King of my Heart - libro 1

di Danny Fan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Come tutto cominciò ***
Capitolo 2: *** Cordonia ***
Capitolo 3: *** Il ballo in maschera ***
Capitolo 4: *** Il Derby ***
Capitolo 5: *** Pioggia di stelle ***
Capitolo 6: *** I momenti nel mezzo ***
Capitolo 7: *** La Regata ***
Capitolo 8: *** Fulmine a ciel sereno ***
Capitolo 9: *** Applewood Manor ***
Capitolo 10: *** La Caccia ***
Capitolo 11: *** Una nottata movimentata ***
Capitolo 12: *** La residenza Beaumont ***
Capitolo 13: *** La Beaumont Baldoria ***
Capitolo 14: *** Il Ballo ***
Capitolo 15: *** Il Complotto ***



Capitolo 1
*** Come tutto cominciò ***


Capitolo 1 – Come tutto cominciò
 
 
Era la sera dell’incoronazione.
Era il suo momento.
Quella sera, il principe Ruark avrebbe scelto la sua sposa.
 
 
Il cuore di Raily palpitava di nervosismo.
Davanti al grande portone dorato della sala da ballo, si lisciò la vaporosa gonna dell’abito blu egiziano che aveva scelto per quella notte così importante. Brillava di mille piccoli zirconi, e il tulle non faceva che risplendere sotto le luci dei grandi candelabri appesi al soffitto decorato.
La superficie del portone era talmente lucida da potercisi specchiare, e Raily guardò la sua immagine riflessa; i suoi occhi azzurri apparivano un poco ansiosi, la bocca carnosa appena stirata per via dell’ansia. I capelli almeno erano in ordine. Neri, un poco mossi, erano acconciati con arte, per quella sera in modo diverso dalla sua abituale pettinatura.
Poi la porta si mosse, cancellando quell’immagine, e il salone da ballo si spalancò davanti a lei.
 
La sala era gremita, ma Raily riuscì a scorgere comunque Hana a poca distanza.
Si accostò, “Eccoci qui”, sospirò, sorridendo all’amica.
“Il blu ti sta d’incanto. Il principe non riuscirà a toglierti gli occhi di dosso”.
Il sorriso di Raily si spense un poco, impercettibilmente, e i dubbi ripresero a vessarla.
“Tutto ok?”.
“Sì...”.
“Ha! Potrà anche piacergli il suo aspetto, ma quando si tratterà di scegliere chi regnerà al suo fianco, Ruark saprà chi è di noi quella più adatta”.
Raily e Hana lanciarono un’occhiata a Olivia, fasciata nel suo abito rosso che evidenziava il colore altrettanto acceso dei suoi capelli color fiamma.
“Beh, che vinca la migliore”, rispose Raily, sentendo il suo spirito competitivo riaccendersi.
Olivia rise, “Di questo sono sicura”.
Uno squillo di tromba mise fine a quell’infausta conversazione.
L’araldo annunciava l’arrivo del principe.
Le porte si spalancarono, e Ruark incedette con passo elegante fin dentro il salone.
Quella sera indossava la sua uniforme ufficiale, un abito nero con gli onori sul petto, ed era davvero bellissimo. La sua pelle d’ebano prendeva delle sfumature ambrate alla luce delle candele, e i suoi occhi blu scuro ridevano. Raily considerò la sua cara figura e ciò che le faceva provare. E fu di nuovo così insicura...
“Sta venendo da questa parte”, si rese conto Hana.
In poco tempo ebbero tutti gli occhi puntati addosso.
“Raily”, disse lui, fermandosi ad un metro da lei, “Posso avere questo ballo?”.
“Con piacere”.
Le prese la mano e la portò al centro della sala. Quando l’orchestra iniziò a suonare, Raily si ritrovò a volteggiare leggera in un valzer aggraziato.
“E pensare che solo pochi mesi fa non conoscevo nemmeno un passo di danza”.
“E ora nessuno direbbe che non sei nata in questo ambiente”, il suo volto si imbronciò, “Spero che tu non abbia rimpianti per essere venuta qui”.
“Perchè dici così?”.
“Beh, sono successe un sacco di cose, e...”.
Mentre la musica scemava, Ruark fece scivolare la mano sul fianco di lei e cercò il suo sguardo, “Devo parlarti”, sussurrò.
“Va tutto bene?”, gli chiese Raily.
“Mi è risultato impossibile avere anche solo un momento per parlare con te negli ultimi giorni. Ma devo sapere...”.
“Ahem!”.
Raily e Ruark si volsero e videro Olivia a pochi centimetri di distanza.
“Principe Ruark, ti dispiace se vi interrompo?”.
“Oh, certo che no”, rispose lui, con la solita somma educazione.
“Parleremo... dopo?”, disse Raily, speranzosa. Anche lei aveva qualcosa di davvero urgente da comunicargli il prima possibile. Forse il destino la stava mettendo sulla giusta strada per avere il coraggio di ammettere tutto quello che aveva scoperto in quei mesi, ciò che davvero aveva nel cuore...
Ruark le fece un cenno col capo, in assenso.
Raily lo guardò parlare con Olivia, e si affrettò ad allontanarsi dalla pista da ballo, fino ad un angolo tranquillo. Il suo sguardo vagò per la sala solo un momento, in osservazione dei nobili e dei dignitari in abiti eleganti, impegnati in allegre ma educate conversazioni. Lo stomaco le diede una familiare stretta quando, superata la prima sorpresa, riconobbe Drake in uno di essi.
Come richiamati dal suo sguardo, gli occhi castani di lui incontrarono quelli di lei, e Raily lo guardò venire alla sua volta. Era davvero strano vedergli indossare un abito elegante. Si trattava di un completo grigio, che ad uno sguardo attento rivelava la sua fattura modesta, sebbene egli lo indossasse divinamente.
“Ehi”, la salutò.
“Non credevo saresti stato qui stasera”, gli disse lei.
“Ruark ha insistito. Immagino che io debba congratularmi con te”.
“Oh?”. Congratulazioni? Da parte sua?
Drake indicò vagamente il suo abito, “Sembri proprio una di loro. Anzi, sei una di loro, adesso”.
Raily comprese che si stava riferendo agli altri nobili e nobildonne nella stanza.
“Domani a quest’ora, potresti essere la futura regina”, continuò lui, abbassando lo sguardo, “E allora le nostre vite andranno in due direzioni completamente diverse”.
“Drake...”.
Lui risollevò il capo e la guardò negli occhi, in ascolto.
“Se fossi scelta per essere la sposa del principe, rimarrei comunque me stessa”.
“Beh, a guardarti adesso, non si direbbe”, sospirò, rivolgendo un’occhiata alla sala, “Questo posto è capace di cambiare le persone, e ad alcuni di noi piaceva la ragazza che eri. Lo sai, vero?”.
“Allora lo giuro”, sorrise, “Sono sempre la stessa Raily, anche sotto questo bell’abito”.
Drake levò un sopracciglio con un filo di divertita ironia.
“E se divento troppo arrogante”, continuò Raily, “Ricordami che la prima volta che ci siamo incontrati stavo portando fuori la spazzatura e servendo ai tavoli”.
Drake emise una breve risata, “Sembra sia passato un sacco di tempo da allora. Eppure è successo solo alcuni mesi fa”.
 
 
New York City
Alcuni mesi prima
 
 
Raily oltrepassò la porta sul retro trascinando due grossi sacchi di plastica.
“Ecco qui”, mormorò fra sè, “Un altro luccicante sabato sera a New York. Io che getto la spazzatura”.
“Beh, potrebbe andar peggio”, rise Daniel, aiutandola col coperchio del cassonetto, “Potrebbero esserci... topi! Raily, aiuto!”.
Raily andò a vedere, quindi guardò Daniel con un sorriso di ammonizione, “Non dirmi che hai paura di questa famigliola di topolini. Stanno cercando di tirare avanti, esattamente come noi”.
“Ehi, voi due! Smettetela di perdere tempo laggiù!”.
La voce irosa del capo li raggiunse da dentro, costringendoli a scambiarsi uno sguardo di frustrazione.
Raily urlò oltre la porta, “Sei stato tu a dirci di portare fuori la spazzatura!”.
“E adesso vi dico di servire ai tavoli! C’è un addio al celibato al numero cinque! Veloci!”.
Raily oltrepassò la soglia sul retro sbuffando, rientrando nel pub proprio mentre un gruppetto si muoveva per prendere posto al tavolo indicato.
“Cameriera!”, chiamò subito uno dei quattro, “È questo il vostro tavolo migliore?”.
Raily lo squadrò. Era un tizio alto, coi capelli corti e la carnagione olivastra, e sembrava lanciare sguardi orripilati tutt’attorno.
“Ah, non importa, questo tavolo va bene”, intervenne un altro, vestito in modo molto più casual di tutti gli altri, “Piuttosto portaci del whiskey, e tanto”.
Raily guardò l’orologio e poi Daniel. Il suo turno era quasi finito, quindi spettava al suo collega occuparsi dei clienti. Egli le si accostò e le sussurrò, “Raily ti prego, te ne puoi occupare tu? Ho un appuntamento questa sera, e non arriverò mai in tempo se devo servire un party di addio al celibato”.
“Davvero?”, sussurrò Raily di rimando, “Perchè mi toccano tutti i clienti più impegnativi?”.
Daniel le sorrise, “Perchè sei la migliore?”.
Raily gli rivolse uno sguardo di finta rabbia, quindi si arrese, “Ok, va bene. Ma questa me la devi”.
“Sei davvero la migliore!”.
Raily gli diede una giocosa spinta sulla spalla.
“State ancora parlando?!”, il capo irruppe dietro al banco, “Li ho fatti sedere, adesso andate a servirli o vi dimezzo la paga!”.
“Ok, ok”, Raily si diede una pacca sul grembiule per sentire se aveva il taccuino per gli ordini nella tasca, quindi si accostò al tavolo.
Sorrise apertamente, facendo schioccare la penna, pronta a scrivere, “Benvenuti, ragazzi. Mi occuperò io di voi per questa sera”.
“Vogliamo tutti delle bistecche”, disse un tipo dall’aria allegra, i capelli a spazzola e una camicia nera alquanto elegante.
“Che ne dite invece di un filetto condito con salsa reading?”, propose il tizio con la puzza sotto il naso.
Raily ridacchiò, “La cosa più vicina al filetto che abbiamo è un hamburger delux”.
Il tizio sembrò affranto, “Posso almeno avere la vostra carta dei vini?”.
Ma da dove è uscito questo?
“Abbiamo un eccellente rosso invecchiato della casa...”, provò a proporre.
“Della... casa?”, boccheggiò il tizio.
“Sì. C’è anche bianco”, ribattè Raily, cercando di mantenersi gentile e professionale.
“Andrà benissimo una bottiglia di whiskey e quattro di quegli hamburger deluxe”, tagliò corto quello in abiti casual, sorridendo agli altri per avere il loro accordo.
Anche Raily li guardò mentre annuivano, e solo allora notò quello che ancora non aveva parlato.
Wow, com’è carino! Pensò, mentre le sorrideva.
Era un ragazzo ben piazzato, dalla pelle d’ebano e gli occhi blu scuro. Era anche vestito in modo molto elegante, con una camicia bianca, una giacca scura e un plastron blu al collo.
“Credo vada bene”, disse, “Grazie, signorina...?”.
“Uhm... Raily”.
“Incantato di fare la tua conoscenza, Raily”.
Oh. pensò lei. Com’è educato.
“Piacere mio”, sorrise, “Vado a consegnare il vostro ordine. Torno subito”.
 
 
Più tardi quella sera, alla chiusura del pub, i quattro si alzarono dai loro posti, pronti per andarsene.
Raily si avvicinò per chiedere loro se era andato tutto bene, e il ragazzo moro le sorrise apertamente, “Credo siamo pronti per andare. Volevo solo ringraziarti... e scusarmi. So che ti abbiamo fatto fare tardi, e i miei amici possono essere... esigenti”.
“Niente che non possa gestire”, gli sorrise Raily.
Egli annuì, “Ho avuto la sensazione che riesci a cavartela abbastanza bene”.
Raily arrossì un poco, continuando a sorridere.
“Se non hai altri piani per stasera”, proseguì con un filo di incertezza lui, “Mi piacerebbe offrirti un drink. Siamo diretti ad una discoteca”.
“Oh, quale?”.
“Speravamo che potessi darci qualche consiglio in merito, non siamo di queste parti”.
Raily riflettè un momento, “Perchè invece non andate a vedere la spiaggia? Se siete in visita a New York non ve la dovete perdere”.
“Sai, mi piace l’idea. Ad essere sincero ero un po’ stufo del solito programma dei party di addio al celibato. Ci fai strada?”.
Raily acconsentì con un cenno del capo, “Va bene. Finisco qui e ci vediamo fuori”.
Cercò di mettere in ordine in fretta e si recò un momento al bagno per cambiarsi. Lo specchio le rimandò la sua immagine un po’ tirata. Si affrettò a lavare il viso e a riavviare i capelli, pettinandoli nella sua usuale acconciatura. Intrecciò un ciuffo sulla tempia e la fece passare dall’altro lato del capo, come una coroncina. Il resto della chioma corvina rimase sciolta sulle spalle.
Per fortuna gli abiti coi quali era arrivata quel pomeriggio erano carini, e adatti ad un sabato sera. Un paio di jeans scuri, un top color vinaccia e una corta giacca in pelle la rendevano pronta per quell’uscita inaspettata, ma quanto mai gradita.
Quando uscì dal pub, vide i quattro a pochi passi sul marciapiede. Il ragazzo moro la stava chiaramente aspettando, mentre gli altri tre parlavano fra loro.
“Aspetta un attimo”, disse con voce un po’ contrariata quello in abiti casual quando lei si accostò, “La cameriera viene con noi?”.
“Veramente siamo noi che andiamo con lei. Ha deciso lei la nostra prossima destinazione”.
“Quindi adesso è la nostra guida turistica?”, ribattè l’altro, con un filo di caustica ironia.
“Raily è stata così gentile da acconsentire a mostrarci la città. Ci sta facendo un favore, quindi facciamo i bravi”.
Nessuno si oppose oltre, così a Raily venne indicata la limousine scura parcheggiata proprio là accanto. Sgranò gli occhi senza farsi notare, e salì nella lussuosa vettura pensando che avrebbe dovuto immaginare che si trattava di un gruppo di persone molto ricche, a giudicare dai loro abiti e da come si comportavano. L’unica eccezione era forse il tizio vestito in jeans e maglietta. Drake, così lo avevano chiamato gli altri, durante il viaggio. Era seduto di fronte al bar, nel sedile laterale, mostrandole un profilo accigliato quanto volitivo. Raily ebbe modo di osservarlo, tanto adesso le pareva diverso dagli altri tre, come se non provenisse dallo stesso luogo. Doveva ammettere che erano tutti e quattro dei bei ragazzi. Il più bello era certamente il ragazzo moro, che sedeva alla sua destra, e quello smilzo con la camicia nera le era sembrato incredibilmente simpatico e pieno di entusiasmo. Si chiamava Maxwell. Drake possedeva invece una bellezza ruvida, poco superficiale, e aveva l’aria di un tipo semplice, normale. I suoi capelli erano color nocciola, lisci e medio corti, ed egli vi passava spesso la mano attraverso per spostarli dalla fronte, con noncuranza. Gli occhi erano castani, scuri e profondi. Tutti e quattro erano alti e dal bel fisico, anche se in Drake, visto l’abbigliamento, la cosa risultava più evidente.
Raily aveva cercato di distogliere lo sguardo il più possibile, perchè si era accorta che ogni tanto lui le lanciava una veloce quanto malevola occhiata.
Arrivarono alla spiaggia dopo pochi minuti, e subito si udirono esclamazioni di entusiasmo per il bel panorama. Era quasi primavera, eppure un venticello freddo spazzava la superficie dell’acqua scura.
“Possiamo fare un fuoco”, propose Drake, evitando di guardare lei.
“Io non faccio lavori manuali”, ribattè Tariq, il tizio dalla pelle olivastra.
“Scusa, dimenticavo a chi stavo parlando. Intendevo dire io farò un fuoco”.
“Questo posto è favoloso! Super cool!”, esclamò Maxwell.
“Non fartela nei pantaloni”, gli disse Tariq.
Il ragazzo moro rise con condiscendenza, quindi si avvicinò da lei, “Grazie per averci portati qui. Posso dire che gli altri si stanno già divertendo”.
Raily rise di rimando, poi decise di esternare un suo pensiero, “Scommetto che sei abituato a pensare sempre prima agli altri”.
Lui sbattè le ciglia con interesse, “E cosa te lo fa pensare?”.
“L’ho notato. Sono brava a decifrare le persone”, fece una pausa, “Ora...?”.
“Ruark”, si presentò lui.
“Ruark. Non pensare ai tuoi amici. Vorrei sapere di te. Ti piace qui?”.
“Da matti”.
“È un luogo poco conosciuto, sai? Mi sto fidando di te nel mostrartelo”.
“Farò il possibile per meritare questa fiducia”.
Raily sorrise. Il flirt stava andando davvero bene quella sera! Raramente le era capitato un uomo così bello e così gentile. Un vero gentleman!
“Però c’è un piccolo problema”, disse lui, “Come faccio ad offrirti da bere, qui?”.
“Penserai a qualcosa di diverso, oppure potresti offrirmi altre distrazioni”.
“Ci sto. Allora, cosa facciamo?”.
Raily si guardò attorno un momento. Per quanto cercasse di ignorarlo, sentiva lo sguardo ostile di Drake puntato su di lei, così indicò la scogliera, “Saliamo lassù”.
Ruark la guardò con tanto d’occhi, “Fin lassù?”.
Lei annuì, ansiosa di allontanarsi dagli altri. Partì in avanti sul morbido declivio che dalla spiaggia si issava, roccia dopo roccia, sulla scogliera, “Prova a seguirmi!”.
Il passo non era ripido, le rocce poco scivolose. Raily aveva fatto quel percorso molte volte, quando voleva rimanere a guardare il mare e sentirne il canto.
“Eccoci!”, estese una mano per aiutare Ruark a raggiungerla.
“Grazie”, disse lui, educatamente.
“Che ne pensi?”.
Guardarono verso il largo.
“Eh?”.
“La vista. Ne vale la pena, vero?”.
“Oh, sì. Puoi dirlo”.
Per un lungo attimo, entrambi guardarono la luna specchiarsi sulla superficie piatta del mare, il vento spostare le nuvole. Raily adorava il mare. Era il suo luogo preferito, d’estate e d’inverno, e quando era là, dimenticava tutto quello che le frullava per la testa, tornando ad essere solo se stessa. Anche adesso, davanti a quella maestà, si scordò persino il flirt. Ebbe un brivido.
“Hai freddo?”, le chiese Ruark.
Lei si abbracciò le spalle, “Solo un pochino”.
Chissà se lui stava pensando che stesse fingendo, per farsi abbracciare, magari. Non lo aveva premeditato. Le piaceva flirtare, ma non era mai fasulla.
Ruark le indicò la spiaggia al di sotto, “Vedo che i ragazzi hanno acceso il fuoco. Torniamo a riscaldarci?”.
Raily annuì, e tornarono giù.
Gli amici di Ruark erano sul bagnasciuga, e giochicchiavano con l’acqua.
Raily e Ruark si sedettero al calore della fiamma, e lei si scaldò le mani.
“Stanotte è stata una bella avventura”, riflettè Ruark, “Non avrei mai immaginato che la mia notte in città sarebbe finita così. Tu sei davvero diversa, non è così?”.
Raily gli scoccò un’occhiata fintamente offesa, “Lo prendo come un complimento”.
“Credimi, lo è. Passare del tempo con te stasera è stata la cosa più divertente che ho fatto in tutta questa vacanza”.
Raily arricciò le labbra, sincera, “Beh, allora non credo tu ti stia godendo tanto la vita”.
“No, voglio dire, è stato bello, però avrei voluto assolutamente fare una cosa mentre ero qui, e non ho fatto in tempo”.
“Che cosa?”.
“Si tratta... beh, forse penserai che sia stupido, ma ho sempre voluto vedere la Statua della Libertà”, indicò gli altri, “Non interessava a nessuno di loro, così non ci siamo andati. Ed è il mio ultimo giorno qui a New York”.
Raily gli rivolse un’espressione spiacente.
“Non intendevo suonare così ingrato nei loro confronti”, disse subito Ruark, notandola, “Sono stati carini ad organizzarmi questo party di addio al celibato. Hanno fatto del loro meglio, ma non sono tanto in vena di festeggiare”.
“Aspetta un attimo”, Raily raddrizzò la schiena, “È il tuo addio al celibato?”.
Ruark annuì, come se nulla fosse.
Raily si prese mezzo secondo. L’aveva invitata, aveva flirtato. Ed era fidanzato. Di più, in procinto di sposarsi! Avrebbe dovuto immaginarlo. Era troppo galante, troppo educato, troppo perfetto.
“Beh, da come hai flirtato non lo avrei mai detto. La tua fidanzata non sarebbe contenta di tutto ciò”.
Ruark rise, “Sta qui la cosa divertente”.
Raily lo guardò con tutta la perplessità del mondo.
“Non so ancora con chi mi sposerò. So solo che devo scegliere la mia fidanzata per la fine della stagione”.
“Che cosa significa?”.
“La verità è che...”, la guardò negli occhi, “Sono il principe ereditario di Cordonia”.
Raily rimase a bocca aperta. Di tutte le storie che aveva mai sentito, quella era senza dubbio la più assurda. “Sei... un principe?”, domandò, scettica, “Perchè non me lo hai detto prima?”.
Ruark valutò la cosa, “Forse avrei dovuto essere più franco, hai ragione. Ma... devi sapere che di norma non sono autorizzato ad andare in giro senza la guardia reale, e mi è stato permesso soltanto a condizione che tenessi nascosta la mia identità”, sospirò, “Solo per un giorno, volevo essere libero. Ma so bene di avere dei doveri nei confronti della monarchia. Non ho mai conosciuto altro”.
Raily lo guardò per una manciata di secondi. I suoi occhi erano sinceri, fermi. Non stava mentendo. Era un dannato principe.
“Ma dimmi di te”, riprese lui, “Tu puoi fare qualsiasi cosa tu voglia, essere chiunque desideri. Che cos’è che sogni?”.
Raily fece sprofondare i piedi nella sabbia, abbracciandosi le ginocchia, “Io... ho sempre desiderato vedere il mondo. Sto risparmiando, e un giorno, andrò a vedere tutto. Il sole di mezzanotte, la Torre Eiffel, Machu Picchu...”.
“È un bel desiderio”, sorrise lui.
Raily ricambiò con un pizzico di timidezza, quindi guardò sulla riva, dove Maxwell e Drake stavano schizzando per dispetto Tariq.
“Ve l’ho già detto! Queste scarpe sono in vera pelle!”.
“Ah, ma smettila”, ribattè Drake, “Quante paia ne hai, un centinaio?”.
“Sembra che i tuoi amici si stiano divertendo”, commentò rivolta a Ruark.
Almeno quel Drake aveva smesso di guardarla storto.
Egli annuì, “Sono contento per loro. Si meritano un po’ di svago. Domani dobbiamo tornare a Cordonia per l’inizio della stagione sociale”.
Raily gli sorrise e annuì. Un nuovo brivido la colse.
“Prenderai freddo. È meglio che andiamo. Ti diamo un passaggio a casa”.
 
 
La limousine si fermò davanti alla porta del suo appartamento.
“Sto proprio qui”, annuì Raily, sorridendo.
“Grazie della compagnia”, disse Ruark, con un enorme sorriso, “Stasera è stata incredibile”.
Raily lo vide accostarsi, e per un lungo istante non seppe come reagire. Lo abbracciò brevemente, quindi mise mano allo sportello, “Mi sono divertita molto anch’io”.
“Sono contento di averti incontrata. Questa notte non la scorderò mai”.
Raily arrossì, salutò di nuovo e si affrettò a scendere dall’auto.
Era stato bello, ma non lo avrebbe mai più rivisto. Se era vero ciò che le aveva raccontato, sarebbe tornato nel suo regno e si sarebbe sposato. Non aveva senso struggersi.
 
 
Il mattino seguente, mentre si preparava davanti allo specchio per l’ennesima giornata di lavoro, la serata le tornò in mente in ogni dettaglio. Il mare, gli occhi blu di Ruark, le battute dei suoi amici... come sarebbe stato bello conoscerli meglio! Ruark si era comportato da vero principe, e Raily si era accorta del suo vivo interesse per lei. Era un ragazzo davvero fantastico; il suo fascino era oltremodo vistoso, con quella pelle d’ebano e gli occhi color del mare alla sera. Non era certo un tipo che passava inosservato!
Sorrise alla sua immagine riflessa nel ricordare alcune battute di Maxwell, e il modo fastidioso e snob col quale si esprimeva Tariq. Tornò seria e fece una specie di smorfia sdegnosa nel ricordare le occhiate di Drake... i suoi occhi erano penetranti come pugnali. Eppure, all’antipatia si sommava qualcosa che non riusciva a decifrare...
L’ultimo allarme sul suo cellulare la riscosse da quei pensieri.
Ok, Raily. È stato divertente. Ma è ora di affrontare il mondo reale. E ciò significa tornare al lavoro...
Rassegnata, uscì di casa e percorse il solito tratto a piedi, in una New York già in piena attività.
Aveva appena messo piede sul primo gradino del pub, quando sentì una voce familiare chiamarla.
“Raily! Evviva, ti ho trovata”.
Raily sbattè le palpebre con aperta sorpresa nel riconoscere Maxwell. Lo aspettò sul marciapiede, stranita, mentre lui le veniva incontro trafelato.
“Stiamo tornando a Cordonia di modo che Ruark possa trovare qualcuna da sposare e tutta quella storia lì, ma prima di andare, volevo estendere ufficialmente un invito per te, se mai volessi unirti ai festeggiamenti nel nostro regno”.
Raily lo guardò senza capire, “Eh?”.
“Normalmente non ti sarebbe concesso di venire... ma voglio patrocinarti io”.
“Patrocinarmi?”.
Maxwell annuì, “Provengo da un casato nobiliare, ma non ho sorelle, e quindi non abbiamo nessuna che possa contendere per la mano del principe. Però! Possiamo patrocinare una ragazza a nostra scelta. E la mia scelta sei tu”.
“Vuoi che partecipi per voi? Perchè proprio io?”.
“Non lo faccio solo per te”, Maxwell sorrise, “Ho visto come ti guardava Ruark ieri sera. Non l’ho mai visto così contento. Vuoi che sia sincero? Non voglio che si perda questa possibilità”, guardò l’orologio, “Abbiamo tempi un po’ ristretti però. Ho un volo fra meno di un’ora”.
Raily scosse il capo, frastornata, “Stai andando un po’ troppo veloce, non credi?”.
“Non c’è tempo da perdere. Il ballo in maschera di apertura è stanotte. È l’inizio de... beh credo di poterla chiamare così, la competizione”.
Lei lo fissò con la fronte aggrottata, “Che cosa intendi?”.
“Che c’è un’orda di bellissime ricche nobili ragazze che muoiono dalla voglia di diventare la nuova regina di Cordonia. E non si tratta solo di accaparrarsi la mano del principe. Devi anche essere in grado di provare al consiglio che puoi regnare su Cordonia con lui. Ma credo che tu ci sappia fare. Sei intelligente e affascinante”.
Raily faticava a digerire tutte quelle notizie in una volta sola, “Oh, grazie... quindi... un ballo in maschera. E che cos’altro dovrei fare?”.
“Cose divertenti, te lo assicuro! Andremo sugli yacht nel Mediterraneo, a sciare sulle Alpi, e a ballare al palazzo reale. Oppure...”, Maxwell occhieggiò la porta del pub dietro di lei, “Beh, puoi rimanere qui... e tornare al tuo carosello da cameriera e al tuo capo schifoso. È più o meno lo stesso, no?”.
Raily lo guardò e Maxwell le scoccò un sorriso furbo.
Si fermò a pensare per una manciata di secondi alla sera precedente, e lentamente un sorriso le si dipinse sulle labbra.
“Sai cosa? Va bene”.
“Sì!”, esultò Maxwell, “Dai, vai a fare le valigie. Sarà un’avventura fantastica!”.

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Capitolo 2
*** Cordonia ***


Capitolo 2 – Cordonia
 
 
Raily aveva fatto le valigie in fretta e furia e si era lasciata alle spalle il suo piccolo appartamento di New York senza troppi rimpianti. Lei e Maxwell si erano catapultati in aeroporto e avevano preso un mezzo speciale che li aveva portati alla pista, dove un elegante jet privato li aspettava, pronto al decollo.
Raily percorse la scaletta dietro al giovane nobile, ma si rese presto conto che all’interno della lussuosa cabina non sarebbero stati soli.
“Dove ti eri cacciato?”, Drake si sporse in avanti sul sedile appena entrarono.
Maxwell non gli badò, ma Raily notò la sua espressione sconcertata quando la vide.
“Dì addio a New York e sto arrivando a Cordonia!”, gioì il nobile.
“Maxwell...”.
Questi sorrise all’amico, “Hai visto chi c’è?”.
Drake lo squadrò con eloquenza, “Sarebbe difficile non vederla! Che cosa stai tramando?”.
Maxwell rise mentre si mettevano seduti e allacciavano le cinture, “Non ne avevamo discusso, ieri? Quanto Ruark fosse preso da lei? Gliel’ho portata, così potrà competere per il mio casato”.
Gli occhi di Drake passarono da Maxwell a lei, ed egli emise un sonoro sospiro di incredulità, “Non posso credere alle idee che ti balzano in quella testa”.
“Andrà bene!”.
Drake scosse il capo e poi tacque, concentrandosi sulla vista fuori dall’oblò, e comportandosi come se lei non fosse lì per tutta la durata del volo.
Raily cercò di non badare a lui e di non sentirsi a disagio. D’altra parte, Maxwell la intrattenne più che a dovere, parlandole di musica e di arte. Ogni tanto, specie durante il pranzo più gustoso che lei avesse mai assaggiato trovandosi sopra un aereo, lo sguardo le guizzava dalla parte di lui. Aveva addosso una maglietta sgualcita grigio scuro e i capelli spettinati, ma per assurdo quell’aria trasandata gli donava, in un certo senso. A Raily parve più carino della sera prima, ma attribuì la cosa alla luce del giorno.
Per una parte del volo, rimase chino sul cellulare, poi si posò all’indietro sul sedile e chiuse gli occhi, come se volesse dormire, sebbene Raily si accorse che non stava dormendo davvero.
Qualsiasi cosa facesse, però, aveva sempre una sorta di cipiglio sul volto, come se fosse sempre corrucciato.
“Stiamo arrivando”, disse, dopo svariate ore e un’occhiata all’oblò.
Maxwell le rivolse un grande sorriso.
“Non riesco a credere che stia succedendo davvero!”, commentò Raily, cercando di vedere a sua volta fuori.
Drake la squadrò con freddezza.
Raily indossava ancora la sua uniforme da lavoro, non avendo avuto il tempo di cambiarsi, e si sentì alquanto inadeguata sotto quello sguardo tagliente. Quando però egli parlò, la sua voce suonò pacata, come se si fosse rassegnato all’idea che lei sarebbe stata in giro per Cordonia.
“Credici. Atterreremo presto, che tu sia pronta o no. E se non lo sarai, quelle nobildonne a corte ti mangeranno viva”.
“Zitto, non spaventarla, Drake”, intervenne Maxwell, imbronciato, quindi si rivolse a lei, “Tutto bene, Raily?”.
“Sinceramente?”, rispose, stringendosi nelle spalle. Tutta quell’evventura era iniziata in modo frenetico, e lei non aveva avuto molto tempo per abituarsi al cambiamento. Perciò disse, “Sono un po’ nervosa”.
Maxwell stava per dire qualcosa di rassicurante, ma Drake lo precedette, “Lo sapevo”, sbottò aspramente, “Non durerà una settimana. È stata una perdita di tempo portarla qui”.
Raily si sentì ferita nell’orgoglio, e ribattè, piccata, “Non capisco perchè sei così contrario al fatto che io sia venuta con voi”.
Drake sospirò, parlando di nuovo in tono conciliante, “Ascolta, non offenderti, ma ho visto ragazze come te arrivare e andar via. Non finisce mai bene. Nè per te, nè per Ruark, nè per la famiglia reale”.
“Raily non è una cacciatrice di dote”, intervenne Maxwell, deciso.
“E che cosa ne sai? La conosci, forse?”.
Maxwell fece per replicare, ma Raily lo bloccò con un gesto della mano. Era in grado di difendersi da sola.
“Drake, io sono diversa da quelle ragazze. Il fatto che Ruark sia un principe non mi interessa affatto”.
“Questo è esattamente il tipo di pensiero da ingenuotta che ti metterà nei guai”.
Raily avrebbe voluto ribattere, ma la voce del pilota che annunciava l’atterraggio imminente la dissuase. Rimase a fissare Drake in cagnesco, mentre lui la ricambiava allo stesso modo, prima di distogliere lo sguardo.
“Ehi! Guarda!”, la distrasse Maxwell, toccandole il braccio, “Puoi vedere Cordonia dall’oblò adesso! Non te la vorrai perdere?”.
Raily guardò, e scoprì una costa verdeggiante, sulla cui cresta collinosa erano adagiati edifici dai tetti rossi e ocra. E sulla collina, il palazzo reale scintillava dei suoi ori.
“Questa è Cordonia? Sembra uscita da una favola! L’oceano brillante, gli alberi rigogliosi...”.
“Se ora ti metti anche a cantare, salto giù dall’aereo”, disse Drake.
Raily gli scoccò una smorfia, in fondo divertita dal suo sarcasmo, “Sto solo dicendo che è molto bello”.
“Vero?”, la appoggiò Maxwell, “Ti senti pronta?”.
Raily annuì, sorridendo, “Adesso sì”.
 
 
Un’auto lussuosa li portò su per la collina, fino dentro i cancelli cesellati del palazzo reale. Numerosi domestici si affaccendarono loro attorno, liberando Maxwell dei suoi bagagli più pensanti, mentre Drake si gettava sulla spalla il suo piccolo borsone da palestra, prendendolo egli stesso dal bagagliaio.
“Questa sarà la tua casa per i prossimi mesi”, disse Maxwell a Raily, distraendola dalla contemplazione di tutte le meraviglie attorno. La fontana gigantesca al centro del parco coi suoi zampilli, le siepi ben curate, i fiori nelle aiuole, e le decorazioni minuziose della facciata bianca e oro.
“Starò a vivere qui? Non avevo immaginato che sarei stata al palazzo!”.
“La maggior parte dei nobili vive qui mentre è in corso la stagione sociale”, le spiegò Maxwell, “Incluse tutte le nobildonne che parteciperanno alla gara per la mano di Ruark”.
“Già, vivere tutti sotto lo stesso tetto rende più facile partecipare alla cerimonia della deflorazione che avrà luogo dopo”.
Raily guardò Drake con tanto d’occhi, quindi si volse verso Maxwell.
“Drake sta scherzando... almeno per quanto riguarda la deflorazione”.
Raily tirò un sospiro di sollievo. Drake era suonato così naturale nel fare quella battuta che per un attimo lei aveva creduto potesse esistere davvero una cerimonia simile. Una volta era stata in un palazzo antico e la guida le aveva raccontato di come il re era costretto alle private effusioni con la moglie davanti alla corte, perchè fossero sicuri che l’eventuale erede fosse davvero di sangue reale. Fortunatamente, almeno in questo paese e in tempi moderni, non esistevano più cose del genere. Almeno lo sperava, se non altro perchè la sua verginità era andata da un pezzo!
Comunque”, Maxwell calcò sulla parola, attraversando i grandi portoni e fermandosi nel monumentale ingresso, ai piedi di una sontuosa scalinata coperta di tappeti rossi. Dopo aver lanciato uno sguardo ammonitore all’amico, si rivolse di nuovo a lei, “Ti faccio vedere la tua stanza, Raily”.
“Allora io me ne vado”, annunciò Drake, con un sorrisetto antipatico, “Ci vediamo in giro... se sei fortunata”.
Raily lo salutò con uno sguardo torvo, e lo guardò sparire sopra le scale.
Maxwell le fece cenno perchè lo seguisse.
“Quindi... che cavolo ha Drake?”, gli chiese, approfittando del silenzio, mentre portavano su le loro valigie, “Perchè è sempre così... cinico?”.
“Oh, lascialo perdere”, minimizzò Maxwell, “Drake non si è mai... ambientato”.
“Non è abituato alla vita di corte?”.
Maxwell sorrise fra sè, come se lei avesse detto qualcosa di simpatico, “Proprio no”.
Salirono un altro paio di gradini, quindi Maxwell riprese, “È un plebeo. Lui... è sempre stato un outsider qui. Anche se è il migliore amico di Ruark”.
In cima alle scale, Maxwell girò per un enorme corridoio, “La tua stanza è qui, nell’ala ovest. In caso ti serva qualcosa, io e mio fratello siamo là, un paio di porte più avanti”.
“Non sapevo che avessi un fratello”.
“Sì, un fratello maggiore”, sorrise Maxwell, “È il Duca Bertrand Beaumont. Come figlio primogenito, è lui l’erede, io sono il cadetto. Lo conoscerai stasera. Sarà contento di incontrarti”, si fermò davanti ad una porta, “Eccola. La tua stanza”.
Raily entrò nella camera più magnificente che avesse mai visto. C’erano dipinti che coprivano le intere pareti, soffitti stuccati, uno specchio arzigogolato e un gigantesco letto colmo di morbidi cuscini e lenzuola di seta.
“Wow...”.
“Sei un’ospite della monarchia. Non si risparmia in lusso”.
“Quindi posso anche svuotare il mini bar senza nessuna conseguenza?”.
Maxwell rise, come se lei avesse fatto una battuta, “Non c’è il mini bar. Però lo staff ti porterà tutto quello che desideri”.
“Bello!!”.
Maxwell si diresse alla porta, “Ti lascio sistemare, prima del tuo debutto di stasera”.
“Il mio cosa?”.
“Scusami”, tornò sui suoi passi, “Continuo a dimenticarmi che non sei abituata a tutto questo. Il primo evento della stagione sociale è stanotte. Il ballo in maschera”.
“Oh”.
“È il ballo durante il quale tutte le candidate verranno presentate al principe e al re. Non tutti indossano la maschera, ma puoi star certa che le nobildonne che partecipano per la mano di Ruark saranno in piena agitazione”.
Raily lo vide occhieggiare con sguardo dubbioso la sua piccola valigia. 
“Mi chiedevo... è troppo pensare che tu possa avere un abito da ballo là dentro, vero?”.
“Ho un vestito elegante...”, rispose Raily, incerta.
“Beh, non ero sicuro, quindi ho preso un appuntamento per te al guardaroba del palazzo. Forse potresti trovare qualcosa che ti piace laggiù”.
“Darò un’occhiata”, annuì Raily.
“Ricorda. Stanotte è molto importante. È la tua occasione per fare buona impressione su tutte le persone influenti a corte e per distinguerti da tutte le altre”.
Raily annuì ancora, decisa, “Non ti preoccupare, ce la farò”.
Dopotutto si trattava solo di una festa. Cosa mai poteva andar male?
 
 
Un paio di minuti più tardi, Raily entrò nella sala adibita a guardaroba del palazzo.
Un “oh!” d’allarme la inchiodò sui suoi passi, mentre una ragazza filiforme e con lunghi capelli castani cercava di coprirsi alla bell’e meglio con l’abito che evidentemente stava per indossare sopra la biancheria intima.
“Ops, scusa! Non mi sono resa conto che c’era già qualcuno”.
La ragazza sorrise, adesso rassicurata. Aveva occhi a mandorla color nocciola e una pelle ambrata da fare invidia.
“Nessun problema. Ad essere sincera, non avevo un appuntamento. Mi chiamo Hana”.
Raily si presentò a sua volta.
“Suppongo che anche tu sia qui per prepararti al ballo di stasera. Visto che ancora non sei vestita, credo che tu sia nella mia stessa situazione... alla disperata ricerca di qualcosa da indossare”.
“Più o meno”, disse Raily, indecisa. Non le sembrava ancora verosimile che quegli abiti che vedeva attorno potessero essere a sua disposizione.
“La guardarobiera è in ritardo, pare, ma posso mostrarti io. Questo posto ha i più bei vestiti del regno. Aspetta, lasciami infilare questo”.
Raily guardò Hana scivolare dentro l’abito da sera, e trafficare senza successo con la zip sulla schiena.
“Una mano?”, si offrì.
“Sarebbe fantastico”.
La zip venne su e Hana si volse, provandosi la maschera in coordinato al vestito rosa scintillante che aveva scelto.
Raily rispose al suo sorriso, annuendo.
“Grazie. Non molte ragazze sono come te qui”.
“Di aiuto?”.
“Gentili”.
Raily le sorrise ancora. Non si era aspettata di trovare qualcuno come lei, altrettanto gentile e amichevole, fra le candidate alla mano del principe.
“Questo vestito mi piace molto”, riprese Hana, girando su se stessa per provare l’effetto dell’abito, “E tu? Devi avere una maschera per un ballo in maschera”.
Raily seguì Hana che le indicava una stampella colma di vestiti fantastici.
“Li posso davvero indossare?”.
“Certo!”.
Raily si affrettò a scegliere, ma era davvero difficile. Infine, optò per un lungo vestito azzurro, a campana, morbido e ventoso, che le lasciava le spalle scoperte. Non c’era una maschera da abbinare, e Raily sperò non fosse un problema. Si mise davanti allo specchio per truccarsi, e si sentì una principessa.
Una volta pronta, salutò Hana e si incontrò con Maxwell ai piedi della grande scalinata.
“Non stai indossando la maschera?”, fu la prima cosa che le disse lui.
Raily scese gli ultimi gradini, “Non pensavo mi servisse. Inoltre, voglio che Ruark sappia che sono qui”, lo guardò con occhio scherzoso, “E anche tu non stai indossando una vera e propria maschera”.
Il volto di Maxwell era infatti celato solo per metà.
“Io non devo impressionare nessuno, ci vengo solo per lo champagne”, le rispose, ironico, “E per aiutarti”, aggiunse poi.
Raily si lasciò guidare da lui oltre le porte del grande salone, e poi in cima ad una scalinata larga e coperta di marmi che introduceva alla sala da ballo vera e propria. Tutto quell’ambiente era altamente frastornante.
“Un’altra cosa. Quando saremo sulle scale, dirai all’araldo il tuo nome e titolo, in modo che ti possa annunciare”.
“Il mio titolo?”, chiese dubbiosa Raily.
“Sì, non ne hai veramente uno, ma visto che la mia famiglia ti sta patrocinando, puoi essere considerata una lady. Mi sono scordato di chiedertelo, qual è il tuo cognome?”.
“Naville”.
“Be’, non suona così classico, ma andrà bene”, giudicò Maxwell, portandola verso l’uomo in livrea.
L’araldo lo annunciò come Lord Maxwell Beaumont, poi si volse dalla parte di Raily, che gli sussurrò, “Lady Raily Naville”.
L’annuncio del suo nome mandò un brivido di agitazione e imbarazzo lungo la schiena di Raily, ma i piedi la spinsero comunque avanti, dentro l’opulenta sala da ballo.
“Vado a parlare con Bertrand un momento”, le disse Maxwell, “Starai bene da sola, sì? Mescolati agli altri, fai conoscenza”.
Raily annuì, e lo guardò per pochi secondi sparire fra la folla di sconosciuti. Aveva giusto cominciato a sentirsi un pesce fuor d’acqua, quando fra tutta quella gente, nobili abbigliati riccamente e gonne voluminose, riconobbe Drake da solo in un angolo. Era vestito più o meno come quella mattina, jeans chiari, una camicia azzurra aperta per metà, e sotto una tshirt bianca dal collo a V.
Sembrava assolutamente incurante della propria inadeguatezza, e gli altri ospiti parevano altrettanto indifferenti.
Raily fece due passi verso di lui, non tanto perchè ci tenesse ad essere vessata in un momento di nervosismo come quello, ma perchè dopotutto era un viso familiare fra tutti quegli sconosciuti.
Lui la riconobbe subito e si avvicinò in fretta. I suoi occhi la percorsero velocemente dalla testa ai piedi, “Quindi, alla fine sei venuta”. Lo disse con una sorta di pungente rammarico.
Raily si sentì in qualche modo sbagliata, “Sei incantevole come sempre”, ironizzò, cercando di ignorare quella brutta sensazione di inadeguatezza che aveva provato raramente in vita sua.
Lui soffiò una risatina, “A confronto della maggior parte dei nobili qui, io sono il tuo migliore amico”.
“Veramente, qui tutti sono stati molto gentili”.
Drake inarcò un poco le sopracciglia, “Sicuro. Di facciata. Non vorresti sapere quello che probabilmente stanno dicendo dietro le tue spalle”.
“Scusa, come puoi dire così? Questi nobili non sono anche amici tuoi?”.
“Io sono amico del principe Ruark”, le rispose con fermezza, “Non sono qui per nessun altro di loro”.
“E Maxwell? Credevo foste...”, ma non riuscì a finire la frase, perchè Drake parve perdere la pazienza e la interruppe.
“Senti, non lo conosci come lo conosco io. Nessuno di loro”.
Il risentimento nella sua voce fu talmente chiaro che Raily non si arrischiò a ribattere, e preferì lasciar morire il discorso.
Dopo quella frase dura, Drake sembrò rientrare nei ranghi e le disse, in tono freddo e spazientito, quasi che lei fosse lì a fargli perdere tempo, “Comunque, se vuoi scusarmi, vado a farmi un altro bicchiere di champagne. Buona fortuna, Lady Raily”.
Raily si girò piena di irritazione, e marciò nella direzione opposta a quella di lui.
Alcuni invitati si scostarono e lei riuscì a riconoscere Hana che discorreva assieme ad un gruppo di altre ragazze. Decise di andare a parlare con lei, per conoscerla meglio. Almeno lei, sembrò felice di rivederla.
“Allora, cosa ne pensi del ballo in maschera?”, le domandò quando furono da sole.
“Lo trovo un po’ stordente”, rispose Raily, con sincerità. Fra il chiacchiericcio, tutti quei volti anonimi e l’astio di Drake, la sua mente era già esausta.
“Ti capisco”, disse Hana, “È da quando ero piccola che partecipo a questi eventi”.
“Quindi non diventa mai più facile?”.
“Ad essere sincera, le cose si complicano. Almeno, da bambina, potevo correre fra i tavoli e divertirmi un po’”.
Raily sorrise, “Chi dice che non possiamo farlo anche ora?”.
Hana rise, “Credimi, causerebbe un bello scandalo!”.
D’improvviso, una strana donna mascherata si frappose fra loro e prese Raily per un braccio, “Scusami, ma te la rubo solo per un attimo”.
“Ehi!”, protestò lei.
“Perdonami, ma non ti ho mai vista da queste parti. E riconosco sempre quando un araldo annuncia un nome nuovo. Per me è essenziale conoscere tutte le donne della corte. Io sono lady Olivia Vanderwall Nevrakis, Duchessa di Lythikos”.
Raily si prese un momento per digerire quel lunghissimo nome.
“Lady Raily Naville... Non posso dire che conosco il tuo casato. Deve essere nuovo. Beh, visto che sei una novellina della corte, lascia che ti dia un consiglio. Quando verrai presentata al re, devi baciargli le scarpe quando ti inchini a lui”.
Raily impallidì, “Davvero?”.
“È un’usanza di Cordonia, per mostrare profondo rispetto e reverenza alla monarchia. Sei fortunata che io fossi qui per metterti in guardia! Altrimenti, risulteresti completamente ridicola”.
“Beh, grazie”, Raily si divincolò con gentilezza.
Ne aveva conosciute a bizzeffe di furbe come quella duchessa. Se sperava che sarebbe cascata nel suo giochetto, era un’illusa.
Maxwell tornò in fretta da lei, “Il principe Ruark è qui. Pronta per rivederlo?”.
Raily gioì della splendida notizia, nonostante la cosa la rendesse un poco nervosa. Cosa avrebbe pensato Ruark nel vederla lì? Sarebbe stato contento, oppure l’avrebbe trovata una mossa poco saggia da parte dell’amico? Lei, dopotutto, era solo una cameriera...
Maxwell le indicò poco lontano e Raily lo vide.
Ruark indossava un abito scuro, opulento, e una maschera argentata che brillava come una corona.
Raily sentì le gambe tremare...
 
 
Drake si riappoggiò al muro, sorseggiando il suo champagne, gli occhi fissi su quella sciocca.
Era lì per mettersi nei guai e basta.
Innanzitutto, il vestito che aveva scelto sarebbe andato bene per un normale ricevimento, ma non era adatto al ballo in maschera. Non aveva nemmeno la cavolo di maschera! Se l’avesse avuta, forse gli avrebbe dato meno sui nervi vedere quella sua faccia da ingenua. Rideva con una delle nuove candidate, ogni tanto gli occhi fuggivano, a mostrare la sua incertezza e il suo disagio. Non ce l’avrebbe mai fatta, proveniva da un ambiente troppo diverso, diceva le cose che le saltavano in mente, era troppo schietta, troppo vera per quel posto.
Si raddrizzò, allontanando il calice dalle labbra.
Olivia stava già partendo all’attacco. Tempo venti secondi, e la cerbiatta sarebbe corsa via piangendo, ne era sicuro. Doveva fare qualcosa? Metterla in guardia?
Ah, che si arrangi! È voluta venire lei in questa tana di serpi.
Drake si mosse a passo lento fra i dignitari e i nobili che socializzavano, di modo da non perderla di vista mentre piccoli grupetti gli oscuravano la visuale. La vide divincolarsi dal braccio della duchessa, e sospirare di irritazione, di nuovo sola in mezzo alla sala. Fece un mezzo passo incerto verso di lei, ma in quella Maxwell la raggiunse, e lei ritrovò il sorriso.
Sollevato e sommamente irritato al tempo stesso, Drake diede loro le spalle e fece marcia indietro, confondendosi fra la folla.

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Capitolo 3
*** Il ballo in maschera ***


Capitolo 3 - Il ballo in maschera
 
 
“Ti presenterò a re Constantine per prima cosa”, disse Maxwell, “Dovresti fare una buona impressione su di lui, in modo che ti possa considerare degna di stare con suo figlio. E poi avrai la tua occasione per parlare con Ruark”.
“Ok, ci sono”, disse Raily, prendendo aria.
Maxwell si avvicinò dal re, che era in piedi su di un podio. Era un uomo alto, di pelle bianca e dai capelli grigi che tradivano un antico colore scuro. I suoi tratti mostravano una giovialità che Raily non si sarebbe aspettata in un monarca.
“Maestà, posso presentarti Lady Raily Naville?”.
“Con piacere”.
Il re guardò Raily con aspettativa e lei si domandò se l’usanza che Olivia le aveva raccomandato potesse essere vera. Forse c’era una piccolissima possibilità... i nobili a volte erano strani...
Decise di chinarsi normalmente, senza altre formalità, “Vostra Maestà”.
Il re sorrise, “È un piacere conoscere la pretendente che il casato di Lord Maxwell ha scelto. Mi auguro ti goda il tuo soggiorno a Cordonia”.
Raily gli rivolse un cenno deferente col capo, “Grazie”.
Maxwell si commiatò con eleganza, e la scortò via al suo braccio con consumata etichetta.
Raily si trovò così in fila dietro alcune ragazze per incontrare il principe. Era andata bene col re, ma la parte più difficile arrivava ora. Raily voleva che Ruark fosse contento della sua presenza, ma non sapeva davvero cosa aspettarsi. Avevano parlato così poco!
Quando arrivò il suo turno, Maxwell si allontanò strizzandole l’occhio e Raily fece un passo avanti.
“Sei tu!”, esclamò Ruark nel riconoscerla, “Raily... Pensavo di non rivederti mai più”.
Ricordava perfino il suo nome!
“Quindi... è una bella sorpresa, spero?”, gli sorrise.
“La migliore. Ma... come hai fatto ad arrivare qui?”.
La sua voce scura tradiva la sorpresa e l’eccitazione di cui era preda, e Raily tirò un sospiro di sollievo.
“Maxwell e suo fratello mi stanno patrocinando. Mi hanno portata qui per partecipare con le altre pretendenti”.
Ruark sgranò gli occhi, “Davvero? Ma è fantastico! Non posso credere che hai fatto tutta questa strada per me”.
Raily abbassò il tono di voce, “Sento che fra noi c’è qualcosa di speciale. Voglio capire di cosa si tratta”, gli disse con sincerità.
“È lo stesso per me”, annuì Ruark, quindi le prese la mano e la strinse, emozionato.
Dopo un momento, però, la guardia barbuta dietro le sue spalle si schiarì la voce.
Ruark si scostò, “Non siamo più a New York, Raily. Le regole qui sono diverse”, disse tristemente, “Questa serie di eventi è fatto appositamente non solo per darmi tempo di conoscere la mia potenziale compagna, ma anche per dare ai miei genitori, al consiglio e alla gente di Cordonia il tempo di conoscere la loro futura regina. Da ora in poi, tutti ti terranno gli occhi puntati addosso”.
“Sembra spaventoso”.
“Mi spiace di non poterlo rendere più semplice, ma per ciò che vale, sei la favorita”, le strizzò l’occhio.
Raily arrossì e gli sorrise apertamente, “Grazie”.
“Sono sicuro incanterai tutti esattamente come hai fatto con me”, sospirò, guardando oltre la sua spalla, “Sfortunatamente, la fila per conferire non è il miglior posto per parlare. Abbiamo solo un altro paio di secondi prima di lasciar spazio alla prossima lady”.
“In tal caso, mi piacerebbe sapere come stai, se ti va tutto bene”.
Ruark rimase di stucco, “In un momento del genere, ti preoccupi di come sto io? Questo significa tanto per me, davvero”. Le sorrise, cercando le parole, “Tutto questo... mi mette un po’ sotto pressione, ma sapevo che sarebbe successo prima o poi. I principi di Cordonia non hanno molta voce in capitolo su chi sposeranno, e capisco il perchè. Non lo rende più semplice, ma è ciò per cui sono stato educato”.
In quella, la prossima lady si avvicinò.
“Mi spiace, il nostro tempo è finito”, disse Ruark con rammarico.
Raily si volse e vide l’impazienza sul volto dell’altra, “Capisco”, disse a Ruark. Non erano più liberi di parlare quanto e come volevano, come sulla spiaggia la sera prima.
Ruark piegò il busto in commiato, “Spero di rivederti più tardi stasera, se mi conservi l’ultimo ballo”.
Raily annuì e si chinò con titubanza, congedandosi.
Maxwell tornò in quel momento, e la riaccompagnò verso la folla, fra la quale si mescolarono.
“Ruark mi è sembrato davvero contento di vederti”, opinò il lord.
“Sì, ma sarà abbastanza? Devo anche accattivarmi la corte e la gente di Cordonia...”.
“Non preoccuparti. Abbiamo un sacco di tempo per quello. E mio fratello Bertrand ed io saremo qui per aiutarti passo passo. Ricorda! Vogliamo che tu vinca questa competizione”.
“Ok!”, sorrise Raily, ora decisamente sollevata.
“Per ora, sarebbe una buona cosa iniziare a conoscere le altre ragazze della corte. Sono loro le tue oppositrici, ma potresti fare di alcune di loro delle alleate. Bertrand ed io possiamo essere utili, ma più persone hai dalla tua parte, meglio sarà”.
 
 
Raily lasciò perciò Maxwell per raggiungere Olivia e le altre riunite in un tavolo all’esterno. Il parco era illuminato in modo spettacolare, il clima temperato e piacevole.
Olivia si alzò non appena la vide arrivare, “Raily! Sembravi talmente in confidenza col principe! Non sapevo che vi conosceste!”.
Lei la considerò con un sorriso di commiserazione, “Vogliamo parlare di come mi hai mentito dicendomi di baciare le scarpe del re?”.
Le altre riunite si guardarono con un misto di sorpresa e divertimento.
Olivia scoppiò invece a ridere, “Non è stato divertentissimo? Avanti ora, non mi puoi giudicare per un piccolo scherzetto. Sei davvero l’ultima arrivata, dopotutto”.
“Beh, ora finiscila”, le intimò Raily.
Olivia tornò seria, “La finisco quando lo reputo necessario”.
Attorno al tavolo, le altre ragazze tacevano come se si stessero godendo lo spettacolo.
“Ascoltami”, riprese la duchessa, “Voglio che tu sappia che qualsiasi cosa accada fra te e Ruark, non hai alcuna possibilità con lui. Forse sei riuscita a catturare la sua attenzione mentre eravate solo tu e lui, ma non puoi competere con noi nobili qui. Proveniamo dalle famiglie migliori d’Europa, ci siamo preparate e abbiamo studiato tutta la vita per sposare un principe. Non puoi semplicemente presentarti qui all’ultimo minuto e rubarcelo così”, indicò l’alta ragazza mora alla sua destra, “Kiara qui è la figlia di un diplomatico e parla fluentemente dieci lingue diverse”.
Le prince va a tomber amoureux de moi”, disse Kiara, flexando le sue capacità.
“Penelope è di lignaggio nobile da seicento anni”.
“Si tratta di un onore rappresentare la mia gente qui”, disse una ragazza dai capelli scuri e l’aria fragile.
“Anche Hana ha studiato per imparare l’etichetta di corte e l’arte della conversazione e della seduzione”.
“Ehm, grazie...?”, disse Hana, a quel complimento che sembrava inaspettato.
“Ma se qualcuno ha delle chance concrete col principe, quella sei tu, Olivia. Non conosci Ruark da tutta la vita?”, domandò Penelope.
“È vero”, si pavoneggiò Olivia, “Siamo cresciuti assieme al palazzo come amici d’infanzia. Prima che suo fratello maggiore abdicasse, ero sicura che io e Ruark ci saremmo sposati un giorno. E non ho intenzione di perderlo in favore di nessuna di voi arpie. Senza offesa”.
“Aspetta un minuto, non riesco a credere che Ruark possa essere amico tuo”, intervenne Raily.
“Questo dimostra solo quanto poco lo conosci”.
“Olivia sa essere molto affascinante, quando vuole”, fece presente Kiara.
“Tu semplicemente non riesci a capirlo”, disse Penelope.
Olivia ghignò, “Non preoccupatevi, ragazze. Sono certa che la piccola Raily imparerà a stare al suo posto, prima o poi. Oppure le renderò la vita un inferno”.
Raily non si scompose, “E quale pensi sia esattamente il mio posto, sentiamo”.
“Oh, da qualche parte fra Penelope e Kiara, ma sai cosa? Probabilmente sopra Hana. Anche se sono sorpresa che Hana sia qui, dopo ciò che ho sentito sul suo ultimo tentativo di fidanzarsi”.
“Olivia!”, esclamò Hana, indignata.
“Beh, sappiamo tutti che i tuoi genitori ti lanciano sopra ogni scapolo di buona famiglia se questo significa farti fare un altro piccolo passo nella scala sociale. Ma, onestamente, è un po’ troppo sperare che il principe Ruark si accontenti di accettare la merce scartata”.
Raily vide il viso della ragazza diventare rosso acceso.
“Io... devo... scusatemi”, Hana si fece largo fra le pretendenti, ma Raily la trattenne per un braccio.
“Hana, aspetta. Non devi stare ad ascoltarla”.
“Grazie, ma... ma quello che ha detto è... Mi spiace, Raily”, scosse il capo e rientrò nel salone da ballo.
Raily si volse da Olivia, livida.
“Ragazze come lei non dovrebbero essere qui se non sanno reggere la verità”.
“Olivia, ti stai comportando come una bambina, non come una regina. Se è così che ti poni di solito, non mi fiderei a lasciarti usare delle forbici con la punta arrotondata, figuriamoci farti governare un regno”.
Olivia rimase a bocca aperta, le altre trattennero il fiato, sgomente.
“Io... tu non puoi parlarmi così”.
“E invece l’ho fatto. Ora scusatemi, ma preferisco andare a bere un drink dentro piuttosto che stare qui ad ascoltare voi. Sembra di essere all’asilo”.
“Fa’ come vuoi”, disse Olivia, riprendendosi in fretta.
Raily marciò dentro la sala da ballo, ancora furiosa.
Non posso credere alla faccia tosta di quella Olivia. E spero che Hana stia bene.
Maxwell la raggiunse alcuni minuti dopo, mentre sorseggiava un calice di champagne e pensava alla sua lista nera, nella quale per ora figuravano Drake e Olivia.
“Eccoti. Sembri... arrabbiata”.
“Esatto”.
Maxwell scosse le spalle, “Beh, non c’è tempo per infuriarsi. L’ultimo ballo è tra poco e credo che tu e Ruark ve lo meritiate”.
Raily vide che Ruark stava ora parlando con Penelope.
“Forse è un po’ antipatico interrompere, ma...”.
Raily ripensò a come quelle sciocche si erano comportate nei confronti di Hana e nei suoi, e lo sguardo le si accese di rivalsa, “Non dire altro, so cosa fare”.
 
 
“... ed è così che la mia famiglia ha acquisito la sua prima statua d’oro di un barboncino”, stava dicendo la brunetta al principe, quando lei si accostò.
Ruark rideva, a suo agio, “So cosa si prova. Non farmi iniziare nel raccontarti della collezione di calici antichi di Regina...”.
“Chiedo scusa”.
I due si volsero dalla sua parte.
“Ruark, credo che questo sia il mio ballo”.
Lui sorrise, “Certo. Grazie per avermelo ricordato”, e si volse a Penelope con un sorriso di scusa, dicendole, “Sfortunatamente, avevo già chiesto a Lady Raily”.
Penelope nascose il muso dietro la maschera, “Certamente”, disse, prima di sparire.
Ruark si volse verso di lei, “Grazie per avermi salvato da quella conversazione. Si stava dimostrando difficile da chiudere”.
Raily rise, “Felice di aiutare. Balliamo?”.
L’orchestra suonava un valzer, e Ruark le prese la mano, portandola in pista. Raily si rese conto solo allora di non avere idea di come ci si dovesse muovere. Quella non era una discoteca, per un attimo l’aveva scordato.
“Io...”, disse, imbarazzata, “Non sono sicura di conoscere i passi”.
“Ti guido io”, rispose sicuro Ruark.
Il momento dopo la attirò un po’ più vicina fino a prenderla fra le braccia, stringendo la mano di lei nella sua. Raily faticò inizialmente a tenere il ritmo, ma dopo poco comprese qualche passo e cercò di partecipare, sebbene Ruark la stesse portando quasi del tutto. Sperò che la folla che li guardava non si accorgesse di quel particolare.
“Sei un provetto ballerino”, sorrise entusiasta, levando il viso a guardarlo. Lui era bello, raggiante, gli occhi gli brillavano.
“I miei genitori sarebbero felici di sentire che tutti quegli anni di scuola sono serviti a qualcosa”, e dopo una pausa, “Sono molto contento di avere finalmente un minuto da solo con te, Raily”.
Lei si guardò attorno, nel salone gremito, “Beh, relativamente soli. Ci sono solo un altro centinaio di persone che ci osservano”.
“Purtroppo, è tutta la privacy che possiamo avere... anche se ho un asso nella manica”.
La guidò ballando in un angolo del salone, fino ad un’uscita che conduceva ad un balcone.
L’aria fresca era un piacere... non smisero di volteggiare, più per apparenza perchè potevano essere visti dal di dentro attraverso le grandi vetrate. Il ritmo però diminuì notevolmente, così come la concentrazione di Raily, e poterono focalizzarsi sul dialogo.
“Qui possiamo stare un po’ in pace”, disse infatti Ruark.
“Ottima scappatoia”.
“Ci si prova. Volevo sapere come te la stai cavando. Mi auguro che tu stia bene e che qualcuno si stia prendendo cura di te mentre sei qui”.
“Maxwell è stato molto carino. Mi ha portata qui e mi ha dato una stanza eccetera. Non ho ancora incontrato suo fratello”.
Ruark soffiò una risata, “Ah, il Duca. Lui è... diverso da Maxwell. Più serio. Ma il loro casato ha una reputazione eccellente, per di più grazie a lui”.
“Capisco”.
“E cosa mi dici di Cordonia? Come ti sembra casa mia?”.
“La adoro!”.
Ruark sembrò entusiasta, “Davvero?”.
“È bellissimo qui. Mi piace l’architettura, gli eventi eleganti, la musica, sembra tutto venuto fuori da una favola”.
“Spero che ti innamorerai di Cordonia quanto lo sono io. È... beh, è abbastanza anticonformista per una regina non amare la terra che governa”.
Raily realizzò cosa significava quella frase e arrossì, “Oh, beh, già. Immagino che sia una qualità necessaria per una futura regina...”.
Si fermò un attimo a pensare. Quando era uscita sul balcone con Ruark, aveva pensato che le cose sarebbero state come sulla spiaggia a New York, che avrebbero chiacchierato e flirtato come due normali ventiseienni, eppure ora si rendeva conto che ogni cosa Ruark dicesse e ogni domanda che le poneva era finalizzata a conoscere meglio una delle candidate al trono, non una persona con cui dividere una storia d’amore. Certo, Raily vedeva nei suoi occhi lo scintillio dell’interesse per lei, ma era altrettanto convinta che il dovere per lui venisse prima di ogni altra cosa. E questo fatto la metteva un poco a disagio. Ruark le piaceva molto, stava iniziando a provare per lui un vero sentimento, di qualsiasi natura fosse. Amava vederlo sorridere e ascoltarlo parlare, perchè era sorprendente come riuscisse ad essere educato e diplomatico e pacato in ogni contesto. Però si chiedeva se da parte sua questo interesse fosse finalizzato al romanticismo o al bene del regno. Lei, d’altra parte, stava partecipando alla gara perchè Ruark le piaceva, perchè era un bel ragazzo e iniziava a volergli bene, ma non aveva idea se fosse davvero adatta ad essere una regina. Se volesse esserlo.
“È davvero importante”, le confermò lui, “Specialmente considerando la storia recente di Cordonia”.
“Che intendi?”.
“Le ultime due decadi sono state abbastanza dure per noi. La prima regina ha abbandonato mio padre e il mio fratellastro più grande. Non conosco i dettagli, ma...”.
“Sai perchè se n’è andata?”.
“Non ha retto la pressione della vita di corte. Veniva da una famiglia nobiliare minore, quindi non è stata a corte troppo a lungo prima del matrimonio. E mia madre è morta quando ero bambino...”.
Le labbra di Raily si curvarono verso il basso, “Hai perso tua madre? Mi dispiace tanto, Ruark”.
“Sì, è stata dura”.
“Quindi l’attuale regina...?”.
Ruark sorrise, “Regina potrà anche non essere mia madre, ma è una donna eccezionale che ha fatto il possibile per governare Cordonia al meglio assieme a mio padre. L’instabilità è il nemico principale per una piccola monarchia come la nostra. Una situazione finanziaria debole, una crescita del crimine, un calo del turismo... tutto viene influenzato dalla vita della famiglia reale”.
Raily sorrise, “Ecco perchè ci tieni così tanto a trovare la persona giusta”.
“Esatto. Non posso solo seguire il mio cuore...”, la guardò intensamente, “Per quanto lo vorrei. Ci sono tante altre persone delle quali mi devo prendere cura”, si interruppe, “Scusami. Non volevo metterti un peso addosso parlandoti di queste cose”.
Raily gli strinse di più la mano, “Ruark, non preoccuparti. Mi puoi dire quello che vuoi. Sono qui per te”.
Ruark la guardò speranzoso.
“È una grossa responsabilità quella che hai sulle spalle”, si rese conto.
Egli sorrise, “Vero, ma non è sempre stato così. Ho molte storie sulla mia pazza giovinezza”.
“Mi farebbe piacere sentirne una”.
“Mah, potrei parlarti di quella volta in cui mio padre decise di inculcarmi il rigore del governo. Mi fece sedere per ore a tutti gli incontri ufficiali, per tre intere settimane, tanto che alla fine non ce la feci più. Dovevo fare qualcosa di pazzo”.
Raily rise, “Tu, che infrangi l’etichetta?”.
“Sì”, rise anche Ruark al ricordo, “Io e Drake rubammo una gigantesca riserva di cioccolato dalle cucine e andammo a nasconderci in giardino. Abbiamo passato tutto il pomeriggio a preparare trappole nel labirinto di siepi”, le indicò il punto nel parco, “Poi ci siamo rincorsi all’interno, cercando di evitare l’uno le trappole dell’altro”.
Raily sgranò gli occhi, divertita.
“Abbiamo giocato così per quattro ore, finchè eravamo coperti di cioccolato dalla testa ai piedi e siamo quasi collassati a terra per la stanchezza. Ma non ne avevamo ancora abbastanza. Quindi abbiamo usato le ultime energie per scalare quel grande albero al centro del labirinto e abbiamo giurato di vivere tutta la nostra vita lassù”.
“Non ci credo!”.
“Alla fine ci siamo addormentati sull’albero, e io mi sono svegliato solo quando sono cascato giù dal tronco e sono precipitato sul fondoschiena. Un dolore terribile...”.
Raily rise assieme a lui.
“Spero che questo non distrugga l’immagine che hai di me come di un principe per bene”.
Raily scosse il capo, “In realtà, la cosa che mi sorprende di più è che Drake sappia come ci si diverte”, ironizzò.
Ruark sembrò molto stranito dalla cosa, e replicò, immediato, “Scherzi? Drake è il migliore!”.
Raily si adombrò, “Non mi è parso dalla mia esperienza”.
“So che può sembrare un po’ scostante, ma non troveresti mai un amico più leale di lui”.
Raily scosse le spalle con scetticismo, accantonando l’argomento, perchè il pensare a Drake continuava a innervosirla senza motivo.
“Sai”, disse, “Vorrei davvero conoscere quel Ruark che giocava ad acchiapparella e si addormentava sugli alberi”, lo guardò con gli occhi accesi.
“Mi mancano quelle estati senza pensieri”, sospirò Ruark, “Ma ho paura che quei giorni siano ormai finiti”.
Raily si guardò alle spalle, verso il salone da ballo. La musica sembrò scemare.
“Dovremmo tornare”, disse lui.
Lei annuì, e assieme rientrarono, concludendo il ballo con leggiadria.
“La musica è quasi finita e anche la serata”, commentò Ruark, “Presto dovremmo darci la buonanotte”.
Raily non riuscì a nascondere il disagio. Decise di parlare con sincerità.
“È così che sarà per i prossimi mesi? Dovremo rubare solo un paio di minuti per poter parlare fra un impegno e un altro?”.
Ruark sospirò, “Come ho detto, le cose qui sono diverse. Per correttezza, devo passare del tempo anche con le altre contendenti. Ma credimi quando ti dico che vorrei che questa notte non avesse fine”.
Raily sospirò fievolmente. La musica morì con dolcezza e Ruark si chinò davanti a lei, con galanteria. Lei fece lo stesso, trattenendo i drappi dell’abito azzurro.
“Domani sarò molto impegnato, ma forse riusciremo a vederci per un po’ di tempo”.
“Non vedo l’ora”, gli sussurrò.
 
 
Quando la festa in maschera fu conclusa, Raily tornò nella sua stanza, felice di potersi togliere finalmente le scarpe da ballo, che erano sì comode, ma iniziavano a stringerle un po’. Stava per togliersi anche il vestito, quando udì bussare alla porta.
“Sì?”.
Maxwell fece capolino, “Ehi! So che è tardi, ma c’è qualcuno che dovresti conoscere”, si volse verso il corridoio, “Bertrand, questa è Raily, la ragazza di cui ti ho parlato”.
Maxwell si scostò per lasciar entrare un uomo impettito dall’espressione dura. Il Duca Beaumont aveva corti capelli neri tenuti lontani dalla fronte, e occhi scuri poco accomodanti. Indossava un completo marrone, dal taglio un po’ antiquato, e dimostrava qualcosa come trentacinque anni.
“È lei?”, chiese, con voce autoritaria.
Maxwell annuì.
“Raily, questo è mio fratello Bertrand”.
“Piacere di conoscerti, Bertrand”, sorrise Raily, porgendogli la mano.
“Il modo corretto di rivolgersi ad un duca è “vostra grazia”“, fu la sua risposta.
“Oh, mi dispiace tanto, vostra grazia”, si corresse Raily, imbarazzata, abbassando la mano.
“Uhm”, disse Bertrand, occhieggiandola dalla testa ai piedi, “Almeno sembra che tu sia recettiva agli insegnamenti”.
“Ehi, non sono il tuo animale domestico”, sbottò, urtata, già in procinto di aggiornare la sua lista nera.
Maxwell si interpose, “Raily, Bertrand non intendeva dire questo”.     
 “Maxwell”, sbottò il duca, “Una parola con te in privato?”.
All’ordine seguirono i fatti, e Bertrand afferrò Maxwell per un braccio e lo trascinò fuori dalla stanza.
Raily si accostò alla porta, curiosa di sentire cosa si stessero dicendo sul suo conto.
 
“Quella è la ragazza che hai scelto per rappresentare la nostra famiglia?!”, sibilò Bertrand.
“Sì, si chiama Raily”, rispose innocentemente Maxwell, “Ha fatto davvero colpo su Ruark quando siamo stati nel suo pub per il party di addio al celibato. Era la nostra cameriera”.
“Una... cameriera...”, impallidì il duca, “Hai portato qui... una cameriera”, inspirò profondamente, quindi serrò i pugni, espirando, “Lo sapevo che non avrei dovuto fidarmi di te! Avresti potuto scegliere qualsiasi duchessa o nobildonna di una qualsiasi delle corti europee!”.
“Sì, avrei potuto”, ribattè Maxwell, sempre nel suo tono ingenuo, “Ma come ti ho detto, a Ruark lei piace molto, e credo che la cosa sia reciproca. So che a te forse non importa, ma lei potrebbe farlo davvero felice. Tipo, ‘oh-non-ti-ho-mai-visto-così-felice-prima’, questo genere di cosa. Ruark dovrebbe almeno avere una possibilità in amore, anche se è il principe”.
Bertrand pestò un piede a terra, “Risparmiami i tuoi sentimentalismi! E spera solo che questa cameriera non rovini tutto quanto!”.
Raily fece tre lunghi passi indietro, mentre i due rientravano nella sua stanza.
Il duca si fermò a guardarla con occhi severi, smascherandola, “Stavi ascoltando, vero?”.
Raily non se la sentì di mentire, “Già, e non mi piace quello che ho sentito”.
“Beh, questo la dice lunga sulle tue maniere”.
“Ascoltate bene. Siete voi quelli che mi avete invitata qui. Se siete così scontenti di me, allora cercatevi un’altra ragazza!”.
“No!”, intervenne Maxwell, “Non dire così! Se te ne vai adesso, non possiamo scegliere un’altra candidata, perchè abbiamo già reso ufficiale che sei tu la nostra contendente!”.
Bertrand si aggiustò il gilet, “Sfortunatamente, Maxwell ha ragione. Siamo impantanati con te”.
Raily fece per ribattere, ma il duca la precedette, “Forse Maxwell non te l’ha spiegato completamente, ma se Ruark scegliesse te, il nostro casato ne ricaverebbe fama e rispetto”.
“Una cosa di cui al momento abbiamo disperato bisogno, perchè vedi, siamo... come dire... al verde”, aggiunse Maxwell.
“Maxwell, parli troppo!”, rimproverò Bertrand.
Il rampollo abbassò il capo.
“Siete al verde?”, interloquì Raily, guardando dall’uno all’altro, quindi scosse le spalle, “Non c’è vergogna in questo. Io sono stata al verde tantissime volte!”.
Anche se a testa bassa per il rimprovero di prima, Maxwell sorrise, “Grazie, Raily”.
“Si tratta di qualcosa di completamente diverso per noi”, spiegò Bertrand, non senza imbarazzo.
Lei mise le mani sui fianchi, “Vi daranno del denaro se sposerò il principe?”.
“Non... direttamente. Il nostro prestigio si solleverà grandemente, e questo avrà anche un effetto finanziario. Vorremmo arrivare a questo prima che le altre famiglie scoprano la nostra situazione”.
Raily annuì, in comprensione.
“Nei circoli come questo, se le voci corrono troppo riguardo alla rovina finanziaria, può tramutarsi tutto in uno scandalo”.
Il volto di Bertrand si fece amareggiato, e a Raily parve estremamente vulnerabile, adesso.
“Ma il nostro nome è ancora rispettato a Cordonia”, disse Maxwell, con ottimismo, “Se proprio dovesse andar male, possiamo presentarti alle giuste persone e farti partecipare ai giusti eventi. Mi spiace solo che non possiamo offrirti di più di questo”.
Raily guardò negli occhi azzurri di Maxwell, comunicandogli la sua gratitudine. Si trovò sconcertata dalla generosità del cadetto Beaumont.
“A proposito di eventi”, disse Bertrand, “Ti sei preparata per quello di domani?”.
“Quale?”.
“Il Derby”, disse Maxwell.
Raily lo guardò con occhi vacui.
“Sai cos’è un derby, vero?”, domandò il duca.
“Una corsa di cavalli?”, tentò Raily, un poco incerta.
Bertrand le mostrò un primo vero sorriso, “Molto bene. Sarà la tua primissima occasione per far colpo sulla stampa”.
“I giornalisti non hanno molte opportunità di incontrare i reali”, spiegò Maxwell, “Quindi verranno in massa”.
“Oh, perciò immagino siano importanti”.
“Sì, parecchio”, rispose Bertrand, “Tutta la gente di Cordonia verrà influenzata da quello che scriveranno su di te”.
“Siamo una monarchia, ma serviamo la gente. Hai bisogno del loro appoggio per poter diventare regina”.
“A proposito. Dovresti considerare con attenzione il tuo outfit per domani. La regina sarà presente all’evento, e un abito adatto sarà il primo passo verso il suo favore”.
Raily annuì, cercando di trattenere uno sbadiglio.
“Comunque ne parleremo domani, prima del Derby”, tagliò corto Bertrand, notando la sua stanchezza, “Buonanotte”.
I due fratelli uscirono senza aggiungere altro, lasciandola a finire di svestirsi, più confusa che mai.
Quando ebbe finito, non ci volle molto prima che collassasse nel morbidissimo letto. Rimase alcuni secondi a fissare il tetto del baldacchino, ragionando fra sè e cercando di digerire il fatto che tutta quella giornata non fosse stata uno strano sogno. Quel mattino stava per recarsi al lavoro, e invece era salita su un aereo e adesso si trovava in Europa. Prese il cellulare e scrisse una brevissima email a suo padre in Canada, giusto per fargli sapere che aveva cambiato momentaneamente continente e che la copertura telefonica era fuori uso. Non aveva un gran rapporto coi suoi genitori, quindi sarebbero bastate quelle due frasi. A New York aveva pochi amici, quindi scrisse velocemente anche a loro, giusto per non farli preoccupare, quindi buttò il telefono sul comodino, girandosi da un lato. Le lenzuola erano così soffici! Aveva conosciuto un sacco di persone quel giorno. Aveva parlato con Ruark, ed era stato molto piacevole. Bertrand l’avrebbe mai considerata degna delle aspettative che invece nutriva Maxwell? E Hana, cosa pensava di lei? Sarebbero diventate amiche nonostante la competizione? Oppure il fatto di mirare alla mano dello stesso ragazzo le avrebbe infine divise? Olivia aveva detto un sacco di brutte cose...
Drake...
Drake la faceva imbestialire...
Era fastidiosamente attraente...

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Capitolo 4
*** Il Derby ***


Capitolo 4 – Il Derby
 
 
 
Raily aprì gli occhi improvvisamente, rendendosi conto che era giorno.
Le sembrava di essersi addormentata solo pochi minuti prima, e la testa le doleva per il jet lag. Aveva bisogno di un caffè.
Dopo la colazione in camera, si recò al guardaroba del palazzo per scegliere l’abito per il derby.
Peccato che il luogo fosse già occupato da Olivia, impegnata nel mettersi addosso un vestito tutto volant color verdeacqua.
“Oh, mi sorprende di trovarti ancora qui. Pensavo te ne fossi tornata a casa da un pezzo. Di sicuro ormai avrai capito che non hai alcuna possibilità di vincere”.
Sul viso di Raily comparve un lieve sorriso, “Io invece pensavo che tu avessi ormai capito che non hai bisogno di affossare gli altri per elevare te stessa”.
Gli occhi verdi della ragazza si aprirono al loro massimo, e Olivia borbottò, “Humm, io...”.
“Shhh, va tutto bene. Non hai bisogno di dire nulla. So che abbiamo cominciato come rivali, ma questo non vuol dire che dobbiamo disprezzarci a vicenda”.
“Ma... Ruark...”, continuò a borbottare la rossa, spiazzata dal suo atteggiamento.
“Qualsiasi cosa accada, non abbiamo la necessità di ferirci”.
Olivia strinse i pugni, facendo un passo verso di lei, “Non so a che gioco tu stia giocando, ma io... io non cederò ai tuoi inganni”.
Raily sospirò. Per lo meno ci aveva provato. Solitamente, quando aggiungeva qualcuno alla sua lista nera, cercava sempre di dare una seconda opportunità, perchè sapeva che spesse volte le apparenze potevano ingannare. Olivia non le era sembrata una ragazza veramente cattiva, solo una che aveva bisogno di attenzioni. E con le persone così, bastava solo un po’ di polso.
La osservò marciare sdegnosa verso la porta, ma era chiaro che quello era solo un atteggiamento costruito, uno scudo...
Sulla soglia, la rossa si voltò, “Senti, so che probabilmente finirai per metterci tutte in imbarazzo col tuo pessimo senso della moda, ma... cerca di non farlo. Dovresti indossare qualcosa di sobrio”.
Raily fece schioccare la lingua, “Se questo consiglio vale come quello sul baciare le scarpe del re...”.
“No, io... Comunque, fa’ come vuoi”.
Raily la guardò andare via dispiaciuta.
 
Quando tornò in camera sua dopo aver scelto un abito adatto, si ritrovò in compagnia di Maxwell per avere istruzioni sull’imminente evento.
“Ricapitoliamo. Al picnic che si terrà dopo la corsa, dovrai mangiare con perfetta educazione”.
Raily sbuffò, riesumando il suo animo scherzoso nonostante la tensione, “Maxwell, non ti preoccupare, non sono un caso tanto disperato. Non mi ingozzerò, non mi pulirò i denti con le dita, e non infilzerò Drake con la forchetta, non importa quanto quest’ultima opzione sia allettante”.
“Scusa, ma Bertrand mi ha chiesto di ripassare tutto quanto. A proposito, come ci si rivolge a Bertrand?”.
Raily sorrise, “Vostra grazia”.
“E il suo titolo è Duca di Ramsford. Beaumont è solo il nostro cognome”.
Raily annuì, cercando di tenere a mente tutto quanto.
Come evocato dalla voce del fratello, Bertrand bussò ed entrò nella stanza mentre Raily rifiniva il trucco.
“Come procede?”, volle sapere.
“Tutto bene. Stavamo giusto ripassando tutto quanto”.
“Non c’è più molto tempo. Andiamo. La macchina ci aspetta. Metteremo le cose a punto durante il viaggio”.
Raily li seguì fino alla limousine che stazionava nel vialetto del palazzo.
“Che domande potrebbero farmi i giornalisti?”, chiese, una volta dentro l’abitacolo.
“Inizieranno con cose facili”, disse Maxwell, “Come ti chiami, da dove vieni...”.
“Poi andranno sul difficile”, continuò Bertrand, “Non so cosa ti chiederanno, ma l’importante è che tu...”.
“Sia me stessa?”.
“No, per l’amor del cielo! Rispondi con cortesia, tenendo a mente di mostrare il tuo amore per Cordonia, come farebbe una futura regina”.
Raily annuì.
“Ah, e se ti dovessero chiedere delle mele di Cordonia, prendi la domanda con molta serietà”.
“Le... mele?”, chiese lei, perplessa.
“È il nostro frutto nazionale”, spiegò Maxwell, “E la nostra risorsa di esportazione maggiore”.
“Capito”, annuì Raily.
“Siamo quasi arrivati, come ti senti? Credi di farcela?”, volle sapere il duca.
Raily annuì, “Sì, sì, tutto sotto controllo”. Dopotutto si trattava solamente di una intervista.
Bertrand le rivolse uno sguardo tagliente, “La tua estrema sicurezza potrebbe costarci cara”.
Maxwell invece le strinse la mano, “Coraggio! Sei tutti noi”.
Quando l’auto arrivò al circuito, Raily notò che i nobili e le dame indossavano colori sgargianti e cappelli enormi per proteggersi dal sole. Sulla via dalla fermata delle auto agli spalti era steso un tappeto viola, fiancheggiato da una folla di fotografi e giornalisti che sia ammassavano su chiunque passasse sopra il telo pregiato.
“Wow, che bello”, commentò Raily, sbirciando dal finestrino, “Sembra una fiera”.
“Una fiera?”, boccheggiò Bertrand, “Una fiera, l’evento di apertura della stagione sociale di Cordonia...”.
Raily lo guardò e le sembrò che stesse per avere un collasso.
Rise, sbirciando il sorriso rassicurante che le rivolgeva Maxwell, mentre apriva la portiera per lei.
“Prego”.
“Come, ma voi non venite con me?”.
Bertrand scosse il capo, “Noi non dobbiamo essere intervistati”.
“Ok, ma dove vado dopo aver parlato con la stampa?”.
“Le contendenti alla mano di Ruark hanno il loro padiglione”, le disse Maxwell, “Continua avanti e dirigiti verso quello rosa, vedrai sarà semplice”.
Raily annuì e prese aria prima di uscire dall’auto.
Appena lo fece, uno stormo di giornalisti la assalì, quasi urtandola con i loro grossi microfoni.
“Da questa parte, per favore!”, sentì urlare, “Sono Donald Brine del Cordonia Broadcasting Center. Ci è giunta voce della nuova lady sulla scena sociale. Come si chiama?”.
“Lady Raily Naville, del casato Beaumont”, rispose Raily, con un lieve sorriso.
“I nostri ascoltatori fremono per sapere la sua storia. Prego, ci racconti di lei”.
“Sono... beh, una ragazza di New York il cui cuore l’ha portata ad immischiarsi negli affari della nobiltà”.
“E come si sente in merito?”.
Raily si esibì in un gran sorriso, mentre rispondeva, “Mi sembra di vivere un sogno”.
“Affascinante. Ho sentito delle voci sul fatto che lei sia la favorita del principe Ruark. Cosa crede che la distingua dalle altre?”.
“Beh, il principe mi ha notata perchè abbiamo lo stesso amore per la Statua della Libertà”.
“Una vera ragazza americana”, commentò Brine.
“Sono nata in Canada, in effetti, ma ho sempre vissuto negli USA”.
“Posso farle una foto?”.
“Certamente”.
Il reporter preparò la macchina, “Un bel sorriso, coraggio”.
Raily si mise in posa con una mano sul fianco, cercando di mantenere una certa grazia.
“Perfetto! È molto fotogenica!”, le gridò il reporter.
“Oh, grazie!”.
Nell’allontanarsi, Raily lo sentì mormorare, mentre prendeva appunti sul suo notes, “La lady misteriosa attraversa il purple carpet diretta al derby...”.
Raily non riuscì a sentire oltre, che un’altra reporter la approcciò, “Lady Naville, sono Anna De Luca per Trend, rivista di moda e notizie. Vorremmo sapere da lei, da straniera, cosa ne pensa di Cordonia?”.
“Credo sia piena di fascino e meraviglie”, rispose Raily con sincerità.
La De Luca sorrise, “I nostri lettori saranno contenti di saperlo. Se sposerà il principe, le sarà chiesto di diventare regina. Quali credenziali crede di possedere per questo ruolo?”.
La domanda la lasciò alquanto spiazzata, e non riuscì a trovare aggettivi adatti. In verità ancora si chiedeva se fosse tagliata per essere regina. Pensò a Ruark e a tutte le responsabilità che gli gravavano sulle spalle... Cercò di riconcentrarsi.
“Non importa”, tagliò corto la giornalista, “L’ultima domanda. Parlando per ipotesi, come prenderebbe la notizia di un calo nella produzione di mele da parte delle fattorie di Cordonia?”.
“Sono a conoscenza di quanto le mele siano importanti per l’economia di Cordonia, quindi prenderei questo problema nel modo più serio possibile”.
Il volto della giornalista sembrò illuminarsi a quella risposta, e anche Raily si compiacque di se stessa, per essere stata in grado di tirar fuori una frase così azzeccata, nonostante la pressione.
Si accorse che i giornalisti la seguivano, volendo saperne di più, ma la coda dietro di lei la incalzava, così, con un sorriso si accomiatò, proseguendo verso il passaggio coperto davanti a lei.
Dove...? si chiese. Maxwell aveva parlato di padiglioni rosa, ma lei non riusciva a vederne alcuno da lì.
Provò ad attraversare lo spazio coperto, sentendo la tensione del confronto con la stampa finalmente sciogliersi, ma si ritrovò in una delle stalle. Proseguì, incerta, cercando qualcuno a cui chiedere informazioni.
Il luogo sembrava deserto, eccetto per uno scompartimento nel quale stazionava un bel cavallo baio, il quale si ritirò indietro alla sua vista, probabilmente spaventato dall’intrusione.
“Oh, scusa bello”. Raily si inoltrò un po’ più avanti, e provò, “Salve! C’è qualcuno qui? Avrei bisogno di un’informazione...”.
Un colpo di vento causò la chiusura improvvisa della porta dietro di lei, e Raily trasalì, il cuore in gola. Non ebbe però tempo per riprendersi, perchè il cavallo che aveva visto prima si era spaventato a sua volta, ed era uscito dallo scomparto, nitrendo e scalciando.
Raily trattenne il fiato quando lo vide galoppare furioso verso di lei. D’istinto, cercò di correre all’indietro nel limitato spazio che la circondava, ma il cavallo era molto più veloce. In pochi istanti l’ebbe raggiunta, lanciando sonori nitriti e sbuffando. Raily lo vide levarsi sulle zampe, pronto a calpestarla con gli zoccoli anteriori, ed emise un breve e acuto urlo di terrore, cercando di ripararsi il capo con un braccio. Nel farlo, cadde a terra sul didietro, aspettandosi di venire schiacciata, ma all’ultimo istante qualcuno si interpose fra lei e l’animale.
Raily spostò le braccia e vide Drake che intrecciava le dita alla criniera della bestia e gentilmente gli spingeva la testa in basso, in modo da intercettarne lo sguardo.
“Niente paura, bello. Ci penso io a mandare via questa ragazza”.
Il baio smise in fretta di scalpitare, come ipnotizzato dalla voce dell’uomo, e ben presto si immobilizzò, sbuffando fievolmente.
Drake gli carezzò rudemente il collo, quindi lo accompagnò al suo scompartimento, voltandosi poi dalla parte di Raily, ancora seduta sul pavimento.
“Stai bene, Naville?”.
Raily cercò di riprendere a respirare, e si rimise in piedi, “Drake... mi hai salvata”.
Lui inarcò le sopracciglia, “Davvero? Credevo di stare salvando il cavallo... Questi animali sono come degli atleti, non possono rischiare di ferirsi mentre calpestano una ragazza randagia”.
Raily lo guardò con occhi di fuoco, “Oh, che gentile... Io credo invece che il cavallo ti abbia dato un colpo in testa”.
Drake cercò di occultare un sorrisetto, “Nah, ne sono uscito senza nemmeno un graffio”.
“Ma che cosa ci fai qui?”, continuò Raily, irritata dalla sua presenza. Di tutte le persone che potevano essere là, perchè doveva essere soccorsa come una sciocca proprio da lui?!
A quella domanda, lui sembrò dubbioso, e si passò le mani fra i capelli con un sospiro, “Senti, io...”, esitò solo un altro attimo, “La verità è che Ruark mi ha detto di tenerti d’occhio, per evitare che tu finissi nel posto sbagliato. Esattamente come ora”.
Raily spiò la sua espressione colpevole, e non riuscì a spiegarsela. Fu però molto colpita dal fatto che Ruark si preoccupasse in quel modo per lei.
“Ti ha davvero detto così?”.
“Sì...”, soffiò Drake, risollevando il volume della voce subito dopo, “Meno male che ho seguito le sue istruzioni, eh? A proposito, dovresti tornare alle corse e alla folla di fans adoranti”.
“Mi piacerebbe, ma mi sono persa. Maxwell mi ha detto di cercare i padiglioni rosa...”.
Drake aggrottò la fronte, “Non sono quelli. Sono quelli bianchi, a fianco alle griglie di partenza. Non puoi sbagliare. Buona fortuna”.
Raily guardò il pavimento in terra battuta con incertezza. E se si fosse persa di nuovo?
“Tu non vieni con me?”.
“No”, Drake sorrise, “Devo incontrare Ruark fra poco. Lui ha un padiglione privato. Di solito ci mettiamo lì, ci facciamo qualche drink, guardiamo la cerimonia, scommettiamo sui cavalli... è divertente”.
“Uhm”, disse Raily impensierita, “In questo caso, ci vediamo in giro”.
Drake annuì, ma la accompagnò fuori dalla stalla.
Mentre uscivano di nuovo all’aperto, Raily si fermò.
“Ehi, Drake”.
Lui si volse e la guardò negli occhi per un momento.
Raily sorrise, “Grazie per avermi soccorsa”.
Drake distolse lo sguardo, voltandosi verso i padiglioni, “Puoi ringraziare Ruark. È stata una sua idea”.
Raily strinse gli occhi con sospetto, “Già, in merito a questo... il fatto che ti abbia chiesto di seguirmi in giro... è stato gentile da parte sua”.
“Beh, sono io il poveraccio che ti deve stare dietro. Comunque, sì, il principe si preoccupa per te. Vuole che tu ti diverta”, fece per andare nella direzione di un grande padiglione alla loro destra.
“Abbi cura di te, Naville. Stai lontana dai guai”, fece una pausa e si volse di nuovo a guardarla.
Raily lo interrogò con lo sguardo.
“Ci vediamo”.
Lei annuì, e lo osservò allontanarsi, piena di confusione.
 
 
Seguendo le indicazioni di Drake, Raily riuscì a trovare i padiglioni delle contendenti alla mano di Ruark.
Olivia la apostrofò appena entrò e si mischiò alle altre.
“Guarda chi si è finalmente degnata di farsi vedere. In ritardo come le dive”.
Hana si fece largo, “Raily, ero preoccupata per te, dove ti eri cacciata?”.
“Oh, beh, mi sono quasi persa”.
“Solo un giorno e non riesci nemmeno a starci dietro? Tres embarassat”, commentò lady Kiara.
“So che può essere frastornante”, si interpose Hana mentre prendevano posto, “Il modo in cui ci ha circondate la stampa quando siamo scese dalle auto...”, le sorrise timidamente.
“Come fai a tenere a bada tutte queste attenzioni?”, le domandò Raily.
“Beh, quando sono là, mi concentro sulla persona che vorrei la gente vedesse in me, e cerco di comportarmi come quella persona”.
“Tutto qui?”.
Hana sorrise con calore, “Anche i dolci e i massaggi aiutano”.
Raily le sorrise di rimando.
In quel momento, la corsa prese il via.
Raily e le altre si sporsero in avanti per avere una visuale migliore sulla pista.
“È una bella gara”, commentò Olivia, mentre i cavalli prendevano velocità e sollevavano zolle di terra nel galoppo forsennato della competizione.
“Quello grigio sta tenendo testa”, disse Penelope.
“Si chiama Twilight Dash, è bellissimo”, informò Hana.
“Io tifo per quello coi fiori nella criniera”, disse Kiara, indicando.
Raily osservò gli animali scattanti volare sulla pista, Twilight Dash ancora in testa e in procinto di vincere. La sua mente però si estraneò un lungo attimo, ripensando a quello che era successo nelle stalle poco prima. I dettagli le si delinearono nel pensiero con una strana chiarezza. Le dita di Drake che afferravano la criniera del cavallo imbizzarrito, come le erano sembrate forti e al tempo stesso... rispettose.
Il modo in cui aveva frenato quella furia aveva avuto un che di... sensuale... che non riusciva a spiegarsi. Inoltre, non aveva mai notato che il suo viso fosse leggermente velato di barba, e che i suoi occhi fossero così scuri e... profondi.
Lo scoppio che indicava la fine della corsa e le grida e gli applausi entusiasti della folla la riportarono al presente. La giumenta coi fiori nella criniera aveva vinto.
Raily si volse da Hana, “Mi dispiace che Twilight Dash non sia arrivato primo”.
“Beh, poteva andar peggio”, disse Hana, “Avrei potuto scommettere su di lui e perdere, quindi va bene lo stesso”.
“Per me non va bene”, si intromise Penelope, “Non abbiamo visto il principe nemmeno un po’”.
“Ci sarà il picnic adesso”, le ricordò Kiara, “E avremo modo di incontrarlo”.
“Cioè la corsa è finita qui?”, domandò Raily, stranita.
Le altre annuirono.
“Beh, è stato... veloce”.
Le rispose un coro di risate.
Raily non comprese se stessero ridendo con lei o di lei.
 
 
Mentre tutta la corte scemava via dal circuito dopo il derby, Raily si sporse verso Hana, “Quindi adesso siamo dirette al party più divertente di sempre?”.
Hana ridacchiò, “Beh, se per questo intendi un tea party con limonata, sandwiches e biscotti al burro...”.
“Ad essere sincera, mi piacciono i tea party”.
“Quando ero piccola non avevo molti giocattoli, perchè i miei genitori pensavano fossero cose frivole”, le raccontò Hana mentre camminavano, “Ma mi era permesso giocare con un set da tè, così fingevo di essere una perfetta padrona di casa”.
Raily sorrise, un po’ a disagio per quella che le sembrava una storia in fondo molto triste.
“Ho passato un sacco di pomeriggi in compagnia dei miei ospiti preferiti, Mr. Calzino, Mr. Spicchio di Limone e la Principessa Scarpa da Tennis”.
“Oh...”, mormorò Raily, sempre più a disagio.
“Senza altri giocattoli, dovevo pur inventarmi qualcosa”, disse Hana, decifrando la sua espressione.
“Spero che almeno oggi la compagnia sarà migliore di allora”, le disse, sorridendo.
“Oh, naturalmente preferisco la tua compagnia! Tu almeno mi parli!”.
Le due giovani scoppiarono a ridere assieme, poi Hana le ricordò, “Comunque incontreremo anche la regina, al party, quindi il pomeriggio sarà senza dubbio memorabile”.
Così discorrendo arrivarono alla zona delle limousine.
Un autista aprì la portiera per Hana, e lei sorrise, “Allora Raily ci vediamo al party”.
“Non vedo l’ora”, le rispose.
Poco dopo, da un’altra limousine discese Maxwell, “Salta su!”.
Raily si infilò nell’abitacolo accanto a lui.
“Spero che tu ti sia divertita”.
“Oh, è stato...”.
Ma Bertrand la interruppe, “Basta cortesie, abbiamo tempo solo per gli affari”.
Raily gli scoccò uno sguardo di sbieco.
“Era Lady Hana Lee quella con cui ti ho vista parlare poco fa?”.
Raily annuì.
“Sembravate in buoni rapporti”, indagò il duca.
“Sì, stiamo diventando amiche”, rispose Raily, entusiasta.
“Interessante...”, disse Bertrand, “Un’alleanza con la sua famiglia non è la peggior cosa, sempre che non ti distragga dal principe”.
Raily lo guardò senza capire. Non poteva nemmeno avere degli amici, adesso?
“In ogni caso”, continuò il duca, “Adesso devi concentrarti sul tuo incontro con la regina. Lei è socialmente molto più importante del re, quindi mi raccomando”.
“Devi fare in modo di piacerle”, sottolineò Maxwell.
“Se devo far colpo, ditemi cos’è che non le piace”.
“Non si fida delle persone non nate a Cordonia, quindi dovrai essere molto cauta”.
“Odia che non si rispetti l’etichetta”, aggiunse Bertrand, “Devi chiamarla sua maestà la prima volta e dopo signora. E quando sei in sua compagnia devi sempre camminare due passi dietro di lei”.
Maxwell riprese, “So che tu hai un buon senso dell’umorismo, Raily”.
“Grazie!”.
“Ma lei no”, concluse il cadetto, “Quindi meglio non dire niente di ironico”.
Raily annuì, concentrandosi.
“Alla stampa sei piaciuta, quindi meglio accaparrarsi anche il favore della regina”.
 
 
Quando arrivarono al parco in cui si teneva il party, Raily rimase affascinata dai bianchi gazebi ornati di rose, dall’intenso colore dell’erba, dai servizi da tè minuziosamente al loro posto sui tavoli.
“Wow, sembra di essere dentro Downtown Abbey”, commentò.
“Cosa c’entrano le abbazie, adesso?”, chiese Bertrand.
“È uno show televisivo”, gli spiegò Maxwell.
“Uno show... televisivo? Dio santo! Non lo dire alla regina!”.
Raily e Maxwell si scambiarono un’occhiata divertita. Raily era sicura che Bertrand avrebbe avuto un esaurimento nervoso da un giorno all’altro.
Attesero solo pochi minuti, e finalmente la regina fece il suo ingresso nel parco. Si trattava di una donna elegante, di circa cinquant’anni, dal volto severo e i capelli d’argento.
“Benvenuti a tutti, spero possiate divertirvi”, salutò.
Raily notò che al fianco della regina stava una ragazza all’incirca della loro età, con indosso un bell’abito verde petrolio e una postura impeccabile. Aveva capelli biondi raccolti in un sobrio caschetto.
“Quella è la contessa Madaleine di Fydelia”, disse Olivia, “E se non ne avete sentito parlare, siete davvero arretrate”.
“Oh!”, ricordò Penelope, “È stata la prescelta per il fidanzamento del principe precedente, che poi ha abdicato. E adesso sta concorrendo per la mano di Ruark?”.
“Incredibile”, commentò Hana, “Aver fatto tutto questo, tutta la stagione, per poi essere messa da parte  e dover ricominciare tutto da capo”.
“Wow”, disse Raily, “Dev’essere stato orribile”. Si chiedeva come mai non fosse comunque rimasta fidanzata col fratellastro di Ruark. Il fatto che lui avesse abdicato non le sembrava una giusta motivazione per rompere un fidanzamento.
Il momento dopo si accorse che la regina si stava avvicinando a loro, fermandosi di fronte a lei.
Raily si chinò, “È un onore incontrarvi, Vostra Maestà”.
“Signora, lei è quella di cui vi parlavo”, sussurrò Madaleine all’orecchio della regina.
“Oh, sì. Lady Raily Naville. La stampa ha scritto ottime cose di te. Ti chiamano “la lady misteriosa”, come qualcuno che non riescono a decifrare. Spero tu sappia che una donna non può rimanere misteriosa a lungo quando deve ricoprire un ruolo pubblico”.
“Certamente, signora. Credetemi quando vi dico che io prendo il mio ruolo più che seriamente”.
“E allora dimmi, qual è la miglior qualità che un regnante dovrebbe avere?”.
Raily pensò ai discorsi di Ruark, e rispose, “Senso del dovere. La lealtà al regno che si rappresenta e alla gente che si serve deve guidare un monarca attraverso i tempi di crisi”.
La regina la considerò e annuì, “Bella risposta. Un governante deve sempre mostrarsi calmo e padrone della situazione, deve dimostrare dignità, per dare il buon esempio. Solo così il popolo ne uscirà rassicurato”.
Madaleine si sporse verso la regina, “Mi spiace interrompere, signora, ma dovremmo iniziare i giochi”.
“Ah, sì, grazie per avermelo ricordato”.
La regina si allontanò e annunciò l’inizio dei giochi cerimoniali.
Accanto al campo, Raily vide il principe Ruark che salutava le candidate.
Quando fu il suo turno, gli porse la mano, come aveva visto fare alle altre prima di lei, e Ruark vi posò sopra un bacio leggero con le sue labbra calde e perfette, levando gli occhi per incontrare i suoi, “Lady Raily, sono contento di vederti ancora”, le sussurrò.
“Anche a me fa piacere rivederti”, Raily si chinò con grazia, e lui le rivolse un cenno formale del capo.
La regina annunciò, “Come da tradizione, il primo gioco è da parte mia e del principe. Ognuno di noi sceglierà una compagna fra le contendenti. Io scelgo Madaleine”.
Fra le altre nobildonne si levarono mormorii di sorpresa. Madaleine era a tutti gli effetti una delle contendenti?!
Raily si impensierì appena. Sarebbe stato difficile per lei battere una simile concorrente, che già aveva vinto la competizione una volta.
“Io scelgo Lady Raily”.
La voce di Ruark la riscosse.
Raily gli sorrise allegramente, accostandosi.
Le furono consegnate mazze e occorrente per il gioco.
“Sembra che abbiamo trovato un altro modo per passare un paio di minuti assieme”, le disse lui.
“Non vorrei allarmarti”, gli sorrise Raily di rimando, “Ma io non ho idea di come si svolga questo gioco”.
“Non preoccuparti, segui me. Devi centrare lo stesso archetto che centro io, e andrà tutto bene”.
“Gli archetti sono quelle cose che spuntano dall’erba, giusto?”, indicò lei.
“Esatto. Forza, tocca a noi”.
Lo guardò impugnare la mazza con disinvoltura e concentrarsi una manciata di secondi prima di dare un leggero colpetto alla palla, mandandola facilmente sotto l’archetto.
Al suo turno, Raily si preparò a tirare e la sua palla seguì docilmente quella del principe.
“Brava”, si complimentò lui.
La partita durò altri dieci minuti, dei quali Raily comprese ben poco, essendo le dinamiche di gioco a lei sconosciute. Per il momento le interessava solo essere lì con lui.
Al turno finale, Ruark le disse, “Non per metterti sotto pressione, ma se centri l’archetto in mezzo abbiamo vinto”.
Raily fece per tirare ma si ricordò che doveva impressionare la regina, quindi pensò per un momento di sbagliare, in modo da lasciarla vincere. La sua correttezza però glielo impedì. Tirò e centrò l’archetto.
Ci fu un boato di giubilo e forti applausi da parte dei presenti. Ruark si complimentò, frattanto che la regina si accostava, “Sono contenta che tu abbia deciso di non lasciarmi vincere. Molte ragazze della corte giocano male di proposito per cercare di farmi un piacere, ecco perchè oggi sono stata io a giocare per perdere”.
“Intendete dire...?”.
“Sì, era un test, e tu lo hai superato”.
Raily trattenne il fiato.
“Hai dimostrato di essere diversa dalla maggior parte delle ragazze in questa corte, il che non è una cosa insignificante ai miei occhi”.
Mi ha fatto un complimento! Gioì Raily, fra sè.
Regina si rivolse a tutti gli altri ospiti nel giardino, “Grazie a tutti per essere intervenuti, e mi auguro di vederci al prossimo evento”.
La folla che aveva guardato la partita si disperse per l’area picnic, e Ruark invitò Raily a sedersi ad uno dei tavoli.
Si erano appena accomodati, quando Hana sopraggiunse.
“Raily, principe Ruark, è stata una bella partita, complimenti”.
“Grazie lady Hana. Ti siedi con noi?”, invitò Ruark.
Hana guardò Raily con un pizzico di incertezza, ma lei le rivolse un’occhiata inequivocabile per spronarla ad accettare l’invito.
“Mi piacerebbe”, disse allora Hana, sedendolesi vicino.
In quel momento, dal fondo del giardino sopraggiunsero anche Maxwell e Drake.
“Oh, finalmente si mangia”, esclamò il lord.
Drake si mise a scrutare ciò che c’era sulla tavola con espressione affranta, “Se questo lo chiami cibo...”.
“Beh, in effetti... un po’ mi trovi d’accordo”.
Le costava ammetterlo, ma era la verità. Dopo tutte le emozioni della giornata e la concentrazione necessaria a fare buona impressione su tutti, Raily iniziava a desiderare una vera abbuffata.
“Oh, grazie”, le disse Drake, senza quasi guardarla, “Qualcun altro che capisce cosa provo”.
“Sono abituata a qualcosa di un po’ più... sostanzioso”.
Drake le rivolse un cenno affermativo, e sembrò voler aggiungere qualcosa, ma Maxwell le si sedette vicino, scostando l’amico senza cerimonie.
“Comunque, veniamo alla grande domanda. Credi di aver fatto buona impressione sulla regina?”.
“Beh, credo di sì”, rispose Raily, mettendosi un biscotto nel piatto con aria soddisfatta di sè.
“Ottimo! È come vedere un uccellino che prende il volo da solo”, esultò Maxwell.
Davanti a lei, Drake si stava sporgendo sopra Ruark e stava saccheggiando tutti i piccoli sandwiches che trovava, ingoiandoli uno ad uno senza posa.
Raily allungò la mano e cercò di accaparrarsi l’ultimo, ma si trovò ad afferrare inavvertitamente un dito di lui. Entrambi allontanarono i rispettivi arti come se avessero preso la scossa.
Drake si riprese per primo e le sottrasse il bottino. Raily gli rivolse un’occhiataccia.
Per evitare di attaccare briga, si rivolse a Ruark, “Credi che io piaccia alla tua matrigna?”.
“Sì, credo ti sia comportata perfettamente davanti a lei”.
“Basta parlare di Raily”, li interruppe Drake, “Tutti i sandwiches sono finiti e io sto ancora morendo di fame”.
Raily gli lanciò un ennesimo sguardo torvo, “Scusa se non siamo concentrati sulle tue continue lamentele, signor Brontolone! Stiamo parlando di cose importanti qui, non possiamo anche badare al tuo dannato stomaco!”.
Il gruppetto ammutolì a quella sua uscita, forse più astiosa di quanto in realtà Raily avesse voluto. Non era colpa sua se sentiva tutto quel nervosismo e quel risentimento ogni volta che lui apriva bocca.
Sentendosi assieme soddisfatta e in colpa, spiò l’espressione ferita di Drake venire velocemente occultata sotto un sorriso indifferente.
Cavolo, mi dispiace... pensò di dire Raily, abbassando gli occhi sui suoi biscotti, senza che però la voce le uscisse fuori.
“Se voi non avete fame, io torno a palazzo. Ci vediamo in giro”.
Ruark si volse dalla parte dell’amico, “Drake, ma sei sicuro...”.
“Sì, sì”, rispose lui, già di spalle, agitando una mano in saluto.
Raily si mordicchiò un’unghia. Accidenti, c’è proprio rimasto male... Non sapeva perchè la cosa la rendesse così infelice. D’altra parte, un po’ se lo era meritato.
Alcuni secondi scorsero in un silenzio stranito, mentre Drake spariva verso il viale, poi Ruark sogghignò, “Caspita, ho visto poche persone avere il coraggio di rispondere a tono a Drake”.
“Il coraggio?”, disse Raily, piccata, “Perchè? Oltre ad essere brontolone è anche irascibile?”.
Sia Ruark che Maxwell scoppiarono a ridere.
“No, no”, le disse Ruark, “Solo... sai, alcuni affermano che Drake incuta parecchio timore. Ingiustificato, ovviamente”.
“È per via del suo carattere, credo”, commentò Maxwell.
“E della stazza”, aggiunse il principe.
“È comunque raro coglierlo impreparato in una conversazione, perchè ha sempre una risposta pronta e non si fa smontare facilmente da nessuno. Ma tu ci sei appena riuscita”.
Raily scosse le spalle, fingendosi indifferente alla cosa, “Direi che posso aggiungerlo ai successi di questa giornata”.   
 
 
Il mattino seguente, Maxwell la svegliò bussando alla sua porta e poi entrando senza aspettare risposta. “Sorgi e brilla!”, gridò.
Raily si rigirò nel letto gemendo per l’interruzione del sonno. La sera prima, quando era andata a dormire, aveva passato una buona mezzora a domandarsi se fosse il caso di chiedere scusa a Drake per aver ceduto un poco al nervosismo quel pomeriggio, la prossima volta che si sarebbero visti. Era rimasta a lungo combattuta, perchè un poco le dispiaceva per come si erano separati, soprattutto dopo che lui l’aveva salvata da un cavallo imbizzarrito, ma le sembrava anche ridicolo dare troppo peso alla questione. Non aveva saputo nemmeno spiegarsi perchè ci aveva rimuginato così tanto, nonostante avesse cose più importanti alle quali pensare, per esempio a come era stato carino Ruark, e a come era andata bene con lui e con Regina quel giorno.
“Dove si svolge il prossimo evento?”, chiese, emergendo dalle lenzuola, i capelli arruffati.
“Andiamo a divertirci! Sulla neve!!”.
Raily si svegliò del tutto, “La neve? Io adoro la neve!”.
“Non festeggerei così in fretta. Saremo ospiti del ducato di Lithikos”.
“Ossia?”.
“Hai sentito bene, è il ducato di Lady Olivia. Per certo si assicurerà che il principe Ruark sia tutto per sè, mentre gioca in casa”.
“Che cavolo”, sbuffò Raily.

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Capitolo 5
*** Pioggia di stelle ***


Capitolo 5 – Pioggia di stelle
 
 
“Eccoci a Lithikos, terra di ghiaccio, neve e montagne!”, annunciò Maxwell con il solito entusiasmo, quando giunsero all’estremo confine nord di Cordonia dopo un viaggio coperto in parte in auto e in parte in treno.
Dalla pittoresca stazione, un percorso ben delineato consentiva ai membri della corte di sgranchirsi un po’ le gambe, in una marcia di una decina di minuti fino al maniero dei Nevrakis.
Raily, che stava camminando davanti con Hana, si volse verso il lord e Drake che li seguivano a pochi metri di distanza.
Tutti avevano indossato scarponi che rendessero più facile il breve tragitto, ma solo Maxwell portava cuffia e sciarpa, mentre Drake indossava un grosso maglione dall’aspetto caldo, e nessun’altra protezione dal gelo. Raily lo fissò per un po’ per capire se avesse freddo, ma lo scoprì del tutto indifferente a quelle temperature che costringevano invece lei e Hana a camminare praticamente abbracciate. Era marzo inoltrato, ma a nord di Cordonia, il clima restava rigido.
Raily si girò un’altra volta, con aria vaga.
Maxwell teneva banco, parlando a raffica come sempre.
Drake non si era fatto la barba... aveva un’aria davvero ruvida che quasi la ipnotizzava...
Quando lui inaspettatamente colse il suo sguardo, Raily si affrettò a distogliere il proprio.
“Così è qui che vive Olivia”, disse, per spezzare l’imbarazzo, sebbene nessuno pareva trovarsi nel suo stesso stato d’animo.
“Alcune volte sì”, rispose Maxwell, “Anche se per la maggior parte vive più a sud, a Lithikos Hall. Ma ci ospita generalmente qui per la stagione sociale, in modo da poter approfittare delle attività invernali anche in primavera”.
“Così può anche avere un vantaggio sul principe?”.
“Mah, potrà anche avere un vantaggio”, opinò Hana, “Ma questa non è una buona ragione per darci per vinte”.
“Così si parla!”, disse il nobile.
“Cos’è successo a tuo fratello, Maxwell?”, la domanda di Drake attirò la loro attenzione sull’assenza del duca, “Ho notato che non è in giro a rimbeccare Naville. Pensavo che odiasse perdersi la possibilità di mangiare cibo raffinato e stare gomito a gomito con la famiglia reale”.
“Bertrand è stato trattenuto da alcuni affari che riguardano la nostra tenuta”, rispose Maxwell.
“Oh, Bertrand non ci sarà?”, interloquì Raily, “Adesso sì che questa uscita sembra davvero una vacanza”.
Il gruppetto rise a quella battuta.
“Non hai torto”, ammise anche Maxwell, “Adesso possiamo davvero rilassarci”.
“Beh, qui è molto bello”, commentò Hana, rabbrividendo, “Sebbene sia così freddo!”.
“Non hai portato nulla di più caldo?”, volle sapere Drake.
Senti chi parla, pensò Raily.
Hana scosse le spalle, “Non proprio. Non immaginavo che nevicasse così tanto, ma sopravviverò”.
Nel frattempo, erano arrivati presso l’imponente costruzione che si ergeva ai piedi delle montagne innevate, fra i ghiacci, come un luogo stregato.
“Che ne dite di dare un’occhiata dentro il castello?”.
“Buona idea”, acconsentì Maxwell, “Raily, andiamo, ti mostro la tua stanza”.
Quando la raggiunsero, dopo aver percorso corridoi e corridoi tutti uguali che parevano usciti dal castello di Dracula, il nobile non le diede tempo di ammirare la sobria opulenza dell’ambiente.
Raily si sentì di preferire quella del palazzo reale, perchè più accogliente, ma non poteva dire che il maniero non avesse il suo fascino, nonostante appartenesse alla famiglia di Olivia e avesse un che di sinistro.
“Dai, Raily, metti giù le tue cose, così possiamo andare”.
“Perchè tanta fretta?”.
“Abbiamo un intero giorno sulla neve davanti a noi e inoltre ho già visto Olivia e Ruark là fuori sul ghiaccio. Meglio che ti metti qualcosa di più caldo”.
Raily indossò un maglione bianco con sopra una giacca di pelle color daino e dei comodi leggins felpati.
Si recò con Maxwell sul lago ghiacciato, dove molti nobili e nobildonne stavano già pattinando da alcune ore.
Mentre lei faceva un po’ di riscaldamento col nobile amico, Ruark e Olivia passarono loro accanto.
“Non dirmi che ti eri dimenticato che sapessi pattinare così bene”, stava dicendo l’ospite.
Ruark sorrise, “Oh no, mi ricordo molto bene”.
“Ok, occhi sulla meta”, sussurrò Maxwell, “Adesso cerca di andare là e guadagnare un po’ di tempo con Ruark mentre io distraggo Olivia”.
Maxwell richiamò l’attenzione della rossa duchessa gridando il suo nome e agitando una mano in sua direzione, “Olivia! Devi vedermi fare questo triplo giro! Non ti muovere, vengo di là!”, Maxwell spinse Raily sulla pista senza preavviso, in direzione del principe.
Lei barcollò, minacciando di cadere, ma riuscì a rimanere in equilibrio. Ruark si fece avanti e le prese la mano, portandola di nuovo dritta assieme a lui.
“Lady Raily, è un piacere vederti, come sempre. Sei una visione di grazia su questi pattini”.
Raily rise per il complimento poco meritato, “Grazie”.
“Quindi vorresti pattinare con me?”.
“Mi piacerebbe”.
“Allora vieni, accompagnami”, le porse la mano e Raily la prese, intrecciando le dita alle sue.
“Ero solito venire qui molto spesso quando ero più giovane. Olivia ed io giocavamo sulla neve assieme”.
“Dovevate essere molto intimi”, azzardò Raily.
L’espressione di Ruark si fece triste, “Lo eravamo. Non è stato bello vederla diventare... beh, com’è adesso. So che Olivia può essere una persona difficile da avere intorno...”.
“È praticamente l’opposto di te”.
Ruark sorrise appena al complimento, quindi parve riflettere con aria malinconica e infine le disse, “Olivia ha avuto un’infanzia difficile. I suoi genitori sono stati uccisi in un attentato quando aveva solo cinque anni”.
Raily esalò un piccolo sospiro di sorpresa e rammarico. Non avrebbe mai potuto immaginare una simile disgrazia nella vita della rivale.
“Da quel momento rimase sola”, continuò Ruark, “Senza nessun tipo di famiglia nel suo palazzo per quasi un anno intero, prima che i miei genitori le facessero una visita ufficiale. Avrebbe dovuto essere seguita da sua zia, ma quella donna era partita per una lunga vacanza in Riviera, abbandonandola a se stessa”.
Raily spiò la rabbia e il rammarico sul viso di Ruark mentre lui raccontava quella storia, e comprese che voleva ancora molto bene a Olivia.
“Non aveva nessuno. Era sola”, continuò Ruark, mogiamente.
“E non aveva la servitù che badasse a lei?”, domandò Raily, pensando che forse qualche buona dama di compagnia avrebbe potuto darle un po’ di calore.
Ruark però scosse la testa, “I servi facevano del loro meglio, ma erano molto tradizionalisti, abituati a servire la famiglia Nevrakis da secoli, perciò molto freddi e distaccati. Non erano preparati a dare a Olivia ciò di cui aveva più bisogno... un po’ d’amore”.
“L’hanno soltanto viziata...”, comprese Raily.
Ruark annuì, “I primi giorni che la visitammo, era fredda e distante, pensavo che avesse cominciato a odiarmi”, continuò a raccontare, “Ma una notte l’ho sentita piangere dall’altra parte del muro. All’inizio, sai, ho pensato fosse un fantasma, avevo solo sei anni... poi però, quando mi passò la paura, decisi di investigare, ed era lei, una bambina di sei anni, che piangeva sull’abito da gala di sua madre e ripeteva “torna, ti prego, torna!”“.
Raily si morse il labbro per non mostrare la commozione.
“Così mi sono chinato accanto a lei e l’ho abbracciata finchè non si è addormentata. Sapevo che non potevamo lasciarla lì in quelle condizioni, così convinsi i miei genitori ad invitarla a palazzo con noi. Per due mesi interi mi restò appiccicata a tutte le ore del giorno”, Ruark sorrise al ricordo, “La cosa fece quasi impazzire Drake a dire il vero, ma comunque...”.
Raily rise assieme a lui, immaginando i tre da piccoli. Non aveva avuto idea, inoltre, che Ruark e Drake fossero amici da così tanto tempo, fin dalla più tenera infanzia. Dovevano considerarsi quasi fratelli...
Olivia pattinò in quella nella loro direzione, distraendola dai suoi pensieri.
“Quel Maxwell non molla un attimo”, ansimò.
Ruark le sorrise allegramente, “Ha un sacco di energie, già”.
“Già, l’ho notato”, Olivia si volse e scoccò a Raily un sorriso affilato, “Quindi, Raily... scommetto che non hai mai visto un paesaggio tanto spettacolare in vita tua, non è così?”.
“A dire il vero è magnifico”, rispose Raily, con sincerità, guardando la superficie del lago e le montagne che si levavano maestose e innevate, “La tua residenza è veramente bellissima. La neve, il lago e gli alberi... è un insieme che toglie il fiato”.
Olivia parve stranita da quella risposta, “Oh, beh, sì. È così...”, riprese a sorridere in modo petulante, “Sono contenta che anche una come te riesca ad apprezzare l’eleganza e lo splendore della natura”.
Raily corrugò la fronte a quell’uscita, ma non ebbe il tempo di dire nulla, perchè Olivia buttò le braccia attorno a Ruark come se fosse il suo uomo.
“Adesso, principe Ruark, credo che tu mi debba un giro attorno al lago”.
Ruark sorrise, un poco a disagio, “Chiedo scusa, Raily... glielo devo. Ci vediamo più tardi”.
Raily sorrise a labbra chiuse e annuì. Dopo la storia che aveva sentito su Olivia non aveva voglia di metterle i bastoni fra le ruote. Ora capiva il perchè si comportasse in quel modo. Non era una scusante, ma a lei non costava nulla, per il momento, concederle quella pattinata con Ruark. Anzi, si era aspettata di sentirsi molto più gelosa, eppure, stranamente, non si scoprì nemmeno troppo indispettita.
Si ritirò da un lato della pista, per non disturbare gli altri, e si mise ad osservare. Da un lato, Kiara finiva a pancia in giù sul ghiaccio con un gemito, Penelope rischiò di finirle addosso, mentre Tariq si lamentava ad alta voce, “Questo ghiaccio non è stato nemmeno appianato! I miei pattini sono troppo costosi per rovinarsi in questo modo!”.
Raily rise fra sè, e in quel momento Hana la raggiunse, pattinando con eleganza.
“Sembra che Olivia ti abbia portato via Ruark”.
“Oh, non importa”, rispose Raily, “Ruark ha degli obblighi, non è il caso di prenderla sul personale”.
“È molto carino da parte tua”, sorrise Hana.
“Tu dove hai imparato a pattinare così bene? Non certo con le altre!”, le fece cenno verso Kiara e Penelope che cercavano di risollevarsi a vicenda, ricadendo l’una sull’altra.
Hana ridacchiò assieme a lei, cercando di non dare nell’occhio, quindi rispose, “I miei genitori mi hanno mandata ad una scuola di pattinaggio sul ghiaccio”.
Raily sbattè le palpebre, “Che scelta particolare. Io sono stata a lezione di calcio e basket”.
Hana sospirò, “Era una abilità necessaria per far colpo sui patrocinanti. Come una dimostrazione di eleganza e buon gusto”.
Raily notò che mentre lo diceva, il suo sguardo era triste, come se avesse preferito praticare anche lei calcio e basket.
“Ma almeno ti piace pattinare?”, le chiese, schiettamente.
“Beh, sai... non è male”.
“Non sei stata molto convincente”.
“Quando si è trattato di scegliere le attività che dovevo imparare per la corte, la mia opinione non ha avuto molto peso. Ho imparato talmente tante cose che, francamente, molte di queste non mi interessano affatto”.
La voce di Olivia interruppe il loro scambio.
“Ok, attenzione tutti! È ora di andare a sciare!”.
Ci fu un quasi corale sospiro di sollievo, e Raily ne rimase alquanto colpita. Tutta quella gente, o la maggior parte di essi, svolgevano quelle attività perchè dovevano, non perchè davvero volessero. Era una cosa degradante, per certi versi...
 
 
Quando, circa un’ora più tardi, Raily arrivò sulla pista da sci con l’equipaggiamento fornito da Maxwell, Hana e Drake li aspettavano per fare assieme la discesa.
Raily non trattenne il sorriso nel vederli entrambi con la tuta, rosa quella di Hana e grigio ghiaccio quella di Drake. Quest’ultimo non indossava la cuffia, al contrario di Hana, che sembrava sempre infreddolita.
Drake manovrò i suoi scii per accostarsi a lei, facendo lunghi passi laterali.
Raily lo trovava estremamente buffo con quei grossi occhiali che le impedivano di guardarlo negli occhi. Però sorrideva, in modo quasi smagliante, e Raily pensò che fosse per effetto di tutto quel bianco che li circondava.
“Quindi, Naville”, le disse, allegramente, “Finalmente ce l’hai fatta ad arrivare”.
“Cosa c’è Drake? Iniziavi a sentire la mia mancanza?”, provocò lei, ricambiando il sorriso.
“Affatto”, rispose lui, rivolgendo lo sguardo davanti a sè, “Mi stavo solo annoiando”.
“Non sei stato a pattinare?”.
Ora che ci pensava, non lo aveva visto laggiù quel mattino.
“Non ci crederai”, ironizzò lui, “Ma pattinare sul ghiaccio non è proprio la cosa che preferisco fare”.
Raily rise, “Davvero?”, canzonò, “Credevo che il tutu ti donasse”.
“Non voglio nemmeno sforzarmi ad immaginarlo”.
Raily emise un mezzo verso di supponenza, “Immagino che invece sciare sia abbastanza virile per te”.
Drake sbuffò una risata, “Questo lo chiamo a mala pena sciare”.
Raily lo guardò con finto compatimento, giocosa. Era contenta del fatto che non se la fosse presa per come lo aveva trattato al picnic, e anzi le sembrò più amichevole del solito...
“Però...”, riprese lui, “Ho un’idea su come migliorare le cose. Ti va una gara?”.
Raily lo guardò con tanto d’occhi, senza smettere di sorridere, “Cosa ti fa pensare che io sappia sciare così bene?”.
Drake mosse la testa di lato, “Forse sto iniziando ad avere fiducia in te, Naville”.
“Uhm”, valutò Raily, arricciando le labbra, “Potrei avere anche io un po’ di fiducia in te, dopotutto”.
Drake la guardò con sorpresa, “È arrivata l’apocalisse”, ironizzò.
Risero.
“Comunque”, le si piantò davanti con un colpo di reni, indicando verso il basso, “Io inizio a scendere da questa pista tra un attimo, e se arrivo di sotto prima di te...”, si interruppe, “Beh, diciamo solo che vinco, e non ti lascerò mai più in pace a riguardo”.
Raily non ebbe il tempo di rispondergli che lui voltò gli scii e disse, “Pronti, partenza.... via!”.
L’attimo dopo stava scendendo in velocità giù per il pendio.
“Ehi!”, gridò Raily, colta alla sprovvista, lanciandosi subito dopo all’inseguimento.
Aveva imparato a sciare molti anni prima, e non era sicura di ricordarsi bene come si facesse. In quel momento però non ci pensò, e si focalizzò solo sul raggiungere Drake, che ancora la batteva di parecchie lunghezze.
Mentre scendeva aumentando la velocità, Raily notò Olivia e Ruark che sciavano dolcemente da un lato, vicini. Volse il viso davanti a sè e li sorpassò senza più uno sguardo.
Riportando l’attenzione  su Drake, Raily lo vide indicarle vigorosamente un tronco caduto che sbarrava parte della pista. Le stava segnalando di evitarlo da sinistra, sbracciandosi.
“Attenta, Naville!”, lo sentì gridarle, ora che era giunta più vicina.
Raily vide lo spiraglio indicato, e passò a sinistra del tronco senza alcun problema, riprendendo in fretta la via diritta.
Wow, c’è mancato poco..., pensò.
Sul finire della pista, cercò di dare un ultimo impulso alla corsa, piegandosi in avanti per dare maggiore velocità agli scii, e riuscì a finire la gara testa a testa con Drake.
Lui si sollevò gli occhiali dal viso, “Niente male, Naville”, sorrise, “Possiamo dire che siamo pari”.
“Pari?!”, protestò Raily, scherzosa, sgambettando verso di lui, “Ma se sei partito almeno trenta secondi prima?!”.
Drake rise, “Vuoi dire che tu sei partita in ritardo”.
Raily cercò di avvicinarsi per rispondere alla provocazione, ma nella foga non si accorse che a quella velocità si sarebbe fermata fin troppo vicina...
“È solo che non vuoi ammettere che hai perso”, gli disse, a pochi centimetri dalla faccia.
Quando si accorse di quell’esigua distanza, si affrettò ad allontanarsi, facendo finta di nulla.
“Sono solo generoso”, ribattè lui, con un sorriso un po’ più tirato di prima, “Avevo sì e no tre centimetri di vantaggio alla partenza”. Tacque, e inspirò profondamente l’aria fredda e frizzante della montagna.
Raily avrebbe voluto imitarlo, se non fosse che stranamente si sentiva a corto di fiato.
Forse è stata la corsa, si disse.
“Questa gita non è stata poi così male, a ben pensarci”, argomentò Drake, “Peccato che domani si ricominci con i valzer, gli inchini, e quella roba lì”.
“Almeno so sciare meglio di come ballo”, commentò Raily, quasi fra sè.
Drake la guardò confuso, “Aspetta, non sai ballare? Ma se ti ho vista farlo con Ruark...”.
“Sì, ma ha fatto quasi tutto lui”, mise il broncio Raily, “Perchè? È così importante?”.
Drake alzò gli occhi al cielo, “Oh, Naville, Naville, Naville... che cosa faresti senza di me?”.
“Eh?”.
“C’è un ballo, domani. E le ragazze della corte dovranno ballare il valzer di Cordonia davanti a tutti”.
Raily scosse le spalle, perchè era ancora troppo divertita dalla gara per pensare di doversi di nuovo concentrare nel fare bella figura, “Oh, mi arrangerò”, disse.
Drake scuoteva il capo, anche se sorrideva, “Non è mica semplice”.
“Beh, sono sopravvissuta, finora”.
“Come vuoi”.
Raily tacque per un momento, poi gli chiese, “Facciamo finta che io sia curiosa. Com’è che si ballerebbe il valzer di Cordonia?”.
“Sfortunatamente, non ti posso aiutare in questo. Io non so ballare, nè conosco i passi”.
Raily nascose il broncio abbassando la testa.
“Dovresti chiedere a Hana”, suggerì Drake, “Se c’è qualcuno che conosce tutte quelle cose è lei”.
“Già, forse...”.
Solo che non voleva chiedere a Hana. Perchè Hana era una delle altre concorrenti, dopotutto.
Quando rialzò la testa, Drake le fece cenno perchè andassero nel punto dove tutti gli sciatori si stavano radunando dopo la discesa.
Olivia stava arringando la folla, “È ora di recarci al mio splendido maniero per riscaldarci!”.
Drake si volse verso di lei, “Grazie per la gara. Mi sono divertito”.
Raily sentì un leggero formicolio alle guance nel percepire l’insolito calore nella voce profonda di lui. Si domandò cosa diavolo fosse successo in poche ore per fargli cambiare atteggiamento nei suoi confronti a quel modo. Forse perchè gli aveva dato del brontolone, adesso voleva dimostrarle che non lo era poi così tanto? Raily non lo sapeva. Però si era divertita un mondo. Si affrettò a comporre un sorriso giocoso, “Forse non sei poi tanto male quanto sembri”.
“Ci stai andando troppo leggera con me, Naville”, ribattè nello stesso tono lui, sorridendo.
I loro passi croccarono sulla neve mentre seguivano gli altri all’interno del maniero.
 
 
Quella sera tardi, dentro la comoda sala comune dell’enorme casa di montagna, Raily sorseggiava una tazza di cioccolata calda assieme agli altri.
Dopo la sciata, aveva avuto tempo per fare un bagno caldo, cambiarsi con abiti termici e soffici, cenare in camera sua e poi scendere di sotto sul finire del tramonto. Aveva trovato Maxwell, Drake e Hana seduti attorno ad un tavolino, e si era accomodata, mentre un servitore le offriva la deliziosa bevanda.
“Ti sei divertita oggi, Raily?”, le domandò Maxwell.
“Oh, tantissimo!”, rispose, sorridente, “E adesso anche la cioccolata!”.
“È buonissima”, le fece eco Hana, “E guarda, piccoli marshmallows a forma di cuore”.
Adorabile”, canzonò Drake, scandendo la parola.
Raily gli scoccò un’occhiata ammonitrice per fargli smettere di prendere in giro Hana, mentre Maxwell gli dava una gomitata leggera, “Silenzio, abbiamo visite”.
Olivia si accostò loro, posando le mani sugli schienali di due delle sedie che occupavano.
“Beh, salve, miei graditi ospiti. Spero che vi stiate godendo la mia magnifica accoglienza”.
“Io mi diverto sempre a stare qui da te, Olivia”, rispose Maxwell, senza traccia di adulazione nella voce.
“Uhm, non male”, le disse Drake, senza quasi guardarla.
Olivia gli puntò addosso occhi affilati, quindi mise su il suo sorriso più tagliente, “Hai visto che abbiamo gli eclaire, Drake? Mi ricordano sempre della cara dolce piccola Savannah. Li ingurgitava come se fossero stati noccioline”.
Maxwell sgranò impercettibilmente gli occhi a quell’uscita, mentre il viso di Drake si induriva per la rabbia.
“Non ti permetto di parlare di mia sorella”.
“Perchè no?”, rispose Olivia, mantenendo il tono di prima, così perfettamente conscia di stare colpendo nel punto giusto, “Era una figura onnipresente a corte, e poi un giorno... puff! È sparita. Non ci hai mai detto che cosa è successo, e di solito i pettegolezzi sono veloci a circolare...”.
“Se n’è andata per colpa di gente come te”, ribattè Drake, sollevando leggermente il volume della voce senza rendersene evidentemente conto.
Raily vide Maxwell spingergli il gomito un poco contro.
“Oh, è sempre stata così sensibile”, miagolò Olivia, “Ragazze come lei non durano tanto, a corte”.
I tratti di Drake si irrigidirono ulteriormente, e Raily ebbe l’impressione che stesse per alzarsi e riempire la loro ospite di insulti, ma d’improvviso diede uno sguardo all’orologio che aveva al polso e parve rilassarsi.
“Sapete cosa?”, disse, con aria apparentemente calma, “Mi sono appena ricordato che dovevo essere in un posto, a quest’ora. Se volete scusarmi...”.
Si levò e si chinò con buona etichetta a lei, Hana e Maxwell, quindi si diresse verso la porta del maniero.
“Aspetta, Drake, caro!”, disse Olivia ad alta voce, “Non avevo finito con te!”.
Raily serrò i pugni, “Olivia, adesso smettila! Lascia in pace Drake prima che ti faccia sparire quel sorriso dalla faccia con uno schiaffo”.
Aveva parlato d’impulso, senza davvero riflettere. Non si era nemmeno resa conto che lui era ancora sulla porta e si era fermato, esitando un momento a quella reazione. L’attimo dopo, i battenti si chiusero, portando dentro la grande stanza uno spiffero di vento gelato. Raily si riconcentrò su Olivia, guardandola duramente.
“Oh, cos’è, la nostra Cenerentola ha un debole per il rude plebeo?”.
“O semplicemente non mi piace vedere nessuno essere trattato in quel modo”.
“Che eroina delle masse, dovrebbero comporre canzoni su di te. Ora, per quanto è stato bello, devo tornare dal principe Ruark. Gli ho promesso un tour del castello, noi due soli. Ciao ciao, tesori”, con un occhiolino, Olivia uscì dalla stanza, e Raily guardò da Maxwell a Hana, che erano rimasti muti fino ad allora.
“Non posso credere alle cose che le escono dalla bocca”, disse Hana, rattristata, “Povero Drake”.
Maxwell guardò la porta, “Già. Di solito non permette a Olivia di trapassargli la corazza in quel modo”.
Hana si imbronciò, “Beh, spero stia bene. L’ho visto andare fuori, ma non è affatto una bella idea trovarsi là proprio ora. Ho sentito dire che c’è una tempesta prevista per stanotte... ma cosa stava pensando?”.
Raily si volse verso la finestra, cercando di convincersi che non c’era nulla da temere, che Drake forse aveva solo bisogno di stare un po’ per i fatti suoi... eppure il cielo diventava sempre più nero e minaccioso, e lo stomaco le si stava chiudendo al punto da non lasciarle ingoiare nemmeno la deliziosa cioccolata calda.
Si alzò in piedi.
“C’è solo un modo per saperlo”.
“Cioè, intendi andare là fuori?”.
Raily si infilò la giacca pesante, “Non sto indossando questa per nulla. Vado solo a vedere cosa sta facendo”.
Si diresse fuori, lasciando andare la porta massiccia del maniero dietro di sè.
La sera era scura, il cielo però sembrava ancora sereno. Gli alberi innevati lasciavano ogni tanto piovere mucchi di neve quando il vento gelido soffiava fra i rami, spazzando la rada foresta.
Raily si guardò attorno, le braccia conserte per scacciare il gelo, e finalmente lo vide, in piedi contro il paesaggio fosco, che guardava verso il folto.
Pensò per un attimo a cosa fare o dire, quindi semplicemente marciò in avanti.
“Ehi, Drake”.
Lui si volse, stupefatto, “Raily...? Cosa ci fai qui?”.
Lei scrollò le spalle, “Ti ho visto uscire da solo, al buio e con una tempesta in arrivo, e... volevo... sapere se stessi bene”.
Man mano che parlava, lo sguardo di Drake si faceva più tagliente, tanto da farle via via perdere la convinzione sul fatto che fosse stata una buona idea andargli dietro.
“Dopo quello che ti ha detto Olivia...”, proseguì comunque, con voce incerta, “Mi sono accorta che ti ha colpito profondamente”.
Drake sembrò perdere la poca pazienza che gli era rimasta, “Non ti offendere, ma tu sei proprio l’ultima persona che voglio vedere in questo momento!”.
L’ultima... persona... “Beh, grazie!”, gli urlò di rimando Raily, cercando di nascondere anche a se stessa quanto le facesse male essere tenuta in così bassa considerazione da lui.
“Non è quello che...”, mormorò però Drake subito dopo, quasi a rendersi conto di ciò che aveva detto, “Oh, al diavolo!”, sbottò poi, dandole le spalle.
Ci fu un attimo di silenzio, quindi egli riprese, “Non sto cercando di fare lo stronzo, Naville”, sospirò tristemente, senza più traccia di rabbia. Si volse di nuovo a guardarla, “Intendevo solo dire che tu non dovresti preoccuparti per me. Dovresti unicamente preoccuparti di badare a te stessa”.
Raily rimase un lungo attimo zitta, dando calcetti alla neve e ai ramoscelli caduti al suolo. Infine alzò la testa, “Cosa eri venuto a fare qui, esattamente?”, domandò, con voce pacata.
Drake esitò solo un attimo prima di rispondere, “Se davvero lo vuoi sapere... dovrai fidarti di me”.
“Fidarmi di te?”, lo interrogò lei, poi sorrise debolmente, “Ma io mi fido di te. Ciecamente”.
Il momento di quiete le risuonò nelle orecchie, assordante, mentre entrambi sembravano trattenere il respiro. Quindi Raily aggiunse, “Intendo... Ruark si fida di te, dopotutto”.
“Sono contento che la sua opinione abbia un peso. Comunque...”, Drake si interruppe, la fronteggiò... e le diede uno spintone.
Raily fu sbilanciata e finì a terra con la schiena sulla neve, “Ehi!”.
L’attimo dopo, nel guardare in alto, si rese conto che il cielo si apriva sopra di lei, stracolmo di stelle di ogni sfumatura, così brillante da abbagliare. Raily non aveva mai visto uno spettacolo del genere, troppo abituata alla città per poter ammirare il firmamento in tutto il suo splendore. Mentre guardava, una stella cadente fendette il blu, veloce come una scheggia.
“Drake...”.
Sentì un tonfo mentre lui le atterrava accanto, “Sì, milady?”.
“Questo è... assolutamente meraviglioso...”.
Drake sorrise appena, “Niente batte la vista del cielo notturno durante una pioggia di stelle cadenti”.
Raily si volse appena di lato per ricambiare il suo sorriso, “Sono contenta di non essermela persa”.
Drake corrugò la fronte, “Davvero? Avevo creduto che preferissi mangiare bonbons e vestire cagnolini o qualsiasi cosa Olivia abbia in mente di fare stasera”.
Raily storse il naso, “Non è esattamente nei miei gusti”.
Drake la guardò per un altro paio di istanti, quindi si volse di nuovo verso il cielo.
Raily rimase là, a rimirare quella meraviglia con lui per non seppe nemmeno quanto tempo, finchè non si accorse che nuvole nere stavano iniziando ad offuscare la visuale, e le stelle diventavano meno brillanti.
“Sembra che abbiamo fatto giusto in tempo a vederle prima che la tempesta arrivasse”, gli disse, con un pizzico di rammarico.
“Già. Non me le volevo perdere”, e dopo una pausa, “Lo facevo sempre con mia sorella Savannah, ogni anno...”, la sua voce si era ridotta ad un sussurro.
Raily si voltò a guardarlo, senza dire nulla, ma facendogli leggere nei suoi occhi che voleva ascoltarlo, che con lei poteva parlare.
“Siamo cresciuti con la famiglia reale. Mio padre faceva parte della guardia di sicurezza di Ruark e di suo fratello, ed io e mia sorella avevamo il permesso di giocare con loro. Io e Ruark abbiamo finito per diventare inseparabili, anche se io non avevo il lignaggio per meritarmelo. Savannah, d’altra parte, andava d’accordo con tutti, e tutti erano più che amichevoli con lei. Amava vivere a palazzo quando eravamo bambini, essere circondata da tutti quei bei vestiti e gioielli... Ma è diventato più difficile quando è cresciuta”.
“Cosa è successo?”, domandò Raily, con voce cauta.
“Lei...”, Drake si rabbuiò, “Era dura per lei. Non poteva più sopportarlo, immagino. Visto quello che credo provasse per...”, Drake scosse il capo, la voce gli si ruppe in modo quasi impercettibile, “Ho fallito con lei... non sono riuscito a proteggerla”, la rabbia tornò a montare, “Non sono riuscito a proteggerla da questo posto... da questa gente”.
Raily lo osservò sollevare un braccio a schermarsi la fronte. Per un lungo attimo, ci fu silenzio.
“Scusami”, riprese poco dopo, “Forse non sono ancora pronto per parlarne davvero”.
Raily annuì, mantenendo l’espressione del viso calma e un lievissimo sorriso sulle labbra, anche se sapere che soffriva e che non era riuscito ad aprirsi completamente con lei le faceva un po’ male. Però non voleva fargli credere che provasse pena o compassione, che potesse fraintendere quel suo stato d’animo se gli avesse mostrato un’espressione rattristata. Non sapeva nemmeno perchè si sentisse così coinvolta!
“A dire la verità”, continuò lui, “Tu sei la persona con cui ne ho parlato più a lungo e più nel dettaglio nell’arco di un intero anno”.
Raily ne fu sorpresa, “Davvero?”, fece una breve pausa, poi chiese, in tono un po’ giocoso, “Questo significa... che adesso ti fidi di me?”.
Drake la guardò con finta sufficienza, “Io non mi fido di nessuno, Naville”.
Raily sorrise appena.
“Ma se mi fidassi di qualcuno...”, riprese Drake, “Comincerei da te”.
Raily si sollevò un poco sul gomito per guardarlo meglio, l’espressione furba, “Drake! Questa è probabilmente la cosa più carina che tu abbia mai detto a chiunque!”.
Drake sorrise, “Eh. Forse”.
Raily tornò giù e riprese a fissare le stelle cadenti per un poco, mentre a qualche centimetro da lei, Drake faceva lo stesso. Improvvisamente iniziarono a cadere loro addosso grossi fiocchi di neve, dapprima lievi, poi sempre più insistenti.
Drake sospirò, sollevandosi, “Meglio che rientriamo. Sarebbe un bello scandalo se lasciassi che una delle pretendenti alla mano del principe congelasse qui fuori sotto i miei occhi”.
Raily si mise seduta a sua volta, “Mi scoccerebbe causarti un tale grattacapo”.
“Per non parlare del fatto che Maxwell non mi lascerebbe mai più in pace a riguardo”.
Raily ridacchiò, “Sono sicura che anche Bertrand ci rimarrebbe male, a suo modo”.
Drake scoppiò a ridere, mettendosi in piedi e porgendole la mano per aiutarla. La tirò su come un fuscello.
“Bertrand? Lui ci rimarrebbe male solo se la cosa non si trasformasse in una sorta di evento mediatico”.
Raily ghignò al pensiero.
“Dai, andiamo adesso”.
Lei annuì e si incamminò lentamente assieme a lui, arrancando fra il vento e la neve, fino alle porte del maniero. Le folate erano forti, la brezza spirava con violenza, spingendola indietro. Raily mise un piede in un avvallamento colmo di neve e perse l’equilibrio. Istintivamente, si aggrappò alla mano di Drake per non cadere, liberando la caviglia. Le sue dita si intrecciarono a quelle di lui, senza alcuna necessità specifica.
Lui la guardò con una sorta di sorpreso allarme.
Raily avvertì il suo imbarazzo e si accorse che anche lei ne stava provando uno identico. Però non voleva lasciargli andare la mano. Non ancora. Nonostante il gelo, era calda, ruvida e forte.
“Per... sai... sicurezza”, balbettò.
Drake annuì, un po’ rigido, “Eh beh, sì. È molto scivoloso qui...”.
“Già...”.
Tutte scuse, gridò la mente di Raily, poco prima che lei la mettesse a tacere con forza.
“Bisogna stare attenti”, disse Drake.
“Esatto”.
Finalmente la porta del maniero. Avevano finito le parole per riempire il silenzio di quella camminata mano nella mano.
Quando rientrarono, ebbero appena il tempo di lasciarsi andare che Hana quasi li sorprese.
Raily guardò l’espressione di strana comprensione sul viso dell’amica ed ebbe un tuffo al cuore, come se fosse stata beccata fuori da sua madre dopo il coprifuoco, a fare qualcosa di molto sbagliato.
Drake fece due lunghi passi verso le scale, quasi avesse da sempre avuto l’intenzione di andarsene a dormire di corsa.
“Meno male, ero preoccupata”, disse Hana.
“Ah sì?”, le chiese Raily, “E perchè?”.
“Ma come, tu e Drake là fuori con questo freddo... Sono contenta che siate tornati prima che iniziasse davvero a venir giù. Ma tu devi essere gelato, Drake, con solo quello addosso”.
Anche Raily considerò gli usuali jeans di Drake e il suo sottile dolcevita grigio chiaro, per metà zuppo di neve. Anche i suoi vestiti erano bagnati sulla schiena, rivelando il fatto che fossero stati entrambi sdraiati sulla neve...
“Infatti”, disse lui, “Vado subito a cambiarmi. Buonanotte, signore”.
Appena Drake fu sparito in cima alle scale, Hana si volse dalla sua parte, “Allora?”.
“Allora cosa?”.
Hana mosse la testa verso le scale, rivolgendole occhi biricchini.
Raily si mantenne indecifrabile, “Non capisco”.
Hana sorrideva ansiosa.
“E cos’è quel sorriso?”, ma nel dirlo, non riuscì a nascondere il proprio. Non sapeva neanche perchè. In fondo, non era successo proprio niente.

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Capitolo 6
*** I momenti nel mezzo ***


Capitolo 6  - I momenti nel mezzo
 
 
La sera successiva, Raily si recò nello spogliatoio della stanza di Hana, dove l’amica le aveva dato appuntamento in modo che potessero prepararsi per il ballo.
Hana venne fuori da dietro al paravento con indosso un abito color argento che le scivolava addosso come acqua.
“Wow, ti sta d’incanto!”, giudicò Raily, ammirata.
Hana sorrise, “Lo pensi davvero?”.
“Ma certo! Sarei stupita se tutti non parlassero di te al ballo”.
“Non credo possa succedere”.
“Se non succederà, sarò io ad iniziare conversazioni ambigue sul tuo sex appeal”.
Hana rise per quella battuta, rivolgendole poi un cenno, “Dai, adesso cambiati tu, così non facciamo tardi”.
Raily sparì dietro al paravento con la sua scelta, quindi uscì, un poco incerta.
“Accidenti!”, commentò Hana.
Raily si lisciò sui fianchi la gonna dell’abito bianco aderente che aveva preso in prestito. Era un vestito di seta, completo di coprispalle in morbida stola sintetica, e lei lo trovava stupendo, solo...
“Troppo audace?”.
Hana guardò la scollatura che si apriva fra i seni e scendeva profonda fino allo sterno.
“Beh, sarai di certo ammirata”.
“Sono indecisa...”.
Hana la scosse per il polso, “Andrà benissimo”, le disse, con convinzione.
Raily annuì, dando un’ultima sistemata ai capelli, quindi si diressero al ricevimento.
 
La sala allestita al maniero era decorata in modo spettacolare, con candelabri dorati e festoni verdi.
I tavoli erano pronti, in un angolo, per la cena che precedeva la serata danzante.
Maxwell le aspettava accanto ad uno di questi. Quando arrivarono, egli si chinò ad entrambe, da perfetto lord qual era.
“È un piacere vedervi”, disse loro, con un aperto sorriso.
“Come mai così formali stasera?”, gli chiese Raily.
“Perchè stanotte sto rappresentando il ducato Ramsford in questo evento sociale”.
Raily mostrò un mezzo sorriso, “Sembra tanto una cosa che direbbe Bertrand”.
Le spalle di Maxwell si abbassarono, “Mi ha chiamato decine di volte per ricordarmelo”.
Raily ridacchiò, “Ti conviene comportarti bene, o comincerà a lavorare anche su di te”.
“Proprio così”, rispose Maxwell, immusonito.
Hana indicò il palco che occupava metà dell’enorme salone, “Oh, Olivia ha ingaggiato una intera orchestra per stanotte”.
Maxwell si fermò a guardare la ragazza, “Ho sentito dire che sei anche tu una musicista, Hana”.
Lei parve imbarazzata, “Oh, no, non lo sono...”.
“Davvero? Mi è parso che si dicesse che sei una virtuosa pianista”.
Hana scosse le spalle, un leggero sorriso sulle labbra, “Suono ogni tanto, ma solo per divertimento”.
“Mi piacerebbe sentirti qualche volta”, le disse Raily.
“Se capiterà l’occasione, volentieri”, poi si guardò attorno, “Per adesso, dovremmo trovare i nostri posti”.
Raily notò che ogni seduta era contrassegnata da una elaborata targhetta con nome.
“Dove siamo?”, chiese a Maxwell.
Il nobile parve imbarazzato, “A questo proposito... Sembrerebbe che io dovrò sedermi al tavolo principale con Olivia e il principe, ma voi due siete nel tavolo più distante, laggiù”, indicò, “Immagino che sia stata Olivia a decidere le sistemazioni”.
Raily scosse le spalle, ritrovando il sorriso, “Ah beh, in realtà sono sorpresa che Olivia non mi abbia fatta rinchiudere nella mia stanza”.
Maxwell ridacchiò, “Anche se si tratta di una cosa poco probabile, non ne farò menzione con lei. Chissà che non le dia qualche idea”.
“Esatto, riesce già ad elaborare troppi trucchetti da sola”, commentò Hana.
Maxwell fece loro un piccolo cenno del capo, “Scusatemi se vi lascio, ma...”.
Hana gli toccò la spalla, “Non preoccuparti Maxwell, io e Raily ci divertiremo lo stesso”.
Raily annuì, dirigendosi con l’amica nel tavolo che il nobile aveva loro indicato.
Quando furono là, vi trovarono Drake, già seduto e vestito esattamente come il giorno prima.
“Benvenute al tavolo degli esiliati”, le salutò.
Raily gli rivolse un’espressione ironica, “Ed io che ero preoccupata di trovarci in mezzo a qualche spocchioso nobile”.
“Probabilmente Olivia pensava di farci un ulteriore sgarbo sistemandoci qui, con qualcuno senza titolo”, argomentò Hana.
“Beh, ha sbagliato di grosso allora”, sorrise Raily, sedendosi nella sedia fra i due.
Si accorse che l’amica le aveva di proposito ceduto quel posto, usando però molta discrezione nel farlo. Si sforzò di non badarci, almeno nella stessa misura nella quale stava cercando di non far caso al fatto che Drake si fosse fatto la barba quella sera, o che quel maglione sottile gli aderisse così piacevolmente addosso.
“Grazie, Naville”, disse lui, con un mezzo sorriso, “È una bella cosa, considerando che viene da te”.
Hana si sporse sul tavolo per dirgli, “Non sembri affatto infastidito per essere seduto qui dietro”.
Lui scosse le spalle, “Che posso dire? Dopo anni ed anni che vieni trattato così, ci fai un po’ l’abitudine”, si guardò attorno, “Inoltre, in questo angolino? Lontano dalle luci della ribalta? Almeno ci possiamo rilassare”.
Dopo pochi minuti, iniziarono ad entrare i valletti con piatti e piatti di portate prelibate. Sfortunatamente, sembravano essere tutti diretti ad altri tavoli.
“Il cibo sembra buonissimo!”, trillò la voce di Hana, “Spero che ci servano presto, sto morendo di fame”.
“Non ci spererei troppo”, la disilluse Drake, “Qui dove siamo seduti, saremo gli ultimi a mangiare. E solo se rimarrà qualcosa quando finalmente sarà il nostro turno”.
Hana mise il broncio, “Ma... l’aragosta...”, lamentò, seguendo con lo sguardo uno dei camerieri coi vassoi più grandi, “Credi davvero che ci lascino a secco?”.
Raily si mosse sulla sedia per guardare a sua volta. Anche lei era affamata, e sapeva bene che quelle serate erano lunghe ed impegnative. Dovevano assolutamente mettere qualcosa sotto i denti.
“Non se faccio qualcosa”, disse, “Non sarà poi così diverso da chiamare un taxi nel centro di New York”, sollevò un braccio verso un valletto che sembrava venire nella sua direzione, “Chiedo scusa!”.
Quello però la ignorò, superandoli senza uno sguardo.
Drake ne approfittò subito, “Questo tuo fallimento è un ottimo antipasto”.
“Non fa niente. Lo beccherò al viaggio di ritorno”.
“Oh, Naville, no. Non ci conterei”, ribattè lui, allungando il collo per vedere al centro della sala.
“Oh beh. Sono sicura che il cibo arriverà, alla fine...”.
Trenta minuti dopo, la situazione era purtroppo invariata.
Hana buttò fuori un lungo sospiro, “Accidenti... il servizio qui è terribile”.
“Tutto calcolato”, commentò Drake a mezza voce.
“Anche se è fatto di proposito, non è comunque il peggior servizio che ho mai ricevuto”.
Raily la guardò con sconcerto, “Cioè sei stata servita peggio di così?”.
“Che ci crediate o no, sono stata ad un matrimonio nel quale il cibo non è stato servito se non a mezzanotte. Hanno deciso di fare i brindisi prima della cena, e ci sono volute ore!”.
“È incredibile!”, disse Drake, imitando il modo di parlare della ragazza.
“Drake!”, lo rimproverò Raily, guardandolo storto.
“Adesso ve la racconto io una storia dell’orrore”, la ignorò lui, “La scena è questa. Incontro informale. Un sacco di gente che non conosco, e questo va ancora bene. E c’è un bar, la cosa migliore che possa esserci. Quindi mi sono detto, mi prendo un drink. Vado là...”, fece una breve pausa ad effetto, “... e avevano finito il whiskey!”.
Raily e Hana lo guardarono con la fronte aggrottata, come se la storia dovesse continuare. E invece finiva così, si rese conto Raily dal tono di voce veramente costernato di lui.
Rimase in silenzio ancora un altro istante, la mano a sostenersi la guancia, quindi gli chiese, “E non avevano altri drinks?”.
Drake la guardò con aria stranita, “No, no. Non hai capito. Stiamo parlando di whiskey, il migliore di tutti i drinks”.
Raily spiò la sua aria seria, e comprese che non stava facendo dell’ironia. Al contrario, lei riusciva a stento ad occultare il sorriso. Continuò a fissarlo sbattendo le palpebre, “Non hai mai provato qualcos’altro? Vino, cocktails...?”.
Drake si riappoggiò allo schienale della sedia, “Perchè dovrei bere non-whiskey quando esiste il whiskey?”.
“Per cambiare?”, lo provocò.
Drake scosse la testa come se non valesse più la pena di discutere con lei.
“Sto iniziando a mettere in dubbio il tuo gusto, Naville. È un peccato che non vedremo l’ombra di un vero drink qui a cena. Da quello che so e da quello che vedo là”, indicò il tavolo davanti al loro abbassandosi con discrezione, “Olivia ha un’ottima riserva”.
“Da quello che sai?”, domandò Hana.
Drake scosse le spalle, “Ho esplorato un po’ negli anni, e sono capitato per caso nella sua cantina”.
“Scherzi?”, chiese Raily.
“Affatto. È davvero notevole, a dire il vero, e non un brutto posto per sfuggire a tutto questo per un po’”, si schiarì la voce, “Perchè non ti unisci a me per un drink più tardi, Naville? Sempre che tu non abbia paura di andare in giro di notte...”.
Raily aprì la bocca per rispondere, ma venne interrotta dall’arrivo di un cameriere con la prima portata della cena.
Drake unì le mani, “Finalmente”, tutta la sua attenzione concentrata sul piatto che gli fu posato davanti.
Raily non reputò opportuno ritornare sul suo invito, e annegò lo strano imbarazzo che provava nella zuppa di aragosta. Purtroppo era ormai fredda, e scarseggiava di aragosta.
“Che schifo”, mormorò agli altri due.
“Allora non sono l’unica...”, disse tristemente Hana.
Drake abbandonò il cucchiaio dentro la ciotola, “Volevo solo una cosa oggi.... e me l’hanno portata via”.
Raily si abbassò di più sulla sua orrenda portata e si concesse uno sbuffo di risata.
In quel momento, l’orchestra iniziò a suonare.
Olivia era salita sul palco e aveva preso il microfono, “Salve a tutti, cari ospiti, e benvenuti al maniero della famiglia Nevrakis! Significa davvero tanto per me che voi vi siate riuniti in questo luogo che è così caro al mio cuore. Spero vi godiate la festa stanotte almeno quanto lo farò io”.
Un applauso la interruppe. Raily e Hana si unirono con poca convinzione, tanto per cortesia. Drake rimase appoggiato coi gomiti sul tavolo.
“Ora, tutti quanti, per favore, alziamoci in piedi e iniziamo il valzer di Cordonia!”.
“Ma non abbiamo toccato cibo!”, lamentò Hana.
“Non credo le interessi”, fece presente Drake.
“Beh, ci tocca”, sospirò Raily, levandosi.
Con la coda dell’occhio, vide che Drake non si era alzato, e anzi, si era scostato da parte con la sedia, l’aria di chi è molto a disagio.
Anche Hana lo notò, perchè gli disse, “Non ti unisci a noi, Drake?”.
Lui scosse il capo, “Ballare non è proprio una cosa per me. Starò qui con...”, si guardò attorno, incerto, “... con il cibo”, disse infine, la voce ridotta ad un soffio.
Hana annuì e andò avanti per raggiungere Maxwell, e Raily la seguì, lanciando però uno sguardo indietro e sentendosi un po’ triste del fatto che il tempo in compagnia di Drake fosse già finito. Si chiese cosa diamine fosse successo per indurla ad un simile pensiero, visto che fino a pochi giorni prima, incontrarlo e parlarci la rendevano furiosa.
Quando si riconcentrò sulla pista da ballo, si accorse che Ruark stava chiedendo a Olivia di ballare.
Rimase a fissarli farsi i convenevoli, e poi aprire le danze.
Hana si sporse dalla sua parte, “Sarebbe incredibilmente maleducato da parte del principe Ruark non chiedere alla padrona di casa di ballare con lui”.
Raily scosse un po’ le spalle, rassegnata, “Immagino che sia così quando si gioca in casa”.
“Questo non significa che tu non debba ballare”, disse Maxwell, facendosi avanti, “Lady Raily, posso avere l’onore?”.
Raily gli sorrise, “Lord Maxwell, sono io ad essere onorata”.
Maxwell si chinò davanti a lei, quindi le prese la mano e la portò in pista, dove si mescolarono alle altre coppie volteggianti.
Raggiunto un posto libero, il lord le posò la mano sul fianco e le sollevò l’altra, in una classica posa iniziale.
“Aspetta, ma lo conosci il valzer di Cordonia?”.
“Non esattamente”, rispose Raily, tranquilla, “Un po’ di lezioni mi farebbero comodo”.
“Scusa... sapevo che mi stavo dimenticando qualcosa. Bertrand non avrebbe mai scordato di insegnarti”.
Raily rise, “Se fosse qui, dovrei imparare da lui, e ci staremmo divertendo molto di meno”.
“Vero”, ammise Maxwell, “Ma il valzer...”.
“Ehi, ce la caveremo, ok?”, lo incoraggiò lei.
“Ok!”.
Egli cominciò la danza andando in avanti, e Raily istintivamente e pescando nella memoria si mosse esitante all’indietro.
“Brava”, annuì il lord, entusiasta.
Alla loro destra, Ruark e Olivia volteggiavano elegantemente, finchè lui non le fece fare una aggraziata piroetta.
Maxwell sollevò il braccio e Raily comprese. Si rilassò e piroettò a sua volta con garbo, ridendo per il divertimento. Maxwell si unì alla sua risata, contento di come stesse andando.
“Adesso l’ultima sequenza”, la avvisò. La spinse gentilmente all’infuori, poi la riattirò a sè in modo che la schiena di lei fosse a contatto col suo corpo, un braccio stretto attorno a lei.
Raily ridacchiò, “Questa mi sembra una posa un po’ troppo scandalosa per le maniere di corte”, scherzò.
Maxwell sorrise, “Il valzer di Cordonia è un ballo romantico... nei tempi antichi era l’unico modo in cui le coppie potessero flirtare”.
“Capisco il perchè. È molto... intimo”.
Rimasero ancora per qualche battuta in quella posizione, e Raily guardò di sfuggita davanti a sè. Con la danza, avevano cambiato zona, e adesso si trovavano all’esterno, dalla parte dove stava il loro tavolo.
Drake era ancora là, e guardava in quella direzione, una mano a trattenersi i capelli lontani dalla fronte, in un atteggiamento di... preoccupazione?
La visuale cambiò quando Maxwell la allontanò con una piccola spinta, lasciandole andare le mani.
“Cambio di partners!”, le spiegò, “Stessi passi e andrà benissimo!”.
Raily volteggiò di pochi gradi e si ritrovò d’improvviso fra delle braccia forti e gentili.
“Ruark!”.
Lui sorrideva, gli occhi blu accesi, “Salve!”.
“Che bello essere incappata in te”, scherzò.
“Intendi nella sala da ballo durante un valzer? O in generale?”.
“Beh, se la metti in questo modo, non ti ho poi visto così spesso ultimamente”.
“È vero. Ero un po’ preoccupato. Olivia è la padrona, ma andrei contro i miei doveri se non passassi del tempo con tutte le ragazze della corte”.
“Lo capisco”, annuì Raily, “Non ti stai sposando solo per te stesso. È per la Corona...”.
“È così, non importa come mi senta a riguardo”, le disse tristemente, “Beh, staremo a vedere cosa succederà nelle prossime settimane”.
Quando venne il momento della piroetta ed egli la strinse contro di sè, Raily sentì il suo caldo respiro accanto all’orecchio, il profumo della sua acqua di colonia e della stoffa nuova di zecca del suo abito elegante.
“Ma Raily, voglio che tu sappia...”, le sussurrò, “... che per me tu sei speciale. E che sei bellissima in questo vestito”.
Ruark la fece voltare, e mentre il braccio di Raily si estendeva, lui la fissò negli occhi, e lei ricambiò quello sguardo intenso. La visione venne però interrotta dalla massa acconciata di capelli rosso fuoco di Olivia.
“Ahem! Lady Raily, credo che adesso sia il mio turno”.
Raily si staccò con un po’ di riluttanza dalla mano calda di Ruark e tornò ballando fra le braccia di Maxwell.
“Sai, vi stavo guardando poco fa”, le disse lui, con una strizzata d’occhio, “Si capisce che Ruark ci tiene molto a te”.
Raily distolse per un momento lo sguardo, “Sì, ma... il nostro rapporto è così strano... Non può certo sollevarmi fra le braccia e portarmi via da qui con lui”.
“Quando appartieni alla famiglia reale, le regole sono diverse”.
“Questo lo so, però...”.
Raily fu interrotta dall’espressione di estrema sorpresa di Maxwell. Si volse, per vedere cosa lo aveva colpito a tal punto, e riuscì a cogliere l’ultimo fuoco del bacio appassionato che Olivia aveva appena dato al principe sulla pista da ballo, davanti a tutta la corte.
La duchessa gli mise le braccia attorno al collo e sorrise, trionfante.
Raily li guardò in quella posizione, e sentì dentro di sè una insperata calma. Aveva creduto di provare almeno una piccola punta di gelosia, eppure si sentiva tranquilla, quasi indifferente. La cosa un poco la preoccupò. Dovrei provare qualcosa, no? Non arriva nulla... perchè? Forse perchè so che per Ruark quel bacio non significa niente... Doveva essere così.
Ruark si allontanò dalle braccia di lei dopo un’esitazione piuttosto lunga, “Olivia, mhm... parliamo. Forse qui fuori?”.
Raily li vide uscire mentre Maxwell la guidava alla fine del ballo, lasciandola poi con le altre contendenti che stavano spettegolando sulla mossa di Olivia.
“Beh, è stato sleale”, stava dicendo Penelope.
Madaleine sorrideva sicura, “La piccola Olivia è cresciuta. Che carina”.
“Non ti ha dato fastidio?”, le domandò Raily, a mezza voce, per capire se anche le altre si sentivano indifferenti quanto lei. L’uscita di Madaleine le aveva quasi fatto provare speranza in quel senso.
“Le ostentazioni di quel tipo sono per le persone che o sono rozze o insicure. Ed io non sono nè l’una nè l’altra”.
Raily inarcò le sopracciglia.
“Lo abbiamo sempre saputo che lei e il principe sono sempre stati intimi”, disse Penelope, rassegnata.
Raily le ascoltò spettegolare ancora un po’, quindi si concesse qualche piccola tartina, visto che non aveva mangiato nulla a cena. Per fortuna, questi piccoli rinfreschi erano buoni e numerosi.
La serata volgeva al termine, e il salone cominciava a svuotarsi, così Raily si diresse a sua volta verso l’uscita. Si trovava a metà strada quando sentì un tocco gentile sulla spalla, e si trovò davanti a Ruark.
“Disturbo?”.
Raily gli sorrise, “No, anzi, sono felice che tu mi abbia trovata. Non volevo lasciare il ballo prima di rivederti ancora”.
Lui mise le mani dietro la schiena, in una posa composta, “Non ci siamo visti tanto durante questa gita”.
“Sono stati dei giorni fantastici!”.
“Per me un po’ strani. Ho passato tutte le serate a correre da una persona all’altra, cercando di dire la cosa giusta a tutti e far contenta la corte intera...”, sospirò, “Ma di notte mi ritrovo sdraiato nel mio letto nella grand suite e rimango sveglio per ore, incapace di prendere sonno”.
Raily ghignò in modo spiritoso, “Nella grand suite? Sembra bello”.
Lui si illuminò, “Oh, è la stanza migliore. È di sopra, alla fine dell’ala est. C’è di tutto, addirittura una vasca idromassaggio sotto le stelle, che guarda verso le montagne”.
“Sembra... romantico...”.
Raily aveva pronunciato quelle parole di getto, perchè lo aveva pensato, ma nel farlo il cuore le aveva fatto una buffa capriola. La sua mente era tornata sulla neve, fra gli abeti che puntavano al cielo mentre una pioggia di stelle cadenti lo attraversava...
“Lo sarebbe... con la persona giusta”.
Raily sentì l’aria scarseggiare senza motivo all’udire quella frase. Il pensiero delle stelle cadenti divenne quasi ossessivo.
“Purtroppo, non ho nessuna con cui dividerla”, continuò il principe.
Raily sentì il suo spirito procacciante tornare a galla, “Beh, potrei pensarci io”.
Lui la guardò con occhi intrigati, “Mi piacerebbe, credi di farcela?”.
Raily sorrise a labbra chiuse, “Non ti faccio promesse... ma...”.
Penelope si avvicinò loro, “Principe Ruark, posso interrompere?”.
Egli si volse dalla brunetta, “Certamente, Lady Penelope. So che non abbiamo parlato nulla oggi”, tornò con lo sguardo su Raily e le disse, “Buonanotte”.
Mentre le baciava la mano con perfetta etichetta, Raily lo vide farle l’occhiolino.
 
 
Finita la serata, Raily tornò alla sua stanza per cambiarsi, indossando una maglia e un paio di leggins caldi prima di mettersi il pigiama. Si era appena lavata i denti quando sentì un pianoforte suonare dal piano di sotto, e si ricordò di Hana. Chissà se era lei...
Per curiosità, uscì sul corridoio, ma qualcosa sulle scale attirò la sua attenzione prima che potesse accertarsene. Una luce era accesa verso l’ala est, dove Ruark le aveva detto esserci la sua suite.
Uhm, sarebbe bello passare la notte con lui... Pensò Raily, chiudendo la porta della sua camera ed uscendo silenziosa sul corridoio. Dopotutto mi ha invitata...
Quel ragionamento le riportò alla mente un altro invito che aveva ricevuto quella sera, poco prima di essere serviti con quella orribile zuppa.
Rimase sulle scale a riflettere.
Voleva davvero andare da Ruark? Cosa sarebbe successo? Avrebbero finito a fare sesso in quella vasca idromassaggio sotto le stelle, per poi ritrovarsi a corte e avere solo pochi minuti per parlare della cosa? Oppure poteva non succedere nulla, e potevano rubare quelle ore per conoscersi meglio...
E Drake? Voleva veramente che lei gli facesse compagnia per un drink? Non era stata una bella serata per lui. Forse era meglio andare a vedere dove si fosse cacciato.
Scese di fretta le scale e raggiunse le cucine. In giro non c’era nessuno. Una scala a chiocciola scendeva fino alla lussuosa cantina.
Raily la percorse, accorgendosi che di sotto la luce era accesa.
Si chinò per scorgere Drake, che come si era aspettata si era accostato per vedere chi stesse venendo giù. La sua espressione un po’ allarmata e speranzosa venne presto sostituita da una distaccata noncuranza che però Raily fece in tempo a cogliere.
“Eccoti qui, Naville”, le sussurrò, in finto tono cospiratorio, “Cominciavo a pensare che non avresti avuto il coraggio di farti vedere. Sai, infrangere le regole, stare fuori dopo il coprifuoco e tutto”.
Raily sorrise apertamente, “Veramente... non vedevo l’ora di rivederti”.
Quella intendeva essere una provocazione, ma era anche la verità, riflettè brevemente lei.
Drake le fece una smorfia scettica, “Oh, andiamo, Naville, mi farai arrossire”.
E ovviamente lui non l’aveva presa sul serio. Meglio così.
“Ti vorrei proprio vedere”, scherzò di rimando.
Drake però non proseguì come al solito e si volse verso lo scaffale colmo di bottiglie, “Allora, che cosa bevi?”.
“Tu cos’hai preso?”.
“Ancora niente. Sembra che Olivia abbia una collezione molto estesa di vini cordoniani. Non sono un esperto, ma dai nomi che riconosco, non c’è una bottiglia che sia sotto il centinaio di euro!”.
Raily lo guardò, “Vuoi bere il suo vino? Olivia potrà non essere la migliore amica del mondo, ma mi sembra un po’ esagerato”.
Drake la considerò in modo indecifrabile, poi disse, “Lo sapevo che lo avresti detto. Per fortuna, ho un’altra opzione. Una bottiglia del mio whiskey preferito”, gliela indicò sulla mensola lì vicino, “Che cosa preferisci?”.
“Assaggerò il tuo adorato whiskey”.
Drake ghignò e le riempì un bicchiere prima di provvedere al suo. Due cubetti di ghiaccio a testa completarono il drink.
Raily ne prese un sorso, e il suo gusto amaro e ardente la riscaldò in pochi secondi.
“Quindi sei venuto quaggiù, nella cantina dei vini, per bere whiskey? Non ti sembra un po’ sciocco?”.
“Sono venuto qui per avere un po’ di tempo plebeo per conto mio nel quale non devo chinarmi e baciare mani per un po’”.
A quella replica abbastanza secca, Raily rispose prendendo un altro sorso. Quindi gli chiese, “Se odi così tanto la nobiltà, perchè rimani a corte?”.
Drake scosse le spalle con rassegnazione, “Devo sembrarti ridicolo”.
“Solo non capisco perchè ti ci costringi”.
Lui la guardò con la fronte un po’ corrugata, “È per Ruark. È sempre stato per lui. Me ne sarei andato da un pezzo, altrimenti. Ma Ruark ha bisogno di me”.
“Ruark?”.
“Lo so che ha nobili e cortigiani sempre attorno, ma la maggior parte di loro lo pugnalerebbe alla schiena se ne traessero un qualche profitto. Ho visto talmente tanti sotterfugi da parte loro che non mi fido più di nessuno. E questo da parte degli amici! E poi, anche quest’ultima che è successa...”.
“Che cosa?”, si allarmò Raily.
Drake la guardò con uno sguardo un po’ spiacente, come se si fosse lasciato andare alle confidenze senza volerlo, “Non... sono sicuro dovrei dirtelo. Non si è ancora risolta”.
“Mi dici sempre che devo stare attenta... sarebbe bello sapere a che cosa”.
Drake si appoggiò con un braccio teso sulla mensola dove erano esposti i bicchieri da vino, “Ti ricordi il party di addio al celibato di Ruark?”.
“Certo”, annuì Raily.
“Abbiamo scoperto che qualcuno a noi vicino quella notte stava cercando di vendere delle foto a dei tabloids”.
Delle foto... di quella sera? Raily era confusa, “Chi? Chi farebbe una cosa del genere?”.
Drake si rimise diritto, “Non abbiamo ancora rintracciato la fonte, ma ho ricevuto poco fa un messaggio da parte di Bastien, il capo delle guardie reali. Ci siamo accordati per comprare quelle foto prima che escano”.
Era per quel motivo che le era parso così preoccupato quando lo aveva intravisto durante il valzer?
“Chiamami pazza, ma io non mi ricordo sia successo niente di così scandaloso quella notte”.
“Lo sai come sono fatti i tabloids. Una foto di lui con un bicchiere in mano, e d’improvviso il principe ereditario di Cordonia è un alcolizzato senza freni”, sospirò di rabbia, “E poi c’era quella foto di voi due assieme”.
Raily ebbe un tuffo al cuore, “Cosa? Ma noi non stavamo...”.
Il tono di Drake divenne più pacato e la sua espressione si rilassò, come se non volesse turbarla, “Vi si vede che parlate, e lui era chiaramente interessato a te. È abbastanza perchè i media ci speculino sopra”, si versò un altro po’ di whiskey, “Sai quale sarebbe stato il titolo che avevano in mente al tabloid? Il flirt da ubriaco del principe prima del sì”.
Raily era terrificata all’idea. Se quell’articolo e quelle foto fossero uscite... non sarebbe stata una bella cosa nemmeno per lei.
“E tu hai idea di chi possa essere stato?”.
Drake scosse il capo, “Purtroppo no. Ci sono un sacco di persone i cui interessi sarebbero lesi da quelle foto”, la guardò e Raily capì che si riferiva anche a lei, proprio come aveva immaginato.
“Spero solo che non sia stato uno dei ragazzi. Le foto che avevano d’altra parte... sarebbero state difficili da scattare se non si trattasse di qualcuno di molto vicino a noi”.
Raily annuì, “Beh, starò attenta da ora in poi”.
Drake sorrise con un cenno del capo, “Bene. I soldi e il potere fanno diventare la gente pazza, Naville, ed io non voglio che queste persone ti facciano del male per questo motivo”.
Raily sollevò gli occhi dal drink che aveva smesso di sorseggiare, e li puntò in quelli di lui, “Drake...”, soffiò.
Lui la interruppe, “Voglio dire, alcune volte ti guardo... e vedo questa piccola cerbiatta dagli occhi spauriti che è appena finita nel cortile del cacciatore”.
Raily cercò di ignorare il fatto che il suo cuore si fosse messo a correre senza motivo a quelle parole, e provò a scacciare l’imbarazzo facendo una battuta, “Una piccola cerbiatta?”, sorrise, “Quindi pensi che io sia carina?”.
Ah, Raily! Potevi fare di meglio!
Drake parve altrettanto in soggezione per quell’uscita, “Non è quello che... ehm...”.
Raily rise del suo non riuscire a proseguire, “Accidenti, sembra che per una volta tu sia rimasto senza parole”.
“Il tuo talento, Naville, sembra essere quello di sapermi rimettere al mio posto”.
“Qualcuno deve pur farlo”.
Lui scosse il capo, “Non ti capisco. A volte sei così frustrante, ma...”.
“Ma?”. Raily ancora non sapeva se voleva sentire il resto.
Drake però scosse il capo, “Niente. Perchè non facciamo un brindisi?”.
Raily annuì, “A che cosa brindiamo?”.
Drake ci pensò un po’ su, quindi alzò il suo bicchiere, “Ai momenti nel mezzo”, disse, con voce calda.
“Uhm?”.
“Tutto ciò a cui pensano i nobili sono i grandi eventi. I gran balli, le apparizioni per la stampa, i banchetti... Non si rendono nemmeno conto che i momenti che contano di più sono quelli che si stanno perdendo. Momenti come adesso, solo noi due e un po’ di whiskey da quattro soldi. Sono questi qui, che hanno davvero significato”, fece una brevissima pausa, “O almeno, significano qualcosa per me, comunque”.
Raily avvertì l’amarezza nelle sue parole e ne fu al tempo stesso scossa e intrigata.
“Contano qualcosa anche per me”, brindò, senza poter impedire che la voce le uscisse vellutata.
Drake sorrise appena, “Ai momenti nel mezzo”.
Raily mandò giù il resto del suo whiskey e il calore la invase di nuovo, facendola sentire come una stella cometa.
Infine Drake annuì, “Si sta facendo tardi, e non voglio cacciarti in nessun guaio”.
“Molto gentile da parte tua”.
“Sono comunque un gentiluomo, anche se non di nascita”, le rispose, cogliendo subito la provocazione, “Buonanotte, Naville”.
“Buonanotte, Drake”.
Le sorrise, e l’attimo dopo sparì sopra la scala a chiocciola.
Raily indugiò ancora qualche attimo, sospirando e mordicchiandosi il labbro in modo distratto.
Forse non sarei dovuta venire, si disse. Non sapeva come mai, ma l’aver riscoperto e confermato la profondità di alcuni pensieri di Drake la spaventava. La spaventavano tutte le cose belle che gli aveva sentito dire, così a caso, da quando lo aveva incontrato a quella parte. Se cercava di pensare a qualcosa di analogo che fosse uscito dalla bocca di Ruark, in uno dei loro brevi incontri... era come cercare l’acqua nel deserto, si rese conto. Non era per certo colpa di Ruark, ovviamente, perchè non avevano mai tempo per parlare a dovere, e per la maggior parte si scambiavano solo convenevoli.
È colpa tua, semmai, perchè stanotte sei scesa quaggiù anzichè andare nella suite del principe.
Raily annuì fra sè. Era lei stessa la causa del suo male. Avrebbe dovuto darsi una regolata, se mai voleva avere una chance con Ruark.
Ma la domanda era... la voleva veramente?
Arrabbiata con se stessa per quei pensieri, filò dritta a letto.

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Capitolo 7
*** La Regata ***


Capitolo 7 – La Regata
 
 
Qualche giorno dopo il loro ritorno a palazzo, Raily stava ritornando nella sua stanza, accompagnata da Maxwell e Bertrand, dopo la colazione che avevano condiviso.
Maxwell si stirò, “Ah! Che bello essere di ritorno! Non fraintendetemi, ho adorato la nostra parentesi sulla neve, ma datemi un bel party sulla spiaggia al giorno e sono felice!”.
“È questo che ci aspetta oggi? Pensavo che dovessimo guardare un mucchio di barche che fanno a gara a chi arriva prima”.
Bertrand le rivolse un’occhiata di sbieco.
“Beh, la Regata Reale comprende una mattinata di corse su barca a vela”, spiegò il cadetto, “Seguita da un pomeriggio di party sulla spiaggia!!”.
Bertrand guardò storto anche lui.
“Un momento. C’è qualcosa di diverso oggi”, ironizzò Raily, “Bertrand non ha ancora detto niente di brontolone tutta la mattina”.
“Uh, che?”, chiese il duca.
“Di norma dici cose tipo “non è un party sulla spiaggia, è un degno rinfresco al sole” o “Non mettere in imbarazzo il casato Beaumont, plebea”!”.
“Dice proprio cose del genere, vero?”, la appoggiò ridendo Maxwell.
“Suppongo di essere stato un po’ distratto, ultimamente. Ho avuto a che fare con delle delicate questioni concernenti la nostra tenuta”.
“Oh, mi dispiace”, disse Raily, sincera.
Bertrand le rivolse un cenno rigido del capo, “Grazie, immagino. Ora, mi scuso per essere stato distratto. Avete la mia completa attenzione. Mi chiedevo, Raily, è questo che indosserai alla Regata? Pensavo volessi qualcosa di più marinaresco, visto che parteciperai alla prima gara”.
“Aspetta, che cosa hai detto?”.
“La Regata è aperta al pubblico, quindi sono sicuro che la stampa sarà lì per fare delle foto e interviste. Ti consiglio di indossare qualcosa a tema nautico”.
“Possiamo tornare alla parte in cui dicevi che dovrei partecipare?”.
“Ogni volta che nella stagione sociale è compresa la scelta di una sposa, la prima gara è tradizionalmente dedicata alle contendenti. È più una questione di spettacolo, comunque”.
Raily tirò un sospiro di sollievo, “Quindi non è tassativo dover vincere”.
“Oh, invece lo è. La Regata è l’evento preferito di re Constantine. Lui metterà una buona parola sulla ragazza che vincerà la gara, quindi è una buona opportunità per entrare nelle sue grazie. Ma non preoccuparti. Ho commissionato un equipaggio qualificato per far andare la tua barca. Tu preoccupati soltanto di essere presentabile”.
 
 
Poche ore più tardi, Raily arrivò sul porticciolo, dove potè vedere grandiose e colorate barche che scivolavano sull’acqua pronte per la Regata. L’odore del mare la inebriò. La giornata era splendida, nonostante il vento moderato, e il sole brillava sulla banchina pavimentata in legno che fronteggiava il porto.
“Grandioso, il mare è fantastico”, disse Maxwell, entusiasta, e Raily non poteva essere più d’accordo. Levò le braccia in alto, godendosi la carezza calda del sole e la squisita brezza carica di salsedine.
“Va bene, basta così voi due”, intervenne Bertrand, “Cercate di mantenere la dignità”, quindi si rivolse a lei, “Lady Raily, devo ricordarti che in eventi del genere chiunque può scattare una foto in qualsiasi momento, quindi contieni questo tuo atteggiamento sciocco”.
Raily ripensò a quello che le aveva detto Drake a Lithikos sulle foto che erano state scattate a sua insaputa, e cercò di fare come aveva detto il duca, senza protestare.
“E se la stampa te lo chiedesse, puoi dire che al principe piaci, ma non rimarcarlo troppo”.
“Ho capito. Siamo intimi, ma non troppo intimi”. Guardacaso, era anche la verità.
Fra la folla, scorse proprio il principe Ruark. I loro sguardi si incontrarono ed egli venne verso di lei.
Bertrand se ne accorse, “Io e Maxwell togliamo il disturbo. Tu va a fare conoscenza. La nostra barca è ancorata al molo B”.
“Raily...”, disse Ruark, sorridendole, “Bello vederti”.
Lui indossava una camicia bianca con sopra un elegante pullover bordeaux, e un paio di calzoni neri.
“Dev’essere una strana coincidenza il fatto che ci incontriamo sempre allo stesso evento”, ironizzò, strizzandole l’occhio.
Raily rise, “Dev’essere il destino. Speriamo che mi aiuti anche durante la gara di oggi”.
“Ah, sì, la gara. Sai, è un onore far parte della Regata tradizionale “.
“Questa tradizione consiste in persone ricche che posseggono barche private?”.
“È una cosa più simbolica”, spiegò Ruark, “Visto che Cordonia non è molto grande, non abbiamo molte battaglie da commemorare nella nostra storia, per lo meno da qui a centinaia di anni indietro. Però abbiamo momenti importanti, per esempio quando una tempesta vessò i nostri vicini oltre il mare, e Cordonia rispose inviando ogni possibile aiuto via barca, come sostegni umanitari e altri generi di prima necessità alle aree colpite. È stato uno dei nostri momenti migliori. Quindi questa Regata simboleggia la generosità dei cordoniani e i forti legami che abbiamo stabilito coi nostri vicini”.
“È molto nobile”, opinò Raily, colpita, “Sono onorata di prendere parte ad un evento simile”.
Ruark la guardò negli occhi e lei sorrise con sincerità, quindi aggiunse, “Adesso dimmi la verità... ti stai divertendo?”.
Glielo aveva chiesto perchè sebbene egli partecipasse a tutto mostrando un buon entusiasmo, probabilmente c’erano cose che gli piaceva fare meno di altre, come a tutti gli esseri umani. Solo che saperlo, o anche solo capirlo, era molto difficile a causa del suo senso del dovere.
Ruark guardò verso il mare, “È una bella giornata, lo staff è stato preparato a dovere, e siamo pronti a celebrare la nostra tradizione marittima. Mio padre in particolare sembra molto eccitato. Lui ha sempre amato questo evento”.
Raily annuì, “Questo va bene, ma non hai risposto alla mia domanda, non stai nemmeno sorridendo”, ne ricercò lo sguardo, “Cosa c’è che non va?”.
Lui parve stupito del fatto che lei avesse notato quel suo stato d’animo, “Beh...”, esitò un attimo, quindi disse, “Mio padre adora la Regata, non ho mai avuto il cuore di dirgli che io odio navigare”.
Lo sapevo.
“Beh, dovresti dirglielo”, opinò, “Non credi che dovrebbe saperlo?”.
Ruark scosse il capo negativamente, “Tu non conosci mio padre come lo conosco io. Lo ferirebbe molto. Inoltre...”, ritrovò il sorriso, “Far finta di divertirmi per un paio d’ore una volta all’anno è il minimo che io possa fare per il mio vecchio”.
Le labbra di Raily si curvarono in un sorriso per quell’esempio di altruismo.
“A dire il vero una volta amavo andare in mare”, riprese Ruark, “Ma una brutta esperienza mi ha fatto passare quell’entusiasmo”.
“Che esperienza?”, indagò con naturalezza Raily, seguendolo nella lenta camminata lungo il porticciolo.
Lui scosse un po’ le spalle, “Quando io e Drake eravamo ragazzini abbiamo “preso in prestito” una delle barche a remi della marina regale. Il tempo era stato bello, ma è peggiorato in fretta e si è alzato anche il vento quando eravamo già al largo di qualche chilometro. Probabilmente avremmo potuto cavarcela, se fossimo stati più esperti, fatto sta che le onde hanno rovesciato la barca. Siamo dovuti tornare indietro a nuoto, con la burrasca”.
Raily sgranò gli occhi, sorpresa.
“Non sono sicuro di cosa sia stato peggio, il freddo o il sapore dell’acqua salata. Inoltre abbiamo dovuto spingere la barca indietro con noi per tutto il percorso, altrimenti saremmo finiti nei guai!”.
“Wow”, soffiò Raily, “Dev’essere stato orrendo”.
“Abbastanza brutto, già, ma per fortuna adesso ne posso ridere. Se non ci fosse stato Drake con me, non so come avrei fatto. Di certo, da solo non sarei stato in grado di tornare indietro con quelle onde. Eravamo infreddoliti, bagnati ed esausti... ma siamo sopravvissuti”.
Raily soffiò una piccola risata.
“Comunque, non lo abbiamo mai raccontato in giro. Nessuno ha mai scoperto cosa abbiamo fatto, anche se il mio interesse per la navigazione è a dir poco scemato, dopo quell’esperienza”.
Uno squillo di tromba interruppe la loro conversazione.
“Oh, è ora che mio padre faccia il discorso di apertura”.
Raily seguì il suo sguardo e vide re Constantine su una piattaforma elevata, mentre una folla si radunava pian piano attorno. Lei e Ruark si accostarono, fermandosi per ascoltare.
“Signori e signore di Cordonia”, annunciò il sovrano, “Benvenuti a tutti!”.
La folla iniziò a muoversi e a spintonare mentre i reporters cominciavano la diretta dell’evento.
“Oggi è una giornata memorabile. Come sapete, la Regata occupa un posto speciale nel mio cuore, e rimane uno dei miei eventi preferiti della stagione sociale. Siccome questo evento ha sempre avuto un forte significato storico e personale, ho scelto proprio quest’oggi per fare un importante annuncio. Alla fine di questa stagione sociale, farò un passo indietro come monarca regnante, e fra un paio di settimane, il principe Ruark diventerà il vostro nuovo re”.
Raily sentì Ruark al suo fianco emettere un verso di assoluto sconcerto, e fu sicura che la notizia fosse del tutto nuova persino per lui.
Fra la folla dei giornalisti ci furono almeno un centinaio di mani levate, e il chiacchiericcio fu per un lungo attimo quasi assordante.
“Mi aspettavo che aveste delle domande in merito”, proseguì Constantine, “Prometto che molto presto rilascerò una dichiarazione ufficiale. Per oggi, lasciate che un vecchio si goda le celebrazioni. Che la Regata cominci!”.
Quando il re scese dal podio, Ruark accompagnò Raily via dalla folla, attraverso i moli.
“Ehi, stai bene?”, gli domandò lei, mentre camminavano ora a passo svelto.
“Sì, tutto a posto. Ma... è un po’ uno shock, mettiamola così”.
Lei annuì, comprensiva.
“Ho sempre saputo che mio padre si sarebbe ritirato, ma non pensavo così presto”, sospirò, “Se penso che diventerò re fra un paio di settimane... Beh... è pesante”.
E come dargli torto? Pensò Raily. “Non molti uomini sono costretti ad ascendere al trono e scegliere una sposa tutto d’un botto”, commentò.
“Significa che la mia futura sposa sarà direttamente portata a ricoprire il ruolo di regina”, riflettè Ruark, quasi fra sè.
“Sembra che questo annuncio ti abbia preso davvero alla sprovvista”.
“Mio padre di solito accetta il mio punto di vista. Non capisco perchè non ne abbia discusso prima con me...”, tacque un momento, quindi annuì fra sè, ritrovando l’aria posata, “Ma ci parlerò dopo. Per adesso, ha ragione. Dobbiamo solo cercare di goderci la giornata”.
Raily gli toccò il braccio con discrezione, “Ruark...”. In quella però notò che alcuni giornalisti li stavano seguendo passo passo.
Il principe si schiarì la voce, notandoli a sua volta.
“Dovremo rispondere ad alcune loro domande, in modo da tranquillizzarli. Ora di far venir fuori il nostro sorriso migliore”.
Raily lo guardò ed ammirò come riuscisse ad apparire davvero contento e tranquillo.
“Non so se posso farlo. Di solito il mio miglior sorriso lo riservo per te”, gli sussurrò in modo giocoso, per cercare di tirargli un po’ su il morale.
“Allora dagliene solo un assaggio”.
Si fermarono, dando modo ai giornalisti di raggiungerli.
“Altezza... qualche domanda, per favore?”.
“Certo”.
“L’annuncio del re è stato a dir poco una sorpresa! Cosa pensate in merito? Quando lo avete scoperto?”.
“Per quanto vorrei rispondervi, mio padre ha reso chiaro che farà una dichiarazione più tardi. Per ora non posso commentare oltre”.
“Se non può parlare dell’annuncio, allora possiamo parlare di qualcos’altro. Sembrate stranamente legato alla lady misteriosa”.
“State parlando di lady Raily?”.
Il giornalista annuì, “Il pubblico la trova un enigma. Ma veniamo al nocciolo della questione. Cosa c’è fra voi due? Dopotutto, la stagione sociale è già nella sua seconda metà... e con l’annuncio del re, voi dovrete praticamente scegliere la futura regina in qualche settimana...”.
“Sapevo già che la mia futura sposa sarebbe diventata regina. L’immediatezza della mia ascesa al trono non cambia molto a questo riguardo”.
I giornalisti si volsero dalla parte di Raily, ferma a pochi passi dal principe. Lui le rivolse un cenno del capo perchè si accostasse.
“Volete sapere cosa succede fra me e il principe?”, chiese, dubbiosa.
Ci fu un silenzio di attesa da parte loro.
“Non ho nessun commento da fare”, rispose Raily, sentendo che qualsiasi cosa avrebbe detto sarebbe comunque stata forse fraintesa. E fra l’altro, non sapeva nemmeno quale fosse davvero la risposta a quella domanda. Quei minuti con Ruark erano stati belli. Avevano parlato a dovere, un po’ flirtato, e lei si era ad un certo punto sentita come tranquilla, in pace con se stessa, come se fosse ancora in corsa. Eppure, non era davvero sicura di niente.
I giornalisti sembrarono colpiti in maniera abbastanza negativa da quella sua risposta, ma per fortuna Ruark subentrò e dichiarò, “Ognuno ha diritto alla sua privacy. Ma a questo punto, posso dire che penso a lady Raily in maniera molto positiva e sono molto contento di conoscerla”.
“Grazie, altezza”, disse il giornalista, appuntando sul suo taccuino.
A lui si avvicendò Anna De Luca, “Lady Raily, per certo saprà del significato storico della Regata Reale. Ha qualcosa da dire riguardo questo giorno memorabile?”.
“La Regata simboleggia lo spirito generoso di Cordonia. Lo sforzo della gente per offrire aiuti umanitari e consolazione è veramente ammirevole, e credo che rappresenti molto bene quali siano i rapporti di Cordonia coi suoi vicini, e anche quale sia il carattere dei cordoniani”.
“Ben detto”, commentò Ruark.
“Sono d’accordo”, si unì la De Luca. Raily si accorse che avrebbe voluto farle altre domande, ma Ruark si interpose, “Per quanto sia stato bello parlare con voi, le gare stanno per cominciare, e lady Raily è attesa alle linee di partenza”.
“Un’ultima cosa!”, gridò uno dei reporter sul retro, “Possiamo fare una foto di voi due assieme?”.
Ruark acconsentì, con un sorriso aperto.
Quando il fotografo alzò la macchina, Raily si sollevò sulle punte e gli scoccò un bacetto sulla guancia.
Il principe la guardò con occhi accesi.
“Perfetto”, ringraziò il fotografo, “È stato davvero un piacere”.
Mentre gli inviati della stampa si allontanavano, Ruark accompagnò Raily verso i moli, dalla parte opposta.
“Credo sia andata bene”, commentò.
“Sì?”.
Egli annuì, “So capire quando qualcuno piace loro. Sono contento...”, le rivolse uno sguardo ammirato, “La gente prende quello che viene scritto sui giornali molto seriamente”.
Quando raggiunsero il molo B, Raily vide Maxwell sbracciarsi da sopra una fantastica imbarcazione, “Raily! Da questa parte!”.
“La gara ti aspetta”, disse il principe, mentre si fronteggiavano come per salutarsi.
“Non vieni con me? Potresti vedere il mio trionfo da vicino”, scherzò.
“Mi piacerebbe molto, però il mio posto è col re adesso. Guarderò la tua vittoria da qui. Buona fortuna”.
Raily annuì e salì sulla barca, il senso di realizzazione e pacificazione interiore che aumentava.
Mise piede sul ponte e salutò Maxwell, ma ben presto si accorse che non erano da soli.
A qualche metro di distanza, che armeggiava con delle cime, c’era Drake.
Il suo senso di pace svanì in una bolla di sapone, una sorta di tensione la catturò immediatamente durante quei pochi secondi in cui lo aveva guardato arrotolare la cima attorno al braccio, il capo chino e i capelli nocciola che gli scendevano sugli occhi. I suoi muscoli si flettevano armoniosi sotto la tshirt bianca che indossava assieme agli immancabili jeans, e Raily si rese conto molto più di tutte le alte volte di quanto fosse alto e ben fatto, come se lo vedesse per la prima volta. Fu molto strano.
“Drake? Che cosa ci fai tu qui?”, si volse dal nobile, “Maxwell, non eri andato via con Bertrand? E non ci dovrebbero essere altre persone, tipo un vero equipaggio?”.
“Sì, Maxwell, dicci. Che cosa è successo?”, canzonò Drake.
Il nobile parve in imbarazzo, “Beh... Ho delle buone e delle cattive notizie”.
“Prima le cattive”, decise Raily.
“La cattiva notizia è che l’equipaggio ci ha bidonati... per via del fatto che non li abbiamo pagati...?”, il suo volto scuro si riaccese in un attimo quando proseguì dicendo, “Ma la buona notizia è che hai ancora un equipaggio! Drake infatti si è offerto volontario per dare una mano”.
Raily volse lo sguardo in sua direzione, “Volontario?”.
“Maxwell mi ha implorato”, buttò lì Drake, distrattamente.
“Pensavo di aver mantenuto una certa dignità”, mise il broncio Maxwell.
“Ma se eri praticamente in lacrime?”, lo prese in giro Drake.
“E voi due sapete navigare?”, volle sapere Raily, guardando dall’uno all’altro.
Maxwell si mise le mani sui fianchi, “Io ho sempre avuto un sacco di barche, e Drake è un eccellente marinaio”.
Raily scosse impercettibilmente il capo, comprendendo che in quel frangente avrebbe dovuto fare tutto Drake, visto che nemmeno lei aveva idea di come si facesse andare quella barca.
“Grazie per esserti prestato”, gli disse.
“Ahw, shhh, Naville. Non potevo lasciarti...”, l’esitazione fu appena percettibile, “... sul molo senza un passaggio”.
“Ha ha”, replicò lei, ironica, quindi domandò, “Un attimo, e Bertrand? Perchè non è qui?”.
Maxwell scosse le spalle, “Le sue parole sono state, e cito “siamo caduti così in basso? Questo è tutto ciò che rimane del ducato Ramsford?”. E poi ha mormorato qualcosa sulla rovina e sul nome dei Beaumont ridotto in brandelli, e poi spero sia andato a bere qualcosa”.
“E Tariq?”, chiese Raily, guardandoli entrambi, “Lui mi sembra il tipo che sappia far andare una barca”.
A quelle sue parole, Drake scoppiò in una sonora quanto onesta risata.
Raily gli lanciò un’occhiata furiosa, sentendo il rossore colorarle le guance, “Era solo un pensiero”.
“Sì, sì”, le rispose lui, tornando quasi serio, “Mi dispiace dirtelo, Naville, ma tu non potrai andartene in giro a fare la crociera come le altre. Dovrai darti un po’ da fare per aiutarci a vincere. Spero tu voglia collaborare”.
“Solo se tu collaborerai”, lo provocò Raily.
Drake sorrise, “Così si parla!”, quindi si riconcentrò nel ritirare gli ultimi ormeggi a bordo. Ci volle poco meno di un minuto, quindi esclamò, “Si parte!”.
Raily si resse alla battagliola lì accanto e lo osservò spiegare la vela e manovrare la barra del timone per portare la barca lungo la linea di partenza. Sembrava sapere il fatto suo, e lei cercò di non concentrarsi sulla sua schiena disegnata che si contraeva nell’agile sforzo della manovra.
Guardò alla sua sinistra, dove era allineato lo scafo di Olivia, e poi sulla destra, dove si trovava quello di Hana.
La ragazza sollevò un braccio e lo agitò nella loro direzione, gridando, “Buona fortuna a tutte e due!”.
Raily la salutò di rimando, mentre la voce di Olivia risuonava, acuta e mielosa, “Non ho bisogno di fortuna, mia cara! So che sarò io a vincere! Spero invece che a voi due piaccia perdere!”.
Raily, che si trovava già in uno stato d’animo bizzarro, disse a Maxwell, con un diavolo per capello, “Come facciamo a vincere questa dannata gara?”.
“Semplice”, il nobile la portò davanti ad un pannello di comando, “Tu controllerai l’indicatore del vento. Ogni volta che cambia, ce lo dici, così noi potremo aggiustare la rotta”.
“Ti diremo cos’altro dovrai fare quando sarà il momento”, intervenne Drake dalla sua postazione.
“Sembra difficile”, opinò Raily, a mezza voce.
“La gara sta per cominciare”, disse Maxwell, guardando verso il molo principale.
Raily diede un’occhiata e vide il re con la pistola della partenza pronta e puntata in alto.
“Ci siamo!”, avvertì Drake, chiaramente molto divertito.
Allo scoppio seguì un fragoroso applauso e grida di incoraggiamento, mentre le imbarcazioni lasciavano lo start e le vele catturavano il vento.
La barca di Olivia si lanciò in avanti, prendendo subito vantaggio. Circa venti secondi più tardi, il vento finalmente catturò la vela della barca dei Beaumont.
Raily fissava il suo indicatore, mentre sentiva la voce di Drake dare istruzioni a Maxwell.
D’improvviso, la levetta girò.
“Il vento è cambiato!”, gridò, a pieni polmoni.
Maxwell le mostrò i pollici in su, “Aggiusto le vele!”.
Drake lasciò la sua postazione e corse su un lato del ponte, tirando una cima, “Un po’ più a tribordo!”.
Maxwell eseguì dall’altro lato, quindi raggiunse Raily e le diede una corda, “Puoi annodare questa di là? Dobbiamo tenere le vele in posizione!”.
Lei annuì, facendo come le era stato indicato. Sperò solo che il nodo che aveva fatto fosse servito. La forza della vela tese la cima, e il nodo resse alla perfezione, strappandole un sorriso. Dopo pochi secondi, sollevò il viso verso il mare e notò una boa che galleggiava a non troppa distanza.
Anche Maxwell la indicò, “È la boa di metà percorso! Dobbiamo solo aggirarla e tornare indietro al punto di partenza!”.
“Stiamo andando troppo veloci”, si rese conto Drake, scattando verso il timone, “Reggetevi!”.
La barca prese una curva strettissima sulla destra, fendendo la superficie del mare con il fianco. Gli spruzzi delle onde arrivarono lungo quel lato fino al ponte.
Raily si aggrappò ad una ringhiera poco lontana, cercando di scaricare il peso del proprio corpo sulle gambe leggermente piegate, e riuscì a mantenersi in equilibrio, “Facile facile”, gioì, a mezza voce.
Guardò dalla parte di Drake e lo vide tirare in alto e poi avanti la barra del timone mentre la barca si rimetteva dritta e riprendeva la sua avanzata col vento in poppa.
“Andiamo! Ci siamo quasi!”, disse a lei e al lord, per richiamarli ai propri compiti.
“Il vento è a nostro favore!”, gli urlò Maxwell.
“Di nuovo ai posti! Naville, assicura le vele”.
Raily sentì lo stress colpirla con forza a quella richiesta incomprensibile.
“Il che significa...?”, gli gridò.
Lui si volse appena, “Cattura il vento che ci arriva da dietro!”.
Ok, pensò Raily. Corse sul davanti della barca per reindirizzare la vela frontale in favore della forte brezza del largo. Purtroppo, per quanti sforzi lei facesse, la vela rimase piatta, poi si gonfiò solo di poco, spingendo la barca quel tanto che bastava per sorpassare lo yacht di Olivia. Raily la sentì gridare al suo equipaggio, “Fatela andare più veloce!”.
Guardò il vicino traguardo. Voleva vincere. Il suo spirito di competizione ardeva più acceso che mai, ma più di tutto voleva che gli sforzi di Maxwell, ma soprattutto di Drake, fossero premiati.
Finalmente, la prua della loro barca sorpassò il traguardo, arrivando prima di alcune lunghezze a dispetto di quella della duchessa.
“Ce l’abbiamo fatta!”, gridò Raily.
“Whooo!!”, gioì Maxwell, correndo ad abbracciarla.
Anche Drake li raggiunse di corsa, rallentando a qualche metro e sollevando un braccio per scambiare con lei un energico cinque.
“Ci hai davvero aiutati un sacco, Naville!”.
“Voi siete stati bravissimi!”, gli rispose lei, entusiasta.
Si volsero sul molo, dove videro re Constantine e Ruark che li applaudivano per quella vittoria, assieme a tutti gli spettatori presenti. Raily si sentì davvero contenta.
Quando la barca si fu del tutto fermata, sbarcò assieme alle altre contendenti, fino al podio dove la famiglia reale la aspettava per congratularsi.
Raily si chinò con grazia davanti al sovrano, il quale le disse, “Davvero una navigazione eccellente, lady Raily”.
“Non posso prendermi tutto il merito, signore. La maggior parte forse, ma non tutto”, scherzò, voltandosi verso Maxwell e Drake, che erano rimasti sotto il podio e facendo loro l’occhiolino.
Il re rise di gusto, “Questa ragazza ha un ottimo senso dell’umorismo, Ruark”, disse al figlio.
“Lo so, padre”, sorrise il principe.
“Lady Raily, ancora complimenti a te e al tuo equipaggio”, continuò il sovrano, sporgendo un poco la testa per rivolgere ai due un cenno del capo, ricambiato con deferenza.
Fu così che Raily vide Drake e Ruark scambiarsi un’occhiata di complicità reciproca, e comprese che Ruark stava ringraziando l’amico per averle fatto compiere quell’ennesimo passo verso la loro definitiva unione. Provò una strana avversione a quell’idea, che la rese un poco abbattuta.
“Godetevi il resto dei festeggiamenti”, augurò il re, congedandosi.
“Mi piacerebbe trattenermi di più”, disse Ruark, “Ma il resto delle gare ufficiali sta per cominciare e dobbiamo andare a prendere posto”.
Raily gli si chinò e lui rispose con un cenno analogo, prima di andare.
 
Circa un’ora dopo, si ritrovò tristemente sulla barca di Olivia, dove con sua somma sfortuna, si teneva il party ufficiale delle candidate dopo la Regata.
Purtroppo nemmeno Hana era là, perchè, come le aveva spiegato una volta raggiuntala dopo la vittoria, suo padre le aveva ordinato di tenere un suo party sulla sua barca, sebbene ella non fosse così popolare da avere più di qualche ospite a bordo.
Seduta da sola in un angolo del ponte, Raily stava ascoltando Tariq parlare con qualcuno a poca distanza da lei.
“... e quindi la mia vestaglia da camera di seta mi è ritornata indietro con una manica scucita! Ci puoi credere?! Un tessuto più soffice della nuvola di un angelo! Rovinato”.
Mamma mia, che snob, pensò Raily. Non capiva come aveva fatto a pensare che quello lì potesse manovrare una barca come aveva fatto Drake. Sorrise fra sè al ricordo della sua reazione a quel suo commento. La risata gli era venuta fuori proprio dal cuore! Aveva un suono veramente contagioso.
“Ho licenziato quel lavandaio in tronco”, continuava a dire Tariq intanto, con un sorriso soddisfatto dell’attenzione ricevuta dagli ascoltatori.
Raily aveva alzato la testa solo quel tanto che bastava a vedere Olivia che veniva alla sua volta.
Oh, no...
“Raily, sono contenta che sei venuta”.
Lei non si aspettava quel benvenuto, “Ehm... grazie?”.
“Ma figurati assolutamente! So che gli eventi mondani ed eleganti non sono esattamente fatti per te, quindi voglio che tu ti senta a tuo agio, perciò ho deciso di aiutarti”.
Un valletto si accostò in quella e le porse un giubbotto di salvataggio.
Raily lo prese, con confusione, “Non me lo devo mica mettere, vero?”.
“Non voglio che tu anneghi nella tua paura”.
“Olivia... Grazie per tutte le tue cure”, le sorrise in modo amichevole, “È molto gentile da parte tua”.
L’espressione di Olivia tradì la sua sorpresa a quell’uscita, “Non è ciò che io...”, balbettò.
“Sono contenta di avere un’amica come te che si preoccupa della mia sorte”, Raily si alzò e la abbracciò, sussurrandole all’orecchio, “Non hai bisogno di comportarti così”. Quando si staccò, aggiunse, “Possiamo goderci la festa senza aver bisogno di litigare”.
Olivia le scoccò un sorriso affilato, “Sai come giocare, questo te lo devo”.
“Hai visto? Un complimento. Stiamo andando benissimo”.
Olivia perse la pazienza, “Fuori dalla mia vista”.
Raily le fece una mezza riverenza finta, “Lady Olivia...”, e si allontanò appoggiandosi alla ringhiera della barca, davanti al mare. La brezza le portò i capelli lontano dal viso e dalle spalle, l’odore del sale la inebriò, e per un po’ non pensò a niente, come spesso le capitava davanti a quell’immensità.
La distrasse l’inizio di una nuova gara, con le barche colorate che si sfidavano all’orizzonte, e trascorse un po’ di tempo a parlarne e a tifare con lady Kiara e lady Penelope, fino a che, alla fine della Regata, si incontrò di nuovo con Hana.
“Adesso c’è il vero party!”.
“Oh, Maxwell era eccitatissimo per la festa sulla spiaggia”, argomentò allegra Raily.
“Non è una semplice festa sulla spiaggia”, si intromise Olivia, puntigliosa, “È una stravaganza”.
Raily la guardò con le sopracciglia inarcate.
“Già, è un vero e proprio evento, forse ci sarà anche la stampa”, disse Kiara.
“E potremo passare del tempo col principe”, ricordò Penelope.
 

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Capitolo 8
*** Fulmine a ciel sereno ***


Capitolo 8 – Fulmine a ciel sereno
 
 
Maxwell la venne a prendere sul molo, “Pronta per il party?”.
Raily scosse le spalle, “Credo di sì. Devo preparare qualcosa da dire? Ci saranno i giornalisti?”.
“No”, disse il lord, “Si tratta solo di una festa al mare, in una delle spiagge private più belle di questa regione di Cordonia. A proposito, non hai portato un costume da bagno, vero?”.
Lei scosse il capo. Non immaginava che a Cordonia ci fosse sia il mare che la montagna.
“Non importa”, disse Maxwell, “Ne compreremo uno prima di andare”.
Raggiunsero una elegante boutique sul molo, dove Raily trovò un costume carino da poter indossare. Si trattava di un due pezzi bianco, con il top a fascia che seguiva in modo perfetto le curve del suo seno e il pezzo di sotto molto sgambato. Vi abbinò un copricostume a salopette, di colore verdeacqua.
Quando uscì dal camerino per avere l’ok di Maxwell, questi sgranò gli occhi e deglutì a fatica, cercando di distogliere lo sguardo.
“Cosa succede? C’è un buco?”, si preoccupò Raily controllando il tessuto.
“No, no. Solo... ti sta benissimo”.
Raily trattenne a stento il sorriso, “E ti sei imbarazzato per questo?”.
“Beh...”, il lord rise, “Sono un uomo anch’io. Figurarsi come potrà reagire Ruark”, il sorriso gli si aprì di più a quella prospettiva, “Ok, acquisto deciso”.
Raily ghignò e lo seguì alla cassa.
 
Circa un’ora più tardi, giunsero su una delle più belle spiagge che Raily avesse mai visto. La sabbia dorata, gli scogli levigati ad un lato del bagnasciuga e il mare color turchese chiaro le riempirono la vista in modo stupendo. Quel posto era decisamente su un altro livello a confronto della spiaggia di New York dove aveva portato Ruark e i suoi amici.
Cogliendo quel pensiero, si volse da Maxwell, “Beh, allora dov’è Ruark?”.
Maxwell cercò di vedere fra la gente che cominciava ad occupare l’ampia spiaggia, “Sembra che adesso sia impegnato con la regina e Madaleine”.
“Dovrei provare a fare qualcosa per attirare la sua attenzione?”, domandò, incerta.
“Meglio aspettare che sia solo. Nel frattempo, possiamo rilassarci divertendoci e mangiando”, le indicò i tavoli di legno del buffet.
Raily si diresse là con lui, e in quella Hana li raggiunse, “Avete già provato gli antipasti?”.
“Che sono?”, chiese Maxwell, curioso.
“Una sorta di gourmet all’avanguardia ai frutti di mare”.
Raily le rivolse uno sguardo un po’ dubbioso.
Hana scosse le spalle, “Sono un po’ pretenziosi, ma forse dovremmo assaggiarli”.
“Mah, ok, mi piace provare gusti diversi”.
Si sporsero sul tavolo e presero ognuno una tartina con sopra uno strano trito di molluschi.
“Mhmm, è scivoloso”, commentò Maxwell con la bocca piena.
“Sa un po’ di caviale...”, opinò Hana.
“Assomiglia ad una gelatina salata e fresca che sa di mare”, disse Raily.
Per un po’ masticarono in silenzio, poco convinti. Raily fece vagare lo sguardo dal largo alla spiaggia. C’era un’area picnic al centro della distesa sabbiosa, e oltre, alcuni altri tavoli da buffet. Guardando da quella parte, riconobbe Drake che li stava richiamando in quella direzione agitando il braccio.
Lei, Hana e Maxwell si affrettarono a raggiungerlo.
“Spero che siate venuti affamati, perchè il vero cibo è arrivato”, li salutò.
Maxwell guardò sbalordito quel tavolo da buffet, “Qui ce n’è a bizzeffe!”.
Arrosto al barbecue, salsicce di maiale, kebab di pollo, costolette, contorni di verdure e salse di ogni tipo e colore riempivano il tavolo in modo altamente invitante. Raily pensò che fosse tutto molto americano.
“Ci sono anche gli sloppy joe”, parve leggerle nel pensiero la voce di Drake.
“I cosa?”, domandò Hana, perplessa.
“Sono questi panini con dentro carne macinata, cipolle, salsa di pomodoro e qualsiasi altra cosa tu voglia buttarci dentro”, le spiegò Drake.
“Basta che non ci sia il pesce”, sorrise Maxwell, già più ben disposto nei confronti di questo buffet.
Hana si tamburellò le labbra con un dito, come se stesse scegliendo cosa assaggiare per primo, “Ha un aspetto disordinato, ma intrigante”.
Raily si accorse che Drake la stava guardando di sfuggita, perchè lei non aveva ancora detto niente. Sollevò lo sguardo, uno strano groppo allo stomaco nell’incontrare i suoi occhi castani, “Adoro gli sloppy joes! Praticamente mangiavo solo di questi durante gli anni delle scuole medie”.
Lui sorrise, “Oh, grazie, Naville. Almeno qualcun altro che apprezza un piatto semplice”.
Hana affilò lo sguardo in modo quasi impercettibile, “Mi sembra un po’ strano avere del cibo così “casual” qui”.
Drake sfuggì il suo sguardo e rispose in modo vago, “Ruark pensava che Naville lo avrebbe apprezzato. Un piccolo assaggio di casa”.
Per tutto il tempo di quello scambio, Raily non aveva spostato un attimo lo sguardo da lui. Le sembrava di avere il cuore stretto e poi enorme in rapida successione.
Sta facendo tutto questo per me, si disse, e senza nemmeno prendersene il merito.
“Così è stata una sua idea?”, disse, senza sollevare lo sguardo.
“In larga parte”, rispose Drake, riempiendosi il piatto, “Ma da un punto di vista puramente egoista, posso dire di non essere nemmeno io un ammiratore del caviale, quindi...”.
Raily sollevò il capo e cercò il suo sguardo, “Ho capito”.
Drake non sostenne quell’occhiata troppo a lungo e disse, “Comunque! Diamoci dentro. Vado pazzo per un buon barbecue”.
A quell’invito, Maxwell non si fece pregare, e anche Hana si allungò per assaggiare. Mentre entrambe si servivano, l’amica le scoccò uno sguardo eloquente. Raily si sentì in imbarazzo, ma quella non era l’unica cosa che provava. Nemmeno lei avrebbe saputo elencare l’insieme di emozioni che la animavano in quel momento. Si sentiva colma e svuotata al tempo stesso. Oltre che lusingata.
“Mi ricordano la cucina all’aperto dei pranzi d’estate con la mia famiglia”, continuava intanto a dire Drake.
Raily sorrise, provando a ricominciare da zero, “Ohw, Drake, questa è una cosa davvero carina”.
“No, non lo è. Adesso vogliamo continuare a parlare o vogliamo mangiare?”, le rispose lui, recuperando il suo tono un po’ pungente, mentre sceglievano un tavolo e si sedevano attorno ad esso.
“No, parliamo di cosa è successo al vero Drake. Ti stai comportando in modo stranamente gentile”, lo provocò, “Dividi il cibo con noi, parli dei pranzi di famiglia... Di solito ti imbronci e basta. C’è qualcosa che non va”.
Drake le rivolse un’occhiata di sbieco, “...contenta?”.
Raily sorrideva, “Eh... non del tutto. Ti tengo d’occhio, sai”.
L’espressione di lui tornò a distendersi, “Non ti disturbare”.
Per un paio di secondi mangiarono in silenzio. Raily stava per addentare una salsiccia, quando Hana disse.
“Quindi... come si mangia uno sloppy joe? Con le posate o con le mani?”.
“Come vuoi”, le rispose Drake, addentando il suo panino.
“Non c’è nessun protocollo?”, si sorprese Hana, “Come pretendi di mangiarlo elegantemente ad un incontro sociale?”.
Drake smise di masticare per fissarla battendo le ciglia, quindi mandò giù, “È uno sloppy joe. Non c’è niente di elegante”.
“Oh, cielo...”, soffiò Hana, con educazione.
Maxwell le diede una piccola gomitata sul braccio, “Devi solo smettere di preoccuparti di quello che pensano gli altri, Hana. Guarda, così...”, prese una salsiccia e se la ficcò dritta in bocca, poi un morso di panino e poi un pezzo di costoletta, fra le leggere risate di Raily e Drake.
“Hai capito adesso?”, disse Drake.
Hana guardava Maxwell con la fronte aggrottata, come se fosse preoccupata, “Penso che i miei genitori mi ucciderebbero se mi vedessero fare così”.
Prese forchetta e coltello e sollevò educatamente un boccone. D’improvviso si coprì la bocca con la mano, trattenendo il fiato, “Oh! È delizioso!”.
“Fantastico!”, si complimentò anche Maxwell, dandosi dei colpetti sul petto per mandar giù, “Che gusto ricco. Squisito”.
Drake annuì fra sè, “Accetto gettoni di apprezzamento in contanti, carta di credito o voucher”.
Raily gli posò una mano sul braccio, in una sorta di muto ringraziamento, mentre gli sorrideva. L’attimo dopo guardò Hana, e si accorse che aveva la bocca tutta sporca di salsa barbecue.
Le fece un cenno col dito per avvisarla.
“Cosa?”, continuò a sorriderle lei.
“Hai la faccia sporca, Hana”.
La ragazza si portò le mani al viso, allarmata, ma l’unico risultato fu di spargersi ancora più salsa fin sulla guancia.
Omiodio...”, soffiò, impanicata.
Raily le battè sulla spalla, “Dai, in fondo ti dona”.
Hana tornò a sorridere, “Non dev’essere tanto imbarazzante quanto quella volta che mi sono messa il fard al posto della cipria su tutta la faccia”, e detto questo si pulì tamponandosi delicatamente con un fazzoletto.
“Ehi, secondo Drake, ci si deve sporcare”, interloquì Maxwell, dando un altro morso al suo panino.
“Esatto”, confermò Drake.
Raily guardò il lord con un sorriso divertito, “Beh, a vedere te, sembra che ti sia esploso addosso un contenitore di salse, quindi ottimo lavoro!”.
Maxwell continuò a mangiare incurante del suo viso tutto imbrattato, e il tempo passò così, mentre si godevano il picnic.
Quando i loro piatti furono quasi vuoti, Hana annunciò, “Devo chiedere al cuoco a casa di aggiungere questo pollo alla brace nel mio menù quotidiano”.
Drake, che aveva finito di mangiare da un pezzo e stava seduto con le mani dietro la nuca, fissava silenzioso verso il largo. Infine disse, “Non so voi, ragazzi, ma io sono pronto a godermi un bagno”.
“Io invece mi sdraierò lì al sole come una balena spiaggiata”, fece Maxwell.
“Come vuoi. Tu vieni con me, Naville? Hana?”.
Hana si guardò attorno, prendendo la sua borsa, “Aspetta, dobbiamo metterci la crema solare prima”.
Drake storse il naso, “Dobbiamo proprio?”.
“Io la metterei volentieri”, disse Raily, lanciando uno sguardo veloce al sole dardeggiante.
“Per fortuna, ne ho portata abbastanza per tutti”, disse Hana, estraendo due flaconi dalla borsa. Li posò sul tavolo e poi si alzò in piedi, sfilandosi il vestito da spiaggia, sotto al quale indossava un graziosissimo bikini rosa coi volant.
Raily si alzò a sua volta per togliersi il copri costume, ma con la coda dell’occhio vide Drake afferrarsi la tshirt dal retro del collo e sfilarsela di dosso con una sorta di riluttanza. Che fosse a tal punto timido?
Raily voltò le spalle e si spogliò, le guance rosse. Dopotutto, faceva molto caldo quel pomeriggio...
Quando si girò di nuovo si chiese in tutta sincerità come fosse possibile che un uomo con quel fisico potesse provare timidezza o anche solo riluttanza a mostrarsi. Ciò di cui lei era certa, era che fosse un vero spettacolo.
Wow, non c’è che dire, è veramente in forma smagliante. È sempre stato così bello? Si domandò, sconcertata dal fatto che se ne stesse accorgendo solamente ora.
Hana la distolse, passandole il flacone di crema. Raily non poteva perdere quell’occasione. Raccolse la bottiglia e si avvicinò a lui, “Io la passo a te”.
“Veramente non mi sembra necessario”, cercò di opporsi lui.
“La protezione solare non è uno scherzo”.
Raily si mise un po’ di prodotto nel palmo della mano e si sollevò in punta di piedi per iniziare a spalmare partendo dalle spalle, e scendendo via via più giù lungo i muscoli sodi e ben delineati della sua schiena. La sua pelle era calda e liscia sotto le sue dita. Raily si maledisse un poco. Sapeva che quando una cosa le piaceva, doveva toccarla, eppure anche con tutta la sua innata disinvoltura, quell’innocente massaggio si stava rivelando piuttosto difficile.
Alla fine, a giocare col fuoco, ci si brucia.
“La signora è soddisfatta, adesso?”.
Raily chiuse il flacone e lo posò sulla sabbia, mostrando a Drake la punta del suo indice, sul quale stazionava ancora un po’ di crema, “Mettine un po’ sul viso, o ti brucerai lì”. Le sembrava fosse già un po’ bruciato. O stava arrossendo?
Drake le afferrò il dito di malagrazia e portò via il residuo, spalmandolo sul naso.
Raily gli fece un sorrisetto vago, cercando di comportarsi con naturalezza, ma sentendosi stranamente impacciata.
Poi lui disse, “Adesso probabilmente vorrai che sia io a spalmarla a te”.
Raily continuò a sorridere, “Veramente sì”.
Comprese dall’espressione statica sul viso di lui che non si era aspettato che accettasse. La fissò a lungo, scuotendo piano il capo, quasi fra sè, “Mi stai uccidendo, Naville”.
Raily arrossì un poco, ma il gioco ormai era avviato, e non c’era nulla di male nel divertirsi un po’. C’è un tacito patto. Quella era solo un po’ d’attrazione fra amici. Poteva capitare. Doveva dimostrare a se stessa che non sarebbe andata oltre un certo punto. E sicuramente anche per Drake era così. Stavano solo giocando.
Convinta la sua coscienza, gli diede le spalle e si scostò i capelli dalla schiena, passandoli dall’altro lato del collo. Alla sua destra, Hana la guardò con occhi a dir poco eloquenti e un sorrisetto complice.
Raily distolse lo sguardo e abbassò la testa. Cercò di reprimere anche il minimo brivido, anche se si rivelò molto arduo, perchè le mani dure di Drake le percorrevano tutta la lunghezza del corpo con una piacevolezza estrema.
Quando ebbe finito, restituì il flacone ad Hana, la quale sorrise, “Pronti ad andare?”.
“Più che pronti”, rispose Drake, e mentre si toglieva i jeans la guardò. I suoi occhi scuri le scivolarono impudenti addosso, accarezzando le sue forme poco coperte, “Spero che tu non stia indossando quel costume per niente, Naville”.
Raily finse di ignorarlo, ma si rese conto di avere impressa nella mente l’immagine di lui, con indosso quel suo costume boxer aderente di colore grigio scuro che gli si disegnava addosso in modo superlativo.
“Allora, chi viene con me?”.
“Io!”, trillò Hana.
“Ok, arrivo”, disse Raily, sorridendo con allegria.
Drake corse in avanti, fendendo l’acqua, e lei e Hana lo seguirono un po’ più lentamente.
“Wooo!”, esclamò Raily, a contatto con l’acqua spumosa che le risvegliò i sensi.
“È più fredda di quanto immaginassi!”, gemette Hana.
“Devi solo acclimatarti”, disse Drake, tornando indietro verso di loro, “Aspetta, ti aiuto io!”, e così dicendo le spruzzò all’improvviso l’acqua sul viso.
“Ah! Questo è un vero colpo basso!”, rise Hana, restituendogli il favore e mandandogli contro una vera e propria ondata d’acqua salata.
Drake rise, “Ora sì che ragioniamo”, si volse da Raily e provò a schizzare anche lei, ma il tiro si rivelò troppo corto.
Lei battè i pugni sulla superficie dell’acqua, con finta rabbia.
“Ci sta dichiarando guerra!”, scherzò Hana.
“Era un colpo di avvertimento”, stette al gioco Drake.
“L’hai voluto”, disse Raily, facendo due passi in avanti e lanciandogli contro lo schizzo più grande e più forte che poteva, costringendolo a proteggersi con un braccio mentre tossicchiava e rideva allo stesso tempo.
Hana si unì al bombardamento gridando, “Prendiamolo!”, e in poco tempo gli stavano rovesciando addosso le cascate del Niagara su due fronti.
“Va bene, va bene!”, si arrese infine Drake, e lei e Hana seppellirono l’ascia di guerra fra le risa senza fiato di tutti e tre.
Quell’ilarità si spense dolcemente, e Drake si spostò i capelli bagnati dalla fronte con la mano, guardando Raily con gli occhi ancora accesi dal divertimento.
Ed eccolo lì, il fulmine a ciel sereno. La colpì come se fosse reale, freddandola con la sua estrema verità. Il momento di realizzazione fu appunto solo quello, un momento. Quell’attimo in cui il tempo parve fermarsi, e ogni minimo dettaglio le si impresse nella mente frattanto che fissava quel sorriso mai così radioso come in quell’istante. I capelli castani di Drake brillavano chiari al sole, intrappolando piccole goccioline che vennero scaraventate via dal passaggio della sua mano. Il suo fisico asciutto e atletico sembrò ipnotizzarla, e lei cadde. Cadde e si sentì perduta, perchè doveva essere solo un gioco, una ennesima provocazione. La riprova che era tutto a posto, che lei era lì per Ruark. E invece adesso nella sua mente non c’era che Drake.
Il tempo ricominciò a scorrere, e Raily ricompose il suo sorriso. Anzi, questo le si disegnò in volto da solo, più forte che mai. Perchè era felice di essere lì con lui. Non avrebbe voluto trovarsi da nessun’altra parte.
“Non si scherza con questi due cannoni d’acqua!”, rispose alla sua resa.
Drake le si accostò, “Visto che siamo qui in competizione, facciamo una gara, Naville”.
Lei alzò un po’ il capo per fissarlo negli occhi, facendogli leggere il suo gusto per le sfide.
“Sei ingordo di punizioni, oggi”, gli disse.
Lui la guardò con aria provocatoria, “Vediamo quanto sei pericolosa senza Hana che ti aiuta”.
“Ok, ci sto”.
Hana sorrise, “Farò il giudice”.
“Nuoteremo fino alla fine della spiaggia e ritorno fino a queste rocce”, le indicò.
Raily si spostò i capelli dalla faccia, “D’accordo”.
Raggiunsero le rocce per il via.
Hana sollevò un braccio, “Pronti, partenza.... liberate la sirena che c’è in voi!”.
Degli spruzzi si alzarono mentre lei e Drake si tuffavano e partivano. Raily si accorse immediatamente che lui la stava già lasciando indietro di parecchio. Cercò di mettere più energia in ogni sua bracciata, per non farsi distanziare troppo. Quando si trovarono in prossimità delle rocce, vide che gli era arrivata così vicina da riuscire a toccargli i piedi...
Allungò una mano e gli afferrò una caviglia, cercando di sabotarlo.
Lui si volse un attimo, “Ehi! Che cos’era quello?”.
Raily rise, facendo la gnorri, “Delle alghe?”.
Drake le lanciò un’occhiata divertita, quindi rallentò tanto da far sì che nuotassero testa a testa mentre facevano una capriola in acqua e tornavano indietro verso le rocce.
“Spero che tu sia pronto a perdere, Drake!”.
Nuotando verso l’arrivo, i muscoli di Raily cominciarono a dolere per la fatica. Doveva rallentare un poco se non voleva avere un crampo. A poche bracciate di distanza, vide Drake diminuire a sua volta la velocità. Evidentemente si era accorto che lei non stava più reggendo il ritmo e la stava aspettando. Raily sorrise con furbizia. Con un ultimo sforzo, si lanciò in avanti e riuscì a superarlo.
“La vittoria va a Raily!”, gridò Hana.
Raily raggiunse l’acqua più bassa e gioì, “Sì!”.
“Pensavo di avercela fatta”, disse con voce fasulla Drake.
“Raily, per celebrare la tua vittoria, voglio darti qualcosa”.
“Uno scrigno del tesoro?”.
“Vedrai”, Hana si immerse e tornò su con una conchiglia colorata.
“Wow, che bella!”.
“E perchè io non prendo niente?”, chiese Drake, spiando nella mano aperta di Hana.
“Avresti dovuto nuotare più in fretta”, disse Raily.
Hana si abbracciò le spalle, “Comincio ad avere freddo, credo che andrò a prendere il sole”.
Drake annuì, “Sì, anche io ho finito qui”.
Raily li seguì. “È stato bello stare in acqua per un po’”.
 
Quando tornarono sulla spiaggia, Maxwell si sollevò a sedere, l’aria di chi si era appena goduto un bel sonnellino al sole. Raily gli si sedette accanto.
“Mi sembri un po’ troppo vestito per stare in spiaggia”, gli disse, notando la sua camicia ben abbottonata e i mocassini eleganti, “Non vuoi almeno toglierti le scarpe?”.
“Uhm, immagino che sia una cosa che si fa al mare, vero?”, e quando lei annuì si scalzò e immerse le dita nella sabbia calda, “Adesso sì che mi sembra veramente una festa. Tu ti stai divertendo?”.
Raily annuì, “Fa bene ogni tanto rilassarsi. Non ricordo nemmeno l’ultima volta che sono stata in vacanza. È proprio bello”.
Un tocco gentile sulla spalla la costrinse a voltarsi.
Nel riconoscere Ruark scattò in piedi. Lui indossava ancora il pullover della Regata, ma aveva abbandonato le scarpe ad alcuni metri di distanza. Si era completamente scordata della sua esistenza! Il che non era bello, visto che era in lizza per diventare la sua dannata moglie.
“Cercavi me?”, gli sorrise.
“Sì. Ti ho portato qualcosa da bere”, le porse un bicchiere di limonata con ghiaccio, “Fa caldo, quindi ho pensato potessi gradire qualcosa di rinfrescante”.
Raily lo ringraziò, bevendo un sorso, “Mhmm perfetta. Pungente e zuccherina”.
Ruark la guardò con intensità, “Esattamente come te”.
Lei distolse lo sguardo per un momento, quindi riprese a ricambiare l’occhiata, divertita, “Sarei “pungente”?”.
“In un certo senso. Di certo hai un modo interessante di far conoscere la tua opinione agli altri”.
Lei gli mostrò un finto muso, “Non sento ancora nessun complimento...”.
“... e sei incredibilmente dolce?”.
Raily ridacchiò, abbassando il capo. Ruark era davvero carino, e anche palesemente sincero. Senza contare la sua innegabile bellezza e il fatto che fosse ricco come lei nemmeno poteva immaginare. Ma la sua corte era davvero impacciata. Era vero, questo particolare poteva risultare tenero, ma Raily purtroppo non era quel tipo di ragazza. Aveva bisogno di fuoco, di essere stuzzicata, seguita, ma non in modo così palese. Ruark non aveva nessun segreto. Era cotto di lei e lo dimostrava in modo fin troppo esplicito. Per contro, Drake sembrava interessato in qualche modo a starle dietro, ma non lo ammetteva, ed era certa lo avrebbe negato in modo sdegnoso se lei glielo avesse chiesto direttamente. E lei avrebbe fatto lo stesso, perchè faceva parte del gioco della seduzione: la negazione.
Ruark era innegabilmente ai suoi piedi, mentre Drake no. E la differenza forse stava tutta lì.
Sospirò impercettibilmente, prendendo un altro sorso di limonata. Forse si era bevuta il cervello.
Doveva concedere a Ruark qualche altra possibilità. Forse, con il tempo, lui si sarebbe un po’ sciolto...
“Grazie”, gli disse, “Ora però, non posso credere che tu sia venuto fin qua solamente per vedere me e per portarmi da bere”.
“E se così fosse? Fa parte del servizio regale...”.
“Ah davvero?”, le labbra le si piegarono in un mezzo ghigno, “E quali altri servizi potrei aspettarmi dal principe ereditario di Cordonia?”.
“Beh...”, Ruark abbassò il tono di voce, dando uno sguardo a Maxwell, che si era allontanato verso le rocce, e a Drake, il quale era seduto sul bagnasciuga dando loro le spalle con indifferenza. Quando fu certo che nessuno dei due fosse abbastanza a portata d’orecchio per sentirli, continuò, “Ad essere sincero, ti stavo cercando perchè volevo portarti in un posto... Si tratta di una caletta con delle cascate, non è molto lontano da qui”.
“È la prossima tappa di oggi?”, volle sapere Raily.
“Non per tutti. Ci andavo spesso da bambino. È un luogo molto speciale per me e non lo voglio dividere con la prima che capita”, la guardò negli occhi, “Ma significherebbe molto per me se potessi dividerlo con te”.
Raily aprì appena la bocca per ribattere, ma Ruark aggiunse, in fretta.
“Mi piacerebbe che ci andassimo adesso, se ti va”.
“E passeremmo del tempo... da soli?”.
“Sì, naturalmente”.
Raily guardò un momento verso il mare. Sola con Ruark. Là con tutti gli altri. Là con... cercò di non guardare verso Drake, che adesso si era alzato e si era tuffato di nuovo in acqua.
Il sorriso che rimandò a Ruark fu stirato e un poco imbarazzato, non da lei, “Sembra una bella scampagnata... e ... in effetti sono un po’ stanca”.
Ruark sembrò prenderla piuttosto bene, ma forse era solo abituato a non mostrare ciò che provava davvero.
“Una semplice passeggiata sulla spiaggia, allora?”, le propose.
Era venuto fino là, le aveva portato da bere...
Raily annuì, “Mi pare una buona- ... “, ma prima che potesse finire la frase, il nome di Ruark risuonò per la spiaggia mentre re Constantine lo chiamava.
Il principe gli rivolse un cenno del braccio, “Padre! Sei in spiaggia?”, gli domandò sorpreso.
Il re si accostò e Raily fece un paio di rispettosi passi indietro.
“Di tanto in tanto ho visitato questo luogo prima di oggi”.
“Intendevo dire che abbiamo già avuto l’onore della tua presenza all’inizio del party...”.
Constantine annuì, “Ad ogni modo, credo che tu abbia sentito l’annuncio di prima sul mio ritiro”.
Ruark annuì, serio.
“Sento di doverti delle spiegazioni”, il re si rivolse a lei, “Lady Raily, ti prego di perdonarci, ma ho bisogno di un momento con mio figlio”.
“Certo, Maestà”.
“Ci vediamo dopo, lady Raily”.
Lei si chinò ad entrambi con malcelata fretta e li lasciò.
Il re sembrava in pena. Spero che vada tutto bene..., pensò.
 
 
Quando il sole iniziò a calare, una mezzora dopo l’arrivo di re Constantine, Raily dovette salutare Hana e Drake e si diresse con Maxwell verso la limousine che li aspettava. Dentro l’auto, trovarono Bertrand.
“Guarda chi c’è”, lo salutò il lord.
“Sono certo che la mia assenza non ti sia affatto pesata”, gli rispose il duca.
“Non sei triste di esserti perso il party, Bertrand?”.
“Arrostirsi al sole mentre si guardano barchette all’orizzonte non è ciò che io considero stimolante. In effetti, non sarei nemmeno qui se fossi stato certo che Maxwell poteva gestire tutto per conto suo”.
Maxwell corrugò la fronte, “Potrei... probabilmente...”.
“Hai dimenticato di insegnarle il valzer di Cordonia e non le hai nemmeno detto che avrebbe avuto bisogno di un costume da bagno, inizio a chiedermi se mi possa ancora fidare di te per le cose più essenziali!”.
“Come sai del costume da bagno?”.
“Ho i miei metodi”, tagliò corto Bertrand, indicando lei con un gesto della mano, “E sto continuando a prestare attenzione a Raily, anche se questo significa trascurare la nostra tenuta, perciò cancella tutti i tuoi impegni, dobbiamo tenerci pronti per il prossimo evento”.
“Non possiamo almeno prenderci una serata di riposo? È stata una lunga giornata... ci meritiamo tutti un po’ di pace”.
“Potrai riposarti quando Raily sarà incoronata Regina di Cordonia... e da come siamo messi, non è una cosa che succederà così facilmente”.
“Va bene, scusa”, si corresse Maxwell con disappunto, “Volevo dire che stanotte avevo intenzione di rimanere sveglio per insegnare a Raily tutto ciò che concerne il prossimo evento”.
“Sono contento del fatto che siamo d’accordo. Ora, lady Raily, saprai tutto ciò che c’è da sapere sul Festival della Raccolta delle Mele”.
“Grandioso!”, gioì Raily, poi chiese, “E... che cos’è?”.
“Ciò che dice il nome”, le spiegò Maxwell, “Spero ti piacciano le mele... perchè al Festival ce ne saranno molte!”.
 

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Capitolo 9
*** Applewood Manor ***


Capitolo 9 – Applewood Manor
 
 
Un paio di settimane dopo il party sulla spiaggia, Raily si trovava nella limousine dei fratelli Beaumont diretta alla campagna di Cordonia. Si era appena svegliata da un pisolino sul comodo sedile, stirandosi e sbadigliando, quando con voce ancora assonnata disse, “Odio essere scontata, ma... siamo arrivati?”.
Maxwell le sorrise, “Quasi, Raily. Credimi, sono eccitato quanto te all’idea di uscire da quest’auto, specialmente considerando che siamo diretti ad Applewood!”.
“È davvero quello il nome della tenuta di campagna della famiglia reale? Lo chiedo perchè a Cordonia tutto è così grandioso, ma questo suona... pittoresco”.
“È per certo appropriato”, intervenne Bertrand, “Applewood Manor costeggia la più grande piantagione di mele dell’intero regno, ed è là che per la prima volta è stata coltivata la varietà di mele per cui Cordonia è famosa”.
“Oh, già. La famosa mela che si chiama “rubino cordoniano”“, interloquì Raily, dimostrando di aver ben studiato durante quei giorni.
“Molto bene”, sorrise Bertrand, “Sei stata attenta. Il rubino è una varietà piacevolmente croccante con un intenso sapore che ha note di caramello e miele”.
“Sai, questa è forse la cosa più poetica che ti ho mai sentito dire”, scherzò Raily.
Il duca parve compiaciuto di quello che evidentemente considerò un complimento, “Alcuni argomenti ispirano una certa poesia”.
“Come le mele, naturalmente”.
“Precisamente. Adesso ripassiamo il ruolo che avrai questo weekend. Visto che il re ha annunciato il suo ritiro, tutto è cambiato”.
“Immagino che l’annuncio fosse abbastanza serio, eh? Ho visto re Constantine parlarne con Ruark al party sulla spiaggia”.
“Davvero? Cosa sai in merito?”, le chiese Bertrand, interessato.
“Che il principe non si aspettava una tale notizia”.
“Uhm, interessante... qualcos’altro? Ti ha parlato più da quella volta?”.
“No, non l’ho visto tanto in giro ultimamente”, si immusonì Raily.
Da dopo il party sulla spiaggia, voleva rivedere Ruark per rimettere in pace la sua dannata coscienza per l’ennesima volta. Le due notti in bianco che aveva trascorso dopo quel pomeriggio al mare le pesavano non poco. La facevano sentire... vulnerabile.
“Probabilmente è impegnato con la preparazione dell’incoronazione”, opinò Maxwell.
“È precisamente la ragione per cui dobbiamo fare uno sforzo collettivo. Non stiamo più giocando per il titolo di principessa. Se Raily sposa Ruark, sarà regina”.  
Raily perdette lo sguardo nel vuoto e si sentì terrorizzata a quell’idea. Non tanto dalla responsabilità del titolo, credeva di poter far fronte ad una cosa simile, con la giusta preparazione, ma che dire della velocità di un simile matrimonio? Aveva parlato con Ruark sì e no sei volte... e non si erano detti gran che di significativo.
“Gli obiettivi sono più alti che mai”, affermò Bertrand con forza, “Dobbiamo riuscire”.
Maxwell annuì.
Entrambi erano così coinvolti! Ne andava della loro ripresa finanziaria, della loro reputazione... e lei non poteva buttare tutto alle ortiche per una stupidissima cotta. No, non sarebbe accaduto.
“Bertrand”, disse, risoluta, “Vincerò quella corona per il casato Beaumont, o morirò provandoci”.
Le sciocchezze infantili non avevano senso. C’era lei, c’era Ruark. Sarebbe andato tutto liscio. Dovevano solo conoscersi un po’ meglio.
“Non permetterò a nessun altro di interferire”, rimarcò, senza nemmeno formulare quel nome nella sua mente.
Si accorse che Maxwell la stava guardando stranito.
Il duca invece sorrise entusiasta, “Eccellente. Forse Maxwell ha davvero scelto la donna giusta per la causa, dopotutto”.
Raily sorrise, “Penso che questa sia la cosa più carina che tu abbia mai detto di me, Bertrand”.
Il duca si mise a posto la giacca, “Sì, sì, segnatela così potrai rileggerla e sospirarci sopra più tardi. Ora, le altre ragazze diventeranno di gran lunga più competitive, perciò avrai bisogno di essere pronta. Il tempo a disposizione è poco, dopotutto. Ci resta solo un mese e mezzo prima del Ballo di Incoronazione e la fine della stagione”.
Il cuore di Raily ebbe un sussulto, “Così presto?”.
“Il tempo vola quando vai da una parte all’altra di Cordonia”, commentò Maxwell.
“Quindi cosa devo fare? Quali direttive mi date per oggi?”.
“Non c’è tempo di giocare pulito. Spendi più tempo possibile con Ruark”.
“Ma se non ci riesci”, aggiunse il duca, “Cerca almeno di non metterti nei guai. Secondo i miei rapporti, tu, la duchessa Olivia e la contessa Madaleine siete le favorite”.
“Ma... io e Ruark abbiamo un rapporto speciale”, disse Raily, davvero convinta di quell’affermazione.
“Sua altezza reale non è l’unico che conta. Olivia e Madaleine possono anche non essere le preferite del principe, ma sono popolari con gli altri reali, i nobili e il pubblico. Entrambe proveranno a farti fuori”.
Raily si imbronciò, “Olivia ci sta provando dall’inizio, ma ho resistito. Riguardo Madaleine, non saprei”.
“Sua madre fa parte della nobiltà di Cordonia, è da questo che le viene il titolo di contessa, ed è praticamente nobile anche dalla parte del padre. La sua famiglia è potente, e lei è cresciuta immersa negli intrighi e nelle manovre della vita di corte. Non la sottovalutare. È abituata a vincere”.
Raily sospirò, sentendo montare lo stress di tutta quella faccenda e provando preoccupazione riguardo al fatto che se davvero avesse potuto scegliere in piena autonomia, avrebbe lasciato perdere la competizione. O comunque l’avrebbe portata a termine solo per il gusto di vincere, ritirandosi subito dopo. Purtroppo, gli interessi in ballo erano troppo alti, e le aspettative ugualmente. Quelle dei Beaumont, quelle di Ruark, quelle di tutta Cordonia...
“Comunque”, stava continuando Bertrand, “Non sarai in grado di evitare l’una e l’altra in pubblico, quindi fai del tuo meglio per mantenerti fredda e diplomatica, specialmente quando ci sono i giornalisti. Hai fatto tutto bene sin’ora, ma c’è sempre un margine di miglioramento”.
Raily annuì, e dopo pochi minuti la limousine cominciò a rallentare. Erano arrivati.
 
Un grandissimo edificio di pietra si ergeva elegantemente sopra curati giardini, e oltre, verdeggianti prati fioriti e alberi rigogliosi abbracciarono la vista di Raily.
“Bellissimo”, commentò, “Mi ci potrei abituare”.
“Beh, staremo qui per le prossime settimane”, le sorrise Maxwell.
Stando al programma, il Festival sarebbe durato quel giorno e l’indomani, ed il primo evento avrebbe avuto luogo quello stesso pomeriggio, perciò non ci sarebbe stato tanto tempo per rilassarsi.
Quando arrivò alla piantagione, Raily venne scortata fra la folla che attendeva l’inizio del Festival della Raccolta delle Mele. Le pretendenti alla mano di Ruark stavano in gruppetti sparsi all’ombra dei grandi alberi di mele. Raily si unì loro, trovando un unico spazio vuoto fra Olivia e Madaleine.
Tanto vale che tagliamo la testa al toro, si disse.
La duchessa dai capelli di fiamma le rivolse un’occhiata truce, “Tu non dovresti essere da qualche parte più indietro assieme a Drake e agli altri plebei?”.
Raily la guardò dalla testa ai piedi, pronta ad una replica adeguata, ma Madaleine dall’altra parte sussurrò, “Shhh, sta iniziando”.
L’attenzione di Raily venne catturata dal re e dalla regina che sorridevano orgogliosi accanto a un mucchio di grossi canestri colmi di mele rosse. La stampa circondò il luogo, facendo silenzio quando il sovrano levò le braccia.
“Benvenuti all’annuale Festival della Raccolta delle Mele!”.
“Come da tradizione, io ed altre donne della corte assaggeremo le mele della prima raccolta di stagione!”, proclamò la regina Regina, facendo un gesto di modo che le mele venissero distribuite fra le candidate.
Quando Raily ebbe la sua, la accarezzò fra le dita, “È così rossa... proprio come un rubino”.
“Sembra deliziosa”, commentò anche Hana, poco distante.
“Oh, lo è”, disse Olivia, “Non vedo l’ora che voi due la proviate...”.
“Sapete, ogni anno aspetto con ansia che arrivi questo evento”, disse Madaleine.
La regina gesticolò, “Signore, se siete pronte, per favore, assaggiamo”.
Uno dei reporter si avvicinò assieme ad un cameraman, per catturare la loro reazione.
Hana emise un “oh”, Olivia commentò “deliziosa”, mentre Madaleine sorrise di gusto.
Raily prese un morso e si ritrovò la bocca impastata con un sapore rancido ed amaro. Riuscì a non dare a vedere il disgusto e il desiderio di sputar via il boccone, e invece lo ingoiò e sorrise in camera, “Gustosa!”.
“Sembra che abbia gradito il rubino cordoniano, lady Raily?”, chiese il giornalista.
“Ha per certo carattere”, rispose, sorridente.
Quando i reporter si furono allontanati verso le altre, Hana commentò, a bassa voce, “Non mi aspettavo un gusto così amaro”.
Madaleine sorrise, “La prima raccolta di stagione ha sempre avuto un sapore particolare. Ad essere sincera, a me piace”.
“Davvero?”, sbottò in tono acido Olivia.
In quella il re riprese a parlare, “Sembra che le nostre signorine abbiano apprezzato le mele. Vorrei rivolgere un grazie speciale ai nostri ortolani e contadini per il loro lavoro nel preservare la nostra nobile tradizione”.
“E con questo... buon Festival a tutti!”, aggiunse Regina.
Il pubblico applaudì, e i curiosi iniziarono a disperdersi nel frutteto, cogliendo le mele brillanti.
Raily stava per unirsi al resto della gente, quando i reporters si accalcarono attorno a lei, Olivia e Madaleine.
“Un paio di domande, signore?”.
“Certamente”, sorrise Madaleine, “Fydelia ha sempre supportato generosamente la CBC. Non vedo l’ora di ricevere il vostro feedback”.
“Ed io non ho dimenticato il bellissimo articolo che avete scritto in merito alla storia della famiglia Nevrakis su Trend alcuni anni fa”.
La De Luca le sorrise, “La vostra famiglia è sempre stata alla moda quanto nobile”.
“Beh”, intervenne Raily, intenzionata a non lasciarsi mettere da parte, “Io non ho una storia pregressa con la CBC nè con Trend, però...”.
Ci fu un richiamo dietro le sue spalle. Raily si volse di scatto perchè le era parsa la voce di Drake, ma si rese conto che si trattava di un altro tizio. Quella distrazione le fece perdere il filo del discorso che voleva fare e quindi terminò con, “Ehm... no comment”.
“Ok”, borbottò il reporter.
Olivia sghignazzò, “Non riesco a pensare ad una dichiarazione più noiosa di questa”.
“Andiamo, Olivia”, redarguì Madaleine, “Una signora ha diritto alla sua privacy. Tutte noi abbiamo i nostri segreti e vogliamo che rimangano tali”.
I reporter presero quelle sue parole con estremo entusiasmo.
“Segreti?”, disse Raily, “Io non ho nessun...”.
Madaleine coprì la sua voce con la propria, “Altre domande?”.
“Solo un’altra. Siete state a corte per partecipare a tutti gli eventi che la stagione sociale ha da offrire, sfidandovi per le attenzioni del principe. A questo punto della gara, chi credete che egli sceglierà?”.
Raily non diede modo alle altre due di parlare prima di lei, questa volta, e affermò, “Il principe è leale e con un grande senso del dovere. Farà la scelta migliore per il bene di questo paese e la sua gente”.
Le labbra le si curvarono in un delicato sorriso, perchè aveva espresso esattamente quello che pensava, senza alcun bisogno di mentire o di esagerare la dichiarazione.
“Ma lady Raily, sperate ancora che scelga voi?”, chiese Anna De Luca.
Raily si sforzò di sfoderare il suo sorriso più luminoso, “Con tutta me stessa. Ma so che il principe Ruark farà ciò che è giusto, ed io cercherò di rendermi degna di essere la prescelta”.
La De Luca sorrise, “Posso riportare questa dichiarazione?”.
“Certo”, acconsentì Raily.
“Ben detto, lady Raily”, la appoggiò Madaleine.
Lei la guardò sorpresa.
“Sì. Sapete che trovo la devozione del principe al dovere e alla nazione davvero di ispirazione. Ruark è un esempio per tutti noi”.
I giornalisti annotarono, quindi presero congedo, “Grazie, signore. Specialmente a voi, lady Madaleine”.
“È stato un piacere”, sorrise la biondina.
“Grazie”, mormorò Raily, senza sorridere nel comprendere come la contessa le avesse rubato la scena con maestria.
Olivia si rivolse a Madaleine, “Non credere che non sappia a che gioco stai giocando. Se credi di aver vinto, disilluditi”.
“Oh, Olivia, cara... Credo che sappiamo tutte quale sia il nostro posto. Che vinca la migliore”, e detto questo Madaleine se ne andò dalla parte opposta della rossa.
Giù di corda, Raily si fece strada verso Maxwell e Bertrand, che stazionavano da un lato del frutteto.
“Che cosa è successo con quei reporter?”, la apostrofò subito il duca, imbronciato.
“È andata così male?”.
“Madaleine ti ha stesa”, lamentò mogio Maxwell.
Raily annuì, “Già... Inizio a capire perchè è così pericolosa. Usa qualsiasi pretesto per trarne un vantaggio”.
“Beh, non c’è niente altro che possiamo fare se non tenere duro”.
Raily sentì la frustrazione ribollire e si infuriò, “E grazie per non avermi avvisato della mela! Mi avevi detto che sapeva di caramello!”.
“Ho detto che ha un sapore intenso”, rimbeccò Bertrand, “Inoltre, se non riesci a sopportare qualcosa di così semplice come un sapore cattivo, mi chiedo come potrai reagire quando verrai messa davanti ad una vera sfida!”.
“Comunque”, tagliò corto Raily, “Adesso cosa succede?”.
“Per adesso, ti suggerisco di andare a fare una passeggiata per questo parco. Una fonte autorevole mi ha confermato che il principe è da quella parte, più avanti. Noi ci vediamo più tardi”.
Maxwell le mise una mano sulla spalla, “Coraggio Raily, ti faccio strada io”.
Raily sospirò e prese a camminare assieme al giovane lord Beaumont lungo un sentiero coperto di ciottoli che attraversava il parco. Avevano appena imboccato quella stradina quando dietro le loro spalle udirono la voce di Bertrand agitata che si rivolgeva alla De Luca.
Si fermarono per ascoltare.
“Anna, sei irragionevole”.
“Io non la vedo così”.
Bertrand agitò le braccia e se ne andò a passo marziale.
“Ma che succede?”, chiese Raily a Maxwell, “Ne sai qualcosa?”.
“No. Bertrand non mi lascia ficcare il naso nelle questioni del casato. Pensa che farei un casino”.
“Non è giusto, Maxwell”, opinò Raily, che voleva ormai molto bene al rampollo di casa Beaumont.
Egli scosse le spalle, “Lo capisco, da un certo punto di vista. Io sono un po’... incasinato”.
Raily si volse e gli serrò la spalla con la mano, decisa, “Non lasciare che Bertrand abbia la meglio su di te. Sei un membro del casato quanto lui!”.
Maxwell ci pensò su, “Beh, sembrava che le cose non andassero bene con quella reporter... forse posso fare qualcosa... Aspetta però, non voglio distrarti, adesso. Dobbiamo prima trovare il principe”.
Raily annuì, “Bertrand sarà sicuramente più contento se troviamo Ruark”.
Camminando per un po’ lungo quel sentiero, giunsero nel parco, colmo di aiuole ed enormi alberi di ciliegio. Un bucolico ponte attraversava curvando un laghetto scintillante al sole.
Gran parte della corte si era già radunata lì, ad ammirare i vari tipi di fiori che proclamavano la loro bellezza in ogni angolo.
“Dov’è Ruark?”, chiese Raily piccata, “Non riesco a vederlo...”.
“Bertrand ha detto che era qui. Guardo un po’ in giro”, si offrì Maxwell.
Raily incrociò le braccia e si strinse nelle spalle. Quel mattino era di umore insofferente, e quello che era successo con la stampa non aveva giovato. Era impegnata nel darsi della stupida, quando notò in un angolo del giardino un padiglione bianco con un cartello che recitava “Chiuso al pubblico”.
Senza farsi vedere, sgattaiolò dentro per curiosare, e non si premurò di nascondere la sorpresa quando vi trovò Ruark, che guardava con aria contemplativa verso il laghetto. Il suo profilo volitivo era toccato dalla luce quanto dall’ombra della copertura, e Raily si accorse del fatto che sembrasse estremamente triste.
Provò a chiamarlo, in un sussurro.
Egli trasalì, “Raily... Io...”.
Si accostò alla ringhiera, “Qualcosa che non va?”.
“No, è solo che...”, ma non cambiò espressione, “Niente, non importa”.
Raily si rese conto che le dispiaceva tanto vederlo così. Gli posò carezzevole la mano sulla schiena, “Si vede che qualcosa ti turba. Che cosa succede?”.
Lui si volse di più dalla sua parte, rimanendo appoggiato con un gomito alla ringhiera, un mezzo sorriso sul viso, “Raily, ti posso chiedere una cosa?”.
Lei annuì, “Certo”.
“Credi... credi che ce la faresti ad essere la regina di Cordonia? Sul serio?”.
Raily cercò di occultare la paura nei suoi occhi a quella domanda così diretta. Li spostò verso il laghetto, ma si disse che doveva essere sincera con lui, e dirgli quello che pensava, “Essere regina... No. Sarebbe orrendo”, buttò fuori un po’ d’aria.
“Oh. Perchè sai, alla fine della stagione sociale, se ci mettessimo insieme...”.
Raily lo interruppe, deglutendo piano prima di parlare, “Ciò che intendo è che non ho passato così tanto tempo a corte, non quanto le altre contendenti, quindi potrei non essere la migliore opzione...”.
Ruark sorrise, “Io penso che tu potresti essere adatta”.
Raily lo guardò negli occhi. Quindi sorrise per la fiducia che vi lesse, “Per certo ci proverei”.
Egli annuì, “Mi fa... piacere”.
“Stavi pensando a questo poco fa?”.
Ruark sospirò, “In parte. Ma per il resto... non è qualcosa di cui io possa parlare. Con nessuno”, la guardò di nuovo, “Ma credimi, se potessi... Tu saresti la persona a cui lo direi”.
“Ruark...”, Raily gli posò la mano sul braccio, cercando di essergli di consolazione, qualsiasi problema potesse mai avere.
Ruark si appoggiò a lei per un breve momento, poi la strinse forte a sè. Raily sentì il calore delle sue braccia, e un tepore nel cuore. Al di là del fatto che fosse un bellissimo ragazzo, capì di volergli davvero bene.
Qualche attimo dopo, egli si scostò con un mezzo sorriso, “Davvero, starò bene. Comunque sono solo noioserie regali. Non vale la pena che ti preoccupi”.
“Beh allora potrei farti compagnia nei giardini...”.
Ruark acconsentì, e camminarono assieme sotto i ciliegi. Lui avanzava con le mani legate dietro la schiena, in una posa da vero gentiluomo, mentre Raily giochicchiava con una foglia caduta.
“Ho sempre amato questo panorama”, argomentò il principe.
“È magico. Non avevo mai visto tanti germogli”.
“Il Festival è un momento speciale dell’anno per questo giardino. Starei qui tutto il giorno, ma...”.
“Ma?”.
Ruark le scoccò un veloce sorriso, già più disteso, “È il 28 aprile. Avevo in programma di andare da Drake”.
Raily guardò davanti a sè, cercando di ignorare la piccola fitta allo stomaco che aveva provato, “Scusami allora. Non volevo trattenerti con questa passeggiata”.
“Sei la benvenuta se vuoi venire con me. Lui probabilmente sarà contento di vederti. In un certo senso, teme l’arrivo di questo giorno ogni anno”.
Raily aggrottò la fronte, “Odia le mele?”.
Ruark emise una risata profonda e divertita, “No. Il fatto è che oggi è il suo compleanno”.
Lei lo guardò con malcelata sorpresa, “Davvero? Stai dicendo che vuole... tenerlo segreto?”.
“Hmm... sì, probabilmente si infurierebbe se gli dicessi che te l’ho detto. Di solito passa la giornata nascosto nella sua stanza”.
Raily inarcò le sopracciglia, stranita dalla cosa, ma anche divertita.
“A volte riesco a convincerlo a bere qualcosa assieme, ma più di così non c’è verso”.
Ruark si interruppe d’improvviso, facendole un cenno col capo, “Oh, eccolo che arriva”.
Raily guardò in quella direzione e vide Drake sopraggiungere assieme ad Hana e Maxwell. Il cielo sapeva se si sarebbe lasciata sfuggire quell’occasione! Sollevò un braccio e lo agitò in richiamo, “Draaake!”.
Quando egli giunse davanti a loro la guardò con sospetto, “Com’è che sei così contenta di vedermi?”, scoccò un’occhiata a Ruark e sembrò capire, “Oh no... ti prego, no...”.
Raily gli mostrò il suo più grande e furbo sorriso, “Invece sì. Buon compleanno!”.
Drake guardò Ruark con aria tradita, “Glielo hai detto?!”.
Il principe sorrise, “Le mie più sentite scuse, Drake. Mi sono scordato che fosse un segreto così gelosamente custodito”.
Drake gli rivolse una finta occhiata rancorosa, “Va bene, non importa, tanto questa è l’ultima volta in assoluto che ne parleremo”.
“Non vuoi fare qualcosa di divertente nel giorno del tuo compleanno?”, gli chiese Hana, “Persino io sono autorizzata a mangiare dolcetti e a giocare col gatto di mio padre quando compio gli anni”.
Il gruppo la guardò con perplessità per qualche istante.
“Diamine, Drake, persino Hana ti compatisce”, disse Maxwell.
Risero tutti assieme, tranne Drake, che invece sembrò piuttosto irritato.
“Non ho bisogno di divertimento per stare a posto. Inoltre, cosa potreste voler fare voi burloni che possa farmi divertire?”.
“Voi americani siete tutti così suscettibili come Drake riguardo i compleanni, Raily?”, volle sapere Maxwell, ignorando l’amico.
Raily lanciò un’occhiata collettiva al gruppo, “Perchè, Drake è americano?”.
Dal suo accento non le era mai sembrato il caso.
Drake scosse le spalle, “Per metà, dalla parte di mia madre”.
“Questo mi fa venire in mente un’idea. Esiste qui a Cordonia un bar a tema western?”.
Maxwell prese il cellulare e fece una ricerca, “Controllo”.
“Che ne dici, Drake?”, si entusiasmò Raily, “Whiskey e un po’ di passatempi all’americana”.
Lui la guardò per un lungo attimo, come se stesse valutando la cosa, quindi rispose, “Credo che non suoni così terribile... Ma comunque non vi posso chiedere di mollare tutto qui per questa ragione”.
Ruark gli buttò una pacca sulle spalle, “Non dire sciocchezze. A me piacerebbe molto”.
“Ed io vorrei capire un po’ di più della cultura di Raily”, sorrise Hana.
Maxwell ghignò, “Per me ogni scusa è buona per bere e ballare tutta la notte. In più, ho anche trovato il posto giusto”, mostrò il suo telefono.
“Non lo so...”, disse Drake, con un sospiro incerto, puntando lo sguardo su di lei, “Vuoi veramente farlo, Raily?”.
Le orecchie di lei furono solleticate dal suono del suo nome pronunciato dalla sua voce. Annuì con energia, “Certamente”.
“Sì!”, gioì Maxwell.
“Allora vado a prepararmi”, avvertì Hana.
Drake mise le mani sui fianchi in un atteggiamento di sconfitta, “Sì... qualcosa mi dice che questa sarà una notte da ricordare”, ironizzò.
 
 
Quella sera, si ritrovarono nel luogo che Maxwell aveva loro indicato per celebrare i ventotto anni di Drake. Si trattava di un locale dall’illuminazione soffusa e l’atmosfera calda e informale. Per arrivarci, erano dovuti uscire dal palazzo in segreto, eludendo la security. Drake era stato il principale artefice di quella fuga, perchè sembrava conoscere perfettamente i turni di guardia degli agenti e i posti da dove era più semplice non essere visti dalle telecamere.
“La festa è qui!”, esclamò Maxwell, quando entrarono.
“Oh? Dove?”, chiese Hana, perplessa.
Drake si volse dalla sua parte, “Siamo noi, Hana. Intende dire noi”.
Il rampollo di casa Beaumont li guidò verso un tavolo, “Ben detto, caro mio. Siamo l’anima della festa!”.
“Tu dici?”, gli chiese Hana.
“Beh, alcuni di noi”.
“Non posso credere che mi abbiate trascinato in questa cosa”, commentò il festeggiato.
Raily battè le mani sul tavolo di legno, “Prima cosa da fare”, gli disse, ignorando la lamentela, “Dobbiamo farti avere un drink di compleanno”.
“Offro io il primo giro”, si propose Ruark.
Raily gli rivolse un’occhiata di divertita disapprovazione, “Al suo compleanno? Qualsiasi barman con un cuore gli servirebbe qualcosa gratuitamente per iniziare la serata, non credete?”.
Drake la guardò scuotendo il capo, “Guarda che i free drinks sono una cosa che ti capita se sei una donna, Raily. Nemmeno quando ho compiuto ventun’anni qualcuno mi ha mai dato un goccio gratis”.
“No?”, ribattè lei con aria di sfida, “Beh, vediamo cosa posso fare in merito. Avanti, vieni, Drake”, lo tirò per la manica della camicia e lo trascinò fino al banco del bar.
“Ehi, barman!”, Raily si sporse sul bancone, sfoderando il suo sorriso più ammaliante, “Il mio amico qui sta festeggiando il suo compleanno stasera! Possiamo avere un drink omaggio dalla casa?”.
Il tizio del bar sembrò pensarci, quindi la guardò negli occhi. Raily sbattè un po’ le ciglia, senza smettere di sorridere. Il momento dopo, quello annuì, facendo spallucce.
Drake, in piedi dietro di lei, parve sbalordito, “Sembra che tutto ciò che sapevo fosse sbagliato”.
“Buon per te che lo ammetti”, gli sorrise Raily.
Egli schioccò le dita, “No, aspetta. Ho capito. Lo ha fatto per te. Nessuno dice no ad una bella ragazza”.
Raily lo fissò con gli occhi sbarrati, ma facendo attenzione a mantenere l’espressione sorridente e giocosa, “Mi hai appena definita una bella ragazza”.
Drake precipitò chiaramente nel più profondo imbarazzo, “Intendevo dire... dal suo punto di vista...”.
Raily rise. Le piaceva da matti metterlo in soggezione! Trovava le sue reazioni semplicemente adorabili.
“Cooome no”, gli rispose, divertita.
“Ad ogni modo, smettila di bloccare la fila. Devi dire al tizio che cosa stai ordinando”.
“Oh”, Raily si volse appena al barman, restando appoggiata al banco, “Un whiskey, per favore”.
Drake abbassò un poco il capo e sorrise, quasi che fosse lusingato da quella sua sicurezza in materia.
“Adesso sì che mi sembra davvero il mio compleanno”, commentò.
Raily ghignò. Bastava veramente poco per farlo contento.
“Devo ammetterlo, pensavo che avessi intenzione di farmi soffrire”, argomentò lui, mentre aspettavano che il barman li servisse.
“Che posso dire? È il tuo compleanno”, scherzò, tornando poi un po’ più seria, “Ognuno si merita almeno un giorno dell’anno in cui la gente è gentile con loro”.
“Eh, ma poi uno ci fa l’abitudine”, ribattè Drake, prendendo il suo drink.
Raily avrebbe voluto ribattere che non c’era niente di male nell’abituarsi ad essere trattati in modo gentile, ma l’arrivo di Hana e Maxwell la bloccò.
“Eccovi qui, voi due”.
“Ruark ha appena pagato il tizio che gestisce il toro meccanico”, disse Maxwell, “E vuole che Drake faccia un giro”.
“Io? Neanche per sogno!”.
“Lo sapevo che non avresti voluto, ma Ruark ha detto che sei una sorta di esperto”.
Raily guardò Drake con un ghigno malizioso, “È la verità?”.
Lui prese un altro sorso, facendo lo gnorri, “C’è solo un modo nel quale tu possa scoprirlo”.
Raily inarcò le sopracciglia.
“Ma non sono ancora abbastanza ubriaco per rendermi ridicolo”, concluse Drake.
Maxwell ghignò, “Personalmente, mi piacerebbe vedere Hana fare un tentativo”.
“Oh, non potrei! Non saprei nemmeno da dove cominciare!”, impanicò Hana.
“È proprio per questo che sarebbe divertente!”, le sorrise Maxwell, rivolgendosi poi a Raily, “Ok, chi voti fra i due? Hana o Drake?”.
Raily finse di rifletterci, “Uhm...”, infine si volse da Drake, “Sei tu il festeggiato, dopotutto”.
Egli sbuffò, “Sì, sì. Così sembra”.
Maxwell cominciò a battere le mani e a scandire il nome dell’amico. Raily e Hana si unirono al coro, mentre Ruark sorrideva da lontano.
“Ok, ok! Lo faccio. Basta che state zitti. Mi state mettendo in imbarazzo”.
“Sta qui il bello”, puntualizzò Maxwell, e Raily dovette concordare con lui fra sè, frattanto che raggiungevano Ruark.
Drake rivolse all’amico un’occhiata di finto biasimo, e Ruark abbassò la testa per occultare un sorriso colpevole, mentre l’altro buttava una gamba oltre il toro meccanico.
“Com’è che si aziona?”, sbottò.
In quella la macchina iniziò a muoversi avanti e a girare, ma Drake riuscì con facilità a mettersi in equilibrio spingendo il bacino in avanti e reggendosi con una mano sul retro.
“Non è mica difficile”, commentò.
Il toro iniziò a muoversi più velocemente, fra le loro grida allegre.
“Ok, adesso è un po’ più difficile...”, si rese conto Drake, minacciando di scivolare giù.
Da provocatrice nata qual era, Raily decise di metterci lo zampino.
Si sporse in avanti verso la zona imbottita che circondava la macchina e gli gridò, “Coraggio, festeggiato! Credevo riuscissi a durare un po’ più di così!”.
Drake sollevò di scatto la testa e le lanciò un’occhiata indecifrabile. L’attimo dopo cercò di reggersi più saldamente, anche se il toro acquisiva velocità e prendeva a muoversi avanti e indietro senza tregua.
Raily vide che Drake stava sorridendo, che si stava davvero divertendo, adesso.
“È tutto quello che sai fare, toro?!”, lo udirono scherzare ad alta voce, facendo scoppiare a ridere tutta la compagnia.
Accanto a lei, Ruark applaudiva ed incitava, altrettanto divertito.
Una manciata di secondi dopo, il toro fece un veloce circolo completo e poi si impennò in avanti.
Drake venne disarcionato e la spinta della macchina lo mandò dritto contro di lei, così che senza rendersene del tutto conto, Raily venne travolta e si ritrovò lunga distesa sul pavimento sotto di lui.
Drake si sollevò sulle braccia, “Whoa! Scusa, Naville!”.
Raily si affrettò a sgusciare via, fuggendo dalle sue stesse emozioni, ma rimase seduta per terra, sorridendo.
Drake le tese la mano e la risollevò sulle gambe facendola sembrare leggera come una piuma.
“Colpa mia per avertelo fatto fare”, commentò, arrossendo di piacere. Non sapeva come mai le piacesse così tanto constatare l’estrema differenza di forza fra loro.
“Vero”, disse Drake, ironico.
Gli altri si radunarono per chiederle se stesse bene, e Raily annuì, rassicurandoli. Non si era fatta male, esteriormente, ma dentro di lei imperversava una tempesta la cui natura voleva fortemente ignorare. Guardò verso Ruark e gli sorrise, ricambiata. Poi si sentì un po’ meschina nel mentire così anche a se stessa.
“Dovremo andare a ballare”, propose Maxwell, guardando verso la pista illuminata di viola e rosso.
“Non credo si possa ballare il valzer su questa musica”, disse dubbiosa Hana.
Maxwell annuì, con un sorrisone, “Già, proprio così. Intendo ballare per davvero. Il tipo di ballo che si fa per divertirsi”.
“Per... divertirsi? Che cosa intendi?”.
“Potrei dirtelo, ma è molto meglio se te lo mostro”, Maxwell corse verso la pista e iniziò a scatenarsi.
Gli altri lo seguirono più lentamente, ridendo.
Hana guardava Maxwell come se non riuscisse a capire i passi per poterlo imitare, ma ben presto fu catturata dal ritmo e iniziò a ondeggiare dolcemente sui piedi. Ruark ballava piuttosto bene anche su quella musica, mentre Drake era quasi fermo.
Raily ballò un po’ accanto al principe, sorridente.
“Ti diverti?”, le chiese lui.
Lei annuì, “Ho un po’ sete”, disse, cogliendo il pensiero.
“Vado a prenderti da bere”.
“Ruark, non occorre...”.
Lui le fece un cenno e si spostò velocemente verso il bar.
Raily allora si avvicinò a Drake e gli rivolse una scrollata di spalle interrogativa.
Egli scosse il capo, “Non sono esattamente fatto per il ballo”.
“Davvero? Basta solo spostare il peso del corpo da un lato all’altro, e il gioco è fatto”.
“Dici sul serio? A guardare Maxwell sembra sia molto più complicato”.
Tutti e due si voltarono e videro il lord liberarsi lo spazio per eseguire subito dopo delle complicate mosse di break dance, per finire con una posa in equilibrio su un braccio.
“Wow!”, commentò Raily, “Sbalorditivo!”.
“Non sarò mai all’altezza di Maxwell”, commentò Drake.
Mentre dicevano così, Maxwell si fece avanti verso un gruppetto di ragazze, “Signore...”
Quelle presero a ridere in apprezzamento, circondandolo subito e ballando con lui.
“Credo che il mondo possa sopportarne solo uno come lui”, rise Raily.
Drake si unì alla sua ilarità.
“Inoltre c’è un motivo per cui sto ballando con te e non con lui”.
Drake levò un sopracciglio, “Non volevi provare a tenere il passo con le sue acrobazie?”.
Raily sorrise il suo sorriso più provocatorio, “Forse mi piace di più il tuo stile”.
Drake rise sommessamente, “Ma dai, Naville, la mia è piuttosto una mancanza di stile”.
“E questo chi è, un nuovo umile Drake?”.
“Solo sulla pista da ballo”, le strizzò l’occhio, “La mia unica debolezza”.
Raily rise, “Pensavo di essere io la tua unica debolezza”.
Capì di esserci andata abbastanza pesante quando lui rimase di nuovo senza parole e mormorò un “Io...”, pieno d’imbarazzo.
“Voglio dire”, si affrettò ad aggiungere Raily, “Sono l’unica che non ti lascia mai in pace su niente... e ho anche fatto in modo che tu uscissi stanotte, non è così?”.
La voce le era uscita un po’ troppo dolce.
“In quanto a debolezze”, ribattè lui, “Tu non sei la peggiore che si possa avere, Naville”.
In quel momento, Ruark tornò col suo drink.
“Ti ho preso un martini, va bene?”.
Raily lo accettò con piacere, “Grazie mille”.
La serata danzante proseguì, mentre Raily ballava mollemente accanto a Ruark, e Maxwell mostrava a Hana le varie mosse di break dance sotto lo sguardo impressionato della ragazza.
“Dai, Ruark”, disse Raily d’improvviso, sentendo la propria attenzione fin troppo concentrata su Drake che si era spostato di qualche passo verso il bordo pista per concedersi un altro whiskey.
“Guadagna il centro della pista e mostraci qualche mossa!”.
“Non è proprio possibile”, rispose lui.
“No, adesso lo fai!”, lo incitò Drake, che voleva fargliela pagare per il toro meccanico.
Maxwell iniziò ad acclamare il nome del principe.
“Va bene”, si arrese Ruark, “Se può servire ad evitare il trambusto”.
Lo osservarono battere le mani, indietreggiare di un paio di passi, correre in avanti e fare una giravolta.
Le sue movenze sciolte erano raffinate ma seducenti, alla Michael Jackson.
“Whoa!”, commentò Raily, “Non sapevo che fossi bravo a tal punto”.
Egli sorrise con modestia, “Come parte della mia educazione, i miei genitori mi fecero prendere lezioni di ginnastica. Credo che questo mi abbia aiutato ad essere meno rigido”.
Raily gli sorrise, compiaciuta, poi quando egli si distrasse un attimo, si voltò verso Drake, che aveva abbassato la testa e sembrava in qualche modo abbattuto o forse solamente pensoso. Raily si chiese cosa non andasse, ma continuò a ballare, perchè davvero non poteva inventarsi altre scuse e la voce della sua coscienza le urlava di farsi piacere Ruark a tutti i costi.
Alle prime ore della mattina, mentre la musica si avviava alle ultime battute, il loro gruppo si riunì per andare via.
“Abbiamo fatto giorno!”, gioì soddisfatto Maxwell.
“Hana, come ti è sembrato?”, volle sapere Raily, guardando l’amica.
“È stato spaventoso... ma un tipo di spaventoso divertente, direi”.
“Vedrai, ti piacerà uscire. Aspetta solo che succeda un’altra volta”, le disse Maxwell, incoraggiante.
“Un’altra volta?”, impanicò Hana, provocando la loro risata collettiva.
“Speriamo ci sia un’altra volta”, opinò Ruark, “Bisogna solo trovare un altro pretesto per sgattaiolare via”.
Raily annuì, “Lo faremo”.
Fecero per uscire, ma mentre tutti si dirigevano alla porta, Raily vide Drake esitare.
“Non vuoi che il tuo compleanno finisca?”, gli chiese, a mezza voce.
“Eh. Forse”.
Raily provò una fitta di tenerezza. Lanciò una veloce occhiata alla porta e si accorse che erano tutti già usciti, e se ne rallegrò, perchè voleva stare lì un altro po’, sola con lui...
Drake era diventato piuttosto serio.
“Sai”, le disse, “A dire la verità ho sempre temuto l’arrivo del mio compleanno, fin da quando ero bambino. I miei genitori ci provavano, ci provavano davvero, a farmi passare il miglior compleanno che potessero offrirmi. Ma io ho sempre saputo che, indipendentemente da cosa facessero, i genitori del principe Ruark avrebbero fatto di meglio”.
Raily lo ascoltò senza più sorridere.
“I miei genitori mi regalavano un t-rex giocattolo? I genitori di Ruark facevano vestire tutto il personale di palazzo da dinosauri per il suo compleanno. I miei mi compravano una torta a forma di auto da corsa? Quelli di Ruark gli facevano avere una torta delle dimensioni di un’auto da corsa”.
“Dev’essere stato pesante”, commentò Raily.
Drake si diede una grattatina distratta al collo, “Voglio dire, sì non era facile, ma sapevo che eravamo fortunati a vivere a palazzo e ad essere invitati ai compleanni di Ruark. Quindi, non mi è mai importato molto di queste cose. Io non ho mai vissuto queste feste di compleanno come una competizione. Ma i miei genitori... loro diavolo sì”, il suo viso si fece triste nel ricordo, “Lo sapevano che non si sarebbero mai potuti nemmeno avvicinare a ciò che avrebbe avuto il mio migliore amico... e questo li devastava”, la guardò negli occhi e sorrise con malinconia, “Così, quando avevo circa otto o nove anni, ho preso la decisione di smettere di provare. Basta con le feste di compleanno, con le torte, coi regali. Tutto ciò che volevo era passare la giornata con la mia famiglia facendo qualcosa di bello assieme. L’idea piacque anche a loro. Faceva loro sentire che potevano davvero donarmi qualcosa di speciale”.
Raily gli sorrise con tenerezza.
“Sì, sì, lo so. Sono un accidente di marshmellow”, si schermì lui, “Però non dirlo a nessun altro”.
“Non ti prometto niente, ma...”.
Drake parve impensierito, “Ma?”.
“Spero di non essermi intromessa in nessuna delle tue tradizioni familiari oggi”.
Lui scosse il capo, con un pizzico di malinconia, “Nah. La mia famiglia non c’è più, quindi non mi aspettavo di fare niente stasera”.
Raily lo guardò negli occhi. Ora capiva perchè non voleva festeggiare più il suo compleanno; senza una famiglia, non pensava ne valesse più la pena. La cosa la fece sentire alquanto triste.
“Comunque”, aggiunse Drake, “Stanotte è stata veramente... beh, è stato davvero divertente. E se devo essere onesto, ha avuto un po’ il sapore di quei compleanni speciali con la mia famiglia, più di quanto avrei immaginato”.
“Sono felice che tu sia felice”, gli sorrise Raily, dicendogli quello che sentiva.
Drake stette a fissarla per un lungo momento.
Arrossendo, Raily gli disse, “Questa è la tua faccia felice... giusto?”.
Drake sorrise appena alla battuta, “La più felice che ho”, e dopo un mezzo sospiro, “Comunque, dovremmo andare”.
“Già”, annuì Raily, anche se non avrebbe voluto che finisse, per quanto stanca potesse sentirsi.
Entrambi ebbero un momento di esitazione, quindi lei si protese in avanti e infilò le braccia sotto quelle di lui, stringendolo forte. Chiuse gli occhi al calore del suo corpo contro il proprio, l’odore della sua pelle la inebriò fino quasi a spaventarla.
“Sono qui per te. Ogni volta che vorrai”, gli sussurrò.
“Naville...”, disse lui, irrigidendosi.
Raily si scostò un poco, “Sì?”.
Lui sorrise, “Grazie”.
Raily si svincolò, e uno dopo l’altro lasciarono il locale.
 
 
Il mattino successivo Raily sentì Maxwell e Bertrand chiamarla dal corridoio.
“Sorgi e brilla, fiorellino!”.
“Secondo giorno del Festival. Spero che tu sia pronta per combattere e accaparrarti il tuo tempo col principe”.
Raily si coprì la faccia col cuscino.
Aveva passato tutta la serata con Ruark. Una bella serata. Eppure i momenti migliori non li aveva vissuti grazie a lui, con tutto il bene che gli voleva...
Cercò di farsi forza e si alzò. Pensò a Madaleine e Olivia, e alla loro certezza che lei fosse facile da battere. Gliel’avrebbe fatta vedere lei.
Quando incontrò i due a colazione, Maxwell le disse, “Come te la cavi a sfornare torte di mele?”.
Raily lo guardò sbattendo le palpebre.
“Bene, vero? E scommetto che sei anche bravissima nel piantare alberi”.

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Capitolo 10
*** La Caccia ***


Capitolo 10 – La Caccia
 
 
Poco più tardi quel mattino Raily dovette recarsi nel guardaroba messo a disposizione dai Beaumont per scegliere un abito adatto alla giornata, visto che Bertrand l’aveva informata a colazione che la contendente meglio vestita per quell’evento sarebbe stata incoronata Regina delle Mele.
Scelse uno degli abiti tradizionali di Cordonia, che si componeva di un vestito corto dalla gonna a campana di colore bianco con sovrapposto un grembiule verde e nero, come i colori della bandiera del regno.
Lei e il duca trovarono Maxwell alla piantagione del giorno precedente.
“Pronta a mostrare le tue abilità di pasticcera?”.
Raily annuì, “Ho sempre cucinato per i miei amici a casa, e loro hanno sempre gradito, quindi...”, scosse le spalle, speranzosa.
“Meglio così. Perchè il prossimo evento consiste nel preparare una torta di mele per la regina”.
“Per la regina?!”.
“Sì, oggi il nostro obiettivo è accaparrarci il favore della regina Regina”.
Raily rise. Aveva sempre trovato molto buffo il fatto che l’attuale sovrana di Cordonia lo fosse di nome e di fatto.
“Visto che ci avviciniamo al giorno dell’incoronazione, sarà lei a valutare tutte le possibili candidate. Fai attenzione a quello che dici quando c’è lei”, spiegò Bertrand.
“Aiuterebbe anche se vincessi la gara di pasticcera”.
“Roger”, annuì Raily.
“Comunque non sarai sola. Si tratta di una gara a squadre, quindi potrai far conto sulle abilità delle altre contendenti. Alcune di loro sono pasticcere provette”.
Raily sorrise, “Scommetto che Hana sarebbe in grado di preparare una crostata anche bendata”.
“Forse finirai nella sua squadra”, argomentò Maxwell, accompagnandola nel punto del frutteto in cui si sarebbe svolta la competizione.
Raily attese con altre contendenti, fino a che la regina non iniziò il suo discorso.
“Salute a tutte, mi fa piacere rivedervi. Presto ci divideremo in due squadre per partecipare alla gara di pasticceria. Ho deciso che lady Olivia capitanerà un team, mentre Madaleine l’altro. Per favore”, fece un garbato cenno alle due, “Scegliete le squadre”.
“Io scelgo lady Penelope”, disse Madaleine.
“Ohh”, gioì la ragazza, “Faremo delle tortine a forma di barboncino!”.
“No”, le rispose Madaleine, seccamente.
“Okay...”.
Olivia sorrise con aria sicura, “Lady Kiara”.
“Merci”, ringraziò questa, accostandosi alla rossa.
La selezione andò avanti fino a che le uniche due rimaste non furono Raily e Hana.
Olivia ridacchiò, “Guarda i due piccoli randagi. Coraggio, Raily, ti adotto io. Non sei rognosa quanto Hana”.
A malincuore, scambiando uno sguardo rassegnato con lei, Raily disse a Hana, “Buona fortuna”.
“Anche a te, Raily”.
Le due squadre si organizzarono nell’ampio spazio dove aveva sede la cucina all’aperto, e la gara cominciò, trasformando il luogo in un alveare di attività. A ciascun team furono date due ore di tempo.
Sembra un episodio di Bake-off Britain, pensò divertita Raily.
“Raily”, la chiamò Olivia, “Tu taglierai le mele. Mi sembra un compito abbastanza semplice che persino tu potresti essere in grado di svolgere”.
E detto questo le mise davanti un canestro colmo dei rossi frutti.
Raily si rassegnò a pelare e tagliare le mele a fette. Quando ebbe finito, controllò la ricetta, e lesse che necessitavano di due tazze di mele tagliate, ma visto che la loro quantità era almeno raddoppiata, avrebbero avuto bisogno di quattro tazze. Si accostò al mixer e le mise dentro assieme alla cannella.
Così dovrebbero andare, pensò. Devo dire a Olivia che qui ho finito.
La chiamò, ma visto che non sembrò sentirla, si avvicinò lei.
“Le mele sono pronte”, le disse.
Quando la vide arrivare, Olivia si nascose qualcosa dietro la schiena, “Uh... bene”.
“Che cosa stai facendo?”, la apostrofò Raily.
Olivia sorrise con furbizia, “Cose da capitano”.
“Come no. Davvero, che cosa fai?”.
Olivia si guardò attorno, controllando che nessuno potesse udirla, quindi sussurrò, “Sto scambiando le etichette del sale e dello zucchero per l’altro team. E adesso che lo sai, puoi risparmiarmi la tua morale e andartene. Non ho molto tempo”.
“Non dovresti farlo”, cercò di convincerla Raily, pensando soprattutto a Hana.
“Ha! Lo dici come se potessi impedirmelo”.
“Lo sai che è sbagliato”.
“Sì... ma io punto a vincere. Adesso, vattene!”.
“Solo se vieni via con me. Vinceremo questa gara giocando pulito”.
Olivia notò che Penelope stava tornando alla sua postazione. Le sue labbra si stirarono per il disappunto, ma disse, “E va bene. Tanto ormai mi hai già rovinato la giusta chance”.
Prese Raily sottobraccio e la trascinò al loro banco, “Adesso, vai a sederti vicino al forno e non toccare niente”.
Cos’è un riferimento a Cenerentola? Pensò Raily, senza riuscire ad arrabbiarsi troppo con la duchessa dai capelli rossi, la quale la lasciò proprio nei pressi del forno a legna. Poco tempo dopo, Kiara arrivò con le torte da infornare. Ora c’era solo da aspettare che fossero pronte.
Quando fu passato il giusto tempo, Raily le sfornò e con Olivia scelsero quella più bella, da presentare alla regina.
“Grazie a tutte”, annunciò la sovrana di Cordonia, “Inizierò giudicando la crostata di Madaleine”.
Ci fu silenzio mentre esaminava la qualità dell’aspetto e della presentazione. Raily vide che la torta era decorata con arte.
“L’aspetto è bellissimo. Sono rose, queste?”.
Hana si chinò appena, “Sì, vostra maestà”.
“Hai un talento eccezionale, lady Hana”.
La ragazza si schermì un poco, ma continuò a sorridere, “Grazie, maestà”.
La regina ne tagliò una fettina e la assaggiò, annuendo, “Oh, deliziosamente saporita. Un mix perfetto di zucchero e spezie”.
Olivia si volse da Raily per lanciarle un’occhiata furiosa, mentre Regina si concentrava ora sulla crostata della loro squadra.
“Un disegno semplice ma elegante. E la crosta è dorata al punto giusto”, ne assaggiò un pezzo, “Una quantità perfetta di mele con un sapore squisito”.
“Grazie, maestà”, sorrise Raily.
La regina si pulì la bocca con un fazzoletto, “Dopo aver valutato i punti di forza e le debolezze di ognuna delle due parti, dichiaro vincitrice la squadra di Olivia!”.
Ci furono abbracci garbati e congratulazioni vicendevoli.
“Questa è una delle migliori torte di mele che abbia mangiato da lungo tempo. Ben fatto, ragazze. E adesso, se volete procedere attraverso il campo per il nostro prossimo evento...”.
Lo stormo delle contendenti alla mano del principe si mise in cammino, ma la regina si avvicinò per parlare con Raily.
“Posso avere una parola?”.
“Certamente, maestà”.
Continuarono a camminare, lasciando che le altre le precedessero.
“Mi ha molto colpita il modo in cui ti stai comportando finora. Hai dimostrato grazia e compostezza come poche”.
Raily si sentì arrossire, “Grazie, maestà”.
“Ma una regina, non importa quanto sia aggraziata e composta, non può essere dappertutto allo stesso momento. Dovrai nominare consiglieri e ambasciatori che agiscano per tuo conto”.
“Una buona divisione dei compiti rappresenta una buona leadership”, si trovò d’accordo Raily.
“Precisamente. Ecco perchè mi piacerebbe avere la tua opinione su chi ti sta intorno”.
Raily annuì.
“Madaleine è una delle tue più acerrime oppositrici. Cosa ne pensi di lei?”.
Raily non voleva mentire, soprattutto ora che la competizione nella quale si era trovata stava pian piano perdendo senso per lei, “Lei... Credo sia più preparata per essere regina di quanto lo sia io. Ha la famiglia giusta e le abilità per regnare, e le usa a suo vantaggio”.
Regina annuì, “Apprezzo la tua onestà, ma lascia che ti dia un consiglio. Non dovresti complimentare le tue concorrenti con il giudice, non importa quanto sincera tu possa essere”.
“Certo”, rispose mogiamente Raily.
“Hana ha iniziato questa competizione assieme a te, e sembrate essere piuttosto vicine. Cosa vedi in lei?”.
“Hana è piena di talento. È praticamente un prodigio, e mi ha aiutata molto a muovere i primi passi quando non sapevo come comportarmi”.
“Si tratta di una persona che vuoi mantenere nel tuo circolo più ristretto, mi sembra di capire”.
“Assolutamente sì”, rispose Raily.
“Anche io avevo un’opinione simile su di lei. Ciò che mi dici riguardo i tuoi amici rivela molto più riguardo te stessa di quanto riveli su di loro”, fece una piccola pausa, “E cosa mi dici dell’amico plebeo del principe Ruark, Drake Walker? Ho notato che sei in sua compagnia molto spesso nonostante egli abbia poco a che fare con la competizione”.
Raily cercò di mantenere il sangue freddo, nonostante il cuore le si fosse messo a correre, “Drake è... affidabile, per quanto possa sembrare rude. Può cambiare spesso umore, ma per chi gli è amico farebbe qualsiasi cosa. Drake è leale, e capisco perchè il principe Ruark si fidi di lui”, rilasciò un breve sospiro impercettibile, “Anche io mi fido di lui”.
La regina annuì, “È un bene circondarsi di persone fidate. Una vera regina deve avere una rete di alleati sui quali possa fare affidamento. È chiaro che tu stia tenendo d’occhio le persone delle quali potresti aver bisogno un giorno”.
“Cerco di fare del mio meglio”.
“Puoi tornare dalle altre pretendenti, lady Raily. È ora che io annunci il prossimo evento”.
Raily si esibì in un educato inchino, “Certamente. Grazie, maestà”.
Quando giunsero al parco, la regina proclamò, “Il Festival della Raccolta delle Mele simboleggia la crescita vitale che tiene la nostra piccola nazione in vita. Ora, come nostra tradizione, onoreremo la lady che si è distinta per eleganza, la reginetta delle mele. Si tratta di una posizione che deve essere decisa dalla gente. L’anno scorso, fu eletta lady Madaleine”.
“E fu un grande onore”, disse l’interessata, con un enorme sorriso.
“Riguardo invece quest’anno, cittadini di Cordonia, chi volete che sia onorata con questo titolo?”.
La folla esplose in grida, una cacofonia di nomi urlati, di fischi e di boo.
Raily sentì distintamente le voci di Maxwell e di Drake che gridavano il suo nome, ma le persone che cantilenavano i nomi di Olivia e di Madaleine le sopraffecero presto.
La regina cercò di carpire a chi andava la maggioranza, poi annuì, come giunta ad un verdetto. Anche Raily sapeva chi avrebbe nominato.
“La gente ha parlato. Madaleine sarà la nostra reginetta delle mele per la seconda volta consecutiva”.
Hana le si accostò mentre Madaleine veniva circondata dai fotografi e dai giornalisti.
“Almeno tu hai ottenuto più successo di me”, commentò l’amica.
Raily scosse le spalle, “Preferisco non essere al centro dell’attenzione, per una volta”. Ed era la verità.
Nel frattempo, Madaleine aveva ricevuto uno scettro dalla cuspide a forma di mela e stava facendo il giro delle pretendenti con un cesto dei rossi frutti, i quali venivano colti e mangiati con gusto.
“Lady Raily”, disse la biondina, fermandosi davanti a lei.
“Lady Madaleine”.
“Devi chiamarmi “mia regina”“, rimbeccò l’altra.
Raily la guardò con aria impassibile, “Congratulazioni per la vittoria, “mia regina”“.
“Sei fin troppo gentile, lady Raily”, rispose, offrendole una mela, “Goditela”.
Raily prese il frutto e lo morse, il senso di umiliazione che si dissolveva piuttosto in fretta.
“Adesso che si fa?”, chiese ad Hana, ritrovando l’entusiasmo, “Rimbalzamento mele? Tiro alla mela?”.
Hana parve divertita, “Rimbalzamento mele sembra bello”.
Risero assieme, mentre Maxwell le raggiungeva.
“Saresti dovuta essere tu la reginetta delle mele”, disse a Raily, abbattuto.
“Sì... beh, almeno ho avuto un po’ di supporto. Vi ho sentiti fare il tifo”.
“Qualcuno doveva pur farlo. Comunque, non è per questo che sono qui”.
Raily lo interrogò con lo sguardo.
“Potrei procurarti un po’ di tempo con Ruark, oggi...”.
Raily non lo lasciò finire, “Sarà probabilmente molto impegnato con le cose da principi”.
Maxwell corrugò un po’ la fronte, stranito del fatto che lei non volesse cogliere quell’occasione.
Raily distolse lo sguardo dagli occhi chiari dell’amico, e si morse il labbro. Purtroppo non riusciva a costringersi in una cosa che non le dava nessuna emozione. Probabilmente se ne sarebbe pentita, ma per ora le cose stavano così.
“Ok, in questo caso”, le disse Maxwell, “Possiamo divertirci un po’ fra noi”.
Raily ne fu più che felice, e cercò di evitare di chiedere dove fosse andato Drake, visto che il resto della mattinata la trascorse con Hana e Maxwell a spasso per il frutteto e i giardini.
Mentre ritornavano al maniero, Maxwell la istruì sul prossimo evento.
“Fra una settimana sarà la volta della caccia alla volpe”.
Raily trattenne il fiato con orrore, “Cacceremo le volpi?!”.
“Non caccia alla volpe, ma “caccia alla volpe”. Non hai sentito le virgolette quando l’ho detto? Si tratta di una specie di corsa che si svolge nei territori di caccia della famiglia reale. Il che vuol dire...”.
Raily lo guardò con anticipazione.
“Cavalcare nella foresta!”.
 
 
La settimana successiva, al mattino, Raily si era destata presto e si era dedicata ad una lenta doccia rinfrancante.
Si era vestita e stava aspettando Maxwell per la colazione.
“Sarà una splendida giornata, Raily. Staremo in comunione con la natura nella maestosa campagna di Cordonia”.
Raily gli mostrò un aperto sorriso, “Che aspettiamo? Un po’ di sole mi farebbe proprio bisogno!”.
Raggiunsero Bertrand nel corridoio, “Molto bene. Oggi seguiremo una delle storiche piste di caccia che usava l’antica nobiltà. Persino prima di Cordonia, i nobili solevano cacciare là”.
“Ma noi non cacceremo davvero, giusto?”, volle assicurarsi Raily. Avrebbe boicottato l’evento se così non fosse stato.
Bertrand la rassicurò, l’aria impettita di sempre, “Al giorno d’oggi la caccia è proibita. Inoltre, le bestie selvatiche sono migrate da altre parti negli anni. No, dovrai cavalcare attorno ad una delle più belle campagne di Cordonia”.
“Su, andiamo!”, disse Maxwell, con impazienza.
Giù per le scale incontrarono Hana, la quale indossava un bellissimo quanto formalissimo completo da equitazione.
“Che bello!”, la complimentò Raily.
“E tu, non indossi nulla? Finirai per sporcarti dalla testa ai piedi senza un’uniforme”.
Raily guardò i fratelli Beaumont.
Bertrand annuì, “Credevo che Maxwell te lo avesse consegnato. Te lo farò portare nella tua stanza. Adesso fila a colazione”.
Raily obbedì.
Alcune ore dopo, si ritrovò nei giardini assieme ad Hana quando Bertrand e Maxwell la intercettarono.
“Ho notato che il principe Ruark stava preparando la sua cavalcatura quando sono stato a ispezionare le stalle poco fa”, la informò il duca.
“E vuoi che vada a cercarlo, vero?”, chiese Raily, con aria furba.
“Esattamente. Avresti già dovuto essere lì. Maxwell accompagnala”.
Maxwell le prese il polso e corricchiò assieme a lei verso le stalle del maniero.
Quando arrivarono, il giovane nobile entrò e si mise a controllare tutti gli scompartimenti, infine tornò da lei e annunciò, in tono cospiratorio, “Via libera. Ruark è da solo. Io farò la guardia qui alla porta e bloccherò chiunque cercherà di entrare. Tu preoccupati di far colpo sul nostro principe”.
Raily sospirò, un sorrisetto sulle labbra, “Come se potessi fare altro se non questo”.
Entrò, lasciando Maxwell ad interrogarsi sul senso di quell’affermazione.
Dentro, Raily camminò con passo lento, ammirando i bellissimi destrieri nei loro cubicoli. Verso il fondo, un meraviglioso esemplare dal manto nero emetteva nervosi nitriti.
Ruark era là, e carezzava il collo dell’animale per convincerlo a calmarsi. Si chinò verso un silo e porse una mela al cavallo, che sembrò gradirla particolarmente.
Raily sorrise, avanzando lentamente, “Ti prepari per la cavalcata?”.
Ruark si volse dalla sua parte, sorpreso, “Lady Raily. Hai l’abitudine di trovarmi sempre quando sono da solo”.
“Che strana coincidenza”, scherzò lei.
“Uhm, coincidenza?”, le chiese Ruark, in tono di comprensione, “O un piano ben preciso?”.
“Ah, non ci pensare troppo su”.
Il principe sorrise, “Non potrei nemmeno volendo. La mia mente si svuota ogni volta che ti vedo”.
Il cuore di Raily mancò un battito. Anche lei provava spesso quella sensazione... Purtroppo non in presenza del principe.
Egli le si accostò e la prese gentilmente fra le braccia, senza forzarla. Raily lo abbracciò a sua volta, gli occhi persi nel vuoto. Lui aveva un profumo mascolino bellissimo, e dentro il suo petto il cuore batteva forte. Per lei. Per quel loro momento. Raily si sentiva... vuota. Come una bambola di pezza.
Ruark la staccò da sè per guardarla, sorridendo, “Spero tu sia impaziente di partecipare alla Caccia, oggi”.
Raily sorrise, “Sono sempre felice di passare del tempo con te”.
Non era una bugia. Raily gli voleva davvero bene. Bene come ad un amico sincero.
“Lo prendo come un voto di fiducia”, ribattè lui, “Ma so che alcune persone non vanno molto d’accordo coi cavalli, e non ti ho mai vista cavalcare prima”.
Lei scosse le spalle, “Ah, i cavalli sono facili da gestire. Sono praticamente un centauro”, ironizzò, allegra.
Ruark non colse troppo la sua battuta, e ribattè, “Sembra che tu sappia il fatto tuo. Forse allora sarei io a dover chiedere un tuo consiglio”.
Raily lasciò cadere l’argomento.
“Hai già un cavallo per la Caccia?”, volle sapere Ruark.
“Beh... no”.
Egli sorrise, “Per tua fortuna, la corona ha un numero elevato di animali da poterti prestare per oggi. Quello laggiù è Silver Star”, le presentò un cavallo dal manto marrone poco lontano, “E da questa parte c’è Autum’s Ember”.
Il pezzato nello scompartimento accanto nitrì con energia.
“Forte. Quindi questi sono i cavalli disponibili?”.
Ruark annuì.
Raily esitò un attimo, pensando. Quindi si accostò al cavallo col manto marrone, che le era parso il più docile dei due. Sapeva cavalcare, ma non lo faceva da molti anni, ed era meglio essere cauti.
“Andrò con lui”.
“Lei”, la corresse Ruark.
Raily guardò la puledra con occhi complici, sorridendole.
“È un po’ lenta, ma andrà bene”, commentò il principe.
In quel momento si udirono dei rumori da fuori, i quali si fecero sempre più vicini, finchè il re non entrò nella stalla, seguito da Maxwell che provava a riguadagnare la sua attenzione.
“Lord Maxwell, se mi lasciaste il tempo di ispezionare il mio cavallo...”, stava dicendo Constantine.
“Vi potrei consigliare dei video sull’arte della break dance”.
Raily cercò di occultare il suo divertimento.
“Padre”, salutò Ruark.
Raily si chinò.
“Oh, lady Raily. Siete pronta per la cavalcata di oggi?”.
“Ora sì, Maestà”, rispose lei, con naturalezza, carezzando il muso di Silver Star.
“Ci vediamo fra poco, allora”.
Raily si chinò, e afferrando le redini portò la sua puledra fuori dalla stalla, mentre Maxwell le andava dietro.
“Mi spiace. Sono riuscito a trattenere il re per poco”.
Raily gli sorrise, “Sei stato bravo”.
Maxwell la ricambiò, rassicurato, “Sono stato d’aiuto dopotutto”.
Raily gli posò una mano sulla spalla, “Andiamo ad incontrare gli altri”.
Si riunirono nel grande cortile del maniero, dove una gran folla di nobili e di dignitari, compresa la regina, le altre pretendenti e Bertrand si erano riuniti ed erano in procinto di partire per la Caccia.
La regina stava chiacchierando amabilmente con Madaleine, la quale non perdeva occasione per ingraziarsi la matrigna del principe.
Raily si posizionò vicino a Olivia, la quale la guardò dalla testa ai piedi.
“Com’è che arrivi sempre all’ultimo momento, Raily? Ah, no, aspetta, ho capito. Con quel cavallaccio pigro non avresti potuto far prima”.
Raily accarezzò la fronte della bestia, senza nemmeno guardare la duchessa, “Hai notato la reazione di Silver Star al tuo insulto? Non ha fatto nemmeno una piega”.
“Oh dio. Ci parli come se fosse tuo amico. Poverina...”.
A Raily sembrò che Olivia volesse aggiungere altro, ma la ragazza dai capelli rossi fu catturata dalla vista del principe Ruark che arrivava a cavallo, seguito da suo padre.
Constantine prese la parola appena vi fu silenzio.
“Vi prego di unirvi a me in questo giorno speciale nel quale onoriamo la ricca storia di quelli che vennero prima di noi”.
Nobili e dignitari si affrettarono a montare in groppa.
Raily li imitò, spingendosi agilmente sul dorso della sua cavalcatura.
“Andiamo!”, disse il re, guidando il gruppo verso la pista di caccia.
 
 
Alcune ore dopo, la numerosa compagnia aveva superato una lussureggiante foresta che a Raily ricordò quelle dove erano ambientati i suoi sceneggiati storici preferiti. Sbucarono su un sentiero di montagna, dal quale si riusciva a vedere la vegetazione a valle e, più in fondo, la tavola blu scura del mare.
Raily si volse indietro sulla groppa del suo cavallo, per condividere quel panorama con Maxwell, ma si rese conto che i due fratelli erano rimasti un po’ indietro e sembravano immersi in una fitta e seria discussione.
Raily si volse verso la testa della fila, dove cavalcavano Ruark, il re, la regina e Madaleine. Tutti e quattro risero di gusto ad una storia buffa che stava raccontando Constantine a proposito del salvataggio del piccolo Ruark da un branco di cuccioli di collies.
“Questa storia ti piace fin troppo”, commentava Ruark, divertito.
“Volevo commissionare un ritratto di te coi cagnolini che ti aggredivano le ginocchia, ma tua madre pensò che fosse troppo umiliante”.
“Che storia dolce”, disse Madaleine, “Raccontatemi di più sull’infanzia di Ruark”.
Raily sorrise con un pizzico di malinconia. Sembravano già una famiglia unita. E lei si sentiva sempre più fuori posto in tutta quella storia.
Per fortuna, Olivia interruppe quell’odioso flusso di pensieri cavalcandole a fianco.
“Non posso credere alla faccia tosta di Madaleine. Sta giocando sporco, nell’usare la sua amicizia con la regina per passare del tempo con Ruark. Avrei voglia di frustarle via dalla faccia quel dannato sorriso”.
Raily considerò la biondina, quindi rispose, “Si comporta in modo gentile, ma è tutta una finta”.
Olivia sorrise, “Bene. Non sono l’unica che sa decifrarla”.
Raily guardò la rossa con un sorriso, “Dovresti darmi un po’ di credito, Olivia”.
“Forse hai ragione. Tieni gli occhi aperti”.
Olivia la superò, cercando di farsi strada in avanti, verso la famiglia reale.
Raily cavalcò un poco da sola, sovrapensiero, quando Hana venne ad affiancarlesi.
“Ciao! Mi sembri un po’ persa, compagna”.
Era così evidente?
“Dai un cavallo ad una ragazza, e lei subito pensa di essere un cowboy”, ironizzò Raily, indicandola.
Hana rise, “Beh, so cavalcare come uno di loro”.
Raily sbuffò una risatina, “Certo che sai farlo”.
“Conosco anche lo stile di cavalcata inglese, mongolo e arabo. Niente grida aristocratica come le abilità di cavallerizza”.
Raily le sorrise, “Adesso ti stai solo mettendo in mostra”.
“La mia famiglia mi ha costretta ad imparare tutto questo per far colpo sulle diverse corti del mondo”.
Raily la guardò per un attimo, lì mogia al ricordo delle lezioni di equitazione.
“Hana, ma hai qualche ricordo felice della tua famiglia?”.
La ragazza scosse le spalle, poi rise fra sè, “Una volta, durante una gara di portamento, caddi dalla groppa del mio cavallo. Precipitai in malo modo e mi ruppi un braccio. I miei genitori corsero immediatamente verso di me e mi portarono all’ospedale e stettero al mio capezzale finchè non mi ripresi. Ero sicura che mi avrebbero rimproverata per aver perso la gara, ma al contrario, mi comprarono il gelato e mi dissero che erano sollevati dal fatto che stessi bene”.
Raily le sorrise, “Carino da parte loro”.
Hana annuì, “Furono molto carini. Non mi importava nemmeno del braccio rotto”.
Qualche metro più avanti, Kiara e Penelope gesticolarono verso la ragazza per richiamarla. Hana agitò il braccio in loro direzione.
“Questa sì che è una novità”, disse Raily.
“Da quando noi tre siamo finite in coda alla competizione per Ruark, abbiamo finito per diventare un po’ più carine l’una con l’altra”.
Raily le sorrise, “Ti stai facendo delle altre amiche!”.
Non poteva che essere contenta per Hana, era una ragazza che si meritava quello e di più.
“I miei penseranno a loro come alleanze politiche... ma in ogni caso, dovrei vedere cosa vogliono. Ci vediamo dopo, Raily!”.
Hana cavalcò in avanti per raggiungere le altre due.
“Naville!”.
La puledra di Raily scartò un pochino nell’avvertire la sua reazione a quel richiamo dietro le sue spalle.
Si volse e vide Drake indietro di svariati metri. Rallentò per permettere ad alcuni altri fantini di passare avanti, di modo da poter accostare il suo cavallo a quello di lui.
Le labbra di Raily si affilarono nell’ammirare la sua postura sul bell’animale grigio piombo, e d’improvviso quella giornata monotona sembrò rischiararsi. Si sentì... felice.
“Eccoti qui”, le sorrise lui, lanciando uno sguardo ai suoi stivali dentro le staffe, “Sembra che tu sappia veramente come si cavalca”.
Raily lo guardò con aperta sorpresa, “Oh cielo. Tu che inizi la conversazione con un complimento?”.
Drake guardò in avanti, “Non ti emozionare. Non voglio che tu cada di sella adesso”.
Raily sbuffò una risatina. “Mi sorprende che tu sia qui con tutti questi nobili, oggi”.
“È successo che avevo un buco nella mia agenda per questa mattina”.
Raily spostò lo sguardo dalla parte opposta del sentiero, per nascondergli il sorriso nel sentirgli pronunciare la parola agenda come facevano gli inglesi, piuttosto che gli americani.
“E c’è qualcosa di stranamente soddisfacente nel guardare i nobili che fanno tanto chiasso per le loro giacche da equitazione”, continuò lui.
“E questo è il motivo per cui non sei imbronciato. Non quanto il solito, comunque”.
“Ah, questo ha maggiormente a che fare con la compagnia”, le scoccò un sorriso fugace.
Raily lo fissò stupefatta, “Un secondo complimento!”.
Drake si girò verso il mare, “Uno ancora e vinci il jackpot”, scherzò, un po’ pungente.
“Spero consista in tutta la tua riserva di whiskey”, lo punzecchiò.
Lui sorrise. Per un po’ cavalcarono in silenzio. Il cavallo di Drake era alquanto scattante, e tendeva a spingersi in avanti, così che egli dovesse ogni tanto farlo girare per riallinearlo alla pigra puledra che lei aveva scelto. Da come lo manovrava con facilità, Raily immaginò che Drake passasse molto tempo nelle scuderie, perchè sembrava fin troppo esperto per essere uno che cavalcava solo una volta all’anno.
D’improvviso, egli sospirò.
Raily lo guardò con un pizzico di perplessità, finchè le disse.
“Sai, appena ci siamo conosciuti, volevo tanto detestarti...”.
Volevi detestarmi? Perchè?”.
“Perchè stavi rovinando il party di addio al celibato di Ruark. Doveva essere la nostra ultima notte tutti assieme prima di tutto questo... Siamo sempre stati come fratelli, abbiamo sempre fatto tutto assieme. E adesso, se riesco a vederlo per cinque minuti senza una frotta di nobili ragazze che gli si lanciano addosso è già tanto”, si interruppe, “Scusa, non intendevo...”.
Raily annuì, “Capisco cosa intendi”.
“Comunque”, riprese lui, “So che abbiamo iniziato col piede sbagliato, ma ad un certo punto... le cose sono cambiate”, le scoccò un’occhiata di sbieco, “Diamine, Naville. Non so nemmeno perchè io ti stia dicendo tutto questo”.
“Drake...”, Raily abbassò la testa sul collo del suo cavallo, “Anche io volevo odiarti”.
“Davvero?”.
“Sì, voglio dire, eri proprio stronzo con me. Ma adesso...”.
“Adesso?”.
Lei lo guardò e si accorse che era sulle spine.
Raily si diede un piccolo morso al labbro, poi riprese a sorridere, “Ci è voluto tempo... ma ho capito che in fondo c’era un essere umano dietro quelle frasi accigliate”.
Drake scosse la testa fra sè, ma Raily vide che sorrideva.
Dopo un lungo momento di silenzio egli replicò, “Tutto ciò è molto toccante, ma adesso devo andare a salvare Ruark dalla sua famiglia per un paio di minuti”.
Raily annuì, guardandolo spronare la cavalcatura e dirigersi di gran carriera verso la testa della fila.
Rimase indietro, sorridendo fra sè per quel momento nel mezzo che avevano appena avuto, per quanto breve. Drake aveva raggiunto Ruark e i due si lanciarono ridendo in una leggera cavalcata ancora più avanti, seminando il resto della famiglia reale. I due non potevano avere stili più diversi; il principe era sempre composto, ma anche virile, mentre Drake, per quanto fosse irruente, non appariva mai rozzo.
Raily si accorse di essere trasognata, mentre faceva andare la puledra con calma, senza riuscire a pensare alla competizione, al paesaggio o a qualsiasi altra cosa che non fossero quei pochi minuti spesi a parlare con Drake di come fossero cambiate le cose fra loro in quei due mesi.
Mentre indugiava in quel modo, si ritrovò pochi passi davanti a Maxwell e Bertrand.
“... Sono stato chiaro?”, stava dicendo il duca.
“Sì...”, rispose mogiamente il minore dei fratelli.
Bertrand diede un colpo di tacco al fianco del suo cavallo e galoppò in avanti, sorpassandoli.
“Che succede?”, chiese Raily a Maxwell.
“Oh, sai, cose della tenuta... la conseguenza del fallimento e l’eterna rovina della nostra famiglia, del nostro nome e della nostra fortuna”.
“Oh”, disse Raily, turbata dal tono tetro dell’altro.
Maxwell le sorrise in modo rassicurante, “Le solite cose, davvero”.
“Sembri un po’ giù, comunque”.
“Non penso che falliremo. Tu e Ruark vi state avvicinando sempre più. Anche quando è impegnato a parlare con la sua famiglia, lo vedo lanciare sguardi discreti verso di te”.
Raily si sentì turbata da quella notizia. Maxwell la guardava con occhi speranzosi e incoraggianti, ma lei non voleva mentirgli più. Non voleva più mentire nemmeno a se stessa. Non provava per Ruark nemmeno la metà delle cose che sentiva quando Drake era attorno. Lei non aveva idea di cosa lui pensasse di lei, eccetto quello che le aveva detto pochi minuti prima, ossia che aveva smesso di volerla odiare. Questo però non le importava. Ciò che le dava gioia in quella pazza avventura era passare del tempo con lui. A fare qualsiasi cosa.
“Maxwell... “, cominciò, con un sospiro serio, “Mi sto innamorando di qualcun altro”.
Il cadetto di casa Beaumont sgranò gli occhi e rimase quasi a bocca aperta, “Cosa?! No, Raily, ti prego, non dire così!”.
Lei abbassò il capo e fissò la criniera scura della puledra.
“La stagione sociale può essere un periodo di confusione. È facile intrecciare velocemente legami con le persone che ci sono qui durante le attività... Non puoi fidarti di come ti senti adesso”.
“Ma...”, provò sottovoce Raily, considerando le sue parole.
Che avesse ragione? Che fosse tutto frutto di quella valanga di novità che l’aveva travolta?
“Anche se hai dei dubbi”, proseguì Maxwell, in tono dolce, “Tu sei qui per il principe”.
Raily non replicò più. Capiva che Maxwell aveva interesse nello spronarla alla competizione, vista la precarietà del casato. A Raily non rimaneva che aspettare e vedere come si sarebbe evoluta la situazione.
Il passo montano li portò in una pianura verdeggiante, dove era situato un piccolo e bucolico villaggio.
Re Constantine fece un breve discorso sull’importanza della tradizione, nonostante la caccia non fosse più legale, e annunciò il banchetto che sarebbe seguito.
“Ma prima, la corsa che celebra i nostri antenati. La prima persona a raggiungere il principe Ruark sarà servita per prima al banchetto!”.
Raily si mise in linea assieme ad Hana e agli altri, mentre Ruark si fermava a vari metri di distanza, alla fine di un largo spiazzo sgombro.
Il re diede il via, e Raily spronò Silver Star. La cavalla emise un dolce nitrito e si incamminò appena restando subito indietro.
“Cosa fai? Avanti!”, la pregò Raily, senza successo.
Nel frattempo, Hana raggiungeva con consumata abilità nel galoppo il principe, il quale applaudì sorridente a tanta eleganza e velocità. Raily si unì agli applausi mentre Constantine faceva portare il primo piatto del banchetto per la ragazza e complimentava le sue abilità nell’arte dell’equitazione.
Mentre il banchetto veniva allestito, tutta la corte smontò da cavallo per concedersi alcune ore di svago e riposo.
Nella confusione, Raily si trovò fianco a Tariq.
“Ah, lady Raily”.
“Salve, quanto tempo. Com’è andata la cavalcata?”.
“Una lunga marcia”, annuì lui, “Ma per fortuna avevo un paio di stivali soffici quanto un gattino appena nato”.
Raily sgranò gli occhi, “Non sono veramente fatti con gattini, vero?”.
“No”, sorrise Tariq, “Spero solo che la tua cavalcata sia stata almeno la metà più comoda”.
“Oh, io potrei rifare tutta la strada un’altra volta”, affermò Raily, visto che non le andava di lamentarsi con lui per i dolori alla schiena dati dalla sella.
“Sei certamente notevole”, commentò il nobile.
“Grazie”.
In quel momento, il principe Ruark battè sulla spalla del cortigiano, “Posso avere una parola con Raily?”.
Tariq si chinò, salutando con garbo e facendosi da parte.
“Trovare un attimo è dura con tutte queste persone attorno”, esordì il principe.
“Sono lusingata che tu abbia deciso di passarlo con me”.
Raily guardò oltre la sua spalla e si accorse che Hana, Maxwell e Drake si stavano avvicinando da quella parte.
“Ehi”, disse Drake, “Il banchetto è pronto”.
“E ci sono pietanze ben supportate da vini deliziosi”, aggiunse Maxwell.
“Uhm, ho un po’ di fame, effettivamente”, disse Ruark.
“Io ho molta fame”, si sovrappose Drake, “Quindi dai, andiamo a mangiare”.
“Cibo!!”, gridò Maxwell.
Si incamminarono verso una lunghissima tavolata in stile medievale, ben riparata dal vento. Il banchetto comprendeva una enorme selezione di carni di vario tipo.
“Wow, è un sacco di cibo”, commentò Raily.
“Beh, non è esattamente un banchetto senza”, rimbeccò Drake.
“Ma un po’ più di frutta non guasterebbe”, opinò Hana.
“Già”, disse Maxwell, “Avremmo potuto fare degli spiedini di frutta e carne da usare come spade”.
Drake guardò l’amico con perplessità, quindi si sedette, “Va bene gente. Prendiamoci da mangiare prima che a Maxwell vengano in mente altre idee strampalate”.
“Se ci fosse stata la noce di cocco”, continuò il nobile, “Avrei potuto indossarne il guscio come un elmo. Sarei stato invincibile”.
Raily rise, accomodandosi accanto a Hana e di fronte ai ragazzi.
Prima che potessero iniziare, Maxwell si alzò in piedi con un calice di vino in mano, “Un brindisi a tutti noi e alla nostra amicizia!”.
“All’amicizia!”, rispose Hana, gioiosa.
“Ugh... all’amicizia”, brindò anche Drake, seguito poi da un Ruark sorridente.
Raily li guardò tutti, poi levò il suo calice fissando il principe, “All’amicizia!”.

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Capitolo 11
*** Una nottata movimentata ***


Capitolo 11 – Una nottata movimentata
 
 
Il giorno successivo alla Caccia, Raily si trovò immediatamente immersa in un evento che avrebbe occupato tutta la giornata.
La sera precedente, quando erano tornati ad Applewood Manor sfiniti dalla cavalcata di ritorno che già era buio, aveva fatto un lungo bagno rinfrancante e si era addormentata appena toccato il letto. Maxwell le aveva appena accennato alla celebrazione che li aspettava, ma lei non aveva prestato tanto orecchio, stanca com’era.
Adesso, si ritrovava a scendere la scalinata del grande maniero, circondata da nobili e cortigiani che già socializzavano mangiando antipasti e ammirando i dipinti della sala.
Un gruppetto era formato da Kiara, Penelope e Tariq che commentavano un dipinto, mentre Penelope si lamentava che non fossero ritratti abbastanza barboncini.
“Oh, hanno iniziato prima”, notò Maxwell, “Voglio provare quelle tartine...”.
“Concentrati!”, lo rimproverò Bertrand, “Non abbiamo tempo di gingillare”.
“Ma...”.
“Che gusto c’è in un evento simile se non si può festeggiare come se non ci fosse un domani?”, intervenne Raily, per dare man forte al fratello minore.
“Senza un domani. È quello che succederà al casato dei Beaumont se non ci diamo da fare”, sbottò il duca, “L’evento di oggi è molto bucolico. Giochi all’aperto e cena nei giardini. Torna in camera tua a cambiarti e trova qualcosa di elegante e adatto”.
Raily obbedì e scelse un abito corto dalla fantasia floreale corredato di stivali alti al ginocchio in morbido camoscio. Si pettinò e truccò leggermente, sorridendo allo specchio. Il volto le si fece però subito serio. Non era mai stata rifiutata da un ragazzo, perchè al bel viso e al bel corpo aveva sempre aggiunto il suo carattere allegro e procacciante. Di solito era lei quella che metteva fine alle storie. Ora però, per la prima volta in ventisei anni, si trovava dei difetti, e si sentiva insicura senza nemmeno saperne la ragione. Non voleva pensare a chi sperava di incontrare durante quella giornata, eppure ci pensò, chiudendo gli occhi e sentendosi una sciocca. Una cotta, eh? No, Raily. Ci stai cadendo con tutte le scarpe. Pesantemente. Follemente. E lui per certo non ti considera allo stesso modo...
Si riscosse, sbrigandosi a tornare di sotto. Almeno si sarebbe stordita col party.
Uscendo dalla sua stanza, vide Hana nel corridoio impegnata in una conversazione telefonica accanto alla finestra.
“Sì, lo so... no, sei stata chiarissima. Ci ho provato... la mia etichetta è stata corretta... sì, c’è ancora tempo... sarò onesta, no... no, non credo che il principe abbia intenzione di scegliere me”.
Raily toccò la spalla di Maxwell, “Ci vediamo di sotto”.
Il nobile annuì e la lasciò.
Raily scambiò un’occhiata con Hana e lei la ricambiò, angosciata, “Sono al telefono con mia madre”, le disse, poi riprese la conversazione, “No, mamma, non ti sto ignorando. È Raily che è appena arrivata. Sì, la ragazza di New York”.
“Tua madre mi conosce?”, sussurrò Raily, stranita.
“I miei seguono i telegiornali di Cordonia. Uhm? Sì mamma, ho provato a guadagnare il favore della corte... sono diventata amica del principe Ruark... sì... hai ragione, non sono qui per farmelo amico”.
“Hana, tu sei stata fantastica”, disse Raily, di modo che anche dall’altra parte del telefono la sentissero, “Nessuna qui ha nemmeno la metà del talento che hai tu”.
Hana coprì la cornetta, “Questo non ha alcun senso per i miei genitori se non produce dei risultati”, poi tornò all’apparecchio, “Sì, mamma. So che mi volete bene e volete il meglio per me”.
“Allora dovrebbero darti retta”, le sussurrò Raily.
“Ma...”.
“Dì loro come ti senti veramente”.
Hana guardò il telefono con aria contemplativa.
“Puoi farcela”, la incoraggiò Raily.
Hana assunse un’aria decisa, mentre diceva, “Madre, c’è di più nella mia vita che realizzare i vostri desideri. Ho fatto tutto ciò che mi avete sempre detto di fare, e mi ha fatta sentire... triste. Se davvero volete che sia felice... allora dovete far sì che io capisca ciò che è meglio per me”, e detto questo riattaccò con forza.
Raily la abbracciò, “Hana, hai tenuto loro testa! Sono così fiera di te!”.
“Anche io lo sono di me stessa. È stato... bellissimo! Non posso credere che ho detto loro ciò che pensavo, io...”, poi sembrò turbata, “O mio dio, non posso credere che ho detto quelle cose a mia madre! Si infurierà!”.
“Sai cosa? Le passerà. Dalle solo un po’ di tempo. Non sei stata irragionevole”.
Hana annuì, ancora turbata, “Forse hai ragione. Devo essere forte, anche quando tornerà all’attacco. Questa è la mia vita”.
“Proprio così”.
“Sai... sei stata gentile. Grazie per avermi aiutata”.
Raily scosse il capo, “Tu hai avuto il coraggio di andare avanti”.
Hana la prese sottobraccio, “Ci hanno trattenute a sufficienza, comunque. Andiamo a questo party”.
Assieme tornarono di sotto e trovarono Maxwell presso la porta del maniero, pronto ad accompagnarle fuori per i giochi.
Il parco presentava un’atmosfera viva e festiva, coi padiglioni dei giochi e le varie attività come il croquet, bocce e tiro con l’arco.
“Non male”, valutò Maxwell, “Poteva esserci un po’ di musica, ma... quel poligono di tiro con l’arco sembra figo”.
“Per non dire pericoloso”, disse Hana.
Raily non fece in tempo a ribattere che Ruark li raggiunse.
“Bello vedervi tutti qui. Sembra che Maxwell sia interessato a scagliare qualche freccia”.
“Pensi che mi faranno provare a colpire una mela sulla testa di qualcuno?”.
“Non credo sia una buona idea”, disse Hana.
“Diamine, scommetto che ci riuscirei bendato. L’ho visto in un video una volta”, e detto questo si mise a correre verso il campo coi bersagli.
“Maxwell!”, provò a richiamarlo Raily, rinunciando ben presto, “Oh, se la caverà”, guardò gli altri due, “Vero?”.
Hana occhieggiò lei e Ruark, quindi sorrise, “Mi assicurerò io che non faccia male a nessuno”, si offrì con voce leggermente imbarazzata, “Voi divertitevi”.
Raily la vide affrettarsi verso il nobile, il quale stava già procurandosi un arco.
Ruark le si mise al fianco, “Sei brava al lancio degli anelli?”.
Lei gli sorrise, “Ti potrei battere ad occhi chiusi”.
“Vediamo se saprai mantenere questa promessa”.
Raily accettò. Vediamo che succede, pensò. Si merita un’altra occasione. Dopotutto, sono qui per lui.
Si spostarono verso il campo da gioco, presero ognuno tre anelli e si allinearono alla postazione da tiro. Circa dieci metri più avanti stava il cilindro centrale e altri vari cilindri più piccoli attorno.
“Quello al centro vale due punti, gli altri uno”, le spiegò Ruark, “Chi comincia?”.
“Prima i principi”, decise lei, scherzosa.
“Allora ti darò del filo da torcere”.
“Non ci sperare”.
Risero assieme, quindi Ruark lanciò il suo primo anello, che finì in uno dei cilindri esterni.
“Non male”, disse Raily, sperando che non stesse giocando per perdere.
“Sono un po’ arrugginito, ma i punti sono punti. È il tuo turno”.
Raily tirò mirando al cilindro centrale, e l’anello vi finì con precisione sopra.
“Facile facile!”.
“Sei brava!”, si entusiasmò Ruark, preparandosi a tirare il secondo anello, che finì facilmente nel cilindro centrale.
Raily lo guardò con eloquenza ed egli sorrise.
“Vediamo se riesci a fare altrettanto”.
Raily raccolse la sfida e tirò, centrando di nuovo il cilindro più grande, “Tipo così?”.
“Wow!”, si sorprese il principe, “Ho a che fare con una giocatrice di alto livello”.
Si mise in posizione e tirò il terzo anello, il quale finì oltre i cilindri di parecchi centimetri.
“Oh, caspita...”.
Raily scuoteva il capo, chiedendosi veramente se avesse sbagliato di proposito oppure si fosse semplicemente distratto.
“Tu hai ancora un tiro. Fanne buon uso”.
Raily tirò, e centrò di nuovo il cilindro centrale.
“Hai una mira eccellente”.
“Sei a tre”, annunciò lei, pimpante.
“So quando ammettere la sconfitta. Hai giocato benissimo, Raily”.
“Cosa ho vinto?”.
Ruark si grattò la nuca con gesto contenuto ed elegante, “Sfortunatamente, non ho un premio da darti”.
“Male. Dovresti premiarmi. Sai, ho sempre voluto un principe tutto mio”.
Non era una bugia. Quale ragazza non aveva mai sognato il principe azzurro? E Ruark era tutto quello che rientrava in quella definizione. Non c’era una virgola sbagliata in lui. Era davvero perfetto. Fin... troppo perfetto.
Lui le si accostò un poco, guardandola negli occhi coi suoi blu scuro brillanti, “Sono tutto tuo”, sussurrò.
Raily distolse lo sguardo con aria maliziosa, “E cosa potrei farci con questo principe che ho vinto?”.
“Cose carine, spero”.
Si fece un po’ pensosa mentre gli diceva, “Sai, è stato molto divertente, ma speravo di passare un po’ di tempo... sola con te”.
Devo provare. Altrimenti non sarò mai sicura.
“Abbiamo parlato appena durante la Caccia”.
La voce di lui suonò calda, “Spero sempre di avere un po’ di tempo da passare da solo con te, lady Raily. E c’è un parco di siepi dietro il maniero. È chiuso. Tranquillo. Lontano da occhi indiscreti”.
“Beh, non posso dire di non essere tentata...”.
Ruark le indicò il sole che tramontava, “Naturalmente, forse non faremo in tempo. I giochi stanno per concludersi, ed io dovrò fare il discorso di apertura della cena che seguirà”.
Raily lo prese per il polso, “Se ci andassimo adesso? Non ci tratterremo troppo”.
Ruark guardò il campo e sembrò decidere. Annuì.
Senza dare nell’occhio, camminarono fin dietro il maniero. Raily si fece guidare al parco delle siepi, e quando furono sicuri che il luogo fosse deserto, lei gli si infilò fra le braccia.
Ruark abbassò la testa verso la sua e Raily chiuse gli occhi all’incontro delle loro bocche.
Il bacio del principe fu rispettoso per i primi secondi, poi divenne appassionato, come se egli stesse mollando finalmente i freni. Raily rispose con partecipazione, facendo scorrere le unghie fra i suoi capelli cortissimi, quasi rasati, assaporando la sapienza di lui, fino a che si lasciarono con un sospiro.
Raily abbassò gli occhi.
“Tutto bene?”, le chiese lui, preoccupato.
Lei gli rivolse un’occhiata intimidita, un sorriso un po’ statico ad incurvarle le labbra, “Certo, sì”.
Ruark tornò verso la sua bocca, ma Raily scostò il capo di pochissimi gradi, posando la guancia contro la sua e abbracciandolo.
Il mento sulla sua spalla, serrò gli occhi. Quel bacio era stato bello. Lui era bravo a baciare. Quella sbagliata era lei. Non aveva provato nessuna emozione, e ad un certo punto aveva anche pensato a Drake.
Raily, accidenti a te!
Ma non poteva mentire a se stessa.
“Dovremo tornare”, gli sussurrò.
Ruark annuì, l’aria un po’ confusa, “Torneremo qui, vero? Dopo l’incoronazione”.
Intendeva, quando l’avrebbe scelta come sua sposa? Raily si morse il labbro.
“Beh, di solito non mi piace parlare del futuro... In caso la persona che sceglierai non sarà...”.
“Raily”, le disse lui con decisione, “Ho pensato molto alla decisione che prenderò alla fine della stagione sociale, e... non posso dire nulla di ufficiale per ora. Non finchè avrò l’approvazione dei miei genitori e della corte. Ma voglio che tu sappia che non vedo l’ora che arrivi quel momento”.
La guardò intensamente negli occhi, comunicandole quello che non aveva potuto dire con le parole.
Raily annuì, tremando per la tensione di quella dichiarazione.
Decisero di tornare indietro separatamente, per non destare sospetti.
Raily rimase per un po’ là, contro la siepe.
Ruark voleva scegliere lei. In poche settimane, sarebbe stata la promessa sposa di un principe e una futura regina. Non un brutto destino per una cameriera di New York. Eppure lei avrebbe evitato tutta quella serie di eventi con ogni mezzo.
Aspetta, Raily, rifletti. Drake non ti ha promesso niente, siete solo amici. Lui probabilmente è fatto così, e tutte le battute che vi siete scambiati erano solo un modo per superare quella parte in cui entrambi volevate odiarvi. Il discorso che avete fatto alla Caccia ne è una dimostrazione. Si è trattato di un discorso fra amici. Puro e semplice. E tu sei poi davvero sicura che vorresti lui? Puoi avere un principe, accidenti! Se solo provassi anche solo un pizzico di attrazione per Ruark... Ma lì, in quel parco nascosto, era stato come baciare un compagno di scuola alle medie. Almeno per lei. Sarebbe mai riuscita a provare altro per il principe?
E se mi sceglie, come faccio? Posso sempre prenderlo da parte e parlargli. Sì. Aspettiamo. Se alla fine della stagione starò ancora così, gli dirò che sono indecisa. E forse potrò ritirarmi dalla gara, o prendere ancora tempo.
Esatto. Non era il caso di andare nel panico.
Sospirò e si ricompose, tornando alla festa.
Nella zona ad ovest del maniero, era stata allestita la cena all’aperto, con luci dorate che scintillavano passando da un albero all’altro.
Raily si sedette vicino alle altre contendenti, ascoltando distrattamente i loro discorsi.
“La regina e il re sembrano molto presi da te, Madaleine”, stava dicendo Kiara, mielosa.
“Rispettano la mia opinione e credo che abbiamo molto in comune. Spero di avere il supporto di tutte voi a corte se sarò scelta”.
“A dirti la verità”, intervenne Penelope, “Io credo che lady Raily potrebbe essere la prescelta, e sono anche convinta che sarebbe una magnifica regina”.
Madaleine sembrò aver subito una doccia gelata, “Beh, suppongo che ognuno abbia diritto alle proprie idee. Cosa ne pensi, lady Kiara?”.
La languida bruna scosse un poco le spalle, “Dipende tutto dal principe, non è così? E io credo che il suo favore vada a lady Raily”.
“Questo è... non è bello da sentire, ma non sono così sorpresa. Vedremo come andranno le cose”.
Sospirando pesantemente, Raily si volse dalla parte opposta del tavolo e si trovò seduta accanto a Tariq.
“Oh, lady Raily. È sempre un piacere vederti”.
Lei gli sorrise, “Come stai?”.
“In splendida forma, proprio come te, cara”.
Raily inarcò le sopracciglia, “Da dove vengono questi complimenti?”.
“Dalle profondità della mia anima”, rispose lui, sorridente, “Questo evento può a mala pena contenere una stella più brillante di te”.
“Uhm, grazie?”, rispose Raily, più confusa che mai. Tariq non era mai stato così carino con lei.
“Mi riempie di gioia sentirti dire così. Sai, devo proprio dirtelo, dopo aver parlato con le altre contendenti qui, mi sento di provare il massimo supporto nei tuoi confronti”.
“Davvero?”.
“Già. Sei come una ventata d’aria fresca newyorkese”.
Raily rise, pensando allo smog della grande mela, “Non credo che nessuno me lo abbia mai detto”, scherzò.
“Le altre pretendenti sono così noiose. Parlano solo dei loro cagnolini, altre a mala pena aprono bocca. E non farmi cominciare sul conto di Olivia”.
“Credo che ognuna di esse abbia il suo fascino”, ribattè Raily, sincera, pensando soprattutto a Hana.
“Ad uno bravo il compito di trovarlo. Hanno alle spalle buone famiglie, ricchezza e maniere, ma sono totalmente vuote. Che amarezza”, sospirò platealmente, “Invece tu, lady Raily, sei sempre più interessante volta dopo volta”.
“Beh, grazie”, si schermì un poco Raily.
In quel momento, Maxwell si sporse sulla sua spalla, “Vieni a sederti con noi?”.
Raily annuì e salutò, seguendo il nobile fino ad un altro tavolo.
“Era Tariq, quello?”.
“Sì”, disse Raily, “Sembra che siamo amici, adesso”, scosse le spalle con stranito divertimento.
“Bello”, commentò Maxwell, “Dunque, Bertrand ed io stiamo qui”, le indicò il tavolo.
Nonappena si sedettero, un tintinnio di bicchieri annunciò il discorso d’apertura e Ruark si alzò in piedi, portando il silenzio.
“Se posso avere la vostra attenzione, per favore, mi piacerebbe dire alcune parole prima di chiudere questo evento. Prima di tutto, vi vorrei ringraziare per esservi uniti a noi qui nella nostra tenuta di campagna. Ho avuto l’onore e il privilegio di avervi nella mia corte, e non avrei potuto sperare in una migliore compagnia. Nel mettere i miei passi in quelli di mio padre fra pochi giorni, posso solo sperare di essere utile almeno la metà di come lo è stato lui per Cordonia”.
Maxwell esplose in un, “Lunga vita al principe Ruark!”, precedendo tutti quanti.
Il motto fu seguito da applausi fragorosi e grida di entusiasmo.
Ruark sorrideva apertamente, “Grazie a tutti. La prossima volta che ci incontreremo in questo modo sarà per l’ultimo evento della stagione sociale. Come da tradizione, questo incontro si svolgerà nella illustre tenuta dei Beaumont”.
La folla applaudì, mentre Bertrand si dava un’aria di importanza davvero sopra le righe persino per lui.
“Un onore, un grande onore”, rispose ai vari commenti di congratulazioni.
“Maxwell”, Raily si sporse discretamente verso il minore dei fratelli, “Significa che vedrò finalmente casa vostra?”.
Egli annuì, “L’unica e sola! Non vedo l’ora”.
“Ma... non siamo un po’... a corto di fondi? Riusciremo a preparare un party così su due piedi?”.
Gli occhi azzurri di Maxwell sembrarono un poco impensieriti, “Non credo abbiamo scelta. Come ha detto Ruark, è la tradizione. Non possiamo tirarci indietro”.
Bertrand si sporse a sua volta dalla loro parte, “E se ci tiriamo indietro, sarà come annunciare sul giornale che siamo ufficialmente rovinati”.
Raily risollevò il capo mentre l’applauso scemava e Ruark continuava.
“I Beaumont ci offriranno senza dubbio un’altra serata da ricordare. Fino ad allora, grazie a tutti di nuovo, e vi auguro una buona notte”.
Il principe levò il suo calice, e molti lo imitarono, compresa Raily.
 
 
Quella sera tardi, dopo la fine della cena, tornò in camera sua per andare a dormire.
Si tolse l’abito e gli stivali e si mise a cercare il pigiama, buttandolo sul letto. Sperava di riuscire a dormire, visto quanto si sentiva stanca e confusa. Avrebbe voluto essere di umore migliore dopo aver baciato Ruark ed essere sicura del favore della corte, ma le cose non stavano purtroppo così, e la cosa la irritava alquanto. Doveva smettere di pensarci.
Stava per togliersi il reggiseno quando si accorse che qualcuno stava entrando in camera sua.
“Che...?!”.
“Santo cielo”, Tariq fece due passi avanti, “Raily! Che si spoglia nella mia stanza... che gesto audace!”.
Raily cercò di coprirsi alla meglio posandosi contro la casacca del pigiama, “La tua stanza? Ma...”.
Tariq avanzò ancora di alcuni passi, “Ti prego, non mi fraintendere. Non mi dà fastidio, sono solo sorpreso. Lo sospettavo, ma non avrei mai pensato che sarebbe successo così in fretta”.
Ma di che diavolo sta parlando?!
“Ascolta, deve esserci uno...”.
Tariq coprì la distanza senza ascoltarla, in preda all’esaltazione. Le prese la mano e se la posò sul petto, “No, devo proprio dirtelo. I tuoi sentimenti sono più che ricambiati. Mi hai incantato, proprio come hai stregato tutti quelli che hai incontrato, e adesso so che provi lo stesso per me”.
“Tariq... veramente...”, balbettò Raily.
Imbarazzata e in preda alla confusione, non si accorse subito che lui si stava sporgendo per baciarla.
Emise un urletto, cercando di spostarsi, mentre Tariq la serrava di più a sè, le mani sulla pelle lasciata scoperta dal desabille. Quando le serrò una natica, Raily si lamentò a voce più alta, più per l’oltraggio che per altro.
L’attimo dopo la porta si aprì di colpo e Drake irruppe nell’ambiente. Si immobilizzò pochi istanti, lo sguardo sulla mano del nobile che le palpava il didietro, mentre lei cercava di allontanarla.
“Toglile le mani di dosso!”, ringhiò, afferrando l’intruso per le spalle e spingendolo lontano.
“Lasciami!”, gridò Tariq agguantandolo per la camicia e guardandolo dalla testa ai piedi, “Come osi entrare nella mia stanza senza permesso!”.
Si divincolò con furia e l’attimo dopo gli sferrò un pugno dritto in faccia.
Drake fu sbalzato indietro per un secondo, poi tornò in avanti e lo prese per il bavero, quasi sollevandolo da terra. Con un movimento delle gambe lo mandò a finire sul pavimento, ma Tariq lo trascinò con sè. I due rimasero avvinghiati per qualche frenetico secondo, strattonandosi e colpendosi con violenza.
“Per favore...!”, provò Raily, cercando di accostarsi per farli smettere.
Ansimanti, i due si rimisero in piedi, e lei si frappose fra loro, le braccia aperte per separarli.
“Chi diavolo ti credi di essere per irrompere nella mia stanza!”, continuava a urlare Tariq.
“Questa è la stanza di Raily! E l’ho sentita urlare, quindi sono entrato!”, gridò Drake, furibondo, “E avevo ragione a farlo!”.
Raily tornò avanti, bloccandolo prima che lo aggredisse di nuovo, “Drake. Aspetta. Tariq deve aver frainteso la situazione”.
“Quindi... stai dicendo...”, soffiò Tariq a quelle sue parole, “Che il mio sentimento non è corrisposto?”.
Raily corrugò la fronte, con aria spiacente, “No, mi dispiace”.
“Ma... avevo sentito...”, si interruppe e svisò Drake con insolenza, “Non importa. Mi ero sbagliato”.
“Già. Però avresti prima potuto chiedere conferma”, disse Raily.
“Allora lascia che ti chieda scusa per aver agito così d’impulso”, fece un inchino col busto, “Lady Raily. Chiunque possegga il tuo cuore... è un uomo fortunato”.
Raily non sapeva se sentirsi lusingata o imbarazzata mentre guardava Tariq uscire e Drake sbattergli la porta dietro senza cerimonie.
Quando egli si volse dalla sua parte, Raily lo vide strofinarsi il labbro col dorso della mano con disappunto.
“Drake...”, gli disse, arrossendo, “Grazie”.
“Ohw, sshh Naville. Non fare la tenera con me adesso”.
“Dico davvero. Eri proprio qui quando avevo bisogno di aiuto”.
Lui cercò di minimizzare, “Ci sarò sempre per te”, si interruppe un momento, aggiungendo velocemente, “Voglio dire, per il bene di Ruark, naturalmente”.
Raily abbassò lo sguardo.
“Ruark non mi perdonerebbe mai se qualcosa di... brutto... dovesse mai capitarti”, fece una breve pausa, aggiungendo con voce più naturale, “E sai cosa? Nemmeno io me lo perdonerei”.
Il momento dopo, egli tacque e i suoi occhi le scivolarono addosso, come ipnotizzati.
Raily si sentì avvampare e si ricordò di essere ancora in mutande e reggiseno. Si infilò velocemente la felpa del pigiama, tirandola giù sulle gambe più che poteva.
“Comunque”, Drake si volse di qualche grado, “Capisci perchè sono intervenuto? Ho sentito urlare e ti ho vista mezzo nuda con Tariq che ti metteva le mani ovunque...”.
“Sì, sì. Ho capito”, arrossì ancora Raily.
“Stai bene?”, le domandò lui.
“Starò a posto”.
Drake sospirò, “Beh, allora me ne vado, prima di causare un vero scandalo”.
Raily non replicò e lo guardò zoppicare un poco verso la porta. Coprì qualche passo verso di lui, “Ti sei fatto male”.
“Niente che un paio di bicchieri di whiskey non possano aggiustare”, scherzò lui.
Raily scuoteva il capo, “Fammi dare un’occhiata. È il minimo che possa fare”.
Gli occhi di lui entrarono nei suoi con un brillio malizioso, “Stai cercando di fare in modo che mi tolga la maglia, Naville?”.
Lei ricambiò l’occhiata con tutta l’innocenza che potè, “Voglio solo aiutare”.
“Sto bene. Conserva tutta questa preoccupazione per qualcun altro”, fece per uscire, ma Raily sgusciò veloce, sbarrando la porta.
Strinse i pugni e mise su una faccia perentoria mentre gli diceva, “Drake, ti sei fatto male per causa mia. Non ti lascerò andare via da questa stanza finchè non ti farai dare una controllata. Puoi iniziare a toglierti la maglia, mi è sembrato che ti abbia colpito abbastanza forte sulle costole con quell’anello che aveva al dito. Potrebbero essere rotte”.
Drake la guardò con un sopracciglio levato, “Wow, hai un lato davvero autoritario quando vuoi, lo sai?”.
Ecco che cerca di svicolare...
“Ah, credi che sia autoritaria?”, gli disse, minacciosa, “Allora sai cosa? Te la toglierò io stessa quell’accidente di maglia di dosso”.
Compì il passo che li separava e gli afferrò l’orlo della tshirt, sollevandola fino a sfilargliela dalla testa.
“Ehi!”, protestò un poco lui, rassegnandosi però subito dopo.
Raily rimase alcuni secondi immobile, l’adrenalina che le scorreva nelle vene alla rinnovata vista del suo ampio torace e dell’addome ben scolpito.
“Allora, dottore, vedi qualcosa di allarmante?”, la riscosse la voce di lui.
Lanciandogli una breve occhiata, Raily allungò la mano e gli fece scorrere le dita sullo sterno. Si rese conto del suo tocco fin troppo carezzevole quando fu costretta a deglutire, e per nascondere quella reazione si premurò di dare un’occhiata anche dalla parte della schiena. Sul davanti vide i segni rossi lasciati dall’anello di Tariq.
Mise il broncio, “Sembra ti abbia lasciato delle abrasioni niente male”, gli disse, sinceramente costernata dalla cosa. Per fortuna, il pugno che lo aveva raggiunto sul viso era stato sferrato con la sinistra, dove il cortigiano non portava nessun gioiello di metallo.
“Già, Tariq sa colpire più forte di come immaginassi”, commentò Drake, con leggerezza, “Mi ha quasi impressionato”.
Raily lo guardò senza parlare.
“Che c’è?”.
“Non posso credere che ti sia fatto male per causa mia”, abbassò il capo, “È tutta colpa mia”.
L’espressione di lui divenne tagliente, “No, mi sono fatto male per colpa di Tariq. Niente di quello che è successo stanotte è colpa tua. Non pensarlo nemmeno, ok, Naville?”.
Drake si passò le mani fra i capelli e la fissò, mormorando, “A volte sei così...”, si interruppe.
Raily gli rivolse occhi pieni di attenzione, quasi speranzosi.
Drake distolse i propri, “Non importa”, tagliò corto, “Quindi, mi hai fatto togliere la maglietta, non dovresti medicarmi?”.
“Oh! Sì...”, Raily si spostò a passo svelto verso il tavolino della stanza. C’era sempre un cestello per il ghiaccio là sopra, assieme ad una bottiglia di champagne.
“Questo in caso io debba raffreddare i miei drinks”.
“O curare le ferite di un amico”.
“Esatto”, soffiò Raily, trafficando nervosamente coi cubetti.
Un amico...
Drake intanto stava guardando nella vicina cabinetta dei liquori, “E sembra che qualcuno abbia lasciato una bella riserva in questo angolino”.
Raily sorrise mentre fasciava il ghiaccio in un tovagliolo e lo osservava versarsi un mezzo bicchiere di whiskey, guardandola interrogativamente per chiederle se volesse favorire.
Raily annuì. Forse l’avrebbe aiutata a farla smettere di sentirsi così impacciata.
“Non ti lascerei mai bere da solo”.
Lui fece udire una mezza risata, “Grazie”.
Si accostò, mostrandogli il fagotto, e si accinse a premerlo sui segni più evidenti. Il nervosismo le fece usare forse un po’ troppa foga, perchè Drake lamentò, “Ehi! Fa male!”.
Raily sperò che non si accorgesse del tremore della sua mano mentre tamponava con tocco ora delicato.
“Così va meglio?”, gli domandò.
Drake tacque per un lungo momento, quindi annuì, “Veramente... sì”, e dopo un’ennesima pausa aggiunse, “Non mi ero reso conto che potessi essere così gentile, Naville”.
Lei ricambiò il sorriso, “Ho anche un lato tenero... solo non viene fuori molto spesso”.
Drake mosse un poco la testa di lato, “Non mi dispiacerebbe vederlo più di frequente”, alzò lo sguardo su di lei, e i loro occhi si incontrarono in un attimo sospeso, che parve lungo e breve assieme.
Il cuore di Raily si mise a galoppare, poi lui abbassò lo sguardo, mormorando, “Grazie”.
Si volse un poco di lato e si versò un altro po’ di whiskey.
“So che di solito non mi comporto in modo molto riconoscente con le persone”, disse, con voce seria, “Ma... tengo molto a te”.
Raily rimase immobile in piedi nel mezzo della stanza, il ghiaccio che si scioglieva dentro il tovagliolo stretto nella sua mano. Infine disse, “Drake... Anche io tengo molto a te”.
Lui la guardò con una sorta di insperata emozione, “Tu... davvero?”.
“Sì”, rispose Raily, gli occhi sfuggenti.
Drake parve abbattuto dalla cosa, “Non dovresti dire cose del genere, Naville”.
Lei sorrise incerta, “Perchè no?”.
Drake scosse le spalle, “Tu sei qui per il principe Ruark. Tutte le pretendenti lo sono. E, beh, l’intera corte. E i nobili, tutta la famiglia reale, e la servitù addirittura. Ogni cosa e ogni persona in questo posto esistono per ruotare attorno a Ruark”, sospirò, “Si potrebbe quasi odiarlo, se non fosse la persona che è. È pericoloso per la gente come te e me dimenticarsi di questo”.
Raily lo fissò per un’altra manciata di secondi, seria in volto, “Dove vuoi arrivare, Drake?”.
Lui le scoccò un’occhiata eloquente, “Diamine, Naville. Non farmelo dire”.
Il cuore di Raily parve colmarsi nell’arco di un breve istante. Che le sue non fossero vane speranze, dopotutto? Drake le stava veramente dicendo che era meglio non innamorarsi l’uno dell’altra, sebbene stesse già accadendo?
Non la guardò più, e finì il suo drink in un sorso.
Raily andò a mettere via il ghiaccio, e si stava rassegnando alla fine di quel discorso, quando egli aggiunse, in un sussurro, “Se ci fossimo incontrati da un’altra parte... da qualsiasi altra parte... In un pub a New York, all’aeroporto, o ad una festa... Se tu non fossi stata la nostra cameriera quella notte, ed io non fossi stato seduto a fianco a Ruark... Credi che tutto questo... che sarebbe potuto essere diverso... fra me e te?”.
Raily si stava mordendo il labbro con forza, lo stomaco stretto in una morsa.
“Sarebbe stato diverso, sì”, rispose, “Certo, tu saresti stato scostante ed io non te l’avrei lasciata passare liscia su niente, ma per il resto... sì, sarebbe stato diverso”, si volse a guardarlo, “Forse tutto sarebbe stato differente”.
L’espressione di Drake si fece tormentata, “Raily...”, si alzò e la raggiunse, fronteggiandola.
Raily alzò il viso per poter continuare a guardarlo negli occhi, e sentì le sue dita sfiorarle la mano, passando sensualmente fra le nocche e scendendo verso le unghie.
Aveva baciato Ruark quel pomeriggio, ma quel gesto non le aveva dato nemmeno la metà delle violente emozioni che le stava suscitando adesso quel lieve tocco sulla sua mano.
L’attimo dopo l’idillio si ruppe, e Drake si allontanò, soffiando fra i denti, “Che cosa sto facendo? Me ne devo andare”.
Raccolse la maglia dalla poltrona e la reindossò celermente, affrettandosi verso la porta.
Le gambe di Raily si mossero da sole, e lei gli si lanciò dietro, avvolgendogli le braccia attorno, la guancia premuta contro la sua schiena.
“Naville, non dovresti...”, rimbombò la sua voce contro l’orecchio di lei.
“Non ti stanchi mai di essere sempre così accorto?”, gli chiese, con voce dolce.
Egli annuì, rimanendo immobile, “Ogni volta”.
L’attimo dopo si volse e la attirò contro di sè, immergendo la mano fra i suoi capelli. La sua stretta virile le mandò il sangue alla testa, e Raily socchiuse gli occhi nel momento in cui egli tratteneva il fiato, a pochi centimetri dalla sua bocca. Poi la spinse via.
“Devo andare via da qui. Adesso. Prima che faccia qualcosa di cui entrambi potremmo pentirci”.
Raily deglutì, l’aria ancora intrappolata in gola, “Ok”, soffiò, con triste rassegnazione.
Drake raggiunse l’imposta e la aprì, “E adesso, per il bene di tutti, chiudi a chiave la porta”.
“Che c’è?”, gli chiese Raily vedendolo armeggiare con la serratura, l’aria confusa.
“Naville, non c’è la serratura nella tua porta”.
“Pensavo che fossero tutte così”.
“No. Tutte le altre su questo piano la hanno”, si fermò a riflettere, “Probabilmente non c’è nulla di strano”.
“Probabilmente?”.
“Solo... sta attenta, ok?”.
Drake le scoccò un’altra lunga occhiata, quindi se ne andò, sparendo nel corridoio buio.
 
 
Il mattino svegliò Raily di buon’ora, con la sua luce acerba che filtrava dalle tende della finestra.
Rotolò sul materasso, cercando di riprendere contatto con la realtà. Addormentarsi non era stato facile la notte precedente, dopo quello che era successo con Tariq, ma soprattutto con Drake.
Il cuore riprese a correre nel ripensare a quello che si erano detti, al fatto che si erano quasi baciati... Il desiderio per quello che non era accaduto aveva continuato ad ardere per ore, dopo.
Forse se lei avesse parlato con Ruark della cosa, si sarebbe tutto risolto per il meglio. Capiva che Drake non voleva nemmeno provare a iniziare qualcosa quando sapeva che lei piaceva al suo migliore amico, e Raily non poteva che ammirare una tale devozione in amicizia, una tale lealtà.
Si alzò e cercò di ritrovare l’ottimismo. Non voleva pensare al futuro. Voleva solo godersi il momento. Quell’avventura, i nuovi amici che aveva trovato sulla sua strada.
All’ora solita, Maxwell e Bertrand vennero a cercarla.
“Spero tu abbia fatto le valigie”, disse il duca, “Siamo già in ritardo”.
“In ritardo per cosa? Pensavo che oggi avremmo solo viaggiato”.
“Dobbiamo raggiungere casa il prima possibile per iniziare i preparativi”.
“Per il party dell’anno!”, si entusiasmò Maxwell, “Niente di ciò che hai visto finora sarà paragonabile. Spero tu sia pronta per reggere una Beaumont Baldoria!”.
“E più importante ancora, questa volta sarai tu ad avere tutti i vantaggi dell’ospitare la corte reale”.
“Uhm, dimmi un po’ a questo proposito”, sorrise Raily, che aveva voglia di farla vedere ad un paio di persone.
“Ti sarà possibile scegliere i posti a tavola, avere la precedenza sul principe, e dettare le regole della serata”.
Il sorriso di Raily si affilò, “Non vedo l’ora”.
 

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Capitolo 12
*** La residenza Beaumont ***


Capitolo 12 – La residenza Beaumont
 
 
“Io credo che la performance di Raily ad Applewood Manor sia stata spettacolare”, stava dicendo Maxwell mentre la limousine li portava alla residenza Beaumont.
“È stata brava”, ammise anche Bertrand.
“Grazie! Ehi, mi sono persa qualcosa al party serale mentre ero con Ruark?”.
“No, davvero. Un sacco di gossip, un sacco di chiacchiere, e qualcuno è stato colpito da una racchetta durante il torneo di tennis. Il solito”.
“Questo lo chiami il solito?”.
“Oh, la vera notizia è che una reporter è riuscita a intrufolarsi nei cortili del maniero... è difficile trovare qualcuno che sia capace di tanto”.
“Sì, ma è stata velocemente presa e accompagnata fuori”, disse Bertrand serioso, “Avrebbe dovuto pensarci due volte prima di sgattaiolare in un evento privato. Sul serio. Ora basta chiacchiere. Non potrei insistere di più sull’importanza di cosa ci aspetta. La nostra festa è l’evento finale prima dell’Incoronazione, e le aspettative non possono essere più alte”.
“Il che significa che dobbiamo organizzare il miglior party!”, sorrise entusiasta Maxwell.
“Ne va della reputazione del casato dei Beaumont. Ti senti pronta, Raily?”, volle sapere Bertrand.
Lei si concentrò sul paesaggio che scorreva fuori dal finestrino, “Ad essere sincera, voglio solo divertirmi alla festa”.
Bertrand la guardò con la sua espressione indagatrice, ma replicò, “Va bene, puoi divertirti, ma fallo a vantaggio del casato Beaumont. E ciò significa”, si sporse in avanti, “... col fine di conquistare il nostro principe”.
Raily non lo guardò, mantenendo lo sguardo al finestrino. Non era giusto subire quelle pressioni, ma d’altra parte comprese che si trovava lì grazie a loro, che le avevano offerto la possibilità di far parte di quell’ambiente per tutti quei mesi. In qualche modo doveva ricambiare quel favore.
Pochi minuti più tardi, Maxwell la scosse per un braccio, “Siamo a casa!”.
Raily scese dall’auto coi fratelli, e scoprì una bellissima residenza che comprendeva terrazze lastricate in cotto, e vigne che si estendevano a perdita d’occhio nella campagna circostante.
“È bella vero?”, sorrise Bertrand, orgoglioso.
“Una casa meravigliosa”, ammise Raily, entusiasta.
Maxwell si accomodò nel divano posto sotto una elegante tettoia di legno, su una delle terrazze esterne.
“Ahhh! Il cuscino riconosce ancora la mia forma!”.
Raily si guardava attorno, colpita, ma altrettanto perplessa, “Sembra comoda e accogliente, ma anche un po’ vuota per essere la residenza di un nobile. Non dovrebbero esserci... sapete, persone?”.
“Per tagliare i costi, lo staff non arriverà che domani, ma il catering e l’impresa di pulizie dovrebbero essere già qui, in effetti”.
“La casa è grande”, tentò Maxwell, “Forse dobbiamo gridare per richiamarli. Ehiiii!!!”, urlò poi, “Siamo a casaaaaaa!!!”.
Non ci fu risposta.
“Ehiiii!!!”, gridò ancora più forte Raily, “La futura regina di Cordonia è qui!! Esaudirò tutti i vostri desideri!!”, aggiunse, quando fu certa che nessuno avrebbe poi risposto.
“Qualcosa non va”, realizzò Bertrand. Si guardò attorno, e trovò una nota sulla mensola del camino. La aprì e la lesse, impallidendo, “Cosa?! Hanno disdetto!”.
“Uh? Perchè lo avrebbero fatto?”, saltò in piedi Maxwell.
“Sembrerebbe... che ci sia stato... ah, un problema contrattuale. Un incidente logistico, insomma. E invece di aspettare il nostro arrivo, se ne sono andati. Sarà un disastro!”.
“Beh, ma ci sarà qualcosa che possiamo fare, come quando abbiamo dovuto far andare la barca per la Regata”, osservò Raily.
“Non me lo ricordare”, gemette Bertrand.
“Dico solo che se lavoriamo assieme possiamo far fronte al problema”.
Bertrand sembrò rifletterci, “Suppongo che tu abbia ragione. Non c’è altra alternativa, se non darci da fare a far splendere questo posto prima dell’arrivo della corte, domani. Maxwell, chiama tutti quelli che ti devono un favore. Abbiamo bisogno di braccia che ci aiutino a pulire. Io vedrò che posso fare per decorare e sistemare i mobili per la sala da ballo”.
“Va bene”, disse il fratello minore.
“Lady Raily”.
“Sì?”.
“La cucina dovrebbe essere ben rifornita. Dovremmo sfamare un sacco di bocche domani, quindi tutto ciò che puoi preparare in anticipo sarà prezioso”.
Raily annuì.
“Maxwell ti aiuterà appena potrà”.
Il giovane nobile la guardò e lei gli rivolse un incoraggiante cenno del capo.
 
 
Raily scese subito nelle cucine per vedere cosa contenevano i grossi frigoriferi, e scoprì che tutto ciò che era disponibile consisteva in caviale, nero di seppia e tartufi.
Dov’è il cibo normale?
In quella, Maxwell corse dentro la stanza, unendo le mani, “Ho fatto le mie chiamate, quindi adesso possiamo pensare al cibo. Qualche idea?”.
“Tutte queste cose sembrano fighe ma... non ho idea di cosa farne”.
“Più le cose sono fighe e meno avrai da lavorarci”, ribattè Maxwell, con un enorme sorriso, “Sbattile semplicemente in un piatto e chiamale “decostruite”“.
Raily lo guardò con occhi impressionati, “Oh cielo, sei un genio”.
“Grazie, grazie. Sono contento che qualcuno riconosca il mio ingegno”, quindi si mise a tirar fuori tutto dal frigo, “Io prendo il caviale e qualche altra cosa che possa andarci bene. Tu portami alcuni bei cucchiai da portata”.
Mentre Raily frugava in tutti i cassetti alla ricerca di quello che le aveva detto Maxwell, gli disse da sopra la spalla, “Mi dispiace che gli aiutanti abbiano dato buca... Non posso credere che sia successo di nuovo”.
“Già, nemmeno io. Bertrand mi aveva detto che aveva tutto sotto controllo e di non fare domande, ma sono certo che sia in parte colpa mia”.
“Non dovresti prenderti la colpa per tutto. Bertrand è da biasimare quanto se non più di te”.
“Lo sa. Ed è anche più severo con se stesso”.
“Questa però non è una scusa per maltrattarti. Fatti valere con lui”.
“Non è così semplice”, sospirò Maxwell, “Guarda, apprezzo la tua preoccupazione riguardo il mio rapporto con Bertrand, ma non è nulla che io non possa gestire”.
Raily gli toccò la spalla, “Sei sicuro? Sono qui se avessi mai bisogno di parlare”.
Maxwell le mostrò un sorriso, “Grazie, ma dovremmo pensare agli antipasti. Abbiamo un party da preparare”.
Il lord si spostò sull’ampio bancone della cucina, sistemando piatti e ingredienti.
“Qui, metti un po’ di caviale sul cucchiaio, poi un po’ di guarnizioni e una spruzzatina di paprika”.
“E la paprika va bene col caviale?”.
“Sarà una novità!”, scrollò le spalle Maxwell.
Raily sorrise, “Eccoci a fare esperimenti culinari!”.
Lavorarono per qualche minuto in silenzio, assemblando gli antipasti, quindi Raily chiese, “Ad ogni modo, dove sono queste persone che hai chiamato per aiutare?”.
“Oh, sai”, mise il muso Maxwell, “Mi hanno risposto che erano occupati, o che non ce l’avrebbero fatta, o che era successo qualcosa per cui non potevano venire. Non ho saputo convincere nemmeno Tariq... non che sappia comunque da che parte si tiene in mano una scopa, quello. Ma non preoccuparti!”, le disse, leggendo sul suo viso l’espressione preoccupata, “Possiamo farcela noi due assieme!”, una pausa, “Forse”.
Raily decise di essere sincera, “Mi sembra a dir poco una valanga di lavoro da fare solo noi due”.
“Non dire così, Raily! Possiamo davvero!”.
Entrambi si volsero verso la porta della cucina che era stata aperta.
“Ehi! C’è nessuno qui?”.
Raily ebbe un tuffo al cuore nel riconoscere la voce di Drake.
“Drake! Drake! Drake!”, gioì Maxwell, “Sei venuto!”.
Ma come? Pensò Raily. Lo aveva chiamato sì e no venti minuti prima. Come poteva essere già lì?
Non che la cosa non le facesse piacere, ma l’unica spiegazione era che fosse già in strada per la tenuta, ben prima del resto della corte.
“Sì sì, calmati un po’, non è questa gran cosa”, rispose al nobile.
“Sì che lo è! Siamo amici!”.
Drake scosse il capo, “Mi hai promesso del whiskey”.
“Il whiskey dell’amicizia!”.
Raily mise le mani sui fianchi, “Drake, ma davvero, non pensi ad altro?”, lo provocò.
Egli scosse un po’ le spalle, “Mi interessano anche i barbecue e i pisolini”.
Raily rise, riprendendo a comporre antipasti, ma senza perdere il sorriso, “Mi sembra giusto”.
“Benone. Sono qui adesso. Che cosa c’è da fare?”.
“Io e Raily stiamo impiattando alcune delizie. Unisciti a noi”.
Drake si posizionò al fianco di Maxwell e si mise a sua volta ad assemblare, così che in una ventina di minuti furono pronte file e file di cucchiai di paprika e caviale.
“Stiamo andando forte!”, disse Maxwell, osservando il risultato del loro lavoro, “Adesso ci serve un bel nome per valorizzarli, tipo “Gioielli del Mare”“.
“Oppure “Nuvole del paradiso”“, disse Raily.
“Uh? Mi sento pretenzioso solo a sentire quel nome lì”, commentò Drake.
“Il che significa che è perfetto!”, opinò Maxwell, “Già mi immagino gli ospiti che complimentano le nostre deliziose nuvole del paradiso”.
Raily si volse da Drake e gli lanciò uno sguardo di supponenza per quella vittoria, al quale egli rispose con un’occhiata fintamente esasperata.
Tutti e tre si occuparono poi di conservare le loro creazioni in uno dei giganteschi frigoriferi.
“Questo va bene per cominciare. Adesso, concentriamoci sul piatto principale”, disse Maxwell.
“Perchè, sai cucinare?”, domandò dubbioso Drake.
“Beh...”.
Raily notò che non sembrava affatto convinto.
Attese con Drake mentre il rampollo Beaumont controllava chi gli aveva appena mandato un messaggio al cellulare, e tirarono un sospiro di sollievo quando Maxwell disse, “Oh, grazie al cielo. Bertrand ha trovato un’altra agenzia che si occupi delle portate principali. Credetemi, nessuno avrebbe voluto mangiare l’esperimento culinario che stavo per produrre”.
Drake inarcò le sopracciglia, “Ce la siamo scampata”.
Raily si lavò le mani, “Cosa viene adesso nella lista Siamo-nel-panico?”.
“Uhm”, riflettè Maxwell, “Io dovrei stare qui e pulire la cucina, ma credo che Bertrand abbia bisogno di una mano nel salone principale. L’ultima volta che l’ho visto, stava cercando scope e spazzoloni”.
“Oh mamma”, gemette Raily, in fondo divertita.
“Io starò qui ad aiutare Maxwell”, propose Drake, “Ti raggiungiamo appena avremo finito”.
Raily annuì e si diresse nel salone principale, dove trovò Bertrand chino sulle ginocchia, impegnato a strofinare ossessivamente una piastrella del pavimento.
Raily lo richiamò, con voce cauta.
“Che?”, sbottò lui.
“Mi hanno mandata qui per aiutarti. Quindi, se hai bisogno di qualcosa, fammelo sapere”.
“Non occorre. Ho tutto sotto controllo”.
Ma dal tono non le sembrava.
Raily sospirò, avvicinandosi e prendendo una spugna, “Lascia che ti aiuti”.
Il duca parve sorpreso, come se non sapesse cosa dire, poi mormorò, “Se insisti, suppongo che mi farebbe comodo. Ma fai attenzione a pulire bene la fessura fra le piastrelle”.
Raily trattenne un sorriso, e si mise sotto a strofinare.
Dopo qualche tempo, egli tornò dalla sua parte per ispezionare il suo lavoro.
Raily aspettò il suo verdetto rimanendo inginocchiata sul pavimento e detergendosi la fronte col polso.
“Non male”, decretò il duca, dondolando sui piedi, “Suppongo io ti debba... i miei ringraziamenti”.
“Felice di poter aiutare”, sorrise Raily, tirandosi su.
“Ora dobbiamo trovare Maxwell. Meglio non lasciarlo da solo per troppo tempo”.
Fecero qualche passo verso le cucine, che Maxwell venne loro incontro.
“Whew, è stato davvero estenuante. Spero che passi almeno un anno prima che io debba pulire di nuovo una cucina. Per fortuna, con l’aiuto di Drake abbiamo fatto prima del previsto”.
“Adesso che hai finito in cucina”, lo ignorò Bertrand, “C’è da dare una spolverata in giro. Fai attenzione con le sculture”, quindi si volse da lei, “Il tuo aiuto ci è stato utile, lady Raily, ma i pavimenti posso finirli io. Servirai di più a Maxwell. Questa casa deve essere nelle sue condizioni migliori prima che arrivino gli ospiti”.
Fu così che lei e Maxwell passarono la successiva ora a percorrere tutto il salone, spolverando i muri, i vasi, i busti e i quadri. In una bacheca sulle scale, Raily vide esposte delle bellissime armi.
Si accostò e allungò una mano per toccare una spada argentata, salvo ritirarsi subito nell’accorgersi di come fosse affilata.
“Vedo che hai trovato il nostro muro delle armi”.
“Che ci fanno qui?”.
“Sono una selezione dalla nostra armeria. Sono molto importanti per la nostra famiglia e per la storia di Cordonia. Ma la cosa più interessante a riguardo è che funzionano anche come apri bottiglie”.
Raily impallidì, “Mi chiedo che diavolo succederà al party di domani se questa è la premessa. Perchè suona come se dovesse essere versato del sangue”.
Maxwell prese quella battuta un po’ troppo seriamente, e ribattè, “Niente è più importante della sicurezza qui a Casa Beaumont”.
“Davvero?”.
“Beh... Prima viene divertirsi. Secondariamente, cercare di evitare che Bertrand si arrabbi. Poi probabilmente qualcosa come ballare. Ma subito dopo queste? Assolutamente la sicurezza”.
Raily rise mentre lui leggeva l’ennesimo messaggio al cellulare.
“Comunque, Bertrand ha appena detto che lui e Drake stanno lavorando nella sala da ballo. Meglio andare a vedere se hanno bisogno di noi”.
Si fecero strada fino all’enorme salone, dove Drake e Bertrand stavano sistemando i centrotavola e apparecchiando gli eleganti tavolini rotondi che occupavano una zona dell’ambiente.
“Ha un aspetto splendido!”, commentò Raily, camminando con la testa rivolta all’altissimo soffitto, dal quale pendevano moderni lampadari di cristallo.
“Grazie”, rispose il duca, “Maxwell, quei tavoli lì nell’angolo hanno bisogno dei tovaglioli, puoi aiutare?”.
Maxwell non se lo fece ripetere due volte.
“Lady Raily, se tu potessi assistere Drake...”.
“Certo”, Raily percorse parte della sala e si accostò a Drake che stava sistemando dei fiori in un vaso. O piuttosto li faceva rimbalzare senza delicatezza nella speranza che assumessero una forma accettabile.
Raily trattenne il riso e disse, “Perchè mai, Drake, non mi sono mai resa conto che tu avessi così tanta dimestichezza con le peonie...”.
Drake le scoccò solo un’occhiata sfuggente, “Le cose che faccio per voi...”, ironizzò.
Raily sollevò un vaso e cominciò a darsi da fare a sua volta, ma lui le si fece più vicino e le sussurrò, “Ehi... niente di tutto questo a te sembra strano?”.
“Uh?”, lo interrogò Raily, perplessa.
Drake le fece cenno col capo verso l’altra parte della sala. Tendendo l’orecchio, lei riuscì a sentire i due fratelli litigare in tono sussurrato.
“Quello che non capisco è che i soldi erano nel nostro conto ieri!”, stava dicendo Bertrand.
“Io... io non ne so niente riguardo le nostre finanze. Questo lo sai!”.
“Puoi anche non saperne nulla, ma mi stai ancora causando problemi! Tu sei l’unica altra persona oltre me ad avere accesso al conto”.
“Io...”.
“Spero che quei soldi non ti siano serviti a pagare uno dei tuoi stupidissimi acquisti. Il mese scorso mi hai detto di aver speso tremila euro in un jet ski. E questa volta, cos’è?”.
“Te l’ho detto, non so proprio di cosa parli”, cominciò ad arrabbiarsi anche Maxwell.
“Sei fortunato che io non abbia tempo da dedicarti in questo momento”.
Appena i due uscirono per prendere altri tovaglioli, Drake le rivolse un’espressione eloquente.
“Sembra veramente che ci sia sotto qualcosa di sospetto”, annuì Raily, interdetta.
“Esattamente”.
“Mi chiedo cosa ci sia dietro ai loro problemi finanziari”.
Drake guardò verso il punto in cui erano spariti i due, “Beh, intendo scoprirlo. Inoltre, sembra che Maxwell ne abbia avuto fin sopra i capelli questa volta. Credo abbia davvero bisogno del mio aiuto. Ma conoscendolo, non me lo chiederebbe mai”.
Le labbra di Raily si curvarono in un sorriso intenerito, “Non avevo capito che tu e Maxwell foste così tanto amici”.
“Dopo tutto il tempo che ho passato con lui nei mesi scorsi, comincio a trovarlo un po’ meno antipatico”.
“Un’altissima lode, questa”.
“Poi abbiamo strofinato assieme la cucina. Credo di essere coinvolto, ormai”.
Raily scoppiò a ridere. Trovava esilarante come riuscisse a stare serio mentre diceva cose del genere.
Continuarono per una manciata di secondi a sistemare fiori in silenzio, quindi Raily azzardò, “In effetti, Drake... c’è qualcos’altro di cui dovremmo parlare”.
Lui le scoccò un’occhiata, diventando molto serio.
“Riguardo ieri notte”.
“Ieri... notte?”, mormorò Drake, facendo lo gnorri.
“Ciò che hai detto... riguardo ciò che provi...”.
“Raily”, la interruppe un po’ seccamente, addolcendo il tono subito dopo e mostrandole lo stesso volto angustiato della sera prima, “Non credo che dovremmo parlare di questo mentre siamo qui”.
“Allora da qualche parte in privato?”, tentò lei.
“Non sono sicuro sia una buona idea”.
Raily corrugò la fronte e si sentì di nuovo sprofondare come pochi giorni prima, dopo la Caccia.
“Perchè no?”, gli chiese.
Drake sospirò, spiandole il viso di sfuggita, come se temesse di sostenere il suo sguardo troppo a lungo.
“Il modo in cui alcune volte mi guardi, Naville...”, le sussurrò, “Se ci trovassimo di nuovo assieme da soli, non sono sicuro che sarei in grado di frenarmi dal fare qualcosa di stupido”.
“Drake...”, Raily allungò la mano e fece per posarla su quella di lui, ma la voce perentoria di Bertrand che li chiamava la fece trasalire.
“Perchè siete lì in piedi a parlare come due signore che prendono il tè del pomeriggio? Avete entrambi detto che avreste aiutato, quindi, aiutate!”.
Drake gli rivolse un’occhiata delle sue, sospirando di frustrazione, “Ai suoi ordini, Duca Ramsford!”.
“Sì, sì!”, gli fece eco Raily, con più diplomazia.
Ripresero per pochi secondi a sistemare fiori, poi Drake abbandonò tutto d’un colpo il suo vaso e se ne andò.
“Che diamine...”, cominciò Raily, ma seguendolo con lo sguardo lo vide avvicinarsi con circospezione ad una porta alla fine della sala, aprirla silenziosamente e infilarvisi oltre.
Scommetto che sta cercando di capire cosa succede fra Maxwell e Bertrand.
Raily aspettò solo pochi momenti, quindi lo seguì dietro l’imposta e lungo il corridoio successivo, fino ad una stanza da un lato, la quale aveva tutta l’aria di un piccolo studio.
“Drake, ma che cosa stai facendo qui?”, soffiò.
Egli si volse d’improvviso, come se non si aspettasse di vedersela alle calcagna.
“Naville!”, le disse infatti, “Così mi hai seguito, eh? Sto cercando di indagare questa faccenda. Questo è lo studio dei Beaumont”.
“Come facevi a sapere dove fosse?”.
“Venivo spesso in questa casa, anni fa”, prese un libro dal primo scaffale e finse di sfogliarlo, senza più guardarla, “Alla fin fine si finisce sempre negli stessi posti, quando sei amico di Ruark e tutto”. A quel punto, la sua espressione divenne triste e i suoi occhi si sollevarono appena dal vecchio volume per posarsi sul pavimento coperto di parquet, “Mia sorella, Savannah, pensava che i Beaumont fossero la quintessenza della nobiltà. Praticamente li idolatrava”.
“Ma tu no”, provò a indovinare Raily.
Drake scosse le spalle, buttandosi a sedere su una poltrona imbottita, “Li trovavo più simili ad un gusto acquisito. Dovevo farci l’abitudine”.
“Intendi dire che entrambi ti stavano assurdamente antipatici”, comprese Raily.
Drake sorrise, “Già. Proprio così. Quando mi stancavo delle loro buffonate, me la filavo e venivo qui nel loro studio”.
“Vedo che eri l’anima della festa anche allora”, ironizzò Raily.
“Ha ha”, rispose lui, sarcastico, proseguendo poi con più serietà, “Quando Savannah mi trovava qui, provava a riportarmi indietro a divertirci...”, la sua espressione si fece angustiata, “E adesso non so nemmeno dove sia finita”.
Raily corrugò la fronte con preoccupazione, “E non c’è nessun modo di ritrovarla?”.
“Ha smesso di rispondere alle mie chiamate e ha cancellato tutti i suoi social. Dovunque sia, tutto ciò che so è che non vuole essere trovata. Persino da me”. Fece una pausa, poi riprese, con voce rancorosa, “E sai cosa? Non la biasimo. L’ho delusa. Non so nemmeno come, ma so che l’ho delusa. Non l’ho protetta da... da qualsiasi cosa l’abbia fatta andare via”.
Raily fece un passo verso di lui, “Drake, sono sicura che tu abbia fatto tutto il possibile”.
“Ho passato ore a cercare di capire se avessi potuto fare qualcosa di diverso... se avessi potuto fare di più”.
“Non hai nessuna idea di cosa le sia preso?”.
Drake scosse appena il capo, “Era così contenta, e poi un giorno, dopo uno di questi party dei Beaumont, non lo era più. Si è chiusa nella sua stanza, e l’ho sentita piangere. Un paio di giorni dopo, ha messo via tutte le sue cose ed è semplicemente... sparita”, sospirò pesantemente.
Il silenzio cadde fra loro, mentre Drake si spostava nell’angolo più lontano della stanza per rimettere a posto il tomo nella libreria a parete.
“Adesso basta parlare di questo...”, mormorò.
Raily fece vagare lo sguardo per quell’ambiente, e disse, per riempire quel silenzio, “Quindi questo è lo studio dei Beaumont... ci è permesso stare qui?”.
“Non chiudono mai la porta, quindi immagino che non importi loro chi entra. Inoltre, questa stanza serve solo a far scena”, le indicò una parete sulla quale erano ben in mostra una serie di medaglie e di onori, “Come puoi vedere, la famiglia Beaumont ha un sacco di cose di cui vantarsi”.
Lo sguardo di Raily passò dalle medaglie ad un’altra bacheca, nella quale erano conservati trofei e una serie di foto dei fratelli Beaumont da piccoli, entrambi a cavallo.
“Sembra che Bertrand e Maxwell siano abituati a vincere”.
“Una tradizione di famiglia”, confermò Drake.
“Posso capire perchè Bertrand sia così preoccupato di mantenere alto il nome della famiglia”.
“Il loro casato è antico. Non ho mai provato compassione per i bambini ricchi come Bertrand, ma qualche volta ci sono andato vicino. Ha tantissima pressione addosso. Credo che i suoi genitori gli abbiano fatto un sacco di ramanzine riguardo la sua discendenza e su Cordonia. E non è che Maxwell aiuti tanto in merito a questo”.
“Maxwell ci prova”, opinò lei, “A volte”.
Drake sorrise appena, “Maxwell è sempre stato più interessato nel divertirsi. Non gliene può importare di meno del prestigio e dell’onore”, fece una breve pausa riflessiva, “Questa è una delle cose che mi piace di lui, a dire il vero”.
Si scambiarono un sorriso a quell’ammissione, poi Raily notò che lo sguardo di Drake indugiava su di lei, languido e un po’ perso, finchè egli non lo distolse velocemente, posandolo da un’altra parte.
“Drake, riguardo l’altra notte...”, soffiò lei.
“Diamine, Naville, che cosa c’è da dire?”.
“Non pensi che dovremmo parlarne?”.
“Vorrei non averti detto niente”.
La cosa che le faceva più male era che non era vero. Raily glielo leggeva in quell’espressione combattuta, nel tono abbattuto della voce.
Sospirò, un nodo che le stringeva lo stomaco. Non si era mai sentita così nei confronti di nessuno in vita sua.
Cadde un silenzio carico di cose non dette e di rassegnazione. Drake occhieggiava la sua espressione delusa, infine la fronteggiò, “La verità è che il mio migliore amico è pazzo di te, quindi non ha davvero molta importanza come mi senta io. Perchè è qui che deve finire. Ruark è l’unico che si sia davvero preoccupato di me, l’unico al quale sia importato qualcosa di me dopo che mio padre... dopo la sua scomparsa. Il resto della corte era pronto a tagliarci fuori, non importava a nessuno che fosse morto proteggendo la famiglia reale”.
Raily sgranò gli occhi, “Drake... mi dispiace. È terribile”.
“A me non importava gran che di stare a corte, ma a mia madre e a Savannah... le avrebbe distrutte abbandonare tutto ciò per cui mio padre aveva dato la vita. Ruark ha fatto in modo che avessimo un posto al palazzo reale fino a che volessimo”, fece una pausa, quindi aggiunse, guardandola negli occhi, “Non potrei mai tradirlo innamorandomi della sua ragazza”.
Raily sentì una stretta alla gola. Avrebbe voluto dirgli che non era ancora la ragazza di nessuno e che ciò che provava lei doveva avere comunque un peso nella faccenda, ma la risolutezza di lui la dissuase.
“Ed ecco come stanno le cose, Naville. Qualsiasi cosa provi io... non ha importanza. È meglio rimanere amici finchè siamo in tempo, sei d’accordo?”.
Raily esitò lungamente, quindi annuì.
Drake la fissò per un momento, poi distolse lo sguardo, “Bene. Eravamo venuti qui con una missione, no?”.
Si accostò assieme a lui alla scrivania e osservò le sue dita sollevare carte e frugare fra i fogli dei Beaumont. Ispezionata la superficie senza aver trovato nulla di interessante, Drake aprì furtivamente i cassetti alla base dello scrittorio laccato.
Proprio sopra alcune altre carte, si trovava una busta.
Drake la sollevò e la guardò con sorpresa.
“Che cos’è?”, gli chiese Raily.
Lui tastò l’involto e parve capire, “Sembra una busta piena di soldi”.
“Che cosa significa?”.
Drake rivoltò la busta e assieme videro che sul retro era riportato un indirizzo francese, con la data di quel giorno.
“Che siano i soldi mancanti dal conto di cui parlava Bertrand poco fa?”.
Drake annuì, pensieroso.
“Dovremmo riportarli a Bertrand?”.
“Sembrerebbe la cosa più giusta da fare”.
Raily prese il cellulare e mandò un messaggio al duca, chiedendogli di venire in fretta nello studio. Nel frattempo, Drake usò il suo per fare una foto all’indirizzo della busta.
Pochi minuti dopo, Bertrand apparve, l’aria infastidita, “Com’è possibile che tu abbia il mio contatto?”.
“Oh, me lo ha dato Maxwell”, rispose candidamente Raily.
“Spero che questo fatto non ti dia l’impressione che sia pronto a rispondere ogni volta che chiami”.
Raily aggrottò la fronte, piccata, “Ehi, abbassa la cresta! Dovrebbe anche piacerti quello che abbiamo da dire”, gli passò la busta, “Guarda cosa abbiamo trovato”.
Bertrand sembrò stupefatto nell’aprire l’involto, “I nostri fondi perduti... come avete fatto...?”.
“Erano dentro la scrivania qui nello studio”.
“Certo”, parve riprendersi il duca, “Certo che erano qui. Che sciocco... Devo averceli messi io per sbaglio”.
Bertrand li salutò con un garbato cenno del capo e uscì dalla stanza.
Raily e Drake si scambiarono uno sguardo sospettoso.
“Qualcosa non va, lo credi anche tu?”.
“Sì... Bertrand sta per certo nascondendo qualcosa”, si rese conto Raily.
“Ed io voglio sapere cosa”.
Raily lo guardò e comprese che a lei mancava un tassello importante di cui Drake era invece a conoscenza. La sua determinazione nel voler capire cosa stessero combinando i Beaumont le suggerì che in qualche modo, in quella faccenda, dovesse centrare Savannah.

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Capitolo 13
*** La Beaumont Baldoria ***


Capitolo 13 – La Beaumont Baldoria
 
 
La sera successiva alla loro strana scoperta, Raily stava dando gli ultimi ritocchi al suo aspetto per il party. Aveva indossato l’abito azzurro che aveva scelto per il suo primissimo ballo a corte, e aveva intrecciato alcuni fiori fra i capelli nella sua solita acconciatura, per sposarsi con l’eleganza bucolica della residenza dei Beaumont. Infine si era truccata un poco, ed era rimasta a fissare la sua immagine riflessa nello specchio per una manciata di minuti. Non c’era verso, per quanto il mascara fosse messo su a dovere, non riusciva a nascondere la malinconia dei suoi occhi, di solito vividi e brillanti di entusiasmo, specialmente prima di un party. Forse nessuno lo avrebbe notato, ma a lei era fin troppo chiaro. Quello che avevano deciso con Drake la sera prima era davvero la cosa migliore da fare, da un punto di vista razionale, almeno. Ora doveva puntare solo a finire la competizione. E se fosse stata scelta, avrebbe gentilmente rifiutato la mano del principe e sarebbe tornata a New York, dimenticandosi di tutto quanto.
Certo non voleva sposare un uomo che non amava, per quanto affetto provasse nei suoi confronti.
Forse avrebbe sofferto per un po’. Dimenticare Drake non sarebbe stato facile, nonostante fra loro non fosse nemmeno iniziato qualcosa. È meglio così, ha ragione lui. Se già sto così male senza nemmeno aver indugiato in qualcosa di più che un semplice abbraccio, figuriamoci come starei se potessi ricordare il sapore dei suoi baci...
Doveva concentrarsi sulla gara. Per il bene dei Beaumont, e per la sua soddisfazione personale. Per dimostrare a se stessa che poteva vincere, che era migliore delle altre, qualsiasi cosa significasse.
In quella, il suono di alcuni colpi alla porta la riscossero, e Raily andò ad aprire. Rimase di sasso quando si trovò davanti a Ruark.
“Sono capitato qui per coincidenza”, le disse lui, scherzoso, citandola.
Dopo il primo smarrimento, Raily gli sorrise, invitandolo a entrare. Si vergognò del fatto che la stanza fosse un po’ in disordine.
“Sembra che i Beaumont siano più sagaci di quanto sembrino”, commentò.
“Apprezzo la loro sagacia se mi porta a passare un po’ di tempo solo con te”.
Raily fece per dire qualcosa, ma lui le prese le mani e ammirò la sua figura, “Sei stupenda! Questo è l’abito del ballo in maschera”.
Raily arrossì, “Sì... mi piace molto, ho preferito portarlo ancora piuttosto che mettermi qualcosa di diverso”. Non voleva dirgli che non aveva un altro abito da indossare.
“Lo adoro. Ma è la persona che lo indossa che lo rende speciale”.
Raily sospirò, cercando di nascondergli la voglia che aveva di smorzare tutta quella galanteria. Non voleva che Ruark soffrisse, quando sarebbe venuto il momento di dirgli che lei non si sentiva affatto come lui.
Gli sorrise, lanciandogli a sua volta un’occhiata complessiva, “Senti da che pulpito. Tu sei bellissimo sempre”. Quella non voleva essere una provocazione, nè un flirt. Raily lo pensava davvero. Ruark era un uomo straordinario, e lei gli voleva veramente molto bene. Se solo fosse stata capace di corrompere il suo cuore!
Ruark si schermì appena a quel complimento, quindi occhieggiò la porta, “Sarebbe uno scandalo se mi trovassero nelle tue stanze prima della festa. Meglio se ci vediamo di sotto”, le baciò la mano, “A più tardi”.
Raily tornò allo specchio e sistemò le ultime cose, quindi si affrettò nel corridoio, perchè aveva visto dalla finestra la fila delle limousine che arrivavano per il party.
Trovò Maxwell poco lontano dalla scalinata che conduceva al salone principale.
“Sono qui per scortarti nella sala da ballo, Raily. Dobbiamo essere lì per salutare tutti, visto che siamo gli ospiti”.
Lei annuì e gli prese il braccio.
Mentre scendevano sui tappeti pregiati, gli invitati che stazionavano nell’ingresso li ammirarono senza nascondere il loro apprezzamento.
Nella sala da ballo era stata data la cera al pavimento marmoreo, e i tavoli del giorno prima erano ulteriormente abbelliti da candele oltre che dai vasi di peonie. I piatti d’argento brillavano sotto le luci.
“Wow, è spettacolare”, disse Raily all’orecchio di Maxwell, riferendosi alla sala.
“Sono sicuro che Bertrand sia contento del lavoro... per lo meno moderatamente contento”.
Raily rise, consultando il cartellone delle sistemazioni che aveva compilato il duca in persona.
“Bertrand ti ha sistemata accanto a Ruark, al re e alla regina. Ti senti di fare qualche cambiamento dell’ultimo secondo?”.
Maxwell le indicò il nome di Olivia, che sarebbe stata seduta vicino a Madaleine, Penelope e Kiara, secondo le sistemazioni di Bertrand.
“Puoi spostarla nel retro della sala, se ti va. O anche rovinarle i cibi. Me ne posso occupare io personalmente”.
Raily scosse il capo, “No, lasciamola in pace. Il modo in cui si è comportata con noi al suo maniero è acqua passata per me”.
Maxwell acconsentì con un cenno, “Bertrand ti ringrazierà per aver rispettato le sue direttive”.
“Non credo”, gli rispose Raily, divertita.
“Beh, allora lo faccio io per lui”.
Lei gli sorrise con affetto.
In quel momento, le grandi porte della sala furono spalancate, e gli ospiti iniziarono ad entrare, salutati dal duca, mentre la servitù offriva loro gli antipasti.
“È da tanto che non vedo Bertrand così contento”, commentò Maxwell, “Mi ricorda un po’ com’era un tempo. Chissà, potremmo anche essere fortunati e vedere il Bertrand divertente, stanotte!”.
“Questa non me la vorrei perdere assolutamente!”.
Il sorriso di Raily divenne un poco statico quando da sopra la spalla del lord ella vide Drake, che come al solito non si era premurato di indossare qualcosa di diverso dal solito. Il suo sorriso tornò ad accendersi.
Non voleva perdere nemmeno un’occasione per poter anche solo scambiare due parole con lui, da amici. Si scusò con Maxwell e si accostò con disinvoltura, “Benvenuto alla Beaumont Baldoria... riconosci qualcuna di queste composizioni floreali come le tue?”.
Drake sbuffò una breve risata e si mise le mani sui fianchi, “Dopo ieri, ero scettico sul fatto che questo posto sarebbe stato pronto in tempo, ma...”, si guardò attorno compiaciuto, “Sembra che stia per cominciare una vera festa qui dentro”.
“Vero?”, trillò la voce di Raily, con entusiasmo, quindi gli fece notare che stava occhieggiando il suo abbigliamento, “Pensavo... Non sembra che tu sia vestito per l’occasione”, gli disse col suo sorriso più aperto.
Drake fece un finto broncio ironico, “Non ti piace il mio look? La maglietta è pulita”.
Raily scoppiò a ridere, “Immagino che questo sia più di quanto io potessi aspettarmi. Non credo di averti mai visto indossare un abito per questi eventi eleganti. Sarebbe un gradito cambiamento ogni tanto”.
“Ah, la moda è soggettiva”, replicò lui, buttando un’occhiata intensa ai fiori bianchi fra i suoi capelli corvini, “Inoltre, la gente è qui per vedere il principe, non me”.
Raily avvertì il proprio sorriso spegnersi un poco a quella sua uscita, e stava per ribattere, quando Hana e Maxwell arrivarono alle loro spalle, interrompendoli.
“Non ero mai stata alla residenza Beaumont prima. Questo posto è fantastico!”, complimentò Hana.
Maxwell rispose con un inchino.
“E tu sei carinissima stasera, Raily”.
“E tu sei bellissima come sempre”, rispose lei, mentre un servitore passava con un vassoio colmo dei loro antipasti al caviale e paprika.
“Le nostre creazioni!”, si entusiasmò Maxwell.
“Spero che piacciano”.
Maxwell indicò il gruppetto che stava assaggiandoli in quel momento.
“Che cos’è questa pietanza?”, disse Kiara.
Il giovane lord si protese dalla parte della ragazza e rispose, “Si tratta di una delicatezza decostruita di caviale di nasello delle fiorde svizzere con paprika raccolta in una micro serra in Provenza”.
Si alzò un “oh” di apprezzamento, quindi le ragazze assaggiarono con curiosità.
“Wow”, commentò Penelope, “Così elegante... mi piace. Speziato e salato, davvero unico”.
“Mi ricorda di quando ho cenato in cima alla Torre Eiffel a Parigi! Avete chiamato lo stesso chef?”, chiese Kiara.
“Qualcuno dello stesso livello”, le rispose Maxwell, con aria sicura, prima di tornare da loro.
“Beh, le reazioni sembrano abbastanza positive”.
“Ci credo!”, commentò Raily, “Abbiamo messo sangue, sudore e lacrime in quegli antipasti, non potevano non gradirli”.
Hana aggrottò la fronte, “Non sembra molto igienico”.
“Hana”, soffiò Drake, con finta esasperazione, “È solo un modo di dire”.
Il sorriso divertito di Raily venne smorzato dall’ingresso congiunto di Madaleine e Olivia. Cercò di comportarsi da buona ospite, “Duchessa, Contessa, benvenute”.
“Lady Raily”, salutò Madaleine, “Non ti sembra...”, guardò con malcelata perplessità i fiori della sua acconciatura, quindi riprese, “Beh, hai un aspetto... carino. E i Beaumont hanno certamente superato loro stessi”.
“Già”, la appoggiò Olivia, “Non è così male come avrei pensato”.
“Lo prendo come un complimento”, disse sorridente Raily.
“Ed è quello che è. Ora, portiamoci a casa questa serata... dov’è il vino?”.
Olivia li superò in fretta, ma Madaleine esitò, guardando dalla parte di Ruark che si sedeva al tavolo principale, e quindi ritornando su di lei.
“Devi sentirti abbastanza soddisfatta”.
“Non so di che parli”, replicò Raily.
“Ho sentito dei pettegolezzi sul fatto che tu sia la favorita per l’Incoronazione”.
Raily le rivolse un’espressione in parte spiaciuta e in parte decisa, “Non è una corsa, Madaleine”.
“Non lo è forse? In un certo senso?”.
“No. È qualcosa che riguarda il principe e chi egli vorrà sposare”.
“Come no. Puoi anche avere dei vantaggi ora che siamo dai Beaumont, ma questo non significa che sei già stata scelta come regina. Non si può mai sapere cosa può succedere...”.
Raily sospirò, stufa, “Madaleine, che vinca la migliore”.
“Proprio così!”.
Mentre la contessa la superava e si allontanava, Bertrand prendeva possesso del podio e cominciava il discorso di apertura.
“Benvenuti a tutti!”.
Ci furono forti applausi.
“Se avrete il piacere di sedervi, la cena sarà servita a breve”.
“Questa è la mia fermata”, disse Drake, “Il mio posto è sul retro, quindi ci vediamo dopo cena”.
Raily si volse, cercando le parole per dire qualcosa. Come aveva potuto non preoccuparsi di far sedere Drake in un tavolo meglio servito?! Accidenti a Bertrand e al suo eccessivo rispetto dell’etichetta e della gerarchia!
“Ed io vado a prendere posto con le altre contendenti”, disse anche Hana.
Raily fece un passo verso i due prima che si allontanassero, “Mi sarebbe piaciuto che ci fossimo potuti sedere tutti assieme”.
Drake si volse del tutto di nuovo dalla sua parte, “Ehi, non avere quell’aria così triste, Naville. Sei seduta con la famiglia reale. Per quanto mi riguarda, ho imparato molto tempo fa che non sono fatto per stare là”.
Il volto di Raily mostrò ancora più disappunto.
“Non ti preoccupare”, le sorrise Drake, “Sono sicuro che riuscirai a cavartela per una cena senza di noi”.
Lei sospirò, “Va bene”.
Hana le strinse il polso in saluto, “Ci vediamo dopo”.
Mentre si voltava per andare a sua volta a sedersi, Raily vide Olivia che veniva accompagnata al suo posto sul davanti, e la rabbia e il rammarico crebbero dentro di lei senza che potesse farci nulla.
Si accomodò fra Ruark e Bertrand, col re e la regina seduti di fronte a loro.
Quando furono servite le portate, quest’ultima si congratulò con Bertrand per aver servito uno dei suoi piatti preferiti. Raily pensò che il duca avesse fatto tutto in modo perfetto per far decollare il casato Beaumont.
“Non posso credere che l’Incoronazione sia così presto”, commentò Raily ad un certo punto del desinare.
“Già, presto Ruark avrà un gran numero di scelte da fare”.
“Mi sento abbastanza sicuro riguardo le mie decisioni”, commentò l’interessato, scoccandole un sorriso discreto.
“Ah sì?”, chiese Regina, pulendosi la bocca con eleganza, “Hai già deciso la lady che desideri sposare?”.
“Beh...”, esordì Ruark, con un sorriso smagliante.
“Su su, non dovrebbe rivelarlo prima dell’Incoronazione. Non sarebbe corretto”, intervenne re Constantine. E Raily gliene fu grata, almeno perchè non avrebbe saputo come dissimulare il terrore con così poca distanza da tutti loro.
“Se fossi scelta, lady Raily”, riprese però la regina, “Credi che saresti pronta per sposarti?”.
Bella domanda, pensò Raily, sorridendo. Solo i più attenti si sarebbero accorti che i lati della bocca le tremavano.
“Non sarebbe certo uno scherzo essere sposate con Ruark”, intervenne con ironia il re.
“Certo che sarebbe pronta!”, rispose Bertrand, come se non potesse esserci una risposta diversa a quella domanda.
“Duca Ramsford”, lo riprese con cortesia la regina, “Non occorre che rispondiate per lei”.
Raily cercò di essere più diplomatica possibile. D’altra parte, sembrava proprio che la via da percorrere fosse tracciata. Con Ruark così evidentemente appassionato e Drake che si comportava come il più grande amicone del mondo.
“Oh, sarei pronta”, disse, “Perchè il matrimonio è un duro lavoro. Ed io non ne sono certo estranea”.
La regina annuiva, “Una risposta che racchiude verità. Il matrimonio consiste nell’andare incontro ai tempi duri assieme, molti dei quali eludono dal semplice fatto che Ruark sia il principe ereditario”.
Raily sentì quelle parole penetrare nella sua mente e imprimersi nel suo cuore. Andare incontro ai tempi duri assieme...
“Mi rendo conto di chi sia Ruark. E anche del fatto che bisogna lottare per la persona che si ama. Senza arrendersi”.
Constantine si versò un altro po’ di vino, “Non so voi, ma a me questa risposta soddisfa”.
Al suo fianco, Raily potè vedere Bertrand sorridere, altrettanto compiaciuto.
 
Alla fine della cena, il duca annunciò l’apertura della grand hall per il proseguo dei festeggiamenti.
Si spostarono tutti nel salone e guardarono Bertrand sulle scale, intento a fare un nuovo discorso.
“Con la festa di oggi, si conclude questa stagione sociale. Se vorrete ascoltarmi, vorrei spendere alcune parole...”.
Maxwell si chinò verso Raily, sussurrandole, “È ora di impugnare le nostre armi. Tu ed io apriremo le bottiglie di champagne”.
Raily lo guardò con tanto d’occhi, ma lo seguì per una porta che conduceva in cima alle scale, davanti alla bacheca delle armi. Sul pavimento, alcune bottiglie erano state improntate per quel momento.
Raily prese la spada, mentre Maxwell prese la mazza ferrata. Lei gli lanciò un’occhiata sbalordita, ma si disse pronta allo spettacolo.
“... e dunque, in nome di tutto il casato Beaumont, proporrei un brindisi”, sorrideva Bertrand.
“Tocca a noi!”, Maxwell corse sulle scale con la mazza e la bottiglia in mano.
“Per la famiglia reale”, disse il duca.
“Per tutti voi qui stasera!”.
“E per i fratelli Beaumont, senza i quali io non sarei qui!”, concluse Raily.
“Facciamo festa!!”, gridò Maxwell, vibrando la mazza contro la bottiglia e fracassandola completamente. Lo champagne scorse lungo la nobile scalinata, fra le grida di divertimento dei presenti.
“Non abbiamo mai permesso ad una bottiglia rotta di fermarci”, disse Bertrand, più allegro di come Raily lo avesse mai visto prima, “Portatene un’altra!”.
Lei si fece avanti con la spada e colpì il collo della bottiglia, aprendola e lasciando che spumeggiasse sul pavimento.
“Wow! Io ci ho messo molto più tempo ad imparare come si fa”, commentò Maxwell, allegramente colpito.
Raily rise, ricevendo il suo calice dai valletti, che si affrettarono a servire tutti i presenti.
Mentre Maxwell correva in cima alle scale, lei e Bertrand vennero avvicinati dal re e dalla regina.
“Una nottata meravigliosa”, disse Regina.
“Siete stati in grado di regalarci la bella serata che ci saremmo aspettati da una festa dei Beaumont”, fece eco Constantine.
“Troppo gentili, vostre Maestà”, ringraziò il duca.
Mentre i sovrani prendevano congedo, lasciando spazio ai giovani per il proseguo della festa, Maxwell gridava, “Portatemi il mio arco! E mettete una mela sulla testa della statua del mio bis bis nonno!”.
“Cercate solo di non incapacitare metà della corte come l’anno scorso”, scherzò il re, rivolto al maggiore dei fratelli.
“Magari solo un terzo, questa volta”, ribattè Bertrand.
Quando i sovrani furono usciti, egli si volse dalla parte di Raily con un grande sorriso, “Bene bene bene”.
“Cosa? Sembri contento”.
“Hai visto come si sono espressi? Credo che il futuro sarà a dir poco favorevole per noi”.
Raily sorrise, “Questo significa... che sto per conoscere il Bertrand divertente?”, scherzò, per non indugiare sui pensieri.
Per tutta risposta, il duca si volse al fratello, richiamandolo.
“Cosa?”, chiese questi.
“Dai, facciamo decollare questa festa!”.
Maxwell gridò d’entusiasmo, correndo ad accendere l’impianto. La musica risuonò per tutta la tenuta, e mentre il cadetto scivolava sul corrimano della scalinata, una porta al lato si aprì ed entrarono acrobati e ballerini professionisti. Maxwell si inserì fra loro e iniziò a ballare la break dance.
Raily ingollò il suo terzo bicchiere di champagne e finalmente si sentì abbastanza sciolta da gettarsi nella mischia assieme all’amico e improvvisare qualche mossa assieme a lui.
Maxwell battè le mani, “Sì! Facci vedere, Raily!”.
La cerchia di nobili che guardava iniziò ad applaudire e a scandire il tempo, mentre Raily accompagnava l’abito perchè seguisse le sue movenze.
“Portate i cavalli!”, sentì gridare gioiosamente a Bertrand.
“Sì, i cavalli!”, ripetè Maxwell.
Raily si fermò scostando i capelli scomposti dalla fronte, “Aspetta, farete entrare dei cavalli qui dentro?!”.
Detto fatto, un paio di animali furono introdotti nel salone.
“Chi è pronto per un giro?!”, chiese Bertrand agli altri nobili, tutti altrettanto scatenati.
Maxwell urlò, “Io!”.
“Grandioso”, commentò ironico Drake al fianco di Ruark, come se sapesse bene cosa stava per succedere.
Maxwell saltò agilmente sulla groppa dell’animale, il quale sembrava stranamente abituato a tutto quel casino.
“Chi viene con me?”.
“Che ne dici del nostro futuro sovrano?”, propose Bertrand.
Ruark sorrise, buttando una rumorosa pacca sulla spalla dell’amico, “Nomino Drake come mio sostituto”.
“No no”, scosse il capo questi, “Non mi costringerai su quella sella stasera”.
Hana saltellò con un braccio levato, “Io voto per Raily!”.
“Raily!”, la chiamò Maxwell.
“Avanti, Raily”, disse il duca, “La sella ti aspetta!”.
Lei si rassegnò e salì in groppa assieme a Maxwell, sorridendo e salutando tutti mentre il cavallo faceva il giro del salone.
“Miei vicini cordoniani!”, esclamò, “Vi prego, fate una foto! Voglio che tutti vedano la mia posa da nobile amazzone!”.
I presenti risero a quell’uscita, e Bertrand le disse, “I telefoni non sono ammessi agli eventi privati come questo. Nessuno vorrebbe trovare una sua foto da ubriaco nei social, domani”.
Avrebbe dovuto immaginarlo.
“Ti faccio io una foto mentale”, le gridò Hana.
Poco dopo, lei e Maxwell smontarono per far salire in groppa altre persone che volevano fare un giro.
Raily acchiappò un altro bicchiere di champagne dal vassoio di un valletto di passaggio e lo mandò giù poco prima che qualcuno la richiamasse, toccandola sulla spalla.
Lei si volse, sorridente, e scoprì Ruark.
“Eccoti”.
“È sempre un piacere. Cosa volevi dirmi?”, gli gridò per farsi sentire sopra la musica alta.
“Nei prossimi giorni della settimana viaggeremo per tornare alla capitale, e la cerimonia d’incoronazione si svolgerà poco dopo. Non avremo molto tempo per vederci, quindi volevo fare qualcosa di speciale per noi... beh, per te”.
“Tipo cosa?”.
Lui si accostò di più, di modo che nessun altro potesse sentire, “Pensavo ad un massaggio rilassante nella spa con candele, idromassaggio... e me”.
Raily rise, sentendo lo champagne darle un po’ alla testa.
Certo che per essere un principe, il caro Ruark non ci andava per niente leggero. Raily non trovava niente di sbagliato in un po’ di sano erotismo, ma avrebbe gradito un poco di romanticismo prima di darsi al sesso nella sala massaggi. Insomma, fare un passo alla volta... Se non fosse che credeva che si sarebbero sposati da lì a qualche settimana, Raily avrebbe pensato che il suo unico pensiero fosse quello di portarla a letto. Le erano capitate molte volte situazioni così; ad alcuni aveva detto di sì, e si era divertita. Si aspettava che con l’uomo che avrebbe sposato le cose fossero state almeno un po’ diverse da tutti gli altri seduttori che aveva incontrato nella sua vita.
Si passò la mano fra i capelli scomposti, “C’è una spa, qui?”.
Ruark annuì, “Chiaramente non hai avuto nemmeno un po’ di tempo libero da quando sei arrivata. È al terzo piano. Speravo che potessi unir-”.
Qualcuno lo tirò per un braccio.
“Eccoti qui, Ruark! Non ti sarai dimenticato che mi hai promesso un drink?”, miagolò Olivia.
Il sorriso del principe si aprì con evidente forzatura.
“Lady Raily, se vuoi scusarmi”, si chinò e le diede un bacio sulla guancia, sussurrandole all’orecchio, “Se puoi, incontriamoci dopo”.
“Vedrò se posso”.
Olivia se lo portò via, e Raily si sentì sollevata in modo quasi antipatico.
 
 
Mentre il party proseguiva selvaggiamente per tutta la notte, Raily si riunì a Maxwell dopo aver cercato il bagno per almeno mezzora.
Prima aveva bevuto almeno altri dieci calici di champagne, ballato, fatto un altro giro sul cavallo, assistito alla dissacrazione del busto del bis bis nonno Beaumont, e poi bevuto altri due o tre bicchieri.
Voleva dimenticarsi di Drake, che non si era avvicinato a lei nemmeno un minuto durante tutte quelle ore, e scordare che forse fra un paio di settimane si sarebbe dovuta sposare col principe dalle avances piccanti. Che si fottessero tutti. Quelli con la corona e quelli senza. Lei voleva le stelle. Voleva le candele... le luci della città. Il buon cibo senza pretese. Voleva...
“Raily! Vieni a ballare!”.
Maxwell la tirò per un braccio.
“No, basta. Tu... hai ancora energia?”.
“Oh, sì. Se io smetto, finisce la festa. Sono l’anima del party!”, il momento dopo, nel guardarla, si diede una calmata, “Tutto bene? Come stai?”.
Si sedettero vicini sui gradini della scalinata.
“Mi sento come se qualcuno mi avesse sfasciato una bottiglia sulla testa”.
Maxwell rise, “Oh, quello forse perchè ti sei veramente spaccata una bottiglia sulla testa”.
L’aveva fatto? Raily strizzò gli occhi per ricordare. Ah, già. Le era parso di averlo solo sognato.
“Che altro ho fatto?”, chiese all’amico, iniziando un po’ a preoccuparsi. Non si ubriacava così da quando era una ragazzina al primo anno del college.
“Non lo so”, le rispose Maxwell, “Non me lo ricorderò comunque, così come tutti quanti gli altri”.
Qualcuno si appoggiò con poca delicatezza alla balaustra vicino alla quale stavano parlando.
Raily sollevò la testa e vide Drake.
“È finita. Adesso posso morire in pace”, disse.
Maxwell aggrottò la fronte, “Che cosa intendi con “è finita”? La festa è appena all’inizio...”.
Drake scosse il capo, indicando, “Lady Penelope sta letteralmente parlando col cavallo. Il party ha fatto il suo lavoro”.
Tutti e tre si volsero da quella parte, solo per sentire la brunetta biascicare al suo destriero, “La tua criniera è così soffice... devi farmi sapere chi è il tuo parrucchiere”.
Scoppiarono a ridere, quindi Raily si alzò e annunciò, “Nobili della corte, devo andare di nuovo al bagno”.
I due si scostarono per lasciarla passare.
Raily percorse il corridoio, e incrociò un cameriere che portava altri calici di champagne. Sorridendo, ne prese altri due, uno con la destra e uno con la sinistra, buttandoli giù come acqua.
Vagò un altro po’. Era sicura che il bagno fosse là... quei corridoi erano tutti uguali. O forse erano su una barca? Sbandò di lato, barcollando fino a scontrarsi con la parete alla sua destra. Rise, “Fermate questa casa!”.
Le girava la testa.
“Naville?”.
Scosse il capo, “Sento anche la sua voce. Accidenti a lui!”.
Drake si chinò accanto a lei mentre Raily si sedeva sul pavimento.
“Hai trovato il bagno?”.
“Non sono affari tuoi!”.
“Ok!”, sorrise Drake, “Pure da ubriaca sei scontrosa...”.
La tirò per un braccio e la rimise in piedi.
Raily sorrise, sulle nuvole, mentre lo fronteggiava, “Drake, perchè non mi parli?”.
“Ti sto parlando”.
“Anche se siamo amici, possiamo parlare”.
Lui rise con condiscendenza, “Sì, Raily”.
Rimasero un momento in silenzio, e lei sollevò lo sguardo verso di lui, incontrando i suoi occhi. Ridevano. Si spostarono sul rimasuglio di fiori che ancora spuntava dalla sua chioma annodata.
Drake ne toccò uno che era rimasto quasi intatto, “La corona più bella che tu potessi indossare...”, sussurrò.
Raily rise, senza capire cosa intendesse dire. Lo superò e continuò a camminare lungo quel corridoio, facendo svolazzare il vestito. Dopo pochi passi, incontrò il pavimento, “Ouch!”, si massaggiò il gomito, “Stupida piastrella! Non ti ci mettere anche tu”.
Drake le ricomparve accanto dal nulla. Almeno così le sembrò.
“Questa è peggio di Penelope che parla col cavallo. Questa festa è veramente finita”.
La rimise in piedi per l’ennesima volta, quindi la prese per il polso, “Vieni, Naville. Ti accompagno in stanza”.
“Nella spa?”.
Drake la guardò stranito, “No, nella tua stanza, per farti una dormita”.
Raily continuò a seguirlo, quasi venendo trascinata mentre i muri sembravano stringerlesi attorno.
“Non voglio!”.
“Fai la brava”.
“Non voglio andare nella spa da Ruark. Non voglio fare sesso con lui!”.
Drake si fermò, girandosi per guardarla. Rimase un attimo immobile a fissarla negli occhi, “Non stiamo andando lì. Per dio. Ti porto a dormire. Ok?”.
Raily annuì. Dormire, sì. Doveva dormire. Non capiva più se stava sognando o era sveglia.
Si mise diritta e cercò di camminare lungo il corridoio. Il capogiro minacciò di abbatterla per l’ennesima volta. Poi si sentì piroettare un poco, come in un valzer, e l’attimo dopo era fra le braccia di Drake, i polsi attorno al suo collo mentre lui la reggeva sul retro delle ginocchia.
Raily si irrigidì, poi si rilassò, appoggiando la testa contro il suo collo. L’odore della sua pelle era inconfondibile. La elettrizzava e la calmava al tempo stesso. Vi posò contro le labbra. Le schiuse per assaggiarlo... Voleva continuare a fare quel sogno meraviglioso. Solo loro due, così stretti nel buio.
“Ehi...”, Drake la scostò un poco da sè con gentilezza.
“Non voglio...”, gemette Raily.
“Siamo quasi arrivati”, la rassicurò la voce di lui, in un sussurro.
Una porta cigolò, poi si richiuse.
Raily si sentì adagiare sulle coltri, e giacque per un paio di secondi immobile.
“Devo dirlo anche a Drake che non voglio. La mia opinione non conta nulla... solo amici. Amici... “, delle dita calde le si posarono sulle labbra, mettendola a tacere.
L’attimo dopo ci fu come una folata di vento e la porta si richiuse, facendola piombare nel sonno.
 
 
Quando riaprì gli occhi, Raily si accorse che era quasi mezzogiorno.
Saltò a sedere sul letto, trattenendosi la fronte. Aveva un mal di testa lancinante.
In un baleno ricordò qualcosa del party, e sorrise. Di sicuro si erano divertiti molto, a giudicare dal fatto che non riuscisse a riordinare certi eventi. Ad un certo punto era stata sopra un cavallo nel salone principale... rise fra sè, lasciando che la doccia lavasse via l’ultima confusione. Aveva bisogno di un’aspirina. O forse due.
Quando fu pronta, si avventurò al piano terra della tenuta, trovando alcuni membri della servitù e i fratelli Beaumont impegnati a ripulire il disordine della notte passata.
“Ehi! Perchè non mi avete svegliata?”.
“Ti sei guadagnata una giornata di riposo”, le disse Bertrand.
Raily corrugò la fronte, “Davvero?”.
Maxwell le sorrise, “Abbiamo anche pensato che sarebbe stato meglio dare una pulita prima che tu tornassi giù”.
“Vi avrei aiutati”, lamentò Raily.
“Non vogliamo che sprechi le tue energie proprio mentre ci avviamo ad uno degli eventi più importanti della nostra vita”, le spiegò Bertrand.
Maxwell annuì, “C’è il Ballo per l’Incoronazione fra poco, e dopo ieri notte, tutti gli occhi saranno puntati su di te”.
“Quindi, dormi quanto puoi. Non manca molto prima di dover partire per tornare al palazzo reale”.
Raily annuì. Ricordava di aver provato una certa sofferenza la sera prima, a causa dell’indifferenza di Drake, delle pressioni dei Beaumont e della sua paura di diventare regina e di sposarsi. Era per questo motivo che non aveva saputo darsi un freno, alla festa. Quella mattina si era svegliata con una nuova prospettiva. La vita era stata generosa con lei. Perchè non cogliere quell’occasione? Non poteva gettare tutto alle ortiche per una cotta, specialmente quando il tipo in questione non ne voleva sapere. Sì. Aveva deciso. Avrebbe sposato Ruark, se fosse stata scelta. Avrebbe imparato ad amarlo, col tempo, conoscendolo meglio.

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Capitolo 14
*** Il Ballo ***


Capitolo 14 – Il Ballo
 
 
Presero l’aereo per la capitale il pomeriggio successivo. Il volo fu brevissimo, appena venti minuti.
“Non avremo potuto andare in macchina?”, domandò Raily, confusa.
Bertrand la guardò con aria condiscendente, “Ogni secondo è prezioso, oggi”.
“Non riesco a credere che l’Incoronazione sia stanotte”, sospirò Maxwell.
“Beh, io sì. Ogni cosa per la quale abbiamo lavorato durante la stagione ci porta a questo”.
Raily si sganciò la cintura, pensierosa, “A dire la verità, mi sento piuttosto sotto pressione all’idea”.
Bertrand la occhieggiò con aria truce, “Può anche darsi, ma non è il momento di sviluppare delle insicurezze”.
“Non saresti arrivata così in alto, Raily, se non fossi sempre stata in grado di farcela”, le sorrise Maxwell.
Lei annuì, voltandosi verso l’oblò mentre gli addetti scaricavano le loro tre valigie.
“Lady Raily”, riprese il duca, pochi istanti dopo, con voce seria.
“Lo so, non farò sciocchezze”.
“Non era ciò che stavo per dire. Volevo dirti che ho fiducia in te”.
Raily lo guardò con occhi sorpresi, “Oh, grazie...”.
“Ma credo tu abbia ancora un sacco di tempo a disposizione per deludermi”.
Raily ridacchiò, “Ora ti riconosco”.
Scesero dall’aereo ed entrarono nel moderno terminal.
“Ora, mi posso fidare del fatto che tu sia pronta per l’Incoronazione?”, la redarguì Bertrand, “Ti sei ricordata il regalo per il principe?”.
“Regalo?”.
Bertrand si volse furioso dal fratello, “Maxwell!”.
“Oh, sì! Il dono di incoronazione! Ehm, scusami Raily...”.
“Ogni ospite per tradizione presenta al principe ereditario un dono che si adatti al suo nuovo status”.
“Niente paura! Sono sicuro che Raily ed io possiamo rimediare insieme in un baleno”, disse Maxwell.
Fu così che poche ore dopo, Raily usciva da uno dei lussuosi negozi dell’aeroporto con un portachiavi d’argento raffigurante la Statua della Libertà. Al di là dell’esiguo valore economico, pensava fosse il giusto presente, perchè avrebbe ricordato ad entrambi cosa si erano detti la prima volta che si erano parlati, alla spiaggia di New York.
Arrivati a palazzo, Raily fu spedita al guardaroba per scegliere l’abito da ballo più adatto.
Hana era già là, che si preparava a sua volta.
Mentre si vestivano, l’amica le chiese, “Come ti senti? Il principe potrebbe scegliere te stasera. Ci hai riflettuto?”.
Raily sorrise, “A dire la verità, sono alquanto eccitata. È stato un viaggio pazzesco perchè sia già finito”.
Hana ricambiò con entusiasmo, prendendo una spazzola e iniziando a ravviare con energia i lunghi capelli castani, “E Drake?”, sussurrò.
Raily fissò il vuoto per un secondo, ma si riprese in fretta, “Cosa intendi?”.
“Non c’è bisogno che fai la gnorri con me. Avrò pure un po’ di difficoltà nel capire al volo determinate cose, perchè manco di esperienza, ma sono pur sempre una ragazza. Certe cose le vedo”.
Raily le posò una mano sulla spalla, sorridendo con un pizzico di rassegnazione, “Siamo solo amici, Hana”.
La ragazza sospirò, cogliendo un pensiero, “E noi due? Rimarremo amiche, comunque vada?”.
“Certo che sì”, le assicurò Raily, stringendola in un abbraccio.
Quando si sciolsero, Hana la guardò con occhi accesi, “Sceglierà te di sicuro”.
 
Il protocollo del ballo prevedeva che tutte le candidate alla mano del principe uscissero dal retro del palazzo e montassero su carrozze trainate da cavalli fino al davanti della residenza, dove i giornalisti già aspettavano per far loro qualche domanda prima del grande evento.
Raily discese dalla sua carrozza, accompagnando il vaporoso abito blu egiziano in tulle e sete che aveva scelto e che la faceva sentire come una vera principessa delle favole. I pochi curiosi radunati vicino ai cancelli la guardavano ammirati, le bambine attiravano l’attenzione delle madri su di lei, gli occhi accesi.
Raily salutò, poi si incamminò sul tappeto rosso, dove qualche fotografo minore le scattò qualche foto, senza chiasso.
Davanti a lei, un reporter della CBC intervistava Olivia.
“Come ci si sente ad essere stata definita La Duchessa Scarlatta?”.
“Mi piace”, rispose Olivia, “Fin da quando ero piccola, il rosso è sempre stato il mio colore preferito”.
Poco distante, Anna De Luca assediava Madaleine.
“Cosa provate ad affrontare il Ballo dell’Incoronazione come una delle pretendenti favorite?”.
Madaleine sorrideva, “Le parole non sarebbero sufficienti. Ciò che so è che il mio amore per Cordonia non morirà mai”.
Domandandosi quanto quell’affermazione della contessa potesse essere sincera, Raily avanzò assieme alla fila verso le porte del palazzo. D’improvviso, un reporter gesticolò freneticamente dalla sua parte.
Raily si volse, accennando un sorriso, il quale venne però smorzato dalla voce alterata del tizio, “Via, per favore! Sta ostruendo il mio tentativo di fare una foto a Lady Olivia”.
“Oh... chiedo scusa”, balbettò Raily, avanzando e fingendo di non essere rimasta male per quel trattamento, frattanto che la De Luca sgomitava per fare un’altra domanda a Madaleine.
Quest’ultima voltò il capo dalla sua parte e la guardò con un’occhiata significativa perchè si spostasse da dietro le sue spalle, “Scusami, lady Raily, ma la stampa vuole parlare con me”.
Raily la superò in fretta, sollevando le ingombranti sottane e lasciandosi quella bolgia alle spalle. Sospirò, stringendo i pugni e chiedendosi per l’ennesima volta se valesse davvero la pena di subire tutte quelle cose per un trofeo che nemmeno voleva davvero.
Hana la raggiunse per entrare con lei. Evidentemente anche la bella orientale era stata scansata dalla stampa. Mentre camminavano verso il portone, un messaggero venne alla loro volta e consegnò una lettera per la giovane. Hana la lesse e sembrò turbata dal suo contenuto.
“Tutto a posto?”.
“Oh, erano istruzioni dai miei genitori, niente di importante”, rispose, “Coraggio, andiamo alla festa”.
Entrarono a palazzo e si accodarono alla già lunga fila per salutare i sovrani. Raily vide che la regina stava ridendo di una battuta di lady Kiara.
Quando venne il suo turno, Raily si chinò, “Vostre Maestà”.
“Oh, lady Raily”, disse Constantine.
“È un piacere rivedervi. Grazie per avermi invitata stanotte”.
“Non ci saremmo sognati di tenerti lontana”, rispose la regina, sorridendole, “Anche se la tua posizione non è stabile come quella di lady Olivia e lady Madaleine, trovo la tua compagnia interessante”.
“Grazie”, le fece un cenno deferente.
“Devo dire che sei stata una figura predominante a corte ultimamente, ed è stato delizioso averti accanto”, la complimentò il re, “Spero che la tua presenza diventi permanente in futuro”.
“Oh, lo spero anch’io, Maestà”.
Per lo meno, si disse Raily, il re e la regina sembravano essere dalla sua parte.
Pochi minuti dopo, tutte le candidate vennero fatte accomodare nell’immensa sala da ricevimento per la cena.
“Anche se non mi sceglierà”, diceva Penelope, mentre aspettavano di essere servite, “Sono comunque nervosa”.
“Non si sa mai, ma cherie”, le rispose Kiara, “Forse c’è ancora una possibilità”.
Madaleine emise una risatina di scherno, portandosi il tovagliolo sul grembo, “Siete delle illuse se pensate così”.
“Non potrei essere più d’accordo”, le fece eco Olivia.
Raily tacque, ringraziando il cielo che dopo quella notte sarebbe tutto finito.
Vennero servite le portate, e mentre si accingevano a cenare, lady Penelope si rivolse a lei.
“Lady Raily, stai d’incanto questa sera”.
“Sì, sì, quanto sei bella”, si intromise Olivia, “Bla bla. Queste carinerie stanno diventando così noiose, non credete?”.
Raily si sporse un poco sul tavolo, sorridendo, “Anche per me è bello vederti, Olivia”.
“Beh, l’unica cosa di cui sono contenta è che hai deciso di non indossare il mio colore. Spero che stanotte sia l’ultima nella quale saremo costrette a interagire”.
“Sai che non sarà così”, si intromise Madaleine, “Ci richiameranno tutte per il tour di fidanzamento e per il matrimonio”.
Davvero? Pensò con un filo di esasperazione Raily.
“Saremo tutte chiamate a mostrare il nostro supporto a chiunque il principe sceglierà”, continuò Madaleine, “Sono sicura che metteremo da parte le nostre piccole divergenze per supportare la stabilità di Cordonia, indipendentemente da chi vinca. Anche tu dovresti esserne felice, Olivia”.
“Non mi interessa, Madaleine, visto che lui sceglierà me”.
“E se non dovesse scegliere nessuna? Non sarebbe uno scandalo?”, ridacchiò Kiara.
“Dovrà scegliere una di noi. È suo dovere farlo”, le rispose Madaleine, con calma.
“Chi lo dice?”, si intromise Raily, “Ruark può fare qualsiasi cosa voglia. È il principe ereditario”.
Madaleine la guardò con commiserazione, “Che ingenua. Non può proprio fare come vuole. Il re di Cordonia deve essere fidanzato o sposato nel momento della sua incoronazione. Per legge, il principe deve tassativamente scegliere chi sarà la sua sposa stanotte”.
“Uh, ma è ridicolo”, ribattè Raily, con sincerità, “E se non gli piacesse nessuna?”.
“Se fosse un anno come gli altri, poco male. Ma l’incombenza dell’incoronazione, in effetti, lo forza a fare una scelta”.
Che brutta situazione per Ruark, pensò Raily.
“Ma davvero”, continuò Madaleine, “Mi sorprende che tu potresti diventare la nostra sovrana non capendo una cosa così semplice”.
“Non lo sapevo”, ribattè piccata Raily, “Non ho mai detto di non aver capito”.
“Sì, lady Raily ha fatto un lavoro straordinario nell’abituarsi ai nostri usi e costumi così in fretta, considerando il fatto che non è nata e cresciuta qui”, intervenne Penelope.
“Grazie”, le disse Raily, con un sorriso sincero.
“Io credo che lady Raily possa essere una regina dotata di grazia e portamento”, si fece avanti anche Kiara.
“Lady Penelope e lady Kiara sono così impazienti di difenderti”, commentò Madaleine, “Forse ti ho sottovalutata”.
“Che posso dire?”, le rispose Raily, con un sorriso soddisfatto, “Mi piace farmi delle amiche dovunque vado”.
Quella frase ed il successivo silenzio richiamarono l’attenzione di Raily su Hana, che per tutto quel tempo aveva taciuto, e il cui cibo si raffreddava nel piatto mentre lei lo toccava appena con la forchetta.
“Va tutto bene?”, le chiese.
“Eh? Oh...”, gli occhi le si fecero lucidi e Hana si sbrigò a tamponarsi le guance con un fazzoletto, alzandosi subito dopo e scusandosi.
Raily la guardò stupefatta conferire col re e la regina, poi lasciare il salone.
Attese ancora un po’, poi si alzò e le andò dietro, per capire cosa succedeva.
Trovò l’amica sulle scale dell’ingresso e la chiamò.
“Raily, che cosa ci fai qui?”.
“Ti ho seguita. C’è qualcosa che non va? Non hai mangiato a cena. Ha qualcosa a che fare con il messaggio che hai avuto prima?”.
Hana distolse lo sguardo, “Io... Non è nulla di importante. Tu dovresti tornare dentro”.
Raily le fece cenno di venire con lei, “Andiamo. Devi essere affamata”.
Hana non si mosse.
“Ehi, perchè non ce ne andiamo nella tua stanza e ordiniamo un sacco di roba dal servizio in camera, così potrai dirmi cosa succede?”.
Hana scosse il capo, “Questa notte non riguarda me. Dovrebbe essere fatta solo per te e per Ruark. Vai. Ti meriti di goderti il tuo momento”.
Raily fece per ribattere, ma Hana non volle sentire ragioni.
“Ti vedrò comunque al ballo, vero?”.
“Sì. Ci sarò”, le promise l’amica, anche se rimase mogia.
“Cosa?”, chiese Raily, capendo che stava per dire qualcos’altro.
“Non volevo dirtelo così, ma stanotte è la mia ultima notte qui. I miei genitori mi vogliono ritirare dalla corte”.
Raily fece tre gradini verso di lei, “Che cosa?!”.
“Non è verosimile che riesca ad essere scelta dal principe, e ho risposto male a mia madre... quindi manderanno qualcuno a prendermi immediatamente. Me ne andrò all’alba”.
Raily sentì un peso allo stomaco, come se tutte le cose belle di quell’avventura le stessero scivolando via dalle mani come sabbia, “Mi dispiace così tanto, Hana...”.
“No. Ti prego”.
“Deve esserci qualcosa che possiamo fare”.
“Tu hai fatto già tanto, Raily”, scosse le spalle con un sorriso commosso, “La maggior parte della mia vita mi è sempre parsa come un sogno che mi accingevo a fare, mezzo addormentata e mezzo sveglia, obbedendo ai desideri di qualcun altro. Ma quando sono assieme a te, non seguo semplicemente uno schema. Ogni momento mi sembra vivo e ricco di possibilità”.
Raily si morse il labbro, “Hana...”.
“Forse non dovrei dirlo, ma non ho molto tempo per farlo, quindi... Ti voglio bene, Raily. Devo ancora rispondere delle mie azioni ai miei genitori, e loro si aspettano che io trovi un buon partito che porti loro fama, fortuna e un titolo per la famiglia Lee. E tu hai il principe Ruark”.
“Hana. Tu sei la mia migliore amica”, le disse Raily, sincera.
“Allora mi reputo molto fortunata”, disse Hana, con un lieve sorriso.
In quella, uno squillo di tromba risuonò per gli ambienti.
“Il ballo sta per iniziare”, si rese conto Hana, tornando giù e prendendole il polso, “Devi andare!”.
“Ma...”.
“Basta parlare di me”, si impose la ragazza, “Stanotte ti appartiene. Sei pronta a diventare regina?”.
 
 
 
Raily aveva lasciato che Hana tornasse in camera sua per rifare il trucco, quindi si era messa in coda con le altre pretendenti per la consegna dei regali al principe.
Vide Ruark ringraziare Penelope per la sua statuetta in miniatura di un barboncino tutto incrostato di gemme, e sorridere alla brunetta quando lei gli rese noto che aveva il barboncino femmina che costituiva la coppia di statuette.
Hana tornò, e Raily le si affiancò indietreggiando nella fila.
“Il Ballo sta per cominciare”, le disse l’amica, “Ti senti pronta?”.
Raily scosse un poco le spalle, “Sono pronta a divertirmi coi miei amici”.
Hana sorrise, “Fa bene non pensare per qualche tempo alla competizione”.
“Esatto”, rispose lei, facendo un altro passo in avanti. Ne approfittò per guardarsi intorno senza darlo troppo a vedere nemmeno con se stessa. Ma lui non era da nessuna parte. Con tutta probabilità non avrebbe partecipato al ballo, visto che non avrebbe ballato.
Intanto, Madaleine era giunta davanti a Ruark, “Congratulazioni per questo giorno memorabile”.
“Grazie, lady Madaleine”.
“Per favore, accetta questo piccolo e umile segno dell’ammirazione del mio casato”.
Ruark aprì la piccola scatola di velluto e scoprì dei gemelli di diamante.
“Molto generosa, lady Madaleine”.
Raily guardò la sua bustina con dentro il portachiavi. Prese Hana per le spalle e la fece passare prima di lei. Meglio che nessuno eccetto Ruark vedesse la modestia del suo dono. Lui avrebbe apprezzato il significato dietro, e quello le bastava.
Un altro passo avanti.
Olivia arrivò in quel momento dietro le sue spalle e le sussurrò, “So che sei stata tu”. La sua espressione era oltraggiata, furiosa, ma anche disperata, come se fosse sull’orlo delle lacrime.
Raily le chiese spiegazioni con un’occhiata.
“Quella stupida nota. Sono sicura che ci sia tu dietro. Ma non credere che io mi faccia intimidire così facilmente”.
“Ma di cosa parli? Io non ti ho scritto nessuna nota”.
“Fai la gnorri quanto vuoi. Non ti aiuterà a vincere”.
“Sul serio, non ho idea di quello che vuoi dire”.
Olivia strinse i pugni, “Raily, io...”, esitò a lungo, fissandola, poi la rabbia sembrò svanire e rimase solo la demoralizzazione, “Io... Ti credo”.
Raily la prese con calma per la spalla, portandola a pochi passi di distanza, lontane da orecchie indiscrete, “Che cosa sta succedendo? A me puoi dirlo”.
“No, scordatelo. Me la caverò da sola”.
La duchessa si voltò e marciò fino a scavalcare tutte quelle che erano rimaste in fila. Hana, per fortuna, era già entrata nel salone.
Raily osservò Olivia consegnare a Ruark una scatolina che rivelò al suo interno un piccolo cactus.
Ruark la guardò interdetto, ma con occhi incuriositi.
“Probabilmente non ti ricordi”, cominciò Olivia, con enfasi, “Ma tempo fa, quando eravamo bambini, qualcuno mi aveva presa in giro, dicendomi di essere pungente come un cactus. E tu dicesti che amavi i cactus perchè erano forti e nessuno se la prendeva con loro”.
Raily non potè fare a meno di sentirsi intenerita da quella storia, e dal modo in cui Olivia parlava a Ruark. Era chiaro che fosse sincera, che gli volesse veramente bene.
“Oh, mi ricordo”, sorrise il principe, “Certo che mi ricordo”.
Raily non era sicura che dicesse la verità.
“Volevo dartelo per ringraziarti di aver sempre badato a me. Congratulazioni per la tua incoronazione, Ruark. Sarai il miglior re che Cordonia ha mai visto”.
Ok, è davvero carina, si disse Raily.
“Non dirlo davanti a mio padre”, scherzò Ruark.
“No, non lo farò”, si sporse sulle punte e gli diede un bacio sulla guancia prima di entrare nel salone.
Raily avanzò con un pizzico di incertezza quando venne il suo turno.
“Lady Raily”, la salutò Ruark.
Lei si chinò. Avrebbe potuto dargli la mano perchè lui vi depositasse un bacio, ma non si sentiva davvero di farlo. Egli si chinò in risposta.
“Saluti, altezza. Anche io ho un piccolo dono per te”, sorrise, dandogli l’involto.
Ruark lo prese, ma la sua attenzione rimase su di lei, “La tua presenza è il miglior dono che io possa ricevere. Però non vedo l’ora di capire cosa sia questo”, le sorrise, aprendo la bustina.
Rimirò nella mano il portachiavi con la Statua della Libertà, quindi alzò gli occhi in quelli di lei.
Raily era certa avrebbe colto al volo.
“Dovremmo andarci, una volta”, gli disse, speranzosa.
Ruark annuiva, gli occhi incollati ai suoi, “È una promessa”.
“So che non è una cosa preziosa come...”.
“Ah, non dirlo. Per me lo è”.
“Quindi ti è piaciuto?”.
Ruark rise, “Certo, non dirmi che eri nervosa per questo”.
Raily si schermì, “Un po’...”.
“Davvero, non devi”, serrò il portachiavi nel pugno, “Lo terrò sempre con me”.
Lei sorrise, poi si rese conto che non poteva trattenersi più di così, e con un nuovo inchino si avviò verso i portoni della sala da ballo. Nel farlo, guardò un momento indietro verso Ruark. Quello scambio fra loro era stato bello. Forse si sarebbe abituata a pensare a lui come al suo uomo, se mai tutta quella giostra fosse finita come speravano i fratelli Beaumont, quella sera.
 
 
Regno di Cordonia
Adesso. 
 
 
... La superficie del portone era talmente lucida da potercisi specchiare, e Raily guardò la sua immagine riflessa; i suoi occhi azzurri apparivano un poco ansiosi, la bocca carnosa appena stirata per via dell’ansia. I capelli almeno erano in ordine. Neri, un poco mossi, erano acconciati con arte, per quella sera in modo diverso dalla sua abituale pettinatura.
Poi la porta si mosse, cancellando quell’immagine, e il salone da ballo si spalancò davanti a lei.
 
La sala era gremita, ma Raily riuscì a scorgere comunque Hana a poca distanza.
Si accostò, “Eccoci qui”, sospirò, sorridendo all’amica.
“Il blu ti sta d’incanto. Il principe non riuscirà a toglierti gli occhi di dosso”.
Il sorriso di Raily si spense un poco, impercettibilmente, e i dubbi ripresero a vessarla.
“Tutto ok?”.
“Sì...”.
“Ha! Potrà anche piacergli il suo aspetto, ma quando si tratterà di scegliere chi regnerà al suo fianco, Ruark saprà chi è di noi quella più adatta”.
Raily e Hana lanciarono un’occhiata a Olivia, fasciata nel suo abito rosso che evidenziava il colore altrettanto acceso dei suoi capelli color fiamma.
“Beh, che vinca la migliore”, rispose Raily, sentendo il suo spirito competitivo riaccendersi.
Olivia rise, “Di questo sono sicura”.
Uno squillo di tromba mise fine a quell’infausta conversazione.
L’araldo annunciava l’arrivo del principe.
Le porte si spalancarono, e Ruark incedette con passo elegante fin dentro il salone.
Quella sera indossava la sua uniforme ufficiale, un abito nero con gli onori sul petto, ed era davvero bellissimo. La sua pelle d’ebano prendeva delle sfumature ambrate alla luce delle candele, e i suoi occhi blu scuro ridevano. Raily considerò la sua cara figura e ciò che le faceva provare. E fu di nuovo così insicura...
“Sta venendo da questa parte”, si rese conto Hana.
In poco tempo ebbero tutti gli occhi puntati addosso.
“Raily”, disse lui, fermandosi ad un metro da lei, “Posso avere questo ballo?”.
“Con piacere”.
Le prese la mano e la portò al centro della sala. Quando l’orchestra iniziò a suonare, Raily si ritrovò a volteggiare leggera in un valzer aggraziato.
“E pensare che solo pochi mesi fa non conoscevo nemmeno un passo di danza”.
“E ora nessuno direbbe che non sei nata in questo ambiente”, il suo volto si imbronciò, “Spero che tu non abbia rimpianti per essere venuta qui”.
“Perchè dici così?”.
“Beh, sono successe un sacco di cose, e...”.
Mentre la musica scemava, Ruark fece scivolare la mano sul fianco di lei e cercò il suo sguardo, “Devo parlarti”, sussurrò.
“Va tutto bene?”, gli chiese Raily.
“Mi è risultato impossibile avere anche solo un momento per parlare con te negli ultimi giorni. Ma devo sapere...”.
“Ahem!”.
Raily e Ruark si volsero e videro Olivia a pochi centimetri di distanza.
“Principe Ruark, ti dispiace se vi interrompo?”.
“Oh, certo che no”, rispose lui, con la solita somma educazione.
“Parleremo... dopo?”, disse Raily, speranzosa. Anche lei aveva qualcosa di davvero urgente da comunicargli il prima possibile. Forse il destino la stava mettendo sulla giusta strada per avere il coraggio di ammettere tutto quello che aveva scoperto in quei mesi, ciò che davvero aveva nel cuore...
Ruark le fece un cenno col capo, in assenso.
Raily lo guardò parlare con Olivia, e si affrettò ad allontanarsi dalla pista da ballo, fino ad un angolo tranquillo. Il suo sguardo vagò per la sala solo un momento, in osservazione dei nobili e dei dignitari in abiti eleganti, impegnati in allegre ma educate conversazioni. Lo stomaco le diede una familiare stretta quando, superata la prima sorpresa, riconobbe Drake in uno di essi.
Come richiamati dal suo sguardo, gli occhi castani di lui incontrarono quelli di lei, e Raily lo guardò venire alla sua volta. Era davvero strano vedergli indossare un abito elegante. Si trattava di un completo grigio, che ad uno sguardo attento rivelava la sua fattura modesta, sebbene egli lo indossasse divinamente.
“Ehi”, la salutò.
“Non credevo saresti stato qui stasera”, gli disse lei.
“Ruark ha insistito. Immagino che io debba congratularmi con te”.
“Oh?”. Congratulazioni? Da parte sua?
Drake indicò vagamente il suo abito, “Sembri proprio una di loro. Anzi, sei una di loro, adesso”.
Raily comprese che si stava riferendo agli altri nobili e nobildonne nella stanza.
“Domani a quest’ora, potresti essere la futura regina”, continuò lui, abbassando lo sguardo, “E allora le nostre vite andranno in due direzioni completamente diverse”.
“Drake...”.
Lui risollevò il capo e la guardò negli occhi, in ascolto.
“Se fossi scelta per essere la sposa del principe, rimarrei comunque me stessa”.
“Beh, a guardarti adesso, non si direbbe”, sospirò, rivolgendo un’occhiata alla sala, “Questo posto è capace di cambiare le persone, e ad alcuni di noi piaceva la ragazza che eri. Lo sai, vero?”.
“Allora lo giuro”, sorrise, “Sono sempre la stessa Raily, anche sotto questo bell’abito”.
Drake levò un sopracciglio con un filo di divertita ironia.
“E se divento troppo arrogante”, continuò Raily, “Ricordami che la prima volta che ci siamo incontrati stavo portando fuori la spazzatura e servendo ai tavoli”.
Drake emise una breve risata, “Sembra sia passato un sacco di tempo da allora. Eppure è successo solo alcuni mesi fa”.
“Potremmo già dire c’era una volta...”.
“Ah, risparmiamelo, Naville. Le favole sono per i bambini”.
Com’è cinico stasera, pensò lei. E anche incredibilmente attraente in quel completo elegante che pareva disegnarglisi addosso. Sembrava uno di quei modelli delle pubblicità degli occhiali da sole o dei cartelloni dei negozi di lusso, con la sola differenza che non aveva del tutto consapevolezza di quanto fosse seducente. E quel particolare aggiungeva parecchio al suo fascino.
L’ultima volta che si erano visti, lei gli aveva suggerito di indossare qualcosa di diverso, e lui sembrava averla presa in parola. Come quando ho detto che tipo di cibo mi piacesse e me lo ha portato, o quando gli ho dato del brontolone, e ha cercato di esserlo di meno...
Non era fatto per le cose eclatanti, ma a coloro che prestavano veramente attenzione non poteva sfuggire la sua dedizione.
Raily sospirò, abbassando gli occhi, “Suppongo tu abbia ragione. La vita qui non è tutta scintillii e fate madrine”.
Drake annuì, “Sono contento che tu lo veda per quello che è”.
Gli sorrise, risollevando su di lui occhi accesi, “È bello avere l’opportunità di parlare con te stasera”. Visto che alla festa precedente mi hai praticamente ignorata.
Drake parve cogliere quel sottinteso, e sul suo volto ricomparve la familiare aria un po’ combattuta, “Raily, io...”.
Uh, ha tirato fuori il nome proprio. Dev’essere qualcosa di serio.
“Che c’è?”, gli chiese, facendo finta di nulla.
“Io...”.
“Eccovi, ragazzi!”.
Hana li raggiunse assieme a Maxwell.
Il lord si fermò di botto ed esclamò, “Whoa! Drake tutto in tiro!”.
Raily emise una breve risata a quella constatazione. Forse il mondo stava per finire.
La musica riprese proprio in quel momento, e lei si avvide che Madaleine aveva chiesto a Ruark di ballare. Si rese conto con un morso allo stomaco che non avrebbe invertito i loro ruoli per nulla al mondo, e si ritrovò a sperare di poter passare almeno un altro paio di minuti assieme ai suoi amici... assieme a Drake.
Le varie coppie iniziarono a volteggiare nella sala.
Raily si disse che quella forse era la sua ultima occasione...
Cercò di comporre la sua aria più disinvolta mentre diceva, “Beh, Drake, posso avere l’onore di questo ballo?”.
Lui sgranò gli occhi come se fosse impazzita, “Io? Pensavo di avertelo detto... Non sono capace di ballare”.
La sua aria imbarazzata le colorò le guance tanto quanto la forte pronuncia britannica con cui disse l’ultima parola, segno del suo nervosismo. Nel frattempo, Hana e Maxwell li guardavano chiusi in un silenzio perplesso.
“Beh, posso portarti io”.
Passò mezzo secondo, infine Raily allungò la mano e lo prese per il polso, trascinandolo in mezzo alla pista che lo volesse o no.
Ci fu un attimo di smarrimento sul viso di Drake, poi evidentemente egli si preoccupò di salvare almeno le apparenze e le mise la mano sul fianco. Il suo tocco fu lievissimo, come se avesse timore di toccarla troppo. Raily sorrise con un pizzico di malizia mentre gli prendeva l’altra mano e partiva con la prima sequenza, indietreggiando.
Drake la seguì nervosamente, i passi tentennanti che cercavano di starle dietro.
Così impara a ignorarmi, pensò Raily, provando però molta tenerezza subito dopo, quando egli le domandò, “Così... così si fa...?”.
Raily gli sorrise, decidendo di incoraggiarlo, “Perfetto. Stai andando bene”.
Egli annuì, deglutendo.
“Devi solo rilassarti”.
Lo sentì prendere aria, e l’attimo dopo i suoi muscoli si distesero. Raily lo avvertì anche stringerla un po’ di più a sè. Quel contatto le mandò un fiume di calore su per il corpo, e fu certa di stare arrossendo inesorabilmente.
“Sei...”, le disse Drake, “Sei davvero brava a ballare, Naville”.
“Grazie”.
“Non c’è assolutamente di che”.
Raily trattenne a stento una risata nel sentirgli dare una risposta tanto galante.
Lui lo notò, e sorrise furbescamente, “Hai visto? So anche essere un gentiluomo, alcune volte”.
Nei momenti giusti, pensò Raily, ma rispose, “Solo quando vuoi, vedo”.
“È così”.
Raily fu distratta un attimo dalle coppie attorno a loro, e disse con un pizzico di urgenza, “Adesso dovresti farmi fare la giravolta”.
“Eh?”.
“Farmi girare! Alza solo il braccio, faccio io il resto”.
Drake sollevò le loro mani unite e Raily volteggiò sotto il suo braccio con eleganza, tornando poi nella posizione di prima, mentre l’abito le ruotava attorno.
Lui la guardò con aperto compiacimento, “Quello è stato...”, disse, senza fiato.
“Sembri colpito”.
“Pare proprio che tu sia capace di sorprendermi ogni volta”.
Si scambiarono un lungo sguardo, e quasi non si accorsero che la musica stava finendo. Quando il valzer si concluse, di lì a pochi secondi, Raily avvertì che entrambi non volevano lasciarsi andare. Infine, si separarono con riluttanza e con un pizzico di soggezione.
“Beh, Naville. Immagino dovrei ringraziarti per il ballo”.
Raily scosse il capo, con un ghigno quasi intimidito, “Sembra abbia tirato fuori il gentleman che è in te”.
Drake rise, ricambiando la sua occhiata complice.
Tornarono dagli altri nel momento in cui la servitù faceva uscire leccornie sopra a dei vassoi, e riempiva il tavolo dei rinfreschi.
Maxwell si sfregò le mani, “Pronti per farci sotto?”.
“Oh, mi piacerebbe”, disse Hana.
“Grandioso”, commentò Drake invece, “Altro cibo per palati delicati”.
“Oh, dai, sarà divertente!”.
Raily riafferrò Drake per il polso e lo trascinò dietro gli altri due.
“Ragazzi, questi hanno un aspetto assolutamente ricercato! Credete che superino gli antipasti che abbiamo fatto noi?”, chiese Maxwell.
“C’è solo un modo per scoprirlo”, Raily allungò la mano e prese uno dei cibi che stava sui piatti.
“Oh, la bruschetta”, le disse Hana, “Scelta eccellente”.
Raily assaggiò, quindi assaporò, “Ok. È deliziosa”.
“Ma niente è paragonabile ai nostri caviale e paprika!”.
“Non mi avete ancora spiegato come mai siete stati voi a preparare il cibo l’altra notte”, disse Hana.
“Perchè il casato Beaumont si assicura personalmente della qualità del cibo servito”, rispose Raily, strizzandole l’occhio. Non voleva dirle che il casato era a corto di fondi. Non sapeva come Maxwell l’avrebbe presa, e comunque erano affari privati dei Beaumont. Forse glielo avrebbe detto in separata sede.
“Oh, un approccio molto casalingo. So che anche molti ristoranti si comportano allo stesso modo”.
Drake annuì, “Siamo proprio noi...”, commentò, senza guardare la ragazza, “Praticamente un ristorante a cinque stelle”.
“Beh, nessuno può lamentarsi del risultato”, sorrise Hana.
“Già, e non c’è nessuno di cui io mi fidi più di Raily e Drake quando si tratta di... beh, praticamente di tutto”.
“Grazie, Maxwell”, sorrise Raily, mentre Drake stringeva la spalla dell’amico.
“Mi mancherete, tutti e tre”, lamentò Hana.
“Mancarti?”, le chiese Maxwell.
“Raily già lo sa, ma... questa è la mia ultima notte a corte”.
Hana spiegò loro le ragioni dei suoi genitori, ed entrambi si mostrarono molto dispiaciuti dalla cosa.
Pochi minuti dopo, la bella orientale andò ad annunciare il suo ritiro al principe, e Raily venne avvicinata da Kiara e Penelope che volevano scambiare quattro chiacchiere con lei sul loro futuro a corte.
Quando ebbe finito di parlare con loro, si guardò attorno per ritrovare la compagnia. Riuscì ad avvistare Drake che si dirigeva all’uscita del salone, da solo.
Provò a seguirlo, ma Bertrand e Maxwell la catturarono prima che potesse raggiungerlo.
“Che succede?”.
“Abbiamo intercettato un corriere che voleva consegnarti un messaggio, poco fa”.
Bertrand glielo porse e Raily aprì l’involto e lesse:
 
Lady Raily,
Il principe non sarà mai tuo, e tu non sarai mai regina.
Lascia la corte immediatamente.

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Capitolo 15
*** Il Complotto ***


Capitolo 15 – Il complotto
 
 
Raily fissò la lettera lungamente, basita.
“Tutto bene? Cosa dice?”, le chiese Maxwell, notando il suo turbamento.
Lei passò loro il foglio perchè potessero leggere.
“Sembra che qualcuno mi voglia fuori dai piedi”.
Bertrand trattenne a stento l’indignazione, “Come si sono permessi di far recapitare una lettera di questo tipo ad un membro del nostro casato?!”.
“Probabilmente è solo un’altra concorrente gelosa che cerca di intimorirmi. Peccato per loro, io non mi spavento così facilmente”.
“Anche se così fosse”, replicò Bertrand, “Non ci sto. Scoprirò la verità in merito”.
Raily lo ascoltò appena, riflettendo. Anche Olivia aveva parlato di una nota scritta. Che fosse stato intimato anche a lei di lasciare la corte? Lo raccontò ai fratelli Beaumont, che si scambiarono uno sguardo di perplessità.
“Interessante”, disse Bertrand, “Tu, Olivia e Lady Madaleine siete le favorite alla corona. Se qualcuno sta prendendo di mira voi tre, allora anche Madaleine deve aver ricevuto una lettera simile”.
“E se non è successo, significa che è lei quella che sta cercando di far fuori te e Olivia”, concluse Maxwell.
“Non traiamo conclusioni affrettate”, rispose il duca, ritrovando la sua pacatezza, “Può anche significare che chiunque sta dietro alla faccenda voglia che Madaleine vinca la competizione”.
“E chi più di Madaleine stessa?”, fece presente Maxwell.
Il duca si tolse un fazzoletto di tasca e avvolse il messaggio, restituendolo al fratello, “Maxwell, mettila in un luogo sicuro. Se non hai già cancellato tutte le tracce, potremmo essere in grado di ricavarne delle impronte”.
Il cadetto annuì, e si affrettò ad eseguire.
Bertrand si affiancò a Raily, sussurrandole, “Per ora, continua come se nulla fosse successo. Chiunque abbia inviato quel messaggio vuole che tu perda la concentrazione. Sospetto che sia solo uno scherzetto di cattivo gusto, ma investigherò”.
Fece per andare via, ma Raily lo richiamò, fronteggiandolo, “Prima hai detto che nessuno dovrebbe comportarsi così con un membro del casato...”.
Il duca annuì, un poco perplesso.
Raily sorrise appena, “Posso chiederti perchè hai accettato di patrocinare proprio me? Mi è sempre parso strano che tu accettassi una raccomandazione che veniva da Maxwell”.
Bertrand la guardò un attimo, la bocca stirata con un misto di impazienza e condiscendenza.
“Maxwell ha sempre parlato benissimo di te, e... Beh, ero disperato. Ad essere onesto, avevo fatto dei provini ad un certo numero di nobildonne in proposito, ma nessuna era all’altezza dei miei standards. E visto che rischiavamo di essere tagliati fuori senza essere rappresentati, Maxwell ha trovato te. Non ho avuto scelta, se non accettare la sfida”, fece una pausa, guardandola negli occhi, “Maxwell mi ha convinto che il principe si stava davvero innamorando di te, e che questo sarebbe bastato per fare di te una regina, e credo che, visto che tutto ciò si è rivelato vero, sono contento di essermi fidato di lui”.
Raily gli sorrise, “Forse dovresti ascoltarlo più spesso”.
“Sì”, Bertrand si mise le mani in tasca con atteggiamento impettito, “Forse dovrei”.
La guardò di nuovo, e Raily abbassò la testa, “Bertrand... Che cosa succederà dopo stanotte?”.
Il duca sospirò, “O tu vinci la competizione per la mano di Ruark, oppure il casato Beaumont affronterà la rovina”.
Raily si strinse nelle spalle. Era in trappola.
“Speriamo in bene, no?”, rise nervosamente.
“Assumendo che tu vinca, continueremo a lavorare assieme per istruirti da regina”.
“Allora spero di non deluderti”.
“Da regina, la mia delusione non dovrebbe importarti affatto”.
Raily gli sorrise con sincerità, “Ma io tengo in gran conto le tue opinioni”.
Bertrand nascose un mezzo sorriso a quelle parole. Infine disse, con risolutezza, “Beh, vado a fare domande in giro in merito a quella nota idiota”.
Raily annuì.
Bertrand fece per andare, ma tornò un momento indietro, per mormorarle, “Raily, solo... Ricordati che sei riuscita ad arrivare fino a qui”, la guardò dritta negli occhi, e lei comprese che aveva capito i suoi dubbi, “La maggior parte dei nobili dicevano che non saresti durata nemmeno una settimana. Hai fatto veder loro che si sbagliavano. Continua a dimostrarlo”.
Si chinò e sparì fra la folla, rimpiazzato dopo pochi minuti da Maxwell.
Stavano per andare a bere qualcosa, quando un bell’uomo con indosso un abito sfarzoso si accostò loro.
“Milady, Lord Maxwell”, salutò.
“Leo!”, eruppe il giovane nobile, scambiando un breve abbraccio con lo sconosciuto, “Dove sei stato?”.
“Oh, sai, un giorno stai girovagando per le rovine della Grecia antica, l’altro ti ritrovi in crociera sul Mediterraneo... ma questa storia te la racconterò un’altra volta”, gli occhi blu di lui si posarono su Raily, la quale gli rivolse un cenno del capo ed un sorriso.
“Piacere di conoscervi... vostra... grazia?”, azzardò, perchè l’uomo le parve come minimo un duca.
“Per favore, solo Leo”.
“Nessun titolo?”, scherzò Raily, “Tutti qui hanno un titolo. Persino Drake è Lord Brontolone”, buttò lì, con l’astio dato dalla volpe che non può raggiungere l’uva.
Leo scoppiò in una risatina, “Oh, sì. Sembra che Drake non sia cambiato per niente”, quindi le spiegò, “Io ho rinunciato a tutti i miei titoli, quando ho abdicato”.
Raily trattenne il fiato rumorosamente, “Abdicato? Significa che tu devi essere...”.
Maxwell annuì, “Leo è il principe ereditario precedente, e fratellastro del nostro amato Ruark”.
“Mi sorprende che non lo abbia detto subito”, disse Raily, colpita.
“Preferisco che la gente non lo sappia. Voglio che gli altri si interessino a me per come sono, piuttosto che per il mio passato. Inoltre, Leo è già il mio titolo preferito”.
Lui e Maxwell fecero tintinnare i loro calici, in un momentaneo silenzio, quindi Raily riprese, “Se posso chiederlo... perchè hai abdicato?”.
“È una lunga storia”, rispose Leo con un sorriso, “Ma possiamo sintetizzarla dicendo che non volevo la responsabilità di diventare re”.
“Raily, devi immaginare una versione meno attraente di me come principe ereditario, ed eccoti Leo”, scherzò Maxwell.
“Meno attraente, eh?”.
“Ugualmente?”.
Raily rise del loro scambio di battute.
Proprio in quel momento, Madaleine si unì a loro.
“Leo... caro. Che bello tu abbia trovato il tempo di unirti a noi”.
Raily ricordò che Madaleine aveva vinto la competizione per lui l’anno prima, e quindi era come se fosse il suo ex fidanzato...
“Madaleine... Sai che non mi sarei mai perso l’incoronazione di mio fratello”.
“Sono contenta che tu provi ancora qualche sentimento che ti faccia venir voglia di tornare a corte. Tuo fratello sarà felicissimo di sapere che sarai lì mentre sceglierà la prossima regina di Cordonia”.
Leo ghignò, “Ho sentito dire che tu sei una delle possibili vincitrici. Di nuovo”.
Madaleine non sorrise, “Cordonia mi ha amorevolmente dato una seconda possibilità di essere la sua regina”.
Raily si volse da Maxwell, perchè quel dialogo freddo e pieno di sottintesi fra i due la stava mettendo notevolmente a disagio.
Il lord le sussurrò, “Ehi, questa potrebbe essere un’occasione per sapere se anche Madaleine ha ricevuto una lettera come la tua e quella di Olivia. Ok, potrebbe non dirtelo, ma chiedere non costa nulla”.
Raily annuì, quindi si schiarì la voce, “Ehi, Madaleine, hai per caso ricevuto qualche missiva stanotte?”.
La biondina si volse dalla sua parte, “Missiva? No. Sono stata abbastanza impegnata col ballo, senza dovermi preoccupare di scambiare lettere con qualcuno”.
A Raily sembrò sincera, e non aggiunse altro.
“Bene”, disse la contessa, “È stato un piacere vedervi... tutti e tre. Ora però devo andare”.
Leo piegò leggermente il busto in saluto. “Di che parlavate?”, chiese, appena furono di nuovo soli.
“Oh, niente”, gli rispose Maxwell, “Stiamo cercando di venire a capo di un mistero. Comunque. Non sembra ci fosse risentimento fra te e Madaleine”.
Leo sorrise, “Puoi fare affidamento sul fatto che Madaleine affronti tutto con fredda grazia, anche ritrovarsi a chiacchierare col suo precedente fidanzato. D’altra parte, siamo cresciuti assieme, è come essere tornati al punto di partenza, dopo. Inoltre vinse la competizione grazie ad un gioco politico, ed ecco come mi trovai fidanzato con una persona per la quale non provavo nessun sentimento romantico”.
Quelle parole cancellarono il sorriso dal volto di Raily, tanto che egli se ne accorse e le disse, “Tutto bene?”.
Raily annuì, “Mi dispiace che tu abbia dovuto sopportare tutto ciò”.
Leo scosse le spalle, “Solo un’altra trappola della vita di corte. Non ero entusiasta che gli altri decidessero il mio futuro”.
Raily si ritrovò ancora di più immersa nei pensieri. Le pareva che ogni frase che Leo aveva appena pronunciato fosse rivolta a lei e alla sua situazione.
“A causa della mia personale esperienza, mi auguro con tutto il cuore che Ruark scelga qualcuno che ama”.
“Lo spero anch’io”, rispose Raily, provando a sorridere.
“Io sono riuscito a rompere il fidanzamento, ma lui forse non ne avrà la possibilità. Ha sempre fatto fin troppo il bravo”.
“Non si è mai lasciato andare completamente a nessun party”, annuì Maxwell, come se quella fosse la riprova di quello che diceva l’altro.
“Ho sentito che invece lady Raily è brava a costringerlo ad un po’ di divertimento”.
Raily scosse la testa con modestia, prendendo un calice da un valletto di passaggio, “Ruark... lui non permette mai che le cose gli sfuggano di mano”.
Leo annuì, “Per certo non ha mai fatto come me, che sparivo la notte, eludendo la security e non tornavo al palazzo per settimane intere”.
“Wow!”, disse Raily, davvero impressionata, “Come accidenti facevi?! Sembra quasi impossibile”.
Leo rise, “Se trovi Bastien, il capo della sicurezza, e gli chiedi qualcosa in proposito, sono sicuro che avrà parecchie storie da raccontarti. Ruark in confronto non gli dà per niente da lavorare. In verità, non avrei potuto avere fratello migliore. È proprio tagliato per il trono. Per Cordonia è molto meglio che sia lui a regnare al posto mio”.
Raily sorrise di tenerezza, “Siamo fortunati ad averlo”.
Ed era davvero ciò che provava.
“Ed io spero che lui sia abbastanza fortunato da avere te”.
Raily si sforzò di sorridere, “Molto gentile da parte tua”.
Leo annuì, “Posso capire cosa vede in te”.
“Beh, grazie”.
Non fece in tempo ad aggiungere altro, che Ruark arrivò alle spalle del fratello e gettò un’educata pacca sulla sua spalla e quella di Maxwell.
“Leo! Adesso cos’è che stai dicendo a lady Raily sul mio conto? Niente di troppo imbarazzante, spero”.
“Solo buone cose. E non c’è davvero altro da dire su di te”, gli rispose il fratello, abbracciandolo.
I due rimasero per un po’ a parlare di come era bello rivedersi, poi Leo fece un cenno a Maxwell, perchè lasciassero lei e il principe da soli.
Ruark le sorrise, guardandoli spostarsi verso il buffet.
“Eccoci qui assieme”, le disse.
“Così sembrerebbe”, rispose Raily.
“Mi spiace aver dovuto interrompere la nostra conversazione, prima”.
Lei gli fece un gesto noncurante con la mano, “Sono sicura che sia una notte molto impegnativa per te”.
Ruark annuì, con un sospiro, “Eppure, l’unica persona alla quale ho pensato tutta la sera sei tu”.
Raily allungò un braccio e gli prese la mano, “Ruark... volevi parlare?”.
Lui strinse le dita nelle sue, “Vorrei essere da solo con te”, le sussurrò, “Ci sono cose che ho bisogno di dirti, ma è più di questo”.
Raily arrossì, e si accorse di non riuscire ad occultare l’imbarazzo.
“Sì”, insistette lui, in un sussurro roco, passionale, “Voglio fare ben altro che parlare. La verità, lady Raily, è che sono stanco di aspettare. Ti voglio”.
“Ruark...”.
“Se anche tu provi lo stesso, ovviamente”, aggiunse subito lui, facendo un passo indietro. Poi riprese, “Perchè non andiamo un attimo fuori? Possiamo trovare un posto come ad Applewood Manor...”.
Raily si morse il labbro. Non avrebbe dovuto baciarlo, quella volta.
“È troppo rischioso. Non vorrei causare uno scandalo in una serata così importante per te”.
Lui le mostrò un sorriso intenerito, “Sempre a pensare al mio bene”.
“Non possiamo parlare qui?”, gli chiese, con una scrollatina di spalle.
“Certo”.
Si spostarono in un angolino del salone poco gremito, dove nessuno poteva stare a sentire cosa si dicevano.
“Raily”, esordì lui, “Volevo dirti questo adesso, di modo che rimanga solo fra noi. Perchè... anche se non dovessi scegliere una sposa stanotte, comunque chiederò ad una persona di sposarmi. Perchè non ho bisogno di altro tempo per decidere. Lo so già”.
Raily cercò di mantenere il sangue freddo. Voleva un bene dell’anima a questo ragazzo davanti a lei, e non voleva che soffrisse. Ma come poterlo evitare se avesse deciso ciò che pensava? Per quanto quella dichiarazione fosse romantica e appassionata, lei non riusciva a sentirsi coinvolta, come se la cosa non la riguardasse. Ed era terribile.
“Ruark, che cosa dici?”, mormorò, stringendosi nelle spalle.
“Volevo dirtelo da un pezzo. Non immaginavo di potermi sentire così nei confronti di nessuno. Non avrei mai creduto di incontrare qualcuno come te. Queste ultime settimane sono state una tortura... voler disperatamente passare del tempo con te, ma essere trattenuto da questa dannata competizione. Voler disperatamente stringerti, dirti che nel mio cuore ci sei sempre stata solo tu. Raily, tu sei la cosa più preziosa nel mio mondo. Non ho mai detto queste cose a nessuno prima, ma sento che è così. Insomma... ti amo, Raily”.
Lei si coprì la bocca con la mano. Erano state parole così romantiche... e lei era pronta a ritrattare per le volte che aveva pensato che lui non lo fosse o che volesse solo sesso. Era lampante nei suoi occhi quel sentimento che le aveva dichiarato. E lei non voleva rispondere, perchè non poteva semplicemente mentire e dire che anche lei lo amava. Ruark aveva fatto un discorso meraviglioso, aveva detto ciò che qualsiasi donna avrebbe voluto sentire dall’uomo che amava. Eppure Raily non riuscì a non pensare a Drake, e a come si era fatto da parte per il bene del suo migliore amico e per il suo futuro da regina, nonostante le avesse detto che anche da parte sua c’erano dei sentimenti. E quello riusciva a farle battere il cuore più di mille dichiarazioni d’amore.
Doveva dire a Ruark la verità, che era indecisa su di loro. Che aveva bisogno di più tempo.
Fece per aprir bocca, ma Olivia comparve quasi dal nulla, il volto aggrottato come se stesse per scoppiare in lacrime.
“Ruark... Dobbiamo parlare”.
Il principe la guardò con un pizzico di costernazione.
“Devi proprio parlargli adesso?!”, sbottò Raily, che aveva finalmente trovato la risolutezza per dire ciò che reputava giusto e si vedeva negata quell’occasione.
“Sì!”, le abbaiò Olivia.
Ruark le lanciò un’occhiata spiacente, “Olivia, cosa c’è? Sembri abbattuta”.
“Me ne devo andare”, disse la rossa, con gli occhi lucidi.
“Così presto? Ma stiamo per iniziare i discorsi”.
“Non capisci. Mi sto ritirando ufficialmente da questa stagione sociale. Non so se avevi in programma di chiedermi di sposarti... non so nemmeno se ho mai avuto anche solo mezza possibilità... ma adesso non importa. Mi ritiro da tutto questo, immediatamente”.
“Ma, Olivia... perchè?”.
Ruark fece per avvicinarsi di più alla duchessa per chiederle spiegazioni, quando un uomo alto con una folta barba nera apparve al fianco del principe, “Mi dispiace interrompervi, altezza, ma è ora. Vostro padre richiede la vostra presenza al suo fianco”.
“Sì, Bastien, un attimo”.
“Va bene, Ruark”, si interpose Olivia, guardando il capo delle guardie con una sorta di timore, “Vado via. Adesso”.
“Ma...”.
“Tu vai... ti prego”, una lacrima scivolò sulla guancia della rossa, “Sarai un re meraviglioso. Lo so”.
Ruark scosse il capo con sconcerto, ma si lasciò scortare via da Bastien.
Raily raggiunse Olivia, che si affrettava ad andar via cercando di arginare il pianto. Non l’aveva mai vista così.
“Lasciami stare!”, si divincolò la duchessa.
“Olivia... va tutto bene?”.
“Come se davvero t’importasse!”. E prima di scoppiare in un sonoro singhiozzo, si fece largo e corse fuori dal salone senza voltarsi indietro.
Dopo un attimo di smarrimento, Raily venne raggiunta da Maxwell e Bertrand.
“È ora”, disse il duca, “Il re e la regina stanno per fare i loro discorsi. Dopo, il principe Ruark sceglierà la sua futura sposa”.
“Lo so, è solo che io...”.
Non potè terminare la frase, perchè in un momento tutti i presenti si volsero verso il podio, dove il re stava iniziando a parlare.
“Stai davanti e al centro”, disse Bertrand, posizionandola, “Ci siamo”.
“Ma...”, tentò di nuovo Raily.
“Hai un aspetto terrificato, Raily”, disse Maxwell, “Fai un bel respiro. Andrà tutto bene”.
Il suo terzo tentativo di aprir bocca fu smorzato dal ritorno di Hana e Drake, che si fermarono accanto a lei.
Raily si morse il labbro fortissimo, afferrando le mani dell’uno e dell’altra, come se potessero sostenerla.
“Sta succedendo, finalmente”, le sussurrò emozionata Hana.
Raily scambiò uno sguardo con Drake. Egli rimase serio, ma i suoi occhi erano tristi. Li distolse e li puntò sul re. La sua fierezza la abbagliò.
“Il momento che aspettavamo per tutta la stagione è finalmente arrivato”, disse Constantine, “Si è trattato di un grande onore per me servire Cordonia nelle ultime decadi. Abbiamo avuto dei momenti duri, ma Cordonia è rimasta in piedi anche durante le nostre ore più buie. Non posso essere più fiero di essere stato re di questo paese. E ora non posso che passare la corona al principe Ruark, perchè so che egli governerà altrettanto fermamente come anche io ho fatto. Non potrei pretendere un successore migliore di lui”.
Ruark abbassò la testa, commosso.
“No, è vero”, disse il re, voltandosi un poco nella direzione di suo figlio. Amo entrambi, sia te che tuo fratello, ma tu sarai il re di cui Cordonia ha bisogno. Affidabile, forte, saggio, giusto. Anche se non eri nato per succedermi, ora sembra come se la scelta fosse inevitabile. Ruark, tu sei davvero il re che ho sempre sperato saresti stato. Oggi, io passo le insegne regali a te. Cordonia è tua, figlio mio”.
Partì un applauso solenne, sopra il quale Raily gridò, “Bravo Ruark!!”, con tutto il trasporto del momento.
“Lady Raily, ricomponiti”, la rimproverò Bertrand.
Ruark però le strizzò l’occhio prima di prendere la parola. Si schiarì un poco la voce, “Grazie a tutti per essere qui stanotte. Questo è un onore incommensurabile e una responsabilità che non prendo certo alla leggera. Spero solo di poter servire Cordonia con la stessa abnegazione di mio padre”, si chinò davanti al re e alla regina, che lo decorarono con una grande medaglia dorata che Raily immaginò fosse l’equivalente moderno della corona. Quando Ruark si rialzò, i sovrani lo abbracciarono.
Una grande ovazione salutò l’inizio del regno del giovane sovrano.
“E ora è arrivato il momento per il re di scegliere la sua sposa”, annunciò Regina.
“Prima, lasciate che vi ringrazi tutti per aver preso parte a questa stagione sociale con noi”, disse Constantine.
“E in particolare a tutte le ragazze, grazie per il vostro tempo. Tutte siete state degne di essere una più che meritevole sposa per nostro figlio...”.
La folla mormorò quando un addetto della sicurezza si accostò per mormorare qualcosa ai sovrani.
Calò un silenzio stranito.
“Se potete scusarci solo un momento...”, farfugliò imbarazzata la regina.
Constantine richiamò anche Ruark mentre ascoltava l’uomo, e per un lungo momento i quattro si consultarono, spostandosi in fondo al salone.
Raily udì un telefono cellulare suonare. Poi un altro. E un altro ancora. Uno ad uno, gli invitati controllarono i loro apparecchi. Si iniziarono a sentire esclamazioni di sconcerto.
Maxwell, che aveva preso subito il suo cellulare, tirò con forza la manica del fratello, “Bertrand!”.
“Cosa?!”.
Il lord gli mise il telefono sotto il naso, e gli occhi del duca si spalancarono.
Raily si volse dalla parte di Drake, che stava fissando il suo schermo sibilando di rabbia, “Quei bastardi!”.
“Drake? Che cosa c’è?”.
Lui la guardò con occhi spiacenti, “Quella notte in cui Tariq pensava di essere entrato nella sua stanza... Qualcuno ha fatto delle foto. Ti hanno incastrata”.
“È su tutti i siti di news!”, gemette Hana, mostrandole una delle pagine che stava consultando.
La notizia era di pochi minuti prima. Nella foto principale, Tariq la agguantava mentre lei era in biancheria intima, la mano posata sul petto dell’uomo. Il titolo recitava “Il principe umiliato dalla contendente infedele”“.
Raily si sentì impallidire, “Io...”, cercò di formulare una qualsiasi frase, ma si accorse in quella che la guardia reale li stava circondando.
“Ehi, ehi...”, sentì dire a Drake, con voce allarmata.
Bastien le si parò davanti, “Mi dispiace, lady Raily, ma ci hanno ordinato di scortarti fuori immediatamente. Assieme alla rappresentanza del casato Beaumont”.
“Questo è assurdo!”, lamentò Bertrand.
“Non potete fare questo a Raily!”, si aggiunse anche Maxwell.
Entrambi erano lividi di rabbia.
Raily non riusciva a ragionare. Si sentiva come stordita dalla vergogna e dall’ingiustizia. Attorno a lei, i visi in parte familiari dei membri della corte erano scandalizzati dalla sua sola presenza. Centinaia di occhi la guardavano in modo malevolo, a volte con quasi disgusto, e a lei iniziarono a tremare le gambe per l’umiliazione di quella situazione. Mentre i mormorii si alzavano sempre più fitti, le parve di essere sul punto di svenire o di svegliarsi di soprassalto, come se stesse solo avendo un terribile incubo. Solo che non si svegliò, e invece una guardia le si fece incontro e la prese per le braccia, iniziando a trascinarla via assieme ai fratelli Beaumont. Raily non riuscì a reagire, e si lasciò portare, come una bambola inanimata.
Drake... aiuto..., fu l’unica cosa che riuscì a pensare, ma nessun suono le uscì dalle labbra, frattanto che quella sua uscita di scena dipingeva più di un sorrisetto malvagio sui volti degli spettatori.
In quel momento, Drake fece un paio di passi avanti e afferrò il tizio per il bavero dell’uniforme, “Levale le mani di dosso!”. Altri due accorsero per tirarlo indietro.
Raily si volse dalla sua parte, e lo vide liberarsi di una delle guardie, anche se un’altra accorse per impedirgli di raggiungerla, saltandogli quasi addosso.
“Raily! Raily! Lasciatela!”, lo sentì gridare, sopra l’assordante brusio dei presenti.
Mentre si trovavano vicino alla soglia, riuscì a vedere Ruark riprendere posizione sul podio assieme alla regina, la quale disse, “Date le circostanze, dobbiamo considerare lady Raily esclusa dalla competizione”.
“Ma...”, Ruark si volse alla matrigna, “Devo prima parlarle...”.
La regina scosse il capo e lo serrò per le spalle.
“Ora Re Ruark farà la sua scelta”, disse Constantine, mogiamente.
“Scelgo...”, ringhiò Ruark, esitando lungamente, gli occhi che vagavano per la sala, “Lady Madaleine”.
Il grande portone si chiuse dietro Raily con un tonfo, e tutto divenne improvvisamente silenzioso.

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