La morte del sole

di Decumbra
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una partita con la Morte ***
Capitolo 2: *** Il funerale ***



Capitolo 1
*** Una partita con la Morte ***


1- Una partita con la Morte
Loki aveva vinto la Morte, di nuovo.
“Hai perso, Hela” buffò annoiato “Sono stanco di giocare a Nefatav* con te: batterti è troppo facile”.
Hela sollevò gli occhi (uno vivo, verde e pericoloso come quelli di Loki e l’altro bianco, cieco e morto), dai pezzi che stava sistemando sulla scacchiera e sorrise. O meglio, la metà destra delle sue labbra, quella viva, si piegò in una lieve smorfia, mentre quella morta e decomposta no, rimase dov’era.
“Solo un’altra partita, padre” chiese Hela supplichevole, con il tono sdolcinato che una qualsiasi ragazzina innocente avrebbe usato per convincere il genitore a regalarle un gingillo nuovo.
Solo che lei non era una comune ragazza, era la dea della morte e non faceva mai niente senza avere un secondo fine.
Loki, comunque, decise di assecondarla, dopotutto Hela era l’unica dei suoi figli con cui fosse anche solo vagamente interessante giocare a Nefatav ed era anche curioso di scoprire che cosa avesse in mente.
“Se ti piace così tanto perdere chi sono io per fermarti?” domandò ironico.
“Tu parli troppo” replicò Hela.
“Come no” pensò Loki sul momento, ma meno di dieci minuti dopo dovette ricredersi: sua figlia lo aveva distrutto. Una vittoria schiacciante.
Il ghigno soddisfatto di Hela irritò oltre ogni modo il dio dell’inganno, ma aveva vinto lealmente. “Sei stata brava” ammise.
“Avevi promesso” disse Hela impaziente “Che se avessi vinto avrei potuto farti una domanda e tu avresti risposto sinceramente”.
“Le mie promesse non valgono molto, sei stata sciocca a fidarti” la schernii Loki “Ma oggi mi sento particolarmente buono: chiedi pure”.
“Che tempo c’è fuori dal mio regno sotterraneo? Com’era il cielo prima che venissi a trovarmi nell’Hel?” domandò Hela.
Loki era stupito: di tutte le domande possibili non si sarebbe aspettato quella. “Il cielo era limpido e sereno” disse “E splendeva il sole”.
Hela parve rattristarsi. Se fosse una finzione o fosse sincera, il dio degli inganni non avrebbe saputo dirlo.
“Da molto tempo non vedo più il sole” disse la dea della morte “Così tanto che quasi non ricordo più com’è”.
Loki non rispose: intuiva che sua figlia stesse portando la conversazione verso una direzione pericolosa.
“Sai padre, mi piacerebbe molto poter vedere la luce del sole e sentire il suo calore sulla pelle” continuò Hela, implorante.
“Tu non puoi uscire da qui.” le ricordò lui.
“No, non posso” concordò Hela e siccome Loki non aveva niente da aggiungere il silenzio si protrasse tra loro per qualche istante.
Fu lei a romperlo: “Ho sentito che Odino e Frigga hanno un figlio.” disse piano, esitante “Dicono che sia il più bello tra tutti gli Dei, che splenda come la luce e che le sue carezze siano calde come un raggio di sole. Baldur il giusto è il suo nome”.
“Si, Frigga e Odino hanno un figlio di nome Baldur che splende come il sole d’estate” ammise l’ingannatore “Ma non giungerà mai qui, nel tuo regno: lui non può essere ucciso. Sua madre ha fatto giurare a tutte le creature e a tutti gli oggetti inanimati dei Nove Regni di non fare mai del male a Baldur il bello. Ho visto di persona gli altri Aesir che si divertivano a lanciargli contro armi di ogni tipo e perfino massi grandi quanto un uomo, e niente di tutto questo lo feriva. Le lame lo evitavano e i macigni si sbriciolavano prima di toccarlo. Baldur non può morire”.
“Tutti muoiono” ribatté Hela irritata “Non si può fermare la Morte, non si può fermarmi. Ho saputo che Frigga ha dimenticato di far giurare una pianta. Un vegetale così piccolo, delicato e innocuo da essere di sicuro inoffensivo. O quantomeno così pensa lei: il vischio”.
Loki rimase in silenzio a lungo, pensieroso. L’omicidio di Baldur, il più amato tra gli Dei, gli avrebbe portato un sacco di guai e avrebbe avuto di sicuro delle conseguenze terribili, lo sapeva.
Valeva davvero la pena di privare i Mondi della creatura più splendente e bella che si fosse mai vista e di dannarsi con le sue stesse mani per il capriccio di una ragazzina?
Forse lei intuì cosa lui stesse pensando, perché si portò una mano alla guancia cadaverica, putrefatta e marcia e disse: “Ho sentito anche che Baldur è capace di trovare la bellezza in tutte le cose, per quanto orrende e raccapriccianti”.
“Tu non sei orrenda né raccapricciante, figlia mia” disse il Dio dell’inganno, mentendo come solo lui sapeva fare.
“Bugiardo” ribatté Hela, e una lacrima solitaria annebbio il suo occhio verde, per poi scenderle sulla guancia, solcando la pelle rosea e viva. Le metà morta del suo volto invece rimase immobile, apatica e incapace di manifestare qualsiasi emozione.
Loki sospirò: avrebbe dovuto dire di no, che non avrebbe ammazzato Baldur per lei, ma non poteva.
Aveva avuto diversi figli, e in un modo o nell’altro li aveva persi tutti, tranne Hela.
Il suo primogenito Sleipnir, il cavallo con otto zampe, Odino lo aveva reclamato come sua cavalcatura e lui non aveva potuto opporsi.
Poi c’erano Narfi e Vali, i suoi bambini. Ogni tanto li guardava mentre giocavano, reso invisibile dalla magia, ma non aveva mai nemmeno parlato con loro: sua moglie Sigyn non voleva, e aveva ragione. In fondo, Loki sarebbe stato un pessimo padre.
E infine, i bastardi avuti con la sua amante Angrboda: Hela e i suoi fratelli Fenrir il lupo e il serpente Jormungandr. Sia l’uno che l’altro erano due mostri rabbiosi e pieni d’odio, intelligenti ma violenti e malvagi e Loki non voleva averci niente a che fare.
Gli rimaneva soltanto Hela.
Ma dannare sé stesso e il mondo per un suo capriccio? Ne valeva davvero la pena?
Poi però un altro pensiero si fece strada nella mente contorta dell’Ingannatore: Gli altri Dei avevano rinchiuso Hela nel regno dei morti, perché era diversa da loro e li spaventava, e Loki non aveva potuto, anzi voluto, fare niente per impedirlo, ma poteva rendere la sua prigionia più sopportabile. Glielo doveva.
“Vischio, hai detto?” chiese Loki con un ghigno per nulla rassicurante stampato in volto “Sai, credo che quest’informazione mi tornerà utile. Dopotutto sono stanco di sentir ripetere da tutti quando bello, buono, splendente e meraviglioso sia Baldur”.
La metà viva del volto di Hela si aprì in un sorriso, il primo sincero da molto, molto tempo.
 
 
 
 
 
 * Il Nefatav (Tavola del Re in norreno) è un antico gioco vichingo con qualche analogia con gli scacchi.
 
 

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Capitolo 2
*** Il funerale ***


2- Il funerale
Al funerale di Baldur il Giusto erano venuti in molti: divinità di Asgard e di Vanhaim, giganti, elfi e nani.
E tutti i presenti piangevano la morte del più buono tra gli Dei, tranne sua madre Frigga, la cui sofferenza era oltre le lacrime e al di là di qualsiasi parola, e Loki l’ingannatore.
Il dio del caos si trovava al limitare della spiaggia su cui si stava tenendo la cerimonia, lontano dal resto della folla, e guardava le fiamme che avvolgevano la barca su cui era adagiato il corpo di Baldur senza dimostrare alcuna apparente emozione.
Tanto a cosa sarebbe servito? Anche se avesse pianto fiumi di lacrime nessuno avrebbe creduto al suo dolore, perché di lui si diceva che non avesse un cuore e provasse gioia a tormentare gli altri.
Ingannatore lo definivano, e pazzo e malvagio e in altri modi ancora peggiori.
Però a lui per Baldur dispiaceva. Certo, lo aveva ammazzato e non provava il minimo rimorso per averlo fatto, ma il Dio degli Inganni era abbastanza sincero con sé stesso da ammettere che il Migliore tra gli Dei non meritava di morire.
Loki sputò per terra e scrollò le spalle: “Mi dispiace, Baldur” sussurrò “Ma se la Morte ti corteggia non c’è molto che si possa fare. Se non fossi stato io a ucciderti mia figlia avrebbe trovato un altro modo per averti. E’ una ragazzina intraprendente.”.
Poi volse di nuovo lo sguardo al vascello carico d’oro, ricchezze e sofferenza che stava lentamente bruciando.
Quando non rimase altro che cenere sull’acqua Loki fece per andarsene, ma un movimento scosse la folla davanti a lui, che mormorando si aprì per lasciar passare Frigga.
L’ingannatore avrebbe potuto rendersi invisibile e sparire prima che Madre degli Dei arrivasse da lui, e forse sarebbe stato saggio farlo, ma qualcosa nell’aspetto di Frigga lo fece esitare: era stravolta dal dolore, prostrata e sembrava debole e stanca. Loki ne ebbe pietà.
“Tu hai ucciso mio figlio” disse quando gli arrivò davanti “Baldur era il più buono, il più amato e il più giusto tra tutti gli Dei e io lo amavo più della mia stessa vita. E tu l’hai ucciso. Perché?”.
“Perché mia figlia Hela è la più ambigua, la più terribile e la più disprezzata tra tutte le Dee e io la amo più di quanto ami me stesso” avrebbe voluto rispondere, ma poi guardò le divinità che circondavano Frigga: c’era Thor che impugnava il suo martello pronto per colpire, Odino, il cui unico occhio gelido, freddo e implacabile era puntato su di lui, Freja che sembrava pronta a farlo a pezzi a mani nude, Tyr il monco e Frey e Ndjor e decine di altri.
Non gli avrebbero creduto.
Perché lui era Loki l’ingannatore. Loki il pazzo. Loki il malvagio.
Volevano solo sangue.
Così Loki si stampò in faccia il suo solito sorrisetto ambiguo e rispose: “Perché mi annoiavo”.

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