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di Silvy7s
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Premessa e prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** Premessa e prologo ***


Premessa
Ciao a tutti, innanzitutto grazie per aver scelto questa storia.
Ci tenevo a precisare giusto un paio di cose prima di lasciarvi alla lettura, come prima cosa vorrei sottolineare che questa storia contiene un tema molto delicato che potrebbe toccare da vicino qualcuno di voi.
Seconda cosa, saranno presenti dei termini e delle informazioni mediche basate su mie ricerche e sulla mia esperienza quindi non devono essere prese alla lettera, sono lì solo in funzione della storia.
Terza cosa, alcune scene sono prese da fatti realmente accaduti, sono solo stati modificati luoghi e nomi/persone.
Detto questo buona lettura, spero che la storia possa piacervi!

Prologo
Da piccola mi era stato insegnato che dopo ogni tempesta c'era un arcobaleno, una frase fatta lo so ma che spesso si rivelava essere vera.
Attendevo da oltre un anno il mio arcobaleno, dopo una pandemia che ci aveva costretti in casa lontani da amici e parenti e che aveva obbligato molti studenti a frequentare le lezioni dal computer, me compresa.
Ogni giorno alla TV venivano annunciati i numeri dei contagi e decessi che crescevano sempre di più mettendo paura a tutto il mondo.
Non vedevo l'ora che tutto quel caos cessasse, volevo lavorare, volevo costruirmi una vita ora che avevo finalmente concluso gli studi ma ad ogni spiraglio di luce, si ricadeva nel buio.
 
Da un po' di tempo la situazione sembrava davvero essere migliorata, molti paesi toglievano le misure di sicurezza e i cittadini erano sempre più liberi.
D'altro canto io ero alla costante ricerca di un lavoro che sembrava non voler mai arrivare. Inviavo centinaia di curriculum alla settimana in qualsiasi posto mi venisse in mente, mi candidavo a qualsiasi offerta dove potevo avere qualche possibilità ma ormai, dal giorno del diploma, nessuno si era mai fatto sentire se non per pochi colloqui che non sfociavano nel nulla.
 
Finita la scuola non solo la mia carriera nel mondo del lavoro non era mai decollata, ma anche la mia situazione sentimentale aveva avuto un crollo dopo la brusca interruzione di una relazione durata quattro anni.
Avevo scoperto per caso di essere stata tradita con la tipica "amica di cui non ti devi preoccupare", un classico no?
Volevo fargli una sorpresa, così andai a casa sua sapendo che entrambi i suoi genitori erano al lavoro. Già dalla sua risposta al citofono capii che c'era qualcosa che non andava, dopo aver insistito mi lasciò entrare ed era in compagnia della sua "amica" che non si era nemmeno presa la briga di rivestirsi. Indossava solo una maglietta di lui, quella che mi piaceva di più, quasi a volermelo sbattere in faccia.
Me ne andai senza dire una parola, non ne avevo la forza. Non lo volevo più né vedere né sentire.
 
Insomma, la mia vita non era rose e fiori, e pensare che il peggio doveva ancora arrivare.
 
 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


L'aria fredda di gennaio era tagliente come un rasoio ma questo non fermò me e la mia migliore amica dal fare la nostra solita passeggiata al lago. Uno dei pochi lati positivi del dover sempre indossare la mascherina era che proteggeva il volto dal freddo. 
- Allora come sta andando con Katy? - chiesi alla mia amica. 
I suoi occhi color caffè si illuminarono a quelle parole e il suo volto si aprì in un sorriso.
- Molto bene direi - rispose
Ero contenta che avesse finalmente trovato qualcuno che la completasse dopo tutte le delusioni passate, avevo il presentimento che questa ragazza fosse quella giusta non appena me l'aveva presentata.
Ricordo ancora perfettamente il giorno in cui incontrai Ylenia, eravamo all'asilo e lei era nella sabbiera a giocare, o meglio, a litigare con un altro bambino perché le aveva distrutto il castello di sabbia, non aveva un'aria molto rassicurante all'epoca, nonostante fosse minuta aveva i capelli corti e ricci che le ricadevano sul volto donandole un'espressione minacciosa, una volta che imparavi a conoscerla, però, diventava un'amica inseparabile e i nostri sedici anni di amicizia lo dimostravano, non sarei mai riuscita a superare certe cose senza di lei, come per esempio la scomparsa di mia nonna. Per me era stato davvero un gran brutto colpo, soprattutto perché avevo solo dieci anni. 
Lei era sempre stata come una seconda madre per me, quando i miei genitori lavoravano ero sempre con lei, mi faceva giocare, cantavamo, la aiutavo a cucinare, a sistemare, preparavamo le torte insieme, quando se ne andò mi sembrò di essere sprofondata nel vuoto.
Mentre ero persa nei miei pensieri sentii il telefono vibrare nella tasca dei miei jeans neri, era una chiamata in arrivo da un numero sconosciuto e risposi sperando che fosse qualcuno che mi contattava per lavorare. 
- Pronto? - 
- Salve la contatto dalla communication service, abbiamo ricevuto il suo curriculum e vorremmo proporle un colloquio di lavoro, lei sarebbe disponibile? - rispose una voce squillante dall'altro capo del telefono. 
- Si certo – dissi entusiasta sotto allo sguardo curioso della mia amica 
- Perfetto, riuscirebbe a venire qui domani pomeriggio alle quattordici? - chiese
Io acconsentii felice così mi indicò la via in cui recarmi e un recapito telefonico da contattare in caso di problemi. 
Dopo qualche istante cominciarono a venirmi dei dubbi, non ricordavo di aver spedito il curriculum a quell'azienda ma mi misi l'anima in pace pensando che tra tutti quelli che avevo inviato probabilmente mi ero dimenticata di quella società. 
- Allora chi era? - mi chiese Ylenia
- Un'azienda, mi hanno chiamato per un colloquio da fare domani – esultai 
- Stai attenta però, stanno girando tantissime truffe in questo periodo – mi avvertì 
- Lo so, domani al colloquio vedrò di cosa si tratta, se non sembra una cosa seria lascio perdere ok? - 
- Va bene, per qualsiasi cosa chiamami, va bene? 
- Va bene -. 
 
Tornai a casa e, durante la cena, informai i miei genitori della chiamata che avevo ricevuto nel pomeriggio, anche loro però mi misero in guardia su una possibile truffa ma ero più che sicura che non lo sarebbe stata, mi avevano parlato di un lavoro di ufficio ed io ero stata molto attenta agli annunci in cui mi candidavo, selezionavo solo quelli di addetti alla vendita e receptionist. 
Andai a fare una doccia prima di mettermi a dormire, preparai il bagnoschiuma ai fiori di magnolia e thè bianco, uno dei miei preferiti, insieme ad uno scrub all'albicocca. 
Mi posizionai sotto al getto d'acqua caldo e cominciai a massaggiare tutto il corpo con lo scrub fino a quando passando sulla zona del seno sentii una strana massa all'interno, il mio cuore saltò un battito e il fiato mi si mozzò. Sembrava non avere una forma precisa, erano tante palline attaccate l'una all'altra e si spostava facilmente sotto la pelle. Nella mia testa si fecero strada mille paure e dubbi, il mio cuore accelerava sempre di più i battiti facendomi venire il fiatone. Volevo urlare a squarciagola, chiamare mia madre e chiederle cosa fosse ma feci un respiro profondo e tentai di calmarmi. Dovevo assolutamente fare il colloquio di lavoro e se avessi avvisato i miei genitori non mi avrebbero lasciata andare convincendomi a prenotare subito una visita.
Ancora avvolta nell'accappatoio e circondata dal profumo del bagno doccia, sentivo il mio cuore correre all'impazzata mentre la mia testa rimbalzava da un pensiero negativo all'altro.
Indossai il pigiama e mi trascinai nel letto sperando che almeno il colloquio del giorno dopo sarebbe andato bene.
 
La mattina successiva la passai al telefono con Ylenia, ero agitata all'idea di avere un altro colloquio nel quale avrei potuto sfigurare per la mia poca esperienza e lei provava a calmarmi in tutti i modi senza successo. 
Decisi di optare per un outfit semplice ma molto elegante: indossavo dei pantaloni neri a sigaretta, un maglioncino dolcevita bianco e una giacca formale nera, tutto completato con una collana lunga argentata e delle Adidas bianche. 
Presi il pullman e passai l'intero tragitto con le cuffiette nelle orecchie e la musica al massimo, non riuscivo a smettere di pensare alle domande che avrebbero potuto farmi, avevo addirittura fatto delle ricerche su internet per prepararmi il più possibile. 
Quando arrivai al posto indicato non sembrava molto rassicurante, era lontano dalla strada principale e privo di lampioni quindi di sera non era sicuramente il luogo migliore in cui stare mentre la facciata del palazzo era trasandata con pezzi di stucco che cadevano qua e là. Feci un respiro profondo ed entrai. 
L'interno era completamente diverso a ciò che c'era fuori, era moderno ed evidentemente era una sede appena costruita, tutto sui toni del bianco e del grigio. 
All'ingresso c'era un enorme scrivania con alle spalle una vetrata con il logo dell'azienda e una receptionist molto gentile che mi accolse con un gran sorriso. 
- Ciao sei qui per il colloquio giusto? - chiese, riconobbi subito la stessa voce che avevo sentito il giorno prima al telefono
- Si – risposi e mi fece accomodare su delle sedie nella stessa sala dopo avermi fatto compilare il classico modulo che chiedeva se nei giorni passati si era stati a contatto con una persona affetta da COVID-19 o se si erano manifestati i sintomi, una cosa normale negli ultimi anni.
Accanto a me c'era una donna sulla trentina, molto probabilmente anche lei lì per il mio stesso motivo. 
Nell'attesa scrutavo attentamente tutto ciò che mi stava intorno, davanti a me c'era l'ufficio dove si tenevano i colloqui, aveva una grande vetrata che dava sull'ingresso quindi si vedeva benissimo tutto ciò che accadeva al suo interno. 
Mentre mi guardavo in giro cominciai anche a fantasticare su quale potrebbe essere stato il mio lavoro, magari mi avrebbero affiancato alla ragazza che stava proprio di fronte a me, o magari in un ufficio tutto mio a gestire gli appuntamenti. 
Nei miei pensieri si fece strada la voce di un uomo che mi chiamava 
- Signorina Bianco mi segua pure – mi esortò un ragazzo giovane. 
A causa della mascherina riuscivo a vedere solo i suoi occhi azzurri come il ghiaccio, aveva i capelli castano chiaro riportatati da un lato e indossava un abito molto elegante, aveva circa venticinque anni, non uno di più. 
- Allora signorina Bianco, posso darle del tu e chiamarla Vera? - chiese gentilmente 
- Certo, nessun problema - risposi cercando di mantenere la calma
- Vedo dal suo curriculum che come esperienza ha tre anni relativi all'alternanza scuola lavoro che da quel che vedo però non è in un ambito a contatto con il pubblico - 
- No, però sono una ragazza molto aperta all'apprendimento e soprattutto imparo molto velocemente – spiegai 
- Noi stiamo cercando due figure, una che si occupi della parte a contatto con i clienti e l'altra che gestisca l'agenda e prenda gli appuntamenti. Lei avrebbe una preferenza tra queste due posizioni nel caso? - domandò 
- Come le dicevo prima apprendo molto velocemente quindi non avrei nessun problema ad adattarmi sia ad una che all'altra - 
- Bene, che ne dice se le fisso una prova tra un paio di giorni? - mi propose 
Il mio cuore saltò un battito, finalmente qualcuno interessato ad assumermi, non mi sembrava vero. 
- Va bene, nessun problema – affermai 
 
Ci accordammo per la prova e non appena raggiunsi la fermata del bus chiamai Ylenia per raccontarle tutto. 
Lei si insospettii per le poche domande che mi fece il capo e in effetti anche a me sembrò strano, non mi aveva chiesto quasi nulla ma non gli diedi molto peso, sembrava un'azienda seria e non mi preoccupava la posizione che avrei ricoperto dato che si trattava semplicemente o di ricevere i clienti o di dar loro appuntamento telefonicamente. 
Quando arrivai a casa raccontai tutto ai miei genitori, anche loro erano un po' titubanti ma decisero di lasciarmi provare ugualmente, non potevo lasciarmi sfuggire un occasione simile.
Per la felicità non pensai nemmeno più a quella strana massa che avevo sentito nel seno la sera prima ma mettendomi il pigiama ci feci nuovamente caso. Era rimasta invariata e continuava a spostarsi con facilità sotto alla pelle. Anche in quel caso decisi di non dire nulla a nessuno altrimenti mi avrebbero sicuramente impedito di fare la prova per portarmi all'ospedale o da qualche specialista.
 
 

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Finalmente il giorno della prova era arrivato. Nei giorni precedenti continuavo a fantasticare sulle possibili mansioni che avrei svolto, ero molto agitata e ci tenevo molto a fare bella figura. 
Mi svegliai alle sei e mezza del mattino e corsi subito a prepararmi. Indossai un paio di jeans neri abbinati ad un maglione bianco pesante, era ancora pieno inverno e faceva molto freddo. 
Feci velocemente colazione e uscii per andare a prendere il pullman mentre i miei genitori dormivano ancora. 
Tutto intorno a me era buio, c'era solo una flebile luce che proveniva dai lampioni malandati posti ai bordi della strada. Venni colta dal panico quando ripensai alla strada che portava all'azienda dispersa nel nulla e non illuminata, stoppai la musica e chiamai Ylenia in modo che mi tenesse compagnia, mi sentivo tremendamente in colpa a svegliarla ma la paura scavalcava tutte le altre emozioni. 
- Pronto? - ripose con voce assonnata
- So che stavi dormendo e mi dispiace ma sono terrorizzata – sussurrai 
- È successo qualcosa durante la prova? Ti devo venire a prendere? Stai bene? - chiese di fretta 
- No tranquilla non ho ancora cominciato, sto andando là e non ci sono lampioni quindi ho paura – spiegai 
- Potevi dirlo prima – disse con una leggera risata – Nessun problema, ti tengo compagnia io – affermò con uno sbadiglio.
 
Restai al telefono con lei parlando della sua ragazza nel tentativo di distrarmi fino all'orario in cui dovevo presentarmi all'ufficio, ero arrivata con mezz'ora di anticipo. 
Quando arrivarono le otto mi presentai alla reception e la ragazza che mi aveva accolta il giorno del colloquio mi fece accomodare in attesa del capo.
Nella sala accanto si sentiva un gran vociare e musica ad alto volume, un sacco di ragazzi e ragazze della mia età continuavano ad entrare in azienda per poi dirigersi verso la stanza da cui provenivano i rumori. 
Cominciai a guardarmi intorno come la volta precedente mentre pensavo a cosa avrebbero potuto farmi fare ma i miei pensieri vennero interrotti da tantissime persone che uscivano dagli uffici per poi dirigersi all'esterno. In quel momento nella mia testa si affollarono mille domande, cominciai a pensare che avevano fatto un turno la mattina presto o la notte, molto ingenuamente, ma la mia ipotesi fu' smentita dal fatto che la receptionist li salutava augurando loro buon lavoro. Cercai di pensare a tutto anche se la risposta che mi veniva in mente era solo una. 
Provai a non demoralizzarmi, magari mi avrebbero messo in ufficio a prendere gli appuntamenti. 
Poco dopo il ragazzo con il quale avevo fatto il colloquio venne a chiamarmi e mi portò nel suo ufficio presentandomi un ragazzo che sarebbe stato la mia guida per quel giorno e, per aggiungere una ciliegina sulla torta, era addirittura identico al mio ex. Entrambi non indossavano la mascherina e questo mi metteva parecchio a disagio, soprattutto visti i contagi in continuo aumento.
- Allora Vera, lui è Francesco, ti accompagnerà in questa giornata di prova. Prendi appunti, alla fine della giornata ti farò fare un test per vedere se sei idonea a lavorare per noi - spiegò. 
Dopo qualche presentazione ci salutò e il mio tutor mi disse di seguirlo, come avevo immaginato, però, non mi portò verso gli uffici ma verso l'auto insieme ad un altro ragazzo che aveva pressappoco la mia età. 
In quel momento il mondo mi crollò addosso ma non volevo perdere completamente le speranze, decisi di dare un'occasione a quel lavoro, magari mi sarebbe piaciuto. 
Scrissi immediatamente a Ylenia che cercò di dissuadermi per convincermi a tornare a casa perché sicuramente mi avrebbero portato ai confini della civiltà ma non le diedi retta e continuai per la mia strada, dopotutto era un lavoro come un altro.
Ci fermammo in un bar poco lontano dove c'erano tutti i ragazzi che avevo visto uscire tempo prima dall'azienda che stavano facendo colazione. 
Il ragazzo insieme a me prese un caffè mentre io mi guardavo intorno attonita, non sapevo cosa fare o cosa dire. 
- Chiamo l'altro ragazzo e andiamo – mi comunicò Francesco. 
"Grandioso" pensai. 
Tornammo in macchina, e vidi che il navigatore venne impostato per una destinazione dall'altro lato della Lombardia, cominciò a salirmi il panico. 
Se fosse successo qualcosa chi mai sarebbe venuto a recuperarmi dalla parte opposta della regione? Nessuno. 
Cercai di mantenere la calma e di non farmi prendere dal panico ma era abbastanza difficile dato che colui che doveva farmi da "mentore" guidava in modo spericolato e per giunta sempre con il telefono in una mano e la sigaretta nell'altra. Avevo il costante presentimento che da un momento all'altro avremmo fatto un incidente. 
- Ma non si trattava di un lavoro d'ufficio? - trovai il coraggio di dire nel bel mezzo del silenzio, magari stavamo andando in un'altra sede. 
- Cosa ti ha detto il capo? - chiese in evidente difficoltà, come se non volesse tradirsi da solo. 
- Che c'erano due posizioni aperte, una per ricevere i clienti e l'altra per gestire l'agenda degli appuntamenti - 
- Sei stata scelta per la posizione a contatto con il cliente, noi ci rechiamo dai clienti su appuntamento per spiegare loro i piani di energia - 
Rimasi sbigottita, non mi avevano detto che si trattava di contratti di energia, non mi avevano nemmeno detto per quale posizione ero stata scelta e cominciai a dubitare anche sull'esistenza dell'altro impiego. 
 
Arrivammo davanti ad una casa, Francesco spense il motore, si mise la mascherina e mi disse di seguirlo. 
Sicuramente, visto il periodo in cui ci trovavamo, entrare in casa di perfetti sconosciuti non era una buona idea. Non potevi sapere con che persone avevi a che fare, magari avevano il covid e lo tenevano nascosto, magari avevano un parente malato oppure loro stessi erano malati senza saperlo.
Il ragazzo cominciò subito a parlare con i proprietari di casa convincendoli a cambiare operatore e mi chiese di limitarmi ad osservare senza dire nulla. 
Quando tornammo in macchina mi convinsi che forse non era così male, sembrava semplice, e se si doveva andare dai clienti su appuntamento non mi sarei sentita a disagio come lo sarei stata facendo un lavoro porta a porta. 
Andammo in una zona diversa della città, lasciammo il ragazzo che era con noi in una zona sperduta mentre noi ci dirigemmo verso il centro commerciale.
Arrivati nel parcheggio Francesco mi chiese di prendere il blocco degli appunti e cominciò a spiegarmi tutto ciò che dovevo fare. 
- Sei una ragazza molto sveglia – mi disse alla fine, riuscivo a capire in anticipo tutto ciò che dovevo fare. Era abbastanza semplice ed intuitivo, magari come lavoro temporaneo poteva andare bene. 
 
Dopo una breve pausa pranzo andammo ad un altro appuntamento ma questo non era come quello precedente. 
Ci ritrovammo in un negozio di calzature, la donna dietro al bancone mise subito in chiaro con noi che quel giorno non avrebbe assolutamente cambiato piano di energia e che lo aveva spiegato anche alla ragazza con cui aveva preso appuntamento. 
- No scusi, io non sono venuto qui a perdere tempo. Se si prende appuntamento è perché si fa il contratto. - disse Francesco con tono severo 
- Se lei è della società di cui dice di essere mi fornisca un numero di tesserino e un recapito così la potrò ricontattare io - rispose la signora 
- Mi dispiace ma do il mio recapito solo a chi diventa cliente, di sicuro non a tutti - ribatté in maniera scortese. 
In quel momento volevo solo scomparire dalla faccia della terra, si stava comportando in malo modo. La proprietaria ci aveva già detto all'inizio che non avrebbe firmato nulla eppure lui insisteva in maniera arrogante. Avevo la tentazione di trascinarlo fuori da quell'ufficio di peso, stava facendo una pessima figura facendola fare anche a me di conseguenza avendomi presentato come sua collega.
 
Quando ci allontanammo disse parole poco cortesi verso la persona con cui avevamo parlato poco tempo prima, mi dovetti mordere la lingua per non voltare gli stessi aggettivi contro di lui. 
In quel momento mi resi conto della persona con cui avevo a che fare e soprattutto dell'azienda per la quale stavo facendo la prova. 
Avevo assistito a più chiamate nelle quali il mio tutor si fingeva il cliente o il marito dell'intestataria del contratto per avere i dati dei consumi, trattavano male i clienti che rifiutavano di cambiare operatore e si rifiutavano di fornire un numero identificativo nel caso di problemi, per non parlare del modo in cui avevano raggirato me: mi avevano parlato di due lavori di ufficio e invece eccomi qui, in una città sconosciuta a più di cento chilometri da casa mia insieme ad un perfetto sconosciuto. 
Le lacrime mi bruciavano negli occhi ma non volevo darlo a vedere anche se le mie espressioni parlavano sempre al posto mio. 
- Che succede? - chiese all'improvviso, c'era da immaginarselo, mi si leggeva tutto in volto, anche un perfetto sconosciuto era in grado di capire cosa mi passasse per la testa ma non volevo dire che non avevo intenzione di lavorare per loro altrimenti mi avrebbero lasciata lì nel bel mezzo del nulla. 
- Nulla – mi limitai a rispondere. 
Mandai immediatamente un messaggio a Ylenia spiegandole cosa era appena successo e confessandole che volevo immediatamente tornare a casa ma che non potevo. Lei mi rassicurò dicendomi di continuare la giornata e di dire solo una volta arrivati che non volevo lavorare per loro, era meschino svelare le carte solo all'ultimo secondo ma dopo tutto era la stessa cosa che loro avevano fatto con me. 
 
Rimasi in silenzio per tutto il tempo restante. Dopo quell'appuntamento mi portò in giro per i negozi chiedendo continuamente del titolare per portarli a cambiare contratto energetico. Avevo le gambe a pezzi, avevamo percorso tutto il centro città a piedi e le ginocchia non mi reggevano più. 
La mia migliore amica continuava a tenermi compagnia per messaggio, cosa avrei fatto senza di lei. Ormai erano le diciannove passate, eravamo sulla strada del ritorno ma il karma volle che trovassimo tre incidenti di fila e arrivammo in azienda alle venti e trenta. 
 
Subito dopo essere entrata in ufficio mi misero davanti il test da fare, ero stremata e non avevo nemmeno la forza di pensare e per giunta erano tutte domande prive di senso. 
Dopo averlo finito il capo mi convocò nel suo ufficio. 
- Allora Vera, il tuo test è andato davvero bene, che ne pensi del lavoro? - chiese 
- Guardi, in tutta onestà non è il lavoro che fa per me, non riuscirei a reggere i ritmi. Non ho intenzione di continuare – spiegai 
- Beh in questo caso mi sembra ovvio che non sei adatta per l'azienda e non è il caso di continuare – disse brusco per poi cacciarmi fuori quasi con la forza. 
 
Mi trascinai fino alla fermata del pullman, misi le cuffiette e misi in riproduzione Chosen dei Måneskin a tutto volume. 
All'improvviso una fitta mi colpì al seno sinistro, quello in cui avevo sentito la massa strana, riportandomi alla mente anche di quest'altro problema a cui non avevo pensato tutto il giorno.
Le lacrime tornarono a farmi bruciare gli occhi, scesi dal pullman e corsi a casa chiudendomi la porta alle spalle per poi scoppiare in un pianto senza fine. 
- Tesoro mio cosa succede – chiese preoccupata mia madre scostandomi i lunghi capelli color cioccolato dal viso 
- Va tutto male mamma, tutto male. La prova è stata un disastro, mi hanno trascinato dall'altro lato della regione, trattavano male le persone, ho percorso tutto il centro città a piedi entrando in qualsiasi negozio per proporre contratti di energia e in più ho una strana massa nel seno che non se ne vuole andare e mi fa male – sbottai in lacrime 
- Come una massa nel seno? Ma sei sicura? Devi assolutamente andare dal dottore Vera, non si può aspettare su certe cose. Da quando la hai? - 
- Qualche giorno, l'ho notata sotto alla doccia - 
- Domani vai dal dottore, non puoi lasciarla lì così - 
Io annuii, mi chiusi in stanza e piansi per quasi tutta la notte a causa della delusione del lavoro e per la preoccupazione data da quel corpo estraneo nel mio seno. 
Non ero delusa dal lavoro, sicuramente c'erano persone che lo facevano e si trovavano bene, ero delusa dal trattamento che mi era stato riservato, mi avevano detto bugie su bugie sapendo che se avessero giocato a carte scoperte avrei immediatamente detto di no. Non era il lavoro per me.
 
 

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


La mattina seguente mi svegliai con gli occhi rossi e gonfi a causa del pianto della notte precedente. Ero ancora stanca ma mi costrinsi ad alzarmi dal letto e ad andare a farmi una doccia calda. Lasciai scorrere l'acqua bollente sulla mia schiena diversi minuti prima di cominciare ad insaponarmi. Quando uscii dal box mi avvolsi nel mio morbido accappatoio rosa e rimasi a fissare il vuoto per diversi minuti prima di vestirmi. 
Indossai una tuta nera larga per stare comoda e andai dal dottore senza nemmeno aver fatto colazione. 
La sala d'aspetto era occupata per lo più da settantenni e ottantenni che mi guardavano come se avessi otto gambe e tre teste, probabilmente non è da tutti i giorni vedere una diciannovenne dal medico. 
Quando arrivò il mio turno sentii il cuore battere all'impazzata, il dottore mi chiese subito cosa non andasse e io gli spiegai tutto ciò che era successo. 
Il dottore mi invitò a sedermi sul lettino e dopo aver tastato la zona da me indicata arrivò ad una conclusione. 
- Allora Vera, a sentirlo così non sembrerebbe una cosa grave, si sposta senza problemi, quindi, è sicuramente una massa benigna come una ciste o un fibroadenoma. Per sicurezza ti mando a fare un'ecografia e dopo vedremo se sarà necessaria una visita senologica o una mammografia - spiegò. 
Tirai un sospiro di sollievo a quelle parole, per lo meno non era nulla di preoccupante. 
 
Quando uscii dallo studio chiamai Ylenia per darle la bella notizia. 
- Allora che ti ha detto? - chiese agitata appena aprì la telefonata 
- Dovrebbe essere una cosa benigna, mi ha prescritto un'ecografia poi si vedrà il da farsi, adesso la prenoto e vedo quando me la danno - spiegai 
- Va bene, poi fammi sapere. Ah, quasi dimenticavo, ti va di fare una passeggiata al lago oggi pomeriggio? - chiese 
- Certo, fammi sapere l'ora e sarò lì - 
Quando attaccai chiamai subito un centro polispecialistico della mia città che mi diede appuntamento per il giorno dopo anche se in privato ma non mi importava, volevo togliermi il pensiero il prima possibile. 
 
Tornai a casa e durante il pranzo raccontai tutto ai miei genitori che appoggiarono la mia scelta di fare la visita in privato piuttosto che aspettare i tempi biblici della sanità pubblica. 
Dopo aver pranzato presi l'autobus e andai nel lungolago poco distante da casa mia per incontrare la mia migliore amica. 
- Tesoro tutto ok? - chiese appena mi vide 
- Si, un po' scossa ma sto molto meglio a sapere che è una massa benigna - la rassicurai - Con la tua ragazza come va? - domandai. 
Negli occhi di Ylenia si accese una luce che non avevo mai visto prima, era raggiante e sul suo volto si dipinse uno splendido sorriso. 
- A meraviglia, credo che sia quella giusta e lo so già che mi dirai di non correre ma non mi importa, la amo - 
Il mio cuore si riempì di gioia per lei nel sentire quelle parole, fin troppe volte l'avevo raccolta da terra dopo che altre ragazze avevano calpestato i suoi sentimenti. Temevo di doverlo fare nuovamente ma questa volta non avevo una sensazione negativa, da come ne parlava sembravano entrambe innamorate. 
 
Ci sedemmo su una panchina davanti al lago e continuammo a parlare per diversi minuti fino a quando i miei occhi non scorsero un viso familiare. I tratti ben delineati del volto, capelli castano scuro tirati perfettamente indietro con la cera, occhi verde smeraldo e un velo di barba che gli contornava la mascella. Il mio ex. 
Il cuore mi balzò in gola, non abitava lì vicino e una parte di me sperava di non vederlo più. Non avevo ancora superato il tradimento e non sapevo quando lo avrei fatto. In quel momento era a pochi passi da me mano nella mano con la sua "amica", come se sapesse dov'ero e volesse sbattermi in faccia la sua felicità. 
- Ti prego spostiamoci - dissi alla mia amica 
Lei con uno sguardo apprensivo mi assecondò e ci spostammo dal lato opposto del parco. 
- Stai bene? - mi chiese poi 
- Non lo so, sono un po' scossa ma non dovrei esserlo, ormai tra di noi è finita, è normale che abbia ricominciato a vivere - 
- No tesoro è normale! So bene quanto eri innamorata di lui e sicuramente lo sei ancora per questo ci stai male ma lo supererai e ne sono sicura - mi confortò per poi abbracciarmi. 
 
Dopo aver parlato ancora qualche minuto presi l'autobus per tornare a casa ma l'immagine del mio ex mano nella mano con un'altra ragazza continuava a rimbalzarmi nella testa e le canzoni che entravano in riproduzione non mi aiutavano sicuramente a distrarmi dato che erano tutte molto tristi, come se percepissero il mio umore. 
A cena non proferii parola e dopo aver posato il mio piatto vuoto nel lavello mi rintanai in camera mia. Presi la foto dal primo cassetto del mio comodino e mi sedetti sul letto, la foto ritraeva me e il mio ex, era la mia preferita, l'unica di cui non riuscivo a sbarazzarmi. 
Le lacrime cominciarono a rigarmi il viso, ero incredula che la nostra storia fosse finita, mi sentivo come se avessi ricevuto un pugno dritto nello stomaco. Ogni cosa che facevo mi ricordava ciò che eravamo stati, la nostra felicità, la nostra complicità che ormai non mi sembravano più tanto veritiere. Non facevo altro che chiedermi perché non avesse chiuso la relazione invece che sbattermi in faccia il suo tradimento. In quel momento mi ero sentita sbagliata, credevo di non essere abbastanza. Ero a pezzi.
Quei "ti amo" falsi che mi rivolgeva il giorno prima, i piani per un futuro insieme, era tutto falso.
 
Dopo aver guardato un'ultima volta quella foto la strappai in mille pezzi riducendola allo stesso stato del mio cuore in quel momento. 
Non sapevo se sarei più stata capace di amare ma una cosa era certa, prima di affidare nuovamente il mio cuore ad un'altra persona ci avrei pensato mille volte. 
 
La mattina seguente andai a fare l'ecografia al seno presso un centro polispecialistico della mia città. Dopo essere passata dalla reception per pagare mi fecero accomodare in una stanza molto piccola e buia dove dopo di me entrò un medico sulla sessantina che mi disse di scoprire il petto e sdraiarmi sul lettino con le mani dietro la testa. 
Feci come mi era stato detto nonostante mi sentissi a disagio davanti ad un anziano sconosciuto con il seno scoperto. 
Sul soffitto sopra di me c'era un monitor che mostrava le stesse immagini che apparivano sull'ecografo e cercai di concentrarmi su quelle piuttosto che sul grande imbarazzo che provavo in quell'istante. 
 
Dopo poco tempo sullo schermo comparve una massa che, come avevo sentito, sembravano tante palline attaccate l'una all'altra: una più grande al centro e due più piccole in alto. 
Dopo aver misurato quel corpo estraneo passò al seno destro dove anche lì trovò una massa analoga molto più sottile ma poco più larga che al tatto non avevo sentito. 
- Sembrerebbero due fibroadenomi ma quello di sinistra ha una forma ambigua, ha qualche peduncolo vascolare e ha un bordo leggermente sfumato. Le scrivo dietro al referto i nomi di due brave senologhe, le consiglio di fare una biopsia - spiegò il medico. 
A quelle parole il mio cuore saltò un battito e sbiancai.
Fin da piccola ero sempre stata sottoposta a numerose visite per non parlare dell'infinità di ricoveri in ospedale e l'idea di trovarmi di nuovo nel circolo vizioso di visite e medici mi fece accapponare la pelle. 
Ringraziai il medico e andai alla fermata dell'autobus per tornare a casa. Provai a chiamare Ylenia ma senza alcun risultato, probabilmente era con la sua ragazza e non volvo di certo essere io a disturbarle. 
 
Quando arrivai a casa sentii la voce della mia migliore amica che parlava con mia madre e con mio padre, lei era di casa i miei genitori la consideravano da sempre come una seconda figlia. 
- Com'è andata? - chiese Ylenia venendo ad abbracciarmi appena mi vide 
- Mi ha consigliato di fare una biopsia ma prima devo sentire il parere di un senologo, mi ha scritto due nomi dietro al referto dicendo che sono i migliori della città - spiegai. 
Tutti e tre mi tranquillizzarono e facemmo delle ricerche sulle due dottoresse che mi erano state consigliate e riuscii a prendere appuntamento con una delle due tramite il suo sito. 
 
Nonostante fossi stata rassicurata da tutti sulla natura di quella massa, il mio sesto senso mi diceva che c'era qualcosa che non andava, avevo il presentimento che prima o poi qualcosa sarebbe cambiato e non in meglio. 
 
 

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