intendi dire che vi occupate di cose che hanno a che fare con la magia?”
“Anche. Più che altro salviamo le persone da cose oscure, combattiamo il male e cose di questo tipo e, proprio come accade a te, anche il nostro lavoro deve rimanere celato agli occhi di tutti. Vedete, nel nostro tempo la magia non è proibita, ma ormai nessuno crede più ad essa e alle cose che le sono legate. Per questo, se qualcuno inavvertitamente ne menzionasse l’esistenza con una certa convinzione, sarebbe giudicato fuori di testa.”
“Vuoi dire che nel vostro tempo la magia non esiste più?! E voi, come facevate a sapere di Merlino?” domandò Gaius, perplesso.
“La magia esiste ancora, ma sono in pochi a saperla usare e molti di loro lo fanno per i motivi sbagliati, come Morgana, per intenderci. Noi combattiamo contro questo tipo di malvagità, più o meno come fate anche voi. E se conosciamo la storia di Merlino, è perché la sua leggenda ha attraversato i secoli e le sue azioni gli hanno donato una fama ineguagliabile. Lui rappresenta per tutti il lato buono della magia.”
“Almeno questo.” commentò il mago, lasciandosi andare ad un lieve sorriso.
“Anche se è pur sempre vero che con il passare di bocca in bocca, gli eventi sono arrivati a noi con qualche differenza.” “Comunque, il motivo per cui sono venuto qui stasera, è per farvi sapere che io e Dean conosciamo benissimo il simbolo inciso sulla chiave che sir Galvano ha ritrovato nella manica dell’abito di Geoffrey, anche se non sono certo che abbia lo stesso significato che ha per noi.” osservò Sam, con la preoccupazione che gli segnava il volto.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Nonostante nei giorni trascorsi a Camelot avesse potuto bere del buon vino a volontà, Dean aveva iniziato a sentire una certa mancanza della birra e aveva deciso di accettare l’invito di alcuni cavalieri ad unirsi a loro nella taverna locale per un giro di bevute. Non appena entrò dalla porta e si diresse verso il bancone, si sentì subito chiamare da un tavolo alle sue spalle.
“Dean, vieni ad unirti a noi.” lo reclamò sir Galvano.
Il ragazzo si voltò e in pochi passi raggiunse il tavolo, prendendo posto su uno sgabello libero vicino a sir Galvano e sir Parsifal.
“Buonasera, ragazzi, e grazie per avermi invitato qui con voi.” rispose Dean, a cui Parsifal passò subito un boccale pieno.
Mentre assaporava la birra, un po' diversa da quelle a cui era abituato, ma ugualmente di suo gradimento, sir Elyan fu di ritorno con un nuovo vassoio carico di boccali stracolmi.
“La locandiera dice che si è stancata di fare avanti e indietro dal nostro tavolo e che deve servire anche gli altri, così ha lasciato il vassoio a me.” disse il cavaliere, visibilmente alterato dall’alcol.
“Torna a sederti, Elyan.” ribatté Parsifal, indicando uno sgabello vuoto con la mano.
I quattro continuarono a trangugiare birra per diversi giri e i racconti che alternavano ad ogni sorso erano sempre meno lucidi. Anche Dean iniziò a sentirne gli effetti e la sua lingua si sciolse più del dovuto, lasciandogli trapelare dei dettagli sul suo vero “lavoro”.
Proprio mentre Galvano e Parsifal stavano raccontando un’inverosimile storia di un villaggio popolato dagli spiriti di alcuni stregoni che avevano abitato il posto prima di morire, Dean ascoltò con l’attenzione e la poca lucidità che gli erano rimaste.
“Avreste dovuto vedere quelle povere persone tormentate ogni notte dagli spiriti. Non riuscivano più nemmeno a dormire in pace.” raccontò sir Galvano.
“Beh, avrebbero dovuto scacciare gli spiriti con del ferro oppure dormire dentro un cerchio di sale.” rivelò Dean, inconsapevolmente.
“E dici che un cerchio di sale avrebbe funzionato?!” chiese Galvano, incuriosito, ma anch’egli non troppo lucido.
“Sicuro. Non sai quante volte è capitato a me e a Sam. E’ il metodo più efficace per tenere lontano uno spirito!”
“Buono a sapersi! Vedrò di ricordarmene in futuro!” convenne Galvano.
“Sempre che tra poco non stramazzi a terra, privo di sensi. In quel caso non credo ricorderai niente di questa serata, Galvano.” gli fece notare Parsifal, che non versava in una situazione migliore.
Nelle ore che seguirono, Dean e i tre cavalieri continuarono a bere, fino a quando non crollarono addormentati sul tavolo.
Poco prima dell’alba si risvegliarono indolenziti e storditi tra gli strilli della locandiera che era ansiosa di mandarli fuori dalla taverna per poter finalmente chiudere la sua attività e dedicarsi ad un po’ di meritato riposo. Barcollando qua e là, riuscirono per miracolo a raggiungere le rispettive stanze al castello e a crollare sul letto nella speranza di smaltire velocemente la sbornia.
 
***
 
“Tu hai fatto cosa?!” chiese Dean, infuriato. “Ti ha dato di volta il cervello, Sammy?!”
“Dean, non capisci che era l’unico modo per avere la fiducia di Merlino?” “Se non gli avessi raccontato la verità, tutta la verità intendo, non avremmo avuto la possibilità di andare fino in fondo alla cosa.” replicò Sam, indignato e pentito per aver messo al corrente il fratello di quello che aveva detto a Merlino.
“Oh, bene, e sentiamo quali progressi hai fatto!” “Allora Sam, quali altre informazioni hai ottenuto?”
“Nulla di nuovo, Dean. Ma con Merlino abbiamo concluso che, se le mie ipotesi sono corrette, deve esistere di certo un ritrovo o un rifugio in cui gli antenati degli Uomini di Lettere si riunivano.” “Ad ogni modo Gaius conosce alcune persone che potrebbero fornirci delle notizie utili e stamattina andrà a parlare con loro. Siamo rimasti d’accordo di riaggiornarci nel pomeriggio. Nel frattempo voglio fare un giro fuori da Camelot per vedere se magari lo stesso simbolo compare da qualche parte.”
“Certo, vai pure a fare una scampagnata, Sam. Di sicuro ti pioverà dal cielo qualcosa che risolverà i nostri problemi!” concluse Dean, anch’egli piuttosto irritato per l’iniziativa di Sam.
Mentre i due fratelli discutevano, qualcuno bussò alla porta della stanza di Dean.
“Avanti!” disse il ragazzo a voce alta, ancora adirato per la discussione con suo fratello.
Dalla porta entrarono Galvano e Parsifal e il primo prese la parola:
“Dean, Gwen ci ha detto che anche tu sei interessato alle indagini sull’omicidio di Geoffrey. Noi stiamo andando in perlustrazione alla ricerca di qualunque cosa apra quella chiave. Vuoi venire con noi?” “Ne abbiamo parlato con Artù e per lui non ci sono problemi.” spiegò il cavaliere.
Dean lanciò un’occhiata di traverso a Sam, come a lasciare intendere che potevano esserci altre vie per raggiungere il loro scopo.
“Sì, grazie Galvano. Credo che mi unirò a voi. Gli omicidi dei giorni scorsi potrebbero avere un collegamento con il furto che abbiamo subito io e mio fratello.” rispose Dean, con una voce più rilassata. “Ah, e anche Sam viene con noi!” disse, lanciando un’altra occhiata torva al fratello. “Ha bisogno di una boccata d’aria fresca dopo che le chiacchiere della notte scorsa lo hanno lasciato con la lingua asciutta!” replicò, sorridendo ironico, mentre Sam scuoteva il capo e, risentito, gli lanciava un ghigno.
 
***
 
“Merlino, che idea ti sei fatto di Sam e Dean in questi giorni?” chiese Artù al suo servitore, mentre sedeva allo scrittoio e questi gli sistemava il letto.
“Mi sembrano bravi ragazzi. Voi non siete dello stesso avviso?”
“Sì, hanno fatto una buona impressione anche a me, ma c’è qualcosa di misterioso in loro che non mi convince del tutto.” disse Artù, strizzando gli occhi e perdendosi nei suoi pensieri.
“Credete che siano legati agli omicidi degli ultimi giorni?”
“Spero proprio di no, perché, se non lo avessi notato, dormono sotto il nostro stesso tetto e avrebbero l’opportunità di uccidermi in qualunque momento.”
“Semmai “di ucciderci”!” lo corresse Merlino.
“E chi mai potrebbe avere interesse ad uccidere te?!” rispose Artù, sarcastico.
“Non avete nemmeno idea di quanti nemici abbia…” replicò Merlino, stando al gioco. “In realtà, sire, credo che si tratti di una semplice fatalità. Potrebbero aver avuto a che fare con chi si è macchiato di quegli omicidi e niente ci dice che non siano anche loro dei bersagli di quegli assassini.”
“Anche Ginevra sostiene qualcosa del genere e non ho motivo di dubitare del suo giudizio.” disse, pensieroso, iniziando a passeggiare per la stanza fino a fermarsi vicino ad una sedia, dove Merlino aveva appoggiato le lenzuola pulite. “Inoltre, spero che i cavalieri riescano a scoprire qualcosa su quella chiave misteriosa che aveva in mano Geoffrey quando è morto. Mi dispiace per quello che gli è successo, non riesco a capacitarmi di come possa essere accaduto tutto davanti ai nostri occhi e nessuno ne abbia avuto nemmeno il sentore.”
“Comunque, sire, prima verremo a capo di questa triste situazione, prima ogni cosa tornerà alla normalità!” asserì Merlino.
“Per una volta sono d’accordo con te, Merlino!”
“Certo, io non ho lo stesso giudizio di Gwen!” replicò Merlino, a cui Artù lanciò un cuscino addosso in risposta.
 
***
 
Le ricerche all’interno della cittadella si rivelarono infruttuose, così Galvano, Parsifal, Sam e Dean decisero di spostarsi nella zona periferica di Camelot, dove le case diventavano sempre più sporadiche e la mano dell’uomo iniziava a cedere il passo alla foresta, convenendo che se l’ultima azione di Geoffrey era stata quella di nascondere la chiave, anche l’ubicazione della porta corrispondente non doveva trovarsi proprio in bella vista.
“Siamo sicuri che per capire ciò che apre quella chiave, dobbiamo cercare qualcosa con lo stesso simbolo inciso sopra?” chiese sir Parsifal, stanco di ore di ricerca vane. “La chiave potrebbe aprire tranquillamente una porta qualunque!”
Dean stava per rispondere, quando fu sir Galvano a parlare.
“Pensa, Parsifal. Se Geoffrey ha tentato di nascondere la chiave al suo assassino, vuol dire che quel simbolo è legato anche alla serratura che apre. Se avesse aperto una qualunque porta, come dici tu, non avrebbe avuto senso impedirgli di prenderla.”
“A meno che l’assassino non conoscesse già l’ubicazione della porta. In quel caso avrei ragione io.” ribatté Parsifal.
“Basta giocare agli investigatori!” li interruppe Dean, mentre Sam ne approfittò per spiegare il suo punto di vista.
“Semplicemente quel simbolo appartiene ad una categoria che viene usata per indicare delle associazioni segrete di letterati ed esso è apposto sia sulla chiave che sulla serratura che apre. Quando qualcuno degli associati trova il simbolo in un luogo, sa che quello è uno dei posti scelti per riunirsi.” spiegò Sam.
“Vedo che hai ancora la lingua sciolta, Sam!” gli mormorò Dean, voltandosi. “Adesso piantala!”
“Dici che si riunivano di nascosto. E per quale motivo?! Per cospirare contro il re?!” chiese Galvano, aggrottando le sopracciglia.
“No, affatto!” rispose Sam, disteso. “Non l’associazione di cui stiamo parlando, almeno. In questo caso, il suo scopo è unicamente di studio.”
“Studio?! E cosa studiano?” chiese Parsifal, piuttosto confuso dal discorso.
“Le vicende, la storia, un po' ogni cosa. Le persone in questione sono dei puri e semplici narratori della storia: la scrivono e la tramandano, non sono loro a farla.”
“Allora perché riunirsi in segreto?! Questo è un modo di fare di chi vuole nascondere qualcosa!” replicò Galvano.
“No, vedete, il loro lavoro si svolge in segreto proprio affinché quello che tramandano ai posteri non influenzi gli avvenimenti.” cercò di spiegare Sam ai perplessi Parsifal e Galvano. “Ad esempio, se per qualche motivo venissero a sapere di un evento magico che si è verificato in un altro regno, sarebbero reticenti a farlo conoscere a tutti, visto che a Camelot la magia è bandita. Senza contare che una simile notizia potrebbe avere delle ripercussioni anche negli equilibri che si creano tra i vari regni con i trattati. Ma se la annotassero su un libro, ne resterebbe traccia anche in futuro, magari quando la magia non sarà più così utilizzata.”
“Interessante.” disse Galvano, convinto dalla spiegazione di Sam. “E’ questo il genere di cose “strane” in cui vi imbattete nel vostro lavoro, Dean?”
“Già.” si limitò a rispondere il maggiore dei Winchester, in imbarazzo.
“In questo caso sarà meglio riprendere le ricerche, allora.” disse Parsifal, avanzando a grandi passi verso la foresta, seguito da Galvano.
“E così sono io ad avere la lingua sciolta! Eh, Dean?” lo riprese Sam, compiaciuto. “Tu quanto hai raccontato?”
“Credimi, Sam, avevamo bevuto talmente tanto che non ne ho la minima idea!”
“Fantastico! Davvero fantastico!” continuò Sam, mentre si rimisero a seguire i cavalieri.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Non appena i quattro giovani furono di ritorno al castello, trovarono Ginevra ad attenderli all’ingresso principale.
“Sam, Dean, Merlino mi ha pregato di farvi sapere che vi attende nelle stanze di Gaius. Sembrava una cosa urgente!” “Avete scoperto qualcosa?”
“Purtroppo non abbiamo avuto fortuna, Gwen.” rispose uno stremato Parsifal.
La ragazza replicò stringendo le spalle.
“Grazie, Ginevra. Andiamo subito da Merlino. Speriamo che almeno lui abbia qualche buona notizia da darci.” disse Dean, mentre salivano la scalinata principale.
“E’ improbabile: non mi ha detto nulla a riguardo.”
“Peccato.” concluse il ragazzo, rivolgendo un tiepido sorriso a Gwen.
 
***
 
Nelle stanze di Gaius, il medico e Merlino erano in trepidante attesa, quando Sam e Dean irruppero di corsa.
“Ginevra ci ha detto che volevi vederci, Merlino.” disse Sam in apprensione. “Allora, hai scoperto qualcosa?”
“Sì, puoi dirlo forte.” confermò Merlino sorridente. “Gaius ha fatto qualche domanda in giro ed è venuto fuori che un paio degli uomini uccisi erano stati visti in diverse occasioni vicino alla foresta, più o meno dove vi ho trovato. Apparentemente non c’era nulla che facesse pensare che in quel posto potesse esserci un rifugio segreto, ma cercando con grande attenzione abbiamo trovato lo stesso simbolo della chiave inciso su un tronco e, poi, su una roccia. Non molto distante, coperta dalle sterpaglie, c’era una specie di botola di ferro, chiusa da una serratura, che sembrava condurre sottoterra. E proprio lì c’era nuovamente quel simbolo.”
“Dev’essere di sicuro quello il posto!” esclamò Sam, soddisfatto.
“Possibile che già centinaia di anni fa gli Uomini di Lettere fossero organizzati con dei bunker sotterranei?! Impressionante! Anche se c’è da dire che non si sono rinnovati molto nel tempo.” commentò Dean, più che altro parlando tra sé e sé.
“Ora non resta che andare nella foresta e vedere cosa si nasconde oltre la botola.” disse Gaius.
“Ne hai già parlato con Artù?” chiese Sam a Merlino.
“No, ed è meglio che per ora resti all’oscuro della nostra scoperta. Non sarebbe piacevole dovergli spiegare delle cose così…, così…”
“Soprannaturali.” completò la frase Sam.
“Così soprannaturali, già!” confermò il mago.
“Ma senza la chiave non c’è modo per entrare. E, se non ho capito male, la chiave ce l’ha Artù.” intervenne Dean.
“Non preoccuparti, Dean. A questo posso pensarci io. Del resto sono il servitore del re: ci sono anche dei lati positivi nel mio ruolo!” disse Merlino, abbozzando un sorriso beffardo.
“Vuoi dire che gliela ruberai?” domandò allora Sam. “Se ti scoprisse, saresti nei guai.”
“Nah, la prenderò soltanto in prestito e stai pur certo che Artù non se ne accorgerà nemmeno. Domani sarà molto impegnato nell’addestramento con i cavalieri e con altre mansioni noiose e non avrà il tempo di pensare alla chiave. Nel frattempo, noi andremo nella foresta con la scusa di cercare qualche traccia dei ladri che vi hanno derubato e una volta lì entreremo nel rifugio per dare qualche risposta alle nostre domande.”
“Speriamo anche di trovare qualcosa che chiarisca il mistero legato a questi due ragazzi e al motivo per cui si sono ritrovati a Camelot da un momento all’altro.” disse Gaius, rivolgendo lo sguardo verso Sam e Dean.
“Più che altro la mia aspettativa è quella di scoprire qualcosa nel rifugio che ci indichi come tornare nel nostro tempo, Gaius.” ribatté Sam.
“Se questi Uomini di Lettere sono colti come dici, Sam, e se il loro circolo è proseguito per così tanti anni, non escludo che questo possa accadere. Del resto, anche Geoffrey era una mente brillante come poche e, per quanto passasse inosservato, scrutava e annotava ogni cosa. Non mi stupisce affatto che ne facesse parte.” disse Gaius, triste.
“Sentite molto la sua mancanza, non è vero?” chiese Sam, dando una specie di buffetto consolatorio sulla spalla del medico.
“Sì, era uno dei miei più cari amici. Anche se devo ammettere che ha saputo tenermi nascosto questo segreto per tanti anni. E’ incredibile di come non mi sia accorto di niente in tutto questo tempo.” rispose, un po' confortato dall’interesse di Sam per il suo stato d’animo.
“Bene, allora dobbiamo organizzarci al meglio per domani. Mi occupo io di parlare con Artù e, naturalmente, di recuperare la chiave. Se dovessero chiedervi qualcosa, rispondete come vi ho detto prima e, se tutto va bene, potremo agire indisturbati e saperne di più su questi omicidi e su cosa hanno a che vedere con voi.” riassunse con un certo entusiasmo Merlino.
 
***
 
Mentre Sam e Dean mettevano a punto gli ultimi dettagli per il giorno seguente, Ginevra bussò alla porta della stanza di Dean, dove si trovavano i due fratelli, ed entrò, portando con sé una bisaccia di cuoio.
“Merlino mi ha detto di aver trovato alcune tracce che potrebbero condurvi ai ladri e che domani vi recherete nella foresta, così ho pensato di portarvi un po' di carne secca e qualche altra vivanda per ingannare la fame mentre siete fuori.” disse la giovane.
“Grazie.” risposero all’unisono Sam e Dean.
“Non c’è di che.” “Immagino che siate ansiosi di scoprire se riuscirete a recuperare quello che vi hanno rubato.”
“Già, anche perché i giorni passano e non vorremmo abusare dell’ospitalità di Artù. Sarebbe meglio tornare a casa.” disse Sam.
“Se Artù vi ha concesso di alloggiare al castello è perché si è sentito in colpa nel vedervi derubati non appena avete messo piede nel suo regno. State pur certi che non sarà contento fino a quando non avrà ripagato il torto che avete subito.”
“Beh, non tutti i re si sarebbero comportati con altrettanta generosità con noi. Di sicuro Artù merita la fama che ha ottenuto.” affermò Dean, convinto.
“E’ proprio vero!” “E ditemi, avete qualcuno che vi aspetta a casa? Mogli, figli, fidanzate?” domandò Gwen, incuriosita.
“No, dolcezza. Siamo liberi come l’aria.” rispose Dean, languido, mentre Sam scuoteva la testa a quell’affermazione del fratello. “Ma dicci qualcosa di te, Gwen. Cosa bolle in pentola?”
“Non credo di aver capito la tua domanda, Dean.”
“Intendo dire, è piuttosto evidente che nutri un certo interesse per Artù e penso proprio che anche lui ricambi.”
“Ma che dici? Come ti salta in mente una cosa del genere?” obiettò la giovane, arrossendo.
“Beh, in realtà non penso di essere in errore, Ginevra. Non è così?” insistette.
“Falla finita, Dean.” disse Sam. “Scusalo, Gwen. Ogni tanto diventa troppo insolente.”
“No, non c’è nessun problema.” rispose Ginevra, un po' in imbarazzo. “Dean non ha torto, ma le cose sono complicate e questo lo vedete anche da voi. Artù è il re e io sono solo una serva…”
“Una serva molto carina. La più affascinante che abbia mai conosciuto, oserei dire.” la interruppe Dean.
“Mi raccomando, Dean, non lesinare con i complimenti.” lo rimproverò Sam. “Ginevra, non voleva dire la stupidaggine che ha detto! Scusalo ancora!”
“Non c’è bisogno di scusarlo, ho capito quello che voleva dire, più o meno.” rispose Gwen, ridendo. “Era un modo gentile per tirarmi su il morale, il suo modo.” aggiunse, mentre Dean sorrideva a sua volta, compiaciuto.
“Un modo maleducato.” replicò Sam. “Comunque, proprio perché Artù è il re di Camelot, non ha vincoli verso nessuno e può frequentare chi vuole. Questo potrebbe essere più un vantaggio per voi che un problema.”
“Su questo hai ragione, Sam, ma lui intende rispettare le tradizioni di Camelot e, soprattutto, ci tiene a fare bella figura con suo zio, Lord Agravaine.”
“Ah, già, Agravaine.” disse Sam, mordendosi le labbra. “Beh, fossi in lui non lo terrei troppo in considerazione. Non mi è sembrato una persona così cristallina. Temo che nasconda qualcosa.”
“E’ possibile. Si sono verificate delle situazioni in cui il suo ruolo non è stato molto chiaro e Artù stesso ha più volte dubitato della sua lealtà, anche se alla fine non ci sono state le prove per incolparlo di nulla.”
“Beh, Ginevra, quando diventerai la regina di Camelot, potrai metterlo al posto che merita.” tagliò corto Dean per evitare che Sam si lasciasse sfuggire qualcosa.
“Corri troppo, Dean.” lo liquidò la giovane.
“Vedrai che ho ragione. E, detto tra noi, Artù sarebbe uno stupido a lasciarsi scappare una ragazza come te.”
A quelle parole, Ginevra arrossì di nuovo e si limitò ad annuire e a sorridere.
“Come vedi, Ginevra, mio fratello ci sa proprio fare con i complimenti!” concluse Sam, scoppiando a ridere con Gwen di fronte ad un allibito Dean.
 
***
 
La mattina seguente, alle prime luci dell’alba, Sam e Dean raggiunsero silenziosamente il portone principale del castello, dove avevano appuntamento con Merlino e Gaius. Lì trovarono ad attenderli l’anziano medico di corte, ma di Merlino non c’era ancora nessuna traccia.
“Credete che Merlino sia finito nei guai cercando di recuperare la chiave dalle stanze di Artù?” domandò Sam, chiaramente preoccupato.
“Non credo, Sam. Merlino sa quello che fa. Probabilmente ha incontrato qualche ostacolo nel suo piano e ha impiegato più tempo del necessario per sbrigare la faccenda. Saresti stupito di quante volte questo succeda!” rispose Gaius.
“Speriamo che sia come dite, Gaius. Mi dispiacerebbe se si trovasse in difficoltà per colpa nostra.”
“Non preoccuparti. Merlino trova sempre un modo per uscire dalle situazioni spinose.”
“Non per questo è Merlino!” affermò Dean.
“E’ vero.” asserì Gaius. “Mentre lo aspettiamo, c’è una cosa che vorrei chiedervi.”
“Domandate pure.”
“Avete raccontato lo “strano” modo in cui vi siete ritrovati a Camelot e, a grandi linee, ci avete spiegato quello che rappresentano questi Uomini di Lettere nel tempo da cui venite voi e il fatto che vi siate imbattuti in loro mentre svolgevate il vostro “lavoro”. Ma come fate a sapere così tante cose su questa associazione, come il suo simbolo, i suoi scopi, il modo in cui operano?”
“Perché anche noi siamo Uomini di Lettere, Gaius.” spiegò Sam. “Beh, non siamo proprio degli studiosi canonici, come avrete di certo immaginato, ma ne facciamo parte anche noi per discendenza.” “Nostro nonno era un Uomo di Lettere e noi abbiamo ereditato il suo status, anche se non abbiamo mai partecipato ad alcuna riunione o cose simili. Abbiamo scoperto questa associazione solo di recente durante uno dei casi che seguivamo e, con nostro rammarico, abbiamo anche appreso che nel nostro Paese siamo gli ultimi rimasti. Per questo motivo ora viviamo in uno dei rifugi e abbiamo accesso a tutta la conoscenza che si tramanda da generazioni, il che facilita parecchio quello che facciamo.”
“Capisco. Grazie per avermi spiegato meglio.” rispose il medico, soddisfatto del chiarimento. “Oh, ecco che arriva Merlino!”
Il giovane oltrepassò di corsa il grande portone e raggiunse i tre alla fine della scalinata.
“Scusate, ma sembrava che Artù avesse il sonno leggero oggi. Ho fatto fatica per evitare che mi scoprisse. Inoltre, ho dovuto chiedere a Gwen di svolgere i miei compiti, altrimenti il re mi avrebbe dato il tormento all’infinito.”
“Hai recuperato la chiave?” chiese Gaius.
“Sì, l’ho messa in tasca per evitare che qualcuno potesse vederla nelle mie mani. Non passa molto inosservata. Ora capisco perché Geoffrey abbia tentato di nasconderla nella manica della sua veste.”
“Se siamo pronti, converrà metterci in viaggio. Non mi stupirebbe se Agravaine ci stesse spiando da qualche finestra!” disse Gaius.
“Credete che possa seguirci? O intralciarci in qualche modo?” chiese Merlino.
“Beh, se così fosse, dovremo avere gli occhi ben aperti: non mi fido di quell’uomo e sappiamo quanto possa essere pericoloso.” “Senza contare che questo indicherebbe un coinvolgimento diretto di Morgana nella vicenda.”
“Non ci avevo pensato.” disse il mago.
“Gaius, se sapete che Agravaine è una spia di Morgana a Camelot, perché non ne parlate con il re? Mi è sembrato un uomo comprensivo: ritengo che vi crederebbe.” intervenne Dean.
“Artù è un grande sovrano, ma Agravaine è suo zio, immagino lo sappiate anche voi, e per questo non sarebbe saggio accusarlo senza portare delle prove. Inoltre, solo io e Merlino siamo a conoscenza della sua alleanza con Morgana contro Artù: sarebbe la parola di un medico di corte e di un servitore contro quella di un nobile!”
“E non potete procurarvi delle prove?”
“Le sole prove che abbiamo implicano direttamente la magia e questo non sarebbe un bene. Correremmo più rischi di Agravaine!” spiegò Merlino.
“Se possiamo esservi di aiuto in questo, fintanto che siamo qui, non avete che da chiedere.” disse Sam.
“Grazie, ma se venite da un’epoca futura, sapete meglio di me che non potete cambiare le cose. Io stesso in più di una circostanza ho appreso di eventi futuri e, mio malgrado, ho cercato di modificarli, con il risultato di aver fatto avverare quello che volevo cambiare.”
“Già, non è facile ingannare il tempo e noi stiamo cercando di interferire il meno possibile, anche se il fatto stesso che ci troviamo qui indica che è in atto un’anomalia che va rimossa al più presto, prima che possa compromettere la linea temporale.” asserì Sam.
“Mettiamoci in viaggio, allora!” concluse Merlino, mentre i quattro si approssimavano a lasciare il castello alla volta della foresta.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Dopo un paio d’ore di cammino, il gruppo raggiunse la destinazione designata e Merlino si apprestò a scoprire la grande botola, nascosta da rami e sterpi. La stella dell’Acquario, simbolo degli Uomini di Lettere, era ben visibile, incisa al centro dell’apertura in ferro. Merlino estrasse la chiave di Geoffrey dalla tasca e la inserì nella serratura, girò per due mandate, poi la porta si aprì, mostrando dinanzi a loro un varco, a metà strada tra un corridoio e una discesa interrata. I quattro imboccarono il passaggio e, in pochi passi, si trovarono davanti una scalinata di marmo che conduceva ad un piano sotterraneo. La gradinata era accompagnata da due corrimano in massiccio legno lavorato. Il piano inferiore era nettamente in contrasto con il luogo in cui si ergeva il rifugio. Nel mezzo della foresta era allestito un vero e proprio salone nobiliare, adornato di decorazioni preziose e raffinate, non troppo diverse da quelle che era possibile ammirare nel castello di Camelot. Al centro della sala c’era un lungo tavolo di legno rettangolare attorno a cui erano collocate dieci sedie; le tre pareti della sala adiacenti alla scalinata e all’entrata erano ricoperte di librerie, stracolme di volumi e tomi spessi. Sul tavolo c’erano tre libri impilati e un calamaio con diverse piume per scrivere. Dopo essersi guardati intorno stupiti, i quattro si avvicinarono e iniziarono a scrutare con attenzione ogni dettaglio nella sala. L’attenzione di Sam fu rapita dai tre volumi sul tavolo: due avevano la copertina blu, uno verde. Il giovane Winchester li prese tra le mani e li sfogliò, restando di sasso nell’apprenderne il contenuto.
“Guardate qua!” esclamò sbigottito, con un filo di voce.
Dean, Merlino e Gaius gli andarono vicino e tutti poterono osservare quello che lo aveva lasciato così sconcertato: la prima pagina del libro che aveva in mano riportava il titolo, scritto a mano, “Prophetiae Merlini” (“Le profezie di Merlino”). Sam lasciò il libro aperto sul tavolo, poi aprì il secondo che recava anch’esso un titolo in latino: “Vita Merlini” (“Vita di Merlino”); poi sfogliò anche il terzo, mostrando agli altri la scritta: “Historia Regum Britanniae” (“Storia dei Re di Britannia”).
“Questi libri parlano di te, Merlino, e della storia del regno di Albione, che tu e Artù state costruendo giorno dopo giorno.” “Sono redatti a mano e questo indica che vengono scritti contemporaneamente agli accadimenti che caratterizzano la storia tua e di Camelot.” disse, indicando la compilazione a mano, in alcuni casi molto recente. “E tutti e tre riportano Geoffrey of Monmouth come autore.”
“Ma come faceva a sapere tutte queste cose sulla mia magia?! E’ impossibile! Non mi ha mai dato l’impressione di conoscere il mio segreto!” esclamò il mago.
“Evidentemente dietro i silenzi di Geoffrey si nascondeva una consapevolezza ben più profonda.” rifletté Gaius.
“Ma allora perché non ha mai detto niente ad Uther o ad Artù?”
“Perché era un tuo alleato, Merlino. Anche se non ne eri a conoscenza.” osservò il medico.
“E’ assurdo che sapesse così tante cose di me e dei miei poteri al punto da riempire tutti questi libri! Non so davvero cosa dire!”
“Inoltre, Merlino, devi considerare il fatto che anche gli altri Uomini di Lettere che si riuniscono, o si riunivano, in questa sala sono al corrente del tuo segreto.” gli fece notare Dean. “Ma non dovresti avere nulla da temere: se vengono qui per tramandare le loro conoscenze, è perché non vogliono che sia rivelato.” lo tranquillizzò il giovane. “Per giunta, Sammy, sembra proprio che tu avessi ragione!” continuò, rivolto al fratello, sventolando un foglio di pergamena. “Questo è un documento che attesta la costituzione dell’associazione segreta nota come “Rappresentanti dei Letterati”. Ne vengono enunciati il fine e un breve regolamento e il suo fondatore risulta essere Geoffrey of Monmouth, come indica la firma.” “In pratica, è da qui che prenderà vita la futura organizzazione degli Uomini di Lettere. Avranno modificato qualcosa con il passare del tempo, ma di certo la sua nascita risale a questo momento storico, senza contare che gli scopi sono identici a quelli del nostro tempo.”
“E quella pergamena, dove l’hai trovata, Dean?” chiese Sam, incuriosito.
“Ben nascosta in uno di quegli scaffali. Vedi, Sam, non sei l’unico che si è dato da fare per controllare gli archivi del bunker. Settimane fa ho trovato degli scomparti segreti, dove venivano custoditi i documenti più importanti; così ho pensato che, se avessi avuto ragione con la tua teoria strampalata, forse poteva esserci nascosto qualcosa anche in questo posto.” spiegò, continuando a mostrare la pergamena.
“Beh, tanto strampalata non direi!” esclamò Sam di fronte all’evidenza.
“Quindi, sappiamo che questi Uomini di Lettere del vostro tempo sono i discendenti della congregazione fondata da Geoffrey in quest’epoca e che si prefiggono di tramandare conoscenza e sapere per combattere le forze del male, giusto?” ricapitolò Gaius.
“Esatto.” rispose Dean, mostrando il foglio al medico.
“In questo tempo la minaccia più grande è rappresentata indubbiamente da Morgana, anche se non sono da sottovalutare altre creature e stregoni oscuri. E, probabilmente, gli studiosi che hanno firmato questa pergamena sono anch’essi in grado di formulare qualche incantesimo o di attingere all’Antica Religione, pur non possedendo poteri magici propri.” continuò ad analizzare il medico.
“Già, proprio come avviene nel futuro. Abbiamo trovato molti incantesimi e pozioni negli archivi e ognuno ha uno scopo ben preciso. Ma vi posso garantire, Gaius, che nessuno di quelli che li hanno usati nell’ultimo secolo possedeva il benché minimo potere.” confermò Dean.
“Anche questo coincide, quindi. Ma da quello che posso vedere da questo scritto, gli uomini uccisi facevano tutti parte di questo circolo: ne saranno rimasti in vita tre o quattro. Se dovessero morire tutti, nessuno potrebbe tramandare più niente e il circolo stesso verrebbe meno prima di conseguire il suo fine ultimo, come mi sembra di aver capito che sia successo nel vostro tempo, non è così?” chiese Gaius.
“Ma certo! Gaius, siete un genio!” esclamò Dean, a cui l’anziano sorrise, soddisfatto. “Qualcuno deve essere tornato indietro nel tempo per eliminare i primi Uomini di Lettere ed impedire che l’associazione crescesse d’importanza nei secoli fino a raggiungere la rilevanza che ha assunto ai nostri giorni!”
“Già, Dean. E chi ti viene in mente se parliamo di viaggi nel tempo, completo sterminio degli Uomini di Lettere e poteri incontrastati? Il marchio che hai sul braccio dovrebbe dartene un’idea!” convenne Sam.
“Non posso crederci! Tutto questo è opera di quella puttana! Sa che siamo ad un passo dall’eliminarla e così torna nel passato per cambiare le carte in tavola a suo favore.” disse Dean, molto concitato. “Ah, scusate il mio linguaggio, Gaius! Mi sono fatto prendere troppo dall’impeto!” aggiunse, notando che il medico era trasalito nell’ascoltare la sua imprecazione, mentre Merlino lo guardava fisso, un po' a disagio, ma in fin dei conti quasi divertito.
“Non preoccuparti, ragazzo…”
“Vedete, nel nostro tempo stiamo combattendo un nemico molto forte. Si chiama Abaddon, è una di quelle forze del male di cui parlavamo prima e, come dire…, ha assunto le sembianze di una donna impossessandosi del suo corpo. Sono decenni che gli Uomini di Lettere cercano di ucciderla, ma il risultato è stato il loro completo annientamento, fino a quando non siamo venuti a conoscenza di ogni cosa e del nostro status di membri e abbiamo deciso di eliminarla una volta per tutte.” spiegò pacatamente Sam. “Sapere che eravamo vicini a sconfiggerla deve averle fatto cambiare i suoi piani, così ha deciso di distruggere gli Uomini di Lettere non nel nostro tempo, ma al momento della loro nascita, quando non avevano idea di quale potente minaccia fosse.”
“Ma voi per quale motivo vi trovate qui, allora? Di certo, non poteva essere sua intenzione trascinare anche voi nel passato, sapendo che siete gli unici che possono sconfiggerla!” chiese Gaius.
“Beh, potrebbe essere stato un effetto indiretto dell’incantesimo che ha usato per viaggiare nel tempo o, più probabilmente, qualcuno ci ha inviato a Camelot per fermare Abaddon e ripristinare il giusto svolgersi degli eventi.” confermò Sam, seppure con un velo di scetticismo.
“No, Sam, sai benissimo che non può essere così! Lo abbiamo visto morire, non può essere stato lui a spedirci nel passato!” esclamò Dean.
“Potrebbe trattarsi di qualcun altro, anche se è vero che ogni volta c’era lui di mezzo!” disse Sam.
“Di chi stiamo parlando?” chiese garbatamente Merlino.
“Oh, di Gabe, voglio dire, dell’arcangelo Gabriele. Di solito è lui che si occupa di spedirci nei posti più disparati per farci compiere qualche missione o anche solo per divertimento.” rispose Dean, distratto.
“L’arcangelo Gabriele?!”
“In persona! Beh, non proprio in persona. Era un’entità celeste, ma è morto qualche anno fa davanti ai nostri occhi e non penso che in questo caso c’entri lui!”
“Vivete in un periodo storico davvero rovinoso!” esclamò Gaius, allibito.
“Già. Potete dirlo forte!” annuì Sam.
In quel preciso momento si udì un rumore metallico provenire dalla botola d’ingresso e, in pochi istanti, un uomo sulla cinquantina scese rapidamente le scale, rimanendo pietrificato alla vista dei quattro che discutevano nella sala. In men che non si dica, cercò di risalire in fretta le scale, pallido in volto.
“Aspetta, fermati!” disse Dean.
Sam, invece, lo inseguì e lo raggiunse proprio prima che l’uomo sparisse dall’altra parte della botola. Poi, lo ricondusse al piano di sotto per interrogarlo.
“Per favore, non fatemi del male! Io non so cosa vogliate da noi, ma vi hanno dato informazioni sbagliate sul nostro conto. A noi non interessano le guerre politiche o la messa al bando della magia: siamo soltanto degli studiosi che si riuniscono in questo posto per condividere il sapere, nient’altro.” disse l’uomo, tremante.
“Sta’ zitto! E inizia a dirci chi sei!” tuonò Dean in tono minaccioso.
“Mi chiamo John, John of Bissery!”
“E’ uno dei firmatari della pergamena!” sostenne Gaius, ricontrollando il foglio.
“E dicci, John, chi vi sta uccidendo uno ad uno?”
“Voi non volete uccidermi?!”
“Certo che no. In quel caso saresti già morto! Su, rispondi!” lo incalzò Dean.
“Io non so chi si sia accanito con il nostro circolo, ma hanno iniziato a darci la caccia così, all’improvviso. Non riesco a capire chi mai abbiamo potuto danneggiare con i nostri studi. Noi siamo soltanto persone colte, non siamo guerrieri o mercenari!” spiegò l’uomo.
“E da chi hai avuto le informazioni che avete trascritto su questi libri?” chiese Merlino, recando in mano i tre volumi.
“Oh, ma voi siete Emrys! Quale onore è potervi accogliere in questo luogo! Siete la nostra più vivida speranza di sconfiggere Morgana e i suoi seguaci e di condurre il regno di Albione ad un periodo di pace e di prosperità. Solo voi potete ricucire lo strappo che si è creato tra Camelot e la magia durante il governo di re Uther.” disse, notando la presenza di Merlino e rivolgendogli un inchino.
“Ti ringrazio per la tua lealtà, ma ti prego, rispondi alla mia domanda! E’ molto importante sapere come siete venuti a conoscenza della mia missione! E soprattutto chi altro ne è al corrente!”
“Solo noi “Rappresentanti dei letterati” conosciamo il vostro segreto perché abbiamo studiato le profezie che vi riguardano e che si tramandano da tempo immemore. Alcuni di noi hanno avuto accesso a delle informazioni in possesso dei druidi e non abbiamo impiegato molto a capire che si riferivano a voi, Emrys.” “Ma non dovete avere alcun timore! Non è mai stata nostra intenzione divulgare niente al di fuori di queste mura. Abbiamo iniziato a redigere questi libri per far conoscere alle generazioni future il vostro straordinario operato, ma mai ci permetteremmo di mettervi in pericolo. A parte noi, solo i druidi conoscono la vostra vera identità. Non riveleremmo mai ad anima viva ciò che sappiamo: è per questo che ci riuniamo in segreto.”
“Sei sicuro di quello che dici?” tornò a chiedere Dean in tono intimidatorio.
“Ma certo! Ve l’ho detto, dalla nostra bocca non è uscita, né mai uscirà una sola parola!”
“E gli uomini uccisi? Nemmeno loro hanno parlato?” domandò Sam.
“No. Mio malgrado, ho assistito alle uccisioni di due dei miei amici, avvenute non lontano da qui e, oltre a non aver detto una parola, nessuno ha nemmeno chiesto nulla!”
“Che vuoi dire?” lo interruppe Sam.
“Io ero nascosto quando sono stati uccisi e ho visto l’uomo che li ha assassinati con l’uso della magia. Ma questo si è semplicemente avvicinato loro e li ha eliminati, senza proferire parola.”
“Un uomo, dici?!”
“Sì. Non sembrava uno stregone, almeno uno di quelli che mi è capitato di vedere finora, ma, evidentemente, possedeva dei poteri molto forti. Dopo averli uccisi, si è addentrato nella foresta e l’ho seguito, credendo che fosse diretto qui, ma ha semplicemente scritto un messaggio su un pezzo di pergamena e lo ha affidato ad un corvo. Poi è sparito nel nulla.”
“Nel senso che si è allontanato dalla tua vista?” approfondì Dean.
“No, nel senso esatto della parola. Un attimo era lì e l’istante dopo non c’era più niente, come se si fosse volatilizzato.”
“Deve trattarsi di un demone o qualcosa di simile!” disse Dean, rivolto al fratello. “Quindi, quest’uomo vuole solo uccidervi, ma non mostra interesse per i vostri studi o per questo rifugio, giusto?” chiese nuovamente a John.
“No, infatti. Questo posto è l’unica cosa che legava noi dieci, perché al di fuori da qui ognuno svolge la propria vita indipendentemente dagli altri, limitando perfino i contatti. Ma quell’uomo ha come unico scopo manifesto la nostra morte!”
“Beh, se ha inviato un messaggio tramite un corvo, di certo Morgana è sua complice. Ora dovremo capire fino a che punto è coinvolta e cosa ci guadagna lei dalle vostre morti.” sentenziò Merlino. “Tu, John, non potresti restare nascosto qui insieme agli altri sopravvissuti? Almeno fino a quando questa storia sarà finita!”
“Ma la nostra assenza darebbe troppo nell’occhio. Inoltre abbiamo paura che possano fare del male alle nostre famiglie, se non riusciranno ad arrivare a noi.”
“E non potreste condurre qui anche le vostre famiglie? Tanto siete rimasti in pochi ormai!” suggerì Dean, con scarso tatto.
“No, questo mai. Questo posto deve rimanere ignoto anche ai nostri familiari. Non possiamo permettere che siano in molti a sapere! Assolutamente no. Quando sarà ora, forse i nostri figli, se si mostreranno meritevoli di sapere, potranno prendere il nostro posto, ma per adesso non se ne parla proprio!” esclamò John con profonda convinzione.
“Allora cercate di rimanere in vita perché altrimenti i vostri figli non avranno più alcun posto da prendere!” si arrabbiò Dean, non condividendo la posizione ferma e irreprensibile dell’uomo.
“Non preoccuparti, Dean, mi è venuta in mente un’idea per risolvere questo problema.” disse Gaius. “Comunicherò al re che i quattro rimasti sono risultati affetti da una qualche pericolosa allergia alimentare, dovuta a qualcosa che hanno mangiato, e che per questo devo tenere loro e le rispettive famiglie in isolamento per studiare meglio l’evolversi della malattia. Così guadagneremo il tempo di cui abbiamo bisogno.”
“Buona idea, Gaius. Io, intanto, devo informarmi meglio di quest’uomo che collabora con Morgana e devo fare due chiacchiere con un vecchio amico per questo. Se volete venire con me, sarò felice di presentarvelo, ma dovremo attendere che cali la notte.” disse Merlino, rivolto a Sam e Dean.
“Perché no?!” rispose Dean.
“Bene, allora adesso torneremo a Camelot e diremo ad Artù che abbiamo saputo che i ladri potrebbero aver nascosto la refurtiva nella foresta e che stanotte torneremo a controllare, mentre Gaius radunerà queste persone e, poi, farà ritorno al castello con loro per mettere in atto la sua parte del piano. In questo modo non dovrebbero esserci problemi.” concluse Merlino.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Al calare della notte, Merlino si addentrò nuovamente nella foresta, seguito da Sam e Dean.
“E, dicci, Merlino, hai avuto problemi con Artù?” chiese Sam.
“No. Per nostra fortuna oggi è stato davvero molto impegnato e ho appena avuto il tempo di accennargli qualcosa.” rispose il giovane mago, sorridendo. “Ma state pur certi che domani vorrà essere messo al corrente di tutto!”
“Vorrà dire che dovremo inventarci una balla convincente per allora!” convenne Dean. “Il posto è ancora molto lontano?”
“No, anche perché non ci stiamo dirigendo in un posto specifico. Dobbiamo solo allontanarci quanto basta per evitare che qualcun altro veda questo mio amico!”
“In che senso?”
“Lo vedrete!” concluse il mago, continuando a sorridere. “Ah, a giudicare dal lavoro che fate, voi non dovreste spaventarvi facilmente, giusto?”
“No. Ci siamo imbattuti in tante di quelle cose strane da riempire gli scaffali del rifugio che abbiamo visitato stamattina.” confermò Dean.
“Meglio così!”
“Ma perché tutto questo mistero, Merlino?”
“Aspettate! Ci siamo quasi!”
Giunti ad un punto molto isolato della foresta, dove, però, non c’erano molti alberi e la vegetazione era poco fitta, si fermarono e Merlino disse a gran voce:
O drakon, e male so ftengometta tesd'hup'anankes!
“E questo che vuol dire?” domandò Dean.
“Qualche istante e lo vedrai con i tuoi occhi. Non essere impaziente, Dean.”
Il giovane mostrò un’espressione d’incertezza e attese. Dopo alcuni minuti, si udì un forte battito di ali in avvicinamento e i due fratelli Winchester si scambiarono degli sguardi di perplessità. Ancora qualche momento e si ritrovarono di fronte un enorme drago scuro, che atterrò proprio vicino a loro, facendoli sussultare.
“E’ questo l’amico con cui dovevi parlare, Merlino?” chiese Sam, un po' in difficoltà.
“Sì, proprio lui. Vedete, io, oltre ad essere un mago, sono anche l’ultimo Signore dei Draghi, l’unico ancora in grado di controllarli.”
“Che figata!” esclamò Dean. “Voglio dire, è fantastico! Un drago vero e proprio davanti a noi! Wow! Che dici, Sammy?” continuò, assumendo la stessa espressione di un bambino in un negozio di giocattoli.
“Davvero non ti intimorisce nemmeno un po', Dean? Sei sorprendente. Non credevo ti piacessero così tanto queste cose da nerd!”
“E a chi non piacciono i draghi?” domandò di rimando.
“Vedo che hai portato altre persone con te, giovane mago. Cosa ti fa credere che siano così meritevoli della tua fiducia per esporti tanto?” tuonò il drago.
Sam e Dean sobbalzarono ancora nel sentire l’animale parlare, ma, tutto sommato, rimasero piuttosto tranquilli. Merlino si voltò verso di loro per osservarne la reazione e comprese che né le parole del drago né il fatto stesso che questi parlasse avevano turbato in alcun modo i due fratelli.
“Lui è Kilgharrah. E questi sono Sam e Dean, due amici che vengono dal futuro.” fece le presentazioni Merlino.
“Ah, i due forestieri che hanno viaggiato nel tempo!” esclamò Kilgharrah, evidentemente già al corrente della vicenda. “La magia in cui vi siete imbattuti per giungere fin qui è molto potente ed è difficile perfino per me comprenderne gli effetti.”
“E’ per questo che ti ho chiamato, Kilgharrah. Sam e Dean non hanno idea di come abbiano fatto a finire a Camelot in un’epoca tanto lontana da quella da cui provengono. Tu cosa sai al riguardo?”
“Giovane mago, la magia che ha permesso a questi due giovani di viaggiare tra i meandri del tempo è qualcosa di unico, capacità che solo alcune entità superiori possiedono.” iniziò il drago.
“Scusa, signor… drago.” lo interruppe Dean. “Una delle entità di cui parli, l’unica che finora abbia mostrato un simile potere, è morta già da qualche anno. Chi altro può averci mandato indietro nel tempo?”
“Non posso sapere se si tratta o meno della stessa entità, ragazzo impaziente, ma di certo siete stati oggetto dello stesso tipo di potere. Il motivo per cui tu e tuo fratello vi trovate in questo tempo e in questo luogo deriva dal fatto che qualcuno che proviene dalla vostra stessa epoca ha deciso deliberatamente di piegare il tempo al suo volere con l’intento di distruggere la storia che da questo momento in poi conduce sino a voi. Siete stati mandati qui per fermare questa anomalia e per ripristinare il giusto scorrere degli eventi.” spiegò Kilgharrah.
“Sei al corrente di chi si sia macchiato di tale colpa?” gli chiese Merlino.
“Non conosco il suo nome, ma so per certo che non si trova in questo tempo. Agisce tramite un aiutante, se così vogliamo chiamarlo.”
“Scusa, Kilgharrah. Quando dici che ha un aiutante, intendi una persona che vive in questo periodo storico?” domandò Sam con voce reverenziale.
“Anche, giovane cacciatore. L’entità di cui parlo ha inviato qui un interlocutore per allearsi con la strega Morgana. Questo essere è uno dei pochi in grado di viaggiare nel tempo in totale autonomia ed è giunto fino a Camelot per distruggere il regno di Albione e tutto ciò che da esso conduce al futuro da cui provenite. Ad ogni modo, scherzare con il tempo è impossibile per chiunque senza che ciò comporti delle serie conseguenze e per questa ragione un’entità altrettanto, se non maggiormente potente, vi ha condotto qui per sventare il folle piano.” continuò il drago.
“Ma come possiamo fermare qualcosa di cui conosciamo così poco?” chiese ancora Sam.
“Al momento propizio tutto sarà svelato e vi sarà chiaro il vostro compito. Intanto vi basti sapere che il totale annientamento dei “Rappresentanti dei letterati” impedirebbe secoli e secoli di conoscenza sulla magia e di equilibrio tra le forze del bene e del male: sarebbe una disfatta inimmaginabile e il mondo camminerebbe in un’oscurità irreversibile. Confido, pertanto, che vi impegnerete con tutte le vostre forze per riuscire nell’incarico che vi è stato affidato.”
“Naturalmente.” disse Sam.
“Conta pure su di noi!” gli fece eco Dean.
“Tu sai come possiamo scoprire chi è l’essere che con il suo viaggio nel tempo intende stringere un accordo con Morgana per distruggere il presente e il futuro?” gli domandò Merlino.
“Non fa parte della mia conoscenza, ma sono certo che coloro che vi siete riproposti di proteggere possano esservi di aiuto. Quando ogni cosa sarà chiarita, avrete la possibilità di scardinare il patto che hanno stretto questo essere e la strega, ma non dovrete fallire in alcun modo. Altrimenti ogni cosa sarà persa.”
“Grazie, Kilgharrah. Sei stato di grande aiuto, come sempre.”

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Il sole era sorto da poco e Merlino si era recato nelle stanze di re Artù per predisporre ogni cosa prima del suo risveglio. Suo malgrado, lo aveva trovato già in piedi, mentre rifletteva seduto allo scrittoio e, passandosi tra le mani alcuni fogli, mostrava un’espressione perplessa e preoccupata al tempo stesso, come se alcune vicende stessero sfuggendo al suo controllo. Quando il servitore aprì la porta ed entrò con passo lieve, alzò la testa dalle sue letture e lo guardò di traverso, senza nascondere il suo malumore.
“Merlino?”
“Sire?”
“Dove sei stato ieri?” gli chiese, senza giri di parole.
“Ah, sono stato piuttosto impegnato. Sapete, un po' di cose qua, un po' là e la giornata è volata.”
“Non ti sei fatto vedere per tutto il giorno! E non serve che io ti dica che hai mancato ai tuoi doveri di servitore. Se continui così, mi toccherà cacciarti!” lo minacciò Artù.
“Ma ho chiesto a Gwen di prendere il mio posto! E dopo tutti questi anni non credo proprio che mi mandereste via. Se non vi avessi servito bene, l’avreste già fatto molto tempo fa.”
“Certo! Ma questo non significa che puoi andartene a spasso senza motivo. Sei stato di nuovo alla taverna, non è vero?”
“No. Ho aiutato Sam e Dean a mettersi sulle tracce dei ladri che li hanno derubati e, poi, ho svolto delle commissioni per Gaius.” si giustificò Merlino, pur rimanendo vago.
“Sarebbe a dire che sei andato alla taverna!” esclamò Artù, sicuro. “E, dimmi, ci sono stati dei progressi riguardo alla situazione dei nostri ospiti?”
“Sì e no.”
“Una risposta davvero chiara, Merlino! Ti dispiacerebbe essere più specifico?”
“Beh, diciamo che, grazie ad alcune informazioni prese in giro, siamo riusciti a restringere le zone in cui probabilmente si nascondono quei banditi e in cui potrebbero agire nuovamente, ma non sappiamo ancora la loro identità e, da quello che dice Gaius, c’è perfino la probabilità che possa trattarsi di mercenari al soldo di Morgana.” spiegò Merlino.
“E quando pensavi di mettermi al corrente delle vostre scoperte?” chiese il re, trasalito nel sentir nominare la sua sorellastra.
“Oggi stesso. Soltanto che non ne ho avuto il tempo!” rispose Merlino, allargando le braccia in senso di ovvietà.
“E che mi dici delle persone che Gaius sta curando? Come stanno? Si stanno riprendendo?”
“Alcuni di loro manifestano ancora dei sintomi di intossicazione, ma Gaius sta ancora cercando di capire cosa possa averla provocata per evitare che qualcun altro possa ingerire inavvertitamente lo stesso cibo, o quello di cui si tratta.”
“Bene. Fammi sapere se ci sono delle novità.” ordinò Artù, mentre tornava a controllare alcuni dei fogli di pergamena che si trovavano sul suo tavolo personale. “Soprattutto se i vostri sospetti riguardo a Morgana si rivelano fondati.”
“Sì, sire.”
 
***
 
“Gaius, posso entrare?” domandò Sam a bassa voce, mentre si affacciava nel grande salone in cui il medico di corte aveva radunato gli ultimi “Rappresentanti dei Letterati” e le loro famiglie per tenerli al sicuro.
“Vieni pure, ragazzo.” gli disse il medico, facendogli cenno di avanzare con la mano.
“Come vanno le cose qui?”
“Per ora non c’è stato nessun intoppo al nostro piano.” gli rispose Gaius con un filo di voce. “Ma lascia che Lord Agravaine torni dalla sua cavalcata mattutina e stai pur certo che non ci metterà molto a ficcanasare dappertutto e a fare domande inopportune per riferire ogni cosa a Morgana.”
“Possibile che il re non abbia scoperto la loro complicità?!”
“Beh, probabilmente conosci la risposta meglio di me!”
“Sì, ma, vedete Gaius, la storia a noi è arrivata un po' diversa da quella che abbiamo avuto modo di vedere in questi giorni a Camelot. Comunque, sì, capisco quello che intendete!”
“Il re si fida di suo zio perché è uno dei suoi pochi parenti ancora in vita. Inutile dire che è una fiducia mal riposta.” convenne l’anziano medico.
“Non riporterò più di quanto devo, anche perché, come vi dicevo, molti fatti sono diversi da quelli che conosciamo nel nostro tempo, ma c’è la possibilità che Agravaine ce l’abbia anche con Ginevra.” ammise il giovane Winchester.
“Come Morgana, del resto.”
“Già. Comunque, torniamo a noi.” cambiò discorso Sam, prima che le sue parole rivelassero troppo. “Potrei parlare con qualcuno degli uomini in questa stanza per avere delle informazioni sull’entità che sta cercando di alterare gli eventi?”
“Certo. Merlino mi ha raccontato quello che vi ha detto il grande drago.” acconsentì il medico. “Ad ogni modo, usa tutta la discrezione che puoi e non lasciare trapelare più di quello che serve.” lo avvertì con cautela, dandogli un colpetto sul braccio destro.
“Va bene.”
Sam si guardò attorno, notando come Gaius avesse fatto allestire tante brande per i presunti malati, proprio come accade con i lazzaretti improvvisati, e tutto al fine di rendere credibile la storia che avevano ideato; poi, fatte le proprie valutazioni in fretta e furia, si avvicinò al “Rappresentante dei letterati” più vicino e più isolato dagli altri. Probabilmente era il più giovane dell’intera associazione e non doveva avere che una trentina di anni. Era un po' più basso di Sam e aveva dei capelli castano scuro scompigliati, di una lunghezza non ben decifrabile, sicché, all’apparenza corti, mostravano alcune ciocche lunghe che gli ricadevano sulle spalle.
“Posso sedermi accanto a te?” gli chiese Sam con garbo.
Il giovane annuì e Sam prese una sedia e gli si accostò, in modo che altri non potessero udire la loro conversazione.
“Mi chiamo Sam.” disse, porgendogli la mano.
“Piacere. Io sono Julian.” rispose, stringendogliela.
“Sei anche tu un “Rappresentante dei letterati”, non è vero?”
“Sì. Come lo sai?”
“Beh, vedi, in un certo senso anche io e mio fratello ne facciamo parte.”
“Non può essere! Non vi ho mai visto!”
“Naturalmente. Noi veniamo da un posto lontano e anche lì c’è questo… circolo.”
“Ah, comprendo. Anche se Geoffrey il guardasigilli, quando ci ha riunito, ha detto che noi saremmo stati i primi a diffondere la conoscenza.”
“Fidati di me. Voi siete i primi a Camelot, ma esistono altri rifugi dove si riuniscono altre persone. In fondo, è questo il vostro scopo finale, no?” lo incalzò Sam.
“Sì, ma non capisco cosa ci facciamo qui, rischiando di farci scoprire da un momento all’altro.”
“Tranquillo, per ora siete tutti al sicuro. Non avete nulla da temere. Come sicuramente Gaius vi avrà detto, siete stati condotti qui con uno stratagemma per la vostra incolumità. E, se possibile, vorrei fare quattro chiacchiere con te. Me lo permetti, Julian?”
“Va bene.” acconsentì.
“C’è una cosa che vorrei sapere e riguarda il genere di studi che svolgete nel rifugio nella foresta.”
“Sono cose estremamente delicate e spesso hanno a che fare con la magia. Non ho tutta questa voglia di farmi giustiziare, soltanto per saziare la vostra curiosità.” lo interruppe il giovane studioso, in agitazione.
“Non preoccuparti di questo. Quello che mi dirai resterà tra noi. Il nostro obiettivo in questo momento è salvare le vostre vite, non metterle in pericolo. E l’informazione di cui ho bisogno potrebbe rivelarsi fondamentale per mettere fine agli omicidi che hanno colpito la maggior parte di voi dieci.”
“Cosa vuoi sapere, Sam?” gli chiese allora Julian, decidendo di fidarsi di lui.
“Nei vostri studi vi siete mai imbattuti in qualche creatura magica o entità capace di viaggiare nel tempo?”
“Viaggiare nel tempo, dici?”
“Sì, esatto.”
“Non mi sembra. Non è una cosa così facile, se ci pensi bene. Se fosse stata alla portata di tutti, le persone andrebbero avanti e indietro nel tempo in continuazione, non trovi?”
“Sì, ma forse qualche essere superiore o cose simili hanno questa capacità.”
“Non sarebbero comunque liberi di muoversi nel tempo a proprio piacimento. Sconvolgere il fluire del tempo porta sempre delle brutte conseguenze con sé, è un atto innaturale.” convenne il letterato.
“Non hai la più pallida idea di quante cose innaturali abbia visto accadere proprio davanti ai miei occhi!” esclamò Sam di rimando.
“A pensarci bene, comunque, ho letto qualcosa a proposito degli spiriti del tempo, ma il discorso su di loro è molto complesso e coinvolge anche la religione cristiana e gli angeli in particolare.”
A quelle parole Sam si mise dritto sulla sedia e i suoi occhi si illuminarono.
“Vai avanti, ti ascolto.” disse repentino.
 
***
 
 
“Allora, Sam?” chiese un impaziente Dean al fratello, dopo che questi lo aveva fatto chiamare di corsa per raggiungerlo nello studio di Gaius. “Hai scoperto qualcosa di importante?”
Mentre Dean si trovava ancora sulla porta, Sam e Merlino si stavano confrontando sulle ultime notizie, seduti attorno al tavolo.
“Vieni, Dean, e chiudi la porta.” lo invitò Merlino.
“Si può sapere di che diavolo si tratta? Eh, Sammy?”
Sam sorrise e storse il naso a quell’affermazione del fratello.
“Angeli.”
“Angeli?”
“Mmh, mmh.”
“In che senso?”
“Si tratta di una questione angelica, tanto per cambiare.”
Mentre sul volto di Dean iniziò a balenare un’espressione di fastidio, culminata in una smorfia, Merlino osservava silenzioso il dialogo tra i due fratelli, cercando di comprendere il loro modo di affrontare simili situazioni.
“C’era da aspettarselo. Ci sono sempre loro di mezzo quando finiamo in queste faccende.” “Ma se Gabriele è morto, chi è stato stavolta?”
“Se è vero quello che mi ha detto Julian, l’Uomo di Lettere, insomma il “Rappresentante dei Letterati”, siamo perfino più in alto di Gabriele.”
“Più degli arcangeli?!”
“Sì. Secondo Julian, abbiamo a che fare con i Principati, i Principi celesti.”
“Ehm?”
“Proprio così, Dean. Anche se non credo che tutta questa storia sia dipesa da loro, piuttosto da altri soggetti che rispondono ai Principati del loro operato.”
“Spiegati meglio, Sam, perché non ci sto capendo niente.”
“Julian mi ha parlato di alcune entità, note come Spiriti del Tempo, che sono in tutto e per tutto autonome nelle loro azioni e possono viaggiare nel tempo e influenzarlo a loro piacimento. Tuttavia, per evitare che si spostino nelle epoche e creino dei paradossi temporali, devono rispondere delle loro azioni alla schiera angelica dei Principati.” “Per intenderci, Dean, i Principati sono gli angeli che si occupano del tempo e della storia e che permettono agli uomini di agire nel proprio tempo mediante il libero arbitrio, vivendo appieno il proprio destino e contribuendo al progresso della civiltà.” spiegò Sam, in preda ad una lieve euforia per aver iniziato a fare chiarezza sulla vicenda.
“Una faccenda grossa, Sam.”
“Già. Anche perché nessun Principato darebbe mai l’ordine ad uno di questi Spiriti del Tempo di andare nel passato e stravolgere ogni cosa: fintanto che sono sotto il loro controllo, possono agire soltanto nel tempo, diciamo così, presente; non possono muoversi nel passato, perché interferirebbero con quanto già creato in quel momento storico, rischiando di compromettere tutti i progressi ottenuti.”
“Quindi, siamo di fronte ad un tentativo di resettare la storia, se non ho capito male.” stabilì Dean, cercando di assimilare tutte le informazioni che aveva ricevuto negli ultimi minuti.
“A grandi linee dovrebbe essere così!”
“Scusate, cosa intendete con “resettare”?” chiese Merlino, incuriosito.
“Ah, sì, è un termine che qui non esiste. Vuol dire che qualcuno sta usando uno Spirito del Tempo per cancellare la storia scritta da questo momento in poi e per riscriverla a proprio piacimento, eliminando completamente tutti gli sviluppi che l’umanità ha raggiunto in centinaia di anni.” gli spiegò Sam.
“E’ perfino peggio di come l’avevo immaginata!” esclamò il mago. “Ma c’è una cosa che non capisco. Se i Principati controllano questi Spiriti del Tempo, impedendo loro di sconvolgere le ere, com’è possibile che uno di loro sia riuscito a viaggiare nel tempo e perfino a stringere un’alleanza con Morgana per cambiare il corso degli eventi?”
“Voglio vedere come gliela spieghi questa, Sam!” disse Dean, divertito.
“Beh, questo probabilmente riguarda una parte della vicenda di cui non sei a conoscenza.” iniziò pazientemente Sam. “Devi sapere che l’anno scorso, il nostro anno scorso intendo, c’è stata un po' di…, come dire, confusione e questo ha comportato la caduta degli angeli sulla Terra.”
A quelle parole Merlino trasalì, completamente in confusione.
“Capisco che non è facile per te comprendere tutto quello che ti sto dicendo, ma è meno complicato di quello che può sembrare. Diciamo semplicemente che in Paradiso è venuta meno la quiete che lo caratterizza ed è probabile che qualche Spirito del Tempo, che a detta di Julian sono in grado di agire autonomamente, ne abbia approfittato per sfuggire al controllo dei Principati e stringere nuove alleanze con chi li aggradava di più.” spiegò Sam con tranquillità.
“Dei mercenari, per farla breve.” concluse Dean.
“Va bene. Cercherò di trovare qualcosa in proposito nei miei libri, anche se non sarà una ricerca facile. E la parte peggiore è quello che dovrò dire ad Artù per essere credibile e, soprattutto, per non farci scoprire, perché, in quel caso, sarebbe davvero la fine.”
“In alternativa, possiamo tornare al rifugio nella foresta e cercare qualcosa nei libri dei “Rappresentanti dei letterati”. Julian mi ha detto quali fanno al caso nostro, ma non è certo che lì troveremo qualcosa per fermare questo Spirito del Tempo, proprio per il fatto che ha agito fuori dagli schemi.” aggiunse Sam.
“Ricapitolando, Sam, questo Spirito, che dovrebbe agire sotto il diretto controllo dei Principi celesti per far progredire gli uomini nel proprio tempo, è sfuggito al loro controllo e si è alleato con quella stronza di Abaddon per tornare indietro nel tempo fino alla leggendaria Camelot ed estinguere gli Uomini di Lettere al momento della loro costituzione, incasinando così la storia di tutti i secoli a venire.” disse Dean, nel tentativo di sintetizzare la situazione che li aveva condotti direttamente nel regno di Albione.
“Eh già, Dean. Credo proprio che sia andata così.” “E questo significa che fermare o eliminare lo Spirito del Tempo è la nostra priorità in questo momento, poi potremo tornare a casa.”
“Ma se le cose stanno così, noi come siamo finiti qui, Sammy?”
“Per questo non ho ancora una risposta, mi dispiace Dean. Ho pensato che poteva essere stato uno dei Principi celesti a mandarci a risolvere la situazione, ma Julian dice che, nonostante siano i custodi del tempo e della storia, non possiedono questo tipo di potere. Quindi, siamo ancora al punto di partenza.”
“Va bene, di questo ci occuperemo dopo. Tanto mi sembra chiaro che cosa ci facciamo qui e perché.” asserì Dean. “Dicci come possiamo esserti d’aiuto, Merlino, e sbarazziamoci di questo fottuto spirito una volta per tutte.”

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Alle primissime luci dell’alba Ginevra entrò nello studio di Gaius e trovò Merlino, Sam e Dean riversi sul tavolo e addormentati in mezzo ad una miriade di libri, mentre il medico di corte russava profondamente, appisolato su una sedia.
“Merlino!” chiamò piano la giovane. “Merlino!” disse ancora. “Merlino!” continuò, avvicinandosi al mago e strattonandogli lievemente una spalla fino a quando questi non si svegliò.
“Oh… Gwen.” disse Merlino, stiracchiandosi. “Devo essermi addormentato!”
“Cosa state cercando in tutti questi libri?”
“Qualunque cosa possa esserci di aiuto.” spiegò, omettendo che molti dei libri lì presenti provenivano dal rifugio dei “Rappresentanti dei letterati”. “Vedi, Gwen, le cose si sono rivelate più complicate del previsto e, nemmeno a dirlo, riconducono a Morgana. Sam e Dean si sono offerti di aiutare me e Gaius a capire con cosa abbiamo a che fare stavolta. Ma se non troveremo presto una soluzione, finiremo sotto gli attacchi di Morgana e dei suoi complici. E, visto che usa la magia, potrebbe non esserci modo di fermarla questa volta.”
“E in questi libri potrebbe esserci una soluzione? Se vuoi, posso dare una mano anch’io. Non oso pensare di vedere Camelot ancora una volta sotto il giogo di Morgana.”
“Speriamo di capire a quale magia ha fatto ricorso e di trovare un modo per contrastarla, prima che sia troppo tardi. Ma tu non preoccuparti di questo, non vorrei averti angosciato troppo con i miei discorsi. Gaius voleva soltanto proporre una soluzione ad Artù, quando saremmo andati a spiegargli il problema!”
“Spero che ci riusciate!” si augurò Gwen.
Mentre Ginevra e Merlino stavano parlando, si udì un tonfo di libri dal tavolo dietro di loro, che li fece trasalire. Nel voltarsi, videro che Dean si era svegliato e si stava stirando a sua volta, dopo aver fatto cadere a terra un paio di grossi volumi che si trovavano sul tavolo, vicino alle sue braccia. Sgranò gli occhi e vide Merlino e Gwen che lo fissavano, si ricompose, poi fece un cenno di scuse.
“Ginevra!” esclamò, stupito. “Cosa ti porta qui? E’ successo qualcosa?”
“No, Dean. Sono venuta a controllare se Merlino aveva bisogno di aiuto.”
“Abbiamo praticamente rivoltato tutti i libri di Camelot in cerca di un indizio, ma non c’è stato niente da fare. Il nulla assoluto!”
“E’ molto gentile da parte tua e di Sam prodigarvi così tanto per la salvezza di Camelot.” disse Gwen, colpita.
“Beh, grazie! Ma dovremo mostrare la nostra gratitudine per l’ospitalità in qualche modo, no? Senza contare il fatto che chi ha cacciato me e Sam nei guai è in accordo con Morgana e che, se non fermiamo lei, non avremo la possibilità di recuperare ciò che ci è stato sottratto e di tornare a casa.”
“In tal caso, grazie a voi per il vostro aiuto!”
“Figurati!” disse Dean, mentre anche Sam e Gaius si stavano svegliando.
“Buongiorno!” disse Sam, rivolto ai presenti.
“Buongiorno!” gli risposero tutti.
“Se qui non c’è niente che possa fare, torno ai miei compiti, Merlino.” asserì la giovane.
“Sì, vengo anch’io con te. Tra poco dovrò svegliare Artù e, viste le pessime notizie, non è il caso che arrivi in ritardo.” “Ci vediamo dopo.” aggiunse Merlino, rivolgendosi ai presenti.
“A dopo.” rispose Gaius, seguito da un cenno di saluto da parte di Sam e Dean.
Mentre i due lasciavano la stanza per dedicarsi alle loro mansioni, i tre nello studio avevano già ripreso a sfogliare testi.
 
***
 
Nel corso della mattina Artù tenne una riunione con i suoi cavalieri più fidati, a cui concesse di partecipare anche a Merlino, Gaius, Sam e Dean per essere messo al corrente della situazione attuale. Fortunatamente Merlino era riuscito a fare in modo che essa restasse segreta a Lord Agravaine e, con una scusa, aveva fatto allontanare il complice di Morgana da Camelot per impedirgli di venire a conoscenza di quanto sarebbe stato detto.
“Bene, visto che ci siamo tutti, voglio che mi spiegate cosa sta succedendo! La vicenda mi sembra strana e confusa, cerchiamo una cosa e ne viene fuori un’altra e ancora non riesco a fare il punto della situazione!” disse il re, quando tutti si trovarono nella sala consigliare.
“Succede questo, sire, quando c’è di mezzo la stregoneria!” s’intromise Gaius.
“Spiegati meglio, Gaius.”
“Vedete, per farla breve, mentre cercavamo chi aveva derubato questi due ragazzi,” disse, indicando Sam e Dean, “e chi ha commesso gli omicidi che hanno colpito Camelot, ci siamo imbattuti nella chiave misteriosa che Geoffrey custodiva al momento della sua morte. La ricerca di qualunque cosa aprisse quest’ultima è stata vana, ma, allo stesso tempo sono giunte al mio orecchio delle informazioni su Morgana, sire.”
“C’è Morgana dietro a tutto questo?”
“Purtroppo sì, sire. Abbiamo scoperto che i balordi che hanno derubato Sam e Dean si erano accampati nella foresta per spiare i movimenti del vostro esercito per conto di Morgana. Inoltre, è presumibile che gli omicidi siano ricollegabili alle stesse persone e che le vittime avessero notato questi strani spostamenti che avvenivano nella foresta: è per questo che sono state messe a tacere.” spiegò il medico. “E’ probabile che se non aveste ospitato questi giovani al castello, avrebbero subito la stessa sorte.”
“Aspetta un attimo, Gaius. Geoffrey è stato ucciso nel castello. Come hanno fatto quei mercenari ad entrare qui? E come mai non hanno tentato di uccidere i nostri ospiti?” lo interruppe Artù.
“Perché l’omicidio di Geoffrey è stato commesso da una persona diversa. Se ricordate, vi avevo parlato del fatto che le sue ferite erano diverse da quelle degli altri uomini.”
“Certo. Continua pure, scusa.”
“E’ quanto mai probabile che Geoffrey sia morto per mano del traditore che c’è a Camelot ormai da un po' di tempo. Non so dirvi se poteva aver scoperto la sua identità o se la spia si sia imbattuta in lui nel tentativo di uccidere Sam e Dean, ma la cosa certa è che non si tratta della stessa mano che ha ucciso gli altri uomini, che presentavano lesioni riconducibili alla magia.” continuò a spiegare. “Ah, dimenticavo, sire. Con ogni probabilità ci siamo fatti fuorviare dalla particolare chiave che Geoffrey aveva in mano che ritengo si tratti, né più né meno, di un ornamento bizzarro, legato ad un circolo di studiosi di storia. Finora non ha condotto a nulla e non sembra riguardare affatto questa vicenda.”
“Quindi quella chiave non ha niente a che vedere con gli omicidi e con Morgana?”
“Onestamente non credo, sire. Tuttavia, nella ricerca di qualunque cosa potesse essere a lei connessa, i vostri cavalieri e questi due ragazzi hanno incrociato alcune tracce lasciate dai ladri al limitare della foresta e questo ci ha permesso di collegarli a Morgana. Purtroppo, sire, qui inizia la parte peggiore.”
“Parla pure, ti ascolto.”
“Da alcune fonti…, direi confidenziali, sono venuto a conoscenza del fatto che Morgana abbia stretto un’alleanza con un essere magico.”
“Un essere magico? E quali sono queste fonti confidenziali, Gaius?”
“Se possibile, preferirei non rivelarle. Comunque, sì, sire, Morgana si serve di un essere magico, qualcosa di simile ad uno stregone, ma con poteri innati e di gran lunga superiori a quanto abbiamo visto finora. Ho modo di credere che ci sia lui dietro gli omicidi avvenuti nei giorni scorsi. Ma non è tutto. Il motivo per cui si trova nei pressi di Camelot è che sono in attesa di qualcosa per poterci attaccare e per impossessarsi del vostro regno in modo definitivo.”
“E cosa starebbero aspettando?”
“Questo non lo so, sire. Ma se Morgana e il suo alleato dovessero scatenare i loro poteri contro voi e il vostro esercito, non so dirvi quante probabilità possiate avere di vincere, o anche solo di avere salva la vita.”
“Fantastico! Grazie, Gaius, per le belle notizie!” esclamò Artù, incapace di nascondere la preoccupazione, al pari degli altri cavalieri, che si lanciavano occhiate inquiete da una parte all’altra della Tavola Rotonda.
Ad un tratto fu sir Leon a rompere il silenzio generale.
“Sire, se lo credete opportuno, possiamo provare a scovare quei banditi che ci spiano per conto di Morgana e, magari, potremmo riuscire ad ottenere qualche informazione in più.”
“Non è una brutta idea, sir Leon, ma, anche se ottenessimo delle notizie più precise, non è detto che basterebbero a farci avere la meglio in caso di uno scontro. Se c’è di mezzo la magia, le nostre armi potrebbero non servire a nulla.” “Per il momento dai l’ordine di raddoppiare le sentinelle al confine. Voglio essere informato di ogni minimo movimento, anche se una foglia cade da un ramo e finisce nel posto sbagliato. Sono stato chiaro?!”
“Sì, sire. Do l’ordine immediatamente.” rispose il cavaliere, apprestandosi a lasciare la stanza.
“Gaius, credi possa esserci un modo per eliminare questo nuovo alleato di Morgana?” tornò a rivolgersi al medico.
“E’ da ieri che stiamo cercando qualcosa che possa esserci di aiuto, ma per il momento non è venuto fuori nulla di utile.”
“Quanto può essere forte la magia di questo… essere?”
“Se mi permettere, sire, non credo che stiamo affrontando la cosa dal lato giusto.” s’intromise Merlino.
“Che vuoi dire, Merlino?”
“Beh, mi sembra ovvio. Se Morgana e il suo alleato avessero voluto attaccare Camelot con le loro uniche risorse magiche, l’avrebbero già fatto. Del resto, sono molti giorni che rileviamo le tracce della loro presenza. Se sono in attesa, è perché si stanno organizzando per lanciare un assalto.” analizzò il mago.
“E questo, Merlino, cosa cambia?”
“Cambia il fatto che non si serviranno soltanto dei loro poteri, ma anche di altro, forse un esercito nemico, forse un esercito di immortali. Comunque saranno cose simili a quanto Morgana ha già fatto finora e, per questo, possiamo sconfiggerli.”
“Per quanto le tue parole possano nascondere una parvenza di saggezza, Merlino, non essendo a conoscenza del piano di Morgana, sarà difficile anticiparla o prevederne le mosse.” rispose Artù, lievemente irritato nella voce.
“Sire?” chiese la parola Dean, con un tono incerto.
“Sì, Dean?”
“Se ce lo permettete, io e mio fratello Sam vorremmo metterci a vostra disposizione e aiutarvi in quello di cui avete bisogno. Vogliamo ringraziarvi di tutto quello che avete fatto per noi e, se necessario, combattere al vostro fianco.” disse Dean, suscitando un’espressione compiaciuta sul volto di Sam e una certa ammirazione nei cenni di assenso dei cavalieri.
“Sono io a ringraziarvi e queste parole mi fanno davvero molto piacere. Quando vi ho dato ospitalità per riparare al torto che avevate subito, non credevo che in voi avrei trovato dei preziosi alleati e degli amici, se così mi concedete di chiamarvi. Sono ben lieto di accettare il vostro supporto, ma vi chiedo di non mettere a repentaglio le vostre vite più del dovuto.” acconsentì Artù, contento e in parte rinfrancato da quell’attestato di stima nei propri confronti.
“Faremo attenzione!” rispose Dean, a cui si unì anche Sam con un cenno di assenso della testa.
“Bene. Abbiamo ancora un po' di tempo per organizzarci. Vediamo di sfruttarlo al meglio!” disse allora il re, pronto a fornire a ciascuno dei presenti le indicazioni sul da farsi.
 
***
 
“Morgana, ho l’impressione che le cose ci stiano sfuggendo di mano!” affermò Agravaine in tono preoccupato.
“Cosa te lo fa pensare?” domandò la strega, visibilmente infastidita dal commento.
“A Camelot sta succedendo qualcosa, so per certo che è così, ma nessuno si degna di mettermi al corrente e, alla prima occasione, Artù mi assegna qualche incarico lontano dal castello. Poi, quei due ragazzi a cui ha dato ospitalità…”
“Agravaine, sarà meglio per te che qualcuno non abbia scoperto che sei mio complice, altrimenti, come non mi stancherò mai di ripeterti, di te non saprei che farmene.” sbottò Morgana.
“Io credo che Artù nutra solo qualche dubbio perché è al corrente dell’esistenza di una spia nel castello. Se avesse delle prove certe contro di me, non avrebbe esitato a smascherarmi e a farmi arrestare.”
“Può darsi, o forse vuole solo vedere fino a che punto sei capace di spingerti.” disse la strega, instillando il dubbio in Agravaine. “Ma no… Probabilmente in questo caso hai ragione, Artù non è così scaltro da escogitare un piano simile, la sua impulsività lo avrebbe di certo tradito.”
“Ciò non toglie che mi ha tenuto fuori da ogni indagine che riguardasse la morte del guardasigilli, lasciandomi all’oscuro di tutto.”
“Vorrei ben vedere, sei stato tu ad ucciderlo!” notò Morgana, compiaciuta.
“Ho agito su tuo ordine.” le fece notare con riluttanza.
“Calmati, Agravaine, non ho detto che hai sbagliato. Almeno non in questo caso. Non credo che sarà facile risalire a te per quell’omicidio. L’importante, ora, è che tutti gli uomini che Saturnus cerca vengano eliminati uno ad uno. Poi, porterò a termine la mia vendetta contro Artù e finalmente salirò sul trono di Camelot.”
“Devo uccidere qualcun altro?” chiese Agravaine, preoccupato.
“No, non per ora. Saturnus si sta occupando di ciascuno di loro, ma, come è chiaro, non aveva modo di entrare nel castello per eliminare il guardasigilli. Per questo è stato necessario coinvolgerti.”
“Non mi sto tirando indietro, Morgana. Volevo solo sapere quali sono i tuoi piani per me.”
“Devi continuare a fare la spia per me, non è forse per questo che ti ho avvicinato?” “Del resto, è meglio che tu sappia il meno possibile. Non voglio correre il rischio di mandare tutto all’aria. Saturnus mi sta dando un grande aiuto, un aiuto insperato, a dire il vero. Questa volta sento che nulla può fermarmi.”
“Come vuoi, Morgana.” “Ma, se mi è consentito chiedere, cosa ti fa avere così tanta fiducia in quell’uomo? In fondo, non sai niente di lui.” convenne Agravaine, cercando di insinuare qualche perplessità nella strega.
“Agravaine, Saturnus non è un uomo, ma uno spirito del tempo, un essere magico. Capisci?”
“Morgana, perdonami, ma tutta questa storia non mi piace affatto.”
“Saturnus lavora per una potente entità che si trova nel futuro e che ha bisogno di… ritoccare un po' il passato, affinché i suoi piani abbiano successo. Per questo, mi ha proposto un accordo che mi porterà dritta sul trono di Camelot.” gli spiegò, irritata nel doverlo fare.
“Comprendo l’occasione che ti si è presentata, ma ancora non capisco il tuo ruolo nell’accordo che hai stretto. Se quell’essere viene dal futuro, di cosa puoi metterlo a conoscenza che già non sappia?” domandò Agravaine, pensieroso.
“Gli uomini che aveva bisogno di eliminare sono persone che sanno nascondersi bene: sono astuti e delle loro identità non c’è traccia nella storia. Grazie ai miei poteri e all’operato di alcuni mercenari al mio soldo, sono entrata in possesso dei loro nomi. In questo modo Saturnus può adempiere al volere di Abaddon e io avrò quello che voglio.”
“Se queste creature sono così potenti come dici, Morgana, assecondarli è molto rischioso perfino per te che sei una sacerdotessa dell’Antica religione.”
“Non hai niente da temere, Agravaine. Vedila come un semplice scambio di favori. E stai pur certo che non mi dimenticherò della tua lealtà quando sarò regina di Camelot.” disse Morgana con una nota aspra nella voce. “Adesso è meglio che mi lasci in pace e torni a Camelot.”
Agravaine fece per uscire dalla baracca nel bosco dove Morgana si nascondeva, ma lei lo richiamò.
“Ah, Agravaine.”
“Si?”
“Se dovessi farti scoprire prima che io possa mettere in atto il mio piano, stai pur certo che non ci penserò due volte a farti fuori e, credimi, userò tutta la crudeltà di cui sono capace.”
Agravaine annuì mestamente, poi uscì e riprese la strada per Camelot.

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


I cavalieri decisero di sfruttare quegli ultimi momenti di serenità per passare una tranquilla serata di svago alla taverna. Dato il clima conviviale che si stava instaurando, invitarono anche Sam e Dean e per l’occasione anche Merlino si unì al gruppo. La serata procedette piacevolmente tra una chiacchierata e un giro di bevute.
“Allora, avete deciso di combattere al nostro fianco se Morgana attaccherà Camelot. Ma toglietemi una curiosità. Siete in grado di maneggiare un’arma come si deve? Voglio dire, avete mai preso parte ad un vero combattimento prima d’ora?” chiese sir Galvano a Sam e Dean, sorseggiando un boccale di idromele.
“Che c’è da sapere?” domandò Dean di rimando. “Prendi in mano una spada e infilzi quanti più avversari possibile!”
“La fai troppo facile, amico mio!” esclamò Galvano, sorridendo. “Dico sul serio. Avete bisogno di una mano per addestrarvi o pensate di potervela cavare?”
“Diciamo che non siamo a digiuno di pratiche militari e di duelli. Probabilmente non siamo preparati come voi, ma l’allenamento non ci manca.” rispose Sam vago, assaporando a sua volta una birra.
“Beh, d’altronde stando sempre in giro per lavoro le risse non vi saranno di certo mancate!”
“No, infatti.”
“Ne so qualcosa anch’io. Prima di diventare un cavaliere, vivevo alla giornata, sempre in giro per taverne, spostandomi da un posto all’altro in continuazione. E’ così che mi sono fatto le ossa con la spada. Del resto, non c’è niente di meglio che apprendere direttamente sul campo, no?”
“Già, è proprio così.” rispose di slancio Sam, soffermandosi a pensare che, per quanto ne sapeva lui, sir Galvano avrebbe dovuto essere il nipote di Artù, non un viandante qualunque. “Io e Dean non avremo fatto parte di un esercito, ma nostro padre sì, in un certo senso. E’ stato lui ad addestrarci fin da piccoli come se fossimo due soldati, ma, proprio come te, anche noi abbiamo appreso le lezioni migliori sul campo.” spiegò Sam.
“La maggior parte delle volte non hai molta scelta! Se vieni aggredito, o sai difenderti o la tua vita durerà ben poco.” continuò Galvano. “Comunque, se doveste avere bisogno di aiuto, non esitate a chiedere.”
“Sì, grazie.”
“E’ già nobile da parte vostra che vi siate offerti di combattere con noi una battaglia che avreste potuto risparmiarvi. Il re non permetterebbe mai che vi accadesse qualcosa.”
“Artù è un re davvero incredibile, nonostante sia così giovane.” intervenne Dean, già in preda ai primi effetti dell’alcol.
“Già. Niente a che vedere con suo padre Uther. Quello sì che era un tiranno. Non è così, Merlino?” lo tirò in ballo Galvano.
“Ha fatto del male a molti e non ha mai provato rimorso per tutte le vite che ha tolto.” rispose il mago, fissando il bicchiere ancora pieno davanti al suo viso. “Ma Artù non è come lui. Il suo regno sarà diverso, sarà equo e giusto e verrà ricordato a lungo come il più grande re di Camelot.”
“Puoi giurarci che è così!” confermò Dean, quasi parlando tra sé e sé.
Mentre i cavalieri si avvicinarono al bancone della taverna per farsi servire l’ennesimo giro, Sam ne approfittò per parlare con il mago.
“Merlino, c’è qualcosa che ti preoccupa?” chiese a bassa voce.
“Ogni volta che c’è una battaglia contro Morgana sono preoccupato, Sam. E stavolta sembra che sia anche in buona compagnia.”
“Vedrai che troveremo qualcosa per fermarla.” cercò di rincuorarlo il ragazzo.
“Questa volta abbiamo a che fare con spiriti del tempo, magie potentissime di entità altrettanto forti. Non sono sicuro di poter trovare una soluzione.”
“Ma adesso ci siamo io e Dean ad aiutarti. Noi combattiamo questo genere di cose ogni giorno. Magari non proprio tutti i giorni. Ad ogni modo troveremo un modo per farci valere, non preoccuparti.”
“Grazie, Sam. Ma non sono così ottimista.”
“Domani rivaluteremo la situazione da ogni punto di vista e vedrai che qualcosa salterà fuori. Adesso goditi questa serata con i tuoi amici!”
“Forse hai ragione. Prendermi qualche ora di riposo non potrà che giovarmi e magari domattina mi sveglierò con un’idea vincente.” concluse Merlino, portando il bicchiere alla bocca.
La serata proseguì con vivacità e i racconti dei cavalieri, un po' contorti per via dell’alcol, allietarono tutti i presenti. Furono tante le imprese che vennero riportate alla mente, molte delle quali completamente sconosciute ai fratelli Winchester. Le storie proseguirono fino a tarda notte, quando venne il momento di far ritorno al castello in un barcollamento generale.
 
***
 
Quella stessa sera, mentre tutti erano alla taverna, Lord Agravaine, dopo aver seguito i movimenti di Gaius, si era recato nell’ala ovest del castello e aveva potuto constatare che alcune persone si trovavano riunite in una sala sotto la supervisione del medico di corte. Infastidito, si era rivolto ad Artù per chiedere spiegazioni.
“Artù, scusami se ti disturbo, ma c’è qualcosa che vorrei chiederti.” disse, irrompendo nella stanza del re.
“Vieni pure, zio. Di cosa si tratta?”
“Mi è stato detto che nell’ala ovest del castello sono ospitate delle persone.”
“E’ così.”
“Ti sei messo a fare la carità a chiunque? Non ti bastava aver dato alloggio a quei due?”
“Non si tratta di questo, zio. E’ stato Gaius a chiedermi di utilizzare quell’ala del castello per poter curare una specie di intossicazione che ha colpito quelle persone. Resteranno lì fino a quando non si saranno ristabilite e Gaius non avrà decretato che sono fuori pericolo.” spiegò Artù.
“Ma stai scherzando? Lasciare il castello in balia di estranei? Come ti salta in mente, Artù? E per cosa?! Per curare un’intossicazione! Tutto questo mi sembra davvero ridicolo.”
“Dubiti della mia parola, zio? Devo ricordarti che sono io il re di Camelot?”
“No, ma sei un re giovane e inesperto, che la gente non vede l’ora di manipolare a proprio piacimento! A cominciare da quei due forestieri che ospiti da giorni senza motivo.”
“Ti ho già spiegato che ho dato loro ospitalità in attesa che riescano a tornare a casa!”
“E dove sarebbe questa casa?”
“Lontano, non so quanto di preciso, ma lontano.”
“E di cosa sarebbero in attesa per farvi ritorno?”
“Di recuperare una parte o tutto ciò che gli hanno rubato al loro arrivo a Camelot.”
“Cosa che potrebbe non avvenire mai. In quel caso cosa faresti? Li lasceresti vivere qui per sempre?” lo incalzò lo zio, sempre più furente.
“Non dire assurdità, zio. E’ chiaro che non si fermeranno ancora per molto, anche se davvero non capisco tutta la tua diffidenza nei loro confronti. Mi sembra che si stiano comportando in modo ineccepibile e non credere che non abbia avuto modo di metterli alla prova.”
“Ne riparleremo quando avrai perso il tuo regno, sempre che non veniamo assassinati nel frattempo, come è accaduto al guardasigilli. E mi preme farti notare che la cosa è avvenuta dopo l’arrivo di quei due, senza tralasciare il fatto che dobbiamo ancora fare i conti con una spia che si aggira nel castello da tempo. Non riesco a credere come ti comporti con tale facilità in queste situazioni.” lo rimproverò Agravaine.
“Grazie per le tue parole di stima, zio.” rispose Artù ironico.
“Se mi hai voluto al tuo fianco è per guidarti nella conduzione del regno e per avvalerti della mia esperienza. Che senso avrebbe se passassi il mio tempo ad elogiarti, mancando di mostrarti i tuoi errori?”
“Apprezzo la tua sincerità, ma ciò non significa che tu abbia ragione su tutto. Ci sono decisioni che devo prendere io e io soltanto, senza lasciarmi influenzare da nessuno. Ora, se ho saziato la tua curiosità, vorrei restare da solo. Buonanotte, zio.” lo congedò il re.
“Buonanotte, Artù.” disse Agravaine irritato, inchinandosi meccanicamente e uscendo dalla stanza del nipote.
 
***
 
“Sire, è ora di svegliarvi!” disse Merlino, entrando frettoloso nella stanza di Artù.
“Mmh?”
“E’ giorno e dovete alzarvi. Avanti, Artù, non fatevi pregare.” continuò il mago, alzando la voce.
“Buongiorno anche a te, Merlino.” esclamò il giovane re, faticando ancora a scandire bene tutte le parole. “Cosa ti rende così pimpante stamattina? Di solito, quando vai alla taverna, e ci vai spesso, non sei così vivace.”
“C’è molto da fare, sire. Avete la riunione con il consiglio tra poco, seguita da quella con i vostri cavalieri, senza contare che Morgana potrebbe farsi viva da un momento all’altro. Non vorrete farvi trovare impreparato!”
“No, Merlino. E grazie per avermelo ricordato!” enfatizzò Artù con un velo di ironia nella voce.
“Di niente. E’ il mio lavoro!” disse, mentre prendeva i vestiti di Artù dall’armadio e li disponeva sul letto del re.
“Vi siete divertiti ieri sera?” domandò il re, in procinto di alzarsi.
“Il solito. Anche se, devo dire, che Galvano e Parsifal hanno riproposto tutta la lista delle imprese degli ultimi anni per allietare Sam e Dean.”
“Immagino lo spasso!”
“Ma a loro il racconto è piaciuto. Anzi, mi sono sembrati molto interessati.” notò con sorpresa.
“Devono venire da un posto tremendamente noioso, in questo caso.”
“E’ un posto diverso da Camelot. Ogni luogo ha le sue tradizioni e le sue abitudini. Quando si viene a contatto con qualcosa di nuovo, ci si entusiasma facilmente.” concluse il mago.
“E dimmi, Merlino, pensi che abbia fatto bene ad accettare l’aiuto di quei due ragazzi? Io, personalmente, provo simpatia nei loro confronti, ma ci sono persone, come mio zio, che non sono di questo parere e pensano che possano rappresentare più di un problema per il regno.”
“Io credo che Agravaine non conosca affatto Sam e Dean e, pertanto, non possa giudicarli correttamente. Con questo non sto dicendo che sia per forza nel torto, ma a volte questi suoi modi troppo prudenti rischiano di allontanarvi dagli altri e di isolarvi.” esordì Merlino. “Nemmeno io li conosco così bene, ma finora si sono rivelati capaci e propositivi, hanno stretto amicizia con molti dei vostri cavalieri e vogliono combattere al vostro fianco contro Morgana, mettendo a repentaglio le loro stesse vite. Se tramassero qualcosa contro di voi, non credo l’avrebbero fatto e penso che non sarebbero riusciti ad ingannare così tante persone.”
“Ricordami di far parlare te in mia difesa, se mai ne avessi bisogno!” esclamò Artù, sorridendo, mentre terminava di vestirsi.
“Dico solo ciò che vedo!” rispose Merlino, ricambiando il sorriso.
All’improvviso si sentì bussare alla porta e, quando Merlino la aprì, Gwen era sull’uscio.
“E’ permesso?” disse la giovane.
“Certo, entra pure, Gwen.”
“Buongiorno, Ginevra.” disse Artù, allietato.
“Buongiorno!” “Artù, posso parlare un attimo con te?” chiese, preoccupata in volto.
“Certamente.” rispose il re. “Merlino, lasciaci soli!”
“No, non è un problema se Merlino ascolta quello che ho da dire. Anzi, potrebbe servire anche il suo parere.” disse Ginevra.
“Allora resta. Sembra che oggi il tuo punto di vista sia molto ricercato.” affermò Artù, rivolto al suo servitore. “Cosa ti turba, Ginevra?”
“In verità, si tratta di Lord Agravaine. Sta ostacolando il lavoro di Gaius e pretende che i malati che sta curando se ne vadano dal castello.”
“Ma come gli salta in mente una cosa del genere?!”
“Dice che, alla luce della situazione che Camelot sta affrontando, con il rischio di venire attaccata da un momento all’altro, è troppo pericoloso tenere delle persone qui al castello. Vuole che vengano spostate immediatamente.” spiegò la giovane.
“Posso capire le sue ragioni, ma non sta a lui prendere una decisione, né tantomeno l’ho autorizzato a farlo.” riferì Artù, infastidito.
“Gaius è preoccupato, non sa cosa fare e non vuole nemmeno scontrarsi con tuo zio, ma non può risolvere la faccenda da solo.”
“Parlerò con mio zio immediatamente. Un attacco di Morgana potrebbe mettere in pericolo quella gente, ma Gaius deve guarirli prima che possano lasciare il castello. Non li avrebbe condotti qui, se non fossero stati già a rischio.” stabilì il re.
“E’ quello che ha detto anche lui.”
“Ma Lord Agravaine come è venuto a conoscenza della loro presenza qui? Gaius li ha sistemati in una zona del castello che praticamente è sempre vuota.” s’intromise Merlino.
“Non so da chi ha saputo che quelle persone erano al castello, ma ieri sera me ne ha chiesto il motivo e gli ho raccontato tutto.” spiegò Artù. “Ma sono stato chiaro a riguardo: sarà Gaius a decidere quando si saranno rimessi e potranno tornare nelle loro case. Fino ad allora resteranno dove sono!”
“Sembra che Agravaine non sia dello stesso parere.” affermò Merlino, in tono ironico. “E poi mi domando che fastidio gli diano: sono rinchiusi in quella sala per tutto il tempo e non interagiscono con nessuno. Mi sembra un accanimento da parte sua.”
“Non so quali motivi abbia, ma di fatto sta sminuendo l’autorità di Artù, per non parlare dell’intralcio che reca al lavoro di Gaius.” sentenziò Gwen.
“Sire, se me lo permettete, vorrei andare da Gaius per vedere se posso dargli una mano.” chiese Merlino, indispettito.
“Ti dirò di più, Merlino. Andremo insieme a vedere cosa sta succedendo e voglio capire le motivazioni di Agravaine di un simile gesto.” concluse Artù, avviandosi verso il corridoio.
 
***
 
“E’ permesso, lady Morgana?” domandò Saturnus, entrando nella casupola che ospitava la strega.
“Vieni avanti, Saturnus, io e te dobbiamo parlare.” gli rispose Morgana.
“Torno a farvi visita perché le cose si stanno decisamente complicando e, se non sarà possibile portare a termine il piano di Abaddon, potete ritenere il nostro accordo saltato. I restanti “Rappresentanti dei letterati” sono introvabili e, senza la loro morte, anche voi non otterrete niente.”
“Ti conviene ascoltarmi, Saturnus, se ci tieni tanto alla riuscita del tuo piano.”
“Vi ascolto.”
“Agravaine mi ha comunicato che le persone che cerchi si nascondono a Camelot, niente meno che nel castello.” chiarì la strega, amareggiata.
“Com’è possibile?”
“Qualcuno li sta aiutando, quasi sicuramente Gaius, il medico di corte, che ha inventato la scusa di un’allergia alimentare per nasconderli lì.” “Oppure hanno fiutato il pericolo e si sono intossicati di propria volontà per trovare rifugio dentro le mura. Sono persone astute, dopotutto, e non mi sento di escludere nulla.”
“Il vostro uomo al castello può terminare il lavoro?” domandò Saturnus, sbrigativo.
“Non credo proprio. Un conto è uccidere un vecchio solitario, che viveva sepolto in una biblioteca, un altro è fare una carneficina sotto il naso di Artù. Sarebbe troppo sospetto. Dovremo agire diversamente.”
“Avete un piano oppure parlate tanto per parlare, Morgana?” chiese Saturnus sospettoso.
“Un piano ci sarebbe, ma dovresti fidarti di me e vedo che non sei disposto a farlo.” osservò Morgana, lasciandosi sfuggire una smorfia d’indignazione all’indirizzo di Saturnus.
“Parlate e lasciate decidere me se la cosa sia fattibile o meno.”
“Saturnus, inizio ad averne abbastanza del tuo tono. Sarai anche uno spirito del tempo, ma non mi piace che qualcuno, chiunque esso sia, si rivolga a me in questo modo irrispettoso. Tienilo a mente!” lo redarguì Morgana.
“Capisco perché tutti vi temono, Morgana. Vi credete la padrona del mondo intero per via dei poteri da quattro soldi che vi sono stati dati. Se è vero che siete l’essere più potente di questa era, non stento a credere che incutete paura in chiunque. Ma con me non funziona così. Io possiedo poteri che nemmeno immaginate e posso distruggervi senza battere ciglio.” la minacciò Saturnus.
“Se hai tutti questi poteri e potevi sbrigare la faccenda da solo, come mai ti sei rivolto a me?” lo incalzò.
“Conoscete già la risposta.”
“Sì, ma si dà il caso che tu non sia così potente come vuoi far credere, non ti illudere.” “In quest’epoca ci affidiamo a magie antiche che uno spirito proveniente dal futuro non può capire, né tantomeno concepirne la potenza. Cerca di non mettermi alla prova.” ricambiò la minaccia.
“Propongo di mettere da parte le nostre divergenze e di risolvere la questione alla svelta. Prima otterremo ciò che vogliamo, prima ognuno sarà libero di andare per la sua strada.” propose Saturnus.
“Il piano a cui ho pensato prevede un attacco imminente a Camelot. Se avremo successo, io avrò conquistato il regno e tu e colei che ti manda avrete quelle persone morte, cosicché i loro discendenti non possano nuocervi in futuro.”
“Cosa mi garantisce che una volta conquistata Camelot rispetterete la parola data?”
“Te l’ho detto: devi fidarti di me, non hai altra scelta!” ripeté la strega, esasperata. “E comunque sappi, Saturnus, che non ho alcun interesse a lasciare in vita quei fuggiaschi, anzi, in altre circostanze li avrei eliminati anche senza il suggerimento di qualcuno.”
“Va bene, allora attaccheremo non appena avremo elaborato una strategia.”
“Giusto, ma anche qui dovrai mostrare un po' di intraprendenza e dovrai aiutarmi a creare un esercito imbattibile.”
“Spiegatemi cosa avete in mente.”

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


“Merlino, sei sicuro che questo possa funzionare contro quello spirito?” chiese Gaius con aria incerta, mentre sistemava i libri in disordine che avevano ricoperto il suo tavolo da lavoro.
“Non sono completamente certo, ma ci sono buone probabilità, sì.” rispose il mago, rileggendo di fretta la pagina di un grosso tomo ingiallito.
“E eliminare uno spirito del tempo non rischia di alterare la storia?”
“Non penso. Ogni era è contrassegnata dall’operato di più di uno spirito. Se questo ha deciso di fare i propri comodi, di sicuro ce ne saranno altri a gestire il tempo futuro. Altrimenti non avrebbe potuto comunque abbandonare il suo compito.” ragionò il mago.
“E conosci qualche incantesimo che ti permetta di eliminarlo?” chiese Dean, appoggiato al tavolo di Gaius.
“Più o meno. Conosco il principio generale. Questa volta starà a me comporre l’incantesimo. Del resto, una magia simile non si è mai resa necessaria finora, no?”
“Se non ci riesci tu, nessuno potrà farlo. Hai tutto il nostro sostegno.” continuò il giovane. “Tu, Sammy, hai trovato qualcosa in quel libro che sfogli da ore?”
“Beh, qui ci sono per lo più pozioni, ma forse combinandone una con l’incantesimo di Merlino, l’effetto potrebbe essere maggiore.” disse, notando la smorfia del fratello mentre parlava.
“Non escludiamo niente. Più frecce abbiamo al nostro arco, maggiori saranno le probabilità di vittoria.” aggiunse Merlino, annuendo con il capo.
“Della pozione posso occuparmi io.” confermò Gaius.
“A proposito di archi, dovremo equipaggiarci bene anche noi. Sai, solitamente utilizziamo altri tipi di armamenti.” disse Dean.
“Più tardi andremo nell’armeria e vi aiuterò a scegliere le armi e gli equipaggiamenti più giusti per voi. Sono diventato esperto in tutti questi anni.” sorrise il giovane.
“Grazie, Merlino.”
“E, ditemi, credete che anche questa Abaddon si farà viva?” domandò il mago a Sam e Dean.
“Non c’è modo di saperlo, ma se la conosciamo bene, di sicuro lascerà il lavoro sporco ad altri, proprio come sta facendo con quello spirito del tempo.” rispose Sam.
“Ma se la sua magia è così sconfinata come dite, perché avrebbe paura di uno scontro con voi?”
“Perché in fin dei conti è una maledetta vigliacca e sa perfettamente che ora possiamo sconfiggerla. Per questo ha messo in piedi tutto questo teatrino!” intervenne Dean.
“Avete trovato un modo per eliminarla?” chiese Gaius, incuriosito.
“Sì, tramite questo. Non avrà scampo!” rispose Dean, mostrando il Marchio di Caino a Merlino e Gaius.
“Avevo già notato quel simbolo sul tuo braccio, Dean. Cos’è esattamente?” domandò Merlino.
“E’ il Marchio di Caino. Con questo e un particolare pugnale è possibile uccidere quel demone. In tanti casi abbiamo provato a farla fuori, ma senza successo. Abbiamo tentato di tutto: farla a pezzi, bruciarla, pugnalarla, ma alla fine, in un modo o nell’altro, riusciva sempre a farla franca. Questo è l’unico mezzo davvero efficace per annientare quell’abominio e mi è stato impresso direttamente dal suo possessore precedente, poiché solo uno può averlo.” spiegò Dean ai due esterrefatti ascoltatori.
“D’accordo, Dean. Ma non abbiamo la Prima Lama con noi. Anche se avessi Abaddon davanti, non riusciresti ad eliminarla senza.” dissentì Sam.
“Non abbiamo ancora provato! Secondo te, come mai la stronza si tiene così a distanza da quando è venuta a conoscenza della faccenda del Marchio? Sta perfino cercando di cambiare il passato pur di non scontrarsi con noi, Sam.”
“Sì. Ma se dovesse affrontarci qui…”
“Se dovesse affrontarci qui, almeno avremo la possibilità di respingerla, come abbiamo fatto finora. Poi, sarà da vedere se riusciremo a fare qualcosa di più stavolta.”
“Aspettate. State sbagliando entrambi.” intervenne Merlino.
“In che senso?”
“Questa Abaddon, o come si chiama, ha inviato lo spirito del tempo in questa epoca per evitare che si costituisca l’organizzazione di cui anche voi fate parte, che le ha dato la caccia per molti anni. Ma non è stata lei a mandare voi qui, o almeno non avrebbe potuto. Se le cose stanno così, non è nemmeno al corrente del fatto che anche voi vi trovate in quest’era insieme al suo alleato.” rifletté Merlino.
“Già. Ha ragione!” esclamò Dean, rivolgendosi a Sam. “La puttana non sa che noi ci troviamo a Camelot e per questo non si farà vedere qui.” “Vi chiedo ancora scusa per il mio linguaggio, Gaius.” disse al medico, dopo averlo visto trasalire.
“Non preoccuparti, inizio a farci l’abitudine.” lo tranquillizzò.
“E tra l’altro, Sam, noi come siamo finiti qui? Non abbiamo ancora risposto a questa domanda, ricordi?”
“Non lo so, Dean. Forse uno dei Principati ha scoperto le intenzioni dello spirito del tempo e ci ha mandato qui a risolvere la faccenda. Sarebbe anche plausibile.”
“No, me l’hai detto tu l’altro giorno. Secondo quel Julian, i Principi celesti non hanno questi poteri.”
“E’ vero. Me ne ero dimenticato. Stanno succedendo talmente tante cose che inizio a perdere colpi.” sbottò Sam, in difficoltà.
“Dean, tornando al simbolo sul tuo braccio, è pericoloso per te? Intendo dire, se è una delle parti che permettono di eliminare un essere tanto potente, avrà delle ripercussioni su chi lo utilizza, no?” domandò Merlino.
“Sì. Ha una serie di effetti negativi: la furia omicida è la prima. Ma, non temere, riesco a tenerla sotto controllo. Almeno per ora. Anzi, devo dire che da quando ci troviamo qui, non ho mai avuto la sensazione che il Marchio potesse avere il sopravvento sulla mia volontà.” notò il maggiore dei Winchester.
“Forse è perché ti trovi in un tempo diverso dal tuo e in questo momento è qualcun altro il suo reale possessore.” gli spiegò Gaius.
“Non ci avevo pensato. Grazie, Gaius. In questo caso potrebbe anche non funzionare con Abaddon, ma mi porgerò il problema solo se dovesse verificarsi.”
“E, Dean? Quel Marchio finirà per renderti… oscuro?” domandò nuovamente Merlino.
“Potrebbe, ma troveremo una soluzione prima che questo accada, Merlino. Non lascerò che mio fratello diventi una forza del male, non preoccuparti.” disse Sam convinto, prima che fosse Dean a rispondere.
“Finché non avrai eliminato quell’essere, dovresti cercare di essere positivo, di pensare a quanta oscurità hai estirpato dal mondo e a quante persone hai salvato. Non è un granché, ma dovrebbe darti la forza necessaria per resistergli.” propose il mago, angosciato per la sua sorte.
“Grazie, Merlino. Farò come dici.”
“Bene. Ora torniamo a noi e decidiamo come muoverci.”
 
***
 
“L’addestramento di oggi è stato davvero stancante, sire. Ci avete sfinito per bene.”
“Mi dispiace, Parsifal. Ma dobbiamo essere pronti ad ogni evenienza. Morgana potrebbe attaccarci da un momento all’altro e non sappiamo nemmeno con cosa potremmo avere a che fare.” disse Artù, mentre lui e i cavalieri prendevano la via dell’armeria per riporre le armi e cambiarsi.
“Sire, ci avete messo al corrente della situazione e conosciamo Morgana ormai. Non ci lasceremo abbattere tanto facilmente. Non può essere peggio della prima volta che abbiamo combattuto tutti insieme. In sette contro un esercito di immortali, ricordate?” cercò di rassicurarlo Elyan.
“Sì, mi ricordo perfettamente. Non so ancora spiegarmi come abbiamo fatto a non essere annientati dal primo all’ultimo!”
“Perché siamo cavalieri di Camelot, sire. Non ci avete nominati a caso quel giorno, no?” intervenne Galvano.
“No, certo, Galvano. Siete stati i soli su cui abbia potuto contare in quel momento così drammatico, in cui le sorti di Camelot sembravano davvero disperate.”
“Allora non disperate nemmeno adesso, sire.” gli sorrise Elyan.
“Farò come dite, mi avete convinto.”
Mentre i cavalieri si approssimavano all’armeria, s’imbatterono in Merlino e i fratelli Winchester che provenivano dalla parte opposta e procedevano nella stessa direzione.
“Merlino, cosa ci fate voi qui? Non sarà successo qualcosa!”
“No, stavo accompagnando i nostri ospiti nell’armeria. Se combatteranno al vostro fianco, dovranno equipaggiarsi al meglio.” osservò il mago.
“Ma a questo possiamo pensare noi, siamo abituati a combattere e conosciamo le armi meglio di te.” gli fece notare il re.
“Ma sono io ad aiutarvi con l’equipaggiamento. Comunque, se volete occuparvene voi, lascio Sam e Dean nelle vostre mani e torno ai miei compiti.” disse Merlino, infastidito.
“Vai pure, Merlino. Mi sembra che tu abbia molto da fare.”
“Sì, sire. A più tardi.” disse, allontanandosi e sbuffando.
“Venite con noi, vi mostreremo l’armeria e potrete scegliere quello con cui vi sentite più a vostro agio. La prima cosa per riuscire in un combattimento è poter fare pieno affidamento sulla propria arma. Siete pratici con le spade?”
“Sì, sire. Le abbiamo usate in diverse occasioni. Anche se non ce la caviamo male nemmeno con pugnali e sciabole.” rispose Dean, sicuro.
“Bene, vediamo quello che può fare al caso vostro. E… credete di avere bisogno di qualche scambio di addestramento?”
“No, sire. Ho già offerto loro il mio aiuto, ma sembra che sappiano come cavarsela.” disse Galvano.
“Meglio così. Andiamo.” disse Artù, annuendo in segno di compiacimento.
 
***
 
“Sam può prendere una delle mie armature, siamo più o meno della stessa altezza.” disse Parsifal, mettendosi in piedi vicino al giovane Winchester.
“Questa, invece, dovrebbe andare bene per Dean.” affermò Elyan, consegnandogli una cotta di maglia e la parte superiore dell’equipaggiamento militare, arrotondata sulle spalle con dei motivi che richiamavano la casata dei Pendragon.
“Dovreste provare queste spade per vedere con quali vi trovate meglio e lì ci sono i pugnali: è sempre bene portarne dietro qualcuno per emergenza. Non sarebbe male nasconderne uno negli stivali, non si puoi mai sapere!” spiegò Artù.
“Ottimo consiglio, sire.” gli sorrise Dean, compiaciuto.
“Sir Leon di sicuro sarebbe stato il cavaliere più indicato per scegliere il giusto equipaggiamento, ma ora è di guardia: potrete contare sul suo consiglio più tardi.”
“Questi elmi sono indispensabili?” chiese Sam, cercando goffamente di toglierne uno piuttosto arrotondato e stretto sul viso che Parsifal gli aveva passato. “Quando lo indosso non riesco a respirare!”
“Devi abituarti!” rise il cavaliere, aiutandolo a districarsi con il copricapo. “Non c’è modo migliore per proteggere la testa. E in battaglia potrebbe diventare un punto debole da colpire. In quel caso saresti morto!”
“Avete detto di avere qualche esperienza nel combattimento. Non vi proteggete con qualcosa?” domandò Elyan.
“Beh, siamo più propensi alle classiche risse corpo a corpo oppure usiamo particolari armi a lunga gittata. Ma anche se ce la caviamo bene un po' con ogni armamento, non siamo guerrieri e non badiamo troppo a proteggerci. Spesso quando andiamo in giro non abbiamo nemmeno il tempo per pensarci.” osservò Sam, mentre era ancora intento a districarsi con l’armamentario per la battaglia.
“Ma che domande fai, Elyan? Non vorrai farci credere che prima di diventare cavaliere ti equipaggiassi per andare in giro? Perché non ho questi ricordi di quando ti ho conosciuto! Nessuno di noi si curava troppo di queste cose e ognuno viveva alla giornata, non è così?” lo incalzò Galvano.
“Sì, è vero. Dicevo tanto per dire.” replicò il cavaliere.
“Allora non opprimerli troppo! Già dobbiamo ringraziarli per essere disposti a combattere con noi. Non vorrai farli scappare a gambe levate!”
“Non fuggiremo, non temere.” disse Sam sicuro. “Non siamo soliti spaventarci con facilità o tirarci indietro alla prima difficoltà.”
“Meglio così. Perché quando c’è di mezzo Morgana non sappiamo mai cosa aspettarci! E dire che ne abbiamo visto di cose strane…” disse Parsifal.
“Sire, perdonate la domanda. Vostro zio si unirà a noi se Morgana dovesse attaccare Camelot?” chiese Dean con deferenza per timore di essere stato troppo inopportuno.
“Immagino di sì. Non è più un giovane cavaliere, ma non c’è motivo per cui si tiri fuori dalla battaglia. Come mai questa domanda?”
“Mi è sembrato un po' troppo inquieto stamattina e sembrava voler sviare l’attenzione dall’attacco imminente. Mi ha dato l’idea…, non so, forse che qualcosa sfuggisse al suo controllo. Era come se cercasse di ristabilirlo, sbraitando contro quei poveracci.” spiegò alla meglio Dean.
“Forse è come dici tu, ma Agravaine è un uomo coraggioso. Non so cosa lo abbia spinto a comportarsi così. Di sicuro non può essere una battaglia ad impensierirlo.”
“Non volevo dire il contrario. E’ solo che mi è sembrato che nascondesse qualcosa che lo turbava. Altrimenti si sarebbe comportato come tutti noi in questa stanza.”
“E’ un uomo complesso. Di recente ha assunto comportamenti ambigui in diverse situazioni.” affermò Galvano, con un chiaro riferimento alle accuse che Agravaine aveva lanciato tempo prima a Gaius. “Probabilmente sente troppo la pressione dettata dal suo ruolo di consigliere, non trovate, sire?” riferì, cercando di non esagerare troppo nelle critiche.
“E’ possibile, sì. In realtà non mi sono mai soffermato troppo a considerare che questo potesse pesare su mio zio, ma, a pensarci bene, potrebbe essere proprio così, Galvano.” disse Artù, annuendo.
I cavalieri e Artù continuarono a chiacchierare amichevolmente con Sam e Dean, mentre questi cercavano l’assetto da battaglia più idoneo. Quando Dean aveva scelto una spada abbastanza semplice, priva di decorazioni o motivi incisi, ma con una lama solida e scintillante e Sam una spada più robusta e affilata che emanava forza, sir Leon entrò a grandi falcate nell’armeria.
“Sire, ci attaccano!” esclamò preoccupato.
“In quanti sono?” chiese Artù.
“Ci superano di tre a uno e si muovono dalla città bassa.”
“Dovremmo riuscire a contrastarli senza problemi. Anche se siamo inferiori per numero.”
“Non è tutto, sire.”
“Che altro c’è, sir Leon?” chiese Artù, irrigidendo il volto e non nascondendo il fastidio per le ulteriori cattive notizie che stava per ricevere.
“E’ un esercito… ibrido.”
“Che vuol dire “ibrido”?” domandò ancora con una smorfia.
“Che si tratta di un esercito costituito da mercenari e da… spettri.”
“Spettri come i Dorocha?!”
“Non credo, sire, anche se non ho le conoscenze sufficienti per dirlo. Comunque non sembrano comportarsi allo stesso modo.” riportò il cavaliere, mortificato.
“Sire?” disse Sam. “Se permettete, io e Dean andremmo ad avvisare Merlino e Gaius dell’attacco perché potrebbe servirci il loro aiuto.”
“Sì, andate pure. Ci rivedremo nel cortile principale. Intanto, sir Leon, inizia a radunare le truppe.” ordinò il re, estraendo dal fodero la spada più brillante che si fosse mai vista.
 

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Mentre i fratelli Winchester si stavano recando da Gaius, s’imbatterono in Gwen, intenta a fare lo stesso. Tutti e tre, quindi, andarono alla ricerca del mago e del medico, prima che fossero colti alla sprovvista dagli assalitori.
“Se quegli spiriti sono simili all’ultima volta, ci saranno grossi problemi.” disse Gwen.
“Perché? Cos’è successo?” chiese Sam.
“Hanno attaccato il regno e ogni volta che colpivano qualcuno, questo moriva. Tutto è accaduto per colpa di un velo, o così credo, che Morgana avrebbe aperto, lasciando fuoriuscire gli spettri del mondo sotterraneo. Per ristabilire la situazione il prezzo da pagare è stato molto alto…” spiegò la giovane, con voce tremante.
“Cosa avete dovuto fare per ricacciarli via?”
“E’ stato necessario un sacrificio e… e sir Lancillotto ha dato la sua vita per questo.” aggiunse sempre più triste.
“Lancillotto è morto?” domandò Dean, perplesso.
“Sì, te l’ho appena detto.”
“Sei sicura?”
“Sì.” rispose in un sospiro.
“Basta con le domande, Dean.” intervenne Sam. “Dacci un taglio.” aggiunse, tirandolo per un braccio.
“Ma come può essere? Sì, insomma, se è morto, tutta la storia con… con lei non succederà. E’ strano.” sostenne Dean, quando Gwen, che li precedeva, fu abbastanza lontana da non sentire il discorso.
“Dean, non lo so. Ma non è di questo che dobbiamo preoccuparci ora.”
“Va bene, ma quando tutto sarà finito voglio vederci chiaro. Sembra che finora le notizie che sono giunte a noi siano tante baggianate, Sam.”
“Ma no. E’ logico quando le cose viaggiano di bocca in bocca per più di un millennio. Si tratta di qualche cambiamento rispetto all’originale, ma niente che comprometta gli eventi.”
“La morte di Lancillotto li compromette, eccome!”
“Non puoi sapere cosa è accaduto o cosa accadrà. Magari tutti credono sia morto, ma in realtà potrebbe non esserlo e tornare in futuro. Non c’è modo di saperlo!” “Adesso pensiamo al nostro lavoro.”
“Sì, mio capitano.” rispose, mentre Sam scuoteva la testa.
Ginevra si voltò e, notando che erano rimasti indietro, li chiamò a gran voce.
“Non venite? Dobbiamo sbrigarci!”
“Arriviamo, Ginevra.”
 
***
 
Giunti al laboratorio di Gaius, trovarono la porta spalancata e intravidero Merlino e il medico indaffarati a radunare alcune cose.
“Merlino, l’esercito di Morgana sta attaccando Camelot!” disse Ginevra in apprensione.
“Lo sappiamo. Lo abbiamo visto arrivare.” rispose il giovane. “Stiamo prendendo il necessario per curare i feriti. Visto ciò che accompagna quei mercenari, è immaginabile che ci saranno delle vittime.”
“Gaius, voi non sapete se c’è qualcosa che si può fare per eliminare quegli spettri?” domandò Ginevra.
“Non proprio, Gwen. Si tratta di magie oscure molto potenti, la pratica delle quali non è alla portata di tutti. Scommetto che nemmeno Morgana ne è capace. Deve essere stato…” iniziò Gaius, interrompendosi subito, non appena si rese conto che Ginevra non era al corrente dell’intera situazione.
“Chi, Gaius?” continuò a domandare la ragazza.
“Oh, beh… Deve essere stato un altro dei suoi alleati. Ogni volta che attacca Camelot lo fa sempre con l’aiuto di altri: Morgause, Cenred, l’esercito di immortali…”
“Avete ragione, Gaius. Di sicuro è riuscita a trovare qualcun altro disposto ad appoggiarla.” concordò Ginevra. “Quindi, non avete proprio idea di come possano essere sconfitti?”
“No, e non credo che abbiamo il tempo necessario per scoprirlo. Dovremo fare dei tentativi, suppongo.” aggiunse il medico.
“In questo possiamo aiutarvi noi.” comunicò Sam. “Anche se dovrete aiutarci a reperire l’occorrente.”
“Di cosa c’è bisogno?” chiese Gwen.
“Di sale. Tanto sale. E di pece o qualunque cosa utilizziate per alimentare il fuoco.” s’intromise Dean.
“Il sale non dovrebbe essere un problema. Vado immediatamente a prenderne qualche sacco nelle cucine.” affermò Ginevra, in procinto di uscire dalla stanza.
“Hai bisogno di aiuto per trasportarlo?” le domandò Sam, pronto ad aiutarla.
“No. Non dovrei avere difficoltà a portare un paio di sacchi. Sarà meglio che voi restiate qui ad organizzare le difese.”
“Come vuoi.” le rispose, mentre la ragazza era già uscita di corsa in direzione delle cucine reali.
“Adesso che non ci sente nessuno, come avete intenzione di eliminare quegli spettri?” domandò Merlino ai due fratelli.
“Di solito respingiamo spettri o fantasmi con il ferro puro o con il sale fino a quando non troviamo il corpo a cui appartengono e lo bruciamo. Ma penso che stavolta siamo di fronte a qualcosa di diverso: è probabile che quegli spettri siano stati evocati con qualche incantesimo e non servirebbe a nulla sapere dove sono sepolti i cadaveri. Intanto dovremo pensare a respingerli.” spiegò Dean.
“E’ possibile che durante l’evocazione gli spettri siano stati legati ad un oggetto che permette loro di andarsene in giro liberamente. Se così fosse, dovremo trovarlo e bruciarlo, così dovrebbero ritornare da dove sono venuti.” aggiunse Sam.
“Sì, abbiamo avuto a che fare con qualcosa di simile in passato.” accennò Merlino.
“Ad ogni modo trovarlo non sarà affatto facile, quindi è bene che ci concentriamo a respingerli con il sale.”
“E come funziona? Glielo lanciamo addosso?” chiese Merlino.
“No, sarebbe complicato e troppo rischioso. Dovremo fare dei piccoli involucri di stoffa da riempire con il sale. Poi, in prossimità di uno spettro dovremo dargli fuoco e lanciarglieli contro il più rapidamente possibile. Così, quando l’involucro brucerà, il sale scaccerà lo spettro.” illustrò Dean. “E’ un po' troppo elaborato, ma dovrebbe funzionare.”
“Sì. Più o meno ricalca un’arcaica imitazione dei proiettili di sale.” concordò Sam, rivolto al fratello.
“L’idea era quella.” gli fece eco Dean.
“Allora non c’è tempo da perdere. Iniziamo a preparare la stoffa necessaria per avvolgere il sale, così quando Gwen sarà di ritorno faremo in fretta.” stabilì Gaius.
“Resta comunque il problema della pece. Ce ne servirà un po' se dovremo bruciare tutti gli involucri. Se ci dite dove possiamo prenderla, ce ne occupiamo noi.” aggiunse Sam.
“A quello posso pensarci io. La pece che abbiamo qui basterà per far credere a Gwen che è quella che stiamo utilizzando per alimentare le fiamme.” stabilì Merlino.
“Ah, certo! I tuoi poteri!” esclamò Dean.
“Già. Inoltre ho messo a punto un incantesimo che spero possa liberarci di quello spirito del tempo per sempre. Ma sapremo di aver avuto successo solo dopo che l’avrò usato su di lui. Purtroppo non c’è modo di capire in anticipo se funzionerà!” concluse Merlino, mentre strappava brandelli di stoffa da vecchi indumenti.
“Siamo nelle tue mani! Nessuno può riuscirci, se non tu!” lo incoraggiò Sam, mostrando un lieve sorriso.
“D’accordo. Diamoci da fare!” incitò Dean.
 
***
 
Merlino, seguito da Sam e Dean, entrò nella sala consigliare dove Artù stava impartendo le ultime indicazioni ai suoi cavalieri, già equipaggiati in tenuta da combattimento e pronti ad ingaggiare battaglia con il nemico.
“Alla buon’ora, Merlino!” esclamò Artù, vedendolo arrivare.
“Sire, sono venuto non appena possibile.” disse il mago, con voce affaticata dalla corsa effettuata dalle stanze di Gaius. “Stavamo cercando un modo per eliminare quegli spettri. Sarete anche un eccellente condottiero, ma penso che quelli potrebbero creare qualche problema anche a voi.”
“Fai poco lo spiritoso, Merlino.” lo esortò Artù, nemmeno troppo infastidito dal commento del suo servitore. “E, allora?”
“Allora cosa?”
“Allora, avete trovato una soluzione per quegli spettri? Cosa dice Gaius? Sarà necessario un sacrificio come è servito per i Dorocha?” chiese incalzante.
“No, niente di tutto questo, non vi preoccupate! Quella era una situazione diversa. Quei particolari spettri si trovavano tra noi a causa dello squarcio del velo tra i due mondi. In questo caso dovrebbe bastare attaccarli nel loro punto debole.” spiegò brevemente Merlino, mentre aiutava Artù a sistemare al meglio la sua armatura.
“E quale sarebbe questo punto debole?”
“Gaius ci sta ancora lavorando, non temete. Ad ogni modo abbiamo già predisposto un piano per eliminarli e, sempre se per voi va bene, di loro ci occuperemmo noi.”
“D’accordo, anche se non sono troppo ottimista a lasciare certe cose così delicate nelle tue mani, Merlino.”
“Qualcuno ha visto Ginevra?” li interruppe nervosamente Elyan.
“Sì, si trova nelle stanze di Gaius. Ci sta aiutando con l’occorrente per eliminare gli spettri!” gli rispose Dean.
“Ah, meno male! E’ da un po' che non la vedo e iniziavo a preoccuparmi. Per fortuna si trova al sicuro, almeno per il momento.” rispose il cavaliere con voce più rilassata.
“Sire, se siete d’accordo, io e Sam aiuteremo Merlino e Gaius con gli spettri, poi, una volta eliminati, verremo a darvi una mano con i mercenari.” propose Dean ad Artù.
“Ma certo. Sono più tranquillo se uno sprovveduto come Merlino non deve occuparsi da solo di un compito tanto rischioso, per quanto mi fidi ciecamente delle conoscenze di Gaius in materia!” convenne Artù. “E, comunque, vi sono grato che vi spendiate tanto per aiutare me e il mio esercito.”
“Anche voi lo avete fatto con me e Sam, accogliendo due perfetti sconosciuti nella vostra corte.” rispose Dean, rivolgendo un mezzo sorriso al re, che ricambiò e annuì.
In quel momento Sir Leon entrò nella stanza.
“Sire, stanno oltrepassando la città bassa e alcuni mercenari sono già alle porte della cittadella.” lo informò il cavaliere.
“Mettiamoci in posizione e prepariamoci ad attaccare!” disse rivolto ai cavalieri del suo esercito.
“Sì, sire.” risposero all’unisono.
“Per Camelot!” incitò Artù con la spada levata.
“Per Camelot!” gli fecero eco i cavalieri.
“Torniamo da Gaius, è ora di mettere fine a tutta questa storia!” disse Merlino sottovoce a Sam e Dean e, congedatisi da Artù e dai cavalieri e auguratisi buona fortuna a vicenda, si avviarono verso le stanze del medico per prendere l’occorrente per distruggere gli spettri.

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


“Ah, siete tornati!” esclamò Ginevra, intenta ad avvolgere tanti sacchettini di sale. “Qui abbiamo quasi finito. Come sta Artù?”
“Ha appena dato l’ordine di attaccare, ma lo vedrai dopo. Lui ed Elyan si sono raccomandati di tenerti al sicuro!” le rispose Merlino.
“Spero tanto che questa battaglia finisca presto! Non sarebbe giusto perdere altri amici a causa della brama di potere di Morgana.” disse, mesta.
“Non preoccuparti, Gwen. Elimineremo alla svelta quanti più spettri possibile, così Artù e gli altri cavalieri non dovrebbero avere problemi a fronteggiare quei mercenari.” cercò di calmarla Sam.
“Ma non capisco una cosa. Come potrà bastare la poca pece a nostra disposizione per dare fuoco a tutti questi involucri?”
“Ne ho mescolata un po' al sale, dovrebbe bruciare con facilità. Non temere!” intervenne Merlino prontamente, cercando di sviare l’attenzione di Ginevra dal problema.
“Va bene. Allora li sistemo in questi sacchi, così saranno più facili da trasportare.”
“Grazie, Gwen. Al resto penseremo noi. Tu e Gaius restate qui al riparo, mi raccomando!” disse il giovane, ricevendo cenni di assenso sia da Ginevra che dal medico. “Ah, Gaius, i vostri pazienti sono al sicuro?”
“Sì, sta’ tranquillo. Diciamo che li ho traferiti in un luogo più adeguato dopo che Agravaine è andato su tutte le furie.” lo rassicurò il medico.
“A proposito, Agravaine non si trovava nella sala consigliare con gli altri cavalieri. Davvero non ha intenzione di combattere contro Morgana? E Artù gli lascia fare quello che vuole?” domandò Dean, mentre Sam gli intimava con lo sguardo di non lasciarsi sfuggire troppo davanti a Ginevra.
Ma fu proprio Gwen a rispondergli.
“Di solito Lord Agravaine non si lancia in battaglia, almeno non in quelle così cruente. Diciamo che lo si vede arrivare a cose concluse, come se volesse osservare i risultati. Sono pochi i casi in cui si fa coinvolgere e, quando lo fa, state pur certi che è per instillare qualche strana idea nella testa di Artù.”
“Un coraggioso gentiluomo!” notò Dean in tono ironico. “Non ti è molto simpatico, vero Ginevra?”
“Decisamente no. Ma io sono solo una serva e non mi trovo nella posizione di contraddirlo o di osteggiarlo.” rispose malinconica.
“Le cose cambieranno.” aggiunse Dean, sicuro.
“Lo spero.” gli fece eco Gwen, mentre finiva di riempire l’ultimo sacco. “Beh, buona fortuna.” disse, porgendolo a Merlino.
“Anche a voi! Non mettetevi in pericolo!” le raccomandò ancora una volta il mago.
“Muoviamoci! Se le cose vanno come pianificato, alla fine di questa giornata sarà tutto finito!” concluse Sam, mentre con Dean e Merlino si apprestavano a fronteggiare il manipolo di spettri ingaggiati da Morgana.
 
***
 
“Sir Leon, hai notizie di mio zio?” domandò Artù al cavaliere.
“No, sire. Non era sul perimetro e nemmeno sulle torri di guardia. Non vi ha messo al corrente dei suoi spostamenti?”
“No, non lo vedo da ieri sera, quando si è ritirato per la notte. E’ strano!” convenne Artù.
“Sire, siamo pronti.” lo informò sir Parsifal.
“Bene. Ancora una volta ci troviamo sotto attacco e la nostra esistenza e quelle delle persone a noi care sono messe a repentaglio dalla stregoneria. Dalla stregoneria di Morgana. Vi esorto costantemente a combattere al mio fianco e so bene che vi chiedo ogni giorno di rischiare la vita per il bene di questo regno. Lasciatemi dire che sono molto orgoglioso di voi e di tutto l’esercito di Camelot e colgo l’occasione per ringraziarvi della lealtà che mi dimostrate.” proferì Artù in modo solenne.
“Artù, abbiamo scelto noi di combattere al vostro fianco. Non c’è motivo per cui dovremmo tirarci indietro in questa occasione o in un’altra. Ricordatevi che siamo usciti bene da situazioni peggiori. Non ci lasceremo intimorire facilmente da Morgana, dai suoi fantocci stregati, né tantomeno da qualunque esercito nemico.” gli disse sir Galvano.
“Grazie per avermelo ricordato, Galvano. Ma sapere che mi seguirete comunque, non rende tutte queste battaglie meno spiacevoli e non posso fare a meno di vedere come questo vi porti a correre dei rischi per me e per Camelot.”
“Avete ragione, sire. Ma ne siamo consapevoli anche noi e ogni volta non ci pensiamo due volte a seguirvi perché sappiamo che è la cosa giusta da fare. Sarebbe sciocco da parte nostra avervi giurato fedeltà per poi tirarci indietro di fronte alla prima minaccia.” aggiunse sir Elyan.
“Sire, siamo con voi sempre, questo lo sapete. E lo facciamo con consapevolezza, ma con altrettanta fiducia nei vostri confronti. Abbiamo combattuto così tante battaglie insieme!” gli fece eco Leon.
“Beh, tutti hanno ragione.” si unì sir Parsifal “Siamo lieti di servirvi, non lo facciamo mossi da alcun obbligo. Siete un sovrano come nessun altro e ci avete mostrato la vostra generosità e la vostra lealtà in molte circostanze. Quando siamo stati in difficoltà, non siete stato forse il primo a correre in nostro soccorso? E siamo certi che così continuerete a fare. Non c’è motivo per cui dobbiate preoccuparvi! Se anche dovessimo perdere la vita, sarà stata una nostra libera scelta!”.
“Le vostre parole mi fanno davvero piacere e, in qualità di vostro re, sono fortunato ad avervi come soldati e come amici. Grazie!” replicò Artù.
“Ehm… Sire, credo che il momento dei convenevoli sia finito. I mercenari sono alle porte del castello.” disse Galvano, guardando dalla finestra.
“Allora, prepariamoci. E’ venuto il momento di combattere!” concluse Artù.
 
***
 
Sam e Dean, nel frattempo, seguivano Merlino nel tragitto che li avrebbe condotti sulle merlature del castello, in una posizione ideale per eliminare quanti più spettri possibile senza dare troppo nell’occhio, evitando che qualcuno facesse domande scomode. Il mago avanzava spedito lungo i corridoi che aveva percorso già migliaia di volte e che conosceva a memoria, mentre i fratelli Winchester erano un po' più indietro, anche per via dei pesanti sacchi di sale che trascinavano, e cercavano di non perderlo con lo sguardo.
“Credi che l’incantesimo di Merlino eliminerà quello spirito del tempo?” domandò Dean al fratello.
“E’ molto probabile, Dean. E’ di Merlino che stiamo parlando. Ma questo non ci dà la certezza di riuscire a tornare a casa, comunque. Non sappiamo nemmeno per quale strano scherzo del destino siamo finiti qui.” rispose Sam.
“Beh, qualunque cosa ci abbia mandati qui per risolvere questo problema, una volta sistemato, sarà meglio che ci faccia tornare indietro.” convenne il maggiore dei Winchester. “Anche perché dovremo fare fuori Abaddon, se, come abbiamo ipotizzato, non si farà vedere in questo tempo. Il nostro ritorno è necessario.”
“Hai ragione. Senza contare il fatto che stiamo combattendo a Camelot, insieme a re Artù, a Merlino e ai cavalieri della Tavola Rotonda. Non ci avrei mai pensato fino a qualche giorno fa! Non ci crederà nessuno quando lo racconteremo!” sorrise Sam, sbalordito.
“Penseranno tutti che ci siamo presi una sbronza colossale, o, peggio, che qualcuno ci abbia drogato.”
“Già. Anche se stavo valutando l’idea di restare qui per un po'.” disse, a disagio.
“In che senso, Sam? Non mi sono trovato male neanch’io, questo lo ammetto, ma pensare di fermarmi a Camelot è tutto un altro discorso.”
“In realtà, Dean, è più un’idea che mi è saltata in mente quando Gaius ci ha fatto notare che il Marchio non sta avendo ascendente su di te perché in questo tempo il suo vero possessore è un altro. Potremmo fermarci qui fino a quando non avremo scoperto come potrai liberartene dopo aver ucciso Abaddon. Guadagneremmo del tempo prezioso!” gli spiegò.
“Ti ha dato di volta il cervello, Sam?! Per prima cosa il nostro ritorno a casa non dipende nemmeno così tanto da noi, poi cosa ti fa pensare che riusciremo a trovare una soluzione per il Marchio? Non se ne parla proprio.” obiettò con fermezza Dean, furente.
“Potrebbe arrivare il momento in cui non riuscirai più a gestirlo!”
“E’ questo che ti spaventa, Sam? Che possa diventare un assassino assetato di sangue? Sono anni che combattiamo contro qualunque tipo di essere soprannaturale e ne abbiamo viste di tutti i colori. Questo non è né più né meno di quello che ci è già successo. Troveremo una soluzione come sempre, anche se dovessero passare anni. Se mi vedrai fuori controllo, potrai sempre rinchiudermi da qualche parte o trovare un altro espediente per fermarmi.” ribatté Dean, mostrando il Marchio di Caino a Sam. “Adesso pensiamo ad una cosa per volta e concentriamoci su questa strana battaglia medievale. Se dovessimo fallire, non ci sarà una casa in cui tornare!”
“Va bene. Ma ne riparleremo, Dean. Non mi arrendo facilmente quando c’è la tua vita di mezzo, dovresti saperlo.”
“Sì, mammina. So quanto puoi essere pedante, non serve che me lo ricordi.” borbottò Dean, ricevendo una mezza smorfia divertita da parte di Sam.
Dopo l’ultima rampa di scale, i fratelli raggiunsero Merlino in prossimità di una porta, al di là della quale si aveva accesso alle merlature più alte del castello.
“Da questa parte.” disse il giovane mago, facendo strada ai due.
 
***
 
Da quella posizione sopraelevata la vista sull’ingresso del castello era ottimale e i tre ragazzi predisposero tutto il necessario per occuparsi degli spettri. Lungo le merlature candide, gli arcieri erano predisposti per combattere, ma il punto scelto dal giovane mago rimaneva in disparte e li lasciava al sicuro da ogni attacco. Mentre l’esercito ibrido di Morgana si avvicinava alle porte, guidato da uno strano uomo dall’aspetto singolare, Merlino fece il primo tentativo per valutare se effettivamente quegli esseri soprannaturali potessero essere scacciati, in attesa di distruggere l’oggetto che li teneva legati al mondo terreno. Così raccolse un piccolo involucro di stoffa contenente il sale, grosso quanto un pugno, e usò un incantesimo per farlo bruciare.
Bael onbryne!
La specie di sacchetto prese immediatamente fuoco sotto gli occhi stupiti di Sam e Dean, poi Merlino lo scagliò con un gesto della mano a tutta forza contro uno degli spettri. Questo ne colpì in pieno uno, facendolo svanire. Merlino, così, esultò per la riuscita del piano e si preparò a dissolvere anche i restanti. A quel punto, Dean estrasse da uno dei sacchi delle balestre prese nell’armeria, che lui e Sam potevano usare per far sì che le protezioni con il sale raggiungessero il luogo dello scontro e allontanassero quegli ospiti immortali indesiderati. Con un nuovo gesto della mano e ripetendo l’incantesimo, il mago fece incendiare anche i sacchetti in mano ai due Winchester e tutti e tre iniziarono a colpire a ripetizione ogni nemico che avevano sotto tiro, eliminandone un discreto numero. Mentre centravano uno dopo l’altro gli alleati soprannaturali di Morgana e si affrettavano a decimarli prima che questi potessero fare del male a qualcuno, i tre videro Artù e i suoi cavalieri dare battaglia proprio appena fuori le mura del castello, duellando con maestria e abnegazione ed eliminando quanti più mercenari possibile senza risparmiare nemmeno una stoccata. Merlino notò come Sam e Dean avessero rallentato la loro azione, troppo presi dal combattimento che infuriava ed emozionati di fronte alla bravura dell’esercito di Camelot.
“Artù e i suoi cavalieri non hanno eguali in duello.” disse, richiamando l’attenzione dei fratelli Winchester. “Sono i soldati più preparati che abbia mai visto all’opera!”
“Non stento a crederlo, Merlino. E’ di re Artù e dei cavalieri della Tavola Rotonda che parliamo.” confermò Sam, che sollevò la balestra e riprese a bersagliare i nemici con i sacchetti di sale. “Probabilmente è l’esercito più forte che la storia abbia mai conosciuto. E vedendoli in azione, posso confermare che si tratta di una fama meritata: un simile affiatamento è raro!”
“Davvero impressionante! E’ un peccato che le persone non possano vederlo perché un conto è sentirne parlare, un altro è trovarsi di fronte a tutto questo.” affermò Dean, con una strana malinconia che iniziava a turbargli il volto e a celare l’espressione compiaciuta.
“Le battaglie sono diverse nel vostro tempo?” domandò Merlino incuriosito.
I due Winchester si guardarono un po' perplessi sulla risposta da dare al mago, poi Sam, con non poca difficoltà, disse con cautela:
“Vedi, Merlino, nel nostro tempo ci sono tanti tipi di guerre da combattere. Quelle tra due eserciti sono davvero tanto lontane dal somigliare a questa: diciamo che si usano mezzi e competenze diverse, ben più letali di un duello corpo a corpo.”
Mentre parlava, sentiva una profonda angoscia attanagliarlo, poiché, come egli stesso convenne, non era facile esprimere a parole la durezza e la crudeltà di una guerra, soprattutto se il suo interlocutore era completamente all’oscuro di qualsivoglia pratica moderna. Sospirò, poi, cercando di spostare l’attenzione su un argomento che lui e Dean conoscevano alla perfezione.
“Se escludiamo l’epicità della situazione, questo tipo di combattimenti è molto più simile a quello con cui abbiamo a che fare noi ogni giorno. Gli scontri hanno la stessa immediatezza e rapidità; inoltre, il fatto di lottare contro delle forze della magia oscura o contro creature inimmaginabili è praticamente il nostro lavoro.” cercò di spiegare in modo che Merlino potesse comprendere. “Ad ogni modo, non distraiamoci troppo. Se quegli spettri riescono a raggiungere le porte del castello, potrebbe essere difficile tenerli a bada tutti. Sarà meglio annientarli prima che siano troppo vicini.”
Merlino e Dean fecero un cenno di assenso con il capo e si rimisero a lanciare sacchetti di sale infuocati sui pochi spettri rimasti che avanzavano. Poi, anche Sam, in parte provato da quella conversazione, si ricompose e li imitò.

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


Nella cittadella e nel cortile che precedeva l’ingresso del castello, re Artù e il suo esercito davano battaglia ai mercenari inviati da Morgana, riuscendo a fronteggiare con ardimento l’avanzata di un’armata numericamente superiore. A Camelot, infatti, la situazione era precipitata rapidamente, a tal punto che i cavalieri che si trovavano impegnati in qualche missione lontana non avevano avuto nemmeno il tempo di far ritorno e dare il proprio contributo. L’organizzazione di Artù, tuttavia, risultò comunque impeccabile, segno che il giovane sovrano era sempre pronto a qualunque evenienza che potesse mettere a repentaglio le sorti del suo regno. Questo aspetto non passò inosservato nemmeno ai due giovani catapultati a Camelot da un altro tempo e un altro luogo, che non poterono fare a meno di compiacersi per la reputazione che i cavalieri della Tavola Rotonda avevano acquisito nei secoli.
Mentre Artù era impegnato su più fronti, combattendo contro tre nemici contemporaneamente, alcuni dei cavalieri predisposti sulle torri di guardia gli davano man forte lanciando dardi precisi all’indirizzo dei mercenari e dimostrando una grande abilità nell’uso delle balestre. Al fianco del re, sir Elyan riusciva a neutralizzare gli avversari due alla volta, così come faceva sir Lion non troppo lontano da loro. Mentre di Lord Agravaine non c’era nessuna traccia, sir Parsifal e sir Galvano avevano deciso di farsi largo nella battaglia per cercare di raggiungere l’uomo che dava disposizioni a quell’esercito stranamente assortito, nella speranza che la sua cattura o la sua morte avrebbe messo fine all’assedio. Con sir Parsifal che spesso riusciva ad avere la meglio sui nemici anche senza l’uso della spada e contando soltanto sulla sua forza innata, si erano ritrovati non troppo lontano da lui, quando furono assaliti da una dozzina di spettri, tra gli ultimi rimasti sul campo di battaglia. In quella situazione Parsifal e Galvano scelsero di combattere schiena contro schiena, cercando di farsi scudo l’uno con l’altro; così, mentre il primo si apprestava ad estrarre la spada di cui finora non aveva avuto bisogno, l’altro cavaliere si batteva animosamente contro gli avversari e, dopo averne sbaragliati un buon numero, convenne di usare la stessa strategia contro quelle creature magiche che si facevano sempre più vicine e sempre più minacciose. Tuttavia, ogni fendente lanciato in direzione di quelle entità incorporee non aveva il benché minimo effetto e la morsa degli spettri contro i due si faceva sempre più serrata.
“Stiamo per finire uccisi da questi esseri assurdi!” esclamò Parsifal, al limite della sopportazione.
“Già, chi l’avrebbe mai detto che saremmo morti sul campo di battaglia, sconfitti non da una schiera di soldati nemici, ma da creature della magia oscura. Un finale inaspettato, amico mio!” gli fece eco Galvano.
“Sembrava più facile di così quando abbiamo pensato di eliminare il loro comandante.”
“E’ vero! Ma in qualche modo qualcuno li ha decimati. Quando hanno attaccato erano almeno dieci volte di più!”
“Ma le nostre spade, comunque, non servono a molto in questa condizione, Galvano.”
“Quando saranno abbastanza vicini, converrà provare a caricare, almeno le avremo tentate tutte per aprirci un varco.” propose sir Galvano.
“D’accordo. Al mio “tre” e… buona fortuna!” concordò sir Parsifal.
“Anche a te, amico. Quando vuoi!”
“Uno, due,…” iniziò a contare il robusto cavaliere.
Mentre stavano per provare a sfondare le linee nemiche, con gli spettri che ormai li asserragliavano, ad un tratto questi cominciarono a scomparire dalla loro vista uno ad uno. Pian piano i due cavalieri iniziarono a scorgere anche una pioggia di oggetti fiammeggianti che provenivano dalla direzione del castello e, non appena ebbero la visuale libera, poterono riconoscere Merlino, aiutato da Sam e Dean, tutti intenti a lanciare con delle balestre quelle munizioni improvvisate verso gli spettri rimasti. Galvano e Parsifal furono grati ai tre per quell’aiuto risolutivo, e non poterono fare a meno di compiacersi per la loro destrezza e per la mira così precisa da una postazione tanto lontana. Quello che, ovviamente, non sapevano era che Merlino aveva utilizzato i suoi poteri magici per sortire quell’effetto e ampliare la gittata dei lanci, quando aveva visto i suoi due amici sul punto di venire sopraffatti dai nemici.
“Grazie!” urlò Galvano, sollevando il braccio per salutare i tre, i quali, tuttavia, poterono appena percepire il suo gesto, tanta era la distanza che li separava.
 
***
 
Quando sir Parsifal e sir Galvano si furono ricongiunti agli altri cavalieri e a re Artù, degli spettri non restava più nulla. L’ultimo ostacolo da superare erano le centinaia di mercenari che ancora guerreggiavano sul campo di battaglia e l’uomo, o almeno questo credevano che fosse, che li guidava. Il suono metallico prodotto dagli scontri delle lame delle spade risuonava in tutta la cittadella e gli uomini che ormai da ore combattevano con intensità iniziavano ad essere sopraggiunti dalla fatica e dalla stanchezza. Re Artù, il più preparato e il più addestrato, lo aveva notato subito e, non appena poteva, si sostituiva negli scontri a qualcuno dei suoi uomini, dandogli la possibilità di tirare il fiato. Perfino sir Parsifal, che di solito non aveva troppi problemi a fronteggiare diversi nemici alla volta, in quest’occasione iniziava a mostrare un po' di impaccio nei movimenti e i suoi colpi stavano diventando poco precisi.
“Coraggio Parsifal, tieni duro!” lo incoraggiò il re, mentre il cavaliere riusciva a sbarazzarsi di un mercenario al terzo tentativo. “Prendo io il tuo posto in prima linea. Tu riposati un po'!” aggiunse Artù.
“Grazie, sire. Ma…”
“Fai come ti ho detto. Hai bisogno di rifiatare prima di ingaggiare un nuovo duello.” insistette Artù.
“Va bene, sire.” acconsentì il cavaliere.
“Sire, sapete dirmi come fa Morgana a radunare ogni volta questi grandi eserciti da inviarci contro, mentre le nostre unità sono sempre più esigue?” domandò sir Galvano con un tono sarcastico ed irriverente.
“Fammi il favore, Galvano. La prossima volta che te la troverai davanti, chiediglielo se te ne lascerà il tempo. Sono curioso anch’io di conoscere la risposta.” rispose Artù con altrettanta ironia.
“Non sapete quanti stupidi esistano in giro che pensano che sconfiggere il grande esercito di Camelot li farà passare agli onori delle cronache!” esclamò una voce familiare alle loro spalle.
Mentre i due si voltarono, videro che Sam e Dean erano giunti di corsa per aiutarli e che era stato proprio quest’ultimo a parlare poco prima.
“Abbiamo pensato che potevamo darvi una mano anche qui, visto che il nostro compito a distanza è praticamente concluso.” aggiunse Sam, adducendo al fatto che gli spettri erano stati eliminati tutti e che del plotone guidato da Saturnus non restava molto.
“Siete voi!” sorrise Artù. “Non dovevate esporvi a tanto. Ci avete fornito un grande supporto dalle mura, vi ringrazio!”
“Già!” intervenne Galvano. “Come avete fatto a mirare con così tanta precisione da quella distanza? Quegli spettri sono spariti uno ad uno!”
“Dopo tanti anni passati a girare per via del nostro lavoro, abbiamo sviluppato innumerevoli capacità che di tanto in tanto ci ritornano utili in battaglia. E poi le istruzioni che Gaius ci ha dato si sono rivelate davvero preziose e ci hanno permesso di gestire tutta la faccenda!” rispose Sam, sperando di aver saziato la curiosità del cavaliere.
“Mi sembrava di avertelo detto che ci siamo imbattuti in cose di questo tipo in altre occasioni, no? Ormai ci stiamo facendo l’abitudine!” concluse Dean, dando una pacca sulla spalla a Galvano, che contraccambiò.
I due Winchester, quindi, sfoderarono a loro volta due spade provenienti dall’armeria reale di Camelot e si lanciarono nella battaglia con grande entusiasmo, falciando una decina di nemici in pochi minuti, sotto gli occhi esterrefatti di re Artù e di alcuni cavalieri che li ammiravano impressionati. Dopo aver riguadagnato le forze sufficienti, anch’essi si gettarono a capofitto contro quello che restava dell’esercito di Morgana, decisi a scrivere la parola “fine” su quello scontro.
Saturnus, dal canto suo, osservava in disparte tutta la scena, non lasciando percepire nulla circa le sue intenzioni.
 
***
 
Un numero impressionante di popolani di Camelot aveva accompagnato il re e il suo esercito mentre questi percorrevano il breve tratto di strada che li divideva dal castello, dando vita a tutti gli effetti ad una parata trionfale, a cui avevano avuto il privilegio di assistere anche i due fratelli Winchester. Dalle mura Gaius e Ginevra osservavano la scena e l’apprensione sui loro volti per le sorti della battaglia lasciò il posto ad una nuova tranquillità. L’anziano medico, però, celava qualcosa dietro una calma apparente, una preoccupazione che lo attanagliava e che non sapeva con chi condividere. Quando entrambi raggiunsero la porta principale del castello, Ginevra corse ad abbracciare Artù, mentre Gaius approfittò della confusione e dell’intenso vociare per prendere da parte Sam e Dean e metterli al corrente del motivo della sua afflizione.
“Avete combattuto con coraggio: immagino che ora siate molto stanchi.” esordì.
“Non è stata una passeggiata, ma credetemi se vi dico che ci siamo trovati in circostanze ben peggiori!” rispose Dean.
“Mi fa piacere sentirlo, visto che c’è ancora un problema all’orizzonte.” asserì il medico.
“Di che si tratta, Gaius?” gli chiese Sam in apprensione.
“Beh, Merlino. Si tratta di Merlino.” spiegò. “Mentre stavamo seguendo le ultime schermaglie della battaglia, ha deciso di controllare i movimenti di Artù più da vicino nel timore che potesse accadergli qualcosa di male. Purtroppo, quando era sul punto di raggiungervi, il suo sguardo ha incrociato quello del comandante di quell’esercito, lo Spirito del Tempo che ha permesso a Morgana di mettere in atto tutto questo, e, una volta riconosciutolo, non ha esitato un istante ad inseguirlo per affrontarlo. Da allora non ho più sue notizie!”
“Non preoccupatevi, Gaius. Diteci in che direzione è andato e ce ne occupiamo noi!” affermò Sam.
L’anziano diede loro le poche informazioni di cui disponeva e subito i fratelli si lanciarono indisturbati sulle tracce di Merlino, mentre in ogni parte del castello si festeggiava con grandi fasti la vittoria di Camelot.
 
***
 
“Credi che riusciremo a trovare Merlino, Sam?” domandò Dean, mentre la strada che avevano intrapreso li conduceva ad un luogo ben nascosto in prossimità della foresta. “Voglio dire, non siamo di queste parti, non è così scontato riuscire a raggiungerlo. Per giunta, non sappiamo nemmeno dove conduce questo sentiero che abbiamo imboccato con troppa facilità.”
“Credo che siamo sulla giusta strada, Dean.” aggiunse secco Sam.
“Cosa te lo fa pensare?”
“Per prima cosa, Gaius ha visto Merlino che prendeva questo stesso sentiero nel tentativo di inseguire lo Spirito del Tempo; poi, non so se ci hai fatto caso, ma ci stiamo avvicinando al rifugio degli Uomini di Lettere, o Rappresentanti dei Letterati, come si fanno chiamare in quest’epoca.”
“Non mi sembra che siamo passati di qui l’altra volta. Ne sei sicuro, Sammy?” chiese Dean, titubante.
“Sì, Dean. Abbiamo semplicemente percorso una strada diversa, ma ho riconosciuto la zona e qualcosa mi dice che Merlino e lo Spirito del Tempo si trovano proprio al rifugio. Merlino parlava di un incantesimo che voleva utilizzare per eliminare lo Spirito e non immagino un posto più indicato e meno frequentato di quello!” analizzò Sam.
“Credi che l’incantesimo di Merlino funzionerà? Voglio dire, so bene che gli incantesimi di Merlino funzionano sempre, ma mi riferivo a questo caso specifico. Non credo che un mago di quest’epoca, per quanto grande e potente, abbia mai avuto a che fare con un’entità simile.” aggiunse Dean.
“Ho fiducia in Merlino e nella sua magia, ma ho fatto qualche ricerca con l’aiuto di Julian e ho preso anch’io qualche precauzione in caso Merlino non riuscisse ad avere la meglio.”
“Però, interessante. Così ora prendi delle iniziative e mi tieni all’oscuro… E bravo, Sammy!”
“Non prendertela, Dean. Non volevo escluderti, ma semplicemente ho elaborato un piano di riserva che non sono nemmeno certo se possa funzionare o meno. E’ per questo che non ti ho detto nulla. Non è niente di sicuro!” cercò di giustificarsi.
“Non ti preoccupare, Sam. Non devi dirmi ogni pensiero che ti passa per la testa. Già stiamo insieme praticamente tutto il tempo! Sarebbe assurdo se non avessimo delle cose che non condividiamo!” lo rassicurò. “Ah, il rifugio è lì, avevi ragione! Stai iniziando a sentirti a casa qui a Camelot, eh Sammy?!”
“Più che altro mi trovo stranamente in sintonia con questo posto.”
“Allora entriamo?”
“Entriamo!”

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


Come avevano ipotizzato Sam e Dean, qualcuno si trovava nel rifugio, poiché la grossa botola in ferro con incisa la Stella dell’Acquario era aperta e mostrava il passaggio per accedere al bunker.
“Sembra proprio che avessi ragione, Sam. Qualcuno è entrato in questo posto e, se escludiamo i Rappresentanti dei Letterati ancora in vita che sono sorvegliati e al sicuro, solo Merlino poteva avere la chiave e conoscerne l’esatta ubicazione.”
“Quindi, è molto probabile che lo Spirito del Tempo sia laggiù insieme a Merlino, non è così, Dean?”
“Immagino di sì. Non resta che scoprirlo, Sammy.”
Sam inspirò l’aria a pieni polmoni ed espirò subito dopo; poi, rivoltosi al fratello, disse:
“Andiamo, allora. E’ giunto il momento della resa dei conti!”
Si incamminò oltre l’ingresso, seguito da Dean, e insieme scesero ancora una volta la scalinata che tanto ricordava loro quella presente a Lebanon. Quando mancavano ormai pochi gradini, due voci furono ben distinguibili alla loro attenzione: una era quella di Merlino, calda e gioviale anche quando assumeva un tono perentorio; l’altra, più imponente e autoritaria, era loro sconosciuta. Percorsero velocemente la distanza che li separava dai due e, quando raggiunsero Merlino, lo videro davanti ad una specie di gabbia. Era tanto grande da occupare in pieno il centro della stanza e le sue sbarre, in apparenza di metallo, erano chiaramente il frutto di un incantesimo del giovane mago per tenere rinchiuso l’uomo che stava prigioniero al suo interno. Fu così che si trovarono finalmente faccia a faccia per la prima volta con colui che aveva causato loro tutte quelle vicissitudini.
“Merlino, è tutto a posto?” chiese subito Sam, preoccupandosi per lui.
“Sì, Sam. Grazie.” lo rincuorò questo. “Per il momento non c’è niente da temere. Ho capito che era lui l’ancora che teneva quegli spettri legati a questo mondo; così, dopo aver iniziato a combattere, ho finto di fuggire e l’ho attirato fin qui, facendolo cadere in trappola e bloccandolo nella prigione magica che vedete. Almeno in questo modo potremo cercare di ottenere delle risposte e per il momento Camelot dovrebbe restare al sicuro. Tuttavia, non ho la più pallida idea di quanto possa reggere l’incantesimo; perciò, dobbiamo prestare attenzione ad ogni suo minimo movimento.”
“Ti aiuteremo noi, non preoccuparti, Merlino.” disse a sua volta Dean, scrutando con disprezzo lo Spirito.
“Mi ha riferito di chiamarsi Saturnus e di venire dal vostro tempo, ma questo lo avevate già capito. Dice di essere giunto qui per mezzo di un accordo con un essere molto potente che voleva eliminare tutti i membri dell’associazione che ha luogo in questo rifugio. Purtroppo, per il momento non sono riuscito a carpirgli altro: è molto reticente a parlare!”
“Se permetti, Merlino, vorrei provare io a sciogliergli la lingua!” affermò Dean, serio.
“Non ho nulla in contrario!”
“Bene! Allora cominciamo!” disse, rivolgendo un’occhiata torva a Saturnus. “E ti conviene essere collaborativo!”
Lo Spirito del Tempo rimase immobile nella gabbia magica creata da Merlino, determinato a non proferire parola e ad attendere che il sortilegio terminasse, restituendogli la libertà e permettendogli di portare a compimento il suo piano.
“Ascoltami bene, figlio di puttana. Non ho intenzione di perdere altro tempo con te, quindi stai pur certo che troverò il modo di farti parlare. Mi hai capito?” inveì Dean, furente. “Per quale motivo ti trovi qui e perché hai viaggiato nel tempo per allearti con Morgana?”
Saturnus sorrise e si limitò a scrollare le spalle. A quel punto Dean si girò verso Merlino, dicendo:
“Pensi che ci potrebbero essere dei problemi con l’incantesimo che lo tiene bloccato se introducessi dentro a quella gabbia qualcosa?”
“Non credo. E’ lui che non può uscire, ma questo non impedisce a qualcosa di entrare!”
“Bene!” esclamò Dean, prendendo in mano un’asse di legno che si trovava in un angolo del rifugio e colpendo con violenza Saturnus ad un fianco. “Allora? Rispondi?”
Vista la scarsa collaborazione dello Spirito, a quel colpo ne seguirono molti altri, alcuni dei quali fin troppo cruenti, che gli lacerarono la carne e da cui iniziò a scorrere un fiume di sangue.
Lo Spirito del Tempo, per quanto fosse un essere incorporeo, aveva avuto bisogno di un “tramite” in carne ed ossa mediante il quale poter interagire con gli altri e questo non lo esimeva dal provare sensazioni prettamente umane. Dean conosceva questo aspetto della “possessione”, poiché erano anni che aveva a che fare con demoni, spiriti, spettri e tante altre creature simili; per questo motivo aveva convenuto che stimolare la soglia del dolore di un essere che non era avvezzo a provarne poteva essere perfino più efficace rispetto a chi vi era abituato. Saturnus, infatti, ripresosi dai primi colpi, non riuscì a reggere i successivi, così come alcuni dardi scagliati dalle balestre che i fratelli avevano portato con loro dopo la battaglia.
“Basta! Smettila!” sbottò lo Spirito.
“Allora inizia a parlare, figlio di puttana!” gli intimò il più grande dei Winchester.
Alla fine, estenuato dal dolore, cominciò il suo racconto, seppur lasciando ampie lacune nel discorso.
“Sono giunto qui dal vostro tempo.” esordì, rivolto a Sam e Dean. “Ma questo lo sapevate già, come ha detto il mago. Dopo la caduta degli angeli mi sono ritrovato per la prima volta libero di decidere, senza dipendere da qualcuno e senza dover rendere conto a nessuno del mio operato. Così ho iniziato a “lavorare” unicamente per il mio tornaconto; nulla di diverso da quello che fate voi esseri umani.”
“Con l’unica differenza che dalla tua posizione puoi manipolare il tempo e le sorti delle persone come se nulla fosse, mentre questo gli umani non possono farlo!” aggiunse Sam, indignato. “Senza contare il fatto che hai tradito in tutti i modi possibili la missione per la quale si rende necessaria la tua stessa esistenza.”
“Non ho scelto io il ruolo che mi è stato imposto e, ora che sono libero, farò in modo che le cose cambino per tutti! Non siete solo voi a bramare il libero arbitrio! O credete che questo vi spetti di diritto e vi renda dei privilegiati rispetto ad ogni altra entità del cosmo?”
“Le domande qui le facciamo noi!” rispose Dean, offeso dall’insinuazione di Saturnus. “E comunque, in che modo diventare il galoppino di Abaddon ti avrebbe reso libero?! Spiegamelo bene perché è questo il senso di libero arbitrio che non comprendo!”
Saturnus si limitò a sbuffare, ma rimase in silenzio; questo atteggiamento urtò molto Dean, che lo trafisse nuovamente con l’asse nei punti del corpo già feriti per causargli una maggiore sofferenza.
“Aaaahhhh!” gemette Saturnus con rabbia.
“Quando si nomina la tua padrona, stai zitto, non è vero?” “Risparmiati tutte le frasi fatte sulla libertà, sull’uguaglianza e quant’altro. La verità è che l’unica cosa di cui ti importa è avere potere sugli altri e manipolarli come marionette, proprio come fa Abaddon con te! Magari ti avrà offerto un qualche ruolo di rilievo al suo fianco, se e quando si compirà il vostro piano, non è così? Beh, ti dico una cosa che probabilmente ancora non hai capito in questo tuo delirio di onnipotenza: ad Abaddon non interessa assolutamente niente di nessuno e, quando avrai adempiuto al compito per cui le servi, non esiterà a sbarazzarsi di te in men che non si dica!”
Lo Spirito mostrò inquietudine nell’ascoltare le parole di Dean, poi, dopo un attimo di silenzio, molto provato dagli spasmi lancinanti che provenivano da quel corpo umano, tornò a parlare.
“Quando l’ordine di questo tempo verrà sovvertito, anche il futuro subirà delle ripercussioni. E voi potreste anche non esistere affatto, oppure essere dei banali poveracci senza alcun mezzo per fermare…”
“Abaddon, dico bene?” domandò Sam, ma di nuovo Saturnus non rispose. “Toglimi solo una curiosità! Perché hai spedito anche me e Dean in questo tempo, se il tuo obiettivo era quello di neutralizzarci?”
“Non sono stato io!” affermò convinto lo Spirito del Tempo. “Evidentemente ho sottovalutato il controllo che alcuni angeli ancora possiedono sul mondo e sugli umani. Credevo che in quel caos le mie azioni sarebbero passate inosservate, ma mi sbagliavo. E’ chiaro che lassù c’è ancora qualcuno che ha a cuore le vostre sorti e quelle del mondo che si è generato dal corretto fluire del tempo.”
“A chi ti riferisci?” tornò a chiedere Dean.
“Non lo so di preciso. Io conoscevo solo il Principe celeste che vigilava sul mio operato, ma lui non ha il potere di farvi viaggiare nel tempo. E’ qualcuno che lo possiede ad avervi mandato qui per ostacolarmi.”
“Non c’è più nessuno con quel potere, ormai!”
“E’ chiaro che non è così. La vostra presenza qui dimostra l’esatto contrario. Vi state sbagliando di grosso!” confermò Saturnus.
Sam e Dean si lanciarono un’occhiata perplessa, non riuscendo ancora a capire chi potesse averli condotti a Camelot per fermare gli oscuri propositi di Abaddon e di Saturnus.
“Non vorrei mettervi fretta, ma credo che l’incantesimo si stia esaurendo.” interruppe il momento di silenzio Merlino.
“A cosa vi serve Morgana nell’attuazione del vostro piano?” chiese rapidamente Sam.
“Avevo bisogno di qualcuno che mi consentisse di muovermi come dovevo in questo tempo e di certo con la sua magia e con la sua brama di potere era lei la persona più indicata ad essere un’ottima alleata. Dovevamo agire in questo preciso momento per evitare che la misera associazione che si riunisce qui diventasse quella potente degli Uomini di Lettere del vostro tempo. Così, con la fama che ha nel luogo da cui tutti noi veniamo, quale alleato migliore di lei?! I miei piani collimavano con i suoi e avevamo tutti e due da guadagnarci in questa storia. Finalmente avremmo potuto rivalerci su una storia che ci ha emarginato entrambi.”
“Certo. E anziché ispirare la gente del tuo tempo verso il progresso, verso grandi conquiste e meravigliosi propositi, hai preferito giungere in quest’epoca già così complessa e riscrivere una storia con cui non avevi nulla a che fare e che era compito di un altro Spirito gestire. Davvero molto onorevole da parte tua, così come mostrarti come il comandante dell’esercito di Morgana.” sbottò Merlino, proprio appena prima che l’incantesimo svanisse e Saturnus si liberasse.
A quel punto, lo Spirito del Tempo strinse la mano a pugno e tutti e tre i presenti accusarono una fitta dolorosa allo stomaco di intensità crescente, fino a piegarli come se le loro viscere stessero prendendo fuoco.
“Un altro regalino di Abaddon?” chiese Dean, mostrando un velo d’ironia anche in quel momento drammatico.
“No, di Morgana. L’ho convinta ad accrescere i miei poteri per avere la possibilità di espugnare Camelot.”
“Ma non ci sei riuscito!” disse Merlino, piegato in due dal dolore.
“No, perché non mi ha parlato delle tue doti e non mi ha rivelato la tua identità, Emrys.”
“Nemmeno lei ne è a conoscenza!” sospirò Merlino, quasi senza forze.
“Almeno non tutto è ancora perduto! Quando le rivelerò chi sei in realtà, le sarà molto più facile eliminarti e colpire Artù.”
“Devi prima riuscire ad uscire da questo posto!” esclamò Sam, anch’egli contorcendosi, sofferente.
“Confido di essere fuori di qui in qualche minuto.” disse Saturnus, spavaldo. “Non mi sembra che abbiate molte possibilità di fermarmi. Così, anche se le cose sono andate diversamente da come sperato, avrò lo stesso risultato, con Camelot nelle mani di Morgana, gli Uomini di Lettere mai esistiti sulla faccia della Terra e voi due periti in un tempo di cui non fate nemmeno parte!”
“Non credo proprio.” urlò Merlino al suo indirizzo. “Ormai non ho nulla da perdere. Tanto vale provare.”
“Provare cosa?” lo guardò infastidito lo Spirito.
Il mago cercò di mettersi dritto come meglio poteva, poi raccolse le forze per usare la magia.
Forbearnahn! Forbaern aeltaewlice! Astrice!
Tante fiamme circondarono Saturnus e cercarono di bruciarlo da ogni punto possibile; alcune di esse provenivano direttamente dal corpo che occupava, come se stesse cercando di implodere. Tuttavia, la potenza dello Spirito continuò a mantenere vivo anche quel contenitore parzialmente consumato dal fuoco e spezzato dalla forza della magia. Questa azione, però, era riuscita a far cessare la morsa di Saturnus sui tre ragazzi, che ebbero così modo di liberarsi dal suo giogo perverso.
“Non posso crederci!” esclamò un affaticato Merlino. “E’ riuscito a resistere nonostante la grande complessità di quell’incantesimo!” “Non so cos’altro provare su di lui e non posso nemmeno permettergli di uscire di qui e andarsene in giro a rivelare il mio segreto!” sbatté i pugni a terra il mago.
“Non temere, Merlino. Forse posso fare io qualcosa per fermarlo.” lo consolò Sam, mentre estraeva un foglio di pergamena da una tasca.
“Che vuoi fare, Sam?” chiese Dean al fratello con grande nervosismo.
“Non ti preoccupare, Dean. Non si tratta di niente di troppo rischioso. Spero solo che funzioni: ci eviterebbe un sacco di problemi!” rispose Sam teso, ma fiducioso.
Aprì il foglio di pergamena, se lo passò tra le mani, poi lesse l’incantesimo in latino che vi aveva appuntato un paio di giorni prima.
Spiritum Temporis evoco te, nunc perveni ad me, Spiritus Temporis!
Le sue parole sembravano essersi perse nell’aria e Saturnus, di risposta, mostrò un mezzo sorriso tra le labbra annerite.
“I vostri tentativi non servono a nulla. Non vi rendete conto che noi Spiriti del Tempo siano entità troppo potenti per poter essere controllate da voi, miseri umani?” “Perché credete che siamo stati relegati a controllori del tempo sotto le indicazioni dei Principi celesti? E’ stato tutto per via dell’immenso potere di cui disponiamo: abbiamo la possibilità di modificare il tempo a nostro piacimento e voi non potete farci niente.”
Una folata di vento riempì il rifugio, poi una voce alle loro spalle disse:
“Loro no, ma io sì.”
L’espressione sul volto di Saturnus si fece di colpo seria e preoccupata e i tre si voltarono all’unisono per scoprire a chi appartenesse la voce che avevano appena sentito. La figura di quello che sembrava essere un uomo, ma con un’aura più brillante e luminosa, si mostrava davanti a loro con un cauto sorriso.
“Tu chi sei?” chiese Dean di soppiatto.
“Eh, Dean, lascia perdere. Non essere così irriverente!” lo redarguì Sam.
“Che vuoi dire, Sam?” domandò ancora.
“Non preoccuparti, giovane Winchester. Voi non avete nulla da temere da me perché non appartenete a questo tempo e non potrei recarvi alcun danno nemmeno se volessi.” spiegò questi, prima che Sam potesse ribattere qualcosa.
“Sei tu che lo hai chiamato con quell’incantesimo, Sam?” lo incalzò ancora Dean.
“Sì, sono stato io perché credo che sia l’unico che possa davvero aiutarci a sistemare tutta la faccenda.”
“Lasciate che sia io a spiegarvi.” disse la figura appena apparsa. “Io sono Timeio, lo Spirito che presiede questo tempo e ho risposto alla vostra chiamata per rimettere in ordine ogni cosa. Ti ringrazio, dunque, giovane Winchester, per avermi dato la possibilità di salvaguardare la mia missione, una missione dettata dall’alto, da cui non posso esimermi, così come non avrebbe dovuto chi è giunto dopo di me.”
“Tu puoi risolvere i problemi che ha creato Saturnus?” chiese Merlino con un po’ di timore nella voce.
“Farò tutto quello che posso affinché il suo passaggio in questo tempo non influenzi troppo il futuro. Purtroppo non posso cancellare tutte le nefandezze di cui si è macchiato, Emrys.”
“Tu mi conosci?” domandò con ansia Merlino.
“Certo che ti conosco. Sono una sorta di custode di questo tempo e tu, Emrys, sei la persona che più mi rende fiero della mia missione.” esclamò con ammirazione. “Vedete, noi Spiriti del Tempo siamo coordinati dai Principi celesti, affinché ogni uomo acquisisca la consapevolezza del proprio tempo e delle idee che lo permeano. Quando ciascuno agisce liberamente, con la cognizione del proprio destino, egli diventa una parte essenziale del progresso della civiltà, contribuendo all’evoluzione dell’umanità, così come a quella di noi Spiriti che la guidiamo.”
“Cavolo!” si lasciò sfuggire Dean, soddisfatto.
“Per questa ragione, Emrys, tu sei la persona che meglio comprende e meglio incarna la mia missione, una luce verso il futuro. Ed è a te che devo tutto in quest’epoca buia. La tua impresa in questo tempo permetterà al mondo di evolvere verso un futuro radioso, ma, se la tua azione dovesse venire meno per colpa di uno Spirito ribelle e poco saggio, non potrei mai perdonarmi di non essere intervenuto per impedire al mondo di restare nell’oscurità.” spiegò Timeio.
“Grazie, immagino.” replicò Merlino, che, pur non avendo compreso bene tutto il discorso dello Spirito, si rese conto di essere un alleato importante per questo.
“Al contrario, sono io a dover ringraziare te e voglio farlo in modo concreto, liberandovi del fardello che Saturnus si è preso la briga di rappresentare.” “Mai nessuno Spirito ha osato tanto; qualcuno ha svolto meglio la sua missione, qualcuno peggio; altri hanno valicato lo spazio entro il quale era consentito loro agire. Ma, ripeto, mai nessuno si è macchiato di simili atti e di tanta superbia, al punto da farsi portatore supremo di false idee anche in tempi non propri.”
“Che succederà ora?” chiese Sam in tono rispettoso.
“Saturnus verrà con me e, se per qualche motivo ha eluso il controllo dei Principi celesti nel tempo che gli era stato assegnato, sarà giudicato in questo tempo che tanto si è speso per distruggere.” sentenziò Timeio, rivolgendosi poi direttamente a Saturnus. “Ora ti condurrò al cospetto dei Principi celesti che verranno messi a conoscenza di tutte le tue azioni nefaste e che decideranno cosa ne sarà di te, quale punizione sarà più giusto arrecarti. Ti sei macchiato di vergogna e hai gettato discredito su tutti gli Spiriti del Tempo che ti hanno preceduto: non oso pensare a cosa avresti potuto fare se io non fossi intervenuto, chiamato da questo giovane.”
“Tu non conosci tutti i fatti che accompagnano il mio tempo. Il mondo non si trova più in ordine, al seguito delle regole che governano la nostra azione, bensì è il caos a regnare e…” cercò di giustificarsi Saturnus.
“No, basta.” lo interruppe Timeio. “Non devo sapere più di quanto sia necessario. L’unica cosa certa è che hai cercato di portare quel caos di cui tanto ti riempi la bocca anche in questo tempo, in cui non hai alcun ruolo e in cui assolvevo il mio compito al meglio delle mie capacità. Hai cercato di distruggere l’equilibrio di tempo e spazio e la cosa peggiore è che sei ancora qui a cercare scuse, senza avere la benché minima idea di quali gravissime conseguenze questo avrebbe comportato sul mondo intero!”
“Anche noi Spiriti del Tempo dovremmo essere liberi di scegliere come assolvere la nostra missione…”
“Continui a parlare di una “missione” che hai tradito in ogni modo immaginabile. Risparmia le parole per i Principi celesti, che magari vorranno essere più clementi di me.” concluse Timeio, mentre afferrava il corpo occupato da Saturnus per un braccio.
“Adesso cosa accadrà nel nostro tempo?” lo interrogò Dean.
“Non cambierà molto. E’ vero che questo Spirito non ha portato a termine la sua missione, ma di certo un altro prenderà il suo posto. Io non ho modo di intervenire su questo, ma sono sicuro che i Principi celesti, messi a conoscenza del disordine del vostro tempo, sapranno agire al meglio. Dobbiamo tutti confidare in questo.” spiegò lo Spirito.
“Scusa, Timeio. Ho ancora una domanda per te.” disse nuovamente Dean.
“Ti ascolto.”
“Come abbiamo fatto io e mio fratello a finire a Camelot? Voglio dire, pensi che possano essere stati i Principi celesti ad inviarci qui per fermare il tuo amico?”
“No, questo lo escludo. I Principi celesti non hanno questo tipo di potere, ma è possibile che, accertato il pericolo, si siano rivolti a chi lo possiede per risolvere la situazione. C’è molta fiducia nelle azioni degli uomini degni, benché a volte si dica il contrario.”
“E chi possiede questo tipo di potere?”
“Gli Arcangeli!”
“Solo gli Arcangeli?”
“Non escludo che qualche altra entità possa riuscire nello stesso scopo, ma in definitiva direi di sì, solo gli Arcangeli.”
“Grazie, Timeio.”
“Sono io ad esservi riconoscente. E spero che il mio intervento possa aver arginato le conseguenze nefaste di una simile circostanza.” disse lo Spirito, accennando un ringraziamento con la testa all’indirizzo di Sam, Dean e Merlino. “Comunque, trovo curiosa una cosa.” disse, tutt’ad un tratto.
“Cosa?” domandarono all’unisono Sam e Dean.
“Che proprio voi, giovani Winchester, siate stati inviati in un luogo a cui siete inevitabilmente legati.”
“In che senso?” chiese Dean, quasi trasalendo. “Ti riferisci agli antenati degli Uomini di Lettere?”
“Anche. In effetti, anche questo aspetto è interessante. L’associazione che contribuirete a portare avanti è sorta proprio qui: non credo sia una coincidenza!”
“Di che sta parlando, Sam?” disse piano Dean, interpellando il fratello.
“E’ per “Winchester”, non è vero?” affermò Sam, a cui Dean rivolse un’occhiata interrogatoria.
Lo Spirito fece un mezzo cenno di assenso con il capo, poi aggiunse.
“Vedo che mi hai compreso. Ma non è saggio parlarne oltre, poiché è bene che io non mi intrometta nel futuro e voi nel passato.”
“Hai perfettamente ragione, Timeio.” “Ah, un’ultima cosa! Per caso sai come possiamo fare per tornare a casa nel nostro tempo?”
“No, non lo so con certezza. Ma ritengo che Emrys potrà esservi utile in questo. Conto sulla tua discrezione, giovane mago, affinché tutto vada per il meglio.”
“Farò quanto è in mio potere. Grazie ancora per essere accorso in nostro aiuto.”
“Grazie a tutti voi.” concluse Timeio, poi afferrò Saturnus con maggiore forza e scomparve con lui in una specie di esplosione di luce.
“Wow! Quella sì che era un’uscita ad effetto!” esclamò Dean, stupefatto. “E, tra l’altro, Sam, cos’era quella storia di “Winchester”?”
“Niente di troppo importante, in realtà. Ti racconterò quello che so in un altro momento. Adesso sono davvero stanco e dovremmo tornare al castello prima che notino la nostra assenza.”
“Sam ha ragione. Si sta facendo tardi e non oso immaginare quanto sarà furente con me Artù per essere sparito subito dopo la battaglia!” gli fece eco Merlino.
“Allora, andiamo.” disse Dean. “E sigilliamo per bene questo posto. E’ meglio non averci a che fare per un po’. E’ stato davvero stressante neutralizzare quello Spirito.”

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


“MERLINO!” urlò nuovamente Artù, arrabbiato.
Ginevra bussò, poi entrò nella stanza del re, cercando di farlo calmare.
“Artù, Merlino non si trova da nessuna parte! Ho controllato personalmente tutto il castello, ma non c’è. Non gli sarà successo qualcosa?”
“Ma se è rimasto al castello! Cosa mai può essergli successo qui?”
“Altri servitori mi hanno detto che non si vede da prima della fine della battaglia.”
“Perfetto! Adesso mi toccherà anche andarlo a cercare!” sbuffò Artù. “E magari finirò per doverlo recuperare alla taverna mentre festeggia il buon esito dello scontro! E sempre lì che va quando non riesco a trovarlo!”
“Ma in questo caso potrebbe anche essere in pericolo!” lo incalzò Ginevra.
All’improvviso si sentì bussare, la porta si socchiuse e la testa di Merlino apparve sull’uscio con un’espressione di imbarazzo in volto.
“Posso entrare, sire?” domandò.
“Ma certo!” disse Artù con ironia. “E dimmi, Merlino, c’è qualcosa che posso fare per te?”
“Scusate, sire. So di aver tardato, ma c’è una buona ragione. Ve lo assicuro!” disse il servitore, provando a giustificarsi.
“E quale sarebbe? Sentiamo!”
“Non vi sarà sfuggito che l’alleato di Morgana, lo stregone o quello che era, non si trovava sul campo di battaglia.”
“E con questo dove vuoi andare a parare, Merlino?”
“Beh, quando l’ho visto fuggire, gli sono corso dietro anche se devo ammettere che non è stata una buona idea perché mi ha catturato e legato senza che potessi fare niente per sfuggirgli.”
Artù non rispose e si limitò ad aggrottare le sopracciglia, mentre Ginevra assunse un’espressione preoccupata.
“Se non fosse stato per Sam e Dean probabilmente sarei già morto.” aggiunse il mago.
“Non vedo il lato negativo, Merlino. Sei praticamente un imbranato e hai pensato bene di fare l’eroe senza esserne realmente capace!” asserì il re.
“Artù, non trattarlo così. Deve essersela vista brutta in quella situazione e sono sicura che ti sarebbe dispiaciuto se gli fosse successo qualcosa di male.” lo rimproverò Gwen.
“Ginevra, so che Merlino è tuo amico, ma sei fin troppo accondiscendente con lui. Si è volutamente esposto al pericolo!” insistette Artù.
“Lo ha fatto per il bene di Camelot, proprio come fate tu e il tuo esercito. Quell’uomo è davvero pericoloso e potrebbe tornare ad attaccare il regno!”
“No, Gwen. Non può più farlo!” la interruppe Merlino. “Quando mi hanno liberato, Sam e Dean hanno ingaggiato uno scontro con lui e alla fine, non so bene come, è rimasto ferito a morte.”
“Beh, finalmente una buona notizia!” esclamò soddisfatto Artù. “Un problema in meno!”
“Meno male che tutto si è risolto per il meglio!” sospirò Ginevra. “Quei ragazzi hanno ripagato in pieno l’ospitalità che hai dato loro, Artù.”
“Già. Mi sento quasi in debito con loro. Da quando li ho accolti al castello, hanno dovuto mettere la loro vita a repentaglio diverse volte.” rifletté il giovane sovrano. “Beh, ora che la minaccia è sventata, potremmo festeggiare per una sera!”
“Altro lavoro!” esclamò Merlino, sfiancato e sfinito.
“Esatto, Merlino. Domani sera ci sarà una piccola festa a corte per celebrare la vittoria della battaglia e mi aspetto che tutto sia impeccabile!”
“Sì, sire. Come ordinate.”
“Allora, vado ad informare tutta la servitù dell’evento.” propose Ginevra.
“No, Ginevra. Tu puoi andare a riposare. Sarà Merlino ad occuparsi di tutto. Così ci penserà due volte prima di andare in cerca di guai.” concluse Artù, mostrando un sorriso sarcastico all’indirizzo del giovane mago.
 
***

“A cosa pensi, Sam?” chiese Dean, sdraiato sul letto della stanza del fratello, mentre questo passeggiava nervosamente.
“A tutto. A quello che ci è successo in questo periodo qui a Camelot, a quante ne abbiamo viste e al fatto che tra poco sarà finita e, se le cose vanno come dovrebbero, torneremo a casa e ricominceremo a combattere i mostri, Abaddon e tutto il resto.”
“E’ stata una bella avventura, ma finirà come è giusto che sia.” gli rispose Dean di getto. “Mi sembra, però, che ne parli già con nostalgia, o sbaglio?”
“Beh, un po’ sì. A parte il fatto che ci troviamo a Camelot alla corte di re Artù, con Merlino, i cavalieri e quant’altro, sono stati giorni in cui tutto sommato mi sono sentito parte di qualcosa. Voglio dire, anche se la lotta di Artù e Merlino contro la magia oscura dei nemici di Camelot non è proprio quello che facciamo noi quando cacciamo, non è nemmeno così diverso.” cercò di spiegarsi Sam. “Avere un obiettivo comune ad altri, mi ha fatto sentire coinvolto in qualcosa, qualcosa di grande in questo caso.”
“Credo voglia dire questo avere degli alleati, o degli amici.” ribatté Dean con un sorriso ironico. “Una cosa a cui noi non siamo molto abituati, Sammy.” “Come darti torto: siamo sempre io e te contro il male, contro un demone, contro qualche creatura. E anche prima che papà sparisse e ricominciasse tutta questa storia dell’andare a caccia insieme non è che fosse tanto diverso in fin dei conti.”
“Già. Non è la prima volta che parliamo di quanto il nostro “lavoro” ci allontani da chiunque. In ogni caso, non mi è dispiaciuto fare quest’esperienza, anche se all’inizio non sapevamo da dove cominciare.”
“Puoi sempre chiedere ad Artù di nominarti cavaliere e restare qui!” continuò Dean nella sua ironia. “Oppure puoi stare tutto il giorno a corte a fare la vita della principessa!”
“Spiritoso!”
“Ad essere sincero, a parte il disorientamento dei primi giorni, non mi è mancato troppo il nostro tempo, comodità a parte.”
“Comodità e compagnie femminili a parte, vorrai dire.”
“Ti sbagli, Sam. Le dame di corte di quest’epoca sanno essere davvero molto amichevoli!”
Sam fece una smorfia all’indirizzo del fratello, poi aggiunse:
“Perfetto! Sei venuto a cercare guai anche qui! Complimenti!”
“Mi sembra che nessuna abbia avuto niente da ridire, Sam.” disse Dean, scrollando le spalle.
“Sei incorreggibile, Dean!”
“Non ti preoccupare di questo, tanto tra un paio di giorni saremo a casa e ricorderemo quest’avventura come una bella vacanza.”
“Lo spero.” disse Sam, aggrottando le sopracciglia. “Tutta la storia dietro al nostro arrivo qui e al modo di tornare nel nostro tempo è l’unica cosa che ancora non si è chiarita. Spero che Merlino non avrà problemi a rimandarci a casa.”
“Non vedo perché dovrebbe. E’ Merlino!” “E poi, noi abbiamo adempiuto al compito per cui eravamo stati mandati a Camelot, non c’è motivo per non fare ritorno.” “Ah, tra l’altro, Sam, ora puoi spiegarmi la storia di “Winchester” di cui parlava Timeio?”
“Sì. Devi sapere che l’esatta ubicazione di Camelot, di questa Camelot, non è mai stata scoperta. Alcuni ritengono che sia dovuto ad errori storici, altri al fatto che in realtà non sia mai esistita, altri ancora lo legano alla magia di Merlino, che avrebbe creato una sorta di occultamento del regno di Albione.”
“Della serie, Camelot può trovarsi dappertutto?” lo interruppe Dean.
“Sì, una cosa del genere. Comunque, uno dei più grandi scrittori dei tempi moderni, sir Thomas Malory, ha effettuato molte ricerche in merito ed è arrivato alla conclusione che Camelot sorgesse nell’attuale città di Winchester in Inghilterra.”
“E ci sono delle prove che dimostrano questa sua teoria?”
“No, nessuna. E’ proprio questo che non torna. Malory è sempre stato convinto di essere nel giusto, ma di fatto non ha addotto prove che dimostrassero che aveva ragione. Per questo, poi, molti hanno iniziato a fantasticarci sopra, ritenendo che Malory sapesse più di quanto diceva e che forse poteva aver trovato qualcosa che non ha voluto rendere pubblico. Cose così.” “Comunque, credo che quello che Timeio volesse intendere era il collegamento tra i fondatori degli Uomini di Lettere, Camelot, la città di Winchester e noi.”
“Beh, se ci pensi bene, è tanto su cui riflettere!”
“Sì, ma finora non avevo nemmeno la certezza che Camelot fosse davvero esistita. Come sai, ho sempre adorato le storie che giravano attorno alle leggende arturiane, ma vivere qui è un’altra cosa. Da luogo ideale nella mia mente è diventato un posto reale con persone vere, non solo miti e leggende.”
“Hai ragione. Poi, tante cose non somigliano nemmeno a quelle giunte fino a noi. Ma capisco quello che vuoi dire. Vivere nel castello, conoscere Artù, Merlino, Ginevra, i cavalieri è completamente diverso: sono le persone che passeranno alla storia, su cui verrà scritto e narrato di tutto, ma in questo momento sono persone esattamente come noi, che vivono fianco a fianco con noi e che sono la cosa più vicina a degli amici che abbiamo. E’ strano, ma io la percepisco in questo modo.” asserì Dean, immerso in mille pensieri.
“Capisco quello che vuoi dire, Dean. Quello che per tutti è un mondo della fantasia, per noi è la realtà. Una nuova cosa da nascondere a tutti, dopo il fatto che i mostri e i fantasmi esistono davvero.”
“Beh, non ci resta che goderci questi ultimi giorni. La prima cosa che voglio fare è divertirmi alla festa che Artù ha indetto per domani!” concluse Dean con un sorriso compiaciuto.

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


Dopo un giorno di meritato riposo, i cavalieri e Artù si apprestavano a prendere parte ai festeggiamenti per la vittoria e si preparavano a dire addio ai due forestieri che avevano trascorso un periodo come ospiti nel castello e che si erano rivelati un aiuto impagabile per la causa di Camelot nella guerra contro Morgana e le forze della magia oscura.
“Devo ammettere che sentirò la loro mancanza.” disse Artù, mentre con i cavalieri varcava la soglia del grande salone.
“Nonostante non sappiamo molto sul loro conto, devo riconoscere che hanno dimostrato di meritare la vostra fiducia, sire.” gli fece eco Leon.
“Sì, sir Leon. Non si sono risparmiati sul campo di battaglia, benché non siano dei guerrieri. E hanno perfino salvato quell’imbranato di Merlino da morte certa per mano dell’alleato di Morgana.”
“Perché non li invitate ad unirsi a noi? Diventando cavalieri, intendo.” propose sir Galvano. “Hanno un ottimo potenziale e potrebbero ancora migliorare se si addestrassero con noi.”
“Sai, Galvano, di solito non ti ascolto quando parli a sproposito, ma in questo caso non hai tutti i torti.” convenne Artù.
“Sarebbe bello se restassero: iniziavo già a considerarli come dei compagni d’armi.” aggiunse sir Elyan.
“Non mi dispiacerebbe affatto avere qualcun altro su cui contare. Di questi tempi è difficile trovare qualcuno che ti aiuti in modo disinteressato e devo dire che Sam e Dean sono stati impeccabili da questo punto di vista.” continuò sir Parsifal.
“Hanno fatto molto più di quanto immaginassi, solo per ripagare l’ospitalità che avevo offerto loro.” proseguì Artù.
“Non è solo per questo, Artù. E lo sai benissimo.” lo interruppe Ginevra, che era sopraggiunta insieme agli altri e stava controllando che tutto fosse in ordine. “Quando le persone vengono coinvolte nel clima di Camelot, per loro è impossibile non lasciarsi ammaliare da ogni cosa, tirando fuori il meglio da ciascuno.”
“Sarà come dici tu, Ginevra, ma quei ragazzi mi hanno fatto davvero una buona impressione.”
“Anche a me e mi dispiace che se ne vadano, ma dopo tante afflizioni potranno tornare alla loro vita e al loro lavoro, ora che tutto si è sistemato.”
Nel frattempo, Merlino entrò nel salone dopo aver sbrigato tutti i compiti che gli erano stati affidati per la serata. Era visibilmente affaticato e il suo volto appariva più pallido che mai per la stanchezza.
La stanza, tuttavia, era stata decorata a festa, proprio come Artù aveva richiesto, e almeno non avrebbe dovuto sorbirsi dei rimproveri per un lavoro approssimativo. Ampi bracieri e sontuosi candelabri sprigionavano la loro più vivida luminosità, rivestendo ogni angolo di una vasta gamma di luci gialle e arancioni. Lo stendardo con lo stemma dei Pendragon si ergeva lungo la parete, proprio dietro al posto spettante ad Artù, mentre i drappi che adornavano le finestre riproponevano lo stesso motivo cremisi. I tavoli erano apparecchiati con cura e imbanditi con i cibi e le bevande più vari, anche se ancora mancavano le portate principali, e ovunque si poteva notare gente allegra che chiacchierava amabilmente, rasserenata dallo scampato pericolo.
Pochi minuti dopo, anche Sam e Dean fecero il loro ingresso e, incrociato lo sguardo del mago, lo raggiunsero.
“E’ tutto a posto, Merlino? Stai bene?” gli domandò Sam.
“Sì, sono solo stanco. Artù mi ha riempito di commissioni e ho impiegato il poco tempo che avevo per dormire a formulare l’incantesimo per rimandarvi a casa.” disse piano il mago.
“Mi dispiace. E com’è andata? Hai avuto problemi?”
“Mmmh, diciamo che ho optato per annullare ciò che vi ha condotto qui. E’ più sicuro. Altrimenti potreste finire dappertutto.”
“Ma funzionerà?” chiese Dean a voce impercettibile.
“Sì, dovrebbe funzionare.” “Attenzione, arriva Artù!”
Il re si avvicinò ai tre e invitò Sam e Dean ad accomodarsi a tavola insieme a lui e ai cavalieri più fidati.
“Venite a sedervi con noi, a breve inizierà il banchetto.”
“Grazie, sire.” dissero i due.
“Merlino, quando tutti avranno preso posto, puoi iniziare a far servire la cena.”
“Sì, sire. Lord Agravaine si unirà a voi?” chiese Merlino.
“No, mio zio si è dovuto assentare da Camelot per degli impegni improvvisi e sarà di ritorno solo tra qualche giorno.”
Il mago lanciò un’occhiata di intesa a Sam e Dean, poi si allontanò e si diresse verso le cucine.
Quando si furono accomodati, Artù iniziò a parlare e propose ai due fratelli Winchester l’idea che gli aveva suggerito Galvano.
“Avete combattuto con abnegazione e ci avete ripagato con molto più dell’ospitalità che vi abbiamo offerto. Mi farebbe piacere, anzi ci farebbe davvero molto piacere potervi accogliere nel nostro esercito, se decideste di restare a Camelot.” disse Artù, sentendosi stranamente in imbarazzo.
“Intendete dire, diventare cavalieri?” gli chiese Dean, allibito.
“Sì, è quello che vi stavo giusto proponendo, sempre se per voi va bene.”
“Ah, sire, vi ringraziamo profondamente per quello che ci state offrendo e sappiamo bene quanto questo voglia dire per voi!” esordì Sam. “E non immaginate nemmeno quello che può significare per noi, ve lo assicuro…”
“Ma non potete accettare, non è vero?”
“E’ così. Non è facile rifiutare un’offerta simile, ma anche noi, proprio come voi, abbiamo fatto una scelta di vita importante e totalizzante quando abbiamo iniziato il nostro lavoro. E non possiamo venire meno ai nostri obblighi. Significherebbe che tutto quello che abbiamo fatto finora smetterebbe di avere importanza da un momento all’altro. Vi ringraziamo di cuore per questa opportunità, ma dobbiamo finire quello che abbiamo iniziato.”
“Apprezzo quello che stai dicendo, e vi comprendo in qualche modo. E’ molto nobile portare a termine una missione che si è scelto di intraprendere, qualunque siano gli ostacoli sul proprio cammino. E questo mi fa capire che avevo fatto la scelta giusta, chiedendovi di diventare miei cavalieri. Sappiate, comunque, che le porte di Camelot saranno sempre aperte per voi. Potrete tornare quando vorrete e considerare questo posto come casa vostra.” statuì Artù.
“Sire, è stato un immenso piacere poter combattere al vostro fianco, insieme ai vostri cavalieri. Penso di parlare anche a nome di mio fratello quando dico che non dimenticheremo mai il periodo che abbiamo trascorso qui, ma è giunto il tempo di tornare e non c’è più nulla che ci trattenga. Vi ringraziamo del privilegio che ci avete concesso trattandoci come vostri pari.” disse, infine, Dean.
Artù e i cavalieri apprezzarono tanto le parole di Sam e Dean, ma, al tempo stesso, compresero la loro necessità di tornare alla vita che avevano sempre fatto. Durante la cena il clima scherzoso e goliardico ebbe la meglio sui formalismi di corte e tutti si divertirono con storie, battute e soprattutto alcol a volontà, che compromise perfino la lucidità dei commensali meno turbolenti. Uno dei malcapitati fu proprio il povero Sam, che, di gran lunga inebriato da vini e simili, scambiò re Artù per suo fratello Dean, suscitando l’ilarità dei più, ma un certo fastidio nei due diretti interessati, entrambi abbastanza suscettibili sull’argomento. Smaltita la sbornia, il momento dei saluti fu particolarmente sentito, data l’affabilità con cui tutti avevano fraternizzato. La versione diffusa era quella che l’indomani mattina di buon’ora i fratelli Winchester sarebbero partiti per fare ritorno al villaggio natio e che Merlino li avrebbe accompagnati fino al confine di Camelot. Pertanto, quella notte fu riservata al commiato.
“Spero di rivedervi, prima o poi.” esordì sir Elyan, abbracciando Sam e Dean nell’ordine. “Chissà che il destino non ci faccia rincontrare una volta o l’altra.”
“Mai dire mai!” gli fece eco Dean.
“Sarebbe stato bello avervi a Camelot, ma vi auguro di riuscire nella vostra impresa.” si congedò sir Leon.
“Mi mancheranno le serate passate insieme alla taverna. Fate buon viaggio!” disse sir Parsifal.
“Credo che anche a Dean mancherà la vostra compagnia durante le sue serate di bevute, Parsifal.” gli rispose Sam, sorridendo, mentre Dean gli lanciava un’occhiata di traverso.
“Abbiate cura di voi!” esclamò sir Galvano, dando una vigorosa stretta di mano prima a Dean, e poi a Sam. “E cercate di non farvi uccidere!”
“L’idea è quella. Ci proveremo, Galvano.” rispose Dean.
“Vale lo stesso per te! Fa’ attenzione!” ribatté Sam, memore delle leggende che si tramandavano sul cavaliere.
“Contaci!” replicò Galvano.
Proprio in quel momento due mani, le mani di Artù, afferrarono delle ciocche di capelli rispettivamente dalla testa di Sam e da quella del cavaliere, passandole delicatamente tra le dita. “Avete entrambi gli stessi capelli curati e setosi!” osservò, forse un po’ alticcio, forse ancora un po' stranito per lo scambio di persona avvenuto durante la cena. “Peccato che anche le vostre teste non ragionino allo stesso modo, eh Galvano?”
Il cavaliere lo guardò torvo per un istante, poi tutti e tre scoppiarono a ridere in modo incontrollato.
Tra le risate generali, sopraggiunse Ginevra, intenta a dire addio ai due fratelli prima che lasciassero Camelot.
“Ah, fateli salutare anche a me! Sentirò anche io la loro mancanza!”
I cavalieri si fecero da parte e Ginevra abbracciò calorosamente Sam e poi Dean, augurando loro buon viaggio e buona fortuna e sperando che in futuro sarebbero tornati a Camelot in visita.
“Magari quando sarai diventata regina!” le sussurrò in un orecchio Dean, divertendosi a stuzzicarla.
“Finiscila di scherzare!” lo redarguì Gwen.
“Non sto scherzando. Dico davvero. Vedremo se ho ragione!” concluse Dean, ritornando serio dopo aver notato lo sguardo indagatore e geloso di Artù, che li osservava non troppo distante da loro.
“Prenditi cura di te, Ginevra.” la salutò Sam.
Alla fine, fu il turno di Artù accomiatarsi dai due fratelli.
“Sono onorato di avervi avuto qui a Camelot. Non dimenticherò quello che avete fatto per noi e, se in futuro avrete bisogno di qualcosa, di qualsiasi cosa, sappiate che potrete contare su di me e sui miei uomini. Spero che il destino sia benevolo con voi e che un giorno o l’altro le nostre strade possano incrociarsi ancora.”
“Siamo noi ad essere onorati di aver avuto la possibilità di combattere al vostro fianco, sire. Il viaggio che intraprenderemo ci condurrà molto lontano e non so se avremo più occasione di fare ritorno a Camelot o di vederci di nuovo. Tuttavia, ci teniamo che sappiate che la vostra gentilezza sarà ricordata a lungo, al pari delle vostre grandi gesta. Non dimenticheremo quello che avete fatto per aiutarci e il vostro comportamento rappresenterà un esempio da seguire per noi.” si congedò Sam, stringendo amichevolmente la mano al sovrano.
“Quello che è accaduto in questo periodo è stato strano tanto per noi quanto per voi, ma lasciate che vi dica che siete un re perfino migliore della fama che avete. Credo che solo avendo l’occasione di vivere in questo posto e di frequentarvi possa far comprendere appieno la grandiosità di Camelot e dei suoi abitanti, una possibilità che sono contento di aver avuto, sire. Vi attendono dure battaglie e altrettante aspettano me e Sam, ma questa esperienza mi ha permesso di far chiarezza e di capire cosa è giusto che io faccia. Vi ringraziamo anche per questo e vi auguriamo a nostra volta le migliori fortune.” concluse Dean. “Ah, un’ultima cosa, sire. Posso darvi un consiglio?”
“Certamente!”
“Non lasciate che le idee altrui offuschino il vostro giudizio, non tutte le persone le espongono con buone intenzioni, perfino quelle più vicine. Come ho appena detto, è solo un consiglio; potete anche non seguirlo, ma rischiereste di perdere molto.” aggiunse, infine, Dean, lanciando lo sguardo verso Ginevra.
“Grazie.” si limitò a rispondere Artù, stringendogli la mano.

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Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***


“Come è potuto succedere? Spiegamelo, Agravaine!” urlò furente Morgana, lanciando a terra tutto quello che le capitava a tiro nel capanno dove abitava.
“Morgana, calmati!” provò a tranquillizzarla l’uomo. “Ho cercato di spiegarti che di quello Spirito, o quello che era, non ci si poteva fidare.” “Non c’erano garanzie che il piano che avevi concordato con lui andasse a buon fine. Era tutto troppo incerto, per non dire strano. In fondo, niente ti garantisce che fosse quello che ti assicurava di essere.”
“Sono una sacerdotessa, Agravaine. Non poteva mentirmi. Non conoscevo questo genere di entità, ma ho potuto percepire le sue doti e la sua potenza.” rispose Morgana, ancora arrabbiata. “No, qualcosa deve essere incorso nel nostro piano, qualcosa di altrettanto potente!”
“Emrys?!” suggerì Agravaine.
“E chi altri, sennò?”
“Ma non sappiamo cosa ne sia stato di quel Saturnus! Magari, quando ha visto che le cose si mettevano male, è tornato da dove era venuto.”
“No, Agravaine. Non credo proprio. La sua scomparsa misteriosa può essere legata soltanto alla magia.”
“Quello che si dice a Camelot è ben diverso. Sembra che abbia preso in ostaggio il servitore di Artù e, quando quei due forestieri sono andati a cercarlo, lo hanno semplicemente pugnalato, o qualcosa di simile, ed è morto.”
“E cosa ti suggerisce che questa sia la verità? In fondo anche tu hai sempre sospettato di quei due, no? Se uno di loro fosse Emrys? O fossero entrambi dei suoi aiutanti?”
“Lo escludo. Li ho visti combattere insieme all’esercito di Artù. Se avessero avuto qualche potere magico, lo avrebbero usato. Invece, hanno rischiato di farsi ammazzare.”
“Ma sono stati loro ad eliminare gli spettri, no? Come te lo spieghi?”
“Da quel che so hanno seguito le indicazioni di Gaius, nulla di più. E sappiamo che il vecchio medico ha svariate conoscenze in questo campo.”
“Agravaine, spiegami una cosa!” tornò ad urlare Morgana. “Come mai hai cambiato idea su quei due dopo avermi amareggiato per giorni con i tuoi dubbi?”
“Semplicemente con il passare del tempo ho potuto ricredermi sul loro conto. Non che provi ammirazione per loro, sia chiaro. Non potrei mai apprezzare chi aiuta Artù!” “Ma ho constatato con i miei occhi quanto fossero ordinari, magari molto curiosi, questo sì, ma banalmente ordinari. E poi stanno per far ritorno dal posto da cui sono venuti e non torneranno più a Camelot.”
“E non ti sembra strano che siano stati proprio quei due ad uccidere Saturnus?” ruggì ancora la strega.
“No, Morgana. Perché penso che si siano presi dei meriti che non appartenevano loro. Sono un soldato e so che se si uccide un nemico potente si porta il suo corpo al comandante come dimostrazione del proprio operato. Ma dov’è il corpo di questo Saturnus ora?!” chiese indispettito Agravaine con una certa sicurezza in viso.
“Agravaine, quante volte te lo devo ripetere?! Saturnus era uno Spirito del Tempo, non aveva un corpo proprio.”
“Ma potevano vederlo e toccarlo. Quindi, anche se ne aveva preso in prestito uno, un corpo esisteva. Un corpo di cui non si ha traccia. La verità è quei forestieri hanno trovato il servitore legato e, quando si sono resi conto che Saturnus era sparito, hanno inventato la storia dell’assassinio per farsi bravi agli occhi di Artù.”
“E Saturnus che fine avrebbe fatto in tutto questo?”
“Morgana, rifletti. Quando si è reso conto di aver fallito, è fuggito per non doverti dare spiegazioni.”
“No, Agravaine. Non sono affatto d’accordo con te.”
“Va bene, non credermi. Ma non può finire così, devi reagire. Dimentica questa storia e prepara la tua vendetta. Io ti aiuterò e ti assicuro che riusciremo ad uccidere Artù, così salirai finalmente sul trono di Camelot, come ti spetta.” asserì Agravaine con consapevolezza.
La strega iniziò a passeggiare nervosamente su e giù per il capanno, pensando a cosa fare. Dopo poco si fermò e si rivolse all’uomo che la seguiva con lo sguardo in attesa di una sua parola.
“Hai ragione, devo trovare un altro modo per sconfiggere Artù e i suoi cavalieri. In questo momento piangersi addosso non serve a nulla.” convenne Morgana. “E forse ho la soluzione ai nostri problemi. Ma avrò bisogno di te per questo, Agravaine.”
“Farò tutto quello che vuoi, Morgana. Ti ho già detto che sono pronto a qualunque cosa sia necessaria ad eliminare mio nipote.” ribadì questo, inorgoglito dalla rinnovata fiducia della strega nei suoi confronti.
“Bene. Dovrai fare una cosa per me.” disse, annuendo. “Dovrai trovare il nascondiglio dei Southron e stringere a mio nome un’alleanza con il loro capo, Helios.” “In seguito, sarò io a contattarlo direttamente per studiare un piano per assaltare Camelot, ma vorrei che questa prima missione esplorativa la svolgessi tu.”
“Va bene, Morgana, farò come vuoi tu. Anche se devo esprimerti le mie perplessità su questa nuova alleanza.” rispose Agravaine, in visibile imbarazzo.
“Ancora, Agravaine?”
“In questo caso si tratta della fama stessa dei Southron. Tutti sanno che sono persone spietate ed inaffidabili, uomini bellicosi e perversi. Non è saggio che tu abbia a che fare con la loro crudeltà.” le suggerì.
“Ah, ma io posso essere anche peggio di loro!” rispose la strega con una scintilla di malvagità nello sguardo. “Quindi, fa’ quello che ti ho chiesto e non intrometterti ancora.”
“Sì, Morgana, come vuoi. Scoprirò dove si nascondono e riporterò loro le tue parole. Conta pure su di me.” concluse Agravaine in tono mesto e sottomesso, abbassando il capo.
 
***
 
“E’ tutto pronto, Merlino?” domandò Gaius in apprensione.
“Sì, Gaius. Spero di non aver commesso errori.” rispose il mago, ricontrollando un pesante volume. “Non oso immaginare cosa accadrebbe se mi fossi sbagliato.”
“Dobbiamo avere fiducia nelle tue capacità, altrimenti quei due ragazzi saranno destinati a vivere in un tempo sconosciuto per sempre.”
“Ma così non mi rendete il compito più facile!” assicurò il giovane, scosso dalle parole del medico.
“Scusami. Non fare caso a quello che dico.”
Due colpi alla porta annunciarono che i fratelli Winchester erano pronti a tornare nel loro tempo. Merlino sospirò, poi andò ad aprire e li fece accomodare nello studio di Gaius.
“Siamo puntuali, non è vero?” chiese Dean, notando i volti scuri dei due. “C’è qualche problema?”
“No, siete puntualissimi. Sono io che non so se sono all’altezza di un incantesimo del genere, Dean.” rispose il mago.
“Ma certo che sei all’altezza! Sei o non sei Merlino?!” esclamò questo.
“Se può darti qualche garanzia maggiore, sì, sono Merlino!”
“Devi sapere, Dean, che Merlino ancora non si è rassegnato al destino che gli è stato predetto di essere il mago più potente della storia.” intervenne l’anziano medico.
“Io e Sam possiamo confermare che è così. Eh, Sammy?”
“Sì, Dean. Ma devi capire il suo punto di vista. Anche avere la certezza assoluta delle proprie capacità, non rende meno vulnerabili.” suppose Sam.
“Grazie, Sam. Almeno qualcuno comprende come mi sento!” ringraziò il mago. “Comunque, quando volete, io sono pronto.”
“D’accordo.”
I due Winchester, a quel punto, salutarono Gaius e lo ringraziarono per ogni genere di aiuto che aveva offerto loro fin da quando erano arrivati a Camelot.
“Gaius, non so come ringraziarvi per tutto quello che avete fatto per noi. Siete stato impagabile e ci avete aiutato a mantenere nascoste le nostre vere identità e il posto da cui veniamo. Non vi dimenticheremo!” lo salutò Sam, abbracciandolo.
“Nemmeno io potrò mai dimenticarmi di voi e di quanto siete stati importanti per fare luce sulla morte del mio povero amico Geoffrey. Grazie a questo ho potuto scoprire tante cose su di lui che non sapevo, a cominciare da quel circolo di cui siete i discendenti.” “Fortunatamente siamo riusciti a salvare gli ultimi membri rimasti, che ora si sono trasferiti con le loro famiglie in un luogo più sicuro e che continueranno lì il loro operato, mentre io mi prenderò cura della sala che si trova appena fuori Camelot e darò il mio contributo nella compilazione dei testi che abbiamo rinvenuto.”
“Questo ci rincuora, Gaius. Sappiamo che così il futuro degli Uomini di Lettere è in ottime mani!”
“Farò del mio meglio. Potete contare su di me. Comunque, abbiate cura l’uno dell’altro!” disse infine l’anziano medico.
“Ma certo!” rispose Sam.
“Gaius, grazie di tutto!” esclamò Dean. “E vi chiedo scusa per il mio linguaggio colorito e per i miei modi talvolta bruschi.”
“Non ti preoccupare, non ci ho fatto troppo caso.” minimizzò Gaius. “Piuttosto, trova una soluzione per quel marchio che porti: non lasciare che sia troppo tardi!”
“Avete la mia parola!” lo tranquillizzò, infine, Dean.
“Quando siete pronti, posizionatevi laggiù!” disse loro Merlino, indicando un elaborato simbolo di forma circolare disegnato sul pavimento con un gesso bianco.
“D’accordo.” “Merlino, senza il tuo aiuto staremmo ancora vagando in quella foresta. Ti sei preso cura di noi come fa un familiare o un buon amico, anche se non ci conoscevi affatto.” “E a giudicare dal tempo in cui vivi, non deve essere facile potersi fidare delle prime persone che si incontrano per strada. Abbiamo un debito enorme con te. Grazie per ogni cosa che hai fatto per noi!” si congedò Sam e lo abbracciò.
“E’ vero quello che dici, Sam, ma anche voi siete finiti qui per colpa di Morgana e avete dovuto combattere contro una potente magia, anche se diversa dalla mia. Non mi sembrava giusto che foste voi a pagare il prezzo più alto per una situazione in cui non avete avuto scelta.” “E non dimenticate che senza di voi non avrei potuto riportare ordine in questo tempo e il mio compito di dare vita al regno di Albione con Artù non avrebbe potuto trovare compimento. Anche se non riuscite a comprenderlo o a rendervene conto fino in fondo, il vostro contributo non è stato una cosa da poco. E non mi dispiace affatto considerarmi vostro amico, dopo aver affrontato insieme tutti questi pericoli che hanno messo in discussione la vostra così come la nostra sopravvivenza.” spiegò Merlino, commosso.
“Lo stesso vale per noi, Merlino. In tutti questi giorni ti sei comportato come un vero amico e anche noi ti vediamo così. Per quanto sia difficile rendere l’idea di cosa significhi per due che vivono nel nostro tempo essere amici di “mago Merlino”.” “E’ stato un piacere conoscerti!” lo abbracciò Dean.
“Anche per me! Adesso andate o finirete per farmi commuovere!” disse rapidamente Merlino, mentre con una manica della camicia si asciugava gli occhi.
“Ah, solo una cosa!” “Merlino, dove si trova Camelot in realtà?” domandò Dean.
“E chi può dirlo?” rispose. “Nessuno lo sa. Camelot si trova dappertutto e in nessun luogo.” “A ciascuno la propria scelta!”
Dopo aver ascoltato la soddisfacente ed enigmatica risposta del mago, Sam e Dean presero posto sul simbolo indicato da Merlino e questo, emessi due lunghi respiri, pronunciò l’incantesimo che aveva scritto.
Tóbrice færeld tīde, hāmete Sam Dean, hāmete hiera tīde!
Le figure dei fratelli Winchester iniziarono a vorticare insieme a tantissime piccole luci splendenti che man mano si unirono a formare un fascio. Quando i due si resero conto che stavano lasciando per sempre quel luogo, alzarono la mano per salutare Merlino e Gaius. Dopo pochi brevi istanti il raggio di luce si diradò e Merlino poté constatare che l’incantesimo aveva funzionato e aveva rimandato Sam e Dean nel loro tempo, nel luogo in cui si trovavano prima che tutto avesse inizio. Gaius si avvicinò al mago e gli strinse le spalle con le mani.
“E’ andato tutto bene, Merlino.” disse. “Non hai nulla da temere. Quei due ragazzi staranno bene, ora e in futuro, ne sono certo.”
“Lo so, Gaius. Ho sentito che stava funzionando. Ma non per questo mi mancheranno di meno!” affermò Merlino, triste e rammaricato.

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Capitolo 21
*** Capitolo 21 ***


Dopo che Merlino aveva pronunciato l’incantesimo, Sam e Dean avevano iniziato a sentirsi sempre più leggeri, come se stessero sperimentando una sensazione incorporea. Poi, la comparsa di tutte quelle piccole luci li aveva avvolti completamente e il fascio che ne stava prendendo forma significava che presto si sarebbero ritrovati a casa nel 2014. Pensarono di rivolgere un ultimo saluto a Merlino e a Gaius, poiché si resero conto che non li avrebbero mai più rivisti e che le uniche notizie su di loro sarebbero state quelle che si tramandavano da centinaia di anni e che conoscevano fin troppo bene, notizie comunque diverse da quelle che ci si aspetta da qualcuno con cui si è vissuto fianco a fianco per giorni. All’improvviso anche i profili del mago e del medico di corte divennero sempre più sfocati, fino a sparire completamente dalla loro vista. Pochi secondi ancora di sensazioni indescrivibili e lo sfondo intorno a loro iniziò a delinearsi di nuovo. Ma non era più quello dell’antica Camelot, bensì diventavano sempre più vivide le pareti del bunker degli Uomini di Lettere a Lebanon, in Kansas.
“Wow, Sammy!” esclamò Dean, guardandosi intorno dopo essersi ripreso da quello strano spostamento. “Siamo tornati a casa! Siamo veramente tornati a casa!”
“Sì, direi che questo è il rifugio degli Uomini di Lettere dove viviamo. Non ci sono dubbi, Dean!”
“Ed è stato Merlino in persona a riportarci qui! Ti rendi conto?”
“Sì, ricordati che ero con te!” “E a giudicare dalle cose attorno a noi dovremmo essere tornati più o meno nel momento in cui siamo stati mandati nel passato!” aggiunse Sam.
Dean guardò il cellulare, rimasto sul tavolo, e fece segno di sì con la testa.
“Già. Siamo stati a Camelot per settimane, ma qui sono passate appena un paio d’ore.” “Di sicuro nessuno avrà sentito la nostra mancanza!” suggerì, infine, ridendo.
Sam iniziò a passeggiare freneticamente, osservando tutto quello che gli si trovava davanti.
“Dopo tutti questi giorni trascorsi a Camelot iniziavo a dimenticarmi gli agi della vita moderna. E’ incredibile quello che ci è capitato, Dean!”
“Credo che ci vorrà un po’ prima di renderci conto che non stavamo sognando.”
“E con Abaddon che ha provato a colpirci in questo modo non possiamo nemmeno rimanere troppo rilassati. Penso che dovremo chiudere i giochi con lei il prima possibile.”
“Sì, anch’io ho riflettuto su questo negli ultimi giorni e sono d’accordo con te, Sam. Se c’è qualcosa che ho imparato in questo ultimo, strano periodo è che le battaglie vanno combattute e subito! Non ci si può tirare indietro per sempre. Per questo, dobbiamo imbastire un piano alla svelta e stanarla dalla fogna in cui si nasconde. Non c’è un attimo da perdere!” “Non possiamo sapere cosa cercherà di fare la prossima volta. Tra l’altro, Sam, questa sua mania di spostarsi nel tempo e manipolarlo come vuole inizia a stancarmi. Voglio uno scontro faccia a faccia, è ora di finirla!”
“La penso come te, Dean. Ora credo che dovremo spiegare a Castiel come sono andate le cose e, mio malgrado, cercare di contattare Crowley al più presto. Poi, si passerà all’azione.”
“Ok. Per oggi direi che ne abbiamo avuto abbastanza e possiamo anche andare a riposare nei nostri letti, finalmente. Prima, però, voglio strafogarmi di hamburger: quelli sì che mi sono mancati da morire!”
“Ci sono cibi più genuini, ma anche a me non dispiacerebbe fare un pasto come si deve. Andiamo!”
I due fratelli salirono entusiasti le scale del bunker e in un attimo un rumore metallico annunciò che avevano già lasciato il posto, diretti alla prima tavola calda aperta.
 
***
 
“MERLINO! MERLINO!” urlò Artù dalle sue stanze, in attesa che il suo servitore lo aiutasse con il vestiario del giorno.
Ginevra entrò di corsa nella stanza e chiuse la porta.
“Artù, non urlare così!”
“Dov’è quell’impiastro di servitore? Possibile che non sia mai al suo posto?!”
“Non ricordi che doveva accompagnare Sam e Dean fino al confine di Camelot? Non sarà ancora tornato! Perché pensi che non sia qui, altrimenti?”
Artù fece finta di mettersi a pensare, poi rispose irritato:
“Ah, vediamo. Perché è un pessimo servitore che ha il vizio di passare il suo tempo libero alla taverna? O perché è un imbranato che impiega una vita per svolgere i suoi compiti? Decidi tu quello che preferisci!”
“Non essere cattivo! Merlino è un buon servitore e lo sai benissimo. Penso proprio che quello che ti dà fastidio sia il fatto che non concentri tutto il suo tempo su di te.” “E se hai bisogno di qualcosa, posso sempre aiutarti io!” lo rimproverò.
“No, grazie, posso anche cavarmela da solo!” “Ma riguardo a Merlino hai torto, Ginevra. Non sono le sue attenzioni che cerco, bensì più attenzione quando adempie ai suoi incarichi! E’ diverso!”
Dall’esterno, si udì un frettoloso rumore di passi, poi la porta si spalancò all’improvviso e Merlino entrò nella stanza un po’ in difficoltà.
“Vi domando scusa per il ritardo, sire.” esordì, giustificandosi. “Ho fatto più in fretta che potevo a tornare, ma non c’è stato modo di essere più rapido.”
“Ah, non preoccuparti! E’ solo da ore che ti cerco!” rispose Artù, stizzito, ma con maggior calma nella voce.
“Merlino, non agitarti. Ho ricordato io ad Artù che eri impegnato fuori dal castello. Piuttosto, com’è andata?” chiese Gwen.
“Bene, direi. Ho accompagnato Sam e Dean al confine di Camelot, come stabilito, poi ho atteso che fossero lontani prima di tornare indietro.” “Non credo che avranno problemi con il resto del viaggio: sanno quello che fanno e sanno difendersi bene!”
“Mmh, hai ragione Merlino. Sanno cavarsela in situazioni di difficoltà.” “Mi mancheranno tanto: iniziavo ad affezionarmi a loro!” sospirò Ginevra con aria assorta.
“Non esagerare, Ginevra!” esclamò Artù, ingelosito. Poi tornò serio e disse: “Mancheranno a tutti, comunque! Sono stati buoni amici e preziosi alleati. Hanno di certo lasciato il segno in ciascuno di noi!”
“Lo credo anch’io.” gli fece eco Merlino. “E probabilmente il loro aiuto ha impedito che Morgana assediasse Camelot ancora una volta.”
“Per una volta sono d’accordo con te, Merlino. Ma questo deve farci riflettere. Morgana potrebbe tentare nuovamente di attaccarci e, per giunta, non abbiamo ancora scoperto l’identità della sua spia.” convenne Artù.
“Ciò che dite è vero, però a Camelot siamo sempre pronti a fronteggiare i nemici, no?” cercò di sdrammatizzare il giovane servo.
“Sì, ma proprio per questo dobbiamo prendere esempio dalle azioni di Sam e Dean, che si sono adattati con rapidità a situazioni a loro sconosciute e che hanno combattuto strenuamente in un contesto a cui erano estranei.” sentenziò Artù.
“Concordo con voi, sire. Questo loro strano arrivo al castello è stato utile a tutti. Ci hanno insegnato alcune cose, mentre ne hanno apprese altre che non facevano parte della loro quotidianità. Alla fine tutti abbiamo avuto qualcosa da guadagnare da questa storia.” concordò il mago.
“Beh, li ricorderemo sempre con affetto.” aggiunse Gwen.
“Puoi giurarci, Ginevra.” concluse Artù.
 
***
 
In un antro infernale una donna con lunghi capelli rossi ondulati faticava a trattenere la rabbia ed era in attesa di essere ricevuta. All’improvviso un uomo dai capelli grigi entrò da un ingresso laterale e le andò incontro.
“Cosa ti porta qui, Abaddon? E’ da tempo che non ti si vede.” le disse pacato.
“Per quanto mi costi, Asmodeus, sono venuta a chiederti un favore!” rispose la donna visibilmente contrariata.
“Un favore? A me? Interessante!” sorrise compiaciuto l’uomo.
“In realtà, si tratta piuttosto di uno scambio di favori.” puntualizzò la donna. “Ho delle informazioni che saranno di certo di tuo gradimento e che si riveleranno utili per entrambi.”
“E di cosa si tratta? Sentiamo!”
“C’è qualcuno che ha osato ostacolarmi, qualcuno che merita una punizione esemplare.”
“Sembra che la cosa ti abbia infastidita molto! Stiamo parlando di Crowley, per caso?”
“No. E’ qualcuno dei “piani alti”“ rispose, rivolgendo lo sguardo all’insù.
“Mi prospetti qualcosa di molto difficile, allora. Dovresti sapere che non è semplice intervenire in certe faccende.”
“Lo so. Ma da questa situazione abbiamo tutti e due qualcosa da guadagnare, così quell’Arcangelo ficcanaso la finirà una volta per tutte di mettersi contro di me!”
“Non ti riferirai per caso a Gabriele?!” chiese con un’espressione di velato stupore che iniziava a trasparirgli sul viso.
“Sì, a chi altri potrei mai riferirmi, Asmodeus? Si è permesso di interferire in un mio piano, che era assolutamente infallibile!”
“Permettimi di dissentire, Abaddon. Se era infallibile come sostieni, non credo che un suo intervento avrebbe potuto mandare a monte tutto!” le fece notare Asmodeus. “Comunque, lasciamo da parte i convenevoli. Io cosa otterrei da quello che vuoi propormi?”
“So che hai messo gli occhi sulla Grazia di quell’Arcangelo già da molto tempo. Se mi prometti di farlo soffrire in modo atroce nelle tue mani e di toglierlo di mezzo definitivamente, farò in modo che tu abbia quello che desideri.”
“Ah, capisco! Quindi, purché soffra, avrei campo libero su tutto. Tu sei interessata soltanto a farlo sparire dalla circolazione e a punirlo come merita, se non ho capito male.”
“Esatto. Non mi importa minimamente quello che deciderai di fare con lui! Voglio solo che sappia che tutto quello che gli accadrà, sarà dipeso dal fatto di essersi messo sulla mia strada!”
“Va bene. In tal caso non ho nulla da obiettare ad aiutarti.” accettò Asmodeus. “E dove posso trovarlo? A quanto ne so risulta morto!”
“Sai quanto gli piace prendersi gioco di tutti, ma stavolta è l’ultima.” confermò Abaddon, annuendo con vigore. “So che si fa nascondere da Loki, il dio degli inganni, e dai suoi figli. Credo che si spostino da un posto all’altro in cerca di agi. Se riuscirai a contattare Loki e a farti rivelare dove lo tiene nascosto, sarà un gioco da ragazzi farlo cadere in trappola!”
“Molto bene!” confermò l’uomo. “Ma ricordati che in ogni caso sei in debito con me, Abaddon! Dopotutto, ti sei rivolta ad un Principe infernale.” concluse, accingendosi a lasciare la stanza buia.
 
***
 
Nel bunker degli Uomini di Lettere di Lebanon Sam si guardava intorno come se fosse in cerca di qualcosa, ma il suo era più un modo di riprendere contatto con l’ambiente da cui era stato lontano per molte settimane piuttosto che una ricerca vera e propria. Il suo sguardo si posò, quasi per caso, su un libro che si trovava sul tavolo e, a quel punto, lo riconobbe: era quello che parlava di re Artù e dei Cavalieri della Tavola Rotonda, lo stesso che stava leggendo proprio prima di finire scaraventato insieme a Dean nella Camelot arturiana. Non avrebbe mai immaginato che pochi istanti dopo avrebbero fatto parte anche loro di quella leggenda, anche se per poco tempo!
Distrattamente lo prese tra le mani e iniziò a sfogliarlo, quasi come se volesse ripercorrere i giorni memorabili che aveva trascorso insieme ad Artù, a Merlino e a tutti gli altri. Arrivato verso la fine del libro, i suoi occhi si sgranarono per l’incredulità e rimase a fissare una specifica pagina.
“Dean! Vieni subito qui! Dean!” chiamò a gran voce il fratello, non appena si ricompose.
“Che hai da urlare, Sammy?” domandò il ragazzo, raggiungendolo con passo frettoloso.
“Guarda qui! Ti rendi conto?” disse, mostrando anche a lui la pagina che stava guardando.
Dean osservò a sua volta il tomo che Sam aveva in mano, poi esclamò, strabuzzando gli occhi:
“Cavolo, Sam! E chi se lo sarebbe mai immaginato?!”
Tra le storie che erano narrate e illustrate nel libro, ce ne era una che parlava di come Artù e i suoi cavalieri avevano sconfitto Morgana e uno Spirito suo alleato con l’aiuto della magia di Merlino e di due giovani forestieri venuti in loro soccorso. La raffigurazione che affiancava il racconto mostrava due ragazzi identici in tutto e per tutto a Sam e Dean mentre combattevano al fianco del nobile esercito di Camelot.
I fratelli Winchester si lanciarono un rapido sguardo d’intesa, poi iniziarono a ridacchiare, increduli, ma soddisfatti. I rapporti di stima e d’intesa che avevano instaurato con i loro nuovi amici, così come gli insegnamenti che tutti avevano appreso durante quell’avventura fantastica, ora sarebbero rimasti per sempre impressi nella leggenda.






 
Ho scelto di caricare l’ultimo capitolo della storia proprio oggi perché esattamente dieci anni fa, il 24 dicembre 2012, la BBC mandava in onda l’ultimo episodio di “Merlin”. Ringrazio tutti quelli che hanno letto e recensito questo racconto, in particolare AndyWin24, lulette, susiguci e Idalberta. Colgo l’occasione per augurare a tutti buon Natale e buone feste.
Un caloroso saluto.
OrnyWinchester.

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