Finalmente il giorno della prova era arrivato. Nei giorni precedenti continuavo a fantasticare sulle possibili mansioni che avrei svolto, ero molto agitata e ci tenevo molto a fare bella figura.
Mi svegliai alle sei e mezza del mattino e corsi subito a prepararmi. Indossai un paio di jeans neri abbinati ad un maglione bianco pesante, era ancora pieno inverno e faceva molto freddo.
Feci velocemente colazione e uscii per andare a prendere il pullman mentre i miei genitori dormivano ancora.
Tutto intorno a me era buio, c'era solo una flebile luce che proveniva dai lampioni malandati posti ai bordi della strada. Venni colta dal panico quando ripensai alla strada che portava all'azienda dispersa nel nulla e non illuminata, stoppai la musica e chiamai Ylenia in modo che mi tenesse compagnia, mi sentivo tremendamente in colpa a svegliarla ma la paura scavalcava tutte le altre emozioni.
- Pronto? - ripose con voce assonnata
- So che stavi dormendo e mi dispiace ma sono terrorizzata – sussurrai
- È successo qualcosa durante la prova? Ti devo venire a prendere? Stai bene? - chiese di fretta
- No tranquilla non ho ancora cominciato, sto andando là e non ci sono lampioni quindi ho paura – spiegai
- Potevi dirlo prima – disse con una leggera risata – Nessun problema, ti tengo compagnia io – affermò con uno sbadiglio.
Restai al telefono con lei parlando della sua ragazza nel tentativo di distrarmi fino all'orario in cui dovevo presentarmi all'ufficio, ero arrivata con mezz'ora di anticipo.
Quando arrivarono le otto mi presentai alla reception e la ragazza che mi aveva accolta il giorno del colloquio mi fece accomodare in attesa del capo.
Nella sala accanto si sentiva un gran vociare e musica ad alto volume, un sacco di ragazzi e ragazze della mia età continuavano ad entrare in azienda per poi dirigersi verso la stanza da cui provenivano i rumori.
Cominciai a guardarmi intorno come la volta precedente mentre pensavo a cosa avrebbero potuto farmi fare ma i miei pensieri vennero interrotti da tantissime persone che uscivano dagli uffici per poi dirigersi all'esterno. In quel momento nella mia testa si affollarono mille domande, cominciai a pensare che avevano fatto un turno la mattina presto o la notte, molto ingenuamente, ma la mia ipotesi fu' smentita dal fatto che la receptionist li salutava augurando loro buon lavoro. Cercai di pensare a tutto anche se la risposta che mi veniva in mente era solo una.
Provai a non demoralizzarmi, magari mi avrebbero messo in ufficio a prendere gli appuntamenti.
Poco dopo il ragazzo con il quale avevo fatto il colloquio venne a chiamarmi e mi portò nel suo ufficio presentandomi un ragazzo che sarebbe stato la mia guida per quel giorno e, per aggiungere una ciliegina sulla torta, era addirittura identico al mio ex. Entrambi non indossavano la mascherina e questo mi metteva parecchio a disagio, soprattutto visti i contagi in continuo aumento.
- Allora Vera, lui è Francesco, ti accompagnerà in questa giornata di prova. Prendi appunti, alla fine della giornata ti farò fare un test per vedere se sei idonea a lavorare per noi - spiegò.
Dopo qualche presentazione ci salutò e il mio tutor mi disse di seguirlo, come avevo immaginato, però, non mi portò verso gli uffici ma verso l'auto insieme ad un altro ragazzo che aveva pressappoco la mia età.
In quel momento il mondo mi crollò addosso ma non volevo perdere completamente le speranze, decisi di dare un'occasione a quel lavoro, magari mi sarebbe piaciuto.
Scrissi immediatamente a Ylenia che cercò di dissuadermi per convincermi a tornare a casa perché sicuramente mi avrebbero portato ai confini della civiltà ma non le diedi retta e continuai per la mia strada, dopotutto era un lavoro come un altro.
Ci fermammo in un bar poco lontano dove c'erano tutti i ragazzi che avevo visto uscire tempo prima dall'azienda che stavano facendo colazione.
Il ragazzo insieme a me prese un caffè mentre io mi guardavo intorno attonita, non sapevo cosa fare o cosa dire.
- Chiamo l'altro ragazzo e andiamo – mi comunicò Francesco.
"Grandioso" pensai.
Tornammo in macchina, e vidi che il navigatore venne impostato per una destinazione dall'altro lato della Lombardia, cominciò a salirmi il panico.
Se fosse successo qualcosa chi mai sarebbe venuto a recuperarmi dalla parte opposta della regione? Nessuno.
Cercai di mantenere la calma e di non farmi prendere dal panico ma era abbastanza difficile dato che colui che doveva farmi da "mentore" guidava in modo spericolato e per giunta sempre con il telefono in una mano e la sigaretta nell'altra. Avevo il costante presentimento che da un momento all'altro avremmo fatto un incidente.
- Ma non si trattava di un lavoro d'ufficio? - trovai il coraggio di dire nel bel mezzo del silenzio, magari stavamo andando in un'altra sede.
- Cosa ti ha detto il capo? - chiese in evidente difficoltà, come se non volesse tradirsi da solo.
- Che c'erano due posizioni aperte, una per ricevere i clienti e l'altra per gestire l'agenda degli appuntamenti -
- Sei stata scelta per la posizione a contatto con il cliente, noi ci rechiamo dai clienti su appuntamento per spiegare loro i piani di energia -
Rimasi sbigottita, non mi avevano detto che si trattava di contratti di energia, non mi avevano nemmeno detto per quale posizione ero stata scelta e cominciai a dubitare anche sull'esistenza dell'altro impiego.
Arrivammo davanti ad una casa, Francesco spense il motore, si mise la mascherina e mi disse di seguirlo.
Sicuramente, visto il periodo in cui ci trovavamo, entrare in casa di perfetti sconosciuti non era una buona idea. Non potevi sapere con che persone avevi a che fare, magari avevano il covid e lo tenevano nascosto, magari avevano un parente malato oppure loro stessi erano malati senza saperlo.
Il ragazzo cominciò subito a parlare con i proprietari di casa convincendoli a cambiare operatore e mi chiese di limitarmi ad osservare senza dire nulla.
Quando tornammo in macchina mi convinsi che forse non era così male, sembrava semplice, e se si doveva andare dai clienti su appuntamento non mi sarei sentita a disagio come lo sarei stata facendo un lavoro porta a porta.
Andammo in una zona diversa della città, lasciammo il ragazzo che era con noi in una zona sperduta mentre noi ci dirigemmo verso il centro commerciale.
Arrivati nel parcheggio Francesco mi chiese di prendere il blocco degli appunti e cominciò a spiegarmi tutto ciò che dovevo fare.
- Sei una ragazza molto sveglia – mi disse alla fine, riuscivo a capire in anticipo tutto ciò che dovevo fare. Era abbastanza semplice ed intuitivo, magari come lavoro temporaneo poteva andare bene.
Dopo una breve pausa pranzo andammo ad un altro appuntamento ma questo non era come quello precedente.
Ci ritrovammo in un negozio di calzature, la donna dietro al bancone mise subito in chiaro con noi che quel giorno non avrebbe assolutamente cambiato piano di energia e che lo aveva spiegato anche alla ragazza con cui aveva preso appuntamento.
- No scusi, io non sono venuto qui a perdere tempo. Se si prende appuntamento è perché si fa il contratto. - disse Francesco con tono severo
- Se lei è della società di cui dice di essere mi fornisca un numero di tesserino e un recapito così la potrò ricontattare io - rispose la signora
- Mi dispiace ma do il mio recapito solo a chi diventa cliente, di sicuro non a tutti - ribatté in maniera scortese.
In quel momento volevo solo scomparire dalla faccia della terra, si stava comportando in malo modo. La proprietaria ci aveva già detto all'inizio che non avrebbe firmato nulla eppure lui insisteva in maniera arrogante. Avevo la tentazione di trascinarlo fuori da quell'ufficio di peso, stava facendo una pessima figura facendola fare anche a me di conseguenza avendomi presentato come sua collega.
Quando ci allontanammo disse parole poco cortesi verso la persona con cui avevamo parlato poco tempo prima, mi dovetti mordere la lingua per non voltare gli stessi aggettivi contro di lui.
In quel momento mi resi conto della persona con cui avevo a che fare e soprattutto dell'azienda per la quale stavo facendo la prova.
Avevo assistito a più chiamate nelle quali il mio tutor si fingeva il cliente o il marito dell'intestataria del contratto per avere i dati dei consumi, trattavano male i clienti che rifiutavano di cambiare operatore e si rifiutavano di fornire un numero identificativo nel caso di problemi, per non parlare del modo in cui avevano raggirato me: mi avevano parlato di due lavori di ufficio e invece eccomi qui, in una città sconosciuta a più di cento chilometri da casa mia insieme ad un perfetto sconosciuto.
Le lacrime mi bruciavano negli occhi ma non volevo darlo a vedere anche se le mie espressioni parlavano sempre al posto mio.
- Che succede? - chiese all'improvviso, c'era da immaginarselo, mi si leggeva tutto in volto, anche un perfetto sconosciuto era in grado di capire cosa mi passasse per la testa ma non volevo dire che non avevo intenzione di lavorare per loro altrimenti mi avrebbero lasciata lì nel bel mezzo del nulla.
- Nulla – mi limitai a rispondere.
Mandai immediatamente un messaggio a Ylenia spiegandole cosa era appena successo e confessandole che volevo immediatamente tornare a casa ma che non potevo. Lei mi rassicurò dicendomi di continuare la giornata e di dire solo una volta arrivati che non volevo lavorare per loro, era meschino svelare le carte solo all'ultimo secondo ma dopo tutto era la stessa cosa che loro avevano fatto con me.
Rimasi in silenzio per tutto il tempo restante. Dopo quell'appuntamento mi portò in giro per i negozi chiedendo continuamente del titolare per portarli a cambiare contratto energetico. Avevo le gambe a pezzi, avevamo percorso tutto il centro città a piedi e le ginocchia non mi reggevano più.
La mia migliore amica continuava a tenermi compagnia per messaggio, cosa avrei fatto senza di lei. Ormai erano le diciannove passate, eravamo sulla strada del ritorno ma il karma volle che trovassimo tre incidenti di fila e arrivammo in azienda alle venti e trenta.
Subito dopo essere entrata in ufficio mi misero davanti il test da fare, ero stremata e non avevo nemmeno la forza di pensare e per giunta erano tutte domande prive di senso.
Dopo averlo finito il capo mi convocò nel suo ufficio.
- Allora Vera, il tuo test è andato davvero bene, che ne pensi del lavoro? - chiese
- Guardi, in tutta onestà non è il lavoro che fa per me, non riuscirei a reggere i ritmi. Non ho intenzione di continuare – spiegai
- Beh in questo caso mi sembra ovvio che non sei adatta per l'azienda e non è il caso di continuare – disse brusco per poi cacciarmi fuori quasi con la forza.
Mi trascinai fino alla fermata del pullman, misi le cuffiette e misi in riproduzione Chosen dei Måneskin a tutto volume.
All'improvviso una fitta mi colpì al seno sinistro, quello in cui avevo sentito la massa strana, riportandomi alla mente anche di quest'altro problema a cui non avevo pensato tutto il giorno.
Le lacrime tornarono a farmi bruciare gli occhi, scesi dal pullman e corsi a casa chiudendomi la porta alle spalle per poi scoppiare in un pianto senza fine.
- Tesoro mio cosa succede – chiese preoccupata mia madre scostandomi i lunghi capelli color cioccolato dal viso
- Va tutto male mamma, tutto male. La prova è stata un disastro, mi hanno trascinato dall'altro lato della regione, trattavano male le persone, ho percorso tutto il centro città a piedi entrando in qualsiasi negozio per proporre contratti di energia e in più ho una strana massa nel seno che non se ne vuole andare e mi fa male – sbottai in lacrime
- Come una massa nel seno? Ma sei sicura? Devi assolutamente andare dal dottore Vera, non si può aspettare su certe cose. Da quando la hai? -
- Qualche giorno, l'ho notata sotto alla doccia -
- Domani vai dal dottore, non puoi lasciarla lì così -
Io annuii, mi chiusi in stanza e piansi per quasi tutta la notte a causa della delusione del lavoro e per la preoccupazione data da quel corpo estraneo nel mio seno.
Non ero delusa dal lavoro, sicuramente c'erano persone che lo facevano e si trovavano bene, ero delusa dal trattamento che mi era stato riservato, mi avevano detto bugie su bugie sapendo che se avessero giocato a carte scoperte avrei immediatamente detto di no. Non era il lavoro per me.
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