Tre bacchette per tre campioni

di Farkas
(/viewuser.php?uid=646513)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una bacchetta incantevole ***
Capitolo 2: *** La bacchetta di un sognatore ***
Capitolo 3: *** La bacchetta della lealtà ***



Capitolo 1
*** Una bacchetta incantevole ***


Tre bacchette per tre campioni
Capitolo 1: Una bacchetta incantevole


Bacchetta-di-Fleur

 
 
L’undicenne Fleur Delacour quasi correva. Ne aveva bisogno per tenere il passo di sua nonna, mentre si dirigevano verso Place Cachée.
La bambina adorava visitare la sezione magica di Parigi e già la splendida statua che garantiva l’accesso a essa, era uno spettacolo, non solo per le fattezze donatele da uno scultore di cui non ricordava mai il nome, ma anche per il fatto che non appena le si avvicinavano maghi e streghe, muoveva la gamba e si spostava dal piedistallo su cui era collocata, aprendo il passaggio. E così fece, quando le due le arrivarono davanti.
Come sempre c’era tanto da vedere: per esempio il vestitino rosso esposto nella vetrina di Maison Capenoir, su cui erano ricamati unicorni argentati che si muovevano in un’aggraziata coreografia che incantò la piccola Delacour.
-Non ora Fleur- fece in tono bonario la nonna. - Prima sbrighiamo la commissione per cui siamo venute, poi potremo guardare le vetrine-.
-E comprare qualcosina, magari? - mormorò la quasi undicenne.
-Forse- concesse la nonna.
Poco dopo Fleur si fermò di nuovo, ammaliata dal delizioso profumino di calderotti appena sfornati che proveniva da Confiserie Enchantée.
-Solo per oggi un corno di unicorno di zucchero in omaggio, per qualunque spesa superiore ai venti bezant*- annunciò il cartello all’ingresso con voce melodiosa.
-Dopo, Fleur, dopo- fece l’anziana Veela dalla cui voce trapelava un briciolo d’impazienza. La ragazzina si allontanò con un certo rimpianto.
Nonna e nipote accelerarono il passo, fino a raggiungere un negozio la cui insegna recitava “Baguettes Magiques de Cosme Acajor”.
Dentro c’era già un cliente, per cui le due decisero di aspettare che Cosme servisse lui. Ci volle circa mezz’ora, cosa che fece desiderare ancora più ardentemente a Fleur una visitina alla pasticceria.
 
///////////////////////////////////////////////////
 
Cosme Acajor era molto soddisfatto. Quel Nato-No-Magique, ci aveva messo un sacco a trovare la sua bacchetta, ma era sempre una bella esperienza vendere una bacchetta di olmo, un legno che voleva padroni che possedessero carisma, destrezza e innata nobiltà. Ovvio dato che le bacchette di olmo, erano quelle che facevano meno errori e creavano gli incantesimi più eleganti. Considerato che quella bacchetta aveva un nucleo di drago, poi era certo che quel ragazzino avrebbe fatto parlare di sé a Beaxbatons *.
Un attimo dopo la porta si aprì di nuovo ed entrarono una donna e una bambina.
Riconoscendo la prima, l’uomo la raggiunse e le fece un rapido baciamano: -Madame la vostra vista è sempre un piacere- In che posso servirvi? -.
La Veela sorrise lievemente alla galanteria dell’uomo. Malgrado l’età era ancora una bella donna, ma la sua ormai era la bellezza vetusta di un’anziana e da tanto i suoi capelli bianchi avevano perso ogni sfumatura dorata. Eppure era ancora sensibile alle buone maniere.
-Sono qui per mia nipote Fleur. Comincerà a frequentare Beauxbatons l’anno prossimo e desiderò per lei ciò che ha avuto mia figlia-.
-Sì, rammento alla perfezione. Ebano, dieci centimetri* e uno dei vostri capelli. Lievemente rigida-.
-Esattamente- confermò la donatrice. - Come forse ricorderete penso che uno dei miei capelli sia il nucleo migliore per catalizzare l’energia magica delle mie discendenti streghe, temo che il loro sangue misto non reagirebbe bene con altri nuclei-.
Cosme non negò, né confermò. Olympe Maxime era chiaramente una Mezzogigante e non aveva una bacchetta con nucleo personalizzato, ma Cosme non aveva intenzione di discutere con quella Veela. In fondo non tutti gli ibridi erano uguali e aveva ragione di credere che per le sue nipoti quei capelli sarebbero stati nuclei adatti.
-Benissimo. Si avvicini per favore mademoiselle, in modo che possa prenderle le misure-.
Appena la bimba si avvicinò al bancone, il nastro si animò e cominciò a misurarla. Era davvero una bella bambina, il sangue Veela scorreva forte dentro di lei. Nei suoi movimenti erano visibili la grazia e l’eleganza, qualità che l’età non era minimamente riuscita a fiaccare nella nonna.
-Bene signora. Adesso tocca a lei- annunciò Cosme una volta terminate le misurazioni.
Con signorilità, l’anziana Veela estrasse un paio di forbici dalla borsetta e si avvicinò al bancone.
-Abbia la compiacenza di lasciarmi più di un singolo capello Madame. In questo modo sua nipote avrà maggiori possibilità di scelta, anche se realizzerò la bacchetta su misura per lei-.
La Veela annuì e si tagliò una ciocca di capelli.
-Ottimo. Vi manderò un gufo non appena le bacchette saranno pronte. Vi auguro una buona giornata-.
-Altrettanto, monsieur Acajor- risposero all’unisono la donna e la bambina.
 
///////////////////////////////////////////////////
 
-Vieni Jean- disse Cosme al nipote, quel pomeriggio dopo aver affidato la bottega al figlio. -Oggi ti parlerò del nucleo che voglio adoperare: i capelli di Veela-.
-Cos’hanno di particolare nonno? – rispose il bambino.
-Non sono un nucleo molto usato. Tu sai che ogni fabbricante ha le sue preferenze e in genere tutti adoperano materiali che si trovano nel loro paese d’origine. Eppure c’è chi non si accosta ai capelli di Veela pur avendone la possibilità e ammetterò che vi sono motivi plausibili per scegliere di dare altre anime alle bacchette-.
-E perché? Le Veela uno può convincerle a parole a donare qualche capello! Certi animali devi immobilizzarli, per ottenere parti del corpo da usare come nucleo-.
-In effetti hai centrato il problema: le Veela sono come noi, per questo a volte i loro capelli non si piegano facilmente a diventare parte di uno strumento adoperabile da un umano. Garrick Olivander, un mio collega inglese afferma che le bacchette di Veela tendono ad essere lunatiche… e un po’ ha ragione. Una bacchetta di Veela tende a non gradire cambi nel proprietario e potrebbe perdere potenza se il suo padrone subisce un grande cambiamento caratteriale. Una Veela è una creatura senziente come lo siamo tu ed io e quindi una bacchetta che contiene un suo capello, sceglierà come padrone qualcuno che la cui personalità la Veela avrebbe apprezzato. A questa conclusione siamo giunti io e il mio stimato collega Gregorivich, un altro che adopera questo materiale. Molti non lo usano anche per paura di non vendere le bacchette, malgrado possano essere efficaci per molti rami della magia. Tuttavia le bacchette che io sto creando, saranno provate da una nipote della Veela e quindi ritengo che sia quasi certo che almeno una di esse la sceglierà-.
-Ma non c’è modo di rendere le bacchette meno capricciose? - chiese perplesse il decenne.
-Certamente. Non dimenticare mai che una bacchetta è il prodotto dell’unione di tre fattori: lunghezza, anima e legno. Le caratteristiche di un elemento, possono temperare o esasperare quelle di un altro. Eppure esistono combinazioni azzardate come agrifoglio e fenice che danno vita a bacchette eccelse. Tutte le bacchette sono differenti, questo è uni dei pochissimi punti su cui ogni fabbricante è d’accordo-.
-Ma due bacchette con il legno e il nucleo provenienti dalle stesse fonti e di uguale lunghezza, non sarebbero identiche? -.
-Bacchette così, non sono comuni e lì interviene la più grande differenza di tutte: il proprietario. Ogni bacchetta acquisisce qualcosa da chi la impugna, questo è palese, per questo è meglio non usarne mai di seconda mano. Bacchette che parevano uguali hanno finito per scegliere padroni molto diversi-.
Per l’ora successiva, i due parlarono poco e Jean aiutò il nonno come poteva nella lavorazione di una bacchetta di larice.
-Portami del legno di melo, ciliegio, biancospino rosa e corniolo- sentenziò Cosme a lavoro ultimato. - Tutti loro si sposano bene al capello di Veela, per i motivi di cui ti ho parlato prima. Comincerò subito i lavori di preparazione-.
Jean eseguì e mentre il nonno sistemava i vari pezzi di legno sul banco da lavoro, volle osservare da vicino la bacchetta ultimata. Non appena la prese in mano, sentì una sensazione di calore.
“Come mai è calda? Non era al sole” si chiese il piccolo, tracciando un arco per aria con la bacchetta. Un attimo dopo si udì uno scoppiettio e dall'estremità dello strumento appena ultimato uscì una bellissima scia argentata.
-Però! - commentò sorpreso Cosme voltandosi di scatto. - Curioso! Davvero insolito! -.
-Scusa, nonno! - rispose subito Jean pur non lasciando la bacchetta. Per qualche ragione, non voleva.
-Che hai da scusarti? La tua bacchetta ti ha appena scelto- rispose l’anziano sorridente.
-Co… cosa? -.
-Davvero insolito- proseguì il fabbricante. - Una bacchetta che trova il suo padrone, non appena è stata creata. E come se non bastasse, suddetto padrone ha addirittura contribuito, sia pure minimamente alla sua creazione. Davvero molto insolito-.
-Ma questa bacchetta, non doveva provarla la nipote della Veela?-.
-Mio caro ragazzo, dubito fortemente che l’avrebbe scelta a questo punto: come sarai felice di sapere, le bacchette di larice sono le più ricercate perché infondono coraggio e fiducia a chi le impugna. Eppure pochi possono vantarsi di possederne perché sono tra le più esigenti: esse vogliono padroni che posseggano talenti nascosti e inaspettati. Unito al capello di Veela che come ti ho detto è difficile da domare, il larice crea una bacchetta che cerca un padrone eccezionale. E quello sei tu! -.
-Sul serio? -.
-Sul serio! Chissà figliolo, forse tu renderai la nostra bottega molto più famosa di quanto sia mai stata dal giorno della sua fondazione nel 1614! Lavora sodo e vedrai che otterrai grandi risultati-.
Jean sorrise: - Lo farò nonno! Ti renderò orgoglioso di me! -.
-Questa è stata un ulteriore prova del fatto che è la bacchetta a scegliere il mago, non il contrario. Tu hai evidentemente sentito la chiamata della tua. Ricordatelo sempre-.
 
///////////////////////////////////////////////////
 
Una settimana dopo a casa Delacour era arrivata una civetta che annunciava il completamento delle bacchette.
Quello stesso pomeriggio l’intera famiglia si era presentata nel negozio di Cosme ad ammirare le bacchette disposte sul bancone.
Seduti sulle sedie fatte comparire da Cosme, i Delacour osservarono Fleur provare le bacchette.
La prima di biancospino non produsse alcuna magia. Quella di melo causò uno strappo alla cravatta di Cosme, quella di corniolo fece scoppiare il calamaio del fabbricante.
Fluer pareva decisamente spaventata, ma Cosme la rassicurò con un sorriso: - Non si preoccupi signorina, incidenti simili capitano di continuo. Stamattina un cliente ha dato fuoco al bancone, ma poi ha trovato una bacchetta adatta. Provi ancora e se non andrà bene nessuna bacchetta, potrò sempre fabbricarne altre… o forse potrà provare anche quelle già pronte-.
Rassicurata la bionda afferrò un’altra bacchetta e la agitò, producendo una piccola nevicata.
-È lei- disse la bimba, con la sicurezza di chi afferma che il fuoco brucia e l’acqua bagna.
-Dieci centimetri e ventisette, legno di bois de rose, rigida. Una bella bacchetta, elegante e fine che apparirà come nuova per anni. Perfetta per gli Incantesimi- annunciò fieramente Cosme Acajor.
-Una bacchetta incantevole in tutti i sensi- commentò sorridendo Apolline Delacour.- Quanto le dobbiamo?-.
Il fabbricante sorrise. Non dimentichiamoci che l’anima per quella bacchetta, l’aveva ottenuta gratis e quindi avrebbe guadagnato di più, su quella e su tutte le altre bacchette create con quei capelli.
Non che Cosme fosse un uomo particolarmente avaro o avido, ma dopotutto quasi tutti usano una sola bacchetta per tutta la vita e che qualcuno venisse in negozio per una riparazione o una sostituzione avveniva abbastanza di rado. C’era un bel dire di quanto non ci fosse prezzo, per uno strumento semisenziente che instaurava un rapporto di reciproca dipendenza con chi lo acquistava, erano state perfino poesie sul rapporto tra mago e bacchetta, ma comunque più di tanto non si poteva far pagare e quindi i fabbricanti non nuotavano certo nell’oro.
In definitiva se c’era l’occasione di risparmiare qualche bezant* bisognava coglierla al volo.
In quel momento la piccola Gabrielle saltò giù dalle ginocchia del papà e corse verso le bacchette inutilizzate, cominciando ad agitarle.
-Gabrielle! - la rimproverò la madre, ma Cosme fece cenno di non muoversi.
-La lasci fare monsieur- commentò Cosme.
Nessuna bacchetta scelse la piccola.
-Be’ temo che dovrà tagliarsi altri capelli, madame- fece il proprietario del negozio.
-A tempo debito. A tempo debito- commentò sorridendo la Veela, mentre Gabrielle sbatteva i piedini, dicendo che voleva anche lei la bacchetta.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  • Valuta magica francese.
  • La corda di cuore di drago è il nucleo che dà maggiore potere a una bacchetta (ed è anche quello più soggetto agli incidenti, quindi immagino sia difficile abbinarlo all’olmo, ma penso che tale abbinamento sia ricercato visto che riduce il maggior difetto delle bacchette di drago). Olmo e drago sono gli elementi della bacchetta di Lucius Malfoy e mi divertiva l’idea di dare una bacchetta come quella di uno dei suprematisti Purosague più esaltati al figlio di due persone non magiche.
  • Il capitolo è ambientato in Francia e come noi i francesi adoperano il metro come unità di misura, non i pollici come gli inglesi. La misura della bacchetta di Fleur è quindi stata traslata.
 
 
 
 
 
 
 
ANGOLO DELL’AUTORE
 
Benvenuti a questo mio piccolo esperimento. L’arte delle bacchette mi intriga molto (ho cominciato un’altra raccolta dedicata a essa nella sezione di Game of Thrones. Se vi piacciono gli Hogwarts AU, fateci un salto).
Olivander può dire quello che vuole, ed ammetto che Fleur è arrivata ultima al torneo. Però se ha fallito nel labirinto è stato a causa di Crouch Jr e il fatto che abbia brillantemente superato la prima prova e che sia sopravvissuta alla Battaglia dei Sette Potter e a quella di Hogwarts, mi paiono sufficienti prove della qualità della sua bacchetta. È stato difficile ricostruirne la creazione, perché Olivander non adopera né i capelli di Veela, né tantomeno il legno di Rosa quindi sono andato un po’ ad intuito per le caratteristiche della bacchetta di Fleur.
Le Veela possono mutare il loro aspetto, ammaliare e lanciare palle di fuoco, quindi è lecito supporre che le bacchette fatte coi loro capelli, siano adatte agli Incantesimi, e alla Trasfigurazione. Il legno di rosa in falegnameria viene usato più per estetica, quindi immagino che si sposi beni ai capelli di veela.
Comunque Cosme Acajor non è una mia invenzione: in Animali Fantastici Dove Trovarli: I Crimini di Grindelwald in Place Cachée (la Diagon Alley francese) è presente un negozio chiamato “Baguettes Magiques de Cosme Acajor”.  Stesso dicasi per tutti gli altri negozi citati.
Può sembrar strano che sia proprio Cosme a fare la bacchetta di Fleur, inizialmente avevo pensato che sarebbe stato suo figlio appena subentrato al padre a crearla. I maghi però vivono più dei Babbani e considerato che anche Olivander e Gregorovich erano già attivi a quell’epoca, e hanno venduto le bacchette a Cedric e Krum, Cosme potava benissimo essere ancora vivo ed operativo quando Fleur ha cominciato ad andare a Beauxbatons. Ricordiamo che Fleur, Cedric e Krum devono essere nello stesso anno per aver avuto 17 anni al momento del Torneo Tremaghi.
Spero recensirete in molti questo mio piccolo esperimento. A presto!

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** La bacchetta di un sognatore ***


Tre bacchette per tre campioni

 

Capitolo 2: La bacchetta di un sognatore

                             
 
 

Bacchetta-di-Krum 
Uno non si aspetterebbe mai che nel mestiere dei fabbricanti di bacchette magiche possano esserci similitudini con il lavoro in albergo, invece ce n’è almeno una: il grosso dell’animazione avviene da giugno ad agosto quando i ragazzini pronti a cominciare la loro istruzione magica vengono a prendere la loro prima (e nella maggioranza dei casi unica) bacchetta. Da settembre a maggio, la clientela dei negozi di bacchette è decisamente scarsa e anche in quel caso è composta quasi principalmente da bambini che compiono undici anni in quel periodo e che vengono a comprare subito la bacchetta o per desiderio dei giovani e smaniosi maghi, o perché i loro genitori volendo ridurre il più possibile il tempo da passare nella bolgia in cui inevitabilmente si trasformano i quartieri magici prima dell’inizio della scuola, decidono di comprare subito tutto quello che sanno sarà sicuramente necessario, anche senza vedere la lista acclusa nella lettera di accettazione. E ovviamente uno di tali oggetti è la bacchetta magica.
La folla che si accalca nei negozi d’estate, però, può essere un problema per i fabbricanti che vivono in quei paesi in cui i mesi estivi sono i migliori per fare scorta di legna.
Olivander aveva un bel dire sul voler seguire il calendario celtico, perché credeva che ciò avrebbe aumentato la forza magica e la qualità del legno: il clima inglese, pur non essendo dei migliori consentiva simili bizzarrie, ma per Mykew Gregorovitch che la legna doveva andare a cercarsela sui Balcani era semplicemente assurdo non impadronirsi di ogni ciocco utile che trovava*, quale che fosse il mese in cui avveniva la scoperta.
Per questo era un guaio che proprio quando c’erano le giornate più lunghe, il negozio fosse preso d’assalto dai clienti. Quando d’inverno si ritrovava a corto di legna, Mykew era costretto ad alzarsi prestissimo per sfruttare ogni ora di luce, mentre se ciò avveniva d’estate, in genere oltre alle levatacce, doveva rinunciare a un vero pranzo per dedicarsi alla ricerca del materiale. E dato che l’autunno è breve tra le montagne, doveva sfruttare al massimo il periodo primaverile.
Per anni Gregorovitch aveva sopportato quella situazione che in fondo era solo uno dei tanti disagi legati al suo mestiere, ma l’età ormai cominciava a farsi sentire, e aveva deciso che presto si sarebbe ritirato a vita privata. Avrebbe tenuto aperto il negozio, ma si sarebbe limitato a vendere le bacchette che già aveva senza più crearne altre. E questo solo fino a quando non fosse riuscito a trovare qualcuno di abbastanza preparato a cui darlo in gestione.
 
In fondo aveva parecchia merce invenduta: un po’ per colpa sua, doveva ammetterlo. Da quando aveva studiato le proprietà della Stecca della Morte, aveva creato parecchie bacchette di sambuco e quelle erano molto esigenti in fatto di padroni*. In effetti se molti fabbricanti non adoperavano quel legno, non era perché credessero a quella sciocca superstizione sul fatto che portasse iella, ma perché sapevano benissimo che nel novanta per cento dei casi le bacchette di sambuco rimanevano a prendere polvere sugli scaffali per un bel pezzo, prima di trovare un proprietario. Solo una persona molto insolita avrebbe trovato la sua perfetta corrispondenza nel sambuco e di certo tale accoppiamento era destinato a qualcosa di speciale. Ragion per cui potevano passare anni senza che una sola bacchetta fatta di quel legno venisse venduta.
L’altra ragione per cui nel suo negozio c’erano ancora un bel po’ di bacchette che aspettavano da un pezzo di trovare un padrone, era che Dumrstrang gli faceva perdere un sacco di clienti non ammettendo i Nati Babbani. I maghi e le streghe che nascevano dai non magici in quella zona d’Europa venivano istruiti a Koldovstoretz* e ovviamente i reclutatori di quella scuola li portavano a fare gli acquisti necessari in Russia.
Se almeno, gli studenti di Durmstrang avessero acquistato la bacchetta solo dopo aver cominciato la scuola, come facevano quelli di Ilvermorny, ci sarebbero stati meno problemi di approvvigionamento del legno e forse lui avrebbe posticipato un altro po’ il suo pensionamento, ma la minestra era quella e non la poteva cambiare.
Se gli erano venuti in mente Olivander e le sue farneticazioni sul calendario celtico, era stato perché proprio quel giorno aveva trovato legno di carpino, lo stesso di cui era fatta la bacchetta del collega. Legno che su cui aveva cominciato a lavorare appena tornato nella sua bottega, anche se non aveva ancora deciso quale nucleo inserirvi.
E se avesse creato una bacchetta che avesse anche lo stesso nucleo di quella Olivander da quel legno?
Gregorovitch sorrise. In fondo perché no? Una delle ultime bacchette di sua creazione sarebbe stata ispirata a quella del suo più agguerrito concorrente.
Si diresse verso la sua scorta di corda del cuore di drago, scelse un filamento particolarmente robusto e tornò al banco da lavoro.
 
///////////////////////////////////////////////////
 
Viktor era contento di andare finalmente a prendere la bacchetta, ma avrebbe preferito un manico di scopa. Adorava volare. Il senso di libertà che gli donava era stupendo e non si sentiva così bene durante nessun’altra attività. Quando aveva scoperto che esistevano degli sport legati alle scope aveva voluto sapere da subito tutto il possibile su di essi. E naturalmente si era concentrato subito sul migliore: il Quidditch. Fin dalla prima partita a cui aveva assistito, aveva capito che era quello che voleva fare nella vita.
I suoi genitori avevano sorriso divertiti quando aveva dato l’annuncio durante la cena. Tanti bambini da piccoli coltivano il sogno di essere eccezionali in qualcosa di popolare, e spesso le ambizioni espresse in tenera età svaniscono o per mancanza di capacità o per perdita di interesse o per entrambe le cose. Ma Viktor era certissimo che ce l’avrebbe fatta.
Quella mattina però, suo padre gli aveva intimato di alzarsi e di uscire.
-Le bacchette di produzione Gregorovich sono le migliori al mondo- gli aveva detto mentre si cambiava. – Ma ho saputo che Gregorovich sta per andare in pensione e forse non si occuperà neppure più della gestione del negozio, quindi anche se manca ancora qualche mese al tuo compleanno è meglio che compriamo subito la bacchetta. Non voglio che ci affidiamo a qualche sostituto poco preparato per trovartela-.
Così quel mattino Viktor, anziché girare sulla scopa o leggere per l’ennesima volta Il Quidditch attraverso i secoli si era trovato di fronte a quella piccola bottega la cui insegna recitava “Gregorovitch Zauberstäbe”.
 
///////////////////////////////////////////////////
 
Mykew si voltò sentendo aprirsi la porta del negozio e vide entrare un uomo dai capelli scuri e il naso adunco, in compagnia di un bambino che condivideva quei tratti.
-Buongiorno. Siamo venuti per la mia bacchetta- annunciò il piccolo.
-Benissimo. Mi dia il tempo di prendere le misure e comincerò a cercargliela-.
Gregorovich batté le mani e il metro prese a girare attorno a Viktor. Ottenute le misure sparì tra gli scaffali del negozio, per poi tornare portando con sé alcune scatole.
-Sambuco e crine di Thestral*, ventinove centimetri, rigida-annunciò porgendo la bacchetta al giovane mago.
Viktor la agitò, ma non accadde nulla. Gregorovitch tuttavia pareva aspettarselo e non apparve deluso: - Non capita quasi mai di trovarla al primo colpo ed è ben difficile essere scelto da una di quelle. Prova quest’altra: larice, flessibile, diciannove centimetri e un quarto. Ancora pelo di Thestral-.
Viktor agitò la bacchetta, ma fece di nuovo fiasco, così come con altre due bacchette con lo stesso nucleo.
-Direi che il Thestral non va bene. Provi con questa: ontano, quindici centimetri e tre quarti, capello di Veela-.
Anche quel tentativo andò a vuoto, ma Viktor non disse nulla. Suo padre però notò che cominciava a innervosirsi.
-Tasso, capello di Veela, venti centimetri, piacevolmente flessibile- dichiarò porgendo un’altra bacchetta al cliente che la agitò con maggior forza, producendo una folata di vento che investì le bacchette sul bancone facendone cadere tre. Prima che potessero finire a terra, il piccolo Krum si tuffò verso di esse, afferrandole poco prima che atterrassero sul pavimento, malgrado avesse la mano dominante occupata
-Che riflessi! - fece ammirato Mykew.
-Sono una delle cose più importanti per un Cercatore-.
-Perché tu giochi a Quidditch?-.
-Per ora no. Ma un giorno diventerò un Cercatore, giocherò nella squadra nazionale e vincerò la coppa del mondo-.
-Viktor, al signor Gregorovich non interessano queste cose! Scusi va avanti con questa storia da quando aveva cinque anni…- fece il signor Krum.
-Davvero? - fece interessato Mykew. -Mmm… se è così… ma sì… perché no. Datemi un attimo. -
Poco dopo Gregorovitch tornò porgendo a Viktor la sua ultima creazione, una bacchetta di colore chiaro, curva alla punta, la cui parte finale era stata adattata a fare da manico, alla cui fine c’era una faccia grossolanamente scolpita che ricordava un uccello.
-Carpino e fibra di cuore di drago, particolarmente spesse e rigida. Lunga poco più di ventisei centimetri- annunciò il fabbricante.
Viktor afferrò la bacchetta e percepì all’istante che era quella giusta. Si adattava perfettamente alla sua mano, e tenerla in pugno gli dava una sensazione di completezza che non aveva mai provato prima. La fece roteare e ne uscì una pioggia di scintille bianche, verdi e rosse.
-È questa la mia bacchetta- dichiarò Krum in tono serio.
-Sì. E ti farà piacere sapere che le bacchette di carpino scelgono come compagno solo chi possiede un’unica grande passione, un sogno quasi sempre destinato a realizzarsi. Quindi non è così impossibile che tu entri nella nazionale e vinca la coppa del mondo-.
-Per favore non lo incoraggi signor Gregorovitch- sospirò suo padre mente si avvicinava per pagare.
-E lei gli lasci fare un tentativo. Le bacchette la sanno lunga- replicò il fabbricante. - Non dico che sarà facile. Nella vita niente di importante lo è mai, ma se non si prova non si scoprirà mai come sarebbe andata-.
Viktor sorrise. Davvero un ottimo consiglio. I due Krum ringraziarono e uscirono.
Greogorovitch fissò la schiena del suo cliente che si allontanava. Curioso. Una bacchetta che ci metteva così poco a trovare un padrone, era un evento raro.
“Auguri per il tuo sogno ragazzo. Qualcosa mi dice che ce la farai”.
Be’ non era il momento delle riflessioni filosofiche, essere prossimi alla pensione, non era un buon motivo per battere la fiacca. Presto sarebbero arrivati altri clienti e il bancone doveva essere libero. Gregorovitch afferrò le bacchette invendute e si avviò per riporle sugli scaffali.
 
 
 
 
 
 
 
 
  • Non tutti gli alberi sono adatti a fornire legno per le bacchette magiche. I fabbricanti però sanno riconoscere quelli utili dalla presenza su di essi degli Asticelli e da altri fattori.
 
  • Il sambuco crea sempre una bacchetta molto potente che accetta di sottomettersi solo a chi percepisca come intrinsecamente superiore, quindi è molto difficile piazzare una bacchetta di sambuco.
 
 
  • Koldovstoretz è la scuola più vicina a Durmstrang, e do per scontato che i Nati Babbani nati nella parte più a nord dell’Europa siano educati nella scuola russa. Se li si lasciasse senza istruzione, in mezzo ai Babbani sarebbe la fine dello Statuto Internazionale di Segretezza.
 
  • Il nucleo della Bacchetta di Sambuco è costituto da pelo di Thestral. Avendola studiata Gregorovitch di certo lo avrà identificato e cominciato a usarlo. Dato che anche in Bulgaria si adoperano i centimetri e non i pollici, anche la misura della bacchetta di Viktor è stata traslata. Tecnicamente sarebbe di 26,035 centimetri ma dato che mi pareva artificioso usare una cifra del genere ho usato l’espressione “Poco più”.
 
 
 
 

ANGOLO DELL’AUTORE

 
Avrei voluto aggiornare prima, ma mi mancava l’ispirazione e ho avuto poco tempo per lavorare a questa storia.
Era da molto che volevo scrivere qualcosa su Gregorivitch: è un personaggio di cui si sa davvero poco. Ho sempre trovato buffo il fatto che l’unica bacchetta di sua creazione di cui abbiamo notizia, per composizione fosse uguale a quella di Olivander. Mi sarebbe piaciuto vedere altre bacchette di produzione Gregorovitch, ma visto che gli ultimi due film della saga di Animali Fantastici con tutta probabilità si svolgeranno in Brasile e in Italia, dubito che accadrà.
Il rapporto tra Olivander e Gregorovitch me lo immagino composto da rivalità professionale, ma anche da un sincero rispetto reciproco: non dimentichiamo che Olivander ha definito Gregorovitch bravo di fronte ad altre persone, mentre nei suoi appunti lo chiama “grande fabbricante di bacchette”. Credo che ciascuno dei due avesse stima per l’altro.
Ringrazio qui slaniff, apeirmon, e Strega1981 per aver recensito lo scorso capitolo, Interista per aver messo la storia tra le preferite e di nuovo Strega1981 che la segue.
A presto per la bacchetta di Cedric!

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** La bacchetta della lealtà ***


    

Tre bacchette per tre campioni

 

Capitolo 3: La bacchetta della lealtà

 

Bacchetta-di-Cedric-Diggory  
 
Per svolgere il lavoro di fabbricante di bacchette la pazienza è una virtù indispensabile.
Occorre pazienza per trovare il legno adatto, pazienza per lavorarlo, pazienza per procurarsi l’anima da inserirvi. Ed era proprio per trovare anime da inserire nelle sue bacchette che Garrick Olivander si aggirava in quel bosco, in cui sapeva vivevano unicorni.
Procurarsi i nuclei era una delle parti più faticose del suo lavoro: certo sarebbe stato da pazzi andare a caccia di draghi per strappargli le corde del cuore e chiunque avrebbe indovinato che tale elemento fosse tra i tanti prodotti acquistabili dalle riserve di draghi che si sostenevano proprio vendendo i materiali magici ricavabili dal corpo di quei lucertoloni.
Le piume di fenice erano rare dato che pochissime fenici erano tenute come animali domestici. E anche in quei casi era piuttosto difficile che donassero delle piume, quindi non era difficile immaginare che buona parte di quelle che finivano nelle bacchette Olivander se le procurasse setacciando i nidi, ma certo nessuno si sarebbe sognato che andasse anche a caccia di unicorni, considerato che i materiali derivabili da questi ultimi erano abbastanza comuni sul mercato.
Olivander avrebbe potuto dire che preferiva esaminare i vari esemplari per decidere da quali di essi prelevare il crine e anche che era sempre meglio usare quelli di unicorni selvaggi, perché dovendo lottare per vivere sviluppavano una magia più potente, ma fra sé e sé doveva riconoscere anche l’importanza di una ragione assai più prosaica: i crini di unicorno costavano troppo*. Se avesse cominciato a comprarli il prezzo delle bacchette realizzate con essi sarebbe più che raddoppiato, e parecchia gente avrebbe cominciato a rifornirsi altrove, comprando bacchette scadenti pur di risparmiare. Quindi bisognava che di tanto in tanto il fabbricante divenisse cacciatore.
Garrick aveva avvistato due unicorni quel giorno, ma erano ancora puledri e il loro crine non avrebbe avuto molto potere, così li aveva ignorati. Nelle quattro ore successive aveva trovato dell’ottimo legno di frassino, ma nessun unicorno e stava cominciando a valutare l’idea di tornare a casa, quando trovò delle impronte di zoccoli sul terreno. Impronte troppo profonde per essere state lasciate da un puledro.
Deciso a fare un ultimo tentativo il fabbricante si mise a seguirle e poco dopo vide un unicorno maschio, alto almeno un metro e ottanta dal manto che sembrava brillare di luce argentea, che agitava una lunga coda. Un esemplare meraviglioso. Doveva avere il pelo della sua coda a ogni costo.
Attento a mantenersi sottovento in modo da non essere fiutato, il mago tallonò l’animale rimanendo sempre dove non poteva vederlo e quando fu riuscito ad avvicinarsi abbastanza, scagliò un Incantesimo Tagliuzzante che recise di netto la coda dell’unicorno, i cui crini vennero subito recuperati.
L’animale udì il suono emesso dalla magia e fece quattro cose. Per prima cosa girò lo sguardo verso il proprio posteriore, vedendo Garrick e scoprendo di essere stato spennato. Per seconda cosa alzò il capo ed emise un furioso nitrito. Per terza cosa abbassò la testa, posizionandola all’altezza del torace del fabbricante di bacchette, facendogli intendere benissimo la sua intenzione di sfatare completamente il luogo comune sul fatto che gli unicorni fossero esseri pacifici. Per quarta cosa partì alla carica, sbuffando come un toro da corrida.
Il guaio con gli unicorni è che oltre ad essere veloci, hanno una magia potente. Non li si può appellare o respingere e per quanto non siano certo resistenti come un drago, non sono neanche tanto facili da schiantare. Tuttavia, Olivander mantenne il sangue freddo, mostrando subito l’intelligenza e la creatività tipiche dei Corvonero: fece un movimento circolare con la bacchetta e si colpì con essa ordinando: - Wingardium Leviosa!- schizzando in alto, giusto un secondo prima che l’unicorno lo trafiggesse, per poi smaterializzarsi.
Tornato in bottega Olivander rilevò di avere abbastanza materiale per diverse bacchette. Forse avrebbe accoppiato un crine di quell’unicorno con il legno di frassino trovato nella stessa foresta… erano materiali che legavano bene, anche se il crine di unicorno tendeva ad esasperare la tendenza del frassino ad attaccarsi al suo primo padrone.
 
///////////////////////////////////////////////////
 
Anni dopo un uomo alto con una faccia rubiconda e una barba bruna entrò nella celeberrima bottega in compagnia di un undicenne alto per la sua età ed estremamente bello con lineamenti cesellati, capelli scuri e occhi di un grigio brillante.
-Buongiorno signor Olivander! Si rallegri oggi sta per vendere la bacchetta a un grande mago, mio figlio Cedric! - dichiaro l’uomo adoperando un tono che avrebbe fatto pensare stesse annunciando l’arrivo di Merlino in persona.
-Oh, salve signor Diggory. Dunque per suo figlio è arrivato il momento di cominciare la scuola, eh? Vieni figliolo, prendiamo le misure…-.
-Sa alcuni non sono molto sicuri che sia il caso di mandare i loro figli ad Hogwarts… immagino che lei abbia saputo quanti problemi hanno causato negli ultimi anni le Sale Maledette*… io però non intendo privare mio figlio dell’istruzione di prim’ordine che merita. D’altronde sono certo una volta a scuola, risolverà tutti i problemi in quattro e quattr’otto -.
-Dai papà, so che c’è un gruppo di studenti che ci lavora da anni. Tu stesso ci hai parlato…- fece imbarazzato il castano. Aveva sentito parlare delle numerose avventure di quella squadra di giovani e sognava di poterne essere parte anche lui. Certo, a differenza di suo padre non si illudeva di essere meglio lui, di un gruppo di studenti del sesto anno. In effetti suo padre tendeva sempre a metterlo un po’ in imbarazzo, ma almeno non gli precludeva la possibilità di andare ad Hogwarts.
-Certo, certo e sono sicuro che sono bravi ragazzi. Però nessuno di loro ha le tue qualità, qualità che richiedono che tu non abbia meno della bacchetta migliore del negozio! Magari di pioppo, come quella del nostro antenato Eldrtich Diggory* che fu Ministro della Magia-.
-Be’, le bacchette certo non si interessano a cose come la discendenza…- tentò Olivander, ma ormai Amos era partito in quarta.
-Naturalmente il mio Cedric potrebbe anche possedere una bacchetta di vite in quanto degno erede degli gli antichi segreti dei druidi, o di olmo segno della sua nobiltà innata, oppure di quercia inglese come quella di Merlino! – continuò l’uomo imperterrito ignorando l’aria scocciata di Olivander e quella imbarazzata del figlio.
“Sì certo. Già che ci sei mettici pure l’ontano che sceglie solo i più dotati, l’acero che predilige chi possiede talenti nascosti, e perché no anche il tasso che da potere di vita e di morte” pensò stizzito Olivander.
I clienti che pensavano di sapere già quale sarebbe stata la loro bacchetta erano seccanti, ma quelli che si credevano degni di bacchette particolarmente ricercate erano anche peggio. Certo, alcuni legni possedevano qualità particolari, e dotavano la bacchetta di qualche abilità extra… ma malgrado ciò non c’era una bacchetta che fosse intrinsecamente superiore alle altre. Purtroppo, farlo capire a certi clienti era impossibile.
-Tenta con questa- sentenziò Olivander una volta prese le misure. - Prugnolo, piuma di fenice, dodici pollici e tre quarti, rigida-.
-NO! - urlò il signor Diggory.- Il mio Cedric non può avere una bacchetta fatta con un legno adatto alla magia oscura!-.
-Il prugnolo è il legno adatto ad un guerriero! – sentenziò irato Olivander, pur sforzandosi di mantenere calmo il tono. - Si possono trovare proprietari di bacchette di prugnolo fra gli Auror come tra i detenuti di Azkaban-.
Evidentemente Cedric non possedeva sufficiente spirito guerriero, dato che quella bacchetta non lo scelse. E non lo fecero nemmeno le ventidue successive. In genere Olivander trovava stimolanti i clienti difficili, ma considerato che a ogni bacchetta il signor Diggory urlava cose come “Coraggio Cedric!” o “Non ti abbattere figliolo!” e continuava a suggerirgli legni adatte alle infinite qualità del suo rampollo, desiderava solo chiudere la vendita alla svelta.
-Tenga: tiglio argentato, crine di unicorno, tredici pollici, piacevolmente flessibile-.
-Meraviglioso! Cedric se è quella la tua bacchetta, tra i tuoi talenti potrebbero esserci la Divinazione e la Legilimanzia!*- esultò Amos, strappando un gemito al fabbricante.
-Cosa succede signor Olivander?-.
-Nulla, nulla, un po’ di mal di testa… sa ieri ho lavorato fino a tardi, in questo periodo il negozio è preso d’assalto-.
-Ah, la capisco. Al mio dipartimento stiamo facendo gli straordinari. Se solo tutti fossero coscienziosi come il mio Cedric…-.
Olivander incontrò gli occhi di quest’ultimo, il cui sguardo diceva a chiare lettere “Lo so che papà può essere irritante quando ci si mette, ma è una brava persona”.
Anche la bacchetta di tiglio non andò bene, ma Cedric venne subito rassicurato dal padre che sarebbe potuto comunque essere un grande Legilimens o Veggente.
Oh, per il diadema perduto di Priscilla!” pensò disperato Olivander. “Non era eccitato nemmeno la metà di com’è adesso, quando è venuto a prendere la sua di bacchetta!”.
-Dai papà, lascia fare al signor Olivander- disse Cedric quando dopo essere stato respinto da una bacchetta di melo*, vide che il genitore stava per lanciarsi in una nuova filippica. - Di certo sa quello che deve fare meglio di noi-.
Olivander provò un fiotto di gratitudine per Cedric. Per come lo adulava il padre, era un miracolo che non fosse diventato un arrogante… un momento c’erano due legni che non sceglievano mai padroni arroganti! Cedric si era già mostrato incompatibile col salice, ma ormai sembrava chiaro che il suo elemento fosse l’unicorno… colpito da un’illuminazione Olivander corse verso il quarto scaffale.
-Frassino, dodici pollici e un quarto, crine di unicorno- annunciò al suo ritorno.
Il castano impugnò saldamente la bacchetta e la agitò, provocando una pioggia di scintille gialle.
-Bene, bene direi che l’abbiamo trovata- fece sorridendo Garrick.
-Sì signore- convenne Cedric.
-Frassino? - ripeté Amos. - Ma è il legno…-.
-Che crea una bacchetta adatta a coloro che non si fanno sviare facilmente dalle loro convinzioni o dai loro scopi- lo stoppò subito il negoziante. - Queste bacchette funzionano al meglio solo per coloro che hanno scelto, persone che possono essere testarde, ma che di sicuro sono coraggiose e mai arroganti-.
Bisognava ammettere che nel vecchio proverbio “Il sorbo sparla, il castagno sogna, testardo è il frassino, il nocciolo si lagna” c’era del vero e di certo il signor Diggory aveva pensato a quello, per questo Olivander si era premunito di rassicurarlo subito che il suo prezioso figlioletto non dovesse essere cocciuto, solo perché era stato scelto una bacchetta di frassino.
Fu con un certo sollievo che il nipote di Gerbold vide i due uscire dal negozio.
Di certo a un fabbricante di bacchette occorre pazienza per trovare il legno adatto, per lavorarlo, e per procurarsi l’anima da inserirvi, ma può esserne necessaria altrettanta per trattare con i clienti.
 
 
 
 
 
 
 
  • A detta di Lumacorno i crini di unicorno costano dieci galeoni l’uno, mentre le bacchette di Olivander solo sette.
 
 
 
  • Misteriose stanze nascoste di Hogwarts la cui apertura scatena potenti maledizioni. La loro presenza è il tema centrale del mobile game Hogwarts Mystery, ambientato nei sette anni che precedono l’arrivo di Harry a Hogwarts. Cedric inizia a frequentare la scuola quando il protagonista del gioco e i suoi amici (tra cui Tonks e Charlie Weasley) sono al sesto anno, diventando membro del loro gruppo malgrado la differenza d’età. Vi consiglio di giocarci, è davvero coinvolgente.
 
 
  • Eldritch Diggory fu Ministro della Magia dal 1733 al 1747. Era fermamente intenzionato a rimuovere i Dissenatori da Azkaban o creare una nuova prigione, dove i detenuti potessero avere condizioni di vita decenti, ma purtroppo morì di malattia prima di realizzare questi progetti.
 
 
  • Coloro che vengono scelti dalle bacchette di tiglio in genere sono Veggenti o Legilimens.
 
 
  • Il legno di melo tende a scegliere padroni che saranno amati e longevi. Dato che purtroppo Cedric è morto giovanissimo, ovviamente non era adatto a una bacchetta fatta di tale legno.
 
 
 
 

ANGOLO DELL’AUTORE

 
Ed eccoci al termine di questa storia con la bacchetta di Cedric Diggory. Capitolo forse un po’ breve, ma in fondo Olivander lo conosciamo già a abbastanza.
Per chi fosse interessato a saperne di più sulle bacchette, o semplicemente volesse leggere un’altra storia che ruoti intorno ad esse sto scrivendo un Hogwarts AU in cui i protagonisti di Game of Thrones vanno a comprare la bacchetta.
Avrei pubblicato prima, ma ho avuto un periodo denso d’impegni in cui non ho potuto dedicarmi molto alla scrittura.
Ringrazio qui tutti coloro che mi hanno accompagnato in questo piccolo viaggio nell’arte delle bacchette: Interista che ha messo la storia nelle preferite, Carme93, Florence Stern e Strega1981 che l’hanno seguita, e naturalmente slaniff, apeirmon, Strega1981 e Carme93 che l’hanno recensita. Grazie anche a chi legge queste righe e basta.
Alla prossima luna piena!

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=4015146