Wild World

di Nanyscia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I. ***
Capitolo 2: *** Capitolo II. ***
Capitolo 3: *** Capitolo III. ***
Capitolo 4: *** Capitolo IV. ***
Capitolo 5: *** Capitolo V. ***
Capitolo 6: *** Capitolo VI. ***
Capitolo 7: *** Capitolo VII. ***
Capitolo 8: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Capitolo I. ***


I
I.
 
Un violento scossone svegliò Betty. Alzò la testa dal finestrino dove l’aveva poggiata per riposare, ancora un po’ stordita. Si era assopita quasi subito dopo la partenza, approfittando di un irreale silenzio tra i componenti di quella strana compagnia.
 
Si accorse con imbarazzo di avere un po’ di bava a un angolino della bocca; si affrettò a pulirsi. Poi un altro scossone la colse di sorpresa, facendole battere la testa contro il tettuccio del pulmino.
 
“Marc, non puoi stare un po’ più attento?” esclamò dolorante.
 
“Ehi, non è colpa mia: è questo affare che non sopporta molto bene gli urti”
 
“Non pensavo ci fossero tutti questi dossi nel New Jersey.”.
 
“Infatti, ma credo di investire qualcosa. Scoiattoli, forse.”.
 
Betty alzò gli occhi al cielo: cominciava a dubitare che sarebbero arrivati tutti sani e salvi a destinazione.
 
***
 
Betty entrò in ufficio e si era diresse verso la poltrona rosa fiammante che campeggiava dietro la sua scrivania. Quando fu seduta, si prese qualche altro secondo di pausa chiudendo gli occhi e lasciando cadere la testa all’indietro. Era tutto ancora così irreale... Ma non aveva tempo per compiacersi di sé. Portò lo sguardo sul lato destro della sua scrivania dove, in una cartellina dello stesso rosa shocking della poltrona, se ne stava, piuttosto alla rinfusa, la posta delle ultime due settimane. Doveva decisamente trovarsi un assistente, lei da sola non ce l’avrebbe fatta. Da quando era stata promossa (Era ora che riconoscessero i tuoi meriti mija! aveva esclamato giubilante il padre, ignorando che la scelta di Betty per quel posto fosse stata fatta dietro suggerimento di una monetina da mezzo dollaro). Insomma, da quando era stata promossa a Feature Editor erano successe così tante cose che un’incombenza tanto impegnativa come la ricerca di un assistente non era ancora riuscita a farsi posto.
 
Intanto, c’era Daniel di cui preoccuparsi. Dalla morte della povera moglie lo aveva visto solo due volte: la sera del fatto, quando lo stesso Daniel l’aveva chiamata in cerca di conforto, e il giorno del funerale, tre giorni più tardi. In entrambi i casi non avevano parlato, semplicemente lui l’aveva abbracciata, stretta a sé, e Betty aveva sentito solo le sue lacrime bagnarle il collo.
 
E poi… alzò gli occhi dalla scrivania invasa dalle carte, e guardò fuori verso di lui. Lui era Matt, che aveva avuto la felice idea di farsi assumere dal padre come vice capo redattore di Mode. No, non c’era mai stato prima di lui un vice capo redattore a Mode (con due co-editori non ce n’era davvero bisogno), ma Cal Hartley poteva tutto, compreso creare una nuova posizione ad hoc per il figlio. Matt era anche intenzionato a darsi da fare, a rendersi utile, ma un aspirante pittore ex giornalista sportivo, ex veterinario, ex karateka ed ex maratoneta, ben poco sapeva di moda, cosicché alla fine, se pure cercava di dare un contributo a livello generale - messo in crisi da abiti d’alta moda e creme di bellezza - finiva per lasciare gran parte delle decisioni a Wilhelmina.
 
Questa era tornata ad essere Direttore Creativo (affermava di aver preso la cosa con sportività, quando invece a intervalli regolavi saliva sul tetto per sfogarsi distruggendo a colpi di mazze da baseball i suoi manichini/antistress) e in quel momento si stava aggirando come una pantera in gabbia nel suo ufficio, mentre Marc osservava la scena, a tratti divertito, a tratti impietosito.
 
Betty pensò che non avrebbe dovuto prendersela tanto, considerando che la poca esperienza di Matt e la dolorosa vedovanza di Daniel le avevano servito su un piatto d’argento la possibilità di controllare, di fatto, la rivista. Riportò lo sguardo sull’ufficio di Matt. Ora stava dipingendo. Questi, proprio allora, alzò lo sguardo dalla tela e lo portò a incontrare quello di Betty, che si affrettò a guardare altrove. Lui voleva farle solo sapere che era lì. Era per questo che aveva accettato quel lavoro, solo ed esclusivamente per farle sapere che lui era lì, nell’ufficio di fronte, quello del suo diretto superiore, a ricordarle in ogni singolo momento possibile il suo tradimento. Come se Betty avesse bisogno di lui per ricordarselo.
 
Decise che era ora di concentrarsi sul lavoro. Si buttò sulla posta, ma la prima lettera che le capitò tra le mani tornò subito a distrarla. Era indirizzata a Daniel.
 
I primi giorni aveva provveduto lei a prenderla da parte sua e a tenergli aggiornata l’agenda, un po’ per abitudine, un po’ per sottrarla dalle mani distratte e potenzialmente pericolose di Amanda. Ma poi Wilhelmina le aveva vietato di farlo, perché era un vincolo troppo stretto con il suo lavoro di prima e perché la poteva distrarre dalle sue nuove responsabilità, e soprattutto perché dava a Daniel la possibilità di riprendere facilmente le redini della rivista non appena si fosse ripreso (naturalmente la Slater aveva omesso quest’ultima ragione a Betty, ma era bastato il sorriso tiratissimo illuminato dal bianco accecante dei denti bianchissimi per confermarlo).
 
Fortunatamente per Daniel, Betty aveva trovato un’alleata preziosa nell’assistente di Matt, Lily: una ragazza biondissima e sempre pallida, carina ma non bella, vestita con abiti quel tanto appena fuori moda da confinarla tra i paria della redazione (categoria cui Betty era orgogliosamente appartenuta in quel tempo in cui nel suo armadio ancora figurava il caro poncho da Guadalajara, che però aveva ingloriosamente finito i suoi giorni in un falò appositamente organizzato sul tetto da Amanda ai tempi della loro convivenza).
 
Lily, tra un colpo di tosse e l’altro, aveva ottenuto da Matt ufficialmente l’incarico di occuparsi delle faccende di Daniel fin tanto che fosse tornato e avesse trovato un nuovo assistente. Meticolosa, leale, e di buona compagnia per qualche chiacchiera alla caffetteria, aveva accettato volentieri di fare questo piacere a Betty, cui concedeva anche di mettere naso nelle suddette faccende quel tanto da sfogare le sue crisi d’astinenza da assistenza, e che teneva al corrente sulla vita di Matt (soprattutto se tra gli appuntamenti della sua agenda spuntava qualche cena con qualche modella).
 
Stava proprio pensando a lei, quando questa apparve sull’uscio dell’ufficio.
 
“Lui. “ s’interruppe un attimo per prendere fiato, perchè aveva corso e aveva polmoni poco sviluppati “Lui è qui!!”
 
Betty non fece in tempo a chiedere di quale lui si stesse parlando al momento, perchè lui apparve quasi subito alle spalle di Lily.
 
“Daniel!”
 
Betty corse ad abbracciarlo. Daniel accolse la calorosa manifestazione d’affetto senza dire una parola. Si limitò a un sorrisetto, poi le fece cenno di seguirlo.
 
 
 
***
 
“Ma possibile che nessun altro sappia guidare qui? Mi sta venendo il mal di mare” esclamò Wilhelmina cercando nel contempo di trovare una posizione più comoda. “Senza contare che questi sedili mi stanno spezzando la schiena”
 
“Scusami Willie, ma davvero non sono io: è questo trabiccolo che è totalmente ingestibile. E ci sono troppi scoiattoli in New Jersey”
 
“Uhm, veramente credo che abbiamo attraversato il confine più o meno cinque minuti fa. Ora siamo in Pennsylvania.” intervenne Matt “Comunque se volete posso guidare un po’ io”
 
Daniel, che gli era seduto accanto, si voltò sorpreso verso di lui “Davvero hai la patente?”
 
Matt portò una mano a una delle tasche interne della sua giacca.
 
“Se volete ve la most... ehm”
 
Betty capì immediatamente cosa c’era che non andava.
 
“Temo di aver dimenticato il portafoglio a casa.”
 
***
 
Daniel la condusse nella sala riunioni, dove Betty vide si era già radunata quasi l’intera redazione. O erano tutti molto veloci o aveva pensato troppo a lungo. No, decisamente era la prima opzione quella giusta.
 
Prese posto in fretta, finendo così senza accorgersene di fianco ad Amanda. Ci pensò lei a farlelo notare, con un caloroso saluto accompagnato da un altrettanto caloroso commento sulle calze gialle fluorescenti che indossava.
 
“Bene, eccoci qua” cominciò Daniel con tono solenne “E’ una gioia per me tornare tra voi dopo… beh, dopo i recenti accadimenti..” Un mormorio si alzò dalla redazione.
 
“Ma non siamo qui per parlare di questo…” fece ancora una pausa, poi continuò “come doveste sapere, ultimamente Mode e la Meade non stanno navigando in buone acque, nonostante l’amichevole aiuto della famiglia Hartley. La fortuna, tuttavia, ci ha riservato una nuova possibilità per rimetterci in campo.”.
 
Questa volta le voci si alzarono per creare un unico grande sospiro speranzoso. Betty portò gli occhi su Wilhelmina. Stava sorridendo. Beh, sorridere proprio no, ma era un ghigno che ci somigliava molto.
 
Si girò verso Amanda “Tu sai di cosa si tratta?”
 
Lei alzò le spalle e rispose “Sì, me lo ha detto Marc. No, non te lo posso dire” aggiunse in risposta allo sguardo supplichevole di Betty “Mi ha fatto promettere di non dire niente. E tanto adesso saprai tutto no?”
 
“Conoscete certo tutti la Fabia Cosmetics, nostra inserzionista di punta per anni.”. continuò Daniel.
 
A sentirla nominare, ognuno nella redazione associò un proprio ricordo a quel nome. Betty ad esempio pensò ai suoi primi giorni a Mode, Wilhelmina non vide niente per qualche secondo, e Marc portò d’istinto una mano su una delle bruciature di sigaretta che Fabia gli aveva procurato su un braccio.
 
“Negli ultimi tempi la società ha visto un grosso aumento di capitale” (grazie alla inaspettata e prematura scomparsa dell’ultraottantenne quinto marito di Fabia e alla sua eredità, seppe dopo Betty) “e vogliono tornare a fare grandi investimenti. Nel farlo però vorrebbero anche migliorare, come dire, la propria immagine pubblica, ed è qui che entriamo in gioco noi.”.
 
Betty lanciò un’occhiata a Lily, che si era rannicchiata tra Betty e una filiforme quanto anonima editor. Capì subito che sapeva già tutto anche lei.
 
“Ci è stato proposto di partecipare a una sfida, contro Elle.”. Il nome della rivista rivale fece echeggiare nuovi cori dalla redazione, tra cui era possibile riconoscere alcune frasi del grido di battaglia delle ragazze pon-pon di Mode alla partita di softball di un anno prima. “In palio c’è, oltre alla pubblicità indiretta, un contratto in esclusiva per due anni di inserzioni con la Fabia Cosmetics. Con quello che ci offrono, e quanto porterebbero altre società attirate dalla Fabia…beh, inutile dirvi che per la società sarebbe una bella boccata d’aria.”.
 
E potremmo finalmente liberarci degli Hartley, ma questo non l’ho aggiunse ad alta voce. Non che gli stessero antipatici, padre e figlio, ma era importante che al più presto i Meade riprendessero controllo della società. Da soli.
 
“La sfida si articolerà in due fasi: la gara vera e propria, e la pubblicazione di un inserto speciale nel numero di Settembre. Fabia in persona deciderà poi quale delle due squadre si aggiudicherà la vittoria.”.
 
Daniel parlava con scioltezza e decisione. Gli occhi erano ancora visibilmente un po’ rossi, la barba leggermente incolta, ma si vedeva quanto era entusiasta dell’intera faccenda. Betty fu felice di rivedere un barlume di speranza nei suoi occhi.
 
“Ma arriviamo al dunque: il nostro obiettivo sarà portare moda e stile in un ambiente dove non sono propriamente di casa. Un carcere, per essere esatti”
 
Betty ridacchiò. Metà della redazione e delle alte sfere della Meade aveva conosciuto gli ambienti carcerari.
 
“Dovremmo recarci nella prigione assegnataci, scegliere alcune detenute, vestirle, truccarle e così via, per poi lavorare con loro all’inserto.”.
 
“Ok, va bene, i dettagli dopo.” s’intromise allora Wilhelmina “Ora pensiamo a darci subito da fare. Chi conosce un bravo fotografo?”
 
“Wilhelmina no, non ce ne sarò bisogno.” le rispose Daniel “Abbiamo precise indicazioni su chi parteciperà all’impresa”
 
“Ovvero?”
 
“Il capo redattore, il suo vice o collaboratore, il direttore creativo e il responsabile degli inserti, con i rispettivi assistenti”
 
“E chi preparerà le ... modelle ... il set, chi scatterà le foto?”
 
“E’ questo il bello. Solo otto persone al massimo, di quelle abituate a dare gli ordini, che si occupano di tutto. Con un budget di 1000 dollari.”
 
Mille?”
 
“Oh sì, viaggio incluso.”
 
Questo zittì Wilhelmina per i successivi cinque minuti. Era troppo incredula per controbattere ancora.
 
“Pensavo che Wilhelmina conoscesse tutti i dettagli” disse Betty sottovoce.
 
“Oh no, Daniel le ha fatto sapere solo lo stretto necessario” rispose Amanda “L’ho sentito per caso dal centralino”
 
Lily annuì in conferma. “Lo hai sentito anche tu per caso?” le domandò allora Betty aggrottando un sopracciglio.
 
“No, me lo ha detto Matt. Dovevo cominciare a preparare un paio di cose...”.
 
***
 
“Quando ci fermiamo? Qua cominciamo ad avere fame!”
 
Betty si voltò di scatto: si era quasi dimenticata che con loro c’era anche Amanda. Se n’era stata tanto tranquilla fino a quel momento… grande idea, quella di partire alle sei di mattina - dopo qualche iniziale momento di euforia, infatti, la ragazza si era addormentata di colpo, lasciando agli altri della compagnia il beneficio del silenzio.
 
“Tra poco tesoro, ho visto un’indicazione prima. Ora rimettiti a dormire, da brava” la rassicurò Marc.
 
“Il programma di Lily non parla di soste prima di mezzogiorno…” cominciò Betty, ma Amanda subito la interruppe. “Ma io non ho fatto colazione!”
 
“Ti avevo avvisata…”
 
“Uff… allora torno a dormire.” L’espressione di Amanda passò allora quasi istantaneamente dall’abbacchiato al ruffiano “Betty, potresti venire qua dietro a farmi dei grattini?”
 
E Betty tornò a chiedersi quanto buona potesse essere mai stata l’idea di chiedere ad Amanda di essere la sua assistente.
 
***
 
Finita la riunione, al tavolo erano rimasti solo quelli chiamati a partecipare all’impresa, ovvero Daniel, Betty, Wilhelmina e Marc, Matt e Lily.
 
“Dove dobbiamo andare di preciso?” chiese Betty.
 
“Tallahassee, Florida.” Le rispose Wilhelmina “Beh, per lo meno quando questa follia sarà finita potremo andarcene in spiaggia. Piuttosto, siamo solo noi a partire?”
 
“Oh, sì... a meno che Betty non si sia trovata un assistente. Betty?”
 
Alla domanda rivoltale da Daniel, Betty rimase un attimo in silenzio. Ne aveva dannatamente bisogno... Rispose “No, ancora no. Ma posso farcela anche senza.”.
 
“Come preferisci... comunque non preoccuparti troppo dei dettagli, a quelli potranno pensarci Marc e Lily”
 
Sentitasi nominare, Lily scattò in piedi. “Certo signore! A questo proposito, direi che calcolando le ventotto ore di viaggio nette previste, e le pause per cibo e riposo, potremmo funzionalmente fissare la partenza per domani mattina alle sei..”
 
Wilhelmina riassunse la stessa espressione sconvolta di quando aveva saputo del budget. Betty invece si chiese come avesse fatto a dire tante parole così velocemente, e a quanto potesse essere sicuro usare il metrò alle sei di mattina.
 
“Ecco, poi mi sarei permessa di preparare una piccola guida, con indicazioni stradali precise e un paio di consigli pratici... sapete, mio padre faceva il rappresentante, eravamo sempre in viaggio” arrossì violentemente sulle note biografiche “spero vi possano, ecco, essere d’aiuto. Non preoccupatevi per il mezzo, ho già preso contatti con mio zio Bob – porterà lui stesso il pulmino qua davanti all’ora stabilita.”.
 
E sempre più rossa, Lily cominciò a distribuire tre fogli a ciascuno – strada, consigli pratici, uso del budget.
 
“No, non se ne parla neanche. Non indosserò dei pantaloni di tuta per Dio! Né acquisterò abiti e make-up in un... in un grande magazzino” e Wilhelmina rabbrividì, pronunciando queste ultime due parole. Le sue proteste furono comunque ignorate.
 
“Ottimo lavoro, grazie infinite Lily”
 
Per la prima volta da quando si erano riuniti, Matt aveva preso la parola, lodando con tono gentile la sua assistente. Poi si rivolse agli altri “Direi che per oggi abbiamo finito”
 
Daniel e Wilhelmina annuirono, e tutti se ne andarono.
 
Anche Betty stava per abbandonare la sala, quando qualcuno all’improvviso le spuntò alle spalle.
 
“Amanda! Mi hai spaventato!”
 
“Hai un telo da mare da prestarmi? E niente riferimenti a Guadalajara o cose del genere.”.
 
“Telo da mare? A che ti serve scusa?”
 
“Stiamo andando in Florida no? Dovunque si vada in Florida c’è sempre il mare.”.
 
Stiamo? Amanda, guarda che tu non puoi venire.”
 
“Oh Betty ti prego, trova un modo per farmi venire. Ti prego ti prego ti prego” cominciò a supplicarla, prendendole le mani. “Non voglio rimanere qua da sola, mi annoierei a morte senza di te e Marc!”
 
E al tono supplichevole aggiunse l’espressione del cerbiatto braccato.
 
“Amanda…”
 
A Betty venne un’idea, ma anche il terrore di esprimerla ad alta voce.  
 
“Ecco... un modo ci sarebbe. Amanda…”
 
“Sì Betty?”
 
Si sentiva imbarazzata: Amanda le stava tenendo ancora le mani.
 
“Amanda… vorresti…”
 
“Sì?”
 
“... vorresti essere la mia assistente?”
 
E prima che potesse fare o dire nient’altro fu sopraffatta da una nuvola di capelli falsi biondi.
 
 
 
 

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Capitolo 2
*** Capitolo II. ***


II
II.
 
Quando, circa sei ora prima, la compagnia si era trovata davanti il mezzo, le reazioni erano state in apparenza diverse, ma espressioni tutte di uno stesso sentimento: la preoccupazione più nera.
 
Betty si era limitata a spalancare la bocca (nemmeno troppo) e Daniel aveva aggrottato un sopracciglio. Già Matt aveva dovuto ricorrere a un sorrisetto tirato per non mostrare troppa inquietudine, per arrivare a Marc che aveva dovuto far ricorso all’inalatore per l’asma, passato poi a Wilhelmina, dal momento che era l’unica cosa a disposizione per tentare di sedare l’attacco d’isteria che l’aveva colpita. Amanda era la sola a non aver avuto reazioni particolari, ma aveva anche fatto tutto il tragitto da casa a Mode semi-addormentata sulla spalla di Marc. 
 
In comune, per l’appunto, avevano tutti la sensazione che quel pulmino della Volkswagen, modello type 2, immatricolato nel 1963, con quei fiori dai vivaci colori su sfondo azzurro cielo che ne tradivano il passato in una comune hippy, non aveva nessuna possibilità di farli arrivare sani e salvi fino in Florida, e probabilmente nemmeno in New Jersey.
 
Dello stesso avviso era anche lo zio Bob, nonostante si fosse presentato all’appuntamento con il miglior sorriso che anni di cattiva igiene orale gli permettevano, e che aveva assicurato che il prezzo di noleggio, cinquanta dollari, era così basso solo in virtù dell’affetto che lo legava alla nipote Lily, e nient’altro.
 
D’altronde, Lily non era presente per confermare quanto più o meno legata fosse allo zio. La cagionevole salute della ragazza era stata infatti duramente messa alla prova la sera prima da un forte temporale scatenatosi in serata e dal suo essere sprovveduta d’ombrello, con la spiacevole conseguenza di provocarle in breve febbre alta e tosse incontrollabile. Costretta dunque a letto, mandato a Matt un SMS che doveva essere d’avviso e invece suonava più come un testamento, era stata esclusa dalla missione, con il principale risultato di minare ulteriormente le scarse possibilità di successo (già prima gravemente ferite dal basso budget, e dall’aspetto poco rassicurante del mezzo).
 
Alla fine comunque, confidando un po’ nel memo di Lily e un po’ in un santo a scelta (per qualcuno la vergine Maria, per altri Coco Chanel) ognuno di loro era salito sul mezzo, cercando quanto meno di sistemarsi il più comodamente possibile per il viaggio. Erano finiti con Marc alla guida, Betty accanto, Daniel e Matt nella fila al centro, e Amanda e Wilhelmina in fondo, “perché quei due cuscini abbandonati laggiù sembrano fatti apposta per noi”.
 
***
 
“Dieci, nove, otto…”

“Amanda, cosa stai facendo?”
 
Betty si era dovuta rivolgere nuovamente al fondo del pulmino. Da quando Amanda si era svegliata e aveva di avere fame, non c’era stata tregua.
 
“Lily nella sua guida dice che la pausa pranzo è prevista per mezzogiorno in punto giusto? Mancano pochi secondi, guarda qua” e mise in bella vista l’orologio di Daniel, che in verità solo allora si accorse di non averlo più al polso.
 
“Ed è ora! Marc ferma, ferma!”
 
“Amanda, siamo su un ponte… appena troveremo un posto adatto, ci fermeremo” tentò di calmarla Daniel, riprendendosi nel contempo l’orologio.
 
“Marc, laggiù, alla fine del ponte. C’è uno spiazzale, vedi?”
 
Seguendo quindi le indicazioni di Matt, il mezzo andò a parcheggiarsi in un grande spiazzale in quella che doveva essere una vecchia zona industriale abbandonata, poco distante dall’argine del fiume.
 
Qui?”
 
Per Wilhelmina, ancora scossa per la scelta del mezzo, la vista del ristorante vista fiume fu un colpo se possibile ancora più duro.
 
“Ah!”
 
Aveva urlato.
 
“Che c’è?”. Ma Marc non fece in tempo a chiedere altro, perché la stessa cosa che aveva spaventato quasi a morte Wilhelmina fece altrettanto con lui.
 
“Laggiù… c’è.. un topo enorme!”
 
E in effetti, a pochi metri dal mezzo, un simpatico topolino aveva fatto capolino, e dopo una breve pausa sembrava del tutto intenzionato ad un approccio più ravvicinato con Wilhelmina e Marc, che aveva abbracciato il suo capo in cerca di conforto.
 
“Betty… Betty, dagli qualcosa da mangiare, veloce” Marc con una mano afferrò Betty e la spinse verso la bestiola “Basta che fai qualcosa!”
 
Betty si voltò per rientrare nel pulmino e prendere dalla borsa dei viveri qualcosa per l’amico peloso (definizione di Matt e Daniel), ma prima di fare nient’altro fu fermata da Amanda.
 
Non osare sprecare il nostro cibo. Ci penso io”
 
E subito dopo si diresse dal roditore, finché fu abbastanza vicina da accovacciarsi e accarezzarlo. Con una mano l’accarezzava, con l’altra slacciava uno degli stiletti che portava ai piedi…
 
TAC!
 
L’amico peloso finì i suoi giorni infilzato da un tacco 12 dell’ultima collezione primavera/estate di Marc Jabobs.
 
“Tutto apposto qui”
 
Come se niente fosse, Amanda ripulì velocemente la scarpa, se la risistemò e tornò al pulmino. “Allora, vogliamo mangiare?”
 
“Wow… davvero... impressionante. Davvero, complimenti”. Con queste parole, Matt dimostrò di essere l’unico della compagnia a non avere avuto fino a quel momento un’idea precisa di cosa poteva fare Amanda affamata.
 
Betty recuperò la borsa del cibo, e tutti ricevettero il sandwich che gli spettava. Sandwich che la brava Lily, anche grazie ai consigli di Betty, aveva accuratamente personalizzato. E così, se quelli di Matt e Daniel erano normalissimi sandwich di tacchino, quelli di Wilhelmina e Marc difettavano di carne, maionese e pane, quello di Betty era gonfio di pomodori, e quello di Amanda era gonfio di qualunque cosa.
 
La ragazza stava appunto per terminare il suo Kamikaze 2009 (così per l’appunto si chiamava la creazione culinaria di Lily e Betty) quando Marc con uno slancio le strappò di mano quel che ne restava per gettarlo nel fiume che scorreva poco vicino.
 
“E’ per il tuo bene tesoro... non vuoi diventare come la nostra Betty vero?”
 
Betty non ci provò neanche a contraddirlo. Era quasi un complimento, conoscendolo.
 
“Bene, sarà meglio rimetterci in marcia, o non arriveremo in tempo”
 
Battendo le mani, Daniel invitò tutti ad affrettarsi a risalire sul pulmino.
 
“Posso mettermi davanti io, capo?” Amanda era balzata, ancora una volta, alle spalle di Betty, e le aveva rivolto la richiesta “Il sandwich era piuttosto impegnativo, e ho paura a stare dietro adesso”
 
“Mi lasci un cuscino?”
 
“Ovviamente no”
 
Poco dopo, risistemati ai vecchi o ai nuovi posti, la compagnia fu di nuovo sul pulmino, e riprese il viaggio.
 
***
 
 
 
 
“Dormi?”
 
“No, credo sia bastato stamattina” rispose Amanda, soffocando però pochi istanti dopo uno sbadiglio.
 
“Oh sì, si sente” ribadì Marc “anche se ti riconosco che l’essere resistita più di due ore dopo quel … panino …  non è cosa da poco. Gli altri sono crollati tutti.”
 
Amanda sorrise “E hanno mangiato di meno. Oddio, in realtà anche il sandwich di Betty non era così piccolo, con tutti quei pomodori... sai, credo ne abbia presi di nascosto anche dal mio. Quella ragazza è malata, davvero.”
 
Marc annuì in accordo.
 
“Parlando di Betty e tutto..” Amanda smise di ridere, e assunse un’espressione quasi seria. Beh, per quanto potesse apparire seria una come lei “come va? Voglio dire, per la faccenda della promozione..”
 
“Va meglio... Davvero” aggiunse, quando si accorse che Amanda era passata alla sua espressione dubbiosa.
 
“Non lo dici per evitare il discorso come fai ogni singola volta che tento di affrontare l’argomento, vero?”
 
“No. Anzi, stavo per affrontarlo io stesso. C’è una novità”
 
“Hanno cambiato idea e danno il posto a te? E di Betty che ne faranno, la butteranno nelle paludi della Florida? E il mio posto… oh mio dio, sarò la tua assistente!”
 
“Eh... no no, è un’altra cosa.”
 
“Ovvero?”
 
“Conosci James, il ragazzo inglese che esce con il fratello di Rick del reparto Beauty?”
 
“Oh, ben tre gradi di separazione gay! Deve essere qualcosa di grosso”
 
“Beh… potrebbe esserlo. Questo James ha contatti a Vogue UK, e dice che stanno cercando nuovi editor – pare abbiano approvato un piano di espansione e investimento di nuovi capitali, è una cosa straordinaria, vista l’aria che tira nell’ambiente dell’editoria.”
 
“Oh.. rallenta un attimo…Vogue? Ti hanno richiamato nonostante tu abbia dato loro buca per Wilhelmina?”
 
“No, non proprio Vogue… Vogue UK. Comunque, ho provato a mandare il mio curriculum, così per vedere...”.
 
“E cosa ti hanno risposto?”
 
“Mi hanno chiamato per un colloquio. Ci sono andato, e mi hanno detto che per loro, posso iniziare quando voglio.”
 
Amanda aveva sgranato gli occhi. Pochi istanti dopo gettò le braccia al collo di Marc, entusiasta.

“Ma è magnifico! Cosa aspettavi a dirmelo? Quando cominci?”
 
“Ma hai capito? Vogue UK” ribadì Marc, alzando forse un po’ troppo il tono di voce.
 
“Vogue UK” ripeté ancora, quasi più per sé stesso che per Amanda “La sede è a Londra”
 
“Oh, e diventerai un autentico Lord!” gli rispose lei, scimmiottando l’accento inglese.
 
 “Amanda!” si accorse solo troppo tardi di aver praticamente urlato “Se accetto davvero, dovrò trasferirmi lì. Partire, andare via!.”.
 
Stavolta la comunicazione era arrivata forte e chiara. Amanda sciolse l’abbraccio, lo guardò per qualche secondo, non sapendo bene come reagire.
 
“Quando?”
 
“Il prima possibile... ma non ho ancora deciso. Ci sono ancora alcune cose da sistemare.”
 
Amanda non lo stava più guardando. Ora teneva lo sguardo fisso davanti a sé, lo sguardo ormai appannato da lacrime trattenute sempre più a fatica.
 
“Amanda... tesoro, non fare così ti prego. Davvero, nulla è ancora definitivo…”
 
“Smettila!” esclamò lei “è tutta la vita che aspetti un’opportunità del genere.”.
 
Marc non seppe cosa rispondere, per il semplice motivo che era vero.
 
Dietro, intanto, tutti erano stati svegliati dal grido acuto di Amanda. Ben presto, mentre Wilhelmina sbottava cosa avessero da gracchiare, Betty s’asciugava imbarazzata un nuovo rigagnolo di bavetta alla bocca, Daniel tentava di stiracchiarsi senza mettere dita negli occhi a Matt e Amanda riprendeva la parola con frasi sconnesse e sconvolte sulla questione Vogue, Marc cominciò a respirare sempre più affannosamente.
 
Ma prima che gli altri se ne rendessero conto, il mezzo interruppe la sua corsa nel bel mezzo di un campo di grano.

 

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Capitolo 3
*** Capitolo III. ***


I
III.
 
“No, non può essere… di nuovo!”
 
A questa esclamazione Betty fece seguire un poderoso colpo di tosse, colpa del fitto fumo proveniente dal motore del pulmino.
 
Era successo di nuovo, Marc e la sua asma – come era già accaduto pochi mesi prima nel corso della corsa in New Jersey dai capi con Betty e Amanda – avevano provocato un incidente. Beh, in realtà questa volta al posto di una grande quercia non avevano trovato sulla loro strada molto più di un vecchio spaventapasseri, cosa che aveva permesso al mezzo di non andare completamente distrutto come invece era successo alla povera macchina di Cliff.
 
“Si può sapere cosa diavolo è successo?” gridò Wilhelmina.
 
Betty con un cenno le indicò il Marc ansimante sdraiato a terra poco lontano.
 
“State tutti bene?” chiese Daniel “Anche lui?” aggiunse, ancora in direzione di Marc.
 
“Oh sì, non è niente” rispose per lui Amanda “tra qualche minuto sarà come nuovo” e lanciò in direzione dello sfortunato autista il suo inalatore contro l’asma.
 
“E ora, che si fa?” chiese Matt, sdraiato anche lui tra il grano ma con espressione sicuramente più serena di quella di Marc.
 
“Laggiù!”
 
Amanda, seduta sopra il tetto del pulmino, tendeva un braccio in direzione di un cartello alquanto malconcio svettante dall’altra parte della strada.
 
Cercando per un attimo di accantonare questioni pure interessanti quali ad esempio come avesse fatto ad arrampicarsi là sopra così velocemente e senza che nessuno se ne accorgesse, tutti portarono lo sguardo su un affare di legno rettangolare che si sforzava di dare l’idea di un’insegna.
 
Sam & Jerry’s Garage
62 E Chapel Ave
Carlisle, PA
(717) 243-6260
A sole 2,7 miglia da qui!
 
Wilhelmina corse alla ricerca di un cellulare tra le borse rimaste nel mezzo.
 
“E’ inutile. Le regole vietano i telefoni cellulari, per questo stamattina mentre aspettavamo lo zio di Lily li ho presi tutti e li ho lasciati in portineria alla Meade.”.
 
Il candore di Betty fu un colpo quasi letale per la direttrice creativa.
 
“No, non lo hai fatto davvero…”
 
Se non l’avessero conosciuta bene, avrebbero quasi potuto giurare che Wilhelmina si stesse per mettere a piangere.
 
“Ok, ok… Allora come dovremmo arrivare fin lì?” chiese Willie, che archiviata subito la disperazione era entrata ora in modalità scettica.
 
“Beh, il pulmino non sembra molto pesante, siamo in sei…” Ma Wilhelmina riprese la parola prima che Matt potesse terminare la frase.
 
IO non ho intenzione di mettermi a spingere questo affare”
 
“Dovremmo scartare Marc, non è cosa da chiedere a un gay con l’asma subito dopo una crisi” puntualizzò Betty.
 
“Io posso rimanere qua sopra a fare da sentinella?”
 
“No” risposero in coro alla sentinella Amanda, che abbastanza controvoglia saltò giù dal tetto del mezzo. (A dire il vero il salto era un po’ troppo alto, cosicché Matt e Daniel erano stati costretti ad aiutarla nella discesa – rendendo ancora più fitto il mistero su come fosse arrivata là sopra).
 
“Lo stesso vale per te, Wilhelmina” si premurò di specificare poco dopo Daniel.
 
Una decina di minuti dopo, diminuito il fumo e caricato Marc all’interno del pulmino, la compagnia si preparò alla marcia verso il garage di Sam & Jerry a Carlisle, Pennsylvania.
 

***

“Manca ancora molto?”

 

“Amanda, ti conviene conservare il fiato per spingere il pulmino”

 

“Betty, ti ho già spiegato come questo sia un lavoro da uomini. Wilhelmina ed io non saremmo mai dovute essere coinvolte.”.

 

“E’ la prima cosa intelligente che sento dire oggi. Ed è stato da lei

 

“Wilhelmina” le rispose Daniel “il consiglio di Betty sul risparmiare fiato vale anche per te”

 

Willie assunse un’espressione tale che quando la vide Marc, da poco ripresosi e che proprio in quel momento aveva osato affacciarsi a uno dei finestrini, ne fu talmente terrorizzato che richiuse così velocemente quel che rimaneva della tendina di quel finestrino che nessuno si accorse che aveva finalmente osato farsi rivedere.

 

“Ragazzi, mi sa che ci siamo” annunciò però poco dopo Matt.

 

E in effetti, dopo più di un’ora a spingere il mezzo sotto il sole, finalmente si trovarono davanti quel che aveva tutta l’aria di essere proprio il Sam & Jerry’s Garage.

 

***

 

Il Sam & Jerry’s Garage consisteva principalmente di un piccolo spiazzo, disseminato qua e là di auto, furgoncini, moto, d’ogni marca ed epoca (tutti furono un po’ sollevati nel vedere che alcuni mezzi avevano addirittura più anni del mezzo.) Sul fondo stava una sorta di porticato, sotto il quale si potevano intravedere due uomini. L’uno, un uomo di una cinquantina d’anni con un grosso viso roseo, se ne stava gettato su una sedia malconcia e certo poco adatta a sostenere il suo (considerevole) peso, birra in mano ed occhi fissi su una piccola televisione. L’altro, assai più giovane e magro, il viso ossuto e nascosto dietro un paio di grandi occhiali, era concentrato sulle riparazioni al motore di un’auto.

 

“Sam. Sam.. SAM!”

 

Il piccoletto stava cercando di attirare l’attenzione del grassone.

 

“Ci sono clienti. Va’ ad accoglierli, su!”.

 

Sam, con notevole sforzo di volontà, si alzò ed andò verso i nostri.

 

“Benvenuti al nostro garage! Come posso aiutarvi?”.

 

Il filo di fumo che ancora usciva dal motore non doveva essere per lui così importante..

 

“Beh, non lo vedi idiota?” intervenne Wilhelmina “questo coso è andato.”

 

“Willie” le sussurrò Marc, spuntando in quel momento dal finestrino “cerca di essere gentile, dobbiamo cercare di spendere il meno possibile.”

 

“Oh, il nostro amico hippy sembra aver qualche problemino”

 

Sam, per fortuna, non era uno che se la prendeva.

 

“Ehm, sì. Sembra che il motore sia andato. Non è che potrebbe dargli un’occhiata, e aggiustarlo..?” Betty aveva preso la parola cercando di entrare il più efficacemente possibile in modalità persuasiva. “Sa, dobbiamo essere in Florida entro domani pomeriggio…”

 

“Oh, questo potrebbe essere un problema. Ma non vi preoccupate, Sam è qui per aiutarvi! Jerry-” si girò verso lo spilungone “che dici, si può fare?”

 

Jerry, senza nemmeno sollevare lo sguardo dalla macchina che stava riparando, rispose “Sono milleottocento dollari.”

 

La compagnia sbiancò.

 

“Sorprendente vero?” continuò Sam “mio fratello riesce a fare un preventivo con la massima precisione in pochi istanti. Il fumo, il fumo che viene dal motore.” Aggiunse, quando si accorse che i suoi interlocutori evidentemente stavano cercando di capire come.

 

“Bene, appena Jerry finisce con l’altro lavoro si occuperà del vostro mezzo. Intanto, rilassatevi. Abbiamo da bere e delle sedie laggiù” e indicò un’altra ala del porticato, dove facevano bella mostra di sé un paio di divanetti e una sedia che faticavano a riconoscersi tanta era la polvere che li ricopriva, un tavolino con una gamba più corta del dovuto e un vecchio mini-frigo.

 

Sam si allontanò. La compagnia si scambiò sguardi carichi di terrore.

 

“Ok, riunione.” esclamò all’improvviso Daniel “tutti intorno a me. In cerchio. Ma non l’avete mai vista una partita di football?” aggiunse, quando si accorse che solo Matt aveva capito le sue intenzioni.

 

“Ok” esordì il capo redattore quando finalmente tutti gli furono intorno (compreso Marc, affacciato dal suo bel finestrino) “è inutile girarci intorno. Siamo fregati.”

 

“Non è detto”

 

Tutti si voltarono verso Betty.

 

“Guardate, là, giusto sopra Jerry”

 

Betty indicò un cartellone scritto a pennarello che in effetti svettava là dove aveva indicato.

 

Eccezionale! Solo per questa settimana SCONTO SPOSINI! State per sposarvi o lo siete di fresco? OGNI RIPARAZIONE LA PAGHERETE META’ PREZZO!!!

 

“Betty…”  mormorò Daniel. Solo allora Betty si rese conto che di loro c’era in effetti uno sposino, peccato però che la sua sposa fosse già un po’ morta.

 

“Daniel, mi dispiace..”

 

“No, tranquilla” Daniel sorrise “resta però che non abbiamo altri sposini a disposizione.”

 

“Beh, basta mentire! Non ditemi che non l’avevate considerata come ipotesi?” disse Amanda.

 

“Sì, ma su chi?” le rispose scettica Betty “Tu e Marc non andate bene, insomma, anche un cieco capirebbe che è gay…”

 

Tutti annuirono in accordo.

 

“Beh, che altre possibilità abbiamo?” intervenne Wilhelmina “se mi spacciassi per sposina felice (tutti notarono il tono di disgusto nel dire queste parole) di Matt beh..”

 

“.. più che mia moglie sembreresti mia madre.” finì Matt, dicendo ciò che Wilhelmina aveva orrore a dire.

 

Daniel fissò un attimo Wilhelmina. C’era stata quella volta in cui quella tale del matchmaking li aveva scambiati per una coppia… No, non era una cosa fattibile. Scosse il capo e aggiunse al discorso di Wilhelmina “E nemmeno noi due saremmo convincenti.”

 

Di nuovo tutti annuirono.

 

“Ma scusate..che stupidi..” Daniel portò lo sguardo su Betty e Matt “Voi due non state insieme? Perché non vi siete proposti?”

 

“Daniel, si sono lasciati” gli rispose Amanda “Matt ha beccato Betty mentre esaminava le tonsille di Henry. Te lo ricordi, il contabile! Quello che aveva messo incinta la sua ex nonostante stesse già con Betty.”

 

“Oh..” Daniel rimase un attimo perplesso. “Betty, beh..” stava per dire non me lo sarei mai aspettato da te, ma capì che non era forse il caso di farle una paternale.

 

“Quindi adesso per colpa degli ormoni di Betty siamo nei pasticci” intervenne Marc. Matt, in tutto ciò, stava rimanendo in silenzio.

 

“Ma per favore” Willie riprese la parola “non si era detto di mentire? Quindi ora voi due vi date una mossa, andate dal grassone e gli raccontate di come siete felici insieme.” Dicendo le ultime parole aveva afferrato i futuri sposini per un braccio e li aveva spinti verso il porticato. I due non provarono nemmeno a protestare.

 

Solo quando furono a qualche passo di distanza entrarono in argomento.

 

“E ora?” chiese Betty.

 

“Niente. Fingiamo. Ufficialmente siamo in viaggio per andare a sposarci su una qualche spiaggia di Miami.”

 

“E gli altri chi dovrebbero essere, i nostri parenti?”

 

“Beh, Wilhelmina assomiglia un po’ a mia madre.. come carattere, intendo.”

 

Arrivarono davanti a Sam. Betty lanciò uno sguardo carico di aspettative a Matt. Gli stava disperatamente chiedendo di parlare lui per primo. Per sua fortuna, il ragazzo accettò.

 

“Volevamo chiederle di fare il più presto possibile.. sa, ci aspettano per il matrimonio…”

 

“Matrimonio?” Sam s’era illuminato.

 

“Sì, stiamo per sposarci” e per risultare più credibile strinse a sé Betty, che sorrideva nervosa.

 

“Ma che splendida notizia! Ah, figlioli, non c’è cosa più bella di un matrimonio, specie tra due giovani come voi! Sapete, anche mio figlio si è appena sposato, e per festeggiare per tutta la settimana facciamo sconti agli sposini! Direi che è proprio il vostro caso!”

 

“Già.. 50% di sconto giusto?” cercò conferma Matt

 

“Oh sì, certo! Quindi mi stavate dicendo state andando in Florida a sposarvi.. matrimonio romantico sulla spiaggia eh?”


“Esatto!” Amanda e gli altri erano sbucati improvvisamente alle loro spalle “non vede come sono innamorati?” e poi, portandosi a un orecchio di Betty aggiunse “bacialo, ORA”

 

Betty non poté far altro che seguire il consiglio. Lei e Matt si fissarono per qualche instante. Poi gli toccò fare quello che era stato loro ordinato. Era per essere più credibili no?

 

Il bacio però durò poco. Matt si staccò quasi subito, nonostante Betty non fosse evidentemente del tutto dispiaciuta della cosa. Se però la reazione dell’Hartley non era stata delle più passionali al mondo, tuttavia sembrò sufficiente a confermare la versione dei fatti raccontata a Sam.

 

“Bene, allora mi metto al lavoro io personalmente. Non posso fare aspettare due cuori così innamorati!” e così dicendo si avviò al mezzo.

 

“E’ andata.”

 

Betty finalmente poté permettersi di arrossire violentemente.

 

“Ora?” chiese poi.

 

“Ora dobbiamo dividerci.” le rispose Matt. “Abbiamo tutti da fare qualcosa. Wilhelmina, Daniel: andate in paese e cercate di procurarvi in qualche modo dei viveri. Con le riparazioni rimarremo con meno di cento dollari, dobbiamo arrivarci alla gara.”

 

“Cosa suggerisci di fare.. rubare?” rispose dubbioso Daniel

 

“Tutto ciò che sia necessario, tutto ciò che sia necessario…”

 

“Per me va bene.” rispose invece Wilhelmina “ne approfitterò per cercare un posto pulito dove togliermi un po’ di polvere di dosso. Beh, sempre se ci siano posti puliti da queste parti..”

 

“Bene” riprese Matt “Amanda, tu occupati di Jerry. Quando Sam parlava dello sconto ho visto che non sembrava d’accordo.. bisogna distrarlo al momento giusto, in modo che non interferisca.”

 

Amanda assunse una delle sue pose più caratteristiche, quella della.. beh, dell’intrattenitrice.

 

“Ed io?” chiese allora Marc.

 

“Tu dormi. Non abbiamo altri mille dollari da buttare. Io e Betty invece porteremo avanti la nostra recita con Sam.”

 

Daniel e Wilhelmina allora presero la strada per Carlisle centro. Amanda cominciò a volteggiare intorno a Jerry. Marc si buttò su un sedile (cercando di trovare una zona senza molle fuoriuscite) per risposare un po’. Matt prese per mano Betty, che tornò ad arrossire, e insieme tornarono da Sam a raccontare fandonie (a cui  però tutto sommato, nonostante il rossore di Betty e l’apparente freddezza di Matt, davvero non era troppo difficile credere…)

 

 

 

 

 
 
 

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Capitolo 4
*** Capitolo IV. ***


IV

IV.

 

“La prima a destra e poi a sinistra.. non erano indicazioni così complicate..”

 

Daniel cercò di ignorare Wilhelmina che brontolava. Bisognava concentrarsi nel ritrovare la strada piuttosto.

 

 “Se invece di lamentarti ti impegnassi di più, a quest’ora saremmo già arrivati. Non puoi criticare gli abiti di tutti quelli a cui provo a chiedere informazioni, diamine!”

 

“Daniel.. seriamente, salopette e sandali alla schiava? Quella donna era un crimine contro l’umanità, andava avvertita. Per rispetto alle bambine che erano con lei, almeno.”

 

Daniel ridacchiò. Si certo, per le bambine.

 

“Guarda!”

 

Improvvisamente Wilhelmina si fermò e invitò Daniel ad alzare lo sguardo.

 

Schermo interoAppalachian Whole Foods Market

 

“Come al solito devo risolvere sempre tutto io…” commentò Wilhelmina.

 

“Ma se ti sei limitata a guardare le insegne!”

 

“Io almeno le ho guardate, anziché cercare solo di avvicinare questi selvaggi…”

 

“Ok ok.. ora però pensiamo a un modo per prendere quello che ci serve,  quanto abbiamo a disposizione?”

 

Wilhelmina cercò nella borsa e tirò fuori una banconota da un dollaro.

 

“Tutto qui?” chiese Daniel allibito.

 

“Mmm” Wilhelmina cercò ancora “No, c’è anche questo” aggiunse, tirando fuori un altro dollaro.

 

Daniel fu costretto ancora una volta quel giorno a sorridere per non scoppiare a piangere.

 

“Bene, abbiamo due dollari interi da spendere. Daniel” Wilhelmina lo guardò fissa per qualche secondo “quando è stata l’ultima volta che hai rapinato un negozio?”

 

“Ehm.. non di recente, temo.”

 

“Dobbiamo pensare a un piano”

 

“Wilhelmina, cercare di farsi arrestare non mi sembra un grande piano.”

 

“Ah, sei sempre il solito. Basta fare le cose con stile.

 

“Lo legheremo semplicemente al bancone o lo farai modi di intrattenerlo nel retrobottega mentre io faccio razzia di beni?”

 

“Puoi intrattenerlo anche tu se preferisci.. comunque avevo in mente qualcos’altro.”

 

Così dicendo, lo afferrò per un braccio e lo trascinò dentro.

 

***

 

Quando furono dentro, il primo pensiero di Wilhelmina fu quello di girare i tacchi e correre via di lì il più velocemente possibile.

 

E se alla fine non si era fatta disgustare troppo da quel locale così piccolo e sudicio, la vista del proprietario rischiò di esserle quasi fatale. Fortuna che prima aveva deciso di non rischiare e passare subito al piano B..

 

Nonostante lo sguardo di puro orrore della donna al suo ingresso, l’omaccione stempiato e dalla rozza salopette (anche lui!) che stava dietro al bancone li accolse comunque col tono più amichevole possibile.

 

“Salve gente, cosa posso fare per voi?”

 

Wilhelmina lo ignorò deliberatamente, rivolgendosi invece verso Daniel. Si dava ufficialmente via alla missione.

 

“Ho sete, comprami qualcosa da bere. O hai speso tutto per le tua amichetta?”

 

Daniel sgranò gli occhi. Che diavolo aveva in mente?

 

“Ah, smettila con quella faccia da triglia! L’hai fatta anche quando ti sei accorto che quella puttanella ti aveva rubato tutte le carte? O eri ancora troppo stordito da quello che ti aveva fatto prima?”

 

Wilhelmina aveva detto tutto ciò in un sol fiato, alzando sempre di più la voce. Il proprietario del negozietto oscillava tra lo spaventato e lo sbalordito. Daniel semplicemente continuava a non capirci niente. Tentò comunque di balbettare qualcosa:

 

“Wilhelmina, cosa diavolo stai-“

 

“Sto dicendo la verità, porco! Per correre dietro alle gonnelle ti sei fatto trascinare in questo buco di paese dimenticato da Dio e gli uomini, ed è toccato a ME venire a recuperarti! Almeno offrimi una dannatissima bottiglia d’acqua!”

 

Il proprietario decise che, per la sua incolumità fisica, era meglio dare ragione alla moglie. Era sua moglie quella, no?

 

“Allora, cosa vuole offrire alla sua signora? Non vorrà limitarsi a una semplice acqua.. Una così bella donna costretta a venire fin qua da..”

 

“New York” ripose prontamente Wilhelmina “questo porco mi ha fatto venire da New York in tutta fretta per venirlo a recuperare. Ore e ore di macchina senza mai fermarsi!”

 

“Ma.. ehi, innanzitutto lei non è mia moglie!”

 

Wilhelmina gli pestò violentemente un piede. Si avvicinò un attimo al suo orecchio, sussurrando “Non rovinare tutto come al solito, idiota!”.

 

Poi ad alta voce aggiunse “Ti ricordo che il divorzio non è ancora stato firmato, o non sarei venuta fin qui per te, porco!”

 

“Ma la vuoi smettere di chiamarmi così? E poi, vogliamo proprio parlarne? Vogliamo parlare di tutte quei tuoi vecchi amici dal college?”

 

Wilhelmina sorrise impercettibilmente per un istante: ora c’erano dentro tutti e due.

 

“Almeno loro hanno classe! Altro che te e la tua Sharlene.. che nome insulso.”

 

“Sharlene la parrucchiera che sta vicino alla pompa di benzina?” s’intromise il negoziante “Oh amico, non sei il primo a cascarci. Non sai quanti altri polli ci sono passati prima di te.”

 

“Ah ma bene, quindi ti sei fatto fregare addirittura da una professionista!”

 

“Non ti viene il dubbio che se lo fa d’abitudine potrebbe essere furba?”

 

“Non è lei ad essere furba, sei tu ad essere un idiota!”

 

“Ah, io sarei un idiota quindi? Non eri dello stesso avviso quando il tuo amante se n’è scappato alle Bermuda coi nostri candelabri d’oro e sei venuta da me piagnucolando perché ti aiutassi a non far scoprire nulla a tua madre!”

 

Wilhelmina finse un’eccezionale espressione di sorpresa.

 

“Non osare tirare in ballo mia madre!”

 

“Oh, perché non dovrei? E’ tutta colpa sua se ti ho sposato, tutta colpa di quella vecchia strega!”

 

Wilhelmina a questo punto sfoderò la sua migliore espressione di finta indignazione.

 

“Come.. hai…osato..”

 

Con foga, afferrò dei pacchetti di gomme da masticare esposte vicino a lei e le scagliò contro Daniel.

 

“Ehi!” esclamò lui, e senza perdere tempo, afferrò dei pupazzetti di pezza che si era trovato a fianco, e rispose al fuoco.

 

“Andiamo, pupazzi di pezza? Sei davvero uno smidollato”

 

“Ohi” tornò a intervenire il proprietario “datevi una calmata, prima di trasformare il mio negozio in un campo di battaglia!”

 

Wilhelmina in tutta risposta gli lanciò uno sguardo piuttosto truce. Lui si ricordò delle sue prime intenzioni.

 

“Smettila di darle fastidio” riprese allora “o ti faccio sbattere in una cella dallo sceriffo. Sa” si voltò verso Wilhelmina “è mio fratello.”

 

“Ah davvero? Sai quanto mi interessa” Daniel si avvicinò minaccioso all’omone. Beh, quasi minaccioso. Il tale era davvero imponente…

 

“Vuoi botte, amico?”

Daniel si vide scorrere la vita davanti. Deglutì.


“E’ una minaccia?”

 

“Vuoi scommetterci?”

 

I due, come galli in un pollaio, si fissarono minacciosi per qualche secondo. Poi partì il primo pugno.

 

Prima di rendersene conto, Daniel si ritrovò a terra. 

 

“Oh mio dio, ti ho fatto tanto male?” L’omaccione aveva tirato fuori improvvisamente una vocina da grosso orsacchiotto tenero.

 

“Oh amico, non volevo farti male davvero, è che ho qualche problemino di auto controllo.. mia moglie mi ha pure iscritto a un corso, ma sai, ci vado da poco.. aspetta, vado a prenderti del ghiaccio.. il tuo naso sembra non averla presa bene.” E così dicendo passò nel retrobottega.

 

“Alzati, in fretta, e aiutami a fare scorte.”

 

Lui e Wilhelmina scattarono in direzione degli scaffali. Quando, qualche minuto dopo, l’omaccione dal cuore tenero tornò al bancone, erano già scappati, carichi di provviste per la truppa.

 

***

 

Erano ormai lontani dal negozio quando (carichi di un sacchetto di patatine, caramelle, bibite e schifezze varie ciascuno) finalmente ruppero il silenzio.

 

Erano scoppiati entrambi a ridere.

 

“No, davvero, come ti è venuta? Sharlene?”

 

“Uno dei tuoi amici selvaggi ne stava parlando con un suo simile.. da lì mi è venuta l’idea.”

 

“Sei incredibile.. e coraggiosa. Io e te – sposati? Dovevi proporlo anche al Garage..”

 

“Oh no, non avrebbe funzionato. Invece prima, al negozio, dovevamo solo litigare – e quello ci viene piuttosto bene.”

 

“Hai ragione” Daniel sorrise “Anche se, secondo me, siamo ancora meglio quando lavoriamo insieme.. ricordi quella volta sulla nave per single?”

 

“Oh sì, e quella volta che mi hai fatto indossare delle corna da renna…”

 

“E un bel naso rosso, se non ricordo male. Eri splendida, davvero.”

 

Wilhelmina tornò a ridere, ma in un modo in cui Daniel non l’aveva mai vista fare. Oh forse no..era capitato sempre quella sera famosa, dopo la fuga dalla barca.

 

“Solo che poi” riprese Daniel “è apparso il carillon di Fey. Eri stata tu a farmelo avere, non è vero?”

 

“Ti fiderai mai di me?”

 

“Mmm…”

 

“Oh, ci devi anche pensare sopra?”

 

“Certo, è anche un bel po’.”

 

Tornarono a ridere insieme.

 

“Patatine?” chiese allora Daniel, tirando fuori e aprendo un pacchetto di delizie al formaggio.

 

Quelle?”

 

“Tanto so che le vuoi, è inutile che fingi.”


“Hai vinto, da’ qua.” Nel finire la frase, immerse una mano in un pacchetto che faceva unto solo a guardarlo.

 

“Entro la fine del viaggio” cominciò poi Wilhelmina con in bocca ancora delle delizie “sarò diventata grassa come Betty. Anche se.. beh, a quanto pare di questi tempi ha più uomini lei che non io..”

 

“Ti manca Connor?”  esclamò Daniel all’improvviso.

 

Sentire quel nome la fece subito smettere di sorridere.

 

“Perché mai dovrebbe?” rispose poi “lui mi ha tradito. Ci ha tradito. Per colpa sua siamo rimasti senza un soldo e con gli Hartley alle calcagna.”

 

“Sei arrabbiata?”

 

“No.. solo delusa. Io e lui … ah, basta parlarne. Non ne vale la pena” e allungò un’altra volta le mani sulle delizie al formaggio “E poi, al momento dei due sei tu quello da consolare. Ehi” si accorse che stavolta era Daniel ad aver cambiato espressione “per quello che vale, mi dispiace per lei, per te.. davvero.”

 

“Lo so. Grazie.”

 

Si guardarono negli occhi per qualche instante, forse meno – forse solo una frazione di secondo.  Quanto avevano in comune in quel momento..

 

“Guarda, siamo quasi arrivati!” esclamò all’improvviso Daniel, indicando il Sam & Jerry’s Garage avvistabile in lontananza.


“Visto che ce la possiamo fare anche senza quei selvaggi?”

 

Tornarono a ridere ancora.

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Capitolo 5
*** Capitolo V. ***


V

V.

 

Grazie all’intervento di Sam & Jerry (e sicuramente di qualche santo benevolo nell’alto dei cieli, o così almeno aveva dichiarato lo stesso Sam) il mezzo aveva alla fine ripreso vita. Ad ogni modo, per evitare che il pulmino finisse per spirare definitivamente, alla guida era stato messo Matt, decidendo così di ignorare il fatto che non avesse con sé la patente. Se mai fossero stati fermati, alla sua mancanza avrebbe potuto sopperire Amanda, o Daniel, nel caso di un’agente donna.

 

Ottenuto proprio grazie a lui un pieno gratis (gestiva la pompa di Carlisle tal Marlene, sorella della Sharlene pseudo - amante di Daniel di cui sopra), si erano quindi rimessi in viaggio per Tallahassee.

 

“A che ora dobbiamo essere lì?” chiese Amanda, sgranocchiando un’altra Delizia al formaggio. “Mmm, questi cosi sono deliziosi.”

 

“Lo so” confermò Wilhelmina tra sé.

 

“Hai detto qualcosa?” le chiese Daniel, seduto accanto a lei.

 

“No.. no no, volevo solo rispondere ad Amanda che dobbiamo essere a Tallahassee per le nove di domani sera.”


“Le quattro.” La corresse Betty.

 

“Cosa? No dico, stiamo scherzando? Non arriveremo MAI in tempo” ribatté Willie incredula.

 

“Chissà di chi è la colpa…” rincarò Amanda, ancora immersa nel sacchetto di Delizie.

 

“Ehi” intervenne allora Marc “ho avuto un attacco d’asma—”

 

“Oh sì sì… ma tranquillo, so che l’aria di Londra fa miracoli in questi casi…”

 

“Amanda…”

 

“Londra?” interruppe Wilhelmina “Marc, mi vuoi spiegare?”

 

“Te ne avrei parlato Willie.. ecco-”

 

“Gli hanno offerto un posto come editor a Vogue UK e lui vuole accettare. Oh, è piuttosto semplice da raccontare tutto sommato.”

 

Wilhelmina si girò verso Marc, sedutole dietro.

 

“Sta dicendo la verità?”

 

Marc non poté fare altro che annuire. Wilhelmina lo guardò severa per qualche instante, poi tornò a voltarsi.

 

“Beh, era inevitabile. Buona fortuna”

 

“Cosa? Tutto qui” Amanda si era alzata e affacciata sul sedile dove stava seduta Wilhelmina “Digli qualcosa, non possiamo farlo partire così!”

 

“E’ una buona occasione. Sarebbe uno sciocco a lasciarsela scappare—”

 

“Dopo tutto quello che ha fatto per te, per Mode! Bella riconoscenza, davvero!”

 

“Amanda..” Marc la prese per un braccio cercando di riportarla a sedere, ma lei lo respinse.

 

“Sta’ zitto tu, sta’ zitto…”

 

Amanda si rimise a sedere, rivolgendo però lo sguardo fuori dal finestrino.

 

Wilhelmina seguì la parte finale della pantomina con la coda dell’occhio, cercando di capire se Amanda gli avrebbe tenuto il broncio per tutto il resto del viaggio o se avrebbe rinunciato al prossimo pacchetto di Delizie.

 

Alla fine, era più o meno tutta colpa sua. Se lei non lo avesse illuso con la prospettiva di quella promozione, Marc non avrebbe tentato di trovare soddisfazione altrove, e lei non avrebbe perso il suo efficientissimo assistente e non avrebbe dovuto sopportare per altre venti ore le scene drammatiche di Amanda.

 

“Matt?”

 

Betty, seduta nel sedile accanto al guidatore, tentò di approfittare del silenzio seguito al drama per ritentare un approccio con il suo ex.

 

“Problemi?” le rispose lui, cercando di ostentare quanta più indifferenza possibile.

 

“No no.. era solo per beh, fare conversazione.. Non so, ad esempio, tu che ne pensi di questa gara? Devo confessare che mi ha sorpreso la tua adesione.. se dovessimo vincere, la Meade potrebbe essere in grado di farcela anche senza i soldi di tuo padre..”

 

“Oh beh” rispose Matt “intanto la gara va vinta. Ma francamente non lo so quante possibilità abbiamo..”

 

“Solo per qualche minuto..”

 

“.. ore”

 

“.. di ritardo?”

 

“Esattamente. Comunque, nella remota ipotesi dovessimo farcela, chi ti dice non mi faccia piacere che la Meade si riprenda economicamente? Non ho accettato il posto perché mi interessa Mode, pensavo questo fosse chiaro..”

 

“Lo so..  Matt, dovremo andare avanti così ancora per molto? Anche prima, al garage..”

 

“E’ stato per la squadra, per tirarci fuori dai guai. Tutto qui. Dei due, sei tu quella appassionata di baci..”

 

Betty non rispose più nulla, abbassò lo sguardo e strinse i pugni. Erano passate settimane ormai, e lui era ancora così arrabbiato.. Decise comunque di non darsi per vinta: in venti ore o più di viaggio che ancora avevano davanti, potevano ancora avere la possibilità di chiarirsi una volta per tutte. Soprattutto perché quando, un paio d’ore prima, si erano dovuti baciare al garage, se pure Matt si era divincolato quasi subito, c’era stato un momento – un lungo e dolce momento – in cui l’indifferenza aveva fatto davvero fatica a mantenersi tale..

 

***

 

“Che ore sono?”

 

“Amanda, chiedilo un’altra volta e giuro che torniamo indietro e ti lasciamo a quel motel per camionisti.”

 

“Wilhelmina” intervenne allora Daniel “ho paura che una minaccia del genere la invogli ad essere ancora più insistente.”

 

“Vero..” ridacchiò da dietro Amanda stessa.

 

“Comunque sono quasi le dieci e mezza”

 

A parlare era stato Matt, rompendo un silenzio durato ormai da diverse ore, da quando Betty aveva tentato di rompere il ghiaccio..

 

“Bene, direi che è ora di fermarci per cena. Le Delizie al formaggio, I Bagarozzi al cioccolato e il Gran Beverone Energetico stanno cominciando a scarseggiare.” Riprese ancora Amanda.

 

“Come?” Betty si voltò di scatto “dovevano durare per tutto il resto del viaggio! Amanda!”

 

“Ehi, non li ho consumati da sola! Vero Wilhelmina?”

 

Solo allora quest’ultima si rese conto delle due pacchetti di Delizie vuoti accanto a sé, che tentò inutilmente di nascondere.

 

Daniel li aveva afferrati e sollevati sopra le loro teste.

 

“Addirittura due pacchetti signorina Slater? Questo non fa bene alla sua linea..” disse poi ridacchiando.

 

Wilhelmina riafferrò i pacchetti e si limitò a un’occhiata colpevole. Poi decise che era meglio cambiare discorso:

 

“Ho dato un’occhiata al programma di Lily, la tappa per la cena era prevista in un elegante ristorante francese a Roanoke, Virginia.”

 

“E invece temo ci toccherà mangiare al meno elegante ma sicuramente confortevole Barn Owl Pub di Stauton.” le rispose Daniel “guarda, laggiù.”

 

Wilhelmina si voltò con terrore nella direzione indicatale.

 

“E in nome di Chanel, perché mai dovremmo fermarci in quel.. che diavolo, è un granaio quello?”

 

“Oh, credo sia un fienile, o qualcosa del genere..” le rispose Matt.

 

“State scherzando vero?” Per l’ennesima volta quel giorno Wilhelmina ebbe voglia di uccidere qualcuno. “Ribadisco, in nome di Chanel.. perché?”

 

“Se leggi bene il programma” Daniel ne recuperò una copia e indicò a Wilhelmina il passo a riguardo “ecco vedi, Roanoke è a 460 miglia da New York, mentre noi ne abbiamo percorse circa 370.. l’ho chiesto prima a Matt.”

 

“E questo dovrebbe interessarmi perché…?”

 

“Perché quel posto sembra l’unico a noi accessibile da queste parti.”

 

“E con accessibile ti riferisci agli Hamburger Super Plus che pubblicizzano a un dollaro l’uno?”

 

“Non per dire, ma anche a un dollaro l’uno.. esattamente con quali soldi dovremmo pagarli?”

 

Tutti si voltarono verso l’ultimo sedile, da dove Marc aveva appena parlato.

 

“Ehi, sia chiaro, non posso farmi tutto lo staff da sola” esclamò Amanda “avrò bisogno d’aiuto, uomini e donne. Sì Betty” aggiunse quando la vide aggrottare un sopracciglio “anche tu. Sicuramente ci sarà qualche fanatico del burrito.”

 

“Non lo metto in dubbio” le rispose Betty “ma ce ne sarà bisogno. Se siete d’accordo, faremo qualcosa di questo genere: ci accrediteremo come giornalisti al lavoro su una recensione del locale, e saremo abbastanza convincenti da spingerli ad offrici la cena.”

 

“Oooh” Amanda si agitò eccitata “come quella volta al The Shire! Dio sorella, ho ancora i brividi a pensarci..”

 

“Sì, potrebbe funzionare” commentò Daniel “ma io penserei anche a un piano B, non si sa mai..”

 

“Sedurre lo staff?”

 

“No Amanda, molto più semplicemente.. scapperemo, a gambe levate.” le rispose Daniel.

 

“Oh.. beh si, potrebbe funzionare anche questo..”

 

Poco dopo, Matt parcheggiò il mezzo davanti al Barn Owl Pub. In quello stesso instante, un gufo di dimensioni non trascurabili atterrò sul tetto del pulmino.

 

***

“Così, eccoci qui.. Dio, non finirà mai quest’incubo”

 

La vista di tutti quei contadinotti e operai e commessi con le loro enormi mogli e almeno tre mocciosi a testa, che puntavano tutti verso il granaio in maglie sudate e jeans strappati e la pancia già piena di birra, ora in attesa dei celebri Hamburger Plus Size della casa.. beh insomma, una vista del genere demoralizzò Wilhelmina più di quanto avevano già potuto gli abitanti di Carlisle con le loro salopette e i sandali alla schiava.

 

“Che bella clientela, non c’è che dire.. di classe, davvero..”

 

“Wilhelmina, non fare così… e comunque avremmo potuto anche non fermarci, se tu non ti fossi mangiata tutte quelle Delizie..” Daniel si divertiva troppo a prenderla in giro a riguardo, non riusciva più a farne a meno.

 

“Insomma, erano solo DUE pacchetti..”

 

“..di quelli grandi..”

 

“DUE stramaledetti pacchetti insomma!!”

 

“Guarda che vanno tutti direttamente sui fianc—”

 

Ma qualcosa – o meglio, qualcuno – interruppe violentemente e improvvisamente Daniel. Qualcosa che gli era piombato addosso, qualcuno che gli era saltato in braccio.

 

“Aiuto, aiuto, aiuuuuuuuuuto!!! Qualcosa stava per atterrami sulla testa!!!”

 

Daniel alzò lo sguardo e vide la cosa  che aveva appena terrorizzato Marc svolazzarsene ora sopra Matt, che al contrario quasi ne sembrava divertito.

 

“Marc, è solo un gufo.. credo, è un gufo quello?”

 

Betty e Matt annuirono (evidentemente gli unici della compagnia ad avare una vaga idea di che animale fosse).

 

“Ecco, nulla di cui preoccuparsi. Ora potresti scendermi di dosso?”

 

“Oh.. sì, certo..”

 

Marc lasciò il collo di Daniel che tanto gentilmente lo aveva tenuto in braccio fino a quel momento, e tornò coi piedi per terra. 

 

“Bene, prima di vederti passare anche te dall’altra sponda direi di sbrigarci ad andare a ingozzarci con quegli Hamburger..” e così dicendo, Wilhelmina si avviò verso il Barn Owl Pub.

 

“Ehi, ha fatto tutto lui…” tentò di rispondere Daniel, ma anche tutti gli altri si erano ormai mossi, ridendo tra loro dell’accaduto e dell’osservazione di Willie.

 

“Ah ah, sì, divertente..”

 

“Suvvia Daniel” riprese invece Wilhelmina “stiamo solo scherzando, nessuno mette in dubbio la tua mascolinità..”

 

E continuando a ridere del Meade, arrivarono finalmente al Pub vero e proprio.

 

***

 

“Perché ogni volta che penso di essere arrivata all’inferno poi finisco in un luogo ancora peggiore?”

 

“Rassegniamoci Willie, Dio ci sta punendo per qualcosa che gli abbiamo fatto..dici sia per quella volta che abbiamo rubato le offerte in quella chiesetta del Queens?”

 

“Non credo, lasciammo i miei orecchini, ricordi? No.. piuttosto, sei sicuro non stia punendo te per come ti sei conciato l’altro giorno? Marc, davvero.. calzini bianchi?”

 

Marc abbassò lo sguardo vergognandosi profondamente di sé stesso “Sì” mormorò “dev’essere stato questo, e ora noi tutti ne paghiamo le conseguenze.” Alzò lo sguardo e si rivolse a tutti gli altri “Mi dispiace, mi dispiace davvero!”

 

“Tranquillo Marc, sono sicuro che Dio e Coco Chanel ti avranno già perdonato, e tutto questo sta accadendo per altri motivi..” gli rispose Betty “Piuttosto, pensiamo a trovarci un posto.”

 

Si guardarono intorno in cerca di un cameriere o simili. Il locale tradiva subito il proprio passato di fienile, con alti pareti in legno e sacchi balle di fieno più o meno grandi sparse ovunque. I tavoli erano sistemati lungo i lati lunghi, mentre in fondo erano sistemati alcuni carrelli carichi di cibo, Hamburger soprattutto (Erano la specialità della casa, come è ormai abbastanza chiaro).

 

Mentre tutta la compagnia si guardava intorno cercando di capire il perché di tutto quello spazio, una ragazzona dalle forme generose li avvicinò.

 

“Posso esservi d’aiuto?” chiese masticando vistosamente un chewing gum.

 

Wilhelmina si ritrovò paralizzata dall’orrore.

 

“Un tavolo per sei per favore” chiese Betty “Il migliore che avete, la prego. Sa, siamo giornalisti, e chissà che poi il vostro locale non finisca nella rubrica gastronomica…”

 

“Di che giornale?” chiese la ragazzona.

 

“Ehm..” Dio, come diavolo aveva fatto a non pensare a un dettaglio simile? Si voltò in panico verso gli altri, quando Matt le venne in aiuto “Siamo del Community Weekly, di Richmond. Lo conosce?”

 

“Veramente no, non leggo giornali”

 

“Oh.. beh, ma pensi alla pubblicità— ”

 

“Sì sì certo, per di qua prego” e li condusse a un tavolaccio sul fondo del locale, poco lontano dai carrelli pieni di cibo.

 

Quando si fu allontanata e si furono seduti, Wilhelmina riprese l’uso della parola.

 

“Quindi dovremmo mangiare.. quelli?” chiese, indicando i mucchi di pane e hamburger e salse che avevano vicino.

 

In risposta arrivò la ragazzona ruminante di prima, che insieme a una ragazzina tanto magra quanto inquietante, servì ad ognuno di loro un Hamburger Super Plus e una bottiglia di birra.

 

“Dopo questo non potrò mangiare per mesi” mormorò Marc

 

“Oh, ma non devi preoccuparti, è risaputo che la cucina inglese è terribile. Non ti perderai niente..” gli rispose Amanda, seduta di fonte a lui.

 

“Già, ha ragione” le fece eco Wilhelmina.

 

Comunque entrambe decisero di far cadere presto l’argomento, volendo consolarsi con i Super Plus che avevano davanti.

 

“Matt” disse all’altro capo del tavolo Betty “grazie per prima.”

 

“Rischiavi di tirare in ballo Mode, facendo perdere di credibilità la storia.”

 

“Ah già…”

 

Niente, ancora glaciale come le birre a tavola, che stavano andando via come niente. Troppo in fretta, a dire la verità.. Probabilmente fu anche grazie alle fresche birre se si risolsero a fare quel che poi fecero..

 

Circa mezz’ora dopo infatti, la ragazzona ruminante era tornata da loro pretendendo il contro. A nulla parevano servire le belle storielle di Betty sul Community Weekly, quella era fermamente convinta a riscuotere i 30 dollari che le dovevano.

 

“Oh insomma” sbottò a un certo punto Wilhelmina “per 30 maledettissimi dollari vuole perdere della pubblicità gratuita. Bene, vuol dire che annunceremo alla Virginia intera quanto sono disgustosi i vostri Hamburger. Gente” si rivolse alla compagnia “direi che è ora di andare” e si alzò, seguita a ruota dagli altri.

 

“Ehi ehi ehi, fermi dove siete” la ragazzona si parò davanti a loro “Dove credete di andare. Datemi quei 30 dollari, o vi denuncio.”

 

“Davvero?” rispose Wilhelmina con tono di sfida.

 

Betty, dietro di lei, si rivolse invece agli altri “Qualcuno pensi velocemente a un modo per distrarla, dobbiamo tagliare la corda..”

 

“Laggiù!”

 

Ancora una volta, Amanda puntava il dito alla loro salvezza, o possibile tale, scritta a pennarello su un cartone.

 

Gara di tango? Amanda, non credo possa esserci—”

 

“Betty, leggi bene sotto. 100 dollari ai primi classificati. Paghiamo stasera e pure il pranzo di domani.”

 

“.. o i materiali per la gara.” Aggiunse Daniel.

 

“Sì certo, i materiali..”

 

“Wilhelmina” la chiamò Daniel “vieni un secondo qua, forse abbiamo risolto.”

 

Questa, lanciando un’ultima occhiata di fuoco alla cameriera, li raggiunse, al che Daniel le chiese

 

“Ti piace il tango?”

 

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Capitolo 6
*** Capitolo VI. ***


VI

VI.

 

“Io.. che diavolo state borbottando qui?”

 

“A quanto pare tra circa mezz’ora qui si terrà una gara di tango, e in palio ci sono 100 dollari.” Le rispose Matt.

 

“E a noi..?”

 

“Siamo in sei, tre coppie, abbiamo tutte le possibilità di questo mondo contro questi buzzurri di campagna” esclamò allora Marc.

 

“Oh certo, perché qua siamo tutti esperti ballerini di tango…” gli rispose polemica Amanda, mentre Daniel tra sé si chiedeva chi avesse avuto l’idea di una gara di tango in un fienile della Virginia.

 

Cara mia miss polemica, si dà il caso che il sottoscritto abbia passato sei mesi a Buenos Aires. Sapete, c’era questo argentino, Jorge..

 

“Vai al punto.”

 

“Beh, quei sei mesi mi hanno trasformato in un esperto di tango, muchachos.”

 

“Marc” disse Daniel spaventato “sia chiaro, io con te non ci ballo.”

 

“Oh Daniel, per quanto l’idea di strusciarmi con te su una pista da ballo mi attiri,” (Daniel deglutì terrorizzato) “temo che il regolamento non contempli coppie omosex. Il che è un’idiozia, insomma, siamo nel terzo millennio...

 

“Quindi con chi ballerai, asso del tango?” chiese Betty.

 

“Beh, se lei è d’accordo.. Amanda?”

 

Questa lo guardò piuttosto perplessa per qualche secondo. Poi gli rispose.

 

“Nemmeno morta.”

 

“Amanda” cercò di convincerla Betty “fallo per la squadra.”

 

“Amanda” intervenne allora Wilhelmina “fallo o ti licenzio.”

 

L’ex receptionist fece una smorfia, ancora poco convinta, pur sapendo di essere obbligata ad accettare.

 

“Ok va bene.. qualcuno si procuri della musica decente per provare però.”

 

Provare?” chiese Daniel.

 

“Oh certo, manca ancora mezz’ora, non posso mica permettervi di andare là fuori ad agitarvi come degli elefanti sgraziati che si accoppiano!”

 

“Ho sentito bene, vi serve della musica?”

 

Il gruppo si voltò verso l’origine della domanda. A porla, un signorotto sulla cinquantina, a guardare il quale l’osservatore non poteva fare a meno di fissarsi sulla splendente pelata che ostentava orgoglioso.

 

Questi, cercando di distrarre i suoi ospiti dall’ipnotica pelata, continuò “Scusate, non mi sono nemmeno presentato. Il mio nome è Bill, e sono il proprietario di questo locale.

 

“Oh, complimenti davvero. Abbiamo mangiato benissimo” Betty cercò di ritentare il piano A “Con una cucina del genere, quattro stelline non gliele toglie nessuno!”

 

“Che gentili, mi aveva detto Magda che voi eravate dei giornalisti o qualcosa di simile. A proposito, non vi ho visto alla cassa, avete già pagato?

 

“Ehm.. a tal proposito, stava dicendo prima per la musica?”

 

“Ah certo.. beh, ho sentito che volete allenarvi un po’, prima della gara. C’è uno stereo sul retro del locale, credo che ci sia ancora dentro un cd di musica adatta. Jojo, il mio tesoro, ha provato fino a poco fa. Sapete, è in suo onore che ho organizzato questo concorso. Ci siamo conosciuti due mesi fa, e ora ha accettato di venire con me qui a Stauton.. volevo fargli capire quanto tengo a lui..”

 

“Bellissima storia, davvero romantica sì.. dov’è l’uscita sul retro?” sbottò improvvisamente Wilhelmina.

 

“Scusate.. per di qua, seguitemi.”

 

La compagnia andò dietro a Bill verso il retro del fienile. Camminando, Marc cercò di prendere una mano ad Amanda, ma tutto quello che ottenne fu un pugno in un fianco.

***

 

“Perché devo ballare con lui?”

 

“Wilhelmina” le rispose lui “è stata fatta una regolare estrazione per deciderlo. E comunque potresti evitare tutte queste scene, considerando che qualche ora fa ti sei calata così bene nei panni della mogliettina.

 

“Ma se mi hai tradito con Sharlene!”

 

Betty aggrottò un sopracciglio “Mi sono persa qualcosa?”

 

“Betty, fidati, è meglio che tu non ne sappia niente..

 

“Siamo sicuri…?”

 

“Betty, smetti d’insinuare e pensa al tuo ballerino.”

 

Lei alzò gli occhi al cielo, poi li portò su Matt che armeggiava con lo stereo. Sì, era una bella gatta da pelare.

 

“Scusate un attimo, perché voi altri siete stati accoppiati  per estrazione e invece avete obbligato me a ballare con—”

 

“Bababababa” Portandosi a pochi centimetri dal suo naso, Marc zittì Amanda “chiudi il becco e senti il ritmo. Gente” si rivolse poi agli altri quattro “vi mostrerò come io, un gay, possa ballare con lei, una donna, la quale tra l’altro ora mi odia, e rendere il tutto non solo vincente per la competizione, ma addirittura sensuale.”

 

“Non credo di aver capito l’ultima parola..” borbottò Amanda

 

..sensual-”

 

“Zitta” Amanda, in un attimo, tappò la bocca a Betty.

 

Et voilà!”

 

Poco lontano, Matt era finalmente riuscito a far funzionare lo stereo, che in quel momento cominciò a diffondere nell’aria di Stauton le note di Santa Maria Del Buen Ayre.

 

Marc tese la mano sinistra ad Amanda, assumendo nel contempo lo sguardo più intenso che gli potesse riuscire con una donna.

 

Señorita, mi concede questo ballo?”

 

“Se proprio devo..” ancora riluttante, Amanda unì la sua mano destra alla sinistra del coinquilino.

 

Immediatamente Marc la tirò forte a sé, cingendola intanto con l’altro braccio.

 

“Ehi, non ti allargare troppo, gringo!”

 

Ma Marc ormai aveva portato il viso vicinissimo al suo.

 

“E’ per scopi didattici, cosa credi” improvvisamente girarono su loro stessi “però, te la cavi piuttosto bene.”

 

“Credi di essere l’unico ad aver passato qualche mese di fuoco a Buenos Aires?”

 

“No, per niente..

 

Per la prima volta dall’incidente a Carlisle Amanda non sentì il desiderio di prenderlo a badilate sui denti.

 

“Sai cosa sarebbe meraviglioso ora?” le chiese ancora, stringendola ormai così forte da impedirle quasi di respirare.

 

“Cosa?” riuscì solo a rispondere lei con un sussurro.

 

“Lasciati andare.”

 

Solo allora Amanda, che pure aveva cercato per tutta la durata del ballo di evitare la cosa, finalmente lasciò che i loro sguardi si incrociassero. Decise quindi che forse valeva la pena cercare di mettere da parte per qualche minuto la rabbia, la tristezza, la delusione, solo per lasciarsi andare al ritmo del tango, e lasciarsi guidare da lui nella danza. Sorprendentemente, si accorse che le era più facile del previsto, anche se non poteva fare a meno di chiedersi se aveva a che fare con la straniante quanto tuttavia stranamente piacevole sensazione delle sue mani giù per la sua schiena ed oltre..

 

***

 

Per la gioia e la meraviglia degli spettatori, alla fine Amanda era davvero riuscita ad obbedire alla richiesta di Marc. Rispondendo perfettamente a quell’idea che vuole per un buon tango una ballerina completamente abbandonata al partner, la fiducia accreditata dalla ragazza all’amico permise infatti loro di eseguire una prova tale che, se eseguita sotto gli occhi dei giudici, li avrebbe sicuramente condotti alla vittoria. Di certo, aveva lasciato a bocca aperta, anzi spalancata, il resto della compagnia.

 

“Che dire… beh, complimenti.. davvero, sbalorditivo”

 

Daniel aveva praticamente gli occhi fuori dalle orbite.

 

“Tra l’altro Marc, devo ammetterlo, credo sia stato il momento meno gay della tua vita” aggiunse.

 

“Oh, decisamente, te lo assicuro…” Confermò Amanda avvicinandosi, e ansimando ancora vistosamente.

 

“Ve lo avevo promesso” esclamò Marc, asciugandosi intanto il sudore in un modo che di etero aveva ormai ben poco “eccolo, un ballo vincente e sensuale..

 

“Sento già il centone tra le mani” aggiunse fiducioso Matt.

 

“Straordinari!”

 

Di colpo, si sentirono degli applausi. Bill era ricomparso sull’uscio, portando nuova luce grazie alla splendida pelata.

 

“Ora però andate a cambiarvi, lo spettacolo inizia tra poco!” e così com’era apparso, se ne andò.

 

“Cambiarci? Già? Ma noi dobbiamo ancora provare!”

 

Betty era entrata nel panico più totale.

 

“Oh, non fare scene, noi andiamo giusto a far numero. Quei due hanno la vittoria in pugno..” Risposto a Betty, Wilhelmina passò a rivolgersi a Daniel “Anzi, sembra non ci sia più bisogno che anche noi ci uniamo alle danze.”

 

“Oh, Willie, ho paura che invece sarà necessario…

 

A parlare era stato Marc, che in un baleno era andato a nascondersi dietro al suo capo, mentre il gruppo entrava nell’area del fienile che era stata attrezzata per il cambio d’abito e il trucco (dove per attrezzata s’intende una serie di tende malamente sistemate a formare dei loculi detti “camerini”).

 

“Marc, cosa diavolo vuoi dire?”

 

“Jorge è qui!!!

 

“Lascia stare Jorge, date un’occhiata agli altri concorrenti!”

 

Intorno a loro infatti, anziché una folla di contadini e massaie con l’hobby del ballo quale si aspettavano, fremevano i preparativi per la gara di giovani aitanti e ragazze che polli e galline probabilmente li avevano visti solo in qualche film d’ambientazione country.

 

“Come mai quelle facce sorprese?” Bill era apparso ancora una volta dal nulla “Cosa credevate, che nei dintorni vivessero solo agricoltori e operai? Guardatela , la meglio gioventù di Stauton!” .. riapparso, scomparso.

 

“Siamo nei guai, siamo rovinati, verremo arrestati…

“Betty, te l’ho già detto, niente scene drammatiche.. Marc? Dove diavolo è finito?” Senza volerlo, anche Wilhelmina si ritrovò travolta dal panico.

 

“Credo sia nascosto dietro quella tenda..” rispose Matt.

 

Si avvicinarono a lui, Wilhelmina in testa, con aria per niente rassicurante.

 

“Si può sapere chi è questo Jorge e perché ti stai nascondendo come un dannato coniglio?”

 

“E’ QUEL Jorge! Laggiù, insieme a Bill-pelata-di-luce.”

 

“Ma quello non è il suo Jojo?” chiese perplessa Betty.

 

“Ehm, Betty” Amanda, ancora un po’ scossa per il ballo, le si avvicinò alle spalle “Temo che Jorge e Jojo siano la stessa persona…


“Oh… Marc, ma perché ti nascondi? Non potresti far leva sui vostri trascorsi per un aiutino..?”

 

“Stai scherzando?”

 

Marc, sempre più terrorizzato, aveva portato la tenda a coprirlo quasi del tutto, ad eccezione del volto.

 

“Cerco di essere più chiaro: l’ultima volta che io e lui ci siamo visti è dovuta intervenire la polizia per evitare che il sottoscritto diventasse solo un bel ricordo. Per colpa sua, un intero quartiere di Buenos Aires mi vuole morto..

 

“Vuoi dire che io e te non balleremo più insieme?”

 

Amanda era tornata vicino a Marc, anche lei con uno sguardo quasi truce.

 

“Mandy, temo dovremmo rinunciare…”

 

 “Lo sapevo.. ed io stupida che mi sono fidata. Non fai altro che fuggire…”

 

E senza aggiungere altro lasciò i camerini. Decisamente l’era tornata voglia di prenderlo a badilate sui denti..

 

***

 

Con l’abbandono della competizione da parte di Marc e Amanda, gli altri quattro si erano ritrovati schierati al mezzo della pista più terrorizzati che mai.

 

“Sapete tutti come si balla il tango vero?” Wilhelmina cercava disperatamente di trovare qualche sicurezza.

 

“Oh beh, più o meno.. ho letto un libro una volta” le rispose Betty “Vale lo stesso?”

 

Wilhelmina dovette sforzarsi più del solito per non mettersi a urlare “Beh.. meglio di niente, suppongo. E tu Daniel?”

 

“Amante argentina”

 

Wilhelmina non resistette alla tentazione “Chi, Sharlene?”

 

Daniel accennò un sorrisetto “Ti è proprio piaciuta la nostra recita eh?”

 

“Beh, ammetterai che è stata ben condotta, modestamente..

 

Ma Daniel non riuscì a risponderle a tono, perché Bill, salito su un palchetto, aveva preso la parola per dare il via alla gara. Meno di un minuto dopo, partiva la musica. 

 

“Matt, sembra tu stia ballando con una scopa

 

Wilhelmina non avrebbe potuto trovare paragone migliore a descrivere la danza di Matt e Betty, se danza si poteva chiamare. La povera Suarez infatti veniva tenuta da Matt a una distanza tale che, non fosse stato per il numerino sul petto, sembrava più che altro stessero solo parlando, anzi, litigando.

 

“Ha ragione, Matt, stiamo ballando un tango.. guarda che non mordo.”

 

“Betty, è meglio così, fidati..

 

Ma lei decise che non era il momento di dargliela vinta. Con un colpo deciso lo tirò a sé.

 

“Se tango deve essere, che lo sia davvero” aggiunse poi, con quello sguardo che Matt ricordava di aver visto solo quella terrificante sera in cui tentò di sedurlo a causa dei consigli di Marc e Amanda..

 

“Betty, mi hai appena messo una mano sul sedere?”

 

“Sì, è un tango, ricordi?”

 

Matt non poté far altro che rinunciare per il momento ai suoi propositi di ostilità nei suoi confronti e finì per sorriderle.

 

“Oh, finalmente!” esclamò Betty “ora ti va bene questa distanza media o vuoi tornare a ballare con la scopa?”

 

Stavolta Matt ridacchiò proprio “No no, va benissimo così.”

 

“Vorrei vedere.. voglio dire, se riescono a ballare quei due..guardali: secondo me possono anche vincere.”

 

Daniel e Wilhelmina in effetti più che come due litigiosi colleghi di lavoro, ex potenziali matrigna e figliastro, con anni di intrighi e pugnalate di vario genere alle spalle, erano finiti a ballare in un modo che piuttosto faceva pensare ai litigiosi coniugi interpretati a Carlisle.

 

“Sai, sto cominciando quasi a divertirmi..” sussurrò a un certo punto Wilhelmina a Daniel.

 

“Quasi?” Rispondendole, anche Daniel per un attimo ebbe la tentazione di uniformarsi a quello che aveva visto fare a Marc e Betty ai rispettivi partner, ma ricordandosi immediatamente di cosa era capace di fare la sua mogliettina, decise di trattenere la mano al di sopra della cintura di Wilhelmina.. per il momento. Alla fine si accontentò solo di stringerla un po’ più forte.

 

“Fossi in te non me ne approfitterei troppo

 

Wilhelmina dal suo canto non riusciva a trattenersi dal provocarlo almeno un po’. Che rischio poteva correre con un vedovo di fresco che a giorni alterni la desiderava morta?

 

“Io approfittarmene? Scordi con chi stai ballando”

 

“In realtà lo so benissimo”

 

A quel punto, i precedenti buoni propositi di Daniel passarono in secondo piano, ed egli decise che era anche il suo turno di dare quel tocco in più alla loro esibizione.. Approfittando della quanto mai indovinata chiusura del brano, mentre accompagnava il corpo della Slater per un casquet,  lasciò anche lui che una mano scivolasse sotto la cintura..

 

***

 

Pochi minuti dopo, ma lontano dalla pista da ballo, Amanda cercava di rifarsi il trucco nonostante il barilotto di birra che aveva preso in prestito dalle cucine per goderne in solitudine fuori dal locale. Era riuscita a centrare appena metà labbro superiore quando delle voci poco lontane annullarono anche quel poco di concentrazione che era riuscita a raccogliere.

 

“Allora è tutto confermato? Ho visto il tuo splendente fidanzato sorridere in direzione di quei due newyorkesi, non vorrei facesse saltare tutto..

 

Amanda rinunciò definitivamente al rossetto e cercò di capire da dove arrivasse la voce, che riuscì alla fine a individuare come proveniente dal corridoio antistante i bagni.

 

Nonostante l’andatura decisamente ondeggiante, ancora merito del barilotto di cui sopra, Amanda riuscì comunque a raggiungere la porta, e ad accostarla quel tanto da permetterle di sfamare la propria curiosità.

 

Estai tranquilla me amor, el pelaton lascia tutte le decisioni a me, estarete voi a vincere”

 

“Sarà anche il caso.. abbiamo bisogno di quel denaro..”

 

Jojo prese tra le mani il viso della giovane (una stangona mora, dal fisico mozzafiato, ma un naso che, pensò Amanda, da solo poteva fare contea..) e, dopo averla baciata dolcemente, tornò a rassicurarla.

 

Estai tranquilla, tra poco avremo il nostro dinero per andare a Richmond e iniziare la nostra nueva vita!”

 

Ma proprio mentre Jojo tornava a baciare la sua bella, Amanda cadde rovinosamente a terra. Evidentemente, non era stata una buona idea stare così sporta con tutto quell’alcool in corpo.

 

Per sua fortuna comunque non ce n’era abbastanza da impedirle di sollevarsi in tempo e correre a buttarsi di fuori dalla finestrella del bagno. Era fuori quando Jojo e la stangona si risolsero a venire a controllare a chi appartenesse la chioma bionda che era sembrato loro di intravedere, accompagnata da un pungente odore di birra.

 

***

“Bene Stauton, finalmente saprai chi è il vincitore!”

 

Wilhelmina guardò Daniel. Nemmeno un’ora prima non avrebbe scommesso nemmeno un cent sul fatto che proprio loro sarebbero arrivati in finale. Certo, il fatto che ci fossero arrivati non implicava necessariamente potessero addirittura vincere la gara, considerando soprattutto che la coppia avversaria aveva tutta l’aria di prendere la cosa dannatamente sul serio.

 

Le sue previsioni sulla vincita però tornarono presto a recuperare vorticosamente quota quando il campione rientrò a passo spedito nella sala e, appena fu davanti alla sua compagna, la colpì con un vigoroso schiaffo.

 

“Sgualdrina!” urlò “dopo tutto quello che ho fatto per te!”

 

Nella sala calò il silenzio più assoluto, mentre tutti gli sguardi convergevano al centro.

 

“Ma di cosa stai parlando tesoro?” balbettò lei “Sai che non potrei mai tradirti..

 

“Qualcuno di voi ha pop-corn a portata di mano?” bisbigliò Matt al resto del gruppo “Prevedo fuochi d’artificio.”

 

“Oh puoi scommetterci” rispose Daniel “anche se mi chiedo con chi potrebbe averlo tradito.. voglio dire, bel fisico non c’è che dire, ma ha quel naso..”


“Già, dovrebbero instituire una nuova contea solo per quello” finì per lui Marc. Gli altri due annuirono in accordo.

 

“Come siete cattivi. Non è poi così.. grande....” Ma nel dirlo Betty fu la prima a rendersi conto di non credere nemmeno lei a quel che stava dicendo.

 

“Vi ho visti sai” riprese urlando il campione “vi ho visti insieme, quindi è inutile che neghi! Però adesso voglio sapere come hai fatto.. voglio dire, è gay!”

 

La nasona capì che era inutile continuare a negare “Beh, evidentemente non così tanto..

 

A quel punto Bill scese di corsa dal palco e raggiunse i due.

 

“Voi due non state parlando del mio Jojo vero?” chiese, con un tono però che tradiva il fatto che, purtroppo, conosceva già la risposta.

 

“Mi dispiace Bill, ma è proprio Jorge.. li ho visti, li ho visti..e ora scusate, ma non ho più motivo di rimanere qui.” E così come era arrivato, velocemente se ne andò, nonostante la nasona gli fosse corsa dietro supplichevole.

 

“Beh..” tutti notarono che la splendente pelata aveva perso improvvisamente di lucentezza “beh, pare che sia rimasta una sola coppia in gara” portò lo sguardo mesto su Daniel e Wilhelmina “complimenti, vi dichiaro ufficialmente vincitori di questa gara.. passate in cassa per ritirare il premio..”

 

Al tono assolutamente monotono del povero Bill corrispose un’esplosione di gioia da parte dei nostri. Marc era uscito da dietro la sua tenda per andare a stringersi a Willie, assolutamente incredula, e insieme si erano uniti a una sorta di grande abbraccio di gruppo che era andato a crearsi. Proprio in quel momento poi tornò in sala anche Amanda, la quale vedendo tale esplosione di gioia capì che la sua piccola chiacchierata con il campione aveva avuto gli effetti sperati…

 

***

 

“Beh, lo confesso, non avrei mai pensato ce l’avremmo fatta” esclamò Daniel, mentre tutti ormai si avviavano al pulmino.


“Beh, di sicuro non è merito tuo.. mi hai pestato i piedi almeno un paio di volte..” gli rispose pungente Wilhelmina.

 

“Perché, tu no?”

 

“Ehi voi due, smettetela di beccarvi.. abbiamo vinto, questo è l’importante” li interruppe Betty.

 

“La verità è che senza l’intervento di Amanda non avremmo concluso niente” s’intromise ulteriormente Marc “E’ stata lei a raccontare tutto a quel ballerino.”

 

“Già, è tutto merito suo. A proposito, dov’è?”

 

“E’ andata a sistemarsi il trucco credo” rispose Marc a Betty “non so se hai notato che aveva rossetto solo su metà labbra..

 

Amanda per l’appunto era tornata nei bagni a finire di sistemarsi, approfittando soprattutto del fatto che l’hamburger offertole come premio per il suo fondamentale contributo alla causa le aveva fatto passare un po’ il capogiro ereditato dal barilotto di birra.

 

Era appena uscita dai bagni, soddisfatta come non mai di non somigliare più a un clown, quando andò a sbattere contro qualcuno di molto alto, e dai pettorali decisamente ben sviluppati.

 

Esta colpa tua se è esuccesso tutto questo casino!”

 

“Ehm, ci conosciamo?”

 

Jorge l’afferrò e quasi la sollevò da terra.

 

“Tu hai fatto saltare tutti i miei progetti,  por questo ora dovrai pagare”

 

Solo a quel punto Amanda capì che si era decisamente messa nei guai.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 7
*** Capitolo VII. ***


VII

VII.

 

In un secondo si era ritrovata sul pavimento del bagno, buttata lì dall’argentino come fosse stata una bambola di pezza. L’uomo si era poi richiuso la porta alle spalle, e aveva cominciato ad avanzare verso di lei con aria tutt’altro che amichevole.

 

“Non possiamo trovare un, ehm, un accordo?” tentò Amanda, sfoderando uno dei suoi migliori sguardi languidi. In caso di emergenza, sempre ricorrere alle proprie armi migliori.

 

Jorge, in risposta, tirò fuori un coltello.

 

“Uhm, direi che non sei interessato.. il che è un peccato, non sai cosa ti perdi, bello...” riprese lei, ma già con molta meno convinzione.

 

Jojo continuava a non rispondere nulla, ma anzi avanzava con aria sempre più minacciosa.

 

Ad Amanda non restava che continuare a indietreggiare, pregando di non raggiungere troppo presto il muro.

 

 

***

 

 

“Perché hai voluto venissi anche io?”

 

“C’è ancora quel pazzo di Jorge in giro, non voglio finire il miei giorni a Stauton, Virginia.”

 

Daniel rise “Vi siete davvero lasciati male...”

 

“Male è un eufemismo!” Marc impallidiva al solo ricordo “Jorge sa essere un dolcissimo amante, ma se per qualsiasi motivo le cose non vanno come vuole lui, è più vendicativo di una casalinga il venerdì nero da Wal-Mart”

 

“Ok, a questo punto non sono sicuro di volerne sapere di più…”

 

“Non ti avrei raccontato nient’altro comunque,  il ricordo mi terrorizza ancora.”

 

Arrivarono finalmente nei pressi dei bagni.


“Vai a controllare se è ancora lì.”

 

Vai?” Marc sgranò gli occhi, velati ancora un po’ dal terrore.

 

“E’ il bagno delle donne, io non posso entrare!”

 

“Adesso vorresti farmi credere che non sei mai entrato in una toilette femminile…?”

 

“Beh.. ma che c’entra, sono cose che non faccio più. Sono un uomo nuovo, io.”

 

“Sì, sì, certo…”


Sorridendo ancora, Marc aprì la porta del bagno ed entrò. Quello che vide, però, subito entrato, gli fece perdere svariati decenni di vita.

 

Jorge, Jojo, il tanghero pazzo di Buenos Aires stava a pochi metri dal lui, e brandiva un coltello nella mano destra. Il tempo di abbassare lo sguardo e vedere lo sguardo terrorizzato di Amanda davanti a quello, e il cervello di Marc smise di ragionare.

 

Si lanciò contro l’argentino, cercando di disarmarlo. Vista però la mole di Jorge, e la certo non decisiva forza fisica di Marc, l’unico risultato che ottenne fu quello di rimanere appeso al braccio dell’argentino.

 

Lasciame pidocchio!” gridò Jorge,  ma nel dirlo gli cadde di mano l’arma.

 

“Amanda, prendi il coltello!”

 

Lei  non riuscì a dire o a fare niente, completamente paralizzata dalla paura; la sua indecisione però finì per condizionare lo scontro, poiché Jorge, approfittando del rivolgersi di Marc all’amica, riuscì finalmente a staccarselo di dosso. Finito a terra, Marc tentò subito di rialzarsi, ma Jorge lo colpì violentemente al viso, tramortendolo.

 

Amanda accennò un movimento in direzione del povero caduto. Si fermò subito però, non appena vide che Jorge aveva ripreso la sua arma ed era tornato a rivolgere la sua attenzione verso di lei.

 

La ragazza tornò a indietreggiare, ma si ritrovò quasi subito con le spalle al muro. Rannicchiandosi, chiuse gli occhi e cercò di prepararsi al peggio.

 

“Fermo!”

 

Jorge si voltò d’istinto per vedere chi avesse parlato. Risultò così più vulnerabile all’attacco, nella fattispecie un diretto che lo colpì sul muso.

 

Riuscì comunque a mantenersi in equilibrio e a rispondere all’assalto con un fendente. Daniel indietreggiò appena in tempo e, con un agilità che Amanda trovò sorprendente, disarmò il nemico.

 

Jorge indietreggiò leggermente, per cercare la rincorsa giusta per il contrattacco, ma finì per inciampare in qualcosa e cadde all’indietro. Daniel ne approfittò, colpendolo nuovamente al viso. Jojo sembrò per un attimo aver incassato senza troppi danni, ma alla fine svenne, dopo aver lanciato un ultimo sguardo di fuoco.

 

“Amanda!” Daniel si accostò alla ragazza, ancora rannicchiata contro il muro e con gli occhi chiusi. “Ehi, è tutto finito… va tutto bene.”

 

Amanda riaprì lentamente gli occhi.

 

“Io.. Oh mio Dio, Marc!” improvvisamente lasciò il muro e Daniel, scattando verso l’amico, che giaceva sotto la possente figura dell’argentino caduto.

 

“Marc!  Marc, per l’amor di Dio svegliati!”

 

Con poca grazia spostò il corpo di Jorge e tirò quello di Marc verso di sé, per poi cominciare a scuoterlo tentando di svegliarlo, forse più spaventata ora di quando poco prima s’era ritrovata con le spalle al muro.

 

“E’ solo svenuto.. credo,” disse Daniel. “Comunque ora ci conviene sparire di qui il più presto possibile, non vorrei che il nostro amico là si svegliasse.. e non abbiamo altro tempo da perdere. Su, andiamo, aiutami a tirarlo su.”

 

Caricatosi Marc sulle spalle, Daniel prese Amanda per mano e insieme corsero via verso l’uscita.

 

***

 

“Oh, perfetto, ora ci siamo persi anche quegli altri due. Qualcun altro vuole andare a cercarli e perdersi anche lui?”

 

Wilhelmina era sull’orlo dell’ennesima crisi di nervi. Si rendeva conto che c’era stata vicina più spesso nelle ultime ventiquattro ore che in vent’anni di carriera, e questo non faceva altro che aumentare il suo fastidio.

 

Stava appunto meditando se avrebbe potuto sfogare le sue frustrazioni su Betty quando lei e gli altri videro Amanda e Daniel correre verso il pulmino. Solo in un secondo tempo si resero conto che il grosso pacco che il loro capo portava sulle spalle non era nient’altro che Marc.

 

“Dove vi eravate cacciati?”

 

“Che diavolo è successo?”

 

“Perché Marc è svenuto di nuovo?”

 

“Salite subito sul pulmino, veloci,” rispose Daniel, buttando nel contempo Marc su uno dei sedili posteriori. “Vi spiegherò tutto dopo. Matt, metti in moto.”

 

“Daniel, perché sanguini da uno zigomo?”

 

“Betty, dopo!”

 

Poco dopo tutti erano a bordo, e si lasciavano alle spalle il Barn Owl Pub di Stauton, Virginia.

 

Non avevano percorso che poche centinaia di metri quando Betty tornò a bombardare Daniel con domande sull’accaduto, mentre Wilhelmina, che gli stava accanto, conduceva il suo interrogatorio con un semplice movimento del sopracciglio.

 

Prima di rispondere Daniel lanciò un’occhiata ad Amanda, seduta sul sedile in fondo abbracciata a Marc. Lei ricambiò lo sguardo e annuì leggermente, tornando a poggiare il capo sul petto dell’amico ancora senza sensi.

 

“Abbiamo sorpreso quell’argentino, Jorge, minacciare Amanda con un coltello. Se noi – o meglio, Marc – fosse arrivato anche solo qualche secondo dopo… Beh, potete immaginarlo.”

 

Betty a questo punto aveva spalancato la bocca. Matt si lasciò scappare un “Oh Dio!” e perfino Wilhelmina lanciò un’occhiata semi-spaventata ai due ragazzi seduti dietro.

 

“Ad ogni modo,” proseguì Daniel, “Marc ha tentato di disarmarlo per primo, ma è stato colpito. Poi sono arrivato io e insieme siamo riusciti a metterlo fuori gioco definitivamente.” Omise volontariamente il dettaglio che Marc, quando era intervenuto la seconda volta contro Jojo, lo aveva fatto da svenuto.

 

“In sostanza, dunque, ora voi due sareste delle specie di eroi?” chiese ironica Wilhelmina.


Sono degli eroi!” le rispose Betty, con una vocina squillante. “Davvero, è sorprendente!”

 

“Beh, alla fine non è che abbia fatto così tanto,” rispose Daniel, in un moto di modestia. “Anzi, il grosso del merito va a Marc.”


“Smettila di fare il falso modesto, scommetto che ti diverte un mondo giocare al prode cavaliere,” tornò alla carica Willie.

 

“Non sto facendo il falso modesto!”

 

“Certo, sicuro. Andiamo, ammettilo che ancora non ti sei medicato per poter giocare un altro po’ all’eroe che sfoggia le sue ferite.”


“Io... no! E’ solo che non è niente.”

 

“Mmm, in effetti però non ha un bell’aspetto,” intervenne Betty. “Aspetta, Lily dovrebbe aver messo anche una cassettina del pronto soccorso insieme ai bagagli.”

 

“Sì, eccola.”

 

Wilhelmina, inaspettatamente, era andata subito a caccia della cassetta, che ora stringeva tra le mani.

 

“Wilhelmina…” Daniel spostò lentamente lo sguardo verso di lei, spaventato dalla risposta che poteva ottenere. “Cosa hai intenzione di fare?”

 

“Non vuoi che sia io a farlo o, come credo sia più probabile, sei uno di quegli uomini che ancora non sopportano il bruciore dell’acqua ossigenata?”

 

“Non voglio che sia tu a medicarmi!”

 

“Bene. Betty?” Wilhelmina le porse un batuffolo di cotone e il flacone di disinfettante. “Potresti pensarci tu?”

 

“Certo, non c’è problema!”

 

Betty s’era già voltata e sporta dal suo sedile, e stava per arrivare col batuffolo al viso di Daniel, quando l’uomo si ritrasse di colpo. Betty ritentò, ma quello si ritrasse ancora. Al terzo tentativo andato a vuoto, Betty fu costretta a sfoderare, dopo tanto tempo, quella sua espressione di biasimo espressamente dedicata a Daniel.

 

“Betty, smettila,” la rimproverò Daniel.

 

“Cosa?”

 

“Con il tuo sguardo da farfalla giudica tutti!”

 

“Ehi! Ma, Daniel, hai paura di farti medicare un graffio!”

 

Non ho paura… Betty, ho messo al tappeto un pazzoide armato meno di mezz’ora fa, come posso aver paura di un batuffolo imbevuto d’acqua ossigenata?”

 

“Allora perché mi sfuggi?”

 

“Dio mio, che strazio. Da’ qua!” Un secondo dopo Wilhelmina aveva ripreso in mano la strumentazione e senza troppo indugio si era fiondata con il batuffolo tra le dita, sulla ferita di Daniel.

 

“AHI! Brucia!”

 

“Quanto sei melodrammatico.. ora taci e sta’ fermo.”

 

Daniel ubbidì senza battere ciglio. Più o meno un minuto dopo la ferita era disinfettata e un cerotto vi era stato sistemato sopra.

 

“Finito. Fattelo dire, Charlie Brown ti sta a pennello.”

 

“Chi?”

 

“Daniel,” gli rispose Betty, “c’erano solo dei cerotti dei Peanuts.

 

“Oh… Charlie Brown, uh?”

 

Wilhelmina e Betty annuirono insieme, mentre sulle labbra di entrambe faceva capolino l’inizio di una risata.

 

***

 

Da quando Wilhelmina aveva dovuto trasformare il viso di Daniel in una striscia a fumetti erano trascorse più di tre ore. Loro due e Betty avevano finito con l’addormentarsi, così come Amanda. Marc ancora non si era svegliato, mentre Matt tentava il tutto per tutto per non raggiungerli nel mondo dei sogni.

 

Il fatto che la strada, in quel punto, fosse assolutamente rettilinea e deserta fu molto d’aiuto quando Matt sbandò e prese in pieno un cespuglio sul bordo della strada. Per sua fortuna nessuno parve accorgersi del pericolo corso. O almeno,  nessuno tra quelli addormentati. Marc, che fondamentalmente era stato incosciente fino a quel momento, beneficiò invece di quel violento scossone, riprendendo finalmente i sensi.

 

Riaprendo gli occhi, la prima cosa che vide fu Amanda, addormentata, con la testa ancora poggiata sul suo petto. Si guardò poi un po’ intorno, cercando di realizzare dove fossero, quanto tempo fosse passato, come avessero fatto lui, Daniel e Amanda a salvarsi da Jorge.

 

Compreso quasi subito che in quel momento nessuna delle sue domande avrebbero avuto una risposta, riportò lo sguardo sull’amica. Si accorse che una ciocca di capelli le cadeva sul viso, nascondendolo in parte: delicatamente lo spostò di lì, accarezzandola.

 

Poiché, però, al suo tocco Amanda aveva mosso leggermente la testa, mormorando qualcosa, Marc subito fermò la mano, temendo di svegliarla. Si sorprendeva sempre di quanto i suoi lineamenti si addolcissero quando dormiva, e come tra le sue braccia sembrasse tanto fragile e indifesa, così piccola.

 

Per non disturbarla ancora decise di limitarsi a continuare a guardarla dormire, come già gli era capitato di fare da quando aveva avuto quell’offerta da Vogue.

 

Aveva cercato di farle capire che non era sua intenzione abbandonarla, che ciò che lo tratteneva ancora a New York era innanzitutto lei – anche più della fedeltà a Wilhelmina.

 

O forse, rifletteva, la verità  era che alla fine dei conti si stava comportando solo da egoista. Aveva messo quel lavoro davanti a tutto, anche alla loro amicizia, proprio come aveva messo la sua paura per Jorge davanti alla possibilità di fare pace.

 

Mentre pensava questo Amanda si mosse ancora: stavolta però riaprì gli occhi.

 

“Ehi,” disse piano, ancora stretta a lui. “Ti sei svegliato finalmente. Come stai?”

 

“Oh, mai stato meglio,” le rispose sorridendo. “Tu stai bene?”

 

Marc la sentì stringersi a lui: “Sì, ora sì.”

 

“Cosa... Cosa è successo dopo che sono svenuto?” si decise a chiederle.

 

“Niente di che...” rispose Amanda con tono vago. “Mi hai solo salvato la vita.”

 

“Io cosa? Ma se sono svenuto come un idiota!”

 

“Fidati quando ti dico che sei stato determinante anche senza sensi...” continuò Amanda.  “E poi quello che conta è che tu sia venuto in mio aiuto, ed abbia affrontato quel pazzo con così tanto coraggio...”

 

Marc sentì qualcosa di caldo bagnargli il petto: Amanda, nel dire quelle ultime parole, si era ritrovata quasi senza accorgersene con il viso solcato dalle lacrime.

 

“Oh tesoro, non fare così... Ormai è tutto finito, non è successo niente...” cercò di tranquillizzarla Marc, asciugandole il volto.

 

Amanda sciolse l’abbraccio, cercò anche lei di asciugarsi e prese un bel respiro.

 

“Scusa… è solo che... Marc, hai rischiato davvero tanto...”

 

“Mandy, tesoro, non è successo niente... è tutto passato, cerca solo di dimenticare questa brutta storia.”

 

Lei annuì, poco convinta. Allora lui la ritirò a sé, abbracciandola di nuovo.

 

“Ora voglio…” le sussurrò a un orecchio, “…che tu dimentichi tutto, tranne un dettaglio.”

 

“Cosa…?”

 

“Quanto io tengo a te.”

 

Amanda non ebbe il coraggio di ribattere. Lasciò che continuasse a stringerla, si lasciò riscaldare dal bacio che le diede sulle fronte, con gli occhi chiusi. Capì che era giunto per lei il momento di cominciare ad abituarsi all’idea di lasciarlo andare…

***

 

Due ore e mezza dopo i sogni dei viaggiatori addormentati furono bruscamente interrotti da una serie di suonate al clacson da parte di Matt.

 

Wilhelmina fu la prima ad essere abbastanza lucida da esprimere il biasimo generale.

 

“Cosa diavolo ti è preso?” sbraitò. “Vuoi davvero finire i tuoi giorni in questa landa desolata?”

 

“Oh, scusami Wilhelmina, ma avevo bisogno di svegliarvi tutti subito... Ho esagerato?”

 

In coro, tutti gli altri risposero di sì.

 

“Scusatemi, non volevo... Beh, comunque lo scopo è stato raggiunto mi pare.”

 

Con gli sguardi ancora un po’ assonnati, tutti risposerò con un’occhiata di disapprovazione.

 

“Si può sapere che c’era di così urgente?” chiese Amanda, soffocando uno sbadiglio.

 

“C’è che sono quasi sei ore che guido, e c’è bisogno che qualcuno mi sostituisca. Io scarterei Marc, visto quello che è successo, quindi c’è bisogno che si offra qualcun altro.”

 

Daniel si rivolse a Betty. “Tu una volta mi avevi detto di saper guidare…”

 

“Oh Daniel, non credo sia il caso… Oltretutto non c’è nemmeno il cambio automatico, con quello manuale non sono molto bra-”

 

“Per favore,” la interruppe Wilhelmina. “Se mettiamo alla guida lei, in Florida ci arriviamo la settimana prossima. Marc, non fare la femminuccia e torna a collaborare alla causa.”

 

Marc tentò di ribattere, ma il suo capo subito continuò “Se sei stato bene stanotte per blaterare quasi un’ora con la tua amichetta non vedo perché tu non possa esserlo adesso.”

 

L’assistente capì che non era nella posizione di giustificarsi ancora, così sbiascicò un poco convinto “Va bene.”

 

“Perfetto... Matt, fermati pure appena puoi, così che Marc possa sostituirti e io possa andare a cercare un telefono.”

 

“Cosa vuoi fare, chiamare un taxi?” la punzecchiò Daniel.

 

“Spiritoso... No, voglio avvisare gli organizzatori che arriveremo in ritardo. Se arriveremo…”

 

“Non credo che troverai nessuno a quest’ora, è quasi l’alba…”

 

“Beh, se non saranno loro sarà un meccanico.”

 

“Perché?” chiese Matt.

 

“Ti ho sentito, stanotte, quando ti sei fermato e hai passato dieci minuti buoni a litigare con il motore…”

 

L’occhio generale tornò sull’Hartley che, sentendosi osservato, subito cercò di rassicurarli. “Tranquilli, è tutto apposto. Davvero.”

 

Raggiunsero nel frattempo un grande spiazzo erboso, dietro il quale s’innalzava una palazzina in costruzione. Appena il mezzo fu fermo, Wilhelmina scattò giù.

 

“Dove vai, non vedi dove siamo?” cercò di fermarla Daniel.

 

“Laggiù c’è qualcosa, proverò là.”

 

“All’alba non ti aprirebbero nemmeno se fossi il Presidente.”

 

“Mmm, il colorito c’è…” finì per rispondergli la Slater, riprendendo la sua strada.

 

Daniel fece un profondo sospiro, alzando gli occhi al cielo.


“Wilhelmina.. aspettami.”

 

Lei, nemmeno troppo sorpresa, si voltò. “Muoviti, non abbiamo tempo da perdere.”

 

Daniel corse verso di lei. Quando l’ebbe raggiunta, Willie lo prese in giro:“Avevi paura a lasciarmi andare da sola?”

 

“Sì, ma non per te. Penso più ad un eventuale malcapitato che avesse la malcapitata idea di infastidirti..”

 

 

***

 

 

Wilhelmina e Daniel s’erano allontanati da una decina di minuti, mentre gli altri componenti del gruppo avevano deciso di godersi un po’ l’arietta fresca di una mattina di inizio Luglio, accomodandosi sul prato.

 

Betty notò solo allora che Amanda s’era seduta accanto a Marc, o meglio, s’era sdraiata poggiando la testa sulle sue ginocchia.

 

“Ma voi due non avevate litigato...?” chiese Betty.

 

“Davvero?” le rispose Amanda. “Uhm, non me lo ricordo più. Tu Marc?”

 

“Nemmeno. Hai fame? Ho trovato un pacchetto di Bagarozzi al cioccolato nascosto nel bagagliaio prima,” disse lui, tirandoli fuori dalla borsa che aveva accanto.

 

“Oh, non ne mangerei,” intervenne Matt. “Ce li ha nascosti ieri Wilhelmina.”

 

“Da’ qua,” ordinò invece Amanda a Marc. “Ho bisogno di cibo, è da ieri sera che non mangio...”

 

“Amanda, non so se è il caso...”

 

Ma lei non lo stava più a sentire, ormai tutta presa dai dolci Bagarozzi.

 

Matt scosse il capo ridacchiando, poi si girò verso Betty. “Io l’ho avvisata, tu ne sei testimone. Non voglio responsabilità, poi.”

 

Betty alzò le spalle. “Beh dai, considerando cosa ha passato ieri sera, una sfuriata di Wilhelmina per dei dolcetti è il minimo...”

 

“Già, hai ragione...”

 

Seguì un lungo, imbarazzante minuto di silenzio, nel quale entrambi si sforzarono il più possibile di trovare un qualsiasi stupido argomento da introdurre.

 

Poi, esattamente nell’instante in cui entrambi avevano finalmente trovato qualcosa da dire (rispettivamente, previsioni sul viaggio e i dieci modi in cui Willie l’avrebbe fatta pagare ad Amanda), l’aria fu squarciata da un urlo.

 

“Dio!”

 

Tutti e quattro, istintivamente, alzarono lo sguardo verso la palazzina che li sovrastava.

 

“Non so voi, ma sto cominciando a trovare questo posto decisamente inquietante...” disse Betty.

 

Matt riportò lo sguardo su di lei. “Lo penso anche io... Spero che Daniel e Wilhelmina si sbrighino a ritornare...”

 

Gli occhi di Betty furono attraversati da un lampo di terrore. “E se quell’urlo avesse a che fare con loro?”

 

“Mmm... sì, probabilmente è qualcosa che Wilhelmina ha abbattuto.”

 

Scoppiarono a ridere. Poi però, quando la foga della battuta fu passata, sul volto di entrambi rimase un sorriso.

 

“Sai...” riprese Betty, “…credo questa sia la prima volta che noi due ridiamo insieme di qualcosa... Voglio dire, la prima volta da... quando è successo quello che è successo.”


“Sembra anche a me...”

 

Lo sguardo di Betty, allora, fu molto più eloquente di mille discorsi. L’aveva baciata, avevano ballato, avevano riso di nuovo insieme... c’era dunque ancora speranza?

 

“Cosa aspetti? Che ti dica che provo ancora qualcosa per te?” chiese improvvisamente Matt, tornato serio.

 

“E’ così?”

 

“Forse sì. Forse no. O forse, alla fine di questo delirio, vorrò tornare ad andarmene in giro per il mondo. Sai, qualche volta non so fino a che punto sia stata una buona idea accettare questo lavoro...”

 

Betty avrebbe voluto rispondergli che sì, era stata un’idea dannatamente buona, che non aveva bisogno di andarsi a cacciare in qualche remoto deserto per provare a capire cosa ci potesse essere ancora tra loro, perché era così lampante…

 

Invece, si limitò a simulare un nuovo sorriso e a rispondergli: “Capito. Non c’è problema... Sono perfettamente consapevole di come tutta questa situazione si sia creata innanzitutto per colpa mia, quindi... Quindi nessuna domanda, nessuna pressione.” Betty forzò ancora di più per tentare di assumere un’espressione serena. “Ti prometto che da parte mia non ci sarà altro che una paziente attesa...”

 

Matt ebbe voglia, per un attimo di prenderla e baciarla, quello dopo di accarezzarla almeno, e dopo ancora di sorriderle, di dirle almeno con gli occhi che la speranza c’era.

 

Abbassò lo sguardo.

 

“Grazie. Lo apprezzo molto.”

 

C’era speranza, ma per ora nessuno dei due aveva il coraggio di prenderne davvero atto.

 

***

 

“Ma sono morti quei due?”

 

Amanda, divorando l’ultimo Bagarozzo dell’ultimo pacchetto ritrovato in fondo al baule, ruppe così il silenzio che ancora una volta era sceso sul gruppo.

 

“Arriveranno a breve... Credo... Spero...” le rispose Matt.

 

“Eccolì!” esclamò improvvisamente Betty, saltando in piedi e rispondendo energicamente al saluto di Daniel, riapparso finalmente all’orizzonte accanto a Wilhelmina.

 

Quando ebbero finalmente raggiunto il gruppo, Daniel parlò subito, cercando di fermare sul nascere il nuovo mare di domande che già sentiva arrivargli addosso.

 

“Abbiamo girato un po’, ma non abbiamo trovato niente, tutto qui.”

 

“Willie, cosa hai fatto al polpaccio?”

 

“Daniel, perché sei tutto spettinato?”

 

Né Marc né Betty erano stati soddisfatti dal tentativo di Daniel di mettere sotto silenzio il recente passato.

 

Wilhelmina sbuffò. “Sono inciampata e sono caduta. Qualche problema?”

 

Lo sguardo che accompagnò la sua risposta fu per Marc un motivo sufficiente per non fare ulteriori domande.

 

“Quindi,” riprese lei, “Se non avete altre domande superflue direi che è ora di rimetterci in viaggio.”

 

Si erano appena risistemati sul pulmino, (con il povero Marc costretto, nonostante tutto, a rimettersi alla guida), quando Amanda si girò indietro, verso il sedile dove stavano Daniel e Wilhelmina.


Sporgendosi quel tanto da poter parlare senza farsi sentire troppo dagli altri, chiese: “Daniel, a me puoi dirlo: quell’urlo che abbiamo sentito prima aveva a che fare con te e Wilhelmina?”

 

Daniel la guardò fissa negli occhi “Amanda, andiamo... stiamo parlando di Wilhelmina. Non sono il tipo da mettersi a giocare a scacchi con la regina dei ghiacci.”

 

“Mmm, va bene,” rispose lei. “Come dici tu,” e tornò a sedersi, non prima però di avergli fatto l’occhiolino.

 

“Dove sono?!?”

 

Mentre Daniel e Amanda parlavano Wilhelmina si era fatta passare da Matt la sua borsa dal bagagliaio, e quando aveva visto che i suoi Bagarozzi mancavano all’appello aveva urlato in quel modo.

 

Nessuno osò dire niente nei trenta secondi successivi.

 

Poi Matt si decise a fare qualcosa per salvare le loro vite.

 

“Marc,” esclamò, “Accendi la radio.”

 

“Radio?” risposero tutti gli altri in coro.

 

“Sì, radio. A quanto pare il nostro mezzo è dotato di una radio perfino funzionante...”

 

Gli altri continuavano ad avere espressioni perplesse.

 

“L’ho scoperto stanotte, mentre tutti dormivate. E’ stata anche accesa per un po’... Eravate proprio stanchi, eh?”

 

Amanda cominciò allora ad armeggiare dalle parti del cruscotto, finché finalmente trovò la manopola per l’accensione.

 

“Dio, questo affare andrà a valvole?” commentò Marc, aggiungendo poi, “...comunque non funziona.”

 

“Un pugno,” suggerì Matt.

 

“Eh?”

 

Amanda colse invece il suggerimento, e con un destro fece partire l’apparecchio.

 

—everything to you

You say you wanna start something new

And it's breakin' my heart you're leavin'

Baby, I'm grievin'

 

A cantare non fu solo la vecchia radio: Amanda infatti, resasi conto dopo poche note di quale canzone fosse e di quanto potesse risultarle utile per far capire ad una certa persona qualcosa che non aveva la forza di dire da sola, si unì quasi immediatamente all’apparecchio nell’esecuzione canora.

 

But if you wanna leave, take good care

I hope you have a lot of nice things to wear

But then a lot of nice things turn bad out there

 

Marc si voltò verso di lei (rischiando di travolgere una vecchia Cadillac dell’71 che li precedeva), cercando di capire quanto intendesse davvero di quel che aveva appena cantato; lei gli sorrise, distogliendo poi lo sguardo.

 

Intanto anche Daniel decise che poteva servirsi di Wild World , sebbene consapevole dei rischi che comportava farlo con un’altra certa persona.

 

Ooh, baby, baby, it's a wild world

 

“Come mi hai appena chiamato?”

 

Daniel ignorò il tono crudele e il sopracciglio sollevato all’inverosimile di Wilhelmina, e continuò

 

It's hard to get by just upon a smile

 

La Slater alzò gli occhi al cielo, sospirò e procedette a ripagarlo con la stessa moneta

 

Ooh, baby, baby, it's a wild world

I'll always remember you like a child, girl

 

“Mi hai appena dato della bambina?”

 

Wilhelmina annuendo rise.

 

You know I've seen a lot of what the world can do

And it's breakin' my heart in two

Because I never wanna see you a sad girl

Don't be a bad girl

 

Anche il giovane Hartley si unì all’esecuzione, e Betty, sedutole accanto, non faticò molto a capire a chi era rivolto il suo messaggio.

 

But if you wanna leave, take good care

I hope you make a lot of nice friends out there

But just remember there's a lot of bad and beware

Beware

 

Betty non era certo la più intonata del gruppo, ma riuscì a darsi abbastanza coraggio per dare il suo contributo – e per far arrivare il suo messaggio (con buona pace della pazienza già ai limiti di Wilhelmina).

 

Ooh, baby, baby, it's a wild world

It's hard to get by just upon a smile

Ooh, baby, baby, it's a wild world

I'll always remember you like a child, girl

 

Finirono più o meno tutti a cantare nella riproposizione del ritornello (dove il più o meno era dato dal cantare di Wilhelmina a labbra semi-sigillate).

 

La-la-la la la...

Baby, I love you...

 

Contemporaneamente, Betty e Amanda andarono a prendere e stringere una mano dei loro uomini: entrambi accettarono e ricambiarono la stretta.

 

But if you wanna leave, take good care

I hope you make a lot of nice friends out there

But just remember there's a lot of bad and beware

Be—

 

“Che succede?” esclamò subito Betty dal fondo.

 

“Non lo so... non risponde più...” rispose Marc, corso ad armeggiare con l’apparecchio dopo aver dovuto lasciare a malincuore la mano di Amanda “... niente, credo sia andata.”

 

“Uff...” sbuffò Amanda. “Finisce sempre così...”

 

“Marc, è una mia impressione o stiamo perdendo velocità?”

 

“No Daniel, è davvero così... gente, temo che la radio non sia l’unica cosa ad essere morta qui..”

 

Pochi instanti dopo la visuale fu coperta da un fitto fumo. Ancora dopo, il mezzo sobbalzò violentemente, poi si udì il rumore di quella che sembrò una piccola esplosione provenire dall’area del motore.

 

“Non può essere... non DI NUOVO...!” proruppe Wilhelmina.

 

“Secondo me qui c’è qualcuno che porta sfortuna...” commentò Daniel.

 

“Non guardate me!” si difese Marc. “È solo un coincidenza il fatto che mi sia sempre trovato io alla guida in certi momen

 

Proprio mentre parlava, il mezzo li abbandonò fermandosi di colpo, con toni che preannunciavano come ormai nemmeno un miracolo avrebbe potuto farlo resuscitare ancora.

 

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Capitolo 8
*** Epilogo ***


VIII

VIII.

 

“Avete bisogno di un passaggio?”

 

Improvvisamente il cielo si era oscurato sopra il mezzo ormai defunto, e una voce potente e roca aveva riecheggiato nell’aria.

 

L’unica che ebbe abbastanza coraggio da aprire il finestrino e mettere la testa fuori per vedere quale altra disgrazia li avesse colpiti fu Betty che, vedendo l’enorme donnone che aveva parlato loro dall’alto, subito rimpianse d’averlo fatto.

 

Riuscì comunque a mantenere abbastanza lucidità per constatare cosa esattamente avesse oscurato il sole: un enorme camion con rimorchio (color giallo fosforescente), caricato quasi nella sua interezza di auto di vario genere.

 

Betty gettò un’occhiata all’abitacolo dal quale il donnone era spuntato: campeggiava un enorme bandiera nera con tanto di teschio stampato sopra.

 

Ma poi vide qualcuno che le ridiede un po’ di speranza.

 

“Mrs. Meade?”

 

Chiamata in causa, Claire si decise ad affacciarsi anche lei dall’abitacolo con teschio.

 

“Oh, Betty! Finalmente vi abbiamo trovati. Stavo cominciando seriamente a preoccuparmi…”

 

“Il pulmino si è fermato, ancora. Ma lei che ci fa qui scusi?”

 

“Lo so, tecnicamente non faccio parte della squadra, ma quando ho visto il vostro mezzo... Beh, ho chiamato la mia amica Shirley e le ho chiesto se poteva accompagnarmi da voi. Ad ogni modo, sembra che anche voi ora abbiate bisogno di un passaggio.”

 

A quel punto si affacciò anche Daniel, che subito esclamò “Mamma! Che ci fai…quella chi è?”

 

“Come stavo dicendo a Betty, lei è la mia amica Shirley. Ha da poco trovato un remunerativo posto di lavoro nel campo dei trasporti, e fortuna ha voluto dovesse andare anche lei in Florida.”

 

“Vi siete conosciute in carcere?”

 

Le due donne annuirono. Daniel guardò meglio Shirley: alta, enorme, imponente, aveva il viso in parte nascosto da una folta e arruffata chioma rossiccia, e un ghigno un po’ inquietante sulle labbra.

 

“Insomma, alzate le vostre chiappette dorate e saltate su,” tuonò la grande rossa. “Ho un carico di auto da consegnare a Miami entro sera.”

 

Betty e Daniel guardarono Claire come per chiederle se ci si poteva fidare. Quella annuì sorridendo, poi aggiunse “Dite anche agli altri

 

“Davvero, stiamo esagerando adesso.”

 

Wilhelmina si era anche lei affacciata, seguita a ruota da Amanda e Marc, e così commentava la scena che le si presentava davanti.

 

“Tranquilla Wilhelmina, se vuoi rimanere qua in mezzo al nulla, non sarò di certo io ad impedirtelo.”

 

Willie alzò un sopracciglio “Non contarci” – lo sguardo si faceva infuocato – “Lo sai, mi hai appena convinto a salire su quell’affare.”

 

Claire ridacchiò: non c’era niente di più efficace, per convincerla, che servirle l’opportunità di tormentarla per qualche mezza dozzina di ore.

***

“Come mai questo soprannome, Senza-zucchero­?”

 

Ma in risposta Betty non ottenne da Shirley molto più di un grugnito.

 

“Credo ti odi,” le rispose invece Marc. “Praticamente le hai alitato sul collo.”

 

“Oh,” Betty cercò di mettere un po’ di spazio tra lei e la rossa, ma con poco successo: era una delle conseguenze di viaggiare in otto in uno spazio per tre.

 

“E’ perché è diabetica,” spiegò alla fine Claire. Nel sentirlo, Amanda strinse con gioia il leccalecca che l’era riuscito di rubare alla stazione di servizio dove si erano fermati: lo sguardo di fuoco lanciatole da Shirley, allora, le aveva fatto temere che volesse picchiarla per prenderselo lei.

 

Pochi secondi dopo, Wilhelmina diede una sonora gomitata a Daniel, seduto accanto a lei.


“EHI! Si può sapere che ti è preso?” esclamò lui.

 

“Cosa è preso a me? Vogliamo parlare di cosa è preso alla tua mano?”

 

“Ma di che parli?”


“Di quel peso morto che staziona da dieci minuti sulla mia coscia.”

 

“Uh-uh Danny,” ridacchiò Amanda. “Puntiamo in alto, ora.”


“Io... no, è solo che Marc mi sta addosso, e io sono finito un po’ troppo su di lei. Dovevo poggiarla da qualche parte, questa mano!”

 

“Sì, sotto la mia gonna, sgualdrina

 

“Ok,” intervenne Claire. “Direi che è ora di smetterla. Daniel, rimetti le mani a posto, da bravo.”

 

Il giovane Meade incrociò le braccia, imbronciato. “Bene, ma se tra cinque minuti anche Marc lamenta molestie, non prendetevela con me.”

 

“Oh, chi ti dice che me ne lamenterei?”

 

Daniel si voltò verso Marc, che aveva parlato, con uno sguardo carico di inquietudine.

 

“Oh mio Dio!”

 

Un secondo dopo tutti si erano voltati verso Matt, che lo aveva esclamato (praticamente urlato).

 

“Ok, so che probabilmente farete fatica a crederci ma.. ragazzi, credo siamo arrivati. Guardate laggiù,” e dicendolo, indicò un’enorme costruzione alla loro sinistra. “Vi presento l’Istituto Federale di Correzione di Tallahasse, Florida.”

 

Poco mancò che si commuovessero all’annuncio.

 

***

Così, dopo quaranta ore di viaggio (che chiamare infernali, tremende, terrificanti e degne nemmeno del peggior essere di questo mondo era poco), erano finalmente arrivati a destinazione. Mentalmente, ognuno di loro cercava di elencare tutti i peccati commessi fino alla mattina precedente, arrivando però sempre alla conclusione che qualunque divinità avesse deciso di infliggere quella pena aveva calcato decisamente troppo la mano.

 

E fosse stato almeno per una bella spiaggia o un esclusivo resort di Miami. No, quelle quaranta ore da incubo li avevano portati davanti a quella serie di costruzione tozze e rettangolari, color rosso arrugginito, circondate da ogni dove da muraglie e filo spinato.

 

Nonostante poi avessero incontrato bel tempo per praticamente tutto il viaggio, si resero conto ben presto che nei dintorni della prigione il cielo era completamente ricoperto da nubi grigie, gonfie, pronte a scatenare l’ira di Dio contro quel luogo di dolore.

 

“Secondo voi pioverà?” chiese Betty.

 

“Visto quanto ci è stata benevole la sorte fin’ora… è praticamente certo,” le rispose Daniel.

 

Il camion, intanto, si avvicinava lentamente al cancello principale. Quando furono abbastanza vicini, una guardia a terra fece loro cenno di fermarsi.

 

“Ehi voi!” urlò quella, una donnina piccola e minuta che quasi scompariva dentro un’enorme mantella scura. “Non vorrete entrare con quel’affare spero.”

 

“Siamo qui per la sfida contro ELLE,” le rispose Betty, urlando anche lei a squarciagola. “Abbiamo i materiali qua sopra, e sta per piovere... Rischierebbero di rovinarsi.”


“Non mi interessa, o scendete e raggiungete la prigione a piedi, o non vi lascio passare.”

 

Shirley grugnì.

 

Dovettero comunque arrendersi all’evidenza. Presto tutti scesero dal camion, e già Shirley, Daniel e Matt erano saliti sul rimorchio tentando di raggiungere il mezzo e recuperare i materiali, quando – come precedentemente previsto – le prime gocce di pioggia cominciarono a cadere.

 

Pochi secondi, e iniziò un vero e proprio diluvio.

 

Amanda scoppiò a ridere. “E vennero le acque a ripulire la terra!”

 

***

 

“Come... come avete detto che si chiama questo posto?” chiese Wilhelmina appena furono entrati, subito dopo aver fatto un profondissimo respiro (talmente profondo, a dire il vero, che Marc aveva temuto per un attimo di doverle prestare il suo inalatore per l’asma).

 

Dollar General, il condottiero dei tuoi risparmi!” rispose Betty, imitando la voce della mascotte all’ingresso.


“Betty,” Matt la guardò fisso negli occhi. “Ti prego, non farlo mai più.”

 

“Oh... ok.”

Intanto, Willie era ancora poggiata allo stipite della porta d’ingresso.

 

“Willie, tutto bene?” cercò di chiederle gentilmente Daniel.

 

“Non che non va bene, se mi costringete ad avanzare ulteriormente qualcosa tra me e il negozio prenderà fuoco, e non vogliamo sprecare ulteriore denaro in danni, vero?”

 

“Ah, ma smettila.” Con un gesto risoluto, Daniel l’afferrò per un polso e la tirò dentro. “Non è il momento di fare i capricci.”

 

Pochi passi più avanti, però, Wilhelmina riuscì a sciogliersi dalla presa.

 

“Non – osare – mai – più” sibilò, cominciando a indietreggiare “Chiaro?”

 

Daniel la osservò un attimo. Poi le riafferrò il braccio e riprese la via del corridoio dell’abbigliamento a basso costo.

 

“Daniel o Wilhelmina?”

 

Betty si voltò verso Marc che le aveva borbottato alle spalle.

 

“Cosa?”

 

“Daniel riesce a farla arrivare almeno fino in fondo al corridoio o Wilhelmina lo morde prima?”

 

“Dieci dollari sul morso prima che girino l’angolo,” Betty tese la mano per ratificare la scommessa.

 

“Però, come siamo audaci. Quindici che non arriva nemmeno all’angolo.”

 

“Affare fatto.”

 

Nel frattempo sopraggiunsero Amanda e Matt, già con le braccia cariche di vestiti e cianfrusaglie varie.

 

“Abbiamo fatto man bassa in quei cestoni laggiù. Un dollaro l’uno, ci crederesti?” esclamò giubilante Matt.

 

Marc tentò di dare un’occhiata a quanto i due avevano già recuperato, non prima di aver strappato a Betty la sciarpa, per usarla come difesa dal contatto diretto con quelle cose.

 

“E … Esattamente a cosa si suppone dovrebbero servire questi... affari? Non abbiamo pensato nemmeno a un tema, o-”

 

“Piratesse dei mari del sud,” lo interruppe Amanda. Alzando lo sguardo, Marc si accorse che un cappello nero a tre punte era finito sulla sua testa.

 

Due secondi dopo entrava in iperventilazione anche lui.

 

“Togli... immediatamente… quell’affare…” dovette ricorrere all’inalatore per proseguire, “dalla mia testa.”

 

“Uff, quante storie,” gli tolse il fastidioso accessorio, “vediamo come sta a te!”  …che finì a Matt.

 

“Uh, che carino!” finirono, poi, per civettare in coro con Betty.

 

“Oh, ma per favor—”

 

“Dio!”

 

Un urlo, di nuovo, aveva squarciato l’aria. Betty, Amanda, Marc e Matt portarono tutti istintivamente lo sguardo verso il corridoio dell’abbigliamento.

 

“Stavolta sono praticamente sicura che abbia a che fare con quei due...” cominciò Amanda.

 

“In effetti è la seconda volta che loro scompaiono, e noi sentiamo strane cose...” continuò Betty.

 

“Cosa state cercando di insinuare voi due?” finì Marc.

 

“Noi?” le due si scambiarono un veloce sguardo d’intesa “Noi? Niente.”

 

“Forse è meglio andare a cercarli...” interruppe Matt. “Non scommettevate su un morso, prima?”

 

Gli altri annuirono e insieme si avviarono. Non molto dopo si trovarono davanti Daniel, con la mano destra penzoloni e sanguinante. Wilhelmina gli era dietro, a qualche passo di distanza, con la faccia soddisfatta.

 

“Oh mio Dio, Daniel…” scoppiò subito Betty, “… dimmi, ti ha morso prima o dopo che svoltaste l’angolo?”

 

“Non è molto grave, per— come scusa?” Daniel si era accorto solo dopo del tono dell’interrogazione di Betty.

 

“Prima o dopo?” insistette Marc.

 

Rispose Wilhelmina “Prima. Lo avevo avvisato, voi testimoni.” E si avviò con passo risoluto verso l’uscita.

 

“Sono quindici dollari, Burrito,” Marc tese una mano verso Betty. “In contanti, prego.”

 

“Quando torniamo a New York…”

 

“Ok. Ma tengo la sciarpa come garanzia. Chanel...? Però, guadagniamo bene…”

 

“Veramente quella gliel’ho regalata io.” Marc si voltò verso Amanda che aveva parlato. “Betty, lo sai che se rimane il cartellino devi restituirla?”

 

“L’ho pagata, poi…”

 

“Immaginavo.  A proposito, mi raccomando, attenti a tutti i cartellini. Le cose più costose vediamo di non farle pesare troppo sul budget…”

 

“Lasciate stare i cartellini,” Daniel tentava di riportare l’attenzione su di sé. “Avevate scommesso su questo?” chiese, agitando la mano ancora un po’ sanguinolenta.

 

“Scusaci Daniel, ma la tentazione era troppo forte…” rispose soffocando una risata Betty.

 

Daniel però aveva voltato loro le spalle e si stava avviando altrove.

 

“Ora dove vai?”

 

“A cercare dei cerotti, non voglio ritrovarmi Charlie Brown anche sulla mano..”

 

***

 

“Da Charlie Brown a Paperino, complimenti Danny: stiamo facendo progressi.”

 

Entravano intanto nel corpo principale della prigione, completamente bagnati. Daniel si guardò la fasciatura a tema Disney, cercando un modo per contrattaccare.

 

“Non ne avrei avuto bisogno se qualcuno non mi avesse morso come una ragazzina di dodici anni…”

 

Un fulmine caduto poco lontano illuminò per un attimo il viso della direttrice creativa: righe nere di mascara a partire dagli occhi e un alone rosso intorno alle labbra, e uno sguardo che non annunciava nulla di buono.

 

“Come hai detto, scusa?” sussurrò la donna, così vicina al viso di Daniel che una goccia di mascara gli macchiò il colletto della camicia. “E tieni lontano Paperino da me” aggiunse, spostando lo sguardo su quella mano che repentina aveva raggiunto il suo fianco.

 

“Stavo solo cercando di tenerti, lontana, visto quello che sei capace di fare...”

 

Ma proprio mentre un sorrisetto beffardo si materializzava sul viso di Willie, la porta dietro di loro si aprì, colpendo violentemente una spalla di Daniel.

 

“Oh, scusa Daniel,” disse Betty entrando. “Puoi aiutarmi con questo?” aggiunse, indicando il sacco che si trascinava dietro.

 

“Certo, da’ qua,” rispose lui. “Però, è pesante...”

 

“Con il trucco dei cartellini Amanda è riuscita a portare fuori da quel posto un sacco di scarpe..”

 

Daniel sorrise mentre trascinava il sacco e se stesso lontano dalla porta e da Wilhelmina. A Betty, che gli stava accanto, non sfuggì lo sguardo che si erano lanciati.

 

“Daniel, che cosa sta succedendo tra te e Wilhelmina?”

 

“Eh?”

 

“Voglio dire, avete vinto la gara di tango, e stamattina siete scomparsi per Dio sa quanto tempo – senza contare quello strano urlo – poi lei ti morde, e poco fa le tenevi una mano sul fianco. Da quando si lascia toccare da te?”

 

“Betty, cosa stai cercando di insinuare?”

 

“Io? Assolutamente nulla, chiedevo soltanto…”

 

Chiedevi uh…? Allora posso chiederti anche io qualcosa, no? Che cosa sta succedendo tra te e Matt?”

 

Betty arrossì di colpo. “Perché me lo chiedi? 


“Andiamo, non litigate più, siete tornati a parlare tra voi... prima, sul camion, eravate seduti vicino, e quando ti sei addormentata ti ha lasciato dormire sul suo petto.”

 

“Beh, solo perché ha smesso di insultarmi non vuol dire che lui.. io, cioè tra noi..”

 

Daniel rise. “Ora è tutto chiaro...”

 

“Guarda chi c’è qui, il piccolo Meade e la sua burrosa assistente.”

 

Davanti a loro era improvvisamente apparsa la squadra di ELLE. A parlare era stata Robbie Myers, al centro del gruppo.

 

“E Wilhelmina?” continuò. “O la pioggia là fuori ha finalmente sciolto la nostra Strega dell’Ovest?”

 

Proprio mentre veniva nominata, lei e gli altri raggiunsero i due gruppi.

 

“Ciao Robbie, che piacere vederti. Dimmi, com’è stato il viaggio? Dove avete posteggiato i muli?”

 

Le labbra della redattrice capo ad ELLE si contorsero in una smorfia vagamente assimilabile a un sorrisetto. Accanto a lei Joe Zee sbuffò seccato mentre, dall’altro lato, la sua assistente, Teri – il cui ciuffo dal rosa shocking era passato al verde pisello – fissava Betty con occhietti cattivi. Quando questa se ne rese conto, non perse l’occasione di prendersi una piccola rivincita.

 

“Ciao Teri.”


“Oh Betsi, come va la vita?”

 

“Molto bene, grazie. Oh, a proposito, ti avevo già presentato Amanda?” prese la Sommers per un braccio tirandola a sé. “La mia assistente?”

 

Gli occhi di Teri raggiunsero dimensioni ai limiti dell’umano. Sbiancò di colpo, e perfino il ciuffo colorato sembrò perdere brillantezza.

 

“Ass.. Assistente?”

 

“Sai, ora sono editor. E tu invece, cosa mi racconti? Servi ancora caffè e rispondi al telefono?”

 

Amanda si accorse però che nel dare quest’ultima stoccata Betty le aveva stretto un po’ troppo violentemente il braccio: povera Chimichanga, non era abituata a rinfacciare i suoi successi.

 

“Bene,” le interruppe Claire. “Direi che è meglio per noi andare a prepararci. A dopo, e che vinca il migliore.”

 

Subito, con passo svelto, il gruppo di Mode superò quello di ELLE. Shirley, che ancora li seguiva trasportando il più grande dei sacchi, congedò gli avversari con un altro dei suoi grugniti rabbiosi.

 

***

“Ed esattamente chi le ha scelte?”

 

Nel dirlo, le sopracciglia di Wilhelmina raggiunsero nuove e inviolate vette.

 

“Fabia in persona,” le rispose Matt. “Beh dai.. hanno… stile in qualche modo.”

 

Gli occhi di Wilhelmina lasciarono le modelle, ancora in fondo al corridoio, e si portarono di scatto sull’Hartley.  “Stai scherzando vero?”

 

“Oh,” Matt deglutì. “Ehm, comunque volevo solo comunicarvi che c’è stato un cambio di programma.”

 

In un attimo il gruppo fu su di lui, ognuno temendo il peggio.

 

Matt fu spaventato dall’improvviso accerchiamento. “Guardate che è una bella notizia.”

 

“Parla,” gli ordinarono in coro.

 

“Non dovremmo organizzare più un photoshoot, ma una sfilata – in modo che Fabia e il suo entourage possano proclamare già oggi il vincitore. Possiamo comunque fare delle foto per un nostro servizio, e il fotografo ce lo offrono loro.”

 

“Ottimo, anche perché non abbiamo nemmeno una macchina fotografica,” commentò Wilhelmina.

 

Stavolta tutti guardarono lei. “Beh, siamo stati così occupati col pulmino, il cibo e i materiali che ce la siamo dimenticata. Suvvia gente, sembra che il karma abbia deciso di cominciare a ricompensarci.”

 

“Willie.” Timidamente, Marc le si avvicinò e poi indicò in fondo al corridoio, “le hai già dimenticate?”

 

“Dio Marc, sei riuscito a rovinare il mio primo momento di sollievo da quando dall’inizio di questa isteria collettiva.”

 

Allora le modelle cominciarono ad avvicinarsi, scortate dalla stessa piccola guardia che li aveva accolti al loro arrivo.

 

“Gente, queste sono le vostre ragazze. Da sinistra, Bunny, Amy, Rea, Morea, e Marta”

 

Sentendo i nomi, Amanda s’illuminò in volto. “Oh Mio Dio, sono le Guerriere Sailor!”

 

“Oh Mio Dio, è vero!” squillò subito dopo anche Marc.

 

Bunny, un enorme donnone con due lunghe code bionde che scendevano sulle spalle, avanzò di qualche passo.

 

“Chi dovremmo essere scusa?”

 

Amanda corse da lei e prese in mano le bionde trecce. “Le Guerriere Sailor! Guarda, tu hai anche i codini come Sailor Moon!”

 

Bunny le afferrò violentemente i polsi, costringendola a sciogliere la presa sui suoi capelli.

 

“Non – toccare – mai – più – i – miei  - capelli.”

 

Amanda, terrorizzata, corse da Marc. Bunny invece, non appena la piccola Sommers fu lontana, stranamente sorrise.

 

“Allora, quando si comincia?”

 

Prima di rispondere, Daniel si fermò un attimo a osservare anche le altre Sailor.

 

A fianco di Bunny stava Amy, una giovane di poco più di vent’anni, alta, snella, con corti capelli corvini e lineamenti dolci. Non fosse stato per lo sguardo assolutamente inquietante, e la consapevolezza – arrivata più tardi – che era dentro per aver ucciso ad accettate tre persone, si sarebbe potuta dire quasi bella.

 

Rea invece, al centro del gruppo, era stata probabilmente anche lei in giovinezza una bella ragazza, ma il suo viso ora era deturpato da una lunga cicatrice che le attraversava il viso dalla fronte al mento. (Dentro per traffico d’armi).

 

Morea aveva braccia, collo e petto ricoperte di tatuaggi, tra i quali svettava un grande teschio nero sulla spalla destra, scoperta perché le maniche della tuta d’ordinanza erano state strappate via. (Ladra di automobili).

 

Marta infine sfoggiava una lunga e fluente chioma biondo tinto che risaltava sulla carnagione ambrata. Aveva labbra rosse carminio, e gli occhi neri evidenziati da grandi ciglia. (Gestiva un bordello).

 

Daniel accennò un sorriso. “Prego signore, seguitemi.”

 

***

Due ore, trentaquattro cambi d’abito, quindici sedute di trucco, ottantaquattro prove di camminata sui tacchi (e sedici tacchi rotti), e venti minacce di morte e/o mutilazioni permanenti dopo, la squadra di Mode poteva dire di avere pronta la sua sfilata.

 

“Allora ragazze, è tutto chiaro?” chiese Claire.

 

Rea si sistemò il grande cappello nero che l’era stato dato sulla fronte. “Puoi contarci capo, saremo le più forti piratesse dei sette mari!”

 

Tutti sorrisero – e pensare che solo mezz’ora prima, cadendo per l’ennesima volta, aveva minacciato Betty con un tacco 12!

 

“Gente, è ora!” gridò Marc, di ritorno dalla ribalta.

 

Daniel fece un profondo respiro, poi si rivolse a Marta.

 

“Vai, tocca a te!” e prendendola per mano l’accompagnò fino all’uscita sulla passerella. “Matt, che parta la musica!”

 

Le note di una delle più classiche canzone d’ambiente piratesco (arrangiata però in chiave pop/rap) invasero gli ambienti dell’Istituto Federale.

 

Quindici uomini, quindici uomini, sulla cassa del morto!

Quindici uomini, quindici uomini, sulla cassa del morto!

E una bottiglia di RUM.

 

Marta, orgogliosa, prese la via della passerella. Ancheggiando voluttuosa ne raggiunse il termine, dove fece bene in modo di far risaltare ancora di più il prosperoso seno, già ben sponsorizzato dalla camicetta ricamata che indossava.

 

Hoy-oh!

 

E giusto di fronte alla giuria (Fabia, il suo cagnolino, e una decina di ragazzetti e ragazzette vestiti di nero) agitò a ritmo di musica la lunga gonna nera, ripetendo ancora “Hoy-oh!

 

Ridendo, e ancheggiando ancora, ritornò poi al punto di partenza.

 

“Non è stato troppo?” sussurrò Betty a Daniel.

 

“No, secondo me li ha conquistati,” sussurrò Matt, che era comparso alle loro spalle. “Quanta sensualità... non pensavo sapete, e inve—”

 

“E invece? Non stavi allo stereo tu?” gli rispose secca Betty. Matt non poté far altro che annuire e tornare al suo posto, accompagnato dalle risate di Daniel.

 

Dopo di lei uscirono Morea e Rea. Andò poi Amy a cui, sebbene fosse la più somigliante a una modella tra le Sailor, non spettò tuttavia il gran finale.

 

“Siamo sicuri che sia una buona idea?”

 

Per la prima volta in decenni di carriera Wilhelmina si sentì la fronte bagnata dal sudore. Sudava freddo, terrorizzata. Non l’avevano impaurita i continui incidenti col pulmino, gli equivoci personaggi che si erano trovati davanti o il fatto che quell’argentino aveva rischiato di uccidere metà dello staff. Non la impaurivano quelle energumene che avevano dovuto spacciare da modelle. La terrorizzava l’idea di perdere quell’opportunità, di far scivolare via Mode e la Meade sempre di più tra le mani degli Hartley, di quegli estranei.

 

Daniel le si avvicinò. “Non posso dartene la certezza, ma sì, credo sia una buona idea.”

 

“E cosa te lo fa credere esattamente? I suoi bicipiti pompati o i polpacci da wrestler?”

 

“Proprio quelli.”

 

“Stai scherzando, vero? Dimmi che stai scherzando.

 

“No, assolutamente. La sfida sta nel rendere modelle queste donne, no? E noi l’abbiamo fatto – guarda che belle!” (qui Wilhelmina si sentì di dissentire, ma tacque) “Mi rendo conto che Bunny non è la più avvenente tra le ragazze, ma facendola sfilare per ultima dimostreremo di aver preso sul serio la consegna: rendere modella qualcuno di norma lontanissimo da quel mondo.”

 

Daniel si accorse solo alla fine di aver parlato in modo forse un po’ troppo accalorato. Wilhelmina lo guardava più scoraggiata di prima, gli altri si erano voltati verso di lui nemmeno si fosse messo a cantare in tibetano.

 

“Chi te l’ha data questa geniale idea, ad ogni modo?” chiese infine la Slater.

 

“Oh, Betty. Le è venuto in mente ripensando alla sfilata per modelle in carne di due anni fa, durante la fashion week. Fu un grande successo, se ricordi.”

 

“Se lo dice Betty…”

 

Il capo redattore sorrise “Credo di avertelo giù detto… vuoi fidarti di me?”

 

Wilhelmina sospirò, buttando la testa all’indietro.

 

“Tanto ormai…!”

 

Meno di un minuto dopo, Bunny salì sulla passerella.

 

“E che la Luna sia con te!” le augurò Amanda mentre quella saliva.

 

Lassù, Bunny non si mosse subito. Tentennava, temendo che gli stivaletti con tacco che le avevano dato potessero cedere da un momento all’altro. Si sistemò il gilet ricamato, il grosso cappello da capitano dei pirati. Prese un bel respiro, guardò decisa davanti a sé, cercando di trovare lo sguardo dei giudici.

 

Non lo avrebbe mai ammesso, ma non era mai stata più orgogliosa di qualcosa in tutta la sua vita.

 

***

I was perched outside in the pouring rain
Trying to make myself a sail
Then I’ll float to you my darlin’
With the evening on my tail
Although not the most honest means of travel
It gets me there nonetheless
I’m a heartless man at worst, babe
And a helpless one at best

Dopo la gara, Morea si era offerta di dare un’occhiata al pulmino, così scortata da Francis (la guardia piccoletta di cui sopra) si era data da fare per una buona mezzoretta sul mezzo e alla fine, tra la meraviglia e l’entusiasmo generale, era riuscita a farlo ripartire.

 

Con quello, in teoria, avrebbero dovuto raggiungere l’aeroporto di Tallahasse, dove avrebbero preso il volo delle ventuno e trenta per New York, in posti prenotati e pagati dalla Fabia Cosmetics.  

 

Ma Marc, decisamente ormai troppo stanco per guidare, a un bivio aveva sbagliato strada, e così si erano ritrovati sulla costa. Era ormai quasi sera, quasi l’ora del tramonto, che da quelle parti dicevano fosse bellissimo da osservare dalla spiaggia. Naturalmente il temporale che ancora imperversava sulla Florida settentrionale quel giorno impediva ogni osservazione, ma avevano deciso lo stesso di fare una sosta in riva al mare.

 

Erano rimasti di nuovo in sei, dopo che Claire e Shirley li avevano salutati con il loro potente automezzo per proseguire verso Miami, dove la Senza-Zucchero, consegnato il suo carico, voleva passare un weekend di relax con la più altolocata amica (che con questa promessa ripagava del passaggio). 

 

Marc cercò di parcheggiare il mezzo tra le dune di sappia al meglio che potesse. Aveva temuto ritorsioni e rimproveri quando si erano dapprima accorti del suo errore, ma erano tutti talmente stanchi da non avere le forze di riprenderlo.

 

Non appena furono fermi, Amanda subito scese dal pulmino, nonostante la pioggia battente che ancora imperversava fuori. Marc ci mise qualche instante per capire cosa avesse intenzione di fare, ma poi, quando si accorse che si era già tolta le scarpe, e aveva cominciato a sbottonarsi la camicetta, aprì il finestrino di scatto.

 

“Cosa sta succedendo? Che vuoi fare?”

 

“Come, non è chiaro?” gli rispose l’amica, sfilandosi finalmente la camicia “vado a fare un bagno. Venite anche voi!”

 

“Ma sei pazza? Piove!”

 

“Appunto! E’ bellissimo fare il bagno sotto la pioggia... su dai, cos’hai, paura di bagnarti?” rise, sfilandosi la gonna e gettando tutte le sue cose dentro il pulmino “Io vado!”

 

E senza aspettare ulteriori risposte da parte di Marc corse verso l’acqua.

 

Darling I’ll bathe your skin
I’ll even wash your clothes
Just give me some candy, before I go
Oh, darling I’ll kiss your eyes
And lay you down on your rug
Just give me some candy
After my heart

 

“Però non ha tutti i torti.”

 

Marc si voltò verso Daniel, che aveva parlato.

 

“Stai scherzando?” gli rispose.

 

“No, assolutamente. Anzi, ora vado anche io.”

 

Stava già scendendo dal pulmino, quando si rivolse al resto del gruppo “Tutti sicuri di non volersi unire?”

 

Inaspettatamente, Matt rispose all’appello “Io ci sto.”

 

Scese anche lui, e mentre entrambi si liberavano di scarpe e camicie cercò a sua volta di convincere i rimanenti.

 

“Dai, è divertente! E non ditemi che non volete bagnare i vestiti, si sono già inzuppati una volta oggi... quindi oramai...” ma s’interruppe, avendo deciso di passare ad una persuasione più attiva. Afferrò Betty e la tirò verso di sé, fuori. “Andiamo!”

 

La giovane non se lo fece ripetere ancora. Aveva ragione lui dopotutto, cosa avevano ancora da perdere? Cominciò a svestirsi anche lei, mentre Amanda tornava verso il pulmino.

 

“Muovetevi, l’acqua è calda. E’ bellissimo.”

 

“Stiamo arrivando, un secondo,” le rispose Daniel.

 

“Su! E te? Dai, vieni anche te!”

 

Si era rivolta a Marc, trincerato al suo posto di guida. Non per molto ancora comunque, perché anche Amanda senza troppi complimenti aveva aperto e lo aveva tirato fuori.

 

“Mandy... non è il caso…”

 

Amanda non ascoltava scuse. Gli aveva già messo le mani addosso, determinata a ottenere quello che voleva, quando Marc, scossa la testa, si arrese anche lui. Fece appena in tempo a mettere in salvo le sue scarpe di Gucci e la cravatta di Marc Jacobs, poiché Amanda lo aveva subito preso per mano e trascinato verso le onde.

 

“E voi altri sbrigatevi!” urlò, ancora correndo.

 

Matt e Betty furono subito dietro di loro. Daniel inizialmente fece per seguirli, ma cambiò quasi subito idea. Non poteva di certo lasciarla lì…

 

Oh I’m often false explaining
But to her it plays out all the same
and although I’m left defeated
It get’s held against my name
I know you got plenty to offer baby
But I guess I’ve taken quite enough
Well I’m some stain there on your bedsheet
You’re my diamond in the rough

 

“Non vorrai restartene lì tutta sola spero.”

 

Wilhelmina inizialmente fece finta di non ascoltarlo. Da quando tutto il teatrino dei tuffi era cominciato, lei se n’era restata silenziosa nel suo angolo, continuando ad osservare la pioggia fuori (e se per questo, era quanto aveva fatto anche per tutto il tragitto precedente).

 

Daniel rientrò nel pulmino, tornò a sedersi accanto a Wilhelmina (anche se ora era scalzo, a petto nudo e già del tutto bagnato). Wilhelmina inizialmente tentò di scansarsi, rinunciando però quasi subito al proposito.

 

“Ancora giù di morale?”

 

“Beh, presumo sia normale.” Finalmente Wilhelmina lo degnò del suo sguardo. “Non so se ti rendi conto dell’opportunità che abbiamo perso. Abbiamo perso. Ti rendi conto sì o no delle conseguenze?”

 

“Me ne rendo conto. Ma starsene qua rintanati non aiuterà di certo a migliorare la situazione.”

 

“Aiuta a migliorarla buttarsi a mare come dei ragazzini?” sbottò lei. “Cosa credi, che giocare al campeggio possa farmi sentire meglio?”

 

Poche altre volte Daniel le aveva visto uno sguardo del genere. Nel momento in cui se ne rese conto, volle anche tentare di allontanarlo per qualche ora almeno.

 

Le tese una mano.

 

“Non lo so se servirà a qualcosa, ma tanto vale provare no? Dopotutto, è solo un bagno…”

 

Willie chiuse gli occhi per un secondo. Riaprendoli, decise ancora una volta di fidarsi di lui.

 

Darling I’ll bathe your skin
I’ll even wash your clothes
Just give me some candy
before I go
Oh, darling I’ll kiss your eyes
And lay you down on your rug
Just give me some candy
After my heart

Alla fine si erano ritrovati tutti e sei in acqua, con la pioggia che cadeva ancora copiosa su di loro. Ma d’altronde, come aveva giustamente notato Amanda all’inizio, ormai non era più una questione di bagnato…

 

In un momento si erano ritrovati a schizzarsi, a inseguirsi, a nascondere la testa dell’altro sott’acqua. Perfino Wilhelmina (che inizialmente si era limitata a starsene quieta sul bagnasciuga)  iniziato con uno spruzzo d’acqua a Daniel in risposta ad uno ricevuto, aveva finito col partecipare attivamente alla battaglia acquatica. Quando scoppiò in una fragorosa risata, Daniel non poté trattenersi dal dirle: “E’ la seconda volta che riesco a farti ridere in due giorni. Vincerò qualcosa?”

 

E improvvisamente smise di piovere.

 

Amanda sorrise, alzando gli occhi al cielo.

 

“Magari è questa la tua ricompensa.”

 

I know that there´re writings on the wall
But Darling I’ll bathe your skin
I’ll even wash your clothes
Just give me some candy
After my heart

Oh I’ll be there waiting for you…

Avevano steso qualche coperta sulla sabbia, vi si erano seduti sopra, si erano avvolti in altre coperte. (Grazie a Dio Lily era stata previdente con quelle).

 

Amanda si strinse a Marc, vicino al quale si era seduta. Poggiò la testa sul suo petto, e chiuse gli occhi.

 

“Quando parti?” chiese.

 

Lui la guardò sorpresa. Non si aspettava avrebbe trattato ancora l’argomento.

 

“Voglio organizzarti una grande festa,” riprese la ragazza. “Non vorrai andartene in silenzio... non ti si addice.”

 

“Mandy…”

 

Le alzò leggermente la testa, così da poterla baciare sulla fronte.

 

“Mandy, non c’è bisogno di nessuna festa. Non partirò.”

 

Amanda aprì di colpo gli occhi, guardò in quelli dell’amico per qualche secondo, e poi si riposò sul suo petto, sorridendo.

 

Oh I’ll be there waiting for you…

 

Accanto a loro stavano Betty e Matt. Silenziosi, da quando si erano seduti non avevano avuto il coraggio di guardarsi in viso.

 

“Betty?” si fece coraggio Matt

 

“Cosa c’è?” chiese lei, guardando ancora il mare.

 

“Oh… niente” rispose lui.

 

Ma poi le strinse una mano.

 

“E se ci riprovassimo?”

 

Oh I’ll be there waiting for you…

 

“Allora, come va ora?” chiese Daniel.

 

“Non pensavo l’avrei detto ma... un po’ meglio, grazie,” rispose Wilhelmina.

 

“Per quello che vale comunque, ti prometto che farò tutto quello che mi sarà possibile per salvare Mode. Non sei l’unica a cui sta a cuore, sai?”

 

Wilhelmina sorrise. “Lo so.”

 

“Oh, bene. Sai, questo è una gran cosa, abbiamo qualcosa in comune…”

 

“Shhhh,” lo interruppe lei, e a sorpresa si alzò.

 

Gli tese la mano. “Ti va un altro tuffo?”

 

Daniel annuì, afferrando la mano, e tornarono in acqua, insieme.

 

Oh I’ll be there waiting for you…

 

 

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