Il sentiero dei morti

di lmpaoli94
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Invasori invisibili ***
Capitolo 2: *** Il guerriero dell’est ***
Capitolo 3: *** Il sentiero nascosto tra le montagne ***
Capitolo 4: *** Gli spiriti dei morti ***
Capitolo 5: *** Tenebre interminabili ***
Capitolo 6: *** La sottile linea spezzata ***



Capitolo 1
*** Invasori invisibili ***


Nella terra tranquilla e dimenticata della Scandinavia, un lungo periodo di pace regnava in luoghi che per molti anni hanno visto troppe battaglie.
I vichinghi, pur non essendo famosi per rimaner chiusi nei loro villaggi, dovevano tener conto di un problema misterioso che albergava nei dintorni nella cittadina di Kattegat.
Infatti, molti abitanti del luogo continuavano a sentire strane voci di morti, oltre che a considerare la sparizione di alcuni oggetti e di alcuni animali.
Bjorne, succeduto a Lagherta, non riusciva a capire tali fenomeni inspiegabili, arrivando alla conclusione che la città portuale era diventato un luogo maledetto.
< Bjorne, sarebbe meglio che tu parlassi con l’indovino. Lui potrebbe darti risposte che stai cercando. >
< Madre, sai meglio fi me quanto non mi piaccia andare da quell’uomo. >
< Lo so bene. Ma è per il bene di tutti gli abitanti di Kattegat. Stanno soffrendo in maniera molto sentita… Per non contare il fatto che sono spariti molte provviste che ci servirebbero durante l’inverno che si preavvisa molto freddo. >
< E se fossero invasori provenienti da ovest? Non possiamo scartare gli inglesi. Sai quanta voglia di rivalsa hanno nei nostri confronti. >
< Non si spingerebbero mai in questi luoghi ostili. Hanno troppi disordini interni. >
< Tu dici? Io invece non mi fiderei troppo. >
Ma Lagherta, prendendo posizione dei suoi pensieri, continuò ad insistere che suo figlio potesse andare a parlare con l’indovino.
< O lo farai tu o ci andrò io. >
< Madre, ti prego… >
< Il popolo potrebbe ribellarsi e all’interno del villaggio potrebbe scatenarsi una furiosa battaglia. E noi non vogliamo che questo succeda, vero? >
Ma Bjorne non rispose, coprendosi gli occhi per non pensare a niente.
< Bjorne, mi stai ascoltando? >
< Ho capito, madre. Ci andrò questa sera. >
< Perché aspettare tanto? Vacci subito. >
< Ho altre cose da fare, madre. >
< Per esempio? Guidare un popolo ch si autodistruggerà? Hai tutto il tempo necessario per parlare con l’indovino. >
Sospinto dall’insistenza della madre, alla fine Bjorne si ritrovò nella casetta decadente dell’indovino.
Pur non avendo bisogno di candele e della luce del sole che in quelle terre batteva troppo raramente, Bjorne si sentiva lo stesso a suo agio.
< E’ da molto che aspetto di incontrarti, Bjorne la corazza. >
< E finalmente potrete ricevermi. >
< Ho predetto il tuo arrivo da molti anni… Le intemperie dei morti si stanno rivelando molto insopportabili, non trovi? >
< Cosa? credete che sia per colpa degli spiriti dei morti? Ma non sono tutti nel Valhalla? >
< Bjorne, non puoi sapere quanti mondi sconosciuti oltre l’aldilà ci possono essere… Pensa piuttosto ad un mondo parallelo dove nessuno vuole salire da Odino per banchettare insieme a lui. Le sue anime rimangono intrappolate qui, nel Monte Maledetto. Lì gli spiriti di guerrieri morti vagano nell’attesa che l’erede di tutti i popoli dei vichinghi uniti li possa liberare… E solo tu puoi, farlo. >
< Perché dovrei liberarli? Nessuno sa di questo posto maledetto. Perché dovrei essere io a mettere in gioco la mia vita verso un luogo sconosciuto? >
< Perchè tu sei il prescelto, Bjorne. Ed è giunto il momento che tu guidi una spedizione verso l’ignoto… Non importa se la tua vita sarà in pericolo oppure no. Vedi salvare la tua gente e lo devi fare subito, altrimenti gli spiriti dei morti invaderanno il nostro mondo, mettendo fine per sempre alla razza umana. >
Bjorne, molto preocucpato per il suo futuro nefasto, domandò all’indovino che cosa vedeva nel suo futuro.
< Ahimé, il buio di quella montagna non mi fa vedere altro… Dovrai attendere l’arrivo di un guerriero che giungerà nel tuo porto dall’altra parte del mondo. Egli è un guerriero senza uguali con barba lunga e un’ascia indistruttibile di cui non si separa mia. Sarà lui che ti farà da guida, giovane BIjorne. Ascolta ogni sua singola parola. Ti porterà dritto alla meta e molto vicino alla morte. >
< Che cosa? per quanto tempo dovrò attendere? >
< Stasera guarda ad est e vedrai una piccola imbarcazione nel mezzo alla tempesta. Quando il guerriero sarà giunto sulle tue coste, potrà aver inizio la tua missione… Credi in te stesso, Bjorne la corazza. Vedrai che il tuo spirito da condottiero non ti sarà da meno in questi momenti duri. E ricordati una cosa molto importante: ritroverai vecchi guerrieri che un tempo con la loro saggezza e la loro tirannia guidavano queste terre. Vedi di non sottomerti, altrimenti la tua causa e quella di tuti questi abitanti sarà finita per sempre. >
Mentre una moltitudine di pensieri e domande albergavano la mente del giovane guerriero, Bjorne vide che lo spirito dell’indovino sparì come in una nuvola di fino, mentre la sua abitazione era divenuta inspiegabilmente più buia.
Uscendo da quella tenda, Bjorne si sentiva più solo e abbandonato che mai.
Perché solo lui e il misterioso guerriro dovevano intraprendere un cammino così impetuoso e al limite dell’impossibile? Perché non poteva far affidamento su molti altri guerrieri?
In fondo la sua risposta sarebbe avvenuta più avanti, ma non ora.
Non doveva combattere una guerra, ma riportare la pace ad un popolo che non ne aveva ancora avuta del tutto.
Le guerre e le ferite profonde di una vita martoriata verso la conquista sfrenata di nuove terre.
Bjorne, la sua famiglia e tanti altri abitanti avevano dovuto pagare un caro prezzo per arrivare alla gloria di una storia che non li avrebbe mai dimenticati.
Ma mentre quei tempi sembravano così lontani, i vichinghi di Kattelgat dovevano voltare pagina per un nuovo inizio fatto di pace, contrastando il volere degli Dei maledetti che non avevano acconsentito ad accogliere gli spiriti dei guerrieri morti nel Valhalla.
“L’indovino ha parlato di un nuovo mondo che nessuno conosce… Ed io dovrei essere il suo fautore? Sicuramente se ci fosse stato mio padre, lui sapeva bene che cosa fare. Io mi sento molto diverso da lui in questo momento. Ho troppe incertezze e la paura dell’ignoto… Ma d’altronde se questo deve essere il mio destino, non farò nulla per tirarmi indietro. Attenderò il guerriero nella mia terra e da lì scriveremo una nuova storia. Insieme.”
Alzando gli occhi al cielo, una tempesta di pioggia e vento si apprestava a battersi in quelle terre che da sempre erano abituati.
Ma sarà la prima volta in cui un guerriero di piccola stazza ma grande nella volontà e nel cuore, giungerà in quelle terre sconosciute a lui facendo amicizia con un popolo di uomini che non aveva mai visto prima d’ora.
“La tempesta è qui. L’arrivo del guerriero è imminente.”

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Capitolo 2
*** Il guerriero dell’est ***


Forti piogge e temporali sferzavano la cittadina di Kattegat con ferocia sovrumana.
Non riuscendo a rimanere fuori con quel tempaccio, Bjorne si ritirò nella sua dimora attendendo l’arrivo del guerriero.
“Con questo tempo non può riuscire a sopravvivere” pensò mentre si stava asciugando dall’acquazzone.
Sua madre Lagherta, non riuscendo a comprendere il motivo per cui suo figlio si comportava in quel modo, pensò che fosse legato al destino dell’indovino.
< Bjorne, va tutto bene? >
< Madre. Sono felice di vederti. >
Bjorne aveva un profondo rispetto per sua madre.
Oltre a sua moglie e ai suoi figli, lei era la persona più importante della sua vita.
Dopo aver perso per sempre suo padre, lei era l’unica persona su cui poteva realmente fare affidamento.
< Sarebbe meglio che tu ti cambi e ti asciughi. Rischi di prenderti un brutto malanno. >
< Sto bene. Davvero. >
Ma la donna non avrebbe mai permesso che suo figlio rimanesse immobile senza curarsi di sé stesso, mentre la pioggia e il vento stavano incominciando a squarciare i tetti.
< Non ho mai visto una tempesta di tali dimensioni. Spero che le pareti riescano a reggere, altrimenti siamo spacciati. >
< Reggeranno, madre. L’indovino non permetterebbe mai che una forza del male potesse venire dal cielo. >
< A proposito dell’indovino… Me ne vuoi forse parlare, Bjorne? >
< Non credo che ci sia molto da dire, madre. Il mio destino è già scritto… E non sarà qui il mio prossimo futuro. >
< Che cosa vuoi dire? >
< La Montagna Maledetta… E’ questo il mio più grande problema. Una volta che avrò atteso il guerriero dall’est, potrò partire per placare le ire degli spiriti morenti rimasti intrappolati in questa terra… Devo affrontare la Montagna Maledetta… Ma come posso farlo se non so nemmeno dove si trova? E come può un guerriero sconosciuto che non ha mai vissuto in queste terre portarmi dritto in quel luogo? Lo vedi, madre? È tutto sbagliato! Non c’è niente di logico nelle parole di quell’indovino. È solo un pazzo che non riesce a vedere con i propri occhi e si comporta come il sapiente uomo mandato dagli Dei… Sai na cosa? è solo un pallone gonfiato che si da’ un sacco di arie. Lui non può prevedere quello che succederà. Il caso vuole che noi soffriamo e sarà così per sempre… Non aspettarti che io creda ad ogni sua singola parola perché non è così, madre. Io non abbandonerò mai il mio villaggio. >
Mentre Lagherta rimaneva sbalordita da quelle parole precise  e pungenti, un tuono così potente squarciò il cielo, causando un piccolo incendio che si andò a formar nell’abitazione accanto a quella di Bjorne.
Per paura che un solo abitante potesse rischiare la vita, Bjorne riuscì a salvare la situazione prima che si potesse trasformare in tragedia.
Dopo quel breve momento, l’ira degli Dei sembrò placarsi e uno spiraglio di luce si illuminò in quella notte che sembrava predire la fine del mondo.
Messosi davanti al fuoco per asciugarsi e proteggere dal freddo, un uomo molto robusto e con la barba che ricopriva quasi tutta la faccia si fece avanti nell’abitazione del Re di Kattelgat per chiedere il sua aiuto.
Non comprendendo che era il guerriero dell’est, Bjorne lo accolse lo stesso come se fosse un suo pari, mentre le servitrici cominciarono a preparargli un banchetto degno dei vichinghi.
< Se questo è il vostro benvenuto tornerò qui molte volte > fece il nano mentre beveva birra e mangiava manzo crudo.
< Siete fortunato ad essere sopravvissuto alla tempesta > fece Bjorne < Come avete fatto? >
< Dopo che ho cominciato il cammino per scoprire luoghi molto lontani dai miei, credo che pioggia, temporali e vento non siano poi così peggiori di quello che ho provato in tutta la mia vita… Anche se ho rischiato di morire molte volte, credo che l’unico che potrebbe davvero uccidermi è un morto. >
Ridendo alla sua stessa battuta, il viaggiatore ci mise molto poco a ricomporsi e a fissare Bjorne e sua madre.
< Comunque grazie davvero. Per tutta la vostra ospitalità. >
< Dovere. Noi vichinghi accogliamo sempre i guerrieri che arrivano da fuori le nostre terre. >
< E come fate a pensare che non siano nemici? >
< HO molti soldati e informatori… Sapevo che sareste venuto qui: guerriero dell’est. >
< Potete chiamarmi Gimli. >
< Piacere di conoscervi, Gimli. Io sono Bjorne la corazza mentre lei è mia madre. >
< Sapevo che le donne dell’estremo nord erano bellissime, ma vedendo vostra madre credo che il termine bellissime non basti. >
< Vi ringrazio, viaggiatore > rispose la donna con cordialità < Adesso diteci, da dove provenite? >
< Sa una terra molto lontana. Ci vorrebbero troppi mesi per riuscire a raggiungerla. Sempre tenendo in conto di rimanere vivi. >
< Noi vichinghi possiamo salpare ogni oceano che si presenta davanti ai nostri occhi. Non abbiamo paura di scoprire nuove terre. >
< Lo so. Ho sentito molto parlare di voi mentre stavo viaggiando per il mondo. Voi siete i guerrieri senza paura… Ma da quello che ho sentito dire nei vostri confini, credo che abbiate timore di individui molto particolari: mi sto riferendo agli spiriti dei morti. >
Bjorne, sorpreso che quello straniero potesse sapere una moltitudine di cose, il suo viso si contrasse in un segno di rabbia.
< Come sapete tutte queste cose? Chi vi ha parlato… >
< I Rus sono bene informati sulle vostre vite. Credono che sappiano molto di voi… Per questo sarebbe ragionevole aumentare i vostri uomini. Siete un bell’esercito. >
< Lo farò, Gimli… Mi sarei aspettato un grande guerriero molto più alto di voi, sapete? >
< Devo forse prenderla come un’offesa? >
< Oh no, al contrario. La vostra ascia e le vostre attrezzature sono forgiate da un acciaio che non conosco. >
< E credo che rimarrete deluso nel sapere che io non parlo mai della mia terra > fece il nano finendo di mangiare e di bere prima di nascondere le sue armi.
< Come potremmo allora fidarci di voi? >
< Dovrete perché non avrete altra scelta… Nella nostra missione dobbiamo tenere gli occhi bene aperti perché il nemico che affronteremo sarà il peggiore di tutto il male che avete mai visto in vita vostra. >
< Come fate a sapere che noi… >
< Credete davvero che io sia uno sprovveduto? Non pensate davvero che io non sappia che avete bisogno del mio aiuto? Molta vostra gente è disperata. Lo si vede dai loro occhi. >
< No! Loro stanno bene! >
< Ah, davvero? Allora diteglielo voi personalmente invece di rimanere rinchiuso nella vostra dimora. Oppure avete forse timore che qualcuno possa usurpare il vostro trono. >
< Che venga pure avanti. Io non ho paura di nessuno. >
< Paura? Voi non sapete che cosa sia la paura, Bjorne la corazza. Voi non sapete com’è combattere contro le creature diversi dagli uomini… Ebbene, mi sono già alleato con la vostra razza e non mi sono mai pentito. Ma nel vedere voi, un branco di luridi ubriaconi, mi pento di essere giunto fin qui. Le zone del sud sarebbero state meno ostili e più calde. >
Indignato da tali parole, Bjorne arrivò a minacciare il suo ospite puntandogli la sua spada alla gola.
Ma con un attacco repentino, Gimli riuscì a liberarsi e a mettere al tappeto un uomo che era il doppio di lui.
< Dovrete essere molto più veloce di adesso, Bjorne. I morti sono molto più sfuggenti di me. >
Allentando la presa, Bjorne fu molto indispettito da quel contrattacco.
< Nel salvataggio del vostro villaggio non avremo bisogno di centinaia di migliaia di uomini… Basteremo io, voi e… quel ragazzo. >
Indicando il fratello di Bjorne che era appena rientrato, Gimli vide negli occhi di quel ragazzo il giusto spirito combattivo che il Re di Kattelgat stava perdendo inesorabilmente.
< Voi volete che siamo solo in tre in questa spedizione? >
< Certo. Non credo che io vostri uomini possano combattere contro dei morti. >
< Perché voi credete… >
< Non giudicatemi senza sapere chi sono. >
< La stessa cosa vale per voi, Gimli il nano. I miei uomini sono i più valorosi della Scandinavia. Hanno dato il sangue per me in tutte le battaglie che abbiamo combattuto e che abbiamo vinto. >
< Bene… Ma come vi ho già detto, non combatteremo contro gente viva… Viaggeremo leggeri e partiremo domani mattina all’alba. Io dove posso dormire? >
< Potete sistemarvi nella mia stanza > fece Lagherta < Io dormirò qui dinanzi al fuoco.
< Quale è il vostro nome, gentile signora? >
< Lagherta. Madre di Bjorne la corazza e moglie di Ragnar Lothbrock. >
< Ho sentito molto parlare di quell’uomo. Credevo che fosse morto… >
< Infatti lo è. Ma mi piace ricordarlo da vivo e non da spirito che brinda con i nostri Dei… Che possa trovare la pace. >
< Ragazzi miei, credo che oltre agli spiriti dei morti dei vostri guerrieri, troveremo delle vostre vecchie conoscenza. Magari ci potremmo imbattere nel famigerato Ragnar Lothbrock. >
domandò Ubbe.
< Lascia stare, fratello. Quel nano sta vaneggiando. >
< Certo… Deridetemi pure quanto volete, Bjorne la corazza. Vedremo che avrà davvero ragione. >
Dopo che Gimli si era dileguato nella stanza offerta da Laghertae lasciato i due guerrieri proprio in compagnia della donna, Bjorne non poteva credere ancora a quello che sarebbe andato incontro.
< Fratello. Tu credi davvero che riusciremo nell’impresa di portare a termine la missione dataci dagli Dei? >
< Ma quei Dei… Qui c’è una maledizione che ha colpito il nostro villaggio. A cominciare da quel nano che si da un sacco di arie. Ancora non sa come combattono gli uomini del nord. >
< Nemmeno noi sappiamo come combatte lui. >
< Ubbe, la vuoi smettere per favore? >
< Tuo fratello ha ragione, Bjorne. Non giudicare senza prima aver visto con i tuoi occhi. >
< Ho visto e sentito abbastanza, madre. E quel guerriero non mi piace. >
< Vi condurrà dritti al Monte Maledetto. Non potete farvelo nemico. >
< Non ti preoccupare. Non ho nessuna intenzione di ribellarmi contro una creatura molto più piccola di me. >
< Forse perché ti ha messo al tappeto > ribatté divertito Ubbe.
< Continua a fare lo spiritoso e sarai tu che andrai con lui. Io rimarrò qui a proteggere il villaggio. >
< Non credo che Gimli te lo permetterebbe. >
< E chi si crede di essere? Pensa di essere più forte di me solo perché è riuscito a mettermi a terra una volta? >
< Posso farlo di nuovo se volete > fece Gimli ritornando verso i guerrieri fumando la sua pipa < Non ci sono problemi per me. >
< Che cosa state facendo? >
< Sto fumando: erba pipa. >
< Erba pipa? Non l’ho mai sentita nominare > rispose Ubbe confuso.
< Si trova nelle mie terre. E questa è la più pregiata. >
< Quando ci racconterete chi siete veramente? >
< Magari quando la nostra missione sarà conclusa… Adesso è meglio che andiate a dormire. Domani sarà la prima delle nostre lunghe giornate. >
< Non ho sonno. Anzi, forse stanotte non dormirò neanche. >
< Fate pure quello che volete, Bjorne. A me importa che domani siate in forma. >
< Lo saremo. Buonanotte > disse infine il Re prima di ritirarsi nella sua stanza per essere lasciato solo.
< Non fate caso a lui, Gimli. È solo nervoso prima del viaggio. >
< Lagherta, ho già capito molte cose sul conto di vostro figlio. È un guerriero molto coraggioso, ma non deve ragionare solo con il suo corpo e la sua potenza. Ma deve farlo anche con il cuore. Solo così riuscirà a liberare il vostro villaggio per sempre. >
< Ma perché gli spiriti dei morti hanno cominciato ad attaccarci proprio adesso? Voi lo sapete, Gimli? >
< No, guerriero Ubbe. Credo che questa domanda rimarrà un mistero ancora per un bel po’. >

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Capitolo 3
*** Il sentiero nascosto tra le montagne ***


Mentre Bjorne la corazza non era riuscito a dormire quella notte, non si poteva dire lo stesso di Gimli.
< Erano mesi che non riposavo così bene > fece il nano stiracchiandosi < Qui è molto difficile vedere il sole. Forse perché ci troviamo a nord. >
< Nelle vostre terre siete abituati al caldo? >
< Direi di no. Noi nani siamo ottimi scavatori e minatori. Sappiamo cos’è il buio e l’oscurità. >
< Lieto di sentirlo dire. Ma ancora non capisco come farete a guidare me e mio fratello Ubbe all’interno di un luogo che non avete mai visto prima. >
< Credimi, se il luogo in cui andremo sarà molto simile ai luoghi che ho visitato in passato, non sarà molto difficile addentrarci. >
< Volete forse dirmi che c’è un luogo molto simile nelle vostre terre? >
< Può darsi… Chi può dirlo con certezza? >
caricandosi sulle spalle l’indispensabile, Gimli esortò i due guerrieri a mettersi immediatamente in cammino per arrivare alle pendici della montagna prima del tramonto.
Salutando sua madre, Bjorne non era ancora convinto di partire.
< Andrà tutto bene > lo rassicurò la madre < Credi in te stesso e vedrai che riuscirai a superare ogni ostacolo. Sei il miglior guerriero che io abbiamo mai visto. Forse addirittura meglio di tuo padre. >
< Dici così per sollevarmi il morale ma sai bene che non è vero. >
< No, ti sbagli. Posso dirlo con certezza visto tutte le volte che ti ho visto combattere. Tu e tuo fratello non potreste essere più pronti di adesso. >
Prendendo le parole di sua madre con coraggio e determinazione, sulle labbra di Ubbe si levarono alcune parole che poterono sapere di addio.
< Torneremo in vita > fece il nano < Ma dipende tutto da voi. >
Non volendo interrompere quel momento, Gimli si unì ai saluti ringraziando ancora l’ospitalità dei vichinghi, soprattutto di Lagherta.
Lasciato il villaggio mentre tutti gli abitanti fissavano l’inizio del loro cammino, un velo di dispiacere si levò nei due fratelli, mentre Gimli non vedeva l’ora di tornare in azione come molti anni fa’.
 
S’eppur la Montagna Maledetta (chiamata così da vichinghi) potesse essere molto vicina, si doveva tutto alla sua enormità.
Raggiungere il sentiero oltre quelle rocce non era così semplice come si poteva pensare.
< Incontreremo alcuni nemici, Gimli? > domandò Ubbe.
< Non credo. Se voi vichinghi popolate queste guerre, non vedo perché ci dovrebbero venire incontro. >
< Forse perché non andiamo molto d’accordo con alcune tribù di queste parti. Basterà non percorrere sentieri verso altri villaggi e forse saremo al sicuro. >
< Sapevo che era meglio portare l’esercito del nostro villaggio > fece Bjorn riluttante.
< Come ben vedrete, non serviranno a nulla. Il passo della Montagna Maledetta non è contemplabile per migliaia di soldati. Molti perderebbero la vita rimanendo nelle vicinanze. >
< E in quel modo? >
< Diciamo che gli spiriti non gradiscono essere disturbati nei loro territori. >
< Però quando si tratta di venire nelle nostre case va tutto bene > rispose Ubbe sarcastico.
< Forse l’hanno fatto per attirare la vostra attenzione… Nel vostro villaggio siete sempre andati d’accordo tutti? >
< Ovvio che no > rispose subito Bjorn < Mi ricordo che c’era un uomo… Era il padrone del nostro villaggio prima che mio padre potesse ucciderlo e prendere il suo trono. Se non mi sbaglio era il Conte Haraldson. >
< E con la vostra famiglia non correva buon sangue? >
< No. ha tentato molte volte di uccidere nostro padre, così che fu costretto a sfidarlo. >
< Vostro padre doveva essere un grande guerriero. >
< Sicuramente. Ha insegnato a me e a mio fratello Ubbe il significato di combattere e di famiglia. >
< Famiglia… Una parola che non fa parte del mio vocabolario. >
< Voi non avete mai avuto una famiglia, Gimli? >
< No. troppo impegnato a combattere altrove lontano dai miei pari. La nostra avidità è stato uno stimolo che ci ha portati lontani dall’amor e dai sentimenti conosciuti da voi uomini… Noi nani non siamo famosi per mettere su famiglia. Preferiamo essere viaggiatori e combattenti. >
< Ma in questo modo come fate a riprodurvi. >
< Bella domanda, Ubbe. Peccato che non saprei davvero risponderti. >
una volta giunti dinanzi ad una collina di rocce, il sentore di pericolo stava aumentando dinanzi ai loro occhi.
< State molto vicini. Ci dovremmo aspettare un attacco da un momento all’altro. >
< ma qui non si vede nessuno nelle vicinanze. >
< Guerriero Ubbe, non sempre si può vedere quello che si vuole. >
Mentre il sole stava scomparendo facendo spazio a nuvole chiare e grigie, il sentiero della montagna divenne più delineato.
< Perché non abbiamo portato i cavalli con noi? sarebbe stato meno stancante proseguire. >
< Non sarebbero sopravvissuti > spiegò Gimli < E molto probabilmente sarebbero scappati dalla paura. Loro sentono il pericolo che circola qua intorno. >
Innervosito da suo fratello Bjorn che continuava a lamentarsi, Ubbe invece cercava di mantenere una calma molto forte e apparente.
< Bjorn, dovresti smetterla di essere inorridito. Siamo quasi arrivati alla meta e tutto grazie a Gimli. >
< ma quale meta. Qui non si vede altro che sassi e degrado. Non c’è vegetazione o campi coltivabili. Sembra un luogo spettrale. >
< In fondo lo è, Bjorn. Vorrei ricordarti che stiamo andando nel luogo dove i morti… >
< Fate silenzio! >
Nel mentre Girmi guardava dinanzi a lui per vedere se c’erano nemici pronti ad attaccarli, dovette chiudere gli occhi per sentire movimenti nell’aria.
Il luogo, simbolo di un mondo inesplorato da millenni, era il covo perfetto per banditi che potevano albergare in quelle zone.
Avanzando molto lentamente e a piccoli passi, alla fine i tre guerrieri riuscirono a vedere un’insenatura tra le montagne.
< Siamo quasi giunti a destinazione > fece Gimli.
< In fondo non era così l0ontano. Saranno forse due ore che stiamo camminando. >
< Ma la vera missione incomincerà quando saremo all0interno del sentieri. Quindi occhi aperti. >
Camminando stretti l’uno all’altro a causa del passaggio nascosto, Gimli e i due fratelli si ritrovarono dinanzi ad un passaggio che li avvertiva di non entrare.
< Non conosco questi simboli > fece Bjorn < Non li ho mai visti prima. >
Solo Gimli, con la sua conoscenza incredibile, riuscì a decifrare quei segni:
 
 
La via è chiusa.
i morti custodiscono la montagna lontano dalla realtà e dalla vita.
Nessuno ha il permesso di entrare.
Viaggiatore.
Sciagure si abbatterebbero su di te con la forza di un esercito non vivente.
Non sprecare la tua vita per quanto possa essere utile.
La tua esistenza non è legata a nessuno del nostro popolo.

 
Sentendo le parole che Gimli aveva appena letto, Bjorn non sembrava molto d’accordo.
< Non saremmo mai giunti qua se non fossero per gli strani avvenimenti avvenuti nel nostro villaggio. >
< Forse qualcuno ha osato violare il loro sonno… O forse sentono il loro spirito abbandonato in questi luoghi. >
< Chi potrebbe imprigionare lo spirito nel nostro mondo senza che abbia la possibilità di andare nel Valhalla? >
< Non lo so, Ubbe. Ma sarà nostra premura scoprirlo. >
< Dobbiamo entrare qua dentro? >
< Avete altre alternative, Bjorn la corazza? >
Rimanendo immobile senza dire una parola, in quel momento riusciva a capire come avventurieri sperduti o altre persone che sono giunti in quel luogo, potessero avere così paura.
< Affrontiamo i nostri timori e salviamo il villaggio. È questa la nostra missione, ricordate? Se ciò vi può far sentire bene, entrerò io per primo. >
< Non c ne sarà bisogno… Entreremo tutti e tre. Insieme. >
< Bene. Questa possibilità mi piace di più. >
Guardandosi un’ultima volta negli occhi, i tre guerrieri si apprestarono ad entrare in un luogo misterioso e oscuro, abbandonando per sempre la fioca luce che non li avrebbe seguiti.

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Capitolo 4
*** Gli spiriti dei morti ***


Un silenzio surreale regnava in quel luogo tanto lugubre tanto misterioso.
I tre guerrieri, per quanto il timore potesse sovrastarli, non potevano permettersi di perdere la concentrazione.
La loro missione era molto chiara e sbagli di ogni genere non erano ammessi.
< Adesso tocca a voi, Bjorn la corazza. Adesso dovete convincere il Re dei morti a lasciare in pace il vostro villaggio. >
< E come credete che io ci riesca? Cosa gli potrei promettere? >
< Sono l’erede di una dinastia di guerrieri… Sarò in grado di liberare le loro anime, giusto? Anche se inizialmente non so come farò. >
< La fortuna e la gloria non centreranno niente in questo cammino. Dovrai superare la prova del più potente spirito che sovrasta questa montagna. >
< Dovrò combattere contro di lui? >
< Magari se ce ne sarà occasione, sì. Dipende come si metterà la faccenda. >
< Così non mi siete di nessun aiuto. >
< Che cosa volete che vi dica? Non so cosa succederà da qui a qualche istante. Per questo dovremmo tenere gli occhi bene aperti. >
< Voi sapete dove ci condurrà questo sentiero? >
< No, Ubbe. Ma non credo che riusciremo a perderci. >
< Credete che la via sia una sola. >
< Non so cosa credere. L’importante è rimanere uniti. >
 
 
La serenità era tutto in una piccola compagnia come quella di un nano e di due uomini.
Camminando senza una meta precisa, i tre guerrieri riuscirono ad arrivare in svariate sale spettrali dove gli spiriti si riunivano a pregare un Dio che non esisteva.
< Che stanno facendo? > domandò Ubbe con tono ingenuo.
< Da come si stanno comportando, credo che stiano pregando. >
< Ben detto, Bjorn. E loro non fanno caso a noi. >
< Com’è possibile? Forse non vogliono vederci… >
< Chissà. Magari è questa la nostra fortuna. >
Ma appena i tre guerrieri fecero il minimo rumore, un centinaio di morti si riunirono intorno a loro circondandoli.
Sguainando le loro armi, non avevano la minima idea di come poterli combattere.
< Qualche idea al riguardo, nano Gimli? >
< Credo che la via migliore sarà comunicare con loro e fargli capire che non siamo invasori. >
< Secondo me dovevamo prendere alla lettera le parole di avvertimento all’entrata del sentiero. >
< E tornare indietro come tre rinnegati? Non se ne parla nemmeno, Bjorn. Mi piacerebbe sapere che fine ha fatto tutto il tuo coraggio. >
< E’ al sicuro dentro di me > ribattè adirato l’uomo.
< Allora vedi di usarlo nei momenti giusto. >
< Come adesso? Credo che il coraggio non basterà. >
< Questo è vero… Ma adesso seguite ogni mio movimento. Non dobbiamo terrorizzarli e fargli credere che siamo noi ad avere paura. >
Lasciando cadere la sua ascia, fu Gimli a parlare per primo agli spiriti dei morti.
< Popolo della montagna, non avevamo nessuna intenzione di risvegliare il vostro sogno o interrompere le vostre preghiere. Siamo qui per vedere il vostro Re e liberare le vostre anime intrappolate in questo degrado.
Non vi meritate di poter portare terrore da quelli che una volta erano i vostri simili.
Per questo vi dico di rispettarci e di farci passare. >
Mentre i due fratelli si guardarono intorno fissando lo sguardo perso ma allo stesso tempo determinato di tutti quei morti, credevano che l’idea di Gimli non stava avendo effetto.
< Guerrieri, avete posato le vostre rispettive armi? >
< Dovevamo proprio? >
< Vi ho detto di farlo! ora! >
Buttando per terra le loro spade e i loro scudi, i centinaia di morti che li avevano circondati non erano ancora convinti delle parole del nano.
< Vedo con grande sorpresa che nessuno di loro ha ascoltato le vostre parole piene di pace e di riflessione > fece Bjorn < Avete per caso un’altra idea geniale? >
< A parte riuscire a scappare? Stavolta tocca a voi. >
< Non credo che riuscirebbero ad ascoltarci. >
< Accidenti! Non può finire così! >
Nel mentre il grido di Ubbe risuonò in tutto il sentiero, un individuo molto più forte e alto degli altri, venne incontro ai tre guerrieri fissandoli con sguardo curioso.
Appena lo sguardo di Bjorn incrociò quello del guerriero morto, i suoi dubbi erano molto chiari.
< Padre… Sei davvero tu? >
Vedendo il suo sguardo e la sua camminata da combattente fiero, Bjorn non aveva dubbi al riguardo: si trovava dinanzi lo spirito di suo padre.
< Padre, mi riconosci? Sono Bjorn. E lui è mio fratello e tuo figlio Ubbe. Siamo qui per liberare le vostre anime e farvi salire nel Valhalla. >
Ma l’uomo morto, per quanto serio e molto attento alle parole del figlio, sembrò non sortire alcun effetto.
< Gimli, perché sembra che mio padre non riesca a riconoscermi? >
< Non lo so. Magari questa vita parallela gli ha cancellato la memoria. >
< Se è così siamo spacciati > fece Ubbe < Non abbiamo i mezzi per sconfiggere nessuno di loro. >
< Bravo, Ubbe. Adesso avete capito perché il vostro esercito di vichinghi era molto inutile in questa missione. >
Una volta ritrovatasi faccia a faccia con il nano, Ragnar lo fissò con sguardo sprezzante.
< Non ho mai visto un omuncolo così piccolo in vita mia > lo derise il morto < Chi diavolo siete? >
< Il mio nome è Gimli, figlio di Glòin. E per quanto mi riguarda, io non sono un omuncolo. Sono un guerriero proprio come eravate voi. >
< Ma io sono sempre un guerriero, coraggioso Nano. Nessuno si sarebbe permesso di parlarmi con tanto astio. Non mi sarei fatto mettere i piedi in testa da nessuno, soprattutto da un nano. >
< Guerriero Ragnar, io non ho mai osato mancarvi di rispetto… >
< Il rispetto non esiste tra un uomo morto e un essere vivo. La differenza tra noi è troppo sostanziale. >
< Quindi non oserete aiutarci nel trovare il vostro Re? >
< Re? Di quale Re state parlando, nano? >
< Del Re che sovrasta questa montagna. So benissimo che non siete voi, ma colui che ha guidato la cittadina di Kattelgat prima di voi. Vostro figlio mi ha detto che il suo nome è Haraldson. >
< State forse parlando di mio marito? >
Sentendo una voce femminile echeggiare ytra la folla, una giovane donna bella ma allo stesso momento temibile, venne avanti con sguardo perso e spaesato. >
< Fatti da parte, Sichi. Non sono faccende che ti riguardano. >
< Sichi, anche tu… >
< Bjorn. Sono davvero felice di rivedere te e tuo fratello Ubbe. >
< Come avete fatto a finire in questo luogo? >
< Silenzio! > gridò Ragnar < Non avete il permesso di parlare se non ve lo acconsento io. Io sono il Re di questo luogo e sono io che decido il destino di questi guerrieri morti. Guardatevi intorno! Loro sono i valorosi morti che come me hanno combattuto in moltissime battaglie conquistando territori e saccheggiando tesori di inestimabili valori.
eravamo un popolo fiero e unito… Ma qualcuno ha deciso che le nostre sofferenze non si concludevano in questo modo. >
< Di chi stai parlando, padre? > domandò Ubbe.
< Tu… Come osi parlarmi così? Io non sono tuo padre. >
< Ma Ragnar… >
< Io non ho nessun ricordo della mia famiglia passata! Io sono un guerriero! Il guerriero più temibile del nord! Ho ucciso più uomini io che tutti voi messi assieme. >
< Su questo avrei da ridire > fece Gimli parlando con coraggio.
Squadrando malamente il guerriero, Ragnar era pronto per fargli capire le buone maniera tagliandogli la gola.
< Se avete intenzione di sfiorarmi dovrete riuscire a colpirmi, guerriero Ragnar. >
< Credo che riuscirei a farlo, dannato Nano. Siete giunti fin qui con un’idea molto precisa, non c’è che dire… Peccato che non rimarrete vivi per raccontarlo. >
Mentre Ragnar si precipitò verso il nano, Bjorn si frappose tra lui e suo padre per evitare quella follia.
Stava avendo inizio un combattimento singolare e unico nel suo genere.

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Capitolo 5
*** Tenebre interminabili ***


Gimli, con sguardo adirato, inveì contro il giovane ragazzo dicendogli di farsi da parte.
< Non posso, nano Gimli. Voi siete la nostra guida. Non posso permettere che voi rischiate la vita. >
< Ho rischiato molto più di adesso, ragazzo > protestò Gimli < Non accetto che nessuno si frapponga tra me e la mia battaglia. >
< Mi dispiace, ma è una questione di famiglia. >
Mentre Ragnar fissava divertito la loro discussione, non poté che approfittarne per colpire stavolta suo figlio.
Mentre l’attacco l’aveva solo sfiorato, alla fine Gimli decise di fare da spettatore, ma pronto ad intervenire se la faccenda fosse peggiorata.
Mentre Bjorn non credeva come riusciva a schivare l’attacco di uno spirito morto, nell’altro caso non sapeva nemmeno come colpirlo.
< Sono già morto, Bjorn > fece Ragnar prendendosi gioco di lui < Non puoi sconfiggermi. Nessuno può uccidere un morto. >
Combattendo lo stesso con vigore, Ragnar fu molto felice di trovarsi dinanzi ad un uomo che riusciva a difendersi e a destreggiarsi degnamente.
< Gli ultimi uomini che sono entrati nella Montagna hanno fatto una brutta fine. Non sono durati più di cinque minuti… Peccato che anche voi non riuscirete a resistere per molto. >
< Come fai a dirlo?! Abbiamo appena cominciato! >
Mentre Bjorn cercava in tutti i modi di sguarnire le difese di suo padre, fu incredibile come lo spirito morto dell’uomo riusciva a non sentire minimamente la fatica, ma solo la forza di volontà e la rabbia che attanagliavano quello che rimaneva della sua anima.
< Ti stancherai, Bjorn. È solo questione di tempo. >
Ma appena il combattimento si apprestava ad entrare nel vivo, l’arrivo di una donna coraggiosa quanto temibile, interruppe il combattimento sotto lo sguardo attonito dei duellanti.
< Aslaug, che cosa stai facendo? >
< Lasciali andare, marito mio. Questa non è la tua battaglia. >
< Ma che diavolo stai dicendo? Hanno osato invadere la montagna. Non possono rimanere all’interno del nostro tempio. >
< Tu giudichi questo posto un tempio sacro dove pregare in santa pace? Questa è la nostra condanna. Gli Dei ci hanno abbandonato. >
< Non dire così, stupida donna! Non sai di cosa stai parlando. >
Mentre i tre guerrieri assistettero alla discussione, Sichi attirò la loro attenzione per poterli far scappare.
< Andate avanti su questa strada e raggiungete l’ultima sala. Sarà lì che incontrerete il Re dei morti. >
Mettendo a rischio il suo stesso spirito, Bjorn fu assolutamente felice di constatare che Sichi non era diventata uno spirito malvagio come suo padre.
< E’ assetato di potere e adirato con gli Dei per averlo abbandonato. Solo salendo nel Valhalla potrà trovare finalmente la pace. Mi dispiace che tu e Ubbe abbiate visto vostro padre arrabbiato con il mondo dei viventi che gli hanno strappato la vita. >
< Sichi, non sappiamo come ringraziarti > fece Bjorn sentendo il suo spirito sulla sua mano < Ti auguro buona fortuna e che tu possa trovare la pace necessaria affinché il tuo spirito riposi in pace per l’eternità. >
< Abbiamo fiducia in tutti voi. Adesso andate e non indugiato oltre. >
Camminando per il sentiero senza farsi vedere, la distrazione di Aslaug non servì fino in fondo.>
Mentre la furia di Ragnar divenne incontenibile, i suoi urli rimbombarono in tutta la montagna, causando il crollo di alcune pareti.
Mentre grossi massi rendevano il cammino ostruito, solo la forza e l’irruenza di Gimli riuscirono ad aprire il passaggio.
< Fortunatamente la mia ascia distrugge ancora tutto quello che incontra. >
Ma anche se il passaggio si era riaperto in un solo colpo di ascia, non si poteva dire di aver superato l’ostacolo di Ragnar., ancora furioso con il suo combattente per aver abbandonato la sfida.
< Non posso combattere con te, padre. Avete vinto… Io ho una missione molto più grande da portare a termine. >
< NO! tu rimarrai qui finché non sarai riuscito a sconfiggermi! >
Ma mentre Ragnar si apprestava a dare il colpo di grazia verso un Bjorn inerme, Sichi e Aslaug unirono le forze per riuscir a imprimere allo spirito malvagio di Ragnar la calma necessaria e la completa sottomissione.
Minacciandolo che gli Dei non avrebbero mai accolto la sua anima se non avesse lasciato andare il corso degli eventi, alla fine Ragnar buttò a terra la sua arma completamente stizzito e offeso.
< Non volevo che finisse così > fece Bjorn < Ma dobbiamo continuare la nostra missione. >
< Ti capiamo, Bjorne la corazza. Liberaci tutti e proteggi il tuo villaggio. Non crediamo in te > fece Sichi parlando per tutti i presenti mentre Ubbe abbracciò un’ultima volta lo spirito di sua madre.
< Abbi cure di te, Ubbe. >
< Sì, madre. Bjorn è un ottimo guerriero e un grande fratello. Non posso lamentarmi di lui e della mia vita. >
< Sono felice di sentirtelo dire > fece la donna con sorriso sincero < Adesso vai. Non perdete altro tempo. >


Gimli, completamente soddisfatto per cui i due guerrieri stavano sopportando la missione, alla fine poteva contare su una grossa cerchia di morti alleati.
< Grazie a loro riusciremo ad uscire indenni durante il tragitto di ritorno. >
< Sempre che questo posto non crolli > fece Ubbe < Avete visto tutti come la rabbia di Ragnar abbia polverizzato quelle pareti. Secondo me se non stiamo attenti, questa sarà la nostra tomba. >
< Potte ben dirlo, guerriero Ubbe. Anche se non sono famoso per la mia velocità, la mia forza è imparagonabile. >
< Forza e velocità… Ma come potremmo contrastare la forza del Re? >
< Bisognerà convincerlo. E s le parole non basteranno, lo combatteremo. Tutti assieme. >
< Credete che noi tre assieme riusciremo a sconfiggerlo? >
< Certo che sì, Ubbe. Insieme nessuno ci può sconfiggere. >
Dopo che aveva incontrato coloro che una volta erano la sua famiglia, il coraggio di Bjorn crebbe improvvisamente, lasciando di stucco soprattutto Gimli.
< Bravo, ragazzo. È così che si parla. >
Proseguendo in quelle vie impervie che sembravano non avere fine, solo la luce di una fioca torcia riuscì a guidare i guerrieri verso quella che doveva essere l’ultima sala.
Mentre sculture enormi e un silenzio surreale regnava la stanza, i tre guerrieri attesero alcuni minuti prima che la presenza del Re potesse essere reale.
Ma nell’attesa, Gimli controllò con i suoi stessi occhi quel luogo di tombe maledetto anche dagli Dei.
< E’ qui che si radunano i morti. È un luogo di grande malvagità > fece il nano.
< Ma perché non c’è nessuno. >
< Il Re deve aver espresso il desiderio di rimanere da solo. >
Mentre una piccola scossa di terremoto mise in allarme i tre guerrieri, una figura alta e possente si mostrò a coloro che avevano sfidato la morte arrivando fino a quel punto.
< Ragazzi miei, ecco a voi il Re dei Morti. >

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Capitolo 6
*** La sottile linea spezzata ***


Mentre Bjorn e Ubbe fissava la figura imponente del Re dei Morti, finalmente i loro dubbi furono del tutto dissipati.
< Conte Haraldson… Non posso credere che siate proprio voi il Re dei Morti. >
< Bjorne… Ricordo ancora quando ero un piccolo ragazzino innocente. Adesso sei molto cresciuto… Assomigli molto a tuo padre. >
< Già. Peccato che proprio voi l’abbiate trasformato in un guerriero senza scrupoli che non si ricorda di avere una famiglia. >
< Io’ non ho fatto niente, giovane ragazzo. Tuo padre è arrabbiato perché il suo corpo non si è ricongiunto con quello del Dio Odino. E come biasimarlo? Tutti non vorremmo essere nel Valhalla. Ma qualcosa ci ha tenuti intrappolati qui, rendendoci molto furiosi… E tu sai meglio di chiunque altro come si sentono i vichinghi quando sono arrabbiati. >
Sentendo tutte quelle sciocchezze, Gimli non poté che prendere la parola.
< Re Haraldson, perché non decidete di parlare chiaramente e confessate che siete proprio voi colui che ha intrappolato la sua gente in questo Monte Maledetto, luogo sospeso tra la vita e la morte. >
< E voi chi siete? Non vi ho mai visto prima d’ora. >
< Non ha importanza chi sono io ma quello che potete fare. >
< Ovvero? >
< Dimenticate di essere un sovrano di un esercito che non deve esistere. Loro, come voi, si meritano di banchettare con i vostri Dei. Perché continuare a soffrire in queste terre man mano che passa il tempo? Molti di noi vi dimenticheranno e voi non potrete farci niente. >
< Vi sbagliate, vecchio nano. I nostri nomi di guerrieri non potranno essere mai dimenticati. >
< Allora diteci: che cosa volete? >
< E’ giunto il momento che i morti ritornino in vita e conquistino il mondo. Per troppo tempo non siamo stati compresi. Rimanere nell’ombra ci ha fatto riflettere ed essere delle creature diverse. Per questo ci stiamo organizzando. Torneremo alla luce e chi sarà contro di noi pagherà con la vita. >
< Il vostro piano è pura follia > fece Ubbe pronto a combatterlo.
< Taci, ragazzo. Non sei ancora pronto per rivolgermi la parola. >
< Come osate… >
< Ubbe, per favore. Non fare il suo gioco. >
< Ci sta offendendo, fratello. Lui vuole solo il male dei suoi compagni. >
< L’ho intuito… Ma sarò io che deciderò di liberarli. >
< Ahahah e come? Facendogli delle false promesse? >
< Loro potranno riposare in pace per sempre se non fosse per voi. Per questo voi dovete perire oltre la morte e la distruzione, Conte Haraldson. >
< Io non sono più un Conte! Sono un Re! Il Re di Kattegat. >
< Non più, ormai. C’è chi ha preso il vostro posto. >
< E saresti tu l’intrepido guerriero? Non farmi ridere. Sai a malapena reggere una spada. >
< Dite sul serio? Allora perché non duelliamo? Per capire chi tra di noi è il più forte… O forse avete troppa paura per affrontarmi? >
< Idiozie. Non riuscirete mai a sconfiggermi. Pensavo che l’avresti capito con tuo padre. >
< No. ogni guerriero ha un punto debole. Ed io scoprirò il vostro. >
Ma Gimli, riluttante che il guerriero condottiero potesse andare incontro ad un suicidio, cercò di farlo desistere in tutti i modi.
< Non avete nessuna speranza contro di lui > fece il nano digrignando i denti < Che cosa diavolo state facendo? >
< Questo Re senza terra mi ha mancato di rispetto. Ed ora che venga rispedito nell’oblio più profondo. >
< Siete voi che farete una brutta fine se non mi ascoltate! Bjorn! >
< Ho combattuto moltissime guerre, Gimli. Non mi tirerò indietro proprio adesso… Se Il Re dei Morti vuole combattere, e così sia. >
Sguainando la sua spada, Bjorn la corazza era pronto per colpire.
Ma appena si ritrovò faccia a faccia dinanzi al Re, i suoi colpi cominciarono ad essere inutili.
< Non riuscirai mai a colpirmi. Nessuno c’è mai riuscito! >
< Vi sbagliate. Mio padre vi ha ucciso. >
< Condannando tutti gli altri soldati e sé stesso. Io ho dato vita a questa montagna. Sono io che devo guidare l’esercito vichingo. Anche dopo la morte! >
< Voi siete pazzo. Non riuscirete mai nel vostro intento. >
Mentre Bjorn combatteva con grande difficoltà, Gimli e Ubbe decisero di venire in suo aiuto.
< Non provate a muovervi o vi ucciderò così rapidamente che i vostri spiriti saranno intrappolati nella Montagna Maledetta per sempre. >
< Le vostre intimidazioni non ci fanno paura > rispose Ubbe di rimando.
< Piccolo ragazzino, chi ti credi di essere? >
< Fermatevi! >
Un urlo acuto e sconcertante risuonò in quel salone sotto lo sguardo attento di Re Haraldson.
Girandosi all’indirizzo del suo acerrimo nemico, il Re gli intimò immediatamente di lasciare la sala.
< Non osate ordini, Conte Haraldson. E confessate chi siete veramente: un povero stupido che non riesce a farsi rispettare dal proprio esercito. >
Indignato per tale affronto, interruppe il confronto con Bjorn per concentrarsi contro l’uomo che l’aveva ucciso.
< Che cosa vuoi dimostrare Ragnar Lothbrock? Che sei migliore di me anche da morto? >
< Io sono il più forte di tutti, Conte. Mettetevelo bene in testa. >
< Io son un Re! >
Mentre la sua furia si riversava in quella sala, le pareti iniziarono a crollare a causa della loro forza prorompente mentre i tre guerrieri assisterono stupiti alla battaglia.
< Bjorn! Tu e gli altri dovete uscire di qui e recuperare tutti gli spiriti dei morti, altrimenti saranno seppelliti per sempre come voi. >
< Ma padre, tu che cosa… >
< Combatterò contro il Conte per darvi il tempo necessario affinché riuscirete a scappare da qui. >
< Non ce la faranno mai, Ragnar. Tuo figlio non ha il tuo stesso coraggio. >
Fissando malamente quello spirito demoniaco, Bjorn gli gridò che il suo coraggio se l’era conquistato con onore durante tutte le battaglie vinte.
< Voi non sapete chi sono, Haraldson. E mal lo saprei. >
Uscendo dalla sala accompagnato dagli altri guerrieri, la furia del Re Haraldson fu ancora più micidiale di prima.
Mentre Ragnar si difendeva magistralmente, quest’ultimo non faceva che ricordargli il modo in cui era morto nell’ultima sua battaglia.
< Siete un fallito nato, Haraldson. Nemmeno vostra moglie vi rispetta e vi ama. >
< Non osare parlare di lei! >
< L’avete intrappolata contro la sua volontà solo per dimostrare la vostra reticenza… Ma voi siete meno di nulla, Haraldson. È giunta l’ora di finirla. >
< Sì. Con la vostra definitiva morte. >
Ma mentre Ragnar conficcò la sua spada nel collo dell’uomo defunto, tutto il male che si era venuto a creare nella Montagna Maledetta stava sparendo per sempre.
Ma sotto quella potenza bruta, un terremoto devastante si accingeva a distruggere quel passato buio che aveva ricoperto le anime degli spiriti dei vichinghi.


La Montagna stava crollando in maniera molto rapida e i tre guerrieri dovevano fare alla svelta se non volevano rimanere seppelliti.
Mentre le anime dei morti erano inspiegabilmente spariti, Bjorn non riusciva a capire dove si erano cacciati.
< Che cosa vi preoccupate per loro?! >tuonò Gimli < Dobbiamo uscire di qui alla svelta. >
Rifacendo il percorso inverso sotto la caduta dei massi, il povero Ubbe venne sfiorato di striscio, ma l’irruenza del colpo lo fece crollare a terra dolorante.
Come se non bastasse, aveva anche una gamba bloccata e le sue ferite erano molto gravi.
< Ubbe, come ti senti? >
< Stavo meglio molto prima, Bjorn. Ah! >
< Ti liberiamo alla svelta. Stai tranquillo. >
Ma Ubbe, vedendo che la situazione stava peggiorando alla svelta, intimò suo fratello e Gimli di lasciarlo da solo.
< Non ho nessuna speranza, ormai. Lasciatemi qua a morire. >
< Non se ne parla nemmeno. Io non ti abbandono. >
< Bjorn, devi tornare al villaggio… >
< Non m’importa! Non mi muovo senza di te! >
Con la forza della disperazione, Bjorn e Gimli riuscirono a spostare il masso prima che il soffitto della montagna potesse cadere sulle loro teste seppellendoli definitivamente.
Zoppicando a causa della ferita, Ubbe fu trasportato sulle spalle da Bjorn, mentre Gimli faceva da apripista verso gli ultimi metri.
IL terremoto, per quanto poteva essere distruttivo, riuscì in pochi minuti a distruggere la Montagna Maledetta mentre tutti quei rumori si riversarono verso la cittadina di Kattegat.
Tirando un sospiro di sollievo dopo la missione portata a termine, Bjorn non si sentiva soddisfatto come credeva.
< I morti… sono spariti… > fece il guerriero con tono flebile < Com’è possibile? >
< La loro casa è stata distrutta. Se possiamo chiamarla casa… >
< Dove diavolo si possono essere cacciati? >
< Non lo so, Bjorn. Ma secondo me non saranno più un problema adesso. >
< Voi dite? Non sapremo mai se mio padre è riuscito a sconfiggere il Conte Haraldson. Non sapremo mai niente di loro! e questo mi manda in bestia. >
< Cercate di stare calmo. Agitarsi non serve a niente. >
< Abbiamo fallito la missione. Non siamo riusciti a liberare il nostro villaggio. Quei morti ci attaccheranno da un momento all’altro. >
< Non potete saperlo… >
< Sì che lo so! > gridò Bjorn facendosi sentire per tutta la vallata < Non mi sono mai sentito più inutile di adesso. >
Fissandolo con sguardo rammaricato mentre la rabbia di Bjorn stava prendendo il sopravvento, Gimli consigliò di riportare Ubbe al villaggio per essere curato.
Ma appena si voltarono verso l’orizzonte, l’esercito dei morti comparve alle loro viste.
Capitanate da Aslaug e da Sichi, la speranza si riaccese negli occhi dei tre guerrieri.
< Avete finalmente liberato le nostre anime dalla tirannia dell’oscurità. Adesso la malvagità non ristagnerà mai più in queste terre. Né ora né mai. >
< IL vostro luogo è crollato. Che cosa succederà adesso? > domandò Bjorn.
< Andremo nel Valhalla, giovane Bjorn > fece Sichi < E gran parte del merito lo dobbiamo a te oltre che a tuo padre. >
Mentre Ragnar avanzava verso di loro cono sguardo trionfante e pieno di speranza, Bjorn e Ubbe avrebbero avuto voglia di abbracciarlo, ma purtroppo sapevano che questo era impossibile.
Nei suoi occhi aleggiava un velo di riconoscenza in quei tre guerrieri, soprattutto per quanto riguardava suo figlio Bjorn.
< Mi hai fatto capire il vero senso di appartenenza verso la mia gente… Ho sempre sognato e sparato che la tiranni di quell’uomo potesse finire al più presto. E tutto è stato possibile grazie a voi tutti. >
< Che fine ha fatto il Conte Haraldson? >
< Il suo spirito non toccherà mai più queste terre e non andrà nel Valhalla. Odino l’ha rinnegato per sempre… Non so che fine possa aver fatto, ma sicuramente non è più un nostro problema né della tua gente. >

< Non più, ormai. Hanno trovato in te un guerriero abile e coraggioso. Saprei proteggere il tuo villaggio anche a costo della vita. Ne sono certo. >
< Quindi questa sarà l’ultima volta che ci vediamo. Ma almeno potremmo dirci addio. >
< Non mi sono mai piaciuti gli addii, padre. Preferisco abbracciarti. >
< Sai che non è possibile visto il mio stato. >
< Lo so. >
Dopo essersi guardati negli occhi per un’ultima volta, gli spiriti dei vichinghi morti furono pronti per salire alla corte di Odino dove Bjorn e gli altri guerrieri avrebbero creduto che sarebbe stato un posto migliore di Kattegat.
< Adesso vostro padre è a casa. Grazie soprattutto per avergli fatto capire da che parte deve stare. Era accecato dalla rabbia. Per questo non desiderava altro che regnare in un luogo che non esiste. >
< Già… Ma non ne farò un vanto. Voglio ricordare mio padre com’era in vita. Non riesco a sopportarlo da come è morto. >
< Giusto anche questo… Adesso che finalmente abbiamo completato la nostra missione possiamo tornare al villaggio. >
< Credevo di non sentirvelo mai dire, nano Gimli. >
< Lo so. Ma immagino che s’eppur non ci siamo mai sopportati, credo che mi vorreste salutare. >
< Come? Ripartite di già?>
< Ho ancora la forza e il tempo di vedere altri luoghi nascosti. Non ho intenzione di fermarmi proprio adesso. >
< Si può sapere quanti anni avete? >
< Sinceramente non lo so nemmeno io. >
Mentre Ubbe stava cercando di attirare la loro attenzione, i due guerrieri si scusarono con lui per non aver pensato alla sua grave ferita.
< Sai Ubbe, credo che dovrai dimagrire appena ti rimetterai in forze. Sei davvero peso. >
< Sei tu che non sei più forte come un tempo. >
< Vuoi forse fare un incontro di lotta? >
< Perché no. Ci posso pensare. >
< Ed io non rifiuterò. >
< Buono a sapersi. >


Vedendo suo figlio e suo fratello tornare verso il villaggio, Lagertha fu molto entusiasta nel vederli tornare.
La folla di abitanti, radunata intorno al cancello che racchiudeva la cittadina portuale, li festeggiò per il compimento della missione.
Ma Ubbe, bisognoso di cure, decise che non era ancora il momento di festeggiare.
< Portatelo dentro > fece Lagertha ad alcuni uomini < E chiamate subito un curatore. Alla svelta!>
Mentre Bjron sentì il calore di una madre che gli era rimasto sempre vicino, per Gimli era giunto il momento di partire.
< Non ho molto tempo ancora da dare. Sento che le mie forze mi stanno abbandonando. >
< Eppure non sembrate così vecchio > fece Lagerta. >
< Vi ringrazio. Voi siete sempre molto gentile con me. >
< Rimanete anche questa notte. Partirete domani mattina. >
< Vi ringrazio ancora, ma come ho detto a vostro figlio, non voglio fermarmi proprio adesso. >
< Volete portarvi con voi alcune provviste per il viaggio. >
< Ho già tutto l’occorrente > rispose il nano con sorriso.
Fissando quel guerriero con cui non aveva mai legato veramente, fu davvero molto dispiaciuto nel sapere che sarebbe partito subito.
< Non credevo di dirlo mai ma mi mancherete. >
< Anche voi, Bjorn la corazza. >
Mentre i due guerrieri si abbracciavano a vicenda, l’arrivo tempestivo di Ubbe li redarguì all’istante.
< Ubbe, ma cosa… >
< Credevate davvero di andarvene senza salutarmi? Dovrete passare su quello che mi resta del mio corpo. >
< Non dite così. Voi tornerete in forma. >
< Mi mancherete davvero, nano Gimli. Mi sarebbe piaciuto sapere la storia sulla vostra terra. >
< Tutti noi volevamo saperne di più > mormorò Bjorn < Non volete darci nessun indizio al riguardo? Nemmeno un piccolo racconto per occupare le nostre menti? >
< La mia terra deve ancora rimanere segreta per secoli e secoli. Solo i bravi scopritori come voi potranno saperne di più. Ma adesso, il segreto deve essere custodito gelosamente… Sappiate solo che abbiamo combattuto fino all’alba dei tempi, salvando questo pianeta dalla distruzione. In un certo senso come avete fatto voi con vostro fratello, Bjorn. >
< Non saremo mai riuscito in questa impresa senza di voi > fece Bjorn.
< Forse è vero. Ma siete stato voi il vero condottiero… Anche se non vi date tutti i meriti. >
< Ha fatto tutto mio padre. Io non molto… >
< Allora mettiamola in questo punto di vista: voi farete molto in futuro. Per il vostro popolo e la vostra famiglia. Non ho mai visto così tanti umani uniti tra di loro. è davvero un bene che non deve essere sciupato… E sono convinto che questa unione durerà anche dopo la vostra morte. >
< Ci potete giurare. >
< Gimli, sapete già dove dirigervi? >
< Sinceramente no. Forse a nord… forse ad est… Il mio viaggio sarà imprevedibile. Ma non posso nemmeno scartare il fatto che un giorno mi possiate rivedere. >
< Allora noi vi aspetteremo. Ogni giorno che passerà > disse infine Bjorn prima di vedere il piccolo grande guerriero oltrepassare il cancello della città di Kattegat per l’inizio di una nuova avventura.

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