Unorthodox

di gli
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. ***
Capitolo 2: *** 2. ***
Capitolo 3: *** 3. ***
Capitolo 4: *** Antefatto 1. ***
Capitolo 5: *** 4. ***
Capitolo 6: *** 5. ***



Capitolo 1
*** 1. ***


Emma Bale era cresciuta sentendo sua madre parlare di Hogwarts, di magia e di quanto suo padre fosse un eroico cavaliere oscuro.
Per i suoi primi 11 anni era vissuta in un mondo a metà tra la magia del padre che non aveva mai conosciuto ma di cui la madre non faceva che tessere le lodi i e la normalità della madre, Christina Bale, creatrice di essenze e profumi originaria di Cokeworth.
Emma non si era mai sentita troppo magica e, se anche quella sua adorata madre non faceva che decantarle quel mondo a cui avrebbe potuto appartenere non era convinta quanto lei di apprezzare il suo probabile destino. Nonostante ciò un giorno la sua lettera era arrivata: avrebbe frequentato Hogwarts e probabilmente parlato con quel padre che non aveva mai visto e che a stento riconosceva la sua esistenza.
Purtroppo tutto precipitò  il 15 agosto della stessa estate in cui la famosa lettera era arrivata, Christina Bale scoprì di essere gravemente ammalata e nessuna delle proteste della donna riuscì a convincere Emma a partire, lei non sarebbe andata in Scozia mentre sua madre moriva, non avrebbe giocato a far la strega mentre la donna che l’aveva cresciuta affrontava da sola li lungo calvario che quella malattia comportava.
Scrisse personalmente ad Albus Silente per comunicare che non avrebbe frequentato la sua scuola con tutte le motivazioni del caso, il preside rispose esponendo il suo rammarico e augurando a lei e sua madre che tutto andasse per il meglio.
Emma sperò per un breve periodo che il preside avesse ragione e tutto sarebbe andato per il meglio ma purtroppo tutti gli auguri e le speranze furono vani e Christina Bale morì due anni dopo lasciando sola un’Emma tredicenne
La ragazza sperò, a quel punto, che suo padre si facesse avanti, che si prendesse carico di lei, che le dimostrasse un po’ di quell’amore che Christina le aveva detto tante volte provare per lei ma ciò non accadde e Emma si ritrovò orfana e affidata al capitando Everard Flint, magonò e capo di un reparto speciale della polizia babbana che fungeva da collegamento con gli auror nei casi congiunti.
Il capitano Flint era stato, da sempre, una presenza costante nella vita di Emma, era il vicino di casa di lei e sua madre e fin dai primi anni si era in qualche modo preso cura di loro come un padre e come un nonno. Lui, che ad Hogwarts non ci era mai stato ma che la conosceva come le sue tasche, aveva colmato le ingenti lacune che Christina aveva sul mondo magico, aveva raccontato a Christina ed Emma di casate e maghi potenti, giganti, centauri e maghi oscuri e soprattutto  aveva raccontato loro di Harry Potter. Harry Potter era il bambino che più Emma aveva odiato nella sua infanzia, il motivo per cui suo padre non si sarebbe permesso di amarla e probabilmente il motivo per cui lei era al mondo.
Everard Flint era anche il responsabile dell’incontro Tra Christina e l’uomo che era poi diventato il padre di Emma, l’uomo era stato infatti ospitato in casa del capitano per diversi mesi per ordine diretto di Albus Silente (che Emma sapeva essere, sempre dai racconti di Flint, il mago più potente avesse mai camminato sulla terra), in quei mesi di permanenza a casa Flint il padre di Emma aveva conosciuto Christina ed era iniziata quella strana relazione che avevano portato poi avanti fino a che la donna non si era ammalata. Il padre di Emma era poi andato via da casa Flint ad insegnare nella scuola di Albus Silente ma era sempre tornato da Christina, qualche tempo dopo Emma era stata concepita e la relazione tra i suoi genitori era andata avanti senza comprenderla, come se lei per suo padre non fosse mai esistita o fosse stato solo un incidente di percorso.
Emma sapeva dal capitano che suo padre era un uomo fidato di Albus Silente e sempre il capitano le spiegò qualche anno dopo che nel mondo magico imperversava una guerra e suo padre era in prima linea e che quello era il motivo principale per cui non si sarebbe preso cura di lei. Chiunque fosse importante per lui sarebbe stato in grave pericolo. Quando la guerra finì Everard Flint, con le lacrime agli occhi, comunicò ad una quasi sedicenne Emma che suo padre era morto da eroe e le consegnò una lettera scritta da lui poche ore prima di morire per quell'unica figlia che mai aveva voluto conoscere e che da sempre si era impedito di amare.
Emma l'aveva letta avida di informazioni e alla fine della lettura non era più arrabbiata con lui, anzi provava pena e quella pena le aveva fatto trovare la forza di perdonarlo. Quella era la lettera di un uomo distrutto, era una lettera di rimorso e pentimento, era straziante e mentre continuava a leggere si rese conto che quell'uomo infondo doveva averla, a suo modo, amata proprio come aveva sempre detto Christina. E allora quando finì di leggere la lettera finalmente pianse per lui.
All’età di 22 anni Emma conservava quella lettera da 7 anni, gelosamente.
Emma era sempre stata una brillante studentessa ed una fine conoscitrice dell’animo umano. A 21 anni si era laureata in Psicologia in una delle prestigiose università inglesi grazie ai suoi soli sforzi e il sostegno sempre discreto di Everard Flint, un anno dopo lo stesso capitano Flint l’aveva arruolata come sua collaboratrice al dipartimento di collegamento Scotland Yard-Auror che lui dirigeva. Emma in particolare si occupava di profiling criminale ed era qualcosa che i maghi poco conoscevano e dunque spesso si affidavano al dipartimento di Flint per meglio comprendere vittime e criminali. Emma era molto brava nel suo lavoro ed era diventata abbastanza conosciuta anche negli ambienti magici, Flint era fiero di lei così fu con un certo orgoglio che quella mattina la chiamò al cellulare per ordine dello stesso Ministro della Magia.

 

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Capitolo 2
*** 2. ***


Ad Emma pulsava la testa e il telefono squillava insistentemente, si era nuovamente addormentata sul divano e il suo collo chiaramente protestava. 
Cercò di ignorare lo squillo fastidioso e continuo e quando il telefono smise di squillare pensò di esserci riuscita, sperava di rigirarsi in una posizione più comoda e rimettersi a dormire ancora per un’oretta ma neanche un minuto dopo il telefono riprese a squillare dunque la ragazza, rassegnata, si allungò per recuperarlo dal tavolino da caffè sul quale lo aveva posato la sera prima. Il chiamante era, come la ragazza aveva sospettato, il capitano Flint e senza dubbio, visto l’orario, voleva parlarle di lavoro. Prima che il telefono smettesse nuovamente di squillare la ragazza rispose:
-Buongiorno capitano!
-Buongiorno Emma cara, dove sei?
-Ancora a casa, ieri è stata una serata interessante.
-Ancora problemi coniugali?
-Quasi risolti. Ma meritavano una celebrazione in gran stile
-Posso immaginare. Volevo dirti che dovresti raggiungermi, c’è un caso che necessita della nostra attenzione e mi è stato chiesto di te dal ministro Shackelbot in persona. Te lo immagini Emm, lui e il sottosegretario Granger sono stati qui da me fino ad un attimo fa. Riesci ad essere qui in una mezz’ora? Il caso è di alto profilo, lavoreranno ad esso tutti i migliori componenti della squadra auror e vorrebbero incontrarci. Hanno chiesto di noi- Era strano sentire il sempre serafico e pacato Everard Flint eccitato come un bambino ed Emma sorrise teneramente al telefono.
 -Posso essere lì in mezz’ora però oggi pomeriggio devo essere in tribunale, dobbiamo finirla con la storia del divorzio
-In realtà hanno coinvolto anche i necroscopi del San Mungo e il nostro dipartimento di medicina legale, ho appena finito di parlare anche con Ephraim e sono occupati anche loro. È un caso davvero grosso, ti spiego tutto appena sarai qui. A proposito Ephraim mi è sembrato di buon umore per essere un uomo sull’orlo del divorzio
-Si è un uomo innamorato, dopo aver firmato le carte andiamo a scegliere gli abiti per la cena di fidanzamento.
-Bene Emm, ma sbrigati ti prego!
-Agli ordini capitano- Emma sorrise di nuovo alla sua impazienza e poi, chiusa la chiamata, lasciò il telefono scivolare a terra e si stiracchiò nel suo divano. La sera prima lei, suo marito (quasi ex) e la sua nuova fiamma si erano divertiti in giro per Londra. Emma li adorava entrambi ed era felice per loro adesso però stava pagando le conseguenze dei postumi dell’eccesso alcolico della sera prima con un colossale mal di testa e aveva meno di dieci minuti per farselo passare.
Si trascinò sotto la doccia e lasciò scorrere l’acqua calda sul suo corpo e sui suoi capelli nerissimi e questo un po’ fece placare quel maledetto dolore pulsante nelle tempie, adesso aveva solo bisogno di un caffè, si sarebbe vestita in fretta e sarebbe passata dal bar all’angolo e poi sarebbe stata pronta per il capitano e qualunque missione avesse da affidarle.
Giunse al suo bar preferito con passo strascicato e sorseggiò al volo il suo caffè nero e bollente e riuscì ad essere nell’ufficio di Flint solo dieci  minuti più tardi rispetto alla mezz’ora che aveva promesso all’uomo.
Everard Flint con la sua aria serafica che mal celava l’eccitazione, la barba grigia incolta e la testa ormai calva era lì ad aspettarla e quando la vide l’espressione si aprì in un sorriso; solo in quel momento Emma vide che c’erano altri uomini accanto a lui.
-Vorrei presentarvi la mia collaboratrice, la dottoressa Bale, vi affiancherà in questo caso come avete richiesto. È un’esperta di profiling e sono sicura andrete d’accordo.
-Fantastico! Noi chiediamo un esperta di comportamento e i babbani ci affidano una ragazzina!- disse con tono seccato uno dei due uomini accanto a Flint, l’uomo sorrise sornione ad Emma che guardava la scena con le sopracciglia sollevate e per evitare scontri verbali tra la sua pupilla e l’auror intervenne prontamente: 
-Non dubiti auror Wesley, la dottoressa è uno degli elementi migliori di Scotland yard nonostante la giovane età, è stato lo stesso ministro su consiglio del suo sottosegretario a chiedermi direttamente di lei. In ogni caso per qualunque esigenza fate riferimento a me-poi si rivolse alla ragazza che aveva alzato gli occhi al cielo e adesso guardava la scena con un mezzo sorriso sarcastico:
 -Ben arrivata Emma, vorrei presentarti i nostri colleghi: Ronald Wesley ed Harry Potter-
Alla ragazza mancò il fiato per un attimo, e cercò di ricomporsi alla svelta, certo! Come aveva potuto non riconoscerlo all’istante? Probabilmente era stata distratta  dal rosso scorbutico che subito si era rivolto a lei ma le immagini dei due uomini erano state sulla gazzetta del profeta per anni e tendevano a ricomparire ad intervalli regolari, e lei e Flint leggevano sempre il profeta fosse solo per motivi di lavoro; inoltre se il caso era di così alto profilo da interessare il ministro e il sottosegretario era ovvio che a dirigere le indagini ci fosse il capitano più giovane nella storia del corpo auror e il suo fido braccio destro. Si quello d’avanti ai suoi occhi era proprio Harry Potter, aveva finalmente occasione di conoscerlo e parlargli. Si ricompose in un attimo e tese la mano ai due uomini-Piacere Emma Bale, mi occupo di profiling criminale come diceva il capitano, potete dirmi perché siamo qui, ho un po’ fretta mi aspettano in tribunale subito dopo pranzo e non mi piace perdere tempo- Lo scudo della professionalità funzionava sempre, Emma era diventata brava negli anni a nascondere le sue emozioni nella corazza di quel lavoro che le riusciva così bene. 
Harry Potter dal suo canto si vantava di essere diventato un uomo che riusciva a mantenere sempre il controllo su se stesso, un’infanzia passata nella vigilanza costante lo avevano reso un adulto iper consapevole e sempre pacato e posato ma quando l’uomo aveva visto la giovane dottoressa babbana e soprattutto ne aveva sentito la voce un brivido lo aveva attraversato, un brivido che non sentiva da anni o che forse non aveva mai sentito, aveva percepito una subitanea attrazione e nello stringerle la mano che lei le porgeva aveva sentito una strana stretta al petto e una sensazione di emozione profonda. La sicurezza della donna lo aveva quasi intimorito, era così raro trovare qualcuno che parlasse lui con la schiettezza che la ragazza babbana aveva usato che se non fosse stato fidanzato e prossimo alle nozze avrebbe ben pensato di essere attratto da lei ma lui era Harry Potter e non poteva permettersi certi pensieri dunque chiuse le sue sensazioni in un cassetto oscuro della sua mente e cominciò ad aggiornare la loro nuova partner sul caso a cui avrebbero dovuto collaborare.
-Dottoressa Bale ieri sera siamo stati informati di un omicidio avvenuto nella periferia estrema della città, un posto molto isolato, nessun testimone, in casa viveva da solo il signor Walden Mcnair, era stato accusato di essere un mangiamorte a suo tempo, un mangiamorte sarebbe…
-Va avanti so cos’è un mangiamorte!
-Si certo, perdonami- sia Harry che Ron non poterono fare a meno di essere un po’sorpresi e impressionati dalla ragazza- Ieri nel tardo pomeriggio il signor Mcnair è stato trovato morto, assassinato.
-Perché avete bisogno della nostra collaborazione? In genere il nostro dipartimento viene coinvolto solo quando ci sono babbani di mezzo!
-La particolarità è l’arma del delitto, nonostante ci siano prove  che l’ultima persona che è entrata nella casa si sia smaterializzata e dunque è certamente un mago ha usato una pistola per ucciderlo e ha consumato almeno un caricatore su di lui, credo abbia continuato a sparare anche quando l’uomo era più che morto.
-Doveva odiarlo davvero!
-Si immagino di si, l’uomo era appunto un mangiamorte, era sfuggito ad Azkaban per un cavillo, persone che ce l’avessero con lui erano molte, il grande odio non ci permette di restringere la cerchia di sospetti- disse Ron seccato
-Ma non si trovano i tempi auror Wesley- disse la ragazza pazientemente ma mostrando tutto il fastidio che provava nell’essere trattata dal mago come una sciocca- se fosse stato perché era un mangiamorte perché non agire prima? È passato troppo tempo per una tale rabbia.
-I rancori possono sobollire e crescere sotto la superficie- disse Harry 
-Non ci credo, non così, qualcosa deve averlo scatenato!
-Probabile, comunque l’esame autoptico lo farà il vostro dipartimento anche se abbiamo chiesto la presenza di un nostro guaritore specializzato.
-Si lo so, penso collaboreranno bene insieme i nostri professionisti- disse la ragazza con un sorrisetto
Se gli altri due trovarono strano l’atteggiamento della ragazza non lo fecero notare e  non fecero domande, discussero ancora qualche minuto poi decisero che si sarebbero visti il mattino successivo per andare insieme a fare un sopralluogo sul posto dove il fatto era successo.
Ronald si smaterializzò subito ma Harry indugiò un attimo ancora a guardare la donna
- Buona fortuna per la tua causa di oggi pomeriggio-
- Grazie- Emma sorrise.
Si smaterializzò anche Harry e la ragazza restò sola. 

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Capitolo 3
*** 3. ***


Emma si spostò nel piccolo ufficio che le avevano assegnato quando aveva iniziato a lavorare per Scotland-Yard. Era presto per andare in tribunale e quindi si sedette alla sua scrivania e la sua mente iniziò a vagare. Non vedeva l’ora di raccontare ad Ephraim di Harry Potter, ed era anche francamente divertita all’idea di veder collaborare insieme i due auror, Ephraim e il suo nuovo fidanzato.
Emma ed Ephraim si erano conosciuti anni prima quando ancora sua madre era viva. Quando Emma aveva circa 5 anni nel parchetto in cui Christina era solita portarla a giocare sulle altalene, era comparso un bimbetto di circa 7 anni con una folta capigliatura di riccioli castani, imbronciato e sporco di terra che rispondeva al nome di Ephraim. Christina li aveva convinti a giocare insieme la prima volta e da quel momento erano diventati inseparabili nonostante il bambino fosse un paio d’anni più grande di Emma. Avevano condiviso tutto negli anni ed Ephraim era stato particolarmente di sostegno quando Christina si era ammalata ed era venuta poi a mancare. Quando Emma aveva finito il liceo i due si erano messi insieme ed erano partiti per Las Vegas, in quel viaggio si erano sposati in una delle improbabili cappelle da matrimonio di Las Vegas con un celebrante vestito da con un giubbottino a frange rosa e dei pantaloni in  pelle nera e per testimoni una coppia di turisti tedeschi con cui avevano condiviso una partita a poker qualche ora prima.                                                                                                                                                              Ritornati in Inghilterra l’idillio era continuato per un po’ e i due avevano giocato per qualche anno a fare la felice coppia sposata, non erano innamorati ma si volevano molto bene  e il sesso per un po’ aveva funzionato e poi ci avevano rinunciato ma non volevano abbandonare l’idea di essere una famiglia.
Poi una sera Ephraim le si era seduto accanto sul loro piccolo divano l’aveva abbracciata e dopo averle dato un bacio sulla fronte le aveva detto di essersi innamorato, innamorato davvero e anche se non era certo che l’altra persona avrebbe mai ricambiato i suoi sentimenti era la sensazione migliore che avesse mai provato, Emma gli aveva chiesto chi fosse la fortunata e lui le aveva detto dolcemente che lei sarebbe stata per sempre l’unica donna della sua vita perché lui era innamorato di un ragazzo. Emma allora aveva riso un po’ e lo aveva stretto forte dicendo che lei lo avrebbe sempre amato ma dovevano divorziare presto perché lui avrebbe trovato il modo di convincere questo ragazzo a stare con lui, perché solo un pazzo avrebbe rifiutato l’amore di Ephraim Pears.
Aveva ragione lei e i due ragazzi si erano fidanzati qualche mese dopo e avevano intenzione di sposarsi non appena le pratiche del divorzio fossero state espletate.
Il nuovo fidanzato di suo marito era un mago, per la precisione un guaritore esperto in traumi magici; dunque, anche a lui come ad Ephraim che faceva il medico legale, era capitato più volte di collaborare con il dipartimento di collegamento. Suo marito e il nuovo fidanzato si erano conosciuti qualche anno prima ad una riunione che aveva coinvolto tutti i componenti del dipartimento di collegamento ed Ephraim era stato immediatamente attratto da lui. Il mago dal suo canto era stato inizialmente freddo noi confronti del ragazzo babbano ma poi si era ritrovato a dovergli chiedere aiuto per delle vicende familiari e i due avevano iniziato a conoscersi meglio. Era successo che il padre del giovane mago si era ammalato di una malattia di cui i babbani erano molto più esperti dei maghi e il ragazzo aveva chiesto aiuto ad Ephraim che si era impegnato strenuamente per cercare di aiutare l’uomo ma purtroppo nonostante tutto non aveva potuto far nulla. Ephraim però era rimasto vicino al giovane mago e il cuore di quest’ultimo si era sciolto. Si erano innamorati e presto si sarebbero sposati.
Emma adorava entrambi ed era così felice per loro, non sentiva di aver perso la sua famiglia ma anzi la famiglia sembrava essersi allargata perché ora comprendeva sia lei che i suoi due uomini preferiti, sarebbe stata la testimone del suo quasi-ex-marito e non vedeva l’ora. Nonostante per lei, così come per sua madre al tempo, l’amore non era che una trappola e portava in genere sofferenza, aveva deciso che per Ephraim e Draco le cose sarebbero state diverse. Ci voleva assolutamente credere per i suoi due ragazzi avrebbe funzionato!
Presa dalle sue elucubrazioni su Draco ed Ephraim Emma non rese conto che fosse ora di pranzo fino a che non si accorse di essere davvero affamata. Si recò in un piccolo bar nelle vicinanze del suo ufficio che frequentava abitualmente per le sue pause pranzo.  
Quando era ormai sazia e rilassata e il mal di testa che si portava dietro dalla mattina era diventato solo un sordo fastidio prese la lettera che custodiva sempre gelosamente nella sua enorme borsa gialla e la rilesse per l’ennesima volta ripensando ad Harry Potter e a tutto quello che quel ragazzo inconsapevolmente aveva significato per la sua vita, a tutte le volte che lei e lui erano stati sul punto di incontrarsi senza che succedesse mai davvero, a quanto lo aveva odiato da bambina quando era sicura che l’assenza del suo papà nella sua vita fosse colpa sua.
Ripensò all’avvenente giovane uomo che aveva incontrato solo qualche ora prima e dovette ammettere che suo padre, tra gli altri, aveva fatto un ottimo lavoro con lui, era un uomo ingamba  e lei, Emma, aveva provato una strana sensazione nello stringergli la mano, decisamente non odiava quell’uomo come aveva odiato il bambino che lui era stato anzi doveva ammettere di essere attratta da lui, una parte di lei sperava davvero di conoscere meglio Harry Potter, non era nei piani che lui le piacesse così tanto ma nella vita di Emma mai nulla era andato secondo i piani.
 
Fu distratta dalla lettera dal suo telefono che squillava, era il numero di Ephraim e lei era in ritardo per il tribunale.
-Sono in ritardo lo so!
-Lascia perdere Emma, dobbiamo rimandare, è venuto fuori che l’omicidio Mcnair non è il primo con lo stesso modus operandi. La polizia ha già due fascicoli simili che non erano arrivati a Scotland Yard quindi il collegamento è stato fatto solo ora. La polizia non aveva idea che fossero maghi e le prime due volte gli auror non erano stati informati al contrario di questa volta. A quanto pare le due vittime vivevano un po’ ai margini e il ministero della magia non si era accorto di cosa fosse accaduto. Noi stiamo andando al ministero a fare rapporto, informa Flint.
-Chiamo anche il giudice e le dico che abbiamo un contrattempo, rimandiamo a domani se per te va bene.
-Si lo so hai troppa fretta di liberarti di me! Domani andrà benissimo.
Emma mise giù il telefono ridacchiando, si stiracchiò come un gatto e si incamminò verso l’ufficio di Flint.
Arrivata riferì al suo capo e mentore cosa aveva saputo da Ephraim e i due si recarono insieme all’ingresso segreto che li avrebbe condotti negli uffici auror.
Giunsero lì proprio mentre Ephraim stava spiegano ai presenti quali fossero le novità.
A Londra nel mese precedente c’erano stati altri due omicidi con esattamente lo stesso modus operandi di quello della mattina, i due uomini: Evan Rosier e Gregory Parkinson erano stati a loro volta proprio come Mcnair accusati di essere mangiamorte e avevano scampato Azkaban per un cavillo legale.
Secondo le autopsie effettuate su Rosier e Parkinson non c’era stato nulla di magico nei loro omicidi, solo colpi (innumerevoli) di arma da fuoco, sempre la stessa: una 44 magnum di vecchia data.                                               Non essendo sati coinvolti gli Auror non sapevano come il colpevole fosse entrato nello squallido appartamento suburbano di Rosier e nel fatiscente tugurio isolato in campagna di Parkinson ma le porte erano, in entrambi i casi, chiuse dall’interno quindi la materializzazione era un’ipotesi plausibile.
Secondo Ron, e tutti erano d’accordo con lui, il colpevole doveva essere un nato-babbano vista la scelta dell’arma e la sua capacità di usarla, c’erano state divergenze di opinione sul fatto che, secondo Ron questa persona stesse facendo un favore all’umanità eliminando feccia che era scampata alla sua giusta punizione, Emma non era affatto d’accordo, erano pericolose questa personalità, tendevano a perdere il controllo, si rischiava una strage.
-Perché ha avvisato solo i babbani le prime due volte e questa volta ha avvisato anche noi? - chiese Harry a nessuno in particolare
-Acquista sicurezza, le prime due erano una specie di prova generale, il gioco inizia ora e può solo peggiorare! -rispose Emma -Queste sono personalità che tendono a perdere il controllo, rischiamo una strage e soprattutto che qualche innocente ci finisca in mezzo-.
-La penso esattamente come lei dott.ssa Bale- intervenne il ministro -credo sia necessaria a questo punto una conferenza stampa, viene con me capitano? Devo avvisare il sottosegretario ma preferisco per ora non coinvolgere con la stampa gli Auror coinvolti nel caso.
-Certo, andiamo, Emma redigerà un comunicato stampa anche per i giornali babbani.
-Certo capitano!
-Bene, raggiungo Draco che è rimasto ad aspettare di avere i referti delle precedenti due autopsie e vorrebbe vedere i corpi di quindi dobbiamo chiedere i permessi per la riesumazione, Siamo a cena a casa tua Emm.
-Portate da mangiare!
Restarono soli Emma, Harry e Ron
-Cioè il guaritore che collabora al caso è Draco Malfoy ed è davvero fidanzato con un medico babbano? Credevo che quelli della gazzetta del profeta scherzassero.
Ron era sbalordito dalle novità Emma sorrise e annuì
-e invece…
-Wow!
-Io credo tornerò nel mio ufficio, vado a redigere il comunicato stampa così è pronto per il giornale della notte.
-Se vuoi posso darti una mano- Harry si fece avanti
-Si certo!
-Vado a guardare cosa succede alla conferenza stampa, magari qualcosa mi insospettisce.
-Si certo e saluti anche Hermione così.
-Sai che adoro guardarla quando parla
-Si lo so, a domani Ron!
Harry ed Emma attraversarono il passaggio che collegava l’ufficio magico a quello babbano e si ritrovarono nella stanza di Flint, Emma accese il computer ed Harry le si sedette accanto.
-Non sei esentato dal farmi da balia con le scartoffie nonostante tu sia il loro santo protettore?
-Non ti faccio da balia pensavo fosse un lavoro noioso da fare da soli.
-Grazie allora!
Mentre Emma iniziò a digitare al computer Harry iniziò a fissare la ragazza invece dello schermo.  
Era bella, lo aveva notato quella mattina, non una bellezza esplosiva, non sensuale come la sua Ginny dai morbidi capelli rossi, no Emma era di una bellezza più discreta, elegante e misteriosa. I capelli erano nerissimi e raccolti in una grossa treccia e gli occhi neri scurissimi erano colmi di malizia e di vita, La ragazza era parsa sicura di se e ironica due caratteristiche che Harry si era reso conto di apprezzare e nonostante anche Ginny fosse molto, a volte troppo, sicura di se non aveva il dono dell’ironia e anzi era spesso permalosa e non sempre sapeva stare al gioco o avere una risposta pronta.                                                                                                                          Poi c’era il tono di voce di Emma, a Harry metteva i brividi in senso positivo, era la cosa che principalmente di lei lo aveva attratto. Ad Harry sembrava di conoscere la ragazza da sempre. C’era qualcosa in lei che gli sembrava estremamente conosciuto, gli ricordava qualcuno e stava impazzendo a capire chi fosse.


-Quindi aiutarmi in un compito noioso per te equivale a fissarmi in silenzio-? chiese Emma senza neanche staccare gli occhi dallo schermo.
-Provo a immaginare che storia tu possa avere e perché sia finita a lavorare qui. Sei un magonò come Flint?
-Più o meno! Mamma babbana, papà mago: quando è arrivata la lettera ho rifiutato di partire e la magia è come soffocata o almeno questo è successo secondo Flint. Da piccola ero capace di fare qualche pozione semplice ma è una vita che non ci provo neanche. Quindi credo di essere una maganò per scelta. Per quanto riguarda il lavorare qui ero laureata in psicologia ed esperta di profiling e ad Everard serviva una psicologa profiler in questa unità, mi ha chiesto se fossi disponibile ho detto di sì fine della mia storia. Non certo interessante come la tua.
-A me sembri molto interessante, e poi sei amica di Draco Malfoy a quanto pare, nonostante tu non sia una nobile discendente di antiche casate magiche, sei capace di fare miracoli ai miei occhi!
-Draco è il fidanzato di mio marito che è un babbano quindi credo sia lui che fa i miracoli ma credo che tu e il tuo amico non lo vediate da un po’, io non lo conoscevo prima ma sono certa che sia cambiato molto, il dolore e l’amore cambiano le persone e negli ultimi due anni Draco avuto una buona dose di entrambi.
-Immagino tu abbia ragione. Come l’ha presa tuo padre quando non sei voluta andare ad Hogwarts? Se era un mago non deve averla presa benissimo.
-Mio padre è una lunga storia. Non sono esattamente figlia di un folle amore. Da quello che mi ha scritto… dopo… è stato sollevato dalla mia defezione, rendeva il suo lavoro più semplice, era più facile doversi preoccupare di un ragazzino alla volta.
-Aveva altri figli ad Hogwarts?
-Che io sappia no!
-Non ti piace parlare di lui? Non voglio essere invadente, so come ci si sente a subire interrogatori sulla tua infanzia e sulla tua famiglia.
-È che sei davvero l’ultima persona con cui mi sarei mai aspettata di parlare di lui, è strano, ti ho odiato per anni.
-Perché?
-Per colpa tua non avevo un papà, e ora ti vedo e sei un uomo affascinante mi dico che infondo ti meritavi tutti quegli sforzi.
-Perché era colpa mia se non avevi un padre? Cosa c’entravo?
-Assolutamente nulla, ora lo so, era la guerra il problema, ma mia madre diceva che lui era l’unico che poteva difenderti e che aveva un compito difficilissimo ed era un eroe anche se nessuno doveva saperlo. Non è facile crescere così
Emma vide il momento in cui Harry realizzò di chi stavano parlando, gli occhi verdi del ragazzo lampeggiarono e lui strabiliato, alzando un po’ il tono di voce disse:
-Aspetta tu stai dicendo che Severus Piton era tuo padre?
Emma in quel momento si rese conto che era la prima persona a cui raccontava la sua storia. Everard ed Ephraim sapevano tutto ma c’erano sempre stati e avevano sempre saputo tutto non aveva mai dovuto raccontare nulla lei.
-Sei la prima persona a cui lo racconto! Scusami se sembro sgarbata ma non sono abituata a parlarne e non è facilissimo e di certo non pensavo di parlarne con te.
-Posso immaginare! Non sei stata sgarbata, sono io ad essere un po’ sconvolto, non ho mai sospettato nulla del genere. Ogni volta scopro cose di lui che non avrei immaginato. Mi dispiace di aver prestato così poca attenzione, ero così preso da me.
-Lui è stato bravo a dividere tutto in compartimenti, non aveva davvero intenzione di far sapere di me. Non lo sa nessuno Harry, neanche Draco e vorrei restasse così, per favore, lui teneva che la cosa restasse un segreto e io voglio onorare quella volontà. Mi è scappato con te perché non mi sembra vero parlarti dopo aver parlato di te così a lungo ma questa non è una storia per il grande pubblico.
-Lo terrò per me ma scusa la domanda, e fermami se ti sembro invadente, pensavo che lo odiassi perché tieni a onorarne le volontà?
-Sempre la storia di dolore e amore. Cambiano le persone, fanno fare scelte stupide e il senso di colpa uccide. Ha cercato di spiegare per quanto a potuto e il resto non importa più ormai.
-Comunque questo spiega perché ero sicuro mi ricordassi qualcuno. Hai i suoi stessi occhi e qualcosa nel modo di parlare.
-Si immagino, mia madre e Flint me lo hanno detto spesso
-Sei molto più bella comunque
Emma non potette fare a meno di ridere ci ciò, la sua risata era bellissima, Harry voleva continuare a sentirla ridere per sempre.
-Credi sarebbe sconveniente se ti invitassi a pranzo domani?
-No! Non credo sia sconveniente per due colleghi pranzare insieme.
-Allora non vedo l’ora
Sorrise.
-Devo davvero finire alla svelta, mi aspettano per cena.
-Allora smetto di distrarti, è tardi anche per me. A domani.
Harry sparì nel passaggio segreto ed Emma rimase a fissare un po’. La storia le era uscita di botto e senza pensarci come se non aspettasse altro che dirglielo, sapeva che suo padre ed Harry si erano odiati ma sapeva anche che l’uomo aveva fatto di tutto perché si sapesse che eroe era stato dopo la sua morte. Era rimasta sorpresa dall’invito ad uscire ma era elettrizzata. Stava provando un miscuglio nuovo di sensazioni, aspettativa ed eccitazione. Era terrorizzata da un lato e felice da un altro. Avrebbe aspettato domani con ansia e gioia ma per ora doveva concludere alla svelta prima del ritorno di Flint e tornare presto a casa dai suoi uomini preferiti.

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Capitolo 4
*** Antefatto 1. ***


Severus Piton era abituato ai bambini frignanti; con il lavoro che faceva condivideva giornate intere con loro, sapeva che i bambini piangevano per ogni cosa: compiti andati male, litigate tra amici e qualunque sciocchezza, Severus Piton ne aveva visti di ogni maniera, sapeva affrontarli, era abituato alle urla, agli schiamazzi e alle lacrime.
Quello a cui Severus Piton non era abituato era vedere una bambina, bianca come un cencio, seduta composta nel suo vestitino nero con il colletto bianco e una lunga fascia rossa che le scendeva tra i capelli, che guardava fisso davanti a se con gli occhi lucidi senza far scendere una lacrima.
Severus si chiedeva perché dalla mattina quella bambina trattenesse le lacrime, infondo nessuno l’avrebbe biasimata se fosse scoppiata a piangere visto che sua madre era morta il giorno prima dopo circa due anni di straziante malattia.
Eppure la bambina non aveva pianto né quella mattina al funerale con la mano stretta in quella di un ragazzetto riccio e alto né adesso seduta sul divano di una casa in cui era rimasta sola.
Severus non si era fatto vedere dalla bambina né da nessun altro salvo che dal capitano Flint.
Sapeva che la bambina sperava che lui arrivasse a prendersi cura di lei o almeno a salutare l’ultima volta sua madre ma Severus aveva perso quella bambina e la possibilità di fare il padre anni prima e non aveva senso metterla in pericolo ora che il pericolo era più vicino.
La figlia di Severus Piton sarebbe stata un obiettivo troppo in vista, da una parte e dall’altra avrebbero potuto usarla contro di lui e non poteva neanche permettersi di chiedere aiuto a Silente e rischiare che la bambina venisse usata come un’ulteriore arma, bastava un ragazzino a far da capro espiatorio.
Severus Piton si rigirò nel salotto di Everard Flint trovandolo dietro di se. Aveva guardato sua figlia dalla finestra della casa dell’uomo, le due case erano molto vicine e con un piccolo aiuto incantato era facile scrutare all’interno del piccolo salottino.
-Cosa hai intenzione di fare professore?
-Vado via tra un minuto!
-Non passerai neanche a salutarla? Ti aspetta, hai visto come si guardava intorno al funerale, ha solo 13 anni e gli ultimi tre sono stati un vero inferno, ha bisogno di qualcuno accanto.
-Ci sarai tu con lei! So bene che Christina ha nominato te suo tutore legale.
-Non puoi dirmi che la stai biasimando professore! Tu sei sparito nel momento esatto in cui hai saputo che era malata, cosa doveva fare povera donna?
-Ha fatto esattamente quello che speravo facesse! Non la biasimo affatto, Christina era una donna giudiziosa e l’apprezzavo per questo.
-Io sono onorato del compito che Christina mi ha lasciato ma tu sei sicuro di quello che fai? Potrebbe essere un’opportunità per cambiare la tua vita, potrebbe darti un po’ di gioia.
-Le causerei solo problemi, per una serie di fortunate coincidenze non è venuta ad Hogwarts e io ho tirato un sospiro di sollievo allora e ancora di più oggi. Non è in pericolo e non devo proteggerla, puoi prendertene cura tu, a quel che vedo fin ora è stato fatto un ottimo lavoro.
-Il senso di colpa ha avvelenato l’unica cosa bella che potevi avere professore… è un peccato.
Il vecchio magonò era malinconico e guardava il ragazzo tutto vestito di nero che sembrava così più vecchio della sua età con rammarico.
Severus Piton dal canto suo non riusciva a staccare gli occhi dalla figurina sul divano e non riusciva a convincersi ad andare via e lasciarla per sempre. Sapeva bene il professore che quella sarebbe stata l’ultima volta che l’avrebbe vista e l’ultima in cui avrebbe avuto sue notizie, con Christina morta che non gli avrebbe mai più parlato di lei e per come la situazione si stava evolvendo nel mondo magico quello era un addio, silenzioso ma un addio.
Il capitano Flint notò il dolore nello sguardo di quell’uomo triste e decise che, se quello doveva essere un addio almeno uno tra padre e figlia doveva salutare come si deve,  frugò allora nella sua personale scorta di pozioni regalategli da amici vari e tirò fuori una pozione polisucco che gli aveva lasciato Silente come ringraziamento per chissà quale favore, la versò in un calice e fece cadere un proprio capello all’interno. Poi la porse al giovane uomo alla finestra che sembrava vecchio di cento anni.
La vita era stata ingiusta con Severus Piton ma lui non aveva fatto nulla per migliorare quella condizione. Quando anni prima lui e Christina avevano iniziato quell’assurda relazione l’uomo versava in uno stato di angoscia profonda ed era appena passato dalla parte di Silente. Christina con quella semplicità bambinesca che la contraddistingueva aveva alleviato per qualche tempo il dolore di Severus, tra i due non c'erano mai state grandi dichiarazioni d'amore per quanto ne sapesse il capitano, la loro era una relazione puramente fisica che faceva stare bene entrambi e nessuno dei due aveva intenzione di cambiare le carte in tavola, Severus ancora innamorato di una donna che neanche gli parlava più e a cui aveva giurato fedeltà per ripagare i suoi peccati e Christina, lei dal canto suo desiderava un amore platonico che non la incatenasse, lei era terrorizzata all’idea di trovarsi incastrata in un amore come quello che aveva ucciso sua madre, non  voleva mai arrivare a dipendere tanto da una persona come era successo a lei con suo padre tanto da suicidarsi quando l’uomo era morto. L’amore vero terrorizzava la giovane Christina, lei desiderava solo un amore da romanzo, uno di quelli così epici da essere incapaci di fare del male  e Severus con quella sua aria da cavaliere oscuro rappresentava bene quell'ideale romanzesco di Christina, ad entrambi stava bene così.
Il capitano non aveva mai capito fino infondo quella relazione e cosa trovasse una creatura così leggera e innamorata della vita come Christina in un’anima tormentata come Severus Pitom eppure lei doveva essere la persona che lo aveva conosciuto meglio al mondo e di certo aveva visto del buono in lui poiché in qualunque momento lei lo aveva sempre difeso e aveva sempre decantato le sue meravigliose qualità.
Everard Flint non aveva idea di cosa le avesse mai detto o avesse fatto Severus Piton per farsi conoscere, rispettare e voler bene da lei ma le cose erano andate così, e Christina era un’ottima giudice di carattere e Flint si fidava di lei e dunque per estensione si era sempre fidato di Severus Piton. Certo con la piccola Emma era un discorso a parte, la piccola voleva suo padre, lo cercava con gli occhi, soprattutto ora che sua madre non c’era più e il capitano Flint non poteva davvero capire le scelte di nessuno dei due genitori ma lui poteva fare solo quello che Christina gli aveva chiesto e cercare di fare il meglio che poteva come tutore della bambina.
Severus Piton prese il calice con la pozione che l’uomo di fronte a lui gli tendeva.
-Va a salutarla, non saprà neanche che sei tu, sai come funziona meglio di me, hai un ora di tempo.-
Severus Piton bevve tutto d’un fiato senza neanche accennare una protesta e quando fu la copia spiccicata di Everard Flint andò a bussare a casa della figlia.
Ad aprire fu il giovane riccio che  aveva tenuto la mano della figlia per tutto il tempo al funerale:
-Buona sera capitano, sto andando via, ho preparato dei panini veda se la convince a mangiare qualcosa. Torno più tardi!
E uscì di corsa tirandosi sui capelli il cappuccio della felpa e salendo in groppa ad una grossa moto che a Severus ricordò lo strambo marchingegno su cui girava Sirius Black negli anni della sua giovinezza.
Piton/Flint entrò nel salottino e trovò Emma sul divano, ora aveva tirato su i piedini e si era rannicchiata tutta su se stessa, sembrava più piccola di quanto a Severus fosse sembrato al mattino al funerale mentre, disilluso, guardava la sua piccola figlia seppellire sua madre.  
Pensando che la bambina dormisse fece uno dei rari gesti di tenerezza che avesse mai compiuto, posò delicatamente la sua mano sulla fronte della bambina, era la prima volta in tredici anni che la sfiorava, la pelle era morbida e aveva su lo stesso profumo di Christina, continuò le sue carezze salendo verso i capelli, quei capelli che avevano il suo stesso identico colore ma erano così morbidi come i suoi non sarebbero mai stati. La guardò per un tempo indefinito, la bambina era bella, non bella perché era sua ma oggettivamente bella con quella pelle pallida e i capelli neri, Christina gli aveva sempre detto che gli somigliava e lui poteva ora vedere quella somiglianza ma, miracolosamente, la sua influenza nell’aspetto della bambina aveva creato un’armonia bellissima. Era miracoloso ed impensabile per l’orrido professor Piton dal naso lungo, i capelli unti e la pelle giallastra aver dato vita a qualcosa che, pur somigliandogli, fosse meraviglioso.
Emma era in dormiveglia e le carezze tra i suoi capelli la svegliarono definitivamente, e si girò a guardare l’uomo che l’accarezzava e riconobbe il capitano Flint.
-Non verrà vero…?- era a metà tra una domanda e un'amara constatazione e Severus Piton capì subito che Emma parlava di lui, con una nota di malinconia nella voce, continuando ad accarezzarla sussurrò -Non può, sarebbe pericoloso per lui e per te, ma mi ha detto che gli dispiace molto per tua mamma, era la donna migliore che avesse conosciuto al mondo ed è terribile che sia andata via così presto ma lui non può prendersi cura di te, sarebbe pericoloso per tutti… però ti vuole bene- la voce dell’uomo si spezzò, non aveva detto queste parole mai a nessuno sebbene un paio di volte le avesse pensate -te ne vuole molto!
Una lacrima scivolò dell’occhio dell’uomo che aveva pianto solo un’altra volta nella sua vita.
Finalmente una lacrima scese sulla guancia di Emma e tante altre seguirono quella prima inondando gli occhi neri di lacrime e scuotendo il piccolo petto di singhiozzi.
-Mamma diceva sempre che era un eroe e che io dovevo essere orgogliosa di lui ma io vorrei solo un papà!
Il cuore che Severus Piton credeva di non avere più si strinse in una morsa di ferro.
-Io lo odio! Odio lui ed Harry Potter, io non voglio che lui sia un eroe, voglio solo il mio papà, non voglio essere sola!
Severus Piton era ghiacciato, non poteva far altro che ascoltare sua figlia che inveiva contro di lui e continuare ad accarezzarle i capelli tentando di calmarla. Su una cosa il capitano Flint aveva avuto ragione il senso di colpa aveva davvero avvelenato l’unica cosa bella che mai avrebbe potuto avere ma oramai le scelte erano state fatte ed era davvero troppo tardi per tornare indietro.
-Adesso mi prenderò cura io di te, andrà tutto bene Emma, non sarai sola!
E per la prima ed unica volta l’uomo si sporse e abbracciò la piccola creatura che aveva generato, la tenne stretta a lungo fino a che cominciò a calmarsi, i singhiozzi si attenuarono e la bambina si addormentò tra le sue braccia sfinita. Il professore la sistemò sul divano, appellò una coperta che pendeva dal bracciolo più lontano da loro e la coprì teneramente. L’ora era quasi scaduta e doveva andare via.
Guardando la sua piccola figlia un’ultima volta uscì dalla porta silenziosamente e si smaterializzò direttamente ad Hogwarts, era ora della lezione di occlumanzia con Harry Potter e non aveva mai odiato il ragazzo come in quel momento.

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Capitolo 5
*** 4. ***


Dopo aver attraversato il passaggio segreto che conduceva nel suo ufficio Harry si sedette alla scrivania e iniziò a rimuginare su ciò che era appena successo dall’altra parte: aveva appena invitato a pranzo una donna, aveva appena invitato a pranzo una donna bellissima, aveva appena invitato a pranzo una donna bellissima che non era la sua Ginny…aveva appena invitato a pranzo una donna bellissima che non era la sua Ginny e che era, incredibilmente, la figlia di Severus Piton.
Severus Piton aveva una figlia! La figlia di Severus Piton era una bruna e intrigante psicologa londinese. La figlia di Severus Piton non aveva mai frequentato Hogwarts ed era stata cresciuta da uno strambo magonò molto rispettato nel mondo magico e dagli alti funzionari del ministero della magia, con molte amicizie influenti tra cui, evidentemente, Severus Piton stesso.
Provò un attimo ad accostare le due figure, quella graziosa ed elegante di Emma e quella arcigna e inquietante del professore di pozioni. Non si somigliavano affatto eppure c’era qualcosa in Emma che glielo aveva ricordato quasi subito e che anzi, prima ancora di sapere chi fosse in realtà, gli aveva tormentato il cervello ricordandogli qualcuno di estremamente conosciuto. Erano stati gli occhi a pensarci bene ora, quegli occhi, neri, profondi ed esattamente della stessa forma nel padre e nella figlia anche se quelli della ragazza erano sorridenti e maliziosi come quelli di Piton probabilmente non erano mai stati neanche quando era un bambino.
Come aveva potuto non capire, non vedere la doppia, tripla, vita di quell’uomo che aveva sacrificato tutto per ripagare il debito che pensava di avere dei suoi confronti (o in quelli di Lily Evans almeno).
Mille domande gli affollavano la mente, perché Piton aveva rinunciato così drasticamente a tutto e chi era la madre di Emma? C’era la possibilità che fossero fratelli? Sua madre e Piton erano stati amici e di certo l’uomo era stato innamorato di lei, Emma era il frutto di un amore clandestino? Era per questo che si sentiva attratto da lei? Era una specie di richiamo del sangue? Si diede dello stupido e sospirò inconsapevolmente di sollievo un secondo dopo aver formulato questo pensiero, Emma aveva circa due anni meno di lui, quando era nata Lily era già morta.
Una volta di più si rendeva conto di non sapere nulla dell’uomo che l’aveva protetto nell’ombra per 16 lunghi anni e una parte di lui si sentiva in colpa mentre un'altra parte non riusciva a perdonargli molti comportamenti. Lui, come Silente, aveva reso tutto maledettamente difficile a tutti, a volte pensava che se entrambi avessero parlato chiaro tutto si sarebbe risolto più in fretta, forse con un tributo di morti minore e sicuramente con meno rancore.
Pensare al professor Piton e agli anni della guerra gli metteva sempre un gran mal di testa, si alzò e si avvicinò al mobiletto in cui teneva il suo firewhiskey per i giorni difficili. Ne aveva davvero bisogno in quel momento! Si versò un bicchiere e volse i pensieri a cose più piacevoli dell’intricata vita del professore di pozioni.
L’indomani avrebbe rivisto Emma e, anche escludendo le sue origini, questo bastava a renderlo emozionato come uno scolaretto. Aveva provato un’immediata attrazione per la ragazza come mai gli era capitato le aveva chiesto di vedersi a pranzo così, di getto e senza pensare, aveva fatto una cosa molto poco da lui, negli ultimi anni, dopo la fine dell’addestramento da Auror e man mano che la sua esperienza di vita e lavorativa andava avanti, aveva smesso di essere il giovane Grifondoro impulsivo, ora era un uomo riflessivo che pensava sempre a tutte le conseguenze delle sue azioni prima di compierle, invitare una ragazza a pranzo su due piedi era molto lontano da lui, negli anni aveva avuto molte offerte amorose dalle più svariate donne, sapeva che la maggior parte erano per la sua fama, non si era mai fatto illusioni fossero per altri motivi o per reale interesse, e lui aveva sempre gentilmente declinato. Era diventato un uomo un po’ schivo a cui piaceva la compagnia dei soli amici più cari, non gli piaceva apparire e aveva occhi solo per Ginny.
Ora questa donna era arrivata ed aveva stravolto tutto. Voleva rivederla, non vedeva l’ora di passare di nuovo del tempo con lei e non solo perché provava una vera curiosità ma perché gli piaceva davvero e perché aveva sentito di piacerle e non perché era il famoso Harry Potter anzi, a sentire ciò che Emma aveva raccontato, le era piaciuto nonostante fosse il famoso Harry Potter.
Si ritrovò a fantasticare, molto poco da gentiluomo, su di lei: doveva essere così liscia la sua pelle, e i suoi capelli neri e lucidi, come doveva essere passarci le dita attraverso, il suo profumo era sembrato così buono mentre erano seduti uno accanto all’altro alla scrivania, il sapore delle sue labbra doveva essere ancora migliore…
Si risvegliò dalle fantasticherie come da un incantesimo sentendosi mortalmente in colpa, non era successo, e mai sarebbe dovuto succedere, nulla con Emma, lui era un uomo quasi sposato e amava Ginny, il pranzo di domani non era preludio a nulla, lui non era qual tipo d’uomo, era un pranzo tra colleghi proprio come aveva detto Emma, avrebbero parlato del caso e sarebbe stato come chiacchierare con Ron o con Hermione. Certo non aveva mai pensato a quanto fosse morbida la pelle di Ron e non aveva mai pensato a come sarebbe stato passare le dita tra i capelli di Hermione ma comunque gli sarebbe passata presto, era così infatuato solo perché era la prima persona interessante e che non si scioglieva come neve al sole parlando con lui solo perché era il maledetto bambino sopravvissuto ma certo domani sarebbe stato un semplice pranzo e gli sarebbe passata presto.
Quando Harry guardò il suo orologio appartenuto a Fabian Prewett si rese conto che era più tardi di quanto immaginasse e che quella sera Ginny non sarebbe stata in casa impegnata in una trasferta di Quidditch (era una giornalista sportiva) che sarebbe durata altri quattro giorni e lui era invitato a cena nella nuova casa di Hermione e Ron prossimi alle nozze anche loro.
Lui, Ginny, Ron ed Hermione in un primo momento avevano pensato di fare un'unica grade cerimonia ma poi Ginny ed Hermione si erano accorte di essere assolutamente incompatibili nei loro gusti e per evitare una grande litigata avevano ben pensato di dividere le due cerimonie. Entro due mesi sarebbe toccato a Ron ed Hermione e in agosto a lui e Ginny.
Inutile dire che entrambi i matrimoni erano gli eventi mondani più attesi dell’anno nel mondo magico. Lui e Ginny erano LA coppia, il buono che era uscito dalla guerra, un futuro roseo a cui guardare, Ron ed Hermione dal canto loro erano la bellissima coppia emblema della nuova società magica, lei nata babbana, intelligente e i quasi certamente futuro ministro della magia entro massimo 10 anni, attuale sottosegretario del ministro Kingsley Shacklebolt e Ron, la spalla di Harry, il purosangue che aveva combattuto per far cadere Voldemort. Erano a guardar bene due storie d’amore perfette, portatrici di novità e speranza.
Si chiese Harry cosa avrebbe pensato la comunità magica del fidanzamento tra l’unico discendente dell’antichissima casata Malfoy-Black con un babbano, il Profeta ne aveva parlato per un po’ nella pagina del gossip ma la storia era passata veloce come una folata di vento e tutti l’avevano archiviata come una delle tante storie assurde che ogni tanto comparivano tra le pagine del Profeta per essere poi smentite un attimo dopo, lui stesso fino a quel momento era stato sicuro che la storia fosse falsa ma era, in un certo senso, felice di ricredersi, la storia tra Malfoy e un babbano lo faceva ridere ma sembrava anche molto più romantica dei loro matrimoni sfarzosi. Voleva parlare al più presto con Draco Malfoy, voleva provare a capire come le sue idee fossero cambiate così radicalmente, Emma aveva parlato di amore e dolore ma Harry non era sicuro bastasse solo quello.
Era stato così preso da sé stesso in quegli anni che non si era reso conto di ciò che nel mondo era cambiato e di quanto quello stesso mondo fosse andato avanti e di come le persone fossero mutate. Doveva risvegliarsi, cominciare a capire fino infondo i mutamenti che la guerra aveva portato e le conseguenze. Quel caso su cui si trovavano a lavorare era forse un ottimo punto di partenza per valutare quanto fossero ancora profonde le ferite della guerra e quanto e come il mondo magico si stesse adattando ad esse.
Harry si smaterializzò d’avanti alla porta di casa di Ron ed Hermione e bussò alla porta, un’esuberante Hermione corse ad aprire e lo abbracciò stretta
-Sono due settimane che non ti vedo!                                                    
-Se eviti di soffocarlo magari tornerà più spesso da noi- disse ridendo Ron dietro di lei e Hermione mollò la presa.
-Scusa Hermione, il lavoro e il matrimonio mi stanno occupando più tempo del previsto.
-Entra Harry! Flint mi ha regalato una bevanda babbana che secondo lui io e mio padre dovevamo provare assolutamente, si chiama Scotch, secondo lui è meglio del firewhiskey,  papà l’adorerà in ogni caso ma io sono curioso di assaggiare.
-Come sta Arthur?
-Meglio, i figli di Bill e Fleur lo tengono impegnato- sorrise un po’ malinconicamente Ron.
Qualche mese prima Molly Weasley era morta, si era consumata nel dolore, da dopo la morte di Fred non era più stata la stessa e piano piano era sfiorita fino a morire. Nessuno era riuscito a far nulla, neanche la nascita dei suoi nipoti l’aveva riportata alla vita; Arthur si era preso cura di lei fino all’ultimo respiro e aveva cercato di tenere insieme la famiglia. Era riuscito a fare entrambe le cose e si riunivano ancora tutti a casa Weasley almeno una domenica al mese.

- Ron mi stava raccontando di Draco Malfoy e del suo fidanzato babbano.
-Assurdo vero? - Ron era ancora incredulo -Ti ha detto altro la Bale quando sei andato ad aiutarla? Lei conosce il medico babbano!
-È stata criptica, qualcosa sull’amore e il dolore che cambiano le persone. Ho solo capito che l’attuale fidanzato di MAlfoy è tipo il suo ex-marito!- ridacchio Harry
-Oddio scherzi?- Ron si stava sbellicando dalle risate a questo punto- e poi la frase sull’amore e sul dolore, sembra una frase alla Silente, verrà fuori che è la sua figlia segreta!
Harry sbiancò un po’ a quell’affermazione detta per gioco da Ron ma nessuno dei suoi due amici parve accorgersene mentre ridacchiavano, Ron continuò:
-Non capisco se mi sta simpatica. È un po’ strana, ma capisco che non deve avere proprio una vita lineare.
-Kingsley sostiene abbia un gran talento- sostenne Hermione
-Doveva venire ad Hogwarts ed ha scelto di non farlo- disse Harry
-E tu cosa ne sai?
-Abbiamo parlato un po’ mentre lavoravamo al comunicato stampa non potevamo mica rimanere muti- fece Harry un po’ sulla difensiva -comunque non è stata generosa sullo spiegare le motivazioni per cui non ha voluto frequentare.
-Sarebbe interessante saperle effettivamente, non mi sembra a disagio con i maghi quindi non credo ci odi.
-Sua madre si è ammalata poco prima che lei partisse, non c’era nessuno a ad accudirla, se lei fosse partita la donna sarebbe rimasta sola- disse Hermione in tono grave- Kingsley lo ha saputo dal capitano Flint, è una storia così triste!
-Ora davvero è impossibile che mi stia antipatica, è una storia davvero brutta- una delle cose che Ron aveva imparato negli ultimi tempi era l’empatia, soprattutto con chi affrontava la malattia e la morte di un genitore.
-Sarà meglio che ci stia simpatica in ogni modo, il caso è un gran caos non sarà una cosa breve- disse Harry sbrigativo cercando di non far vedere ai ragazzi quanto l’affermazione di Hermione lo avesse colpito. La madre di Emma si era ammalata ed era morta quando era una bambina e Piton a quanto pareva non aveva fatto nulla per la figlia, anzi aveva preferito non frequentasse ad Hogwarts, era stato sollevato dal fatto che non ci sarebbe andata, e nonostante tutto questo Emma non era sembrata rancorosa nei confronti dell’uomo anzi aveva scorto in lei una sorta di rispetto per quel padre assente che non le aveva teso una mano neanche nel momento in cui lei ne avrebbe avuto più bisogno. C’erano così tante cose che non capiva.
-Il ministero gradirebbe se lo fosse però, a nessuno piace rivangare il passato- disse Hermione distraendo Harry dal corso dei suoi pensieri e preparando la tavola- ma adesso mangiamo e basta parlare di lavoro. Questa è la nostra serata e non ce la faremo rovinare da ex- mangiamorte e pazzi vendicatori con la pistola. A tavola. Winky ha cucinato tutto il giorno e non vede l’ora di farci provare il suo arrosto.
Si sedettero tutti e tre a tavola e continuarono a chiacchierare passando ad argomenti più leggeri, per quella sera erano solo Ron, Hermione ed Harry, insieme come ai vecchi tempi e per sempre.
Fu solo quando tornò a casa che Harry, solo nel suo letto, si ritrovò a pensare, con un fremito di impazienza, che l’indomani avrebbe visto di nuovo Emma e nel dormiveglia accennò ad un sorriso.

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Capitolo 6
*** 5. ***


-Ciao amore mio! Mi restituirai le chiavi di casa quando avremo divorziato?
-E perché mai, questa resterà sempre casa della mia donna preferita.
-Magari la tua donna preferita vorrà una parvenza di privacy quando non sarà più tua moglie.
-Avrai tutta la privacy che vuoi, ci inventeremo un segno, metti un foulard sulla porta quando non posso entrare.
-Un piacevole ritorno al college!
Ephraim rise e baciò la fronte di Emma stringendola a sè.

-Come stai? Draco arriva tra una mezz’ora e porta la cena quindi non abbiamo molto tempo ma possiamo parlare solo io e te. Come è stato incontrarlo?
Emma si staccò dall’abbraccio del ragazzo e si sedette sul divano, Ephraim la raggiunse.
-È stato… strano, mi sono trovata d’avanti un uomo completamente diverso da ciò che immaginavo.
-Diverso?
-Si, non so esattamente cosa mi aspettassi ma non un ragazzo gentile, carino e un po’ timido, non dà l’idea di essere il salvatore del mondo, sembra solo un ragazzo simpatico…
-Wow…sei rimasta colpita, non ci posso credere, ti è piaciuto!
-Assurdo no? Ed è dai tempi in cui mi piacevi tu che non mi piace davvero qualcuno! – rise Emma
-Bha forse non così tanto, è il destino il cerchio della vita e tutte quelle baggianate! Comunque io sono più bello!
-Assolutamente!
-E non dimenticarlo moglie! – l’uomo le sfiorò le labbra con un bacio leggero ed Emma gli colpì un braccio con uno schiaffo giocoso, -Ma piantala! – rise.
-E lui? È rimasto colpito?
-Si! E anche prima che gli raccontassi di mio padre!
-Gli hai raccontato…
-Si! La prima volta che racconto la storia e mi esce di getto proprio con lui! Non lo so Eph non chiedermi perché. Non me lo spiego neanche io!
-Come l’ha presa?
-A parte lo sbalordimento mi è sembrato perlopiù ferito all’idea di non aver mai capito nulla!
-Sembra proprio un bravo ragazzo.
-Si lo è! Ed è davvero carino sai? Mi ha invitato a pranzo fuori domani- si lamentò la donna
-Qual è il problema?
-È fidanzato tanto per cominciare!
-Ciò non gli ha impedito di invitarti a pranzo fuori!
-Come colleghi!
-Ma per favore!
-Ma è fidanzato Eph! Si sta per sposare a leggere su ogni singolo giornale dei maghi-
-E tu sei sposata ma questo non ti impedirà di pranzare con lui non da collega!
Emma alzò gli occhi al cielo con un ghigno –Credo che la loro sia una storia un po’ più seria tesoro, non credo che la sua ragazza inviti a casa a cena la sua nuova ragazza. A proposito quando arriva? Ho fame.
-Starà arrivando, lo sai che si perde ancora a Londra!
-Non dovremmo ridere così di lui!
-Certo che si! Dobbiamo assolutamente ridere di lui, lo facciamo per lui, per impedire che si monti la testa e diventi insopportabile. Comunque cosa cambierebbe se non fosse fidanzato?
-Non lo so davvero, si può essere attratti da qualcuno che conosci da meno di 24 ore?
-Sei tu la psicologa ma dalla mia piccola esperienza puramente personale ti dirò che in meno di 24 ore ci si può anche innamorare di qualcuno e decidere di passare i successivi mesi cercando di convincere uno zuccone che stare insieme è un’ottima idea. Io lo sapevo dal primo sguardo che nessuno mi avrebbe reso felice quanto lui.
Emma sorrise, lei adorava Ephraim e ora anche Draco, con il capitano Flint erano la sua famiglia e lei avrebbe dato tutto per vederli sempre felici. Emma non aveva molti esempi di storie d’amore finite bene ma sperava davvero che Ephraim e Draco avrebbero avuto il loro lieto fine.
- Tra mia madre e Severus è stata un’attrazione fulminea, non me l’ha mai detto ma io lo so, si sono visti e si sono capiti, lei lo ha capito e da quel momento sono rimasti incastrati l’uno nell’altra.
-Lo fai sembrare una cosa brutta!
-Non lo capisco e non sono sicura di volerlo per me. Non voglio rimanere incastrata in una persona vorrei riuscire a crescerci insieme e magari ad essere felici insieme
-È una bella idea. Tu credi che loro non fossero felici!
-Non insieme! Christina era felice ma non erano felici insieme. Lui non credo sia mai stato felice nella sua vita.
-Povero lui! Tu non sei lui, non resterai incastrata e sarai felice, felice da sola e con qualcuno. Puoi avere tutto Emma.
-Si lo spero- non sembrando troppo convinta si alzò dal divano e andò a sistemare i piatti sul tavolo. Un minuto dopo suonò il campanello ponendo fine a qualunque discussione lei ed Ephraim stessero avendo.

-Buonasera- Draco entrò nella cucina dopo aver baciato Ephraim a for di labbra. Posò una ciotola di pollo con patate al centro del tavolo e iniziò a distribuire le porzioni nei piatti.
-Emma ha incontrato un tuo amico oggi. Ha detto che lo trova interessante-

-Lo sfregiato? Sul serio Emm? Sei seria ahahaha oh Salazar cosa mi tocca sentire! Emm tu hai sposato Ephraim, come puoi cadere così in basso.
-Idioti! - Rise Emma prendendo la forchetta e iniziando a mangiare. Sapeva benissimo che Ephraim sapeva sempre come farle ritrovare il buonumore e farla punzecchiare da Draco era un ottimo modo. Draco con i suoi modi da principino così in contrasto rispetto a come erano cresciuti Emma ed Ephraim era sempre motivo di divertenti contrasti e risate. Chiunque avesse visto Draco così a suo agio in una casa babbana a ridere e giocare con i due ragazzi avrebbe stentato a riconoscere il ragazzo tormentato che frequentava Hogwarts. Lui dall’amore era stato davvero guarito e adesso era felice ed aveva una vera famiglia che lo amava e lo supportava

Erano anni che Emma non si sentiva più sola come le era capitato subito dopo la morte di Christina, quando Everard le aveva detto che il suo papà non sarebbe arrivato a prendersi cura di lei; erano una stramba famiglia ma felice.
Certo innamorarsi sarebbe stato bello pensò distrattamente Emma mentre chiacchieravano e ridevano. Chissà un giorno forse.
Ad Everard quando veniva sottomesso un caso particolarmente difficile piaceva dire che i viaggi più tortuosi iniziano con un primo passo. Magari per lei ed Harry sarebbe stato il pranzo dell’indomani. Per quanto si fosse sforzata tutta la giornata di pensare che era una cena tra due colleghi che si stimavano Emma non potette fare a meno di andare a letto felice quella sera. Felice e carica di aspettative. 

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