Legame indissolubile

di Roe Jaeger
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il tempo cambia tutto e tutti ***
Capitolo 2: *** Le ombre delle cose mai dette ***
Capitolo 3: *** L’agrodolce o amaro retrogusto della verità ***
Capitolo 4: *** Dolori e passioni procurati da carte scoperte ***
Capitolo 5: *** La nascita di folli progetti troppo importanti ***
Capitolo 6: *** Amore e amicizia superano ogni ostacolo ***



Capitolo 1
*** Il tempo cambia tutto e tutti ***


Legame indissolubile

Il tempo cambia tutto e tutti
 

Un ennesimo sospiro accompagnò la mano che chiudeva la finestra. Il freddo cominciava a farsi sentire e non era ciò che quella ragazza dai capelli ramati desiderava. Ma ormai quel mese di ottobre stava volgendo al termine e desiderare ancora il caldo era un’assurda pretesa che non poteva in alcun modo trovare adempimento. 

Con la fine di ottobre il freddo si faceva sempre più intenso e, in quel pomeriggio uguale a tanti altri, la giovane padrona di casa, al momento sola nella sua abitazione, rischiava di annoiarsi. 

Perché allora non chiamare l’unica persona che avrebbe potuto scongiurare quell’evento? 

La mano della giovane Sora compose meccanicamente il numero del cellulare del suo migliore amico, sapeva di poter contare su di lui, da quando Mimi s’era trasferita stabilmente in America. Non che non soffrisse di quell’avvenimento, ma doveva pur continuare a vivere. Se poi Mimi un giorno sarebbe tornata, la vita di Sora sarebbe sicuramente migliorata, ma ora Mimi non c’era e a Sora non restava altro da fare che adattarsi nel modo più indolente possibile. 

Colui che almeno apparentemente sembrava aver rimpiazzato Mimi, non tardò ad arrivare, con enorme felicità da parte della Takenouchi. E la prima cosa che notò fu l’assenza della ragazza del suo migliore amico. 

– Che fine ha fatto la tua ombra? – 

Il ragazzo a quella domanda alzò gli occhi verso la sua interlocutrice. Forse Sora si riferiva alla sua ragazza, concluse dopo un complicatissimo ragionamento. 

– Quando l’ho avvisata della tua telefonata era impegnata in un’accesa lite con il fratello. – spiegò lui, non dicendo tuttavia chissà quale novità. 

– Mmm... meglio così. –  

Sora non si preoccupò minimamente di informarsi se andasse o meno tutto bene, se la ragazza in questione avesse qualche problema, o di altro... di solito l’avrebbe fatto, ma in quel momento aveva altro a cui pensare, ben più importante dei problemi della ragazza del suo migliore amico. 

– Come mai non dici niente? – si sentì chiedere Sora e proprio mentre stava per rispondere, arrivò la risposta a quella domanda proprio da chi l’aveva posta – Aspetta, non dirmelo... hai qualcosa che ti preoccupa? – 

Ecco... era successo di nuovo. Proprio come quando lei e Taichi erano amici, come ai vecchi tempi. Adesso anche lui era capace d’intuire cosa pensasse. Ma d’altro canto doveva essere per forza così: era o no il suo migliore amico? 

Negare l’evidenza con lui non serviva a niente e questo Sora lo sapeva bene, perciò si limitò semplicemente a sospirare. 

– Mi è concesso sapere cosa sia questo qualcosa? – 

Da quanto il suo migliore amico era così loquace e curioso? Non lo credeva così, fino a pochi secondi prima. Ma evidentemente tutti cambiano, anche lui. 

– Preferirei non dirtelo, Yamato. – 

– Come vuoi. – precisò lui, accendendosi una sigaretta. 

Sora lo vide e non poté far altro che preoccuparsi per lui, che continuava incessantemente a farsi del male da solo. 

– Ancora non hai smesso? Me lo avevi promesso, Yama! Quella roba ti fa solo male! – 

Per la seconda volta in quel pomeriggio, gli occhi di Yamato si persero in quelli di Sora. Il cielo nella nocciola. Ma se quello di poco prima era stato uno sguardo curioso, questo era uno sguardo carico di resa. Lo sguardo di chi lotta contro sé stesso per vincere una battaglia già persa in partenza. 

Lo sguardo di chi è consapevole di essere debole. 

Sora tutte queste cose le sapeva, ma era grata ugualmente all’amico. Se infatti Ishida davanti agli altri faceva il duro, sostenendo di fumare perché gli andava e ritenendosi capace di smetter in qualsiasi momento, almeno con Sora, quando era certo che nessuno potesse vederlo o sentirlo, ammetteva di non riuscire a perdere quel dannatissimo vizio. 

Eppure, diceva Sora sia a sé stessa che a lui, Yamato doveva riuscirci. Se non voleva farlo per lei, doveva farlo per rispetto della propria vita. 

Ma in quel pomeriggio del 16 ottobre Sora non aveva la forza di occuparsi di Yamato, presa com’era dalle sue preoccupazioni. Non era infatti difficile intuire che la ragazza stesse nascondendo qualcosa e anche di molto importante. 

Ma si sa, a tutti si possono nascondere delle cose, esclusi gli amici. Quelli veri, s’intende. Loro si accorgono di tutto, con semplicità, con l’intenzione di aiutare. 

Ma non sempre si riesce. 

Infatti, Yamato non sapeva cosa fare per Sora. 

Con molta probabilità aveva anche intuito il nome del suo problema: Taichi Yagami. Quel ragazzo tormentava positivamente i sogni della giovane da tutta una vita e Yamato lo sapeva bene, a causa di quella speciale amicizia che li univa da quando avevano circa tre anni. 

Ma la loro vita non era sempre stata così facile, e entrambi lo sapevano bene. 

 

– –  

 

Taichi e Hikari Yagami erano due ragazzi come tanti. Entrambi diplomati con il massimo dei voti, erano uno al quarto anno dell’università e l’altra al primo. Giurisprudenza lui, Lettere classiche lei. 

Lui con le ragazze ci aveva preso pochissime volte. Una storia vecchia più del mondo lo vedeva legato a una bambina dai capelli viola, quando anche lui era ancora un fanciullo, ora felicemente sposata con uno dei suoi migliori amici, nonché commissario al comando di polizia locale. Poi altre storielle poco importanti, tra cui Akemi Takaishi, una ragazzina di un paio d’anni più grande di lui... che chissà che fine aveva fatto. 

Lei, invece, solo una volta era stata con un ragazzino di due anni più piccolo di lei, un certo Iori di cui neppure ricordava il cognome, Hida forse, quando entrambi frequentavano le medie, di cui ora non aveva più notizie da anni, e poi quello scapestrato del suo ragazzo, che l’adorava e con il quale faceva ancora coppia fissa. 

Quel giorno Hikari sarebbe dovuta uscire a far compere con la sorella del suo ragazzo, quella giovane fanciulla che Taichi definiva semplicemente come la “futura cognata della sorella”. Ovviamente, a Hikari non andava molto a genio quell’etichetta, ma sapeva bene che quando Taichi si metteva in testa una cosa non c’era verso di farle cambiare idea. 

– Taichi, io esco! – 

Da quando Hikari s’era iscritta all’università, lei e il fratello avevano deciso di provare la convivenza senza genitori. Esperimento che, fino ad allora, non aveva ancora causato danni irreparabili. Peccato convivessero solo da sette giorni. 

 

Hikari era appena arrivata sul luogo dell’appuntamento, ma la sua compagna di compere non era ancora arrivata. 

“Tale a quale al fratello!” si ritrovò a pensare rassegnata Hikari, qualche secondo prima di vedere la sua amica avvicinarsi correndo, senza ormai più fiato in corpo. Abitare ai due poli opposti della città in questi casi si rivelava un vero handicap, in quanto non era semplice trovare dei luoghi d’incontro favorevoli a entrambi. Ma si sa, Hikari Yagami non molla facilmente. 

– Buongiorno Jun! – 

L’altra per tutta risposta, mentre cercava di riprendere fiato, provò a mormorare meste parole di scusa. Era davvero tanto cambiata Jun Motomiya in quegli anni. La ragazzina dai capelli disordinati che coltivava quell’amore non corrisposto per Yamato è soltanto un vago ricordo perso nei fitti meandri del passato. Ora il mondo conosce una donna laureata in Chimica, con un posto fisso nella Scientifica dell’Arma dei Carabinieri, con dei capelli lunghi e lisci che le scendono lunghi su quasi tutta la schiena, il viso ben truccato con grazia, che sa vestirsi e che non sente più il bisogno delle altrui conferme... 

“...e che finalmente cammina alla perfezione sui tacchi.” 

Concluse così il suo ragionamento Hikari, mentre Jun la squadrava nella speranza di capire, senza però riuscirci, cosa pensasse. 

– Andiamo? – chiese a quel punto la maggiore delle due – Abbiamo tante cose da comprare! – 

 

Taichi lasciò il proprio appartamento più o meno quando Hikari incontrò Jun. Avevano avuto una storia, quei due, ma nessuno aveva saputo, lo sapeva, o lo avrebbe mai saputo. E il fatto che nessuno avesse saputo mai di quella loro relazione, li faceva sentire due amanti. Anche per questo s’erano lasciati. 

E se c’era una persona che non doveva sapere niente, quella era il suo migliore amico. Fino a quel momento era riuscito a tenerglielo nascosto per quattro anni, e così avrebbe dovuto essere per sempre. Yamato Ishida non avrebbe mai saputo che la sua ragazza era l’ex del suo migliore amico.  

O questo almeno era ciò che Taichi credeva. 

Quello che il ragazzo non avrebbe mai immaginato, invece, era che il suo migliore amico già sapesse la verità da tanto tempo, da quando aveva scoperto che la sua ragazza non regge l’alcool. 

Dunque, la verità Yamato l’aveva saputa da un bicchiere di una sostanza leggermente alcolica e non dal suo migliore amico. 

Ecco forse un’altra cosa che aveva contribuito all’incrinarsi della loro splendida amicizia. 

Poi, il fatto che a Taichi non fosse mai stato riservato il privilegio di conoscere la migliore amica del bell’Ishida, aveva contribuito a peggiorare le cose. 

“Ma niente rimane uguale al passato” si diceva spesso Taichi “ed è assurda la pretesa che la nostra amicizia rimanga immacolata per sempre, vero Yama?” 

Ma questa teoria al posto di rafforzarlo, sortiva sempre l’effetto contrario. 

Quel pomeriggio il vento soffiava forte, e la pioggia non avrebbe tardato ad arrivare, a giudicare dal cielo. Taichi doveva sbrigarsi a raggiungere lo studio legale dove lavorava, se tra le sue intenzioni non rientrava quella di bagnarsi completamente. 

 

– – 

 

Koushiro Izumi e Joe Kido erano pressappoco rimasti gli stessi di una volta, se solo il tempo non fosse passato anche per loro. 

Ma purtroppo il tempo trascorre per tutti, e quindi anche per loro. Il giovane genio del computer presto si sarebbe laureato in Ingegneria informatica, essendo ormai al terzo anno, e di soli due anni più piccolo del suo migliore amico, che già possedeva una laurea in Medicina con il massimo dei voti. 

Erano entrambi andati a cercare fortuna all’estero, e da quando la vita li vide approdare nella capitale inglese, nessuno seppe più nulla di loro... 

 

– – 

 

Iori Hida invece era ancora in Giappone. Non aveva mai avuto amici, se non Koushiro e Joe. Ma sapeva che non poteva raggiungerli, senza prima avere quel diploma che mai aveva desiderato tanto come lo desiderava da quando i suoi migliori, e unici, amici lo avevano preceduto nella fredda Londra. Li avrebbe raggiunti prima o poi, e finalmente avrebbe dimenticato quella vecchia storia appartenente al passato. Quella storia che portava il nome di Hikari Yagami. 

 

– – 

 

Daisuke Motomiya aveva tutte le qualità necessarie per essere definito “un ragazzo scapestrato”. Era così che adorava chiamarlo la sua ragazza, nel senso buono del termine ovviamente. 

Finalmente sua sorella era uscita. Certo che era uno dei pochi a non avere un rapporto con la propria sorella. Anche se non lo dava a vedere, in fondo gli dispiaceva. Anche lui avrebbe voluto essere come Taichi, che con Hikari aveva un bel rapporto, ma lui e Jun non sarebbero mai stati come Tai e Kari. Neanche in un’altra vita. Dunque, non rimaneva altro da fare che aggrapparsi a qualsiasi cosa giustificasse il suo rapporto con Jun. Eppure, più pensava a questo qualcosa, meno giustificazioni gli venivano in mente. 

Erano troppo diversi, lui e Jun. 

Ma era una bugia. 

In realtà, il problema era che si assomigliavano troppo. 

E, avendo le stesse pretese, e gli stessi difetti, non riuscivano mai a trovare un accordo. Decisamente mai. 

 

– – 

 

Miyako Inoue è sempre stata la migliore amica di Takeru Takaishi. Un ragazzo abbastanza silenzioso nel complesso, e anche tranquillo, che però alle donne faceva un effetto particolare. A lui era impossibile resistere. Anche per questa ragione il ragazzo aveva scelto proprio Yolei, questo il soprannome della ragazza, come sua migliore amica: era l’unica ragazza che non era mai caduta ai suoi piedi. 

Il fortunato era un ragazzo coetaneo di Miyako e di un anno più grande di Takeru: tale Ken Icchijouji, nonché ragazzo prodigio fin dalla più tenera età. 

Ora Takeru era al primo anno dell’università, iscritto a Lettere classiche, con l’intenzione di diventare uno scrittore. Miyako, stupendo tutti coloro che credevano che la ragazza avrebbe lasciato la scuola alla conclusione del liceo, stava frequentando il secondo anno di Scienze dell’educazione. Niente d’impegnativo, a detta di molti, questo era vero, ma sicuramente meglio del non avere alcuna laurea. 

Inutile dire che Ken, ringraziando quella mente geniale che si ritrovava, s’era iscritto a Ingegneria matematica. No... decisamente non era una persona normale. 

Ken e Miyako erano assieme da cinque anni, mentre Takeru, ignorando tutte le ragazze che gli andavano dietro, era ancora alla ricerca dell’anima gemella. 

L’aspettava con pazienza, senza sapere che era dietro l’angolo. 

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Capitolo 2
*** Le ombre delle cose mai dette ***


Legame indissolubile
 

Le ombre delle cose mai dette

 

– Da quando lo vidi, non riesco a dimenticarlo... – 

Silenzio. Anche perché per Yamato non era mai stato molto bravo nel consolare gli altri e sicuramente non avrebbe appreso tale dote in quel momento. Un vero peccato. Tuttavia, tentò ugualmente di rassicurare Sora, sperando di riuscire nell’impresa. 

– Sora, tu lo hai visto quattro anni fa. – 

– Credimi, Yamato, quando una cosa ti emoziona difficilmente la dimentichi. È come le cose che ti sconvolgono... restano impresse nella mente a fuoco, anche per tutta la vita. – 

Non appena il biondo comprese a cosa si stesse riferendo la sua migliore amica, il suo viso assunse un’espressione più funerea dell’usuale, se è possibile. 

 

– – 

 

Taichi era riuscito nella propria impresa, aveva iniziato a piovere un attimo dopo il suo ingresso nel suo ufficio. 

Il suo principale non era affatto una persona affabile, né comprensiva. Per questa ragione, il giovane Yagami non sfuggì a una paternale da parte di quell’uomo che tanto odiava. 

I suoi colleghi gli rivolsero sguardi comprensivi... più volte si erano trovati nella medesima situazione del ragazzo e non lo invidiavano per niente: sapevano bene cosa si provasse. 

A Taichi non rimase altro da fare se non sospirare, prima di iniziare il suo lavoro fingendo che non fosse successo nulla. Non poteva reagire: quel lavoro gli serviva e non poteva rischiare di perderlo per una questione d’orgoglio. 

 

– – 

 

Hikari e Jun avevano fatto incetta d’abiti da poter star bene per un anno intero. Si divertivano molto in reciproca compagnia, per questo adoravano uscire assieme: per far compere, sbrigare commissioni, o semplicemente per ritrovarsi a scambiare quattro chiacchiere senza i soliti fratelli che ronzavano loro attorno. 

Ed era proprio questo l’argomento che quel giorno voleva trattare Hikari: Daisuke. 

Io e te dobbiamo parlare di una cosa che mi sta molto a cuore. – esordì la più piccola, stupendo notevolmente l’altra. 

– Sarebbe? – chiese, dunque, molto interessata a quanto Hikari avesse da dirle. 

– Tuo fratello. – 

Jun inarcò un sopracciglio: cosa poteva essere successo di tanto grave perché Hikari avesse quell’espressione tanto sconsolata sul viso? Proprio non lo sapeva, e ci teneva davvero tanto a scoprirlo. 

– Per quale ragione? – chiese infine, esternando la sua curiosità. 

– Beh... io e Daisuke abbiamo parlato del vostro rapporto, tempo fa, e quanto mi ha detto non mi ha fatto per niente piacere. – rispose dura la giovane Yagami. 

Ora che la sua curiosità era stata soddisfatta, Jun realizzò che un lungo colloquio con la sua migliore amica si sarebbe rivelato indispensabile. 

 

– – 

 

Daisuke sospirò. Aveva sbagliato a non iscriversi all’università, in quanto lavorare era molto più faticoso. Ma lui non aveva mai avuto seriamente voglia d’impegnarsi sui libri, pertanto continuare gli studi sarebbe stato tempo sprecato. 

Fu questo il principale motivo che l’anno precedente lo spinse a cercarsi un lavoro. Aveva sempre sognato di diventare un avvocato, ma non aveva ancora trovato fortuna in questo campo. 

Per guadagnare qualcosa, aveva cominciato a lavorare in un ristorante, sperando un giorno nel salto di qualità. E quel sabato era il suo giorno libero. 

Dunque, perché non chiamare quel genio del suo migliore amico, che sicuramente di sabato mattina non aveva i corsi all’università? 

Il giovane Motomiya impiegò pochi attimi per mettere in pratica i suoi buoni propositi, e qualche minuto dopo Ken Icchijouji citofonò mestamente. 

 

– – 

 

Takeru era a casa della propria migliore amica, con la quale stava discutendo di un libro che era intenzionato a scrivere. 

– No! No! E ancora no! – stava urlando Miyako – In quante lingue debbo ripeterti che non ti permetterò mai di fare una cosa simile? – 

– Andiamo, Miya... – ribatté un molto più calmo Takeru – Non è nulla di male, nella mia idea... e poi diventi famosa, non ti piace l’idea? – 

Solo in quel momento, Miyako Inoue si fermò a riflettere: non aveva ancora considerato la proposta dell’amico sotto quella prospettiva. 

– Certo che se la metti così, la tua trovata comincia ad allettarmi... – 

Dal canto suo, Takeru sapeva che prima o poi avrebbe avuto quella risposta. Bisognava solo essere un po’ fiduciosi e il giovane Takaishi lo era stato. 

 

– – 

 

Una moto sfrecciava veloce nelle vie di Odaiba, guidata da un giovane castano dagli occhi verdi. Era diretto a casa della propria ragazza, Akimi. Arrivato nei pressi di casa Takaishi, parcheggiò il proprio mezzo, e infine citofonò alla propria ragazza, dicendole che l’avrebbe aspettata sotto il portone. 

 

– – 

 

Ken Icchijouji non impiegò molto tempo per arrivare a destinazione. D’altro canto, gli piaceva essere puntuale e non avrebbe mai trasgredito a questa sua regola personale. 

Quando poi aveva un appuntamento con Daisuke, aveva anche un altro motivo per arrivare puntuale. Doveva dare il buon esempio a quello screanzato! 

Eppure Ken sapeva che quella volta Daisuke aveva avuto un altro motivo a spingerlo a richiedergli di venire. D’accordo, magari era un ragionamento un po’ contorto, ma in sintesi dimostrava a Ken che Daisuke doveva parlargli di qualcosa di veramente importante. 

Come infatti era. 

 

– – 

 

– Cosa staresti cercando di dirmi, Sora? – 

Quella di Yamato più che una domanda sembrava un’intimidazione ben poco gradita dalla Takenouchi. 

– No, tu cosa vorresti insinuare... da quand’è che ti permetti di attaccarmi così? – 

– Aspetta... hai frainteso! – cercò di giustificarsi lui. 

– No, non ho frainteso un bel niente invece... la tua intenzione era proprio quella di impormi di dimenticare quanto vidi quattro anni fa! – 

E, mentre urlava ciò, calde lacrime le rigavano il volto. 

– Ascolta, Sora... io sono il primo tra noi due a desiderare maggiormente di dimenticare. Vorrei tanto riuscirci, ma non mi è possibile. Ogni volta che ci provo, quanto ho fatto mi torna alla mente, privandomi di quella serenità che credevo fino a un attimo prima di aver conquistato. – 

Sora fissò il suo migliore amico, non credendo dicesse la verità. 

– Sai, quando abbiamo parlato della cosa, non ti ho detto tutta la verità. – 

La frase di Yamato spiazzò la Takenouchi, che rimase a fissarlo in attesa di spiegazioni. 

 

– – 

 

– Se c’è una cosa che ho imparato in tutti questi anni in cui sono stato il tuo migliore amico è che se c’è qualcosa di serio di cui devi parlare diventi improvvisamente muto... come in questo caso. – 

Eh, sì...  Ken aveva perfettamente ragione. Ma dal canto suo Daisuke non sapeva se parlargliene oppure no. Era successo tutto troppo in fretta. La telefonata era arrivata qualche attimo dopo che lui aveva telefonato a Ken, e non gli aveva dato tempo per riflettere. 

Eppure il suo migliore amico non meritava delle bugie. Non era giusto nascondergli la verità, per quanto essa fosse dolorosa. Non a Ken Icchijouji almeno. 

– Stamattina mi è arrivata una telefonata, poco dopo averti chiamato. – 

Il maggiore dei due non comprendeva ancora cosa ci fosse di strano in quell’affermazione, tuttavia aveva intuito che c’era dell’altro. Daisuke non si sarebbe allarmato per una semplice telefonata... pertanto, quella non lo era stata. 

– Erano i miei veri genitori. – 

Non esistono parole capaci di descrivere cosa provò Ken in quel momento, ancor meno per riportare le sensazioni di Daisuke. 

 

– – 

 

Era rimasta sola. Non riusciva ancora a credere alla verità raccontatale dal suo migliore amico. In quel freddo ottobre, Sora poteva dire di aver conosciuto il lato più meschino di Taichi e Yamato. 

Il primo dei due per lei era quasi un mito. Il secondo l’amico perfetto, un angelo custode. 

Eppure, anche loro avevano tradito un valore fondamentale come l’amicizia solo per... per... Sora non riusciva ancora a realizzare che era successo tutto per una notte con una donna... tale Jun Motomiya. 

Se solo quei due ragazzi si fossero parlati, senza ostinarsi a voler celare una verità ormai venuta già da tempo inesorabilmente a galla, forse si sarebbero evitate innumerevoli incomprensioni. 

Ah, che brutta bestia che è l’orgoglio! 

Ma anche ora che sapeva quanto fosse accaduto quattro anni addietro, la giovane Takenouchi desiderava ardentemente conoscere Taichi Yagami. 

 

– – 

 

– Il bicchiere è vuoto. – 

Un’affermazione che non trovò ascolto. 

– La lettera è stata spedita stamattina. – 

Questa invece stupì molto quel parzialmente assente interlocutore. 

– Arriverà... vedrai che arriverà il giorno in cui tutto tornerà alle origini...e riavremo nostro fratello. – 

Nel bicchiere vuoto fu versato del vino, che un attimo dopo già non c’era più. 

– Ehi mi stai ascoltando? – 

Colei che era rimasta silenziosa nell’ombra fino a quel momento, alzò gli occhi dal proprio bicchiere, posandoli su quel ragazzo che le stava parlando. 

– Oh, sono certa che le cose andranno come abbiamo programmato, dopotutto io sono innamorata di lui e della sua mente geniale... – 

Due risate squarciarono l’aria, ma non uscirono dalle pareti di quella cucina. Nessuno avrebbe mai potuto immaginare cosa stessero tramando quei due ragazzi, mentre avevano consumato due bottiglie di vino. 

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Capitolo 3
*** L’agrodolce o amaro retrogusto della verità ***


Legame indissolubile

 

L’agrodolce o amaro retrogusto della verità 

 

– Le mie faccende familiari non dovrebbero essere di tua competenza. – 

Fredda, succinta e diretta. Jun Motomiya non possedeva queste qualità, ma era capace di tirarle fuori quando ne aveva bisogno. Anche con le sue amiche, se si fosse rivelato necessario. Come in quel caso. 

– Considerato che nelle tue faccende è coinvolto anche mio fratello, direi che sono anche di mia competenza. – 

Oh, adesso le due ragazze sembravano tutt’altro che migliori amiche. E dall’espressione che assunse il volto della maggiore delle due, dei chiarimenti erano necessari. 

 

– – 

 

– Ripeti tutto lentamente... un po’ per volta... – 

– Ah, Ken! Quante amenità! Potrei dirtelo in un milione di modi diversi, ma il succo della questione non cambierebbe! Io e Jun non siamo fratelli! – 

– E i tuoi veri genitori ti hanno appena telefonato, giusto? –  

Non c’era tempo per pensare in quella discussione. O, forse, non ve n’era l’intenzione. Avrebbe fatto troppo male. 

– Giusto. In realtà i due tizi al telefono dicevano di essere mio fratello e mia sorella. – 

– Oh, che bella famiglia numerosa che hai! – 

– Ken... non è questo che volevo sentirmi dire. – 

– Scusa, avevo solo intenzione di sdrammatizzare. Come hai intenzione di comportarti? – 

– Così va un po’ meglio. Ho intenzione d’incontrarli. – 

– Quando? – 

– Nel pomeriggio. Per togliere presto di mezzo questa faccenda. – 

– Posso accompagnarti. – 

Non era una domanda, ma una costatazione dei fatti. Ken aveva appena specificato di non avere impegni e quindi s’era offerto per accompagnarlo. 

– No, preferisco andarci da solo. – 

Daisuke aveva compreso tutto ciò, ma non intendeva accogliere l’aiuto di Ken. 

– Come vuoi. – 

Il ragazzo, dal suo canto, aveva ben compreso lo stato d’animo del suo migliore amico e aveva preso la saggissima decisione di rispettarlo. 

 

– – 

 

Caffè. 

Lo odiava. 

L’aveva sempre odiato. 

Come la situazione che stava vivendo e la persona che l’aveva costretto a viverla. 

Peccato che fosse il suo migliore amico. 

 

– – 

 

– Fratello? – 

– Mh? – 

– Oggi è passato Daisuke? – 

– No. – 

– Allora queste le hai fumate tutte tu? – chiese un ragazzo biondo, indicando un posacenere troppo pieno. 

– Takeru, non rompere. – 

– Che dolce manifestazione d’affetto fraterno! – 

– Take... arriva al punto, e dimmi come mai sei qui. Oggi non è proprio giornata, per me. – 

– E quando mai lo è! – esclamò ironico il minore dei due. 

– Oggi Sora ha saputo la verità. Ora, per favore, lasciami solo. – 

– Come vuoi. – gli rispose il fratello intuendo il suo stato d’animo. 

Poi, quando aveva già aperto la porta dell’appartamento di casa Ishida, pose un’ulteriore domanda al suo consanguineo: – Continuerai a considerarlo il tuo migliore amico? – 

– TI HO DETTO DI ANDARTENE!!! – fu l’unica risposta, urlata, che riuscì ad ottenere da Yamato. 

Il giovane Ishida, quando udì la porta chiudersi alle sue spalle, poté finalmente liberare quelle stille salate che teneva imprigionate da troppo tempo, e che aveva segregate in nome di un’amicizia che s’avviava inesorabilmente a sgretolarsi... 

Però ancora non aveva capito se lui questo lo volesse davvero. 

 

– –   

 

– Accadde tutto tanti anni fa, quando Yamato e tuo fratello erano fin troppo legati. A quel tempo non sapevo ancora che per causa mia quest’amicizia che durava da tempo immemore sarebbe stata destinata a sgretolarsi inesorabilmente. Non l’avrei mai augurato ad entrambi, erano i miei migliori amici. – 

Hikari aveva ascoltato nel più assoluto silenzio il racconto dell’amica, e ancora non aveva trovato parole per risponderle. 

– Credo che invece loro hanno dato alla questione più peso di quanto ne avesse in realtà. Questo non aiutò né me, né loro. Ora saranno stanchi di continuare a far finta di nulla... – 

– Sì ma, in pratica, cosa è successo? E, soprattutto, quando? – 

Hikari non avrebbe resistito ancora molto nel silenzio. Doveva sapere. 

Ma forse era Jun che non voleva parlare. 

 

– – 

 

Alcool. 

Che dolce sapore che aveva. Adorava il sapore agrodolce o amaro di quelle bevande che aiutano a dimenticare. Perfette in casi come il suo. 

Peccato però che egli volesse dimenticare cose troppo grandi, eventi troppo importanti, e stampati così a fuoco nella sua memoria da essere parte integrante della vita di quel ragazzo che credeva di essersi illuso troppo. 

Sora Takenouchi si era dimenticata di lui. 

Più ragionava su quel pensiero, più bicchieri riusciva a mandar giù come un siero miracoloso che gli permetteva di non pensare. 

Era molto doloroso, e preferiva largamente non farlo. Sapeva bene che era un atteggiamento da vigliacchi, ma in quel momento non riusciva ad agire diversamente. 

Specialmente adesso che non poteva chiedere aiuto al suo migliore amico. 

 

– – 

 

Sapeva di essere un genio, e averne la conferma poco dopo essere stato trattato male dal fratello maggiore, risultava essere una cosa fantastica. 

Miyako Inoue era la sua conferma. La sua migliore amica e la firma che aveva apposto sul foglio che aveva tra le mani. 

O meglio, era tutta quella situazione ad essere fantastica. Forse, in quel modo Takeru sarebbe stato in grado di aiutare il fratello maggiore e il migliore amico di quest’ultimo. 

Il ragazzo adorava sentirsi utile all’umanità. 

 

– – 

 

Si erano baciati. Ecco perché era arrabbiato con il mondo intero. Adesso, anche Yamato aveva provato sulla propria pelle il sapore del tradimento, e non l’aveva affatto gradito. Non l’avrebbe mai più sperimentato, era certo di questo. 

Eppure, aveva bisogno di ulteriori certezze. C’erano tante cose che quel ragazzo desiderava conoscere. Ad esempio, come avesse potuto tradire la sua fiducia il suo migliore amico, oppure quanto avesse guadagnato la sua ragazza da quella storia. Oppure, più semplicemente, se era giusto conservare tutto quel rancore dopo ben quattro anni. 

Tante domande e nessuna risposta: il giovane Ishida detestava quella situazione. E la settima sigaretta era s’era consumata. 

 

– – 

 

– Se decidessi di parlare, saresti ancora mia amica? – 

Hikari Yagami stava riflettendo sulla risposta a quella domanda da più due minuti, tempo trascorso in silenzio. Jun aveva qualcosa di talmente brutto da raccontarle, da temere la fine della loro amicizia? Evidentemente sì. Cosa potesse essere, Hikari non l’avrebbe mai immaginato. E anche mentre annuiva non credeva che la verità potesse essere tanto dolorosa quanto poi si sarebbe rivelata. 

Jun, dal suo canto, prese coraggio. E cominciò il suo racconto. Una storia terribile, che lei, Yamato e Taichi si portavano dentro da troppo tempo. 

Una storia che di li a poco si sarebbe ripetuta, anche se ancora nessuno poteva immaginarlo. 

Una storia che Takeru Takaishi di li a poco avrebbe raccontato. 

Una storia di amicizia e di passione, che avrebbe costretto Hikari Yagami a rivalutare i suoi affetti. 

Forse senza possibilità d’appello. 

 

– – 

 

La terza bottiglia di vino era appena finita e forse Taichi Yagami neanche se n’era accorto. Vedere Sora e Yamato baciarsi, d’altronde, non era una cosa di tutti i giorni. 

Sora... quella ragazza tormentava da sempre i suoi pensieri sebbene non si conoscessero direttamente, e lui aveva promesso di non provarci! 

Yamato era il ragazzo di Jun, e Taichi qualche anno prima aveva rinunciato ad amarla per il suo migliore amico, dannazione! 

Anche se si erano persi di vista, Taichi era innamorato di Sora da sempre, cavolo! 

Quelle erano tre validissime ragioni per essere sconvolto dopo quella visione, e sicuramente il giovane Yagami ne avrebbe trovate delle altre, se il rumore di una bottiglia che s’infrangeva sul pavimento non avesse attirato la sua attenzione. 

Infine, il rumore di chiavi in una serratura precedette l’apertura della porta d’ingresso di casa Yagami. Taichi ne vide entrare un’Hikari sconvolta, che non venne aiutata dallo spettacolo che le si mostrò dinanzi agli occhi. 

Del caffè giaceva rovesciato e abbandonato ai piedi del piano cottura, e il sapore agrodolce del vino aveva saturato tutta la cucina, tanto da farle notare solo in un secondo momento tutte le bottiglie infrante a terra, e l’andatura ciondolante di Taichi, che, ormai ubriaco, tentava di raggiungerla per salutarla. Prima di cadere ai suoi piedi privo di sensi. 

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Capitolo 4
*** Dolori e passioni procurati da carte scoperte ***


Legame indissolubile

 

Dolori e passioni procurati da carte scoperte 

 

Detestava quella situazione e non riusciva a fare a meno di inveire contro ogni reale o presunta causa della creazione della stessa. 

Daisuke Motomiya, per quanto odiasse quel nucleo familiare che fino a qualche tempo prima avrebbe senz’esitazione definito la propria famiglia, non era molto felice di ciò che avrebbe fatto di li a poco. Accettare due sconosciuti come fratelli non sarebbe stato semplice, specialmente per lui che sognava da mane a sera d’essere il fratello minore di Ken Icchijouji o Yamato Ishida. 

 

− − 

 

− Aspetta un attimo, Take!! Cosa vorresti fare tu? − 

La scena si stava consumando in una deserta casa Takaishi, dove un’alquanto alterata Miyako stava inveendo per un motivo per lei più che plausibile contro i poveri timpani del giovane proprietario di casa. 

− Ma te l’avrò spiegato centomila volte, Miya... possibile che lo debba ripetere per la centunesima? − 

− Anche per la millesima, mister occhi blu, se serve a farti desistere dal tuo intento. − 

Ferma, decisa e risoluta, la giovane Inoue non avrebbe permesso al suo migliore amico di attuare il malefico piano che aveva progettato. Mai. Neanche cadesse l’Everest... 

− Tanto hai già accettato, Miyako! − 

...sulla sua testa! 

− Cosa?? Non mi pare di aver mai fatto una cosa di questo genere!! − 

− Cosa credevi che fosse la firma di stamattina? Un contratto di matrimonio? − 

Chissà perché sentiva il suo corpo sopperire improvvisamente sotto un peso impossibile da reggere... 

− Non dirmi che... − “Dai, tanto l’ho capito che mi hai fregato...” 

− Stamattina hai firmato l’assenso al mio infallibile piano. − 

Takeru era felice di ciò. 

Come i miliardi di scolari che da quel giorno avrebbero dovuto studiare un monte in meno. 

 

− − 

 

Correva Sora. Correva. Doveva fuggire il più velocemente possibile da quella abitazione, da quella persona, da quei legami... dai suoi sentimenti che le mostravano una realtà per lei troppo scomoda da vedere. 

Fuggiva troppo velocemente perché potesse accorgersi di quanto le successe. Sebbene si rendesse conto di esser andata a sbattere contro una ragazza, alla quale chiese immediatamente scusa, era troppo presa dal pensare a Yamato perché potesse accorgersi l’incredibile somiglianza che l’accomunava a lei... 

Yamato l’aveva baciata. 

Eppure anche in quel momento la sua fervida immaginazione era volata a Taichi Yagami. 

Era stato forse un male, quello? 

Ora doveva semplicemente correre, scappare da tutto e da tutti, per cancellare l’errore che aveva appena commesso. 

 

− − 

 

− Penso proprio che tu abbia moltissime cose da dirmi, che non riguardano minimamente Daisuke. − 

Hikari, ancora una volta nella sua vita, aveva colto infallibilmente nel segno, mettendo in difficoltà la già colpevole Jun. 

− Hai ragione, Hika. E ora ti spiego tutto... − 

Non avrebbe resistito neanche un secondo di più con quel peso che si portava nel cuore da quattro lunghissimi anni, e, giusto o sbagliato che fosse, aveva deciso di raccontare tutto all’amica, consapevole che poi nessuno le avrebbe alleggerito le sofferenze e le litanie che ne sarebbero derivate. 

− ...hai presente l’amico di tuo fratello, quello bello, Yamato? − 

− Il tuo ragazzo? Sì... − 

− Il mio ragazzo che tempo fa, poco più di quattro anni, era semplicemente il mio amante. − 

Hikari ascoltava attenta, ignara della meta di quel discorso. 

− Il mio ragazzo allora era tuo fratello, che scoprì tutto. − 

In un primo momento, Jun aveva creduto di dover fare un discorso chilometrico, ma ben presto si era accorta di avere un’amica perspicace, alla quale non servivano più parole di quelle che non erano già state pronunciate. 

Ora, bisognava attendere solo le domande, sperando di avere le risposte pronte. E specialmente convincenti. 

 

− − 

 

− TAICHI! − 

Un urlo... quella voce l’aveva già sentita, sebbene non riuscisse a focalizzarne la proprietaria. 

Per esclusione l’associò a quella della sorellina... chi altri poteva avere le chiavi del loro appartamento se non lei? A meno che Yamato non avesse noleggiato una voce femminile usa e getta qualche minuto prima e imparato ad usarla in pochissimo tempo, doveva essere per forza Hikari. 

Solo in un secondo momento, prese coscienza dell’assurdità dei propri pensieri. Forse, aveva bevuto troppo vino di quell’unica bottiglia che scorgeva dietro sé. 

Ma forse non era del tutto sbagliato imputare a Yamato la responsabilità di quanto stesse succedendo. 

Non era Hikari, quella. Di questo se n’era accorto. 

Ma chi era? 

Quei capelli ramati già li aveva visti da qualche parte... 

Di quegli occhi nocciola era innamorato da tempo immemore... 

− CAZZO! TU SEI SORA! – 

E di certo quella non era stata la sua migliore presentazione, sia per come era ridotto, sia per la frase appena pronunciata. 

Ma al peggio non c’è mai fine. 

 

− − 

 

Aver sbattuto fuori il fratello non costituiva per lui motivo di vanto. Eppure in quel momento Yamato Ishida aveva altro cui pensare. Aveva appena baciato la sua migliore amica, dopotutto. Aveva tradito la sua ragazza, dannazione. 

Sorrise scoprendosi a pensare che di essere più dispiaciuto per la prima cosa che non per la seconda. 

Dopotutto, lui Jun non l’aveva mai amata. 

Era stata l’errore di una sera, dalle ragioni a lui oscure anche fino a quel momento. 

Un errore affianco del quale aveva vissuto per quattro lunghissimi anni per rispetto al suo migliore amico, ma pur sempre un errore. 

Con che coraggio avrebbe potuto recarsi da Taichi dicendogli: “−Guarda che la tua ragazza non mi serve più... puoi riprendertela, adesso!−” Non avrebbe mai avuto il coraggio di farlo. 

E ora, dove avrebbe trovato il coraggio per confessargli di aver baciato la donna di cui era innamorato? 

Sicuramente quella si sarebbe rivelata una ricerca molto complicata. 

Una rapida occhiata andò sulla mensola accanto al divano. Le chiavi di casa Yagami non c’erano più e quello era decisamente un pessimo segno. 

Perché quel santo di Daisuke aveva sempre il cellulare spento quando lui aveva bisogno di cui consiglio? 

Poteva mai esistere un migliore amico così? 

Sospirò... quel ragazzo sarebbe stato per sempre un caso perso. 

 

− − 

 

Daisuke intanto era appena giunto a destinazione. Una sfarzosa villa s’ergeva all’indirizzo al quale si era recato, indicatogli da una voce maschile al telefono. 

Era un posto isolato e frequentato esclusivamente da chi risiedeva in quella villa. Non di passaggio, senz’ombra di dubbio.  

Lesse il cognome sulla targhetta: Misuteru. Certo era che un cognome come quello non l’avrebbe augurato neanche al suo peggior nemico. 

Stava per suonare il citofono, quando udì un rumore in lontananza, dall’esterno della villa che si avvicinava al cancello. Un’automobile. Quando questa arrestò la propria corsa davanti al cancello della residenza, Daisuke rimase sorpreso dal riconoscerne l’uomo al volante. Poi, dopo che questi fu sceso ed ebbe citofonato per farsi aprire, il ragazzo, nascondendosi, rimase ad ascoltare. 

Al citofono, poco dopo, rispose una voce maschile, che lo chiamò “papà”. Era quella del ragazzo che parlava con lui al telefono!! 

Dopo quanto aveva visto, Daisuke maturò la decisione di rimanere per sempre nella famiglia Motomiya. 

Voltò le spalle al suo passato e s’incamminò incontro al suo futuro. 

 

− − 

 

Ken aveva ormai esaurito la propria pazienza. Desiderava conoscere in che guaio fosse il suo migliore amico più di ogni altra cosa al mondo, ma questi aveva il cellulare spento e sembrava essere scomparso dalla faccia della terra. Pertanto, gli restava solo una persona da telefonare per sapere. 

Yamato, come purtroppo Ken aveva facilmente previsto, gli disse di non avere notizie del giovane Motomiya, pertanto entrambi non potevano far altro che aspettarne con impazienza il ritorno. 

 

− − 

 

− Siediti qui, Tai! − 

− E tu come fai a conoscere il mio nome? − 

− So di te molte più cose di quanto non credi! − 

− Ah... anch’io sai, Sora... è una vita che cerco di scoprire ogni dettaglio della tua sublime esistenza! − 

L’ubriacatura si stava diradando, ma gli effetti della sbornia erano più vivi che mai... 

− Sei sicuro di sapere proprio tutto di me? − 

La ragazza pose quella domanda con un sorriso sornione sul viso. 

− Beh... credo di sì! − 

Taichi e la sua modestia non si erano mai incontrati. 

− Invece credo proprio di aver trovato una cosa di me che tu non puoi assolutamente sapere. − 

Mentre Sora pronunciava ciò e Taichi si chiedeva cosa potesse essere, i loro visi erano sempre più vicini, sul quel divano che li accoglieva in quel caldo abbraccio. 

Egli non ebbe neanche il tempo di chiederle di cosa si trattasse, perché la giovane Sora d’improvviso azzerò la distanza che separava le loro labbra, appoggiando le sue su quelle dell’altro, in un bacio tanto desiderato quanto passionale. 

E Taichi ricambiò con altrettanta passionalità, stringendo sempre più la ragazza a sé, che non poté far a meno di notare quanta differenza ci fosse tra Taichi Yagami e Yamato Ishida. 

Apprezzando sicuramente il bacio che stava vivendo in quel momento rispetto al precedente. 

Non poté evitare di stringersi maggiormente all’unico uomo che aveva mai amato nella sua vita. 

Ora, finalmente, l’aveva conosciuto. 

E soprattutto la stava baciando. 

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Capitolo 5
*** La nascita di folli progetti troppo importanti ***


Legame indissolubile


La nascita di folli progetti troppo importanti 

 

Non v’erano dubbi: Hikari Yagami aveva capito perfettamente la situazione e Jun Motomiya s’era accorta di questo e non aveva il benché minimo dubbio in proposito. 

Solo, non sapeva come ribattere. 

Dunque, ricapitolando il tutto: quattro anni prima Taichi aveva una fidanzata, Jun, la quale lo tradì con Yamato, ma il fratello aveva scoperto la tresca e... e... perché c’era ancora qualcosa che non le quadrava? Perché percepiva che qualche importante dettaglio le stava sfuggendo? 

− Scusa, Jun... cos’è accaduto dopo? − 

Effettivamente, c’era da considerare che fino a quel momento quella sembrasse una normalissima storia di corna. Normale nei limiti della concezione del termine per una nativa del Toro con ascendente Leone, s’intende. 

Ovvero, una cosa che non concepisce, né da subire, né da compiere, né da ascoltare, e né da raccontare. 

Dopo la proposizione che Hikari non la concepisce, c’è un fermo punto grosso quanto l’Everest. 

− Dopo, Yamato e tuo fratello si sono allontanati sempre più, e ora fra di loro c’è un abisso di silenzi e d’incomprensioni... − Jun arrestò per un attimo la propria spiegazione prima di guardare Hikari negli occhi e riprendere: − ...o forse solo un’attesa reciproca. − 

Non sarebbe stato difficile capire di cosa. 

− Si attendono reciprocamente perché nessuno dei due vuole fare il primo passo? − chiese Hikari, per conferma al proprio ragionamento. 

Jun annuì, prima di scoppiare in un rumoroso pianto liberatorio. 

− Tipico comportamento che ci si potrebbe aspettare da quei due. − apostrofò la Yagami prima di abbracciare la propria migliore amica. 

 

 

− − 

 

− Aspetta... tu sostieni di essere il figlio del padre di Sora? − 

Ken saltò dalla sedia, mentre poneva al proprio migliore amico quella domanda riassuntiva di un’ora di conversazione. 

− Esattamente. − il giovane Motomiya annuì, mentre espelleva un’ennesima boccata mortale di nicotina. 

− E come intendi comportarti adesso? − fu la domanda posta da quel ragazzo che non sopportava il fumo. 

− Io resto dove sono e non accetto repliche a questa mia decisione. Solo, vorrei che Sora sapesse che suo padre si è rifatto una famiglia. − 

Daisuke andò a spalancare il balcone, in quanto si accorse che stava letteralmente affumicando l’amico, il quale chiese: − E come pensi di dirglielo? Mica la conosci? − 

− Beh... Yamato servirà pure a qualcosa in questo mondo oltre a farmi cominciare a fumare, no? − 

In un sorriso, spense la sigaretta ormai finita. 

− Yamato m’ha telefonato poco fa, mentre eri irraggiungibile. Ha litigato con Sora... pare per un bacio. − 

Quella non ci voleva. 

Cazzo. 

Il suo migliore amico era davvero bravo solo a farlo cominciare a fumare. 

Lì ci voleva una bella sigaretta. 

 

− − 

 

Taichi e Sora erano ancora lì, seduti sul quel divano abbracciati e felici di essersi conosciuti. 

Ma in silenzio. 

Sapevano bene entrambi, infatti, che c’erano troppe cose non dette, tra loro e non solo, che andavano chiarite quanto prima. 

Dannato Yamato capace solo di combinare casini!! 

− Sono contento che tu sia qui... desideravo da tanto conoscerti. – 

Taichi era troppo stanco per cercare una banalità meno banale di quella. 

− Ho baciato Yamato, prima di venire qui. − 

Chissà a cosa serviva quella frase, poi... 

Lui alzò lo sguardo, chiedendosi cos’avesse mai fatto di male per arrivare sempre secondo in tutto rispetto al suo migliore amico, sempre se così poteva essere definito Ishida... Eppure se, anche se solo per un attimo, l’idea di quell’appellativo l’aveva sfiorato, significava che almeno un po’ ci credeva, in quell’amicizia... 

Ma non era quello il momento di pensarci... Yamato l’aveva già tradito una volta, in passato. 

E ora, a distanza di quattro anni, era ritornato a colpire mortalmente. 

Giocando su Sora. 

− E perché lo dici proprio a me? − 

Ma non vincendo la partita. 

− Voglio essere sincera con l’uomo che amo. − 

Forse. 

 

− − 

 

Takeru, sbattuto fuori dal fratello e incastrata machiavellicamente Miyako, non aveva null’altro da fare se non dedicarsi al proprio progetto. Solo che in quel momento gli servivano dei protagonisti per l’opera... doveva pensare... chi aveva una faccia tale da poter sostituire il fratello, Taichi e Jun? 

Doveva pensare, pensare, e ancora pensare... 

Egli stesso avrebbe potuto interpretare il ruolo da protagonista? 

Impensabile. 

Taichi e Yamato erano da escludere, così come Jun, per ovvi motivo che non stava a elencare ai lettori. 

Koushiro, quel genio del computer amico di Miyako, era all’estero con il suo migliore amico. 

Bocciati. 

Il ragazzo di Miyako? Ken Icchijouji? 

Era da prendere in considerazione. 

Così come Iori Hida. 

Il fidanzato della cugina sarebbe potuto servirgli. 

La ragazza del migliore amico del fratello? 

Impensabile... era la sorella di Taichi e migliore amica di Jun… troppo coinvolta. 

Mimi Tachikawa, la migliore amica di Sora Takenouchi? 

Improponibile… come la ripescava in America? 

La stessa Sora? 

Da scartare: con tutti i casini sentimentali che aveva, non avrebbe certo prestato attenzione alle esigenze del biondo. 

E poi rimaneva Daisuke Motomiya. 

Non gliel’avrebbe chiesto neanche se fosse caduto l’Everest. 

 

− − 

 

Miyako Inoue andò da Akemi Takaishi quel giorno. Una stranissima sensazione s’era impossessata di lei da quando aveva lasciato casa di Takeru e non le piaceva per nulla. 

Era vero che quella −tra l’altro dannatissima− firma la inchiodava fermamente, ma era altrettanto preoccupante lo stranissimo presentimento che l’attanagliava. 

Takeru aveva qualcosa di diabolico in mente, questo era poco ma sicuro. 

Il problema era capirlo, quel dannatissimo qualcosa. 

Eppure, Miyako presagiva che Akemi potesse rischiare. 

Andava, pertanto, prontamente avvertita. 

Era pur sempre la cugina del suo migliore amico, mica una qualsiasi!?! 

− Akemi, c’è una cosa della massima urgenza della quale devi subito essere messa al corrente. − disse Miyako... la voce tuonante e lo sguardo fisso. 

Akemi tremò: − È successo qualcosa a Takeru? − chiese, tenendo in considerazione di parlare con la migliore amica del cugino. 

− No, ma è lui il problema. Forse ti vuole strumentalizzare come protagonista del suo libro. − 

− Tutto qui? − 

− Sì. − 

Akemi tirò un sospirò, prima di esordire in un silenzioso: − NON GLIELO PERMETTERÒ MAIIIIIIIII!! − 

E meno male che era silenzioso! 

 

− − 

 

− Ho capito. Ma non so come potrebbe prenderla. − 

Yamato Ishida scrutava l’orizzonte dalla finestra, mentre parlava al telefono. 

− Io non me la sento di tacere, spiacente. − 

Da Daisuke non si sarebbe aspettato un’affermazione differente. 

− E se corressi il rischio di traumatizzarla? − 

Il biondo pose la questione sotto un altro punto di vista. 

− Meglio il trauma di oggi, che quello di domani. È meglio che sappia la verità da me, ora che posso raccontargliela a piccole dosi, che la scopra fra qualche tempo, in maniera brusca. − 

Daisuke tacque, e Yamato fece lo stesso. Quel ragazzo già taceva mentre gli altri parlavano, figurarsi quando qualcuno taceva! 

Accese una sigaretta e continuò a guardare l’infinito, mentre rifletteva sulla palese ragione che aveva il suo migliore amico. 

− D’accordo Daisuke. M’hai convinto. Non ne sono certo, ma credo sia a casa di Taichi. Ha preso la mia copia delle chiavi del suo appartamento senza che me ne accorgessi. − 

− E come ha fatto? − 

Curiosità fatta persona, c’era poco da fare e Yamato lo sapeva bene. 

− Erano sul mobile dell’ingresso. − 

E sapeva anche che era difficile mentirgli, se una risposta non lo convinceva, indagava a fondo fino a quanto lo ritenesse necessario. Pertanto, meglio dirgli dapprincipio la verità- 

− Sapevo che non t’eri dimenticato di lui, e te l’ho sempre detto. Ci vediamo sotto casa sua il prima possibile. Scendo adesso. − 

− Ok. − 

Non una parola di più. Yamato non sarebbe mai cambiato. 

E sapeva bene che Daisuke aveva ragione. Lui non aveva dimenticato Taichi, in nome di quel legame indissolubile che li legava un tempo, e stava aspettando solo l’occasione propizia per ricostruire tutto quanto fosse andato distrutto quattro anni prima. 

Certo, se non avesse avuto quell’orgoglio, le cose si sarebbero sistemate più facilmente e prima, ma non si può avere tutto dalla vita. 

Quei quattro anni solcati dall’assenza del suo migliore amico di una vita forse erano stati un qualcosa di necessario voluto dal destino. 

Il prezzo da pagare per qualcosa che ancora gli sfuggiva… 

 

− − 

 

La velocissima quanto amata moto sfrecciava per le strade, e conduceva Ishida all’appuntamento con il suo destino. 

Poco dopo, era sotto casa di Taichi, e c’era anche Daisuke. 

Entrambi erano pronti a dare inizio al “Piano X”. 

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Capitolo 6
*** Amore e amicizia superano ogni ostacolo ***


Legame indissolubile

Amore e amicizia superano ogni ostacolo 
 

Citofonare Taichi. 

Salire a casa sua. 

Chiedergli scusa. 

Ritornare amici come anni prima. 

Non era poi tanto difficile, in fondo. 

Il problema era la profondità di quell’ipotetica buca. 

E dove trovare il coraggio per mettere in atto quel programma. 

Yamato non era sicuro di riuscire, mentre Daisuke aveva una missione da compiere. 

Ma dovevano farcela, in nome di quell’amicizia che li legava. 

 

− − 

 

Intanto, Sora e Taichi erano all’oscuro di tutto di tutto. 

Avevano appena finito d’amarsi, ignari dell’imminente visita che avrebbero ricevuto di lì a pochissimo. 

Ignari finché non sentirono il citofono suonare. 

Taichi non aveva per nulla voglia di ricevere visite in quel momento. 

E ciò non deponeva a favore dei due visitatori. Per niente. 

 

− − 

 

Takeru e Miyako sembravano aver trovato un accordo, pertanto restava loro solamente da definire i dettagli. 

Ma forse era proprio quella ad essere la parte più complessa. 

− Secondo me, dovremmo coinvolgere tua cugina. − 

Miyako era irremovibile circa quella convinzione, mentre Takeru, dal suo canto, non condivideva neanche lontanamente quel pensiero: lui sapeva bene cosa si sarebbe scatenato, se si fosse recato dalla cugina. 

Pensava che non le avrebbe chiesto nulla neanche fosse caduto... 

− E non dire che non ci parli neanche cadesse l’Everest, perché già l’hai fatto sparire da tutte le carte geografiche del mondo. − 

Ecco, appunto. 

E poiché non aveva più giustificazioni, Takeru Takaishi non aveva scampo: doveva parlare con Akimi. 

 

− − 

 

Non moltissimo tempo dopo, Yamato, Daisuke, Taichi e Sora si trovavano in una stanza ove l’aria era tanto tesa quanto irrespirabile, con una miriade di cose da dirsi. 

Particolari che occorreva svelare. 

Solo che nessuno sapeva da dove cominciare. 

Sora si sentiva tra due fuochi, mentre scrutava ora Yamato, ora Taichi. 

Quest’ultimo rivedeva dopo quattro anni colui che un tempo, neanche troppo lontano a pensarci bene, era stato il suo migliore amico e che aveva condiviso con lui davvero ogni attimo della vita. 

Il biondo, dal suo canto, sapeva, sapeva di aver sbagliato, sapeva dell’esistenza di una situazione –nata, tra l’altro, per colpa sua− alla quale occorreva trovare celermente una soluzione. 

Trovarla e, soprattutto, applicarla. 

E sapeva anche che Daisuke forse avrebbe definitivamente frantumato le già tentennanti certezze di Sora. Anzi, sicuramente. 

Ma non era giusto continuare a tacere, nonostante la nobiltà della causa. 

Il flusso dei suoi pensieri fu interrotto dalla voce di Daisuke, il quale aveva cominciato a spiegare a Sora tutta la verità: − ...io sono stato adottato... − stava dicendo − ...qualche tempo fa mi hanno telefonato due ragazzi, sostenendo di essere i miei fratelli biologici. Lui, Yonen, era più propenso a volermi far conoscere i miei veri genitori con un appuntamento formale, in casa loro. Sua sorella Jidai, forse più intelligente di lui, mi ha detto di prendermi del tempo per abituarmi all’idea di dover adattarmi a un’altra famiglia... − 

Ad esclusione di Yamato, al quale Daisuke aveva raccontato precedentemente ogni piccolo dettaglio di quella vicenda, gli alti due ascoltavano rapiti quel racconto. 

− In poche parole, entrambi erano certi che io avrei accettato la realtà senza opporre alcuna resistenza, ma così non è stato. Io resto dove sono, costi quel che costi. − 

Una strana luce brillava negli occhi di Daisuke mentre pronunciava quell’ultima frase, ma Taichi ritenne opportuno chiedere una cosa fondamentale: − E perché lo stai raccontando proprio a noi due? − 

− Perché i miei veri genitori sono Ryo Takenouchi e Ayumi Nakazono.− 

Sora tremava, come mai in vita sua. Era abbastanza intelligente da comprendere che, alla luce di quanto Daisuke aveva appena detto, erano fratello e sorella. 

− Ah, Taichi... anche io ho qualcosa da dirti… − intervenne Yamato − ...ma credo che questo sia molto più significativo... − 

E corse ad abbracciare il suo migliore amico, il quale ricambiò caldamente quel gesto d’amicizia, entrambi pronti a riprendere un grande legame, a scapito di quattro anni di silenzio e una stupidissima vicenda di quattro anni prima. 

Erano pronti a ricominciare il loro legame. 

Legame indissolubile. 

 

− − 

 

Hikari e Jun erano fuori a pranzo con Miyako, che le metteva al corrente del bel piano del giovane Takaishi. 

− E chi sarebbe questo Takeru? − chiese curiosamente Hikari, mentre addentava il proprio panino. 

− È il fratello del mio ragazzo. − spiegò Jun − Nonché fratello del migliore amico del tuo ragazzo. Possibile che tu non lo conosca? − 

Hikari parve rifletterci su per un po’, ma poi disse: − NO! − 

− Un esaltato, a parer mio − confessò Miyako − Un tipo molto, molto strano. Uno che vuole scrivere un libro per raccontare la storia di tuo fratello, Jun e Yamato, che tra l’altro è suo fratello. – 

− Senti, tu! − sbottò Hikari − Mi conosci solo perché sei una conoscente della mia migliore amica e mi vieni a dire che un perfetto sconosciuto scriverà un libro suo mio fratello? − 

− Quel perfetto sconosciuto sarebbe il mio migliore amico. − precisò la ragazza dai capelli viola. 

− Ah, dove andremo a finire! Il mondo sta andando in rovina! − esclamò Hikari, provocando le risate delle altre due. 

 

− − 

 

Ken e Takeru erano a casa del biondo, per discutere dell’alquanto bizzarro progetto di pubblicazione del libro. 

− Secondo me, non è corretto pubblicare la storia di tuo fratello senza chiedergli prima un parere, sperando che questo sia positivo. − 

Il giovane Icchijouji aveva appena esposto il proprio parere, mentre Takeru lo fissava fortemente dubbioso: − Tu dici? − 

Ken annuì, aggiungendo: − E a parer mio non è neanche giusto scegliere tre persone il cui nome deve sostituire quello di tuo fratello, Jun e Yamato. Sei uno scrittore, no? È tanto difficile pensare tre nomi da affibbiare ai protagonisti? − 

Ken aveva perfettamente ragione, e l’unica cosa che Takeru pensò in quel momento fu il dettaglio che, dopo tanti anni, era riuscito a trovare un pregio alla propria migliore amica: gli aveva presentato il fidanzato. 

 

− − 

 

− Tranquilla, Sora... Jun non saprà mai che l’ho tradita, puoi cominciare già da subito a pianificare la tua vita assieme al mio migliore amico! − 

Yamato, per quella battuta, nonostante fosse riuscito a tranquillizzare la nuova coppia, riuscì a meritarsi una ramanzina di Daisuke: − Ah, e così già mi hai messo da parte, eh? − 

− Macchè, siete entrambi i miei migliori amici, ragazzi... − liquidò immediatamente la lite Yamato. 

Quei due avevano troppi anni di dolori alle spalle, per poter cominciare sin da subito. 

No, sicuramente avrebbero fatto il possibile per evitare qualsiasi litigio. 

 

− − 

 

Quel Natale, in America sarebbe uscito il nuovo libro di Takeru Takaishi. A New York, ci sarebbe stata la presentazione del libro intitolato “Legame Indissolubile”. 

Il giovane scrittore era già in volo per la rinomatissima città, mentre ripensava al fatto che all’aeroporto sarebbe andato a prenderlo Mimi, che non vedeva da parecchi anni, e avrebbe pernottato per qualche tempo a casa sua... 

Quando i due furono faccia a faccia, in quell’aeroporto americano, s’accorsero di quanto tempo avevano sprecato, e si riscoprirono pensierosi, mentre dall’autista di Mimi venivano condotti a casa dell’attrice. 

 

− − 

 

La platea accolse caldamente il nuovo libro del famoso scrittore giapponese, perché in fondo è da coraggiosi parlare pubblicamente della vita sentimentale del proprio fratello maggiore, amante della ragazza del proprio migliore amico, pagando loro tutti i diritti e utilizzando i nomi originali. 

Ecco perché Takeru Takaishi non avrebbe mai più fatto ritorno a Tokyo. 

 

− − 

 

Takeru, rigirandosi assonnato in quel letto matrimoniale, diede un’occhiata alla sveglia: 3:21. 

Poi, guardò la donna che dormiva placidamente accanto a lui, e le donò un dolce sorriso, un sorriso di un ragazzo innamorato, dopo una notte d’amore, mentre rifletteva su quanto fosse bella Mimi Tachikawa... i capelli del loro naturale lunghissimi, gli occhi dolci, candidamente addormentati, un bel corpo e un sorriso angelico... 

Sì, Takeru era fermamente convinto che il rimanere in America fosse stata la scelta giusta, e rafforzava questa sua decisione mentre riprendeva sonno accanto alla donna della sua vita. 

E siamo arrivati alla fine di quest'altra avventura da me scritta un po' di tempo fa, ma che da poco mi è stata betata, perciò vedete online tutta insieme.
Beh, spero vi sia piaciuta la fic, alla prossima,
Roe. 

 

 

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