La mia identità!

di Maggiechan_75
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chi sono? ***
Capitolo 2: *** Chi ero? ***
Capitolo 3: *** Chi sei? ***
Capitolo 4: *** This House not my home ***
Capitolo 5: *** Hey man! Amen! ***
Capitolo 6: *** Lover in love ***
Capitolo 7: *** Now! ***
Capitolo 8: *** Crying in the Rain ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 - Pretty Women ***
Capitolo 10: *** Loverlon man ***
Capitolo 11: *** Why? ***
Capitolo 12: *** Change ***



Capitolo 1
*** Chi sono? ***


Per festeggiare il mio primo anno qui a EFP ho deciso di pubblicare un progetto a cui tengo tantissimo e a cui sto ancora lavorando.
La prima volta che ho pensato a questa storia è stato guardando  “L’amnesia” (intorno agli anni ‘90). L’episodio in cui Kaori aveva perso temporaneamente la memoria.
 
La prima domanda che mi venne fu… e se fosse successo al contrario? Ovvero se fosse capitato a Ryo?
 
Negli anni l’idea e una storia su questo aspetto mi stava appassionando sempre più. 
Un uomo già “senza identità” improvvisamente perde la memoria perdendo il ricordo di chi era stato.
Per raccontare tutto ciò mi sono ispirata al film "A proposito di Henry" . Harrison Ford è riuscito a mio avviso a interpretare molto bene la sensazione del "chi sono?" e la sua ricerca del "chi ero?". Ma quello che mi è piaciuto, e spero di  riuscire a trasmettere qui in questa storia è  "ciò che ero è ciò che sono?". 
Trasmettere tutto questo non è tanto semplice, per questo anche se questa storia l'ho iniziata a scrivere quasi un anno fa, ha solo 4 capitoli completi. 
Sono stata molto combattuta se iniziarla a pubblicarla ora, ma oggi per me è un giorno speciale e per questo ho deciso di farmi questo regalo ^_^

Proprio per le premesse sopra indicate vi avverto che 
tempistiche di pubblicazione tra un capitolo e l'altro saranno lunghe (almeno in questi primi capitoli).
 
 
Chi sono?
 
Sto tornando… tornando da te… Ma quanto è difficile! Qui dove mi trovo sto talmente bene, che una parte di me vorrebbe rimanere qui per sempre! 
Sarebbe tutto perfetto se ci fossi anche tu. 
Ma tu non ci sei ed io voglio stare con te in qualsiasi posto tu sia! 
Aspettami sto arrivando…
 
Appena l’anima prese coscienza di quei pensieri venne catapultata là dove era stata presa. Ritornò al corpo a cui apparteneva. Un corpo che da settimane e settimane era in bilico tra la vita e la morte. 
 
Quando l’anima e il corpo si riunirono l’uomo, aprì gli occhi. 
 
Dove sono?
 
Le pupille iniziarono a ruotare in cerca di qualcosa di familiare, un angolo.., un particolare... 
Non era una sensazione piacevole quella che provava. Il suo corpo si irrigidì, il cuore iniziò ad aumentare il suo battito. Si sentiva spaesato. Riusciva a muovere solo le pupille, tutto il resto del corpo non obbediva ai suoi comandi. Era troppo malridotto per farlo. Tutti i muscoli, compresi quelli delle labbra, erano bloccati. 

Dove sono?
 
Dolore.
 
Ogni centimetro del suo corpo soffriva. La testa gli scoppiava, la spalla sinistra bruciava, la sentiva pulsare a livello della clavicola. 
 
Dove sono?
 
La stanza era buia, era illuminata solo dalla poca luce che entrava dalla finestra. Era una serata silenziosa, si udivano soltanto le cicale che frinivano. 
 
Dove sono?
 
Il fiato iniziò a farsi più corto, anche i muscoli iniziarono a “risvegliarsi”. Si contraevano più per istinto che per un movimento volontario. 
 
L’uomo si rese conto di aver stretto la mano a qualcuno. Era una mano di donna, morbida, calda. L’unica cosa che in quell’incubo riusciva a tranquillizzarlo. 
 
Chi sei?
 
Si domandò avendo finalmente trovato quello che cercava.
 
<< Ryo ….>>
 
L’uomo con uno sforzo sovrumano girò la testa verso il suono della voce. Si trovò davanti a lui una donna che piangeva ripetendo un nome. 
 
<< Ryo. >>
 
Lo guardava fisso negli occhi piangendo e tremando. 
 
La mano non aveva lasciato la sua presa. 
 
<< Ryo. >>
 
Ripeteva quel nome come fosse un mantra. 
 
Ryo? E’ il mio nome? 
 
<< Ryo…? >>
 
L’uomo lo ripetè tremante e con gli occhi spaesati. 
 
Chi sono?
 
Sentire la sua voce uscire e non riconoscerla, fu un trauma ancora più grande dello scoprire che non ricordava il suo nome. 
 
Le pupille iniziarono a vagare cercando qualcosa… qualcosa di familiare.  E di nuovo si fermarono ad osservare la donna che gli era accanto. 
 
Lo sguardo di lei era cambiato. 
Prima era commosso e sollevato per il fatto che fosse vivo, in quel momento invece il volto esprimeva sconforto  e timore. La donna aveva capito che quell’uomo aveva perso la memoria.
 
Aveva un sorriso stampato in volto, ma lo aveva capito anche lui, era falso. 
Lei stava cercando di rassicurarlo, mentre forse quella più impaurita era lei stessa. 
 
Chi sei?
 
La donna sembrò interpretare i suoi pensieri.
 
<< Kaori. M.. mi chiamo Kaori >>
 
L’uomo cercò di alzarsi e di parlare ma la donna lo fermò.
 
<< Calmati Ryo non ti agitare. Hai subito un trauma e sei ferito! Ti prego.. >>
 
L’uomo si rese conto che agitarsi avrebbe solo che complicato le sue condizioni di salute. Sicuramente non avrebbe favorito il riacquisto della memoria. 
 
La guardò pensando alle sensazioni provate solo qualche minuto prima.
Le ricordava bene le emozioni che quella mano gli aveva lasciato. 
Le avvertiva a pelle quelle sensazioni, quelle che con gli occhi stava cercando disperatamente da quando si era risvegliato. 
Eppure il suo volto non lo ricordava e neppure il suo nome. 
 
Era una strana sensazione quella che provava. 
 
Come poteva riconoscere una persona, e allo stesso tempo guardarla in viso e non farlo?
 
Si sentiva totalmente disorientato. La testa gli scoppiava, i pensieri erano confusi e rari.
 
Tre domande. Tre maledette domande, semplici lo stavano tormentando: “Dove sono?”, “Chi sono?” e “Chi sei?”. Quesiti che avrebbero tormentato chiunque. 
 
Quell’uomo aveva perso la sua identità, aveva perso tutto ciò che era e che era stato. 
 
Riprese a guardare il soffitto arrendendosi.
 
Kaori riconobbe quello sguardo, lo stesso che aveva visto settimane prima. Però, in quel momento gli occhi esprimevano sensazioni ed emozioni diverse. 
Avrebbe voluto  confessarsi e dirgli qualcosa, ma sapeva che quello era solo un suo bisogno egoistico per liberarsi da tanti anni di silenzio e sofferenza.
 
<< Vado a chiamare Doc >>
 
Gli disse mentre si stava alzando. Cercò di assumere un atteggiamento calmo e dolce ma dentro si sentiva morire. 
 
Lui la bloccò prendendola per il polso e la guardò fissò negli occhi. 
 
Kaori li interpretò bene quegli occhi. La stavano supplicando di rimanere con lui. 
 
Erano occhi stanchi. In pochi minuti aveva avuto troppe emozioni. 
Erano occhi sofferenti. Le ferite e le contusioni gli stavano facendo male. 
Tutte quelle emozioni le percepiva anche dalla stretta che la sua mano tremante emetteva.
 
Gli sorrise risedendosi sulla sedia accanto a lui. Gli prese la mano come da settimane aveva fatto in quel periodo.
 
<< Sono qui! Non ti lascio! Questa volta no! >>
 
Il tono era dolce e calmo, ma nascondeva un profondo dolore mescolato da rabbia e senso di colpa. In tutti quegli anni non era riuscita a difenderlo. Gli era stato accanto da tanto, troppo tempo che ormai aveva creduto di conoscerlo. Solo un mese prima si rese conto che non era così!
 
Fu questione di pochi istanti.
Un “Ti amo” sussurrato con tale dolore e disperazione, che non aveva mai sentito. 
Un bacio rubato, troppo corto per permetterle di ricambiare, poi l’arresa totale di un uomo solo e disperato. 
 
Attese che si addormentò per togliersi dal viso quella maschera. 
 
Ritornò seria. 
 
Gli occhi tremanti stavano osservando un anello. Un pegno, una promessa che aveva fatto ad un uomo che non era lui. Lo amava? Di sicuro non quanto avesse amato Ryo.
Troppi anni aveva perso sperando che un giorno lui si dichiarasse. E quanti anni erano passati senza che lei trovasse il coraggio per confessare il suo amore, ma più il tempo passava, più quel desiderio si faceva più lontano e difficile. 

Aveva visto negli occhi un uomo a cui la vita non interessava più! 
Aveva visto negli occhi la disperazione di un uomo! 
Un uomo egoista che in quel momento aveva pensato solo a se stesso!
 
Aveva aspettato l’ultimo istante, quando lei stava per pronunciare “Si lo voglio”, per apparire in modo teatrale.
Spalancò le porte della navata della chiesa e si trascinò fino a lei e all’altro uomo. 
 
Lo guardò e sorridendogli gli disse “Congratulazioni sarete una coppia perfetta”. Poi si voltò verso di lei. La guardò e in due secondi lei lo capì. Era venuto per dirle addio.
Era venuto per guardarla un’ultima volta negli occhi prima di morire.
Si avvicinò a lei la baciò delicatamente sulla guancia e poi si avvicinò all’orecchio, quello opposto a quello del suo futuro marito, e le sussurrò “Ti amo”. 
Pochi istanti dopo svenne entrando in coma!
 
 
******
 
L’uomo si risvegliò qualche ora dopo, la mano di lei gli stava ancora tenendo la sua, ma era più pesante. La donna si era addormentata.  
L’uomo richiuse gli occhi per assaporare quella sensazione di protezione che avvertiva sapendo benissimo che sarebbe durata solo poche ore. 
 
Il giorno successivo avrebbe dovuto fare i conti con la nuova realtà piena di dubbi ed incertezze.

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Capitolo 2
*** Chi ero? ***


La riabilitazione fu lunga e difficile. Scoprire improvvisamente di essere diventato come un bambino di pochi anni a cui doveva essere insegnato tutto (anche il parlare e camminare), fu per quell’uomo davvero umiliante. 

Bambino si sentiva proprio un bambino. Aveva addirittura paura del buio. 
La notte era particolarmente difficile. 
Senza di lei, il sonno era più agitato e pieno di incubi. 

Sul suo passato tutti erano stati piuttosto vaghi, l’unica cosa certa era il suo nome. “Ryo Saeba”. 
Al momento era solo quello a cui lui era interessato. 

Non lo riusciva a spiegare, ma questo fatto lo tranquillizzava perché non lo rendeva più un uomo “senza identità”. 

<< Chi sei Ryo Saeba? >>

Si chiese quella sera guardandosi allo specchio non riconoscendo il suo volto.

Davanti a sé vedeva il viso di un uomo maturo, ma gli occhi erano quelli di un bambino spaventato.
Il volto, leggermente abbronzato, era segnato da rughe che rappresentavano un vissuto. Si avvicinò allo specchio per poterle ispezionare meglio. Istintivamente allungò il suo indice verso quella più profonda, era vicino al suo occhio destro, era profonda e ruvida
Un brivido lo percorse. 

Si guardò allo specchio mentre cercò di accennare un sorriso. 
Un sorriso che probabilmente Ryo Saeba non aveva fatto spesso. Le rughe, la pelle e perfino le labbra sembravano avere una posizione non naturale, non conosciuta al viso stesso.

L’uomo riflesso allo specchio aveva uno sguardo spento e perso, non riusciva proprio ad accettare che quel viso gli appartenesse. 
Sembrava quello di un individuo a cui la vita non interessava più, ma non era così, non poteva essere così. 

L’uomo che era stato, quello riflesso allo specchio, era un detective! 
Almeno era quello che in quelle settimane gli era stato raccontato. 

Abbassò lo sguardo per osservare le sue mani, le annusò. 
Avevano un profumo particolare, un odore che a lui non piaceva. Un misto di polvere da sparo e sangue. 

Riportò lo sguardo allo specchio e si osservò negli occhi. 
Quell’uomo, capace di uccidere e di sparare gli faceva ribrezzo. 

Chi sono?

Non lo riusciva ad accettare, non riusciva a capire. 

Lui Ryo Saeba è un assassino!

Vide lo sguardo trasformarsi. In quel momento stava rappresentando l’incredulità di quell’affermazione e allo stesso tempo la consapevolezza che lo specchio stava comunque riflettendo se stesso.

Io sono un assassino!?

Lo specchio rifletteva il volto di un uomo arrabbiato. Un’espressione che quell’uomo, quello del passato, aveva provato molte volte.  
La ruga, vicino all’occhio destro, si accentuò. 

Nei giorni precedenti Kaori gli aveva raccontato il suo passato.

Non le doveva essere stato affatto facile farlo. L’uomo lo poteva ben percepire dal linguaggio del suo corpo. 
Lei aveva spesso lo sguardo basso e la voce tremante. Ne era sicuro, gli stava nascondendo qualcosa.

<< Con mio fratello Hideyuki, avevi aperto un’agenzia investigativa chiamata City Hunter…>>

Senza che lo specificasse si poteva percepire chiaramente quanto profondo era il legame che la univa a suo fratello. 
Si era dovuta interrompere un paio di volte per evitare di piangere, ne era quasi certo.
Hideyuki oltre che socio, era anche un amico e molto importante per lui, almeno dai racconti di lei.

Si sentiva in colpa per averlo dimenticato. 

Doveva essere, per quell’uomo riflesso allo specchio,  una persona  importante. 

Chiuse gli occhi per riportare alla mente la foto che, qualche giorno prima, gli aveva fatto vedere Kaori. In essa era raffigurata Kaori in mezzo a due uomini, l’uomo riflesso allo specchio ed uno sconosciuto, Hideyuki. 
La foto li ritraeva al parco molti anni prima. 
Lei indossava una divisa scolastica, stringeva fieramente un foglio arrotolato.
Il fatto che fosse stato immortalato in un loro ricordo, era la testimonianza che la loro amicizia era molto profonda e importante. 
L’espressione facciale di Ryo Saeba, quello della foto, raccontava tanto. Era chiaramente felice in quel momento, eppure il viso non lo riusciva a esprimere. Solo dagli occhi si poteva percepire il suo stato. Era stata proprio lei a farglielo notare 

 <<.. anche se mi prendevi in giro lo sapevo che tu eri fiero di me. Prima di morire mio fratello ti chiese di occuparti di me.  Sai all’epoca ero solo una ragazzina. Lui era tutta la mia famiglia. >>

Mentre gli raccontava quel ricordo sorrideva, ma era un sorriso amaro, gli occhi erano lucidi. Lei non approfondì l’argomento e lui non ebbe il coraggio di chiedere altro. 
Aveva quasi paura di scoprire come quell’uomo era morto.

Lo terrorizzava scoprire che il motivo poteva essere legato al loro lavoro. 

Le mani gli tremavano

Un detective ero un detective! Queste mani hanno tenuto in mano una pistola chissà quante volte…

Occhi di terrore! 
Tutti i muscoli del viso erano in tensione. 

Sono un assassino??!!

Una rabbia improvvisa lo avvolse e un pugno ruppe il vetro dello specchio. 
Fu un gesto involontario che lo sconvolse. 

Che ho fatto??!!

Aprì il rubinetto del lavabo sotto di lui e portò la mano sanguinante sotto l’acqua gelida. Rimase quindi ad osservare il contrasto dell’acqua limpida che usciva dal rubinetto e, sotto la sua mano, l’acqua rossa che scendeva per infilarsi nello scarico del lavabo. 

Sangue…

Chissà quante volte lo aveva visto quel liquido vischioso color porpora. Quante volte lo aveva toccato. 
Un conato di vomito lo assalì.

Questa mano ne deve aver tastato molti tipi.

Alzò gli occhi e osservò la sua immagine riflessa sullo specchio in frantumi. 

Era un’immagine distorta che lo rendeva ancora più un mostro ai suoi occhi. Lo odiava quell’uomo. 
Odiava Ryo Saeba, dal profondo del suo cuore.

Ripensò a quella donna, a Kaori e alla sensazione che provava quando lei lo aveva tenuto per mano. Lo percepiva molto chiaramente l’amore che lei provava per lui. 
Ma Ryo Saeba, l’uomo riflesso, cosa provava per lei? 

L’aveva notata subito quella fede al suo anulare sinistro. Era sposata. 
Si riguardò le mani, lui non portava nessuna fede, lui non era suo marito. E lei non si era presentata come moglie. 

Cosa rappresentava per lui quella donna? Il tempo trascorso con lei era sempre così breve. Una giornata intera passata senza di lei era eterna, invece in sua compagnia passava in un lampo. 

I suoi racconti però non sempre erano malinconici, un giorno Kaori si presentò con un martello da 100 T e gli chiese se lo rammentava.

L’uomo la guardò perplesso 

<< dovrebbe ricordarmi qualcosa? >>

Rise divertito tanto che sorprese la stessa Kaori 

<>

L’espressione diceva tutto. 

Ridere!! mi era così difficile ridere?

L’immagine di lei che sollevava il martellone con aria minacciosa lo fece divertire talmente tanto che scoppiò nuovamente, in una risata divertita. 
Era così bello ridere, come poteva non averlo mai fatto? 

Chi ero?

L’uomo descritto era ben lontano da quello che lui si sentiva di essere. Tanto che si stava quasi domandando se fosse davvero quello il suo corpo. 

Alzò gli occhi al cielo 

<< Siamo sicuri, ...Davvero SICURI?? >>

Disse ad un’entità a cui ancora non era sicuro di credere.
 
Era vivo per miracolo! Glielo continuavano a ripetere. I miracoli li sapeva fare solo un essere superiore. Si sentiva a disagio solo ad aver formulato il pensiero.  Forse era la prima volta che lo faceva se ne rendeva conto! 

Gli risultava difficile credere che un assassino pregasse dopo aver ucciso, eppure quel Dio lo aveva salvato. Lo aveva graziato dopo tutto quello che era stato e aveva fatto. 

<< PERCHE’?? >>

Gli gridò in preda alla disperazione.

Era l’imbrunire. Fra qualche ora avrebbe dovuto richiudere gli occhi. 

Si sentiva così stanco. 

La mano, quella che aveva stretto per molti giorni e molte notti gli mancava.
La sua invece pulsava di dolore. 

Ogni volta che il sonno si impadroniva di lui, quell’uomo aveva paura. 
Paura di non riuscire a risvegliarsi. 
Paura di sognare e ritrovare quelle sensazioni in un’altra mano. Una mano di un passato molto lontano.

***
 
Di nuovo questo sogno ed ogni volta è sempre più ricco di dettagli. 

Quante volte lo avrò fatto nell’ultimo periodo? 

La sento, una mano mi stringe così forte che mi fa quasi male. 
E’ una mano grande che avvolge la mia completamente.  E’ calda ma allo stesso tempo è tremante. E’ sporca di sangue. 

<< Non ti lascerò mai solo. Sarò sempre qui. >>

E’ una voce femminile. Con l’altra mano mi sento toccare il petto, sono talmente piccolo che riesce a coprirlo quasi totalmente.

Improvvisamente la stretta si allenta tanto da scivolare a terra. 

Ho paura! Ora sono solo in mezzo al nulla. 

C’è fumo intorno a me grida di aiuto soffocate. 

I miei occhi, inondati di lacrime, non riescono a vedere bene dove sono.

C’è molto verde intorno a me fa caldo ed io faccio fatica a respirare, forse per il fumo che mi circonda. 

Mi devo allontanare! Non voglio stare qui ora che sono solo.

Mi allontano cammino a fatica cado spesso. 
Il mio corpo sanguina. 
Non mi piace! Non mi piace per nulla questo odore. 

Ho un conato di vomito e successivamente il mio corpo espelle un grumo di sangue. 
La pozzanghera che lascia è molto grande, mi spavento e urlo di pianto e dolore.

La voce è quella di un bambino. Sono un bambino? Quanti anni avrò? Cosa ci faccio in mezzo a questa foresta? Ho paura.

 
 
***

L’uomo si risvegliò ansimante. Il cuore gli sembrava uscire dal petto. Quel sogno si ripeteva ormai ogni notte, ma si interrompeva sempre in quel punto. 

E’ solo un sogno.

Se lo continuava a ripetere sempre meno convinto.

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Capitolo 3
*** Chi sei? ***


Vi ringrazio per aver accolto con entusiasmo questo mio nuovo progetto.
Voglio dedicarvi questo capitolo con tutto il cuore. 
Scriverlo mi ha emozionato moltissimo e spero che un pochino di questa emozione arrivi anche a voi.
Grazie 
 
Chi sei?
 
Fra pochi giorni tornerò a casa. 
Casa chissà se posso chiamare così un luogo di cui non ho nessun ricordo.
Doc e Kaori dicono che dovrebbe aiutarmi a ricordare il mio passato. 
Non sono sicuro di volerlo fare.
Non sono sicuro di volermi ricordare di quell’uomo, di quel Ryo Saeba.”
 
Erano questi i pensieri che tormentavano quell’uomo mentre camminava sul tapis roulant. 
 
******
 
Le notizie nel quartiere di Shinjuku erano corse in fretta. Si vociferava che City Hunter fosse morto.
 
Il quartiere era cambiato. Senza il suo protettore era diventato un luogo pericoloso per vivere. Nel giro di un mese intere famiglie avevano deciso di traslocare.
 
Le segnalazioni al distretto di polizia erano triplicate. 
L’ufficio di Saeko era insolitamente disordinato e la scrivania era piena di rapporti e casi insoluti. La sedia della sua scrivania dava le spalle ad essa. Era rivolta alla grande vetrata del suo ufficio. 
Saeko stava osservando il tramonto su Shinjuku.
Le prime luci si stavano accendendo e l’incubo per il commissario stava iniziando. 
 
Da settimane la TV trasmetteva un suo appello nel quale invitava i cittadini a rimanere nelle proprie abitazioni dopo il tramonto.
 
<< Ryo… >>
 
il tono con cui aveva pronunciato il suo nome era triste e malinconico.
 
<< ...che il tuo lavoro ci fosse d’aiuto l’ho sempre saputo. Ma che fosse così indispensabile l’ho capito solo ora. >>
 
una lacrima apparve negli occhi azzurri della donna.
 
******
 
Un’ altra donna aveva appena pronunciato il suo nome. 
 
Kaori aveva tra le mani la magnum, partner insostituibile del suo collega. 
Le sue mani erano tremanti, Ryo Saeba le aveva permesso raramente di prendere in mano la sua pistola. 
Saperlo senza di essa aveva scaturito in lei un senso di angoscia. Da quando l'aveva conosciuto non lo aveva mai visto disarmato, nemmeno quando dormiva. Lui e la pistola erano una cosa unica. 
 
Chi sei?
 
L’uomo con cui ultimamente parlava era completamente diverso dallo sweeper che conosceva. Era uno sconosciuto con il quale non sapeva come rapportarsi. 
Ogni giorno si doveva sforzare di ricordare a se stessa che lui non era più Ryo Saeba, l’uomo che aveva amato per lungo tempo. 
Quello che si trovava di fronte era solamente un uomo spaesato e incredulo per i racconti del suo passato.
 
In lui erano presenti  espressioni che non aveva mai visto nel suo viso. 
 
Rimaneva l’incertezza e lo smarrimento, questo era normale, ma a differenza del passato le sue espressioni erano completamente diverse da quelle a cui era abituata. 
Erano fredde enigmatiche. Quell’uomo non si fidava più di lei, era evidente, non si fidava di nessuno nemmeno di se sesso.
 
Si guardò  la fede che stringeva, come in una morsa, il suo dito. Una lacrima all’interno del suo occhio si era formata, ma lì era rimasta. Si era infossata tra la palpebra e la pupilla e sembrava incastrata tra esse. Non voleva scendere, o forse era Kaori che non voleva che lasciarglielo fare.
 
La vista si era annebbiata, intorno a lei le forme stavano perdendo i lineamenti quasi da perdersi e mescolarsi tra di loro. Quell’anello però non voleva perdersi con le altre. Quell’immagine rimaneva nitida e chiara.  
Esso era legato ad uno dei ricordi più dolorosi che avesse mai vissuto.
 
Chi sei?
 
<< Domani tornerai a casa >>
 
il cuore le batteva forte 
 
<< chissà come sarà vivere di nuovo sotto lo stesso tetto.>>
 
Lo sguardo era triste ed amaro. Si distese nel letto che per tanti anni aveva ospitato colui che aveva tanto amato.
Stava cercando il suo profumo. Si mise sotto le coperte per farsi abbracciare dal suo ricordo e chiuse gli occhi. 
 
L’ultimo ricordo legato a lui, a Ryo Saeba, era il più doloroso ma era l’unico in cui lei aveva assaporato le sue labbra. 
 
Un bacio dal sapore amaro e salato. 
Un bacio bagnato dalle lacrime che lui stava versando mentre la stava baciando.
Un bacio  vischioso dovuto al sangue che a flotte stava continuando a colare dalla sua tempia
 
Aveva il sapore del dolore, ma allo stesso tempo era caldo e passionale. Esprimeva il profondo amore che lui nutriva per lei.
Entrambi erano consapevoli che si stavano perdendo e quello era il primo ma anche l’ultimo bacio che loro si erano scambiati.
 
Lui era convinto che stesse per morire, e questa sensazione l’aveva trasmessa molto chiaramente.  
 
<< Perchè…. Perché….??!!??>>
 
Disperata strinse ancora più forte la magnum.
 
Perchè non hai lottato per noi perché hai preferito la morte…. Perché??
 
Inspirò profondamente tra le lenzuola, solo così avrebbe potuto ritrovare il suo odore. 
Sapeva di menta, alcool e tabacco. Riusciva anche a distinguere i vari tipi di alcool. Quello dei superalcolici era quello che faceva più fatica ad andare via, ma non riusciva a nascondere quello fresco del dopobarba o quello acido del disinfettante. 
 
Quella notte pianse senza sosta, rendendosi conto che si sentiva più avvolta dalle sue coperte che da lui. Erano sempre troppo pochi gli abbracci che gli aveva concesso in passato ed erano sempre pieni di tensione. Lo percepiva benissimo. 
 
L’abbraccio sincero, quello che veniva dal cuore durava due secondi, poi si irrigidiva e quel calore si raffreddava quasi a diventare gelido tanto che lei stessa aveva il desiderio di staccarsi da quella situazione. Ci fu una sola occasione in cui quell’abbraccio sincero era durato più a lungo, era quel maledetto giorno, quando era venuto per dirle addio e lo aveva fatto in modo così sincero che Kaori arrivò ad una sola conclusione, quella che le spezzò il cuore. 
 
Il suo vestito bianco era inzuppato del suo sangue, le mani tremavano e lei aveva solo un nome in mente. 
 
Ryo
 
Non si rese nemmeno conto che l’uomo che stava per sposare stava tremando. 
 
Erano sensazioni di rabbia e gelosia quello che lui provava.
 
Davanti a sé, steso sul pavimento della chiesa,c’era il suo rivale. L’uomo che Kaori non era mai riuscita a dimenticare.
Lo aveva sempre saputo, Kaori lo amava, ma era un amore a senso unico glielo aveva confessato lei stessa. 
 
Era sempre stato molto colpito dalla sua onestà.
 
Non ti posso sposare, non ti amo abbastanza!
 
Gli aveva detto tra le lacrime quando lui si era inginocchiato per chiederle la mano. 
 
Credeva di aver perso ogni speranza, ma una sera Kaori si presentò in lacrime davanti alla sua porta. 
 
- Sposami ti prego, almeno tu fallo! Sposami. 
 
Gli stava urlando con tutta la disperazione che aveva in corpo.
Non era passato inosservato quel “almeno tu fallo!” e sapeva benissimo a chi la sua amata si stava rivolgendo.
Lo aveva percepito sin dal primo momento in cui lui posò le sue labbra sulle sue. Tremavano ed erano tese e avevano un retrogusto salato. 
Kaori mentre lo aveva baciato stava piangendo e non era certo per l’emozione e la felicità del momento. 
 
Lo aveva sempre saputo, lei era sempre stata onesta con lui. “non ti amo abbastanza” gli rispondeva ogni volta che lui le professava il suo amore.
Lo aveva sempre saputo ma quella sera gli aveva risposto di sì. Lui l’avrebbe sposata. 
Era convinto che il grande amore che lui provava per lei sarebbe bastato a coprire quel “abbastanza” di Kaori.
Si rese conto dell’enorme errore solamente quando si presentò all’altare Ryo Saeba.
 
Kaori non si rese conto del tormento che aveva il suo sposo in quel momento.
Non si rese conto nemmeno quando si allontanò dall’altare.
Non si rese conto delle lacrime che stava versando quell’uomo.
Non se ne rese conto!
 
Non se ne rese conto quel giorno, ma il pensiero nelle settimane successive la stava uccidendo.
Lo sapeva sin dall’inizio che sarebbe stato il più grande errore della sua vita, ma si sentiva sola.. e sola non voleva più stare!
 
Era stanca di aspettare un uomo che aveva più paura di amare che sparare.
Era stanca di rincorrere un uomo che le regalava amore solo quando credeva di perderla.
Era stanca di inseguire un uomo che non riusciva ad amare nemmeno se stesso!
Era stanca!
 
Ma nelle ultime settimane aveva fatto la conoscenza di un uomo diverso, era quella parte che Ryo Saeba non le aveva mai permesso di conoscere. 
La parte più fragile, quella che lo stava rendendo ai suoi occhi ancora più umano. 
Era quella parte che sebbene lui aveva cercato di nascondere con tutte le sue forze lei era riuscita a scoprire, ma solo in parte. 
Era quella parte di cui lei si era follemente innamorata.
 
Si stava innamorando! Era consapevole che si stava innamorando di quell’uomo per la seconda volta.
Ma lui non era Ryo Saeba non lo era più.
 
La fede le stringeva il dito. Quel pegno d’amore era così pesante.
Combattuta tra sensi di colpa si addormentò con il viso bagnato dalle sue lacrime.

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Capitolo 4
*** This House not my home ***


Rinnovo i miei ringraziamenti per l’entusiasmo con cui state accogliendo questa storia.
Volevo fare un piccola premessa per spiegarvi la scelta del titolo “This House not my home”. L’ho scelto in inglese perchè secondo me rende meglio il concetto che ho cercato di sviluppare in questo capitolo.
Per chi non lo sapesse
House e Home sono due termini che in italiano vengono tradotti come casa ma hanno due significati completamente diversi in inglese. 
House è un termine che viene usato per descrivere la
Casa a livello fisico (se è grande, piccola, confortevole, ….)
Home è viene usato in modo più astratto. La casa non sono solo le 4 mure, ma il luogo dove abito con i miei ricordi, la casa  è la mia famiglia, è il luogo che mi fa sentire al sicuro.

Home sweet Home … Casa dolce casa 

 
This House not my home

Casa…Sto tornando a casa

Era il tramonto quando la mini rossa era giunta alle porte della metropoli. All’orizzonte si iniziarono a intravedere i primi grattacieli di Tokyo. 

Nel giro di poche ore il paesaggio era molto cambiato. 
Tokyo era molto diversa dalla tranquilla cittadina di Kakamuro, meta preferita delle vacanze estive dei giapponesi.
Per molti di loro era un luogo ideale per staccare e rilassarsi cullati dal rumore delle onde dell’oceano che si infrangevano sulla spiaggia.
Per Kaori in poco tempo era diventato qualcosa di più. Kaori e Takuya avevano deciso di sposarsi e trasferirsi lì.

La ragione del trasferimento era la medesima, aveva un nome e un cognome, Ryo Saeba
Vivere nella stessa città di colui che non riusciva a dimenticare sarebbe stato troppo doloroso e difficile, per lei ma anche per Takuya.
Il suo futuro marito sperava, che lontano da Tokyo, lei riuscisse finalmente ad essere felice. Non sopportava vedere i suoi occhi così tristi e nostalgici, avrebbe fatto di tutto per tenerla lontana dalla fonte del suo dolore. Da Ryo Saeba.  

Sembrava la soluzione perfetta, ma nessuno dei due aveva però fatto i conti con la reazione di Ryo Saeba.
Nemmeno i loro amici più intimi, avrebbero mai immaginato che Ryo Saeba avrebbe varcato la soglia del tempio Kase Dera Kannon, il tempio scelto per le loro nozze.
Nessuno avrebbe pensato che la tranquilla cittadina di Kamakura avesse assistito alla “morte” di Ryo Saeba.

City Hunter era morto! 

Erano queste le voci che giravano tra gli Yakuza nelle ultime settimane. In molti si erano fermati all’apparenza e lo credevano deceduto letteralmente; Pochi di loro invece erano andati più a fondo scoprendo la verità.
Tra loro Seichi Hisaishi. Quell’uomo aveva trascorso gli ultimi venticinque anni in prigione con il rimorso di essere la causa non solo della morte del fratello, ma soprattutto per aver lasciato che un’innocente bambina ne pagasse le conseguenze. 
Da anni lavorava per una delle casate più importanti della mala giapponese, aveva trascinato con sé anche suo fratello minore. Gli aveva promesso fama e ricchezza, quella che però non aveva raggiunto nemmeno lui.

Aveva comprato suo fratello con poche promesse, lo aveva addirittura convinto a partecipare alla rapina che avrebbe entrambi portati al successo, o almeno era quello che Seichi credeva.
Quello che non si aspettava era l’attaccamento che suo fratello aveva per sua figlia minore, Kaori.
Entrambi sapevano che una volta eseguito il colpo avrebbero dovuto fuggire all’estero, ma quello che non si aspettava era che suo fratello avesse deciso di portare con sé anche la piccola Kaori.

Seichi era al suo fianco mentre suo fratello stava sfrecciando per le vie di Tokyo cercando di seminare le volanti della polizia; Kaori non la smetteva di piangere e urlare innervosendo e distraendo suo padre che virò troppo velocemente finendo per provocare un incidente che provocò la sua stessa morte.
A quel tempo, il primo pensiero di Seichi fu quello di scappare; Corse a perdifiato mentre Kaori urlava a squarciagola. Era ormai lontano quando gli uomini della polizia riuscirono a raggiungere l’auto nel dirupo.

 
********

Caos!  

Il rumore assordante del traffico metropolitano; le lunghe ed interminabili code che si formavano dietro ad un semaforo rosso; il via e vai della folla dei passanti in giacca e cravatta che giravano per le vie di Tokyo, lo avevano nuovamente destabilizzato. 
Ryo stava osservando tutto questo con gli occhi spaesati e preoccupati..

Era forse questa la vita che Ryo Saeba voleva fare?

Si stava domandando l’uomo seduto sul sedile passeggero. Era una realtà così lontana e così diversa da quella che dal suo risveglio stava immaginando per sé.

Kaori poteva avvertire molto chiaramente il senso di disagio che provava.

<< Andrà tutto bene vedrai! >>

Gli disse con un sorriso forzato.

Andrà veramente tutto bene?

Si stava invece domandando.

Si sentiva così impotente davanti a quell’uomo. Ryo Saeba l’aveva sempre protetta da ogni pericolo, con lui si sentiva sempre al sicuro.
Ma ora aveva accanto un uomo dallo sguardo spaesato e tremante. Ora era lei che si sentiva in dovere di proteggerlo.
Era consapevole della delicatezza del suo compito; Doveva difenderlo dall’idea che lui stava avendo di se stesso, glielo leggeva in viso.

Era consapevole che il luogo che City Hunter aveva da molto tempo deciso di difendere e considerava casa era diventato la tana dei lupi. Quell’uomo sarebbe riuscito a sopravvivere? Lei sarebbe riuscita a difenderlo?  
Li avvertiva quegli occhi, quelli che si trovavano dietro uno o più mirini. Aveva cercato di tornare a casa il meno possibile proprio per evitarli. Ma dal giorno del matrimonio quegli occhi invece di diminuire aumentarono sempre di più.

Era consapevole inoltre che l’obiettivo non era lei. In un secondo avrebbero potuto ucciderla, ma in tutte quelle settimane non l'avevano ancora fatto. Il loro obiettivo era Ryo Saeba.

Seichi non riusciva a crederlo. Quell’uomo Ryo Saeba era ancora vivo, ma non era lo stesso uomo, quello che era riuscito a tenerlo lontano da sua nipote. Gli stava puntando la pistola proprio al centro della tempia e lui, quell’uomo non aveva mosso un muscolo, possibile che non se ne fosse accorto?
Erano vere quindi le voci che aveva sentito? City Hunter era davvero morto?
Sua nipote però l’aveva percepito subito il pericolo. Seichi non ebbe nemmeno il tempo di pensare se premere o meno il grilletto che la donna lo aveva già portato all’interno dell’edificio.

<< Bentornato a casa!>>

Gli disse con finto entusiasmo che si spense non appena i suoi occhi incontrarono gli occhi di un “bambino spaesato”.
Gli fu difficile ambientarsi, tutto gli era sconosciuto persino il suo letto che lo aveva ospitato per così tanti anni.

La sua camera aveva solo lo stretto necessario. 

Un semplice letto in metallo da una piazza e mezza, con le lenzuola stropicciate testimonianza del fatto che il letto era sempre sfatto. Un comodino di legno spoglio con un cassetto centrale. A far da decoro sopra di esso non era posizionata nemmeno un abat jour o una sveglia. Al posto delle tende delle semplici veneziane. Si sorprese infine nel notare che non c’era nemmeno un armadio ma una semplice cassettiera che nemmeno si abbinava al comodino.

Chi ero? Chi era Ryo Saeba. Questa stanza non ha nulla di personale, sembra quasi una stanza di albergo. Una camera come tante altre.

L’open Space invece era completamente diverso, quella stanza parlava molto. Raccontava di Kaori.

La donna l’aveva personalizzata con delle tende che si abbinavano con il centrotavola. Alle pareti c’erano appese molte foto che la ritraevano con suo fratello, rare erano le fotografie invece in cui era presente anche Ryo Saeba e tra queste nessuna in cui erano ritratti solo loro due, c’era sempre anche suo fratello Hideyuki.
Sulle mensole c’erano addirittura dei vecchi peluche che sicuramente appartenevano a lei.

Chissà quanti ricordi ci sono all’interno di queste pareti.

Per quanto si sforzasse però non ne riusciva a ricordare nemmeno uno.

Da quel giorno, passarono intere settimane.

Ryo aveva studiato ogni centimetro della casa, ma purtroppo nessun oggetto gli faceva riportare alla memoria nemmeno un frammento di ricordo.

Dove si nascondevano i ricordi del suo passato? sembrava proprio che Ryo Saeba avesse fatto di tutto per celare, ma lo aveva fatto per nasconderli agli altri o a se stesso?
Erano questi i pensieri che, per giorni e notti, lo tormentavano.

Credeva che tornando a casa la sensazione di smarrimento passasse.
Credeva davvero di recuperare la memoria una volta che avesse visto l’appartamento, ma non fu così.

Quell’appartamento era più estraneo della clinica nella quale aveva vissuto fino a poco tempo prima. 


Nei giorni a seguire Kaori aveva fatto di tutto per farlo sentire a proprio agio e cercare di riportarlo alle sue abitudini. Quelle che aveva quando non lavorava.
Ogni mattina andavano a prendere il caffè al Cat’s Eye.
Ogni mattina Ryo si trovava di fronte un uomo alto due metri.
Ogni mattina si domandava come una giovane e bellissima donna avesse potuto innamorarsi di quell’armadio.
Ogni mattina puntava l’occhio all’anello di Kaori tormentandosi sul fatto lei fosse sposata ma passasse il suo tempo con lui.

Dove sarà finito suo marito?

Due grossi dubbi negli ultimi giorni lo stavano assalendo. Kaori forse era stata sposata ma di certo ora non lo era più.

Che fine aveva fatto quell’uomo?

Era forse morto? L’idea che questo potesse essere successo lo tormentava ancora di più accusandosi del fatto che, come per Hideyuki, avrebbe potuto esserne lui la causa.

Era forse separata? E una bizzarra idea stava girando nella sua testa. Era forse stata sposata con lui,  Ryo Saeba
Averla per casa era l’unica sensazione che lo faceva rassicurare. Si sentiva bene con lei a fianco, era una sensazione così famigliare e così intima che si convinse che Ryo Saeba avrebbe potuto tranquillamente essere il suo ex marito.

Il fatto però che lui la fede non la portava lo aveva fatto giungere ad una conclusione. Era stato lui a lasciarla.

L’idea lo faceva sentire sempre più male. Lei Kaori lo doveva amare molto, dopo tutto gli era ancora al suo fianco.


 
******
Rieccomi qui! Volevo lasciarvi un altra piccola "nota" per me molto importante, ma che penso in molti lo abbiano già notate.
Sto chiamando Ryo Saeba solamente l'uomo del passato, ovvero Ryo prima della perdita della memoria. E fino al capitolo precedente lui era solamente un "uomo" che rifiutava di essere stato quel Ryo... Quel Ryo Saeba.

Solo in questo capitolo, se non ricordo male, ho iniziato a dargli un nome "Ryo". Anche quell'uomo è ancora molto confuso sta comunque cercando di reagire, non è più un "uomo senza identità" ha un nome Ryo. Anche se non riesce ad accettare di essre stato quell'uomo Ryo Saeba, ne accetta però almeno il nome Ryo perchè è il primo nome con cui si è sentito chiamare quando si è risvegliato.

alla prossima ^_^
Dany

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Capitolo 5
*** Hey man! Amen! ***


C’è sangue troppo sangue! 

<< Dove sono?>>

La mia vocina si perde nella radura. 

C’è un uomo che cammina di fronte a me. I suoi passi sono molto più veloci e lunghi dei miei.
Non ce la faccio! 
Sta camminando troppo in fretta. Inciampo più volte e più volte alzo lo sguardo verso di lui. 
Resta fermo quell’uomo ad osservarmi fino a quando non mi alzo e riprendo il cammino.

Sono esausto!
Inciampo di nuovo e di nuovo alzo lo sguardo verso di lui. 

Lo temo. 
Lui non sorride.
Lui mi fissa con severità. 
Lui non sta muovendo nemmeno un passo verso di me.
Lui non tende la mano.
Lui non mi aiuta ad alzarmi. 

Qualche ora fa però lo ha fatto!
Ha preso la mia mano. 
Lo ha fatto per trascinarmi lontano da lei, da mia madre. 
Lo ha fatto quando ancora il corpo di lei era ancora caldo. 
Ho cercato di oppormi con tutte le mie forze, ma lui mi ha afferrato il polso e mi ha trascinato lontano da lei.

Abbiamo camminato per ore, i muscoli delle mie gambe sono esausti e mi fanno male. 
Tutto intorno a me è sconosciuto. 

Sono stanco basta! Urlo dentro di me.

Rimango a terra e lo guardo dritto negli occhi. 
Sostengo il suo sguardo asciugando le lacrime sul mio viso. Le maniche della mia maglietta sono lerce di terra. 
Dei granelli di polvere sono entrati nei miei occhi, tendono a farmi lacrimare ma non voglio che quell’uomo mi veda piangere.
Non posso!
Non voglio!

Lo guardo esprimendo tutta la mia rabbia. 
Sono arrabbiato e spaventato allo stesso tempo. La mia anima trema ma sta impedendo al mio corpo di esprimere la paura che provo dentro.

<<¡Chico, levántate! Detenerse en este lugar es peligroso.>>
(Ragazzo alzati! Fermarsi in questo posto è pericoloso.)

Mi parla in una lingua sconosciuta, è arrabbiato con me il suo tono severo non mi convincerà ad alzarmi. 

Non voglio cedere!

E’ un soldato, chissà se il bambino che ero lo ha capito. 
E’ armato quell’uomo e imbraccia un fucile. 
Il bambino che ero lo sta osservando eppure teme per la sua vita, eppure non vuole cedere, non ha paura di morire?

Temo per quel bambino, ho paura che quell’uomo sia così pazzo da premere il grilletto verso di lui. 
Ho paura di quell’uomo! 

Ha uno sguardo freddo è così distante dai sentimenti che ho conosciuto dal mio risveglio che riesco a percepire solo la rabbia che sta provando.

Non cedo, il bambino che ero non cede!

Improvvisamente un fruscio dalla boscaglia e quell’uomo si precipita verso di me. 
E in secondo tutto è diventato buio.
Un boato. Una granata è esplosa a pochi metri da noi. 
Sento il suo peso su di me, il suo corpo mi sta facendo da scudo.
Rivedo la luce solamente quando l’eco del rumore, che l’esplosione ha provocato, è svanito.
L’uomo si alza, afferra il mio polso e lo stringe quasi da spezzarlo. 
Tremano le sue mani mentre inizia a camminare a passo spedito trascinandomi via. 

Cado e inciampo più volte.
Quell’uomo non si ferma e continua a camminare rimettendomi in piedi ogni volta.
Passi frettolosi!
Passi silenziosi!

Arriviamo al campo base e quel bambino è esausto.
Sviene nel momento in cui quell’uomo molla la presa e si allontana da lui.

Quel bambino sono io!? 
Non posso e non voglio credere che questo sia accaduto veramente!
Non posso e non voglio credere che il mio salvatore sia proprio lui.

I miei pensieri sono distratti da una voce femminile

-Shin

E’ una donna preoccupata. Si avvicina allo sconosciuto. 

Estoy bien, no pienses en mí. Piensa en el bebe
(Sto bene non pensare me pensa al bambino)

L’uomo indica il bambino.

Solo ora mi rendo conto che non sono più nel suo corpo.
Sto osservando la scena come se fossi uno spettatore esterno.
Non me ne preoccupo, è solo un sogno. Me lo ripeto con tono convinto non riuscendo ad accettare che questo sogno sia un pezzo dimenticato del mio passato.

Solo ora, libero dai pensieri e sentimenti di quel bambino, apro gli occhi e vedo quell’uomo in modo diverso.

Quell’uomo è ferito gravemente ad un braccio,è quello che ha usato per trascinarmi fino a qui. Sanguina e trema vistosamente dal dolore che la ferita provoca.
Quell’uomo non se ne preoccupa, è molto più scosso dalla processione di barelle che stanno passando davanti a lui.Le osserva passare silente. 
Prova rabbia quell’uomo. Ora tutto il suo corpo trema e le sue mani si serrano a pugno.
Si mette la mano al petto, vicino al cuore, mormorando e domandandosi il perchè di tutto questo. Alza lo sguardo al cielo baciando il piccolo crocifisso che tiene attorno al collo. 

Silenziosamente intona una preghiera.

<<Oh Dios, señor de los que dominan,Guia Supremo que tienes en tus manos las riendas de la vida y de la muerte.Escúchame:>>

E’ solo un bisbiglio, ma solo ora riesco capire chiaramente quella lingua fino ad allora sconosciuta

O Dio, Signore di coloro che governano, Guida Suprema che tieni nelle tue mani le redini della vita e della morte, ascoltami

 

<<...Signore, fa' che la mia anima non vacilli nel combattimento, e il mio corpo non senta il tremito della paura. 
Fa che il mio spirito non senta sete, fame e fatica.
Fa che la mia anima, Signore, sia sempre pronta al sacrificio e al dolore. 
Per favore, rendimi coraggioso di accettare la morte affinché io possa morire con il sorriso sulle labbra, come morirono i tuoi martiri. 
Signore aiutami a vivere e, se necessario, a morire da soldato.
Concedimi Signore, il perdono dell'orgoglio.
Ho voluto essere il soldato più coraggioso del mio esercito e il colombiano più amorevole del mio paese. Perdonami per il mio orgoglio, Signore…>>

 

Mentre lo sento recitare l’angoscia mi pervade è solo un sogno… è solo un sogno non posso essere io quel bambino non posso aver vissuto tutto questo no non posso!!!!

Spezzo il silenzio apparente di quella scena urlando a squarciagola 

- NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO 

******

- NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO

Anche quella notte, il silenzio veniva spezzato dal suo urlo disumano. 

Kaori lo conosceva bene la disperazione di quell’uomo, di Ryo Saeba.
Per molti anni aveva sofferto e pianto di fronte all’angoscia dell’uomo che amava.

Ryo Saeba era così. Le sue emozioni, quelle vere e le sue verità trovavano voce solo attraverso i suoi sogni. 
Sperava che quella parte fosse stata dimenticata con tutto il resto della sua vita. Ma sentirlo urlare quella sera la fece stare peggio di tutte le altre volte. 
Cosa le aveva sempre tenuto nascosto Ryo Saeba, cosa non riusciva a dimenticare cosa lo stava tormentando?

La tentazione di alzarsi dal letto e correre da lui era tanta, ma lui Ryo Saeba non avrebbe voluto. Lui, Ryo Saeba, si sarebbe subito chiuso a riccio appena Kaori avrebbe aperto la porta della sua camera.

Ansimante quell’uomo si svegliò con la gola arsa dal bruciore. Il ricordo di quello sconosciuto, ma soprattutto di quel bambino era così vivo che gli ci volle qualche secondo in più per capire dove si trovasse.

L’avrò sicuramente svegliata. 

Ryo Saeba non si sarebbe mai alzato dal letto dopo un incubo e non si sarebbe mai avvicinato alla sua camera per assicurarsi che lei, Kaori potesse stare bene.
Ryo Saeba aveva troppa paura che Kaori potesse scoprire cosa lo angosciava, ma lui Ryo era forse pronto a confrontarsi con lei?

Ryo era di fronte alla porta della sua camera tutto sembrava tranquillo e silenzioso.

Lei aveva subito percepito la sua presenza

R…ryo?! sei tu!?

Decise di fare un tentativo, consapevole del fatto che ora dietro a quella porta c’era un nuovo Ryo, forse con lui avrebbe potuto provare a scoprire qualcosa di Ryo Saeba.

Parlarono a lungo quella notte davanti ad una tazza di the caldo.

Quel bambino…. quell’uomo

Shin Kaibara...

Il tono timoroso con cui lei aveva pronunciato quel nome non passò innosservato.

<<...è stato per molti anni l’uomo che hai considerato tuo padre>>

 Non lo poteva accettare non lo riusciva ad accettare.

<<Lui era un soldato lui doveva uccidere per sopravvivere lui doveva…. ma io… io …..>>

Si mise le mani sulla testa, il dolore pulsante alla testa lo martellava, non lo riusciva proprio  ad accettare.
Si stava chiudendo a riccio, proprio come Ryo Saeba. 

<< Non è come pensi….>>

Erano anni che Kaori sperava che finalmente si aprisse a lei, la storia del suo passato la conosceva bene, ma solo attraverso i ricordi e le versioni dei suoi amici.
Umibozu, Mick erano mercenari, proprio come era stato Shin Kaibara e lui, Ryo Saeba.
Sentire lo stesso racconto dal diretto interessato però la sconvolse. Le emozioni che l’uomo stava esprimendo le stavano spezzando il cuore.

<<Non sei un assassino, non lo sei mai stato>>

Si avvicinò a lui e lo abbracciò avvolgendolo come aveva fatto Shin Kaibara nel sogno. Lo stava proteggendo.

Ora non era in guerra, ora non era in pericolo. 
Le lacrime che quel bambino aveva dovuto trattenere per tutti quegli anni uscirono prepotenti e finalmente libere da quel corpo.

*******

La preghiera che Shin Kaibara recita è stata rivisitata. L’ho trovata in internet, ma voglio riportarvi completa in lingua originale e tradotta (con il traduttore google). Mi ha commosso e solo dopo averla letta mi sono resa conto che l’ha scritta un Tenente Colombiano Nelson Dario Bedoya Zuluaga morto due settimane dopo nelle giungle di Caqueta in Colombia.

Oh Dios, señor de los que dominan,Guía Supremo que tienes en tus manos las riendas de la vida y de la muerte.Escúchame: Haz, Señor, que mi alma no vacile en el combate,y mi cuerpo no sienta el temblor del miedo. Haz que te sea fiel en la guerra, como lo fui en la paz.Haz que el silbido agudo de los proyectiles alegren mi corazón. Haz que mi espíritu no sienta la sed, el hambre, el cansancio y la fatiga,aunque lo sientan mis carnes y mis huesos. Haz que mi alma, Señor, esté siempre dispuesta al sacrificio y al dolor, que no rehuye, ni en la imaginación siquiera, el primer puesto de combate, la guardia mas dura en la trinchera, la misión más difícil en el ataque.Pon destreza en mi mano para que el tiro sea certero, y caridad en mi corazón. Haz, por favor,que sea capaz de cumplir lo imposible, que desee morir y vivir al mismo tiempo. Morir como tus Santos Apóstoles, como tus Viejos Profetas, para llegar a Ti.Señor te pido que mi cuerpo sepa morir con la sonrisa en los labios, como murieron tus mártires. Te ruego mantengas mi arma en vela y mi oído atento a los ruidos de la noche. Te pido por mi guardia constante en el amanecer de cada día y por mis jornadas de sed, hambre,fatiga y dolor. Si llegara a cumplir estos anhelos, podrá entonces mi sangre correr con júbilo por los campos de mi Patria, y mi alma subir tranquila a gozarte en el tiempo sin tiempo de la eternidad. Señor, ayúdame a vivir, y de ser necesario, a morir como un soldado.Concédeme Oh! Rey de las Victorias, el perdón de la soberbia.He querido ser el soldado más valiente de mi Ejército y el colombiano más amante de mi Patria.

O Dio, Signore di coloro che dominano, Guida Suprema che tieni nelle tue mani le redini della vita e della morte, ascoltami: Signore, fa' che la mia anima non vacilli nel combattimento, e il mio corpo non senta il tremito della paura. Fammi fedele a te in guerra, come fui in pace; fa' che il sibilo acuto dei proiettili rallegri il mio cuore. Fa' che il mio spirito non senta sete, fame, stanchezza e fatica, anche se la mia carne e le mie ossa lo sentono. Fa' che la mia anima, Signore, sia sempre pronta al sacrificio e al dolore, che non rifugge, nemmeno nell'immaginazione, dal primo posto di combattimento, dalla guardia più dura in trincea, dalla missione più difficile nell'attacco. che il tiro è preciso, e la carità nel mio cuore. Per favore, rendilo capace di realizzare l'impossibile, che desidera morire e vivere allo stesso tempo. Per morire come i tuoi Santi Apostoli, come i tuoi Antichi Profeti, per raggiungerti Signore chiedo che il mio corpo sappia morire con il sorriso sulle labbra, come morirono i tuoi martiri. Per favore, tieni sveglia la mia arma e il mio orecchio attento ai rumori della notte. Ti chiedo la mia guardia costante all'alba di ogni giorno e per i miei giorni di sete, fame, fatica e dolore. Se dovessi esaudire questi desideri, allora il mio sangue potrà scorrere con gioia per i campi del mio paese, e la mia anima salirà con calma a goderti nel tempo senza tempo dell'eternità. Signore aiutami a vivere e, se necessario, a morire da soldato Concedimi Oh! Re delle vittorie, il perdono dell'orgoglio Ho voluto essere il soldato più coraggioso del mio esercito e il colombiano più amorevole del mio paese.

 

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Capitolo 6
*** Lover in love ***


Ciao a tutti ^_^
Tantissimi auguri di Buon Natale e di Capodanno.
Si lo so sono estremamente in ritardo!! Si lo so ... anche per la pubblicazione del capitolo! Purtroppo gli impegni nella vita reale lo scorso mese mi hanno travolta e con i ragazzini a casa il tempo che speravo di avere non l'ho trovato. 
Faccio in tempo ad augurarvi Buona Befana ...anche se immagino non sia uno dei migliori auguri che vorremmo ricevere, soprattutto se siamo donne ^_^

Ok ok... smetto di straparlare e vi lascio al capitolo. Buona lettura e grazie davvero per il riscontro che ho su questa storia ^_^
*******

Quante volte ho sognato un momento così.
Quante volte ho sperato che si confessasse così.
Quante volte…


Le emozioni di Kaori erano contrastanti. In quell’abbraccio la donna riusciva a trasmettere così tanta pace e serenità, mentre dentro di lei era avvolta da un dolore e una tristezza che non riuscivano a trovare pace. Nemmeno quando aveva tra le braccia l’uomo che amava.
Ryo Saeba era sempre stato un uomo riservato, era sempre stato difficile per lei interpretare i suoi sentimenti. 
Lui l’amava di questo ne era certa.
Nei momenti di pericolo gliel’aveva chiaramente dimostrato, ma lo aveva fatto solo in quelle occasioni! 
Per molti anni lei si era accontentata credendo che bastasse. 

Lo credeva e lo pensava ogni notte, mentre lui urlava quel “no disperato”. 
Lo credeva e lo pensava, con le lacrime agli occhi, quando si costringeva a non alzarsi dal letto per correre da lui.
Lo credeva e lo pensava ogni volta che lo vedeva civettare con le altre donne, ignorando il fatto che lei era a pochi metri da lui.

Ma quella notte non lo stava né credendo né pensando.

Kaori aveva sempre e solamente conosciuto il lato triste dell’amore, quello di un amore non vissuto completamente. 

Era stanca di un amore a senso unico. 
Era stanca di un amore con il contagocce.
Era stanca di un uomo che la faceva soffrire.
Lo amava, ma non riusciva più a stare al fianco di Ryo Saeba

Non dopo che aveva assaggiato il significato di essere corteggiata.

Takuya il coraggio di amare ed esporsi lo aveva avuto. 

Kaori e Takuya si erano conosciuti in un party, quello organizzato da una delle tante clienti di City Hunter.

Quella sera la sua cliente avrebbe annunciato il suo successore alla più importante stazione televisiva di Tokyo. Molti aspiravano al posto di presidente e la rivalità era alta. Nell’ultimo periodo la signora Yoko era stata tempestata da lettere e telefonate minatorie. Era consapevole che le sarebbe bastato chiamare la polizia per avviare un'indagine e porre fine a tutto, ma non era però ciò che voleva. Sarebbe stata una brutta pubblicità per la stazione televisiva.
Non lo poteva permettere, non dopo aver dato tutto per quella azienda. Il suo cuore, la sua anima e la sua professionalità per più di quarant’anni. 

<< Vestiti bene stasera ti porto ad un party. >>

Le aveva detto Ryo Saeba la sera del 31 dicembre quasi due anni prima. 

Non ci poteva credere, la stava forse invitando a trascorrere l’ultimo dell’anno con lui? L’unica volta che lo avevano fatto era stata quando lei era a letto con l’influenza l’anno precedente. Non fu per nulla una piacevole serata, visto che i programmi di Ryo Saeba avrebbero dovuti essere diversi. 

Era solo un'illusione, se ne era resa conto, sotto l’appartamento di Saeko.  Quella sera avrebbero dovuto lavorare e lei non era stata invitata per piacere ma per aiutarli nell’indagine.

Per tutta la serata aveva visto l’uomo che amava ballare con ogni sorta di donna, anche quelle poco attraenti, le aveva invitate tutte da Saeko a Yoko, tutte tranne lei. 
Lui l’aveva ignorata per tutta la sera. Se non lo avesse fatto, se solo l’avesse vista sola seduta a quel tavolo,  si sarebbe accorto quanto lei stava soffrendo in quel momento.

<< Mancano pochi minuti per salutare quest’anno >>

disse improvvisamente Yoko distraendola dai suoi pensieri 

<< vi invito ad avvicinarvi a vostra moglie, alla vostra fidanzata o compagna. Offrirle la mano…. >>

Una mano apparve nella sua visuale era quella di Ryo Saeba

Erano questi i gesti che la spiazzavano e ogni volta le davano la speranza che le cose tra loro sarebbero potute cambiare. 

Mentre veniva accompagnata al centro della pista da ballo le sembrava di sognare. Lei e Ryo a ballare un lento sembrava tutto così perfetto. Ma era solo un’ illusione.
A pochi minuti dallo scoccare della mezzanotte, a nemmeno metà della canzone, Ryo Saeba la lasciò al centro della pista per seguire Yoko che si era allontanata dalla sala da ballo.

Kaori non ci poteva credere. 
Per qualche minuto Ryo Saeba avrebbe potuto lasciare che Saeko seguisse la cliente, cosa che la detective aveva fatto notando che i due stavano ballando insieme.

Quella sera si era illusa davvero che sarebbe stato diverso e che lui sarebbe potuto cambiare.

Due secondi prima stavano ballando guancia a guancia. 
I loro sguardi si erano incrociati e stavano comunicando tutte le emozioni che a voce non si erano mai detti. 
Aveva visto il volto di Ryo Saeba avvicinarsi a lei, era così sicura delle intenzioni di lui che, per assaporare quel bacio, aveva chiuso gli occhi. 
Le sembrava di vivere un sogno, ma come tutti i sogni belli o brutti, ci si sveglia prima del momento più emozionante.
Quando riaprì gli occhi Ryo Saeba era sparito. Davanti a sé Takuya. 
Quell’uomo misterioso le sorrise silenziosamente e, senza darle il tempo di capire e reagire, prese il posto di Ryo Saeba.
Ballarono silenziosamente fino a quando Kaori non avesse più lacrime in corpo da versare.

Takuya l’aveva notata subito. Era consapevole che stava osservando una donna che stava soffrendo delle pene d’amore.
Kaori non aveva mai staccato gli occhi da lui, da quell’arrogante uomo che faceva il cascamorto con le altre donne.
L’amore che la donna provava per quell’uomo era così evidente così profondo che lo stesso Takuya provò quasi invidia nello scoprire che lui un sentimento del genere non lo aveva ancora provato per nessuna.
Una donna come lei non meritava di rimanere sola al passaggio dell’anno. Si avvicinò a lei sapendo per certo che non sarebbe stato il desiderio di lei.
Ballò con quella donna sapendo che lei, in realtà, stava ballando con l’altro uomo. Le emozioni che la donna stava trasmettendo all’altro però arrivavano tutte a lui. Quella donna stava trasmettendogli l'amore, quello profondo e sognato da chiunque. Non passò nemmeno un minuto per innamorarsi di lei e dei suoi sentimenti.

Quando Yoko aveva pronunciato il suo nome come suo successore, Takuya era al volante della sua macchina, accanto a lui Kaori.

Due macchine più indietro Ryo Saeba con il volto sconvolto. 
Di sicuro non si sarebbe mai aspettato che quell’uomo. Quello che più aspirava alla promozione. L’uomo che forse più di tutti aveva minacciato la sua cliente. Lui avesse abbandonato la serata nel momento tanto atteso.

Per tutta la sera lo aveva osservato. 
Per tutta la sera aveva notato come guardava Kaori e lui stesso, Ryo Saeba.

Allontanarsi da Kaori in quel momento, sebbene il suo desiderio fosse stato quello di concludere il ballo con lei, gli era sembrata la soluzione migliore. 
Takuya, l’uomo che Yoko aveva descritto come un don giovanni, l’avrebbe quasi sicuramente raggiunta.
Aveva faticato tutta la sera perchè Takuya si avvicinasse a Kaori, aveva fatto in modo di “soffiarle” ogni donna con cui lui avrebbe voluto ballare.

Come sweeper sapeva il fatto suo, le reazioni di Takuya erano state tutte calcolate, fino a qualche minuto prima della mezzanotte.
L’aveva dato per scontato. Allo scoccare della mezzanotte Kaori si sarebbe gentilmente congedata da lui e sarebbe venuta a cercare Ryo Saeba per fargli gli auguri.

Ma questo non avvenne. Takuya, ma soprattutto Kaori erano sfuggiti al suo controllo. 
Gli occhi di Takuya erano cambiati, erano occhi di un uomo innamorato. Gli stessi occhi che negli ultimi anni aveva lui stesso quando si specchiava ogni sera con uno spazzolino in bocca.

Kaori lo aveva lasciato solo, e si era allontanata senza avvisarlo. Non lo aveva mai fatto.

Ryo Saeba era completamente sconvolto e mille domande si stavano formando davanti a quel semaforo rosso, due macchine più indietro a quella di Takuya.

Il primo pensiero era quello primordiale di un uomo. 

“Non avrà mica intenzione di approfittarsi di lei?”

Il secondo era quello di un uomo innamorato.

“Non avrà mica intenzione di andare a letto con lui?”

Il terzo più che un pensiero era più la consapevolezza del fatto che questa situazione l’aveva provocata lui. Per l’ennesima volta l’aveva fatta soffrire. 

<< Sono uno stupido! >>

Si ripeteva stringendo il volante con le mani che grondavano di sudore.

Kaori, la ragazza che piangeva in macchina accanto a Takuya due anni prima, la donna che stava abbracciando Ryo in quel momento, conosceva solo la sua versione.

Ryo Saeba mi hai fatto soffrire così tanto….
Ryo Saeba chi sei? Vorrei tanto che fossi l’uomo che sto abbracciando in questo momento. Ma ora tu sei solo un uomo senza ricordi. Ed io ho paura…
Paura che ritornerai come quell’uomo che mi ha lasciato sola allo scoccare della mezzanotte preferendo il tuo lavoro al mio.

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Capitolo 7
*** Now! ***


Buona domenica a tutti ^_^
Finalmente ho trovato il tempo, ma soprattutto l’ispirazione per comporre questo capitolo. Rispetto ai precedenti è più “corto” del solito, ma non meno emozionante dei precedenti.
Ecco sono proprio di Emozioni che parlano… e come ben sapete è molto difficile riuscire a descriverle. 
E' difficile riuscire a catturare l’intensità del momento e riuscire a far vostre le emozioni dei nostri protagonisti… insomma tanti elementi che hanno reso questo capitolo così…. così…  << senza parole >> ma che fa battere il cuore. 

Siete fantastici grazie per il vostro appoggio!!!

 
Now!
 
Calore, protezione, erano queste le sensazioni che Ryo stava provando in quel momento.
Kaori alle sue spalle lo stava avvolgendo con il suo tenero abbraccio.
Quell’uomo, forse per la prima volta stava assaporando l’amore che lei provava per lui. Quel sentimento che Ryo Saeba aveva sempre respinto ancora prima di provarlo fino in fondo.
Dopo moltissimi anni, per la prima volta la sua schiena  era al sicuro. 
L’orgoglio di Ryo Saeba aveva ceduto lasciando il posto alla sua parte umana, quella che aveva perduto lo stesso giorno che Shin Kaibara incontrò quel bambino. 

Non voleva ricordare il suo passato. 
Quella notte non lo voleva fare! 
Non aveva nessuna intenzione di conoscere i motivi per cui lei portava una Fede al dito e lui no. 
Non voleva scoprire di essere la causa della sofferenza di Kaori. Un ex marito o peggio un amante. Perché, anche se sentiva calore e amore, percepiva molto chiaramente il tremore che il corpo di lei stava avendo. 
Era lo stesso tremore che il suo corpo aveva ogni volta che si svegliava da un incubo. La terribile sensazione associata la conosceva benissimo. Lo stesso brivido che aveva avvertito appena si era risvegliato dal coma.
Lo stesso tipo di emozione che Ryo Saeba aveva provato da quando aveva pochi anni fino a quel maledetto giorno. 
La mente poteva forse dimenticare le cause che provocavano paura e sofferenza, ma il corpo di Ryo Saeba no. 
Per istinto, dal suo risveglio, aveva subito associato quel brivido del corpo ad quell’emozione.
Ogni sera si guardava dritto negli occhi di fronte allo specchio con la speranza di non doverlo più riprovare.
Ogni mattino esausto si specchiava nuovamente con la delusione in volto.

No, quella notte non poteva accettare che anche lei, la donna che stava amando, potesse provare emozioni del genere.

Istintivamente rispose al suo abbraccio. 
Si lasciò andare all’indietro sapendo che dietro c’era il corpo di Kaori che lo stava sostenendo. Quell’uomo si stava fidando di qualcun’altro che non fosse Ryo Saeba. E questo gesto non passò inosservato.
Alzò il viso in cerca dei suoi occhi. Trovandoli si sentì a casa. Le sorrise attendendo la risposta nel suo sguardo sorridente. Avvicinò le mani alle sue guance appoggiandole delicatamente.

Quell’uomo si sorprese come quei palmi, abituati ad impugnare un’arma, fossero in grado di trasmettere calore, amore e affetto. 
Se ne sorprese anche quella donna che arrossì a quel gesto istintivo, si lasciò accarezzare le guance mentre assaporava l’attimo chiudendo gli occhi.

Il tremore del suo corpo cambiò vibrazione. Non era più teso ed impaurito ma ora amava.

Solamente amava.

Quella notte la coppia non voleva ricordare.
Quella notte la coppia non voleva pensare al futuro.
Quella notte la coppia voleva amarsi.

Si guardarono a lungo, ma ancora non osarono baciarsi. Fu quell’uomo che prese l’iniziativa. 
Fece scivolare le sua braccia in cerca delle mani di lei, anche se il suo nudo petto le percepiva molto bene. Entrambe erano al centro del suo petto, ad ascoltare il battito del suo cuore.
Le loro mani si intrecciarono mentre il volto dell’uomo si abbassò a cercare l’unico ostacolo che avrebbe potuto impedire la loro unione. 
Quell’anello, sembrava più grande di tutte le altre volte. Lo guardò a lungo prima di toccarlo tremante con le sue ruvide dita. 
Ascolto il tremore di quella donna che non cambiò la sua vibrazione, emanava ancora molto amore.
Avvicinò le loro mani alle sue labbra e baciò quel pegno con tanti punti interrogativi.

Assaporò quel momento in cui lei ricambiò quel gesto baciandolo tra i capelli. Ora era lei che si stava affidando a lui. Lo sentì il peso del suo corpo appoggiato sulla sua schiena. 
Ma lui voleva fare di più, doveva fare di più per alleviare le sofferenze che quella donna doveva aver avuto per chissà quanto tempo.

Come se stessero danzando,la scostò da lui e la fece sedere tra le sue gambe. Fu in quel momento che riuscì ad abbracciarla.

Shin Kaibara, forse quell’uomo lo aveva abbracciato così in mezzo alla foresta quando era solo un bambino impaurito. 

Kaori non era una bambina, e lui non era un bambino. Lo sapevano entrambi e soprattutto ne erano al corrente i loro corpi che come calamite si continuavano a cercare reagendo ad ogni gesto dell’altro.

I corpi reagirono ancora prima del desiderio, le loro labbra si unirono scatenando mille emozioni e mille sensazioni.

Non bastava, quella notte a loro non bastava, volevano di più e non era più necessario che si cercassero con gli occhi per capirlo. Quel bacio aveva creato la loro unione sia del corpo che dell’anima.

La donna non si stupì quando quell’uomo si alzò tenendola in braccio per portarla sul letto a una piazza e mezza della sua stanza. 

Quell’uomo non si stupì quando lei gli sfilò con tanta naturalezza i suoi boxer. Allo stesso tempo la stessa donna non si stupì con quanta maestria lui aveva sfilato la camicia da notte senza stupirsi del fatto che sotto non stesse indossando nulla.

Entrambi non si stupirono come con quanta naturalezza e delicatezza la loro unione avvenne.

Chi si stupì delle emozioni che stesse provando osservando con il cannocchiale il loro 
corteggiamento fu Seichi.
Attraverso le lenti di ingrandimento aveva potuto notare come i due si stessero osservando. Soprattutto come Ryo Saeba la stesse amando. Era la prima volta che lo vedeva in quel volto. E in quegli anni lo aveva osservato molte volte ormai interpretando ogni singola smorfia.
Ma il volto dell’amore in lui non lo aveva mai visto in nessuna donna, nemmeno con Kaori. Per la prima volta si rese conto che l’amore che sua nipote provava per quell’uomo era ricambiato. 
Dopo anni di appostamenti, nei quali Ryo Saeba lo aveva sempre scoperto, dopo gli ultime settimane in cui quel compito era facilitato dal fatto che Ryo Saeba sembrava assente, decise di abbassare il cannocchiale e lasciarli amare in piena libertà.

Seichi non vide il loro amore arrivare al culmine. 
Seichi non avrebbe potuto percepire il cambio di vibrazione di quella donna che ritornò a pensare al passato e al futuro nel momento in cui lui riportò l'attenzione sulla sua soffocante Fede.
Seichi non vide il volto disperato di sua nipote con le lacrime agli occhi mentre si stava allontanando da quell’uomo coprendosi il corpo come se ne vergognasse.
Seichi non vide il volto impotente di quell’uomo.

 
 

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Capitolo 8
*** Crying in the Rain ***


Quella mattina pioveva, ma attraverso il cannocchiale Seichi riuscva a vedere il volto di quell’uomo. 
Era quello che non vedeva da mesi. 
Era quello  di Ryo Saeba

La pelle tirata per la tensione e la preoccupazione. Le occhiaie sugli occhi dovute alle poche ore di sonno che aveva avuto la notte precedente. Quell’uomo stringeva il parapetto della finestra con una potenza tale che sembrava avere la forza per scalfirlo. 

I suoi occhi seguivano preoccupati una macchina. Era quella di Kaori. Era uscita pochi minuti prima, correndo sotto la pioggia senza un ombrello e con il soprabito aperto che svolazzava bagnando i vestiti che avrebbe dovuto coprire e proteggere.

Ryo Saeba era forse ritornato? si stava domandando mentre osservava quell’uomo precipitarsi a prendere la sua macchina e seguire quella donna.
Quell’uomo non era però Ryo Saeba. Solo pochi mesi fa avrebbe potuto far perdere le sue tracce in soli due isolati. 

Due occhi azzurri, due occhi preoccupati chiudevano la fila degli inseguimenti.
Saeko.

Possibile Ryo, possibile che hai perso definitivamente il tuo istinto? Non posso credere che non ti stia mai accorto del fatto che quest’uomo ti stia spiando da quando sei tornato a casa.

Chi sei Ryo Saeba?


Se lo stava chiedendo da una settimana a quella parte. Dal momento in cui gli aveva puntato la pistola a pochi centimetri di distanza, incredula del fatto che lui non si fosse accorto di nulla.
Tutti, perfino Kaori, avevano capito le intenzioni della donna poliziotto quel pomeriggio davanti ad un caffè al Cat’s Eye.

Piacere mi chiamo Saeko Nogami, ispettore del distretto di Shinjuku.

Dopo tutto quello che avevano passato insieme, anni di collaborazione, un'amicizia che andava al di là del lavoro. Tutto era svanito in un attimo.
 
La stretta cordiale risposta glielo aveva fatto chiaramente capire.

Saeko non era facile alle lacrime, il suo lavoro glielo aveva imposto. 
Saeko non era abituata a mostrare i suoi reali sentimenti a nessuno.
Saeko, anche se quel pomeriggio aveva combattuto perchè non accadesse, non era riuscita a trattenere quella lacrima che abilmente aveva nascosto a tutti.

Quella lacrima ,apparsa nel momento in cui tremante stava abbassando la pistola che aveva puntato contro di lui incredula del fatto che lui non era più Ryo Saeba, scese prepotente all’interno della sua mano

Ma quell’uomo la sensazione di pericolo l’aveva percepita subito, ma non ricordandone il significato, l’aveva interpretato diversamente.

Il cuore improvvisamente aveva iniziato ad accelerare e tutto il corpo si era irrigidito. L’adrenalina aveva iniziato a circolare in tutto il suo corpo.

Stava sudando freddo.

Un gesto involontario troppo veloce che passò inosservato. 
Il suo corpo reagì istintivamente andando a cercare la pistola sotto la giacca, ma non trovandola si limitò a prendere il fazzoletto nel taschino esterno.

Chi era l’uomo che aveva di fronte? si era domandata la detective mentre con lo sguardo cercava gli occhi di Kaori per cercare una risposta. Trovò solo un grande punto interrogativo. 

In quella mattina piovosa, come Seichi, anche lei si sorprese della reazione di Ryo nel seguire Kaori.

Quante volte Ryo Saeba lo aveva fatto in passato? 
Quante volte quell’uomo, che dichiarava di non provare nulla per quella ragazza, l’aveva mollata nel momento più delicato di una missione perchè Kaori era in pericolo.

Saeko conosceva molto bene i sentimenti dei due. Erano gli stessi sentimenti che lei aveva segretamente provato per Hideyuki, il fratello di Kaori.

Suo fratello adottivo era questo l’ostacolo che non le aveva permesso di dichiararsi apertamente.  Hideyuki era innamorato, ma erroneamente aveva sempre creduto che lo fosse di Kaori. 

Kaori! Il rapporto che aveva con quella donna era di “amore e odio”. L’aveva sempre considerata una ragazzina viziata. 
L’aveva vista crescere prima come la figlia del collega di suo padre e poi come sorella del suo collega Makimura.
L’amava in quanto sorella dell’uomo che l’amava. Amava la sua gioia di vita ma allo stesso tempo la odiava per come lei riusciva sempre a reagire cercando di non cadere nello sconforto.
Ma quella ragazza non si sapeva valorizzare. In tutti quegli anni Saeko le aveva fatto capire indirettamente che anche se avevano un lavoro insolito e difficile questo non le poteva impedire di truccarsi.
Poteva avere Ryo Saeba semplicemente valorizzando il suo aspetto era quello il suo punto debole eppure non lo aveva mai fatto.
Kaori non era Saeko. Quella donna non aveva bisogno di quei mezzi per farsi amare. Saeko invece era ancora ferma a quell’ostacolo. 
Eppure Hideyuki non guardava quel tipo di cose. Lui non poteva essersi innamorato di lei, era più adatto ad una come Kaori.

Hideyuki! Era sempre stato un uomo buono ma allo stesso tempo molto ligio al suo lavoro. Credeva nella giustizia, anche troppo. 
Fu l’unica che non si stupì quando lasciò la polizia. Non  si stupì nemmeno di scoprire che dietro City Hunter c’era lui. 
Erano questi aspetti che la fecero innamorare di lui.

Ma prima di City Hunter per Hideyuki, e dopo la sua morte per Ryo Saeba, c’era sempre lei…Kaori Makimura.

Solo dopo la sua morte, si rese conto che i sentimenti che Ryo Saeba provava per Kaori erano diversi da quelli di Hideyuki. 

L’affetto di quell’uomo era quello che lei non aveva mai provato. 

Dalla morte dei suoi genitori, Hideyuki si era sentito in dovere di proteggerla. Ma quello non era l'amore che un uomo prova per una donna, ma un amore fraterno quasi paterno.

Se Saeko fosse stata meno gelosa di quel rapporto sicuramente avrebbe potuto rendersi conto quanto l’amore che lei provava per lui era ricambiato.

Kaori dove stai andando?

Si stava domandando la donna, nello stesso momento in cui anche Ryo se lo stava ponendo.

Kaori sfrecciò ad un semaforo rosso verso Kakamuro.

Non è da lei! Deve essere sconvolta

Pensò Seichi sapendo benissimo invece dove si stava dirigendo. 
La conosceva bene ormai sua nipote. 
Il suo cuore era grande tanto quanto amore riusciva a trasmettere.

L’hai fatta soffrire ancora una volta Ryo Saeba! 

La tentazione di prendere una pistola e puntandola nella tempia era fortissima. 
La sofferenza che però avrebbe inflitto a Kaori sarebbe stata ancora più difficile da digerire.
Era questo l’unico motivo per cui quell’uomo era ancora vivo.

Seichi sapeva benissimo che Kaori stava andando da Takuya. L’uomo che l’aveva abbandonata all’altare.

Sei riuscito a rovinarle anche il giorno del suo matrimonio.

Probabilmente solo Seichi conosceva perfettamente il senso di rimorso che lei stava provando.

Quella notte lo aveva visto negli occhi di suo fratello quando, pieno di sensi di colpa, stava prelevando Kaori dalla sua culla.
Solo nel momento in cui lo aveva guardato un ultimo istante, prima che lui morisse, si era reso conto del sacrificio che gli aveva chiesto.
Suo fratello era morto con le lacrime agli occhi osservando due foto nel cruscotto della macchina. Raffiguravano sua moglie e sua figlia maggiore.

Scegliere tra i suoi tre amori più grandi….

Come aveva solo potuto pensare di chiedergli di abbandonarle per vile denaro?

Da quel giorno la sua vita cambiò.
Il giorno dopo si presentò al distretto della polizia per costituirsi. Ad accoglierlo fu Makimura, il padre di Hideyuki.
Quell’uomo fu colpito dalle dichiarazioni di Seichi. 

Vi prego non riportate mia nipote a casa dalla famiglia di mia cognata.

Era in lacrime quando glielo stava supplicando.
Sempre in lacrime aveva raccontato quanto fossero difficili i rapporti tra le famiglie. Suo padre non lo avrebbe mai permesso.

“Mio padre la ucciderà la prego la nasconda. Le cambi identità. La salvi!”

Suo padre era convinto che, se suo fratello aveva sottratto sua figlia dalla moglie, era perchè ritenesse sua moglie incapace di essere una degna madre.
Suo padre la considerava l’unica nipote degna del ruolo. 

Sebbene suo fratello amasse Sayuri, la sorella maggiore di Kaori, lei non era nata da una relazione precedente. 

Seichi era vissuto con questi sensi di colpa per tutto il periodo che aveva passato in prigione. 
Quando ricevette la notizia della morte di suo padre si era ripromesso di ricongiungere la famiglia.
Ne era certo, sua cognata non si sarebbe mai data per vinta. Amava Kaori più della sua stessa vita e avrebbe fatto di tutto per ritrovarla.

Fu uno shock per lui scoprire della sua morte. 

Un barlume di speranza lo ebbe quando Sayuri la trovò, era così sicuro che lei sarebbe riuscita a portarla lontano da Ryo Saeba
E fu proprio in quel momento che si rese conto di quanto anche Ryo Saeba amasse Kaori. 

Quell’uomo innamorato era sconvolto che Sayuri la portasse in America.

Lo stesso volto lo rivide poche ore prima del matrimonio di Kaori. 
Aveva in mano una pistola in mano puntata al centro della sua fronte.
Poteva ucciderlo in un secondo, ma non lo fece.

Occhi spenti.
Occhi in lacrime di un uomo senza speranza. 
L’attesa che qualcuno ponesse fine alle sue sofferenze.

Ryo Saeba aveva scelto proprio lui, Seichi per questo atto.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 - Pretty Women ***


Pioveva a dirotto quella mattina a Kakamura. Takuya guardava distratto e pensieroso il parcheggio davanti a casa sua. Una sola macchina era parcheggiata, al suo interno una donna che guardava verso la finestra dove lui era affacciato.

La osservava mentre il suo dito meccanicamente e ripetutamente ogni 2 secondi picchiava sullo schermo acceso del suo "Iphone"  che da 30 minuti visualizzava:

30 minuti fa
Kaori 
Chiamata persa


L’odore del caffè bruciato aleggiava in tutto l’appartamento.
Quell’uomo era sconvolto! 
Non la sentiva dal giorno del matrimonio, da quando l’aveva abbandonata all’altare sconvolto.

Non aveva mai amato una donna così intensamente come aveva amato Kaori. 

Troppo concentrato sulla sua carriera, aveva sempre pensato che una donna fosse solo una distrazione, un ostacolo. 
Le sue relazioni precedenti erano futili. Quello che cercava in una donna era solo un bell’aspetto. Era necessario nei momenti in cui doveva presentarsi a qualche evento organizzato dalla signora Yoko.

La Presidente, al contrario di lui, dava molta importanza alla famiglia, per questo oltre agli eventi pubblici, organizzava anche occasioni di incontro interne all’azienda. Era un modo per poter in qualche modo ringraziare tutti i collaboratori per il tempo che dedicavano al loro lavoro.

Takuya era una di quelle poche persone a non essere sposata o a non avere una relazione fissa. Proprio per questo aveva sempre cercato di andare accompagnato ad una bella donna.

Chissà se quella notte, a Capodanno. Chissà se fosse stato accompagnato da una delle sue amiche, si sarebbe potuto accorgere di Kaori. 
Era una domanda che spesso si era posto da un anno a quella parte, rammaricandosi del fatto che probabilmente non lo avrebbe fatto.

Quella notte però era solo. Non aveva nessuna donna al suo fianco. 

Qualche ora prima, nel pomeriggio aveva appena indossato il cappotto per uscire dall’ufficio quando fu fermato da Yoko. Lo aveva avvicinato  con quel tono confidenziale che solo sua mamma usava e osava con lui.

“Chi ti accompagnerà questa sera? Noemi, Akane o forse quella che ti sei portato a Natale, come si chiamava?...”

Già come si chiamava? se lo stava domandando anche lui mentre con stupore stava osservando il viso della Presidente.
Hanako? o forse Hakura?

“Maeko”

Appena Yoko pronunciò il suo nome le immagini della giovane donna apparvero confuse. Era una delle più belle donne che aveva mai avuto al suo fianco. Era quel tipo di donna che  non passava inosservata.

I pettegolezzi quella sera, riguardo alla coppia, erano stati numerosi e “chiassosi”. Nessuno infatti si era preoccupato del fatto che Maeko o Takuya potessero sentire.

“Ma dove l’ha trovata?”

“Sicuramente l’avrà pagata.” 

Erano i commenti che uscivano dalle bocche dei colleghi.

“E’ troppo secca..”

“E’ troppo perfetta…”

Erano invece i commenti invidiosi delle colleghe.

Maeko era bellissima, profumava di fiori di pesco. La sua professionalità era stata impeccabile si era presentata con un tubino nero che scendeva fino alle ginocchia risaltandone i suoi fianchi. I suoi capelli erano elegantemente raccolti in una treccia elaborata, probabilmente fatta da una professionista, visti i dettagli e la precisione con cui erano annodati e sistemati i suoi capelli. Trucco elegante e due orecchini ad anello che arrivavano a metà dell’altezza del suo collo.  

L’assegno, che le aveva staccato prima di uscire dalla macchina al parcheggio degli studi televisivi di Yoko, valeva tutto il prezzo.

Sarebbe stato tutto perfetto se Takuya non avesse captato un commento sgradevole di una sua collega invidiosa.

“Pure con il viso rigato di nero è splendida…”

Disse ad una sua amica mentre aveva puntato per un istante gli occhi su Maeko.
Fu in quel preciso istante che si rese conto che al suo fianco non c’era solo una “Barbie”. 

Il suo viso era perfetto come lo era all’inizio del party. Ma quando alzò gli occhi verso quello di lei e, per la prima volta, si soffermò a osservare i suoi occhi, riuscì ad entrare in contatto con la sua personalità.

Questo tipo di attenzioni non le aveva mai rivolte alle altre. Perchè le altre erano “Barbie”. Con loro non era necessario scambiare parole, durante i party per lui era importante socializzare con i colleghi e soprattutto quelli di rilievo che gli avrebbero permesso di fare carriera.
Quella sera però quella frase lo aveva colpito e improvvisamente si era sentito un mostro. Si stava domandando se Maeko avesse pianto per lui o per altro. Quello che stava osservando era il volto di una donna sensibile che per tutta la sera aveva ascoltato e osservato silente i pettegolezzi su di lei e sul suo accompagnatore.

Maeko fu professionale per tutta la sera, perfino sotto le lenzuola. Quella sera fu Takuya a mostrare più rispetto verso la sua accompagnatrice. Consolarla in quel modo pensò che fosse il modo migliore. Ma ancora una volta si sbagliava. 
Quella donna era pur sempre stata pagata per quella sera. Concluso il suo lavoro la donna si era rivestita ed era uscita di scena lasciando nel cuscino tutto il fondo tinta con il quale aveva cercato di coprire i suoi pensieri.

Maeko non aveva ancora chiuso dietro di sé l'uscio che Takuya, avvolto solo da un asciugamano cinto alla vita, era già di fronte ad una bottiglia piena di brandy. 
Un’ora dopo la stessa era vuota. 
La testa era offuscata dai ricordi di tutte le sue accompagnatrici. Come immagini distorte, apparivano uno ad uno tutti i volti di quelle donne. Gli sguardi prepotenti in primo piano lo avevano tormentato per tutta la notte.

Non lo riusciva più accettare, non dopo aver notato la riga del mascara che aveva mentre si stava rivestendo per uscire definitivamente di scena.

Barcollante si alzò in piedi cadendo subito dopo per la sbornia. Con fatica arrivò in bagno, quasi strisciando per arrivare appena in tempo. 
Sperava che uscisse tutto dal suo corpo anche il senso di colpa verso quelle donne che aveva pagato fino ad ora.

Non si era mai sentito così solo come quella notte!

“Sarò solo!” 

Risposte meccanicamente con un sorriso amaro a Yoko quel pomeriggio a poche ore dalla fine dell’anno.

Dell’amore Takuya aveva sempre conosciuto il lato doloroso e triste, quello che rende il cuore pesante e trafitto da mille aghi. 
Ma con Kaori, aveva anche conosciuto cosa significasse provare qualcosa per una donna. 
Prima di lei non si era mai innamorato, aveva solo avuto relazioni convenevoli o basate sull’attrazione.

Quella notte però, a capodanno, aveva visto in lei se stesso.Era una donna sola. 
Aveva visto in lei Maeko e gli altri occhi, quelli che nelle ultime due settimane lo avevano tormentato ogni notte.

Kaori quella notte non si meritava di rimanere sola e triste. 
Takuya quella notte non voleva rimanere solo.
Quella notte voleva alleviare ad entrambi quella sofferenza.

Capì ben presto che Kaori aveva nel cuore una sofferenza che era più grande della solitudine. L’amore non ricambiato. Quello che lui non aveva mai provato prima di conoscerla.

L’amore tormentato e non ricambiato lo aveva conosciuto e imparato a viverlo in compagnia di Kaori. 

Lei era stata chiara sui suoi sentimenti sin dal principio, ma allo stesso tempo provava qualcosa per Takuya. Glielo aveva confessato al loro primo timido bacio.

Le labbra di Kaori tremavano, le guance di lei erano bagnate dalle sue lacrime. 

“Non posso” gli aveva sussurrato cercando di allontanarsi da lui. “Mi dispiace” continuò correndo via da lui.

Kaori non era abituata a quello che però era accaduto successivamente. Lui l’aveva rincorsa, l’aveva abbracciata stretta a sé con un calore che Takuya stesso si era meravigliato di riuscire ad esprimere.

“Non ti merita” le disse tra le lacrime. “Non ti merita!” ripeté stringendola ancora di più a lui con tono più alto facendo in modo che anche chi era nascosto potesse sentire.

La presenza di Ryo Saeba era sempre presente. Ne era ben conscio. 

Non fu per lui una sorpresa intravedere quell’uomo nascosto dietro un albero, a pochi metri dal parcheggio sotto quella pioggia che da ore cadeva su Kakamura.

Quello che non sapeva era che nascosto dietro gli alberi c’era Ryo, soltanto Ryo. 
Era passata quasi un’ora dall’arrivo di Kaori e…

Accadde quello che Takuya non avrebbe mai voluto che accadesse.
Accadde quello che Kaori avrebbe sempre voluto che accadesse.

Sotto un acquazzone Ryo uscì allo scoperto e si avvicinò all’auto di Kaori.

Takuya lo vide bussare allo sportello e attendere fino a quando Kaori non lo aprì uscendo per abbracciarlo. 

Come un automa, con gli infradito ai piedi si precipitò giù per le scale. 

Si ritrovò davanti a loro mentre ancora si abbracciarono senza aver ben capito come fosse arrivato al parcheggio.
“K…” 

“K..aori”

Balbettò con il cuore in gola.


*************************************************************************************************

Ed eccoci qui alla conclusione anche di questo particolare capitolo. Ho voluto dedicare un intero capitolo a Takuya che ha fa avuto un ruolo importante in tutta la vicenda che i nostri eroi stanno vivendo.
Ho voluto farvi conoscere chi era l’uomo che Kaori stava per sposare.
Grazie ancora per il vostro sostegno :)
Per qualsiasi dubbio o perplessità sono a vostra disposizione. 

Dany 

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Capitolo 10
*** Loverlon man ***


Quell’uomo trasandato con una T-shirt bianca e un paio di pantaloni grigi della tuta era, per Ryo, la prima persona che non aveva bisogno di presentazioni.

“T..Takuya!?”.

Il suo timido sussurro fu coperto dal tono, più forte e sicuro, di Kaori.

“Takuya”

Rimasero qualche secondo sotto la pioggia battente. Il tempo necessario perchè il trio, ognuno per ragioni diverse, si potesse riprendere da quella emozione.

Fu proprio Takuya a rompere quell’imbarazzante silenzio invitandoli a salire.

L’appartamento di quell’uomo era così familiare…
Sembrava come se stesse all’interno del bilocale di Shinjuku. “Casa sua” o meglio quella di Kaori e Ryo Saeba

I suoi pensieri vennero distratti da Takuya.

“E’ tutto come lo avevi lasciato…”

Disse in modo meccanico rivolgendosi a Kaori con un sorriso forzato ed imbarazzato. 

Nemmeno la delusione di quel giorno aveva impedito a quell’uomo di continuare ad amare quella donna. 

Ogni sera, davanti ad un bicchiere di whisky pieno fino all’orlo, si riprometteva di togliere tutto ciò che la riguardava e le ricordava lei.

Ogni mattina, appena sveglio, allungava il braccio in cerca di lei, ma ad attenderlo c’erano solo fredde lenzuola e un cuscino vuoto. Non trovandola, si accontentava di uno dei suoi pigiami puliti e mai usati. Profumava di lei, anche se odorava di lavanda quel pigiama aveva il profumo di Kaori.

Ogni mattina andava a fare colazione e inconsciamente preparava due caffè, uno per sè ed uno per lei. Lo lasciava raffreddare, mentre sorseggiava il suo, guardando distrattamente la finestra rivolta al parcheggio sperando.

La speranza, quella Takuya non l’aveva mai persa. 

Sperava di tornare a casa e  trovarla in cucina a preparare la cena.
Sperava, ad ogni squillo del telefono, di sentire la sua gioiosa voce, quella che aveva il potere di rallegrarlo  nei momenti tristi e difficili.

Ogni sera si sedeva su quella sedia con un bicchiere di whisky pieno fino all’orlo con il desiderio di berlo tutto d’un fiato.
Ogni sera prendeva quel bicchiere tremando. Lo portava fino alla bocca ma, appena apriva leggermente le labbra per berlo, puntualmente la voce di Kaori dentro di lui lo invitava a non farlo.

“Non ricaderci ti prego Takuya, non farlo!”

Ogni notte si addormentava tormentandosi e maledicendosi di essere uscito così di scena.

La speranza l’aveva negli occhi anche in quel momento. 
Anche in quel momento sperava che lei fosse tornata da lui.

La speranza c’era anche se lei teneva la mano a Ryo e non osava guardarlo in viso.

Era davvero esattamente tutto come lei aveva lasciato l’ ultima volta che era entrata in quell’appartamento. 

Perfino la foto scattata poco prima del loro primo bacio.

Takuya l’aveva convinta a partecipare ad uno dei picnic che la signora Yoko era solita organizzare.
Era una bella giornata di primavera. Il ciliegio sopra la collina sembrava per loro il luogo perfetto, appartato e lontano dal resto della compagnia che aveva preferito rimanere sulle rive del lago. Una soluzione necessaria per seguire meglio i loro figli, il cui unico obiettivo era quello di rimanere in acqua il più a lungo possibile.

Si stavano frequentando, ormai da parecchi mesi.
 
Le sicurezze che lei riversava sui sentimenti di Ryo Saeba ogni giorno che passava insieme a Takuya andavano piano piano svanendo.

Mi ha mai amato davvero?

Si domandava ogni volta che tornava a casa e puntualmente lo trovava tranquillamente sdraiato sul divano a sonnecchiare davanti a qualche sciocco programma alla TV.

Tanti ricordi erano racchiusi in quella casa. Ricordi che la tormentavano. 

Sembrava così felice e serena.
Sembrava…
In quella foto lo sembrava davvero

Era stata così brava a nascondere la tristezza del suo cuore?

Quel bacio sembrava così caldo e profondo….
Sembrava così dolce e profumato….
Sembrava…

Credeva di poterlo amare. 
Amare come aveva amato per molto tempo Ryo Saeba

Era così sicura che l’amore che Takuya provava per lei fosse sufficiente per riempire il vuoto dei suoi sentimenti.
Sperava che a lui bastasse lo sperava con tutto il cuore.

Riusciva a nascondere così bene i suoi veri sentimenti a tutti. Ma a Ryo Saeba, Ryo… all’uomo a cui stava tenendo la mano no!

Credevo mi amassi….

Prepotente il ricordo del bacio tra Ryo Saeba e Saeko si fece avanti.
Quel bacio la sconvolse più di quanto lei stessa potesse immaginare.
Più se li avesse trovati a letto assieme.
Quel bacio così profondo così dolce così tenero raccontava tanto.
Raccontava anche più di quello che lei stessa potesse immaginare. 
La sofferenza e la tristezza legata ad esso l’aveva percepita ma l’aveva male interpretata e il suo carattere non le permise di andare oltre.
Il ricordo di quel bacio la tormentava ormai da più di un anno.
Fu quella sera che lasciò definitivamente Ryo Saeba per correre da Takuya e disperata chiedergli se ancora la volesse sposare.

Perchè vi stavate baciando? 
Perchè proprio lei?
Perchè non avete pensato a lui Hideyuki?
Perchè non avete pensato a me. Sapevi quanto ti amavo.


La presa sicura della mano allentò la presa e diventò così pesante che scivolò giù fino a quando le due mani non si staccarono.

Cosa significasse essere Ryo Saeba, quell’uomo…Ryo, lo riuscì a percepire solo in quell’istante.

L’istinto di percepire in pochi secondi i pensieri di Kaori come se le stesse parlando in quel momento.
Il vago ricordo di loro due Takuya e Kaori davanti all’altare.
La rapidità con cui i suoi occhi scesero a controllare se anche quell’uomo portasse la fede al dito e, non trovandola, arrivare alla conclusione che l’ex marito fosse lui.
Gli era sembrato così naturale e familiare.

Intuitivamente aveva perfettamente capito il triangolo tra lui, Kaori e Takuya, ma non riusciva ad ammettere a se stesso che l’infelicità di Kaori fosse a causa sua di Ryo.. Ryo Saeba.

Solamente qualche ora prima aveva avuto la conferma di quanto quella donna lo amasse e lo desiderasse. 
La notte precedente si era formato un altro triangolo: quello tra Ryo, Kaori e Ryo Saeba.

Con chi aveva fatto l’amore quella notte Kaori? se lo era domandato per tutto il tragitto.

Quanto Ryo Saeba era rimasto dopo il suo risveglio?
Era così confuso….

Kaori però non lo sembrava affatto. Non lo era quella notte come non lo era in quel momento.

Gli era bastato solo un suo sguardo per capire di essere di troppo. 
Non fu necessario nemmeno dare troppe spiegazioni.

“Ti aspetto in macchina” 

Disse uscendo di scena senza nemmeno salutare Takuya.

L’uomo rimase per nulla sorpreso da quel gesto, era la prima volta che Ryo Saeba dimostrava così apertamente i suoi sentimenti.
Con lui Ryo Saeba era sempre stato forzatamente cordiale, fugaci erano le occhiate sincere che gli rivolgeva.
Ryo Saeba era sempre stato un enigma.

Ma quell’uomo aveva con un solo gesto chiaramente fatto capire che per lui…, Ryo, Takuya non esisteva.

“Ha perso la memoria, Takuya…”

Del lungo discorso chiaramente preparato probabilmente per tutto il tempo in cui era rimasta in macchina, a Takuya rimase impresso solo la frase “Ha perso la memoria…”

Era difficile per lui immaginare che fosse davvero così. Dal momento in cui Ryo si era girato verso di lui, là sotto la pioggia, la tensione creatasi tra i due non era cambiata. 
  
La stessa, da quella notte a capodanno, quando i loro sguardi si erano incrociati, Takuya aveva accompagnato a casa Kaori la quale l’aveva invitato a prendere un caffè per ringraziarlo.

Era solo un caffè, un semplice e lunghissimo caffè. 
Lei era diversa dalle altre donne che era solito frequentare, quelle che incontrava ogni sera al bar di turno nel percorso tra lavoro e casa.
Negli ultimi anni le sue cene spesso erano costituite da olive e drink dell'Happy Hour di turno. Il dopo cena era sempre confuso, ma spesso si ritrovava a salire per un caffè e finire a letto con la donna… di turno.

Quella notte era sobrio ma lo aveva sperato. Kaori invece lo aveva invitato per un semplice e lungo caffè. Solo dopo aver conosciuto Ryo Saeba aveva capito il disperato gesto di quella notte.

Ryo Saeba però non si presentò nell’appartamento. 
Rimase fuori ad osservare ogni minimo gesto della coppia osservando le sagome all’interno dell’appartamento dal terrazzo di fronte.
E solo dopo che Takuya aveva lasciato l’appartamento si decise a ritornare a casa.

Ryo Saeba incrociò Takuya appena quest’ultimo aveva messo piede in strada.

Da quel momento Takuya percepì la tensione di Ryo Saeba. Solo in seguito capì che quella sensazione era quella di un uomo innamorato.

Ha perso la memoria….

Le parole rimbombavano ancora nella sua mente, mentre con lo sguardo osservava la donna avvicinarsi alla macchina. 

Ma sicuramente i sentimenti per te non li ha persi… quelli no…

Voltò le spalle alla finestra nel momento in cui i due si abbracciarono e lui… Ryo la baciò teneramente.

Domani…. domani farò qualche cambiamento …. domani…

pensò mentre si stava avvicinando verso la foto quella in cui erano ritratti sotto il ciliegio in fiore

Domani riuscirò a dirti addio Kaori…

Quella sera non era necessario il bicchiere… la mezza bottiglia di whisky se la scolò direttamente dalla bottiglia.

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Capitolo 11
*** Why? ***


Perchè?!
Perchè me?!
Perchè lui?!
 
Per tutto il tragitto verso casa, Ryo disperato si stava domandando del perchè Kaori avesse scelto lui, (o Ryo Saeba) a Takuya.
 
Quell’uomo aveva tutto, una bella casa, era di bell’aspetto ed era chiaramente innamorato di lei, di Kaori.
Lui non era Ryo Saeba. Un uomo abituato al pericolo che sfidava la morte ogni giorno, ogni ora, ogni minuto…. ogni secondo. 
 
A quel ricordo rabbrividì.
 
Perchè?!
 
Dai racconti di quelle settimane era venuto a conoscenza di cosa significasse essere a fianco di un uomo come Ryo Saeba.
 
La tua vita Kaori è sempre stata in pericolo al suo… mio fianco.
Ti ho fatto passare ogni sorta di pericolo, hai rischiato di morire più di una volta.
 
Perchè lui?
Perchè me?
 
Con chi eri ieri sera Kaori? Ti sentivo così vicina ma allo stesso tempo così distante. Eri forse con lui? Con il ricordo di Ryo Saeba?
Come posso competere con lui? 
 
Oh Kaori mi sento così diverso da quell’uomo, così dannatamente diverso. 
Non riuscirei mai a pensare di poterti mettere in pericolo. 
Non riuscirei nemmeno lontanamente immaginare di mettere me stesso in pericolo.
Il solo pensiero di impugnare una pistola mi fa venire il voltastomaco.
 
Strinse il volante e pigiò l’acceleratore. Ryo non si accorse che il semaforo era rosso e sfrecciò in direzione di Shinjuku senza nemmeno badare ai cartelli stradali che indicavano il limite di velocità.
 
Perso tra i suoi pensieri e dai suoi timori, quell’uomo non si accorse che aveva appena messo se stesso in pericolo e non solo, poteva diventare un pericolo per qualsiasi altra persona, Kaori compresa.
 
Non sono Ryo Saeba, non sono nemmeno più sicuro di volerlo essere.
Come ha fatto quell’uomo a farti soffrire così tanto. Come ha potuto lasciarti scappare?
 
Come!!!????
 
Senza rendersene conto parcheggiò davanti al Cat’s Eye stupendosi del perchè fosse arrivato proprio lì.
Scese con uno sguardo serio e teso e a testa bassa si diresse, silenzioso incurante del traffico della strada, verso l’entrata del pub.
Il locale era deserto, più vuoto delle rare volte che aveva messo piede con Kaori. 
 
Seduto in uno degli sgabelli del bancone Mick Angel, davanti a lui una tazza di caffè nero e dietro al bancone difronte a lui Umibozu. Il gigante buono come l’aveva soprannominato la stessa Kaori quando lo aveva presentato la prima volta. 
 
Al tintinnio della porta di ingresso i due si voltarono. ll proprietario del locale con interesse e il biondo semplicemente per curiosità.
 
“Guarda chi si rivede…”
 
disse Mick allungando l’occhio in cerca di Kaori.
 
“sei solo?”
 
proseguì stupito quanto Umibozu che fosse senza l’accompagnatrice che dal risveglio non lo aveva mollato un solo secondo.
 
L’uomo parve non ascoltarli e meccanicamente si sedette nello stesso identico sgabello dove era solito sedere Ryo Saeba.
 
Perchè…
Perchè lui?
Perchè me?
 
I suoi pensieri ritornarono a quell’uomo, a Takuya
 
“Cos’ho più di Takuya…”
 
sussurrò senza accorgersene.
 
“E’ quello che ci chiediamo tutti Ryo!”
 
Il tono del biondino era molto serio e profondo tanto che riuscì a distogliere Ryo dai suoi pensieri.
Si rese conto di avere davanti altre due fonti per attingere al suo passato. Un passato che temeva e che rinnegava. 
 
Non era necessaria nessuna parola da parte sua, il suo sguardo diceva tutto. Era più sincero dei suoi stessi pensieri. Lui voleva conoscere il suo passato, anche se questo lo avrebbe fatto soffrire.
 
“Se tu non fossi apparso al loro matrimonio…”
 
Fu inutile il tentativo di Umibozu di fermare la frase bloccando Mick con la sua manona, spingendo il cliente amico dalla parte opposta del bar con il solo gesto per tappargli la bocca.
Ryo si rese conto che quell’uomo non era in grado di gestire la sua forza nei momenti di agitazione. 
Questo però non lo distolse dalla rivelazione
 
Cos’ho combinato!?
 
Solo allora Mick Angel si rese conto di aver commesso un errore. Non era di sicuro compito suo raccontare quel giorno. Cercò una banalissima scusa per uscire di scena.
 
“Mi dispiace ora devo proprio scappare è quasi ora di cena, se arrivo in ritardo mia moglie mi lascia senza cena”
 
E così dicendo corse fuori ancora prima di finire la frase lasciando Umibozu davanti ad un uomo che lo osservava, speranzoso di saperne di più.
Il gigante buono era sicuramente più maturo di quell’americano che se ne era scappato con una scusa banale.
 
“La domanda che mi vorresti porre la dovresti fare alla diretta interessante, Ryo”
 
Gli disse offrendogli un caffè caldo.
 
Aveva ragione, doveva affrontarla. Annuì domandandosi se sarebbe riuscito veramente a farlo. Teneva così tanto a quella ragazza, l’amava. 
 
Ti odio Ryo Saeba!? L’amo?! o l’amavi tu?! Se questo sentimento che provo per Kaori è frutto dei tuoi sentimenti perchè….
 
PERCHE’!?
 
Perchè l’hai fatta soffrire così?!
 
Non ho bisogno di chiedere a Kaori cosa l’ha spinta ieri notte. E’ chiaro che sei stato tu.
Non ho bisogno di chiedere a Kaori perchè non sta più insieme a Takuya. Sei stato tu!
 
Perchè…. Perchè?! Lo hai fatto
 
CHI SEI?! CHI ERO?!
 
La tazza che aveva tra le mani si ruppe in mille pezzi e tutto il caffè bollente cadde a terra. Una parte di esso finì anche nelle sue gambe, ma lui non si scompose.
 
Ryo Saeba era tornato, Umibozu se ne accorse subito. 
 
“Vai da lei rammollito!"
 
Ora non c’era Kaori a proteggerlo, non era necessario fingere, ora poteva trattarlo come avrebbe voluto trattarlo dal primo giorno del suo ritorno.
Passato o non passato quell’uomo aveva diritto ad essere trattato come sempre, nell’identico modo che avrebbe usato se fosse apparso Ryo Saeba.
 
La prova fu la sua risposta, quella di Ryo Saeba.
Una smorfia, quella che usava Ryo Saeba prima di impugnare la sua magnum, quando era calato nella parte dell’eroe.
 
Chissà quanto però sarebbe durata. Ryo Saeba per Kaori non l’aveva mai usata. Con quella donna non si comportava mai da Ryo Saeba, ma semplicemente da Ryo.
 
In pochi minuti era a casa, Kaori era già rincasata. La trovò seduta sul divano con lo sguardo severo.
 
“dove sei stato?! Mi sono preoccupata.”
 
L’intuito di Ryo Saeba avvertì immediatamente che la tensione non era legata alla preoccupazione.
 
“scusami”
 
Scusami! 
 
Quante volte Ryo saeba aveva chiesto scusa a Kaori? Ryo era convinto che lo avesse fatto molte volte, ma Kaori la conosceva bene la verità. 
Era la prima volta che glielo diceva. Era la prima volta!!!
 
Si avvicinò a lei e si sedette accanto a lei. Rimase in silenzio e attese. Attese il permesso per avvicinarsi ulteriormente a lei.
 
Lacrime! Sul volto di Kaori apparve una cascata di lacrime. Tutte quelle che aveva dovuto trattenere per lui, per Ryo Saeba.
 
“Scusami tu!”
 
Kaori era combattuta. Ryo Saeba aveva capito subito il motivo, perfino Ryo anche se lui non lo voleva ammettere e nemmeno accettare.
Lei era ancora dannatamente innamorata di Ryo Saeba. In Ryo vedeva lui, vedeva Ryo Saeba.
 
“Come fai ad amarlo ancora così…”
 
Aveva paura, dannatamente paura di conoscere la verità.
 
Non esistevano parole che riuscivano a dare una risposta a quella domanda. Kaori ne era consapevole, gli sorrise con dolcezza e si avvicinò a lui e lo baciò.
 
Quel bacio trasmetteva tutte le emozioni della donna nei suoi confronti, ma allo stesso tempo in risposta Ryo stava restituendo inconsapevolmente le emozioni di Ryo Saeba. Ed era quello che aveva fatto anche la notte precedente.
 
Ryo Saeba non se ne era mai andato, almeno per lei. L’uomo di cui lei si era innamorata era sempre rimasto a fianco a lei.
 
Anche quell’uomo dopo tutto lo sapeva, come poteva riuscire a provare un sentimento così profondo per una donna che dopo tutto non conosceva per nulla? In quelle settimane ci si era concentrati solo su di lui e sul suo passato. 
Di lei di Kaori Makimura dopo tutto non conosceva niente. 
 
Eccoci arrivati alla conclusione anche di questo capitolo. 
Volevo scusarmi per queste settimane di silenzio, purtroppo impegni lavorativi e privati mi hanno impedito di continuare il racconto. Mi aspettano mesi impegnativi tra la scuola (dei miei figli) e il lavoro,
Per questo con grande dispiacere vi annuncio che gli aggiornamenti per questa storia saranno molto rallentati.
Non voglio concluderla in fretta anche perchè ci sono ancora degli aspetti che vorrei approfondire. Ad esempio lo zio di Kaori. 
Per quanto riguarda Takuya credo che il motivo per cui kaori si sia messa insieme a lui sia chiaro non solo a Ryo.
 
In questo capitolo ho affrontato il dilemma che più avevo a cuore per questa storia. Chi ama veramente Kaori? Ryo o Ryo Saeba? Kaori conosce benissimo la risposta… sono la stessa persona. In fondo al suo cuore la risposta la conosce benissimo anche lui. Ma per quanto tempo ancora Ryo lo vorrà negare?
 
Alla prossima
Dany

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Capitolo 12
*** Change ***


Ciao a tutti, da quanto tempo non posto qui su EFP, quanto mi siete mancati. Finalmente l’estate è arrivata (certo che se non ci fosse tutta questa AFA e caldo sarebbe anche meglio). Dicevo.. l’estate è arrivata e da qualche giorno anche la mia voglia di scrivere.

E’ forse l’ora di continuare questa storia che vi ha tanto appassionato, e che a distanza di mesi vi è anche molto mancata. Vi ringrazio di cuore. 

E allora che dire iniziamo con un titolo preso non a caso sia per il contesto della storia, ma anche per me in quanto vorrei provare a fare un salto di qualità nel mio modo di raccontare. Ci riuscirò? solo il tempo lo deciderà.

Per farvi meglio apprezzare il capitolo che state per leggere vi lascio un piccolo riassunto:

La notte dell’ultimo dell’anno Kaori rimane delusa nuovamente dai sentimenti che prova Ryo, quella stessa sera incontra Takuya. L’uomo rimane colpito dalla tristezza della donna, una cosa che l’accomuna in quello stesso momento. Quell’uomo sta facendo i conti con i suoi sentimenti scoprendo che è un uomo solo che non ha il coraggio di affrontare l’idea di poter dividere la vita con qualcuno.
Kaori si rende subito conto della tristezza di Takuya, quello che non nota è quanto simile sia la vita di quel ragazzo a quella di Ryo. L’unica differenza, quella che per Kaori fa la differenza è che Takuya il coraggio di dichiarare i propri sentimenti lo ha trovato, nonostante lui stesso sapesse che quella donna era innamorata di un altro.
Takuya arriva addirittura a chiederle la mano, Kaori accetta e i due stanno per convogliare a nozze ma nel momento del “si” la porta della navate si spalanca e appare Ryo gravemente ferito, si avvicina a Kaori per baciarla prima di accasciarsi a terra svenuto.
Dopo un periodo di coma, Ryo si risveglia scoprendo di aver perso la memoria.
L’uomo dal risveglio è completamente diverso disorientato e completamente riluttante nello scoprire di essere stato un "assassino" (è quello che pensa di se stesso nonostante Kaori abbia cercato di raccontargli cosa facesse per vivere). 
L’unica certezza sono i sentimenti che lui prova per lei. Dopo l’incontro a faccia a faccia con Takuya Ryo mette in discussione anche la sua unica certezza. 
Lui ama Kaori in quanto uomo o questo sentimento è legato dal passato che lui non ricorda o ha paura di ricordare? Ma soprattutto la domanda che lo tormenta maggiormente è Kaori ama lui (l’uomo senza passato) o Ryo Saeba (l’uomo che l'ha fatta soffrire per amore?)

Dopo una notte di “fuga” più da se stesso che da lei, ha il coraggio di ritornare a casa ubriaco come non mai….

(Questo è una parte del riassunto, ma dell’altro aspetto magari vi farò il riassunto nel momento opportuno. La parte “gialla” del racconto è ancora nell’ombra  ^_^)


 
CHANGE
 

Io dovrò cambiare
Amore, non mi provocare
Arriverò fino alla fine di te
Amore, mi dovrà passare
Per restare libero, cambiare
Ti nasconderai
Dentro gli occhi miei
Ma io non guarderò
Io dovrò cambiare


Il silenzio dell’appartamento venne interrotto dal rumore di una chiave che stava entrando nel chiavistello della porta di ingresso. Ryo ubriaco come non lo era mai stato aveva solo un desiderio, stendersi sul letto.

Lo sperava con tutto il cuore di non trovarla sveglia. Stava mentendo a se stesso, ne era certo ancora prima di fare a stento il primo scalino del condominio. 

Kaori era seduta a testa china sul divano ad aspettarlo.
Aveva gli occhi arrossati e il cuore che batteva a mille in lotta tra la preoccupazione e la rabbia verso colui che amava. Le sembrava di essere tornata indietro nel tempo e in quelle ore aveva ripercorso tutte le emozioni legate a quelle infernali e lunghe sere in cui Ryo Saeba la lasciava sola per rintanarsi in qualche pub o locale notturno del quartiere.

Ryo, l’uomo che viveva con lei da alcune settimane. Lui che non aveva nessun ricordo del suo passato, quella notte si era comportato esattamente come quella parte del passato che Kaori sperava che dimenticasse del tutto.

Dov’era stato? Perchè non era venuto subito da lei? L’incontro Takuya non poteva essergli passato inosservato. 
L’uomo che gli aveva stretto la mano per tutto il tempo che aveva trascorso con Takuya era riuscito ad esprimere tutte le sue emozioni, sia quelle nuove ma soprattutto quelle vecchie quelle legate al suo passato.

Avrà ricordato tutto?

Era la domanda che tormentava la donna in quel silenzio assordante.

I loro occhi si incrociarono appena Ryo varcò la porta di ingresso ed in un secondo l’uomo capì del grosso errore che aveva fatto. L’aveva lasciata sola.

Qualche ora fa, prima di ritornare a casa, sotto la pioggia le aveva dato un lungo e tenero bacio a conferma dei sentimenti che provava per lei. Ne era così sicuro così convinto in quel momento, ma bastò il primo semaforo rosso, dei numerevoli che trovò sulla strada di ritorno, per iniziare a dubitare.

Chi hai baciato me o Ryo Saeba?

Nemmeno l’ultima pinta di birra di chissà quante ne aveva bevute, era riuscita a far dimenticare a Ryo quella domanda.

“ S…scusami”

Biascicò balbettando e sussurrando, 
La differenza Kaori la notò subito. Il Ryo Saeba del passato non si sarebbe mai scusato in una circostanza del genere. 

Non era sufficiente per calmarla, si avvicinò a lui con gli occhi pieni di lacrime e gli  mollò uno schiaffo alla guancia sinistra talmente forte da vedere stampate le cinque dita e il palmo intero sul volto di Ryo.

Non reagì, per la prima volta l’uomo si rese conto che gli sarebbe bastato un secondo per evitarlo, al sonoro paff! aveva già escogitato cinque modi per evitare l’impatto. Non si mosse, non poteva farlo quella sberla se la meritava tutta ne era consapevole.

Rimase immobile senza parlare aspettando che Kaori sfogasse tutto il suo rancore e la sua rabbia che, si rendeva conto, non avrebbe mai avuto pace.

Si sforzò di guardarla dritto negli occhi, sebbene vederla così gli stava spezzando il cuore. Sperava che capisse senza l’uso delle parole. Sperava con tutto il cuore che quella donna capisse da quello sguardo le sue pene e le sue sofferenze.

Troppo concentrato nel trasmettere i suoi sentimenti però l’uomo non si rese conto di quello che lei stava trasmettendo a lui?

Hai ritrovato la memoria?

Gli occhi di speranza erano velati da quelli del ricordo di quanto il Ryo Saeba del passato l’avesse fatta soffrire.

Sei tornato con il tuo amore a contagocce?

D’istinto si allontanò da lui e chiuse gli occhi chiudendo la due diverse conversazione che mente e cuore stavano avendo.
I loro cuori stavano reagendo ai loro veri sentimenti, mentre la loro mente stava combattendo  tra sensi di colpa e timori.

Ti prego fermami

La donna lo sperava così tanto che si fermò a pochi passi da lui tremante

Era tutto così difficile quella sera, e l’alcol di certo non poteva aiutare quell’uomo la cui mente aveva già fatto fare un passo avanti e messo la mano sulla spalla di lei. 

Gli occhi non ingannavano però, mentre nei suoi polpastrelli sentiva la sua spalla, loro vedevano la donna riprendere il passo per dirigersi verso la sua camera da letto.

“Ti prego NO”

Urlò senza quasi rendersene conto. NO rimbombava come un martello pneumatico nella sua testa che lo costrinse istintivamente a tapparsi le orecchie per attutire un suono che era dentro di lui.

Il corpo però non resse a quell’improvviso impeto di coraggio, cedette facendolo inginocchiare rigettando tutto ciò che aveva in corpo.
 
Solo dopo un’ora la sua mente e il suo corpo si resero conto della presenza di Kaori che gli teneva la testa per evitare che svenisse e cadesse su quella puzzolente pozzanghera.
Il suo cuore invece l’aveva percepita dal primo secondo in cui lei corse subito da lui in soccorso.

Ora aveva la mente più libera da accorgersi come i sentimenti di Kaori erano in poco tempo completamente cambiati. L’amore nei suoi confronti, o forse nei confronti di Ryo Saeba, erano così profondi da riuscire a perdonare?

Lo stava perdonando di averla lasciata sola.
Lo stava perdonando di essere tornato ubriaco.
Lo stava perdonando per chissà quante altre cose il Ryo Saeba aveva fatto in passato.

Con dolcezza e delicatezza lo aiutò a rialzarsi per portarlo in bagno.
Come una madre premurosa lo aiutò a spogliarsi e ad immergersi in una calda vasca da bagno.
Senza pudore o vergogna,  lo aiutò a ripulirsi.

Doveva parlargli, non poteva non farlo. Lei aveva diritto ad una spiegazione, anzi no lei aveva diritto ad un’unica spiegazione quella più vera e sincera che lui riuscisse a fornirle.

Steso sul letto avvolto solo da un lenzuolo per coprire il suo corpo nudo, prese per un polso Kaori.

“Ti prego resta accanto a me!”

La guardò negli occhi 

Ho bisogno di te

Era questo quello che le stavano dicendo e quello che Kaori stava percependo.

“Ho bisogno di te.”

Sebbene avesse capito che il messaggio Kaori lo aveva percepito solo con lo sguardo aveva bisogno di dirglielo perché sapeva che quella donna non aspettava altro. Lei voleva anche sentirsi dire quello che lui provava.
E in passato non lo aveva mai fatto, ne era certo. Non aveva bisogno di avere la conferma negli occhi stupiti di Kaori nuovamente in lacrime.

“Scusami se ti ho lasciato sola questa sera. Io…”

Ecco che il suo coraggio stava iniziando a cedere, era davvero sicuro di riuscire a portare fino in fondo ciò che voleva dirle?

Il dolce sorriso di Kaori che si sedette accanto a lui lo rassicurò. Amare era anche questo? Trasmettere all’altro il coraggio.

“Io credo di amarti…”
 
Kaori rimase senza parole ma il suo sguardo esprimeva tutto e anche qualcosa in più. L’uomo che era, non glielo aveva mai detto. Si rese conto quanto fosse importante avere la conferma.

Lo aveva sempre saputo, sin dalla prima volta . Kaori era innamorata di Ryo Saeba l’uomo che era stato. Ma aveva bisogno di sentirselo dire da qualcun’altro, da lei da Kaori.
Solo in quel momento si rese conto che lo stesso desiderio lo aveva lui. Voleva sentirsi dire che lei lo amava. Voleva sentirsi dire che amava lui, proprio lui e non l’uomo che era stato.

Abbassò lo sguardo nuovamente colto dal timore di scoprire una verità che in cuor suo aveva già una risposta.

Come posso chiedergli di scegliere tra me e il mio passato come ….
 
Kaori si avvicinò a lui e lo baciò teneramente sulla guancia

“Grazie. Non hai idea da quanto aspettavo questo momento…io…”

Eccola là la conferma arrivò in una sola frase “da quanto tempo aspettavo…”. L’uomo alzò gli occhi pieni di lacrime.

“Mi dispiace…”

La voce tremava non riusciva ad aggiungere altro, ma non era necessario Kaori aveva finalmente capito cosa lo stava tormentando.
Lo abbracciò calorosamente e dolcezza da fargli venire la pelle d’oca.

“Quella che dovrebbe scusare sono io. Ryo guardami negli occhi”

E con un gesto lo costrinse ad alzare lo sguardo verso di lei. Occhi sorridenti ma determinati e pieni di affetto lo attendevano.

“Ti amo”


Lo aveva detto quello che da anni aveva sempre avuto difficoltà di dire o quasi osare a pensare era uscito con una naturalezza tale che non le sembrò nemmeno la prima volta che glielo dicesse.

“Amo il Ryo Saeba del passato, quello stupido egocentrico, solitario e taciturno uomo che eri. “

“L’uomo che ti ha fatto soffrire così tanto che porti ancora le cicatrici nel tuo cuore”

Ribattè lui con tono seccato.

“L’uomo che ha sempre messo davanti la sua vita per difendere la mia. Il primo uomo che ha visto oltre il mio aspetto fisico e mi ha considerato come donna…”

“ma che non ha mai avuto il coraggio e il buon senso di trattarti come tale.”

Il tono di Ryo questa volta era quasi sorpreso. Mentre lo diceva si rendeva conto che nessuno gli aveva mai raccontato questo fatto che nella sua mente era così reale è vero.
Ricordi o meglio sprazzi di ricordi legati a quella circostanza iniziarono ad affollare la sua mente.

“Kaori io non mi riconosco in lui, non posso immaginare di essere l’uomo che ero io…”

Kaori lo zittì con l’indice appoggiandolo delicatamente sulle sue labbra quasi facendogli un leggero solletico.

“Amo lui, ma amo anche te l’uomo che sei ora. Così dolce e premuroso nei miei confronti. L’uomo che ha il coraggio di esprimere le sue emozioni come stai facendo ora.

Amo quest’uomo perchè è tutto quello che ero sicura che lui avesse, ma che volesse celarlo e tenerlo tutto per sè. La parte del tuo passato che hai fatto di tutto per tenermi nascosta e probabilmente tenevi nascosto a te stesso perchè avevi paura di soffrire come da bambino…
Sai mi ha colpito quando l’altra sera dopo l’incubo di Kaibara tu abbia voluto cercarmi e condividere con me tutto questo.

E’ questo che mi ha dato la certezza che ti amo. Ryo Saeba. Amo l’uomo che sei, l’uomo che eri. Loro… tu sei la stessa persona.”

Lui sapeva molto bene di essere l’insieme del passato con il presente. Era giunto il momento di dover affrontare quella paura e timore che aveva da quando aveva riaperto gli occhi in quella clinica.

Ma non quella notte. Aveva trascurato fin troppo Kaori quel giorno, non se lo meritava. 

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