Light-Bringer

di Lilithan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Breath ***
Capitolo 2: *** Caos ***



Capitolo 1
*** Breath ***


Era una fredda mattina di novembre. C'era molto vento e quella pioggia fine ma persistente che preannuncia l'inizio dell'inverno. Qualcuno potrebbe dire la giornata ideale per un funerale. E sfortunatamente lo era per la famiglia Willis.

Verso le cinque del pomeriggio di quella giornata piovosa, si apprestava a uscire dalla piccola vecchia chiesa una gran folla di gente, preceduta dalla non molto grande bara bianca. Deposta la cassa ai piedi della scalinata della chiesa, iniziarono a formarsi diversi gruppi intorno ad essa. Accanto la famiglia distrutta, non ancora capace di accettare la perdita, rimaneva stretta e non proferiva parola. I due amici più stretti, col volto striato di lacrime, stavano in silenzio, un po' in disparte, mano nella mano, cercando di contenere la rabbia causata dai conoscenti che mostravano più dolore di quello che realmente sentivano.
'Come se l'avessero conosciuta davvero.'
'Come se gli importasse qualcosa.'
'Chissà come si sentirebbe lei, a vedere tanta ipocrisia.'
'Perché ha dovuto farlo?'
Erano questi i pensieri che popolavano la mente dei due ragazzi. Senza contare poi il disprezzo che sentivano ogni volta che sentivano frasi del tipo:
'Che ragazza fantastica.'
'Una vera eroina.'
'Altruista fino alla fine.'
'Riposa in pace piccolo angelo.'

Come se lei avesse davvero voluto morire.
Diciassette anni sono così pochi.

La campana batté le cinque e un quarto e la famiglia e i conoscenti iniziarono a dirigersi verso il cimitero. Ma prima che potessero fare un altro passo, la signora Willis urlò. Giurava di aver sentito un rumore provenire dalla bara.
Smise di piovere.
Divenne più distinto, quel suono. Una specie di tonfo sordo, come di qualcosa che cade o sbatte. In quel caso, sembrava che qualcuno stesse prendendo a pugni il legno della cassa. 
Buum. Buum. Buum.
Le persone che si erano avvicinate pensando che la povera donna stesse avendo una crisi, indietreggiarono spaventate, colte da pensieri cupi e orripilanti.
'Com'è possibile?'
'Apocalisse...'
'Qualche animale chiuso dentro!'
'Dev'essere uno scherzo...'
Un fulmine colpí un albero poco distante da lì e il vociare smise improvvisamente. Dalla bara non proveniva più nulla. La fissavano tutti, come aspettando qualcosa, iniziando a pensare di aver immaginato tutto.
Poi quel rumore di legno che si spacca.
La bara che si apre.
La pioggia che ricomincia a scendere, stavolta più forte.
Spuntano prima delle braccia, lisce e bianche, delle piccole mani cercano un appiglio come per farsi leva. Ed ecco spuntare una gran massa di capelli neri, grondanti di pioggia. Circondavano un viso tondeggiante, ornato di occhi e labbra spalancati. Si sente a malapena il rumore del respiro affannoso provenire dalla ragazza. Guarda davanti a sé, senza guardare realmente nessuno, quasi fosse in trance. Un bambino, quattro o cinque anni, osa rompere il silenzio.
'Lucy!'

Poi fu il caos.

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Capitolo 2
*** Caos ***


Quel cimitero non era mai stato così rumoroso.
Gente che urlava, gente che scappava, gente che sveniva, gente immobilizzata che recitava il rosario, tremante.
Come se avessero visto un fantasma. Ma chiaramente la ragazza nella bara non lo era.
Lucy Willis non riusciva a sentire bene tutto il frastuono che la circondava. Era troppo sorpresa di riuscire ancora a respirare.
Dentro.
Fuori.
Ispira.
Espira.
Suoni ovattati, vista offuscata dalla pioggia, odore di acqua, incenso e fiori freschi. Legno e sangue.
Sangue dove?
Le mani.
Lucy si guardò le mani. Le mani con cui aveva fracassato il legno.
Quale legno?
La bara.
L'avevano chiusa in una bara.
Si era svegliata lì. Chiusa. Non riusciva a urlare. A malapena respirava.
Panico.
Lacrime.
Fatemi uscire.
Pugni e graffi sul legno.
Freddo e aria pungente.
Aria.

La pioggia smise di cadere. Il silenzio finalmente calato sul cimitero, si fece teso. Erano rimaste poche persone, troppo scioccate per muovere un passo. Neanche Lucy si mosse.
Fissò i volti delle persone che aveva davanti. Sua madre, suo padre, il suo fratellino.
Nonna Clara, zia Thea, zio Al, Matt, Giuly, Anthony.
Oliver, Eddy.
Alcuni professori e compagni di scuola.
Riconobbe addirittura il suo vicino di casa, sostenuto dal bastone che si portava sempre appresso.
Sembrava tutto molto lento. Tutto molto fermo. Ma si sorprese di come il suo cervello lavorasse in fretta, nonostante sentisse il corpo rigido.
Forse ho preso freddo?
Nessuno osava muoversi, dire una parola. Tutti fissavano Lucy e Lucy fissava tutti.
Tommy, il fratellino, osó fare un passo verso la sorella. Ma sua madre lo prese per la spalla e lo tiró su, in braccio.
Perché ha preso Tommy?
Troppo spaventata, probabilmente, per dire qualcosa, strinse la manica del marito.
Questo si riscosse, e con voce tremante disse: "Lucy. Lucy, tesoro, sei tu?"
Lucy non disse nulla né si mosse. Fissava ora l'uomo che aveva parlato.
Aveva riconosciuto la voce del padre? Aveva capito qualcosa?
Che cosa ha detto?
Perché mi fissano?
Perché sono qui?
Perché ero chiusa in una bara?
Perché questo?
Perché non dicono nulla?
Ho freddo.
Ho paura.
Cosa dovrei fare?
Suo padre azzardó un passo. Lei sussultó.
No
"Lucy, sono io, sono papà."
Un altro passo.
No
"Mi riconosci?"
Un altro passo.
Via
Vai via
Lucy, improvvisamente, appoggió le mani ai lati della bara, fece forza e si tirò su. Suo padre si fermò. La ragazza saltò giù da quella specie di piano su cui era stata adagiata e cadde sulla terra bagnata. Qualcuno lanciò un urletto, non riuscí a capire chi.
Guardó suo padre indietreggiare.
Guardó sua madre stringere suo fratello, come se volesse proteggerlo.
Proteggerlo da chi?
Da te. Lei ha paura di te.
Me?
Si, te.
Non gli farei mai del male.
Ha importanza quello che credi tu?

Mentre Lucy correva, tra le tombe, lontano dalle persone che amava, si chiedeva se qualcuno tra loro si fosse accorto del dolore che provava, mentre voltava loro le spalle.

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