Private lessons? No, thanks!

di bontina
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** SOS: cattiva idea! ***
Capitolo 3: *** SOS: comportamenti strani e scommessa! ***
Capitolo 4: *** SOS: matti allo sbaraglio e brutto scherzo! ***
Capitolo 5: *** SOS: brusco risveglio e biblioteca! ***
Capitolo 6: *** SOS: simpatia a colazione e piccoli problemi! ***
Capitolo 7: *** SOS: pizza a domicilio! ***
Capitolo 8: *** SOS: beffa, danno e... fastidio?! ***
Capitolo 9: *** SOS: confessioni e ricordi! ***
Capitolo 10: *** SOS: così non va più bene! ***
Capitolo 11: *** SOS: pioggia, moto, montagna e chi più ne ha più ne metta! ***
Capitolo 12: *** SOS: vuoi dormire? Dormiamo! ***
Capitolo 13: *** SOS: il grande giorno! ***
Capitolo 14: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Private lessons? No, thanks (prologo)

Private lessons? No, thanks!

Prologo

Entrai frettolosamente in classe, cercando di non attirare troppo l’attenzione del professore di fisica, appena arrivato a pronunciare il mio nome all’appello.
“Kurata?”
“Piaceeeee...eee...presente!”, dissi ancora accovacciata dietro un banco.
“Cosa stai facendo, Kurata?”
“Io… niente!”, dovevo dirgli qualcosa, ed anche alla svelta. “Mi è caduta la matita!”, dissi, abbassandomi ancora di più.
“Allora farai bene a prenderla e temperarla, non voglio che sfortunatamente ti venga a mancare il materiale necessario per il test di oggi!”, annunciò soddisfatto, aggiungendo lo sguardo di chi la sapesse lunga. In fin dei conti quella scusa l'avevo usata solo una volta!
Un attimo… cos’è che aveva detto? Test?

“Test?”, replicai senza neppure rendermene conto.
“Certo, test di fisica, quello che faremo stamattina e che tu hai del tutto rimosso dal cervello!”
Rimasi zitta, per una volta ci aveva preso, il tizio occhialuto. 
Mi sedetti al mio posto, vicino ad Aya, sorridendole e supplicandola con gli occhi di aiutarmi.

“Aya, posso chiederti di sederti qui, vicino alla cattedra?”, domandò il professore.
Mostro infame che non era altro! Chiamava per nome solo e soltanto lei! Capisco la simpatia me che diavolo di professore era mai quello? ...il mio.
“Certo!”, annuì Aya, poi si girò verso di me ed alzò lievemente le spalle.
“E tu Hayama, siediti vicino a Kurata!”
Cosa? Possibile che capitassero tutte a me? Qualcuno lassù mi odiava!
Akito prese le sue cose e raggiunse il mio, il nostro banco.
Il professore distribuì i test, pregandoci di non leggerli ancora.
“Avete un’ora a partire da adesso! Buona fortuna!”, proferì per poi andare a sedersi sulla sua adorata sedia. 
E pensare che l'altra volta avesse fosse portato con sé un cuscino durante la mia interrogazione... che nervi! 
Spezzai la matita, attirano involontariamente l’attenzione del mio compagno di banco.

“Tranquilla Kurata, le risposte te le passo io!”, bisbigliò facendomi l'occhiolino. Lo guardai scettica: da quando lui era capace di rispondere ai quesiti di fisica? Decisi di fidarmi, o meglio, di vedere come andava avanti la cosa. 
Dieci minuti dopo mi arrivò il foglio con tutte le risposte, le copiai e tranquillamente glielo restituii.
Tirai un sospiro di sollievo: meglio scrivere qualcosa che consegnare in bianco, no?
Mi rilassai, abbassando la testa sul banco, conscia che avrei dovuto aspettare un’altra mezz’ora prima di poter essere definita salva.  Akito continuava a cancellare e riscrivere: cose stava combinando?
“Hayama, non è che stai modificando tutto vero?”, sussurrai.
“No Kurata, sto trovando un’altra forma per rispondere visto che la mia l’hai copiata tu!”, mormorò seccato. Aveva ragione. Avevo trascritto integralmente.
“Sicuro?”, fidarsi è bene, non fidarsi è meglio.
“Non sei nella posizione di poterti permettere questi dubbi. Hai copiato, punto. Stai tranquilla che va bene!”, disse sottovoce, curvando le labbra in un sorriso sghembo.
Controllai l'orologio: mancavano venticinque minuti. Avrei dovuto trovare un passatempo efficace.

Angolo autrice
Buon pomeriggio a tutti! Allora, questa volta ho deciso di provare a scrivere una long-fic,
le one-shot cominciavano a satrmi strettei! XD
Così eccomi qui! :D

L'introduzione è tratta dal primo capitolo, anche se non integralmente... ho dovuto ridurre al minimo!
Ditemi se è il caso di continuare la sotria oppure no, perchè sono ancora in tempo per fermarmi!
E non mi offenderò se mi direte di darmi all'ippica,
alla fine potrebbe essere anche quella la mia passione segreta! :P
Ringrazio Aya_Black e jessy_luv_thee e coloro che hanno aggiunto le storie tra i preferiti,
 oltre a chi le ha soltanto lette!;-)
Mi raccomando, lasciate tanti commenti con le vostre opinioni, ne ho davvero bisogno!^_^  1baci8....
                                                                                                          ...bontina...

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Capitolo 2
*** SOS: cattiva idea! ***


Private lessons? No, thanks.

Capitolo 1
SOS: cattiva idea!

 

Una settimana dopo.
Driin-driin.

Il fastidioso trillare di quel maledettissimo aggeggio riecheggiava per tutta la stanza, illuminata fiocamente dalla luce che trapelava attraverso le tende che coprivano le finestre. Mi rigirai, restando sempre sotto le coperte, e misi la testa sotto al cuscino per coprire le orecchie. Spostai la mano in direzione di quell’orribile suono, nel tentativo di farlo cessare. Involontariamente urtai qualcosa e sentii l’aggeggio sbattere per terra e frantumarsi in mille pezzi. Nota positiva? L’odioso suono era scomparso. Nota negativa? Mia madre mi avrebbe ammazzata: era la quinta sveglia che rompevo in una settimana. Rimasi ancora per qualche istante al caldo, percependo l’aria fredda che invece s’impadroniva del resto dell’ambiente.
“Sana alzati immediatamente!”, urlò mia madre dal piano di sotto, probabilmente ancora intenta a scrivere il manoscritto che avrebbe dovuto consegnare quattro giorni fa.
“E non provare a dirmi che quel rumore che ho sentito era un’altra sveglia che si rompeva, perché questa volta giuro che non te ne compro un’altra!”, tuonò come per avvertirmi. Troppo tardi.
Scesi dal letto e infilai velocemente le mie morbide pantofole. Andai in bagno per prepararmi e controllai distrattamente l’orario. Otto meno un quarto. Ops.
Iniziai a correre come un maratoneta per la casa, cercando di non inciampare nei miei stessi piedi. Spazzolai i denti e scelsi cosa mettere. Lavai il viso mentre con la coda dell’occhio controllai l’orario delle lezioni di oggi. Mi vestii frettolosamente dando di tanto in tanto qualche morso al mio cornetto al cioccolato. Presi dei libri e li buttai nello zaino, sperando che fossero davvero quelli giusti. Stavo per scendere le scale, quando ricordai di non essermi pettinata. Tornai in bagno e rimediai al danno spazzolando i capelli velocemente e legandoli in due codine. Mi fiondai in cucina e salutai mia madre, curva a scrivere su un foglio.
“Buongiorno! Non fai colazione?”, chiese.
“Ho mangiato un cornetto!”
“Si vede, ti è caduto tutto il cioccolato sulla maglietta!”, esclamò ridendo sotto i baffi.
Sospirai, mentre ancora una volta facevo ritorno al piano di sopra. Mi cambiai e corsi giù, sperando che questa sarebbe stata la volta buona. Salutai con un veloce “ciao” prima di sbattere la porta dietro le mie spalle.  Le strade erano praticamente vuote, salvo qualche ritardatario che si affrettava a raggiungere l’ufficio, la scuola o comunque la sua meta. Non avevo neppure bevuto il mio adorato cappuccino. Uffa. In pochi minuti riuscii ad arrivare davanti al cancello del liceo, logicamente già chiuso, quindi dovetti farlo riaprire e promettere che il giorno seguente avrei giustificato per il ritardo. Se solo me ne fossi ricordata! Entrai in classe, il professore di fisica era già intento a fare qualcosa, quindi preferì non evidenziare i miei venticinque minuti di ritardo. Aya mi guardò con lo stesso sguardo di rimprovero che ormai usava da cinque anni: si sarebbe mai arresa? Ed io sarei mai arrivata in orario? Presi posto accanto a lei e abbassai il viso, come a farle capire che dispiaceva anche e soprattutto a me.
“Kurata, giusto in tempo per assimilare il voto del suo ultimo compito in classe di fisica!”, disse il professore al mio indirizzo, con uno starno sorriso disegnato in faccia che avrei definito di soddisfazione. No, no, così non andava affatto bene. Quell’uomo mi odiava dall’inizio dei tempi come io odiavo lui e di certo non si trattava di un bel voto.
“Hai preso due!”, annunciò alzando due dita della mano. Spalancai gli occhi: non era bravissima, ma non ero neppure un disastro, o meglio sapevo copiare! Di solito mi accontentavo di un sette meno o un sei, ma mai un due!
Ripensai al giorno del compito. Quella mattina Aya era seduta vicino alla cattedra, quindi non avevo preso ispirazione da lei, ma da… da Akito Hayama! Maledetto!
“Sai, “disse sfidandomi con lo sguardo, ma non l’avrebbe avuta vinta, no. “Questa volta ho deciso che a farti recuperare sarà un tuo compagno di classe, colui che ha preso il voto più alto!”, esclamò beffardo. Sorrisi: avrei trascorso più tempo con Aya.
“Hai dieci gironi di tempo, alla fine dei quali rifarai un nuovo test. Se va bene, vuol dire che hai recuperato, se va male, abbasserò sia il tuo voto che quello del poveretto che ti avrà aiutata!”. O cavolo, non potevo certo rovinare la media ad Aya.
“Allora, non sei curiosa di sapere il nome di chi ha preso nove e mezzo?”, mi chiese con fare teatrale. Di certo Aya! Non mi metteva paura quel tizio da quattro soldi con le sue occhiate del cavolo.
“Ti accontento subito! Si tratta di Akito Hayama!”, continuò non avendo ricevuto alcuna risposta.
Ma come diamine era possibile? Io avevo copiato il compito da lui, ma lui dopo… lui aveva modificato le risposte! Ecco cosa aveva combinato dopo avermi passato il foglietto! Brutto farabutto. Trattenni la rabbia rimanendo accucciata sul mio banco, cercando di non dare troppo nell’occhio, pochi secondi dopo riuscii a calmarmi.
“Professore non credo sia una buona idea!”, dissi con voce ferma.
“Io credo di si Kurata, sto sperimentando ogni metodo possibile e immaginabile con te, ma non ne funziona uno, quindi proverò anche con questo!”
“Professore le ripeto che non credo sia una buona idea!”
“Kurata ti dico che se non taci immediatamente il test lo rifai fra tre giorni!”
“Professore questa è un’idea ancora peggiore!”,borbottai scuotendo la testa per far capire che non approvavo:  che si impegnasse per far venir fuori certi pensieri dal cervello di gallina che si ritrovava?
Sorrisi della mia stessa battuta.
“Cos’hai da ridere Kurata?”, questa volta però a parlare fu Akito.
“Nulla che ti riguardi Hayama!”, lo zittii seccata.
“Smettetela voi due! Akito davvero, credo tu stia migliorando tantissimo, però non mandare all’aria tutti i tuoi sacrifici!”. Com’è che l’aveva chiamato? Akito? Per nome? Respirai profondamente, facendo si che la pace s’impossessasse del mio corpo per evitare qualsiasi reazione avventata: mi bastava un solo incontro a settimana con il preside e quello del giorno prima era più che sufficiente!
“Adesso direi che è il caso di riprendere la lezione!”, annunciò il professore, girandosi verso la lavagna e iniziando a spiegare qualcosa che pochi avrebbero capito, ed io non ero tra questi.
"Professore, davvero, la prego di ripensarci!", lo interruppi io.
"Kurata, ho già preso la mia decisone! Se vuoi passare l'anno studia con Hayama!"
"Ma questo è un ricatto!", esclamai alaznadomi in piedi.
"Dipende dai punti di vista! E adesso siediti!"
"Professore davvero, recupererò da sola!", supplicai.
"Kurata adesso basta! Se non la smetti ti mando dal preside anche oggi!", annunciò compiaciuto. 
Mi sedetti, cercando di trovare la forza per non rispondergli. Hayama sorrideva tranquillo. Aveva il gomito sul banco e la testa appoggaita sulla mano, come se si stesse godendo a pieno lo spettacolo. Il professore riprese a spiegare, mentre io presi a scarabocchiare con la matita sul quaderno di fisica per sfogarmi. Decisi di prendere l’i-pod, ed essendomi assicurata della copertura di Fuka davanti a me, infilai le cuffie nelle orecchie. Adoravo ascoltare la musica, soprattutto in tempi morti come quelli. Non mi accorsi neppure del suono della campanella della terza ora: meglio, voleva dire che il tempo era passato e che era finita la lezione di fisica e persino quella di filosofia! Hayama stava già uscendo dall’aula, ma mi affrettai per raggiungerlo e poco prima che varcasse la porta, lo afferrai per un polso.

“Che cosa vuoi Kurata?”, chiese secco.
“L’hai fatto di proposito, vero?”, chiesi incrociando il suo sguardo.
Lui abbassò la testa, curvando le labbra in un sorriso sghembo.
“Può darsi!”, mormorò.
Sciolse il braccio dalla mia presa e a passo svelto si diresse verso il cortile. Un giorno o l’altro l’avrei davvero ucciso.
“Sana, possibile che questa volta tu abbia preso un due? Io non capisco, se solo tu studiassi invece di ascoltare la musica! Potresti prendere voti molto più alti! E poi non dovresti rispondere così ai professori! Loro meritano più rispetto!”, disse Aya appena fu abbastanza vicina da far si che gli altri non riuscissero a sentire.
“Io, ecco vedi, io…”
“Non devi cercare scuse, devi studiare!”, continuò quasi supplicandomi con lo sguardo.
“Certo, poi adesso c’è pure Hayama ad aiutarmi!”, commentai ironicamente.
“Non dire così, Akito è inspiegabilmente bravo in questa materia!”
“Ragazze, allora oggi che facciamo?”, s’intromise Fuka. Possibile che stesse sempre in mezzo? Non bastava già aver preso due al test di fisica? Adesso si aggiungevano pure le chiacchiere senza senso di quella sottospecie di so-tutto-io mal riuscita!
“Potremmo andare al cinema!”, propose Tsuyoshi avvicinandosi al suo pasticcino.
“Si, dovrebbe uscire Harry Potter!”, aggiunse Fuka sempre più eccitata. “Dovremmo dirlo anche ad Akito!”, continuò.
“Certo, così poi gli scolpiamo pure una statua!”, mormorai infastidita.
“Starebbe benissimo affianco alla tua, non credi?”, sussurrò Akito a pochi centimetri dal mio orecchio. Immediatamente le mie guance divennero rosso scarlatto, non ero abituata a tutta questa vicinanza con lui.
“Comunque”, disse allontanandosi leggermente, “oggi io e Sana siamo impegnati!”
“Cosa?”
“Ti ricordo che ho una missione da compiere, io!”
“Ti ricordo che ho una vita da mandare avanti, io!”
“Non fare storie, ci vediamo alle quattro in biblioteca!”, esclamò per poi girarsi e raggiungere il suo banco. Aveva fatto tutto da solo e da solo avrebbe continuato a fare.
“Non verrò!”
“Lo sai che verrai!”
“Staremo a vedere!”
“A noi due, Kurata!”
“Buttati dalla finestra, Hayama!”, borbottai evidentemente ad alta voce, e infatti lui mi sentì. Sorrise sghembo, ma non rispose. Prese un libro di una qualche materia e iniziò a sfogliarlo.
La professoressa di letteratura entrò in classe, dando inizio alla lezione. Per tutta l’ora non feci altro che osservare le mosche che volavano in cielo, mentre di tanto in tanto cercavo di colpirne una. Al quarto colpo mancato mi decisi che sarebbe stato meglio prendere almeno il libro dallo zaino. Mi girai, ma ciò che vidi mi lasciò del tutto sconvolta. Che si fosse ammattito?

Angolo autrice
Ecco a voi il primo capitolo! 
Personalmente non mi convince molto, sarà che è solo un'introduzione... boh!
Mi consolo dicendo che è necessario per creare dei presupposti su cui far basare la storia, 
poi capirete meglio andando avanti!!:D
Spero che continuerete a seguirmi e che soprattutto questo chap non vi abbia delusi... 
prometto che dal terzo le cose andranno meglio!;-) 
Ringrazio i 5 preferiti e i 3 seguiti, oltre a tutti quelli che hanno letto la storia! Grazie mille!^_^
E adesso passiamo alle risposte delle recensioni!!!! 
*me avere avuto un collasso alla vista del numero nove XD*

delichan123:  uff, mi sa che sto diventando troppo ovvia! Non è giusto però! Hai capito tutto! Vabbè, mi consolo sapendo che l'idea ti piace! Credimi, è una bella soddisfazione!:P Spero che il capitolo non ti sia parso troppo scontato, forse perché già accennato nell'introduzione... Comunque sia fammi sapere cosa ne pensi, e grazie mille per i complimenti!^_^ 1baci8...

SgF: grazie mille per i consigli, fianlmente qualcuno che mi aiuta!!! Per quanto riguarda gli errori di distrazione sono desolata, ma purtroppo anche rileggendo più volte spesso mi capita di non accorgermi degli errori di battitura o di quelli grammaticali... Cercherò di stare più attenta! Invece, per l'effetto suspense... beh ci devo lavorare un pò su, non sono molto barva a lasciare dubbi... Che dici? Così va meglio? Sono riuscita ad innescare la tua curiosità? Spero che continuerai a leggere, sai, mi farebbe davvero molto piacere! 1baci8....

ryanforever: grazie per il commento! Purtroppo mi capita spesso di fare errori di battitura e nella maggior parte dei casi non me ne accorgo neppure!!! XD Vabbé dai, proverò a stare più attenta anche con i verbi! ;D Spero che il capitolo non ti abbia delusa e che continuerai a leggere e a commentare!^_^ 1baci8...

stefola93: credimi, sono davvero felice che ti piaccia!^_^ Così ecco il seocndo chap... che dire, fammi sapere cosa ne pensi!!!!;-) 1baci8...

Ili91: wow!!! Pure io spero che venga fuori una bella storia, e poi si sa, la speranza è l'ultima a morire!!!:P Spero che commenterai anche questo chap, ne sarei più che contenta! 1baci8...

giulia0209: okok, quel continua così mi ha dato alla testa!!! Non dovresti scrivermi certe cose, potrei finere con il crederci davvero e montarmi la testa!!! XD ...Grazie per i complimenti, davvero! Spero di trovare il tuo parere anche su questo chap! ;-) 1baci8...

BlueGin: ok, sono senza parole! Grazie per i complimenti e per la fiducia! Spero solo di non averti delusa! Come ho detto questo capitolo non mi convince molto... ed è solo il primo! Però davvero, le cose dovrebbero aggiustarsi e farsi molto più interessanti! Speriamo solo che non mi abbandoni!!! Fammi sapere cosa pensi del capitolo, te ne sarei grata!!! 1baci8...

aki96: ma grazieeeee!!! Tutti questi complimenti mi danno alla testa!!! Eh si, a dirla tutta credo proprio che di lezioni normali ce ne saranno una o al massimo due... alla fine Sana dovrà pur fare quel test e non potrà certo prendere un altro due! Uno credo sia più che sufficiente! Anche se potrebbe essere interessante anche l'idea di un secondo fallimento... chi lo sa, vedremo!! *me essere perfida quando fare così* XD ...spero che continuerai a seguirmi e a lasciare commenti, quelli si che fanno piacere!!!^_^ 1baci8...

Spero di trovare tanti tanti commentini,  mi raccomando...!!^_^
Grazie ancora a tutti quelli che leggono!  A presto con il prossimo chap! ;D 1baci8....

                                                                                                 ...bontina...

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Capitolo 3
*** SOS: comportamenti strani e scommessa! ***


Capitolo 2

Private lessons? No, thanks!


Capitolo 2

SOS: comportamenti strani e scommessa!

 

Akito prese a balzare come fosse un canguro per tutta la classe, imitando il verso della gallina. Portò una mano sui capelli biondi e scostò alcuni ciuffi che erano caduti avanti ai suoi occhi, coprendogli la visuale. Saltò su una sedia vuota, poi sul banco di Tsuyoshi, calpestando i suoi quaderni.
“Hayama!”, mormorò irritato quest’ultimo, corrugando la fronte e togliendo gli occhiali dal viso. “Adesso ti ammazzo!”, lo avvertì, fulminandolo con lo sguardo.
Immediatamente scoppiai a ridere e come me tutti i miei compagni di classe. Vidi Aya fissare il suo pasticcino con la bocca aperta e lo sguardo disgustato, che, però, si tramutò subito in minaccioso.
La professoressa, ancora ignara di ciò che stava accadendo, alzò gli occhi dal libro, che stava leggendo tanto intensamente, incuriosita dalle nostre risate e finalmente notò l’assurda scena che si stava svolgendo sotto il suo naso. Deglutì e piegò le labbra in un sorriso a metà tra il divertito e lo scandalizzato.
“Cosa state combinando?”, chiese alquanto infastidita.
“Stiamo socializzando come fanno gli animali!”, spiegò Akito tra un verso e l’altro, continuando a spostarsi sui banchi di alcune ragazze sedute lì vicino.
“No, stiamo per scannarci come fanno gli animali!”, corresse Tsuyoshi salendo sulla sua sedia e mettendosi in posizione di attacco.
Altre risate coprirono la voce della professoressa che cercava inutilmente di farli smettere. La scena era più che esilarante! Alcuni ragazzi si misero in piedi, circondando i due banchi su cui si erano fermati Akito e Tsuyoshi, coprendoli dalla mia visuale.
“A noi due Hayama!”, ghignò Tsuyoshi.
Aya sembrava quasi supplicarlo con lo sguardo di smetterla, ma lui la ignorò. Akito non rispose, o meglio non lo fece a parole, semplicemente riprese a fare il verso della gallina.
“Basta!”, tuonò la professoressa coprendo i sogghigni di noi tutti.
Il silenzio s’impossessò dell’aula, mentre lei si face spazio tra i ragazzi.
“Dal preside, entrambi!”, concluse acida.
I due scesero dai banchi a testa bassa ed uscirono dall’aula in completo silenzio. La professoressa sospirò, poi tornò a sedersi dietro la cattedra e riprese la lezione come se non fosse successo nulla. Assurdo.
Akito e Tsuyoshi non tornarono più in classe, li rividi solamente all’uscita di scuola, seduti sul muretto nei pressi del cancello.
“È colpa tua Kurata!”, esclamò Hayama non appena mi vide.
“Mia? E sentiamo, cosa avrei fatto?”, domandai sarcasticamente.
Che ce l’avesse con me perché mi ero messa a ridere attirando l’attenzione di tutti? Patetico.
Lui scrollò la testa e non rispose. Prese lo zaino che aveva lasciato a terra e lo poggiò sulla spalla destra. Quel ragazzo cominciava a darmi sui nervi! Già l’avevo detto? Pazienza, l’avrei ripetuto!
“Alle quattro in biblioteca!”, borbottò di spalle continuando ad allontanarsi, sicuro che l’avessi sentito.
“Contaci!”, bisbigliai, ma lui sentì lo stesso.
“Lo farò!”, disse girandosi verso di me e facendomi l’occhiolino, poi scomparve dietro l’angolo della strada.
Tornai a casa, più che sicura che quel pomeriggio non sarei uscita. Non sarei di certo andata in biblioteca a studiare con il canguro! Avevo una certa dignità io!
All’ingresso trovai un bigliettino della mamma nel quale mi informava che sarebbe tornata tardi e che sarei dovuta rimanere da sola in casa. Meglio: avrei potuto studiare in tutta tranquillità!
Mi preparai un panino, giusto per mangiare qualcosa, poi raccolsi tutti i volumi di fisica, alcuni dei quali non erano mai stati aperti, e li poggiai in soggiorno. Mi accomodai sul divano e iniziai a sfogliarne alcuni. Sarebbe stata un’impresa ardua capirci qualcosa!
Il campanello suonò distraendomi dalla svogliata e superficiale lettura. Mi alzai e corsi ad aprire la porta.
Ma chi poteva essere se non lui?
“Hayama!”, salutai.
“Kurata!”, rispose con lo stesso tono.
“Cosa sei venuto a fare?”
“Ti ripeto che ho una missione da mandare avanti, io!”, disse come se stesse parlando con qualcuno che avesse difficoltà a capire.
“Si, magari quella di diventare membro di un circo! Lo spettacolo di oggi è stato penoso!”, commentai con un sorriso beffardo disegnato in faccia. “Sapevi che Tsuyoshi avrebbe reagito così quando gli hai calpestato i suoi adorati quaderni, perché l’hai fatto?”, continuai imperterrita.
Aya mi aveva più volte detto che lui teneva in modo particolare alle sue cose, soprattutto ai quaderni di letteratura ed ero sicura che anche Akito lo sapesse, ma allora, perché l’aveva fatto?
“Ti ho già detto che è stata colpa tua!”, disse cercando di sviare il discorso.
“E io ti ho già chiesto il perché!”
“Vuoi davvero saperlo?”, chiese  incrociando i nostri sguardi.
Non risposi e lui sorrise, ma preferì cambiare argomento.
“Allora, non mi fai entrare?”, domandò sporgendosi verso l’ingresso.
“E perché dovrei?”
“Sbaglio o tu sei quella che deve recuperare un due?”, disse provocandomi.
“Mi pare che avessimo detto alle quattro in biblioteca!”, controbattei decisa.
“Mi pare che siano le quattro e che tu stia a casa!”, replicò.
Controllai l’orologio: erano davvero le quattro. Abbassai lo sguardo, consapevole che per questa volta era stato lui ad avere la meglio.
Akito si diresse verso il salotto, accomodandosi sul divano, mentre io chiusi la porta.
“Proprio il caso di dire fa come fossi a casa tua!”, borbottai.
“Grazie Kurata!”, ghignò lui sorridendo.
Presi posto accanto a lui, stando però attenta a restargli piuttosto lontana. Iniziammo subito a studiare fisica.  Per ogni passaggio Akito era costretto a inventare esempi bizzarri che in teoria mi avrebbero dovuta aiutare a comprendere meglio e che, invece, creavano solo più confusione. Dopo la prima ora non ero riuscita ancora a capire il principio di inerzia, mentre la proporzionalità tra forza ed accelerazione l’avrei definita semplicemente oltre le mie capacità. Il mio maestro, però, non era della stessa opinione, così continuò per ore a parlare e spiegare cose che per lui sembravano basilari.
“Sana, sicura di non aver capito?”, chiese dopo l’ennesimo tentativo.
“Ti pare che se avessi capito farei finta del contrario?”, borbottai io, ormai esausta.
“Mi gira la testa!”, commentai.
“Questo perché non sei abituata a studiare!”, spiegò lui cercando di sembrare ovvio e serio.
Gli feci la linguaccia, poi continuai.
“E tu, com’è che adesso studi così tanto?”
Abbassò il capo, concentrando l’attenzione sui suoi piedi.
“È la vita Kurata!”, confessò. “Adesso devo andare, si è fatto tardi!”, aggiunse in un sussurro pochi attimi dopo, mettendosi in piedi.
Io annuii con la testa, non sapendo cosa poter rispondere. Mi alzai anch’io e lo accompagnai all’ingresso.
“Ci vediamo domani!”, dissi, aprendo la porta.
“Si!”, confermò lui avviandosi.
“Kurata?”, mi chiamò prima che chiudessi la porta.
“Una scommessa!”, si lasciò scappare sorridendomi amaramente.
Si voltò verso il cancello e se ne andò senza aggiungere altro.
Una scommessa. Cosa diavolo aveva voluto dire? Sospirai mentre salivo lentamente le scale per dirigermi in camera. Quel ragazzo era pieno di misteri, troppi misteri. Forse avrei dovuto svelarne qualcuno.
Non mi preoccupai neppure  del fatto che mia madre non fosse ancora tornata, le sue parole mi perseguitavano senza darmi pace: una scommessa. 

Angolo autrice
Ed ecco il secondo capitolo! :D
Allora, premetto che questa parte l'ho riscritta tutto perchè, beh, le cose sarebbero dovute andare diversamnete, un pò più tragicamente, ma poi mi sono detta: meglio divertirsi un pò, no?? :P
Così ho scelto qualcosa di assurdo, forse ho viaggiato un pò troppo con la fantasia, anche se devo ammettere che una cosa del genere è successa pure in classe mia!!XD *per fortuna il preside quel giorno non c'era!*
Spero solo di non aver deluso nessuno!!
Comunque, passando alle cose serie, fatemi sapere cosa ne pensate, accetto qualsiasi opinione, 
serve di tutto per migliorare! ;-)

Ringrazio Erica97, evol, Hatori, Heric e Sana per sempre, Ili91, Kula, Niki_CuLLen_ e stefola93 per aver aggiunto la mia storia tra i preferiti! Lasciate anche un commento, mi farebbe molto piacere!!^_^

Grazie anche a aki96, beky, cicia123456, giulia0209 e turnright_ per aver messo la fic tra i seguiti!
E se vi va commentate anche voi, gradirei sapere cosa ne pensate! 

Ed ora le risposte alle recensioni!! *me adorare questa parte!XD*

Ili91: Allora, comincio col dirti che neppure a me vengono spesso i capitoli con la suspance, soprattutto in questa storia! Diciamo che ho intenzione di suddividere i capitoli giorno per giorno, quindi diventa difficile lascialri incompleti, ma ci proverò lo stesso!;-) E poi mi piace lasciarvi con il dubbio!! *me cattiva quando dire così* Non preoccuparti per la doppia recensione, purtroppo capita anche a me!! *qualche giorno butto il computer dalla finestra insieme a tutti gli accessori per la connesisone ad internet e magari aggiungo pure Hayama!!XD* Comunque, Akito sempre più adorabile, eh? Certo, e vedrai cosa ho in mente di fargli fare!! Muahahahaha *parte la risata diabolica!!XD* Vabbè, smetto di annoiarti, spero che il capitolo sia di tuo gradimento e che continuerai a seguirmi!:D 1baci8...

ryanforever: eheh, mi sa che questa volta ti aspettavi qualcosa di meglio da Akito! E veramente pure io!! *e allora perchè lo fai comportare così??XD* Però come ho già detto ho lasciato perdere certe idee, voglio prima  divertirmi un pò con loro due, poi si vedrà... diciamo che ho rimandato!!! hihihi 
Akito non è stato per niente gentile, ma presto si scoprirà il perchè, un'altra delle mie fantastiche idee senza senso come quella di questo capitolo! *certo che ci vuole tanta demenza per immaginare certe cose!!XD* Vabbè, spero che commenterai e che soprattutto non ti abbia delusa! 1baci8...

delichan123: allora, questo capitolo è stato altrettanto prevedibile?? Dimmi di no ti prego!! *e adesso starai pensando: se vuole che le dica di no, allora che me l'ha chiesto a fare??XD* Vabbè, spero almeno ti piaccia! Fammi sapere!! E per quanto riguarda le altre storie... beh, ho qualche altra idea già scritta, ma si tratta solo del prologo e dei primi due capitoli di altre due storie, ma  per il momento seguirò il tuo consiglio!! Grazie anche per quello! Spero che continuerai a leggere, ma questo già l'ho detto!XD 1baci8...

Bluegin: Ma grazie!!! A me sembrava un pò ovvio, sarà che l'ho letto un miliardo di volte!!! E questo invece??? Che te ne pare??? Dimmi la verità, solo e soltanto la verità, nient'altro che la verità, giura! *me essere uscita fuori di testa!XD*  Spero che non ti abbia delusa, in ogni caso fammi sapere anche questo, perchè se così fosse cercherò di rimediare!;P 1baci8...

trixina: dalla Spagna??? Ma che bello!!! E dimmi, com'è??? Madrid, tori, corrida, spagnolo, flamenco, Barcellona... uuuu!!! ^_^Beata te!! Guarda, ti perdono solo perchè era la Spagna!!XD Grazie per i complimenti *me essere diventata rossa!!* E vabbè, per l'Akito in versione dolce ci toccherà aspettare un pò, ma non troppo!!:D Spero che questo chap ti piaccia, anche se devo ammettere che non è il massimo! In ogni caso fammi sapere!!;-) 1baci8...

stefola93: grazie per il complimento, sono contenta che ti sia piaciuto! Comunque si, Akito ha fatto prendere due a Sana, il perchè lo scoprirai nella prossima puntata, io non anticipo nulla!! *parte la pubblicità!XD* Spero che questo capitolo ti sia piaciuto... fammi sapere cosa ne pensi!!;D 1baci8...

Grazie a tutti quelli che leggono e, mi raccomando, lasciate tanti tanti commenti!!!:D
Al prossimo chap!!;P 1baci8...
                                                                                              ...bontina....

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Capitolo 4
*** SOS: matti allo sbaraglio e brutto scherzo! ***


Capitolo 3



Private lessons? No, thanks.

Capitolo 3
SOS: matti allo sbaraglio e brutto scherzo!

“Sana, ieri sera quando sono tornata già dormivi! Non è che per caso hai avuto altro da fare che preoccuparti della tua povera mammina che non era ancora tornata a casa?”, domandò mia madre non appena mi vide scendere le scale.
“Ma no!”, esclamai cercando di apparire indignata. “Ero solo stanca!”, mi giustificai.
“Adesso però devo andare, altrimenti faccio tardi! Ciao mamma!”, la salutai velocemente, nel tentativo di dileguarmi il più in fretta possibile.
Uscii di casa e mi recai a scuola, ma dimenticai la giustifica per il ritardo. L’avevo detto che sarebbe stata un’impresa ricordarsela! Così mi toccò supplicare per ben dieci minuti l’odioso tizio all’ingresso che non voleva farmi entrare.
“La prego, domani porterò questa benedetta giustifica! Ma oggi mi faccia entrare!”, replicai per l’ennesima volta.
“Ti ho detto di no, signorina!”, controbatté senza degnarmi neppure di uno sguardo.  
“Suvvia, pensi che potrebbe succedere la stessa cosa anche a suo figlio!”, lo supplicai cercando di fare gli occhi dolci.
“Io non ho figli!”, rispose lui acido.
“Mi scusi! Allora diciamo che potrebbe capitare anche a suo nipote!”, esclamai, cercando di riparare al danno.
“Non ho neppure nipoti!”, borbottò corrugando le sopracciglia.
“Facciamo un qualsiasi parente giovane!”, sbuffai incurante della sensibilità di quell’uomo. E da quando ero diventata così indifferente?
“Non ho neanche parenti giovani!”, confessò lui scuotendo leggermente la testa.
“Mi perdoni, ma lei è solo sulla faccia della terra?”, domandai ormai vicina all’esaurimento.
“Si!”, affermò fiero ed entusiasta.
“E va bene, come non detto! La prego faccia entrare questa povera disgraziata!”, implorai giungendo le mani davanti al mio viso.
“No!”
“Neppure se le prometto che passerò a salutarla tutte le mattine?”, domandai sperando di far breccia nel suo cuore.
“Mi stai prendendo in giro?”.
Sospirai: non era un tipo molto emotivo.
“E se invece le portassi un pezzo di torta?”, proposi cercando di sembrare convincente.
“Ti sembro un tipo corruttibile?”, mi fece notare.
“No!”, bisbigliai.
“Problemi Kurata?”, chiese il professore, il mio adorato professore, di fisica oltrepassando il cancello.
“Signor no, professore! Buongiorno professore!”, risposi scattando come una molla.
“Bene, sono contento e ti avverto Kurata, se passi per questo cancello oggi ti interrogo!”, disse lui sogghignando.
“Bene signorina, adesso se vuoi puoi entrare!”, esclamò beffardo l’incorruttibile.
Lo fulminai con lo sguardo, poi tornai a fissare il professore.
“Ci vediamo in classe Kurata!”, mi salutò l’occhialuto.
“A dopo!”, risposi facendo un sorriso forzato.
Lui si allontanò, così io fui libera di tirare un sospiro di sollievo. Rimasi in silenzio per qualche secondo, sotto lo sguardo inquisitore del tizio “sono solo al mondo” o “entra solo adesso che so di averti rovinato la giornata”.
“Ma, intendo solo per curiosità, sia chiaro!”, iniziò a dire avvicinandosi leggermente. “Come sarebbe questa torta?” domandò a voce bassa, per evitare che altri potessero sentirci.
Sbiancai: ma erano diventati tutti matti?
“Al cioccolato!”, risposi ironica.
“Se prometti di portarmene un pezzo fino alla fine della scuola ti faccio entrare!”, mi offrì come soluzione.
“E secondo lei adesso io voglio entrare?”, chiesi scettica.
“Beh, se vuoi posso farti passare per l’altro cancello!”, aggiunse.
Chiusi gli occhi per evitare di prenderlo a schiaffi in quel preciso istante.
“Grazie, ma in questo momento sono io a non essere corruttibile!”, rifiutai.
“E ora mi faccia entrare!”, esclamai con voce ferma e sicura.
“E va bene, va bene!”, disse lui scansandosi. “Come sono suscettibili i giovani d’oggi! Passa di qua, vieni!”, disse indicandomi l’ingresso secondario.
“In fin dei conti mi sei simpatica, sai?”
Sorrisi sarcasticamente: e non poteva capirlo prima?
Entrai a scuola, raggiunsi la mia classe e finalmente presi posto al mio banco, con ben venti minuti di ritardo. Dopo aver accantonato l’accaduto, mi concentrai sulla possibile scommessa che Akito avesse fatto, perché per quanto la mia vita fosse incasinata, quel particolare che si era lasciato scappare la sera precedente non era passato inosservato. I dubbi, però, aumentavano di continuo, insieme alle possibili ipotesi e ai possibili complici. Stavo diventando pazza e la causa di tutto restava sempre e comunque lui. Sbuffai sonoramente, attirando l’attenzione del professore, il mio professore preferito, appena entrato in classe.
“Ci rivediamo Kurata!”, ammiccò lui ironicamente.
“Chi non muore si rivede!”, bofonchiai irritata.
“Giusta osservazione! Ma ora passiamo a cose serie: pronta ad essere interrogata?”, domandò con aria sognante: che stesse immaginando di mettermi un altro due?
“Mi dispiace deluderla, ma devo confessarle che non sono passata per il cancello da lei indicato e, quindi, il suo avvertimento non è valido!”, spiegai risoluta.
“È una battuta questa?”, chiese piegando le labbra in un sorriso forzato e alquanto cinico.
Scossi la testa, mantenendo un’espressione seria e decisa.  
Lui, invece, tramutò il sorriso in qualcosa a metà tra il divertito e il rassegnato, poi abbassò la testa.
“Sasaki alla cattedra! Kurata, oggi è il tuo giorno fortunato, ma che sia chiaro: il giorno fortunato capita ogni 365 giorni!”, esordì marcando le ultime parole.
Tirai un sospiro di sollievo: almeno questa era passata!
Il resto della mattinata trascorse, se così possiamo dire, ordinariamente, così dopo sei ore di pura noia, finalmente sentii la campanella annunciare la fine delle lezioni.
“Akito!”, lo chiamai prima che potesse uscire dall’aula, decisa più che mai ad ottenere qualche risposta.
“Cosa c’è Kurata?”, chiese tagliente.
Ignorai il suo tono di voce e continuai allegra.
“Di cosa tratta la scommessa?”, chiesi interessata e schietta.
La curiosità non mi aveva abbandonata neppure per un istante ed era venuto il momento di svelarla.
Lui mi guardò stranito, poi sorrise divertito.
“E questo adesso come ti salta in mente?”, domandò scettico.
Obiettivamente aveva ragione, ma tralasciai questo dettaglio.
“Così! Ieri mi hai lasciata con questo dubbio!”, confessai abbassando la testa.
“Cosa credi che ci sia di mezzo?”, borbottò mordicchiandosi il labbro inferiore.
“Non lo so!”, esclamai. “O almeno non di preciso!”, aggiunsi poco dopo.
Lui rimase in silenzio, aspettava che continuassi.
“Ho pensato a varie cose!”, mormorai imbarazzata.
“Del tipo?”, chiese sperando che abolissi le risposte vaghe.
Respirai profondamente poi alzai gli occhi, incrociando i suoi.
“Ho pensato che ti sia messo d’accordo con qualcuno per la storia di fisica ed ho persino pensato che tu stia solo facendo credere di volermi aiutare. Lo so, non sono cose molto carine, sono arrivata a pensare che tu stia fingendo, ma davvero non riesco a capirti! Prima mi passi il compito come fossi mio amico,  poi scopro che invece mi hai fregata e adesso mi aiuti a recuperare, dopo che hai misteriosamente preso nove e mezzo all'ultimo compito di fisica. Non lo so, sembra tutto così assurdo!” feci una pausa per respirare. Avevo le mani leggermente sudate intrecciate tra loro e qualche ciocca di capelli davanti agli occhi. “A che gioco stai giocando, Hayama?”, conclusi diretta per arrivare subito al punto.
“Mi credi davvero un tipo così strambo?”, chiese lui. Aveva ignorato l’ultima domanda. 
“Perché, non lo sei?”, replicai io.  
“Secondo me ne rimarrai terribilmente delusa!”, commentò ridendo in modo beffardo.
“E perché?”, bisbigliai ormai completamente disorientata.
“Perché purtroppo non sono poi così originale!”, spiegò alzando le spalle verso l’alto.
“Sana, la mia era una stupida scommessa con Fuka! Una di quelle che facciamo di continuo! Lei ha puntato su di te, convinta che avresti preso più di sei al compito di fisica ed io il contrario, ma quando ha scoperto che ho barato mi ha obbligato a fare quella patetica scenetta in classe!”, chiarì cercando di non scoppiare a ridermi in faccia. “E per quanto riguarda lo studio” fece una pausa, poi riprese “diciamo che mio padre non ha molto gradito i voti dell’anno  scorso e mi ha minacciato dicendo che non avrebbe più pagato le lezioni di karate, così mi sono messo a studiare! Almeno negli ultimi mesi devo pur far vedere che m’impegno!”, spiegò sorridendo.
Sbiancai all’istante. Cos’è che mi stava dicendo? Aprii leggermente la bocca nel tentativo di farvi uscire un qualsiasi suono, ma nulla.
“Sana, non è colpa mia se ti sei fatta i film mentali!”, si giustificò lui alzando le mani.
“Tu!”, esclamai puntandogli il dito contro.
“Tu, tu! Tu ti sei preso gioco di me!”, tuonai contro di lui.
Akito abbassò la testa per coprire l’ilare sorriso che non accennava a sparire dal suo viso.
Sbuffai, poi lo guardai con sguardo truce.
“Tu, brutto farabutto che non sei altro, non solo hai modificato le risposte del compito, ma lo hai anche fatto di proposito per vincere una stupida scommessa!”, feci un pausa per riprendere fiato.
“Sei un immaturo bimbo viziato! Ma dico, non ti rendi conto di ciò che hai fatto? O sei talmente ottuso da non capirlo? E certo! Facciamo prendere un brutto voto a Sana, tanto lei ci è abituata! Uno in più, uno in meno, che pensi che se ne accorge? Vinci la scommessa se lei prende meno di sei, così magari la prossima volta vi giocata pure la sua testa! Tanto in quella di Sana non c’è niente! Che dici che ci esce un po’ di materia grigia se si spacca? Ma certo che no, come ti vengono in mente certe idee obbrobriose?” sbottai balbettando sull’ultima parola. Respirai lentamente.
“Perché alla fine a Sana non importa! È talmente superficiale che potrebbe buttarsi da un grattacielo e rimanere sulle nuvole! E magari pensavi pure che quando mi avresti detto tutto ci avrei riso su, vero? Tanto l’ho detto, Sana è quella che non sa fare altro che prendere la vita con gusto e leggerezza, giusto? Meglio delle pubblicità che passano in tv! Ed io che pensavo t’interessasse qualcosa di me!”, mi lamentai camminando avanti e dietro in quei pochi metri che separavano la cattedra dai banchi.
“Hai finito?”, domandò Akito facendo qualche passo nella mia direzione.       
“Buttati dalla finestra Hayama!”, borbottai incrociando le braccia sotto al petto.
“Anch’io ci tengo a te, Kurata!”, disse prendendomi per mano e facendomi avvicinare a lui.
“Smettila di prendermi in giro!”, mugugnai contro il suo petto.
"Non lo sto facendo!", mormorò abbracciandomi. “Scusa!”, bisbigliò poi tra i miei capelli.
Mi divincolai dalla presa, un po’ imbarazzata dalla situazione e sorrisi: almeno non era nulla di serio!
Strinsi i pugni nel tentativo di sbollire la rabbia, di certo continuare a sfogarmi non avrebbe aiutato a risolvere la situazione, quindi meglio approfittarne, no?
“Allora, studiamo?”, proposi: purtroppo l’incubo di fisica era diventato un pensiero costante che non riuscivo ad evitare, nonostante tutto. Lui mi guardò dubbioso e allo stesso tempo sorpreso.
“Ti propongo una tregua!”, dissi. “Solo per lo studio!”, mi affrettai ad aggiungere.
“Sentiamo!”, esclamò palesemente interessato.
“Lasciamo fuori da questa porta tutte le nostre divergenze, ci stai?”, proposi cercando di apparire un po’ distaccata.
“Ci sto!”, acconsentì strizzandomi l’occhio.
Tirai un sospiro di consolazione: per fortuna aveva accettato!
“E da quando sei diventata così responsabile da voler studiare?”, scherzò sedendosi sulla sedia vicino al mio banco.
“Non provocarmi Hayama, non farlo!”, borbottai accomodandomi accanto a lui.
“Qual è la lezione di oggi?”, chiesi interessata.
“Non hai fame?”, domandò lui.
“Veramente con il colpo di prima mi è passata!”, confessai ridendo.
Lui sorrise insieme a me, poi prese il suo libro di fisica dallo zaino.    
“Eguaglianza fra azione e reazione?”, chiese quasi a voler ottenere il mio consenso.
“E sia!”, dissi prima di immergermi nello studio.
Akito iniziò a spiegare. Aveva lo sguardo concentrato sulle sue mani che si muovevano frenetiche cercando di rendere più concreti i suoi pensieri. Di tanto in tanto mi faceva notare qualche passaggio dal libro, parti che secondo lui erano state esposte in modo brillante ed efficace ma che io non riuscivo a capire. Ormai gli esempi che lui faceva, che all’inizio mi erano sembrati illogici ed irrazionali, cominciavano a farsi sempre più chiari e si prospettavano l’unico modo per farmi entrare un po’ di fisica nella zucca.  Annuii avendo capito l’ultimo dei concetti in programma per oggi.
“Abbiamo finito!”, esclamò stiracchiandosi.
“Si!”, confermai io contenta che, almeno per una volta, avessi capito tutto e subito.
“La tregua è finita, allora?”, chiese lui un po’ amareggiato.
“Finita!”, confermai io.
“L’hai voluto tu, Kurata!” sussurrò.
“Ehi, guarda il professore di fisica!”, esclamò indicandomi la porta. Mi voltai di scatto: possibile che quel tizio fosse la mia persecuzione personale?
Non feci in tempo ad accorgermi che non c’era nessuno che sentii le labbra di Akito lasciarmi un leggero bacio sulla guancia.
“A domani Kurata!”, mi salutò alzandosi per poi spalancare la porta dell’aula.
“Hayama!”, tuonai realizzando ciò che era successo.
Si voltò lievemente verso di me.
“Questa me la paghi, giuro!”, borbottai irritata.
“Non vedo l’ora!”, disse ironicamente andando via.
Sospirai accigliata. Oh si che me l’avrebbe pagata, ed anche a caro prezzo.
Sorrisi sadica, questa volta non l’avrebbe passata liscia. Muahahahaha

Angolo autrice

Allora, ecco il terzo capitolo!!!^_^
Probabilmente resterete delusi dalla scommessa, ma mi piaceva troppo vedere Sana che si faceva tanti problemi per niente!!! Vabbè, non voglio aggiungere altro, lascio a voi la parola! *me non volere blaterare inutilemnteXD* Comunque *ecco dov'era il truccoXD* volevo chiedervi un consiglio. Ho appena finito di scrivere il quinto capitolo ed è uscito di circa 3100 parole... che dite, lo pubblico integro o a metà??? Io preferirei metterlo tutto con una sola volta, ma se credete sia troppo lungo, beh, ditemelo, non mi cambia nulla postare due volte!!!:D 

Grazie a tutti coloro che leggono la storia, in particolare 

dolcementeprincess, Erica97, evol, Hatori, Heric e Sana per sempre, Ili91, Kula, Niki_CuLLen_ e stefola93 che l'hanno aggiunta tra i preferiti e
aki96, beky, cicia123456, dolcementeprincess, giulia0209 e turnright_
che invece l'hanno messa tra le seguite! Merci!^_^
Come sempre le recensioni sono ben accette da tutti voi!!
Ed ora passiamo alle risposte!!! *me fare i salti di gioia per la doppia cifraXD*

chany41: grazie per il bellissima!! *me entusiasta che ti piaccia* Comunque, passando alle cose serie, anche a me piace quando Akito fa il cattivo ragazzo!!!;P Vabbè, lasciamo stare altrimanti vado in tilt!!XD ...è stato un piacere commenatre la tua fic! Davvero! Spero che continuerai a seguirmi! 1baci8...

ryanforever: *me tirare un sospiro di sollievo* Comunque, ecco svelato tutto! Diciamo che la nostra Sana è arrivata subito a conclusioni affrettate, del resto è pur smepre di Sana Kurata che stiamo parlando!!XD Spero che questo capitolo ti piaccia!! 1baci8...

delichan123: eh si, vorrei averla pure io una gallina del genere!!! *me stare sognando!* Comunque, confesso che il capitolo è stato prolungato esclusivamente dopo aver letto la tua recensione... all'inizio doveva essere un pò più corto, ed alcune parti erano state inserite successivamente... ma così ammetto che mi piace di più! Spero piaccia anche a te!! Fammi sapere!! :D 1baci8...

Heric e Sana per sempre: uuuu!! Terribilmente?? *me essere tanto euforica* Che bel commento! Ma grazie!^_^ Spero che anche questo capitolo sia di tuo gradimento e che continuerai a leggere! 1baci8...

trixina: uhuh!!! Ed io inizio ad adorare te che lasci tante belle recensioni!!!!^_^ Beh, ammetto che anche questo capitolo a divertimento non è male, soprattutto la prima parte... *me adorare l'icorruttibile!!XD* *però pure il prof non è niente male!!XD* *ehi, puoi sceglierne uno solo!!XD* *allora scelgo Akito!! =D*  Vabbè, a parte lo sclero, spero che il capitolo ti sia piaciuto e che soprattutto tu ti sia divertita in Spagna! *me avere una fissa con i tori XD* Fammi sapere che te ne pare!!;D 1baci8...

Ili91: sisi, si riferiva proprio quello... *me sospira amareggiata* sarebbe un  miracolo anche il solo possedere un cervello!!! *per i ragazzi s'intende!* XD Vabbè, inceve cosa pensi di questo chap??? 1baci8...

BlueGin: *me fare un sorriso a trentadue denti* grazieeeeeeeeeeeeee!!!!! =D Ecco anche il terzo capitolo, sperando che ti piaccia!! Svelato il mistero della scommessa, che poi alla fine era tutta fantasia, ci apprestiamo a trovare un Aki un pò più dolce... speriamo arrivi presto, però!!!! ^_^ Spero che continuerai a seguirmi e a commentare! 1baci8...

Saku_chan: esattamente! Adesso è tutto più chiaro! Ma la trama non finisce qui!!! *parte risata sadica come quella di Sana!!XD* Vabbè, spero che continuerai a leggere e che questo capitolo ti sia piaciuto!! 1baci8...

stefola93: =D *me essere uscita fuori di testa quando avere letto a cui tengo!!!XD* Vabbè, a parte queste confessioni, ti ringarzio per il commento!!^_^ Spero che questo chap, finalmente on line, sia di tuo gradimento! Fammi sapere!!;P 1baci8...

free__sky__77: che bello sapre che la mia storia ti piace!! *me tanto orgogliosa!* Vabbè, ecco il nuovo chap, aggiunto dopo soli tre giorni! *O erano due?? Me non ricordare tanto bene e non avere voglia di controllare!XD* Spero che continuerai a seguirmi anche se di rado!!!XD Ah, comunque per la recensione non preoccuparti, è stato dovere morale!!!XD 1baci8...

Allora, se siete arivati fin qua giù, tra gli abissi del mare, vi prego di lasciare un commentino!!
*ne sarei strasuperextramegafelicissima!!* (se mi vedesse la prof d'italiano!!XD)
Vabbè, ci sentiamo al prossimo aggiornamento con il quarto capitolo e ditemi cosa ne pensate riguardo al terzo e al quinto!!!!^_^ *quante cose che voglio sapere!!XD*
Mi raccomando, lo dico e lo ripeto, recensite!!! ;P
1baci8...
                                                             ...bontina...




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Capitolo 5
*** SOS: brusco risveglio e biblioteca! ***


Capitolo 4

Private lessons? No, thanks.

Capitolo 4
SOS: brusco risveglio e biblioteca!

 

“Sana!”, sentì qualcuno urlare a pochi centimetri dal mio orecchio, ma non mi curai molto di chi fosse. Girai la testa dall’altro lato, coprendola con il cuscino.
“Svegliati Sana!”, ripeté la voce.
Mugugnai qualcosa in segno di protesta e cercai di riprendere sonno. All’improvviso sentii qualcosa di gelido bagnarmi da capo a piedi. Mi alzai di scatto trovandomi con il viso a pochi centimetri da quello di mia madre. “AAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!”, strillai io colta di sorpresa.
Mia madre, spaventata dall’intensità della mia voce iniziò ad urlare insieme a me.
“Cosa sta succedendo qui sopra?”, gridò Rei dalle scale nel tentativo di sovrastare le nostre urla. Entrò correndo in camera e non essendosi accorto dell’acqua che ormai ricopriva l’intero pavimento, scivolò in un tonfo vicino ai piedi del mio letto.
“Smettetela di urlare!”, esclamò a gran voce.
Io e mia madre ci zittimmo all’istante e restammo qualche secondo in silenzio a fissarci negli occhi, poi iniziammo a ridere di gusto, e Rei con noi.
“Avresti dovuto vedere la faccia di Rei mentre cadeva!”, commentò mia madre piegandosi in due dalle risate.
“Si, senza dubbio esilarante!”, confermai io. “E poi com’era spaventato!”, aggiunsi ripensando alle scene di pochi attimi fa.
“Certo, ridete pure voi, intanto sono io quello che si è fatto male!”, si lamentò Rei massaggiandosi il sedere.
Sorrisi: che strana famiglia!
Mia madre scosse il capo, poi si fece seria e mi puntò l’indice contro.
“Signorina, ieri mi sono dimenticata di chiederti con chi hai passato il pomeriggio!”, affermò esigendo una risposta.
“Con nessuno!”, dissi io, sperando che mi avrebbe creduta.
“E come mai sento odore di ragazzo?”, chiese come se fosse un interrogatorio.
La guardai perplessa, cercando di sembrare ingenua.
“Non so!”, commentai alzando le spalle.
“Sana, se sei fidanzata ti prego di dirmelo!”, mi comunicò con sguardo comprensivo.
A quelle parole vidi Rei iniziare a respirare freneticamente, probabilmente aveva perso qualche battito.
“Fidanzata? Che cosa? Credo di non aver capito bene! Non mi starai mica dicendo di essere fidanzata? Fidanzata? Che cosa? Credo di non aver capito bene! Non mi starai mica dicendo di essere fidanzata? Fidanzata? Che cosa?”, iniziò ad urlare Rei, ma fu bruscamente interrotto da mia madre.
“Ehi, non ti si sarà mica incagliato il disco?”, tuonò per zittirlo, ma lui non si fece intimorire dalla possente voce che lei aveva usato.
“Non è possibile!”, ricominciò a lamentarsi facendo avanti e dietro per la stanza, attento a non scivolare nuovamente. “Dico io, Sana è ancora una bambina! È così ingenua e fragile! Chi è questo maledetto disgraziato farabutto che vuole approfittarsi di lei? Chi? Voglio nome, cognome ed indirizzo!”, esordì dirigendosi verso di me con il dito puntato contro il mio viso.
“Suvvia Rei, non farla così tragica! E poi si tratterà di Akito Hayama, vero?”, disse mia madre con un tono troppo tranquillo e ovvio.
Sbiancai e con me anche Rei. Con un salto cercò di buttarsi su di me, ma cadde nuovamente per terra. Causa? Il famoso pavimento bagnato.
“Rei, stai attento!”, lo canzonò mia madre.
Si alzò nuovamente e con passo incerto si avvicinò a noi due. Mi lanciò uno sguardo omicida, spaventandomi e non poco.
“Non sono fidanzata!”, dichiarai alla svelta nel tentativo di tranquillizzarlo.
Un sorriso di felicità, pura e vera felicità, s’impossessò del suo viso. Evidentemente la notizia aveva avuto un buon effetto su di lui. Sorrise, poi si voltò verso mi madre.
“Signora, ma come può pensare certe cose! Sana non è fidanzata!”, ripeté come se per lui si trattasse di un bisogno naturale. “Per fortuna è una ragazzina giudiziosa  e responsabile, e diciamo pure che questo Hayama non mi sembra un tipo molto affidabile! Potrebbe essere uno di quei brutti marmocchi mascalzoni che si prendono gioco delle brave persone come te!”, fece una pausa per riprendere fiato, inorridendo al solo pensiero di ciò che aveva appena affermato.
“Per un attimo avrei giurato di aver avuto un infarto!”, disse riferendosi a me “Ma poi ti ho osservata ed ho capito che tu non potresti mai avere un ragazzo!”, commentò rasserenato dalla conclusione che aveva tratto.
“E perché mai?”, domandai non riuscendo a capire se la sua fosse una battuta.
“Perché io non lo permetterei, logico!”, spiegò aggiustandosi gli occhiali da sole sul naso.
Sbuffai: sempre il solito protettivo e all’antica!
Mia madre mi squadrò intensamente perforando ogni singola cellula del mio corpo con il suo sguardo inquisitore.
“Va bene, ti credo, ma solo per questa volta! Adesso vai a prepararti che sono già le sette!”, annunciò portando via con sé anche Rei.
“E stai attenta ai ragazzini che ti gironzolano intorno!”, mi ricordò quest’ultimo uscendo dalla stanza.
Feci mente locale: erano le sette. Le sette? Mi aveva svegliata alle sette? Sospirai afflitta, poi iniziai a preparami ed uscii di casa alle otto meno venti, con l’ormai famosa giustifica. Presi anche un pezzo di torta al cioccolato che quella mattina aveva casualmente preparato la signora Patricia. Con estrema puntualità alle otto meno cinque mi trovai davanti al cancello principale del liceo. Intravidi l’incorruttibile  “sono solo al mondo” o “entra solo adesso che so di averti rovinato la giornata” e feci rotta verso di lui.
“Buongiorno!”, salutai. Non appena mi vide mi regalò, e che regalo, un sorriso a trentadue denti.
“Ma che bello rivederti, signorina!”, disse lui allegramente.
“È un piacere anche per me!”, scherzai in modo sarcastico. “Ecco la giustifica e siccome le sto pure simpatica le ho portato un pezzo di torta, contento?”, continuai ironica, ma lui parve non accorgersi del mio tono di voce.
“Ma grazie, sei proprio gentile!”, commentò addentando la fetta che avevo poggiato su un piattino di plastica.
“L’hai fatta tu? È ottima!”
“No, l’ha fatta la signora Pat… diciamo che non importa!”, dissi non volendo dargli troppe spiegazioni.
“Beh, allora posso dirti che ho assaggiato di meglio!”, borbottò spontaneamente.
E adesso si lamentava pure? Mi costrinsi a sorridere per evitare reazioni insensate, poi intrecciai le mani tra loro per tenerle occupate.
“Io entro!”, dissi per dileguarmi prima di rompergli il naso.
“Non puoi farmi compagnia per un altro po’ di tempo?”, chiese supplicandomi con gli occhi.
Ma allora un po’ di solitudine la provava pure lui!
“E va bene!”, acconsentii.
Rimasi altri cinque minuti a parlare del più e del meno, poi, prima che potesse raccontarmi per la seconda volta tutta la sua infelice vita e la serie di sfortunati eventi che si erano susseguiti negli anni, dal suo arruolamento al tradimento della moglie e al figlio illegittimo che aveva, riuscii a convincerlo a lasciarmi andare, usando la scusa del dover andare in bagno. E aveva pure un figlio: che amarezza!
Entrai in classe, dove trovai già tutti i miei compagni di classe: solo io arrivavo in ritardo? Osservai meglio, in fin dei conti mancava solo Hayama, quindi non ero propriamente l’unica ritardataria.
“Sana, come mai oggi sei arrivata in anticipo?”, chiese Fuka avvicinandosi.
“E tu come mai fai scommesse assurde su di me?”, domandai accigliata.
Lei spalancò la bocca, evidentemente non sapeva che io sapevo. Abbassò lo sguardo mortificata.
“Lascia stare!”, continuai io. “Acqua passata!”, esclamai sorridendole.
“Buongiorno Sana!”, mi salutarono Aya e Tsuyoshi, appiccati già di primo mattino.
“Sogno o son desta, la mia amica è qui e ci resta!?”, disse Aya sogghignando.
Aveva fatto pure la rima!
“Molto divertente, davvero molto divertente!”, commentai io mentre il pasticcino e Fuka se la ridevano allegramente.
“Dai, è una notizia che fa clamore!”, spiegò Tsuyoshi alzando le mani.
“Certo, non è da tutti essere puntuali!”, borbottai.
“Del resto c’è chi può e chi non può!”.
Mi voltai, avendo già capito a chi appartenesse la voce: Akito Hayama.
“Le tue frecciatine non mi fanno né caldo né freddo!”, confessai neutra meglio della Svizzera.
Lui si avvicinò al mio viso. Sentii le gambe farsi leggermente più deboli e le guance andare a fuoco.
“Buono a sapersi!”, sussurrò a pochi centimetri dal mio orecchio.
Deglutii e lui si allontanò andandosi a sedere al suo banco.
La professoressa entrò in classe, le lezioni iniziarono e per una mattinata potei veramente passare inosservata. Durante l’intervallo salii sul terrazzo. Era una bella giornata: il sole brillava alto nel cielo azzurro, imbiancato di tanto in tanto da qualche nuvola. Un leggero soffio di vento mi scompigliò i capelli, facendo ricadere alcuni ciuffi davanti ai miei occhi. Li scostai, cercando di rimetterli al loro posto.
“Sana, che ci fai qui?”, mi chiese Akito avvicinandosi alla ringhiera dov’ero appoggiata.
“Potrei farti la stessa domanda!”, commentai io.
“Ti stavo cercando!”, ammise lui chinando il capo, ormai a pochi centimetri da me.
“Beh, eccomi qui! Mi hai trovata!”, dissi dandogli le spalle.
“Dovevi dirmi qualcosa?”, domandai dopo qualche minuto di assoluto silenzio.
“No!”, mormorò lui.
“E allora?”, chiesi scettica.
“Allora mi andava di stare con te!”, sussurrò vicino al mio orecchio, ancora fermo dietro di me.
Mi paralizzai all’istante e le mie guance diventarono rosse. Sbattei le palpebre più volte nella speranza di non avere un collasso. Fortunatamente non poteva vedermi in faccia.
“Cerchi di incantarmi con le tue fantastiche doti da attore?”, lo provocai alzando lo sguardo e voltandomi lievemente verso di lui, accorgendomi della breve, troppo breve, distanza che ci separava. Lui sorrise sghembo.
“Mi fa piacere vedere che non ti sono indifferente!”, bisbigliò compiaciuto di sé stesso notando le reazioni che avevo avuto e che ancora erano evidenti. E meno male che volevo fargliela pagare!
“Oh, si che lo sei!”, controbattei incrociando i nostri occhi, sperando di sembrare convincente.
“No che non lo sono!”, replicò lui in tono beffardo.
“Buttati dalla finestra Hayama!”, esclami io per zittirlo.
“E se davvero lo facessi? Tu me lo impediresti o mi lasceresti fare?, chiese provocandomi con gli occhi.
Il mio cuore perse un battito ed iniziai a respirare affannosamente. Strinsi forte la ringhiera per calmarmi e lentamente riuscii a recuperare un po’ di lucidità. Decisi di cogliere al volo l’opportunità che mi era stata data, in fin dei conti non dovevo essere solo io quella a soffrire a causa degli strani effetti che lui aveva su di me.
“Tu cosa credi, Hayama?”, lo provocai io in un sussurro ad una spanna dalle sue labbra.
Cercai di sembrare sicura ma in realtà tremavo come una foglia.
Lo vidi indietreggiare di poco e frasi lievemente rosso sulle guancie: non si aspettava una reazione del genere.
“Io non credo!”, balbettò incerto con un filo di voce.
“E fai male, perché così non vedrai mai!”, sbottai squadrandolo da capo a piedi con un ghigno disegnato sul viso.
Rimase in silenzio, palesemente spiazzato: e da quando rimaneva senza parole?
Hayama 1 – Kurata 1. Almeno adesso eravamo pari!
Abbassò lo sguardo e poi sorrise tristemente.
“Hai ragione!”, mormorò ancora fissando i suoi piedi. “Magari potresti insegnarmelo tu!”, ammiccò cercando di riparare alla piccola sconfitta appena subita.
Piegai le labbra in un sorriso beffardo: non gliel’avrei data vinta.
“Certo, io sono un’ottima insegnante!”, dissi alzando il sopracciglio destro.
Lui scosse il capo, poi spostò lo sguardo sui miei occhi.
“Lo sai che sei assurda?”, domandò ironico.
“Certo, me lo dicono tutti!”, risposi facendo spallucce e sorridendo.
Si mordicchiò il labbro inferiore, divertito dalla situazione.
“Adoro le cose assurde!”, bisbigliò.
Mi paralizzai all’istante: cos’è che aveva detto?
Tentai di rimanere tranquilla almeno all’apparenza, anche perché ormai il mio corpo era praticamente andato in subbuglio e non riuscivo più a riprenderne il controllo. Con immenso coraggio provai a non distogliere lo sguardo dai suoi occhi.
“E allora adori anche me!”, constatai, ma la mia voce mi apparve maledettamente dubbiosa e non ferma come avrei voluto. Maledizione!
Lui si avvicinò nuovamente alle mie labbra.
“Dobbiamo andare!”, bisbigliai abbassando la testa.
“Si!”, confermò lui.
Mi prese per mano e insieme tornammo in classe, lasciò la stretta soltanto quando dovemmo sederci ai rispettivi posti. La professoressa di storia entrò poco dopo e così ripresero le lezioni. Durante le tre ore consecutive non feci altro che annoiarmi e disegnare fulmini e saette dedicati tutti ad Hayama sui bordi del libro che avevo poggiato sul banco per fare scena. Ad un tratto vidi un bigliettino rimbalzare sul mio diario e poi finire nel mio astuccio aperto. Lo presi cercando di sembrare il più disinteressata possibile, anche se dovevo ammetterlo, la curiosità mi stava divorando. Poche parole scritte con una calligrafia un po’ disordinata ma chiara risaltavano nere sul bianco della carta. “Oggi alle tre in biblioteca, non mancare”. Il messaggio non era neppure firmato, d’altronde non ce n’era bisogno. Tuttavia quello non sembrava un invito, ed io di certo non avevo intenzione di farmi dare ordini da un tipo come lui. Mi alzai e buttai il pezzettino di carta nel cestino, poi tornai a far finta di seguire la spiegazione. Finite le lezioni mi apprestai ad uscire di classe, ma Hayama mi trattenne per un braccio e mi trascinò nei pressi nel suo banco.
“Si può sapere perché ti comporti così?”, domandò dopo che tutti se ne fossero andati.
“Così come?”, chiesi non avendo capito a quale dei miei  atteggiamenti si stesse riferendo.
“Kurata quello insopportabile dovrei essere io!”, disse facendosi sempre più vicino.
“Si dia il caso che tu non abbia l’esclusiva!”, replicai.
Lui fece qualche passo indietro, si voltò verso la porta e poi nuovamente verso di me.
“Si può sapere cosa devo fare con te?”, chiese con uno sguardo che avrei potuto definire persino dolce.
Mi incantai fissando i suoi occhi: erano come una calamita per i miei. Non riuscivo a staccarli, anzi, sarebbe stato più corretto dire che non riuscivo a farne a meno. Aveva usato anche un tono di voce particolare. Non sarcastico o beffardo come era suo solito, ma allegro, felice, tenero. Mi immobilizzai a fissarlo non riuscendo a fare altro. Le mie labbra erano leggermente aperte mentre gli occhi del tutto sgranati. Lui si accorse della mia espressione e sorrise sghembo.
“Kurata, hai la faccia da pesce lesso!”, mi comunicò prima di scoppiare a ridere.
Ecco, adesso mi sarei dovuta rimangiare tutto: lui era e rimaneva insopportabile. Hayama 2- Kurata 1.
Feci una smorfia, poi mi diressi verso l’uscita dell’aula.
“Aspetta!”, mi disse tornando immediatamente serio. Che soffrisse di personalità multipla? Mi fermai a pochi metri dal suo banco, avevo la testa bassa e gli occhi puntati sui miei piedi.
“Scusa.”, sussurrò.
Sorpresa alzai lo sguardo ed incrociai il suo: era sincero. Sorrisi flebilmente, mordicchiandomi il labbro inferiore.
“Allora, andiamo a studiare?”, mi chiese.
“Adesso?”, domandai sperando in una risposta negativa.
“Adesso!”, confermò, invece, lui. “La tregua vale tutti i gironi, vero?”, aggiunse, anche se la sua non era propriamente una domanda.
“E va bene!”, dissi sospirando.
In fin dei conti non potevo certo prendere un altro due al compito!
Uscimmo dall’istituto e comprammo due panini, poi mangiandoli ci dirigemmo verso la biblioteca.
“Prima le signore!”, disse aprendo la porta per farmi entrare e facendo uno di quei gesti da gentiluomo di altri tempi.
Sorrisi e varcai la soglia seguita dal mio professore personale. Al solo pensiero di lui come il mio professore le mie guance divennero rosse. Girai la testa verso uno dei tanti scaffali per evitare che si accorgesse del mio momento d’imbarazzo ed euforia.
“Cos’hai Kurata?”, mi chiese.
“Niente!”, risposi io borbottando.
“Sarà!”, esclamò lui con un sorriso sghembo sulle labbra.
Prendemmo posto all’ultimo tavolo, quello più isolato e tranquillo ed iniziammo a studiare. Il pomeriggio trascorse lento e noioso tra spiegazioni e incomprensioni. Di tre cose che Akito mi aveva spigato non ne avevo capito neppure una. Ripassammo velocemente le nozioni apprese il girono prima, scoprendo con mia grande sorpresa che le avevo ricordate tutte ed anche in modo brillante. Ciò mi sollevò un po’ il morale, permettendomi di riaffrontare nuovamente gli argomenti di quel giorno.
“Akito!”, dissi ad un tratto interrompendo il suo disastroso esempio. “Secondo te ce la farò?”
“A fare cosa?”, chiese lui spiazzato strabuzzando gli occhi. 
“A fare il test!”, bisbigliai io quasi afflitta.
Lui sorrise comprensivo, poi prese la mia mano e la strinse.
“Certo che ce la farai! Ne sono più che sicuro!”, disse, rassicurandomi.
Non ebbi il coraggio di contraddirlo o di chiedergli una conferma di ciò che avesse detto perché mi era sembrato vero, davvero. Sorrisi stringendo anch’io la sua mano.
“Grazie!”, mugugnai prima di abbracciarlo e poggiare la mia testa sul suo petto.
Lui all’inizio rimase disorientato, poi avendo realizzato la situazione, contraccambiò il mio gesto stringendomi forte a lui e poggiando il viso sui miei capelli.
“Ti accompagno a casa!”, annunciò dopo un tempo interminabile. “Sono già le otto e mezza!”, spiegò alzandosi.
Ritrasse la sua mano nella tasca dei jeans e con l’altra raccolse le sue cose e le mise nello zaino. Rimasi ferma a fissarlo per qualche secondo, poi, prima che lui se ne accorgesse, feci lo stesso. Uscimmo dalla biblioteca e ci dirigemmo verso casa mia. Durante il tragitto ripetemmo alcune delle cose che avevo avuto modo di apprendere nel pomeriggio e fortunatamente non tutto era stato vano.
“Spero che tua madre non si arrabbi per l’orario! Prometto che non succederà più! La prossima volta finiremo prima!”,  disse quando arrivammo davanti al cancello.
“Non preoccuparti, capirà! Soprattutto quando le dirò che ho studiato fisica!”, dissi ridacchiando al solo pensiero di mia madre che veniva a conoscenza del mio pomeriggio di intenso studio: non ci avrebbe creduto molto facilmente!
Lui sorrise con me, poi si avvicinò lentamente al mio viso, fissandomi negli occhi e mi lasciò un leggero bacio sulla fronte. Il mio cuore prese a battere freneticamente senza un vero motivo, mentre sentivo le mie gambe farsi sempre più deboli. Non mi piaceva l’effetto che quel ragazzo aveva su di me.
“Buonanotte Sana!”, disse ancora vicino al mio volto. 
“Buonanotte Akito!”, sussurrai frastornata.
Lui si allontanò leggermente, poi si voltò e andò via.
Deglutii sbattendo più volte le palpebre: e adesso?

Angolo autrice

Allora, ecco il quarto capitolo! Spero vi piaccia! 
Per quanto riguarda la lunghezza, beh, questo avevo già progettato di metterlo intero perchè non troppo lungo, il dubbio era sul quinto, che però posterò intero! L'ho chiesto in anticipo perchè in questi giorni sono un pò impegnata e l'ho già dovuto preparare!!XD 
Vabbè, non credo che queste ciance vi interessino molto!
Comunque, fatemi sapere cosa ne pensate, è importante, anche perchè vi ricordo che questa è la mia prima long-fic, quindi commentate!!!

Grazie a tutti coloro che leggono la storia, in particolare 

dolcementeprincess, Erica97, evol, Hatori, Heric e Sana per sempre, Ili91, Kula, Niki_CuLLen_ e stefola93 che l'hanno aggiunta tra i preferiti e
aki96, beky, cicia123456, DenaDena, dolcementeprincess, giulia0209 e turnright_.

 Ed ora passiamo a ringraziare le persone che hanno recensito!!^_^

ryanforever: beh, mi dispiace ma ti toccherà aspettare ancora un pò! Ti dico che già nel prossimo andrà relativamente meglio, o peggio, dipende dai punti di vista!XD Spero che il capitolo ti piaccia e ti ringrazio per tutti i commenti che lasci!! Troppo buona!^_^ 1baci8...

delichan123: eh si, fortunatamente ho ancora qualche idea per Sana e Aki!! Poi vedrai presto, ho pronti già altri due capitoli e per il settimo non manca molto!  Vabbè, inutile annoiarti con queste cose! Spero che il capitolo sia di tuo gradimento!^_^1baci8...

Ili91: eh si, Sana se la prende per nulla! Io avrei fatto i salti di gioia!!!XD Però dai, mi piace vederla anche così! Comunque, per la scomemssa con Fuka, diciamo che mi serviva come presupposto per una possibile amicizia con Akito! Ok, adesso non voglio anticipare nulla,  quindi mi tappo la bocca! Ho già detto troppo! Fammi sapere cosa pensi del capitolo! 1baci8...

Bluegin: wow, la mia autostima è salita alle stelle!! Grazie per i complimenti, davvero, è bellissimo riceverli!!!XD Comunque per la scommessa avevo pensato anche io a cose ben più pesanti, però poi ho preferito mettere questa, per evitare troppi casini... e poi l'ho detto e lo ripeto: mi piace vedere Sana che si fa problemi per nulla!!XD *me molto cattiva!!* Riguardo all'insicurezza... ci sto lavorando... diciamo che è da poco che scrivo e soprattutto è da poco che faccio leggere ciò che scrivo!! Vabbè, smetto di blaterare... Ancora grazie!!! 1baci8...

Heric e Sana per sempre: contentissima che ti sia piaciuto! *me sorridere con la faccia da ebete quando leggere queste cose XD* Speriamo sia lo stesso anche per questo!!!^_^1baci8...

Saku_chan: so che è poco realistico, però non volevo esagerare! Mi sa che ho esagerato al contrario!XD Vabbè, dai, diciamo che Akito per questa volta si è comportato da bravo ragazzo, ogni tanto capita anche a lui! Spero che questo chap ti sia piaciuto! 1baci8...

trixina: e logicamente il quinto capitolo sarà tutto intero!^_^ Vabbè dai, il prof rimarrà sempre il suo incubo personale, sempre dopo Hayama s'intende!!!XD Per qualcosa di più ti toccherà aspettare ancora un pò diciamo che l'attesa non sarà tanto lunga, alla fine sono pur sempre dieci giorni!!!XD A parte questo dimmi cosa ne pensi di questo capitolo *non è un obbligo tranquilla, solo mi piacerebbe avere la tua opinione!!!^_^* 1baci8... o meglio besos!!   

Ok, mi pare di aver fatto tutto! Ah, l'ultima cosa, molto importante, davvero molto importante:

COMMENTATE!!!! 1baci8...

                                                                                                   ...bontina....

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Capitolo 6
*** SOS: simpatia a colazione e piccoli problemi! ***


Capitolo5

Private lessons? No, thanks.

Capitolo 5
SOS: simpatia a colazine e piccoli problemi!

 

“Buongiorno!”, trillai entrando in classe, entusiasta di essere arrivata con soli cinque minuti di ritardo.
“Buongiorno!”, fu la risposta un po’ infastidita della professoressa già seduta al suo posto di combattimento.
Presi posto accanto ad Aya e cacciai l’occorrente dallo zaino. Quella mattina ero particolarmente solare e felice e niente e nessuno sarebbe riuscito a mettermi di cattivo umore, neppure una sadica professoressa di filosofia con gli occhiali sulla punta del naso e una penna pronta all’uso. Mi rilassai nel mio metro quadrato, cominciando a pensare a cosa organizzare per quella sera, convinta che quella mattina sarei passata inosservata. Sfortunatamente però, qualcuno lassù non era del mio stesso parere.
“Kurata!”, mi chiamò la professoressa, “All’interrogazione!”, annunciò. Mi paralizzai all’istante. Cos’è che aveva detto?
“Professoressa, mi scusi, non ho capito!”, dissi deglutendo rumorosamente.
Alcuni dei miei compagni di classe sorrisero divertiti.
“Ho detto che devi venire alla cattedra per l’interrogazione!”, ripeté lei seccata.
“Ma io ho già il voto del terzo trimestre!”, mi difesi, sperando di farle cambiare idea.
“Ed io voglio interrogarti!”, replicò lei. 
“Potremmo rimandare?”, supplicai sgranando gli occhi nel tentativo di farli sembrare dolci. Nei film funzionava come tattica, perché con me no?
“Cosa c’è, Kurata? Non hai studiato? Devo metterti un impreparato?”, ammiccò lei puntando lo sguardo truce sui miei occhi.
“N…no. Cioè si, ho studiato!”, balbettai insicura.
“Dimostralo!”, replicò lei portando un dito sul naso per far salire gli occhiali, scesi troppo in basso.
Mi alzai e, sospirando, mi diressi verso la lavagna. Mi fece esattamente dieci domande ed io riuscii a risponderne solo a tre, grazie ai suggerimenti non sempre esatti di Fuka, che dal terzo banco si dimenava in modo disumano cercando di indicarmi le risposte.
Purtroppo il pomeriggio precedente ero stata troppo impegnata a studiare fisica per potermi concentrare su altre materie, e questo ne fu il ridicolo risultato.
“Ti sembra che questa sia un’interrogazione da sei?”, mi chiese la professoressa ponendo fine alla tortura.
“Cinque e mezzo?”, domandai supplicandola con lo sguardo, imitando ancora una volta quelle occhiate da cucciolo bastonato tanto frequenti nei film.
“Kurata voglio risentirti lunedì!”, annunciò. “Per adesso lascio in sospeso!”, disse.
Tirai un sospiro di sollievo, quella donna cominciava a starmi stranamente simpatica e guardare la TV non era poi così inutile! Le altre ore trascorsero tranquille ed io fortunatamente non fui più vittima degli assurdi esperimenti di persone oltre i cinquanta che si divertivano a massacrare giovani adolescenti.
 “Comunque, bello spettacolo!”, disse Hayama con un ghigno sul viso attirando la mia attenzione durante l’intervallo.
“Grazie!”, risposi acida, non avendo gradito il suo commento.
“Cos’è? Hai deciso anche tu di dedicarti alla carriera circense?”, domandò sarcastico avvicinandosi a me.
“Certo, non potevo mica lasciare il mio pagliaccio preferito nella gabbia dei leoni!”, risposi ironicamente, ormai decisa ad ottenere l’ultima parola.
“Non ti piaccio come pagliaccio?”, mi chiese avvicinandosi sempre di più.
“Mi dispiace, ma a me non piacciono i pagliacci in generale!”, dissi indietreggiando e andando a sbattere con le spalle contro il muro.
Lui fece un altro passo in avanti, poi appoggiò le mani sulla parete, circondandomi con le braccia.
“Davvero?”, mi chiese sull’orecchio.
Non ebbi la forza di rispondere, quindi annuii solamente, cercando di restare lucida.
“E perché?” domandò restando sempre troppo vicino per i miei gusti.
Respirai lentamente, cercando di mettere insieme parole di senso compiuto.
“Sono antipatici, presuntuosi, egocentrici e…” lasciai incompleta la frase, non riuscendo a continuare a parlare.
“E?”, mi sollecitò lui in un sussurro. 
“E sono odiosi!”, sbottai un po’ più sicura.
Lui avvicinò le sue labbra alle mie, lentamente. Ormai le separavano solo pochi centimetri, ma la cosa che mi sorprese di più fu la mia reazione. Non cercai di liberarmi o scansarmi, semplicemente aspettai, rimasi ferma e immobile. Lui si fece ancora più vicino, ormai potevamo quasi sfiorarci.
“Kurata, Kurata!”, mi canzonò allontanandosi leggermente.
“Prima dici che sono odioso e poi ti lasceresti pure baciare?”, domandò sarcastico.
“Buttati dalla finestra Hayama!”, intimai scansando le sue mani e uscendo dall’aula. Un girono l’avrei ucciso, adesso ne ero più che sicura. Hayama 2- Kurata 1. Maledizione! E dire che avevo tanti di quei buoni propositi! Tutti mandati all’aria da lui. Mi aveva rovinato la giornata.
Finita la scuola tornai a casa, senza aspettare o salutare nessuno, ancora infastidita da ciò che era accaduto. Svoltai all’angolo della strada, non prestando troppa attenzione alle macchine che correvano veloci sulla strada.
“Sana!”, mi chiamò una voce maledettamente familiare.
“Che vuoi Hayama?”, gli chiesi continuando a camminare, senza neppure voltarmi nella sua direzione.
“Non mi aspetti per studiare?”, domandò in tono provocatorio, ma la sua voce era affannata probabilmente a causa della corsa che aveva fatto per raggiungermi.
“No, e non ho intenzione di farlo mai più!”, gli comunicai accelerando il passo.
“Kurata non dovresti prendertela così tanto!”, commentò lui affiancandomi.
Si voltò verso di me e poggiò l’indice della sua mano destra sotto il mio mento per farmi alzare il viso, tenuto basso per non incrociare i suoi occhi.
“Lasciami stare!”, mormorai scansandomi.
“Certo che sei proprio lunatica!”, disse sorridendo.
“Certo che sei proprio un bradipo!”, replicai io, imitando il tono di voce che aveva usato lui.
Akito abbassò la testa, cercando di trattenere le risate, evidentemente divertito dalla mia risposta,  poi, riuscito nel suo intento, tornò a fissarmi.     
“Sicura che oggi non vuoi studiare?”, mi chiese incatenando il mio sguardo al suo.
“Sicurissima!”, confermai, spostando l’attenzione sulla strada alla mia sinistra.
Lo sentii sogghignare, così mi voltai irritata verso di lui e lo fulminai con lo sguardo. Akito alzò le spalle in segno di resa e spostò le mani nelle tasche dei jeans.
“Va bene, Kurata, va bene! Hai vinto tu!”, dichiarò fermandosi al limite del marciapiede, davanti alle strisce pedonali.
“È stato un piacere vincere con te, Hayama!”, lo informai prima di attraversare la strada.
“È stato un piacere farsi battere da te, Kurata!”, rispose lui disegnando con le labbra quel fantastico sorriso sghembo che solo lui sapeva fare.
Scossi la testa per evitare che certi pensieri ne prendessero il  controllo.
“A lunedì, bradipo!”, lo salutai.
“A lunedì, lunatica!”, disse prima di tornare verso la sua moto nera e partire su di essa con un rombo, sparendo oltre il limite dell’orizzonte.
Durante il pomeriggio cercai inutilmente di studiare fisica. Ogni volta che aprivo il libro mi veniva in mente la sua faccia da schiaffi e mi innervosivo come una bambina che non veniva accontentata ad ogni sua richiesta. Feci fuori sette matite e tre quaderni, oltre che un cuscino ed il cucchiaino con il quale avevo mangiato del gelato al cioccolato. Mi ero quasi lasciata baciare in bocca senza tirarmi indietro. Assunsi un’espressione disgustata, delusa da me stessa. Avevo bisogno di rimediare, ed anche in fretta.
Chiamai Aya ed insieme organizzammo una serata in discoteca, in fin dei conti era pur sempre sabato sera, no?!
“Ti spiace se invito anche Akito?”, domandò ad un tratto timorosa.
“Mmm”, feci finta di pensarci, “Sì!”, esclamai sadica.
“Ma dai Sana, non possiamo non chiamarlo!”, mi supplicò.
“Perché c’è una legge che lo vieta?”, scherzai io, sempre convinta a lasciar stare.
La sentii sbuffare all’altro capo del telefono.
“Stai diventando troppo monotona, sai? Dovesti cambiare disco: l’abbiamo capito che non ti è simpatico, adesso basta, però!”, si lamentò annoiata.
Rimasi leggermente sorpresa dalla sua reazione, non esattamente tipica di Aya, ragazza troppo buona e tranquilla persino per far male ad una mosca.
“Se viene lui non vengo io!”, minacciai con voce intimidatoria. 
“Tanto lo so che verrete entrambi!”, ribatté lei allegramente, o forse era sarcasmo, quello?
“Sembra di parlare con lui quando fai così!”, ammisi.
“Grazie per il complimento, o era un’offesa? Già, mi sa che si trattava di un’offesa, vabbè, pazienza, io so accettarle, a differenza di qualcun altro!”, disse alludendo palesemente a me.
“Secondo me tu non vuoi venire solo per non dover ammettere che ti piace, perché in fondo lo sai anche tu che ti piace! E tutta quella scena che fate quando vi vedete non è altro che un modo per mascherare i vostri sentimenti, vero? Ma che te lo chiedo a fare! Lo so che mi diresti di no, ma io l’ho capito, sai? Non mi farai cambiare idea Sana Kurata! A te piace Akito Hayama! Confessa!”, trillò tutto d’un fiato.
La sentii respirare profondamente.
“Aya, secondo me hai sbattuto la testa! Sicura di sentirti bene?”, domandai scherzando, del resto ciò che aveva detto era patetico.
“Mai stata meglio!”, urlò in un impeto di gioia ed euforia.
La sua voce arrivò squillante e troppo acuta al mio timpano e rimbombò nella mia testa.
“Non urlarmi nell’orecchio!”, la rimproverai irritata e ancora stordita.
“Scusa!”, sussurrò lei calmandosi all’improvviso. “Allora, lo chiamo?”, continuò dopo qualche secondo di silenzio.
Per farmi prendere nuovamente in giro da lui? No, grazie!
“Ti prego!”
“No!”
“Ed io non ti passo più i compiti!”
“Non puoi ricattarmi!”
“Lo sto facendo adesso!”
“Infame!”
“Lo so, lo so Sana, non c’è bisogno che mi ricordi in continuazione quanto mi vuoi bene!”, scherzò ironicamente.
“Ricattatrice!”
“Sana, stringi, di di si!”
“No!”
“Non fare la bambina!”
“Non è colpa mia se lo sono!”
“Sana i compiti non si fanno da soli!”
“E va bene!”, concessi sbuffando.
“Hai detto di si?”, domandò Aya incerta.
“Si!”, confermai.
“Non pensavo che sarei riuscita a convincerti così in fretta! Che bello!”, esclamò raggiante.
“Allora ci vediamo stasera!”, cercai di concludere io.
“Certo, non preoccuparti avviso io Hayama!”, mi rassicurò Aya ormai in preda alla felicità.
“Ci mancherebbe!”, commentai sarcastica.
“Allora a dopo!”, mi salutò.
“Ciao!”.
Riattaccai la cornetta: finalmente. Salii al piano di sopra ed aprii l’armadio per scegliere ciò che avrei indossato. Ci sarebbe stato anche Akito. Sorrisi senza neppure rendermene conto. Ogni particolare era di vitale importanza, anche i più schiocchi. Nonostante volessi, non riuscivo proprio a tenerlo fuori dalla mia vita, s’infiltrava in ogni pensiero e non lo mollava mai.
Andai a farmi una doccia veloce. L’acqua fredda scorreva spedita sul mio corpo, intento a rilassarsi. Il profumo di pesca invase l’intera stanza e impregnò anche i miei capelli. Chiusi gli occhi per difenderli dal getto d’acqua. Iniziai a risciacquarmi, il sapone scorreva veloce sul piatto della doccia. Poco dopo uscii dal bagno ed asciugai i capelli, lasciandoli liberi sulle spalle.
Presi una minigonna, più mini che gonna, e la indossai insieme ad un top un po’ attillato e non troppo scollato. Non feci in tempo neppure a guardarmi allo specchio che sentii mia madre lamentarsi.
“Dove stai andando vestita così?”, domandò in tono di rimprovero.
“In discoteca!”, le comunicai voltandomi a prendere le scarpe.
“Stai mettendo i tacchi?”, chiese vedendomi curva sui piedi.
“Si!”, confermai.
“E allora toglili!”, mi ordinò dura.
“Dai mamma! Ho quasi diciassette anni!”, le ricordai girandomi verso di lei.
“Ciò non vuol dire che tu sia grande! E poi ti ricordo che è un quasi diciassette anni!”, disse marcando le ultime parole.
“Ti prego, ti prego!”, la supplicai sapendo con assoluta certezza che non avrei potuto fare altro, mia madre la conoscevo troppo bene.
“Ti ho detto di no! Mettiti questi jeans e questa maglietta!”, disse indicandomi un pantalone alla Fantozzi e una t-shirt a girocollo.
“Ma sto andando in discoteca, non in un convento!”, mi lamentai.
“Beh, meglio andarci per una sera in convento che per una vita intera, non trovi? Sai, ho sentito che in città ne hanno costruito uno nuovo!”, iniziò minacciandomi.
Sbiancai all’istante: stava scherzando, vero?
“Mamma!”, piagnucolai abbracciandola.
Lei non mi respinse, anzi, aumentò la stretta.
“Sana, abbracciamoci come, quanto e quando vuoi, ma non cambio idea!”, mi avvisò seria.
“Almeno posso mettere una gonna un po’ più lunga di questa e la maglia rosa?”, le domandai.
“Con un paio di scarpe più basse!”, acconsentì lei. “Prendere o lasciare!”, aggiunse guardandomi negli occhi.
Ci pensai un attimo: in fin dei conti non era poi male come compromesso!
“Prendo!”, dissi svincolandomi dalla stretta e avvicinandomi nuovamente all’armadio.
“E mi raccomando, a mezzanotte a casa!”
“Mezzanotte e mezza?”, supplicai con lo sguardo.
“Ok!”, disse lei facendo roteare gli cocchi in segno di resa.
“Grazie mamma, sei una grande!”, trillai io entusiasta, prima di cambiarmi completamente.
In discoteca la musica a palla regnava sovrana, comprendo il vociare confuso delle persone. Una sfera, una di quelle argentate e luccicanti, brillava al centro del soffitto. Qualcuno si scatenava in pista, altri, invece, preferivano riscaldarsi restando fermi a bere qualcosa o chi, ancora, optava per un po’ di allenamento con la propria ragazza, o viceversa. Ci avvicinammo al tavolino che avevamo riservato e presi posto tra Aya e Fuka. Akito ancora non era arrivato.
Iniziammo a chiacchierare e ordinammo qualcosa da bere.
“Vuoi concedermi questo ballo?”, chiese un ragazzo, forse leggermente più grande di me, avvicinandosi.
Una canzone commerciale di quel periodo spaccava le casse e rimbombava nel locale. Vidi Hayama oltrepassare la porta d’ingresso. Mi alzai di scatto, facendomi più vicina al ragazzo di cui non conoscevo neppure il nome.
“Certo!”, risposi smagliante.
Lui sorrise soddisfatto e mi prese per mano, accompagnandomi al centro della pista. Poggiò le mani sui miei fianchi e iniziò a muoversi a ritmo di musica. Lo imitai, anche se i miei movimenti erano piuttosto tesi, colpa dell’imbarazzo del momento. Cercai di lasciarmi andare e cominciai a scuotere la testa, in modo da poter sentire la musica dentro. Alcune ciocche dei miei capelli rossi si scontrarono contro il viso di quel ragazzo, finendogli sugli occhi.
“Scusa!”, urlai per far si che mi sentisse.
Lui sorrise facendomi segno di non preoccuparmi.
“Come ti chiami?”, domandò avvicinandosi al mio orecchio.
“Sana!”, gridai. “Tu?”
“Justin.“, rispose semplicemente.
Aumentò la presa sui miei fianchi e ridusse maggiormente le distanze.
“Se fidanzata, Sana?”, chiese ad una spanna dal mio viso.
Non risposi, feci una giravolta in torno a lui e gli sorrisi maliziosa. Meglio lasciarlo con il dubbio che dirgli che poteva tranquillamente provarci!
Lo spazio a nostra disposizione si faceva sempre minore, costringendoci ad avvicinarci tra noi. Sentii qualcuno urtami e chiedere distrattamente scusa, ma non me ne curai.
Incrociai i suoi occhi, gli occhi di Akito: era appoggiato al muro. Aveva le mani nelle tasche dei jeans e gli occhi fissi su di me e sul mio cavaliere. Mi sorrise sghembo, come per salutarmi. Rimasi incantata, non riuscivo a muovermi, se avessi avuto qualche anno in più sarei morta sul colpo per un infarto! 
“Tutto bene?”, mi chiese Justin.
“Tutto bene!”, affermai poco convinta lanciando un ultimo sguardo ad Akito, ora intento a sorseggiare un drink.
Iniziò a strusciare il suo corpo sul mio. Mi ritrassi come percossa da una scarica elettrica, quel contatto era stato decisamente disgustoso. Lui si avvicinò nuovamente, questa volta però fui io a strusciarmi sul suo corpo, senza un perché, senza ragionare. Cominciai a muovermi sinuosamente sotto la luce opprimente che cambiava colore di continuo. La mia pelle luccicava sotto di essa e la mia testa si agitava sensuale. Sapevo che alla fine Hayama non avrebbe retto, o meglio, ci speravo. Speravo che lui fosse geloso? Si.
Risi istericamente per liberarmi dei miei pensieri e feci delle giravolte, concentrandomi sulla voce di qualche impiegato che quella sera si divertiva a fare il Dj per arrotondare lo stipendio del mese.
Un altro ragazzo prese a ballare al mio fianco, insieme ad un rosso appena arrivato. Non prestai attenzione a loro, io ballavo per me, o forse per lui, ma non era importante neppure questo. Avrei voluto farlo ingelosire, avrei voluto una sua reazione, ma non capivo che non potevo pretenderla, perché lui non era mio, perché io per lui ero una tra tante che conosceva. Avevo sbagliato ancora, avevo sbagliato un’altra volta.
Deglutii, ma nessuno se ne accorse.
Altri ragazzi si avvicinarono, non li guardai neppure in faccia, ci ballai e basta.
Sentii Justin prendermi per la vita e stringermi prepotentemente a lui. Per un attimo temetti il peggio, la situazione non preannunciava nulla di buono.
“Lascia immediatamente la mia ragazza!”, sibilò a denti stretti.
Sgranai gli occhi. Davanti a me Akito teneva le mani strette in pugni. I lineamenti del suo viso erano tesi, come i suoi muscoli. Alcune ciocche bionde dei suoi capelli ricadevano sui suoi occhi, impedendomi di guardarli a pieno. Una sensazione di tranquillità s’impossessò del mio corpo, scacciando via ogni preoccupazione.
“Non mi hai sentito?”, aggiunse non avendo ottenuto nessuna risposta. La sua voce, il modo in cui aveva parlato mi fece paura, forse più del dovuto. Non l’avevo mai visto così arrabbiato, neppure quando litigava con la sorella o con suo padre, mai. Ma nonostante tutto, non riuscivo a temerlo, sapevo che non mi avrebbe fatto del male. Forse, sarebbe stato meglio per quei ragazzi sparire, ed anche alla svelta.
“Mi pare che non ti sia importato molto prima quando faceva la troietta con tutti!”, esclamò lasciandomi.
Sbiancai al sentire quelle parole. Ciò che seguii furono delle immagini veloci, troppo veloci e poco chiare, una dietro l’altra.
Akito scattò immediatamente e gli tirò un pugno sul naso, colpendolo in pieno e facendolo sanguinare. Mi prese per mano e si voltò, avviandosi verso l’uscita. Ma il tizio, evidentemente troppo orgoglioso per arrendersi, gli si buttò addosso, colpendolo. Akito si voltò nuovamente scagliandosi contro di lui e cominciò a picchiarlo pesantemente.
“Akito smettila!”, tuonai impaurita.
Il suo sguardo era inespressivo, vuoto. Non era triste, felice, o frustrato, no. Era praticamente neutro. Nessuna emozione solcava il suo viso o il suo corpo. Sembrava maledettamente indifferente a tutto. Ebbi quasi l’impressione di rivederlo quando era piccolo, quella peste che non riusciva ad esternare le sue emozioni. Sussultai nel rievocare certi ricordi. Lui era cambiato. Punto. Lui era cambiato. Continuavo a ripetermelo mentalmente per cercare di convincermene mentre davanti a me Akito aveva steso Justin e gli tirava qualche calcio nello stomaco. Sbarrai gli occhi, non volendo vedere altro.
Due uomini di grossa corporatura con un paio di occhiali da sole neri sugli occhi lo afferrarono per le braccia, impedendogli qualsiasi movimento.
“Calmo ragazzo!”, sussurrò uno chinandosi verso di lui.
“Fuori! Tutti e tre!”, esclamò l’altro.
Uscimmo dal locale, Akito aveva ancora la testa bassa, mentre io tremavo come una foglia.
“Stai bene?”, chiese, ancora con voce fredda.
Evidentemente si era accorto della mia reazione.
Annuii silenziosamente, puntando lo sguardo sulle macchine che sfrecciavano veloci davanti a noi.
“Sicura?”, domandò alzando lievemente lo sguardo verso di me.
“No.”, bisbigliai.
Lui si avvicinò e mi abbracciò, circondandomi completamente con le sue braccia.
“Scusa!”, sussurrò tra i miei capelli. “Non volevo, e soprattutto non volevo spaventarti!”, mormorò per rassicurarmi.
Non risposi, non sapevo cosa dirgli.
“Sana, guardami!”, mi supplicò.
Alzai il viso, incrociando finalmente i suoi occhi.
“Mi dispiace, davvero!”, era sincero, ne ero sicura.
Sorrisi flebilmente e mi strinsi forte a lui, affondando la testa nel suo petto.
“Andiamo a casa, ti va?”, propose prendendomi per mano e dirigendosi verso la sua moto.
“Possiamo andare a piedi?”, implorai.
“Certo!”, acconsenti lui iniziando a camminare.
“Perché hai reagito così?”, domandai dopo qualche minuto di opprimente silenzio.
“Non lo so!”, ammise sospirando. “Forse mi ha dato fastidio vedere quel tizio che si strusciava su di te!”, confessò con un filo di voce.
Piegai le labbra in un leggero sorriso: forse il mio piano non era stato un completo disastro.
“Buona domenica, Sana!”, mi salutò quando finalmente arrivammo davanti casa mia.
“Anche a te, Akito!”.
Lui si voltò e chiuse il cancello dietro le sue spalle.
“Hayama!”, lo chiamai attirando la sua attenzione. “Grazie!”.

Angolo autrice

Allora, ecco finalmente il capitolo! So che è un po' lunghetto, ma dovrà bastarvi per una settimana!! Domani mattina, o meglio tra sei ore, parto!!^_^ Mare sto arrivando! Quindi il prossimo aggiornamento non ci sarà prima di domenica! Vabbè, lasciando stare questo avviso, spero che il chap vi sia piaciuto!!! Fatemi sapere, e scusate la fretta, ma adesso vado che devo ancora preparare la valigia!!!

Ringrazio tutti coloro che hanno aggiunto la storia tra i preferiti, e cioè dolcementeprincess, elli_kaulitz, Erica97, evol, free__sky__77Hatori, Heric e Sana per sempre, Ili91, Kula, mione94, Niki_CuLLen_ e stefola93,
e coloro che l'hanno aggiunta tra le seguite, e quindi
aki96, beky, cicia123456, DenaDena, dolcementeprincess, giulia0209, lady_free, mione94, turnright_ e _Haruka_ !! Ringrazio anche tutti coloro che leggono! Grazie!!

Ecco le risposte alle recensioni, anche se piuttosto brevi, il motivo già l'ho spiegato!!!XD

stefola93: e si, poi la mattina si è più lucidi!! Comunque adoro quando si insultano! Spero che il capitolo ti sia piaciuto! 1baci8...

ryanforever: per Mama e Rei ci vuole ancora un po', vabbè, ecco il famosissimo capitolo lungo! Spero che almeno sia di tuo gradimento! 1baci8...

BlueGin: per la serie quando le cose sembrano andare meglio c'è smepre l'altro lato della medaglia da non sottovalutare! Vabbè, fammi sapere ciò che pensi del capitolo!!! 1baci8...

trixina: probabilmente non lo capirà mai! Comunque diciamo di si, poi in questo chap... vabbè giudica tu! 1baci8...

Ili91: eh si, un pò strana, poi in questo capitolo lo è ancora di più! Spero però ti sia piaciuto! 1baci8...

dalichan123: beh, adesso diciamo che la puntualità... non sarà più il mio cavallo di battaglia, ma solo per una settimana!!! Spero che il capitolo sia stato di tuo gradimento! E grazie per il fantastico!!^_^ 1baci8...

mione94: che bello una nuova lettrice!! Sono contentissima che sia la prima recensione che lasci su Rossana!! Me onorata!!^_^ Spero continuerai a seguirmi! 1baci8...

free__sky__77:  grazie per i complimenti!! Ed ecco il nuovo chap, anche se l'autrice adesso se ne va! Ma torna presto! L'imporatnte è che il capitolo ti piaccia! Fammi spaere!! 1baci8...

Heric e Sana per sempre: grazie!!! Comunque per vederli insieme dovrai sudare ancora un po', un bel po'... stiamo ancora alla prima camicia!!!!XD Spero che il capitolo ti piaccia!! 1baci8...

Ok, allora io vado a preparare le valigie e poi dritta a letto!! Spero che non abbandoniate la storia, e COMMENTATE!!! Mi farebbe davvero molto piacere! Vabbè, inutile dirvi che anche le critiche sono ben accette!!! Ora la smetto di blaterare!! Al prossimo chap! 1baci8...

...bontina... 

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Capitolo 7
*** SOS: pizza a domicilio! ***


Capitolo 6

Private lessons? No, thanks.

Capitolo 6
SOS: pizza a domicilio!

 

Quella domenica mattina me la presi letteralmente con comodo. Mia madre e la signora Patricia si erano fatte accompagnare da Rei alle terme, quindi avevo tutta la casa a disposizione. Per prima cosa decisi di farmi un bagno, per rilassarmi. Riempii la vasca con l’acqua calda e nell’attesa tornai in camera, spalancai la finestra, lasciando che i raggi del sole penetrassero all’interno della stanza, illuminandola prepotentemente. Portai istintivamente una mano sulla bocca per coprire uno sbadiglio, involontariamente uscito a causa del sonno. Quella notte, infatti, non avevo dormito molto. Mi ero girata e rigirata nel letto alla ricerca della posizione perfetta, senza trovare mai pace. Le immagini della serata appena finita tornavano a scorrere velocemente nella mia mente ed io non riuscivo a cacciarle via. Per ben sette volte pensai di andare a casa di Hayama, ma per altre ben sette volte mi maledissi per aver solo pensato una cosa del genere. Così, verso le tre, dopo essere scesa in cucina per bere un sorso di latte, decisi di vedere un film, uno stupidissimo film sulla patetica ed incasinata vita di alcuni adolescenti giapponesi troppo grandi per fare i bambini e troppo bambini per fare i grandi. Alla fine verso l’alba ero risalita in camera e finalmente mi ero addormentata, svegliandomi solo alle dieci e mezza. Sbattei le palpebre nel tentativo di farle rimanere aperte e a passo incerto tornai in bagno. L’acqua, che ormai era arrivata a riempire buona parte della vasca, continuava a scorrere veloce. Immersi lentamente una mano per controllarne la temperatura, ma fui costretta a ritrarla immediatamente. Era bollente. Del vapore cominciava ad innalzarsi e ad offuscare gli specchi. Presi il bagnoschiuma alla pesca e lo lasciai cadere nella vasca, dove, incontrando l’acqua, formava tante piccole e grandi bolle. Il profumo dolce e delicato s’impossessò di colpo di tutto l’ambiente. Mi tolsi velocemente tutti gli indumenti e mi immersi nella vasca. Feci un sussulto: l’acqua era davvero molto calda. Girai il rubinetto dell’acqua fredda per farla uscire, poi, soddisfatta della temperatura raggiunta, mi rilassai, poggiando la testa sul bordo. Chiusi gli occhi. Il suo volto s’impadronì della mia testa, provare a scacciarlo non serviva a nulla. Ma cosa diavolo mi stava succedendo? Non riuscivo a pensare ad altro e la cosa peggiore era che nella maggior parte dei casi io non volessi pensare ad altro. Che Hayama mi piacesse? Sospirai. No, non poteva piacermi, sarebbe stato semplicemente assurdo, inopportuno, insensato, sbagliato e vero. Sgranai gli occhi sorpresa e inorridita delle mie stesse riflessioni. Mai e poi mai avrei dovuto ripensare ad una cosa del genere, mai. Mi imposi di concentrarmi su altro e stranamente ci riuscii. Nell’ultimo periodo ero piuttosto imprevedibile e la cosa cominciava a non piacermi più di tanto.
Uscii dalla vasca solo quando sentii l’acqua farsi troppo fredda per i miei gusti e, dopo essermi asciugata e vestita, andai in cucina. Diedi un distratto sguardo all’orologio appeso la muro: era già l’una. Feci roteare la testa con aria afflitta, come se fossi appena stata messa in punizione per una vita intera, ma del resto per me cucinare era ben peggio!
Pensai alla svelta ad un modo efficace per non mandare a fuoco la casa, poi mi venne un’idea. Cercai il telefono e digitai il numero di una pizzeria per ordinare una margherita: avrebbero dovuto dare un nobel all’inventore del servizio a domicilio!
Frugai nella borsa di mia madre, ne estrassi dei soldi, giusto il necessario per poter pagare la pizza e dare una mancia al fattorino, e li appoggiai sul tavolino all’ingresso. Nell’attesa mi sedetti sul divano, accesi la televisione ed iniziai a guardare uno strano film sui problemi adolescenziali, un altro. Una donna, probabilmente una madre, si lamentava con una psicologa di alcuni comportamenti di una ragazza, la quale, a detta sua, si rinchiudeva in camera per ore, mangiava poco, aveva sempre la testa fra le nuvole, scriveva in continuazione mantenendo segreti i suoi scritti, piangeva spesso di notte, qualche mattina si svegliava con le occhiaie ed i capelli arruffati e cambiava sempre umore, come se fosse affetta da personalità multipla. E c’era bisogno di uno psicologo per capire cosa avesse quella ragazza? Era solo innamorata, diamine! Feci una smorfia, ripensando a tutte quelle stupidaggini che stavano mandando in onda nell’ultimo periodo: tutte io dovevo vederle?
Sentì il campanello suonare, così di corsa andai ad aprire il portone.
“Buongiorno! Kurata?”, chiese conferma un ragazzo sui vent’anni con una camicia rossa ed un cappellino dello stesso colore con lo slogan della pizzeria.
Lo riconobbi all’istante: Justin.
“Si, grazie!”, dissi  sperando che lui non mi avesse riconosciuta.
“Sana, giusto?”, domandò avvicinandosi leggermente. “E dov’è il tuo fidanzato?”, mi provocò ormai troppo vicino per i miei gusti.
Abbassai la testa imbarazzata ed incerta sulla risposta che avrei dovuto dargli.
“Dovrebbe arrivare a momenti!”, balbettai poco convinta.
Lui sorrise scuotendo leggermente il capo: probabilmente si era accorto della mia bugia.
“Sono sei e cinquanta!”, esordì passandomi lo scatolo della pizza.
Mi sporsi leggermente dentro casa per prendere i soldi e iniziai a contarli. Lui, nel frattempo, si spostò nell’ingresso.
“Ecco!”, esclamai io cercando di fargli capire che si era fatta ora di andare via.
“Allora grazie!”
“Grazie a te!”, salutai con voce tremante.
Non feci in tempo ad arrivare al tavolo della cucina che sentì il campanello suonare un’altra volta. Un brivido mi percosse la schiena: e adesso cosa voleva? Non aprirgli sarebbe stato inutile, sapeva che ero in casa e avrebbe potuto sfondare la porta o aspettare il momento buono per intrufolarsi dentro. Cercai di farmi coraggio e aprii. Sgranai gli occhi per la sorpresa. Li sbattei freneticamente più di una volta per accertarmi che non si trattasse di un’illusione.
Davanti a me una scena assurda. Akito, spuntato dal nulla, guardava in cagnesco Justin che era tornato indietro e che aveva in mano un fiore, una rosa rossa.
“E voi adesso cosa volete?”, chiesi sorpresa ad entrambi.
“Io, ecco, volevo invitarti ad uscire con me stasera e volevo umilmente chiederti scusa per ieri!”, trillò il ragazzo sui venti.
Sgranai gli occhi, ma cosa si era messo in testa quel tipo? Akito probabilmente si accorse del mio disagio perché si avvicino e strinse un braccio intorno alla mia vita.
“Si dia il caso che la mia ragazza esca solo con me!”, sbottò sfidandolo con lo sguardo.
Aveva sottolineato sia mia che solo, proprio ad evidenziare che stavamo insieme. O cavolo… Che strano effetto che faceva sentirglielo dire. Sorrisi spensierata, lasciandomi trasportare dall’euforia che quelle parole producevano in me. Akito si mordicchiò il labbro, cercando di non scoppiare a ridere. Sempre molto gentile, il ragazzo! Mi ritrassi dalla sua presa, guardandolo stranita, ma preferii rimandare la conversazione con lui, adesso avevamo un possibile pervertito da mandare a casa.
“Sparisci! Adesso!”, tuonò.
Il suo corpo era rigido, i suoi lineamenti duri, gli occhi vuoti, come la sera precedente. Ebbi un sussulto, ancora una volta mi aveva spaventata. Justin non se lo fece ripetere due volte e sparì correndo verso il furgoncino parcheggiato qualche metro più in là.
Oltrepassai la soglia e mi lasciai cadere in un angolo dell’ingresso. Akito chiuse la porta e si accovacciò accanto a me, abbracciandomi. Le sue braccia circondavano le mie spalle, avevo la testa appoggiata al suo petto, mentre lui l’aveva posata sui miei capelli. Restammo così per qualche minuto o forse per qualche ora, incuranti del mondo esterno. Mi aveva spiazzata, ancora una volta.
“Grazie!”, mormorai a pochi centimetri dal suo viso.
Lui distolse gli occhi, evidentemente imbarazzato dalla vicinanza.
“Sai, ormai è diventata un’abitudine far finta di essere il tuo ragazzo!”, esordì sorridendo quasi in modo beffardo.
“Nessuno te l’ha chiesto!”, controbattei facendogli la linguaccia.
Lui mi scompigliò i capelli, passando su di essi la sua mano destra.
“Allora, Kurata, hai fatto colpo!”, annunciò scherzando per alleggerire la tensione.
Solo allora mi resi conto dell’assurdità della situazione. Un fattorino era venuto a consegnarmi la pizza, e casualmente quel fattorino era il tipo che la sera precedente era stato picchiato da Akito, il quale l’aveva poi dovuto mandare via dopo che si erano incontrati davanti al portone di casa mia.
“Cosa ci facevi tu a casa mia?”, domandai strabuzzando gli occhi, ricollegando finalmente il cervello.  
“Ero di passaggio!”, si giustificò con la testa bassa.
“Non ti ho chiesto di dirmi una bugia!”, replicai.
“Volevo vederti!”, ammise sincero.
Il mio cuore perse qualche battito ed un inevitabile sorriso s’impadronì del mio volto. Mi misi in piedi e gli porsi le mani. Lui le afferrò e fece forza su di esse per alzarsi.
“Che fortuna che sei arrivato proprio nel momento del bisogno!”, commentai. “Non è che mi stavi spiando?”, domandai provocandolo, anche se ero convinta di aver detto una totale idiozia.
Lui si fece immediatamente rosso e lo vidi deglutire lievemente: che mi stessi sbagliando?
“No!”, borbottò lui.
“Si!”, controbattei ormai sempre più convinta che quella non era un’idiozia.
“No!”
“Sì!”
“Può darsi!”, si lasciò scappare.
Sorrisi d’impulso e avrei giurato che i miei occhi stessero luccicando.
“Grazie!”, bisbigliai.
Lui sorrise sghembo, poi il suo sguardo si trasformò in qualcosa di più dolce, forse comprensione o forse affetto.
“La smetti di cambiare argomento di continuo? Allora, ti piace il tipo? Non posso mica mandarlo via tutte le volte sapendo che sarebbe potuto essere l’amore della tua vita!”, esclamò con voce prima indignata, poi quasi malinconica.
Certo, perché in fin dei conti lui rimaneva sempre lui, non poteva smentirsi evitando qualche battuta!
Lo ignorai e mi diressi in cucina.
"Adesso fai finta di non sentire?", domandò quasi canzonandomi.
"No, è solo che non ti capisco!", bisbigliai.
"Capire cosa? Ho solo aiutato una", fece una pausa, indeciso sulla parola giusta per definirmi. "Un'amica in difficoltà!", continuò facendo spallucce, come a voler indicare l'ovvietà della cosa.
"Già!", commentai in un sussurro.
Un'amicain difficoltà. Sospirai: un'amica. Piegai le labbra in un flebile sorriso, per adesso poteva bastarmi.
Per adesso? Ma a cosa diavolo andavo a pensare? Scossi leggermente la testa, poi lo fissai restando in silenzio, corrugando la fronte.
“Ho fame!”, mi lamentai.
“Non dirmi che vorrai mangiare la pizza che ti ha portato quel tizio?”, chiese sorpreso.
“E perché no? L’ho pure pagata!”, risposi allegra.
Scoppiammo a ridere entrambi, poi ci incamminammo verso la cucina e mangiammo parlando del più e del meno, un po’ come non succedeva da anni. Dopo pranzo decidemmo di andare in giardino. Era una bella giornata, il sole splendeva alto nel cielo, riscaldando la temperatura. Mi lasciai cadere sull’erbetta da poco tagliata, sbattendo leggermente il sedere.
“Ahi!”, mi lamentai per il lieve dolore procurato dalla botta.
“La solita maldestra!”, commentò lui sedendosi accanto a me.
“Aki, guarda quella nuvola!”, esclami indicandogliene una.
“Quale?”, chiese lui.
“Aki, quella là in fondo, non è che ce ne siano tante oggi!”, risposi io facendo segno con l‘indice della mano destra.
Lui portò lo sguardo sulla direzione da me indicata.
“Assomiglia a te!”, disse sorridendo, mentre si allungava sul prato.
“Non è vero, sembra un mostriciattolo!”, borbottai io.
“Appunto!”.
Lui mi sorrise beffardo, poi tornò a fissare il cielo. Com’era diventato simpatico!
“Sana, quella somiglia ad un maiale!”, mi fece notare indicandomi un’altra nuvola.
“No, quella sembra una mucca!”, corressi io.
“Ma non sarai mica diventata cieca? Sono sicuro che si tratti di un maiale, e per di più pure grassottello! Guarda quant’è grosso!”, replicò voltandosi verso di me.
“È una mucca! Una brutta ed enorme mucca!”, borbottai.
Lui sbuffò divertito.
“E va bene, allora diciamo che è il figlio di un maiale e una mucca, contenta?”
“Si!”, risposi stendendo la schiena sul prato accanto a lui.
Sorrisi spensierata e leggera: stavo bene. 
“Sai che potresti essere tu quel figlio?”
“Chi? Quello del maiale e della mucca?”
Annuii senza aggiungere altre parole e lui scoppio in una risata fragorosa.
“Perché ridi?”, chiesi incuriosita.
“Perché di certo sarebbe un miracolo che una mucca e un maiale abbiano un figlio bello come me!”, chiarì ancora sogghignando.
Gli feci la linguaccia e mi voltai dall’altro lato.
“Anche io sono più bella di quel mostriciattolo a cui mi hai paragonata!”, brontolai mettendo il muso.
“Certo, ed io sono il figlio di Garibaldi!”, replicò lui con un sorriso ilare stampato in faccia.
“Era una battuta?”, chiesi corrugando le sopracciglia.
“Poteva esserlo?”, controbatté lui imitando la mia espressione.
“Si!”, sbottai io leggermente irritata tornando a fissarlo.
“No!”, mi contraddisse lui facendo roteare gli occhi.
“Perché mi offendi sempre?”, domandai cambiando parzialmente argomento.
“Ehi, non mi sembra che tu sia l’unica ad essere offesa! E poi in qualche modo devo pur ricambiare tutti i nomignoli che mi hai affibbiato fin dalle elementari!”.
“Si, ma tu sapevi che cosa intendevo con quelli!”, mi difesi.
“Cosa? In realtà non l’ho mai capito!”, disse avvicinando i nostri volti.
“Hayama sei insopportabile!”, borbottai io indietreggiando leggermente.
“Kurata, tu invece sei adorabile!”, commentò spostandosi anche lui un po’ più lontano.
“Ahh, smettila di prendermi in giro!”, mi lamentai incrociando le baraccia sotto al seno.
“Come vuoi, mostriciattolo!”
“Va bene, figlio di un maiale e di una mucca!”
“Lo vedi che mi offendi anche tu?”
“M è diverso!”
“Perché?”
Sorrisi, forse aveva ragione lui. Forse in fondo non era tanto diverso. Eppure… Eppure cosa Sana? Mi persi nei suoi occhi, da cui non riuscivo a riemergere. E dire che sarebbe stato molto più facile se fosse stato tutto diverso, se noi fossimo stati diversi. Mi dimenticai del tutto della domanda che mi aveva appena fatto e quindi la lasciai cadere nel vuoto senza rispondere. Lui si accorse della mia distrazione.
“A che pensi?”, domandò spostando un ciuffo di capelli che mi era caduto sul viso.
Dalla padella alla brace! Adesso non potevo certo dirgli la verità!
“Agli ufo!”, dissi, buttando fuori la prima parola a caso.
Lui mi squadrò con fare interrogativo, obiettivamente non erano pensieri propriamente normali.
“Certo, non crederai mica che siamo gli unici esseri viventi di tutto l’universo?”, aggiunsi.
“No, ma non saremo neppure tanto stupidi da non accorgerci che ci sia dell’altro!”, commentò.
“L’universo è talmente grande che potrebbe esserci di tutto!”
“E noi lo scopriremo, prima o poi, o forse saranno gli altri a scoprire noi!”
“E la cosa non ti fa paura?”
“E perché dovrebbe? Tanto per quando succederà sarò già morto e sepolto!”, disse sarcasticamente.
“Ma perché rendi sempre tutto una sciocchezza?”
“Perché altrimenti la vira sarebbe troppo complicata!”
Sorrisi, certo non gli si potevano dare tutti i torti, ma non aveva neppure pienamente ragione.
Restammo in silenzio per qualche secondo, poi lo vidi controllare l’orologio che portava al polso.
“Adesso io vado!”, disse alzandosi.
“Va bene!”, annuii io, ancora concentrata sui miei precedenti pensieri e non su gli ufo, avevo altri dilemmi di cui preoccuparmi.
“Ci vediamo domani!”, aggiunse lui avvicinandosi al cancello.
“Va bene!”, ripetei io senza aver neppure ascoltato ciò che aveva detto.
“Quindi ciao!”, mi salutò facendomi cenno con la mano.
“Va bene!”, replicai per la terza volta.
“Ehi, ma non consoci altre parole?”, domandò lui divertito.
“Si, scusa, sono solo un po’ stanca.”, mi affrettai a dire prima che potesse accorgersi che stessi mentendo. Troppo tardi!
“Non ti ho chiesto di dirmi una bugia!”, disse, facendo la mia imitazione.
Aveva usato al stessa frase che avevo usato io qualche ora fa. Sorrisi, ma allora mi ascoltava quando parlavo!
“Sai, stavo pensando che era da tempo che non trascorrevamo un pomeriggio insieme!”, mormorai abbassando la testa per nascondere il rossore delle mie guance.
L’avevo detto, glielo avevo detto. Sospirai sollevata e mi sentii pervadere da uno spirito di pace e tranquillità.
“Hai ragione!”, commentò lui. “Ed è stato un bel pomeriggio!”, disse. “Attenta agli ufo, Sana!”, aggiunse prima di andare via. Sempre il solito buffone!
Tornai in casa ed iniziai a studiare letteratura, conscia che il giorno seguente sarei stata vittima di una stupidissima interrogazione.

Angolo autrice

Ed eccomi tornata, superstite dal mare!! Che settimana! Sono stremata!
Meno male che il capitolo era già pronto, l'ho solo dovuto rileggere per controllare gli errori e chiedo scusa se me ne sono sfuggiti alcuni, chiaramente sono di distrazione! *me troppo concentrata a pensare al mare!!XD*
Vabbè, questo è solo un capitolo di passaggio, nel prossimo ci sarà qualche piccola svolta... ma non voglio anticipare nulla!!
A parte tutto ciò, spero di aggiornare il prima possibile, ma non so se ci riuscirò... il tredici è il mio compleanno e diciamo che questa settimana volerà tra festeggiamenti e regali... *io so come approfittare delle situazioni!;P*
Passiamo alle cose serie!!!^_^
Ringrazio tutti coloro che hanno aggiunto la fic tra le preferite, e cioè
92titti92, a fatha, crhystal, dolcementeprincess, elli_kaulitz, Erica97, evol, fatina93, free__sky__77, Hatori, Heric e Sana per sempre, Ili91, Kula, mione94, Niki_CuLLen_ e stefola93... grazie di cuore!!
Un altro grazie a chi ha aggiunto la storia tra quelle seguite, e quindi
aki96, beky, cicia123456, DenaDena, dolcementeprincess, francydenis, giulia0209, lady_free, mione94, turnright__ e _Haruka_, grazie anche a voi!!!
Ed infine ringrazio tutti coloro che hanno letto, in particolar modo quelli che hanno lasciato le recensioni... chissà se un giorno supereremo la barriera del dieci?!?! Vabbé, la speranza è l'ultima a morire!!!
Ed ora rispondo alle dieci recensioni!!!!!!!!^_^

delichan123: eh si, gelosetto Akito, ma anche Sana lo sarà!!! Eh si, lo sarà ed anche troppo!! *parte risata malefica* Comunque tranquilla, prima che si mettano insieme ne passerà ancora di tempo!! Ho intenzione di farli soffrire un pò, non troppo però!!! ^_^  1baci8...

mione94: sai che adoro le tue recensioni?? Mi rendono superarcimegacontenta! Grazie! Comunque mi dispiace che non potrai leggere questo chap subito, spero solo che lo farai al tuo ritorno!!! E buone vacanze, anche se sei già partita!!! *ed io sono tornata a soffocare tra le quattro mura domestiche!* *me apre i rubinetti e piange* *voglio un ventilatore* *no, voglio il mare!!!XD* Vabbè, basta sclerare! Divertiti e attenta a tua madre!!!XD 1baci8...

ryanforever: in effetti è sembrato anche a me, però ammetto che anche con Hayama non era niente male!!!XD Comunque  diciamo che almeno Sana è stata più tranquilla!XD E vabbè... che dici di questo chap??? 1baci8...

stefola93: questa volta niente insulti, o comunque niente di che... capitolo di passaggio, ma già l'ho detto! Purtroppo anche nel prossimo non vedrai molte scene dirette tra i due, il perchè si scoprirà presto, molto presto! muhahahahaha!! Spero che il chao ti sia piaciuto... 1baci8...

free__sky__77: che bello leggere recensioni lunghe come le tue!!!!^_^ *me si emoziona troppo!* Comunque io sono tornata!!!! Però mi sa che adesso sei partita tu! *credo che tu sia l'unica che per andare al mare abbia bisogno di una minaccia!!!* Eh, io ripartirei anche subito, l'unico problema è che non ho il portatile e senza internet non resisto per più di sette giorni... e ho già superato ogni limite, quindi meglio che adesso me ne stia buona buona a casuccia mia!! Spero che ti diverta al mare!!! *anche io sentirò la tua mancanza!!!* 1baci8...

Ili91: ed ecco che la settimana è passata! Anche se non è successo nulla, bisogna aspettare il prossimo! Naturalmente on-line prima del tredici!;D Spero che anche questo ti sia piaciuto! 1baci8...

trixina: meglio non illudersi troppo!! C'è ancora tanta strada da fare!!!XD Vabbè dai, che dici di questo chap? 1baci8...

BlueGin: continua che non continua...!!! Niente chiarimenti, solo passaggio! Sono cattiva eh?? No, dai, è che non mi andava di risolvere tutto su due piedi! Vabbè... al prossimo chap! 1baci8...

rita95: che bello! Una nuova lettrice! Me molto contenta e onorata! Spero che continuerai a seguirmi e che la storia continui a piacerti! Grazie! 1baci8...

fatina93: ma grazie!!!^_^ Ed ecco il seguito!! Che te ne para??? 1baci8...

Ok, ringrazio ancora tutti quanti!!! Spero che lascerete una recensione... mi farebbe molto piacere, quindi COMMENTATE!!!! 1baci8...

...bontina...


 



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Capitolo 8
*** SOS: beffa, danno e... fastidio?! ***


Capitolo 7

 

Private lessons? No, thanks.

Capitolo 7
SOS: beffa, danno e... fastidio?!

 

Sentii il cellulare vibrare fastidiosamente e soprattutto rumorosamente sul comodino. Non avevo ancora avuto il tempo per comprare un’altra sveglia, quindi la sera precedente mi era toccato mettere l’allarme sul cellulare, per evitare d’arrivare tardi anche di lunedì. Tuttavia domenica non ero neppure andata a letto presto, ero stata fino alle tre a studiare letteratura per l’interrogazione di quella mattina, decisa a voler recuperare vecchio e nuovo per poter prendere un buon voto finale che magari alzasse persino a otto la media del sette che avevo in quella materia. Allungai una mano e distrattamente afferrai il telefonino, interrompendo quell’odiosa vibrazione. Controllai l’orario, notando con sommo piacere che erano soltanto le sette, così mi decisi a concedermi altri cinque minuti per recuperare le poche ore di sonno.
Chiusi gli occhi e mi lasciai andare, immaginando prati verdi e cieli azzurri, con cavalli che correvano e pecore che saltavano di gioia. Vidi un pastore chiamarle con un fischio e loro correre da lui. C’era anche una bambina con i capelli neri corvino ed un vestitino rosso, rosa e giallo. Giocherellavano allegramente e con loro anche le bestie. Avevano del formaggio nella mano destra e un bicchiere di latte in quella sinistra. All’improvviso si ritrovarono nei pressi di una baita, circondata da possenti ed enormi alberi che facevano ombra, oscurando il sole che splendeva alto nel cielo, coperto solo di tanto in tanto da qualche soffice batuffolo di nuvole.
Tutto sembrava stranamente familiare.
Di scatto vidi gli alberi diventare sempre più scuri e neri. Le pecore si accasciavano a terra probabilmente morte. I due ragazzini che prima giocavano insieme ora si stavano picchiando e la più piccola, la bambina, stava dando un pugno in faccia al suo amico-nemico. Le ombre dei pini circondavano l’esile corpo della piccola, mentre quello del ragazzo si faceva sempre più lontano ed irraggiungibile.
Aprii gli occhi si soprassalto, sedendomi istintivamente sul letto.
Avevo il respiro irregolare, leggermente più veloce del normale, e qualche goccia di sudore sulla fronte, forse mi ero dimenata durante il sogno. Già, il sogno, era stato solo un incubo, un terribile e patetico incubo con Peter e Heidi come protagonisti. Deglutii incredula, poi mi decisi finalmente ad alzarmi, ancora un po’ scossa e sorpresa dall’assurdità della mia immaginazione. Con la coda degli occhi mi soffermai sull’orologio: erano le otto meno dieci.
Mi diressi in bagno e mi preparai in fretta e furia, non feci neppure in tempo a fare colazione. Per la strada, seduta in auto, ripetei qualche argomento di letterature, materia che avrei avuto alla seconda ora.   
Evitai di passare per l’ingresso principale, non volendo incontrare l’incorruttibile “sono solo al mondo” o “ti faccio entrare solo adesso che so di averti rovinato la giornata” ed andai direttamente in palestra, quella mattina avevo un’ora di educazione fisica. Passai per gli spogliatoi e a modi agente segreto arrivai vicino al campo di pallavolo. Le mie compagne di classe mi salutarono senza attirare troppo l’attenzione del professore, troppo intento a provarci con la professoressa dell’altra sezione per poter badare ad altro. Ormai erano esattamente tre anni, se non ancor di più, che lui tentava in ogni modo di ottenere un appuntamento e la settimana scorsa era riuscito miracolosamente ad estorcerle il numero di telefono, che però, a detta di alcuni studenti del quarto, risultava sempre irraggiungibile. La poverina, spostata e con una figlia, era costretta a subire silenziosamente le sue continue avances e, con una pazienza paragonabile a quella di un santo, ancora non lo aveva mandato a quel paese e raccontato tutto la marito. Che in fondo le facesse piacere? No, voleva solo evitare casini e poi il nostro professore era uno sfigato in tutto e per tutto, senza alcuna possibilità di rimediare. Mi voltai in direzione del campo di basket: i miei compagni di classe stavano giocando con un gruppo di ragazzi del quarto, pareggiando. Notai Akito togliersi abilmente la maglia, lasciando intravedere i suoi muscoli. Qualche goccia di sudore gli bagnava il petto e la fronte, inumidendo anche i ciuffi ribelli dei capelli. Deglutii. Certe scene avrebbero dovuti dichiararle fuori legge se non avessero voluto la morte precoce di migliaia di giovani adolescenti di sesso femminile decedute improvvisamente per infarto ed io forse, ma solo forse, sarei stata tra quelle.
“Sana, la palla!”, urlò Aya prima che un oggetto di forma rotonda mi colpisse in piena faccia facendomi cadere per terra.
Sbattei rumorosamente il capo, ma per fortuna non perdetti i sensi. Sentii la testa girarmi e la fronte farmi terribilmente male. Immediatamente mi furono tutti intorno, compreso il professore che per un attimo aveva smesso di comportarsi da ragazzino in preda ad una crisi ormonale, peccato solo che la sua durasse da anni.
“Tutto bene?”, mi chiese avvicinandosi a me.
E me lo chiedeva pure? Secondo lui cosa ci facevo messa distesa per terra obbligata e reggere la testa con le mani per non farla cadere? Le tempie pulsavano prepotentemente e le palpebre premevano per abbassarsi.
“Si”, sussurrai con un filo di voce che al mio orecchio parve decisamente incerto e debole.
“Forse è meglio se vai in infermeria!”, suggerii il professore.
“L’accompagno io!”, s’intromise Akito che ancora non aveva rimesso la maglietta.
Ma si erano tutti messi d’accordo per farmi morire quel giorno?
Cercai di rimanere calma, ma alla sua vista le mie guance s’imporporarono e probabilmente anche lui se ne accorse, infatti mi sorrise sghembo.   
“Va bene, ma mettiti qualcosa addosso se non vuoi ammalarti!”, disse il professore prima di allontanarsi nuovamente per raggiungere la professoressa.
Akito si avvicinò alla panchina dove aveva lasciato la felpa e se la infilò velocemente. 
Per fortuna l’incubo era finito, però anche il sogno non c’era più. 
Strabuzzai gli occhi: le pallonate dovevano farmi un brutto effetto! Vidi Fuka andare da lui e sussurrargli qualcosa all’orecchio. Lui corrugò le sopracciglia, palesemente irritato dalla conversazione, poi le intimò qualcosa, probabilmente di lasciarlo stare e si avvicinò a me.
“Devo prenderti in braccio o fai da sola?”, chiese facendomi notare che ero ancora seduta per terra.
“Da sola!”, dissi io decisa.
Provai ad alzarmi, ma le mie gambe erano ancora troppo deboli per reggere il mio stesso peso, così si afflosciarono, attirandomi vero il pavimento. Akito mi afferrò di scatto, salvandomi da una seconda caduta. Il suo viso era maledettamente vicino al mio, potevo sentire il suo respiro regolare e i battiti del suo cuore.
“Meglio se ti porto io!”, disse prendendomi in braccio come fossi un sacco di patate.
“Mettimi giù!”, gridai sbattendo i pugni sulle sue spalle.
“Smettila di fare la bambina tanto non ti lascio!”, m’informò stringendo la presa.
“Così mi fai male!”, mi lamentai tirandogli un ciuffo di capelli.
“Così sei tu a far male a me!”, replicò.
Sorrisi. Sorrisi senza motivo, che stessi diventando matta? Cosa c’era da ridere? Ero rimasta incantata a guardare Akito, avevo preso una pallonata in testa, ero caduta e mi ero pure fatta male, stavo andando in infermeria e tra meno di mezz’ora avrei avuto l’interrogazione di letteratura. Quale delle tante sciagure mi faceva ridere? Mi paralizzai spiazzata dall’ovvietà della risposta: lui. In quel momento la sua vicinanza mi sembrava vitale, la vicinanza del mio amico nemico  per eccellenza era quasi un bisogno. Deglutii rumorosamente.
“Sana tutto bene?”, mi domandò sorpreso da tutto qual silenzio.
“Si!”, mormorai contro la sua schiena.
Non potevo aver bisogno di lui in quel senso, non era umanamente possibile. Noi due eravamo troppo diversi, due opposti, due rette parallele. Scossi lievemente la testa, quasi afflitta dalle mie stesse riflessioni.
Sentii una porta sbattere, ma non prestai attenzione a ciò che accadeva.
Due rette parallele non si sarebbero mai incontrate. Era questo ciò che sarebbe successo a me e ad Akito? O forse noi eravamo rette incidenti o magari perpendicolari? L’avremmo mai saputo se avessimo continuato a comportarci con la convinzione di essere parallele?
“Ehi, capisco che questa posizione è particolarmente comoda per ammirare il mio fondoschiena ma siamo arrivati e l’infermiera vorrebbe vedere un po’ come va la situazione!”, esclamò in tono beffardo Hayama, tenendomi ancora stretta tra le sue braccia.
Sbuffai e corrugai la fronte.
“Mettimi giù immediatamente!”, ordinai gesticolando freneticamente con le mani.
Lui non se lo fece ripetere due volte ed in pochi secondi mi ritrovai faccia a terra. Mi aveva letteralmente messo giù.
L’infermiera sorrise divertita mentre io incenerii il biondino con lo sguardo. Lui alzò le spalle come a voler dire l’hai voluto tu. Certo, non era proprio questo ciò che volevo!
“Fammi vedere la fronte!”, disse l’infermiera prendendomi di spalle per aiutarmi a salire sul lettino. “Ok, sembra solo un bernoccolo!”, dichiarò passandomi qualcosa di freddo. “Mettilo sulla fronte e rimani qui fino alla fine dell’ora!”, mi disse sorridendomi.
Feci come mi aveva detto e mi allungai, mettendomi comoda. Akito mi seguì fermandosi a pochi centimetri dalla finestra.
“Fammi spazio Kurata!”, disse avvicinandosi.
Lo guardai con sguardo interrogativo non avendo capito a cosa alludesse.
“Dai, voglio stendermi anch’io! Sono piuttosto stanco!”, continuò sedendosi sul bordo alla mia destra.
“Starai scherzando, vero?”, chiesi con un sorriso forzato sulle labbra.
Non voleva davvero stendersi vicino a me, vero? Vero? Avevo cento buoni motivi per dire che questa sarebbe stata una pessima idea. Dovevo elencarli?
Uno: era completamente sudato e puzzava, mentre io profumavo di pesca!
Due: doveva tornare in palestra. Chi l’avrebbe spiegato al professore perennemente distratto l’assenza di un suo alunno di cui non ne sapeva neppure l’esistenza? Forse questo come motivo non era molto valido.
Tre: c’era l’infermiera. Giusto, si sarebbe arrabbiata e ci avrebbe cacciati, impedendomi anche di simulare un malessere improvviso che mi avrebbe tenuta fuori dall’aula durante la seconda ora. Questa si che era una buona spiegazione.
Quattro: il letto era stretto e quindi se lui si fosse steso ci saremmo trovati a distanza ravvicinata, o per meglio dire saremmo diventati un’unica cosa e questo non poteva assolutamente succedere.
Cinque: sarebbe stato imbarazzante, io sarei arrossita e lui mi avrebbe presa in giro, come al solito.
Sei: io non volevo, o meglio, volevo ma non potevo! Perché certo non sarei stata padrona di me stessa e Dio solo sa ciò che sarebbe potuto succedere.
Sette: Akito Hayama era terribilmente…
“No, dai, non farti pregare! Fatti più in là, altrimenti sono costretto a buttarmi su di te!”, aggiunse sorridendomi, facendomi perdere il conto delle ottime motivazioni.
Cosa stavo dicendo? Ah si, era terribilmente….
“Muoviti! Non abbiamo mica tutto il tempo del mondo! Tra poco suona la campana!”.
Un po’ di pazienza no, eh? Non capiva che stavo valutando le possibilità? Certo che no! Perché lui era terribilmente…
Fece un salto e in pochi secondi me lo ritrovai completamente allungato su di me.
“Te l’avevo detto!”, sussurrò a pochi centimetri dalle mie labbra.
Era terribilmente un polpo, ecco cos’era! Un polpo con dei bei tentacoli, e definirli così era di ceto un’offesa, ma pure sempre un polpo! Ma come gli saltavano in mente certe cose?
E adesso? Presi un respiro profondo, poi lo fissai bene negli occhi.
“Alzati immediatamente!”, gli intimai con le labbra quasi serrate.
Lui sorrise divertito.
“Altrimenti che mi fai?”, mi provocò accorciando ancora di più le distanze, o meglio vicinanze!
Abbassai leggermente lo sguardo, fermandolo sul suo petto.
“Sana, Sana, ma cosa devo fare con te?”, mi canzonò spostando le sue labbra in direzione del mio orecchio sinistro.
Rimasi in silenzio, sentii il mio corpo irrigidirsi e le guance andare a fuoco, il cuore batteva prepotentemente, quasi come se volesse uscire in seduta stante  per farsi un giro, prendere un gelato in modo da rinfrescarsi e poi tornare come optional al suo posto.
La campanella suonò, distraendo sia me che lui, per fortuna. Alzò lievemente la testa in direzione dell’odioso aggeggio che emetteva il suono, odioso aggeggio che avrei dovuto eleggere mio protettore personale!
“Cosa diavolo state facendo voi due?”, chiese l’infermiera avvicinandosi nuovamente a noi. Obiettivamente la situazione era più che ambigua. Io era distesa sotto Akito e Akito sopra di me teneva poggiate le mani sul letto per sostenere in parte il suo peso in modo da non farmi male.
“Vado a chiamare immediatamente il preside!”, annunciò dirigendosi verso la porta.
Akito scattò immediatamente, afferrando la donna per un polso e bloccandola.
“Non è come sembra!”, sussurrò cercando di incantarla.
Probabilmente ci riuscì, infatti ella parve calmarsi un po’.
“Davvero, non è come sembra!”, ripeté facendo incrociare i loro occhi.
La donna, sui trentacinque, sbatté le palpebre più volte, poi tremante si decise a parlare.
“E allora com’è?”, domandò rivolta sempre ad Hayama, ignorandomi completamente.
“Niente, volevo stendermi anche io perché ero stanco!”, disse.
Lei lo guardò insicura, poi lui le lanciò uno sguardo rassicurante e al contempo seducete, aggiungendo un fantastico sorriso sghembo.
“Ti credo!”, mormorò la donna sorridendogli a sua volta.
“La ringrazio, è stata un angelo! Allora, noi nadiamo?”, disse Akito ricordandosi finalmente della mia presenza.
Le fece un ultimo occhiolino prima di uscire e trascinarmi via con lui. 
“Ottimo lavoro!”, commentai irritata.
“Grazie!”, disse lui velocizzando il passo e cominciando a salire le scale.
“Certo poverina, illuderla in quel modo!”, aggiunsi affiancandolo.
“Dai è stato divertente!”, si giustificò.
Si divertiva così? E se si stesse divertendo anche con me?
“Solo perché eserciti una certa influenza su di lei!”, borbottai.
“E poi io non ho mica detto che la stavo illudendo!”
Mi bloccai all’istante ed un ragazzo mi venne a sbattere contro.
“Attenta!”, mi canzonò.
Abbassai lo sguardo e non badai molto a ciò che borbottò con i suoi amici.
“Kurata ci sei ancora?”, chiese lui fermandosi su uno scalino.
Non risposi.
“Ehi, non sarai mica gelosa?”,mi provocò avvicinandosi leggermente.
“Gelosa? Io? Ma come ti saltano in mente certe cose! E poi gelosa di chi? Di te? Cosa stai insinuando? Non vorrai certo dire che io abbai una cotta per te vero? Perché non sarebbe assolutamente possibile! Lo escludo categoricamente! Anzi no, non c’è neppure bisogno di escluderlo perché non esiste a priori! Capito? E non provare mai più a dire una cosa del genere! È una baggianata assurda!”, dissi a voce alta scattando come una molla.
Alcune ragazze si girarono nella mia direzione, incuriosite dalle mie quasi urla.
“Ehi tranquilla, era solo per dire!”, commentò lui ricominciando a salire le scale, dandomi le spalle, ma avrei giurato che in quel momento stesse ridendo.
Quando tornammo in classe notai con sommo piacere che la professoressa non era ancora arrivata.
Mi sedetti al mio banco e cominciai a ripetere ascoltata da Aya, la quale mi fissava con sguardo sbalordito, sorpresa da ciò che ero stata in grado di imparare e soprattutto ricordare. Di certo io lo ero più di lei!
Dopo circa venti minuti entrò in classe il mio fantastico amico dell’ingresso: ma ora che ci faceva dentro?
“Ragazzi, il preside mi ha chiesto di dirvi che la professoressa di letteratura si è presa una settimana!”, annunciò contento.
Sbiancai all’istante: cosa? Cioè dopo aver passato una serata intera e più sui libri, dopo aver ripetuto come una matta e aver perso pure ore di sonno le non veniva a scuola? Avevo ripetuto, o meglio studiato, tutto il programma dall’inizio alla fine e lei osava assentarsi?
“Cosa?”, domandai incredula.
“Ah, signorina! Sono contento di averti portato personalmente la buona notizia! Sai devo ammettere che stamattina ti ho aspettata, ci sono rimasto male quando però non ti ho vista arrivare! E dire che ti avevo comprato pure un cornetto alla nutella e un cappuccino!”, dichiarò varcando la porta dell’aula.
Cosa? Cioè l’unica mattina in cui non ero riuscita a prendere neppure un cornetto a casa, cosa succede? L’incorruttibile “sono solo al mondo” o “ti faccio entrare solo adesso che so di averti rovinato la giornata” mi aveva comprato la colazione? Assurdo!
Ma quell’uomo mi prendeva in giro, forse?
Strinsi le mani in pugni, cercando di tranquillizzarmi. Meglio vedere il lato positivo, no? Per una settimana niente letteratura!
“Ah, quasi dimenticavo!”, disse rivolgendosi ancora a me. “La professoressa mi ha detto di dirti che ciò ti serva da lezione! Ma non ho capito bene a  cosa si riferisse!”
Ok, adesso era ufficiale: si erano tutti coalizzati contro di me! Ma che male avevo fatto io per meritarmi tutto ciò? Feci roteare gli occhi fermandoli su un punto a caso, e quale caso se non Hayama?
Lui sorrideva beffardo, poi mosse le labbra senza emettere alcun suono.
“Che bel bernoccolo!”, mi parve di capire dai suoi movimenti.
D’istinto portai la mano sulla fronte, massaggiandola e finalmente mi accorsi della sporgenza troppo sporgente per i miei gusti.
“Va bene, il professore di fisica dovrebbe arrivare a momenti!”, esclamò l’uomo ancora fermo all’ingresso.
Non poteva essere! Di sicuro era uno scherzo! Non solo la beffa, ora pure il danno!
“Ma come è possibile?”, chiesi scettica.
“Signorina, qualcuno doveva pur sostituire la professoressa!”, spiegò gesticolando.
“E quel qualcuno sono io!”, disse il professore entrando in classe.
Ok, era un incubo. Mi diedi un leggero pizzico per cercare di svegliarmi da quella  che poteva essere definita la mia tragedia personale, ma non accadde nulla. Forse si trattava della realtà, del resto l’incubo su Peter e Heidi era stato più che sufficiente per quella mattina!
“Allora Kurata, so che oggi avevi l’interrogazione di letteratura, che ne dici di sostituirla con una di fisica?”
Mi paralizzai sul colpo: cosa diamine aveva detto quell’uomo?
“Ma che bella idea professore, sono sicuro che la signorina ne sarà entusiasta!”, logicamente dall’assurdità della frase a pronunciarla era stato l’incorruttibile, che ora sorrideva beffardo vicino alla cattedra.
Ma non aveva detto che ero simpatica? E allora perché si comportava così?
Vidi Hayama ghignare, probabilmente faceva piacere anche a lui.
“Professore la sua è un’idea fantastica, davvero, ma non vorrei che la mia eventuale brillante esposizione la scandalizzi! Forse sarebbe meglio posticipare!”, cercai di dire nel tentativo di convincerlo.
“Tranquilla Kurata, ti ringrazio per l’interessamento ma credo di saper reggere il probabile shock!”, controbatté lui sfidandomi con lo sguardo.
L’incorruttibile portò le braccia la petto, incrociandole, come se fosse al cinema a vedere un film di cui la disgraziata protagonista ero io.
“Se proprio ci tiene, ma io l’ho avvisata!”, dissi alzandomi e raggiungendo la cattedra.
Fortunatamente l’interrogazione si rivelò solo un parziale fallimento. Tutti gli argomenti che mi aveva spiegato Hayama ero riuscita ad esporli a mio parere in modo brillante, ma poi il professore, accortosi della relativa padronanza che avevo su di essi, aveva cominciato a farmi domande su principi e leggi di cui non conoscevo neppure l’esistenza e da lì erano iniziati i problemi. A conclusione, potevo dire che metà interrogazione era andata da sette, l’altra metà da tre: speravo solo non avesse fatto la media.
“Kurata, sai che questa interrogazione potrebbe non arrivare a sei?”
“Professore, sa che mi ha messo di proposito in difficoltà?”
“Kurata, sai che adoro quando mi rispondi a tono?”
“Professore, sa che per me è un piacere farlo?”
“Kurata, sai che avevo pensato di metterti sei?”
“Professore, me lo metterà sei?”
“Kurata, ti metterò cinque! Contenta?” 
Del resto cosa potevo aspettarmi da un uomo come lui?
Lo guardi con sguardo truce, poi, senza neppure replicare, tornai a posto. Continuavo ad avere la certezza che lui ce l’avesse con me e per di più anche l’incorruttibile aveva voluto assistere alla mia interrogazione, rimanendo nell’angolo dell’aula fino alla fine.
“Professore, allora io vado al cancello! Signorina, è stato un piacere rivederti!”, disse a modi saluto prima di uscire.
Sbuffai infastidita. Avevo così tante persone da uccidere che avrei dovuto fare una lista per non dimenticarne neppure una!
Fortunatamente l’ora successiva, quella di filosofia, passò tranquilla, e io, finalmente, fui libera di rilassarmi un po’, dopo lo stress dello studio, della caduta e dell’interrogazione. 
Durante l’intervallo, poi, decisi di recarmi nel cortile dell’edificio scolastico. Uscita dall’aula mi incamminai verso le scale, percorrendo un corridoio alquanto desolato e silenzioso. Solo di tanto in tanto si poteva incontrare qualche coppietta che si era appartata per passare un po’ di tempo senza distrazioni ed interruzioni. Velocizzai il passo, non sentendomi del tutto a mio agio in quell’angolo sperduto. Scesi le scale del secondo e primo piano e finalmente varcai la porta d’ingresso, uscendo all’aria aperta. Mi allontanai leggermente, arrivando sul prato, vicino ad un albero e mi sedetti sotto la sua ombra. Quel giorno tirava un leggero venticello che scuoteva le foglie degli alberi, mentre la luce pallida del sole risplendeva sui vetri e sulle gocce di rugiada. Tra i cespugli risaltavano i colorati boccioli dei fiori, mentre qualcuno, un po’ più precoce, era già sbocciato, segno che l’estate era ormai alle porte. Girai lo sguardo in cerca dei miei amici. Solo allora vidi Fuka intenta a sbaciucchiarsi il mio professore privato, che era stato abilmente messo spalle a muro, vicino al cancello posteriore della struttura scolastica. Lui sembrava indifferente a ciò che stava accadendo, anche se era piuttosto preso dal bacio, un bacio che di casto non aveva nulla. Erano troppo concentrati l’una sull’altro per accorgersi della mia presenza, troppo presi l’una dall’altro per rendersi conto del mio sguardo indiscreto. Spalancai leggermente la bocca, sorpresa ed infastidita dalla visione. Non ero gelosa, e di questo ne ero più che certa, ma vederli insieme, così avvinghiati, così maledettamente vicini mi faceva diventare pazza. In quel momento avrei voluto avvicinarmi a Fuka e tirarle uno schiaffo in faccia, prendere Akito e rinchiuderlo in una soffitta per un anno intero. Respirai profondamente nel tentativo di calmarmi, non potevo certo avere reazioni spropositate che poi non avrei neppure saputo spiegare. Non ero gelosa, quindi? A cosa dovevo quell’intollerabile senso di rabbia e fastidio?
Mi voltai di scatto, per evitare che potessero finalmente notarmi e ripresi a camminare nella direzione da cui ero venuta, decisa a voler tornare in classe. Raggiunta la meta mi sedetti sul mio banco a gambe incrociate, fortunatamente tutti i miei compagni erano fuori, in classe ero rimasta solo io. Tutto il sarcasmo era saprito, adesso c'ero solo io e una strana sensazione di malinconia e tristezza che non riuscivo a governare. Non m'interessava delle ore sprecate a studiare letteratura o dell'interrogazione di fisica, e neppure della stupidissima caduta in palestra. Non m'interessava più nulla. 
Per un attimo immaginai di potermi trovare al posto della mora. Scossi la testa, non potevo certo pensare certe cose. Io e Akito eravamo amici, o forse nemici, dipendeva dai punti di vista. Ma in quel momento sentii quasi una stretta allo stomaco e l’inarrestabile voglia di tornare indietro e fermarlo. Cercai di ragionare con razionalità, evitando di perdermi tra la rabbia. Probabilmente stavano insieme, avrebbe dovuto farmi piacere? Si. Mi faceva piacere? No. Il motivo?
Guardai oltre la finestra, probabilmente adesso stavano ancora continuando. Una lacrima scese sulla mia guancia, ma la bloccai subito sfregando la mando sul viso. Sospirai. Non dovevo piangere. Deglutii per farmi forza, abbassai la testa ed intrecciai nervosamente le dita delle mani tra loro.      
Il motivo era che Akito per quanto insopportabile non mi era indifferente. Era sempre stato al mio fianco quando ne avevo avuto bisogno ed io avevo fatto lo stesso per lui. Eravamo stati un po’ come una famiglia, qualche anno fa. Poi eravamo cresciuti. Lui è diventato un uomo ed io una donna ed abbiamo capito che sarebbe stato difficile lasciare il nostro rapporto così com’era. Non ci sono stati addii, abbracci, lacrime o discorsi, no. Soltanto uno sguardo. Ci è bastato quello per capire, per comunicare, la decisione l’avevamo già presa entrambi senza rendercene neppure conto. Eravamo diventati diversi.
Sospirai ripensando ai mille momenti passati con lui che adesso sembravano solo un lontano ricordo. Ripensai persino al gazebo. Non ci ero più andata, non avevo più voluto da quando avevo avuto la certezza che lui non ci sarebbe stato. 
La campanella suonò, riscuotendomi dai miei pensieri.
Gli altri cominciarono a far ritorno in classe e purtroppo gli ultimi a rientrare furono proprio Hayama e Fuka. Abbassai la testa al loro passaggio, cercando di ignorarli. La professoressa entrò, ma non riuscii neppure lontanamente a concentrarmi su ciò che stava dicendo e su ciò che disse nelle successive due ore. La mia testa mi imponeva di tornare indietro, esattamente all’intervallo e le immagini di loro due, insieme, mi offuscavano la vista.
Per il resto della giornata non riuscii a spiccicare parola, i miei erano solo silenzi che spaventavano persino Aya, la quale dopo il quinto tentativo si convinse a lasciar stare, sparendo con Tsuyoshi immediatamente dopo la fine delle lezioni. Non prestai più attenzione ad Hayama e Fuka, quindi non seppi se tornarono a casa insieme oppure no, ma ormai questo non importava. L’unica cosa che sembrava esser diventata una priorità era quella di dimenticare Hayama in tutti i sensi. Non mi ero innamorata di lui, questo era più che certo, ma non mi era neppure indifferente, e purtroppo anche questo era più che certo. Era quindi necessario che io lo evitassi almeno per un po’, ma le ripetizioni non mi aiutavano di sicuro. Vederlo ogni pomeriggio sarebbe stata una seria complicazione. Tornai a casa e senza mangiare andai in camera mia, chiudendomi dentro. Stetti lì fino a quando mia madre venne ad annunciarmi l’arrivo di Hayama. Naturalmente io non ero pronta e in grado di vederlo, così le chiesi di mandarlo via con una scusa banale e, per quanto riuscii a capire, lei gli disse che avevo un po’ di febbre. Bene! Magari avrei potuto usare la stessa spiegazione anche per giustificare l’assenza che avrei fatto il giorno dopo: non mi andava proprio di stare a stretto contatto con lui. Chiusi gli occhi, addormentandomi e lasciandomi cullare dalle immagini luminose del mio sogno, quando all’improvviso scorsi tra gli alberi le figure di Peter e Heidi. Che fossero un’altra delle mie ormai numerosissime persecuzioni personali?     

Angolo autrice

E rieccomi con il settimo capitolo! Finalmente!!!^_^
Questo è il primo che scrivo da più vecchia!!!!XD

Comunque, scusate per gli aggiornamenti che diventano sempre più rari, ma davvero questo periodo è più che incasinato!
Tra saldi, mare, compleanno, montagna, parenti e il quindici non ci sto capendo più niente! E dire che non è ancora finita!
...Spero solo di recuperare il mio stato di perenne relax prima o poi!!!
E domani tutti a festeggiare!!!!
E già mi viene l'appetito a pensare al menu che ha preparato mio padre!!
*ammetto che tra lui e la mami la sfida è all'ultimo colpo di padella!!!XD*
Passando al capitolo, che in realtà è ciò per cui siamo qui, devo dire che cambia radicalmente!
All'inizio è più leggero, mentre la fine...
eh si, ma mi piaceva farlo così, perchè colpisce di più e perchè così è più inaspettato,
anche se non so fino a che punto mi convince!
Spero vi sia piaciuto, in ogni caso fatemi sapere: se c'è qualcosa da migliorare miglioriamola!
*e se invece è proprio da buttare... beh, buttiamola!!!XD*


Ringrazio tutti coloro che hanno aggiunto la fic tra le preferite, e cioè
92titti92, a fatha, crhystal, dolcementeprincess, elli_kaulitz, Erica97, evol, fatina93, free__sky__77, Hatori, Heric e Sana per sempre, Ili91, Kula, mione94, Niki_CuLLen_ e stefola93... grazie di cuore!!
Un altro grazie a chi ha aggiunto la storia tra quelle seguite, e quindi
aki96, beky, cicia123456, DenaDena, dolcementeprincess, francydenis, giulia0209, lady_free, mione94, turnright__ e _Haruka_, grazie anche a voi!!!
Grazie anche a tutti i lettori silenziosi troppo timidi per lasciare un segno del loro passaggio...
beh, se vi va commentate!!!
Un ringraziamento particolare va a coloro che hanno recensito, a cui adesso voglio rispondere!!!:D

ryanforever: al mare è andata più che bene! Mi sono divertita tantissimo e mi sono pure abbronzata come non mai *e senza spellature!!!!*  Poi c'era pure l'animazione, quindi... eheh!!!:P  Grazie per gli auguri, cara!!!!!^_^ E come previsto Sana studia... poverina però, una volta che s'impegna la prof non va!!!! Hahahahahaha Come sono cattiva! Vabbè dai, spero che il chap ti sia piaciuto!!! 1baci8...

fatina93: mi fa piacere che ti sia piaciuto! Spero che sia lo stesso anche per questo!!!^_^ 1baci8...

Ili91: eh già, Justin non piace neppure a me, quindi per il momento lo licenzio! Poi quando mi servirà tornerà... se mi servirà!!XD Comunque non ho intenzione di dargli troppa importanza, per adesso non se ne sentirà più parlare... ora è Sana ad essere gelosa!! Spero che continuerai a seguire! 1baci8...

92titti92: grazie per il complimento! Ed ecco il nuovo chap!! Spero sia di tuo gradimento!!!!! 1baci8...

trixina: eh si, prima che quei due si mettano insieme... mi sa che faccio prima a divenatare presidente degli USA, magari con l'aiuto di Obama!!!XD... Anche se ammetto che io al posto di Sana mi sarei comportata ben diversamente!!!XD Vabbè dai, ecco qua il nuovo chap... spero ti piaccia!!! 1baci8... o melgio... beso!!^_^

stefola93: eh... amica gelosetta, dovremmo aggiungere!!! Chissà se prima o poi riusciranno ad ammetterlo tra loro... *me sospira affilitta interrogandosi su questo dilemma esistenziale* *e se non lo so io chi lo sa?!?!XD* Vabbè, spero che il chap ti sia piaciuto! 1baci8...

Heric e Sana per sempre: e vabbè ogni tanto capita, ma tranquilla io ci tengo ai miei lettori, quindi sei perdonata... se commenti pure questo però!!!XD *che sporca ricattatrice!!!XD* *parte pure la risata diabolica... com'è che fa? Muahahahahaha!XD* Scherzi a parte spero che il capitolo ti sia piaciuto!!!!1baci8... 

free__sky__77: ho aggiunto all'ultimo secondo la risposta alla tua recensione! Quasi in diretta! Ti sei ustionata? O cavolo! Speriamo passi presto, anche se sono contenta che tu sia riuscita a lasciarmi un commento!!! Comunque spero riuscirai a leggere il chap prima di domani!! Non sono riuscita ad aggiornare prima perchè il dodici le mie amiche mi hanno praticamente rapita tutto il pomeriggio *peggio di Alice e Rosalie visto che siamo in tema* per la preparazione alla notte bianca *che poi abbaimo festeggiato a mezzanotte!!* e poi quando sono tornata a casa ero troppo stanca!!! Ieri poi tutto il giorno in montagna e al maneggio con i miei... è un miracolo che sono ancora viva!!!XD Diciamo che in questo chap Akito è meno timido... dobbiamo cominciare a fare qualcosa altrimenti qui non ci sbrigheremo mai!!! Per il gruzzoletto... diciamo che conto molto sul papi!!XD E per gli anni... adesso ne ho ben 15!! Mamma che traguardo! Tra tre anni divento maggiiorenne!!! Comunque passando alla cosa più bella che tu abbia scritto nel commento... ti sono mancata? Beh, anche tu! Sapevo che saresti partita però speravo comunque in una tua recensione... sai, mi mettono di buon umore e mi incoraggiano!!! Vabbè, ammetto che mi sei mancata anche tu!!!^_^ Ok, credo che sia la risposta più lunga che abbia mai scritto!! Comunque buon viaggio dato che domani parti!! E divertiti!!! Attenta al sole però!!!tvtttb!!! 1baci8...

Per il prossimo capitolo prevedo tempi d'attesa non troppo lunghi... massimo lunedì, perchè domani è ferragosto e domenica mi tocca andare dalla zietta... eh, povera me!!!XD Se riesco naturalmente posterò, ma non prometto nulla!

Mi raccomando, recensite!!! Non lasciatemi sola soletta!!!!!!! 1baci8....

                                                                           ....bontina....

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Capitolo 9
*** SOS: confessioni e ricordi! ***


Capitolo 8

Private lessons? No, thanks.

Capitolo 8
SOS: confessioni e ricordi!

Qualche raggio colpì intensamente il mio viso, costringendomi ad alzare le palpebre. Stropicciai ancora un po’ gli occhi, poi, finalmente, mi decisi ad alzarmi. Mi misi seduta sul letto ed aspettai l’arrivo di mia madre, convinta che sarebbe arrivata di lì a poco.
“Sana!”, urlò entrando “è tardissimo! Sono le otto e dieci!”, m’informò correndo da un punto all’altro della stanza e tenendo lo starno cappello che aveva in testa con le mani per evitare che potesse caderle a terra.
“Mamma oggi non mi sento bene!”, mormorai cercando di sembrare sincera e malata.
In realtà davvero non ero nel pieno delle mie forze e le marcate occhiaie oltre all’aria del tutto afflitta ne erano in parte la prova.
Mia madre si avvicinò a me e mise una mano sulla mia fronte.
“Hai la febbre!”, sentenziò aprendo un cassetto dal quale estrasse il mio termometro con i cuoricini rossi e rosa. “Misurala che è meglio!”, ordinò poi porgendomelo.
Feci come mi aveva detto, sperando che per un attimo si sarebbe anche solo voltata in modo che avrei potuto trovare uno stratagemma per riscaldare la punta del termometro. Non mi sentivo al top, ma di certo non avevo neppure la febbre!
Sfortunatamente mia madre non si mosse neppure di un millimetro e continuava a guardarmi con sguardo inquisitore, cercando, in caso di finzione, di farmi ammettere la sceneggiata. Ma io non l’avrei mai fatto, ormai la conoscevo troppo bene e sapevo resisterle.
“Allora?”, mi sollecitò non appena sentì il termometro suonare.
Lentamente lo estrassi e chiusi gli occhi, non volendo sapere quale fosse il verdetto finale.
Mia madre me lo strappò di mano e imperterrita lesse i numeri comparsi sul piccolo display.
“Trentotto e uno!”, annunciò.
Spalancai gli occhi: da quando ero capace di farmi venire la febbre da sola? Scossi leggermente la testa, poi mi voltai verso mia madre.
“Non ce la faccio ad andare a scuola!”, dissi a bassa voce per mantenere alta la copertura.
“Va bene, per oggi puoi non andarci!”, esclamò cominciando ad avviarsi verso la porta della mia camera.
“Non andare dove?”, domandò Rei curioso.
“A scuola!”, rispose mia madre con tono ovvio.
Rei corrugò la fronte ed inarcò le sopracciglia, confuso.
“E perché?”, continuò rivolgendosi a me.
“Ho la febbre a trentotto e uno!”, gli comunicai.
Lo vidi paralizzarsi all’istante per poi inginocchiarsi ai piedi del letto.
 Cosa diamine stava facendo?
“No, non è possibile! Perché proprio la giovane Sana? Lei è così giovane! Non può morire a sedici anni! Non può! Mi sacrificherò io al suo posto! Ma lei deve continuare a vivere! Ti prego! Io non sono mai stato un uomo molto fedele, ma posso cambiare, lo prometto! Dio, Allah, o chiunque ci sia lassù, ti prometto che mi comporterò meglio, ma ti prego, salva la mia povera Sana!”, esclamò con fiumi di lacrime che comparivano al di sotto dei suoi occhiali da sole neri.
La mamma abbassò la testa, rassegnata.
“Non morirà Rei, resterà solo qualche giorno nel letto!”, cercò di sminuire mia madre.
“Si, e poi da quel letto non si alzerà più!”, commentò lui giungendo le mani davanti al viso. ”Ed ora fatemi pregare, credo sia l’unica soluzione a questo male incurabile! Dovreste farlo anche voi!”, suggerì sperando che lo imitassimo.
Mia madre sbuffò sonoramente e prendendolo per il colletto della camicia lo tirò su di forza.
“Senti un po’ occhiali da sole!”, iniziò a dire puntando l’indice a pochi centimetri dal suo viso. “Sana non morirà! Ha solo preso una stupidissima febbre che le passerà in neppure due giorni! Quindi o la smetti con queste tue scenette tragiche o giuro che ti licenzio!”, lo minacciò con sguardo truce.  
“Sana vale molto più del mio lavoro!”, controbatté cercando di restare impassibile, anche se era palesemente intimorito dalla donna dallo strano cappello in testa.
“A mali estremi, estremi rimedi!”, annunciò mia madre sfilando l’agendina dalla tasca di Rei.
“Cosa stai facendo?”, domandai.
“Lo vedrai!”, annunciò sadica. “Rei, se non ti comporti da uomo maturo straccerò tutti i fogli e pure le foto della tua amata, capito?”
Rei sbiancò all’istante e senza aggiungere altro tornò immediatamente serio: due cose per lui erano più importanti di tutte le altre, gli appuntamenti di lavoro e la sua amata, sarebbe morto per loro.
“Mi scusi signora, non succederà più, mi sono fatto trasportare dai sentimenti!”, disse risoluto.
“Va bene!”, disse mia madre nel tentativo di troncare la conversazione.
“Adesso posso riavere la mia agenda?”, chiese.
“Certo che no!”, gridò mia madre dirigendosi verso le scale come un razzo.
“Signora lei così mi uccide! Non può farmi questo! La prego!”, la implorò Rei iniziando a correre per raggiungerla.     
Di certo i battibecchi di quei due non sarebbero terminati prima di sera, ma ero stanca per sentirli. Appannai la porta e tornai a stendermi sul letto. E così avevo davvero la febbre.
Chiusi gli occhi e cercai di rilassarmi, ma come previsto la sua immagine spiccava tra tutte le altre, regnando sovrana nella mia mente.
Ultimamente non eravamo propriamente amici, anzi. Noi eravamo tutto e niente e di sicuro detenevamo il record per il numero di rapporti che potevano intercorrere tra due persone. Noi due eravamo gli acerrimi nemici di sempre, i conoscenti che si ignorano, gli amici come gli altri, i confidenti, fratello e sorella, persino i migliori amici e a volte, ma solo raramente, anche di più. Sbuffai. Cos’eravamo davvero io e Hayama? E soprattutto, cos’era Hayama per me? Il nemico, il conoscente, l’amico, il confidente, il fratello, il miglior amico o…? O cosa? O il mio ragazzo? Il mio cuore perse un battito al solo formulare quel pensiero: non mi era concesso spingermi così oltre e poi lui era fidanzato, fidanzato con Fuka, del resto loro si che erano sempre stati piuttosto amici, non come me e lui, una storia finita ancor prima di iniziare perché mai esistita.
Ma allora, se lui stava con lei, perché si comportava così con me? Prima in discoteca e poi a scuola si era mostrato preoccupato per la sottoscritta. Piegai le labbra in un sorriso amaro. Forse mi stavo sbagliando, forse stavo ingigantendo il tutto, forse lui lo faceva solo per divertirsi, per non annoiarsi, perché io fossi una delle tante cadute ai suoi piedi. Ma la domanda, quella da un milione di dollari, rimaneva sempre la stessa: cos’era Akito per me?
Sorrisi tristemente: purtroppo non riuscivo a rispondere a questa domanda. Ogni qual volta sentivo di trovarmi vicina alla soluzione venivo sgarbatamente rispedita al punto di partenza.
Sentii la porta sbattere, segno che mia madre era uscita, sicuramente accompagnata da Rei e dalla signora Patricia, quei tre non si separavano mai. Scesi in salotto e accesi la tv, poi mi rannicchiai sul divano, incrociando le braccia intorno alle gambe, premute contro il petto. Cambiai più volte canale, ma non trovando nulla di interessante finii col chiudere gli occhi e addormentarmi.
Mi risvegliai solo ad ora di pranzo e mi accorsi che non era tornato ancora nessuno. Salii in bagno e mi sciacquai la faccia con dell’acqua gelida, per cercare di svegliarmi completamente, poi andai in cucina ed iniziai ad aprire tutti gli scaffali nel tentativo di trovare qualcosa da cucinare: l’esperienza con la pizza a domicilio era meglio non ripeterla! Alla fine, dopo mezz’ora di ricerca, optai per dei sofficini ai funghi, al pomodoro e al formaggio. Li misi nel fornetto e mi sedetti sullo sgabello della penisola. Annoiata andai in sala ed accesi lo stereo, selezionai una stazione a caso ed alzai il volume al massimo, beandomi del suono di quella canzone. Non ne conoscevo il titolo né l’autore, ma sembrava qualcosa di piuttosto commerciale in quel periodo. Tornai in cucina a ritmo di musica e misi la tavola. Poi, quando finalmente furono pronti, cacciai i sofficini dal forno e li mangiai. Tra un boccone e l’altro controllai l’ora. Erano le due meno un quarto, i miei compagni di classe erano appena usciti da scuola e sicuramente Aya mi avrebbe chiamata appena avrebbe potuto, così decisi di precederla.
Presi la cornetta e digitai il numero. Al secondo squillo mi rispose sua madre che fu bel lieta di salutarmi e poi passarmela.
“Buongiorno Aya!” la salutai con voce allegra.
“Buongiorno! Come stai?”, mi chiese apprensiva.
“Bene, solo un po’ di febbre!”, le comunicai.
“Domani verrai a scuola?”, domandò cercando di mascherare la sua preoccupazione per le mie piuttosto frequenti assenze.
“Non so, dipende da come va!”, riposi rimanendo sul vago.
“Capisco! Vabbè dai, adesso come ti senti?”, disse per sollecitarmi a darle qualche informazione in più.
“Sicuramente meglio! Ho dormito tutto il tempo! Ultimamente dormo solo!”, ammisi sorridendo per l’eccessivo sonno che avevo ultimamente.
“Immagino! A scuola è una noia mortale senza di te! Pensa che oggi nessuno si è lamentato del test a sorpresa di inglese!”, dichiarò con tono un po’ spento, forse perché si era resa conto di aver fatto un insulso ed insignificante errore, uno solo, sia chiaro, in tutto il compito.
Tirai un sospiro si sollievo: avevo saltato un test a sorpresa!    
“Allora è una fortuna che non sia venuta!”, commentai sorridendo in modo ilare.
“Ma no, dai! Persino Akito ha chiesto di te, sai?”, aggiunse cercando di nascondere la strana felicità che questo argomento le trasmetteva.
Akito aveva chiesto di me? E perché mai? Forse si sbagliava, lui aveva Fuka, si preoccupava per lei, non per me.
“Akito?”, domandai per avere una conferma, probabilmente avevo capito male.
“Si, Hayama!”, ripeté lei con una voce stranamente serena e spensierata.   
“Evidentemente non aveva nessuno da prendere in giro oggi!”, borbottai cercando di non dare importanza alla cosa: non dovevo farmi illusioni.  
La sentii sorridere, ma la sua risata fu interrotta dal suono del campanello di casa mia.
“Aya, adesso devo andare, qualcuno ha bussato!”, la informai leggermente infastidita.
“Ok, allora ci sentiamo! E riprenditi presto!”
“Certo, così poi torno pure a scuola!”, aggiunsi sarcastica.
“Ciao!”, mi salutò ancora sogghignando.
Attaccai la cornetta e andai ad aprire la porta.
“Sorpresa!”
Davanti a me un ragazzo piuttosto alto e magro, con un paio di jeans e una maglietta chiara faceva bella mostra di sé, immobile. Aveva le mani in tasca e gli occhi ambrati coperti solo in parte dai capelli biondi e leggermente spettinati, mentre lo zaino cadeva privo di ogni attenzione sulla sua spalla destra.
“Cosa ci fai qui?”, domandai acida appena lo riconobbi.
“Secondo te? Sono venuto a trovarti!”, rispose lui sorridendomi.
“Una visita di cortesia dovuta all’assenza di oggi?”, chiesi per cercare di capire meglio, anche se il motivo non sarebbe dovuto interessarmi, o almeno non secondo i piani che prevedevano il nostro completo distacco almeno temporaneo.
Lui fece cenno di si col capo, poi spostò velocemente le mani in tasca.
“Adesso che hai visto che sto bene puoi anche andartene!”, suggerii tagliente.
Lui rimase spiazzato dalla freddezza delle mie parole, forse non si aspettava una reazione del genere, ma del resto neppure io mi aspettavo la sua storiella con Fuka.
Feci per chiudere la porta, ma lui la bloccò.
“Cos’è successo?”, domandò con una sfumatura di voce che potei definire quasi preoccupata.
Lasciai la presa sulla maniglia della porta e lui ne approfittò per entrare. Si avvicinò lentamente a me, fino ad abbracciarmi, circondando le mie spalle con le sue braccia. Per un attimo mi lasciai cullare dal suo dolce profumo, poi, realizzando ciò che stava accadendo, lo scansai bruscamente.
“Lasciami stare!”, sibilai.
Lui rimase perfettamente immobile nel punto in cui io l’avevo lasciato, quasi sembrava trattenesse il respiro.
Mi giri facendo rotta verso la cucina, cercando di fargli capire che per ma la conversazione finiva lì, ma lui mi afferrò per un polso.
“Ti ho detto di lasciarmi stare!”, quasi urlai infastidita da quello stupidissimo contatto che interruppi immediatamente.
Non sapevo cosa mi stesse succedendo, non sapevo perché in quel momento non riuscissi a controllare la rabbia, sapevo solo che sarebbe stato meglio per tutti, per lui e soprattutto per me, se lui se ne fosse andato alla svelta.
“Vai via!”, gli ordinai. 
Rimase qualche secondo in silenzio, come se stesse valutando le varie possibilità. Aveva uno sguardo rassegnato, forse ero riuscita a convincerlo a tornare a casa. E fu proprio in quell’attimo che ne si occhi di ghiaccio scorsi una scintilla: che avesse trovato un’altra soluzione? Beh, avrei fatto in modo che anche quella si rivelasse sbagliata.
Si sedette sul primo scalino delle scale e mi fece segno di imitarlo. Incrociai le braccia sotto al petto stufa dei suoi giochetti e cominciai a battere freneticamente il piede destro a terra.
Lui intuii che non mi sarei mossa di un centimetro, così abbassò leggermente il capo.
“Sai, non so il perché del tuo comportamento e stranamente non lo voglio sapere. Adesso potresti dirmi qualsiasi cosa, che magari a me non dovrebbe interessare nulla della tua vita, oppure che non sono fatti miei, che non avresti nessun motivo per confidarti con me, che preferiresti centomila volte buttarti da un tram in corsa piuttosto che affidare i tuoi problemi a me, ma io volevo solo ricordarti che una volta siamo stati amici, buoni amici, e tu mi hai aiutato anche quando io non volevo parlare.” Fece una pausa per riprendere fiato. Il suo tono di voce era malinconico, come se i suoi pensieri, le sue riflessioni gli portassero tristezza.
“Capisco che tempo fa era tutto più facile, eravamo piccoli e tu sei sempre stata così solare e spontanea! Ora è diverso, certo, ma io sono sempre io e tu sempre tu, anche se siamo cresciuti. Alcune esperienze ci hanno legato e quel filo, anche se impercettibile, non puoi proprio spezzarlo, però puoi cercarlo e trovarlo, e magari farti condurre da esso, a me farebbe piacere!”, sentenziò concludendo il suo discorso.
Mentre parlava mi ero completamente persa nei suoi occhi e le sue parole, vere, mi avevano colpita nel profondo, colpita ed affondata.
Non aveva esitato neppure un attimo, aveva detto ciò che pensava, aveva esternato le sue idee, le aveva dette a me.
Sbattei le palpebre per cercare di riacquistare lucidità, mentre cercavo una risposta convincente a quello sproloquio.
“Non mi rispondi, eh? Mi sa che questa volta la colpa è mia!”, aggiunse dopo qualche secondo interrompendo l’opprimente silenzio che era calato in casa.
“No, non è colpa tua!”, riuscii finalmente a dire. “La colpa è mia, solo e soltanto mia!”, ammisi.
Ed in fondo quella era la verità. La colpa era mia perché non riuscivo a capire cosa fosse lui per me, perché ero gelosa di un qualcosa che non era mio, perché avevo le idee ancora maledettamente confuse.
“Davvero? Questo mi fa piacere! E non fraintendermi, intendo dire che in un certo senso sono contento di non essere io il motivo delle tue sofferenze, chiamiamole così, va!”, dichiarò sorridendomi dolcemente.
Aveva un bellissimo sorriso, soprattutto quando era genuino come quello. Sorrisi timidamente anch’io.
“Adesso è meglio se vai via!”, gli dissi piuttosto tranquilla.
“Forse, invece, sarebbe meglio se studiassimo fisica! Sai, com’è, è già martedì!”, mi ricordò lanciando uno sguardo al tavolino davanti al divano.
“Preferirei restare sola!”, controbattei.
“Non pensare a te stessa adesso, pensa a te stessa domani!”, sussurrò.
Ma da quando era diventato così saggio?
“Ed io lo faccio, se non rimango da sola ucciderò qualcuno!”, replicai ormai cominciando ad innervosirmi nuovamente, quel giorno avevo i nervi a fior di pelle.
“Se vuoi ti porto la pistola, tanto morirò comunque se non passi quello stupidissimo test con un voto decente! Ti ricordo che si abbasserebbe anche la mia media!”, aggiunse.
E adesso?
“Perché insisti?”, gli chiesi diretta, sperando che lui fosse stato altrettanto diretto nel rispondermi.
“Perché oggi non voglio lasciarti sola!”, confessò.
Mi maledissi per aver fatto una richiesta del genere, di certo avrei preferito un’altra risposta.
Chinai il capo, leggermente imbarazzata.
“Allora studiamo?”, ripeté sorridendomi sghembo, mentre si avvicinava al tavolino camminando lentamente con le mani in tasca.
Come avrei fatto a dirgli di no? Giocava con i miei punti deboli, il ragazzo!
Si lasciò cadere sul tappeto e si sistemò i capelli, poi si girò verso di me ed incrociò i nostri sguardi.
Sorrisi impercettibilmente e mi avvicinai a lui. 
Contro ogni logica iniziammo a studiare fisica, nonostante mi fossi ripromessa di sospendere ogni contatto con lui. Era riuscito a farmi ricredere, a farmi cambiare idea adoperando solo qualche giro di parole utili a persuadermi e darmi un’altra visione della situazione. Ed ora, dieci minuti dopo, mi ritrovavo comodamente seduta sul tappeto e appoggiata al tavolino con lui al mio fianco intento a spiegarmi altri concetti di fisica.
Dopo un’ora e mezza non ero ancora riuscita a capire a cosa si riferisse quando parlava di c
aduta dei gravi libera e su di un piano inclinato e la causa era la mia perenne distrazione, non riuscivo neppure lontanamente a concentrarmi e ogni qual volta mi rendevo conto di fissarlo lo rivedevo con Fuka, ed allora uscivo fuori di testa e iniziavo a piagnucolare, lamentandomi della difficoltà di alcuni passaggi. Infantile? No, semplicemente troppo naturale per fingere. Così dopo l’ennesima lamentela decisi di fare una pausa. Hayama non ne fu molto entusiasta, ma acconsentì. Lui era ancora del parere che dovessimo studiare di più. Si spostò sul divano accese la televisione, mentre io andai in cucina, dove presi una torta ai frutti di bosco, preparata senza alcun ombra di dubbio dalla signora Patricia, ne tagliai due fette, presi piattini e forchette e lo raggiunsi sul divano.
“Quindi adesso stai con Fuka?”, domandai all’improvviso, dando sfogo a tutti quei dubbi che avevano attanagliato la mia mente.
Lui rimase spiazzato dalla domanda e soprattutto dalla semplice risposta che richiedeva. Tornò a fissare la televisione, come a voler evitare l’argomento. Neppure io, in realtà, sapevo come avessi fatto a chiedergli una cosa così, scoprendomi e rendendomi forse troppo vulnerabile.
“Se non vuoi rispondere non fa niente!”, sussurrai.
“No, non ci sto insieme!”, borbottò guardandomi negli occhi, adesso disorientati e confusi.
“Ci stiamo solo divertendo un po’!”, mi spiegò alzando un pezzettino di torta in direzione delle labbra.
“Diciamo che è una cosa senza impegno!”, continuò tra un boccone e l’altro. “Non abbiamo intenzioni serie!”, mi comunicò a bassa voce, quasi temesse una mia reazione.
Rimasi in silenzio, non sapendo cosa dire. Mi voltai verso lo schermo cercando di concentrare la mia attenzione sulle immagini che proiettavano in quel momento. Mandai giù un boccone di torta e nonostante fosse dolce mi parve amara. Akito si divertiva con Fuka. Come facevo a sapere che non avrebbe fatto la stessa cosa anche con me?
La porta si aprii e fece il proprio ingresso il fantastico trietto, finalmente rincasato.
“Buon pomeriggio!”, salutò Akito.
Rei storse immediatamente il viso, ma fu prontamente afferrato per un gomito da mia madre, che quasi glielo ruppe.
“Salve!”, rispose lei. “Come mai qui?”, chiese togliendosi la giacca.
“Dovevamo studiare fisica e poi volevo vedere come stesse Sana!”, rispose troppo sinceramente per non credere che fosse la verità.
“Bene, allora vi lasciamo studiare!”, aggiunse mia madre trascinando Rei, che in qual momento sembrava stesse silenziosamente imprecando, in cucina.
“Veramente abbiamo finito!”, comunicò Akito.
Davvero? A me sembrava che non avessimo neppure iniziato!
“Facciamo un giro?”, propose poi  alzandosi.
“Ok!”, acconsentii io, troppo presa da me stessa o forse da lui persino per oppormi.
“Sana copriti! Non vorrei che ti si alzasse la febbre!”, suggerì la signora Patricia.
“È vero, stai attenta Sana!”, disse mia madre  come a voler rinforzare la dose di buon senso che avrei dovuto avere.
“Non si preoccupi signora Kurata, sarà un giro breve, la riporterò subito a casa!”, la rassicurò Akito sorridendo in un modo che fece sciogliere anche lei, che sorrideva a sua volta mentre mandava occhiatacce truci a Rei. Non mi aveva neppure chiesto come stessi, ma del resto era meglio così, aveva tutta la sera per parlare con me e questo sembrava averlo capito anche lei!
Akito spense il televisore mentre io presi le chiavi di casa. Recuperò i suoi libri e poi uscimmo.
“Dove andiamo?”, domandai appena oltrepassammo il cancello.
“Di qua!”, suggerì Akito attraversano la strada.
Il silenzio calò tra di noi, creando anche una certa situazione d’imbarazzo, almeno per me. Lui infatti sembrava piuttosto rilassato e tranquillo. Camminava con aria sicura e spavalda, aveva le mani nelle tasche dei jeans e lo zaino appoggiato sulla spalla destra, come quando l’avevo visto davanti alla mia porta poche ore prima. Teneva lo sguardo alto ma disperso nel vuoto o forse su un punto indefinito dell’orizzonte.
“Mi sa che Rei non era molto entusiasta della mia presenza! Credo di non piacergli!”, disse forse per alleggerire la tensione che si era creata.
“No, non sei tu, diciamo che non sopporta chiunque si avvicini a me, di sesso maschile, naturalmente!”, corressi sorridendo e ripensando alle sue solite scenate.
“Geloso?”, chiese, anche se non sembrava propriamente una domanda.
“No, protettivo!”, controbattei.
“Ti ricordi questo posto?”, mi chiese dopo diversi minuti.
Alzai lo sguardo per capire dove ci trovassimo e solo allora notai che sulla mia destra c’era il parco con il nostro gazebo.
“Si!”, riuscì soltanto a dire.
“È da tanto che non venivo più qui!”, confessò lui.
“Anche io.”, ammisi. “Da quando abbiamo smesso di essere bambini!”, mormorai.
Lui piegò le labbra in un sorriso amaro, poi riprese a camminare.
“A volte sarebbe bello poter tornare indietro!”
“Si, ma non si può!”, commentai malinconicamente. 
Lui sospirò, poi si voltò verso di me e prese la mia mano, fermandomi.
“Devo andare!”, sussurrò.
“Allora vai!”, bisbigliai piano.
“Prometti che tornerai immediatamente a casa!”, mormorò timidamente.
“Prometto!”, dissi sorridendo con voce che a mio parere parve troppo dolce e tenera.
Piegò le labbra in un sorriso sghembo e per un attimo mi persi nei suoi occhi.
Liberò la mia mano dalla sua presa ed iniziò a correre. Arrivò alla fine della strada e prima di svoltare si girò nuovamente verso di me.
“Sana!”, urlò per attirare la mia attenzione.
Alzai lo sguardo ed incrociai i suoi occhi, adesso pieni di luce.
“Se vuoi puoi!”, gridò. 
Lui mi strizzò l’occhio destro, accompagnando il gesto con un cenno della mano a modi saluto, poi riprese a correre ed in pochi minuti sparì tra le strade cittadine.
Tornai a casa e non appena varcai la soglia della cucina mi ritrovai sommersa dalle urla isteriche di Rei e dagli inutili tentativi di mia madre di calmarlo. La signora Patricia, invece, mi guardava con fare comprensivo mentre preparava la cena. Non mi curai di loro e non seppi mai cosa Rei aveva da lamentarsi così tanto, avevo i pensieri concentrati altrove e non riuscivo proprio a concentrarmi sulle loro voci. L’unica cosa che avevo in testa? Ancora, sempre e comunque Akito Hayama.

Angolo autrice

Wow, anche l'ottavo capitolo è andato!
Allora, credo sia doveroso darvi qualche spiegazione! 
Prrima cosa: avete presente quando sperate con tutte le vostre forze che vi venga la febbre e poi vi viene davvero? Ecco, qui è successo, diciamo che un pò per coincidenza un pò perchè è stata la prima cosa che mi è saltata in mente per non farla andare a scuola!XD 
Seconda cosa: ci tengo a precisare che in questa storia Akito e Sana sono stati particolarmente amici quando erano più piccoli, come nella versione originale. Qui però, si separano quando crescono, certo rimangono sempre amici ma meno intimi rispetto a prima ed è a questo che sia lei, nel capitolo precedente, che lui, in questo, si riferiscono. 
Terza cosa: mi dispiace di non esser riuscita ad aggiornare prima, ma davvero ci ho provato in tutti i modi! Stamattina tra l'altro la sveglia non è neppure suonata e mi sono svegliata alle undici! Uff, mezza giornata sprecata nel letto! Comunque sia sono riuscita a controllare finalmente il chap e quindi a postarlo, spero vi piaccia! 
Quarta ed ultima cosa, anche se la più importante:
ringrazio tutti coloro che hanno aggiunto la fic tra le preferite, e cioè

92titti92, a fatha, crhystal, dolcementeprincess, elli_kaulitz, Erica97, evol, fatina93, free__sky__77, Hatori, Heric e Sana per sempre, Ili91, Kula, luchia nanami, mione94, Niki_CuLLen_ e stefola93... grazie di cuore!!
Un altro grazie a chi ha aggiunto la storia tra quelle seguite, e quindi
aki96, AngelOfLove, beky, cicia123456, DenaDena, dolcementeprincess, francydenis, Geo88, giulia0209, lady_free, lucia_hp, mione94, turnright__ e _Haruka_, grazie anche a voi!!!
Grazie anche a chi legge, spero continuerete a farlo!
Ed ora voglio ringraziare in modo particolare le persone che hanno recensito... GRAZIE, è sempre bello leggere le vostre opinioni, quindi ecco le risposte!

fatina93: le tue supposizioni su Fuka e Akito credo siano già state chiarite nel chap, anche se ammetto che non piace neppure a me la situazione che si è creata!!! *e allora perchè l'hai scritta???XD razza di rincitrullita!!XD* Vabbè, diamo tempo al tempo... solo così vedremo cosa succederà... hihihi!! Spero che il chap ti sia piaciuto e che anche tu abbia passato un buon ferragosto! 1baci8...

ryanforever: eh si, voglio proprio vederla morta la povera Sana! No dai, sto scherzando... magari le faccio fare solo un giro in ospedale!!!XD Vabbè, naturalmente presto le cose si sistemeranno... speriamo in meglio però!!!:P Mi dispiace dire che, come avrai sicuramente letto, Akito non ha baciato Fuka per far ingelosire Sana... eh si, adesso ci aggiungo pure la storiella con l'amica!!! Tanto ormai!!XD Spero che il chap ti sia piaciuto e grazie di tutto! Soprattutto per la presenza e l'assiduità nel recensire... è davvero importante per me! Grazie! 1baci8...

trixina: per Heidi e Peter diciamo che è solo una mia fissazione dell'ultimo periodo... e non ho saputo resistere! E poi, in tutta sincerità, quando ho immaginato la scena mi sono messa a ridere come una pazza, quindi ho detto... perchè non loro??!? Vabbè, ed ecco Fuka alla riscossa! In un certo senso avevo già fatto notare un'amicizia con Akito per la storia della scommessa, ed adesso... beh, adesso diciamo che la moretta ci ha fregato il protagonista... uff, mi sa che mi toccherà andarlo a riprendere personalmente, altrimenti quell'arpia me lo graffia con tutti quegli artigli che si ritrova!!XD Spero che questo capitolo sia di tuo gradimento! 1baci8... 

92titti92: eh si, Fuka sta antipatica pure a me! Magari le organizziamo un'imboscata insieme!!!XD *e da quando uccidi i personaggi delle storie??* *da quando mi sono accorta che Fuka starebbe bene solo legata ad un palo con le fiamme che ardono sotto i suoi piedi!!!XD* *me tanto cattiva!!!* Vabbè, spero che il chap ti piaccia e che continuerai a leggere! 1baci8...

daygum: grazie per i complimenti e non preoccuparti, spero che da adesso in poi continuerai a seguirla, fa sempre piacere trovare nuovi lettori! E soprattutto nuove recensioni!!!^_^ Spero che il chap ti sia piaciuto, anche se ammetto che non è il massimo della felicità! 1baci8...

Heric e Sana per sempre: povera Fuka! Ma si, al diavolo le formalità... pure io la odio!!!!XD Comunque per vedere come va a finire la storia con lei, beh, bisognerà aspettare ancora qualche capitolo... nel prossimo ci saranno altri chiarimenti e... adesso basta, altrimenti anticipo qualcosa! Spero che anche questo chap sia di tuo gradimento! 1baci8...

Ili91: eh si, ormai potremmo fargli una statua al nostro Akito!!!XD Per Hayama e Fuka.. come hai detto tu  stessa non può essere sempre tutto rosa e fiori, quindi... certo non posso neppure allungare troppo il brodo... ma finchè la storia regge... hehehe... ^_^ Per quanto riguarda le sciagure di Sana... beh, sembra non esserci mai di peggio ed invece...! Ma presto termineranno anche quelle! Comunque, complimenti per la tua storia.. .finita! Che emozione!!!! Per la mia ci vuole ancora un pò... quindi meglio che vada a "lavorare"! Ancora complimenti! 1baci8...

Sana1991: ed ecco che compare la freccia per andare avanti! Spero solo che questo chap non ti deluda e che sia di tuo gradimento! Grazie per i complimenti! 1baci8...

Stefola93: anche se fatti in ritardo sono ben accetti! Grazie! Eh si, gelosa elevato all'ennesima potenza!!!XD
 E tanto che era gelosa le ho fatto salire pure la febbre!!!XD Spero che il chap ti sia piaciuto! 1baci8...


Allora, grazie a tutti! Ci vediamo al prossimo aggiornamento, previsto per mercoledì!
COMMENTATE, please! 1baci8...

                                                                                                      ...bontina...



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Capitolo 10
*** SOS: così non va più bene! ***


Capitolo 9

Prima di iniziare il capitolo volevo chiedere scusa a tutti per l’enorme svista che ho preso! Scusate, Akito non ha gli occhi azzurri è che io ero troppo distratta per accorgermene!! *chissà a chi stavo pensando!XD* 
Scusate davvero, provvederò ad aggiustare il prima possibile, naturalmente vi ringrazio per avermelo fatto notare e mi scuso per gli eventuali equivoci a cui ha potuto portare questo “dettaglio”.
Fare gli occhi azzurri ad Hayama? Ma come diavolo ho fatto?! 
Adesso vi lascio alla lettura del nono chap, sperando che qui non ci siamo altre distrazioni.

Private lessons? No, thanks.

Capitolo 9
SOS: così non va più bene!

 

Quando mi svegliai le finestre della mia camera erano già state aperte e le tende accostate di lato per far entrare le luce del sole nella stanza. Faceva stranamente caldo anche se riuscivo a percepire di tanto in tanto qualche soffio di vento. Mi strinsi nella coperta e cercai di chiudere gli occhi per addormentarmi di nuovo: di certo non sarebbe stato un problema perdere un altro giorno di scuola a causa della febbre, anche se non ero del tutto certa di averla ancora. Presi svogliatamente il termometro e la misurai. Qualche secondo dopo controllai il numero raggiunto: 36.9. Sfuffai: ormai era assodato che il mio corpo fosse gestito da forze esterne e non dai suoi reali bisogni o difficoltà. Mi recai in bagno e sciacquai il viso con dell’acqua fredda, poi scesi al piano di sotto per fare colazione. Mia madre era già uscita e con lei anche Rei, mentre la signora Patricia era intenta a cucinare qualcosa già di primo mattino.
“Buongiorno!”, la salutai prendendo posto a tavola.
“Ben svegliata dormigliona!”, rispose lei sorridendomi. “Strano che questa mattina ti sia alzata da sola alle dieci!”, commentò controllando l’orario sull’orologio da polso che portava.
Mi sbalordii anch’io per la verità delle sue parole: non era da me.
“Sarà che bene o male ci sto facendo l’abitudine!”, mi giustificai alzando le spalle, mascherando un sorriso.
“A fine anno, ma meglio tardi che mai!”, aggiunse ironicamente avvicinandosi a me. “Cappuccino e cornetto?”, domandò.
“No, non mi va il cornetto… c’è ancora la torta ai frutti di bosco?”
“Adesso controllo, mi pare di si!”. Aprì il frigo e cercò al suo interno. “Si, una fetta! Sei fortunata!”, esclamò prendendo un piattino e poggiandovi la fetta sopra. “Ecco qua, mangia che ti fa bene! Adesso faccio anche il cappuccino, con molto latte e ancor più zucchero!”, scherzò riferendosi ai miei capricci sulla preparazione di questo. Non mi piaceva particolarmente il caffè e neppure l’amaro, quindi tendevo a coprire questi due sapori con latte e tonnellate di zucchero. Era un miracolo che non fossi già diventata obesa!
Presi una forchetta e mandai giù il primo boccone, accuratamente scelto perché appunto primo. Subito un sorriso comparve sulle mie labbra: la signora Patricia era più che un’ottima cuoca!
“Sai, stavo pensando di andare a scuola!”, confessai girandomi verso di lei.
“Forse è meglio se rimani a casa! E poi hai controllato la febbre?”, domandò con fare apprensivo.
“Si, 36.9! Il fatto è che non mi va di restare qui, mi annoierei!”, spiegai quasi lamentandomi.
“Ti capisco, ma se poi dovessi sentirti male?”, chiese cercando di farmi ragionare.
“Andrei in infermeria e mi farei venire a prendere da Rei!”, dichiarai soddisfatta della velocità con cui ero riuscita ad elaborare un’efficace soluzione.
“Non sono sicura che sia una buona idea!”, esclamò porgendomi il cappuccino.
Ne bevvi un sorso e probabilmente mi finì tutta la schiuma sulle labbra, ed infatti lei mi passò subito un fazzoletto, facendomi segno di pulirmi mentre sorrideva divertita.
“Io invece sono sicura che lo sia! Non mi stancherò, a scuola non lo faccio mai! Stancarmi intendo!”, dissi con tono sarcastico, anche se in fondo quella era la pura e semplice verità.
“Tua madre non è in casa, come hai intenzione di dirglielo? Mi sa che ha dimenticato il cellulare in camera!”
“Semplice, non glielo dico! O almeno lo faccio quando torna! Adesso vado a prepararmi altrimenti non faccio in tempo ad entrare prima della ricreazione!”, dissi buttando giù tutto il cappuccino.
“E va bene, ma stai attenta!”, si raccomandò.
“Certo, lo sono sempre stata!”   
Salii di fretta le scale e cominciai a preparami. Mezz’ora dopo ero perfettamente pronta per andare a scuola! Presi tutto il necessario, mi coprii come si deve ed uscii di casa armata di una giustifica abilmente firmata dalla sottoscritta: non era mica colpa mia se mia madre non c’era! Riguardai la firma per l’ultima volta. Era uscita bene, soprattutto la a finale, era identica all’originale. Anche il nome non era uscito male, solo il cognome, ad eccezione della a, naturalmente, era stato scritto con un po' più d'incertezza e questo lo si poteva notare dalle linee tremanti tracciate dalla penna. Arrivai davanti all’edificio scolastico solo qualche minuto prima del suono della campanella che annunciava l'inizio dell'intervallo. Mi decisi a cercare qualcuno disposto a farmi entrare e naturalmente al cancello trovai l’incorruttibile.  
“Buongiorno signorina!”, mi salutò sbracciandosi letteralmente.
“Buongiorno!”, dissi io poco entusiasta.
“Come mai in ritardo?”, chiese curioso corrugando la fronte.
Ma perché non poteva farsi gli affaracci suoi?
“Niente di che, piccoli problemi!”, dichiarai cercando di rimanere vaga, non volendo dargli troppe informazioni e soprattutto non volendo perdere troppo tempo.
“Di cuore? Non è che sono piccoli problemi di cuore come nel cartone?”, domandò. “Sai io lo vedevo sempre e mi piaceva pure!”, aggiunse dopo qualche secondo.
Rimasi in silenzio. In parte, ma solo in parte, aveva ragione.
“Ecco la giustifica!”, mormorai nel tentativo di cambiare discorso, mostrandogliela.
“L’hai firmata tu, vero?”, disse dopo aver gettato un distratto sguardo sulla firma.
Ancora una volta aveva ragione.
“Io… io…”, balbettai mentre cercavo in ogni modo di uscire da quel pasticcio.
“Io l’ho detto che mi stai simpatica!”, commentò.
Non riuscii a capire a cosa si stesse riferendo, ma lo vidi aprire il cancello.
“Dai, per oggi entra, non dirò a nessuno che la giustifica è falsa!”, chiarì guardandomi. “E secondo me, chiunque lui sia, dovresti dirglielo!”, aggiunse sorridendomi quasi come un padre. 
Sorrisi di rimando anch’io. Quell’uomo cominciava a piacermi.

“Grazie!”, sussurrai oltrepassando l’ingresso. “Grazie!”, ripetei con voce più sicura subito dopo.
Lui in risposta alzò lievemente le spalle. Mi girai e corsi subito in classe, alla ricerca di chi se non lui? Le parole dell’incorruttibile “sono solo al mondo” o "ti faccio entrare solo adesso che so di averti rovinato la giornata” mi avevano fatta riflettere. Non aveva detto nulla di particolare, ma forse era stata proprio la semplicità e l’ovvietà di quella frase e colpirmi. Confessarglielo. Sorrisi istintivamente. Cosa avevo da perdere? Nulla, perché in fondo non potevo perdere ciò che non era mio e lui non era né mio, né di Fuka. E per di più se Akito avesse ricambiato i miei sentimenti… beh, tanto meglio, saremo stati tutti felici e contenti, tutti tranne Fuka, ma a lei sarebbe passata in un batter d’occhio, non poteva piacerle davvero il mio Akito. Sentii una stana agitazione mista ad un'irrefrenabile gioia pervadere il mio corpo. L’avevo definito mio. Portai una mano sulla guancia destra e mi sembrò particolarmente calda: era la febbre, vero? 
Feci roteare il capo per placare l'evidente euforia e cercai di deviare i miei pensieri su qualcosa di negativo. E se lui non avesse ricambiato i miei sentimenti? Probabilmente per un po’ avremmo aumentato le distanze, ma poi, essendo compagni di classe, avremmo fatto finta di niente e avremmo ricominciato a parlare come prima. Certo, questa non era una delle soluzioni migliori per me, ma qualcosa la dovevo pur rischiare. 
Solo allora mi resi conto di una cosa: avevo pensato ai sentimenti. Durante il mio sproloquio mentale avevo usato la parola sentimenti. 
Avevo agito esattamente come se avessi già scelto quale sarebbe stata la figura di Akito nella mia vita e soprattutto avevo già scelto senza neppure rendermene conto. Per me lui era importante, ma non come amico. Per la prima volta capii che io ne ero innamorata. Sana Kurata era innamorata di Akito Hayama. E non m’importava del resto, non me ne vergognavo, avrei potuto gridarlo al mondo intero. Un sorriso ebete s’impossessò delle mie labbra, ero felice e gli occhi mi luccicavano. Salii l’ultimo scalino e mi girai verso il corridoio per raggiungere l’aula, ma dopo pochi metri mi fermai di scatto. 
Lo vidi. Non era solo. Accanto a lui Fuka che cercava di intrecciare le loro mani. Lo vidi ritrassi leggermente a quell'insignificante contatto, poi però si arrese ad un bacio della ragazza. Chiusi gli occhi per non vedere. 
Al diavolo Akito Hayama e al diavolo me! 
Perché in fondo ero solo una stupida. Come avevo fatto a pensare di poter essere innamorata di lui? Anzi, ancora peggio, come avevo fatto ad averne la certezza? Le sue parole, quelle del giorno prima, mi tornarono in mente. “Se vuoi puoi!”. Risi istericamente senza però fare troppo rumore per non farmi notare. 
Io non potevo niente. Non potevo tornare indietro se lui non lo voleva, non potevo farlo da sola, o forse non volevo. Ero una stupida, una stupida stupidissima stupida. E mi sentivo ancora più stupida nel guardarli da lontano ed invidiarli. 
Perché, forse, ero venuta a scuola per lui. 
Ma lui, di certo, era troppo occupato per accorgersene. 
Mi spostai dietro l’angolo per evitare che qualcuno potesse vedermi. Volevo restare sola. Mi raggomitolai sul freddo pavimento e cinsi le ginocchia che stringevo al petto con le braccia. Qualche lacrima scese imperterrita ed incurante delle mie volontà sulle guancie. Stavo piangendo. Per lui. 
Mi sentii terribilmente piccola ed impotente, un puntino insignificante dell’infinito. Io non ero nessuno e lui era tutto, o almeno lo era per me. Perché a chi tutto e a chi niente? Chinai il capo e chiusi gli occhi, cercando di respirare lentamente per evitare di singhiozzare. Non mi ero mai sentita così debole e vulnerabile… dov’era finita la gloria del primo amore? Ma no, quello non era il primo amore, era solo la prima delusione d’amore. Mi alzai di scatto e ancora piangendo mi avviavi verso la mia aula. Passai davanti a Fuka e Akito ma i due non si accorsero di me. Lanciai per l’ultima volta uno sguardo ai loro corpi avvinghiati: così non andava più bene.

Oltrepassai la porta della mia classe e mi sedetti sul mio banco, incrociando le gambe su di esso. Sospirai. Alla fine si stavano solo divertendo, no? Loro si divertivano ed io soffrivo. Ma lui era stato piuttosto chiaro su questa loro specie di relazione. Eppure vederli era stato un po’ come ricevere una pugnalata dritta nello stomaco, o meglio, al cuore.
“Ehi Sana, che ci fai qui tutta sola soletta? Quand’è che sei arrivata?”, domandò Aya avvicinandosi.
“Adesso, sono entrata dopo la ricreazione!”, risposi cercando di asciugare le lacrime prima che lei le notasse.
“E cos’è che stavi facendo di tanto triste da piangere?, chiese.
Troppo tardi: le aveva notate.
“Pensavo!”, confessai io, sperando che avrebbe cambiato argomento senza fare altre domande. 
Rimase qualche secondo in silenzio, così colsi l'opportunità di prendere in mano la conversazione. 
“E tu? Dov’è il tuo pasticcino?”, chiesi sorridendole nel tentativo di camuffare le mie emozioni.

“Doveva parlare con Hayama!”, disse facendo un sorriso forzato.
Certo, da un lato aveva capito che preferivo non approfondire alcuni discorsi, ma dall’altro i discorsi erano sempre incentrati sulla stessa persona!
“Non ti piace che parli con Hayama?”, chiesi per capire meglio l’espressione che aveva fatto.
“No, è solo che ultimamente non mi piace il comportamento di Akito!”, mormorò abbassando la testa.
“Capisco!”, commentai. 
In fin dei conti non piaceva neppure a me, soprattutto a me.

La professoressa entrò in classe e  con essa anche tutti gli altri miei compagni di classe, i quali, dopo avermi salutata, si sedettero ai loro posti. Gli ultimi ad entrare, come già era accaduto, furono Akito e Fuka, seguiti poco dopo da Tsuyoshi che evidentemente non era riuscito a trovare il suo amico per parlargli. 
I due, il mio professore privato e l’amichetta che mi ritrovavo, avevano le mani ancora intrecciate, ma non appena Akito intercettò il mio sguardo lasciò la presa, ritraendo la sua mano nella tasca dei jeans. Non smise un secondo di fissarmi, mentre lentamente, troppo lentamente, raggiunse il suo banco. Sembrava sorpreso e incuriosito, probabilmente a causa della mia presenza, anche se si poteva notare nella sua espressione una certa aria afflitta e desolata. Sembrava quasi dispiaciuto e forse, ma solo forse, avrei potuto anche sorvolare su quel quasi.

Le lezioni iniziarono, ma io personalmente non diedi troppa importanza alle parole di isterici professori overquaranta e per la maggior parte senza famiglia. 
Probabilmente cercarono di richiamarmi all’attenzione più volte ed infatti Aya più volte mi diede delle gomitate, ma io non ne volli proprio sapere. Così dopo il sesto  colpo della mia compagna di banco ignorato di proposito, potei finalmente riposare in  pace. Una pace che poi pace non era. 
Se di fatto riuscii benissimo ad ignorare Aya e i professori, non potevo dire la stessa cosa per Akito e Fuka. Non riuscivo, infatti, a non sbirciare nella loro direzione, alla ricerca di qualche insignificante dettaglio. Lei più volte si soffermava sulla figura del biondo, perdendo tempo a fissarlo. Lui, invece, sembrava non curarsi di lei. La vidi irrigidirsi quando per puro caso incrociai lo sguardo con quello di Hayama, che finalmente, sentendosi osservato, e non da una sola persona ma in quel momento persino da due, o tre se si conta anche la professoressa, si voltò alla ricerca degli occhi indiscreti e per primi trovò i miei.

“Si può sapere cosa avete tutti oggi? Sembra che siate tutti andati a fare visita a Kurata, tanto ormai lei ci abita tra le nuvole!”, disse l'insegnante riportando l’attenzione su di lei.
Certo che era proprio simpatica! Le avrei dovuto far pagare i diritti di autore per aver fatto quella battuta su di me!
“Mi scusi!”, bisbigliai non sapendo se quella fosse la cosa giusta da fare.
Aya sorrise, evidentemente si, era la cosa giusta.
La professoressa riprese la spiegazione e fortunatamente non ebbe più la mitica idea d’interrompere il suo noiosissimo discorso su non so quale argomento che ormai continuava ad esporre da un’ora e mezza. Durante l’ultima ora, invece, avevamo chimica e il professore decise di interrogare alcuni miei compagni, quindi non mi curai neppure di quella materia. 
Giornata ideale, vero? Ero entrata in ritardo saltando le prime tre ore, ricordando solo adesso che la seconda era di fisica, mentre le altre tre erano passate nell’ozio totale. Gli altri giorni avrei fatto i salti di gioia, ma oggi mi veniva solo da piangere e urlare a squarciagola quanto fossi stupida. Uscii frettolosamente salutando tutti e oltrepassai il cancello, dopo aver scambiato quattro parole con l’incorruttibile. Avrei dovuto chiedergli il nome prima o poi. 
Prima di svoltare l’angolo vidi Akito e Fuka parlare, quasi discutere. Lui aveva lo sguardo alto, cercava di incrociare quello di lei, che invece era puntato a terra. Ripresi a camminare non volendo assistere a scene che avrebbero solo peggiorato la situazione e a passo svelto mi diressi verso casa. I marciapiedi erano vuoti e le strade poco trafficate, così in poco tempo riuscii a raggiungere la mia abitazione.

Davanti all’ingresso principale, però, era parcheggiata una moto: la sua moto. Un ragazzo, per la precisione un biondino, vi era poggiato con ancora il casco in una mano, mentre con l’altra libera si sistemava i capelli spettinati.
“Ciao!”, disse non appena mi vide, tirandosi su.
“Ciao.”, replicai cercando di scansarlo per poter entrare.
“Aspetta! Dobbiamo parlare!”, aggiunse quasi supplicandomi.
“Non ho nulla da dirti!”, controbattei cercando di non sciogliermi davanti a quegli occhi.
“Io si!”, dichiarò in un sussurro.
Era cambiato, lo sapevo, non potevo negarlo. 
Cioè prima non si sarebbe mai neppure sognato di venire fin qui per parlarmi, mai. Ed anche il girono prima, quando era venuto a casa facendomi quel discorso me lo aveva ampiamente dimostrato.  Era cambiato.
Era cresciuto, si era lasciato alle spalle parte del suo comportamento da incompreso e teppista. 
Era maturato sotto i miei occhi, sotto quelli di tutti, ma forse nessuno voleva ammetterlo, perché lui era e sarebbe rimasto per sempre quel ragazzo terribilmente misterioso.

“Cosa vuoi dirmi?”, domandai ponendo fine alle mie riflessioni.
Lui sorrise sghembo, come non faceva da tempo.
“Sapevo che alla fine mi avresti ascoltato!”, confessò.
Non mi arrabbiai, no, già lo ero abbastanza. Semplicemente risposi al suo sorriso.
“E allora muoviti prima che cambi idea!”, lo incitai per velocizzare i tempi.
“Ecco io… volevo solo dire che…”, si avvicinò a me lentamente, prendendomi il viso tra le mani.
Perceppii il mio battito cardiaco diventatare improvvisamente più veloce ed il respiro più affannato. Lui era maledettamente vicino alle mie labbra, pochi centimetri e le avrebbe sfiorate.
“Che magari…”, riprese facendosi ancora più vicino.
Aveva un buon profumo. Non era particolarmente dolce, anzi, forse non lo era affatto. Non era neppure troppo forte o intenso e sapeva di menta mista a limone.
Intrappolò con le dita una ciocca dei miei capelli che era finita sul mio naso a causa di un leggero soffio di vento e iniziò a giocarci.
“Che?”, chiesi io, deglutendo.
Forse avrei dovuto tirarmi indietro, forse avrei dovuto farlo soffrire ancora un po’, forse non avrei dovuto correre troppo, forse non era la cosa giusta da fare, forse avrei dovuto spingerlo via e tornare a casa, sta di fatto che non lo feci, non feci nulla di tutto ciò.
“Che…”, iniziò ma io lo bloccai ponendo l’indice sulle sue labbra.
Non avevo più il controllo di me stessa. La mia mente mi diceva di scappare, ma il corpo, o forse il cuore, mi impediva di farlo.
Poi lo baciai. Fu un secondo, un bacio a fior di labbra, una tentazione a cui non seppi resistere. 
Eppure se qualcuno me lo avesse raccontato io non ci avrei mai creduto. Sana Kurata aveva baciato Akito Hayama. 
Mi staccai immediatamente, scansandolo e cercando di aprire il cancello, ma lui mi bloccò per un polso e mi attirò a sé. D’istinto misi le mani sul suo petto per evitare che vi ci sbattessi. Avevo la testa bassa, così lui me la fece alzare con un dito e mi baciò. 
Questa volta però fu un bacio vero. 
Portai le mani dietro al suo collo, mentre lui poggiò le sue sui miei fianchi. Riconobbi il sapore di limone, che lui praticamente adorava, probabilmente perché aveva appena finito di bere una limonata o qualcosa comunque a base di esso. Senza sapere neppure come mi ritrovai a giocare con la sua lingua, mentre insieme alla mia si rincorrevano senza darsi pace, un po’ come me e lui in fondo. Sorrisi a qual pensiero e mi ritrassi leggermente. Presi fiato e diminuii la presa.

“Perché sorridi?”, mi chiese essendosi accorto della mia espressione ilare.
Ero felice. Anche se non c’era nulla di giusto in quello che avevamo appena fatto io ero felice, anche se non avevo certezze da parte sua. Ero felice.
“Perché sono felice!”, confessai sussurrando.
“Anche io!”, bisbigliò al mio orecchio. “Volevo farlo già da un po’!”, ammise mormorando riferendosi al bacio.
“E perché non l’hai fatto?”, continuai sempre a bassa voce.
“Avevo paura della tua reazione!”, spiegò sogghignando silenziosamente.
“Beh, ora che l'hai vista, dimmi, ti è piaciuta?”, lo provocai in un sussurro.
“Si!”, affermò lui. “Ma perché stiamo bisbigliando se ci siamo solo noi in mezzo alla strada?”, chiese alzando leggermente il tono di voce.
“Non lo so, ma mi piaceva farlo!”, dichiarai.
Sorrise sghembo, poi intrecciò le sue mani con le mie. Le mani. 
Per un attimo ripensai a Fuka, l’avevo completamente dimenticata.

Lo scansai bruscamente e chinai il capo.
“Cosa c’è?”, domandò con voce seria.
“Fuka!”, mi lasciai sfuggire prima di correre via e sbattere la porta di casa alle mie spalle. 
Non controllai neppure quale fu la sua reazione, francamente non m’interessava. Probabilmente l'avevo colto impreparato ed infatti lui, spiazzato, non era riuscito, o forse non aveva voluto, fermarmi.
Corsi in camera mia e mi buttai sul letto, con le lacrime che ormai scendevano a fiumi sul mio viso. Stava giocando anche con me, giocava con entrambe ed entrambe non riuscivamo a dirgli di no. Fuka forse non voleva ammetterlo, mentre io… non volevo crederci.

“Sana, tutto bene?”, chiese mia madre entrando in camera e chiudendo la porta alle sue spalle per evitare che Rei potesse sentire: aveva già intuito il motivo, del resto il rombo di una moto appena partita ne era la prova schiacciante.
“No, non va nulla bene!”, esclamai tra un singhiozzo e l’altro ormai in crisi.
“Piccola non fare così! Vuoi dirmi cosa è successo?”, domandò sedendosi sul letto e circondando le mie spalle con le sue braccia.
“Sono una stupida, ecco cos’è successo!”, mi lamentai nascondendo la faccia nel cuscino.
“Non dire così, sono sicura che si risolverà tutto!”, disse per consolarmi.
Apprezzavo quello che stava facendo per me, ma purtroppo quelle parole non riuscivano proprio a tranquillizzarmi.
“No, le cose non possono sistemarsi!”, ribattei asciugando un’altra lacrima.
“Ma certo che si, a tutto c’è una soluzione! Vedrai che domani tu e Akito farete pace!”, esclamò raggiante nel tentativo di farmi sorridere.
“Non abbiamo litigato!”, corressi io borbottando.
Lei rimase sorpresa, evidentemente non riusciva più a seguirmi.
“Ci siamo baciati!”, ammisi in un sussurro.
Mia madre assunse un’espressione comprensiva e tenera.
“E cosa c’è di male?”
“C’è di male che siamo amici, o meglio eravamo, e che…”, mi fermai non essendo sicura di voler continuare.
“E che?”, m’incitò, facendomi segno di proseguire, convinta che ci fosse dell'altro.
“Che lui ha il piede in due staffe!”, confessai.
Il sorriso di mia madre si spense di colpo e mi abbracciò forte trasmettendomi calore ed affetto. 
“Dovete parlare! Così non va più bene!”, disse.
Aveva ragione. Così non andava più bene.
Nel pomeriggio stetti tutto il tempo con mia madre per cercare di distrarmi. Verso le cinque iniziai a studiare con il suo aiuto e a gran sorpresa si rivelò anche brava in fisica. Almeno per quel giorno Hayama aveva avuto il buon senso di non tornare, ma, oltre al bacio, davvero un bel bacio, continuavano a tornarmi in mente anche le parole di mia madre: così non andava più bene. 

Angolo autrice

Ed eccoci alla fine anche di questo chap! Allora, chiedo ancora scusa e forse non smetterà mai di farlo!!! 
Vabbè, per quanto riguarda questo chap devo dire che non doveva nadare proprio così la storia, ma quando mi sono trovata a scrivere una cosa tira l'altra ed è uscito questo! 
I personaggi sono un pò OOC, vero? Per voi è un problmea? Forse dovvrei riguardare un pò i loro caratteri... non so! 
Il capitolo non è particolaremnte lungo e non è neppure molto felice, però le cose cominciano ad aggiustarsi! per lo meno Sana oggi è stata più fortunata!^_^
 Scusate per il ritardo, avrei dovuto postare il chap ieri e credetemi lo avrei fatto ma... 
Allora, il capitolo era pronto ma non mi convinceva, così mi sono messa a leggerlo e rileggerlo e quando finalmente ho capito che era melgio lasciarlo così è venuto mio padre e mi ha minacciata... 
Sapete cosa mi ha detto? "Se non spegni immediatamente il computer ti mando in quei centri cinesi!" XD Sorry!
Per il porssimo chap, se qualcuno è interessato a leggerlo, ovvaimente, bisognerà aspettare un po' perchè non ho scritto ancora nulla, ma ho le idee ben precise!!!:D 
Spero solo che continuerete a leggere la sotria e che vi piaccia! 
In ogni caso se dovessero esserci imprecisioni o errori non esitate a dirmelo!!! 

Passando ai ringraziamneti non posso non ricordare le dieci recensioni!!! Wow!! Chissà se un giorno riusciremo a superare questa barriera??!?!?!
Vabbè, vi concedo ancora un pò di tempo per farlo tanto prima che la storia finisca dovrò annoiarvi un altro bel pò!! :P
Ringrazio tutti coloro che hanno aggiunto la fic tra le preferite, e cioè
92titti92, a fatha, crhystal, dolcementeprincess, elli_kaulitz, Erica97, evol, fatina93, free__sky__77, Hatori, Heric e Sana per sempre, Ili91, Kula, luchia nanami, mione94, Niki_CuLLen_, sam05, Sana1991 e stefola93... grazie mille!!
Un altro grazie a chi ha aggiunto la storia tra quelle seguite, e quindi
aki96, AngelOfLove, beky, cicia123456, DenaDena, dolcementeprincess, francydenis, Geo88, giulia0209, lady_free, lucia_hp, mione94, Spagno, SunakoNakahara, turnright__ e _Haruka_, grazie anche a voi!!!
Vi adoro tutti!!!
Un ringraziamneto speciale specialissimo va a chocola92 che mi ha aggiunta tra gli autori preferiti!!! Grazie, ne sono commossa!!! Davvero!!!!^_^ Il chap è interamnete dedicato a te!!!
Ed ora rispondo alle afantestiche dieci persone che hanno avuto il coreaggio di commenatre!!!XD

92titti92: non sei tu che non capisci, sono io che sono una vecchia rimbambita!!! Scusa davvero, ho preso un brutto colpo alla testa!!!XD Vabbè dai, spero che questo chap ti sia piaciuto!! E per Fuka... aspettiamo!!!:P 1baci8!!!

fatina93: ciao! Certo che ti illumino... pratciamente ti risrcivo il pezzo a cui si riferisce.
“A volte sarebbe bello poter tornare indietro!”
“Si, ma non si può!”, commentai malinconicamente.
Ecco, Akito si riferisce al poter tornare indietro! Mi sa che non sono stata molto chiara! Vabbè, la prossima volta starò più attenta, promesso!!!:D Comunque spero che questo capitolo ti sia piaciuto! 1baci8...


stafola93: certo che conosco "Matilda sei mitica", chi non la conosce?!?! Comunque si riferisce al poter tornare indietro. Adesso trascrivo parte del dialogo...
“A volte sarebbe bello poter tornare indietro!”

“Si, ma non si può!”, commentai malinconicamente.
Spero che adesso sia tutto più chiaro e che soprattutto la storia continui a piacerti! 1baci8...

ryanforever: uff, certo che sono prorpio una frana!! Non sono riuscita a far capire a cosa si riferisse Akito a nessuno!! Uff... vabbè... Allora si riferisce al discroso che stavano facendo prima...
“A volte sarebbe bello poter tornare indietro!”
“Si, ma non si può!”, commentai malinconicamente.
Comunque per gli occhi... beh, quella è un'altra delle mie colpe!!XD Hai ragione, Akito non ha gli occhi azzurri... cono io che penso troppo aò mare!!XD Vabbè, spero che il chap sia di tuo gradimento! 1baci8...

Sana1991: grazie per i compliemti!! Sono supercontenta che ti sia piaciuto! Beh, veramente spero che ti piaccai anche questo!!!!! Grazie ancora! 1baci8...

Ili91: ed ecco il nuoco chap!! Dai che fortunatamente questa storia riesco a scriverla piuttosto velocemnete!!! Però dai, scrivi pure tu che sono curiosa!! Per la febbre... beh, io fino a quando non arriva a 39 sono peggio di un uragano!! Non mi fermo mai!!!XD Però poi quando arriva a 39 mi metto sotto le coperte e non mi smuove più nessuno!!!XD Vabbè, spero che il chap ti piaccia!!1baci8...

DenaDena: sono contenta che tu abbia deciso di commentare, mi fa davvero molto piacere! Per quanto riguarda il colore delgi occhi chiedo umilmente scusa!! Provvederò a cambiare appena possibile! Si è tarttata di una mia distrazione! Per la frase finale invece, Akito si riferiva al discorso che stavano facendo prima...
“A volte sarebbe bello poter tornare indietro!”
“Si, ma non si può!”, commentai malinconicamente.
Comunque Akito e Fuka non stanno insieme e non c'è nesusna scommessa... diciamo che ci stiamo addentrando nella parte più vera della storia, adesso si gioca con i sentimenti!!!XD *come sono cattiva!* Spero che continuerai a commentare o almeno a seguire!!! 1baci8...

trixina: eh si, mi sa che hai ragione tu! Aki è OOC.. forse dovrei inserirlo tra le note... Comunque per l'eliminazione di Fuka posso solo dirti che ci sto lavorando! Tanto ormai l'hanno capito tutti che non la sopporto neppure io! Per rispondere alla tua domanda... beh, sa e non sa... Certo ha delle supposizioni ma nessuna certezza! Diciamo pure che è un pò fessacchiotto!!!XD (concedimi il temine!!) ^_^ Vabbè, spero che il chap ti sia piaciuto!!!! 1baci8...

mione94: io ti adoro! Dopo 12 ore di viaggio torni a casa e cosa fai? Leggi la mia ff!!! Sono commossa! E soprattutto sono felice che la storia ti piaccia tanto!!! Grazie per i complimenti, davvero!!! Mi ha fatto davvero piaere rileggere una tua recensione, ammetto che mi sono mancate!!!!^_^ Spero almeno che tu ti sia divertita a fare questo viaggio!!! Beh, però sono troppo contenta che tu sia tornata!! Ok, adesso smetto di fare la sdolcinata altrimenti ti si cariano i denti ed io non lo vorrei mai!!! Spero che anche questo capitolo sia di tuo gradimento! Non smetterò mai di ringraziarti per l'inoraggiamento che mi dai... del resto dopo aver letto un commento come il tuo, come si fa a non continuare a scrivere???? Grazie!!! 1baci8...

Heric e Sana per sempre: eh si, proprio carini! E poi in questo chap c'è pure il bacio... che dici, carino anche quello??? Spero che la storia continui a piacerti!!! 1baci8...

Ok, adesso vado che mi aspetta un'altra giornata di shopping!!!^_^
A chi è arrivato fin qua giù, chiedo solo una cosa: COMMENTATE!!!!
Al prossimo chap! 1baci8...

                                                                                                                     ...bontina...

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Capitolo 11
*** SOS: pioggia, moto, montagna e chi più ne ha più ne metta! ***


Capitolo 10

Private lessons? No, thanks.

Capitolo 10
SOS: pioggia, moto, montagna e chi più ne ha più ne metta!

Mi svegliai con uno strano sorriso stampato in faccia, un sorriso che non aveva alcuna spiegazione logica. Ripensai al pomeriggio precedente e ai pochi attimi che avevo trascorso da sola con Akito. La notte mi aveva aiutata a pensare e nonostante fossi riuscita a prendere sonno solo alle cinque del mattino, a causa di tutti le riflessioni che vorticavano silenziose e prepotenti nella mia mente, mi sentivo rilassata, leggera. Mi alzai di scatto dal letto e raggiunsi il bagno. La mia immagine riflessa nello specchio era un misto tra il depresso, l’angosciato, l’allegro, il neutro e la calma, ma a me andava bene anche così. Iniziai a prepararmi con tutta tranquillità perché, avevo dimenticato di dirlo, dopo essermi addormentata mi ero svegliata solamente mezz’ora dopo in quanto ero sbadatamente caduta dal letto e a quel punto avevo ritenuto inutile continuare a cercare di dormire. Feci colazione con il mio adorato cappuccino, accompagnato da una torta con panna e nutella preparata dalla signora Patricia, già in cucina a quell’assurda ora della mattina.
“Buongiorno!”, mi salutò mentre preparava il caffè per lei.
“Buongiorno!”, ripetei io.
“Sempre più mattutina!”, commentò poi scherzando.
“Si, ultimamente io ed il letto non andiamo molto d’accordo!”, bofonchiai con la voce impastata.
“Sana, aspetti qualcuno?”, mi chiese poi di punto in bianco.
“No!”, risposi spiazzata dalla sua domanda. “Perché?”, aggiunsi poco dopo nel tentativo di capire meglio la situazione.
“Oh, niente! È che qui fuori c’è un ragazzo! Pensavo fosse per te!”, disse forse delusa dalla mia risposta negativa e dalla sincerità  indiscutibile di essa.
Probabilmente si trattava di qualche netturbino in pausa sigaretta.
Scrollai le spalle e tornai a concentrarmi sulla mia torta, addentando un altro pezzo.
“Sana!”, mi chiamò nuovamente la signora Patricia per attirare la mia attenzione.
“Si?”, esclamai in risposta, alzando istintivamente lo sguardo verso di lei, poco distante dalla finestra, coperta, eccezion fatta per il lembo tenuto alto da lei stessa, dalla tenda.
“Ne sei sicura?”, domandò con un tono di voce incerto e quasi tremante.
In un primo momento non capii a cosa si stesse riferendo, poi seguii il suo sguardo fino a collegarlo al presunto netturbino. Ancora con quella storia? Ma come poteva pensare che un mio amico venisse a trovarmi alle sei del mattino? E soprattutto com’è che rimaneva sotto la pioggia e non entrava in casa? Eh si, quella mattina pioveva e tirava anche un leggero ma gelido vento, quello capace di farti tremare non appena ne senti un soffio.
Mi alzai e feci qualche passo nella sua direzione.
“Non è possibile che quello lì sia venuto qui per me, mica tutte le persone che si fermano vicino casa nostra lo fanno per noi! Magari voleva solo ripararsi dalla pioggia!”, commentai, arrivando dietro di lei.
“Ma quel ragazzo ha un’aria familiare, e per di più non si sta coprendo, sta sotto la pioggia!”, controbatté lei.
Io, dalla mia posizione, non riuscivo ad inquadrare il netturbino, lo vedevo solo a momenti, quando riuscivo a sbilanciarmi oltre i capelli accuratamente legati, ma voluminosi della signora Patricia.
“Non è colpa mia se è un po’ tonto il netturbino!”, bofonchiai a bassa voce, più a me stessa che ad altri.
“Secondo me non è un netturbino! Guarda Sana!”, esclamò a modi ordine prima di lasciarmi la completa visuale del tonto nettur… di Akito Hayama!
Sbiancai all’istante e trattenni il respiro. Sentii il mio corpo irrigidirsi di colpo, mentre il mio cuore, al contrario, pareva aver preso la rincorsa. Ne percepivo il battito accelerato farsi sempre più frenetico e deciso. Spalancai la bocca per prendere aria, altrimenti sarei morta sul colpo.
“Lu… lu… è… Ha… ya… Haya… yama…”, balbettai senza riuscire a concludere nulla di senso compiuto.
“Si, proprio lui!”, confermò la signora Patricia tornando al mio fianco e posandomi una mano sulla spalla. “Finalmente l’hai capito!”, mormorò con un sorriso sulle labbra.
Quindi lei lo sapeva? Che l’avesse fatto di proposito a farmelo notare? Scossi la testa per liberarmi da quella idea alquanto irrazionale: la signora Patricia non era così! Ma allora perché continuava a sorridere compiaciuta con gli occhi che luccicavano?
Sospirai, adesso non era questo il principale problema. Focalizzai nuovamente la mia attenzione su Akito che in quell’istante aveva gli occhi puntati nella mia direzione. Ci osservammo per qualche secondo, poi lo vidi alzare la mano con fare insicuro, tentennante, perplesso, forse timido. Accennò ad un saluto che ricambiai ancor più incerta di lui. Akito mi sorrise, un sorriso sghembo, poi salì sulla sua moto e la fece partire: pochi istanti dopo era scomparso dalla mia vista, ma continuavo a sentire l’assordante rumore del rombo del suo mezzo. La signora Patricia aveva ripreso a parlare e farmi domande che però restarono senza risposta. Corsi dall’altro lato della casa, dietro al giardino, guidata dal rumore che pareva farsi più vicino ad ogni passo. Uscii fuori di casa tramite la porta sul retro e lo vidi scendere dalla moto e poggiarsi al cancello.
Gli sorrisi di getto, contenta di vederlo.
Ero giunta ad una decisione: lui per me era importante, forse troppo, non sarei riuscita a farne a meno, quindi avrei dovuto combattere. Se Maometto non andava dalla montagna, la montagna andava da Maometto, no? Certo, non sarebbe stata una discesa, né per me, né tanto meno per lui, ma io avevo sempre preferito le salite, perché poi, alla fine, si deve pur sempre tornare a valle.
“Ti piace la pioggia?”, mi chiese non appena fui abbastanza vicina a lui.
“Si!”, sussurrai assumendo la classica espressione da pesce lesso che tanto odiavo.
Cercai di ricompormi immediatamente, ma non ci riuscii del tutto: l’amore faceva brutti scherzi, mandava il proprio autocontrollo a farsi benedire! Mi maledissi per non essere più padrona di me stessa, in quel momento avrei fatto di tutto.
“E a te?”, riuscii a mormorare dopo qualche secondo di assoluto silenzio, colmato solo dal ticchettio continuo delle gocce di pioggia.
“Preferisco il tuo pigiama!”, ammise divertito.
Portai lo sguardo sul mio corpo e solo allora mi resi conto di non essermi ancora vestita. Indossavo un pigiama rosa con tanti orsacchiotti, intenti ognuno a svolgere un’attività diversa. Uno mangiava, uno suonava, uno giocava, uno leggeva e uno faceva il suo bisognino nel bagno.
Cercai di coprirmi il più possibile con le braccia, imbarazzata più che mai. Le mie guancie diventarono rosse, così fui costretta ad abbassare lo sguardo e puntarlo sull’erba bagnata.
“Ti vergogni?”, mi chiese semplicemente portando il suo indice sotto il mio mento, per farmelo alzare.
Per un secondo i nostri sguardi si incatenarono, poi io, ancora imbarazzata, lo spostai nel vuoto.
Nel tono di voce che aveva usato avevo quasi riscontrato una certa malinconia, il cui motivo però era per me oscuro.
“Non voglio che tu ti senta a disagio davanti a me!”, spiegò lasciando che le sue mani prendessero le mie.
“Non ho vergogna!”, bisbigliai ancora con la testa ricolta verso il basso. “È che mi imbarazzi!”, confessai in un sussurro.
Lo vidi sorridermi teneramente e sentii aumentare la presa della sua stretta.
“Allora se la metti così sono contentissimo!”, esclamò scherzando, con gli occhi che quasi brillavano, ma forse era solo la mia immaginazione.
“E perché?”, domandai non avendo capito la sua affermazione.
“Perché mi piace che la causa di certe reazioni sia il sottoscritto!”, chiarii sogghignando.
Sorrisi anch’io, abbracciandolo. Lui rimase sorpreso dal mio gesto, forse non se lo aspettava, ma poi strinse le sue braccia intorno a me, mentre con una mando giocava con in miei capelli, ormai completamente fradici.
“Adesso però non montarti la testa!”, bisbigliai contro il suo petto.
“Certo che no, vostra grazia!”, aggiunse ironicamente.
Restammo qualche secondo immobili, ad ascoltare il rumore della pioggia ed i nostri respiri irregolari che si mischiavano ai battiti frenetici dei nostri cuori, o magari solo del mio, ma mi piaceva pensare che anche lui fosse preso in questo modo da me.
“Guarda Sana! Una stella cadente!”, trillò alzando lo sguardo verso l’alto.
Ingenuamente lo imitai, ma in neppur un secondo, senza rendermene davvero conto, sentii le sue labbra premere contro le mie. Ricambiai il bacio, che questa volta oltre al sapore di limone, aveva anche quello di acqua piovana e di nutella. Un mix un po’ strano, ma dolce.
Ci staccammo solo quando fummo obbligati a riprendere fiato, ed io misi su il broncio, voltandomi di spalle ad Akito.
“E adesso cosa c’è, Kurata?”, chiese.
“C’è che non si bacia così una ragazza!”, mi lamentai borbottando.
“E come si fa?”, chiese lui con aria di sfida.
“Di certo non con un inganno!”, gli feci notare sorridendo sarcasticamente.
“Un inganno che solo con te avrebbe potuto funzionare!”, replicò accompagnando le parole con dei gesti.
“Questo non ti da il diritto di provare! E poi, sentiamo, cosa vorresti insinuare?”, dissi voltandomi verso di lui e puntandogli l’indice contro.
“Che sei ancora più bella quando ti arrabbi!”, confessò.
“Smettila di prendermi in giro!”, tuonai stufa dei suoi continui cambiamenti d’umore.
Prima eravamo amici, o persino qualcosa in più, poi mi baciava all’improvviso, non che la cosa non sia stata gradita, battibeccavamo come nostro solito ed infine mi faceva un complimento. Che il ragazzo soffrisse di personalità multipla?
“Non ti sto prendendo in  giro!”, dichiarò serio, incrociando i nostro occhi.
“Non potrei mai!”, aggiunse poco dopo.
“Lo sati facendo! Tu stai giocando con me e con Fuka!”, mormorai cercando di trattenere le lacrime.
Akito abbassò lo sguardo, per un attimo i suoi occhi si erano spenti.
“Sai, con Fuka è finita male! Le ho detto che non mi andava più bene il nostro rapporto e abbiamo litigato!”, mi raccontò.
“Ma forse è meglio così!”, concluse alzando nuovamente il capo.
“Forse è meglio che vada!”, sussurrò prima di voltarsi e lentamente avvicinarsi alla moto per mettere il casco.
“Hayama!”, lo chiamai.
Lui si voltò di scatto, attirato dall’allegria della mia voce.
“Si?”, mi incitò regalandomi un fantastico sorriso sghembo.
“Oggi non andiamo a scuola!”, proposi.
Lui ampliò ancora di più il suo sorriso.
“Va bene lunatica! Vatti a vestire che non mi va proprio di farti salire sulla mia moto con quel pigiama orrendo e le pantofole pelose!”, disse riferendosi alle mie pantofole a forma di orsacchiotto.
Corrugai le sopracciglia.
“Le mie pantofole non sono pelose! E comunque io non ci salgo su quella moto, bradipo!”, controbattei, tornando dentro casa.
“Come ti pare!”, lo sentì borbottare prima di chiudere la porta alle mie spalle.
Tornai dentro e sgattaiolai senza farmi notare dalla signora Patricia, che altrimenti avrebbe iniziato una delle sue prediche di cui si conosce l’inizio ma non la fine, e salii in camera mia, cercando di non imbrattare troppo il pavimento con l’acqua che colava dappertutto.
Spalancai le ante dell’armadio, in cerca di qualcosa di adatto da mettere. Provai esattamente tre jeans, quattro pantaloni, tre gonne, due shorts, che avrei naturalmente messo con le calze, e cinque vestitini: risultato? Non avevo trovato nulla che mi convincesse ed il tempo continuava a scorrere inesorabilmente. Inizia a pensare più razionalmente. Non sapevo dove sarei stata, quindi per assicurarmi la praticità esclusi gonne e vestiti. Pioveva, e ciò bastava anche per eliminare dalla lista i pantaloncini. Così optai per un jeans stretto sotto, in modo che non si bagnasse ad ogni passo. Presi una camicia e un leggero maglioncino e mi affrettai ad indossarli. Non erano male, e per di più mi tenevano calda. Afferrai l’impermeabile mentre tornavo in bagno. Distratta com’ero mi ero dimenticata di pettinarmi! Presi lo zaino, giusto par fare scena, e ci infilai dentro qualche libro. Alla fine, dopo tre quarti d’ora abbondanti, tre quarti e non un’ora, precisai mentalmente, misi nuovamente piede fuori casa, dopo aver frettolosamente salutato mia madre che si era svegliata durante la mia lunga preparazione e aver giustificato il largo anticipo con un sorriso più che ampio.
Pioveva ancora e Akito era esattamente fermo nel punto in cui l’avevo lasciato, naturalmente sotto l’acqua: che tonto netturbino!
“Ormai ti davo per dispersa!”, scherzò non appena mi vide.
“Ammetto che speravo di non ritrovarti!”, ribattei a tono anche se le mie speranze erano ben diverse!
“Davvero?”, chiese conferma ad una spanna dal mio viso, ormai già troppo vicini.
Sorrisi, adesso ero io a voler giocare un po’.
“Dove andiamo?”, domandai arretrando di poco.
“Dove vuole, vostra grazia! Ecco il casco!”, disse porgendomi un coso nero.
Che? Io salire su una moto? Ma era uscito pazzo o cosa?
Deglutii.
“Bello scherzo! Dai, andiamo a piedi, ho pure preso l’ombrello!”, cercai di dire sembrando divertita, ma in realtà ero terrificata.
“Ti fidi di me?”, mi chiese bloccandomi per un polso.
“Si!”, mormorai persa tra le sue iridi ambrate.
Akito sorrise, poi montò in sella con il casco già ben legato.
“Forza, salta su!”, esclamò.
Ceraci di farmi coraggio e, un po’ titubante, lo imitai. Del resto se fossi morta io sarebbe morto pure lui. Che consolazione!
Legai le braccia intorno alla sua vita e mi appoggiai alla sua schiena, stringendolo forte a me. Chiusi gli occhi.
“Kurata! Non vorrai mica stritolarmi!”, mi rimproverò lui. “E poi non siamo ancora partiti!”, disse.
Diventai rossa per l’imbarazzo, per la seconda volta in poche ore quel ragazzo mi aveva messa in soggezione. Sbuffai.
“Non è colpa mia se ho paura!”, borbottai, ma mi zittii all’istante, sentendo il motore della moto accendersi: eravamo partiti.
Per tutto il viaggio, a mio parere interminabile, tenni gli occhi serrati, troppo spaventata per cercare anche solo di sbirciare. Tuttavia il contatto con Hayama m’infondeva una certa tranquillità, una pace interna che cercava d’impossessarsi del mio corpo, e pareva pure riuscirci, ma non appena aumentava la velocità, o curvava troppo bruscamente, tornavo a tremare come una foglia.
“Guarda che adesso siamo arrivati! Poi pure staccarti! Sai, tra poco non respiro più!”, disse.
Aprii gli occhi, notando che Hayama aveva il viso voltato nella mia direzione, mentre da sotto il casco era possibile intravedere un sorriso beffardo.
Possibile che dovesse essere sempre così simpatico?
Scesi dalla moto e cercai di slacciare quell’odioso aggeggio che avevo in testa.
“Così finirai per romperlo!”, mi rimproverò lui.
“Sai quanto me ne frega! Tanto poi tocca a te ricomprarlo!”, bofonchiai con lo sguardo fisso sul laccetto.
Lui si avvicinò a me e mi aiutò a disfarmi del casco.
“Fatto!”, aggiunse dopo pochi secondi. “Non ci voleva molto!”, continuò per beffeggiarsi un po’ di me.
“Infatti, solo un tonto netturbino come te, e per di più anche bradipo poteva fare una cosa del genere!”, mugugnai a bassa voce.
“Cosa?”, chiese Hayama curioso, non avendo ben capito a cosa mi stessi riferendo e soprattutto il perché di quegli strani commenti.
“Niente!”, risposi per lasciar cadere il discorso. “Piuttosto dove diamine mi hai portata?”, domandai non avendo riconosciuto il posto.
“Sempre la solita miss gentilezza!”, ridacchiò. “Ti ho portata fuori città!”, annunciò soddisfatto.
“A me invece pare che tu mi abbia portata in cima ad una montagna!”, controbattei guardandomi intorno.
Gli alberi, le pecore, i pini, gli abeti, una baita… o cavolo: l’incubo di Peter e Heidi! Strabuzzai gli occhi, poi cercai di respirare lentamente la fresca aria del posto nel tentativo di riacquistare lucidità.
“Tutto bene?”, disse Hayama andandosi a sedere su una panca di legno vicino ad un tavolo da pic-nic.
“Mai stata meglio!”, brontolai, incrociando le dita: di certo non volevo che quella giornata terminasse come l’incubo.
Fortunatamente aveva smesso di piovere e oltre la coltre di nubi s’intravedeva qualche bagliore di luce. Mi sedetti sull’altra panca e appoggiai i gomiti sul tavolo.
“Cosa siamo?”, domandai senza indugiare oltre sul dubbio che ormai mi attanagliava.
Lui storse gli occhi, poi si decise a rispondermi.
“Due adolescenti?!”, la sua non mi sembrò una vera e propria affermazione e per di più non aveva neppure capito a cosa mi stessi riferendo.
“Hayama, cosa siamo io e te?”, ripetei, sperando di essere stata più chiara.
“In che senso?”, replicò con aria ingenua.
“In quale senso Hayama? Ne esiste uno solo di senso!”, borbottai infastidita dal fatto che lui non capisse, o che forse stesse facendo finta di non capire. Fino a prova contraria ero io quella lenta a comprendere questo genere di cose, non lui!
“Ah, quel senso!”, esclamò annuendo. “Beh, non lo so!”, aggiunse. “Tu cosa vorresti che fossimo?”, mi chiese avvicinandosi pericolosamente alle mie labbra.
“Potrei risponderti qualche cosa tu vuoi che noi fossimo!”, lo provocai sorridendo per nascondere l’eccitazione, anche se ormai non ero più sicura di saperla gestire.
Chinò il capo, osservando una piccola incisione fatta sul tavolo di legno. Non voleva sbilanciarsi troppo, non lui.
Salii sul tavolo di legno, ormai più che decisa a fare una pazzia.
“Akito Hayama, per una buona volta puoi dirmi cosa diamine siamo io e te?”, urlai attirando l’attenzione delle poche persone che c’erano in quell’angolo sperduto di montagna.
Lui rimase in silenzio.
“Bene, non vuoi dirmelo! Allora te lo dirò io, bradipo!”, annunciai.
Respirai, poi mi concentrai sui suoi occhi.
“Mi sono innamorata di te!”, gridai prima di abbassare la testa, rossa dalla vergogna.
Quelle poche parole mi erano uscite con estrema semplicità, forse perché dannatamente vere. Non ero riuscita a trattenermi, forse davvero il mio corpo era gestito da forze esterne, e un girono avrei dovuto ringraziarle.
Lui mi sorrise dolcemente, poi si mise in piedi sulla panca.
“Non ho capito!”, sussurrò.
“Peccato, non lo ripeterò due volte!”, affermai.
Una era già troppo. Ero stata sincera, mi ero dichiarata a lui. Senza un discorso pronto, senza aver stabilito prima un dove e un quando, era successo così, all’improvviso. Gli avevo detto ciò che provavo per lui in piedi su un tavolo in aperta montagna, senza curarmi delle pecore che belavano e dei pastori curiosi. E lui stava lì a fissarmi, senza dirmi nulla, senza darmi una conferma ma senza neppure rifiutarmi, e nonostante ciò mi sentivo meglio.
“Ridillo!”, mi supplicò.
“Mi sono innamorata di te!”, bisbigliai prima di perdermi completamente nelle sue iridi dorate.
“Sana Kurata sei la donna più pazza del mondo!”, trillò lui, scompigliandomi amorevolmente i capelli.
“E perché mai?”, controbattei alzando un po’ il tono di voce.
Adesso era arrivato il momento della sua risposta. Sentii le gambe farsi più deboli e tremanti, ma dovevo reggere, dovevo aspettare ancora qualche secondo.
“Perché ti sei innamorata di un bradipo, e perché il bradipo si è innamorato della lunatica!”, m’informò prima di baciarmi.
Avevo il cuore a mille. Le sue parole continuavano a rimbombare nella mia testa. La lunatica ero io, vero?
“La lunatica sono io , vero?”, gli chiesi tra un bacio e l’altro.
“Purtroppo sei l’unica con questa caratteristica che conosco!”, ammise lui posando un altro bacio sulle mie labbra.
“Allora provvederò a tenertele ben lontane le tipe lunatiche!”, scherzai.
“Ed io ti proteggerò dai bradipi!”, aggiunse lui.
“Ehi, allora mettiti subito a lavoro! Ce n’è uno che mi sta risucchiando le labbra!”, esclamai divertita.
Sorrise anche lui.
“Se è questo che vuoi allora niente più baci!”, dichiarò allontanandosi e scendendo dalla panca.
D’istinto misi il broncio, poi anch’io scesi dal tavolo e lo seguii poco lontano, nei pressi di una quercia.
“Se vuoi faccio un’eccezione per il mio… ragazzo?”, domandai, ma la domanda non era sull’eccezione, bensì sul ragazzo.
“Credo che il tuo ragazzo ne sarebbe contento!”, rispose ironicamente.
Per un attimo rimasi spiazzata. Il timore che si stesse riferendo a qualcun altro fece breccia nella mia mente. Di colpo sentii il viso assumere un’espressione sempre più triste e scoraggiata, oltre che amareggiata e delusa.
“Ehi, stiamo insieme appena da due minuti e già te ne sei pentita?”, sussurrò Hayama avvolgendomi la vita con il suo braccio.
Inutile dire che il mio umore cambiò un'altra vota in modo radicale, solo grazie a quella piccola ed insignificante frase che aveva appena pronunciato il mio ragazzo. Mi persi a pensare su quanto bella fosse questa parola se ricollegata ad Hayama. Forse stavo esagerando, ma non riuscii mai a pentirmi di nulla, perché l’avevo vissuto con il cuore.
Passammo tutta la mattinata sdraiati sull’erba bagnata sotto la flebile luce del Sole che giocava a nascondino con le nuvole. Akito mi obbligò anche ad aprire il libro di fisica, che lui aveva stranamente con sé, del resto io non ero il tipo che portava certi libri in borsa! Così mi aiutò a ripetere gli argomenti che il pomeriggio precedente mi aveva spiegato mia madre, ma ora, esposti da lui sembravano molto più facili. Verso ora di pranzo lo obbligai, perché convincerlo sarebbe stato impossibile, a riportarmi a casa, non volendo che si sapesse della mia assenza scolastica: Rei sarebbe di certo impazzito! Così, dopo varie discussioni e la promessa di non superare gli ottanta chilometri orari, salimmo sulla moto e tornammo in città, dove pioveva ancora, o forse aveva da poco ricominciato, visto che le strade non sembravano completamente bagnate, o almeno non quelle nei pressi dei semafori rossi: unico momento in cui riuscivo a tenere aperti gli occhi.
Arrivati davanti casa mia mi affrettai a scendere e, dopo essermi assicurata che non ci fosse nessuno in giro, lo baciai a fior di labbra, sorridendogli.
“Ci vediamo domani!”, aggiunsi salutandolo.
“A domani mia lunatica!”, sogghignò lui.
Corsi frettolosamente in casa per evitare di bagnarmi ancora di più, ma prima di raggiungere le scale fui fermata da mia madre.
“Sana! E meno male che ieri hai detto che le cose non si sarebbero sistemate tanto alla svelta!”, mi canzonò con un sorriso pieno di doppi sensi stampato in faccia.
“Mi sono sbagliata!”, mi giustificai.
“Giusto per la cronaca, il tuo ragazzo è proprio un bel ragazzo!”, commentò annuendo.
“Ehi, è mio!”, la rimproverai scherzando.
Lei mi sorrise.
“Vai a farti una doccia e dopo portami il tuo libretto scolastico, questa volta voglio firmare io!”.
Le corsi incontro e l’abbracciai forte: mia madre era una grande, anche se sapeva sempre ed inspiegabilmente tutto!
“Grazie mamma!”, bisbigliai tra i suoi capelli.
“Oh, muoviti rossa! Prima che torni Rei!”, mi consigliò.
Feci come mi aveva detto e mi catapultai in bagno: mi piaceva la mia vita, era perfetta, o almeno credevo fosse tale.     



Angolo autrice

Eheh... pensavate di esservi liberati di me?? Beh, rieccomi qui!!!
Spero che il chap non vi sia parso troppo dolce... non vorrei che vi si fossero cariati i denti!!!Ci tengo alle mie lettrici!! *anche lettori se ci sono!!*
Comunque... o mamma che caldo!! Ultimamente è un casino!
Ho dovuto iniziare a fare i compiti... uff, che brutta cosa la scuola, e non è neppure iniziata!
Però adesso va un pò meglio... mi è rimasto solo il diario quotidiano di francese *l'ultima volta che l'ho aggiornato è stato il lontano, anzi, lontanissimo, 5 luglio* e tutta la parte di inglese... o povera me!!XD
Ok, smetto di dire cose che sicuramente non vi interessano!
Mi scuso per non aver recensito nessuna storia, ma tranquille, recupererò alla svelta!
 Ringrazio tutti coloro che hanno aggiunto la fic tra le preferite, e cioè

92titti92, a fatha, crhystal, dolcementeprincess, elli_kaulitz, Erica97, evol, fatina93, free__sky__77, guid, Heric e Sana per sempre, Ili91, Kula, luchia nanami, mione94, Niki_CuLLen_, sam05, Sana1991 e stefola93... grazie mille!!
Un altro grazie a chi ha aggiunto la storia tra quelle seguite, e quindi
aki96, AngelOfLove, beky, cicia123456, DenaDena, dolcementeprincess, francydenis, Geo88, giulia0209, guid, Hatori, lady_free, lucia_hp, mione94, salf, Spagno, SunakoNakahara, turnright__ e _Haruka_, grazie anche a voi!!!
Vi adoro tutti!!!
Ed ora passo alle risposte delle recensioni!!!

DenaDena: eh si, Fuka darà ancora dle filo da torcere! Ops, non dovevo dirlo... sto anticipando così... vabbè, ormai ho scritto e non mi va di cancellare!!XD Spero che questo chap, piuttosto tranquillo e dolce, ti sia piaciuto... Ah, grazie anche per l'altra recensione!!! Davvero, ma ha fatto davvero piacere vedere che hai letto altro scritto da me!!!:D Ok, adesso basta altriemnti mi monto la testa!!! Al prossimo chap! 1baci8...

92titti92: ed ecco il nuovo chap!!! Tutto da leggere con un bel gelato al cioccolato in mano! Giusto per dire che la dolcezza non era abbastanza!!!XD Spero ti sia piaciuto! 1baci8...

fatina93: come hai detto le cose prima o poi si aggisteranno! Ed infatti...!!! Certo, manca ancora un pò alla fine... diciamo che è ancora piuttosto lontana, quindi la situazione potrebbe ancora cambiare... chi lo sa!!!XD Spero comunque che continuerai a leggere! 1baci8...

Ili91: sono contenta che i personaggi ti piacciano così!! In fondo piacciono anche a me! Comunque... devo assolutamente andare a leggere la tua ff!! Mi sa che sono rimasta un pò indietro!! Chiedo umilmente perdono!! E prometto che commento il prima possibile! Appena trovo un attimo per leggere il capitolo!!! Comunque, spero che questo chap ti sia piaciuto!!! 1baci8...

ryanforever: ho letto talmente tanto volte il nono capitolo che ormai non mi accorgevo neppure più degli errori!! Assurdo! Comunque, hai visto?? Ti ho portato Sana e Akito in montagna!! Sono venuti a trovarti!! Ma che dolci che sono!!! E finalmente Sana si è decisa a parlare! Ci voleva proprio!! Spero che il chap ti sia piaciuto e che le vacanze, ormai finite, siano andate bene!! 1baci8...

mione94: tesoro!! Che bello leggere un'altra tua recensione!!!^_^ Eheh... hai visto cosa ho combinato?? Finalmente un pò di pace e tranquillità!! Grazie mille per i complimenti e come hai detto tu Aki e Sana sono cresciuti!! Eh si!! Piccoli uomini diventano grandi!!!XD Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto e spero che quando tornerai ne troverai pure il seguito!!! Però per ora non assicuro niente!!! Divertiti in vacanza!!!1baci8...

delichan123: respira.. respira ancora! Dai che lo sgabuzzino in fondo è accogliente... vero??? Ok, inutile che io cerchi di far sebrare le cose diverse dalla realtà... lo sgabuzzino rimane sgabuzzino!!!XD Però dai, magari tra i piatti ce n'è uno pieno e pulito...!!! Vabbè, dai, spero che il chap ti sia piaciuto!!! Buone vacanze!!! 1baci8...

trixina: sisi... allora per quanto riguarda Fuka e Akito... beh, l'ha detto lo stesso Akito... hanno litigato! Per Aya... diciamo che lei non vivendo in prima persona questi eventi ne ha un quadro più generale ed amplio... e comunque la risposta è si! Non le piace affatto il comportamento che Akito aveva con Sana e Fuka, ma non l'ha voluto dire troppo apertamente non sapendo ciò che incvece sapesse Sana... spero di essermi spiegata!! Ok, ti è piaciuto questo chap??? 1baci8...

Heric e Sana per sempre: grazie per la stupenda recensione!! Per un attimo ho pensato che tu avessi sbagliato ad inserirla per tutte le bellissime cose che ahi detto!!! Grazie mille!! Ed ecco che in questo capitolo Fuka non c'è!! E meno male!!! Altrimenti avrebbe rovinato tutto!! Però chi non muore si rivede!!! Vabbè... grazie ancora! 1baci8...

Grazie anche a chi ha solo letto! Al prossimo capitolo! 1baci8...
                                                                              ....bontina... 



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Capitolo 12
*** SOS: vuoi dormire? Dormiamo! ***


Capitolo 11

Private lessons? No, thanks.

Capitolo 11
SOS: vuoi dormire? Dormiamo!

 

Venerdì mattina. Si, quel venerdì fu senza alcun dubbio il risveglio migliore di tutta la mia vita sino ad allora.
Mi svegliai ancora con il sorriso sulle labbra. Non ruppi la sveglia che mia madre aveva finalmente ricomprato e non protestai per rimanere a poltrire sotto le coperte.
Mi preparai con tutta tranquillità, cercando di mascherare, quando nei paraggi c’era Rei, l’espressione da pesce lesso che mia madre mi faceva notare di continuo.
“Sana, cos’ hai? Sembra che tu sia perennemente distratta!”, dichiarò non appena mi vide entrare in cucina.
La fulminai con lo sguardo, infastidita e seccata dal suo comportamento, a volte troppo puerile.
Rei si avvicinò immediatamente a me e poggiò la mano sulla mia fronte, forse per controllarne la temperatura.
“La febbre assassina!”, esclamò indignato puntando l’indice contro mia madre. “Morirà!”, aggiunse poco dopo con lo sguardo terrificato.
Mia madre scoppiò a ridere a crepapelle, mentre la signora Patricia cercava di contenersi.
“Rei, non esagerare, Sana non ha la febbre, il suo è un altro tipo di malattia!”, confessò smettendo d’impastare.
L’uomo, che nel frattempo mi aveva stritolata in un abbraccio, si voltò verso di lei, aspettando che continuasse.
E adesso cosa gli avremmo detto? Possibile che nessuno in questa casa fosse in grado di farsi gli affaracci propri?
“Io devo andare!”, provai a dire nel tentativo di dileguarmi.
“Ferma qui, signorina!”, controbatté Rei con tono canzonatorio, mentre mi fermava stringendomi il polso. “Di che malattia si tratta?”, domandò poi.
“Ecco, vedi, in realtà si tratta di… cioè, non è una vera malattia, è, ecco…”, balbettai gesticolando in modo frenetico con le mani.
“Amore”, sospirò mia madre.
Ci fu un attimo di completo silenzio, anzi, di disumano silenzio. Trattenni il respiro e uno ad uno osservai tutti i presenti. Mama, seduta su una sedia, sorrideva in modo comprensivo, la signora Patricia era rimasta in piedi, con la fronte corrugata, forse sorpresa dal fatto che l’avessi già ammesso, mentre Rei era sbiancato. Si era pietrificato all’istante.
“Cosa? Credo di non aver capito.”, aggiunse con voce flebile.
“Hai capito benissimo!”, sussurrai abbassando il capo.
Lui sgranò gli occhi.
“Dov’è quel disgraziato? Dov’è? Io l’ammazzo! Lo uccido! Lo strangolo con le mie mani! Datemi un martello!”, tuonò iniziando a correre da un lato all’altro della stanza.
“Che cosa ci vuoi fare?”, gli chiese mia madre a metà tra il divertito e il preoccupato.
“Glielo voglio dare in testa!”, dichiarò minaccioso.
Mama e la signora Patricia si misero a ridacchiare, mentre io iniziai a rincorrere Rei nel tentativo di calmarlo.
“Rei, ti prego! Non ammazzare nessuno! Non è il caso!”, lo supplicai aggrappandomi al suo braccio.
“Dov’è? Dov’è?”, continuava a chiedere facendo finta di non sentirmi.
“Se proprio lo vuoi sapere è seduto sulla sua moto qui fuori!”, lo informò mia madre.
“Che cosa?”, gridammo all’unisono io e l’uomo con gli occhiali da sole.
Guardai oltre la finestra e lo vidi. Aveva i capelli biondi che gli ricadevano spettinati sulla fronte. Gli occhi ambrati fissi a terra e le braccia tese per sorreggere il suo peso. Era appoggiato alla moto che aveva parcheggiato davanti al cancello. Il suo zaino era stato distrattamente poggiato sull’asfalto. Giocava con un portachiavi, rigirandoselo tra le dita, forse per ingannare il tempo. Mi stava aspettando.
Sorrisi istintivamente, iniziando a correre verso la porta.
“Ferma qui!”, ordinò nuovamente Rei. “Voglio conoscerlo!”, esclamò.
Voleva conoscerlo? Che fosse diventato matto all’improvviso?
Incrociai gli occhi di mia madre, supplicandola con lo sguardo di aiutarmi. Lei fece un sorriso beffardo, poi si voltò verso l’uomo.
“Che bella idea!”, concordò. “Magari domani sera puoi invitarlo a cena!”, propose.
Ma lei da che parte stava? Di solito le mamma non erano quelle che entravano in aiuto dei propri figli sempre e comunque? E allora perché solo la mia non era così?
Sbuffai.
“Forse è troppo presto!”, mi lamentai nel tentativo di convincere tutti a cambiare idea.
“Punti di vista! Domani sera alle sette e mezza qui!”, concluse mia madre.
“Ciao piccola, buona giornata!”, disse poi salutandomi con un veloce bacio sulla guancia.
“Rei, andiamo, che è tardi!”, lo chiamò dal corridoio.
Rei la raggiunse ed insieme uscirono, fortunatamente senza uccidere il mio Akito. Sorrisi al pensiero: finalmente era mio.
“Sana, Akito mangia tutto?”, mi chiese la signora Patricia, distraendomi dai miei pensieri.
“Si, mangia tutto, ma adora il sushi! Perché?”, le risposi facendole una domanda a mia volta.
“Perché vorrei andare stesso stamattina a fare la spesa per la cena di domani!”, affermò convinta.
“Ah!”, fu l’unico suono che riuscii ad emettere.
Ci si metteva pure lei? Si.
“Adesso è meglio che vai! Il tuo ragazzo ti sta aspettando! E prendi la giustifica! Tua madre mi ha detto di dartela!”, disse porgendomi il libretto che evidentemente avevano furtivamente preso dal mio cassetto.
“Grazie!”, esclamai afferrandolo, non avevo tempo per ribadirle il concetto di privacy. “A dopo!”, la salutai afferrando zaino e giubbino per poi uscire a passo svelto.
Non appena mi vide, Hayama alzò lo sguardo per farlo incontrare con il mio.
Rimase appoggiato alla moto e attese che io mi avvicinassi.
Feci qualche passo, leggermente a disagio, poi poggiai anch’io una mano sulla sella della moto.
“Buongiorno!”, mi sussurrò prima di posare un leggere bacio sulle mie labbra.
“Buongiorno!”, ripetei io.
“Pronta per la scuola?”, mi chiese prendendo i caschi.
“Preferirei di no, ma si!”, ammisi sorridendo.
Lui m’infilò il casco, che ormai avrei potuto definire mio, poi lo mise anche lui.
“Mi raccomando, polpo! Non scollarti!”, scherzò prima di partire a tutta velocità.
Io seguii alla lettera le sue indicazioni e per tutto il tragitto mi mantenni ben salda alla sua schiena, lasciandomi cullare dall’odore di limone e dall’aria fresca di una città che si stava svegliando.
“Ehi, lunatica, siamo arrivati!”, mormorò Akito parcheggiando nei pressi della scuola.
Scesi immediatamente dalla moto e gli diedi il casco, che fortunatamente riuscii a slacciare senza troppi problemi.
“Vedo che hai imparato!”, notò lui sorridendomi sghembo.
E che sorriso!
“Si, alla fine non era difficile!”, commentai io.
Lui afferrò la mia mano e la strinsi e forte, poi a passo svelto e deciso si avviò con me al seguito verso l’ingresso.
“Buongiorno signorina!”, mi salutò l’incorruttibile.
“Buongiorno!”, replicai per la prima volta entusiasta davvero.
L’uomo mi lanciò uno sguardo d’intesa che non sfuggì alla vista del mio ragazzo, il quale mi strinse ancora di più a lui.
“Spero che oggi sia stata tua madre a firmare!”, aggiunse riferendosi alla firma falsa che aveva scoperto.
“Lei in persona!”, lo rassicurai col sorriso sulle labbra.
“Sai, ieri ti ho aspettata fino alle nove, ma non sei venuta! Mi sono preoccupato!”, confessò.
Un altro giorno probabilmente, o forse di sicuro, gli avrei risposto male, ma quel venerdì era davvero un giorno speciale.
“Mi scusi, la prossima volta provvederò ad avvisarla!”, dichiarai sarcasticamente.
“Ehi, dammi del tu! Mi fai sentire vecchio così!”, mi rimproverò lui.
Come se fosse giovane! Aveva più di cinquant’anni l’incorruttibile “ti faccio entrare solo adesso che so di averti rovinato la giornata” ed ora anche improvvisamente giovane.
“Va bene!”, concordai io sorridendo, tralasciando questi dettagli.
Akito sembrava a disagio, o forse era solo irritato dalla situazione che si era creata.
“Noi andiamo! Ciao!”, lo salutai allontanandomi.
Lui ricambiò con un cenno della mano, poi tornò al suo lavoro.
“E quello chi diavolo è?”, mi domandò il mio ragazzo.
Eh si, ormai ogni occasione era buona per definirlo tale.
“Nessuno, un amico, forse!”, spiegai io, rimanendo sul vago. “Piuttosto, sei sicuro?”, gli chiesi riferendomi alle nostre mani ancora intrecciate.
“Al cento per cento!”, confermò lui lasciandomi un bacio sulla guancia.
 Appena varcammo il cancello tutti gli studenti si voltarono nella nostra direzione, incuriositi dal nostro arrivo.
Eravamo insieme, mano nella mano, con i caschi ancora appesi ai gomiti e un sorriso ebete stampato in faccia.
Cosa avrebbero potuto pensare?
Non me ne fregava un bel niente.
Mi avvicinai ancora di più ad Akito e raggiunsi il portone d’ingresso.
“Ehi Sana!”, urlò Aya vedendomi.
Come se l’attenzione non fosse già focalizzata tutta su di me!
Mi corse incontro e mi abbracciò forte, cos’ fui costretta a lasciare la mano del mio ragazzo.
“Ma che fine hai fatto? Ho pure provato a chiamarti, ma niente!”
“Sono stata impegnata!”, chiarii lanciando uno sguardo ad Akito che si era avvicinato a Tsuyoshi.
“Con Hayama?”, mi domandò la mia migliore amica nel tentativo di arrivare subito al sodo.
Arrossi immediatamente ed iniziai a balbettare qualcosa d’incomprensibile.
“Guarda che lo sapevo! Cioè, credo che tutti sappiano che voi due state insieme!”, disse nel vano tentativo di tranquillizzarmi.
“Che cosa?”, chiesi sgranando gli occhi.
“Sana, dopo le urla di Akito e Fuka due giorni fa… ormai la storia è diventata di dominio pubblico!”, m’informò con tono ovvio, troppo ovvio per i miei gusti.
“Davvero? E cosa si sarebbero detti?”.
Orami ero curiosa. Quel giorno, quello della presunta litigata, io ero tornata subito a casa, onde evitare di assistere agli spettacoli del biondo con Fuka.
“La domanda esatta sarebbe cosa non si sono detti!”, mi corresse Aya annuendo e piegando le labbra. “Praticamente lui ha messo fine alla loro sottospecie di relazione e lei ha cominciato a chiedere il perché. Così è venuto fuori il tuo nome e Fuka ha iniziato a gridare di tutto e di più, non tralasciando le cattiverie sul tuo conto, ma tranquilla, il tuo principe azzurro ti ha difesa in gran stile!”, mi raccontò a bassa voce per evitare che altri potessero sentire i nostri discorsi.
Dai suoi occhi potevo capire quanto anche lei fosse elettrizzata ed euforica. Eravamo in due!
“Ciao Sana!”, mi salutò poi Tsuyoshi avvicinandosi al suo pasticcino dolce dolce.
“Tsu! Mi sei mancato!”, dissi sorridendo.
“Anche tu! Soprattutto perché dato che tu non c’eri il professore di fisica ha voluto interrogare me!”,  borbottò corrugando le sopracciglia.
Scoppiai a ridere, divertita dalla sua espressione.
“Sembri una rana quando ridi!”, commentò Hayama.    
“Beh, almeno io lo sembro solo quando rido! Tu invece lo sei sempre!”, ribattei incrociando le braccia al petto.
“Strano che tu ti sia fidanzata con una rana!”, replicò.
“Io, piuttosto, direi strano che la rana si sia fidanzata con te, Kurata!”, controbatté il professore di fisica.
Il professore di fisica? E da dove era spuntato fuori? Perché continuava ad apparire nei momenti meno opportuni con le sue stupide battutine degne di una gallina senza cervello?
“Ma buongiorno professore!”, lo salutai ironicamente., palesemente irritata.
“Ma buongiorno a te, Kurata! Sfortunatamente noto che oggi hai deciso di venire a scuola! Peccato, un altro giorno di assenza mi avrebbe fatto senza dubbio piacere, ma non preoccuparti, per me va bene anche così! Piuttosto, ho pensato di farti un regalino per darti il bentornata! Oggi interrogazione!”, annunciò sadico.
In un certo senso me l’aspettavo, anche se fino alla fine avevo sperato che non sarebbe successo.
“Che bel regalo!”, borbottai. “Magari fossero tutti come lei, prof!”, commentai ironicamente.
“Lo so Kurata, lo so!”, concordò lui divertito. “Vado a preparare le domande per metterti in difficoltà!”, confessò annunciando il suo imminente spostamento.
“Certo, non sia mai che io riesca a rispondere correttamente a più di tre domande!”, mugugnai imbronciata.
“Esatto Kurata! Com’è che ora riesci a comprendere qualcosa? Non è che la rana che dice di essere tua fidanzata è pure più intelligente di te e ti sta risollevando dal baratro dell’ignoranza?”, mi provocò alzando un sopracciglio.
Adesso anche le rane erano diventate più intelligenti di me? Certo se la rana in questione era Akito, forse e solo forse, la risposta sarebbe stata affermativa. Ma solo perché ultimamente lui si applicava in po’ in più.
“Professore credo che questo sai quasi un insulto!”, constatai assumendo un’espressione seria e ferma.
“Appunto Kurata, credere non è essere!”, concluse prima di voltarsi e sparire dietro un corridoio.
Sbuffai. Ma dove erano finiti quei bravi professori imparziali con tutti? Credere non è essere. Ed essere non significava non potergli spaccare una pietra in testa!
“E brava la fidanzata della rana!”, mi canzonò Aya.
“Io non sono una rana!”, si lagnò Akito.
“Oh, lascia perdere Hayama! In fondo non è male come somiglianza!”, scherzò Tsuyoshi.
Ci recammo in classe, ancora sotto lo sguardo curioso dei ragazzi ed invidioso delle ragazze, e raggiunta la meta occupammo i nostri posti.
Fuka non c'era, il suo banco era vuoto.
La professoressa di inglese entrò poco dopo, dando inizio alla lezione.
Certo avere il mio ragazzo a pochi metri di distanza non era esattamente un buon metodo per rimanere concentrata sulla spiegazione in lingua dell’insegnante. Ciò che ne conseguì, quindi, fu un attento e minuzioso studio non degli argomenti proposti dai voluminosi libri di testo, ma della figure muscolosa e sfacciata del mio.. ragazzo!
I suoi muscoli erano rilassati, riuscivo a scorgerlo con la coda degli occhi. Aveva la testa bassa, forse stava leggendo degli appunti o magari una rivista. Aveva le cuffie dell’i-pod, il mio i-pod, nelle orecchie e probabilmente non si era neppure accorto del fatto che lo stessi fissando senza alcun ritegno.
“Signorina Kurata! Ha smesso di fare la radiografia al signor Hayama?!”, mi rimproverò la professoressa.
Per fortuna Akito parve non accorgersi neppure di questo, tuttavia ciò non bastò ad evitare l’imbarazzo. Chinai bruscamente il capo, mentre cercavo di nasconderlo tra i capelli. Sentii i miei compagni sghignazzare palesemente divertiti, per cosa poi? Non era forse capitato anche a loro di trovarsi in situazioni del genere? E allora perché adesso non si comportavano da persone mature?
Vidi Akito alzare lo sguardo ed incrociarlo con il mio. Mi sorrise, forse un po’ beffardo, ma tralasciai quel particolare.
“Professoressa la perdoni! Sa, non è abituata ad avere un fidanzato tanto bello!”, commentò Hayama.
Spalancai gli occhi per l’assurdità che aveva appena detto: ma come diavolo si era permesso di dire una cosa del genere?
I mie compagni di classe ormai ridevano a crepapelle. Aya afferrò la mia mano e la strinse forte.
“Ragazzi, basta ridere!”, richiamò tutti all’ordine la professoressa.
“Kurata e Hayama fuori!”, sibilò a denti stretti.
La fissai per qualche istante, non avendo capito cosa avesse detto.
“Cosa? E perché mai? Non ho fatto nulla!”, mi lamentai non appena ricollegai il cervello.
“Kurata non peggiorare la situazione! Ho detto fuori!”, m’intimò con sguardo truce.
Mi alzai e lentamente uscii dall’aula, seguita da Hayama che con aria spavalda sbatté teatralmente la porta alle sue spalle.
“Sei un cretino!”, lo rimproverai continuando a camminare.
“Oh, tu di certo lo sei di più!”, replicò lui sedendosi per terra. “Dove vai?”, mi chiese vedendo che ero quasi arrivata alla fine del corridoio.
“Non sono affari che ti riguardano!”, borbottai irritata senza neppure voltarmi.
“Dai, stavo scherzando!”, si giustificò, probabilmente riferendosi a quanto accaduto in classe.
“Non m’interessa!”, mugugnai prima di svoltare l’angolo.
Pochi attimi dopo mi ritrovai con le spalle al muro e il corpo di Akito a pochi centimetri dal mio. Poggiò le mani sulla parete, imprigionandomi.
“Scusa!”, mormorò a un soffio dalle mie labbra.
“Mi hai ridicolizzata davanti a tutta la classe!”, gli feci notare con la testa abbassata per evitare che guardandolo negli occhi mi sarei immediatamente arresa.
“Scusa!”, ripeté serio e davvero dispiaciuto.
Sorrisi flebilmente.
“Sai, non ho saputo resistere alle tentazione! E poi non è colpa mia se avevi gli occhi incollati su di me!”, ridacchiò divertito.
Sbuffai sonoramente: sempre il solito!
Doveva rovinare ogni momento con le sue battute senza senso, o forse semplicemente troppo vere.
“Ti odio!”, bisbigliai irritata.
“Non è vero, lo sappiamo entrambi.”, controbatté lui sorridendo sghembo.
Non riposi, non potendo negare la sua frase: aveva ragione.
Mi prese per mano e mi trascinò con lui sul freddo pavimento, dove ci sedemmo.
“Abbiamo mezz’ora!”, costatai controllando l’orologio. “Cosa facciamo?”, gli chiesi sperando che avesse già pensato ad un efficace modo per passare il tempo.
“Dormiamo!”, esclamò lui allegramente.
Sbiancai: cioè lui veniva cacciato fuori dall’aula con la fidanzata e proponeva di dormire? Avremmo potuto impiegare quel tempo per parlare, magari per raccontarci qualcosa ed invece lui voleva dormire.
“Vuoi dormire?”, domandai per averne conferma, stentavo ancora a crederci.
“Perché non ti sembra una buona idea?”, mi chiese alzando un sopracciglio, forse sorpreso dalla mia reazione.
Ma non dovrei essere io quella sorpresa dalla sua reazione? O meglio dai suoi desideri?
“Ecco, io pensavo… lascia stare!”, dissi prima balbettando poi parlando a bassa voce. "Dormiamo!", aggiunsi poco dopo, rassegnandomi alla sua volontà.
“Vieni qui!”, gli dissi indicandogli le mie gambe.
Lui appoggiò la testa su di esse, mentre si stendeva sul pavimento.
Io iniziai a giocare con i suoi capelli, un po’ spettinati ma terribilmente morbidi.
“Buonanotte piccolo mio!”, sussurrai prima di iniziare a canticchiare una ninna nanna.
Lo vidi abbassare le palpebre e lasciarsi cullare dal suono della mia flebile voce, poi parve addormentarsi e forse lo feci anch’io, perché di quel momento non avevo altri ricordi.
“Ma che bella scenetta!”, una voce mi parve giungere al mio orecchio.
Non era definita, anzi. Sembrava ovattata, confusa, sbiadita.
Avevo ancora gli occhi chiusi, rigirai il viso e provai a riaddormentarmi.
“Kurata e Hayama se non tornate immediatamente in classe vi sospendo!”, aveva urlato la stessa voce.
Non mi curai molto di ciò che disse, sentii ma non ascoltai.
Percepii qualcosa, o per meglio dire qualcuno muoversi sulle mie gambe, poi il peso che prima vi gravava sopra scomparve.
Delle mani mi scossero lievemente.
“Kurata!”, urlò ancora la voce.
Questa volta aprii gli occhi di scatto, intimorita dalla soavità e dalla durezza che erano state trasmesse con quel grido.
Davanti a me un uomo alto e non molto robusto, vestito con giacca e cravatta faceva bella, se bella possiamo definirla, mostra di sé: il mio professore… di fisica!
Sgranai gli occhi, paralizzandomi. Ero ancora seduta sul pavimento e non accennavo a muovermi.
“Allora Kurata, dormito bene?”, mi domandò il professore sarcasticamente.
“Meravigliosamente!”, risposi riprendendomi dallo stato di trance e alzandomi.
“Spero che ora tu sia pronta per l’interrogazione!”, affermò in modo beffardo.
Feci ruotare gli occhi per capire che fine avesse fatto Akito, poi lo vidi appoggiato al muro ancora insonnolito.
“Preferirei tornare a dormire!”, risposi all’affermazione che era appena stata fatta.
Il professore sorrise della mia sfacciataggine, poi si portò una mano sul mento.
“Bene Kurata, proprio perché mi sta simpatica partirai da meno tre con l’interrogazione!”, m’informò soddisfatto.
“Professore e cosa significherebbe ciò?”, chiesi non avendo capito molto bene la storia del meno tre.
“Che se prendi nove all’interrogazione, meno tre fa sei, mia cara Kurata!”, mi spiegò mimando le parole con le mani, come se non fossi in grado di capire.
Corrugai le sopracciglia.
“Ma questa è un’ingiustizia!”, commentai lamentandomi.
“Non ho mai detto di essere giusto!”, si difese il professore. “Ed ora torniamo in classe!”, dichiarò con fare risoluto.
Io ed Akito lo seguimmo silenziosamente, poi prendemmo posto ai nostri banchi.
“Kurata è inutile che ti siedi! Vieni alla lavagna!”, disse il professore, chiamandomi per l’ormai famosa e non inaspettata interrogazione.
Tralasciando ciò che accadde nei successivi tre quarti d’ora perché forse troppo umiliante da raccontare, riuscii ad ottenere un fantastico cinque. Tuttavia, alla fine, il professore si dichiarò troppo buono per abbassare il mio sei a tre, così, dopo varie suppliche e promesse, tra le quali anche quella di prendere minimo sette alla verifica che si sarebbe svolta di lì a poco, scrisse cinque sul registro.
Presi un respiro di sollievo: almeno il cinque era vicino al sei!
Il resto delle lezioni passò piuttosto normalmente. Hayama mi restituì il mio i-pod, così potei ascoltarlo durante le restanti ore, durante le quali miracolosamente non fui notata o chiamata da nessuno.
Dopo scuola io e Akito ci avviammo con la moto, sotto lo sguardo esterrefatto dei ragazzi e geloso delle ragazze, ma a me non importava. Mangiammo qualcosa insieme, poi andammo in biblioteca a studiare fisica. Il mio professore, quello privato però, aveva saputo ben scindere il nostro rapporto sentimentale da quello scolastico, così adesso ci ritrovavamo a studiare, obbligati a concentrarci e ad evitare qualsiasi tipo d distrazione. Tuttavia non fu per me molto semplice riuscire a focalizzare la mia attenzione sui libri, nonostante ci stessi provando seriamente, finivo sempre col pensare a quanto fosse bello il mio ragazzo mentre spiegava e giocava a fare l’insegnante saccente.
Sorrisi istintivamente.
“Allora, hai capito?”, mi domandò speranzoso.
“Cosa?”, gli chiesi a mia volta decisamente confusa.
“I principi di Pascal e di Archimede!”, affermò lui con tono ovvio.
E cosa diamine erano i principi di Pascal e di Archimede?
Corrugai le sopracciglia: logico che non avessi capito! Quasi non lo stavo neppure ascoltando!
“Piuttosto devo dirti una cosa!”, iniziai a dire, chiudendo un libro.
“Sana devi studiare! Hai un test da fare!”, mi ricordò lui riaprendo il suddetto libro.
“Sei preoccupato per me o per la tua media?”, gli chiesi un po’ seccata.
“Per entrambe! Ma soprattutto per te!”, ammise lui.
"Domani dovrai fare il test!".
Quelle parole risuonarono lentamente nella mia testa.
Avevo provato e ero persino risucita a non pensarci, nel vano tentativo di rimanere tranquilla. Ora le sue parole mi avevano ricatapultata nel mondo reale, quello in cui avrei passato tutta la nottata a studiare.
Avevo evitato d'informare mia madre, sicuramente si sarebbe agitata più del dovuto, per non parlare della reazione che avrebbe avuto Rei.
Akito aveva continuato a fare finta di nulla, spiegando e rispiegando argomenti che ormai conoscevo quasi a memoria ma che nella maggior parte dei casi non ero capace di esporre, come era successo in classe.
Effettivamente i contenuti non erano scarsi, ma il professore aveva continuato a fare domande su domande mettendo in difficoltà il mio poco stabile autocontrollo. Così, dopo la prima spigazione non riuscita brillantemente, avevo perso le speranze e mi ero arresa, lasciando che l'interrogazione continuasse nel peggiore dei modi.
Ripensai alla domanda che mi aveva appena fatto Akito.
Certo che conoscevo i principi di Pascal e di Archimede, anche se l'avevo appena negato. Perchè a volte non mi prendevo neppure la briga di pensare ad una risposta, avendo già deciso che non volevo darla. Stupido da parte mia, vero? Si, assolutamente si.
E più si avvicinava l'ora x più sentivo le gambe tremare e il respiro farsi più affannoso. Non avrei dormito quella notte, questo era indiscutibile.
Del resto non solo ero preoccupata per me, avrei potuto tranquillamente ripetere l'anno, ma a ciò si aggiungeva anche la media di Akito, del mio ragazzo e se fosse andata male a me lui avrebbe dovuto rinunciare al karate.
Domani sarebbe stato un giorno importante e non mi sarei potuta permettere alcun tipo di distrazione.
Portai lo sguardo sulla figura di Akito e per evitare di perdermi ancora tra le mie paranoie decisi di annunciargli la bella notizia.
“Domani sera sei invitato a casa mia per una cena con la mia famiglia!”, gli dissi cercando di apparire tranquilla.
Lui sbiancò all’istante. Si paralizzò e credo perse anche un battito del cuore.
Smise di respirare per qualche secondo, secondi in cui non sbatté neppure le palpebre.
Ma che bella reazione che aveva avuto!
Lo vidi deglutire e cercare di riprendere a respirare normalmente.
“Tutto bene?”, domandai, anche se la risposta era palese: no.
“Oh si, tutto bene!”, mi rassicurò, anche se dal suo sguardo tremante potevo capire che non era affatto così.
La cena a casa mia lo aveva spaventato più del previsto.
“E per domani di a tua madre che verrò!”, disse cercando lui stesso di convincersi di queste parole.
Annuii, facendo finta di non aver notato la sua insicurezza.
“Ora si è fatto tardi, andiamo!”, esclamò ancora scosso raccogliendo i libri e tutte le sue cose.
Controllai l’orologio: erano le sette.
Avevamo studiato per più di quattro ore senza alcuna interruzione. Avevamo ripassato tutto il programma e in più avevo svolto qualche esercizio preso da alcuni libri di Hayama alias il professore personale. Fortunatamente, chissà per opere di quale santo, ero risucita a svolgerli tutti senza commettere errori e la cosa mi sorprese alquanto.
Sorrisi soddisfatta, anche se ero più che consapevole che ciò non mi avrebbe aiutata a rimanere calma e tranquilla.

Presi anch’io le mie cose e lo seguii fuori dalla biblioteca. Salimmo sulla moto e mi riaccompagnò a casa. Per tutto il tragitto rimanemmo in silenzio. Lui, inoltre, non aggiunse altro riguardo alla cena. Evidentemente non si sarebbe mai aspettato un invito del genere così presto.
Possibile che una cena gli facesse tanta paura? Magari era per Mama? No, in fondo già la conosceva e poi lei era piuttosto socievole e loquace, oltre che disponibile e comprensiva. Allora si trattava di Rei? Sorrisi: quello si che sarebbe stato un valido motivo, ma non credevo che se ne preoccupasse tanto.
Scrollai le spalle e tornai in casa. Eh si, in fondo la Mama e Rei presi singolarmente erano fantastici, ma insieme… erano paurosamente e spaventosamente fantastici!   

“Ci vediamo domani, lunatica guardona!”, disse posandomi un bacio sulle labbra.
“A domai bradipo dormiglione!”, risposi, ricambiando il bacio.
Lui mi sorrise sghembo, mentre gli restituivo il casco.
"E so che non vuoi che se ne parli troppo, ma sappi che sono sicuro che andrà bene!", bisbigliò omettendo di proposito il soggetto.
Inarcai le labbra in un mezzo sorriso e lo abbracciai forte, poggiando la testa sul suo petto.
"Grazie!", sussurrai.
"E mi raccomando, dormi stanotte! Ti voglio riposata domani mattina!", mi disse quasi come una madre fa con la propria figlia.
Conosceva le mie paure, anche se io non gli avevo detto nulla a riguardoi. Gli bastava uno sguardo per capirmi, per capirci.
"Ciao piccola mia!", mi salutò liberandosi dalla presa.
"Ciao!", riuscii solo a dire.
Lui salì sulla sua moto e in pochi attimi scomparve dalla mia visuale.
Chissà come sarebbe andata a finire tutta questa storia!

 

Angolo autrice

Ecco il nuovo capitolo! Eheh, ci ho messo un po' a scriverlo, però alla fine eccolo qui!!^^
Allora, diciamo che è un chap di passaggio, eccezion fatta per l'invito a cena. 
Volevo che il mio bradipo e la lunatica avessero un altro giorno di tranquillità ed in effetti Fuka oggi non c'è!:D
Comunque spero che la storia continui a piacervi e soprattutto che voi continuiate a seguirmi! Del resto siamo arrivati quasi alla fine, ormai manca davvero poco!!!
Quindi, vi prego, fatevi sentire adesso!!! Mi farebbe davvero piacere sapere cosa ne pensate di tutta la storia adesso che ne avete una visione più completa!^^
Passando alle cose serie devo assolutamente ringraziarvi!
Ringrazio, innanzitutto, tutti coloro che hanno aggiunto la fic tra le preferite, e cioè

92titti92, a fatha, Aranel Tae Shinoda, crhystal, dolcementeprincess, elli_kaulitz, Erica97, evol, fatina93, free__sky__77, guid, Heric e Sana per sempre, Ili91, Kula, luchia nanami, mione94, princerella, sam05, Sana1991, Simona_Cullen e stefola93... grazie mille!!
Un altro grazie, speciale anche questo, a chi ha aggiunto la storia tra quelle seguite, e quindi
aki96, AngelOfLove, beky, cicia123456, DenaDena, dolcementeprincess, francydenis, Geo88, giulia0209, guid, Hatori, lady_free, lucia_hp, mione94, ryanforever salf, Spagno, SunakoNakahara, turnright__ e _Haruka_, grazie anche a voi!!!
Vi adoro tutti!!!
Non possono poi passare inosservate le 11 recensioni!!! 
Finalmente abbiamo abbattutto il muro del dieci!! Riusciremo ad arrivare a dodici?? 
*me prega tutti di lasciare commenti, anche negativi, sia chiaro!!*
Ed ecco le risposte ai miei cari lettori... a proposito... c'è qualche ragazzo? 
Mi sa che siamo solo donne qui!!xD Se ci sei fatti vivo, uomo!!!^^ 
*ok, sto sclerando, chiedo scusa!*xD

Ili91: ma no dai! Per il momento  diciamo che li abbiamo lasciati tranquilli tranquilli, poi per il futuro si verdà!!xD No dai, scherzo, qualcosa deve accadere, perchè come hai detto anche tu non posso lasciarli in santa pace fino alla fine (fa niente che la fine è quasi arrivata!)!! *me sadica* muhahah ...vabbè, ora mi sbrigo che devo andare a leggere il capitolo della tua storia! Ancora non l'ho letto! Possibilie che io arrivi sempre in ritardo? Vabbè, ci sentiamo dall'altra parte!!!xD 1baci8...

92titti92: eh si, appunto in questo capitolo mi pare che si sia capito... ormai nel prossimo chap ci sarà il test e poi l'epilogo e poi fine!!xD Spero che il capitolo ti sia piaciuto! Grazie per la recensione! 1baci8...

smile_girl: sisi, ora stanno insieme! Manca un capitolo ma non di certo i guai!!!xD No scherzo, però diciamo che ci sarà qualche problemino!!^^ Comunque ti ringrazio per il commento e spero che anche questo chap sia stato di tuo gradimento! 1baci8...

francydenis: ed eccoti accontentata! Per ora non ho rovinato niente, nel prossimo ed ultimo chap si vedrà!! *parte risata diabolica* Vabbè dai, spero che il chap ti sia piaciuto! 1baci8...

ryanforever: contenta che le tue vacanze siano andate bene!!^^ Ah, quindi sei di Milano!! Che bella come città! Mi piace Milano, però non ci sono mai stata!xD Cioè solo una volta, ma di passaggio!! Comunque, passando alla storia... ta-dan! Ecco il penultimo capitolo! Ti piace? Sai ormai ci tengo ai tuoi commenti, mi accompagnano dall'inizio!!^^ 1baci8...

Heric e Sana forever: grazie per i complimenti! Adesso siamo in due a piangere! Mi hai quasi fatta commuovere! Grazie ancora! Povera te! Cioè mai possibile che ti abbiano assegnato i compiti? Assurdo... comunque, hai detto liceo... posso permettermi di chiederti quale?? Sai, sono una di quelle fan sfegatate dello scientifico!!xD No vabbè dai, spero che il chap ti sia piaciuto! 1baci8... 

delichan123: che bello vedere ancora i veterani!! I tuoi commenti ci sono dall'inizio e si spera che ci saranno anche alla fine!!xD Comunque ben tornata!!!! Eh si, il proprio letto è sempre il proprio! Un po' come la casa dolce casa!! Vabbè, per il capitolo... eheh, siamo quasi alla fine! Ormai mancano due chap... ovvero l'ultimo e l'epilogo, quindi presto dovremmo slautare il bradipo e la lunatica! Ah, dimenticavo, in questo capitolo questi soprannomi sono interamente dedicati a te!^^ 
Spero che il chap ti sia iaciuto!! 1baci8...

tirxina: eheh... mia cara, ecco che Aya si è scazzata! Più simpatica in questo chap, vero?? Comunque spero che anche questo ti sia piaciuto, anche perchè ormai siamo quasi arrivati alla fine! Vabbè dai, ti ringrazio per la recensione! 1baci8...

DenaDena: ed ecco un altro capitolo... in fin dei conti anche questo è un po' dolce, no??! Comunque, bando alle ciancie! Fuka ancora non è ricomparsa, me la conservo per il finale, così almeno facciamo subito a risolvere le cose! Che poi non si sa come si risolveranno... vabbè, ma questi sono dettagli!!xD Spero che il capitolo ti sia piaciuto! Grazie mille per il bellissimo commento!!^^ 1baci8... 

Simona_Cullen: ehi!! Una nuova lettrice! Che bello! Me emozionata!! Allora, spero che il tuo esame sia andato bene, anzi ne sono sicura!^^ Fortunatamente io me la sono cavata in matematica... fiuuuu!!!xD Vabbè dai, spero che il capitolo ti sia piaciuto e che continuerai a leggere, anche perché ormai manca poco! 1baci8...

mione94: ma sono io che adoro te!! Cioè praticamente dovrei farti una statua per tutte le bellissime cose che mi hai scritto! Cioè, sono contentissima che la storia ti piaccia e che ti sia piaciuta, perchè ormai siamo giunti al termine! Mamma mia! Lo sto ripetendo tantissime volte! Però l'idea di portare a termine la mia prima long fic mi emoziona!!!^^ Vabbé spero che anche questo chap ti sai piaciuto, poi il finale cercherò di postarlo il prima possibile! Grazie ancora! 1baci8...

Allora, grazie a tutti quelli che leggono e che sono arrivati fin qua giù! Che dirvi? Bhe, se mi avete sopportata per tutto questo tempo che ne dite di farlo ancora un pò?? Tanto mancano due capitoli e mi farebbe davvero piacere se voi mi lasciaste un commento! RECENSITE!!!^^ Grazie a tutti! 
*ehi, i ringraziamenti li devi fare quando hai finito, non adesso!* *ah, giusto!xD* 
Ok, ora vado!! Al prossimo e ultimo chap! 

                                                         ...bontina...

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Capitolo 13
*** SOS: il grande giorno! ***


Capitolo 12

Private lessons? No, thanks.

Capitolo 12
SOS: il grande giorno!

 

Il fatidico giorno era arrivato, i dieci gironi scadevano esattamente quel sabato mattina. Forse erano trascorsi troppo velocemente, forse anch’io avevo perso la cognizione del tempo, forse avrei potuto studiare di più, forse avrei persino dovuto ringraziare il professore.
Sospirai alzandomi dal letto: quella notte non avevo dormito molto, troppo presa dai miei dubbi e maledettamente agitata e nervosa per riuscire a tranquillizzarmi e addormentarmi.
Andai in bagno e non potei non notare il mio viso riflesso nello specchio. Non avevo delle occhiaie e apparentemente non sembravo stanca. I miei lineamenti apparivano riposati e rilassati, mentre i miei capelli erano testimoni delle brutta notte che era avevo appena trascorso. Erano tutti spettinati e arricciati, oltre che gonfi e pieni di nodi. Una palla di fieno, insomma!
Iniziai a prepararmi velocemente, nel tentativo di recuperare un po’ di tempo da poter dedicare al ripasso di fisica. La sera precedente, infatti, avevo riletto tutti gli appunti che mi aveva lasciato Akito e avevo persino rifatto qualche esercizio, che poi non si era neppure trovato. Così dopo il terzo ed inutile tentativo mi ero innervosita ed ero andata a letto,ma ciò non aveva dato risultati positivi.
Scesi distrattamente le scale e andai in cucina. Rei e Mama stavano già facendo colazione.
“Buongiorno!”, mi salutarono all’unisono.
Sorrisi flebilmente, cercando di mascherare l’agitazione.
“Buongiorno!”, ripetei non appena fui sicura di essere in grado di utilizzare un tono di voce piuttosto atono.
“Già pronta per la scuola?”, mi chiese mia madre, riferendosi al fatto che fossi già vestita.
“Eh si!”, le risposi, forse un po’ troppo afflitta.
Anche la signora Patricia arrivò in cucina con un piatto di sushi in mano.
“Buongiorno!”, disse non appena mi vide seduta a tavola.
Con un cenno della mano risposi al saluto, poi la mia attenzione fu nuovamente attirata dal piatto.
“Stai già cucinando per il pranzo?”, le domandai mentre lei, di spalle, continuava a preparare pietanze.
“No, veramente questo è per la cena!”, annunciò con un enorme sorriso sulle labbra.
La cena, giusto.
Perché in quella giornata un evento sconvolgente non era abbastanza, no!
Io la mattina avrei dovuto fare quel maledetto test di fisica ed il pomeriggio, o meglio la sera, avrei dovuto presentare Akito a mia madre e al resto della combriccola come mio fidanzato.
Deglutii e presi il mio cappuccino, poi diedi un morso al cornetto alla nutella che era rimasto sul vassoio, rivendicandone il possesso.
“A proposito, cosa ha detto Akito?”, mi chiese mia madre.
Vidi Rei irrigidirsi nello stesso momento in cui Mama pronunciò quel nome. Ma non stava forse esagerando? Del resto mi ero fidanzata, non ero mica andata a combattere in guerra!
Cosa pretendeva? Che sarei rimasta una bambina per sempre? Purtroppo per lui i suoi sogni non si sarebbero mai avverati. Io stavo crescendo e soprattutto io volevo crescere, che lui capisse oppure no. Abbassai lo sguardo e poi tornai a concentrarmi sulla strana figura di mia madre.
“Ha detto che verrà!”, le riferii ripensando alle poche parole che avevamo scambiato a riguardo.
Mama sorrise allegramente, mentre Rei assunse una faccia da funerale. Evitai di farlo notare, non sopportavo quando si comportava in quel modo. Perché non poteva essere un po’ più come mia madre? Certo, avrei capito se lui mi avesse rimproverata per qualcosa tipo l’assenza a scuola dell’altro giorno, o per aver preso un brutto voto, lui era come un padre per me, ma l’unica cosa su cui si esprimeva era la mia vita sentimentale e naturalmente lo faceva per escludere da essa ragazzi e adolescenza. Lo faceva per il mio bene, ciò mi era più che chiaro in testa, ma forse non era ben chiaro a lui cosa fosse il mio bene.
Ripresi a mangiare il mio cornetto e per tutto il tempo restante rimasi in silenzio, assorta dalle mie riflessioni.
Tra un boccone e l’altro ripetei mentalmente il principio di inerzia, la legge di Boyle, la proporzionalità tra fora e accelerazione, alcuni cenni sul movimento di un solido immerso in un fluido e su quello di un proiettile ed infine ripassai i moti.
Naturalmente per ogni cosa che ricordavo ce n’era un’altra che mi sfuggiva e ciò non faceva altro che peggiorare la già precaria situazione.             
Mi alzai di scatto, presi il mio zaino e i libri che avevo lasciato di proposito fuori e dopo aver salutato tutti mi avviai a scuola.
Akito mi aspettava con la schiena poggiata al cancello, a pochi metri dal portone.
“Niente moto?”, gli chiesi quasi come se fosse una supplica.
“Eh si, buongiorno anche a te!”, mi canzonò lui riferendosi al fatto che non l’avessi neppure salutato.
Mi avvicinai alle sue labbra, alzai gli occhi ed incrociai il suo sguardo. Cercava di apparire rilassato, forse voleva solo aiutarmi a non pensare. Abbassai le palpebre e lo baciai. Lui immediatamente mi strinse a sé, circondandomi la vita con le sue braccia. Iniziò a giocare un po’ con la mia lingua, mentre sentivo la sua mano salire sulla mia schiena fino ad arrivare alle punte dei capelli. Afferrò qualche ciuffo e lo intrecciò alle dita, poi si allontanò leggermente per riprendere fiato.
“Buongiorno!”, gli dissi finalmente.
Lui mi sorrise sghembo, mentre continuava ancora a intrecciare i miei capelli.
“Eh si, è proprio un buon giorno un giorno che inizia così!”, costatò ridacchiando con tono ironico. “Per oggi niente moto!”, aggiunse poco dopo, confermando le mie supposizioni.
Sorrisi istintivamente: del resto era più che risaputo che io non adorassi certi mezzi!
Mi prese per mano e iniziammo a camminare senza troppa fretta.
Durante tutto il tragitto non feci altro che ripetere concetti e definizioni inerenti agli argomenti di fisica. Akito pareva orgoglioso e fiero del suo operato, soprattutto perché fu costretto una sola volta ad intervenire per correggere una mia distrazione. Certo prima di rispondere dovevo riflettere e le mie riflessioni spesso duravano qualche minuto, ma i risultati erano senza dubbio soddisfacenti.
“Salve signorina!”, mi salutò l’incorruttibile “sono solo al mondo” o “ti faccio entrare solo adesso che so di averti rovinato la giornata” ed ora anche improvvisamente giovane.
“Ciao!”, esclamai io sperando di concludere seduta stante la nostra già lunga chiacchierata mattutina.
“Ho saputo di oggi!”, dichiarò con un sorriso sulle labbra.
Ma se aveva saputo, perché sorrideva? Gli sembrava divertente una cosa del genere? Scossi la testa per liberarmi da queste silenziose domande, per non esplodere e gridargliele in faccia.
“Le voci corrono!”, borbottai seccata.
“E faresti meglio a farlo anche tu se non vuoi arrivare in ritardo il girono del test! Considerando che hai fisica alla prima ora!”, mi consigliò annuendo di tanto in tanto.
Controllai l’orologio: mancavano tre minuti all’ora x. Sbiancai all’istante. Non mi ero resa conto di quanto tempo avessimo impiegato io ed Akito per raggiungere la scuola.
D’un tratto ripensai alle parole che l’uomo aveva appena pronunciato: ma come diavolo faceva a conoscere tutti quei dettagli? Che mi spiasse? Che fosse una spia mandata da Rei?
Certo che ne avevo di fantasia!
Colsi l’occasione per dileguarmi, non volendo perdere altro tempo e soprattutto non volendo arrivare tardi a lezione. Già il tempo per il compito era poco, se poi ci sottraevo quello perso inutilmente la situazione peggiorava categoricamente.
“Allora io scappo!”, dissi salutandolo con un cenno della mano.
Lui ricambiò il gesto sorridendomi.
“In bocca al lupo!”, esclamò.
“Crepi!”, risposi mentre avevo già ripreso la mia marcia verso l’aula, seguita dal mio ragazzo.
In giro non c’era più nessuno, erano già entrati tutti quel sabato mattina.
Salimmo le scale ed in poco tempo raggiungemmo la classe. Akito spalancò la porta e facemmo il nostro trionfale ingresso.
Il professore non era ancora arrivato, ma i banchi era tutti occupati, tutti incluso quello di Fuka.
Aveva la testa bassa, puntata sui suoi quaderni. Il piede sinistro picchiettava freneticamente sul pavimento allo stesso ritmo delle dita della mano poggiata sul banco. Era nervosa.
Cercai di evitare di guardarla troppo e con finta indifferenza andai a sedermi vicino ad Aya. 
La mia amica mi sorrise comprensiva, poi mi strinse forte la mano. Non avevamo bisogno di parole per comunicare, ci bastavano quei pochi attimi e qualche sguardo per farlo.
Akito si accomodò accanto a Tsuyoshi ed iniziarono a parlare senza sosta, chissà cosa avevano da dirsi di tanto importante!
Tuttavia nonostante ciò non smetteva di fissarmi. Teneva lo sguardo fisso su di me, mentre ascoltava le parole dell’amico. Fuka parve essere infastidita dalle circostanze, infatti si mise ad ascoltare un po’ di musica con le cuffie del cellulare nelle orecchie.
Il professore, il mio adorato professore di fisica, entrò in classe con la ventiquattrore in una mano e dei fogli in un’altra.
Iniziò quindi l’abituale routine, con l’appello e annessi e connessi, poi finalmente parve ricordarsi di me.
Ero tesa, questo era evidente, e il suo comportamento certo non mi aiutava. Con la penna iniziai a ticchettare sul banco, mentre lo fissavo timorosa e sfacciata al contempo.
“Allora Kurata, oggi è il grande giorno!”, disse aprendo il discorso.
“Si professore! Ma la prego, non si emozioni!”, scherzai io per alleggerire l’ormai crescente senso d’insicurezza che si era impossessato del mio corpo.
“Non preoccuparti Kurata! Ho portato con me tre pacchi di fazzoletti, oltre che il mio adorato cuscino!”, controbatté tirando fuori i quattro elementi.
Sgranai leggermente gli occhi: possibile che facesse sul serio? Beh, l’immagine appena apparsa davanti ai miei occhi me lo confermava. Si.
Piegai le labbra in un sorriso forzato per camuffare la sorpresa e forse anche la paura.
“Kurata il test lo farai solo tu! Per tutti gli altri oggi sarà un giorno di ripasso!”, annunciò.
“Naturalmente il primo che proverà anche solo ad intercettare Kurata verrà punito con un uno sul registro, intesi?”, aggiunse immediatamente dopo.
I miei compagni di classe annuirono, palesemente intimoriti.
“Kurata siediti qui, vicino alla cattedra!”
Feci come mi aveva detto e vidi che aveva già posizionato il test con le domande sullo spazio che mi era stato riservato.
Cominciai immediatamente a leggerle, non curandomi del silenzio disumano che era calato nell’aula. Focalizzai la mia attenzione sulla prima, non mi sembrava difficile, eppure la soluzione mi sfuggiva. Ripensai alle spiegazioni di Akito, nel tentativo di ricordare qualcosa di utile, poi la lampadina si accese. Iniziai a scrivere di getto, sicura di ciò che stessi mettendo su carta. Le parole apparivano frettolosamente sul foglio, scritte con una calligrafia un po’ disordinata ma chiara. Le schede si riempivano senza troppe complicazioni, mentre giravo la prima pagina ormai ultimata con apparente successo. Continuavo a rispondere ai tantissimi quesiti, senza curarmi del tempo o dello spazio, né delle occhiatacce esterrefatte del professore.
Fui costretta a fermarmi solo quando sentii il suono della campanella riecheggiare nel corridoio e nella stanza, interrompendo il lungo e profondo silenzio che ormai regnava sovrano.  
Sospirai: mi mancava solo una domanda, l’unica a cui non avevo risposto per mancanza di tempo.
Tentai di abbozzare qualcosa sulle righe bianche nella vana speranza che una frase fosse sufficiente.
“Penna sul banco Kurata! Il tempo è scaduto!”, mi rimproverò il professore.
Feci cadere immediatamente la penna e consegnai il test, comunque soddisfatta di me stessa. Non avevo mai puntato alla perfezione, ma adesso che ci ero andata così vicina avrei davvero voluto raggiungerla. Magari la prossima volta! Pensai per rincuorarmi.
“Allora Akito, pregherò per te!”, confessò il professore prima di uscire dalla classe.
“Sempre simpatico!”, borbottai tornando a posto.
Fui completamente sommersa dalle domande curiose di Aya.
“Quali erano le domande? E gli argomenti? Su quali argomenti era incentrato il test? E a quanti quesiti hai risposto? E erano difficili? Dimmi, come credi sia andata? Pensi di aver preso più di sei? Coma hai risposto?”
“Aya una domanda alla volta!”, mi lamentai interrompendo il continuo flusso di parole a cui aveva appena dato inizio.
“Scusa!”, sussurrò lei essendosi accorta di aver esagerato.
“Credo sia andato bene e le domande non erano particolarmente difficili, anche se implicavano risposte piuttosto lunghe! Comunque ho risposto a tutti i quesiti tranne all’ultimo, per quello non c’è stato tempo!”, spiegai sedendomi e prendendo il diario.
Akito mi abbracciò da dietro, stritolandomi.
“Sono fiero di te!”, si congratulò baciandomi su una guancia.
“Ma se non sai neppure come sia andato il test!”, gli ricordai sorridendo.
“Non m’importa com’è andato! Sono fiero di te e basta! Hai studiato e ti sei impegnata, indipendentemente dal voto che prenderai!”, replicò arruffandomi i capelli.    
Sorrisi istintivamente: che dolce che era!
“Grazie!”, sussurrai voltandomi verso di lui.
Akito fece spallucce poi si allontanò leggermente.
“Adesso devo andare in bagno!”, annunciò serio.
Ed ecco che la dolcezza andava a farsi benedire!
Aya scoppiò a ridere, mentre io mi limitai a rimanere in silenzio. Hayama uscii dall’aula a passo svelto, forse aveva fretta.
Il professore di religione entrò in classe e prese posto dietro al cattedra.
“Professore posso andare in bagno?”, gli chiese Fuka alzandosi.
L’uomo acconsentì, probabilmente non aveva notato che ci fosse già qualcuno fuori dall’aula e quel qualcuno era Akito. E adesso anche Fuka.
Sbiancai non appena mi resi conto di ciò che stava succedendo.
Akito e Fuka fuori dalla classe contemporaneamente.
Cercai di convincermi a non pensare al peggio, forse si trattava solo di una stupida maledetta coincidenza.
Puntai gli occhi sulla porta, aspettando che uno dei due rientrasse,
Niente. Nessun arrivo all’orizzonte.
Controllai l’orario sul display del cellulare.
Erano passati tre minuti e mezzo e fin qui tutto regolare.
Attesi per altri ben cinque minuti, per un totale di otto e mezzo, ma ancora nulla.
Il professore continuava a spiegare, non curandosi del fatto che anche altri, oltre me, non lo stessero ascoltando.
Alzai la mano in un impeto d’impulsività, senza neppure riflettere.
“Kurata, a cosa devo il suo intervento?”, domando l’uomo concedendomi la parola.
“Devo andare in bagno!”, dichiarai cercando di apparire sincera, non potevo certo dirgli che volevo andare a controllare il mio fidanzato e la mia amica qui fuori!
“Possibile che debba sempre ricordarti il regolamento scolastico? Non si esce in due!”, affermò convinto.
“E allora perché ha fatto uscire Fuka se Hayama era già fuori?”, gli chiesi in tono di sfida.
Lui rimase sorpreso dalla rivelazione, evidentemente non sapeva che Akito fosse presente.
“Non c’è due senza tre!”, aggiunsi poco dopo per convincerlo.
“Kurata non posso farvi uscire tutti! Capisco che la lezione vi annoi però dovete rimanere in classe!”, annunciò.
“Professore devo andare in bagno! Sa cosa vuol dire questo, vero? Non devo mica spiegarglielo?”, controbattei ormai determinata ad averla vinta.
“So esattamente cosa significhi Kurata, non c’è bisogno delle tue spiegazioni!”, replicò lui irritato.
“Suvvia professore! Non vorrà di certo essere la causa di ciò che potrebbe succedere!”, dissi, ma le mie parole suonarono quasi come una minaccia.
Non sapevo bene a cosa mi stessi riferendo, ma di certo lui non se ne rese conto.
“E va bene, esci!”, mi concesse.
Sorrisi e velocemente raggiunsi il corridoio.
Andai in direzione del bagno delle ragazze. Se ci avessi trovato Fuka sarei tornata in classe felice e soddisfatta, magari anche un po’ dispiaciuta per aver avuto tutte quelle paranoie e insicurezze. Se invece Fuka non ci fosse stata… evitai di trarre conclusioni affrettate, così mi decisi a varcare la soglia del bagno.
Le porte erano tutte aperte, tutte tranne una.
“Cosa diavolo vuoi?”, disse qualcuno dietro di essa.
Riconobbi immediatamente la voce d Akito.
Per un attimo pensai che mi avesse vista, ma le successive parole mi costrinsero a cambiare idea.
“Dobbiamo parlare!”, aveva risposto Fuka.
Deglutii e appoggiai la schiena al muro, ormai decisa a sentire tutto il discorso.
Non m’importava quanto maleducata potessi sembrare, né quanto origliare potesse essere vile.
Rimasi in silenzio e attesi che continuassero.
“Di cosa vuoi parlare?”, chiese il biondo con tono di voce particolarmente irritato e indifferente al contempo.
“Di noi! Non è possibile che sia finita così!”, si lamentò quella che doveva essere la mia amica.
“E invece si, è finita!”, annunciò Hayama.
Vidi la maniglia della porta abbassarsi lievemente, forse stava per aprirla.
“Aspetta!”, sussurrò Fuka con voce incerta.
“Cos’altro c’è?”, domandò.
Effettivamente fino a quel momento lui si era comportato da perfetto fidanzato. Certo, non mi spiegavo la sua presenza in quel luogo, questo era più che ovvio, ma non aveva fatto nulla che non avrebbe potuto fare.
Non avevo motivo per non fidarmi ciecamente, forse avevo esagerato con tutte le mie preoccupazioni.
Feci un passo, nel tentativo di convincere il mio corpo a tornare in classe.
“Ti amo!”, mormorò Fuka.
Mi immobilizzai all’istante e trattenni il respiro.
Fuka amava Akito.
Quella nuova certezza mi spaventava.
Hayama non le aveva ancora risposto nulla e ciò non faceva altro che rendermi ancora più nervosa ed agitata.
Quanto ci voleva a dirle che lui non amava lei ma me?
Perché lui amava me, vero? Vero?
“Io… io… non so cosa dire!”, bisbigliò il mio ragazzo.
Sbiancai e lentamente indietreggiai fino a sbattere di nuovo con le spalle al muro.
Cosa significavano le sue parole?
Perché con una frase tutte le mie certezze erano crollate?
“Dimmi che mi ami!”, gli suggerì Fuka in un flebile sussurro.
Non sentii alcuna risposta, ma dai piccoli rumori dovuti ai loro spostamenti riuscii a capire che si stavano abbracciando, o chissà, magari baciando.
Abbassai il capo, puntando lo sguardo sui miei piedi.
Sarebbe stato troppo bello per essere vero.
Iniziai a correre fino alle scale. Scesi al piano terra, poi uscii dall’edificio scolastico e andai in cortile. Mi avvicinai ad un albero e diedi una veloce occhiata al paesaggio davanti a me, poi mi lasciai cadere sull’erba riscaldata dai caldi raggi del sole e mi allungai.
Delle lacrime cominciarono a cadere silenziose sul mio viso.
Provai a non singhiozzare, non volendo attirare l’attenzione dei ragazzi che si trovavano a passare, magari durante una delle loro abitudinali passeggiatine.
Chiusi gli occhi, ma non fu una grande idea.
Nella mia mente, infatti, apparvero come tante fotografie mischiate alcuni dei momenti più belli tra me e Akito, mescolati a quelli con Fuka.
“Stupida!”, borbottai strappando dei fili d’erba dal terreno.
“Non è vero, non sei una stupida!”, affermò con voce calda e comprensiva un ragazzo a pochi metri di distanza.
“Justin”, riuscii a dire prima che le parole mi morissero in gola.
Istintivamente mi misi seduta, temendo che quella situazione sarebbe solo andata a peggiorare.
Lui si accorse della mia insicurezza e del mio timore, quindi mi sorrise amichevolmente.
“Tranquilla, non mordo e non picchio!”, mi rassicurò avvicinandosi e sedendosi accanto a me.
Mi allontanai lievemente, allungando le distanze.
Lui fece finta di non notare il mio gesto.
“Tutta sola soletta a piangere… non mi pare che tu stia bene!”, commentò giocando con l’erba.
“Nessuno ha chiesto un resoconto generale della mia situazione attuale!”, replicai asciugandomi le lacrime.
“Si, ma io ho voluto farlo lo stesso! Che dici, mi perdoni?”, domandò, ma era evidente che non fosse serio.
Forse, ma solo forse, stava provando a farmi sorridere.
“Devo andare!”, annunciai alzandomi.
“Sai benissimo che non è vero!”, dichiarò lui con tono ovvio.
Prima un ragazzo in discoteca, poi maleducato e prepotente, uomo delle consegne della pizza ed infine anche psicologo! Certo che la lista delle cose che sapeva, o meglio provava, a fare era davvero lunga!   
“Devo tornare in classe!”, gli feci notare evidenziando l’ultima parola.
“Ah si, la scuola! Sai quando sarà finita ne sentirai la nostalgia!”, disse sorridendomi, lasciando intuire che lui l’avesse già terminata da un po’.
“A me manca già adesso! Quindi meglio che vada!”, ribattei facendo qualche passo in direzione dell’ingresso.
Mi voltai di scatto realizzando finalmente ciò che stava accadendo: lui, un ex-studente, si trovava nel cortile della scuola durante le lezioni a parlare con una studentessa.
“Come hai fatto ad entrare?”, gli chiesi corrugando la fronte.
“Ho scavalcato il cancello! Sai è un ottimo metodo per evitare di farti segnare il ritardo!”, confessò facendo spallucce.
“Dovresti andartene! Se ti trovassero…”, iniziai a dire, ma lui mi interruppe.
“Non succederebbe nulla, non possono espellermi o sospendermi!”, mi ricordò.
“Ma possono farlo con me, quindi addio!”, lo salutai questa volta decisa a tornare in classe.
“Sana!”, mi chiamò lui quando fui a pochi metri dall’ingresso dell’edificio.
Voltai il capo nella sua direzione e attesi che continuasse.
“Qualsiasi cosa sia successa lui ti ama, davvero!”, esclamò prima di correre via.
Sorrisi amaramente. A quanto pareva non era più così.
Tornai in classe e mi sedetti al mio posto. Notai che Fuka e Akito erano seduti vicini. Abbassai il capo e mi concentrai sulle righe del mio quaderno, stranamente interessanti e stimolanti. Presi il libretto e firmai una giustifica per l’uscita anticipata, poi non appena terminò l’ora di religione e la professoressa di biologia entrò in classe, mi alzai e gliela porsi gentilmente. Lei la controllò due volte, poi si decise a firmare.
Così, sotto lo sguardo curioso e sbalordito dei miei compagni di classe, misi le poche cose che avevo cacciato nello zaino e uscii dall’aula.
Prima di chiudere la porta con la coda dell’occhio notai Hayama alzarsi e seguirmi, senza l’autorizzazione della donna, fuori dalla classe.
“Cosa significa?”, mi chiese con aria disordinata.
“Dovresti essere tu a spiegarlo a me!”, controbattei con tono pacato.
“Hayama torna immediatamente in classe!”, urlò l’insegnate.
“Si Hayama, la professoressa ha ragione! Torna in classe!”, aggiunsi io abbassando lo sguardo.
“Sana dimmi cosa diamine succede!”, replicò lui alzando il tono di voce.
“Succede che forse hai ragione tu!”, sussurrai con voce tremante.
No, che non aveva ragione lui! No, che non andava bene così! No, che non poteva andare così!
“Hayama non costringermi a metterti una nota!”, esclamò la docente per attirare la nostra attenzione.
“Vai Hayama, io... io… non so cosa dire.”, bisbigliai ripetendo le stesse parole che lui aveva usato poco prima.
Sorrisi malinconicamente, poi mi voltai.
Lui afferrò il mio polso e mi immobilizzò contro il muro. La sua presa era forte, molto forte.
“Hayama, così mi fai male!”, mi lamentai in un sussurro.
Lui si paralizzò all’istante e allentò la stretta, per poi lasciarla del tutto.
“Signorino Hayama, non si trattano così le ragazze!”, lo rimproverò la donna.
Lui non ascoltò le sue parole, aveva gli occhi puntati su di me.
Era triste, deluso per la piccola debolezza in cui era caduto.
Avrei voluto abbracciarlo e dirgli che tutto sarebbe andato bene, che non era successo nulla, ma purtroppo non era così.
“Ciao Kurata!”, mi salutò lui.
“Addio Hayama!”, corressi io per rendere più chiara la situazione.
Mi girai di scatto ed iniziai a correre.
Ci eravamo lasciati.
Raggiunsi il marciapiede e mi mescolai tra i mille passanti.
Lacrime amare cominciarono a scorrere imperterrite sulle guance, sul collo, inumidendo il colletto della camicia.
Sciolsi distrattamente le codine che avevo fatto quella mattina e lasciai che i capelli ricadessero liberi sulle spalle.
Non poteva essere successo davvero.
Ripensai alle parole udite clandestinamente in bagno, alla chiacchierata con Justin, a loro due seduti vicini, alla mia uscita…
Altre lacrime cominciarono a scendere. Gli occhi mi pizzicavano, mentre sentivo la gola farsi sempre più secca. Avevo il respiro affannato, colpa della corsa che ancora stavo facendo.
Mi fermai a una fontana e bevvi un sorso d’acqua.
Mi voltai e osservai la familiare zona in cui mi ero casualmente ritrovata. Scorsi qualche metro più in là il nostro gazebo.
Feci qualche passo in direzione di esso, attratta da una qualche forza soprannaturale. Non m’importava se nel vederlo avrei sofferto ancora di più, ormai avevo persino smesso di preoccuparmi delle lacrime.
Intravidi due ragazzini seduti sulla panchina. Erano piccoli, forse avevano sui dieci anni. Inevitabilmente tornai a pensare a noi a quell’età.
Scrutai per qualche istante i movimenti vivaci e allegri della bambina e quelli timidi ed insicuri del suo amico e non potei fare a meno di rivedere me e lui in loro. Ingenui e spensierati vivevano il loro piccolo e immaturo noi, senza curarsi del mondo che li invidiava.
Un sorriso amaro s’impossessò delle mie labbra.
Chissà, magari per loro il destino riserverà altro!
Sospirai, poi ripresi la mia marcia per le strade affollate della città.
Camminai per ore senza una meta, fermandomi di tanto in tanto ad osservare le auto che sfrecciavano veloci sulla strada seduta su qualche panchina un po’ isolata.
La gente si muoveva freneticamente, chi in ritardo di qualche secondo, chi di minuti, chi persino di ore o di giorni. Pochi, pochissimi quelli che sembravano tranquilli, forse gli unici ad essere in orario o addirittura in anticipo.
Perché la vita era così, una corsa contro il tempo ed io avevo appena perso la mia gara.
Scossi la testa. Le lacrime ormai si erano fermate, o forse erano semplicemente finite, fatto sta che ora il mio viso era del tutto asciutto, triste, amareggiato, afflitto, malinconico, depresso, ma asciutto.
Ed in fondo era questo l’importante, ciò che contava. Non dovevo dare segni evidenti della mia sofferenza. Perché una brutta faccia l’avrei potuta giustificare con un po’ di sonnolenza, ma una lacrima di certo sarebbe passata meno inosservata.
Quando finalmente si fece ora di pranzo decisi di tornare a casa.
Entrai nell’ingresso lentamente e senza fare rumore, così nessuno si accorse del mio arrivo. Salii in camera e posai le mie cose, poi andai in bagno e sciacquai il viso con dell’acqua fredda.
Andai in cucina e notai la tavola già apparecchiata.
Mia madre, sorridente, mi venne incontro e mi posò un bacio sulla guancia.
“Per stasera tutto confermato?”, chiese e dai suoi occhi potei percepire la sua emozione.
Abbassai frettolosamente il capo, imbarazzata.
Cosa le avrei detto?
“Mama, Akito non può venire.”, mormorai con voce incerta.
Lei assunse un’espressione seria e dispiaciuta, evidentemente anche questa volta aveva capito tutto.
Nessuno mi fece più domande a riguardo, né intrapresero discorsi lontanamente riconducibili ad Akito.
Rei provava di tanto in tanto a fare qualche battuta, ma potevo ben capire quanto anche lui fosse a disagio, probabilmente si sentiva persino in colpa. Tuttavia non riuscii neppure a mimare una risata, così lui sembrò rassegnarsi e immediatamente dopo pranzo uscì di casa.
La signora Patricia mi propose di preparare con lei una cena alternativa a quella a base di sushi che aveva già preparato, in quanto sapeva che quel pesce era il preferito del mio raga… di Hayama.
“Non c’è nessuno problema! Il sushi è perfetto per stasera!”, la tranquillizzai non volendo arrecarle troppo disturbo.
Sapevo quanta fatica avesse impiegato nel preparare tutte quelle pietanze e di certo non volevo che tutti i suoi sforzi finissero tra i rifiuti.
Verso le tre andai in camera e mi stesi sul letto. Presi un cuscino e lo strinsi con vigore al petto, circondandolo con le braccia.
Le immagini, sempre quelle, continuavano a vorticare senza controllo nella mia testa.
Chissà com’era andata a finire in bagno tra loro due!
Di certo non l’avrei mai saputo.
Sorrisi flebilmente a questa costatazione: io non sapevo ciò che era successo dopo, ma ne avevo visto le conseguenze e ciò mi sembrava sufficientemente abbastanza.
A cena mangiai tutto, nel vano tentativo di non far preoccupare ulteriormente Mama, Rei e la signora Patricia.
Mentre mangiavo quello stramaledettissimo sushi sentivo gli occhi pizzicarmi, ma preferii farmi coraggio e non arrendermi, non dovevo mostrarmi tanto sofferente davanti alla persone che mi volevano bene, avrei fatto soffrire anche loro.
Ogni boccone sembrava ricordarmi una piccola parte di lui, un momento che avevamo trascorso insieme, o uno che lui aveva rovinato con le sue battute.
Mama aveva lo sguardo fisso su di me. Cercava di memorizzare ogni mio singolo movimento, anche il più lieve. Rei, dopo la passeggiata pomeridiana, aveva provato nuovamente a tirarmi su di morale, procurandosi le basi delle canzoni che da piccola cantavo a squarciagola. Tuttavia, io avevo accettato il regalo ma avevo preferito non ascoltarle. Quelle, infatti, facevano parte dei miei momenti felici e mischiarle con quelli tristi avrebbe fatto perdere loro parte del fascino e dell’allegria che racchiudevano in sé e nei miei ricordi.
Ci eravamo lasciati senza darci neppure una spiegazione plausibile.
Sentii un vuoto nello stomaco, misto ad una fitta lancinante all’altezza del cuore. Non era un male quello, non era una malattia, era solo il dolore per un amore finito e forse neppure iniziato.
Perché mi ero resa conto di amarlo davvero, perché la mia non era una cotta, perché l’avevo capito troppo tardi. Perché nonostante fossimo fidanzati non ci eravamo mai sbilanciati troppo, per paura di cadere. E nonostante tutta la nostra prudenza eravamo caduti lo stesso.
Presi un leggero giubbino e uscii per fare una passeggiata. Non avevo una destinazione da raggiungere, ma i piedi si muovevano senza alcun controllo decisi e sicuri verso un luogo a me noto.
Mi avvicinai al gazebo e notai Hayama seduto ai piedi della panchina.
Aveva la testa abbassata e un ginocchio portato all’altezza del petto. Giocava con il dinosauro che gli avevo regalato qualche anno fa. Alcuni ciuffi di capelli gli ricadevano disordinati sulla fronte, nascondendo quasi completamente i suoi occhi.
Non era teso, né tanto meno agitato. Sembrava tranquillo, triste, ma tranquillo.
“Finalmente sei arrivata!”, sussurrò incrociando i nostri sguardi.
“In un certo senso sapevo che sarei venuta!”, mormorai io sedendomi accanto a lui.
“Oggi in bagno, vedi, ho capito che ci hai ascoltati, ma forse sei andata via troppo presto!”, raccontò lui a bassa voce.
“O forse sei tu che hai parlato troppo tardi!”, controbattei io pacatamente.
Lui sorrise flebilmente, probabilmente non era molto sicuro di sé stesso in quel momento.
“È tardi solo quando non c’è più tempo!”, replicò lui porgendomi il dinosauro.
“E il tempo c’è?”, gli chiesi timorosa della sua risposta mentre afferravo il pupazzo.
“Solo se lo vuoi!”, bisbigliò lui.
Abbassai il capo, non sapendo esattamente cosa rispondere. Non volevo sbilanciarmi troppo e soprattutto non volevo essere io a farlo.
Dai suoi occhi capii che forse mi ero sbagliata, che forse davvero c’era stato dell’altro tra loro due e che quell’altro era stato l’ennesimo litigio.
Ma ero stata troppo frettolosa e impulsiva per poterne parlare con lui.
“E tu lo vuoi?”, gli domandai tornando ad osservarlo.
Lui prese nuovamente il giocattolo dalle mie mani e lo strinse fra le sue.
“Lo voglio!”, confessò in un sussurro. “E tu?”, aggiunse poco dopo.
Ed io? Cosa volevo io?
Ero disposta a credergli davvero? Ero disposta a mettermi in gioco?
“Akito, diventiamo grandi?”

Angolo autrice

Ed eccoci alla fine della storia! 
Naturalmente non posso lasciarvi così, quindi posterò al più presto anche l'epilogo!^^
Avete visto come sono stata veloce ad aggiungere il nuovo chap??:D 
*me si fa i complimenti da sola xD* 
Poi sono pure stata brava nel far risolvere tutto in fretta e furia, non volevo allungare troppo il brodo!! 
*ma brava, modestia zero, eh??*xD
Scusate, ma sono veramente euforica stasera!
Ringrazio, innanzitutto, tutti coloro che hanno aggiunto la fic tra le preferite, e cioè

92titti92, a fatha, Aranel Tae Shinoda, crhystal, DenaDena, dolcementeprincess, elli_kaulitz, Erica97, evol, fatina93, free__sky__77, guid, Heric e Sana per sempre, Ili91, Kula, luchia nanami, mione94, princerella, sam05, Sana1991, Simona_Cullen e stefola93... grazie mille!!
Un altro grazie, speciale anche questo, a chi ha aggiunto la storia tra quelle seguite, e quindi
aki96, AngelOfLove, beky, cicia123456, dolcementeprincess, francydenis, Geo88, giulia0209, guid, Hatori, Il_Genio_del_Male, lady_free, lalex, lucia_hp, mikyvale, mione94, ryanforever salf, Spagno, SunakoNakahara, turnright__ e _Haruka_, grazie anche a voi!!!
Vi adoro tutti!!!
Non posso non ringraziare gli autori delle 11 recensioni!! *me supercontenta*
Adesso vi rispondo!^^

mione94: ok, adesso è ufficiale, vado ad aprire un tuo fanclub!!^^ Le tue recensioni sono fantastiche! Grazie mille, sei troppo gentile e buona con me! Beh, per il capitolo... allora, ti è piaciuto?? Spero che non ti abbia delusa... vabbè, giudica tu! E comunque l'onore è stato tutto mio!! Ultima cosa lampo... w l'incorruttibile!!xD 1baci8...

ryanforever: per scoprire l'esito del test ti toccherà aspettare l'epilogo, se avrai ancora il coraggio di leggere questa "storia"... vabbè, allora, ti è piaciuto il chap? 1baci8...

92titti92: grazie per il commento!!^^ Allora, visto che aggiornamento flash? Piaciuto il chap?? Spero di si... 1baci8...

Simona_Cullen: beh, congratulazioni per l'esame allora!!^^ Spero che il chap sia di tuo gradimento!! 1baci8...

trixina: grazieeee!! O mamma, tutte queste belle parole mi danno alla testa!!xD Vabbè, spero che questo capitolo ti sia piaciuto, anche perchè ormai la storia è finita, se si esclude l'epilogo! Grazie ancora per il commento! 1baci8...

Heric e Sana forever: che bello, un'altar scientifica come me!!xD Sono sicura che il primo anno andrà benissimo!!^^ Passando al capitolo... allora, paiciuto?? *me incrocia le dita* Fammi sapere! 1baci8...

stefola93: tu vuoi farmi rpendere un infarto con tutti quei compliemnti! Ma grazieeeee!! Troppo gentile!! Spero che anche questo chap sia di tuo gradimento!!^^ 1baci8...

Ili91: ed ecco un capitolo appena sfornato!!xD *me affamata xD* Vabbè, con Fuka diciamo che chiariamo nell'epilogo e con il prof... eheh, vedremo come andrà il test!! *me fa risata dabolica* Spero che il capitolo ti sia piaciuto! 1baci8...

fatina93: wow!! Che bella recensione!! Me ti ringrazia profondamente!!^^ Allora, spero di non averti delusa con l'ultimo capitolo... ti è piaciuto?? Fammi sapere! 1baci8...

delichan123: ed ecco l'ultimo capitolo! Certo, ora manca l'epilogo, ma ormai i giochi sono fatti!!xD Spero che il capitolo ti sia piaciuto!!! Grazie per la recensione! 1baci8...

DenaDena: tra le preferite... me essere onorata!!!^^ Troppo gentile!!!:D Allora, che ne dici dell'ultimo capitolo?? Piaciuto?? Spero che leggerai anche l'epilogo...
1baci8...

Signori e signore per stasera è tutto! Mi raccomando, leggete e commentate!! Siamo arrivati quasi alla fine e non si può più rimandare!! Affrettatevi gente!! *me fare lo spot pubblicitario xD*

Allora, ringrazio anche tutti i miei cari lettori e tutti voi! 1baci8...

                                                                          ...bontina...

 

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Capitolo 14
*** Epilogo ***


Epilogo

Private lessons? No, thanks.

Epilogo

Una settimana dopo
Driin-driin
L’odioso suono della sveglia riecheggiò nella stanza fiocamente illuminata dai raggi del sole.
Mossi una mano in direzione del fastidioso rumore e distrattamente feci cadere quel dannato oggetto sul pavimento, frantumandolo in mille pezzi.
Perché mia madre doveva comprarle sempre così maledettamente fragili?
Mi rigirai su me stessa, nascondendo la testa nel cuscino.
“Sana se quello che ho appena sentito era il rumore dell’ennesima sveglia rotta, giuro che questa settimana non te ne comprerò un’altra!”, urlò, o forse mi minacciò, mia madre dal piano di sotto.
Sospirai sollevata: era sabato!
Sorrisi flebilmente, nel tentativo di non risvegliarmi completamente.
“Sana porta quel bel sederino che ti ritrovi fuori dal letto!”, gridò mia madre mentre a passi da gigante saliva le scale.
Feci finta di non ascoltarla e attesi che raggiungesse la mia camera.
“Signorina, alzati immediatamente!”, mi ordinò puntandomi un dito contro.
“Ancora cinque minuti!”, mugugnai con la voce impastata dal sonno.
“Sono le sette e mezza! Muoviti!”, sbraitò mia madre tirando via le coperte senza curarsi della mia debole resistenza.
“Forza!”, mi incoraggiò con tono minaccioso.
Mi misi seduta e lentamente mi alzai, facendo rotta verso il bagno. Mi sciacquai il viso e finalmente collegai il cervello alla testa: era tardi.
Iniziai a correre per casa cercando di recuperare il tempo perso a poltrire. Mi vestii e preparai lo zaino, poi scesi le scale e mi fiondai in cucina, dove, dopo aver addentato il mio cornetto, arrivarono anche Rei e la signora Patricia stracolmi di buste della spesa.
“Ho preso tre chili di sushi!”, annunciò la donna poggiando tutto su un angolo del tavolo.
Eh si, dopo il fallimento di sabato scorso, mia madre aveva insistito per incontrare ufficialmente Akito, così alla fine le avevo promesso che quella sera avremmo cenato tutti insieme.
Persino Rei, forse memore di ciò che era già accaduto, sembrava entusiasta dell’imminente incontro.
Tre chili di sushi? Ma non aveva esagerato?
Scossi lievemente il capo e mandai giù il primo sorso di cappuccino, poi, senza neppure averlo finito, presi una fetta della torta alla nutella e la misi in un piattino, ricoprendola con un tovagliolo.
Recuperai la cartella e il giubbino e dopo aver urlato un ciao uscii di casa.
Iniziai a correre per le strade cittadine non prestando troppa attenzione alle auto che sfrecciavano veloci, né tanto meno alla luce che lampeggiava ai semafori.
Fortunatamente gli autisti erano concentrati sul traffico, sui pedoni e sugli altri veicoli in circolazione, quindi non corsi il rischio di finire spiaccicata sotto le ruote di un auto.
Arrivai a scuola con un quarto d’ora di ritardo, così fui costretta ad andare dall’incorruttibile “ti faccio entrare solo adesso che so di averti rovinato la giornata” ed ora improvvisamente giovane.
“Buongiorno signorina!”, mi salutò non appena mi vide.
“Buongiorno!”, risposi almeno per apparire educata.
“Anche oggi in ritardo?”, mi domandò sorridendomi.
Ma perché sorrideva sempre?
“A quanto apre si!”, dissi secca, del resto era palese visto che a campanella suonata io fossi fuori dall’aula.
“La giustifica per il ritardo dov’è?”, chiese avvicinandosi.
“La porterò domani!”, annunciai con tono supplichevole per cercare d’intenerirlo e terminare a breve quel supplizio.
“Allora entri domani!”, dichiarò lui incrociando le braccia la petto.
Tirai fuori il piattino con la fetta di torta alla nutella e alzai il tovagliolo per fargli intravedere cosa ci forse al di sotto di esso.
“Dici che per domani sarà ancora buona?”, domandai riferendomi al dolce che avevo tra le mani.
Lo vidi deglutire, indeciso sul da farsi.
“Dico che non bisognerebbe aspettare a domani!”, mormorò con voce incerta.
Bingo!
“Dici? Beh, allora mi fai entrare, vero?”, aggiunsi portando inevitabilmente lo sguardo sulla fetta di torta.
“E va bene! Però prima dammi il piattino!”, dichiarò lui con fare risoluto.
“E no, prima fammi entrare!”, controbattei.
“Il piattino!”, ripeté.
“Il cancello!”, replicai.
Lui sbuffò poi fece come gli avevo detto. Oltrepassai il cancello e mi voltai nuovamente verso di lui.
“Grazie, ecco a te la torta! Buon appetito!”, dissi porgendogli il piattino.
Lui lo afferrò avidamente poi iniziò a mangiare.
Io mi avviai verso la mia classe e prima di svoltare l’angolo gettai un ultimo sguardo su quell’uomo: sbaglio o quello lì accanto era Rei?
Sbattei le palpebre e senza neppure ricontrollare mi affrettai a raggiungere la mia classe, dove ad attendermi c’era…
“Kurata! Che bello averla con noi!”, afferrò il professore di fisica nel preciso momento in cui io varcai la soglia della stanza.
“Eh si, il piacere è tutto mio!”, borbottai prendendo posto accanto ad Aya.
“Peccato che per un tuo piacer personale io sia costretto a fare gli incubi la notte!”, esclamò lui con sguardo truce.
“Professore non sapevo di avere tutto questo ascendente su di lei!”, commentai indignata e sorpresa al contempo.
“Non sei tu la causa del mio incubo, ma ciò che ti è accaduto!”, dichiarò assumendo un’espressione seria e risoluta.
E cosa diamine mi era accaduto?
“Kurata, tu hai inspiegabilmente preso otto al compito di fisica!”, confessò in un sussurro.
Mi paralizzai all’istante.
Cos’è che aveva detto?
Sbattei le palpebre più volte, mentre trattenevo il respiro.
“Cosa?”,bisbigliai esterrefatta.
“Hai preso otto al compito di fisica!”, ripeté lui quasi come se quelle parole gli procurassero sofferenza fisica.
Sorrisi istintivamente e mi alzai in piedi con lo sguardo di tutti i miei compagni di classe puntato addosso.
“Davvero?”, chiesi allegramente.
“Si!”, confermò per la terza volta il professore.
Non riuscii a trattenere un saltello e corsi alla cattedra.
“Che bello!”, trillai prima di abbracciare l’uomo.
Il professore rimase completamente sconvolto dalla mia reazione.
“Kurata, non vorrai mica che ti abbassi il voto?”, mi domandò interrompendo le mie urla di gioia e le risa dei miei amici.
“No, no!”, mi affrettai a dire allontanandomi di scatto.
“Mi scusi!”, mormorai rendendomi conto di ciò che avevo appena fatto.
Il professore sorrise, cioè mi sorrise.
“Va bene, Kurata!”, affermò per la prima volta sorridente.
Sorrisi anch’io: non era mica tanto male il tizio!
“Per questa volta non abbasserò neppure la media al suo caro amico Hayama!”, mi comunicò mantenendo sempre quell’espressione rilassata sul volto.
Io ormai ero partita per la luna, inutile dire, quindi, che non facevo altro che sorridere e sorridere, orgogliosa e soddisfatta di me stessa.
Tornai a posto e la lezione riprese tranquillamente, senza interruzioni o battibecchi.
“Ah Sana!”, mi chiamò il professore prima di uscire dall’aula, pochi istanti dopo il suono della campanella. “Un giorno mi spiegherai come ci sei riuscita!”, concluse prima si sparire oltre la porta.
Mi aveva chiamata per nome. Eh si, son soddisfazioni!
Aya mi abbracciò forte, poi anche Fuka si avvicinò a me.
“Complimenti!”, disse porgendomi la mano.
Era evidente che quel semplice gesto racchiudesse in sé altre e mille spiegazioni, oltre al mio appena annunciato successo.
Sorrisi comprensiva e strinsi con vigore la sua mano.
“Grazie!”, sussurrai.
Mi sorrise anche lei, poi fummo accerchiate dagli altri ragazzi che allegri commentavano l’accaduto.
Ma dov’era Akito?
In pochi istanti riuscii a dileguarmi e raggiunsi il corridoio.
Lui era seduto sul pavimento a pochi metri dalla porta di un’altra aula.
Mi avvicinai e mi lasciai cadere accanto a lui.
“Non ti congratuli con me?”, gli chiesi attirando la sua attenzione.
“Non ce n’è bisogno, sapevo che sarebbe andata così!”, annunciò a bassa voce.
Sorrisi e poggiai la testa sulla sua spalla.
Lui mi circondò con le sue braccia a mi strinse a sé.
“Sai, credo che da oggi in poi mi toccherà essere geloso anche del professore! Lo hai letteralmente conquistato!”, scherzò lui.
“A me basterebbe conquistare te!”, confessai contro il suo petto.
Lo sentii sogghignare, poi con la mano mi fece alzare il mento per incrociare i nostri occhi.
“Lo hai già fatto!”, bisbigliò a pochi centimetri dalle mie labbra.
“Ti amo!”, sussurrai.
Lui mi sorrise dolcemente.
“Ti amo anch’io Sana Kurata!”, mormorò portando la sua testa sui miei capelli.
Mi lasciai cullare dalla semplicità e dalla tenerezza di quel magico momento, senza curami del tempo che continuava a scorrere imperterrito.
Non avevamo altro da aggiungere, finalmente eravamo stati sinceri, sinceri nel profondo. Quelle poche parole erano bastate a far si che tutto fosse davvero perfetto, per la prima volta tutti i pezzi del puzzle combaciavano, non ne mancava neppure uno ed il disegno appariva completo e tanto chiaro quanto preciso in ogni più piccolo dettaglio.
Io e Akito.
Sana e Akito.
Suonava bene, l’unione di quei due nomi era un suono melodioso decisamente gradevole per le mie orecchie.
Io amavo Akito e Akito amava me, non c’era nessun altro oltre noi.
Sorrisi istintivamente e mi persi nei profondi occhi ambrato del mio ragazzo.
Lui mi sorrise sghembo.
“Sana, sai che sembri una gallina quando pensi?”   


Angolo autrice


Ed eccoci finalmente alla fine! Questa volta per davvero!xD
Spero che la storia vi sia piaciuta e che non abbia deluso le vostre aspettative.
In ogni caso mi farebbe davvero piacere sapere cosa ne pensiate, quindi vi chiedo, per l'ultima volta, di RECENSIRE! *me si inginocchia* Se non l'avete fatto fino ad ora, beh... questo è il momento perfetto per farlo!!^^
Passando ai ringraziamenti, inizio col ricordare tutte le persone che hanno aggiunto la storia tra le preferite, e cioè
92titti92, a fatha, Aranel Tae Shinoda, BabyNeni, crhystal, DenaDena, dolcementeprincess, elli_kaulitz, Erica97, evol, fatina93, free__sky__77, guid, Heric e Sana per sempre, Ili91, Kula, luchia nanami, mione94, princerella, sam05, Sana1991, Simona_Cullen e stefola93... grazie mille!!
Un altro grazie, speciale anche questo, a chi ha aggiunto la storia tra quelle seguite, e quindi
aki96, AngelOfLove, beky, cicia123456, dolcementeprincess, francydenis, Geo88, giulia0209, guid, Hatori, Il_Genio_del_Male, lady_free, lalex, lucia_hp, mikyvale, mione94, ryanforever salf, Spagno, STACY, SunakoNakahara, turnright__ e _Haruka_, grazie anche a voi!!!
Ringrazio tutti coloro che hanno recensito i capitoli, stimolandomi e incoraggiandomi ad andare avanti.
GRAZIE!!^^
Ed ora rispondo alle recensioni, per la serie l'angolo autrice è più lungo del capitolo!xD

92titti92: purtroppo non saprai mai ciò che si sono detti, però sai che Akito ama Sana!! Spero che questo basti a consolarti!! Spero che il finale ti sia piaciuto! 1baci8...

mione94: basta scioperare, torna a lavorare!!! Ecco a te l'epilogo! Spero davvero che ti sia piaciuto!! Spero che i fazzoletti non ti siano serviti e non preoccuparti, sto già organizzando qualcosa per il tuo ragalo di Natale!xD Ti faccio vedere che bella sorpresa qundo ti ritrovarei Akito sotto casa!! *ahhh!! lo voglio pure io!!xD* Vabbè, niente nove, ma un otto ci stava tutto!^^ Quindi, adesso non mi resta che dirti che vissero per sempre felici e contenti... *non sarà mica spoiler??xD* Grazie per i tuoi commenti! 1baci8...

Simona_Cullen: in effetti quella frase è presa dal manga! Comunque, leggerò la tua ff appena possibile, ora sono un po' incasinata per l'inizio della scuola, ma don't worry!^^ Spero che il finale sia stato di tuo gradimento! 1baci8...

fatina93: ed io giuro che avrei fatto di tutto per non farmi colpire! Pure mettere Akito di mezzo!!xD Ed ecco l'epilogo! Spero che ti piaccia! 1baci8...

DenaDena: si, la frase è tratta dal manga!^^ Non l'ho scritto perchè l'avevo dato per scontato...xD Comunque, grazie per la bellissima recensione! Sono io che stavo per piangere come una bambina quando l'ho letta! Spero che l'epilogo ti sia piaciuto! 1baci8...

trixina: come vedi Sana non è l'unica ad uscirsene con le sue cavolate, qui Akito la batte!!^^ Ed ecco che tutto si è risolto... spero che la fine, questa volta fine-fine, ti sia piaciuta! 1baci8...

stefola93: certo che continuerò a scrivere! Solo che non posterò subito in quanto tra poco inizierà la scuola e vorrei portarmi avanti con i capitoli, per evitare attese troppo lunghe!^^ Si, manca, o meglio mancava, solo l'epilogo... che dici? Ti è piaciuto?? 1baci8...

ryanforever: ed ecco l'epilogo! Postato velocemente anche questo!!^^ Finalmente si dicono ti amo... in effetti non potevo lasciarli senza farli dichiarare ufficialmente!!xD Grazie per la tua assiduità nel commentare la storia, sei stata troppo gentile!!^^ Ah, l'altra volta ho dimenticato di rispondere alla tua domanda... sono di Benevento!^^ 1baci8...

Ili91: eh si, la scuola fa proprio un brutto effetto!!xD Comunque spero che quell'accenno su Rei e l'incorruttibile sia stato di tuo gradimento!!^^ Per quanto rigaurda il finale... ti è piaciuto?? Grazie per la recensione!! 1baci8...

Heric e Sana per sempre: grazie per i complimenti e tranquilla, anche io odio Fuka!! Anche se nell'epilogo l'ho fatta un po' più... cordiale?? Vabbè, sono sicura che ti troverai bene allo scientifico, l'importante è studiare... non troppo, ma il necessario e vedi che non avrai problemi!!!Buona fortuna!^^ 1baci8...

Allora, ringrazio tutti coloro che hanno letto ed in particolare mia sorella che, in anteprima *pure prima di me, cioè prima che rileggessi il capitolo intero* ha letto l'ultimo chap e l'epilogo, e ciò la dice lunga su quanto il suo parere sia importante per me!! Grazie sore!!^^
Grazie ancora a tutti voi!!
*ma quante volte sto scrivendo garzie??*xD
Ok, lo dico per l'ultima volta e poi la smetto di annoiarvi, anche perchè mi sa di aver detto tutto e di non aver dimenticato nessuno...
Ah, prima del grazie *ops, l'ho detto ancora una volta*, volevo ricordarvi di COMMENTARE!!^^
GRAZIE!!! 1baci8...
                                                                          ...bontina...




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