UNA PROMESSA

di TheMagician
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***
Capitolo 4: *** 4 ***



Capitolo 1
*** 1 ***


Vanessa si guardò intorno ammirando il salotto in cui l'avevano condotta.
Una malga di montagna con pareti in pino, un camino in pietra e svariati quadri che dipingevano paesaggi di vette innevate.
Aspettava con ansia l'arrivo degli altri ospiti, senza sapere cosa aspettarsi e la situazione la stava mettendo a disagio.

La locandina trovata per puro caso nella busta della spesa del supermercato di quartiere, proponeva una vacanza estiva immersi nella natura delle Alpi, con a disposizione tre mesi in cui alloggiare in un luogo munito di un prato immenso, un bosco con sentieri tracciati e un piccolo laghetto ai piedi dei maestosi giganti di pietra.
Diversi chilometri li separavano dalla prima città vicina e il regolamento generale proibiva loro di avere con sé computer e cellulari personali; di qualsiasi cosa avessero necessitato, avrebbero semplicemente dovuto chiederlo alle telecamere piazzate in ogni parte della casa e, al più presto, avrebbero ricevuto risposta.
Le scritte in grassetto evidenziavano di sbrigarsi perché la disponibilità era solo di sei partecipanti e quindi, i posti potevano esaurirsi da un momento all'altro.
Le era costato un occhio della testa quella gita fuori porta, ma dopo essere stata lasciata a casa dalla fabbrica per cui aveva lavorato diversi anni con la dichiarazione di bancarotta, aveva deciso di prendersi un anno sabbatico, in cui rilassarsi e rimettere in atto un piano.
 

Vanessa era la prima arrivata e nell'angosciante attesa, lesse una locandina messa a disposizione sul tavolo in legno, che diceva “Una vacanza alla ricerca di se stessi, per confrontarsi con altre persone e rispondere ai propri dubbi interiori”.
Sorrise scuotendo leggermente il capo e pensando che, forse, tre mesi sarebbero stati un po' troppi.
Abituata ai suoi orari, alla sua routine e alla solitudine, non era certa di essere in grado di interagire e di sopportare l'essere costantemente bombardata da energie esterne, emozioni contrastanti e problemi che sicuramente sarebbero suscitati da lì a poco.

La ragazza dai lunghi capelli color cioccolato si mordeva le unghie irrequieta, terrorizzata nel non sapere chi le sarebbe capitato; se un maschio o una femmina, giovane o vecchio.
Si voltò con il cuore il gola quando sentì la porta aprirsi e rimase di stucco quando, la persona tanto attesa, entrò a passo lento con un' aria spaesata, guardandosi intorno silenziosamente.

<< E' uno scherzo >> sbottò lei ad alta voce, ironizzando sarcasticamente alla vista di quell'uomo vestito di nero con pantaloni classici e una camicia inamidata dalle maniche arrotolate agli avambracci e abbottonata quasi fino al collo, mostrando un quadratino bianco.
Non riuscendo a trattenersi, scoppiò in una risata, coprendosi il viso con le mani.

Di risposta, l'uomo sorrise rimanendo impassibile alla riluttanza della ragazza che lo fissava avvicinarsi con un'espressione non troppo estasiata.
<< Non ci posso credere. Un prete. >> Rise nuovamente per l'esasperazione. Pensò subito di aver buttato via i soldi inutilmente.

Senza proferire parola, il nuovo arrivato andò a sedersi al tavolo centrale, stravaccandosi con poca grazia e puntando lo sguardo nel vuoto.
La situazione non stava procedendo nel migliore dei modi, il silenzio era calato improvvisamente come un velo nero e nessuno dei due sapeva come approcciarsi all'altro.
Alla fine fu Vanessa a cedere per prima, avvicinandosi per sedersi vicino all'uomo dal colletto bianco, saltando con una piccola spinta sul tavolo e lasciando le gambe a penzoloni.

<< Comunque sono Vanessa >> la voce era cambiata, mutando verso l'apprensione e la gentilezza e, lo sguardo dell'uomo afflitto, fu subito catturato.

<< Gabriel >> rispose con un mezzo sorriso e un cenno della testa.

Non ci furono strette di mano o baci sulla guancia, solo sguardi di curiosità e diffidenza.


<< Fammi indovinare. Se qui perché ti stai domandando se hai perso la fede o se Dio ti ha abbandonato visto che non ricevi più risposte da lui, eh? >>
Gli sorrise divertita, certa delle parole che stava pronunciato con ilarità, cercando di smorzare la tensione e di creare un clima giocoso.
Lui accettò il suo strano modo di intavolare una conversazione ridendo senza fare rumore e annuendo con la testa.
Comparvero due fossette a lati della bocca, seguito poi da un gesto della mano nel lisciarsi all'indietro i capelli corvini, pettinati con il gel.
Vanessa capì subito che evidentemente il suo nuovo amico aveva fatto male i conti o aveva semplicemente fatto una scelta sbagliata. Era giovane, non gli dava più di una quarantina d'anni e l'aspetto fisico non era da scartare, quindi non c'era da meravigliarsi se fosse in crisi esistenziale per la sua fede.

<< E tu perché sei qui? >> chiese curioso, inclinando il capo di lato e incrociando le braccia al petto.
<< In verità non lo so nemmeno io. Un periodo della mia vita in cui mi sento senza uno scopo e ho pensato che questa vacanza potesse aiutarmi a trovarne uno. >>
Alzò le spalle non sapendo che altro aggiungere e Gabriel non provò ad insistere, ma continuò ad annuire, capendo la situazione.
Di nuovo stava scemando il silenzio e Vanessa provava un senso di irrequietezza misto imbarazzo.

Fortunatamente, a salvarla dal ridere come una pazza per la follia delle circostanze, fu l'aprirsi della porta, facendo accomodare un ragazzo alto e coi capelli dorati.
Un sorriso smagliate e un gesto della mano in segno di saluto.
<< Salve >>
Vanessa salutò con un gesto incerto della mano, seguita dal solo chino di capo del suo coetaneo.

Ma dove sono capitata”.


***ATTENZIONE***
Ciao a tutti!
Volevo precisare che, non avendo potuto inserirlo fra le scelte di EFP, GABRIEL viene interpretato dall'attore Hamish Linklater, prete protagonista nella serie Midnight Mass.
Spero che vi piaccia! 
Buona lettura! 

 

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Capitolo 2
*** 2 ***


La sera calava dolcemente, con i suoi colori freddi e scuri, intenti a prendere il posto del calore del tramonto che pian piano scompariva dietro le montagne.
 

<< Ma gli altri tre si sono persi? >>

Vanessa si decise a prendere le redini della situazione, visto che nessuno si azzardava a parlare per primo.
<< Non te l'hanno detto? >> chiese Michael, presentatosi pochi minuti prima con una semplice stretta della mano.
Era seduto comodamente sul divano con una chitarra in mano, intento ad accordare le corde.

<< Detto cosa? >> chiese guardandosi intorno domandandosi se fosse l'unica scema ad essere all'oscuro di tutto.

<< Siamo divisi in due settori. Tre ospiti in un piano e tre ospiti un altro. Noi siamo qui e gli altri tre a quello superiore. Non possiamo scambiarci le stanze o fare loro visita. >>
Vanessa rimase in ascolto incredula, non capendo bene la situazione.


Emise un lungo sospiro per mantenere il controllo, cercando di non dare di matto.
Si rassegnò all'assurdità delle circostanze. Le sembrava l'inizio di una barzelletta: Lei, per nulla credente, un prete e come terzo coinquilino un ragazzo dall'aspetto tipico di un surfista australiano, abbronzato e massiccio.

<< D'accordo. C'è altro che dovrei, anzi, dovremmo sapere? >>

Si girò verso l'uomo in camicia, ma sembrava non essere attento o comunque per niente interessato alle spiegazioni generali.
<< Due stanze da letto, una per noi maschietti e una per te, con due bagni divisi ovviamente. Questa è la sala principale e non c'è altro. Ah, possiamo uscire quando volgiamo entro i limiti, e utilizzare tutto quello che c'è qua dentro. Se necessitiamo di altro, ci rivolgiamo alle telecamere. >>
Concluse abbastanza soddisfatto puntando l'indice verso dei rettangoli con una lente al centro posizionate ai quattro angoli della stanza.
Come se le avesse detto di aver vinto alla lotteria, Vanessa scese dal tavolo con un balzo e si diresse verso i fornelli.

<< Preparo una tisana, qualcuno gradisce? >>

Di risposta Michael annuì e Gabriel fece il classico cenno di testa.


Una volta acceso il fuoco e appoggiata sopra la teiera, tornò da Gabriel per sedersi di fianco a lui questa volta, cercando di ripartire da zero.

Non vedeva di buon viso né la Chiesa né i preti, ma volente o nolente, doveva per forza sforzarsi di conviverci.
Prese posto sotto le note di Johnny Cash che Michael stava suonando, senza badare loro di sguardi, come se fosse estraneo alla situazione.
<< Allora Gabriel, ricominciamo, che ne dici? Ah, giusto per mettere in chiaro. Non aspettarti che ti chiami “Padre” o cose simili. >> Gabriel sorrise alla sua premessa, senza aggiungere niente.

A suo modo quella ragazza sapeva essere spiritosa e divertente; era nata per stare in mezzo la gente, per chiacchierare e raccontare storie.

Sapeva amalgamarsi a qualsiasi persona e qualsiasi carattere, attaccava bottone con chiunque senza limiti o timidezza.


<< Che cos'è che ti turba? >> chiese mantenendo una certa serietà.
<< I miei pensieri mi turbano. Come demoni nel buio pronti a tendere un agguato appena volto loro le spalle. >>

Gabriel parlava lentamente, fissando il tavolo e gesticolando leggermente per enfatizzare la spiegazione fantasiosa.
<< Beh, tutti abbiamo dei demoni nascosti e molte volte non sono esattamente dietro l'angolo o nell'armadio. Se non li puoi cacciare, accetta la loro presenza. >> Fece spallucce con semplicità.

Gabriel sbuffò abbassando lo sguardo, non sapendo se continuare oltre la conversazione.

<< Non è così semplice >> disse sottovoce, più a se stesso che a lei.

<< Non lo è, ma la consapevolezza ci rende più forti. E' normale porsi delle domande e mettere in discussione le proprie decisioni. Siamo essere umani, non robot. Non era Dio ad aver dato il libero arbitrio? >>
Si avvicinò maggiormente, inclinando la testa di lato per rendersi più amichevole e cercando di catturare lo sguardo dell'uomo che non ne voleva sapere di guardarla negli occhi.


Vanessa percepì che c'era qualcosa di più, di semplici demoni nella testa.
Qualcosa nella sua vita lo aveva traumatizzato e sconvolto a tal punto di scegliere di intraprendere un viaggio come quello.
<< Gabriel >> insistette Vanessa e finalmente lui alzò il viso.

<< Prima di essere figlio di Dio o di essere un prete, sei un essere umano. Ricordatelo. >>

Un piccolo sorriso emerse dalla triste piega che aveva preso il suo viso.

Ad interromperli fu il fischiare della teiera e con uno scatto veloce, Vanessa andò a preparare un vassoio con tazze fumanti e biscotti da portare a tavola, richiamando anche Michael, che per tutto il tempo non li aveva presi in considerazione.

 

Bevvero la bevanda bollente in silenzio, fissando punti ciechi della stanza, con il cielo ormai completamente buio oltre di loro.
Nessuno necessitava di andarsi a cambiare o andare a disfare le valige e nessuno si convinceva ad intraprendere un discorso.

Il ragazzo biondo sembrava assorto nei suoi pensieri e nel suo mondo, come se niente e nessuno potesse disturbarlo dal suo stato di rilassamento.

Vanessa era incerta se lavorare su l'approccio con Gabriel e quando si decise, alzando la chioma di capelli ondulati, vide che due occhi color caffè la stavano scrutando con un certo interesse.
Si mise dritta e composta, assecondando la competizione, aspettando di vederlo cedere e dopo poco, lui tornò a guardarsi le mani sorridendo.


<< Cos'è che ti fa ridere? >> chiese lei, non capendo la sua reazione.
<< Niente, mi ricordi tanto una persona. >> Prese a torturarsi le mani e i suoi occhi scorrevano frenetici come se stessero vedendo le immagini dei suoi ricordi.
Vanessa rimase in silenzio, aspettando una risposta che non tardò ad arrivare.
<< Assomigli molto alla persona che ho amato di più nella mia vita. >>

Ci fu una lieve pausa e un lungo sospiro. Anche Michael alzò la testa dal suo strumento per ascoltare.
<< Mia sorella Mary >>.
Il dolore si appropriò della sua espressione e del suo viso, facendogli comparire diverse rughe di dispiacere.
<< Hai amato? >> sottolineò Vanessa con una certa tensione in gola.

Nonostante la spavalderia e l'audacia che caratterizzavano quella ragazza dagli occhi di miele, aveva una sensibilità inaudita. Riusciva sempre a leggere dentro le anime e capire l'umore nonostante il tentativo degli altri di camuffarlo.
Sapeva gioire della felicità altrui e al contempo, soffrire del loro dolore.
Come una spugna assorbiva le energie e le emozioni, rendendole proprie.
<< E' morta cinque anni fa, era gravemente malata >> la voce gli si spezzò in gola e gli occhi gli divennero lucidi.

 

Vanessa capì che non era il caso di andare oltre e che per quel giorno, poteva bastare.

Gli si avvicinò appoggiandogli una mano sulla spalla e lui di scattò alzò la testa per guardarla con gli occhi arrossati.
<< Immagino che, come dite voi, ora sta bene ed è nella casa di Dio. >>
Non aggiunse altro e Gabriel annuì, non del tutto convinto.
Vanessa pensò che fosse quella, la causa della sua presenza e del suo malessere; probabilmente non era certo che lei fosse in Paradiso o forse, non condivideva i piani di Dio.
<< Ragazzi, direi che per oggi basta. Che ne dite se andiamo a letto? >>

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Capitolo 3
*** 3 ***


Una luce accecante si intromise fra le tende bianche ricamate, illuminando la piccola stanza arredata solo con letto matrimoniale, una cassettiera con specchio e una sedia per appoggiare i vestiti.
Vanessa si alzò lentamente, stiracchiandosi e andando alla finestra per ammirare il paesaggio che si estendeva oltre il vetro.
Il verde nelle sue più svariate sfumature e il cielo limpido.

Senza guardarsi troppo allo specchio, infilò le ciabatte e si diresse verso la solita sala da pranzo inglobata con la cucina.

 

Un open space molto ampio e luminoso, con una parete dedicata solo a libri e giochi in scatola.
Come entrò nella stanza constatò di essere la prima e guardando l'orologio notò che infatti erano solo le otto della mattina.
Essendo di buon umore e non avendo molto da fare, si cimentò a preparare la colazione per tutti; quindi, frugando in giro e aprendo tutti i cassetti, apparecchiò la tavola con una tovaglia a scacchi bianca e verde, tovaglioli di carta e posate in acciaio.
Tazza grande per il latte e una piccola per il caffè, abbinati a sacchetti misti di biscotti, cereali e pacchetti di fette biscottate.

Attivò il tostapane e mise vicino alle varie postazioni marmellate e miele.
Mentre indaffarata preparava la moka, una seconda figura entrò nella stanza, ammirando il lavoro che aveva fatto.


<< Buongiorno >>

A quelle parole Vanessa saltò sul posto, non essendosi accorta della presenza a cui apparteneva la voce.

<< Cristo Santo! >> urlò facendo un lungo sospiro e quando vide la faccia contraddetta di Gabriel, si pentì subito di quell'affermazione.
<< Oh, pardon >>.

Lui sorrise chinando il capo, accettando le scuse senza essersi offeso veramente e, continuando a guardare la tavola imbandita, andò a prendere posto.
Vanessa aveva subito notato il fatto che nonostante vestisse la classica camicia nera, non portava il collarino ecclesiastico.
Evidentemente non si sentiva più a suo agio in quelle vesti e comunque non ritenne necessario farglielo notare.


Quando la moka finì di brontolare, anche lei si accomodò a capotavola, servendo il caffè sotto lo sguardo di Gabriel che non smetteva di toglierle gli occhi di dosso.
Sembrava quasi volesse leggerla dentro, capire i suoi pensieri o sapere cosa le passava per la testa.

<< Perché non mi parli un po' di te, Vanessa? >> chiese lui iniziando a servirsi.
<< Cosa ti posso dire, mi piace molto leggere e ascoltare la musica, sopratutto anni settanta e ottanta. Quella sì, che è roba buona! >> Tutti e due risero all'enfasi che stava mettendo nella sua descrizione personale.
<< Amo andare a cavallo, anche se ormai sonno anni che non pratico più, tra il lavoro che, tra parentesi, ho appena perso e impegni vari, non sono più riuscita a starci dietro. >>

Gabriel l'ascoltava incantato perdendosi nei suoi occhi espressivi e al contempo indecifrabili, seguendo ogni gesto della mano, ogni ciocca di capelli spostata dietro l'orecchio e ogni espressione buffa che compariva durante le affermazioni sarcastiche.
<< Il tuo lavoro ti piaceva? >> continuò a domandare curioso come un bambino piccolo che pone sempre mille domande per scoprire il mondo e quello che lo circonda.

<< Stavo in una fabbrica. Non era niente di speciale ma neanche da denigrare. Al mondo bisogna lavorare per vivere e quindi si prende quel che viene. A volte ci si accontenta >>.

Sopra la testa di Gabriel comparvero dei punti interrogativi, non trovandosi d'accordo con il suo pensiero.

<< Quindi hai fatto un lavoro diciamo mediocre e non solo non ti dava nessuna emozione, ma ti ha tolto il tempo di fare le cose che amavi. E ora di ritrovi qui. Non dovresti sprecare la tua vita.>> Argomentò il suo ragionamento come se non facesse una piega, senza alterare il tono di voce e senza cambiare espressione.

 

Ma quelle parole fecero ribollire il sangue nelle vene a Vanessa, che non accettava che uno sconosciuto le impartisse lezioni di vita, non sapendo niente di lei.
<< Invece scommetto che tu hai vissuto l'infanzia come un ragazzino apatico e solitario, dove la tua famiglia ti ha inculcato in testa chissà quali idee, magari fanatici anche loro della Chiesa, dato il tuo nome di nascita e quello di tua sorella. >>

Si alzò in piedi con lentezza per avviarsi lentamente verso il suo interlocutore, come una serpe che striscia silenziosa al suolo, avvicinandosi cautamente alla sua preda per coglierla di sorpresa e ucciderla.
Gabriel smise di mangiare, deglutendo a fatica l'ultimo boccone.
Sì sentì morire dentro e una sfilza di ricordi ritornarono a galla dal passato, inondando il cervello di impulsi e messaggi dolorosi.

<< Hai passato chissà quanto tempo a studiare con il naso sui libri e partecipare a seminari per diventare prete, togliendoti ogni libertà di amare qualcun altro e avere una famiglia, togliendoti la libertà di assecondare ogni istinto, vizio e capriccio, passando le giornate segregato fra quattro mura a pregare un Dio che molto probabilmente non esiste. Forse, quello che sta sprecando la sua vita, sei tu. >>

lo accusò con l'indice puntato verso la sua faccia e di risposta, rimase pietrificato, senza proferire parola. Lo aveva decisamente messo al tappeto.

 

In quel momento entrò Michael che, assistendo alla scena, rimase leggermente scosso.

<< Momento sbagliato? >> chiese impaurito di prendersi anche lui la sua porzione di parole di prima mattina.

Nessuno dei due rispose e dopo essersi fissati per secondi interminabili, Vanessa tornò a sedersi.
Subito i sensi di colpa le graffiarono corpo e mente come un gatto che striscia gli artigli al muro per affilarli.

Era stata davvero dura e lo sguardo di Gabriel glielo aveva confermato.
<< Vogliate scusarmi >> disse quasi sottovoce e senza degnarli di uno sguardo, si alzò pulendosi le mani dalle briciole, uscendo poi fuori dalla malga per andare in direzione del laghetto.

 

<< Cazzo >> sbottò Vanessa, schiaffeggiandosi mentalmente per la scenata appena fatta.

<< Il buongiorno si vede dal mattino, eh? >> rise Michael, cercando di sdrammatizzare.

<< Mi ha detto che sto sprecando la mia vita. Ho reagito un po' male. >> ammise lei abbassando la testa come un cane bastonato.

<< Un po'? >> ironizzò il biondo, affondando due biscotti insieme nel caffè-latte.

<< Un po' tanto >> concluse alla fine, scuotendo la testa e sbuffando.

<< E cos'è che ti ha fatto imbestialire? Il fatto che abbia parlato a sproposito o il fatto che ci abbia azzeccato? >> Vanessa lo fulminò con lo sguardo.

Stava girando il dito nella piaga e quel era peggio, aveva maledettamente ragione.
Non era l'unica ad aver fatto centro nell'oscurità dell'anima di una persona fragile e capì che, discutere a suon di frecciatine, non poteva funzionare.

<< Forse è il caso che gli parli >> intervenne pulendosi la bocca con il tovagliolo, alzandosi poi per mettere nel lavello le stoviglie sporche.

<< Non chiederò scusa, è stato lui quello inopportuno >> precisò decisa, mettendo in chiaro la questione.

<< Non l'ho detto. Parlagli. Lui deve subirsi tutti i giorni confessioni di gente che non fa altro che lamentarsi della propria vita noiosa e dei loro peccati. Magari necessita anche lui di sfogarsi. >>

Vanessa annuì senza controbattere, ritrovandosi nuovamente d'accordo con lui.


Dopo aver fatto un lungo respiro per mettere in chiaro le idee, si decise per andare a disfarsi del pigiama, indossando una t-shirt nera e un paio di jeans strappati.

Una volta pronta e con le scarpe ai piedi, uscì fuori dalla porta aguzzando la vista per capire se il diretto interessato fosse nei paraggi.

Respirò a pieni polmoni l'aria pulita e mite, facendosi coccolare dai raggi caldi del sole estivo, mettendosi una mano davanti agli occhi per vedere meglio in lontananza.
Optò per scendere al laghetto, le sembrava la prima opzione sensata e dopo dieci minuti di camminata in discesa sul prato brillante e accuratamente tagliato, raggiunse la meta.
Vide una figura vestita di nero seduta sul ponticello, con la schiena ricurva in avanti e le gambe a penzoloni.

I tacchetti dei texani color cuoio che indossava, si fecero sentire sonoramente ogni passo sulle assi di legno, ma non fecero voltare la figura che fissava l'acqua limpida e immobile.
In silenzio Vanessa prese posto vicino a lui, copiando i suoi gesti e la sua posizione.

 

<< Non è meraviglioso? >> fu Gabriel a tagliare il silenzio, continuando a contemplare il cielo e le montagne.

<< Sì, lo è >> rispose lei impacciata, indecisa se cambiare subito discorso o aspettare una ramanzina riguardo al suo carattere imprevedibile.

<< Gabriel, io... >> provò a intavolare una frase di scuse, ma lui si girò si scatto inchiodando i suoi occhi profondi in quelli di lei, che illuminati dal sole, brillavano come ambra.

<< Non ti preoccupare >> la rassicurò con un lieve sorriso di apprensione.

<< Vorrei che mi parlassi ancora di te >> continuò a fissarla e in quel momento il battito del cuore di Vanessa accelerò, premendo forte contro la cassa toracica.
Il modo in cui aveva pronunciato quelle parole e lo sguardo insistente le fecero tremare per qualche secondo.
Tornò a guardare dritta davanti a lei, cercando di rimettere in ordine la confusione che aveva in testa, provando a tirare fuori qualcosa di sensato, visto che continuava a non capire perché fosse così fissato con la sua vita privata.

<< Il mio colore preferito è il viola. >> buttò fuori tutto d'un fiato.

Passarono almeno tre secondi prima che entrambi scoppiassero una sonora risata.
Gabriel mostrò un sorriso sincero e smagliante e anche lei trovò buffo la stupidaggine che aveva appena detto.

<< Scherzi a parte, vorrei che mi dicessi come mai hai scelto di intraprendere quest'avventura. >>

Ritornarono seri e Gabriel sembrò accigliarsi.

Lei percepiva la difficoltà nel tirare fuori le parole giuste, riusciva quasi a toccare la sua paura; quella di non essere capiti, di sembrare deboli o fragili.
Aspettò fino a che non trovò da solo il modo per iniziare.

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Capitolo 4
*** 4 ***


Il cinguettio degli uccelli risuonava come una melodia armoniosa di sottofondo, mentre Gabriel continuava a fissare il laghetto, con un groppo in gola che non gli permetteva di parlare.
<< Sono qui esattamente per il motivo che hai detto tu. Credo di aver perso la fede. Mi sento smarrito come una pecora qualsiasi, inutile >> fece un lungo sospiro e abbassò lo sguardo, come se si stesse vergognando delle sue stesse parole.

Vanessa rimase in silenzio, lasciandogli il tempo di metabolizzare.


<< Mary aveva solo ventiquattro anni quando è morta. Non sono riuscito ad evitarlo. >>
Il dolore tornò a farsi sentire e a farsi vedere sul suo volto segnando dei solchi profondi.
<< Cosa le è successo? >> chiese timidamente Vanessa, cercando di non eccedere oltre il limite del consentito.

<< Tutto è iniziato quando aveva vent'anni, in una sera d'inverno, con la nebbia fitta e lei era alla guida. Dopo un corso serale di danza, stanca morta, stava facendo ritorno verso casa. Non si accorse dell'attraversamento pedonale di una signora anziana e la prese in pieno, facendo volare il corpo a qualche metro di distanza. >>

Ci fu un momento di pausa dove entrambi rimasero col fiato sospeso.

<< L'impatto non è stato eccessivamente forte, ma la donna aveva sbattuto in malo modo la testa. Emorragia celebrare, non c'è stato niente da fare. >>
Gli occhi di Gabriel si fecero lucidi, ma comunque desiderava di buttare fuori quel macigno sul cuore che pesava come una montagna, tanto da soffocarlo.

 

<< Da quel momento non fu più la stessa. Dopo il ritiro della macchina e della patente e del dolore causato alla famiglia dell'anziana, andò completamente fuori di testa. Incominciarono gli incubi di notte, che poi la perseguitarono anche di giorno. Diceva di sentire delle voci che continuavano a tormentarla su quello che aveva fatto. Le dicevano “assassina” e “colpevole” e che l'avrebbe pagata per quello che aveva fatto. Era convinta che prima poi qualcuno sarebbe venuto a riscuotere il suo debito. Mietitrice di una vita e una vita doveva restituire. I nostri genitori, troppo chiusi mentalmente, dissero che solo Dio e le preghiere potevano salvarla e quindi decisero di non portarla in una clinica psichiatrica. Io vivevo a pochi chilometri di distanza, praticando in una chiesa di un quartiere decisamente piccolo. Diedero a me l'incarico di aiutarla, di salvare la sua mente e la sua anima, volendo costringermi a tornare a vivere a casa con loro. Ovviamente mi opposi, non potevo permettere che non venisse curata adeguatamente da specialisti, ma non ci fu verso. Così facevo avanti e indietro più volte al giorno dalla canonica di quartiere a casa dei miei genitori, mentre il week-end mi dedicavo esclusivamente alla mia parrocchia e alle messe. Mary peggiorò. Smise di mangiare, di parlare, era diventata un fantasma e la sua agonia durò quattro anni, finché una domenica mattina, mamma e papà non la trovarono appesa ad un cappio in camera da letto. >>

 

Vanessa cercava in tutti i modi di reprimere le lacrime che ormai scendevano copiosamente sul viso, appannandole la vista.
Non sapeva cosa dire, come aiutarlo.

Avrebbe voluto estirpare tutto il suo dolore e metterselo sulle spalle, aiutandolo a sollevarsi di quel fardello per permettergli una tregua.

<< Gabriel... >> la voce le si spezzò in gola.

<< Non sono riuscita a salvarla, non ho potuto fare niente. Era compito mio e ho deluso tutti. Ho permesso che si togliesse la vita, che razza di fratello fa una cosa simile? Ho chiesto mille a volte a Dio il perché. Perché mi ha portato via l'unica cosa nella mia vita a cui tenevo di più!? Perché proprio lei, così bella, così giovane e piana di vita? >>

Solo allora dalla rabbia scoppiò in lacrime, senza riuscire a contenersi.

Vanessa avrebbe voluto tanto abbracciarlo, dirgli che prima o poi le cose dentro di lui si sarebbero aggiustate e che solo il tempo poteva guarire le ferite, ma non lo fece.

<< Non è stata colpa tua. Non era compito tuo badare alla sua salute mentale e alla sua vita. E non è colpa tua se i tuoi hanno deciso di tenerla con loro piuttosto che metterla in psichiatria, anche se era l'unica scelta giusta da fare. Forse volevano tenerla vicina, nella paura di non sopportare la lontananza. Ma una cosa è certa. Tu hai fatto tutto il possibile e sei stato un bravissimo fratello maggiore. Avevi la tua vita da vivere e Mary la sua. Sacrificarti, non sarebbe servito. Se, come dici tu, è stato il piano di Dio o che ne so, allora prima o poi l'inevitabile sarebbe accaduto. Sai, una volta ho letto una frase che diceva “Non muore mai chi vive nel cuore di chi resta”. Mary è qui, è con te e lo sarà sempre. Adesso ti senti perso e confuso, non è facile e non lo sarà per molto tempo. Ma le cose non accadono mai per caso e se sei qui, allora forse Dio ti sta mandando un segnale. Evidentemente in questo momento sei troppo cieco per vederlo, ma è chiaro che sta cercando si riparare la tua anima.>>

Non credeva neanche ad una parola di quello stava dicendo su Dio e sulle possibili ragioni mistiche, ma se serviva ad aiutare un uomo distrutto dal dolore, allora avrebbe fatto qualsiasi cosa.

 

Gabriel si voltò di scatto e guardò Vanessa come se davanti a lui fosse appena apparso un angelo in carne e ossa.

L'espressione meravigliata fece confondere la ragazza che, con fatica, era riuscita a smettere di lacrimare.
<< Non lo so se mi stia parlando, ma di sicuro concordo che le cose accadono sempre per una ragione. Non è un caso che tu riesca a leggermi come un libro aperto, che le assomigli e hai molto in comune con lei. >>
Non aggiunse altro e Vanessa non seppe come interpretare quella frase, ma in quel momento erano entrambi scossi, non serviva indagare oltre.

<< Forse è il caso di tornare >> concluse lei alzandosi in piedi, pulendosi i jeans dei residui di legno del ponticello.

Gabriel seguì il suo esempio annuendo e sistemandosi anche lui i pantaloni scuri.

 

*

 

<< Finalmente >> sbottò Michael, girando le carte da gioco nell'intento di vincere un solitario.

<< Bene ragazzi, è il caso che troviamo qualcosa da fare, sennò non arriva più sera. >>
Vanessa, come al solito, prese le redini della situazione mentre i due si fissavano con un'aria non troppo convinta.

<< Io saprei bene come passare il tempo >> ammiccò maliziosamente Michael in direzione di Vanessa, che lo guardò ridendo.

<< Non credo proprio, Casanova >> sbuffò alzando gli occhi al cielo, comunque divertita.

<< Possiamo sempre chiedere al prete se si aggiunge a noi >> questa volta il tono mutò in aria di sfida, mettendosi sulla linea di attacco.

<< Non mi interessa >> rispose Gabriel senza scomporsi.

Michael si avvicinò assottigliando lo sguardo, cercando di capire quale fosse il suo punto debole per andare a colpire.

<< Adesso non ti interessa più? Accidenti! Non sembra da come la guardi! >> la sua voce era riluttante e il viso abbronzato stava prendendo una brutta piega.

Vanessa non capì questo cambio improvviso di umore.

<< Ehi, calma adesso >> cercò di avvicinarsi, mentre Michael lentamente avanzava verso il suo nuovo rivale.

<< Sei geloso per caso? >> Vanessa ammonì Gabriel con lo sguardo, visto che non era d'aiuto a provocarlo in quel modo.

<< Geloso io? Di una prima donna che frigna su quanto la vita faccia schifo? Ma ti sei visto in faccia? E tu saresti un uomo! >> Michael perse completamente le staffe e il lume della ragione, tanto che non fece in tempo a scaraventarsi contro Gabriel che Vanessa si mise davanti al suo corpo per fermarlo con le mani sul suo petto muscoloso.

<< ADESSO BASTA! FINISCILA! >> Gli urlò contro furiosa.

Michael fermò la scenata, mantenendo lo sguardo fisso verso il prete che non dava segni di cedimento a quella gara di sguardi.

Poi fece un lieve sospiro, tornò agli occhi di Vanessa che gli implorava silenziosamente di calmarsi e senza aggiungere altro, si diresse verso la camera da letto.

Si sentì a pezzi e sconfitta. Erano solo a metà mattina e già non ne poteva più.

Non era sicura che sarebbe riuscita ad arrivare a sera tutta intatta e senza dare di matto.

<< Non capisco cosa gli sia preso >> intervenne Gabriel, confuso da quello che era appena successo e ferito dalle affermazioni che aveva ricevuto con cattiveria.

<< Non era abbastanza chiaro? >> chiese sarcasticamente e senza badare oltre, si incamminò per la seconda volta a calmare le acque.
Erano lì da un giorno e già stava succedendo il finimondo. Tre mesi l'avrebbero portata all'esaurimento mentale.

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