Bounty Hunter Squad

di kisspiece99
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo & scheda OC ***
Capitolo 2: *** Extra ***
Capitolo 3: *** Selezione OC ***
Capitolo 4: *** Capitolo1 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 4 ***



Capitolo 1
*** Prologo & scheda OC ***


Bounty Hunter Squad
Prologo

 
Nell’ufficio di Sengoku i fogli pieni di appunti, gli avvisi di cattura di pirati più o meno conosciuti e i documenti riguardanti gli affari interni della Marina erano separati l’uno dall’altro e impilati in tre colonne ordinate. Al centro, proprio davanti al grande ammiraglio, era invece presente una cartelletta rilegata in cuoio contenente alcuni documenti. Sulla copertina in caratteri dorati era possibile leggere “urgenza”. Ed era proprio quella scritta che il Grande ammiraglio Sengoku stava fissando con sguardo interrogativo. Era sicuro che quando aveva lasciato l’ufficio il giorno prima la cartelletta non fosse lì. Si massaggiò il ponte del naso con fare seccato prima di aprire la cartelletta e cominciare a leggere i documenti che essa conteneva. Al momento la marina aveva fin troppi problemi da gestire, sapere che ben presto se ne sarebbero aggiunti altri non lo rassicurava per niente, ma in fondo quando qualche mese prima era diventato grande ammiraglio doveva aspettarselo che le cose non sarebbero state facili per lui.
Ora davanti a lui erano disposti otto avvisi di taglia che ritraevano gli otto grandi problemi della Marina. Una banda di pirati. Anche se ad essere più precisi il termine che più gli si addiceva era “ladri”. Di recente questi otto individui si erano infiltrati in alcune basi della Marina facendo razzia di berry e agalmatolite. Che cosa ne facessero di quella agalmatolite rimaneva un mistero ma l’uomo ci avrebbe scommesso la posizione di grand’ammiraglio che non era nulla di buono.
Un lieve bussare lo distrasse dai documenti e la sua espressione si rasserenò quando Tsuru varcò la massiccia porta di legno. La donna notò i fogli tra le mani dell’amico e la cartelletta abbandonata sulla scrivania e intuì il contenuto dei documenti.

“Quindi, approverai?”

Sengoku fece vagare lo sguardo color onice tra le scartoffie che ora erano disseminate in modo disordinato sulla sua scrivania assimilando le informazioni che contenevano. Nell’ufficio regnò il silenzio per qualche secondo prima che il grande ammiraglio sbuffasse. Da quello che aveva capito quella sembrava essere la soluzione con una maggiore probabilità di successo.

“Valli a chiamare, Tsuru.”

E mentre la donna usciva dall’ufficio Sengoku aggrottò la fronte domandandosi se quella fosse veramente la cosa giusta da fare.

 
§

Quando Ryoko mise piede all’interno del Quartier Generale della Marina non poté negare di essere incuriosita dal motivo per il quale si trovasse lì. Ad essere del tutto sinceri, aveva cominciato ad essere curiosa una settimana addietro quando nella copia del giornale, che solitamente le veniva recapitata via gabbiano, aveva trovato una busta contrassegnata dallo stemma della Marina. Quando ne aveva letto il contenuto per poco non le era andato di traverso il caffè nel leggere che il grand’ammiraglio Sengoku richiedeva la sua presenza al Quartier Generale.
Fino all’ultimo aveva creduto che si trattasse di una trappola, in fondo era risaputo quanto la Marina diffidasse dai Cacciatori di taglie come lei. Il Governo Mondiale li vedeva come delle pedine da usare quando non volevano sporcarsi le mani. Ma a Ryoko questo interessava poco. Quando anni addietro aveva deciso di diventare una cacciatrice di taglie lo aveva fatto con il solo scopo di riuscire a guadagnare soldi facilmente, accettando tutti i lati negativi del lavoro che era consapevole non fossero pochi. Tra quei lati negativi il primo della lista era

“Il Governo Mondiale odia i cacciatori di taglie al punto da sbarazzarsene se possibile ma è anche colei che li finanzia.”

Le conclusioni che Ryoko aveva tratto da questa verità era che doveva essere sempre all’erta quando si trovava nei paraggi di una base della Marina.
Quando i due Marines che la stavano scortando si fermarono davanti ad un’imponente porte di legno, che a giudicare dal colore Ryoko azzardò essere quercia, bussarono. La persona dall’altra parte diede l’ordine di entrare e l’albina, tenendo la mano vicino all’elsa dei pugnali per ogni evenienza, spinse la porta, ignorando volutamente le occhiatacce dei due Marines i quali le avevano precedentemente intimato di rimanere sempre dietro di loro.   
"Beh, che vadano a farsi fottere". Pensò sorridendo divertita dalle loro espressioni irritate. La consapevolezza di essere una pedina non le impediva certo di prendersi gioco degli alfieri.
Quando con un tonfo la porta si richiuse alle sue spalle Ryoko si prese qualche attimo per studiare il resto della stanza: le pareti a cui erano addossate librerie in legno finemente lavorato ricolme di libri erano di un pallido color pesca, probabilmente erano state ritinteggiate da poco a giudicare dal lieve odore di vernice che ancora aleggiava nella stanza e che riusciva a sentire grazie ai poteri del frutto del diavolo.

“Puoi togliere quella mano dai pugnali, Byakko. Non è un imboscata. Siamo Marines, non cacciatori di taglie.”

Ryoko dovette mordersi la lingua per non rispondere in malo modo all’ultimo commento fatto dall’uomo che in quel momento stava guardando fuori dalla finestra e le voltava le spalle. Se non fosse stata al cospetto del grand’ammiraglio probabilmente avrebbe suggerito all’ uomo di pensarci due volte prima di voltarle le spalle.

“Quindi, se non è un’imboscata di che cosa si tratta?”

Chiese lei restando comunque sulla difensiva. Doveva essere sempre all’erta con i Marines.

“Vedo che sei una che va dritta al punto. Ma parlarne ora sarebbe controproducente, preferisco aspettare che arrivino anche gli altri.”

Ryoko aggrottò le sopracciglia confusa da quell’affermazione.

“In che senso gli altri?”
§


Minuscolo spazio vitale di Kisspiece99:

Hello popolo di EFP!
Pensavate di esservi liberati di me! E invece no, eccomi qui. Sono tornata dal mondo dei morti e riapprodo su questi lidi dopo ANNI con un’altra interattiva. Per chi non mi conoscesse, piacere sono Kisspiece99, ma potete semplicemente chiamarmi Kiss. ^^
Questa volta i protagonisti non saranno pirati ma bensì cacciatori di taglie. A mio parere queste figure hanno un grande potenziale ed è un vero peccato che nella saga abbiano ricoperto un ruolo marginale all’inizio per poi quasi scomparire nel seguito. E quindi eccomi qui con l’idea di fare un po’ di giustizia e dedicare un po’ di spazio anche a loro.
Passando al prologo e alla storia in generale: gli eventi si svolgeranno due anni prima dell’inizio della saga, quindi quando Sengoku è appena diventato grande ammiraglio e vedrà come protagonisti otto cacciatori di taglie (Ryoko e altri sette OC) a cui verrà affidato l’arduo compito di fermare e catturare una ciurma che sta facendo razzia di agalmatolite, materiale parecchio raro e che costituisce un grande assetto nella lotta contro i pirati.
Detto ciò se avete altre curiosità riguardo la trama o i dettagli non esitate a chiedere, risponderò evitando di fare spoiler.
Se siete arrivati fin qui e siete interessati a partecipare vi chiedo di leggere le seguenti regole:
  1. Potete partecipare con un massimo di due OC a testa che devono essere di sesso diverso. (Lo chiedo per evitare di trovarmi con un esercito di ragazze o di ragazzi)
     
  2. Le schede dovranno essere inviate entro e non oltre il 03/10 tramite messaggio privato. Fatemi sapere se siete interessati a partecipare con una recensione (che rispetti il regolamento di EFP e che quindi non contenga solo la frase “Voglio partecipare”). Le recensioni che contengono schede verranno ignorate. Se qualcuno avesse bisogno di un po’ più di tempo posso concedere al massimo cinque giorni (previo avviso). Se entro la scadenza non avrò ricevuto vostre notizie procederò con la selezione degli Oc che mi sono arrivati.
     
  3. Questa è una storia interattiva e molto probabilmente a fine capitolo lascerò delle domande a cui dovrete rispondere quindi vi chiederei di essere attivi. Ovvio so che la gente ha la propria vita quindi non vi chiedo di commentare ogni singolo capitolo nei minimi dettagli, ma sarebbe meglio che vi facciate vivi massimo ogni tre capitoli, almeno per farmi sapere se sto rappresentando il vostro OC correttamente. Se il creatore dell’Oc dovesse sparire la stessa sorte toccherà al personaggio. Ovviamente se per un qualsiasi motivo non foste in grado di recensire contattatemi e sarò più che disponibile a venirvi incontro e il vostro OC sarà salvo fino a che non tornerete (ovviamente conto sulla vostra serietà per non usare una scusa e scomparire definitivamente.)
     
  4. Gli Oc avranno un età compresa tra i 19 e i 35 anni. Se desiderate dargli un Frutto del Diavolo non scegliete quelli presenti nella saga, siate fantasiosi!
     
  5. Per favore, non create OC Mary Sue/Gary Stue. Quelli radunati saranno i cacciatori di taglie più temuti dei Sette Mari, un Oc che aiuta le vecchiette ad attraversare la strada e che non ha difetti non è per niente credibile.  
     
  6. La storia è ambientata due anni prima del manga quindi i nostri cari cacciatori di taglie non conoscono ancora la ciurma di Cappello di paglia. Perciò nelle schede non voglio leggere cose del tipo “Tizio ha preso a cazzotti Franky e lo ha quasi arrestato” o “Tizia ha una cotta per Sanji.”, sarebbe impossibile.
     
  7. I vostri OC non possono essere imparentati con i personaggi Canon. Possono avere avuto delle interazioni, in fondo sono cacciatori di taglie ed è normale che abbiano incontrato pirati nella loro vita, ma come dicevo sopra tenete conto che la storia è ambientata due anni prima dell’inizio di One Piece.
     
  8. Nella scheda vi prego non compilate i campi con due righe (in particolare quelli del carattere e della storia).Approfondite, sbizzarritevi, dateci dentro con i dettagli. Se vi sentite ispirati  create pure papiri lunghi quanto One Piece stesso. Con più scrivete, più informazioni avrò.
E ora la parte più importante, la scheda! Le parti contrassegnate dall'asterisco sono facoltative

Nome:
Cognome:
Secondo nome*:
Nome in codice:
Età ( Compresa tra i 19 e i 35 anni):
Compleanno (mese e giorno):
Aspetto fisico (dettagliato):
Prestavolto (riconosco che se l’aspetto del vostro Oc è particolare o alterato dagli effetti di un frutto possa essere difficile trovare un prestavolto quindi se proprio non lo trovate non preoccupatevi)*:
Stile nel vestire:
Segni particolari*:
Frutto del diavolo* (se il vostro Oc è un possessore mi serve sapere anche come funziona, come l'OC usa il potere del Frutto durante i combattimenti e qualche teccnica che è solito usare):
Arma*(facoltativa se scegliete di avere il frutto del diavolo):
Carattere (Dettagliato):
Storia:
Famiglia (Mi interessa sapere chi sono i membri della sua famiglia e che rapporto ha con loro):
Amicizie(carattere):
Inimicizie(carattere):
Possibile relazione con (orientamento dell’Oc e carattere del partner ideale, chi lo sa se lavorando a stretto contatto possa sbocciare qualcosa, se non siete interessati a far avere una relazione al vostro Oc non compilate il campo)*:
Per quale motivo è un cacciatore di taglie noto?:
Cosa ne pensa del Governo Mondiale e della Marina?:
È diventato cacciatore di taglie per un motivo preciso?*:
Conosce già Ryoko? (Potete anche rispondere no. Se la risposta è sì mi serve anche sapere come si sono incontrati.)
Abilità speciali (in una ciurma quale ruolo sarebbe più consono per lui? (es. Dottore, cuoco, navigatore ecc.)):
Cosa ama:
Cosa odia:
Hobby*:
Fobie/Paure:
Altro*(se avete altro da aggiungere scrivete pure qui):
 
E infine eccovi alcune informazioni sulla mia OC
 
Ryoko Kimura, Byakko, 26 anni, frutto del diavolo: Felis-felis modello tigre bianca


Pin on ~Anime / Manga~

“É una ragazza astuta e scaltra. Il suo lavoro le ha insegnato che è sempre meglio diffidare dagli altri e contare su sé stessa. Se si è in grado di conquistare la sua fiducia significa che ha messo nelle vostre mani la sua stessa vita, traditela e non esiterà a tirare fuori gli artigli e squarciarvi il petto. Buona ascoltatrice ma pessima consigliera dal momento che la sua filosofia di vita si può riassumere in poche parole: “Se è qualcosa di tangibile al 90% una lama può fare un lavoro migliore delle parole.”.”

A presto
By
Kiss

 

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Capitolo 2
*** Extra ***


Bounty Hunter Squad
Extra


Nella Grand Line un veliero solcava placidamente le onde. Il ritmico suono dell’acqua che si scontrava contro la chiglia cullava coloro che erano in ascolto. Questa atmosfera di calma e serenità era però solo apparente. Infatti non appena si fosse messo piede sottocoperta il clima era tutt’altro che tranquillo, soprattutto per Hisato Fukuda.

“Per l’amor del cielo Col, metti giù quell’arnese!”

Gridò lui ad un ragazzino che non dimostrava più di diciassette anni intento a ficcanasare in quella che era la sua officina. Se ci fosse stata una nave nei paraggi probabilmente l’uomo avrebbe controllato il tono della sua voce, ma quello non era il caso. Il suddetto ragazzo, per nulla spaventato dal tono del compagno di ciurma, si rigirò tra le dita quello che aveva soprannominato “naso da pesce sega”, e se lo lanciò alle spalle incurante del destino che sarebbe toccato all’oggetto. Le sue azioni ebbero come unico risultato quello di far innervosire ancora di più l’uomo dagli enormi baffi di colore viola e gialli. Frustrato si passò una mano sul volto, chiuse gli occhi e prese un respiro profondo per cercare di controllarsi.

“Col, fammi un favore ed esci da qui.”

Sussurrò minaccioso mentre riponeva il seghetto dalle punte di agalmatolite sul ripiano da lavoro. In quel momento avrebbe dovuto essere al lavoro insieme agli altri due compagni di ciurma e fratelli ma invece si ritrovava nella cabina a fare da baby sitter al capriccioso e annoiato ragazzino.

“Ehi, Hisato, questo cosa fa?”

L’uomo sudò freddo vedendo il castano azionare quella che era una fresatrice. Si affrettò a spegnerla e tirò un sospiro di sollievo, misto a fastidio, quando Col si allontanò dalla macchina. Quella era l’ultima volta che si faceva ingannare da Livvy.

“Col, perché non vai sul ponte? Sicuramente ci troverai Masaru, scommetto che muore dalla voglia di parlarti.”

Mentre parlava aveva preso il ragazzo per le spalle e lo stava spingendo fuori dalla cabina per evitare che facesse ancora più danni del previsto o che rischiasse di rimetterci qualche arto. Se fosse successo qualcosa al suo prezioso fratellino Livvy lo avrebbe sicuramente ucciso e lui era uno che alla vita ci teneva parecchio.
Il castano, imbronciato, incrociò le braccia al petto e puntò i piedi. Scosse violentemente la testa e pestò i piedi come un bambino capriccioso a cui è stato proibito di mangiare dolciumi.

“No, con Masaru non ci parlo. È noioso. E poi puzza di vecchio.” Pensando al navigatore, che in realtà non aveva più di quarant’anni, rabbrividì “Mi fa venire la nausea. È più divertente stare qui!”

Il castano sgusciò dalla presa di Hisato e si rimise alla ricerca di attrezzi tanto bizzarri quanto pericolosi. Se non ci avesse tenuto così tanto ai suoi capelli  il fabbro per la disperazione se li sarebbe tirati. Per come la vedeva lui, Col era solo un bambino viziato che era stato tirato in mezzo solo per essere il fratellino del capo. Certo non poteva negare che il potere del suo frutto durante le infiltrazioni fosse davvero utile ma al di fuori di quello ciò che faceva era intralciare l’avanzamento del piano. Per citare i suoi fratelli Col era l’ingranaggio con la dentatura sbagliata. Hisato racimolò quella poca pazienza che gli era rimasta e riprovò.

“Con Charlene invece ci parleresti?”

Lo sguardo del ragazzo si illuminò e annuì con così tanta enfasi che Hisato pensò gli si potesse staccare la testa dal collo. Senza aspettare oltre Col uscì dalla cabina urlando a pieni polmoni il nome del medico di bordo. In un angolo remoto del suo cuore Hisato si sentì in colpa nei confronti della donna per averle scaricato il tedioso compito di badare a Col ma lui in quel momento aveva qualcosa di più importante da fare.
Uscì dalla sua cabina e a passo deciso camminò lungo il corridoio nella direzione opposta a quella presa dal ragazzo poco prima, fino ad arrivare davanti ad una porta verniciata di verde. Senza bussare la aprì e sorrise quando venne accolto dal familiare stridio delle frese contro il metallo, dal calore che era irradiato dal metallo fuso e dall’odore di salsedine che aleggiava nella stanza per via della lavorazione a cui era sottoposta l’agalmatolite. Nella stanza, oltre a lui, erano presenti una donna e altri due uomini con la maschera per la saldatura calata sui volti che lui sapeva essere uguali al suo ma con baffi di colori diversi: rosso e verde per Hisaki e arancione e blu per Hisashi. La donna invece era in disparte, non stava lavorando, si limitava a dare qualche istruzione quando i rumori si placavano. A Raissa non piaceva alzare la voce. La donna dai capelli di un verde spento si girò nella sua direzione e si limitò a fargli un cenno del capo per chiedergli dove fosse stato fino ad allora. Hisato scrollò le spalle e si mise la sua tuta da lavoro. Sapeva che avevano una tabella di marcia da rispettare e né a lui né a Raissa piaceva non rispettarla. Non appena ebbe calato la maschera sul volto come i suoi fratelli la porta del laboratorio si spalancò nuovamente, rivelando la sagoma slanciata del capitano di quella combriccola di pirati: Olivia “Wave” Roller, chiamata Livvy dalla ciurma. I suoi occhi color rubino scrutarono la stanza, soffermandosi in particolare sul cubo di agalmatolite a cui Hisaki e Hisashi stavano lavorando. Quando Livvy notò il terzo fratello aggrottò confusa la fronte.

“Non ti avevo detto di badare a mio fratello oggi?”

Le lame delle frese smisero di girare e i due fabbri, sollevando la maschera per poter vedere meglio, si girarono per seguire la scena, facendo sbuffare Raissa. Quel blocco di agalmatolite non si sarebbe certo tagliato da solo!

“Charlene si è offerta per prendere il mio posto.”

Mentì Hisato, sollevato dal fatto che Livvy non potesse vederlo in faccia per via della maschera  mentre distorceva la realtà dei fatti. Lei alzò le sopracciglia poco convinta ma non ribattè. Si sarebbe assicurata che l’uomo avesse detto la verità in un secondo momento. Tirando una boccata dalla sigaretta si rivolse a Raissa.

“Come procede? E voi tre tornate al lavoro, non mi sembra che abbiate finito.”

La cuoca scrollò le spalle e con espressione neutra si mise a controllare alcuni fogli che aveva riposto sul banco da lavoro di fianco a lei. Quando le sue iridi dorate si staccarono dalle carte si schiarì la gola, segnale che usava per far capire ai tre fabbri di interrompere le loro attività per farla parlare.

“Si potrebbe procedere con la prima produzione.”

Le labbra della donna si incurvarono in un sorriso. Finalmente dopo mesi poteva vedere il suo grande progetto prendere forma.

“Beh, che aspettate allora? Procedete con la seconda fase.”

Hisato, Hisaki e Hisashi ridacchiarono eccitati eseguendo gli ordini e cercando i materiali che occorrevano. Raissa si lasciò scappare un sospiro di sollievo. Tra i vari fogli presenti sul bancone ne afferrò due e si diresse verso la lavagnetta di sughero attaccata alla parete. Vi appoggiò i fogli e trasformando le sue unghie in affilati stiletti di acciaio, grazie ai poteri del frutto del diavolo, li appuntò. Spostandosi dalla lavagnetta permise anche ai suoi compagni di ciurma di leggere cosa ci fosse scritto, nonostante ne fossero già a conoscenza: Pagos.

 
§

Minuscolo spazio vitale di Kisspiece99:

Rieccomi qui con un piccolo scorcio sugli antagonisti di questa storia: i ladri di agalmatolite. Non ho voluto rivelarvi tanto perché avrete occasione di scoprire più cose sul loro conto nel corso della storia ma mi sembrava giusto darvi un assaggio. Piccolo appunto sul nome “Pagos”: non è casuale. Un nome alternativo dell’agalmatolite è pagodide e Pagos (se non erro) in greco significa ghiaccio. Considerando che in One Piece l’agalmatolite è vista come mare solidificato, mi piaceva la somiglianza tra i nomi Pagus e Pagodide e quindi eccoci qui con il nome.^^
Parentesi chilometriche sulla scelta di particolari insignificanti che non interessano a nessuno a parte, vi ricordo che le iscrizioni sono ancora aperte. Se vi siete appena imbattuti nella storia e siete interessati a partecipare trovate tutte le informazioni e la scheda nel primo capitolo.
A presto
By
Kiss

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Capitolo 3
*** Selezione OC ***


Bounty Hunter Squad
Selezione

Hello popolo di EFP!
Eccomi qui con la tanto attesa selezione!
Ringrazio tutti coloro che si sono iscritti e che hanno lasciato una recensione. Ammetto che quando ho pubblicato il prologo mi aspettavo di dover lasciare le iscrizioni aperte per molto tempo prima di avere il numero di schede necessarie. Ma ciò non è accaduto e sapere che l'idea abbia catturato il vostro interesse mi ha fatto davvero piacere.
Quindi grazie davvero! ^^
Anyway, senza ulteriori indugi vi svelo i 7 OC fortunati che sono stati selezionati!

OC

Ash Skylar, Horus, 35 anni

Yuri Umi, La Rosa Nera, 28 anni,Frutto del diavolo:Rose-Rose


Vermouth Conan Vermouth GIF - Vermouth Conan Vermouth Sharon Vinyard -  Discover & Share GIFs

Nòel, Lo Squalo Bianco, 21 anni

Anime Takumi Usui GIF - Anime Takumi Usui - Discover & Share GIFs

Shinichi "Shin" Takeda, Il giustiziere capriccioso, 27 anni, Frutto del diavolo: Visualizza-Visualizza



Léandre Legrand, Il Corvo, 29 anni, Frutto del diavolo: Talent-Talent

#k project from eudaimonia

Kei Osamu Nakajima, The Boy, 21 anni, Frutto del diavolo: Anken-Anken



Yara, 32 anni
#art from Cuties only


Per oggi è tutto, ci si vede nel prossimo capitolo
A presto
By
Kiss

 

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Capitolo 4
*** Capitolo1 ***


Bounty Hunter Squad
Capitolo 1


Shinichi, a braccia conserte, osservò il gruppo di uomini e donne che, dall’altra parte del ponte, stava festeggiando per aver portato a compimento la missione che gli era stata affidata. Lo sguardo color onice vagò sui quei volti allegri e vittoriosi. Ascoltava a spizzichi e bocconi le conversazioni delle altre persone e smetteva non appena si rendeva conto che erano tutte uguali: una distorsione della verità. Trovava ironico come nonostante avessero vissuto tutti la stessa esperienza avessero la necessità di raccontarla, esaltando a dismisura le proprie gesta, arrivando in alcuni casi ad inventarle. Ed era così che una semplice cattura di tre pirati evasi, una cosa ordinaria ma che il corvino credeva avrebbe potuto rilevarsi più interessante, era diventata una lotta estrema tra il bene e il male.
Seccato bevve un sorso della birra che gli avevano ficcato tra le mani all’inizio dei festeggiamenti e fece una smorfia per il retrogusto amaro. Non aveva idea del perché non l’avesse già buttata in mare, odiava gli alcolici. Ma forse rigirarsi quella bottiglia tra le mani era l’unico modo per non cedere alla noia che aveva caratterizzato quell’incarico dall’inizio alla fine. Forse era per quello che i suoi compagni di avventura temporanei stavano ingigantendo le cose: per scappare dalla noia. Se ci credeva abbastanza le storie che prendevano forma dalle loro parole non erano nemmeno tanto male.

“Hai intenzione di restartene qui con il muso lungo tutta la sera?”

Shinichi spostò lo sguardo dai chiassosi quattro cacciatori di taglie per posarlo sull’uomo che gli si stava avvicinando. L’andatura barcollante gli fece intuire che per quella sera Dango Fujitora, meglio conosciuto con il nome di Zoppo, di alcool ne aveva avuto a sufficienza. Tra tutti i cacciatori di taglie che la Marina aveva chiamato per porre rimedio ad un suo errore, lo Zoppo era l’unico che Shinichi poteva tollerare. Se proprio doveva essere sincero anche l’uomo aveva la sua parte di difetti che il corvino a malapena tollerava, prima tra tutte la sua arroganza, ma lo rispettava per la sua decisione.

“Non è un muso lungo questo, solo un’espressione annoiata.”

Dango si appoggiò al parapetto come Shinichi e  attaccò le labbra al collo della bottiglia di sake.
“Non è andata come sua signoria aveva previsto?”

“Neanche lontanamente. Sto pensando di smettere di andare da una parte all’altra della Grand Line a mettere una pezza agli errori della Marina, dovrebbe cominciare a pensarci due volte prima di fare qualche cazzata e poi scaricare il peso ad altri solo perché non vuole perderci la faccia.”

“Oh no, non sono ancora abbastanza ubriaco per stare ad ascoltare le tue lamentele sul sistema. Mi sono già dovuto subire le teorie complottiste di Jenda, per una notte ne ho avute abbastanza.”

Il giovane uomo ridacchiò per il tono esasperato usato da Dango. Riconosceva che anche solo stare ad ascoltare la voce troppo alta di Jenda era una tortura, se si aggiungevano poi le sue teorie forse l’alcool poteva sembrare l’unico modo per sopravvivere ad una conversazione con la donna.

“Allora prendi pure questa perché potrebbe servirti.”

Il Cacciatore Schizzinoso allungò al più anziano la sua birra. Lui non se lo fece ripetere due volte e trangugiò il liquido ambrato in poche sorsate.

“Amico, era intonsa! Non che mi lamenti, ma non è una festa se c’è qualcuno sobrio.”

Shinichi scrollò le spalle assolutamente indifferente. Molto presto si sarebbero separati andando ognuno per la sua strada, quella festa era solo una formalità e Shinichi non ne vedeva l’utilità.
Stava per annunciare che se ne sarebbe andato a letto quando il garrito di un gabbiano lo distrasse. L’uccello, con le zampe palmate ben piantate sulla balaustra di legno, fissava con i suoi occhi gialli il cacciatore di taglie in attesa che prendesse la lettera indirizzata a lui che gli pendeva al collo. Shinichi con delicatezza slegò il nodo del cordino e, quando ebbe la lettera tra le mani, ne studiò l’involucro. I kanji che componevano il suo nome, in inchiostro nero, risaltavano sulla carta bianca ma quello che più aveva attirato la sua attenzione era il timbro che era stato usato per sigillare la lettera. Il simbolo della Marina. Dango allungò il busto per vedere meglio di cosa si trattava e scoppiò a ridere.

“Oh beh, bella questa. Sua signoria voleva andare in pensione? Ci pensa la Marina, nuovo problema, nuova richiesta di aiuto.”

Il corvino storse il naso per l’appellativo usato dal più anziano, ma non protestò poiché l’altro non gli diede il tempo necessario per farlo.

“Accetterai ancora una volta di fare l’eroe travestito da lupo cattivo?”

Shinichi rise fragorosamente alle parole dello Zoppo.

“Credo che tu abbia bevuto troppo, non hai la più pallida idea delle cazzate che dici. Ma per rispondere alla tua domanda preferisco prima leggere che cosa ha combinato questa volta il lupo cattivo vestito da cacciatore.”

E dicendo queste ultime parole si diresse verso la sua cabina per avere più privacy e per allontanarsi dal vociare troppo alto degli altri cacciatori di taglie inebriati dall’alcool.

 
§

Ryoko girò la testa nella direzione dell’unica porta dello studio. Come nel suo caso, dopo l’ordine di Sengoku, la porta si aprì. Sulla soglia era presente un uomo alto all’incirca un metro e novanta dai capelli rosso fuoco parzialmente coperti da un copricapo piumato che gli arrivava poco sotto le spalle. Il particolare che più attirò l’attenzione della donna, oltre ai canini leggermente sporgenti, fu il paio d’ali che spuntava dalla schiena dell’uomo. Quando varcò la soglia, ignorando i due Marines che lo avevano accompagnato fino all’ufficio, il tintinnio delle boccette di vetro, che teneva legate a delle cinture assicurate al petto sotto al poncho, riempì la stanza. Lo sguardo celeste dell’uomo studiò l’ambiente e la sua espressione seria e scettica non cambiò di una virgola. Ryoko nascose un sorrisetto dietro il palmo della mano al pensiero che il rosso, come tutti i cacciatori di taglie che si fossero ritrovati nella loro situazione, diffidava dai cappelli di gabbiano. Lui lanciò un’occhiata al grand’ammiraglio, che impassibile, con le mani intrecciate davanti al volto, stava osservando a sua volta l’uomo. Ryoko intercettò lo sguardo azzurro del nuovo arrivato ma fu un solo attimo prima che lui tornasse a concentrarsi su Sengoku.

“È uno scherzo questo?”

“Se lo fosse starei ridendo da tantissimo tempo e non avrei in programma di smettere.”

Il commento sarcastico di Ryoko fece scoccare al rosso un occhiata per niente divertita verso l’albina la quale, recependo il messaggio, alzò le mani colpevole. Il grand’ammiraglio si schiarì la voce e fece segno al nuovo arrivato di prendere posto su una delle poltroncine di velluto rosso che erano state disposte nel suo ufficio. Quasi come a fargli un dispetto l’uomo si sedette per terra a gambe incrociate  al centro del semi cerchio composto da otto sedie, di cui una al momento era occupata da Ryoko. Sengoku sospirò e prese parola.

“Ogni cosa ha il suo tempo, Horus. Al momento tu e Byakko siete gli unici presenti quindi dovrò rimandare le spiegazioni a quando tutte le otto le sedie saranno occupate.”

L’uomo si guardò intorno come se avesse notato solo in quel momento le altre sette sedie vuote e sbuffò. Ad averlo saputo sarebbe potuto arrivare più tardi e prendersi due minuti di tempo in più e ripensare a quanto tutta quella faccenda odorava di bruciato. L’uomo dalla capigliatura afro tornò a concentrarsi su alcuni documenti come se i due cacciatori di taglie non fossero nella stanza. Ash non ci diede molto peso mentre Ryoko, per l’ennesima volta nell’arco di nemmeno un’ora, si ritrovò a sbuffare infastidita per la maleducazione e l’arroganza. Il rosso, notando l’irritazione della ragazza, alzò un sopracciglio perplesso non capendone il motivo ma decise di ignorare la cosa. In quel momento aveva altri problemi da risolvere, tipo come passare il tempo in attesa delle altre sei persone. Non ebbe però tempo per rimuginarci più di tanto perché fu distratto da un tonfo. Riaprì gli occhi e notò che l’albina gli si era seduta accanto, lo sguardo plumbeo ancora fisso su Sengoku e che non prometteva nulla di buono. Ash in quel momento stava desiderando con tutte le sue forze che la cacciatrice di taglie non avesse nessuna idea strana da mettere in atto.

“Horus, giusto?”

Il rosso diffidente corresse l’albina.

“Ash Skylar, Horus è più un soprannome.”

Ryoko squadrò l’uomo cercando di capire per quale motivo gli fosse stato affibbiato un nome del genere ma fu solo per un istante prima di riprendere il discorso.

“Ok, Ash. Tu mi hai dato un’idea fantastica e quindi è più che giusto condividerla con te.”

La donna gli si avvicinò nascose la bocca dietro la mano, piegata a conca, così che l’uomo seduto dietro la scrivania non potesse leggerle le labbra e abbassò il tono così che solo lui potesse sentirla.

“Dal momento che la sua idea è quella di spiegare tutto quando le sedie saranno tutte occupate propongo di far sparire sei sedie e scoprire perché siamo qui.”

Ash strabuzzò gli occhi e studiò il volto dai tratti infantili della ragazza alla ricerca di qualche segnale che gli permettesse di capire se era seria o stesse scherzando. Incontrando il suo sguardo deciso il rosso, sfortunatamente, raggiunse la conclusione che Byakko era più che convinta delle parole appena dette. Certo, l’idea di togliersi un sassolino dalla scarpa e scoprire la verità lo allettava ma inimicarsi il grand’ammiraglio dopo nemmeno dieci minuti dal suo arrivo non gli sembrava la cosa più saggia da fare.

“Ho un idea migliore.”

Disse lui guardando una delle poltroncine che, ora che le osservava meglio, sembravano essere troppo grandi per una singola persona.

“Perché non aspettiamo che sia riempiano e ascoltiamo quello che ha da dire ?”

Ryoko ritrasse il busto e un’espressione neutra le ritornò in volto.

“Beh, Horus, sembra una bella idea. Mi auguro che tu abbia qualcosa da fare perché ho il presentimento che quelle sedie rimarranno vuote per parecchio tempo.”

Ash osservò la donna ritornare a prendere posto sulla poltrona che aveva precedentemente lasciato e accennò un sorriso comprensivo quando vide che giocherellare con un filo troppo lungo della tappezzeria sarebbe stato il suo passatempo. Gettò un ultimo sguardo alle poltroncine e sperò che le altre sei persone non avessero preso una decisione più prudente della sua: non presentarsi.

 
§
 
Yuri con un balzo scese dall’imbarcazione, che per anni l’aveva trasportata di isola in isola, per atterrare sul pontile di legno. I tacchi alti produssero un suono secco a contatto con la superficie e attirò l’attenzione di diversi Marines affaccendati al molo. Sorrise compiaciuta nel vedere gli sguardi di alcuni di loro indugiare più a lungo sulle sue forme e indirizzò un occhiolino verso il gruppo più numeroso, facendo arrossire i più timorosi e guadagnandosi qualche fischio di apprezzamento dai più coraggiosi.

"Assolutamente prevedibile."

Pensò la donna tra sé e sé con disgusto. Estrasse un foglio dalla scollatura dell’abito azzurro che indossava e alzando una mano guantata attirò l’attenzione di un Marine

“Sono desolata per doverla disturbare. Sa per caso dirmi come arrivare dal grande ammiraglio Sengoku?”

Mentre poneva la domanda sbattè le lunghe ciglia che contornavano il suo sguardo cristallino e indossò un’espressione corrucciata. L’uomo deglutì rumorosamente e Yuri dovette trattenersi dall’esibire un sorriso soddisfatto. Lui si sistemò meglio la divisa e le indicò la porta dell’imponente edificio di cui era impossibile ignorare il grande simbolo blu del Governo Mondiale.

“S-se si rivolge ai miei colleghi responsabili dell’accoglienza otterrà informazioni più precise.”

La bionda sorrise melliflua e, senza degnare di uno sguardo tutti gli uomini che incuriositi si giravano ad ammirare la sua bellezza, proseguì per la sua strada. Lo strascico del vestito generava un leggero fruscio coperto dal rumore delle onde ma la donna riusciva a distinguere i suoni perfettamente. In quel momento era in un covo di serpi e abbassare la guardia era assolutamente fuori discussione così, mentre avanzava lungo il pontile, rimaneva in ascolto per captare un qualsiasi rumore sospetto: il cigolio di un asse, il clangore delle spade o passi concitati di un plotone. Poteva anche aver conquistato quegli uomini con il suo fascino ma era ben consapevole che in fondo essi rimanevano Marines, uomini ciechi e convinti che la verità fosse una e una sola.

Una volta dentro l’edificio schioccò la lingua infastidita leggendo i kanji che decoravano una delle pareti d’ingresso: giustizia. Una parola troppo grande per un posto così piccolo.
Yuri si avvicinò a quello che sembrava essere il banco per l’accoglienza degli esterni. Sfoderò il suo sorriso migliore, appoggiò i gomiti sul tavolo laccato di bianco e si rivolse ad uno dei due uomini che si trovavano dietro al bancone. Gli allungò il foglio per far sì che comprendesse il motivo della sua visita.

“Potrebbe cortesemente indicarmi dove posso trovare l’ufficio?”

Il Marine, per niente colpito dall’atteggiamento della donna, la squadrò da capo a piedi e la cacciatrice di taglie esibì una smorfia vedendo l’espressione infastidita sul volto del Marine. Sembrava la stesse rimproverando per il solo fatto di essere lì e la donna lo trovava estremamente irritante. In quel momento avrebbe potuto, e voluto, essere da tutt’altra parte quindi se proprio qualcuno doveva essere infastidito quella era lei. Si appuntò mentalmente di chiedere un lauto ricompenso solo per essersi presentata. La muta lotta di sguardi tra lei e il Cappello di Gabbiano fu interrotta dall’arrivo di un’altra persona, più precisamente un uomo. Yuri lo studiò rapidamente prima di ritornare a concentrarsi sul Marine di fronte a lei ma lui ora sembrava più interessato al nuovo arrivato. O terrorizzato a giudicare dagli occhi sbarrati e il colorito pallido del soldato. Lei e il nuovo arrivato dovevano avere all’incirca la sessa età e, a giudicare dalla katana che gli pendeva al fianco e dall’assenza di una divisa, doveva essere anche lui un esterno. La lettera identica a quella di Yuri che il violetto estrasse da una delle tasche della giacca di pelle nera fu la prova che i due si trovavano lì per lo stesso motivo.

“Mi scusi, dovrebbe ancora fare il suo lavoro, se non è chiedere troppo.”

La bionda sventolò una mano guantata davanti alla faccia del Marine per riavere la sua attenzione e a quel punto il lampo di fastidio che gli attraversò lo sguardo non fece nè caldo né freddo alla donna, voleva solo porre fine a quella visita.

L’uomo che si stava occupando di revisionare la lettera del ragazzo dai capelli viola si sporse verso il collega per esaminare la lettera della Rosa Nera, per accertarsi che fossero uguali, e con un gesto fece segno ad altri due Marines di avvicinarsi.
Il maleducato restituì la lettera, che Yuri quasi gli strappò di mano, e aggiunse

“Vi scorteranno loro. Non fate scherzi, il minimo gesto inopportuno e potete dire addio al vostro lavoro.”

“Grazie per l’avvertimento.”

Il sorriso strafottente che increspò le labbra del ragazzo e lo sguardo irritato contraddissero le parole di cortesia che aveva appena pronunciato, ma non appena si fu girato espressione e parole combaciarono perfettamente.

“Provate voi a fare scherzi e oltre al lavoro potete dire addio ad un sacco di altre cose.”

Yuri sentì una certa soddisfazione nel vedere l’espressione severa dei Marines vacillare e lasciar posto ad una più preoccupata.
La cacciatrice di taglie affrettò il passo per raggiungere l’altro, avvolse le mani intorno al suo braccio, attirando la sua attenzione.

“Le dispiace dirmi il suo nome, a quanto pare dovremmo passare un po’ di tempo insieme nell’immediato futuro.”

Lo sguardo color nocciola del giovane uomo scrutarono scettici i lineamenti della donna, cercando di ricordare se si fossero mai incrociati. Constatando che effettivamente non aveva mai visto la donna in vita sua scrollò le spalle e rispose.

“Léandre Legrand. Ho il piacere di parlare con…?”

“Yuri Umi. Ho come il presentimento che le prossime ore potrebbero essere più divertenti del previsto.”

 
§
 
Se gli avessero raccontato che un giorno avrebbe varcato la soglia del Quartier Generale della Marina invece di sparire subito dopo aver consegnato la sua ennesima cattura Kei si sarebbe messo a ridere. Invece, contro ogni sua aspettativa, eccolo lì davanti all’ingresso, mani nascoste nelle tasche della felpa celeste e il volto corrucciato. Era sicuro che il portone fosse quello, aveva visto fin troppe fotografie nei giornali per sapere che si trovava nel posto giusto ma non riusciva a scrollarsi di dosso la sensazione che stesse facendo la cosa sbagliata.

“Le porte sono fatte per essere aperte, non per essere fissate.”

Kei sobbalzò e si girò di scatto incrociando lo sguardo smeraldino di un ragazzo, all’incirca della sua età, biondo e dal fisico slanciato. Il moro rimase per qualche secondo in silenzio a studiare l’altro prima di riuscire ad associare un nome al volto: Nòel, lo squalo bianco. Aveva letto alcuni articoli sul famigerato tritone cacciatore di taglie, tutti accompagnati da foto che lo ritraevano mentre trascinava i corpi dei pirati privi di sensi verso la base della marina più vicina. Lo sguardo nocciola del ragazzo scivolò lungo il collo del biondo finchè non intravide quel particolare che in ogni foto catturava l’attenzione di tutti: le branchie. Nòel se ne accorse e storse il naso infastidito. Qualcuno potrebbe pensare che dopo tutti quegli anni ci dovesse essere abituato agli sguardi curiosi, e in alcuni casi disgustati o spaventati, ma lui ne aveva fatto una questione di onore, non ci si sarebbe abituato. Per lui abituarsi sarebbe significato accettare che la gente avrebbe continuato a guardare, a giudicare.

Nòel superò il corvino urtandolo apposta. Kei barcollò appena ma fu rapido nel recuperare l’equilibrio e arrossì leggermente rendendosi conto che forse lo aveva fissato troppo a lungo mettendolo a disagio, ma questo non gli impedì di pensare che forse la spallata poteva anche evitarsela.

Con poche falcate Kei riuscì a raggiungere il biondo e, nel tentativo di rimediare alla prima brutta impressione che aveva fatto, iniziò a parlare.

“È venuto qui per la ricompensa di che pirata?”

Nòel alzò un sopracciglio scettico non riuscendo ad interpretare le azioni del moro. Prima quel dannato sguardo e, nemmeno due minuti dopo, eccolo lì pronto ad intavolare una conversazione. L’obiettivo era però ignoto al tritone. Decise comunque di rispondere sperando di riuscire a scoprire le vere intenzioni dello sconosciuto.

“Nessun pirata. Sono qui per un altro motivo.”

Kei annuì in segno di comprensione e si trattenne dal esultare vittorioso per non aver ricevuto una risposta sgarbata. Notò però che la perplessità e la diffidenza non accennavano a sparire dal volto del ragazzo e solo allora un pensiero lo colpì: Nòel non aveva la più pallida idea di chi lui fosse. Tirò fuori dalla tasca della felpa una mano e la porse verso il ragazzo biondo.

“Kei Osamu Nakajima, Kei va più che bene.”

Lo sguardo smeraldino del tritone si alternò tra la mano e lo sguardo del corvino per una manciata di secondi prima di ricambiare la stretta con un sorriso appena accennato.

“Nòel.”

Tra i due calò il silenzio interrotto soltanto dai passi pesanti dei Marines che di tanto in tanto passavano nei corridoi. I due arrivarono al banco accoglienza e quando entrambi esibirono la lettera d’invito Kei si diede mentalmente dell’idiota per non aver collegato prima i puntini: quale cacciatore di taglie veniva al Quartier Generale della Marina per motivi diversi dalla riscossione della taglia? Dal canto suo Nòel guardò stupito il corvino. Se anche lui aveva ricevuto la medesima lettera quello sconosciuto doveva sapere il fatto suo. Il problema era che lui era sicuro di non averlo mai incrociato ed il suo nome non gli ricordava niente. Quel ragazzo sembrava essere una grande incognita.

Due Marines si avvicinarono e indicando un corridoio, uno dei due fece segno di seguirli. Dopo nemmeno una decina di metri però Kei si fermò in mezzo al corridoio, senza che i due soldati se ne accorgessero. Nòel invece, che stava camminando al suo fianco, si voltò senza smettere di camminare e vide che il ragazzo stava osservando un quadro appeso alla parete. Rallentò il passo fino a fermarsi. Scosse il capo quando i due Marines svoltarono senza rendersi conto che dietro di loro non c’erano i due cacciatori. Il biondo affiancò l’altro per avere una migliore visione di cosa avesse catturato la sua attenzione. Fu allora che vide una fotografia che ritraeva Sengoku in piedi, impettito nella sua divisa, dietro alla scrivania di quello che doveva essere il suo ufficio. La grande vetrata che si intravedeva alle sue spalle permetteva di avere una visuale sul piazzale davanti all’ingresso dove poco prima Kei e Nòel si erano incontrati.

“Ehi, andiamo dal Grande Ammiraglio?”

Nòel guardò perplesso il ragazzo che aveva appena parlato come se gli avesse fatto la domanda più insolita che si potesse fare. Kei gli stava rivolgendo un ghigno divertito in attesa di una risposta. Per la seconda volta nell’arco della giornata il biondo non riuscì ad interpretare il corvino. Una grande incognita. Dubbioso annuì e quello che accadde dopo lo lasciò a bocca aperta. Un attimo prima stava osservando la fotografia incorniciata e l’attimo dopo ci era dentro. Ad essere più precisi ora il biondo e il corvino si trovavano nell’ufficio di Sengoku.

Kei abbassò la mano che poco prima era sulla spalla di Nòel, il quale non si era nemmeno reso conto fosse lì, e con un mezzo ghigno agitò la mano in segno di saluto per poi prendere posto su una delle poltroncine disposte a semicerchi nell’ufficio. Nòel dal canto suo rimase fermo dov’era, guardando sconcertato prima la porta e poi il ragazzo il quale era terribilmente divertito dalla sua espressione stupita e sorpresa. Nòel, prima di prendere posto accanto ad un uomo dai lunghi capelli viola, si fece un appunto mentale: Kei Nakajima era un’enorme incognita.

 
§

Yara si scompigliò i corti capelli rossi corallo prima di indossare nuovamente la fascia rossa che usava per tenere ferme le ciocche ribelli. Erano di quella lunghezza  per cui non erano abbastanza lunghi per poterli legare in una coda ma lo erano abbastanza per intralciarle la vista ogni qual volta che si alzava un soffio di vento, in poche parole erano una seccatura. La sirena, aggiustando il ciuffo che le copriva l’occhio destro, sbuffò e alzò lo sguardo per rivolgerlo verso i due Marines che la stavano scortando chissà dove ma si arrestò di botto notando che c’era un particolare fuori posto: i due Marines erano scomparsi. Si guardò intorno per vedere se le casacche bianche e azzurre erano ancora visibili ma constatando che era l’unica persona presente nell’area si permise di lanciare qualche imprecazione rivolta ai Cappelli di gabbiano e la loro inefficienza. Se avesse saputo a priori che quella si sarebbe rivelata essere una giornata no, o come preferiva definirla meno finemente “una giornata di merda”, Yara se ne sarebbe rimasta molto volentieri sotto le coperte. Ma ora era lì e l’unica opzione che aveva era quella di arrangiarsi e trovare la strada per l’ufficio di Sengoku da sola. Schioccò la lingua infastidita dall’assenza di cartelli segnaletici che indicassero quale stanza era adibita ad un determinato compito. Anche una piantina dell’edificio le sarebbe andata bene. Qualsiasi cosa le sarebbe andata bene piuttosto che girovagare per l’intricato labirinto composto dai corridoi del Quartier Generale della Marina. Sicuramente non si sarebbe messa alla ricerca di Marines a cui chiedere informazioni, anche se il pensiero di vedere l’espressione di un soldato alla vista di una cacciatrice di taglie vagare a piede libero per il Quartier Generale la allettava.

"Se mai incontrassi l’architetto di sto posto di sicuro non uscirà dalla stanza tutto intero. Ma che poi, che utilità ha? Scoraggiare possibili infiltrati? Beh notizia flash Marina dei miei stivali: non c’è nulla di interessante per cui valga la pena mettere piede qui dentro!"

Yara svoltò a destra ed emise un grido soffocato per la disperazione, era convinta di essere già passata davanti a quel mezzobusto di marmo di chissà quale Marine morto con onore per mano di chissà quale pirata. Prima di riprendere a camminare la donna decise di elaborare un piano d’attacco: un uomo importante si trovava in una stanza grande. Una stanza grande doveva avere una porta altrettanto grande. Giunse quindi alla conclusione che avrebbe aperto tutte le porte abbastanza grandi finchè non si sarebbe trovata davanti il muso del grand’ammiraglio in persona. Dopo aver spalancato alcune porte a caso seguendo il suo studiato e pianificato criterio Yara si ritrovò davanti ad una porta in legno di quercia più imponente delle altre.

Senza prendersi il disturbo di bussare Yara entrò attirando su di sé tutti gli sguardi dei presenti. Non ci prestò molta attenzione. Quelle otto paia di occhi, che la squadravano chi con curiosità e chi con fastidio per il suo ritardo,  le scivolavano addosso come goccioline di pioggia contro il vetro. Quando prese posto sull’ultima poltroncina di velluto rimasta vuota si sedette scompostamente, gettò le gambe al di là di uno dei braccioli imbottiti, scalciando leggermente e urtando inavvertitamente il braccio di Nòel, e mantenne l’equilibrio poggiando i gomiti contro l’altro bracciolo. Gli stanchi occhi neri della donna si fissarono sul grande ammiraglio e, sopprimendo uno sbadiglio chiese

“Quindi. Hai intenzione di fare il misterioso ancora per molto o svuoti il sacco prima che quello ti punti la spada alla gola?”

Mentre parlava indicò con il pollice la spada dalla lama rosata che pendeva sulla schiena di Ash, il quale, sentendosi chiamato in causa aggrottò la fronte, anche se in fondo doveva ammettere che il pensiero di ottenere le informazioni che voleva con la forza gli aveva più volte attraversato l’anticamera del cervello. Sengoku chiuse gli occhi irritato e raccolse la poca pazienza che gli era rimasta. I cacciatori di taglie si erano presentati nel suo ufficio alla spicciolata e avevano impiagato quattro ore ad arrivare tutti. Quattro ore che aveva dovuto passare chiuso nel suo studio a tenere d’occhio quelli che già erano arrivati. Quattro ore che aveva passato a sopportare i cacciatori di taglie. Di sicuro non avrebbe aspettato un secondo di più ora che aveva una chance per liberarsi di loro e ritornare al suo lavoro e soprattutto al suo quieto vivere.
“Non sarà necessario. Vi spiegherò subito il motivo per cui voi otto siete stati convocati.”

 
§
 
Minuscolo spazio vitale di Kisspiece99:
Ed eccomi qui con il primo capitolo!
Per ora abbiamo una panoramica dei personaggi, quei poveri sventurati che non hanno la più pallida idea in che guaio si stanno per cacciare. Vediamo già prime amicizie e una grande insofferenza per la Marina, insomma roba da tutti i giorni.
So che è solo il primo capitolo ma ho già una domanda per voi, per rispondere mandatemi un MP (se scrivete come oggetto “Risposta Capitolo 1 The Bounty Hunter Squad” mi fate un immenso favore ma non è un problema se mi scrivete anche altro):
Come reagirà il vostro OC all’idea di dover collaborare con altre persone, su esplicito ordine della Marina? (ovviamente non accetto una risposta del tipo “rifiuta perché è un ribelle” per l’ovvio motivo che se avete scelto di partecipare l’OC alla fine farà parte del progetto.)
Per questo capitolo è tutto, ci vediamo nel prossimo!
A presto
By
Kiss

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 2 ***


Bounty Hunter Squad
Capitolo 2


Sengoku si alzò dalla scrivania, evitando di far sfregare le gambe della poltrona contro il legno del parquet perfettamente levigato. Otto paia di occhi seguirono con attenzione i suoi movimenti e l’uomo non potè fare a meno di lanciare un’occhiata nella loro direzione per assicurarsi che ognuno di loro fosse seduto. Era perfettamente consapevole di trovarsi nella stessa stanza con otto dei migliori e più famosi cacciatori di taglie dei sette mari, proprio per questo abbassare la guardia era qualcosa che non poteva permettersi di fare. Si avvicinò alla parete sgombra di scaffali su cui era appesa un’ampia lavagna di sughero. Su una parte erano affisse cartine contrassegnate da alcune croci rosse, dall’altra parte invece erano appesi otto avvisi di taglia.

“Credo sia giunto il momento di rivelarvi il motivo della vostra convocazione. Ma prima credo sia necessaria una premessa”

Si voltò verso le cartine e indicò alcune delle croci.

“Quelle qui contrassegnate sono basi della Marina che sono state saccheggiate. Stiamo parlando di soldi, armi, pirati destinati ad Impel Dawn rimessi in circolazione. Ma ciò che più ha allarmato il Governo Mondiale è stato il furto delle riserve di agalmatolite.”

Nello studio regnò il silenzio per qualche secondo e Sengoku si prese qualche attimo per studiare le espressioni perplesse e dubbiose dei cacciatori. 

“Al momento dei testimoni hanno affermato che dietro a questi attacchi ci siano questi otto pirati.”

Indicò sbrigativamente gli otto avvisi di taglia appesi, avrebbe dato maggiori informazioni su di loro in seguito, ora aveva più urgenza nel far capire agli otto convocati la gravità della situazione. Aveva bisogno che accettassero il compito, che fossero più che motivati a portare quel compito a termine.

“Allo stato attuale la Marina non ha idea dei progetti di questa ciurma, non sappiamo cosa potrebbero fare con tutta quell’agalmatolite, è quindi necessario intervenire prima che entrino in azione e sia quindi troppo tardi. È qui che entrate in gioco voi: dovete trovarli, fermarli e recuperare l’agalmatolite.”

Sengoku vide una mano alzarsi e con un cenno del capo diede il permesso a Kei di parlare

“Perché dai così tanta importanza all’agalmatolite? L’hai nominata sì e no tre volte mentre non hai minimamente parlato dei pirati. Onestamente è strano considerando che siamo cacciatori di taglie, non minatori.”

Il commento fece ridacchiare alcuni dei presenti. Sengoku sorvolò sul fatto che Kei gli avesse dato del tu ignorando la sua carica, anche se con fastidio, e rispose.

“L’agalmatolite in mano a dei delinquenti avrebbe conseguenze gravissime. Se la loro intenzione fosse quella di continuare ad accumulare l’agalmatolite la Marina sarebbe in grande difficoltà, i pirati più temuti in possesso di un frutto del diavolo sarebbero inarrestabili. Se dovessero riusarla per chissà quali scopi di sicuro il Governo Mondiale e la Marina sarebbero i loro obiettivi. In entrambi i casi il crollo di queste istituzioni non è nei vostri interessi, mi sbaglio forse?”

Il ghigno che era apparso sulle labbra dei cacciatori con la domanda di Kei svanì ben presto. Alcuni di loro forse erano già arrivati a quella conclusione ma avevano preferito ignorarla, altri invece non ritenevano che una cosa del genere potesse essere possibile. Molti di loro potevano anche mal sopportare l’ipocrisia del Governo Mondiale e l’inefficienza della Marina ma a causa del lavoro da loro scelto dovevano fare un grande sforzo, ingoiare quella verità amara che avevano scoperto in prima persona durante la loro vita, e fare buon viso a cattivo gioco spalleggiando i nemici giurati della pirateria. E per quanto i cacciatori cercassero di ignorare la verità, agli occhi del mondo loro non erano altro che i cani della Marina e del Governo Mondiale, se affondavano loro sarebbero affondati insieme.

“Quindi, mi dica se ho capito bene.”

Tutti si riscossero dalle loro personali elucubrazioni al sentire il tono serio di Léandre

“Vuole che ognuno di noi scandagli i Sette Mari alla ricerca dei pirati che hanno fatto razzie a casa vostra e faccia di tutto per riportarvi l’agalmatolite? Non credi di aver tralasciato qualche dettaglio, che ne so, per esempio il fatto che l’oceano sia troppo vasto per sole otto persone?”

“Non esattamente. Dovrete scandagliare i Sette Mari, insieme.”

A quelle parole nessuno osò ribattere, tutti intenti a capire se il Grand’Ammiraglio scherzasse o fosse serio come lasciava intendere la sua espressione.

 
§
 
La riunione con Sengoku era appena terminata e il Marine aveva lasciato a ciascuno dei cacciatori un fascicolo contenente le informazioni essenziali riguardo ai saccheggi e ai pirati. Mentre Sengoku li aveva scortati alla porta del suo ufficio, prima di richiudersela alle spalle, aveva dato loro un massimo di due giorni per decidere se accettare l’incarico. Appena varcò l’uscita Ash gettò un occhiata al molo e gli tornarono in mente le ultime informazioni date dal Grand’ammiraglio.

“Se accetterete fatevi trovare all’alba del terzo giorno al molo. Vi sarà fornita un'imbarcazione con cui salpare verso la prima destinazione.”

Con qualche salto il rosso percorse tutta la scalinata e si beò per qualche istante della melodia formata dal tintinnio delle boccette e dallo sciabordio del mare. Due suoni che lo accompagnavano ovunque andasse e che erano in grado di calmarlo e schiarirgli i pensieri in qualsiasi situazione. A volte, nei momenti più critici, si ritrovava a fare inconsciamente qualche saltello sul posto per far scontrare i piccoli contenitori di vetro. E anche in quella circostanza i due suoni ebbero il potere di rilassarlo e di sbrogliare quella grande matassa che erano diventati i suoi pensieri.

Quando aveva ricevuto la lettera aveva immaginato che si trattasse di dare la caccia a qualche pirata che aveva osato pestare i piedi alla Marina o al Governo Mondiale, e quando quella mattina aveva scoperto di non essere l’unico convocato aveva cominciato a riflettere su quale potesse essere il motivo. In fondo aveva avuto a disposizione quattro ore e la riflessione gli era sembrata la scelta più saggia per passare il tempo, certo, più saggia se paragonata a qualsiasi cosa gli fosse stata proposta da Ryoko. Comunque non si poteva dire fosse sorpreso dalla richiesta di Sengoku ma probabilmente nemmeno se gli fosse stato dato un anno di tempo per riflettere si sarebbe potuto preparare a quello che il destino aveva in serbo per lui. Lo sguardo celeste si soffermò per l’ennesima volta sul fascicolo che stringeva tra le dita, come se fissarlo così intensamente avesse potuto cambiarne il contenuto. Ma, sebbene sapesse di sperare invano, Ash di tanto in tanto riapriva il fascicolo, sfogliava i vari avvisi di taglia e quando arrivava all’ultimo sperava che anche solo uno dei dettagli cambiasse. Sperava che le candide onde che incorniciavano quel volto noto fossero di un colore diverso, sperava che quelle iridi color rubino stessero guardando da tutt’altra parte invece che l’obiettivo, sperava che quel sorriso strafottente fosse meno ampio e soprattutto sperava che il nome che occupava la parte inferiore dell’avviso di cattura recitasse tutt’altro che “Olivia “Wave” Roller”.

Dopo l’ennesimo controllo l’uomo si passò seccato una mano sul volto, fece qualche saltello sul posto e riguardò il fascicolo digrignando appena i denti in segno di frustrazione. Non c’era alcun dubbio: era proprio lei. Ash sentì la rabbia ribollirgli nelle vene, ma non c’era solo quello. Agli angoli della bocca sentiva premere un sorriso, finalmente aveva fatto un passo nella direzione giusta.

Il rosso si lasciò scappare una risata sardonica. Dubitava che la richiesta di partecipare alla cattura di quei pirati fosse casuale. Doveva riconoscere a Sengoku di essersi spinto parecchio in là per convincerlo ad accettare. Ciò che lo faceva innervosire ancora di più era che ci era riuscito.

 
§

“Mpfh… Certo che ne aveva di fretta quello! Chissà dove è diretto. Dite che se ne sta andando?”

Chiese Yuri incrociando le braccia al petto e gonfiando le guance indispettita dalla mancata risposta da parte di Ash. Shinichi osservò la scena in silenzio prendendosi qualche istante per studiare gli altri cacciatori. Per lui gli incarichi da svolgere in gruppo erano all’ordine del giorno quindi dal momento in cui la porta dell’ufficio di Sengoku si era chiusa il moro non aveva trovato alcun motivo per rifiutare se non uno: i suoi colleghi. Certo, erano tutti volti noti nel mondo dei cacciatori di taglie, alcuni cacciatori con cui aveva avuto a che fare in passato a volte gli avevano raccontato di aver incontrato alcuni dei presenti ma per quanto lo riguardava le persone che aveva davanti in quel momento erano perfetti sconosciuti. Ora che studiava meglio gli altri Shinichi si soffermò su Kei. Era sicuro di non averlo mai sentito nominare da alcun cacciatore. Il ragazzo davanti a lui era una tela bianca. A giudicare dal volto privo di alcun segno dell’età e dall’aria innocente tipica dei più giovani il ragazzo doveva avere all'ncirca vent'anni. Shinichi si ritrovò a domandarsi da quanto tempo il corvino solcasse i mari come cacciatore di taglie.

Distolse lo sguardo dal ragazzo solo quando Léandre fece un commento riguardo all’incontro appena terminato. Prima di farlo notò però una strana luce nello sguardo di Kei e Shinichi non poté fare a meno di sogghignare per quanto quello sguardo gli fosse familiare. Forse quella tela non era completamente bianca e pura come credeva, forse quel candore nascondeva il color cremisi che caratterizzava l’ardente voglia di mettersi in gioco.

Kei si calcò le mani nelle tasche della felpa turchese e si isolò dalla conversazione che in quel momento stava avvenendo tra gli altri cacciatori di taglie. Troppi pensieri gli affollavano la mente in quel momento, e non si preoccupava quindi dello sguardo color onice di Shinichi che lo stava studiando. Provava un senso di orgoglio e disapprovazione. Da come Sengoku aveva presentato loro il problema sembrava essere qualcosa di incredibilmente arduo, l’idea di essere stato scelto di sicuro lo inorgogliva e in piccola parte anche la sfida che l’incarico portava lo intrigava abbastanza, e di certo non ignorava la grande somma di berry come ricompensa nel caso di successo, Kei già se le sentiva in tasca tutte quelle monetine sonanti. Purtroppo per lui, in mezzo a tutti questi pregi, c’erano anche dei difetti. Il suo sguardo nocciola passò brevemente in rassegna i cacciatori di taglie e si trattenne dallo sbuffare seccato.

Lavorare in gruppo? Passo.

Si era sempre trovato a suo agio nella solitudine e il suo modus operandi era di sicuro poco adatto alla cooperazione con più persone. Una piccola parte di lui inoltre non gli permetteva di essere totalmente calmo: tutti i presenti, bene o male, avevano la loro fama che li precedeva, voci circolavano su ciascuno dei lori conti e ne era perfettamente consapevole. Léandre, conosciuto come il Corvo, si diceva avesse fatto parte dei pirati di Dofflamingo e in molti non ci pensavano due volte a girare i tacchi nel caso avessero incrociato la sua strada (Kei stesso, quando era entrato nello studio di Sengoku, si er
a premurato di occupare la poltroncina più lontana dalla sua). Ryoko, soprannominata Byakko, secondo coloro che l’avevano vista in azione, e non avevano avuto la sfortuna di essere i suoi obiettivi, sostenevano che fosse una belva nel dare la caccia alle sue prede (quando Kei nelle taverne sentiva storie sul suo conto non poteva fare a meno di provare un po’ di ammirazione nei suoi confronti). Yuri, più conosciuta con il soprannome di Rosa Nera, nonostante l’affabile sorriso che stava esibendo a Shinichi in risposta  a chissà che domanda e le maniere gentili che fin ora aveva dimostrato era più pericolosa di quello che dimostrava. Nessuna delle sue vittime aveva la possibilità di difendersi. Si diceva che come la tentazione la donna avesse diverse forme. Non potevi avere idea di quando sarebbe arrivata e quando te ne saresti accorto sarebbe stato troppo tardi. (Kei riconosceva di essere incuriosito da queste dicerie e l’idea di poter lavorare con lei lo stuzzicava. Voleva verificare quanta verità si celasse tra i bisbigli e le malelingue dei civili.)

Kei avrebbe potuto elencare pettegolezzi e storie su ciascuno dei suoi futuri compagni, ma sarebbe stato poco produttivo. Si era reso conto fin da subito che ognuno dei presenti era consapevole di chi fosse la persona che aveva di fianco ( o ad essere più precisi, erano consapevoli di tutte le voci che circolavano sui loro conti). Fu in quel momento che Kei si sentì minuscolo. Era a conoscenza del suo soprannome: The Boy. Il ragazzo, generico e aspecifico, un suono che nei pirati suscitava sì terrore ma solo per sentito dire. The Boy, il fantasma che ti trascina nella viscere più profonde di Impel Dawn. The Boy, lo spirito che non ti lascia vie di scampo. The Boy, il cacciatore senza volto. Certo, Kei non si lamentava affatto della sua fama, anzi ne andava fierissimo, ma rispetto a quelle degli altri presenti gli sembrava non essere abbastanza. Un sorriso sbilenco fece capolino sul suo volto: questo era un altro aspetto da categorizzare come pro. L’unica cosa che doveva fare era accettare e dimostrare di non essere da meno.
§

Nòel si ficcò le mani nelle tasche e si guardò intorno. Erano passati due giorni da quando Sengoku aveva dato a lui e agli altri quel fascicolo. Il tritone aveva studiato quei documenti giorno e notte, ne aveva imparato il contenuto e aveva memorizzato volti e nomi degli obiettivi. Alla sera del secondo giorno, esausto e sdraiato sul letto della stanza della locanda in cui alloggiava, aveva constatato che le informazioni in quei fogli, per quanto li avesse esaminati, non gli davano nessun motivo per rifiutare. Così quella mattina aveva raccolto le poche cose che gli appartenevano, aveva pagato quanto doveva alla locandiera per la stanza e si era diretto al molo come specificato da Sengoku.

Una volta arrivato a destinazione fu sorpreso nel constatare di non essere il primo. Sengoku aveva specificato di farsi trovare lì all’alba, in quel momento il sole a malapena faceva capolino all’orizzonte. Eppure lì al molo, avvolto in un cappotto lungo in pelle nera, c’era Léandre Legrand. Il biondo si avvicinò e si limitò ad un cenno di saluto nella direzione del violetto che, in risposta, gli rivolse un mezzo sorriso.

Squalo Bianco, qual buon vento ti porta qui a quest’ora?”

“Potrei farti la stessa domanda.”

“Mhh, qualcuno qui è sulla difensiva?”

Disse Lèandre in tono canzonatorio con il mezzo sorriso ancora stampato sulle labbra. Il biondo scrollò le spalle e fece vagare lo sguardo all’orizzonte, non aveva nessuna intenzione di intavolare una discussione in primo luogo perché non ne aveva motivo e in secondo luogo perché aveva la sensazione che le parole sbagliate avrebbero potuto ritorcersi contro di lui, il sorriso dell’uomo, a suo parere troppo beffardo per essere un sorriso di cortesia, confermavano la sua preoccupazione.

“Quindi hai accettato. Da come avevi ascoltato tutta la solfa di Sengoku credevo non fossi interessato.”

Nòel scrollò nuovamente le spalle, doveva ammettere che all’inizio il discorso di Sengoku non lo aveva particolarmente colpito. A farlo erano state le implicazioni del suddetto discorso.

“Niente in particolare che ti ha portato ad accettare?”

Léandre continuò nel suo interrogatorio, facendo innervosire il ragazzo. Il Corvo studiò attentamente ogni espressione del biondo, quando lo aveva visto avvicinarsi aveva pensato di poter ingannare il tempo intavolando una conversazione, la mancanza di collaborazione da parte del tritone però non lo avevano fatto desistere, c’era ancora parecchio tempo e una piccola sfida personale era quello che gli serviva.

“Niente in particolare che mi abbia portato a rifiutare.”

Le parole di Nòel erano appena percettibili ma Léandre le udì perfettamente. Improvvisamente il mezzo sorriso si spense e il suo sguardo si fece serio. Le iridi color nocciola incontrarono quelle color smeraldo del più giovane e inconsciamente la mano scivolò al fianco e afferrò l’elsa della sua katana.

“Se saremo compagni, colleghi o semplicemente due persone che lavoreranno per il raggiungimento dello stesso obiettivo c’è una cosa che devi sapere e che è meglio che tu tenga a mente.”

Il violetto fece un passo verso il ragazzo fino a che a separarli non c’erano che pochi centimetri

“Le persone senza motivazione mi danno sui nervi.”

Nòel si ritrovò a ricambiare lo sguardo del Corvo con altrettanta forza.

“Non ho mai detto di non averne.”

L’uomo studiò ancora per qualche secondo l'espressione dell'altro e poi ritornò ad esibire il mezzo sorriso, pigro e malizioso.

“Magnifico.”

“Oh ma andiamo, io la rissa la volevo!”

I due si girarono nella direzione della terza voce e videro Yara a pochi passi da loro, braccia incrociate e un sopracciglio inarcato come ad invitarli a ritornare alla loro conversazione. Léandre rise scuotendo la testa e Yara esalò un gemito deluso, non avrebbe ottenuto quello che voleva.

“Non vedo l’ora di scoprire qual buon vento ti ha portato qui a quest’ora, Squalo Bianco.”

Sussurrò Léandre prima di allontanarsi e avvicinarsi a Yara per salutarla lasciando Nòel confuso. Era solo il secondo giorno in compagna di quei sette cacciatori di taglie ed era già la seconda volta che rimaneva a bocca aperta, con un ghigno si disse che forse accettare non era stata una decisione così tremenda.

 
§

Sengoku aveva tenuto fede alle sue parole e all’alba del terzo giorno si era fatto trovare al molo, mani dietro la schiena in una posa rigida e severa. Quando tutti gli otto cacciatori lo avevano raggiunto poteva dire di aver provato un senso di soddisfazione che sapeva essere prematuro dal momento che la parte difficile stava per arrivare.

“Lieto di sapere che avete preso la decisione migliore.”

Prima di proseguire fece segno ad un paio di soldati di avvicinarsi. Quando questi furono vicini i presenti notarono le borse che stringevano tra le mani e a nessuno sfuggì il suono di più oggetti metallici che sbattevano tra loro proveniente da essa. Sengoku aprì la prima rivelando delle manette di agalmatolite.

“Se avete letto con molta attenzione i fascicoli riguardo i pirati saprete che la maggior parte di loro possiede un frutto del diavolo, queste vi torneranno utili.”

Prese la borsa dalle mani del primo soldato e la passò ad Ash, in quanto uno dei pochi a non aver mangiato un frutto del diavolo. Procedette poi con l’apertura della seconda borsa e da essa ne estrasse un lumacofono che lanciò nella direzione di Yara. La donna acciuffò l’oggetto e se lo rigirò tra le dita, guardò poi con sguardo scettico Sengoku che nel frattempo ne aveva distribuito uno anche agli altri.

“Per qualsiasi tipo di comunicazione userete questi lumacofoni e non i vostri personali. Non mi stupirebbe se i pirati avessero qualche talpa infiltrata nella Marina.”

Il Grand’Ammiraglio congedò i due soldati e poi tornò a rivolgersi ai cacciatori.

“Non voglio ritardare l’inizio della vostra missione, quindi seguitemi, ho fatto preparare una nave che sta aspettando solo voi per partire.”

Un fremito di eccitazione percorse i cacciatori di taglie i quali non vedevano l’ora di lasciare quel posto che pullulava di Marines e di cominciare a fare ciò che sapevano fare meglio: lavorare.
Quando il Marine si fermò davanti ad un’imbarcazione troppo grande per sole otto persone i cacciatori si scambiarono occhiate perplesse e confuse.

“Esattamente quanti cacciatori di taglie avrebbero dovuto presentarsi qui oggi?”

Chiese Yara rivolgendosi a Sengoku.

“Solo voi.”

Rispose l’uomo mentre dava qualche ordine ai suoi sottoposti per far posizionare la passerella e permettere ai cacciatori di taglie di salire e salpare il prima possibile.

“E hai fatto preparare un galeone per otto persone?”

Insistette la donna. Nella vicinanze quella era l’unica imbarcazione e la cosa la insospettiva parecchio.

“Chi ha detto che è solo per otto persone?”

I cacciatori si lanciarono occhiate preoccupate, ciascuno di loro aveva un brutto presentimento, quel tipo di presentimento che preannuncia la scoperta di una realtà che raramente era ben accetta.

“Sarete accompagnati da un plotone di Marines. State per andare incontro ad una ciurma di pirati in piena regola e in possesso di una quantità spropositata di agalmatolite. La maggior parte di voi ha ingerito un frutto del diavolo, senza supporto sareste praticamente inutili.”

Léandre aggrottò le sopracciglia e, notando di non essere l’unico perplesso, capì di non essere stato l’unico a non credere a quella bugia. Il plotone era solo una precauzione, un modo per il Governo Mondiale e la Marina di tenerli sotto controllo, un modo per assicurarsi che svolgessero il compito per cui erano stati assoldati. Il Corvo schioccò la lingua e sussurrò a denti stretti

“Che premurosi.”

Il Grand’Ammiraglio si allontanò dal gruppo lasciandoli da soli.

“Alzi la mano chi non ha intenzione di mettere piede su un veliero stracolmo di Marines.”

Yara accompagnò le sue parole con un’alzata di mano, poi guardò gli altri con le mani ancora abbassate e sbuffò

“Dalle vostre facce si direbbe che la pensate come me, su, alzate le mani, non fate i timidi.”

“Anche se la pensassimo come te non avremmo molte alternative.”

Ragionò Shinichi con un alzata di spalle, con lo sguardo color onice osservava l’ambiente circostante, come se di punto in bianco la soluzione potesse palesarsi davanti ai suoi occhi. Purtroppo però l’unica cosa che poteva vedere erano cappelli di gabbiano in abbondanza.

“Un'alternativa ci sarebbe.”

Il commento di Ryoko fece voltare tutti nella sua direzione e la guardarono speranzosi ad eccezione di Ash. Non appena le iridi dell’uomo si erano posate sul ghigno dell’albina aveva cominciato a pensare al peggio.

 
§

Yuri osservò la base della Marina farsi sempre più piccola all’orizzonte fino a quando non divenne che un misero puntino grigio in contrasto con il verde dell’isola da cui era appena salpata. Tamburellò per qualche secondo le dita guantate contro la superficie legnosa della balaustra della sua imbarcazione prima di fare un mezzo giro su sé stessa, la gonna dell’abito descrisse un ampio cerchio di stoffa nell’aria.

“Ehi, fai attenzione principessa!”

Yuri schioccò la lingua infastidita. Già, solitamente si sarebbe potuta permettere di fare una cosa del genere senza sentire lamentele. Ora però non era così. Il ponte della Thorn ora era occupato dagli altri sette cacciatori di taglie. O meglio dire sei, per qualche strano motivo Yara era sparita sotto coperta non appena aveva messo piede sulla nave e ora non aveva idea di che cosa stesse facendo. L’unica cosa che stava fermando Yuri dall’andare a cercarla era la prospettiva di lasciare da solo sei dei più noti cacciatori di taglie senza la supervisione di un adulto in grado di fare da mediatore. Certo in quei pochi momenti in cui si erano visti anche Ash e Shinichi le aveva dato l’impressione di poterla aiutare in questo arduo compito, il suo lavoro però le aveva insegnato a non fidarsi troppo presto delle persone, in particolare se avevano passato più tempo in mare alle calcagna di pirati che sulla terra ferma.

Ritornando alla realtà Yuri ignorò l’occhiataccia di Ryoko, la quale era stata inavvertitamente colpita dalla sua gonna, e si rivolse agli altri sei occupanti abusivi della sua amata imbarcazione.

“Ricordatemi ancora una volta per quale motivo abbiamo scelto la mia Thorn?”

“Io mi sono fatto dare un passaggio.”

Rispose la voce di Shinichi dall’alto del posto di vedetta.

“Non ho un imbarcazione.”

La risposta di Kei fece comparire sul volto della donna un’espressione scettica, ma non vi prestò più attenzione del dovuto pensando che si trattasse di una scusa campata per aria.

“Nemmeno io, non mi serve.”

La risposta secca di Nòel le fece capire di non dover insistere maggiormente sull’argomento “Lavoro in mare senza un’imbarcazione.”

“La Hyacinth era ancorata dall’altra parte dell’isola, ci avremmo messo troppo tempo per raggiungerla.”

Disse Léandre spostandosi dal volto uno dei due ciuffi corvini che gli incorniciavano il volto.

“La mia nave è troppo piccola per otto persone.”

Rispose semplicemente Ash.

“Stessa cosa del colosso."

Ash roteò gli occhi alla risposta di Ryoko, convinto che ormai l’albina non avrebbe mai usato il suo nome.

“Non so di chi fosse quella barca con cui sono arrivata ma era conciata troppo male per affrontare un altro viaggio.”

Tutti si girarono verso l’unica porta che conduceva sottocoperta e che era appena stata varcata da Yara. Tutti si soffermarono a guardarla per qualche secondo e la donna, sentando le sette paia di occhi fissi su di sé, decise di aggiungere qualcosa, nella speranza di essere capita.

“Che c’è? Guardate che gli ho fatto un favore, mi dovrebbe ringraziare per avergli tolto dal groppone un catorcio simile!”

Yuri cercò in tutti i modi di celare il tic nervoso all’occhio, ma il dettaglio non sfuggì agli occhi attenti di Shinichi, il quale si ritrovò a compatire la povera donna. Doveva ammettere che se la sua nave fosse stata occupata in questo modo da sette sconosciuti anche lui avrebbe avuto qualche problema a controllare il nervosismo. Così, spinto da compassione, provò a farla ragionare

“Non preoccuparti. La Marina prima o poi arriverà alla conclusione che abbiamo usto la Thorn e useranno questa informazione per rintracciarci. Useremo la Thorn semplicemente per arrivare alla prossima isola e trovare un’imbarcazione diversa.”

“E possibilmente in condizioni migliori. Mi stupisce che non ci siano falle.”

Aggiunse Yara guardandosi ancora intorno. Se le parole di Shinichi avevano avuto il potere di calmarla quelle di Yara la fecero tornare al precedente umore. La rossa ricevette un occhiataccia inviperita dalla bionda e una esasperata dall’uomo che si maledì mentalmente per aver pensato che la situazione si potesse risolvere così facilmente.

“Qualcuno invece può ricordare a me per quale motivo ci siamo portati dietro quello.”

Chiese Ryoko con le mani ben piantate sulle orecchie e lo sguardo simile a quello di chi avrebbe voluto fare a pezzi qualcosa. Tutti osservarono il lumacofono, che il quel momento stava trillando per la quarta volta da quando erano salpati.

“Qualcuno lo faccia smettere prima che lo butti in mare!”

Aggiunse l’albina. La sua espressione si rilassò quando finalmente il silenzio tornò a regnare sulla nave. Il tutto durò solo pochi istanti poiché Ryoko si ritrovò a spalancare gli occhi sentendo la voce di Nòel

“Pronto?”

“Quando ho detto di farlo smettere non intendevo in quel modo!”

Il tritone biondo piantò lo sguardo smeraldino sulla figura di Byakko e con un’alzata di spalle disse

“Tra le tue lamentele e Sengoku ho scelto il male minore.”

La donna non fece in tempo a ribattere poiché la voce di Sengoku tuonò dall’altoparlante del lumacofono.

“Non erano questi gli ordini.”

“Avere un plotone alle calcagna non era negli accordi, quindi eccoci qui.”

Fu la risposta del biondo, lo sguardo smeraldino piantato sul lumacofono in attesa di una risposta. Passarono alcuni istanti in cui l’unico suono udibile era quello delle onde. Poi si alzò un sospiro rassegnato.

“Datemi una buona ragione per cui non debba dare l’ordine a quel plotone di inseguirvi e dichiararvi nemici della legge.”

Yuri gettò il capo all’indietro lasciandosi andare ad una risata leggera ma canzonatoria.

“Sengoku, stai cominciando a perdere colpi solo al tuo primo anno come Grande Ammiraglio? Lo hai detto tu stesso no? Il nostro lavoro è a repentaglio. In tutta sincerità, oltre a dare la caccia ai criminali non so fare molto altro, cambiare lavoro quindi è del tutto fuori discussione. Inoltre sarebbe molto complicato trovarne uno redditizio quanto questo.”

Lo sguardo di Yuri si fece improvvisamente serio e taglienti, le iridi celesti simili a lame di ghiaccio.

“Come garanzia dovrebbe bastarti, non credi?”

Il silenzio degli altri membri del gruppo era segno che condividevano la sua motivazione.

“Cinque mesi. Se entro cinque mesi non avrò dei risultati concreti ritenetevi ufficialmente nemici del Governo Mondiale.”

Un sorrisetto comparve sui volti dei cacciatori, sicuri che ne sarebbero bastati solo tre per portare a compimento la missione.

 
§

Sengoku riattaccò la cornetta del lumacofono e tirò un sospiro di sollievo quando gli occhi della lumaca si chiusero e le caratteristiche del volto della Rosa Nera sparirono. Una risata femminile si sollevò nella stanza.

“Non posso crederci che il tuo piano abbia funzionato!”

L’uomo scosse la testa e si passò una mano sul volto stanco, sollevato almeno all’idea che non avrebbe più dovuto preoccuparsi dei cacciatori di taglie per almeno un pezzo.

“Farli collaborare si è dimostrato più facile del previsto, tutto qui, solo semplice fortuna.”

Tsuru scosse la testa.

“Portare degli individualisti come loro a collaborare non è “semplice fortuna”, Sengoku. Devo però ammettere che sono impressionata dall’impegno che ci hai messo.”

Il Grand’Ammiraglio scrollò le spalle e tirò fuori dalla pia di documenti che occupava la sua scrivania un paio di fascicoli con l’intenzione di rimettersi al lavoro.

“Bastava solo dare loro un nemico comune. Sono solo deluso dal fatto che non fossero bastati i pirati.”

 
§

Minuscolo spazio vitale di Kisspiece99:

Innanzitutto Buon anno! un po' in ritardo ma ci tenevo a farvi gli auguri.

Perdonatemi per il ritardo con cui ho fatto uscire il capitolo, ma dare il giusto spazio ad ogni personaggio in un capitolo di assestamento e di spiegazione si è rivelato più difficile del previsto (so di non esserci riuscito appieno, mi farò perdonare nei prossimi capitoli). In ogni caso spero che il capitolo vi sia piaciuto. ^^

Ringrazio anche quelle persone che nel mio periodo di assenza mi hanno scritto per controllare che non fossi morta. Vi chiedo scusa per non avervi risposto ma solitamente entro nel profilo di EFP solo per pubblicare. ^^”
In ogni caso già si iniziano a vedere alcune dinamiche e trapelano i primi segreti dei personaggi. Fatemi sapere se ho rappresentato correttamente i vostri OC.

Per questo capitolo non ho domande, immagino la vostra gioia. XD
Ci rivediamo con il prossimo capitolo dove finalmente vedremo all’opera i nostri cari cacciatori!
A presto
By
Kiss

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Capitolo 6
*** Capitolo 3 ***


Bounty Hunter Squad
Capitolo 3

 
Sollievo di sicuro non era la parola giusta per descrivere quello che Yuri stava provando. Finalmente, dopo due giorni in mare, la strampalata combriccola di cacciatori aveva messo piede sulla terraferma e la bionda finalmente poteva smettere di stare all’erta per qualsiasi movimento fatto dagli altri occupanti della nave. In vita sua la donna non credeva di aver mai conosciuto persone tanto pericolose quanto strampalate.
Per due giorni aveva dovuto costantemente ricordare ad Ash di abbassare il capo ogni qual volta dovesse scendere sottocoperta, l’uomo che per poco non raggiungeva il metro e novanta trovava difficoltoso adattarsi alle dimensioni della porta che raggiungeva a stento il metro e settanta di altezza. Per due giorni aveva dovuto costantemente riprendere Yara, non aveva fatto altro che proporre piccole modifiche per la sua nave ma Yuri era abbastanza sicura che si sarebbero trasformate in una totale rinnovazione della sua fidata Thorn. Per due giorni non era riuscita a chiudere occhio per colpa di Ryoko, la sua compagna di stanza provvisoria, per colpa del suo russare. In poche parole per lei quei due giorni erano stati un vero incubo.
Con un sorriso a stenderle le labbra tinte di rosso Yuri si ritrovò ad essere felice per l’imminente acquisto di una nave più spaziosa, e non credeva che un giorno del genere sarebbe mai arrivato.

“Allora, dubito che per acquistare la nave sia necessaria la presenza di tutti. Propongo che una parte di noi trovino un posto dove lasciare la Thorn mentre gli altri si occuperanno di comprare una nuova imbarcazione.”

Gli altri si ritrovarono ad annuire alle parole di Shinichi ad eccezione di Yara.

“Avete idea di quanto possa costare un veliero sufficientemente grande per otto persone, dotata di abbastanza comfort da poterci vivere a bordo e in condizioni abbastanza buone da non colare a picco  appena salpati?”

Shinichi alzò le spalle, non vedendo il problema

“Beh sarà una bella spesa ma ciò che ci ha dato la Marina dovrebbe coprire i costi, no? Solitamente per gli incarichi di questo genere forniscono una somma abbastanza grande per le spese come vitto e alloggio.”

Yara, un po’ goffamente per colpa del cappotto, incrociò le braccia al petto e con aria di chi sapeva qualcosa che non vedeva l’ora di condividere aggiunse

“E dimmi un po’, Cacciatore Schizzinoso, questo vale anche per coloro che stanno lavorando per la Marina senza rispettarne le regole?”

Fu allora che tutti capirono: in quel momento non avevano un Berry.

“Già, bella merda, non è vero? Però se insisti e vuoi pagare di tasca tua io non mi sento nessuno per rifiutare.”

Shinichi schioccò la lingua seccato e le scoccò un occhiataccia alla quale la rossa rispose con una scrollata di spalle.

“Non vedo dove sia il problema.”

La voce ferma di Nòel era udibile in mezzo a tutti gli schiamazzi dei marinai e ai garriti dei gabbiani.

“Ci basterà fare il nostro lavoro no?”

“Mi piace il tuo modo di pensare. Senza offesa però, vorrei aggiungere qualcosa per rendere le cose più interessanti.”

Ryoko passò la lingua sui denti, che diventavano più acuminati ogni qual volta le balenava in testa un’idea che riteneva divertente.

“Perché non fare una gara?”

 
§

Quando Nòel aveva proposto di dividersi per andare alla ricerca di qualche malvivente, pirata o bandito che fosse, Kei si era sentito sollevato. Nei due giorni precedenti aveva dovuto costantemente fare attenzione a qualsiasi suo gesto, preoccupato dalla prospettiva di ritrovarsi una lama puntata alla gola e di dover quindi ingaggiare uno scontro per far valere i suoi diritti di semplice essere umano. Poter ritornare per qualche attimo alla sua quotidianità lo rasserenò.

Con un sorrisetto beffardo si ritrovò a pensare alla fortuna che gli si era presentata al porto, nemmeno due minuti dopo l’inizio della sfida. Ancorata poco distante dalla Thorn, Kei aveva riconosciuto la bandiera a sfondo nero con dipinto l’emblema della ciurma di Goliard, meglio noto con il nome di Elmo Arrugginito. Kei ringraziò la sua memoria eidetica che gli permetteva di ricordare un cospicuo numero di avvisi di cattura e le relative somme. Se fosse riuscito a catturare il breccio destro di Goliard e qualche scagnozzo sarebbe riuscito a racimolare la modesta somma di 50.000.000 di Berry. Stando alle condizioni poste da Ryoko il primo a consegnare alla Marina le proprie catture si sarebbe potuto tenere il malloppo guadagnato e Kei già sentiva quella vittoria in tasca. Il suo frutto del diavolo gli dava un vantaggio che nessuno poteva immaginare. Se Byakko avesse saputo probabilmente non ci avrebbe nemmeno pensato a proporre la sfida.

Dalle voci che circolavano su Goliard probabilmente ora era in un qualche bordello a fare le due cose che sapeva fare meglio: spendere soldi e sbavare dietro ad un corpo formoso.
Fortunatamente l’isola non era molto grande e, chiedendo a qualche passante, aveva scoperto che sull’isola era presente un solo posto in cui Goliard avrebbe potuto andare: il Red Fox.
Il corvino riconosceva che chiedere informazioni del genere lo aveva imbarazzato non poco, e gli sguardi di disapprovazione che aveva ricevuto non lo avevano aiutato molto, ma quello era l’unico modo per riuscire a vincere la sfida. Aveva quindi ingoiato l’acido boccone di umiliazione, a cui ormai era abituato, e si era dato da fare.

Improvvisamente Kei si fermò di colpo sorpreso dallo spettacolo che gli si era parato davanti: Goliard era all’esterno del bordello, guance paonazze probabilmente per colpa degli alcolici consumati in precedenza, l’elmo di rame in bilico sul capo e il pennacchio verde era accarezzato dalle dita affusolate di una delle ragazze che lavorava nel bordello, a giudicare dalle vesti succinte e dal modo in cui la donna era spalmata sul corpo del pirata doveva pure essere stata pagata proficuamente.

Kei si tirò su il cappuccio e si avvicinò silenziosamente alle spalle di Goliard. Quando fu abbastanza vicino posò un dito sulle proprie labbra per far segno alla ragazza di non urlare e che ci avrebbe pensato lui. Ma proprio mentre stava per posare una mano sulla schiena dell’uomo la donna dai capelli castani tirò a sé l’uomo per il bavero, sottraendolo al tocco di Kei, e gli sussurrò qualcosa all’orecchiò, accompagnando il tutto con un seducente bacio sul collo. Kei fissò interdetto la scena con la mano ancora ferma a mezz’aria.

L’uomo ridacchiò, lanciò un’occhiata languida alla donna e rientrò. I due rimasero da soli e Kei fece per parlare ma fu colto alla sprovvista. La donna si abbassò velocemente, a gamba tesa gli colpi le caviglie facendolo cadere rovinosamente a terra, prima che potesse rialzarsi la castana lo fermò a terra con il proprio peso puntandogli una lama al collo e tenendo ferma per il polso la mano destra, precedentemente sospesa a mezz’aria.

“Cosa diamine stai facendo? Quello è il mio pirata.”

Quando Kei smise di vedere tra donne ondeggianti, per il colpo subito alla nuca, incontrò gli occhi cerulei della donna e in quel momento realizzò chi fosse realmente la donna davanti a lui

“Yuri?”

“In carne ed ossa. Ora, riunioni strappalacrime a parte, cosa diamine stavi facendo al mio obiettivo.”

Yuri strinse la presa intorno al polso e Kei cercò invano di liberarlo con qualche strattone.

“Solo di sbatterlo in prigione e vincere la sfida.”

Le iridi color ghiaccio di Yuri scrutarono il palmo del ragazzo non capendo in che modo il semplice tocco potesse permetterglielo.

“Cos’hai fatto al palmo? L’hai ricoperto di veleno? Di sedativo?”

Il ragazzo dal taglio a scodella avrebbe voluto scuotere la testa ma la lama glielo impediva.

“No, niente del genere.”

La finta castana premette maggiormente la lama contro la tenera carne del collo di Kei per spronarlo a spiegarsi.

“Dovremmo essere alleati, se te ne sei dimenticata, non dovresti cercare di uccidere me.”

“Lo so perfettamente, niente però mi impedisce di ferirti gravemente.”

Kei roteò gli occhi e scocciato acconsentì alla muta richiesta che implicava la minaccia: mostrarle cosa era in grado di fare grazie al frutto del diavolo Anken-Anken.

“Dammi un qualsiasi oggetto.”

La donna alzò un sopracciglio scettica.

“Lo vuoi scoprire o no?”

L’incitazione di Kei la convinsero e gli mise tra le dita uno dei suoi orecchini a cerchio. Il corvino lo soppesò brevemente e in pochi istanti scomparve. Lo sguardo sorpreso e confuso della Rosa Nera era impagabile e Kei non poté fare a meno di ridacchiare divertito dal suo stupore.

“Toccati l’orecchio.”

Yuri eseguì e, sentendo il cerchio appeso al lobo, si lasciò scappare un verso stupito. L’orecchino era ornato lì come se non lo avesse mai rimosso.

“Chi se lo aspettava che il ragazzino avesse qualche asso nella manica. Alla prossima hai intenzione di far uscire un coniglio dal cappello?”

Kei alzò le spalle

“Posso sempre provarci, ma non garantisco grandi risultati. Ora posso andare?”

Yuri si portò un dito al mento pensierosa e Kei intuì che qualcosa le frullava per la testa e il sorriso serafico che esibì pochi secondi dopo glielo confermò. La donna si sporse in avanti fino ad appoggiare i seni contro il petto del più giovane e iniziò ad arrotolarsi il laccio della felpa tra le dita perfettamente curate.

“Che ne diresti di vincere la sfida?”

Kei alzò un sopracciglio scettico ma rimase in silenzio permettendo alla donna di continuare.

“L’idea di tenersi il gruzzolo non è male. Da sola però riuscirei a consegnare solo il capitano e guadagnare la misera somma di 73.000.000 Berry. Se dovessimo collaborare quanto credi che riusciremo a intascare?”

“Solo se prendo il 50% della somma totale.”

Yuri sbuffò divertita e si alzò in piedi, sbattendo le mani contro la stoffa dei pantaloncini per eliminare la polvere e la terra.

“Dimostrami di non essere solo un mago da quattro soldi e ne riparliamo.”

Prima di aprire la porta del bordello Yuri, sistemandosi i boccoli della parrucca nel riflesso di una finestra,  aggiunse

“Quanto credi che sia il 50% della somma delle taglie di tutta la ciurma?”

 
§
 
Ash, aveva trovato la proposta di Ryoko decisamente stimolante e allettante. Fare un po’ di riscaldamento in vista del grande obiettivo non era una brutta idea e se inoltre univa il dovere al piacere rifiutare l’offerta era l’ultima cosa che si sarebbe sognato di fare.
Per esperienza Ash era consapevole che i pub e i bar fossero i luoghi più frequentati dai pirati, gli sarebbe bastato entrare nel primo che trovava, posizionarsi nel tavolo all’angolo, che solitamente offriva una buona visuale sulla sala, e aspettare. Solitamente i più stupidi non mantenevano mai un profilo basso e, sempre per esperienza, sapeva che ai più stupidi erano assegnate delle taglie niente male proprio perché erano stupidi. 

In lontananza scorse l’insegna in legno che raffigurava una forchetta infilzata nella raffigurazione di una succulenta bistecca e il rosso decise che quella sarebbe stata la sua meta. Arrivato davanti al locale fu sorpreso nel trovare all’ingresso, con la schiena ricurva e la testa infossata nelle spalle, niente di meno che Yara. L’uomo le si avvicinò

“Yara, anche tu a caccia in questa zona?”

La rossa si girò di scatto nella sua direzione, le iridi color rubino della sirena si puntarono in quelle celesti dell’uomo per verificare che fosse chi aveva pensato. Constatando che sì, si trattava di Ash, la donna si girò nuovamente nella direzione di prima e continuò a fare quello che stava facendo in precedenza: leggere il menù.

“No, avevo fame.”

Ash la guardò sbigottito. Se la donna si comportava in maniera così rilassata probabilmente aveva già ideato un piano, anzi, probabilmente lo aveva già portato a termine.

“E come sta andando la caccia?”

“Ah, non partecipo. Non ci credo, avranno pure un insalata in questo menu?”

Per la seconda volta nell’arco di poco tempo Ash rimase interdetto. Poi, come se la donna avesse percepito la sua confusione, aggiunse in tono piatto una breve spiegazione

“Se non catturo nessuno avrò sì perso, ma allo stesso tempo non dovrò sborsare nemmeno un Berry.”

“Non credo che funzioni così.”

Mormorò lo Shandia ancora più confuso di prima.

“Non ti interessa avere una imbarcazione decente, nel caso perdessi?”

A quelle parole la donna alzò lo sguardo dalla lavagnetta del menù. La manica della giacca le scivolò dalla spalla fino ad arrivare al gomito, lasciando intravedere ad Ash la spallina del top che la donna indossava. Yura rimase immobile per qualche istante e Ash credette che la donna avesse deciso di ignorarlo, ma poi, risistemandosi il capotto, riprese parola

“Ok, bell’imbusto, mi hai convinta. Qual è il piano?”

Ash sfoggiò un ghigno divertito, non era sicuro di cosa fosse appena successo, ma una mano non poteva fare male.

“Da quanto tempo sei qui?”

“Una ventina di minuti. Credo.”

“In questi venti minuti è entrato qualcuno che abbia catturato la tua attenzione?”

Yara si passò una mano tra le ciocche rosse corallo e gialle, chiuse gli occhi cercando di ricordare. Li riaprì all’improvviso e un accenno di sorriso le si dipinse sulle labbra leggermente screpolate.

“Uno che decanta di ordinare tutto quello che c’è sul menù di sicuro deve avere molti soldi guadagnati in modo poco legale.”

“Abbiamo il nostro uomo. Forza entriamo.”

Prima di poter varcare la soglia Yara afferrò Ash per un braccio fermandolo.

“Aspetta, prima voglio darti qualcosa che potrebbe aiutarci.”

Gli occhi celesti di Ash brillarono speranzosi, ben presto però il barlume di speranza si spense lasciando il posto ad un cipiglio confuso. Yara, si accovacciò a terra e, con il capo quasi completamente immerso nello zaino, iniziò ad estrarre di tutto e di più. Ben presto l’acciottolato che fungeva da marciapiede venne ricoperto da oggetti di diversa natura: chiavi inglesi di ogni dimensione, cartacce di gomme da masticare di diversi colori, chiodi e viti di varia lunghezza. In un angolino Ash notò la presenza di un torsolo di mela parecchio ossidato e preferì non chiedere da quanto tempo la donna se lo portasse dietro.

“Scusa bello, mi reggi questo per 5 secondi?”

Il rosso non fece in tempo a realizzare quello che Yara gli aveva chiesto che si ritrovò tra le mani una culatta. Notandone le dimensioni fin troppo grandi per appartenere ad un semplice fucile Ash si azzardò a chiedere

“Questo esattamente a cosa servirebbe?”

“Per il bazooka.”

Rispose Yara con tono piatto, come se la risposta fosse stata scontata. Ash sgranò gli occhi e si affrettò a mettere a terra, con enorme cautela, il pezzo di ferro e fece un passo indietro. Se quella donna aveva la culatta di un bazooka di sicuro nello zaino si nascondevano anche le altre parti e, da come Yara stava maneggiando quello zaino, aveva numerosi motivi per dubitare della sua sicurezza.
Dopo un minuto circa Yara ritornò in piedi vittoriosa con un paio di manette tra le mani.

“Trovate! Tieni, oggi mi sento buona.”

La rossa lanciò un paio di manette all’uomo che le afferrò con una mano sola.

“Quelli hai intenzioni di rimetterli a posto?”

Lo sguardo celeste di Ash era fisso sulla culatta ma era chiaro che facesse riferimento anche agli altri oggetti precedentemente contenuti nello zaino. Yara, come se se ne fosse appena resa conto, si riaccovacciò e, senza fare attenzione a dove gli oggetti potessero finire, recuperò tutti i suoi averi, torsolo e cartacce comprese. Per un breve istante Ash si ritrovò a domandarsi cosa altro potesse contenere quello zaino ma decise di accontentarsi del piccolo assaggio che aveva avuto.
Quando Yara si fu risistemata lo zaino sulle spalle disse

“Bene, che la nostra caccia cominci!”

E prendendo Ash sottobraccio i due entrarono nel locale.

 
§

Sebbene l’isola fosse relativamente piccola le strade della cittadella erano parecchio affollate. Probabilmente era giorno di mercato, oppure era in corso una qualche festività particolare. Restava però il fatto che le strade fossero affollate e questo stava mandando in bestia Ryoko, dal momento che sembrava che mezza popolazione dell’isola avesse deciso di mettersi d’accordo e urtarla mentre procedeva per le strade. O meglio, mentre saltellava per le strade.

Ryoko compì un altro balzello al fianco di Léandre per scorgere meglio quello che c’era scritto sull’avviso di cattura che teneva tra le mani. L’unica cosa che aveva letto, prima che il Corvo glielo soffiasse via da sotto il naso, era l’allettante cifra di 45.000.000 Berry che offrivano in cambio del bandito Duncan.

“Se smettessi di saltellare come un ossessa darei molto meno nell’occhio, sai?”

Ryoko soffiò contro il violetto sentendo il nervoso montarle in petto. Non solo l’uomo le aveva portato via l’obiettivo dalla bacheca degli annunci di cattura, ma si era pure messo in testa di voler vincere la sfida e la cosa non andava per niente a genio a Ryoko.

“Quella è la mia preda.”

“Non mi sembra sia tu quella con l’avviso di cattura. E, correggimi se sbaglio, se fosse la tua “preda”- con le dita guantate fece delle virgolette in aria riprendendo lo stesso termine usato dall’albina- non dovresti star seguendo lui invece che me?”

Ryoko ringhiò nella direzione del violetto che si limitò a rivolgerle un sorriso sghembo vittorioso.

“Hai il foglio che mi serve.”

“Questo sembra un bel problema. Ti auguro buona fortuna nel risolverlo”

Disse con tono di finta apprensione e, allungando il passo, si allontanò da Ryoko. La donna però non demorse e accelerò a sua volta.

“Léandre ridammi quell’avviso, me lo devi dopo Lipuort Island.”

I due svoltarono in una via secondaria meno affollata, lo scalpiccio degli stivali di Léandre e degli anfibi di Ryoko, ora che era più lontani dalla fiumana di persone, erano più udibili, così come il ringhio innervosito della donna.

“Lipuort Island?”

Il tono genuinamente confuso del violetto fece strabuzzare gli occhi alla donna.

“Sì, Lipourt Island! Mi hai mandato in aria la cattura della piratessa Fushimi!”

“È impossibile. Sono stato io a catturare Fushimi.”

“Appunto! È per questo che dovresti concedermi di catturare Duncan.”

Esclamò inviperita Ryoko. Provò per l’ennesima volta a sbirciare il foglio per vedere quale fosse il volto del ricercato ma l’uomo, stendendo il braccio verso l’alto, le impedì di riuscirci.

“Ti sei bevuta il cervello? Cosa stai blaterando?”

“Sto dicendo che quando stavo per dare il colpo di grazia a Fushimi tu sei piombato dall’alto, con alle calcagna non mi ricordo quale pirata, hai portato a termine il tuo lavoro e nel mentre ti è sembrata una buona idea soffiarmi l’obiettivo! Ecco cosa sto dicendo!”

Improvvisamente Léandre spalancò gli occhi come colpito da un’illuminazione. Ricordava bene ogni sua cattura, nonostante fossero parecchie,  e quella di Fushimi non faceva eccezione. Fu allora che ricordò lo scontro. In un angolo ricordò di aver intravisto una donna dai capelli candidi, arruffati per via del sudore e della battaglia da cui era reduce, il corpo ricoperto da un manto striato e candido, se non fosse stato per alcune ferite il cui sangue era andato ad imporporare e macchiare il pelo.

“Oh, eri tu? Non ti avevo riconosciuta.”

Il tono fintamente  rammaricato di Léandre fece innervosire ancora di più Ryoko che iniziò a pestare i piedi con più veemenza contro la strada sterrata.

“Per colpa tua mi sono dovuta mangiare pane raffermo per tutto il mese seguente!”

L’uomo alzò le spalle per nulla colpito.

“Ti ha fatto bene, ti trovo dimagrita dall’ultima volta.”

“Lèandre dammi il foglio di Duncan o giuro che ti sbrano!”

“Sicura che il foglio possa bastarti piccoletta?”

La terza voce sconosciuta fece arrestare i due cacciatori di taglie sui loro passi. Léandre abbassò il braccio che fino ad allora aveva tenuto sollevato a mezz’aria e Ryoko sbirciò. Poi incontrò il volto dell’uomo che aveva appena parlato, non c’erano dubbi: quello era il bandito Duncan.

 
§
 
 Shinichi, con le braccia incrociate dietro la testa e il passo flemmatico, passeggiava sul pontile. Tutti, appena avevano accettato la proposta di Nòel e Ryoko, si erano separati andando ognuno in una direzione diversa. Non si aspettava che le cose potessero andare diversamente ma la rapidità con cui tutti si erano dileguati lo avevano fatto sospirare esasperato. Non avevano esitato a lasciare gli altri. Questo atteggiamento gli preannunciava che la strada per diventare una vera e propria squadra era lunga. Molto lunga. Ma Shinichi aveva pazienza da vendere e avrebbe rispettato i tempi degli altri, in fondo lui stesso aveva sempre avuto bisogno di un po’ di tempo per abituarsi ai ritmi degli altri.

Lo sguardo corvino di Shinichi si posò sull’ennesimo stemma pirata: un teschio dal capo coperto da un elmo bronzeo e decorato con un pennacchio verde. L’uomo spostò le iridi scure sul prossimo stemma, quello appena visto non lo ispirava e non gli comunicava assolutamente nulla sul tipo di nemico che avrebbe potuto trovarsi di fronte.

L’imbarcazione successiva gli fece emettere un fischio di approvazione. Il veliero era senza dubbio in buone condizioni, nessun segno di cannonata, questo poteva dirla lunga sulla bravura della ciurma negli scontri in mare aperto. Le dimensioni notevoli indicavano una ciurma numerosa che potesse gestire vele e timone in caso di tempesta. In sintesi: una ciurma numerosa, abile e capace. Nel linguaggio di Shinichi questo significava una sola cosa: taglie alte per pirati di alto livello. Quello di cui Shinichi aveva bisogno in quel momento era uno scontro alla pari.
Facendosi più vicino all’imbarcazione notò un piccolo particolare che prima gli era sfuggito: sul ponte c’era qualcuno che stava andando da una parte all’altro di esso a passo deciso, come in cerca di qualcosa. Quel qualcuno per Shinichi era un volto noto: Nòel.

Il corvino, con un balzo, atterrò sul ponte alle spalle di Nòel. Il ragazzo, udendo il tonfo provocato dall’atterraggio di Shinichi, si girò di scatto e si diede lo slancio necessario per colpire il nuovo arrivato con un calcio all’altezza del collo, così da stenderlo. Quello che però Nòel colpì era più duro e sottile. Il suo sguardo color smeraldo passò dalla fodera, troppo larga per essere quella di una comune spada, al volto pallido di Shinichi. Nòel abbassò la gamba e piegò il capo in avanti in segno di scuse. Il più grande scosse la testa per dirgli che non c’era problema e poi si prese qualche istante per guardarsi intorno. Stesi sul pontile c’erano una decina di uomini tutti privi di sensi. Corrucciò le labbra deluso, forse aveva sovrastimato la ciurma di pirati che aveva scelto come obiettivo. Nòel, quasi leggendogli il pensiero, precisò

“Sono solo mozzi, non hanno mezzo Berry sulla loro testa.”

Il buon umore si rimpossessò di Shinichi, ancora speranzoso di poter avere quel combattimento che agognava. Poi tornò a guardare il biondo ricordandosi un particolare

“Cercavi qualcosa?”

Nòel sobbalzò sorpreso, non credeva che l’uomo lo avesse notato. Poi si affrettò a scuotere la testa in diniego

“Mi assicuravo che non ci fossero altri pirati in agguato.”

Il corvino annuì. Era chiaro che Nòel non avesse molto da dirgli e sembrava quasi implorarlo con lo sguardo di andarsene ma Shinichi si era messo in testa che quella sarebbe stata la ciurma che lo avrebbe portato alla vittoria e niente gli avrebbe fatto cambiare idea, nemmeno l’ostilità di Nòel.

Il biondo però non sembrava essere nemmeno lui uno di quelli che demorde facilmente. Sorpassò il corvino e andò a sedersi ai piedi dell’albero maestro, spostando con i piedi il braccio di uno dei mozzi che giaceva lì vicino. Shinichi lo guardò interrogativo

“Cosa stai facendo?”

“Semplice, aspetto che si faccia vivo uno dei pesci più grandi di questi.”

Shinichi aprì la bocca per ribattere ma fu interrotto dal tipico rumore delle assi di legno colpite dalle suole di scarpe. Shinichi e Nòel puntarono lo sguardo in direzione della passerella e incontrarono gli sguardi confusi di una decina di pirati che, spaesati, osservavano i corpi dei loro compagni di ciurma stesi a terra privi di sensi. Poi i neoarrivati si accorsero della presenza dei due responsabili e quello che i due cacciatori lessero sui loro volti era rabbia. Nòel era sicuro che parte di quella rabbia mascherasse anche un po’ di paura ma non ebbe molto tempo per pensarci: al momento aveva uno scontro a cui pensare.

 
§
 
Minuscolo spazio vitale di Kisspiece99:

Eccomi di ritorno in un tempo decisamente inferiore ai due mesi. Mi faccio i complimenti da sola. XD
In ogni caso questo è un piccolo capitoletto in cui continuo a lavorare sulle varie interazione tra i personaggi ma in particolare fa da “prologo” ad un grande avvenimento (forse lo avrete già capito): i combattimenti di squadra!
O meglio, di coppia, dal momento che ognuno ha preso un po’ la sua strada. Ma a piccoli passi andranno a formare una squadra più coesa, essendo ognuno abituato al proprio metodo e al proprio stile di combattimento farli lavorare tutti subito insieme mi sembrava troppo forzato (soprattutto considerato che ci sono un po’ di teste calde che non accetterebbero tanto facilmente di scendere a compromessi).
Si accettano scommesse su quale sarà la coppia che per prima riuscirà a riscattare la ricompensa e vincere quindi la sfida. XD

Anyway domandina del capitoletto facoltativa: il vostro OC ha qualche stile di combattimento particolare?

Bene o male nella sezione armi e frutto del diavolo (nel caso delle persone che hanno creato un personaggio che lo ha ingerito) mi avete spiegato come usano le armi e il frutto. La domanda è facoltativa per questo, un idea già ce l’ho, ma se volete aggiungere qualcosa non è mai troppo tardi.
Anyway per oggi è tutto

A presto
By
Kiss

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Capitolo 7
*** Capitolo 4 ***


Bounty Hunter Squad
Capitolo 4

 
Appena varcata la soglia del bordello Kei si prese qualche istante per studiare l’ambiente. Le poche finestre che c’erano erano oscurate e l’illuminazione proveniva principalmente dalle candele che si trovavano sui tavoli o dall’lampadario anch’esso formato da candele e questo conferiva una luce soffusa alla sala. Alcuni avventori erano ai tavoli, già intrattenuti da qualche ragazza, altri invece se ne stavano al bancone e con sguardi languidi seguivano i movimenti sinuosi delle ragazze che portavano vassoi ricolmo di boccali di birra ai clienti seduti ai tavoli.
Quando Kei si fu abituato alla poca luminosità cercò tra i tavoli Yuri, che era entrata qualche minuto prima di lui. La intravide e notò che Goliard e alcuni suoi uomini avevano occupato un tavolo non molto distante dal bancone. Andò a sedersi su uno degli sgabelli in legno e, facendo segno al barista, ordinò un boccale di birra. Nel mentre che aspettava, fingendo di essere estremamente interessato al menù, ascoltava la conversazione che si stava svolgendo al tavolo di Goliard.

“Bellezza, sei una tentazione nata.”

La voce biascicante di Goliard lo fece rabbrividire, ogni sillaba era stata allungata così tanto che il ragazzo aveva l’impressione di poter sentire il tanfo di alcool fin dal suo sgabello. La risata in risposta di Yuri suonò falsa alle sue orecchie

“Oh, andiamo! Sei qui da nemmeno dieci minuti e mi stai riempendo di complimenti da altrettanti, mi farai arrossire.”

Il barista allungò a Kei il boccale di birra e ne bevve un sorso, lasciando che il retrogusto amaro gli invadesse il palato. Dallo stato in cui era ridotto il pirata probabilmente non avrebbe dovuto sforzarsi troppo per metterlo KO.

“Che ne dici di spostarci da qualche parte un po’ più privata?”

Kei posò il boccale. Poco prima aveva concordato con Yuri che quella sarebbe stata la loro frase segnale.
Lei si sarebbe appartata con Goliard, lo avrebbe tenuto impegnato per un po’, mentre lui cercava una scusa per allontanare dal tavolo uno dei suoi uomini, stordirlo, legarlo e prenderne le vesti. Nel mentre Yuri avrebbe fatto svenire Goliard, avrebbe richiamato i suoi uomini fidati chiedendogli di raggiungerla nella stanza perché c’era qualcosa che non andava e, una volta nella stanza, si sarebbero ingegnati per far fuori i tre uomini rimasti.

“Mi dispiace splendore, ma senza i miei uomini non mi muovo.”

“Che vengano anche loro allora.”

Kei per poco non sputò il sorso di birra che aveva appena bevuto. Mentre si batteva il petto tra i colpi di tosse si girò per cercare lo sguardo di Yuri.

La bionda, con le spalle circondate dal braccio di un barcollante Goliard, si stava dirigendo al piano superiore, seguita a ruota dagli uomini del pirata. Quello non andava per niente bene, non era previsto nel piano affrontare tutti e cinque gli uomini. La donna, prima di sparire al piano superiore, si girò verso il ragazzo e con le labbra mimò le parole

“Fidati. Seguimi.”

Il corvino la guardò ad occhi spalancati, il fatto che non si fosse minimamente scomposta gli fece pensare che la donna avesse pensato anche a quella eventualità e ne fu parzialmente rincuorato. Avere la situazione sotto controllo per lui era fondamentale.

Lasciò sul bancone qualche moneta che avrebbe saldato il conto e fece per dirigersi al primo piano ma venne bloccato da un uomo robusto.

“Solo le ragazze e chi è accompagnato da loro può accedere al primo piano.”

Kei deglutì e sollevò gli occhi nocciola sui gradini, Yuri avrebbe dovuto cavarsela da sola per un po’.

Intanto Yuri era entrata in una delle stanze, seguita dai pirati. Se tutto fosse andato secondo i piani Kei avrebbe dovuto rimanere in ascolto al di là della porta ed entrare nel momento opportuno. Non si erano messi d’accordo questa volta, ma confidava nel buon senso e nella capacità di adattamento del ragazzo.
Ora veniva la parte difficile per lei, intrattenere cinque uomini di cui uno così ubriaco da farle venire il voltastomaco. Goliard si tolse l’elmo e la giacca e andò a sedersi sul letto facendo poi segno a Yuri di fare altrettanto. La donna rabbrividì all’implicazione ma mantenne il suo miglior sorriso e scosse la tasta.

“Preferisco aspettare un attimo. Solitamente quando una delle stanze viene occupata il personale porta del cibo e delle bevande per rendere più piacevole la permanenza. Dovrebbero arrivare da un momento all’altro.”

Alzò leggermente il tono di voce per far sì che Kei riuscisse a sentirla al di là della porta e capire il segnale. Purtroppo per lei Kei non si trovava dall’altra parte e quindi nessuno intervenne. Mascherando il nervosismo guardò la porta sperando che si aprisse da un momento all’altro.

“Non preoccuparti, mi godrò la permanenza solo grazie a te pasticcino.”

Yuri non si era accorta che Goliard l’aveva raggiunta e sobbalzò quando sentì le mani callose dell’uomo accarezzarle le spalle scoperte. Yuri si svincolò dalla sua presa e ridacchiò

“Fidati di me, ne vale proprio la pena aspettare qualche istante. Non te ne pentirai.”

“Ehi, il capo ha detto che non gli importa. Fai quello che vuole.”

Commentò uno dei sottoposti e Yuri dovette mascherare l’irritazione. Se solo non fossero stati in cinque avrebbe potuto occuparsene da sola. Lanciò un’altra occhiata alla porta domandandosi cosa aspettasse Kei ad intervenire.  

“Andiamo bambolina, lasciati andare.”

Goliard accennò a slacciarle il corpetto mentre parlava. Yuri stava per sfilare da uno degli stivali il ventaglio che usava come arma per passare all’attacco ma un lieve bussare alla porta la fermò. Tutti i presenti si girarono verso la porta curiosi, ad eccezione della bionda che era più sollevata che curiosa. Uno dei sottoposti andò ad aprire e si ritrovò davanti una ragazza dal fisico tonico e asciutto vestita con corpetto e gonna in pelle che a malapena le copriva il fondoschiena. Davanti a se aveva un carrellino con sopra sette flûte e una bottiglia di champagne posta in un secchiello traboccante di cubetti di ghiaccio

“Omaggio della casa!”

Squittì la nuova arrivata. Yuri strabuzzò gli occhi. Sebbene la voce fosse più acuta e le fattezze fossero mascherate dal trucco e parrucco, non c’era dubbio: quello davanti a lei era Kei. Il ragazzo spinse il carrello dentro la stanza e lanciò un’occhiata complice a Yuri, alla quale la donna rispose con un’ espressione mista tra il furioso per averla fatta aspettare e l’orgogliosa perché era finalmente arrivato il momento di sbarazzarsi di quei pirati. Il pirata che aveva aperto la porta la richiuse e, senza troppi complimenti, allungò una mano per palpare il fondoschiena di Kei.

“Bellezza, tu sai come tenerti in forma.”

“Bello, mi dispiace ma il mio uomo ideale non sei tu.”

La voce di Kei si abbassò di qualche ottava, diventando più minacciosa. Prima che qualcuno nella stanza potesse realizzare cosa stava per accadere Kei, da sotto il carrello, tirò fuori la sua spada e affondò la lama nel malcapitato, che cadde a terra con un tonfo.

“12.000.000 di Berry.”

Contò Kei. A quel punto nella camera scoppiò il caos. Yuri, approfittando della distrazione generale, con una mezza piroetta si liberò dalla presa di Goliard e mentre roteava su se stessa attivò il suo frutto.

Rosa di sublime bellezza!”

Dal suo palmo spuntò dapprima un bocciolo di rosa che in poco tempo crebbe fino a sbocciare rivelando petali di un rosso vivo. La prima rosa fu seguita da molte altre e con un gesto secco Yuri le scagliò nella direzione di Goliard e di uno dei suoi sottoposti. Vedendo gli sguardi dei due saettare da una parte all’altra della stanza come persi nel vuoto Yuri capì che il polline aveva già avuto il suo effetto privando i due uomini di un senso fondamentale: la vista. Si avvicinò prima a Goliard che, complice anche il suo stato di ebrezza, sembrava un grosso cerbiatto spaventato. Il sorriso che fino ad allora aveva adornato le labbra di Yuri scomparve, tramutandosi in un’espressione di puro disgusto e ribrezzo. Posò una mano sulla spalla dell’uomo e avvicinandosi all’orecchio sussurrò

Rosa di venefico splendore.”

In un attimo dal punto in cui aveva toccato l’uomo, come un rampicante, dei rovi si avvolsero intorno al collo e al volto dell’uomo, senza strangolarlo. In un secondo momento sbocciarono delle rose viola che Yuri sapeva avrebbero emanato un aroma letale che avrebbe ucciso Goliard. Non aspettò nemmeno di vederlo stramazzare al suolo poiché aveva ancora qualcuno di cui occuparsi. Dallo stivale estrasse uno dei suoi ventagli. Con un gesto secco del polso lo aprì e la lama presente sul bordo luccicò sinistra alla luce delle candele. Con un gesto netto recise la carotide del sottoposto che era ancora sotto effetto della rosa rossa. Egli si portò invano le mani alla gola, nel disperato tentativo di fermare l’emorragia. Con un rantolo gutturale cadde anch’egli al suolo privo di vita. Si girò poi verso Goliard e, constatando che l’uomo non respirava più, sorrise

“73.000.000 Berry!”

“Attenta!”

Yuri si era distratta troppo presto. Kei aveva messo fuori gioco uno dei due pirati rimasti ma l’altro, probabilmente ferito per ciò che era successo al suo capitano, si era diretto a tutta velocità verso Yuri, pugnale in una mano e sciabola nell’altra. Proprio mentre stava per colpirla il pirata scomparve, per poi riapparire a lato della stanza, con Kei che lo teneva per la caviglia. Il pirata affondò la lama nell’armadio. Confuso si guardò intorno, ma quell’attimo di distrazione gli fu fatale. Kei affondò la katana nel petto del suo avversario per poi riestrarla.

I due cacciatori, affannati e sudati, guardarono i cinque pirati esanimi stesi a terra. Yuri si afflosciò sulla poltroncina di pelle e si tolse la parrucca, ormai scarmigliata e annodata. Poi guardando Kei sorrise e si lasciò scappare una risata sorpresa

“Sai, dovresti osare molto di più nel tuo stile.”

E mentre parlava additò il suo look provvisorio. Le guance di Kei si imporporarono e afferrò da sotto il carrello la sua adorata felpa  i pantaloni che aveva indossato quella mattina. Mentre se la infilava si rivolse alla donna e ammonendola col dito aggiunse

“Noi non parleremo di quello che è successo oggi, intesi?”

 
§
 
Yara tamburellò le dita contro la superficie del tavolo coperta da una tovaglia a quadri bianchi e rossi, il braccio piegato a sostenere la testa. Il suo sguardo color rubino stava, per l’ennesima volta, scandagliando la stanza piena di tavoli, ciascuno decorato con la medesima tovaglia a quadri, alla ricerca di qualcosa, o meglio di qualcuno.

“No, non lo riconosco”

Disse infine con tono solenne rivolgendosi ad Ash che dovette trattenersi dal sospirare esasperato. Non appena i due si erano seduti al tavolo il rosso aveva chiesto alla donna di indicargli chi fosse il pirata che aveva catturato la sua attenzione. Yara lo avrebbe fatto con piacere se non fosse stato per un piccolo particolare: non ricordava minimamente il volto del pirata.
Quindi ora i due cacciatori di taglie erano seduti ad un tavolo, entrambi intenti a scegliere un piatto da ordinare così che la loro permanenza nella locanda per identificare i pirati non destasse sospetti. In fin dei conti Yara era riuscita nel suo iniziale intento: trovare qualcosa da mettere sotto i denti. Ash invece sembrava tutt’altro che soddisfatto: la gamba che si agitava da sotto il tavolo, lo sguardo vagava sul menù senza veramente leggere le varie proposte e le dita che tamburellavano sulla copertina rigida lasciavano trasparire la sua impazienza. Ash voleva a tutti i costi vincere quella scommessa. E il fatto che Yara non ricordasse costituiva un grosso problema, non poteva di certo trascinare tutti i commensali in prigione rischiando di coinvolgere civili.

“Salve, siete pronti per ordinare? Vi ricordo che nessuna portata a base di manzo potrà essere servita in quanto le scorte sono finite.”

“Sì, io prendo un tortino di patate, spinaci e uova e delle patatine fritte.”

Ash sollevò lo sguardo dal menù e solo in quel momento si rese conto che si era avvicinata una ragazza per prendere le loro ordinazioni. Sentendo le parole della cameriera ripensò ad un particolare che aveva notato poco prima.

“No, ora che ci penso, togli il tortino e porta…”

“Ehi, ho una domanda.”

Ash interruppe Yara, la quale gli rifilò un occhiataccia che venne però ignorata, e la cameriera alzò un sopracciglio per sapere di che cosa si trattasse.

“Cosa hanno ordinato quegli uomini laggiù?”

“Tagliata di manzo, signore.”

Ash sorrise compiaciuto di aver fatto centro. 

“Non erano finite le scorte?”

Questa volta a parlare era stata la sirena, che ormai sembrava essersi dimenticata della sua ordinazione. La ragazza alzò gli occhi leggermente seccata da tutte quelle domande.

“Sono finite per colpa loro, hanno ordinato tagliate di manzo fino ad esaurire le scorte.”

Ash lanciò un occhiata di intesa a Yara: avevano trovato il loro uomo, qualcuno che aveva ordinato tutto quello che poteva senza badare a spese. Dal momento che nessuno dei due clienti stava proferendo parola la ragazza proseguì

“Sentite, se avete così tanta voglia di manzo o andate a chiederlo ai signori laggiù o andate da un’altra parte.”

Yara, chiudendo si scatto il menù lo mise tra le mani della ragazza e le rivolse un sorriso sbilenco.

“Non preoccuparti cara, quell’uomo laggiù ci sembra qualcuno a cui non dispiacerà condividere un po’ di cibo.”

La ragazza roteò gli occhi, non la pagavano abbastanza per interessarsi a cosa Yara intendesse. Una volta che la cameriera si fu allontanata i due osservarono per qualche secondo il pirata che, con poca grazia, stava ingurgitando più pezzi di carne alla volta. Disgustato da quello spettacolo Ash distolse lo sguardo e si rivolse a Yara.

“Hai per caso qualche idea?”

La sirena, dondolandosi sulla sedia, incrociò le braccia dietro la testa  e arricciò il naso cercando di farsi venire un’idea ma alla fine non le venne in mente nulla.

“Beh, sicuramente non possiamo creare un sentiero di carne per condurlo in prigione. E non possiamo nemmeno affrontarlo qui, troppa gente.”

Ash annuì trovandosi d’accordo più con la seconda constatazione che con la prima. Il rosso si picchiettò il mento assorto nei suoi pensieri e mormorò.

“Se lo allontanassimo da qui non ci sarebbero problemi.”

“Sì ma dubito che si allontanerebbe dal tavolo. Probabilmente lo farebbe solo se la carne fosse avvelenata.”

Alla risposta di Yara, Ash si illuminò. Senza esitare un istante afferrò due boccette dalla cintola. Le stappò con i denti e versò un po’ del contenuto di entrambe nel cucchiaio con cui era stata apparecchiata la tavola. Yara si tappò improvvisamente il naso  e sventolò una mano in aria per allontanare il terribile odore che il composto emanava.

“Cosa diamine hai intenzione di fare? Stordirmi e uccidermi?”

Ash scosse la testa mentre versava le erbe maleodoranti in un dardo.

“Ho intenzione di seguire il tuo consiglio.”

Inserì il dardo in una cerbottana e, dopo aver preso la mira, lo scagliò nella direzione del vassoio ancora colmo di carne. Il dardo, a contatto con la carne, si distrusse e le erbe essiccate si sparsero sul cibo.

“Quindi vuoi avvelenarlo?”

“Assolutamente no. Le erbe che ho usato sono petali dei fiori di Titan Arum e Stapelia gigantea, come hai potuto sentire hanno odore di carne marcia e decomposta. Dubito che continueranno a mangiare dopo aver sentito quell’odore.”

Yara annuì piacevolmente colpita e si mise a sua volta ad osservare il tavolo che era stato colpito dal dardo di Ash. Non passò molto tempo prima che i pirati, con facce arrabbiate e disgustate, si alzassero dal tavolo e uscissero dal locale rifiutandosi di pagare. I due cacciatori di taglie, dopo aver lasciato qualche berry come mancia per la povera cameriera che avevano importunato poco prima, seguirono i pirati fuori dal locale.

Ash sentì un piccolo fremito di eccitazione che lo percorreva ogni qual volta sapeva di avere il suo obiettivo in pugno, ma sapeva che era ancora troppo presto per cantare vittoria. Ora mancava la parte più complicata: la cattura.
Prima che potesse elaborare un qualsiasi tipo di piano vide Yara lanciare contro uno dei quattro pirati un torsolo di mela. L’uomo si girò irritato verso di loro e, dall’espressione che si formò sul suo volto, Ash capì che li aveva riconosciuti.

“Sì può sapere che ti è saltato in mente?”

Chiese Ash con irritazione, che aumentò quando, voltandosi, vide la donna accovacciata a terra con il naso ficcato nello zaino alla ricerca di chissà che diavoleria.

“Coprimi e guadagna un po’ di tempo.”

“Tu sei fuori di testa! Prima li provochi e poi dici a me di tenerli occupati?”

“Senti cocco, se stavo ad aspettare te a quest’ora quelli avrebbero già trovato il One Piece, quindi ora si fa come dico io. Coprimi e guadagna tempo.”

Ash sbuffò e di malavoglia sfoderò la sua spada. La lama rosea scintillò sotto la luce del sole pomeridiano e fendette l’aria con un sibilo appena percettibile.

“Vedi solo di sbrigarti, potrei farli fuori prima del previsto.”

L’uomo che era stato colpito da Yara si lanciò contro di loro a tutta velocità e Ash sogghignò: se aveva ragione quel pirata doveva avere una taglia bella alta. Senza troppa fatica schivò il gancio del pirata e con uno scatto fulmineo affondò la lama nel braccio che aveva usato per colpirlo fino a tagliarlo completamente. L’uomo lanciò un urlo di dolore e si portò la mano sinistra nel punto in cui mancava il suo arto. Il rosso con un balzo laterale si posizionò davanti agli altri tre pirati che avevano invece deciso di prendere di mira Yara che era ancora china sullo zaino intenta a comporre qualcosa. Con la lama di Shu, la sua spada, parò i fendenti di due dei tre pirati mentre dovette incassare il calcio del terzo. Con un salto all’indietro riuscì a creare un po’ di distanza tra lui e i pirati. Senza distogliere lo sguardo ceruleo dai tre uomini si rivolse a Yara

“Quanto ti serve ancora?”

“Due minuti, inoltre ti sarei grata se non li facessi disperdere.”

Ash parò un nuovo colpo lo respinse. La cosa era più facile a dirsi che a farsi. Lo Shandia scattò in avanti, e con un fendente recise i tendini del pirata che lo aveva precedentemente calciato, costringendolo ad inginocchiarsi ed immobilizzandolo. Ora che si era liberato di una seccatura tornò a concentrarsi sui due pirati armati di spade. Si ritrovò nuovamente a parare un fendente ma questa volta, invece di respingere immediatamente il suo avversario, fece una mezza giravolta e spinse il pirata addosso all’altro, facendoli cadere a terra.

“Se devi fare qualcosa è meglio che tu lo faccia adesso.”

“Se ti levi dai piedi mi fai un favore.”

Ash si girò appena e da sopra la spalla scorse un bazooka. Impallidendo Ash saltò di lato per evitare di essere colpito da qualsiasi cosa sarebbe uscita da lì. Nemmeno un secondo dopo Ash vide passare davanti al suo volto una rete che prese in pieno i due pirati che erano rimasti in piedi.

Yara, con orgoglio, osservò i due uomini contorcersi nella rete e cercare di liberarsi.

“Spiacente ragazzi, quella non si aprirà finché non lo dico io.”

Ash osservò la rete mentre circondava i polsi del pirata inginocchiato a terra con le manette di agalmatolite e sospirò sollevato per la sua prontezza di riflessi, un millesimo di secondo di ritardo e anche lui sarebbe finito in quella rete. Il quarto uomo, quello che Ash aveva colpito per primo, sembrava se la fosse data a gambe e schioccò la lingua infastidito: sembrava il più stupido e quello con la taglia più alta.

“Ehi, la prossima volta quando dico “Coprimi e guadagna tempo” sappi che vale anche per i pirati che dai per spacciati.”

Il rosso si girò nella direzione della sirena che, con un ghigno strafottente, gli stava indicando il pirata dal braccio mancante steso a terra e con delle manette a fermargli le gambe.

“Come ricompensa per il tuo errore mi aspetto che con la vincita tu mi offra un pranzo con i fiocchi.”

§
 
Essere scaraventata contro il muro di un edificio non era decisamente ciò che Ryoko si era immaginata quando si era messa alla ricerca di delinquenti qualche ora prima. Ora, accasciata al suolo, con colpi di tosse e respiri affannati stava cercando di recuperare il respiro, ma non sentiva il dolore per il colpo appena subito. Assolutamente no, in quel momento l’unica cosa che sentiva era un gran desiderio di strappare dalle labbra di Léandre quel sorriso strafottente. Puntò le iridi plumbee sulla figura slanciata dell’uomo e l’irritazione aumentò quando lo vide poco distante da lei, in piedi e senza un graffio.

In quel momento l’uomo stava girando con passi calcolati e misurati intorno al bandito. Sembrava un predatore pronto a saltare sulla sua preda ma Ryoko vedeva altro nel suo sguardo: precauzione. E la cosa le faceva saltare i nervi. Ora che lei era momentaneamente fuori gioco, e quindi non poteva essere usata come esca, era ovvio che Léandre  avrebbe dovuto essere cauto.

“Questa è l’ultima volta che mi usi come esca Corvo da strapazzo!”

Pensò l’albina rialzandosi. Poco prima che fosse sbattuta contro il muro il violetto le aveva sussurrato all’orecchio di fidarsi di lui e di rimanere ferma dov’era.

“Questa è l’ultima volta che non mi fido del mio sesto senso.”

Il suo sesto senso le aveva urlato di spostarsi quando Léandre aveva iniziato a parlare con Duncan. Le aveva urlato di scansarsi quando aveva visto Léandre schivare qualcosa. Qualcosa che l’aveva colpita in pieno perché aveva stupidamente deciso di ascoltare Léandre. Mentre Ryoko si stava riprendendo, in mezzo a colpi di tosse e imprecazioni masticate tra i denti, Léandre continuava a girare intorno a Duncan, mantenendosi ad una distanza di sicurezza.

L’avviso di taglia riportava che il bandito aveva ingerito il frutto del Diavolo Jet-Jet, ma non riportava ulteriori informazioni oltre al basilare funzionamento, e doveva trovare un modo per ottenere più informazioni così da poter effettuare la cattura nel modo più efficace.
Gli arti superiori si separano dal resto del corpo diventando dei mini razzi”.
Dal modo in cui era stata colpita Ryoko l’uomo intuì che, anche se con poco spazio per accelerare, il colpo doveva essere parecchio forte, inoltre il fatto che fosse stata colpita Ryoko e non lui gli aveva fatto capire che Duncan, una volta separato dalle sue braccia, non aveva alcun controllo su di esse. Un piccolo sorriso comparve sulle labbra del corvino: con dei buoni riflessi come i suoi e un paio di colpi quel bandito sarebbe ben presto stato sbattuto in cella, possibilmente molto prima di altri delinquenti.

“Che frutto interessante, peccato che sia l’unica cosa degna di nota.”

Léandre fu in grado di bloccare il colpo del bandito, appena per poco. Il cacciatore di taglie si ritrovò a digrignare i denti leggermente infastidito: non si aspettava che la velocità potesse aumentare ulteriormente rispetto al colpo precedente. Alle spalle del bandito Léandre vide Ryoko nuovamente in piedi e con uno sguardo determinato e combattivo. Il Corvo avrebbe decisamente sfruttato a suo favore quella forza, l’avrebbe modellata e usata come arma per fermare Duncan. Ma, ancora una volta, non aveva fatto i conti giusti. Ryoko si accucciò a terra, per un breve istante le sue gambe si tramutarono nelle zampe di una tigre, fece un balzo in avanti, con le gambe circondò il collo del bandito, si sbilanciò all’indietro con un colpo di reni e, portando le braccia in alto, arrestò la sua caduta mentre Duncan sbatte la testa contro la ghiaia del selciato. Ryoko con un ulteriore balzo atterrò di fianco a Léandre, che era rimasto ad osservare la scena in silenzio.

“Non quello che mi aspettavo ma comunque un buon lav…”

Il violetto non terminò la frase poiché l’albina gli puntò una mano artigliata alla gola, fu allora che capì che l’aggressività non era rivolta a Duncan ma a lui. Léandre sudò freddo e sentì un brivido percorrergli  la schiena quando incrociò lo sguardo duro di Ryoko

“Prova a fare una cosa del genere ancora una volta e alla prima occasione ti scaravento in mare.”

Léandre deglutì e annuì, facendo attenzione a non sfiorare gli artigli di Ryoko.

“Messaggio ricevuto.”

L’albina, soddisfatta della risposta, allontanò la mano artigliata dal collo di Léandre e la fece tornare umana.

“Ora che abbiamo chiarito, qualche idea per riscuotere la taglia di questo qui?”

Ryoko indicò con nonchalance il bandito che, barcollando, si stava rialzando da terra. Il colpo  di Ryoko lo aveva solo stordito e lo sguardo che rivolse ai due cacciatori era tutt’altro che remissivo e pronto ad arrendersi. Ryoko piegò il collo da un lato facendolo scrocchiare e si riaccucciò a terra, con le gambe già tramutate nelle zampe da tigre bianca, pronta a compiere altri balzi per schivare i prossimi colpi.

“Ho un abbozzo di piano, ma devi fidarti di me.”

Le sussurrò Léandre per evitare che Duncan lo sentisse. Le iridi plumbee di Ryoko saettarono nella sua direzione ammonendo l’uomo di non ripetere lo stesso errore di prima. Il fuorilegge scagliò nuovamente una delle braccia nella direzione dei due. Léandre rimase immobile e parò nuovamente il colpo con la spada mentre Ryoko balzò in avanti, cercando di raggiungere nuovamente Duncan e stenderlo a terra. Il bandito fu però più veloce e indirizzò l’altro braccio verso Ryoko la quale, per schivare, dovette fermarsi e abbassarsi.

“Ryoko!”

La donna si irrigidì leggermente sentendo la voce di Léandre chiamarla a mo’ di rimprovero. Era perfettamente consapevole del motivo. Esattamente pochi minuti prima le aveva chiesto di afferrare e immobilizzare il braccio che avrebbe provato a colpirla, cosa che lei non aveva fatto. Schiccò la lingua rimproverandosi mentalmente ma in fondo trovava difficile fidarsi ciecamente di ciò che Léandre le diceva, l’unica cosa che si era degnato di dirle del suo piano era infatti di immobilizzare il braccio senza dirle altro. Né a cosa servisse ne cosa sarebbe potuto accadere dopo.
L’albina si riscosse appena in tempo dai suoi pensieri per schivare nuovamente il pugno di Duncan il quale, mentre lei era immersa in mille ragionamenti, era tornato nuovamente all’attacco. Sentì dietro di lei la lama della katana di Léandre cozzare nuovamente contro il pugno di Duncan, il suono venne accompagnato dalla voce del cacciatore di taglie che le intimava di darsi una mossa

“Ci sto lavorando!”

Sbottò innervosita. Nella sua testa stavano passando innumerevoli scenari, aveva bisogno di sapere  cosa aveva in mente di fare il violetto. Nessuna delle ipotesi che formulava però sembrava essere quella giusta e la cosa la innervosiva parecchio. Questa volta, invece di schivare il colpo tramutò il suo braccio destro nella zampa di una tigre bianca e colpì il braccio del bandito mandandolo dritto contro la parete di un edificio.

I rumori udibili ora erano tre: i mattoni della parete che si frantumavano e cadevano come tessere del domino una sopra l’altra, l’urlo di dolore di Duncan che aveva riattaccato le braccia al resto del corpo e si teneva con la mano del braccio sano quello ferito, e infine la voce allarmata di Léandre che le chiedeva cosa stesse combinando.

“Si può sapere cosa c’è di difficile nell’immobilizzare quel dannato braccio? Se continui così rischiamo di demolire mezza città!”

Ryoko, ormai trasformata completamente nella sua forma ibrida, scoccò un’occhiataccia a Léandre, sembrava che le sue parole non facessero altro che aumentare il suo nervosismo. Ryoko sapeva che aveva bisogno di darsi una calmata, cominciò a cercare freneticamente qualcosa nella tasca dei pantaloni che indossava e quando trovò l’oggetto della sua ricerca tirò un sospiro di sollievo, chiuse gli occhi e inspirò nuovamente cercando di recuperare la calma. Con il pollice ungulato accarezzò la superfice ruvida di quella che altro non era una conchiglia di orecchio di mare e regolarizzò il ritmo del respiro. Agitarsi non l’aveva mai portata da nessuna parte e di certo nemmeno in quel momento.
Nuovamente calma riaprì gli occhi e tornò a concentrarsi sul suo avversario che però non vide da nessuna parte, probabilmente aveva approfittato della distrazione momentanea dei due cacciatori per darsela a gambe. Un sibilo alle sue spalle però la fece ricredere

“Giù!”

Léandre eseguì e per un soffio evitò di essere colpito alle spalle da uno dei pugni di Duncan. Con un balzo Ryoko riuscì ad afferrare il braccio e, scaricando il suo peso su di esso, riuscì ad immobilizzarlo. Nel mentre Léandre scorse la sagoma del bandito in una delle nuvole di macerie, che ormai si stavano diradando, e la indicò con lo sguardo a  Ryoko per avvisarla. Léandre sfoderò nuovamente la sua spada e la donna lo vide sparire a sua volta in mezzo alla polvere e i detriti. Pochi secondi dopo udì un tonfo e il braccio sotto di lei smise di agitarsi. Byakko si alzò e, spazzolando via dai vestiti la polvere e la terra ritornò alla sua forma umana. Lèandre invece si carico in spalla il corpo del pirata che aveva tramortito per poi tornare da Ryoko e posizionarsi davanti a lei. La donna lo osservò per qualche secondo, seguirono istanti di silenzio in cui la donna non riusciva a leggere l’espressione che si era formata sul suo volto, sembrava voler dire qualcosa ma che allo stesso tempo si fosse dimenticato come articolare le parole.

“Sei stata un ostacolo più che un aiuto.”

Ryoko stava per ribattere, pronta a sfoderare nuovamente gli artigli, ma venne interrotta nuovamente dalla voce di Léandre.

“È anche vero però che all’ultimo tu abbia avuto un’illuminazione e mi abbia evitato parecchi grattacapi che avrei avuto se fossi stato colpito.”

Prese un respiro profondo e aggrottò le sopracciglia come se quello che stava per dire fosse più complicato del combattimento appena affrontato.

“Per questo motivo ho pensato che potremmo dividere la ricompensa.”

Ryoko valutò per pochi istanti la proposta e poi allungò la mano verso Léandre

“Affare fatto.” E mentre l’uomo le stringeva la mano aggiunse “Ma sarà un 60 per me e un 40 per te. Come risarcimento danni per quella volta a Lipourt Island.”

“Scordatelo.”

§
 
Shinichi, dopo aver evitato per l’ennesima volta un pirata che era stato messo fuori gioco da Nòel, cominciò a chiedersi se avesse fatto veramente la scelta giusta nel scegliere quella barca. Non appena il combattimento era iniziato Shinichi si era subito reso conto di una cosa: lui e Nòel non erano affatto coordinati. Senza volerlo si intralciavano a vicenda rendendo quindi più difficile all’altro riuscire ad atterrare più nemici possibili.

“Nòel, per l’ennesima volta, non voglio vedere gente volare nella mia parte di nave.”

“Sono o morti o incoscienti, non creano nessun problema.”

“Sì che lo creano se mi atterrano a pochi centimetri di distanza!”

“Che pignolo che sei, non mi sembra che io mi stia lamentando per il fatto che debba affrontare più nemici.”

Shinichi sentì l’irritazione crescere. Aveva decisamente sbagliato a salire su quella barca. Ma ormai lo aveva fatto e doveva trovare un modo per collaborare con Nòel, anche se il compito gli sembrava sempre più arduo man mano che il tempo passava.

Era solito analizzare la situazione in cui si trovava prima di partire all’attacco, ma invece in quell’occasione si era dovuto adeguare alla decisione di Nòel: buttarsi nella mischia senza un’idea precisa. Dal momento che i due cacciatori erano in inferiorità numerica Shinichi si era detto che lavorare separatamente non li avrebbe portati molto lontano ma nemmeno ciò che stavano facendo in quel momento li stava portando da qualche parte. Inizialmente aveva provato a dare qualche indicazione a Nòel per far sì che i pirati, sebbene più numerosi, non potessero sopraffarli, ma Nòel sembrava avere un’idea tutta sua che aveva intenzione di seguire fino alla fine ignorando l’altro.
Shinichi sferrò un colpo con le due mannaie e atterrò due nemici. Si guardò intorno e constatò che i nemici erano ancora troppi e inoltre, dal momento che lui e Nòel si trovavano al centro del ponte, per loro era impossibile cercare di spostare il combattimento altrove, magari in un posto in cui avrebbero potuto avere più controllo su un numero così elevato di nemici. Grazie al potere del suo frutto Shinichi era riuscito a visualizzare quanti nemici si trovassero sulla barca: della quarantina iniziale ora solo una trentina scarsa di loro era in piedi.

Il corpo di un pirata gli passò sopra la testa e con rassegnazione pensò

“Ora sono solo 24.”

Lanciò un’ultima occhiata a Nòel che, non curante dell’altro cacciatore, stava dando il meglio di sé per uscire vincitore da quel combattimento. Se il biondo non aveva intenzione di collaborare, nonostante il suo sforzo, Shinichi non avrebbe insistito. Deciso a dimostrare a Nòel di essere all’altezza della fama che lo precedeva il corvino si preparò ad affrontare il prossimo pirata. Quando però provò ad avanzare sentì qualcosa avvinghiargli le gambe. Guardò verso il basso e con orrore notò che le assi di legno del ponte si erano tramutate in una sostanza appiccicosa. Appena sollevò lo sguardo incontrò quello di Nòel e, a giudicare dalla confusione che si leggeva sul suo volto, anche lui si era appena ritrovato nella sua stessa situazione. L’unica spiegazione a quell’evento era il possessore di un frutto del diavolo.

“Riesci a muoverti?”

Sebbene la domanda fosse scontata, Nòel sperò che la risposta potesse essere diversa da quella che si aspettava di sentire.

“A te sembra che io possa?”

Il commento sarcastico di Shinichi gli fece alzare gli occhi al cielo. In fondo se aveva il tempo per fare dello spirito, seppur bloccato, non gli doveva essere difficile respingere gli attacchi dei nemici. Per quanto lo riguardava schivare e infliggere colpi per lui era diventato più arduo. Dal momento che il suo stile di combattimento si basava principalmente su tecniche del karate dei tritoni non potendo usare le gambe per attaccare o bilanciare i suoi movimenti poteva solo fare affidamento solo su poche altre tecniche.

Acqua Shigan!”

Delle goccioline d’acqua, che si erano precedentemente concentrate sulla punta delle dita, vennero scagliate contro i pirati ferendone alcuni di striscio e altri in pieno.

Dall’altra parte Shinichi, contrariamente a quanto avesse immaginato Nòel, se la stava passando decisamente peggio. Le due mannaie che usava in ogni combattimento gli permettevano sì di proteggersi e parare i colpi ma la sua incapacità di spostarsi gli impediva di far fuori anche il più debole degli avversari. Schioccò la lingua seccato dopo aver respinto nuovamente un pirata.

“Dobbiamo neutralizzare il possessore del frutto.”

Ragionò ad alta voce il giustiziere schizzinoso cominciando a guardarsi intorno.

“Qualche idea?”

Shinichi si girò di colpo vero Nòel e alzò un sopracciglio lievemente sorpreso dall’improvvisa decisione di dimostrarsi più collaborativo. La sorpresa sparì non appena pensò che in fondo Nòel non era uno stupido e doveva aver quindi realizzato che in quella situazione l’unica soluzione per uscirne vincitori era infatti collaborare.

“Più o meno. Credi di essere in grado di tenere occupati i pirati anche per me?”

Nòel invece di rispondere a parole chiuse gli occhi per concentrarsi e sussurrò qualcosa che Shinichi non fu in grado di udire

Acqua Tekkai: cupola dell’oceano.”

Shinichi si stupì nel vedere i colpi dei loro avversari non andare a segno e anzi infrangersi contro una barriera invisibile. Il corvino però avrebbe indagato su cosa fosse avvenuto in un secondo momento, doveva sbrigarsi. A sua volta chiuse gli occhi per un breve istante. Dall’esterno poteva sembrare un semplice battito di ciglia ma invece quel semplice movimento gli aveva permesso di attivare il potere del suo frutto del diavolo. Shinichi sorrise pregustando la vittoria: ora sapeva perfettamente cosa fare per far uscire lui e Nòel da quella situazione.
Nella sua testa aveva ancora fresca l’immagine di tutto il ponte, in particolare l’immagine di una piratessa inginocchiata a terra e con i palmi piantati contro le assi di legno del ponte e dalle cui dita si diramavano delle radici elastiche identiche a quelle che impedivano a lui e a Nòel di muoversi liberamente.

“Quanto è buona la tua mira?”

Nòel scrollò le spalle alla domanda dell’altro uomo.

“Dipende quanto è lontano il bersaglio.”

“Venti metri alla tua sinistra, dietro a quei tre barili. Più precisamente tra il pirata con la benda arancione e...”

Il corvino non potè terminare la frase poiché una delle gocce proiettile generate dall’incrocio del rokushiki e del karate dei tritoni usata da Nòel colpì il pirata che aveva intenzione di usare come riferimento.

“Beh… il tipo che hai appena atterrato.”

Il tritone annuì. Afferrò il tridente che fino ad allora aveva tenuto legato dietro la schiena e lo impugnò. Successivamente dell’acqua iniziò ad avvolgergli il braccio partendo dalla spalla, a Shinichi sembrò quasi che le spire di un serpente si stessero formando intorno al braccio del biondo. E la sua osservazione non era molto lontana dalla realtà, infatti vicino al polso del ragazzo l’acqua aveva iniziando a prendere forma fino a riprodurre il muso di un drago. Il drago d’acqua scivolò poi dal braccio di Nòel lungo l’impugnatura del tridente, crescendo di dimensione man mano che il tempo passava.

Acqua Shigan: drago d’acqua.”

Dopo aver pronunciato l’ultima parola lo squalo bianco agitò il tridente nella direzione che gli aveva indicato Shinichi e il drago d’acqua sembrò prendere vita. Sciolse le spire dal tridente e si staccò da esso, con le fauci spalancate travolse tutti i pirati che si trovavano lungo il percorso fino a che non colpì l’obiettivo. Nòel, ancora sbilanciato in avanti per il lancio, finalmente libero dalla presa appiccicosa, barcollò un po’ prima di recuperare l’equilibrio.

I pochi pirati ancora in piedi stavano guardando allibiti il punto in cui poco prima si trovava la loro compagna, ora stesa a terra fradicia e priva di sensi.

“Come è possibile?”

Mormorò qualcuno di loro.

“Vorrei davvero spiegarvelo, temo però che il tempo non sia dalla nostra parte.”

I pirati si riscossero sentendo la voce di Shinichi così vicina. Non ebbero nemmeno il tempo di rimettersi in posizione d’attacco poiché Shinichi, non appena si era liberato, non aveva sprecato nemmeno un secondo prima di avvicinarsi di soppiatto ai suoi avversari e ora l’unica cosa che poteva fare era colpirli con le mannaie e porre fine a quel combattimento.   

Nòel si asciugò il sudore dalla fronte e osservò soddisfatto il ponte della nave. Lui e Shinichi ce l’avevano fatta, erano riusciti a sincronizzare i loro stili di combattimento e, anche se non l’avrebbe mai ammesso ad alta voce, era decisamente soddisfatto del risultato. Solo un dubbio gli era sorto nel bel mezzo del combattimento: come avrebbero fatto a portare tutti quei pirati dalla Marina? Certo, non tutti avevano una taglia sulla loro testa ma il numero di coloro che erano ricercati era comunque piuttosto alto. Quasi come a leggergli nel pensiero Shinichi gli indicò qualcosa sul molo. Nòel si sporse dal parapetto e alla vista dell’oggetto che aveva catturato l’attenzione del corvino un piccolo sorriso gli nacque sulle labbra, se avessero vinto di certo la loro sarebbe stata una bella somma.

§
 
Kei con il fiato corpo e il sudore ad imperargli la fronte si lasciò cadere per terra mettendosi in posizione di stella marina. Non avrebbe dovuto usare il potere del suo frutto oltre i suoi limiti.

“Sei vivo?”

La voce di Yuri gli fece aprire un occhio ed incontrò subito lo sguardo perplesso della donna che, piegata in avanti con le mani piantate sui fianchi, lo stava osservando. Kei emise un gemito che doveva essere una risposta affermativa. Girò la testa verso la sua sinistra dove scorse i cinque pirati che lui e Yuri avevano catturato. Tutti gli uomini avevano le mani legate intorno al suo braccio e Kei cominciò a sentire il braccio formicolare per colpa dei nodi troppo stretti. Per riuscire a teletrasportare le persone era necessario che lo toccassero e quello era l’unico modo a cui lui e la bionda erano riusciti a pensare. Poco ortodosso ma efficace. L’unico problema per lui era stato il numero di persone da teletrasportare. Teltrasportare lui e altre sei persone, i cinque pirati e Yuri, subito dopo un combattimento lo aveva prosciugato, a malapena riusciva a reggersi in piedi. Per fortuna che prima di mettersi alla ricerca di Goliard aveva fatto visita alla base della marina dell’isola, altrimenti senza conoscere la sua destinazione non sarebbe riuscito a teletrasportarsi.

Kei alzò il braccio a cui erano legati i pirati e lo agitò un poco davanti a Yuri, la quale era ancora piegata su di lui a scrutarlo. La donna sospirò e si mise a sciogliere i nodi che aveva precedentemente fatto, per poi legare tra di loro le corde che tenevano immobili i pirati.

“Entro a riscuotere le taglie. Aspettami qui, anche se mi sembra inutile dirtelo visto che non hai nemmeno le energie per respirare.”

Kei emise un altro suono affermativo e Yuri, roteando gli occhi per la poca eleganza del verso, varcò l’ingresso della base della Marina trascinandosi al seguito le loro catture.
Il corvino chiuse nuovamente gli occhi deciso a schiacciare un pisolino, nella speranza di poter recuperare un po’ di energie quando una voce familiare lo costrinse a riaprire gli occhi.

“Dici che è morto?”

Il volto di Yara, decisamente troppo vicino al suo, lo fece sobbalzare. Ash afferrò Yara per il colletto del giubbotto per allontanarla da Kei e permettergli di respirare.

“Non credo che sia la nostra preoccupazione principale al momento, se lui è qui può solo significare che ha già consegnato le sue catture.”

“Oppure che non ha catturato nemmeno un pirata. Mi sembra troppo sfiancato per aver appena riscosso una taglia.”

Ragionò Yara. Kei contò fino a dieci per recuperare quelle poche energie che gli erano rimaste in corpo ed elaborare una risposta. Non appena però rialzò lo sguardo su dove avrebbero dovuto esserci Yara e Ash notò di essere rimasto nuovamente solo. Il ragazzo alzò le spalle e richiuse gli occhi per l’ennesima volta per riprovare ad addormentarsi. Compito che gli sarebbe stato facile eseguire se non fosse stato per l’ennesima interruzione.

“No Ryoko. Se proprio volessi vederla in termini di risarcimento danni allora quello che dovrebbe prendersi il 60% della taglia sarei io, la tua esitazione mi ha fatto perdere tempo.”

“E allora se vogliamo vederla alla luce dei recenti fatti sarei comunque io quella a dover prendere il 60% dei berry, mi hai usata come scudo!”

“Si ma…”

Kei aprì nuovamente un occhio curioso di sapere per quale motivo Léandre avesse smesso di parlare.

“Ci conviene correre se vogliamo almeno avere una cifra su cui discutere.”

Kei aguzzò la vista e dietro al Corvo e a Byakko scorse un carretto che, a tutta velocità, si stava dirigendo verso la base della Marina. Quando il carro fu più vicino Kei notò che alla guida di esso c’erano Shinichi, che con poderosi colpi spronava i cavalli a correre più veloce che potevano, e Nòel, il quale, dal modo in cui si teneva ancorato al sedile, sembrava desiderare che i cavalli rallentassero il più possibile. Il ragazzo corvino si schiarì la voce per avvisare che era inutile che corressero come dei disperati in quanto lui e Yuri avevano già vinto ma venne ignorato da tutti e quattro i cacciatori di taglie che lo superarono in tutta fretta. A quel punto Kei si ributtò nuovamente a terra, se nessuno aveva intenzione di ascoltarlo allora avrebbero scoperto la loro sconfitta nel peggior modo possibile: di persona.

 
§
 
Minuscolo spazio vitale di Kisspiece99:

Ed eccomi finalmente qui con il nuovo capitolo! Il tanto agognato capitolo di combattimento! Spero vi sia piaciuto. 

Ho voluto dare un assaggio dei poteri e delle abilità di ciascun personaggio senza però fargli dare il 100%, in fondo i nemici affrontati non erano supernova e i cacciatori in questione sono la crème del la crème. Spero che la cosa non abbia fatto risultare i combattimenti troppo statici.

Anyway, il prossimo concluderà questa mini-saga introduttiva e darà inizio alla prima vera e propria saga di BHS. (Perdonate la pigrizia, adoro le sigle)
Non vedo l’ora di dare inizio alle danze! ^^

Inoltre spero che in questo capitolo si siano chiariti un po’ dei dubbi che il frutto di Kei aveva suscitato, e spero di aver rispettato le indicazioni della sua creatrice (in caso contrario non esitare a farmelo sapere.)
A proposito di Kei, lui e Yuri sono i vincitori della sfida. Un bell'applauso ai vincitori! Anche se beh, un po' tutti speravano di potersi tenere i berry. 
In ogni caso prima di salutarvi ho un paio di domandine:


1) Il vostro Oc come decorerà la sua cabina? (Accetto qualsiasi tipo di risposte, non è necessario che mi mandiate numero e codice della tappezzeria che sceglierà, solo vorrei sapere se ha intenzione di mettere qualcosa di particolare.)

2) Per i creatori di Kei e Yuri: il vostro OC come spenderà i soldi della vincita?

Con questo è tutto, auguro una buona Pasqua a tutti voi!^^
A presto
By
Kiss

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