Dieci piccole indiane

di Gatto1967
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sabato mattina: l'arrivo ***
Capitolo 2: *** Sabato pomeriggio: la paura ***
Capitolo 3: *** Sabato notte: l'orrore ***
Capitolo 4: *** Domenica: l'incubo ***
Capitolo 5: *** Lunedì mattina: la verità ***
Capitolo 6: *** Qualche tempo dopo... ***



Capitolo 1
*** Sabato mattina: l'arrivo ***


L’automobile si fermò proprio davanti all’ingresso della villa, e ne scesero tre giovani donne accuratamente imbacuccate nei loro cappotti, cappelli di lana e sciarponi giganti.

L’autista scese e prelevò dal portabagagli dell’auto le valigie appartenenti alle tre donne e le portò fino alla porta della villa.

-Siamo arrivati signorina Brighton, se volete vi porto su il bagaglio.-

-Oh, non si disturbi signor Milton.- rispose Annie Brighton -Sono solo tre valigie, possiamo anche fare da sole.-

-Come desiderate signorine.-

Patty bussò alla porta, e poco dopo qualcuno aprì.

-Guarda guarda chi si vede…-

-Iriza Legan! Che diavolo ci fai qui?!!!-

La voce di Candy esprimeva sgomento, davanti a lei c’era Iriza Legan, la sua vecchia nemica, e dietro di lei riconobbe altre due figure che sembravano emergere dal suo passato.

-Signora Legan! Zia Elroy! Ma… che cosa…-

-Allora io vado signorine, come d’accordo tornerò a prendervi dopodomani.-

-D’accordo signor Milton, la ringraziamo e ci vediamo lunedì.- rispose Annie prima che l’autista si dirigesse verso l’auto dei Brighton.

-Ma che state facendo qui?- chiese di nuovo Candy.

-Potremmo chiedere la stessa cosa a te, non trovi Candy? Con tutto il rispetto parlando, non mi sembri il tipo da eventi mondani.-

-Eventi… mondani?-

-Sì è così Candy.- intervenne la potente voce della zia Elroy.

-Io, Iriza e sua madre siamo state invitate qui dalla signora Stone, per presenziare al ricevimento che la stessa terrà in questa villa domani sera.-

-Ricevimento?- intervenne Annie. -A me è stata detta una cosa molto diversa.- aggiunse mentre tirava fuori dalla sua borsetta una lettera.

 -Io sono stata invitata a partecipare ad una riunione fra stiliste di moda, per mettere a punto strategie di mercato comuni.-

-Sì va bene ma… cosa c’entrano Candy e Patty?- chiese Iriza

-Le ho invitate io per farmi compagnia, Patty era in visita a Chicago, e io dovevo assolutamente venire a questo incontro, così le ho invitate ad accompagnarmi.-

-Ci penserà la signora Stone a spiegarci tutto quando arriverà.- intervenne la zia Elroy. 

 

Superata la sorpresa iniziale le tre ragazze guardarono meglio l’interno della villa: un ampio salone si stendeva dietro alla porta d’ingresso, e in fondo al salone due scale a chiocciola conducevano al piano superiore, il cui corridoio sembrava contornare il salone sottostante.

 

-Da quanto tempo siete qui?- chiese Annie

-Da un’ora circa, ci siamo appena sistemate nelle nostre stanze.-

-E… la signora Stone? A rigor di logica dovrebbe essere già qui.- disse Patty.

-L’autista che ci ha portate qui ha detto che dovrebbe arrivare stasera.- rispose Sarah Legan. -La porta ce l’ha aperta lui con le chiavi che poi ci ha lasciato.-

-È uno scandalo!- Tuonò la zia Elroy -Farci venire in questo posto dimenticato da Dio senza l’ombra di un domestico! Questa fantomatica signora Stone non si aspetterà mica che ci mettiamo noi a ripulire le stanze e a preparare la cena?-

-Già.- disse Candy che pure non condivideva i modi aristocratici dell’anziana zia adottiva -C’è qualcosa di strano in questo invito. Se in questa villa deve tenersi un ricevimento o quel che sia, possibile che non ci sia nessuno a fare dei preparativi?-

-Inoltre la zia non ha certo torto quando parla di “posto dimenticato da Dio”. Una villa isolata in aperta campagna ad almeno venti miglia dal più vicino centro abitato…- aggiunse Iriza

-Beh è inutile stare a rimuginarci sopra.- sembrò voler concludere Candy. -Se siamo state invitate qui, qualcuno dovrà farsi vivo prima o poi.-

-È quel “poi” che mi preoccupa.- disse Patty -E se non venisse nessuno?-

-Beh, nel caso dovremo cavarcela fino a lunedì mattina. Non la vedo impossibile. Ci sarà una cucina in questo posto no?-

-Giusto!- disse Annie -Diamo un’occhiata a questa casa.-

 

-Ehi, avete visto quelle statuine?-

Disse Annie notando un tavolino sul quale erano adagiate dieci piccole statuine. -Sembrano… dieci indiane…-

Le statuine infatti rappresentavano dieci figure umane dalle fattezze femminili con una piuma fra i capelli.

-E quello è… un autentico fonografo di Edison!- aggiunse Patty indicando un curioso aggeggio sistemato su una mensola di fianco al tavolino con le statuine. -Un  vero pezzo da museo!-

-Ok!- disse Candy -Faremo i complimenti alla signora Stone per l’arredamento. Ora andiamo.-

 

Non faticarono a trovare la cucina, e si avvidero che c’erano provviste per almeno una settimana. Inoltre sembrava proprio che qualcuno avesse preparato il necessario per un pranzo e una cena per un numero abbondante di persone.

-C’è qualcosa di molto strano in questa storia…- considerò Annie -Questo è il necessario per un pranzo o una cena per 7-8 persone, ma non per un ricevimento.-

-Già.- concordò Candy. -Inoltre non vedo le bevande tipiche di un ricevimento o di una qualsiasi occasione mondana. Dove sono le bottiglie di Champagne o di Spumante? Non vedo neanche nessun tipo di vino.-  

La zia Elroy sembrò sentirsi male.

-Zia Elroy!- dissero ad una voce Candy e le due Legan

-Portate un bicchiere d’acqua!- ordinò imperiosamente Candy, e Iriza obbedì.

L’anziana donna venne portata nel salone d’ingresso e fatta sedere su una poltrona davanti ad un camino.

-Dove sono le tue medicine zia?- chiese Candy

-In camera sua, nella sua valigia.- rispose Iriza -L’ho aiutata io a prepararla.-

-Bene, valle a prendere.-

-Come ti permetti tu trovatella, di dare ordini a mia figlia?- la sgradevole voce di Sarah Legan era proprio come Candy se la ricordava dai tempi lontani in cui l’aveva messa a dormire nelle stalle.

-Non mi sembra il caso di polemizzare, signora Legan! C’è di mezzo una persona sofferente e io sono un’infermiera!-

Le espressioni di Sarah e Candy sembravano quelle di due persone pronte a uccidersi l’un l’altra.

-Iriza ti prego…- disse Elroy con la voce ridotta a un sospiro -Fà come dice Candy… mi fido di lei…-

-Già…- Incredibilmente Iriza sembrò mandare giù il rospo, e salì le scale per andare nella stanza della zia Elroy.

 

Sentirono bussare alla porta.

-Bene!- esclamò Candy. -Forse qualcuno che ci spiega dove accidenti siamo capitati!-

Patty andò ad aprire, e quattro persone entrarono nella villa lasciando letteralmente basita Candy.

 

-E voi che ci fate qui…- esclamò la ragazza alzandosi in piedi. Davanti a lei c’erano le sue colleghe di studi e di lavoro, Flanny Hamilton, Eleanor Mancy, Judy Neta, Natalie Vince.

-Candy! Sei stata convocata anche tu!- esclamò Flanny con la sua consueta aria distaccata.

-Convocata per cosa?-

-Ma come Candy?- intervenne Natalie. -Non sei stata convocata anche tu dalla signora Stone?-

Lei fece cenno di no, incapace di proferire parola.

-Noi siamo state contattate da una certa signora Stone, che ci ha convocate qui per un colloquio. Cerca infermiere per la sua clinica a Boston.- spiegò Eleanor.

-Ragazze… qui c’è qualcosa di strano…- Candy e le altre erano impallidite.

-Ecco la medicina della zia Elroy.-

La voce di Iriza distolse Candy dalla situazione incredibile che le si era presentata davanti. Ora doveva somministrare la medicina alla zia.

-Ecco l’acqua.- Annie aveva portato un bicchiere d’acqua

-Bene.- disse Candy prendendo l’acqua dalle mani di Annie e la medicina da quelle di Iriza.

-Zia Elroy: metti in bocca la medicina e manda giù l’acqua.-

L’anziana donna obbedì. Ormai aveva superato il suo antico astio per quella ragazza, dopo che lei si era presa cura del suo amato nipote William Albert.

Poco dopo la donna sembrò riprendere colore. 

-Sarà meglio che tu vada a riposarti zia.- le consigliò Candy.

-Per una volta sono d’accordo con Candy. Vieni con me zia, ti accompagno nella tua stanza.-

 

Mentre Iriza e Sarah aiutavano Elroy a salire le scale, Candy si avvicinò alle sue colleghe.

-Ragazze, dobbiamo parlare.-

Si sedettero intorno al tavolo situato dalla parte opposta della sala rispetto al camino, e attesero che Iriza e Sarah le raggiungessero.

-È così Candy.- iniziò Natalie. -La scorsa settimana un tipo mi ha fermato per strada mentre uscivo dal lavoro al Santa Johanna, e mi ha fatto una proposta da parte di una certa signora Stone. Ha voluto parlare anche con loro, diceva che i nostri nomi gli sono stati fatti da Miss Mary Jane.-

-E chi è Miss Mary Jane?- chiese Iriza

-È la direttrice della scuola per infermiere dove abbiamo iniziato i nostri studi.- spiegò Candy

-Continua Natalie.-

-C’è poco da dire: ci siamo riunite il giorno dopo con questo tipo in un bar poco distante dall’ospedale, e lui ci ha spiegato che la signora Stone cercava infermiere per la sua clinica di Boston. Ci ha prospettato una buona paga e buone condizioni di lavoro, così ci siamo accordate per vederci stamattina molto presto per venire qui.-

-Dov’è questo tipo? Vorremmo proprio parlarci.-

-Sta qui fuori, dice che doveva sistemare la macchina e ci avrebbe raggiunte. Ci ha detto anche che avremmo trovato la signora Stone in casa.-

Candy e le altre sbarrarono gli occhi, e con un solo movimento si alzarono per andare alla porta.

Quando la aprirono non c’era nessuno.

Solo in lontananza si vedeva il polverone alzato da una macchina in corsa.

 

Dopo che ebbero realizzato l’assurdità della situazione in cui si trovavano, le nove donne cercarono di radunare i loro pensieri e di capirci qualcosa.

-Insomma!- sbottò Judy. -State dicendo che ognuna di noi è stata fatta venire qui con una scusa diversa da una persona che nessuna di noi ha mai visto?-

-A dire la verità soltanto otto di noi sono state convocate da questa “signora Stone”, io e Patty siamo qui per caso, abbiamo soltanto accompagnato Annie.-

-E adesso siamo bloccate qui.- disse Flanny. -Ad almeno venti miglia da Chicago, in aperta campagna e con un tempo che minaccia bufera da un momento all’altro.-

Proprio in quel mentre un tuono risuonò nell’aria, e sulle nove donne riunite in quel salone calò una cappa di autentico terrore.

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Capitolo 2
*** Sabato pomeriggio: la paura ***


-Cerchiamo di darci una calmata!- disse imperiosamente Candy. -Non so cosa stia succedendo ma dobbiamo rimanere calme e concentrate.-

-L’unica cosa chiara è che qualcuno ci ha menato per il naso.- disse Flanny. -Siamo state attirate qui con scuse diverse da una persona che nessuna di noi ha mai visto. E niente di quello che ci è stato detto era vero. Qui non c’è nessun ricevimento, nessuna riunione di stiliste di moda e nessuna proprietaria di cliniche bostoniane.-

-Sappiamo di sicuro che l’autista che vi ha portate qui era d’accordo con la “signora Stone” ammesso che esista.- disse Candy rivolta alle sue colleghe infermiere.

-E voi, come siete arrivate qui?- chiese Flanny.

-Noi siamo state portate qui dall’autista dei Brighton.- rispose Candy. -Verrà a riprenderci lunedì mattina.-

-Noi invece siamo state portate qui da un autista mandato dalla signora Stone, proprio come voi signorina.- rispose Sarah

-Ci è venuto a prendere questa mattina presto alla residenza degli Andrew a Chicago, io e Iriza abbiamo dormito lì per favorire la zia Elroy.-

-Quindi l’unica persona conosciuta che ci ha portato qui è l’autista della signorina Brighton, che verrà a prendervi lunedì.- considerò Flanny.

-Beh, almeno lunedì questa situazione surreale finirà.- disse Annie -Il mio autista verrà a prenderci e troveremo un modo di far venire via anche voi. Dobbiamo solo organizzarci per questo… strano weekend!-

Annie era cambiata, una volta  era paurosa e frignona, adesso invece sembrava tranquilla, serena, per niente o poco intimorita da quella situazione.

-Giusto!- esclamò Candy alzandosi. -Prima eravamo in cucina e abbiamo visto che c’è da mangiare per un reggimento! Andiamo e organizziamoci per mangiare qualcosa. Si è fatta una certa ora e io ho fame!-

-Non penserete mica che io mi metta a cucinare come una sguattera qualsiasi!-

Candy squadrò l’altezzosa Sarah Legan con uno sguardo di autentico odio.

-Mi dispiace tanto signora, ma io ho smesso da un pezzo di lavorare per lei, e qui non ci sono “sguattere”. Per cui se vuole mangiare qualcosa le consiglio di alzare il suo nobile sedere dalla sedia e di darsi una mossa! Altrimenti per quanto mi riguarda può anche schiattare di fame!-

-Non permetterti di parlare così a mia madre, trovatella!-

Candy non ci vide più, e saltò addosso alla sua odiata nemica di sempre. Le due ragazze cominciarono a picchiarsi, ma le altre le separarono subito.

-Adesso basta Candy! Penseremo io e Patty a cucinare qualcosa! Tu e le tue amiche infermiere andate a dare un’occhiata alla zia Elroy, e tu Iriza, e anche lei signora Legan, venite a darci una mano! Candy non ha tutti i torti: dovete fare la vostra parte anche voi!-

Candy fu trascinata via dalle sue colleghe e insieme salirono le scale.

-Sai Candy? Ti facevo più “pacifista”.- ironizzò Flanny.

-Và al diavolo Flanny! Tu non hai la più pallida idea di quello che ho passato quand’ero piccola, a causa di quelle due streghe!-

-D’accordo, d’accordo. Sono affari tuoi e io non sono curiosa. Piuttosto dimmi: la signora… Elroy, soffre di qualche malattia?-

-Semplicemente ha più di ottant’anni e soffre di cuore. Prende regolarmente delle medicine e prima che arrivaste voi ha avuto un piccolo mancamento. Tutto qui.-

-Le hai somministrato le sue medicine quindi.-

-Sì, le ho dato un leggero cardiotonico che il dottor Leonard le ha prescritto per questi piccoli malori. Ma la cosa importante è che si riposi. Non sarebbe mai dovuta venire qui per presunti eventi “mondani”.-

Entrarono nella stanza della zia Elroy e la videro sdraiata sul letto così come l’avevano lasciata Iriza e Sarah. 

-Bene, sta dormendo.- disse Candy

Flanny squadrò attentamente la signora sdraiata sul letto e sgranò gli occhi. Si precipitò su di lei e le prese il polso.

-Candy… mi dispiace… la signora è morta.-

 

Le nove donne stavano diritte in piedi intorno al capezzale dell’anziana Elroy. Candy, Iriza e Sarah erano in lacrime.

In passato Candy non era stata ben vista dall’anziana matriarca degli Andrew, in seguito lei stessa le aveva confessato di averla considerata responsabile dell’orribile disgrazia occorsa al povero Anthony, e di aver cambiato idea su di lei solo quando aveva scoperto che proprio lei si era presa cura del suo amato nipote William Albert.

-Io… io credo che bisognerebbe dire qualcosa…- farfugliò Iriza. 

-Non sempre sono andata d’accordo con la zia Elroy.- iniziò Candy. -Io ero una ragazzina a dir poco pestifera quando l’ho conosciuta, e lei era una donna molto severa e austera. Ma vi giuro che le  ho voluto bene…-

-Era una donna straordinaria.- intervenne Sarah Legan. -A te può anche essere sembrata austera Candy, ma considera che per tanti anni ha mandato avanti la famiglia Andrew e le sue imprese. Non è stata una cosa facile per una donna. 

Inoltre ha amato i suoi nipoti Anthony, Archie, Stear e William Albert come suoi figli, e questo lo sai.

Forse quello che non sai è che anche noi le abbiamo voluto bene.-

-Sì è così.- disse Iriza. -Le volevamo bene, e anche se la cosa può farti sorridere, lei mi ha insegnato tante cose…-

Scoppiò in lacrime e imprevedibilmente Candy la abbracciò.

Le altre uscirono dalla stanza lasciando le due ragazze da sole.

 

-Che strano…- disse Annie passando vicino al tavolo con le statuine delle indiane.

-Che cosa è strano?- le chiese Patty che stava vicino a lei

-Quelle statuine, poco fa erano dieci, ricordi?-

-E adesso…-

Patty guardò le statuine: una era rotta!

 

Dopo aver mangiato, le due Legan andarono nelle loro stanze per riposarsi un po’, mentre le altre sette ragazze si riunirono nel salone vicino al caminetto che venne acceso con la legna che trovarono accatastata in un vano nel muro proprio di fianco al caminetto stesso.

-Fuori piove che dio la manda- disse Natalie -E non accenna a diminuire.-

-Prima o poi spioverà, e comunque dobbiamo solo aspettare fino a lunedì.- rispose Flanny

-Che razza  di situazione!- sbottò Eleanor -Siamo venute qui per fare un colloquio di lavoro e ci ritroviamo bloccate in questo posto! Possibile che qualcuno ci abbia preso in giro? E perché poi?-

-Non lo so. Ma credo proprio che lunedì avremo la risposta.-

-Quando sei rientrata dall’Europa Flanny?- Le chiese Candy

-Da sei mesi Candy. Come sapete la guerra volge al termine, la Germania, l’ultimo dei grandi imperi dell’Europa centrale, è ormai accerchiata e la sua resa è questione di poco. 

Io ho sempre svolto servizio in ospedale a Parigi, lontana dal fronte, ma l’unica volta che mi è stato richiesto di andare in un ospedale da campo sul fronte franco-tedesco, sono rimasta ferita. In modo leggero d’accordo: una pallottola mi ha attraversato la spalla senza ledere l’osso, ma tanto è bastato per farmi rimpatriare. 

Il dottor Leonard non ha voluto riassumermi, e così ho dovuto svolgere lavori minori, e quando Natalie mi ha contattata per dirmi di questa offerta ho detto subito di sì.- 

-Perché quel vecchio barbogio del dottor Leonard non ti ha riassunta?-

-Diceva che in quel momento l’ospedale non poteva permetterselo, ma secondo me non me la contava giusta. Mi è sembrato.. imbarazzato…-

-Anche quando licenziò me era imbarazzato.-

-Già Candy, perché sei stata licenziata?- chiese Judy -Tutte noi siamo rimaste sorprese a suo tempo.-

-Hai presente la gentile signora Legan?-

-La signora “Sedere di piombo”?-

-Sì proprio lei.- rispose Candy sorridendo sotto i baffi per il soprannome inventato da Judy -Minacciò Leonard di tagliare i finanziamenti della sua famiglia all’ospedale se io non fossi stata licenziata.-

-Caspita! Ma allora quella signora ti odia a morte! Ma… perché? Che accidenti le hai fatto?-

-Oh, è una lunga storia Judy.-

-Raccontacela!-

-Judy! Sono affari di Candy! Non ci riguardano!-

-No Flanny, forse sapere queste cose potrebbe aiutarci a capire quello che sta succedendo. Non so te, ma io vorrei proprio sapere perché una illustre sconosciuta si è presa la briga di attirarmi qui con la promessa di un lavoro inesistente.-

Flanny rimase interdetta: Judy non aveva tutti i torti.

-D’accordo ragazze! Vi racconterò quelli che sono i miei rapporti con la signora Legan e la sua figliola.-

 

Quanto più brevemente possibile, Candy raccontò alle sue colleghe le sue passate vicissitudini.

 

-Accidenti Candy! Adesso capisco perché non ami quelle due donne…- commentò Eleanor

-Però non capisco…- ragionò Flanny -Che motivo avrebbero di averci attirate qui? Noi poi non c’entriamo davvero niente con i vostri problemi…-

-Infatti non credo che c’entrino niente con la “signora Stone”, chiunque sia. E non credo che il motivo per cui siamo state attirate qui abbia qualcosa a che fare con me o con loro…-

-Su questo sarei cauta Candy.-

-Che vuoi dire Flanny?-

-Voglio dire che… tu sei l’unica a conoscerci tutte.-

La considerazione di Flanny fece scendere il gelo nella stanza. La ex crocerossina aveva ragione! Candy era l’unico collegamento fra le donne presenti in quella villa isolata.

-Cosa vorresti dire Flanny?- stavolta era la voce di Candy ad essere gelida. -Che questa storia l’ho organizzata io?- disse alzandosi

-No Candy, non necessariamente…-

-“Non necessariamente…” ti ringrazio di concedermi il beneficio del dubbio Flanny!- disse poi mentre voltava le spalle al gruppetto per andarsene.

-Avanti Candy!- intervenne Annie -La tua amica non intendeva accusarti di niente. Sta solo cercando di capirci qualcosa. Tutte noi vorremmo capire perché siamo state attirate qui.-

-Io e Patty non siamo state attirate qui! Siamo venute solo per accompagnarti, ricordi?-

-Sì certo, ma forse la signora Stone immaginava che io vi avrei chiesto di accompagnarmi.-

-E come faceva a saperlo? E in ogni caso se voleva attirare anche me e Patty in questa casa, perché non inventare una scusa anche per noi? E se fossi stata io ad attirarvi qui, perché aspettare che tu mi invitassi? Potevi anche non farlo.-

Il contro-ragionamento di Candy aveva un senso.

-Io penso piuttosto che questa “signora Stone” vi abbia fatte  venire qui per altri motivi e che il fatto che mi conosciate tutte sia solo una coincidenza!-

-Una coincidenza molto strana Candy.- aggiunse Flanny -Questo devi concedermelo…-

-D’accordo…- disse Candy sospirando -Adesso mi calmo e cerchiamo di capirci qualcosa.-

-Io penso che c’entrino le due Legan.- intervenne Patty -Loro conoscono te ed Annie e potevano benissimo prevedere che lei ti avrebbe coinvolta, e se non lo avesse fatto avrebbero trovato un altro modo di farti venire qui.-

-Ammettiamo pure che sia così, ma che scopo avrebbero avuto? E come farebbero loro a conoscere le mie colleghe? Io non glie le ho certo presentate!-

-Dovremmo chiederlo a loro.-

-Sentite.- disse Annie alzandosi in piedi -Propongo di andare a riposarci un po’. Siamo tutte scosse e forse un buon sonno ristoratore ci farà bene. Ritiriamoci nelle nostre stanze.-

La proposta fu accolta da tutte le presenti, che quindi si alzarono e si avviarono verso le due scale a chiocciola, ognuna diretta alla sua stanza.

 

Candy aprì gli occhi, accese il lume poggiato sul comodino e andò alla finestra.

Fuori aveva smesso di piovere, ma il cielo era comunque una compatta tavola grigia. Era il tipico tempo da neve.

Non vedo l’ora di essere di nuovo a Chicago, pensò la ragazza, e nel mentre qualcuno bussò alla porta.

-Avanti!- la porta si aprì e Flanny Hamilton entrò nella stanza.

-Candy, io… volevo chiederti scusa…-

Candy sorrise tristemente.

-Non fa niente Flanny, avanti accomodati. Vorrei parlare un po’ con te.-

La ragazza entrò richiudendosi la porta alle spalle, e Candy le indicò una sedia sulla quale sedersi.

-Io… io… non ci capisco niente.- disse poi mostrando una insospettata fragilità.

-Nemmeno io Flanny, questa storia non ha senso! Perché attirare otto persone in questo posto sperduto?-

-A chi appartiene questa villa?-

-Molto probabilmente alla signora Stone, ammesso che esista. Comunque devo ammettere che avevi ragione prima, io sono l’unica qui dentro a conoscervi tutte.-

-Già, ma probabilmente è solo una coincidenza. Perché avresti dovuto attirarci qui?-

-Ah non lo so davvero! E poi questa villa… è strana…-

-Beh sì, è inquietante.-

-Una villa perfettamente isolata, a miglia e miglia di distanza dal più vicino centro abitato. Chi può aver costruito una villa qui?-

-Qualche riccone stravagante amante della solitudine.-

-Ma qui non c’è nessuno! E poi… perché il vostro autista è letteralmente scappato via?-

-Dobbiamo solo aspettare lunedì, oggi è sabato quindi devono passare due giorni e qualcuno arriverà. Piuttosto Candy, vorrei chiederti una cosa.-

-Ti ascolto.-

-Cosa hai fatto dopo essere stata  licenziata dal Santa Johanna?-

-Per un po’ ho lavorato presso una piccola clinica privata. In seguito gli Andrew mi hanno fatta assumere presso un altro ospedale, e ovviamente la signora Legan non ha osato infastidirmi oltre. Quel debosciato di suo figlio è al sicuro in Florida dove sembra che avvia avviato una catena di alberghi di gran lusso, e la sua inutile sorella fa la vita della gran dama a Chicago. Non la vedevo da qualche anno, da quando lo “zio William” rivelò la sua vera identità.-

-Mi hanno raccontato quella storia: semplicemente incredibile!-

 

Un grido disumano risuonò nella casa, e le due ragazze uscirono di corsa dalla stanza.

-Che succede!!!-

Esclamò Flanny. 

-Viene dalla stanza della Legan, dall’altra parte del piano.- le rispose Judy.

Attraversarono rapidamente il piano e raggiunsero la stanza di Sarah Legan, dentro la quale trovarono una scena orribile: sul letto giaceva Sarah Legan, con un coltello infilato nel petto, mentre Iriza piangeva disperata, inginocchiata vicino al letto, e Patty e Annie, le cui stanze erano vicine a quella di Sarah, erano in  piedi con gli occhi sbarrati dall’orrore.

Le cinque colleghe infermiere rimasero attonite a guardare l’orribile scena, mentre Iriza continuava a piangere chiamando la madre.

Flanny fu la prima a scuotersi e ad avvicinarsi al letto e osservare meglio l’incredibile situazione.

Non serviva neanche toccare quel corpo per accorgersi che Sarah Legan era morta. Il coltello era conficcato in pieno petto, dove se non aveva colpito il cuore, aveva comunque reciso vasi sanguigni importanti.

 

Poco dopo le otto ragazze sedevano vicino al camino. Flanny e Natalie avevano appena raggiunto le altre.

-Abbiamo esaminato il corpo della signora Elroy.- disse Flanny mentre si sedeva.

-E non abbiamo dubbi: è stata avvelenata!-

-Cosa?-

-Sì Candy.- spiegò Natalie -La lingua aveva uno strano colorito bluastro. Chiaro sintomo di avvelenamento.-

-Ma… ma… chi? E perché?- Candy appariva frastornata.

-Non lo so. Ma dobbiamo trovarlo!- esclamò Flanny. -Non  so chi, non so perché ma qualcuno vuole ucciderci, qualcuno ci ha attirate qui per farci del male, e noi dobbiamo trovarlo, prima che lui trovi noi.-

-Ehi dico!- disse Judy -Non pretenderai mica che ci dividiamo e ci mettiamo a esplorare questa casa.-

-No, non divise. Andremo tutte insieme ed esploreremo una stanza alla volta. Non dobbiamo rimanere da sole, finché stiamo insieme non potrà succederci niente.-

 

Sia pure con riluttanza le otto ragazze esplorarono tutta la casa, una stanza alla volta, nessuna esclusa. 

Facendosi forza entrarono anche nelle stanze delle due donne uccise, alla ricerca se non proprio dell’assassino, di qualche indizio. Ogni volta che finivano l’esplorazione di una stanza la chiudevano a chiave dall’esterno, e così fecero anche con la cucina e i bagni situati a pianterreno.

 

Quando rientrarono nel salone Annie si accorse di un particolare orribilmente inquietante: 

-Ragazze! Le statuine… sono otto!-

-Ma che accidenti vuol dire, maledizione!- A Flanny stavano saltando i nervi.

-Quelle statuine… siamo noi… non capite?!!! Poco fa erano nove! L’assassino chiunque sia, era qui!!!-

-Ma in questa casa non c’è nessuno oltre a noi! E fuori non ci sono posti dove nascondersi!- Anche Judy rischiava di perdere il controllo dei suoi nervi.

-Domani alla luce del giorno, controlleremo meglio.- disse Flanny. -Ma credo proprio che tu abbia ragione Judy: in questa casa non c’è nessuno oltre a noi, e quindi…

L’assassino è una di noi!-

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Capitolo 3
*** Sabato notte: l'orrore ***


-Ma… ma… non ha senso!- farfugliò Candy -Perché qualcuna di noi dovrebbe voler uccidere le altre?-

-Sei sicura di non saperne niente Candy?- chiese Judy visibilmente in preda al panico.

-Che… che cosa vorresti insinuare Judy?-

-Tu sei l’unica a conoscerci tutte! L’unica che potrebbe avere un motivo per volerci uccidere!-

-Ma cosa stai dicendo Judy?!!! Volevo bene alla zia Elroy! E non avrei mai fatto del male alla signora Legan!-

-Ah davvero? Ricordo di averti sentita dire “non avete idea di quello che ho passato a causa di quelle due streghe!”-

-Maledizione Judy! Io…-

-Adesso diamoci una calmata!- tuonò imperiosamente Flanny

-Judy! Non serve a niente accusarci a vicenda!

Candy! Io non ti accuso di niente ma devi ammettere che qui sei l’unica che poteva avere un motivo di risentimento contro la signora Legan!-

Un silenzio di tomba calò nel salone. Un silenzio che sembrò durare un’eternità e che fu rotto dalla voce sibilante e carica d’odio di Iriza Legan.

-Se veramente hai ucciso mia madre… io ucciderò te.-

Candy avrebbe voluto replicare, avrebbe voluto giurare che lei non aveva fatto niente, che non avrebbe mai potuto fare una cosa del genere, ma si limitò ad abbassare lo sguardo.

-Signorina Legan! Capisco il suo stato d’animo ma come ho appena detto a Judy, accusarci fra di noi non serve a niente, almeno se non abbiamo prove.-

-Io… io non riesco a credere che ci sia un’assassina fra di noi.- disse Annie

-Di Candy e Patty sono sicura! Mi fido di loro come di me stessa! Iriza la conosco da anni, e per quanto non sia certo una santa, non avrebbe mai ucciso sua madre e la zia Elroy! 

Voi siete delle infermiere! Non vi conosco personalmente ma Candy mi ha parlato di voi, e mi sento di escludere che possiate essere capaci di azioni così esecrabili! Deve esserci un’altra spiegazione! Sicuramente l’assassino si nasconde fuori da questa casa!-

-Domani esploreremo per bene i dintorni di questa casa.- disse Flanny dopo l’ennesimo lunghissimo istante di silenzio. -Il problema è arrivarci fino a domani.-

Ignorando l’appena percettibile nota di ironia nella voce di Flanny, Candy prese la parola.

-Dobbiamo restare tutte insieme, in gruppo. Se davvero c’è un’assassina fra di noi non potrà fare niente da sola contro le altre. Se invece l’assassino viene da fuori non oserà affrontarci da solo.-

-Sono d’accordo.- disse Flanny -Stanotte dormiremo qui, nel salone. Adesso andremo tutte insieme nelle nostre stanze, una stanza alla volta e prenderemo i materassi e quanto ci necessita per la notte. Lì c’è un bagno se ben vedo. Useremo quello stanotte e lasceremo la porta sempre aperta.-

Le otto ragazze si trovarono tutte d’accordo e cominciarono a organizzarsi.

 

In breve tempo i materassi furono sistemati fra il camino e la porta del bagno a pianterreno, che fu bloccata e lasciata aperta.

Data l’ora che si era fatta si pose il problema di cenare.

-Lo so che in questo momento l’ultimo nostro pensiero è il cibo.- disse Annie al riguardo -Ma dobbiamo mantenerci in forze se vogliamo uscire vive da questa situazione. Per cui proporrei di organizzarci per mangiare qualcosa.-

-Ma in cucina non c’entriamo tutte. Non riusciremmo a muoverci.- fece notare Patty

-Quattro di noi andranno a cucinare e le altre quattro apparecchieranno la tavola e magari laveranno i piatti dopo.- disse di nuovo Flanny con il suo tono gelido-ironico.

La soluzione proposta era l’unica praticabile e venne messa in atto. Annie, Candy, Patty e Iriza andarono in cucina, e le infermiere rimasero nel salone cercando di organizzare una tavolata con i piatti che prelevarono dalla stessa cucina.

-Signorina Legan, Candy…- disse Flanny prima che le quattro ragazze entrassero in cucina. -Siete sicure che…-

-Stia tranquilla signorina Flanny.- intervenne Patty -Ci penseremo noi a tenerle a bada.-

 

Una volta che le tre amiche e la non troppo amica furono entrate in cucina, Eleanor si rivolse a Flanny.

-Tu che ne pensi Flanny? Credi davvero che una di quelle ragazze sia un’assassina?-

-Non so che pensare, e soprattutto non riesco a capire che accidenti c’entriamo noi con questa storia. Se davvero hanno dei conti da regolare fra di  loro, perché coinvolgere noi?-

-A meno che l’assassina non sia davvero Candy.- suggerì Eleanor. -Lei sicuramente aveva motivi di risentimento verso le due signore e verso Iriza, e potrebbe anche avercela con noi che in passato l’abbiamo un po’… snobbata.-

-E ci vorrebbe morte per questo? Andiamo Eleanor!-

-Mi sembra un po’ poco per volerci morte.- concordò Natalie -Però  una cosa è vera: Candy è l’unica a conoscerci tutte.-  

 

-Ehi ragazze!- disse Patty rivolta a Candy e Iriza. -Vediamo di stare calme, ok?-

Iriza distolse lo sguardo e Candy si mise ai fornelli.

-Cerchiamo piuttosto di ragionare.- continuò Patty -Vi sembra davvero possibile che una di noi sia un’assassina?-

Annie fece cenno di no.

-Iriza mi sembra da escludere. Non avrebbe mai ucciso sua madre, e quanto a noi o a quelle ragazze di là, che motivo avremmo?-

-Candy avrebbe avuto più di un motivo per odiare mia madre.- accusò Iriza.

-Va bene, te lo concedo!- rispose Candy -Ma allora perché mettere in piedi questa farsa? Avrei potuto semplicemente uccidere te e tua madre a Chicago senza coinvolgere tutte queste persone. E la stessa considerazione può essere fatta per ognuna di noi.-

Iriza sembrò riflettere.

-Iriza, credi davvero che Candy avrebbe ucciso tua madre e la zia Elroy? E tu Candy, credi davvero che Iriza avrebbe potuto…-

-No, ma qualcuno lo ha fatto! E non credo proprio che sia una di noi otto. Nonostante le apparenze credo che l’assassino venga da fuori.-

-Ci sono due cose da capire.- intervenne Patty -Il movente e l’opportunità.

Voglio dire: chi ha messo in piedi questa mostruosità doveva essere in grado di farlo. Doveva avere le chiavi di questa villa ed essere sicuro che non ci fosse nessun altro oltre a noi. E deve trattarsi anche di una persona ricca, spaventosamente ricca. Pensate quanto deve essere costato questo scherzetto.-

-Il che escluderebbe le mie colleghe infermiere.-

-Per quello che ne sai tu Candy.- precisò Iriza

-Che vuoi dire?-

-Che una di loro potrebbe averti mentito.-

 

Di lì a breve Candy e le altre misero sù una cena accettabile, e le otto ragazze rinchiuse in quella casa si organizzarono per mettersi a dormire.

Tutte le finestre erano state chiuse dall’interno, e tutte le porte al pianterreno erano state chiuse a chiave con le chiavi lasciate infilate nella serratura. Nessuno poteva entrare nella casa.

 

Candy si svegliò all’improvviso, e si avvide che il fuoco nel camino si era spento da un pezzo.

La fiamma di un piccolo lume  a petrolio si accese e Candy lo notò.

-Candy…- la chiamò sottovoce Annie.

-Sei sveglia anche tu?-

-Sì Annie, mi sono appena svegliata, incredibile che sia riuscita a prendere sonno.-

-Dai, vieni con me in cucina. Parliamo un  po’ fra di noi.-

Candy si alzò e precedette Annie in cucina.

Si sedettero sugli sgabelli intorno al tavolo da lavoro in mezzo alla cucina e Annie posò il lume sul tavolo stesso.

-Cosa pensi di questa storia Candy?-

-Non so che pensare Annie, sono l’unica a conoscere tutte le presenti, e l’idea che una di loro possa essere un’assassina mi suona semplicemente assurda! Non lo credo nemmeno di Iriza, figuriamoci di te o di Patty! Credo che l’assassino venga da fuori. Non so dove si nasconda ma domani cercheremo di scoprirlo. È l’unica spiegazione.-

-E delle tue amiche infermiere che mi dici?-

-Vuoi scherzare? Non posso certo dire che siano mie amiche per la pelle, i nostri rapporti sono sempre stati molto formali, ma mi rifiuto di credere che una sola di loro possa essere un’assassina! E poi che motivo avrebbero?-

-Questo mi sfugge.-

-Senza contare che Patty aveva ragione: ci sono voluti un mucchio di soldi per mettere in piedi questo orrore. E quelle ragazze vengono da famiglie assolutamente normali.-

-E… se Iriza avesse ragione? Se una di loro ti avesse mentito?-

-Tutto può essere ma il movente? Perché una di loro avrebbe dovuto uccidere la zia Elroy e la signora Legan?-

-Candy… io… ci ho pensato su… e… l’unico motivo possibile… sei TU!-

Candy rimase senza parole, ma la sua espressione lasciava trasparire tutto il dolore e la rabbia che la pervadevano in quel momento. 

Fece per alzarsi dallo sgabello.

-Aspetta Candy! Stammi a sentire ti prego! Non intendo dire che sia tu l’assassina, ma solo che tu sei l’unico punto di collegamento fra tutte noi. L’assassino, chiunque sia, vuole colpire TE! Vuole farti soffrire, capisci?-

-L’unica in questa casa a odiarmi è Iriza! Ma è impossibile che abbia ucciso sua madre!-

-Ne sei sicura? La signora Legan di recente era stata ricoverata al Santa Johanna!-

-Sì certo, per una banale appendicectomia.-

-E se così non fosse? Se dietro ci fosse qualcosa di molto più serio?-

-Cosa vuoi dire?-

-Immagina se la Legan fosse stata seriamente malata, magari condannata. A quel punto non avrebbe avuto niente da perdere.-

-Quindi le due Legan avrebbero architettato tutto questo per colpire me? Quindi Iriza avrebbe ucciso a sangue freddo sua madre? Quella ragazza sarà pure una strega, ma non credo che arrivi a questo punto!-

-Questo è quello che vuoi credere tu Candy…-

-No. Non mi convinci. Deve esserci un’altra spiegazione: l’assassino viene da fuori, ne sono sicura!-

 

Le due ragazze tacquero a lungo, poi fu Candy a rompere il silenzio.

-E… tu come stai Annie?-

-Come vuoi che stia Candy? Avevo appena superato il dolore per la separazione da Archie, mi stavo costruendo un futuro con il mio lavoro di stilista e adesso…-

-Ti manca molto, vero?-

-Archie? Sì mi manca moltissimo, ma non devi pensare pensare che io lo odi, anzi. Tutto sommato gli sono grata per avermi mollata evitandomi una vita infelice accanto a un uomo che non mi amava. Se usciremo vive da questo incubo potrò comunque costruirmi un futuro, con il mio lavoro, e forse con un vero amore…-

Candy le prese la mano. 

-Usciremo da qui Annie! Ce la faremo insieme, come sempre!-

-Sì Candy: come sempre!-

Si sorrisero tristemente, poi Annie si accorse di qualcosa.

-Guarda Candy! Sta nevicando!-

Dalla minuscola finestrella posta in alto sulla parete esterna della cucina infatti, si potevano intravedere minuscoli fiocchi di neve.

-Ci mancava solo questa!- sbottò Candy -Ora andarcene da qui sarà davvero impossibile!-

-Perché? Pensavi davvero di poter lasciare questa casa a piedi? Per andare dove?-

-Beh, con un tempo diverso potevamo davvero pensare di incamminarci a piedi verso la più vicina azienda agricola, ne abbiamo viste diverse venendo qui, ricordi?-

-La più vicina sarà ad almeno cinque miglia da qui.-

-Non è una distanza impossibile.-

-Ne parleremo domani con le altre, adesso torniamo di là e cerchiamo di dormire un po’.-

 

Uscendo dalla cucina e dirigendosi verso il gruppo dei materassi, passarono vicino al tavolino con le statuine, e Annie lanciò un grido.

-Annie! Che c’è?-

-Le statuine…-

Candy guardò il tavolino e sgranò gli occhi dall’orrore: le statuine intere erano SETTE!

Il grido di Annie aveva svegliato le altre ragazze che, temendo il peggio, accorsero in massa.

La loro reazione davanti alle statuine fu la stessa di Candy, e rapidamente Flanny si guardò intorno.

-Dov’è Judy?!!!!-

Natalie si avvide che Judy era riversa sul suo materasso, e avvicinandosi a lei lanciò un grido: Judy aveva la gola tagliata!

 

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Capitolo 4
*** Domenica: l'incubo ***


Il corpo di Judy fu portato in una delle stanze insieme al suo materasso, e adagiato sul letto.



Poi le ragazze superstiti di quella incredibile tragedia, si radunarono al pianterreno intorno al tavolo: non c’era tempo per raccogliersi in preghiera, dovevano agire!



Eleanor, sempre più in preda al panico e all’isteria aggredì verbalmente Candy, accusandola di quello che stava succedendo, ma Flanny la zittì.



-Piantala Eleanor! Non è il momento di abbandonarsi all’isteria!-



-Ma come fai a essere così fredda Flanny!!! Non sei sconvolta anche tu? Conoscevi Judy! Sai benissimo che era una ragazza semplice, che amava il suo lavoro!-



-Sì che sono sconvolta Eleanor! Ma voglio che non ci siano altre morti! Non ci capisco più niente di questa storia, e se davvero è stata Candy a uccidere Judy, ti assicuro che la pagherà cara! Ma adesso non è il momento di scannarci fra di noi! Faremmo solo il gioco dell’assassina!!!-



Flanny era in lacrime e tremava, così come le altre ragazze.



-Ascoltatemi!- disse Candy dopo essersi imposta l’autocontrollo. -Io mi rifiuto di credere che una di noi possa essere responsabile di tutto questo… io… credo che l’assassino venga da fuori…-



-E come avrebbe fatto a entrare, eh?- le rispose una rabbiosa Flanny.



-La finestra!- esclamò Annie -La finestra in cucina!-



Come un sol uomo le ragazze si precipitarono in cucina.



-Non mi convince.- disse Flanny che aveva recuperato tutta la sua tradizionale freddezza. -È vero che può essere aperta e richiusa molto facilmente con una spinta, ma è troppo piccola e troppo in alto.-



-Beh, una persona agile come Candy per esempio, potrebbe raggiungerla, e una persona magra come me o Annie, o come lei signorina Eleanor, potrebbe passarci molto facilmente.- considerò Iriza.



-Cosa vuole insinuare?!!!- disse rabbiosamente Eleanor



-Proprio niente signorina, dico solo che non è impossibile che esista una persona in grado di passare di lì.-



-Propongo di fare quello che dicevamo ieri sera.- aggiunse Candy -Perquisiamo il giardino di questa maledetta villa! Ma tutte insieme!-



-Prima prepariamoci un caffè.- suggerì Annie mettendosi ai fornelli -Ci farà bene.-



 



Consumato rapidamente il loro caffè, le ragazze si coprirono come meglio poterono e uscirono fuori. La tenuta della villa Stone non era particolarmente grande, e il giardino giaceva in un evidente stato di abbandono. Sul retro della villa trovarono solo ciarpame abbandonato, fra cui spiccava una grossa botte nei pressi della finestrella della cucina.



L’unico edificio esterno alla casa principale era una vecchia baracca in legno che giaceva vicino al cancello.



-Coraggio!- disse Candy -Andiamo a vedere anche quella baracca, qualunque cosa sia.-



Non senza paura le ragazze si avvicinarono alla fatiscente costruzione e si affacciarono al suo interno sbirciando da un buco dove una volta doveva esserci una porta.



-Questa doveva essere una stalla.- disse Candy



-Oltre quella staccionata dovevano esserci i cavalli.-



-Mi sembra impossibile che qualcuno possa nascondersi qui.- disse Patty -Soprattutto con questo freddo. Non sopravviverebbe una notte.-



-Coraggio. Rientriamo in casa.- disse Flanny -In questo giardino non c’è proprio niente.-



Mentre camminavano verso l’ingresso della villa che avevano ben chiuso a  chiave  prima di avventurarsi in giardino, Eleanor si fermò.



-Eleanor! Cos’hai?- chiese Candy terrorizzata quando vide l’espressione di dolore sulla faccia della sua compagna di studi.



Eleanor non rispondeva, ma il suo volto era cianotico.



-Mio Dio! Sta avendo un infarto!- gridò Flanny. Ma prima che qualcuno potesse anche solo pensare di tentare un soccorso, la ragazza si accasciò a terra.



 



-È… è morta!- gridò Flanny in lacrime dopo essersi chinata sull’esanime Eleanor.



 



Rientrarono in casa portando con loro il corpo di Eleanor, e una volta in casa si avvidero di una cosa agghiacciante: le statuine intatte erano soltanto sei! 



A quel punto Candy perse il controllo. Si frappose fra il tavolino e le altre ragazze ormai terrorizzate.



-Maledetta! Chiunque tu sia, che sia maledetta! Uccidi pure me se vuoi! Ma lascia in pace queste ragazze! Mi hai capito!!! Mi hai…-



Poi cadde a terra priva di sensi.



 



Poco dopo Candy era stata sistemata su un materasso vicino al camino da Annie e Patty, mentre Flanny, Natalie e Iriza avevano portato la povera Eleanor in una delle stanze. Poi, su proposta di Flanny avevano rapidamente perlustrato la stanza di Elroy.



A quel punto le cinque ragazze si riunirono intorno al solito tavolo.



-Poco fa abbiamo perlustrato la stanza della signora Elroy.- disse Flanny. -E le medicine per il cuore che la signora prendeva sono sparite.-



-Sparite?- chiese Patty.



-Le ha prese l’assassina, e in qualche modo le ha somministrate alla povera Eleanor. Quelle medicine possono salvare la vita ad un cardiopatico, ma se usate in modo improprio possono condurre alla morte, e infatti Eleanor è stata stroncata da un infarto.-



-Mio Dio…- disse Annie -Ma allora una di noi sei è veramente l’assassina.-



-A questo punto non possono più sussistere dubbi.- sentenziò Flanny. -In questo dannato posto non c’è nessuno oltre  a noi nel raggio di svariate miglia. Nessuno che possa entrare e uscire a suo piacimento da questa casa.-



-Dobbiamo andarcene subito da questa casa!-



Si girarono nel riconoscere la voce di Candy ormai tornata in sé.



-Se restiamo qui moriremo tutte… tranne una…-



-Già, e se usciamo di qui moriremo tutte, nessuna esclusa.- rispose Flanny.



-Non abbiamo scarpe e abiti adatti a una camminata di almeno cinque miglia nella neve. A proposito: ha anche ricominciato a nevicare.



In queste condizioni avventurarci in aperta campagna per diverse miglia intorno a noi sarebbe un suicidio!-



Candy che ormai aveva raggiunto le altre al tavolo, sembrava riflettere: Flanny aveva ragione.



-Dobbiamo resistere fino a domani.- disse Annie -Il mio autista ci raggiungerà e allora quest’incubo sarà finito.-



-Se ci raggiungerà!- disse Natalie



-Cosa intende dire signorina?-



-Voglio dire, signorina Brighton, che se dietro tutto questo ci fosse lei, il suo autista potrebbe non arrivare mai!-



-Calma Natalie! Adesso non serve a niente…-



-Lasci stare Flanny.- disse Annie come a smorzare i toni. -La signorina Natalie non ha torto. In questo momento nessuna di noi è al di sopra di ogni sospetto.-



-Dobbiamo restare sempre insieme.- propose  Patty -Non lasciarci mai per nessun motivo. E per quanto assurda sembri dobbiamo valutare la possibilità di andarcene da questa villa. So che è rischioso ma dobbiamo pensare anche a questo. A circa cinque miglia da qui, nella direzione della strada che abbiamo fatto venendo qui, c’è veramente un’azienda agricola, ricordate? C’era anche  una grande stalla e c’era un uomo che vi si dirigeva, quindi troveremo qualcuno.-



-A quest’ora è già tardi Patty.- fece notare Annie -Se ci mettessimo in cammino adesso non arriveremmo mai lì prima del tramonto, e stare lì fuori in piena notte senza scarpe e abiti adatti è veramente un suicidio. Ormai dobbiamo aspettare domani mattina ed eventualmente partire alle prime luci dell’alba.-



-E comunque è assurdo pensare che domani non arrivi nessuno.- intervenne Candy -Se anche ci fosse Annie dietro a questa storia, dovrebbe pur tornare a casa, no?!?!?-



-Scusate.- disse proprio Annie alzandosi -Devo andare in bagno.-



-Fà attenzione Annie.- le raccomandò Candy



-Oh andiamo! Se siete tutte qui non può succedermi niente, giusto?-



Annie entrò in bagno e socchiuse la porta.



-Non mi piace che Annie sia da sola in bagno.-



-Andiamo Candy!- disse Flanny -Se l’assassina è lei non si ammazzerà certo da sola, e se è una di noi… adesso è qui.-



-E se ci stessimo sbagliando? Se l’assassino venisse veramente da fuori?-



-Sì, e adesso chissà come è entrato in un bagno senza finestre.- rispose Iriza -La verità è che stiamo diventando paranoiche, se continuiamo così finiremo con l’impazzire.-



Come in risposta a Iriza, si sentì un tonfo provenire dal bagno, e le cinque ragazze vi si precipitarono.



-Annie!- gridò Candy entrando nel bagno -Annie!!!!-



Natalie si chinò sull’esanime ragazza e le prese il polso.



-Mi dispiace Candy. La tua amica non ce l’ha fatta. Probabilmente è stata avvelenata.-



Candy e Patty, incapaci di ogni altra reazione, si abbracciarono in lacrime.



 



Anche Annie fu sistemata in una delle stanze, e quando le ragazze ridiscesero notarono un particolare che ghiacciò loro il sangue: le statuine intatte erano solo cinque!



-Com’è possibile?- sillabò Candy -Eravamo tutte insieme…-



Le ragazze tacquero. Nessuna di loro aveva una spiegazione plausibile.



 



Passarono altre ore e di nuovo si fece sera.



-Io… io… sono stravolta…- si lamentò Natalie passeggiando nervosamente



-Sarebbe strano il contrario. Siamo tutte stravolte.- le rispose Flanny



-Ho… ho bisogno di dormire…-



-Sdraiati sul materasso e dormi. Io non credo che riuscirei a chiudere occhio.-



-Veramente… io vorrei dormire in una stanza…-



-Sei impazzita Natalie?-



 -Ascoltate: mi chiuderò a chiave da dentro, l’assassina non potrà mai entrare!-



-A meno che non possieda una chiave di riserva di tutte le stanze, o magari un passepartout.-



-Lascerò la chiave infilata nella serratura.-



-Natalie ripensaci!- sembrò scongiurarla Flanny.



-Lasciala fare Flanny.- suggerì Candy -Se lei si sente più sicura così, ha il diritto di fare come crede e d’altronde non è che dormendo tutte insieme abbiamo risolto molto.  



Andiamo Natalie, ti aiuto io.-



 



-Mi dici cosa ti è venuto in mente Candy?- chiese Flanny quando Candy e Iriza scesero dalle scale dopo aver aiutato Natalie.



-Ragiona Flanny, se Natalie è l’assassina non corre alcun pericolo, e se l’assassina è una di noi… resterà qui! Nessuna di noi si muoverà da qui stanotte, e se una di voi è l’assassina, la sfido a uccidermi!-



Nessuna delle ragazze superstiti osò replicare alle terribili parole di Candy.



 



Quella notte le quattro ragazze organizzarono turni di guardia di due alla volta, e in quel momento erano Patty e Candy a restare sveglie e sedute al tavolo.



-Tu cosa pensi Candy? Credi che veramente una di noi possa aver architettato tutto questo per colpire te?-



-Mi sembra l’unica spiegazione possibile, anche se è una follia.-



-Ma io e te ci troviamo qui per caso.-



-Ne abbiamo già parlato, l’assassina potrebbe aver manipolato Annie per farci invitare, e se lei non lo avesse fatto avrebbe trovato un’altra scusa.-



-L’unica che può odiarti in questo modo è Iriza.-



-L’ho pensato anch’io, ma mi suona troppo difficile credere che abbia ucciso sua madre. Non importa quello che mi ha suggerito la povera Annie, non ce la vedo proprio a piantare un coltello nel petto di sua madre.-



-Chiunque stia facendo tutto questo è un pazzo furioso, non puoi giudicarlo con criteri normali.-



-Già.-



 



Le ore scorrevano e ad un certo punto Candy si alzò.



-È ora di farci dare il cambio dalla vipera e dall’iceberg! Ma prima devo andare in bagno.-



-Mi raccomando: lascia la porta aperta e la luce accesa.-



-Contaci.-



Rimasta sola Patty cominciò a rimuginare su quanto stava accadendo in quella casa, e ritornò a pensare alla proprietà della stessa. Scoprire a chi fosse intestata quella lugubre villa sarebbe stato di fondamentale importanza.



Come folgorata da un’ispirazione Patty si ritrovò a pensare allo scrittoio dietro di lei. Aveva dei cassetti, proprio il tipo di cassetti dove riporre anche documenti di quel tipo.



Aprì uno alla volta quei cassetti, e nel secondo trovò qualcosa. Prese in mano quel qualcosa e quasi subito sgranò gli occhi dall’orrore! 



-Mio Dio…- riuscì a sussurrare.



Quel foglio era esattamente quello che cercavano, e spiegava tutto! Voleva svegliare le sue compagne e mostrare loro quello che aveva scoperto, ma non ne ebbe il tempo: la lama di un coltello le trapassò il collo impedendole qualsiasi grido.



 



Seduta in bagno, Candy vide la porta chiudersi all’improvviso e sentì girare la serratura.



 



Flanny aprì gli occhi: che stava succedendo? Ma nemmeno lei ebbe il tempo di realizzare a pieno la situazione: la stessa lama che aveva ucciso Patty, affondò nel suo cuore.



 



Candy urlava e batteva i pugni sulla porta del bagno. Urlava e piangeva, finché dopo qualche lunghissimo interminabile minuto la porta si aprì.



-Iriza!-



-Candy… io… non so come dirtelo…-



La ragazza aveva come un ematoma sulla fronte, segno di una brutta contusione, ma Candy non perse tempo a preoccuparsene. Si precipitò fuori dal bagno, e quello che vide le sgranò gli occhi e le straziò il cuore: Flanny e Patty giacevano riverse a terra poco distanti l’una dall’altra in due pozze di sangue!



-Natalie!-



Si precipitò su per le scale in direzione della stanza dell’amica infermiera, e trovò la porta della sua stanza spalancata. Vi entrò, e vi trovò Natalie, anche lei morta per una coltellata alla gola.



Iriza accorse in quel momento, e Candy trovò a malapena la forza di sibilare il suo odiatissimo nome.



Poi le saltò addosso: era lei la responsabile di tutto quell’orrore!



-Maledetta! Maledetta!- gridava mentre la colpiva.



Iriza riuscì a reagire e a colpire la sua nemica di sempre al volto, quindi riuscì a divincolarsi e ad alzarsi.



-Ferma Candy! Ascoltami!-



Ma Candy non la sentiva, continuava a gridarle contro tutto il suo odio. Mentre le saltava addosso, Iriza si scansò e la lasciò cadere a terra con un tonfo. Poi  si precipitò al piano terreno, e si diresse verso la porta d’ingresso alla villa.



Mantenendo a stento sangue freddo e lucidità, girò la chiave già infilata nella serratura e fuggì fuori.



Candy nel frattempo si era ripresa ed era scesa anche lei al piano terreno. Si avvide che le statuine  erano rimaste due.



-Bene.- si disse ad alta voce -Finiamola qui!-



Sul tavolo vide qualcosa che la sconcertò: una pistola, una vera “Colt” di quelle che si usavano nel Far West.



E questa da dove diavolo viene? Si chiese la ragazza, ma poi con una risolutezza che mise paura anche a lei, la afferrò e guadagnò l’uscita dalla villa.



Fuori stava per albeggiare, e Candy vide Iriza che arrancava nei pressi del cancello.



-Sto per raggiungerti maledetta!- disse ad alta voce prima di dirigersi verso l’odiata  ragazza dai capelli rossi.



Iriza non aveva più fiato in corpo, e che potesse fuggire era impensabile,  così si lasciò raggiungere dalla bionda.



-Ci siamo finalmente!- disse Candy puntando l’arma verso Iriza



-Candy ascoltami! Tutto questo non ha senso.-



-Perché hai ucciso tutte quelle persone? Cosa ti avevano fatto?!!!-



-Io… io non ho ucciso nessuno Candy…-



-Non contare balle Iriza! Siamo rimaste solo io e te! Io so di non essere l’assassina e quindi…-



-E quindi sarei io. D’altronde io sono il mostro, la strega cattiva! Lo sono sempre stata, vero? Beh, allora sparami e facciamola finita! Oppure ascoltami!-



 



Da dentro la villa qualcuno stava osservando la scena guardando da una delle finestre accanto alla porta d’ingresso. 



Vide Candy sparare contro la sua storica nemica, e poi la vide lasciar cadere la pistola per terra e dirigersi a lenti passi verso la casa, proprio mentre il sole sorgeva dalle colline innevate.



 



Candy raggiunse la villa e indugiò sulla porta prima di entrare.



 


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Capitolo 5
*** Lunedì mattina: la verità ***


Nella villa regnava un silenzio irreale. 

Candy entrò, consapevole di andare incontro al suo destino, quale che fosse.

Da lontano notò un particolare che la agghiacciò: era rimasta una sola statuina! Tutte le altre erano ormai state fatte a pezzi!

Si avvicinò ai corpi esanimi di Patty e Flanny. I loro sguardi increduli congelati nell’istante della morte, i loro corpi innocenti, la loro bontà d’animo. Tutto perso per la follia di una sola persona.

Sul tavolo notò qualcosa: alcuni fogli di carta che recavano vistosi bolli.

A passi lentissimi si avvicinò al tavolo e prese quei fogli.

Una sensazione di orrore si impadronì di lei. Il nome scritto su quei fogli era il nome della responsabile di tutte quelle morti, un nome che lei rifiutò con tutte le sue forze, o almeno cercò di farlo.

Come poteva essere?

Udì una risatina che non aveva nulla di umano, nulla che poteva ricordare nemmeno un po’ la persona il cui nome era scritto sull’atto di proprietà di quella villa, un nome che lei per tutta la vita aveva amato con tutta se stessa.

 

Si girò e la vide. 

Un’espressione oscena disegnata sul volto, le mani alzate e aperte davanti a lei, una delle mani teneva qualcosa con il pollice, sembrava una delle pasticche della zia Elroy.

-Guarda qua Candy! La pasticca è nella mano destra, ma ora chiudo le mani e… voilà. La pasticca è nella mano sinistra!-

-Annie…- disse Candy sillabando lettera per lettera il nome della sua antica sorellina.

-Oh, ma non è magia, è “prestidigitazione”. Un’arte antica quanto il mondo. Ricordi quella sera a casa mia, quando vi ho intrattenuto con questi giochini?-

 

Candy ricordava bene la serata cui accennava Annie. Solo qualche mese addietro, prima che Archie la mollasse, era stata ospite a casa Brighton insieme ad altre persone, e Annie aveva intrattenuto tutti con giochini di prestigio, suscitando ilarità e ammirazione.

-Non sapevo che fossi così brava Annie.- era stato il suo allegro commento, e brava Annie lo era davvero.

Aveva imparato diversi di quei trucchi frequentando i salotti di Chicago e stringendo amicizia con alcuni professionisti di quel settore.

 

-Mi hanno fatto molto comodo questi giochini in questi giorni. Sai, cose del tipo drogare quella persona e quell’altra no, rompere una statuina stando insieme a voi senza farmi notare. Giochini molto utili se si vogliono ammazzare sette persone senza lasciare traccia!-

-P-p-p-perchè Annie… perché tutto questo orrore… non ha senso…-  

-Non sei curiosa di sapere come ho fatto? Sì che lo sei…- la faccia di Annie  non aveva più niente della bambina timida e impacciata che era stata. Era la faccia della follia.

-Uccidere la zia Elroy è stato un  gioco da ragazzi. Ovviamente l’acqua che gli ho portato era avvelenata, una sostanza inodore, incolore e insapore, ma spaventosamente efficace, amica mia. Detto fra noi non l’ho mai sopportata quella vecchia  trombona che quand’ero piccola mi snobbava per le mie origini.

Non parliamo della signora Legan! Ricordi quando ci mandò a dormire nella casetta sull’albero? E poi ucciderla mi serviva a far cadere i sospetti su di te, in particolare quelli di Iriza. Lì non mi è servito nessun trucco, mi è bastato entrare nella sua stanza e accoltellarla mentre dormiva.

Per uccidere la tua amica cicciona ho dovuto drogarvi tutte, un blando sonnifero mischiato alla cena di ognuna di voi, a te un po’ di meno, prima ho ucciso, come si chiamava… Judy, e poi ti ho fatto cadere addosso un po’ d’acqua per svegliarti. La statuina l’ho rotta mentre andavamo in cucina, tu stavi avanti a me e io ho  rallentato un po’.-

Candy piangeva tutte le sue lacrime.

-Con l’altra infermiera, Eleanor, ho messo un paio di pastiglie della zia Elroy nel suo caffè, hai visto quanto sia facile per me farlo senza farmene accorgere.

Poi è venuto il mio turno. Dovevo fingere di morire, e approfittando di un momento di distrazione di voialtre, dopo aver sistemato il corpo della cicciona, ho parlato con Natalie, e l’ho convinta ad aiutarmi a fingermi morta. L’ho convinta che l’assassina fosse Iriza, e se mi fingevo morta potevo intrufolarmi nella sua stanza e trovare le prove. Lei mi ha accusata ricordi? Eravamo d’accordo così. Quando sono andata in bagno ho solo simulato una caduta. Natalie, ha fatto in modo di precipitarsi per prima su di me e di sentenziare che ero morta.

Per facilitare la commedia avevo preso in precedenza lo stesso blando tranquillante che avevo somministrato a voi.

Ah dimenticavo: la statuina l’avevo già rotta prima di andare in bagno, voi non ve ne siete accorte perché l’avevo lasciata in seconda fila.-

-P-p-perché…-

-A questo punto eravate rimaste in quattro: te, Patty, l’infermiera pezzo di ghiaccio e Iriza. Quella maledetta Iriza che mi ha scatenato addosso l’inferno solo perché ero orfana!

Il mio piano prevedeva che una di voi due ammazzasse l’altra, e avevo ben pochi dubbi sul fatto che saresti stata tu a spuntarla.

Non serve nemmeno spiegarti i dettagli: quando mi sono risvegliata sono uscita dalla mia stanza, ho raggiunto Natalie e l’ho uccisa. Poi sono scesa a pianterreno.  Aspettai nell’ombra il momento giusto per uccidere Patty e Flanny e stordire te e Iriza, ma poi tu sei andata in bagno e tutto è stato più facile.-

-Perché!!!!! Patty era tua amica! Ti voleva bene!-

-Balle! Lei voleva bene a te! Tutti  hanno sempre amato più te che me!-

-Ma cosa stai dicendo!- 

-Anche Archie!-

-A-A-Archie? Che diavolo c’entra Archie…-

-Lui mi ha mollata perché era innamorato di te! Me l’ha detto lui! “Anche se so che non potrò mai avere Candy, non posso continuare a mentirti Annie…”-  in quel momento Annie perse una lacrima, e solo per un istante la rivide simile a come l’aveva sempre conosciuta.

-Io sono sempre stata niente davanti a te… tu eri la perfetta Candy… e io la nullità…-

-Tu sei pazza!- non avrebbe mai creduto possibile di provare un odio simile. Neanche per Iriza Legan e sua madre aveva mai provato quello che provava in quel momento per quel mostro davanti a lei.

-Forse…- ammise inaspettatamente Annie. -Forse sono davvero pazza, ma devi ammettere che la mia vendetta è stata lucida.-

Come d’incanto una piccola pistola, una Derringer, apparve nella mano destra di Annie. Dove diavolo l’aveva tenuta nascosta?

-Vuoi… uccidermi?-

-Sì Candy, ti ucciderò e poi aspetterò la morte accanto al tuo cadavere. Al cadavere della mia sorellina orfana…-

-Di cosa stai parlando… strega…-

-Ricordi quando in cucina ti ho detto che forse la Legan aveva una malattia terminale?

Mentivo! Sono io ad avere una malattia terminale!-

Candy chiuse gli occhi, avrebbe voluto non sentire più oltre.

-Mi è stata diagnosticata pochi giorni dopo che Archie mi ha mollata. Ed è lì che è nata l’idea della mia vendetta! Non sarei morta da nullità!!!-

Ormai Candy aspettava che Annie premesse il grilletto e la facesse finita, niente più.

-Quando tu e Iriza siete uscite ho preso un veleno, un veleno lento e inesorabile, lo  stesso che ho somministrato alla zia Elroy, e ora… sto per ucciderti Candy!-

Un colpo di pistola risuonò nella casa, e Annie colpita alla schiena si accasciò a terra.

 

Alle sue spalle emerse la figura di Iriza Legan in sottoveste, la ragazza si era levata il vestito e arrampicandosi sulla vecchia botte trovata in giardino il giorno prima, era riuscita a passare attraverso la stretta finestrella della cucina.

 

-Per fortuna mi hai ascoltato Candy, altrimenti saremmo entrambe morte.-

Candy cadde pesantemente sulle ginocchia e si prese il volto tra le mani continuando a piangere.

Iriza posò in terra la pistola e si chinò su di lei abbracciandola.

 

Il rumore di un’automobile attirò la loro attenzione, e le ragazze si alzarono per avvicinarsi alla porta che Candy aveva lasciato aperta.

Dalla porta un uomo entrò nella casa: era il signor Milton, l’autista dei Brighton.

-Che… che cosa è successo qui?!!!- esclamò l’uomo inorridito -Signorina Brighton!-

-È tutto a posto signore.- disse Iriza -Abbiamo dovuto difenderci.-

-Come… come sarebbe a dire “avete dovuto difendervi”?!!! Che cosa  è successo in questa casa?-

Iriza si diresse verso il tavolino delle statuine e prelevò il fonografo di Edison, un vero pezzo da museo, come aveva detto giustamente Patty. Lo mise in funzione e l’uomo poté ascoltare la voce di Annie Brighton che descriveva tutto quello che era successo in  quella casa. 

Candy aveva volutamente impiegato molto tempo a raggiungere la casa: doveva dare a Iriza il tempo di portarsi sul retro ed entrare dalla finestra.

Lei si era levata il vestito e si era arrampicata sulla botte, e poi era entrata dalla finestrella.

Uscita dalla cucina, approfittando che Annie era totalmente concentrata su Candy, aveva messo in funzione il vecchio fonografo registrando tutto quello che diceva.

Infine quando Annie aveva estratto la “Derringer” aveva puntato la sua “Colt” e aveva sparato.

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Capitolo 6
*** Qualche tempo dopo... ***


Un fresco vento soffiava da nord - nordovest sulla collina di Pony, e Candy sedeva sconsolata sotto i rami protettivi di Papà Albero. Neanche quel luogo riusciva a mitigare la sua tristezza.

Ogni cosa le ricordava Annie, la sua cara, dolce Annie, la sua antica sorellina, il mostro che aveva  ucciso sette  persone solo per farle del male.

Vide qualcuno che risaliva dalla casa di Pony verso di lei. La riconobbe e sorrise.

-Iriza!- disse poi quando la sua antica nemica fu abbastanza vicina.

-Candy!-

Si abbracciarono e rimasero lì per un lunghissimo istante.

-Non avrei mai creduto di essere contenta di rivederti, sai?-

-Come stai Candy?-

-Come vuoi che stia… annientata…-

-Coraggio Candy! Ne hai passate tante nella tua vita e ti sei sempre rialzata. Ce la farai anche adesso.-

-Dai sediamoci.-

Si sedettero e guardarono sotto di loro la Casa di Pony.

-Allora, che mi dici di questo posto? Hai passato anni a dirne peste e corna, e adesso che lo vedi?-

Iriza sorrise

-È un posto fantastico! Quei bambini sono delle pesti, ma sono simpatici, e le tue mamme sono fantastiche! 

Mi pento sinceramente di tutto quello che ho detto Candy… spero che tu possa perdonarmi un giorno…-

-Ehi dico! Tu mi hai salvato la vita! Posso ben perdonarti quei quintali di cattiverie che mi hai riversato addosso.- risero insieme 

-Per nostra fortuna sei riuscita a convincermi quel giorno.-

 

La pistola tremava nella mano di Candy, e Iriza capì che era questione di secondi, o la convinceva subito o sarebbero morte entrambe.

-Candy adesso indietreggio un po’, non voglio saltarti addosso capisci? Gira un po’ la testa e guarda le finestre. C’è qualcuno lì dentro!-

Senza perdere d’occhio la ragazza dai capelli rossi, Candy vide con la coda dell’occhio che quello che diceva Iriza era vero: In casa c’era qualcuno!

-Non sono io l’assassina e non sei nemmeno tu. Qualcuno ci ha ingannato tutte!-

Candy guardava Iriza, e lei capì che non avrebbe sparato.

-Sposta la pistola quel tanto che basta per non colpirmi e poi spara. Io fingerò di cadere a terra. Tu lascia qui la pistola e ritorna piano piano in casa. Io passerò dalla finestra della cucina. Ce la faremo Candy!-

 

-Parliamo di te Candy. Pensi di ritornare a Chicago prima o poi? Ormai sono passati mesi da quel giorno.-

-Non lo so Iriza, non so decidere niente. Pensavo che ritornare qui mi avrebbe aiutata… e invece… rivedo Annie ovunque.-

-Sarebbe strano il contrario. Qui ci sei cresciuta insieme ad Annie. È ovvio che questo posto te la ricordi.-

-Come è potuto succedere Iriza?  Annie era una ragazza buona, gentile. Come ha potuto trasformarsi in un mostro…-

-Annie era impazzita. L’abbandono di Archie e la diagnosi della sua malattia l’hanno fatta impazzire. Forse  anch’io ho le mie colpe, con tutto quello che le ho tirato addosso in tanti anni…-

-Non vorrai mica giustificarla! Ha ucciso sette persone innocenti, e voleva uccidere anche noi! Niente può giustificare una cosa simile.-

-No, niente, tranne la follia più totale. Ma adesso Candy devi pensare a te. Devi ricominciare a vivere.

Torna a Chicago con me, rimettiti a lavorare come infermiera. Io, lo zio William, Archie, la sua nuova fidanzata, ti aiuteremo a tornare quella che sei sempre stata!-

-Sei molto cara Iriza…-

-Non avrei mai creduto di sentirmelo dire da te…-

Si abbracciarono di nuovo, e rimasero lì.

Le lacrime che scorrevano sul volto di Candy sembrarono quasi portare via tutta la tristezza che attanagliava l’animo della ragazza, e lasciare posto ad una rinnovata voglia di vivere.

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