Rebirth

di cabin13
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Incontro ***
Capitolo 2: *** Shock ***
Capitolo 3: *** Accettazione ***



Capitolo 1
*** Incontro ***


 

 

Incontro

Sognare per i semidei è una parola grossa.

Il novantacinque per cento delle volte ricorrono tremendi incubi su mostri e battaglie passate, e il restante cinque è composto da visioni e premonizioni impossibili da interpretare.

Proprio per questo motivo Nico non sa cosa aspettarsi, quando una notte si sveglia di soprassalto nel suo letto nella Capanna 13. Ha i sudori freddi e il respiro mozzato, le sue dita tremano mentre stringe il lenzuolo leggero.

Accanto a lui Will si agita nel sonno, le sue labbra sono arricciate da una buffa smorfia che il moro interpreta come di felicità – forse è l’unico mezzosangue svincolato dall’odiosa “maledizione dei sogni di cacca” che affligge i semidei, sorride tra sé il figlio di Ade. Le braccia del biondo sono rilassate e protese verso la pozione di materasso che prima era occupata dall’altro ragazzo.

Il Re dei Fantasmi lo osserva intenerito, ma si riscuote quando un brivido gli attraversa la colonna vertebrale da cima a fondo.

Sa che è collegata al suo sogno, ma non riesce a capire se sia una sensazione positiva o meno. Sente solo che presto accadrà qualcosa.

E sa che quel qualcosa sarà legato a Bianca.

L’ha vista – e non la sua anima, ma proprio in carne ed ossa – tra le Cacciatrici, poi lei è svanita in un refolo di vento. Subito dopo Nico si è ritrovato su uno scuolabus pieno di bambini, si è guardato intorno: il più grande avrà avuto sì e no otto anni. Delle voci sommesse hanno attirato la sua attenzione, il loro suono era ovattato e quindi non ha capito a cosa si stessero riferendo, ha afferrato soltanto qualche parola sconnessa: “amico immaginario”, “pazza” e qualcosa che suonava come “stringere”.

L’ultima volta che il ricordo della sorella aveva attraversato le sue visioni era stato due anni prima, quando si era avventurato di sua spontanea volontà nel Tartaro. L’incubo in cui riaffiorava la morte della giovane si era ripetuto anche tempo dopo la sconfitta di Gea e il suo ritorno al Campo. Era riuscito a superare quel periodo soltanto grazie a Will e Reyna.

Nico è pieno di inquietudine a causa di quel sogno. Non ne parla con nessuno, neppure con il figlio di Apollo; ha mille ipotesi per la testa e non ha bisogno di qualcuno che gli causi ancora più confusione ponendogli mille domande.

Riesce a glissare l’argomento solamente per una giornata, perché quella seguente il biondo arriva, gli si piazza davanti a braccia incrociate e fissa i suoi occhi cerulei nei verdi dell’italiano.

– Avanti, – dice dopo aver ricevuto uno sguardo scettico dal moro – dimmi cosa ti succede.

Parla come se fosse uno strizza cervelli. Nico si chiude nel suo mutismo, ma forse quello che dovrebbe chiudere la bocca è Will: il dottore ha cominciato a parlare e sa che quando inizia, poi non si ferma più

---

Alzando gli occhi al cielo, si domanda ancora come il suo rompiscatole significativo sia riuscito a trascinarlo fin lì.

Hanno percorso in lungo e in largo tutta la Fifth Avenue, sono entrati da Macy’s e hanno finito pure col perdercisi dentro – ci sono un miliardo di corridoi, scalinate e piani intermedi, Nico non capiva più da che parte erano venuti.

Adesso sarà almeno venti minuti che sono in coda al McDonald’s, è ora di pranzo e il fast food è stato assaltato sia da newyorkesi che da turisti affamati.

Il figlio di Ade invece ha lo stomaco chiuso, l’odore di carne e patatine fritte gli sta dando la nausea. La sua testa è completamente da un’altra parte, persa in centinaia di riflessioni e ipotesi che mutano ogni secondo. Sa che Will lo sa, delle sue condizioni. Sa che il biondo vuole prenderlo per sfinimento; diventa più loquace quando è stanco, tutti i giri erano mirati a stancarlo – oltre che a comprare una nuova maglietta al giovane Solace, l’ultima è finita bruciacchiata uno dei falò della Casa di Apollo (più Leo).

Finalmente il cassiere chiama il loro ordine e Will si precipita a ritirare il cibo.

Finché il ragazzo si fa largo tra il mucchio di gente radunato di fronte alla cassa, l’italiano coglie l’occasione per guardarsi un po’ in giro.

La sua attenzione viene focalizzata da due figure che stanno ordinando. Sono un’anziana signora e una bambina sui cinque anni. La donna tiene per mano la piccola e quest’ultima tiene il braccio libero sollevato, come se fosse avvinghiata a qualcosa di invisibile.

– Bene, in tutto sono dieci dollari e ottanta – sta dicendo il cassiere, un ragazzo leggermente in sovrappeso, mentre batte sul monitor gli ordini.

– Nonna, aspetta! – esclama la bimba tirando la mano della signora. Quella si blocca con il portafoglio a mezz’aria e la osserva, confusa.

Il brusio del locale diventa improvvisamente ovattato e distante, anche la voce di Will, che gli si è appena affiancato con il vassoio in mano, è soltanto un ronzio.

L’attenzione del figlio di Ade è interamente catalizzata da quella minuta figura che sembra risplendere di un’aura chiarissima. La luce illumina la sua pelle olivastra e i suoi lisci capelli mori, enfatizza la spruzzata di lentiggini sul suo nasino all’insù.

Senza accorgersene, si è avvicinato a tal punto da distare solamente pochi passi dalle due.

– Che ti prende, tesoro?

La bambina gonfia le guance con aria imbronciata e indica un punto accanto a lei. – Mio fratello non ha ancora ordinato!

La nonna batte le palpebre, interdetta. Con un sorriso gentile, ma che nasconde una nota tirata, le ricorda che lei è figlia unica e suo fratello non esiste.

– Dici sempre così! – si infuria la bimba, pesta i piedi e i suoi grandi occhi verdi hanno un’espressione ferita – Dici sempre così, ma ti sbagli! Nico c’è sempre stato, sempre!

L’anziana guarda il cassiere con aria di scuse: – È la stessa storia, ogni volta – sospira rassegnata. – Bianca, smettila di fare queste scene! – si rivolge alla piccola con aria di rimprovero.

L’intero ambiente sembra diventare troppo stretto per Nico, gli manca l’aria, i brividi freddi percorrono la schiena e le ginocchia iniziano a tremare incontrollatamente. Deve uscire, andarsene di lì. Eppure non riesce a muoversi di un millimetro, rimane lì, fermo impalato, ad osservare la scena. Non si accorge del suo respiro, improvvisamente affannato e pesante.

È proprio quello che fa voltare i tre personaggi – più tre quarti del locale – verso di lui.

Il suo sguardo incrocia quello della bambina, Bianca.

Appena lo vede, quest’ultima libera la mano dalla presa della nonna, distende le labbra in un sorriso gigantesco e compie un passo verso di lui. La felicità brilla nei suoi occhi.

Fratellone!!

Il figlio di Ade rimane impietrito, il volto pallido e bloccato in un’espressione sconvolta. I battiti del cuore gli paiono rallentati, riecheggiano come colpi di tamburo nella sua testa, le ginocchia sono molli e le mani non riescono a restare ferme. La bocca dello stomaco si chiude, fa male come se lo avessero appena pugnalato. È sotto shock.

Avverte in lontananza la voce di Will che lo chiama e altre in sottofondo gridano.

Poi il buio lo inghiotte e si perde tra le tenebre.




Hola gente

Questa storia è ispirata a un headcanon che ho trovato su un post di Instagram, spero vi piaccia ^^

La cosa è molto What if? e non accadrebbe mai davvero, perché quando si rinasce il Lete cancella tutti i ricordi, ma mi intrigava l'idea di provare a scrivere una cosa del genere e spero di essere riuscita a rendere questa prima parte interessante

 Riguardo Macy's che è un caos, parlo per esperienza, io e una mia amica non riuscivamo più a venire fuori da lì sembrava davvero un labirinto XD

Ringrazio chi recensisce e anche chi legge e basta

Alla prossima gente

Adios

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Capitolo 2
*** Shock ***


 

 

Shock

Strizza le palpebre.

Dei raggi di sole filtrano dalle pesanti tende della Capanna Tredici. Nico prova a girarsi dall’altra parte, ma la luce lo disturba un’altra volta e lo porta ad aprire gli occhi. Sono segnati da profonde occhiaie scure, non dorme decentemente da quasi un mese.

Una profonda ombra d’inquietudine lo segue da quel giorno. Non ne ha voluto parlare con nessuno, soltanto a Will ha mostrato tutta la sua agitazione e il biondo è sempre rimasto al suo fianco – senza mai dire niente, perché entrambi sanno che le parole sarebbero vuote e futili.

Ha provato a domandare spiegazioni a suo padre, ma il dio degli Inferi è stato vago e ha glissato l’argomento, cosa che ha contribuito a far sentire il Re degli Spettri ancora peggio.

Quella mattina, il ragazzo si trascina fuori dalla Capanna solamente per isolarsi nel bosco. Ignora le persone che incrocia lungo il suo cammino, evita satiri e driadi e si nasconde alla vista di Chirone, che quasi sicuramente vorrà affibbiargli qualche nuovo semidio a cui mostrare il Campo – sia dannato il momento in cui Will l’ha convinto ad accettare, pensa storcendo il naso.

Si inoltra nella foresta, supera il Pugno di Zeus e girovaga alla ricerca di un punto ideale in cui stabilirsi. Non sa dire quanto tempo ci abbia impiegato, perso nei suoi pensieri com’è, un paio d’ore gli sembrano pochi minuti. Alla fine incontra sul suo cammino un paio di rocce piatte situate vicino al tronco di un albero e decide di fermarsi. Si siede sulle pietre e le sue dita, senza che lui nemmeno se ne accorga, iniziano a giocare con dei sassolini.

E poi i pensieri prendono il via.

Sono così veloci che persino la sua stessa mente fatica a starci dietro. Nulla ha senso, non riesce a spiegarsi un sacco di cose.

Prima tra tutte, quella bambina e la sua reazione quando l’ha visto. È frustrante per Nico non riuscirne a capire la motivazione: se anche fosse davvero la reincarnazione di sua sorella, perché si ricorda ancora di lui? Perché il Lete non le ha cancellato i ricordi? E perché suo padre, quando il semidio ha tirato fuori l’argomento, ha dato una risposta evasiva e ha cambiato questione?

Il ragazzo sospira pesantemente e si strofina con pollice e indice gli occhi stanchi. Ci sono troppi interrogativi che gli intasano la testa, sente che il cervello sta per esplodergli.

Se ne accorge a malapena, della mattinata e del pomeriggio che scivolano via come acqua tra le rocce.

Quando finalmente i suoi sensi tornano a curarsi dell’ambiente che gli sta intorno, il sole è già basso all’orizzonte e raggi infuocati filtrano tra i tronchi degli alberi. È sparito per tutta la giornata, ma poco gliene importa se si dovrà sorbire una qualche ramanzina da Will per essersi volatilizzato senza lasciare traccia – cosa a cui in realtà il dottore dovrebbe essere abituato, data l’abitudine del moro di trascorrere gran parte del tempo per conto suo in tranquillità e silenzio.

Si rimette in piedi e sente le sue ossa scricchiolare, i muscoli finalmente rilassati dopo essere stati a lungo nella stessa posizione.

Quando arriva in prossimità delle capanne, queste sono già rischiarate dalla luce delle torce e delle stelle. Non c’è nessuno in giro, saranno tutti a cenare e quindi Nico se la prende comoda; cammina in direzione della mensa con passo strascicato. Spera di arrivare quando il pasto sarà quasi finito, vuole vedere Will, ma vuole anche evitare di stare in mezzo a troppa gente chiassosa.

La mensa entra nel suo campo visivo e subito nota qualcosa di strano. Non c’è il solito chiasso che di solito anima le lunghe tavolate di semidei, non ci sono ragazzi che si alzano di continuo per fare il bis di una qualche pietanza. Chirone, che di solito cena tranquillo, stavolta è in piedi e tutti lo osservano.

Nico sente la bocca dello stomaco serrarsi. È di nuovo quella sensazione spiacevole. Inconsciamente inizia a camminare sempre più rapidamente, i passi lenti che pian piano si trasformano in una corsa affannosa. Ha il cuore in gola quando entra finalmente nello spiazzo adibito a sala ristoratrice.

Gli si ghiaccia il sangue nelle vene.

Qualcosa in lui crolla, si spezza, fa riaffiorare ricordi che credeva di aver accantonato e superato da anni, invece questi lo travolgono come un fiume in piena. E lui non può far altro che annegare.

Non è più sicuro di riuscire a controllare le sue reazioni, la vista è offuscata da tanti episodi che scorrono davanti ai suoi occhi. Episodi che ritraggono lui e sua sorella. Ma al viso di Bianca se ne sovrappone un altro, uno minuto e ancora paffuto, con i lineamenti da bimba.

Perché la bambina è lì sul palco, accanto a Chirone e a Grover, che osserva curiosa i ragazzini di fronte a lei e osserva tutto e tutti con gli stessi occhi luminosi che appartenevano a Bianca.





Hola gente

Rieccomi qui con il secondo capitolo, giuro che non sono sparita! Mi spiace che sia venuto piuttosto corto, ma se fosse riuscito più lungo ho idea che sarebbe risultato parecchio ripetitivo... Spero che la fine non riuslti troppo uguale a quella del primo capitolo (anche se qui Nico non sviene XD)

Come al solito il titolo del capitolo non c'entra un'emerita cippa con il contenuto, ma il giorno in cui riuscirò a dare un titolo azzeccato sarà da segnare sul calendario come miracolo XD

Spero di riuscire a metterci molto di meno per scrivere il prossimo capitolo, anche perché mi preme molto finire questa storia

Ringrazio chi lascerà una recensione e anche chi leggerà e basta

Alla prossima gente

Adios

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Capitolo 3
*** Accettazione ***


 

 

Accettazione

Nico ha impiegato settimane per ottenere una risposta degna di questo nome da parte di suo padre. Dalla sera in cui la bambina è stata presentata al padiglione della mensa, le sue domande si sono fatte più insistenti. Lui vuole, deve sapere.

– Può darsi che a volte gli Inferi si comportino in maniera un po’… uh, particolare con i miei figli – si è arreso alla fine il dio. – Il Lete li riconosce come qualcosa del suo mondo e la magia non sortisce lo stesso effetto che ha sugli altri semidei.

Altro di più il ragazzo non riesce a carpirlo, ma se lo fa bastare comunque. Per il resto, al Campo si allena con la spada nell’Arena, sta con Will, partecipa inaspettatamente alle attività serali ed evita più che può la ragazzina come se fosse la personificazione delle peggio pandemie. Si tiene alla maggior distanza possibile da Bianca. Il solo vederla fa riaffiorare in lui ricordi dolorosi, legati ad un periodo che Nico vorrebbe tanto poter cancellare.

La sua tecnica funziona per un po’, riesce a scappare da lei per quasi tre settimane: gli basta ignorare quella vocina nella sua testa che continua a ripetergli di affrontare il problema in questione, tanto non può scappare in eterno. Il Re degli Spettri si ostina a mandare al Tartaro la coscienza che ha un timbro incredibilmente simile a quello di Will – e sì che il figlio di Apollo ha avuto il buon senso di non tirar più fuori l’argomento quando era scattato e l’erba intorno a lui era d’improvviso ingiallita.

La voce dimostra di avere ragione, però, quando un giorno la ragazzina lo mette praticamente con le spalle al muro. La scena, vista dall’esterno, potrebbe essere quasi comica; un quindicenne dall’aspetto un po’ lugubre, che spesso mette in soggezione solo a vederlo, è messo all’angolo da un’angelica bambina alta nemmeno un metro e trenta.

Nico è andato a recuperare la faretra che Will ha di nuovo scordato al poligono di tiro e si è trovato di fronte a due occhioni verdi da cerbiatto e dall’aria molto intelligente. – Tu sei Nico, vero? – chiede la sua acuta vocina, ha un tono curioso e gentile.

Il figlio di Ade si scopre paralizzato sul posto, incapace di rispondere. Boccheggia nella speranza di trovare parole che però escono solo come suoni incoerenti e molto sconnessi.

– Perché non ti sei mai fatto vedere? Sono tre settimane che ti sto cercando per tutto il Campo.

Poco ci manca che si strozzi sul serio: l’espressione imbronciata che ha in viso è identica a quella di sua sorella, identica. L’impulso di scappare via è potente nel suo cervello, ma non produce alcun effetto sui muscoli, ancora congelati sul posto.

Già, perché l’ha evitata? Come lo spiega ad una bimba di quattro anni che lei è la reincarnazione di morta ancora prima che nascesse?

Nico boccheggia, incapace di rispondere. È come se quegli occhi gli stessero scavando dentro, privandolo di ogni difesa, e la sensazione non gli piace affatto. Ma non ha nemmeno idea di come cavarsi da quella situazione – potrebbe scaricarla in maniera rude, come si addice al suo modo di fare scostante, ma non ce la fa. Di fronte a quel viso è del tutto impotente.

– Non è come dovresti trattare una sorella! – si imbroncia lei.

E lì Nico è sul punto di dare di matto. Non ce la fa più, la diga dietro cui si è barricato si crepa e comincia a sgretolarsi, cedendo alla pressione di tutto quello che si è tenuto dentro per quelle tre settimane.

– Tu non sei mia sorella. Tu non sei lei! Sei solo la sua reincarnazione, ma non sei Bianca. Per cui smettila di assillarmi e lasciami in pace! Sei morta! – nemmeno si rende conto di aver cominciato a urlare, spaventando la bambina che adesso lo fissa con gli occhioni pieni di lacrime.

La sorpresa e la tristezza, però, lasciano ben presto spazio a un’altra emozione. Bianca trema di rabbia, quando la sua voce acuta ribatte: – Ho passato con te settant’anni al Casino Lotus! Ti ho cresciuto io, per cui non dire che non sono tua sorella!

– Solo per abbandonarmi dopo?!

Dovrebbe averla superata. Dovrebbe aver accettato che sua sorella avesse voluto unirsi alle Cacciatrici per essere libera dalle responsabilità, almeno per una volta nella vita, e che lo avesse lasciato da solo al Campo solo per poi non tornare mai più da lui. Dovrebbe aver imparato a convivere con il fatto che Bianca avesse scelto di rinascere per riprovarci dall’inizio, un’esistenza del tutto nuova. E invece no.

Dall’esterno dev’essere una scena alquanto ridicola: un quindicenne che sta urlando contro una bimbetta alta la metà di lui, ed entrambi che discutono di eventi successi negli anni Quaranta come se avessero più di ottant’anni.

– Ma sono tornata! Sono qui da te, adesso. E tu invece stai facendo di tutto per tenermi a distanza!

– Io non... Tu non dovresti avere alcun ricordo di me...

– Non lo so perché io sappia così bene che tu sei mio fratello e che mi ricordi tutte queste cose... – Bianca trema, mentre le lacrime le rigano le guance paonazze. – Ma mi rende triste vedere che tu scappi così mentre io provo ad avvicinarmi a te. – e poi la sua voce diventa un pigolio: – Io ho paura... Mi manca la nonna, questo posto è strano e tu... tu sei l’unico che io mi ricordi a cui poter chiedere aiuto...

Nico la osserva spiazzato. Mentre litigavano si è dimenticato che si trattasse di una bambina di appena quattro anni, sola e spaventata in un mondo el tutto nuovo.

E allora una realizzazione lo coglie. Anche lui era solo quando è arrivato al Campo, perché Bianca si era già unita alle Cacciatrici; era solo un po’ più grandicello, ma voleva sua sorella maggiore al suo fianco. Un punto di riferimento, qualcuno che potesse aiutarlo a combattere lo smarrimento e la paura. Adesso ha Will, Hazel, Reyna e Jason, ma se le ricorda le nottate in solitudine a desiderare ardentemente che la sua unica famiglia potesse essergli vicino.

Rivede se stesso in quella bambina. Quella bambina che adesso cerca lui come lui cercava Bianca.

Gli ci vorrà ancora del tempo per metabolizzare che quella ragazzina conserva davvero i ricordi e gli atteggiamenti della sorella che credeva morta e svanita per sempre; forse ci impiegherà mesi, o addirittura anni. Ma può iniziare con l’accettarlo. E accettare lei.

Si inginocchia a terra per essere allo stesso livello del suo viso e le prende le spalle scosse da piccoli singhiozzi. Abbozza un sorriso che forse è un po’ sbilenco, ma attira l’attenzione di Bianca e la fa calmare un pochino.

– Mi... mi dispiace – balbetta. – Possiamo... Posso aiutarti io, qui al Campo. Come un fratello, va bene?

E, con sua sorpresa, anche le labbra della bambina si distendono in un sorriso mentre annuisce raggiante. 

 

 

 

 

Hola gente

Dopo tre anni, finalmente anche questa storia è completa! Ho ultimato questo capitolo conclusivo in pochi giorni, colta da un'ispirazione che mi aveva abbandonato per moooolto tempo (almeno riguardo questa mini-raccolta) e così eccomi qua

Ovviamente Nico non ha ancora del tutto elaborato che sua sorella conservi ancora dei ricordi di lui anche dopo essere rinata, ma farà del suo meglio per elaborare e accettare la cosa. È un processo che non può essere liquidato in un solo capitolo, perciò ne ho soltanto gettato le basi

Ringrazio chi recensirà e anche chi leggerà e basta

Alla prossima gente

Adios

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