Acqua, fuoco e sangue

di Alex Ally
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1. ***
Capitolo 2: *** Capitolo due. ***
Capitolo 3: *** Capitolo tre. ***
Capitolo 4: *** Capitolo quattro. ***
Capitolo 5: *** Capitolo cinque. ***
Capitolo 6: *** Capitolo sei. ***
Capitolo 7: *** Capitolo sette. ***
Capitolo 8: *** Capitolo otto. ***
Capitolo 9: *** Epilogo. ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1. ***


Corse, anche se le gambe le faccevano male e la reggevano a malapena in piedi lei corse e non si fermo.
In quella notte di luna piena aveva finalmente ritrovato la libertà e nemmeno tutto il dolore che sentiva l'avrebbe fermata risciando di perderla di nuovo. In realtà non si ricordava nemmeno più da quanto tempo stesse correndo, l'unica cosa certa erano il dolore, il freddo e la fame.
Alla fine anche la sua volontà diventò troppo debolle e crollo a terra, l'ultima cosa che vide prima di perdere i sensi furono un paio di stivali.

Quando riprese conoscenza la prima cosa che notò fu la strana senzasione di morbidezza e calore, qualcosa che non sentiva da anni. Allungo la mano e sotto di lei senti chiaramente delle lenzuola e ciò che vide quando al vista non fu più sfocatta era un sofitto di legno, questa non era la prigione in cui era stata rinchiussa ma una casa... solo che non aveva la più pallida idea di come ci fosse finita.
«Ti sei svegliatta, bene.» disse una voce e voltandosi vide un uomo probabilmente sulla quarantina che si avvicinava a lei con un vassoio di cibo in mano. Ringhio, quell'uomo aveva le classiche caratteristiche della Nazione del Fuoco perciò di sicuro non era una brava persona.
In quella nazione erano tutti dei mostri nessuno esclusso, erano tutti colpevoli di ciò che era capitatto a lei e agli altri dominatorie dell'acqua. Gli avevano imprigionati, lasciandoli lì a marcire come spazzatura inutile, ma lei era riuscita a scapare si era fatta più furba e più abile di quei mostri che si credevano cosi superiori agli altri.
Apri la bocca per parlare, per gridargli di stare lontano ma tutto ciò che usci fu un suono rauco. L'uomo appoggio il vassoio e le mise una mano sulla fronte con aria preoccupata.
«Penso che la tua frebbre sia peggiorata.» disse lui mentre le metteva un panno umido sulla fronte. «D'altraparte con solo una maglietta e dei pantaloni leggeri te la sei andata a cercare visto che è inverno.»
Febbre? Inverno? Ma di che parlava questo tizio... non sapeva che era una prigioniera di guerra? Che i suoi vestiti era la sua divissa da carcheratta?
Ovviamente no realizo in quel momento Hama altrimenti l'avrebbe già riconsegnatta ai soldati. Fece un respiro per calmarsi e si ricordo di come a volte sentiva le guardie lamentarsi che in certe zone l'inverno diventava particolarmente rigido la notte, se avesse avuto le forze si sarebbe messa a ridere.
Lei cresciutta tra le nave e i giacchi aveva finito per ammalarsi in quell'inferno terreste, tuttosomatto era decisamente ironico.
«Io sono Taro... tu riesci a dirmi il tuo nome?» chiese lui avvicinandosi a lei, proprio in quel momento potè vedere meglio gli occhi dell'uomo: erano grigi proprio come i suoi.
«Hama.» sussuro con voce rocca.
«Bene Hama benvenuta alla locanda della mia famiglia, per ora ci siamo solo noi e non preoccuparti mi assicurero di aiutarti finchè non sarai guarita.» disse lui sorridendole.
Hama non disse niente, per quanto l'ho odiasse sapeva bene che non poteva andare da nessuna parte in quelle condizioni perciò l'unica cosa da fare era rimanere buona e farsi curare da quel mostro cosi ingenuo.
Poi... poi nessuno l'avrebeb fermata nel cercare la sua vendetta. La Nazione del Fuoco si credeva invicibille, ma era solo perchè ancora non conosca il dominio del sangue.

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Capitolo 2
*** Capitolo due. ***


Passorono due settimane e finalmente la febbre si abbasso abbastanza da permetterle di alzarsi dal letto e uscire dalla stanza.
Taro fino a quel momento le aveva portata i pasti e le aveva datto anche dei vestiti che secondo alle sue parole ricordavano meno gli stracci, non voleva indossare niente che riguardasse quel popolo schifosso ma non poteva nemmeno andarsene in giro con la sua vecchia divissa da carceratta o addirttura nuda perciò accetto i doni abbastanza facilmente e inoltre trovava divertente l'idea che dopo anni di prigionia fosse proprio un uomo della Nazione del Fuoco ad occuparsi di lei.
La cosa che però le sembrava strana era il fatto che nonostante fosse un semplice locandiere sembrava abbastanza esperto nel prendersi cura delal salute di un'altra persona, era anche riuscito a capire che aveva bisogno di cibi specifici in quanto soffriva anche di disturbi causati da alimentazione scoretta, quando gli aveva chiesto il motivo Hama si era rifiuttata di rispondergli e Taro lascio cadere il discorso come se nulla fosse.
Pian piano Hama sentiva il dolore abbandonare il suo corpo e questo pensiero al rallegrava, presto sarebbe riuscita ad andarsene da quel villaggio dimenticato dagli spiriti e attuare la sua vendetta, tutti avrebbero pagato per ciò che gli avevano fatto, ai suoi occhi tutta la Nazione del Fuoco era colpevole.
«Hama, sei sveglia?» domando la voce di Taro bussando alla porta. Hama fini di vestirsi e apri la porta lasciando entrare Taro nella stanza.
«Vedo che ti senti molto meglio.» constanto lui sorridendole.
«Si.» rispose lei
. «Visto che stai meglio pensavo... che n'è dici di accompaganrmi al mercatto? Se te l'ha senti ovvio.» disse lui.
«No.» disse lei di scatto, non voleva stare a contato con nessuno se non fosse stato stretamente necessario, sopportava Taro solo perchè aveva bisogno delle sue cure niente di più.
«D'accordo tornerò tra qualche ora... c'è un qualche cibo che ti piace?» chiese Taro.
«Le prugne di mare.» borbotto Hama senza nemmeno pensarci.
Taro la guardo confusso prima di uscire dalla stanza lasciandola di nuovo sola. Hama si affaccio alla finestra guardando il locandiare dirigersi verso il mercatto del vilaggio per poi dirigersi verso il bagno, riempi la vasca d'acqua e accesse le fiamme per riscaldarla prima di entrarci e lasciarsi immergere nel suo elemento.
Mentre asaporava quella senzasione si rese conto che erano anni che non faceva un bagno, i suoi carcherieri lavavano lei e gli altri dominatori quel tanto che bastava per un minimo di igiene personale e principalmente perchè non volevano avere complicazioni dovutte a quel campo di salute, ma un bagno vero... non lo faceva da quando viveva ancora al Polo Sud.
Ancora non riusci a capcitarsi del fatto che vivesse a stretto contato con uno di quei mostri, ma doveva ammettere che Taro non era cosi male dopotutto. L'aveva accolta e si era occupato di lei senza voler niente in cambio solo il fatto che lei stesse meglio.
“Si fida di te e si è occupato di te anche se non aveva nessun obbligo nel farlo.” diceva spesso una voce nella testa di Hama che stranamente suonava in maniera molto simile a quella della sua amica Kanna.
Uscendo dalla vasca mentre le goccie, si chiese come stessa l'amica, non la vedeva da più di una decina d'anni e per tutto quel tempo solo raramente in quei pochi momenti di pace il pensiero di Kanna l'aveva sfiorata.
Sorpiro pensando che ormai molto probabilmente si era rifatta una vita, magari l'aveva anche dimenticata... ma Hama non avrebbe mai dimenticato la rabbia che provava.
Poteva usare il dominio del sangue solo durante la luna piena, ma questo non voleva dire che era indifessa. Le volte in cui Taro non si trovava alla locanda Hama ne approfittava per trovare nuovi modi in cui dominare l'acqua come prenderla dalle piante o direttamente dell'aria stessa. Non era ancora molto brava in quello, ma almeno adesso avrebbe potutto diffendersi anche senza acqua a portata di mano e senza luna piena.
Ora si trovava in territori nemico e doveva assicurarsi di essere sempre pronta anche se secondo Taro raramente i soldati venivano in quel vilaggio dimenticato dagli spiriti e Hama era sicura che il giovane avesse fatto un piccolo sorisso mentre lo diceva. Passando davanti alle porte chiuse per tornare nella sua stanza la donna si chiese cosa le sarebbe successo quando Taro avrebbe avuto dei veri clienti alla locanda, persone che non avevano bisogno di farsi curare o accudire, che potevano pagarlo.
Molto probabilmente si sarebbe sbarazzato di lei e per qualche motivo ad Hama questa cosa non piaceva per niente.
«Hama sono tornato!» grido la voce di Taro.
Hama gli andò incontro all'entrata per salutarlo e notò che sembrava particolarmente allegro.
«Allora non ti ho trovato le prugne di mare, ma ho trovato i Kunkuat dell'oceano, colui che me le ha vendute dice che sono molto similli... spero non mi abbia ingannato.» disse Taro mentre appoggiava al spessa sul tavolo della cucina seguito da Hama.
La dominatrice dell'acqua rimasse sorpressa dalle sue parole, anche se non sapeva cosa fossero aveva cercato il cibo che le piaceva, per la prima volta da molto tempo sorisse. Un sorisso molto piccolo ma comunque un sorisso.
«Se sono più o meno come le prugne di mare allora lascia che le cucini io.» si offri Hama.
«D'accordo, ma il resto lo cucino io.» disse Taro iniziando a tirar fuori gli ingredienti per il pranzo.

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Capitolo 3
*** Capitolo tre. ***


Sapeva che aveva perso la concessione del tempo durante la prigionia e anche durante la fuga, ma non si aspettava che fosse già di nuovo luna piena. Ciò nonostante era impossibille per lei non sentirla, l'acqua che scorreva, si muoveva... poteva essere controlalta all'interno delle persone.
Si alzo dal letto e in punta di piedi usci dalla locanda facendo attenzione a non svegliare Taro, sentiva il bisogno di dominare il sangue e l'unico modo per dormire era cedere a quel bisogno.
Cammino per un po' nel mezzo dellea foresta mentre l'aria invernalle le soffiava attorno e in quel momento lo senti, il suono di una carozza. Tre persone stavano viaggiando per quella foresta e Hama sorisse, era viaggiatori nessuno avrebbe notato la loro scomparsa e lei si sarebbe sbarazzata di altri mostri di quella nazione.
Presto tutti loro avrebbero vissuto ciò che aveva vissuto lei, nessuno esclusso.

Quando Taro le mise il piatto della colazione davanti Hama penso a come fare per ripettere ciò che aveva fatto la notte prima anche il mese successivo. Si ricordo degli sguardi spaventati di quei viaggiatori quando gli aveva rinchiussi nella grotta, cosi in profonditta che nessuno avrebbe sentito el loro urla, e quel ricordo la fece sorridere.
«Sembri di buon'umore stamattina.» fece notare Taro.
«Si, lo sono.» rispose Hama continuando a mangiare come se nulla fosse.
Le grotte che aveva trovato oltre che essere profonde erano anche ben nascoste dalla foresta e sopratutto erano molto ampie all'interno, il luogo perfetto dove nascondere prigionieri che nessuno avrebbe mai più trovato.
Doveva solo fare attenzione a non attirare l'attenzione su di sé e farsi scoprire. Avrebbe distrutto la Nazione del Fuoco dall'interno e si sarebbe nascosta come una semplice cittadina.
Si, sarebbe stata la vendetta perfetta.
«Taro posso chiederti una cosa?» chiese Hama ad un certo punto.
«Cosa c'è?» rispose Taro.
«Non ho un posto dove andare perciò mi chiedevo se potessi rimanere qui ancora un po'.» disse Hama. «Posso aiurarti con la locanda e in cambio vorrei solo mantenere la mia camera.»
Taro guardo la donna davanti a sé pensando attentamente a ciò che le aveva detto.
Visto lo stato in cui l'aveva trovata sospettava che non provenisse da un'ambiente facile in cui vivvere, un aiuto gli poteva fare sempre comodo e finora Hama non aveva fatto nulla che non fosse degno di fiducia.
«D'accordo Hama puoi restare, ma ad una condizione.» disse Taro allungando la mano verso di lei. «Sarai ufficialmente la mia socia, ok?»
«Perfetto.» rispose Hama stringendoli la mano e sentendo uno strano brivido che però decise di ignorare. Aveva un posto dove stare e una copertura che non avrebbe fatto destare alcun sospetto su di lei.
Una volta finito di mangiare e dopo aver sparecchaitto Hama chiese a Taro se poteva venire con lui al mercato, se fosse rimasta qui avrebbe dovutto iniziare a famiglairizzare con l'ambiente del villaggio e perciò non poteva più starsene chiusa nella locanda tutto il giorno.
Taro accetto con entusiasmo felice che finalmente Hama stesse iniziando ad aprirsi, lui stesso sapeva cosa voleva dire aver bisogno di allontanarsi da tutti e quanto fosse difficile ricominciare quindi era intenzionato ad aiutare Hama in ogni modo possibille. Mentre la osservava interaggire con le varie persone che si trovavano al mercato il suo sguardo cade su una bancarella di tessuti e subito gli venne un'idea.

Mentre sistemava in cucina ciò che aveva comprato, assicurandossi di aver una grande scorta di konkuat dell'oceano, Hama si chiese dove fosse finito Taro e anche perchè la cosa le interessase tanto.
Quando senti al porta aprirsi e chiudersi corse per vedere chi fosse entrato e non potè trattenere un sospiro di sollievo nel vedere che fosse Taro.
«Perchè ci hai messo tanto?» chiese Hama.
«Volevo prenderti questo.» disse lui porgendole della stoffa. Quando l'ebbe in mano Hama pote constatare che si trattava di uno scialle rosso pallido.
«Per festeggiare il fatto che siamo diventati soci.» spiego Taro mentre se lo riprendeva per poterlo avvolgere attorno al collo di Hama.
«Grazie.» disse Hama abbasando lo sguardo e sentendosi a disaggio era la prima volta che lo diceva da anni, non aveva mai ringraziato Taro nemmeno quando l'aveva curata eppure adesso le sembrava naturale farlo.
Taro era gentile con lei, ma ovviamente l'unico motivo per cui lo era è che non sapeva chi fosse veramente, se avesse saputo che era una dominatrice dell'acqua l'avrebbe fatta risbattere in prigione senza pensarci due volte per questo Hama doveva mantenere il segreto, doveva solo evitare di usare il suo dominio davanti a Taro e sarebbe andato tutto bene.
Lui non doveva scoprirla e nel caso in cui l'avesse fatto... bè non avrebbe trovato difficoltà nel farlo tacere in maniera permanente.

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Capitolo 4
*** Capitolo quattro. ***


Il tempo continuava a passare ed Hama si stava abbituando a questa sua nuova vita e per quanto le dispiacesse doveva ammettere che non ci sarebbe mai riuscita senza Taro. Nell'ultimo anno l'aveva guidata in ogni passo necessario per intregarsi e conoscere il villaggio.
A volte pensava al Polo Sud, ma quei pensieri erano sempre brevi e quasi subito la nostalgia che provava veniva sostituita dalla rabbia e dal desiderio sempre più profondo di distruggere i suoi aguzzini dall'interno. Per quel che le importava le persone che aveva rinchiusso nelle grotte poteva già essere morte di fame nei tempi in cui non andava a controllarle, quella era solo la fine meno dura che si meritavano per ciò che avevano fatto passare a lei e ai suoi compagni dominatori dell'acqua.
Hama strinse i pugni, si era dimostratta più forte degli altri ecco perchè era riuscita a scappare, si era fatta più forte e più furba dei soldati. E ad ogni luna piena diventava sempre più esperta nel proprio dominio, era diventata una parte di lei che chiedeva a gran voce di essere liberata e usata ed Hama non si faceva alcuno scruppolo ad assecondare tale richiamo.
«Oggi sembri di ottimo umore.» disse Taro sedendosi al tavolo per la colazione.
«La luna piena mi mette sempre di ottimo umore.» rispose Hama.
«L'ho notato.» disse Taro abbasando lo sguardo.
Hama lo guardo e senti il suo cuore perdere un batitto, possibile che l'avesse scoperta? Il tono che aveva usato non prometteva niente di buono e se l'avesse vista usare il dominio del sangue?
«Senti visto che ti piace cosi tanto che n'è dici se stasera facciamo un picnic? Cosi possiamo ammirarla assieme mentre mangiamo.» proposse Taro cogliendo Hama di sorpressa.
«D'accordo.» rispose la donna.

Senti il profummo dei gigli di fuoco nell'aria e per quanto doveva ammetere che quei fiori fossero belli lei trovava il loro profummo solo come un'aroma di zolfo inssoportabille. Ciò nonostante quel campo non le era nuovo era andata lì spesso per essercitarsi strappando l'acqua dai fiori cosi tante volte che aveva perso il conto.
Erano soltanto altri componenti inutili di quella Nazione niente di più.
Si strinse lo scialle e si sedette sulla coperta che Taro aveva stesso a terra. Alzando gli occhi al cielo notò com'era grande e luminosa la luna di quella sera e nel farlo sentiva gli impulsi che tornavano ciò nonostante quella sera cerco di trattenersi.
«Hama posso farti una domanda?» chiese Taro ad un certo punto, la dominatrice dell'acqua annui. «Non ti manca mai il posto da cui vienni?»
Hama non disse niente limitandosi ad abbassare lo sguardo. Il Polo Sud le mancava terribilmente, ma non voleva parlarne perciò si limito ad annuire.
«Non pensi mai di tonarci?» chiese ancora Taro, ma quella domanda Hama scosse la testa.
Non sarebbe tornata al Polo Sud almeno non prima di aver ottenuto ciò che le spettava.
«Quindi hai intenzione di rimanere qui, giusto?» domando Taro e Hama annui di nuovo anche se non capiva perchè il locandiere le stesse facendo tutte quelle domande o perchè avesse iniziato a sorridere dopo aver sentito la sua ultima risposta.
«Hama senti ci so pensando da un po' e sono giunto alla conclusione che sia meglio diterlo.» disse Taro facendo un respiro profondo. «Tempo fa aveva una famiglia e vivevo con loro in una delle colonie nel Regno della Terra, un giorno il mio vilaggio si ritrovo nel bel mezzo del fuoco incrociatto di una battaglia tra la nostra nazione e il regno. Quel giorno ho perso tutto, ci sono state molte vittime tra cui mia moglie e i miei figli...»
Hama lo guardo senza dire niente, lo stava ascoltando e basta mentre Taro le raccontava del suo passato.
«La cosa peggiore...» continuo Taro stringendo forte i pugni. «La cosa che veramente mi fa più arrabiare... è che i nostri soldati sono stati colpevoli del numero di vittime tanto quanto quegli del Regno della Terra e invece che fare qualcosa per i sopravissti gli hanno trasferiti qui come se non avessero appena perso la casa o le persone che amavano di più.»
Si fermo per un momento fissando in lontananza un punto con sguardo vuoto per poi voltarsi verso Hama.
«Dopo quel momento pensavo... credevo che non sarei mai più riuscito ad aprirmi a qualcuno, ma poi sei arrivata tu e insomma per farla breve tu... tu mi piaci nel senso che penso di amarti.»
Hama ascolto la dichiarazione limitandosi a guardare fisso Taro non sapendo come rispondere. Anche se Taro era forse l'unico in tutta quella Nazione a non disgustarla con la sua semplice essistenza tutto ciò non sarebbe mai diventato amore era impossibile e perciò non sarebbe mai potutto capitare.
«Non devi rispondermi subito volevo solo levarmerlo dal petto tutto qui.» disse Taro alzandosi per andarsene, ma Hama lo fermo predendolo per il polso.
“I mostri sanno solo ferire gli altri anche quelli come loro.” penso la donna.
«Io non voglio che tu vada via.» rispose Hama, non l'avrebbe mai amato questo era sicuro però non voleva perderlo, non poteva stare in quel posto senza il suo sostegno.
Senza l'unica persona che le aveva mostrato gentilezza negli ultimi decenni.

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Capitolo 5
*** Capitolo cinque. ***


Con l'intessificarsi della guerra ormai i viaggiatori erano sempre meno e cosi Hama si era messa ad imprigionare gli abitanti del villaggio, lo faceva con i vecchi c'erano meno possibilità che si ribellasero al suo controllo e sopratutto se sparivano la gente dopo un po' non si faceva più delle domande dando la colpa all'età avanzata.
Dopo la confessione di quasi tre anni prima lei e Taro non avevano iniziato una relazione Hama continuava a non amarlo, ma non le importava se era l'unico modo per tenerlo al suo fianco allora avrebbe continuato a fingere.
Un'altra differenza era che sempre più spesso Taro si lamentava delle guerra, Hama invece non diceva niente a tal proposito perchè se avesse parlato poi non si sarebbe più fermata e dopo tutto questo tempo non poteva rischiare di far saltare al sua copertura. Ovviamente Taro dava voce a queste lamentele solo quando erano da soli nella locanda senza clienti attorno altrimenti era certo che l'avrebbero probabilmente chiamato tradittore e forse getatto in prigione.
«Ma almeno posso fidarmi di te.» diceva spesso, Hama però non rispondeva mai. Il più delle volte aveva aperto la bocca per parlare e rispondergli, ma non le era uscita nemmeno una parola anzi le risuonava in testa la voce di Kanna che le diceva di stare zitta e che Taro non si meritava un'altra bugia.
Per quanto una parte di lei fosse felice nel ricordare ancora la voce della sua amica non riusciva a capire perchè si presentasse per rimproverarla sempre ogni volta in quella circostanza.
Sembrava che andasse tutto bene almeno finchè un giorno al mercato non senti qualcosa che la fece allarmare. Nonostante ciò che aveva pensato le continue sparizioni degli ultimi anni era state notate e varie voci si erano diffusse.
«Di quali sparizioni parlano?» cheise Hama ad una venditrice del marcato cercando di fingersi ignara di tutto.
«Di recente molti anziani sono scomparsi senza alsciar traccia e come se non bastasse qualche tempo fa un mercante durante un viaggio ha scoperto che molto persone che si sono fermate qui non sono mai tornate a casa.» spiego la donna.
Hama si senti mancare il fiato, se giravano queste voci allora era solo una questione di tempo prima che qualcuno inziase ad indagare, forse addirttura l'esercito in persona e se l'avessero scoperta...
No! Non poteva permettere che accadesse!
Senti una mano sul braccio e vide che la donna della bancarella la stava guardando in modo rassicurante.
«Stia tranquilla cara sono certa che non ti succederà niente se non ti adrenti nel bosco.» disse.
Ciò che senti non la rassicuro affatto anzi la feceva sentire ancora più in trappola. Torno alla locanda senza aver comprato nemmeno metà delle cose sulla lista, ma non le importava doveva trovare una soluzione per mettere a tacere quelle voci prima che qualcuno potesse ricollegarle a lei.
Non poteva semplicemente eliminargli tutti con il suo dominio, ci sarebbe voluto troppo e avrebbe attirato solo più domande sul villaggio e anche smettere non era un'opzione non poteva farlo.
Il dominio del sangue era la sua unica ragione di vita, smettere sarebbe stato come ammettere che la prigionia l'aveva completamente distrutta. Significava far vincere la Nazione del Fuoco.
«Hama tutto bene?» chiese Taro quando entro in cucina.
Le porse un bicchiere d'acqua che Hama beve tutta d'un sorso, l'uomo cerco di rassicurarla ma per la dominatrice dell'acqua tutto ciò che sentiva non aveva importanza. Doveva solo sperare che dessero la colpa delle sparizioni ad uno spirito, era la sua unica possibilità. Il suo sguardo si sposto poi su Taro che stava ancora cercando di consolarla, non sapeva nememno perchè era preoccupata ma stava cercando di farla sentire meglio solo perchè l'amava.
«Vorrei sposarti.» disse all'improvisso Hama.
Dopo un lungo attimo di silenzio Taro sorisse e annui internamente Hama tiro un sosprio di sollievo.
«Quando...?» inzio a chiedere lui, ma la dominatrice dell'acqua lo zitti.
«Il prima possibille.» dichiaro Hama cercando di ignorare nuovamente la voce di Kanna che le diceva che ciò che faceva non era giusto.

Se doveva essere sincera non aveva mai pensato al matrimonio, l'aveva sempre considerato una possibilità però molto lontana e durante la prigionia aveva ben altre questioni molto più importanti che le passavano per la testa. Kanna era diversa invece diceva che un giorno si voleva sposare e avere una famiglia, Hama pensava che fosse strano visto che le aveva raccontato che era scapatta dal Polo Nord aperchè non si voleva sposare però Kanna diceva che se era scapatta era perchè voleva sposarsi e avere allo stesso tempo la libertà che al Nord non le avrebbero mai permesso.
Hama non la capiva, ma infondo non erano fatti suoi se l'amica raggionava in maniera tanto strana.
“Eppure sei tu quella che si sta sposando con un'uomo che non ami.” le disse la voce dell'amica. Ignorando la voce Hama si sedette sul letto pensando che molto probabilmente Kanna aveva ormai realizzato il suo sogno infondo era sempre stata molto popolare tra i ragazzi del vilaggio, ma il pensiero di non aver potuto assistere in realtà non faceva ad Hama né caldo né freddo ormai la sua casa era solo un ricordo lontano. Però a volte si domandava cosa fosse successo al vilaggio o se fossero nati altri dominatori dopo di lei e se nel caso cosa fosse successo loro.
Stavano svillupando le loro abilità circondati da neve e ghiaccio oppure erano stati catturati come lei?
Chissà se qualcun'altro aveva scoperto il dominio del sangue, ma Hama n'è dubitava forse stava peccando di pressunsione però sentiva che non c'erano al mondo altri dominatori in grado di capire tutte le potenzialità nascoste dell'acqua. Molto probabilmente la tecnica più pericolosa e più potente del Sud sarebbe morta con lei, ma prima che ciò accadesse Hama si sarebbe assicurata di farla pagare a più personae possibilli di quella nazione.
Un pensiero però le passo per la testa, ma l'accantono subito.
Era impossibille trovare un altro dominatore dell'acqua a cui tramandare la sua sapienza a meno che non fosse nato da lei, ma anche se si stava per sposare dubita di poter rimanere incinta visto che sia lei che Taro stavano andando verso la cinquantina.
Lei era e sarebbe rimasta sempre l'unica dominatrice del sangue e la Nazione del Fuoco avrebbe imparato a temerla proprio per questo motivo.

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Capitolo 6
*** Capitolo sei. ***


Una lezione che aveva appresso in vita sua era che ciò che è improbabille non significa necessariamente impossibille. Era passato un'anno dal matrimonio e Hama continuava a sentirsi male senza però capirne il motivo cosi Taro l'aveva portata dal medico, l'uomo era uno dei pochi anziani che Hama aveva lasciato stare visto che un medico le sarebbe sempre potutto tornare utile e le sue precauzioni pagarono quando scopri il motivo del suo malessere.
Era incinta.

Il fatto di star aspettando un bambino non le importava almeno non quanto il pensiero che infodno avrebbe potutto trasmettere il dominio del sangue a qualcuno, ovviamente c'era al possibilità che il bambino nascesse senza alcun dominio come Taro o peggio potesse dominare il fuoco, e la solo idea di mettere al mondo una cosa del genere la faceva rabbrividire, ma Hama non voleva scoraggiarsi infondo gli spiriti erano dalla sua parte altrimentri non sarebbe mai riuscita a fuggire.
Sapevano che stava facendo la cosa giusta e l'avrebbero di sicuro aiutata a continuare la sua opera. E a proposito di spiriti come aveva previsto la colpa delle varie scomparse venne data ad uno spirito che viveva nella foresta e di questo Hama era grata nessuno andava mai a controllare le opere degli spiriti perchè tutti troppo terorrizati anche se c'era sempre qualcuno che veniva nella foresta nelle notti di luna piena qualche temerai che pagava a caro prezzo questa loro aventatezza.
Allo stesso tempo Taro non sembrava molto entusiasta della notizia, molto probabilmente visto ciò che gli era accadutto in passato era spaventato all'idea di diventare nuovamente padre.
Come al solito Hama non sapeva cosa dirgli quando si sfogava con lei perciò lo lasciava parlare senza mai interomperlo in completo silenzio, d'altronde aveva cose più importanti delle qualli occuparsi. Durante il periodo di gravidanza era consigliabille fare attenzione mentre si dominava e questa era un problemma, il dominio del sangue impiegava molte energie perciò avrebbe dovutto ridurne l'utilizzo in modo significativo e si chiedeva spesso se n'è sarebbe stata capace di farlo. Visto che era ancora ai primi mesi per il momento non si sarebbero stati problemmi, ma ad un certo punto si sarebbe dovutta fare forza e prendersi una pausa.
Sorisse pensando che forse c'era un lato positivo in tutto questo, avrebbe dato loro un falso senza di speranza prima di rimettersi all'opera in questo modo il terorre si sarebbe difusso con più forza di prima.
Si, un lato positivo c'era di sicuro.

I mesi passavano e Hama era riuscita a mettere a freno i suoi impulsi, aveva dominato il sangue per i primi mesi rappendo non solo anziani o schiocchi avventurosi ma anche altre persone, la sua fame di vendetta diventava sempre più isasiabille e questo era uno dei principali motivi per cui non vedeva l'ora che arrivasse il momento del parto.
Mancavano solo poche settimane e poi avrebbe ripresso la sua missione e se era fortunata non sarebbe stata costretta a farlo da sola. Quella era inefetti l'unica cosa che le importava nient'altro. N'è il sesso n'è il nome del nascituro erano qualcosa che le interessava in realtà non ci aveva mai nemmeno pensato. Lasciava che fosse Taro ad occuparsi di quei dettagli inutili e quando le persone principalmente i clienti della locanda le facevano domande sulla gravidanza lei si limiti a sorridere e a dire che era felice senza aggiungere altro.
Alcune persone molto probabilmente la consideravano strana, ma per Hama l'importante era che non facessero troppe domande.
Le si ropeterò le acque una mattina quando Taro era al mercato e lei stava servendo la colazione ai clienti della locanda, fu portata subito dal medico e alla fine nacque suo figlio.

Kai era un nome che infondo le piaceva, le ricordava vagamente un nome della tribù dell'acqua perciò quando Taro lo scelse lei fu subito d'accordo. Lei però non sapeva niente di bambini, a parte scambiare qualche frase di circostanza con i figli dei clienti non aveva mai interagito con i bambini prima d'ora perciò almeno finchè non avesse scoperto se Kai fosse stato un dominatore dell'acqua o meno era più che felice di lasciarlo alle cure quasi esclusive di Taro.
Nel fratempo avrebbe finalmente potutto riprendere ad usare il dominio del sangue, quel giorno era luna piena e lo spiritto della foresta stava per fare delle nuove vittime. Si strinse nello schiale e uscendo dalla finestra si diresse nella foresta.
Con la luna alta nel cielo non si sentiva cosi bene da mesi, come aveva sospettato le persone erano tornate ad andare nella foresta senza paura visto che le sparisioni si erano fermate.
Proprio davanti a lei c'erano delle persone attorno ad un falò, Hama sorisse nel vederle lì completamente ignare di ciò che stava per accadere a loro. Non c'erano vittime migliori di quelle.

Hama era strana, per dirla tutta era sempre stata strana fin dal primo giorno in cui l'aveva incontratta.
Eppure era uno dei motivi per cui l'amava, ma ultimamente era più strana del solito all'inizio aveva datto al colpa alla gravidanza poi però si era reso conto che non era quello il problemma. Hama sembrava un animale in gabbia e lui non riusciva a capirne il motivo, quando cercava di parlarne con lei non gli rispondeva e come al solito le loro conversasione era quasi sempre unilaterali.
Non aveva mai pensato che potesse essere un problemma almeno non fino ad ora, non finchè avesse continauto con quell'attegiamento anche per quanto riguardava Kai. Hama non poteva continuare a non essere presente per il figlio, a comportarsi come se l'unica persona che le importava fosse se stessa non quando si parlava di Kai questo Taro non l'avrebbe mai accetato non importava quanto amava Hama c'era un limite a tutto.
Busso alla porta della stanza in cui la moglie dormiva quando stava male e non voleva disturbarlo, ma non senti alcuna risposta cosi apri la porta e trovo la stanza completamente vuota. Taro si guardo attorno agitato, mille scenari oribilli gli passarono di mente finchè non notò la finestra aperta e guardando giù vide in lontananza uan figura muoversi verso al foresta.
Avrebbe riconosciutto ovunque quella figura sopratutto perchè era avolta nello sciale che gli aveva regalato lui.
Senza pensarci due volte decise di seguirla.

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Capitolo 7
*** Capitolo sette. ***


Doveva ammetere con se stesso che da quando si era sparsa la voce dello spirito faceva di tutto pur di non dover entrare nella foresta di notte ciò nonostante ora che si trovava lì non aveva paura o almeno non aveva paura per se stesso.
Era molto più spaventato pensando a ciò che sarebbe potutto capitare ad Hama. Man mano che si inoltrava nella foresta Taro poteva sentire il proprio cuore battere più forte ad ogni passo che faceva. Prima che apparisce quello strano spirito aveva fatto varie passeggiate nella foresta e riconosceva la strada che stava percorrendo e se non si sbagliava da lì a poco sarebbe arrivato a delle grotte, sperava sinceramente di non doverci entrare perchè visto com'erano profondo si sarebbe quasi sicuramente perso senza possibilità di ritrovare la via d'uscita.
Senti dei rumori, erano molto bassi però era certo che fossero i lamenti di qualcuno segui i suoni e ciò che vide gli fece gelare il sangue.
Una persona, un uomo stava facendo quei versi, si stava muovendo o forse sarebbe stato meglio dire che si stava contorcenot in un modo he era impossibile da diffinire naturale... o umano. Era come se qualcuno lo stesse muovendo contro la sua volonta, come se quell'uomo fosse un semplice burattino nelle mani di qualcun'altro.
Ingoiando le bille che sentiva in gola Taro cerco di pensare ad un modo per aiutare l'uomo, non poteva lasciarlo lì a soffrire però non fece in tempo a pensare a niente perchè quando giro lo sugardo e la vide si senti crollare la terra sotto i piedi.
«Hama?» disse in un sussurro.

Quando era uscita di casa credeva che al fortuna avesse deciso di sorriderle, aveva trovato subito un viaggiatore disperso nella foresta, ma quando senti la voce di Taro capì di essersi sbagliata. Si volto e lo vide lì, che la fissava spaventato e confusso... e in quel momento Hama capì che l'aveva scoperta, forse non gli erano ancora chiari tutti i pezzi ma in ogni caso sarebbe arrivato a capirgli da solo molto presto.
«Che cosa stai... che cosa stai facendo?» chiese Taro, ma Hama come suo solito non rispose anche perchè non sapeva cosa dirgli.
«Rispondimi!» grido Taro e Hama fu certa di non avelo mai visto cosi arrabiatto da quando lo conosceva. «Non c'è nessuno spirito... sei tu che fai sparire le persone, vero?»
«Si.» rispose Hama.
«Perchè? Perchè fai una cosa cosi crudele?» chiese Taro. Hama strinse i pugni e senti il suo sangue gelarsi nelle vene, come poteva proprio lui fare una domanda del genere?
Credeva che la capisce, credeve che anche lui odiasse questa nazione.
«Perchè se l'ho meritano!» strillo Hama. «Gli sto facendo provare sulla loro pelle il dolore che hanno inflitto a me!»
«Ma di cosa stai parlando Hama?» disse Taro confusso.
E Hama rispose, gli racconto tutto senza tralasciare nessun dettaglio sulla sua prigionia o sul dominio del sangue. Più parlava e più l'espressione di Taro cambiava, dalla rabbia alla confussione per poi passare alla paura e alla fine alla pietà.
«Hama.. capisco che sei arrabiatta e non fingero di sapere cosa provi.» inizio. «La nostra nazione a fatto a te e alla tua gente un torto imperdonabille ma attaccare degli innocenti non è la risposta... non ti rende tanto diversa da coloro che vuoi punire.»
«Dici cosi perchè questa è la tua nazione!» strillo Hama in preda alla rabbia.
Come poteva dirle che era uguale a loro? «Dico cosi perchè ti amo!» ribatte Taro.
«Ciò che fai è ingiusto, stai lasciando che il tuo rancore guidi la tua vita. Fidati anch'io ho odiato tanto coloro che mi avevano tolto la mia famiglia, ma ho capito che non potevo vivere nel rancore per sempre ad un certo punto sono dovutto andare avanti.»
«Io sto andando avanti!» strillo Hama. «Sto...»
«Stai facendo soffrire delle persone che non ti hanno fatto nulla! La maggior parte della gente del vilaggio nemmeno sa se la guerra la stiamo perdendo o no perchè non gli interessa!»
Hama ringhio, non capiva perchè Taro le stesse dicendo tutto questo.
Perchè non provava a comprenderla? Pensava che fosse diverso, ma in realtà era come tutti gli altri di quella nazione pensava solo e unicamente a se stesso.
«Sei un traditore!» sbotto Hama.
«Hama ascoltta io ti amo e non m'importa da dove vienni se sei una dominatrice dell'acqua o no.» inizio Taro. «Ma ti prego smettila con questa storia del dominio del sangue qui hai me e Kai non ti bastiamo? Possiamo andare avanti assieme, dimenticare il passato giuro che se ti farò finta di non aver visto niente di tutto questo.»
Hama non seppe come ribattere, Taro l'aveva scoperta e invece di andare a dennunciarla era disposto a continuare a stare con lei... ma solo se la smetteva con il dominio del sangue.
Strinse i pugni e nel fare ciò sbatte malamente a terra il pover uomo che stava controllando ovviamente Taro andò a controllarlo, ma ad Hama non importava.
Lei non avrebbe smesso aveva una missione far crollare in ginocchio la Nazione del Fuoco se Taro non al capiva allora... allora non aveva più bisogno di lui.

Con suo enorme sollievo notò che l'uomo che Hama aveva torturatto era solo svenuto, ma ciò non toglieva al gravita di ciò che Hama aveva fatto. Non poteva credere a ciò che la donna avesse fatto finora, non gli importava se non era delal Nazione del Fuoco, ma non poteva permetterle di continuare la sua insensata crociatta però sembrava che lei non volesse ascoltarlo.
«Devo chiamare un dottore.» disse Taro.
«Per quella feccia!» grido Hama. «Non puoi farlo!»
«Troveremo una soluzione te l'ho prometto, ma non possiamo lasciarlo in queste condizioni.» spiego Taro avviandosi verso il vilaggio.
«No!» disse Hama e in quel momento Taro senti il suo corpo bloccarsi. «Tu non vai da nessuna parte!»
«Hama lasciami.» protesto Taro.
«No!» disse di nuovo Hama. «Sei come tutti gli altri ti ho credutto diverso ma mi sbagliavo!»
Detto ciò Hama lo spinse con la mano lontano da lei, ma mentre lo allontanava Taro si ritrovo su una parte sdrucievole del terreno che lo fece cadere su alcune roccie.
L'ultima cosa che seppe fu un gran dolore alla testa.

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Capitolo 8
*** Capitolo otto. ***


Silenzio.
Se c'era una cosa che Hama non aveva mai sperimentato era il silenzio.
Il suo villaggio al Polo Sud era semrpe pieno di rumori cosi come lo erano le celle in cui era stata imprigionata, ma ora non sentiva nessun rumore anche il vento sembrava si fosse ammutolito all'improvisso.
«Taro?» lo chiamo mentre si avvicinava a lui non ricevendo però alcuna risposta.
Si inginocchio davanti a lui e inizio a scuoterlo, ma Taro continuava a non muoversi alla fine Hama si senti insensibille quando vide la roccia macchiatta lì vicino. Si morse il labbro cosi forte da farlo sanguinare, lei non voleva questo, non a Taro, non a lui... eppure l'aveva fatto.
Era colpa sua.
“No!” penso scuottendo la testa non era colpa sua, non aveva fatto niente, aveva solo tentato di fermarlo poi se era caduto era un'incidente non era colpa sua... o almeno non voleva ammettere che lo era perchè se l'avesse fatto allora le ultime parole che Taro le aveva rivolto sarebbero state vere.
Era davvero un mostro come coloro che l'aveva imprigionata.

La prima cosa che fece quando torno a casa fu scacciare la tata che Taro aveva chiamato prima di seguirla, una volta che fu sola in casa si tolse lo sciale e andò nella stanza del figlio. Kai stava dormendo tranquillo nella sua culla e Hama lo guardava cercando di trovare qualcosa che la facesse sentire meglio, ma non ci riusci.
“Hai uccisso tuo marito e il padre di tuo figlio come pensi di poterti sentire meglio!” le grido la voce di Kanna.
Hama sospiro, molto probabilmente gli abitanti del vilaggio avrebbero datto la colpa della morte di Taro allo spirito della foresta oppure l'avrebbero attribuita ad un'incidente in ogni caso non c'era alcuna possibilità che l'avrebbero collegata a lei.
«Non posso farlo...» mormoro tra sé mentre si passava una mano sul volto.
Si sentiva vuota, in quegli anni aveva fatto di Taro una stampella senza nemmeno rendersene conto e adesso che lui non c'era più non sapeva come continuare.
Alla fine prese una decisione, mise tutte le cose di Kai in una borsa e con il figlio in braccio usci nuovamente dalla locanda solo che stavolta non era diretta nella foresta.

Aveva camminato per almeno un giorno intero, ma alla fine era arrivata.
Mise il cesto con suo figlio davanti all'entrata e poi busso prima di nascondersi lì vicino, vide la porta aprirsi e una donna raccogliere suo figlio e potarlo dentro all'orfanatrofio.
Una volta completamente solo Hama si lascio andare ad un sospiro che aveva trattenuto fino a quel momento, aveva appena mandato via la sua unica possibilità di poter continuare al sua opera ma non le importava.
Prima di tornare a concentrarsi completamente al dominio del sangue, prima di fare in modo che più niente l'avrebbe distratta dalla sua missione voleva comportarsi come una vera madre almeno una volta per questo aveva abbandonato Kai.
Lei non avrebbe mai potutto crescerlo, non n'è sarebbe stata in grado. Mentre si incaminava verso il viallaggio penso a cosa dire alla gente, probabilmente avrebbe detto che lo spirito adesso si metteva a rapire bimbi piccoli cosi la faccenda si sarebbe chiusa in fretta.
Si volto un'ultima volta verso l'orfanotrofio, quella sarebbe stata l'ultima volta che avrebbe visto gli occhi grigi di suo figlio... o di Taro se è per questo.

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Capitolo 9
*** Epilogo. ***


Gli anni continuavano a passare e i suoi capelli diventavano sempre più bianci cosi come aumentavano le rugghe che aveva in volto e mentre lei cambiava ciò che la circondava non l'ho facevano.
La guerra era ancora in corso, ormai era conosciuta da tutti come la guerra dei cento anni e lei era ancora qui ad utilizzare il dominio del sangue per vendetta. Non c'era luna piena quella notte, ma lei era comunque andata nella foresta per una passaggiatta noturna inoltre doveva controllare i suoi prigionieri e fu in quel momento che lo vide.
Un falò, c'era qualcuno accampano in mezzo agli alberi.
Si avvicino di soppiatto e vide quattro ragazzini, due femmine e due maschi, che stavano raccontando storie del terrore. Fu la storia della ragazza con i capelli castani a sorprenderla... quella ragazza proveniva dalla tribù dell'acqua del sud come lei.
Hama sorisse, gli spiriri le avevano datto qualcuno a cui trasmettere il suo sapere.
Non sapeva come, ma se quella ragazza fosse stata una dominatrice come lei allora non importava le avrebbe fatto imparare il dominio del sangue non importava se n'è fosse stata costretta ci sarebbe riuscita.
In un modo o nell'altro.

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