Todavía te amo

di Hana S
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Anita ***
Capitolo 2: *** Cuori che palpitano ***
Capitolo 3: *** La boda ***
Capitolo 4: *** Primo incontro ***
Capitolo 5: *** Mí amor ***
Capitolo 6: *** Visione ***
Capitolo 7: *** Figli crescono ***
Capitolo 8: *** La famiglia si allarga ***
Capitolo 9: *** Si va avanti ***



Capitolo 1
*** Anita ***


Cap 1 – Anita

Bruno aveva nuovamente incrociato i suoi occhi, ma nonostante quell’incessante desiderio di andare da lei che era seguito alla gioia provata nel rivederla, distoglieva sempre lo sguardo. Gli occhi castano chiaro, la pelle olivastra e i lunghi capelli neri e mossi, alta poco meno di lui era una figura sinuosa. Bella, aggraziata nei modi; pensò alla sua cocciutaggine e alla risolutezza che dimostrava nell’agire in base alle sue decisioni; sorrise ricordando come si arrabbiava e come se la prendeva quando qualcuno diceva che Bruno Madrigal portava sfortuna.

«Bruno?» il suono di quella voce lo distolse dai suoi pensieri, voltandosi la vide di fronte a sé, ma anche se era a meno di un passo ed era quasi un obbligo parlarci, Bruno non riuscì a dire nulla, restando immobile a guardarla. Lei si portò una ciocca ribelle dietro l’orecchio «Sono felice che tu sia tornato» e sorrise, prima di allontanarsi ancora. «Anita …» Bruno tese la mano come per fermarla e lei si voltò: «Ci sarà tempo anche per parlare … mí amor … ma ora ricostruiamo questa casa!» la donna prese martello e chiodi e si allontanò.

Essere di nuovo insieme alla sua famiglia, la magia tornata nell’Encanto e la Casìta ritornata alla vita, tutti questi avvenimenti non avevano impedito alla mente di Bruno di pensare a lei, alle parole da dirle e a come fare per chiederle scusa, per farle capire il perché per dieci anni non le aveva più fatto avere sue notizie.

C’erano tutti quel giorno a festeggiare insieme a loro, ma anche se Bruno la cercava fra la gente, lei non era lì, se ne era andata subito dopo che Mirabel aveva riportato la magia fra loro. «Sai Brunito, Anita non si è mai sposata» Julieta passò davanti al fratello con un vassoio pieno di leccornie e lo invitò a prenderne un assaggio «Ha pianto molto i primi tempi, o almeno così ci diceva Dolores» la donna accarezzò il viso del fratello, i cui occhi cominciavano ad inumidirsi «Non è troppo tardi, lei pensa ancora a te».

Bruno passò una notte inquieta, non riusciva a prendere sonno, per l’agitazione di trovarsi nuovamente in quella stanza e al pensiero di Anita. La mattina arrivò presto e lui aveva già deciso cosa fare; passando nel patio incrociò Mirabel: «Tío Bruno? C’è qualcosa che non va?» l’uomo rimase perplesso dalla domanda «Vedi, Dolores mi ha detto … ci ha detto che ti sei agitato tutta notte, volevo sapere se c’era qualcosa che potevamo fare per te» la ragazza guardò lo zio con occhi pieni di apprensione, lui le sorrise: «Grazie Mirabel» le disse appoggiando una mano sulla spalla della nipote «Ma è tutto a posto». Camilo comparve dietro Mirabel «Centra qualcosa una certa Anita?» disse assumendo le sembianze della donna in questione; si udirono dei tuoni e i tre si voltarono verso Pepa, che scendeva dalle scale «Mí vida» Félix intervenne portando via la moglie e intimando al figlio di riassumere le sue sembianze.
«Mamma non sopporta quella donna» arrivò anche Dolores, riportando la conversazione che i genitori stavano avendo nell’altra stanza «Dice che hanno litigato spesso e non sopporterebbe di averla come cognata …uh!?» i tre nipoti fissarono Bruno, le due ragazze raggianti, lo zio stava forse andando da lei? Mentre Camilo, era già pronto a prendersi gioco dello zio per tutta la giornata. La situazione era diventata imbarazzante per il povero Bruno «Scusate ragazzi, devo andare!» si fece strada, seguito da Camilo che lo incoraggiava, assumendo le sembianze di Anita e con fare melenso diceva che non vedeva l’ora di incontrarlo. «Bruno, cosa succede?» chiese Abuela al figlio, attirata dal trambusto era andata a vedere cosa stesse accadendo. «Nulla mamá, devo … devo risolvere una questione!» Bruno a grandi passi lasciò casa Madrigal, dirigendosi verso il paese.

Arrivò davanti ad una grande casa dalle mura gialle e le imposte azzurre, sentiva delle voci al suo interno, la famiglia Juarez era numerosa quanto i Madrigal e sicuramente erano cresciuti in dieci anni. Alzò il pugno per bussare, ma non ci riuscì, sicuramente tutti loro avevano visto Anita soffrire e forse lo odiavano “Come dargli torto?” pensò abbassando il braccio. «Bruno?!» una voce familiare lo chiamò, dalla finestra che dava sulla strada si affacciò un uomo, uno dei fratelli minori di Anita. «Ciao Miguel» lo salutò timidamente Bruno e l’uomo gli fece un grande sorriso.
«Ragazzi aprite la porta!» urlò allontanandosi dalla finestra. La porta si aprì e comparve una donna di mezza età che lo fece accomodare; neanche il tempo di ringraziarla e salutare che due possenti braccia lo afferrarono in un abbraccio: «Bruno! Quanto tempo!». Anche questa voce e questo viso, erano rimaste care a Bruno: «Hola Félipe» l’uomo lo rimise a terra e Bruno poté constatare che anche l’altro fratello minore di Anita non era cambiato affatto, sempre con quell’aspetto massiccio ma con il cuore tenero. Voltandosi, vide i due gemelli, fratelli maggiori di Anita seduti al tavolo con i figli «Jaime, Luis è bello rivedervi» Bruno era molto imbarazzato.
Scambiarono qualche parola di cortesia, ma tutti sapevano perché Bruno fosse lì e l’argomento non si poteva rimandare oltre «Anita è in casa?» chiese attingendo a tutto il suo coraggio. «Non pronunciare il nome di mia figlia!» nella grande sala da pranzo entrò un uomo anziano, alto e dal portamento fiero «Lei non è più qui; per colpa tua ha scelto una vita solitaria!» si fece silenzio in un attimo, solo il figlio maggiore intervenne cercando di calmare il padre «Papá, ti prego» ma l’uomo era furioso e indispettito dall’ospite a lui indesiderato. «Jaime! Non gli perdonerò mai le lacrime di tua sorella e l’averla lasciata sola dopo averle chiesto la mano!» poi si voltò verso Bruno «Non solo le sue predizioni sono nefaste, lui è una vera e propria sciagura!» l’uomo si lasciò cadere su di una sedia e distolse lo sguardo dal visitatore «Esci subito da casa mia!». Bruno avrebbe voluto dire qualcosa, scusarsi e dare una spiegazione per tutto quello che era accaduto, ma Miguel richiamò la sua attenzione «Vieni Bruno, per ora è meglio andarsene».

Camminarono a lungo, parlando degli ultimi dieci anni. Anita aveva lasciato la casa paterna poche settimane dopo la scomparsa di Bruno, andando a vivere in una casetta più piccola vicino ai campi che la famiglia coltivava, il padre ovviamente non voleva, ma lei era testarda e se ne andò lo stesso. Non voleva saperne di altri pretendenti e nonostante il padre gliene avesse presentato alcuni, lei aveva sempre rifiutato, dicendo che non era intenzionata a sposarsi. Anita tornava dalla famiglia durante le feste e amava tutti i suoi nipoti, ma non voleva saperne di lasciare la sua vita solitaria. Aveva pianto molto, tanto da spezzare il cuore a chiunque la sentisse; rivelò solo alla madre i suoi pensieri più profondi e quest’ultima non ne aveva mai fatto parola con nessuno.

«Bruno?» i due si fermarono, una donna anziana veniva verso di loro. I numerosi capelli bianchi erano raccolti in uno chignon sulla testa, indossava una camicia bianca e una gonna arancione su cui erano ancora visibili gli schizzi dell’acqua, uno scialle azzurro le copriva le spalle; reggeva un grande cesto pieno di panni appena lavati, con lei c’erano due ragazze, chiaramente le nipoti visto la somiglianza con il resto della famiglia. Bruno accennò un saluto con la mano: «Segñora Juarez, è un piacere rivederla» la donna lasciò cadere il cesto e corse ad abbracciarlo «Ero sicura saresti tornato per lei!» Bruno ricambiò l’abbraccio, ricordava bene come quella donna era sempre stata gentile con lui. «Ma ora dimmi, come stai?» prendendolo sotto braccio passeggiarono insieme.

«Tío Miguel, è lui il Bruno di cui la nonna parla sempre quando non c’è abuelo?» chiese una delle ragazze raccogliendo il cesto da terra, ringraziando che non si fosse ribaltato. «Si, ma credo che abuelo Martín dovrà rassegnarsi a sentire sempre più spesso parlare di Bruno Madrigal». L’altra nipote sgranò gli occhi: «Ma non si deve evitare di nominare quella persona?» chiese facendosi il segno della croce; Miguel sorrise e riaccompagnò le ragazze a casa.

Intanto Bruno veniva informato da Gabriela Juarez degli avvenimenti degli ultimi dieci anni e dei pensieri che la figlia le aveva affidato e poi sospirò, come alleggerita da un peso che le opprimeva il cuore. Ridacchiò pensando a quando Bruno le aveva predetto che per dieci anni avrebbe portato un grande peso su di sé «Oggi finiscono questi dieci anni …» guardò Bruno con gli occhi dolci di una madre amorevole, quella che era sempre stata. Bruno rifletteva su quello che Gabriela aveva passato e sulla sofferenza di Anita, innamorata di un uomo che l’aveva abbandonata senza una parola di addio o una spiegazione sul perché di quel gesto; in precedenza lo aveva aspettato per anni prima che lui si decidesse a confessare i suoi sentimenti, e dopo la sua scomparsa si era sentita uno straccio e aveva perso l’appetito per giorni, non curandosi più di nulla; fino al giorno in cui, fatte le valigie si era allontanata dal villaggio. «Ma quando ha saputo da una delle nipoti, che i Madrigal avevano bisogno d’aiuto e venuta subito a dare una mano, non poteva venir meno al suo cuore, ti ama ancora Bruno!» erano arrivati in un luogo lontano dal paese e Gabriela indicò una casetta in fondo ad una vallata, era circondata dai campi di mais che sapientemente e con amore la famiglia coltivava da anni. Una figura in ginocchio sistemava le pianticelle di un piccolo orto e la sua voce riecheggiava lungo il crinale, portando la melodia che intonava ad allietare chiunque fosse passato per quella strada, dove adesso Bruno si trovava.

«Non sarà facile, mi disse che non ne voleva più sapere dell’amore, ma ora tu sei qui e questo cambia tutto, vai da lei» Bruno non se lo fece ripetere due volte e corse giù per la collina, prendendo sempre più velocità, troppa velocità. Anita sentì dei passi veloci lungo la stradina di pietre che arrivava fino a casa sua, alzò la tesa del cappello per osservare meglio e vide Bruno Madrigal correre verso di lei «Attento!» non fece in tempo ad avvisarlo che Bruno inciampò ruzzolando fino ai suoi piedi, sdraiato sull’erba verde le sorrise, consapevole della figura che aveva appena fatto. Anita lo aiutò ad alzarsi, senza riuscire a smettere di ridere, lo fece accomodare su di una panca in giardino e gli offrì del caffè caldo e sfogliatine con confettura di guava. Risero come non avevano fatto in dieci anni e ricordarono quando erano più giovani.
Anita e Bruno avevano dieci anni di differenza e solo quando lei era sulla ventina si accorse di provare per lui un sentimento che andava oltre semplice amicizia e affetto, aveva lottato per stare con lui, visto che il padre era contrario e con Pepa non andasse molto d’accordo. Dal canto suo, Bruno aveva impiegato più tempo per accorgersi di lei, la sua indecisione sul da farsi e la consapevolezza di essere bollato da tutti come uno che porta sfortuna, non gli avevano permesso di rivelarle subito il suo amore. Poi c’era stata la cerimonia di Mirabel e aveva dovuto scegliere se proteggere sua nipote o rimanere e sposare Anita. «Anita, perdonami, non avrei dovuto abbandonarti così» Bruno spostò lo sguardo dalla tazza vuota che aveva in mano per posarli sul volto di Anita, ma lei sembrava imperturbabile: «Non ti preoccupare Bruno!» la donna raccolse le tazzine e si allontanò dandogli le spalle «è stato tanto tempo fa» la vide stringere le spalle e sussultare, non si voltò, ma Bruno aveva capito che stava piangendo e le si avvicinò «Non mi toccare!» la mano protesa verso di lei rimase a mezz’aria «Non lo sopporterei, non so come ho fatto a resistere così tanto prima di piangere …» i singhiozzi interruppero le sue parole; Anita corse in casa e chiuse la porta dietro di sé, Bruno la seguì senza pensarci troppo.

Anita era seduta al tavolo con il volto fra le mani, Bruno la raggiunse e la abbracciò, ma Anita si liberò velocemente e alzandosi fece cadere la sedia sul pavimento, lui tentò di parlarle «Anita …» la donna si strofinava gli occhi, che non sembravano voler smettere si stillare calde lacrime. Nel suo cuore Anita provava una grande gioia nell’averlo di nuovo vicino, ma c’era qualcosa che le pesava come un macigno «Cosa pensavi?» si voltò per guardarlo «Che mi sarei gettata fra le tue braccia? Che avrei dimenticato gli anni passati ad aspettare che tu tornassi?» Anita era presa da una forte emozione, lottava tra la rabbia e la gioia guardando Bruno.

«Non pretendo che tu dimentichi, nemmeno io potrei. Voglio solo che tu sappia che so cosa ti ho fatto passare e … se non mi vorrai più me ne farò una ragione. Ma oggi …» Bruno le si avvicinò prendendo le mani di Anita fra le sue «Ti rinnovo il mio amore immutato e ti chiedo di perdonarmi» questa volta lei non fece rimostranze, ma ricambiò il gesto d’affetto, si era calmata e Bruno poté spiegarle il motivo che lo aveva allontanato per tutti questi anni. «Non ti ho mai dimenticato Bruno e l’amore che provo per te non si è mai affievolito» Anita alzò lo sguardo per incrociare gli occhi verdi di cui si era innamorata anni fa, poi si sfilò la catenina dal collo, mostrando un anello «Lo tengo con me da allora, ti perdono Bruno … anche se ero arrabbiata e triste … sapevo che se eri andato via, una ragione doveva esserci» fece una breve pausa «E sapevo bene che il giorno che tu fossi tornato, tutto quello che avevo passato sarebbe stato cancellato da un tuo sguardo».
Bruno asciugò le lacrime da quel viso che tanto amava «Anita, perdonami per averti abbandonato, ti amo e … vorrei che tu diventassi mia moglie» la donna in preda ad una gioia incontenibile si gettò al collo di Bruno piangendo di felicità: «Mille volte, si! Mí amor».

«Si sono baciati!» disse Dolores alla famiglia, pervasa da contentezza. Abuela e Julieta piangevano, così come le altre donne di casa, perfino Mariano; arrivato per far visita a Dolores. Agustín e Félix esultavano e Antonio si faceva spiegare dai topini le vicende amorose dello zio, visto che per anni erano stati i suoi unici confidenti, invece Camilo pensava a come prendersi gioco dello zio non appena avesse rimesso piede in casa. Una leggera pioggerellina picchiettava su pavimento, tavolo e stoviglie. «Pepa» disse amorevolmente Alma. «Bruno è mio fratello, è ovvio che anche io sia felice per lui!» disse Pepa piangendo.
 
Note di Hana:
Ciao a tutti, come tanti sono stata influenzata dal 60° classico Disney, fino al punto di scrivere la mia storia. Ho sentimenti contrastanti sul film originale, ma alcuni personaggi mi sono piaciuti parecchio, come Bruno che ho scelto come protagonista e a cui ho voluto donare una storia d’amore. Userò qua e là qualche parola in spagnolo, giusto per amore della lingua e del suo suono.
Al prossimo capitolo.

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Capitolo 2
*** Cuori che palpitano ***


Cap 2 – Cuori che palpitano

La notizia delle nozze imminenti fra Bruno Madrigal e Anita Juarez si diffusero velocemente nell’Encanto; Anita tornò a casa per il poco tempo precedente al matrimonio e l’umore del padre cambiò, era tanto felice nel rivedere sua figlia sorridere che spesso dimenticava chi era il promesso sposo.

«Abuelo, ti prego. Non voglio!» protestò una ragazzina sui 14 anni dalla carnagione ambrata, i capelli mogano raccolti in due trecce laterali fermati con due fiocchi azzurri. Indossava i sui abiti più belli: una camicetta bianca con scollo a barchetta e colletto di pizzo lavorato a motivi floreali e un’ampia gonna azzurra su cui erano ricamati fiori di feijoa*; il viso grazioso di una bambina che si stava trasformando in donna era corrucciato, ma il nonno era inamovibile «Alegra! Nessuna discussione, accompagnerai tua zia!». quella sera Anita era stata invitata a casa Madrigal per cena, ma Martín Juarez non ne voleva sapere di farla andare da sola con il fidanzato, né di farla riaccompagnare a casa senza qualcuno a vigilare. «Mamá, tía Anita è grande! Perché devo andarci, volevo vedermi in piazza con le mie amiche …» protestò ancora la ragazzina. «Amore mio» le diceva la madre, mentre le sistemava la gonna «Solo fino a che Anita non si sposerà, e non ci vorrà tanto tempo credimi, pazienta solo un altro po’. E poi a casa Madrigal conoscerai meglio altre ragazze con cui potresti fare amicizia» le due si scambiarono un dolce sorriso, la madre sapeva sempre come calmare Alegra e la ragazzina strinse i denti e ubbidì alla richiesta del nonno.
«Eccoti Alegra» la zia aspettava sua nipote, appena fuori dall’uscio di casa insieme a Bruno «Come sei bella piccola mia» e prendendo una mano della ragazzina, le fece fare una piroetta «Ora possiamo andare» Anita prese sotto braccio Bruno e si incamminarono. Alegra era felice dei complimenti della zia, ma la vera bellezza era proprio Anita: i lunghi capelli neri erano raccolti in una grossa treccia che le ricadeva di lato anche lei indossava una camicetta azzurra e la gonna blu con i fiori di feijoa ricamati sopra (come tutte le donne della famiglia in occasioni importanti); ma sul corpo di una donna stavano bene, Alegra si sentiva come una bambina che indossa gli abiti della mamma per sembrare più grande. «Alegra, tutto bene?» Anita voltandosi aveva notato l’espressione sconfortata della nipote, e questa si ridestò dai suoi pensieri: «N-nulla tía …» Anita le si avvicinò e la abbracciò: «So che ti pesa, dava fastidio anche a me seguire per forza i miei fratelli quando uscivano con le fidanzate, ma ti prometto che ti troverai bene».

Arrivati a casa Madrigal dopo i saluti, si accomodarono per la cena e tutta l’attenzione dei presenti era per la coppia di futuri sposi che quella sera si festeggiava, tutti non pensavano che a Bruno e Anita, tutti tranne un ragazzino a cui era stato raccomandato di comportarsi bene e che se ne stava buono seduto tra il padre e il fratellino, ma la sua mente era occupata da una sola immagine: era corso all’ingresso per accogliere lo zio e Anita, ma tutti i suoi propositi giocosi si erano smorzati alla vista della ragazza che li accompagnava. Per tutta la sera lanciò occhiate sfuggenti ad Alegra che parlava con Mirabel, con cui si era trovata subito in sintonia.

La serata terminò, Anita e Alegra dovevano tornare a casa, Bruno faceva strada e Camilo si precipitò dietro di loro: «Ho voglia di sgranchirmi le gambe!» fu la scusa che adottò. Mentre passeggiavano conversando fra di loro, Bruno e Anita erano seguiti da due figure silenziose; fu Alegra a rompere il ghiaccio «Sai …» Camilo sentì un brivido percorrergli la schiena «è stato bello conoscervi meglio questa sera».
«AH SI! BEH … ANCHE PER NOI …» il ragazzo parlò come una macchinetta ad un tono di voce piuttosto alto, che spinse i loro zii a voltarsi. Vedendo Camilo imbarazzato e Alegra che non sapeva reggere la situazione, Anita capì subito: «Camilo?!» il ragazzo si arresto e fisso la futura zia «Respira e riprendi» gli disse sorridendo e poi proseguì la sua passeggiata. Il ragazzo si ricompose e chiese scusa ad Alegra che ridacchiò, lo aveva trovato buffo, ma anche carino e cominciarono a parlare normalmente. Lei trovava simpatico quel ragazzo e Camilo credeva che il nome Alegra le si addicesse proprio, con lei si poteva tranquillamente scherzare senza che si offendesse e aveva un sorriso magnifico. «Ho cinque fratelli, tre dei quali più grandi. So stare agli scherzi, visto che mi tirano sempre in giro …» Camilo rimase spiazzato ‘Cinque!?’; erano in quel momento un ostacolo che pareva insormontabile.
Arrivati a casa si salutarono, Bruno e Camilo stavano per andarsene, quando il ragazzo si voltò: «Alegra!» la giovane rimase sull’uscio guardando il nuovo amico «Torna pure quando vuoi da me … DA NOI … volevo dire alla Casíta, quando viene tua zia … intendo» Alegra ringraziò ed entrò in casa. Sulla via del ritorno le parti si invertirono, era lo zio a prendersi gioco del nipote che diventò a rosso come un peperone e si mise a correre verso casa.

Alegra rientrò saltellando felice, raccontò alla madre della casa magica, di cui aveva già visto i prodigi, ma quella sera gli aveva vissuti appieno. Aveva solo parole di elogio per Mirabel o ‘Mira’, come si riferiva a quella che, ne era sicura, sarebbe diventata la sua più cara amica: «Oh mamá, e se Mira diventasse la mia amica del cuore?» e la parlantina che la distingueva, non la lasciò per alcuni minuti e solo quando si ritirò per andare a dormire la pace ritornò. «Sembra che si sia divertita» disse Jaime alla sorella. «Sono contenta quanto te, non avrei sopportato di vederla imbronciata tutta la sera per colpa mia» Anita, evito di nominare Camilo, perché visto che non lo aveva fatto sua nipote, non vedeva la necessità di provocare suo fratello. Come il padre, anche lui era gelosissimo di sua figlia “Peccato, avrei voluto vederlo perdere le staffe” Anita ridacchiò a questo pensiero.

Alegra non solo accompagnava la zia, andava spesso di sua iniziativa a trovare Mirabel. Si scambiavano consigli sul cucito, chiacchieravano della loro vita, di ciò che amavano fare, quale cibo preferivano … creando un legame sempre più profondo. Camilo non mancava di comparire per salutare e a volte rimaneva in disparte facendo finta di leggere, ascoltando e assimilando più informazioni possibili su Alegra.

«Ciao Mira, a domani!» salutò la ragazza uscendo di casa «Ciao Camilo!» il ragazzo quasi cadde dalla sedia su cui era scompostamente seduto. «C-ciao Alegra, a domani!» salutò impacciato cercando di ricomporsi, con il libro ancora in mano. Mirabel gli si avvicinò con la faccia divertita «A domani, eh!?» guardò il libro che il cugino teneva in mano «Se vuoi essere più credibile, la prossima volta fai finta di sfogliare le pagine e tienilo per il verso giusto, a meno che tu non sappia leggere sottosopra». Camilo cambiò velocemente il senso del libro e poi guardò Mirabel, che si allontanava con un’espressione che non lasciava intendere nulla di buono: «Dolores?» disse a voce alta in modo che chiunque in casa la sentisse «Lo vuoi sapere un segreto?». Camilo scosse la testa e corse dietro alla cugina implorando il suo silenzio. In verità Mirabel non disse nulla a Dolores, per quanto quest’ultima, non appena tornò a casa chiese insistentemente alla cugina di cosa si trattasse, ma Mirabel si inventò un avvenimento per nulla emozionante di cui la cugina se ne dimenticò velocemente.


Anita aveva miracolosamente la casa libera e Bruno era andato a trovarla, lei era seduta in braccio a lui e si scambiavano baci e dolci parole d’amore, tutte quelle che per anni non si erano detti. Ma proprio nel bel mezzo di un bacio appassionato, la porta di casa si spalancò «Tía! Tía! Non sai che bella giornata con Mirabel! Abbiamo …» la ragazza divenne rossa vedendo gli zii in un momento di intimità, ma anche loro erano imbarazzati, fosse stata Gabriela o uno dei fratelli di Anita, non sarebbe importato, Anita si sarebbe semplicemente scocciata e Bruno dopo aver salutato tutti e dato un ultimo bacio all’amata se ne sarebbe andato, ma l’entrata della giovane nipote li colse impreparati: «A-alegra, n-non …» Anita era senza parole e Bruno come pietrificato. Alegra li osservò meglio, la zia era seduta sulle gambe del suo futuro sposo, la gonna era sollevata scoprendone le gambe e Bruno teneva stretta una coscia con una mano e l’altra mano era sul … “Sul sedere!” Alegra raggiunse una tonalità di rosso che nessuno aveva mai visto sul suo viso: «Perdonatemi!» disse coprendosi il volto e correndo fuori casa. «Alegra!» Anita balzò in piedi e corse alla porta «Bruno, vieni!» incitò il fidanzato ancora sotto shock.

Nascosta dietro a dei cespugli, Alegra si bagnava il volto con l’acqua fresca di un ruscello che dalle montagne correva fino ad un piccolo laghetto. «Alegra?» Anita l’aveva trovata e il rossore sul viso della ragazzina si riaccese, portandola a bagnarsi il viso con frequenti getti d’acqua. «Cosa fai, sciocchina» le disse dolcemente la zia prendendole le mani «Devi perdonarmi Alegra, non ho pensato che potevo scombussolarti così». La ragazzina scattò in piedi: «No, zia, sei tu a dovermi perdonare, lo sapevo benissimo che eri da sola in casa con Bruno! È venuto stamattina prima che io uscissi … non dovevo disturbarvi» Anita si alzò e abbracciò la nipote «Mí princesa, tu non mi disturbi mai, facciamo così: io e Bruno staremo più attenti e tu imparerai a bussare prima di entrare, va bene?» la ragazzina annuì e tornarono a casa. Dopo cena, mentre sistemavano, Gabriela prese in disparte la figlia: «Ho visto Alegra correre fuori casa rossa come un peperone e tu e Bruno uscire di corsa dietro di lei!» poi la donna guardò la figlia dritta negli occhi «Cosa stavate facendo in casa mia?» dal canto suo Anita, nonostante i suoi quarant’anni, si sentì tremendamente in imbarazzo e spiegò alla madre cosa era accaduto. Poi scoppiarono a ridere tutte e due «Meno male che è stata Alegra e non tuo padre!» Anita non aveva pensato a questa eventualità, ma questa conversazione la spinse a farsi più discreta.


Camilo passeggiava per le strade del paese, aveva visto alcuni amici e il suo apparente vagabondare senza meta lo portò davanti a casa Juarez. Si assicurò che il rocchetto di filo rubato dal cesto di Alegra fosse ancora nella sua tasca e bussò deciso alla porta, si era immaginato tutta la conversazione nella sua stanza, prendendo le sembianze di Alegra e recitando tutto alla perfezione fino ad impararlo a memoria. Ma ogni suo sogno fu infranto, quando si trovò davanti un uomo grande e grosso, era Félipe, uno degli zii della ragazza, che gli domandò «Hai bisogno ragazzino?» poi lo guardò meglio «Ah giusto, tu sei Camilo, uno dei nipoti di Bruno, ti manda tuo zio?».
«No … ecco … io … c-c’è A-a-a-legra?» tutta la sua spavalderia gli era finita sotto i piedi. «No, mi dispiace, dovevi dirle qualcosa?» chiese gentilmente l’uomo, che a dispetto della sua corporatura, era buono come pochi. Camilo porse il rocchetto che teneva in tasca «Oh cielo! Alegra lo ha cercato dappertutto! Ti ringrazio, ci ha interrogato uno ad uno come se lo avessimo rubato noi, ed ero pronto ad altre sue domande se non fosse saltato fuori!». “Si, lei è fatta così” pensò Camilo, poi si accomiatò e tristemente riprese la strada di casa, ma mentre passeggiava assorto nei suoi pensieri, una risata familiare lo riportò alla realtà, in lontananza vide Alegra salutare altre ragazze e incamminarsi fuori dal paese, la seguì senza farsi notare. Rimase nascosto dietro un albero, guardandola mentre seduta davanti al ruscello scriveva in un quaderno “Magari sono i suoi pensieri …” sentiva il desiderio di leggere qualsiasi cosa Alegra stesse scrivendo.

«Camilo, mamá ti cerca»

«Si Antonio, adesso arrivo» Camilo balzò in piedi, il fratellino, in groppa al suo fedele giaguaro era accanto a lui; il ragazzo fece un passo indietro inciampando in altri animaletti al seguito di Antonio. Il trambusto fece voltare la ragazza, l’iniziare stupore di avere compagnia fu presto sopraffatto da una risata incontrollabile quando Camilo ruzzolò lungo il breve pendio che separava il bosco dal ruscello. «Scusami, ti sei fatto male?» gli chiese aiutandolo a rimettersi in piedi. «No, non è nulla» disse Camilo portandosi una mano dietro la testa. «Ti ho vista mentre passavo di qui, ma non volevo disturbarti» al ragazzo sembrò una scusa plausibile. «A me sembrava che tu fossi qui da parecchio» Antonio ricevette un’occhiataccia dal fratello; fu Alegra a riportare la pace e proporre di tornare tutti al villaggio. Sulla strada del ritorno, Antonio li precedeva correndo con i suoi animali e i due ragazzini, poco più dietro, parlavano amabilmente. Frequentare tanto casa Madrigal aveva portato Alegra a sciogliersi molto anche con Camilo, che era sempre presente quando lei arrivava.

«Sei molto legato a Mirabel, vero?»
«Beh, abbiamo la stessa età … è normale che sia più a mio agio con lei …» Camilo sentì che qualcuno lo fissava, guardò Antonio che aveva uno sguardo basito, il fratello maggiore era troppo impacciato, come non lo era mai stato nella sua vita. «Posso farti una confessione Camilo?» la voce di Alegra lo riportò alla conversazione. «C-certo Alegra!» il suo sguardo tornò sulla ragazza. «Sono felice di vedere che non sei come gli altri, di solito i ragazzi mi prendono in giro quando sono troppo entusiasta per qualcosa e lo so che sembro ridicola quando ne parlo a ruota libera, ma quando capitano cose belle mi pervade una felicità incontenibile. Mamma dice sempre che dovrei tenermi a freno e non inondare le persone con le mie parole. Ma come sono arrivata a questo?» si fermò a pensare «Ah, scusa, ti stavo dicendo che mi fa piacere che tu non ne sia infastidito. Ti facevo un po’ più … perdonami … arrogante». Camilo si fermò perplesso e un po’ intristito «Ti davo questa impressione?».
«Solo perché non ti conoscevo bene!» si affrettò a precisare la ragazza «Spero che potremo essere buoni amici» il suo sorriso fece tornare quel dolce calore nel cuore di Camilo. Arrivati al villaggio, Alegra li salutò avviandosi verso casa, per poi ricordarsi di una cosa: «Camilo! Antonio! Aspettate, potreste dare questo a Mirabel?» la ragazza correva verso di loro e inciampò facendo cadere il contenuto del suo cesto sulla strada; Camilo riuscì a prenderla prima che anche lei toccasse terra «Tutto bene?» chiese ad un’imbarazzata Alegra. «Si, scusa, sono stata sbadata» i due si guardarono intorno, le cose di Alegra erano ovunque. «Ti diamo una mano noi» disse Antonio e tutti gli animaletti che erano con lui, restituirono alla ragazza gli oggetti caduti a terra. Camilo si accovacciò per raccogliere il quaderno di Alegra, la quale arrossì e tentò di fermarlo, ma ciò non impedì all’inevitabile di succedere. Aperto su una pagina si leggevano bene delle frasi, con una bella grafia Alegra aveva scritto: ‘Camilo Madrigal è proprio simpatico ed è anche carino. Non mi dispiacerebbe baciarlo un giorno!’ frase conclusa con un cuoricino con all’interno una C. I due diventarono rossi, Alegra strappò dalle mani di Camilo il suo diario e corse via, dimenticandosi perfino di quello che voleva chiedere ai Madrigal e Camilo rimase imbambolato a guardarla, poi si mise a correre verso casa ed entrò come un tornado.

«Camilo! Dove eri finito?» una tempesta aleggiava intorno a Pepa, che da tutto il pomeriggio cercava il figlio «Dobbiamo finire di sistemare un sacco di cose prima del matrimonio di zio Bruno e Anita!» ma il ragazzo era raggiante, abbracciò la madre e cominciò a danzare con lei, mentre Casíta fece arrivare un grammofono la cui musica accompagnò la scena. Pepa si mise a ridere e tornò sereno «Cosa è successo di così bello al mio Camilo?» chiese accarezzando la chioma del figlio, ma lui rimase sul vago; Antonio lo osservava cercando di capire dove aveva visto un comportamento simile prima.
Antonio guardò il comportamento dello zio e quello di Camilo e notò delle somiglianze, poi pensò a come lo zio guardava Anita e come Camilo guardava Alegra e raggiunse una conclusione soddisfacente. Anche a lui piaceva Alegra, era sempre gentile e giocava spesso con lui senza essere terrorizzata da alcuni suoi amici animali, averla come cognata gli andava bene. Il bambino corse dal fratello, che seduto in cucina con altri famigliari si godeva una meritata merenda e guardò Camilo con occhi raggianti e un sorriso sul volto; Camilo scompigliò i capelli del fratellino «Cosa succede Toñito?» domandò divertito. «Ti sposerai con Alegra, vero? E lei verrà a vivere qui insieme a noi?» l’arepas si fermò in gola al povero Camilo, mentre tutti i presenti lo fissavano e lui assunse le sembianze di Alegra e Antonio prima di tornare normale. Felíx scoppiò in una grossa risata, mentre Pepa seduta a tavola guardava il suo secondogenito con gli occhi pieni di felicità, il suo Camilo si era innamorato. «Antonio, come ti vengono in mente certe cose?» chiese Camilo imbarazzato, mentre veniva canzonato da zio Augustín e zio Bruno. Arrivò anche abuela «Che bello sentirvi ridere! Cosa è successo?» chiese rivolgendosi ai presenti, ma fissando l’arcobaleno sopra la testa di Pepa.

«Io devo andare!» Camilo saltò in piedi e corse in camera sua, si buttò sul letto affondando la testa nel cuscino, almeno lì nessuno poteva notare il suo viso completamente rosso.

Note di Hana:
Ciao a tutti, grazie per e visualizzazioni del precedente capitolo e se volete lasciate un commento, anche piccolo, piccolo ... che fa sempre piacere. L'amore sboccia in ogni angolo, come andrà a finire fra Alegra e Camilo? Mi sono concentrata più su loro due in questo capitolo, ma sono infinitamente carini e non potevo fare altrimenti.

Alla prossima
*
https://it.wikipedia.org/wiki/Feijoa_sellowiana

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Capitolo 3
*** La boda ***


Cap.3 – La Boda

Bruno si osservava allo specchio, indossava camicia e pantaloni bianchi, l’urana bianca che avevano confezionato le donne della famiglia era decorata con ricami dorati raffiguranti le farfalle a loro tanto care, ma nonostante fosse ordinato e con vestiti nuovi addosso, qualcosa non lo convinceva. Julieta che era con lui, notò il suo sguardo perplesso «Fratellino, cosa c’è che non va?».
«Non mi sembra vero tutto ciò, non mi sembra vero che Anita abbia detto ‘si’ ancora una volta e non mi sembra vera la figura che vedo allo specchio» Julieta lo abbracciò «è tutto vero Bruno, ora andiamo che gli altri ci aspettano». Raggiunto il patio, trovarono Antonio, Camilo e Alma ad aspettarli, l’anziana donna guardò suo figlio, finalmente la felicità che meritava si concretizzava quel giorno, gli diede un bacio e prendendolo sottobraccio, si avviarono verso la chiesa.

Luisa sistemava le ultime panche con una precisione maniacale, mentre Isabela faceva crescere fiori di feijoa lungo tutta la navata, sapeva quanto alla zia piacessero e si prodigò particolarmente perché fosse tutto perfetto … o quasi, visto che i fiori non seguivano uno schema preciso. Mirabel dal sagrato scrutava l’orizzonte e vedendo lo zio con il resto della famiglia arrivare iniziò a scalpitare per l’avvicinarsi della cerimonia. Una leggera brezza si levò sulla piazza, Felíx corse dalla moglie «Mí vida, calmati» nelle settimane precedenti alle nozze, Pepa si era preoccupata tantissimo perché tutto fosse perfetto per suo fratello e ora l’agitazione stava prendendo il sopravvento, solo vedendolo arrivare si rasserenò. Gli corse incontro e lo strinse in un forte abbraccio «Pepa, non così forte … il vestito di tuo fratello» Alma era felice di vedere i suoi figli così uniti, ma anche lei desiderava che tutto fosse perfetto, compreso il vestito del figlio. Gli invitati e la famiglia Madrigal entrarono in chiesa, mentre Luisa e Mirabel aspettavano la sposa appena fuori dal portone.

Nella sua stanza, con l’abito da sposa indosso e il velo fermato fra i capelli lasciati sciolti e ondulati, Anita fu presa da un’emozione incontrollabile “Non posso crederci!”. Dieci anni prima era pronta a lasciare quella casa e diventare una sposa, ora che il momento era giunto tremava come una foglia. «Anita, sbrigati che ci aspettano!» Gabriela entrò nella stanza, ma vedendo la figlia agitata le si sedette accanto. Scostandole una ciocca dietro l’orecchio le disse «Cosa c’è querida?» Anita ridacchiò «Mamma! Non mi chiami così da anni!» quando Anita era bambina, Gabriela era solita rivolgersi alla figlia con quel termine affettuoso. «Per me sarai sempre quella piccola querida che rallegrava le nostre giornate e giocava a fare la sposa con un fazzoletto bianco in testa e dei fiorellini di campo in mano» Anita strinse la mano che la madre le porgeva «La meriti questa felicita, la meritate entrambi».
Anita fissò la sua figura nello specchio, nonostante tante sue coetanee la considerassero molto bella, lei non si vedeva così «Sarò abbastanza brava e bella per mio marito?» chiese rivolgendosi alla madre, che le disse «Non esiste la moglie o il marito perfetto, ma esistono due individui che si amano e fanno di tutto per rendere la vita l’uno dell’altra piena e degna di essere vissuta! Ora andiamo piccola mia la vita che meriti ti aspetta davanti ad un altare». Raggiunsero poi la famiglia fuori casa, due nipotine piccole vestite a festa attendevano ansiose di fare le damigelle e Alegra era troppo agitata per proferir parola, ma non per il matrimonio come molti pensavano, bensì per il ragazzo che le stava facendo battere il cuore e che avrebbe visto di lì a poco. Martín non riuscì a trattenere le lacrime vedendo la figlia, era bellissima e doverla lasciar andare dopo averla riavuta nella sua vita, gli costava molto, ma sapeva che Bruno si sarebbe preso cura di lei, ormai lo aveva capito e se ne era fatto una ragione.

Arrivati davanti alla chiesa, Isabela diede alla zia e alle damigelle i bouquet che aveva preparato e andò a prendere posto, emozionata. Le due nipotine più piccole entrarono per prime, seguite da Mirabel e Alegra, Luisa entrò poco prima della sposa, spargendo i petali che Isabela aveva preparato. Quando Bruno vide Anita dietro le damigelle, gli si formò un nodo alla gola, poi prendendole la mano sentì la gioia crescere dentro il suo cuore “Sta succedendo veramente”. Tanti dei famigliari degli sposi furono presi dall’emozione tranne due: Camilo lanciava occhiate furtive e maliziose verso i banchi della famiglia Juarez, Alegra aveva incrociato alcuni di quegli sguardi, ma cercava di rimanere concentrata sulla funzione per non dare sospetti a nessuno. Finita la cerimonia la gente iniziò a riversarsi nella piazza, dove i tavoli erano già stati sistemati e Isa fece crescere dei rampicanti che formassero un pergolato sotto cui trovare riparo durante il pranzo. Non appena arrivarono, gli sposi furono accolti da urla di festa e una cascata di petali. La sera, dopo cena alcuni uomini e donne con i loro strumenti musicali, cominciarono a diffondere gioiose melodie per i presenti; Anita e Bruno volteggiavano felici fra gli invitati godendosi il momento.

Alegra aveva trovato rifugio dietro una casa e seduta sui gradini di un ingresso, sbatteva i piedi per terra a ritmo di musica. «Alegra?» il suono di quella voce le procurò un tuffo al cuore e si voltò per fissare Camilo «Scusa, non volevo spaventarti!» il ragazzo si appoggiò al muro della casa con le mani in tasca, con un piede disegnava piccoli cerchi nella polvere «Volevo chiederti, ti-ti v-va di b-b-ballare?» si sentiva uno stupido e forse avrebbe ricevuto un secco rifiuto, ma Alegra scattò in piedi e lo prese per mano «C-certamente!». L’impaccio iniziale fu ben presto sostituito da risate e i due ragazzini si divertirono un mondo, poi Alegra incrociò lo sguardo corrucciato del padre, si allontanò bruscamente da Camilo e tornò al suo nascondiglio. Appena certo di non essere visto, Camilo sgattaiolò da Alegra, era imbronciata disse che odiava quando il padre faceva così “Lo so che è perché ballavo con un ragazzo che non è uno dei miei fratelli, però è esagerato!” poi guardò il ragazzo accanto a lei «Vorrei solo divertirmi!» Camilo la prese per mano «Conosco il posto!».

Corsero a perdifiato fino a Casíta e su per le scale fino nella stanza di Camilo, quando la porta si chiuse dietro di loro, scoppiarono a ridere; ma subito dopo Alegra fu presa da i sensi di colpa, non avrebbe dovuto allontanarsi senza dire nulla: «E se ci mettono in punizione?». Camilo la guardo e poi con un balzo si sedette sul letto: «Potrebbe succedere, ma ne sarà valsa la pena!» le disse sorridendo. Alegra arrossì e fece finta di guardarsi intorno, inciampando negli oggetti sparsi per terra quasi cadde, se non che la sedia davanti a lei si tramutò in una soffice poltrona, la ragazza guardò Camilo perplessa. «Qui ogni cosa prende la forma che io più desidero al momento!» Alegra sorrise facendosi sprofondare fra i cuscini, poi si diede un’occhiata in giro, era una camera enorme! Ma la sua attenzione fu catturata da alcuni stand pieni di vestiti. Corse a prenderne uno e se lo mise davanti, guardando allo specchio come le stava «Dove l’ho già visto?» chiese a Camilo che le si era avvicinato «Sono quelli degli abitanti dell’Encanto, compaiono quando assumo le loro sembianze» le disse guardando le loro figure riflesse nello specchio «E per cosa li usi?» Alegra era incuriosita da quel ragazzo e il suo dono «Per far ridere la gente!».
Passarono il tempo provando i vari abiti e imitando gli abitanti del paese o recitando parti inventate, Camilo le mostrò anche gli specchi che distorcevano le loro figure e danzarono sulle note che un grammofono faceva risuonare nell’aria, alla fine esausti si lasciarono cadere sulla pila di vestiti disordinati. Camilo prese una coperta sotto la quale si misero insieme «Adesso guarda!» sbattendo le mani la luce si spense e comparve la volta celeste sopra le loro teste, rapita da quello spettacolo Alegra guardava le stelle, entusiasta disse: «Ho capito! Il cielo muta forma in un certo senso, le costellazioni cambiano e …» Alegra perse tutta la sua parlantina, Camilo la guardava dolcemente e da troppo vicino, poi le prese il viso fra le mani e la baciò, fu il momento più dolce di tutta la loro vita. Alegra gli sorrise e poi si accoccolarono l’uno vicino all’altra addormentandosi.

Intanto anche nella piazza i festeggiamenti giungevano al termine e gli invitati salutavano gli sposi. «Alegra dov’è? Oh Jaime era bellissima! Volevo salutarla» Anita guardava in giro in cerca della nipote. «Si sarà stancata e sarà tornata a casa, sommetto che è a letto a dormire, la lascerò stare, ma domani in piedi e al lavoro!» scherzava la mamma di Alegra, prima di accomiatarsi e tornare a casa insieme al marito. E quando infine anche gli sposi se ne andarono, nella piazza rimasero solo i più giovani che davano una mano a sistemare: Luisa si occupava insieme ad altri delle cose pesanti come sedie e tavoli, mentre gli animali sotto la direzione di Antonio, ripulivano gli avanzi. «Hei Dolores! Mariano! Venite a dare una mano anche voi!» Mira riprendeva i due piccioncini, che se ne stavano in disparte senza fare nulla «E vorrei sapere che fine ha fatto Camilo!» borbottava a denti stretti, aveva promesso che avrebbe dato una mano, invece era sparito! Poi Mariano prese la chitarra e con altri ragazzi, si attardarono un po’. Dolores aveva sentito i commenti positivi di molti sul matrimonio, ma era curiosa di sapere cosa ne pensassero a fine serata gli invitati; tutto quello che ottenne fu sentire madri e mogli riprendere i loro famigliari per aver bevuto troppo, ragazzine fantasticare sul loro futuro matrimonio e la sua famiglia che parlava in cucina di come era stata una giornata fantastica, mentre Abuela si era già ritirata per la notte. Spostò poi la sua attenzione sugli sposi, avvampò in un istante irrigidendosi «UH!» Mariano la guardò preoccupato «Dolores tutto bene?» le chiese prendendole la mano, lei era tutto un fuoco e concentrò la sua attenzione sulla voce del ragazzo «N-nulla, devo aver bevuto troppo» mentì.

La mattina dopo Antonio corse in cucina, ma non trovando gli zii rimase un po’ deluso «Vado a chiamarli mamá?» ma Pepa gli disse che non era necessario e che sarebbero arrivati da un momento all’altro, anche se non ne era troppo convinta.
Intanto nella torre di Bruno, in una stanza che si trovava dietro le mura che precedevano la cascata di sabbia, i novelli sposi erano ancora a letto. Bruno era già sveglio e guardava la donna accanto a sé, le scostò i capelli dal volto e accarezzò il suo viso. Fu solo allora che Anita si svegliò, mettendosi a sedere, coperta solo dalle lenzuola si guardava intorno meravigliata, poi guardò Bruno che le sorrise; Anita gli si gettò addosso per baciarlo «Buon giorno anche a te, mí amor» le disse il marito. Rimasero ancora un po’ a coccolarsi, prima di essere riportati al mondo reale da un urlo che fece tremare le mura di Casíta:
«CAMILO!».


I due ragazzini sedevano vicino, mentre Félix infuriato guardava il figlio il quale sosteneva beffardo lo sguardo del padre, Alegra non riusciva a guardare in faccia nessuno. “Lo sapevo, non dovevo venire!” iniziò a singhiozzare, ma Camilo le prese la mano: «Andrà tutto bene» e le sorrise. «No, non va affatto bene! Non mi hai ancora detto cosa ci faceva Alegra in camera tua!» Félix era mortificato che la ragazza si sentisse così male, ma il figlio non mostrava in alcun modo di essere dispiaciuto e lui ne era innervosito «La famiglia Juarez sarà in pensiero per Alegra, non hai pensato a loro?» senza tradire emozioni Camilo andò a prendersi un sorso d’acqua e ne portò un bicchiere anche ad Alegra. In quel momento arrivarono anche Anita e Bruno e vedendo la zia, Alegra diventò rossa. Julieta spiegò alla cognata cosa era successo e Anita sgranò gli occhi «Jaime lo ucciderà!» disse sottovoce, e parlando del lupo, Jaime entrò in casa con Augustín, quest’ultimo era andato a chiamarlo per dirgli che la figlia era da loro e aveva trovato tutta la famiglia in apprensione, perché Alegra non si trovava.

Alegra abbassò lo sguardo davanti al padre: «Papà io …» non trovava le parole, ma Jaime si: «Hai la più pallida idea di che colpo hai fatto prendere a tua madre questa mattina!? Non eri da nessuna parte! Cosa facevi qui?» a questa domanda la ragazza sbiancò, alzò gli occhi verso il padre, ma a parte un tremolio delle labbra non riusciva a dire nulla. Camilo si avvicinò «Lei …» ma prima che potesse peggiorare la situazione, Mirabel intervenne: «è colpa mia! Ho invitato Alegra a passare la notte da me, pensavo vi avesse informato, chiedo scusa» nessuno osò intervenire, Pepa e Felíx erano basiti, mentre Julieta e Augustín trattennero il fiato. Jaime sospirò e si strofinò gli occhi: «Alegra, non ho nulla in contrario perché tu passi un po’ di tempo con le tue amiche, ma non avresti dovuto andar via senza dire nulla. Sei in punizione fino a nuovo ordine!» detto ciò i due tornarono a casa. Pepa e Felíx incrociarono le braccia e guardarono Camilo, che tranquillamente mangiava un’arepa: «Sono in punizione anche io, vero?» il ragazzo spasimò alla decisa affermazione dei genitori.

Nelle settimane successive Alegra non visitò più Casíta, le uniche sue uscite consistevano nell’accompagnare le donne di casa a fare la spesa o per aiutarle con il bucato. A Camilo non andò meglio, sempre accompagnato da uno dei genitori, non poteva avvicinarsi più di tanto a casa Juarez, ma ogni volta che intravedeva per casi fortuiti Alegra, i due si scambiavano grandi sorrisi.
Quando si preparava per andare a letto, l’ultima cosa che Alegra faceva era guardare fuori dalla sua finestra al primo piano, le case vicino erano più basse e poteva vedere Casíta più avanti, chiudeva sempre gli occhi, immaginando cosa Camilo stesse facendo e poi sospirava. Una sera, mentre ancora sognava ad occhi aperti, vide un tucano appoggiato al suo davanzale e con una lettera nel becco, con il cuore in gola andò a ricevere l’inaspettato ospite e mentre l’animale si accoccolava sulla sua spalla, Alegra leggeva:

“Alegra mí princesa!
Di tutte le idee che Mirabel abbia mai avuto, questa è senz’altro la migliore! E grazie ad Antonio è resa possibile. La nostra amabile postina si chiama Niña e le piacciono le storie d’amore, a detta di mio fratello …” Alegra dovette sedersi sul letto, la parola ‘amore’ l’aveva scombussolata “Affido a questa lettera i miei sentimenti per te e …” la ragazzina sorrideva mentre scorreva le righe della lettera, poi scrisse una risposta che diede a Niña «Ti prometto che domani ti preparerò della frutta fresca!» il tucano fece una piroetta a mezz’aria e tornò indietro verso Casíta, con la lettera a cui erano state affidate le pene del cuore di una giovane fanciulla.


Anita era corsa in camera per sbollire, mentre Bruno era uscito fuori casa “Come si permette di mettersi in mezzo?!” poi, come una furia, si diresse in cucina, disse a Julieta che l’avrebbe aiutata, ma vedendola tagliare il pane come se volesse accoltellare qualcuno, la cognata la invitò a sedersi. Anita le raccontò che quella mattina lei e Bruno avevano avuto un piccolo bisticcio, ma Pepa che passava per caso si era messa in mezzo «Lo so che ci tiene a suo fratello, ma non mi piace che qualcuno si intrometta nelle nostre discussioni!»; Anita era stata contenta di vedere che la sua opinione su Pepa era stata sbugiardata vivendoci insieme, ma ora, mesi dopo il matrimonio, era tornato l’antica antipatia. Julieta la abbracciò «Mi dispiace ti senta così Anita! Vedrai che presto andrà meglio» e come se fossero delle parole profetiche, Bruno entrò in cucina con dei fiori in mano: «Anita?», le due donne lo guardarono, poi Julieta li asciò soli. Bruno si mise in ginocchio davanti alla moglie chiedendo di perdonarlo e perdonare Pepa, Anita era cocciuta per natura, ma non voleva essere arrabbiata a lungo, prese i fiori e sorrise: «Anche io Bruno, ti chiedo scusa» poi si baciarono suggellando il termine di quella faccenda, ma lo sguardo di Anita mutò divenendo preoccupato «Ora viene la parte difficile».

Pepa e Anita erano sedute vicine al tavolo, mentre poco lontano i mariti con Augustín e Julieta, guardavano con apprensione la scena, cercando di non farsi notare. «Pepa …» fu Anita a rompere il silenzio e una piccola nuvoletta comparve sulla testa della cognata «Volevo chiederti scusa per come ti ho trattata questa mattina e solo che …» trasse un profondo respiro «Io e Bruno non litighiamo quasi mai, ma quando abbiamo qualche incomprensione voglio risolverla fra me e lui, senza interventi esterni» Anita non era più arrabbiata, ma ci teneva che la sua opinione fosse tenuta in considerazione. Anche il volto di Pepa si era rasserenato «Anche io devo chiederti scusa, Anita. Quando io e Félix litighiamo non voglio che qualcuno si metta in mezzo, ma in quel momento me lo sono dimenticata … voglio bene a Bruno e ne voglio anche a te» poi le due si abbracciarono e un arcobaleno comparve sopra di loro. Julieta le raggiunse e insieme continuarono a preparare la cena, conversando e ridendo insieme.

Bruno e i suoi cognati si trovavano nel patio, quando sentirono Pepa gridare «Anita!». Corsero in cucina trovando Anita distesa sul pavimento, Pepa le faceva aria con un ventaglio e Julieta le bagnava il viso con acqua fresca. Bruno preoccupato raggiunse la moglie, in ginocchio vicino a lei le prese la mano chiamandola e Anita riprese conoscenza. «Anita, mí amor, come stai? Cosa è successo?» chiedeva Bruno guardandola da capo a piedi, lei sorrise «Niente di brutto, mí amor …» poi prese la mano di Bruno e la appoggiò sul suo ventre «Sono incinta».
Bruno non resisté alla voglia di baciarla, pur essendo davanti alle sorelle e ai cognati, la strinse a se e Anita ricambiò l’abbraccio. In un istante, Bruno rivisse tutti i momenti passati che avevano segnato le loro vite e l’avevano avvicinato sempre di più a sua moglie.

Note di Hana:
Ciao a tutti! Grazie per aver letto anche questo capitolo. Ora che Anita e Bruno hanno coronato il loro sogno d’amore possiamo fare un tuffo nel passato, scoprire così come il loro legame si è creato. Camilo e Alegra, non sono teneri? Per loro come andrà a finire?
Buona lettura

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Capitolo 4
*** Primo incontro ***


Cap. 4 - Il primo incontro
 
Bruno trotterellava vicino alla madre per le stradine di Encanto, invidiando i bambini che saltavano nelle pozzanghere, visto che gli era stato intimato di non sporcarsi. Qualche ora prima, Pepa era caduta mentre giocava fuori casa ed era scoppiata in un pianto disperato provocando un tremendo acquazzone, che solo l’intervento di Alma e Julieta avevano fermato. Ora i bambini si divertivano lungo le strade, ma il caso volle che quel giorno un’amica di mamá voleva presentarle il suo terzo bebé, che grazie ad una profezia di Bruno avevano saputo in anticipo che sarebbe stata una bambina. «Mamma, perché devo esserci anche io?» domandava il bambino, sconsolato.

«Brunito, hai reso così felice Gabriela nel sapere che avrebbe avuto una bambina che ha insistito per invitarti. Non ti preoccupare ci saranno un sacco di cose buone da mangiare e altri bambini con cui giocare. Ma mi raccomando comportati bene» Alma accarezzò la testolina riccioluta del suo ometto di 10 anni. Bruno constatò che quanto detto dalla madre era vero, c’era un sacco di cose buone da mangiare e con i fratelli della neonata, Jaime e Luís si trovò benissimo, nonostante avessero qualche anno meno di lui. «Bruno, vieni qui un momento» la madre lo invitò vicino a lei e Gabriela, che aveva in braccio la piccola; gli mostrarono la bambina e lui sorrise. Era minuscola e profumava di buono «Anche tu e le tue sorelle eravate così tempo fa …» Alma pronunciò queste parole con una piccola incrinatura della voce, e il bambino sapeva il perché; così cercò di distrarre la madre.

«Posso prenderla in braccio?» fu la prima cosa che gli venne in mente. Lo fecero accomodare su di una sedia vicino a Gabriela che gli diede in braccio la piccola Anita, che non si mise a piangere come quando erano i suoi fratelli a prenderla, ma vedendo Bruno sorriderle fece dei versi simili ad una risata. «Perché Bruno non dici qualcosa sul futuro della bambina?» domandò uno dei parenti presenti. E nonostante fosse riluttante, Bruno promise che sarebbe tornato il giorno dopo con la lastra su cui sarebbe comparsa la profezia. Quella sera, nella sua camera, Bruno vide una famiglia distrutta dal dolore e Gabriela piangere per dieci anni per sua figlia Anita; inutile dire che la famiglia rimase basita da tutto ciò e in cuor loro si ripromisero di non far mai parola di questa vicenda negli anni a venire.

Anita cresceva e seguiva spesso i suoi fratelli in giro per il paese, ed ammirava i Madrigal compiere i loro miracoli. Aveva sette anni e badava ai fratellini più piccoli, giocando a fare la mamma sotto la supervisione di Gabriela, quando entrò piangendo una vicina di casa. Spiegò che aveva chiesto una predizione a Bruno e questa si era rivelata nefasta, mentre lei sperava nel contrario; fu prontamente portata fuori casa dal marito, che si scusò con Gabriela per l’intrusione. Anita udì solo queste parole «Bruno Madrigal porta sfortuna!» e questo fece nascere nella bambina una certa paura verso quel ragazzo, non voleva essere colpita dalla sua sfortuna.

Un giorno accompagnò Jaime a comprare degli attrezzi nuovi per i campi e incrociarono un amico del ragazzo «Hola José, perché quel muso lungo? Ti ha lasciato la ragazza?» Jaime tirava in giro l’amico non pensando di scatenarne il pianto e la fuga; un altro ragazzo disse che Bruno gli aveva predetto che la fidanzata lo avrebbe lasciato per un suo cugino, inizialmente lui non ci credeva ma poi la predizione si era avverata.
«Proprio oggi lei lo ha lasciato dicendo che era innamorata di un altro» disse unendosi al gruppo. Mentre i ragazzi ancora discutevano e Jaime cercava di calmare gli animi, Bruno passò di lì e vedendoli andò verso di loro per salutarli. Non appena fu abbastanza vicino, uno alla volta se ne andarono adducendo varie scuse.

«Sembra che siamo solo io e te Bruno … e la mia sorellina» Jaime sorrise «Vieni con noi?» Bruno accettò e mentre lui e Jaime parlavano, Anita rimaneva in silenzio guardando basso. «Hei Anita, non fare il broncio!» il fratello la prese in braccio e la abbracciò forte «Non ti vogliamo escludere» poi ebbe un’idea per sollevare il morale della sorellina «Vado a comprare dei dolcetti, rimani qui con Bruno» Jaime si allontanò e i due rimasero ad un passo l’uno dall’altro. Nonostante gli sforzi di Bruno, pareva che la piccola non volesse conversare, poi gli venne un’idea, fare l’unica cosa che tutti sempre gli chiedevano. «Anita, vuoi che veda il tuo futuro?» la bambina trasalì e lo guardò spaventata. «NO! Tu porti sfortuna!» gridò prima di correre verso casa, mentre a Jaime cadevano di mano i buñelo* che aveva appena preso.

Anita arrivò a casa e corse nella sua piccola cameretta piangendo, la madre la raggiunse subito, ma la piccola era così spaventata da non riuscire a spiegarle cosa fosse successo, quando Jaime tornò e spiegò l’accaduto il padre si infuriò, nonostante i tentativi del ragazzo di difendere l’amico: «Bruno voleva solo essere gentile, non aveva intenzione di farla piangere!».
«Bel lavoro che ha fatto!» tuonava il padre, mentre Bruno che dalla strada aveva sentito tutta la conversazione, tristemente se ne tornò a casa.

Dopo alcuni giorni, Anita stava preparando le candele per il Día de las velitas**, aveva ricavato dei porta candela usando come base dei pezzi di legno raccolti in giro e colorati con tinture che le lavandaie le avevano regalato e sopra aveva appoggiato vecchi barattoli di vetro dentro i quali aveva posto una candela; il lavoro di una bimba di 7 anni, ma lei ne andava fiera e suo papà le adorava. Voleva portarne una ad una sua amica dall’altro lato del villaggio e corse via con il suo pericolante carico in mano. Lungo la strada inciampò mandando in mille pezzi il barattolo e nel cercare di raccogliere i cocci di vetro, si ferì.

«Piccola, tutto bene?» Julieta si avvicinò alla bambina che piangeva per il dono ormai rovinato e per essersi fatta male «Vieni con me, ho qualcosa che ti aiuterà e farà rinascere il sorriso». Tutti si fidavano dei Madrigal, perché lei non doveva? E poi Julieta era così dolce.
Nella cucina di quella casa magica che l’aveva incantata, Anita si godeva una arepa con queso mentre un organetto magicamente suonava musica per lei. Osservava la sua manina che era guarita con un solo boccone di cibo. «Julieta, cosa succede?» la voce di Bruno fece voltare la piccola e i loro occhi si incrociarono. Julieta accarezzò la guancia di Anita e poi guardò il fratello «Anita ha avuto un piccolo incidente, ma ora è tutto passato, rimani un attimo con lei mentre vado ad aiutare mamá?» Julieta si allontanò e il silenziò calò in cucina, perfino Casíta rimase immobile. «Anita?» la bambina trasalì, però Bruno la guardava così dolcemente che lei pensò, per un istante, che non potesse essere una brutta persona «Vieni con me».

Erano seduti in cima alle scale al piano superiore, Anita teneva la mano di Bruno «Pronta?» la piccola annuì «Casíta, ora!» Bruno e Anita si lanciarono giù per lo scivolo in cui magicamente si erano trasformate le scale. Fecero questo e altri giochi e la piccola si divertì un mondo. «Cos’è questo baccano?» domandò Pepa uscendo come una furia dalla sua stanza, ma rimase basita nel vedere il fratello correre inseguito da una piccola figura, e le loro risate la calmarono facendo sparire le nubi appena formate sopra la sua testa “Si stancheranno prima o poi” pensò tornando in camera. Tornarono Alma e Julieta e trovarono Bruno seduto in cucina, con Anita addormentata fra le sue braccia «Portiamola a casa, si staranno chiedendo che fine abbia fatto» Julieta e Bruno riaccompagnarono a casa la bambina, la presenza della sorella rendeva Bruno più sicuro e nonostante le occhiatacce di Martín Juarez, non ci furono molte altre tensioni.


Bruno divenne una figura presente nella vita di Anita, era amico dei suoi fratelli ed ora era anche il suo, ospite atteso ai pasti e compagno di giochi. Fino a quando anche lei iniziò più a interessarsi alle faccende di casa che al correre per le vie del paese, non perché non le piacesse più, ma qualcosa in lei stava cambiando, stava crescendo. Dopo aver aiutato la mamma, spesso correva nei campi a piedi scalzi, fino a dove il papà e i fratelli lavoravano, portava loro il risultato dei suoi esperimenti in cucina, rendendo tutti felici visto che imparava bene, nonostante i primi insuccessi per cui i fratelli la prendevano in giro. «Non preoccuparti mi vida, non ascoltare quella banda di scalmanati, è tutto buonissimo!» usava ripeterle il padre, perché ogni cosa che sua figlia faceva, per lui era unico.

Spesso nel tornare a casa, allungava la sua passeggiata fino a casa Madrigal e regalava alla famiglia amica qualcosa da mangiare, Julieta era sempre lieta di assaggiare i piatti e a volte dare dei consigli.
«Bruno è nella sua torre? Allora vado a portare qualcosa anche a lui!» Anita ormai quindicenne corse su per le scale fino davanti alla porta della camera dell’amico. Bussò, ma non ottenne risposta, decise di entrare e avventurarsi per quelle infinite scale e fino alla stanza delle predizioni. Bussò anche a quella porta, ma non udì nessun suono, entrò lo stesso. Bruno era addormentato sulla sabbia, con una lastra profetica vicino a lui; Anita si avvicinò, guardando meglio vide che si trattava di un’altra profezia per niente buona, sapeva il peso che gravava sulle spalle dell’amico e forse per questo aveva preferito dormire che uscire dalla stanza con una cosa del genere. Si sedette vicino a lui, accarezzandogli dolcemente la testa ‘Spero che almeno i tuoi sogni siano belli’ chiuse gli occhi, ma sentì subito Bruno muoversi, riaprendoli lo vide che la fissava con gli occhi sgranati «A-a-anita?!». Per nulla preoccupata, la ragazzina lo salutò mostrandogli i dolcetti che aveva fatto «Julieta mi aveva detto che eri qui e ho pensato di portarteli» Anita sorrise e Bruno diventò completamente rosso, anche accorgendosi che la mano di lei fra i suoi capelli. La riaccompagnò velocemente fino all’uscita di casa, ringraziò per i dolcetti, e le disse che era meglio non dire a nessuno che era entrata da sola nella sua stanza. Solo in quel momento Anita si accorse di aver messo in imbarazzo l’amico e si scusò prontamente, diventando rossa anche lei. ‘Meglio non raccontare né a mamma né a papà di questa storia’.
Bruno ritornò nella sua stanza e si lasciò nuovamente cadere sulla sabbia, ripensando alla bella sensazione di svegliarsi con Anita che gli accarezzava i capelli; ma si diede subito dei colpi in testa “Andiamo Bruno! Hai 25 anni!”

Come Anita, anche i Madrigal crescevano, Julieta e Pepa conobbero altri due giovani e presto si sposarono e fu durante il matrimonio di Pepa che i sentimenti di Anita cominciarono a cambiare.
Tutto era pronto e come Pepa lo aveva sempre immaginato, anche se era molto agitata tanto che dense nubi si formarono sopra il villaggio. Anita era una delle damigelle e passò molto tempo vicino alla sposa, poco prima di entrare in chiesa, Bruno che aveva notato la tensione della sorella e le goccioline di pioggia, tentò di distrarla dal momento «Sembra piovere» non disse solo questo, ma la sorella si soffermò solo su queste parole, parlare del meteo non era il massimo degli argomenti e in quel caso si rivelò fatale. Un ciclone improvviso fece correre tutti dentro la chiesa, e dopo la cerimonia sembrava anche peggio. Gli ombrelli che Alma aveva fatto procurare si rompevano a causa delle forti raffiche di vento, la gente correva a ripararsi in casa e altri non uscirono proprio dalla chiesa. Solo l’intervento di Felíx che calmò la moglie riportò il sereno.
«Credo che sia una delle tempeste più forti mai viste» disse la diciottenne Anita sbirciando fuori dalla chiesa. «Definitivamente!» esordì Bruno vicino a lei «Ma forse ora possiamo goderci la festa!» e fu così, ma Anita sentì molti dire che era a causa di una profezia di Bruno se era successo tutto quel disastro. Se fossero state due o tre persone l’avrebbe sopportato, ma poi cominciarono anche i suoi amici, suo padre e addirittura Alma e Pepa! Anita rimase silenziosa e in disparte per tutto il tempo, rifiutava l’invito a ballare di tutti, nonostante avesse dei pretendenti.

«Ma sei matta mamma? Io non ballo con Bruno!» sentì una ragazza vicino a lei dire questa frase e un fuoco si accese dentro di lei. «Figlia mia, è la famiglia più importante di Encanto, questo matrimonio può essere un’occasione unica» la esortava la mamma, in buona fede, ma la figlia non ne voleva sapere «Quello scarognato?! Neanche dovessi rimanere zitella a vita!». Le orecchie di Anita fumavano, quando si arrabbiava diventavano rosse come peperoni; si guardò intorno e vide Bruno in disparte, nessuno gli rivolgeva la parola in quel momento. A grandi passi lo raggiunse e gli si piantò davanti «Anita? Cosa succede?» la ragazza lo prese per mano, trascinandolo tra la gente che danzava “Nessuna ragazza lo merita!” pensava dentro di sé «Balliamo!» Bruno non obbiettò, sembrava più un comando che una richiesta e sapeva che quando Anita era arrabbiata, era meglio non contraddirla.

«Jaime, cosa ha in mente tua sorella?» disse scherzosamente un ragazzo, il fratello seguì il suo dito che indicava la singolare coppia che danzava. Jaime guardò l’amico senza lasciare trasparire emozioni «Ti rendi conto che Anita è ancora una bambina? E Bruno è molto più grande di lei?! È come uno di famiglia per noi, è naturale che ballino insieme» disse questa frase poco convinto, Anita amava ballare, ma perché aveva chiesto a Bruno e non a uno dei suoi fratelli, come di solito faceva?

Verso la fine della festa, Anita aiutava Julieta a sistemare, tirandola in giro visto che Augustín insisteva per darle una mano «Devo pensare che presto ci sarà un altro matrimonio?» le chiedeva scherzosamente, ogni volta che quel goffo ragazzo si allontanava, ma prima che un’imbarazzata Julieta potesse rispondere comparve Pepa «Spera solo che Bruno non dica nulla!» e prese un sorso d’acqua prima di ritornare dagli ospiti. Anita le si parò davanti «Sei stata tu a creare quel temporale, lui non c’entra niente!» era arrabbiata e tremava.
«Ho detto solo la verità! Non poteva tenersi quella profezia per sé?» Pepa si mise le mani sui fianchi, capiva che Anita stava male per il suo amico, ma doveva essere un giorno perfetto, invece era partito male. Felíx arrivò a togliere la moglie dalla situazione richiamandola per salutare gli ospiti, Julieta calmò le due furie e quando Pepa si allontanò parlò a cuore aperto con Anita, ma la ragazza non ascoltava, perché tutti trattavano Bruno così? “Lui è buono, ha a cuore la sua famiglia e tutti gli altri” corse via, fuori dal paese e verso i campi. Nessuno aveva fatto caso a lei, solo un uomo che la seguì.

Nascosta nella stalla, Anita teneva in braccio uno degli agnellini appena nati, ascoltando il suo belare felice per le coccole che riceveva «Anita?» la ragazza si voltò e il suo viso rigato dalle lacrime incontrò quello di Bruno, che rimase scioccato. Anita distolse subito lo sguardo da lui, Bruno si sedette vicino a lei, giocando con alcuni steli che raccolse da terra. Rimasero alcuni secondi in silenzio «Julieta mi ha detto che ti sei arrabbiata per quello che dicono su di me, ma non ti devi preoccupare»

“Come non devo preoccuparmi?” le si formò un groppo in gola.

«Purtroppo le mie predizioni sono sempre nefaste, è ovvio che se la prendano un po’» Bruno ridacchiò cercando di sdrammatizzare il momento.

“OVVIO?!”

«Ma tu non devi stare male così …» Bruno cercò di consolarla come poteva, anche se non era pratico in queste cose. Anita scattò in piedi e lo guardò dritto negli occhi «Non c’è nessun uomo più buono di te in tutto Encanto! Ami la tua famiglia e faresti tutto per loro! Quando vengo a trovarvi e mi fai vedere ciò che hai inscenato con i topini o assumi le sembianze di Hernando per farmi ridere nelle giornate grigie, sai essere divertente. Hai modi gentili, anche se a volte sei un po’ maldestro, ma è proprio per questo che mi piaci!» Anita diventò rossa e si tappò la bocca, cosa aveva appena detto?

Bruno si alzò in piedi e indietreggiò di alcuni passi, inciampando in un secchio e finendo in mezzo al fieno; si rimise in piedi di corsa e scappò via. Corse nella sua torre, pronto a fare una predizione su Anita, per farle vedere che nel suo futuro lui non c’era, così che la ragazza lo dimenticasse, ma ancora prima di iniziare desistette era troppo stanco e in fondo al cuore, non voleva accettare di non fare più parte della vita di Anita.
 
Note di Hana:
Ciao a tutti, con questo capitolo e il prossimo, voglio ripercorrere il passato dei protagonisti della mia fic, ma non preoccupatevi che torneranno anche Camilo e Alegra. Spero che, nonostante il ritardo nella pubblicazione, vi possa piacere anche questo capitolo.
I commenti sono sempre ben accetti e grazie a chi segue tutte le settimane l’uscita dei capitoli.
Alla prossima.
 
(*) Tipici dolcetti colombiani
(**) Festa colombiana durante la quale strade e case vengono decorate con candele e lanterne di carta

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Capitolo 5
*** Mí amor ***


Cap 5 – Mí amor
 
Per alcuni giorni Bruno non lasciò la sua torre e la vita fuori scorreva normale. Alcune volte, dalla finestra della sua camera, Anita guardava verso casa Madrigal, sperando di vedere l’amico camminare verso il villaggio. Era solita parlare parecchio con la sua famiglia, ma nell’ultimo periodo era silenziosa, si distraeva facilmente in semplici compiti e combinava piccoli guai. Aveva spesso la testa fra le nuvole, la madre aveva un sentore di cosa stesse accadendo dentro di lei e cercò il momento giusto per parlargliene.
«BRUNO?!» esclamò Gabriela, mentre Anita a gesti le chiedeva di abbassare la voce «Mí vida, posso capire che tu provi certi sentimenti, ma lui è molto più grande di te e lo so che ti agiti sempre quando senti parlar male di lui, ti ho vista. Ma piccola mia, pensaci bene e poi, ti ha per caso detto che ricambia?».
Anita rifletté molto su questa domanda “Perché è rimasto in silenzio ed è scappato?” cercava di convincersi che era tutto qualcosa di passeggero e nonostante lui ricominciasse a farsi vedere in paese, si evitavano.

Poco tempo dopo si sposò anche Julieta e l’anno dopo nacquero Isabela e Dolores, i rapporti fra Anita e Bruno tornarono buoni, si salutavano e parlavano come prima, senza mai tornare sull’argomento uscito nella stalla. Bruno però vedeva ormai Anita con occhi diversi, non era più la bambina che era diventata sua amica e con cui adorava giocare, era una donna premurosa e operosa e anche molto bella. I suoi occhi quando si prendeva cura degli animali, le sue mani quando aiutava un bambino che era caduto e piangeva, la sua voce quando cantava, tutto ciò riscaldava il cuore di Bruno, ma la sua reputazione davanti alle altre persone era macchiata dal suo dono, e questo non faceva che aumentare la distanza fra lui e la donna che iniziava ad amare. Più volte chiuso nella sua torre aveva cercato di vedere nel futuro della ragazza, ma non riusciva a concentrarsi e si arrendeva.

Venne il giorno della cerimonia di Luisa e tutti erano curiosi di conoscere il nuovo talento di casa Madrigal. Come per Isabela e Dolores, ci fu una grande festa. Anita era lì e parlava con Julieta complimentandosi per la piccola Luisa, Bruno cercò di avvicinarsi. «Posso prenderla in braccio?» chiese Anita e Mirabel passò dalla madre alla donna che le stava sorridendo; Bruno si fermò tra la gente in festa, vide Anita sorridere e far ridere sua nipote, non c’era nulla di più bello e dolce per lui in quel momento. «Bruno, vieni un momento» Abuela lo chiamò ridestandolo dai suoi sogni; Anita si era allontanata e lui aveva perso la sua occasione per parlarle.

Passò ancora del tempo; Bruno aveva appena consegnato una lastra con la sua predizione e si sentiva esausto, un’altra visione nefasta, era a pezzi e programmava di dormire tutto il pomeriggio. Svoltando l’angolo si ritrovò faccia a faccia con Anita che trasportava dei secchi «Oh, ciao Bruno» disse lei sorpresa di trovarselo davanti.
«Ciao Anita» nonostante i vestiti da lavoro e i capelli raccolti in una crocchia in disordine, era bellissima e lui arrossì «Ti do una mano!» le rimostranze della ragazza non lo fecero desistere, Bruno prese i secchi vuoti e la accompagnò fino alla stalla.

«Grazie Bruno» vedendolo rimanere lì, Anita cercò di mandarlo via gentilmente «Quando avrò finito verranno i miei fratelli ad aiutarmi, puoi tornare a casa …».
«Il tuo futuro» Anita era perplessa «Vuoi che ti dica cosa ho visto?».
«Bruno, ascolta, io non voglio che tu usi il tuo talento per me, non ne ho bisogno e non voglio sapere. Non mi interessa se c’è qualcosa di buono o di tremendamente catastrofico …» sorrise.
«Non riesco a vederlo» Bruno non la guardava «E ho paura a vedere nel tuo futuro, perché ho paura di non esserci».
Anita diventò rossa «Quando ti ho detto che mi piacevi sei andato via senza una parola, né in quel momento né negli anni successivi, anche se non hai visto nel mio futuro, mi sembra chiaro che tu non voglia farne parte!» gli occhi le si inumidirono, ma li teneva piantati su Bruno.

«Ho sempre detto alla gente quello che voleva sapere, ma non ho mai dato ascolto a quello che volevo io. Il peso che ho portato da quando questo dono mi è stato fatto, è sempre stato più grande e pesante di quanto potessi immaginare» anche i suoi occhi si inumidirono e qualche lacrima si affacciò, vedendole Anita si commosse, pur cercando di rimanere sulla sua posizione. «Prima eri la mia piccola amica Anita, è stato solo dopo che tu mi hai detto quello che provavi che ho iniziato a vederti con occhi diversi, ma non ho mai avuto il coraggio di venire da te e dirti quello che provavo. Anita, io ti amo» Anita gli si gettò fra le braccia «Sicura di volere me? Sono più grande di te e non credo di essere né il più bello, né il migliore» che sensazione nuova, stringerla fra le sue braccia e sentire il suo respiro e il suo cuore così vicino.
Anita alzò lo sguardo perché lui la vedesse mentre gli parlava «Non voglio nessun’altro Bruno, voglio te» si alzò in punta di piedi e lo baciò, ricambiata con una stretta ancora più forte. Risero.

«Anita, vuoi sposarmi?»
«Si, mí amor» si sentì un tonfo dietro di loro, voltandosi videro Jaime, Luis, Felípe e Miguel con le bocche spalancate e gli occhi sgranati. Mentre gli attrezzi da lavoro giacevano per terra. «COSA!?» dissero in coro.


La notizia creò gran fermento a casa Madrigal, Alma era emozionata che finalmente anche suo figlio avesse trovato la persona giusta per lui. L’unica un po’ contraria era Pepa, dal suo matrimonio i rapporti con Anita non erano più stati dei migliori, ma ora capiva il perché difendesse sempre Bruno con tanto ardore, si ripromise di non lasciare che le sue emozioni prendessero il sopravvento, Bruno era felice e questa era l’unica cosa che contava.

Invece, a casa Juarez, si scatenò una vera e propria tempesta, Martín sempre molto geloso della sua unica figlia femmina, sapeva che un giorno questo fatidico momento sarebbe arrivato, ma …
«BRUNO?!» aveva esclamato quando ne era stato informato dalla figlia, che aveva raccolto tutto il suo coraggio per parlarne al padre. Di tutti i giovani che conosceva, Martín mai avrebbe pensato che il cuore di sua figlia potesse essere portato via proprio da un tipo come Bruno Madrigal; ma col tempo se ne fece una ragione, Anita lo amava ed era ricambiata, erano una brava famiglia e Alma e Gabriela erano amiche da tempo. Arrivò poi il fatidico momento in cui Bruno chiese a Martín il permesso di sposare Anita e nonostante il formicolio nelle mani e gli istinti omicidi, l’uomo acconsentì; Anita che era rimasta nascosta dietro la porta insieme alla madre corse dal padre e lo abbracciò ringraziandolo, questo sciolse il cuore di Martín e quando vide la figlia prendere le mani del suo amato e scambiare dolci sorrisi con Bruno, capì che lasciarla andare era la cosa giusta.


«Ti ricordi la predizione di Bruno?» domandò Gabriela al marito una sera, ricevendo un semplice cenno della testa in risposta «Credo, non si riferisse a qualcosa di male, magari soffrirò per non averla più in giro per casa, non sentire più la sua voce cantare, non vederla scherzare con i fratelli, arrabbiata, pensierosa o triste e …» Gabriela si fermò e con un dolce abbraccio, sollevò il cuore del marito, anche a lui sarebbe mancata la figlia.

Nascosti in un vicolo del paese, favoriti dalla poca luce che il crepuscolo offriva, Anita e Bruno si scambiarono un lungo e intenso bacio. Rimasero poi abbracciati, era ormai vicino il giorno del ‘si’ e non vedevano l’ora di passare il resto della vita insieme. Bruno prese un anello dalla sua tasca e lo diede ad Anita «Le mie sorelle ne hanno ricevuto uno quando si sono fidanzate, io non sono molto bravo in queste cose e …»
«Non ti è venuto in mente prima» concluse Anita guardandolo dolcemente «Bruno, anche senza un anello ti avrei sposato lo stesso» lasciò che Bruno glielo infilasse al dito; Anita lo ammirò per qualche istante. Non era un anello appariscente: d’orato e aveva una pietra verde al centro, ma era semplice, per questo lei lo amava ed era un regalo di Bruno, questo le bastava a renderlo speciale.

I giorni passarono, arrivò la cerimonia di Camilo e poi iniziarono i preparativi per quella di Mirabel e per il matrimonio.

«Tía Anita, guarda! Ti piacciono questi fiori?» chiedeva impaziente Isabela «Sono per te, addobberò io il giorno del tuo matrimonio!».

«Tía, tía, riesco a sollevare questi vasi visto!» diceva trionfante Luisa.

«Tía è vero che faremo tutte le tue damigelle? Lo hai detto a tío Bruno ieri sera, mentre ti accompagnava a casa!» a Dolores brillavano già gli occhi, e anche le sue cugine furono entusiaste della notizia.
«Doveva essere una sorpresa, ma … si, se volete sarete le mie damigelle» alle parole della futura zia Mirabel corse ad abbracciarla; mentre Camilo assumeva le forme della sorella e delle cugine, prendendole in giro per la loro reazione.
«Tu Camilo porterai le fedi nuziali» disse Anita rivolgendosi a lui, il bambino si fermò non sapendo come reagire, solo era certo che non ne aveva voglia «Scherzetto! Lo so che non lo faresti mai» gli sorrise la zia.
«È
vero, hai detto anche questo a tío Bruno!» continuò Dolores e Anita pensò che d’ora in poi avrebbe dovuto fare attenzione a ciò che diceva. I bambini la adoravano e la rapivano ogni volta che entrava in casa coinvolgendola nei loro giochi, dal canto suo Anita non si ritraeva e si divertiva un mondo, come con i figli dei suoi fratelli.

«Sei la mia fidanzata o la loro balia?» chiedeva Bruno abbracciandola, approfittando di quei rari momenti in cui i bambini li lasciavano soli. «Sei geloso?» lo stuzzicava Anita, prima di baciarlo.
«Abuela! Tío Bruno sta baciando tía Anita!» i due fidanzati risero sentendo la voce di Dolores, avrebbero mai avuto pace? Abuela andò dai futuri sposi, portando via Anita, non era bene che stessero troppo da soli prima del matrimonio. Allontanandosi, Anita si voltò e strizzò l’occhio a Bruno, prima o poi li avrebbero lasciati in pace.


Quella sera tutto era pronto, Anita sistemò il vestitino di Maribel, quando lei e la nonna uscirono dalla sua vecchia cameretta e le diede un bacio sulla guancia «Coraggio mí princesa».
Anita era vicino a Bruno mentre Mirabel percorreva il patio e si strinse a lui quando la porta sul muro svanì, vide il volto della bambina cercare una risposta nella nonna; ma nessuno aveva idea di cosa fosse successo. La gente venuta per festeggiare se ne andò salutando mestamente la famiglia, Mirabel in braccio alla madre non faceva che piangere, e gli altri componenti della famiglia si interrogavano su quanto accaduto, non trovando una risposta.

«Cosa succederà ora?» chiese Anita a Bruno mentre la accompagnava verso casa, ma nemmeno lui aveva una risposta. «Povera piccola … Bruno, hai visto la sua espressione? Era delusa e triste, spero non stia troppo male per questo» Anita si agitò, sentiva un peso sul cuore per Mirabel, Bruno le cinse i fianchi e la portò vicino a sé dandole un bacio sui capelli «Non ti preoccupare, troveremo una soluzione». Anita fu in parte convita da queste parole, ma sentiva come se qualcosa di più grande di lei stesse per abbattersi sulla sua vita «Bruno?» gli disse dopo averlo salutato «Prenditi cura di Mirabel e proteggila, ti prego».

Tornato a casa, Alma gli chiese di vedere nel futuro, se ciò che era accaduto quella sera avrebbe avuto conseguenze sulla magia e la visione che Bruno ebbe, per quanto mutevole, poteva essere male interpretata e poi, lui era Bruno Madrigal, le sue predizioni erano sempre nefaste. “Cosa devo fare?” si domandava; quali sarebbero state le conseguenze per Mirabel se gli altri venivano a conoscenza di questa predizione?

“Proteggila” le parole di Anita riecheggiarono nella sua mente, sovrastando ogni suo pensiero. Lasciò cadere la lastra che si ruppe in più pezzi e abbandonò quella torre per sempre. Pensava ad Anita, si sarebbero dovuti sposare dopo pochi giorni, avrebbe sofferto enormemente, ma pensò anche a Mirabel e difenderla dai pregiudizi, che per anni lo avevano schiacciato, era altrettanto importante.

«Perdonami mí amor» sussurrò nella notte.

Nei giorni seguenti, tutti cercarono Bruno, ma sembrava svanito nel nulla. Anita guardò il suo abito da sposa, appeso nell’armadio “Perché?” si chiedeva, mentre le lacrime inondavano il suo viso e la voce veniva rotta dai singhiozzi. Non usciva più dalla sua stanza e a malapena toccava cibo. Il padre era infuriato e nessuno sapeva più come prenderlo, perfino sua moglie aveva difficoltà a parlargli. Un giorno Anita comparve con una valigia in mano e disse che si sarebbe trasferita nella casetta vicino ai campi che usavano come magazzino. «Solo per qualche tempo, fino a che mi sentirò meglio» aveva risposto alle rimostranze del padre, ma nonostante tutti fossero contrari, se ne andò lo stesso.

Quelle che dovevano essere poche settimane, diventarono mesi e poi anni, Anita lasciava il suo rifugio solo durante le feste e i nipoti andavano sempre a trovarla nella sua piccola casetta, dove erano sempre accolti con amore. Ma con i Madrigal non se ne parlava, non riusciva nemmeno a salutarli. Non era arrabbiata con loro, spesso sentiva le bambine chiedere alle madri perché la tía non le salutasse, ma nessuno aveva una spiegazione, solo Anita sapeva il perché: guardare quella famiglia le riportava alla mente cari ricordi, che però le facevano male al cuore.
Anita divenne presto un ricordo lontano e in seguito, la donna solitaria della valle.

Passarono gli anni e il dolore fu mitigato, le visite ad Anita, da parte della sua famiglia, non mancavano e lei tornava a casa per le occasioni importanti. Una di queste fu la cerimonia di Antonio, Anita si mise in disparte appoggiandosi al tavolo della cucina, ripensava alle cene a cui aveva partecipato proprio lì e si guardava in giro con nostalgia. Fissò i disegni che ritraevano tutta la famiglia Madrigal sul muro, e si avvicinò per toccare l’immagine di Bruno, ignara che da dietro una piccola fessura qualcuno la osservava con il cuore in gola. Non si trattenne a festeggiare, tornò a casa presto con la scusa che il giorno dopo aveva parecchio lavoro da svolgere. Non prestò troppa attenzione a ciò che si diceva su quello che stava succedendo a casa Madrigal; fu felice di sapere che Isabela si sarebbe presto fidanzata, ma non riuscì a gioirne appieno. Ma quando Casíta crollò e la magia sparì ne rimase sconcertata, poi uno dei nipoti corse ad avvisarla che tutti stavano andando a dare una mano alla famiglia Madrigal, Anita prese subito i suoi attrezzi e corse lungo la strada che si arrampicava sulla collina.

Alma e Julieta stavano aiutando a portare del materiale quando videro una figura correre a perdifiato.
«Mamá, è lei!» disse eccitata Julieta, mentre Alma si portava una mano sul cuore, pensando a quando Anita avrebbe rivisto suo figlio. Anita si accorse una volta arrivata che … non aveva più vent’anni e nemmeno trenta, dovette riprendere fiato e bere dell’acqua.
«Ciao Anita» Julieta le si avvicinò e le due si salutarono con un lungo abbraccio. «Sono venuta appena ho saputo, voglio potervi dare una mano. Cosa devo fare?» Alle parole di Anita, Alma intervenne «Beh, ci sarebbe da dare una mano laggiù, oltre il patio» Anita non se lo fece ripetere, camminando verso il posto indicatole incontrò Mirabel e la salutò; quando vide l’uomo accanto a lei ebbe un tuffo al cuore, poteva avere anche il viso nascosto sotto un secchio, ma aveva capito chiaramente chi fosse e lui sapeva chi aveva davanti. Senza dirsi nulla ripresero a lavorare, donandosi occhiate sfuggenti, perché nonostante gli anni passati, il cuore batteva ancora forte.
 
 
Note di Hana:
Ciao a tutti! Rieccomi dopo una settimana di assenza. Anita e Bruno si chiariscono e finalmente dichiarano i sentimenti che provano! Ma ahinoi, conosciamo bene come si sono svolte le vicende del film e con la mia storia ho cercato di seguirle fedelmente.
Per lo meno c’è un lieto fine! Ritorniamo ora al presente e seguiamo l’evolversi degli eventi!
A presto.

 

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Capitolo 6
*** Visione ***


Cap. 6 – Visione

Riassunto: Bruno ha sposato la donna della sua vita, Anita. La nuova vita presenta alla donna nuove sfide, come andare d’accordo con la cognata Pepa, ma i contrasti si appianano. Una lieta notizia giunge alla Casíta: un bebè in arrivo!

Bruno prese in braccio la moglie e la portò in camera, dopo che lasciarono la cucina le due cognate si misero a piangere di gioia. Nessuno voleva che Anita si stancasse oltre, la tensione del momento aveva provocato quel mancamento, ma ora doveva riposare e non vollero sentir rimostranze dalla donna. «Bruno! Siete esagerati! Sto bene, è stato solo un piccolo malessere» protestava Anita, mentre il marito la adagiava sul letto; poi anche lui si lasciò cadere con il volto fra i cuscini; Anita rise e mettendosi su un fianco gli accarezzò i capelli. «Sei felice mí amor?» a questa domanda Bruno, la guardò con il volto che irradiava gioia «Se sono felice?» prese la moglie fra le braccia e la baciò «Con poche parole hai cancellato gli anni di buio che ho passato!».
«Oh, pensavo che il giorno che ho detto ‘lo voglio’ fosse stato il più felice per te!» lo canzonò la moglie, ma anche lei quando aveva scoperto di essere incinta, aveva provato una gioia incontenibile, quella di diventare mamma, realtà che per anni aveva considerato lontano da lei e ora si stava realizzando con l’uomo della sua vita.

Alma ricevuta la notizia, dovette sedersi “Il mio Bruno, papà?” il solo pensiero la riempiva di gioia e quando lo vide corse ad abbracciarlo «Come sta Anita?» gli chiese. «Beh mamá, la conosci, non sopporterà di essere trattata con così tanto riguardo».
«Vedrai fratellino, quando la pancia comincerà ad essere troppo pesante, ce ne sarà grata» disse Julieta senza spostare lo sguardo dalla cena, che preparava con nuovo vigore. «Bravo il nostro Bruno!» disse Félix dando una sonora pacca sulla spalla al cognato, che diventò rosso. «Sarà bello avere di nuovo dei bambini a rallegrare la nostra Casíta!» Alma si portò le mani sul cuore, pregustando il momento.

«Quali bambini?» domandò Antonio comparendo in cucina, quando gli venne detto che zia Anita gli avrebbe dato un cuginetto o una cuginetta, il bambino divenne raggiante e corse ad abbracciare lo zio Bruno «Posso andare dalla zia?» al gesto di assenso dei genitori corse via.
Anita fu sorpresa dall’allegria del bambino, era curioso di sapere quale nome avrebbero scelto, se poteva giocare con lui o lei e voleva far realizzare a Mirabel dei pupazzi a forma di animale da regalare al bebè. Seduta sul letto, Anita fissava sorridendo Antonio e la sua inaspettata esuberanza, poi il bambino corse ad abbracciarla «Quanto è grande adesso?» la zia avvicinò pollice e indice «Così, come un fagiolino!». Antonio appoggiò la testa alla zia «Non vedo l’ora che sia qui …».
Quella sera a cena anche gli altri nipoti ne furono informati, e nonostante Dolores già sapesse, ne furono tutti entusiasti. Iniziò per Anita un vero calvario, non era abituata a farsi servire, ma a lavorare sodo e vedere che tutti si preoccupavano eccessivamente per lei la indisponeva. Poi arrivarono la nausea e i capogiri, spesso Luisa la prendeva in braccio per adagiarla sul divano che Casíta faceva subito arrivare e la pancia cominciava a crescere e a farsi più pesante.


Una sera Bruno e Anita erano seduti sul letto: «Sai Bruno» disse Anita al marito, si accarezzava la pancia e sorrideva «Penso siano due». Bruno rimase scioccato, ma l’iniziale stupore si tramutò in entusiasmo fuori controllo, saltò in piedi camminando come un pazzo su e giù per la stanza, poi corse a letto e prese Anita fra le braccia «Grazie, grazie, grazie!».


«Tía qualcosa non va?» domandò Isabela guardando il viso contratto di Anita. «Nulla Isa, solo una contrazione, ma tra pochi mesi arriverà il momento di partorire, è normale sentirle … almeno così mi hanno detto» la smorfia della zia non convinse la ragazza, che la accompagnò a letto. «Zia, non devi esagerare con le faccende di casa! Riposa un po’» Isa cambiò i fiori sul tavolo e fece crescere alcuni piccoli fiorellini dal profumo delicato sulla testata del letto guardando soddisfatta il viso della zia, sapeva che i fiori di campo erano i suoi preferiti. «Sembra che abbiate tutti congiurato contro di me per costringermi a rimanere in questo letto più del dovuto!» sorrise Anita, ma presto fu colta dal dolore di nuovo “Non può essere? È troppo presto!” pensava presa dal panico. «Zia Anita, tutto bene?» Isabela era in preda all’ansia, ma Anita cercò di sembrare calma «No, Isa non ti preoccupare solo … manderesti qui tua mamma?» Isa corse a chiamare Julieta e quando la donna arrivò in camera, il travaglio era già cominciato.

Dolores che era a casa dei Guzmán con la madre e il padre, saltò in piedi «Tía Anita!» si voltò verso i genitori «Sta per avere i gemelli!» Félix e Pepa si guardarono e accomiatandosi velocemente, corsero a casa, mentre Dolores si diresse da un’altra parte.
Camilo e Alegra erano nascosti nel bosco, lei era seduta fra le sue gambe, i baci di Camilo erano sempre più intensi e spesso la lasciavano senza fiato. Quando lui allontanò il viso con quel suo sorrisetto furbo stampato sul volto, lei trasse un profondo respiro, aveva le guance in fiamme e Camilo rise a denti stretti. Alegra diede un debole pugno al petto del ragazzo «Quanto ti diverti a fare lo scemo così?!» disse imbronciata. Camilo strofinò il suo naso contro quella di Alegra, facendola ridere «Fino a che anche tu non sorridi …» le labbra di Alegra erano sempre un invito e lui non lo rifiutava.

«Hei piccioncini!» alla voce di Dolores, i due si allontanarono l’uno dall’altra velocemente. «Dolores!» Camilo guardava furente la sorella, la prese per mano portandola in disparte, parlandole ora sottovoce «Il patto era che io ti copro con Mariano e tu non ascolti me e Alegra! E non ci cerchi!» incrociò le braccia e guardò altrove rosso in viso. «Tía Anita sta partorendo» i due ragazzini si ridestarono dal loro stato e guardarono Dolores, Alegra si avvicinò ai due «Ma, è troppo presto!». Corsero poi a casa Madrigal, dove c’erano anche i genitori di Anita, in ansia.
Anita aveva il volto rosso e la fronte madida di sudore, teneva le mani di Julieta; Pepa indossò un grembiule, mentre Mirabel e Isabela entravano e uscivano velocemente portando l’occorrente. «Luisa! Tieni sempre pronta dell’acqua calda» ordinava Isa, mentre aggiungeva altre foglie di piante medicinali e preso un altro secchio correva al piano di sopra, nella stanza rimaneva in disparte con Mirabel aspettando ordini. «Dov’è Bruno?» domandava Anita fra una contrazione e l’altra «Sono andati a cercarlo e poi, non potrebbe fare molto adesso … ci pensiamo noi a te» disse dolcemente Julieta mettendo un panno bagnato di acqua fresca sulla fronte della cognata, nessuno voleva creare allarme, ma la situazione sembrava alquanto grave.


Bruno camminava verso il paese con una lastra profetica in mano, aveva gli occhi rossi e si chiedeva cosa volesse dire ciò che aveva visto, cercando un’interpretazione che si discostasse dalla peggiore delle ipotesi. «Eccoti finalmente!» Augustín fermò la sua corsa vedendo il cognato «Félix! È qui!» tornando indietro il marito di Pepa fece segno di seguirli, Augustín prese Bruno per un braccio. «Che cosa succede?» chiese Bruno, ancora immerso nell’interpretazione della sua profezia. «Anita … sta per partorire!» la lastra cadde di mano a Bruno andando in mille pezzi “NO!”.

Quella mattina …
Bruno cercò un posto isolato e iniziò il rituale «Anita non lo scoprirà … giusto?» domandò rivolto ai topolini che lo avevano seguito, questi inclinarono semplicemente la testa di lato. «Voglio solo essere sicuro che tutto andrà bene, insomma … per essere preparato!». Chiuse gli occhi e quando gli riaprì iniziarono a comparire delle figure: vide Anita raggiungere la camera insieme a Isabela e poi le donne di casa affaccendate attorno a lei, Anita soffriva, poi Julieta e Pepa con in braccio due neonati fissavano la figura di Anita inerme nel letto. Bruno interruppe la visione a questo punto, fissò la lastra che aveva in mano con la figura della moglie e Pepa e Julieta sembravano avere un’espressione triste; scoppiò a piangere. “Non può essere vero!”.


Julieta e Pepacullavano i due neonati che avevano appena smesso di piangere, poi guardarono la figura di Anita nel letto, in quel momento Bruno entrò sbattendo la porta. «Bruno …» Julieta non fece in tempo a fermarlo che lui si diresse al capezzale della moglie, inginocchiandosi davanti alla sua figura, le accarezzò il viso e poi prese fra le sue, una delle delicate mani di lei baciandola, scoppiò poi a piangere appoggiando la testa al letto. «Bruno?» Anita gli passo una mano fra i capelli «Cosa c’è mí amor?». Bruno strinse la mano della moglie e la baciò «Anita … tu stai bene!» poi cominciò a piangere come un bambino, le gli accarezzò il volto «Certo che sto bene! Ci vuole altro che un parto gemellare per mettermi al tappeto …» scherzava Anita, nonostante fosse parecchio provata. Pepa si avvicinò sorridendo «Sei stata brava Anita! E tu Bruno» si sedette sul letto e prese con una mano il volto del fratello «Devi considerare prezioso ogni giorno che questa donna sarà al tuo fianco» poi Pepa e Julieta diedero i neonati ai genitori e uscirono, per lasciare un momento alla coppia. Bruno teneva in braccio il primogenito e Anita il secondo gemello e guardava il marito con tenerezza, Bruno non nascondeva l’apprensione di avere in braccio una creatura così piccola. Aveva preso in braccio i suoi nipoti in precedenza, ma ora c’era qualcosa di diverso, un giorno loro lo avrebbero chiamato ‘Papà’.
«Grazie Anita» si voltò e baciò la moglie «Il mio cuore non è mai stato più felice».
«Bruno … mí amor … anche io sto provando qualcosa che va oltre la mia comprensione» Anita guardò il piccolo fagottino che teneva in braccio e nonostante tutto, sapeva che il dolore patito poco prima era nulla in confronto alla gioia che i due bambini avrebbero portato nelle loro vite.
«Ti devo confessare una cosa …» Bruno parlò alla moglie della visione avuta quella mattina. «Bruno, cosa ti ho detto più volte» Anita appoggiò la mano sulla guancia del marito, e questi chiuse gli occhi assaporando il tocco di quella mano. «Volevo solo essere certo che sarebbe andato tutto bene» baciò la mano della moglie «Ero terrorizzato all’idea che a te o hai bambini potesse succedere qualcosa».

«E hai ottenuto solamente di stare male» Anita sospirò «Dovrò farci l’abitudine ai vostri doni, dopotutto un giorno anche i nostri figli erediteranno il miracolo» qualcuno bussò alla porta, erano i famigliari che desideravano vedere i bambini, se ora la mamma se la sentiva. «Papà, vieni, prendilo in braccio» Anita invitò il genitore, porgendogli il piccolo. Lo stesso fece Bruno con il primogenito verso la madre.
«Allora come si chiamano?» domandò Antonio entusiasta, anche se in realtà tutti erano curiosi di saperlo. Anita e Bruno si guardarono, poi rivolta alla famiglia Anita disse, mentre Bruno le teneva la mano «Nei mesi passati ne abbiamo parlato parecchio, ma sapevamo esattamente che nomi mettergli se fossero stati due maschi … papà» l’uomo si voltò verso la figlia, cercando di contenere l’emozione che provava tenendo in braccio il nipote «Lui è Martín».
«Mamá, lui è Pedro» disse Bruno rivolto verso Alma, la quale strinse ancora di più a sé quel piccolo miracolo; mentre Martín si asciugava le lacrime dagli occhi.
 
Note di Hana:
Ciao a tutti, lettori! Finalmente un altro capitolo! Volevo essere più costante e puntuale ma, ahimè, pare impossibile! Cosa ne pensate? Fatemelo sapere con un commento.

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Capitolo 7
*** Figli crescono ***


Cap. 7 – Figli che crescono

Anita si svegliò appena sentì il piccolo Pedro lamentarsi, stava per alzarsi quando vide Bruno già in piedi prendere in braccio il neonato e cullarlo: «Non è ancora l’ora della pappa, rimettiti a dormire Anita ci penso io» ma la moglie rimase seduta ad osservare il marito alla luce di una candela, Pedro si calmò in pochi minuti e Bruno tornò a letto.
«Stai diventando bravo!» gli disse Anita avvicinandosi a lui, Bruno la prese fra le braccia: «Se non ci fossi stata tu a insegnarmi tutto, non so proprio come avrei fatto» poi le baciò la fronte; si riaddormentarono fino all’alba, quando i piccoli cominciarono a farsi sentire perché avevano fame.


Passarono i mesi e una mattina Bruno e Anita furono chiamati da una voce allegra: «Tía Anita! Tío Bruno! Venite presto!» i due si precipitarono nel patio, dove Antonio stava giocando con i gemelli «Guardate!» disse indicando i piccoli in piedi appoggiati ad un pacifico capibara. Un tucano volteggiò vicino a loro e Pedro lo seguì muovendo i suoi primi passi, prima di ritrovarsi seduto per terra, i genitori entusiasti si precipitarono dal piccolo e Bruno lo prese in braccio. Anita guardò verso Martín, era rimasto aggrappato al capibara e guardava la mamma, Anita si inginocchiò e tese le braccia: «Vieni dalla mamma, mí vida» il bambino sorrise e mosse i primi incerti passi verso il genitore, la madre lo prese in braccio prima che cadesse a terra per riempirlo di baci.
Anche se erano molto piccoli, già si vedevano tratti che li distinguevano nettamente l’uno dall’altro: Pedro era impulsivo ed esuberante, amava stare al centro dell’attenzione e assumere atteggiamenti buffi; Martín invece era più tranquillo, quasi non si faceva sentire, anche se rideva sempre con il fratellino. Ma a differenza di Pedro che saltava in braccio a chiunque, Martín voleva sempre stare con la madre, nemmeno Bruno riusciva a tenerlo in braccio a lungo se c’era Anita in giro.

I bambini avevano due anni ormai e una sera, dopo averli messi a letto nella loro cameretta, Bruno fece questa considerazione ad Anita: «P-perché non ne facciamo un altro?» la donna, stanca della giornata, stava indossando la camicia da notte e non realizzò subito, quando le parole udite si collegarono fra loro si voltò divertita verso il marito «C-cosa?» camminò lentamente verso di lui e gli mise le braccia intorno al collo «Non sei mai stato così diretto … ne desideri un altro?» si alzò in punta di piedi e avvicinò la bocca all’orecchio di Bruno «O hai solo voglia di farlo?» chiese spingendo il suo corpo verso quello del marito.
Bruno deglutì «Beh … vedi … forse è una scusa un po’ stupida, ma le mie sorelle hanno tre figli, perché non dovremmo averne anche noi tre?» Anita lo baciò e poi si mise a ridere, lasciando Bruno perplesso.
«Ho pensato anche io a questo …» prese Bruno per il colletto della camicia dandogli un bacio appassionato «Ne farei cento di bambini con te!» Bruno avvampò e strinse a sé la moglie baciandola.


Anita stava vomitando in bagno, mentre Mirabel vicino a lei le passava una mano fra i capelli con dolcezza; non appena si riprese, Anita si voltò verso la nipote «Hai già capito, vero Mira?» la ragazza annuì. Quando Bruno tornò a casa gli fu data la notizia, prese in braccio la moglie piroettando insieme a lei. Dopo nove mesi, in una notte serena mentre le stelle sembravano splendere più luminose che mai, nacque una bambina e guardando fuori dalla finestra Bruno non ebbe dubbi sul nome: Estella.

«Pedro, Martín, venite a conoscere la vostra sorellina» li invitava Anita e i due bambini, anche se un po’ titubanti si avvicinarono. Salirono sul letto mettendosi vicino alla mamma, Martín allungò la mano verso quella della sorella, la piccola strinse il dito del fratello nella sua manina, il piccolo sorrise e guardò la mamma quasi euforico, reazione inaspettata da un bambino taciturno come lui, ma quel piccolo gesto sanciva un legame che sarebbe diventato sempre più forte nel tempo.
Nel frattempo altri avvenimenti felici si prospettavano all’orizzonte. Mariano fece la proposta di matrimonio a Dolores poco dopo la nascita di Estella, la ragazza rimase scioccata da come il suo fidanzato fosse riuscito a non farle scoprire nulla, così che la sorpresa fu ancora più grande per lei. Ma anche per altri in famiglia stava sbocciando l’amore …

«Ciao Alegra! A domani!» Mirabel si voltò e corse verso casa, ma proprio mentre passava davanti ad un’abitazione si scontrò con un ragazzo e caddero a terra, insieme al cesto pieno di pannocchie che il giovane stava portando.
«Hei! Stai più attenta!» disse scocciato, alzandosi e raccogliendo le pannocchie che erano rotolate ovunque, Mirabel era mortificata: «Mi dispiace, non ti ho visto» cercò di scusarsi, mentre lo aiutava. Finito di raccogliere il giovane si voltò verso Mirabel che arrossì «Diego?» i ragazzi si conoscevano fin da bambini, ma negli ultimi anni lui era stato sempre impegnato ad aiutare la famiglia in campagna e in paese si vedeva poco. Era alto con la carnagione molto scura, i capelli neri e ondulati normalmente gli arrivavano alle spalle, ma ora erano raccolti in una coda bassa, una leggera barbetta gli copriva il volto, spallato e muscoloso indossava abiti da lavoro: una camicia bianca e pantaloni beige. Il ragazzo sgranò gli occhi «Sei tu Mirabel! Viviamo nello stesso posto eppure non ci vediamo così spesso!».
«Già …» fu tutto quello che riuscì a dire Mira, poi lui la salutò visto che aveva del lavoro da fare e andò via. Mirabel tornò a casa con una strana sensazione al petto, andò in camera sua dove restò fino all’ora di cena, durante la quale fu molto distratta, non accorgendosi di quando le si facevano domande o semplicemente le si chiedeva se voleva ancora qualcosa. La madre la raggiunse la sera in camera «Mirabel?» Julieta si sedette accanto a lei «è successo qualcosa?» ma la ragazza preferì mentire, dicendo che era semplicemente stanca e forse doveva solo riposare … se almeno, quella notte, ci fosse riuscita! Si alzò il mattino successivo, tardi e quando uscì dalla stanza percepì subito una voce «Di nulla segñor Madrigal!» Diego aveva consegnato alcuni prodotti ordinati dalla famiglia e si stava accomiatando da Augustín, quando questi lo fermò «Diego, per caso realizzi ancora i ritratti intagliati nel legno? È quasi l’anniversario mio e di Julieta e volevo un regalo bello da farle». Il ragazzo parve imbarazzato «Vedo cosa posso fare segñor, è un po’ di tempo che non faccio pratica!». Mirabel si lasciò scivolare contro la porta «Intaglia il legno!» disse sottovoce, come fosse una scoperta meravigliosa.


Camilo si stava rivestendo, mentre Alegra, sotto le lenzuola, rimaneva immobile «Mí princesa?» Camilo si avvicinò dandole un bacio «è ora di alzarsi, dobbiamo tornare» le accarezzò la testa e poi guardò fuori il cielo che stava rischiarando. Alegra senza scomporsi gli disse «Tu devi andare, io ho detto che mi sarei fermata qui per la notte, mi alzo dopo a preparare la colazione per i miei fratelli che arrivano per mietere il mais» poi si voltò verso Camilo, tirandolo verso di sé per dargli un ultimo bacio: «Ci vediamo più tardi mí amor» disse dolcemente e sorridendo, Camilo le rispose «A dopo, mí vida». Camilo uscì dalla casetta e attraversando i campi di mais tornò a casa, sicuro che nessuno lo avesse visto, ma quando aprì la porta della sua camera «Dove sei stato ancora?» chiese a bassa voce Dolores, il ragazzo trasalì. «Senti Camilo, lo so che tu e Alegra vi amate» continuò la sorella chiudendo la porta «Ma dovete stare attenti, nemmeno io e Mariano siamo arrivati così in là!» Camilo si voltò verso la sorella preoccupato «No!» si affrettò a chiarire Dolores diventando rossa «Non vi ho ascoltato!».
«E come lo sai allora?»
«Vi vedo e sono un po’ più grande di te, le capisco certe cose! Ma voi non siete nemmeno sposati! Se succede qualcosa? Vi possono scoprire o Alegra potrebbe rimanere …» Camilo tappò la bocca alla sorella. «Non accadrà! Sono molto attento!» poi avvampò diventando di mille sfumature di rosso «E poi … io voglio sposare Alegra! Sono ormai tre anni che stiamo insieme! Devo solo aspettare che faccia 18 anni!» Dolores non capiva e Camilo le spiegò il perché «Il padre vuole che sia abbastanza grande prima di sposarsi e le ha detto che 18 anni potrebbe andare bene!».
«‘Potrebbe’, ahi Camilo! Spero solo non scoprano nulla!»
«Anche se succedesse? L’unica ‘soluzione’ sarebbe sposarci! E io sposerei Alegra oggi stesso, anche se non mi costringessero a farlo!» la conversazione terminò lì e Dolores non tornò più sull’argomento. Vedeva che il fratello era molto cambiato, era il solito Camilo a cui piaceva scherzare, ma ora qualcosa in lui si era raffinata: prendeva molto sul serio i lavori che svolgeva e si curava di più della famiglia; anche con i cuginetti più piccoli era molto attento, per non parlare delle premure che aveva per Alegra … ma era questo il punto, appena lei e Mirabel e forse qualche cugina di Alegra sapevano che loro stavano insieme, ai genitori non avevano ancora detto nulla e lei era preoccupata che potesse succedere qualcosa.


«Alegra! Dai torniamo a casa!» il fratello maggiore cercava di convincerla, ma lei preferiva così «Qui mi è molto più facile prepararvi da mangiare e poi ho un bagno tutto per me!» disse saltellando. La madre non disse molto, sapeva che ormai sua figlia era grande e forse il desiderio di un po’ di intimità l’aveva portata a voler rimanere nella casetta nei campi, ad Jaime non piaceva che la figlia rimanesse da sola, ma lei non aveva voluto nessuno e poi si trattava solo del tempo della mietitura, poi sarebbe tornato tutto come prima. Una volta che i famigliari se ne furono andati, rientrò in casa e preparò la cena, apparecchiò per due e attese, sentì bussare sul retro e corse ad aprire a Camilo, il quale si presentò con dei fiori in mano: «Buona sera mí princesa!» Alegra prese i fiori e gli diede un bacio, poi si guardò intorno: «Non ti ha visto nessuno vero?» Camilo le prese la mano «Stai tranquilla … ma che buon profumo!».
Dopo cena, riassettarono e si misero sul divano. Alegra era rannicchiata vicino a Camilo e si raccontavano della giornata «Dolores è così preoccupata?» la ragazza non aveva pensato a conseguenze burrascose, ma effettivamente potevano succedere, Camilo colse il suo viso cupo «Hei princesa, non ti preoccupare» le diede un bacio «Tra poco ci sarà il matrimonio di mia sorella e poi parleremo con le nostre famiglie, va bene?». Quella notte Camilo si svegliò colto da un brutto sogno, guardò Alegra che dormiva, si sdraiò sul fianco vicino a lei e le sussurrò «Ancora poco mí amor, e questa sarà la nostra normalità, tornerò a casa da te tutti i giorni e staremo sempre insieme, nel bene e …» i ricordi dell’incubo avuto pervasero la sua mente, non permettendogli di finire la frase. Si alzò e indossò i vestiti, uscì dalla camera chiudendo la porta e nel silenzio della cucina, disse sottovoce «Dannazione Dolores! Cosa mi metti in testa?».
«Cosa centro io adesso!?» Dolores, nella sua stanza, si nascose sotto le coperte borbottando.


Infine arrivò il felice evento, Dolores e Mariano dissero ‘lo voglio’ e ci fu una grande festa, dopotutto era la prima dei giovani Madrigal che si sposava. Dolores avrebbe voluto che la piccola Estella fosse abbastanza grande da farle da damigella, ma aveva appena un anno e si dovette accontentare dei due più adorabili paggetti che avesse mai visto. I piccoli Madrigal erano bellissimi, mentre Pedro e Martín assomigliavano molto a Bruno, Estella sembrava Anita in miniatura. Anche Antonio, con i suoi ormai 9 anni faceva la sua bella figura, tanto da ricevere il suo primo bacio quella sera; Dolores si mise a ridere mentre ballava con Mariano, dopo aver ascoltato la conversazione tra il fratellino e la bambina che poi lo baciò.
Diego, che ormai si era accorto delle attenzioni di Mirabel, la invitò più volte a ballare, suscitando in Augustín una certa apprensione, ma sapeva come era bello innamorarsi e non volle interferire rovinando il momento alla figlia, rimanedo in disparte con Julieta che lo confortava. Pepa dovette trattenere molto le sue emozioni quel giorno, vedere la figlia così bella e felice le provocava sensazioni contrastanti: dall’euforia di vederla sposata, alla tristezza di sapere che era cresciuta e iniziava una nuova vita. Purtroppo anche Félix fu preso dall’emozione e non poté dedicare molta attenzione ai cambiamenti di umore di sua moglie, toccò a Camilo gestire la situazione e nel contempo dare qualche attenzione ad Alegra, ma la ragazza non lo cercava come faceva di solito. Alegra aveva ancora paura che il padre si arrabbiasse se avesse scoperto che aveva un ragazzo, più che altro averlo tenuto nascosto le creava agitazione, pensando a quando gliene avrebbero parlato; agitata si ritrovò a mangiare più del dovuto, presa da strane … voglie. Nel bel mezzo della festa si allontanò andando verso casa, vomitò dietro un angolo e una paura profonda la pervase, corse a casa mettendosi a letto esausta, inondò il cuscino di lacrime prima di addormentarsi. Intanto Camilo se ne stava imbronciato in disparte, aveva saputo da Mirabel che Alegra se ne era andata, ma lui avrebbe voluto ballare con lei ora che i genitori erano più tranquilli.
Passarono alcune settimane, Alegra si allontanava sempre di più da Camilo, ignorava le sue lettere o meglio, le leggeva ma non rispondeva e voleva rimanere sola. Una sera, seduta sul letto con l’ennesima lettera dell’uomo che amava in mano si accarezzava il ventre, ne era ormai certa … non le erano venute e ci poteva essere solo una spiegazione. Pianse soffocando i suoi singhiozzi nel cuscino ‘Cosa diranno i miei? Cosa dirà la gente?’ ma soprattutto, la cosa che la faceva star male più di tutte ‘Camilo mi vorrà ancora?’. Si erano ripromessi di stare attenti, ma Alegra era convinta che fosse solo colpa sua, non aveva il coraggio di dirlo a nessuno e prese una decisione drastica.

«Tío Bruno è sparito per dieci anni, posso sparire anche io!» la sua famiglia era sempre stata molto rigida su certe cose, come matrimonio e figli, una come lei avrebbe solo creato tensioni e questo pensiero lo rifletteva anche su Camilo, credeva che non l’avrebbe più amata e accecata da questi stupidi pensieri non ragionò più. Una notte, mentre la famiglia dormiva mise poche cose in uno zaino e sgattaiolò fuori casa, nel silenzio di un paese addormentato, scivolò fra le ombre e si avviò verso le montagne. Pensava che adesso era il momento giusto per attraversare la catena montuosa, visto che non aveva ancora la pancia ad ostacolarla, si era arrampicata milioni di volte con i fratelli, anche se non erano mai arrivati su una cima, ma lei l’avrebbe addirittura superata. Niña le si parò davanti starnazzando e tirandole la gonna, per farla tornare indietro; nei giorni passati Alegra aveva confidato solo a lei le sue paure e la sua verità, ma perfino Niña, che era un animale, capiva che non era quella la soluzione.
«Quedate!» disse bruscamene Alegra strattonando la gonna «Questa è l’unica cosa che posso fare! Fuori dall’Encanto non mi conosce nessuno, e spero non facciano caso a una made sola con un bambino» Alegra cominciò a piangere, poi si strofinò gli occhi e sorrise all’animale che si adagiava sulle sue mani «Addio amica mia» poi la lasciò andare e continuò la sua faticosa marcia.
Il giorno seguente ci fu gran caos a casa Juarez, Jaime corse a casa Madrigal, sperando vivamente che la figlia fosse lì, ma Alegra era scomparsa. «Da giorni che non era più la stessa …» confessava Jaime fra le lacrime «… non sapevamo cosa fare, sembrava che nulla la confortasse o la facesse ridere. Ha lasciato solo poche parole su una lettera …» Camilo che in disparte cercava di contenersi, chiese speranzoso «Cosa ha scritto?» ma Jaime e gli altri lo guardarono sconcertati, Mira intervenne «Camilo voleva dire, che se sapessimo cosa ha lasciato Alegra come unica traccia, potremmo aiutarvi»
«Nella lettera ha scritto solo: ‘Mamma, Papà, mi dispiace ho commesso un grosso errore. Voglio bene a tutti voi, ma non posso restare. Addio per sempre» il padre di Alegra era disperato. Antonio tirò la ruana del fratello e chiamò anche Mirabel: «è venuta da me Niña questa mattina, mi ha detto che Alegra sta lasciando Encanto».


«Camilo sii ragionevole! Dobbiamo avvisare la sua famiglia e aiutarli nelle ricerche!» Mirabel guardava Camilo dritto negli occhi, lui voleva andare da solo a cercare l’amata, ma la cugina era certa che avvisare più persone sarebbe stata la cosa migliore.
«Mira, non capisci! Sicuramente se la prenderanno con lei per essersi allontanata! Se la riporto indietro, possiamo inventarci qualcosa e forse non ci saranno conseguenze drastiche» Mira era furiosa, forse quella povera ragazza aveva bisogno di aiuto e Camilo voleva andare da solo: «Ora basta! Vado a dirlo a suo padre, tu avvisa gli altri così andiamo a cercarla!» Camilo si mise fra lei e la porta con le mani che stringevano il legno degli stipiti, non poteva rischiare che se la prendessero con Alegra. Lo sguardo di Mirabel si addolcì: «Sono la sua famiglia, potranno anche arrabbiarsi, ma non le faranno nulla di male … siamo noi che aspettando di agire le facciamo del male. Camilo, lei deve tornare a casa! E se le fosse successo qualcosa di male?» a queste ultime parole il ragazzo abbandonò la sua posizione di difesa e si scostò lasciando che la cugina andasse ad avvisare.
Partirono subito le ricerche, grazie a Niña il campo di ricerca fu ridotto alla zona verso la quale Alegra si era diretta, ma risultò comunque difficile trovarla. «Mariano, hai sentito?» Dolores si fermò e prese il braccio del marito «Qualcuno chiede aiuto!» corsero nella direzione da cui proveniva la flebile voce che solo Dolores poteva sentire. Non fu facile muoversi fra le montagne, ma riuscirono ad arrivare al ciglio di un crinale che scendeva in una piccola valle, sul manto erboso Alegra era rannicchiata, infreddolita e tremante. Mariano si tolse subito la giacca pesante che aveva e avvolse la giovane, prendendola in braccio «Díos mio! È fredda come il ghiaccio!».
«Portiamola alla Casíta! Tía Julieta saprà cosa fare!» e con il sole ormai tramontato dietro le montagne i due ripresero la strada di casa.


Le campane della chiesa suonarono, avvisando chi era ancora alla ricerca della ragazza che era stata ritrovata. Camilo corse a perdifiato fino a casa, trovò tutti in apprensione, Alegra non aveva un bel aspetto quando era arrivata, ma ora era nelle mani di Julieta e alzando lo sguardo, Camilo vide la zia entrare nella stanza di Mirabel, dove l’amore della sua vita era stata portata. Pochi minuti dopo Julieta fece di nuovo capolino e scendendo le scale cercò qualcuno, oltre la famiglia di Alegra che le si era accalcata intorno per avere notizie della ragazza.
«Julieta, la mia bambina come sta?» domandava ansiosa la madre di Alegra, Julieta la guardò regalandole un dolce sorriso «Ora sta bene, ma vuole vedere una persona prima di tutte le altre … Camilo!» tutti si voltarono verso il ragazzo «Vai da lei, ti vuole parlare». Con il cuore in gola e gli sguardi di tutti addosso, il ragazzo salì le scale e chiuse la porta della stanza dietro di sé.
 
Angolo di Hana:
Ciao a tutti, e rieccomi! Capitolo ricco di avvenimenti, accorrete lettori! Cerco di immaginare come possa essere la vita a casa Madrigal negli anni successivi agli avvenimenti del film e devo dire che mi sono divertita a scrivere questo racconto.
Alla prossima!

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Capitolo 8
*** La famiglia si allarga ***


Cap. 8 – La famiglia si allarga

Alegra seduta nel letto, con vestiti puliti e caldi addosso mangiava l’arepa che Julieta le aveva portato, stava molto meglio, almeno nel fisico. «Alegra, vuoi che chiamo tua mamma?» le disse dolcemente la donna accarezzandole i capelli, ma la ragazza scosse la testa. «Julieta, per favore … di a Camilo di venire da me» a questa richiesta la donna rimase un po’ perplessa, aveva percepito che c’era simpatia fra i due, ma vista la richiesta di Alegra, probabilmente era un legame più profondo. «Glielo dirò» e uscì dalla stanza.

Poco dopo entrò Camilo, Alegra cominciò a piangere e singhiozzare non appena lo vide, il ragazzo corse ad abbracciarla, stringendola a sé «Credevo di averti persa» anche lui fu colto da un’emozione forte, sentiva nel petto un gran dolore, cosa avrebbe fatto senza di lei? «Alegra, perché volevi andartene. Ho fatto qualcosa di sbagliato?» Alegra tremò e si allontanò da Camilo, teneva stretta nei pugni la sua ruana e lo guardava spaventata. «Alegra mí amor, ti supplico dimmi cosa è successo» Camilo le accarezzava dolcemente le braccia cercando di calmarla.
«Dobbiamo andare via Camilo, subito!» detto questo si alzò in piedi, per poco non cadde a causa dell’abbassamento di pressione, il ragazzo riuscì ad afferrarla e si sedette per terra con lei fra le braccia. Alegra tremava ancora e Camilo era sempre più preoccupato «Amore mio, ti prego, parlami! Cosa è successo da averti ridotta così?» le diede un bacio fra i capelli e poi appoggiò la sua fronte su quella di lei, teneva gli occhi chiusi ricacciando le lacrime indietro, non l’aveva mai vista così spaventata.

«Sono incinta …» disse con un filo di voce Alegra, si strinse a Camilo piangendo sul suo petto. Il ragazzo sentì il cuore saltargli in gola, si alzò prendendo Alegra in braccio e adagiandola sul letto, le rimboccò le coperte sorridendo e le diede un dolce bacio sulle labbra «Allora devi riposare mí amor» si coprì il volto, nascondendo le lacrime che si affacciavano ai suoi occhi, poi guardò la ragazza «Sono così felice Alegra» le diede ancora un bacio «Sei sempre stata così bella?» continuava a baciarla e a fare domande o affermazioni stupide in preda all’euforia. «N-non sei … arrabbiato?» chiese invece lei, stranita e preoccupata.
«Arrabbiato!? Alegra, tu mi farai diventare padre e io non potevo desiderare donna migliore per essere la madre dei miei figli!» la tirò a sé abbracciandola e riempiendola di baci. «M-ma, le nostre fa-famiglie» le si formò un nodo in gola «Cosa diranno?» abbassò lo sguardo e cominciò a piangere. Camilo le prese il volto fra le mani e lo sollevò, con i pollici le asciugò le lacrime «Penso io a tutto il resto, tu occupati di te stessa e del bambino» poi con una mano andò ad accarezzarle il ventre «Tu laggiù, fai il bravo con la mamma, non farla stancare troppo!» e aggiunse «Non vedo l’ora di conoscerti». Aiutò Alegra a stendersi e le diede un altro bacio.

«Alegra, vuoi sposarmi?» stringendo la mano di Camilo, la ragazza annuì «Si!».
«Ora riposa» Camilo lasciò la stanza, con nuovo ardore in petto.

Arrivato in fondo alle scale, chiese alla madre di Alegra di raggiungerla nella stanza, ma fermò Jaime dicendo che voleva parlargli. Mentre Julieta accompagnava la donna dalla figlia, Camilo portò Martín, il padre di Alegra, in disparte, ma non lontano dagli altri e cominciò a parlargli. Nel chiacchiericcio generale, pochi fecero caso ai due, fino a che Dolores si voltò di scatto «No, la prego!» e corse verso il fratello; Jaime lo aveva preso per il colletto della camicia, sollevandolo da terra, era furente, mentre Camilo cercava di rimanere tranquillo. Andarono a separarli, Jaime si allontanò per sbollire e Camilo si sistemava ben consapevole di averla appena scampata bella. Dolores lo guardava con apprensione «Ho sentito tutto» Camilo la guardò sorridendo «Non ho intenzione di rimangiarmi la promessa che ho appena fatto» Martín era davanti a lui quando pronunciò questa frase e incrociò le braccia «Molto bene! Ma se a mia figlia capiterà ancora qualcosa che la metta in serio pericolo, non sperare di passarla liscia … Camilo» il nome del ragazzo fu pronunciato con un tono diverso, più profondo e incisivo «Avete il mio permesso, potete sposarvi» calò il silenzio fra i presenti, Mirabel euforica corse ad abbracciare il cugino, mentre Anita con in braccio Estella e seguita dai due gemelli andò a dare la notizia alla nipote, nella stanza al piano superiore.

Nel giro di un mese fu organizzato il matrimonio; Camilo guardando Alegra percorrere la navata vestita da sposa fu preso da un’emozione incontrollabile, passo tutta a funzione a guardare sua moglie e solo quando il prete lo riprese, si accorse di aver involontariamente preso le sembianze di Alegra. Mentre uscivano dalla chiesa Alegra gli sussurrò: «Si vede per caso la pancia?». Lui le sorrise: «Anche se fosse? Sei così bella che nessuno ci farebbe caso» Alegra sorrise e distolse lo sguardo, era completamente rossa.

Anche Alegra andò a vivere a casa Madrigal, rallegrando non solo la vita di Camilo, ma anche quella di tutto il resto della famiglia, con la sua parlantina allegra, la risata cristallina e il candore della sua stessa persona. Poi un giorno «Io e Alegra abbiamo deciso di trasferirci» Camilo fece questo annuncio durante una cena in famiglia, lasciando tutti di stucco, anche Alegra disse la sua «Non crediate che non mi trovi bene, mi avete fatto sentire a casa dal primo momento, ma vorrei creare una mia casa … qualcosa di solo nostro» disse queste ultime parole guardando dolcemente Camilo e prendendolo per mano. Si creò una nube temporalesca sopra tutti loro, ma svanì quando Pepa in lacrime, corse in camera sua, questa volta non fu semplice nemmeno per Félix calmare la moglie e fu lo stesso Camilo ad andare dalla madre con una tazza di caffè fumante in mano: «Mamá?» ma Pepa non si mosse «Mamá, sono io, il tuo Camilo!» detto questo, Camilo vide la madre voltarsi e cominciò ad assumere le sembianze dei famigliari imitandoli, Pepa rise di gusto e prese qualche sorso del caffè che il figlio le aveva preparato.
«Perché volete andarvene?»
«Mamá, qui sarò sempre a casa ogni giorno della mia vita, ma con Alegra voglio qualcosa di solo nostro, anche se vuol dire lasciare Casíta e poi …» Camilo si sedette vicino a Pepa e prese la mano della madre nella sua «Verrò a trovarvi tutti i giorni, insomma dovrò pur mettere in ordine la mia stanza una volta ogni tanto, altrimenti …» Camilo assunse le sembianze di Félix, prendendolo in giro ripetendo le cose che solitamente gli diceva per riprenderlo a proposito del disordine che lasciava in camera sua

Nel giro di pochi giorni Alegra e Camilo andarono a vivere da soli godendosi la vita da sposini, fino al compimento dei mesi di gravidanza quando nacque Helena e nonostante le difficoltà nel prendersi cura di un neonato, la loro vita si tinse di altre meravigliose sfumature.
Trascorse del tempo e giunse per Pedro e Martín il giorno di ricevere il loro dono, era tutto pronto e perfetto, tutti i cugini più grandi si erano adoperati per rendere la serata speciale. Dolores trasportava due ceste con i fiori, ma sembravano pesantissime, le appoggiò e si sedette sulla sedia che Casíta aveva fatto arrivare per lei. Mariano si avvicinò dandole un bacio sulla fronte: «Come stai oggi?» chiese dolcemente accarezzandole la pancia, mancava solo un mese. «Un po’ stanca, oggi si è fatto sentire molto! Sembra percepisca l’aria di festa!».

Quella sera, tutto era pronto, i gemelli in fondo al patio, nei loro vestiti bianchi, si preparavano a raggiungere le loro porte. Pedro avanzò di un passo, ma si accorse che il fratello non si muoveva.
«Martín, andiamo» gli sussurrò tendendogli la mano, sapeva qual era la preoccupazione del fratello, temeva di non ricevere un dono, oppure che si rivelasse qualcosa di troppo pesante da portare, come quello del padre.
«Qualunque cosa sia, non ti lascerò mai solo!» Pedro sapeva sempre far nascere un sorriso sul volto del fratello, e si fidavano ciecamente l’uno dell’altro, Martín prese la mano del fratello e raggiunsero le loro porte. La nonna li attendeva con il sorriso sulle labbra, che si tramutò in pianto di gioia non appena le porte presero forma davanti a loro.


«Pedro!» zia Julieta si voltò verso le due arepas che fluttuavano nell’aria, ma non se la sentì di rimproverare troppo quel piccolo monello. Raggiunta la porta di casa, comparve la persona che si era resa colpevole di quel furto, Pedro amava il suo dono dell’invisibilità; corse giù per la collina fino in paese per raggiungere il fratello. Martín era alle prese con il telaio di una signora, chiuse gli occhi e riaprendoli questi assunsero una colorazione turchese; scompose nella sua mente tutte le parti di quell’attrezzo e vide dove stava il guasto, prese dalla sua borsa degli attrezzi gli arnesi giusti e sistemò il danno.

«Fatto segñora Lopez, come nuovo!» mettendosi al lavoro, la donna notò subito che il suo telaio funzionava a meraviglia e ringraziò il piccolo dandogli delle pannocchie arrostite. Martín lasciò casa Lopez dirigendosi verso Casíta e si fermò a metà strada voltandosi «è inutile fratellino, fai troppo rumore!» Pedro comparve imbronciato davanti a lui, con le arepas ancora in mano, fece spallucce e diede al fratello metà della sua refurtiva e l’altro gli diede una delle pannocchie. Raggiunsero un luogo fra gli alberi da cui si godeva una bella vista del paese e della Casíta, sedendosi sulle rocce e consumando la loro merenda.
«Martiño, il tuo fofere è fantasfifo!» disse Pedro a bocca piena «Fuffi ti aforano!».
«Che razza di nomignolo è?» rise Martín «E poi avrei preferito il tuo, si addice più a me» il bambino pensava che sarebbe stato bello poter sparire e non essere visto, era molto timido come il padre, ma grazie al suo potere si trovava al centro dell’attenzione, visto che si era rivelato molto utile.
Pedro ingoiò l’enorme boccone che teneva nella bocca: «Ma scherzi?! Sei fantastico fratellino! Solo una cosa, come fai sempre ad accorgerti quando mi avvicino? Sei l’unico che non riesco a spaventare!». Martín sorrise e porse metà della sua arepa al fratello, visto che non le aveva tolto gli occhi di dosso: «Sono il tuo fratellino!» rispose semplicemente il piccolo, non c’era una vera spiegazione, solo che lui sapeva esattamente cosa ronzava in quella testa matta meglio di chiunque altro.


«Papá, guardami! Voloooooooooo!» alla voce della piccola Estella, Bruno si voltò preoccupato, la figlia effettivamente fluttuava nell’aria, il suo bel vestitino verde smeraldo svolazzava ovunque e lui sapeva bene il perché: «Pedro … fai attenzione!» disse sconsolato.
«Tranquillo papá, la tengo!» mai parlare troppo presto! Pedro inciampò cadendo con Estella sul pavimento, la piccola si mise a sedere con le lacrime agli occhi, mentre il fratello la guardava impietrito. Toccandosi il labbro Estella sentì un piccolo taglio e guardandosi le dita sporche di sangue cominciò a singhiozzare; Bruno corse da lei prendendola in braccio: «Su tesoro, adesso tía Julieta ti guarisce» porse la mano anche al piccolo furfante, ma con un’espressione più seria, non era la prima volta che giocando con la sorellina si facevano male.

Julieta curò i bambini, Estella si asciugò gli occhi e corse in braccio al papà, mentre Pedro rimase in silenzio a guardare le sue ginocchia sbucciate sanarsi miracolosamente. «Pedro, dopo vai in camera tua e aspettami lì!» ordinò Bruno serio e il piccolo annuì, il padre lasciò la cucina, ma Pedro tardava ad allontanarsi.
«Mí Pedro, cosa succede?» chiese dolcemente la zia sedendosi vicino a lui, il bambino sentì un nodo alla gola e gli si annebbiò la vista. «Non volevo …» tirò su col naso «Fare del male a Estella!» Julieta accarezzò i suoi folti capelli ondulati e neri.
«Lo so mí amor, ma papà te lo ha detto tante volte di stare attento, non solo per tua sorella, anche per te stesso» il bambino si gettò tra le braccia della zia, piangendo sul suo grembo. Julieta gli sistemo la ruana verde, poi lo accompagnò fino alla sua stanza dove Bruno lo aspettava con la porta aperta, il piccolo abbassò la testa ed entrò.

Sospirando Bruno guardò la sorella «Ha pianto?» domandò con una punta di apprensione. «Si, lo sai che non lo fa apposta a mettersi nei guai. Sa di aver sbagliato, non essere troppo severo» Julieta si allontanò, Bruno scompigliandosi i capelli entrò nella stanza, Estella e Martín erano bambini generalmente tranquilli e ubbidienti, ma la vivacità di Pedro lo portava spesso a cacciarsi nei guai. Bruno non aveva intenzione di essere troppo severo, né di usare le maniere forti, non era da lui; ma voleva che il figlio capisse che doveva prestare più attenzione.
Pedro era nel letto, nascosto sotto le coperte, gli oggetti nella camera continuavano a sparire e cambiare posizione, segno che il bambino aveva qualcosa che non andava.
Bruno si sedette ai piedi del letto, incerto su cosa fare: «Pedro?» scostò leggermente le coperte e nonostante il piccolo si fosse reso invisibile, si poteva udire chiaramente che stava piangendo.
«Pedro, fatti vedere» disse dolcemente Bruno, il piccolo ricomparve e si mise a sedere accanto al genitore, sempre singhiozzando. Bruno aspettò che si calmasse e gli accarezzò la testa: «Avete fatto un bel volo tu ed Estella!» il piccolo annuì «Quante volte ti abbiamo detto di stare attento?» Pedro si guardava i piedi, sapeva la risposta e sapeva di non essere stato attento.

«Non voglio che tu smetta di giocare con tua sorella, ma devi fare più attenzione, anche se c’è zia Julieta, io e la mamma non vogliamo che vi facciate male» Bruno trasse un profondo respiro, ne avevano parlato lui e Anita, ma ora doveva mettere in atto la loro decisione «Pedro, per un po’ starai in punizione. Uscirai di casa solo con me e la mamma e per il resto del tempo starai in camera tua» Bruno cercava di non far tremare la sua voce, non era bravo a fare il duro, soprattutto con i figli.
«Papà …» Pedro continuava a tenere lo sguardo sul pavimento «Verrai, almeno tu, a giocare con me?»
«Certo mí vida …»
«Con i topini?»
«Si, e creeremo storie fantastiche, vedrai» padre e figlio si abbracciarono, niente al mondo poteva intaccare il loro legame.

«Dolores, papà non ha sculacciato Pedro, vero?» chiedeva Estella con apprensione, e dal viso di Martín si poteva capire che anche lui era teso.
«No piccoli miei! Vostro fratello è solo stato messo in punizione, e per un po’ non potrete giocare con lui, ma tutto si sistemerà alla fine» disse la cugina più grande cullando il piccolo che teneva fra le braccia, che con un vagito catturò l’attenzione dei due bambini.

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Capitolo 9
*** Si va avanti ***


Cap. 9 – Si va avanti

Anita, inginocchiata davanti alla figlia le sistemò il candido vestitino e le diede un bacio sulla guancia, controllò che le due trecce fossero in ordine e disse dolcemente: «Ecco, sei pronta!». Poi si alzò permettendo anche a Bruno di ammirare la piccola, era così felice che anche la sua principessa ricevesse il suo dono «Saremo accanto alla tua porta, mí amor» e anche lui le diede un bacio; i fratelli le fecero gli auguri e poi raggiunsero gli altri in sala. Estella passò accanto agli abitanti del villaggio e alla sua famiglia, con un misto di apprensione e gioia: quale sarebbe stato il suo potere? Sarebbe stato bello come quello di Isabela? O utile come quello di Martín?

Arrivata vicino alla nonna, quest’ultima le porse la magica candela, pochi secondi dopo era davanti alla sua porta e il suo piccolo cuoricino batteva forte; si voltò verso i genitori che sorridendo le sussurrarono «Coraggio!» e la piccola toccò la maniglia su cui era incisa la sua iniziale. La porta si illuminò, ma sembrava non accadere nulla, improvvisamente anche la piccola rifulse di luce, guardandosi le mani, vide tante piccole lucine scintillare e lanciandole verso l’alto le vide danzare sopra di lei prima di ricaderle sul vestito. Le lanciò verso la mamma e anche il vestito di Anita si riempì di stelline luccicanti, fece lo stesso con tutti i presenti prima che la porta prendesse la sua forma definitiva: Estella era ritratta circondata da tante stelline luminose.

La sua stanza, sembrava un incantevole mondo dei sogni, erano tutte nuvole collegate da ponti fatti di polvere di stelle. Dalla porta, tramite un grande ponte si accedeva alla nuvola più grande, dove venne tenuta la festa, altri piccoli ponti portavano a piccole nuvolette. Su una c’era un lettino e un armadio, un’altra aveva una scrivania, una libreria e un telescopio; su un’altra un piccolo specchio d’acqua era circondato da piccoli fiori iridescenti azzurri, le acque cadevano a piccole cascate verso … Encanto?! Era come se la stanzetta di Estella si trovasse sopra tutta la valle, e lei poteva vedere le case, i campi, gli alberi … tutto ciò che amava di più. Estella prese la rincorsa gettandosi di sotto, con grande apprensione di tutti, genitori per primi, ma ritornò fra loro sospinta da un fascio di luce dorata; Pedro non ci pensò due volte e si lanciò anche lui, venne riportato sulla nuvola da un fascio di luce come per la sorellina e questo fu il divertimento dei bambini per tutta la serata, e non solo, molti adulti vollero provare questo prodigio, sapendo che non ne avrebbero avuto più l’occasione. Quella sera quando tutti gli invitati se ne furono andati, Anta e Bruno misero a letto Estella, rimanendo accanto a lei fino a che la stanchezza non vinse sulla sua eccitazione e si addormentò; i due lasciarono la stanza silenziosamente e tornarono nella loro camera.

«Avanti, ora me lo puoi dire che cosa c’è?!» chiese Anita mettendosi le mani sui fianchi e guardando il marito dal viso assente. «Lo so Bruno che c’è qualcosa che ti preoccupa, hai cambiato espressione non appena hai visto la porta di Estella …» Anita prese le mani del marito fra le sue e lo guardò dolcemente. Bruno sospirò «La figura sulla porta della bambina, aveva gli occhi aperti … come quella sulla mia porta, sono preoccupato che anche lei possa subire lo stesso trattamento che ho subito io …» Anita lo abbracciò.
«Bruno, hai visto il suo potere, è qualcosa di delizioso e la nostra piccolina lo meritava!» guardò il marito «Non so se c’è dell’altro che dobbiamo ancora scoprire sui suoi poteri, ma Estella ha noi e non le potrà mai accadere nulla che non possiamo affrontare e risolvere insieme!» Bruno tenne stretta la moglie per alcuni istanti, non si era mai sentito degno di averla accanto, ma ora capiva che senza di lei a fargli vedere la luce infondo alla notte oscura, non poteva vivere.

Estella dormiva tranquilla, viaggiando in un mondo fatto di sogni meravigliosi, quando tutto improvvisamente divenne buio e strane creature iniziarono a danzarle intorno; anche se fuggiva queste la inseguivano, incontrò nel sogno una bambina, la conosceva bene, giocavano spesso insieme nella piazza del paese. L’altra piccola era nascosta in una vecchia casa che cadeva a pezzi e piangeva.
«Anna? Cosa c’è?» le domandò Estella.
«Quei mostri, ogni volta che vado a letto vengono da me» Anna si mise a piangere ed Estella, presa da uno strano coraggio le porse la mano, insieme uscirono da quella casa e appena fuori dall’uscio, quelle creature si palesarono davanti a loro. Estella cominciò a brillare e urlò: «Andate via!» poi si voltò verso l’amica che si era nascosta dietro di lei «Coraggio Anna! Non posso scacciarli da sola!».

Insieme le due bambine cacciarono quelle creature e il sogno mutò, si aprì davanti a loro un cielo terso con nuvolette soffici e vaporose, il prato che circondava la casa non aveva più alberi spogli e lugubri, terreno brullo ed erba secca; ma un verde prato con tanti fiori colorati e alberi carichi di frutti maturi circondavano le bambine. La vecchia casa si era trasformata in una bella abitazione bianca con le imposte e il tetto verde, il tavolo della cucina era imbandito a festa, con tante cose buone da mangiare. Le piccole giocarono a lungo, finché stanche si assopirono sul morbido letto, le cui lenzuola profumavano di bucato appena fatto.

Estella si svegliò nella sua camera tutta felice, era stato proprio un bel sogno, intorno a lei stava rischiarando, i ponti di polvere di stelle erano meno luminosi a causa della luce del sole, ma non sparirono del tutto, permettendo alla bambina di lasciare la stanza. Dà in cima alle scale vide il papà nel patio e gli corse incontro saltandogli fra le braccia, Bruno la riempì di baci, intanto la piccola Estella le raccontava del suo sogno. Mentre facevano colazione e la piccola stordiva tutti con il suo racconto, qualcuno arrivò alla Casíta: erano Anna e la sua mamma; la donna porse ad Alma un cesto con all’interno le stoffe che lei filava ed erano molto rinomante per tutto Encanto.
«Volevo ringraziarvi e ringraziare Estella, Anna mi ha raccontato di come l’ha aiutata a scacciare i suoi incubi. Erano mesi che mia figlia non riusciva più a dormire bene!» poi prese le mani della piccolina corsa a salutare l’amica «Grazie Estella, mille volte grazie!».

Estella divenne una buona stella per la gente di Encanto, non solo scacciava gli incubi che popolavano la notte di alcuni abitanti; si scoprì che se le si confidava un desiderio questo poteva avverarsi, ma solo i bambini scoprirono questa cosa e tutti, compresa Estella, lo tennero come un segreto solo loro.

Bruno fu sollevato da tutto questo, la gente era cambiata notevolmente negli ultimi anni nei suoi confronti, ma ora con i doni di suo figlio Martín e di Estella, molti lo fermavano per parlare amichevolmente con lui, soprattutto i genitori degli amichetti dei bambini. Pedro rimaneva l’unico discolo di casa, ma non faceva mai scherzi pesanti o che danneggiavano qualcuno, solo un paio di volte, rovesciò secchi di latte o lasciò spalancate le porte dei granai cosicché i topini entravano e banchettavano, ma era tutto dovuto alla sua distrazione.


Diego aveva organizzato una sorpresa per Mirabel, preparandole un pic-nic sulla riva del fiume, chiese aiuto a Isabela per i fiori e Luisa per tenere distratta l’amata fino a che tutto non fosse pronto e perfetto. Passarono il pomeriggio insieme, scambiandosi baci e parole dolci, fra un assaggio e l’altro.
«Ma hai cucinato tutto tu? Diego sei fantastico!» l’uomo arrossì alle parole di Mirabel, poi prese il regalo che le aveva fatto. Una scatola porta oggetti intagliata e pitturata, sul coperchio erano raffigurata una jacaranda in fiore, mentre i lati della scatola erano decorati da farfalle in rilievo.
«è bellissimo Diego, sei un artista …» diceva Mirabel correndo con le dita lungo tutti gli intagli perfetti.
«Mirabel …» Diego le prese una mano «Sei la ragazza più forte che io conosca, sei determinata e hai un amore per la tua famiglia che non passa inosservato, che a me non è passato inosservato. Non ho poteri speciali e non sono perfetto, ma so che se vorrai diventare mia moglie ogni giorno passato insieme a te riempirà la mia vita. Mirabel …» non fece in tempo a formulare la domanda che la ragazza gli saltò addosso facendolo cadere all’indietro, dopo un lungo bacio Mirabel disse di ‘si’. La notizia fu portata la sera stessa alla famiglia e in poco tempo tutto Encanto gioì per il loro fidanzamento.
...

Il giorno delle nozze arrivò, Mirabel si era lasciata crescere i capelli e Isabela glieli sistemò in una bella treccia laterale decorata da fiori viola e blu, Julieta le sistemava il vestito bianco, mentre Augustín piangeva abbracciato a Luisa che cercava di consolarlo. Lungo la navata, più volte Augustín fu tentato di prendere la figlia e tornare indietro, ma ogni volta che la guardava vedeva come la sua piccola Mirabel era cresciuta e si rendeva conto che non poteva cambiare quello che stava succedendo, perché il sorriso sul volto della figlia non aveva paragoni per lui, ed era tutto per l’uomo che l’attendeva davanti all’altare. Fu una festa allegra e piena di musica, Alma era più contenta di chiunque altro, la sua Mirabel che per anni aveva trascurato, ora viveva uno dei suoi momenti più felici. Ma la vita è fatta anche di momenti tristi.

Alma era ormai molto anziana, si stancava facilmente e non aveva più le forze di un tempo, si era affezionata enormemente ad Estella, perché in cuor suo sapeva, che non avrebbe visto altri suoi discendenti ricevere altri doni. Se ne andò una bella notte stellata, nel sogno fu proprio Estella ad accompagnarla fino a quando non vide un uomo dall’altra parte di un fiume.
«Abuela, io …» la bambina si fermò davanti alle placide acque, consapevole di qualcosa di solenne che aleggiava in quel luogo «Io non posso portarti dall’altra parte» la donna si inginocchiò vicino alla piccola e le diede un bacio sulla guancia.
«Non preoccuparti piccola mia, c’è abuelo Pedro ad aspettarmi, non sarò sola» la donna guardò verso l’uomo e si sorrisero, poi cominciò a camminare nelle basse acque del largo fiume, tante farfalle dorate la accompagnarono, circondandola completamente fino a che non restituirono alla vista dei presenti una donna molto più giovane, che Pedro accolse fra le sue braccia e sulle sue labbra. I due salutarono la piccola e poi le voltarono le spalle avventurandosi nella verde foresta «Ciao abuela».

La bambina si sveglio e mestamente lasciò la sua camera, la prima che vide fu Dolores appena fuori dalla sua porta, l’aveva sentita parlare nel sonno e aveva sentito il respiro di Alma rallentare e cessare per sempre. Le due cugine si abbracciarono e poi andarono a svegliare il resto della famiglia. Anita si svegliò subito non appena Estella entrò in stanza, la piccola singhiozzava, ma fu avvolta dal calore dei genitori e poi di tutta la famiglia che si radunò davanti alla porta della matriarca, i figli entrarono per primi e quando Bruno uscì, aveva lo sguardo di chi aveva appena finito di piangere «Ha un viso così sereno» Anita si strinse a lui e lo stesso fecero i loro bambini.
Il cimitero di Encanto sorgeva sopra una collina ed era una zona molto verde e ricca di fiori, Alma fu sepolta lì e sulla lapide furono incisi sia il suo che il nome del marito, tutti la piansero e nei giorni seguenti la famiglia fu spesso visitata dagli amici che portavano conforto e qualcosa da mangiare come segno di affetto.

«Venite tutti! Presto!» Antonio gridò dal piano superiore e il padre si precipitò a chiedere cosa fosse accaduto «La porta di abuela!» tutta la famiglia si radunò davanti alla porta e guardarono il pomello su cui era comparsa un’altra iniziale, si voltarono verso Mirabel che si avvicinò e dopo un po’ di esitazione ed essersi asciugata più volte le mani sudate, si voltò a guardare il marito che la incoraggiò ad andare avanti. Mirabel toccò la maniglia e sulla porta comparve la sua figura che reggeva la candela, alle sue spalle Alma aveva le mani unite sul grembo. Mirabel guardò a lungo il suo nome su quella porta, l’aveva sognata tanto da bambina, aveva lottato con la sensazione di vuoto dentro di sé, aveva fatto pace con i suoi sentimenti e con la nonna e ora capiva che non solo riceveva un potere, ma lo ereditava dalla donna che per lei era stata la più importante della sua vita.
«Ora tocca a te» disse Julieta mettendole la mano sulla spalla; Diego le si avvicinò e la strinse fra le braccia.
«Te lo meriti Mira, lúz de mí vida … sarà così bello quando sarai tu a donare anche al nostro piccolo amore un talento speciale» Diego le accarezzò la pancia, facendola arrossire. Julieta e altri della famiglia capirono subito, fu Augustín a metterci un po’ di più, prima di svenire e cadere a terra come un sacco di patate.

Un anno dopo …
Mirabel era la più agitata di tutti quella sera, indossò lo scialle della nonna e si strinse in esso «Abuela, guidami tu» chiese nel silenzio della stanza; sentì bussare alla porta «Avanti» Diego entrò con la piccola Alma in braccio «Sei pronta Mira?» la donna annuì e prese la candela.
Questa era un’occasione importante, era la prima cerimonia senza Alma, la prima di Mirabel e una nuova generazione di Madrigal pronta a ricevere il dono magico. Toccava alla prima pronipote di Alma e Pedro, Helena la vivace figlia di Camilo e Alegra. I due guardavano con orgoglio la loro primogenita; Alegra si accarezzava la pancia di otto mesi e Camilo le cingeva le spalle con un braccio, mentre con l’altro teneva il piccolo Manuél di tre anni. I nonni, Pepa e Féliz la guardavano raggianti, come lo zio Antonio. Isabela e Luisa erano vicino ai genitori, tutti eccitati per l’importanza di quella sera, ma con un velo di amarezza sapendo che mancava una persona importante.

Bruno aveva il mento appoggiato sulla spalla di Anita e la teneva fra le braccia, i figli erano vicino a loro. Lui guardò la nipotina passare e poi guardò Anita, il tempo passava, ma lui la vedeva ancora come tanti anni fa, quando lei le confessò di amarlo, qualche capello grigio le colorava la chioma corvina, ma per lui erano fili d’argento che le donavano valore.
«Ti amo» le sussurrò mentre Helena, giurava di usare il suo potere per aiutare la gente e arricchire la sua vita e quella di coloro che l’amavano, nuovo giuramento ideato da Mirabel.
«Anche io, mí amor» rispose lei, mentre il miracolo si realizzava ancora nella famiglia Madrigal.
 

Fine

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