Lui, che abbandona l'ombra

di JeanGenie
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Le nubi si diradano ***
Capitolo 2: *** Il fumo si dissolve insieme alla tristezza ***
Capitolo 3: *** Un piccolo aiuto disinteressato ***



Capitolo 1
*** Le nubi si diradano ***


 

(Questa storia ha partecipato al Writober 2021

I: Prompt: Ascian (Lista pumpWORD)

II: Prompt: Speranza (Lista pumpNIGHT)

III: Prompt: Kid-fic (Lista pumpFIC)

Chi ha letto "Lindòrea", probabilmente, apprezzerà di più. ❤

I

LE NUBI SI DIRADANO

 

La sua testa non è mai stata così leggera. L’ombra è scomparsa insieme alle voci.

Era davvero così semplice?

Le lacrime che si è concesso si sono nascoste nell’acqua salmastra che lo ricopre da capo a piedi. 

No, non c’è stato niente di facile. 

Se tira le somme, ha fatto in modo di perdere tutto. 

Avrei potuto… avrei dovuto… si ripete mentre scende nelle profondità del relitto.

Avrebbero potuto… avrebbero dovuto… perché è il momento di spartire le proprie colpe con coloro che ha amato.

Ed è il momento che tu la smetta di perdere tempo. 

Lei aspetta. Lei ha bisogno di lui. Tutti hanno bisogno di lui, per la prima volta nella sua vita.

Guld paf!” esclama chiedendosi quale angolo del suo cervello ricordi ancora il dialetto corelliano.

Negli hangar ancora accessibili di quella che una volta era la seconda Morte Nera ci sono solo macerie. E un caccia TIE perfettamente integro.

“Quasi perfettamente integro” si dice controllando i danni. Ci sarà da lavorarci per un po’, ma non ha molta scelta, visto che Rey ha rubato il suo caccia e lo ha lasciato a piedi. 

Se si concentra, percepisce il suo vacillare, i suoi dubbi, il desiderio di lasciarsi tutto alle spalle.

Non è il momento, tesoro. Non mollare adesso. Facciamo questa cosa insieme.

Si toglie la giacca e comincia a lavorare sul TIE a mani nude o con attrezzi di fortuna.

Lascia che il suo pensiero corra da Rey e fa quello che non avrebbe mai creduto possibile. Chiede aiuto a Luke. Non sa se lui, in qualche modo, riesca a sentirlo ma lo prega di spronare Rey. E di aiutare entrambi.

Già che ci sei… avrei bisogno di una spada, riflette, pensando a quella che ha appena gettato in mare.

Ma ha pur sempre il blaster. L’ha sempre portato con sé anche se non lo usa da anni. Anche se non lo ha mai usato in una vera battaglia. È sempre stato un pericoloso giocattolo. E un ricordo di cui non è mai riuscito a liberarsi.

Ma ora l’ombra se n’è andata. E pensare alla sua infanzia non fa più male. Riesce a sorridere mentre il motore decide di rispondere e attivarsi. Forse c’entra davvero la buona sorte. Forse la Forza è dalla sua parte, altrimenti non sarebbe riuscito a trovare proprio un vecchio prototipo fornito di iperguida. Ma la Forza lo sta guidando. La Forza gli spianerà la strada.

Qualunque futuro gli si aprirà davanti, sarà intriso di luce. 

Luce?

Improvvisamente gli sembra di vederli.

Non sono spettri. Non sono un sogno.

Sente il rumore della risacca sugli scogli. Il riverbero del sole fra le nubi.

Vede se stesso, più maturo, più saggio, più sereno. Vede un’isola, sente il grido degli uccelli marini. E vede lui, così piccolo e vivace, che corre ridendo incontro all’uomo che gli somiglia e che avrebbe potuto essere lui, se le cose fossero andate nel verso giusto.

Quella copia di se stesso prende in braccio il bambino, quel bambino che somiglia a lui ma ha il sorriso di Rey, poi lo guarda e gli sussurra “Vai”.

Lui gli sorride, entra nell’abitacolo, poi si porta due dita alla tempia per congedarsi da loro con il saluto dei piloti, delle canaglie come suo padre, degli spiriti liberi.

Poi avvia il TIE, si alza in volo e va incontro al proprio futuro.

Non importa cosa ci sarà dopo la prossima svolta. Non importa dove lo condurrà il suo destino. È sulla strada giusta e la percorrerà fino in fondo.

 

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Capitolo 2
*** Il fumo si dissolve insieme alla tristezza ***



II

IL FUMO SI DISSOLVE INSIEME ALLA TRISTEZZA

 

 

È un miracolo che sia riuscita a far volare di nuovo quel vecchio caccia incrostato di alghe e salsedine.

Ed è un miracolo che abbia trovato la forza di risollevarsi dall’abisso in cui rischiava di sprofondare.

No, il nichilismo non è davvero nelle sue corde. La speranza sì. E ora Rey spera di nuovo.

Sta andando ad affrontare l’impossibile, da sola. Senza lasciarsi vincere dalla paura.

Da sola?

Luke ha detto “Porta entrambe le spade con te.”

Forse è solo un gesto simbolico. O forse…

Per chi è la seconda spada?

Forse Luke sa qualcosa che non ha voluto dirle. Forse… posso permettermi di sperare così tanto?

Le ultime parole pronunciate, fra loro, sono state le sue. Una confessione goffa e impacciata. Ma necessaria. Ha dovuto. Ha dovuto dirglielo, alla fine.  Prima che fosse troppo tardi per entrambi.

Avrei dato tutto per riaverti  indietro, Ben. Ho bisogno di te, Ben. Dove sei, Ben?

Può ancora farcela? Potrà  tornare da lei? Potranno guardare avanti, insieme, finalmente?

“Speranza…” si ripete. “Ho con me due spade.”

E, mentre il caccia si solleva, le sembra di cogliere una figura minuscola che corre sulla spiaggia.

Che strano… riflette. Non ci sono bambini umani su Ahch-To…

Poi si scuote e si focalizza di nuovo sul suo compito più urgente. 

Exegol… pensa. Poi attiva l’iperguida. 

 

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Capitolo 3
*** Un piccolo aiuto disinteressato ***


III

UN PICCOLO AIUTO DISINTERESSATO

 

 

L’uomo guarda fisso un punto in cui non c’è più nessuno. Sì concede un sorriso mentre il vento portatore di pioggia si alza dal mare a scompigliargli i capelli.

“Papà…” La voce del bambino che si stringe al suo collo è sottile e esitante.

“Dimmi, Donac...”

Devono rientrare prima che si scateni la tempesta. È quasi ora di cena. È una di quelle sere in cui sarà bello sedersi accanto al fuoco e raccontarsi storie. 

“Chi era quel ragazzo?”

L’uomo posa gli occhi sul bambino. Non credeva che anche lui fosse riuscito a vederlo.

“È un amico che vive in un altro mondo, Donac. Un mondo meno bello del nostro, purtroppo. E forse, gli abbiamo appena dato una mano. Deve fare una cosa davvero importante...”

Il bambino annuisce come se non avesse bisogno di altro. “Ti assomigliava. Tanto. Era proprio uguale a te.”

“Tu dici?” l’uomo gli sorride, poi gli arruffa i capelli. “Andiamo, adesso. Alla  mamma dispiace se facciamo tardi.”

 

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