Lontano dagli occhi

di MaryFangirl
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo Uno ***
Capitolo 2: *** Capitolo Due ***
Capitolo 3: *** Capitolo Tre ***
Capitolo 4: *** Capitolo Quattro ***
Capitolo 5: *** Capitolo Cinque ***
Capitolo 6: *** Capitolo Sei ***
Capitolo 7: *** Capitolo Sette ***
Capitolo 8: *** Capitolo Otto ***
Capitolo 9: *** Capitolo Nove ***
Capitolo 10: *** Capitolo Dieci ***
Capitolo 11: *** Capitolo Undici ***
Capitolo 12: *** Capitolo Dodici ***



Capitolo 1
*** Capitolo Uno ***


Fanfiction tradotta dall’inglese, potete trovare i dettagli dell’originale qui sotto.
 
Titolo originale: Out of sight
Link storia originale: https://archiveofourown.org/works/570435/chapters/1021803?view_adult=true

Link autore: https://archiveofourown.org/users/triste/pseuds/triste
 
Ciao a tutti, ritorno su questo fandom su cui in realtà avevo già adocchiato questa storia, intendendo tradurla e proporla…insieme a decine di altre di altri fandom, per questo ci ho messo un po’. Ma sono stata incentivata a postare altre fanfiction Kai/Takao da un messaggio privato che ho molto apprezzato (non faccio nomi, rispetto l’anonimato ^^) quindi eccomi :D la coppia principale sarà, appunto, la Kai/Takao, in posizione secondaria c’è la Rei/Mao (che, per inciso, è un’altra ship che mi piace tantissimo!).
 
Grazie e buona lettura.
 

 
Per una volta, il dojo era in completo silenzio. Era davvero insolito, soprattutto considerando che un gruppo di adolescenti perennemente rumorosi erano seduti all’interno, tutti a fissare stupiti colui che aveva appena lanciato la bomba.
 
“Dimmi che non sei serio” disse Max, una volta riuscito a ritrovare la voce. “Stai scherzando, vero?”
 
“Non l’avrei detto se non fossi stato serio” rispose Takao, con un’espressione insolitamente solenne.
 
“Ma” balbettò Rei, “ritirarti completamente dal beyblade? Non puoi! Non può essere!”
 
“Penso che dovresti ascoltarli, Takao” consigliò Hiromi, “insomma, è tutto così improvviso. Cosa ti ha portato a prendere questa decisione?”
 
“Una serie di cose” disse Takao, togliendosi il berretto e facendolo roteare sull’indice della mano destra, abitudine che gli amici riconobbero come segno di nervosismo. “Ho avuto molto tempo per riflettere dopo l’ultimo torneo e io...beh...”
 
“Non devi più preoccuparti di Volkov, se si tratta di questo” disse Rei, accigliandosi, “so che sembra avere una sorta di sete di vendetta contro di te, ma-”
 
“Per favore” disse Takao, sorridendo per la prima volta dal suo annuncio, “come se quel perdente fosse la ragione del mio ritiro”
 
“Allora perché?” fece Max, ansioso, “siamo arrivati così lontani nel corso degli anni, sarebbe un peccato rinunciare a tutto ora”
 
“È parte del motivo” ammise Takao, smettendola di armeggiare, “abbiamo fatto molta strada. Siamo tutti cresciuti e cambiati e le cose sono diverse rispetto a una volta. Non siamo più le stesse persone. Io non sono più la stessa persona”
 
“Cosa stai cercando di dire?” chiese Rei, “che non vuoi continuare a competere?”
 
“Non esattamente” disse Takao lentamente, “penso di essere arrivato a una consapevolezza quando tu e Max ve ne siete andati per fare parte di squadre diverse”
 
Il silenzio tornò nella stanza, con Kyoju e Hiromi che rimasero fuori dalla questione mentre Rei e Max non dissero nulla a causa dell’imbarazzo. Tutti sapevano quanto fosse stata dura per Takao e, sebbene alla fine fosse arrivato a capire le loro ragioni, comunque era rimasto tutt’altro che soddisfatto. Takao ruppe l’improvvisa tensione ridendo e, uno dopo l’altro, i suoi amici iniziarono a sorridere.
 
“Accidenti, non siate così seri” disse, “l’ho superata, e dicevo sul serio prima che ve ne andaste. Saremo sempre amici, niente potrà cambiarlo, qualsiasi cosa accada”
 
“Sono contento che siamo d’accordo” disse Max, allungando una mano e arruffando i capelli di Takao prima di dargli un giocoso colpo sulla spalla, “amici per sempre!”
 
“Per sempre” ripeté Rei con sorriso determinato.
 
“Per sempre” intervenne Kyoju, mostrando a Takao il pollice sollevato.
 
“Per sempre” disse Hiromi con fermezza, guardando tutti i ragazzi con una certa tenerezza.
 
“Grazie, ragazzi” disse Takao, “significa davvero molto per me”
 
“Allora spiega perché stai rinunciando a qualcosa che ami così tanto” ordinò Hiromi, incrociando le braccia sul petto e fissandolo severamente, “è un tuo obbligo in quanto nostro amico”
 
“Non mettergli fretta, Hiromi-chan” sibilò Max, “ce lo dirà quando sarà pronto”
 
“No, Hiromi ha ragione” disse Takao, “vi devo una spiegazione”
 
“Allora fai con calma” disse Rei piano, “ti ascoltiamo”
 
“Come dicevo prima” iniziò Takao, “tutto è cambiato quando abbiamo iniziato ad andare avanti. Tu hai la tua vecchia squadra e la tua città natale” aggiunse, facendo cenno a Rei, “mentre Max ha sua madre e il PPB”
 
“Allora qual è il punto?” chiese Hiromi, guadagnandosi una gomitata nelle costole da Kyoju per la sua impazienza.
 
“Il punto è che ho cominciato a notare quanto mi sentissi lasciato indietro” disse Takao, “ho vissuto nella città in cui sono nato per tutta la vita, e grazie al beyblade e al signor Daitenji ho potuto vedere e fare cose incredibili”
 
“È vero” disse Rei, “abbiamo viaggiato per il mondo e imparato da un sacco di persone diverse”
 
“Esattamente” disse Takao con fervore, “per questo voglio tornare sui miei passi ed esplorare, fare qualcosa di nuovo e ampliare i miei orizzonti, per quanto banale possa sembrare”
 
“Non significa che devi lasciare il beyblade” disse Max ragionevolmente.
 
“Lo so, ma-”
 
“Quello che penso che Takao stia cercando di dire” interruppe Kyoju gentilmente, “è che vuole provare a fare qualcosa da solo per una volta”
 
“Sì, una cosa simile” disse Takao, con un cenno di gratitudine, “beh, non completamente da solo. Ne ho già parlato con Hitoshi e ha pensato che sarebbe una buona idea se passassi un paio di mesi con lui tra le rovine e gli scavi”
 
“Quindi vuoi seguire lo stesso percorso professionale di tuo fratello e tuo padre?” fece Hiromi, “non è male. È piuttosto intelligente, ora che ci penso. Chi lo sapeva che mister Pigrizia qui fosse così interessato a pianificare il suo futuro? Ho sempre pensato che si sarebbe lasciato guidare dalla corrente senza trovare alcun tipo di lavoro rispettabile”
 
“Molto divertente” Takao aggrottò la fronte, mostrando la lingua a Hiromi, che rispose ridacchiando. “Non so ancora se voglio occuparmi di reperti e archeologia come mio fratello e mio padre, ma è comunque qualcosa da provare. Adoro il beyblade e sarà sempre la cosa migliore che mi sia capitata, ma...non so se mi vedo a praticarlo ancora tra dieci, venti o trent’anni”
 
“Hai ragione” disse Rei con tono pacato, “ho sempre vissuto alla giornata, ma non ho mai veramente pensato a cosa potrebbe accadere in futuro”
 
“Quindi ecco” disse Takao, “inoltre è giunto il momento di lasciare che qualcun altro stia sotto i riflettori” alzò la voce e fissò acutamente la figura ostinatamente seduta a gambe incrociate fuori, sul portico. “Hai sentito, Daichi? Ora che sono fuori dai giochi, il tuo percorso verso il titolo mondiale è libero! Ovviamente dovrai battere una concorrenza piuttosto dura” aggiunse, strizzando l’occhio a Max e Rei, “ma sarà comunque più facile”
 
“Ah sì?” sbottò Daichi, balzando in piedi e puntando un dito accusatorio verso Takao, “pensi che voglia quel titolo su un piatto d’argento? Smettila di scherzare! Voglio vincere in modo leale, e l’unico modo per essere il migliore è battere il migliore! Come posso farlo se non ci sarai, eh?”
 
Takao si morse il labbro, la sua espressione era un misto di fastidio e senso di colpa. Daichi aveva preso la sua precedente dichiarazione come un insulto personale e Takao non poteva fare a meno di vedere qualcosa di se stesso nel ragazzo. La confusione e il tradimento sul volto di Daichi erano chiari come il giorno, e se Takao si era arrabbiato quando Rei e Max avevano fatto un annuncio simile, non era niente rispetto a come Daichi appariva ora.
 
“Ascolta, ragazzino” disse, afferrando Daichi per la collottola e stringendolo leggermente dietro la nuca, “non sono l’unico blader forte in circolazione, non dimenticarlo. Ci saranno tonnellate di nuovi avversari da affrontare, quindi faresti meglio ad iniziare ad allenarti duramente, perché se sento che hai battuto la fiacca-”
 
“Non voglio combattere nuovi avversari!” gridò Daichi, agitando le braccia e battendo i piedi, “voglio combattere contro di te!”
 
“Ehi, ehi” disse Hiromi frettolosamente, toccandogli il braccio in un modo che riteneva rassicurante, “calmati, va bene?”
 
“Stanne fuori, brutta vecchia megera!” strillò Daichi.
 
“A CHI HAI DATO DELLA VECCHIA MEGERA?” urlò Hiromi, spingendo via Takao e dando a Daichi un pugno apparentemente molto doloroso.
 
“Penso che sia tu quella che si deve calmare, Hiromi-chan” suggerì timidamente Max.
 
“Hai detto qualcosa?” ringhiò Hiromi, facendo indietreggiare Max per la paura.
 
“No, signora” squittì, “non una parola”
 
Hiromi riportò la sua attenzione su Daichi, che stava freneticamente cercando di dimenarsi dalla sua presa.
 
“Lasciami andare, dannazione! Devo lottare contro Takao!”
 
“Non andrai da nessuna parte finché non ti scuserai!”
 
“Io non mi scuserò! Takao mi deve ancora una sfida!” Daichi riprese a scalciare, ancora più forte, “voglio combattere, voglio combattere, voglio combattere!”
 
“Ehi ehi, piantatela, voi due” disse Takao, posizionandosi coraggiosamente tra di loro.
 
“Solo se mi prometti una sfida!” urlò Daichi, gettando le braccia intorno alla vita di Takao e stringendo forte.
 
“Togliti, piccolo mostro!” disse Takao con tono di avvertamento.
 
“Non voglio! Sfida, sfida, sfida!”
 
“Okay, rilassati” disse Rei, agganciando le mani sotto le braccia di Daichi e allontanandolo da Takao (con uno sforzo tremendo). “Penso che tutti abbiamo bisogno di schiarirci un po’ le idee invece di arrabbiarci l’uno con l’altro”
 
“Ha cominciato Takao” disse Daichi, “la situazione non sarebbe questa se non se ne andasse!”
 
“Takao sta solo facendo quello che deve” disse Rei, “lo capirai”
 
“Non voglio capire!” disse Daichi con impeto, “voglio solo che rimanga!”
 
“Devo andare, scimmia” disse Takao, il suo precedente senso di colpa tornò quando Daichi lo fissò con occhi lacrimosi, “ho preso la mia decisione”
 
“Ma non è giusto!” insistette Daichi, “non puoi andartene!” si voltò verso Rei, con espressione implorante. “Dì qualcosa! Digli che non può andarsene!”
 
“Non posso farlo” disse Rei, sorridendo tristemente.
 
“Allora diglielo tu, Max!” ordinò Daichi, ma Max scosse il capo.
 
“Nessuno intende fare qualcosa? Kyoju? Vecchia megera?”
 
Hiromi non batté ciglio per l’insulto e ciò provò quanto Daichi risultasse sconvolto, ma la rabbia del ragazzo crebbe quando tutti rimasero in silenzio.
 
“Dov’è Kai quando serve, eh?” fece con tono petulante, “c’è solo una persona che può ficcare un po’ di buon senso nel cranio di Takao, ed è lui!”
 
“Kai sta pensando agli affari suoi, come al solito” disse Takao, anche se la sua voce era leggermente tesa, e Daichi notò che gli altri risultarono a disagio alla menzione el nome di Kai.
 
“Non gliel’hai detto, vero?” disse all’improvviso, “Kai non sa che te ne vai”
 
“L’avrei chiamato a casa sua dopo aver parlato con voi” disse Takao, ancora più sommesso.
 
“Si arrabbierà da morire” disse Daichi, stringendo i pugni, “scommetto che ti picchierà!”
 
“Non dire queste cose” lo rimproverò Max, “Kai non farebbe mai del male a Takao”
 
“Ma è l’unico che può convincere Takao a restare!” insistette Daichi, “Takao gli dà sempre retta, farà sicuramente come dice Kai!”
 
“Ti ho detto che ho già deciso” disse Takao, facendo fermare Daichi, che lo fissò incerto. Il tono di Takao era tagliente, la sua espressione fiera, e Daichi fece una smorfia prima di sferrare un rapido pugno contro il muro.
 
“Ti odio!” urlò, agitando il pugno contro Takao, “che razza di rivale gira i tacchi e scappa, eh? Sei un codardo, Takao Kinomiya, e non ti parlerò mai più!”
 
Hiromi provò a richiamarlo, ma Daichi scomparve.
 
“Cavoli” disse Takao ironicamente, mentre gli amici gli lanciavano sguardi comprensivi, “spero che la reazione di Kai non sia così negativa come quella di Daichi, altrimenti inizierò davvero a sentirmi da schifo”
 
Non dovette preoccuparsene quando arrivò a casa di Kai più tardi nel pomeriggio. Kai lo invitò a entrare ma, invece di sedersi, Takao rimase in piedi nervosamente.
 
“Sono venuto a salutarti” annunciò, incrociando le mani e agitandosi leggermente sotto lo sguardo freddo di Kai, “trascorrerò le prossime settimane viaggiando con Hitoshi, e ho pensato di fartelo sapere”
 
“Okay” disse Kai piano, portando Takao a strabuzzare le palpebre incredulo.
 
“Okay?” disse, “tutto qui?”
 
“Cosa ti aspettavi di sentire?” fece Kai, “è la tua vita, Kinomiya. Fanne quello che vuoi”
 
Takao rimase a bocca aperta, confuso, completamente sconvolto dalla risposta di Kai. “L’avrei fatto anche se non me l’avessi detto” balbettò, “solo che...beh, pensavo...sai...”
 
“No, non lo so” disse Kai, “ti va di spiegare?”
 
La conversazione non stava andando affatto come Takao aveva pianificato. Anche se sapeva di doversi aspettare la solita mancanza di entusiasmo e interesse da Kai, aveva comunque sperando che Kai avrebbe mostrato qualcosa di somigliante a preoccupazione o almeno rabbia. Non sembrava affatto toccato, però, e Takao si chiese se gli importasse.
 
Si scosse quasi subito dopo aver avuto quel pensiero, sapendo che non era vero. A Kai importava. Non sempre le mostrava, ma quando era il momento, ci teneva. Era sempre così.
Takao alzò gli occhi per incontrare quelli di Kai, cercando disperatamente una sorta di rassicurazione, ma non trovò nulla. Kai era guardingo come sempre e ciò rattristò Takao immensamente. Doveva essere pazzo per aver preso una decisione del genere. Doveva essere pazzo ad andarsene, proprio quando Kai aveva iniziato ad aprirsi un po’, ma soprattutto doveva essere pazzo per aver lasciato andare l’opportunità di combattere di nuovo contro Kai.
 
-Non è vero- si disse, abbassando lo sguardo e muovendosi a disagio, -ci saranno altro battaglie tra noi. Solo che non saranno in qualche stadio-
 
Ma lui stesso sembrò non credere alle proprie parole e di nuovo si ritrovò a chiedersi se avesse fatto la scelta giusta. Aveva sempre creduto che Kai fosse uguale a lui. Kai era tutto per Takao: il suo più caro amico, il suo più forte rivale. Non si era mai sentito così vivo come quando combatteva contro Kai nello stadio, ed era sempre stato sicuro che Kai provava la stessa cosa.
 
Anche se non era una decisione con cui Takao si sentiva completamente a suo agio, era comunque qualcosa che doveva fare, per il proprio bene e quello di Kai. Voleva diventare più forte e più indipendente, e non sarebbe stato in grado di fare nessuna delle due cose se avesse continuato a fare affidamento sul costante sostegno di Kai. Non era giusto per nessuno dei due, e anche se faceva male, Takao sapeva che sarebbe andata bene a lungo termine.
 
“Scusa per essere risultato strano” disse alla fine, forzando una risata, “stavo solo facendo il pagliaccio come al solito, ma probabilmente lo sapevi, vero? Certo che sì” aggiunse, rispondendosi, “sei Kai, dopotutto”
 
Kai si accigliò, ma non rispose.
 
“Beh, è tutto” disse Takao in fretta, fermandosi per un secondo prima di posare cautamente una mano sulla spalla di Kai. “Ci vediamo. Abbi cura di te, ok?”
 
Si voltò per andarsene ma si fermò quando Kai lo chiamò.
 
“Kinomiya, aspetta”
 
Takao si guardò indietro, cercando di soffocare la speranza e il desiderio che minacciavano di salirgli sul petto, e si sorprese quando vide l’incertezza nello sguardo di Kai. Scomparve quasi istantaneamente, portando Takao a chiedersi se l’avesse solo immaginato.
 
“Cosa c’è?” chiese, ma Kai fece un passo indietro e scosse il capo.
 
“Niente. Buon viaggio”
 
E basta. Andarsene fu più facile di quanto Takao avesse pensato. Andarsene senza una seconda occhiata non sembrò richiedere molto sforzo, anche se le sue braccia risultarono pesanti quanto il suo cuore quando si chiuse la porta alle spalle, escludendo Kai e chiudendo ermeticamente qualsiasi emozione non necessaria. Lontano dagli occhi e dalla mente.

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Capitolo 2
*** Capitolo Due ***


Erano passati cinque giorni da quando Takao se n’era andato e, per la prima volta dopo molto tempo, Kai si sentiva perso. Takao era sempre stato colui che gli aveva dato un posto a cui appartenere, dopotutto, ma quel posto era improvvisamente scomparso insieme a Takao. Prima di allora Kai sarebbe stato disgustato da se stesso per aver ammesso una cosa del genere. Sarebbe stato arrabbiato con se stesso e con Takao, ma ne aveva passate troppe per continuare a pensare ancora in quel modo. Per una persona così notamente arrogante ed egocentrica, ci era voluto tutto il suo sforzo per lasciare andare Takao. Per tutta la vita gli era stato insegnato a rimanere concentrato sui suoi obiettivi e a non lasciare che nessun altro si intromettesse sulla sua strada, e una volta caito quanto Takao fosse prezioso per lui, il suo istinto iniziale era stato quello di tenerlo stretto e non lasciarlo mai.
 
Per una volta, però, Kai non aveva permesso al proprio egoismo di rovinare tutto. Aveva rispettato il desiderio di Takao facendo l’unica cosa che poteva, indietreggiando di un passo lasciando che Takao tagliasse tutti i legami tra loro. Kai aveva fatto delle scelte stupide in vita sua, ma non era un idiota e non era il tipo che cercava di ingannarsi. Takao non c’era più e non restava altro da fare che abituarsi. Aggrapparsi ai sussurri del passato e alle ombre dei ricordi era inutile e improduttivo. Almeno era quello che aveva cercato di credere prima di ritrovarsi a vagare in uno dei posti preferiti di Takao.
 
Fu più per abitudine che per altro che Kai si fermò vicino il canale dove lui e Takao un tempo avevano sostenuto tante sfide per allenarsi e, sedendosi lungo l’argine, non riuscì a scrollarsi di dosso la sensazione che niente risultasse più giusto.
 
Era cominciata quando Takao era passato per salutarlo. Non si era affatto comportato come al solito, e aveva turbato Kai più di quanto volesse ammettere. Takao non era mai stato così a corto di parole con lui, ma non era solo quello. Era apparso riservato, come se stesse deliberatamente tentando di mettere un po’ di distanza tra loro.
 
Non era affatto da Takao. Nessuno era mai riuscito ad avvicinarsi così tanto a Kai prima di Takao. Nessuno si era mai trattenuto con lui prima. Quando aveva incontrato Takao per la prima volta, Kai era stato sicurissimo che si sarebbero respinti a vicenda. Erano così diversi, dopotutto. Takao era in completo contrasto con la natura cupa e minacciosa di Kai, ma Kai aveva presto imparato che in Takao c’era di più oltre alla luce e ai sorrisi. Si era ritrovato ad essere attratto da quei sorrisi, quasi contro la sua volontà, e anche se avevano le loro differenze, riuscivano comunque a bilanciarsi a vicenda. Si erano persino resi conto di quanto avevano in comune e Kai sapeva che non avrebbe mai imparato né sarebbe cambiato così tanto se Takao non avesse esercitato la sua influenza su di lui.
 
Takao lo aveva introdotto in un mondo nuovo e spaventoso, così lontano da quello a cui Kai era abituato. Takao gli aveva insegnato cose che Kai in precedenza avrebbe deriso, cose che non avrebbe mai immaginato potessero plasmarlo così tanto. Aveva imparato a conoscere la fiducia, l’amicizia e il fair play e alla fine era arrivato anche a conoscere l’amore. Kai non si era mai accorto fino a che punto fosse arrivato prima di incontrare Brooklyn. Tuttavia, era stato più che combattere contro un degno avversario. Si era trattato di mettersi alla prova e finalmente arrivare ad accettare una volta per tutte le cose che riteneva più importanti.
 
Prima di allora, l’idea di conoscere persone e permettere loro di conoscere lui lo avrebbe terrorizzato, ma in quel momento l’unica cosa che aveva spaventato Kai era l’idea di tornare a come era stato un tempo.
Quando aveva vinto, aveva provato più un senso di soddisfazione e sollievo che di superiorità. La miserabile esistenza di Brooklyn aveva ricordato a Kai fin troppo dolorosamente com’era stata la sua una volta. Era sempre stato così isolato, così spaventato dall’entrare in contatto con qualcuno o far entrare qualcuno, ma quando si era paragonato a Brooklyn, Kai aveva scoperto di aver guadagnato molto più di quanto avesse perso. In un certo senso lui e Brooklyn erano stati uguali, ma Kai possedeva molte cose che Brooklyn non poteva nemmeno sperare di capire, cose che lui stesso non sarebbe mai stato in grado di comprendere senza Takao.
 
Come Garland aveva avvertito, Brooklyn aveva mostrato a Kai l’inferno. Kai aveva osservato quegli occhi verdi senza fondo e non aveva trovato nient’altro che la promessa di dolore e sofferenza. La solitudine era stata quasi insopportabile e se non fosse stato per Takao, Kai avrebbe continuato ad andare alla deriva, impotente, in una corrente gelida senza speranza e senza significato. Se non fosse stato per Takao, Kai sarebbe rimasto perso per sempre, ma Takao lo aveva tirato fuori dal suo incubo e gli aveva mostrato la strada, proprio come tante altre volte. A Kai era sempre stato insegnato a non dipendere da nessuno tranne che da se stesso, ma poi aveva incontrato Takao. Takao lo aveva abbracciato, accettato e gli era stato vicino. Aveva condotto Kai alla luce, e grazie a lui Kai aveva trovato la sua vera forza.
 
Erano tutti i motivi per cui una vita senza Takao sembrava sbagliata, come se una parte di Kai fosse scomparsa ora che Takao non era più presente a guidarlo. Non gli sembrava giusto essere da solo ora, e la mancanza della voce allegra di Takao che parlava di un argomento a caso faceva sembrare il silenzio innaturale.
 
Sentendo il bisogno di qualche rumore, Kai raccolse un sasso vicinò e lo gettò in acqua, contando il numero di salti prima che scomparisse sotto la superficie. Takao probabilmente lo avrebbe imitato se fosse stato lì, e avrebbe trasformato qualcosa di innocuo come i lanci dei sassi in un’altra competizione tra loro. Kai quasi sorrise a quel pensiero, e si sdraiò sulla schiena, appoggiando la testa sulle braccia e fissando il cielo, ma anche quello servì a ricordargli cosa gli mancava. Se Takao fosse stato con lui, molto probabilmente avrebbe paragonato le nuvole ad animali da fattoria, o avrebbe tentato di mettersi in mostra spiegando in maniera completamente sbagliata il ciclo dell’acqua e il suo funzionamento.
 
Il suono di qualcuno che chiamava il suo nome fu una gradita distrazione, anche se fu alquanto sorpreso quando vide Kyoju che lo salutava dal ponte. Non rispose, ma aspettò che Kyoju si avvicinasse, alzando un sopracciglio e fissandolo freddamente mentre Kyoju spostava il suo onnipresente laptop da un braccio all’altro.
 
“Non sei venuto a salutare Takao all’aeroporto” disse Kyoju, con espressione sia preoccupata che delusa, “era piuttosto triste”
 
“La supererà” disse Kai blando, distogliendo lo sguardo dal ragazzo e fissandolo sull’acqua.
 
“Lo pensi davvero?” chiese Kyoju, “pensi onestamente che sarà così facile?”
 
Non amando la sua perspicacia, Kai non disse nulla. Kyoju sospirò e si sistemò gli occhiali.
 
“Ti dispiace se mi siedo?”
 
Kai sollevò una spalla e Kyoju si accomodò. Kai notò che si teneva a distanza. Tutti i suoi ex compagni di squadra l’avrebbero fatto, per nervosismo o per rispetto. Tutti tranne Takao.
 
“C’è silenzio ora che se n’è andato” disse pigramente Kyoju, strappando un filo d’erba e arrotolandolo tra le dita, “troppo silenzio, in realtà”
 
Kai voleva dire che stava pensando esattamente la stessa cosa, ma tenne la bocca chiusa. Non era proprio dell’umore giusto per le chiacchiere, né sentiva il bisogno di un confidente.
 
“Rei tornerà in Cina la prossima settimana” continuò, “Max ha detto che rimarrà con suo padre ancora un po’, ma sua madre vuole che torni negli Stati Uniti. Nessuno di noi ha visto Daichi da quando Takao se n’è andato e Hiromi-san si sta preoccupando. Penso che starà bene, ma...” si interruppe e rilasciò il piccolo stelo, guardandolo fluttuare nella brezza, “sembra che stiamo tutti cadendo a pezzi senza Takao a tenerci insieme”
 
Ancora una volta Kai si sentì a disagio per il modo in cui Kyoju sembrava aver colpito nel segno per la seconda volta in qualche minuto, e il suo tono fu un po’ più tagliente di quello che intendeva quando parlò.
 
“Kinomiya ha scelto la sua strada” disse, stringendo inconsciamente la mano destra a pugno, “nessuno di noi ha il diritto di interferire”
 
“Anche se pensi che stia sbagliando?” chiese Kyoju.
 
Kai girò la testa così velocemente che quasi si provocò un colpo di frusta, e anche se non poteva impedire di mostrarsi sorpreso alla domanda inaspettata, si costrinse ad apparire disinvolto quando rispose.
 
“Perché dici così?” fece, leggermente sospettoso suo malgrado.
 
“Lo dico perché sembra che qualcosa stia cambiando in Takao” disse Kyoju, “forse non sono affari miei, ma non mi sembrava che volesse davvero andarsene. Sicuramente era entusiasta quando parlava di esplorare con suo fratello, ma paragonandolo a come si comporta prima di un torneo...in qualche modo sembrava che non parlasse col cuore”
 
“Tu non pensi che abbia preso la decisione giusta” disse Kai, conoscendo la risposta prima che Kyoju aprisse bocca, “pensi che abbia fatto la scelta sbagliata, ma non hai cercato di trattenerlo”
 
“L’hai detto tu stesso” gli ricordò Kyoju, “Takao ha scelto la sua strada. Non spetta a me contraddirlo”
 
“Allora perché stiamo avendo questa conversazione?” disse Kai con tono piatto, “perché stiamo discutendo di Kinomiya se è già andato via?”
 
“Perché non riesci a smettere di pensare a lui” disse Kyoju, il suo sorriso si addolcì appena, “ho ragione?”
 
L’espressione di Kai si incupì e si voltò rapidamente, accigliandosi.
 
“Kai, voglio aiutarti” disse Kyoju, la voce che diventava più forte e sicura, “e in cambio voglio che tu aiuti Takao”
 
“Perché?” chiese Kai, “che motivo hai di fare una cosa del genere?”
 
“Perché sei mio amico” disse Kyoju con pazienza, “lo è anche Takao e mi fa male vedere entrambi soffrire. Penso davvero che dovresti andare da lui”
 
“Perché?” ripeté Kai, “perché io e non tu?”
 
“Perché sei tu quello più importante per lui” disse Kyoju, “non provare neanche a negarlo. Sei la ragione per cui Takao si impegna tanto. Sei la ragione della sua forza e senza di te-”
 
“Non ha bisogno di me” lo interruppe Kai, ma riuscì solo a far alzare la voce di Kyoju.
 
“Non è vero!” disse con veemenza, “sei tutto per lui! Quando il signor Daitenji aveva impostato il sistema a due nell’ultimo torneo, non hai idea di quanto Takao fosse felice! Sperava di combattere insieme a te, e non ha parlato d’altro. Poi te ne sei andato per unirti alla Neo Borg e sai cos’ha fatto? Ha pianto! Ha pianto e ha minacciato di lasciare la squadra!”
 
Kai, che già lo sapeva, rimase in silenzio. Inoltre sembrava che Kyoju non avesse ancora finito.
 
“Ha pianto” ripeté Kyoju, piano, “e non era la prima volta. Sai quanto potere hai su di lui, Kai? Sai che tipo di effetto hai su di lui?”
 
Kai rimase ancora in silenzio.
 
“Penso di poter capire perché Takao abbia sentito il bisogno di andarsene” disse Kyoju dopo un momento, “è combattuto tra ciò che vuole ciò che pensa ci si aspetta da lui. Sotto tutte le sue vanterie e atteggiarsi, in realtà è piuttosto insicuro. Ecco perché ha bisogno del sostegno delle persone più importanti per lui. Ecco perché voglio che lo aiuti. Mi addolora ammetterlo, ma tu puoi fare molto di più per Takao di quanto possa fare io”
 
“Anche se volessi, come potrei?” chiese Kai, “come posso trovarlo?”
 
“Kai, dimentichi chi sono” disse Kyoju, una nota divertita nella voce mentre apriva il computer, “non sarà affatto un problema per me rintracciarlo”
 
Kai fissò Kyoju mentre iniziava a picchiettare sulla tastiera, le labbra leggermente increspate per la concentrazione. Era facile dimenticarsi di Kyoju e lasciarlo in secondo piano, ma ogni tanto metteva in chiaro che era importante per la squadra tanto quanto Takao o chiunque altro, a volte di più. Forse non era un blader di livello mondiale, ma c’erano molte altre cose che sapeva fare, e la sua competenza e dedizione erano assolutamente ammirevoli. Kyoju sembrò percepire di essere osservato e guardò Kai con un’espressione consapevole.
 
“Ti stai chiedendo perché lo faccio, vero?” domandò astutamente, “in realtà è proprio come ti ho detto prima. Takao ha bisogno di aiuto e tu sei l’unico che può darglielo. Non sopporto di vedere nessuno di voi così smarrito. Inoltre” aggiunse, con il sorriso che si allargava, “Takao ti avrebbe urlato per esserti arreso ancora prima di iniziare”
 
Quindi era quella l’amicizia, pensò Kai, mentre Kyoju continuava a scrivere. L’aveva buttata via così facilmente, ma per qualche ragione gli era sempre tornata in mente. Kyoju era suo amico tanto quanto Takao, e non solo. C’erano anche Rei e Max e anche Hiromi non esitava mai quando si trattava di dare una mano. Improvvisamente l’idea di riavere Takao non sembrava poi così impossibile, in fondo. Forse era sbagliato che Kai interferisse, ma Takao non aveva fatto la stessa identica cosa per lui?
 
“Oh, quasi dimenticavo” Kyoju si chinò, lasciando perdere per un momento la sua ricerca, frugando nella tasca dei pantaloni, “dai questo a Takao quando lo vedi, ok?”
 
Kai tese automaticamente una mano e quasi sussultò di sorpresa quando Kyoju lasciò cadere Dragoon nel suo palmo.
 
“Takao mi ha detto di conservarlo prima di andarsene” spiegò, “ma ho la sensazione che sarebbe molto più felice se gli venisse restituito”
 
Kai chiuse convulsamente le dita attorno al metallo liscio, stringendolo come un’ancora di salvezza. Era più leggero e piccolo di Dranzer, ma ciò non sminuiva affatto l’incredibile potere che conteneva. “L’ha lasciato” mormorò, posando l’altra mano su quella che reggeva Dragoon e portandole entrambe al petto, cullandolo teneramente.
 
“Riportaglielo, ok?” disse Kyoju, rivolgendo a Kai il sorriso più luminoso. “Mi fido di te. So che puoi farcela”
 
Kai strinse gli occhi, con la determinazione sui suoi lineamenti, alzandosi in piedi. La sua mente era lucida per la prima volta da giorni, e ora che aveva trovato di nuovo uno scopo, niente lo avrebbe fermato o rallentato.
 
“Vado” disse bruscamente, senza nemmeno accorgersi quando Kyoju saltò in piedi pochi secondi dopo.
 
“Aspetta un minuto!” gridò, cercando disperatamente di stargli dietro, “non ti ho ancora detto dov’è!”
 
Kai si fermò e Kyoju quasi gli rovinò addosso. L’espressione sul viso di Kai era quasi comica quando si rese conto che stava iniziando il viaggio senza avere alcun indizio su dove andare, ma la nascose rapidamente con uno dei suoi soliti cipiglio, che diresse a Kyoju.
 
“Ebbene?” abbaiò, “qual è la mia destinazione? Dimmelo così posso iniziare prima che sia troppo tardi”
 
Kyoju annuì, obbediente, incerto se sentirsi sollevato o preoccupato per Takao. Quando Kai decideva qualcosa, era praticamente impossibile dissuaderlo, non che nessuno avesse mai avuto voglia di provarci quando si lanciava in modalità ‘nessun prigioniero’. Nessuno tranne Takao.
 
Erano davvero più simili di quanto sapessero.

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Capitolo 3
*** Capitolo Tre ***


Era trascorsa una settimana da quando Takao aveva lasciato il Giappone. Aveva viaggiato con suo fratello, Hitoshi, e insieme avevano attraversato l’Asia, il Medio Oriente e l’Europa. Secondo Kyoju attualmente si trovavano in Grecia, più precisamente nell’isola di Creta. Aveva detto a Kai di aver sentito parlare su Internet che il campione era stato recentemente avvistato nella prefettura di Heraklion e aveva pensato che se avesse potuto rintracciare Takao, quello sarebbe stato il punto di partenza per iniziare a cercare. Il denaro non era mai stato un problema per Kai, ma il tempo era essenziale. Sebbene Kyoju fosse riuscito a individuare la posizione di Takao, non era sicuro di quanto tempo avrebbe effettivamente trascorso lì. Tuttavia aveva affermato che era lecito ritenere che Takao non sarebbe stato solo di passaggio, dato che il paese era famoso per la sua storia e cultura.
 
Kai poteva solo sperare che Takao fosse ancora lì al suo arrivo. L’unica cosa che Kyoju non aveva potuto trovare era l’alloggio di Takao. Aveva fatto una ricerca in tutti gli hotel locali e non aveva trovato niente sotto il nome Kinomiya, ma Kai non aveva intenzione di lasciare che una piccolezza del genere si mettesse sul suo cammino. Mentre passava da un volo all’altro, era come essere di nuovo in uno stadio. Non gli importava quanta distanza doveva coprire, bastava che avesse qualcosa su cui concentrarsi. Avrebbe trovato Takao e si rifiutò di accettare qualsiasi tipo di battuta d’arresto. Non c’era spazio per le esitazioni ora che aveva preso una decisione e non c’era più motivo di sentirsi perso. Takao lo stava aspettando. Kai ne era sicuro.
 
Le ore passavano mentre si spostava da un aeroporto all’altro, ognuno di essi lo avvicinava sempre di più a Takao. Kai aveva dormito a malapena da quando era partito, ma stranamente si sentiva rinvigorito piuttosto che esausto. Si chiese come si sentisse Takao e come stesse riuscendo a cavarsela da quando aveva voltato le spalle all’unica cosa che aveva sempre amato. Almeno avere Dragoon con sé era una sorta di conforto per Kai. Ma si trattava di più che semplicemente restituire lo spirito sacro al suo legittimo proprietario. Era il pezzo mancante che rendeva Takao quello che era, il pezzo senza il quale doveva sicuramente sentirsi incompleto. Kai l’aveva fissato molte volte nelle ultime 48 ore, aveva trattato Dragoon con lo stesso rispetto che Takao gli aveva sempre riservato. Le sue dita callose avevano tracciato la sua forma più volte fino a risultargli familiare come il sio Dranzer, e anche se era in ottime condizioni, Kai si ritrovò comunque ad esaminarlo ossessivamente alla ricerca di qualsiasi cosa fuori dall’ordinario. Doveva essere assolutamente perfetto per quando l’avrebbe restituito a Takao.
 
Takao si era sentito così quando aveva tenuto Dranzer tra le mani? Per quel motivo era sempre stato così determinato a far capire a Kai l’importanza di avere un compagno così fedele per le sue battaglie?
 
Era solo uno dei tanti motivi per cui Kai non avrebbe permesso a Takao di commettere il suo stesso errore. Una volta aveva scartato Dranzer per avidità ed egoismo, ma Takao gli aveva dato l’allarme di cui aveva bisogno per tornare in sé. Non capiva ancora perché Takao avesse deciso di lasciare Dragon alle spalle, ma non importava. Avrebbe trovato Takao e, per una volta, avrebbero parlato adeguatamente. Takao avrebbe fornito le sue spiegazioni con i suoi tempi e Kai avrebbe ascoltato. Forse non era in grado di dare a Takao la stessa guida che lui gli aveva offerto, ma sicuramente avrebbe fatto del suo meglio.
 
Quel desiderio si fissò nella ricerca di Kai e la sua perseveranza fu ripagata quando finalmente raggiunse la destinazione. Sebbene non fosse il Kinomiya che Kai stava cercando, ma gli diede comunque sollievo sapere che i dati di Kyoju non erano errati. Lui e Hitoshi non erano mai stati in ottimi rapporti, ma se lui era nei paraggi, Takao non poteva essere troppo lontano. Senza sorprese, Hitoshi non sembrò affatto contento di vederlo, ma Kai ignorò la gelida accoglienza che ricevette mentre si avvicinava al maggiore dei Kinomiya e si fermò appena prima di occupare il suo spazio personale, incrociando le braccia sul petto e preparandosi alla lotta.
 
“Sono venuto a trovare Takao” disse freddamente, senza perdere tempo con i saluti, “dov’è?”
 
“Non è affare tuo, Kai Hiwatari” replicò Hitoshi, “Takao non ha più niente a che fare con te”
 
“L’ha detto lui?” chiese Kai, con l’angolo della bocca che si sollevava in un sorrisetto, “o rispondi per conto suo?”
 
“Sarà meglio che badi ai fatti tuoi” disse Hitoshi con tono di avvertimento, ma il sorriso compiaciuto di Kai si allargò.
 
“Se ha a che fare con Takao, sono fatti miei” disse, “possiamo risparmiare tempo prezioso se mi dici dove si trova, ma anche se non lo farai, non sarà un problema. Lo troverò anche se scegli di ostacolarmi”
 
Hitoshi alzò un sopracciglio. “E se dicessi che Takao non ha alcun desiderio di incontrarti?”
 
“Allora ti definirei bugiardo” disse Kai con tono piatto, “crederò a queste parole solo quando le sentirò direttamente dalla bocca di tuo fratello”
 
“Arrogante come sempre, eh?” disse Hitoshi, guardando Kai con un sorriso di vago divertimento, “certe cose non cambiano mai”
 
“Non è affare tuo, Hitoshi Kinomiya” disse Kai, ripetendo le parole di Hitoshi, “ora dimmi dov’è Takao”
 
“Cosa faresti se rifiutassi?” disse Hitoshi con voce ingannevolmente mite. Kai non rispose subito. Doveva capire la sua prossima mossa prima di aprire bocca.
 
Non gli era sfuggito che la postura di Hitoshi era ingannevole quanto il suo tono, e sebbene apparisse disinvolto e rilassato in superficie, Kai sapeva che sarebbe bastato un suo passo falso perché Hitoshi cambiasse del tutto e passasse all’attacco. Hitoshi era ben addestrato nel campo delle arti marziali, come Takao e probabilmente anche di più, dato che non aveva mai condiviso la mancanza di entusiasmo del fratello per il combattimento fisico e l’arte della spada. Non che queste cose preoccupassero Kai. Aveva badato a se stesso da che riusciva a ricordare, ma in quel momento una lotta con Hitoshi non era quello che voleva o che gli serviva.
 
Kai era disposto a riconoscere la forza di Hitoshi fino a un certo punto, ma Hitoshi non aveva mai posseduto nessuna delle qualità che Kai tendeva a cercare da un avversario degno. Rispetto a Takao, Hitoshi non valeva il suo tempo. Gli mancava il calore e la comprensione che Takao mostrava così spesso, cose che una volta Kai aveva considerato debolezze ma ora sapeva che contribuivano al potere esplosivo di Takao. A differenza di Takao, Hitoshi era molto più calcolatore e distaccato. Gli piaceva valutare le persone e spingerle al limite con una disciplina che a volte rasentava la durezza. Hitoshi era decisamente un praticamente dell’amore severo, ma i suoi metodi austeri non sembravano affatto adatti a Takao. Anche se erano fratelli, non avrebbero potuto essere più diversi.
 
“Te lo chiederò ancora una volta” disse infine Kai, sciogliendo le braccia e lasciandole cadere lungo i fianchi, osservando come Hitoshi si irrigidì automaticamente. “Dimmi dov’è”
 
“Dovrai sforzarti di più se vuoi conoscere la risposta” disse Hitoshi, assumendo una posizione difensiva. Kai fece un passo avanti e alzò i pugni. Anche adesso Hitoshi lo stava mettendo alla prova e Kai represse un’ondata di irritazione. Se avesse permesso a Hitoshi di fargli perdere la pazienza, avrebbe perso ancora prima di iniziare e l’unica cosa che Kai odiava più di tutte era ammettere la sconfitta.
 
Se Hitoshi ci teneva tanto ad assistere alla sua determinazione, Kai non aveva intenzione di trattenersi. La sua concentrazione fu tuttavia immediatamente distrutta quando risuonò una nuova voce e Kai avrebbe potuto giurare che il suo cuore perse un battito quando la riconobbe.
 
“Hitoshi? Hitoshi, cosa stai facendo?”, Takao non vide subito Kai, finché Hitoshi non si mosse abbastanza da permettergli di sbirciare sotto il suo braccio, poi il suo sorriso si spense e i suoi occhi si spalancarono, increduli. “Kai?”
 
Il tempo sembrò fermarsi per quel momento in cui si fissarono. Il viso di Takao era più aperto che mai in quell’istante e Kai poteva chiaramente leggere la speranza e il desiderio oltre la sua espressione sbalordita. Il suo nome era stato pronunciato in un sussurro, ma con uno stupore che rasentava la riverenza e che fece stringere il cuore di Kai.
 
Nessun altro diceva il suo nome come Takao. Poi la sensazione, veloce com’era apparsa, sparì di nuovo. Le riserve che Kai aveva avvertito quando Takao gli aveva annunciato la sua partenza erano tronato e a Kai non piaceva per niente.
 
“Sei di troppo” disse Kai senza mezzi termini, riportando la sua attenzione su Hitoshi, “vattene”
 
Hitoshi sembrò sorpreso dalla maleducazione di Kai, ma Takao apparve per stemperare il momento.
 
“Puoi concederci un momento, Hitoshi?” chiese, “qualunque cosa Kai abbia da dire, dev’essere importante”
 
Hitoshi non sembrava affatto disposto ad andarsene a giudicare dall’occhiataccia che lanciò a Kai.
 
“Per favore?” aggiunse Takao con calma, offrendo un piccolo sorriso. Si addolcì quando Hitoshi girò sui tacchi e si allontanò, e sembrò quasi sciogliersi quando il suo sguardo tornò su Kai. “Non dovevi essere così diretto. Quando ti comporti così, ferisci i sentimenti delle persone”
 
Kai non disse nulla, infilò una mano nella giacca e tirò fuori l’oggetto che aveva promesso di restituire, osservando Takao che guardava il suo palmo aperto e si mordeva il labbro quando vide cosa Kai aveva portato. La sua mano si alzò esitante e Kai vide le sue dita tremare mentre finalmente le posava su Dragoon. L’altra mano di Kai si mosse per posarsi su quella di Takao, chiudendola sulle sue nocche con una presa salda, tenendolo fermo.
 
“Battiti con me, Kinomiya” disse piano e di nuovo il suo cuore si strinse quando vide una scintilla negli occhi di Takao.
 
“Per questo sei venuto fin qui?” chiese Takao, la voce tremante quasi quanto le sue dita, “perché volevi batterti con me?”
 
“Sono venuto per riportarti indietro” gli disse Kai, “ma invece di costringerti, farò un patto. Se vinci potrai andare dove vuoi e fare quello che vuoi. Se vinci avrai dimostrato che sei capace di farcela da solo”
 
“E se vinci tu?” chiese Takao.
 
“Allora tornerai con me e diventeremo più forti insieme” disse Kai, allontanando lentamente le mani di Takao prima di lasciarle. “Non essere un perdente, Kinomiya. Mi rifiuto di accettare meno del meglio dal mio più grande rivale. Non so perché hai deciso di rinunciare al tuo titolo di campione, ma se c’è un muro che devi superare, non te lo lascerò affrontare da solo. Non ti permetterò di fare gli stessi stupidi errori che ho commesso io”
 
“Sei serio” disse Takao, incapace di distogliere lo sguardo da Dragoon, “stai davvero dicendo sul serio”
 
“Non sprecherei fiato altrimenti” disse Kai, “ora, portami in un posto dove possiamo combattere in privato, senza interferenze o interruzioni. Voglio un posto solo per noi due”
 
“Solo noi due” fece eco Takao, alzando lo sguardo e fissandolo in quello di Kai, “nessun altro...”
 
“Esatto” affermò Kai, “fai strada, Kinomiya”
 
Takao sembrò prendere una decisione, perché si girò e si avviò nella direzione opposta rispetto a quella in cui suo fratello si era allontanato, portando Kai a seguirlo. Ci vollero alcuni minuti prima di raggiungere il posto che Takao aveva in mente e Kai si guardò intorno con approvazione. Non era completamente isolato, ma una spiaggia relativamente deserta sembrava essere il miglior luogo possibile. In ogni caso non se ne lamentava.
 
Takao osservò Kai posare la borsa che aveva con sé e tirare fuori due lanciatori, passandone uno a Takao, che lo prese al volo. Poi si affrontarono. Kai non perse tempo a passare all’offensiva, ma Takao era insolitamente lento nella reazione. Kai però non era preoccupato. Sapeva meglio di chiunque altro che ogni volta che Takao si trovava sull’orlo della sconfitta, reagiva sempre con la massima potenza, e quel caso non faceva eccezione. Kai continuò a spingere: aspettava solo che Takao iniziasse a ricambiare i suoi colpi e, alla fine, la sua pazienza fu ricompensata. Dragoon improvvisamente buttò Dranzer fuori dal suo percorso con una forza che avrebbe sorpreso Kai se non se lo fosse aspettato, quindi Dragoon attaccò. Takao non si arrese, ma Kai era pronto e contrastò ogni colpo mentre le due trottole si scontravano ripetutamente.
 
L’espressione di Takao era feroce, quasi spaventosa, ma era una delle cose che rendeva valido uno scontro con lui, e quando notò che Kai lo scrutava, gli rivolse uno dei sorrisi più accecanti che Kai avesse mai visto. Tutto il suo viso era illuminato di gioia e felicità e Kai sapeva per certo quanto sarebbe stato sbagliato se quella stessa felicità fosse stata strappata via da Takao.
 
Doveva riportare Takao indietro. Doveva vincere a tutti i costi. Poi però accadde qualcosa che fece sciogliere il giorno e la notte e le stelle cadevano sopra di loro, sulla terra, in una pioggia di luce infinita. C’era la sabbia che scricchiolava sotto i piedi di Kai, mentre l’oceano era disteso davanti a lui, le sue scintillanti profondità blu si estendevano a perdita d’occhio.
 
“A quanto pare il tuo desiderio si è realizzato” disse Takao indicando l’ambiente circostante. Era lo stesso di poco prima. C’era lo stesso silenzio ed era confortante piuttosto che soffocante. Takao parlava ma la sua bocca non si muoveva. Kai poteva comunque sentire la sua voce nitidamente in testa e sapeva che se avesse risposto Takao avrebbe ricevuto ugualmente le sue parole. Kai non provò nemmeno a impedire a un sorriso di formarsi sulle sue labbra, fissando le onde che si infrangevano dolcemente davanti a lui. Quello era l’unico posto in cui la sua anima si fosse mai sentita veramente in pace, l’unico posto in cui avesse mai guadagnato e ricevuto una vera comprensione. Se solo avesse potuto rimanere lì con Takao per l’eternità, incontaminato da tutto il resto, solo lui e l’unica persona che Kai aveva a cuore sopra tutte le altre.
 
“Ma non possiamo restare” gli ricordò Takao, come se avesse sentito i pensieri di Kai, “dobbiamo andare prima o poi”
 
“Prima di farlo” disse Kai, “voglio che tu mi dica una cosa. Voglio sapere perché hai scelto di ritirarti dal beyblade”
 
“Non posso nascondermi da te, Kai” disse Takao dolcemente, “non qui. Non ora”
 
“Allora dimmi” lo esortò Kai, “aiutami a capire”
 
Takao si sedette lentamente e Kai lo seguì, avvicinandosi abbastanza da poter sentire il calore irradiarsi dal corpo di Takao ma lasciando una distanza sufficiente in modo da non toccarsi effettivamente.
 
“Probabilmente riderai di me” disse Takao dopo un momento, “probabilmente penserai che sono uno stupido, o che sono debole, ma va bene così. Se sei tu, non mi dispiace ammetterlo”
 
“Ammettere cosa?” chiese Kai.
 
“Che non so se riuscirò ad affrontare un altro torneo dopo l’ultimo che si è tenuto” disse Takao, “ci è voluto un po’ per capire che tu, Rei e Max ve ne siete andati solo perché avevate qualcosa da dimostrare, ma per me era diverso. Era come se tutto il mio mondo fosse andato in pezzi senza di voi. Ho continuato ad avere stupidi incubi, ma non era quella la parte peggiore. Per la prima volta in assoluto, ho davvero avuto paura dei miei migliori amici. Assurdo, eh?”
 
Si fermò per raccogliere una manciata di sabbia, osservando i minuscoli granelli che gli scivolavano tra le dita.
 
“Ero così spaventato” sussurrò, infilando le ginocchia sotto il mento e apparendo improvvisamente molto piccolo e vulnerabile, “ero terrorizzato che mi avresti odiato o dimenticato, o peggio che non mi avresti ritenuto degno. Ho deluso Rei nello scontro con lui e ho totalmente deluso me stesso. Non volevo accettare quello che stava accadendo intorno a me. Ero patetico. Ero infelice. Ho passato la maggior parte delle prime partite a comportarmi come un moccioso viziato. Ero un imbarazzo per me stesso e per tutta la squadra...o almeno per quello che ne era rimasto”
 
“Nessuno può vincere un torneo da solo” disse Kai ragionevolmente, “dovresti saperlo meglio di chiunque altro. Se non vuoi affrontare il beyblade da solo, cosa ti fa pensare che te la caveresti meglio senza quello a cui poterti aggrappare?”
 
“Perché Hitoshi aveva ragione” insistette Takao, “mi affido troppo a voi. Hai visto come sono andato in pezzi senza te e gli altri al mio fianco”
 
“Ho visto anche il modo in cui ti sei rialzato e sei andato avanti” ricordò Kai, “non c’era niente di patetico nella vittoria dei BBA Revolution contro la Neo Borg in finale. Mi hai regalato una delle battaglie più dure e gratificanti della mia vita. Buttare via tutto quel duro lavoro ora sarebbe sciocco”
 
“Quindi cosa stai cercando di dire?” chiese Takao con una punta di amarezza, “che va bene se tu te ne vai quando vuoi ma io non posso? Almeno Rei e Max hanno avuto la decenza di dirmi che se ne sarebbero andati. Tu sei semplicemente sparito, nessun biglietto, nessuna telefonata...niente. Anche quando ho saputo da Hitoshi quello che era successo, è stato così difficile andare avanti senza di te. Forse sono solo un bambinone che frigna, ma cosa c’è di sbagliato nel voler combattere al tuo fianco piuttosto che contro di te?”
 
“Sei stato tu a insegnarmi che dipendere da altri è tutt’altro che debole” disse Kai con fermezza, “non c’è niente di sbagliato nell’affidarsi ad altre persone”
 
“Come si può fare affidamento su una persona che nemmeno c’è?” disse Takao con durezza.
 
“Ti faccio la stessa domanda” disse Kai, “hai mai pensato a come io faccia affidamento su di te per certe cose? Hai mai pensato a come mi sono sentito dopo che te ne sei andato?”
 
“Smettila di essere egoista!” gridò Takao, ora tremante di rabbia a malapena repressa, “tu hai considerato i miei sentimenti quando mi hai abbandonato? Te ne vai sempre, indipendentemente da quello che dico o penso, e fa male!” la sua collera sembrò defluire e si accasciò su se stesso, appoggiando la fronte sulle mani e lasciando che la frangia gli nascondesse il viso, “ha fatto così male...”
 
“E pensi davvero che scappare risolverà i tuoi problemi?” disse Kai addolcendo un po’ la voce, “non ha mai funzionato per me. E poi il Kinomiya che conosco non si arrenderebbe mai così facilmente”
 
“L’ha detto anche Daichi” mormorò Takao, ridendo senza umorismo, “mi ha dato del codardo”
 
“Non sei un codardo” disse Kai severamente, “tutti a volte perdono la rotta”
 
“Quindi cosa dovrei fare?” chiese Takao.
 
“Ricorda come sei riuscito ad arrivare così lontano” disse Kai, “ricorda per cosa hai combattuto per tutto questo tempo”
 
“Per cosa ho combattuto?” ripeté Takao, “come posso...?”
 
“Sarò onesto nel dire che non ti coccolerò” intervenne Kai, “ma non ti deluderò”, si alzò e tese una mano a Takao, così come Takao aveva fatto per lui tante volte in passato. “Vieni con me, Kinomiya”
 
Takao esitò, poi allungò la mano e afferrò quella di Kai, emettendo un lieve suono di sorpresa quando Kai lo tirò in piedi e lo attirò tra le sue braccia. Tutto il suo corpo tremò quando Kai lo abbracciò con tutte le sue forze e non ci fu più bisogno di tirarsi indietro. Si aggrappò a Kai, immergendosi nella sicurezza e protezione che aveva desiderato per così tanto tempo, sentendo solo il suono dei propri singhiozzi e le onde dell’oceano che si scagliavano intorno a loro, strappando via qualunque barriera fosse rimasta tra loro. Poi tornarono, non più abbracciati ma in piedi l’uno di fronte all’altro, respirando affannosamente e asperando che la polvere sparisse.
 
Entrambi i bey stavano ancora girando, ma guardandoli da vicino stavano gradualmente iniziando a perdere velocità fino a quando si fermarono nello stesso momento.
 
“Non ci credo” disse Takao ridendo, “abbiamo finito in pareggio”
 
“Non abbiamo finito niente” dichiarò Kai, chinandosi per recuperare Dranzer, “abbiamo appena iniziato”
 
“Hai ragione” concordò Takao, sollevando Dragoon con un sorriso, “abbiamo entrambi ancora molta strada da fare, eh?”
 
“Non da soli, però” disse Kai solennemente.
 
“Sì” rispose Takao affettuosamente, “credo che tu abbia ragione”.
 

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Capitolo 4
*** Capitolo Quattro ***


Hitoshi stava aspettando Takao quando lo vide tornare nella stanza in cui alloggiavano e anche se Takao era nervoso, sapeva di aver preso la decisione giusta. Non era sicuro di come Hitoshi avrebbe reagito, ma qualunque cosa fosse successa, Takao era determinato a non avere rimpianti.
 
“Hitoshi” disse piano, chiudendosi la porta alle spalle e avvicinandosi dove il fratello era seduto, “Hitoshi, io-”
 
“Non devi dire altro” disse Hitoshi, fissando Takao con sguardo penetrante, “sapevo cosa sarebbe successo nell’istante in cui ho visto Kai. Tornerai con lui, vero?”
 
Takao si morse il labbro e si inchinò rispettosamente. “Hitoshi, mi dispiace” disse, “so che non dovrei cambiare idea in questo modo, ma...”
 
“Kai è più importante per te” lo interruppe Hitoshi.
 
“Ci ho provato” iniziò Takao, tenendo la testa bassa, “volevo essere come te, ma non ci sono riuscito. Sei più forte di me, abbastanza da sopravvivere da solo. Io però sono diverso. Devo stare con le persone che per me sono importanti. Per questo non posso voltare loro le spalle. Per questo torno a casa”
 
Hitoshi sospirò. “Raddrizzati, Takao” disse, alzandosi e posando le mani sulle spalle, accigliandosi quando lo sentì sussultare.
 
“Mi dispiace davvero” disse Takao sorridendo, “ma penso che sia meglio per me fare le cose a modo mio questa volta. Tu e papà avete l’archeologia, il nonno ha il suo dojo”
 
“E tu cos’hai?”
 
“Ho un motivo per andare avanti” disse Takao, il suo sorriso divenne molto più genuino, “beh, quello e una sorta di idea che potrebbe anche non funzionare, ma almeno ora le cose stanno iniziando a essere giuste”
 
“Per via della tua persona importante” dichiarò Hitoshi.
 
“Persone, Hitoshi” lo corresse Takao ridendo, “è plurale, non singolare”
 
“Solo una di loro è venuto fin qui per trovarti, però” notò Hitoshi, “solo una di loro è riuscita a farti cambiare idea”
 
“Ma non lo odierai, vero?” disse Takao, la sua risata svanì quando un accenno di urgenza si insinuò nella sua voce, “non avercela con Kai per avermi portato via”
 
Hitoshi tolse le mani dalle spalle di Takao e si avvicinò alla finestra, guardando fuori pensieroso.
 
“Se hai già fatto la tua scelta, non c’è niente che posso fare per fermarti” disse.
 
“Anche se non sei d’accordo?” chiese Takao. Hitoshi non rispose.
 
“Kai non è una persona cattiva, sai” continuò Takao, seguendo lo sguardo di Hitoshi e osservando una coppia di gabbiani che volavano in lontananza, “anche quando mi rende triste, per me non è mai sbagliato stare con lui”
 
“Ti fidi di lui” disse Hitoshi con calma, “anche se ti ha tradito in passato e probabilmente lo rifarebbe, se gli convenisse. Tu continui a dargli così tanto”
 
“Certo” disse Takao semplicemente, “è Kai”
 
Hitoshi si voltò a guardare Takao, con espressione seria. Takao lo fissò con determinazione e Hitoshi finalmente ritenne opportuno sorridergli. “Torna a casa, nanerottolo” disse affettuosamente, “inoltre sono sicuro che manchi al nonno”
 
“Anche tu gli manchi” disse Takao, “so che sarebbe felice se venissi con me. Dopotutto nessuno ti costringe a stare lontano. Se torni a casa, potremmo essere una vera famiglia”
 
“Come te, ho delle cose da fare” gli ricordò Hitoshi, sporgendosi e dandogli un colpetto giocoso sul naso, ripetendo le sue stesse parole. “Non avercela con me e non odiarmi per questo, ok?”
 
“Solo se prometti di non impegare altri 9 anni per farti vivo” disse Takao, scherzando solo in parte, “non vorrei di nuovo dimenticare la tua faccia. Sarebbe imbarazzante. E comunque” aggiunse, tirando su col naso, “mi mancheresti davvero”
 
“Non iniziare a piangere adesso” disse Hitoshi, toccandogli la fronte con l’indice, “sei troppo cresciuto per queste cose”
 
“Ma sto salutando il mio unico fratello!” protestò Takao, strofinandosi gli occhi furiosamente, “come posso non essere agitato? Sarà meglio che torni presto, altrimenti ti scaglierò contro il nonno e te ne pentirai. Vorrai non essertene mai andato quando ti sottoporrà al suo speciale addestramento infernale”
 
“Tornerò” disse Hitoshi, “e ti prometto che non farò passare così tanto tempo”
 
“Sarà meglio per te” disse Takao, togliendosi il cappello e mettendolo nelle mani di Hitoshi, “e per onorare la promessa, devi accettare questo”
 
“Sono io che te l’ho dato” disse Hitoshi, respingendolo, “non lo sai che è scortese rifiutare un regalo?”
 
“È solo un prestito” lo corresse Takao, “quindi dovrai tornare, se non altro per restituirmi il cappello. Non perderlo, altrimenti mi arrabbierò sul serio”
 
“Allora è una promessa” disse Hitoshi, arruffandogli i capelli, “ti riporterò il cappello e in cambio potrai mostrarmi quanto sei diventato forte in mia assenza”
 
“Affare fatto” disse Takao, tendendo la mano e sorridendo quando Hitoshi gliela strinse, “non osare dimenticarlo”
 
Poche ore dopo, non riusciva a smettere di toccarsi la testa a disagio dopo che lui e Kai erano saliti a bordo del volo verso casa.
 
“Smettila di agitarti” lo ammonì Kai, “mi stai innervosendo”
 
“Non posso farci niente” disse Takao imbarazzato, incrociando le mani in grembo e sforzandosi di rimanere fermo, “mi sento nudo senza il mio cappello”
 
Kai gli lanciò uno sguardo strano ma non rispose, si sistemò e chiuse gli occhi.
 
“Comunque” disse Takao, allungando le braccia e muovendosi per mettersi più comodo, “anche se il mio viaggio è stato interrotto, ho visto alcune cose davvero incredibili. Monasteri, templi, musei, siti di scavo e-”
 
“Kinomiya, non dormo da quasi due giorni” lo interruppe Kai, “fammi un favore e chiudi la bocca”
 
Takao tacque immediatamente, ma invece di sentirsi insultato od offeso, sorrise. Kai sembrava davvero stanco a vederlo bene e il sorriso di Takao si allargò mentre si alzava e raggiungeva il vano superiore, tirando fuori una coperta e sistemandogliela sulle spalle.
 
Kai aprì di nuovo gli occhi e lo guardò torvo, ma Kai sorrise e imitò il movimento di una cerniera sulle labbra, poi si sistemò al suo posto. I minuti trascorsero e Kai fu impressionato dal fatto che Takao fosse riuscito a rimanere in silenzio per così tanto tempo, ma inevitabilmente parlò di nuovo.
 
“Ehi, Kai”
 
Kai si accigliò, irritato, ma rispose. “Che c’è, Kinomiya?”
 
“Ho riflettuto su una cosa” iniziò Takao, lanciandogli uno sguardo, Kai non aveva ancora aperto gli occhi. “Ti dispiace se te la dico? Ti prometto che poi starò zitto”
 
“Va bene” sospirò Kai, “parla”
 
“Beh, come sai volevo ritirarmi dal beyblade” disse Takao, allungandosi per toccarsi il cappello e facendo una smorfia nel ricordarsi che non c’era più, “non volevo davvero rinunciare completamente. Ho avuto quest’idea di cui non sono sicuro, ma comunque potrei volerla provare”
 
Tacque per un momento e Kai lo spinse per continuare. “Di cosa si tratta?”
 
“Probabilmente riderai quando te lo dirò” ammise Takao, grattandosi la nuca, “ma penso che forse insegnarlo ai bambini non sarebbe una cattiva idea”
 
Aspettò che Kai ridesse per quello che aveva appena detto, ma il ragazzo non disse nulla, aprì un occhio e aspettò pazientemente che finisse.
 
“So che Hiromi dice sempre che sono troppo competitivo per insegnare, ma più ci penso, più ho voglia di farlo” disse Takao, “amo il beyblade e voglio insegnare anche agli altri come amarlo. Alcune persone lo prendono ancora troppo sul serio e non si rendono conto che imparare e potersi divertire è ancora più importante della vittoria, come quei ragazzi dell’abbazia di Volkov”
 
Guardò Kai con apprensione, come aspettandosi che fosse arrabbiato per aver riportato a galla il suo doloroso passato, ma Kai aspettò che proseguisse.
 
“E non è solo questo” aggiunse, “si tratta di fare qualcosa per gli altri, sai? Quando ho combattuto contro Brooklyn, mi sono sentito così male per lui. Il suo cuore era così freddo e tutto in lui era triste. Nessuno gli aveva mai insegnato a godersi gli scontri o lo spirito del gioco. Se potessi fare qualcosa per cambiare persone come lui...se potessi aiutarle e sapere che sono riuscito a dare qualcosa di veramente utile...allora penso che sarebbe fantastico quanto vincere un torneo, forse anche di più. Sembra strano?”
 
“Non per me” disse Kai con tono mite, “le persone sono sempre state attratte da te, Kinomiya. Se credi di poter fare la differenza, allora fallo”
 
“Sai una cosa? Forse lo farò” Takao sorrise, con aria compiaciuta e timida, “grazie per avermi ascoltato, Kai, e per non esserti arreso con me, anche quando io ho quasi rinunciato a me stesso”
 
“Ora siamo pari” disse Kai, “abbiamo annullato i reciproci debiti, fine della storia. Non c’è più bisogno di scuse o ringraziamenti”
 
“Tipico di te” disse Kai, alzando gli occhi al cielo, “sei sempre così pratico. Ma basta parlare di me. Tu cosa vuoi fare nella vita? Sei intelligente, quindi probabilmente vorrai studiare. Ora che ci penso, hai l’età per andare in università, no? Hai già fatto domanda? Scommetto che sceglierai qualcosa come l’università di Tokyo. Ci entrerest. Supereresti gli esami di ammissione senza sudare. Ho totale fiducia in te”
 
“Allora è mal riposta” disse Kai ironicamente, “non farò domanda per nessuna università”
 
“Non devi farlo subito” disse Takao, scrollando le spalle, “molte persone si prendono un anno prima di passare dalla scuola all’università”
 
“Non posso fare nemmeno quello” disse Kai, e Takao lo guardò con curiosità, “forse sono grande abbastanza per essere accettato, ma non ho le qualifiche adatte”
 
“Che intendi?” chiese Takao, inclinando il capo, “pensavo frequentassi una lussuosa scuola privata?”
 
“Solo quando ne avevo voglia” disse Kai, accigliandosi, “non ero esattamente uno studente modello, Kinomiya. Ho saltato così tante lezioni che nessun liceo del paese mi avrebbe permesso di diplomarmi con i miei voti bassi”
 
Takao rimase in silenzio per tre interi secondi prima di scoppiare in una forte risata, schiaffeggiandosi la coscia e rimanendo senza fiato. “Ma...ma...” annaspò, ignaro dell’espressione assassina di Kai, “è divertentissimo! Sei un tale ribelle. È proprio da te”
 
“Queto cosa dovrebbe significare?” disse Kai cupamente.
 
“Intendo solo dire che fai legge da solo” disse Takao, asciugandosi le lacrime agli occhi e sospirando profondamente prima di tornare di nuovo serio, “fai sempre quello che vuoi, vero? Onestamente è invidiabile”
 
“Non sono sempre stato così” disse Kai, distogliendo lo sguardo da Takao con cipiglio, “anche se la mia franchezza ferisce i sentimenti delle persone, come dici tu, è comunque meglio che essere controllati e manipolati da qualcuno che vede il tuo valore solo come uno strumento”
 
Takao avvertì una fitta di compassione. Kai parlava molto raramente della sua vita prima che entrasse a far parte dei BBA e anche se Takao avrebbe fatto tutto ciò che era in suo potere per renderlo felice, sapeva meglio di chiunque altro che Kai spesso scambiava la preoccupazione per pietà. Il suo orgoglio non gli permetteva di mostrare alcuna debolezza, quindi il sentirlo menzionare qualcosa del suo passato, anche se solo di sfuggita, faceva sentire Takao onorato.
 
“Beh, non devi più preoccupartene” disse, incrociando le braccia dietro la testa, “non importa nemmeno se non hai una famiglia. Hai ancora me. Anche il resto della banda c’è, per te. Ci sono Rei, Max e Kyoju...anche Daichi e Hiromi. Il nonno è un po’ strano, ma anche lui tiene a te. Così come il signor Daitenji. Tutti ci teniamo. Perché sei speciale, anche se sei un brontolone”
 
Kai guardò Takao, con i lineamenti genuinamente sorpresi. Takao non sapeva se ridere o dargli uno schiaffetto, ma in ogni caso non incolpava Kai per qualcosa. Kai era sempre stato un solitario e anche se aveva fatto molta strada, ancora non mi mischiava volentieri con le altre persone. Era tanto sciocco quanto triste che Takao avesse dovuto spiegargli apertamente quanto in realtà fosse importante e apprezzato, ma era una delle tante cose che rendevano Kai così accattivante e unico.
 
In ogni caso, Takao era riuscito a far passare il messaggio e Kai gli rivolse un sorriso piccolo e incerto che fece scoppiare il cuore di Takao di pura felicità mentre ricambiava il sorriso con uno buffo, anche lui si stava prendendo a calci mentalmente per aver quasi gettato via qualcosa di così straordinario.
 
“Prima hai detto che sono abbastanza grane per andare all’università” iniziò Kai, parlando lentamente, come se stesse scegliendo con cura le parole, “ma non è l’unica cosa per cui sono abbastanza grande. Quando ho compiuto 18 anni, ho ereditato automaticamente tutta la proprietà di mio nonno. In poche parole, non dovrò preoccuparmi delle finanze per il resto della mia vita”
 
“È fantastico!” disse Takao entusiasta, “davvero, è bello che tu possa badare a te stesso senza doverti stressare per i soldi e altro”, poi si fermò, “ehi, aspetta un secondo. Perché affitti quel piccolo appartamento angusto se in realtà hai il denaro? Potresti comprarti una casa molto più grande, no?”
 
“È a questo che volevo arrivare” disse Kai, “non ho ereditato solo il denaro. Ma anche la villa di mio nonno”
 
“Una villa?” strillò Takao, guadagnandosi un’occhiataccia dalla coppia di fronte, “vuoi dire una di quelle case con 8 milioni di camere?”
 
“In realtà ne ha solo 15” disse Kai con tono sprezzante, ma Takao continuò a fissarlo a bocca aperta.
 
“Solo 15?” ripeté, “cavoli, lo dici come se non fossero sufficienti”
 
“È quello che sto cercando di chiarire” spiegò Kai, “è troppo per una sola persona”
 
“Non stai scherzando” disse Takao, ancora più che meravigliato, “ora capisco perché sei rimasto in quell’appartamento. Quindi cosa intendi fare con la villa, venderla?”
 
“Non esattamente” disse Kai, “non mi dispiacerebbe tenerla, se solo avessi un po’ di compagnia”
 
Ci volle un po’ prima che Takao si rendesse a che punto stava arrivando Kai, ma quando lo fece, disse: “Aspetta un attimo. Mi stai chiedendo di trasferirmi con te?”
 
“Lascia perdere” mormorò Kai, voltandosi, “è un’idea stupida”
 
“No, no, aspetta!” fece Takao, afferrandogli il gomito, “non intendevo questo, solo che...beh, io...è...wow, sai?”
 
“Sì, è shockante” disse Kai seccamente. “Ho capito. Comunque non mi aspettavo che fossi d’accordo”
 
“Ehi, non prendere le decisioni per me” lo avvertì Takao, colpendolo giocosamente sulla spalla, “non ti ho ancora risposto”
 
“No, ma hai fatto l’ammirevole imitazione di un pesce fuori dall’acqua” rispose Kai esasperato, “lascia stare. Non avrei mai dovuto parlarne”
 
Takao scosse il capo, sorridendo dolcemente al modo in cui Kai cercava di nascondere l’imbarazzo per quello che aveva considerato un vero e proprio rifiuto.
 
“Mi dai almeno un po’ di tempo per pensarci?”
 
“Vuoi dire che lo considererai davvero?” disse Kai, non aspettandosi quella risposta.
 
“Sì” disse Takao onestamente, “non so cosa decidere in questo momento, ma voglio rifletterci bene prima di risponderti”
 
“Allora mi basta” disse piano Kai, evitando il suo sguardo. “Anche se non vorrai andare fino in fondo...è sufficiente che tu ci abbia pensato. Non mi serve nient’altro”
 
Una volta arrivato a casa, Takao non poté fare a meno di pensarci ancora e ancora. Non riusciva ad assorbire del tutto il fatto che Kai stesse cercando un contatto con lui subito dopo aver fatto lo sforzo di riportarlo indietro. Ecco perché si era ritrovato seduto fuori, sul portico, dopo aver lasciato le valigie in camera sua, a fissare il cielo notturno come se si aspettasse di trovare la risposta che stava cercando tra le tante stelle che brillavano sopra la sua testa.
 
Per la seconda volta da quando se n’era andato, era combattuto tra ciò che voleva e ciò che sentiva di dover fare, e ciò servì solo a ricordargli che stava davvero crescendo. Qualche anno prima, le sue decisioni più impegnative sarebbero state su quale maglietta indossare per la scuola o quale gusto di gelato scegliere per il dessert, ma ora le cose erano completamente diverse. Le decisioni che avrebbe preso adesso sarebbero state quelle che avrebbero cambiato la sua vita, non cose banali e frivole.
 
“Ugh, inizia a farmi male la testa” gemette, sdraiandosi e allungandosi con un sospiro, “non avrei mai immaginato che l’età adulta sarebbe stata così dura. Se l’avessi saputo, sarei rimasto un bambino per sempre”
 
Stiracchiò le gambe e frugò in tasca, tirando fuori il suo oggetto più prezioso.
 
“Tu cosa pensi che dovrei fare, Dragoon?” disse, inclinandolo nella mano e osservando la luce della luna che si rifletteva sulla sua superficie liscia. “Voglio davvero andare con Kai, ma non voglio lasciare il nonno da solo. In momenti come questi vorrei poter essere in due posti contemporaneamente”
 
Sospirò di nuovo, poi quasi sobbalzò quando la porta dietro di lui si aprì e ne uscì il nonno.
 
“Cosa stai borbottando?” disse l’anziano, posando le mani sui fianchi e fissando Takao con curiosità, “parlare da soli è il primo segno di pazzia, sai”
 
“Non stavo parlando da solo, ero impegnato a cercare di prendere una decisione” sbuffò Takao, muovendo di nuovo le gambe.
 
“Qualcosa ti turba, ragazzo?” lo interrogò il nonno, “come si dice, la condivisione è premura. Forse posso aiutarti?”
 
“Non lo so” disse Takao dubbioso, “è un grosso dilemma”
 
“Allora uniremo i nostri cervelli e risolveremo il problema da uomini” disse l’anziano, mettendosi in posa, “questo significa affogare i nostri problemi nell’alcool!”
 
“Nonno, sono minorenne” disse Takao freddamente, “non posso bere alcolici!”
 
“Su, su, non avrai mai una vita importante se ti preoccupi di tutti i piccoli dettagli” lo rimproverò il nonno, “smettila di soffermarti sul passato e vai verso il futuro. Ti sentirai meglio dopo una bella tazza di sake, garantito!”
 
“Sei senza speranza” si lamentò Takao, rotolandosi su un fianco e piazzando un braccio sotto la testa, “devo essere impazzito ad aspettarmi un vero consiglio da te”
 
L’anziano Kinomita si toccò i baffi con aria furba, poi disse: “Si tratta di Kai, vero?”
 
Takao quasi cadde per lo shock. “C-come lo sapevi?” balbettò.
 
“Quel tipo ti ha fatto agitare per gli ultimi tre anni” disse il nonno, strizzandogli l’occhio, “ho pensato che fosse collegato al tuo problema in qualche modo”
 
“Tre anni, eh?” mormorò Takao, “non sembra passato tanto tempo da quando l’ho incontrato la prima volta”, si girò di nuovo sulla schiena, sospirando malinconicamente. “Kai...”
 
“Basta” disse il nonno severamente, facendolo alzare in piedi. “Non risolverai nulla disteso come una fanciulla innamorata. Se intendi prendere una decisione, lo farai nello stile Kinomiya. Devi essere schietto e orgoglioso, non sdolcinato e deprimente!”
 
“Nonno, è una cosa seria!” protestò Takao, “smettila di scherzare!”
 
“Non sto scherzando, ragazzo” disse il vecchio solennemente, “se sei preoccupato per qualcosa, non lasciare che il sottoscritto ti trattenga. Se c’è qualcosa che desideri con tutto il cuore, vai a prendilo. Non otterrai mai niente se continui a cercare di essere all’altezza delle aspettative degli altri. Solo tu sai cosa puoi o non puoi fare. Solo tu sai cosa vuoi o non vuoi. Ho ragione?”
 
“Nonno” disse Takao stupito, lottando per evitare di cadere a faccia in giù quando il nonno gli diede una pacca incoraggiante sulla schiena.
 
“Così si fa! Testa alta, ragazzo, e ricorda che sarò sempre orgoglioso di te, qualunque cosa tu faccia” l’anziano gli arruffò i capelli, tirandogli poi l’orecchio. “Ma non pensare che salterai gli allenamenti. Forse mi hai battuto una volta, ma hai ancora molto da imparare”
 
Takao lo osservò allontanarsi, fermandosi per un paio di secondi prima di entrare in casa, prendendo il telefono e componendo un numero che aveva memorizzato da tempo.
 
“Kai? Sì, sono io. Ascolta, penso che accetterò l’offerta...”
 

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Capitolo 5
*** Capitolo Cinque ***


Al mattino presto Takao uscì dal dojo, venendo fermato di colpo da una piccola figura che compì un audace salto dal tetto e atterrò proprio di fronte a lui.
 
“E tu dove pensi di andare?”
 
Daichi allungò le braccia, impedendo il passaggio di Takao.
 
“Oh, sei tornato” disse Takao disinteressato, spingendolo da parte, “non combinare caos mentre sono fuori, capito?”
 
“Non te ne andrai di nuovo!” disse Daichi, gettandosi su Takao, “non te lo permetterò!”
 
“Ehi, smettila!” lo avvertì Takao, facendo una smorfia quando annusò la testa di Daichi, “ti sei rotolato dentro qualcosa? Hai un odore terribile”
 
“Certo!” esclamò Daichi, “non ho fatto il bagno da quando te ne sei andato”
 
Takao quasi ebbe un conato di disgusto e finalmente riuscì a staccare Daichi, tirando fuori la spada da kendo che aveva attaccato alla schiena e tendendola minacciosamente davanti a lui.
 
“Non toccarmi più. Vai a diffondere i tuoi sporchi germi a qualcun altro”
 
“Ah ah, molto divertente” disse Daichi con sarcasmo, calciando via la spada e fissando Takao. “Sarà meglio per te che non sgattaioli via di nuovo, altrimenti ti seguirò!”
 
“Non sto sgattaiolando” disse Takao irritato, “e poi il nonno sa già dove sto andando”
 
“Allora dove stai andando?” chiese Daichi, “ti seguirò comunque, anche se andrai in un altro paese!”
 
“Dannazione, sto solo controllando alcune cose con Kai” gli disse Takao, spostando Daichi con la spada quando iniziò ad avvicinarsi troppo, “non sto scomparendo per sempre. Sarò comunque vicino”
 
Daichi sbatté le palpebre. “Stai andando con Kai?” poi un sorrisetto sornione si allargò sul suo viso, portando Takao a stringere gli occhi con sospetto.
 
“Cos’è quell’occhiata?” disse, sentendosi ancora più infastidito quando l’espressione di Daichi divenne compiaciuta.
 
“Oh, niente” disse Daichi disinvolto, “se non riesci a capirlo, è un problema tuo. Comunque mi rimangio quello che ho detto, puoi andartene se vuoi. Ho già deciso che vivrò con il nonno”
 
“Non è tuo nonno, quindi non chiamarlo così!” disse Takao, dimenticandosi di ogni tipo di contaminazione e colpendo Daichi vigorosamente.
 
“Ma lui ha detto che posso!” piagnucolò Daichi, “ha detto anche che posso restare!”
 
Takao provò un momentaneo senso di colpa mentre Daichi continuava a divinzolarsi. Era stato così preso dai propri affari che Daichi era stata l’ultima cosa nei suoi pensieri negli ultimi giorni. Inizialmente Takao si era sentito male quando Daichi era scappato, ma ora si sentiva ancora peggio ricordando che Daichi non aveva nessun posto dove andare. Per quanto ne sapeva, nemmeno Daichi aveva una famiglia. Parlava sempre di suo padre, ma non aveva mai accennato a una madre o a dei fratelli.
 
Il nonno di Takao lo aveva incoraggiato a seguire il suoo cuore, ma se questo l’avesse allontanato, indubbiamente lo schietto ed eccentrico vecchietto sarebbe rimasto solo. Più Takao ci pensava, meno trovava fastidiosa l’idea che Daichi prendesse il suo posto. Lui e il nonno erano sempre andati d’accordo, anche se Daichi non faceva che infastidire Takao. Forse quell’accordo non sarebbe stato poi così male, dopotutto.
 
Takao liberò Daichi dalla presa in cui l’aveva costretto, posando le mani sulle sue spalle e fissandolo con determinazione.
 
“Ehi, perché sei diventato così serio all’improvviso?” disse Daichi, muovendosi a disagio, “penso che mi piaci di più quando fai l’idiota immaturo”
 
“Ascolta, piccola scimmia di montagna” gli disse Takao con severità, “se davvero hai deciso di restare, allora presta molta attenzione a quello che ti dico”
 
Daichi strabuzzò gli occhi, confuso. “Prestare attenzione a cosa?”
 
“Ai miei ordini” disse Takao, “prima di tutto, se questo posto sarà la tua nuova casa, allora inizierai ad averne rispetto. Questo significa dare una mano ogni volta che ti verrà chiesto. Capito?”
 
“Ho già dato una mano” sbuffò Daichi, “e non che mi importi, ma cos’altro ci sarebbe?”
 
“Il secondo punto è il più importante” rispose Takao, “significa prenderti cura del nonno al mio posto. Posso affidarti un simile compito, moccioso?”
 
Daichi lo fissò sconvolto per un momento, poi si sollevò con un secco saluto militare. “Puoi contare su di me!” disse con orgoglio, “mi occuperò del nonno e del dojo e farò molto meglio di te!”
 
“Lascio tutto a te, allora” disse Takao, dandogli una pacca sulla schiena prima di allontanare velocemente la mano e pulirla sulla gamba di pantaloni con una smorfia, “lavati prima di fare qualsiasi cosa, altrimenti inizierai ad attirare le mosche”
 
“Sì, capitano!” disse Daichi, togliendosi la maglietta e armeggiando con la fibbia della cintura.
 
“Non qui, idiota!” sibilò Takao, spingendo Daichi in casa, “non vogliamo far accecare i vicini!”
 
Daichi tirò fuori la lingua ma obbedì, mentre Takao scuoteva mestamente il capo, girandosi e andandosene. Una rapida occhiata all’orologio gli disse che era ancora in anticipo per l’incontro con Kai, ma pensò che presentarsi subito non sarebbe stato un male. Aveva già scritto le indicazioni che Kai gli aveva dato e il codice di sicurezza per l’ingresso della proprietà. Non che avesse intenzione di entrare senza Kai. Voleva solo dare un’occhiata in giro.
 
Quindici minuti dopo esaudì il suo desiderio presentandosi al cancello, fissando con aperto stupore l’enorme edificio che aveva davanti. Anche se aveva fatto la sua scelta, non riusciva ancora a immaginarsi di vivere in un posto del genere, né immaginava Kai fare lo stesso. Non sapeva se Kai avesse intenzione di assumere qualcuno, l’idea che loro due da soli occupassero di una villa gli pareva un po’ scoraggiante. Non sembrava abbandonata, ma chiaramente nessuno ci viveva da molto tempo.
 
Takao deglutì e si sforzò di non penare al tipo di cose che potevano esserci lì dentro. La famiglia di Kai era molto più che ricca, ma i tesori nascosti erano l’ultima delle preoccupazioni di Takao al momento. Inoltre Soichiro Hiwatari non era mai stato ciò che la maggior parte delle persone avrebbe considerato normale. Affarmato di potere e leggermente folle, Takao non si sarebbe sorpreso se avesse nascosto una collezione di animali in salamoia nel seminterrato. Dopotutto li aveva visti nell’abbazia di Volkov, proprio come aveva visto gli spiriti delle povere creature che venivano aspirati. Ma forse c’erano cose peggiori in agguati. Forse il nonno di Kai non aveva collezionato animali, ma persone?
 
Takao rabbrividì, sentendosi male mentre immaginava di trovare un mucchio di cadaveri disseminati in corridoio. Si ritrovò a chiedersi se la casa potesse essere infestata dai fantasmi. Certamente ne aveva l’aspetto, ma si scosse con fermezza e cercò di scacciare quei pensieri.
 
“Okay, riprenditi” si disse, ignorando il tremore nella sua voce, “non c’è assolutamente niente lì dentro che possa farti male perché i fantasmi non esistono”
 
Si sollevò momentaneamente finché non si sfiorò la tasca con una mano, sentendo il peso del suo bey nascosto. Poi si sentì gelare. Se esistevano spiriti come Seiryu, allora anche le anime di esseri umani defunti erano reali e tangibili?
 
“Non essere stupido” mormorò, cercando disperatamente di credere alle sue stesse parole. “Solo perché questo posto sembra infestato dai fantasmi, non significa che lo sia davvero”
 
Tutto quello che doveva fare era dare un’occhiata più da vicino, poi sarebbe stato in grado di accertarsi che non c’era niente fuori dall’ordinario. Annuendo con decisione, si voltò verso la serratura e alzò la mano per osservare il codice che aveva scritto sul palmo e sussurrò inorridito quando vide che non c’era più. Per poco non si diede un calcio quando si ricordò di essersi lavato le mani prima di uscire dal dojo, dimenticandosi del tutto dell’inchiostro sulla pelle, e strizzò disperatamente gli occhi per leggere.
 
“Uhm...forse è un tre” disse sottovoce, stringendo ancora gli occhi, “o forse è un otto? E poi c’è un cinque? O un nove? Argh!”
 
Saltò da un piede all'altro e poi si illuminò quando qualcosa gli venne in mente. La villa era vecchia, così vecchia che probabilmente la sicurezza non funzionava più correttamente. Kai aveva detto che nessuno viveva lì da anni e che era passato un po' di tempo dall'ultima volta che qualcuno aveva fatto la manutenzione. Magari poteva riuscire ad entrare, senza doversi preoccupare di nessuna precauzione?
 
Deciso, Takao scalò facilmente il cancello e barcollò precariamente in cima per un secondo o due prima di abbassarsi con cautela. Nell'istante in cui i suoi piedi toccarono terra, però, un allarme iniziò a suonare forte, facendolo agitare le braccia in preda al panico.
 
“Agh! Cosa faccio?” strillò, non gli piaceva l'idea di doversi spiegare alle autorità se fosse stato catturato. Prima che potesse riflettere ulteriormente sulla sua situazione, però, l'allarme si spense, i cancelli si aprirono e una mano cadde pesantemente sulla spalla di Takao. Takao reagì istintivamente, alzando la spada e fracassandola sulla testa del nuovo arrivato. Una violenta imprecazione fu la sua risposta, ma prima che Takao potesse abbassare di nuovo la spada, scoprì che era stata strappata via dalla sua presa, le sue braccia forzate verso l'alto brutalmente mentre l'intruso gli teneva i polsi fermi.
 
Takao stava per urlare quando-
 
“Dannazione, Kinomiya, perché diavolo mi stai attaccando?”
 
Takao aprì gli occhi con cautela e quasi svenne per il sollievo quando vide che era stato Kai a trattenerlo, non un ladro a caso.
 
“C'è un motivo per cui porti una spada in giro in pubblico?” chiese Kai, liberando Takao quando si rese conto che non avrebbe provato nient'altro.
 
“Ma... ma... è per intrusi e... e... fantasmi o animali in salamoia... e...” Takao si interruppe impotente all'espressione di Kai, sentendosi estremamente sciocco per quello che aveva appena fatto. Poi notò il minuscolo rivolo di sangue che scorreva lungo la fronte di Kai e si portò una mano alla bocca scioccato. “Oh mio Dio, stai sanguinando! Avrei potuto ucciderti!”
 
“Con un bastone di legno?” disse Kai con scetticismo, alzando una mano e premendo cautamente l'indice e il medio contro la ferita. Takao si frugò frettolosamente nelle tasche in cerca di qualcosa con cui asciugare il sangue e ringhiando quando non trovò nulla. Si chinò e afferrò l'orlo della sua maglietta, strappando una striscia sottile e porgendola a Kai, la testa china per scusarsi. “Ehm... ecco qua.”
Kai accettò il pezzo di stoffa e si asciugò la fronte mentre Takao si agitava con aria colpevole.
 
“Scusa per averti colpito in quel modo,” disse Takao, dopo un momento di silenzio. “Davvero non volevo. È stato un incidente.”
 
“Lo immaginavo,” disse seccamente Kai. “Ora, hai intenzione di giocare ancora o sei pronto a dare un'occhiata dentro?”
 
Si fece strada attraverso il sentiero di ghiaia e Takao lo seguì, restando un po' indietro mentre Kai prendeva una grossa chiave di ottone e la infilava nella serratura della pesante porta d'ingresso. Takao si alzò in punta di piedi e sbirciò oltre la spalla di Kai mentre si apriva, arricciando il naso per il vago odore di muffa che proveniva dall'interno.
 
Kai lo fece entrare nel corridoio e Takao cercò di non rabbrividire mentre la porta si chiudeva dietro di loro con un clic sinistro, rimanendo così vicino a Kai, praticamente camminando spalla contro spalla.
 
“Qualcosa non va?” chiese Kai, prendendo atto del nervosismo di Takao.
 
“Mi stavo solo chiedendo,” disse Takao ansioso. “Uh... tuo nonno non ha portato a casa nessuno dei suoi progetti, vero? Voglio dire, non è che troveremo attrezzature da laboratorio o cavie per test da nessuna parte... vero?”
 
“Ne dubito”, disse Kai. “Anche se questo posto era a suo nome, da quanto mi è stato detto non trascorreva quasi mai del tempo qui. Era troppo impegnato a viaggiare per il mondo per preoccuparsi di cose noiose come gli affari di famiglia”.
 
“Ma ora è a tuo nome,” gli ricordò Takao. “Potresti sistemare bene questo posto, se volessi.”
 
“Per ora, ci guardiamo intorno”, disse Kai. “Possiamo apportare modifiche in seguito.”
 
Svoltò a sinistra e girò la maniglia di una porta che si aprì su quella che sembrava essere una sala da pranzo, ma Takao non aveva mai visto niente del genere. Solo quella stanza era probabilmente grande circa la metà del dojo Kinomiya, e Takao non poté fare a meno di rimanere a bocca aperta.
 
“Qui dovremmo mangiare?” disse con voce sommessa, non del tutto sicuro del motivo per cui all'improvviso si fosse ridotta a un sussurro.
 
“Penso di sì,” disse Kai, con nonchalance. “La cucina probabilmente non sarà troppo lontana.”
 
Aveva ragione e Takao rimase ancora più a bocca aperta quando vi entrarono.
 
“Pensa a tutto il cibo che potremmo conservare in questo posto!” disse, dimenticando la sua precedente apprensione mentre si accingeva ad aprire armadi, cassetti e ante della dispensa. “Credo che questa stanza sia essere la mia preferita finora.”
 
Kai non sembrò affatto sorpreso da quella particolare affermazione, e dopo una breve ispezione del resto del primo piano, iniziarono a salire le scale.
 
“Wow, questo posto è davvero polveroso,” mormorò Takao, facendo scorrere un dito sulla ringhiera e disegnando un motivo casuale nei granelli che la ricoprivano. “Pulire sarà una seccatura”.
 
“Ho detto che ce ne occuperemo più tardi”, gli disse Kai.
 
“Allora che c'è quassù?” chiese Takao.
 
“Per lo più camere da letto e bagni” disse Kai. “Il piano di sopra è solo adibito a deposito.”
 
La maggior parte delle stanze era vuota, ma alcune erano già arredate. Gli occhi di Takao si spalancarono per la gioia quando scoprì che l'ultima camera in fondo al corridoio conteneva un divano, un caminetto, un bagno a muro e un enorme letto a baldacchino.
 
“Guarda qua!” gridò, correndo e allargando le braccia per il lancio. “Eccomi!”
 
“Kinomiya, aspetta!” gridò Kai, ma Takao era già saltato, gettandosi sul materasso e sollevando una grande nuvola di polvere.
 
“Grazie per l'avvertimento,” balbettò, tossendo debolmente e agitando una mano davanti al viso mentre rotolava giù dal letto.
 
Kai gli lanciò uno sguardo che diceva chiaramente 'Te l'avevo detto', e Takao si ripulì prima di avvicinarsi alla finestra e aprirla per far entrare un po' d'aria.
 
“Beh, cosa ne pensi?” chiese Kai, incrociando le braccia sul petto e appoggiandosi alla parete.
 
“Uhm... è un po' grande,” disse Takao, sporgendosi e fissando il terreno sottostante. “È anche piuttosto vecchia. E polverosa. E inquietante. E...”
 
“Sì, ho afferrato il concetto”, disse Kai, con impazienza. “Vuoi trasferirti o no?”
 
Takao lo guardò e cercò di trattenersi dal sorridere quando vide il cipiglio sul viso di Kai. Kai stava coprendo il suo disagio e l'incertezza con la sua solita difensiva, dando l'impressione che non gli importasse della risposta di Takao, quando in realtà Takao sapeva quanto Kai fosse ansioso all’idea che lui potesse rimangiarsi quanto aveva detto la sera prima.
 
“A quanto pare abbiamo un sacco di lavoro,” disse infine Takao, chiudendo la finestra. “Ci vorrà un po' per rendere presentabile questo posto.”
 
Kai sollevò un sopracciglio. “È un sì o un no?”
 
Takao si voltò e gli fece il segno del pollice in su. “Saluta il tuo nuovo coinquilino!”
 
Il viso di Kai mostrò sorpresa, ma la coprì rapidamente mentre si allontanava dal muro e assumeva un atteggiamento più composto.
 
“Se intendi vivere qui, non puoi più far scattare l'allarme”, iniziò, portando Takao a strofinarsi la nuca per l'imbarazzo. “Il codice di sicurezza non è così difficile da ricordare.”
 
“Mi assicurerò di impararlo a memoria d'ora in poi”, promise Takao, sempre con aria imbarazzata. “E, uh... scusa ancora per essere andato fuori di testa e per averti picchiato. Stai bene, vero?”
 
“Vivrò,” disse Kai ironicamente.
 
“Almeno non ti ho messo fuori combattimento”, disse Takao, guardando il lato positivo della situazione. “Ed è una buona cosa che non mi stessi attaccando davvero, altrimenti sarebbe stato un guaio”. Poi si fermò e disse: “Aspetta un minuto, però. Quanto costerà occuparsi cura di questo posto? Non ho i soldi che hai tu...”
 
“Non c'è molto di cui preoccuparsi”, disse Kai. “L'assicurazione è già coperta, quindi rimangono solo cose come tasse, bollette e altre cose come la spesa”.
 
“Sembra comunque molto”, disse Takao, leggermente dubbioso. “Ma divideremo tutto, giusto? È giusto che entrambi paghiamo la nostra quota.”
 
“Non preoccuparti, Kinomiya,” gli disse Kai. “Me ne occuperò io.”
 
“Assolutamente no,” disse Takao con impeto. “Farò anch’io la mia parte! Dovrò parlarne con il nonno e capire come poter contribuire, ma non pensare che gestirai tutto da solo!”
 
“Sei ostinato come sempre,” osservò Kai, più divertito che infastidito. “Penso che d'ora in poi avrò davvero del lavoro da fare.”
 
Takao era determinato a non ritrattare le sue parole, tuttavia, e quando arrivò ufficialmente il giorno in cui del trasferimento, si assicurò di essere preparato. Kai sembrò non sapere cosa pensare quando Takao si presentò armato con una montagna di prodotti per la pulizia, o forse fu solo colto alla sprovvista dal nuovo look di Takao. Takao aveva imparato la lezione la prima volta e ora sapeva cosa doveva aspettarsi. Aveva indossato un grembiule un po' troppo largo per lui e si era fasciato la maggior parte del viso con una sciarpa. Kai si fece da parte senza parole e lasciò che Takao procedesse, decidendo che la cucina era il posto più sicuro dove stare e stendendo scartoffie e documenti legali da leggere sul tavolo.
 
Cominciò a sentirsi preoccupato dopo un paio d’ore, ritrovandosi a chiedersi se Takao fosse riuscito a perdersi da qualche parte, o peggio, a rimanere intrappolato. Fu vagamente rassicurato quando sentì il rumore di passi che marciavano al piano di sopra, ma la sua preoccupazione tornò quando annusò l'aria e tossì in risposta all'odore opprimente del liquido detergente. Apparentemente, Takao era stato eccessivamente esuberante nel compito che si era assegnato, perché sembrava troppo soddisfatto di se stesso quando finalmente Kai riuscì a localizzarlo.
 
“Cosa diavolo stai facendo?” chiese, coprendosi la bocca e cercando di non respirare. “Quanta di questa roba hai usato?”
 
“Finora cinque confezioni!” disse Takao allegramente, ondeggiando in modo instabile prima di raddrizzarsi di nuovo appoggiandosi allo spazzolone. “Questo pavimento è così pulito che ti ci puoi specchiare!”
 
“Hai pensato di aprire prima una finestra?” disse Kai, avvicinandosi per farlo. Purtroppo, sembrava ormai inutile.
 
“No, non ho aperto nessuna finestra”, rispose, con aria felice. “Forse è per questo che mi sento un po' stordito.”
 
“Solo tu puoi sballarti con il lucido per mobili, Kinomiya,” mormorò Kai, strappando lo spazzolone dalla presa di Takao e afferrandogli il braccio quando quasi cadde. “Vieni con me. Andiamo a prendere una boccata d'aria.”
 
Takao rise disorientato quando Kai iniziò a trascinarlo giù per le scale, cercando di non inciampare nei suoi stessi piedi. Era più facile a dirsi che a farsi.
 
“Dai, Kai,” lo lamentò. “Coraggio! Non va bene tenere il muso tutto il tempo. Inizierai ad avere le rughe e non voglio che succeda perché penso che tu sia sexy.”
 
Kai si fermò bruscamente, portando Takao a urtarlo e sbattere la faccia contro la sua schiena.
 
“Oww,” gemette Takao, alzando cautamente una mano. “Mi hai fatto male al naso!”
 
Kai lo ignorò, afferrando il polso libero di Takao e strattonandolo per il resto della strada giù per le scale, senza fermarsi finché non furono usciti. Il freddo nell'aria esterna sembrava essere proprio ciò di cui Takao aveva bisogno per tornare in sé, anche se Kai continuava a osservarlo attentamente mentre osservava gli occhi di Takao perdere gradualmente lo smalto che li aveva rivestiti in precedenza.
 
“Idiota,” disse Kai mestamente, sentendo il suo precedente fastidio svanire quando Takao lo guardò con un'espressione confusa.
 
“Qualcosa non va, Kai?” domandò, strofinandosi il naso e sembrando sollevato nello scoprire che non era rotto o sanguinante. “Non hai una buona cera.”
 
“Dovrei dirlo io,” disse Kai, combattendo l'impulso di dare una manata a Takao sulla testa. “Sei tu quello che ha inalato gas tossici nelle ultime due ore.”
 
“Almeno la maggior parte delle stanze al secondo piano sono pulite ora”, disse Takao in tono sprezzante. “È meglio che lasciarle sporche. Dovrò occuparmi del resto dato che sono già in ballo”
 
“Basta con le pulizie,” disse Kai severamente, fissando Takao per far capire il suo punto di vista. Takao ricambiò con aria petulante, poi sbatté le palpebre quando intravide il suo orologio.
 
“Hai ragione,” disse, allontanandosi da Kai e facendo ritorno in casa. “È quasi ora di cena!”
 
“Sai cucinare?” disse Kai, alquanto sorpreso dall’informazione.
 
“No, non proprio”, ammise Takao. “Ma ho preso un libro dalla biblioteca, quindi non dovrebbe essere troppo difficile per me seguirlo. Inizieremo a mangiare bene d'ora in poi!”
 
Visto che uno dei più grandi punti deboli di Takao era il cibo spazzatura, Kai non poteva fare a meno di chiedersi quanto sarebbe durato il nuovo e migliorato atteggiamento verso i pasti sani, ma non era esattamente nella posizione di discutere mentre Takao lo cacciava dalla cucina . La porta si chiuse sbattendo dietro Kai e si assicurò di tenere il telefono vicino, nel caso avesse dovuto chiamare i servizi di emergenza.
 
Anche se i suoi metodi a volte potevano essere un po' assurdi, Kai doveva ammettere che una volta che Takao prendeva un decisione, di certo non tendeva a fare le cose a metà. Tuttavia, non era sicuro di cosa avesse posseduto Takao per sforzarsi così tanto in quel modo. Takao era sempre stato il tipo che ordinava un pasto piuttosto che prepararlo da solo, e tendeva a fare i lavori domestici solo quando era costretto. Qualunque fosse la ragione del suo cambiamento di atteggiamento, sembrava determinato a far funzionare le cose. Kai non aveva davvero molta fretta di sistemare la casa, ma Takao si era comportato con tale energia ed entusiasmo che Kai stava cominciando a sentirsi a disagio per non aver fatto molto per aiutare.
 
In ogni caso, Takao non sembrava troppo preoccupato, anche se il cruccio di Kai tornò dato il tempo che Takao stava trascorrendo rintanato in cucina. Aveva pensato che Takao avrebbe preso la via più facile preparando la pizza al microonde o qualcosa di altrettanto semplice, ma a giudicare dagli urti, dai colpi e dai guaiti occasionali, stava effettivamente tentando di ideare un pasto da solo.
 
Kai rubò un'altra occhiata all'orologio prima di sospirare pesantemente. Se Takao non fosse stato attento, quella determinazione e il desiderio di dimostrare quanto potesse essere utile in casa li avrebbe uccisi entrambi, e l'ultima cosa che Kai voleva era la morte per esalazioni di detergente. Niente bruciava o esplodeva quando Takao finalmente sbirciò oltre la porta, ma sembrava piuttosto nervoso mentre metteva un vassoio davanti a Kai e sorrideva ansioso.
 
“Bene?” disse. “Cosa ne pensi?”
 
Kai fissò il contenuto del vassoio, poi trasferì il suo sguardo sull'irrequieto Takao. “Kinomiya, per favore spiegami perché ci sono voluti più di tre quarti d'ora per preparare del ramen pronto in tre minuti.”
 
“C'è una storia piuttosto intensa dietro tutta la faccenda, se sei disposto ad ascoltarla”, iniziò Takao, il suo sorriso che diventava leggermente maniacale. “Vedi, mentre eri seduto qui fuori tutto tranquillo, un gruppo di alieni spaziali è venuto ad invadere la cucina in cerca di ciò che chiamano cibo terrestre. Ho combattuto coraggiosamente, ma alla fine ho perso e hanno rubato tutto i miei ingredienti e...” Alla fine cedette e decise di confessare. “Okay, ok, ho sbagliato. Ma non preoccuparti, niente ha preso fuoco, e ti prometto che la prossima volta mi impegnerò di più. Quindi, um...” Offrì a Kai un paio di bacchette e un sorriso sciocco. “Mangiamo?”
 
Non era un gran pasto, ma era meglio di niente. Takao sembrò sentirsi meglio quando si sedette di fronte a Kai e consumò il proprio pasto, bevendo rumorosamente i noodles e leccandosi le labbra con soddisfazione quando ebbe finito.
 
“Buono, eh?”
 
Kai emise un grugnito.
 
“Comunque, ora ci rilassiamo e ci prendiamo una pausa, perché ce lo siamo guadagnati.”
 
Kai sarebbe stato propenso a non essere d'accordo, ma Takao lo stava già facendo entrare in salotto.
 
“Guarda la TV o altro, che dici? Torno tra un secondo!”
 
Incapace di tentare una discussione ora che Takao se n'era andato, l'unica opzione rimasta a Kai era sedersi e aspettare che Takao tornasse. Takao non lo fece attendere a lungo, per fortuna, anche se fece quasi decollare Kai quando si tuffò sul divano.
 
“Non puoi sederti come una persona normale?” sibilò, ricevendo un grugnito soffocato in risposta mentre Takao si dimenava insistentemente contro il suo fianco, fermandosi solo quando Kai gli mise un braccio sopra le spalle con riluttanza e permise a Takao di mettersi più a suo agio.
 
Takao allungò il collo, sollevando una tavoletta di cioccolato mezza mangiata e dicendo qualcosa che suonava come “Mmph phhhm mmph?” mentre la agitava davanti al viso di Kai.
 
Kai scosse la testa e Takao scrollò le spalle, allungando la mano verso il telecomando in modo da poter iniziare a fare zapping tra i canali. Kai non stava nemmeno prestando attenzione quando Takao alla fine scelse un film d'azione. Era più preoccupato dal fatto che Takao lo stesse trattando come il suo cuscino personale. Kai aveva già visto Takao fare la stessa cosa con Max e Rei, ma era qualcosa di completamente diverso avere Takao che si accoccolava contro di lui. Anche se erano in confidenza, Kai preferiva comunque mantenere le distanze, a disagio com'era con l'idea dell'intimità fisica, e Takao l'aveva sempre rispettata in passato. Ora, però, Kai aveva quasi paura di ammettere a se stesso quanto gli piaceva avere Takao accoccolato contro di sé. Non era minaccioso o intimidatorio, solo...piacevole.
 
Il continuo sollevarsi e abbassarsi della schiena di Takao contro il petto di Kai e il modo in cui la sua testa era appoggiata comodamente sulla spalla di Kai era rasserenante, persino gradevole, e Kai si ritrovò a concentrarsi solo sul semplice suono del respiro di Takao, abbinandolo inconsciamente al proprio. Più a lungo restarono così, più cose Kai notò. Il profumo di Takao era uno di queste, una bizzarra miscela di sapone e cioccolato e una pelle morbida, ma c'erano altre cose, come il modo in cui i capelli di Takao solleticavano il naso di Kai, o come le sue ginocchia premevano strettamente contro le cosce di Kai. Era calmo e tranquillo e pacifico, proprio come il luogo segreto di cui solo lui e Takao conoscevano l’esistenza, e Kai chiuse gli occhi, appoggiando il mento sulla sommità della testa di Takao e assorbendo semplicemente il modo in cui si sentiva mentre era così vicino a un altro essere umano. Sorprendentemente, Takao non rispose, non si mosse, e nemmeno parlò, e fu solo quando Kai gli diede un colpetto quasi mezz'ora dopo che si rese conto che Takao si era addormentato. Kai sapeva meglio di chiunque altro quanto fosse impossibile svegliare Takao una volta che si era appisolato, e anche se l'idea lo faceva sentire in qualche modo ridicolo, si ritrovò comunque a scivolare giù dal divano e ad adagiare Takao tra le sue braccia.
 
Takao non si mosse nemmeno quando Kai lo portò su per le scale e nella stanza che aveva scelto come sua, né quando Kai lo stese sul letto e gli rimboccò le coperte. Kai non se ne andò subito per qualche motivo, e si ritrovò inginocchiato accanto al letto a guardare Takao mentre dormiva. Il respiro di Takao era profondo e regolare, e lo sguardo di Kai sembrava attratto dalle sue labbra. Vide una piccola macchia di cioccolato sul lato della bocca di Takao, e prima ancora di sapere cosa stava facendo, si chinò fino a quando le loro labbra furono a pochi centimetri di distanza. Fu solo quando il respiro di Takao si fermò all'improvviso nella sua gola che Kai si rese conto di cosa stava succedendo, e il suo cuore quasi smise di battere del tutto quando le palpebre di Takao iniziarono a sbattere.
 
“Nn,” borbottò Takao assonnato. “Niente più zuppa di capra...” Poi spostò il capo, ronfando
debolmente.
 
Kai colse l'occasione per indietreggiare, ancora leggermente allarmato per la sua perdita di autocontrollo. Era una buona cosa che Takao non lo sapesse; altrimenti non avrebbe avuto idea di come spiegarsi.
Sfortunatamente, togliere Takao dalla sua mente non fu facile come Kai aveva sperato, anche quando uscì dalla stanza di Takao per ritirarsi nella sua. Era passata poco più di un'ora da quando lo aveva visto, ma in qualche modo, non si sentì affatto sorpreso quando sentì bussare alla sua porta prima che Takao entrasse, stringendosi un cuscino al petto e con l’aria insicura.
 
“Va bene se rimango qui per un po'?” chiese esitante.
 
Kai sapeva che non avrebbe dovuto assecondare Takao più di quanto avesse già fatto, ma non trovò argomenti pronti sul perché non avrebbe dovuto permettere una cosa del genere solo per quella volta. Takao era chiaramente a disagio per la sua prima notte in una strana casa nuova, e probabilmente era spaventato da quando si era svegliato e si era ritrovato solo.
 
Anche se era sicuro che in seguito se ne sarebbe pentito, Kai tirò indietro le coperte in un invito senza parole affinché Takao si mettesse a letto. Il sorriso di gratitudine che Takao fece mentre attraversava la stanza fu quasi sufficiente per sciogliere i dubbi di Kai, e colse una parola di ringraziamento sussurrata mentre Takao si sistemò accanto a lui. Non ci vollero nemmeno cinque minuti prima che il respiro di Takao si stabilizzasse, ma Kai ebbe poco tempo prezioso per rilassarsi. Dopotutto Takao non dormiva mai senza allargarsi, e anche se inizialmente si era addormentato dall'altra parte del materasso, non passò molto tempo prima che iniziasse ad avvicinarsi a Kai.
 
Kai rimase immobile quando il braccio di Takao passò sulla sua vita e all'improvviso ebbe difficoltà a respirare quando Takao si rannicchiò contro il suo petto, mormorando qualcosa di incoerente per poi tacere. Kai aspettò che si agitasse e rotolasse, ma Takao sembrava perfettamente soddisfatto di dove si trovava. Il corpo di Kai non sembrava avere alcuna intenzione di obbedire ai suoi pensieri a quel punto, e sembrava quasi che qualcun altro stesse guidando i suoi movimenti pizzicando una serie di corde invisibili mentre alzava lentamente le proprie braccia e le lasciava chiudere con attenzione intorno Takao. Si sentiva tremare, anche se faceva del suo meglio per smettere. Non riusciva a ricordare di aver mai abbracciato qualcuno in quel modo prima e le sue braccia si strinsero inconsciamente mentre sperava e al tempo stesso non sperava che Takao provasse a divincolarsi.
 
Ma Takao non si mosse più per il resto della notte.

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Capitolo 6
*** Capitolo Sei ***


C'erano molte ragioni per cui Takao trovava il signor Daitenji così simpatico. Tanto per cominciare, non assomigliava per niente a suo nonno, e aveva quel tipo di atteggiamento gentile e allegro che Takao avrebbe voluto che ogni anziano avesse. Anche se era un suo superiore, era sempre stato indulgente con lui, concedendogli abbastanza libertà da non aver mai pensato di ribellarsi o tentare qualcosa per rendere la vita del presidente difficile, almeno non di proposito. Anche adesso, Daitenji lo considerava allo stesso modo di un nipote prediletto, sorridendo con affetto mentre Takao si presentava nel suo ufficio insieme a Kai, Kyoju e Hiromi. Takao gli sorrise di rimando quando l’uomo fece loro cenno di sistemarsi, e si sedette sulla sedia di fronte alla scrivania di Daitenji mentre gli altri tre si accomodarono su un divano vicino.
 
“Bene, Takao-kun” iniziò Daitenji con occhi luminosi, “vedo che il tuo viaggio è stato interrotto”
 
“Sì, sono tornato prima del previsto” ammise Takao, lanciando uno sguardo furtivo a Kai prima di riportare la sua attenzione su Daitenji, “che posso dire? La mia vita è stata piuttosto frenetica ultimamente”
 
“Come campione del mondo in carica, penso di poter capire” disse Daitenji, “ma è per questo che abbiamo fissato l’incontro di oggi, giusto?”
 
“Giusto, Daitenji-san” disse Takao, “sono qui per annunciare ufficialmente il mio ritiro”
 
“Immagino che tu ci abbia pensato” disse Daitenji, la precedente allegria cedette il posto a un’espressione più seria, “so quanto seriamente prendi i tuoi doveri e il tuo titolo, ma devo esserne sicuro”
 
“Lo so” disse Takao, alzando una spalla, “ma non intendo cambiare idea. Inoltre c’è qualcos’altro che voglio fare d’ora in poi, qualcosa di diverso”
 
“E che cos’è?” chiese Daitenji, alzando le sopracciglia, evidentemente interessato.
 
“Una cosa per cui avrò bisogno ancora una volta del suo aiuto” disse Takao con tono formale, prendendo un profondo respiro prima di espirare lentamente, “ho deciso che d’ora in poi mi dedicherò a insegnare piuttosto che a gareggiare”
 
“Insegnare?” ripeté Daitenji, più che incuriosito.
 
“Se me lo permetterà” si corresse Takao, con un cenno di leggero imbarazzo, “so di non avere qualifiche formali, ma ho il tipo di esperienza richiesta per questo ruolo. Io e gli altri ragazzi abbiamo organizzato zone di allenamento non ufficiali in passato, quindi ho un’idea di come funziona”
 
“E mi stai chiedendo sostegno per farlo” dichiarò astutamente Daitenji.
 
“Sarebbe sicuramente d’aiuto” disse Takao, “ma sono disposto a fare a modo mio, se necessario. Volevo solo sapere la sua opinione prima”
 
Daitenji non rispose immediatamente, e Takao aspettò mentre il vecchio si toglieva gli occhiali, chinando la testa per un momento e pizzicandosi la radice del naso. Quando alzò di nuovo lo sguardo, tuttavia, era raggiante, e Takao non poté fare a meno di offrire in cambio un suo sorriso.
 
“Penso che sia un’idea eccellente” disse Daitenji con sguardo scintillante, “mi rende orgoglioso vedere quanto sei maturato da quando ti ho conosciuto la prima volta, Takao-kun”
 
“Ah, la smetta” disse Takao, fingendo imbarazzo, “mi fa arrossire!”
 
Daitenji ridacchiò allegramente, poi rivolse lo sguardo a Kyoju, “immagino che anche tu intenda far parte di questo progetto?”
 
“Esatto” disse Kyoju, “anche se Takao ha l’esperienza e l’entusiasmo, avrà comunque bisogno di molta assistenza, soprattutto con l’aspetto tecnico. Non c’è da preoccuparsi, però, è qui che entro in gioco io”
 
“Per questo sei il migliore, Kyoju!” esclamò Takao, balzando e trascinando Kyoju con sé, costringendo il ragazzo a rimanere bloccato mentre Takao gli strofinava affettuosamente la testa. “Con il tuo quoziente intellettivo geniale, non posso sbagliare!”
 
“Non dimenticatevi di me” disse Hiromi, indicando se stessa, “anch’io darò una mano! Anche se la parte della formazione e della scientifica sono coperta, avrete comunque bisogno di qualcuno che si occupi del catering, e qui farò il mio ingresso. Non puoi insegnare nulla ai tuoi allievi se avranno lo stomaco vuoto”
 
“Stai scherzando?” rise Takao, “quei poveri ragazzini passeranno più tempo a vomitare che a esercitarsi se sarai tu a preparare i pasti”
 
Lo schiaffo che Hiromi gli diede echeggiò rumorosamente in tutto l’ufficio, facendo rabbrividire Kyoju per conto di Takao, mentre Kai sospirò stancamente.
 
“Ora, calmatevi” esortò Daitenji, alzando le mani in modo placativo mentre Hiromi tornava al suo posto e Takao si massaggiava miseramente la guancia destra, “sono sicuro che svolgerete tutti i compiti in modo ammirevole”
 
Takao mormorò qualcosa come ‘Sì, certo’ sottovoce, ma Hiromi fece schioccare le nocche minacciosamente, e lui non osò ripetere quello che aveva detto con tono più alto. Prima di poter fare altro, però, la porta dell’ufficio si spalancò e un Max senza fiato rotolò dentro.
 
“Scusate per l’attesa!” disse luminoso, rivolgendosi a Takao e mostrandogli il segno della vittoria. “Ho appena parlato con la mamma e si è offerta di aiutare per qualsiasi cosa tu abbia bisogno. Manca ancora tanto al prossimo torneo, quindi ha un sacco di tempo libero. Ho parlato anche con papà e parteciperà anche lui. Non è fantastico?” rise felicemente mentre Takao gli mostrava un segno di gratitudine e i due ingaggiarono una giocosa e breve lotta prima di separarsi.
 
“Grazie Max” disse Takao sorridendo ampiamente, “significa davvero molto per me. Sul serio”
 
“Lo so” disse Max strizzando l’occhio, “e ora hai la maggior parte delle basi coperte! Tranne per un’altra cosa: non abbiamo ancora risolto da dove prenderemo i fondi”
 
“Oh, penso sia già stato risolto” disse Daitenji, lanciando un’occhiata all’unica persona che doveva ancora dire qualcosa. “Ha dato un contributo piuttosto generoso. Non è vero, Kai-kun?”
 
“Beh, che roba” disse Hiromi divertita, “il signor Broncio ha un cuore, dopotutto!”
 
“Questo è il nostro Kai!” disse Max con orgoglio, “sotto il suo spaventoso cipiglio, è un bravo ragazzo!”
 
“Di certo è stato gentile da parte sua aiutare” concordò Kyoju, “probabilmente non saremmo andati lontano altrimenti”
 
Takao si lanciò contro Kai con una forza che quasi lo travolse e disse: “È vero, ritiro tutte le cose cattive che ho mai detto su di te. Sei il più sorprendente, il più brillante, il più fantastico ragazzo del mondo. Seriamente, Kai, sei davvero speciale”
 
Kai ghignò e respinse Takao con fermezza, e appena in tempo. Takao stava già iniziando a tirare su col naso.
 
“Eccolo che riparte” sospirò Hiromi, tirando fuori un fazzoletto e passandolo a Takao, “sei più emotivo di qualsiasi donna”
 
“Non posso farci niente” protestò Takao, soffiando forte il naso e facendo trasalire Hiromi, “sono così felice! Se ci fosse anche Rei, tutto sarebbe perfetto!”
 
“Oh, sono abbastanza sicura che lo rivedrai prima di quanto pensi” disse Hiromi, sorridendo serenamente con l’aria di chi possiede una grande conoscenza nascosta, ma si rifiutò di elaborare quando Takao la tormentò per maggiori dettagli.
 
“Bene, ora che abbiamo messo in moto le cose, penso che sarebbe saggio programmare una conferenza stampa per annunciare il tuo ritiro” disse Daitenji, parlando a voce più alta del solito per farsi sentire sopra il litigio di Takao e Hiromi, “immagino tu abbia già preparato il tuo discorso?”
 
“In realtà avevo pensato di improvvisare” disse Takao, mentre Kyoju si prendeva la testa tra le mani sospirando, “non dirò niente di stupido. Sono bravo con gli annunci pubblici!”
 
“Fai schifo con gli annunci” disse Hiromi tagliente, “lascia che Kyoju ti scriva cosa dire. Così non ti renderai ridicolo”
 
Alla fine Daitenji accettò di fare l’annuncio, lasciando che Takao si occupasse dei giornalisti. Kyoju aveva approvato il piano con tutto il cuore, anche se Takao era un po’ seccato, ma si riprese presto quando le domande iniziarono a piovere.
 
“Quali sono i tuoi piani per il futuro, Kinomiya-kun?” fu la prima, “intendi abbandonare del tutto questo sport?”
 
“Affatto!” si entusiasmò Takao, “ci vorrà un po’ per ingranare, ma il presidente Daitenji si è offerto di aiutare a creare un progetto di formazione ufficiale per conto della BBA”
 
“Quindi insegnerai?” fu la seconda domanda e Takao sorrise smagliante.
 
“Esatto! Prenderò gli esordienti di oggi e li trasformerò nei campioni di domani. Può segnare questa citazione”
 
“E i tuoi ex compagni di squadra? Parteciperanno al nuovo progetto?”
 
“Alcuni di loro sì” rispose Takao, “Kyoju e Max ci saranno, almeno fino all’inizio del prossimo torneo”
 
“E gli altri? Anche Rei Kon e Kai Hiwatari facevano parte della tua squadra, vero? E il nuovo membro, Daichi Sumeragi?”
 
“Oh, Kai finanzia il progetto” spiegò Takao, sorridendo sinceramente invece che per l’effetto delle telecamere, “è sempre stato più tipo da dietro le quinte per queste cose”
 
Uno dei giornalisti agitò il taccuino per attirare la sua attenzione e disse: “Kinomiya-kun, è vero che tu e Hiwatari-kun ora vivete insieme?”
 
Takao strabuzzò gli occhi per l’improvviso cambio di argomento, ma si riprese rapidamente e disse: “Sì, è vero. Ma non vedo cosa c’entri con-”
 
“Kinomiya-kun!” lo interruppe un altro, “qual è il tuo vero rapporto con Kai Hiwatari?”
 
“Il vero rapporto?” ripeté Takao, senza accorgersi del modo in cui Daitenji aveva cominciato ad accigliarsi con preoccupazione, “beh, uhm...siamo amici, siamo vicini...”
 
“Quanto vicini, esattamente? Molte persone hanno speculato su una storia d’amore segreta tra voi due, ma è davvero così?”
 
“Sei disposto a darci ulteriori dettagli?”
 
“Puoi confermare le voci?”
 
“Puoi-”
 
“Ora basta così!” disse Daitenji alzando la voce, zittendo la raffica di domande con un gesto della mano. “Takao-kun non è qui per discutere della sua vita personale, ma per rispondere alle domande sulla sua carriera professionale e non permetterò ulteriore invadenza sulla sua privacy. Per favore, tornate al tema della conferenza”
 
Si udirono alcuni mormorii di delusione, ma furono presto seguiti da domande che Daitenji considerò più appropriate. Takao si sentiva leggermente sottomesso e il suo precedente entusiasmo sembrò essersi attenuato, portando Daitenji a decretare la fine anticipata della conferenza prima di allontanare Takao.
 
“Stai bene?” gli chiese, posandogli una mano sulla spalla. “Vuoi dell’acqua?”
 
“Oh, no, sto bene” disse Takao, scrollando le spalle e mostrando il pollice sollevato, “grazie per esere intervenuto prima che la situazione diventasse strana. Avevo dimenticato quanto potessero essere ficcanaso”
 
“Anch’io, ragazzo” disse Daitenji, tirando fuori un fazzoletto e tamponandosi la fronte, “almeno siamo riusciti a fornire le informazioni più importanti”
 
“Sì!” esclamò Takao, “dovrebbe suscitare ancora più interesse per il gioco d’ora in poi!”
 
“Beh, si dice che qualsiasi pubblicità è buona pubblicità” disse Daitenji, “non ci resta che vedere come andrà a finire. Torni a casa da solo o ti faccio accompagnare?”
 
“No, non mi serve” disse Takao allegramente, “ma grazie ancora”
 
“Mi terrò in contatto” promise Daitenji, “riguardati”
 
Sfortunatamente il buon umore di Takao non durò a lungo. La mattina dopo Kyoju si presentò con aria molto solenne.
 
“Perché sei così cupo?” gli chiese Takao, dandogli una pacca sull schiena, “ti comporti come se fosse morto qualcuno!” poi spalancò gli occhi e si diede uno schiaffo, “okay, per favore dimmi che tutti quelli che conosciamo e a cui teniamo sono vivi”
 
“No, non è questo che mi preoccupa” disse Kyoju, indicandogli di sedersi sul divano, “ho visto questo oggi e ho pensato che dovessi vederlo anche tu”
 
Passò a Takao il giornale che aveva nascosto sotto il braccio e lo osservò nervosamente. “Ti avverto, però. Non credo che ti piacerà nulla di quello che c’è scritto”
 
“È davvero così tremendo?” disse Takao, sfogliando con curiosità.
 
“Guarda a pagina 7” consigliò Kyoju, “inizia male e peggiora”
 
Takao alzò un sopracciglio, smarrito, mentre obbediva, non sapendo bene cosa aspettarsi. Daitenji lo aveva avvertito del potenziale contraccolpo che avrebbe potuto affrontare dopo il suo annuncio, soprattutto dopo aver ricevuto pubblicità perlopiù positiva. Takao non pensava di doversi preoccupare troppo, ma a giudicare dall’espressione di Kyoju, probabilmente non sarebbe stato felice per quello che era stato stampato.
 
 
Takao Kinomiya, tre volte campione del mondo di beyblade in carica, ha annunciato il suo ritiro. Kinomiya ha anche svelato i suoi piano per un nuovo progetto di insegnamento durante la conferenza stampa di ieri, che ha ricevuto il pieno sostegno dell’ex mentore di Kinomiya, il presidente Daitenji. Considerato da molti l’autorità numero uno in questo campo, Daitenji ha individuato per la prima volta il potenziale di Kinomiya tre anni fa e, insieme agli altri finalisti del nazionale del 2001 – Max Mizuhara, Rei Kon e Kai Hiwatari – hanno formato la squadra BBA per rappresentare il Giappone nel torneo mondiale.
 
Dopo due vittorie consecutive, la BBA ha affrontato una controversa scissione nel 2003, in cui Mizugara è passato al PPB All Stars, Kon è diventato un membro integrato della squadra Baifuzu e Hiwatari si è unito ai ranghi di Neo Borg. Per non rimanere fuori dal quadro, la BBA ha cambiato il nome in BBA Revolution e ha reclutato un nuovo componente, Daichi Sumeragi, come partner di Kinomiya, portando a una straordinaria vittoria la coppia nella finale del mondiale a due.
 
Poco dopo, i membri originali della BBA si sono riuniti per creare la BBA G-Revolution e, con l’aggiunta di Sumeragi, hanno sconfitto BEGA e la squadra dei Justice Five. Se i membri rimanenti continueranno a competere senza Kinomiya è ancora da confermare, ma anche dopo essere apparso davanti ai riflettori, Kinomiya ha dimostrato di possedere ancora un talento per attirare le speculazioni. Si è spesso vociferato che Kinomiya e Hiwatari siano amanti, ma Kinomiya ha rifiutato di rivelare alcunché quando gli sono state chieste ulteriori informazioni.
 
“Siamo amici e siamo vicini” ha detto, prima di cambiare argomenti.
 
Tuttavia Kinomya ha confermato che lui e Hiwatari ora vivono insieme, dato che serve solo ad aggiungere benzina sul fuoco per quanto riguarda le voci. Molti credono che Hiwatari stia semplicemente giocando con l’affetto di Kinomiya e ha sicuramente avuto problemi a dimostrare la sua lealtà in passato. La devozione di Kinomiya però rimane forte, nonostante i ripetuti tradimenti di Hiwatari, e il suo desiderio di restare fedele a Hiwatari suggerisce che c’è di più dietro al ritiro di Kinomiya di quanto sembri.
 
Spietato e ambizioso, Hiwatari non è mai stato il tipo che segue le regole di nessuno se non le sue, caratteristica che sembra condividere con il nonno, Soichiro, della famosa Hiwatari Enterprises.
 
“Non mi sorprende vedere che il nipote di Soichiro ha un inquietante controllo sul povero Kinomiya” ha confessato un ex dipendente, che ha rifiutato di essere nominato, “quella famiglia è cattiva e marcia fino al midollo”
 
È vero che Kai Hiwatari non ha avuto un’educazione convenzionale. I suoi genitori morirono quando era piccolo e, invece di crescere un bambino, Hiwatari senior lo iscrisse a un brutale istituto di formazione sotto la supervisione del fondatore della BEGA, Volkov. Dopo essere stato costretto in condizioni così scioccanti, non c’è davvero da meravigliarsi che Hiwatari sia considerato da molti come mentalmente squilibrato.
 
“Farebbe davvero di tutto per il titolo” ha affermato una fonte anonima. “Kai Hiwatari non si preoccupa di nessuno se non di se stesso”.
 
 
Takao riuscì a leggere fino a lì e Kyoju lo fissò con compassione mentre si mordeva forte il labbro inferiore e le sue mani tremavano di rabbia.
 
“Dice cose ancora più cattive” ammise Kyoju con calma, “ascolta, è solo uno stupido giornale, molto di quello che dicono non è vero...”
 
“Non sanno niente” disse Takao, parlando a denti stretti, “non sanno niente. Come osano stampare questa spazzatura? Come osano infangare il nome di Kai?”
 
“Capisco come ti senti” disse Kyoju frettolosamente, “ma non ha davvero senso agitarsi per questo. Noi sappiamo la verità, è tutto ciò che conta”
 
“Tutti i giornali dicono queste cose?” chiese Takao, ancora arrabbiato.
 
“No, non tutti” lo rassicurò Kyoju, “lascia perdere, è solo un pettegolezzo. Verrà dimenticato”
 
“Non è questo il punto!” sbottò Takao bruscamente, “è del tutto ingiusto!”
 
“So che è ingiusto, ma non c’è niente che tu possa fare!” disse Kyoju, posando con cura una mano sull’avambraccio di Takao e avvertendo quanto fosse teso. “Per favore, calmati. Come ti ho detto, prima o poi verrà dimenticato. Dovresti vedere le cose che vengono dette su Max. Ogni settimana viene accoppiato a una ragazza diversa!” poi si accigliò. “Ok, devo ammettere che è stato Max a dare inizio alle voci, soprattutto perché le considera divertenti, ma...”
 
“Non è la stessa cosa!” protestò Takao con foga, “c’è una differenza tra raccontare una storia inventata e trascinare nel fango la reputazione di qualcuno! È tremendo verso Kai!”
 
“Se conosco Kai, direi che probabilmente non gli importa affatto” disse Kyoju, ma ogni suo tentativo di calmare Takao fallì completamente.
 
“Non è comunque giusto!” disse Takao, allontanando rudemente la mano di Kyoju. “Forse a lui non importa, a me di certo sì. Solo perché Kai ha preso delle decisioni stupide in passato, non significa che non provi sentimenti. Non è senza cuore!”
 
“Lo so!” disse velocemente Kyoju, “ti sto solo avvertendo di non fare nulla di irrazionale intanto che sei ancora arrabbiato. Non vorrai mettere a repentaglio tutto ciò che il presidente Daitenji ha fatto per te finora!”
 
“Oh, quindi stai dalla loro parte, vero?” disse Takao, alzandosi in piedi e avanzando aggressivamente verso Kyoju, “sei d’accordo con quello che dicono? Credi davvero che sia colpa di Kai se non gareggio più?”
 
“Non sto affatto dicendo questo!” gridò Kyoju, indietreggiando allarmato, “ti sto solo dicendo di calmarti prima di fare qualcosa di cui ti pentirai!”
 
Takao sembrava voler continuare, ma Kai era già entrato nella stanza individuando la fonte della discussione, e si accigliò quando vide il volto di Takao fisso su un cipiglio ostinato.
 
“Qualsiasi cosa ti stia irritando, lascia perdere, Kinomiya” disse con calma, “smettila di sfogare la tua frustrazione su qualcuno che non la merita”
 
Takao gettò il giornale e si precipitò fuori, urtando Kai mentre passava, senza nemmeno prendersi la briga di scusarsi. Kai alzò un sopracciglio verso Kyoju, che sospirò e indicò l’articolo offensivo. Kai lo raccolse e lo verificò, poi lo restituì a Kyoju sbuffando beffardo.
 
“Quindi ora sai perché è arrabbiato” disse Kyoju, con un’impotente scrollata di spalle.
 
“Ha un brutto carattere quando viene provocato” disse Kai, per nulla turbato da quanto appena successo. “Non preoccuparti. Starà bene quando si sarà sbollito”
 
“Penso di sì” rispose Kyoju dubbioso, “sembrava piuttosto sconvolto. Era da tanto che non lo vedevo così sulla difensiva, ed era per te, non per se stesso” piegò ordinatamente il giornale e lo posò su un tavolo vicino. “Credo sia sempre stato protettivo nei tuoi confronti. Penso che vedere cose crudeli come queste ferisca più lui di te”
 
“Non me ne frega niente di quello che pensano gli altri” disse Kai arcigno.
 
“A Takao sì, però” disse Kyoju tristemente, “forse non è la persona più equilibrata, ma le sue emozioni sono autentiche. È frustrato quando non ottiene lo stesso tipo di onestà che lui concede”
 
Kai lo fissò per un momento, poi si voltò risolutamente. “Vai a casa. Me ne occupo io” ordinò.
 
“Beh, buona fortuna” disse Kyoju, riuscendo a sorridere. “Chiamami se hai bisogno di aiuto”
 
Kai annuì, ma non aveva intenzione di fare nulla del genere. Com'era prevedibile, trovò Takao nella sua camera da letto, seduto con un cipiglio scolpito sulla fronte e le braccia incrociate sul petto in una posa che a Kai ricordò distintamente quella che lui stesso tendeva di solito a usare. Takao aprì gli occhi quel tanto che bastava per guardare Kai che apriva la porta e poi la richiudeva, continuando a fingere di essere disinteressato anche mentre Kai si avvicinava al letto e vi si sedeva. Sapendo che Takao si aspettava che iniziasse a indagare o a rimproverarlo, Kai si allungò semplicemente sulla schiena e fissò il soffitto, imitando la postura sprezzante di Takao con una delle sue. Non sarebbe passato molto tempo prima che Takao finalmente crollasse e iniziasse a inveire su ciò che aveva in mente, ma per il momento Kai non si mosse.
 
Kai era serio su quello che aveva detto a Kyoju. Non gli importava davvero di quello che la gente pensava di lui. Se lo avesse fatto, avrebbe avuto molti più problemi nella vita di tutti i giorni. Come aveva fatto notare Kyoju, tuttavia, Takao era diverso. Anche lui era cambiato molto. Ultimamente era diventato molto più conscio e consapevole delle sue azioni, e anche se l'idea stessa sarebbe stata assurda solo un paio di anni prima, in realtà era diventato più tranquillo e più maturo.
 
Non era irragionevole e non era inaspettato. Takao non era più un bambino; era un giovane adulto che cercava disperatamente di sentirsi a suo agio con se stesso. Da quando aveva fatto la sua prima apparizione agli occhi del pubblico, aveva dovuto imparare a far fronte alla pressione. A volte lo faceva in modo ammirevole e a volte... non così tanto.
 
“Non pensare che io abbia superato tutto quanto” lo avvertì Takao, sciogliendo le braccia e guardando Kai accigliato.
 
“Non l’ho mai detto” rispose Kai, incrociando le braccia sotto la testa e volgendo lo sguardo al soffitto. “Penso solo che quello che stai facendo sia una totale perdita di tempo. Hai cose più importanti di cui preoccuparti di un articolo che la maggior parte delle altre persone avrà dimenticato tra un paio di giorni.”
 
“Come puoi dire cose del genere?” chiese Takao incredulo. “Perché non ti fa arrabbiare?”
 
“Perché onestamente non mi interessa” disse semplicemente Kai. “Le persone possono dire quello che vogliono. Non è un mio problema”
 
“Lo è per me” insistette Takao. “Pensano di essere così intelligenti, di aver capito tutto. Beh, col cavolo”
 
“E tu?” suggerì Kai, facendogli sbattere le palpebre per la sorpresa, “hai capito tutto di me?”
 
Takao non riuscì a trovare subito una risposta, ma poi un’espressione determinata attraversò il suo volto. “Okay, forse no” disse, con aria sorprendentemente ragionevole all'improvviso. “E anche se ti conosco meglio di molti altri, c'è ancora di più che voglio imparare. Voglio sapere tutto in modo da poterti capire ancora meglio. Voglio che tu mi parli di te, anche se è stupido, o imbarazzante o addirittura doloroso”. Poi abbassò lo sguardo e aggiunse sottovoce: “Mi permetterai almeno questo, vero?”
 
Kai non disse niente per un momento, ma proprio quando Takao sembrava sul punto di iniziare a pentirsi di ciò che aveva richiesto, Kai aprì la bocca per parlare. “Se hai intenzione di chiedere qualcosa di personale, Kinomiya, è giusto che tu fornisca informazioni tue in cambio”, disse con calma.
 
La sorpresa di Takao lasciò il posto a un sorriso, e si lasciò cadere a pancia in giù accanto a Kai, appoggiando il mento sulle mani e increspando le labbra pensieroso.
 
“Ha senso” disse, “io imparo qualcosa, tu impari qualcosa, giusto?” Si fermò ancora un po' e disse: “Va bene, allora arriva la curiosità numero uno: i miei fiori preferiti sono le fresie! Piacevano alla mamma, quindi piacciono anche a me”
 
“Per nessun altro motivo a parte quello?” disse Kai.
 
“Beh... sono belle” disse Takao alzando le spalle, “ma in realtà, non c'è nessun altro motivo per cui mi piacciono. La mamma morta quando ero piccolo, quindi non la ricordo molto bene. Il nonno mi ha detto che amava molto le fresie, però, e da allora le abbiamo coltivate fuori dal dojo. Forse è stupido, ma in qualche modo mi fa sentire più vicino a lei, anche se non c’è più. Se posso amare almeno una delle stesse cose che amava lei, allora è come se non se ne fosse andata del tutto”
 
“Nemmeno io ricordo bene i miei genitori” confessò Kai, esitante.
 
“Come sono morti?” chiese Takao.
 
“Incidente d’auto” disse Kai, “io sono sopravvissuto, loro no. Mio nonno decise di non addossarsi il fastidio di crescere un bambino e mi mandò in Russia da Volkov. Rimasi lì per quasi quattro anni prima di tornare in Giappone”
 
“Quattro anni?” ripeté Takao, spalancando gli occhi. “Accidenti, Kai, come sei sopravvissuto?”
 
“Non sono mai stato maltrattato o trascurato, se è questo che intendi” disse Kai, indifferente. “Ero l’unico nipote di Soichiro Hiwatari e il pupillo di Volkov. Finché ottenevo i risultati che volevano, non mi facevano mai patire molto”
 
“Quindi non ti hanno fatte niente di male, vero?” azzardò Takao, “a parte quell’addestramento terribile, intendo. Volkov è una brutta persona, ma non ti ha mai...picchiato, vero?”
 
“No, non ne ha mai avuto bisogno” disse Kai, con un ghigno cupo, “ha sempre preferito i giochi mentali alla violenza. Perché sprecare energia quando puoi guidare le potenziali vittime alla loro stessa distruzione?”
 
Gli occhi di Takao brillavano leggermente e il suo viso era pieno di tristezza mentre fissava Kai. “Vorrei davvero che tu non avessi dovuto affrontare nessuna di queste cose” disse piano.
 
“Lascia perdere” disse Kai con tono piatto, “è tutto nel passato. Non ha più importanza”
 
“Ma adesso sei felice, vero?” disse Takao ansioso.
 
“Sto meglio” rispose Kai, “comunque, tocca di nuovo a te”
 
Takao non sembrava particolarmente ansioso di divulgare ulteriori informazioni su se stesso, tuttavia, e Kai stava iniziando a sentirsi a disagio per il modo in cui Takao lo stava guardando. La preoccupazione aleggiava ancora nei suoi occhi, anche se Kai gli aveva detto di lasciar perdere ogni cosa.
 
Immaginò di non dover essere sorpreso. Sembrava che Takao fosse sempre coinvolto nei problemi degli altri, non perché fosse ficcanaso o interferisse, ma perché gli importava davvero. Takao era il tipo di ragazzo che lasciava tutto in un attimo per aiutare chiunque considerasse un amico. Era il tipo di persona che poteva trasformare l'impossibile nel possibile, semplicemente con la sola forza della volontà. Era senza dubbio la persona più leale, devota e determinata che Kai avesse mai conosciuto, ed erano quelle qualità sopra tutte le altre che rendevano Takao così speciale.
 
“Come puoi essere così forte?” sussurrò Takao, facendo spalancare gli occhi a Kai per lo stupore. Si era appena posto la stessa identica domanda su Takao, ma non osava ammetterlo ad alta voce.
 
“Perché mi piace visitare quel posto chiamato palestra” disse, optando per il sarcasmo rispetto all’onestà, “un posto che sembra esistere solo nei tuoi incubi, Kinomiya”
 
Takao scoppiò a ridere e l’improvvisa tensione che si era insinuata nella stanza scomparve all’improvviso. “Non stavo parlando dei tuoi muscoli” disse, alzando gli occhi al cielo, “anche se devo ammettere che sono piuttosto impressionanti. E anche tu avresti gli incubi dopo tutti quei programmi malvagi di allenamento che a Kyoju piace inventare!”
 
“Stai cambiando argomento” lo informò Kai, “o sei troppo imbarazzato per andare avanti?”
 
“In realtà, la curiosità numero due è alquanto imbarazzante” disse Takao con aria sfuggente, “ma se proprio vuoi saperlo, Daichi è stato il mio primo bacio”, agitò freneticamente una mano quando vide l’espressione di Kai e aggiunse: “Non guardarmi in quel modo! Non ci siamo baciati di proposito, e comunque è stato davvero disgustoso!”
 
“Baciare qualcuno dello stesso sesso ti disgusta?” chiese Kai, con tono volutamente neutro.
 
“Baciare Daichi mi disgusta” disse Takao, rabbrividendo, “quel moccioso non si lava i denti quanto dovrebbe. I primi baci dovrebbero essere memorabili, e dopo un’esperienza del genere, capisco perché la gente lo dica. Avrei solo voluto che succedesse con qualcuno migliore, sai?”
 
Kai rimase in silenzio. Non era sicuro del perché, ma provava una piccola fitta di gelosia irrazionale all'idea che Takao volesse baciare altre persone. Sebbene Takao sembrasse andare d'accordo con quasi tutti, non aveva mai mostrato un interesse specifico in senso romantico per una persona prima, e Kai aveva pensato che le cose sarebbero sempre rimaste così. Ora si sentiva uno sciocco anche solo a pensarlo, e Takao si accorse subito del suo cambiamento.
 
“Che succede?” domandò, preoccupato, “anche tu hai avuto un brutto primo bacio?”
 
Kai si sentì ancora più sciocco, girò la testa di lato e chiuse gli occhi, incapace di guardare Takao.
 
“Non ho avuto nessun bacio, né bello né brutto” disse burbero, cercando di non rabbrividire per il silenzio che seguì la sua confessione.
 
“Sul serio?” disse Takao incredulo. “Non sei mai stato baciato? Ma...ma...beh, sei tu! Sei intelligente, forte e bello e...e...probabilmente ci sono tonnellate di persone la fuori che vorrebbero essere baciate da te!”
 
“Forse non mi importa di quelle ‘tonnellate di persone’” disse Kai, detestandosi per come stava parlando, “perché dovrei preoccuparmi di loro quando c’è solo una persona tra miliardi che vale il mio tempo?”
 
Tra loro scoppiò un altro silenzio, ma questo fu molto peggiore. Sembrò allungarsi per un'eternità mentre Kai combatteva l'impulso di afferrare uno dei cuscini e usarlo per soffocarsi, solo così da poter porre fine alla sua miseria. Era sicuro che Takao lo avrebbe odiato o riso di lui o perso tutto il rispetto che aveva mai avuto per lui e fu uno shock quando la mano di Takao toccò la sua guancia, facendogli aprire di nuovo gli occhi, nonostante il terrore che si era conficcato nel suo stomaco. Gli occhi di Takao erano caldi come sempre mentre accarezzava il viso di Kai, anche se le sue guance diventarono leggermente rosa quando Kai si voltò per fissarlo.
 
Kai rimase lì senza parlare mentre le dita di Takao tremarono quando si alzarono per tracciare il resto dei suoi lineamenti, carezzandogli il viso con una tenerezza agonizzante che fece battere all'impazzata il cuore di Kai. Poi i polpastrelli di Takao si posarono leggermente sulle sue labbra, e Kai pensò che il cuore gli sarebbe esploso fuori dal petto.
 
Era spaventoso e potente, e l'intero corpo di Kai sembrava dolere per l'attesa mentre Takao spostava le dita, le sue membra pesanti come piombo, il suo respiro debole e quasi sofferente. Guardò attraverso gli occhi socchiusi mentre la lingua di Takao sfrecciava fuori per inumidire la sua bocca e imitò il movimento inconsciamente, bagnandosi le labbra e aprendole leggermente. Takao esitò prima di chinarsi a poco a poco, avvicinando la sua bocca a quella di Kai finché non ci fu quasi più niente che li separava. Kai chiuse gli occhi e rabbrividì mentre le labbra di Takao scivolavano sulle sue in un tocco minimo, indietreggiando appena un pochino e poi avvicinandosi di nuovo per premere più fermamente, ma prima che le loro bocche potessero stabilire l'inevitabile contatto, il forte un suono di rintocco li strappò violentemente l’uno dall’altro, mentre l'orologio a pendolo fuori nel corridoio batteva l'ora.
 
L’incantesimo si ruppe completamente, Takao sobbalzò all’indietro, il suo voltò arrossì furiosamente mentre si spingeva il più lontano possibile da Kai senza cadere del tutto dal letto.
 
“S-scusa” balbettò, alzandosi, “dovrei andare a preparare la cena”
 
Kai si allungò prima che potesse andarsene. “No, non-” iniziò, ma Takao era già fuggito, sbattendo rumorosamente la porta e lasciando Kai ad accasciarsi contro i cuscini, chiedendosi come avrebbe gestito quel particolare sviluppo.

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Capitolo 7
*** Capitolo Sette ***


Era passato molto tempo da quando Kai si era sentito così frustrato e infastidito per qualcosa, ed era tutto grazie al quasi-bacio che aveva condiviso con Takao. Da allora Takao lo evitava, almeno per quanto poteva, dato che vivevano insieme. Kai era stanco del fatto che Takao si comportasse come un animale imbizzarrito, o come se fosse terrorizzato dal fatto che Kai potesse improvvisamente mostrare delle zanne e iniziare a sputare veleno contro di lui. Peggio ancora, sembrava che stesse facendo del suo meglio per fingere che tra loro non fosse mai successo niente. Si erano avvicinati solo per essere nuovamente separati da qualcosa che Takao considerava chiaramente un errore. Era come se avessero fatto un passo avanti e due indietro.
 
Kai aveva bisogno di tempo per pensare a un modo per affrontare la situazione, e così era uscito di casa quel pomeriggio, senza dirlo a Takao. Era stato un sollievo quando aveva raggiunto un luogo appartato familiare, scoprendo che c'era ancora qualcuno che non lo evitava, e un piccolo sorriso incurvò le sue labbra mentre si chinava per accarezzare la gatta che si avvolgeva intorno alle sue caviglie. Miagolò felice per l'attenzione, e Kai la coccolò per un altro momento prima di rivolgere la sua attenzione ai gattini.
 
Erano più grandi e più pesanti dell'ultima volta che Kai li aveva visti, e li raccolse a turno, controllandoli per qualsiasi segno di ferita o malattia. Una volta soddisfatto che stessero tutti bene e in salute, iniziò a disfare la piccola busta di carta che aveva portato con sé e dispose il cibo per la famigliola, appoggiandosi a uno degli alberi vicini per guardarli mangiare. La mamma gatta gli saltò in grembo subito dopo, facendolo sussultare mentre si metteva a suo agio tamponandogli le cosce in tipico modo felino e flettendo gli artigli prima di scegliere finalmente di rannicchiarsi, facendo le fusa soddisfatta quando Kai la strofinò dietro le orecchie. Il movimento ripetitivo era rassicurante tanto per lui quanto per la gatta, e si permise di chiudere gli occhi e rilassarsi per un po'.
 
Non ci volle molto perché Takao iniziasse a insinuarsi nei suoi pensieri, tuttavia, e Kai riaprì gli occhi, fissando il sole che tramontava lentamente e cercando di non confrontare la luce e il calore sbiaditi con la recente crisi nella sua relazione con Takao. Odiava sentirsi così confuso su ciò che stava accadendo, e anche se non l'avrebbe mai ammesso, si sentiva anche ferito dal modo in cui Takao sembrava allontanarsi da lui.
 
Kai era sempre stato così sicuro che i sentimenti di Takao per lui fossero forti quanto quelli che lui provava per Takao. Si capivano così bene, dopotutto, e non avevano mai avuto bisogno di parole per esprimere qualunque cosa condividessero. Takao era importante per lui, più di chiunque altro. In passato, Kai aveva sempre evitato le persone per scelta, ma l'ultima cosa che voleva ora era essere di nuovo solo, non quando aveva trovato l'unica persona che significava così tanto per lui. Le parole che aveva detto a Takao erano vere, sul fatto che lui fosse la sua persona su cinque miliardi, e non aveva intenzione di rimangiarselo. Anche se era stato imbarazzato nel rivelare qualcosa di così profondamente personale, non si era vergognato a dirlo. Sebbene a volte Kai avesse ancora difficoltà a esprimere e riconoscere i suoi veri sentimenti, sapeva per certo che non c'era niente di vergognoso nel voler stare con Takao.
 
Kai ammirava e rispettava Takao più di chiunque altro e, soprattutto, si fidava di lui. Non poteva essere come Takao, quindi aveva concentrato tutte le sue energie per sconfiggerlo, ma anche quello si era rivelato impossibile alla fine. Normalmente, Kai non sarebbe mai stato in grado di sopportare l'idea che qualcuno fosse più forte di lui, ma con Takao era diverso. Perdere contro Takao non l’aveva mai fatto sentire arrabbiato o debole, ma gli dava uno strano senso di soddisfazione sapere che anche se aveva perso, era comunque l'unico avversario che poteva davvero mettere in difficoltà Takao.
 
Tuttavia, si trattava di qualcosa di più profondo del semplice essere rivali; erano uguali, e Kai sapeva che Takao era degno di lui tanto quanto lui lo era di Takao. Combattevano con lo stesso onore, la stessa passione e la stessa dedizione, facendo impallidire una battaglia contro chiunque altro, e Kai aveva bisogno di tutte quelle cose tanto quanto aveva bisogno di Takao stesso. Tutto ciò era  dolorosamente familiare, ma ora stavano entrando in un territorio sconosciuto e Kai non aveva la più pallida idea di come affrontarlo. Takao ovviamente non aveva idea di come gestire il cambiamento tra loro, perché aveva finito per scappare di nuovo. Kai non sapeva cosa stesse pensando o provando Takao in quel momento, o se si fosse pentito del bacio che avevano quasi condiviso.
 
L'unico rimpianto che Kai aveva era che non avevano avuto la possibilità di completarlo. Aveva desiderato quel bacio più di ogni altra cosa, e niente era più doloroso che vedersi strappare di mano qualcosa che voleva. Quel nuovo passo non era stato indesiderato, almeno non per Kai. Come tutto ciò che aveva condiviso con Takao, era sembrato del tutto naturale, ma soprattutto, giusto, e non voleva negare nessuna delle emozioni che aveva per Takao. Kai non mentiva mai, né a se stesso, né a nessun altro. Non gli era mai piaciuto sprecare il suo tempo con meschinità o banalità, e aveva sempre preferito andare dritto al punto. Naturalmente aggressivo e conflittuale, tendeva a trasformare tutto in una competizione. Questo era il motivo per cui si sentiva così fuori di sé mentre cercava di comprendere le azioni di Takao. Non era abituato a lasciare che altre persone prendessero il comando, o a seguire l'esempio di qualcun altro, ed era un'altra cosa che si aggiungeva alla sua precedente frustrazione. Le cose sarebbero andate diversamente se fosse stato lui a baciare Takao invece del contrario? Era stato disposto a lasciare che Takao avesse quel controllo momentaneo, ma invece di usare la situazione a suo vantaggio come avrebbe fatto lui, Takao aveva semplicemente buttato via l'opportunità, e non era affatto da lui.
 
Kai arrivò a chiedersi se avesse fatto qualcosa di sbagliato. Non sapeva se l'idea di assumere il controllo avesse spaventato Takao, o se avesse solo avuto dei ripensamenti sullo spostare la loro relazione a un livello diverso. Kai poteva capire quanto sarebbe stato facile lasciare le cose come erano e rimanere al sicuro nell'amicizia, ma era pronto a correre il rischio che derivava dal volere qualcosa di più da Takao. Kai era abbastanza onesto da ammettere che la forza, il coraggio e la devozione di Takao non erano le uniche cose che trovava attraenti, né la semplice consapevolezza che Takao era probabilmente l'unica persona sulla terra che non lo avrebbe mai deluso. Era un adolescente con ormoni adolescenziali e non aveva intenzione di fingere di non trovare Takao sessualmente attraente. L'idea di perseguire una tale intimità con Takao spaventava Kai quasi quanto lo eccitava, ma era comunque qualcosa che voleva. Se Takao voleva o meno la stessa cosa, era ancora da dimostrare, e quella era la parte su cui Kai si ritrovava bloccato.
 
In ogni caso, Kai era riluttante a spingere troppo. Se, per qualsiasi motivo, Takao avesse deciso di non essere attratto da Kai nel modo in cui Kai era attratto da lui, gli sarebbe comunque andata bene. Avrebbe fatto male vivere con emozioni non corrisposte, ma era disposto ad accettare qualunque cosa potesse ottenere. Takao significava troppo per lui per poterlo perdere, dopotutto, e l'ultima cosa di cui Kai aveva bisogno era che scivolasse via dalla sua vita ancora una volta. Ma c'era quella vocina dietro la sua testa che lo spingeva a mettere tutto in gioco e scommettere tutto, anche se Kai si rifiutava di credere nel caso o nella fortuna. Il destino aveva portato Takao da lui, e anche se avrebbe potuto portarglielo via di nuovo così facilmente, Takao continuava a rimanere al suo fianco, indipendentemente da ciò che Kai gli aveva detto o fatto o fatto passare, e Kai gli doveva tutto per questo. Takao lo aveva salvato più e più volte, e non aveva chiesto una sola cosa in cambio. Non che non avesse ricevuto nulla. Kai avrebbe attraversato l'inferno per il bene di Takao, sarebbe sceso all’inferno per lui, e tuttavia c'era molto di più che era disposto a dare.
 
Non si trattava solo di ripagare il debito che aveva, era un feroce desiderio di fare in qualche modo per Takao le stesse cose che Takao aveva fatto per lui. Takao gli aveva consegnato un'ancora di salvezza, e da allora i due erano stati legati insieme grazie ad essa. Potevano lasciare quel legame così com'era, o scegliere di stringerlo e renderlo più forte, e se Takao fosse stato propenso a ricambiare anche solo la metà di ciò che Kai provava per lui, non avrebbe mai più chiesto nulla nella sua vita. L'unico problema era trovare un modo per esprimere quei sentimenti e, per quanto intelligente Kai fosse, non aveva la più pallida idea di come trasformarli in parole con un vero significato, e la soluzione lo colpì solo quando un piccolo miagolio attirò la sua attenzione.
 
Era così perso nei suoi pensieri che si era dimenticato di continuare ad accarezzare la mamma gatta, e lei gli diede un colpetto alla mano con il naso finché non ricevette il messaggio e riprese a coccolarla. Lei gli rispose all'istante con un altro miagolio e tornò alle sue fusa, e fu allora che Kai ricordò improvvisamente il modo in cui Takao si era comportato la notte in cui si erano trasferiti per la prima volta nella villa. Aveva cercato l'attenzione di Kai più o meno allo stesso modo in cui aveva fatto la gatta, dimenandosi contro di lui sul divano finché Kai non aveva dato a Takao quello che desiderava, mettendogli un braccio intorno e permettendogli di avvicinarsi ancora di più.
 
Takao era sempre stato tattile, questo Kai lo sapeva. Era come se avesse bisogno di toccare le persone tanto quanto aveva bisogno di essere vicino a loro. Anche qualcosa di semplice come una stretta di mano o un cinque significava molto per Takao, e Kai si sentiva in qualche modo in colpa al pensiero di quante volte aveva rifiutato quel contatto in passato. Il problema non erano neanche solo quei piccoli rifiuti. Si conoscevano da più di tre anni ormai, e Kai continuava a rivolgersi a Takao con il cognome. Era più per abitudine che altro, ma era pur sempre uno degli ostacoli che si frapponevano tra loro. Non erano estranei o compagni di classe o colleghi di lavoro, quindi non c'era davvero alcun motivo per qualcosa che sarebbe sembrato un riserbo con chiunque altro.
 
Tuttavia Takao probabilmente si sarebbe chiesto se Kai fosse stato colpito alla testa con un oggetto contundente se all'improvviso avesse iniziato a chiamarlo per nome senza una ragione apparente, e per quanto Kai rispettasse Takao, non era mai stato la persona più acuta. Era troppo sperare che Takao potesse cogliere un accenno. Avrebbe dovuto spiegarglielo, o meglio ancora, mostrarglielo. Sentendosi meglio rispetto a quando Takao era sparito, Kai sollevò delicatamente la mamma gatta e la posò a terra, facendo un passo indietro mentre i suoi tre gattini si affollavano immediatamente intorno a lei. Era stato via abbastanza a lungo, comunque, e non aveva bisogno di vedere l’ora per sapere che doveva essere tardi. Diede un'ultima carezza sulla testa alla mamma gatta e poi se ne andò, gettando la sciarpa dietro di sé e tornando a casa. Nessuna delle luci era accesa quando arrivò, tuttavia, e Kai si chiese se anche Takao avesse deciso di uscire. Non aveva senso per lui vagare in giro a quell'ora, ma dopotutto Kai era stato assente a lungo.
 
Non sarebbe stato sorprendente se Takao si fosse sentito solo e se ne fosse andato a passare un po' di tempo con i suoi amici o con suo nonno e, oltre a sentirsi in colpa per aver lasciato Takao solo per così tanto tempo, Kai aveva la sensazione che mancasse qualcos'altro. Si era così abituato a essere accolto calorosamente da Takao ogni volta rientrava che gli sembrava sbagliato tornare a quel vuoto adesso. Con il cuore che sprofondava un po', Kai chiuse la porta, controllando sul tavolo in corridoio nel caso Takao avesse deciso di lasciare un biglietto per lui, ma non trovò nulla. Poi Kai si ricordò di come se n'era andato prima senza che Takao lo sapesse. Non era da Takao essere vendicativo o dispettoso, ma aveva la tendenza a lasciare che il suo temperamento avesse la meglio su di lui. Se si fosse arrabbiato e se ne fosse andato sbuffando da qualche parte, l'ultima cosa che avrebbe pensato di fare sarebbe stata lasciare una spiegazione.
 
Tuttavia, Kai non poteva fare a meno di essere vagamente ansioso. Takao poteva aver avuto problemi di qualche tipo. Di certo sembrava avere un talento per attirarli, ma, a differenza di Takao, Kai non saltò a conclusioni affrettate. La cosa più sensata da fare era chiamare prima il dojo Kinomiya dojo, poi ciascuno dei loro amici in seguito e, se Kai non fosse riuscito a localizzarlo con quei mezzi, allora sarebbe stato il momento di iniziare a preoccuparsi. Per qualche ragione, però, il telefono non era dove avrebbe dovuto essere, e Kai si batté le dita contro la coscia irritato. Takao poteva averlo preso e lasciato in un punto a caso, rendendo impossibile trovarlo senza una ricerca. Sempre logico, Kai controllò i luoghi più ovvi, inclusi il soggiorno e la cucina, due delle stanze preferite di Takao.
 
Dopodiché salì al piano di sopra per controllare la sua camera da letto e, finalmente, percorse il corridoio e si fermò fuori da quella di Takao. Quando aprì la porta per guardare dentro, l'ultima cosa che si aspettava di trovare era Takao in persona, ma era lì, raggomitolato su un fianco, stringendo nella mano destra la stessa cosa che Kai stava cercando. La lampada era nella luminosità più bassa, probabilmente perché Takao non era riuscito a spegnerla completamente, non mentre era solo in una casa così grande, e Kai si lasciò guidare dalla luce fioca mentre si avvicinava il letto e si sedette sul bordo. Takao stava dormendo profondamente e Kai lo osservò per un po', sollevato nel vedere che era al sicuro e illeso.
 
Il pigiama verde che indossava sempre a letto era leggermente sgualcito, il che suggeriva che il sonno di Takao non fosse stato del tutto pacifico, e Kai allungò una mano per allontanargli la frangia dal viso, lasciando che il palmo della mano si posasse brevemente contro la fronte di Takao prima di allontanarlo. Vide che i capelli di Takao erano scivolati via dalla solita coda di cavallo, le lunghe ciocche nere si riversavano sul cuscino bianco sotto la sua testa, i due colori creavano un contrasto sorprendente. Proprio quando Kai si allungò per toccarlo, tuttavia, Takao si mosse e aprì gli occhi, apparendo confuso finché non vide Kai, poi divenne più vigile.
 
“Era ora” disse assonnato, alzandosi. “Ero preoccupato. Temevo che qualcuno potesse chiamarmi per dire che c'era stato un incidente, ma mi sembri abbastanza a posto”
 
Sbadigliò piano, non sembrò preoccuparsi del fatto che Kai doveva ancora rispondere e non parve notare che Kai era troppo occupato a fissarlo per dire qualcosa di coerente.
 
Kai sentì qualcosa sobbalzargli nello stomaco quando Takao alzò la testa per guardarlo, i suoi occhi brillavano di una sorta di preoccupazione ma erano ancora assonnati. Kai non si era mai reso conto fino a quel momento di quanto amasse quegli occhi, e vi guardò dentro senza parole, crogiolandosi nel loro calore. Quegli stessi occhi gli avevano offerto perdono, accoglienza e salvezza tante volte prima, e ora erano fissi su di lui e solo su lui. I capelli di Takao erano sciolti sulle sue spalle, più lunghi di quanto Kai ricordasse, e gli davano un’aria morbida e leggermente vulnerabile. Di nuovo, le dita di Kai si contrassero per l'impulso di scorrervi, e questa volta Takao capì che qualcosa non andava.
 
“Kai? Stai bene?”
 
Kai riportò il suo sguardo su quello di Takao, traendo un respiro profondo quando decise che quello era il momento. Sarebbe stato articolato e preciso, e avrebbe detto quello che doveva confessare senza lasciare spazio a interpretazioni errate, ma quando aprì la bocca per parlare, le uniche parole che uscirono furono:

“Dio, sei bellissimo”
 
Takao divenne di una tonalità di rosso molto interessante quando lo sentì, e pur cercando di mantenere la sua voce spensierata e provocante, non poteva nascondere il fatto di essere agitato.
 
“Probabilmente sembrerà una domanda stupida, ma hai annusato alcuni dei miei prodotti per la pulizia?” chiese con cautela. “Ti stai comportando in modo strano”
 
Kai si morse il labbro, furioso con se stesso per aver permesso che accadesse quella svolta degli eventi.
 
“Dannazione, Kinomiya, dammi tregua” disse, sentendosi ancora peggio quando Takao percepì l'irritazione nella sua voce e reagì allontanandosi leggermente, con espressione ferita. Kai gli afferrò il polso d'impulso, chiudendo strettamente le dita e facendo immobilizzare Takao all'istante. Incapace di esprimere ciò che voleva con le parole, Kai addolcì il suo tocco, strofinando il pollice sulla pelle fragile e sentendo il battito costante di Takao, mostrandogli che non stava cercando di essere minaccioso. Takao fissò le loro mani, apparentemente estasiato dalla lieve carezza, permettendo a Kai di approfittare di quel temporaneo stato di culla.
 
“Voglio parlare” disse piano, “di questo. Di noi. Mi permetterai almeno questo, vero?”
 
Stava ripetendo la stessa cosa che Takao gli aveva chiesto, e anche Takao lo capì, a giudicare dall'espressione sul suo viso, ma ora che Kai aveva la sua completa attenzione, quello che voleva tirare fuori risultava più difficile che mai. In teoria, avrebbe dovuto essere la cosa più facile del mondo dire a Takao quello che desiderava. Avrebbe dovuto essere semplice dire ‘Ho bisogno di te’ o ‘Sono attratto da te’ o anche ‘Sono innamorato di te’, ma la sua voce sembrava averlo abbandonato da qualche parte lungo la strada.
 
“Kinomiya, voglio ringraziarti” disse con voce che risuonò soffocata e roca alle sue orecchie. “Per tutto quello che hai fatto per me e che mi hao dato. Probabilmente non sarei qui oggi, se non fosse stato per te. Ti devo la vita, così come ti devo la mia gratitudine...quindi grazie”
 
“Perché dici questo?” sussurrò Takao. “Non te ne andrai di nuovo, vero? Te ne vai per causa mia? Ho fatto qualcosa di sbagliato, vero? Non vuoi più restare con me per quello che ti ho fatto, vero? Se è così, mi dispiace davvero di averti fatto sentire a disagio. È tutta colpa mia, lo so, per favore non andartene. Non credo che potrei sopportarlo”
 
“Cosa ti fa pensare che me ne andrò?” chiese Kai, alquanto sconcertato dalla reazione.
 
“Perché mi stai ringraziando per qualcosa per cui non mi hai mai ringraziato prima!” disse Takao in fretta e furia, “le persone dicono questo genere di cose quando stanno per andarsene, e lo detesto! Anche se sei arrabbiato con me, non voglio che te ne vada. Mi piace la tua presenza, e mi piace fare cose insieme, anche se noiose come le faccende domestiche, la spesa o gli allenamenti! So che sembra egoistico, ma voglio solo stare con te!”, poi chinò la testa e aggiunse, con voce rossa: “o non mi è permesso?”
 
Kai chiuse brevemente gli occhi, poi disse: “Kinomiya, ti ricordi quando ho combattuto contro Brooklyn?”
 
Takao alzò lo sguardo, sorpreso dalla domanda apparentemente casuale. “Certo che sì” rispose rocamente, “come potrei dimenticare?”
 
“E ti ricordi cosa gli ho detto poco prima di vincere?”
 
La confusione fu spazzata via e il sorriso di Takao fu teso ma orgoglioso quando mormorò: “Lo ricordo. Hai detto ‘Questo è il mio amore’. Poi l’hai preso a calci alla grande”
 
“Prima di quella battaglia, ho imparato quanto sia impossibile elevarsi al di sopra di qualcosa se sei accecato dal tuo stesso odio”, spiegò Kai. “Non volevo riconoscere le capacità di Brooklyn o la sua esistenza, ma invece di lasciare che il mio desiderio di vendetta avesse la meglio su di me, mi sono reso conto che avevo molte cose che Brooklyn non aveva. Senza di te, non l'avrei mai avuto qualcuno che mi insegnasse queste cose. Senza di te, non sarei mai stato in grado di usare la mia emozione più potente per superare uno degli ostacoli più grandi che abbia mai dovuto affrontare. La forza che ho ottenuto quel giorno è stata tutta grazie a te. Era tutto per te. Ora capisci cosa sto cercando di dire?”
 
“Lo capisco abbastanza bene” ammise Takao. “L'unico problema che sto avendo in questo momento è crederci. Non sapevo di significare così tanto per te”
 
“Allora o sei sordo o sei la persona più ottusa in circolazione”, rispose Kai. “Non pensavo di poter essere più ovvio urlando il mio amore per te nel mezzo di uno stadio affollato”
 
Non ebbe la possibilità di dire nient'altro perché Takao si era già lanciato contro di lui, seppellendo la faccia contro la sua spalla, ridendo e piangendo. Non vedendo alcun motivo per trattenersi ulteriormente, Kai lo abbracciò, appoggiando il mento sulla sua testa e sospirando soddisfatto. Takao si stava aggrappando saldamente a lui e tremava tra le sue braccia, e questo dava a Kai un senso di potere diverso da qualsiasi cosa avesse mai provato prima, soltanto tenendo Takao così vicino.
 
Alla fine si arrese e lasciò che le sue dita scivolassero tra i capelli di Takao, godendosi la sensazione mentre li pettinava e li accarezzava, poi la sua mano si mosse più in basso per insinuarsi sotto il bordo della maglietta di Takao, accarezzandogli la parte bassa della schiena prima di risalire lungo la sua spina dorsale. Takao rabbrividì, strofinando la guancia contro quella di Kai prima di appoggiarsi alla testiera quel tanto che bastava per potersi guardare l'un l'altro. Il suo viso era ancora bagnato di lacrime, ma il sorriso sulle sue labbra era felice e luminoso mentre faceva piccoli respiri tremolanti.
 
Afferrò la mano libera di Kai e la guidò alla sua bocca, baciando a turno ciascuna delle punte delle dita prima di spostarle verso il basso in modo che si posassero sul suo cuore. Era la cosa più incredibile del mondo toccare e ricevere, e Kai poté solo chiudere gli occhi e assaporare la sensazione di una pelle liscia e morbida, mentre appoggiava il palmo della mano contro il punto appena sotto le scapole di Takao, l'altra continuava a contare i battiti del suo cuore. Poi Takao stava baciando le sue labbra, ed era così gentile e attento, come se avesse paura di ferire Kai se avesse premuto troppo, ma Kai non aveva più bisogno di esitazioni nervose, non ora, non dopo aver finalmente ottenuto tutto ciò che desiderava e anche di più.
 
Fu lui a prendere l'iniziativa, e i suoi baci furono tutt'altro che casti mentre le loro bocche si incontravano ancora e ancora, inclinando la testa e cercando l’angolatura migliore possibile. Kai non si fermò e iniziò a baciare lungo la mascella di Takao e lungo il suo collo, sulla pelle che era morbida e delicata come lo era stata quella piccola parte del polso. Poteva sentire il battito di Takao contro le  labbra, contro il suo palmo, come ali di farfalla, erratici, inebrianti e seducenti, e in qualche modo Kai riuscì ad allontanarsi da quella promessa sussurrata, riportando la bocca a quella di Takao per condividere un altro bacio.
 
Takao stava sorridendo di nuovo quando Kai aprì gli occhi e non poté impedirsi di sorridere a sua volta.
 
“Ho dimenticato di dirtelo prima” disse Takao, senza fiato, “ma bentornato”
 
Anche se il saluto abituale di Takao arrivò leggermente in ritardo, rese le cose ancora più perfette. Quella semplice parole portò la stabilità e la sicurezza che Kai aveva sempre desiderato, e quando la sua bocca gravitò di nuovo verso quella di Takao, mormorò la sua risposta prima che il momento si smarrisse.
 
“Sono a casa”*.
 

 
*per chi non lo sapesse (ma probabilmente sì se vedete anime o film in lingua giapponese), le espressioni ‘Tadaima’ (Sono a casa/sono tornato) e ‘Okaeri’ (‘Bentornato a casa’), sono molto comuni e in genere è così che la moglie casalinga accoglie il marito che ritorna dal lavoro...retaggi sicuramente vecchi e un po’ sessisti, ma ogni cosa va contestualizzata all’interno della sua cultura ^^’’ comunque di sicuro esprime una certa intimità tra le due persone e si usa anche tra familiari.

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Capitolo 8
*** Capitolo Otto ***


Takao di solito aveva la tendenza ad essere eccessivamente allegro di primo mattino, ma il suo buon umore migliorò quando portò la posta arrivata in cucina dove Kai sedeva sorseggiando il suo caffè.
 
“Guarda cos’abbiamo ricevuto!” trillò Takao, sedendosi e agitando una busta sotto il naso di Kai. Questi ebbe appena il tempo di vedere il timbro postale cinese prima che Takao l’aprisse, sorridendo ampiamente quando una lettera cadde, accigliandosi quando notò dell’altro. Era un biglietto, e dall’aspetto elegante. Persino l’interesse di Kai fu stuzzicato quando Takao lo spiegò, sfiorando le prime due righe prima che i suoi occhi si sbarrassero.
 
“Kai Hiwatari e Takao Kinomiya” lesse ad alta voce, “siete cordialmente invitati a partecipare al matrimonio tra Rei Kon e Mao Chen...”
 
Kai tese la mano e Takao gli passò l’invito, a bocca aperta per quanto appena visto.
 
“Wow, non posso credere che Rei si sposi” disse Takao, meravigliato, “insomma, sapevo che prima o poi lui e Mao avrebbero ufficializzato, ma sembra strano, non credi?”
 
“Rei ha la sua strada da seguire” disse Kai disinteressato, “solo perché diversa dalla tua non significa che sia meno importante”
 
“Lo so, ma ha pur sempre 17 anni!” protestò Takao, “ha solo un anno in più di me! In un certo senso però è grandioso e sta organizzando una festa a cui tutti noi potremo partecipare!”
 
Rivolse l’attenzione alla lettera di accompagnamento e lesse in silenzio prima di aggiungere:
 
“Ehi, qui c’è scritto che ci saranno due cerimonie, una per il matrimonio e una per annunciare Rei come nuovo capo clan! Sarà come un’incoronazione? Indosserà una corona?”
 
“Ne dubito molto” disse Kai, tenendo accuratamente nascosto il divertimento di fronte all’ingenuità di Takao.
 
“Comunque, probabilmente sarà qualcosa di tradizionale” disse Takao, pensieroso. “Significa che dovremo vestirci a dovere. Mi chiedo se potrei andare bene con il kimono che il nonno mi fa sempre indossare per la visita al tempio di Capodanno? O forse dovrò prendere qualcosa di nuovo. Dovremo in ogni caso andare a comprare un regalo”
 
“Dovremo?” fece eco Kai, alzando un sopracciglio.
 
“Certo, perché no?” disse Takao, mostrando il pollice sollevato, “è più facile fare un regalo insieme che due separati. Che genere di cose si comprano per un matrimonio, poi?”
 
Guardò Kai, che scrollò le spalle. “Beh, sono sicuro che Kyoju lo saprà, altrimenti potrà sempre cercarlo sul suo computer”
 
Uscì dalla cucina solo per tornare di nuovo pochi secondi dopo con il telefono, e da ciò che Kai dedusse  dal balbettio eccitato di Takao, Kyoju stava già parlando con Max, e fece entrare Takao nella chiamata in modo da avere una conversazione a tre. Solo ascoltando Takao gli faceva venire il mal di testa, ma Kai non sarebbe sfuggito a tutta la pianificazione e alla preparazione così facilmente. Anche se avevano ancora due settimane per organizzarsi, Takao lo trascinò a fare shopping quello stesso pomeriggio, e la sua idea di cosa sarebbe stato un buon regalo di nozze contrastò notevolmente con quella di Kai.
 
“Smettila di essere così brontolone!” lo rimproverò Takao dopo l’ultima proposta. “Non pensi che sia la cosa migliore di sempre?”
 
“È un pesce di gomma” disse Kai in tono piatto.
 
“Ma canta!” disse Takao, gli occhi scintillanti, “è divertente! Rei lo adorerebbe!”
 
“I regali di nozze dovrebbero essere pratici” ribatté Kai, “a che serve un pesce che canta?”
 
“È sempre meglio che prendere qualcosa di noioso come una caffettiera o delle stoviglie” insistette Takao, “quando si fa un regalo a qualcuno, dovrebbe farlo sorridere!”
 
“E loro sorriderebbero se gli dessi un giocattolo del genere” mormorò Kai, “diventeresti uno zimbello”
 
“Ehi, è un regalo in comune” gli ricordò Takao, “ecco perché dobbiamo essere d’accordo prima di sceglierlo ufficialmente!”
 
“Io non partecipo” disse Kai, ma Takao lo aveva già afferrato per un braccio e trascinato lungo il corridoio.
 
“Andiamo, Kai” disse Takao, imbronciato, “Rei è uno dei nostri migliori amici e questo sarà il giorno più importante della sua vita. Il minimo che potresti fare è cercare di essere felice per lui”
 
“Va bene” disse Kai, stancamente, “ma non gli compreremo nulla da questo ridicolo negozio”
 
“Quindi niente naso finto?”
 
“No”
 
“O un cuscino che fa il rumore dei peti?”
 
“No”
 
“O denti da vampiro che si illuminano al buio?”
 
“Assolutamente no”
 
Quattordici giorni dopo e Kai ne aveva ufficialmente avuto abbastanza di centri commerciali per tutta la vita. Ne aveva anche abbastanza dell'entusiasmo eterno di Takao, che lo aveva portato a prendere posto accanto a Kyoju sull'aereo per la Cina, nell'opportunità di ottenere almeno un po' di pace e tranquillità prima che iniziasse la vera follia. Takao era stato momentaneamente dispiaciuto dal fatto che Kai non avesse voluto sedersi con lui, ma si era rallegrato abbastanza velocemente quando Max lo aveva coinvolto in una conversazione piuttosto animata.
 
Hiromi e Daichi completavano il gruppo, e se Kai non fosse stato così impegnato a tenere gli occhi chiusi in modo che nessuno lo disturbasse, avrebbe potuto provare compassione per Daichi. Hiromi si asciugava la fronte con un fazzoletto umido a intervalli regolari, ma la pelle di Daichi era di una tonalità grigia piuttosto preoccupante. Sia Takao che Max sembravano ignari della sua situazione, e Kyoju era troppo occupato a picchiettare sul suo laptop per accorgersi dell'angoscia di Daichi.
 
Tutto sommato, fu un volo abbastanza pacifico e diede a Kai il tempo di pensare. Prima di ammettere i suoi veri sentimenti, aveva avuto molta paura che potesse in qualche modo cambiare le cose in peggio tra lui e Takao, ma in realtà non c'era molta differenza quando faceva il paragone tra com'erano adesso a come erano stati prima. Takao era sempre la stessa persona allegra ed estroversa, e sebbene Kai fosse riuscito ad aprirsi un po' di più, non era cambiato molto. Sembrava che alcune cose sarebbero rimaste sempre le stesse, ma i pochi cambiamenti avvenuti erano stati tutti positivi. Prima che potesse riflettere ulteriormente su quanto era successo, le riflessioni di Kai furono bruscamente interrotte quando Takao gli lanciò un aeroplano di carta in testa, facendo un cenno imbarazzato quando Kai aprì gli occhi per guardarlo male prima di dirgli di aprirlo, riportando la sua attenzione su Max.
 
Irritato, Kai lo aprì, lisciando il foglio e sbattendo le palpebre per la sorpresa quando vide la familiare grafia disordinata di Takao. Aveva scarabocchiato "TI AMO" in caratteri approssimativi e, in tipico stile Takao, aveva aggiunto una grande faccina sorridente in fondo. Kai accartocciò il foglio e se lo infilò in tasca, sforzandosi di aggrottare le sopracciglia e fallendo miseramente quando Takao si guardò per mostrare a Kai uno dei sorrisi più grandi e felici che avesse mai visto. Non volendo che nessuno dei loro amici se ne accorgesse, Kai distolse lo sguardo e fissò verso il finestrino, modellando i suoi lineamenti in un'espressione accuratamente neutra. Era stato più facile fingere che nulla fosse fuori dall'ordinario quando arrivarono in aeroporto e incontrarono Rei. Max e Takao non persero tempo a placcarlo non appena lo videro e si unirono per creare quello che Hiromi chiamava affettuosamente "il mostro coccoloso a sei braccia".
 
Senza che nessuno si stupisse, ci volle un po’ per raggiungere il villaggio di Rei, isolato com’era, ma la squadra Baifuzu li salutò tutti calorosamente quanto apparvero. Kai non si accorse del vecchietto avvizzito seduto sul ceppo di un albero finché Rei non si avvicinò per inchinarsi davanti a lui, e sussurrò all’orecchio di Takao:
 
“Chi è quello?” chiese con calma.
 
“Oh, quello è Tao-sensei, l’allenatore dei Baifuzu” spiegò allegramente Takao, “siamo andati a fare shopping insieme l’ultima volta!”
 
Kai gli lanciò uno sguardo strano, ma Takao ne fu ignaro.
 
“Ok, ragazzi, ascoltate!” li chiamò Rei, battendo forte le mani in modo da attirare la loro attenzione. “Come potete vedere, non abbiamo hotel di lusso da queste parti, quindi dovrete accontentarvi di stanze condivise. Le ragazze ovviamente staranno insieme, voialtri potete litigare per scegliere il vostro compagno di camera”
 
“Io verrò con te, Rei” disse velocemente Kyoju.
 
“E io starò con chiunque non sia Takao!” disse Daichi, che apparentemente si era ripreso dal calvario dell’aereo.
 
“Non preoccuparti, Daichi” disse Max, mettendogli un braccio intorno alle spalle, “puoi stare con me e aiutare a disimballare tutte le confezioni di maionese che ho portato”
 
Daichi impallidì e si rivolse a Takao con espressione implorante. “Ho cambiato idea. Penso che preferirei stare con te, dopotutto”
 
“Ah, non fare così!” disse Max, “ricordi come ti sei divertito a casa mia? C’era maionese sugli spaghetti e sui toast e anche sui cereali!”
 
Daichi passò dall’essere bianco come un lenzuolo a verde come un cetriolo, fu allora che Rei decise di intervenire con tatto.
 
“Forse dovrei farvi accomodare prima di fare altro” suggerì, accompagnandoli. “Sembra che Daichi abbia bisogno di riposare”
 
Dopo un rapido giro della casa, Kyoju fu il primo a sistemare le sue cose, e dopo aver assegnato Daichi e Max al loro dormitorio, Rei condusse Kai e Takao al loro alloggio.
 
“La vostra stanza è la più piccola” disse con tono di scuse, “ma è la più lontana dalle altre, quindi dovrebbe essere un po’ più tranquilla”
 
Kai annuì in segno di apprezzamento e Rei continuò: “C’è un solo letto, ma è abbastanza grande per due. Se non volete condividere, però, possiamo sempre fare spazio per un futon”
 
“Non c’è bisogno” dichiarò Takao, gettando le valigie prima di entrare nella stanza per scrutarla, “siamo abbastanza abituati a condividere ormai”
 
Kai non disse nulla, limitandosi a fissare davanti a sé.
 
“Beh, immagino che siate a posto allora” disse Rei con un sorriso compiaciuto, “sono felice che vi accontentiate così facilmente”
 
Max scelse quel momento per interromperlo, infilando la testa fuori dalla porta e salutando Takao.
 
“Penso che dovreste dare un’occhiata a Daichi” disse, ridendo a disagio, “quando ha visto che ho davvero portato tanta maionese, è svenuto e ora non si sveglia più”
 
“Cavoli, quel ragazzo è irrecuperabile” sospirò, pizzicandosi la radice del naso, “dovremo trovare un modo per rianimarlo”
 
I due lasciarono Rei e Kai da soli mentre un silenzio imbarazzante calava nella stanza. Kai si occupò di disfare le valigie, ignorando le borse di takao, e si chiese quanto avrebbe dovuto aspettare prima che Rei cogliesse l’antifona e lo lasciasse solo. O Rei non era percettivo come al solito o aveva qualcosa da dire, ma in ogni caso si sedette sul bordo del letto, accomodandosi in modo tale che Kai capì che non se ne sarebbe andato presto.
 
“Avresti dovuto farmi sapere prima di te e Takao” disse sornione, “avremmo potuto trasformare il matrimonio in uno doppio”
 
Kai si accigliò con aria di avvertimento, ma Rei non gli prestò attenzione.
 
“Non devi nascondere la tua felicità, sai” disse dopo una pausa, con tono molto più serio, “nessuno si arrabbierà se ti capiterà di sorridere o se dimostri che ti stai divertendo. Hai molto di cui essere grato, quindi non fingere che sia tutto privo di significato”
 
“Non serve che tu me lo dica” disse Kai, dando le spalle a Rei per non farsi vedere in faccia, “è naturale preoccuparsi quando tutto sembra andare troppo bene”
 
“Aspetti l’altra faccia della medaglia, eh?” rispose Rei consapevolmente, “ha senso. Ma in realtà non c’è niente di sbagliato nel godersi la felicità quando viene concessa. È come tenere in mano una bella mela lucente. Non ha senso trattenersi a fissarla, altrimenti inizierà a invecchiare e deperire. Ecco perché è meglio mangiarla mentre è ancora fresca. Capisci cosa intendo?”
 
Kai fece un sorrisetto ironico adocchiando Rei, ma rifiutandosi di voltarsi completamente.
 
“Dev'essere uno degli eufemismi più schifosi che abbia mai sentito”, disse in tono piatto, ma Rei aveva passato troppo tempo con Kai per essere sconvolto dalla sua difensiva.
 
“Beh, dovresti almeno pensarci” disse con dolcezza. “Vuoi che Takao sia felice, vero? Non lo sarà se è sempre preoccupato per te e per il tuo benessere, e fidati, lo è stato parecchio nel corso degli anni. Dagli solo qualcosa per cui sorridere per una volta, e farà sentire bene anche te, per quanto possa sembrare sdolcinato”
 
Kai strinse la mano in un pugno, combattuto tra il respingere apertamente Rei e l’ascoltare effettivamente il suo consiglio.
 
“Non voglio farlo preoccupare se posso evitarlo” confessò infine, “e voglio che lui sia felice”
 
“Lo so” disse Rei, “Takao è importante per te e lo capisco. Anche se non sono d’accordo con come l’hai trattato in passato, riesco a vedere quanto hai bisogno di lui. Non ho il diritto di immischiarmi”
 
“Tu, Kyoju e Max siete tutti uguali” disse Kai mestamente, “vi prendete sempre cura di lui”
 
“Certamente” affermò Rei, “è nostro amico, e lo sei anche tu, anche se a volte tendi a dimenticarlo”
 
“Kyoju ha detto la stessa cosa” ammise Kai e anche se una parte di sé si rifiutava ancora di pronunciare le parole ad alta voce, si ritrovò a dirle comunque, “credo di avere davvero molto di cui essere grato”
 
“Non mi dire” scherzò Rei, percependo il disagio di Kai e girandogli delicatamente attorno, “io devo accontentarmi dell’umile ambiente che vedi, ma tu hai un palazzo. Non è giusto”
 
“La vita non è giusta, Kon” disse Kai, sollevato di poter tornare al suo solito atteggiamento sardonico, “dovresti saperlo meglio di chiunque altro”
 
“Ah, andiamo” disse Rei scherzosamente, agitando il dito indice, “potremmo sempre fare uno scambio”
 
“Non credo che ti piacerebbe” ghignò Kai, “cambieresti presto idea dopo una giornata trascorsa con Kinomiya e la sua ritrovata passione per le pulizie. Dovresti anche sopportare che rischi di mandare a fuoco la cucina ogni volta che cerca di cucinare, per non parlare del fatto che è terrorizzato all’idea di aprire metà degli armadi, nel caso in cui ci sia un cadavere”
 
“Sembra che la vita a casa tua sia tutt’altro che noiosa” disse Rei, ridendo. “Ammettilo, però. Ti mancherebbe se non ci fosse”
 
“Sì” disse Kai, la voce appena più che un sussurro, “è così”
 
Il giorno successivo, il cambiamento nell’umore di Takao fu considerevole mentre si trovava fuori dalla piccola tenda in cui Hiromi e Mao si erano barricate.
 
“Cosa diavolo stanno facendo?” sbuffò, camminando in tondo frustrato, “sono lì da ore, ormai!”
 
“Probabilmente è roba da ragazze” Max scrollò le spalle, “niente che possiamo davvero capire”
 
“Beh, posso capire che Hiromi debba rinchiudersi così a lungo” ridacchiò Takao, “ha bisogno di almeno tre giorni e quattro notti per sembrare presentabile”
 
Il lembo della tenda si aprì e una mano femminile emerse per schiaffeggiare sonoramente Takao, e quando Hiromi uscì, gli altri si allontanarono con cautela, nel caso avesse deciso di vendicarsi anche su di loro.
 
“Se proprio vuoi saperlo, ci stiamo preparando per il matrimonio” disse disinvolta, incrociando le braccia sul petto e fissando Takao, come per sfidarlo a rivolgerle un altro insulto. “Siamo troppo occupate per badare a uno come te”
 
“Ma perché ci vuole così tanto tempo?” piagnucolò Takao, “cos’è tutta questa preparazione?”
 
“È un segreto” disse Hiromi con aria solenne, “non possiamo lasciarti entrare per evitare che tu vada a spifferare a Rei su cosa indosserà Mao per la cerimonia di domani. Non dovrebbe vederla per le prossime 24 ore!”
 
“È solo una stupida tradizione” sbuffò Takao, “l’ha vista da quando portavano il pannolino, cosa rende questo giorno così importante?”
 
“Se sei troppo ottuso per capirlo, non mi disturberò a spiegarlo” ribatté Hiromi, “comunque, i ragazzi non sono permessi!”
 
Con ciò, scomparve di nuovo nella tenda, ma prima che Takao potesse arrendersi e ammettere la sconfitta, una minuscola figura si avvicinò a lui.
 
“Se desideri infiltrarti nella loro cerchia, devi fare come il camaleonte e mimetizzarti”
 
“Che vuoi dire?” chiese Takao, con espressione insolitamente rispettosa. Tao non rispose. Infilò una mano nella tunica e tirò fuori un abito estivo rosa pallido, presentandolo a Takao con aria da grande onore.
 
“Ti lascerò in eredità questo oggetto, ragazzo mio” disse con voce sommessa, “usalo bene”
 
“Tao-sensei, sei il migliore!” esclamò Takao, allungandosi per accettare l’offerta ed emettendo uno squittio di sorprea quando fu trascinato via da un Kai con aria molto scontenta.
 
“Stai lontano da quel vecchio pervertito” sibilò Kai, assicurandosi che fossero lontani.
 
“Di cosa stai parlando?” disse Takao, accigliandosi in confusione. “Tao-sensei è fantastico e dice cose molto importanti!”
 
“È un individuo profondamente disturbato” disse Kai ostinato, “non fidarti di lui in nessuna circostanza”
 
“Ma-”
 
“EHI, QUELLO È IL MIO VESTITO!”
 
Entrambi riconobbero il caratteristico gracchiare di Mao e, non volendo incorrere nell’ira di un’altra ragazza, Takao scelse saggiamente di scappare rapidamente invece di soffermarsi per ricevere il gemello del livido già nascente che copriva la maggior parte del lato destro del suo viso.
 
Sfortunatamente, Kai riuscì a perdere le tracce di Takao più tardi quel pomeriggio, e dopo aver interrogato prima Daichi e poi Kyoju senza ottenere alcuna informazione su dove si trovasse, iniziò gradualmente a sentirsi sempre più apprensivo.
 
“Penso di averlo visto parlare con Tao-sensei un po’ di tempo fa, ma da allora non ho più sentito nessuno dei due”, disse Max, guardando Kai con una discreta dose di curiosità. "Sei preoccupato per loro”
 
“Sono preoccupato per uno di loro” disse cupamente Kai, “e non è quel Tao”
 
Tuttavia la fortuna sembrava non essere davvero dalla parte di Kai, perché il detto ‘parli del diavolo e appaiono le corna’ poteva essere applicato facilmente a Tao. Kai aveva appena finito di pronunciare il suo nome quando apparve, dal nulla, sorridendo sdentato, e facendo sussultare sia Max che Kai.
 
“Colui di cui parli attualmente sta cercando l’illuminazione” disse Tao, con un gentile inchino. “Takao ha intrapreso una ricerca per acquisire saggezza ed esperienza”
 
“E questo significa...cosa, esattamente?” fece Max con cautela. Tao lo fissò per un momento, poi trasferì il suo sguardo su Kai, sorridendo in maniera paterna e dicendo:

“Possa il seme dei tuoi lombi essere fecondo nel ventre della tua donna, giovane cavalletta”
 
Kai sospirò di sollievo mentre Tao si allontanava zoppicando, mentre Max si grattò la nuca, smarrito.
 
“Uhm...non dovrebbe dirlo a Rei, invece che a te?”
 
Questa volta, la fortuna sembrò incline a concedere a Kai la sua prima tregua della giornata, perché la frase ‘parla del diavolo e spuntano le corna’ poteva essere applicata anche a Rei, che apparve all’improvviso e in silenzio come Tao.
 
“È successo qualcosa?” chiese, tremando leggermente quando Kai gli rivolse un’occhiata così incandescente che avrebbe potuto bruciare metà della foresta locale. “Mi sono imbattuto in Tao-sensei mentre venivo qui e ha menzionato che stavate cercando Takao. È lui che mi ha mandato a cercarvi, in realtà”
 
“Davvero?” disse Max, sembrando molto più allegro ora che il mistero era stato chiaro, “ma dov’è?”
 
“Sta aspettando in cucina” spiegò Rei, “ho passato le ultime due ore a insegnargli a cucinare e mi ha detto di portarvi lì per poter assaggiare i risultati”
 
“Quindi è di questo che stava parlando il vecchio!” rise Max, “mi chiedevo cosa intendesse dire quando ha detto che Takao stava cercando saggezza ed esperienza. Ma è bello vedere che sei generoso come al solito. Takao dovrebbe essere grato che abbia tolto del tempo al tuo fitto programma per insegnargli!”
 
“Beh, era piuttosto appassionato” disse Rei, “ha fatto del suo meglio”
 
“Certo che sì!” si entusiasmò Max, “è un combattente, dopotutto!”
 
“Quindi fammi capire bene” intervenne Kai, strofinandosi stancamente la fronte, “gli hai dato lezioni di cucina?”
 
“Ha detto che era per il tuo bene” replicò Rei, lanciandogli uno sguardo di sfida, “voleva fare qualcosa di carino per te”
 
“Wow, sei davvero fortunato, Kai” disse Max meditabondo, “vorrei avere qualcuno che si prendesse cura di me così come Takao si prende cura di te. Praticamente hai vinto la lotteria!”
 
Il sopracciglio sinistro di Kai si contrasse e Rei se ne accorse subito.
 
“Comunque” disse, affrettandosi, “andiamo da Takao, ok? Penso che sappiamo tutti come può diventare quando è impaziente”
 
Takao fu certamente contento di vederli quando Rei guidò Kai e Max in cucina e si schiarì la gola prima di fare un gesto grandioso verso il tavolo alle sue spalle.
 
“Preparatevi ad essere stupiti e sbalorditi dai miei risultati! Lasciatevi meravigliare dalla mia trasformazione da totale incapace a maestro chef!”
 
“Penso che Kai dovrebbe accollarsi l’onore di essere il primo ad assaggiare” disse Max dolcemente, “se svenisse, sapremmo di non dover mangiare il resto”
 
“Molto divertente” ribatté Takao, “ho messo cuore e anima nella preparazione! Anche Rei è rimasto colpito, e lui è bravo abbastanza da poter essere assunto da ristoranti di lusso! Dai, Kai! Dacci dentro! Giurò che i miei piatti non ti uccideranno”
 
Kai lasciò che Takao gli prendesse una sedia e si accomodò dubbioso, ignorando il modo in cui Max si sporse in avanti con aria di grande attesa.
 
“È un peccato che Mao-chan non sia qui” osservò, sorridendo sfacciato, “avrebbe potuto prendere appunti su come una brava casalinga dovrebbe servire suo marito!”
 
Takao e Kai gli lanciarono due occhiate torve, ma il sorriso di Max non svanì, affievolendo solo un po’.
 
“Ooh, occhiatacce sincronizzate!” scherzò, “che paura!”
 
Sospirando sdegnosamente, Kai decise di stare al gioco in modo da sparire subito dopo e trovare un posto più tranquillo, lontano da tutto il rumore e dal fastidio, e anche se era un po' difficile godersi quello che stava mangiando mentre tre paia di occhi osservando ogni sua singola mossa, doveva ammettere che le abilità culinarie di Takao avevano fatto molta strada dalla prima volta che aveva tentato di creare qualcosa di commestibile.
 
“Cosa ne pensi?” disse Takao con entusiasmo. “È buono?”                                                                             
 
“Ho mangiato di peggio” disse Kai, resistendo all'impulso di sorridere mentre Rei quasi cadeva per lo shock.
 
“Non puoi dire così!” gridò Rei, con aria indignata. “Almeno digli che ha un buon sapore!”
 
“Ha un buon sapore” gli fece eco Kai, facendo abbassare la testa a Rei per la frustrazione. Takao sembrava felicissimo, tuttavia, e batté le mani con gioia.
 
“Ora non dovremo continuare a vivere di ramen istantaneo! Non è fantastico, Kai?”
 
“Favoloso” disse Kai seccamente, ma Takao sembrava non notare l'accenno di sarcasmo di fondo e, mentre iniziava a chiacchierare su tutte le cose che avrebbero potuto mangiare insieme in futuro, Kai si concesse un sorriso appena percettibile in risposta all'entusiasmo contagioso di Takao.
 
 
 
Più tardi quella sera, l'energia sconfinata di Takao non mostrava alcun segno di esaurimento, mentre lui e Kai tornavano nella loro stanza, gettandosi sul letto e mettendosi a proprio agio mentre Kai chiudeva la porta dietro di loro.
 
“È stato un bel matrimonio” disse Takao per fare conversazione, incrociando le braccia sotto la testa e scalciando leggermente i piedi. “In realtà, è il primo a cui abbia mai partecipato, quindi non ho altre esperienze con cui confrontarlo. Però è stato fantastico, anche se Mao continuava a scomparire ogni cinque secondi per cambiarsi il vestito. Perché, poi?”
 
“Tradizione, penso” disse Kai, accigliandosi quando vide che Takao aveva occupato la maggior parte del letto stendendosi sgraziatamente, e aspettò che si spostasse e gli facesse spazio.
 
“Se è così, allora sono sicuramente felice di non essere una donna” osservò Takao, spostandosi quel tanto che bastava per permettere a Kai di sedersi sul bordo del materasso. “Ancora non riesco a credere che Hiromi abbia pianto per tutta la cerimonia. Che imbarazzo”
 
“E chi è stato a perdere gli anelli?” fece Kai.
 
“È stato un incidente” brontolò Takao, arrossendo indignato, “ma li ho trovati, no? E poi non li ho persi apposta. Queste cose succedono, per quanto si pensi di prevenirle! Comunque” aggiunse, con la voce che si addolciva un po’, “sono contento che siamo venuti. Rei sembrava così felice. Sorrideva un sacco”
 
“Come se avesse una mela in mano” osservò Kai.
 
Takao lo fissò, alzando le sopracciglia. “Che c’entra la frutta?”
 
“È solo una cosa che ha detto Rei” disse Kai, sentendosi vagamente sciocco, “significa godersi la felicità mentre è disponibile”
 
Takao ci rifletté per un momento, poi disse piano: “Tu sei felice, Kai? A volte mi è un po’ difficile capirlo, quindi voglio assicurarmi di fare la cosa giusta. Non mi sembra di fare qualcosa di sbagliato, ma dimmi di indietreggiare se lo trovi fastidioso, ok?”
 
“Non è fastidioso” Kai scosse il capo, “e...sono felice. Poterti avere vicino mi basta”
 
Takao abbandonò lo sguardo di Kai e si girò su un fianco, facendo scorrere le dita sulle coperte e toccandole in quello che Kai riconobbe essere un segno di nervosismo.
 
“Sai una cosa?” disse Takao, le sue guance si tingevano di rosa. “Dicevo davvero quando Kyoju ha portato quell'articolo di giornale, e mi sono arrabbiato per quello che avevano stampato. Non c'è niente di male nel tuo nome, Kai, e se fosse importante per te, lo prenderei, se potessi. Non sei cattivo o malvagio o nient’altro, sei una persona degna di essere ammirata e rispettata. Te lo meriti tanto quanto chiunque altro. Io voglio che tu ti senta felice. Io voglio che tu ti senta amato”
 
“Sì” disse Kai onestamente, mettendo la mano su quella di Takao e fermandola. “Grazie per avermi dato queste cose, Takao”
 
Ciò gli valse un sorriso immediato, proprio come succedeva sempre ogni volta che chiamava Takao per nome, ma sembrò quasi timido per qualche motivo quando Takao finalmente alzò gli occhi e guardò Kai.
 
“C'è qualcos'altro che voglio che tu abbia” disse, girando la mano di Kai nella sua e intrecciando le loro dita, mentre il suo rossore si approfondiva. “Ci conosciamo da più di tre anni ormai, e mi fido di te più di qualsiasi altra persona su questo pianeta. So che probabilmente sembrerà stupido, ma... tu sei quello giusto, Kai. Ne sono sicuro”
 
Improvvisamente la stanza sembrò troppo calda, e Kai fece un respiro profondo prima di dire: “Cosa stai cercando di dirmi esattamente?”
 
“Che voglio che noi... beh, sai” disse Takao, il nervosismo che si insinuò di nuovo nella sua voce. “Probabilmente è quello che stanno facendo Rei e Mao in questo momento”
 
“Oh” Kai guardò le coperte. “Vuoi davvero...?”
 
“Sì, penso di sì. E tu?”
 
“Credo di sì. Sei pronto?”
 
“Tu lo sei?”
 
I loro occhi si incontrarono e ci fu un momento di silenzio prima che Takao scoppiasse improvvisamente a ridere.
 
“Tutto questo è stupido” ha ammesso. "Perché stiamo diventando così imbarazzati?"
 
“Hai iniziato tu” lo informò Kai, incapace di trattenere un sorriso.
 
“Sì, è vero” concordò Takao, “qualche problema?”
 
“Solo se ne hai tu” disse Kai, aspettandosi di sentirsi fuori posto con quelle battute, e rimanendo sorpreso quando non fu così.
 
“Ehi, sono io quello che si è comportato in modo romantico” si difese Takao, “tu non mi hai ancora detto che mi ami!”
 
“Lo so” disse Kai, privo di umorismo, “potrei mostrartelo, però” aggiunse, capendo finalmente perché Takao si stava comportando in modo così nervoso. “Se lo vuoi, ovviamente”
 
“Sì” disse piano Takao, “lo voglio”
 
L'imbarazzo c’era ancora quando Kai permise a Takao di trascinarlo sul letto, ma presto si sciolse in familiarità quando i loro corpi si strinsero più vicini e le loro bocche iniziarono nuovamente a familiarizzare. Baciarsi era qualcosa con cui entrambi si sentivano a proprio agio ormai e, per un po', rimasero al sicuro in quelle acque poco profonde, offrendo e accettando reciprocamente.
 
Poi Takao rotolò sulla schiena, tirando Kai con sé in modo che si sdraiasse su di lui, sorridendogli dolcemente. Fu allora che Kai si rese finalmente conto di quanto fosse stato serio Takao, poteva fare tutto ciò che voleva e che Takao non avrebbe fatto nulla per fermarlo. Takao gli aveva già dato amore e rispetto e tutto ciò di cui Kai aveva mai avuto bisogno, e ora stava dando se stesso, e a Kai non rimaneva che prenderlo. Da che ne aveva memoria, Kai aveva sempre desiderato il potere, e c'erano state volte in cui pensava di essere stato in grado di tenerlo in mano, ma ora la pensava diversamente.
 
Il vero potere era un altro e Takao gliel’avrebbe permesso. Non si trattava di rivendicare o controllare qualcosa, ma di guadagnare la fiducia che Takao gli aveva dato così liberamente e mantenerla invece di usarla contro di lui, e in quel momento Kai si sentiva l'uomo più forte del mondo.
 
Una parte della mente di Kai gli diceva ‘Non meriti niente di tutto questo’, ma quando Takao continuò a sorridergli con tanto calore, pazienza e incoraggiamento, fu più che sufficiente per aiutare Kai a credere che quelle parole non fossero vere, soprattutto dato che era stato Takao stesso a farglielo capire. C'erano così tante cose per cui doveva ancora ringraziare Takao, così tanto che non avrebbe mai potuto nemmeno iniziare a ripagare, ma invece di essere ansioso o a disagio, le uniche cose che si trovò a provare erano gratitudine e felicità.
 
Quando Kai posò una mano instabile sul petto di Takao, fu il suo primo passo per restituire tutte le cose che Takao aveva fatto per lui e, con sicurezza crescente, Kai si permise di esplorare attraverso il tatto. Lasciò che le sue dita scivolassero sulle spalle di Takao, le sue braccia, il suo busto e i suoi fianchi, ascoltando meravigliato tutti i piccoli rumori che Takao emetteva in risposta, e poi sussultando brevemente quando Takao chiamò il suo nome in modo così riverente. Quando Kai lo guardò negli occhi, poté vedere il permesso senza parole di Takao e, mordendosi il labbro inferiore, gli diede quello che stava chiedendo in silenzio rimuovendo con cura i suoi vestiti.
 
“Anche tu” disse Takao, i suoi occhi danzavano di malizia, e Kai si spostò sui talloni. Takao lo seguì in modo che fosse inginocchiato davanti a lui, spogliando Kai con la stessa cura che gli era stata riservata prima di toccarlo a sua volta. Kai osservò Takao imitare i suoi movimenti precedenti, tendendosi ogni volta che le dita di Takao colpivano un punto sensibile, e poi rilassandosi di nuovo quando continuava la sua esplorazione.
 
Non c'era più niente tra loro ora, e Kai si ritrovò a confrontarsi e a contrapporre se stesso a Takao, semplicemente a fissarlo e ad assorbire tutte le cose che li rendevano diversi e simili allo stesso tempo. Takao era più basso di lui e più snello, ma la sua pelle brillava d'oro al bagliore della luce della lampada, facendo apparire Kai pallido e quasi come un fantasma accanto a lui, e poi all'improvviso si stavano baciando di nuovo, questa volta con urgenza piuttosto che con voglia di imparare e rassicurare.
 
Quando Takao lasciò che le sue mani vagassero ancora più in basso, Kai rabbrividì per le sensazioni che gli suscitava. Voleva rallentare, assaporare l'esperienza, ma allo stesso tempo era stanco di aspettare e di trattenersi. Bastò guardare il viso di Takao per dirgli che il ragazzo capiva e si sentiva allo stesso modo, dopodiché sembrò che la situazione non riuscisse a velocizzarsi abbastanza.
 
I baci di Kai erano frenetici e disperati mentre spingeva Takao sul letto in modo che fosse di nuovo sdraiato sotto di lui, struggendo per farli essere ancora più vicini, e quando i loro corpi finalmente si unirono, fu la cosa più incredibile, più sorprendente e più meravigliosa che Kai avesse mai sperimentato. Era quasi troppo bella, troppo da poter gestire. Non poteva fare nient'altro che sussultare e rabbrividire, e non si era mai sentito così disarmato in vita sua, ma proprio quando sentì l'ultimo brandello di controllo scivolare via, Takao riuscì a guidarlo, come sempre.
 
“Va tutto bene” continuava a dire, mentre accarezzava il viso di Kai gentilmente, amorevolmente. Kai aprì gli occhi che non sapeva di aver chiuso, e sussurrò il nome di Takao con la voce più sottile e spezzata che avesse mai sentito.
 
“Ssh” fece Takao rassicurante, “lascia che ci pensi io per un po’”
 
La loro separazione sembrò un’agonia, anche se fu solo temporanea, ma Kai seguì l'esempio di Takao, rotolandosi sulla schiena mentre Takao si metteva a cavalcioni su di lui, posizionandosi prima di abbassarsi di nuovo e unendosi a lui ancora una volta. Poi poté solo guardare mentre Takao si muoveva contro di lui, con lui, più bello, sbalorditivo e maestoso di qualsiasi cosa Kai avesse mai visto prima, e quando il loro ritmo si alzò fino a diventare un crescendo e alla fine rallentò fino a fermarsi, l'unico pensiero che rimase nella testa di Kai fu:
 
-Questa è la perfezione. Questo significa essere amati-.
 
Poi Takao si avvicinò per baciarlo languidamente, e Kai smise del tutto di pensare.

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Capitolo 9
*** Capitolo Nove ***


Erano passati più di quattro mesi dal matrimonio di Rei e la vita di Takao era cambiata molto da allora. Tanto per cominciare, era tornato, e anche se non era mai stato il tipo che amava studiare, qualcosa che suo nonno gli aveva detto di recente lo aveva convinto a riprendere le lezioni. Si era recato per la solita visita mattutina al dojo per i suoi esercizi di kendo quando suo nonno aveva detto di voler vedere il suo nipote più giovane diplomarsi al liceo finché lui era ancora vivo.
 
Era stato un campanello d'allarme per Takao, e non l’aveva apprezzato. Da quando aveva memoria, suo nonno era sempre sembrato così invincibile e pieno di vita, che era difficile immaginare un futuro senza di lui. Per quanto infastidisse Takao con la sua eccessiva esuberanza e la sua tendenza a raccontare storie d'infanzia imbarazzanti a chiunque fosse rimasto fermo abbastanza a lungo da ascoltare, a Takao non piaceva molto l'idea che suo nonno non ci fosse più. Dopotutto, era stato lui a crescere Takao praticamente sin dalla nascita, e per quanto Takao amasse suo padre e suo fratello, suo nonno era l'unico ad esserci sempre stato per lui.
 
Anche se era un po’ fuori di testa, Ryunosuke Kinomiya era una delle persone più affidabili e rispettabili che Takao avesse mai conosciuto, e sebbene il suo lato ragionevole potesse riconoscere il fatto che suo nonno non ci sarebbe stato per sempre, il resto si aggrappava alla convinzione testarda e infantile che non ci fosse nulla al mondo in grado di sconfiggere suo nonno, nemmeno la morte. Tuttavia, era un pensiero che faceva riflettere, e anche se suo nonno non mostrava ancora segni di rallentamento, Takao aveva deciso di soddisfare la sua richiesta e dare al vecchio qualcosa di cui sentirsi orgoglioso.
 
Kyoju era stato di grande aiuto, ovviamente, e con le sue sessioni di lezioni private, insieme all’assillo incessante di Hiromi, i voti di Takao erano migliorati considerevolmente. La scuola non era l'unica cosa che occupava il suo tempo in quei giorni, però. Grazie a un piccolo aiuto da parte di Daitenji, Takao aveva finalmente impostato il programma di allenamento ufficiale della BBA, e anche se sosteneva solo tre sessioni a settimana ogni lunedì, mercoledì e venerdì, era più che sufficiente per tenerlo occupato. Un tempo Takao avrebbe potuto protestare contro un carico di lavoro così pesante, ma ora ne era entusiasta. Amava stare con le persone e adorava poter trasmettere la sua passione per il beyblade a una nuova generazione di partecipanti, d’altro canto non poteva fare a meno di sentirsi solo ogni tanto, e le cose erano così da quando Kai aveva deciso di aiutare a riformare e migliorare la Hiwatari Enterprises.
 
Era stata una sorpresa quando Kai l’aveva annunciato, e sebbene Takao non sapesse quasi nulla di tecnologia e sviluppo, aveva comunque dato a Kai il suo sostegno e incoraggiamento, ma più Kai era coinvolto nell'attività della sua famiglia, più sembrava rimanere lontano da casa.
 
Takao non se ne era mai lamentato. Quando Kai si concentrava su qualcosa, vi si dedicava anima e corpo. Takao lo sapeva meglio di chiunque altro, e non aveva alcuna intenzione di sminuire i successi di Kai, anche se a volte aveva la tendenza a concentrarsi così tanto sul suo lavoro che la sua vita personale occasionalmente passava in secondo piano. Era qualcosa che Kai stesso aveva voluto fare, e Takao poteva solo offrire tutto l'aiuto possibile, anche se si trattava di poco, come prendersi cura di Kai, ma recentemente anche quello era diventato difficile.
 
Non cenavano quasi più insieme, perché Kai di solito tendeva a tornare a casa più tardi. Non era un gran problema, dal momento che Takao poteva facilmente scaldare gli avanzi o preparare qualcos'altro da zero, ma gli mancava la possibilità di fare cose semplici come condividere i pasti con Kai, proprio come gli mancava stare in sua compagnia. Non voleva sembrare appiccicoso o disperato, ma non voleva nemmeno sembrare indifferente o distante.
 
La cosa peggiore era che non aveva potuto confidare le sue preoccupazioni a nessuno. Rei aveva già abbastanza cose a cui pensare in Cina, e da quando Max era tornato in America per stare con sua madre, Takao aveva iniziato a sentirsi leggermente isolato. Aveva ancora Kyoju e Hiromi, ovviamente, ma li aveva già caricati abbastanza con i suoi studi scolastici e il suo progetto di coaching, e non voleva buttare i suoi problemi sulle loro spalle. Daichi era troppo giovane per capire davvero, e sebbene Takao avrebbe potuto rivolgersi a suo nonno, un misto di orgoglio e paura lo tratteneva; orgoglio perché voleva dimostrare a suo nonno che era capace di sopravvivere da solo, e paura perché non voleva che suo nonno pensasse male di lui in alcun modo.
 
In verità, Takao non era in grado di cavarsela da solo, e quella era la parte più grande delle sue preoccupazioni. Non gli piaceva stare da solo in una casa così grande, o sapere che la maggior parte delle persone importanti per lui erano o troppo occupate o troppo lontane per aiutarlo. Quando finalmente Kai tornò a casa in tarda serata, tuttavia, Takao mise da parte i suoi problemi per provvedere ai bisogni di Kai. Kai sembrava esausto e non oppose resistenza quando Takao lo condusse nella sala da pranzo e lo fece sistemare a tavola.
 
“Lunga giornata?” disse Takao comprensivo, sedendosi di fronte a Kai e guardandolo mangiare.
 
“Meno ne parliamo, meglio è” rispose brevemente Kai.
 
“Così tremenda, eh?” disse Takao.
 
Kai scosse la testa e sospirò. “Non tremenda, solo stancante”
 
“Lavori troppo” lo ammonì Takao gentilmente. “Non ti farebbe male prenderti una pausa, sai”
 
“Prova a dirlo ai miei superiori” Kai si accigliò all'improvviso e guardò l'orologio sul muro. “Non dovresti essere agli allenamenti in questo momento?”
 
“Abbiamo finito quasi due ore fa” rispose Takao. “È un giorno settimanale, ricordi? Facciamo le sessioni solo dalle quattro e mezza alle sei e mezza”
 
“Ma ora sono quasi le nove” fece notare Kai. “Mi hai aspettato tutto questo tempo?”
 
“Beh, avevo i compiti da fare” Takao scrollò le spalle. “Ho un test di letteratura giovedì prossimo, quindi ho studiato per quello”
 
“E non hai invitato Kyoju o Hiromi a farti compagnia?”
 
“No, ho pensato che sarebbero stati occupati con le loro cose, quindi ho fatto da solo” Takao rise quando il cipiglio di Kai si oscurò ulteriormente e roteò gli occhi giocosamente. “Cavoli, non guardarmi in quel modo. Sto bene, davvero. Preoccupati di te prima di iniziare a preoccuparti degli altri. Sembri morto in piedi”
 
“Sto bene” disse Kai, ma Takao si era già alzato dalla sedia in modo da poter girare intorno al tavolo e stare dietro a Kai, posandogli le mani sulle spalle e strofinandole con cura. Kai emise un lieve gemito e chiuse gli occhi, rilassandosi nel tocco di Takao. “Puoi smettere dopo circa cento anni” mormorò.
 
“Allora rilassati e goditelo” lo istruì Takao, allentando la tensione dei suoi muscoli, “Lascia che ci pensi io”
 
Kai sospirò profondamente, dimenticando la cena, mentre Takao continuava il massaggio, accarezzando e calmando il suo corpo e allontanando tutti i dolori ostinati. “Penso che tu stia diventando un po' troppo abile in questa cosa” disse, gemendo per un motivo completamente diverso quando Takao si avvicinò e gli baciò il lato del collo.
 
“Sai come si dice, la pratica rende perfetti” Takao sorrise mentre allentava il nodo della cravatta di Kai e slacciava i primi tre bottoni della sua camicia, scivolando con le dita dentro e facendole scorrere sulla pelle liscia rivelata. "Anch'io ho cento anni per smettere di fare questo?"
 
Kai sorrise compiaciuto e si voltò quel tanto che basta per catturare le labbra di Takao con le proprie, ma prima ancora che potessero iniziare a godersi davvero il bacio, il telefono squillò proprio in quel momento e li fece allontanare.
 
“Ignoralo” sussurrò Takao, ma Kai scosse la testa.
 
“Non posso. Potrebbe essere importante”
 
Takao si liberò con riluttanza e permise a Kai di alzarsi, ascoltando solo a metà mentre Kai parlava con chiunque lo avesse chiamato. Sentì abbastanza per capire che si trattava di qualcosa di legato al lavoro, e tornò a sedersi, sapendo che avrebbe potuto richiedere del tempo.
 
Kai era impegnato a studiare un fax quando tornò al tavolo, e Takao si appoggiò il mento sulle mani mentre cercava di distrarlo momentaneamente.
 
“Hai letto la lettera che abbiamo ricevuto da Rei stamattina?” chiese.
 
“No, non ancora” disse Kai, “cos’ha scritto?”
 
“Era piuttosto lunga” informò Takao, “è passato un po’ da quando ci aveva aggiornati, quindi aveva molte notizie. Sai che presto diventerà padre? Lui e Mao aspettano il primo figlio da sei mesi. Hanno discusso molto sull’idea di scoprire il sesso del bambino prima che nasca, e anche se Rei voleva aspettare, Mao ha deciso diversamente. Penso che Rei abbia avuto paura di ostacolarla e rifiutarsi”
 
Kai emise un grugnito.
 
“Comunque, aspettano una bambina e hanno già scelto un nome. Rei dice che la chiameranno Rin. Non è fantastico? Diventeremo zii! Okay, non zii veri e propri, ma hai capito cosa intendo”
 
“Sì” rispose Kai distrattamente, “è fantastico”
 
Non stava ascoltando davvero e Takao lo sapeva. Kai stava ancora studiando attentamente il fax che avvea ricevuto, quindi Takao tentò una tattica diversa.
 
“Dovresti passare al nostro corso prima o poi” suggerì, fissando Kai per una qualsiasi reazione, “non ti fai vedere fin dall’apertura ufficiale e i ragazzi continuano a chiedermi quando verrai”
 
“Mmh” disse Kai, senza alzare lo sguardo.
 
“Dico sul serio!” esclamò Takao, con la sensazione che la conversazione fosse più che a senso unico. “Dovresti dare un’occhiata ad alcuni talenti che siamo riusciti a raccogliere. C’è questo ragazzo, Nao, che in un certo senso mi ricorda com’eri tu. Cerca di far intendere che è un duro e che non ha bisogno di nessuno, ma sotto sotto è davvero un bravo ragazzo. I suoi genitori stanno attraversando un momento difficile e il poveretto se la sta passando male. Cerca di essere indipendente e che non gli serve nessuno, ma in realtà fa del suo meglio per non essere un peso”
 
Takao gonfiò il petto con orgoglio e aggiunse: “Non hai idea di quanto sia bello quando i ragazzi vengono da me per cose importanti come questa. Sono la figura autorevole, matura e responsabile verso cui tutti affidano i loro problemi!”
 
“Bello” disse Kai, con tono ancora più distratto. Takao decise di fare un ultimo tentativo.
 
“Ti ho mai parlato di Mika? È brava quasi quanto Nao, e terrorizza metà dei ragazzi del gruppo. È un po' testarda e la sua resistenza potrebbe richiedere del lavoro, ma se continua a provare, penso che potrebbe avere una lunga strada davanti a sé. È difficile credere che abbia solo nove anni, soprattutto dato che ha saltato quattro anni a scuola perché è intelligentissima, ma è davvero divertente insegnarle, anche se fa un po’ paura. Penso che probabilmente sia per questo che lei e Hiromi sembrano andare così d'accordo, sai”
 
Takao aspettò una risposta ma non ricevette nulla, fu allora che allungò la mano sul tavolo e strappò il fax a Kai, che sbatté le palpebre sorpreso prima di dire: “Ridammelo”
 
“No” disse Takao ostinato, “puoi guardarlo più tardi. Sei appena tornato a casa!”
 
Kai era sul punto di ribattere, ma Takao balzò in piedi e gli prese la mano, trascinandolo verso le scale.
 
“Cosa pensi di fare?” chiese Kai con cautela, opponendosi un po’ mentre Takao continuava a tirarlo.
 
“Lo scoprirai presto!” canticchiò Takao, rifiutandosi di mollare Kai finché non lo portò in camera.
 
“Takao, non sono nemmeno le 10” disse Kai freddo, incrociando le braccia sul petto e appoggiandosi con la schiena al muro, sbuffando. “Non dirmi che vuoi già dormire”
 
“No, non ancora.” Takao si gettò sul letto, rimbalzandoci sopra per alcuni secondi prima di fare cenno a Kai di unirsi a lui. “Andiamo, sbrigati!”
 
Kai alzò gli occhi al cielo e si avvicinò per sedersi sul bordo del letto, con aria molto irritata per l'intera faccenda mentre Takao si dimenava al suo fianco. “Va bene, e adesso?”
 
“Ho un'idea,” disse Takao grandiosamente, aspettando che Kai risultasse impressionato e andando avanti comunque quando non fu così. “Penso che dovremmo sposarci!”
 
Kai lo guardò in modo strano. “Hai sbattuto la testa mentre ero fuori?”
 
“No, non voglio dire che dovremmo avere un vero matrimonio,” disse Takao, il suo tono leggermente impaziente. “Sarà per finta. Sai, per divertimento.”
 
“Non ho tempo per giochi sciocchi”, disse Kai, ma Takao si aggrappò al suo braccio prima che potesse alzarsi e andarsene.
 
“Per favore, Kai?” chiese, piano. “Per una volta nella vita, assecondami?”
 
Kai chiuse gli occhi e si strofinò il punto appena sopra il naso, accigliandosi come se potesse avvertire la formazione di un mal di testa. “Dovrei voler sapere cosa ha causato tutto questo?” sospirò.
 
“Nessun motivo,” disse Takao, con espressione innocente. “Voglio solo fare qualcosa con te, anche se è sciocco e inutile. Inoltre, sei sempre così preso dal tuo lavoro in questi giorni che non fai quasi più nulla che ti faccia sorridere. Stai con me per un po'? Per favore?”
 
“Va bene,” cedette Kai, e Takao gli rivolse un sorriso così abbagliante che si ritrovò a indietreggiare un po' dal suo splendore.
 
“Va bene, dammi solo un minuto per iniziare,” ordinò Takao, sporgendosi su Kai e aprendo il cassetto del comodino, armeggiando goffamente prima di tirare fuori quello che stava cercando. “Ah-ah!”
 
“Takao, cosa stai-”
 
“Shh! Non ho finito!”
 
Kai osservò, mezzo infastidito e mezzo sconcertato, mentre Takao disponeva ad arte Dranzer e Dragoon sul comodino.
 
“Testimoni”, spiegò, sorridendo ancora di più quando Kai alzò gli occhi al cielo in risposta. “Va bene, allora, ripassiamo i nostri ruoli. Tu sei te stesso e io me stesso. Oh, e credo che sarò anche il prete” aggiunse “Qualcuno deve condurre”
 
“Hai davvero sbattuto la testa su qualcosa”, disse Kai, sardonicamente. “Non riesco a pensare a nessun'altra spiegazione sul perché faresti qualcosa di così folle.”
 
“Silenzio!” sibilò Takao. “Stai rovinando la cerimonia!”
 
Il sopracciglio destro di Kai si contrasse, ma questa volta tenne la bocca chiusa, mentre Takao si schiarì la gola.
 
“Carissimi, siamo qui riuniti oggi, di fronte a questa congregazione-”
 
“Quale congregazione?” intervenne Kai. “Fatti controllare gli occhi. Siamo le uniche due persone qui.”
 
“Dimentichi i testimoni”, disse Takao, indicando i loro Beyblade. “Inoltre, dubito che vorremo un pubblico per quello che accadrà dopo che avremo finito. O hai qualche fetish segreto che mi stai nascondendo?”
 
Kai si accigliò, il suo viso si colorò di una delicata sfumatura di rosso. “Te lo sogni, Kinomiya.”
 
“Oh veramente?” disse scaltro Takao. “Allora perché arrossisci?”
 
“Stai zitto e vai avanti con quello che stai facendo, altrimenti me ne vado.”
 
“Bene, bene, ma ricorda che sei stato tu a interrompere.” Takao si schiarì di nuovo la voce e riprese da dove si era fermato “Siamo qui riuniti oggi, per assistere all'unione di queste due persone - che saremmo io e te, tra l'altro - nel santo matrimonio...”
 
“Non penso che tu sia tagliato per il sacerdozio,” sorrise Kai. “La tua mancanza di professionalità, unita alla tua totale incompetenza, ti farebbero cacciare via prima ancora di finire”.
 
“Ehi, sono cresciuto in un dojo, non in un tempio”, protestò Takao. “Inoltre, non c'è una confessione religiosa al mondo che mi permetterebbe di farne parte dopo tutte le cose che abbiamo fatto insieme. Anche se sono un angelo per averti sopportato in questi ultimi tre anni, e poiché gli angeli sono classificati più in alto di un prete, penso di essere sufficientemente qualificato per condurre questa cerimonia”
 
Kai sembrava scettico, ma Takao lo ignorò e continuò.
 
“Ad ogni modo, vuoi tu, Kai Hiwatari, prendere me, Takao Kinomiya, come tuo sposo-”
 
“Tutto questo è stupido” borbottò Kai.
 
“Non ho finito! E amarlo e rispettarlo, custodirlo e proteggerlo, in ricchezza o in povertà, in salute o in malattia, rimanendogli fedele fino alla fine dei vostri giorni?”
 
“Come ti pare”
 
“Kai, dillo per bene!”
 
“Lo voglio”
 
“Con più entusiasmo!”
 
“Sì, lo voglio!”
 
“Non serve stringere i denti in quel modo, ma andrà bene lo stesso”, Takao si raddrizzò, “ora io, l’incredibilmente talentuoso e sexy Takao Kinomiya, prendo te, l’incredibilmente antipatico e irritabile Kai Hiwatari, come mio sposo, da amare e rispettare, custodire e proteggere, in ricchezza o in povertà, in salute o in malattia, rimanendoti fedele fino alla fine dei nostri giorni. Significa che non ti è mai permesso tradirmi, capito? Altrimenti, sarò più triste di...beh, qualcosa di molto triste”
 
“Noto che le tue promesse differiscono leggermente dalle mie” sottlineò Kai, alzando un sopracciglio.
 
“Certo” rispose Takao con aria pratica, “si chiama improvvisazione. Sono il prete, ricordi? Comunque” aggiunse, sorridendo come un idiota, “lo voglio! Oh, e ancora una cosa...” afferrò una lattina semivuota sul comodino e trangugiò quello che ne rimaneva prima di staccare la linguetta e passarla a Kai, per poi allungare la mano sinistra. “Ci siamo dimenticati la parte ‘con quest’anello io ti sposo’”
 
Le labbra di Kai si curvarono per lo stupore in maniera appena percettibile, ma Takao lo colse, e gli sorrise raggiante. Kai fece scivolare l’anello al dito di Takao con un’espressione che diceva chiaramente ‘perché lo sto facendo’, ma Takao ammirò il suo nuovo accessorio con finta adorazione.
 
“È bellissimo, Kai” tubò, sbattendo le ciglia, “dev’esserti costato una fortuna”
 
Kai si arrese e sorrise per davvero, anche se un po’ sofferente. “Sei un idiota” disse, cercando, senza riuscirci, di sembrare cattivo.
 
“E tu hai un matrimonio da consumare, signore” rispose Takao con voce che diventava bassa e roca, avvolgendo le braccia intorno alle spalle di Kai e iniziando ad allentare la cravatta. “Non mi hai ancora nemmeno baciato. Intendi rimediare?”
 
Kai tirò la cravatta dalle mani di Takao e la fissò con espressione pensierosa.
 
“Uhm...non stai pensando di fare qualcosa di strano con quella cosa, vero?” chiese Takao nervosamente, il suo allarme crebbe vedendo il luccichio decisamente malvagio negli occhi di Kai. “Ti ho chiesto di baciarmi, non di imbavagliarmi”
 
“Beh, sono due modi per farti stare zitto” osservò Kai blando, la cravatta scorreva tra le sue dita pigramente, “sono sicuro che potrei inventarne altri”
 
Takao rise con aria impanicata. “Sì, ma davvero non devi- mmff!”
 
E non disse più niente di coerente per il resto della notte.
 
 
 
Per alcuni giorni sembrò quasi che le cose fossero tornate alla normalità, almeno fino a quando Takao non tornò al secondo posto dopo il lavoro di Kai. Le cose non migliorarono una ser quando Kai tornò a casa e annunciò che avrebbe trascorso la settimana successiva in Germania per una conferenza e si rifiutò di farsi accompagnare da Takao.
 
“Ne abbiamo già discusso” disse stancamente mentre aspettavano all’aeroporto l’arrivo del suo volo, “hai tuoi impegni di cui preoccuparti. Non puoi abbandonare tutto per seguirmi. E la scuola? E i tuoi allenamenti?”
 
“Tu sei più importante di entrambe le cose” obiettò Takao ostinatamente, “Kyoju può farmi recuperare tutte le cose importanti che mi perderò e posso annullare le lezioni fino al mio ritorno. I ragazzi capiranno”
 
“Anche se fosse, non hai nessun bagaglio”
 
“Prenderò in prestito qualcosa da te!”
 
“E come fai a salire sull’aereo senza biglietto? Sii ragionevole, Takao, e resta a casa”
 
“Dannazione, Kai, non sono un cane a cui puoi dare ordini quando ti pare! Sono in grado di prendere le mie decisioni!” Takao avrebbe voluto dire di più, ma si rese conto che stava iniziando ad attirare le occhiate dagli altri viaggiatori mentre la sua voce si alzava maggiormente. Prendendo un respiro profondo e cercando di calmarsi, aggiunse piano: “Fammi venire, per favore? Non voglio che tu stia via così a lungo. Mi mancherai troppo”
 
“Sono solo sette giorni” gli ricordò Kai, “tornerò prima che tu te ne accorga. Non avrai nemmeno il tempo di sentire la mia mancanza”
 
“Credimi, ho tutto il tempo del mondo” disse Takao con un po’ di amarezza, ignorando l’espressione di Kai che divenne leggermente strana, “senti, se non vuoi portarmi con te, lascia stare questa cosa della conferenza e resta qui, che ne dici? Non può essere così importante, e anche se lo fosse, il Kai che conosco se ne fregherebbe di stare in una stanza piena di soffocanti direttori. Farebbe le cose a modo suo, indipendentemente da ciò che pensano gli altri”
 
“Non c’è motivo per agitarsi tanto” disse Kai, posando leggermente le mani sulle spalle di Takao e stringendole appena, “aspettami, va bene?”
 
“Ma non voglio che tu vada!” insistette Takao, sapendo di risultare petulante e infantile e odiandosi per quello. Se avesse potuto, si sarebbe gettato su Kai e non lo avrebbe mai lasciato andare, ma erano in un aeroporto affollato, e sapeva quanto a Kai non piacessero le scenate. Sapeva anche quanto a Kai non piacesse qualsiasi tipo di manifestazione pubblica di affetto, anche se si trattava di una cosa semplice come un abbraccio. Rimaneva sempre una persona intensamente riservata e, sebbene Takao potesse rispettare il desiderio di Kai di tenere i propri affari personali lontani dagli occhi delle altre persone, in realtà per lui era frustrante e, mentre si mordeva il labbro e si sforzava di mantenere il suo temperamento sotto controllo, si chiese quando tutto fosse diventato alle condizioni di Kai, piuttosto che alle sue.
 
La rabbia di Takao lo lasciò all'improvviso così come era arrivata, e si lasciò cadere in una delle sedie vicine, chiudendo gli occhi e mettendo la testa tra le mani. Odiava sentirsi così sciocco e vulnerabile, ma per Kai, sapeva che sarebbe stato disposto a buttare via tutto senza pensarci due volte, compreso il suo orgoglio. Kai semplicemente non sembrava rendersene conto o volerlo riconoscere.
 
“Mi dispiace” mormorò con voce attutita dalle mani, “Mi dispiace di essermi comportato in modo stupido e aver cercato di trattenerti. Hai ragione. dovrei restare”
 
Takao resistette un po’ quando Kai cercò di spostargli le mani, ma alla fine gli permise di scoprirgli il volto, sapendo che Kai avrebbe visto la sua tristezza e il senso di sconfitta, non preoccupandosi nemmeno di nasconderli.
 
“Takao...” disse Kai piano, alzando una mano e posandola sulla sua guancia.
 
“No” Takao spinse via delicatamente la mano, “dovresti andare”
 
Kai si accigliò leggermente prima di frugare in tasca ed estrarre una piccola scatola, esitando per un secondo prima di passarla a Takao.
 
“Volevo aspettare di tornare prima di darti questo, ma...”
 
Takao l’accettò senza parole, aprendola e quasi lasciandola cadere per lo shock quando vide cosa conteneva.
 
“Pensavo che meritassi più di una semplice linguetta di lattina” spiegò Kai, osservando attentamente Takao per valutare la sua reazione, “quindi ti ho preso qualcosa di meglio”
 
“Mi stai facendo la proposta?” disse Takao, incredulo.
 
“Non essere ridicolo” disse Kai con tono sprezzante, “Non possiamo sposarci legalmente. È solo un regalo, tutto qui. So di non essere stato molto presente ultimamente, ma almeno posso provare a farmi perdonare”
 
Invece di essere contento, Takao rimase indifferente. Non voleva ninnoli o scuse, voleva solo Kai in carne e ossa, ma Kai sembrava non capirlo.
 
“Grazie” disse con voce spenta, continuando a fissare la scatolina, “è davvero bello”
 
Kai era sul punto di dire altro, ma arrivò l’annuncio del suo volo e Takao si alzò.
 
“Dovresti andare. Chiamami quando arrivi in hotel, va bene?”
 
Kai annuì e allungò la mano, prendendo quella di Takao. “Torno presto” promise e fece un passio indietro. Takao lo lasciò andare, sorridendo debolmente mentre rimaneva per vedere Kai salire, poi se ne andò.
 
Non pensava di poter sopportare di rimanere da solo, quindi andò al dojo ed entrò, annusando il profumo proveniente dalla cucina, dove si recò e trovò suo nonno in piedi ai fornelli che fischiettava.
 
“Ehi, nonno!” disse con aria allegra, “hai un posto a tavola in più?”
 
Il vecchio si girò di scatto, portandosi la mano al petto, “Non spaventarmi così, Takao!” gridò, ma sorrise, e diede a Takao un finto colpo sulla testa con la spatola.
 
“Colpa mia, scusa” sorrise Takao, alzando le braccia in segno di difesa, “comunque non ti dispiace avere un ospite inatteso, vero?”

“Sei il benvenuto qui ogni volta che vuoi e lo sai, sciocco ragazzo” disse il nonno, “solo le signore devono chiamare prima per avere un appuntamento con questo Romeo. Il mio nipotino è libero di passare quando vuole” poi socchiuse gli occhi pericolosamente, “o non sono abbastanza moderno per stare con te oramai? È passato così tanto tempo da quando ho visto la tua faccia che l’avevo quasi dimenticata. Stai dando tanto amore al tuo ragazzo da non averne più per il tuo vecchio, vero?”
 
“Non è così” tentò di dire Takao, ma suo nonno aveva già cominciato ad accigliarsi.
 
“Stai mangiando come si deve?” chiese, sollevandogli la maglietta e toccandogli le costole. “sei troppo magro. So che la maggior parte dei ragazzi pensa di poter sopravvivere con il sole e l’aria fresca, ma non sarai in grado di giocare e usare la spada se non ti curi del tuo corpo. Meno male che sei venuto, ora posso ricominciare a darti da mangiare!”
 
“Nonno, non devi-”
 
“Non rispondere mentre ti do una lezione! Non sei neanche cresciuto dall’ultima volta che ti ho visto. Non raggiungerai mai tuo fratello di questo passo. Mettiti contro il muro, così ti misuro!”
 
Takao stava davvero iniziando a pentirsi di aver fatto visita quando suo nonno lo spinse verso il punto all'angolo della cucina coperto di segni e scarabocchi. Il segno più vicino al pavimento era etichettato "4 anni" e ogni segno successivo era stato posizionato sempre più in alto ad ogni anno che passava e che registrava la crescita di Takao. L'ultimo segno diceva "16 anni", e quando Takao si fermò a malincuore accanto ad esso, vide la preoccupazione nei lineamenti di suo nonno che si approfondiva ancora di più.
 
“Guarda qua!” disse il vecchio, puntando con il dito, “sei alto esattamente come quando avevi 14 anni!”
 
“Presto compirò 17 anni” cercò di dire Takao, ma suo nonno scosse il capo.
 
“È questo il punto, giovanotto! Non sei cresciuto di un centimetro in quasi tre anni! Devo appenderti fuori dalla finestra per le caviglie nella speranza che ti allunghi un po’?”
 
“Meglio di no. Non vorrei che mi lasciassi cadere a testa in giù”
 
“Non è il momento di scherzare, ragazzino! Sei così basso perché non ti stai alimentando correttamente! Apparecchia la tavola, penso io al cibo!”
 
Takao borbottò tra sé mentre tirava fuori piatti e stoviglie, ma obbedì, fermandosi solo quando pensò al numero di persone per cui apparecchiare.
 
“Ehi, nonno, dov’è Daichi?”
 
“È fuori a esercitarsi con quelle trottole” esclamò il vecchio, “chiamalo e digli che il pranzo è pronto!”
 
Effettivamente Daichi si stava allenando nel cortile sul retro e Takao provò un piacere perverso quando urlò il nome di Daichi e vide Gaia Dragoon sbagliare rotta e sbattere contro il muro.
 
“Perché l’hai fatto?” strillò Daichi, mentre Takao rispondeva come un sorrisetto subdolo, “mi hai interrotto la concentrazione, idiota!”
 
“Come se altrimenti avessi fatto meglio” lo prese in giro Takao, arruffandogli i capelli, “entra, ragazzo scimmia, il pranzo è pronto”
 
Il cattivo umore di Daichi si dissipò non appena raggiunta la tavola, e spazzolò il piatto il più velocemente possibile.
 
“Dammene ancora!” ordinò, praticamente aspirando il riso e porgendo avidamente la ciotola vuota al nonno.
 
“Ehi, potresti almeno fermarti a masticare” lo ammonì Takao con una smorfia di disgusto mentre Daichi gli faceva una linguaccia.
 
“Sei solo geloso perché non sai mangiare velocemente quanto me!” lo scimmiottò, “quando si tratta di accumulare cibo, sono decisamente il numero uno! Capito, amico? Sono meglio di te!”
 
“Sogna, moccioso” disse Takao, adottando la posa che aveva visto Kai usare innumerevoli volte, incrociando le braccia sul petto e guardando Daichi dall’alto al basso. “Non c’è niente in cui potresti battermi su questa terra. Tranne forse dire scemenze”
 
“Allora ti sfido!” dichiarò Daichi, scolando quello che rimaneva della zuppa e mostrando il suo beyblade a Takao, “o hai troppa paura per affrontarmi? Sono passati mesi dal tuo ultimo vero incontro, quindi scommetto che saria arrugginito. Sarà una vittoria facile per me!”
 
“Ti piacerebbe” sbuffò Takao, “potrei batterti con entrambe le mani legate dietro la schiena, ma in questo momento non sono dell’umore”
 
“Perché hai paura” lo schernì Daichi.
 
“Perché sto mangiando” lo corresse Takao con tono piatto.
 
“Ah sì? Allora come mai quasi non hai mangiato un boccone da quando ti sei seduto?”
 
Takao guardò la sua scodella, sorpreso di constatare che Daichi aveva ragione.
 
“È vero” disse suo nonno, “mangia prima che diventi freddo!”
 
“No, prima si batterà con me!” protestò Daichi, “possiamo mangiare durante la sfida! Sarà una modalità completamente nuova!”
 
“Non ora, Daichi” disse Takao, liquidando il ragazzo e tornando al suo pranzo. Almeno ci provò. Daichi stava ancora piagnucolando nel suo orecchio perché voleva una partita, ma le sue richieste ripetitive erano sorprendentemente facili da ignorare mentre Takao spiluccava distrattamente il suo riso e riportava la mente a quello che era successo all'aeroporto.
 
Si chiese quanto tempo sarebbe passato prima che Kai avesse raggiunto la sua destinazione, e poi si ritrovò a chiedersi cosa avrebbe dovuto dire quando Kai lo avrebbe chiamato per fargli sapere che era arrivato sano e salvo. La loro separazione era stata a dir poco imbarazzante, e Takao sospirò profondamente ricordando la scatoletta nascosta nella tasca della sua giacca. Era la prima volta che Kai gli faceva un regalo. Non aveva mai fatto a Takao un regalo di compleanno o per nessun’altra occasione prima, ma per Takao non era mai stato un grande problema. Bastava un sorriso o una parola di ringraziamento. Le cose erano diverse adesso, però, e Takao fissava pensoso fuori dalla finestra mentre si chiedeva perché Kai avesse deciso di comprargli qualcosa. Era solo per scusarsi? Era stato lo stesso Kai a scegliere il regalo o aveva chiesto a qualcun altro di prenderlo per lui?
 
Takao non aveva idea di come reagire a tutto ciò. Sapeva che tutte le coppie inevitabilmente iniziavano ad allontanarsi ad un certo punto della loro vita, ma era difficile ammettere che la stessa cosa potesse succedere a lui e Kai dopo appena sei mesi trascorsi insieme come amanti. Rei stava vivendo un'esperienza simile con Mao? Takao ne dubitava, ma in ogni caso la situazione di Rei era diversa. La persona con cui aveva deciso di stabilirsi era solo una normale ragazza di un minuscolo villaggio in mezzo al nulla, mentre Kai era l'erede di uno degli uomini d'affari più ricchi del Giappone, forse del mondo intero.
 
Takao poteva capire che Kai volesse prendere qualcosa che suo nonno aveva iniziato e fare qualcosa per renderlo migliore, ma non poteva negare che faceva male ricevere meno attenzione come risultato. Stava iniziando ad avere di nuovo la sensazione di essere stato lasciato indietro, e all'improvviso l'idea di trascorrere i successivi sette giorni da solo nella villa Hiwatari lo fece quasi soffocare con il cibo in preda al panico. Non pensava di poter affrontare un'intera settimana piena di incubi e solitudine, ma proprio quando stava per parlare e chiedere a suo nonno se poteva restare, Daichi attirò la sua attenzione colpendolo con la punta delle bacchette.
 
“Vuoi smetterla di distrarti a tavola?” disse con disapprovazione, “e mangia. Le persone che avanzano il cibo andranno all’inferno”
 
Takao si voltò a fissarlo con aria assente e Daichi sussultò all’espressione assente di Takao.
 
“E-ehi, non guardarmi in quel modo! È inquietante! Ora, vuoi batterti con me o cosa?”
 
“Battermi con te?” ripeté Takao debolmente.
 
“Sì!” si entusiasmò Daichi, “sfida, sfida!” si aggrappò al braccio di Takao e iniziò a tirare con tutte le sue forze. “Voglio una sfida!”
 
“Non ne ho proprio voglia” disse Takao, ma Daichi si rifiutò di ascoltare.
 
“Dai, ti prometto che faremo in fretta! Ti sconfiggerò in men che non si dica, quindi sbrigati così possiamo combattere!”
 
“Ho detto che non ne ho voglia”
 
“Una partita sola! Per favore? Voglio una partita, una partita! Combattiamo, combattiamo un po’, poi possiamo ricominciare! Forza Takao, combatti, combatti!”
 
Daichi continuava a ronzare all'infinito, ma questa volta irritò i nervi di Takao, e tutta la rabbia, la frustrazione e il risentimento che aveva provato crebbero finché non scoppiò. Come di solito accadeva quando Takao si arrabbiava, si scagliò contro il bersaglio disponibile più vicino, in quel caso Daichi.
 
“Lasciami in pace!” urlò Takao, mettendo a tacere Daichi nell’unico modo che aveva a disposizione al momento, colpendolo. Il suono della carne che sbatteva contro la carne echeggiò acutamente, e Takao si pentì delle sue azioni nel momento in cui vide il lampo di dolore e smarrimento negli occhi di Daichi. Allungò una mano e disse:
 
“Daichi, aspetta!”, ma Daichi era già balzato in piedi ed era scappato, sbattendo violentemente la porta dietro di sé.

“Non è stato un bello spettacolo, giovanotto” disse piano il nonno di Takao, la sua espressione insolitamente severa. “Penso che tu gli debba delle scuse”
 
Takao chinò la testa, provando vergogna, cercando in tutti i modi di non cedere e piangere. Gli tremavano le mani e si sentiva male.
 
“Non hai una bella cera, Takao” gli disse l’uomo, dopo un momento di silenzio, “c’è qualcosa di cui vuoi sgravarti?”
 
Takao era tentato di dire tutto, ma quando alzò lo sguardo e vide la preoccupazione del nonno, non co riuscì.
 
“No” disse con voce spenta, “sto bene. Hai idea di dove sia scappato Daichi?”
 
"Di solito sta nella tua vecchia stanza", rispose il nonno. "Controllare potrebbe essere un buon inizio."
 
Takao annuì e si alzò, camminando lungo la breve distanza fino al luogo in cui aveva sempre dormito prima di bussare alla porta con esitazione. “Daichi?”
 
“Vai via!” gridò Daichi. “Non voglio parlarti più!”
 
“Vuoi almeno aprire la porta così posso scusarmi?”
 
“No! Vattene!”
 
“Ascolta, Daichi. Mi dispiace, va bene?” Takao tese le orecchie, ma il silenzio fu la sua unica risposta. “Ho fatto una cosa che non avrei dovuto e... mi dispiace. Puoi colpirmi se ti fa sentire meglio.”
 
“E abbassarmi al tuo livello?” annusò Daichi. “Assolutamente no. Volevi che ti lasciassi in pace, quindi è quello che sto facendo. Sei contento ora, signor Asociale?”
 
E si rifiutò di dire altro. Takao si arrese e se ne andò, fermandosi a salutare suo nonno prima che se ne andasse. "Sei riuscito a sistemare le cose?" chiese il vecchio.
 
“Non proprio” disse Takao. “Penso che Daichi starà bene, però”
 
“E tu?” suggerì suo nonno. Takao fece un sorriso a metà e alzò la la spalla.
 
“Ciao, nonno. Ci vediamo”
 
Ma quando si chiuse la porta d'ingresso e si avviò per la strada, gli venne in mente che, per la prima volta nella sua vita, non aveva un posto dove andare.
 
 
 
Piccola nota di Mary che nessuno ha richiesto: Takao potrà aver sbagliato a colpire fisicamente Daichi, tuttavia se uno dice 5 volte che non gli va di fare una cosa e l’altro continua a insistere, se le cerca...d’altronde ritengo Daichi il personaggio più irritante subito dopo Hiromi...
 
 

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Capitolo 10
*** Capitolo Dieci ***


Takao non sapeva come o perché, ma per una ragione o per l'altra, era in piedi fuori dalla porta dell'appartamento di Hiromi, esitando un po' prima di allungare la mano e suonare il campanello. La madre di Hiromi rispose e Takao le rivolse il suo miglior sorriso vincente.
 
“Tachibana-san, Hiromi è in casa?”
 
“Oh, Takao-kun” disse la donna gentilmente, invitandolo ad entrare, “è passato un po’ di tempo dall’ultima volta che sei passato a trovarci. Aspetta qui un momento, vado a chiamare Hiromi”
 
Hiromi apparve pochi secondi dopo, con una smorfia quando vide chi era il visitatore.
 
“Oh, sei tu” disse cupamente, portando Takao a incrociare le braccia sul petto e a rivolgerle un’espressione accigliata.
 
“Qualcuno è di buon umore oggi” disse.
 
“Lo ero fino a quando non ti sei presentato qui” sbuffò Hiromi, “ma dato che sono sempre stata una brava padrona di casa, vai ad aspettare nella mia stanza mentre preparo degli snack. E non toccare niente!” aggiunse, mentre Takao ghignava subdolamente.
 
Resistendo alla tentazione di fare l’esatto contrario di quello che Hiromi gli aveva detto, Takao si sedette al tavolino in camera finché Hiromi tornò e versò il the, lasciando una scodella con dei cracker.
 
“Allora” disse Hiromi incuriosita, sistemandosi prima di bere un sorso, “cosa ti porta qui?”
 
“Volevo solo vedere la tua faccia, oh bellissima dea” disse Takao con aria innocente, abbassandosi quando Hiromi gli lanciò un cracker.
 
“Molto divertente” sbottò, “ma presumo ci sia una vera ragione per cui sei qui? Se sei venuto a copiare i miei compiti, non te lo permetterò. Puoi fare tutto da solo!”
 
“Li ho già fatti, per tua informazione” le disse Takao e compiaciuto.
 
“Buono a sapersi” disse Hiromi, alzando le sopracciglia per la sorpresa, “nemmeno tu puoi comportarti da pigro e demotivato per sempre”
 
“Sei solo gelosa perché ho ottenuto un voto più alto di te nell’ultimo test di storia” le ricordò Takao, sorridendo.
 
“Solo per due punti!” disse Hiromi in fretta, con aria molto agitata, “ma non hai battuto Kyoju”
 
“Perché i suoi voti sono troppo alti” disse Takao, agitando una mano, “Kyoju ha un QI di circa 600, non sarei in grado di eguagliare i suoi punteggi. Ho battuto te, però, e mi va abbastanza bene”
 
“Non avere quell’aria così contenta” borbottò Hiromi, scontenta della piega della conversazione, “comunque, basta con la scuola. Perché sei qui?”
 
Takao abbassò lo sguardo e tracciò la punta dell’indice sul piano del tavolo, portando Hiromi a sospirare stancamente.
 
“Fammi indovinare” disse, “è successo qualcosa”
 
“Come lo sai?” chiese Takao, un po’ sulla difensiva.
 
“Perché non stai aspirando tutto come al solito” rispose Hiromi, “ogni volta che porto del cibo, scompare prima che io possa sbattere le palpebre, ed eviti di mangiare solo quando sei davvero sottosopra. Lo intuivo anche dalla tua espressione triste. Fammi indovinare. Si tratta di Kai, vero?”
 
Takao alzò bruscamente lo sguardo e Hiromi sospirò di nuovo.
 
“Lo sapevo. È l’unico che può farti passare dalla totale estasi all’irrimediabile depressione nel lasso di circa tre secondi” Hiromi aggrottò la fronte e scrocciò le nocche minacciosamente, “devo picchiarlo per te?”
 
“Non ce n’è bisogno” disse Takao seccamente, “non abbiamo nemmeno litigato”
 
“Allora perché quel muso lungo?”
 
Takao fece una pausa, non sapendo bene come rispondere. Non sapeva se sarenne riuscito a tradurre ciò che stava provando in una frase coerente, figurarsi dare a Hiromi una spiegazione veritiera.
 
“Sai come si dice” disse Hiromi, “l’amore può rendere un uomo forte come un leone e debole come un gattino. L’ho letto in un romanzo rosa” inclinò il capo interrogativamente, “cos’ha fatto questa volta? Ti ha abbandonato di nuovo? Ha frequentato qualcuno alle tue spalle? Ti ha detto che non è più attratto da te?”
 
“Non esattamente” confessò Takao, tirando fuori la scatolina in tasca e spingendola sul tavolo. “Mi ha dato questo”
 
Hiromi aprì la scatola con un cipiglio, i suoi occhi si spalancarono drammaticamente quando ne vide il contenuto. La sua faccia divenne rossa ed emise uno strano tipo di rumore che sembrava un misto tra un farfugliamento e un soffocamento prima di fissare Takao con uno sguardo incredulo.
 
“Ti stai deprimendo perché ti ha dato un anello?” esclamò, “sei pazzo? Sarei elettrizzata se qualcuno mi regalasse un gioiello come questo! Non hai idea di quanto sei fortunato!”
 
“Tu credi?” disse Takao vagamente, osservandola mentre ammirava l'oggetto, tenendolo sollevato da ogni angolazione ed emettendo un debole fischio mentre la luce lo colpiva e lo faceva brillare.
 
“Non mi capita spesso di fare complimenti, soprattutto non a Kai, ma devo ammettere che ha buon gusto” disse Hiromi, continuando a fissare l’anello come ipnotizzata. “Insomma, guardalo! Dev’essere incredibilmente costoso a giudicare da tutti questi zaffiri. Ti ha detto quanto è costato?”

“Non l’ho chiesto” disse Takao scrollando le spalle. Hiromi strinse gli occhi, notando finalmente la sua mancanza di entusiasmo.
 
“Immagino che tu non sia impressionato dal regalo” dichiarò.
 
“Sì” rispose Takao, “ma non ne so molto di pietre che luccicano”
 
“Per questo sei senza speranza!” affermò Hiromi, esasperata. “Senza speranza, senza speranza, senza speranza! Hai ringraziato Kai? L’hai già provato?”
 
“No, io-”
 
“Met-ti-lo” ordinò Hiromi, sottolineando ogni sillaba e facendo rabbrividire Takao per la paura.
 
“Sì, signora” disse Takao mite, cercando di convincersi che stava solo immaginando le vibrazioni malvagie da intento assassino che aleggiavano sopra la sua testa. Hiromi tornò dolce e sorridente quando obbedì, e questo era ancora più spaventoso del modo in cui lo aveva guardato male prima. Senza pensarci, fece scivolare l'anello sull’anulare, e quasi saltò per lo shock quando Hiromi emise un grido penetrante.
 
“Kai ti ha chiesto di sposarlo?” strillò, “per questo ti comporti in modo così strano?”
 
“Come no” sbuffò Takao, “Kai me l’ha dato solo per scusarsi”
 
“Scusarsi per cosa?” chiese Hiromi, incuriosita.
 
“Per aver dedicato più tempo e attenzione al lavoro che a me, ecco” disse Takao sconsolato.
 
“Okay, penso di aver capito cosa sta succedendo” disse Hiromi lentamente, “sei infelice perché Kai ti ha trascurato un po’, vero?” scosse il capo, schioccando la lingua, “posso capire perché tu ti lamenti di questo, ma devi comunque considerare quello che hai. Non molte persone sono così fortunate da vivere in una grande villa, riempite di regali costosi. Chiedere di più sarebbe un po’ esoso”
 
“Non è questo” disse Takao, frustrato, “so che dovrei essere grato e lo sono, ma...non ho realmente bisogno di nessuna di queste cose. Non ho bisogno di gioielli o case grandi o altro, solo...voglio solo stare con Kai e non posso perché è a migliaia di chilometri da me in questo momento. Anche quando c’è, sembra che sia assente, e inizio a sentirmi solo, e sapere che Max e Rei non ci sono peggiora solo le cose. Tratto male Daichi, faccio preoccupare inutilmente il nonno e vado a sfogare i miei problemi su qualcuno a cui nemmeno importa” rise, senza allegria, e aggiunse: “hai ragione. Sono senza speranza”
 
“Cosa ti fa pensare che non mi importi?” disse Hiromi, premendo le labbra.
 
“Perché preferisci leggere uno dei tuoi libri da ragazza piuttosto che parlare con me” suggerì Takao.
 
Hiromi aprì la bocca e poi la richiuse prima che potesse dire qualcosa, alzando la mano destra e schiaffeggiando bruscamente il viso di Takao. Takao la guardò stordito, ma riuscì solo a farla arrabbiare di più.
 
Takao cercò di parlare, ma Hiromi lo zittì immediatamente con un'occhiataccia.
 
“Niente interruzioni” disse severamente, “ora mi ascolti. Prima di tutto, cosa ti fa pensare che non mi importi? Certo, sei scortese, antipatico, rozzo, privo di tatto, fastidioso, per non parlare di un milione di altri aspetti negativi, ma nonostante tutto ciò, tengo al tuo benessere. Sai perché? Perché sotto tutta l'arroganza e la tua ingenuità, in realtà sei un bravo ragazzo, con un buon cuore e intelligente mente. Sei forte e leale, e ci sono molte persone là fuori che sono orgogliose di definirti loro amico. Potresti non crederci, ma io sono una di loro”
 
Takao la fissò, shockato, ma Hiromi alzò un dito in segno di avvertimento.
 
“Aspetta, signorino, sto ancora parlando. Ti senti solo? Sai che problema! Max e Rei hanno le loro vite, e volere che ruotino intorno a te è infantile. Non è che siano scomparsi, e hai ancora me e Kyoju, anche se non puoi vedere quei due spesso come un tempo. Kai ti trascura ogni tanto? Sono sicura che a volte tu non gli dedichi attenzione al 100% ogni minuto della giornata, e non stai lavorando per essere a capo della più grande azienda di sviluppo del paese!”
 
Poi Hiromi sembrò calmarsi un po’, e sebbene il suo tono fosse più gentile, era ancora fermo.
 
“Come ho detto, devi pensare a quello che hai, invece di quello che ti manca. Non sono d'accordo con tutto ciò che Kai ha detto o fatto, ma vedo che ti ama, e che tu lo ami, quindi cosa può esserci di meglio? Si prende cura di te abbastanza da metterti un tetto sopra la testa, e da assicurarsi che tu non debba chiederti come mangerai. Okay, è ancora più arrogante di te, ed è egocentrico, e può essere un totale idiota a volte, ma è cento volte meglio di un tempo, ed è tutto grazie a te! Se avete la relazione che penso, perché non puoi dirgli se sei arrabbiato per qualcosa invece di tenere il broncio per i fatti tuoi? Kai non legge nel pensiero, quindi non capirà mai niente se non parli con lui”
 
“Ma non voglio fare nulla per causargli problemi” insistette Takao ostinatamente, “è già abbastanza impegnato senza doversi occupare dei miei casini”
 
“Per questo sei stupido!” esclamò Hiromi, “Tu non vorresti sapere se qualcosa preoccupa Kai? Come ti sentiresti se lui fosse in ansia e tu non avessi la più pallida idea di cosa c'è che non va o di come risolverla? Diventeresti pazzo a tentare di migliorare le cose, non è vero? Non puoi farti in quattro per compiacerlo tutto il tempo e ignorare le tue preoccupazioni a favore delle sue, perché l'amore non è così! Si tratta di dare e avere, e se non l'hai ancora capito, allora è giunto il momento di farlo. Kai è umano, eppure lo adori come se fosse un dio. Devi buttarlo giù dal piedistallo su cui l'hai messo e iniziare a trattarlo come se fosse un tuo pari, non un tuo superiore!”
 
Piuttosto che sentirsi insultato dal suo discorso, Takao si ritrovò a sentirsi meglio rispetto a tutto il giorno, grazie alla schiettezza di Hiromi, e quando sorridse lo fece per davvero, senza forzarsi.
 
“E come mi suggerisci di fare con Daichi, o saggia donna?” chiese, inarcando le sopracciglia.
 
“Facile” disse Hiromi con tono sprezzante, “tu e Daichi litigate costantemente, quindi qualunque cosa sia successa questa volta, si sgonfierà. Voi due non fate che irritarvi a vicenda e questo non cambierà mai”
 
“Spero che tu abbia ragione” disse Takao, dubbioso.
 
“Certo che ho ragione” rispose Hiromi con orgoglio, “a proposito, dobbiamo rispolverare le nostre capacità di lavoro di squadra, e ho l’idea giusta per farti dimenticare una volta per tutte la depressione”

“E quale sarebbe?” chiese Takao.
 
“Karaoke, ovviamente” disse Hiromi, “che ne dici? Tu, io, Daichi e Kyoju possiamo uscire in gruppo e divertirci!”
 
“C’è solo un piccolo difetto nel tuo piano” disse Takao, ghignando. “Non sai cantare, ricordi?”

Fortunatamente, si chinò quando Hiromi gli lanciò non solo i cracker ma anche la ciotola in cui erano stati messi, e Takao fu risparmiato da una morte prematura solo grazie alla madre di Hiromi che sbucò nella stanza per capire a cosa fosse dovuto il rumore.
 
Mentre le preoccupazioni di Takao venivano in qualche modo alleviate, quelle di Kai erano appena iniziate. Come promesso, aveva chiamato Takao per fargli sapere che era arrivato, ma Takao non aveva risposto, risultando sospettosamente assente. Kai aveva lasciato un messaggio sulla segreteria telefonica, ma non poteva fare a meno di sentirsi infastidito. A parte per il fuso orario, non c'era motivo per cui Takao non dovesse essere a casa, e sebbene l'istinto iniziale di Kai era stato quello di accertarsi che Takao fosse al sicuro, aveva cercato di astenersi dal saltare alle conclusioni e agitarsi per niente.
 
Tuttavia, i suoi pensieri non erano del tutto concentrati su ciò che lo circondava quando lasciò l'hotel non molto tempo dopo aver sistemato le sue cose, e invece di familiarizzare con il territorio, si ritrovò a camminare senza meta per le strade della città. Fu questo calo di concentrazione che lo portò a non notare l'oggetto che si dirigeva dritto verso il suo cammino, ma presto si rese conto di cosa stava succedendo quando arrivò a pochi centimetri dall'essere colpito. Proprio quando si voltò per abbaiare a qualunque ragazzino avesse lanciato il suo beyblade con una mira così schifosa, le parole gli morirono in gola quando vide un tizio scozzese sorridente e familiare.
 
“Bene, bene, che cos’abbiamo qui?”, era Johnny* del team europeo e il suo sorriso si allargò chinandosi per recuperare il suo bey, per poi raddrizzarsi e guardare Kai con curiosità.
 
“Quasi non ti riconoscevo senza i tuoi colori di guerra” confessò, scrutando Kai divertito, “comunque è bello sapere che non ho sbagliato persona. Perché diavolo indossi giacca e cravatta, Hiwatari?”
 
“Non sono affari tuoi” disse Kai gelido, stringendo gli occhi.
 
“Beh, scusa tanto” disse Johnny, “non sapevo che fosse quel periodo del mese” poi alzò la voce e gridò: “ehi, guarda chi c’è!”
 
Kai non fu minimamente sorpreso quando si presentò un altro volto familiare. Dopotutto, ovunque si trovasse Johnny, di solito si poteva presumere che Ralf non fosse molto distante, e se l’accoglienza di Johnny era stata tutt’altro che calorosa, Ralf sorride amabilmente quando vide chi aveva attirato l’attenzione del suo compagno di squadra.
 
“Salve, Kai Hiwatari” disse con un leggero cenno, “è bello rivederti”
 
“Parla per te, Ralf” sbuffò Johnny, alzando le braccia e incrociandole dietro la testa con noncuranza, “se stai cercando una sfida, faresti meglio ad andare altrove. Era così distratto che quasi l’ho messo fuori gioco con il mio bey. Pessimo, eh?”
 
“Se volessi la tua opinione, McGregor, la chiederei” sogghignò Kai, “ma dato che la considero praticamente inutile, penso che dovrai aspettare parecchio prima di ricevere quella richiesta”
 
Johnny pareva sul punto di voler coinvolgere Kai in una sfida più impegnativa di quella verbale, ma Ralf sospirò e mise una mano sulla sua spalla.
 
“Ricordate dove siete” disse Ralf, lanciando uno sguardo di disapprovazione a Kai, “le risse in pubblico sono per ubriachi o ragazzini che non sanno comportarsi altrimenti, e dato che non siete nessuna delle due cose, vi suggerisco di calmarvi e risolvere la questione in modo più maturo”
 
“Così si parla” disse Johnny entusiasta, “considerala una sfida, Hiwatari! Forse hai vinto l’ultima battaglia, ma da allora sono diventato più forte. Farai fatica a tenere il passo, è sicuro!”
 
Prima che Kai potesse aprire bocca per accettare, però, si bloccò improvvisamente quando si infilò una mano in tasca per estrarre il suo beyblade per abitudine e non trovò nulla. Reprimendo la rabbia e l'umiliazione di dover rinunciare a una sfida, si accigliò ferocemente e rispose burbero: “A quanto pare dovremo rimandare. Non ho Dranzer con me al momento”
 
“Stai scherzando” disse Johnny, incredulo, “beh, grazie per avermi fatto perdere tempo. c’è Takao? Lui almeno è un degno avversario”
 
“Basta così” disse Ralf bruscamente, facendo sussultare Johnny, “non c’è bisogno di essere scortese o insolente, a prescindere da chi è il tuo rivale. Non ti chiederò di scusarti, ma d’ora in poi stai attento alle tue parole”
 
Come se fare marcia indietro da una sfida non fosse già abbastanza grave, avere Ralf che lo difendeva fece sentire Kai ancora peggio. Il suo umore e la sua giornata erano completamente rovinati, quindi Kai girò i tacchi e mostrò le spalle a Ralf e Johnny.
 
“Non mi serve tutto questo” disse cupamente, “arrivederci”
 
“Aspetta!” lo chiamò Ralf, “non devi andartene così presto. Stai visitando il mio paese, è giusto che ti offra la mia ospitalità”
 
“Grazie, ma no grazie” gli disse Kai, “ho già un posto dove stare!
 
“Non vuoi almeno fermarti e parlare un po’?” chiese Ralf, “Johnny e io stavamo tornando a casa, sei il benvenuto. Dopotutto, qualsiasi amico di Takao è anche amico mio”
 
E così, dieci minuti dopo, Kai si ritrovò seduto nel retro della limousine di Ralf, facendo del suo meglio per ignorare Johnny, che si stava sforzando di fare lo stesso. Ralf sedeva in mezzo a loro due, lanciando occasionalmente sguardi di rimprovero all'uno o all'altro, e sembrava piuttosto sollevato quando finalmente raggiunsero la loro destinazione.
 
“Allora, dov’è Takao?” chiese Johnny mentre entravano nel castello, “non mi hai risposto prima. E gli altri?”
 
“Max è in America e Rei in Cina” rispose Kai monocorde, “Takao è in Giappone. Sono venuto qui solo per lavoro, gli ho detto di rimanere a casa”
 
“Cavoli, non è tua moglie, Hiwatari” disse Johnny disgustando, superando Ralf e gettandosi sul divano. “Takao può fare quello che vuole. O deve prima chiederti il permesso?” aggiunse, alzando un sopracciglio. Kai lo guardò cupamente ma non disse nulla, sedendosi al tavolo di fronte a Ralf.
 
“Comunque è un peccato che Takao non sia qui” disse il leader del team europeo, accarezzandosi il mento pensieroso, “mi sarebbe piaciuto affrontarlo di nuovo. Anche se si è ritirato dal beyblade competitivo, sarà sempre lui quello da battere”
 
“Se volete saperlo, è un totale spreco di talento” disse Johnny, allungando le gambe, “proprio quando si trova un avversario decente, scappa via. Non insegna ai bambini adesso?”
 
Ralf annuì in approvazione. “Un’idea eccellente. Takao è un raro tipo di guerriero che combatte con orgoglio e onore. Trasmettere quelle caratteristiche a una nuova generazione di blader è davvero molto nobile. So di aver imparato da lui e sono sicuro che anche i suoi sfidanti del futuro lo faranno”
 
“Anche se Takao non gareggerà più, ci sono ancora persone là fuori con cui battersi” disse Johnny determinato, “la prima cosa che dobbiamo fare nel torneo del prossimo anno è vendicarci di quella squadra Barthez. Li batterò tutti!”
 
“Penso che Olivier e Giancarlo avrebbero da ridire se cercassi di tenerli fuori dall’azione” disse Ralf con un leggero sorriso.
 
“Sì, beh, dovranno aspettare il loro turno” disse Johnny sprezzante, “vendetta prima di tutto!”, poi allungò il collo verso Kai, “quindi, tu cosa intendi fare? Ti unirai di nuovo alla Neo Borg o rimarrai con i BBA? Non che importi davvero, dato che cambi squadra più spesso di quanto cambi le mutande. Non credo che la parola ‘dedizione’ esista nel tuo vocabolario”
 
Kai rimase di nuovo in silenzio, ma questa volta era più per indecisione che per irritazione nei confronti di Johnny. Non aveva pensato molto al prossimo torneo mondiale, ma ora che Johnny ne aveva fatto menzione, non era affatto sicuro di cosa volesse fare. Durante l'inizio dell'ultimo torneo, era come se avesse seguito l’onda piuttosto che sforzarsi davvero. Con l'eccezione di Brooklyn, nessun altro blader era stato in grado di suscitare in lui la stessa emozione e competitività di Takao. Ogni altro avversario che aveva affrontato era stato solo un altro gradino sulla scala che lo aveva portato molto più vicino a combattere contro Takao. In breve, Takao era l'unica persona per cui Kai avesse mai provato un vero interesse nel volerlo sconfiggere. Non gli importava di titoli o trofei, voleva solo essere il migliore, punto. O almeno, aveva voluto essere il migliore.
 
In qualche modo, la vita di Kai aveva smesso di ruotare attorno al beyblade, e la cosa spaventosa era che non riusciva nemmeno a ricordare come fosse successa una cosa del genere. Una volta, nemmeno l'infortunio e la convalescenza avrebbero potuto impedirgli di partecipare ad una battaglia, ma ora era arrivato a un punto in cui il suo entusiasmo sembrava essersi affievolito così tanto che non pensava nemmeno più di portare con sé il suo beyblade. Takao era colui che gli aveva fatto capire l'importanza di avere un partner affidabile in battaglia e, proprio come aveva detto Takao, Suzaku era rimasta al fianco di Kai in tutto, anche se aveva abbandonato il suo spirito sacro con la stessa facilità con cui aveva una volta abbandonato i suoi amici.
 
Suzaku** probabilmente era arrabbiata per essere stata dimenticata, e Kai era sorpreso che Takao non lo avesse rimproverato a riguardo. Ora che Kai ci pensava, non aveva trascurato solo Suzaku. L'aveva notato davvero solo quando Takao lo aveva salutato all’'aeroporto, qualcosa in lui era risultato diverso. Era stato riservato e mogio, e per uno perennemente allegro e vivace come Takao, questo era davvero preoccupante. La sua testa era ancora persa nella nuova rivelazione, che Kai si accorse a malapena quando Ralf gli diede un leggero colpetto sulla spalla, ma tornò presto in sé quando sentì lo sbuffo beffardo di Johnny. “Pronto? Terra chiama Hiwatari? C'è qualcuno a casa?”
 
“Silenzio, McGregor” scattò Kai, accigliandosi quando Johnny gli rivolse un sorrisetto irritante.
 
“Ti chiederei se ti sei svegliato dalla parte sbagliata del letto, ma so che sei sempre così burbero” ridacchiò Johnny, “Takao deve essere un santo per sopportarti, eppure lo tratti ancora come uno schiavo. Non sorprenderti se si stuferà e se ne andrà, un giorno. Takao è uno dei ragazzi più gentili in circolazione, ma avrà anche lui i suoi limiti”
 
“Cosa ti ho detto sull’essere scortese, Johnny?” disse Ralf con calma, “la vita personale di Kai non è affar tuo. Inoltre, probabilmente è stanco per il viaggio. Sentiti libero di passare qui la notte, se vuoi” aggiunse, riportando la sua attenzione su Kai. “Hai fame? Sete? Perdona la mia negligenza, avrei dovuto chiedertelo prima”
 
Ma Kai non riuscì a smettere di pensare, anche quando Ralf lo condusse in una delle stanze degli ospiti e gli fece fare un rapido giro del piano dove sarebbe rimasto. Borbottò qualcosa che somigliava vagamente a una parola di gratitudine mentre Ralf si chiudeva la porta alle spalle, poi si avvicinò al letto, fissando fuori dalla finestra ma non vedendo proprio nulla. Non riusciva a scrollarsi di dosso la sensazione che la sua vita stesse in qualche modo tornando a com'era prima di aver finalmente accettato i suoi veri sentimenti. Takao si stava comportando allo stesso modo di quando era partito per il suo viaggio in giro per l'Europa con suo fratello, ed era la stessa riserva proveniente da Takao a mettere Kai così a disagio. Sapeva che le cose sarebbero cambiate tra loro dopo essere diventati amanti, ed era stato preparato ad accettare quei cambiamenti, anche se negativi. Fino ad ora, Kai aveva sempre pensato che fossero cambiati in meglio, ma, apparentemente, non era così. Takao era infelice e lui era infelice, e Kai non aveva idea di come migliorare la situazione.
 
Almeno il motivo dell'infelicità di Takao era più facile da capire. Kai sapeva quanto Takao odiava stare da solo in una casa così grande, eppure aveva comunque ignorato la richiesta di Takao e lo aveva lasciato. Non si era sentito in colpa in quel momento, presumendo che Kyoju o Hiromi sarebbero stati presenti per Takao in sua assenza, ma ora lo tormentava, come le parole che Takao gli aveva detto in Grecia. Kai non si era mai fermato per considerare i sentimenti di Takao, non quando aveva abbandonato i BBA e non quando era partito per il suo viaggio in Germania. L'aveva fatto di nuovo, aveva ferito Takao senza nemmeno saperlo. La cosa peggiore era che sapeva che Takao lo avrebbe perdonato per qualsiasi cosa, come sempre. Per quanto distante o crudele Kai potesse essere con lui, Takao avrebbe sorriso e detto che non aveva più importanza.
 
Anche se aveva bisogno di quel perdono, Kai non riusciva a convincersi ad apprezzare l’idea, né se stesso per quello che aveva fatto. Forse per Takao non era importante, ma per lui sì. Takao non era stato altro che accomodante, mentre Kai era stato troppo preso da se stesso e dal suo lavoro per accorgersene. Kai non riusciva a capire come avesse permesso che le cose cambiassero così drasticamente senza nemmeno prestarvi attenzione. Una volta si era sentito disposto a fare il sacrificio più grande di tutti rinunciando alla sua vita per salvare ciò a cui teneva di più, e la passione che aveva nutrito per le cose che amava si era accesa, più luminosa di qualsiasi fiamma. Dov'era andata?
 
Fu allora che le parole di Johnny iniziarono a risuonare nella sua mente, e Kai strinse inconsciamente le mani a pugno. Takao lo aveva già lasciato una volta, e non pensava di poter sopportare che scivolasse via di nuovo. Takao era la figura più importante e influente nella vita di Kai, e la propria incapacità di esprimersi lo frustrava. In verità, era un po' invidioso del modo in cui Takao era così in sintonia con le sue emozioni. Sebbene Kai avesse fatto molta strada dal giorno in cui si erano incontrati per la prima volta, tendeva ancora a lottare quando si trattava di ammettere come si sentiva veramente.
 
C'era voluto un allenamento con Romero del team F-Sangre per fargli capire che si stava aggrappando al suo odio piuttosto che sfruttare un'emozione molto più potente, e gli ci era voluto più tempo per capirlo di quanto avrebbe voluto. Non c'era più bisogno di confusione o di negazione, perché amava Takao. Era davvero semplice. Il suo amore per Takao era la cosa più forte e pura che Kai possedeva, e anche se la parte di lui che ancora soffriva per essere stata costretta a ritirarsi da una sfida si risentiva del fatto di esserne diventato così dipendente, il resto di lui accettava e custodiva quella sensazione.
 
Takao era il suo tutto, il suo rivale, il suo partner, il suo amante e il suo migliore amico. Kai aveva bisogno che lui fosse tutto quello, ma soprattutto, aveva bisogno di Takao stesso. Kai non apprezzava di essere stato insultato da quello scozzese esaltato, ma doveva ammettere che era la seconda volta che Johnny lo aiutava ad aprire gli occhi, per quanto involontaria fosse stata la sua assistenza.
 
Era impossibile andare avanti presumendo che quello che aveva già fatto fosse più che sufficiente, proprio come non poteva continuare a ignorare le cose che riteneva più preziose. Con questo in mente, Kai si ritrovò incapace di rimanere inattivo ulteriormente, lasciò la stanza che gli era stata assegnata ed uscì nel corridoio, aggrottando le sopracciglia mentre cercava di ricordare le indicazioni di Ralf.
 
“Hai bisogno di qualcosa?” disse una voce elegante e colta.
 
Kai si voltò e vide il fedele maggiordomo di Ralf in piedi dietro di lui, gli fece un cenno di riconoscimento.
 
“Sto cercando un telefono” disse seccamente.
 
“Da questa parte” disse il maggiordomo, e Kai lo seguì giù per le scale, in salotto riccamente decorato, non dissimile da quello in cui aveva lasciato Ralf e Johnny prima. Il maggiordomo si inchinò e concesse a Kai la sua privacy, chiudendo la porta con un leggero 'clic'. Kai sollevò il ricevitore e compose il numero, battendo il piede con impazienza e aspettando che Takao rispondesse. Proprio come l'ultima volta, Kai non ricevette risposta. Tuttavia, aveva preso una decisione quando lasciò un secondo messaggio. Dopodiché, Kai iniziò a portare a termine il secondo punto della sua lista e, una volta terminato, andò a cercare Ralf per fargli sapere che la sua ospitalità non era più necessaria.
 
 
 
Sbadigliando ampiamente, Takao si strofinò gli occhi mentre apriva la porta ed entrava in casa, togliendosi le scarpe e appendendo il cappotto. Fedele a quanto aveva detto, Hiromi lo aveva trascinato fuori per una serata di karaoke, e anche se lo aveva sicuramente aiutato a sollevare il morale, anche essere finalmente riuscito a riconciliarsi con Daichi aveva influito sul suo buon umore. Daichi lo aveva perdonato (ma solo dopo che Takao aveva pagato tutte le bevande e il cibo), e anche Kyoju era entrato nello spirito della serata lasciando per una volta il suo laptop a casa (ma solo perché aveva paura che si rompesse o si rubasse ). Hiromi aveva persino invitato i tre ragazzi a tornare per un pigiama party improvvisato nel suo appartamento, e anche se era stato a dir poco angusto condividere la minuscola stanza degli ospiti con Kyoju e Daichi, Takao si era goduto ogni minuto. Anche se Daichi aveva bevuto troppe bibite e aveva saltato sui muri carico di troppa energia, e che Hiromi aveva passato l'intera notte a tormentarlo. Aveva avuto modo di trascorrere del tempo con alcune delle persone a cui teneva di più e, quando notò la luce della segreteria telefonica che lampeggiava con la coda dell'occhio, il suo umore migliorò ancora di più quando sentì i messaggi.
 
Sebbene fosse appena tornato a casa, ebbe appena il tempo di chiamare un taxi prima di rimettersi le scarpe e correre all'aeroporto per incontrare Kai. Non sapeva come o perché, ma qualunque fosse la ragione, il viaggio di Kai era stato interrotto e aveva chiesto a Takao di incontrarlo al gate da cui sarebbe uscito. Takao raggiunse la sua destinazione con pochi secondi di anticipo e, dopo che l'annuncio dagli altoparlanti lo indirizzò nella giusta direzione, aspettò con impazienza che Kai comparisse. Non fu deluso, e quando riuscì a distinguere Kai dal resto della folla, si accorse subito che Kai sembrava molto stanco.
 
Estremamente preoccupato, Takao corse a salutarlo, permettendo a Kai di guidarlo in un angolo tranquillo prima di bombardarlo di domande.
 
“Cosa c’è? È successo qualcosa? Perché sei a casa così presto? La tua conferenza? Come mai-”
 
Kai zittì Takao mettendogli un dito sulle labbra e aspettò che smettesse di parlare.
 
“Avevo cose più importanti di cui occuparmi, quindi ho deciso di partire prima del previsto” spiegò.
 
“Cose più importanti?” ripeté Takao, accigliandosi confuso, “tipo cosa?, poi scosse il capo e aggiunse: “no, aspetta, c’è una cosa che devo dirti e avrei dovuto dirtela da tempo”
 
Fece un profondo respiro e continuò. “Voglio scusarmi, ok? Mi sono comportato in modo strano ultimamente e credo di essere stato anche piuttosto egoista. So quanto lavori duramente e so che non sono stato di grande aiuto. È irragionevole e ingiusto volerti tutto per me, e avrei dovuto essere più premuroso e onesto sui miei sentimenti. È vero che mi sono sentito piuttosto solo ed escluso in questi giorni, ma non è niente in confronto a cosa stai facendo tu. Probabilmente non mi darai retta, ma penso che tu stia lavorando troppo, ed è ora che ti prenda una pausa. Potresti ammalarti o peggio e io non voglio che accada. Non voglio davvero”
 
“Allora sembra che entrambi abbiamo avuto la stessa idea” disse Kai, sorridendo debolmente.  “I miei superiori non erano contenti quando ho detto che sarei tornato a casa, ma non sono riuscito a interessarmene. Fai i bagagli. Ce ne andiamo”
 
“Andiamo?” disse Takao, sconcertato, “dove?”
 
“Ovunque vuoi” disse Kai, “finché è su una cartina e possiamo trovarlo, ovviamente”
 
“Vuoi dire che andremo insieme?” disse Takao piano, “ma...e il lavoro? E il tuo capo?”
 
“Mi ha detto che non potevo. Gli ho detto di metterselo in quel posto” disse Kai.
 
Takao fissò nel vuoto per uno o due secondi e poi scoppiò a ridere, mettendosi le mani sui fianchi e prendendo fiato.
 
“Questo è il Kai che conosco e amo” disse, scuotendo la testa e asciugandosi una lacrima. “Dio, mi sei mancato”
 
Kai allargò le braccia e Takao praticamente vi saltò dentro, nascondendo il viso contro la sua spalla e stringendogli le braccia intorno. Rimasero così per un momento prima che Takao si tirasse indietro per poterlo guardare negli occhi.
 
“Non ho avuto la possibilità di dirtelo prima, ma grazie per questo” disse, tirando fuori dalla camicia l’anello che Kai gli aveva regalato. “Hiromi mi ha dato una catenina da poter indossare. Ho pensato che sarebbe stato meglio nasconderlo al nonno, potrebbe avere un attacco di cuore”
 
“Ti piace?” chiese Kai.
 
“Certo” disse Takao, questa volta con entusiasmo genuino. “Ma sai cos’ho detto prima sull’essere onesto? È bello che tu voglia comprarmi oggetti, ma se ti senti male o in colpa per qualcosa, delle scuse funzionano più di qualsiasi bel regalo, e lo apprezzerei anche di più. Non che non mi piaccia essere inondato di regali, ma preferisco te a dei bei gioielli”
 
“Me lo ricorderò” disse Kai, “allora, dove vuoi andare?”
 
“Credo in Francia” disse Takao, “sarebbe bello stare un po’ lì senza dovermi preoccupare di essere inseguiti dai vampiri, e potremmo anche incontrare Olivier. Sono stanco di cucinare e lui cucina meglio di chiunque in Europa. Inoltre mi deve una rivincita, dal momento che la nostra ultima sfida è finita in parità”
 
“Dovrai aspettare prima di batterti con lui” ghignò Kai, “mi prenoto il diritto di sfidarti per primo”
 
L’aria shockata di Takao si sciolse in un familiare sorriso arrogante mentre sorrise entrando in modalità rivale di Kai.
 
“Oh, ti farò mangiare queste parole” disse, “ti userò per pulire il pavimento!”
 
“Te lo sogni” disse Kai, “solo perché Dranzer e io siamo un po’ a corto di pratica non significa che vincerai facilmente”
 
“Oh no” rispose Takao, addolcendosi, “non lo vorrei affatto”.
 
 
 
*il personaggio che in Italia è stato denominato Andrew (per motivi del tutto sconosciuti...) in realtà si chiama Johnny. Apprezzo molto che in questa storia vengano rispettati TUTTI i nomi originali ^^
 
**sempre sul tema dei nomi originali, Suzaku è il nome giapponese della creatura sacra di Kai, la fenice o uccello vermiglio...e l’ho sempre considerata femmina, soprattutto perché viene spesso accoppiata a Seiryu, il drago (parte maschile) come simbolo del matrimonio.

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Capitolo 11
*** Capitolo Undici ***


Routine. Stabilità. Sicurezza. Una famiglia. Erano tutte cose che Kai aveva sperimentato un tempo, in un periodo in cui era troppo giovane per apprezzarle, e sebbene non si fosse mai aspettato di ricevere di nuovo lo stesso calore e familiarità, Takao aveva dimostrato che si sbagliava. Ora la sua vita era quasi tornata ad essere normale, e mentre chiunque altro avrebbe potuto lamentarsi della mancanza di imprevedibilità ed eccitazione, per Kai era un cambiamento gradito, e all'inizio ci era voluto un bel po' di tempo per abituarsi.
 
Andava al lavoro, tornava a casa e due volte alla settimana lui e Takao visitavano il dojo Kinomiya per cenare con Ryunosuke e Daichi. Ancora più importante, stava gradualmente riuscendo a fuggire dall'ombra di suo nonno e, invece di essere visto da molti semplicemente come nient'altro che il successore di Soichiro Hiwatari, Kai era stato in grado di dimostrare la propria capacità e intelligenza piuttosto che scegliere la più facile opzione di fare affidamento sul potere del suo cognome. Aveva voluto il riconoscimento per il suo lavoro, non per quello di suo nonno, e mentre all'inizio c'era stata una quantità iniziale di risentimento e ostilità, l'onestà e l'equità di Kai iniziarono presto a cambiare le cose. Avrebbe potuto scegliere di ricoprire la posizione di suo nonno come presidente nonostante la sua inesperienza, ma Kai non era mai stato meno che schietto e pratico, quindi si era rifiutato di assumere il ruolo, almeno non finché non fosse stato pronto.
 
La vita a casa era completamente diversa. Takao non mancava mai di fargli sapere quando era troppo assorbito dal suo lavoro, e non c'era più molto che tendeva a tenere nascosto. Entrambi avevano deciso di chiarire i loro problemi apertamente, e Takao ne era stato più che felice. Aveva persino deciso di iniziare un nuovo progetto, a cui avevano preso parte anche Hiromi e Kyoju. Mentre Kyoju era stata tutt'altro che entusiasta all'idea di ripulire i giardini e farli sembrare di nuovo presentabili, Hiromi si era tuffata nell’idea con tutto il cuore, e le discussioni che aveva avuto con Takao su quali fiori sarebbe stato meglio piantare erano state ancora più accese del suo entusiasmo. Tutti e tre erano rimasti leggermente sorpresi quando Kai aveva offerto la sua assistenza, anche se in realtà era stato più interessato a vedere Takao piegato sulle mani e ginocchia mentre indossava un paio di pantaloncini corti rispetto a qualsiasi cosa stessero progettando di coltivare nel terreno.
 
Era stato Takao a suggerire visite bisettimanali al dojo Kinomiya, in parte perché si era sentito in colpa per aver trascurato suo nonno, ma anche perché Daichi avrebbe perseguitato Takao incessantemente se avesse impiegato troppo tempo a comparire. A Ryunosuke piaceva la compagnia, Takao e Daichi si divertivano a bisticciare a tavola e a Kai piaceva deconcentrarsi dagli aspetti più fastidiosi di un pasto troppo vivace senza che nessuno se ne accorgesse. Anche adesso, mentre Kai sorseggiava con calma il suo the mentre Daichi e Takao urlavano in sottofondo, non era sfuggito alla sua attenzione che i due stessero litigando solo per il gusto di litigare, non perché fossero in disaccordo su nulla di preciso, ma perché nessuno dei due voleva ammettere che la loro relazione avesse effettivamente iniziato a migliorare negli ultimi tempi. Dicevano semplicemente le stesse vecchie cose più e più volte, e mentre il volume e il tono delle loro voci potevano indurre in qualche modo il mal di testa, era anche bello sapere che c'erano alcune cose nella vita che sarebbero rimaste sempre le stesse.
 
“Te l’ho detto mille volte!” stava dicendo Takao a un Daichi dall’aria molto seccata, “non devi aggredire così un ragazzino che è solo un dilettante!”
 
“Ha solo avuto quello che meritava” ribatté Daichi, sporgendo il labbro inferiore in un broncio testardo, “chiunque osi parlare male del grande Daichi-sama verrà punito!”
 
“Non hai comunque il diritto di distruggere i bey!” rispose Takao, “e poi ti chiedi perché nessuno degli altri voleva sfidarsi con te”
 
“Si sono rifiutati perché sanno tutti quanto sono fantastico” gongolò Dachi, “nessuno si avvicina alle mie abilità, per questo sono il numero uno!”
 
Lanciò uno strillo assordante quando Takao lo afferrò dalla testa e agitò le braccia freneticamente, sputando maledizioni che avrebbero fatto arrossire anche un marinaio mentre Takao lavorava per ridurre l'ego di Daichi.
 
“Che pace” disse Ryunosuke, con espressione perfettamente serena mentre posava la tazza sul tavolo, “sono sempre più in confidenza, vero?”
 
Kai lanciò un'occhiata alla coppia che litigava con lieve interesse e osservò Daichi che riusciva ad allungarsi e dare uno strattone feroce alla coda di cavallo di Takao, facendolo ululare di dolore e tirandogli i capelli in risposta.
 
“Sono molto migliorati” disse Kai, ignorando il modo in cui Takao e Daichi inviarono sguardi increduli nella sua direzione.
 
“Non siamo in confidenza” scattò Daichi, staccandosi da Takao e ricomponendosi come meglio poteva considerando i capelli ritti per cui sembrava avesse appena infilato le dita nella presa della corrente.
 
“Oh, andiamo” disse Ryunosuke, sorridendo all’espressione scontenta di Daichi, “non fare così. Ho bisogno che cooperiate se vi va di fare una commissione per me”
 
“Una commissione?” disse Takao incuriosito, “di che tipo?”
 
“Niente di che” disse Ryunosuke, frugando in tasca e tirando fuori una lista che consegnò a Takao, “solo un po’ di spesa”
 
“Un po’ di spesa?” fece eco Takao, con tono scettico mentre scrutava gli articoli richiesti, “so che Daichi può mangiare l’equivalente del suo peso corporeo, ma non pensi che sia un po’ troppo?”
 
“C’è tutto per una ragione, ragazzo” disse Ryunosuke allegramente, “fai il bravo mentre io e Kai chiacchieriamo tra uomini”
 
“Nonno” disse Takao in tono di avvertimento, “sarà meglio che non gli racconti altre storie imbarazzanti su di me”
 
“Non me lo sognerei” disse Ryunosuke, agitando le mani, “sbrigati e vai, altrimenti farai tardi per la sorpresa!”
 
Ora Takao sembrò in preda al panico, Kai non poteva biasimarlo. Una sorpresa di Ryunosuke Kinomiya poteva passare da ‘Sono stato arrestato stamattina e mi sono dimenticato di dirtelo fino ad ora’ e ‘Ho bisogno che tu faccia da babysitter a Daichi mentre Daitenji e io andiamo in discoteca’, e a giudicare da come il vecchio stava sorridendo da un orecchio all'altro, qualunque cosa avesse nascosto era ovviamente qualcosa di grosso.
 
“Che stai pianificando, nonno?” chiese Takao, sospettoso, “non venire a chiedere soldi per la cauzione perché sei stato catturato dalla polizia, ti arrangi”
 
“Che scortese” disse Ryunosuke, offeso, “non posso farci niente se le autorità locali insistono nel limitare il mio stile. Devono smettere di vivere nel passato e trasferirsi nel presente! Sono alla moda, no? Sto al passo con i tempi!”
 
“L’unica moda che segui è quella dello svampito” borbottò Takao, scuotendo il capo, “non puoi almeno fingere di comportarti da persona della tua età? Sarebbe meno imbarazzante per me”
 
Ryunosuke sembrava sul punto di dire altro, ma Takao si alzò e sospirò. “Va bene, vado a fare la spesa. Daichi, andiamo”
 
Daichi iniziò a protestare, ma Takao aveva già afferrato la sua maglietta in modo da poterlo trascinare fuori. I loro litigi echeggiarono per tutto il corridoio, e quando la porta d'ingresso si richiuse alle loro spalle, Kai poteva ancora sentire il suono delle loro voci che urlavano. Una volta che fu sicuro che se ne fossero andati, volse lo sguardo sul rimanente Kinomiya che si limitò a fissarlo senza batter ciglio. Kai poteva vedere dagli occhi di Ryunosuke che le sue successive parole sarebbero state brevi e mirate, e apprezzò la franchezza del vecchio.
 
“Beh?” chiese Kai, “cosa c’è di così importante da non poterne discutere davanti a qualcosa?”
 
“È qualcosa che non gli serve sapere” disse Ryunosuke ironicamente, “ho provato a parlarne con lui, ma non l’ha gestita molto bene. Non potrei chiedere un nipote migliore, ma a volte è difficile comunicare con lui, e penso che tu lo sappia bene. Nessuno è bravo nella negazione come Takao”
 
“Parla, allora” disse Kai, “non ha senso perdere tempo”
 
“Hai ragione” disse Ryunosuke, sorridendo tristemente, “non me ne rimane molto”, sospirò e aggiunse: “sei un ragazzo intelligente, Kai. Ok, hai fatto alcune cose in passato che non sono state grandiose, ma come dico sempre, perdona e dimentica. Tra tutte le persone su questo pianeta, Takao ha scelto te, e questo basta a dirmi che devi essere speciale. Ecco perché ti farò un’unica richiesta. Prenditi cura di Takao quando me ne sarò andato, va bene?”
 
Kai non poté fare a meno di sentirsi a disagio a quelle parole, e anche il modo in cui Ryunosuke lo fissava così solennemente non era di aiuto. Come con Takao, sembrava sbagliato vedere il vecchio essere qualcosa di diverso da chiassoso ed estroverso. Essere serio sicuramente non era da lui, ma dal momento che Ryunosuke aveva scelto di non girare intorno alla questione e dire quello che pensava, era giusto che Kai lo ripagasse con lo stesso rispetto.
 
“Nemmeno tu sei uno stupido” disse Kai, incrociando le braccia sul petto, “da quanto so, hai una salute migliore di uomini con la metà dei tuoi anni, quindi non iniziare a chiedere i favori che le persone richiedono sempre e solo sul letto di morte. Non è dignitoso”
 
“Chiedere qualcosa che si desidera molto non lo è mai” concordò Ryunosuke, “Sei troppo giovane per capirlo ora, ma un giorno lo farai. Takao sarà anche mio nipote, ma l'ho cresciuto come se fosse mio figlio. Non so se te l'ha detto, ma sua madre morì poco dopo la sua nascita. Il padre di Takao era piuttosto sconvolto quando accadde, e immagino che tutti noi abbiamo modi diversi di affrontare il nostro dolore. Lasciò Takao con me e partì per uno dei suoi progetti di archeologia, e anche se vorrei che non avesse scelto di affogare i suoi dolori nel lavoro, avrebbe potuto decidere di affogarli in qualcosa di molto peggio”
 
“In altre parole, ha abbandonato Takao” disse Kai, senza preoccuparsi di ridurre il senso di colpa ricordando quante volte lui stesso era uscito dalla vita di Takao senza guardarsi indietro.
 
“Un po’ duro, non credi” fu la mite difesa di Ryunosuke, “Come ho detto, persone diverse hanno modi diversi di affrontare il dolore. Alcuni sono positivi e altri negativi, ma alla fine, tutto si riduce alla stessa cosa. Non mi risento di essere quello che ha cresciuto Takao, non me ne pento neanche un momento. Ho visto il suo primo sorriso, i suoi primi passi, il suo primo giorno di scuola e il suo primo torneo di beyblade, e anche se Takao è la cosa più importante della mia vita, so anche che c'è un momento in cui ogni genitore deve lasciare andare il proprio figlio, che lo voglia o no. Ecco perché mi fido che ti prenderai cura di lui in mia assenza. Ho fatto tutto il possibile per Takao, e l'unica cosa che resta ora è passare il testimone. Non darmi mai motivo di lasciare quel grande bingo che ci sarà lassù per perseguitarti, hai capito?” Ryunosuke sorrise e poi aggiunse: “Oh, e se Takao chiede di cosa stiamo parlando, digli che ti ho mostrato di nuovo le sue foto di quando era piccolo. Dovrebbe mettere fine alla sua curiosità”
 
Il vecchio sembrò tornare al suo solito buon umore mentre dava una sonora pacca sulla schiena di Kai,  ma la testa di Kai stava sguazzuando in tutto quello che aveva appena sentito. A modo suo, Ryunosuke aveva dato a Kai la sua benedizione e, soprattutto, gli aveva dato lo stesso tipo di accettazione che aveva ricevuto solo da Takao fino a quel momento. La cosa più frustrante era che non riusciva ad esprimere quanto significasse per lui, ma quando Ryunosuke fece a Kai lo stesso sorriso gentile che vedeva così spesso sul viso di Takao, capì che non doveva dire niente. Nessuno dei due avrebbe probabilmente fatto menzione di quella conversazione, ma era qualcosa che avrebbero mai dimenticato.
 
Takao tornò subito dopo con Daichi, che Kai finì per tenere d'occhio mentre Takao aiutava suo nonno in cucina. Poteva sentire le loro voci arrivare chiaramente dove si trovavano lui e Daichi, e mentre Daichi sedeva con gli occhi semichiusi e un'espressione beata gli adornava il viso mentre assaporava l'odore di un pasto appena preparato, Kai ascoltava ciò che dicevano l’anziano e il più giovane dei Kinomiya.
 
“Nonno, non mi hai ancora detto perché stiamo preparando così tanta roba” " si lamentò Takao, lavando le verdure che aveva appena finito di tagliare. “Sei pigro e hai intenzione di vivere con gli avanzi per il resto della settimana?”
 
“Ho le mie ragioni” rispose misteriosamente Ryunosuke, ma questo servì solo a rendere Takao ancora più curioso.
 
“Per quanto ancora manterrai questo grande segreto?” chiese, abbassandosi quando il vecchio gli puntò un colpo di avvertimento alla testa con la spatola. “E cosa c'entra con la cena?”
 
Ryunosuke guardò l'orologio sul muro e poi oltre la sua spalla nel corridoio. “Aspetta altri cinque o dieci minuti e te ne accorgerai presto”
 
Meno di un quarto d’ora dopo qualcuno bussò alla porta d'ingresso. Takao finì gli ultimi preparativi mentre Ryunosuke andava a rispondere al loro ospite, ma proprio quando si stava asciugando le mani sullo strofinaccio, quasi lo lasciò scioccato quando vide chi era entrato.
 
“Hitoshi!” gridò, correndo verso il fratello e lanciandosi tra le sue braccia, “mi sei mancato così tanto! Perché non mi hai fatto sapere che stavi tornando a casa?”
 
“Doveva essere una sorpresa” disse Hitoshi ironicamente, abbracciando rapidamente Takao prima di allontanarlo gentilmente, “avrei rovinato tutto se ti avessi chiamato prima”
 
“Avresti potuto dire qualcosa” Takao si imbronciò, con le braccia legate intorno alla vita di Hitoshi, non volendo lasciarlo subito, “è passato quasi un anno dall’ultima volta che ci siamo visti!”
 
“Lo so, ragazzino” disse Hitoshi, arruffandogli affettuosamente i capelli, “e una promessa è una promessa. Volei che riportassi questo, vero?” si frugò in tasca ed estrasse un familiare berretto, lisciandolo un po’ prima di darlo a Takao, “è un po’ sgualcito, ma si può indossare. Te l’avevo detto che non l’avrei rovinato in alcun modo”
 
“Grazie” disse Takao, lasciando finalmente la presa e riprendendosi il cappello, scegliendo di tenerlo in mano invece di indossarlo. “Non c’è da stupirsi che il nonno volesse preparare una cena così grande. C’è molto da fare per sfamare cinque persone”
 
“Manca ancora qualcuno” lo corresse Hitoshi, sorridendo per lo shock sul volto di Takao quando Ryunosuke condusse all’interno il loro ultimo ospite. “Penso sia passato un po’ di tempo da quando le vostre strade si sono incrociate”
 
Takao abbassò leggermente la testa, con strana timidezza per uno così solitamente esuberante.
 
“Ciao, papà” disse a bassa voce, con un cenno del capo.
 
“Oh dai, non essere così timido con tuo padre” lo rimproverò Ryunosuke, “ha fatto molta strada per vederti!”
 
Takao continuò a trattenersi, ma Daichi guardò il nuovo arrivato con evidente interesse.
 
“Sei il padre di Takao?” chiese, inclinando la testa, “non gli assomigli. Ha preso da sua madre?”
 
“Non essere scortese” sibilò Takao, ma Ryunosuke ridacchil.
 
“Ha ragione” disse toccando la testa di Daichi e girandosi verso suo figlio, “è ora di fare le presentazioni. Tatsuya, questa scimmietta è Daichi Sumeragi. È un amico e compagno di squadra di Takao”

“Takao ed io siamo stati i campioni negli ultimi tornei mondiali!” annunciò Daichi con orgoglio, gonfiando il petto, “aspetta il prossimo torneo. Allora sarò il numero uno da solo! Ricorda il mio nome, vecchietto!”
 
“Ti ho detto di non essere scortese!” lo sgridò Takao, ma suo padre ride all’entusiasmo di Daichi.
 
“È sempre un piacere incontrare un amico di Takao” disse Tatsuya, stringendo la mano a Daichi, che sorrise ampiamente.
 
“E questo è Kai Hiwatari” disse Ryunosuke, indicando l’ultimo membro del gruppo, “ma immagino lo sapessi già, eh?”
 
Un'improvvisa tensione cadde nella stanza mentre Kai e il padre di Takao si guardavano con cautela, ma poi Tatsuya sorrise di nuovo. Non era così caloroso come lo era stato quando aveva salutato Daichi, ma il suo tono era calmo quando parlò. “Buonasera Kai” disse piano, “è passato un po’ di tempo”
 
Kai annuì e Takao emise un sospiro di gratitudine quando suo nonno batté le mani per attirare l’attenzione.
 
“Ora che abbiamo risolto le formalità, diamoci dentro!”
 
La cena fu molto turbolenta. Takao interrogò Hitoshi su cosa aveva combinato da quando si erano separati e Daichi partecipava di tanto in tanto mentre Ruunosuke occasionalmente esprimeva la sua approvazione per un certo argomento o raccontava barzellette oltraggiose, una delle quali terminò con Daichi che lanciava piselli sulla sua testa per la terribile battuta finale. Anche se non era esattamente a disagio, Kai era comunque sollevato quando Takao gli fece cenno di recarsi fuori sul portico dopo che i due ebbero finito di sparecchiare la tavola.
 
Takao chiuse la porta scorrevole dietro di loro, lasciando solo un piccolo spazio da cui la luce della casa potesse penetrare. Fuori faceva fresco, ma Kai non intendeva lamentarsi quando Takao si sedette al suo fianco, e i due fissarono la luna che brillava sopra di loro in silenzio prima che Takao si rivolgesse a Kai con un'inclinazione scherzosa delle sue labbra.
 
“Dev’essere piuttosto difficile affrontare tre generazioni di uomini Kinomiya tutti nella stessa serata. Come stai?”
 
“Sopravvivrò” disse Kai e Takao rise, battendo le ciglia e fingendo di svenire.
 
“Mio eroe” disse drammaticamente, strappando a Kai un lieve sbuffo di esasperazione. La risata di Takao si spense, ma si annidò sempre più nell'abbraccio di Kai, chiudendo gli occhi e premendo il naso contro l'incavo della sua gola. Kai lo tenne stretto mentre l'aria frizzante della sera si chiudeva intorno a loro, ascoltando il suono del respiro di Takao. “Ti amo” mormorò Takao all’improvviso, facendo indietreggiare Kai a sufficienza per poterlo guardare.
 
“Per cos’era quello?” chiese, sorridendo suo malgrado all’espressione affettuosa di Takao.
 
“Per nessuna vera ragione” Takao sfiorò la guancia di Kai con la punta delle dita e Kai gli prese la mano, tenendola ferma, “beh, anche perché mi sorridi ogni volta che lo dico”
 
“Non posso farci niente” rispose Kai, “nessuno me l’ha mai detto prima di te”
 
“Allora dovrò dirtelo almeno 12 volte al giorno” dise Takao, “ti stancherai di sentirlo”
 
“No” disse Kai, “non mi stancherò”
 
Takao si illuminò come il sole, e strinse più forte le braccia attorno al collo di Kai prima di appoggiare la testa sulla sua spalla.
 
“Tu e il nonno sembrate andare piuttosto d’accordo in questi giorni” osservò pigramente, “non sono sicuro che mi piaccia. Ha una cattiva influenza”
 
“Mi ha mostrato le foto di quando eri piccolo mentre eri fuori” disse Kai, sorridendo alla smorfia di Takao. Sapeva che avrebbe dovuto sentirsi in colpa per aver mentito, anche se era solo una piccola falsità, ma Takao stava reagendo esattamente come aveva previsto Ryunosuke.
 
“Fa davvero di tutto per mettermi in imbarazzo, a volte” gemette Takao, nascondendo la faccia contro il collo di Takao. “Anche se credo di dovergli essere grato per averle mostrate solo a te e non a qualche troupe televisiva. È stato già abbastanza brutto quando una giornalista lo ha beccato dopo la vittoria del primo torneo mondiale e ha deciso di raccontarle tutte le mie storie infantili più umilianti”
 
“Lo fa solo perché è orgoglioso di te” ribatté Kai, ma Takao scosse il capo.
 
“Lo fa perché adora vedermi a disagio. Ma è bello che ti accetti, anche se è pazzo. Voglio che le persone a cui tengo di più vadano d’accordo, sai?” Takao sospirò e il suo tono si fece malinconico, “vorrei che tu e Hitoshi non vi odiaste così tanto”
 
“Non lo odio” rispose Kai automaticamente, “mi fa solo incazzare”
 
“E tu non hai mai un’alta considerazione di chiunque cerchi di intralciare i tuoi obiettivi” disse Takao perplesso, “non devi fare minacce o lanciare il tuo bey in testa alle persone se non sono d’accordo con te, però”
 
“Sì, invece, se cercano di allontanarti da me” disse Kai, “purtroppo è tuo fratello e significa tanto per te, ma ci sono alcune cose per cui non posso perdonarlo”
 
“Non sto chiedendo che diventiate migliori amici” disse Takao, strofinando lentamente il pollice sulla sua nuca, “voglio solo che manteniate le ostilità al minimo. Potete guardarvi male quanto volete, ma sarei davvero triste se litigaste seriamente. Anche se Hitoshi non lo approva, rispetta il fatto che ho scelto di stare con te. Non proverà a separarci di nuovo. Non glielo permetterò”
 
“E tuo padre?”
 
“Sinceramente?” fece Takao, “non sono sicuro di cosa pensi. È gentile con te, quindi è un buon inizio. Stanno tutti dando reazioni contrastanti, però. Il nonno positivo, papà è neutrale e Hitoshi negativo. Sarebbe bello se tutti e tre potessero mettersi d’accordo e risparmiarmi un mal di testa, ma io non intendo cambiare idea. Anche se tutta la mia famiglia fosse contro di te, li sfiderei per stare comunque con te”
 
“Non dire così” gli ordinò Kai, “forse la famiglia non significa molto per me, ma so quanto sia importante per te. Non buttarla mai via”
 
“Non lo farò” disse Takao con pazienza, “e nel caso ti fosse sfuggito, anche tu sei importante per me. Amo la mia famiglia più di ogni altra cosa, ma amo anche te. È un tipo di amore diverso, e anche se non è quello più convenzionale, non cambia il fatto che sei la persona che più conta per me”
 
Kai era sul punto di ribattere, ma Takao lo zittì mettendogli un dito sulle labbra. “Non iniziare con le storie da ‘non sono degno’, perché non intendo ascoltarti. Devo ancora lavorare sulla tua insicurezza e autostima”
 
Takao allontanò il dito e si chinò in modo da poter spargere piccoli baci sul viso di Kai, baciandogli le labbra, gli occhi, la fronte, ovunque la sua bocca potesse raggiungere. Kai lo strinse in un abbraccio schiacciante, sapendo che stava strizzando Takao troppo ma non ricevendo alcuna protesta per la sua mancanza di moderazione. Aveva bisogno della vicinanza, aveva bisogno di sentire le parole che Takao continuava a sussurrargli all'orecchio, aveva bisogno dell'amore che Takao gli dava così liberamente. Aveva quasi dato quell'amore per scontato, ma ora sapeva che era qualcosa da onorare e apprezzare, che non avrebbe mai ceduto senza combattere. Come al solito, però, Takao gli aveva dato qualcosa a cui pensare. Da un po’ Kai si faceva domande sul concetto di famiglia e su cosa significasse, e quando Takao lo guardò con aria interrogativa, Kai decise di dire cosa aveva in mente.
 
“Sono passati più di 4 anni da quando mio nonno è andato in prigione” dichiarò all’improvviso.
 
“Sei ancora arrabbiato con lui?” chiese Takao gentilmente.
 
“Non più” ammise Kai, “ma ho pensato che forse dovrei andare a trovarlo qualche volta. È un’idea stupida, vero?”
 
“No, non lo è” disse Takao, “è cattivo e inquietante e ha fatto un sacco di cose orribili, ma è pur sempre il tuo unico parente in vita, ed è un bene che tu voglia provare a parlargli di nuovo. In realtà sono contento che tu abbia avuto quest’idea. Si vede quanta strada hai fatto da quando non sei più sotto il suo controllo”
 
“E se si rivelasse un completo disastro?” chiese Kai.
 
“È pur sempre un punto di partenza” rispose Takao, “la vostra relazione è già abbastanza pessima, può solo migliorare. Non puoi fare altro che provarci, no?”
 
 
 
Tuttavia, Kai non riuscì a combattere il nervosismo che gli rodeva lo stomaco più tardi quella settimana, quando diede seguito al proprio suggerimento. Non gli piaceva affrontare l'ignoto, ma non aveva intenzione di tirarsi indietro ora che aveva deciso e, con un'espressione di ferrea e salda determinazione sul viso, lasciò che le guardie carcerarie lo controllassero e perquisissero prima di condurlo in una delle stanze delle visite. Era abbastanza piccola e non aveva finestre, c’era solo una porta su ciascun lato e quattro tavoli disposti in modo uniforme. Solo uno di essi era vuoto e Kai vi si sedette, presentando una postura ingannevolmente rilassata mentre prendeva nota degli altri occupanti.
 
Una donna di mezza età sedeva alla sua sinistra e di fronte a lui c'era un'adolescente con i capelli rosa e un giovane che sembrava avere poco più di vent'anni. Nessuno gli diede alcun segno di riconoscimento e nemmeno le guardie gli rivolsero una seconda occhiata. La porta più lontana da Kai si aprì all'improvviso e osservò mentre quattro dei prigionieri venivano scortati all'interno. Fu solo quando i due uomini in piedi di fronte a lui si allontanarono che Kai colse il primo sguardo di suo nonno dopo anni.
 
La sorpresa più grande fu notare quanto sembrava essere cambiato dall'ultima volta che lo aveva visto. Era più magro ora e con i lineamenti più tirati, ma si comportava ancora con aria regale mentre si avvicinava al tavolo di Kai e si sedeva di fronte a lui. Kai aspettò che affiorassero la stessa paura e apprensione che aveva sempre provato di fronte a suo nonno, ma non arrivarono. Fu l'amarezza e il rimpianto che gli lasciarono un sapore sgradevole in fondo alla bocca, ma ancora una volta, con sua sorpresa, senza alcuna traccia del suo precedente odio. Sebbene il vecchio continuasse a dare l'impressione di essere superiore a tutti coloro che erano in sua presenza, Soichiro Hiwatari era davvero una triste visione agli occhi di Kai. Il nonno che ricordava era sempre stato alto e imponente, ma ora cominciava a mostrare la sua età. Più sorprendente ancora era il fatto che Soichiro stesse effettivamente iniziando ad assomigliare a una persona normale.
 
Mentre la parte di Kai che non riusciva a lasciar andare il suo rancore provava una sorta di piacere perverso nel vedere suo nonno costretto a comportarsi come un qualsiasi membro della razza umana, la parte restante non poteva fare a meno di pensare che fosse sbagliato vedere un uomo così orgoglioso essere ridotto all'ombra di se stesso, nonostante tutto ciò che aveva fatto per meritare la sua punizione. In ogni caso, Soichiro non era l'unico a essere cambiato. Kai non era più il bambino spaventato e ingenuo che era stato quando aveva incontrato per la prima volta suo nonno. Adesso era più adulto e più saggio, e anche se non era affatto vicino al punto di offrire il perdono, il minimo che poteva fare era cercare di trovare una certa comprensione per il nonno che così spesso aveva alzato la voce con lui, ma mai una volta le mani.
 
Incrociando con cura le mani sul tavolo, Soichiro fissò Kai con occhi grigi come i suoi capelli, guardandolo senza parlare per un momento prima di dirgli finalmente: “Vedo che stai bene. Questi ultimi quattro anni ovviamente sono stati più gentili con te che con me”
 
“Già” disse Kai blando, aspettando di vedere dove suo nonno volesse portare la conversazione.
 
“E la compagnia?”
 
“Va bene. Sei fortunato ad aver avuto un vicepresidente così competente, altrimenti le cose sarebbero state molto diverse”
 
“Capisco” Soichiro inarcò le sopracciglia, “come sta quel giovane Kinomiya?”
 
“Non osare coinvolgere Takao” lo avvertì Kai, “non c’entra niente con te”
 
“Quel ragazzino è stato la mia rovina” disse Soichiro, mite, “è deplorevole che non abbia mai avuto la possibilità di studiare lui e il suo spirito sacro in modo più dettagliato, ma se non mi avessi tradito e avessi usato Black Dranzer come ti avevo detto, sono sicuro che le cose sarebbero andate ancora più diversamente”
 
“Non ti ho mai tradito” disse Kai, accigliandosi. “Sono tuo nipote, non uno strumento. Non seguo ordini senza riflettere”
 
“Sì, sei sempre stato ribelle” disse Soichiro, sorridendo senza umorismo. “Proprio come tuo padre. L’affetto di una donna gli ha intenerito il cuore e la mente. È un peccato che a te non sia successa la stessa cosa, ma è ancora peggio il fatto che non avrai eredi”
 
“Non sono nato per essere omosessuale così come non sono nato per essere un’arma” disse Kai pacato, “seguo il mio percorso, e se questo significa lasciare che il nome e la linea di sangue Hiwatari si estinguano, così sia”
 
“Sei sciocco quanto egoista” osservò Soichiro, “una tale devianza non è mai stata permessa ai miei tempi”
 
“Devianza?” sbuffò Kai, “è così che la chiami?”

“E tu come la chiameresti?” chiese Soichiro.
 
“Io?” sorrise Kai, “semplice. Amore”
 
 
 
Takao stava ancora ridendo quando Kai gli raccontò cosa era successo durante la cena, e il suo divertimento non mostrò alcun segno di scomparire mentre i due lavavano e asciugavano i piatti insieme in cucina.
 
“Sembra che tutte le mie preoccupazioni fossero inutili” disse mentre si appoggiava allo schienale del bancone e osservava Kai che metteva via gli ultimi piatti, “stavo pensando che avrebbe potuto fare qulcosa di veramente orribile, ma tu l’hai mandato a quel paese e l’hai bacchettato”
 
“Non l’ho bacchettato” disse Kai, chiudendo l’anta dell’armadio ed evitando per un pelo che Takao gli riempisse la faccia di schiuma del sapone, “ho semplicemente espresso come la pensavo”
 
Takao mise il broncio scherzosamente quando Kai lo spinse via, ma risciacquò la schiuma e si asciugò le mani sullo strofinaccio prima di avvolgere le braccia intorno alla vita di Kai e rannicchiarsi contro di lui, sospirando contento.
 
“Allora com’è stato? A parte aver rimesso tuo nonno al suo posto, intendo”
 
“Strano” confessò Kai, “nel corso degli anni è cambiato, ma sotto sotto è sempre la stessa persona. Non è più tanto motivato, solo rassegnato, credo. Ti ha menzionato più di una volta e gli ho detto di smetterla. Sembrava deluso di non aver mai avuto la possibilità di trasformarti in una delle sue cavie da laboratorio, per non parlare della sua incapacità di plasmarmi in una perfetta copia carbone di se stesso”
 
“Ci scommetto” disse Takao, strofinando una mano sulla schiena di Kai, “non ti penti di averlo visto, però?”
 
“No” disse Kai sinceramente, “sono contento di essere andato a trovarlo. Se non altro, mi ha aiutato a mettere a tacere molti fantasmi. Non ci capiamo più di quanto facessimo quattro anni fa, ma almeno stiamo iniziando a vederci come persone. Non è molto, ma è meglio din un tempo. Avevi ragione. Comincia a disturbarmi un po’ il numero di volte in cui dici cose giuste”
 
“Lo dici come se fosse una brutta cosa” ribatté Takao, pizzicandogli il fianco, “forse non sono intelligente come te, ma a modo mio lo sono. Voglio che le cose migliorino per te. La fortuna è stata cattiva con te, ed è giusto che la vita si dia da fare per te invece di gettarti situazioni schifose”
 
“Davvero?” disse Kai, sorridendo leggermente.
 
“Sì” disse Takao piano, “davvero”
 
Kai si chinò in modo da premere la fronte sulla sua e chiuse gli occhi, godendosi la vicinanza di Takao, poi disse: “Andiamo a letto”
 
“Ma è ancora presto” fece Takao con voce curiosa.
 
“Lo so” dichiarò Kai, riapreno gli occhi e fissando quelli di Takao, aspettando che cogliesse il suggerimento.
 
“Okay” disse infine Takao, le labbra curvate verso l’alto, fidandosi di Kai senza fare domande, come sempre.
 
Insieme si diressero al piano di sopra, Takao si mise comodo sul letto mentre Kai chiudeva la porta. Si voltò per fissare Takao e sarebbe rimasto a guardarlo molto più a lungo se Takao non avesse cominciato a sentirsi solo, facendogli cenno di avvicinarsi. Rimasero a lungo sdraiati fianco a fianco sul materasso, uno di fronte all'altro ma senza alcun contatto tra i loro corpi tranne che con le bocche, che si lenirono, stuzzicarono e rassicurarono. Quando Takao alla fine si allungò e tirò Kai su di sé, però, Kai scosse la testa.
 
“Non così” mormorò.
 
“Cosa?” disse Takao, spalancando gli occhi quando Kai si girò in modo che fosse lui quello sopra. “Kai?”
 
“Voglio finire quello che ho iniziato questo pomeriggio” disse Kai, le parole che inciampavano come ballerine instabili, oneste, aperte e vulnerabili mentre alzava le mani in modo da usarne una per accarezzare il viso di Takao e l’altra che poggiò sulla sua schiena e sul collo. “Voglio lasciarmi andare. Per la prima volta in vita mia, non sto facendo nulla contro la mia volontà o perché è ciò che gli altri si aspettano da me. Lo faccio perché a me sembra giusto. Io voglio darti tutto questo. Voglio darti me stesso”
 
E proprio così cedette l'unica cosa a cui si era aggrappato da quando riusciva a ricordare. Non aveva bisogno di rinunciare al suo controllo con la forza o per protesta. Lo faceva perché poteva. Lo faceva perché era più facile di quanto avesse mai immaginato. Lo faceva perché era Takao e perché Takao era colui che lo aveva liberato.
 
Takao stava sorridendo di nuovo mentre si appoggiava sopra Kai, mettendosi comodo prima di allungare la mano e imitare il gesto di Kai, lasciando che il palmo della sua mano si appoggiasse leggermente contro la guancia di Kai. Kai mosse le proprie mani e le mise sulle spalle di Takao, strofinandole attraverso il sottile tessuto di cotone della sua maglietta. Takao sospirò e si spostò, appoggiando la maggior parte del suo peso corporeo sugli avambracci, ma anche così, non era pesante, e Kai lo tirò giù ancora più vicino, inclinando la testa verso l'alto mentre Takao colmava la distanza tra loro e chiudeva la bocca su quella di Kai.
 
All'inizio si scambiarono baci dolci e semplici, nessuno dei quali celava una grande fretta. Il mondo di Kai era una massa vorticosa di sensazioni mentre toccava alla cieca la schiena di Takao, infilando le dita sotto la maglietta e incontrando la pelle liscia e morbida. Takao ricambiò allontanandosi quel tanto che bastava per iniziare a slacciare i bottoni della camicia di Kai, aprendoli uno ad uno prima di rimuoverla con cura, eliminando anche la propria nel frattempo. Kai aveva notato in precedenza che Takao sembrava diventare troppo talentuoso nell’usare le mani e Takao non esitò a ricordarglielo mentre le sue dita scivolavano sinuose sul petto nudo di Kai, appiccando piccole fiamme lungo i suoi arti, cercando e sfruttando ogni punto sensibile che riusciva a trovare. Era diventato così abituato al corpo di Kai ora che sapeva esattamente dove toccarlo e come compiacerlo, traendo sussulti silenziosi e deboli gemiti dal giovane sotto di sé e ingoiando quei suoni dolci quando lasciava che le sue labbra gravitassero di nuovo su quelle di Kai, baciandolo dapprima con delicatezza, prima di muovere una mano sotto il collo di Kai e forzare la sua bocca verso l'alto.
 
La gentilezza di Takao scomparve mentre il bacio diventava sempre più caldo e profondo, la sua eccitazione cresceva di pari passo quando Kai aprì le gambe in modo che Takao potesse stabilirsi in mezzo ad esse. Le sue mani si erano spostate ancora una volta sulle spalle di Takao, una di loro correva lungo la sua spina dorsale prima di raggiungere la parte bassa della sua schiena e spingerla, rabbrividendo quando Takao si sfregò contro di lui in risposta. Non ci volle molto tempo per sbarazzarsi del resto dei loro vestiti e, dopo i preparativi necessari, non persero ulteriore tempo a cercare l’unione.
 
Takao che si muoveva dentro di lui fu un’esperienza nuova e diversa, il suo ritmo era seducente e ipnotico, e Kai si strinse a lui mentre Takao lo portava sempre più in alto, senza freni né inibizioni, come non era mai stato prima. Ogni nervo del suo corpo cantava di puro piacere, e tutto ciò che poteva vedere, udire e avvertire era Takao. Non riusciva a pensare, poteva a malapena a respirare, annegando mentre vedeva, sentiva e toccava. Non poteva resistere più a lungo, non ce la faceva più, e fu allora che il suo intero mondo esplose in un'abbagliante gamma di colori e luci mentre soccombeva ai brividi e agli spasmi dell’acme.
 
Takao lo seguì subito dopo, chiamando il nome di Kai con un singhiozzo soffocato mentre le sue spinte rallentavano e poi si fermavano, entrambi erano esausti e tremavano e si aggrappavano l'uno all'altro mentre si concentravano per tornare sulla terra.
 
C'era ancora così tanto che Kai voleva dire, ma quando incontrò gli occhi di Takao, il ragazzo scosse semplicemente la testa e sorrise, stancamente, teneramente, e Kai non se la sentì di rovinare il momento con discorsi inutili. Sapeva che Takao avrebbe capito. Lo faceva sempre.

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Capitolo 12
*** Capitolo Dodici ***


Un raduno dei BBA era difficile oramai, dato che i membri avevano tutti preso strade separate, ma quando Rei aveva chiamato ciascuno di loro per invitarli alla prima festa di compleanno di sua figlia, tutti si erano sforzati per partecipare all'occasione. Max era arrivato dall'America per incontrare Takao, Kai, Kyoju, Daichi e Hiromi in Giappone, e insieme erano volati da lì in Cina. Anche se Rin non era abbastanza grande per apprezzare la celebrazione organizzata per lei, era comunque importante per i suoi genitori come lo era per il resto del gruppo affiatato di amici. Con l'eccezione di Max, che aveva fatto visita a Rei alcuni mesi prima, la maggior parte di loro vedeva Rin di persona per la prima volta, e il loro obiettivo principale della giornata era quello di viziarla incredibilmente.
 
“Dopotutto” disse Max, che svolazzava e scattava foto da ogni angolazione, “si festeggia il primo compleanno solo una volta”
 
Rei sorrise con orgoglio, osservando Takao che prendeva in braccio Rin, la quale sembrava particolarmente rapita da lui mentre gli afferrava l’indice e il medio con le manine e gli rivolgeva un sorriso sdentato.
 
“Sta già cominciando a parlare?” chiese Takao incuriosito.
 
“Fa un sacco di strani suoni, ma ancora niente che somigli a vere parole” rispose Mao, con voce un po’ distratta dal momento che era seduta dietro i capelli e gli stava sistemando i capelli in una treccia.
 
“Ha detto qualcosa che somigliava a ‘papà’ la scorsa settimana” disse Rei.
 
“Non essere sciocco” lo contraddisse Mao, “stava ovviamente cercando di dire ‘mamma’. Quella sarà la sua prima parola”
 
“Come puoi esserne così sicura?” ribatté Rei inarcando un sopracciglio.
 
“Perché sono sua madre e la conosco meglio” disse Mao sicura, “e visto che siamo in tema, potresti per favore fare qualcosa riguardo Tao-sensei? Sta cercando di insegnare a Rin come dire cose come ‘mutandine’ e ‘tette’ e mi sto stancando”
 
Rei rise goffamente, poi impallidì sotto lo sguardo di avvertimento di Mao. “Sì, cara. Gli parlerò”
 
Takao ridacchiò ma non disse nulla, Mao avrebbe potuto strattonare ferocemente i suoi capelli se l’avesse fatta arrabbiare. Riportò invece la sua attenzione su Rin, che continuava a fissarlo intensamente.
 
“Almeno riconosce un bel ragazzo quando ne vede uno” scherzò, “guarda, non mi stacca gli occhi di dosso”
 
Rin emise un piccolo vagito e il sorriso di Takao si allargò mentre iniziava a parlarle.
 
“Pensi che sia bellissimo?” chiese, inclinando la testa e fingendo di ascotlare il gorgoglio che lei gli diede in risposta. “Beh, è fantastico, io penso che tu sia carina”
 
Rin ridacchiò e Rei alzò una mano. “Ehi, Takao” disse, divertito, “non pensi che sia un po’ troppo giovane per flirtare?”
 
“Hai solo un anno e tuo padre è già terribilmente iperprotettivo” sussurrò Takao a Rin, che rise e mosse i piedi, “sarà un inferno quando inizierai ad attraversare la pubertà”
 
“Le permetterò di uscire” disse amabilmente Rei, “ma solo dopo aver indagato approfonditamente su ogni potenziale fidanzato”
 
“Li sottoporrai ad interrogatorio, intendi” sorrise Mao, togliendosi la fascia dal polso e legando i capelli di Takao prima di reclnarsi per ammirare il risultato finale.
 
“Ecco fatto” aggiunse, dandogli una pacca sulla spalla, “i tuoi capelli stanno diventando piuttosto lunghi. Non vuoi tagliarli?”
 
“Kai l’ha proibito” disse Takao, cercando, senza riuscirci, di nascondere un sorriso, “gli piacciono di più così”
 
L’espressione di Rei si fece maliziosa, ma Kai gli rivolse un’occhiataccia.
 
“Fatti gli affari tuoi” grugnì; Max però, percependo l’opportunità di stuzzicare, vi si avventò.
 
“Sembra che qualcuno abbia un fetish” disse, portando la fotocamera sul viso e scattando una foto di Kai ancora accigliato prima di sfrecciare via.
 
“Comunque” disse Kyoju, “è un bene che siamo riusciti tutti a partecipare alla festa, non credete?”
 
“Il compleanno di Rin-chan è arrivato in un momento abbastanza conveniente” osservò Hiromi, “ci siamo appena diplomati, abbiamo tre mesi a disposizione prima dell’università”
 
“Mi dispiace di non esserci stato” disse Rei tristemente, “volevo, ma-”
 
“Ehi, non preoccuparti” lo interruppe Takao, “sei piuttosto impegnato anche tu. Inoltre abbiamo scattato un sacco di foto per farti vedere il giorno del diploma. Mostragliele, Kyoju”
 
Kyoju frugò nella borsa e tirò fuori le foto, passandole a Rei e accigliandosi.
 
“Dovremmo comprare un album” disse, “per inserire quelle belle. Non sono sicuro di voler conservare le foto scattate da Daichi...”
 
“Stai cercando di dire che sono un pessimo fotografo?” disse Daichi minaccioso.
 
“N-niente affatto!” balbettò Kyoju, indietreggiando, “solo che non è mai una buona idea convincere una persona bassa a scattare foto quando non riesce nemmeno a vedere in mezzo alla folla...”
 
Rei sfogliò ogni fotografia e atterrò su una che sembrò attirare maggiormente il suo interesse.
 
“Vedo che tuo nonno ha tentato di balzare sul palco con la spada” disse Takao. Il sorriso di Takao divenne improvvisamente molto teso.
 
“Sì...”
 
Rei passò alla foto successiva ed emise una specie di sbuffo soffocato, “Vedo anche che è stato portato via dalla sicurezza”
 
“Pensavano che cercasse di attaccare la preside” rispose Takao, con l’aria di voler cancellare definitivamente il ricordo dalla sua mente, “è stato ancora più imbarazzante di Hiromi che singhiozzava durante la canzone della cerimonia”
 
“Ma era davvero commovente!” protestò Hiromi, con le lacrime agli occhi solo alla menzione.
 
“Non c’era niente di speciale!” sostenne Takao, “è solo la classica canzone del diploma!”
 
“Mi ha emozionato un sacco!” disse Hiromi, incrociando le mani sotto il mento e sospirando malinconicamente, “quando penso a come i nostri tre anni di liceo sono passati così...beh, il messaggio è che il tempo è prezioso!”
 
“Sì, sì” disse Takao con una smorfia, “comunque non c’era bisogno di piangere”
 
Hiromi strinse pericolosamente gli occhi, “Se in questo momento non avessi una bambina in braccio, ti colpirei”
 
Rei dissipò la tensione e cercò di far dimenticare a Hiromi i suoi impulsi omicidi dicendo: “Allora, cosa intendete fare dopo il diploma?”
 
“Io voglio diventare infermiera” annunciò Hiromi, “ci vorrà qualche anno prima di essere pienamente qualificata e dovrò trovare un lavoro part-time, ma farò del mio meglio!”
 
“E tu, Kyoju?” chiese Rei.
 
“Non ti ha ancora detto la grande notizia?” chiese Hiromi.
 
“Non è così grande” negò Kyoju, più che imbarazzato. “Mia madre voleva che facessi domanda per un’università straniera, ma preerisco restare a Tokyo per poter stare vicino a tutti”
 
“Allora, qual è la novità?” incalzò Rei con impazienza.
 
“L’ho detto, non è così impressionante” disse Kyoju timidamente, “ma Daitenji-kaicho mi ha chiesto di diventare il suo successore una volta che mi sarò laureato”
 
“Non è impressionante?” fece Max incredulo, “sei il futuro presidente della BBA e dici che non è una grande notizia?”
 
“La definirei un’enorme occasione” disse Rei con un basso fischio, “sono orgoglioso di te, Kyoju”
 
“Siamo tutti orgogliosi di te” disse Hiromi con fermezza, abbracciando Kyoju, che divenne rosso come un pomodoro maturo.
 
“Allora anch’io dovrò fare del mio meglio” balbettò, aggiustando gli occhiali che Hiromi aveva rovesciato presa dall’entusiasmo, “per il futuro del beyblade e per i miei amici, darò il massimo!”
 
“Questo è lo spirito” disse Takao, sorridendo luminoso, “la BBA non potrebbe essere in mani più sicure!”
 
“E tu?” chiese Rei, lanciando un’occhiata interrogativa a Takao, “quali sono i tuoi piani?”
 
“Onestamente non ci ho davvero pensato” ammise Takao, “penso che andrò all’università o erediterò il dojo di famiglia. In ogni caso continuerò a tenere le lezioni di beyblade”
 
“Potresti dedicarti all’insegnamento come professione” suggerì Max, “sei sempre stato bravo con i bambini”
 
“Probabilmente perché lui stesso è un bambinone” scherzò Hiromi.
 
Rei inclinò la testa, curioso. “Avere dei bambini potrebbe fare parte dei tuoi progetti in futuro?”
 
“Sei pazzo?” disse Takao, “non potrei mai avere figli”
 
“In realtà” disse Kyoju, “ho escogitato una semplice equazione scientifica che mi permetterebbe di aggirare le leggi più elementari della natura facendo sì che un maschio possa essere in gravidanza più o meno allo stesso modo di una femmina. Sarei onorato se diventassi il mio primo soggetto per sperimentarlo”
 
Gli occhi di Takao si spalancarono infinitamente, la sua bocca si aprì e si chiuse ripetutamente prima che Kyoju decidesse di essere clemente.
 
“Scherzo, Takao. non stavo dicendo sul serio”
 
Max ridacchiò rumorosamente, schiaffeggiandosi le cosce e quasi piegandosi in due.
 
“Oh, te l’aveva fatta, Takao” ansimò, “avresti dovuto vedere la tua facia!”
 
“Non scherzare su cose del genere” disse Takao, rabbrividendo, “è inquietante, soprattutto quando parli con voce così seria!”
 
“Sei seccato solo perché ci avevi creduto alla grande!” disse Hiromi compiaciuta, ignorando il modo in cui Takao le fece la linguaccia.
 
“Ehi, ehi!” irruppe Daichi, agitando le braccia per attirare l’attenzione, “non dovete parlare sempre di Takao. dovreste parlare di me! Kyoju non è l’unico ad avere grandi novità!”
 
“Ho sentito” disse Rei, “abbiamo un nuovo campione del mondo”
 
“Oh sì” disse Hiromi mite, “me n’ero dimenticata”
 
Invece di infastidirsi e urlare, Daichi incrociò le braccia sul petto e ghignò. “Immagino che sia normale. Dopotutto, sei una donna anziana, non c’è da stupirsi che la tua memoria stia peggiorando”
 
“Piccolo sfigato!” tuonò Hiromi, strappando via la fotocamera di Max e puntandola alla testa di Daichi.
 
“Ah, non romperla!” gridò Max, “se devi lanciargli qualcosa, scegli un oggetto meno costoso!”
 
Rin si mosse tra le braccia di Takao e si stiracchiò, facendo una faccia disturbata dal trambusto e portando Takao a inviare ai due uno sguardo di avvertimento. “Ssh! Abbassate il tono!”
 
“Scusa” borbottarono Hiromi e Daichi, con aria imbarazzata.
 
“Comunque, è stata una sorpresa sapere che ti sei unito alla Neo Borg” continuò Rei, mantenendo la voce deliberatamente calma per evitare un attacco di pianto da parte di Rin.
 
“Non avevo nessun altro dopo lo scioglimento dei BBA” Daichi scrollò le spalle, “Tu, Takao e Kai vi siete ritirati, e a Kyoju non è mai piaciuto molto gareggiare. Max era l’unico rimasto, ma è tornato dai PPB, quindi Yuri mi ha chiesto se volevo partecipare con la sua squadra”
 
“L’ultima battaglia è stata serrata” osservò Hiromi, “alla fine si è ridotta alla partita finale tra PPB e Neo Borg. Yuri voleva vendicarsi contro Rick per l’ultimo torneo mondiale e Daichi ha quasi perso contro Max”
 
“Perché ha barato” scattò Daichi.
 
“Hai barato?” chiese Rei a Max, curioso, “non è nel tuo stile”
 
“Non era proprio barare” sorrise Max, “Daichi stava cercando di farmi impazzire, quindi mi sono ripreso minacciando di cospargerlo di maionese. Ha quasi vomitato nello stadio”
 
“Ho completamente perso la concentrazione a causa tua!” piangucolò Daichi, “era uno sporco trucco!”
 
“Devi ammettere però che è stato divertente” ridacchiò Hiromi, “c’è stato un enorme primo piano della tua faccia sullo schermo gigante e sembravi appena sceso da un aereo. La tua pelle era così grigia che pensavo stessi iniziando a decomporti”
 
Daichi aprì la bocca, presumibilmente per urlare qualche insulto a Hiromi, ma Takao lo zittì di nuovo quando Rin si mosse irrequieta.
 
“Dato che siamo in argomento” iniziò Max, sporgendosi e solleticando i piedi di Rin, “da grande Rin-chan erediterà Driger o Galux?”
 
Lo sguardo che Rei e Max condivisero fu così intenso che avrebbe potuto far sciogliere la vernice dalle pareti circostanti. A giudicare dall’aura ferocemente competitiva appena sorta, doveva essere un argomento trattato molte altre volte prima.
 
“Mi piacerebbe che avesse Driger” disse Rei, “ma sono sicuro che Mao è incline a non essere d’accordo”
 
“Rin erediterà Galux, ovviamente” disse Mao, sorridendo in modo molto tirato.
 
“Magari Rin-chan potrà decidere da sola quale vuole?” provò Max, ma non fece che alimentare la natura competitiva di Mao.
 
“Tuo zio Max ha ragione, Rin” disse dolcemente, attirando saldamente l’attenzione della bambina, “decidi quale desideri di più!”
 
Rin sbatté le palpebre verso Mao e Rei, ma poi qualcos’altro attirò la sua attenzione. Daichi era seduto accanto a Takao e aveva tirato fuori il suo Gaia Dragon per esaminarlo e, veloe come un lampo, Rin lasciò le dita di Takao per afferrare il bey di Daichi, guidandolo alla bocca e iniziando a rosicchiarlo.
 
“Quello è mio!” gemette Daichi, “restituiscilo!”
 
Ma Rin si limitò a tubare contenta, non disposta a rinunciare al suo nuovo giocattolo.
 
“Bleah, ci sta sbavando sopra! Fatela smettere!” supplicò Daichi.
 
“Sembra che Rin-chan abbia deciso” disse Max ridendo, “è una scelta insolita, ma penso che ne sia soddisfatta”
 
“Impossibile!” disse Daichi, “è il mio bene più prezioso! Mio padre me l’ha dato prima di morire, non posso perderlo!”
 
“Lasciala stare” lo rimproverò gentilmente Hiromi, “non ha ancora i denti, non può danneggiarlo”
 
Daichi incrociò le braccia sul petto e tirò su col naso, risentito, mentre Rin si teneva stretto il beyblade. Max scattò una foto della sua faccia imbronciata e Daichi lo spinse via irritato. Rei osservò la scena divertito, poi strabuzzò gli occhi sorpreso quando notò che erano a corto di un membro.
 
“Non ditemi che Kai è scomparso per complottare o rimuginare da qualche parte” disse, con aria leggermente delusa, “non è ancora riuscito a prendere in braccio Rin”
 
“Immagino che non possa evitarlo” ragionò Takao, restituendo cautamente Rin a Mao, “vado a cercarlo”
 
“Riportalo qui prima del taglio della torta!” lo esortò Max, “non ce ne rimarrà se arrivate in ritardo!”
 
Takao fece un cenno prima di sgattaiolare, stiracchiandosi senza fretta mentre usciva e posando le mani sui fianchi mentre si chiedeva dove fosse meglio iniziare a cercare. Fortunatamente, il villaggio di Rei era piccolo, quindi i nascondigli di Kai erano piuttosto limitati. Takao lo trovò senza troppi sforzi, ma invece di avvicinarsi a lui, rimase indietro per un momento, osservando lo spettacolo davanti ai suoi occhi.
 
Kai era sdraiato supino con le braccia incrociate sotto la testa, gli occhi chiusi e un'espressione serena sul viso. Il sole stava appena iniziando a tramontare, proiettando una luce sbiadita e un’ombra screziata sulla pelle di Kai, trasformando il suo solito pallore in un bel bagliore dorato, e quando Kai aprì lentamente gli occhi e inclinò la testa nella sua direzione, Takao sentì che si stava nuovamente innamorando. Sorridendo affettuosamente, si avvicinò al punto in cui Kai giaceva, sedendosi a gambe incrociate dietro di lui e facendo cenno a Kai di avvicinarsi in modo da poter appoggiare la testa in grembo a Takao. Una delle braccia di Takao passò sul suo petto immediatamente una volta che Kai si fu sistemato e spostò l'altra più in alto in modo da poter giocare con la sua frangia, arrotolando i capelli intorno alle dita prima di scostarglieli dal viso.
 
“Ti stai perdendo la festa” lo rimproverò, accarezzandogli la fronte con il pollice, “il frastuono iniziava già a infastidirti?”
 
“Avevo solo voglia di stare un po’ fuori” rispose Kai, chiudendo gli occhi e inclinandosi al tocco di Takao.
 
Takao rimase in silenzio per alcuni minuti, fissando il tramonto in lontananza. Sapeva che, anche se a volte Kai gli faceva sapere cosa aveva in mente senza alcuna insistenza da parte di Takao, purché lui fosse abbastanza paziente, sapeva anche che occasionalmente aveva bisogno di una piccola spinta nella giusta direzione. In quel momento sembrava che fosse proprio così e, dopo pochi altri secondi passati a far scivolare le dita tra i capelli di Kai, Takao allontanò la mano e la lasciò ancora sulla sua spalla.
 
“Allora, cos’hai in mente?” gli domandò, “Rei pensava che fossi uscito a rimuginare, e sono abbastanza sicuro che avesse ragione. C’è qualcosa che non va?”
 
“Avevo bisogno di riflettere” iniziò Kai, parlando lentamente e grato che Takao non gli mettesse fretta, “su quello che Rei ha menzionato prima. Sul futuro”
 
Takao permise a Kai di soffermarsi in un altro breve silenzio. Non ne avevano mai discusso prima, ed era interessato a sapere cosa Kai avesse da dire. Quindi gli diede un’altra spintarella, stringendogli la spalla: “Ti va di coinvolgermi nella tua riflessione?”
 
L'espressione precedentemente pacifica di Kai divenne introspettiva quando sul suo volto apparve un cipiglio, facendo capire a Takao, senza parole, che qualunque cosa avesse pensato non era del tutto positiva. Takao avrebbe potuto sentirsi nervoso se ormai non avesse avuto tanta familiarità con Kai, e sapeva che era meglio non saltare alle conclusioni, preferendo invece lasciare che Kai esprimesse la propria opinione prima di aggiungre qualcosa o sfidarla con la propria. Da quando entrambi avevano deciso di essere più onesti l'uno con l'altro, la loro relazione era migliorata. A volte Takao si ritrovava ad apprezzare Kai che diceva quello che sentiva veramente, ma in altre occasioni la sua franchezza poteva avere un effetto completamente diverso.
 
Quando Takao aveva preparato la sua prima torta in assoluto per festeggiare il ventesimo compleanno di Kai, questi si era affrettato a dirgli che faceva schifo. Takao non aveva mai preso molto bene le critiche e, ferito e offeso, si era chiuso in bagno per curare il suo orgoglio sbeccato per un'ora. Si era scusato per aver reagito in modo esagerato in seguito, e aveva anche visto il lato divertente della situazione quando si era reso conto di essersi dimenticato di aggiungere lo zucchero alla miscela. Kai non aveva riso né l’aveva preso in giro. Aveva solo detto, nel suo solito modo schietto, che Takao aveva imparato dall'esperienza, capendo di non fare lo stesso errore una seconda volta e, insieme, avevano realizzato ciò che a Takao da solo non era riuscito. Inoltre, compleanni e anniversari non erano le uniche occasioni che avevano festeggiato insieme negli ultimi due anni.
 
Sebbene Kai avesse cercato di far passare in sordina via la sua prima promozione al lavoro come non significasse niente, Takao non era stato disposto a fargliela ignorare. Aveva prenotato per due in un ristorante elegante e poi aveva riportato Kai a casa per un'esperienza del tutto più intima. Poi c'era stato il diploma di Takao. Kai non aveva detto niente con tante parole, ma quando Takao aveva guardato tra la folla mentre saliva sul palco per ritirare il diploma, il calore e l'orgoglio negli occhi di Kai erano stati chiari come il giorno. Le cose belle e quelle meno belle....alla fine erano un tutt’uno.
 
Quello che avevano non era perfetto, affatto, ma nonostante le discussioni e le incomprensioni occasionali, Takao non avrebbe voluto che fosse diversamente. Lui e Kai si completavano a vicenda nei punti di forza, proprio come si compensavano a vicenda per le reciproche debolezze. Erano cresciuti insieme e avevano imparato insieme, ma, cosa più importante, avevano creato ricordi insieme, ricordi a cui potevano guardare e da custodire.
 
“Rei aveva ragione, sai” disse infine Kai.
 
“Riguardo a cosa?” fece Takao, muovendo la mano e appoggiandola leggermente su quella di Kai, comunicandogli in silenzio che avrebbe aspettato il tempo necessario affinché lui si confidasse.
 
“Sul fatto che sei bravo con i bambini”
 
Takao sorrise ironicamente. “Per quanto detesti essere d’accordo con Hiromi, anche lei aveva ragione. vado d’accordo con i bambini perché è più facile che dover comportarmi come un ragazzo della mia età”
 
“Non intendevo questo” dichiarò Kai, “credo che mi abbia colpito quando ti ho visto prendere la figlia di Rei. Hai scelto di stare con me anche se ci sono cose che non potrei mai darti”
 
“Ho tutto ciò che mi serve proprio qui” gli ricordò Takao, unendo le dita a quelle di Kai, “non ha senso chiedere di più”
 
“Ma tu meriti di più” disse Kai, con un cenno di esigenza nella voce calma, “Rei ha un matrimonio e una famiglia. Anche tu dovresti avere queste cose, ma non le avrai mai, non con me”
 
“Quindi si tratta di questo” disse Takao, alzando gli occhi al cielo, “Kai, ti picchierei se non ti amassi così tanto. Pensavo di essere riuscito a farti capire che non riuscirai ad allontanarmi”
 
“Lo so, ma-”
 
“Allora smettila di buttarti sempre giù. Non andrò da nessuna parte, è una promessa. Beh, fra un po’ potrei aver bisogno del bagno, ma non conta” Takao sospirò all’espressione frustrata di Kai e gli strinse le dita, “so quanto odi sentirti dire che non puoi fare qualcosa, ma è così. Siamo entrambi uomini, quindi non possiamo sposarci e non possiamo riprodurci. È ingiusto non poter condividere le stesse cose degli altri, ma non possiamo farci niente”
 
“Non è del tutto vero” disse Kai, “ci sono altri modi, come l’adozione o le madri surrogate”
 
Ci volle quasi un minuto intero prima che Takao assorbisse quanto aveva sentito, ma volle comunque assicurarsi di non aver frainteso.
 
“Stai dicendo che vuoi dei bambini?”
 
“Te li meriti” rispose Kai, “dovresti avere il diritto di averne”
 
Takao sorrise e ripeté la domanda. “Kai, ti sto chiedendo se tu vuoi dei bambini. Devi rispondere solo sì o no”
 
“Forse” disse Kai, vago, “non subito, ma un giorno forse. Ho letto che ci sono leggi che consentono alle coppie gay di adottare ore, quindi c’è ancora quell’opzione aperta se mai la considerassimo” si voltò sulla difensiva quando sentì Takao ridacchiare piano, e il suo cipiglio si intensificò, “Cosa c’è di divertente?”
 
“Niente” lo rassicurò Takao, “non è la situazione che trovo divertente, solo che sembra che tu ti impegni sempre a fare i compiti”
 
“Certo” disse Kai, offeso, “non mi precipito mai in una situazione senza riflettere. È più una tua prerogativa”
 
“Così mi ferisci” dichiarò Takao, fingendo di sembrare mortalmente offeso, “comunque forse hai ragione. Magari non rifletto sempre come si deve, ma va bene così, ci sei tu a guardarmi le spalle e a essere cauto per me. Ci bilanciamo. Questo è un bene”
 
“Se lo dici tu” mormorò Kai, ma a Takao non sfuggì il suo sorriso. Il sole era ormai completamente tramontato e la luna si era levata per prendere il suo posto. L'aria intorno a loro stava diventando più fredda e Takao poteva vedere la pelle d'oca che pungeva le braccia nude di Kai. Districando le dita da quelle di Kai, si spostò leggermente in modo da poter strofinare entrambe le mani sugli avambracci di Kai, cercando di inviare calore sulla sua pelle raffreddata.
 
“Probabilmente gli altri si staranno chiedendo dove siamo” disse Takao piano, “ti va di rientrare?”
 
Kai scosse il capo. “Non ancora”
 
Takao continuò a strofinare le braccia di Kai, sollevando leggermente il mento in modo da osservare il mare di stelle argentate che punteggiavano l’oscurità violacea sopra di loro. Provò perfino a contarne qualcuna, ma si arrese presto quando Kai fermò i suoi movimenti.
 
“Ehi” disse di colpo, “che tipo di genitori pensi che saremmo?”
 
“Non avremmo questa conversazione se lo sapessimo” disse Kai, mostrando come sempre praticità.
 
“Prova a indovinare” lo incoraggiò Takao.
 
“Bene” sospirò Kai, “penso che saresti più paziente di me”
 
“Veramente?” fece Takao, sorpreso, “come mai?”
 
“Sei riuscito a sopportarmi per più di cinque anni ormai” rispose Kai, “prendersi cura di un bambino sarebbe facile in confronto”
 
Takao ci rifletté, poi ridacchiò scherzosamente. “Sai cosa penso? Penso che saresti un papà che lascia che i figli facciano quello che vogliono purché non sia pericoloso. Ti comporti da duro all’esterno, ma sotto sotto sei un tenerone”
 
“Dillo ancora e ti ammazzo” lo minacciò Kai, ma Takao stava già ridendo.
 
“Posso già immaginarlo” disse allegramente, chiudendo gli occhi come per evocare una visione mentale, “tu che spingi un passeggino nel parco. La tua immagine da cazzuto sarebbe rovinata per sempre”
 
“Non mi è mai importato di quello che la gente pensa di me prima e non intendo iniziare a farlo ora” sbuffò Kai, “farò quello che cavolo voglio”
 
“Questo è il mio Kai” disse Takao orgoglioso, “su una cosa hai ragione. Non c’è fretta di mettere su famiglia. Potremmo prima fare qualcos’altro, magari esercitarci con un animale domestico. Ti sono sempre piaciuti i gatti, vero? Possiamo comprarne uno se vuoi”
 
“Preferirei prenderne uno da un rifugio” disse Kai, “ci sono molti animali abbandonati che hanno bisogno di una casa”
 
“Sei davvero tenero” scherzò Takao, “probabilmente stai ancora dando da mangiare a tutti i randagi del vicinato alle mie spalle”
 
“Solo uno” lo corresse Kai, “una gatta che ho trovato un paio d’anni fa durante la faccenda della BEGA.
Mi sono preso cura di lei per tutto questo tempo, ma principalmente per senso di colpa. L’ho quasi uccisa con il mio beyblade mentre cercavo di dominare il nuovo metal system” spiegò, cogliendo l’espressione perplessa di Takao.
 
“Una gatta ti ha aiutato con l’allenamento?” Takao ghignò.
 
“In realtà è stato l’allenatore degli F-Sangre” disse Kai, “era solo un idiota, ma almeno i suoi consigli mi hanno permesso di sconfiggere Brooklyn e capire cos’era più importante per me”
 
“Scommetto che non ti sei nemmeno degnato di mostrargli alcuna gratitudine” indovinò correttamente Takao.
 
“No, mi sono girato e me ne sono andato”
 
“Promemoria per te” dise Takao, “ricordati di inviare a Romero un costoso regalo di ringraziamento”
 
Kai non sembrò entusiasta dell’idea, a giudicare dal suono derisorio che emise, ma lasciò che Takao lo tirasse in piedi poco dopo, togliendo le leggere macchie d’erba dai pantaloni. Takao fece scivolare le braccia intorno alla vita di Kai, il quale fece un passo avanti, avvicinandoli ulteriormente. Lentamente, con cautela, si chinò e appoggiò la fronte su quella di Takao, e rimasero così per un po’, gli occhi chiusi e il respiro perfettamente in sincronia. Poi Kai indietreggiò, alzando le mani sul viso di Takao, incorniciandolo come se non avesse mai avuto niente di più prezioso in vita sua.
 
“Dicevo davvero prima” disse Takao a bassa voce, “non mi serve nient’altro che questo”
 
C'era ancora di più che Kai gli avrebbe concesso volentieri, se avesse potuto fornirlo, e anche se non era così, nulla al mondo lo avrebbe fermato o si sarebbe messo sulla sua strada, non per Takao, Takao che si sarebbe accontentato di semplice affetto e compagnia. Kai non voleva permettergli di accontentarsi del minimo, però. Voleva che Takao avesse tutto, anche se ciò significava fare un sacrificio. Anche Kai era stato serio. C'era ancora molto di più che Takao si meritava, e a prescindere da quanti ostacoli avrebbero incontrato, Kai era determinato a trovare un modo per superarli, perché per Takao Kai avrebbe fatto qualsiasi cosa in suo potere. Takao lo sapeva, lo capiva, e provava lo stesso, e niente poteva essere più forte di ciò che condividevano.
 
“Dovremmo andare” disse finalmente Kai.
 
“Sì” concordò Takao.
 
Si alzò in punta di piedi prima che potessero separarsi del tutto, inclinando il viso e incontrando Kai a metà strada, le ombre della notte danzavano intorno a loro mentre i sorrisi si avvicinavano e si baciavano.



Grazie a chi ha letto, apprezzato, e in particolar modo a Tombolina90 per aver commentato. A presto :)

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