Ashita

di clearbluesky
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Tornare ***
Capitolo 2: *** II - Un banale raffreddore ***



Capitolo 1
*** Tornare ***


Ashita

 

Kagome era appena tornata nell’epoca Sengoku, da lui, dopo ben 3 anni. 
Inuyasha ancora stentava a crederci. Nel momento in cui aveva sentito il suo odore, il suo cuore aveva saltato un battito. Non lo credeva possibile ma non poteva sbagliarsi. 
Conosceva troppo bene l’odore di quella ragazza.     
E quando aveva afferrato la sua mano per aiutarla ad uscire dal pozzo per poi stringerla a sé, quel suo cuore che poco prima aveva quasi smesso di battere, ora sembrava uscirgli dal petto. 
In quel frangente in cui erano soli, prima che arrivassero Miroku con Sango e Shippo, aveva affondato il naso nei suoi capelli, beandosi del loro profumo. 
Kagome era veramente lì, tra le sue braccia. 

 

Era il tramonto ed erano finalmente soli dopo aver passato l’intera giornata con i loro amici e la vecchia Kaede e Rin.
Kagome era rimasta deliziata dai figli di Sango e Miroku e aveva ascoltato con occhi lucidi mentre la cacciatrice di demoni le raccontava della cerimonia nuziale e della nascita dei bambini. 
Inuyasha non aveva quasi aperto bocca: si era limitato a sederle accanto per tutto il tempo e a guardarla, come per assicurarsi che non scomparisse da un momento all’altro. 
Ma ora erano finalmente soli e avevano molto da raccontarsi. 
Si trovavano seduti vicino - ma non abbastanza da sfiorarsi - in cima ad un collinetta da cui si poteva ammirare il villaggio sprofondare nell’arancio del cielo. Inuyasha le aveva chiesto di seguirlo e l’aveva portata lì ma erano passati quasi una decina di minuti e non accennava a parlare, lo sguardo fisso sull’orizzonte.
Kagome cominciò a provare una certa tensione. Le era sembrato contento di rivederla, anzi ne era sicura, ma allora perché si era chiuso in quel mutismo? C’era qualche problema forse? 
O forse…possibile che avesse conosciuto un’altra persona? 
Quel pensiero le attraversò la mente come un fulmine e una sensazione di gelo le scivolò per la schiena. 
Certo, erano passati tre anni. Il pozzo si era chiuso. D’altra parte anche lei aveva perso le speranze dopo vari tentavi di riattraversare il pozzo. Non avrebbe potuto biasimarlo se anche lui avesse perso le speranze ma allo stesso tempo conosceva Inuyasha e sapeva che, anche se aveva imparato a fidarsi degli altri, non apriva il suo cuore facilmente. 
Ma allora cosa c’era? 
Dischiuse la bocca, decisa ad interrompere quel silenzio assordante quando il mezzodemone drizzò leggermente la schiena e parlò.

 - Kagome, perché sei tornata?

Le sembrò che un secchio di acqua ghiacciata le fosse stato rovesciato addosso ma subito dopo si sentì attraversare da una vampata di rabbia. Ma che diavolo di domanda era? Perché le aveva chiesto una cosa simile? Con uno scatto repentino si alzò in piedi, pronta a mandarlo a cuccia. Come poteva chiederglielo? 
Stava per urlargli contro a pieni polmoni quando Inuyasha alzò lo sguardo su di lei puntando quelle iridi dorate - che le erano mancante così tanto -dritte nei suoi occhi nocciola e il fiato le si bloccò in gola. L’espressione sul viso di Inuyasha non era arrabbiata o infastidita, anzi. Kagome poteva vedere nei suoi occhi un luccichio di speranza e contentezza. E allora qual era il motivo di quella domanda?
Tornò a sedersi accanto a lui.

  - Sono tornata perché volevo vederti. - confessò - Perché volevo…voglio stare insieme a te. 

Sentì le sue guance imporporarsi ma non provava vergogna o imbarazzo. Era solo la verità e lei era sempre stata sincera con lui. 

 - Non ricordi? - continuò - Te lo dissi già allora. Che volevo starti accanto. 
 
- Sì, certo che lo ricordo. 
 - 
Allora perché mi hai chiesto per quale motivo sono tornata? - lo incalzò.

Inuyasha si mosse cambiando posizione, inquieto.

 - Perché tu ami il tuo mondo. Prima dell’ultima battaglia contro Naraku, mi dicesti quanto ti piacesse il tuo mondo. E’ lì che sei nata. Lì hai i tuoi amici e la tua famiglia. Lì ci sono persone che ti amano e che tu ami. Lì eri al sicuro. Perché sei tornata? - le chiese nuovamente e Kagome scorse un tono d’angoscia nella sua voce.
Inuyasha aveva paura di qualcosa. Temeva che fosse tornata solo per una visita? O che ci ripensasse, che si pentisse di essere tornata? 
Possibile che fosse così ottuso?

 - Inuyasha - lo chiamò - Anche qui ho degli amici. Amici molto cari a cui voglio molto bene. Miroku, Sango, Shippo e Kaede mi sono mancati molto. Sì, amo il mio mondo. Mi piace. E’ dove c’è la mia famiglia. Ma era un mondo senza di te. E io non volevo vivere in un mondo in cui non c’è la persona che amo. 

Ecco, l’aveva detto. Sentiva ora le guance bruciare e il cuore batterle come un tamburo nel petto.  Non aveva mai nascosto i propri sentimenti, gli aveva mostrato più volte, in mille modi, quanto tenesse a lui. 
Sapeva che Inuyasha aveva capito che lei gli fosse affezionata, che gli volesse bene ma il mezzodemone era un po’ ottuso riguardo le questioni di cuore. Eppure ormai, dopo il bacio che si erano scambiati tre anni prima, doveva aver capito che lei non solo gli era affezionata e gli voleva bene ma lo amava. O forse pensava che lo avesse baciato solo perché, dopo il terrore che aveva provato per aver passato tre giorni da sola in mezzo all’oscurità più totale, si era lasciata andare al sollievo nel vederlo?
Beh, se era così allora era veramente un’idiota! Non avrebbe mai baciato qualcuno solo per quello!
Stava per dirgli anche questo e mettere le cose bene in chiaro una volta per tutte - non ce la faceva più! - ma l’espressione sul viso di Inuyasha la lasciò senza parole. La stava guardando con gli occhi sgranati, rosso in viso e la bocca semi aperta. 
Sembrava sorpreso. Che avesse finalmente compreso? 
Si guardarono negli occhi, il silenzio rotto solo dai battiti del loro cuore. 
Ma poi Inuyasha rovinò tutto rivolgendo un dito contro se stesso come a chiedere “ma chi, io?”
La pazienza di Kagome andò a farsi benedire e saltò all’impiedi, furiosa come forse non era mai stata prima d’ora.  

  - A cuccia! - urlò con tutto il fiato che aveva in gola. 

Il mezzodemone si schiantò al suolo con un boato fragoroso e questa volta davvero non le dispiacque.
Ne aveva abbastanza della sua cecità, del suo non capire. Era tornata indietro in un epoca pericolosa, rinunciando per sempre alla sua famiglia per lui! 
Non era una dimostrazione sufficiente? Che altro doveva fare di più? 

  - Dannata! Che diavolo ti prende all’improvviso? - sbraitò il mezzodemone rialzandosi in piedi.
  - Mi hai stufata! - gli urlò contro - Me ne vado da Kaede. 

Si girò dandogli le spalle avviandosi a passo marziale giù per la collina. Ne aveva abbastanza e per un secondo si chiese se avesse fatto la cosa giusta a tornare. Non credeva possibile che Inuyasha non avesse capito. Persino quel tonto di Houjou avrebbe compreso il significato delle sue parole! 
A meno che non facesse finta di non capire. Ma Inuyasha non era così subdolo, non lo era mai stato, nemmeno quando si erano appena conosciuti e non facevano che litigare. Si sentiva così frustrata e stanca di quella situazione di stallo. 
Voleva stare da sola. Ma Inuyasha le afferrò la mano e in un battito di ciglia si ritrovò stretta tra le sue braccia, la guancia premuta contro il suo petto. 
Che cosa…?

  - Stupida. 
  - Ehi! Come sarebbe a…oh! - Inuyasha la strinse così forte da toglierle il respiro.
  - Anche io… - cominciò - Anche io volevo vederti. 

Il nervoso che aveva assalito Kagome si acquietò un poco. Quelle parole la resero felice ma il suo cuore desiderava di più.
Voleva sapere quali sentimenti nutriva veramente per lei. 
Poi sentì Inuyasha chinarsi su di lei, la guancia del mezzodemone contro la sua tempia e le sue labbra vicino al suo orecchio. 
Un brivido le corse lungo la schiena quando sentì il fiato caldo di lui sfiorarle il lobo. 

  - Kagome, io…io morivo dalla voglia di rivederti. Perché anche io non volevo stare in un mondo dove non c’è la persona che amo. 

Nei giorni seguenti si interrogò più volte su come avesse fatto il suo cuore a non esploderle nel petto. Sentì il viso andare a fuoco e le lacrime pizzicarle gli occhi. 
Aveva sognato quel momento innumerevoli volte ma non si era mai permessa di sperarci troppo. 

  - Oggi, quando ho sentito il tuo profumo, mi è preso un colpo. - confessò - Per un momento ho pensato di essermelo immaginato ma ho capito subito che non potevo essermi sbagliato. Riconoscerei sempre il tuo profumo. Ovunque
  - Inuyasha…! - singhiozzò lasciando le lacrime libere di cadere e strinse a sè il corpo del mezzodemone ricambiando finalmente la sua stretta, ebbra di felicità. 

Fu solo dopo minuti che parvero ore che sciolsero lievemente quell’abbraccio. Inuyasha le sfiorò il viso con le dita, cancellando le ultime lacrime dalle sue gote. Kagome rabbrividì: non le aveva mai accarezzato il viso. 
Lo sguardo di uno fisso nell’altro, nocciola e oro che si fondevano, e nemmeno si accorsero dei loro nasi che si sfioravano fino a quando le loro labbra si toccarono in un bacio lieve come il battito d’ali di una farfalla, delicato e dolce come quello che si erano scambiati tre anni prima.
E poi rimasero fronte contro fronte, il sole che baciava le loro figure prima di ritirarsi all’orizzonte. 
Entrambi non credevano di aver mai sperimentato una felicità più grande. 

Kagome era tornata a casa, finalmente.




Ciao a tutti!
Questa è la prima volta che scrivo su Inuyasha e non nascondo di avere un po' di ansietta perchè è la mia storia preferita in assoluto e sono molto affezionata a tutti i personaggi, Inuyasha e Kagome in particolare. 
Ho cercato di immagire cosa fosse successo dopo il ritorno di Kagome, le prime parole che si sono detti dopo 3 anni di silenzio e spero davvero di non aver reso Inuyasha troppo out of character.
La mia intenzione è quella di raccogliere vari momenti della loro vita insieme a partire dal ritorno di Kagome fino alla nascita di Moroha.
Mi auguro di riuscirci!
Fatemi sapere il vostro parere, ogni consiglio è ben accetto!

 

 

 

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Capitolo 2
*** II - Un banale raffreddore ***


Era cominciato tutto così, con un banale raffreddore.
Stava raccogliendo delle erbe medicinali insieme a Jinenji quando la colse il primo starnuto.

Lì per lì non ci diede assolutamente peso pensando che fosse qualcosa nell’aria ad averle dato fastidio - forse qualche fiore particolare o della polvere portata dal vento - ma arrivata la sera aveva perso il conto di quanti starnuti aveva fatto e nonostante fosse al riparo sotto il morbido futon, un brivido la fece scuotere leggermente.
Inuyasha, steso accanto a lei con il braccio a sostenergli la testa, aprì gli occhi.
- Hai freddo? - le chiese.
Kagome annuì. - Credo di essermi raffreddata.
- Allora vieni più vicina.
- Ma potrei attaccartelo! - protestò.
- Tzè! - esclamò - Quando ti metterai in testa che la mia costituzione è più forte di quella di un normale essere umano? Non mi attaccherai il raffreddore quindi vieni qui.
Kagome non se lo fece ripetere una terza volta e si fece più avanti. Subito si sentì avvolta dal calore del corpo del mezzodemone e sistemò la testa nell’incavo del suo collo.
Inuyasha posò il mento contro la fronte della ragazza abbracciandola con il braccio sinistro.
- Va meglio? - il suo fiato le solleticò i capelli della nuca.
- Sì - sorrise.
- Donna testarda.
Kagome immaginò di fargli una linguaccia prima di scivolare nel sonno.

 

Dopo il raffreddore, fu la volta del mal di schiena e di una profonda stanchezza. Kami, che le stava succedendo? Non si era sentita così stanca nemmeno quando, dopo aver dato la caccia ai demoni, tornava nel suo mondo per preparare gli esami.
- Tutto bene, Kagome-chan? - le domandò Sango.
Si trovavano al fiume a fare il bucato, Kin’u e Gyokuto che giocavano vicino a loro.
- Non hai dormito bene?
- In realtà ho dormito come un sasso ma è da qualche giorno che ho mal di schiena e vorrei solo dormire. Forse è l’arrivo della primavera.
Sango la osservò in silenzio con uno strano sguardo negli occhi che la fece sentire un po’ in soggezione. Aveva detto qualcosa di strano?
- Mmm - fece l’amica continuando ad osservarla con aria pensierosa.
Ma che le prendeva a Sango? Aprì la bocca per domandarle cosa avesse ma l’amica sbattè le palpebre cancellando quello strano sguardo dai suoi occhi e le sorrise.
- Forse un bel bagno caldo e rilassante è quello che ti ci vuole. Sei sempre molto indaffarata, prenditi un po’ di tempo per te e vedrai che il vapore ti gioverà alla schiena.
- Oh..ehm, sì. Forse hai ragione. Chiederò ad Inuyasha di preparare il fuoco e la tinozza.
- Sì, ma ti consiglio di fartelo da sola il bagno altrimenti credo che il tuo mal di schiena non passerà - sogghignò la cacciatrice.
Kagome arrossì fino alla radice dei capelli e per lo stupore mollò la presa sul telo che teneva immerso nell’acqua.
- Kagome-chan, il tuo bucato! - esclamò Sango osservando il telo allontanarsi trascinato dalla corrente.
La sacerdotessa scattò in piedi correndo lungo l’argine dietro quel maledetto pezzo di stoffa sperando rimanesse impigliato nelle rocce che affioravano dall’acqua in modo da poterlo poi recuperare.
- Accidenti a te, Sango!

 

Dopo il raffreddore, il mal di schiena e la stanchezza, fu la volta del volta stomaco.
Quella mattina lei ed Inuyasha si trovavano nella capanna della venerabile Kaede. Il pomeriggio precedente, l’anziana sacerdotessa gli aveva chiesto di presentarsi da lei l’indomani mattina per parlare loro di alcune cose. Ma di cosa esattamente non l’aveva detto.
Kagome era un po’ tesa. Aveva notato che troppo spesso gli occhi di Kaede la seguivano mentre svolgeva le ormai quotidiane attività da sacerdotessa. E poi c’era anche lo strano comportamento di Sango della settimana precedente. C’era qualcosa di strano ma non riusciva a capire esattamente cosa. Forse erano preoccupate per lei dal momento che di recente era stata poco bene? Magari Kaede voleva parlarle di come distribuirsi meglio il lavoro? Ma allora Inuyasha che cosa c’entrava? Perché chiamare anche lui? Avrebbe rassicurato l’anziana donna che poteva continuare come sempre ad adempiere ai suoi doveri e che non doveva preoccuparsi per lei. Infondo, un po’ di stanchezza era normale, no?
- Kaede ba-chan, se è per me che sei in pensiero, ti assicuro che.. - sentì lo stomaco rivoltarsi e s’interruppe a metà frase.
nuyasha si voltò di scatto verso di lei.
- Kagome, che hai?
Facendosi forza, riuscì a reprime un conato.
- Non è niente, tranquillo. - cercò di rassicurarlo - Stamattina avevo un po’ di nausea ma mi sono sforzata comunque a mangiare. Probabilmente avrei fatto meglio a non toccare ci… - un conato più forte la costrinse nuovamente a interrompersi portandosi una mano alla bocca.
- Kagome! - esclamò il mezzodemone. - Vecchia, perché non fai qualcosa? Non vedi che sta male? - ringhiò girandosi verso l’anziana sacerdotessa che lentamente si era alzata.
Kagome provò a rimproverarlo per essersi rivolto in quel modo all’anziana donna ma riuscì solo a mormorare delle deboli scuse prima di uscire in tutta fretta dalla capanna e liberare lo stomaco. Sentì che Inuyasha voleva uscire per raggiungerla ma Kaede riuscì a convincerlo a rimanere dentro e darle il tempo di riprendersi; d’altra parte era solo un po’ di volta stomaco, nulla di cui preoccuparsi troppo. Capitava a tutti di avere la pancia sottosopra, no?
Kagome la ringraziò tra sè e sè: si sarebbe vergognata da morire se Inuyasha l’avesse vista dare di stomaco. Non era decisamente un bello spettacolo. Prese un bel respiro e si passò la mano sul viso, imperlato di sudore e i capelli attaccati alla fronte e al collo.
Un moto di nostalgia la travolse. Quando, quelle pochissime volte, era stata male da piccola, c’era sua mamma con lei a tenerle la testa e ad accarezzarle la schiena, a prepararle un tè caldo e a rimboccarle le coperte. Non riuscì ad impedire alle lacrime di salirle agli occhi. Ma, insomma, che le prendeva? Non rimpiangeva la sua scelta e mai l’avrebbe fatto.
Era consapevole che, riattraversando il pozzo, non sarebbe più potuta tornare indietro e l’aveva accettato. L’avrebbe rifatto altre mille volte. Non era mai stata più sicura di così in vita sua. - Va un po’ meglio? - la voce gracchiante di Kaede alle sue spalle la colse di sorpresa.
- Kaede ba-chan! Mi dispiace molto, ripulirò tutto!
- Non preoccuparti, ho qui della cenere da gettarci sopra - la rassicurò mostrandole il secchio di legno che teneva in mano. - Da quanto tempo va avanti?
- Oh, beh è da qualche giorno, ormai. Probabilmente è dovuto alla stanchezza e al raffreddore che ho avuto oppure a qualcosa che ho mangiato. Dev’essere stata la soia fermentata, dall’ultima volta che l’ho mangiata il solo odore mi fa sentire male.
- Cara ragazza - sospirò Kaede - Non credo che la soia fermentata c’entri qualcosa.
- Che vuoi dire?
L’anziana sacerdotessa le posò una mano dietro la schiena.
- Vieni, andiamo a farci una passeggiata. Se rimaniamo qui fuori a parlare, Inuyasha sentirà tutto con quelle orecchie da cane che si ritrova.
- Ehi, vecchia strega! Ti ho sentita! - berciò Inuyasha affacciandosi sulla soglia.
- Appunto - annuì la donna - Vieni, Kagome, andiamo.
- Ehi, aspetta! Perché non posso sentire? - chiese, il tono di voce più mite - E’ qualcosa di brutto? Kagome, stai molto male? Se è così, posso prepararti la medicina che mia madre preparava per me da piccolo. Quella volta fece miracoli, ricordi? Dopo averla presa, sei riuscita a sconfiggere quei piccoli demoni chiamati esami, no?
Al ricordo di quel brodo disgustoso, un brivido attraversò Kagome dalla testa ai piedi.
- Kagome sta bene - intervenne Kaede - Le preparerò un infuso che la farà stare meglio ma ora c’è una cosa di cui vorrei discutere con lei, da sole.
Inuyasha non era assolutamente convinto, anzi, ora era ancora più curioso.
- Non preoccuparti, ora sto meglio. Sarò di ritorno tra poco e ti racconterò tutto. - Kagome gli rivolse il suo sorriso più rassicurante ed Inuyasha, alla fine, si lasciò convincere.

 

Una volta essersi assicurata che Inuyasha non fosse a portata d’orecchio e soprattutto che non le avesse seguite, Kaede si decise a parlare.
- Kagome, oltre a questi tuoi malesseri, hai notato qualche cambiamento circa il tuo corpo?
- Eh?! - esclamò la giovane colta alla sprovvista.
- Ad esempio, il tuo petto. Ti sembra più pieno e sensibile?
A quella domanda la mente di Kagome tornò ad un episodio di qualche sera prima.
Dopo aver fatto il bagno insieme, Inuyasha le aveva appena sfiorato la curva del seno: era scattata come una molla e un gemito le era sfuggito dalle labbra. Dopo, beh, la serata non era stata molto tranquilla, affatto.
Si sentì andare a fuoco ricordando le parole che Inuyasha le aveva mugolato nell’orecchio mentre affondava in lei. 
“Il tuo odore è diverso, è cambiato. Mi sta facendo perdere la ragione.”
Non vorrei indagare oltre ma direi che sì, te ne sei accorta.
La voce divertita di Kaede la riportò al presente.
- Capisci quello che sto cercando di dirti, bambina?
Sì, capiva. Eccome.
- Io ho un…ehm, un ritardo. - confessò - Non di molto, in realtà, ma…
Kaede le strinse le mani tra le sue, calde e ruvide.
- In tutti questi anni ho assistito moltissime donne. Sia di questo villaggio che di altri qui vicino. So riconoscere quando una una donna è in attesa, non solo dai sintomi ma anche dall’aspetto, dai loro occhi. E tu non fai accezione. Credo proprio che qui - le posò delicatamente una mano sul ventre - una nuova vita stia crescendo.
Kagome si accorse di star piangendo solo quando sentì il sale delle proprie lacrime sulle labbra. Non riusciva a credere di essere stata così ingenua, eppure proveniva dall’epoca moderna. Avrebbe dovuto fare due più due quasi subito.
Sentì le spalle sciogliersi dalla tensione e un lieve senso di pace scendere su di lei. Nel profondo di sè, lo aveva pensato ma aveva relegato il pensiero in un angolino della sua mente.
Lei e Inuyasha non avevano mai affrontato il discorso.
Come l’avrebbe presa? L’avrebbe accettato? Sarebbe stato felice?
Kaede comprese subito l’ombra che le attraversò il viso.
- Inuyasha è scorbutico e irascibile, questo è vero. Ma sai molto meglio di me quanto sia buono, in realtà. E ti ama moltissimo. Sono sicura che sarà felice. - le asciugò le lacrime e le accarezzò una guancia - Vai a dargli la notizia e quando sarete pronti, tornate da me. Vi dirò ciò di cui volevo parlarvi questa mattina. 

 

Lo trovò nei pressi del Goshinboku, la leggera brezza che smuoveva nel vento quei suoi lunghi capelli d’argento.
Anche il loro bambino li avrebbe avuti così? A quel pensiero, sentì gli occhi cominciare a pizzicare.
Inuyasha fiutò le sue lacrime e si voltò di scatto; con due balzi era accanto a lei.
- Cosa ti ha detto quella vecchia strega?
Alla vista delle sua espressione preoccupata il cuore le si gonfiò di dolcezza.
Era il momento di sganciare la bomba.
- Giuro che la faccio a fettine.
- Smettila, Inuyasha - rise.
- Allora che c’è? - la incalzò - Ti ha detto che hai qualcosa che non va?
- Beh, insomma… - tergiversò.
Inuyasha drizzò le orecchie.
- Non c’è nulla di cui preoccuparsi, te lo giuro! - passò le mani sulle sue braccia nel tentativo di tranquillizzarlo - Mi ha detto che cos’ho ma non è una cosa brutta. Almeno per me di sicuro non lo è.
- Non capisco - le disse, la confusione negli occhi.
Kagome sospirò. Stava diventando più difficile del previsto ma doveva farcela. Prese un gran respiro.
- Ricordi cosa mi hai detto qualche sera fa?
- Donna, devi essere più precisa. - sbuffò il mezzodemone.
La giovane sentì le guance andarle nuovamente a fuoco.
- Riguardo il mio…ecco… - si morsicò il labbro - Riguardo i-il m-mio…il mio odore, ecco!
Inuyasha spalancò gli occhi.
- Hai detto che…beh, che era diverso e che…insomma… - s’interruppe perché Inuyasha aveva raggiunto un perfetto color peperone. Adorava vederlo imbarazzato, era incredibilmente tenero. - Hai detto che il mio odore era cambiato e che questo ti faceva perdere la testa. - sputò tutto d’un fiato.
La faccia di Inuyasha raggiunse il colore delle fiamme vive.
- Sìsì, ho capito, ho capito! - strillò lui - Me lo ricordo, va bene?! Per la miseria, donna - mormorò nascondendosi il viso con la mano - Perché dovevi ritirarlo fuori proprio adesso? Cos’ha a che fare con i tuoi malesseri?
- Esattamente cos’ha di diverso il mio odore? - gli domandò a bruciapelo.
- Ma che domande sono?! - ribatté lui.
- Si tratta del mio odore dopo tutto, no? M’interessa sapere cos’ha di diverso! - incrociò le braccia al petto. Doveva ammettere che si stava divertendo, sotto sotto.
Inuyasha sbuffò ma alla fine cedette. Si voltò di profilo per non vederla negli occhi, imbarazzato com’era.
- Si tratta anche del mio odore, in realtà. - confessò - Il tuo è più forte e…come dire…inebriante. Dopo che tu hai lasciato la stanza, il tuo odore permea ogni angolo ed è esattamente come se tu non fossi mai uscita. Lo sento sempre intorno a me e quando ti sono vicino e…e vicino vicino è difficile pensare a qualsiasi cosa, anche la più stupida. Ci sei solo tu nella mia testa. Il tuo profumo è più forte del sakè di Yakurodokusen. - Inuyasha era un fiume in piena e Kagome non aveva la minima intenzione di interromperlo, per una volta. - Lo sento sempre intorno a me, lo sento dentro le mie ossa. E quando stiamo insieme…Diventa difficile anche solo ricordarmi chi sono. Sento il sangue ribollirmi nelle vene, mi sento come sull’orlo di un precipizio e se non avessi sempre Tessaiga con me ho paura che potrei perdere completamente me stesso e lasciar prendere il sopravvento al mio sangue demoniaco perchè, Kagome, tu non hai idea di quanto abbia voglia di assaggiarti. Anche adesso sto facendo uno sforzo enorme nel controllarmi perché tutto quello a cui riesco a pensare è a quanto desideri sentire la tua pelle contro la mia, il tuo corpo premere contro il mio. E come se non bastasse anche il mio odore su di te è più pronunciato e questo mi fa sentire più protettivo nei tuoi confronti. Non riesco a starti lontano.
Kagome non pensava che avrebbe mai sentito certe parole da parte sua. Si sentiva stupita, lusingata, desiderata, Incredibilmente amata.
Inuyasha era ancora visibilmente imbarazzato ma ora era di nuovo girato verso di lei, gli occhi nei suoi.
- Grazie - gli disse - Non hai idea di quanto mi hai resa felice aprendoti così con me. Queste parole saranno il mio tesoro.
Ma Inuyasha la stupì nuovamente. In un battito di ciglia si ritrovò stretta tra le braccia del mezzodemone prima che le catturasse le labbra in un bacio che non aveva niente di gentile. Sentì i suoi canini pizzicarle la lingua e il suo seno ora così sensibile schiacciato contro quel petto di cui ormai conosceva ogni centimetro, ogni millimetro.
Si strinse di più a lui e non riuscì a trattenere un gemito di desiderio.
Inuyasha prese a solleticarle il collo, sfiorando la pelle morbida con il naso.
- Kagome… - sospirò, il respiro mozzato - Ti prego… - la supplicò.
Sapeva bene che cosa le stava chiedendo e lei gliel’avrebbe donata con tutto il cuore ma non erano al riparo nella loro casa e soprattutto c’era una cosa molto importante che doveva dirgli. Ora o mai più.
- Inuyash -ah! - mormorò quando lui le morsicò la pelle morbida della giugulare - A-Aspetta! Per favore. C’è una cosa davvero molto importante che devo dirti. 


 

L’anziana Kaede era intenta a mescolare della zuppa leggera per il suo stomaco ormai non più giovane sul braciere al centro della sua capanna quando sentì un gran trambusto. Inuyasha fece improvvisamente irruzione nella sua piccola casa. Rimase sorpresa dal suo sguardo: un misto tra lo sconcertato, l’incredulità e la preoccupazione.
Quell’espressione gli ricordò quando, anni prima,  il Meido si era spalancato alle spalle di Kagome, inghiottendola nella sua oscurità.
Le si strinse il cuore per quel ragazzo così vulnerabile.
Dietro la sua spalla vide fare capolino la testa di Kagome, anche lei con un’espressione visibilmente preoccupata e vagamente triste.
Che diavolo aveva combinato quello sciocco?
- Come è potuto succedere? - tuonò il mezzodemone - Spiegamelo, vecchia strega!
Kaede chiuse gli occhi e prese un respiro profondo.
- Davvero devo spiegartelo? - gli fece stizzita - Hai più di duecento anni e devo seriamente spiegarti come vengono al mondo i bambini?
Inuyasha si ritrasse come se lo avesse schiaffeggiato e sentì le guance bruciare.
- Lo..lo so come nascono i bambini, vecchia!
- Bene, questo mi solleva. - sospirò ironicamente - Cos’è che ti turba? - gli chiese poi tornando seria.
Era preoccupata per Kagome, insolitamente silenziosa.
Osservò il mezzodemone stringere i pugni, il corpo teso. Alla fine, con gli occhi puntati a terra, lasciò uscire l’aria dai polmoni e a voce bassa confessò: - Non credevo potesse essere possibile.
Kaede conosceva Inuyasha abbastanza da sapere quanto gli costasse dire quelle parole, aprirsi e parlare di ciò che pensava, di ciò che provava. E di cosa aveva paura. Soprattutto con qualcuno che non fosse Kagome.Aveva più di duecento anni, era vero. Ma per quasi tutta la sua vita era stato solo, disprezzato dagli uomini. L’influenza di Kagome aveva smussato molti suoi angoli spigolosi ma capiva che in fondo al cuore di quel ragazzo c’era ancora qualche spina.
- Siediti, Inuyasha. E anche tu, Kagome.
I due obbedirono e si sedettero davanti all’anziana sacerdotessa.
- Spiegati, allora. Perché pensavi che non fosse possibile? Ormai siete sposati da due anni, da quando Kagome è tornata.
Inuyasha lanciò un fugace sguardo alla ragazza accanto a lui, drizzò la schiena e si rivolse verso la sacerdotessa.
- Non credevo che un han’yō potesse generare un’altra vita.
- Cosa?! - scattò Kagome - Perché non me l’hai detto?
Inuyasha andò subito sulla difensiva ma prima che potesse aprire bocca e dire qualcosa di tremendamente stupido, Kaede intervenne.
- Certo che è possibile. D’altra parte, perché non dovrebbe esserlo? Tuo padre era un demone maggiore eppure ha concepito te con una donna umana.
- Sì ma lui era, per l’appunto, un demone maggiore. Io lo sono solo per metà e non conosco tutto ciò che c’è da sapere sugli han’yō. Infondo, come potrei? Non ho mai conosciuto il mio vecchio  e mia madre è morta che ero ancora piccolo. Non ho mai conosciuto altri come me prima di Shiori.
L’espressione di Kagome si addolcì un poco. Sentiva il cuore dolore per la solitudine che Inuyasha aveva sofferto per anni, ostracizzato dagli uomini perché considerato un demone e considerato inferiore dai demoni per il suo sangue umano. Erano ricordi molto dolorosi per Inuyasha, ne parlava raramente e molto poco ma dietro la maschera d’indifferenza che si ostinava a mostrare, Kagome sapeva bene quanto ne aveva sofferto e quanto ne soffriva ancora.
Alcune ferite sono molto più profonde di altre, soprattutto se vengono inferte quando sei ancora un bambino.
Avrebbe voluto stringerlo tra le sue braccia.
- Non ho mai sentito storie di han’yō che hanno avuto una discendenza. - continuò.
- Beh, io non avevo mai sentito che una sacerdotessa  con un potere spirituale così grande come  quello di Kagome e un han’yō potessero concepire, eppure eccoci qui. - l’anziana donna sorrise loro sperando di rasserenarli.
A quelle parole Kagome allungò una mano per stringere quella del mezzodemone, ancora chiusa in un pugno serrato. Sperava di alleviare un altro po’ la tensione che tenevano le spalle di Inuyasha così rigide.
- Ed era proprio di questo che volevo parlarvi questa mattina. - riprese Kaede. - Io e la Cacciatrice di Demoni abbiamo discorso sulle tue condizioni di salute, Kagome. Avevamo il sospetto ma non ne ero totalmente sicura fino a questa mattina, quando ti sei sentita male. Il vostro è un caso particolare: come ho già detto, non ho mai sentito parlare del frutto dell’unione tra un han’yō e una sacerdotessa. Mi sono consultata con Sango, visto la sua conoscenza dei demoni e la sua esperienza, ma nemmeno lei ne ha mai sentito parlare.
- Vai al punto, vecchia. - il tono di Inuyasha le fece venire i brividi.
Il discorso di Kaede la stava agitando e lui se n’era accorto.
- Ogni gravidanza ha dei rischi. - proseguì la sacerdotessa. - Per una donna che si è unita ad un demone, la gravidanza è un po’ più pesante perché noi umani non siamo fatti per sostenere l’energia demoniaca. Siamo più deboli dei demoni, alla fine. Il fatto è che tu, Kagome, non sei una semplice umana: sei una sacerdotessa con un’immenso potere spirituale, più grande persino di quello di Kikyō onee-sama. Il tuo potere potrebbe contrastare il sangue demoniaco che il bambino avrà, anche se solo per un quarto. Potresti stare molto male, nel peggiore dei casi potresti perderlo. Oppure andrà tutto bene e non avrai nessuna difficoltà. Ma, onestamente, non so cosa aspettarci. Credimi, non voglio spaventarti ma sentivo che dovevo parlartene.
Kagome si era aggrappata alla mano di Inuyasha con tutte le sue forze, angosciata dalle parole dell’anziana donna. Non era arrabbiata con lei, sapeva che non voleva terrorizzarla e apprezzava la sua onestà. Ma Inuyasha..lui lasciò andare la sua mano e uscì rapidamente dalla capanna con la stessa velocità con cui era entrato qualche minuto prima.
- Inuyasha, aspetta! - gli urlò dietro alzandosi a sua volta. - Ti chiedo scusa, Kaede ba-chan, ma..
La donna scosse lievemente il capo.
- Non c’è nulla di cui scusarti. - le sorrise. - Va’ da lui. E’ spaventato. Ha bisogno di te. 

 

 

Non ci mise molto a trovarlo: sapeva dove si era rifugiato.
Quando voleva stare da solo, perso nei proprio pensieri, sedeva sul ramo dell’albero più alto del villaggio, dopo il Goshinboku. Da lì, il suo sguardo si spingeva fino alle colline e di notte si sentiva un po’ più vicino alle stelle. Quando era lì, Kagome non andava mai a disturbarlo. Ma questa volta nulla l’avrebbe schiodata da lì.
- Inuyasha - lo chiamò per la terza volta. - Scendi, per favore.
All’ennesimo silenzio, decise che aveva aspettato abbastanza e passò alle minacce.
- O scendi da solo oppure ti manderò a cu… - un leggero spostamento di vento ed Inuyasha era lì davanti a lei. - Bene! Ora possiamo parlare?
- Tzè! Di cos’è che vuoi parlare, donna? - le fece in modo aggressivo. - Ho già sentito abbastanza chiacchiere!
Capiva che Inuyasha fosse spaventato ma lo era anche lei, dopotutto. Sospirò e mise da parte la rabbia per rivolgergli una domanda che la stava logorando dentro.
- Non sei felice?
Ma Inuyasha s’inasprì ancora di più.
- Non hai sentito quella strega?
- Certo che l’ho sentita! - gli urlò di rimando. - Forse sei tu che non hai sentito bene!
- Starai male, potrebbe non nascere mai, potresti morire! Le ho sentite le urla di Sango quando sono nate le gemelle, sai? E la salute di mia madre non è più stata la stessa dopo aver avuto me! Tutto quello che hai passato in queste ultime settimane è stato per colpa mia e se continuerai a stare male sarà sempre per colpa mia! 
- Smettila! Niente di tutto questo è colpa tua, io non morirò e nemmeno questo bambino!
- Non puoi saperlo! - gridò, la voce spezzata. - Nemmeno Kaede sa cosa potrebbe succedere!
- Invece io lo so! - gridò così tanto da indurlo a tacere. - So che andrà tutto bene perché ti amo, brutto stupido! Il mio potere spirituale è mio e so che non interferirà con il sangue demoniaco. So che andrà tutto bene perché io amo già questo bambino e sono così felice! - singhiozzò, non riuscendo a trattenere oltre le lacrime. - Ma ho bisogno di sapere se lo sei anche tu.
Dopo la sfuriata, la gola le faceva male per quanto aveva urlato ma non intendeva cedere. Piantò gli occhi dritti in quelle iridi d’oro colato aspettando una parola, un cenno. Passarono qualche attimo in silenzio, a scrutarsi a vicenda come delle fiere e alla fine fu Inuyasha a cedere.
Rilassò le spalle ed annuì.
- E’ stato…inaspettato. - disse a fior di labbra. - Mi sono sentito come mi avessi versato addosso dell’acqua gelida.
- Beh, più o meno è stato così anche per me. - ridacchiò tra le lacrime per alleggerire la tensione accumulatasi.
- Tu ne sei sicura? - le domandò a bruciapelo. - Di volerlo.
Adesso si sentì come se la stessero affogando nell’acqua gelida.
- A-allora t-tu..non lo vuoi… - balbettò, una voragine che le si apriva nel petto.
- Stupida, non ho detto questo! - la riprese lui. - Intendo se sei sicura di volere u-un..fi-figlio..da me. Io sono un han’yō. - bisbigliò. - Non ho avuto un’infanzia felice. La mia condizione non mi permetteva di vivere né tra i demoni né tra gli umani. Anche per mia madre non è stato facile. I rapporti con la sua famiglia cessarono per essersi compromessa con un demone e per avermi messo al mondo. Per gli altri non ero né carne né pesce e mi disprezzavano per questo. Ma un bambino per un quarto demone? Sarà ancora più incompreso e questo non potrei sopportarlo. E anche tu, la tua posizione come sacerdotessa potrebbe essere compromessa. La gente comincerebbe a parlar male di te, a mettere in giro voci e a tenerti a distanza. Anche questo non posso sopportarlo.
- Tutto questo non succederà. - si gettò tra le sue braccia, premendo il viso contro il suo petto. - Gli abitanti del villaggio ci conoscono e ci vogliono bene. E il nostro bambino non sarà mai solo perché avrà noi e Sango, Miroku, le gemelle, Hisui, Kaede, Rin, Shippo e anche il vecchio Myoga. E ci sono anche Koga con Ayame e Jinenji e Kohaku. Anche Jaken e persino Sesshomaru onii-san.
Sentì il corpo di Inuyasha percorso dai brividi e rise contro la Veste di Hinezumi.
- Smettila di chiamarlo in quel modo, mi fa venire il vomito!
Kagome si staccò leggermente da lui per guardarlo in viso. Non aveva più quell’espressione arrabbiata.
- Andrà tutto bene. Te lo prometto.
Inuyasha annuì e si chinò verso di lei, posando la fronte contro la sua.
- Tutto questo un po’ mi spaventa. - le confessò.
- Lo so, spaventa anche me.
- Per quanto sia contento non riesco a togliermi dalla testa il pensiero che non sarà un tutt’uno ma una parte. Come me. A cavallo tra due realtà. 
Gli prese il viso tra le mani ed erano così vicini che Kagome poteva contargli le ciglia.
- Io voglio che questo bambino sia come te. Con i tuoi capelli color della luna e i tuoi occhi come l’ambra. Anche con le tue orecchie o con le zanne e gli artigli. Lo amerei in qualsiasi caso perché sarà nostro. So che non sarà facile, che ci saranno momenti difficili ma io e te saremo insieme e l’affronteremo insieme.  
Sentì le mani di Inuyasha stringersi intorno alla sua vita prima che si sporgesse in avanti per baciarla. Se prima era stato rude e appassionato, ora fu dolce e tenero.
La baciò lentamente, assaporando le sue labbra e godendosi il suo sapore. Sentiva il suo profumo fin sotto la pelle e fece appello a tutte le sue forze per resisterle.
Quando si separarono, le accarezzò i capelli beandosi delle sue guance rosse e del fiato corto.
Amava quella ragazza più di qualsiasi altra cosa. Si era gettato nell’ignoto per lei e aveva combattuto contro i demoni per tre giorni nell’oscurità per cercare di salvarla.
L’avrebbe rifatto altre mille volte. E ora lei gli faceva dono di qualcosa di incredibilmente prezioso.
- Grazie, Kagome. - le disse, la voce ferma, sicura. - Mi hai donato una vita che non credevo avrei mai potuto avere. 








Dopo mesi di latitanza, sono tornata! 
Spero che questo nuovo capitolo vi piaccia, io mi sono divertita un sacco a immaginare le varie scene! 
Mi auguro come sempre di aver reso giustizia ai personaggi. 
Kagome e Inuyasha non sono nuovi ai litigi per poi far pace poco dopo e questo è uno degli elementi che ho cercato di riportare qui.
Inuyasha è uno di poche parole ma noi sappiamo che quando poi apre bocca, colpisce dritto al cuore e questa è un'altra cosa che ho cercato di riprodurre. 
Se ci sono errori vi prego di farmeli notare in modo che li possa correggere.
Ogni suggerimento è ben accetto!
Alla prossima!

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