Più pesanti della pietra
i tuoi occhi su di me.
Celano preghiere silenziose
che si insinuano nella carne e si tramutano in tremori.
Parole perse nei fremiti di entrambi.
Cerchi nuove forme di venerazione
e ingiustificato rispetto.
Sono essenza che temi di corrompere,
inviolabile sostanza; atto sacrilego.
Voglio esserti umana, più di ogni cosa.
Non mistero solenne,
non sacro silenzio, ma vergogna
di non riuscire a dirti che condividiamo la stessa sostanza:
cellule e tessuti, organi e ossa
con una parola
che hanno paura di usare.
Ma hai occhi tristi,
delusi di essere parte di una massa umana così semplice.
Non ti accorgi che siamo ugualmente patetici?
Creature informi nella nullità più completa.
Chiedi grazia che non posso concederti,
ricevi compassione e scambi per dispregio.
Eppure, in questa retorica di sguardi
un solo e semplice pensiero
Un desiderio taciuto:
muoversi come una cosa sola, a pari passo
in questo disomogenea realtà
che nelle tue iridi si eclissa.
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