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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 Tappezzeria ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 Seta ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 Cotone ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 Chiffon ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 Lana ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 Scampoli ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 Cuoio ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 Pizzo parte uno ***
Capitolo 10: *** Capitolo 8 Pizzo parte due ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
Prologo
Amelia
entrò
nella stanza sistemandosi i pantaloni rubati dall’armadio del
fratello, le
stavano larghi e i nastri che aveva usato per stringerli in vita non
bastavano.
Se solo avessero fatto dei pantaloni da donna, non che le dispiacessero
i
vestiti ma erano decisamente scomodi per scorrazzare nei campi dalla
mattina
alla sera. L’urlò che lanciò la
contessa Frances Di Blois seduta sulla poltrona
in velluto verde fece trasalire Amelia dai suoi pensieri
“vado
a
cambiarmi subito madre” fece prima di sentire
l’ennesimo rimprovero, aveva
promesso che in casa avrebbe mantenuto un certo abbigliamento ma
quell’urlo le
appariva esagerato persino per sua madre
“il
prin- il
princ- il princ” balbettò la contessa stringendo
la mano attorno al foglio di
giornale che stava leggendo, Amelia capì che il mistero non
si sarebbe risolto
da solo, con un paio di falcate fu accanto a sua madre e tolto il
giornale di
mano lesse ad alta voce
“il
Principe
Aaron Hannover terrà dei colloqui con la nobiltà
inglese…” un altro urlò mise a
dura prova l’udito di Amelia
“comprendi?”
le domandò sua madre la contessa, Amelia che non era certo
la persona più
intelligente al mondo ma che sicuramente aveva una buona
proprietà di
comprensione scosse la testa “cerca moglie”
esclamò “il principe cerca moglie”
ripeté
sgranando gli occhi verso la figlia, Amelia si portò una
mano fra i folti
capelli castano ramato, aveva ricevuto un’ ottima istruzione,
conosceva la
letteratura e la matematica, parlava francese e aveva qualche nozione
di
astronomia, era una lady istruita eppure non riusciva a leggere
matrimonio in
quella frase
“colloqui
con la nobiltà” lesse nuovamente poi socchiuse gli
occhi cercando di capire
perché quelli di sua madre rimanessero sgranati verso di
lei, erano di un
azzurro chiaro quel giorno, segno che presto quel giorno si sarebbe
messo a
piovere. Amelia si era abituata a prevedere il tempo seguendo il
cambiamento di
colore degli occhi della madre, azzurro pioggia
all’orizzonte, azzurro-marrore
bel tempo, azzurro-grigio tempesta. La figlia aveva ereditato
quest’ultimo
colore, così quando si guardavano negli occhi,
rispecchiandosi l’una nell’altra,
solitamente un uragano batteva alle finestre della casa. Davvero una
divertente
metafora del loro rapporto come madre e figlia.
“è
una
sciocca formalità” replicò sua madre
“nella notizia c’è espressamente detto
che
tutte le giovani nobili in età da marito sono caldamente
invitate a portare i propri
pensieri al principe” la giovane aggrottò la
fronte, ora iniziava a intravedere
ciò di cui sua madre stava parlando
“le
gentili
signore qua potranno illuminarmi sul perché di tante
urla” esclamò sir Coape
Bolt entrando nel salotto seguito dal sedicenne secondo figlio della
contessa,
Martin Di Blois si gettò sul divanetto accanto al camino,
Amelia si avvicinò al
fratello scompigliandogli i ricci capelli castano scuro
“non
dovresti finire la tua lezione?” domandò alzando
in un secondo momento il capo verso
il precettore
“la
contessa
crede che il principe cerchi moglie” spiegò
all’uomo dalla folta barba grigia
che guardava la situazione con un barlume divertito negli occhi
“questa è la
spiegazione del vile urlo” terminò
sentendo
addosso uno sguardo di rimprovero di sua madre per il tono ironico
utilizzato
“non
lo
credo, c’è scritto” esclamò
lisciandosi la gonna azzurra “avete finito la
lezione?” domandò verso il vecchio precettore.
Tutti loro gli erano molto
affezionati, da giovanissimo era stato l’insegnate del conte
e poi aveva
seguito l’educazione di entrambi i figli
“il
signorino Martin per oggi ha finito” rispose sir Coepe
“le sue attenzioni
possono essere interamente dedicate a come far incontrare lady Amelia e
sua altezza
reale” la giovane lady presa in causa scoccò
un’ occhiataccia al precettore “non
vorrete togliere a un povero vecchio la possibilità di
vedere una giovane e
brillate lady come voi giustamente ammogliata”
“e
che mi
dite di quando il povero vecchio mi diceva che se non avessi imparato
la
matematica avrei rischiato di non accorgermi di avere accanto un marito
scialacquatore?” replicò Amelia
“direi
che
ora la matematica la conoscete bene e che vi serve un buon
scialacquatore”
rispose divertito il precettore. Il conte Jerome Di Blois era il terzo
figlio
della casata degli Di Blois, non avendo diritto ad ereditare il titolo
si era
dato da fare amministrando alcune tenute di famiglia dalla quale aveva
dato
vita a un fiorente attività commerciale. Passava molto tempo
fuori casa così
era stato Sir Coepe, il vecchio precettore, a seguire la crescita dei
figli.
Solo alla morte improvvisa del fratello, Jerome Di Blois era diventato
conte e
si era ritirato dal lavoro come confaceva a un nobile.
“ben
detto” esclamò
la contessa scattando in piedi “quante cose da
fare” borbottò fra sé,
lanciò
un’ occhiata verso la figlia, alzò leggermente il
sopracciglio destro, Amelia
rimase immobile come una preda davanti al cacciatore, Frances
arricciò le
labbra arrivando a quello che i due fratelli avevano definito il
secondo stadio
prima della follia. Martin come fiutando il pericolo alzò il
capo dal divano
posando lo sguardo prima su sua madre e poi sulla sorella preoccupato.
Frances
sciolse quella buffa espressione e prese un profondo respiro, ed ecco
il terzo
stadio “compreremo dei vestiti nuovi, farai un corso
accelerato di buone
maniere, riprenderai a suonare e lavoreremo sul tuo inchino”
elencò tutto d’un
fiato, Amelia rimase ferma con gli occhi spalancati
“ora” terminò, la giovane
lady scattò e iniziò a camminare per la stanza,
dopo qualche passo realizzò di
non avere una meta precisa e soprattutto di non voler assecondare sua
madre
“nnn-non”
balbettò “non serve nulla di tutto
ciò” esclamò Amelia come liberandosi di
un
peso “non sono una candidata accettabile per il principe,
inutile provarci” - e
soprattutto non mi sposerò mai- pensò fra
sé la giovane soffermandosi
involontariamente sulla figura del fratello che cercava di camuffare
una risata
per la scena alla quale stava assistendo. Sir Coepe
intercettò il suo sguardo e
le rivolse un sorriso incoraggiante. Lui lo sapeva che non avrebbe
potuto
sposarsi, non poteva lasciare suo fratello né sua madre. Suo
padre il conte era
morto un anno prima, molte proprietà erano state smembrate e
reclamate come
eredità dai suoi cugini, infine molti gentiluomini in
affari, alla morte del
capo famiglia, avevano reciso i contratti in essere ed erano passati
alla
concorrenza, in breve tempo avevano rischiato il lastrico. Amelia con
la complicità
di Sir Coepe aveva investito la sua intera dote per mettere al sicuro
una
proprietà terriera di coltivazione di cotone, aveva iniziato
a riprendere i
rapporti con i mercanti utilizzando però lo pseudonimo di
Markus O’ Brian,
lontano cugino dei Di Blois, intervenuto per amministrare la tenuta
assieme a
Martin, il neo conte sedicenne. Gli affari erano ripresi ma Amelia non
avrebbe
avuto dote da portare a un futuro marito e soprattutto doveva
continuare a
rafforzare l’immagine del suo giovane fratello. La figura di
Markus doveva
essere solo un ruolo passeggero per dimostrare agli affaristi del
continente
che il giovane conte fosse pronto a prendere il posto del padre ma che
stesse
aspettando la giusta età. Martin Di Blois era intelligente e
curioso ma
certamente non era ancora pronto a gestire gli affari di famiglia,
Amelia stava
lavorando per lui, non poteva sposarsi, doveva costruire un futuro per
lui e
occuparsi di sua madre
“non
sei
aggraziata questo è sicuro” fece sua madre
“ma quel vitino stretto e il fisico
sano lo hai preso da me ed è una cosa che gli uomini
guardano te lo posso
assicurare” procedette facendo smettere di ridacchiare il
figlio, sentire la
madre parlare di fisico e uomini non rientrava nelle sue tematiche
preferite
“vostro padre ha dovuto combattere contro parecchi
gentiluomini per potermi
anche solo chiedermi un ballo” continuò la
contessa alzando il mento e
drizzando le spalle come se di colpo fosse tornata su quelle piste da
ballo
“dovete sapere che…”
“…il
principe di Prussia mi voleva sposare..” le fece eco Martin
conoscendo quel
discorso a memoria “o era il granduca di Toscana?”
domandò retorico solo per
infastidire la madre
“Martin”
esclamò Amelia con finto tono di rimprovero “erano
le Due Sicilie” intervenne
“io
ricordo
provenisse dalla Svezia” disse Sir Coepe dando credito ai due
ragazzi
“oh
prendevi
pure gioco di me” fece con un drammatico sospiro
“se tua madre ti dice che
andrai a quel colloquio vuol dire che ci andrai”
rimarcò, Amelia sospirò, non
avrebbe mai arrecato dispiacere a sua madre. Guardò fuori
verso l’ampia
finestra sulla quale erano fissate delle fini tende rosa cipria,
prodotte con
il loro cotone, di quello doveva occuparsi, dei campi e della
produzione.
Qualche grigia nuvola fece capolino nel cielo, segno che gli occhi di
sua madre
non sbagliavano mai. Fu in quel momento che a Amelia balzò
in mente un’idea.
“avete
ragione madre, andrò a quel colloquio con il
principe” annunciò.
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Capitolo 2 *** Capitolo 1 Tappezzeria ***
Capitolo 1
“aspettate”
fece Amelia rallentando il passo, sir Coepe e suo fratello si
arrestarono al
suo comando, ancora pochi passi e sarebbero sbucati sulla via di
Chiswick House
dove il principe aveva deciso di tenere i colloqui. La giovane lady si
ripeté
per l’ennesima volta che poteva farcela, non era mai stata
insicura, era stata
cresciuta consapevole di avere una voce, non tante sue coetanee
avrebbero
potuto dire lo stesso. Non aveva esitato un instante a prendere in mano
le
redini degli affari di
famiglia e ora si
sentiva a nervosa all’idea di un colloquio. Sciocchezze.
Scosse la testa
scacciando i pensieri positivi, si sistemò lo spencer di un
tenue verde
ricavato con il cotone della tenuta di famiglia e alzò il
mento in un gesto fin
troppo simile a quello che faceva sua madre ogni volta che voleva avere
ragione
“andiamo” fece, i due uomini le sorrisero
incoraggianti e presa a braccetto
ripartirono.
Nelle
memorie di un giovane lady si potevano leggere dettagliate descrizioni
di gesti
romantici a opera di conti, duchi e visconti. Amelia non aveva mai
compreso i
lunghi racconti delle sue amiche e coetanee di semplici gesti come
leggeri
sfioramenti casuali delle dita. Fu solo in quel momento che lo
capì, dopo
essere rimasta in fila per più di tre ore aveva compreso
come anche un cenno di
un capo da parte di un fratello o un cugino nel ruolo di chaperon si
trasformava in qualcosa di straordinario. Tre incredibili e lunghissime
ore ad
attendere il proprio turno per essere esaminata qualche minuto da un
pigrissimo
principe che aveva deciso che il suo massimo impegno nel cercare moglie
fosse
quello di stare seduto su una poltrona e ammirare le pretendenti.
Amelia già lo
odiava, un po’ ammirava la scelta di aver velocizzato
l’operazione coniugale
per se stesso, ma odiava per aver fatto pagare a lei il peso di questa
semplificazione.
Quando
finalmente fu il turno di entrare per lady Di Blois, sir Coepe rimase
sull’uscio della porta mentre suo fratello, il conte in
carica, entrò con lei.
La
stanza
dei colloqui era un piccolo salottino decorato in oro e tessuti in
bianco
perla, due anziani funzionari, dietro un tavolo in legno massiccio,
rivolsero
lo sguardo direttamente verso suo fratello aspettando che annunciasse
il suo
titolo e il nome, senza nemmeno guardare Amelia le fecero cenno si
sistemarsi
davanti a loro al centro del salottino. Amelia sospirò e
mentre i due
funzionari cercavano di ricostruire l’albero genealogico
della sua famiglia, si
perse nei dettagli di quel salottino. Ormai si intendeva abbastanza di
tessuti per
capire che quello usato per tappezzare le pareti e i pochi arredi erano
vecchi
di una decina d’anni, sicuramente erano stati passati per
tessuti di pregio ma
i leggeri difetti che si potevano notare attorno ai disegni floreali
dimostravano di essere di bassa qualità e di filati misti.
“pensavo
che
questo fosse un colloquio con sua altezza” disse facendo
sobbalzare i due
funzionari, i due uomini la guardarono torvi poi si scambiarono delle
occhiate
di assenso
“comprendiamo
che stiate attendendo con ansia l’ incontro con il principe
ma sua altezza è
molto impegnato così ci è stato chiesto di fare
noi un colloquio preliminare”
spiegarono con un tono quasi pietistico nella voce, sicuramente non era
la
prima volta che rispondevano a quella domanda e
dall’espressione tesa del
funzionario di destra qualche lady titolata doveva aver risposto per le
rime a
quelli che erano dei semplici funzionari. L’espressione tesa
poteva essere per
quel motivo o per costipazione vista la pressione alla quale erano
sottoposti i
bottoni della giacca che indossava l’uomo. Amelia
allontanò lo sguardo dal
quarto bottone della giacca pronto a staccarsi e tornò a
guardare la stanza
“credevo
che
lo scopo di affrontare mezza giornata di fila fosse quello di
incontrare il
principe” replicò cercando di concentrarsi sulla
tappezzeria e non sul famoso
bottone, era sicura che se si fosse girata verso suo fratello lo
avrebbe
trovato a fare lo stesso, avrebbero potuto scommetterci sopra.
Tappezzeria,
quadri, specchi, si ripeté nella testa Amelia. Quello
sciocco principe non
poteva trattare in quella maniera delle persone, senza contare che non
avrebbe
avuto senso affidare l’incarico di valutare le candidate a
quei due. Era il
principe, per il cielo, avrebbe potuto avere chiunque volesse, e non
solo in
maniera legittima attraverso il matrimonio, di questo Amelia ne era
certa.
Nell’angolo alla destra del tavolo alla quale si trovavano i
due funzionari
notò che il difetto della tappezzeria si faceva
più intenso, sembrava
addirittura consumato e leggermente sbiadito proprio al centro, la
ragazza
sorrise fra sé “sono qua per parlare al principe
di un campo che circonda il
villaggio di Habridge nella contea di Suffolks” mentre
parlava si diresse verso
il punto consumato del tessuto mentre i funzionari la guardavano
sconcertati
“co-cosa?”
borbottò il primo, il bottone del secondo scattò
e Amelia sentì il fratello
ridacchiare alle sue spalle. La ragazza si tolse il guanto dalla mano
destra e
lo poggiò sul punto rovinato, il primo funzionario
scattò e fece per afferrarle
il polso ma Martin intervenne, poteva avere solo una sedicina
d’anni ma era
alto e particolarmente robusto e soprattutto, a dispetto del
funzionario, era
un conte.
“Chiedo
scusa per la mia maleducazione sua altezza” disse Amelia
verso la parete “ma il
campo di cui vorrei parlarle rappresenta un’
opportunità per la corona” la
parete alla quale si stava rivolgendo si scosse, Amelia fece un passo
indietro
perdendo leggermente l’equilibrio, dalla parete usci una mano
guantata in nero
che l’afferrò al volo impedendole così
di inciampare nell’orlo del suo stesso
vestito “lieta di poter fare la sua
conoscenza”disse Amelia rimettendosi in
piedi e facendo qualche passo indietro per permettere al principe di
aprire
completamente la porta nascosta nella parete e uscire nel salottino
“sua
altezza
ci dispiace molto” borbottò il secondo funzionario
che guardava la scena
terrorizzato, il principe entrò nel salottino mettendosi
davanti a Amelia che
abbozzò un inchino
“non
importa” replicò il principe prendendo un sorso
dal calice d’orato che aveva in
mano, l’espressione era decisamente divertita mentre
squadrava la giovane lady
“lady Amelia ha scoperto il mio trucchetto, ha vinto lei e da
perdente devo complimentarmi
di persona con lei” spiegò “spero che
non siate risentita per questo, dovete
capire che la mia presenza renderebbe l’attesa in fila ben
più lunga della
mezza giornata che avete atteso” Amelia abbassò lo
sguardo, la sua lamentela non
era stata apprezzata
“chiedo
venia per essere apparsa impaziente è chiaro che poter
scambiare anche solo uno
sguardo con sua altezza l’attesa anche di giorni si trasforma
in una lieta
frenesia come quando si attende la bella stagione” Amelia
abbassò lo sguardo
per evitare che il principe potesse cogliere nel suo tono
l’ironia che non era
riuscita a controllare
“alzate
quello sguardo lady Amelia con le risposte che date non potete fingere
mestizia
troppo a lungo” fece lui esibendo un sorriso divertito
“il vostro colpo di
scena e questo vino portoghese sono la cosa più divertente
della giornata”
aggiunse alzando il calice e andando ad appoggiarsi al bordo del tavolo
dei due
funzionari che si stavano guardando attorno incapaci di decidere come
comportarsi. Amelia lo osservò in silenzio poggiare il vino
accanto a sé e
incrociare le braccia costringendo il tessuto della giaccia blu notte a
stringersi attorno alle spalle. Negli ultimi anni la nobiltà
inglese aveva
avuto modo di vedere qualche raffigurazione del principe, circolavano
copie dei
suoi ritratti e persino schizzi satirici che lo ritraevano sempre con
un naso
sproporzionato. Ora che ce lo aveva davanti Amelia pensò che
il suo naso era
davvero bello, effettivamente aveva un taglio aquilino e in cima vi era
una
leggera gobba forse derivante da una contusione guarita male, ma stava
bene con
i lineamenti taglienti del suo viso. Folti capelli neri e ricci gli
incorniciavano il volto e sul mento si notava un accenno di barba e
baffi che
incorniciavano delle labbra fini e strette in un sorriso leggermente
storto. Amelia
valutò in fretta che aveva conosciuto e conosceva
gentiluomini più belli ma che
il principe oltre la bellezza aveva un fascino che non aveva mai
riscontrato in
nessuno di sua conoscenza, in nessuna altra occasione
“dovreste dire qualcosa
ora” disse lui umettandosi le labbra arrossate dal vino
enfatizzando ancora di
più il suo sorriso sbieco
“a
differenza del vino che una volta aperto migliora sempre di
più la nostra
esperienza, io potrei annoiare con le mie parole”
replicò Amelia riprendendosi
mentre si dava mentalmente della sciocca per essersi soffermata troppo
tempo a
fantasticare sull’ aspetto del principe
“avete
accennato a un campo poco prima” la incoraggiò
“esattamente”
fece lei riprendendo il filo dei suoi pensieri “dovete sapere
che a Habridge
c’è un campo che potrebbe essere destinato alla
coltivazione di cotone, sarebbe
incredibile per noi poter sviluppare le nostre coltivazioni senza
aspettare i
carichi provenienti dalle Indie” disse fermandosi di tanto in
tanto per
controllare di non perdere l’attenzione del principe, gli
occhi blu di lui brillavano
ancora incuriositi, così decise di proseguire “il
campo in questione è incolto
e lasciato a se stesso a causa di una regola reale di
cent’anni fa” aveva fatto
le sue ricerche e il campo risultava proprietà di una antica
famiglia estinta e
visto che la corona reale non aveva reclamato la sua
proprietà era rimasto lì,
brullo e lasciato a se stesso “se si potesse superare questa
quisquilia il
campo porterebbe lavoro alle famiglie della regione, comporterebbe per
la famiglia
reale un’ ulteriore fonte di tassazione
e…” il principe corrugò la fronte
“e
voi cosa
ne ricavate?” domandò
“la
famiglia
Di Blois conosce la tecnica per poter produrre il cotone e abbiamo dei
macchinari in grado di lavorarlo” il principe Aaron
sbuffò una risata
“ora
comprendo” spostò lo sguardo verso Martin
“devo dire che avete presentato un
accordo vantaggioso per tutti, lavoro per tutti, maggiori tasse e a voi
l’affidamento della gestione” il giovane conte
annuì guardando la sorella per
avere conferma sul fatto di non sbagliare. Amelia abbassò lo
sguardo per
nascondere la delusione, si era dimentica che gli affari potevano
essere
condotti solo fra uomini, il principe doveva aver pensato che la sua
famiglia
l’avesse mandata avanti per ottenere quel contratto.
Sforzò un sorriso, doveva
esserne contenta, voleva dire che aveva portato a termine il piano. In
una
falcata il principe si portò a una ventina di centimetri da
lei, per qualche
istante Amelia trattenne il respiro, alzò lo sguardo dal
pavimento
“dopo
il
vostro colpo di scena mi avete presentato una storia noiosa ma poi ecco
che
intravedo qualcosa che mi incuriosisce nuovamente sul vostro
volto” si portò
l’indice a tamburellare sulle labbra impensierito
“voglio darvi una
possibilità” portò l’indice a
indicarla “la prossima settimana a Villa Beauchamp
ci sarà il primo ballo della stagione e contrariamente al
mio volere io dovrò
parteciparvi” fece pressione sul tallone in una piccola
giravolta “voi dovrete
attirare la mia attenzione, stupirmi”
“ma
io non
partecipo alla stagione” sbottò piccata Amelia,
immediatamente socchiuse gli
occhi, doveva imparare a tenere a bada la sua impulsività
“oh”
esclamò
prevedibilmente Aaron “allora è
perfetto” la giovane lady strinse i pugni per
ricordarsi di imparare a stare al proprio posto e non parlare
“oh temete di non
farcela?” domandò rivolgendosi direttamente a lei,
Amelia prese un profondo
respiro non si sarebbe fatta prendere in giro da un borioso e annoiato
principe, alzò il mento e sorrise
“se
sua
altezza vuole essere stupito, verrà stupito” fece
tagliente
“dovrete
solo partecipare a un ballo ma il vostro tono sembra quello di un
soldato che
sta per scendere sul campo di battaglia” la
vezzeggiò lui
“e
non sono
la stessa cosa?” replicò Amelia aggiungendo un
inchino “auguro una buona
giornata a sua altezza” aggiunse prendendo commiato
“lo
è già” disse
Aaron guardandola uscire con il fratello alla quale si aggiunse Sir
Coape.
Quando
Amelia fu a casa andò a fare una lunga cavalcata,
solitamente le dava un senso
di tranquillità e l’aiutava a schiarire i
pensieri. Contrariamente e
contrariandola quel giorno non andò così,
rientrò nella sua camera con sua
madre che la inseguiva per riempirla di domande e mentre cercava di
annuirle a
caso e Sir Coepe dava indicazioni a Amy, la cameriera personale della
contessa,
di allontanarla per darle spazio, Amelia tirò un calcio alla
poltrona. “Dannazione”
imprecò, si voltò verso la toletta e il suo
riflesso allo specchio sembrò
ridere di lei. I lisci capelli ramati erano arruffati dalla corsa e
avevano
perso la loro piega nell’acconciatura, le gote erano
arrossate dal vento e i
suoi occhi azzurro-grigi apparivano lucidi e stanchi. Aveva rinunciato
alla stagione
londinese, aveva fatto qualche apparizione giusto per non attirare
troppo l’attenzione
e ora doveva fare una grande entrata proprio alla prima festa. Come
poteva
attirare l’attenzione del principe? In che modo in una festa
dove chiunque
avrebbe cercato di stupirlo?
Guardò
la
pila di libri che stavano sparpagliati sul letto, la cameriera aveva
espresso
divieto di non toccarli, doveva farcela, se aveva trovato un modo per
coltivare
il cotone in quel clima e in quel terreno poteva capire come
partecipare a una
dannata festa. Sospirò guardando i suoi appunti degli ultimi
studi, non ne
aveva fatto parola con il principe ma in verità il suo
obiettivo era quello di
allevare anche bachi da seta. Era possibile, avrebbero avuto cotone e
seta senza
essere soggetti al commercio con le americhe e le indie. Se solo avesse
potuto
stupirlo con la sua capacità di produrre la seta. La seta.
Quel pensiero fece
arrestare il flusso di maledizioni e agitazione, a passi decisi
raggiunse il
guardaroba, vi si gettò dentro e ne ritrasse una grande
scatola dal fondo
dell’armadio. Gettò la scatola sul letto e ne apri
il coperchio, era un regalo
di suo padre, ricordava ancora quando si era presentato
sull’uscio della porta
dopo essere stato via mesi per lavoro, ricordava il sollievo sul viso
di sua
madre e il fatto di aver trovato bella la lunga barba di suo padre che
risultava rossiccia come i suoi capelli. Dalla scatola Amelia
tirò fuori un
tessuto in seta finemente ricamata rosa con decorazioni in oro e rosso.
Proveniva dalla Cina, suo padre le aveva raccontato che lì i
nobili vestivano
solo sete pregiate e portavano fiori fra i capelli. Lei era rimasta
affascinata
da quei racconti tanto che aveva passato anni a fare ricerche su quella
cultura. Passò delicatamente le dita sulle decorazioni di
pregio del filato e
capì di aver trovato la sua soluzione.
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Capitolo 3 *** Capitolo 2 Seta ***
Capitolo 2
Aaron,
come
gli ripeteva spesso suo padre, aveva da sempre un comportamento
discostante, si
annoiava in fretta, per questo motivo aveva sviluppato una particolare
predilezione per i misteri, segreti e strategie.
All’età di sette anni aveva
costretto il suo valletto a fargli vedere tutti i passaggi che venivano
usati
dalla servitù per muoversi. All’età di
tredici anni si era fatto costruire una
contro parete nell’armadio per potersi nascondere.
All’età di vent’anni aveva
iniziato a interessarsi di strategie militari e operazioni di
ricognizione
calcando in prima persona alcuni campi di battaglia.
All’età di ventisette
anni, quando gli avevano detto che l’unico mistero di cui si
sarebbe dovuto
occupare era quello di trovarsi moglie aveva compreso, piuttosto in
fretta, che
non sarebbe stato un mistero così divertente da svelare e
così era subentrata
la noia. L’incontro con lady Amelia Di Blois gli aveva dato
finalmente un nuovo
mistero di cui occuparsi. Non quello riguardante la storia del campo di
cotone,
quell’ affare era stato in grado di gestirlo in fretta,
effettivamente quello
che aveva rivelato la giovane era corretto, con la giusta gestione si
sarebbe
rivelata un’ ottima carta da giocare anche in favore della
corona. La regione
che aveva menzionato stava attraversando qualche difficoltà,
in quel modo
poteva aiutare gli abitanti e come ulteriore lato positivo la famiglia
reale né
avrebbe giovato in immagine. Il mistero che aveva davvero intrigato il
principe
Aaron era nato da quello sguardo mesto sul viso di lady Amelia dopo
aver fatto
la proposta e quello incerto del fratello che sulla carta sarebbe
dovuto essere
l’artefice di quello stratagemma. Il giovane principe si era
inoltrato nei
polverosi uffici e aveva fatto un’ analisi della famiglia. Il
padre, mercante,
aveva ereditato il titolo di Conte in tarda età e poi era
deceduto, gli affari
di famiglia si erano arrestati ma un investimento fortuito aveva tenuto
in
piedi i poderi della famiglia e da lì erano ripresi i
commerci ritornando sul
mercato e conquistando la fama di innovatori nel campo dei filati.
Valutate
quelle nuove informazioni, aveva poi mandato suo cugino Frederick,
incallito
frequentatore di pub e tutto ciò che iniziasse con b e
finesse con –ordelli, a
informarsi su come venissero gestiti gli affari e lì il suo
mistero aveva
iniziato a mostrare la naturale soluzione e la sua vittoria sul caso.
“Lo
sapevo”
esplose mentre confrontava le firme riportate su due contratti
“lo sapevo” ripeté
con un sorriso trionfante Aaron facendo aggrottare la fronte al cugino.
La
porta dello studio si apri lasciando intravedere la figura della
principessa
Emmeline
“mi
è stato
comunicato che nostro cugino è qui” fece la
giovane entrando, Frederick si
voltò allargando le braccia
“cugina”
esclamò andandole incontro per abbracciarla
“chiedo perdono per non essere
venuto a salutarti ma tuo fratello sa essere molto autoritario quando
ci si
mette” la principessa rise divertita sciogliendosi
dall’abbraccio
“ne
sono
consapevole” disse rivolgendo uno sguardo preoccupato a suo
fratello “cosa sta
combinando?” chiese portando le mani sui fianchi ricordando a
Frederick suo
madre, aveva sempre considerato Emmeline come una sorella minore anche
per la
somiglianza alla madre, sorella del padre di Emmeline e Aaron, il re
Louis
Hannover. Avevano gli stessi occhi scuri e lo stesso viso ricoperto di
lentiggini
“non
cosa
sto combinando” la riprese Aaron che invece era la copia
della madre prussiana
dalla quale non aveva però ereditato la precisione, infatti,
tutti i fogli che
aveva in mano caddero a terra. Il cugino e la sorella si scambiarono
un’
occhiata
“cosa sta cambiando” continuò cercando
di
nascondere la confusione creata “non esiste nessun cugino
O’ Brian” con uno
scatto raccolse i fogli caduti “il fratello non sta gestendo
gli affari
quindi…” e fece un gesto verso la sorella e il
cugino incitandoli a continuare
“non
so di cosa tu stia parlando” replicò Emmeline
“per
me sei pazzo” fu la risposta del cugino
“lei”
esclamò facendo un balzo in avanti Aaron “lady
Amelia
sta gestendo tutti gli affari di famiglia nascondendosi dietro uno
pseudonimo”
si portò l’indice a battere contro le tempie
“geniale, non trovate?”
“ammirevole”
fece Emmeline “una lady che lavora è
davvero…”
“io”
la interruppe il fratello “io, sono geniale per averlo
scoperto” Frederick scoppiò a ridere mentre la
sorella scuoteva la testa
contrariata
“ora
che hai scoperto il mistero, che vuoi fare con questa
informazione?” domandò Frederick stiracchiandosi,
non aveva dormito molto
quella notte, e quella precedente a onor del vero
“in
che senso?” domandò Aaron corrugando la fronte
“al ballo
le dirò che l’ho scoperta”
incrociò le braccia al petto “lei ha scoperto il
mio
trucco durante i colloqui e io il suo”
“pensavo
ti piacesse” borbottò Emmeline abbassando lo
sguardo
“certo”
esclamò il principe di getto “cioè ha
reso la mia
noiosa giornata divertente, non è come le altre
lady” chiarì in fretta, Amelia
non era interessata a sposarlo ma solo a quello strano campo e lui le
era molto
grato per questo
“e
allora perché vuoi farle questo?”
domandò sua sorella,
Aaron inclinò la testa cercando di capire cosa si fosse
perso in quella
conversazione, intervenne Frederick
“se
la smascheri lei e la sua famiglia finirebbero in grossi
guai” chiarì il cugino sperando che questo
bastasse per far tornare a ragionare
il principe. L’uomo che un giorno avrebbe regnato su quella
nazione finalmente
arrivò alla stessa conclusione di sua sorella di diciotto
anni e il cugino che
ancora stava smaltendo l’alcool ingerito la sera prima
“forse
è meglio se questa cosa rimanga fra noi” disse
portandosi una mano a grattarsi la testa imbarazzato, gli altri due
annuirono.
Il
principe Aaron, nei giorni seguenti alla risoluzione del suo personale
mistero,
si era occupato di far sparire tutte le prove che avevano portato alla
soluzione. Aveva preso la decisione che non ne avrebbe fatto parola ma
voleva
dei chiarimenti, pensava gli fossero dovuti, per questo motivo aveva
diligentemente aspettato la sera del ballo a Villa trattenendosi dal
trovare
una scusa per andare a parlarle direttamente. Il suo
impegno aveva messo
a dura prova la sua pazienza e ora, arrivato finalmente il giorno del
ballo,
stava pensando che dopo aver passato due
settimane a occuparsi giorno e notte di una
persona, quella suddetta persona come minimo doveva rispettare la sua
parte di
patto e presentarsi a quella sciocca festa
"Sua altezza va bene?" Aaron si
voltò per
capire di cosa lady Beatrice Hose stesse parlando
"certo certo" approvò lui.
Non erano questi
i patti, aveva aspettato due settimane per lei, per vederla. Gli aveva
risposto
che si sarebbe presentata. Forse si era spaventata, eppure non poteva
essere,
quello che gli aveva rivolto durante il loro incontro non era una
sguardo
remissivo o cedevole. Quello era uno sguardo di chi non si sarebbe
piegato,
quella ragazza anche mentre chinava il capo alla sua presenza in
verità non
dava il minimo cenno di sottomissione, si sarebbe presentata.
"Potrebbe aver trovato il gioco
pericoloso per
lei" intervenne sua sorella comparendo alla sua destra
"'non so di cosa tua stia parlando"
replicò
grato che sua sorella fosse stata in grado di liberarsi di lady Hose
"una lady non ha le tue
libertà" gli fece presente
Emmeline
a tono basso per via del linguaggio
colloquiale "non
ti ho mai visto tanto teso" continuò
osservando la mascella tesa del fratello "è come se la sua
assenza ti
provocasse una delusione ben più grande di quanto dovrebbe"
"Non dire sciocchezze"
glissò lui
"voglio solo che questa festa si trasformi in qualcosa di interessante"
"Dovrebbe già esserlo per
te" replicò la
sorella mentre con il capo regalava cenni e sorrisi agli invitati "vi
ricordo che siete qui per trovare moglie" fece tornando al linguaggio
formale che meglio si addiceva a una conversazione in
società, Aaron alzò gli
occhi al cielo
"'si madre" la canzonò lui,
Emmeline fece per replicare quando un vociare
indistinto alle
loro spalle gli fece voltare. Aaron senti il respiro mancargli in corpo
e come
guidato da una forza più forte di lui si diresse a grandi
falcate verso il
brusio. Bastò superare un gruppetto di lady per vedere
Amelia, dall'altra parte
della pista da ballo. Fu allora che realizzò come, perso nel
suo mistero, si
era completamente dimenticato della sfida che aveva lanciato alla
giovane lady,
a quanto vedeva però lei aveva preso seriamente
l’intento di stupirlo. Amelia indossava
un abito dal colore rosa acceso e ricami rossi e oro, in quel mare di
bianco e
azzurrino non sarebbe mai riuscita a passare inosservata, lo stile
dell'abito
era quello in voga in quel momento con l’ampia scollatura e
la vita segnata
sotto il seno ma il tessuto, che doveva essere seta, aveva dei disegni
che Aaron
non ricordava di aver mai visto, l'ampia scollatura era finemente
decorata in
oro e proseguiva con delle maniche lunghe che terminavano in
un’ apertura a
calla. Era
incredibile, tutti attorno a
lei la guardavano sorpresi e forse intimoriti ma lei camminava come se
non
comprendesse lo stupore che aveva suscitato entrando. Amelia proseguiva
con il
mento dritto che metteva in risalto il lungo collo e un portamento
ineccepibile, emanava eleganza e fierezza tanto da far apparire fuori
luogo,
paradossalmente, tutte le altre persone attorno a lei. Il viso di lei
finalmente incrociò lo sguardo di Aaron dall’altra
parte della pista da ballo,
alcune coppie stavano ancora danzando e il principe per qualche secondo
valutò di
esercitare il suo potere e di
interromperli per attraversare la stanza. Amelia gli sorrise e con
delicatezza
chinò il capo, solo ora Aaron notava che i suoi capelli
erano racchiusi in una
acconciatura bassa formata da una
treccia nella quale erano stati inseriti perle e dei piccoli fiori
rosa. Con il
capo Aaron le fece cenno di andare alla sua destra in modo da potersi
incontrare in fondo alla sala, vide lei capire al volo le sue
indicazioni e
farsi spazio fra la folla. Entrambi vennero fermati più
volte lungo il percorso
e quando riuscirono a trovarsi uno di fronte all’altra
rimasero qualche secondo
in silenzio
“spero
di
essere riuscita nell’intento di stupire sua
altezza” fece Amelia, Aaron si
ritrovò a sorridere in automatico al suo sguardo che
brillava vittorioso
“certamente”
approvò mentre si soffermava sulle labbra di lei leggermente
arrossate da
qualche prodotto “ma perché ho la sensazione di
aver perso?” domandò più a se
stesso che a lei
“oh
perché
lo avete fatto” replicò Amelia mordendosi subito
dopo la lingua. Considerarlo
un borioso e arrogante reale non le dava il permesso di farglielo
capire
apertamente. Aaron invece di infervorarsi però scoppio a
ridere
“si
lo credo
anch’io” fece un passo indietro e si
chinò per prenderle la mano, la portò a pochi
centimetri dalle labbra e staccandosi appena chiese “mi
concedete un ballo” lei
annui.
Non
dovettero aspettare molto per poter volteggiare sulla pista da ballo,
la danza
di prima era già al termine e tutti i partecipanti al ballo
volevano sapere
cosa avessero in comune il principe e lady Di Blois che non aveva mai
partecipato a una stagione.
“io
ho
mantenuto la mia parte della promessa” fece Amelia mentre
posava i palmi delle
sue mani su quelle di lui
“lo
avete
fatto” ammise Aaron “avevate ragione sul campo,
è uno spreco lasciarlo incolto”
volteggiò su se stesso e tornò alla sua dama
“ho fatto effettuare dei
controlli, ho già fatto avviare le pratiche per la
riappropriazione da parte
della corona” Amelia spalancò gli occhi sorpresa,
Aaron trovò quell’espressione
davvero buffa “per costruire un contratto di affidamento con
la vostra famiglia
però dovranno essere fatti dei controlli del terreno, ho
già provveduto a dare
comunicazione all’ufficio agricolo, un controllo da un
funzionare reale e
potremmo essere tutti felici”
“incredibile”
esclamò lei cercando di riprendere il passo della danza, lui
l’afferrò per la
mano e l’aiutò a riprendere il passo
“avete fatto già tutto”
riflettè “io
pensavo..” realizzò che stesse parlando ad alta
voce. Aaron non poteva farsi
scappare quell’occasione
“pensavate..”
la incalzò divertito osservando le gote farsi leggermente
rosee
“nulla”
replicò lei persa nei suoi pensieri. Per la sua famiglia era
un traguardo
incredibile
“forza
non
lasciatemi senza risposta” la incoraggiò lui
“che
foste
uno sciocco che voleva solo divertirsi perché annoiato dalla
sua vita” lo disse
di getto e prese in contropiede entrambi, lei perché stava
ragionando sulle
nuove informazioni e non si era davvero resa conto di aver aperto
bocca, lui perché
era la prima volta che sentiva un’ opinione tanto diretta nei
suoi confronti.
Stava iniziando a trovare divertenti quelle feste
“annoiato
sì
lo ammetto, ma non stupido, non sempre per lo meno”
replicò ridendo
“perdonatemi”
borbottò Amelia
“non
preoccupatevi” replicò lui tranquillo
“questa sera siete riuscita a togliere
l’attenzione da me” fece “per
ringraziarvi vi concedo di insultarmi senza
finire nelle carceri” si guardò attorno la musica
stava per finire e dovette
tornare alla figura di partenza. Amelia rimase a fissarlo per qualche
secondo e
poi scoppiò in una risata spontanea, Aaron l’
osservò spiazzato. Era la prima
volta che la vedeva ridere in maniera così serena, era
davvero bella mentre
cercava di mantenere il contegno comprendoni le labbra con la mano
“cosa
vi ha
fatto ridere in questa maniera?” chiese lui ma in quel
momento alcune ragazze
accompagnate dalle loro madri o padri si interposero fra loro. Non
avrebbero
permesso al principe in cerca di consorte di ballare una seconda volta
con una
pretendente, vide Amelia fargli cenno di ripetere la frase che non
aveva udito.
Gli si parò davanti il visconte Argyll che gli
presentò la nipote, fece un
inchino cercando di chiudere in fretta la conversazione ma non appena
terminò i
convenevoli con la coda dell’occhio vide Amelia allontanarsi
mentre veniva
raggiunta dal giovane fratello accompagnato da altri tre gentiluomini.
Ovviamente la sua presenza non aveva attirato solo la sua attenzione.
Aaron voleva
sapere cosa l’aveva fatta ridere in quel modo ma venne
raggiunto anche dalla
marchesa Goldsmith e le sue due figlie e quando finalmente
riuscì ad
allontanarsi sua sorella lo raggiunse per bisbigliargli
all’orecchio che lady
Amelia e il conte Martin Di Blois se ne erano andati dalla festa.
Aaron,
come
gli ripeteva spesso suo padre, aveva da sempre un comportamento
discostante, si
annoiava in fretta, per questo motivo aveva sviluppato una particolare
predilezione per i misteri, segreti e strategie.
All’età di sette anni aveva
costretto il suo valletto a fargli vedere tutti i passaggi che venivano
usati
dalla servitù per muoversi. All’età di
tredici anni si era fatto costruire una
contro parete nell’armadio per potersi nascondere.
All’età di vent’anni aveva
iniziato a interessarsi di strategie militari e operazioni di
ricognizione
calcando in prima persona alcuni campi di battaglia.
All’età di ventisette
anni, quando gli avevano detto che l’unico mistero di cui si
sarebbe dovuto
occupare era quello di trovarsi moglie aveva compreso, piuttosto in
fretta, che
non sarebbe stato un mistero così divertente da svelare e
così era subentrata
la noia. L’incontro con lady Amelia Di Blois gli aveva dato
finalmente un nuovo
mistero di cui occuparsi. Non quello riguardante la storia del campo di
cotone,
quell’ affare era stato in grado di gestirlo in fretta,
effettivamente quello
che aveva rivelato la giovane era corretto, con la giusta gestione si
sarebbe
rivelata un’ ottima carta da giocare anche in favore della
corona. La regione
che aveva menzionato stava attraversando qualche difficoltà,
in quel modo
poteva aiutare gli abitanti e come ulteriore lato positivo la famiglia
reale né
avrebbe giovato in immagine. Il mistero che aveva davvero intrigato il
principe
Aaron era nato da quello sguardo mesto sul viso di lady Amelia dopo
aver fatto
la proposta e quello incerto del fratello che sulla carta sarebbe
dovuto essere
l’artefice di quello stratagemma. Il giovane principe si era
inoltrato nei
polverosi uffici e aveva fatto un’ analisi della famiglia. Il
padre, mercante,
aveva ereditato il titolo di Conte in tarda età e poi era
deceduto, gli affari
di famiglia si erano arrestati ma un investimento fortuito aveva tenuto
in
piedi i poderi della famiglia e da lì erano ripresi i
commerci ritornando sul
mercato e conquistando la fama di innovatori nel campo dei filati.
Valutate
quelle nuove informazioni, aveva poi mandato suo cugino Frederick,
incallito
frequentatore di pub e tutto ciò che iniziasse con b e
finesse con –ordelli, a
informarsi su come venissero gestiti gli affari e lì il suo
mistero aveva
iniziato a mostrare la naturale soluzione e la sua vittoria sul caso.
“Lo
sapevo”
esplose mentre confrontava le firme riportate su due contratti
“lo sapevo” ripeté
con un sorriso trionfante Aaron facendo aggrottare la fronte al cugino.
La
porta dello studio si apri lasciando intravedere la figura della
principessa
Emmeline
“mi
è stato
comunicato che nostro cugino è qui” fece la
giovane entrando, Frederick si
voltò allargando le braccia
“cugina”
esclamò andandole incontro per abbracciarla
“chiedo perdono per non essere
venuto a salutarti ma tuo fratello sa essere molto autoritario quando
ci si
mette” la principessa rise divertita sciogliendosi
dall’abbraccio
“ne
sono
consapevole” disse rivolgendo uno sguardo preoccupato a suo
fratello “cosa sta
combinando?” chiese portando le mani sui fianchi ricordando a
Frederick suo
madre, aveva sempre considerato Emmeline come una sorella minore anche
per la
somiglianza alla madre, sorella del padre di Emmeline e Aaron, il re
Louis
Hannover. Avevano gli stessi occhi scuri e lo stesso viso ricoperto di
lentiggini
“non
cosa
sto combinando” la riprese Aaron che invece era la copia
della madre prussiana
dalla quale non aveva però ereditato la precisione, infatti,
tutti i fogli che
aveva in mano caddero a terra. Il cugino e la sorella si scambiarono
un’
occhiata
“cosa sta cambiando” continuò cercando
di
nascondere la confusione creata “non esiste nessun cugino
O’ Brian” con uno
scatto raccolse i fogli caduti “il fratello non sta gestendo
gli affari
quindi…” e fece un gesto verso la sorella e il
cugino incitandoli a continuare
“non
so di cosa tu stia parlando” replicò Emmeline
“per
me sei pazzo” fu la risposta del cugino
“lei”
esclamò facendo un balzo in avanti Aaron “lady
Amelia
sta gestendo tutti gli affari di famiglia nascondendosi dietro uno
pseudonimo”
si portò l’indice a battere contro le tempie
“geniale, non trovate?”
“ammirevole”
fece Emmeline “una lady che lavora è
davvero…”
“io”
la interruppe il fratello “io, sono geniale per averlo
scoperto” Frederick scoppiò a ridere mentre la
sorella scuoteva la testa
contrariata
“ora
che hai scoperto il mistero, che vuoi fare con questa
informazione?” domandò Frederick stiracchiandosi,
non aveva dormito molto
quella notte, e quella precedente a onor del vero
“in
che senso?” domandò Aaron corrugando la fronte
“al ballo
le dirò che l’ho scoperta”
incrociò le braccia al petto “lei ha scoperto il
mio
trucco durante i colloqui e io il suo”
“pensavo
ti piacesse” borbottò Emmeline abbassando lo
sguardo
“certo”
esclamò il principe di getto “cioè ha
reso la mia
noiosa giornata divertente, non è come le altre
lady” chiarì in fretta, Amelia
non era interessata a sposarlo ma solo a quello strano campo e lui le
era molto
grato per questo
“e
allora perché vuoi farle questo?”
domandò sua sorella,
Aaron inclinò la testa cercando di capire cosa si fosse
perso in quella
conversazione, intervenne Frederick
“se
la smascheri lei e la sua famiglia finirebbero in grossi
guai” chiarì il cugino sperando che questo
bastasse per far tornare a ragionare
il principe. L’uomo che un giorno avrebbe regnato su quella
nazione finalmente
arrivò alla stessa conclusione di sua sorella di diciotto
anni e il cugino che
ancora stava smaltendo l’alcool ingerito la sera prima
“forse
è meglio se questa cosa rimanga fra noi” disse
portandosi una mano a grattarsi la testa imbarazzato, gli altri due
annuirono.
Il
principe Aaron, nei giorni seguenti alla risoluzione del suo personale
mistero,
si era occupato di far sparire tutte le prove che avevano portato alla
soluzione. Aveva preso la decisione che non ne avrebbe fatto parola ma
voleva
dei chiarimenti, pensava gli fossero dovuti, per questo motivo aveva
diligentemente aspettato la sera del ballo a Villa trattenendosi dal
trovare
una scusa per andare a parlarle direttamente. Il suo
impegno aveva messo
a dura prova la sua pazienza e ora, arrivato finalmente il giorno del
ballo,
stava pensando che dopo aver passato due
settimane a occuparsi giorno e notte di una
persona, quella suddetta persona come minimo doveva rispettare la sua
parte di
patto e presentarsi a quella sciocca festa
"Sua altezza va bene?" Aaron si
voltò per
capire di cosa lady Beatrice Hose stesse parlando
"certo certo" approvò lui.
Non erano questi
i patti, aveva aspettato due settimane per lei, per vederla. Gli aveva
risposto
che si sarebbe presentata. Forse si era spaventata, eppure non poteva
essere,
quello che gli aveva rivolto durante il loro incontro non era una
sguardo
remissivo o cedevole. Quello era uno sguardo di chi non si sarebbe
piegato,
quella ragazza anche mentre chinava il capo alla sua presenza in
verità non
dava il minimo cenno di sottomissione, si sarebbe presentata.
"Potrebbe aver trovato il gioco
pericoloso per
lei" intervenne sua sorella comparendo alla sua destra
"'non so di cosa tua stia parlando"
replicò
grato che sua sorella fosse stata in grado di liberarsi di lady Hose
"una lady non ha le tue
libertà" gli fece presente
Emmeline
a tono basso per via del linguaggio
colloquiale "non
ti ho mai visto tanto teso" continuò
osservando la mascella tesa del fratello "è come se la sua
assenza ti
provocasse una delusione ben più grande di quanto dovrebbe"
"Non dire sciocchezze"
glissò lui
"voglio solo che questa festa si trasformi in qualcosa di interessante"
"Dovrebbe già esserlo per
te" replicò la
sorella mentre con il capo regalava cenni e sorrisi agli invitati "vi
ricordo che siete qui per trovare moglie" fece tornando al linguaggio
formale che meglio si addiceva a una conversazione in
società, Aaron alzò gli
occhi al cielo
"'si madre" la canzonò lui,
Emmeline fece per replicare quando un vociare
indistinto alle
loro spalle gli fece voltare. Aaron senti il respiro mancargli in corpo
e come
guidato da una forza più forte di lui si diresse a grandi
falcate verso il
brusio. Bastò superare un gruppetto di lady per vedere
Amelia, dall'altra parte
della pista da ballo. Fu allora che realizzò come, perso nel
suo mistero, si
era completamente dimenticato della sfida che aveva lanciato alla
giovane lady,
a quanto vedeva però lei aveva preso seriamente
l’intento di stupirlo. Amelia indossava
un abito dal colore rosa acceso e ricami rossi e oro, in quel mare di
bianco e
azzurrino non sarebbe mai riuscita a passare inosservata, lo stile
dell'abito
era quello in voga in quel momento con l’ampia scollatura e
la vita segnata
sotto il seno ma il tessuto, che doveva essere seta, aveva dei disegni
che Aaron
non ricordava di aver mai visto, l'ampia scollatura era finemente
decorata in
oro e proseguiva con delle maniche lunghe che terminavano in
un’ apertura a
calla. Era
incredibile, tutti attorno a
lei la guardavano sorpresi e forse intimoriti ma lei camminava come se
non
comprendesse lo stupore che aveva suscitato entrando. Amelia proseguiva
con il
mento dritto che metteva in risalto il lungo collo e un portamento
ineccepibile, emanava eleganza e fierezza tanto da far apparire fuori
luogo,
paradossalmente, tutte le altre persone attorno a lei. Il viso di lei
finalmente incrociò lo sguardo di Aaron dall’altra
parte della pista da ballo,
alcune coppie stavano ancora danzando e il principe per qualche secondo
valutò di
esercitare il suo potere e di
interromperli per attraversare la stanza. Amelia gli sorrise e con
delicatezza
chinò il capo, solo ora Aaron notava che i suoi capelli
erano racchiusi in una
acconciatura bassa formata da una
treccia nella quale erano stati inseriti perle e dei piccoli fiori
rosa. Con il
capo Aaron le fece cenno di andare alla sua destra in modo da potersi
incontrare in fondo alla sala, vide lei capire al volo le sue
indicazioni e
farsi spazio fra la folla. Entrambi vennero fermati più
volte lungo il percorso
e quando riuscirono a trovarsi uno di fronte all’altra
rimasero qualche secondo
in silenzio
“spero
di
essere riuscita nell’intento di stupire sua
altezza” fece Amelia, Aaron si
ritrovò a sorridere in automatico al suo sguardo che
brillava vittorioso
“certamente”
approvò mentre si soffermava sulle labbra di lei leggermente
arrossate da
qualche prodotto “ma perché ho la sensazione di
aver perso?” domandò più a se
stesso che a lei
“oh
perché
lo avete fatto” replicò Amelia mordendosi subito
dopo la lingua. Considerarlo
un borioso e arrogante reale non le dava il permesso di farglielo
capire
apertamente. Aaron invece di infervorarsi però scoppio a
ridere
“si
lo credo
anch’io” fece un passo indietro e si
chinò per prenderle la mano, la portò a pochi
centimetri dalle labbra e staccandosi appena chiese “mi
concedete un ballo” lei
annui.
Non
dovettero aspettare molto per poter volteggiare sulla pista da ballo,
la danza
di prima era già al termine e tutti i partecipanti al ballo
volevano sapere
cosa avessero in comune il principe e lady Di Blois che non aveva mai
partecipato a una stagione.
“io
ho
mantenuto la mia parte della promessa” fece Amelia mentre
posava i palmi delle
sue mani su quelle di lui
“lo
avete
fatto” ammise Aaron “avevate ragione sul campo,
è uno spreco lasciarlo incolto”
volteggiò su se stesso e tornò alla sua dama
“ho fatto effettuare dei
controlli, ho già fatto avviare le pratiche per la
riappropriazione da parte
della corona” Amelia spalancò gli occhi sorpresa,
Aaron trovò quell’espressione
davvero buffa “per costruire un contratto di affidamento con
la vostra famiglia
però dovranno essere fatti dei controlli del terreno, ho
già provveduto a dare
comunicazione all’ufficio agricolo, un controllo da un
funzionare reale e
potremmo essere tutti felici”
“incredibile”
esclamò lei cercando di riprendere il passo della danza, lui
l’afferrò per la
mano e l’aiutò a riprendere il passo
“avete fatto già tutto”
riflettè “io
pensavo..” realizzò che stesse parlando ad alta
voce. Aaron non poteva farsi
scappare quell’occasione
“pensavate..”
la incalzò divertito osservando le gote farsi leggermente
rosee
“nulla”
replicò lei persa nei suoi pensieri. Per la sua famiglia era
un traguardo
incredibile
“forza
non
lasciatemi senza risposta” la incoraggiò lui
“che
foste
uno sciocco che voleva solo divertirsi perché annoiato dalla
sua vita” lo disse
di getto e prese in contropiede entrambi, lei perché stava
ragionando sulle
nuove informazioni e non si era davvero resa conto di aver aperto
bocca, lui perché
era la prima volta che sentiva un’ opinione tanto diretta nei
suoi confronti.
Stava iniziando a trovare divertenti quelle feste
“annoiato
sì
lo ammetto, ma non stupido, non sempre per lo meno”
replicò ridendo
“perdonatemi”
borbottò Amelia
“non
preoccupatevi” replicò lui tranquillo
“questa sera siete riuscita a togliere
l’attenzione da me” fece “per
ringraziarvi vi concedo di insultarmi senza
finire nelle carceri” si guardò attorno la musica
stava per finire e dovette
tornare alla figura di partenza. Amelia rimase a fissarlo per qualche
secondo e
poi scoppiò in una risata spontanea, Aaron l’
osservò spiazzato. Era la prima
volta che la vedeva ridere in maniera così serena, era
davvero bella mentre
cercava di mantenere il contegno comprendoni le labbra con la mano
“cosa
vi ha
fatto ridere in questa maniera?” chiese lui ma in quel
momento alcune ragazze
accompagnate dalle loro madri o padri si interposero fra loro. Non
avrebbero
permesso al principe in cerca di consorte di ballare una seconda volta
con una
pretendente, vide Amelia fargli cenno di ripetere la frase che non
aveva udito.
Gli si parò davanti il visconte Argyll che gli
presentò la nipote, fece un
inchino cercando di chiudere in fretta la conversazione ma non appena
terminò i
convenevoli con la coda dell’occhio vide Amelia allontanarsi
mentre veniva
raggiunta dal giovane fratello accompagnato da altri tre gentiluomini.
Ovviamente la sua presenza non aveva attirato solo la sua attenzione.
Aaron voleva
sapere cosa l’aveva fatta ridere in quel modo ma venne
raggiunto anche dalla
marchesa Goldsmith e le sue due figlie e quando finalmente
riuscì ad
allontanarsi sua sorella lo raggiunse per bisbigliargli
all’orecchio che lady
Amelia e il conte Martin Di Blois se ne erano andati dalla festa.
|
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Capitolo 4 *** Capitolo 3 Cotone ***
Frances
Di
Blois aveva ripetuto più volte alla figlia di mantenere un
abbigliamento
decoroso in casa ma dato che quando sua madre riceveva visite lei
solitamente
era sempre impegnata a fare ricerche sul campo o a studiare non si era
mai
davvero preoccupata di correre a cambiarsi i pantaloni presi in
prestito
dall’armadio del fratello. Amelia pensò che sua
madre non avesse tutti i torti
però il mercoledì dopo la festa a casa Beauchamp,
quando entrando dalla porta
secondaria aveva lanciato lo spencer maschile sul corrimano della scala
principale rimanendo in una leggera camiciola e pantaloni mentre il
principe
Aaron Hannover entrava in casa accompagnato da un altro uomo di nero
vestito. Amy,
la cameriera che aveva aperto la porta, aveva lanciato un urlo che
aveva fatto accorrere
la contessa, il principe si era parato davanti all’altro uomo
e aveva fatto
cenno di togliersi la giacca per porgerla alla giovane quando Amelia
infastidita più da quel baccano che da altro
riafferrò la giacca e si ricopri.
Prese l’estremità della treccia nella quale aveva
legato i capelli e li
raccolse in un chignon basso dandosi un aspetto più adeguato
a quella visita.
“oh
cielo”
esclamò la contessa allarmata dalle urla di Amy
“sua altezza” esclamò
inchinandosi mentre anche Martin faceva capolino dalle scale
“vi chiedo perdono
per questo trambusto”
“chiediamo
scusa per questa intromissione” fece lui cercando di
trattenere una risata
mentre con la coda dell’occhio vide Amelia alzare gli occhi
al cielo
“siamo
qui
per incontrare il conte Di Blois” annunciò il
secondo uomo “sono un funzionario
della corona e vorrei parlare con lui per valutare
l’affidamento di un
incarico”
“il
campo di
cotone” si intromise il principe Aaron guardando Amelia.
L’uomo si schiarì la
voce
“solitamente
il principe non segue questo tipo di pratica ma quest’ oggi
voleva seguire il
lavoro di un funzionario per poter apprenderne il lavoro”
chiarì l’uomo
sottolineando la sua contrarietà all’idea
“che
giovane
straordinario” proclamò Frances “magari
avere un figlio tanto intraprendente”
“o
una
figlia” buttò lì Aaron facendo
strangolare Amelia con la sua stessa saliva. Il
principe guardò la scena fiero di se stesso, non aveva fatto
un plissé per la
scena di poco prima, almeno ora era riuscito a metterla in leggera
difficoltà
“conte
Di
Blois” lo richiamò il funzionario proprio mentre
Martin cerca di defilarsi
“sono William Thatcher funzionario della corona”
fece per mostrare il sigillo
reale ma sentì lo sguardo del principe su di sé,
presentarsi con lui al fianco
forse rendeva poco utile l’identificazione “sono
qua per valutare le sue
tecniche di produzione di cotone” spiegò mentre
sir Coape faceva capolino nell’
atrio cercando di mascherare di aver corso “solo in questa
maniera potremo
affidare alla vostra famiglia l’incarico”
“ma
perché
non ci spostiamo in salotto e ne parliamo davanti a un
thè?” intervenne Frances
e per una volta Amelia approvò i piani matrimoniali della
madre. Suo fratello
non avrebbe saputo dire una parola rispetto alla crescita del cotone, a
questo
non aveva pensato. La ragazza fece cenno a sir Coape per cercare nel
precettore
un suggerimento
“molto
volentieri contessa” esclamò il principe attirando
l’attenzione di tutti su di
sé. William Thatcher si schiarì nuovamente la voce
“sono
sicuro
che il principe potrà rilassarsi e prendere il the mentre io
e il conte
sbrighiamo queste pratiche noiose” disse il funzionario con
tono paternalistico
“il
principe
non ha bisogno di rilassarsi” proruppe Aaron “sono
stato cresciuto alle buone
maniere e non si rifiuta mai l’invito a un the di una
contessa” aggiunse
rimarcando il titolo nobiliare di Frances Di Blois . William
borbottò delle
scuse abbassando il capo
“la
famiglia
Di Blois ha una piccola coltivazione a venti minuti a cavallo da
Londra” fece
Amelia e lanciò uno sguardo al principe per fargli capire
che era grata per
quell’intervento, ma quell’ uomo era lì
per compiere il suo dovere “li potrete
vedere con i vostri occhi le innovative tecniche..” il
funzionario tossicchiò
imbarazzato
“con
tutto
il rispetto lady Di Blois” la interruppe “ma sono
certo che il conte sappia
spiegarmi al meglio tutti i dettagli”
“il
conte
non sta bene quest’oggi” disse sir Coape parandosi
davanti ad Amelia impedendo
la sua visione anche a Aaron “se non vi dispiace vi
illustrerò io i disegni
tecnici del conte”
“ve
ne sarei
grato” disse Martin prendendo per la prima volta parola e
aggiungendo dei colpi
di tosse “credo di essere influenzato e non vorrei indisporre
sir Thatcher che compie
un così importante lavoro per il nostro regno” le
teste di tutte si voltarono
verso il giovane che come un vero conte parlava senza remore mantenendo
la
spalle dritte, ad Aaron ricordò molto la sorella in quel
momento “e lo stesso
discorso ovviamente vale per sue altezza” rimanendo composto
nella sua
posizione si avvicino al corrimano in marmo per appoggiarsi dimostrando
una
leggera debolezza di gambe, prese un fazzoletto dalla manica della
giaccia e lo
portò a coprirsi la bocca. Il signor William
annuì incantato
“ma
certo
certo” approvò il funzionario leggermente commosso
per il fatto che il suo
lavoro venisse preso in considerazione “sua grazia deve
riposare”
“Sir
Coepe,
il mio precettore, potrà farvi vedere i miei disegni
tecnici” Martin prese un
profondo respiro drammatico “e mia sorella è stata
tanto gentile da seguirmi e
prendere appunti delle mie tecniche quindi credo che vi
potrà essere d’aiuto”
aggiunse Martin. Amelia sgranò gli occhi, non avrebbe saputo
inventarsi nulla
di meglio, giustificava la sua presenza ma la classificava come una
semplice
assistente, una specie di segretario. La giovane lady vide Sir Coepe
guardare
il più piccolo dei suoi allievi con orgoglio, anche lei era
davvero fiera di
lui
“perfetto”
tagliò corto Aaron prima che il signor William potesse
replicare diversamente
“vado
a dare
indicazioni al vostro cocchiere” disse Sir Coepe
“lady Amelia e io vi
precederemo a cavallo”
“no”
esclamò
Aaron. Gli era costata parecchia fatica quella improvvisata in casa Di
Blois,
non sarebbe finito a sentire di tecniche agricole senza avere la sua
parte di
divertimento “non posso permette che un uomo della vostra
età cavalchi quando
c’è disponibile una carrozza”
esclamò rivoltò a Sir Coepe “e poi
saprete dare
indicazioni migliori e potreste mostrare già i disegni
tecnici lungo il
tragitto” prima che qualcuno potesse anche solo replicare con
uno scatto felino
afferrò per il polso di Amelia e la trascinò
lungo il corridoio. Lady Amelia si
divincolò presto dalla presa del principe ma si trattenne
dal lamentarsi di
quell’ atteggiamento. Il principe sapeva qualcosa se non
tutto, erano stati
evidenti i suoi tentativi di aiutarla a mantenere la sua copertura,
doveva
saperne di più. Inoltre era grata che Sir Coepe non dovesse
cavalcare per una
ventina di minuti alla sua età. Senza dire una parola fece
strada a Aaron verso
le scuderie dove fece sellare un cavallo per il principe e
montò sulla sua -Loto-.
“non
dovreste
ringraziarmi?” iniziò Aaron tagliando la strada a
Amelia e la sua cavalla per
costringerla a rallentare l’andatura
“vi
ringrazio” rispose la giovane lady “ma non so bene
per quale motivo preciso”
aggiunse. Aaron provò un moto di rabbia, lui era corso da
lei per salvarla e
lei nemmeno lo degnava di uno sguardo
“so
tutto”
fece lui “so del fatto che siete voi dietro gli affari della
vostra famiglia”
Aaron quella mattina si era svegliato in tutta tranquillità
come al solito
quando il valletto, che aveva messo negli uffici per procurargli
materiale sui Di
Blois, gli aveva comunicato che ci sarebbe stata un’
ispezione. Il principe si
era ritrovato costretto a vestirsi in tutta fretta e catapultarsi fuori
all’
inseguimento del funzionario in questione.
“e?”
gli
occhi di lei si spostarono glaciali su di lui. Aaron perse il sorriso,
non
riusciva a capirla. Arrestò l’andatura del cavallo
e lei fece lo stesso
“e?”
ripetè
lui
“sì”
chiarì
lei “quali sono le vostre intenzioni?”
domandò e fu allora che il principe notò
il labbro inferiore tremare appena, il petto salire e scendere
velocemente e le
mani strette attorno alle redini
“oh”
esclamò
saltando giù dal cavallo “non vi
preoccupate” chiarì immediatamente mettendosi
a lato di Amelia facendole intuire di scendere, controvoglia lei lo
assecondò e
non appena toccò terra perse leggermente
l’equilibrio. Aaron l’afferrò per le
spalle abbassando la testa per poterla guardare negli occhi
“è un segreto che
rimarrà tale” la rincuorò assicurandosi
che non cadesse. Quella sciocca
testarda per nascondere
la sua
agitazione stava rischiando di svenire mentre cavalcava
“e
cosa
volete in cambio?” sbottò lei, Aaron
alzò gli occhi al cielo
“ma
nulla”
esclamò, si allontanò per fare qualche passo e
schiarirsi le idee, dove aveva
sbagliato? Si chiese mentre si massaggiava la fronte
“perché?”
chiese in un soffio Amelia ma finalmente sembrava essere tornata a
respirare
con regolarità, Aaron sorrise vedendola rilassarsi
“perché
è
divertente” disse semplicemente “avete reso la mia
stagione interessante,
vorrei solo che continuasse così”
“e
se a un
certo punto non vi divertiste più?” il principe
scosse la testa, per chi lo
aveva preso? Prima credeva fosse uno stupido e ora lo paragonava a un
bruto
“per
chi mi
avete preso?” esclamò, a tutto c’era un
limite “non ho nessuna intenzione di
rovinarvi la vita” scosse la testa. Fu forse
l’espressione seria con cui lo
disse e che Amelia non era abituata a vedergli in volto, fu forse la
consapevolezza di essere stata scoperta o forse l’agitazione
per quella
conversazione. Forse furono tutte queste le ragioni che portarono
Amelia a
correre via senza un vero motivo. Aaron dopo qualche attimo di
confusione le fu
subito dietro intimandole di fermarsi e che davvero non voleva farle
del male.
Amelia dal canto suo mentre correva a una velocità a prova
d’atleta si stava
chiedendo perché stesse correndo. La giovane, forse grazie
all’aria fresca,
riuscì a ossigenare la mente quel tanto per farle ragionare
su cosa stesse facendo
e si fermò di colpo proprio mentre il principe
l’aveva raggiunta. Per evitare
la collisione si sbilanciò, Amelia lì
offrì il braccio ma il risultato fu che
ruzzolarono entrambi a terra.
Il
silenzio di
quella strada secondaria attraverso le campagne venne disturbato dal
suono
cristallino della risata di Amelia. Aaron cercò in qualche
modo di chiederle se
fosse impazzita ma come preso da una strana malattia scoppiò
a ridere anche
lui.
“non
so perchè”
balbettò Amelia cercando di darsi un contegno ma riprese a
ridere ancora più
forte di prima “mi sono messa a correre”
articolò con difficoltà “sono andata
nel panico” si asciugò delle lacrime ai lati degli
occhi e si voltò verso il
principe rimasto disteso accanto a lei “e poi ho realizzato
che voi siete un
principe” e trattenne una risatina “se voleste
rovinarvi lo potreste fare anche
senza questa scoperta” e riprese a ridere come se fosse una
cosa buffa. Aaron
l’osservò incantato e impietrito allo stesso
tempo, il modo in cui stava
ridendo gli riempiva i polmoni d’aria, quelle poche volte in
cui si erano
incontrati gli era parso che la giovane fosse incapace di divertirsi,
come se
si fosse scordata della possibilità di ridere
“questa
prospettiva vi diverte?” chiese lui girandosi di lato per
osservare meglio la
ruga che gli era parsa in mezzo alla fronte
“sì”
ammise
lei “mi sono messa a correre come una sciocca”
disse “come se potessi davvero
fuggirvi” Aaron si scopri in imbarazzo
“non
fatelo”
replicò “manterrò il vostro
segreto” la
rassicurò “mi avete incuriosito e così
ho scoperto tutto ma non ho intenzione
di usarlo contro di voi” spostò
dell’erba che gli stava stuzzicando il naso
“che divertimento ci sarebbe altrimenti?” Amelia
sorrise di rimando, quando la
guardava con quell’espressione da bambino che aveva appena
commesso una
marachella la spiazzava
“non
credo
di essere brava nel divertimento” disse più per
trovare una scusa per spostare
lo sguardo che altro “non amo i balli,
non so suonare uno strumento e il tempo libero lo passo a
occuparmi di
piante e calcoli ” Amelia mentre parlava pensava a sua madre
e quanto sarebbe
stata contraria a tutte queste rivelazioni
“sciocchezze”
rispose Aaron come offeso “ho visto l’impegno che
avete messo nel rispondere
alla mia piccola sfida del ballo” spiegò
“quella era una lady che si sa
divertire” dichiarò con forza “molto
probabilmente non vi siete mai scontrata
con qualcosa che stimolasse la vostra intelligenza”
“qualcosa
o
qualcuno?” domandò lei mordendosi appena il labbro
per ricordarsi con chi stava
parlando “vi chiedo perdono” fece subito
“quando parlo con voi dimentico…”
Amelia lasciò la frase in sospeso, non sapeva bene come
terminare la frase,
dimenticava il suo ruolo, ma dimenticava anche le parte delle regole
che dava a
se stessa
“e
va bene
così” esclamò Aaron “per
chiedervi scusa per aver scoperto il vostro segreto
quando sarete con me dovrete dimenticarvi di tutto e
divertirvi” allungò una
mano a trattene il polso della giovane lady che si stava alzando da
terra,
scivolò leggero sul suo guanto e le prese la mano
“d’ ora in poi io sono Aaron”
lei socchiuse le labbra sorpresa “e la mia missione
sarà scoprire il vostro
lato divertente” Amelia arricciò le labbra
indecisa sul da farsi
“è
tutto un
piano per avere compagnia durante i balli?”
domandò, lui alzò le mani in segno
di resa
“siete
furba” replicò “diciamo che un
gentiluomo deve pur avere i propri interessi”
ammise “avere un’ amica in grado di tenere alla
larga madri e pretendenti
invadenti è un vantaggio” Amelia sorrise
“mi
piace
amica” disse “e sia, Aaron” lui sorrise
di rimando
“ottimo,
Amelia”.
I
due
ritornarono ai cavalli, raggiunsero il signor William e sir Coepe al
piccolo
campo fuori Londra della famiglia Di Blois. L’incontro fu
brave, sir Coepe
conosceva gli studi della sua prima allieva e aveva usato il tragitto
in
carrozza per spiegarli al funzionario. Una volta al campo Amelia con
entusiasmo
aveva mostrato i suoi risultati e ne aveva parlato con tanta foga e
passione
che il signor William aveva persino dimenticato che stesse parlando con
una
donna e non un “vero” tecnico. Aaron
arrivò a fare qualche domanda sulla
crescita del cotone, si stupì che uno come lui che si
annoiava senza misteri e
sotterfugi potesse interessarsi alle piante. Il funzionario dette la
sua
approvazione e Amelia si rilassò giusto quel tanto per
sentire nel suo stomaco
crescere un'altra agitazione, una sorta di curiosità e
aspettativa per il
rientro assieme a Aaron. La giovane lady incontrò lo sguardo
del principe che
la stava osservando con il suo sorrisetto quando vide la mano del
signor
William prendere le redini del cavallo e lasciarle fra le mani con Sir
Coepe. Non
era possibile lasciare una seconda volta il principe da solo con una
giovane
lady, era anche una questione di sicurezza. Il gruppo si divise e neo
amici si
salutarono con referenza.
Durante
il
viaggio Aaron allungò le gambe sapendo che avrebbe costretto
il signor William
a spostarsi per via del poco spazio nella carrozza. Era alto un metro e
novanta
circa, se voleva stare comodo poteva scegliere di tornare con sir
Coepe. Non
era una sprovveduto, non era corretto che lui e Amelia se ne andassero
in giro
a cavalcare da soli ma aveva ancora una serie di domande da farle. Vide
il
signor William sbattere la testa contro l’interno della
carrozza per via di un
sobbalzo, Aaron sorrise compiaciuto. Se fosse andata a trovarla il
giorno
seguente avrebbe causato una crisi diplomatica fra le nubili lady, lei
non
poteva certo venire da lui. L’unica possibilità
che rimaneva era che mantenesse
la promessa e che si presentasse a casa Nash per il secondo ballo della
stagione.
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Capitolo 5 *** Capitolo 4 Chiffon ***
Amelia si
sistemò meglio i capelli dietro le orecchie, i suoi bachi
stavano crescendo in perfetta salute, presto avrebbe potuto ricavare un
intero corredo in seta. Piantò il tallone nel terreno per
farsi forza e trarsi in piedi ma il piede scivolò sul fango
e si ritrovò a terra. Non si lamentò nemmeno, era
abituata a quel tipo di situazioni
"Ho preso nota di
tutti gli agenti che avete usato sulle piante di cotone" fece sir Coepe
"mi assicurerò che vengano acquistati tutti"
"Perfetto" disse
alzandosi in piedi
"E io
andrò con lui" fece Martin "devo sapere cosa combini
sorella" aggiunse. Il giorno dell'ispezione si era comportato davvero
bene, come un vero conte, era pronto per essere informato e formato su
tutto
"Credo che lei debba
precederci" intervenne Coepe indicando a Amelia la sua cavalla Loto "ne
è passato di tempo dal mio ultimo ballo ma credo che non si
possa arrivare sporchi di fango" continuò facendole gesto di
controllarsi il viso. Amelia si affacciò al corso d'acqua
del piccolo campo e si lavó il viso sbuffando
"farà tardi"
"Non ho mai detto che
ci sarei andata" lamentò, se ne era completamente
dimenticata. Non era vero, lo ricordava perfettamente ma l'idea di
dover andare a quel secondo ballo la turbava. Nuovamente Amelia aveva
cercato di mentire a se stessa, quello che la turbava era che volesse
sinceramente andare a quel sciocco ballo.
"Andate, vi
accompagnerà vostra madre e sapete che non potete darle il
dispiacere di togliere un ballo alla contessa" fece sir Coepe mentre il
fratello Martin le faceva cenno che lì era tutto giusto.
Amelia saltò il groppa a Loto e cavalcò verso
casa.
Quando si
trovò davanti all’entrata di Nash House Amelia
rimase a osservare le giovani lady che accompagnate dai loro famigliari
entravano emozionate sistemando i vestiti e le acconciature. Si sentiva
fuori posto in quell’ ambiente come se il vestito bianco con
ricami argentati che indossava fosse un costume per passare inosservata
“ti sei
presentata vestita come una matta all’ultima festa”
la distolse dai pensieri sua madre “adesso che sei vestita di
tutto punto ti vergogni di entrare?” chiese. Amelia
pensò che sua madre dovesse avere un qualche segreto nel
leggere con tanta facilità le sue elucubrazioni. Un altro
pensiero la fece sobbalzare
“voi
sapete” balbettò riferita al vestito creato per la
sfida con il principe. Si era fatta accompagnare da suo fratello
esattamente per evitare di farsi scoprire da sua madre. Frances
alzò il mento aggiungendo un sorrisetto
“io so
sempre tutto, figlia mia” disse e Amelia temette che non si
riferisse solo all’abito “non ho detto nulla solo
perché quella pettegola della viscontessa Morland non
smetteva di ripete quanto fossi stata inappropriata e poco
elegante”
“detto da
lei che veste le figlie come se fossimo ancora nel 1700”
replicò risentita Amelia
“appunto
cara” fece la contessa “se lei ti ha ritenuta poco
elegante è certo che la verità si trova nel
contrario di tale affermazione” la giovane
ridacchiò poi strattonò delicatamente il braccio
della madre facendole capire che era pronta a entrare. Qualsiasi cosa
fosse successa a quel ballo almeno avrebbe assicurato a sua madre una
bella serata. La contessa di Nash di Nash house, dove si teneva il
secondo ballo della stagione, aveva da sempre un’insana
passione per l’oro. Amelia era a conoscenza di
ciò, quello di cui non era a conoscenza era però
che avesse fatto dipingere le foglie degli alberi del viale che portava
all’entrata della villa in oro. Difficile dare un giudizio
positivo o negativo sul fatto, certo era che in molti si trovavano con
il naso all’insù a osservare tale estetica. Fra i
rami erano stati aggiunti, inoltre, ninnoli dorati, veniva spontaneo
così socchiudere gli occhi alla ricerca di un soprammobile a
forma di pettirosso d’orato che si rivelava essere alla fine
una ballerina di un portagioie in bilico fra un ramo e
l’altro. La contessa Nash, dapprima entusiasta di aver creato
tanto scalpore fra i suoi ospiti, ora si trovava in cima alla scalinata
in marmo che portava all’ entrata della sua abitazione con le
braccia impegnata a sollecitare i più a entrare a ballare.
La contessa aveva ben due figlie alla quale trovare marito e se il
partito più appetibile, il principe Aaron di Hannover, non
si trovava perché intento a giocare a una sua personale
caccia al tesoro alla luce della luna, questo rappresentava un bel
problema per lei. La contessa Frances con al braccio la figlia
andò direttamente dalla padrona di casa,
l’educazione prima di tutto e ,il fatto che negli anni aveva
leggermente perso la vista, aveva sicuramente contribuito alla scelta
di ignorare quella improvvisata caccia al tesoro.
“Contessa”
disse inchinandosi Frances mentre Amelia pensava a quanto assomigliasse
a una gigante decorazione natalizia. Indossava un abito in un pallido
verde decorato con orpelli e passamanerie dorate
“oh”
esclamò la donna inchinandosi a sua volta accorgendosi solo
in un secondo momento della presenza delle due “mia cara
contessa Di Blois da quanto tempo” si voltò verso
Amelia e lo stupore sul suo viso aumentò “lady
Amelia siete venuta anche voi” fece
“mia figlia
si è rimessa in piene forze per la stagione di
quest’anno” dichiarò Frances. Amelia
aveva ritardato il suo debutto in società con la scusa di
una costituzione debole, non avrebbe potuto dichiarare di non avere
dote
“oh bene,
bene” replicò la contessa di Nash passando il suo
sguardo su l’intera figura della giovane, come in guerra
stava valutando il nemico. La smorfia sulle labbra della donna fece
sorridere vittoriosa Frances. La contessa era un’amica, ma
quando di trattata di cercare un matrimonio conveniente per le figlie
nubili le feste erano campi di battaglia
“state
bene?” chiese cortesemente Amelia mentre la madre si gustava
quella piccola vittoria “vi vedo accaldata”
continuò, ancora qualche tentativo di richiamare gli ospiti
e avrebbero dovuto chiamare un medico
“certamente”
esclamò “sono solo preoccupata per i miei
ospiti” disse cercando di mantenere un certo contegno
“prenderanno freddo se rimarranno qua fuori”
“oh avete
ragione” confermò Amelia dimostrandosi amichevole,
provava pena per quella donna che aveva passato tanto tempo a
organizzare la festa perfetta e ora la vedeva completamente rovinata.
Se qualche giovane lady si fosse compromessa in quel buio la fama di
feste di dubbio gusto sarebbe caduta sulla contessa “provate
così” disse avvicinandosi e bisbigliando al suo
orecchio “ora dobbiamo solo attirare
l’attenzione” le tre donne si guardarono attorno
quando la contessa di Nash si diresse verso un alto vaso in terra cotta
e lo calciò sotto lo sguardo sbalordito delle donne di
Blois. Il rumore attirò l’attenzione dei vari
ospiti
“sono lieta
che la caccia al tesoro vi abbia incuriosito” urlò
la contessa seguendo il suggerimento di Amelia “ma solo chi
riuscirà a trovare un oggetto misterioso
all’interno della sala da ballo verrà incoronato
il vincitore della festa” un vociare indistinto di gridolini
e esclamazioni si alzò dal giardino e dopo pochi secondi di
passa parola verso chi era più lontano, una massa indistinta
si precipitò verso l’interno. La contessa di Nash
allungò la mano guantata verso Amelia per accarezzarle la
guancia “vi ringrazio” fece voltandosi per
precedere gli ospiti e cercare al più presto un oggetto
prezioso da nascondere. Amelia si voltò verso sua madre per
consigliarle di avviarsi all’interno prima di venire travolte
dai giovani più spericolati che stavano affrontando la
scalinata che portava alla casa a suon di balzi quando sentì
qualcuno afferrarla per il braccio
“non dovete
attirare la mia attenzione a ogni ballo” fece Aaron con i
capelli mossi che ricadevano scomposti sulla fronte a dimostrazione di
essere stato fra i giovani ad affrontare i gradini della scalinata di
due in due “Contessa di Blois” fece poi
inchinandosi
“non ho
attirato l’attenzione di nessuno”
replicò Amelia indispettita
“vi siete
resa conto che eravate al fianco della proprietaria di casa, in cima a
una scalinata, durante il discorso che ha fatto cambiare il flusso del
ballo?” domandò con un sorriso sghembo
“e anzi potrei giurare che il piano per attirare
l’attenzione fosse vostro”
“certamente”
si intromise la contessa “la mia Amelia è bella e
intelligente” soppesò appena le parole
“ma non troppo intelligente sia chiaro”
precisò, i due giovani la guardarono confusi per poi
scoppiare a ridere “siete inopportuni”
borbottò lei “non voi, principe, voi siete sempre
molto elegante”
“siete
molto gentile” replicò Aaron cercando di non
ridere “ma oh” qualcuno lo urtò e con la
coda dell’occhio notò un gruppetto avvicinarsi a
lui “questo non è il posto adatto per
parlare” disse sperando di non venire raggiunto dalla
marchesa Hose ancora una volta “posso chiedervi il permesso
di prendere sotto braccio vostra figlia e passeggiare
all’interno della sala da ballo” la contessa
Frances prima arricciò le labbra come quando era arrabbiata
dopodiché balbetto qualcosa di incomprensibile per poi
terminare scuotendo energicamente il capo. Amelia strinse le labbra per
non scoppiare a ridere poi scoccò un sorriso a Aaron e prese
il braccio che le offriva.
Aaron era arrivato al
secondo ballo della stagione con uno spirito davvero rinnovato. Era
divertito e deliziato di potervi partecipare come aveva ripetuto a suo
padre prima di prendere commiato assieme alla sorella e al cugino che,
a suo rischio e pericolo, aveva deciso di accompagnarlo a Nash House.
"Ci stanno guardando
tutti" bisbigliò Amelia una volta entrata nella sala da
ballo. Era un’ osservazione ovvia visto al braccio di chi si
stava accompagnando "deve essere il colore della vostra giacca"
aggiunse con tono ironico indicando il nero damascato che indossava
quella sera Aaron
"Avete ragione"
stette al gioco lui "che sciocco sono stato" fece portandosi una mano
al petto con fare melodrammatico
"Ogni volta che
superiamo i tre passi lady Charlotte Blackmore stringe tanto forte il
suo calice che sono certa lo romperà presto" fece notare
Amelia facendo sorridere il principe che non aveva mai riso delle
follie delle sue pretendenti
"Potremmo
scommetterci su" disse lui in modo causale. Amelia distolse lo sguardo,
iniziava a trovare irritante il modo che aveva di guardarla di sbieco
ogni volta che accennava a una sfida fra loro due. Era solo
provocatorio e
Amelia
si illuminò, finalmente a quel ballo parlavano di qualcosa
in cui sapeva destreggiarsi "Io dico che lo romperà entro i
prossimi cinque passi"
Aaron scosse la testa
"State
sopravvalutando il mio fascino" disse " almeno una quindicina" la
giovane sorrise, sua madre le aveva trasmesso i famosi fianchi di cui
si vantava ma anche il senso della competizione
"Uno"
contò Amelia stringendo meglio il braccio di lui "e voi
state sottovalutando la mia bravura nel condurre un affare"
abbozzò un altro passo "due" disse mentre Aaron la guardava
guardingo alla ricerca di indizi nei suoi pensieri. Lei
allungò la gamba e la mise davanti a quelle di lui in modo
casuale “tre” Aaron perse l’equilibrio,
lei afferrò il braccio di lui venendo trascinata verso il
basso dal peso di lui, il principe allungò la gamba in un
affondo per evitare di ruzzolare a terra assieme ad Amelia e
cercò di trattenere la lady a sé. Amelia
finì in una figura simile a un casqué
appoggiata alla gamba di lui e soprattutto a pochi centimetri dal volto
di Aaron che era proteso in avanti a causa della perdita
dell’equilibrio “quattro e cinque”
sussurrò lei. Il principe rimase in silenzio a osservare
quegli occhi scuri che brillavano per la sfida, gli zigomi alti e le
sue labbra appena socchiuse. Fu solo grazie al rovinoso rumore causato
dallo schianto di un bicchiere che riuscì lentamente a
rimettersi in piedi
“io”
Amelia prese un profondo sospiro “vi devo le miei
scuse” fece notando i suoi lineamenti tirati “sono
competitiva” buttò lì sentendo la sua
voce come non parte di lei, aveva esagerato, non poteva offendere il
principe di quella nazione “vi chiedo perdono”
Aaron senza replicare le allungò la mano, lei
tentennò cercando di capire quale potesse essere la sua
sorte ma posò il suo palmo sul suo. Il principe strinse la
presa e l’attirò nuovamente al suo braccio
“Amelia”
sussurrò Aaron mentre cercava di togliere la sua
concentrazione da quelle dannate labbra, dal profumo emanato dal suo
corpo, dalla sensazione di calore provata mentre era così
vicina al suo petto
“perdonatemi”
ripetè guardandosi attorno, la loro scena aveva attirato
l’attenzione di molti. Si allontanò da lui
inchinandosi “vostra altezza” disse a modo di
commiato. Aaron sentì i suoi polmoni riempirsi
d’aria all’allontanarsi di Amelia, non era certo
ciò che voleva ma comprese che era ciò che
bisognava fare
“lady
Amelia” la richiamò, la ragazza
sussultò e questo lo fece sorridere “avete diritto
a un premio, avete vinto” conclamò. La ragazza
scosse la testa sfuggendogli con gli occhi
“non
lo merito” e con quelle parole indietreggiò.
Aaron venne colto improvvisamente da un senso di vuoto. Non riusciva a
ragionare lucidamente aveva bisogno di pensare, senza pensarci due
volte si
portò una mano al fazzoletto da collo per cercare di
allentarlo, a lunghi passi
attraversò la sala da ballo elargendo scuse ai vari presenti
che aveva tentato
di fermarlo. Attraversò l’atrio e
ritornò fuori, all’ aperto dove finalmente
respirò. Cosa era successo con lady Amelia in quei ultimi
pochi attimi? Si
stavano divertendo, scherzavano fra loro e poi quell’
inciampo. Allargò le
braccia per permettere che l’aria della sera gli accarezzasse
il viso, stava
impazzendo, sentì il suo nome essere ripetuto più
volte alle sue spalle.
Tentennò, non aveva voglia di rientrare ma dopo aver ballato
con un paio di
lady forse avrebbe potuto riprendere la sua conversazione con lady
Amelia. Solo
quest’ultimo pensiero mise in moto le sue gambe.
|
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Capitolo 6 *** Capitolo 5 Lana ***
5
Il
principe
Aaron si destò dal suo sonno per la quarta notte di fila, la
fronte era pregna
di sudore e le pesanti coperte in lana gli pesavano sul petto come un
macigno.
Era per colpa del sogno che continuava a ripetersi notte dopo notte. Si
trovava
nella stalla di casa Di Blois, vagava fra i cavalli fino a quando non
vedeva
Amelia, la ragazza lo salutava regalandogli uno dei suoi rari sorrisi,
gli
andava incontro e a qualche metro da lui si inciampava finendo fra le
sue
braccia, a quel punto lui si chinava sul suo viso e sfiorava le sue
labbra.
Quello era il momento in cui si svegliava di soprassalto, accaldato e
con una
sensazione di stretta allo stomaco. Non poteva andare avanti
così, quella
serata passata con lei a villa Nash lo aveva scombussolato. Non si
sentiva più
in sé e non ne comprendeva bene il motivo. Erano passate due
settimane da quel
bello e da allora non aveva più visto Amelia, non si era
presentata a nessuna
altra festa il che era un vero peccato. Aaron si alzò
cercando di capire che
ore fossero, era notte fonda ma non riusciva a pensare di tornare a
dormire
così cercò i suoi vestiti, se li mise addosso e
usò i corridoi della servitù
per uscire dalla Villa. Non appena l’aria della sera
colpì il suo viso si sentì
immediatamente meglio, gironzolò a vuoto per un
po’ finché non si ritrovò
davanti a l’unico locale con le luminarie ancora accese
ovvero il club maschile
preferito da suo cugino Frederick il
“Brook’s”. Il principe si chiese se il
cugino si trovasse ancora là e constatando di non avere
niente di meglio da
fare entrò.
“oh
questa è
bella” esclamò Frederick vedendo il cugino
avvicinarsi al tavolo al quale era
seduto assieme al giovane conte Egerton e altri due gentiluomini che
non
riconosceva “che ci fai tu qui?” domandò
alzandosi per cercargli una sedia.
Aaron si sedette ricevendo gli omaggi dei tre che, a differenza sua, lo
avevano
immediatamente riconosciuto
“me
lo
domando anch’io” replicò asciutto lui
“credo che la risposta corretta sia; gli
incubi” Fredercik si avvicinò al suo orecchio
“sempre
lo
stesso?” chiese essendo a conoscenza del suo sogno
ricorrente, Aaron annuì
“cugino
abbiamo un bel problema qui” disse battendogli la mano sulla
spalla “gentiluomini,
l’uomo qua di fronte a voi è segnato
dall’incubo di un immediato matrimonio”
annunciò mentendo, scatenando l’ilarità
degli altri “che cura consigliereste a
questa povera anima?” domandò
“Lucinda
non
c’è dubbio” esclamò il conte
Egerton ottenendo l’approvazione di tutti, Aaron
scosse la testa. Sapeva benissimo chi fosse Lucinda, la migliore
accompagnatrice di Londra. Sapeva per certo che quella non poteva
essere la
soluzione, se avesse voluto una relazione non sarebbe dovuto ricorrere
a
Lucinda. Negli anni era riuscito a intrattenere gentili relazioni con
signorine
di varia levatura sociale, addirittura
per
un anno aveva tenuto una relazione segreta con lady Georgiana Pembroke
la quale
però aveva preferito convolare a giuste nozze con un
marchese quando aveva
compreso che per stare con Aaron lui avrebbe dovuto abdicare. Era stata
proprio
Georgiana che gli aveva fatto capire che le relazioni sentimentali
erano fatte
solo per divertirsi in attesa di un vero contratto matrimoniale. La
tensione
provata aspettando che l’amata comparisse, il calore
all’altezza del petto
provata nel solo sfiorarsi, quella voglia di tenere l’altra
fra le proprie
braccia, altro non erano che un inganno del proprio cervello, una droga
momentanea per illudere l’essere umano e portarlo a consumare
e figliare per la
sopravvivenza della razza umana. Dopo la rottura con Georgiana, Aaron
aveva
letto un centinaio di libri che sostenevano quella teoria di cui egli
stesso si
era fermamente convinto. Pur non credendo più
nell’amore non credeva nemmeno
che cedere alla compagnia di gentildonne ben pagate potesse essere la
soluzione. Breve ma intense relazioni con qualche lady, talvolta pure
sposate,
era la giusta via di mezzo.
“vedila
come
un test” proruppe il cugino a bassa voce, con la mano gli
fece cenno di alzarsi
e seguirlo “devi togliertela dalla testa e dal
…” camuffò la frase con un colpo
di testa “hai capito no?” gli posò una
mano sulla giacca sgualcita che Aaron si
era messo addosso velocemente “la tua è una
reazione naturale e finché non
sfogherai questa tua pulsione, continuerai a sognarla” Aaron
ascoltò in
silenzio, non capiva le pulsioni ma il ragionamento logico
sì. Quello che stava
dicendo il cugino non era del tutto insensato, lo sguardo gli cadde
sulla porta
che portava alle camere sopra il Brooke’s. Doveva vederlo
come un test, non
aveva nulla da perderci. Il principe ponderò la cosa per
qualche secondo
dopodiché batte la mano sulla spalla del cugino e si
avviò verso le camere dove
sapeva avrebbe trovato Lucinda.
Amelia
rimase nella carrozza a riguardare le carte riportanti gli ultimi dati
del
nuovo campo di cotone. Lo scossone provocato da un colpo di vento le
fece
cadere i documenti e dovette dare sfoggio alle sue qualità
da equilibrista per
non far cadere l’olio della lampada che reggeva con la mano
sinistra. Doveva uscire
da lì, non poteva certo vivere in quella carrozza, persino
il vetturino se ne
era andato da ore ormai. Dopo la festa a casa Nash Amelia aveva
compreso di
aver fatto un grosso sbaglio, aveva offeso il principe con la sua
sciocca
sfida. Fin da piccola era sempre stata una bambina educata e diligente,
così
compreso il suo comportamento sbagliato si era decisa la giusta
punizione. Era
partita verso i nuovi campi, era un lavoro che avrebbe dovuto fare in
fin dei
conti. Rimanere lontano per due settimane non era però
necessario eppure lei lo
aveva ritenuto giusto. Sarebbe rimasta più a lungo ma la
presenza di una donna
sola non era vista di buon occhio. Amelia scostò la tenda
della carrozza
guardando verso casa sua, nel momento in cui avrebbe messo il piede sul
porticato la sua punizione personale sarebbe terminata. Non era pronta
per
quello, doveva tornare a lavorare, pensare al futuro della sua famiglia
non a
inutili feste e sciocchi principi. Il viso di Aaron proruppe nei suoi
pensieri,
il suo sorriso storto, il suo sguardo divertito, il suo interesse per
le sue passioni.
Amelia si voltò e appoggiò la testa contro
l’interno della carrozza. Doveva
smetterla. Non doveva pensare al principe, non doveva e soprattutto non
poteva,
non che ci pensasse ovviamente. Lei era andata via per lavorare, non
perché
temeva non sarebbe riuscita a non andare a un’ altra festa e
non certo perché
nella sua testa continuava a pensare a cosa avrebbe potuto raccontare
ad Aaron
o di cosa avrebbero potuto discutere o visitare. Lo sguardo della
giovane lady
cadette sulla scatola in legno ornata da delicati disegni di fiori
posata
proprio sul sedile accanto a lei. Era una scatola cinese,
l’aveva comprata
ricevuta dal mercante che gli forniva alcune delle attrezzature
agricole per la
coltivazione del cotone. Quando l’aveva vista aveva pensato
che sarebbe stato
un regalo buffo da fare ad Aaron dato che nel loro primo incontro aveva
cercato
di nascondersi dietro una porta segreta. Amelia aveva pensato che lui
potesse essere
uno a cui piacessero i misteri e i segreti ma ogni volta che guardava
quella
scatola si sentiva una sciocca ad aver pensato di avere il diritto di
fare un
regalo a sua altezza, il principe. La giovane lady prese un respiro
profondo, doveva
uscire da quella carrozza, si fece forza ed uscì. La brezza
della notte la
costrinse a stringersi nelle spalle, in fondo era felice di essere
tornata a
casa
“Amelia?”
il
richiamo del suo nome fece sobbalzare la giovane lady, si
voltò cercandolo.
Sapeva perfettamente chi fosse il proprietario di quella voce. A un
paio di
metri da lei, in centro alla strada deserta, Aaron la stava guardando
illuminato appena dalla luna e dalla fioca luce delle lampade. I
capelli erano
scompigliati e la giaccia sgualcita e aperta sulla camicia
“Aaron”
balbettò, poi si ricordò di chi fosse
“voglio dire, sua altezza” ripeté
abbozzando un inchino impacciato “cosa ci fate qui?”
“mi
sono
perso vagando uscendo dal Brook’s”
replicò Aaron che solo adesso realizzava
dove lo avessero portato le sue gambe dopo che aveva deciso di non
raggiungere
Lucinda, preferendo prendere un po’ di aria fresca
“e voi?” chiese
“vengo
da
Habridge” rispose lei non muovendo un muscolo, come se al
minimo movimento
potesse cambiare tutto “sono andata a controllare i
campi”
“per
questo
non siete venuta ai balli” disse Aaron più a se
stesso che a lei “avete
lanciato una moda” esclamò proseguendo in quella
surreale conversazione e
situazione
“come?”
domandò lei confusa, non riusciva a capire, lo vedeva fermo
davanti a lei come
in uno strano sogno
“adesso
tutte portano i capelli con perle e fiori come avete fatto al nostro
primo
ballo” spiegò Aaron trovando sciocche le sue
stesse parole. Non era davvero
importante ma erano due settimane che voleva dirglielo, erano due
settimane che
pensava a come avrebbe risposto e se ne avrebbe riso
“oh”
esclamò
lei “potrei provare con delle piume la prossima volta
allora” e sorrise, Aaron
risentì quella sensazione di peso sul petto che provava
durante le sue notti
insonni “ah” esclamò Amelia e si
girò verso la carrozza, aprendola. Aaron sentì
il peso farsi ancora più pesante, non voleva che se ne
andasse, ma la ragazza
dopo poco riemerse dalla carrozza con qualcosa fra le mani
“vi devo delle scuse
per il mio increscioso comportamento all’ultimo
ballo” abbassò lo sguardo “non
credo di potervi fare un regalo ma posso chiedervi scusa con esso,
vostra
Altezza” e così dicendo porse ad Aaron la scatola
cinese. Il principe fece
qualche passò verso di lei colmando la distanza fra di loro,
prese l’oggetto
che gli stava porgendo la giovane e la portò sotto il suo
naso
“una
scatola
cinese?” chiese conferma, Amelia annuì con il capo
“ho
pensato
potesse…”
“ho
una
collezione di scatole cinesi” la interruppe
“grazie” rimasero uno di fronte
all’altro nel silenzio della notte
“credo
di
dovervi augurare buona notte, vostra Altezza” fece lei
titubante
“mi
stai
parlando con formalità” sottolineò lui
che aveva reagito con una smorfia ad
ogni –vostra altezza- detto da lei “ti prego non
farlo” la supplicò “e non deve
scusarsi per l’ultimo ballo, non avete fatto nulla di male,
avete mal
interpretato la mia reazione” spiegò. Amelia
sentì il suo respiro farsi più
leggero e sorrise
“va
bene,
Aaron” sussurrò. Il principe non avrebbe saputo
spiegare il motivo dietro il
suo gesto, forse l’ora tarda, forse il buio della notte o
forse il suono del
suo nome, ma senza accorgersene si ritrovò a cingere con le
sue braccia Amelia.
Sapeva essere una cosa sbagliata, sapeva di essere egoista nel tenerla
stretta
a sé in quell’ abbraccio ma non riusciva a
staccarsi dalla sensazione di
benessere e serenità che gli trasmise quel gesto
“mi
è
mancata la vostra amicizia” riuscì a dire mentre
sentiva la ragazza stringersi
contro il suo corpo “non partite più per
favore” si ritrovò ad aggiungere
sentendosi molto sciocco. Amelia rimase rannicchiata contro il corpo di
lui
completamente a proprio agio, come se fosse normale per lei stare nelle
sue
braccia, poi però la sua mente tornò a ricordarle
che quel comportamento era
davvero disdicevole. Pentendosene amaramente fece forza con le mani sul
petto
di lui sciogliendosi dal quell’abbraccio, lui non oppose
resistenza “vi chiedo
scusa” disse il principe portando le braccia dietro la
schiena in una abituale
posa militare “perdonatemi” ripeté,
anche lui non sapeva bene cosa stesse gli
stesse succedendo
“devo
andare” fece Amelia cercando di allontanare da sé
quella sensazione di calore
data dal suo corpo
“certamente”
approvò lui sentendosi goffo come non lo era mai stato in
vita sua “ma..” la
frase rimase in sospeso
“ma?”
domandò lei, lui tentennò
“ci
incontreremo in settimana?” chiese, la ragazza
annuì con il capo e dopo aver
fatto un inchino si diresse verso l’uscio di casa. Non appena
si fu richiusa la
porta alle spalle la giovane si lasciò cadere a terra, le
serviva un posto più
lontano di Habridge se voleva scappare dal principe.
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Capitolo 7 *** Capitolo 6 Scampoli ***
Quando
ricevette la comunicazione della convocazione nel gabinetto della
regina, Aaron
non si stupì poi molto, anzi si domandò il
perché sua madre avesse lasciato
passare tanto tempo.
Aaron
entrò
nella stanza dove trovò la madre china su una serie di
stoffe, anche quello non
riuscì a stupirlo poi molto, erano mesi che sua madre si
lamentava del fatto
che l’arredamento delle sue stanze fosse ancora fermo ai
primi del ‘700. Il
ragazzo si sedette sulla poltrona aspettando che si accorgesse di lui
“come
sta
andando la stagione?” domandò dopo aver lasciato
passare una decina di secondi,
Aaron sapeva perfettamente che le sue qualità militari le
aveva ereditate dalla
madre e non dal padre. Carlotta d’Assia-Darmstadt non
permetteva che si
poggiasse un mosca senza il suo consenso “hai partecipato a
un paio di balli,
hai trovato qualche candidata interessante?” chiese senza
staccare gli occhi
dalle stoffe, Aaron cercò di rispondere ma sua madre
proseguì “immagino che il
compito sia arduo” continuò corrugando leggermente
la fronte davanti a una
stoffa damascata, le cameriere dietro di lei sussultarono
“sai di doverti
sposare entro la fine dell’anno vero?” il principe
provò nuovamente a replicare
ma sua madre prosegui “questo è un elenco delle
candidate ideali” fece un gesto
con la mano e una lista di nomi venne posata fra le mani del ragazzo da
parte
di una cameriera “ti aiuterà nel tuo
compito” il principe sospirò e diede un’
occhiata veloce alla lista
“le
candidate inglesi sono solo tre” commentò, non
aveva dubbi che dietro
l’insistenza di sua madre di organizzare i colloqui e
partecipare alla stagione
ci fosse un piano ben congeniato “e sono tutte proprietarie
di colonie” valutò,
era pur sempre il figlio di sua madre, anche lui aveva già
fatto le sue
analisi, anche lui aveva dato un occhio alle informazioni raccolte
durante i
primi colloqui
“questo
matrimonio dovrà portare nuovi possedimenti”
chiarì sua madre alzando gli occhi
blu sul figlio “queste sono le uniche candidate in grado di
farlo nel nostro
regno” spiegò “nelle prossime settimane
arriveranno su invito tutte le altre
candidate dal resto del mondo” Aaron allungò le
gambe mettendosi comodo. Si era
già prospettato uno scenario simile, non credeva che sarebbe
avvenuto tanto
presto però ora che finalmente aveva trovato Amelia. Una
smorfia gli comparve
sul volto, non avrebbe potuto passare tanto tempo con lei se si sarebbe
dovuto
occupare di conoscere queste nuove candidate. L’idea di dover
sacrificare il
tempo con lei per ballare con un qualsiasi infanta spagnola o francese
gli
creava un moto di fastidio e forse tristezza ora che ci pensava bene
“non fare
quell’espressione” lo incitò la madre
facendogli realizzare di essersi incupito
“avrai la possibilità di scegliere la tua futura
consorte, io e tuo padre ci
siamo visti solo il giorno prima delle nozze” gli
ricordò “mi eri sembrato
d’accordo con l’idea di questo
matrimonio” Aaron espirò, non era mai stato
d’accordo solo sapeva che sarebbe stato il normale svolgersi
delle cose. Lo
sosteneva anche la sua teoria, il suo obiettivo era solo quello di
aspettare il
contratto matrimoniale che lo avrebbe legato per sempre a sua moglie.
Un’altra
smorfia gli deformò il viso, non riusciva a immaginare un
futuro legato a una
persona. Aveva passato un anno con Georgiana e con lei aveva iniziato a
pensare
che fosse possibile condividere la vita con qualcuno, ma poi lei aveva
preferito sposarsi con un altro. Quel gesto gi aveva dimostrato quanto
fosse
illusorio credere che un amore potesse durare per sempre.
L’immagine del viso
di Amelia gli balzò alla mente e si domandò
perché la sua mente vagasse verso
la sua figura, si riteneva un uomo brillante quindi, anche se ora non
ne capiva
il senso, era certo che fosse perché stava per partorire
un’idea geniale “sei
distratto” disse sua madre, le cameriere dietro di lei
sobbalzarono nuovamente,
per la regina Carlotta essere distratti era una colpa ben
più grave dell’essere
maleducati
“perdonatemi
madre” disse immediatamente Aaron ben conoscendo i parametri
di sua madre
“stavo valutando che il compito che mi aspetta è
arduo” il principe piegò le
labbra in un sorriso e con esso anche lui, per motivi diversi da quelli
della
madre, fece sobbalzare le cameriere “necessito di un
aiuto” sapeva di essere
brillante e finalmente comprendeva il perché il volto di
Amelia martellasse la
sua mente “potrei avvalermi dell’aiuto di lady
Amelia Di Blois?” chiese “è la
sorella del conte Di Blois, è letterata e mi ha dimostrato
di sapersi
destreggiare al meglio fra il ton” questo era del tutto
falso, Amelia era
abituata a parlare con le piante e troppo spesso si dimenticava di
pensare
prima di parlare ma questo la madre non doveva per forza saperlo
“la
lady con
la quale hai ballato il primo giorno della stagione?” Aaron
allargò il sorriso,
ovviamente sua madre era a conoscenza di tutti i suoi movimenti. Non
aveva mai
trovato quel comportamento invadente quanto molto astuto, conoscere i
segreti e
i movimenti di tutti era una cosa che non poteva non apprezzare
“hai
passeggiato con lei anche durante il ballo a casa Nash”
continuò socchiudendo
appena gli occhi “sei libero di fare ciò che vuoi
ma ti ricordo che l’erede a
un trono deve essere concepito all’interno di un
matrimonio” Aaron scosse la
testa
“non
pensate
male madre” intervenne il principe “lady Di Blois
non cerca marito né
relazioni” chiarì “per questo la trovo
adatta al compito” sorrise compiaciuto,
era davvero brillante quando si applicava
“ci
credo”
approvò la madre “è senza
dote” Aaron fece per replicare quando l’ultima
frase
rimbombò nella sua testa, non era a conoscenza di quel
dettaglio. Non poteva
essere, aveva rimesso in piedi gli affari di famiglia per quale motivo
non
avrebbe dovuto avere una dote? “dichiarare di non voler
cercare un marito
essendo senza dote è sicuramente una mossa saggia”
riflette la regina mentre il
figlio cercava di incamerare la notizia appena ricevuta “non
amo quelle
nobildonne che si gettano a capofitto alla ricerca di un marito anche
quando
non portano nulla alla contrattazione matrimoniale”
continuò lei. Aaron rimase
in silenzio mentre iniziava a comprendere quel pezzo del quadro, ora
ricordava
di essersi chiesto come avesse evitato il lastrico del patrimonio di
famiglia,
doveva aver usato la sua dote. Non capì bene il
perché ma quella notizia lo
scombussolò tanto che si congedò dalla madre e si
ritirò nel suo studio.
Verso
ora di
cena fu Emmeline, che preoccupata per il fratello, bussò
alla porta del suo
studio per capire cosa fosse successo. Quando entrò vide
Aaron corrucciato alla
sua scrivania mentre scarabocchiava qualche dato per poi alzarsi e
passeggiare
e tornare a sedersi
“cosa
ti succede?”
domandò informale come usava fare quando non c’era
nessuno per poterli sentire
“stai male?” Aaron si voltò verso la
sorella ma fu come se non la vedesse,
infatti passò quasi un minuto prima che le rivolse un saluto
“cosa ti tormenta
fratello?” domandò lei preoccupata sedendosi
davanti al fuoco del camino
“non
lo so
nemmeno io” replicò finalmente Aaron andando a
sedersi vicino alla sorella “non
riesco proprio a capire”
“forse
è per
via del matrimonio?” abbozzò la sorella, era
venuta a conoscenza del colloquio
con loro madre, il principe scosse la testa
“tu
sapevi
che Amelia non ha dote?” domandò lui a bruciapelo
a Emmeline
“no,no”
scosse la testa “anche se lo avevo intuito” il
fratello corrugò la fronte “è
giovane e di bel aspetto, questo basterebbe per farle trovare un
marito” chiarì
la sorella “l’assenza di dote giustificherebbe il
suo non volere partecipare
alla stagione” con la mano andò ad appiattire le
pieghe create nella gonna “partecipando
a soli due balli so che ha attirato l’attenzione del conte
Caney e del
terzogenito degli Hose” lo aggiornò
“Hannah Hose però mi ha rivelato che il
fratello quando è andato a farle visita non ha trovato lady
Amelia in casa”
Aaron si alzò di scatto, Hose non era adatto a lei
pensò, fece qualche passo
realizzando di non avere idea di chi fosse il terzogenito degli Hose
“quindi
è
per questo che non si sposa?” domandò
più a se stesso che a sua sorella, in
fondo era la domanda che si era posto tutto il pomeriggio
“immagino
di
sì” replicò la sorella seguendo i
movimenti del fratello per la stanza
“quindi
ora
con l’affare del campo di cotone a Hadbridge potrebbe
recuperare i soldi per
riformarsi la dote” Emmeline sussultò sul posto
“certamente”
esclamò “oh sono così lieta che anche
lei possa sposarsi” fece “il suo sacrificio
verso la sua famiglia deve essere ripagato”
l’espressione corrucciata del
fratello le fecero abbassare il tono della voce come se stesse
sbagliando nel
parlare
“nessun
marito le permetterebbe di gestire gli affari della sua famiglia e poi
l’immagine di Amelia in veste di sposa devota è
più che ridicola” Emmeline
sobbalzò davanti al tono duro usato dal fratello
“il
matrimonio
è una gioia per una giovane nobildonna e per Amelia potrebbe
essere un sollievo
poter avere qualcuno che si occupi di lei” replicò
imbronciandosi appena, non
apprezzava il modo in cui avesse degradato il ruolo di moglie
“Amelia
non
ha bisogno di qualcuno che si occupi di lei” rispose Aaron
“e
di cosa
dovrebbe aver bisogno secondo te?” domandò sempre
più risentita la sorella,
presto anche a lei avrebbero cercato un buon marito e sarebbe diventata
una
moglie, non trovava nulla di disdicevole in ciò
“di
ridere”
fu la risposta quasi sussurrata dal fratello che tornò a
sedersi come vinto dai
suoi stessi ragionamenti “non ride quasi mai”
commentò “conosco bene i
gentiluomini del ton, non ce ne è uno che sarebbe in grado
di farla divertire
come…” Aaron si interruppe di colpo
“come?”
domandò la sorella incuriosita
“..come
me”
terminò “con me ride” rimarcò
e riscattò in piedi “devo trovarle un ruolo a
corte così potrò vederla e farla
ridere” esclamò fiero di se stesso, quel
giorno si sentiva una fucina di buone idee. Emmeline
sospirò, era più giovane
del fratello ma persino lei capiva che quello che stava progettando
Aaron non
era socialmente accettabile
“Aaron”
lo
riprese ma poi meditò su come proseguire il discorso e
capì “sei innamorato”
esclamò la sorella sorprendendo se stessa per la sua audace
affermazione, Aaron
la guardò scioccato e trattenne una risatina
“che
sciocchezza” replicò “e di chi
poi?” Emmeline evitò di rispondere, era certa di
ricordare di avere un fratello più intelligente di come
stava apparendo
nell’ultima mezzora “di Amelia?”
domandò giungendo alla ovvia conclusione “io
non..” iniziò “non esiste
l’amore” ricordò alla sorella e a se
stesso “è una
cosa falsa nella testa” disse battendosi sulle tempie
“ti
crucci
all’idea che possa sposarsi, ad ogni ballo non fai che
sussultare non appena
vedi una lady con dei fiori fra i capelli, ti inventi le scuse
più assurde per
vederla, non dormi fino a quando non torna dai suoi viaggi..”
elencò la sorella
“come
fai a
sapere della mia insonnia?” domandò lui
“tu
incanti
le cameriere con i tuoi sorrisi ma nessun sorriso può
battere nastri, orecchini
e romanzi regalati” Emmeline si strinse nelle spalle
“mi raccontano tutto”
spiegò “tu avrai la loro ammirazione ma io ho la
loro lealtà” fece sistemandosi
i capelli castani ricoprendo al meglio il ruolo di principessa, sarebbe
stata
anche una grande regina se solo ne avesse avuto la
possibilità
“ho
risolto
quel problema comunque” borbottò mentre si
annotava mentalmente di cambiare il
personale che lo seguiva “Frederick mi ha spiegato cosa
fosse…”
“hai
parlato
con nostro cugino?” domandò la ragazza
scandalizzata “oh cielo, questa sì che
è
bella” disse “nostro cugino conosce solo le
relazioni ben pagate” e con quella
frase il viso le si colorò di rosso
“Emmeline”
la riprese Aaron indeciso se ridere del suo imbarazzo o chiederle cosa
ne
sapesse dell’argomento
“le
cameriere lo ripetono sempre” spiegò la
principessa facendo intendere al
fratello che non capisse davvero appieno il senso di quella frase,
Aaron portò
una mano ad accarezzarle la testa
“non
hai
tutti i torti” disse ridacchiando
“sei
innamorato” ripetè lei piano
“non
posso
esserlo” rispose lui ripensando a quella conversazione
“fra meno di un anno
sarò sposato”
“e
non la
potrai vedere più” Emmeline gli poggiò
una mano sul petto “ti sta bene?” Aaron
ripensò alle notti insonni e all’abbraccio che si
erano scambiati quella sera
quando le sue gambe lo avevano portato davanti a casa di lei. Per
qualche
secondo quando l’aveva stretta fra le sue braccia gli era
parso che i suoi
polmoni si riempissero d’aria meglio di quanto facessero
prima. Come sarebbe
stato non vederla per un mese o per un anno interno? Intravederla a una
festa e
non poterci parlare? Come sarebbe stato guardarla al braccio del
terzogenito
degli Hose? Serrò gli occhi come se con quel gesto riuscisse
ad allontanare
quelle immagini, non poteva pensarci perché se lo avesse
fatto avrebbe potuto
scoprire se Emmeline avesse ragione sul suo innamoramento.
L’amore non
esisteva, lo aveva imparato molto bene e anche se fosse esistito per
uno che
stava per sposarsi era più conveniente pensarla a modo suo.
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Capitolo 8 *** Capitolo 7 Cuoio ***
Aaron
rimase
in silenzio a osservare Amelia glissare sulle sue proteste con
accondiscendenza. La giovane lady prese un ciocco di legno sulla quale
erano
segnate una serie di tacche e lo avvicinò a una piccola
piantina vicina al
fiume, borbottò qualcosa a proposito della troppa acqua e si
voltò verso
un'altra pianta. Il principe, che a dire il vero non era proprio
abituato a
essere ignorato, portò le mani dietro la schiena in un
abituale posa militare e
iniziò a camminare avanti e indietro
“Amelia”
la
richiamò “la situazione è
seria” la ragazza finalmente gli rivolse la sua
attenzione
“me
ne rendo
conto, generale” esclamò Amelia facendo realizzare
ad Aaron di aver assunto un
tono militaresco, sciolse la sua posizione
“è
feldmaresciallo” non riuscì a trattenersi dal
specificarlo “aver impegnato la
dote non è cosa da poco”
“lo
hai già
detto” gli ricordò Amelia “e mi stupisco
che vi siate accorto della cosa solo
ora” gi fece. Il giorno dopo la conversazione avvenuta con la
madre e la
sorella si era catapultato a casa Di Blois per cercare di trovare una
soluzione
alla condizione di Amelia. Arrivato alla villa, la cameriera gli aveva
comunicato che la signorina era fuori, Aaron aveva preso
così il suo cavallo e
si era diretto all’appezzamento di terra dei Di Blois sapendo
che era lì che l’
avrebbe trovata. La giovane lady però non sembrava
preoccupata tanto lui
rispetto alla situazione della mancanza di una dote
“non
dovevate farlo” la riprese ancora una volta
“invece
sì”
chiari lei alzandosi in piedi e mettendosi davanti a lui “la
mia famiglia è
stata salvata dal lastrico e se le cose andranno bene come in questo
momento,
mio fratello potrà vantare un titolo e un cognome di
prestigio” Aaron rimase a
guardare le guance di lei arrossate dal lavoro e sporche di terra.
Aveva visto per
la prima volta una persona con il viso sporco di terra quando era
entrato nel
militare, solo allora si era reso conto di quanto la sua vita fosse
stata
circondata da una pulizia che, fuori dalla mura del palazzo in cui
viveva, non
esisteva. L’ esperienza del militare gli aveva insegnato ad
avere una
percezione diversa della vita rispetto quella che avevano i suoi pari
in rango
nobiliare, avrebbe potuto tranquillamente asserire che molti dei
gentiluomini
che conosceva non avevano la più pallida idea che anche le
donne potessero
sporcarsi di terra. Amelia avrebbe riscontrato difficoltà a
trovare un marito
anche con una buona dote
“se
gli
affari andranno bene, ti sposerai?” domandò lui
mentre notava che sulle mani di
lei lasciate nude dai guanti in pelle di daino era visibile un taglio
dalla
quale stava uscendo un po’ di sangue
“non
ne ho
idea” fece lei “non ci ho mai davvero
pensato” rifletté sulle sue stesse parole
“magari in futuro potrei trovare un vedovo e trasferirmi in
campagna” mentì
Amelia. Non era vero, non aveva mai preso in considerazione quella
possibilità,
quando aveva investito la sua dote aveva anche metaforicamente
investito il suo
futuro come moglie. Non le erano mai piaciute le mezze misure, le
alternative
erano seguire il suo percorso da giovane lady alla ricerca di un marito
oppure rimanere
zitella
“sposata
con
un vedovo vecchio e barboso a oziare in campagna è proprio
un’ immagine che non
riesco a concepire” disse Aaron andando a bagnare
nell’acqua il suo fazzoletto
da taschino “non resisteresti che un paio di
giorni” continuò avvicinandosi
alla ragazza, dopodiché le prese la mano ferita e
pulì la terra attorno al
taglio
“cosa
stai
facendo?” chiese lei fermando la mano di lui
“una
ferita
sporca potrebbe infettarsi” replicò lui, gli era
stato insegnato durante il
periodo sul campo di battaglia, proprio dove aveva scoperto che le
persone
potevano andare in giro sporche di terra
“vostra
Altezza” il principe fece per sbuffare all’uso di
quell’appellativo quando
realizzò il perché di quel richiamo. Si trovava
così a proprio agio con lei che
si scordava che era pur sempre una lady e che trattenere la sua mano
fra le sue
poteva essere considerato poco appropriato
“perdonatemi”
fece senza però lasciare la presa della mano sinistra su
quella minuta di lei
che ancora tratteneva il suo polso destro con il fazzoletto imbevuto
d’acqua
“siete ferita” ripetè lui incrociando
gli occhi di lei, Amelia mollò la presa
sul polso di lui e fece qualche passo indietro
“credo
che
l’uso improprio da parte mia di pantaloni vi confonda
ricordandovi un vostro
compagno di reggimento invece che una giovane lady” disse lei
sbuffando una
risata. Aaron avrebbe voluto contraddirla sottolineando come la
camiciola che
indossava sopra i pantaloni gli ricordavano fin troppo bene che fosse
una lady
ma non voleva risultare volgare. Il giovane principe si
portò una mano a
massaggiarsi la fronte corrugata, ora il suo pensiero era tornato alle
forme
della giovane che si intravedevano sotto la camiciola ogni volta che si
poneva
controluce rispetto il sole. Aveva notato quel dettaglio non appena
arrivato ma
si era ben guardato dal farglielo sapere “speravo
negasse” borbottò Amelia
“pensavo di essere un po’ più aggraziata
di un soldato”
“lo
siete”
esclamò Aaron trovando il suo tono un po’ troppo
alto “siete una giovane,
bellissima lady” tossicchiò per far tornare la sua
voce calma e profonda “per
questo non capisco la vostra indifferenza rispetto la vostra
dote” osservò
cercando di riportare l’attenzione sull’argomento
principale
“quello
che
non capisco io invece è perché a voi importi
tanto” replicò lei ponendo le mani
sui fianchi. Aaron non aveva ancora una risposta chiara a questa
domanda,
quello che sapeva per certo era però che voleva avere una
chiara visione di
quello che sarebbe stato il suo futuro
“siete
una
mia amica” replicò lui “mi preoccupo che
possiate finire con un bruto” fu la
risposta più sensata che gli venne in mente. Amelia raccolse
un rastrello da
terra e indicandosi disse
“non
credete
che il problema sia dell’ uomo che finirà con una
moglie del genere e non il
contrario?”
“avrebbe
la
fortuna di vivere una vita piene di sorprese con una moglie come
voi” Aaron
dovette nuovamente schiarirsi la gola per poter controllare il suo tono
di voce
“come vostro amico” si riprese scandendo bene le
parole “pretendo che nel caso
voi contraste matrimonio sia con un buon partito”
“e
come
vostra amica” replicò Amelia “dovreste
pensare al vostro matrimonio e non a
quello di una lady di basso rango nobiliare senza dote” il
principe incasso
quella frase come se avesse sferrato un pungo ben assestato. Aveva
ragione
doveva pensare al suo matrimonio, una smorfia gli comparve sul viso
“non
potremmo evitare di sposarci entrambi e farci compagnia a
vicenda?” domandò ad
alta voce lui anche se era convinto di averlo solo pensato
“oh”
esclamò
Amelia “la tua astuzia e passione per gli intrighi mi sarebbe
molto utile negli
affari”
“e
la tua
attitudine alla competizione renderebbe ogni mio giorno una sfida
divertente”
replicò lui facendo sorridere entrambi all’idea,
poi però i sorrisi si spensero
sui loro visi
“non
credo
che possa andare bene per sua altezza” e nuovamente
quell’appellativo detto
dalle labbra di lei suonò per Aaron come un insulto
“no”
concordò
distogliendo lo sguardo dalla figura di lei. Il peso delle coperte in
lana che
aveva sentito durante le notti mentre la sognava tornò a
farsi sentire “però
potete darmi una mano” fece lui poco convinto “mia
madre mi ha permesso di
scegliere voi come aiuto per destreggiarmi fra le varie
candidate” spiegò
“tutto quello che dovrete fare sarà di passare con
me il tempo durante gli
eventi mondani e valutare le varie lady” Amelia
abbassò lo sguardo
“non
so se possiedo
le capacità” non sapeva nemmeno lei come essere
una lady, non si sentiva di
giudicarle
“non
vi
preoccupate” intervenne “dovrete solo stare al mio
fianco” con quella premessa
Aaron sentì che avrebbe potuto passare tutto il suo tempo
alla ricerca di una
candidata ideale. Amelia parve soppesare quelle parole
dopodiché annuì
“se
ti fa
piacere” approvò “matrona e match-maker
sono titoli migliori di zitella” e
scoppiò in una risata amara
“vi
è
dispiaciuto dover rinunciare alla vostra dote?”
domandò diretto Aaron notando
il tono intristito della ragazza
“era
quello
che bisognava fare” replicò con quella espressione
severa in volto che il
principe non amava. Faceva trasparire il peso che si era posta sulle
sue
spalle, un peso, che a parere di Aaron, non avrebbe dovuto sopportare
da sola
“sì
ma..”
ponderò appena le parole, studiando i cambiamenti del suo
volto alla ricerca di
tristezza o rabbia “vi sarebbe piaciuto sposarvi?”
“mi
è sempre
stato insegnato che quello sarebbe stato il mio futuro”
spiegò “un marito che
mi volesse bene, dei figli…” fece “mi
sono costruita un nuovo futuro
occupandomi degli affari di famiglia e devo dire che mi piace, anzi mi
sento
più adatta a questa vita” disse guardandosi
attorno con un sorriso accennato
sul volto “solo…”
“solo?”
la
incalzò lui avvicinandosi, mal gradiva quella risposta,
egoisticamente lo
infastidiva che fosse felice semplicemente occupandosi degli affari di
famiglia. Lui non era felice di fare lo stesso per la sua quindi anche
lei non
poteva esserlo
“mi
dispiace
pensare che non proverò mai quella sensazione..”
disse lei con la mente lontana
da quella conversazione
“che
sensazione?” chiese arrivando a pochi centimetri da lei per
cercare di
riattrarre la sua attenzione
“sapete..”
fece “quella di un uomo innamorato, del corteggiamento,
dell’attesa di una
proposta di matrimonio” gli occhi di lei diventarono lucidi e
Aaron si odiò per
averle causato ulteriore tristezza. Rideva così raramente
che portarle via
anche dei momenti di serenità gli appariva come uno degli
atti più truci da
commettere “mi dispiace pensare che non proverò
mai nulla di simile” concluse
abbozzando un sorriso “ma mi rincuora che per mio fratello
sarà diverso e che
anzi potrò essere una zia presente per i miei futuri
nipoti”
“avete
dei
corteggiatori” buttò lì Aaron non
rendendosi bene conto di quello che stesse
dicendo “mia sorella dice che dei gentiluomini hanno provato
a farti visita”
nessuno che meritasse anche solo di sedersi a bere il the con lei
ponderò il
principe
“non
posso
dar adito al loro corteggiamento” assottigliò lo
sguardo “per chi mi avete
presa?” chiese “non potrei accettare nemmeno un
ballo da un uomo che vorrebbe
corteggiarmi ma che non posso ricambiare”
“con
me lo
avete fatto” replicò lui fissandosi sui capelli
che le ricadevano scomposti
lungo il viso
“voi
siete
diverso” replicò “è
impossibile che voi vogliate corteggiarmi”
“sciocchezze”
rispose lui secco che chiaramente aveva completamente perso il
controllo della
sua voce
“il
principe
reggente non potrebbe mai…”
“un
principe
reggente dovrebbe sentirsi onorato di avere una donna tanto
intelligente e
bella al suo fianco” quell’affermazione fece calare
il silenzio fra loro due
“dovresti
stare attento a quello che dici” lo rimproverò
Amelia stemperando la tensione
con una risata accennata “sono frasi che direbbe un
corteggiatore”
“potrei
farlo” fece Aaron mentre inizia a intravedere
l’inizio dell’ ennesima idea
brillante “lo avete detto voi che con me sarebbe
diverso” disse anticipando le
proteste di lei “potrei corteggiarvi io così
sapreste cosa si prova” Amelia
arricciò le labbra e alzò il mento indispettita
“non
stavo
chiedendo la pietà di nessuno” la giovane
cercò di controllare il moto di
irritazione che le aveva causato quella proposta
“oh
no” si
affrettò a chiarire lui “non era mia
intenzione” spiegò “lo trovavo un modo
per
sdebitarmi per il tuo aiuto alla ricerca della mia
futura..moglie” dovette
fermarsi appena perchè la ormai abituale smorfia gli
contorse il viso
“e
come
vorreste fare?” domandò Amelia ancora irritata.
Aaron non riuscì a trattenersi
dal piegare le labbra in un sorriso malizioso
“per
iniziare” e fece un inchino “vi inviterei a
ballare” si alzò e prese la mano di
lei facendola girare su se stessa “vi implorerei in ginocchio
di concedermi il
vostro tempo” annunciò e si mise in ginocchio
mentre lei cercava di
impedirglielo preoccupata che si potesse sporcare “vi
riempirei di fiori”
continuò completamente incantato dalla risata affiorata
sulle labbra di Amelia
che cercava di coprire con la mano “e gioielli”
aggiunse strappando un fiore di
campo e alzandosi per posarlo fra i capelli di lei “e
poi…” il principe si
fermò appena cercando nella sua mente la prossima mossa da
compiere ma come
ipnotizzato si ritrovò a non riuscire ad allontanare lo
sguardo dagli occhi
divertiti della ragazza, le gote arrossate e le labbra che cercava
continuamente
di coprire “e poi..” ripetè cercando di
riprendere il filo del discorso e
aspettandosi che lei lo imboccasse come faceva di solito
“poi,poi…” provò
ancora una volta mentre le dita che avevano posato il fiore fra i suoi
capelli
scivolavano delicatamente lungo il profilo di lei. Amelia per la prima
volta da
quando si erano conosciuti rimaneva in silenzio a guardarlo, Aaron si
chiese se
quella fosse la prima volta che lei gli rivolgeva quello sguardo, forse
non se
ne era mai accorto, se così fosse stato avrebbero dovuto
incarcerarlo. Quello
sguardo era così intenso da fargli crescere una sensazione
di calore dentro di
sé “poi dovrei rubarvi un bacio..” disse
senza alcun controllo, le sue dita si
fermarono sul mento di Amelia e lo trattennero appena per alzarlo verso
di sé e
lentamente si piegò per sfiorare con le sue labbra quelle di
lei
“mmm”
il
verso ovattato di dolore di Amelia e il tonfo del rastrello contro la
testa
della ragazza fecero scattare all’indietro il principe
“auo” ripetè la giovane
voltandosi verso il rastrello che aveva appena calpestato facendolo
alzare e
sbattere contro la sua testa
“ti
sei
fatta male?” domandò Aaron facendo
l’incredibile sforzo di capire dove fosse e
cosa stesse facendo solo un paio di istanti prima “vado a
cercare un medico”
“no,no”
rispose lei premendosi le mani contro la testa “mi capita
spesso” aggiunse
tenendo lo sguardo fisso a terra
“credo sia meglio per me tornare a casa
però” fece
“scusa
per..” abbozzò lui sentendosi sinceramente
mortificato, non aveva idea di cosa
gli fosse preso
“nulla”
tagliò corto Amelia alzando il viso su di lui che si
colorò di rosso “non
dovete scusarvi” chiarì “non
è successo nulla” rimarcò con il fiato
corto “però
ora preferirei tornare a casa” ripetè Amelia
sentendosi una sciocca mentre
calcolava come mettere più distanza fra di loro quanto fosse
possibile. Il
principe annuì trovando corretto quel comportamento, doveva
stare lontano da
lui finché non riusciva a tornare nel pieno possesso e
controllo del suo corpo
“verrete
a
vedere i fuochi a Vauxall Garden?”
domandò Aaron
sentendosi uno sciocco mentre sentiva il bisogno di allontanarsi da lei
ma allo
stesso tempo continuava a ripensare a quelle labbra rosee appena
sfiorate .
Amelia rimase in silenzio come se stesse facendo le stesse valutazione
del
ragazzo ma alla fine annuì con il capo, fece un inchino
dopodiché si diresse
verso la sua cavalla, saltò in groppa e la fece partire al
galoppo. Aaron
dovendo fare la stessa strada contò fino a cento prima di
prendere il suo
cavallo e lanciarlo a sua volta al galoppo.
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Capitolo 9 *** Capitolo 8 Pizzo parte uno ***
Amelia
sentì l’impulso di grattarsi la testa per
contrastare il dolore causatole
dall’acconciatura, si era già pentita per
l’inserimento di quelle piume. In
principio lo aveva trovato divertente ma poi aveva realizzato che fosse
una
scelta molto, ma molto scomoda. La mano di sua madre andò a
picchiarle veloce
il braccio che aveva appena alzato per andare a toccarsi
l’acconciatura
“au” si
lamentò
“non
toccarti i capelli” la minacciò la contessa Di
Blois mentre si guardava attorno
estasiata. Quel cambio repentino nell’ atteggiamento della
figlia rispetto la
vita in società le aveva donato una nuova energia. Non
faceva che indicare e
aggiungere gridolini di gioia ogni volta che notava il figlio di un
conte o un
barone avvicinarsi a loro.
“come
avete fatto?” domandò la giovane “non mi
stavate nemmeno guardando” fece
scioccata
“io so
sempre tutto” replicò candidamente come faceva
quando lei era più piccola e
stava per combinare una marachella “forza” la
incitò “non possiamo rimanere qua
ferme”
Vauxhall
Garden era di per sé spettacolare ma Amelia non li aveva mai
visti di sera imbellettati
per i suoi famosi fuochi d’artificio. La fioca luce
proveniente dalla luna e
dalle traballanti lanterne disposte lungo i sentieri creavano un
ambiente che
sembrava uscito dalle favole. Le persone, muovendosi per raggiungere i
vari
punti di interesse, creavano ombre che parevano animare di creature
magiche il
giardino
“vi
prego madre, andiamo alla nuova costruzione” chiese Amelia
tirando appena la
madre per il braccio
“non
esiste” si negò lei “devo salutare le
mie più care amiche” la giovane
sospirò,
la contessa avrebbe salutato solo le sue più care amiche con
figli da maritare.
Amelia si lasciò trascinare conscia del fatto che non
avrebbe potuto
protestare, si guardò attorno alla ricerca di Aaron, sarebbe
stato l’unico in
grado di fermare sua madre. Non riusciva a individuarlo da nessuna
parte e
questo fatto la faceva sentire una sciocca, in fondo era lì
per lui. Scosse la
testa per allontanare quei pensieri. No, lei era lì
perché lui glielo aveva
gentilmente chiesto e per via della sua curiosità di vedere
la submarine cave
appena aggiunta.
“buonasera,
contessa Di Blois” Amelia si voltò di scatto verso
quella voce famigliare e
quando ebbe anche la conferma visiva impiantò le unghie nel
braccio della
madre. In una trappola definibile solo come letale, sua madre, mentre
era
distratta, l’aveva portata al cospetto della baronessa Lovel.
La famiglia Lovel
e la sua famiglia si conoscevano da anni, il barone aveva frequentato
Eton con
suo padre ed erano stati grandi amici. Amelia non aveva problemi con la
baronessa che di fatto era una delle persone più gentili e
cordiali che
conoscesse, da piccola, durante i the fra lei e sua madre, spesso le
passava di
nascosto dei biscotti e persino alla morte di suo padre era stata di
grandissimo supporto per la sua famiglia. La baronessa Mary Anne Lovel
aveva
però un difetto di 90 chili per un metro e ottanta chiamato
Maximilliam, suo
figlio. Maximilliam Lovel era un uomo di ventisei anni dal fisico
possente e un
bel viso cosa che aveva sfruttato per costruirsi una reputazione da
libertino.
Amelia credeva che fosse più che giusto, perché
nessuna creatura femminile
sarebbe riuscita a sopportarlo se non per una fugace fuga romantica.
Maximilliam era incredibilmente arrogante e noioso “Amelia
cara, come stai?” le
domandò con il suo solito tono caloroso, Amelia le sorrise
gentile mentre
cercava di individuare dove fosse il figlio, certa che sua madre
l’avesse
trascinata lì con il solo scopo di fargli incontrare
“benissimo
baronessa, grazie” rispose “ho notato che avete
piantato delle splendide rose
galliche in giardino” si complimentò con lei,
ricordandosi di averle notate la
settimana precedente passando per il quartiere di Victoria dove si
trovava
l’abitazione dei Lovel
“vi
ringrazio” replicò lei mentre sorridendo mettendo
in risalto il viso tondo “avete
sempre avuto una sensibilità particolare per il
giardinaggio” aggiunse “sapete
chi ama i fiori come voi?” Amelia trattenne il fiato certa
che ci fosse una
sola possibile risposta
“lady
Di Blois, lady Di Blois” l’interruzione fece girare
il capo alle presenti che
poterono notare l’avvicinamento della giovane Edith Richards
che trascinava un
giovanotto
“buonasera
signorina Richards” esclamò Amelia con un tono
troppo alto causato dalla gioia
di essere stata interrotta proprio nel momento migliore
“Contessa
Di Blois” si inchinò all’ultimo Edith
riconoscendo la madre “Baronessa Lovel”
aggiunse poi come sorpresa di vedere anche lei, le due dame
ricambiarono il
saluto
“vi
chiedo perdono per l’irruenza di mia sorella”
proruppe il giovane al suo fianco
“sono settimane che mi scrive parlandomi della famosa lady Di
Blois” Amelia si
portò una mano a coprirsi il volto imbarazzata, Edith era
una giovane di
diciotto anni al suo primo, precoce, debutto. Dopo averla vista al
ballo dei
Bauchamps era rimasta incantata dal suo abito in seta e aveva fatto di
tutto
per conoscere Amelia che l’aveva subito presa in simpatia. Le
faceva tanto
tenerezza, era così giovane e piena di speranze
“spero di non averla messa in
imbarazzo” si scusò lui
“sono
in imbarazzo ma non certo per causa sua” replicò
lei
“mi
presento” si introdusse prima alle due madri
“Samuel Richards” si piegò in
ultimo per sfiorare la mano di Amelia “e devo ammettere che
sono felice
dell’insistenza di mia sorella” aggiunse non appena
si fu alzato “mi permettete
di accompagnare vostra figlia assieme a mia sorella per il
giardino?” domandò lui
rivolgendosi alla contessa Di Blois
“lady
Amelia stava attendendo di salutare mio figlio”
protestò la baronessa
“una
lady non può attendere” replicò Samuel
prendendo Amelia sotto braccio che pur
di sfuggire a Maximilliam avrebbe accettato l’invito di
chiunque
“vi
ringrazio” fece lei “vostra sorella è
davvero gentile ma credo abbia esagerato
con i complimenti” disse non appena ebbero fatto qualche passo
“non
è vero” protestò Edith che si era
spostata al braccio sinistro del fratello “è
stata tanto gentile con me” disse, Amelia si
allungò per scoccarle un sorriso,
non sentiva di essere stata particolarmente gentile con lei,
l’aveva
semplicemente ascoltata quando ne aveva bisogno e le aveva dato qualche
consiglio sulle stoffe e i nastri da comprare per il suo guardaroba
durante la
stagione. Edith non doveva aver incontrato tante persone gentili al suo
debutto
e Amelia si dispiacque molto per quello “e poi dovevate
vederla al primo ballo,
era bellissima, sembrava una regina di un altro mondo” Amelia
portò la mano a
coprirsi nuovamente il volto in imbarazzo, avrebbe usato aggettivi
diversi per
descriversi; sciocca, ridicola ma non certo bellissima
“non
lo metto in dubbio” intervenne il fratello “lo
posso confermare guardandola
ora” fece aggiungendo un caldo sorriso nei confronti di
Amelia. La giovane si
trattenne dall’alzare gli occhi al cielo cercando invece di
incrociare quelli
scuri di lui. Notò che assomigliava molto alla sorella,
anche alla luce
traballante delle lanterne riconosceva lo stesso viso macchiato di
lentiggini e
lisci capelli chiari
“vi
ringrazio molto” replicò Amelia “ma non
serve che vi spendiate in complimenti”
continuò “l’udito delle nostre madri non
è così buono da poter sentire, potete
conversare liberamente di ciò che vi interessa
davvero” aggiunse in un sussurro
mentre constatava che la madre di Edith e Samuel, la viscontessa
Fredrerica
Richards, si era avvicinata a sua madre per commentare la loro
camminata
“vedete
com’è fatta?” esclamò Edith
“è così…” la
ragazza drizzò le spalle sentendosi
richiamare, si voltò di scatto verso la madre che, vicino a
Frances Di Blois,
le faceva cenno di raggiungerle. Edith si scusò con Amelia e
si affrettò a
ubbidire
“troppo
tardi” sospirò Amelia “ormai siamo
entrati nei piani matrimoniali” Samuel
scoppiò a ridere
“aveva
ragione mia sorella” approvò lui “siete
davvero simpatica” fermò appena il
passo “oltre che veramente bella” si
affrettò ad aggiungere come se dovesse
rimediare a un danno, Amelia nascose una risata
“vedo
che avete studiato per bene il manuale sulle cose da non dire mai a una
giovane
donna” fece lei “dire a una miss che è
simpatica è un grave insulto” aggiunse
con falsa voce grave
“non
credevo esistesse un manuale del genere” replicò
lui corrugando la fronte
“stavo
scherzando, milord” specificò lei leggermente
imbarazzata
“oh”
esclamò lui “certamente” fece
arricciando appena il naso cosa che ricordò ad
Amelia la sorella
“vi
chiedo scusa” fece lei “a volte tendo a scherzare
troppo” rispose scappando con
lo sguardo. Si chiese perché fosse a quell’ evento
e non chinata sui suoi libri,
drizzò le spalle cercando di scacciare quel senso di
imbarazzo
“oh
no,no” intervenne lui “vi prego, non rabbuiatevi
per colpa mia” disse lui sinceramente
dispiaciuto “avrei dovuto capirlo”
“cosa
avreste dovuto capire?” domandò una voce che
Amelia riconobbe immediatamente,
si sporse verso il braccio sinistro di Samuel da dove Aaron, nella sua
consueta
posa militare, stava osservando con il suo sorriso leggermente storto
il
giovane Richards
“sua
altezza” si apprestò a dire Samuel “non
vi avevo visto arrivare” ammise “come
state?”
“Richards”
replicò lui senza usare appellativi “molto bene
grazie” rispose “lady Amelia”
la salutò calcando il tono sul suo nome di battesimo
“sono curioso” fece lui
mantenendo quello strano sorriso mentre lo sguardo rimaneva posato sul
capo
leggermente inclinato di Samuel “cosa non avete
capito?” ripetè, Amelia gli
lanciò uno sguardo confuso, non riusciva a riconoscerlo, era
rigido nella
posizione e il suo tono era pacato ma sembrava non ammettere repliche.
-
Cielo!- Pensò
Amelia, improvvisamente
Aaron le sembrava un uomo abituato a stare al posto di comando come un
feldtmaresciallo o, si corresse, un principe. Amelia
rivalutò in pochi istanti
l’educazione ricevuta, avrebbe dovuto lamentarsi con sir
Coape, solo ora
comprendeva che Aaron si stava comportando come un principe
perché, in tutta
verità, lui era un principe
“lady
Amelia ha appena fatto un’ arguta battuta che però
non sono riuscito a
comprendere nell’immediato” replicò il
giovane, il principe inclinò appena la
testa di lato osservando con intensità Amelia poi sorrise
“qual’era
la battuta?” le chiese con quel tono con cui lei faticava a
riconoscerlo, le
risultò anche leggermente arrogante
“ho
menzionato un inventato manuale sulle cose da non dire mai a una
giovane donna”
rispose Amelia, Aaron annuì serio
“ogni
gentiluomo dovrebbe averne almeno uno” confermò lui
“ma
aihmè” fece lei “spesso i gentiluomini
preferiscono il Porto alla lettura di un
buon libro” rispose non staccando gli occhi da lui
“il che renderebbe il
manuale terribilmente inutile”
“Richards”
esclamò Aaron come se lo stesse richiamando
all’appello “temo di dovervi
portare via la vostra dama” fece muovendosi verso di lei
“lady Di Blois mi deve
assistere in un compito di vitale importanza per la corona”
spiegò lui
costringendo Samuel ad annuire e fare un passo indietro
“grazie
per questa passeggiata” fece lei verso il figlio del visconte
che lasciò che la
sua mano scivolasse via dal suo braccio per essere accolta dalla mano
protesa
davanti a lei del principe.
Non
appena la sua mano fu assicurata all’incavo del braccio di
Aaron, Amelia sentì
che doveva affrontare la sua ultima sfida. Tra Maximillian e la giovane
Edith
con il fratello si era totalmente dimentica il suo proposito. Quella
sera era
lì per aiutare Aaron a trovare una candidata per le sue
nozze. Ci aveva pensato
a lungo e dopo essere fuggita a Habridge, dopo quell’
abbraccio scambiato al
suo ritorno, dopo il loro ultimo incontro…C’era
una sola cosa da fare;
ammettere la sconfitta. A lei, Amelia Anne Di Blois piaceva il principe
Aaron
George Hannover. Una vera tragedia. Nonostante poco prima se la fosse
presa con
l’educazione impartitagli da sir Coaepe, in verità
era cosciente che avesse
fatto un lavoro eccellente in grado di permetterle di ragionare sul
fatto che
il titolo che Aaron portava sulle spalle e sulla testa a forma di
futura corona
non potevano coincidere con i suoi sentimenti. Aveva deciso di
procedere come
era abituata fare con il suo lavoro; quando due piante non potevano
condividere
lo stesso terreno, una delle due andava estirpata. Così
avrebbe fatto anche con
i suoi sentimenti attraverso una strategia ben congeniata; avrebbe
messo tutte
le sue energie nell’aiutare Aaron a trovare una moglie.
“pensavo
che sarei stato io quello a dover mantenere un silenzio
indispettito” le sussurrò
Aaron avvicinandosi tanto che un riccio ribelle dei suoi capelli
andò a
solleticarle la guancia
“e
per quale motivo dovreste essere indispettito?”
domandò lei valutando se fosse
meglio smettere di respirare e accasciarsi a terra o continuare a
inalare il
profumo di lui che le ricordava un aranceto
“insomma”
esclamò lui “mi avevate promesso di aiutarmi, non
di andare in giro a
passeggiare con altri gentiluomini” Aaron avrebbe usato
termini diversi. Non
appena arrivato l’aveva cercata tra la folla ma la luce fioca
e i parenti alla
ricerca di un buon matrimonio per le proprie figlie e nipoti gli
avevano
impedito di muoversi. Stava parlando con una delle sorelle Hart o
Hartwell, non
ricordava, quando l’aveva vista. Gli ci erano voluti un paio
di minuti prima di
realizzare quello che stava vedendo, Amelia stava passeggiando e
conversando
con il figlio del visconte Richards. Inizialmente gli venne da ridere,
Amelia
che conversava con un gentiluomo come Samuel Richards come se fosse una
lady
alla ricerca di marito era davvero una scena buffa,
dopodiché sentì crescerli
dentro un sentimento che lo portò a sentirsi irrequieto, in
qualche modo trovò
che la mano di lei appoggiata al braccio di lui fosse davvero fuori
luogo
“non
sono venuta meno alla mia promessa” replicò Amelia
non comprendendo per quale
motivo potesse pensarlo “ma mister Richards mi è
stato presentato da sua
sorella Edith e mi sembrava giusto non denigrare il suo
invito” sospirò
“inoltre mi ha salvato dall’incontro con
Maximilliam Lovatel” Aaron digrignò i
denti e sentì bruciargli in petto la stessa sensazione di
irrequietudine di
poco prima. Conosceva perfettamente Max, erano anche lontanamente
imparentati,
era estremamente noioso e arrogante tanto da risultare a volte
aggressivo e
violento
“stai
lontana da lui” sbottò secco in maniera del tutto
informale
“vedo
che anche voi conoscete la sua reputazione”
replicò lei marcando con il tono
della voce il tono formale cercando di ricordargli che stavano in
pubblico con
tutti gli occhi del ton puntati su di loro “quindi compredete
appieno il perché
abbia accettato una via di fuga” il principe lo comprendeva
perfettamente ma
Samuel Richards non era una risposta
“la
prossima volta cercate me” rispose lui, ecco quella era la
corretta soluzione
pensò lui compiaciuto
“avete
ragione” approvò lei “la prossima volta
chiederò alla prima persona vicino a me
di andare a chiamare il principe Hannover al mio cospetto”
Aaron non riuscì a
trattenersi dal sorridere rilassandosi
“emanerete
un editto dove il principe di questo regno potrà essere
convocato da sua madre
la regina, suo padre il re, e chiunque si chiami Amelia e di cognome
faccia Di
Blois”
“potrei
farlo” rispose lui sornione “però a quel
punto impiegherei meno tempo a
sposarvi, come mia moglie potreste farlo e dovrei sprecare meno
carta”
aggiunse, la giovane sentì una scossa pervaderle il corpo
all’immagine di loro
due sposati, si sentì molto sciocca e cercò di
scacciare quella sensazione
“dovete
trovare una moglie che vi impedisca di dire queste
sciocchezze” rispose
sforzando un sorriso che Aaron notò immediatamente
“avete
ragione” replicò lui non riuscendo a trovare
nessuna battuta adeguata, avrebbe
preferito rispondere con uno scherzo ma anche il suo umore era mutato
“andiamo”
lo incitò lei con un esagerato moto d’entusiasmo
“da chi iniziamo?” Aaron
scrutò l’ambiente attorno a lui “dovrei
conoscere lady Marina Burghley, la
figlia del marchese di Exeter” fece con la bocca impastata,
Amelia annuì
convinta e parti nella direzione della giovane Marina trascinandosi
dietro il
principe.
“lady
Marina Burghley” la salutò il principe
“vi presento lady Amelia Di Blois” fece
mentre Amelia chinava il capo e Marina passava in rassegna il suo
personale,
Aaron decise che solo per quello sguardo non sarebbe stata adatta a lui
“lady
Di Blois ha ricevuto il compito di farmi da consulente per un progetto
molto
caro alla corona” sia il viso di Marina sia della cugina
vicino a lei, con la
quale stava conversando, si illuminò
“oh”
esclamò lei all’ unisono con la cugina
“è un vero piacere lady Di Blois”
replicò intuendo perfettamente il senso della frase di Aaron
“che idea
originale l’uso delle piume” Amelia
abbassò lo sguardo, solo ora rammentava che
per stare al gioco fra lei e Aaron, aveva deciso di inserire le piume
in quella
acconciatura che tanto la stava facendo impazzire. Il principe accanto
a lei,
dovette accorgersi anche lui solo in quel momento di quel dettaglio e
mascherò
una risatina con un colpo di tosse
“mi
piace sperimentare” glissò Amelia sperando che non
si soffermassero troppo
sull’argomento “raccontatemi di voi lady
Burghley”
“oh
chiamatemi Marina vi prego” la interruppe “credo
conosciate già mia cugina,
miss Sarah Burghley” Amelia sorrise a Sarah, erano state
introdotte al suo
primo vero debutto due anni prima ma essendosi poi ritirata non avevano
mai
avuto modo di parlare
“spero
vi siate rimessa” fece Sarah riferendosi alla giustificazione
data per la sua
assenza
“certamente”
approvò Amelia, Marina tossichiò riattirando
l’attenzione su di sé
“avete
chiesto di me giusto?” rimarcò spostando lo
sguardo da Amelia ad Aaron “mio
padre il marchese Di Exeter” sottolineò il titolo
“mi ha fatto frequentare il
migliore istituto femminile di tutto il regno”
spiegò “quello di miss Ann
Crowley, avete presente?” domandò questa volta
spostando lo sguardo verso
Amelia per poi tornare ad Aaron “so suonare perfettamente tre
strumenti e tutti
mi dicono che ho la voce di un usignolo, vero Sarah?” la
cugina non arrivò
nemmeno a rispondere che riprese “mi imbarazzo molto, ma
tutti continuano a
chiedermi se posso allietarli con la mia voce” e
abbassò il capo mestamente,
Amelia sperando di non farsi notare spostò lo sguardo verso
Aaron per capire se
fosse interessato o meno, gli occhi blu del principe però
erano fissi su di
lei. Era come se per lui non esistesse null’altro che lei,
Amelia controllò il
respiro diventato di colpo difficoltoso. Non poteva guardarla in quel
modo. Non
era giusto
“conoscete
la differenza tra un generale e un feldtmaresciallo?”
domandò di getto Amelia
cercando di non pensare a Aaron, la domanda ammutolì Marina
che sbatte
velocemente le lunghe ciglia scure come i suoi capelli, la cugina al
suo fianco
si sporse in avanti come se volesse assicurarsi di aver sentito male
“come
prego?” chiese infine Marina, Amelia si schiarì la
voce cercando di dare una
logica ai suoi pensieri
“vi
ho chiesto se conoscete la differenza tra un generale e un
feldtmaresciallo”
replicò “il principe Hannover è
particolarmente sensibile sull’argomento quindi
volevo capire se durante i vostri studi vi avessero insegnato questa
differenza”
continuò mentre sentì il muscolo
dell’avambraccio di Aaron contrarsi sulla sua
mano come in risposta a quella che era a tutti gli effetti una velata
battuta
nei suoi confronti
“oh”
esclamò Marina che balbettò appena alcune parole
“non
vi preoccupate” intervenne Amelia che non aveva avuto
intenzione di metterla in
imbarazzo ma semplicemente bloccare il flusso di parole provenienti
dalla sua
bocca “raramente vengono insegnate queste cose” la
rassicurò “il principe Aaron
però potrebbe colmare la vostra lacuna se glielo
chiedeste”
“con
immenso piacere” esclamò
Marina quasi
urlando “in cambio potrei mostrargli i miei
acquarelli” aggiunse “sono una
magnifica acquarellista sapete?” disse, Amelia scosse la
testa, le era sembrato
di averle fornito un ottimo aggancio di conversazione ma era riuscita a
mancarlo per finire sugli acquarelli “prediligo i paesaggi di
campagna ma…”
“avete
visto la nuova costruzione qui a Vauxhall Garden?” la
interruppe nuovamente
Amelia, la giovane si bloccò assumendo una buffa espressione
che ricordava un
cucciolo intristito, con quegli occhi grandi e le labbra fine avrebbe
potuto
usare quell’espressione per raggirare qualsiasi uomo. Era
oggettivamente bella
e ben istruita valutò Amelia, se solo si fosse rilassata in
presenza del
principe sarebbe stata un’ ottima candidata “la
submarine cave dovrebbe essere
un ottimo soggetto per i vostri acquarelli” la
incitò “potreste mostrargliela”
si rivolse a Aaron spostando appena la mano ferma al suo braccio per
dargli la
libertà. Sentì i muscoli di lui contrarsi e la
mano di lui scattò a fermare le
sue dita che leggere stavano scivolando via
“oh
sì” esclamò Marina. Amelia rivolse la
sua attenzione verso di lui che ancora
teneva ferma la sua mano impedendole di liberare il suo braccio.
Cercò di
calmare il respiro mentre lui le rivolgeva il più severo
degli sguardi, notò il
suo capo fare un impercettibile segno di diniego. Non avrebbe avuto la
forza di
lasciare il suo braccio a lady Marina se lui avesse continuato a
trattenerla a
sé, deglutì e fece a sua volta un cenno di
assenso. Aaron mantenne il suo
sguardo severo su di lei dopodiché lo scostò di
scatto come se non volesse più
vedere il suo viso e lasciò la presa sulla sua mano. Per
Amelia fu come ricevere
un colpo in pieno petto, fece male ma allontanò la mano dal
suo braccio e
sforzò gli angoli della sua bocca a sorridere
“miss
Sarah Burghley si unirebbe a me nello scortare sua altezza e lady
Burghley alla
submarine cave?” la ragazza acconsentì e prese il
braccio di Amelia mentre
Marina prendeva quello di Aaron. Guardando la schiena dritta di lui e
il
raffinato abito con elementi in pizzo di lady Marina sfilare assieme,
davanti a
lei, sentì un groppo formarsi in gola. Era un bene, era
esattamente quello che
le serviva, fronteggiare la realtà dove a lei non poteva
piacere Aaron, un
realtà dove fra di loro non ci sarebbe mai potuto essere un
futuro e che doveva
solo essere grata del momento in cui le loro labbra si erano sfiorate
per
sbaglio al campo.
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Capitolo 10 *** Capitolo 8 Pizzo parte due ***
Seconda parte
Amelia
dal momento in cui Aaron prese il braccio di lady Marina
cercò di non guardare più nella loro direzione,
si concentrò sulla conversazione con Sarah che era di
davvero piacevole compagnia a differenza sua. Quando arrivarono alla
-submarine cave- Amelia trovò che non fosse poi
così bella, voleva vederla da quando aveva letto l'annuncio
della nuova costruzione ma ora che si trovava lì non la
trovava poi così interessante. Questa analisi poteva essere
dovuta dal fatto che dovesse continuare a spostarsi per lasciare spazio
a lady Marina che continuava a muoversi per indicare i punti che
avrebbe potuto riportare nei suoi acquarelli. Si chiese se Aaron ne
avrebbe avuto a male se si fosse congedata a causa di un mal di testa,
aveva voglia di tornare a casa e sotterrarsi sotto le coperte,
dopodiché si sarebbe alzata il giorno dopo e sarebbe partita
nuovamente per Habridge. Concentrata sul progettare la sua fuga, o
meglio, il suo viaggio di lavoro si accorse solo all'ultimo che Sarah
la stava trascinando verso un nuovo gruppo appena arrivato ad ammirare
la nuova costruzione
"lady
Di Blois" la salutò David Hose al braccio della sorella
Miranda Hose. Era cristallino come il giovane David fosse stato
trascinato dalla sorella all'inseguimento del principe e di lady
Marina. La sua espressione afflitta ne era la prova, così
come il modo ben poco naturale di Miranda nel allungare il collo verso
il punto in cui si trovava il principe "miss Burghley" si
inchinò a Sarah "siete anche voi qui per ammirare la nuova
costruzione?" nessuna delle due giovani interpellate riuscì
a rispondere perché Miranda lanciò un gridolino
soffocato che annunciò l'avvicinamento a quel gruppo del
principe e della sua dama. Amelia che sentì immediatamente
lo sguardo di Aaron puntarsi su di lei cercò con tutta se
stessa una via di fuga che le permettesse di respirare nuovamente e
là trovò nella figura di Edith che gli aveva
seguiti assieme alle loro rispettive madri
"mister
Hose" esclamò facendo sobbalzare il ragazzo "vi devo
chiedere un favore" fece mentre il giovane si avvicinava incuriosito
"potreste riportare questo fazzoletto alla mia cara amica miss Edith
Richards" disse tirando fuori un fazzoletto riposto nel suo guanto.
Aveva elaborato quel piano nel esatto momento in cui era riuscita a
scambiare qualche parola con lui dopo che era venuto a farle visita in
un giorno di pioggia dove lei non era scappata al campo. David Hose era
un caro e gentile ragazzo ma un po' timido "lo chiedo a voi
perché siete l'unico che conosco in grado di parlare
l'italiano" il ragazzo si porse in avanti
"italiano?"
chiese mentre gli occhi saettavano vivaci
"esattamente"
approvò lei sorridendo compiaciuta per averlo preso all'amo
"miss Richards ha vissuto in Italia per due anni, potreste
riconsegnarle il fazzoletto parlando in italiano così i
presenti non capiranno e lei non si sentirà in imbarazzo per
aver perso un caro oggetto"
"certo,
certamente" approvò. David Hose aveva un' insolita passione
per la penisola italica, la sua ammirazione e curiosità
erano tante che Amelia era certa avrebbe superato la sua timidezza
riempiendo di domande Edith "dite pure che vi ho mandato io" il ragazzo
annuì e scattò verso Edith. Amelia
osservò la scena fino a quando non vide la madre di Edith
sbarrare gli occhi mentre il ragazzo parlava e poi alzare la testa
verso di lei. Lady Fredrerica Richards le scoccò un sorriso
avendo compreso lo stratagemma di Amelia e lei chinò appena
il capo in segno di complicità. Vedere Edith arrossire
mentre conversava con David Hose la riempì di gioia, era
contenta di aver combinato qualcosa di giusto.
Aaron
aveva finalmente imparato a riconoscere il terzogenito di casa Hose,
quindi quando aveva visto miss Sarah e Amelia avvicinarsi a lui e alla
sorella comprese che non sarebbe riuscito a trattenersi ulteriormente.
Non era così che aveva progettato di passare la serata.
Curiosamente, la submarine cave era una delle tappe che si era
prefissato di visitare ma non con lady Marina al braccio
bensì con Amelia. Era convito che avrebbe apprezzato la
struttura e si era preparato per raccontarle delle tecniche messe in
atto durante la costruzione. Tutto era andato diversamente e ora era
arrabbiato. Era arrabbiato, perché la serata non si stava
svolgendo come aveva programmato e soprattutto era arrabbiato con
Amelia per aver lasciato il suo braccio. Quando lo aveva spinto verso
lady Marina si era sentito tradito, come aveva potuto pensare che
quella fosse la soluzione migliore? L'aveva guardata e aveva letto nel
suo sguardo una supplica, Amelia lo stava supplicando di lasciarla
andare. I suoi battiti cardiaci avevano preso a correre mentre sentiva
le due dita scivolare via dalla sua presa e quello che aveva provato
era niente di che meno che puro terrore. Non poteva supplicarlo di
lasciarlo andare, non poteva davvero pensare che fosse meglio cedere il
suo posto a qualcun'altra. Era stato sul punto di dare un colpo con il
suo braccio e di trascinarla via da lì quando una
riflessione lo aveva portato a capire; lei stava semplicemente
assolvendo al suo compito mentre lui glielo rendeva impossibile e fu
solo il pensiero di non volerle poggiare un altro peso sulle spalle che
lo aveva portato a lasciarla andare. Aveva fatto come le aveva
implicitamente chiesto lei e contando per quanto tempo avrebbe dovuto
ascoltare lady Marina prima che fosse lecito per lui tornare da Amelia
quando aveva riconosciuto il famoso terzogenito di casa Hose. Dopo aver
sopportato la vista di lei al braccio di Richards, se lui le avesse
chiesto di passeggiare era certo che avrebbe dato ordine di arrestarlo.
Fortunatamente era riuscito a sentire lo scambio fra Amelia e David e
aveva intuito il piano di lei di spingerlo da miss Edith Richards.
Quando lo aveva capito aveva sentito l'insano impulso di stringerla in
un abbraccio e di ringraziarla per avergli risparmiato la visione di
una scena penosa. Dopo un primo momento passato a credere che lei
potesse andarsene via con Hose la notizia che lo avesse avvicinato solo
per spingerlo fra le braccia di un'altra donna lo aveva riempito di una
gioia incontenibile. In quel momento avrebbe voluto saltare e cantare e
danzare.
"andiamo
a vedere i fuochi" esclamò tanto che lo sentirono tutte le
persone presenti in quell' area del giardino che scoppiarono in un
applauso "su forza, andiamo" gli incitò usando al meglio il
suo tono di comando. Tutti si mossero e in quel movimento di gruppo
sconclusionato ne approfitto per salutare lady Marina facendo finta di
doversi separare a causa della folla. Amelia era tornata al braccio
della madre che camminava al fianco delle Richards e Hose, Aaron
approfittò della situazione creata e rimase a camminare
dietro di lei scambiando qualche parola con mister e miss Elthon che
stavano passeggiando giusto dietro Amelia. Camminò verso la
torre dei fuochi aspettando il momento propizio per poter agire. Aveva
perso la sua possibilità di fare da guida a Amelia nei
giardini, non si sarebbe mai perso la possibilità di
guardare i fuochi con lei. Quando il gruppo radunato da Aaron
arrivò alla torre non era ancora l'ora dei fuochi ma la
gente vedendo il gruppetto iniziò ad avvicinarsi. Lui
inspirò sentendosi finalmente in pace, la zona era troppo
buia e la folla accalcata rendevano difficile una sua identificazione.
Aaron era riuscito a posizionarsi esattamente dietro lady Amelia,
poteva sentire il suo profumo, poteva ammirare la sua figura tanto
erano vicini. Pensò che avrebbe persino potuto toccarla
senza che nessuno potesse accorgersene. Travolto da quell' illuminante
pensiero si avvicinò appena e stando attento a non farsi
notare soffiò leggero sulla sua nuca, vide la mano di lei
scattare verso il collo trattenendosi solo all'ultimo. Amelia non si
voltò nemmeno ma sapeva che lei aveva capito, che l'aveva
riconosciuto. Il principe sorrise divertito fra sè, alcune
fiaccole attorno a loro vennero spente, segno che presto i fuochi
sarebbero iniziati, con quella poca luce il suo nuovo gioco sarebbe
potuto diventare ancora più ardito. Aaron si
avvicinò ancora di più alla schiena di lei, con
un dito percorse leggero la cucitura del guanto dal gomito al polso.
Amelia voltò appena il volto mostrandoli il profilo, la vide
mordersi le labbra forse per trattenere una risposta. Era pronto a
sorridere divertito quando una diversa sensazione lo invase, una
scarica d'adrenalina attraverso il suo corpo. Fu in quel preciso
momento che lo capì. Aaron realizzò di essere
perso. Si era completamente perso in lei, per lei, di lei.
Irrigidì tutti i muscoli del suo corpo per impedirsi di non
prenderla per un braccio e trascinarla via e farla sua in quel preciso
momento
"sua
altezza" si voltò verso la voce di qualcuno al suo fianco
"siete il principe Hannover vero?" domandò l'uomo che Aaron
non riusciva a riconoscere, decise di non rispondere. Non era nelle
condizioni per fare alcun che
"sua
altezza" fece un'altra voce "prego" continuò mentre qualcuno
altro lo trascinava in avanti "dovete avere i posti davanti" disse
un'altra voce. Aaron venne trascinato davanti dove trovò sua
zia assieme a sua sorella Emmeline. Avrebbe fatto arrestare tutti loro,
dal primo all'ultimo e l'uomo che lo aveva riconosciuto per primo
avrebbe incontrato la forca. Chiuse le mani a pugno mentre ripensava a
lui che portava via Amelia da lì
"state
bene?" domandò Emmeline avvicinandosi a lui mentre i primi
fuochi scoppiavano nel cielo, Aaron approfittò di quel
momento dove tutti avevano il naso rivolto verso il cielo per voltarsi
verso il posto in cui stava Amelia, la ritrovò
immediatamente perché anche lei lo stava guardando.
Aveva
alzato il mento in quella posizione che le donava un'aria regale e
fiera, i suoi occhi chiari erano fissi su di lui mentre due lacrime
brillavano a causa dei riflessi creati dalle luci colorate dei fuochi.
Aaron capì perfettamente che lei aveva capito quello che
aveva capito anche lui. Si erano innamorati l'uno dell'altra e questo
poteva significare una sola cosa, Aaron strinse la mascella mentre
realizzava che quella sarebbe stata l'ultima volta in cui si sarebbero
visti come avevano fatto fino a quel momento.
Rimase
in quella posizione fino a quando non vide Amelia tirare il braccio
della madre e toccarsi la testa, alla sicura ricerca di una scusa per
andarsene. Aaron si voltò, si abbassò verso la
sorella che era rimasta in silenzio ad osservare la scena
"avevi
ragione" disse mentre un colpo sordo lo colpiva al petto causandogli un
dolore mai provato prima.
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