Come la seta

di guard_the_project
(/viewuser.php?uid=492160)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 Tappezzeria ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 Seta ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 Cotone ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 Chiffon ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 Lana ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 Scampoli ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 Cuoio ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 Pizzo parte uno ***
Capitolo 10: *** Capitolo 8 Pizzo parte due ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo

 

Amelia entrò nella stanza sistemandosi i pantaloni rubati dall’armadio del fratello, le stavano larghi e i nastri che aveva usato per stringerli in vita non bastavano. Se solo avessero fatto dei pantaloni da donna, non che le dispiacessero i vestiti ma erano decisamente scomodi per scorrazzare nei campi dalla mattina alla sera. L’urlò che lanciò la contessa Frances Di Blois seduta sulla poltrona in velluto verde fece trasalire Amelia dai suoi pensieri

“vado a cambiarmi subito madre” fece prima di sentire l’ennesimo rimprovero, aveva promesso che in casa avrebbe mantenuto un certo abbigliamento ma quell’urlo le appariva esagerato persino per sua madre

“il prin- il princ- il princ” balbettò la contessa stringendo la mano attorno al foglio di giornale che stava leggendo, Amelia capì che il mistero non si sarebbe risolto da solo, con un paio di falcate fu accanto a sua madre e tolto il giornale di mano lesse ad alta voce

“il Principe Aaron Hannover terrà dei colloqui con la nobiltà inglese…” un altro urlò mise a dura prova l’udito di Amelia

“comprendi?” le domandò sua madre la contessa, Amelia che non era certo la persona più intelligente al mondo ma che sicuramente aveva una buona proprietà di comprensione scosse la testa “cerca moglie” esclamò “il principe cerca moglie” ripeté sgranando gli occhi verso la figlia, Amelia si portò una mano fra i folti capelli castano ramato, aveva ricevuto un’ ottima istruzione, conosceva la letteratura e la matematica, parlava francese e aveva qualche nozione di astronomia, era una lady istruita eppure non riusciva a leggere matrimonio in quella frase

“colloqui con la nobiltà” lesse nuovamente poi socchiuse gli occhi cercando di capire perché quelli di sua madre rimanessero sgranati verso di lei, erano di un azzurro chiaro quel giorno, segno che presto quel giorno si sarebbe messo a piovere. Amelia si era abituata a prevedere il tempo seguendo il cambiamento di colore degli occhi della madre, azzurro pioggia all’orizzonte, azzurro-marrore bel tempo, azzurro-grigio tempesta. La figlia aveva ereditato quest’ultimo colore, così quando si guardavano negli occhi, rispecchiandosi l’una nell’altra, solitamente un uragano batteva alle finestre della casa. Davvero una divertente metafora del loro rapporto come madre e figlia.

“è una sciocca formalità” replicò sua madre “nella notizia c’è espressamente detto che tutte le giovani nobili in età da marito sono caldamente invitate a portare i propri pensieri al principe” la giovane aggrottò la fronte, ora iniziava a intravedere ciò di cui sua madre stava parlando

“le gentili signore qua potranno illuminarmi sul perché di tante urla” esclamò sir Coape Bolt entrando nel salotto seguito dal sedicenne secondo figlio della contessa, Martin Di Blois si gettò sul divanetto accanto al camino, Amelia si avvicinò al fratello scompigliandogli i ricci capelli castano scuro

“non dovresti finire la tua lezione?” domandò alzando in un secondo momento il capo verso il precettore

“la contessa crede che il principe cerchi moglie” spiegò all’uomo dalla folta barba grigia che guardava la situazione con un barlume divertito negli occhi “questa è la spiegazione del vile urlo”  terminò sentendo addosso uno sguardo di rimprovero di sua madre per il tono ironico utilizzato

“non lo credo, c’è scritto” esclamò lisciandosi la gonna azzurra “avete finito la lezione?” domandò verso il vecchio precettore. Tutti loro gli erano molto affezionati, da giovanissimo era stato l’insegnate del conte e poi aveva seguito l’educazione di entrambi i figli

“il signorino Martin per oggi ha finito” rispose sir Coepe “le sue attenzioni possono essere interamente dedicate a come far incontrare lady Amelia e sua altezza reale” la giovane lady presa in causa scoccò un’ occhiataccia al precettore “non vorrete togliere a un povero vecchio la possibilità di vedere una giovane e brillate lady come voi giustamente ammogliata”

“e che mi dite di quando il povero vecchio mi diceva che se non avessi imparato la matematica avrei rischiato di non accorgermi di avere accanto un marito scialacquatore?” replicò Amelia

“direi che ora la matematica la conoscete bene e che vi serve un buon scialacquatore” rispose divertito il precettore. Il conte Jerome Di Blois era il terzo figlio della casata degli Di Blois, non avendo diritto ad ereditare il titolo si era dato da fare amministrando alcune tenute di famiglia dalla quale aveva dato vita a un fiorente attività commerciale. Passava molto tempo fuori casa così era stato Sir Coepe, il vecchio precettore, a seguire la crescita dei figli. Solo alla morte improvvisa del fratello, Jerome Di Blois era diventato conte e si era ritirato dal lavoro come confaceva a un nobile.

“ben detto” esclamò la contessa scattando in piedi “quante cose da fare” borbottò fra sé, lanciò un’ occhiata verso la figlia, alzò leggermente il sopracciglio destro, Amelia rimase immobile come una preda davanti al cacciatore, Frances arricciò le labbra arrivando a quello che i due fratelli avevano definito il secondo stadio prima della follia. Martin come fiutando il pericolo alzò il capo dal divano posando lo sguardo prima su sua madre e poi sulla sorella preoccupato. Frances sciolse quella buffa espressione e prese un profondo respiro, ed ecco il terzo stadio “compreremo dei vestiti nuovi, farai un corso accelerato di buone maniere, riprenderai a suonare e lavoreremo sul tuo inchino” elencò tutto d’un fiato, Amelia rimase ferma con gli occhi spalancati “ora” terminò, la giovane lady scattò e iniziò a camminare per la stanza, dopo qualche passo realizzò di non avere una meta precisa e soprattutto di non voler assecondare sua madre

“nnn-non” balbettò “non serve nulla di tutto ciò” esclamò Amelia come liberandosi di un peso “non sono una candidata accettabile per il principe, inutile provarci” - e soprattutto non mi sposerò mai- pensò fra sé la giovane soffermandosi involontariamente sulla figura del fratello che cercava di camuffare una risata per la scena alla quale stava assistendo. Sir Coepe intercettò il suo sguardo e le rivolse un sorriso incoraggiante. Lui lo sapeva che non avrebbe potuto sposarsi, non poteva lasciare suo fratello né sua madre. Suo padre il conte era morto un anno prima, molte proprietà erano state smembrate e reclamate come eredità dai suoi cugini, infine molti gentiluomini in affari, alla morte del capo famiglia, avevano reciso i contratti in essere ed erano passati alla concorrenza, in breve tempo avevano rischiato il lastrico. Amelia con la complicità di Sir Coepe aveva investito la sua intera dote per mettere al sicuro una proprietà terriera di coltivazione di cotone, aveva iniziato a riprendere i rapporti con i mercanti utilizzando però lo pseudonimo di Markus O’ Brian, lontano cugino dei Di Blois, intervenuto per amministrare la tenuta assieme a Martin, il neo conte sedicenne. Gli affari erano ripresi ma Amelia non avrebbe avuto dote da portare a un futuro marito e soprattutto doveva continuare a rafforzare l’immagine del suo giovane fratello. La figura di Markus doveva essere solo un ruolo passeggero per dimostrare agli affaristi del continente che il giovane conte fosse pronto a prendere il posto del padre ma che stesse aspettando la giusta età. Martin Di Blois era intelligente e curioso ma certamente non era ancora pronto a gestire gli affari di famiglia, Amelia stava lavorando per lui, non poteva sposarsi, doveva costruire un futuro per lui e occuparsi di sua madre

“non sei aggraziata questo è sicuro” fece sua madre “ma quel vitino stretto e il fisico sano lo hai preso da me ed è una cosa che gli uomini guardano te lo posso assicurare” procedette facendo smettere di ridacchiare il figlio, sentire la madre parlare di fisico e uomini non rientrava nelle sue tematiche preferite “vostro padre ha dovuto combattere contro parecchi gentiluomini per potermi anche solo chiedermi un ballo” continuò la contessa alzando il mento e drizzando le spalle come se di colpo fosse tornata su quelle piste da ballo “dovete sapere che…”

“…il principe di Prussia mi voleva sposare..” le fece eco Martin conoscendo quel discorso a memoria “o era il granduca di Toscana?” domandò retorico solo per infastidire la madre

“Martin” esclamò Amelia con finto tono di rimprovero “erano le Due Sicilie” intervenne

“io ricordo provenisse dalla Svezia” disse Sir Coepe dando credito ai due ragazzi

“oh prendevi pure gioco di me” fece con un drammatico sospiro “se tua madre ti dice che andrai a quel colloquio vuol dire che ci andrai” rimarcò, Amelia sospirò, non avrebbe mai arrecato dispiacere a sua madre. Guardò fuori verso l’ampia finestra sulla quale erano fissate delle fini tende rosa cipria, prodotte con il loro cotone, di quello doveva occuparsi, dei campi e della produzione. Qualche grigia nuvola fece capolino nel cielo, segno che gli occhi di sua madre non sbagliavano mai. Fu in quel momento che a Amelia balzò in mente un’idea.

“avete ragione madre, andrò a quel colloquio con il principe” annunciò.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 1 Tappezzeria ***



Capitolo 1

 

“aspettate” fece Amelia rallentando il passo, sir Coepe e suo fratello si arrestarono al suo comando, ancora pochi passi e sarebbero sbucati sulla via di Chiswick House dove il principe aveva deciso di tenere i colloqui. La giovane lady si ripeté per l’ennesima volta che poteva farcela, non era mai stata insicura, era stata cresciuta consapevole di avere una voce, non tante sue coetanee avrebbero potuto dire lo stesso. Non aveva esitato un instante a prendere in mano le redini degli affari  di famiglia e ora si sentiva a nervosa all’idea di un colloquio. Sciocchezze. Scosse la testa scacciando i pensieri positivi, si sistemò lo spencer di un tenue verde ricavato con il cotone della tenuta di famiglia e alzò il mento in un gesto fin troppo simile a quello che faceva sua madre ogni volta che voleva avere ragione “andiamo” fece, i due uomini le sorrisero incoraggianti e presa a braccetto ripartirono.

 

Nelle memorie di un giovane lady si potevano leggere dettagliate descrizioni di gesti romantici a opera di conti, duchi e visconti. Amelia non aveva mai compreso i lunghi racconti delle sue amiche e coetanee di semplici gesti come leggeri sfioramenti casuali delle dita. Fu solo in quel momento che lo capì, dopo essere rimasta in fila per più di tre ore aveva compreso come anche un cenno di un capo da parte di un fratello o un cugino nel ruolo di chaperon si trasformava in qualcosa di straordinario. Tre incredibili e lunghissime ore ad attendere il proprio turno per essere esaminata qualche minuto da un pigrissimo principe che aveva deciso che il suo massimo impegno nel cercare moglie fosse quello di stare seduto su una poltrona e ammirare le pretendenti. Amelia già lo odiava, un po’ ammirava la scelta di aver velocizzato l’operazione coniugale per se stesso, ma odiava per aver fatto pagare a lei il peso di questa semplificazione.

Quando finalmente fu il turno di entrare per lady Di Blois, sir Coepe rimase sull’uscio della porta mentre suo fratello, il conte in carica, entrò con lei.

La stanza dei colloqui era un piccolo salottino decorato in oro e tessuti in bianco perla, due anziani funzionari, dietro un tavolo in legno massiccio, rivolsero lo sguardo direttamente verso suo fratello aspettando che annunciasse il suo titolo e il nome, senza nemmeno guardare Amelia le fecero cenno si sistemarsi davanti a loro al centro del salottino. Amelia sospirò e mentre i due funzionari cercavano di ricostruire l’albero genealogico della sua famiglia, si perse nei dettagli di quel salottino. Ormai si intendeva abbastanza di tessuti per capire che quello usato per tappezzare le pareti e i pochi arredi erano vecchi di una decina d’anni, sicuramente erano stati passati per tessuti di pregio ma i leggeri difetti che si potevano notare attorno ai disegni floreali dimostravano di essere di bassa qualità e di filati misti.

“pensavo che questo fosse un colloquio con sua altezza” disse facendo sobbalzare i due funzionari, i due uomini la guardarono torvi poi si scambiarono delle occhiate di assenso

“comprendiamo che stiate attendendo con ansia l’ incontro con il principe ma sua altezza è molto impegnato così ci è stato chiesto di fare noi un colloquio preliminare” spiegarono con un tono quasi pietistico nella voce, sicuramente non era la prima volta che rispondevano a quella domanda e dall’espressione tesa del funzionario di destra qualche lady titolata doveva aver risposto per le rime a quelli che erano dei semplici funzionari. L’espressione tesa poteva essere per quel motivo o per costipazione vista la pressione alla quale erano sottoposti i bottoni della giacca che indossava l’uomo. Amelia allontanò lo sguardo dal quarto bottone della giacca pronto a staccarsi e tornò a guardare la stanza

“credevo che lo scopo di affrontare mezza giornata di fila fosse quello di incontrare il principe” replicò cercando di concentrarsi sulla tappezzeria e non sul famoso bottone, era sicura che se si fosse girata verso suo fratello lo avrebbe trovato a fare lo stesso, avrebbero potuto scommetterci sopra. Tappezzeria, quadri, specchi, si ripeté nella testa Amelia. Quello sciocco principe non poteva trattare in quella maniera delle persone, senza contare che non avrebbe avuto senso affidare l’incarico di valutare le candidate a quei due. Era il principe, per il cielo, avrebbe potuto avere chiunque volesse, e non solo in maniera legittima attraverso il matrimonio, di questo Amelia ne era certa. Nell’angolo alla destra del tavolo alla quale si trovavano i due funzionari notò che il difetto della tappezzeria si faceva più intenso, sembrava addirittura consumato e leggermente sbiadito proprio al centro, la ragazza sorrise fra sé “sono qua per parlare al principe di un campo che circonda il villaggio di Habridge nella contea di Suffolks” mentre parlava si diresse verso il punto consumato del tessuto mentre i funzionari la guardavano sconcertati

“co-cosa?” borbottò il primo, il bottone del secondo scattò e Amelia sentì il fratello ridacchiare alle sue spalle. La ragazza si tolse il guanto dalla mano destra e lo poggiò sul punto rovinato, il primo funzionario scattò e fece per afferrarle il polso ma Martin intervenne, poteva avere solo una sedicina d’anni ma era alto e particolarmente robusto e soprattutto, a dispetto del funzionario, era un conte.

“Chiedo scusa per la mia maleducazione sua altezza” disse Amelia verso la parete “ma il campo di cui vorrei parlarle rappresenta un’ opportunità per la corona” la parete alla quale si stava rivolgendo si scosse, Amelia fece un passo indietro perdendo leggermente l’equilibrio, dalla parete usci una mano guantata in nero che l’afferrò al volo impedendole così di inciampare nell’orlo del suo stesso vestito “lieta di poter fare la sua conoscenza”disse Amelia rimettendosi in piedi e facendo qualche passo indietro per permettere al principe di aprire completamente la porta nascosta nella parete e uscire nel salottino

“sua altezza ci dispiace molto” borbottò il secondo funzionario che guardava la scena terrorizzato, il principe entrò nel salottino mettendosi davanti a Amelia che abbozzò un inchino

“non importa” replicò il principe prendendo un sorso dal calice d’orato che aveva in mano, l’espressione era decisamente divertita mentre squadrava la giovane lady “lady Amelia ha scoperto il mio trucchetto, ha vinto lei e da perdente devo complimentarmi di persona con lei” spiegò “spero che non siate risentita per questo, dovete capire che la mia presenza renderebbe l’attesa in fila ben più lunga della mezza giornata che avete atteso” Amelia abbassò lo sguardo, la sua lamentela non era stata apprezzata

“chiedo venia per essere apparsa impaziente è chiaro che poter scambiare anche solo uno sguardo con sua altezza l’attesa anche di giorni si trasforma in una lieta frenesia come quando si attende la bella stagione” Amelia abbassò lo sguardo per evitare che il principe potesse cogliere nel suo tono l’ironia che non era riuscita a controllare

“alzate quello sguardo lady Amelia con le risposte che date non potete fingere mestizia troppo a lungo” fece lui esibendo un sorriso divertito “il vostro colpo di scena e questo vino portoghese sono la cosa più divertente della giornata” aggiunse alzando il calice e andando ad appoggiarsi al bordo del tavolo dei due funzionari che si stavano guardando attorno incapaci di decidere come comportarsi. Amelia lo osservò in silenzio poggiare il vino accanto a sé e incrociare le braccia costringendo il tessuto della giaccia blu notte a stringersi attorno alle spalle. Negli ultimi anni la nobiltà inglese aveva avuto modo di vedere qualche raffigurazione del principe, circolavano copie dei suoi ritratti e persino schizzi satirici che lo ritraevano sempre con un naso sproporzionato. Ora che ce lo aveva davanti Amelia pensò che il suo naso era davvero bello, effettivamente aveva un taglio aquilino e in cima vi era una leggera gobba forse derivante da una contusione guarita male, ma stava bene con i lineamenti taglienti del suo viso. Folti capelli neri e ricci gli incorniciavano il volto e sul mento si notava un accenno di barba e baffi che incorniciavano delle labbra fini e strette in un sorriso leggermente storto. Amelia valutò in fretta che aveva conosciuto e conosceva gentiluomini più belli ma che il principe oltre la bellezza aveva un fascino che non aveva mai riscontrato in nessuno di sua conoscenza, in nessuna altra occasione “dovreste dire qualcosa ora” disse lui umettandosi le labbra arrossate dal vino enfatizzando ancora di più il suo sorriso sbieco

“a differenza del vino che una volta aperto migliora sempre di più la nostra esperienza, io potrei annoiare con le mie parole” replicò Amelia riprendendosi mentre si dava mentalmente della sciocca per essersi soffermata troppo tempo a fantasticare sull’ aspetto del principe

“avete accennato a un campo poco prima” la incoraggiò

“esattamente” fece lei riprendendo il filo dei suoi pensieri “dovete sapere che a Habridge c’è un campo che potrebbe essere destinato alla coltivazione di cotone, sarebbe incredibile per noi poter sviluppare le nostre coltivazioni senza aspettare i carichi provenienti dalle Indie” disse fermandosi di tanto in tanto per controllare di non perdere l’attenzione del principe, gli occhi blu di lui brillavano ancora incuriositi, così decise di proseguire “il campo in questione è incolto e lasciato a se stesso a causa di una regola reale di cent’anni fa” aveva fatto le sue ricerche e il campo risultava proprietà di una antica famiglia estinta e visto che la corona reale non aveva reclamato la sua proprietà era rimasto lì, brullo e lasciato a se stesso “se si potesse superare questa quisquilia il campo porterebbe lavoro alle famiglie della regione, comporterebbe per la famiglia reale un’ ulteriore fonte di tassazione e…” il principe corrugò la fronte

“e voi cosa ne ricavate?” domandò

“la famiglia Di Blois conosce la tecnica per poter produrre il cotone e abbiamo dei macchinari in grado di lavorarlo” il principe Aaron sbuffò una risata

“ora comprendo” spostò lo sguardo verso Martin “devo dire che avete presentato un accordo vantaggioso per tutti, lavoro per tutti, maggiori tasse e a voi l’affidamento della gestione” il giovane conte annuì guardando la sorella per avere conferma sul fatto di non sbagliare. Amelia abbassò lo sguardo per nascondere la delusione, si era dimentica che gli affari potevano essere condotti solo fra uomini, il principe doveva aver pensato che la sua famiglia l’avesse mandata avanti per ottenere quel contratto. Sforzò un sorriso, doveva esserne contenta, voleva dire che aveva portato a termine il piano. In una falcata il principe si portò a una ventina di centimetri da lei, per qualche istante Amelia trattenne il respiro, alzò lo sguardo dal pavimento

“dopo il vostro colpo di scena mi avete presentato una storia noiosa ma poi ecco che intravedo qualcosa che mi incuriosisce nuovamente sul vostro volto” si portò l’indice a tamburellare sulle labbra impensierito “voglio darvi una possibilità” portò l’indice a indicarla “la prossima settimana a Villa Beauchamp ci sarà il primo ballo della stagione e contrariamente al mio volere io dovrò parteciparvi” fece pressione sul tallone in una piccola giravolta “voi dovrete attirare la mia attenzione, stupirmi”

“ma io non partecipo alla stagione” sbottò piccata Amelia, immediatamente socchiuse gli occhi, doveva imparare a tenere a bada la sua impulsività

“oh” esclamò prevedibilmente Aaron “allora è perfetto” la giovane lady strinse i pugni per ricordarsi di imparare a stare al proprio posto e non parlare “oh temete di non farcela?” domandò rivolgendosi direttamente a lei, Amelia prese un profondo respiro non si sarebbe fatta prendere in giro da un borioso e annoiato principe, alzò il mento e sorrise

“se sua altezza vuole essere stupito, verrà stupito” fece tagliente

“dovrete solo partecipare a un ballo ma il vostro tono sembra quello di un soldato che sta per scendere sul campo di battaglia” la vezzeggiò lui

“e non sono la stessa cosa?” replicò Amelia aggiungendo un inchino “auguro una buona giornata a sua altezza” aggiunse prendendo commiato

“lo è già” disse Aaron guardandola uscire con il fratello alla quale si aggiunse Sir Coape.

 

 

Quando Amelia fu a casa andò a fare una lunga cavalcata, solitamente le dava un senso di tranquillità e l’aiutava a schiarire i pensieri. Contrariamente e contrariandola quel giorno non andò così, rientrò nella sua camera con sua madre che la inseguiva per riempirla di domande e mentre cercava di annuirle a caso e Sir Coepe dava indicazioni a Amy, la cameriera personale della contessa, di allontanarla per darle spazio, Amelia tirò un calcio alla poltrona. “Dannazione” imprecò, si voltò verso la toletta e il suo riflesso allo specchio sembrò ridere di lei. I lisci capelli ramati erano arruffati dalla corsa e avevano perso la loro piega nell’acconciatura, le gote erano arrossate dal vento e i suoi occhi azzurro-grigi apparivano lucidi e stanchi. Aveva rinunciato alla stagione londinese, aveva fatto qualche apparizione giusto per non attirare troppo l’attenzione e ora doveva fare una grande entrata proprio alla prima festa. Come poteva attirare l’attenzione del principe? In che modo in una festa dove chiunque avrebbe cercato di stupirlo?

Guardò la pila di libri che stavano sparpagliati sul letto, la cameriera aveva espresso divieto di non toccarli, doveva farcela, se aveva trovato un modo per coltivare il cotone in quel clima e in quel terreno poteva capire come partecipare a una dannata festa. Sospirò guardando i suoi appunti degli ultimi studi, non ne aveva fatto parola con il principe ma in verità il suo obiettivo era quello di allevare anche bachi da seta. Era possibile, avrebbero avuto cotone e seta senza essere soggetti al commercio con le americhe e le indie. Se solo avesse potuto stupirlo con la sua capacità di produrre la seta. La seta. Quel pensiero fece arrestare il flusso di maledizioni e agitazione, a passi decisi raggiunse il guardaroba, vi si gettò dentro e ne ritrasse una grande scatola dal fondo dell’armadio. Gettò la scatola sul letto e ne apri il coperchio, era un regalo di suo padre, ricordava ancora quando si era presentato sull’uscio della porta dopo essere stato via mesi per lavoro, ricordava il sollievo sul viso di sua madre e il fatto di aver trovato bella la lunga barba di suo padre che risultava rossiccia come i suoi capelli. Dalla scatola Amelia tirò fuori un tessuto in seta finemente ricamata rosa con decorazioni in oro e rosso. Proveniva dalla Cina, suo padre le aveva raccontato che lì i nobili vestivano solo sete pregiate e portavano fiori fra i capelli. Lei era rimasta affascinata da quei racconti tanto che aveva passato anni a fare ricerche su quella cultura. Passò delicatamente le dita sulle decorazioni di pregio del filato  e capì di aver trovato la sua soluzione.

 


 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 2 Seta ***


Capitolo 2

 

Aaron, come gli ripeteva spesso suo padre, aveva da sempre un comportamento discostante, si annoiava in fretta, per questo motivo aveva sviluppato una particolare predilezione per i misteri, segreti e strategie. All’età di sette anni aveva costretto il suo valletto a fargli vedere tutti i passaggi che venivano usati dalla servitù per muoversi. All’età di tredici anni si era fatto costruire una contro parete nell’armadio per potersi nascondere. All’età di vent’anni aveva iniziato a interessarsi di strategie militari e operazioni di ricognizione calcando in prima persona alcuni campi di battaglia. All’età di ventisette anni, quando gli avevano detto che l’unico mistero di cui si sarebbe dovuto occupare era quello di trovarsi moglie aveva compreso, piuttosto in fretta, che non sarebbe stato un mistero così divertente da svelare e così era subentrata la noia. L’incontro con lady Amelia Di Blois gli aveva dato finalmente un nuovo mistero di cui occuparsi. Non quello riguardante la storia del campo di cotone, quell’ affare era stato in grado di gestirlo in fretta, effettivamente quello che aveva rivelato la giovane era corretto, con la giusta gestione si sarebbe rivelata un’ ottima carta da giocare anche in favore della corona. La regione che aveva menzionato stava attraversando qualche difficoltà, in quel modo poteva aiutare gli abitanti e come ulteriore lato positivo la famiglia reale né avrebbe giovato in immagine. Il mistero che aveva davvero intrigato il principe Aaron era nato da quello sguardo mesto sul viso di lady Amelia dopo aver fatto la proposta e quello incerto del fratello che sulla carta sarebbe dovuto essere l’artefice di quello stratagemma. Il giovane principe si era inoltrato nei polverosi uffici e aveva fatto un’ analisi della famiglia. Il padre, mercante, aveva ereditato il titolo di Conte in tarda età e poi era deceduto, gli affari di famiglia si erano arrestati ma un investimento fortuito aveva tenuto in piedi i poderi della famiglia e da lì erano ripresi i commerci ritornando sul mercato e conquistando la fama di innovatori nel campo dei filati. Valutate quelle nuove informazioni, aveva poi mandato suo cugino Frederick, incallito frequentatore di pub e tutto ciò che iniziasse con b e finesse con –ordelli, a informarsi su come venissero gestiti gli affari e lì il suo mistero aveva iniziato a mostrare la naturale soluzione e la sua vittoria sul caso.

“Lo sapevo” esplose mentre confrontava le firme riportate su due contratti “lo sapevo” ripeté con un sorriso trionfante Aaron facendo aggrottare la fronte al cugino. La porta dello studio si apri lasciando intravedere la figura della principessa Emmeline

“mi è stato comunicato che nostro cugino è qui” fece la giovane entrando, Frederick si voltò allargando le braccia

“cugina” esclamò andandole incontro per abbracciarla “chiedo perdono per non essere venuto a salutarti ma tuo fratello sa essere molto autoritario quando ci si mette” la principessa rise divertita sciogliendosi dall’abbraccio

“ne sono consapevole” disse rivolgendo uno sguardo preoccupato a suo fratello “cosa sta combinando?” chiese portando le mani sui fianchi ricordando a Frederick suo madre, aveva sempre considerato Emmeline come una sorella minore anche per la somiglianza alla madre, sorella del padre di Emmeline e Aaron, il re Louis Hannover. Avevano gli stessi occhi scuri e lo stesso viso ricoperto di lentiggini

“non cosa sto combinando” la riprese Aaron che invece era la copia della madre prussiana dalla quale non aveva però ereditato la precisione, infatti, tutti i fogli che aveva in mano caddero a terra. Il cugino e la sorella si scambiarono un’ occhiata “cosa sta cambiando” continuò cercando di nascondere la confusione creata “non esiste nessun cugino O’ Brian” con uno scatto raccolse i fogli caduti “il fratello non sta gestendo gli affari quindi…” e fece un gesto verso la sorella e il cugino incitandoli a continuare

“non so di cosa tu stia parlando” replicò Emmeline

“per me sei pazzo” fu la risposta del cugino

“lei” esclamò facendo un balzo in avanti Aaron “lady Amelia sta gestendo tutti gli affari di famiglia nascondendosi dietro uno pseudonimo” si portò l’indice a battere contro le tempie “geniale, non trovate?”

“ammirevole” fece Emmeline “una lady che lavora è davvero…”

“io” la interruppe il fratello “io, sono geniale per averlo scoperto” Frederick scoppiò a ridere mentre la sorella scuoteva la testa contrariata

“ora che hai scoperto il mistero, che vuoi fare con questa informazione?” domandò Frederick stiracchiandosi, non aveva dormito molto quella notte, e quella precedente a onor del vero

“in che senso?” domandò Aaron corrugando la fronte “al ballo le dirò che l’ho scoperta” incrociò le braccia al petto “lei ha scoperto il mio trucco durante i colloqui e io il suo”

“pensavo ti piacesse” borbottò Emmeline abbassando lo sguardo

“certo” esclamò il principe di getto “cioè ha reso la mia noiosa giornata divertente, non è come le altre lady” chiarì in fretta, Amelia non era interessata a sposarlo ma solo a quello strano campo e lui le era molto grato per questo

“e allora perché vuoi farle questo?” domandò sua sorella, Aaron inclinò la testa cercando di capire cosa si fosse perso in quella conversazione, intervenne Frederick

“se la smascheri lei e la sua famiglia finirebbero in grossi guai” chiarì il cugino sperando che questo bastasse per far tornare a ragionare il principe. L’uomo che un giorno avrebbe regnato su quella nazione finalmente arrivò alla stessa conclusione di sua sorella di diciotto anni e il cugino che ancora stava smaltendo l’alcool ingerito la sera prima

“forse è meglio se questa cosa rimanga fra noi” disse portandosi una mano a grattarsi la testa imbarazzato, gli altri due annuirono.

 

Il principe Aaron, nei giorni seguenti alla risoluzione del suo personale mistero, si era occupato di far sparire tutte le prove che avevano portato alla soluzione. Aveva preso la decisione che non ne avrebbe fatto parola ma voleva dei chiarimenti, pensava gli fossero dovuti, per questo motivo aveva diligentemente aspettato la sera del ballo a Villa trattenendosi dal trovare una scusa per andare a parlarle direttamente. Il suo impegno aveva messo a dura prova la sua pazienza e ora, arrivato finalmente il giorno del ballo, stava pensando che dopo aver passato due settimane a occuparsi giorno e notte di una persona, quella suddetta persona come minimo doveva rispettare la sua parte di patto e presentarsi a quella sciocca festa

"Sua altezza va bene?" Aaron si voltò per capire di cosa lady Beatrice Hose stesse parlando

"certo certo" approvò lui. Non erano questi i patti, aveva aspettato due settimane per lei, per vederla. Gli aveva risposto che si sarebbe presentata. Forse si era spaventata, eppure non poteva essere, quello che gli aveva rivolto durante il loro incontro non era una sguardo remissivo o cedevole. Quello era uno sguardo di chi non si sarebbe piegato, quella ragazza anche mentre chinava il capo alla sua presenza in verità non dava il minimo cenno di sottomissione, si sarebbe presentata.

"Potrebbe aver trovato il gioco pericoloso per lei" intervenne sua sorella comparendo alla sua destra

"'non so di cosa tua stia parlando" replicò grato che sua sorella fosse stata in grado di liberarsi di lady Hose

"una lady non ha le tue libertà" gli fece presente Emmeline a tono basso per via del linguaggio colloquiale "non ti ho mai visto tanto teso" continuò osservando la mascella tesa del fratello "è come se la sua assenza ti provocasse una delusione ben più grande di quanto dovrebbe"

"Non dire sciocchezze" glissò lui "voglio solo che questa festa si trasformi in qualcosa di interessante"

"Dovrebbe già esserlo per te" replicò la sorella mentre con il capo regalava cenni e sorrisi agli invitati "vi ricordo che siete qui per trovare moglie" fece tornando al linguaggio formale che meglio si addiceva a una conversazione in società, Aaron alzò gli occhi al cielo

"'si madre" la canzonò lui, Emmeline fece per replicare quando un vociare indistinto alle loro spalle gli fece voltare. Aaron senti il respiro mancargli in corpo e come guidato da una forza più forte di lui si diresse a grandi falcate verso il brusio. Bastò superare un gruppetto di lady per vedere Amelia, dall'altra parte della pista da ballo. Fu allora che realizzò come, perso nel suo mistero, si era completamente dimenticato della sfida che aveva lanciato alla giovane lady, a quanto vedeva però lei aveva preso seriamente l’intento di stupirlo. Amelia indossava un abito dal colore rosa acceso e ricami rossi e oro, in quel mare di bianco e azzurrino non sarebbe mai riuscita a passare inosservata, lo stile dell'abito era quello in voga in quel momento con l’ampia scollatura e la vita segnata sotto il seno ma il tessuto, che doveva essere seta, aveva dei disegni che Aaron non ricordava di aver mai visto, l'ampia scollatura era finemente decorata in oro e proseguiva con delle maniche lunghe che terminavano in un’ apertura a calla.  Era incredibile, tutti attorno a lei la guardavano sorpresi e forse intimoriti ma lei camminava come se non comprendesse lo stupore che aveva suscitato entrando. Amelia proseguiva con il mento dritto che metteva in risalto il lungo collo e un portamento ineccepibile, emanava eleganza e fierezza tanto da far apparire fuori luogo, paradossalmente, tutte le altre persone attorno a lei. Il viso di lei finalmente incrociò lo sguardo di Aaron dall’altra parte della pista da ballo, alcune coppie stavano ancora danzando e il principe per qualche secondo valutò  di esercitare il suo potere e di interromperli per attraversare la stanza. Amelia gli sorrise e con delicatezza chinò il capo, solo ora Aaron notava che i suoi capelli erano racchiusi in una acconciatura bassa formata da  una treccia nella quale erano stati inseriti perle e dei piccoli fiori rosa. Con il capo Aaron le fece cenno di andare alla sua destra in modo da potersi incontrare in fondo alla sala, vide lei capire al volo le sue indicazioni e farsi spazio fra la folla. Entrambi vennero fermati più volte lungo il percorso e quando riuscirono a trovarsi uno di fronte all’altra rimasero qualche secondo in silenzio

“spero di essere riuscita nell’intento di stupire sua altezza” fece Amelia, Aaron si ritrovò a sorridere in automatico al suo sguardo che brillava vittorioso

“certamente” approvò mentre si soffermava sulle labbra di lei leggermente arrossate da qualche prodotto “ma perché ho la sensazione di aver perso?” domandò più a se stesso che a lei

“oh perché lo avete fatto” replicò Amelia mordendosi subito dopo la lingua. Considerarlo un borioso e arrogante reale non le dava il permesso di farglielo capire apertamente. Aaron invece di infervorarsi però scoppio a ridere

“si lo credo anch’io” fece un passo indietro e si chinò per prenderle la mano, la portò a pochi centimetri dalle labbra e staccandosi appena chiese “mi concedete un ballo” lei annui.

Non dovettero aspettare molto per poter volteggiare sulla pista da ballo, la danza di prima era già al termine e tutti i partecipanti al ballo volevano sapere cosa avessero in comune il principe e lady Di Blois che non aveva mai partecipato a una stagione.

“io ho mantenuto la mia parte della promessa” fece Amelia mentre posava i palmi delle sue mani su quelle di lui

“lo avete fatto” ammise Aaron “avevate ragione sul campo, è uno spreco lasciarlo incolto” volteggiò su se stesso e tornò alla sua dama “ho fatto effettuare dei controlli, ho già fatto avviare le pratiche per la riappropriazione da parte della corona” Amelia spalancò gli occhi sorpresa, Aaron trovò quell’espressione davvero buffa “per costruire un contratto di affidamento con la vostra famiglia però dovranno essere fatti dei controlli del terreno, ho già provveduto a dare comunicazione all’ufficio agricolo, un controllo da un funzionare reale e potremmo essere tutti felici”

“incredibile” esclamò lei cercando di riprendere il passo della danza, lui l’afferrò per la mano e l’aiutò a riprendere il passo “avete fatto già tutto” riflettè “io pensavo..” realizzò che stesse parlando ad alta voce. Aaron non poteva farsi scappare quell’occasione

“pensavate..” la incalzò divertito osservando le gote farsi leggermente rosee

“nulla” replicò lei persa nei suoi pensieri. Per la sua famiglia era un traguardo incredibile

“forza non lasciatemi senza risposta” la incoraggiò lui

“che foste uno sciocco che voleva solo divertirsi perché annoiato dalla sua vita” lo disse di getto e prese in contropiede entrambi, lei perché stava ragionando sulle nuove informazioni e non si era davvero resa conto di aver aperto bocca, lui perché era la prima volta che sentiva un’ opinione tanto diretta nei suoi confronti. Stava iniziando a trovare divertenti quelle feste

“annoiato sì lo ammetto, ma non stupido, non sempre per lo meno” replicò ridendo

“perdonatemi” borbottò Amelia

“non preoccupatevi” replicò lui tranquillo “questa sera siete riuscita a togliere l’attenzione da me” fece “per ringraziarvi vi concedo di insultarmi senza finire nelle carceri” si guardò attorno la musica stava per finire e dovette tornare alla figura di partenza. Amelia rimase a fissarlo per qualche secondo e poi scoppiò in una risata spontanea, Aaron l’ osservò spiazzato. Era la prima volta che la vedeva ridere in maniera così serena, era davvero bella mentre cercava di mantenere il contegno comprendoni le labbra con la mano

“cosa vi ha fatto ridere in questa maniera?” chiese lui ma in quel momento alcune ragazze accompagnate dalle loro madri o padri si interposero fra loro. Non avrebbero permesso al principe in cerca di consorte di ballare una seconda volta con una pretendente, vide Amelia fargli cenno di ripetere la frase che non aveva udito. Gli si parò davanti il visconte Argyll che gli presentò la nipote, fece un inchino cercando di chiudere in fretta la conversazione ma non appena terminò i convenevoli con la coda dell’occhio vide Amelia allontanarsi mentre veniva raggiunta dal giovane fratello accompagnato da altri tre gentiluomini. Ovviamente la sua presenza non aveva attirato solo la sua attenzione. Aaron voleva sapere cosa l’aveva fatta ridere in quel modo ma venne raggiunto anche dalla marchesa Goldsmith e le sue due figlie e quando finalmente riuscì ad allontanarsi sua sorella lo raggiunse per bisbigliargli all’orecchio che lady Amelia e il conte Martin Di Blois se ne erano andati dalla festa.

 

 

Aaron, come gli ripeteva spesso suo padre, aveva da sempre un comportamento discostante, si annoiava in fretta, per questo motivo aveva sviluppato una particolare predilezione per i misteri, segreti e strategie. All’età di sette anni aveva costretto il suo valletto a fargli vedere tutti i passaggi che venivano usati dalla servitù per muoversi. All’età di tredici anni si era fatto costruire una contro parete nell’armadio per potersi nascondere. All’età di vent’anni aveva iniziato a interessarsi di strategie militari e operazioni di ricognizione calcando in prima persona alcuni campi di battaglia. All’età di ventisette anni, quando gli avevano detto che l’unico mistero di cui si sarebbe dovuto occupare era quello di trovarsi moglie aveva compreso, piuttosto in fretta, che non sarebbe stato un mistero così divertente da svelare e così era subentrata la noia. L’incontro con lady Amelia Di Blois gli aveva dato finalmente un nuovo mistero di cui occuparsi. Non quello riguardante la storia del campo di cotone, quell’ affare era stato in grado di gestirlo in fretta, effettivamente quello che aveva rivelato la giovane era corretto, con la giusta gestione si sarebbe rivelata un’ ottima carta da giocare anche in favore della corona. La regione che aveva menzionato stava attraversando qualche difficoltà, in quel modo poteva aiutare gli abitanti e come ulteriore lato positivo la famiglia reale né avrebbe giovato in immagine. Il mistero che aveva davvero intrigato il principe Aaron era nato da quello sguardo mesto sul viso di lady Amelia dopo aver fatto la proposta e quello incerto del fratello che sulla carta sarebbe dovuto essere l’artefice di quello stratagemma. Il giovane principe si era inoltrato nei polverosi uffici e aveva fatto un’ analisi della famiglia. Il padre, mercante, aveva ereditato il titolo di Conte in tarda età e poi era deceduto, gli affari di famiglia si erano arrestati ma un investimento fortuito aveva tenuto in piedi i poderi della famiglia e da lì erano ripresi i commerci ritornando sul mercato e conquistando la fama di innovatori nel campo dei filati. Valutate quelle nuove informazioni, aveva poi mandato suo cugino Frederick, incallito frequentatore di pub e tutto ciò che iniziasse con b e finesse con –ordelli, a informarsi su come venissero gestiti gli affari e lì il suo mistero aveva iniziato a mostrare la naturale soluzione e la sua vittoria sul caso.

“Lo sapevo” esplose mentre confrontava le firme riportate su due contratti “lo sapevo” ripeté con un sorriso trionfante Aaron facendo aggrottare la fronte al cugino. La porta dello studio si apri lasciando intravedere la figura della principessa Emmeline

“mi è stato comunicato che nostro cugino è qui” fece la giovane entrando, Frederick si voltò allargando le braccia

“cugina” esclamò andandole incontro per abbracciarla “chiedo perdono per non essere venuto a salutarti ma tuo fratello sa essere molto autoritario quando ci si mette” la principessa rise divertita sciogliendosi dall’abbraccio

“ne sono consapevole” disse rivolgendo uno sguardo preoccupato a suo fratello “cosa sta combinando?” chiese portando le mani sui fianchi ricordando a Frederick suo madre, aveva sempre considerato Emmeline come una sorella minore anche per la somiglianza alla madre, sorella del padre di Emmeline e Aaron, il re Louis Hannover. Avevano gli stessi occhi scuri e lo stesso viso ricoperto di lentiggini

“non cosa sto combinando” la riprese Aaron che invece era la copia della madre prussiana dalla quale non aveva però ereditato la precisione, infatti, tutti i fogli che aveva in mano caddero a terra. Il cugino e la sorella si scambiarono un’ occhiata “cosa sta cambiando” continuò cercando di nascondere la confusione creata “non esiste nessun cugino O’ Brian” con uno scatto raccolse i fogli caduti “il fratello non sta gestendo gli affari quindi…” e fece un gesto verso la sorella e il cugino incitandoli a continuare

“non so di cosa tu stia parlando” replicò Emmeline

“per me sei pazzo” fu la risposta del cugino

“lei” esclamò facendo un balzo in avanti Aaron “lady Amelia sta gestendo tutti gli affari di famiglia nascondendosi dietro uno pseudonimo” si portò l’indice a battere contro le tempie “geniale, non trovate?”

“ammirevole” fece Emmeline “una lady che lavora è davvero…”

“io” la interruppe il fratello “io, sono geniale per averlo scoperto” Frederick scoppiò a ridere mentre la sorella scuoteva la testa contrariata

“ora che hai scoperto il mistero, che vuoi fare con questa informazione?” domandò Frederick stiracchiandosi, non aveva dormito molto quella notte, e quella precedente a onor del vero

“in che senso?” domandò Aaron corrugando la fronte “al ballo le dirò che l’ho scoperta” incrociò le braccia al petto “lei ha scoperto il mio trucco durante i colloqui e io il suo”

“pensavo ti piacesse” borbottò Emmeline abbassando lo sguardo

“certo” esclamò il principe di getto “cioè ha reso la mia noiosa giornata divertente, non è come le altre lady” chiarì in fretta, Amelia non era interessata a sposarlo ma solo a quello strano campo e lui le era molto grato per questo

“e allora perché vuoi farle questo?” domandò sua sorella, Aaron inclinò la testa cercando di capire cosa si fosse perso in quella conversazione, intervenne Frederick

“se la smascheri lei e la sua famiglia finirebbero in grossi guai” chiarì il cugino sperando che questo bastasse per far tornare a ragionare il principe. L’uomo che un giorno avrebbe regnato su quella nazione finalmente arrivò alla stessa conclusione di sua sorella di diciotto anni e il cugino che ancora stava smaltendo l’alcool ingerito la sera prima

“forse è meglio se questa cosa rimanga fra noi” disse portandosi una mano a grattarsi la testa imbarazzato, gli altri due annuirono.

 

Il principe Aaron, nei giorni seguenti alla risoluzione del suo personale mistero, si era occupato di far sparire tutte le prove che avevano portato alla soluzione. Aveva preso la decisione che non ne avrebbe fatto parola ma voleva dei chiarimenti, pensava gli fossero dovuti, per questo motivo aveva diligentemente aspettato la sera del ballo a Villa trattenendosi dal trovare una scusa per andare a parlarle direttamente. Il suo impegno aveva messo a dura prova la sua pazienza e ora, arrivato finalmente il giorno del ballo, stava pensando che dopo aver passato due settimane a occuparsi giorno e notte di una persona, quella suddetta persona come minimo doveva rispettare la sua parte di patto e presentarsi a quella sciocca festa

"Sua altezza va bene?" Aaron si voltò per capire di cosa lady Beatrice Hose stesse parlando

"certo certo" approvò lui. Non erano questi i patti, aveva aspettato due settimane per lei, per vederla. Gli aveva risposto che si sarebbe presentata. Forse si era spaventata, eppure non poteva essere, quello che gli aveva rivolto durante il loro incontro non era una sguardo remissivo o cedevole. Quello era uno sguardo di chi non si sarebbe piegato, quella ragazza anche mentre chinava il capo alla sua presenza in verità non dava il minimo cenno di sottomissione, si sarebbe presentata.

"Potrebbe aver trovato il gioco pericoloso per lei" intervenne sua sorella comparendo alla sua destra

"'non so di cosa tua stia parlando" replicò grato che sua sorella fosse stata in grado di liberarsi di lady Hose

"una lady non ha le tue libertà" gli fece presente Emmeline a tono basso per via del linguaggio colloquiale "non ti ho mai visto tanto teso" continuò osservando la mascella tesa del fratello "è come se la sua assenza ti provocasse una delusione ben più grande di quanto dovrebbe"

"Non dire sciocchezze" glissò lui "voglio solo che questa festa si trasformi in qualcosa di interessante"

"Dovrebbe già esserlo per te" replicò la sorella mentre con il capo regalava cenni e sorrisi agli invitati "vi ricordo che siete qui per trovare moglie" fece tornando al linguaggio formale che meglio si addiceva a una conversazione in società, Aaron alzò gli occhi al cielo

"'si madre" la canzonò lui, Emmeline fece per replicare quando un vociare indistinto alle loro spalle gli fece voltare. Aaron senti il respiro mancargli in corpo e come guidato da una forza più forte di lui si diresse a grandi falcate verso il brusio. Bastò superare un gruppetto di lady per vedere Amelia, dall'altra parte della pista da ballo. Fu allora che realizzò come, perso nel suo mistero, si era completamente dimenticato della sfida che aveva lanciato alla giovane lady, a quanto vedeva però lei aveva preso seriamente l’intento di stupirlo. Amelia indossava un abito dal colore rosa acceso e ricami rossi e oro, in quel mare di bianco e azzurrino non sarebbe mai riuscita a passare inosservata, lo stile dell'abito era quello in voga in quel momento con l’ampia scollatura e la vita segnata sotto il seno ma il tessuto, che doveva essere seta, aveva dei disegni che Aaron non ricordava di aver mai visto, l'ampia scollatura era finemente decorata in oro e proseguiva con delle maniche lunghe che terminavano in un’ apertura a calla.  Era incredibile, tutti attorno a lei la guardavano sorpresi e forse intimoriti ma lei camminava come se non comprendesse lo stupore che aveva suscitato entrando. Amelia proseguiva con il mento dritto che metteva in risalto il lungo collo e un portamento ineccepibile, emanava eleganza e fierezza tanto da far apparire fuori luogo, paradossalmente, tutte le altre persone attorno a lei. Il viso di lei finalmente incrociò lo sguardo di Aaron dall’altra parte della pista da ballo, alcune coppie stavano ancora danzando e il principe per qualche secondo valutò  di esercitare il suo potere e di interromperli per attraversare la stanza. Amelia gli sorrise e con delicatezza chinò il capo, solo ora Aaron notava che i suoi capelli erano racchiusi in una acconciatura bassa formata da  una treccia nella quale erano stati inseriti perle e dei piccoli fiori rosa. Con il capo Aaron le fece cenno di andare alla sua destra in modo da potersi incontrare in fondo alla sala, vide lei capire al volo le sue indicazioni e farsi spazio fra la folla. Entrambi vennero fermati più volte lungo il percorso e quando riuscirono a trovarsi uno di fronte all’altra rimasero qualche secondo in silenzio

“spero di essere riuscita nell’intento di stupire sua altezza” fece Amelia, Aaron si ritrovò a sorridere in automatico al suo sguardo che brillava vittorioso

“certamente” approvò mentre si soffermava sulle labbra di lei leggermente arrossate da qualche prodotto “ma perché ho la sensazione di aver perso?” domandò più a se stesso che a lei

“oh perché lo avete fatto” replicò Amelia mordendosi subito dopo la lingua. Considerarlo un borioso e arrogante reale non le dava il permesso di farglielo capire apertamente. Aaron invece di infervorarsi però scoppio a ridere

“si lo credo anch’io” fece un passo indietro e si chinò per prenderle la mano, la portò a pochi centimetri dalle labbra e staccandosi appena chiese “mi concedete un ballo” lei annui.

Non dovettero aspettare molto per poter volteggiare sulla pista da ballo, la danza di prima era già al termine e tutti i partecipanti al ballo volevano sapere cosa avessero in comune il principe e lady Di Blois che non aveva mai partecipato a una stagione.

“io ho mantenuto la mia parte della promessa” fece Amelia mentre posava i palmi delle sue mani su quelle di lui

“lo avete fatto” ammise Aaron “avevate ragione sul campo, è uno spreco lasciarlo incolto” volteggiò su se stesso e tornò alla sua dama “ho fatto effettuare dei controlli, ho già fatto avviare le pratiche per la riappropriazione da parte della corona” Amelia spalancò gli occhi sorpresa, Aaron trovò quell’espressione davvero buffa “per costruire un contratto di affidamento con la vostra famiglia però dovranno essere fatti dei controlli del terreno, ho già provveduto a dare comunicazione all’ufficio agricolo, un controllo da un funzionare reale e potremmo essere tutti felici”

“incredibile” esclamò lei cercando di riprendere il passo della danza, lui l’afferrò per la mano e l’aiutò a riprendere il passo “avete fatto già tutto” riflettè “io pensavo..” realizzò che stesse parlando ad alta voce. Aaron non poteva farsi scappare quell’occasione

“pensavate..” la incalzò divertito osservando le gote farsi leggermente rosee

“nulla” replicò lei persa nei suoi pensieri. Per la sua famiglia era un traguardo incredibile

“forza non lasciatemi senza risposta” la incoraggiò lui

“che foste uno sciocco che voleva solo divertirsi perché annoiato dalla sua vita” lo disse di getto e prese in contropiede entrambi, lei perché stava ragionando sulle nuove informazioni e non si era davvero resa conto di aver aperto bocca, lui perché era la prima volta che sentiva un’ opinione tanto diretta nei suoi confronti. Stava iniziando a trovare divertenti quelle feste

“annoiato sì lo ammetto, ma non stupido, non sempre per lo meno” replicò ridendo

“perdonatemi” borbottò Amelia

“non preoccupatevi” replicò lui tranquillo “questa sera siete riuscita a togliere l’attenzione da me” fece “per ringraziarvi vi concedo di insultarmi senza finire nelle carceri” si guardò attorno la musica stava per finire e dovette tornare alla figura di partenza. Amelia rimase a fissarlo per qualche secondo e poi scoppiò in una risata spontanea, Aaron l’ osservò spiazzato. Era la prima volta che la vedeva ridere in maniera così serena, era davvero bella mentre cercava di mantenere il contegno comprendoni le labbra con la mano

“cosa vi ha fatto ridere in questa maniera?” chiese lui ma in quel momento alcune ragazze accompagnate dalle loro madri o padri si interposero fra loro. Non avrebbero permesso al principe in cerca di consorte di ballare una seconda volta con una pretendente, vide Amelia fargli cenno di ripetere la frase che non aveva udito. Gli si parò davanti il visconte Argyll che gli presentò la nipote, fece un inchino cercando di chiudere in fretta la conversazione ma non appena terminò i convenevoli con la coda dell’occhio vide Amelia allontanarsi mentre veniva raggiunta dal giovane fratello accompagnato da altri tre gentiluomini. Ovviamente la sua presenza non aveva attirato solo la sua attenzione. Aaron voleva sapere cosa l’aveva fatta ridere in quel modo ma venne raggiunto anche dalla marchesa Goldsmith e le sue due figlie e quando finalmente riuscì ad allontanarsi sua sorella lo raggiunse per bisbigliargli all’orecchio che lady Amelia e il conte Martin Di Blois se ne erano andati dalla festa.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 3 Cotone ***


Frances Di Blois aveva ripetuto più volte alla figlia di mantenere un abbigliamento decoroso in casa ma dato che quando sua madre riceveva visite lei solitamente era sempre impegnata a fare ricerche sul campo o a studiare non si era mai davvero preoccupata di correre a cambiarsi i pantaloni presi in prestito dall’armadio del fratello. Amelia pensò che sua madre non avesse tutti i torti però il mercoledì dopo la festa a casa Beauchamp, quando entrando dalla porta secondaria aveva lanciato lo spencer maschile sul corrimano della scala principale rimanendo in una leggera camiciola e pantaloni mentre il principe Aaron Hannover entrava in casa accompagnato da un altro uomo di nero vestito. Amy, la cameriera che aveva aperto la porta, aveva lanciato un urlo che aveva fatto accorrere la contessa, il principe si era parato davanti all’altro uomo e aveva fatto cenno di togliersi la giacca per porgerla alla giovane quando Amelia infastidita più da quel baccano che da altro riafferrò la giacca e si ricopri. Prese l’estremità della treccia nella quale aveva legato i capelli e li raccolse in un chignon basso dandosi un aspetto più adeguato a quella visita.

“oh cielo” esclamò la contessa allarmata dalle urla di Amy “sua altezza” esclamò inchinandosi mentre anche Martin faceva capolino dalle scale “vi chiedo perdono per questo trambusto”

“chiediamo scusa per questa intromissione” fece lui cercando di trattenere una risata mentre con la coda dell’occhio vide Amelia alzare gli occhi al cielo

“siamo qui per incontrare il conte Di Blois” annunciò il secondo uomo “sono un funzionario della corona e vorrei parlare con lui per valutare l’affidamento di un incarico”

“il campo di cotone” si intromise il principe Aaron guardando Amelia. L’uomo si schiarì la voce

“solitamente il principe non segue questo tipo di pratica ma quest’ oggi voleva seguire il lavoro di un funzionario per poter apprenderne il lavoro” chiarì l’uomo sottolineando la sua contrarietà all’idea

“che giovane straordinario” proclamò Frances “magari avere un figlio tanto intraprendente”

“o una figlia” buttò lì Aaron facendo strangolare Amelia con la sua stessa saliva. Il principe guardò la scena fiero di se stesso, non aveva fatto un plissé per la scena di poco prima, almeno ora era riuscito a metterla in leggera difficoltà

“conte Di Blois” lo richiamò il funzionario proprio mentre Martin cerca di defilarsi “sono William Thatcher funzionario della corona” fece per mostrare il sigillo reale ma sentì lo sguardo del principe su di sé, presentarsi con lui al fianco forse rendeva poco utile l’identificazione “sono qua per valutare le sue tecniche di produzione di cotone” spiegò mentre sir Coape faceva capolino nell’ atrio cercando di mascherare di aver corso “solo in questa maniera potremo affidare alla vostra famiglia l’incarico”

“ma perché non ci spostiamo in salotto e ne parliamo davanti a un thè?” intervenne Frances e per una volta Amelia approvò i piani matrimoniali della madre. Suo fratello non avrebbe saputo dire una parola rispetto alla crescita del cotone, a questo non aveva pensato. La ragazza fece cenno a sir Coape per cercare nel precettore un suggerimento

“molto volentieri contessa” esclamò il principe attirando l’attenzione di tutti su di sé. William Thatcher si schiarì nuovamente la voce

“sono sicuro che il principe potrà rilassarsi e prendere il the mentre io e il conte sbrighiamo queste pratiche noiose” disse il funzionario con tono paternalistico

“il principe non ha bisogno di rilassarsi” proruppe Aaron “sono stato cresciuto alle buone maniere e non si rifiuta mai l’invito a un the di una contessa” aggiunse rimarcando il titolo nobiliare di Frances Di Blois . William borbottò delle scuse abbassando il capo

“la famiglia Di Blois ha una piccola coltivazione a venti minuti a cavallo da Londra” fece Amelia e lanciò uno sguardo al principe per fargli capire che era grata per quell’intervento, ma quell’ uomo era lì per compiere il suo dovere “li potrete vedere con i vostri occhi le innovative tecniche..” il funzionario tossicchiò imbarazzato

“con tutto il rispetto lady Di Blois” la interruppe “ma sono certo che il conte sappia spiegarmi al meglio tutti i dettagli”

“il conte non sta bene quest’oggi” disse sir Coape parandosi davanti ad Amelia impedendo la sua visione anche a Aaron “se non vi dispiace vi illustrerò io i disegni tecnici del conte”

“ve ne sarei grato” disse Martin prendendo per la prima volta parola e aggiungendo dei colpi di tosse “credo di essere influenzato e non vorrei indisporre sir Thatcher che compie un così importante lavoro per il nostro regno” le teste di tutte si voltarono verso il giovane che come un vero conte parlava senza remore mantenendo la spalle dritte, ad Aaron ricordò molto la sorella in quel momento “e lo stesso discorso ovviamente vale per sue altezza” rimanendo composto nella sua posizione si avvicino al corrimano in marmo per appoggiarsi dimostrando una leggera debolezza di gambe, prese un fazzoletto dalla manica della giaccia e lo portò a coprirsi la bocca. Il signor William annuì incantato

“ma certo certo” approvò il funzionario leggermente commosso per il fatto che il suo lavoro venisse preso in considerazione “sua grazia deve riposare”

“Sir Coepe, il mio precettore, potrà farvi vedere i miei disegni tecnici” Martin prese un profondo respiro drammatico “e mia sorella è stata tanto gentile da seguirmi e prendere appunti delle mie tecniche quindi credo che vi potrà essere d’aiuto” aggiunse Martin. Amelia sgranò gli occhi, non avrebbe saputo inventarsi nulla di meglio, giustificava la sua presenza ma la classificava come una semplice assistente, una specie di segretario. La giovane lady vide Sir Coepe guardare il più piccolo dei suoi allievi con orgoglio, anche lei era davvero fiera di lui

“perfetto” tagliò corto Aaron prima che il signor William potesse replicare diversamente

“vado a dare indicazioni al vostro cocchiere” disse Sir Coepe “lady Amelia e io vi precederemo a cavallo”

“no” esclamò Aaron. Gli era costata parecchia fatica quella improvvisata in casa Di Blois, non sarebbe finito a sentire di tecniche agricole senza avere la sua parte di divertimento “non posso permette che un uomo della vostra età cavalchi quando c’è disponibile una carrozza” esclamò rivoltò a Sir Coepe “e poi saprete dare indicazioni migliori e potreste mostrare già i disegni tecnici lungo il tragitto” prima che qualcuno potesse anche solo replicare con uno scatto felino afferrò per il polso di Amelia e la trascinò lungo il corridoio. Lady Amelia si divincolò presto dalla presa del principe ma si trattenne dal lamentarsi di quell’ atteggiamento. Il principe sapeva qualcosa se non tutto, erano stati evidenti i suoi tentativi di aiutarla a mantenere la sua copertura, doveva saperne di più. Inoltre era grata che Sir Coepe non dovesse cavalcare per una ventina di minuti alla sua età. Senza dire una parola fece strada a Aaron verso le scuderie dove fece sellare un cavallo per il principe e montò sulla sua -Loto-.

“non dovreste ringraziarmi?” iniziò Aaron tagliando la strada a Amelia e la sua cavalla per costringerla a rallentare l’andatura

“vi ringrazio” rispose la giovane lady “ma non so bene per quale motivo preciso” aggiunse. Aaron provò un moto di rabbia, lui era corso da lei per salvarla e lei nemmeno lo degnava di uno sguardo

“so tutto” fece lui “so del fatto che siete voi dietro gli affari della vostra famiglia” Aaron quella mattina si era svegliato in tutta tranquillità come al solito quando il valletto, che aveva messo negli uffici per procurargli materiale sui Di Blois, gli aveva comunicato che ci sarebbe stata un’ ispezione. Il principe si era ritrovato costretto a vestirsi in tutta fretta e catapultarsi fuori all’ inseguimento del funzionario in questione.

“e?” gli occhi di lei si spostarono glaciali su di lui. Aaron perse il sorriso, non riusciva a capirla. Arrestò l’andatura del cavallo e lei fece lo stesso

“e?” ripetè lui

“sì” chiarì lei “quali sono le vostre intenzioni?” domandò e fu allora che il principe notò il labbro inferiore tremare appena, il petto salire e scendere velocemente e le mani strette attorno alle redini

“oh” esclamò saltando giù dal cavallo “non vi preoccupate” chiarì immediatamente mettendosi a lato di Amelia facendole intuire di scendere, controvoglia lei lo assecondò e non appena toccò terra perse leggermente l’equilibrio. Aaron l’afferrò per le spalle abbassando la testa per poterla guardare negli occhi “è un segreto che rimarrà tale” la rincuorò assicurandosi che non cadesse. Quella sciocca testarda per  nascondere la sua agitazione stava rischiando di svenire mentre cavalcava

“e cosa volete in cambio?” sbottò lei, Aaron alzò gli occhi al cielo

“ma nulla” esclamò, si allontanò per fare qualche passo e schiarirsi le idee, dove aveva sbagliato? Si chiese mentre si massaggiava la fronte

“perché?” chiese in un soffio Amelia ma finalmente sembrava essere tornata a respirare con regolarità, Aaron sorrise vedendola rilassarsi

“perché è divertente” disse semplicemente “avete reso la mia stagione interessante, vorrei solo che continuasse così”

“e se a un certo punto non vi divertiste più?” il principe scosse la testa, per chi lo aveva preso? Prima credeva fosse uno stupido e ora lo paragonava a un bruto

“per chi mi avete preso?” esclamò, a tutto c’era un limite “non ho nessuna intenzione di rovinarvi la vita” scosse la testa. Fu forse l’espressione seria con cui lo disse e che Amelia non era abituata a vedergli in volto, fu forse la consapevolezza di essere stata scoperta o forse l’agitazione per quella conversazione. Forse furono tutte queste le ragioni che portarono Amelia a correre via senza un vero motivo. Aaron dopo qualche attimo di confusione le fu subito dietro intimandole di fermarsi e che davvero non voleva farle del male. Amelia dal canto suo mentre correva a una velocità a prova d’atleta si stava chiedendo perché stesse correndo. La giovane, forse grazie all’aria fresca, riuscì a ossigenare la mente quel tanto per farle ragionare su cosa stesse facendo e si fermò di colpo proprio mentre il principe l’aveva raggiunta. Per evitare la collisione si sbilanciò, Amelia lì offrì il braccio ma il risultato fu che ruzzolarono entrambi a terra.

Il silenzio di quella strada secondaria attraverso le campagne venne disturbato dal suono cristallino della risata di Amelia. Aaron cercò in qualche modo di chiederle se fosse impazzita ma come preso da una strana malattia scoppiò a ridere anche lui.

“non so perchè” balbettò Amelia cercando di darsi un contegno ma riprese a ridere ancora più forte di prima “mi sono messa a correre” articolò con difficoltà “sono andata nel panico” si asciugò delle lacrime ai lati degli occhi e si voltò verso il principe rimasto disteso accanto a lei “e poi ho realizzato che voi siete un principe” e trattenne una risatina “se voleste rovinarvi lo potreste fare anche senza questa scoperta” e riprese a ridere come se fosse una cosa buffa. Aaron l’osservò incantato e impietrito allo stesso tempo, il modo in cui stava ridendo gli riempiva i polmoni d’aria, quelle poche volte in cui si erano incontrati gli era parso che la giovane fosse incapace di divertirsi, come se si fosse scordata della possibilità di ridere

“questa prospettiva vi diverte?” chiese lui girandosi di lato per osservare meglio la ruga che gli era parsa in mezzo alla fronte

“sì” ammise lei “mi sono messa a correre come una sciocca” disse “come se potessi davvero fuggirvi” Aaron si scopri in imbarazzo

“non fatelo” replicò “manterrò il vostro segreto”  la rassicurò “mi avete incuriosito e così ho scoperto tutto ma non ho intenzione di usarlo contro di voi” spostò dell’erba che gli stava stuzzicando il naso “che divertimento ci sarebbe altrimenti?” Amelia sorrise di rimando, quando la guardava con quell’espressione da bambino che aveva appena commesso una marachella la spiazzava

“non credo di essere brava nel divertimento” disse più per trovare una scusa per spostare lo sguardo che altro “non amo i balli,  non so suonare uno strumento e il tempo libero lo passo a occuparmi di piante e calcoli ” Amelia mentre parlava pensava a sua madre e quanto sarebbe stata contraria a tutte queste rivelazioni

“sciocchezze” rispose Aaron come offeso “ho visto l’impegno che avete messo nel rispondere alla mia piccola sfida del ballo” spiegò “quella era una lady che si sa divertire” dichiarò con forza “molto probabilmente non vi siete mai scontrata con qualcosa che stimolasse la vostra intelligenza”

“qualcosa o qualcuno?” domandò lei mordendosi appena il labbro per ricordarsi con chi stava parlando “vi chiedo perdono” fece subito “quando parlo con voi dimentico…” Amelia lasciò la frase in sospeso, non sapeva bene come terminare la frase, dimenticava il suo ruolo, ma dimenticava anche le parte delle regole che dava a se stessa

“e va bene così” esclamò Aaron “per chiedervi scusa per aver scoperto il vostro segreto quando sarete con me dovrete dimenticarvi di tutto e divertirvi” allungò una mano a trattene il polso della giovane lady che si stava alzando da terra, scivolò leggero sul suo guanto e le prese la mano “d’ ora in poi io sono Aaron” lei socchiuse le labbra sorpresa “e la mia missione sarà scoprire il vostro lato divertente” Amelia arricciò le labbra indecisa sul da farsi

“è tutto un piano per avere compagnia durante i balli?” domandò, lui alzò le mani in segno di resa

“siete furba” replicò “diciamo che un gentiluomo deve pur avere i propri interessi” ammise “avere un’ amica in grado di tenere alla larga madri e pretendenti invadenti è un vantaggio” Amelia sorrise

“mi piace amica” disse “e sia, Aaron” lui sorrise di rimando

“ottimo, Amelia”.

I due ritornarono ai cavalli, raggiunsero il signor William e sir Coepe al piccolo campo fuori Londra della famiglia Di Blois. L’incontro fu brave, sir Coepe conosceva gli studi della sua prima allieva e aveva usato il tragitto in carrozza per spiegarli al funzionario. Una volta al campo Amelia con entusiasmo aveva mostrato i suoi risultati e ne aveva parlato con tanta foga e passione che il signor William aveva persino dimenticato che stesse parlando con una donna e non un “vero” tecnico. Aaron arrivò a fare qualche domanda sulla crescita del cotone, si stupì che uno come lui che si annoiava senza misteri e sotterfugi potesse interessarsi alle piante. Il funzionario dette la sua approvazione e Amelia si rilassò giusto quel tanto per sentire nel suo stomaco crescere un'altra agitazione, una sorta di curiosità e aspettativa per il rientro assieme a Aaron. La giovane lady incontrò lo sguardo del principe che la stava osservando con il suo sorrisetto quando vide la mano del signor William prendere le redini del cavallo e lasciarle fra le mani con Sir Coepe. Non era possibile lasciare una seconda volta il principe da solo con una giovane lady, era anche una questione di sicurezza. Il gruppo si divise e neo amici si salutarono con referenza.

 

Durante il viaggio Aaron allungò le gambe sapendo che avrebbe costretto il signor William a spostarsi per via del poco spazio nella carrozza. Era alto un metro e novanta circa, se voleva stare comodo poteva scegliere di tornare con sir Coepe. Non era una sprovveduto, non era corretto che lui e Amelia se ne andassero in giro a cavalcare da soli ma aveva ancora una serie di domande da farle. Vide il signor William sbattere la testa contro l’interno della carrozza per via di un sobbalzo, Aaron sorrise compiaciuto. Se fosse andata a trovarla il giorno seguente avrebbe causato una crisi diplomatica fra le nubili lady, lei non poteva certo venire da lui. L’unica possibilità che rimaneva era che mantenesse la promessa e che si presentasse a casa Nash per il secondo ballo della stagione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 4 Chiffon ***


Amelia si sistemò meglio i capelli dietro le orecchie, i suoi bachi stavano crescendo in perfetta salute, presto avrebbe potuto ricavare un intero corredo in seta. Piantò il tallone nel terreno per farsi forza e trarsi in piedi ma il piede scivolò sul fango e si ritrovò a terra. Non si lamentò nemmeno, era abituata a quel tipo di situazioni

"Ho preso nota di tutti gli agenti che avete usato sulle piante di cotone" fece sir Coepe "mi assicurerò che vengano acquistati tutti"

"Perfetto" disse alzandosi in piedi

"E io andrò con lui" fece Martin "devo sapere cosa combini sorella" aggiunse. Il giorno dell'ispezione si era comportato davvero bene, come un vero conte, era pronto per essere informato e formato su tutto

"Credo che lei debba precederci" intervenne Coepe indicando a Amelia la sua cavalla Loto "ne è passato di tempo dal mio ultimo ballo ma credo che non si possa arrivare sporchi di fango" continuò facendole gesto di controllarsi il viso. Amelia si affacciò al corso d'acqua del piccolo campo e si lavó il viso sbuffando "farà tardi"

"Non ho mai detto che ci sarei andata" lamentò, se ne era completamente dimenticata. Non era vero, lo ricordava perfettamente ma l'idea di dover andare a quel secondo ballo la turbava. Nuovamente Amelia aveva cercato di mentire a se stessa, quello che la turbava era che volesse sinceramente andare a quel sciocco ballo.

"Andate, vi accompagnerà vostra madre e sapete che non potete darle il dispiacere di togliere un ballo alla contessa" fece sir Coepe mentre il fratello Martin le faceva cenno che lì era tutto giusto. Amelia saltò il groppa a Loto e cavalcò verso casa.

 

Quando si trovò davanti all’entrata di Nash House Amelia rimase a osservare le giovani lady che accompagnate dai loro famigliari entravano emozionate sistemando i vestiti e le acconciature. Si sentiva fuori posto in quell’ ambiente come se il vestito bianco con ricami argentati che indossava fosse un costume per passare inosservata

“ti sei presentata vestita come una matta all’ultima festa” la distolse dai pensieri sua madre “adesso che sei vestita di tutto punto ti vergogni di entrare?” chiese. Amelia pensò che sua madre dovesse avere un qualche segreto nel leggere con tanta facilità le sue elucubrazioni. Un altro pensiero la fece sobbalzare

“voi sapete” balbettò riferita al vestito creato per la sfida con il principe. Si era fatta accompagnare da suo fratello esattamente per evitare di farsi scoprire da sua madre. Frances alzò il mento aggiungendo un sorrisetto

“io so sempre tutto, figlia mia” disse e Amelia temette che non si riferisse solo all’abito “non ho detto nulla solo perché quella pettegola della viscontessa Morland non smetteva di ripete quanto fossi stata inappropriata e poco elegante”

“detto da lei che veste le figlie come se fossimo ancora nel 1700” replicò risentita Amelia

“appunto cara” fece la contessa “se lei ti ha ritenuta poco elegante è certo che la verità si trova nel contrario di tale affermazione” la giovane ridacchiò poi strattonò delicatamente il braccio della madre facendole capire che era pronta a entrare. Qualsiasi cosa fosse successa a quel ballo almeno avrebbe assicurato a sua madre una bella serata. La contessa di Nash di Nash house, dove si teneva il secondo ballo della stagione, aveva da sempre un’insana passione per l’oro. Amelia era a conoscenza di ciò, quello di cui non era a conoscenza era però che avesse fatto dipingere le foglie degli alberi del viale che portava all’entrata della villa in oro. Difficile dare un giudizio positivo o negativo sul fatto, certo era che in molti si trovavano con il naso all’insù a osservare tale estetica. Fra i rami erano stati aggiunti, inoltre, ninnoli dorati, veniva spontaneo così socchiudere gli occhi alla ricerca di un soprammobile a forma di pettirosso d’orato che si rivelava essere alla fine una ballerina di un portagioie in bilico fra un ramo e l’altro. La contessa Nash, dapprima entusiasta di aver creato tanto scalpore fra i suoi ospiti, ora si trovava in cima alla scalinata in marmo che portava all’ entrata della sua abitazione con le braccia impegnata a sollecitare i più a entrare a ballare. La contessa aveva ben due figlie alla quale trovare marito e se il partito più appetibile, il principe Aaron di Hannover, non si trovava perché intento a giocare a una sua personale caccia al tesoro alla luce della luna, questo rappresentava un bel problema per lei. La contessa Frances con al braccio la figlia andò direttamente dalla padrona di casa, l’educazione prima di tutto e ,il fatto che negli anni aveva leggermente perso la vista, aveva sicuramente contribuito alla scelta di ignorare quella improvvisata caccia al tesoro.

“Contessa” disse inchinandosi Frances mentre Amelia pensava a quanto assomigliasse a una gigante decorazione natalizia. Indossava un abito in un pallido verde decorato con orpelli e passamanerie dorate

“oh” esclamò la donna inchinandosi a sua volta accorgendosi solo in un secondo momento della presenza delle due “mia cara contessa Di Blois da quanto tempo” si voltò verso Amelia e lo stupore sul suo viso aumentò “lady Amelia siete venuta anche voi” fece

“mia figlia si è rimessa in piene forze per la stagione di quest’anno” dichiarò Frances. Amelia aveva ritardato il suo debutto in società con la scusa di una costituzione debole, non avrebbe potuto dichiarare di non avere dote

“oh bene, bene” replicò la contessa di Nash passando il suo sguardo su l’intera figura della giovane, come in guerra stava valutando il nemico. La smorfia sulle labbra della donna fece sorridere vittoriosa Frances. La contessa era un’amica, ma quando di trattata di cercare un matrimonio conveniente per le figlie nubili le feste erano campi di battaglia

“state bene?” chiese cortesemente Amelia mentre la madre si gustava quella piccola vittoria “vi vedo accaldata” continuò, ancora qualche tentativo di richiamare gli ospiti e avrebbero dovuto chiamare un medico

“certamente” esclamò “sono solo preoccupata per i miei ospiti” disse cercando di mantenere un certo contegno “prenderanno freddo se rimarranno qua fuori”

“oh avete ragione” confermò Amelia dimostrandosi amichevole, provava pena per quella donna che aveva passato tanto tempo a organizzare la festa perfetta e ora la vedeva completamente rovinata. Se qualche giovane lady si fosse compromessa in quel buio la fama di feste di dubbio gusto sarebbe caduta sulla contessa “provate così” disse avvicinandosi e bisbigliando al suo orecchio “ora dobbiamo solo attirare l’attenzione” le tre donne si guardarono attorno quando la contessa di Nash si diresse verso un alto vaso in terra cotta e lo calciò sotto lo sguardo sbalordito delle donne di Blois. Il rumore attirò l’attenzione dei vari ospiti

“sono lieta che la caccia al tesoro vi abbia incuriosito” urlò la contessa seguendo il suggerimento di Amelia “ma solo chi riuscirà a trovare un oggetto misterioso all’interno della sala da ballo verrà incoronato il vincitore della festa” un vociare indistinto di gridolini e esclamazioni si alzò dal giardino e dopo pochi secondi di passa parola verso chi era più lontano, una massa indistinta si precipitò verso l’interno. La contessa di Nash allungò la mano guantata verso Amelia per accarezzarle la guancia “vi ringrazio” fece voltandosi per precedere gli ospiti e cercare al più presto un oggetto prezioso da nascondere. Amelia si voltò verso sua madre per consigliarle di avviarsi all’interno prima di venire travolte dai giovani più spericolati che stavano affrontando la scalinata che portava alla casa a suon di balzi quando sentì qualcuno afferrarla per il braccio

“non dovete attirare la mia attenzione a ogni ballo” fece Aaron con i capelli mossi che ricadevano scomposti sulla fronte a dimostrazione di essere stato fra i giovani ad affrontare i gradini della scalinata di due in due “Contessa di Blois” fece poi inchinandosi

“non ho attirato l’attenzione di nessuno” replicò Amelia indispettita

“vi siete resa conto che eravate al fianco della proprietaria di casa, in cima a una scalinata, durante il discorso che ha fatto cambiare il flusso del ballo?” domandò con un sorriso sghembo “e anzi potrei giurare che il piano per attirare l’attenzione fosse vostro” 

“certamente” si intromise la contessa “la mia Amelia è bella e intelligente” soppesò appena le parole “ma non troppo intelligente sia chiaro” precisò, i due giovani la guardarono confusi per poi scoppiare a ridere “siete inopportuni” borbottò lei “non voi, principe, voi siete sempre molto elegante”

“siete molto gentile” replicò Aaron cercando di non ridere “ma oh” qualcuno lo urtò e con la coda dell’occhio notò un gruppetto avvicinarsi a lui “questo non è il posto adatto per parlare” disse sperando di non venire raggiunto dalla marchesa Hose ancora una volta “posso chiedervi il permesso di prendere sotto braccio vostra figlia e passeggiare all’interno della sala da ballo” la contessa Frances prima arricciò le labbra come quando era arrabbiata dopodiché balbetto qualcosa di incomprensibile per poi terminare scuotendo energicamente il capo. Amelia strinse le labbra per non scoppiare a ridere poi scoccò un sorriso a Aaron e prese il braccio che le offriva.

Aaron era arrivato al secondo ballo della stagione con uno spirito davvero rinnovato. Era divertito e deliziato di potervi partecipare come aveva ripetuto a suo padre prima di prendere commiato assieme alla sorella e al cugino che, a suo rischio e pericolo, aveva deciso di accompagnarlo a Nash House.

"Ci stanno guardando tutti" bisbigliò Amelia una volta entrata nella sala da ballo. Era un’ osservazione ovvia visto al braccio di chi si stava accompagnando "deve essere il colore della vostra giacca" aggiunse con tono ironico indicando il nero damascato che indossava quella sera Aaron

"Avete ragione" stette al gioco lui "che sciocco sono stato" fece portandosi una mano al petto con fare melodrammatico

"Ogni volta che superiamo i tre passi lady Charlotte Blackmore stringe tanto forte il suo calice che sono certa lo romperà presto" fece notare Amelia facendo sorridere il principe che non aveva mai riso delle follie delle sue pretendenti

"Potremmo scommetterci su" disse lui in modo causale. Amelia distolse lo sguardo, iniziava a trovare irritante il modo che aveva di guardarla di sbieco ogni volta che accennava a una sfida fra loro due. Era solo provocatorio e

 Amelia si illuminò, finalmente a quel ballo parlavano di qualcosa in cui sapeva destreggiarsi "Io dico che lo romperà entro i prossimi cinque passi"

Aaron scosse la testa

"State sopravvalutando il mio fascino" disse " almeno una quindicina" la giovane sorrise, sua madre le aveva trasmesso i famosi fianchi di cui si vantava ma anche il senso della competizione

"Uno" contò Amelia stringendo meglio il braccio di lui "e voi state sottovalutando la mia bravura nel condurre un affare" abbozzò un altro passo "due" disse mentre Aaron la guardava guardingo alla ricerca di indizi nei suoi pensieri. Lei allungò la gamba e la mise davanti a quelle di lui in modo casuale “tre” Aaron perse l’equilibrio, lei afferrò il braccio di lui venendo trascinata verso il basso dal peso di lui, il principe allungò la gamba in un affondo per evitare di ruzzolare a terra assieme ad Amelia e cercò di trattenere la lady a sé. Amelia finì in una figura simile a un casqué appoggiata alla gamba di lui e soprattutto a pochi centimetri dal volto di Aaron che era proteso in avanti a causa della perdita dell’equilibrio “quattro e cinque” sussurrò lei. Il principe rimase in silenzio a osservare quegli occhi scuri che brillavano per la sfida, gli zigomi alti e le sue labbra appena socchiuse. Fu solo grazie al rovinoso rumore causato dallo schianto di un bicchiere che riuscì lentamente a rimettersi in piedi

“io” Amelia prese un profondo sospiro “vi devo le miei scuse” fece notando i suoi lineamenti tirati “sono competitiva” buttò lì sentendo la sua voce come non parte di lei, aveva esagerato, non poteva offendere il principe di quella nazione “vi chiedo perdono” Aaron senza replicare le allungò la mano, lei tentennò cercando di capire quale potesse essere la sua sorte ma posò il suo palmo sul suo. Il principe strinse la presa e l’attirò nuovamente al suo braccio

“Amelia” sussurrò Aaron mentre cercava di togliere la sua concentrazione da quelle dannate labbra, dal profumo emanato dal suo corpo, dalla sensazione di calore provata mentre era così vicina al suo petto

“perdonatemi” ripetè guardandosi attorno, la loro scena aveva attirato l’attenzione di molti. Si allontanò da lui inchinandosi “vostra altezza” disse a modo di commiato. Aaron sentì i suoi polmoni riempirsi d’aria all’allontanarsi di Amelia, non era certo ciò che voleva ma comprese che era ciò che bisognava fare

“lady Amelia” la richiamò, la ragazza sussultò e questo lo fece sorridere “avete diritto a un premio, avete vinto” conclamò. La ragazza scosse la testa sfuggendogli con gli occhi

“non lo merito” e con quelle parole indietreggiò. Aaron venne colto improvvisamente da un senso di vuoto. Non riusciva a ragionare lucidamente aveva bisogno di pensare, senza pensarci due volte si portò una mano al fazzoletto da collo per cercare di allentarlo, a lunghi passi attraversò la sala da ballo elargendo scuse ai vari presenti che aveva tentato di fermarlo. Attraversò l’atrio e ritornò fuori, all’ aperto dove finalmente respirò. Cosa era successo con lady Amelia in quei ultimi pochi attimi? Si stavano divertendo, scherzavano fra loro e poi quell’ inciampo. Allargò le braccia per permettere che l’aria della sera gli accarezzasse il viso, stava impazzendo, sentì il suo nome essere ripetuto più volte alle sue spalle. Tentennò, non aveva voglia di rientrare ma dopo aver ballato con un paio di lady forse avrebbe potuto riprendere la sua conversazione con lady Amelia. Solo quest’ultimo pensiero mise in moto le sue gambe.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo 5 Lana ***


5

 

Il principe Aaron si destò dal suo sonno per la quarta notte di fila, la fronte era pregna di sudore e le pesanti coperte in lana gli pesavano sul petto come un macigno. Era per colpa del sogno che continuava a ripetersi notte dopo notte. Si trovava nella stalla di casa Di Blois, vagava fra i cavalli fino a quando non vedeva Amelia, la ragazza lo salutava regalandogli uno dei suoi rari sorrisi, gli andava incontro e a qualche metro da lui si inciampava finendo fra le sue braccia, a quel punto lui si chinava sul suo viso e sfiorava le sue labbra. Quello era il momento in cui si svegliava di soprassalto, accaldato e con una sensazione di stretta allo stomaco. Non poteva andare avanti così, quella serata passata con lei a villa Nash lo aveva scombussolato. Non si sentiva più in sé e non ne comprendeva bene il motivo. Erano passate due settimane da quel bello e da allora non aveva più visto Amelia, non si era presentata a nessuna altra festa il che era un vero peccato. Aaron si alzò cercando di capire che ore fossero, era notte fonda ma non riusciva a pensare di tornare a dormire così cercò i suoi vestiti, se li mise addosso e usò i corridoi della servitù per uscire dalla Villa. Non appena l’aria della sera colpì il suo viso si sentì immediatamente meglio, gironzolò a vuoto per un po’ finché non si ritrovò davanti a l’unico locale con le luminarie ancora accese ovvero il club maschile preferito da suo cugino Frederick il “Brook’s”. Il principe si chiese se il cugino si trovasse ancora là e constatando di non avere niente di meglio da fare entrò.

“oh questa è bella” esclamò Frederick vedendo il cugino avvicinarsi al tavolo al quale era seduto assieme al giovane conte Egerton e altri due gentiluomini che non riconosceva “che ci fai tu qui?” domandò alzandosi per cercargli una sedia. Aaron si sedette ricevendo gli omaggi dei tre che, a differenza sua, lo avevano immediatamente riconosciuto

“me lo domando anch’io” replicò asciutto lui “credo che la risposta corretta sia; gli incubi” Fredercik si avvicinò al suo orecchio

“sempre lo stesso?” chiese essendo a conoscenza del suo sogno ricorrente, Aaron annuì

“cugino abbiamo un bel problema qui” disse battendogli la mano sulla spalla “gentiluomini, l’uomo qua di fronte a voi è segnato dall’incubo di un immediato matrimonio” annunciò mentendo, scatenando l’ilarità degli altri “che cura consigliereste a questa povera anima?” domandò

“Lucinda non c’è dubbio” esclamò il conte Egerton ottenendo l’approvazione di tutti, Aaron scosse la testa. Sapeva benissimo chi fosse Lucinda, la migliore accompagnatrice di Londra. Sapeva per certo che quella non poteva essere la soluzione, se avesse voluto una relazione non sarebbe dovuto ricorrere a Lucinda. Negli anni era riuscito a intrattenere gentili relazioni con signorine di varia levatura sociale,  addirittura per un anno aveva tenuto una relazione segreta con lady Georgiana Pembroke la quale però aveva preferito convolare a giuste nozze con un marchese quando aveva compreso che per stare con Aaron lui avrebbe dovuto abdicare. Era stata proprio Georgiana che gli aveva fatto capire che le relazioni sentimentali erano fatte solo per divertirsi in attesa di un vero contratto matrimoniale. La tensione provata aspettando che l’amata comparisse, il calore all’altezza del petto provata nel solo sfiorarsi, quella voglia di tenere l’altra fra le proprie braccia, altro non erano che un inganno del proprio cervello, una droga momentanea per illudere l’essere umano e portarlo a consumare e figliare per la sopravvivenza della razza umana. Dopo la rottura con Georgiana, Aaron aveva letto un centinaio di libri che sostenevano quella teoria di cui egli stesso si era fermamente convinto. Pur non credendo più nell’amore non credeva nemmeno che cedere alla compagnia di gentildonne ben pagate potesse essere la soluzione. Breve ma intense relazioni con qualche lady, talvolta pure sposate, era la giusta via di mezzo.

“vedila come un test” proruppe il cugino a bassa voce, con la mano gli fece cenno di alzarsi e seguirlo “devi togliertela dalla testa e dal …” camuffò la frase con un colpo di testa “hai capito no?” gli posò una mano sulla giacca sgualcita che Aaron si era messo addosso velocemente “la tua è una reazione naturale e finché non sfogherai questa tua pulsione, continuerai a sognarla” Aaron ascoltò in silenzio, non capiva le pulsioni ma il ragionamento logico sì. Quello che stava dicendo il cugino non era del tutto insensato, lo sguardo gli cadde sulla porta che portava alle camere sopra il Brooke’s. Doveva vederlo come un test, non aveva nulla da perderci. Il principe ponderò la cosa per qualche secondo dopodiché batte la mano sulla spalla del cugino e si avviò verso le camere dove sapeva avrebbe trovato Lucinda.

 

Amelia rimase nella carrozza a riguardare le carte riportanti gli ultimi dati del nuovo campo di cotone. Lo scossone provocato da un colpo di vento le fece cadere i documenti e dovette dare sfoggio alle sue qualità da equilibrista per non far cadere l’olio della lampada che reggeva con la mano sinistra. Doveva uscire da lì, non poteva certo vivere in quella carrozza, persino il vetturino se ne era andato da ore ormai. Dopo la festa a casa Nash Amelia aveva compreso di aver fatto un grosso sbaglio, aveva offeso il principe con la sua sciocca sfida. Fin da piccola era sempre stata una bambina educata e diligente, così compreso il suo comportamento sbagliato si era decisa la giusta punizione. Era partita verso i nuovi campi, era un lavoro che avrebbe dovuto fare in fin dei conti. Rimanere lontano per due settimane non era però necessario eppure lei lo aveva ritenuto giusto. Sarebbe rimasta più a lungo ma la presenza di una donna sola non era vista di buon occhio. Amelia scostò la tenda della carrozza guardando verso casa sua, nel momento in cui avrebbe messo il piede sul porticato la sua punizione personale sarebbe terminata. Non era pronta per quello, doveva tornare a lavorare, pensare al futuro della sua famiglia non a inutili feste e sciocchi principi. Il viso di Aaron proruppe nei suoi pensieri, il suo sorriso storto, il suo sguardo divertito, il suo interesse per le sue passioni. Amelia si voltò e appoggiò la testa contro l’interno della carrozza. Doveva smetterla. Non doveva pensare al principe, non doveva e soprattutto non poteva, non che ci pensasse ovviamente. Lei era andata via per lavorare, non perché temeva non sarebbe riuscita a non andare a un’ altra festa e non certo perché nella sua testa continuava a pensare a cosa avrebbe potuto raccontare ad Aaron o di cosa avrebbero potuto discutere o visitare. Lo sguardo della giovane lady cadette sulla scatola in legno ornata da delicati disegni di fiori posata proprio sul sedile accanto a lei. Era una scatola cinese, l’aveva comprata ricevuta dal mercante che gli forniva alcune delle attrezzature agricole per la coltivazione del cotone. Quando l’aveva vista aveva pensato che sarebbe stato un regalo buffo da fare ad Aaron dato che nel loro primo incontro aveva cercato di nascondersi dietro una porta segreta. Amelia aveva pensato che lui potesse essere uno a cui piacessero i misteri e i segreti ma ogni volta che guardava quella scatola si sentiva una sciocca ad aver pensato di avere il diritto di fare un regalo a sua altezza, il principe. La giovane lady prese un respiro profondo, doveva uscire da quella carrozza, si fece forza ed uscì. La brezza della notte la costrinse a stringersi nelle spalle, in fondo era felice di essere tornata a casa

“Amelia?” il richiamo del suo nome fece sobbalzare la giovane lady, si voltò cercandolo. Sapeva perfettamente chi fosse il proprietario di quella voce. A un paio di metri da lei, in centro alla strada deserta, Aaron la stava guardando illuminato appena dalla luna e dalla fioca luce delle lampade. I capelli erano scompigliati e la giaccia sgualcita e aperta sulla camicia

“Aaron” balbettò, poi si ricordò di chi fosse “voglio dire, sua altezza” ripeté abbozzando un inchino impacciato “cosa ci fate qui?”

“mi sono perso vagando uscendo dal Brook’s” replicò Aaron che solo adesso realizzava dove lo avessero portato le sue gambe dopo che aveva deciso di non raggiungere Lucinda, preferendo prendere un po’ di aria fresca “e voi?” chiese

“vengo da Habridge” rispose lei non muovendo un muscolo, come se al minimo movimento potesse cambiare tutto “sono andata a controllare i campi”

“per questo non siete venuta ai balli” disse Aaron più a se stesso che a lei “avete lanciato una moda” esclamò proseguendo in quella surreale conversazione e situazione

“come?” domandò lei confusa, non riusciva a capire, lo vedeva fermo davanti a lei come in uno strano sogno

“adesso tutte portano i capelli con perle e fiori come avete fatto al nostro primo ballo” spiegò Aaron trovando sciocche le sue stesse parole. Non era davvero importante ma erano due settimane che voleva dirglielo, erano due settimane che pensava a come avrebbe risposto e se ne avrebbe riso

“oh” esclamò lei “potrei provare con delle piume la prossima volta allora” e sorrise, Aaron risentì quella sensazione di peso sul petto che provava durante le sue notti insonni “ah” esclamò Amelia e si girò verso la carrozza, aprendola. Aaron sentì il peso farsi ancora più pesante, non voleva che se ne andasse, ma la ragazza dopo poco riemerse dalla carrozza con qualcosa fra le mani “vi devo delle scuse per il mio increscioso comportamento all’ultimo ballo” abbassò lo sguardo “non credo di potervi fare un regalo ma posso chiedervi scusa con esso, vostra Altezza” e così dicendo porse ad Aaron la scatola cinese. Il principe fece qualche passò verso di lei colmando la distanza fra di loro, prese l’oggetto che gli stava porgendo la giovane e la portò sotto il suo naso

“una scatola cinese?” chiese conferma, Amelia annuì con il capo

“ho pensato potesse…”

“ho una collezione di scatole cinesi” la interruppe “grazie” rimasero uno di fronte all’altro nel silenzio della notte

“credo di dovervi augurare buona notte, vostra Altezza” fece lei titubante

“mi stai parlando con formalità” sottolineò lui che aveva reagito con una smorfia ad ogni –vostra altezza- detto da lei “ti prego non farlo” la supplicò “e non deve scusarsi per l’ultimo ballo, non avete fatto nulla di male, avete mal interpretato la mia reazione” spiegò. Amelia sentì il suo respiro farsi più leggero e sorrise

“va bene, Aaron” sussurrò. Il principe non avrebbe saputo spiegare il motivo dietro il suo gesto, forse l’ora tarda, forse il buio della notte o forse il suono del suo nome, ma senza accorgersene si ritrovò a cingere con le sue braccia Amelia. Sapeva essere una cosa sbagliata, sapeva di essere egoista nel tenerla stretta a sé in quell’ abbraccio ma non riusciva a staccarsi dalla sensazione di benessere e serenità che gli trasmise quel gesto

“mi è mancata la vostra amicizia” riuscì a dire mentre sentiva la ragazza stringersi contro il suo corpo “non partite più per favore” si ritrovò ad aggiungere sentendosi molto sciocco. Amelia rimase rannicchiata contro il corpo di lui completamente a proprio agio, come se fosse normale per lei stare nelle sue braccia, poi però la sua mente tornò a ricordarle che quel comportamento era davvero disdicevole. Pentendosene amaramente fece forza con le mani sul petto di lui sciogliendosi dal quell’abbraccio, lui non oppose resistenza “vi chiedo scusa” disse il principe portando le braccia dietro la schiena in una abituale posa militare “perdonatemi” ripeté, anche lui non sapeva bene cosa stesse gli stesse succedendo

“devo andare” fece Amelia cercando di allontanare da sé quella sensazione di calore data dal suo corpo

“certamente” approvò lui sentendosi goffo come non lo era mai stato in vita sua “ma..” la frase rimase in sospeso

“ma?” domandò lei, lui tentennò

“ci incontreremo in settimana?” chiese, la ragazza annuì con il capo e dopo aver fatto un inchino si diresse verso l’uscio di casa. Non appena si fu richiusa la porta alle spalle la giovane si lasciò cadere a terra, le serviva un posto più lontano di Habridge se voleva scappare dal principe.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo 6 Scampoli ***


Quando ricevette la comunicazione della convocazione nel gabinetto della regina, Aaron non si stupì poi molto, anzi si domandò il perché sua madre avesse lasciato passare tanto tempo.

Aaron entrò nella stanza dove trovò la madre china su una serie di stoffe, anche quello non riuscì a stupirlo poi molto, erano mesi che sua madre si lamentava del fatto che l’arredamento delle sue stanze fosse ancora fermo ai primi del ‘700. Il ragazzo si sedette sulla poltrona aspettando che si accorgesse di lui

“come sta andando la stagione?” domandò dopo aver lasciato passare una decina di secondi, Aaron sapeva perfettamente che le sue qualità militari le aveva ereditate dalla madre e non dal padre. Carlotta d’Assia-Darmstadt non permetteva che si poggiasse un mosca senza il suo consenso “hai partecipato a un paio di balli, hai trovato qualche candidata interessante?” chiese senza staccare gli occhi dalle stoffe, Aaron cercò di rispondere ma sua madre proseguì “immagino che il compito sia arduo” continuò corrugando leggermente la fronte davanti a una stoffa damascata, le cameriere dietro di lei sussultarono “sai di doverti sposare entro la fine dell’anno vero?” il principe provò nuovamente a replicare ma sua madre prosegui “questo è un elenco delle candidate ideali” fece un gesto con la mano e una lista di nomi venne posata fra le mani del ragazzo da parte di una cameriera “ti aiuterà nel tuo compito” il principe sospirò e diede un’ occhiata veloce alla lista

“le candidate inglesi sono solo tre” commentò, non aveva dubbi che dietro l’insistenza di sua madre di organizzare i colloqui e partecipare alla stagione ci fosse un piano ben congeniato “e sono tutte proprietarie di colonie” valutò, era pur sempre il figlio di sua madre, anche lui aveva già fatto le sue analisi, anche lui aveva dato un occhio alle informazioni raccolte durante i primi colloqui

“questo matrimonio dovrà portare nuovi possedimenti” chiarì sua madre alzando gli occhi blu sul figlio “queste sono le uniche candidate in grado di farlo nel nostro regno” spiegò “nelle prossime settimane arriveranno su invito tutte le altre candidate dal resto del mondo” Aaron allungò le gambe mettendosi comodo. Si era già prospettato uno scenario simile, non credeva che sarebbe avvenuto tanto presto però ora che finalmente aveva trovato Amelia. Una smorfia gli comparve sul volto, non avrebbe potuto passare tanto tempo con lei se si sarebbe dovuto occupare di conoscere queste nuove candidate. L’idea di dover sacrificare il tempo con lei per ballare con un qualsiasi infanta spagnola o francese gli creava un moto di fastidio e forse tristezza ora che ci pensava bene “non fare quell’espressione” lo incitò la madre facendogli realizzare di essersi incupito “avrai la possibilità di scegliere la tua futura consorte, io e tuo padre ci siamo visti solo il giorno prima delle nozze” gli ricordò “mi eri sembrato d’accordo con l’idea di questo matrimonio” Aaron espirò, non era mai stato d’accordo solo sapeva che sarebbe stato il normale svolgersi delle cose. Lo sosteneva anche la sua teoria, il suo obiettivo era solo quello di aspettare il contratto matrimoniale che lo avrebbe legato per sempre a sua moglie. Un’altra smorfia gli deformò il viso, non riusciva a immaginare un futuro legato a una persona. Aveva passato un anno con Georgiana e con lei aveva iniziato a pensare che fosse possibile condividere la vita con qualcuno, ma poi lei aveva preferito sposarsi con un altro. Quel gesto gi aveva dimostrato quanto fosse illusorio credere che un amore potesse durare per sempre. L’immagine del viso di Amelia gli balzò alla mente e si domandò perché la sua mente vagasse verso la sua figura, si riteneva un uomo brillante quindi, anche se ora non ne capiva il senso, era certo che fosse perché stava per partorire un’idea geniale “sei distratto” disse sua madre, le cameriere dietro di lei sobbalzarono nuovamente, per la regina Carlotta essere distratti era una colpa ben più grave dell’essere maleducati

“perdonatemi madre” disse immediatamente Aaron ben conoscendo i parametri di sua madre “stavo valutando che il compito che mi aspetta è arduo” il principe piegò le labbra in un sorriso e con esso anche lui, per motivi diversi da quelli della madre, fece sobbalzare le cameriere “necessito di un aiuto” sapeva di essere brillante e finalmente comprendeva il perché il volto di Amelia martellasse la sua mente “potrei avvalermi dell’aiuto di lady Amelia Di Blois?” chiese “è la sorella del conte Di Blois, è letterata e mi ha dimostrato di sapersi destreggiare al meglio fra il ton” questo era del tutto falso, Amelia era abituata a parlare con le piante e troppo spesso si dimenticava di pensare prima di parlare ma questo la madre non doveva per forza saperlo

“la lady con la quale hai ballato il primo giorno della stagione?” Aaron allargò il sorriso, ovviamente sua madre era a conoscenza di tutti i suoi movimenti. Non aveva mai trovato quel comportamento invadente quanto molto astuto, conoscere i segreti e i movimenti di tutti era una cosa che non poteva non apprezzare “hai passeggiato con lei anche durante il ballo a casa Nash” continuò socchiudendo appena gli occhi “sei libero di fare ciò che vuoi ma ti ricordo che l’erede a un trono deve essere concepito all’interno di un matrimonio” Aaron scosse la testa

“non pensate male madre” intervenne il principe “lady Di Blois non cerca marito né relazioni” chiarì “per questo la trovo adatta al compito” sorrise compiaciuto, era davvero brillante quando si applicava

“ci credo” approvò la madre “è senza dote” Aaron fece per replicare quando l’ultima frase rimbombò nella sua testa, non era a conoscenza di quel dettaglio. Non poteva essere, aveva rimesso in piedi gli affari di famiglia per quale motivo non avrebbe dovuto avere una dote? “dichiarare di non voler cercare un marito essendo senza dote è sicuramente una mossa saggia” riflette la regina mentre il figlio cercava di incamerare la notizia appena ricevuta “non amo quelle nobildonne che si gettano a capofitto alla ricerca di un marito anche quando non portano nulla alla contrattazione matrimoniale” continuò lei. Aaron rimase in silenzio mentre iniziava a comprendere quel pezzo del quadro, ora ricordava di essersi chiesto come avesse evitato il lastrico del patrimonio di famiglia, doveva aver usato la sua dote. Non capì bene il perché ma quella notizia lo scombussolò tanto che si congedò dalla madre e si ritirò nel suo studio.

 

Verso ora di cena fu Emmeline, che preoccupata per il fratello, bussò alla porta del suo studio per capire cosa fosse successo. Quando entrò vide Aaron corrucciato alla sua scrivania mentre scarabocchiava qualche dato per poi alzarsi e passeggiare e tornare a sedersi

“cosa ti succede?” domandò informale come usava fare quando non c’era nessuno per poterli sentire “stai male?” Aaron si voltò verso la sorella ma fu come se non la vedesse, infatti passò quasi un minuto prima che le rivolse un saluto “cosa ti tormenta fratello?” domandò lei preoccupata sedendosi davanti al fuoco del camino

“non lo so nemmeno io” replicò finalmente Aaron andando a sedersi vicino alla sorella “non riesco proprio a capire”

“forse è per via del matrimonio?” abbozzò la sorella, era venuta a conoscenza del colloquio con loro madre, il principe scosse la testa

“tu sapevi che Amelia non ha dote?” domandò lui a bruciapelo a Emmeline

“no,no” scosse la testa “anche se lo avevo intuito” il fratello corrugò la fronte “è giovane e di bel aspetto, questo basterebbe per farle trovare un marito” chiarì la sorella “l’assenza di dote giustificherebbe il suo non volere partecipare alla stagione” con la mano andò ad appiattire le pieghe create nella gonna “partecipando a soli due balli so che ha attirato l’attenzione del conte Caney e del terzogenito degli Hose” lo aggiornò “Hannah Hose però mi ha rivelato che il fratello quando è andato a farle visita non ha trovato lady Amelia in casa” Aaron si alzò di scatto, Hose non era adatto a lei pensò, fece qualche passo realizzando di non avere idea di chi fosse il terzogenito degli Hose

“quindi è per questo che non si sposa?” domandò più a se stesso che a sua sorella, in fondo era la domanda che si era posto tutto il pomeriggio

“immagino di sì” replicò la sorella seguendo i movimenti del fratello per la stanza

“quindi ora con l’affare del campo di cotone a Hadbridge potrebbe recuperare i soldi per riformarsi la dote” Emmeline sussultò sul posto

“certamente” esclamò “oh sono così lieta che anche lei possa sposarsi” fece “il suo sacrificio verso la sua famiglia deve essere ripagato” l’espressione corrucciata del fratello le fecero abbassare il tono della voce come se stesse sbagliando nel parlare

“nessun marito le permetterebbe di gestire gli affari della sua famiglia e poi l’immagine di Amelia in veste di sposa devota è più che ridicola” Emmeline sobbalzò davanti al tono duro usato dal fratello

“il matrimonio è una gioia per una giovane nobildonna e per Amelia potrebbe essere un sollievo poter avere qualcuno che si occupi di lei” replicò imbronciandosi appena, non apprezzava il modo in cui avesse degradato il ruolo di moglie

“Amelia non ha bisogno di qualcuno che si occupi di lei” rispose Aaron

“e di cosa dovrebbe aver bisogno secondo te?” domandò sempre più risentita la sorella, presto anche a lei avrebbero cercato un buon marito e sarebbe diventata una moglie, non trovava nulla di disdicevole in ciò

“di ridere” fu la risposta quasi sussurrata dal fratello che tornò a sedersi come vinto dai suoi stessi ragionamenti “non ride quasi mai” commentò “conosco bene i gentiluomini del ton, non ce ne è uno che sarebbe in grado di farla divertire come…” Aaron si interruppe di colpo

“come?” domandò la sorella incuriosita

“..come me” terminò “con me ride” rimarcò e riscattò in piedi “devo trovarle un ruolo a corte così potrò vederla e farla ridere” esclamò fiero di se stesso, quel giorno si sentiva una fucina di buone idee. Emmeline sospirò, era più giovane del fratello ma persino lei capiva che quello che stava progettando Aaron non era socialmente accettabile

“Aaron” lo riprese ma poi meditò su come proseguire il discorso e capì “sei innamorato” esclamò la sorella sorprendendo se stessa per la sua audace affermazione, Aaron la guardò scioccato e trattenne una risatina

“che sciocchezza” replicò “e di chi poi?” Emmeline evitò di rispondere, era certa di ricordare di avere un fratello più intelligente di come stava apparendo nell’ultima mezzora “di Amelia?” domandò giungendo alla ovvia conclusione “io non..” iniziò “non esiste l’amore” ricordò alla sorella e a se stesso “è una cosa falsa nella testa” disse battendosi sulle tempie

“ti crucci all’idea che possa sposarsi, ad ogni ballo non fai che sussultare non appena vedi una lady con dei fiori fra i capelli, ti inventi le scuse più assurde per vederla, non dormi fino a quando non torna dai suoi viaggi..” elencò la sorella

“come fai a sapere della mia insonnia?” domandò lui

“tu incanti le cameriere con i tuoi sorrisi ma nessun sorriso può battere nastri, orecchini e romanzi regalati” Emmeline si strinse nelle spalle “mi raccontano tutto” spiegò “tu avrai la loro ammirazione ma io ho la loro lealtà” fece sistemandosi i capelli castani ricoprendo al meglio il ruolo di principessa, sarebbe stata anche una grande regina se solo ne avesse avuto la possibilità

“ho risolto quel problema comunque” borbottò mentre si annotava mentalmente di cambiare il personale che lo seguiva “Frederick mi ha spiegato cosa fosse…”

“hai parlato con nostro cugino?” domandò la ragazza scandalizzata “oh cielo, questa sì che è bella” disse “nostro cugino conosce solo le relazioni ben pagate” e con quella frase il viso le si colorò di rosso

“Emmeline” la riprese Aaron indeciso se ridere del suo imbarazzo o chiederle cosa ne sapesse dell’argomento

“le cameriere lo ripetono sempre” spiegò la principessa facendo intendere al fratello che non capisse davvero appieno il senso di quella frase, Aaron portò una mano ad accarezzarle la testa

“non hai tutti i torti” disse ridacchiando

“sei innamorato” ripetè lei piano

“non posso esserlo” rispose lui ripensando a quella conversazione “fra meno di un anno sarò sposato”

“e non la potrai vedere più” Emmeline gli poggiò una mano sul petto “ti sta bene?” Aaron ripensò alle notti insonni e all’abbraccio che si erano scambiati quella sera quando le sue gambe lo avevano portato davanti a casa di lei. Per qualche secondo quando l’aveva stretta fra le sue braccia gli era parso che i suoi polmoni si riempissero d’aria meglio di quanto facessero prima. Come sarebbe stato non vederla per un mese o per un anno interno? Intravederla a una festa e non poterci parlare? Come sarebbe stato guardarla al braccio del terzogenito degli Hose? Serrò gli occhi come se con quel gesto riuscisse ad allontanare quelle immagini, non poteva pensarci perché se lo avesse fatto avrebbe potuto scoprire se Emmeline avesse ragione sul suo innamoramento. L’amore non esisteva, lo aveva imparato molto bene e anche se fosse esistito per uno che stava per sposarsi era più conveniente pensarla a modo suo.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Capitolo 7 Cuoio ***


Aaron rimase in silenzio a osservare Amelia glissare sulle sue proteste con accondiscendenza. La giovane lady prese un ciocco di legno sulla quale erano segnate una serie di tacche e lo avvicinò a una piccola piantina vicina al fiume, borbottò qualcosa a proposito della troppa acqua e si voltò verso un'altra pianta. Il principe, che a dire il vero non era proprio abituato a essere ignorato, portò le mani dietro la schiena in un abituale posa militare e iniziò a camminare avanti e indietro

“Amelia” la richiamò “la situazione è seria” la ragazza finalmente gli rivolse la sua attenzione

“me ne rendo conto, generale” esclamò Amelia facendo realizzare ad Aaron di aver assunto un tono militaresco, sciolse la sua posizione

“è feldmaresciallo” non riuscì a trattenersi dal specificarlo “aver impegnato la dote non è cosa da poco”

“lo hai già detto” gli ricordò Amelia “e mi stupisco che vi siate accorto della cosa solo ora” gi fece. Il giorno dopo la conversazione avvenuta con la madre e la sorella si era catapultato a casa Di Blois per cercare di trovare una soluzione alla condizione di Amelia. Arrivato alla villa, la cameriera gli aveva comunicato che la signorina era fuori, Aaron aveva preso così il suo cavallo e si era diretto all’appezzamento di terra dei Di Blois sapendo che era lì che l’ avrebbe trovata. La giovane lady però non sembrava preoccupata tanto lui rispetto alla situazione della mancanza di una dote

“non dovevate farlo” la riprese ancora una volta

“invece sì” chiari lei alzandosi in piedi e mettendosi davanti a lui “la mia famiglia è stata salvata dal lastrico e se le cose andranno bene come in questo momento, mio fratello potrà vantare un titolo e un cognome di prestigio” Aaron rimase a guardare le guance di lei arrossate dal lavoro e sporche di terra. Aveva visto per la prima volta una persona con il viso sporco di terra quando era entrato nel militare, solo allora si era reso conto di quanto la sua vita fosse stata circondata da una pulizia che, fuori dalla mura del palazzo in cui viveva, non esisteva. L’ esperienza del militare gli aveva insegnato ad avere una percezione diversa della vita rispetto quella che avevano i suoi pari in rango nobiliare, avrebbe potuto tranquillamente asserire che molti dei gentiluomini che conosceva non avevano la più pallida idea che anche le donne potessero sporcarsi di terra. Amelia avrebbe riscontrato difficoltà a trovare un marito anche con una buona dote

“se gli affari andranno bene, ti sposerai?” domandò lui mentre notava che sulle mani di lei lasciate nude dai guanti in pelle di daino era visibile un taglio dalla quale stava uscendo un po’ di sangue

“non ne ho idea” fece lei “non ci ho mai davvero pensato” rifletté sulle sue stesse parole “magari in futuro potrei trovare un vedovo e trasferirmi in campagna” mentì Amelia. Non era vero, non aveva mai preso in considerazione quella possibilità, quando aveva investito la sua dote aveva anche metaforicamente investito il suo futuro come moglie. Non le erano mai piaciute le mezze misure, le alternative erano seguire il suo percorso da giovane lady alla ricerca di un marito oppure rimanere zitella

“sposata con un vedovo vecchio e barboso a oziare in campagna è proprio un’ immagine che non riesco a concepire” disse Aaron andando a bagnare nell’acqua il suo fazzoletto da taschino “non resisteresti che un paio di giorni” continuò avvicinandosi alla ragazza, dopodiché le prese la mano ferita e pulì la terra attorno al taglio

“cosa stai facendo?” chiese lei fermando la mano di lui

“una ferita sporca potrebbe infettarsi” replicò lui, gli era stato insegnato durante il periodo sul campo di battaglia, proprio dove aveva scoperto che le persone potevano andare in giro sporche di terra

“vostra Altezza” il principe fece per sbuffare all’uso di quell’appellativo quando realizzò il perché di quel richiamo. Si trovava così a proprio agio con lei che si scordava che era pur sempre una lady e che trattenere la sua mano fra le sue poteva essere considerato poco appropriato

“perdonatemi” fece senza però lasciare la presa della mano sinistra su quella minuta di lei che ancora tratteneva il suo polso destro con il fazzoletto imbevuto d’acqua “siete ferita” ripetè lui incrociando gli occhi di lei, Amelia mollò la presa sul polso di lui e fece qualche passo indietro

“credo che l’uso improprio da parte mia di pantaloni vi confonda ricordandovi un vostro compagno di reggimento invece che una giovane lady” disse lei sbuffando una risata. Aaron avrebbe voluto contraddirla sottolineando come la camiciola che indossava sopra i pantaloni gli ricordavano fin troppo bene che fosse una lady ma non voleva risultare volgare. Il giovane principe si portò una mano a massaggiarsi la fronte corrugata, ora il suo pensiero era tornato alle forme della giovane che si intravedevano sotto la camiciola ogni volta che si poneva controluce rispetto il sole. Aveva notato quel dettaglio non appena arrivato ma si era ben guardato dal farglielo sapere “speravo negasse” borbottò Amelia “pensavo di essere un po’ più aggraziata di un soldato”

“lo siete” esclamò Aaron trovando il suo tono un po’ troppo alto “siete una giovane, bellissima lady” tossicchiò per far tornare la sua voce calma e profonda “per questo non capisco la vostra indifferenza rispetto la vostra dote” osservò cercando di riportare l’attenzione sull’argomento principale

“quello che non capisco io invece è perché a voi importi tanto” replicò lei ponendo le mani sui fianchi. Aaron non aveva ancora una risposta chiara a questa domanda, quello che sapeva per certo era però che voleva avere una chiara visione di quello che sarebbe stato il suo futuro

“siete una mia amica” replicò lui “mi preoccupo che possiate finire con un bruto” fu la risposta più sensata che gli venne in mente. Amelia raccolse un rastrello da terra e indicandosi disse

“non credete che il problema sia dell’ uomo che finirà con una moglie del genere e non il contrario?”

“avrebbe la fortuna di vivere una vita piene di sorprese con una moglie come voi” Aaron dovette nuovamente schiarirsi la gola per poter controllare il suo tono di voce “come vostro amico” si riprese scandendo bene le parole “pretendo che nel caso voi contraste matrimonio sia con un buon partito”

“e come vostra amica” replicò Amelia “dovreste pensare al vostro matrimonio e non a quello di una lady di basso rango nobiliare senza dote” il principe incasso quella frase come se avesse sferrato un pungo ben assestato. Aveva ragione doveva pensare al suo matrimonio, una smorfia gli comparve sul viso

“non potremmo evitare di sposarci entrambi e farci compagnia a vicenda?” domandò ad alta voce lui anche se era convinto di averlo solo pensato

“oh” esclamò Amelia “la tua astuzia e passione per gli intrighi mi sarebbe molto utile negli affari”

“e la tua attitudine alla competizione renderebbe ogni mio giorno una sfida divertente” replicò lui facendo sorridere entrambi all’idea, poi però i sorrisi si spensero sui loro visi

“non credo che possa andare bene per sua altezza” e nuovamente quell’appellativo detto dalle labbra di lei suonò per Aaron come un insulto

“no” concordò distogliendo lo sguardo dalla figura di lei. Il peso delle coperte in lana che aveva sentito durante le notti mentre la sognava tornò a farsi sentire “però potete darmi una mano” fece lui poco convinto “mia madre mi ha permesso di scegliere voi come aiuto per destreggiarmi fra le varie candidate” spiegò “tutto quello che dovrete fare sarà di passare con me il tempo durante gli eventi mondani e valutare le varie lady” Amelia abbassò lo sguardo

“non so se possiedo le capacità” non sapeva nemmeno lei come essere una lady, non si sentiva di giudicarle

“non vi preoccupate” intervenne “dovrete solo stare al mio fianco” con quella premessa Aaron sentì che avrebbe potuto passare tutto il suo tempo alla ricerca di una candidata ideale. Amelia parve soppesare quelle parole dopodiché annuì

“se ti fa piacere” approvò “matrona e match-maker sono titoli migliori di zitella” e scoppiò in una risata amara

“vi è dispiaciuto dover rinunciare alla vostra dote?” domandò diretto Aaron notando il tono intristito della ragazza

“era quello che bisognava fare” replicò con quella espressione severa in volto che il principe non amava. Faceva trasparire il peso che si era posta sulle sue spalle, un peso, che a parere di Aaron, non avrebbe dovuto sopportare da sola

“sì ma..” ponderò appena le parole, studiando i cambiamenti del suo volto alla ricerca di tristezza o rabbia “vi sarebbe piaciuto sposarvi?”

“mi è sempre stato insegnato che quello sarebbe stato il mio futuro” spiegò “un marito che mi volesse bene, dei figli…” fece “mi sono costruita un nuovo futuro occupandomi degli affari di famiglia e devo dire che mi piace, anzi mi sento più adatta a questa vita” disse guardandosi attorno con un sorriso accennato sul volto “solo…”

“solo?” la incalzò lui avvicinandosi, mal gradiva quella risposta, egoisticamente lo infastidiva che fosse felice semplicemente occupandosi degli affari di famiglia. Lui non era felice di fare lo stesso per la sua quindi anche lei non poteva esserlo

“mi dispiace pensare che non proverò mai quella sensazione..” disse lei con la mente lontana da quella conversazione

“che sensazione?” chiese arrivando a pochi centimetri da lei per cercare di riattrarre la sua attenzione

“sapete..” fece “quella di un uomo innamorato, del corteggiamento, dell’attesa di una proposta di matrimonio” gli occhi di lei diventarono lucidi e Aaron si odiò per averle causato ulteriore tristezza. Rideva così raramente che portarle via anche dei momenti di serenità gli appariva come uno degli atti più truci da commettere “mi dispiace pensare che non proverò mai nulla di simile” concluse abbozzando un sorriso “ma mi rincuora che per mio fratello sarà diverso e che anzi potrò essere una zia presente per i miei futuri nipoti”

“avete dei corteggiatori” buttò lì Aaron non rendendosi bene conto di quello che stesse dicendo “mia sorella dice che dei gentiluomini hanno provato a farti visita” nessuno che meritasse anche solo di sedersi a bere il the con lei ponderò il principe

“non posso dar adito al loro corteggiamento” assottigliò lo sguardo “per chi mi avete presa?” chiese “non potrei accettare nemmeno un ballo da un uomo che vorrebbe corteggiarmi ma che non posso ricambiare”

“con me lo avete fatto” replicò lui fissandosi sui capelli che le ricadevano scomposti lungo il viso

“voi siete diverso” replicò “è impossibile che voi vogliate corteggiarmi”

“sciocchezze” rispose lui secco che chiaramente aveva completamente perso il controllo della sua voce

“il principe reggente non potrebbe mai…”

“un principe reggente dovrebbe sentirsi onorato di avere una donna tanto intelligente e bella al suo fianco” quell’affermazione fece calare il silenzio fra loro due

“dovresti stare attento a quello che dici” lo rimproverò Amelia stemperando la tensione con una risata accennata “sono frasi che direbbe un corteggiatore”

“potrei farlo” fece Aaron mentre inizia a intravedere l’inizio dell’ ennesima idea brillante “lo avete detto voi che con me sarebbe diverso” disse anticipando le proteste di lei “potrei corteggiarvi io così sapreste cosa si prova” Amelia arricciò le labbra e alzò il mento indispettita

“non stavo chiedendo la pietà di nessuno” la giovane cercò di controllare il moto di irritazione che le aveva causato quella proposta

“oh no” si affrettò a chiarire lui “non era mia intenzione” spiegò “lo trovavo un modo per sdebitarmi per il tuo aiuto alla ricerca della mia futura..moglie” dovette fermarsi appena perchè la ormai abituale smorfia gli contorse il viso

“e come vorreste fare?” domandò Amelia ancora irritata. Aaron non riuscì a trattenersi dal piegare le labbra in un sorriso malizioso

“per iniziare” e fece un inchino “vi inviterei a ballare” si alzò e prese la mano di lei facendola girare su se stessa “vi implorerei in ginocchio di concedermi il vostro tempo” annunciò e si mise in ginocchio mentre lei cercava di impedirglielo preoccupata che si potesse sporcare “vi riempirei di fiori” continuò completamente incantato dalla risata affiorata sulle labbra di Amelia che cercava di coprire con la mano “e gioielli” aggiunse strappando un fiore di campo e alzandosi per posarlo fra i capelli di lei “e poi…” il principe si fermò appena cercando nella sua mente la prossima mossa da compiere ma come ipnotizzato si ritrovò a non riuscire ad allontanare lo sguardo dagli occhi divertiti della ragazza, le gote arrossate e le labbra che cercava continuamente di coprire “e poi..” ripetè cercando di riprendere il filo del discorso e aspettandosi che lei lo imboccasse come faceva di solito “poi,poi…” provò ancora una volta mentre le dita che avevano posato il fiore fra i suoi capelli scivolavano delicatamente lungo il profilo di lei. Amelia per la prima volta da quando si erano conosciuti rimaneva in silenzio a guardarlo, Aaron si chiese se quella fosse la prima volta che lei gli rivolgeva quello sguardo, forse non se ne era mai accorto, se così fosse stato avrebbero dovuto incarcerarlo. Quello sguardo era così intenso da fargli crescere una sensazione di calore dentro di sé “poi dovrei rubarvi un bacio..” disse senza alcun controllo, le sue dita si fermarono sul mento di Amelia e lo trattennero appena per alzarlo verso di sé e lentamente si piegò per sfiorare con le sue labbra quelle di lei

“mmm” il verso ovattato di dolore di Amelia e il tonfo del rastrello contro la testa della ragazza fecero scattare all’indietro il principe “auo” ripetè la giovane voltandosi verso il rastrello che aveva appena calpestato facendolo alzare e sbattere contro la sua testa

“ti sei fatta male?” domandò Aaron facendo l’incredibile sforzo di capire dove fosse e cosa stesse facendo solo un paio di istanti prima “vado a cercare un medico”

“no,no” rispose lei premendosi le mani contro la testa “mi capita spesso”  aggiunse tenendo lo sguardo fisso a terra “credo sia meglio per me tornare a casa però” fece

“scusa per..” abbozzò lui sentendosi sinceramente mortificato, non aveva idea di cosa gli fosse preso

“nulla” tagliò corto Amelia alzando il viso su di lui che si colorò di rosso “non dovete scusarvi” chiarì “non è successo nulla” rimarcò con il fiato corto “però ora preferirei tornare a casa” ripetè Amelia sentendosi una sciocca mentre calcolava come mettere più distanza fra di loro quanto fosse possibile. Il principe annuì trovando corretto quel comportamento, doveva stare lontano da lui finché non riusciva a tornare nel pieno possesso e controllo del suo corpo

“verrete a vedere i fuochi a Vauxall Garden?” domandò Aaron sentendosi uno sciocco mentre sentiva il bisogno di allontanarsi da lei ma allo stesso tempo continuava a ripensare a quelle labbra rosee appena sfiorate . Amelia rimase in silenzio come se stesse facendo le stesse valutazione del ragazzo ma alla fine annuì con il capo, fece un inchino dopodiché si diresse verso la sua cavalla, saltò in groppa e la fece partire al galoppo. Aaron dovendo fare la stessa strada contò fino a cento prima di prendere il suo cavallo e lanciarlo a sua volta al galoppo.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Capitolo 8 Pizzo parte uno ***


Amelia sentì l’impulso di grattarsi la testa per contrastare il dolore causatole dall’acconciatura, si era già pentita per l’inserimento di quelle piume. In principio lo aveva trovato divertente ma poi aveva realizzato che fosse una scelta molto, ma molto scomoda. La mano di sua madre andò a picchiarle veloce il braccio che aveva appena alzato per andare a toccarsi l’acconciatura

“au” si lamentò

“non toccarti i capelli” la minacciò la contessa Di Blois mentre si guardava attorno estasiata. Quel cambio repentino nell’ atteggiamento della figlia rispetto la vita in società le aveva donato una nuova energia. Non faceva che indicare e aggiungere gridolini di gioia ogni volta che notava il figlio di un conte o un barone avvicinarsi a loro.

“come avete fatto?” domandò la giovane “non mi stavate nemmeno guardando” fece scioccata

“io so sempre tutto” replicò candidamente come faceva quando lei era più piccola e stava per combinare una marachella “forza” la incitò “non possiamo rimanere qua ferme”

Vauxhall Garden era di per sé spettacolare ma Amelia non li aveva mai visti di sera imbellettati per i suoi famosi fuochi d’artificio. La fioca luce proveniente dalla luna e dalle traballanti lanterne disposte lungo i sentieri creavano un ambiente che sembrava uscito dalle favole. Le persone, muovendosi per raggiungere i vari punti di interesse, creavano ombre che parevano animare di creature magiche il giardino

“vi prego madre, andiamo alla nuova costruzione” chiese Amelia tirando appena la madre per il braccio

“non esiste” si negò lei “devo salutare le mie più care amiche” la giovane sospirò, la contessa avrebbe salutato solo le sue più care amiche con figli da maritare. Amelia si lasciò trascinare conscia del fatto che non avrebbe potuto protestare, si guardò attorno alla ricerca di Aaron, sarebbe stato l’unico in grado di fermare sua madre. Non riusciva a individuarlo da nessuna parte e questo fatto la faceva sentire una sciocca, in fondo era lì per lui. Scosse la testa per allontanare quei pensieri. No, lei era lì perché lui glielo aveva gentilmente chiesto e per via della sua curiosità di vedere la submarine cave appena aggiunta.

“buonasera, contessa Di Blois” Amelia si voltò di scatto verso quella voce famigliare e quando ebbe anche la conferma visiva impiantò le unghie nel braccio della madre. In una trappola definibile solo come letale, sua madre, mentre era distratta, l’aveva portata al cospetto della baronessa Lovel. La famiglia Lovel e la sua famiglia si conoscevano da anni, il barone aveva frequentato Eton con suo padre ed erano stati grandi amici. Amelia non aveva problemi con la baronessa che di fatto era una delle persone più gentili e cordiali che conoscesse, da piccola, durante i the fra lei e sua madre, spesso le passava di nascosto dei biscotti e persino alla morte di suo padre era stata di grandissimo supporto per la sua famiglia. La baronessa Mary Anne Lovel aveva però un difetto di 90 chili per un metro e ottanta chiamato Maximilliam, suo figlio. Maximilliam Lovel era un uomo di ventisei anni dal fisico possente e un bel viso cosa che aveva sfruttato per costruirsi una reputazione da libertino. Amelia credeva che fosse più che giusto, perché nessuna creatura femminile sarebbe riuscita a sopportarlo se non per una fugace fuga romantica. Maximilliam era incredibilmente arrogante e noioso “Amelia cara, come stai?” le domandò con il suo solito tono caloroso, Amelia le sorrise gentile mentre cercava di individuare dove fosse il figlio, certa che sua madre l’avesse trascinata lì con il solo scopo di fargli incontrare

“benissimo baronessa, grazie” rispose “ho notato che avete piantato delle splendide rose galliche in giardino” si complimentò con lei, ricordandosi di averle notate la settimana precedente passando per il quartiere di Victoria dove si trovava l’abitazione dei Lovel

“vi ringrazio” replicò lei mentre sorridendo mettendo in risalto il viso tondo “avete sempre avuto una sensibilità particolare per il giardinaggio” aggiunse “sapete chi ama i fiori come voi?” Amelia trattenne il fiato certa che ci fosse una sola possibile risposta

“lady Di Blois, lady Di Blois” l’interruzione fece girare il capo alle presenti che poterono notare l’avvicinamento della giovane Edith Richards che trascinava un giovanotto

“buonasera signorina Richards” esclamò Amelia con un tono troppo alto causato dalla gioia di essere stata interrotta proprio nel momento migliore

“Contessa Di Blois” si inchinò all’ultimo Edith riconoscendo la madre “Baronessa Lovel” aggiunse poi come sorpresa di vedere anche lei, le due dame ricambiarono il saluto

“vi chiedo perdono per l’irruenza di mia sorella” proruppe il giovane al suo fianco “sono settimane che mi scrive parlandomi della famosa lady Di Blois” Amelia si portò una mano a coprirsi il volto imbarazzata, Edith era una giovane di diciotto anni al suo primo, precoce, debutto. Dopo averla vista al ballo dei Bauchamps era rimasta incantata dal suo abito in seta e aveva fatto di tutto per conoscere Amelia che l’aveva subito presa in simpatia. Le faceva tanto tenerezza, era così giovane e piena di speranze “spero di non averla messa in imbarazzo” si scusò lui

“sono in imbarazzo ma non certo per causa sua” replicò lei

“mi presento” si introdusse prima alle due madri “Samuel Richards” si piegò in ultimo per sfiorare la mano di Amelia “e devo ammettere che sono felice dell’insistenza di mia sorella” aggiunse non appena si fu alzato “mi permettete di accompagnare vostra figlia assieme a mia sorella per il giardino?” domandò lui rivolgendosi alla contessa Di Blois

“lady Amelia stava attendendo di salutare mio figlio” protestò la baronessa

“una lady non può attendere” replicò Samuel prendendo Amelia sotto braccio che pur di sfuggire a Maximilliam avrebbe accettato l’invito di chiunque

“vi ringrazio” fece lei “vostra sorella è davvero gentile ma credo abbia esagerato con i complimenti” disse non appena ebbero fatto qualche passo

“non è vero” protestò Edith che si era spostata al braccio sinistro del fratello “è stata tanto gentile con me” disse, Amelia si allungò per scoccarle un sorriso, non sentiva di essere stata particolarmente gentile con lei, l’aveva semplicemente ascoltata quando ne aveva bisogno e le aveva dato qualche consiglio sulle stoffe e i nastri da comprare per il suo guardaroba durante la stagione. Edith non doveva aver incontrato tante persone gentili al suo debutto e Amelia si dispiacque molto per quello “e poi dovevate vederla al primo ballo, era bellissima, sembrava una regina di un altro mondo” Amelia portò la mano a coprirsi nuovamente il volto in imbarazzo, avrebbe usato aggettivi diversi per descriversi; sciocca, ridicola ma non certo bellissima

“non lo metto in dubbio” intervenne il fratello “lo posso confermare guardandola ora” fece aggiungendo un caldo sorriso nei confronti di Amelia. La giovane si trattenne dall’alzare gli occhi al cielo cercando invece di incrociare quelli scuri di lui. Notò che assomigliava molto alla sorella, anche alla luce traballante delle lanterne riconosceva lo stesso viso macchiato di lentiggini e lisci capelli chiari

“vi ringrazio molto” replicò Amelia “ma non serve che vi spendiate in complimenti” continuò “l’udito delle nostre madri non è così buono da poter sentire, potete conversare liberamente di ciò che vi interessa davvero” aggiunse in un sussurro mentre constatava che la madre di Edith e Samuel, la viscontessa Fredrerica Richards, si era avvicinata a sua madre per commentare la loro camminata

“vedete com’è fatta?” esclamò Edith “è così…” la ragazza drizzò le spalle sentendosi richiamare, si voltò di scatto verso la madre che, vicino a Frances Di Blois, le faceva cenno di raggiungerle. Edith si scusò con Amelia e si affrettò a ubbidire

“troppo tardi” sospirò Amelia “ormai siamo entrati nei piani matrimoniali” Samuel scoppiò a ridere

“aveva ragione mia sorella” approvò lui “siete davvero simpatica” fermò appena il passo “oltre che veramente bella” si affrettò ad aggiungere come se dovesse rimediare a un danno, Amelia nascose una risata

“vedo che avete studiato per bene il manuale sulle cose da non dire mai a una giovane donna” fece lei “dire a una miss che è simpatica è un grave insulto” aggiunse con falsa voce grave

“non credevo esistesse un manuale del genere” replicò lui corrugando la fronte

“stavo scherzando, milord” specificò lei leggermente imbarazzata

“oh” esclamò lui “certamente” fece arricciando appena il naso cosa che ricordò ad Amelia la sorella

“vi chiedo scusa” fece lei “a volte tendo a scherzare troppo” rispose scappando con lo sguardo. Si chiese perché fosse a quell’ evento e non chinata sui suoi libri, drizzò le spalle cercando di scacciare quel senso di imbarazzo

“oh no,no” intervenne lui “vi prego, non rabbuiatevi per colpa mia” disse lui sinceramente dispiaciuto “avrei dovuto capirlo”

“cosa avreste dovuto capire?” domandò una voce che Amelia riconobbe immediatamente, si sporse verso il braccio sinistro di Samuel da dove Aaron, nella sua consueta posa militare, stava osservando con il suo sorriso leggermente storto il giovane Richards

“sua altezza” si apprestò a dire Samuel “non vi avevo visto arrivare” ammise “come state?”

“Richards” replicò lui senza usare appellativi “molto bene grazie” rispose “lady Amelia” la salutò calcando il tono sul suo nome di battesimo “sono curioso” fece lui mantenendo quello strano sorriso mentre lo sguardo rimaneva posato sul capo leggermente inclinato di Samuel “cosa non avete capito?” ripetè, Amelia gli lanciò uno sguardo confuso, non riusciva a riconoscerlo, era rigido nella posizione e il suo tono era pacato ma sembrava non ammettere repliche. - Cielo!-  Pensò Amelia, improvvisamente Aaron le sembrava un uomo abituato a stare al posto di comando come un feldtmaresciallo o, si corresse, un principe. Amelia rivalutò in pochi istanti l’educazione ricevuta, avrebbe dovuto lamentarsi con sir Coape, solo ora comprendeva che Aaron si stava comportando come un principe perché, in tutta verità, lui era un principe

“lady Amelia ha appena fatto un’ arguta battuta che però non sono riuscito a comprendere nell’immediato” replicò il giovane, il principe inclinò appena la testa di lato osservando con intensità Amelia poi sorrise

“qual’era la battuta?” le chiese con quel tono con cui lei faticava a riconoscerlo, le risultò anche leggermente arrogante

“ho menzionato un inventato manuale sulle cose da non dire mai a una giovane donna” rispose Amelia, Aaron annuì serio

“ogni gentiluomo dovrebbe averne almeno uno” confermò lui

“ma aihmè” fece lei “spesso i gentiluomini preferiscono il Porto alla lettura di un buon libro” rispose non staccando gli occhi da lui “il che renderebbe il manuale terribilmente inutile”

“Richards” esclamò Aaron come se lo stesse richiamando all’appello “temo di dovervi portare via la vostra dama” fece muovendosi verso di lei “lady Di Blois mi deve assistere in un compito di vitale importanza per la corona” spiegò lui costringendo Samuel ad annuire e fare un passo indietro

“grazie per questa passeggiata” fece lei verso il figlio del visconte che lasciò che la sua mano scivolasse via dal suo braccio per essere accolta dalla mano protesa davanti a lei del principe.

Non appena la sua mano fu assicurata all’incavo del braccio di Aaron, Amelia sentì che doveva affrontare la sua ultima sfida. Tra Maximillian e la giovane Edith con il fratello si era totalmente dimentica il suo proposito. Quella sera era lì per aiutare Aaron a trovare una candidata per le sue nozze. Ci aveva pensato a lungo e dopo essere fuggita a Habridge, dopo quell’ abbraccio scambiato al suo ritorno, dopo il loro ultimo incontro…C’era una sola cosa da fare; ammettere la sconfitta. A lei, Amelia Anne Di Blois piaceva il principe Aaron George Hannover. Una vera tragedia. Nonostante poco prima se la fosse presa con l’educazione impartitagli da sir Coaepe, in verità era cosciente che avesse fatto un lavoro eccellente in grado di permetterle di ragionare sul fatto che il titolo che Aaron portava sulle spalle e sulla testa a forma di futura corona non potevano coincidere con i suoi sentimenti. Aveva deciso di procedere come era abituata fare con il suo lavoro; quando due piante non potevano condividere lo stesso terreno, una delle due andava estirpata. Così avrebbe fatto anche con i suoi sentimenti attraverso una strategia ben congeniata; avrebbe messo tutte le sue energie nell’aiutare Aaron a trovare una moglie.

“pensavo che sarei stato io quello a dover mantenere un silenzio indispettito” le sussurrò Aaron avvicinandosi tanto che un riccio ribelle dei suoi capelli andò a solleticarle la guancia

“e per quale motivo dovreste essere indispettito?” domandò lei valutando se fosse meglio smettere di respirare e accasciarsi a terra o continuare a inalare il profumo di lui che le ricordava un aranceto

“insomma” esclamò lui “mi avevate promesso di aiutarmi, non di andare in giro a passeggiare con altri gentiluomini” Aaron avrebbe usato termini diversi. Non appena arrivato l’aveva cercata tra la folla ma la luce fioca e i parenti alla ricerca di un buon matrimonio per le proprie figlie e nipoti gli avevano impedito di muoversi. Stava parlando con una delle sorelle Hart o Hartwell, non ricordava, quando l’aveva vista. Gli ci erano voluti un paio di minuti prima di realizzare quello che stava vedendo, Amelia stava passeggiando e conversando con il figlio del visconte Richards. Inizialmente gli venne da ridere, Amelia che conversava con un gentiluomo come Samuel Richards come se fosse una lady alla ricerca di marito era davvero una scena buffa, dopodiché sentì crescerli dentro un sentimento che lo portò a sentirsi irrequieto, in qualche modo trovò che la mano di lei appoggiata al braccio di lui fosse davvero fuori luogo

“non sono venuta meno alla mia promessa” replicò Amelia non comprendendo per quale motivo potesse pensarlo “ma mister Richards mi è stato presentato da sua sorella Edith e mi sembrava giusto non denigrare il suo invito” sospirò “inoltre mi ha salvato dall’incontro con Maximilliam Lovatel” Aaron digrignò i denti e sentì bruciargli in petto la stessa sensazione di irrequietudine di poco prima. Conosceva perfettamente Max, erano anche lontanamente imparentati, era estremamente noioso e arrogante tanto da risultare a volte aggressivo e violento

“stai lontana da lui” sbottò secco in maniera del tutto informale

“vedo che anche voi conoscete la sua reputazione” replicò lei marcando con il tono della voce il tono formale cercando di ricordargli che stavano in pubblico con tutti gli occhi del ton puntati su di loro “quindi compredete appieno il perché abbia accettato una via di fuga” il principe lo comprendeva perfettamente ma Samuel Richards non era una risposta

“la prossima volta cercate me” rispose lui, ecco quella era la corretta soluzione pensò lui compiaciuto

“avete ragione” approvò lei “la prossima volta chiederò alla prima persona vicino a me di andare a chiamare il principe Hannover al mio cospetto” Aaron non riuscì a trattenersi dal sorridere rilassandosi

“emanerete un editto dove il principe di questo regno potrà essere convocato da sua madre la regina, suo padre il re, e chiunque si chiami Amelia e di cognome faccia Di Blois”

“potrei farlo” rispose lui sornione “però a quel punto impiegherei meno tempo a sposarvi, come mia moglie potreste farlo e dovrei sprecare meno carta” aggiunse, la giovane sentì una scossa pervaderle il corpo all’immagine di loro due sposati, si sentì molto sciocca e cercò di scacciare quella sensazione

“dovete trovare una moglie che vi impedisca di dire queste sciocchezze” rispose sforzando un sorriso che Aaron notò immediatamente

“avete ragione” replicò lui non riuscendo a trovare nessuna battuta adeguata, avrebbe preferito rispondere con uno scherzo ma anche il suo umore era mutato

“andiamo” lo incitò lei con un esagerato moto d’entusiasmo “da chi iniziamo?” Aaron scrutò l’ambiente attorno a lui “dovrei conoscere lady Marina Burghley, la figlia del marchese di Exeter” fece con la bocca impastata, Amelia annuì convinta e parti nella direzione della giovane Marina trascinandosi dietro il principe.

“lady Marina Burghley” la salutò il principe “vi presento lady Amelia Di Blois” fece mentre Amelia chinava il capo e Marina passava in rassegna il suo personale, Aaron decise che solo per quello sguardo non sarebbe stata adatta a lui “lady Di Blois ha ricevuto il compito di farmi da consulente per un progetto molto caro alla corona” sia il viso di Marina sia della cugina vicino a lei, con la quale stava conversando, si illuminò

“oh” esclamò lei all’ unisono con la cugina “è un vero piacere lady Di Blois” replicò intuendo perfettamente il senso della frase di Aaron “che idea originale l’uso delle piume” Amelia abbassò lo sguardo, solo ora rammentava che per stare al gioco fra lei e Aaron, aveva deciso di inserire le piume in quella acconciatura che tanto la stava facendo impazzire. Il principe accanto a lei, dovette accorgersi anche lui solo in quel momento di quel dettaglio e mascherò una risatina con un colpo di tosse

“mi piace sperimentare” glissò Amelia sperando che non si soffermassero troppo sull’argomento “raccontatemi di voi lady Burghley”

“oh chiamatemi Marina vi prego” la interruppe “credo conosciate già mia cugina, miss Sarah Burghley” Amelia sorrise a Sarah, erano state introdotte al suo primo vero debutto due anni prima ma essendosi poi ritirata non avevano mai avuto modo di parlare

“spero vi siate rimessa” fece Sarah riferendosi alla giustificazione data per la sua assenza

“certamente” approvò Amelia, Marina tossichiò riattirando l’attenzione su di sé

“avete chiesto di me giusto?” rimarcò spostando lo sguardo da Amelia ad Aaron “mio padre il marchese Di Exeter” sottolineò il titolo “mi ha fatto frequentare il migliore istituto femminile di tutto il regno” spiegò “quello di miss Ann Crowley, avete presente?” domandò questa volta spostando lo sguardo verso Amelia per poi tornare ad Aaron “so suonare perfettamente tre strumenti e tutti mi dicono che ho la voce di un usignolo, vero Sarah?” la cugina non arrivò nemmeno a rispondere che riprese “mi imbarazzo molto, ma tutti continuano a chiedermi se posso allietarli con la mia voce” e abbassò il capo mestamente, Amelia sperando di non farsi notare spostò lo sguardo verso Aaron per capire se fosse interessato o meno, gli occhi blu del principe però erano fissi su di lei. Era come se per lui non esistesse null’altro che lei, Amelia controllò il respiro diventato di colpo difficoltoso. Non poteva guardarla in quel modo. Non era giusto

“conoscete la differenza tra un generale e un feldtmaresciallo?” domandò di getto Amelia cercando di non pensare a Aaron, la domanda ammutolì Marina che sbatte velocemente le lunghe ciglia scure come i suoi capelli, la cugina al suo fianco si sporse in avanti come se volesse assicurarsi di aver sentito male

“come prego?” chiese infine Marina, Amelia si schiarì la voce cercando di dare una logica ai suoi pensieri

“vi ho chiesto se conoscete la differenza tra un generale e un feldtmaresciallo” replicò “il principe Hannover è particolarmente sensibile sull’argomento quindi volevo capire se durante i vostri studi vi avessero insegnato questa differenza” continuò mentre sentì il muscolo dell’avambraccio di Aaron contrarsi sulla sua mano come in risposta a quella che era a tutti gli effetti una velata battuta nei suoi confronti

“oh” esclamò Marina che balbettò appena alcune parole

“non vi preoccupate” intervenne Amelia che non aveva avuto intenzione di metterla in imbarazzo ma semplicemente bloccare il flusso di parole provenienti dalla sua bocca “raramente vengono insegnate queste cose” la rassicurò “il principe Aaron però potrebbe colmare la vostra lacuna se glielo chiedeste”

“con immenso piacere” esclamò  Marina quasi urlando “in cambio potrei mostrargli i miei acquarelli” aggiunse “sono una magnifica acquarellista sapete?” disse, Amelia scosse la testa, le era sembrato di averle fornito un ottimo aggancio di conversazione ma era riuscita a mancarlo per finire sugli acquarelli “prediligo i paesaggi di campagna ma…”

“avete visto la nuova costruzione qui a Vauxhall Garden?” la interruppe nuovamente Amelia, la giovane si bloccò assumendo una buffa espressione che ricordava un cucciolo intristito, con quegli occhi grandi e le labbra fine avrebbe potuto usare quell’espressione per raggirare qualsiasi uomo. Era oggettivamente bella e ben istruita valutò Amelia, se solo si fosse rilassata in presenza del principe sarebbe stata un’ ottima candidata “la submarine cave dovrebbe essere un ottimo soggetto per i vostri acquarelli” la incitò “potreste mostrargliela” si rivolse a Aaron spostando appena la mano ferma al suo braccio per dargli la libertà. Sentì i muscoli di lui contrarsi e la mano di lui scattò a fermare le sue dita che leggere stavano scivolando via

“oh sì” esclamò Marina. Amelia rivolse la sua attenzione verso di lui che ancora teneva ferma la sua mano impedendole di liberare il suo braccio. Cercò di calmare il respiro mentre lui le rivolgeva il più severo degli sguardi, notò il suo capo fare un impercettibile segno di diniego. Non avrebbe avuto la forza di lasciare il suo braccio a lady Marina se lui avesse continuato a trattenerla a sé, deglutì e fece a sua volta un cenno di assenso. Aaron mantenne il suo sguardo severo su di lei dopodiché lo scostò di scatto come se non volesse più vedere il suo viso e lasciò la presa sulla sua mano. Per Amelia fu come ricevere un colpo in pieno petto, fece male ma allontanò la mano dal suo braccio e sforzò gli angoli della sua bocca a sorridere

“miss Sarah Burghley si unirebbe a me nello scortare sua altezza e lady Burghley alla submarine cave?” la ragazza acconsentì e prese il braccio di Amelia mentre Marina prendeva quello di Aaron. Guardando la schiena dritta di lui e il raffinato abito con elementi in pizzo di lady Marina sfilare assieme, davanti a lei, sentì un groppo formarsi in gola. Era un bene, era esattamente quello che le serviva, fronteggiare la realtà dove a lei non poteva piacere Aaron, un realtà dove fra di loro non ci sarebbe mai potuto essere un futuro e che doveva solo essere grata del momento in cui le loro labbra si erano sfiorate per sbaglio al campo.

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Capitolo 8 Pizzo parte due ***


Seconda parte

Amelia dal momento in cui Aaron prese il braccio di lady Marina cercò di non guardare più nella loro direzione, si concentrò sulla conversazione con Sarah che era di davvero piacevole compagnia a differenza sua. Quando arrivarono alla -submarine cave- Amelia trovò che non fosse poi così bella, voleva vederla da quando aveva letto l'annuncio della nuova costruzione ma ora che si trovava lì non la trovava poi così interessante. Questa analisi poteva essere dovuta dal fatto che dovesse continuare a spostarsi per lasciare spazio a lady Marina che continuava a muoversi per indicare i punti che avrebbe potuto riportare nei suoi acquarelli. Si chiese se Aaron ne avrebbe avuto a male se si fosse congedata a causa di un mal di testa, aveva voglia di tornare a casa e sotterrarsi sotto le coperte, dopodiché si sarebbe alzata il giorno dopo e sarebbe partita nuovamente per Habridge. Concentrata sul progettare la sua fuga, o meglio, il suo viaggio di lavoro si accorse solo all'ultimo che Sarah la stava trascinando verso un nuovo gruppo appena arrivato ad ammirare la nuova costruzione

"lady Di Blois" la salutò David Hose al braccio della sorella Miranda Hose. Era cristallino come il giovane David fosse stato trascinato dalla sorella all'inseguimento del principe e di lady Marina. La sua espressione afflitta ne era la prova, così come il modo ben poco naturale di Miranda nel allungare il collo verso il punto in cui si trovava il principe "miss Burghley" si inchinò a Sarah "siete anche voi qui per ammirare la nuova costruzione?" nessuna delle due giovani interpellate riuscì a rispondere perché Miranda lanciò un gridolino soffocato che annunciò l'avvicinamento a quel gruppo del principe e della sua dama. Amelia che sentì immediatamente lo sguardo di Aaron puntarsi su di lei cercò con tutta se stessa una via di fuga che le permettesse di respirare nuovamente e là trovò nella figura di Edith che gli aveva seguiti assieme alle loro rispettive madri

"mister Hose" esclamò facendo sobbalzare il ragazzo "vi devo chiedere un favore" fece mentre il giovane si avvicinava incuriosito "potreste riportare questo fazzoletto alla mia cara amica miss Edith Richards" disse tirando fuori un fazzoletto riposto nel suo guanto. Aveva elaborato quel piano nel esatto momento in cui era riuscita a scambiare qualche parola con lui dopo che era venuto a farle visita in un giorno di pioggia dove lei non era scappata al campo. David Hose era un caro e gentile ragazzo ma un po' timido "lo chiedo a voi perché siete l'unico che conosco in grado di parlare l'italiano" il ragazzo si porse in avanti

"italiano?" chiese mentre gli occhi saettavano vivaci

"esattamente" approvò lei sorridendo compiaciuta per averlo preso all'amo "miss Richards ha vissuto in Italia per due anni, potreste riconsegnarle il fazzoletto parlando in italiano così i presenti non capiranno e lei non si sentirà in imbarazzo per aver perso un caro oggetto"

"certo, certamente" approvò. David Hose aveva un' insolita passione per la penisola italica, la sua ammirazione e curiosità erano tante che Amelia era certa avrebbe superato la sua timidezza riempiendo di domande Edith "dite pure che vi ho mandato io" il ragazzo annuì e scattò verso Edith. Amelia osservò la scena fino a quando non vide la madre di Edith sbarrare gli occhi mentre il ragazzo parlava e poi alzare la testa verso di lei. Lady Fredrerica Richards le scoccò un sorriso avendo compreso lo stratagemma di Amelia e lei chinò appena il capo in segno di complicità. Vedere Edith arrossire mentre conversava con David Hose la riempì di gioia, era contenta di aver combinato qualcosa di giusto.

Aaron aveva finalmente imparato a riconoscere il terzogenito di casa Hose, quindi quando aveva visto miss Sarah e Amelia avvicinarsi a lui e alla sorella comprese che non sarebbe riuscito a trattenersi ulteriormente. Non era così che aveva progettato di passare la serata. Curiosamente, la submarine cave era una delle tappe che si era prefissato di visitare ma non con lady Marina al braccio bensì con Amelia. Era convito che avrebbe apprezzato la struttura e si era preparato per raccontarle delle tecniche messe in atto durante la costruzione. Tutto era andato diversamente e ora era arrabbiato. Era arrabbiato, perché la serata non si stava svolgendo come aveva programmato e soprattutto era arrabbiato con Amelia per aver lasciato il suo braccio. Quando lo aveva spinto verso lady Marina si era sentito tradito, come aveva potuto pensare che quella fosse la soluzione migliore? L'aveva guardata e aveva letto nel suo sguardo una supplica, Amelia lo stava supplicando di lasciarla andare. I suoi battiti cardiaci avevano preso a correre mentre sentiva le due dita scivolare via dalla sua presa e quello che aveva provato era niente di che meno che puro terrore. Non poteva supplicarlo di lasciarlo andare, non poteva davvero pensare che fosse meglio cedere il suo posto a qualcun'altra. Era stato sul punto di dare un colpo con il suo braccio e di trascinarla via da lì quando una riflessione lo aveva portato a capire; lei stava semplicemente assolvendo al suo compito mentre lui glielo rendeva impossibile e fu solo il pensiero di non volerle poggiare un altro peso sulle spalle che lo aveva portato a lasciarla andare. Aveva fatto come le aveva implicitamente chiesto lei e contando per quanto tempo avrebbe dovuto ascoltare lady Marina prima che fosse lecito per lui tornare da Amelia quando aveva riconosciuto il famoso terzogenito di casa Hose. Dopo aver sopportato la vista di lei al braccio di Richards, se lui le avesse chiesto di passeggiare era certo che avrebbe dato ordine di arrestarlo. Fortunatamente era riuscito a sentire lo scambio fra Amelia e David e aveva intuito il piano di lei di spingerlo da miss Edith Richards. Quando lo aveva capito aveva sentito l'insano impulso di stringerla in un abbraccio e di ringraziarla per avergli risparmiato la visione di una scena penosa. Dopo un primo momento passato a credere che lei potesse andarsene via con Hose la notizia che lo avesse avvicinato solo per spingerlo fra le braccia di un'altra donna lo aveva riempito di una gioia incontenibile. In quel momento avrebbe voluto saltare e cantare e danzare.

"andiamo a vedere i fuochi" esclamò tanto che lo sentirono tutte le persone presenti in quell' area del giardino che scoppiarono in un applauso "su forza, andiamo" gli incitò usando al meglio il suo tono di comando. Tutti si mossero e in quel movimento di gruppo sconclusionato ne approfitto per salutare lady Marina facendo finta di doversi separare a causa della folla. Amelia era tornata al braccio della madre che camminava al fianco delle Richards e Hose, Aaron approfittò della situazione creata e rimase a camminare dietro di lei scambiando qualche parola con mister e miss Elthon che stavano passeggiando giusto dietro Amelia. Camminò verso la torre dei fuochi aspettando il momento propizio per poter agire. Aveva perso la sua possibilità di fare da guida a Amelia nei giardini, non si sarebbe mai perso la possibilità di guardare i fuochi con lei. Quando il gruppo radunato da Aaron arrivò alla torre non era ancora l'ora dei fuochi ma la gente vedendo il gruppetto iniziò ad avvicinarsi. Lui inspirò sentendosi finalmente in pace, la zona era troppo buia e la folla accalcata rendevano difficile una sua identificazione. Aaron era riuscito a posizionarsi esattamente dietro lady Amelia, poteva sentire il suo profumo, poteva ammirare la sua figura tanto erano vicini. Pensò che avrebbe persino potuto toccarla senza che nessuno potesse accorgersene. Travolto da quell' illuminante pensiero si avvicinò appena e stando attento a non farsi notare soffiò leggero sulla sua nuca, vide la mano di lei scattare verso il collo trattenendosi solo all'ultimo. Amelia non si voltò nemmeno ma sapeva che lei aveva capito, che l'aveva riconosciuto. Il principe sorrise divertito fra sè, alcune fiaccole attorno a loro vennero spente, segno che presto i fuochi sarebbero iniziati, con quella poca luce il suo nuovo gioco sarebbe potuto diventare ancora più ardito. Aaron si avvicinò ancora di più alla schiena di lei, con un dito percorse leggero la cucitura del guanto dal gomito al polso. Amelia voltò appena il volto mostrandoli il profilo, la vide mordersi le labbra forse per trattenere una risposta. Era pronto a sorridere divertito quando una diversa sensazione lo invase, una scarica d'adrenalina attraverso il suo corpo. Fu in quel preciso momento che lo capì. Aaron realizzò di essere perso. Si era completamente perso in lei, per lei, di lei. Irrigidì tutti i muscoli del suo corpo per impedirsi di non prenderla per un braccio e trascinarla via e farla sua in quel preciso momento

"sua altezza" si voltò verso la voce di qualcuno al suo fianco "siete il principe Hannover vero?" domandò l'uomo che Aaron non riusciva a riconoscere, decise di non rispondere. Non era nelle condizioni per fare alcun che

"sua altezza" fece un'altra voce "prego" continuò mentre qualcuno altro lo trascinava in avanti "dovete avere i posti davanti" disse un'altra voce. Aaron venne trascinato davanti dove trovò sua zia assieme a sua sorella Emmeline. Avrebbe fatto arrestare tutti loro, dal primo all'ultimo e l'uomo che lo aveva riconosciuto per primo avrebbe incontrato la forca. Chiuse le mani a pugno mentre ripensava a lui che portava via Amelia da lì

"state bene?" domandò Emmeline avvicinandosi a lui mentre i primi fuochi scoppiavano nel cielo, Aaron approfittò di quel momento dove tutti avevano il naso rivolto verso il cielo per voltarsi verso il posto in cui stava Amelia, la ritrovò immediatamente perché anche lei lo stava guardando.

Aveva alzato il mento in quella posizione che le donava un'aria regale e fiera, i suoi occhi chiari erano fissi su di lui mentre due lacrime brillavano a causa dei riflessi creati dalle luci colorate dei fuochi. Aaron capì perfettamente che lei aveva capito quello che aveva capito anche lui. Si erano innamorati l'uno dell'altra e questo poteva significare una sola cosa, Aaron strinse la mascella mentre realizzava che quella sarebbe stata l'ultima volta in cui si sarebbero visti come avevano fatto fino a quel momento.

Rimase in quella posizione fino a quando non vide Amelia tirare il braccio della madre e toccarsi la testa, alla sicura ricerca di una scusa per andarsene. Aaron si voltò, si abbassò verso la sorella che era rimasta in silenzio ad osservare la scena

"avevi ragione" disse mentre un colpo sordo lo colpiva al petto causandogli un dolore mai provato prima.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=4011340