Le ultime note della ninnananna

di udeis
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Se potessi sfiorarle ancora ***
Capitolo 2: *** Un lungo estenuante incubo ***
Capitolo 3: *** Che almeno sia servito ***
Capitolo 4: *** La fiamma che arde ***
Capitolo 5: *** Consolarti ancora ***
Capitolo 6: *** Senza ripensamenti ***
Capitolo 7: *** Uno solo ***
Capitolo 8: *** Sul filo ***
Capitolo 9: *** Il lavoro che c'è da fare ***



Capitolo 1
*** Se potessi sfiorarle ancora ***


Se potessi sfiorarle ancora - Letho
 

I visi delle tue figlie ti appaiono un'ultima volta mentre prendi la mano del Corvo.

Non sai se il loro ricordo è vero o se è l'ennesima crudele illusione della tua esistenza. C'è davvero - o c'è stato- un altro Letho? Uno fatto di carne ed ossa; uno più vecchio più saggio più umano?

E se le tue figlie esistono, se sono reali, quanto tempo è passato dall'ultima cosa che ricordi? Giorni? Mesi? Anni?Le hai amate con ogni respiro della tua breve vita e ti rifiuti di credere che anche questa sia stata una menzogna.
Perciò fai l'unica cosa che ancora ti è possibile e le affidi alla lealtà di un dio antico e a quella dei compagni di viaggio che il fato - il Corvo- ti ha assegnato.

"Che le salvino!", Preghi, "Che le trovino!".

La fede divampa con la ferocia di un incendio - ed è la prima volta da mesi!-, ma tutto si fa sfumato, distante. Senti il calore della mano del bambino che ti guida, deciso, nell'incoscienza.

Non ti opponi.
 

Un ultimo rimpianto, un ultimo ricordo e poi il nulla ti accoglie come una madre benevola.





Note.
Non so, se questa storia la leggerà anche qualche mio vecchio lettore (cosa che spero), ma volevo scusarmi per essermi assentata così a lungo. La pandemia è stato un momento particolarmente difficile per me e non sono riuscita a scrivere nemmeno una parola. Forse è per questo che, alla fine, sono ripartita da un fandom in cui non avevo, praticamente, mai messo piede, anche se a onor del vero mi sarebbe piaciuto pubblicare qualche nuovo capitolo delle storie che ho lasciato incomplete.
La raccolta, come scritto nell'introduzione, si basa sui personaggi di una campagna di gioco di ruolo portata avanti dal Team di Inntale, su YouTube, (qui il link). Aggiungo che, sebbene abbiano pubblicato anche dei fumetti sul passato dei personaggi, io non li ho (ancora) letti, perciò mi baso sulle informazioni date durante la serie e sulla mia immaginazione. Perdonate, quindi, eventuali incoerenze.
Chiudo qui, che le note stanno diventando più lunghe del capitolo, grazie a tutti.

 

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Capitolo 2
*** Un lungo estenuante incubo ***


Un lungo estenuante incubo - Dalia

Da casa tua a Fatumastra il viaggio è stato lungo: te lo ricordi confuso e a tratti chiarissimo, come un incubo estenuante. Fuggivi senza riuscire a guardarti indietro, scappavi, voltandoti continuamente: la paura e il desiderio di rincontrarseli davanti, quegli assassini.

Poi li hai incontrati. Non loro, no, non ancora, ma altri: anche la loro vita era andata a puttane nel giro di qualche giorno. 

Li avresti chiamati amici appena qualche decimana fa.
 

                                                                                                                                Non ti sei azzardata.
                                                                                                                                      Dopotutto li conoscevi appena.

 

Oggi, anche se affronti il viaggio di ritorno con una determinazione nuova, preferiresti di gran lunga, la compagnia dei tuoi -quasi- amici a quella di questo affabile- e inquietante- sconosciuto.
È un padre amorevole, ma tu sai benissimo che non è quello il motivo per cui viaggia con te.

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Capitolo 3
*** Che almeno sia servito ***


Che almeno sia servito - Galgith

"Sta diventando brava" dice Galgith e sorride alla vista dello scrigno svanito.

Pochi mesi fa, ai tempi della Dramatis Persona, avrebbe valutato i pro e i contro e le avrebbe chiesto di diventare sua allieva, forse addirittura di entrare nell'organizzazione. Dalia ha un ottimo potenziale, è indubbio, ma è il suo desiderio di riscatto a fare davvero la differenza.
Sogno le avrebbe potuto insegnare a usare la sua rabbia come uno strumento, senza lasciarsene consumare, le avrebbe potuto donare i mezzi per non sentirsi più impotente e un obiettivo che non fosse autodistruttivo.

Oggi, che sulla sua vecchia attività è calato il sipario, l'addestrerebbe per il suo stesso bene, per aiutarla a superare quel lutto nero come catrame in cui si tiene a galla a fatica. Evitare di affogare nei rimpianti è più semplice, se qualcuno ti lancia un salvagente e ti indica la direzione in cui nuotare; lo sa per esperienza personale.

Galgith vorrebbe davvero tener fede alla memoria del suo vecchio maestro e ricambiare quel favore come si deve, ma la spada di Damocle che gli pesa sul capo non gli permette nemmeno di rifiatare. È una corsa contro il tempo, la sua: per non perdere il suo corpo, la sua mente, la sua libertà.


E neanche Dalia può permettersi di riposare.

 

Ha avuto poco meno di una decimana per insegnarle i rudimenti di un'arte che lui padroneggia da tempo. Ha avuto poco meno di una decimata per insegnarle a fronteggiare le conseguenze delle scommesse sbagliate e a tirarsene fuori.

L'elfo sa perfettamente che non è neanche lontanamente abbastanza, ma spera con tutto il cuore che a qualcosa, almeno, sia servito.









Note.
I riferimenti alla Dramatis Persona e al nome in codice di Galgith, Sogno, vengono dal racconto "Riforgiato", pubblicato sul sito di Innatale e letto su YouTube da Gian.
 

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Capitolo 4
*** La fiamma che arde ***


La fiamma che arde - Shiran

La fiamma che arde dentro di te non si è ancora spenta e ti piace: ne assapori con ferocia il potere e il calore. Stai bene, nonostante la battaglia, e non capisci perchè gli altri siano così mesti. La morte di Letho ti dà più rabbia che tristezza: per questo hai ucciso tutti gli elfi delle macerie che ti sono capitati a tiro, per questo lo rifarai con piacere se oseranno attaccare di nuovo la città.
Punire i colpevoli, pensi, è importante quanto ricordare i caduti: entrambe attenuano il dolore e l'impotenza della perdita. Vorresti che anche gli altri lo capissero, così potrebbero iniziare a stare meglio prima di ripartire.

Tornerai a casa, anche tu, ora, perchè vuoi sapere se stanno tutti bene.
Tornerai a casa perché vuoi costruire quello che hai visto nel sogno.
Tornerai perché vuoi bruciare i tuoi nemici con il fuoco della tua anima, vuoi che soffrano e vuoi che il tuo popolo lo veda e ne sia fiero.

Non ci trovi nulla di sbagliato in questo e nemmeno in Ulrian che ti segue con occhi colmi di adorazione. C’è Rasmonidianas con te: lui ti rende ammirabile, lui ti rende potente.

Se le voci dei tuoi nuovi amici, se i loro dubbi, ti sfiorano, li scacci lontano, insieme alle tue insicurezze: non capiscono.

Non possono farlo.

 

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Capitolo 5
*** Consolarti ancora ***


Consolarti ancora - Han

Torni nell'unico posto in cui ti sei sentito accolto: nella tua tana, come una belva ferita. Ti chiuderai in un bozzolo lontano, dove potrai elaborare il peso delle morti che ancora percepisci, gelido, sulla tua stessa pelle.

Uscirai dal tuo ritiro solo una volta fatti i conti con te stesso e speri di uscirne migliore, perchè non vuoi che nulla di tutto ciò si ripeta. Desideri con tutto il cuore imparare a prevenire le battaglie, a limitare i danni, a preservare la vita.
Scimmietta è l'unica creatura che ti porterai dietro, l'unica che è con te ancora prima dell'inizio, l'unica che sa chi sei stato, l'unica che ti vedrà cambiare di nuovo.
Non che la cosa importi più di tanto, adesso.

Senti la vita nel suo complesso, tu: è un insieme guizzante di colori e forme, una luce calda, una parte di un tutto in equilibrio. Uomini o animali non fa differenza: la morte che li ha spenti oggi non era necessaria, non era naturale e fa male sapere di essere stato così poco d'aiuto.

Non sei arrivato in tempo, ma lo stesso non riesci a scrollarti di dosso l'immagine del campo di battaglia: i tuoi amici stavano tutti per morire.

Letho lo ha fatto davvero.

 

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Capitolo 6
*** Senza ripensamenti ***


Senza ripensamenti - Rendar


È finita, no? E Rendar può esserne più che fiero.

É sopravvissuto ai non-morti e ha riportato a casa la pellaccia. La sua splendida pellaccia, specifichiamolo pure.

Perlopiù la Chiesa non si è ancora accorta del suo doppio gioco; del loro doppio gioco, a voler essere precisi. Non tutti possono vantare un'impresa simile.
É stata, senza dubbio, una vittoria schiacciante.

 

Alastor, però, non potrà più suonare.
Lin era svenuta, appena cinque minuti fa.

E Boris, beh, non è che siete proprio amici con Boris, però c'è una certa confidenza, ormai, un cameratismo, si può dire.

L'arconte ha fatto condannare a morte i Fratelli della Forca senza nemmeno un ripensamento, ha staccato di netto il braccio dell'orco senza battere ciglio e li ha fatti entrare in una città condannata senza avvertirli.

Ma è andato tutto bene, vero?

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Capitolo 7
*** Uno solo ***


Uno solo - Alastor

È andato tutto storto.

Per questo è più che felice di vedere quella gente impiccata. Un'apocalisse non-morta è una cosa che può anche affrontare, ma diventare un musicista monco, proprio no. Sarebbe come se Boris perdesse...beh sarebbe come se Boris perdesse il cappello.

Delle obiezioni moraliste di Rendar, poi, se ne infischia: ha entrambe le braccia lui, non ha il diritto di parola.

Si è ferito, è stato maledetto ed è andato tutto in merda e nemmeno i chierici possono fare qualcosa per il suo braccio. Deve tornare alla maledettissima Vercor: gliel'hanno detto i medici e pure Boris, anche se lui con quel nano non ci vuole più parlare. Non nell'immediato, almeno.
Scommette che anche Lin, se mai riuscisse ad esprimere un'opinione tutta sua, gli direbbe la stessa cosa, cioè che deve tornare a casa, dov'è ricercato.

D'altronde che può fare un bardo con un braccio solo?

(Il fatto che Rendar si sia offerto di accompagnarlo, lo rende solo leggermentissimamente meno schifoso).

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Capitolo 8
*** Sul filo ***


Sul filo - Boris
 
 

Trecento anni sotto copertura e ancora volteggi leggiadro come un acrobata sul filo che divide verità e menzogna, fedeltà e tradimento. Non c'è nessuna rete di sicurezza ad attenderti se dovessi cadere: solo il buio dell'oblio e dell'infamia, riservato ai doppiogiochisti che hanno fallito. Ironico, visto che la destrezza non è proprio il tuo forte.

Tu, però, hai la coscienza a posto e sei in pace con gli dei, tutti gli dei. La tua fede è salda e i poteri e le capacità che ti dona sono al loro posto, granitiche, come il primo giorno. Senti la magia formicolare sotto pelle, rassicurante calda, nei giorni di pace, e la scateni, spietato freddo, nei giorni di guerra.

Omettere, mentire, ingannare, persino tradire le persone o la stessa Chiesa, non è un peccato così grave -è evidente- se lo si fa per un fine superiore.

Dopotutto, per gli dei, non sono altro che pedine;

te compreso.




Note: scusate la lunga pausa. Non sono riuscita a fare altrimenti

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Capitolo 9
*** Il lavoro che c'è da fare ***


Il lavoro che c'è da fare- Kenshi

Le cose ti sfuggono dalle mani, ogni giorno più velocemente e hai già trovato delle incongruenze; ne hai già create. Ti muovi a tentoni, come nella nebbia e per ogni cosa che si fa più nitida un'altra svanisce senza tracce. Non puoi fidarti nemmeno dei tuoi stessi ricordi.

Quanto tempo ti rimane? 
Non lo sai.
 

Stai accelerando o ritardando gli eventi?
Ignori anche questo.

 

Rinchiuso in un labirinto di specchi, l'unica voce che senti rimbombare è quella della tua coscienza.

 

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