BYRON WHITE Il più fedele

di G_Monti_E_97
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Nurmengard ***
Capitolo 2: *** Grimmauld Place ***
Capitolo 3: *** DISSENNATORI ***
Capitolo 4: *** La prima riunione ***
Capitolo 5: *** L'udienza ***
Capitolo 6: *** Ministero ***
Capitolo 7: *** Moliccio ***
Capitolo 8: *** Partenza ***
Capitolo 9: *** Pozione svanita ***
Capitolo 10: *** Punizione ***
Capitolo 11: *** Ispezione ***
Capitolo 12: *** La Decisione ***
Capitolo 13: *** RICORDI ***
Capitolo 14: *** Occlumanzia ***
Capitolo 15: *** Serpenti ***
Capitolo 16: *** TRADITORE ***
Capitolo 17: *** Sai così poco ***
Capitolo 18: *** LA PROFEZIA ***
Capitolo 19: *** LA GUERRA SI AVVICINA ***
Capitolo 20: *** VISITA INASPETTATA ***
Capitolo 21: *** Verità Nascoste ***
Capitolo 22: *** Piccoli successi ***
Capitolo 23: *** TU CONOSCI IL PRINCIPE ***
Capitolo 24: *** IO GLI PIACCIO ***
Capitolo 25: *** ASPIRAZIONI ***
Capitolo 26: *** Sei Petulante ***
Capitolo 27: *** SECTUMSEMPRA ***
Capitolo 28: *** Lei è il Principe ***
Capitolo 29: *** L'OMICIDIO ***
Capitolo 30: *** IL MEDAGLIONE ***
Capitolo 31: *** ADDIO ***
Capitolo 32: *** INSEGUIMENTO ***
Capitolo 33: *** CHIUDI LA MENTE ***
Capitolo 34: *** TESTAMENTO ***
Capitolo 35: *** MATRIMONIO ***
Capitolo 36: *** RICERCATO ***
Capitolo 37: *** RESTA VIVO ***
Capitolo 38: *** PROGETTAZIONE ***
Capitolo 39: *** IRRUZIONE ***
Capitolo 40: *** MANTENERE LE APPARENZE ***



Capitolo 1
*** Nurmengard ***


Le alte e fredde onde del mare si infransero con violenza contro la scura roccia erosa dal tempo. Fra la ripida scogliera si ergeva una alta fortezza, a stento distinguibile dalla roccia sottostante, lucida e nera. Nei piani più alti il vento gelido ululava, ascoltato solo da due persone rannicchiate a diverse celle di distanza l’una dall’altra.

La famosa prigione di Nurmengard torreggiava sulle montagne del Nord Eruropa, incombendo sul mare tempestoso come un gigante.

Due figure incappucciate risalirono la scogliera con fatica.

“Crede davvero che ci aiuterà?” chiese l’uomo di qualche centimetro più basso, tirandosi maggiormente il cappuccio verso il volto.

“Sì, ne sono certo.” rispose il più anziano lisciandosi la lunga barba umida. Alcuni schizzi delle onde colpirono la sua schiena.

“A meno che non sia morto.” sussurrò Severus Piton alzando lo sguardo sull’alta entrata di pietra davanti a loro. Una profonda incisione recitava: "Per il Bene Superiore"

“No, è vivo.” replicò Albus Silente attraversando l’entrata con un’ampia falcata, seguito dal pozionista.

I ripidi scalini erano appena visibili, Piton estrasse la bacchetta tentando di richiamare un semplice Lumos, ma non accadde nulla.

ilente gli lanciò una rapida occhiata, bloccandosi a metà della seconda rampa.

“Le barriere antimagia sono attive fin dal sentiero che costeggia il mare.” spiegò prima di ricominciare a salire.

“Quindi non possiamo difenderci?” Chiese con la voce roca

“Non ce ne sarà bisogno.” cercò di rassicurarlo il preside accelerando il passo.

Quando finalmente arrivarono in cima alla torre si fermarono entrambi poggiando una mano sulle pareti laterali ansimando.

“Ora capisco perché ha insistito per portarlo qui.” ammise Piton rimettendosi dritto.

Silente si limitò ad annuire prima di estrarre dalla veste una piccola chiave dorata e inserirla dentro un grosso lucchetto ricoperto di polvere. La seconda porta sulla destra si aprì raschiando il terreno.

All’interno della cella buia si intravedevano solo le sagome di un letto spartano e un groviglio di abiti in un angolo. Ci misero entrambi qualche secondo per rendersi conto che la maglia grigia stropicciata era attaccata al magro corpo di un giovane uomo, che teneva il capo chino, coperto dalle braccia pallide.

“Byron?” sussurrò incerto Silente muovendo un passo verso la sagoma scura.

L’uomo si alzò con una lentezza quasi grottesca dal pavimento, le braccia caddero stancamente lungo i fianchi stretti, le gambe sottili tremarono appena quando si raddrizzarono.

“Silente.” salutò con un filo di voce. Il volto quasi interamente coperto da una folta barba scura lasciava intravedere solo gli occhi chiari e il naso dritto.

Piton restò sulla soglia della cella guardando con il volto contratto il prigioniero.

“Perché siete qui?”

“Volevo vedere come stavi.” rispose Silente accennando a un sorriso.

“Esattamente come l’ultima volta che ci siamo visti.” rispose prima di tossire mestamente.

“Si vede, hai l’aspetto di un vermicolo marcio.” commentò Piton con una smorfia.

Byron voltò lentamente il capo verso di lui, la barba scura tremò. “Senti chi parla, con il tuo naso da cornacchia.”

Il pozionista lo fulminò con lo sguardo.

Silente si lisciò distrattamente la veste umida. “Immagino che tu lo abbia sentito.”

Byron lanciò un’occhiata a entrambi prima di annuire. “Il Signore Oscuro.”

“È tornato, e ora ha un nuovo corpo.” intervenne Piton osservando la parete davanti a se.

“Lo hai sentito anche tu.” Byron si poggiò istintivamente una mano sul braccio sinistro. “Lo hai già visto?” Chiese allargando gli occhi.

“Sì, l’ho visto.” sussurrò.

“Mi sarebbe piaciuto vederlo.” disse tristemente Byron appoggiando la schiena contro la fredda parete.

Silente si sporse in avanti. “Abbiamo bisogno del tuo aiuto per fermarlo.”

“Fermarlo?” La voce del ragazzo divenne più alta. “Sai che non può essere fermato.”

“Possiamo invece, non sarà come l’ultima volta.” si affrettò a dire Silente.

“Davvero? Questa volta sarà diverso perché hai un ragazzino di quattordici anni?” Chiese Byron inclinando la testa.

“Harry è giovane, ma ho fiducia in lui.” disse con forza. “Byron hai finalmente la possibilità di vendicare la tua famiglia, non lasciare che sia morta in vano.”

“Mia moglie e mia figlia non sono morte in vano.” gli occhi di Byron ebbero un guizzo. “È stata la negligenza degli Auror a ucciderle. Stavo lavorando per il Ministero, per te.” disse con la voce roca trattenendo un urlo. “È colpa tua se sono qui.”

“Non è colpa di Silente se sei qui e hai fatto ciò che hai fatto.” si intromise Piton facendo qualche passo dentro la cella.

“Davvero?” Chiese Byron assottigliando gli occhi. “L'ultima volta eri dalla parte opposta, inginocchiato davanti all’uomo che ha rovinato la mia vita.” Staccò di colpo la schiena dal muro “Ma ora ho finalmente capito, volevi il potere, la vendetta e l’ho voluta anche io. Ho servito il Signore Oscuro meglio di chiunque altro e ora mi chiedi di tradirlo in nome di due cadaveri seppelliti da anni?” il volto di Silente si rabbuiò ti chiedo di aiutarmi a proteggere Harry, Voldemort gli darà la caccia ora più che mai.”

“Non mi interessa.” Si limitò a dire Byron voltando la testa verso il letto logoro.

“È il figlio di Lily.” sussurrò Piton stringendo la mano a pugno dentro la tasca dei neri pantaloni.

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Capitolo 2
*** Grimmauld Place ***


“Non credo che sia sicuro farlo uscire Silente. Sai cosa ha fatto, è a causa sua che abbiamo perso gli agenti della terza squadra, per non parlare del massacro dei McKinnon.” stava dicendo Alastor Moody picchiettando il grosso bastone sul pavimento dell’ufficio di Silente.

I ritratti dei precedenti Presidi di Hogwarts gli lanciarono delle occhiate infastidite.

È stato chiuso a Nurmengard per quindici anni e non ha mai tentato di scappare, nemmeno una volta.” disse Silente infilando la mano in mezzo a una bassa ciotola sulla larga scrivania.

“Perché non aveva una ragione per uscire.” insistette Moody. “Ora che voi-sapete-chi è tornato potrebbe voler tornare a servirlo.”

“Questo è il motivo per cui dobbiamo tenerlo vicino” rispose Silente scartando rumorosamente una caramella al limone.

“Tenere i nemici vicini, sono d’accordo Silente ma lui è… pericoloso. Soprattutto quello che stai suggerendo. Vuoi tenerlo vicino a Potter.”

“Tu cosa ne pensi Severus?” Chiese Silente guardando Severus Piton in piedi accanto alla scrivania.

“Sa cosa penso preside, ma tanto ha già deciso.”

“ho deciso di dare a Byron un’altra possibilità”

“Byron ha…”

“È stato torturato per anni, non ha scelto liberamente di unirsi a Voldemort.” lo interruppe con forza.

Piton si bloccò guardando il preside serio.

 

*

 

La sensazione di essere risucchiati direttamente dallo stomaco durante la materializzazione congiunta fu peggio di quanto ricordasse. Se non fosse stato per la presa ferrea di Malocchio Moody sul suo braccio destro Byron sarebbe crollato a terra vomitando sul rado prato sotto di loro.

Si guardò intorno cercando di distrarsi dalla nausea. Erano davanti a luride facciate di case a schiera, tutte ammassate le une alle altre. Alcune avevano i vetri delle finestre rotti e delle assi di legno alle finestre. Sopra ai gradini d’accesso c’erano alte pile di sacchetti dell’immondizia.

Moody strattonò il braccio di Byron trascinandolo via dal prato, attraverso la strada fino al marciapiede. I quattro Auror alle loro spalle li seguirono silenziosamente con le loro bacchette in mano.

“Leggi.” ordinò Moody mettendo un pezzo di pergamena davanti alla faccia di Byron che strinse gli occhi per riuscire a decifrare la sottile grafia.

“Il quartier generale dell’Ordine della Fenice si può trovare al numero dodici di Grimmauld Place, Londra.”

Byron alzò lo sguardo su uno degli scuri palazzi con una smorfia

“Siete seri? Questo sarebbe il vostro Quartier Generale?” scosse la testa facendo ondeggiare i lunghi e arruffati capelli scuri. “Fa schifo.” bisbigliò.

Moody puntò il suo roteante occhio azzurro su di lui mentre con un colpo della sua bacchetta dava fuoco alla pergamena. Quando il messaggio si accartocciò fra le fiamme e cadde ondeggiando sul selciato Byron sbuffò. “Numero 12… 12…” canticchiò.

Una porta consumata emerse dal nulla fra i numeri 11 e 13, prontamente seguita da muri sporchi e finestre ricoperte da uno spesso strato di polvere.

“Muoviti.” borbottò Moody, spingendo Byron nella schiena.

Salirono i consumati gradini in pietra, fissando la porta che si era appena materializzata. La sua vernice nera era logora e scalfita. Il battente d’argento aveva la forma di un serpente contorto.

Non c’era serratura, o buca per le lettere. Con un nuovo colpo di bacchetta la porta si aprì scricchiolando.

Moody spintonò Byron oltre la soglia stretta entrando nella quasi totale oscurità.

Riusciva quasi a sentire l’umidità, la polvere ed un intenso odore di muffa.

“Brundge portalo nella stanza al piano di sopra.” ringhiò Moody.

Un uomo alto con dei unti capelli castani lo afferrò per il braccio spingendolo verso le strette scale sulla sinistra.

Sentì degli altri passi alle sue spalle, un secondo Auror con dei folti baffi scuri teneva la barchetta alzata verso la sua schiena.

Il primo Auror spalancò una porta scura afferrandola poi di scatto, come se temesse di farla sbattere contro il muro a lato.

“Sta attento Mark.” sussurrò il collega alle sue spalle spingendo violentemente Byron sul letto.

“Maledetto di un Black, almeno ci avesse dato una casa senza quadri urlanti.” si lamentò continuando a tenere la bacchetta puntata in avanti.

L’Auror più giovane puntò i freddi occhi su Byron. “Non dovresti essere qui.”

“Ce l’hai con me per qualcosa in particolare o sei solo girato male?” chiese cercando di sedersi dritto sul molle materasso.

“Il nome Bride ti dice niente?” Intervenne il più anziano facendo vibrare i folti baffi.

“Hai ucciso mio cugino.” spiegò asciuttamente.

“So che ti ferirà...” disse Byron con un mezzo sorriso. “Ma non ho idea di chi tu sia.”

Una scarica elettrica gli invase l’intero corpo fino a raggiungere il cento del cervello, trattenne a stento l’urlo, mentre si contorceva scivolando sul pavimento polveroso.

“Può bastare.” disse con calma il secondo Auror sedendosi sul letto, lo tirò su di peso.

“Non cercare di fare il coglione con noi.”

“Cavolo, siete davvero tosti.” commentò Byron scuotendo la testa per togliersi delle lunghe ciocche da davanti gli occhi.

“Tu però sei davvero brutto.” aggiunse voltandosi a destra verso il più anziano.

L’uomo aprì la bocca ma dei lenti passi annunciarono l’arrivo di una quarta persona.

“Byron è un ospite, non un prigioniero.” disse con calma Silente.

“Quest’uomo è un criminale.” si affrettò a dire l’Auror più giovane tendendo il braccio con la bacchetta come se volesse infilzarlo a distanza.

“Se lo ritenessi tale non lo avrei portato qui. Abbassi la bacchetta Signor Brundge, o dovrò chiederle di lasciare il Quartier Generale.”

L’uomo abbassò di colpo la bacchetta prima di voltarsi verso il collega che sbuffò alzandosi dal letto.

“Meglio tardi che mai, cominciavo a pensare che ti piacesse guardare Silente.” Disse Byron raddrizzando la schiena.

Silente lo ignorò, tornando a guardare gli altri due uomini. “Potete andare signori.”

Il più giovane si rinfilò la bacchetta nella cintura con uno scatto andando verso la porta, mentre il collega lanciò un’ultima occhiata rabbiosa verso Byron.

“Vattene cagnolino” disse ridendo accennando con il mento alla porta.

Quando furono usciti Silente sospirò sonoramente.

“hai scelto proprio gli agenti migliori.”

“mi rincresce.”

“Che è successo?” Chiese Piton entrando rapidamente nella stanza.

“niente, due Auror mi hanno strapazzato un po’.” si affettò a dire Byron.

Severus ho bisogno che tu stia qui.

“Perché?”

“Per tenere d’occhio Byron.”

“Io sono qui, vi sento.” si intromise schiarendosi la gola.

“È adulto e autosufficiente.” si affettò a rispondere Piton lanciandogli una rapida occhiata

“Ne sono certo.” annuì Silente con un sorriso. Ma ha bisogno di un amico.”

Byron mimò la parola Amico con le labbra facendo apparire sul volto del pozionista una smorfia.
 

*

“Non metto in dubbio il tuo giudizio Albus, ma ospitarlo qui, come possiamo essere sicuri?” La voce di Minerva McGranitt era insolitamente acuta, sembrava quasi rimbalzare sulle spesse pareti della cucina sotterranea di Grimmauld Place

“Lo conosco, ci aiuterà rispose.” Silente annuendo seccamente.

“Mai fidarsi, è la prima regola.” scandì Moody.

“È la mancanza di fiducia negli altri che da potere a Voldemort.” insistette Silente osservando con attenzione tutte le persone attorno a lui.

Molly Weasley mosse la spalle con fastidio. “Quel ragazzo ha dato potere a voi sapete chi, le cose che ha fatto per suo ordine… non mi sento sicura avendolo qui con i ragazzi.”

“Mi dispiace Molly, ma questo è il posto più sicuro. Lasciarlo chiuso in una prigione vorrebbe dire condannarlo a essere rapito ancora una volta da Voldemrot spiegò con gravità il preside.

“Forse ne sarebbe contento.” intervenne Sirius con la voce roca. “L’ultima volta gli è piaciuto.”

“L’ultima volta è stato torturato.” ricordò Remus guardando l’amico.

“Forse, ma ha ucciso più persone di qualunque altro Mangia Morte, in confronto mia cugina sembra quasi sana.”

“Moderati Black!” Gridò Piton aggrottando le scure sopracciglia.

“Oh sta zitto Mocciosus, non ci sono scuse per quello che ha fatto il tuo amichetto, è uno psicopatico.”

“Smettetela!” Disse Silente passando lo sguardo da l’uno all’altro serio. “Litigare fra di noi non ci aiuta. Ho bisogno di Byron qui, Severus resterà al Quartier Generale per tenerlo d’occhio.”

“Oh ora mi sento molto più sicuro.” commentò Sirius appoggiando stancamente la schiena alla sedia.

“Tu non hai potere decisionale.” disse Piton abbassando la voce.

“Questa è casa mia.”

“Sì, una bella topaia.”

“Severus.” lo richiamò Silente

“Che c’è?”

 

 

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Capitolo 3
*** DISSENNATORI ***


Il cielo pieno di stelle sopra le villette a schiera di , un sobborgo a sud-ovest di Londra, si era improvvisamente oscurato, le stelle, la luna, i fiochi lampioni alle estremità del vicolo erano spariti.

Il rombo distante delle macchine e il fruscio degli alberi si erano fatti sempre meno rumorosi fino a zittirsi; la tiepida aria serale era diventata improvvisamente di un freddo pungente.

Due ragazzi, uno di fronte all'altro sul rado prato di un giardino babbano furono circondati da una impenetrabile oscurità, come se una gigantesca mano avesse lasciato cadere un manto spesso e gelato sopra l'intero vicolo, rendendoli ciechi.

Solo per un attimo Harry Potter pensò d'aver involontariamente eseguito una magia, nonostante avesse cercato di resistere con tutte le sue forze, ma scacciò quel pensiero quando si ricordò di non avere il potere di spegnere le stelle. Girò la testa da una parte e dall'altra nel tentativo di vedere qualcosa, ma l'oscurità sembrava coprirgli gli occhi come un'insopportabile benda.

"C...cosa stai fa... facendo? Smettila!" chiese suo cugino Dudley con la voce terrorizzata.

"Non sto facendo niente! Stai zitto e non muoverti!"

"Io n...non ci vedo! So... sono cieco! Io..."

"Zitto, ho detto!" gridò Harry guardandosi intorno confuso.

Il freddo era così intenso che il suo copro cominciò a tremare involontariamente.

Spalancò gli occhi al massimo. Era impossibile... non potevano essere lì... non a Little Whinging... tese le orecchie... riuscì a sentirli pochi secondi prima di vederli.

"Lo dirò a papà!" Minacciò Dudley con la voce tremante. "D... dove sei? Co...osa stai fa... facendo?"

"Vuoi stare zitto?" sussurrò Harry. "Sto cercando di senti..." Di colpo smise di parlare. Aveva sentito proprio quello che temeva. C'era qualcos'altro nel vicolo, a parte loro, qualcosa che emetteva lunghi respiri rauchi e raschianti. Harry provò un orribile brivido di terrore, quasi come fosse immerso in aria congelata. "D-dacci un taglio! Smettila! T-te la farò p-pagare, te lo giuro!"

"Dudley, sta zit..."

WHAM.

Un pugno colpì Harry sullo zigomo, sollevandolo da terra. Piccoli luccichii bianchi gli scoppiettarono negli occhi. Per la seconda volta in un'ora Harry si sentì come se la testa gli si fosse spaccata in due; un attimo dopo era piombato rudemente a terra e la bacchetta gli era volata via dalla mano.

"Sei un'imbecille, Dudley!" urlò Harry, gli occhi che lacrimavano per il dolore mentre cercava di mettersi in ginocchio, tastando freneticamente nell'oscurità circostante. Sentì Dudley che scappava, che urtava contro lo steccato, inciampando.

"DUDLEY, TORNA QUI! GLI STAI CORRENDO DRITTO INCONTRO!" Ci fu un urlo tremendo ed il rumore dei passi di Dudley s'interruppe di colpo. Nello stesso momento, Harry sentì un gelo strisciante anche dietro di lui. Poteva significare solo una cosa: ce n'era un altro. "DUDLEY, TIENI CHIUSA LA BOCCA! QUALUNQUE COSA SUCCEDA, TIENI CHIUSA LA BOCCA! La bacchetta!" borbottò Harry freneticamente, le mani che frugavano il suolo come ragni. "Dove è... bacchetta... vieni... Lumos!" Pronunciò la formula automaticamente, desiderando disperatamente quella luce che poteva aiutarlo nella ricerca e con sollievo incredulo, una luce brillò a pochi centimetri dalla sua mano destra. La punta della bacchetta si era accesa.

Harry l'afferrò, alzandosi in piedi e si girò di scatto, ebbe una stretta allo stomaco.

Una figura torreggiante ed incappucciata scivolava morbidamente verso di lui, si librava senza toccare terra, nessun piede o faccia visibile sotto il mantello, fiutando nella notte mentre si avvicinava. Incespicando all'indietro, Harry alzò la bacchetta.

"Expecto Patronum!" Uno sbuffo di vapore argenteo uscì dalla punta della bacchetta, il Dissennatore rallentò, ma l'incantesimo non aveva funzionato a dovere. Incespicando nei suoi stessi piedi, Harry arretrò mentre il Dissennatore incombeva su di lui, il panico gli annebbiava il cervello.

Concentrati

Un paio di viscide mani grigie scivolarono fuori dal mantello del Dissennatore allungandosi verso di lui. Un ronzio insistente riempì le orecchie di Harry.

"Expecto patronum!" La voce suonò debole e distante. Un altro sbuffo di fumo argenteo, più debole del precedente, scaturì dalla bacchetta.

Non ci riusciva, non riusciva ad evocare l'incantesimo. C'era una risata dentro la sua testa, una sibilante, acuta risata... poteva sentire l'odore del fiato putrido, freddo come la morte, del Dissennatore.

Concentrati sussurrò nuovamente una voce sconosciuta come alla fine di un tunnel Pensa a qualcosa di felice...

Ma non c'era alcuna felicità in lui.

Le dita gelide del Dissennatore si avvicinarono alla sua gola.

La risata acuta diventava più forte, ancora più forte, e una voce all'interno della sua testa: "Saluta la morte, Harry... può anche darsi che sia indolore... Non so... Non sono mai morto..."

Non avrebbe rivisto mai più Ron e Hermione, le loro facce irruppero chiaramente nella sua mente, mentre lottava per respirare.

"EXPECTO PATRONUM!" Un enorme cervo d'argento uscì dalla punta della bacchetta di Harry; le corna colpirono il Dissennatore nel punto dove avrebbe dovuto trovarsi il cuore. L'essere fu sbalzato indietro, mentre il cervo caricava nuovamente, il Dissennatore planò via come un pipistrello, sconfitto.

"Da questa parte!" gridò Harry al cervo.

Corse giù per il vicolo, tenendo alta la bacchetta accesa.

"DUDLEY? DUDLEY!" Aveva corso a stento per dozzina passi quando lo raggiunse.

Dudley era raggomitolato a terra, le braccia serrate sopra la testa. Un secondo Dissennatore stava piegandosi su di lui, afferrandogli i polsi con le sue mani viscide e forzandoli ad aprirsi, lentamente, quasi dolcemente, mentre chinava la testa incappucciata verso il viso di Dudley, quasi volesse baciarlo. "PRENDILO!" urlò Harry. Accompagnato dal suono di una rombante folata d'aria, il cervo d'argento che aveva fatto apparire lo sorpassò galoppando.

Il volto senza occhi del Dissennatore era ad un paio di centimetri da quello di Dudley, quando le corna d'argento lo colpirono. L'essere fu scagliato indietro nell'aria e, come il suo compagno, volò via e venne avvoltò dall'oscurità.

Il cervo galoppò fino alla fine del vicolo e si dissolse in una nebbiolina argentata. La luna, le stelle e i lampioni ripresero vita. Una brezza calda spazzò il vicolo. Il fruscio degli alberi nei giardini circostanti ed il consueto rumore delle auto in Magnolia Crescent riempirono l'aria nuovamente. Harry rimase bloccato, con tutti i sensi in allarme che avvertivano il brusco ritorno alla normalità. Dopo un momento notò che aveva la maglietta incollata addosso, era fradicio di sudore.

Non riusciva a credere a quello che era appena accaduto. I Dissennatori lì, a Little Whinging. Dudley era rimasto rannicchiato a terra, piagnucolando e tremando. Harry si chinò per vedere se era in grado di alzarsi, ma sentì forti passi di corsa dietro di lui. Istintivamente risollevò la bacchetta e ruotò sui talloni per fronteggiare il nuovo arrivato.

La Signora Figg, la loro vecchia vicina mezza pazza, correva verso di loro ansimando. Ciocche grigie le fuoriuscivano dalla retina per capelli, una borsa della spesa dal manico tintinnante le penzolava dal polso ed aveva i piedi per metà fuori dalle sue pantofole di paglia intrecciata.

Harry cercò di nascondere la bacchetta in fretta e furia.

"Non metterla via, sciocco ragazzo!" strillò lei.

"E se ce ne fossero altri qui intorno? Oh, io lo uccido quel Mundungus Fletcher!"

 

***

"Mundungus saresti dovuto stare a guardia di Potter, non a contrattare per degli stupidi calderoni!" ringhiò Moody puntando l'occhio incantato sulla nuca calva dell'uomo davanti a se.

"Quegli stupidi calderoni valgono una fortuna." rispose Il basso uomo sfregandosi le mani.

"Harry sta bene ora?" Chiese preoccupato Remus Lupin aggrottando la fronte.

"Sì, Tonks ha preso il posto di questo ladro."

"Io non sono un ladro!" Urlò offeso Mundungus. "Sono un uomo d'affari."

"E io sarei quello pericoloso?" Si intromise Byron appoggiato con la schiena contro la parete scura del salotto del Quartier Generale. "Avete dei membri davvero ridicoli."

Remus abbassò lo sguardo sull'intricato tappeto. "Dobbiamo andare a prendere Harry."

Prima che chiunque altro potesse parlare si sentirono dei passi affrettati e la profonda voce di Silente gridare. "Mundungus!"

"Sono morto." bisbigliò l'uomo indietreggiando fino a sbattere contro il basso divano.

"Hai lasciato Harry prima che il tuo turno di guardia fosse finito?" Domandò Silente puntando il lungo indice davanti al volto dell'uomo più basso.

"Io... io... mancavano solo pochi minuti." tentò di giustificarsi.

"Pochi minuti sono bastati perché Harry rischiasse la vita."

"Che meraviglia sentire Silente urlare." disse Byron a bassa voce.

Severus Piton lo guardò serio mettendosi una mano dentro alla tasca.

"Io vado a tagliarmi la barba, assomiglio troppo a Sirius." annunciò Byron disinteressato al terrore di Mundungus a pochi passi da lui.

"Grazie a Salazar, non posso sopportare due Black." commentò Piton.

"Cosa fate ancora qui?" Chiese Silente voltandosi di scatto.

"Organizzo subito una squadra." rispose Moody facendo un cenno a Lupin.

Byron si portò uno scuro asciugamano sul volto umido. Fu strano sentire il contatto con la pelle e perfino l'odore di pulito. Si guardò allo specchio per alcuni secondi faticando quasi a riconoscersi, era passato più di un decennio dall'ultima volta in cui si era visto.

Tese il volto e apparve una sottile ruga sulla fronte, prima di rilassarsi e farla sparire.

Aveva perso così tanto tempo.

"Ti sei tolto la barba ragazzo mio." notò Silente entrando dentro la stanza.

"Che potere di osservazione Silente." commentò passandosi distrattamente una mano sul mento liscio.

"Severus mi ha detto che gli altri non sono molto contenti di avermi qui."

"Lo accetteranno."

"Solo perché li forzerai." incrociò gli occhi del preside, per appena un secondo ebbe l'impulso di saltargli addosso, che vecchio ipocrita. Abbassò di scatto lo sguardo sul pavimento.

"Mi hai dato la tua parola che non proverai a scappare, ne farai del male alle persone che vivono in questa casa." ricordò inclinando la testa.

"Te lo assicuro" disse Byron senza guardarlo.

"Mi fido di te."

***

Dopo quasi un'ora un piccolo gruppo di persone atterrarono con delle scope sul vialetto nascosto dagli alberi davanti a Grimmauld Place, i bassi rumori all'ingresso pochi minuti dopo annunciato l'arrivo dei nuovi ospiti.

Molly Weasley uscì dalla stretta cucina in punta di piedi ma affrettando il passo, la sentì bisbigliare oltre alla porta socchiusa.

"È bello vederti!"

Byron si sporse un po' verso destra guardando dallo spiraglio scuro, stava abbracciando qualcuno, ma non riuscì a vederlo in volto.

"Sembri malaticcio, devi nutrirti, ma temo che dovrai aspettare un po' per la cena, mi dispiace. È appena arrivato, l'incontro è iniziato."

Diversi maghi entrarono nella cucina parlottando a bassa voce, la porta venne quasi completamente spalancata, permettendogli di vedere le uniche due persone rimaste nel corridoio.

Oltre alla signora Weasley di spalle, c'era un giovane ragazzo con folti capelli neri arruffati vero l'alto e una cicatrice leggera, ma ben visibile sulla fronte.

Come se riuscisse a sentire il suo sguardo alzò i familiari occhi verde smeraldo incorniciando i suoi.

Finalmente sapeva che aspetto aveva il famoso Harry Potter.

"Harry caro vieni." lo richiamò la signora Weasley. "Ron ed Hermione ti spiegheranno tutto, sali le scale e vai nella porta a destra. Ti chiamerò quando avremo finito."

"White non ci pensare neanche." bisbigliò Severus lanciandogli un calcio sotto il tavolo.

"Merlino!" Esclamò a denti stretti. "Non posso nemmeno guardarlo?"

"No."

"Qualcuno qui è geloso." commentò Byron con un sorriso.

"Chiudi la bocca." rispose il pozionista voltandosi verso di lui.

"Ma sentitevi." si intromise Sirius. "Sembra di essere tornati ai vecchi tempi, con White e Mocciosus insieme."

"Già, a parte il fatto che io sono invecchiato molto meglio e il mio amico non si trasforma in un mostro con la luna piena." replicò Byron passandosi una mano fra i capelli scuri.

"Grazie Byron." sussurrò Remus tristemente.

"Che c'è? È vero."

"È di certo meglio che essere un Mangiamorte." riprese Sirius.

"Bhe tu lo sei, per l'opinione pubblica." gli ricordò Byron staccando di colpo la schiena dalla sedia.

"Ma non ho ucciso nessuno."

"Peggio per te." Commentò. "Non cercare di farmi sentire in colpa con il tuo elevato senso morale."

"Tu non senti nemmeno un po' di rimorso, sei solo una bestia." lo accusò Sirius con una smorfia

"Chiudi la bocca Black!" Gridò Piton.

"Sta zitto tu Mocciosus, non sei meglio di lui."

"Sirius adesso basta." intervenne Remus intrecciando le dita con uno sbuffo.

***

"HARRY! Ron, è qui! Harry è qui! Non ti abbiamo sentito arrivare! Oh, come stai? Stai bene? Ti sei arrabbiato con noi? Scommetto di sì... so che le nostre lettere erano inutili... ma non potevamo dirti niente, Silente ci ha fatto giurare che non lo avremmo fatto, oh, abbiamo così tante cose da dirti, e tu da dire a noi... i Dissennatori! Quando lo abbiamo sentito... e l'udienza al Ministero!... è semplicemente vergognoso, ho fatto una ricerca, non possono espellerti, proprio non possono, è previsto nel Decreto di ragionevole restrizione per Maghi minorenni l'uso della magia in situazioni di vita o di morte!"

"Lascialo respirare, Hermione!" disse Ron sorridendo, mentre chiudeva la porta dietro Harry. Sembrava essere cresciuto di parecchi centimetri durante i mesi di lontananza, diventando più alto e grande che mai, anche se il lungo naso, i luminosi capelli rossi e le lentiggini erano gli stessi. Ancora raggiante, Hermione lasciò andare Harry, ma prima che potesse dire un'altra parola ci fu un leggero rumore soffocato e qualcosa di bianco scese dall'alto del armadio buio e andò a poggiarsi con grazia sulla spalla di Harry.

"Edwidge!" La candida civetta scioccò il becco e mordicchiò il suo orecchio con affetto, mentre Harry accarezzava le sue morbide piume.

"Sta bene." disse Ron. "Non ti dico quanto ci ha beccati quando ha portato la tua ultima lettera, guarda qui." Mostrò ad Harry l'indice della sua mano destra, che mostrava un mezzo guarito ma chiaramente profondo taglio.

"Oh, sì." disse Harry- "Scusami, ma volevo delle risposte, sai com'è..."

"Noi volevamo dartele, lo sai, amico." disse Ron "Hermione non poteva fare a meno di dire che avresti fatto qualcosa di stupido se fossi rimasto rinchiuso da solo senza notizie, ma Silente ci ha fatto..."

"Promettere che non mi avreste detto niente." disse Harry "Sì, Hermione lo ha già detto."

Tutto d'un tratto, dopo aver desiderato di vederli per un intero mese, sentì che avrebbe voluto che Ron ed Hermione lo lasciassero da solo. Ci fu uno strano silenzio durante il quale Harry accarezzò meccanicamente Edwidge, senza guardare gli altri.

"Sembrava pensare che sarebbe stato meglio." disse Hermione quasi senza fiato. "Silente, intendo"

"Già." disse Harry. Notò che anche le mani di Hermione erano segnate dal becco di Edwidge, e trovò di non esserne affatto dispiaciuto.

"Penso credesse che saresti stato più al sicuro con i babbani" cominciò Ron.

"Davvero?" disse Harry, aggrottando le sopracciglia. "Siete stati entrambi attaccati da Dissennatori quest'estate?"

"Beh, no ma è per questo che lui ha voluto che persone dell'Ordine della Fenice ti seguissero tutto il tempo."

Harry sentì una grande fitta al fegato come se avesse appena saltato un gradino scendendo le scale. Così tutti sapevano che era stato seguito, tranne lui.

"Non ha funzionato, comunque, giusto?" disse Harry, facendo tutto il possibile per mantenere la voce ferma. "Me la sono dovuta cavare da solo, dopotutto, no?"

"Era così arrabbiato." disse Hermione, con una voce rispettosa. "Silente. Noi l'abbiamo visto. Quando ha saputo che Mundugus era andato via prima che la guardia terminasse. Era spaventoso!" "Beh, sono contento che sia andato via" disse Harry freddamente. "Se non lo avesse fatto, non avrei lanciato l'incantesimo e Silente probabilmente mi avrebbe lasciato a Privet Drive tutta l'estate." "Non sei...non sei preoccupato per il colloquio con il Ministero della Magia?" chiese Hermione con calma.

"No." mentì Harry sgarbatamente. Si allontanò da loro, guardandosi intorno, con Edwidge comodamente adagiata alla sua spalla, la stanza era umida e buia. Una bianca striscia di telo in una cornice ornata era l'unica cosa che attenuava la nudità delle mura scorticate, e come Harry lo superò pensò di aver sentito qualcuno, nascosto, ridacchiare.

"Quindi, perché Silente era così desideroso di lasciarmi all'oscuro di tutto?" Chiese Harry, cercando ancora di mantenere il suo tono di voce normale. "Vi siete... hem... disturbati a chiederglielo?" Diede uno sguardo in su appena in tempo per vederli scambiarsi un'occhiata che gli disse che si stava comportando sgarbatamente, proprio come loro temevano che avrebbe fatto. Ciò non addolcì i suoi modi.

"Abbiamo detto a Silente che volevamo dirti cosa stava succedendo." disse Ron. "Lo abbiamo fatto, amico. Ma lui è davvero occupato adesso, noi l'abbiamo visto solo due volte da quando siamo arrivati qui e non abbiamo avuto molto tempo, lui ci ha fatto soltanto giurare che nello scriverti non ti avremmo detto cose importanti, ha detto che i gufi potevano essere intercettati"

"Avrebbe comunque potuto tenermi informato, se avesse voluto" tagliò corto Harry. "Non mi dirai che non conosce il modo per mandare messaggi senza gufi?"

Hermione guardò rapidamente Ron e dopo disse. "Lo penso anche io. Ma voleva che tu non sapessi nulla."

"Forse crede che non potersi fidare." disse Harry, guardandoli a turno.

"Non essere sciocco" disse Ron, sconcertato.

"O che non so badare a me stesso."

"È ovvio che non la pensa così!" disse Hermione agitata.

"E allora come mai io dovevo rimanere a casa dei Dursley mentre voi due prendevate parte a tutto quello che stava succedendo qui?" chiese Harry, le parole precipitavano una dietro l'altra in un getto, la sua voce cresceva più alta ad ogni parola. "Come mai voi due siete autorizzati a sapere tutto quello che succede?"

"Noi non sappiamo tutto!" lo interruppe Ron. "Mamma non vuole che ascoltiamo la riunione, dice che siamo troppo giova..."

Prima che potesse finire la frase Harry cominciò a gridare. "QUINDI VOI NON SIETE STATI ALLE RIUNIONI, GRANDE AFFARE! VOI ERAVATE COMUNQUE QUI, VERO? ERAVATE COMUNQUE INSIEME! IO, IO SONO STATO RINCHIUSO DAI DURSLEY PER UN MESE! ED HO AFFRONTATO PIÙ' DI QUANTO VOI DUE SIATE MAI RIUSCITI E SILENTE QUESTO LO SA – CHI HA SALVATO LA PIETRA FILOSOFALE? CHI SI E' LIBERATO DI RIDDLE? CHI HA SALVATO ENTRAMBE LE VOSTRE PELLI DAI DISSENNATORI?"

Ogni pensiero amaro e offensivo che Harry aveva avuto nel mese passato stava riversandosi fuori dalla sua bocca: la sua frustrazione per la mancanza di notizie, il fatto che loro erano stati tutti insieme senza di lui, la sua furia per essere stato seguito senza esserne al corrente. Tutti i sentimenti dei quali lui si era un po' vergognato superarono infine i limiti, uscendo incontrollati. Edwidge si spaventò per il fracasso e volò nuovamente sopra l'armadio; Leo pigolò allarmato e svolazzò ancora di più intorno alle loro teste. "CHI DOVEVA SUPERARE DRAGHI E SFINGI ED OGNI ALTRA COSA ORRIBILE LO SCORSO ANNO? CHI A VISTO LUI RITORNARE? CHI E' DOVUTO SCAPPARE DA LUI? IO!" Ron era in piedi con la bocca mezza aperta, palesemente stupefatto e senza niente da dire, mentre Hermione sembrava sul punto di piangere. "MA perché DOVREI SAPERE COSA STA SUCCEDENDO? PERCHÉ QUALCUNO DOVREBBE PREOCCUPARSI DI DIRMI COSA ACCADE?"

"Harry, noi volevamo dirtelo, davvero" cominciò Hermione.

"NON LO AVETE VOLUTO ABBASTANZA, O MI AVRESTE MANDATO UN GUFO, MA SILENTE VI HA FATTO GIURARE..."

"Beh, lo ha fatto!"

"SONO STATO INTRAPPOLATO QUATTRO SETTIMANE A PRIVET DRIVE, SGRAFFIGNANDO GIORNALI DALL'IMMONDIZIA PER CERCARE DI CAPIRE COSA STAVA SUCCEDENDO"

"No, sinceramente..."

"Harry, ci dispiace tanto!" disse Hermione disperatamente, i suoi occhi adesso scintillavano pieni di lacrime. "Hai assolutamente ragione, Harry, sarei infuriata se fosse successo a me!" Harry la fissò minacciosamente, respirando ancora affannosamente, dopo si girò di nuovo, misurando i passi su e giù. Edwidge stridette da sopra l'armadio. Ci fu una lunga pausa, rotta soltanto dal triste scricchiolio del pavimento sotto i piedi di Harry.

"Che posto è questo, comunque?" sbottò a Ron ed ad Hermione.

"Quartier Generale dell'Ordine della Fenice." disse Ron in un getto.

"Qualcuno si cura di dirmi che cos'è questo Ordine della..."

"È una società segreta." disse prontamente Hermione. "Silente l'ha fondata durante la prima guerra magica. È composta dalle persone che combatterono contro Tu-Sai-Chi l'ultima volta"

"Chi c'è dentro?" disse Harry, fermandosi con le mani in tasca.

"Un po' di gente..."

"Noi ne abbiamo incontrati una ventina circa." disse Ron. "Ma pensiamo siano di più."

Harry li guardò serio. "Quindi?"

"Hem..." disse Ron "Quindi cosa?"

"Voldemort!"disse Harry furiosamente, e sia Ron che Hermione trasalirono.

"Cosa sta accadendo? Cosa sta macchiando? Dov'è? Cosa stiamo facendo per fermarlo?"

"Te l'abbiamo detto, l'Ordine non ci lascia partecipare alle riunioni," disse Hermione nervosamente. "Così non conosciamo i dettagli- ma abbiamo un'idea generale," aggiunse frettolosamente, guardando l'espressione del viso di Harry. "Fred e George hanno inventato le Orecchie Oblunghe, vedi, disse Ron. Sono veramente comode."

"Oblunghe?"

"Sì, solo che di recente abbiamo dovuto smettere di usarle perché mamma le ha trovate e si è infuriata. Fred e George le hanno dovute nascondere tutte per fermare mamma che le buttava. Ma le abbiamo utilizzate un po' prima che mamma capisse cosa stava succedendo. Sappiamo che alcuni dell'Ordine stanno seguendo dei noti Mangiamorte, catalogandoli, sai..."

"Alcuni di loro lavorano per reclutare più gente per l'Ordine" Disse Hermione "E altri sorvegliano qualcosa." Disse Ron "Parlano sempre di turni di guardia."

"Non si sarebbe potuto trattare di me, vero?" disse Harry sarcastico.

"Oh, sì." bisbigliò Ron.

Harry sbuffò. Camminò per la stanza di nuovo, guardando tutto fuorché Ron ed Hermione.

"Quindi, cosa avete fatto voi due, se non eravate ammessi alle riunioni?" domandò.

"Avete detto di essere stati occupati."

"Noi..." disse Hermione velocemente "Abbiamo disinfestato la casa, è stata vuota per anni ed era cresciuto di tutti qui! Siamo riusciti a ripulire la cucina, la maggior parte delle camere da letto e credo che faremo la stanza della pittura dom.." Con due rumorosi crepitii, Fred e George, i gemelli fratelli maggiori di Ron, si erano materializzati dall'aria sottile nel mezzo della stanza. Leo cinguettò più freneticamente che mai e volò via per raggiungere Edwidge sull'alto dell'armadio. "Smettetela di farlo!" disse debolmente Hermione ai gemelli, che avevano i capelli vivamente rossi come Ron, ma più crespi e leggermente più corti.

"Ciao Harry!" disse George, sorridendogli raggiante. "Credevamo di aver sentito la tua dolce voce."

"Tu non vuoi reprimere la tua rabbia in questo modo, Harry, lascia che esca," disse Fred, raggiante anche lui.

"Ci potrebbero essere un paio di persone a cinquanta miglia da qui che non ti hanno sentito"

"Avete passato l'esame di Materializzazione, dunque?" domandò Harry scontrosamente.

"Con Ottimo!" disse Fred, che teneva in mano qualcosa che somigliava ad un lunga funicella color carne.

"Avreste impiegato circa trenta secondi in più per scendere le scale" disse Ron.

"Il tempo è Galeoni, fratellino" disse Fred

"Comunque, Harry, stai interferendo con la ricezione. Orecchie Oblunghe." aggiunse in risposta alle sopracciglia aggrottate di Harry, e sollevò la funicella che Harry vide adesso provenire dal pianerottolo.

"Siamo cercando di sentire cosa succede si sotto"

"Dovete stare attenti" disse Ron, guardando fisso le Orecchie. "Se mamma ne trova ancora una..."

"Vale la pena rischiare, questa che stanno avendo è la riunione principale" disse Fred.

La porta si aprì ed una lunga criniera di capelli rossi apparve.

"Oh, ciao, Harry!" disse la sorella più giovane di Ron, Ginny, raggiante. "Mi sembrava di aver sentito la tua voce!" Rivolgendosi a Fred e George, disse

allora volete stare qui a sentire la melodiosa voce di Harry o volete ascoltare qualcosa di più interessante?" domandò Fred con un sorriso.

Raggiunsero il corridoio fuori dalla porta fermandosi sul pianerottolo, Fred e George srotolarono rapidamente le Orecchie Oblunghe, lasciando che una cadesse in basso, fermandosi a pochi centimetri da terra.

Ron guardò con circospezione oltre la balaustra. Il grigio corridoio d'ingresso era ancora buio, ma dalla porta della cucina si intravedeva uno spiraglio di luce.

Harry quasi sobbalzò sentendo delle voci ovattate provenire dall'orecchio tenuto in mano da Fred.

"Byron è qui per aiutarci."

"È qui da appena qualche ora e già lo voglio fuori." stava dicendo la voce distorta di Sirius.

"Sei davvero un ottimo ospite."

"Non ho deciso io di tenerti qui."

"No, infatti tu non conti proprio nulla, sei solo un fuggitivo che si nasconde a casa di sua madre."

"Stanne fuori Mocciosus, ti senti forte ora che hai il tuo amichetto, ma dentro rimani sempre un codardo."

"Senti chi parla, sei tu che ti facevi grande con Potter e..."

"Piton fa parte dell'ordine?" Chiese Harry piegandosi verso il corrimano

Ron incrociò il suo sguardo con una smorfia "Sì, e da quello che ho capito deve restare qui."

"Bhe almeno lo terrà a bada Byron." commentò Ginny.

"Chi è Byron?" Chiese Harry alzando lo sguardo.

"Un nuovo membro dell'ordine, è un investigatore o qualcosa del genere." spiegò Hermione.

"Fred alza!" Bisbigliò Ron.

La porta della cucina si aprì di colpo, illuminando fiocamente il corridoio.

I gemelli tirarono su il sottile filo color carne appena in tempo, riafferrando il secondo orecchio.

Diverse persone uscirono dalla cucina sussurrando concitati fra di loro. Al centro del gruppo Harry vide i capelli unticci ed il prominente naso di Severus Piton.

Si sporse al di là della ringhiera. Era davvero curioso di sapere cosa Piton stesse facendo per l'Ordine della Fenice.

In pochi secondi la maggior parte del gruppo cominciò a dirigersi verso la porta d'ingresso fuori dalla loro vista. Rimase solo Piton con al fianco un giovane uomo con capelli neri, quando voltò il mento riuscì a vederlo meglio, era lo stesso che aveva intravisto in cucina.

"Lui è Byron?" Sussurrò Harry.

"Sì è lui." rispose Ginny scendendo qualche scalino.

"Dai andiamo, sto morendo di fame." disse Ron seguendo la sorella.

"E non dimenticare di mantenere la voce bassa all'ingresso, Harry." Sussurrò Hermione.

Piton e Byron sparirono oltre alla cucina silenziosamente.

Quando oltrepassarono la fila di teste di elfi domestici appesi alla parete, videro Lupin, la Signora Weasley e Tonks alla porta d'ingresso a suggellare magicamente i tanti lucchetti e chiavistelli dietro coloro che erano appena andati via.

"Mangeremo giù in cucina." sussurrò la Signora Weasley, incontrandoli in fondo alle scale.

"Harry, caro, potresti camminare in punta di piedi attraverso la stanza, è dietro quella porta lì..."

CRASH

"Tonks!" urlò la Signora Weasley esasperata, girandosi per guardare alle sue spalle.

"Mi dispiace!" gemette Tonks, che era sdraiata orizzontalmente sul pavimento. "È questo stupido porta ombrelli, è la seconda volta che ci inciampo sopra..." Ma il resto delle sue parole furono smorzate da un orribile stridio. Le tarmate tendine di velluto che Harry aveva superato poco prima erano volate in pezzi. Ma non c'era alcuna porta dietro di loro. Per una frazione di secondo, Harry pensò guardare attraverso una finestra, una finestra dietro la quale una vecchia donna dal cappello nero stava gridando ed urlando come se stesse subendo una tortura. Dopo diversi secondi capì che era solo un ritratto a dimensioni naturali, ma il più realistico ed il più sgradevole che avesse mai visto in tutta la sua vita. La vecchia donna stava sbavando, i suoi occhi ruotavano, la pelle giallina sul suo volto si tirava rigida mentre urlava. Dappertutto lungo la stanza dietro di loro, gli altri ritratti si svegliarono e cominciarono ad urlare a loro volta, così che Harry strizzò addirittura gli occhi ed il naso e coprì le orecchie con le mani. Lupin e la Signora Weasley sfrecciarono verso il quadro e cercarono di tirare le tende per zittire la vecchia donna, ma non poterono chiuderle e lei gridò più forte che mai, brandendo le mani con artigli come se stesse cercando di lacerarsi il volto. "Sudiciume! Prodotti di sporcizia e meschinità! Dementi, mutanti, fanatici, via da qui! Come osate voi insudiciare la casa di mio padre..."

Tonks si scusò ancora e ancora, sollevando la gigantesca, pesante gamba di troll dal pavimento: la Signora Weasley rinunciò a chiudere la tenda e si affretto su e giù per la stanza, zittendo tutti gli altri ritratti con la sua bacchetta; ed un uomo dai lunghi capelli neri entrò scagliandosi fuori dalla porta di fronte ad Harry.

"Sta zitta, brutta vecchia megera, stai ZITTA!" ruggì afferrando la tenda che la Signora Weasley aveva abbandonato. Il viso della vecchia donna sbiancò.

"Tuuuuuuu!" urlò, i suoi occhi si spalancarono alla vista dell'uomo.

"Traditore del tuo sangue, abominevole, vergogna della mia carne!"

"Ho detto stai ZITTA" Ruggì di nuovo l'uomo, e con ferocia spontanea lui e Lupin riuscirono a sistemare la tenda chiudendola nuovamente.

L'urlo della vecchia donna morì e cadde un silenzio rimbombante. Ansimando leggermente e spostando i suoi lunghi capelli neri dagli occhi, il padrino di Harry, Sirius, si voltò verso di lui.

"Ciao Harry" disse tristemente. "Vedo che hai conosciuto mia madre."

 

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Capitolo 4
*** La prima riunione ***


"Tua... "

"La mia cara vecchia mamma, sì." disse Sirius. "Abbiamo provato a farla scendere per un mese ma pensiamo che abbia fatto un Incantesimo di Attaccamento Permanente sul retro della tela."

"Ma che cosa ci fa un ritratto di tua madre qui?" domandò Harry confuso.

"Non te l'ha detto nessuno? Questa era la casa dei miei genitori," disse Sirius. "Ma io sono l'ultimo Black rimasto, quindi è mia ora. L'ho offerta a Silente come Quartier Generale quasi l'unica cosa utile che sono stato in grado di fare." spiegò entrando in cucina.

Era appena meno buia della sala sopra, una stanza cavernosa con ruvidi muri di pietra. La maggior parte della luce proveniva da un grande fuoco dall'altro lato della grande stanza. Una foschia di fumo di pipa riempiva l'aria come esalazioni di una battaglia, attraverso cui si trasparivano le sagome minacciose di pesanti pentole e padelle di ferro appese al soffitto oscuro. Molte sedie erano state stipate nella stanza per la riunione e in mezzo c'era un lungo tavolo di legno, cosparso di rotoli di pergamena, calici, bottiglie di vino vuote e una pila di quelli che sembravano stracci.

Il Signor Weasley e il suo figlio più grande Bill parlavano quietamente vicini ad un capo del tavolo. La Signora Weasley si schiarì la voce e suo marito, un magro e quasi calvo signore dai capelli rossi che portato occhiali con montatura di corno, si guardò intorno e scattò in piedi.

"Harry!" disse il Signor Weasley, affrettandosi in avanti per riceverlo e stringendogli vigorosamente la mano.

"E bello vederti!" Sopra le sue spalle Harry vide Bill, che portava ancora i suoi lunghi capelli legati in una coda di cavallo, che arrotolava frettolosamente le lunghe pergamene lasciate sulla tavola. "Viaggiato bene, Harry?" lo chiamò Bill, provando a piegare dodici rotoli contemporaneamente. "Malocchio non vi ha fatto arrivare via Groenlandia, quindi?"

"Ci ha provato," intervenne Tonks, arrivando in fretta per aiutare Bill.

"Questo genere di cose devono essere portate via subito alla fine delle riunioni." disse brusca, passando alle spalle di Piton e Byron che erano gli unici ancora seduti dietro al tavolo a osservare svogliatamente l'impegno di Bill e Tonks nel far sparire le numerose pergamene.

Harry lanciò una rapida occhiata ai due, era strano vedere Piton fuori da Hogwarts, era sempre lo stesso, con i capelli unti e lo sguardo arcigno. Il ragazzo di fianco a lui era quasi l'opposto, con il ginocchio sinistro piegato fino al bordo del tavolo, il volto rilassato e un braccio appoggiato sullo schienale della sedia del pozionista al suo fianco.

"Siediti, Harry." disse Sirius. "Hai conosciuto Mundungus, no?" La cosa che Harry aveva scambiato per una pila di stracci emise uno prolungato, grugnente russare, quindi sobbalzò svegliandosi. "Qualcuno ha fatto il mio nome?" borbottò Mundungus con aria assonnata. "Io sono d'accordo con Sirius..." Alzò una mano molto sporca nell'aria come se votasse, i suoi languidi occhi iniettati di sangue fissi nel vuoto. Ginny ridacchiò.

"La riunione è finita, Dung." disse Sirius, mentre tutti si sedevano a tavola intorno a lui. "Harry è arrivato."

"Eh?" disse Mundungus, scrutando Harry attraverso i suoi fulvi capelli intricati. "Accidenti, così è qui. Sì... Tutto a posto, Harry?"

"Sì." rispose Harry. Mundungus frugò nervosamente nelle sue tasche, ancora fissando Harry e tirò fuori una lurida pipa nera. Se la mise in bocca e prese una profonda boccata. Grandi nubi fluttuanti di fumo verdognolo lo oscurarono nel giro di un secondo.

"Ti devo le mie scuse." grugnì una voce dal centro della nube puzzolente.

"Per l'ultima volta, Mundungus." lo apostrofò la Signora Weasley. "Vuoi per favore smettere di fumare quella cosa in cucina, specialmente quando stiamo per mangiare!"

"Ah," disse Mundungus. "Giusto. Scusa, Molly." La nube di fumo svanì mentre Mundungus stivava la sua pipa nella sua tasca, ma fu soppiantata da un acre odore di calzini bruciati.

"E se volete cenare prima di mezzanotte avrò bisogno di una mano," disse la Signora Weasley rivolta a tutta la stanza.

Piton non diede il minimo cenno di volersi alzare per aiutarla e nemmeno Byron si mosse, si limitò a dondolarsi avanti a indietro spingendo il ginocchio sul lungo tavolo.

"Che cosa posso fare, Molly?" chiese Tonks entusiasticamente, saltando avanti.

La Signora Weasley esitò, leggermente in ansia. "Ehm, no, è tutto a posto, Tonks, riposati anche tu, hai fatto abbastanza per oggi."

"No, no, voglio aiutarti!" disse Tonks raggiante, inciampando in una sedia mentre si affrettava verso la credenza, dalla quale Ginny stava prendendo fuori le posate.

Presto, una serie di grossi coltelli si misero a tagliare da soli la carne e gli ortaggi, sorvegliati dal Signor Weasley, mentre la moglie mescolava un calderone che dondolava sopra il fuoco e gli altri prendevano fuori i piatti, più i calici e il cibo dalla dispensa. Harry fu lasciato al tavolo con Sirius e con Mundungus, che lo scrutava ancora ansiosamente.

"Hai visto la vecchia Figgy da allora?" domandò.

"No." disse Harry. "Non ho visto nessuno."

"Vedi, io non volevo partire," iniziò a spiegare Mundungus sporgendosi in avanti, una nota implorante nella sua voce. "Ma avevo l'opportunità di un affare..."

Harry sentì qualcosa strusciare contro le sue ginocchia e si alzò, ma era solo Grattastinchi, il gatto fulvo dalle gambe storte di Hermione, che si stropicciò ancora una volta intorno alle gambe di Harry, facendo le fusa, quindi saltò in grembo a Sirius e si appallottolò. Sirius lo grattò distrattamente dietro alle orecchie mentre si rivolgeva, ancora con la faccia scura, a Harry.

"Hai passato una buona estate finora?"

"No, è stata pidocchiosa." disse Harry. Per la prima volta, qualcosa di simile a una smorfia aleggiò sul viso di Sirius.

"Non so di cosa tu ti possa lamentare, parola mia."

"Cosa?" disse Harry incredulo. "Personalmente, avrei gradito un attacco dei Dissennatori. Una lotta mortale per la mia anima sarebbe stato un modo carino di rompere la monotonia. Tu pensi di aver avuto una cattiva estate, almeno potevi uscire a fare un giro, sgranchendoti le gambe, litigare con qualcuno. Sono stato rinchiuso qui dentro per un mese."

Piton sbuffò sonoramente.

"Come mai?" chiese Harry ignorandolo.

"Perché il Ministero della Magia mi è ancora alle calcagna e Voldemort adesso saprà che sono un Animagus, Minus lo avrà informato, così il mio grande travestimento è inutile. Non c'è molto che possa fare per l'Ordine della Fenice... O così pensa Silente."

"Non buttarti giù Black, te la cavi piuttosto bene con le pulizie." intervenne Piton con un ghigno

Byron lo colpì rapidamente sul braccio teso sul tavolo, sorridendo.

"Che pulizie?" chiese Harry confuso.

"Stiamo cercando di rendere questo posto adatto per una abitazione umana." spiegò Sirius, lanciando uno sguardo astioso verso Piton.

"Nessuno ha vissuto qui per dieci anni, da quando morì la mia cara madre, a meno che tu non consideri il suo vecchio elfo domestico, e lui si è girato i pollici non ha pulito niente per anni." "Sirius" disse Mundungus, che non sembrava avere prestato nessuna attenzione alla conversazione, ma aveva esaminato minuziosamente un calice vuoto. "Questo è argento massiccio, amico?"

"Sì." disse Sirius, osservandolo con antipatia. "Il miglior argento battuto dai goblin nel quindicesimo secolo, scolpito con lo stemma della famiglia Black."

"Questo potrebbe valere una foruna." mormorò Mundungus, lucidandolo con il suo polsino.

"Fred, George, NO, PORTATELO SUBITO QUI!" strillò la Sig.ra Weasley.

Harry, Sirius e Mundungus si guardarono attorno, in un attimo, si erano tuffati lontano dalla tavola. Fred e George avevano incantato un grande calderone ricolmo di stufato, una caraffa di metallo di Burrobirra e un tagliere da pane di legno pesante, completo di coltello, che si scagliarono in aria verso di loro. Lo stufato scivolò su tutta la lunghezza della tavola ed si fermò a metà del tavolo, lasciando una lunga bruciatura nera sulla superficie di legno. La caraffa di Burrobirra cadde con un tonfo, spargendo il suo contenuto ovunque, il coltello di pane scivolò giù sul tavolo e atterrò, con la punta rivolta verso il basso e vibrando minacciosamente, a pochi centimetri dalla mano di Byron che esplose in una bassa e strana risata.

Piton tolse il coltello dal tavolo con un'espressione furiosa, per un momento sembrò un folle in cerca di qualcuno da accoltellare.

 

"PER L'AMOR DEL CIELO!" gridò la Signora Weasley. "NON CE N'ERA BISOGNO, NE HO ABBASTANZA DI VOI, SOLO PERCHÉ ADESSO AVETE AVUTO L'AUTORIZZAZIONE A USARE LA MAGIA, NON SIGNIFICA CHE DOBBIATE TIRARE FUORI LA BACCHETTA PER OGNI PIÙ PICCOLA COSA!"

"Noi stavamo solo cercando di risparmiare un po' di tempo!" disse Fred, avvicinandosi con lo sguardo teso a Piton con il coltello ancora in mano.

"Scusate... non volevo..."

Byron smise di ridere portandosi il dorso della mano sulle labbra.

"È tutto a posto, Sev non lo accoltellare per così poco."

Piton diede il coltello a Fred sbattendolo con troppa forza sul suo palmo prima di risedersi di scatto.

Harry e Sirius si scambiarono un'occhiata prima di guardare Mundungus, che era crollato giù dalla sua sedia e imprecava mentre si rimetteva in piedi.

"Ragazzi." disse il Signor Weasley, sistemando lo stufato nel centro della tavola. "Vostra madre ha ragione, voi dovreste mostrare un po' di senso di responsabilità ora che avete raggiunto l'età." "Nessuno dei vostri fratelli ha causato questo tipo di problemi!" si infuriò la Signora Weasley con i gemelli mentre sbatteva una nuova caraffa di Burrobirra sul tavolo, e versandone fuori di nuovo quasi altrettanta. "Bill non sentiva la necessità di Materializzarsi ogni due metri! Charlie non incantava tutto quello che trovava! Percy..." si bloccò lanciando uno sguardo impaurito verso suo marito, la cui espressione era improvvisamente diventata seria.

"Mangiamo." disse Bill velocemente.

"Sembra meraviglioso, Molly." disse Lupin, passandole un piatto di stufato.

Per alcuni minuti ci fu silenzio, a parte il tintinnio dei piatti e delle posate e il raschiare delle sedie sul pavimento mentre ognuno si sedeva al proprio posto. Quindi la Signora Weasley si girò verso Sirius. "Ti volevo dire, Sirius, che c'è qualcosa intrappolato in quello scrittoio nella stanza di sopra, continua a far rumore e a tremare. Naturalmente, potrebbe essere solo un Molliccio, ma pensavo che dovessimo chiedere ad Alastor di esaminarlo prima di tirarlo fuori."

"Tutto quello che vuoi." disse Sirius con indifferenza.

"Anche le tende di là sono piene di Doxys." continuò la Signora Weasley. "Pensavo che potessimo provare ad affrontarli domani."

"Lo attendo con impazienza." borbottò Sirius sarcastico.

Tonks stava intrattenendo Hermione e Ginny trasformando il suo naso tra i bocconi. Strizzando ogni volta gli occhi con un'espressione sofferente, il suo naso si gonfiò in una protuberanza simile a un becco.

"E così divenne il professor Severus Piton!" annunciò con solennità Byron guadagnandosi un'occhiata austera dal pozionista.

Harry si portò in fretta il bicchiere alle labbra per nascondere la risata, mentre Hermione e Ginny iniziarono subito a richiedere altre trasformazioni eccentriche.

"Fanne uno come un muso di maiale, Tonks." Tonks ubbidì.

Il Signor Weasley, Bill e Lupin stavano avendo una intensa discussione riguardo ai goblin.

"Non hanno ancora fatto niente." disse Bill. "Non sono ancora riuscito a capire se credono o no che lui sia ritornato. Naturalmente, potrebbero scegliere di non schierarsi affatto. DI mantenersi fuori dalla faccenda."

"Io sono sicuro che loro non si unirebbero mai a Tu-sai-chi." disse il Signor Weasley, scuotendo la testa. "Anche loro hanno subito delle perdite; ricordare quella famiglia di goblin che uccise l'ultima volta, da qualche parte vicino a Nottingham?"

"Penso che dipenda da quello che gli verrà offerto." disse Lupin. "E non parlo di oro. Se vengono offerte loro quelle libertà che gli abbiamo negato per secoli saranno tentati. Non hai avuto ancora nessuna fortuna con Ragnok, Bill?"

"Al momento è in una fase un po' anti-mago," disse Bill, "è ancora furioso per l'affare Bagman, pansa che il Ministero lo stia coprendo, quei goblin non hanno mai ottenuto il loro oro da lui, sapete..."

"Una burrasca di risate dal centro della tavola coprì il resto delle parole di Bill. Fred, George, Ron e Mundungus si stavano rotolando sulle loro sedie.

"...e poi..." farfugliò Mundungus, con le lacrime che gli correvano giù per la faccia,

"e poi, non ci crederai, lui mi fa', Da dove, Dung, da dove cavolo tiri fuori tutti quei rospi? Perchè qualche figlio di un Bolide è arrivato e ha rubato tutti i miei! E io gli dico, Rubati tutti i tuoi rospi, Will, nooo? Allora ne vorrai degli altri, quindi? E se mi crederà, ragazzi, quel deficiente d'un gargoyl ha ricomprato tutti i suoi rospi da me per molto più di quello che li pagò la prima volta." "Non penso che abbiamo bisogno di sentire ancora parlare dei tuoi affari, grazie davvero, Mundungus," disse la Signora Weasley acidamente, mentre Ron si accasciava sul tavolo, ridendo fragorosamente.

"Scusa, Molly." disse immediatamente Mundungus, asciugandosi gli occhi e facendo un occhiolino a Harry. "Ma, sai, Will li aveva rubati a Warty Harris la prima volta quindi in realtà non ho fato niente di male."

"Non so dove tu sia abbia imparato quel che è giusto o sbagliato, Mundungus, ma sembra che tu abbia perso alcune lezioni cruciali," disse la Signora Weasley freddamente. Fred e George seppellirono la faccia nei loro calici di Burrobirra, George stava singhiozzando. "E non sei il solo" Per qualche ragione, la Signora Weasley gettò uno sguardo severo a Byron prima di rialzarsi piedi e andare a prendere un grande rabarbaro da grattugiare sul budino. Harry guardò il suo padrino. "Molly non approva Mundungus," disse Sirius sottovoce. "Come mai lui è nell'Ordine?" chiese Harry.

"È utile," mormorò Sirius. "Conosce tutti i truffatori, almeno vorrebbe, visto che lo è lui stesso. Ma è anche molto leale verso Silente, che l'ha aiutato a venir fuori da un brutto impiccio una volta. Conviene avere qualcuno come Dung in giro, lui riesce a sapere cose che non sapremmo mai. Ma Molly pensa che invitarlo a rimanere per cena sia un po' troppo. Lei non l'ha perdonato per essersi dileguato dal servizio quando doveva essere lì a seguirti."

Tre portate dopotutto tutti chiaramente sazi si rilassarono appoggiandosi agli schienali delle sedie.

"È ora di andare a letto, direi." disse la Signora Weasley con uno sbadiglio.

"Ancora un momento, Molly." intervenne Sirius, spingendo via il suo piatto e voltandosi verso Harry. "Sai, sono sorpreso. Pensavo che la prima cosa che avresti fatto quando appena arrivato qui fosse cominciare a fare domande su Voldemort."

L'atmosfera nella stanza era cambiata con una rapidità che Harry associò all'arrivo dei Dissennatori. Lì dove un secondo prima tutti erano rilassati con aria assonnata, adesso c'era allerta, e tensione. Ci fu un fremito intorno al tavolo alla citazione del nome di Voldemort.

Lupin, che stava per bere un sorso di vino, abbassò lentamente il suo calice, con aria prudente. "L'ho fatto!" disse Harry indignato. "Ho chiesto a Ron e Hermione ma loro hanno detto che noi non siamo ammessi nell'Ordine, così..."

"E loro infatti avevano ragione." disse la Signora Weasley. "Siete troppo giovani." Stava seduta dritta sulla sua sedia, i suoi pugni stretti sui braccioli, ogni traccia di sonnolenza scomparsa.

"Da quando qualcuno deve essere nell'Ordine della Fenice per fare domande?" chiese Sirius.

"Harry è stato intrappolato in quella casa babbana per un mese. Ha il diritto di sapere quello che è successo..."

"Aspetta!" interruppe George a voce alta. "Appena arriva Harry a far domande rispondete?" chiese Fred arrabbiato.

"Noi abbiamo provato a scucirvi qualcosa per un mese e voi non ci avete detto una sola cosa puzzolente!" disse George.

"Siete troppo giovani, voi non siete nell'Ordine.'" disse Fred, con una voce acuta che sembrava incredibilmente quella di sua madre. "Harry non è nemmeno maggiorenne!"

"Non è colpa mia se non siete stati messi al corrente di quello che sta facendo l'ordine," disse Sirius con calma. "È una decisione dei vostri genitori. Harry, d'altra parte..."

"Non è compito tuo decidere che cosa è bene per Harry!" disse stridulamente la Signora Weasley. L'espressione sul suo viso normalmente gentile sembrava pericolosa. "Non ti sei dimenticato di quello che ha detto Silente, suppongo?"

"Quale parte?" domandò educatamente Sirius, ma con l'aria di uno che si prepara a uno scontro.

"La parte sul non dire a Harry più di quanto lui ha bisogno di sapere," disse la Signora Weasley, enfatizzando pesantemente le ultime tre parole. Le teste di Ron, Hermione, Fred e George si voltarono da Sirius alla Signora Weasley come se stessero seguendo una partita di tennis. Ginny si era inginocchiata in mezzo a una pila di tappi di Burrobirra abbandonati, osservando la conversazione con la bocca leggermente aperta. Gli occhi di Lupin si posarono su Sirius.

"Non ho intenzione di dirgli più di quanto lui abbia bisogno di sapere, Molly," disse Sirius.

"Ma dal momento che è lui che ha visto Voldemort ritornare."

di nuovo, ci fu un brivido collettivo intorno al tavolo a quel nome.

"Ha più diritto della maggior parte..."

"Non è un membro dell'Ordine della Fenice!" disse la Signra Weasley. "Ha solo quindici anni e..." "E lui ha avuto a che fare con la cosa almeno quanto la maggior parte delle persone dell'Ordine." disse Sirius "e rispetto ad alcuni anche di più."

"Nessuno sta negando quello che ha fatto!" disse la Signora Weasley, la sua voce che aumentava, i suoi pugni tremanti sui braccioli della sedia. "Ma lui è ancora..."

"Lui non è un bambino!" disse Sirius con impazienza.

"Non è neanche un adulto!" disse la Signora Weasley, il colore che saliva alle sue guance. "Lui non è James, Sirius!"

"Mi è perfettamente chiaro chi è lui, grazie, Molly." disse freddamente Sirius.

"Non ne sono così sicura!" disse la Signora Weasley. "A volte, il modo in cui parli di lui, è come se pensassi di aver ritrovato il tuo migliore amico!"

"Che cosa c'è di sbagliato in questo?" disse Harry.

"Quello che è sbagliato, Harry, è che tu non sei tuo padre, anche se gli assomigli molto!" disse la Signora Weasley, i sui occhi ancora fissi su Sirius. "Tu sei ancora a scuola e gli adulti responsabili per te non dovrebbero dimenticarlo!"

"Significa che sono un padrino irresponsabile?" chiese Sirius, alzando la voce.

"Significa che devi capire che stai agendo avventatamente, Sirius, che è la ragione per cui Silente continua a ricordarti di stare in casa e..."

"Lasciamo le mie istruzioni da Silente fuori da questa discussione, se non ti dispiace!" disse Sirius con durezza.

"Arthur!" disse la Signora Weasley, girandosi verso suo marito. "Arthur, dammi una mano!"

Il Signor Weasley non intervenne subito. Si tolse gli occhiali e li pulì lentamente con il suo vestito, senza guardare sua moglie. Solo quando li ebbe rimessi con attenzione sul suo naso rispose. "Silente sa che la posizione è cambiata, Molly, è d'accordo che Harry dovrà essere informato, fino a un certo punto, adesso che sta qui al Quartier Generale."

"Sì, ma c'è differenza tra quello e invitandolo a chiedere qualunque cosa voglia!"

"Personalmente..." disse Lupin con calma, togliendo finalmente lo sguardo da Sirius, mentre la Signora Weasley si voltò di scatto verso di lui, sperando di aver finalmente trovato un'alleato, "io penso che sia meglio che Harry conosca i fatti, non tutti i fatti, Molly, ma la situazione generale - da noi piuttosto che una versione ingarbugliata da... qualcun altro." La sua espressione era dolce, ma Harry era sicuro che Lupin, come minimo, sapesse che alcune Orecchie Estendibili erano scampate alla confisca della Signora Weasley. "Bene." disse sospirando profondamente e cercando intorno alla tavola un sostegno che non arrivò.

"Vedo che sono in minoranza. Dirò solo questo: Silente deve avere avuto le sue ragioni per non volere che Harry sapesse troppo, e sto parlando come una che ha a cuore i migliori interessi di Harry..."

"Non è tuo figlio." disse Sirius quietamente.

"È come se lo fosse," disse la Signora Weasley ferocemente.

"Chi altro ha lui?"

"Lui ha me!"

"Sì." disse la Signora Weasley, la suo labbro che si arricciava. "Il fatto è che è stato piuttosto difficile per te seguirlo mentre eri bloccato ad Azkaban, non è così?"

Sirius fece per alzarsi dalla sua sedia.

"Molly, tu non sei l'unica persona a questo tavolo che si preoccupa per Harry." disse Lupin aspramente. "Sirius, siediti." Il labbro inferiore della Signora Weasley tremava.

Sirius affondò lentamente nella sua sedia, la faccia bianca.

"Penso che Harry debba dire la sua opinione su questo." continuò Lupin. "È abbastanza grande per decidere per se stesso."

"Voglio sapere quello che è successo." disse Harry immediatamente.

"Molto bene." disse la Signora Weasley, con voce strozzata. "Ginny, Ron, Hermione, Fred, Georg, vi voglio fuori da questa cucina, adesso." Si scatenò un immediato tumulto.

"Siamo maggiorenni!" ulularono all'unisono Fred e George."

"Se Harry ha il permesso, perché io non posso?" gridò Ron.

"Mamma, io voglio sentire!" si lamentò Ginny. "NO!" gridò la Sig.ra Weasley, alzandosi, gli occhi fulminanti. "Io vi proibisco assolutamente..."

"Molly, non puoi fermare Fred e George." disse stancamente il Signor Weasley.

"Loro sono maggiorenni."

"Loro vanno ancora a scuola."

"Ma sono legalmente adulti ora," disse il marito, con la stessa voce tirata. La Signora Weasley adesso aveva la faccia scarlatta. "Io... oh, va bene quindi, Fred e George possono restare, ma Ron..."

"Harry dirà comunque a me e Hermione tutto quello che dite!" disse Ron caldamente. "Lo farai, vero?" aggiunse in tono incerto, incontrando gli occhi di Harry.

"Certo che lo farò." disse Harry. "E anche a Ginny." aggiunse guardando la ragazza che gli rivolse un radioso sorriso.

"Stupendo!" gridò la Signora Weasley irritata.

"OK, Harry. Che cosa vuoi sapere?" chiese Sirius serio.

Harry fece un profondo sospiro e fece la domanda che lo aveva ossessionato durante tutto il mese scorso.

"Dov'è Voldemort?" domandò ignorando i brividi e i sussulti rinnovati al sentir pronunciare quel nome. "Che cosa sta facendo? Ho provato a guardare i notiziari dei babbani e non c'è ancora stato niente che sembrasse venire da lui, nessuna morte strana o cose così.

"Questo perché non c'è ancora stata nessuna morte strana, infatti." disse Sirius, "non per quanto ne sappiamo, comunque... e noi sappiamo davvero molto."

"Più di quanto lui pensi, comunque." disse Lupin.

"Come mai ha smesso di uccidere la gente?" domandò Harry. Sapeva che Voldemort aveva ucciso più di una volta solo l'anno scorso. "Perché non vuole attirare attenzione su di sè," disse Sirius. "Sarebbe pericoloso per lui. Vedi, il suo ritorno non è stato proprio come avrebbe voluto. Questo l'ha infastidito."

"O piuttosto, lo ha messo sottosopra." disse Lupin, con un sorriso soddisfatto."

"Cioè?" domandò Harry, confuso.

"Non aveva preventivato che tu sopravvivessi!" disse Sirius. Pensava che nessuno oltre ai suoi Mangiamorte avrebbero saputo che egli era ritornato. Ma tu sei sopravvissuto dandone testimonianza."

"E l'ultimissima persona che egli avrebbe voluto che fosse allertata per il suo ritorno in quel momento era Silente," disse Lupin. "E tu gli hai dato la certezza che Silente l'avrebbe saputo immediatamente."

"E questo in che modo potrebbe essere utile?" domandò Harry.

"Scherzi?" chiese Bill in tono incredulo. "Silente era la sola persona che Tu-sai-chi abbia mai temuto!"

"Grazie a te, Silente fu in grado di richiamare l'Ordine della Fenice appena un'ora dopo il ritorno di Voldemort." spiegò Sirius.

"Quindi, che cosa ha fatto l'Ordine?" disse Harry, guardando tutti loro. "Stiamo lavorando più che possiamo per assicurarci che Voldemort non possa realizzare i suoi piani," disse Sirius.

"Come fate a sapete quali sono i suoi piani?" domandò Harry velocemente. "Silente ha avuto un'idea astuta." disse Lupin. "E le idee astute di Silente normalmente risultano essere precise."

"Quindi che cosa pensa Silente che lui stia tramando?"

"Beh, in primo luogo, lui deve ricostruirsi un nuovo esercito." disse Sirius. "Ai vecchi tempi egli ebbe enormi masse al suo comando: streghe e maghi che aveva soggiogato o che costringeva con la magia a seguirlo, i suoi fedeli Mangiamorte, una grande varietà di creature oscure. Lo avete sentito prevedere di arruolare i giganti; beh, quello sarà solo uno dei gruppi che si porterà dietro. Lui non proverà certamente ad assumere il Ministero della Magia con solo una dozzina di Mangiamorte."

"Allora voi provate a impedirgli di ottenere altri seguaci?"

"Stiamo facendo del nostro meglio," disse Lupin.

"Come?"

"Beh, la cosa principale è cercare di convincere il maggior numero di persone possibile che Tu-sai-chi è davvero ritornato, metterli in guardia," disse Bill. "Si è rivelato difficile, però."

"Perché?"

"A causa dell'atteggiamento del ministero." disse Tonks. "Tu hai visto Cornelius Caramel dopo il ritorno di Tu-sai-chi, Harry. Beh, lui non ha affatto cambiato la sua posizione. Si rifiuta assolutamente di credere che sia successo."

"Ma perché?" disse Harry disperatamente. "Perché è così stupido? Se Silente..."

"Ah, bene, hai centrato il problema," disse il Signor Weasley con un sorriso storto. "Vedi, Caramel ha paura di lui." disse tristemente Tonks.

"Paura di Silente?" chiese Harry incredulo.

"Paura di quello che gli sarebbe successo." disse il Sig. Weasley. "Caramel pensa che sia un complotto di Silente contro di lui. Pensa che Silente voglia diventaree Ministro della Magia."

"Ma Silente non può voler..."

"certo che non vuole," disse il Sig. Weasley. "Lui non ha mai voluto fare il Ministro, sebbene molta gente volesse che lo facesse lui quando si ritirò Millicent Bagnold. Alla fine fu eletto Caramel, ma lui non ha mai dimenticato veramente quanto sostegno popolare avesse avuto Silente, sebbene Silente non avesse mai fatto domanda per quella carica."

"Nel profondo, Caramel sa che Silente è un uomo molto più intelligente di lui, un mago molto più potente e nei primi tempi del suo Ministero gli chiedeva aiuto e consiglio per ogni cosa," disse Lupin. "Ma sembra essere diventato avido di potere e molto più sicuro di se. Gli piace essere Ministro della Magia ed è riuscito a convincersi che lui è quello intelligente e che Silente sta solo creando difficoltà per il proprio tornaconto."

"Come può pensare una cosa del genere?" disse Harry con tono arrabbiato. "Come può pensare che Silente si stia solo inventando tutto, che io mi stia inventando tutto?"

"Perchè accettare che Voldemort è tornato significherebbe accettare un problema a cui il Ministero non ha dovuto far fronte per quasi quattordici anni." disse Sirius amaramente. "Caramel non riesce proprio a indurre se stesso ad affrontarlo. È molto più comodo convincersi che Silente stia mentendo per fargli le scarpe."

"Capisci il problema?" disse Lupin. "Con il Ministero che insiste che non c'è niente da temere da Voldemort è dura convincere la gente che è ritornato, specialmente perché loro stessi non vogliono crederci in primo luogo. In più, c'è la pesante influenza del Ministero sulla Gazzetta del Profeta che cerca di insabbiare la cosa, quindi la comunità magica è completamente ignara di tutto quello che è accaduto e quelli questo fa di loro facili obiettivi per i Mangiamorte se essi utilizzano la Maledizione Imperius."

"Ma voi lo state dicendo alla gente, non è così?" chiese Harry incrociando inaspettatamente lo sguardo di Byron che teneva le braccia incrociate, fu strano vederlo così serio, era come se lo stesse studiando. "State... state convincendo la gente che lui è tornato?"

"Beh, dal momento che tutti pensano che io sia un folle pluriomicida e che il Ministero ha messo una taglia di diecimila galeoni sulla mia testa, mi riesce difficile passeggiare per strada e mettermi a distribuire volantini, no?" disse Sirius agitato.

"E io non sono un ospite molto gradito a cena per la maggior parte della comunità." aggiunse Lupin. "Sono i rischi professionali di essere un lupo mannaro."

"Tonks e Arthur perderebbero i loro incarichi al Ministero se incominciassero ad aprire loro bocche." disse Sirius. "Ed è molto importante per noi avere spie dentro il Ministero, perché può scommetterci che Voldemort le avrà."

"Noi siamo riusciti a convincere un paio di persone, però," disse il Sig. Weasley. "Tonks , ad esempio, lei è troppo giovane per essere stata nell'Ordine della Fenice l'ultima volta e avere un Auror dalla nostra parte è un vantaggio enorme, anche Kingsley Shacklebolt è un elemento prezioso; lui ha l'incarico di dare la caccia a Sirius, così ha alimentato le informazioni al Ministero che Sirius è in Tibet."

"E non dimentichiamoci di Severus." aggiunse Byron schirendosi la voce, l'uomo alla sua destra alzò gli occhi verso l'alto soffitto grigio.

"Ma se nessuno di voi può diffondere la notizia del ritorno di Voldemort..." iniziò Harry.

"Chi dice che nessuno di noi sta diffondendo la notizia?" disse Sirius. "Perché pensi che Silente sia così in difficoltà?"

"Che cosa vuoi dire?" domandò Harry.

"Loro stanno cercando di screditarlo," disse Lupin. "Non hai visto la Gazzetta del Profeta la settimana scorsa? Riferiva che era stato estromesso dalla Presidenza della Confederazione Internazionale dei Maghi perché era diventato vecchio e aveva perso il suo carisma, ma non è vero; è stato estromesso dai maghi del Ministero dopo che aveva fatto un discorso che annunciava il ritorno Voldemort.

Hanno anche degradato Silente da capo del Wizengamot."

"Ma Silente dice non gli importa quello che fanno finché non lo tolgono dalle figurine delle Cioccorane." disse Bill, sogghignando.

"Non è un argomento allegro," disse il Signor Weasley cupamente. "Se continua a sfidare il Ministero in questo modo potrebbe finire ad Azkaban e l'ultima cosa che vogliamo è avere Silente sotto chiave. Mentre Tu-sai-chi sa che Silente è qui fuori ed è consapevole di cosa è successo agirà con cautela. Se Silente è fuori gioco - beh, Tu-sai-chi avrà campo libero."

"Ma se Voldemort sta cercando di arruolare altri Mangiamorte dovrà venire fuori che è ritornato, non è vero?" chiese Harry disperatamente. "Voldemort non marcia sulle case della gente e non bussa rumorosamente alle loro porte principali, Harry." disse Sirius. "Lui la inganna, strega e la ricatta. Lui è molto bravo ad agire in segreto. In ogni caso, raccogliere seguaci è solo una delle cose che gli interessano. Egli ha anche altri piani, piani che può realizzare davvero con molta calma, e si sta concentrando su quelli per il momento."

"Che cosa cerca oltre ai seguaci?" domandò subito Harry, pensò di avere visto Sirius e Lupin scambiarsi un'occhiata fugace prima che Sirius rispondesse. "Una cosa che può solo rubare." Visto che Harry sembrava ancora perplesso, Sirius continuò "Come un'arma. Qualcosa che non aveva l'ultima volta."

"Quando lui era ancora potente?"

"Sì."

"Che genere di arma?" disse Harry. "Qualcosa di peggiore dell'Avada Kedavra?"

"Black!" La voce di Piton risuonò per tutta la cucina.

Nessuno osò far eun fiato, la signora Weasley annuì seccamente

"Direi che può bastare, hai dato molte informazioni a Harry. Un'altra ancora e tanto vale che lo ammettiamo nell'Ordine."

"Perché no?" chiese Harry velocemente. "Mi unirò, voglio unirmi, voglio combattere."

"No." Non era stata la Signora Weasley a parlare questa volta, ma Lupin. "L'Ordine è composto solo di maghi adulti." disse. "Maghi che hanno finito la scuola." aggiunse, dato che Fred e George avevano aperto le loro bocche. "Sono implicati dei pericoli dei quale non potete avere alcuna idea, chiunque di voi... Penso che Molly abbia ragione, Sirius. Abbiamo detto abbastanza." Sirius diede una mezza alzata di spalle ma non disse altro.

"Ottimo, chi vuole un po' di whiskey incendiario?" chiese Byron stiracchiandosi vistosamente.

"Tu non ti muovi." disse imperioso Moody.

"No certo, resterò immobile come una statua, posso anche dormire con le braccia incrociate stile vampiro se preferisci." rispose ironico mettendosi in piedi.

Moody fece un passo verso di lui e l'aria della cucina divenne ancora più tesa.

"Perché non ci spostiamo in salotto?" propose il signor Weasley con un tirato sorriso.

"È tardi Arthur." si lamentò la moglie.

"Siamo in vacanza Molly e poi non credo che i ragazzi riuscirebbero a dormire subito." insistette voltandosi verso i più giovani. "Vero?"

Tutti annuirono alzandosi dal tavolo con il rumore delle sedie che strisciavano sul pavimento.

Byron sorpassò Moody con un sorriso beffardo, seguito come un'ombra da Piton.

"Non ci siamo presentati." disse a bassa voce Byron affiancandosi a Harry lungo lo stretto corridoio furoi dalla cucina.

"Byron White" si presentò tendendo la mano.

Harry la strinse incerto. "Harry."

"Bel lavoro con i dissennatori." gli sorrise. "Non è da tutti saper evocare un Patronus corporeo." si complimentò.

Harry annuì abbassando il capo verso le scale. "Mi ha insegnato Lupin"

"Ti avrà riempito di cioccolata immagino." ridacchiò.

"Giusto un po'." ammise Harry imitandolo.

 

Quando arrivarono nel salotto illuminato fiocamente dalle candele Remus si affrettò ad accendere il largo camino, mentre tutti si sparpagliavano nella stanza.

Hermione e Ginny si sedettero per terra, sul grande tappeto accarezzando Grattastichi, i gemelli si sedettero su delle vecchie poltrone di pelle nell'angolo, Ron e Harry presero posto sul divano vicino al camino e Byron si appoggiò distrattamente su uno sgabello scuro a pochi passi da loro, seguito a vista da Piton che si sedette su un'altra poltrona a lato del divano.

Era un'immagine quasi grottesca vederlo li seduto in mezzo a tutti gli altri, con la sua solita tunica nera e lo sguardo serio, sembrava quasi fuori posto.

Remus andò ad unirsi a gli altri seduti intorno a un piccolo tavolo di legno a parlare sommessamente.

"Quindi... sei un agente del ministero?" Chiese Harry guardando Byron con curiosità.

"Sì, nella divisione C in realtà." annuì.

"Come lo sei diventato?"

"Bhe dopo la scuola ho frequentato tre anni all'accademia e poi mi sono unito agli agenti. Nella sezione investigativa. Io trovavo i criminali e gli Auror si prendevano la gloria." spiegò.

"Sei stato a Hogwarts?"

"Sì ero un Serpeverde."

"Non lo avrei mai detto." ammise Harry inclinando la testa.

"Tu invece sei un Grifondoro." disse Byron sorridendo prima di voltarsi a guardare gli altri ragazzi. "In verità qui siete tutti Grifondoro, Severus salvami, sono circondato!" Gridò muovendo allarmato le braccia.

Piton alzò semplicemente il sopracciglio guardandolo serio.

"È sempre stato così emotivo anche da giovane." commentò Byron rimettendosi dritto.

"Eravate tutti a scuola insieme?" Chiese curioso Ron.

"Sì, ero nello stesso anno di Sirius e James, che dire, ognuno ha la propria pena."

"Tu hai... eri nello stesso anno dei miei genitori a Hogwarts." sussurrò Harry fissando le fiamme poco distanti.

"Sì, avevamo anche diverse lezioni insieme, tuo padre era un vero idiota."

"Cosa? Mio padre non era un idiota." si affrettò a dire Harry alzando lo sguardo.

"Oh si invece, non faceva che pavoneggiarsi per il castello con il suo amato boccino."

"Si pavoneggiava." ripeté Ron ridacchiando.

"Ma tua madre era fantastica." continuò con un sorriso. "Una delle migliori del nostro anno, forse persino più brava di Severus."

"Parla quello che faceva esplodere calderoni." intervenne Piton.

"Io sperimentavo." si difese Byron allargando leggermente le braccia.

"Facendo esplodere calderoni." ripeté Piton inarcando un sopracciglio.

"La mia arte non viene apprezzata." sussurrò Byron abbassando lo sguardo.

Harry sorrise tornando a guardare le fiamme.

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Capitolo 5
*** L'udienza ***


"Cosa non ti è chiaro di stare lontano da Potter?"

"Non ho fatto nulla, abbiamo solo parlato un po'." disse Byron passandosi una mano fra i capelli, sentirli nuovamente corti gli dava ancora una sensazione strana.

"Questo è il problema, tu parli troppo."

"Lo so che eri più bravo tu in pozioni, hai passato gli appunti a Lily per tutto il primo anno." ricordò con un sorriso.

"Non parlare degli anni di scuola" sibilò Piton chiudendo la porta alle sue spalle.

"E di cosa dovrei parlare?" Chiese sedendosi sul largo letto. "Non ho molti altri argomenti a parte gli anni di torture con il Signore Oscuro, o certo, potrei raccontare della notte in cui Greyback ha ucciso mia moglie e mia figlia." il suo volto si illuminò con un innaturale sorriso.

Le spalle di Piton si alzarono lentamente. "Non parlargli più del necessario."

"Voglio solo conoscerlo." ammise lasciandosi cadere sul materasso che sobbalzò sotto al suo peso.

"Non ha nulla di speciale, non ti perdi niente."

"Sei troppo di parte."

"Anche tu."

***

Byron si rigirò nel largo letto senza pace, sentire i cuscini morbidi sotto la testa, e non il duro materasso rovinato lo fece quasi estraniare da tutto. Dopo quindici anni era fuori, in un certo senso era ancora prigioniero, ma preferiva di gran lunga stare in quella polverosa casa, piena di gente.

Passò alcune ore a fissare l'alto soffitto, perso in ricordi lontani, rivedere Severus, saperlo nella stanza accanto gli diede un senso di sicurezza. Prima di rendersene conto il volto del pozionista cambiò ringiovanendo fino all'età di quindici anni e accanto a lui c'era una ragazza dai lunghi capelli rossi.

"Alzati White!" Tuonò la voce di Piton dietro alla porta.

Si alzò di scatto con il cuore che martellava nel petto e gli occhi brucianti.

"Arrivo!" Gridò con ancora gli occhi chiusi e un vago sorriso sulle labbra.

Quando riuscì a connettere a aprire la porta della stanza trovò Severus con le braccia in crociate a osservare serio le scale davanti a se.

"Ma che carino, mi hai aspettato."

"Muoviti."

"Tranquillo, non credo che faranno le corse per..."

non fece in tempo a finire la frase che sentì il un gruppetto di persone scendere le scale di corsa

"fa piano Ron." disse a bassa voce una ragazza dai capelli crespi.

il ragazzo non rispose, si limitò a sbuffare.

"Ciao Byron." lo salutò con un sorriso Ginny quando passarono davanti alla sua camera.

"Ciao Ginny." rispose alzando stancamene la mano.

Fece per muoversi verso le scale ma si bloccò quando vide Harry con la coda dell'occhio.

"Che faccia riposata." disse ridendo.

"Ho avuto un incubo." rispose il ragazzo.

"Smettila di lagnarti Potter e scendi." proruppe Piton alzando o sguardo in alto

Byron allargò gli occhi verso Harry imitando ironicamente il pozionista.

"Dai quattrocchi, ho fame."

 

Quando arrivarono in cucina la signora Weasely li fece mangiare in fretta e trascinò i ragazzi nel salotto, consegnando a ciascuno una grande bottiglia di liquido nero con un beccuccio all'estremità. "Copritevi le facce e prendete uno spruzzino." disse frettolosamente la signora Weasley.

"Non dovremo metterci anche noi a fare le pulizie?" chiese Byron inclinandosi verso Piton

"Neanche per idea." sibilò prima di uscire dalla stanza con ampie falcate.

"Allora noi che facciamo?"

"Immagino che tu non abbia avuto molto tempo libero in questi quindici anni."

"Bhe di tempo ne avevo, mancavano solo le cose da fare, contare i sassolini dentro la cella mi ha stufano dopo i primi sei mesi."

"Leggi un libro." disse seccamente evocandone uno con la bacchetta e sbattendoglielo sul petto.

"Sissignore." Sussurrò sedendosi su una delle dure sedie della cucina.

***

Il campanello suonò diverse volte durante il giorno e ogni volta la madre di Sirius, all'interno del grande quadro iniziava a gridare verso i nuovi ospiti.

Harry si precipitò ad aiutare Remus che tentava a fatica di richiudere le tende sul quadro, mentre la signora Weasley sbuffava affrettandosi verso la porta.

Harry vide la sua insegnante di Trasfigurazione, la Professoressa McGranitt entrare trafelata e attraversare il corridoio goffamente. Sembrava davvero scomoda con addosso il vestito e il soprabito babbano. Scambiò alcune parole con Piton prima di sparire dentro la cucina.

"Grazie Harry." sussurrò affannosamente Remus alcuni minuti dopo, riuscendo finalmente a richiudere le spesse tende.

Harry annuì con il fiato corto.

Alcuni dei visitatori qualche volta restavano ad aiutare nel mettere in ordine la casa. Tonks si unì a loro durante diversi pomeriggi Lupin, invece usciva per lunghi periodi per compiere misteriosi lavori per l'Ordine.

Byron annoiato li aiutò a riparare un vecchio orologio, appartenuto al nonno di Sirius,che aveva sviluppato la sgradevole abitudine di scagliare frecce addosso a chiunque gli passasse davanti.

Persino Piton si rese utile liberando svogliatamente Ron da un gruppo di antichi abiti color porpora che avevano tentato di strangolarlo quando lui fece per toglierli dall'armadio.

Nonostante il fatto che lui dormisse ancora male e che sognasse corridoi e porte chiuse che gli facevano bruciare la cicatrice, Harry, per la prima volta in tutta l'estate, stava riuscendo a divertirsi. Finchè era occupato era felice, ma quando le cose da fare diminuirono, comunque, appena lasciava cadere la guardia o si sdraiava sul letto esausto guardando le ombre muoversi sul soffitto, il pensiero dell'imminente udienza al Ministero tornava da lui. La paura si conficcava dentro di lui come aghi appena si chiedeva cosa gli sarebbe accaduto se fosse stato espulso. L'idea era così terribile che non osava dirla ad alta voce , neanche a Ron e Hermione che trovò spesso bisbigliare insieme guadando ansiosi verso di lui.

A volte non riusciva a fermare la sua immaginazione che gli mostrava un ufficiale del Ministero senza volto che gli spezzava la bacchetta in due ordinandogli di tornare di nuovo dai Dursley...ma lui non voleva tornarci. Era determinato su questo punto. Lui sarebbe tornato a Grimmauld Place a vivere con Sirius. Sentì come se un mattone si fosse lasciato cadere nel suo stomaco quando la signora Weasley si rivolse a lui durante la cena di mercoledì sera dicendo piano: "Ho stirato i tuoi vestiti migliori per domani mattina, Harry, e voglio anche lavarti i capelli stasera. Bisogna fare anche buona impressione perché funzioni."

Ron, Hermione, Fred, Georgie e Ginny smisero di parlare e lo guardarono. Harry annuì e tentò di continuare a mangiare la sua costoletta, ma la bocca era diventata così secca da non poter masticare.

"Come ci arriverò fin là?" chiese alla signora Weasley, tentando di sembrare indifferente. "Arthur ti porterà a lavoro con lui." rispose la sig.ra Weasley dolcemente. Il signor Weasley sorrise per incoraggiare Harry attraverso la tavola.

"Puoi aspettare nel mio ufficio finché non è l'ora dell'udienza." propose.

Harry guardò verso Sirius, ma prima che lui potesse fare la domanda la signora Weasley gli rispose: "Il professor Silente non pensa che sia una buona idea per Sirius venire con te, e devo dire che io..."

"Pensi che abbia ragione." la interruppe Sirius a denti stretti.

La signora Weasley strinse le labbra.

"Quand'è che Silente ve l'ha detto?" chiese Harry fissando Sirius.

"È venuto la notte scorsa, quando eri a letto." rispose Byron con un'alzata di spalle.

Sirius infilzò imbronciato una patata con la forchetta. Harry abbassò gli occhi sul suo piatto. Il pensiero che Silente era stato nella casa alla vigilia della sua udienza e non aveva chiesto di vederlo lo fece sentire, se possibile, ancora peggio.

La mattina dopo Harry si svegliò alle cinque e mezza in modo tanto brusco e completo che sembrava che qualcuno gli avesse urlato nell'orecchio. Per alcuni momenti rimase sdraiato immobile mentre la prospettiva dell'udienza disciplinare si infiltrava in ogni più piccolo neurone del suo cervello, incapace di sopportarlo, saltò fuori da letto e si infilò in fretta gli occhiali.

La Sig.ra Weasley aveva lasciato la sua T-shirt e i suoi jeans appena lavati e stirati ai piede del suo letto. Si cambiò ancora assonnato. Ron era steso a pancia in su con la larga bocca aperta, profondamente addormentato. Non si mosse mentre Harry attraversò la stanza, uscì sul pianerottolo e chiuse piano la porta. Cercando di non pensare alla prossima volta che avrebbe visto Ron, quando non avrebbero più potuto essere compagni di scuola a Hogwarts, Harry scese le scale con calma, superò le teste degli antenati di Kreacher e raggiunse la cucina.

Si era aspettato che fosse vuota, ma quando arrivò alla porta senti un morbido rumore di voci dall'altro lato. Apri la porta e vide il Signore e la Signora Weasley, Sirius, Lupin, Byron e Tonks seduti lì quasi come se lo stessero aspettando. Tutti erano completamente vestiti tranne la Signora Weasley, che indossava una lunga vestaglia trapuntata color porpora.

"La colazione." disse mentre tirava fuori la sua bacchetta e si affrettava al fuoco.

"G-g-giorno, Harry," disse Tonks sbadigliando. Questa mattina i suoi capelli erano biondi e ricci. "Dormito bene?" Chiese Remus con un sorriso.

"Sì." disse Harry.

"Bugiardo." disse all'improvviso Byron con la voce rauca. "Hai gli occhi come due pomodori."

"Nemmeno tu hai un bell'aspetto." rispose senza pensare, prima di rendersene conto.

Sirius ridacchiò appena.

Byron lo osservò serio, come se cercasse qualcosa nei suoi occhi verdi.

"Io s-s-sono stata alzata tutta la notte." intervenne Tonks per allentare la tensione

"Dai vieni a sederti, criminale." disse Byron tirando indietro una sedia,

"Che cosa vuoi, Harry?" lo chiamò la Sig.ra Weasley. "Porridge? Muffin? Aringhe affumicate? Uova e prosciutto? Toast?"

"Solo... solo un toast, grazie." disse Harry.

Lupin lanciò un'occhiata verso Harry, prima di rivolgersi a Tonks, "Cosa stavi dicendo di Scrimgeour?"

"Oh... sì... beh, noi dobbiamo essere un po' più prudenti, lui ha fatto a Kingsley e a me delle strane domande..."

Harry si sentì vagamente grato del fatto che non gli fosse stato chiesto di unirsi alla conversazione. Le sue viscere si contorcevano. La Sig.ra Weasley gli mise davanti un paio di fette di toast e della marmellata; lui provò a mangiare, ma gli sembrava di masticare la moquette.

La Sig.ra Weasley si sedette d fianco a lui e cominciò ad agitarsi attorno alla sua T-shirt, ripiegando l'etichetta e appianando le pieghe sulle sue spalle. Lui avrebbe voluto che lei non lo facesse.

"...e dovrò dire a Silente che non potrò fare il turno di notte domani, sono proprio t-t-troppo stanca." concluse Tonks, facendo un altro enorme sbadiglio.

"Ti sostituirò io," disse il Sig. Weasley. "Sto bene, e comunque devo finire un rapporto."

Lui si girò da Tonks verso Harry. "Come ti senti?" Harry scrollò le spalle. "Presto sarà tutto finito," disse con energia il Sig. Weasley. "Nel giro di poche ore verrai discolpato." Harry non disse niente.

"Già!" Intervenne Byron con forza. "È la stessa cosa che hanno detto a me."

La signora Weasley lo fulminò con lo sguardo, Remus tossì rumorosamente.

"Sei... sei stato processato?" chiese confuso Harry.

"Sì." rispose Byron. "Bhe come te per aver usato la magia di fronte a un babbano, era un amico ed era una situazione... bhe particolare, sai anni di guerra. Comunque me la sono cavata." Spiegò con un sorriso.

"E da quello che so ora è Amelia Bones a Capo del Dipartimento per l'Applicazione della Legge Magica." si voltò a guardare il signor Wealsey che annuì.

"È una brava persona." disse Tonks seria. "Lei è equa, ti ascolterà fino alla fine."

Harry chinò il capo, ancora incapace di trovare qualsiasi cosa da dire. "Non perdere il tuo carattere." intervenne Sirius bruscamente. "Sii educato e attieniti ai fatti." Harry chinò il capo di nuovo. "La legge è dalla tua parte," disse Lupin con calma. "Anche ai maghi minorenni è permesso usare la magia in caso di pericolo di vita. Qualcosa gocciolò pesantemente giù per la schiena di Harry; per un momento lui pensò che qualcuno gli stesse facendo un incantesimo di Disillusione, poi si rese conto che la Sig.ra Weasley stava pettinando i suoi capelli con un pettine bagnato. Premette con forza in cima alla sua testa. "Non stanno mai giù?" chiese disperatamente.

Harry scosse la testa.

"Ma dai, lascialo in pace, così sembra un pulcino spaurito!" si intromise Byron ridendo. "I capelli sparpagliati vanno di moda." Harry gli lanciò un sorriso di gratitudine, quando la signora Weasley smise di pasticciargli fra i capelli.

Il Sig. Weasley controllò il suo orologio e guardò Harry. "Penso che sia ora di andare," disse lui. "Siamo un po' in anticipo, ma penso che sarà meglio aspettare fuori dal Ministero che qui intorno." "Va bene." Harry lasciò cadere il suo toast sul piatto e si alzò in piedi."

"Andrà tutto bene, Harry," disse Tonks, accarezzandolo leggermente sul braccio.

"Buona fortuna," disse Lupin. "Sono sicuro che andrà bene."

"E se no," disse Sirius "me la vedrò io con Amelia Bones per te..." Harry sorrise debolmente.

La Sig.ra Weasley lo abbracciò. "Terremo tutti le dita incrociate," disse lei.

Byron non disse nulla, annuì leggermente con la testa on segno di saluto.

"Beh... ci vediamo più tardi." disse Harry seguendo il Sig. Weasley verso l'ingresso.

Sentì la madre di Sirius grugnire nel sonno dietro la tenda e fu quasi certo di aver visto la sagoma di Piton sulle scale, ma non si voltò per controllare.

Il Sig. Weasley aprì la porta e uscirono nell'alba fredda e grigia.

"Non va a lavorare a piedi di solito, vero?" gli chiese Harry, mentre voltavano di buon passo intorno all'isolato.

"No, di solito mi Materializzo." disse il Sig. Weasley. "Ma tu ovviamente non puoi e penso che sia meglio che arriviamo in un modo completamente non magico... fara un'impressione migliore, dato che è per quello che è stato preso il provvedimento disciplinare..."

Harry annuì seguendolo.

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Capitolo 6
*** Ministero ***


La porta della cabina si spalancò e il signor Weasley uscì, seguito da Harry, che rimase a bocca spalancata. Erano all'estremità di un lunghissimo salone d'ingresso con il pavimento lucido di legno scuro. Il soffitto blu pavone era incastonato di scintillanti simboli dorati che continuavano a muoversi e mutare come un enorme tabellone celeste. Le pareti ai due lati erano coperte da pannelli di lucido legno scuro dove si aprivano molti camini dorati. Ogni pochi secondi un mago o una strega affioravano da uno dei camini sulla sinistra con un dolce fruscio. Sul lato destro, davanti a ogni camino si formavano brevi code di maghi e streghe in attesa di partire. Al centro dell'ingresso c'era una fontana, un gruppo di statue dorate, più grandi del naturale, si ergeva al centro di una vasca circolare. La più alta di tutte rappresentava un mago dall'aspetto nobile, con la bacchetta puntata diritta in aria. Radunati attorno a lui c'erano una bella strega, un centauro, un goblin e un elfo domestico. Gli ultimi tre guardavano con aria adorante la strega e il mago. Scintillanti zampilli d'acqua schizzavano dalle estremità delle loro bacchette, dalla punta della freccia del centauro, dalla cima del cappello del goblin e dalle orecchie dell'elfo domestico, così che il gorgogliare dell'acqua che cadeva si aggiungeva ai pop e crac di coloro che si Materializzavano e al frastuono dei passi di centinaia di maghi e streghe che, con espressioni accigliate e assonnate, avanzavano verso una serie di cancelli d'oro all'altro capo dell'ingresso. «Da questa parte» disse il signor Weasley. Si unirono alla folla, facendosi strada tra i dipendenti del Ministero, alcuni dei quali reggevano pile vacillanti di pergamene, altri valigette fruste; altri ancora leggevano La Gazzetta del Profeta mentre camminavano. Passando vicino alla fontana Harry vide falci d'argento e zellini di bronzo scintillare sul fondo della vasca. Un piccolo cartello sbavato lì accanto recitava:

TUTTI I PROVENTI DELLA FONTANA DEI MAGICI FRATELLI VERRANNO DEVOLUTI ALL'OSPEDALE SAN MUNGO PER MALATTIE E FERITE MAGICHE.

Harry seguì il signor Weasley oltre i cancelli, nell'ingresso più piccolo, dove almeno venti ascensori si aprivano dietro elaborate griglie dorate. Harry e il signor Weasley si unirono alla folla attorno a uno di essi. Vicino a loro un grosso mago barbuto reggeva uno scatolone di cartone che emetteva rumori rasposi. Con un gran stridere e sbatacchiare un ascensore scese davanti a loro; le griglie dorate si spalancarono; Harry e il signor Weasley entrarono col resto della folla e Harry si ritrovò spiaccicato contro la parete sul fondo. Parecchi maghi e streghe lo guardavano incuriositi; lui si fissò i piedi per evi-tare di incrociare qualche sguardo e si appiattì la frangia. Le griglie si chiusero con fragore e l'ascensore prese a salire lentamente, con le catene che sbattevano, e la stessa fredda voce femminile che Harry aveva sentito nella cabina telefonica risuonò di nuovo.

"Settimo Livello, Ufficio per i Giochi e gli Sport Magici, comprendente il Quartier Generale della Lega Britannico-Irlandese del Quidditch, il Club Ufficiale di Gobbiglie e l'Ufficio Brevetti Ridicoli" Le porte dell'ascensore si aprirono. Harry scorse un corridoio dall'aria trascurata, con numerosi poster di squadre di Quidditch appesi storti alle pareti. Uno dei maghi nell'ascensore, che trasportava una bracciata di ma-nici di scopa, si districò a fatica, uscì e scomparve nel corridoio. Le porte si chiusero, l'ascensore sussultò e riprese a salire e la voce della donna annunciò: "Secondo Livello, Ufficio Applicazione della Legge sulla Magia, comprendente l'Ufficio per l'Uso Improprio delle Arti Magiche, il Quartier Generale degli Auror e i Servizi Amministrativi Wizengamot».

"È il nostro, Harry." disse il signor Weasley seguendo la strega fuori dall'ascensore e lungo un corridoio pieno di porte. "Il mio ufficio è dall'altra parte."

"Signor Weasley..." disse Harry notando una finestra da cui entrava splendente la luce del sole. "Non siamo ancora sottoterra?"

"Sì, certo" rispose il signor Weasley. "Sono finestre incantate. Quelli della Manutenzione Magica decidono che tempo avremo tutti i giorni. L'ultima volta che volevano un aumento abbiamo avuto due mesi di uragani... Per di qua, Harry."

Voltarono un angolo, attraversarono una massiccia porta a due battenti di quercia e sbucarono in un open space sovraffollato, diviso in cubicoli, che ronzava di chiacchiere e risate. Un cartello sbilenco sul cubicolo più vicino diceva: Quartier Generale degli Auror.

Harry guardò furtivo dentro le porte. Gli Auror avevano tappezzato le pareti dei loro cubicoli con un po' di tutto, da ritratti di maghi ricercati e foto delle loro famiglie a poster delle loro squadre del cuore di Quidditch e articoli della Gazzetta del Profeta. Un uomo vestito di scarlatto con una coda di cavallo più lunga di quella di Bill era seduto con gli stivali sulla scrivania e dettava una relazione alla sua piuma. Un po' oltre, una strega con una benda sull'occhio parlava con Kingsley Shacklebolt da sopra la parete del suo cubicolo. Si chiese se anche suo padre avesse avuto un suo cubicolo con magari appesa la foto di sua madre.

Sobbalzò quando vide il volto di Sirius occhieggiare da tutte le parti. Ritagli di giornali e vecchie foto, compresa quella in cui era testimone al matrimonio dei Potter, tappezzavano le pareti. L'unico spazio privo di Sirius era una cartina del mondo sulla quale piccoli spilli rossi rilucevano come gemme.

"Buongiorno, Weasley." disse Kingsley distrattamente mentre si avvicinavano. "Devo dirti una cosa, hai un secondo?"

"Sì, se è davvero un secondo." rispose il signor Weasley. "Sono piuttosto

di fretta." Parlavano come se si conoscessero appena e quando Harry aprì la bocca per salutare Kingsley, il signor Weasley gli pestò un piede. Seguì i due uomini dovendo accelerare il passo per stargli dietro.

"Presto, Harry, avremmo dovuto essere lì cinque minuti fa!" grido il signor Weasley.

"Perché hanno cambiato orario?" chiese Harry senza fiato sfrecciando davanti ai cubicoli degli Auror; i maghi misero fuori la testa a guardarli mentre filavano via.

"Non ne ho idea, ma grazie al cielo siamo arrivati presto; se non ti fossi presentato sarebbe stata una catastrofe!" Il signor Weasley si bloccò davanti agli ascensori e sferrò un pugno impaziente al pulsante giù. "E MUOVITI!" L'ascensore arrivò sferragliando e loro corsero dentro. Tutte le volte che si fermava, il signor Weasley imprecava con furia e colpiva più volte il pulsante del Nono Livello. "Quelle aule non vengono usate da anni." disse arrabbiato. "Non riesco a capire perché la tengono laggiù... a meno che... ma no..." Una strega grassa che reggeva un calice fumante salì in quel momento, e il signor Weasley non concluse la frase.

"Atrium" annunciò la fredda voce femminile, e le griglie si aprirono, offrendo a Harry uno scorcio remoto delle statue dorate nella fontana. La strega grassa scese e salì un mago con la pelle olivastra e un viso molto funereo. "Giorno, Arthur" salutò con voce sepolcrale mentre l'ascensore cominciava a scendere. "Non ti si vede spesso quaggiù."

"Affari urgenti, Bode" rispose il signor Weasley, che saltellava per l'impazienza e scoccava sguardi ansiosi a Harry.

"Ah, certo" disse Bode, scrutando Harry senza batter ciglio. «Naturalmente». Harry non aveva voglia di preoccuparsi anche di Bode, ma il suo sguardo fermo non lo fece sentire molto più a proprio agio.

"Ufficio Misteri" annunciò la fredda voce femminile e non aggiunse altro.

"Presto, Harry" disse il signor Weasley quando le porte si aprirono cigolando, e presero a correre lungo un corridoio alquanto diverso da quelli di sopra. Le pareti erano spoglie; non c'erano finestre né porte, tranne una, li-scia e nera, in fondo. Harry si aspettava che la varcassero, ma invece il signor Weasley lo prese per un braccio e lo trascinò a sinistra, dove c'era un'apertura che dava su una rampa di scale. "Giù di qua, giù di qua" disse ansante, scendendo due gradini alla volta.

"L'ascensore non arriva così in basso... perché la tengono qui, io..." Raggiunsero la base delle scale e fecero di corsa un altro corridoio, che assomigliava moltissimo a quello che portava al sotterraneo di Piton a Hogwarts, con torce appese alle pareti di pietra viva. Le porte che oltrepassarono erano di legno massiccio con chiavistelli e serrature di ferro. "Aula... Dieci... credo... ci siamo quasi... ecco."

Il signor Weasley si fermò barcollando davanti a una porta scura coperta di sudiciume, con un enorme chiavistello di ferro e si afflosciò contro la parete, premendosi la mano al petto.

"Vai avanti" disse ansimando e indicò la porta. "Entra"

"Lei non... lei non viene con...?"

"No, no, non mi è permesso. Buona fortuna!" Il cuore di Harry tambureggiava con veemenza contro il suo pomo d'Adamo. Deglutì forte, abbassò la pesante maniglia di ferro ed entrò nell'aula.

 

***

 

Il piede di Byron picchiettò sul pavimento ritmicamente nel salotto buio di Grimmauld Place, mentre Severus Piton gli lanciava l'ennesima occhiata irritata prima di tornare a leggere il grosso tomo che aveva fra le mani.

"Falla finita White!" sbottò dopo alcuni secondi.

Il piede di Byron si bloccò di colpo con la punta della scarpa grigia verso l'alto

"Sono nervoso." si giustificò.

"No, sei irritante." disse Piton chiudendo il libro con un tonfo. "stai seduto e aspetta."

"È passata più di un ora." disse con la voce tremante.

"E finalmente c'è un po' di quiete in questa topaia, lasciami godere l'assenza di Potter senza i tuoi tic."

"Che ha di così irritante Harry?" chiese staccando la schiena dalla poltrona. "Praticante non ti rivolge la parola.

"La sua sola presenza mi irrita." ammise con uno sbuffo.

Byron si mordicchiò il labbro inferiore prima di passarci sopra la lingua. "Mi sembri tanto James adesso."

La mandibola del pozionista si contrasse vistosamente.

"Anche a lui irritavi senza un reale motivo."

"Io non sono Potter."

"No, dovresti essere migliore, o la mia assenza ti ha reso un borioso bullo?" domandò inarcando un sopracciglio scur.

"Solo perché non faccio parte del fan club di Potter non significa che lo odi."sibilò puntando lo sguardo su un punto del muro scrostato.

"Quindi c'è speranza." sorrise.

"Non ti allargare, non lo voglio morto... per ora."

"È un inizio." Disse Byron con un'alzata di spalle.

 

***

 

"Lo sapevo!" urlò Ron, scagliando i pugni in aria. "Te la cavi sempre!" "Dovevano assolverti" disse Hermione, che si stava consumando dalla preoccupazione quando Harry era entrato in cucina e ora teneva una mano tremante sugli occhi. "Non c'erano argomentazioni contro di te, nessuna" "Sembrate tutti piuttosto sollevati, però, considerando che sapevate già che ce l'avrei fatta" osservò Harry sorridendo.

La signora Weasley si asciugò il volto nel grembiule e Fred, George e Ginny si diedero a una sorta di danza di guerra cantando: "Ce l'ha fatta, ce l'ha fatta, ce l'ha fatta..."

"Ragazzi smettetela!" urlò il signor Weasley, ma nessuno dei tre sembrò averla sentita.

Byron entrò nella cucina guardando i gemelli e Ginny ballare.

"Ti hanno assolto?" chiese con un largo sorriso

"Sì" rispose harry annuendo freneticamente

"Oh per una volta ne fanno una giusta!" esclamò "Passeremo un anno insieme a Hogwarts allora."

"A Hogwarst?" chiese confuso.

"White verrà come mio assistente." annunciò Piton alle spalle di White.

«Ce l'ha fatta, ce l'ha fatta, ce l'ha fatta..."

"Zitti, voi tre!" orlò nuovamente la signora Weasley questa volta visibilmente arrabbiata.

 

 

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Capitolo 7
*** Moliccio ***


"Devi smetterla di provocare Byron." disse Remus incrociando le lunghe dita sopra al tavolo della cucina.

"Io non lo provoco, è lui che se ne sta con Mocciosus."

"Smettila di chiamarlo così." sbottò.

"Andiamo, sembra di essere nacora a scuola."

"Ma non lo siamo." disse Remus seccamente. "Quando la smetterai di comportarti come se avessi ancora sedici anni?"

"Da quando sei così noioso?"

 

***

 

Harry si scoprì a fantasticare su Hogwarts sempre più spesso via via che si avvicinava la fine delle vacanze. Non vedeva l'ora di ritrovare Hagrid, di giocare a Quidditch, perfino di passeggiare tra i rettangoli dell'orto verso le serre di Erbologia. Sarebbe stata una festa solo lasciare quella casa polverosa e muffita, dove metà degli armadi erano ancora sprangati e nell'ombra Kreacher sibilava insulti, anche se Harry stava bene attento a non lasciar indovinare questi suoi sentimenti a Sirius. Il fatto era che vivere al Quartier Generale del movimento anti-Voldemort non era neanche da lontano così eccitante quanto Harry si sarebbe aspettato. Anche se i membri dell'Ordine della Fenice andavano e venivano regolarmente e a volte si fermavano per i pasti o per scambiare informazioni sottovoce, la signora Weasley faceva in modo che Harry e gli altri fossero tenuti accuratamente fuori tiro d'orecchio, Oblungo o normale e nessuno, nemmeno Sirius, pareva credere che Harry avesse bisogno di sapere qualcosa di più di quello che aveva sentito la notte del suo arrivo.

L'unica consolazione era parlare con Byron, anche se più di una volta aveva incrociato lo sguardo serio della signora Weasley stranamente molto simile a quello di Piton. Non riusciva a capire perché dovesse rimanere sempre li introno come a sorvegliarlo.

"Quindi eri amico di mia madre." disse harry osservando con finto interesse la trama del vecchio tappeto nel salone. "Pensavo che i serpeverde e i grifondoro non andassero d'accordo da... bhe sempre."

"No infatti non sono mai andato d'accordo con tuo padre, anzi era piuttosto irritante quasi quanto Sirius." spiegò Byron con un mezzo sorriso "L'unico a posto era Remus e bhe, anche lui ha avuto i suoi momenti."

Harry ricordava bene la sera di luna piena in cui aveva visto lupin trasformarsi.

"Ma tua madre bhe lei era tutta un'altra cosa, non si è mai fatta problemi con me o Severus, non le importava nulla delle case, non è sempre stata con tuo padre, anzi i primi anni lo detestava." ancora faticava a credere che sua madre potesse essere stata amica di piton, lanciò una rapida occhiata al professore ancora con il lungo naso chino sul largo giornale.

"Sirius non me lo ha mai detto" ammise.

"Lo credo bene, perché avrebbe dovuto rovinarti il tuo mito? Infondo era anche il suo, erano davvero inseparabili." ricordò passandosi una mano fra i capelli scuri. "Tua madre era davvero fantastica, era "la migliore in trasfigurazione ed era una delle persone più gentili che abbia mai incontrato, quando ti serviva una lei era sempre li." uno strano luccichio gli illuminò gli occhi chiari.

"Le somigli."

"Per gli occhi" sussurrò Harry stancamente.

"Non solo per quello, c'è qualcosa sotto la faccia di James e gli occhi di tua madre, non sei i tuoi genitori, sei Harry."

Un largo sorriso gli incurvò le labbra mentre piton a pochi passi da loro sbuffò sonoramente.

"Severus non essere geloso, anche tu sei unico!" quasi gridò Byron

Piton strinse gli occhi fino quasi a far sparire gli occhi neri "Sono così felice White."

"Si vede." rise lanciando un'occhiata a Harry che teneva insistentemente lo sguardo fisso sulle proprie dita.

"Per fortuna è unico." sussurrò inclinandosi verso il Grifondoro. "Perché due come lui sarebbero davvero insopportabili."

Harry si sforzò di non ridere, venne salvato dall'ingresso di Ron con in mano un paio di buste.

"Sono arrivate le liste dei libri." annunciò gettandone una a Harry.

"Era ora, credevo che si fossero dimenticati, di solito arrivano molto prima..." Harry aprì la sua lettera velocemente stracciando la busta. Conteneva due fogli di pergamena: uno era il solito avviso che la scuola cominciava il primo settembre; l'altro elencava i libri per il nuovo anno. "Solo due nuovi" disse, leggendo la lista. "Il Libro Standard degli Incantesimi, Classe Quinta di Miranda Goshawk, e Teoria della Magia Difensiva di Wilbert Slinkhard."

Crac.

Fred e George si Materializzarono proprio accanto a Harry, il giornale che Piton teneva fra le mani si accartocciò rumorosamente. La bassa risata di Byron invase il salone.

"Vi prego non smettete mai." implorò guardando i due gemelli.

"Contaci amico." rispose Fred ignorando lo sguardo omicida del professore di pozioni.

"Ci stavamo chiedendo chi ha scelto il libro di Slinkhard." disse Fred.

"Perché significa che Silente ha trovato un nuovo insegnante di Difesa contro le Arti Oscure" continuò George.

"Era anche ora." buttò lì Fred.

"Perché?" chiese Harry, saltando giù dalla sedia.

"Bhe Silente ha avuto serie difficoltà a trovarne uno quest'anno." spiegò Byron mettendosi dritto sul divano.

"Non c'è da stupirsi, se pensi a che cosa è successo agli ultimi quattro" disse George.

"Uno morto, uno con la memoria rimossa uno licenziato e uno chiuso in un baule per nove mesi." contò Harry sulle dita.

"Che hai, Ron?" chiese Fred. Ron non rispose, Harry si voltò. L'amico era assolutamente immobile, con la bocca un po' aperta, e fissava la sua lettera da Hogwarts.

"Cosa succede?" chiese Fred impaziente, e si avvicinò a Ron per guardare la pergamena da sopra la sua spalla. Anche la bocca di Fred si spalancò. "Prefetto?" disse, guardando incredulo la lettera.

"Prefetto?" George fece un balzo in avanti, afferrò la busta dall'altra mano di Ron e la rovesciò. Harry vide qualcosa di dorato e scarlatto cadere nel palmo di George.

"Impossibile" mormorò George con voce soffocata.

"C'è stato un errore" disse Fred, sfilando la lettera dalla presa di Ron e tenendola controluce come per controllare la filigrana.

"Nessuno col cervello a posto sceglierebbe Ron come prefetto." Le teste dei gemelli si voltarono insieme ed entrambi fissarono Harry. "Pensavamo che tu fossi una certezza!" disse Fred, come se Harry li avesse in qualche modo ingannati. "Credevamo che Silente dovesse scegliere te!" esclamò George indignato. "Dopo che hai vinto il Tremaghi e tutto!" aggiunse Fred.

"Forse la storia della pazzia ha pesato contro di lui." disse George a Fred. "Sì." convenne Fred dopo un po'. "Sì, ti sei cacciato in troppi guai, amico. Be', almeno uno di voi sa quali sono le cose importanti nella vita."

Andò da Harry e gli diede una gran pacca sulla schiena, lanciando a Ron uno sguardo pungente. "Prefetto... Ronnino il prefettino."

"Ohh, la mamma sarà rivoltante." gemette George, gettando la spilla a Ron come se fosse infetta. Ron, che non aveva ancora detto una parola, la fissò per un momento, poi la tese a Harry come cercando una muta conferma della sua autenticità. Harry la prese. Una grossa 'P' era sovrapposta al leone di Grifondoro. Aveva visto una spilla identica sul petto di Percy il suo primo giorno a Hogwarts.

La porta si aprì con violenza e Hermione entrò di corsa, le guance arrossate e i capelli svolazzanti. Aveva anche lei in mano una busta. "Hai... ti è arrivata...?" Vide la spilla in mano a Harry ed emise uno strilletto. "Lo sapevo!" esclamò eccitata, brandendo la sua lettera. "Anch'io, Harry, anch'io!"

"No» rispose Harry in fretta, premendo di nuovo la spilla nella mano di Ron.

"È Ron, non sono io."

"È... che cosa?"

"Ron è prefetto, non io." disse Harry.

"Ron?" Hermione spalancò la bocca. "Ma... sei sicuro? Voglio dire..." Diventò rossa, mentre Ron la guardava con aria di sfida.

"C'è il mio nome sulla lettera." disse.

"Io..." mormorò Hermione, sconcertata. "Io... be'... wow! Bravo, Ron! È davvero..."

"Inaspettato" concluse George, annuendo.

"No" disse Hermione, più rossa che mai. "No, non lo è... Ron ha fatto un sacco di... è veramente..."

La porta si aprì di nuovo e la signora Weasley entrò di spalle nella stanza con una pila di abiti appena lavati e stirati fra le braccia.

"Ginny mi ha detto che finalmente sono arrivate le liste dei libri" disse guardando le buste. "Se le date a me, le porto a Diagon Alley oggi pomeriggio e vi prendo i libri mentre voi fate i bagagli. Ron, dovrò comprarti altri pigiami, questi sono troppo corti di almeno quindici centimetri, è incredibile come stai crescendo in fretta... che colore ti piacerebbe?"

"Prendiglieli rossi e oro, così s'intonano alla spilla." suggerì George con un sorrisetto maligno.

Piton tirò su con stizza il giornale stropicciato, deciso a non prendere parte alla conversazione, ne a dare segno di star ascoltando, Byron al contrario si alzò in piedi con un balzo.

"S'intonano a cosa?" chiese la signora Weasley distrattamente.

"Alla sua spilla." disse Fred, con il tono di chi vuole che il peggio passi in fretta. "La sua deliziosa splendente nuova spilla da prefetto."

Ci volle un momento perché le parole di Fred facessero breccia nella mente della signora Weasley, concentrata sui panni che aveva fra le mani. "La sua... ma... Ron, non sei...?" Ron mostrò la spilla e la signora Weasley emise uno strillo identico a quello di Hermione. "Non ci credo! Non ci credo! Oh, Ron, è meraviglioso! Prefetto! Come tutti in famiglia!"

"Io e Fred chi siamo, i vicini della porta accanto?" disse George indignato, ma sua madre lo spinse da parte e gettò le braccia attorno al più piccolo. "Aspetta che lo sappia tuo padre! Ron, sono così fiera di te, che notizia meravigliosa, potresti diventare Caposcuola come Bill e Percy, è il primo passo! Oh, che bella cosa, tra tutti questi pensieri, sono emozionata, oh, Ronnie..."

Fred e George facevano finta di vomitare alle sue spalle, ma la signora Weasley non se ne accorse; con le braccia strette attorno al collo di Ron, gli baciava tutta la faccia, che era diventata più rossa della spilla.

"Mamma... non... mamma, controllati..." balbettò lui, cercando di allontanarla. Lei lo lasciò andare e disse, senza fiato: "Bhe, che cosa vuoi? A Percy avevamo regalato un gufo, ma tu ce l'hai già."

"C-che cosa vuoi dire?" chiese Ron, come se non osasse credere alle proprie orecchie.

"Ti meriti un premio!" disse la signora Weasley in tono affettuoso. "Che cosa ne dici di un bel po' di vestiti nuovi?"

"Glieli abbiamo già comprati noi" intervenne Fred in tono acido, quasi rimpiangendo quell'atto di generosità. "O un calderone nuovo, quello vecchio di Charlie è tutto arrugginito, o un topo nuovo, ti piaceva Crosta..."

"Mamma." disse Ron speranzoso. "Posso avere una scopa nuova?"

L'espressione gioiosa della signora Weasley si attenuò lievemente. I manici di scopa erano cari.

"Non una bella!" si affrettò ad aggiungere Ron. "Solo... solo una nuova, per una volta..."

La signora Weasley esitò.

"Tonks mi ha detto che ultimamente ne sono uscite un paio niente male con un prezzo accessibile." intervenne Byron affiancando Harry.

"Bhe noi... certo." disse alla fine sorridendo a Ron. "Bhe, è meglio che mi muova se devo comprare anche una scopa. Ci vediamo più tardi... il piccolo Ronnie prefetto! E non dimenticate di fare i bauli... prefetto... oh, sono tutta un tremito!" Diede a Ron un altro bacio sulla guancia, tirò su forte col naso e uscì agitata. Fred e George si scambiarono un'occhiata significativa.

"Non ti dispiace se non ti baciamo, Ron?" chiese Fred con voce falsamente preoccupata.

"Possiamo inchinarci, se vuoi." aggiunse George.

"Oh, piantatela." rispose Ron, guardandoli torvo.

"Se no?" disse Fred, con un ghigno perfido che si allargava sul suo viso. "Ci vuoi mettere in castigo?"

"Vorrei proprio vedere." ridacchiò George.

"Può anche farlo, se non state attenti!" intervenne Hermione arrabbiata. Fred e George scoppiarono a ridere, e Ron borbottò: "Lascia perdere, Hermione."

"Dovremo stare attenti, George."disse Fred, fingendo di tremare. "Con questi due alle costole..."

"Sì, sembra proprio che i nostri giorni da fuorilegge siano giunti all'epilogo." commentò George, scuotendo il capo. E con un altro sonoro crac i gemelli si Smaterializzarono.

"Quei due!" esclamò Hermione furibonda, fissando il soffitto, attraverso il quale si sentivano Fred e George in preda alle risate nella stanza di sopra. "Non badarci, Ron, sono solo invidiosi!"

"Non credo." disse Ron dubbioso, guardando a sua volta il soffitto. «Hanno sempre detto che solo gli stupidi diventano prefetti... però» aggiunse in tono più allegro, «loro non hanno mai avuto delle scope nuove! Vorrei poter andare con la mamma a sceglierla... non potrà mai permettersi una Nimbus, ma è uscita la nuova Tornado, sarebbe magnifico..."

"La Tornado non è affatto una cattiva scelta." commentò Byron annuendo incoraggiante.

"Sì, credo che andrò a dirle che mi piace la Tornado, così, perché lo sappia." disse Ron prima di uscire di corsa, lasciando Harry e Hermione soli nella stanza con Byron e Piton.

Per qualche motivo, Harry scoprì di non aver voglia di guardare Hermione. Si voltò verso Byron serio.

"Bhe ora hai degli agganci." disse con un'alzata di spalle.

"Già." sussurrò Harry voltandosi verso Hermione. "Complimenti."

"Grazie." disse Hermione. "Ehm... Harry... mi presti Edvige, così lo dico alla mamma e a papà? Saranno contenti... insomma, prefetto è una cosa che possono capire."

"Sì, non c'è problema." disse Harry con un tono freddo.

Hermione si guardò intorno incerta prima di uscire dal salone, sentirono i suoi passi salire le scale fino al secondo piano.

Passarono alcuni istanti, Piton voltò una larga pagina del giornale.

"Non lagnarti Potter."

"Non ho detto niente." si affrettò a rispondere.

"Ma vorresti." aggiunse il professore abbassando il giornale. "Non puoi avere tutto."

"Non voglio avere tutto." disse a denti stretti.

"E allora che hai?" sbuffò incrociando lo sguardo di Byron.

"Che le importa?" sbottò.

"Potter non..."

"A chi va un tè?" chiese all'improvviso Byron con un largo sorriso.

Harry abbassò lo sguardo irritato e Piton inclinò la testa di scatto.

"Sei patetico." disse guardando Byron.

"E tu sei arcigno." replicò. "Allora Harry, ti va una tazza di tè?"

Si guardò intorno per alcuni secondi, l'ultima cosa che voleva in quel momento era stare da solo con Piton. "Certo" disse con falso entusiasmo.

"Non volevo la spilla." disse all'improvviso mentre scendevano le scale verso la cucina

Byron lo lasciò passare lungo lo stretto corridoio. "Perché no?"

"Bhe non è che non la volessi, non ci ho pensato."

"Immagino tu sia stato un po' impegno con i Dissennatori, l'udienza e le altre cose."

"Infatti." ammise.

"Ma anche se l'avessi voluta non ci sarebbe nulla di male." disse Byron. abbassando la voce vicino all'alto quadra con le nere tende tirate.

"Ron è bravo." disse senza una reale ragione.

"Harry..." Byron si fermò alla fine delle scale posando una mano sulla sua spalla. "Non è sbagliato desiderare delle cose o provare un po' di invidia." un lieve sorriso gli incurvò le labbra.

"È il mio migliore amico, non dovrei sentirmi così."

"Perchè no? Con tutte le cose che hai dovuto passare è normale che tu ti aspetti qualche riconoscimento."

"Non voglio riconoscimenti!" la sua voce divenne più alta, tanto che Byron si portò l'indice sulle labbra di colpo.

"Andiamo a parlarne in cucina, prima che la vecchia megera di svegli." propose voltando a sinistra e aprendo la porta per lasciar passare Harry.

La trovarono fortunatamente vuota, Harry si sedette sulla sedia più vicina a capotavola e Byron si mise alla sua sinistra accavallando le gambe.

"Tu sei stato prefetto?" chiese osservando le mensole piene di piatti impilati.

"Non importa."

"Lo eri?" ripeté scocciato

"Sì" rispose Byron. "Insieme a Severus."

"Grande, anche lui era un prefetto." passò la mano sul vecchio tavolo per buttare a terra dei bricioli di pane.

"Non è per la spilla." comprese inclinandosi in avanti.

"No." sussurrò. "Solo... Silente non si fida di me, da quando sono qui non l'ho visto, non mi ha fatto sapere niente, sono rimasto dai miei zii senza avere nessuna notizia, Ron e Hermione erano qui insieme e io... e all'udienza Silente mi ha lasciato da solo alla fine, se n'è andato e ora se non può fidarsi di me è ovvio che non mi renda prefetto." sputò fuori tutto velocemente, tanto che quando finì dovette prendere una profonda boccata d'aria.

Byron annuì lentamente "Silente non si fida di nessuno, ho lavorato con lui per anni e..." si guardò attorno come alla ricerca di qualcuno. "Se mi sentisse qualcuno dell'Ordine probabilmente mi schianterebbe, ma non è così diverso dal Signore Oscuro in questo."

Harry alzò la testa di scatto. "Che vuoi dire?"

"Nemmeno lui si fida dei suoi servi, sai indossano le maschere, nessuno sa tutti i nomi degli altri e Silente fa la stessa cosa. Non pensare che quelli dell'Ordine sappiano ogni cosa, hanno tutti informazioni parziali, sanno solo ciò che è essenziale sapere. Così se qualcuno venisse catturato non potrebbe rivelare troppe cose." spiegò abbassando la voce. "Non ha poca fiducia in te, non più di quanto non ne abbia per qualsiasi altro membro dell'Ordine."

Harry annuì con l'accenno di un sorriso, non era lui ad essere sbagliato, non era colpa sua.

Con quella consapevolezza tornò in camera a riempire il baule.

Era strano vedere a che raggio di distanza le sue cose si erano sparpagliate dal suo arrivo. Impiegò gran parte del pomeriggio a recuperare libri e oggetti da tutta la casa e riporli di nuovo nel grosso baule.

La signora Weasley tornò da Diagon Alley verso le sei, carica di libri, con un lungo pacco avvolto in carta spessa che Ron le tolse di mano con un gemito di desiderio.

"Non è il momento di aprirla, adesso, sta arrivando gente a cena, vi voglio tutti di sotto." disse la signora Weasley, ma non appena fu sparita Ron strappò la carta con frenesia e studiò ogni centimetro della sua nuova scopa con espressione estasiata.

Giù nel seminterrato, sopra la tavola ingombra di piatti la signora Weasley aveva appeso uno striscione scarlatto:

CONGRATULAZIONI RON E HERMIONE NUOVI PREFETTI

Harry non l'aveva vista così di buonumore in tutte le vacanze. "Ho pensato di organizzare una festicciola, non una cena seduta" disse. "Tuo padre e Bill stanno arrivando, Ron. Ho mandato un gufo a tutti e due e sono eccitatissimi" aggiunse, con un gran sorriso. Fred alzò gli occhi al cielo.

Sirius, Lupin, Tonks e Kingsley Shacklebolt erano già arrivati e Malocchio Moody fece il suo ingresso zoppicando poco dopo che Harry si fu servito una Burrobirra.

"Oh, Alastor, sono felice che tu sia qui." disse la signora Weasley allegra, mentre Malocchio si liberava del mantello da viaggio. "È un secolo che volevamo invitarti... potresti dare un'occhiata allo scrittoio nel salotto e dirci che cosa c'è dentro? Non abbiamo voluto aprirlo nel caso che sia qualcosa di veramente pericoloso."

"Non c'è problema, Molly..." L'occhio blu elettrico di Moody ruotò verso l'alto e si fermò sul soffitto della cucina.

"Il salotto..." ringhiò, mentre la pupilla si contraeva. "Lo scrittoio nell'angolo? Sì, lo vedo... sì, è un Molliccio... vuoi che vada su a toglierlo di mezzo?"

"No, no, lo farò io più tardi." rispose la signora Weasley raggiante. "Tu serviti da bere. Stiamo festeggiando..." Indicò lo striscione scarlatto.

"Il quarto prefetto in famiglia!" disse con affetto, scompigliando i capelli di Ron.

"Prefetto, eh?" ringhiò Moody, con l'occhio normale puntato su Ron e quello magico che scrutava l'interno della testa. Harry ebbe la sgradevole sensazione che stesse guardando lui e si spostò verso Sirius e Lupin.

"Bhe, congratulazioni." disse Moody, continuando a osservare Ron con l'occhio normale. "Le posizioni di autorità attirano sempre guai, ma immagino che Silente sia convinto che tu possa resistere agli incantesimi principali altrimenti non ti avrebbe scelto..." Ron rimase stupito da questo aspetto della questione, ma la pena di replicare gli fu risparmiata dall'arrivo di suo padre e del fratello maggiore. La signora Weasley era così di buonumore che non brontolò nemmeno per il fatto che avevano portato con sé Mundungus; costui indossava un lungo cappotto stranamente rigonfio in punti improbabili e declinò l'offerta di toglierlo e riporlo con il mantello da viaggio di Moody. "Bhe, credo che un brindisi sia d'obbligo." disse il signor Weasley quando tutti ebbero da bere. Levò il calice. "A Ron e Hermione, i nuovi prefetti di Grifondoro!" Ron e Hermione sorrisero e tutti bevvero alla loro salute e applaudirono.

"Io non sono mai diventata prefetto." disse Tonks allegramente alle spalle di Harry, quando tutti si spostarono verso il tavolo per servirsi. I suoi capelli quella sera erano rosso pomodoro e lunghi fino alla vita; sembrava la sorella maggiore di Ginny. "Il Direttore della mia Casa diceva che mi mancavano alcune qualità necessarie."

"Ad esempio?" chiese Byron, che si stava versando un altro bicchiere di vino.

"Ad esempio comportarmi bene." rispose Tonks. Byron rise portandosi il bicchiere alle labbra.

Hermione vicino a loro non sapeva se sorridere o no e scese a un compromesso bevendo un sorso troppo lungo di Burrobirra e soffocandosi.

"E tu, Sirius?" Ginny diede grandi pacche a Hermione sulla schiena. Sirius, che era accanto a Harry, fece la sua solita risata simile a un latrato. "Nessuno mi avrebbe voluto come prefetto, passavo troppo tempo in punizione con James. Il bravo ragazzo era Lupin, lui sì che ha portato la spilla."

"Silente sperava che sarei riuscito a esercitare un po' di controllo sui miei migliori amici" aggiunse Lupin. "Inutile dire che ho fallito clamorosamente."

"Lo sappiamo." concordò Byron lanciando una veloce occhiata verso Piton che se ne stava in piedi con la schiena appoggiata alla parete più lontana con un calice di vino in mano.

L'umore di Harry migliorò, nemmeno suo padre era stato prefetto. All'improvviso la festa fu molto più divertente; si riempì il piatto, sentendosi ancora più affezionato a tutti quanti nella stanza. Ron cantava le lodi della sua nuova scopa a chiunque volesse ascoltarlo.

"...da zero a settanta in dieci secondi, non male, vero? Se pensate che la Comet Duecentonovanta fa solo da zero a sessanta, e col vento in coda, secondo Quale Manico di Scopa..."

Hermione spiegava infervorata a Lupin le sue opinioni sui diritti degli elfi. "Insomma è un'idiozia come la segregazione dei lupi marinari, no? Tutto per questa orribile idea che hanno i maghi di credersi superiori alle altre creature..."

La signora Weasley e Bill, al solito, stavano discutendo dei capelli di Bill. "...stai esagerando, e sei così un bel ragazzo, starebbero molto meglio corti, vero, Harry?"

"Oh... non so...» disse Harry, un po' allarmato nel sentirsi chiamato in causa, scivolò via verso Fred e George, che erano rincantucciati in un angolo con Mundungus. Mundungus smise di parlare quando vide Harry, ma Fred gli strizzò l'occhio e gli fece segno di avvicinarsi.

"Tranquillo." disse a Mundungus. "Possiamo fidarci di lui, è il nostro finanziatore."

"Guarda che cosa ci ha portato Dung" disse George, tendendo la mano verso Harry. Era piena di quelli che sembravano baccelli avvizziti. Emettevano un debole ticchettio, pur essendo completamente immobili. "Semi di Tentacula Velenosa» continuò George. "Ci servono per le Merendine Marinare, ma sono una Sostanza Non Commerciabile di Classe C e quindi abbiamo avuto qualche difficoltà a procurarceli." "Dieci galeoni per tutti, allora, Dung?"

"Con tutti i guai che ho passato?" protestò Mundungus, gli occhi iniettati di sangue ancor più dilatati del solito. "Mi spiace, ragazzi, ma fanno venti, non uno zellino di meno."

"A Dung piace scherzare" disse Fred a Harry.

"Sì, finora il massimo che ha preso è stato sei falci per un sacchetto di piume di Knarl" aggiunse George.

"Attenti" li mise in guardia Harry a voce bassa.

"A cosa?" chiese Fred. «La mamma è occupata con il prefetto Ron, siamo al sicuro».

"Ma Moody potrebbe avervi messo l'occhio addosso." osservò Harry. Mundungus si guardò dietro le spalle, nervoso. "Ha ragione» brontolò.

"E va bene, ragazzi, facciamo dieci, se li prendete in fretta."

"Evviva, Harry!" disse Fred deliziato, dopo di che Mundungus si vuotò le tasche nelle mani tese dei gemelli e sgattaiolò via in direzione del cibo.

"Meglio portarli di sopra..." Harry li guardò allontanarsi, un po' a disagio. Gli era appena venuto in mente che i signori Weasley avrebbero voluto sapere come facevano Fred e George a finanziare il negozio di scherzi quando, com'era inevitabile, l'avessero finalmente scoperto. Regalare ai gemelli la vincita del Tremaghi era sembrato semplice al momento, ma se avesse portato a un'altra lite domestica e a un distacco come quello di Percy? La signora Weasley avrebbe continuato a considerare Harry come un figlio se avesse scoperto che era stato lui a permettere a Fred e George di avviare una carriera tanto sconveniente? Lì in piedi dove l'avevano lasciato i gemelli, con la sola compagnia di un senso di colpa alla bocca dello stomaco, Harry sentì pronunciare il suo nome. La voce profonda di Kingsley Shacklebolt sovrastava il chiacchiericcio circostante. "...perché Silente non ha scelto Harry come prefetto?" stava chiedendo.

"Avrà avuto le sue ragioni." rispose Lupin.

"Ma avrebbe dato prova di aver fiducia in lui. È quello che avrei fatto io." insisté Kingsley. "Soprattutto con La Gazzetta del Profeta che lo attacca ogni tre giorni..." Harry non si voltò; non voleva che Lupin o Kingsley si accorgessero che aveva sentito. Anche se non aveva nemmeno un po' di fame, seguì Mundungus al tavolo. La sua gioia per la festa era evaporata in fretta com'era venuta; desiderò essere di sopra, a letto. Malocchio Moody stava annusando una coscia di pollo con quel che gli restava del naso; evidentemente non riconobbe alcuna traccia di veleno, perché strappò via una striscia di carne con i denti.

"...il manico è di quercia spagnola con una laccatura antimalocchio e controllo delle vibrazioni incorporato..." Ron stava spiegando a Tonks.

La signora Weasley si esibì in un gran sbadiglio. "Be', credo che sistemerò quel Molliccio prima di andare a dormire... Arthur, non farli andare a letto troppo tardi, d'accordo? Buonanotte, Harry caro". Uscì dalla cucina.

Harry posò il piatto e si chiese se sarebbe riuscito a seguirla senza attirare l'attenzione. "Tutto bene, Potter?" borbottò Moody.

"Sì, bene." mentì Harry. Moody bevve una sorsata dalla sua fiaschetta, l'occhio blu elettrico che guardava Harry in tralice. "Vieni qui, ho una cosa che potrebbe interessarti» disse. Da una tasca interna dell'abito estrasse una vecchia foto magica molto consunta. "L'Ordine della Fenice originario» ringhiò. «L'ho trovata ieri sera mentre cercavo il mio Mantello dell'Invisibilità di riserva, visto che Podmore non ha avuto il garbo di restituirmi quello buono... ho pensato che alla gente qui sarebbe piaciuto vederla."

Harry prese la foto. Una piccola folla di persone, alcune che lo salutavano con la mano, altre che levavano i bicchieri, rispose al suo sguardo.

"Questo sono io." disse Moody, indicando se stesso senza che ce ne fosse bisogno. Il Moody nella foto era inconfondibile, anche se i capelli erano un po' meno grigi e il naso intatto. "E vicino a me c'è Silente, dall'altra parte Dedalus Lux... questa è Marlene McKinnon: è stata uccisa due settimane dopo che la foto è stata scattata, hanno preso tutta la sua famiglia. Questi sono Frank e Alice Paciock..." Guardando Alice Paciock Harry, già a disagio, sentì lo stomaco contrarsi; conosceva molto bene il suo viso tondo e cordiale anche se non l'aveva mai incontrata, perché era identica a suo figlio Neville. "...poveri diavoli" ringhiò Moody. "Meglio morti che come loro... e questa è Emmeline Vance, l'hai conosciuta, e Lupin, ovviamente... Benjy Fenwick, se n'è andato anche lui, abbiamo ritrovato solo dei pezzi... spostatevi, voi" aggiunse, premendo col dito sull'immagine, e i piccoli personaggi fotografici si fecero da parte, così che quelli coperti venissero avanti. "Questo è Edgar Bones... il fratello di Amelia Bones, hanno preso lui e la sua famiglia, era un gran mago... Sturgis Podmore, accidenti, com'era giovane... Caradoc Dearborn, scomparso sei mesi dopo, non abbiamo mai ritrovato il corpo... Hagrid, naturalmente, è sempre lo stesso... Elphias Doge, l'hai conosciuto, mi ero dimenticato che portava sempre quello stupido cappello... Gideon Prewett, ci sono voluti cinque Mangiamorte per uccidere lui e suo fratello Fabian, hanno combattuto da eroi... spostatevi, spostatevi..." Le piccole persone nella foto si pigiarono e quelli nascosti in seconda fila si fecero avanti. "Questo è Aberforth, il fratello di Silente, l'ho incontrato solo quella volta, un tipo strano... ecco Dorcas Meadowes, Voldemort l'ha uccisa personalmente... Sirius, quando aveva ancora i capelli corti... e... ecco, ho pensato che questo ti poteva interessare!" Il cuore di Harry ebbe un balzo. Sua madre e suo padre gli sorridevano, seduti ai due lati di un ometto dagli occhi acquosi che Harry riconobbe subito per Codaliscia, colui che aveva rivelato il nascondiglio dei suoi genitori a Voldemort e così ne aveva provocato la morte. Strinse i denti a quel ricordo, ma quando tornò a guardare la foto riconobbe un'altra persona alla destra di sua madre.

"Oh sì, ero davvero uno schianto!" disse all'improvviso Byron alle sue spalle.

"Il solito egocentrico." commentò Moody roteando l'occhio incantato.

"Non è colpa mia se tu sei nato brutto." replicò incrociando le braccia. "Harry hai messo nel baule il libro di Pozioni?" gli chiese puntandogli i chiari occhi addosso, per un momento gli parve di vederli brillare.

"Io... oh giusto no." mentì.

"Dai ti do una mano, Ron ha detto che ha trovato il suo sotto al letto." disse Byron attraversando la cucina.

Salirono le scale prima che qualcuno potesse richiamarli.

"Grazie." sussurrò quando furono sulla seconda rampa di scale.

"Ma ti pare? Una volta che Malocchio si mette a parlare non te lo levi più."

Harry superò le teste impagliate degli elfi con una insolita allegria, qualcuno riusciva a capirlo, almeno un po'.

Byron si bloccò sullo stretto pianerottolo inclinando la testa verso la porta del salotto.

"Che c'è?" chiese Harry. Non ebbe risposta, ma riuscì a sentire dei bassi singhiozzi dall'altra parte della porta.

Byron estrasse la bacchetta e aprì lentamente la porta.

Qualcuno era rannicchiato sul pavimento, la bacchetta in mano, il corpo scosso dai singulti. Disteso sul vecchio tappeto polveroso in una macchia di luce lunare, chiaramente morto, c'era Ron.

Tutta l'aria parve sparire dai polmoni di Harry, si sentì come se stesse precipitando attraverso il pavimento, il cervello gli si gelò.

Ron morto.

Si mosse in avanti cercando di avvicinarsi ma Byron tese il braccio bloccandolo.

No, non era possibile... non era possibile... Ron era di sotto...

"Signora Weasley..." sussurrò Harry.

"R-R-Riddikulus!" disse la signora Weasley tra i singhiozzi, puntando la bacchetta tremante verso il corpo di Ron.

Crac.

Il corpo di Ron si trasformò in quello di Bill, disteso sulla schiena a braccia spalancate, gli occhi dilatati e vuoti.

La signora Weasley pianse più forte che mai. "R-Riddikulus!" ripeté tra i singulti.

Crac.

Il corpo del signor Weasley sostituì quello di Bill, gli occhiali di traverso, un rivolo di sangue che gli colava sul volto. "No!" gemette la signora Weasley. "No... Riddikulus! Riddikulus! RID-DIKULUS!"

Crac.

I gemelli morti.

Crac.

Percy morto.

Crac.

Harry morto...

"Molly, Molly tranquilla." disse Byron avvicinandosi con la bacchetta puntata in avanti, cercò di posare una mano sulla spalla della signora Weasley ma il corpo di Harry steso a terra si alzò lentamente puntando gli occhi vitrei su di lui.

Il corpo mutò come se si stesse rivoltando dall'interno, il volto di Harry si contorse, gli occhi si colorarono di azzurro, il mento si riempì di una barba scura e Byron si ritrovò a guardare una sua copia perfetta. Il Molliccio era esattamente come lui, se non per una strana ombra nello sguardo, la bocca sottile inclinata in un sorriso freddo.

"Patetico." sussurrò il Molliccio con una voce più acuta di quella di Byron.

"Sei così debole, così mansueto, Silente è riuscito a domarti." la mano di Byron che impugnava la bacchetta cominciò a tremare. "Eri il più fedele fra i seguaci del grande Lord Voldemort, e ora guardati."

"Sta zitto."

"Perché? È vero, ti manca, ti mancano le grida, il dolore, il potere..."

"Sta zitto." ripeté Byron più fiocamente facendo qualche passo indietro.

Harry osservò il molliccio confuso, provò a muovere la mano verso la tasca dei jeans, ma sentiva il corpo congelato.

Vide Byron chiudere gli occhi di scatto.

"Tu non sei reale."

"Oh si che lo sono, sono te, chi sei davvero."

"No... NO!" Byron aprì gli occhi e si scagliò contro il Molliccio, i due si scontrarono contro la parete ribaltando il basso tavolo davanti al divano.

"TU NON SEI REALE!"

Byron scagliò un colpo sul viso del Molliccio, ma questo tornò a fissarlo ridendo.

Ci furono dei rumorosi passi alle loro spalle e una scia nera passò alla destra di Harry.

Severus Piton osservò quella scena grottesca, con due Byron stesi a terra, uno dei due urlava mentre tentava di ferire l'altro a mani nude, la bacchetta ormai abbandonata a terra.

"Che cosa succede?" chiese Lupin con il fiato corto, seguito a ruota da Sirius e Moody che arrancava zoppicando alle loro spalle.

Lupin guardò prima la signora Weasley, poi Byron sul pavimento, si mosse in avanti ma Piton lo spinse indietro con rabbia e corse verso i due corpi a terra. Fu strano vederlo sollevare quasi di peso Byron che si alzò gridando. Il volto rigato da delle lacrime, gli occhi arrossati che faticavano a stare aperti.

Piton estrasse la bacchetta e disse, molto forte e chiaro: "Riddikulus!" Il sosia di Byron sparì.

Sostituito da un altro corpo immobile, una donna con dei lunghi capelli rossi e gli occhi smeraldo spalancati verso il soffitto.

 

Piton restò immobile per alcuni secondi poi agitò nuovamente la bacchetta e il corpo sembrò sgonfiarsi sonoramente prima di svanire in uno sbuffo di fumo.

"Oh... oh... oh!" boccheggiò la signora Weasley e poi esplose in un gran pianto, il volto tra le mani.

Piton non la degnò di uno sguardo, si inginocchio davanti a Byron scompostamente seduto a terra, con le ginocchia piegate e le braccia abbandonate in avanti.

"White... White guardami." ordinò.

Byron sbatté gli occhi un paio di volte prima di guardare il punto in cui fino a pochi secondi prima c'era il corpo di Lily Evans.

"Mi dispiace." sussurrò incrociando gli occhi neri del pozionista.

"Molly." disse Lupin desolato, avvicinandosi. "Molly, non..." Un attimo dopo la signora Weasley singhiozzava con tutta l'anima sulla spalla di Lupin. "Era solo un Molliccio" disse Lupin cercando di consolarla, accarezzandole la testa.

"Solo uno stupido Molliccio..."

Harry scoprì finalmente di potersi muovere, guardò alternativamente La signora Weasley e Byron.

"Li vedo m-m-morti di continuo!" gemette la signora Weasley contro la spalla di Lupin.

Moody osservava Harry, che evitò il suo sguardo. Aveva la strana sensazione che l'occhio magico lo avesse seguito fin dalla cucina.

"N-n-non ditelo ad Arthur." La signora Weasley deglutì, asciugandosi frettolosamente gli occhi con le maniche. "N-n-non voglio che sappia... che sono una sciocca..."

Lupin le diede un fazzoletto e lei si soffiò il naso.

Harry cercò di sorriderle incoraggiante ma capì di trovarsi troppo a disagio nel vederla piangere, fece qualche passo chinandosi vicino a Byron.

Gli posò cautamente una mano sul ginocchio sinistro, prima di accorgersi che Piton aveva fatto lo stesso nell'altro.

"Mi dispiace." ripeté Byron con lo sguardo fisso in avanti. "Ero... ero più bravo una volta." si trovò a dire con una strana risata.

"Dai, tirati su." disse Piton alzandosi e cercando di sorreggerlo. Harry tentò di aiutarlo poggiandogli una mano sul fianco.

"Non sono un vecchio." brontolò.

"No, solo sconsiderato." sussurrò Piton facendolo sedere sul divano storto.

"Molly ascolta, non posso promettere che nessuno si farà del male, nessuno può prometterlo ma adesso siamo molto più organizzati." stava dicendo Lupin a pochi passi da loro " Allora non facevi parte dell'Ordine, non capisci. Eravamo schiacciati venti a uno dai Mangiamorte, ci venivano a cercare uno alla volta..."

Harry pensò alla foto, ai volti sorridenti dei suoi genitori e di Byron, sembrava impossibile che l'uomo davanti a lui fosse lo stesso, con il volto arrossato e tremante. Il molliccio aveva detto che era un servo di Voldemort, che avesse mentito?

Piton di fianco a lui lanciò un'occhiata storta al piccolo gruppo intorno alla signora Weasley.

"Quanto a chi si occuperà di Ron e Ginny se tu e Arthur non ci foste più." aggiunse Lupin con un vago sorriso. "Cosa credi, che li lasceremmo morire di fame?"

La signora Weasley abbozzò un sorriso tremulo. "Sono una sciocca." borbottò di nuovo, asciugandosi gli occhi mentre si alzava.

"Ti faccio una tazza di tè caldo." Propose Remus mentre Sirius tendeva la mano verso di lei.

"Grazie." sussurrò uscendo dal salotto ancora scossa.

Moody al contrario rimase sulla soglia a osservare Piton, Byron e Harry.

"Non hai di meglio da fare Malocchio?" chiese Piton irritato.

"Non volevo perdermi lo spettacolo di due Mangiamorte alle prese con un Molliccio." rispose prima di schiarirsi la gola. "Piuttosto patetico." commentò prima di uscire anche lui scendendo rumorosamente i ripidi scalini.

Byron si lasciò scivolare sul divano stendendosi scompostamente con le gambe piegate sul pavimento e la testa verso il soffitto.

"Sono patetico." sussurrò.

Ma Harry, chiudendo la porta della propria stanza una decina di minuti dopo, non riuscì a pensare che Byron fosse patetico o che la signora Weasley fosse una sciocca.

Vedeva ancora i suoi genitori sorridergli dalla vecchia foto strappata, ignari che le loro vite, come quella di molti intorno a loro, si avvicinavano alla fine.

L'immagine del Molliccio che si spacciava per il cadavere di ogni membro della famiglia Weasley, di sua madre davanti a Piton e di quella strana copia di Byron continuava a balenargli davanti agli occhi. Senza alcun preavviso, la cicatrice sulla fronte gli bruciò di nuovo e il suo stomaco si contorse orribilmente. "Piantala." disse deciso, strofinandosi la cicatrice mentre il dolore si affievoliva. "È il primo segnale di follia, parlare con la tua testa." osservò una voce maligna dal quadro vuoto sulla parete. Harry la ignorò. Si sentiva più vecchio che mai e gli parve straordinario che meno di un'ora prima si fosse preoccupato di un negozio di scherzi e di una spilla da prefetto.

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Capitolo 8
*** Partenza ***


Harry passò una notte inquieta. I suoi genitori continuavano a entrare e uscire dai suoi sogni senza mai parlare; la signora Weasley singhiozzava sul cadavere di Kreacher, Byron urlava contro a Piton lanciandogli dei giornali stropicciati, Hermione volava sopra la scopa di Ron e ancora una volta Harry si ritrovò a camminare lungo un corridoio che finiva su una porta chiusa a chiave.

Si svegliò all'improvviso con la cicatrice che gli prudeva. Ron era già vestito e gli stava parlando. "...meglio muoversi, la mamma è fuori di sé, dice che perderemo il treno..."

C'era una grande agitazione in casa. Da quello che sentì mentre si vestiva rapidamente dedusse che Fred e George avevano stregato i loro bauli in modo che volassero di sotto, per risparmiarsi la fatica di trasportarli, col risultato che quelli avevano urtato Ginny e l'avevano fatta precipitare per due rampe di scale fino all'ingresso; Byron era riuscito a fermarla e la signora Weasley ancora più arrabbiata aveva cominciato a urlargli contro perché non toccasse sua figlia, il ritratto della signora Black si era svegliato e aveva cominciato come al solito a insultare tutti i presenti, sovrastata solo dalle grida della signora Weasley.

"...POTEVATE FARLE MALE SUL SERIO, IDIOTI... E TU NON PROVARE MAI PIÙ AD AVVICINARTI A LEI!"

"Mamma mi stava solo aiutan..."

"NON MI INTERESSA"

"...SUDICI IBRIDI CHE INFANGATE LA CASA DEI MIEI PADRI!!"

Harry si stava infilando le scarpe da ginnastica quando Hermione entrò correndo nella stanza, tutta agitata. Edvige si dondolava sulla sua spalla, e lei reggeva tra le braccia Grattastinchi che si divincolava.

"Mamma e papà hanno appena rimandato Edvige." La civetta sbatté piano le ali e si appollaiò in cima alla propria gabbia. "Sei pronto?"

"Quasi. Ginny sta bene?" chiese Harry, infilandosi gli occhiali. "La signora Weasley l'ha risistemata" disse Hermione. "Ma ora Malocchio brontola che non possiamo uscire se non arriva Sturgis Podmore, altrimenti mancherà una persona alla scorta." "La scorta?" disse Harry. "Dobbiamo andare a King's Cross con la scorta?"

"Tu devi andare a King's Cross con la scorta" lo corresse Hermione.

"Perché?" chiese Harry seccato. "Credevo che Voldemort fosse nascosto, o mi stai dicendo che salterà fuori da dietro un cestino dell'immondizia per farmi fuori?"

"Non so, è Malocchio che insiste" rispose Hermione distrattamente, guardando l'orologio. "Ma se non usciamo in fretta perderemo il treno di sicuro..."

"VOLETE SCENDERE TUTTI QUANTI, PER FAVORE? NO, TU RESTI QUI!" urlò furiosa la signora Weasley. Hermione fece un balzo come se si fosse scottata e corse fuori dalla stanza. Harry afferrò Edvige, la ficcò senza tante cerimonie nella gabbia e scese dietro a Hermione, trascinando il baule. Il ritratto della signora Black ululava dalla rabbia, ma nessuno si diede la pena di chiuderle le tende in faccia, tutto il fracasso nell'ingresso l'avrebbe risvegliata comunque.

"Harry, tu devi venire con me e Tonks." urlò la signora Weasley sovrastando gli strilli ripetuti di: "SUNGUEMARCIO! FECCIA! SUDICIE CREATURE!" "Lascia qui baule e civetta, ai bagagli ci pensa Alastor... oh, per l'amor del cielo, Sirius, Silente ha detto di no!" Un cane nero simile a un orso era comparso al fianco di Harry, che stava scavalcando i vari bauli stipati nell'ingresso per raggiungere la signora Weasley. "Oh, insomma..." sbottò lei, esasperata. "Bhe, la responsabilità è solo tua!"

Piton attraversò l'ingresso come un fantasma nero senza dire una parola con Byron alle spalle.

"Tu non vieni?" chiese Harry

"Non con la tua scorta, attiri già abbastanza attenzione." rispose ammiccando a Sirius trasformato e Malocchio in fondo al corridoio. "Mi smaterializzo con Severus vicino a Hogsmeade, ci vediamo questa sera a cena." spiegò.

"Oh, va bene." annuì tristemente Harry vedendolo sparire oltre la porta scura.

Pochi minuti dopo seguì la signora Weasley fuori chiudendosi la porta alle spalle con un tonfo, gli strilli della signora Black s'interruppero all'istante.

"Dov'è Tonks?" chiese Harry, guardandosi intorno mentre scendevano i gradini di pietra del numero dodici, che sparirono non appena raggiunsero il marciapiede.

"Ci sta aspettando laggiù." rispose la signora Weasley in tono severo, distogliendo lo sguardo dal cane nero che avanzava a balzi al fianco di Harry. Una vecchia signora li salutò all'angolo. Aveva i capelli grigi a riccioli fitti e portava un cappello viola a forma di pasticcio di maiale in crosta.

"Ciao, Harry." disse, con una strizzatina d'occhio. "Meglio muoversi, no, Molly?" aggiunse, guardando l'orologio.

"Lo so, lo so." gemette la signora Weasley allungando il passo. "È che Malocchio voleva aspettare Sturgis... se solo Arthur fosse riuscito a mandarci un'altra volta delle macchine dal Ministero... ma di questi tempi Caramell non gli lascia prendere in prestito nemmeno una boccetta vuota d'inchiostro... come fanno i Babbani a viaggiare senza magia?"

Il cane nero diede in un latrato di gioia e saltò attorno a loro, cercando di mordere i piccioni e inseguendo la propria coda. Harry non poté fare a meno di ridere. Sirius era rimasto rinchiuso per molto, troppo tempo. La signora Weasley strinse le labbra in un modo che ricordava tanto zia Petunia. Impiegarono venti minuti per raggiungere King's Cross a piedi.

Una volta dentro la stazione, indugiarono con aria disinvolta vicino alla barriera tra i binari nove e dieci finché non ci fu via libera, poi ciascuno di loro vi si appoggiò a turno e passò tranquillamente sul binario nove e tre quarti, dove l'Espresso per Hogwarts era circondato da studenti impazienti.

Harry inspirò l'odore familiare.

"Spero che gli altri arrivino in tempo." disse la signora Weasley preoccupata, guardando dietro di sé l'arco di ferro battuto che sovrastava il binario.

"Bel cane, Harry!" gridò un ragazzo alto con i riccioli rasta. "Grazie, Lee." rispose Harry con un gran sorriso, mentre Sirius scodin-zolava frenetico.

"Oh, bene." disse la signora Weasley sollevata. "Ecco Alastor con i bagagli..." Con un cappuccio da facchino abbassato sugli occhi scompagnati, Moody si fece avanti zoppicando sotto l'arco, spingendo un carrello carico dei loro bauli.

"Tutto a posto." borbottò alla signora Weasley e a Tonks. "Non credo che ci abbiano seguito."

Qualche istante dopo, il signor Weasley comparve sul marciapiede con Ron e Hermione. Avevano quasi scaricato il carrello di Moody quando Fred, George e Ginny arrivarono con Lupin.

"Niente guai?" chiese Moody.

"Nulla." rispose Lupin.

"Farò ugualmente rapporto su Sturgis a Silente" ringhiò Moody. "È la seconda volta che non si fa vedere in una settimana. Sta diventando inaffidabile come Mundungus." "Bhe, state bene" disse Lupin, stringendo la mano a tutti. Si avvicinò a Harry per ultimo e gli diede una pacca sulla spalla. "Anche tu, Harry. Sta attento."

"Sì, testa bassa e occhi aperti" aggiunse Moody, stringendo a sua volta la mano a Harry.

"E non dimenticate, tutti quanti... attenti a quel che scrivete nelle lettere. Se avete dei dubbi, non scrivetelo."

"È stato magnifico conoscervi tutti quanti." disse Tonks, abbracciando Hermione e Ginny. "Ci vedremo presto, immagino."

Risuonò un fischio d'avvertimento e gli studenti ancora sul marciapiede si affrettarono verso il treno.

"Svelti, svelti!" esclamò la signora Weasley concitata, abbracciandoli a caso e acchiappando Harry due volte. "Scrivete... fate i bravi... se avete dimenticato qualcosa ve la spediremo... ora salite sul treno, presto..." Per un breve istante, l'enorme cane nero si rizzò sulle zampe di dietro e posò quelle davanti sulle spalle di Harry, ma la signora Weasley spinse via Harry verso lo sportello del treno, soffiando: "Per l'amor del cielo, comportati in modo più canino, Sirius!"

"Ci vediamo!" gridò Harry dal finestrino aperto mentre il treno cominciava a muoversi, Ron, Hermione e Ginny salutavano con la mano accanto a lui. Le sagome di Tonks, Lupin, Moody e dei signori Weasley rimpicciolirono in fretta, ma il cane nero corse accanto al finestrino, scodinzolando; le persone sfocate sul marciapiede risero nel vederlo inseguire il treno, poi questo fece una curva, e Sirius sparì.

"Non avrebbe dovuto venire con noi" osservò Hermione preoccupata.

"Oh, dai" ribatté Ron. "Non vedeva la luce del giorno da mesi."

"Bene" disse Fred, battendo le mani una volta. "Non possiamo star qui a chiacchierare tutto il giorno, abbiamo degli affari da discutere con Lee. Ci vediamo dopo." e lui e George sparirono a destra lungo il corridoio.

Il treno prese velocità, le case fuori dal finestrino sfrecciavano via e loro tre cominciarono a barcollare.

"Andiamo a cercarci uno scompartimento?" chiese Harry. Ron e Hermione si scambiarono uno sguardo. "Ehm" fece Ron. "Noi... be'... io e Ron dovremmo andare nella carrozza dei prefetti." disse

"Oh..." disse Harry. "D'accordo. Va bene."

"Non credo che dovremo restarci per tutto il viaggio" aggiunse in fretta Hermione. "Le lettere dicevano che dobbiamo ricevere istruzioni dai Capiscuola e poi sorvegliare i corridoi ogni tanto."

"Va bene." ripeté Harry serio. "Magari ci vediamo dopo."

"Sì, sicuro" disse Ron lanciandogli uno sguardo furtivo e ansioso. "È uno strazio doverci andare, preferirei... ma dobbiamo... insomma, non mi diverto, non sono mica Percy" concluse con enfasi.

"Lo so" Harry sogghignò. Ma vedendo Hermione e Ron che trascinavano i bauli, Grattastinchi e la gabbia con Leotordo verso la locomotiva, Harry provò uno strano senso di abbandono.

"Andiamo" gli disse Ginny "Se ci muoviamo riusciremo a tenere il po-sto anche per loro."

"Giusto" fece Harry. Prese con una mano la gabbia di Edvige e con l'altra la maniglia del baule. Avanzarono a fatica lungo il corridoio, sbirciando oltre i vetri delle porte degli scompartimenti, già pieni.

 

***

 

Byron poggiò i piedi a terra con un tonfo e si portò una mano davanti alla bocca velocemente. Piton al suo fianco sollevò la mano dal suo braccio come se si fosse scottato e andò verso la fine della stretta via con lunghe falcate

"Muoviti White"

"Non mi sono ancora riabbituato a smaterializzarmi." disse deglutendo a fatica.

Piton gli lanciò solo un'occhiata obliqua prima di esaminare la strada quasi deserta davanti a loro.

Byron lo osservò con attenzione, era strano vedere l'amico con quell'atteggiamento furtivo.

"Credi che mi arresteranno prima di arrivare a Hogwarst?" chiese inspirando l'aria tiepida

"Non si sa mai." rispose asciuttamente il pozionista facendogli cenno di muoversi con la testa.

I due attraversarono la via laterale di Hogsmeade velocemente, passarono davanti all'ufficio postale, dove un basso tubare annunciava il ritorno di numerosi gufi. Byron si voltò per alcuni secondi a osservare la vetrina di Zonko piena di giochi e scherzi dei più svariati: lunghe bacchette finte, le immancabili Caccabombe, e in prima fila c'erano due Tazze da tè Mordinaso. Un largo sorriso si formò irrefrenabile sul suo volto.

Oltre i Tre Manici di Scopa si intravedeva la collina che ospitava la Stamberga Strillante, il luogo più infestato di tutta la Gran Bretagna. Era situata un po' più in alto del resto del villaggio, e anche alla luce del giorno era vagamente inquietante, con le finestre chiuse da grosse assi di legno.

Il ricordo di un grosso lupo mannaro gli invase la mente, incredibile pensare che fosse Remus.

Distratto dai propri pensieri non si accorse della direzione che avevano preso, avevano girato attorno al villaggio e ora si trovavano a pochi passi dalle caratteristiche carrozze che portavano al castello gli studenti.

"Mi fai fare l'entrata da studente?" chiese confuso.

"Arrivare a piedi al castello insieme a te sarebbe una tortura." disse Piton con la voce bassa.

"In carrozza è meglio?"

"Almeno è più breve" rispose aprendo la parte laterale della carrozza.

Byron osservò i Thestral che scalciavano appena.

"Se te ne stai ancora li impalato ti lascio venire a piedi." lo minacciò Piton.

Si rianimò di colpo e salì sulla carrozza in silenzio e chiuse lo sportello con forza.

Quando arrivarono ad attraversare la Sala d'Ingresso vuota, illuminata dalla luce naturale che filtrava dalle alte vetrate non ebbe nemmeno il tempo di guardarsi attorno, Piton si era già diretto a passo spedito verso le scale di pietra che portavano ai sotterranei.

L'odore di muffa gli rimepì di colpo le narici, ma scoprì di non trovarlo fastidioso, aveva qualcosa di familiare, quasi rassicurante. Percorsero il largo e basso corridoio in silenzio, il suono dei loro bassi rimbalzò sulle pareti ritmicamente.

Entrarono nello studio del professore attraversando una stretta porta scura sulla sinistra.

La stanza era appena illuminata da delle sottili candele, sulle pareti erano allineati sugli scaffali grandi vasi di vetro pieni di pezzi di animali e piante, che galleggiavano in pozioni di vari colori. In un angolo, verso il fondo della stanza c'era un piccolo armadio che immaginò contenere le scorte degli ingredienti.

Sul lato sinistro con sorpresa notò un piccolo caminetto spento.

"Casa dolce casa." sussurrò Byron facendo qualche passo verso gli scaffali per osservare i vasi più nascosti. "Allora come ci organizziamo? Dividiamo lo stesso letto o a me tocca il divano?" chiese osservando le ali rinsecchite di un pipistrello galleggiare in un denso liquido giallastro.

"C'è un'altra stanza." rispose Piton slacciandosi il lungo mantello.

Byron si voltò di scatto alzando un sopracciglio. "Un'altra stanza? Silente ti ha messo una stanza in più in vista di compagnia?"

"È per te idiota."

"Certo." annuì seccamente con un ghigno. "A me andava bene anche un letto solo."

Il professore ispirò profondamente facendo vibrare le narici.

Quando la sera cominciò a calare la scuola iniziò a rimepirsi di vita, riuscirono a sentire i numerosi passi al piano di sopra nella sala d'ingresso. Trovarsi ancora nella Sala Grande fu come tornare indietro nel tempo ma in un modo distorto, i quattro lunghi tavoli delle Case si stavano riempiendo ma Byron seguì Piton dietro a quello principale rialzato sul fondo della sala.

Le candele galleggiavano a mezz'aria sopra i tavoli, illuminando i fantasmi argentei sparpagliati nella Sala e i volti degli studenti immersi in fitte conversazioni.

Riuscì a trovare Harry fra la folla che si accalcava per prendere posto ai tavolo di Grifondoro e Tassorosso. I loro occhi si incrociarono per diversi secondi prima che Hermione si chinasse verso Harry sussurrandogli qualcosa.

"Non so che darei per poterti fare una foto" disse Byron voltandosi verso Piton accigliato "tu sembri a un funerale, mentre di fianco ti ritrovi un confetto roso"

"Quanto acume." sibilò il professore lanciando un'occhiata verso la donna tarchiata con corti capelli ricci color topo e un vistoso cardigan rosa.

La canzone del cappello parlante e il seguente smistamento fu noioso, Byron non vedeva l'ora di addentare qualcosa, sperò ce Sielnte non si mettesse a fare uno dei suoi discorsi prolissi. Si trattenne un paio di volta dal bisbigliare qualche commento all'orecchio di Severus, era così strano stare seduto davanti a tutta la Sala Grande.

Finalmente quando tutti i primini furono smistati apparve il cibo sulle tavolate.

"Non farti notare." bisbigliò Piton prima di riempirsi il bicchiere di vino.

"Io non mi faccio notare." rispose confuso guardandosi attorno, ma non ci mise molto a capire, Dolores Umbridge lanciava veloci occhiate nella loro direzione.

Quando tutti ebbero finito di mangiare e il frastuono nella Sala prese a crescere, Silente si alzò. Smisero tutti all'istante di parlare e si voltarono verso il Preside.

Byron si lasciò ricadere sullo schienale della sedia finalmente sazio.

"Bene, ora che stiamo tutti digerendo un altro splendido banchetto, chiedo alcuni istanti della vostra attenzione per i soliti avvisi" cominciò. "Quelli del primo anno devono sapere che la foresta nel territorio della scuola è proibita agli studenti... e ormai dovrebbero saperlo anche alcuni dei nostri studenti più anziani. Il signor Gazza, il custode, mi ha chiesto di ricordarvi che la magia non è permessa nei corridoi tra le classi, così come un certo numero di altre cose, che si possono controllare sulla lista completa ora appesa alla porta del suo ufficio." fece un molle gesto con la mano. "Abbiamo avuto due avvicendamenti nel corpo insegnanti, quest'anno. Siamo molto felici di salutare di nuovo la professoressa Caporal, che terrà le lezioni di Cura delle Creature Magiche; siamo anche lieti di presentare il signor White che lavorerà al fianco del professor Piton come suo assistente nelle ore di pozioni e la professoressa Umbridge, nostra nuova insegnante di Difesa contro le Arti Oscure."

Ci fu un giro di applausi educati ma decisamente poco entusiasti. Byron osservò con interesse il soffitto incantato della sala fissando una nuvola più scura delle altre.

"I provini per le squadre di Quidditch delle Case si terranno il..." S'interruppe, guardando interrogativo la professoressa Umbridge. Siccome non era molto più alta in piedi che da seduta, per un attimo nessuno capì perché Silente avesse smesso di parlare, ma poi lei si schiarì la voce. "Hem hem" e fu chiaro che si era alzata e intendeva tenere un discorso.

Piton vicino a lei indietreggiò con la testa come se temesse di starle troppo vicino e la McGranitt strinse le labbra con disappunto.

Silente al contrario parve semplicemente stupito, si sedette prontamente e guardò con molta attenzione la professoressa Umbridge, come se non desiderasse altro che ascoltarla.

"Grazie, Preside." disse in tono lezioso la professoressa Umbridge. "Per le gentili parole di benvenuto." La sua voce era acutissima, tutta di gola, come se imitasse una bambina. Un lungo e fastidioso brivido percorse la schiena di Byron.

"Be', devo dire che è delizioso essere di nuovo a Hogwarts! E vedere queste faccette felici che mi guardano!"

Byron non riuscì a trattenersi, si sporse leggermente a destra verso Severus. "È un po' miope la signora." sussurrò.

Il pozionista non diede segno di averlo sentito.

"Non vedo l'ora di conoscervi tutti e sono certa che saremo ottimi amici!" Gli studenti nascosero a stento delle smorfie.

"Il Ministero della Magia ha sempre considerato l'istruzione dei giovani maghi e streghe di vitale importanza. I rari doni con i quali siete nati possono non dare frutto se non vengono alimentati e perfezionati da un'educazione attenta. Le antiche abilità della comunità dei maghi devono essere trasmesse di generazione in generazione o le perderemo per sempre. Il tesoro della sapienza magica accumulato dai nostri antenati dev'essere sorvegliato, arricchito e rifinito da coloro che sono stati chiamati alla nobile professione dell'insegnamento." La professoressa Umbridge qui fece una pausa e rivolse un breve inchino ai colleghi, nessuno dei quali rispose. Le scure sopracciglia della professoressa McGranitt si contrasseropiglio mentre scambiarva uno sguardo eloquente con la professoressa Sprite. "Ogni Preside mago o strega di Hogwarts ha portato il proprio contributo all'oneroso compito di governare questa scuola storica, ed è così che dev'essere, perché senza progresso vi sarebbero torpore e decadenza. E tuttavia, il progresso per il progresso dev'essere scoraggiato, perché le nostre consolidate tradizioni spesso non richiedono correzioni. Un equilibrio, dunque, fra il vecchio e il nuovo, fra la stabilità e il cambiamento, fra la tradizione e l'innovazione."

Byron picchiettò con le nocche sul lungo tavolo seguendo il ritmo di una vecchia canzone che gli frullava in testa.

Si fermò solo quando sentì la calda mano di Severus sulla sua; teneva ancora il volto fisso in avanti sulla Umbridge.

"Perché alcuni cambiamenti saranno per il meglio, mentre altri, a tempo debito, verranno riconosciuti come errori di giudizio. Nel frattempo, alcune vecchie abitudini verranno mantenute, e a ragione, mentre altre, obsolete e consunte, devono essere abbandonate. Andiamo avanti, dunque, in una nuova era di apertura, concretezza e responsabilità, decisi a conservare ciò che deve essere conservato, perfezionare ciò che ha bisogno di essere perfezionato e tagliare là dove troviamo abitudini che devono essere abolite." Finalmente dopo quelle che parvero ore si zittì e tornò a sedere accompagnata dall'applauso di Silente Gli insegnanti seguirono il suo esempio, Byron si limitò a unire la mani un paio di volte con poca convinzione prima di riappoggiarle seccamente sul tavolo.

Silente si alzò di nuovo. "Grazie infinite, professoressa Umbridge, è stato profondamente illuminante." disse con un inchino, prima di congedare gli studenti.

Si levò un gran sbatacchiare, le panche si allontanarono dai tavolo raschiando il pavimento rumorosamente mentre gli studenti si alzavano pronti a uscire dalla Sala.

Piton al suo fianco si alzò senza dire una parola, fece solo dei rapidi cenni verso Silente e la professoressa McGranitt mentre passava alle loro spalle, Byron lo seguì attraverso la stretta porta laterale, con la spiacevole sensazione di essere osservato da qualcuno alle spalle.

Quasi non si accorse del tragitto fino ai sotterranei per arrivare alle stanze di Severus.

"Vai nella tua stanza cercando di non fare troppo rumore e non provare a uscire." intimò il pozionista chiudendosi la porta alle spalle.

"Cavolo, quanto sei diventato severo." commentò.

"Chiudi la bocca White."

"Attento Piton, sono più in alto di te nella gerarchia." disse con una voce bassa che sembrò strana perfino alle sue orecchie.

Gli occhi di Severus ebbero un tremito.

"Volevo dire... sai come a scuola quando c'era Lucius e Regulus che..." tentò di spiegare.

"Sta zitto e vai a dormire."

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Capitolo 9
*** Pozione svanita ***


"Harry che hai?" chiese Hermione la mattina seguente mentre scendevano una larga rampa di scale verso la Sala Grande.

"Seamus crede che Harry stia mentendo su Tu-Sai-Chi" spiegò Ron mettendosi la vecchia tracolla sulla spalla destra.

Hermione sospirò. "Sì, anche Lavanda la pensa così."

"Avete fatto una bella chiacchieratina, avete discusso se sono un idiota bugiardo che cerca di attirare l'attenzione?" scattò Harry.

"No" rispose Hermione tranquilla. "Le ho detto di chiudere quella boccaccia, veramente. E sarebbe carino se la smettessi di aggredirci, Harry, perché, nel caso non te ne sia accorto, io e Ron siamo dalla tua parte." Ci fu una breve pausa.

"Scusa" mormorò Harry.

"Figurati" disse Hermione poi scosse il capo. "Non ti ricordi che cos'ha detto Silente al banchetto di fine anno?" Sia Harry che Ron la guardarono con aria smarrita e Hermione sospirò di nuovo. "Su Voi-Sapete-Chi. Ha detto che la sua 'abilità nel seminare discordia e inimicizia è molto grande. Possiamo combatterla solo mostrando un legame altrettanto forte di amicizia e fiducia."

"Come fai a ricordarti una cosa del genere?" chiese Ron, guardandola ammirato.

"Ascolto, Ron" disse Hermione, con una punta di asprezza. "Anch'io ascolto, però non saprei dirti che cosa..."

"Il punto è..." proseguì Hermione. "Che è esattamente di questo che parlava Silente. Voi Sapete Chi è tornato solo due mesi fa e abbiamo già cominciato a litigare fra noi. E l'avvertimento del Cappello Parlante è lo stesso: state vicini, restate uniti."

"Se vuol dire che dobbiamo fare gli amiconi con Serpeverde... non se ne parla proprio." disse Ron con convinzione.

"Bhe penso che sia un peccato non sforzarsi di ottenere un po' di unità tra le Case." concluse Hermione severa. Erano arrivati ai piedi della scalinata di marmo.

Harry ci pensò su, Ron aveva ragione, non sarebbero mai andati d'accordo con i Serpeverde eppure... Byron era un Serpeverde e da quello che gli aveva detto era amico di sua madre, sembrava un tipo a posto... ma era stato un Mangiamorte, come Piton. Non aveva avuto il tempo di chiedergli se il Molliccio quella sera, prima della partenza avesse detto la verità.

Si bloccò di colpo rischiando di andare a sbattere contro una fila di Corvonero del quarto anno attraversava la Sala d'Ingresso.

Seguirono la calca fino alla Sala Grande ed entrando guardarno tutti d'istinto verso il tavolo degli insegnanti. La professoressa Caporal chiacchierava con la professoressa Sinistra, l'insegnante di Astronomia, e Hagrid ancora una volta si notava solo per l'assenza.

Tra fruscii e sbatter d'ali, centinaia di gufi planarono dalle finestre in alto, portando lettere e pacchetti ai destinatari e spruzzando i ragazzi seduti a far colazione con una pioggia di goccioline d'acqua; evidentemente fuori pioveva forte.

La professoressa McGranitt avanzò lungo il tavolo, distribuendo gli orari.

"Guardate oggi!" gemette Ron. "Storia della Magia, due ore di Pozioni, Divinazione e due ore di Difesa contro le Arti Oscure... Rüf, Piton, Cooman e quella Umbridge tutti in un giorno! Spero che Fred e George si spiccino a perfezionare quelle Merendine Marinare..."

"Le mie orecchie m'ingannano?" domandò Fred, arrivando con George e stringendosi sulla panca vicino a Harry.

"I prefetti di Hogwarts certo non desiderano saltare le lezioni, vero?"

"Guarda che cos'abbiamo oggi" ribatté Ron scontroso, ficcando l'orario sotto il naso di Fred. "È il lunedì peggiore che abbia mai visto."

"Hai ragione, fratellino" disse Fred, scorrendo la colonna. "Puoi avere un po' di Torrone Sanguinolento a buon prezzo, se vuoi."

"Come mai costa poco?» chiese Ron sospettoso.

"Perché continui a perdere sangue dal naso finché non ti prosciughi; non abbiamo ancora trovato un antidoto" rispose George, servendosi un'aringa affumicata. "Grazie tante ma no." borbottò Ron, infilandosi malamente l'orario in tasca.

"Dai almeno con Piton ci sarà anche Byron, chi sa che non rallegri un po' l'ambiente." disse George infilandosi in bocca un cereale.

Lavanda e Patil emisero degli strani risolini legegndo l'orario.

"Bha, l'influenza di Piton non è passata quando eravamo al quartier..."

"Zitto Ron!" mormorò Hermione colpendogli una spalla

"Ahu!" si lamentò

"Almeno potrebbero essere quasi sopportabili." aggiunse Fred picchiettando sulla spalla del gemello. "Dai andiamo, forse riusciamo a incrociare Lee prima della lezione."

George annuì seguendolo fuori dalla Sala Grande.

L'ora di Storia della Magia si confermò la più noiosa di tutte e anche se Pozioni non era meglio Harry si unì alla coda che si allungava fuori dalla classe di Piton, nei sotterranei, con un innaturale ottimismo.

Perfino il cigolio minaccioso della porta del sotterraneo di Piton che si apriva non fece scoppiare la piccola, speranzosa bolla che pareva essersi gonfiata nel suo petto. Entrò in classe dietro a Ron e Hermione e li seguì al solito banco in fondo.

"Seduti" disse Piton con voce fredda, chiudendosi la porta alle spalle. Non ci fu bisogno di richiamare nessuno all'ordine: nel momento in cui la classe aveva sentito la porta chiudersi, ogni irrequietezza si era placata. La sola presenza di Piton bastava ad assicurare il silenzio in una classe. "Prima di cominciare la lezione di oggi" disse Piton, raggiungendo la cattedra e facendo scorrere lo sguardo su tutti gli studenti "ritengo opportuno ricordarvi che il prossimo giugno affronterete un esame importante, durante il quale dimostrerete quanto avete imparato sulla composizione e l'uso delle pozioni magiche." Byron appoggiato a una delle grosse colonne in mezzo alla classe annuì con vigore. "Per quanto alcuni alunni di questa classe siano senza dubbio delle teste di legno, mi aspetto che strappiate un 'Accettabile' al vostro G.U.F.O., o incorrerete nel mio... disappunto." Il suo sguardo questa volta indugiò su Neville, che deglutì. "Dopo quest'anno, naturalmente, molti di voi smetteranno di studiare con me, io ammetto solo i migliori nella mia classe di Pozioni per il M.A.G.O., il che significa che ad alcuni dovrò dire addio."

 

"È così commovente." commentò Byron fingendo di asciugarsi una lacrima.

Le labbra di Piton tremarono appena "White prendi gli ingredienti dalla dispensa." ordinò

"Sì professore" annuì Byron servile avvicinandosi alla dispensa.

Harry non riuscì a far sparire il piccolo sorriso rilassato dal suo volto, era così strano vedere Byron e Piton vicini, e ancora di più pensare che fossero davvero amici, erano così diversi.

"Oggi prepareremo una pozione che viene richiesta spesso al G.U.F.O.: la Bevanda della Pace, una pozione che calma l'ansia e placa l'agitazione. Attenti: se esagerate con gli ingredienti infliggerete al bevitore un sonno pesante e qualche volta irreversibile, quindi dovete prestare molta attenzione." Alla sinistra di Harry, Hermione si mise un po' più diritta, ostentando la massima concentrazione. "Le istruzioni sono sulla lavagna. Se vi serve qualcosa chiedete al signor White." disse agitando appena la mano verso di lui.

"Vuoi lasciare a me tutti il lavoro sporco." comprese Byron alzandosi le maniche della camicia.

"Muovetevi!" gridò Piton.

Tutti gli studenti scattarono cominciando a raccogliere gli ingredienti e portarli al proprio tavolo.

Proprio come Harry si aspettava Piton non avrebbe potuto assegnare una pozione più complicata e insidiosa. Gli ingredienti dovevano essere aggiunti nel calderone nell'ordine e nella quantità esatti; l'intruglio doveva essere mescolato per un preciso numero di volte, prima in senso orario, poi antiorario; il calore della fiamma sul quale sobbolliva doveva essere abbassato esattamente al livello giusto per un determinato numero di minuti prima di aggiungere l'ingrediente finale.

"Non è male Hermione." disse Byron pochi minuti dopo avvicinandosi al calderone della ragazza. "Stai solo attenta alla temperatura."

"Un lieve vapore d'argento dovrebbe ora sprigionarsi dalle vostre pozioni." annunciò Piton, a dieci minuti dalla fine. Harry sudando copiosamente si guardò intorno disperato. Il suo calderone emanava un'abbondante quantità di fumo grigio scuro; quello di Ron sprizzava scintille verdi. Seamus attizzava in modo febbrile le fiamme alla base del suo con la punta della bacchetta, perché erano lì lì per spegnersi. La superficie della pozione di Hermione, tuttavia, era una nebbiolina fosforescente di vapore argenteo, e passando Piton la guardò senza fare commenti.

Anche Byron girava fra i tavoli mormorando ogni tanto consigli agli studenti, lo sentì fare i complimenti a Malfoy per il modo in cui aveva tritato le erbe.

Patil lo aveva chiamato un paio di volte per fare domande inutili sul procedimento che si trovava già scritto sulla lavagna; ma Byron le aveva risposto senza alcun fastidio.

Quando si avvicinò anche al suo calderone però l'espressione si incupì.

"Harry dimmi che hai messo lo sciroppo di elleboro." sussurrò

Harry guardò la propria pozione scura e poi il tagliere alla sua destra, una piccola boccetta era ancora chiusa vicino al piccolo coltello. "Io... cavolo no." Il suo cuore ebbe un tuffo.

"Sei fregato." disse Byron con una smorfia.

Piton si avvicinò e lo scrutò con un orribile sorriso mellifluo. "Potter, questa che cosa sarebbe?" I Serpeverde in prima fila alzarono lo sguardo.

"La Bevanda della Pace" rispose teso Harry, scambiando uno sguardo di supplica verso Byron.

"Dimmi un po', Potter..." disse Piton dolcemente. "Sai leggere?" Draco Malfoy rise.

"Sì" rispose Harry, le dita serrate attorno alla bacchetta. "Leggimi la terza riga delle istruzioni, Potter». Harry guardò la lavagna strizzando gli occhi; non era facile decifrare le istruzioni fra il vapore multicolore che riempiva il sotterraneo. "Aggiungere la pietra di luna in polvere, mescolare tre volte in senso antioriario, lasciar bollire per sette minuti, poi aggiungere due gocce di sciroppo di elleboro."

"Hai fatto tutto quello che c'era scritto alla terza riga, Potter?"

"No." rispose Harry piano.

"Prego?"

"No." disse Harry alzando la voce. "Ho dimenticato l'elleboro."

"Lo so, Potter, il che vuol dire che questa porcheria è del tutto inutile. Evanesco."

 

 

 

La pozione di Harry svanì all'istante lasciando il calderone vuoto.

"Mi dispiace." sussurrò Byron.

"Quelli di voi che sono riusciti a leggere le istruzioni riempiano una fiaschetta con un campione della loro pozione, scrivano chiaramente sull'etichetta il proprio nome e la portino alla mia scrivania." disse Piton. "Compito: trenta centimetri di pergamena sulle proprietà della pietra di luna e i suoi usi nella preparazione di pozioni, da consegnare giovedì."

Mentre tutti attorno riempivano le fiaschette Harry ripose le sue cose con le mani tremanti di rabbia. La sua pozione non era peggiore di quella di Ron, che al momento emanava un odoraccio di uova marce; né di quella di Neville, che aveva raggiunto la consistenza di cemento fresco e che Neville era intento a spalare dal calderone; eppure era lui, Harry, che avrebbe preso zero punti quel giorno.

Al suono della campana fu il primo a uscire, e aveva già cominciato a pranzare quando Ron e Hermione lo raggiunsero nella Sala Grande.

"È stato davvero ingiusto." disse Hermione. "La tua pozione non era nemmeno lontanamente orrida come quella di Goyle."

"Già." mormorò Harry, guardando con rabbia il piatto. "Quando mai Piton è stato giusto con me?"

"Pensavo che sarebbe stato diverso, sai ora che Piton fa parte... dell'ordine." spiegò abbassando al voce.

"Già e poi c'è anche Byron, lui sembra a posto, ha cercato di aiutarti." disse Ron.

"Non può fare molto contro Piton, hai visto come si è comportato all'inizio della lezione." ricordò Hermione seria.

"Io ancora non capisco come faccia Silente a fidarsi di Piton." sussurrò Harry addentando un pezzo del suo pasticcio.

"Credo che Silente abbia un sacco di prove, anche se non le racconta a noi." ribatté Hermione. "Piuttosto non so come faccia a fidarsi di Byorn."

"Che vuoi dire?" chiese Harry allarmato.

"Ha qualcosa di strano, ricordate cosa hanno detto Fred e George?" si voltò verso i compagni seduti a diversi posti di distanza prima di tornare a parlare. "Dalle conversazioni che sono riusciti ad ascoltare sembra che... abbia ucciso qualcuno."

Harry abbassò la testa sul piatto teso, non aveva raccontato a nessuno quello che era successo con il Molliccio la sera prima di partire per Hogwarst.

"Non era ad Azkaban." disse Harry portandosi un altro piccolo boccone alle labbra.

"No, ma hanno detto che era da qualche altra parte, non so dove."

"Se non lo sai allora non dirlo." sbottò Harry con veemenza, mentre Ron apriva la bocca per rispondere a tono.

"Invece che accusare senza prove."

"Harry io non..."

Abbandonò il suo pasticcio e si gettò di nuovo la borsa in spalla uscendo dalla Sala Grande.

Salì la scalinata di marmo due gradini alla volta, superando i molti studenti che si affrettavano a scendere a pranzo. La rabbia che era appena divampata così a sorpresa ardeva ancora dentro di lui, e la visione delle facce sconvolte di Ron e Hermione gli dava una profonda soddisfazione.

 

***

 

"Come sei diventato cattivo Severus." Commentò Byron raccogliendo gli ingredienti dell'ultima lezione.

Piton girò silenziosamente intorno alle scrivania.

"Hai visto la pozione di Goyle? Era un intruglio orredo, è pura esplosa la fiaschetta."

"Smettila di blaterare e pulisci i calderoni" ordinò alzando lo sguardo su di lui

"mi stai sfruttando!" Si lamentò

"sei il mio assistente, assistimi"

"L'ho sempre fatto."

 

***

 

Quando entrarono nella classe di Difesa contro le Arti Oscure trovarono la professoressa Umbridge già seduta alla cattedra, con addosso il vaporoso cardigan rosa della sera prima e il fiocco di velluto nero in cima alla testa.

Tutti entrarono in silenzio.

"Be', buon pomeriggio." disse quando finalmente tutti si furono seduti.

Alcuni borbottarono: "Buon pomeriggio." La "Così non va. Vorrei per favore che rispondeste 'Buon pomeriggio, professoressa Umbridge'. Un'altra volta, prego. Buon pomeriggio, ragazzi!"

"Buon pomeriggio, professoressa Umbridge" le risposero in coro. "Bene" disse la professoressa Umbridge in tono amabile. "Non era troppo difficile, vero? Via le bacchette e fuori le piume, prego." Molti ragazzi si scambiarono sguardi cupi; l'ordine 'Via le bacchette' non era mai stato seguito da una lezione interessante. Harry ripose la sua ed e-strasse piuma, inchiostro e pergamena. La professoressa Umbridge aprì la borsa, sfilò la bacchetta, che era insolitamente corta, e batté forte la lavagna; subito apparvero le parole: Difesa contro le Arti Oscure Ritorno ai principi base.

"Allora, l'insegnamento di questa materia è stato piuttosto discontinuo e frammentario, non è così?" esordì, voltandosi verso la classe con le mani intrecciate davanti a sé. "Il continuo cambio d'insegnanti, molti dei quali pare non abbiano seguito alcun programma approvato dal Ministero, ha purtroppo sortito l'effetto di porvi assai sotto la media d'istruzione che ci aspetteremmo di vedere nell'anno dei G.U.F.O. Vi farà piacere sapere, tuttavia, che questi problemi saranno finalmente risolti. Quest'anno seguiremo un corso di magia difensiva strutturato con cura, fondato sulla teoria, approvato dal Ministero." "Avete tutti Teoria della Magia Difensiva di Wilbert Slinkhard?" La classe fu percorsa da un cupo mormorio di assenso. "Credo che dobbiamo riprovarci." disse con uno strano sorriso. "Quando vi faccio una domanda, vorrei che rispondeste 'Sì, professoressa Umbridge', o 'No, professoressa Umbridge'. Allora: avete tutti Teoria della Magia Difensiva di Wilbert Slinkhard?"

"Sì, professoressa Umbridge" risuonò nell'aula.

"Bene. Vorrei che apriste il libro a pagina cinque e leggeste 'Capitolo Uno, Fondamenti per principianti'. Non ci sarà bisogno di parlare." Si allontanò dalla lavagna e si sedette dietro la cattedra, osservandoli con quegli occhi gonfi da rospo. Harry andò a pagina cinque del libro e cominciò a leggere. Era infinitamente noioso, quasi orrendo come ascoltare il professor Rüf. Sentì che la concentrazione si dileguava; ben presto si ritrovò a leggere la stessa riga per la decima volta senza capire altro che le prime poche parole. Passarono alcuni minuti di silenzio. Vicino a lui, Ron si rigirava la piuma tra le dita con aria assente, fissando lo stesso punto della pagina. Harry guardò a destra e la sorpresa lo riscosse dal torpore: Hermione non aveva nemmeno aperto il libro. Guardava fisso la professoressa Umbridge, con la mano alzata. A quanto ricordava Harry, Hermione non aveva mai trascurato di legge-re quando le veniva ordinato, né in verità aveva mai resistito alla tentazione di aprire qualunque libro le capitasse sotto il naso. La guardò interrogativo, ma lei si limitò a scuotere appena il capo per far capire che non aveva intenzione di rispondere ad alcuna domanda, e continuò a fissare la professoressa Umbridge che guardava con altrettanta decisione da un'altra parte. Dopo parecchi minuti, tuttavia, Harry non fu più il solo a tenere d'occhio Hermione. Il capitolo che era stato ordinato loro di leggere era così noioso che un numero crescente di ragazzi aveva deciso di osservare il muto tentativo di Hermione di attirare l'attenzione della professoressa Umbridge invece di affaticarsi sui 'Fondamenti per principianti'. Quando ormai più di metà della classe fissava Hermione al posto dei propri libri, la professoressa Umbridge parve decidere che non poteva più ignorare la situazione. "Voleva chiedere qualcosa a proposito del capitolo, cara?" domandò a Hermione, come se si fosse appena accorta di lei. "Non a proposito del capitolo, no" rispose Hermione.

"Be', adesso stiamo leggendo" disse la professoressa Umbridge, mostrando i dentini affilati. "Se ha altre domande, possiamo affrontarle alla fine della lezione."

"Ho una domanda sugli obiettivi del suo corso" ribatté Hermione. La professoressa Umbridge alzò le sopracciglia.

"Il suo nome è?"

"Hermione Granger" rispose Hermione. "Be', signorina Granger, credo che gli obiettivi del corso siano perfettamente chiari se li legge attentamente" disse la professoressa Umbridge con deliberata dolcezza.

"Veramente non mi pare" obiettò Hermione brusca. "Là non c'è scritto niente sul fatto di usare incantesimi di Difesa."

Ci fu un breve silenzio durante il quale molti ragazzi si voltarono a guardare corrucciati i tre obiettivi del corso ancora scritti sulla lavagna. "Usare incantesimi di Difesa?" ripeté la professoressa Umbridge con una risatina. "Be', non riesco a immaginare una situazione nella mia classe che richieda di ricorrere a un incantesimo di Difesa, signorina Granger. Lei non si aspetta di venire aggredita durante le lezioni, no?"

"Non useremo la magia?" domandò Ron ad alta voce.

"Gli studenti alzano la mano quando desiderano parlare durante le mie lezioni, signor...?"

"Weasley" disse Ron, scagliando la mano in aria. La professoressa Umbridge, con un sorriso ancora più ampio, gli voltò le spalle. Anche Harry e Hermione alzarono subito la mano. Gli occhi gonfi della professoressa Umbridge indugiarono su Harry un istante prima di rivolgersi a Hermione. "Sì, signorina Granger? Voleva chiedere qualcos'altro?"

"Sì" rispose Hermione. "Senza dubbio lo scopo di Difesa contro le Arti Oscure è esercitarsi negli incantesimi di Difesa, no?"

"Lei è per caso un'esperta di istruzione del Ministero, signorina Granger?" chiese la professoressa Umbridge con la sua voce falsamente dolce.

"No, ma..."

"Be', allora temo che non sia qualificata per decidere qual è lo 'scopo' di un corso. Maghi molto più anziani e capaci di lei hanno ideato il nostro nuovo programma di studi. Apprenderete gli incantesimi di Difesa in un modo sicuro, privo di rischi...» "A che cosa serve?" chiese Harry ad alta voce. "Se verremo attaccati, non sarà in un..."

"La mano, signor Potter" cantilenò la professoressa Umbridge. Harry scagliò il pugno in aria. Di nuovo, la professoressa Umbridge gli voltò rapida le spalle, ma ormai parecchi ragazzi avevano la mano alzata. "Il suo nome è?" chiese la professoressa Umbridge a Dean.

"Dean Thomas."

"Allora, signor Thomas?"

"Be', è come dice Harry, no? Se verremo attaccati, non sarà privo di rischi."

"Ripeto" rispose la professoressa Umbridge, sorridendo a Dean in modo assai irritante. "Si aspetta di venire aggredito durante le mie lezioni?"

"No, ma..." La professoressa Umbridge lo interruppe. "Non ho intenzione di criticare il modo in cui le cose sono state condotte in questa scuola" disse, con un sorriso niente affatto convincente che le stirava la bocca larga. "Ma in questo corso siete stati esposti all'influenza di maghi assai irresponsabili, davvero assai irresponsabili... per non parlare..." e diede in una risatina maligna. "Di ibridi estremamente pericolosi."

"Se intende il professor Lupin..." sbottò Dean arrabbiato. "È stato il migliore che abbiamo mai..."

"La mano, signor Thomas! Come stavo dicendo, siete stati introdotti a incantesimi complessi, inadatti alla vostra età e potenzialmente letali. Siete stati indotti con la paura a credere che sia probabile imbattersi in Attacchi Oscuri un giorno sì e uno no..."

"Non è così" disse Hermione. "Abbiamo solo..."

"La sua mano non è alzata, signorina Greanger!" Hermione alzò la mano. La professoressa Umbridge si voltò dall'altra parte. "Mi pare di aver capito che il mio predecessore non solo ha praticato maledizioni illegali davanti a voi, ma addirittura su di voi."

"Be', è saltato fuori che era un pazzo, no?" disse Dean accalorandosi. "Ma comunque abbiamo imparato un sacco di cose."

"La sua mano non è alzata, signor Thomas!" strillò la professoressa Umbridge. "Ora, è opinione del Ministero che una conoscenza teorica sarà più che sufficiente a farvi superare gli esami, e dopotutto è questo lo scopo della scuola. Il suo nome?" aggiunse, fissando Calì, che aveva appena fatto scattare in aria la mano.

"Calì Patil, e al G.U.F.O. non c'è anche una prova pratica di Difesa con-tro le Arti Oscure? Non dobbiamo dimostrare di saper concretamente eseguire le contromaledizioni, eccetera?" "Se avrete studiato abbastanza a fondo la teoria, non c'è ragione per cui non dovreste essere in grado di eseguire gli incantesimi durante gli esami, in circostanze di massima sicurezza" rispose la professoressa Umbridge categorica. "Senza mai averli provati prima?" chiese Calì incredula. "Ci sta dicendo che la prima volta che potremo fare gli incantesimi sarà agli esami?"

"Ripeto, se avrete studiato a fondo la teoria..."

"E a che cosa servirà la teoria nel mondo reale?" intervenne Harry ad alta voce, la mano di nuovo levata.

La professoressa Umbridge alzò lo sguardo.

"Qui siamo a scuola, signor Potter, non nel mondo reale" disse piano.

"Allora non dobbiamo prepararci a ciò che ci aspetta là fuori?" "Non c'è niente che ci aspetta là fuori, signor Potter."

"Oh, davvero?" ribatté Harry. La rabbia che gli borbottava dentro sommessa da tutto il giorno stava raggiungendo la temperatura di ebollizione.

"Chi immagina possa desiderare di aggredire ragazzini come voi?" indagò la professoressa Umbridge con voce tremendamente mielosa. "Mmm, mi lasci pensare..." rispose Harry in tono meditabondo. "Forse... Lord Voldemort?"

Ron trattenne il fiato; Lavanda Brown emise un gridolino, Neville scivolò giù dallo sgabello. La professoressa Umbridge, tuttavia, non batté ciglio. Fissava Harry con aria di cupa soddisfazione.

"Dieci punti in meno per Grifondoro, signor Potter."

La classe era immobile e silenziosa. Tutti fissavano la Umbridge o Harry. "Ora, permettete che chiarisca un paio di cose." La professoressa Umbridge si alzò e si sporse verso di loro, le mani dalle dita tozze allargate sul piano della cattedra. "Vi è stato riferito che un certo Mago Oscuro è tornato dal mondo dei morti..."

"Non era morto" disse Harry con rabbia. "È tornato!"

"Signor-Potter-lei-ha-già-fatto-perdere-dieci-punti-alla-sua-Casa-non-peggiori-la-situazione" disse la professoressa Umbridge tutto d'un fiato, senza guardarlo. "Come stavo dicendo, vi è stato riferito che un certo Mago Oscuro è di nuovo in circolazione. Questa è una bugia."

"Non è una bugia!" esclamò Harry. "Io l'ho visto, l'ho affrontato!"

"Punizione, signor Potter!" La professoressa Umbridge era trionfante. "Domani sera. Alle cinque. Nel mio ufficio. Ripeto, questa è una bugia. Il Ministero della Magia garantisce che non correte alcun pericolo da parte di alcun Mago Oscuro. Se siete ancora preoccupati, venite assolutamente da me dopo le ore di lezione. Se qualcuno vi mette in agitazione diffondendo frottole su Maghi Oscuri rinati, vorrei esserne informata. Sono qui per aiutarvi. Sono vostra amica. E ora, volete per favore continuare la lettura? Pagina cinque, 'Fondamenti per principianti." La professoressa Umbridge sedette dietro la cattedra. Harry invece si alzò. Lo guardavano tutti; Seamus era mezzo spaventato, mezzo ammaliato.

"Harry, no!" sussurrò Hermione allarmata, tirandolo per una manica, ma lui allontanò il braccio con uno strattone. "Quindi secondo lei Cedric Diggory è morto così, da solo, vero?" chiese con voce tremante.

Trattennero tutti il respiro, nessuno di loro, tranne Ron e Hermione, aveva mai sentito Harry parlare di ciò che era successo la notte della morte di Cedric. Spostarono gli sguardi curiosi da Harry alla professoressa Umbridge, che aveva alzato gli occhi e lo guardava senza alcuna traccia del suo sorriso posticcio. "La morte di Cedric Diggory è stata un tragico incidente." rispose in tono gelido.

"È stato un assassinio" disse Harry. Avvertiva il proprio tremito. Non aveva parlato quasi con nessuno della cosa, men che meno davanti a trenta compagni di classe avidi di sapere. "Voldemort l'ha ucciso, e lei lo sa."

Il volto della Umbridge era privo di espressione. Per un attimo, Harry pensò che gli avrebbe urlato contro. Invece disse, con la voce più morbida, più dolcemente infantile che riuscì a trovare: "Venga qui, signor Potter, caro." Lui calciò via la sedia, oltrepassò Ron e Hermione e raggiunse la cattedra. Sentì il resto della classe trattenere il respiro. Era così arrabbiato che non gli importava di quello che sarebbe successo. La professoressa Umbridge estrasse un piccolo rotolo di pergamena rosa dalla borsetta, lo srotolò sulla cattedra, intinse la piuma in una boccetta di inchiostro e prese a scrivere in fretta, chinandosi in modo che Harry non potesse vedere quello che scriveva. Nessuno parlò. Dopo un minuto la Umbridge arrotolò la pergamena e la colpì con la bacchetta; il rotolo si sigillò completamente, in modo che lui non potesse aprirlo. "Lo porti alla professoressa McGranitt, caro." disse la professoressa Umbridge, e gli porse il messaggio. Lui lo prese e uscì dall'aula senza fiatare, senza nemmeno voltarsi a guardare Ron e Hermione. Sbatté la porta alle proprie spalle, percorse in fretta il corridoio con il biglietto per la McGranitt stretto in mano.

 

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Capitolo 10
*** Punizione ***


Harry camminò rapidamente lungo il largo e vuoto corridoio, i suo passi rimbombarono rumorosamente sulle pareti di pietra irritandolo ancora di più. Come se non bastasse quando voltò l'angolo cozzò contro Pix il Poltergeist, un ometto con una gran bocca che svolazzava sulla schiena a mezz'aria, facendo il giocoliere con parecchi calamai. "Ma guarda, è Pottino Potter!" chiocciò Pix, lasciando cadere due calamai che si frantumarono a terra e schizzarono le pareti di inchiostro; Harry balzò indietro con un ringhio. "Vattene Pix"

"Oooh, Potteruccio fa i capricci" disse Pix; inseguì Harry lungo il corridoio sfrecciando sopra di lui e guardandolo con astio.

"Che cosa c'è questa volta, caro il mio amico Potty? Senti delle voci? Hai delle visioni? Parli delle strane..." e diede in una pernacchia gigante. "lingue?"

"Ho detto di lasciarmi IN PACE!" urlò Harry, scendendo di corsa la più vicina rampa di scale, ma Pix scivolò con la schiena lungo il corrimano.

"In molti son convinti che blateri insensato, alcuni, più gentili, lo danno per malato, ma Pix lo sa benissimo che Potty è un po' suonato..."

"ZITTO!"

Una porta alla sua sinistra si aprì di colpo e la professoressa McGranitt uscì dal suo ufficio con aria cupa e un po' infastidita.

"Si può sapere perché diamine urli, Potter?" scattò, mentre Pix gongolava allegramente e sfrecciava via. "Perché non sei a lezione?"

"Sono stato mandato da lei."

"Mandato? Come sarebbe, mandato?"

Le tese il messaggio della professoressa Umbridge. La professoressa McGranitt lo prese, accigliata, lo aprì con un colpo di bacchetta, lo srotolò e cominciò a leggere. I suoi occhi si spostavano da un lato all'altro del foglio dietro gli occhiali quadrati mentre scorreva le parole della Umbridge, e a ogni riga si stringevano di più. "Entra, Potter." Harry la seguì nell'ufficio. La porta si chiuse da sola dietro di lui.

"Allora?" chiese la professoressa McGranitt, voltandosi. "È vero?"

"È vero che cosa?" chiese Harry, più aggressivo di quanto non volesse.

"Professoressa?" aggiunse, nel tentativo di sembrare più educato.

"È vero che hai urlato contro la professoressa Umbridge?"

"Sì" rispose Harry. "E le hai dato della bugiarda?"

"Sì."

"Le hai detto che Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato è tornato?"

"Sì."

La professoressa McGranitt si sedette alla sua scrivania e osservò Harry, accigliata. Poi disse: "Prendi un biscotto, Potter."

"Prendo... che cosa?"

"Prendi un biscotto" ripeté lei impaziente, indicando una scatola di latta stampata con un disegno scozzese in cima a una pila di documenti sulla scrivania. "E siediti."

Già in un'altra occasione Harry si era aspettato di venire bacchettato dalla professoressa McGranitt e invece si era visto assegnare alla squadra di Quidditch di Grifondoro. Sprofondò in una sedia di fronte a lei e prese uno Zenzerotto, confuso e spiazzato come quella volta. La professoressa McGranitt posò il biglietto della professoressa Umbri-dge e guardò Harry con molta serietà. "Potter, devi stare attento." Harry inghiottì il boccone di Zenzerotto e la fissò. Il suo tono di voce non era affatto quello a cui era abituato; non era sbrigativo, asciutto e severo; era basso e ansioso e in qualche modo molto più umano del solito. "Una cattiva condotta nella classe della professoressa Umbridge potrebbe costarti molto di più di qualche punto sottratto alla Casa e un castigo."

"Che cosa...?"

"Potter, usa il buonsenso!" sbottò la professoressa McGranitt, con un brusco ritorno ai soliti modi. "Sai da dove viene, quindi dovresti sapere a chi riferisce." Suonò la campana che segnalava la fine della lezione. Sopra di loro e tutto attorno risuonarono i rumori elefantiaci di centinaia di studenti in movimento. "Qui c'è scritto che ti ha assegnato una punizione per tutte le sere di questa settimana, a partire da domani" disse la professoressa McGranitt, guardando di nuovo il biglietto della Umbridge. "Tutte le sere della settimana!" ripeté Harry, orripilato. "Ma professoressa, non può...?"

"No, non posso" rispose la professoressa McGranitt in tono piatto. "È una tua insegnante e ha tutti i diritti di infliggerti punizioni. Andrai nel suo ufficio domani alle cinque per il primo. Ricorda solo questo: stai attento a Dolores Umbridge». "Ma ho detto la verità!" esclamò Harry, offeso.

"Voldemort è tornato, lei lo sa, il professor Silente sa che è..."

"Per l'amor del cielo, Potter!" inveì la McGranitt raddrizzandosi gli occhiali con rabbia. Aveva fatto una smorfia terribile al nome di Voldemort.
"Credi davvero che c'entrino la verità o le bugie? Il problema è che devi stare tranquillo e controllarti!" Si alzò, le narici dilatate e la bocca sottilissima, e anche Harry si alzò.

"Prendi un altro biscotto" disse lei in tono irritato, spingendo la scatola verso di lui.

"No, grazie" rispose Harry freddamente.

"Non essere ridicolo." Lui ne prese uno.

"Grazie" disse controvoglia. "Non hai sentito il discorso di Dolores Umbridge al banchetto d'inizio anno, Potter?"

"Sì" annuì incerto, ricordava ciò che gli aveva spiegato Hermione. "La sua presenza qui potrebbe creare dei problemi a Byron?" chiese d'un tratto.

La professoressa McGranitt lo scrutò per un attimo, poi tirò su col naso, fece il giro della scrivania e gli aprì la porta. "Non preoccuparti di questo, Silente se ne occuperà." disse prima di fargli segno di uscire dal suo ufficio.

 

 

La cena nella Sala Grande non fu un'esperienza piacevole. La notizia della sfuriata di Harry con la Umbridge aveva viaggiato con straordinaria rapidità anche per gli standard di Hogwarts. Perfino Piton dovette ascoltare le lamentele della Umbridge durante la cena. Il pozionista si limitò ad annuire con noia, scambiando rapide occhiate con Byron.

"Davvero indisciplinato, non mi stupisce che la gazzetta del profeta esprima preoccupazione per la sua sanità mentale" stava dicendo la professoressa Umbridge incurante dell'espressione furiosa della McGranitt a pochi posti di distanza.

"Che ragazzo impudente." disse Byrron a mezza voce, prma di portarsi il bicchiere alle labbra.

La Umbridge non doveva aver compreso l'ironia nella sua voce, perché annuì soddisfatta "Esattamente, è un impudente."

Byron si voltò verso di lei confuso, perfino gli occhi di Severus si allargarono di colpo.

"Da quello che mi ha detto il professor Piton..." continuò Byron serio. "non è insolito per Potter ricevere punizioni, dopo un paio di serate a scrivere o pulire calderoni si da una calmata."

Piton annuì meccanicamente.

"Oh non ne dubito, lo metterò in riga." disse risoluta.

Byron alzò lo sguardo sulle quattro lunghe tavolate, proprio in quel momento vide Harry, Ron e Hermione uscire dalla Sala Grande.

Quando tornò nei sotterranei seguendo l'ondeggiante mantello nero di Severus dovette lottare contro l'impulso di portarsi una mano sulla fronte, un dolore sordo e pulsante stava aumentando sopra il suo occhio destro.

Anche il marchio sul suo braccio sinistro pulsava, fastidiosamente, ma nulla a che fare con diversi mesi prima, quando il Signore Oscuro era risorto.

"Vuoi farti buona la Umbridge?" chiese la voce di Piton appena la porta delle stanze private si fu richiusa alle loro spalle.

"Cosa?" chiese confuso chiudendo per alcuni secondi gli occhi.

"Ti conosco White, non usi quel tono a caso."

"Quale tono?" aprì gli occhi lentamente osservando il pozionista appoggiato al retro del divano davanti al camino spento.

"Non voglio farmela buona, solo..."cominciò a sbottonarsi la camicia per distrarsi dal mal di testa. "Non voglio nemmeno che indaghi troppo su di me, se pensa che mi stia antipatico Harry avrà meno motivi per fare domande."

Le labbra di Piton si arricciarono all'insù. "Non reggerai questa farsa per molto."

"Cosa? Io sono bravo a fingere." disse offeso.

"Mai stato." dissentì Piton.

"Lucius non mi ha mai dato problemi."

"Perché gli hai urlato in faccia che era uno spocchioso purosangue arrogante. Non è esattamente la definizione di fingere simpatia per qualcuno."

"Bhe... Con Bellatrix..."

"Non ci provare." lo bloccò portando una mano in alto "Ho ancora le grida di quella pazza nelle orecchie mentre ti insultava nella sala comune."

"Non è colpa mia se alcune persone sono insopportabili." si lamentò Byron togliendosi con rabbia la leggera camicia scura.

"Appunto." annuì Piton osservandolo con attenzione. "Immagino che le urlerai in faccia fra qualche settimana."

"No, posso resistere... almeno fino al prossimo mese."

"Vedremo."

 

Alle cinque meno cinque Harry salutò Ron e Hermione e s'incamminò verso l'ufficio della Umbridge al terzo piano. Quando bussò alla porta sentì la voce acuta dall'altra parte. "Avanti."

Entrò cauto e si guardò attorno. Aveva già visto quell'ufficio al tempo dei tre precedenti occupanti. Nei giorni in cui Gilderoy Allock era vissuto lì, era tappezzato dei suoi ritratti sorridenti. Quando l'aveva occupato Lupin, era assai probabile incontrarvi qualche ammaliante Creatura Oscura in una gabbia o in un acquario. Nei giorni di Moody l'impostore, era ingombro di vari strumenti e congegni per
riconoscere malefici e occultamenti. Adesso però era irriconoscibile. Le superfici piane erano state ricoperte
da tovaglie e pizzi. C'erano parecchi vasi pieni di fiori secchi, ciascuno posato sul suo centrino, e su una delle pareti era appesa una collezione di
piatti ornamentali, raffiguranti gattini in technicolor, ma ognuno con un
fiocco diverso al collo. Erano così orrendi che Harry li fissò costernato
finché la professoressa Umbridge non parlò di nuovo. "Buonasera, signor Potter." Harry trasalì e si guardò attorno. Lì per lì non l'aveva notata perché indossava un completo a fiorami sgargianti che si mimetizzava perfettamente
con la tovaglia sul tavolo dietro di lei.

"Sera, professoressa Umbridge" rispose impacciato.

"Prego, si sieda" disse lei, indicando un tavolino ricoperto di pizzo al
quale aveva avvicinato una sedia con lo schienale rigido. Un foglio di pergamena bianco era posato sul tavolo, a quel che pareva in sua attesa. «Ehm» mormorò Harry senza muoversi. "Professoressa Umbridge. Ehm... prima che cominciamo, io... volevo chiederle un... favore." Gli occhi da rospo si strinsero.

"Oh, davvero?"

"Be', io... io faccio parte della squadra di Quidditch di Grifondoro. E venerdì alle cinque dovevo essere al provino per il nuovo Portiere, e mi stavo... mi chiedevo se posso saltare la punizione quella sera e farla... farla un'altra sera... invece..."

Ben prima di finire la frase seppe che era inutile. "Oh, no" rispose la Umbridge, con un sorriso così ampio che pareva avesse appena inghiottito una mosca particolarmente sugosa. "Oh, no, no, no. Questa è la punizione che lei si merita per aver diffuso storie malvagie e maligne per attirare l'attenzione, signor Potter, e le punizioni non possono essere modificate secondo i comodi del colpevole. No, domani alle cinque lei verrà qui, e il giorno dopo, e anche venerdì, e subirà la sua punizione come stabilito. Credo che sia bene che lei perda qualcosa a cui tiene sul serio. Dovrebbe rafforzare la lezione che sto cercando di impartirle."

Harry sentì il sangue salirgli alla testa e avvertì una serie di tonfi nelle
orecchie. Quindi lui raccontava storie malvagie e maligne per attirare l'attenzione? L'insegnante lo osservava con la testa appena inclinata, sempre con quell'ampio sorriso, come se sapesse esattamente che cosa stava pensando e aspettasse di vedere se avrebbe ricominciato a urlare. Con uno sforzo e-
norme, Harry distolse lo sguardo da lei, lasciò cadere la borsa dei libri vicino alla sedia con lo schienale rigido e si sedette. "Ecco" disse la Umbridge dolcemente. "stiamo già diventando più bravi a controllare i nostri scatti, vero? Ora ricopierà un po' di frasi per me, signor Potter. No, non con la sua piuma" aggiunse quando Harry si chinò ad aprire la borsa. "Userà una delle mie, una piuttosto speciale. Ecco qui». Gli porse una lunga piuma nera e sottile con la punta insolitamente affilata. "Voglio che lei scriva Non devo dire bugie» gli sussurrò. "Quante volte?" chiese Harry, con una lodevole affettazione di cortesia. "Oh, quanto ci vuole perché il messaggio penetri." rispose la Umbridge mielosa. "Cominci."

Si spostò alla sua scrivania, si sedette e si chinò su una pila di pergamene che sembravano temi da correggere. Harry levò la piuma nera affilata, poi capì che cosa mancava. "Non mi ha dato l'inchiostro» osservò. "Oh, non le servirà l'inchiostro" disse la professoressa Umbridge, con una vaghissima punta di ilarità nella voce. Harry posò la punta della piuma sul foglio e scrisse: Non devo dire bugie.

Emise un gemito di dolore. Le parole erano comparse sulla pergamena in quello che sembrava scintillante inchiostro rosso. Nello stesso tempo, erano apparse anche sul dorso della mano destra di Harry, incise sulla sua pelle come tracciate da un bisturi: mentre lui era ancora intento a fissare il taglio luccicante, la pelle si richiuse, lasciando il punto dove si era aperta appena più rosso di prima, ma liscio. Harry guardò la Umbridge. Lei lo osservava, la larga bocca da rospo stirata in un sorriso. "Sì?"

"Niente" disse Harry piano. Tornò a guardare la pergamena, vi posò di nuovo la piuma, scrisse Non devo dire bugie, e sentì una seconda volta il dolore lacerante sul dorso della mano; di nuovo, le parole si erano incise nella sua pelle; di nuovo, si rimarginarono dopo qualche secondo. E andò avanti così. Più e più volte Harry scrisse le parole con quello che ben presto capì non essere inchiostro, ma il suo stesso sangue. E più e più volte le parole furono incise sul dorso della sua mano, si rimarginarono, e riapparvero non appena ebbe posato di nuovo la piuma sulla pergamena. Il buio cadde oltre la finestra della Umbridge. Harry non chiese quando avrebbe potuto smettere. Non guardò nemmeno l'orologio. Sapeva che lei lo stava osservando in cerca di segnali di debolezza e non voleva mostrarne alcuno, nemmeno se avesse dovuto restare lì fino al mattino a squarciarsi la mano con quella piuma...

"Venga qui" disse lei, dopo quelle che parvero ore.

Harry si alzò. La mano era tutta una puntura dolorosa. Quando la guardò, vide che la ferita si era chiusa, ma la pelle era rosso vivo. "La mano" disse lei. Lui la tese. Lei la prese nella sua. Harry represse un brivido quando lo
toccò con le grosse dita tozze cariche di vecchi orribili anelli. "Mmm, direi che non ho fatto ancora molta impressione» concluse, sorridendo. "Be', dovremo riprovare domani sera, vero? Può andare."

Harry uscì dal suo ufficio senza una parola. La scuola era praticamente deserta; era di sicuro mezzanotte passata. Risalì lentamente il corridoio, poi, quando ebbe voltato l'angolo e fu sicuro che lei non lo sentisse, prese a correre.

I suoi passi rimbombavano rumorosamente sulle pareti seguiti dall'ombra distorta del suo corpo.

Quando voltò a sinistra per avviarsi verso le scale ebbe un tonfo al cuore sentendo una voce: "Oh harry"

Si voltò di colpo e vide Byron a pochi passi da lui con la schiena appoggiata al muro.

"Che ci fai qui?" chiese sorpreso.

"Ti aspettavo, è notte fonda, se ti beccasse qualche prefetto potrebbe levarti dei punti."

"Non pensavo che avrei fatto così tardi." ammise riprendendo fiat.

"La Umbridge non sembra si curi molto di poterti mettere nei guai." notò Byron staccando la schiena dalla parete. "Dai, ti accompagno alla sala comune."

"Grazie."

"Ma ti pare?" un largo sorriso gli illuminò il volto.

Si incamminarono risalendo le scale deserte in silenzio, Harry avrebbe voluto fargli tante domande, era la prima volta da quando erano arrivati a Hogwarst che si trovavano da soli, ma non sapeva come iniziare. Restò zitto a fissare i quadri appesi ormai addormentati.

"Allora, è stata così terribile la punizione?" chiese Byron dopo diversi minuti.

"No, mi ha fatto scrivere delle frasi." ment.

"Bhe dai, mi aspettavo di peggio, l'hai fatta davvero infuriare."

"Caramel ha davvero paura della verità." borbottò Harry strisciando le dita sul corrimano di pietra.

"Codardo era e codardo è rimasto." commentò Byron con uno strano verso rimile a un colpo di tosse. "Cerca di non dare troppo nell'occhio."

"Ci proverò." disse con poca convinzione.

"Harry è importante, non darle pretesti per punirti, è esattamente quello che vuole."

"Lo so, ma..."

"Non lasciarti provocare." la voce di Byron si fece d'un tratto molto seria, si fermò sul pianerottolo fra due rampe di scale e lo guardò negli occhi. "So che fa male sentire le voci alle spalle, le persone che parlano senza sapere, che giudicano senza capire, ma lasciali fare, capiranno con il tempo. Non sei tu dalla parte sbagliata."

Harry sentì la mente svuotarsi mentre guardava negli occhi di Byron, come se riuscisse a leggergli dentro. Solo con Silente aveva provato una sensazione simile, ma ora non si sentiva in soggezione, non aveva fretta di distogliere lo sguardo.

"Ci proverò." promise

Byron annuì con l'accenno di un sorriso. "Se puoi vuoi che affatturi qualcuno basta chiedere."

Harry ridacchiò "Grazie."

 

 

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Capitolo 11
*** Ispezione ***


Il secondo castigo fu orrendo come il precedente. La pelle sul dorso della mano di Harry si irritò più in fretta e ben presto fu rossa e infiammata.

Harry pensò che non sarebbe riuscita a rimarginarsi del tutto ancora a lungo. Ben presto la ferita sarebbe rimasta incisa sulla sua mano e la Umbridge forse sarebbe stata soddisfatta. Non si lasciò sfuggire nemmeno un
gemito di dolore. Quando fu congedato era come le volte precedenti passata la mezzanotte. Byron era ancora nel secondo corridoio sulla sinistra ad aspettarlo per accompagnarlo in sala comune.

Parlare con lui migliorò il suo umore, anche se di poco, almeno fino a quando non si trovò nella sua stanza. La situazione dei suoi compiti era ormai disperata, non andò a letto, pur essendo sfinito, ma aprì i libri e cominciò il tema per Piton sulla pietra di luna. Quando ebbe terminato erano le due e mezza. Sapeva di aver fatto un lavoro pessimo, ma non ci poteva far niente, se non avesse consegnato qualcosa, sarebbe stato punito anche da Piton. Poi buttò giù delle risposte alle domande assegnate dalla professoressa McGranitt, mise insieme qualcosa sul corretto trattamento degli Asticelli per la professoressa Caporal e barcollò a letto, dove crollò sulle coperte vestito di tutto punto e si addormentò all'istante.

Il giovedì passò in una bruma di stanchezza. Pure Ron sembrava molto assonnato, anche se Harry non capiva perché. Il terzo castigo di Harry trascorse come gli altri due, tranne per il fatto che dopo due ore le parole:

Non devo dire bugie non si cancellarono più dal dorso della sua mano, ma vi rimasero incise, colando goccioline di sangue. Sentendo che la piuma appuntita aveva smesso per un momento di grattare sulla pergamena, la professoressa Umbridge alzò lo sguardo.

"Ah" disse dolcemente, facendo il giro della scrivania per osservare la mano. "Bene. Dovrebbe servirle come monito, vero? Per stasera può andare."

"Devo sempre tornare domani?" chiese Harry, raccogliendo la borsa con la mano sinistra invece che con la destra dolorante. "Oh, sì." rispose la professoressa Umbridge, col suo ampio sorriso. "Sì, credo che possiamo imprimere il messaggio un po' più a fondo con un'altra sera di lavoro."

Harry non aveva mai pensato prima d'allora di poter odiare un altro insegnante più di Piton, ma dovette ammettere che Piton aveva un valido concorrente.

"Ciao Byron." salutò appena voltò l'angolo.

"Stanco?" chiese l'altro venendogli incontro.

"Un po', almeno la prossima volta dovrebbe essere l'ultima." disse con falso ottimismo.

"Dai, bene." annuì guardandolo negli occhi. "Che hai alla mano?"

Harry, che si era appena grattato il naso con la mano destra libera, cercò di nasconderla. "È solo un taglio... non è niente... è..."

Byron afferrò l'avambraccio di Harry e sollevò il dorso della sua mano all'altezza degli occhi. Ci fu una pausa, durante la quale gli parve di vedere gli occhi di Byron infiammarsi, fissò le parole incise nella pelle, prima di lasciarla delicatamente.

"Pensavo che ti facesse scrivere solo delle frasi."

Harry esitò, prese un profondo respiro e gli raccontò la verità sulle ore che aveva trascorso nell'ufficio della Umbridge.

"Vecchia megera!" sussurrò Byron disgustato fermandosi davanti alla Signora Grassa che sonnecchiava tranquilla con la testa contro la cornice.

"Me ne occupo io." assicurò contraendo la mascella.

"Non ce n'è bisogno." si affrettò a dire Harry.

"Si che ce n'è, non può usare questo tipo di punizioni."

"Non voglio darle soddisfazione."

"Non fare il Grifondoro." lo canzonò "Non devi dimostrare di essere coraggioso in questo caso, se ti fa del male non può passarla liscia." la voce di Byron era diventata stranamente bassa.

"Non è questo, lei mi sta punendo perché ho detto la verità e nessuno mi crede."

"Io ti credo e così anche i tuoi amici e tutto l'Ordine."

"Lo so ma..."

"Non dare per scontato i tuoi amici, tienteli stretti, non sei solo."

Harry aprì la bocca per ribattere ma fu interrotto dalla Signora
Grassa, che li stava osservando con gli occhi appannati. "Volete dirmi la parola d'ordine o devo stare sveglia tutta la notte ad aspettare che finiate di cianciare?"

 

 

 

La mattina seguente quando Harry, Ron e Hermione scesero pr fare colazione si trovarono davanti una marea di gente ferma nella Sala d'Ingresso. Tutti accalcati fissavano un punto vicino alla porta della Sala Grande mormorando.

Harry si insinuò in mezzo a delle ragazzine del secondo anno seguito dai due amici.

Le voci confuse divennero man mano più chiare.

"Non sto mettendo in dubbio la sua autorità Dolores." stava dicendo La professoressa McGranitt.

"Oh a me sembra di si invece, critica i miei metodi disciplinari." rispose la fastidiosa voce acuta della donna vestita di rosa.

"Sono dei metodi medioevali, non le permetto di ferire i miei studenti."

"Alcuni studenti devono essere istruiti!" gridò la Umbridge cercando di ergersi nella sua poca altezza.

"C'è differenza fra istruzione e tortura."

"Mi dispiace mia cara, ma discutere i miei metodi significa discutere il Ministero e per estensione il Ministro stesso." Gli occhi della Umbridge saettarono sulla folla che si era creata davanti a loro con un sorriso compiaciuto. "Sono una donna tollerante, ma se c'è una cosa che non tollero è la slealtà e purtroppo la situazione qui a Hogwarts è più grave di quanto temessi, Cornelius prenderà dei provvedimenti."

Scoprirono il mattino seguente a cosa si stava riferendo, leggendo La Gazzetta del Profeta, Hermione sobbalzò e spiegò il giornale sul tavolo. Una grande fotografia di una sorridente Dolores Umbridge, che sbatteva lentamente le ciglia prendeva gran parte dello spazio sotto il titolo in prima pagina.

IL MINISTERO RIFORMA L'ISTRUZIONE
DOLORES UMBRIDGE NOMINATA

PRIMO 1NQUISITORE SUPREMO

Con un enorme peso sullo stomaco Harry lasciò cadere sul piatto le fetta di pane tosta appena iniziata. Quella era tutta colpa sua, se non avesse raccontato a Byron delle punizioni non sarebbe mai accaduto.

"Che cosa significa?" chiese confuso.

Hermione lesse rapidamente l'articolo.

"Adesso ha il potere di giudicare gli altri insegnanti!" Hermione respirava affannosamente e i suoi occhi mandavano lampi. "Non ci posso credere. È uno scandalo!"

"Lo so" disse Harry. Si guardò la mano destra, chiusa a pugno sul tavolo, e vide ancora il vago contorno delle parole che la Umbridge lo aveva costretto a incidersi sulla pelle.

Ma sul volto di Ron si stava aprendo un sorriso.

"Che cosa c'è?" chiesero in coro Harry e Hermione.

"Oh, non vedo l'ora di assistere all'ispezione alla McGranitt." rispose allegro Ron.

"La Umbridge troverà pane per i suoi denti."

"Dài, andiamo." disse Hermione, alzandosi. "Se controlla la lezione di Rüf è meglio non arrivare in ritardo."

Ma la professoressa Umbridge non era presente a Storia della Magia, che fu noiosa quanto il lunedì precedente, e nemmeno nel sotterraneo di Piton.

Nel corso delle due ore di Pozioni, Byron fece il giro dell'aula per restituire il tema sulla pietra di luna.

Harry trovò sul suo una grande, spigolosa 'D' scarabocchiata in un angolo in alto.

"Vi ho assegnato il punteggio che avreste preso con questi lavori ai G.U.F.O." spiegò Piton con un ghigno. "Questo dovrebbe darvi un'idea precisa di che cosa aspettarvi all'esame." Piton raggiunse la cattedra e si voltò verso la classe. "Il livello generale della prova è stato penoso. Se questo fosse stato l'esame, la maggior parte di voi sarebbe stata bocciata." Byron restò in piedi a lato della cattedra con le mani dietro la schiena, aveva l'aspetto di un soldato.

"Confido in uno sforzo molto maggiore nel prossimo tema sulle diverse varietà di antidoti ai veleni o dovrò cominciare a dare punizioni a quei somari che hanno preso una D."

Ghignò ancora mentre Malfoy ridacchiava e sussurrava: "C'è chi ha preso una D? Ha!"

"Malfoy, fa silenzio!" lo riprese Byron, Piton gli lanciò una rapida occhiata prima di tornare a guardare la classe.

Le labbra di Harry si allargarono in un piccolo sorriso, Malfoy non veniva mai ripreso a Pozioni, aveva lo sguardo confuso, come se qualcuno lo avesse colpito in faccia.

Decisamente di buon umore per quella piccola soddisfazione lesse e rilesse con attenzione ogni riga di istruzioni sulla lavagna almeno tre volte prima di metterla in pratica. La sua Soluzione Corroborante non aveva proprio una limpida sfumatura turchese come quella di Hermione, ma almeno era azzurra invece che rosa come quella di Neville, e alla fine della lezione ne posò un flacone sulla cattedra di Piton con un senso misto di sfida e di sollievo. Perfino Byron annuì appena vedendo il risultato.

 

***

 

"Cosa significa che fa ispezioni?" Chiese Byron seguendo con lo sguardo Piton nell'aula dei sotterrane ancora vuota.

"Esattamente quello che ho detto." rispose il pozionista stizzito "Assisterà ad alcune lezioni per dare un giudizio."

"Che vada a dare un giudizio alla Cooman, l'odore di Sherry la intontirà ancor prima di finire le scale." disse Byron avvicinandosi alla cattedra.

"C'è già stata e da quello che so non è andata molto bene."

"Come mi dispiace." commentò con una smorfia.

Piton si limitò a guardarlo con un vago ghigno.

"Allora, come ci muoviamo?" chiese guardando il professore mentre riordinava alcuni ingradienti sugli scaffali più bass.

"Come al solito, io insegno e tu fingi di fare qualcosa di utile."

"E se mi chiede di..."

"Attieniti a ciò che ti ha detto silente." lo interruppe sbrigativamente rimettendosi dritto.

"Ma andiamo, non si può fare gli affari suoi?" si lamentò.

"Smettila di lagnarti, è colpa tua."

"Mia?"

"Sì tua." Piton aggirò la cattedra fino a trovarsi a pochi passi dal volto dell'altro. "Se non fossi andato a raccontare a Minerva delle punizioni di Potter lei non avrebbe dato di matto."

"Ma lo stava torturando, non hai visto la sua mano."

"Avresti potuto dirlo a me." la voce di Piton si fece stranamente bassa. "Minerva è troppo emotiva, soprattutto quando si tratta dei suoi preziosi Grifondoro."

"Oh, perché tu invece sei un cuore di pietra." lo canzonò muovendo la testa. "Nemmeno e te piace sapere che fa del male a Harry."

Piton non rispose, lanciò un'occhiata veloce alla port.

"Perché ti fai tanti problemi? Ti adorerebbe se ti conoscesse."disse appoggiandosi alla cattedra.

"Gli anni di prigione ti hanno cotto il cervello White, solo tu puoi non aver notato l'odio reciproco che ci lega."

"Solo perché lo allontani, andiamo hai visto come mi guardava a Grimmauld Place, gli ho appena raccontato qualcosa su i suoi genitori, tu potresti..."

"Non mi metterò a chiacchierare con Potter dei tempi passati." lo interruppe con una smorfia.

"Perchè no?"

Uno scuro sopracciglio del pozionista si inarcò. "Non ci arrivi davvero?"

"No, non ci arrivo. Se ti conoscesse ti amerebbe, molto più di quanto possa fare con quello scapestrato di Black. Sev... lui non è James."

Gli occhi di Piton rotearono verso il soffitto.

"Ti impunti a volerlo vedere come una copia di quel pomposo arrogante, ma non lo è."

"Non mi interessa, la mia vita non ruota intorno a Potter o al suo apprezzamento."

Byron inclinò vistosamente la testa. "Ti fa così tanta paura?"

"L'idea di poter avere un'altra piattola umana che mi sta alle calcagna oltre a te?"

"L'idea di poterti affezionare."

L'ormai familiare suono di passi sulle scale che portavano ai sotterranei risuonò nell'aula, la classe del quinto anno si stava riunendo nel corridoio con più fragore del solito.

Piton andò verso la porta con ampie falcate. Delle grida acute riempirono il corridoio, prima che la voce profonda di Severus gridasse: "Potter, Weasley, Paciock... state facendo a botte?" diverse voci si accalcarono. "Dieci punti in meno per Grifondoro. Lascia andare Paciock, Potter, o ti prendi una punizione. Dentro, avanti."

gli studenti entrarono nell'aula rapidamente, Paciock sbatté lo zaino sul banco con insolita forza, tanto da far tremare il largo calderone sul fornello.

Harry insieme a Ron e Hermione si sedette nel solito posto in fondo all'aula.

Byron mosse un passo in avanti per andare verso di loro, ma si bloccò appena vide una sagoma bassa entrare silenziosamente nell'aula. Anche Piton la notò, lanciò una rapida occhiata al collega prima di richiamare l'attenzione della classe.
"Avrete notato..." disse con sarcasmo. "che oggi abbiamo un'ospite." Indicò un angolo dell'aula in penombra dove la professoressa Umbridge stava con la tavoletta stretta al petto.

"Oggi proseguiremo con la Soluzione Corroborante. Troverete le vostre misture come le avete lasciate la volta scorsa; se sono state eseguite correttamente, dovrebbero essere maturate durante il fine settimana."

Byron si avvicinò alla lavagna e con un colpo di bacchetta fece apparire le istruzioni.

La professoressa Umbridge passò la prima mezz'ora della lezione prendendo appunti nel suo angolo.

Byron si ritrovò a sperare che non facesse domande, magari se ne sarebbe semplicemtne stata li a scribacchiare sulla pergamena esaminando superficialmente le pozioni.

"Sangue di salamandra, Harry." bisbigliò girando casualmente fra gli ultimi banchi.

"Quello è succo di melagrana."

Harry sbatté gli occhi confuso "Ah, sì grazie" disse vago, posando la boccetta.

Byron si spostò velocemente verso il banco di un paio di Serpeverde prima che la Umbridge potesse notarlo, si era appena spostata dirigendosi tra due file di banchi verso Piton, che era chino sul calderone di Dean Thomas.

"La classe sembra molto avanzata per il suo livello." disse brusca la Umbridge alla schiena di Piton. "Ma mi stavo chiedendo se sia il caso di insegnare loro una pozione come la Soluzione Corroborante. Credo che il Ministero preferirebbe che fosse esclusa dal programma."

Piton si raddrizzò lentamente e si voltò a guardarla senza dire nulla. "Da quanto tempo insegna a Hogwarts?" chiese la Umbridge, con la piuma pronta sulla tavoletta.

"Quattordici anni." rispose Piton asciuttamente. "So che prima aveva fatto domanda per la cattedra di Difesa contro le Arti Oscure." disse la Umbridge.

"Sì." rispose piano Piton.

"Ma non ha avuto successo?"

Piton fece una smorfia. "Ovviamente."

La professoressa Umbridge prese nota.

"E tutti gli anni, da quando è arrivato qui a scuola, ha fatto regolarmente domanda per quel posto, se non sbaglio."

"Sì" confermò Piton muovendo appena le labbra.

"Ha idea della ragione per cui Silente gliel'ha rifiutato con tanta costanza?" chiese la Umbridge.

"Dovrebbe chiederlo a lui." rispose Piton con uno scatto.

Byron si mosse istintivamente verso di lui, quanto avrebbe voluto crucciarla quella maledetta megera. Era odioso vedere come una briciola di potere potesse dare alla testa le persone così insulse.

"Oh, lo farò." disse la Umbridge, con un dolce sorriso.

"Immagino che sia rilevante, vero?" domandò Piton, stringendo gli occhi neri.

"Oh, sì" rispose la Umbridge. "Sì, il Ministero vuole un quadro completo del... ehm... bagaglio di esperienze degli insegnanti."

La donna gli voltò le spalle incrociando lo sguardo di Byron.

"A questo proposito, permette qualche domanda?"

"Certo signora." rispose Byron cercando di sorridere.

"Lei è stato assunto quest'anno come assistente del professor Piton, è esatto?"

"Sì." confermò.

"Ma non ha nessuna qualifica per questo ruolo"

"Bhe ho un MAGO Oltre Ogni Previsione e ho lavorato per un anno come apprendista pozionista." spiegò alzando il mento

"Oh davvero? Pensavo fosse un agente del Ministero."

"Lo ero." sussurò, vide Severus osservarlo senza prestare attenzione ai banchi davanti.

"Ma ora non lo è più." continuò la Umbridge. "Ha lasciato il suo lavoro di Agente diversi anni fa senza dare spiegazioni."

"Non è contro la legge, avevo bisogno di cambiare ambiente" disse con un largo sorriso

"E dove ha cambiato scenario esattamente?"

"Vuole dei consigli per le vacanze?" chiese alzando le sopracciglia.

Harry a un banco di distanza soffocò malamente una risata.

"Potter non distrarti." lo riprese Piton. "E abbassa quel fuoco se non vuoi farci saltare tutti in aria."

"Signora per quanto apprezzi la sua presenza nella mia classe sembra che distragga gli studenti, questa è una pozione delicata. Abbiamo finito?" la voce di Piton era insolitamente gentile.

"Sì, direi di sì." la Umbridge lanciò un'ultima strana occhiata a Byron prima di lasciare la classe.

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Capitolo 12
*** La Decisione ***


All'interno dell'ufficio circolare di Silente i quadri parlottavano animatamente osservando con attenzione il preside seduto sulla scrivania. La piccola donna davanti a lui parlava con la voce più stridula del solito.

"Non ha l'autorità per opporsi alle mie decisioni Silente. Secondo l'articolo..."

"Lei ha il potere di licenziare i miei insegnanti." concordò pacatamente Silente "Ma il signor White non lo è, è stato assunto come assistente del professor Piton"

"Lo ha assunto senza il permesso del Ministero" replicò corrugando la fronte.

"Non è necessario secondo il regolamento"

"White non appare nei registri ufficiali, l'ultima cosa che sappiamo è che lavorava come agente nella sezione investigativa e poi è scomparso per anni." la Umbridge salì un gradino verso la scrivania rialzata con rabbia.

"Sono informato di questo" annuì Silente "Il signor White come lei sa è stato vittima di un attacco dei Mangiamorte durante la guerra. Sua moglie e sua figlia sono state uccise, dopo essere riuscito a fuggire è stato mandato in America sotto una falsa identità per la sua sicurezza." spiegò il preside intrecciando le lunghe dita. "Se ha bisogno di informazioni o testimonianze sarò felice di provvedere Dolores, ma come può vedere non ci sono motivi per licenziare il signor White." un piccolo sorriso fece tremare la lunga barba. "Secondo quanto mi ha riferito il professor Piton Byron è un ottimo assistente." la faccia della Umbridge si distorse come se trattenesse un urlo.

La sala comune di Grifondoro era quasi deserta quella sera, c'erano solo un paio di ragazze sedute al tavolo vicino all'angolo sinistro e Ron, Harry e Hermione accoccolati nelle poltrone vicino al camino.

"È una donna tremenda" disse Hermione con voce flebile. "Dobbiamo fare qualcosa."

"La mia proposta del veleno è ancora valida." borbottò cupo Ron.

"No... intendo, qualcosa per il fatto che è una pessima insegnante, e che da lei non impareremo nulla sulla Difesa." disse Hermione.

"E che cosa possiamo fare?" domandò Ron sbadigliando. "È troppo tardi, no? Il posto ce l'ha, e nessuno glielo toglie."

"Bhe..." azzardò Hermione. "Ci stavo pensando oggi..." lanciò a Harry un'occhiata nervosa e proseguì. "Pensavo... forse è ora che... che cominciamo a fare da soli."

"Fare da soli cosa?" chiese Harry in tono sospettoso, massaggiandosi la mano su cui le cicatrici si erano fatte più chiare.

"Imparare da soli la Difesa contro le Arti Oscure." rispose Hermione.

"Scordatelo!" gemette Ron. "Vuoi darci altro lavoro? Ti rendi conto che Harry e io siamo di nuovo indietro con i compiti?"

"Ma questo è molto più importante dei compiti!" esclamò Hermione.

Harry e Ron sgranarono gli occhi.

"Non pensavo che nell'universo ci fosse qualcosa di più importante dei compiti." disse Ron.

"Non fare lo scemo" lo rimbeccò Hermione, e Harry notò, con un cupo presentimento, che il suo volto era illuminato dallo stesso fervore di quando parlava del CREPA. "La questione è prepararci, come ha detto Harry
nella prima lezione della Umbridge, per quello che ci aspetta là fuori. Essere sicuri di saperci difendere. Se non impariamo nulla per un anno intero..."

"Non possiamo fare molto, da soli" disse Ron, scoraggiato. "Voglio dire, sì, possiamo andare in biblioteca a cercare gli anatemi ed esercitarci, immagino."

"Sono d'accordo, abbiamo superato lo stadio in cui possiamo imparare solo dai libri." convenne Hermione. "Abbiamo bisogno di un insegnante, uno vero, che ci mostri come usare gli incantesimi e ci corregga se sbagliamo."

"Se stai parlando di Lupin..." cominciò Harry.

"No, non sto parlando di Lupin. È troppo occupato con l'Ordine e comunque possiamo vederlo al massimo nei fine settimana a Hogsmeade, e non è abbastanza."

"Allora chi?" chiese Harry, aggrottando la fronte.

Hermione emise un profondo sospiro. "Tu, Harry."

Ci fu un momento di silenzio. Una lieve brezza notturna scosse appena il vetro della finestra alle spalle di Ron, e il fuoco tremolò. "Io? In che senso?" disse Harry.

"Tu puoi insegnarci Difesa contro le Arti Oscure."

Harry la fissò, poi si voltò verso Ron, aveva la fronte leggermente aggrottata e stava riflettendo. Infine disse: "È un'idea."

"Ma..." Harry sorrideva, convinto che quei due lo stessero prendendo in giro. "Ma io non sono un insegnante, non posso..."

"Harry, tu sei il migliore del nostro anno in Difesa contro le Arti Oscure" disse Hermione.

"Ma no, tu mi hai superato in tutti i test..."

"Veramente no." disse Hermione con disinvoltura. "Tu mi hai battuto al terzo anno, l'unico in cui abbiamo fatto l'esame con un professore competente. Ma io non sto parlando di voti, Harry. Pensa a quel che hai fatto!"

"In che senso?"

"Sai, non sono sicuro di volere un insegnante così scemo." disse Ron a Hermione, con un sorrisetto. Si rivolse a Harry. "Vediamo" cominciò, imitando Goyle che si concentrava. "Uh... primo anno: hai salvato la Pietra Filosofale dalle mani di Tu-Sai-Chi."

"Ma quella è stata fortuna" disse Harry. "Non bravura."

"Il secondo anno" lo interruppe Ron. "hai ucciso il Basilisco e distrutto Riddle."

"Sì, ma se non fosse arrivata Fanny..."

"Il terzo anno" proseguì Ron, a voce ancora più alta. "hai battuto un centinaio di Dissennatori in un colpo solo..."

"Lo sai che è stato un caso, se il Gira Tempo non avesse..."

"L'anno scorso" continuò Ron, quasi urlando. "hai battuto Tu-Sai-Chi un'altra volta..."

"Ascoltatemi bene!" esclamò Harry, quasi arrabbiato, perché Ron e Hermione sorridevano entrambi. "Ascoltatemi, d'accordo? A dirlo così sembra grandioso, ma è stata tutta fortuna... Io non ho mai saputo che cosa stavo facendo, non ho mai avuto un piano, ho solo fatto quello che mi passava per la testa, e quasi sempre sono stato aiutato..."

Ron e Hermione sorridevano ancora e Harry sentì montare la collera.

"Io so che cosa è successo, va bene? E me la sono cavata non perché ero bravo in Difesa contro le Arti Oscure, me la sono cavata perché... perché mi è arrivato un aiuto al momento giusto o perché ho indovinato... ma sono andato alla cieca, non avevo la minima idea di quello che facevo... PIANTATELA DI RIDERE!"

Harry si ritrovò in piedi, anche se non ricordava di essersi alzato. Grattastinchi schizzò via sotto un divano. Il sorriso di Ron e Hermione era svanito. "Voi non sapete che cosa vuol dire! Voi... nessuno di voi... ha mai dovuto affrontare niente del genere! Pensate che basti imparare a memoria un paio di incantesimi e buttarglieli addosso, come si fa in classe? Invece non c'è nulla fra te e la tua morte tranne il... il cervello, o il fegato, o quello che è... come fai a ragionare quando sai che tra un nanosecondo sarai assassinato, o torturato, o vedrai morire i tuoi amici? Non ce l'hanno mai insegnato, in classe, ad affrontare una cosa come questa... e voi due ve ne state lì come se io fossi ancora vivo perché sono in gamba, mentre Diggory è stato uno stupido, ha sbagliato tutto... non lo capite, poteva capitare a me, sarebbe capitato a me se Voldemort non avesse avuto bisogno di me..."

"Non stavamo dicendo niente del genere, Harry" ribatté Ron, sbalordito.
"Non diremmo mai niente su Diggory, noi non... hai frainteso..."

Disarmato, guardò Hermione, che aveva un'espressione ferita.

"Harry..." disse lei timidamente. "ma non vedi? È per questo che abbiamo bisogno di te... dobbiamo sapere c-che cosa vuol dire davvero affrontarlo... affrontare V-Voldemort."

Era la prima volta che pronunciava il nome di Voldemort e fu questo, più di ogni altra cosa, a calmare Harry. Con il respiro ancora affannato, ricadde sulla poltrona, rendendosi conto che la mano continuava a pulsargli terribilmente.

"Allora... pensaci" disse piano Hermione. "Per favore."

Harry non trovò niente da dire. Già si vergognava della sua sfuriata. Annuì, a stento cosciente di quello che stava accettando di fare. Hermione si alzò.

"Be', io vado a letto." disse, con voce che si sforzava di essere naturale. "Ehm... 'notte."

Nelle stanze private dei sotterranei Piton misurò il pavimento con lunghi passi.

"Hai rischiato di perdere il lavoro, la Umbridge voleva licenziarti, Silente ti ha difeso." disse Piton fissando negli occhi Byron che se ne stava teso scompostamente sul divano vicino al camino.

"Che vecchietto gentile."

"Devi stare più attento." disse a denti stretti il pozionista.

"Io sono attento." rispose offeso Byron

"Sei stato troppo sarcastico con la Umbridge, sospetta di te"

"Cosa avrei dovuto fare?" si mise seduto di scatto sul divano "Avrei dovuto dirle che sono stato rinchiuso a Nurmengard per quindici anni?"

"Non essere melodrammatico" lo riprese Piton roteando gli occhi

"Senti chi parla." sussurrò Byron

Piton aprì la bocca in un ringhio... e una donna gridò da qualche parte, fuori dalla stanza.
Piton levò la testa di scatto e guardò il soffitto.
"Che cosa dia...?" mormorò.
Ci furono dei rumori soffocati che sembravano provenire, dalla Sala d'Ingresso. Piton si voltò verso di lui, accigliato.

"I gemelli Weasley ti hanno detto qualcosa?"
Byron scosse la testa. Da qualche parte sopra di loro, la donna gridò di nuovo. Piton andò alla porta, la bacchetta ancora in mano, e sparì. Byron esitò un istante, poi lo seguì.
Le grida venivano proprio dalla Sala d'Ingresso e si facevano sempre più forti via via che correva verso le scale che risalivano dal sotterraneo. Trovarono la Sala d'Ingresso piena di gente. Gli studenti erano usciti in massa dalla Sala Grande, dove la cena era ancora in corso, per vedere che cosa
stava succedendo. Si fecero strada fra un gruppo di Serpeverde che vedendo il loro capocasa si spostarono rapidamente.

La professoressa McGranitt era al capo opposto della Sala rispetto a e guardava la scena nauseata.
La professoressa Cooman era al centro della Sala d'Ingresso, con la bacchetta in una mano e una bottiglia di sherry vuota nell'altra, e l'aria completamente folle. I capelli le stavano diritti sulla testa, gli occhiali erano
storti così che un occhio risultava più dilatato dell'altro; i suoi numerosi scialli le pendevano disordinati dalle spalle, dando l'impressione che si stesse disfacendo. Due grossi bauli giacevano sul pavimento accanto a lei, uno rovesciato, come se fossero stati gettati dalle scale.
"No!" gridò. "No! Questo non può succedere... non può essere... mi rifiuto di accettarlo!"
"Non aveva capito che stava per succedere?" domandò un'acuta voce infantile, divertita. "Nonostante non sia in grado nemmeno di prevedere che tempo farà domani, deve per forza aver capito che la sua penosa

condotta durante le mie ispezioni e la mancanza totale di progressi avrebbero reso inevitabile il suo licenziamento." continuò la Umbridge
"Lei non p-può!" ululò la Cooman, con le lacrime che scendevano sotto le lenti enormi. "Lei non p-può licenziarmi! Sono q-qui da sedici anni! H-Hogwarts è la mia c-casa!"
"Era la sua casa" la corresse la Umbridge mentre guardava la Cooman che si lasciava cadere su uno dei bauli, singhiozzando in maniera incontrollabile. "fino a un'ora fa, quando il Ministro della Magia ha controfirmato il suo Ordine di Licenziamento. Ora la prego di togliersi dall'ingresso. Ci mette tutti in imbarazzo."

Piton rimise lentamente la bacchetta nella veste e si guardò alle spalle.

"Vado a chiamare Silente?" chiese Byron a voce bass.

Il pozionista scosse la testa mestamente.

Dei passi veloci rimbombarono sulle pareti. La professoressa McGranitt si era avvicinata con passo sicuro alla Cooman, e ora le batteva con decisione sulla schiena, porgendole un grande fazzoletto.
"Su, su, Sibilla... calmati... soffiati il naso... non è così brutto come sembra... non dovrai lasciare Hogwarts..."
"Oh, davvero, professoressa McGranitt?" chiese la Umbridge con voce mortifera, facendo un passo avanti. "E l'autorità per fare questa affermazione...?"
"È la mia." rispose una voce profonda.
Il portone di quercia si era aperto. Gli studenti si fecero da parte quando Silente apparve sulla soglia.

C'era qualcosa di impressionante nella sua figura immobile sulla porta, stagliata contro una notte stranamente nebbiosa. Byron ricordava bene gli anni di guerra in cui aveva collaborato con il preside, la paura dei Mancgiamorte verso Silente era diventata sempre più chiara nel tempo.

Avanzò sorridendo all'interno del cerchio degli spettatori verso la professoressa Cooman, in lacrime e tremante sul suo baule, con la McGranitt accanto.
"La sua, professor Silente?" La Umbridge diede in una risatina sgradevole. "Temo che lei non capisca la situazione. Io ho qui..." e trasse un rotolo di pergamena dalla tasca «un Ordine di Licenziamento firmato da me e dal Ministro della Magia. Ai sensi del Decreto Didattico Numero Ventitré, l'Inquisitore Supremo di Hogwarts ha il potere di fare indagini, mettere in
verifica e licenziare qualunque insegnante ella, vale a dire io, non ritenga all'altezza degli standard richiesti dal Ministero della Magia. Non ho ritenuto la professoressa Cooman all'altezza, e l'ho licenziata."
Silente continuò a sorridere. Guardò la professoressa Cooman, che ancora singhiozzava sul suo baule, e disse: "Naturalmente ha ragione, professoressa Umbridge. Come Inquisitore Supremo ha tutto il diritto di licenziare i miei insegnanti. Tuttavia non ha l'autorità di mandarli via dal castello. Temo" proseguì con un piccolo inchino. "che quel potere spetti ancora al Preside, ed è mio desiderio che la professoressa Cooman continui a vivere a Hogwarts."
A queste parole, la Cooman scoppiò in una piccola risata isterica che nascondeva a malapena un singhiozzo.

Silente si voltò verso la McGranitt.
"Posso chiederle di scortare Sibilla di sopra, professoressa McGranitt?"
"Ma certo" rispose la McGranitt. "Su, alzati, Sibilla..."
La professoressa Sprite uscì in fretta dalla folla e afferrò l'altro braccio della Cooman. Insieme la guidarono su per le scale, passando davanti alla Umbridge. Il professor Vitious puntò la bacchetta davanti a sé, esclamò: "Baule Locomotor!" e il bagaglio della Cooman si alzò a mezz'aria e la seguì per le scale, con Vitious a chiudere il corteo.
La Umbridge era immobile e fissava Silente, che continuava a sorridere.

"Riferirò l'accaduto al Ministro!" urlò stridula la Umbridge.

"La prego, e porti i miei saluti a Cornelius." rispose il preside annuendo.

 

***

 

Il cielo nel cortile interno era nuvoloso, un vento freddo sferzava l'aria obbligando gli studenti a stringersi i mantelli introno alle spalle.

Byron camminava con lo sguardo basso sotto il porticato, si bloccò quando alzando lo sguardo vide un piccolo gruppo di tre persone sedute nell'angolo più lontano del cortile.

Si avvicinò velocemente scansando dei ragazzi del primo anno che correvano dietro a qualcosa, non si curò di capire cosa fosse.

"Perchè quelle facce serie ragazzi?" chiese spostando lo sguardo da Harry a Ron

"Abbiamo avuto un'idea" disse Hermione dopo qualche secondo di esitazione

"Hermione ha avuto un'idea" la corresse subito Harry

"Sì, bhe..." fece imbarazzata. "hai visto cosa sta facendo la Umbridge"

"Purtroppo sì." annuì Byron.

"Non ci sta insegnando niente, in questo modo non passeremo mai i GUFO... Dobbiamo trovare un modo per imparare a difenderci da soli. Vogliamo..."

Harry tossì di colpo lanciando uno sguardo serio a Hermione "Io voglio creare un gruppo di allenamento." annunciò.

"Mi sembra una grande idea." disse Byron.

Harry mosse la testa irritat.o "Ma Hermione vuole che sia io a insegnare."

"Non te la senti?" chiese Byron accucciandosi in modo da essere alla loro altezza

"Io... non lo so. Pensano tutti che sia matto."

"Non tutti!" si affrettò a dire Ron strappando nervosamente qualche filo d'erba.

"Sai cosa intendo"sbuffò Harry "Chi mi vorrebbe come insegnante?"

"Se non provi non lo saprai mai" Byron alzò le spalle con leggerezza

"O potresti insegnarci tu" propose Ron alzando lo sguardo. Hermione lo fulminò inclinando la testa

"Non posso" la voce di Byon si fece più bassa "La Umbridge sta tenendo d'occhio gli insegnanti e Piton lo scoprirebbe, noterebbe la mia assenza." spiegò tristemente prima di tornare a guardare Harry "Ma tu puoi farlo, al massimo non si presenterà nessuno, non succederà nulla di che, ma credo che interesserebbe a molte persone. Da quello che mi ha detto Ginny non vi fa fare altro che leggere quello stupido libro."

Ron annuì cupamente e Hermione si mise dritta.

"Quando hai parlato con Ginny?"

"Ieri pomeriggio in biblioteca." rispose Byron con un sorriso, prima di notare lo sguardo serio della ragazza.

 

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Capitolo 13
*** RICORDI ***


Nelle due settimane che seguirono fu come se Harry portasse dentro il petto una sorta di talismano, un segreto luminoso che lo sosteneva nel corso delle lezioni della Umbridge e gli rendeva perfino possibile sorridere quando guardava quegli orribili occhi sporgenti. Hermione lo aveva convinto, avevano fondato l'ES e con sorpresa si erano uniti in tanti.

Finalmente potevano fare qualcosa di concreto, combattevano la vecchia rospa sotto il suo stesso naso, facendo proprio quello che lei e il Ministero temevano di più. A ogni sua lezione, invece di leggere il libro di Wilbert Slinkhard, si abbandonava ad appaganti ricordi delle ultime riunioni: Neville era riuscito a disarmare Hermione, Colin Canon aveva imparato a padroneggiare l'Incantesimo di Ostacolo dopo tre incontri di grande impegno, Calì Patil aveva prodotto un Incantesimo Reductor così ben fatto da mandare in polvere il tavolo degli Spioscopi. Era praticamente impossibile fissare un appuntamento regolare per gli incontri dell'ES, per via degli allenamenti di Quidditch di tre squadre diverse, che spesso venivano spostati a causa del maltempo, ma a Harry non dispiaceva. Se qualcuno li avesse tenuti d'occhio, sarebbe stato difficile ricavarne uno schema preciso. Hermione escogitò ben presto un sistema di comunicazione molto astuto per far sapere la data e l'ora dell'incontro a tutti i membri del gruppo, perché sarebbe parso sospetto se ragazzi di Case diverse si fossero raggruppati troppo spesso nella Sala Grande. Diede a ciascun membro dell'ES un falso galeone.

"Vedete le cifre attorno al bordo delle monete?" disse Hermione, mostrandone una alla fine del quarto incontro. La moneta splendeva grossa e gialla alla luce delle torce. "Sui galeoni veri è solo un numero di serie riferito al goblin che li ha coniati. Su questi falsi, invece, il numero cambierà per comunicare l'ora e la data del prossimo incontro. Quando la data cambia, le monete diventeranno calde; ve ne accorgerete se le portate in tasca. Ne prendiamo una ciascuno: ho messo un Incanto Proteus su tutte, così quando Harry decide la nuova data e il numero sulla sua moneta cambia, anche le altre cambieranno." Un silenzio totale accolse le parole di Hermione. Lei guardò le facce che la fissavano, stupita. "Be'... credevo che fosse una buona idea" disse incerta. "Cioè, se la Umbridge ci chiede di vuotare le tasche, non c'è niente di sospetto in un galeone, no? Ma certo... se non volete..."

"Tu sai fare un Incanto Proteus?" le chiese Terry Steeval.

"Sì" rispose Hermione. "Ma... è un livello da M.A.G.O." osservò lui debolmente. "Oh" disse Hermione, cercando di apparire modesta. "Be', sì... Credo di sì."

Ci fu un mormorio di assenso e tutti si fecero avanti per prenderne uno dal cestino.

Harry lanciò a Hermione un'occhiata di traverso.

"Sai che cosa mi ricorda?"

"No, che cosa?"

"Le cicatrici dei Mangiamorte. Voldemort ne tocca una, e tutte le cicatrici bruciano, così gli altri sanno che devono andare da lui."

"Ecco... sì" ammise piano Hermione. "l'idea l'ho presa da lì... ma noterai che ho deciso di incidere la data su pezzi di metallo invece che sulla pelle dei nostri associati."

"Già... preferisco il tuo stile." rispose Harry con un sorriso, facendosi scivolare il galeone in tasca. "mmagino che l'unico rischio sia che questo puoi spenderlo per sbaglio."

"Non c'è pericolo" disse Ron cupamente.

 

 

Quando la campana suonò la fine delle lezioni della mattina Harry uscì in fretta dall'aula di incantesimi, Ron aveva insistito per andare subito a pranzo e Hermione lo accompagnò non prima di aver lanciato uno sguardo obliquo a Harry. Sapeva dove stava andando.

Scese le scale di pietra che portavano ai sotterranei quasi di corsa, dovette scansare diversi studenti nel corridoio. Sorrise allegramente quando si rese conto che non gli importava sentirli sussurrare al suo passaggio, finalmente aveva qualcosa con cui distrarsi, qualcosa che avrebbe fatto la differenza.

Si bloccò davanti alla porta di pozioni per far uscire gli ultimi studenti prima di entrare.

Byron stava radunando con un colpo di bacchetta gli ingredienti sminuzzati sui taglieri per riporli nei rispettivi contenitori. Piton invece dopo aver fatto sparire le scritte sulla lavagna alzò lo sguardo verso di lui.

"Potter, insolito vederti qui fuori dall'orario, hai finalmente capito di aver bisogno di ripetizioni?"

"No, stavo cercando Byron" rispose alzando il mento

"Hey Harry, tutto bene?" chiese Byron con un largo sorriso

"Sì, tutto ok." annuì "Sei libero ora?"

"Sì sono libero, anche se avevo in programma di fare una passeggiata romantica insieme a Severus. Vuoi unirti a noi?"

Piton fulminò l'assistente all'istante.

"È così timido." sussurrò.

Harry cercò di rimanere serio per evitare che Piton se la prendesse con lui, si sentiva sempre a disagio quando Byron parlava in quel modo al pozionista.

"Se non vuoi passeggiare con me allora vattene." disse di colpo Byron corrugando la fronte

"Non tirare la corda, White"

"Lo so lo so, me la farai pagare questa sera" mosse la testa roteando gli occhi "Ora devo parlare con Harry"

"Stai attento che la Umbridge non..."

"Sì papà, lo so" cantilenò prima di abbassare lo sguardo verso un calderone "Merlino, ero io quello protettivo." sussurrò

Piton uscì dall'aula con ampie falcate senza voltarsi "Rimetti tutto in ordine!" ordinò prima di chiudersi la porta alle spalle.

"Allora, come vanno le lezioni?"

"Io... come fai a sapere che le abbiamo iniziate?" chiese Harry abbassando la voce.

"Ho le miei fonti" sorrise.

"Bhe, stanno andando bene, sono venuti in tanti."

"Te la stai cavando bene da quello che mi ha detto Ginny"

"Ci provo"

"Cavolo, vorrei davvero vederti"

"Volevo ringraziarti, se non fosse stato per te..."

"A questo servono gli amici" disse Byron con un sorriso, per un attimo penso che volesse abbracciarlo, ma alzò semplicemente la mano per grattarsi la testa.

 

***

 

"Hai parlato a Byron dell'ES?" Chiese Ron il pomeriggio nella sala comune

"Sì bhe, lo sapeva già in realtà"

"Non che abbiamo iniziato le lezioni." disse stizzita Hermione

"Sì invece, Ginny glielo ha detto." rivelò Harry

"Devo dirle di tenere la bocca chiusa" sussurrò Hermione.

"Ma andiamo è Byron, possiamo fidarci."

"È un Mangiamorte." la voce di Hermione si abbassò ancora di più, quella di Harry al contrariò si alzò pericolosamente "No che non lo è! Voldemort... smettila Ron... ha ucciso la sua famiglia"

"Sì, e dopo non sappiamo perché ma si è unito ai Mangiamorte, Non sappiamo se è fedele a Silente o..."

"Tu difendi sempre Piton, anche lui è un Mangiamorte" ricordò Harry inclinandosi in avanti.

"È diverso, Piton è il nostro insegnate da anni, lo conosciamo, tutte le volte che abbiamo dubitato di lui è venuto fuori che ci sbagliavamo." prese un profondo respiro guardando Ron "Byron invece è venuto fuori dal nulla, non sappiamo dove è stato in questi anni e hai visto come lo guarda tua madre Ron"

"A me piace" disse il ragazzo con un'alzata di spalle

"Anche a me piace" ammise Hermione imbarazzata. "È questo il problema, con noi fa tanto il brillante ma se i membri dell'ordine sono sospettosi ci sarà un motivo"

"Secondo me sei solo gelosa" propose Ron con un sorriso.

"Di cosa dovrei essere gelosa?"

"Bhe Byron è più bravo di te in Pozioni" disse Harry.

"Ma lui è un insegnante, più o meno" tentò di giustificarsi la ragazza.

"Ed era a scuola con Piton, ve lo immaginate?" chiese Ron lasciandosi cadere totalmente sulla poltrona

"Vero, a volte l'ho pure sentito chiamare Piton Sev" ridacchiò Harry

"Davvero?"

"Davvero."

***

 

Byron si cambiò nel silenzio della camera fissando un punto imprecisato del muro. Gli sembrava ancora strano trovarsi a Hogwarts, da un lato gli anni di prigionia gli erano sembrati eterni, ma ora ripensandoci era come ricordare una vita passata, lontana.

Un lieve sorriso gli inarcò le labbra, prima che i ricordi gli riempissero la mente, gli anni di scuola insieme a Severus, Lily che rideva nel cortile mentre teneva a braccetto Marlene McKinnon... che fine tragica, almeno quanto Regulus, sparito nel nulla. Aveva ancora il suo volto eternamente giovane piantato in testa.

"Sei un buon amico Byron."

"Perché mi dici questo?"

"Devo... c'è una cosa che devo fare."

Avrebbe dovuto capire che qualcosa non andava, lo aveva capito, ma aveva deciso di lasciarlo andare, di non fermarlo. Se avesse saputo che quella sarebbe stata l'ultima volta che lo avrebbe visto... Posare una rosa bianca sopra una bara vuota non gli aveva dato alcun sollievo, veder piangere Sirius sulla bara del fratello non gli aveva dato soddisfazione.

Solo il Signore Oscuro era riuscito a tramutarlo in un mostro sadico, solo sotto la sua influenza avrebbe potuto ridere davanti a una scena simile, in mezzo alle grida disperate.

Chiuse gli occhi di scatto e si lasciò cadere sul morbido materasso.

Cercò di scacciare quei pensieri. Si concentrò sull'odore della stanza, fra gli aromi dei vari ingredienti per pozioni imbottigliati nella stanza accanto e il vago ché di muffa. Non lo aveva mai trovato fastidioso, chi sa se era così anche per Severus, non glielo aveva mai chiesto.

Il buio lo accolse con quell'interrogativo, il respiro si fece calmo e regolare, il corpo sul materasso si rilassò. Poi lentamente si rese conto di non stare davvero comodo, si spostò a destra, poi a sinistra, le braccia erano come informicolite, non riusciva più a sentirle. Sentiva qualcosa di duro e freddo sotto la pancia, non stava camminando, era più come se si stesse trascinando su un lucido pavimento scuro, eppure gli sembrava tutto così normale.

Si guardò attorno curioso c'erano diversi oggetti intorno a lui
che scintillavano di colori strani e intensi. Voltò la testa verso un corridoio era deserto, avanzò e si bloccò di colpo alla vista di un uomo seduto sul pavimento davanti a lui, il mento chino sul petto, la sagoma che brillava nel buio.

Byron tirò fuori la lingua, sentì chiaramente l'odore dell'uomo nell'aria. voleva morderlo, stracciargli la pelle sottile del collo,. L'uomo si mosse goffamente prima di balzare in piedi, era stranamente molto più alto di lui e si sfilava la bacchetta dalla cintura. Non aveva scelta, si levò dal pavimento e colpì una, due, tre volte, affondando le zanne nella carne dell'uomo, sentendo le costole che si scheggiavano tra le sue fauci, il caldo fiotto di sangue. L'uomo urlò di dolore, conosceva quella voce...

Il sangue schizzò sul pavimento e la sua testa girò e bruciò come se volesse spaccarsi in due, aprirsi con violenza.

Ricominciò a sentire di colpo le braccia e il sinistro, dove era impresso il marchio nero sembrò andare a fuoco, come se il tatuaggio maledetto volesse staccarsi dalla pelle.

"White! White!" la voce di Severus arrivò alle sue orecchie come da oltre un lungo tunnel, aprì gli occhi aspettandosi l'oscurità, invece le candele nella stanza aerano accese e luminose. Piton era chino su di lui con la vestaglia goffamente chiusa e il volto teso "Byron mi senti?"

Sbatté gli occhi confuso, con ancora il sapore del sangue sulla lingua, si passò una mano sulle labbra ma erano asciutte, secche.

Sentì le mani di Severus afferrargli il braccio sinistro e sfiorargli il marchio

"Cosa senti?"

"Ho... ho visto... credo che Arthur sia in pericolo" biascicò

Gli occhi del pozionista si allargarono mentre lo fissava "Dobbiamo andare da Silente, su alzati"

Ancora scosso e confuso scese dal letto con la testa che girava, si aggrappò al braccio di Severus per i primi metri. Solo quando furono usciti dalla stanza si accorse che il pozionista teneva nell'altra mano la sua maglietta. l'aria fredda del sotterraneo gli colpì il petto nudo con violenza.

"Ce la fai?" chiese Piton spostandosi appena.

Byron annuì cominciando a camminare da solo verso la fine del corridoio, prese la maglia e se la infilò di scatto.

Accelerò il passo lungo le scale che davano sulla sala d'ingresso, avrebbe voluto mettersi a correre, urlare chiamando Silente. La sua testa era ancora affollata da quelle immagini. Il sapore di sangue si era invece affievolito.

"Da quando hai queste visioni?" chiese la voce profonda di Severus a pochi passi dietro di lui.

"Da quando è... da sempre in realtà, da quando sono stato rapito dai Mangiamorte o poco dopo. Non lo so, il tempo è confuso, ma da quando è rinato nel nuovo corpo si sono intensificate, ho visto, almeno credo, quando ha lottato con Harry nel cimitero... e dei flash mentre parlava con dei seguaci" spiegò cercando di mettere in ordine i pensieri.

"Ora sento la sua voce... la sua vera voce nella testa" rallentò leggermente per poter aver Piton a fianco "Non sono solo visioni, Severus"

Arrivarono finalmente davanti al gargoyle di pietra a guardia dell'ufficio del preside.

Piton inspirò profondamente prima di dire in tono solenne: "Ape Frizzola."

Il gargoyle si animò e fece un balzo di lato, la parete al suo fianco si aprì rivelando una scala a chiocciola di pietra in continuo movimento, come una scala mobile.

Salirono sui gradini lasciandosi la parete alle spalle, questa si chiuse con un tonfo, salirono a spirale fino alla lucida porta di quercia con il batacchio a forma di grifone. Benché fosse mezzanotte passata, si udivano voci nella stanza, un gran
parlare. Sembrava che Silente stesse intrattenendo almeno una decina di persone.

Piton alzò la mano per bussare ma la porta si aprì da sola.

"Sevrus cosa succede?" chiese Silente confuso. "Hai già saputo?"

"Temo di sì" annuì prima di scostarsi per lasciare spazio a Byron di entrare nell'ufficio.

Vagò rapidamente con lo sguardo trovando i gemelli Weasley, Ginny e Ron da un lato e Harry in piedi davanti alla grande scrivania rialzata.

"Stai bene Harry?" chiese avvicinandosi.

"Io... Il signor Weasley." balbettò il ragazzo.

"Lo hai visto anche tu?" la voce di Byron diventò improvvisamente più bassa.

"Eri nel serpente?" chiese Silente senza guardarlo in faccia, teneva lo sguardo sulle proprie mani.

"Sì, era come se vedessi dagli occhi di Nagini." rispose guardando Harry.
Silente si alzò così in fretta dalla sedia che quasi tutti trasalirono.

Si rivolse a uno dei vecchi ritratti appeso quasi sotto il soffitto. "Everard" chiamò. "E anche tu, Dilys!" Un mago dal viso olivastro con una frangetta nera e un'anziana strega
con lunghi boccoli argentei nella cornice accanto, che parevano entrambi profondamente assopiti, aprirono gli occhi all'istante. "Stavate ascoltando?" chiese Silente. Il mago annuì; la strega rispose: "Sì."

"L'uomo ha i capelli rossi e gli occhiali" disse Silente. "Everard, dovrai dare l'allarme e accertarti che lo trovino le persone giuste..." Entrambi assentirono e uscirono di lato dalle cornici e non si videro più. Una cornice conteneva ormai soltanto lo sfondo di un tendaggio nero, l'altra una bella poltrona di cuoio.

Silente girò intorno a Byron e Harry sussurrando parole incomprensibili prima di avvicinarsi alla fenice che dormiva sul trespolo.

"Riusciranno a trovare Arthur?" chiese Byron fissando la schiena dell'uomo.

"Per favore, sedetevi." disse Silente, come se Byron non avesse parlato. "Everard e Dilys forse ci metteranno un po'. Minerva, puoi procurarci altre sedie?" La McGranitt estrasse la bacchetta dalla tasca della vestaglia e la agitò; tre sedie comparvero dal nulla, di legno e con lo schienale diritto. Harry e Byron si sedettero quasi nello stesso secondo, Piton al contrario si limitò a guardare la sua sedia rimanendo immobile.

Il Preside sfiorò con un dito la cresta dorata di Fanny. La fenice si svegliò subito, raddrizzò la testa e guardò Silente con i lucidi gli occhi scuri. "Avremo bisogno" le disse lui molto piano. "di un segnale d'allarme." Ci fu un lampo di fuoco, e la fenice sparì.

Silente andò a prendere uno strumento d'argento dall'aspetto fragile, lo portò alla sua scrivania, sedette di nuovo di fronte a loro e lo toccò delicatamente con la punta della bacchetta. Lo strumento si animò all'istante e cominciò a emettere tintinnii ritmici. Minuscoli sbuffi di fumo verde pallido uscirono dal piccolo tubo d'argento in cima. Silente li osservò con attenzione, aggrottando la fronte. Dopo qualche secondo, gli sbuffi divennero una striscia costante di fumo che si addensò e salì a spirale nell'aria... all'estremità spuntò una testa di serpente, con le fauci aperte.

"Sicuro, sicuro" mormorò parlando a se stesso, sempre osservando la lingua di fumo senza la minima traccia di sorpresa. "Ma diviso nell'essenza?"

Byron aggrottò le sopracciglia. La figura, invece, si divise
all'istante in due serpenti: entrambi si attorcigliavano e oscillavano nell'aria. Con uno sguardo di cupa soddisfazione, Silente diede allo strumento un altro lieve colpetto con la bacchetta: il tintinnio rallentò e si spense, e le serpi di fumo si diradarono, divennero una nebbia informe e svanirono. Silente ripose lo strumento sul suo tavolino con le gambe sottili.

Tutti i presenti lo seguivano con lo sguardo, poi all'improvviso si udì un grido dall'alto della parete alla loro destra. Il mago di nome Everard era riapparso nel suo ritratto, un po' ansante. "Silente!"

"Allora?" chiese subito Silente.

"Ho urlato finché non è arrivato qualcuno di corsa" disse il mago, asciugandosi la fronte con la tenda alle sue spalle. "ho detto che avevo sentito qualcosa scendere le scale... non sapevano se credermi ma sono andati lo stesso a controllare... lo sai, non ci sono ritratti da cui guardare, laggiù. Comunque l'hanno portato su poco dopo. Non ha un bell'aspetto, è coperto di sangue, sono corso al ritratto di Elfrida Cragg per guardarlo meglio quando uscivano..."

"Bene" disse Silente, mentre Ron trasaliva. "Immagino che Dilys l'abbia visto arrivare, allora..." Pochi istanti dopo, anche la strega dai boccoli d'argento riapparve nel suo ritratto; si lasciò cadere tossicchiando nella poltrona e disse: "Sì, Silente, l'hanno portato al San Mungo... sono passati davanti al mio ritratto... sta male..."

Harry lanciò un'occhiata obliqua a Ron, che era visibilmente terrorizzato.

Silente iniziò a rovistare in un mobile alle spalle di Ron. Ne riemerse reggendo un vecchio bollitore annerito, che posò con cautela sulla scrivania. Levò la bacchetta e mormorò "Portus!"

"Preside, è sicuro?" chiese la voce bassa di Piton alle spalle di Byron.

"È il modo più veloce." annuì Silente.

"Ma il ministero..."

"Sì lo saprà, ma non possiamo perdere tempo." rispose. voltandosi verso un altro ritratto "Phineas. Phineas"

Il ritratto ebbe un sussulto teatrale e spalancò gli
occhi. "Chi mi chiama?"

"Ho bisogno che tu vada a visitare l'altro tuo ritratto, Phineas." disse Silente. "Ho ancora un messaggio."

"L'altro mio ritratto?" ripeté Phineas con voce acuta e un lungo sbadiglio.

"Oh, d'accordo, ma a quest'ora potrebbe aver distrutto il mio ritratto, si è sbarazzato di quasi tutta la famiglia..."

"Sirius sa che non deve distruggere il tuo ritratto" ribatté Silente. "Devi riferirgli che Arthur Weasley è gravemente ferito e che la moglie, i figli e Harry Potter arriveranno tra breve a casa sua. Chiaro?"

"Arthur Weasley ferito, moglie, figli e Harry Potter vanno da lui" cantilenò Phineas con voce annoiata. "Sì, sì... molto bene..." Scivolò via dalla cornice e sparì.

Silente esaminò un'ultima volta il vecchio bollitore prima di alzare lo sguardo sui Weasley "Prenderete una Passaporta." ordinò. "Aspettiamo solo che Phineas Nigellus torni a riferire... voglio essere sicuro che la strada sia sgombra..."

Al centro dell'ufficio apparve un breve lampo di fuoco lasciandosi dietro
un'unica piuma dorata che fluttuò dolcemente sul pavimento. "È il segnale di Fanny" disse Silente, afferrando la piuma mentre cade-va. "La professoressa Umbridge deve aver saputo che non siete nei vostri letti... Minerva, vada a distrarla, le racconti una storia qualunque..." La professoressa McGranitt uscì in un fruscio di stoffa scozzese.

"Dice che ne sarà deliziato" annunciò una voce annoiata alle spalle di Silente; il mago Phineas era riapparso davanti al suo stendardo di Serpeverde. "Il mio propronipote ha sempre avuto gusti strani in fatto di ospiti."

"Venite qui, allora» ordinò Silente. "Presto, prima che arrivi qualcuno."

Harry si voltò verso Byron con un'espressione cupa. "Tu non vieni?"

Byron alzò di scatto la testa incrociando i verdi occhi di Harry, un lungo brivido gli percorse il collo, sentì i suoi denti tirare, come se si fossero tramutati nelle zanne di Nagini. Abbassò lo sguardo sullo scuro pavimento di colpo.

"Non posso, sono un insegnante, sarebbe troppo sospetto. Muovetevi."

Harry tentennò un po' prima di unirsi al cerchio di persone attorno alla sua scrivania.

"Avete già usato tutti una Passaporta prima d'ora?" chiese Silente. Annuirono e tesero una mano per toccare un punto del bollitore annerito.
"Bene. Al mio tre, allora... uno... due...tre." i cinque ragazzi sparirono insieme alla passaporta con un suono secco.

Ci furono alcuni secondi di silenzio, Piton fecce qualche passo in avanti per affiancare Byron e Silente si appoggiò stancamente alla scrivania.

"Perché ha avuto la stessa visione di Potter?" chiese Severus

"Il legame fra Harry e Voldemort è certamente una conseguenza dell'anatema che uccide e al sangue che li lega da quando il Signore Oscuro ha un nuovo corpo." disse Silente passandosi una mano sul volto "Ma Byron... non so ancora spiegarlo."

"Non ha mai provato a uccidermi, gli ero più utile da vivo." sussurrò Byron con un vago freddo sorriso.

"Ti era mai capitato di vedere attraverso i suoi occhi?" chiese silente raddrizzando la schiena

Dentro la sua testa sentì una voce farsi largo, come un sibilo lontano, prima che diventasse più alta: Menti

"Più di una volta, da quando mi ha rapito, o poco tempo dopo ho cominciato a... non lo so era come se usasse il mio corpo con qualcosa simile all'Imperio, ma era più forte e duraturo. È così che mi ha obbligato a uccidere... le prime volte." spiegò.

La vista si appannò di colpo, il pavimento sotto di lui sfumò diventando più lucido, vicino al suo piede destro sentì qualcosa di grosso strisciare, la voce ovattata e fredda che parlava in una lingua che non avrebbe dovuto comprendere.

"Non preoccuparti mia cara, tornerà da noi"

Un ricordò si riformò di colpo nella sua mente, quella notte maledetta in cui aveva perso tutto, l'attacco dei Mangiamorte in quel vicolo, le urla di sua moglie, la bambina che veniva allontanata, trascinata da Carrow... sua figlia... come si chiamava sua figlia? Il nome si era perso nel tempo, fra i ricordi. Ma le grida di sua moglie erano chiare, alte e disperate, mentre lui era bloccato a terra. Il volto di Greyback sporco di sangue mentre era chino su di lei...

Mosse la testa di scatto e spalancò gli occhi, tornando a vedere solo il pavimento dell'ufficio di Silente.

Sentì Severus a pochi passi da lui chiamarlo. "White?"

"Sto bene." mentì.

Piton e Silente si scambiarono un'occhiata seria.

"Se hai altre visioni, di qualsiasi genere, dillo a Severus."

Byron si limitò ad annuire senza guardare il preside, sentiva una collera fin troppo familiare montargli dentro.

Alle cinque e dieci del mattino, secondo l'orologio di Ron, la porta della cucina di Grimmauld Place si aprì rivelando la signora Weasley. Era molto pallida, ma quando tutti si voltarono verso di lei e Fred, Ron e Harry si alzarono a metà dalle sedie, sorrise debolmente.

"Guarirà" disse, sfinita. "Sta dormendo. Più tardi possiamo andare a trovarlo, ora c'è Bill con lui, si prenderà una mattina di permesso."

Fred ricadde sulla sedia con il volto fra le mani. George e Ginny si precipitarono ad abbracciare la madre. Ron scoppiò in una risata stentata e tracannò in un sorso il resto della Burrobirra.

"Colazione!" annunciò Sirius a voce alta e allegra, saltando in piedi.
"Dov'è quello stramaledetto elfo domestico? Kreacher! KREACHER!" Ma Kreacher non rispose. "Ah, lasciamo perdere" mormorò Sirius, contando i presenti. "Allora, colazione per... sette... uova e pancetta, direi, tè e pane tostato..."

Harry corse ai fornelli ad aiutarlo. Non voleva intromettersi nella gioia dei Weasley e temeva il momento in cui Molly gli avrebbe chiesto di raccontare di nuovo la sua visione. Ancora più strano era il fatto che anche Byron avesse visto la stessa cosa, persino Silente era sembrato stranito.

La signora Weasley lo abbracciò distaccandolo dai suoi pensieri.

"Non so che cosa sarebbe successo se non fosse stato per te, Harry" disse con voce velata. "Avrebbero potuto non trovarlo per ore, e allora sarebbe stato troppo tardi, ma grazie a te è vivo e Silente è riuscito a inventare una storia credibile per giustificare la presenza di Arthur lì, non sai in che guaio si sarebbe trovato altrimenti, guarda il povero Sturgis."

Harry riusciva a stento a sopportare la sua riconoscenza.

Tutti passarono la mattinata dormendo, tranne Harry. Salì nella stanza che lui e Ron avevano condiviso nelle ultime settimane dell'estate. Ron si addormentò nel giro di pochi minuti, mentre Harry si sedette sul letto vestito, appoggiandosi alle sbarre di metallo della testata, in una posizione volutamente scomoda, deciso a non addormentarsi per paura 1ditornare a essere il serpente e scoprire, al risveglio, di aver attaccato Ron o di essere strisciato per la casa a caccia di uno degli altri.

Byron camminò avanti e indietro per la stanza nei sotterranei fissando con insistenza il pavimento. Cercò di non pensare alle visioni o alla voce del signore oscuro nella sua testa, ma ogni volta che chiudeva gli occhi per alcuni secondi la sentiva farsi più alta.

Si voltò di scatto quando sentì la porta alle sue spalle aprirsi.

"Allora, che ha detto Silente?"

"Vuole che ti alleni in Occlumanzia." rispose Severus con uno sbuffo.

"Non ho bisogno di allenarmi, lo sai." si affrettò a dire.

"So che ora sei più vulnerabile e il signore oscuro potrebbe invadere la tua mnte di nuovo." Severus lo sorpasso senza guardarlo negli occhi.

"Harry starà bene?" chiese preoccupato.

"Dovrà allenarsi anche lui."

"Silente non ha ancora capito perché abbiamo avuto la stessa visione?"

"No" Piton estrasse la bacchetta "Ma quale che sia la ragione dobbiamo arginare il danno"

"Dobbiamo farlo adesso?" la voce gli tremò incontrollata.

"Non piagnucolare, nemmeno io muoio dalla voglia di vagare nella tua mente."

"Posso controllarmi."

"Allora dimostramelo."

Il volto del pozionista ormai era deciso, cercò di svuotare la mente e fissarsi su un pensiero lontano.

"LEGILIMENS!"

La stanza fluttuò davanti ai suoi occhi e svanì lentamente, le immagini nella sua testa si susseguirono veloci, come un film tremolante, talmente vivido da abbagliare. Vide il volto di Harry sulla soglia della cucina a Grimmauld Place, Harry che rideva sul divano... cercò di scacciare Piton da quei ricordi.

"Tu mi servirai, in un modo o nell'altro..." sussurrò la fredda voce del signore oscuro... mosse la testa per distogliere l'attenzione da lui ma sentì Piton spingere per andare più a fondo. Il volto di Greyback sopra il corpo di una donna bionda gli invase la mente... sentì il braccio sinistro bruciare mentre veniva marchiato... strinse i denti e si concentrò sulla sfocata figura davanti a lui. Si sentì spinto indietro e urtò il dorso del divano tornando alla realtà.

Severus abbassò lentamente la bacchetta.

"Sei arrugginito" commentò sprezzante.

Byron raddrizzò le spalle con lo sguardo perso in un punto oltre la spalla del pozionista.

"Riproviamo... Legilimens!"

Una giovane ragazza bionda sorrideva davanti a lui prima di baciarlo... nella sala comune di Serpeverde un fitto gruppo si era riunito intorno a un divano dove Bellatrix stava elogiando le gesta del Signore Oscuro... Un giovane Piton stava camminando lungo un corridoio di Hogwarts seguito da Byron

"Devi lasciarmi in pace! So quello che faccio"

"Fai solo la figura dell'idiota"

"Non hai alcun diritto di dirmi cosa fare, lasciami in pace!"

"Non posso Sev, sei il mio migliore amico"
Byron si trovò nuovamente nella stanza, questa volta rischiò di cadere a terra, restò in equilibrio solo appoggiando una mano su una fredda colonna di pietra.
"Mi sono perso ad ammirare come eri carino anni fa" disse Byron ridacchiando.

"Questo non è un gioco" la voce di Piton si fece dura "Devi impegnarti."

"Oh, ora sei tu che mi dici cosa fare?"

"Smettila!"
"Dai rilassati un attimo." allargò le braccia in avanti.
"Se non lo prendi seriamente il Signore Oscuro invaderà la tua mente come anni fa, è questo che vuoi?" ringhiò.

"No." rispose a voce bassa.

"Allora concentrati. Legilimens!"

vide due Auror venire verso di lui con le bacchette alzate, prima che potessero dire qualcosa li colpì con un fascio rosso facendoli urlare...

James Potter si alzò da sotto un grosso albero venendogli incontro... Greyback gli sorrise scoprendo i lunghi denti affilati...

Lily Evans gli corse incontro abbracciandolo.

non lei... non lei... non ora bisbigliò

"Grazie"

Tirò indietro la testa di scatto, tornando alla realtà.

Piton lo fissava, la bacchetta ancora levata, la bocca leggermente dischiusa gli dava l'aspetto molto meno serio del solito.

"Così può andare" disse guardandolo intensamente.

"Mi dispiace" sussurrò Byron socchiudendo gli occhi.

"No, così va bene, sei riuscito a buttarmi fuori."
Alzò lo sguardo su Severus. "Non dovresti essere tu a farlo"

"Non ci sono altri volontari per vagare nella tua mente."

"Potrebbe farlo Silente" propose passandosi una mano fra gli scuri capelli.

"È impegnato"

"È un bastardo." una scintilla di rabbia colorò la sua voce, il volto di Piton si contrasse di colpo. "Sa cosa vedrai e ti obbliga comunque a farlo"

"Apprezzo il tuo garbo nel non riconoscere il mio talento, sono il miglior occlumante disposto ad aiutarti"

"No, sei mio amico" ringhio "e non dovresti... non dovrei..." la voce gli morì in gola.

"So già cosa hai fatto."

"No, un conto è saperlo, un altro è vederlo."

"Allora fermami." la voce di Piton si fece più bassa. "Se non vuoi che veda, bloccami."

 

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Capitolo 14
*** Occlumanzia ***


Tutti a Grimmauld Place passarono la mattina successiva ad appendere le decorazioni natalizie. Harry non ricordava di aver mai visto Sirius tanto di buonumore, cantava perfino canzoni di Natale. Harry sentiva la sua voce echeggiare attraverso il pavimento nel freddo salotto in cui sedeva da solo, a guardare dalla finestra il cielo che si faceva sempre più bianco, annunciando neve.

Si chiese se sarebbe nevicato anche a Hogwarst, forse avrebbe potuto chiederlo a Byron tramite lettera, sempre che potessero comunicare. Forse glielo avrebbero impedito, infondo era pericoloso, anche se la signora Weasley continuava a ringraziarlo lui sapeva di non dover essere li. Se era davvero collegato alla mente di Voldemort gli stava dando informazioni sull'ordine. Era per questo che per mesi Silente non lo aveva voluto li. E nessuno voleva spiegargli di più, era certo che ci fosse qualcosa di importante che gli tenevano nascosto.

Quando all'ora di pranzo sentì la signora Weasley che
chiamava dolcemente il suo nome su per le scale, si ritirò ancora più in alto e la ignorò. Verso le sei di sera suonarono alla porta e la signora Black ricominciò a urlare. Immaginando che fosse arrivato Mundungus o qualche altro membro dell'Ordine, Harry si limitò ad accomodarsi meglio contro la parete della stanza di Fierobecco dove stava nascosto, cercando di ignorare i morsi della fame mentre dava da mangiare topi morti all'Ippogrifo. Fu un piccolo spavento quando qualcuno bussò alla porta qualche minuto dopo. "«So che sei lì dentro" disse la voce di Hermione. "Esci, per favore? Ti voglio parlare."

"E tu che cosa ci fai qui?» le chiese Harry aprendo la porta, mentre Fierobecco raspava la paglia sul pavimento in cerca di avanzi di topo. "Non dovevi andare a sciare con i tuoi?"

"Be', a dirti la verità, lo sci non fa per me" rispose Hermione. "Così sono venuta qui a passare il Natale." Aveva la neve sui capelli e il viso rosso per il freddo. "Ma non dirlo a Ron. Gli ho detto che sciare è magnifico, visto che non smetteva di ridere. Mamma e papà erano un po' contrariati, ma ho spiegato che chiunque prenda seriamente gli esami rimane a Hogwarts
per studiare. Vogliono che vada bene, mi capiranno. Comunque..." disse bruscamente. "Andiamo nella tua stanza, la mamma di Ron ha acceso il fuoco e ha mandato su dei panini." Harry la seguì al secondo piano. Quando entrò nella stanza, fu piuttosto sorpreso di trovare Ron e Ginny ad aspettarlo, seduti sul letto di Ron.
"Sono venuta con il Nottetempo" riprese Hermione in tono leggero, sfilandosi la giacca prima che Harry avesse il tempo di parlare. "Ieri mattina Silente mi ha raccontato quello che è successo, ma ho dovuto per forza aspettare la fine ufficiale delle lezioni per partire. La Umbridge è già livida perché voi le siete scomparsi sotto il naso, anche se Silente le ha detto che
il signor Weasley era al San Mungo e che vi aveva dato il permesso di andare a trovarlo. Allora..."
Si sedette accanto a Ginny, e tutti e tre guardarono Harry.
"Come ti senti?" chiese Hermione.
"Bene" rispose Harry, rigido.
"Oh, non mentire, Harry" si spazientì lei. "Ron e Ginny dicono che ti stai nascondendo da tutti da quando siete tornati dal San Mungo."
"Ah, dicono così?" ribatté Harry, scoccando un'occhiata torva a Ron e Ginny.

Ron si guardò i piedi, ma Ginny non parve affatto imbarazzata. "Be', è vero!" sbottò. "E non ci guardi nemmeno in faccia!"

"Non voglio che mi guardiate con pena" ringhiò Harry, affondando le mani nelle tasche e guardando la neve che ora cadeva fitta. "Sono stato posseduto da Voldemort, ho aggredito vostro padre"
"Non sei stato tu" disse Ginny arrabbiata "E non sei nemmeno stato posseduto da Voldemort, io l'ho provato e se ti fossi degnato di chiedermelo ti avrei spiegato com'è stato."
Harry rimase immobile ad assorbire l'impatto di quelle parole. Poi si voltò. "Avevo dimenticato che..."
"Beato te" mormorò freddamente Ginny.
"Mi dispiace" disse Harry sincero. "Quindi... quindi secondo te non sono posseduto?"
"Ricordi tutto quello che hai fatto?» domandò Ginny. "Ci sono momenti di vuoto in cui non sai che cosa hai fatto?"
Harry rifletté "No."
"Allora Tu-Sai-Chi non ti ha mai posseduto" concluse Ginny con semplicità. "Io avevo dei buchi di ore intere di cui non ricordavo niente. Mi trovavo in qualche posto e non sapevo come ci ero arrivata."
"Quel sogno su tuo padre e il serpente, però..."

"Harry, tu hai già fatto sogni del genere in passato" intervenne Hermione. "Hai visto che cosa faceva Voldemort già l'anno scorso."
"Ma questo è stato diverso" obiettò Harry, scuotendo il capo. "Ero dentro al serpente. Era come se fossi io, il serpente... e se Voldemort mi avesse trasportato in qualche modo fino a Londra...?"
"Un giorno" disse Hermione, esasperata "leggerai Storia di Hogwarts, e forse ti ricorderai che non ci si può Materializzare o Smaterializzare nella scuola. Nemmeno Voldemort avrebbe potuto farti volare via dal tuo dormitorio."
"Non hai mai lasciato il tuo letto, Harry" disse Ron. "Ti ho visto agitarti nel sonno per almeno un minuto prima che riuscissimo a svegliarti."
Harry prese a passeggiare su e giù per la stanza, riflettendo. Quello che stavano dicendo non era solo confortante, aveva anche senso... quasi senza accorgersene prese un panino dal vassoio sul letto e se lo ficcò in bocca, famelico.

"Ma anche Byron ha avuto la stessa visione" sussurrò confuso
"Questo è strano in effetti" commentò Ron.

Hermione picchiettò le dita sul materasso. "Io credo... credo che Voldemort gli abbia fatto qualcosa durante la guerra"

"Tipo cosa?" chiese Harry fissandola.

"Non lo so, ma non può essere un caso che abbiate avuto la stessa visione"

"Silente ha detto che il collegamento fra me e Voldemort è una conseguenza della notte in cui ha provato a uccidermi, sai la protezione di mia madre. Ma non è stato intenzionale"

"Ci sono incantesimi per unire le menti?" chiese Ginny guardando Hermione

"Non ne ho mai letto, ma posso fare una ricerca." annuì pensierosa.
 

***

 

"Hai delle buone difese, ma mi lasci vagare fra i tuoi ricordi troppo a lungo" disse Piton

"Forse sei tu che vuoi guardare con più attenzione." ipotizzò Byron assottigliando gli occhi.

Piton sembrò non averlo nemmeno sentito "E devi smetterla di fare certi pensieri" inclinò la testa "sai quali"

"Ssono solo pensieri" si affrettò a dire

"Per ora, anni fa non sono stati solo pensieri."

Il viso di Byron si contrasse di colpo

"Che c'è?" chiese confuso il pozionista "Dovrei fingere di non sapere le cose che hai fatto? Non sono Potter"

"No, ma potresti avere più tatto, potresti ferire i miei sentimenti." rispose Byron portandosi una mano al petto

"I tuoi sentimenti non verrebbero feriti nemmeno se venissero calpestati da Hagrid"

Byron scoppiò in una bassa risata "Questo è vero"

Perfino le labbra di Piton si arricciarono leggermente verso l'alto.

 

***

 

La mattina di Natale, quando Harry scese in cucina trovò il signor Weasley seduto a capotavola con la moglie che gli poggiava dolcemente una grossa sciarpa rosso vivo intorno al collo. Ron superò Harry di corsa

"Papà, ti hanno dimesso!"

"Finalmente" sorrise la signora Weasley. "Se non avesse cercato di farsi curare con quei barbari metodi babbani sarebbe uscito anche prima" disse guardando il marito severamente.

"Sembrava una buona idea" sussurrò l'uomo

"Tipico di papà" commentò Ginny andandosi a sedere al centro del tavolo seguita da Hermione scuotendo il capo mentre si avviavano lungo il corridoio. "Punti di sutura... ma dico io..."

"Bhe sai, sulle ferite non magiche funzionano bene» osservò Hermione.
"Immagino però che in quel veleno di serpente ci sia qualcosa che li scioglie."
Harry si sedette vicino a Ron e davanti ai gemelli Weasley che si erano materializzati con un sonoro crac.

La signora weasley, troppo presa dal discutere con il marito sembrò non averli nemmeno notati.

Cominciarono a scartare le pile di regali poggiati sul tavolo con euforia.
"Bel bottino, quest'anno" commentò Ron esaminando una pallina dorata. "Grazie per la Bussola da Scopa, è stupenda" gli disse con un largo sorriso.

Harry cercò tra i suoi regali e ne trovò uno con la calligrafia di Hermione. Gli aveva regalato un libro che somigliava a un diario, ma quando lo si apriva diceva cose come: "Non rimandare a domani quello che puoi fare oggi!"
Sirius e Lupin avevano donato a Harry una bellissima serie di libri dal titolo Magia Difensiva Pratica: Come Usarla contro le Arti Oscure, che contenevano splendide illustrazioni animate a colori di tutte le controfatture e dei sortilegi descritti. Harry sfogliò avido il primo volume e vide subito che gli sarebbe stato utilissimo nei suoi programmi per l'ES. Hagrid gli
aveva mandato un portamonete marrone, peloso e dotato di zanne, che Harry presumeva dovessero fungere da dispositivo antifurto, ma che purtroppo impedivano di metterci dentro i soldi a meno di farsi amputare le dita. Il regalo di Tonks era un modellino perfettamente funzionante di Firebolt, che Harry guardò volare per la stanza, desiderando di riavere la sua;
Ron gli aveva regalato una scatola enorme di Gelatine Tuttigusti+1; i signori Weasley il solito maglione fatto a mano e dei pasticci di carne, e Dobby un quadro davvero agghiacciante che Harry sospettava avesse dipinto lui stesso. L'aveva appena girato a testa in giù per vedere se migliorava quando, Hermione gli allungò una lunga busta color panna.

"Questa è da parte di Byron, mi ha chiesto di dartela quando ha saputo che venivo qui."

Harry prese la busta silenziosamente, sul davanti c'era una semplice scritta inclinata, con una grafia sottile

Buon Natale Harry.

 

Quando estrasse il piccolo foglio contenuto dentro quasi sobbalzò, era una fotografia che ritraeva una giovane donna dai lunghi capelli rossi che sorrideva allegramente verso qualcuno oltre alla fine della fotografia. Il cuore cominciò a battere all'impazzata vedendo sua madre,era così bella, così felice. Si chiese se stesse guardando suo padre.

"È davvero bella, Harry" commentò Hermione a bassa voce; incrociando il suo sguardo notò che aveva gli occhi lucidi, sorrise guardando l'amica.

L'ultimo giorno di vacanza, la serenità che si era creata venne rovinata dall'arrivo di un ospite a sorpresa.
"Harry, caro" disse la signora Weasley, affacciandosi nella camera dove lui e Ron giocavano a scacchi magici, mentre Hermione, Ginny e Grattastinchi stavano a guardare.

"Puoi venire giù in cucina? Il professor Piton vorrebbe parlarti."
Harry non registrò immediatamente l'informazione; una delle sue torri era impegnata in una violenta rissa con un pedone di Ron e lui la stava aizzando con entusiasmo.
"Schiaccialo... schiaccialo, è solo un pedone, idiota. Scusi, signora Weasley, stava dicendo?"
"Il professor Piton, Harry. In cucina. Vuole parlarti».
L'orrore gli fece spalancare la bocca. Si voltò verso Ron, Hermione e
Ginny, che gli restituirono lo stesso sguardo. Grattastinchi, che Hermione tratteneva con difficoltà da un quarto d'ora, saltò felice sulla scacchiera e seminò il panico tra i pezzi, che corsero a nascondersi urlando.
"Piton?" domandò incredulo Harry.
"Il professor Piton, caro" ripeté la signora Weasley in tono di rimprovero. "Muoviti, dice che non può restare molto."
"Che cosa vuole da te?" chiese nervosamente Ron, quando sua madre lasciò la stanza. "Non hai fatto niente, vero?"
"No!" rispose indignato Harry, cercando di ricordare che cosa potesse aver fatto perché Piton lo inseguisse fino in Grimmauld Place. Forse il suo ultimo compito aveva meritato una 'T'?
Un minuto o due dopo spinse la porta della cucina e trovò Sirius e Piton seduti al lungo tavolo, che guardavano in cagnesco in direzioni opposte. Il silenzio tra loro era carico di reciproco disprezzo. Sul tavolo davanti a Sirius c'era una lettera aperta.
Harry tossì per annunciare la propria presenza.
Piton si girò verso di lui, il volto incorniciato dagli unti capelli neri.
"Siediti, Potter."
"Sai" disse Sirius a voce alta, dondolando sulle gambe posteriori della sedia e parlando al soffitto, «preferirei che non dessi ordini qui, Piton. È casa mia, capisci."
Uno sgradevole rossore fece avvampare il volto pallido di Piton. Harry sedette accanto a Sirius.

"Dovevo vederti da solo, Potter" cominciò Piton, con la solita piega beffarda sulle labbra. "ma Black..."
"Sono il suo padrino» intervenne Sirius, a voce ancora più alta. "Sono qui per ordine di Silente" proseguì Piton, la cui voce, per contrasto, si faceva sempre più bassa e stizzosa "ma ti prego di restare, Black, so che ti piace sentirti... coinvolto."

"E questo che cosa vorrebbe dire?" sbottò Sirius, lasciando ricadere la sedia in avanti con uno schianto.
"Soltanto che sono certo che per te dev'essere... ah... frustrante, non poter fare nulla di utile..." Piton sottolineò delicatamente la parola. "...per l'Ordine."
Fu il turno di Sirius di arrossire. Le labbra di Piton erano incurvate in un sorrisetto di trionfo quando si rivolse a Harry.
"Il Preside mi ha mandato a dirti, Potter, che desidera che tu studi Occlumanzia il prossimo trimestre."
"Che studi cosa?" chiese Harry.

Il ghigno di Piton si fece più pronunciato.
"Occlumanzia, Potter. La difesa magica della mente contro la penetrazione esterna. È una branca poco nota della magia, ma è assai utile."
Il cuore di Harry cominciò a battere all'impazzata. Difesa contro la penetrazione esterna? Ma lui non era stato posseduto, su quello erano tutti d'accordo...
"Perché devo studiare Occlu...cosa?" borbottò.
"Perché il Preside ritiene che sia una buona idea" replicò soave Piton.
"Riceverai lezioni private una volta alla settimana, ma non dirai a nessuno che cosa stai facendo, meno che mai a Dolores Umbridge. È chiaro?"
"Sì" rispose Harry. "Chi mi insegnerà?"
Piton inarcò un sopracciglio. "Io."
Harry ebbe l'orribile sensazione che le sue viscere si sciogliessero. Lezioni supplementari con Piton... che cosa aveva fatto per meritare questo? Si voltò in fretta verso Sirius in cerca di appoggio.

"Perché non può farlo Silente?" chiese Sirius, aggressivo. "Perché tu?"
"Perché il Preside ha il privilegio di delegare i compiti meno piacevoli, immagino" rispose Piton, suadente. "Ti aspetto lunedì alle sei del pomeriggio, Potter. Nel mio ufficio. Se qualcuno te lo chiede, stai prendendo ripetizioni di Pozioni. Nessuno che ti abbia visto durante le mie lezioni potrebbe dubitare che ne hai bisogno."

"Lei non da mai ripetizioni" disse Harry confuso

"Per te farò un'eccezione" i loro occhi si incoricarono per qualche secondo, poi si alzò di colpo con il nero mantello da viaggio che ondeggiava alle sue spalle.
"Aspetta un momento" lo chiamò Sirius, raddrizzandosi sulla sedia.
Piton si voltò a guardarli con lo stesso sorriso di scherno.
"Vado piuttosto di fretta, Black. Al contrario del tuo, il mio tempo libero non è illimitato."

"Arrivo subito al punto, allora" disse Sirius, alzandosi. Era decisamente più alto di Piton che, notò Harry, strinse il pugno nella tasca del mantello, sicuramente attorno all'impugnatura della bacchetta. "Se vengo a sapere che usi queste lezioni di Occlumanzia per rendere la vita difficile a Harry, dovrai risponderne a me."
"Che cosa commovente" sogghignò beffardo Piton.

"Ti avverto Mocciosus, non mi interessa se Silente crede che ti sia ravveduto. Tu e Byron andate troppo d'accordo."

"Oh davvero? Perché non glielo vai a dire?" bisbigliò Piton. "O temi forse che potrebbe non prendere molto sul serio il consiglio di uno che sta nascosto da sei mesi in casa di sua madre?"
"Dimmi, come sta Lucius Malfoy in questi giorni? Sarà contento che il suo cagnolino lavori a Hogwarts, non è così?"
"A proposito di cani» disse dolcemente Piton. "sapevi che Lucius Mal-foy ti ha riconosciuto l'ultima volta che hai arrischiato una gita? Idea furba, Black, farti vedere in un bel posto sicuro... ti ha dato una scusa inattaccabile per non uscire più dalla tana, vero?"

"Mi stai dando del codardo?" ruggì Sirius

"Bhe, sì" disse Piton.

"Almeno io non sto proteggendo un pazzo assassino"

"Disse l'amico di un Lupo Mannaro"

"Ricordami, quante persone ha torturato e ucciso Byron?"

Piton levò la bacchetta puntandola davanti al volto di Sirius.

"Chiudi la bocca Black"

Anche Sirius estrasse la bacchetta.
"No!" urlò Harry balzando al di là del tavolo frapponendosi tra i due. "Sirius, non farlo!"
"Harry, stanne fuori!" scandì Sirius, cercando di spingerlo via con la mano libera. Piton alle spalle di Harry fece un passo in avanti di scatto ma prima che potesse dire qualcosa la porta della cucina si aprì. Apparve l'intera famiglia Weasley più Hermione, tutti molto felici, con il signor Weasley che avanzava orgoglioso in mezzo al gruppo, vestito con un pigiama a righe e un impermeabile.
Lui e tutti gli altri rimasero bloccati sulla soglia di fronte alla scena che si presentò, anch'essa sospesa a metà: Sirius e Piton si erano voltati verso la porta, con le bacchette sempre puntate l'una contro l'altra, e Harry era rimasto immobile tra loro, con le braccia aperte nel tentativo di separarli.
"Per la barba di Merlino" disse il signor Weasley, mentre il signor Weasley, mentre il sorriso gli si spegneva. "Che cosa succede qui?"
Sia Sirius che Piton abbassarono le bacchette. Harry spostò lo sguardo dall'uno all'altro. Entrambi ostentavano un'espressione di puro disprezzo, tuttavia l'ingresso inaspettato di tanti testimoni parve ricondurli alla ragione. Piton ripose la bacchetta e attraversò la cucina, passando davanti ai
Weasley senza una parola. Sulla soglia si voltò.
"Lunedì sera alle sei, Potter."
E se ne andò. Sirius restò a guardare la porta con aria cupa, la bacchetta al fianco.
"Che cosa succede?" chiese ancora il signor Weasley.
"Niente, Arthur" rispose Sirius, che respirava affannosamente, come dopo una lunga corsa. "Solo una chiacchierata amichevole tra due vecchi compagni di scuola." Con quello che parve uno sforzo enorme, sorrise.
Dovevano tornare a Hogwarts con il Nottetempo l'indomani, scortati ancora una volta da Tonks e Lupin; erano entrambi in cucina quando Harry, Ron e Hermione scesero, la mattina dopo. Gli adulti sembravano immersi in una conversazione sussurrata; ma non appena Harry aprì la porta, tutti si voltarono e tacquero di colpo.
Dopo una colazione frettolosa, indossarono giacche e sciarpe contro il gelido mattino di gennaio. Harry provava una spiacevole stretta al petto. Non voleva salutare Sirius, ma una parte di lui non vedeva l'ora di tornare a Hogwarts, nonostante la presenza odiosa della Umbridge e le lezioni aggiuntive con Piton voleva rivedere Byron, parlargli della visione, sapere cosa ne pensasse. Eppure aveva un brutto presentimento su questa separazione. Non sapeva quando si sarebbero rivisti, e si sentiva in obbligo di dire qualcosa per impedirgli di fare sciocchezze. Temeva che l'accusa di codardia di Piton avesse colpito Sirius al punto di fargli progettare qualche viaggio sconsiderato fuori da Grimmauld Place. Prima che riuscisse a pensare a qualcosa da dire, però, Sirius gli fece cenno di avvicinarsi.

"È un vero peccato che tu debba già andartene"

"Già, mi sono quasi abituato a questa casa" disse Harry guardandosi attorno.

"E pensare che da ragazzo sono scappato da qua per andare da tuo padre." sussurrò Sirius "Gli somigli così tanto"

"E se non fossi davvero come lui?" Harry abbassò lo sguardo "So che eravate giovani ma..."

"Hai parlato con Byron" comprese sirius.

"È davvero così cattivo?"

Sirius aprì la bocca per alcuni secondi senza dire nulla "Lui non è... ha fatto delle cose, ma non era in se. Silente si fida di lui." annuì seccamente. "Le cose non sono mai così facili, non ci sono solo persone buone e Mangiamorte, tutti abbiamo sia luce che oscurità, la cosa importante è da che parte decidiamo di agire."

"So che non dovrei, ma con lui mi sento... bene, riesce a capirmi ed è l'unico che mi ha parlato dei miei genitori, so che non è facile per te ma..."

"Harry, va bene." lo interruppe Sirius poggiandogli le mani sulle spalle "Non sentirti mai sbagliato per quello che provi. Vorrei poterti stare più vicino, soprattutto ora."

"Non devi metterti in pericolo." disse Harry guardandolo negli occhi.

"Non lo farò." assicurò prima di abbracciarlo. "Quando tutto sarà finito saremo una vera famiglia."

Un momento dopo, Harry seguito da Ron, hermione, ginny e i gemelli, si ritrovò fuori nella gelida aria invernale, con Tonks e Lupin.
"Forza, prima prendiamo l'autobus, meglio è" disse Tonks, e Harry notò che si guardava intorno piuttosto nervosa. Lupin tese il braccio destro.
BANG.
Un bus a tre piani di un viola intenso apparve dal nulla davanti a loro, evitando per un pelo un lampione, che saltò bruscamente all'indietro.
Un ragazzo magro e brufoloso, con le orecchie a sventola e l'uniforme viola, balzò sul marciapiede e disse: "Benvenuti sul..."
"Sì, sì, lo sappiamo, grazie» tagliò corto Tonks. "Su, salite..."
Spinse Harry in avanti, sui gradini. Il bigliettaio sgranò gli occhi.
"Ehi! C'è Harry...!"
"Urla un'altra volta il suo nome e ti condanno all'oblio perpetuo" mormorò Tonks minacciosa, facendo passare Ginny e Hermione.
"Ho sempre desiderato salire su questo coso" disse allegro Ron, raggiungendo Harry a bordo e guardandosi intorno.

Harry non rispose, sapeva bene com'era viaggiare sul Nottetempo, sarebbe stato un viaggio movimentato.
"Pare che ci dobbiamo separare" osservò secca Tonks, cercando dei posti liberi. "Fred, George e Ginny, sedetevi lì in fondo... Remus starà con voi."
Lei, Harry, Ron e Hermione salirono all'ultimo piano, dove c'erano due sedie libere davanti e due dietro. Stan Picchetto, il bigliettaio, seguì Harry e Ron in fondo, curioso. Molte teste si voltarono al passaggio di Harry, ma quando si sedette vide che tutti si affrettavano a distogliere lo sguardo.

Harry e Ron diedero a Stan undici falci ciascuno e l'autobus ripartì, ondeggiando in modo sinistro. Rombò attorno a Grimmauld Place, salendo anche sul marciapiede, e poi, con un altro fragoroso BANG, tutti gli occupanti vennero catapultati all'indietro; la sedia di Ron si rovesciò e Leotordo, che era sulle sue ginocchia, uscì dalla gabbia e volò davanti fischiando come un pazzo, per poi posarsi sulla spalla di Hermione. Harry, che aveva evitato per un pelo di cadere afferrandosi a un candelabro, guardò fuori dal finestrino: sfrecciavano lungo quella che sembrava un'autostrada.

Il Nottetempo oscillò in modo allarmante, sorpassando una fila di macchine sulla corsia interna. Harry vide Hermione coprirsi gli occhi con le mani, mentre Leotordo dondolava felice sulla sua spalla.

Dopo tre fermate Ron si rialzò da terra scosso.
"Ho cambiato idea, non voglio viaggiare mai più su questo coso."
"Tranquilli, Hogwarts è la prossima dopo questa." disse allegramente Stan, ondeggiando tra loro. "Quella donna prepotente che è salita con voi ci ha dato una piccola mancia per andarci subito."

Stavano attraversando Hogsmeade, coperta di neve. Harry intravide la Testa di Porco in fondo alla sua stradina laterale, l'insegna con la testa di cinghiale mozzata che cigolava nel vento freddo, mentre la neve cadeva
sul grande parabrezza dell'autobus. Alla fine si fermarono davanti ai cancelli di Hogwarts.
Lupin e Tonks li aiutarono a scaricare i bagagli, poi scesero per salutarli.
Harry guardò i tre piani dell'autobus: tutti i passeggeri li fissavano, i nasi schiacciati contro i finestrini.
"Una volta dentro sarete al sicuro" disse Tonks, lanciando un'occhiata guardinga nella strada deserta. "Passate un buon trimestre, ok?"
"Abbiate cura di voi». Lupin strinse le mani a tutti e arrivò da Harry per ultimo. "Ascolta..." disse abbassando la voce, mentre gli altri salutavano Tonks. "So che non ti piace Piton, ma è un Occlumante straordinario e tutti noi, compreso Sirius, vogliamo che impari a proteggerti, quindi lavora sodo, d'accordo?"
"Sì, d'accordo" rispose Harry serio, guardando il viso prematuramente segnato di Lupin. "Ci vediamo."
I sei ragazzi risalirono il viale scivoloso verso il castello, trascinando i bauli.

 

***

 

Byron allungò il collo verso le lunghe tavolate nella Sala Grande alla ricerca di una chioma scura, lanciò una lunga occhiata alla porta d'ingresso sospirando.

"Smettila" sussurrò Severus alla sua sinistra

"Pensavo sarebbe tornato oggi."

"Infatti è tornato"

"E allora dove..."

"Starà distando i bagnagli" sbuffò Piton appoggiando con irritazione il bicchiere sul tavolo. "Questa sera deve venire nel mio studio tu non uscire dalla tua stanza, per nessun motivo."

"Ma andiamo potrei essere utile, non ha mai studiato occlumanzia." Abbassò la voce dopo aver lanciato una rapida occhiata verso la Umbridge a pochi posti di distanza. "Potrei dargli dei consigli"

"non gli darai proprio niente, ricorda cosa ha detto Silente, devi stargli lontano."

"A me sembra una stupidaggine" si lamentò affondando la forchetta nel suo pollo al rosto.

 

***

 

Alle sei di sera Harry si avviò scoraggiato verso l'ufficio di Piton.
Si fermò un istante davanti alla porta dell'ufficio, desiderando di essere in qualunque altro posto.

Una piccola scintilla di speranza gli balenò in testa all'idea di vedere anche Byron a quelle lezioni, forse lo avrebbe aiutato, non sarebbero state così terribili.

Trasse un profondo respiro, bussò ed entrò.
Vagò con lo sguardo fra gli scaffali carichi di barattoli di vetro, in cui viscidi pezzi di animali e piante erano sospesi in pozioni di vari colori. L'attenzione di Harry fu però attratta dalla scrivania, sulla quale era posato un bacile di pietra poco profondo, coperto di rune e simboli incisi, immerso nella luce delle candele. Harry lo riconobbe all'istante: era il Pensatolo di Silente. Si chiese che cosa ci facesse lì.

Sobbalzò quando la fredda voce di Piton comandò dal buio: "Chiudi la porta, Potter."
Harry obbedì, con la terribile sensazione di chiudersi in trappola. Di Byron non c'era nemmeno l'ombra.

Quando si voltò, Piton si era spostato alla luce e indicava senza parlare la sedia di fronte alla scrivania. Harry sedette e Piton fece altrettanto, fissandolo con i suoi freddi occhi neri.
"Bene Potter, sai perché sei qui" disse. "Il Preside mi ha chiesto di insegnarti l'Occlumanzia. Posso solo sperare che ti dimostrerai più portato che per Pozioni." Lanciò una veloce occhiata verso una porta sulla destra. Harry non aveva idea di che cosa ci fosse li dietro.

"Questa branca della magia chiude la mente alle intrusioni e alle influenze esterne."
"Ma perché? Cosa ha a che fare con le mie visioni?" domandò Harry, guardando Piton dritto negli occhi.
Piton ricambiò lo sguardo per un momento, poi disse, sprezzante: "Dovresti esserci arrivato anche tu, a questo punto, Potter. L'Oscuro Signore è molto abile nella Legilimanzia, la capacità di estrarre emozioni e ricordi dalla mente di un'altra persona."
"Sa leggere il pensiero?" chiese in fretta Harry, sentendo confermare le sue peggiori paure.
"Tu non hai acume, Potter" rispose Piton, con i neri occhi che scintillavano. "Non capisci le sfumature. È uno dei difetti che ti rendono un pozionista così scadente."
Piton fece una pausa prima di continuare. "Solo i Babbani parlano di lettura del pensiero. I pensieri non sono un libro che si possa aprire ed esaminare a piacimento. Non sono incisi all'interno del cranio in modo che qualunque intruso possa leggerli. La mente è qualcosa di complesso e stratificato, Potter... o perlomeno, la maggior parte delle menti lo sono." Sorrise, beffardo. "È comunque vero che chi padroneggia la Legilimanzia è in grado, in condizioni particolari, di scavare nella mente delle sue vittime e interpretare correttamente ciò che vi trova.
L'Oscuro Signore, per esempio, sa quasi sempre se qualcuno gli sta mentendo. Solo chi è abile in Occlumanzia è in grado di escludere i ricordi e le emozioni che contraddicono la bugia, e può così mentire in sua presenza senza essere scoperto."
"Quindi lui potrebbe sapere che cosa stiamo pensando ora?"
"L'Oscuro Signore si trova a una considerevole distanza e le mura e i terreni di Hogwarts sono protetti da molti incantesimi antichi che garantiscono l'incolumità fisica e mentale di coloro che vi abitano» rispose Piton. "Il tempo e lo spazio sono importanti nella magia, Potter. Il contatto visivo
è spesso essenziale per la Legilimanzia."
"Bhe, allora perché devo imparare l'Occlumanzia?"
Piton guardò Harry, passandosi un lungo dito magro sulle labbra. "A quanto pare le abituali regole non valgono per te, Potter. La maledizione che non ti ha ucciso sembra aver creato una sorta di connessione frate e l'Oscuro Signore. Le prove suggeriscono che a volte, quando la tua mente è più rilassata e vulnerabile durante il sonno, per esempio tu condividi i suoi pensieri e le sue emozioni. Il Preside ritiene che questo non debba continuare. Desidera che io ti insegni a chiudere la mente all'Oscuro Signore."
Il cuore di Harry batteva forte di nuovo. I conti non tornavano.

"Ma perché Byron ha avuto la mia stessa visione? Pensavo che la cicatrice..."

"La mente di Byron White non ti riguarda Potter" lo interruppe seccamente Piton.

"Sta bene?"

Piton alzò gli occhi verso il soffitto "Sì sta bene, ora concentrati. Cercherò di forzare la tua mente, vediamo quanto sei in grado di resistere. Mi hanno detto che hai già mostrato attitudine a opporti alla Maledizione Imperius. Scoprirai che per questo ci vuole un potere simile... ora concentrati. Legilimens!"
Piton colpì prima che Harry fosse pronto, prima che avesse anche solo cominciato a raccogliere le forze. L'ufficio fluttuò davanti ai suoi occhi e svanì; le immagini si susseguivano veloci nella sua testa.

Hermione gli correva incontro abbracciandolo la sera in cui era arrivato al Quartier Generale... Byron gli sorrideva mentre erano seduti nel salotto.

"Le somigli molto, non solo per gli occhi, c'è qualcosa sotto la faccia di James e gli occhi di tua madre. Ma tu non sei i tuoi genitori, tu sei Harry"...

Era seduto sotto il Cappello Parlante, che gli diceva che sarebbe stato bene a Serpeverde... un centinaio di Dissennatori lo circondavano sulla riva del lago
scuro...

"Allora, come vanno le lezioni?"

"Bhe, stanno andando bene, sono venuti in tanti."

"Te la stai cavando bene da quello che mi ha detto Ginny"

"Ci provo"

"Cavolo, vorrei davvero vederti"

"Volevo ringraziarti, se non fosse stato per te..."

"A questo servono gli amici" disse Byron con un sorriso.

No! Disse una voce nella testa di Harry, mentre il ricordo di Byron si faceva più vicino, questo non lo vedi, non lo vedi, è una cosa personale...
Sentì una fitta al ginocchio. L'ufficio di Piton era di nuovo visibile e si rese conto di essere caduto a terra; aveva sbattuto dolorosamente contro una gamba della scrivania. Guardò Piton, che aveva abbassato la bacchetta e si massaggiava il polso, dove si era aperta una brutta piaga, simile a un'ustione.
"Volevi scagliare una Fattura Pungente?" chiese Piton, gelido.
"No" rispose Harry in tono amaro, alzandosi.
"Lo immaginavo" commentò Piton, sprezzante. "Mi hai permesso di andare troppo a fondo. Hai perso il controllo."
«Ha visto tutto quello che vedevo io?" chiese Harry, anche se non era sicuro di voler sentire la risposta.
"Delle immagini" rispose Piton, stringendo le labbra.

"Per essere un primo tentativo non è poi troppo scarso" disse Piton, alzando di nuovo la bacchetta. "Alla fine sei riuscito a fermarmi, anche se hai sprecato tempo ed energia per urlare. Devi rimanere concentrato. Respingimi con la mente e non avrai bisogno di ricorrere alla bacchetta."
"Io ci provo" ribatté Harry con rabbia, «ma lei non mi spiega come fare!"
"Modera il tono, Potter" disse minaccioso Piton. "Ora voglio che tu chiuda gli occhi».
Harry gli scoccò uno sguardo obliquo prima di eseguire. Non gli piaceva l'idea di stare lì a occhi chiusi davanti a Piton con la bacchetta puntata.
"Svuota la mente, Potter" ordinò la sua voce fredda. "Liberati di ogni emozione..."

 

***

 

"Come è andata la prima lezioni di Harry?" chiese Byron appena Piton si fu richiuso la scura porta alle spalle.

"Prevedibilmente disastrosa."

"Forse è colpa dell'insegnante." propose Byron alzando le sopracciglia "La prossima volta potrei..."

"No, non verrai alla prossima lezione."

"Sei troppo geloso." brontolò.

"No, sono previdente." rispose stizzito. "Se le vostre menti sono collegate fra loro oltre a quella del Signore Oscuro potrebbe essere pericoloso."

"Credi che il signore oscuro proverebbe a entrare ancora nella mente di Harry?" chiese corrugando la fronte.

"O Potter potrebbe inavvertitamente entrare nella tua e vedere cose che non vorresti vedesse." il volto di Piton si chiuse in una smorfia.

Byron aprì la bocca di scatto ma si bloccò guardando un punto lontano oltre la spalla dell'altro. Un dolore intenso partì dal marchio sull'avambraccio sinistro e gli percorse il corpo fino a raggiungere la sua mente.

Una risata folle rimbombò nelle sue orecchie, mentre un senso di euforia gli allargò le labbra. Era successa una cosa stupenda, meravigliosa.

"White! Che succede?" sentì la voce di Piton lontana.

Sbatté gli occhi e tornò a vedere la stanza intorno a se, ma la risata dentro le sue orecchie continuò.

risata continuava...

"Sono liberi, sono tutti liberi." sussurrò fissando le proprie dita.

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Capitolo 15
*** Serpenti ***


Il mattino seguente la colazione venne quasi del tutto ignorata, molti studenti infatti leggevano avidamente la prima pagina della Gazzetta del Profeta.

Dieci fotografie in bianco e nero spiccavano nella pagina, nove maghi e una strega. Alcuni si limitavano a esibire un'espressione beffarda, altri tamburellavano con le dita sulle cornici delle loro foto, con aria insolente. Sotto ciascuna immagine erano scritti il nome della persona e il crimine per cui era stata rinchiusa ad Azkaban.
Antonin Dolohov, diceva la didascalia sotto un mago dal viso pallido, lungo e contorto, che sorrideva sprezzante. Condannato per il brutale omicidio di Gideon e Fabian Prewett.
Augustus Rookwood, recitava quella di un uomo butterato dai capelli unti, appoggiato al margine della propria foto con aria annoiata, condannato per aver rivelato segreti del Ministero della Magia a Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato.
L'unica strega presente aveva lunghi capelli scuri arruffati e incolti, le palpebre pesanti, e un sorriso di arrogante disprezzo le aleggiava sulle labbra sottili. Recava le tracce di una grande bellezza, ma qualcosa, forse Azkaban, doveva avergliela sottratta quasi tutta.
Bellatrix Lestrange, condannata per aver provocato con la tortura l'invalidità permanente di Frank e Alice Patiock.
Il titolo sopra le foto recitava:


EVASIONE DI MASSA DA AZKABAN
IL MINISTERO TEME CHE BLACK SIA

IL 'PUNTO DI RIFERIMENTO'
PER GLI EX MANGIAMORTE



"Non ci posso credere" sbottò Harry. "Caramell dà la colpa dell'evasione a Sirius?"
"Che altre possibilità ha?" ribatté Hermione amareggiata. "Dubito che potesse dire 'Ehi, scusate tutti quanti, Silente mi aveva avvertito che poteva succedere, le guardie di Azkaban si sono unite a Lord Voldemort'... smettila di piagnucolare, Ron... 'e ora i peggiori complici di Voldemort sono evasi'. Insomma, ha passato gli ultimi sei mesi a dire a tutti che tu e Silente siete due bugiardi, no?"
Lanciò un'occhiata al tavolo dei professori. Silente e la McGranitt erano immersi in fitta conversazione, e avevano l'aria molto seria. Byron muoveva la bocca rapidamente mentre fissava con insistenza il proprio piatto, Piton al suo fianco sembrava rispondergli nel medesimo modo. Nel frattempo, all'altro capo del tavolo, la professoressa Umbridge stava attaccando una scodella di porridge. Mandava giù i bocconi con aria contrariata e di tanto in tanto lanciava uno sguardo malevolo a Silente.
I mormorii intorno a Harry erano aumentati in quei giorni, eppure credette di riconoscere un leggero cambiamento di tono. Sembravano meno ostili, aveva sentito alcuni ragazzi parlare dell'evasione con una certa paura, altri stavano iniziando ad avere meno fiducia nel Ministero.

Tutti i membri dell'ES lavoravano ancora più intensamente da quando sapevano che c'erano altri dieci Mangiamorte in libertà, ma in nessuno il miglioramento fu vistoso quanto in Neville. La fuga degli aggressori dei suoi genitori aveva provocato in lui una incredibile trasformazione.

Di contro non era riuscito a parlare con Byron nemmeno una volta da quando era tornato, Piton sembrava sorvegliarli a vista, perfino a lezione non gli era concesso parlare, Piton lo riprendeva ogni volta o dava a Byron compiti inutili pur di farlo allontanare.

Le lezioni di Occlumanzia non miglioravano, al contrario, Harry avvertiva di peggiorare a ogni lezione.
La cicatrice non smetteva mai di bruciare, e spesso avvertiva un senso improvviso di fastidio o allegria che non aveva alcun legame con ciò che gli stava succedendo, accompagnato da una fitta particolarmente dolorosa alla fronte.

"Come va la mano Potter?" chiese Piton inaspettatamente mentre Harry tornava in piedi dall'ennesima intrusione mentale.

"Ehm... bene" rispose incerto

Piton fece qualche passo verso di lui e gli afferrò la mano bruscamente. Strinse gli occhi per distinguere le parole incise sulla pelle.

"È solo un graffio" si affrettò a dire cercando di sottrarsi dalla presa

"Non è solo un graffio" la voce di Piton era diventata ancora più dura. "Rimarrà una cicatrice" lasciò andare la mano di colpo e andò a cercare qualcosa sopra a uno degli scaffali più bassi. Quando tornò a torreggiare su di lui gli porse una piccola bottiglia di vetro contenente un denso liquido di un giallo vivo.

"È essenza di Purvincolo, allevia i dolori causati da abrasioni e tagli, aiuterà la pelle a guarire" spiegò asciuttamente.

Harry prese titubante la boccetta, la pergamena fissata su un lato era leggermente strappata.

"Grazie" sussurrò confuso mettendosela in tasca.

Piton non diede segno di averlo sentito, fece un passo indietro "Se la Umbridge..." la voce era insolitamente incerta, puntò gli occhi in un punto lontano. "dillo a qualcuno."

Harry annuì lentamente.

Piton non si era mai preoccupato per lui.

"Ora concentrati, svuota la mente" tuonò tornando al solito tono imperioso. "Al tre... uno... due..."

 

***


 

Lo spesso volume rilegato in pelle di drago che Byron teneva fra le mani si inclinò in avanti mentre le palpebre si chiudevano pesantemente. L'ultima sessione di Occlumanzia con Severus lo aveva stremato. La mente esausta si rilassò.

La stanza divenne buia e accogliente, la fioca luce delle candele arrivavano appena oltre le sue palpebre abbassate.

Strinse le dita lentamente e sentì qualcosa di morbido sotto i polpastrelli.

Aprì gli occhi e vide una poltrona davanti a se. Osservò le proprie mani, aveva dita lunghe e pallide, come se non avessero visto il sole per anni.

Sul pavimento davanti alla poltrona, nel cerchio di luce delle candele, era inginocchiato un uomo vestito di nero.
"A quanto pare sono stato consigliato male" disse Byron con una voce fredda che pulsava di rabbia.
"Padrone, imploro il vostro perdono" gracchiò l'uomo in ginocchio. La sua nuca brillava nella luce. Sembrava che tremasse.
"Non è colpa tua, Rookwood" disse Byron, lasciando la presa sulla poltrona. Si avvicinò all'uomo a terra e gli si fermò davanti.
"Sei sicuro delle tue informazioni, Rookwood?"
"Sì, mio Signore, sì... io lavoravo in quell'Ufficio dopo... dopotutto..."
"Avery mi ha detto che poteva prenderla Bode."
"Bode non avrebbe mai potuto prenderla, Padrone... Bode sapeva che non poteva... senza dubbio è per questo che ha resistito tanto alla Maledizione Imperius di Malfoy."
"Alzati, Rookwood" sussurrò Byron.
L'uomo in ginocchio quasi cadde in avanti per la fretta di obbedire. La sua faccia era piena di cicatrici. Rimase un po' curvo, come sul punto di inchinarsi.
"Hai fatto bene a riferirmelo" disse Byron.

"Molto bene... Ho sprecato mesi in piani infruttuosi, a quanto pare... ma non importa... da questo momento ricominciamo da capo. Hai la gratitudine di Lord Voldemort, Rookwood..."
"Mio Signore... sì, mio Signore" balbettò Rookwood, la voce arrochita dal sollievo.
"Avrò bisogno del tuo aiuto. Di tutte le informazioni che potrai darmi."
"Certo, mio Signore, certo... qualunque cosa..."
"Molto bene... puoi andare. Mandami Avery."
Rookwood si allontanò camminando all'indietro, inchinandosi, e sparì dietro una porta.
Solo nella stanza buia, Byron si voltò verso la parete. Un grande specchio scheggiato e annerito dal tempo era appeso nell'ombra. Si avvicinò.

La sua immagine riflessa si fece più grande e chiara nel buio... un volto più bianco di un teschio, gli occhi rossi, con pupille come fessure, mosse la testa di scatto di lato, per un attimo vide nello specchio il viso di un giovane ragazzo con una cicatrice a forma di saetta sulla fronte.

Chiuse gli occhi e li riaprì ritrovandosi nella stanza dei sotterranei a Hogwarts.

"Cazzo" sibilò mentre il libro che aveva fra le mani cadeva a terra con un tonfo.

Girò per la stanza misurandola a grandi passi fino a quando Piton non tornò nel suo ufficio, sentì la porta oltre alla parte sbattere.
"Severus lo ha visto anche Harry, non sta migliorando" Byron picchiettò con le nocche sulla scrivania dietro la quale era seduto Piton.

"Non si impegna abbastanza, gli piace avere quelle visioni"

"Non dire idiozie!" sbottò

"Parlo sul serio, si sente importante, utile, dopo che ha salvato Arthur Weasley"

"Ma non deve vederle, il signore oscuro si è accorto della mia presenza ieri sera, e se anche Harry continua a... siamo in troppi, tre in una mente sola."

"Lo so" sussurrò Piton lasciandosi ricadere sullo schienale della sedia

"Lasciami venire questa sera" implorò

"No, è troppo..."

"Cosa? Pericoloso? Tanto anche stare lontano da Harry non lo ha aiutato"

Piton abbassò lo sguardo sulle pergamene sparse sulla scrivania pensieroso.

"Solo questa sera, se qualcosa va storto, se succede qualcosa..."

"Te lo dirò" assicurò annuendo.

***


Harry bussò alla porta dell'ufficio di Piton con il solito sconforto. Quando alzò lo sguardo aspettandosi di vedere il pozionista incrociò invece degli occhi chiari.

"Byron, che ci fai qui?"

"Ti do una mano, visto che sei una schiappa." disse con un largo sorriso.

"Io... ci provo ma..."

"Non ti preoccupare, l'occlumanzia è una disciplina difficile e impararla di fretta di certo non aiuta" disse comprensivo. "Severus ha il suo metodo" indicò con il pollice sinistro il professore alle sue spalle che aspettava in piedi davanti alla scrivania "Ma non è detto che funzioni con te"

"In che senso?" chiese confuso Harry

"Stai cercando di sgombrare la mente, vero?"

"Sì" annuì sforzandosi di non guardare Piton

"Va benissimo, ma all'inizio è difficile svuotarla e non pensare a niente, soprattutto quando qualcuno ci vaga dentro." si schiarì la gola rumorosamente "Prova invece a fissarti su un ricordo futile, tipo la colazione di questa mattina, o quelle pallose lezioni di Divinazione" Byron gesticolò animatamente con le mani. "Ogni volta che Severus cerca di guardare altri ricordi tu svialo verso quello che hai scelto"

"Ma così non lo scaccerò" disse Harry inclinando la testa

"No, infatti, bhe a meno che tu non gli mostri dei ricordi o pensieri imbarazzanti, che so prova a immaginarlo nudo"

"White!"

"Scherzavo" si affrettò a dire voltandosi verso il pozionista.

"Ma neanche tanto" sussurrò tornando a guardare Harry prima di fargli l'occhiolino. "Seriamente, prova a riportarlo sui ricordi che scegli tu, è un po' come una battaglia, tu devi avere il controllo della tua mente, questo alla lunga lo sfinirà, anche cercare di indagare in un'altra mente è faticoso, come difenderla. Quando senti un cedimento spingilo fuori"

"Tu fai così?"

"Sì, più o meno" annuì Byron

Piton fece qualche passo in avanti affiancando Byron, non era più così strano vederli vicini, certo avevano dei caratteri diversi, ma c'era qualcosa nel loro sguardo che li rendeva più simili di quanto avesse mai notato.

"Proviamo?" chiese Piton con una voce stranamente morbida.

Harry annuì in silenzio, cercando si scegliere un ricordo su cui fissarsi.

"LEGILIMENS!"
Un centinaio di Dissennatori si avvicinavano a Harry attraverso il lago... contrasse il viso per concentrarsi, provò a ripensare a qualche mattina fa, mentre leggeva il giornale con l'annunciò dell'evasione dei Mangiamorte, cercò di ricordare i nomi di tutti gli evasi... i dissennatori si avvicinavano... ricreò nella sua mente la foto di Bellatrix Lestrange... iniziava a intravedere Piton in piedi davanti a lui, gli occhi fissi sul suo viso, che mormorava a mezza voce... e in qualche modo l'immagine di Piton si faceva più chiara, e quella dei Dissennatori
sfumava...

Harry alzò la bacchetta. "Protego!"
Piton barcollò, la sua bacchetta volò verso l'alto, lontano, e all'improvviso la mente di Harry si riempì di ricordi non suoi: un uomo dal naso adunco che urlava contro una donna che cercava di difendersi, mentre un bambino piccolo coi capelli neri piangeva in un angolo... un adolescente dai capelli unti sedeva solo in una camera buia, puntando la bacchetta al
soffitto per ammazzare le mosche... una ragazza dai capelli rossi rideva mentre un ragazzo ossuto tentava di cavalcare una scopa imbizzarrita... Sentì una spinta all'indietro ma strinse i denti continuando a guardare con curiosità... un giovane ragazzo con i capelli scuri affrettava il passo per raggiungere Piton.

"Non hai bisogno di quegli idioti."

"Non sono idioti."

"Avery lo è e Mulciber... dai non è nemmeno normale."

"Sono miei amici"

"No Sev, io sono tuo amico."
"BASTA COSÌ!"
Harry sentì una forte spinta sul petto; indietreggiò di vari passi, urtò contro qualcosa di duro e sentì due mani afferrargli le spalle. Alzò lo sguardo confuso e vide Byron dietro di se.

"Tutto bene?"

"S... sì, grazie" balbettò rimettendosi dritto.

Piton tremava leggermente ed era molto pallido.
Uno dei contenitori alle spalle di Byron si era rotto; la cosa viscida che c'era dentro si agitava in quel che restava della pozione.
"Reparo" disse Piton e il recipiente si sigillò all'istante. "Bene, Potter... questo è stato un vero miglioramento..." Con il respiro un po' affannoso, Piton sistemò meglio il Pensatolo in cui aveva riposto alcuni pensieri prima della lezione, come per assicurarsi che ci fossero ancora. "Non ricordo di averti insegnato a usare un Sortilegio Scudo... ma senza dubbio è stato efficace..."
Harry non disse nulla; sentiva che parlare poteva essere pericoloso. Era sicuro di essersi intromesso nei ricordi di Piton, di aver appena visto immagini della sua infanzia. Era fastidioso pensare che il bambino che poco prima aveva visto piangere mentre i suoi genitori urlavano ora si trovava di fronte a lui con tanto disprezzo nello sguardo.

Byron girò introno a Harry e andò ad affiancare Piton.

"Vedi che con i giusti consigli funziona?"

Piton sbuffò sonoramente "Riproviamo Potter?"
Harry incrociò lo sguardo incoraggiante di Byron e annuì.
"Al mio tre, allora" disse Piton, levando ancora la bacchetta. "Uno... due..."
Harry non ebbe nemmeno il tempo di provare a concentrarsi su un ricordo.

"Legilimens!"
Stava correndo lungo un corridoio scuro... ripensò ai giorni a Grimmauld Place mentre parlava con Byron sul divano... Un enorme Basilisco lo stava rincorrendo... si concentrò sul volto di Byron, gli occhi chiari che si assottigliavano mentre rideva... durante un'esercitazione dell'ES Luna riuscì a disarmare Ron... Rookwood inginocchiato davanti a lui... Byron che gli raccontava di sua madre... Hermione che lo abbracciava... stava cavalcando sulla scopa il primo anno e stava per cadere... Piton lo aveva salvato cercando di combattere la maledizione di Raptor... la sua mente si riempì di quella consapevolezza. Scattò in avanti, aprì gli occhi e si ritrovò nel sotterraneo, questa volta era in piedi, con il fiato corto.

Byron davanti a lui alzò i pollici verso l'alto con un largo sorriso.

Piton abbassò la bacchetta lentamente.

"Bene Potter, così può andare." era la prima volta che Piton non lo riprendeva o non gli faceva commenti acidi, uno strano calore si propagò nel petto.

Con nuova carica Harry si impegnò più del solito nelle lezioni dell'ES. I miglioramenti in Occlumanzia e il fatto di poter vedere Byron avevano reso quelle serate meno pesanti.

A volte si chiedeva come avrebbe reagito la Umbridge quando tutti i membri dell'ES avessero preso 'Eccezionale' nell'esame di Difesa contro le Arti Oscure.
Fra l'entusiasmo generale avevano finalmente cominciato a lavorare sui Patronus, anche se, come continuava a ricordare loro Harry, evocarne uno in tutta sicurezza e in un'aula illuminata a giorno era ben diverso dall'evocarlo di fronte a un Dissennatore.
"Non fare il guastafeste" lo rimproverò allegramente Cho, seguendo con lo sguardo il suo Patronus,un cigno argenteo, che svolazzava nella Stanza delle Necessità durante la loro ultima lezione prima delle vacanze pasquali. "Sono così carini!"
"Non devono essere carini, devono proteggerti» le spiegò Harry paziente. «Quello che ci servirebbe è un Molliccio o qualcosa del genere... è così che ho imparato: evocando un Patronus mentre il Molliccio faceva finta di essere un Dissennatore...»
"Ma sarebbe spaventoso!» disse Lavanda, dalla cui bacchetta uscivano solo sputacchianti sbuffi di vapore argenteo. «E a me... ancora... non riesce!» aggiunse stizzita.
Nemmeno Neville se la cavava troppo bene. Aveva il volto contratto in una smorfia di concentrazione, ma dalla punta della sua bacchetta uscivano solo sparuti ciuffi di fumo grigio.
"Devi pensare a qualcosa che ti renda felice" gli ricordò Harry.
"Ci provo" disse avvilito Neville, e in effetti s'impegnava tanto che aveva la faccia tonda lucida di sudore.
All'improvviso un profondo boato riempì la Stanza delle Necessità.

I pochi Patronus che erano riusciti a evocare svanirono in una nebbiolina perlacea, lasciando la stanza molto più buia di prima.

Harry si avvicinò cautamente a una parete specchiata con la bacchetta levata. Un altra forte scossa, come a preannunciare un terremoto fece crollare lo specchio che si frantumò a terra.

Con orrore Harry vide oltre un largo buco nel muro il volto della Umbridge che puntava la bacchetta verso di lui.
"Metterò fine a questa storia." disse muovendo la testa con disappunto. "Bombarda Maxima"

Harry si tuffò all'indietro, in mezzo al trambusto e la polvere sollevata dalla parete vide le sagome dei compagni spaventati.
"CHE COSA ASPETTATE?" urlò.

"SCAPPATE!"
Si lanciarono tutti insieme verso l'uscita, accalcandosi sulla porta; poi cominciarono a riversarsi nel corridoio. Harry sentì i primi allontanarsi di corsa e si augurò che avessero il buonsenso di non andare verso i rispettivi dormitori. Mancavano ancora dieci minuti alle nove: se si fossero rifugiati
in biblioteca o nella Guferia, tutt'e due più vicine...
"Vieni, Harry!" strillò Hermione dal centro della mischia.

Uscì per ultimo dalla Stanza delle Necessità, sbattendosi la porta alle spalle. Si guardò intorno, i suoi compagni se la stavano svignando così alla svelta che per un momento intravide solo un turbinio di piedi in fondo al corridoio, e poi più nulla. Si slanciò verso destra; più avanti c'era un bagno, se fosse riuscito a raggiungerlo poteva fingere di essere sempre stato lì...
"AH!"
Qualcosa lo aveva afferrato alle caviglie, facendogli fare una caduta spettacolare... prima di fermarsi, scivolò in avanti per quasi due metri.
Qualcuno rideva alle sue spalle. Rotolò sulla schiena e vide Malfoy nascosto in una nicchia, dietro un orrido vaso a forma di drago.
"Incantesimo d'Inciampo, Potter!» disse soddisfatto. "PROFESSORESSA! Ne ho preso uno!"
La Umbridge arrivò di gran carriera dall'altro capo del corridoio, col fiato corto e un sorriso deliziato.
"È lui!" esultò, vedendo Harry sul pavimento.

"Eccellente, Draco, eccellente, oh, sì... cinquanta punti a Serpeverde! Adesso ci penso io... in piedi, Potter!"
Harry si rialzò, fulminandoli con gli occhi. Non aveva mai visto la Umbridge così soddisfatta. Gli strinse le dita come una morsa attorno al braccio e si voltò sorridendo verso Malfoy.
"Cerchi di acchiapparne qualcun altro, Draco. Dica agli altri di controllare in biblioteca... chiunque abbia il fiatone... e anche nei bagni, la signorina Parkinson può controllare quello delle ragazze... andate, svelti... Quanto a lei, Potter...» aggiunse con la sua voce più sommessa e più pericolosa, mentre Malfoy si allontanava, «verrà con me nell'ufficio del Preside."
Furono davanti al gargoyle di pietra nel giro di pochi minuti. Harry continuava a chiedersi se avevano catturato qualcun altro. Pensò a Ron, la signora Weasley lo avrebbe strozzato e a come ci sarebbe rimasta male Hermione se l'avessero espulsa prima del G.U.F.O. E per Seamus quella era stata la prima riunione... e Neville era così migliorato...
"Ape Frizzola" cantilenò la Umbridge; il gargoyle si scostò, la parete si spalancò e i due salirono la scala mobile di pietra. Quando raggiunsero la lucida porta col batacchio a forma di grifone, la Umbridge, sempre tenendo stretto Harry, entrò senza nemmeno bussare.

L'ufficio era pieno. Silente era seduto dietro la scrivania, l'espressione serena, le lunghe dita unite in punta. La professoressa McGranitt gli stava accanto, irrigidita dalla tensione. Cornelius Caramell, il Ministro della Magia, si dondolava gongolante sulla punta dei piedi accanto al fuoco. Kingsley Shacklebolt e un mago dall'aria dura, con cortissimi capelli ispidi, che Harry non aveva mai visto, erano piazzati ai lati della porta come guardie; e l'occhialuto, lentigginoso Percy Weasley oscillava eccitato accanto a una parete, una penna d'oca e un rotolo di pergamena fra le mani, pronto a prendere appunti.
Mentre la porta si chiudeva alle loro spalle, Harry si divincolò dalla stretta della Umbridge. Cornelius Caramell lo fissò con soddisfazione.
"Bene, bene, bene..." disse.
Harry lo ricambiò con la sua occhiata più velenosa. Si sentiva il cuore in gola, ma il cervello stranamente freddo e lucido.
"Cercava di raggiungere la Torre di Grifondoro" disse la Umbridge.
Nella sua voce vibrava un'eccitazione indecente, la stessa gioia perversa che Harry le aveva visto mentre guardava la professoressa Cooman sciogliersi in lacrime nella Sala d'Ingresso. "È stato il giovane Malfoy a fermarlo."
"Malfoy, eh?"si compiacque Caramell. "Devo ricordarmi di dirlo a Lucius. Bene, Potter... suppongo che tu sappia perché sei qui, vero?"
Harry era pronto a rispondere con un 'sì' di sfida: aveva già aperto la bocca e la parola gli era già quasi uscita dalle labbra quando vide il volto di Silente. Non guardava esattamente lui - teneva gli occhi fissi su un punto appena sopra le sue spalle, ma lo vide chiaramente scuotere il capo di una frazione di centimetro.
Senza esitare, cambiò idea a metà parola.
"Sss...no."
"Prego?" chiese Caramell.
"No" disse Harry deciso.
"Non sai perché sei qui?"
"No, non lo so."
Lo sguardo incredulo di Caramell si spostò da lui alla professoressa Umbridge. Harry ne approfittò per lanciare di soppiatto un'altra occhiata a Silente, e lo vide rivolgere al tappeto un impercettibile cenno d'assenso e l'ombra di una strizzata d'occhio.
"Dunque non ti rendi conto..." riprese Caramell, la voce traboccante sarcasmo. "di aver infranto le regole della scuola?"
"Regole della scuola?" ripeté Harry. "Non che io sappia" ribatté Harry affabile.
Il cuore continuava a battergli molto in fretta. Valeva quasi la pena di mentire così spudoratamente per vedere alzarsi la pressione di Caramell.
"Ma noi abbiamo una informatrice." intervenne melliflua la Umbridge.
Caramell lanciò un'occhiata maligna a Silente.

"Non c'è nulla di meglio di un buon testimone, eh, Silente?"
"Assolutamente nulla, Cornelius" concordò Silente in tono grave, inclinando la testa di lato.
La Umbridge posò una mano sulla spalla della ricciuta amica di Cho, Marietta, che si nascondeva la faccia tra le mani.
"Non abbia paura, cara, non ce n'è bisogno" la incoraggiò mielata, dandole dei colpetti sulla schiena. "Ha fatto la cosa giusta. Il Ministro è molto contento di lei. Dirà a sua madre quanto è stata brava."

"Tale madre, tale figlia, eh?" disse il ministro calorosamente. "Su, cara, guardami, non essere timida, sentiamo cos'hai da dire... Per tutti i gargoyle galoppanti!"

Marietta quasi non fece in tempo ad abbassare le mani e alzare la testa che Caramell indietreggiò sgomento, evitando per un pelo di finire nel fuoco, e prese a calpestare imprecando l'orlo bruciacchiato del mantello. Con un gemito, Marietta si tirò il colletto della veste fin sopra gli occhi, ma tutti fecero in tempo a vederle la faccia orribilmente sfigurata da una serie di fitte pustole che formavano la parola spia.
"Non si preoccupi per qualche brufolo, cara" la esortò impaziente la Umbridge. "Abbassi quel colletto e racconti al Ministro..."
Per tutta risposta, Marietta gemette di nuovo e scosse freneticamente la testa.
"E va bene, sciocca ragazza, glielo dirò io" scattò la Umbridge.
"Le cose stanno così, signor Ministro. Questa sera dopo cena, la signorina Edgecombe è venuta nel mio ufficio e mi ha detto che in una stanza al settimo piano, nota come Stanza delle Necessità si sarebbe tenuta una spece di riunione."
"Sei stata molto coraggiosa, mia cara, a raccontare tutto alla professoressa Umbridge. Hai fatto bene. Adesso, da brava, perché non mi dici che cosa succedeva durante queste riunioni? Qual era il loro scopo? Chi vi partecipava?"
Marietta scosse di nuovo il capo in silenzio, gli occhi sgranati e impauriti.

"Scopo della riunione" proseguì la professoressa Umbridge, "era persuadere i convenuti a aderire a un'associazione illegale, al fine di apprendere incantesimi e maledizioni che il Ministero ha ritenuto inadatti a studenti così giovani..."
"Penso che a questo proposito scoprirà di essersi sbagliata, Dolores" disse pacato Silente, scrutandola al di sopra degli occhialetti a mezzaluna appollaiati a metà del naso storto.
Harry lo fissò. Non riusciva a capire come il Preside potesse sperare di tirarlo fuori dai guai.

"Non intendo negare e nemmeno, ne sono sicuro, lo negherà Harry che quel giorno si trovava alla Testa di Porco allo scopo di reclutare studenti per formare un gruppo di Difesa contro le Arti Oscure. Mi limito a farti notare che Dolores sbaglia affermando che un gruppo del genere fosse all'epoca illegale. Se ben ricordi, il Decreto Ministeriale che bandiva tutte le associazioni di studenti è entrato in vigore solo due giorni dopo quell'incontro, perciò al momento Harry non stava infrangendo un bel niente."

"È vero, Preside" disse la Umbridge con un sorriso dolciastro. "ma ormai sono passati quasi sei mesi dall'entrata in vigore del Decreto Didattico Numero Ventiquattro. Se la prima riunione non era illegale, tutte le successive lo sono state senz'altro."
"Lo sarebbero state, se fossero proseguite dopo l'entrata in vigore del Decreto. Ha qualche prova che così sia stato?"
"Non ha sentito, Silente? Perché crede che la signorina Edgecombe sia qui?"
"Può aggiornarci sulle riunioni tenute negli ultimi sei mesi?" chiese Silente, inarcando le sopracciglia. "Avevo l'impressione che avesse parlato semplicemente di una riunione in corso questa sera."
"Signorina Edgecombe, mia cara" si affrettò a dire la Umbridge. "ci racconti da quanto tempo vanno avanti questi incontri. Le basterà annuire o scuotere la testa... sono sicura che i suoi brufoli non ne risentiranno. Allora... si sono svolti regolarmente negli ultimi sei mesi? Da brava, coraggio, vedrà che non succederà niente."
Tutti nella stanza fissavano Marietta, anche se soltanto i suoi occhi erano visibili fra il colletto rialzato e la frangia di capelli ricci. Marietta fece un cenno di diniego.
Lo sguardo della Umbridge guizzò da Caramell alla ragazza.
"Temo che lei non abbia capito la domanda, vero, cara? Le ho chiesto se negli ultimi sei mesi ha partecipato a queste riunioni. C'è andata, non è vero?"
Di nuovo Marietta scosse il capo.
"Che cosa vuole dire scuotendo il capo, cara?" insisté indispettita la Umbridge.
"A me sembra chiaro" intervenne brusca la professoressa McGranitt. "Vuol dire che negli ultimi sei mesi non ci sono state riunioni segrete. Giusto, signorina Edgecombe?"
Marietta annuì.
"Ma stanotte c'era!" sbottò furiosa la Umbridge.

“Me l'ha detto lei, signorina Edgecombe! C'era una riunione nella Stanza delle Necessità! E il capo era Potter, giusto? È stato Potter a organizzarla! Potter... Perché scuote il capo, ragazza?"
"Di solito" la informò gelida la McGranitt. "se una persona scuote il capo vuole dire 'no'. Perciò, a meno che la signorina Edgecombe stia usando un linguaggio dei segni ignoto agli umani..."
La professoressa Umbridge agguantò Marietta per le spalle, la costrinse a voltarsi e prese a scrollarla con violenza. In un secondo, Silente era in piedi con la bacchetta alzata, Kingsley si fece avanti e la Umbridge si allontanò di scatto da Marietta, agitando le mani come se si fosse scottata.
"Non le permetto di maltrattare i miei studenti, Dolores!" disse Silente, e per la prima volta parve in collera.
"Farà meglio a calmarsi, Madama Umbridge" la invitò Kingsley con la sua lenta voce profonda.

Marietta non sembrava turbata da quell'aggressione improvvisa, aveva lo sguardo fisso davanti a sé e continuava a tenere il colletto sollevato fino agli occhi stranamente vacui.

"Dolores" disse Caramell, con l'aria di chi vuole chiarire la faccenda una volta per tutte. "La riunione di stasera... quella che sappiamo per certo esserci stata..."
"Sì... Non appena la signorina Edgecombe mi ha avvertito, sono salita subito al settimo piano insieme ad alcuni studenti fidati, in modo da sorprendere i partecipanti in flagrante. Al nostro arrivo stavano fuggendo da tutte le parti. Comunque non importa. Ho i loro nomi. La signorina Parkinson è andata nella Stanza delle Necessità per vedere se vi avessero lasciato qualcosa: ci servivano prove, e le abbiamo trovate.
Inorridito, Harry la vide estrarre dalla tasca la lista di nomi che avevano affisso alla parete della Stanza delle Necessità e consegnarla a Caramell.
"Mi è bastato vedere il nome di Potter sulla lista per capire di che cosa si trattava” concluse la Umbridge a voce bassa.
"Eccellente." Caramell sorrise. "Davvero eccellente, Dolores. E... per tutti i tuoni... Visto che nome hanno scelto?" sussurrò Caramell.

"Esercito di Silente."
Silente tese una mano e prese a sua volta la pergamena. Fissò le parole tracciate da Hermione pochi mesi prima, e per un momento parve ammutolito. Ma quasi subito rialzò lo sguardo sorridendo.
"E così il gioco è finito" disse.
"Hai reclutato questi studenti per il tuo... esercito?"
"Quella di stasera era la prima riunione" disse Silente. "Per scoprire fino a che punto erano interessati a unirsi a me. Ma, a quanto sembra, ho commesso un errore invitando la signorina Edgecombe."
Marietta annuì. Caramell la fissò. Tornò a fissare Silente. E poi gonfiò il petto.
"Tu hai complottato contro di me!" esclamò.
"Proprio" ripeté ancora una volta Silente.
"NO!" urlò Harry.
Kingsley gli lanciò uno sguardo di avvertimento e la McGranitt lo fulminò con gli occhi, ma Harry aveva capito che cosa aveva intenzione di fare Silente e non poteva permetterglielo.
"No... professore!"
"Sta' calmo, Harry, o temo che dovrai uscire dal mio ufficio" lo zittì Silente. 

"Sì, Potter, chiudi il becco!" latrò Caramell, che continuava a fissare Silente con una specie di inorridita esultanza. "Quanto a te, adesso sarai scortato al Ministero per la formalizzazione dell'accusa, e poi ad Azkaban in attesa del giudizio!"
"Ah, sì" disse gentilmente Silente. "Sì, penso che ci sia un piccolo intralcio."
"Intralcio?" La voce di Caramell vibrava ancora di gioia. «Non vedo intralci, Silente!"
"Invece" insisté Silente in tono di scusa. "Io temo proprio di vederne uno."
"Davvero?"
"Mi pare che tu nutra l'illusione che vi seguirò... com'è che si dice? Senza opporre resistenza. Non ho alcuna intenzione di finire ad Azkaban."

La faccia della Umbridge stava diventando sempre più rossa. Caramell fissava Silente con l'aria sciocca di chi ha appena ricevuto un colpo inatteso e ancora non riesce a capire cos'è successo. Emise un suono strozzato e si voltò a guardare Kingsley e l'uomo con i corti capelli grigi, il solo nella stanza a essere rimasto in silenzio fino ad allora. Quest'ultimo gli rivolse un cenno rassicurante e fece un passo avanti.

La professoressa McGranitt infilò una mano sotto il mantello.

"Basta con questa buffonata!” latrò Caramell, estraendo la propria bacchetta. “Dawlish! Shacklebolt! Prendetelo!"
Un lampo argenteo attraversò la stanza, Fanny fece il giro dell'ufficio e si librò bassa sopra di lui. Silente levò una mano per afferrare la lunga coda dorata della fenice. Un attimo dopo erano entrambi scomparsi in un lampo di fuoco.
"Non le piacerà, Ministro..." cominciò a dire Kingsley "ma non può negare che Silente abbia stile."

 

PER ORDINE DEL MINISTERO DELLA MAGIA

Dolores Jane Umbridge (Inquisitore Supremo) sostituirà

Albus Silente in qualità di Preside della Scuola di
Magia e Stregoneria di Hogwarts.

Quanto sopra ai sensi del Decreto Didattico
Numero Ventotto.
Firmato: Cornelius Oswald Caramell, Ministro della Magia


L'avviso era comparso nella parete ormai piena della sala d'ingresso. Gazza stava richiudendo una lunga scala di legno con affanno, mentre Byron lo osservava dalla terza rampa di scale.

"Come farà quando il posto sarà davvero finito?" chiese osservando con preoccupazione una delle tante cornici di legno.

"Non ci dormo la notte per questa domanda, White" rispose la voce strascicata di Piton alle sue spalle. "Ora muoviti, abbiamo lezione fra venti minuti."

Con uno sbuffo lo seguì giù per le scale reggendo una pila di vecchi libri sotto braccio.

Sembrava che in tutta la scuola durante la notte ogni singolo abitante del castello fosse al corrente del fatto che Silente aveva sconfitto due Auror, l'Inquisitore Supremo, il Ministro della Magia e il suo Assistente per poi svanire nel nulla.

Ovunque andasse, il solo argomento di conversazione era la fuga di Silente.

"Quand'è che hai la prossima lezione con Harry?" chiese saltando gli ultimi due scalini

"Domani sera" rispose bloccandosi di colpo per non essere travolto dai gemelli Weasley.

"Dovresti essere contento, sta facendo progressi"

"Più o meno"

"Dai è bravo"

"Non ti allargare, è meno disastroso di altre volte" disse attraversando il corridoio con lunghe falcate, il mantello alle sue spalle ondeggiava facendolo sembrare ancora più grande.

"Ma non hai caldo con questo?" chiese cercando di afferrare al volo una parte del mantello

"No" rispose seccamente spostandosi di lato.

"Dovresti incoraggiarlo un po'"

"Ci sei già tu a incoraggiarlo e dargli vane speranze."

"Ma tu sei il suo insegnate da anni, dovrebbe essere affezionato."

Piton gli lanciò un'occhiata obliqua. "Dacci un taglio con questa storia, non voglio un altro Potter alle calcagna"

"Smettila tu di fissarti su questa cosa." Byron gli si parò davanti "Lui non è James."

Gli occhi del pozionista rotearono. "Il vostro apprezzamento reciproco denota il poco giudizio che avete."

"Tu mi apprezzi." gli fece notare Byron con un sorriso.

"Sì, soprattutto quando tieni la bocca chiusa."


 

***
 

Dopo cena Harry si diresse verso l'ufficio di Piton. A metà della Sala d'Ingresso, vide Cho venire in fretta verso di lui.

"Tutto bene? La Umbridge non ti ha interrogato sull'ES, vero?"
"Oh, no" rispose rapida Cho. "Era solo che... volevo solo dirti... Harry, non mi sarei mai sognata che Marietta... È una ragazza deliziosa, davvero” riprese Cho. "Ha solo commesso un errore..."
Harry la fissò incredulo. "Una ragazza deliziosa che ha commesso un errore? Ci ha traditi tutti quanti, te inclusa!"
"Sua mamma lavora al Ministero, sai, e per lei è difficile..."
“Anche il papà di Ron lavora al Ministero!» sbottò Harry, furioso. "E nel caso ti sia sfuggito, lui non va in giro con spia scritto sulla faccia..."
"È stato un giochetto orribile, quello di Hermione Granger!” replicò con veemenza Cho.

"Doveva dircelo, che aveva stregato la lista..."
"Secondo me è stata un'idea geniale” ribatté gelido Harry. Il volto di Cho parve prendere fuoco e i suoi occhi luccicarono.
"Ma certo, dimenticavo... se è stata un'idea della tua cara Hermione..."
"Non rimetterti a piangere" l'avvertì Harry.
"Non intendevo farlo!" gridò lei.
"Sì... ecco... bene... devo già affrontare abbastanza problemi al momento."
"E valli ad affrontare, allora!" strillò Cho, girando sui tacchi e allontanandosi in fretta.
Schiumante di rabbia, Harry scese le scale che portavano al sotterraneo e, pur sapendo per esperienza che se fosse arrivato pieno di collera e risentimento sarebbe stato più facile per Piton penetrargli nella mente, non poté impedirsi di rimuginare su un altro paio di cosette da dire a Cho sulla sua amica Marietta.
"Sei in ritardo, Potter" lo accolse gelido Piton mentre Harry chiudeva la porta.
Gli dava la schiena, e come al solito stava rimuovendo alcuni dei suoi pensieri per versarli nel Pensatoio di Silente.

Harry si guardò intorno.

"Dov'è Byron?"

"Sta correggendo dei compiti del settimo anno" Piton lasciò cadere l'ultimo filo argenteo nel bacile di pietra e si voltò verso di lui.
"Per potermi deliziare della tua compagnia devo lasciare indietro alcuni lavori di cui White si deve occupare" spiegò a bassa voce. "Credi di potercela fare senza la mascotte?"
"Sì" disse Harry concentrandosi su una gamba della scrivania.

Il cuore gli batteva rapido per la collera nei confronti di Cho e l'ansia per quello che Piton gli avrebbe estratto dalla mente.
"Al tre..." disse pigramente Piton. "Uno... due..."
All'improvviso la porta si spalancò ed entrò Draco Malfoy.
"Professor Piton, signore... oh, mi scusi..." S'interruppe, lo sguardo che andava stupito da Piton a Harry.
"Nessun problema, Draco" disse Piton, abbassando la bacchetta. "Potter è qui per qualche ripetizione di Pozioni."
"Non lo sapevo" disse Malfoy, lanciando un'occhiata furtiva a Harry, che si sentì arrossire. Avrebbe dato qualunque cosa per potergli gridare la verità o, meglio ancora, per scagliargli una robusta fattura.
"Allora, Draco, di che cosa si tratta?" chiese Piton.
"È la professoressa Umbridge, signore... le serve il suo aiuto. Hanno trovato Montague, signore. Incastrato dentro un water al quarto piano."
"E come c'è finito?"
"Non saprei, signore, è un po' confuso."
"Molto bene, molto bene. Potter, riprenderemo la lezione domani sera."
Si voltò e uscì in fretta dall'ufficio. Prima di seguirlo, Malfoy fissò Harry e mosse le labbra a sillabare "Ripetizioni?" poi se ne andò anche lui.
Furioso, Harry mise via la bacchetta e fece per uscire. Almeno aveva davanti ventiquattr'ore per esercitarsi; era stato fortunato a cavarsela per il rotto della cuffia, ma era dura sapere che Malfoy avrebbe raccontato a tutta la scuola che Potter aveva bisogno di ripetizioni in Pozioni.
Era già alla porta quando la vide: una chiazza di luce tremolante che danzava sullo stipite. Si fermò a guardarla perplesso, e poi ricordò: somigliava alle luci viste in sogno la notte prima nella seconda stanza dell'Ufficio Misteri.

Si voltò. La luce veniva dal Pensatoio sulla scrivania. Il suo contenuto bianco-argenteo fluttuava e turbinava. I pensieri di Piton... quelli che voleva tenere segreti nel caso che Harry fosse riuscito a superare le sue difese...
Fissò il Pensatoio con crescente curiosità... quali pensieri Piton era tanto ansioso di nascondergli?
Di nuovo la luce argentea tremò sulla parete... Harry fece due passi verso la scrivania, riflettendo. Possibile che fossero informazioni sull'Ufficio
Misteri che Piton voleva tenergli nascoste?
Si guardò alle spalle, il cuore che batteva sempre più forte e rapido.
Quanto ci sarebbe voluto a Piton per estrarre Montague dal water? E sarebbe tornato subito in ufficio o lo avrebbe accompagnato in infermeria?
Era molto più probabile che lo accompagnasse... in fin dei conti Montague era il Capitano della squadra di Quidditch di Serpeverde, e Piton avrebbe voluto assicurarsi che stesse bene.
Superò la breve distanza che ancora lo separava dal Pensatoio e rimase immobile, lo sguardo immerso nelle sue profondità. Esitò, le orecchie tese,
poi estrasse di nuovo la bacchetta. Nell'ufficio e nel corridoio regnava il più assoluto silenzio.
Immerse la punta della bacchetta nel fluido argenteo, che prese a turbinare rapido, e quando si sporse sul Pensatoio vide che il suo contenuto era diventato trasparente. Ancora una volta guardava una stanza dall'alto, attraverso un foro circolare nel soffitto... Per la precisione, e a meno di non
sbagliarsi di grosso, quella era la Sala Grande.
Il suo fiato appannò la superficie dei pensieri di Piton... il suo cervello sembrava incapace di decidere... era assurdo, ma la tentazione era irresistibile... tremava da capo a piedi... Piton poteva tornare da un momento all'altro... poi pensò alla rabbia di Cho e al ghigno di Malfoy, e una folle audacia s'impadronì di lui.
Prese fiato e tuffò il viso dentro i pensieri di Piton. Un attimo dopo, il pavimento dell'ufficio sussultò, rovesciandolo a capofitto nel Pensatoio... Precipitava in un'oscurità gelida, rotolando furiosamente, e poi... Era al centro della Sala Grande, ma le tavole delle quattro Case erano
scomparse. C'erano invece oltre un centinaio di tavoli più piccoli, tutti rivolti nella stessa direzione, ciascuno occupato da uno studente chino a scrivere su un rotolo di pergamena. L'unico suono era il raspare delle piume e il raro fruscio di una pergamena smossa. A quanto pareva, era in corso un esame.
I raggi del sole si riversavano dalle alte finestre sulle teste ricurve, traendone riflessi castani, ramati o dorati. Harry si guardò attorno. Piton doveva essere da qualche parte là attorno... dopotutto quello era un suo ricordo.
E infatti eccolo là, seduto alla destra di Harry. Il giovane Piton aveva un aspetto pallido, filaccioso, come una pianta cresciuta al buio. Aveva sottili capelli flosci e unti che sfioravano il banco, mentre scriveva col naso adunco a un centimetro dalla pergamena. Harry si spostò alle sue spalle e
lesse l'intestazione dell'esame:

DIFESA CONTRO LE ARTI OSCURE GIUDIZIO UNICO PER I FATTUCCHIERI ORDINARI.


Dunque Piton doveva avere quindici o sedici anni, più o meno l'età di Harry. La sua mano volava sulla pergamena; aveva scritto almeno trenta centimetri più dei suoi vicini, e per giunta con una calligrafia minuta e stretta.
"Ancora cinque minuti!"
La voce fece sussultare Harry. Voltandosi, vide la sommità della testa del professor Vitious spostarsi fra i banchi poco lontano, passare accanto a un ragazzo con arruffati capelli neri... capelli neri molto arruffati...
Harry si mosse così in fretta che, se fosse stato solido, avrebbe rovesciato parecchi tavoli. Invece scivolò come in sogno attraverso due corridoi tra i banchi, e ne risalì un terzo... La nuca del ragazzo bruno era più vicina: si raddrizzava, riponeva la piuma, prendeva il rotolo di pergamena per rileggere quello che aveva scritto...
Harry si fermò davanti al tavolo e abbassò lo sguardo su suo padre. Suo padre a quindici anni.
Una vampata di eccitazione gli esplose nello stomaco: era come guardare se stesso, ma con alcuni errori intenzionali. James aveva gli occhi nocciola, il naso un po' più lungo di quello di Harry e nessuna cicatrice sulla fronte, però avevano lo stesso viso sottile, la stessa bocca, le stesse sopracciglia; i capelli di James stavano ritti esattamente come quelli di Harry.
James sbadigliò e si passò una mano fra i capelli, arruffandoli ancora di più. Poi, dopo un'occhiata al professor Vitious, si voltò per rivolgere un sorriso a un ragazzo seduto quattro tavoli dietro di lui.
Con un altro sussulto, Harry vide Sirius, rilassato sulla sedia in bilico sulle gambe posteriori, rivolgere a James un cenno soddisfatto. Sirius era molto attraente: i capelli scuri che gli ricadevano sugli occhi gli davano un'aria di distratta eleganza che né James né Harry avrebbero mai potuto eguagliare, e una ragazza seduta alle sue spalle lo fissava sognante, anche
se lui non pareva essersene accorto. E due banchi dietro la ragazza, di nuovo Harry si sentì stringere piacevolmente lo stomaco, c'era Remus Lupin. Sembrava piuttosto pallido, aveva l'aria malaticcia e non aveva ancora finito di pensare all'esame: rileggeva le risposte grattandosi accigliato il mento con l'estremità della piuma.
Ma allora anche Codaliscia doveva essere nei paraggi... e infatti Harry lo individuò nel giro di pochi istanti: un piccoletto con i capelli color topo, il naso appuntito e l'espressione ansiosa, che si mordeva le unghie, guardava la pergamena, strusciava i piedi, e di tanto in tanto lanciava un'occhiata
speranzosa al compito del suo vicino. Harry lo fissò un momento, diversi posti in avanti riconobbe anche Byron, aveva i capelli molto corti,un accenno di barba sopra il mento e rileggeva svogliatamente il proprio compito.
"Giù le piume!" squittì il professor Vitious.
Più di cento rotoli di pergamena sfrecciarono per aria e atterrarono fra le sue braccia tese, rovesciandolo a terra. Parecchi studenti scoppiarono a ridere; un paio nella prima fila si alzarono, lo presero sotto i gomiti e lo tirarono su di peso.
"Molto bene, potete andare!"
Voltandosi, Harry vide Piton muoversi fra i banchi verso la porta che dava nella Sala d'Ingresso, chiaramente ancora concentrato sull'esame.
Una banda di ragazze chiacchierine lo separava da James, Sirius e Lupin, e confondendosi tra loro Harry riuscì a non perderlo di vista e intanto a cogliere le voci di James e dei suoi amici.
"Ti è piaciuta la domanda numero dieci, Lunastorta?" chiese Sirius uscendo dalla Sala.
"Eccome” rispose allegramente Lupin. "Indicate i cinque segni che identificano un lupo marinaro. Un'ottima domanda."
"Credi di essere riuscito a individuarli tutti e cinque?" scherzò James fingendosi preoccupato.

"Credo proprio di sì" replicò serio Lupin, mentre si univano alla folla accalcata davanti al portone.

"Secondo me l'esame era una sciocchezza" sentì dire Sirius. "Mi stupirei se non prendessi come minimo 'Eccezionale'.”
"Anch'io." James infilò una mano in tasca e ne estrasse un agitatissimo Boccino d'Oro.
"E quello dove l'hai preso?"
"Sgraffignato" fu la distratta risposta. James prese a giocherellare col Boccino.
Si fermarono in riva al lago e si distesero sull'erba. Lupin aveva preso un libro e leggeva. Sirius guardava gli studenti che ciondolavano sul prato. James continuava a giocare col Boccino: lasciava che si allontanasse sempre di più e lo riacchiappava all'ultimo secondo.
Codaliscia lo fissava a bocca aperta, trattenendo il fiato e applaudendo a ogni presa particolarmente difficile. Dopo cinque minuti di quella scena, Harry cominciò a chiedersi perché James non gli diceva di darci un taglio, ma James sembrava godersi tutta quell'attenzione. Notò anche che suo padre aveva l'abitudine di passarsi una mano fra i capelli come per evitare che stessero troppo in ordine, e che continuava a lanciare occhiate alle ragazze in riva al lago.
"Mettilo via, dai" sbottò finalmente Sirius, mentre James eseguiva un'abile presa e Codaliscia strillava eccitato. "Prima che il nostro amico se la faccia addosso." Codaliscia arrossì, ma James sorrise.
"Se ti dà fastidio" disse, infilando di nuovo in tasca il Boccino.
"Che noia" disse Sirius.
"Questo ti tirerà su, Felpato" disse James sommesso. "Guarda chi c'è..."

Sirius voltò la testa. E s'immobilizzò come un cane che annusa la preda.
"Eccellente" sussurrò. "Mocciosus."
Harry si voltò per seguire il suo sguardo.
Piton si era alzato e stava infilando le pergamene del G.U.F.O. nella borsa. Mentre usciva dall'ombra dei cespugli e si avviava sul prato, anche Sirius e James si alzarono.
Lupin aveva ancora la testa china sul libro, ma gli occhi immobili, e fra le sopracciglia gli era comparsa una ruga sottile; lo sguardo di Codaliscia, invece, guizzava avido da Sirius e James a Piton.
"Tutto bene, Mocciosus?" chiese James ad alta voce.
Piton reagì con rapidità sorprendente, come se si fosse aspettato un at-
tacco: lasciò cadere la borsa, infilò una mano nella veste e aveva già la bacchetta a mezz'aria quando James gridò: "Expelliarmus!"
La bacchetta di Piton fece un volo di tre metri e cadde sull'erba dietro di lui. Sirius sbottò in una risata simile a un latrato.
"Impedimenta!" disse, puntando a sua volta la bacchetta su Piton, e facendolo cadere a terra lungo disteso.
Molti studenti si voltarono e alcuni si avvicinarono. Qualcuno sembrava preoccupato, qualcun altro soltanto divertito. Piton rimase a terra, ansante, mentre James e Sirius avanzavano verso di lui con le bacchette levate. James lanciava occhiate di sbieco alle ragazze sulla riva. Anche Codaliscia era in piedi ora e dopo aver girato attorno a Lupin per avere una visuale migliore, osservava avido la scena.
"Com'è andato l'esame, Mocciosus?" chiese James.
"Lo tenevo d'occhio, aveva il naso incollato alla pergamena» sogghignò Sirius. "Con tutto l'unto che ci avrà lasciato, non riusciranno a leggere una parola." Parecchi ragazzi scoppiarono a ridere. Piton tentò di alzarsi, ma l'incantesimo era ancora attivo e perciò non poté fare altro che divincolarsi, come trattenuto da funi invisibili.
"Aspetta... tu" ansimò, alzando su James uno sguardo carico d'odio. "aspetta... e vedrai!"
"Aspettare cosa?" chiese gelido Sirius. "Che cosa farai, Mocciosus, ci userai per soffiarti il naso?"
Dalla bocca di Piton scaturì un torrente d'imprecazioni miste a incantesimi, ma con la bacchetta a tre metri di distanza era impotente.
"Faresti meglio a lavarti la bocca» commentò freddo James. "Gratta e netta!"
Un attimo dopo, una saponosa schiuma rosea eruttò dalle labbra di Piton, provocandogli conati di vomito, soffocandolo...
"Lascialo STARE!"
James e Sirius si voltarono di scatto. La mano libera di James salì subito ad arruffargli i capelli.
A gridare era stata una delle ragazze in riva al lago. Aveva folti capelli rosso scuro che le arrivavano alle spalle e occhi a mandorla di un verde incredibile... gli stessi occhi di Harry.
Sua madre.
"Tutto bene, Evans?" disse James con una voce di colpo più profonda, più matura.
"Lascialo stare" ripeté Lily, fissandolo disgustata.
"Solo se esci con me, Evans" replicò rapido James. "Esci con me, e non alzerò mai più la bacchetta su Mocciosus."
Per la distrazione l'Incantesimo di Ostacolo stava svanendo, Piton rovinò a terra con un tonfo sputacchiando bolle di sapone.

Dei passi affrettati si avvicinarono rumorosamente.

"Potter! Inutile verme codardo, lascialo stare!" gridò Byron parandosi davanti a Piton.

"Io sono un codardo? Detto da un Serpeverde"

"Perché devi sempre prendertela con Severus, che cosa ti ha fatto?" chiese Lily con rabbia
"Be'...» rispose James, fingendo di ponderare la questione, «è più il fatto che esiste, non so se mi spiego."

"Se vuoi duellare Potter va bene, ma non attaccare alle spalle" ringhiò Byron muovendo un passo in avanti

"Vattene White, tanto non ne vale la pena per Mocciosus"

"Vale molto di più lui di quanto potrai mai fare tu." Byron estrasse la bacchetta in modo talmente rapido che James ebbe appena il tempo di scattare in avanti, ne scaturì un lampo di luce, e su una guancia di James comparve un taglio che gli
schizzò la veste di sangue.

Nello stesso momento anche Piton strisciò verso la sua caduta a terra, James ruotò su se stesso, partì un secondo lampo di luce e un attimo dopo Piton penzolava per aria all'ingiù, la veste che gli ricadeva sopra la testa mostrando le pallide gambe ossute e un paio di mutande grigiastre.
Un applauso si levò dalla piccola folla; Sirius, James e Codaliscia si rotolavano dalle risate.
«Mettilo giù!» gridò Lily. La sua espressione furiosa aveva per un attimo quasi ceduto il posto al sorriso.
“Ai tuoi ordini.” James fece scattare la bacchetta all'insù, e Piton si afflosciò a terra. Districandosi dalla veste, si rialzò rapido, la bacchetta pronta, ma Sirius gridò: "Petrificus Totalus!" e Piton cadde di nuovo, rigido come un palo.
"LASCIATELO STARE!" urlò Lily, ed estrasse a sua volta la bacchetta.
James sospirò, poi si voltò verso Piton e mormorò un controincantesimo.
“Ecco fatto” disse, mentre Piton si rialzava a fatica. "Ti è andata bene che ci fosse Evans, Mocciosus..."
"Non mi serve l'aiuto di una piccola schifosa Mezzosangue!"
Lily trasalì, Byron al suo fianco osservò l'amico con la bocca dischiusa.
"Molto bene" replicò freddamente. "Vuol dire che in futuro non mi prenderò la briga di aiutarti."
"Chiedi scusa a Evans!” ruggì James, puntando la bacchetta contro Piton.

"Non voglio che mi chieda scusa perché l'hai costretto tu!" urlò Lily.
"Siete uguali, voi due."
"Che cosa?" protestò James. "Io non ti avrei MAI chiamato una... tu sai-come!"
“Sempre a esibirti con quello stupido Boccino e a camminare tronfio nei corridoi e lanciare incantesimi su chiunque ti infastidisca solo perché sei capace... sei così pieno di te che non so come fa la tua scopa a staccarsi da terra! Mi dai la NAUSEA."
Lily si voltò e corse via.
"Evans!" le gridò dietro James. "Ehi, EVANS!"
Lily non si voltò.
"Ma che cos'ha?" bofonchiò James, tentando, senza riuscirci, di comportarsi come se la risposta non avesse per lui alcuna importanza.
"Leggendo fra le righe, amico, direi che secondo lei sei un po' presuntuoso» rispose Sirius.
"Bene" disse James, che sembrava furibondo.

"Bene..."
Saettò un altro lampo di luce, e ancora una volta Piton si ritrovò a mezz'aria, a testa in giù.
"Allora... chi vuole vedermi togliere le mutande a Mocciosus?»

"Non ci provare Potter" Byron fece per scagliarsi contro James.

Harry non scoprì mai cosa accadde dopo, perché una mano gli serrò il braccio come una morsa. Si voltò di scatto per vedere chi lo avesse afferrato e scorse con un brivido di terrore un Piton adulto, pallido di rabbia.
"Ti stai divertendo?"
Si sentì sollevare e la giornata estiva svanì; fluttuava verso l'alto attraverso una tenebra gelida, la mano di Piton sempre stretta attorno al braccio. Poi, con la sensazione di aver fatto una capriola a mezz'aria, atterrò in piedi sul pavimento di pietra del sotterraneo accanto al Pensatoio, nel cupo ufficio dell'attuale insegnante di Pozioni.
"Allora" ripeté Piton, stringendogli il braccio con tanta forza da fermargli la circolazione. “Allora... ti stavi divertendo, Potter?”
"N…no" disse Harry, tentando di liberarsi.
Era uno spettacolo spaventoso: Piton era pallidissimo, le labbra tremanti ritratte sui denti.
"Un uomo spiritoso, tuo padre, vero?»" ringhiò, scrollandolo così forte da fargli scivolare gli occhiali sul naso.
"Io... non..."

Piton lo scagliò lontano con tanta violenza che Harry ruzzolò sui lastroni di pietra. "Se proverai a dire a qualcuno..."

"Mi dispiace Severus" balbetto con la bocca secca.

"Non ti azzardare Potter, non sei White" sibilò minaccioso.

Harry si rimise in piedi cercando di allontanarsi

"Non intendevo..."
"Fuori! Fuori di qui! Non voglio vederti mai più qui dentro!"
Mentre Harry correva verso l'uscita, un vaso di scarafaggi morti esplose sopra la sua testa. Spalancò la porta e fuggì in corridoio, senza fermarsi.

Solo quando si trovò nel cortile interno, circondato dal porticato si appoggiò a una parete con il fiato corto.

La mente si riempì delle immagini appena viste, chiuse gli occhi cercando di scacciarle, ma gli si pararono davanti con prepotenza.

Non era tanto la rabbia di Piton ad averlo colpito, ma la consapevolezza di cosa avesse provato. Sapeva fin troppo bene com'era essere bullizzati e umiliati davanti a tutti.

Suo padre era davvero arrogante come Piton gli aveva sempre detto.

"Ehi Harry, che succede?" proruppe una voce alla sua sinistra.

Sobbalzò aprendo gli occhi di colpo e si trovo davanti Byron.

Confuso e respirando ancora a fatica Harry gli raccontò ciò che aveva visto nei ricordi di Piton

"Non avrei mai dovuto guardare, non so perché lo fatto, era una cosa privata, non avrei dovuto." balbettò. "Ma... Mio padre era un vero stronzo"

"Sì lo era." annuì Byron tranquillamente.

"Ma mia madre... perché lo ha sposato?"

"Per il bell'aspetto immagino, un po' come il tuo." disse alzando le sopracciglia.

Harry sorrise appena "Quindi era davvero amica anche di Piton."

"Sì, bhe lo ha conosciuto prima di Hogwarts, sono io l'intruso del gruppo, li ho incontrati il primo giorno sul treno."

"Pensavo che fosse... non lo so."

"Immagino che Sirius e Remus non ti abbiano mai detto molto"

"No, mi hanno solo detto che assomiglio a mio padre ma... io non sono come lui, non voglio esserlo" disse con forza.

"Non lo sei" assicurò Byron "Harry non devi vivere nell'ombra dei tuoi genitori, e non è colpa tua ciò che James ha fatto a Severus"

"Ma aveva ragione, tutti questi anni... io pensavo che lo odiasse solo perché era invidioso, invece aveva ragione"

"Harry..." le mani di Byron s strinsero intorno alle sue spalle delicatamente "Calmati, non è colpa tua" ripeté lentamente fissandolo negli occhi.

 

***

 

"Dobbiamo fare qualcosa per l'ES" disse Hermione con forza mentre attraversavano un corridoio affollato del secondo piano.

"L'ES non c'è più Hermione, come Silente"

"Non possiamo arrenderci così, ormai si sta impadronendo di tutta la scuola."

"Cosa vorresti fare?" Chiese Harry girando l'angolo.

"Non lo so" ammise abbassando la voce "devo pensarci. Come vanno le lezioni di Occlumanzia comunque?"

"Bene, Piton dice che ora che ho le basi posso cavarmela da solo"

"Cosa?" chiese accigliata Hermione. "Ma hai ancora le visioni?"

"Molto meno di prima" si affrettò a rispondere

"Piton non avrebbe dovuto smettere, se non sei assolutamente sicuro di poterti proteggere!" esclamò Hermione indignata. "Harry, dovresti tornare da lui a chiedergli..."

Harry smise di ascoltarla appena vide in mezzo alla folla di studenti nel corridoio un largo mantello nero turbinare.

Di fianco a Piton c'era Byron che gli parlava a bassa voce inclinandosi in avanti.

"Harry è dispiaciuto davvero, ma almeno ora ha visto la verità, sa com'era James, oltre ai racconti di Black. Parlagli"

"Chiudi il becco" ringhiò Piton senza guardarlo

"Parla con lui, spiegagli..."

"La prigione ti ha davvero fuso il cervello" alzò lo sguardo sulle teste degli studenti e incrociò due chiari occhi verdi, il volto si contrasse per la rabbia e voltò le spalle di scatto allontanandosi dalla parte opposta del corridoio.

Hermione abbassò la sua copia di Teoria della Magia Difensiva e osservò Harry che fissava con aria assente la parete di fronte, della sala comune.
“Qualcosa non va, Harry?”
“Come?” disse lui in fretta. “No, niente.” fece finta di cercare qualcosa nell'indice del libro di pozioni. La mente continuava a indugiare, sempre più depressa, sulla scena vista nel Pensatoio. Il ricordo gli rodeva le viscere. Era sempre stato così sicuro che i suoi genitori fossero persone meravigliose da non aver mai avuto difficoltà a ignorare le calunnie di Piton sul carattere del padre. Anche Sirius non era affatto simpatico, era stato lui a spingere suo padre a prendersela con Piton senza ragione, solo perché si stavano annoiando.
Però Lily era intervenuta, rifletté, sua madre era stata corretta e anche Byron era corso a difenderlo. Per un momento immaginò di vedere Hermione e Ron al loro posto, se al posto di James ci fosse stato Malfoy... Non erano poi così diverso.

Harry non riusciva a capire perché alla fine l'avesse sposato. Un paio di volte si chiese perfino se James l'avesse costretta...
Per quasi cinque anni, il pensiero di suo padre era stato per lui una fonte di conforto e d'ispirazione.

Cercò di fingere che il suo malumore dipendesse solo dagli esami imminenti e, dato che anche tutti i suoi compagni di Grifondoro erano stufi di studiare, la scusa sembrò funzionare, almeno per degli sguardi disattenti.

Durante il pranzo la Sala Grande era meno piena del solito, molti studenti erano rimasti in biblioteca o nelle rispettive sale comuni per ripassare. Picchiettò una patata al rosto verso il bordo del piatto con rabbia.
“Harry?” lo chiamò Hermione guardando alle sue spalle
"Che c'è?" Si voltò a guardare ciò che stava fissando l'amica e vide Byron in piendi davanti al loro tavolo.

"Come va lo studio ragazzi?" chiese osservando i tre alternativamente

"Benone " rispose Ron con uno sbuffo.

"Hermione tu sei già in pari, vero?" domandò con un sorriso

"Più o meno" annuì la ragazza seria.

"Harry, vieni con me?"

"Dove?"

"A fare un giro" propose con un'alzata di spalle

"Dopo abbiamo la lezione di Trasfigurazione" si intromise Hermione

"Torneremo in tempo" assicurò Byron annuendo

Harry si guardò intorno, lasciò cadere rumorosamente la forchetta sul piatto e si alzò di scatto

"Harry!" Lo richiamò Hermione

"Ci vediamo dopo" disse guardando l'amica

"Promesso"

Senza lasciare tempo di dire altro seguì Byron oltre la porta d'ingresso.
Attraversarono l'atrio quasi sgombro e uscirono nel cortile interno dirigendosi verso le scalinate che portavano fuori dalle mura.

"Dove andiamo?" chiese accelerando il passo per stargli dietro

Foresta si limitò a dire Byron superando la capanna di Hagrid.

"Perchè?"

"Voglio provare una cosa."

Quando furono in messo agli alti alberi, con ancora la luce esterna che passava fra i fitti rami si fermarono.

"Severus mi ha detto che sai parlare il serpentese"

"Sì" annuì Harry guardando le proprie scarpe

"Ma non mi piace"

"Non è una maledizione, è solo un'abilità in più"

"Odio qualsiasi cosa mi colleghi a Voldemort" disse con la voce dura.

Il tono di Byron si fece bassa, come se gli stesse rivelando un segreto. "Le tue abilità non definiscono chi sei, dipende come le usi."

Harry sorrise alzando lo sguardo su di lui

"Che c'è?"

"Niente è che... mi ricorda una cosa che mi ha detto Silente" spiegò osservandolo

"Bhe se lo ha detto Silente" annuì Byron con convinzione.

"Prova a dire qualcosa, per me" chiese assottigliando gli occhi.

Harry ci pensò un po' non riusciva quasi mai a distinguere il serpentese dalla lingua comune, non sapeva come poter fare. Provò a ricordare il secondo anno, in cui aveva urlato contro il serpente evocato da Malfoy per fermarlo.

Chiuse gli occhi e aprì la bocca lentamente. Sentì la propria voce farsi poco più di un sussurro, dei sibili prolungati arrivarono alle sue orecchie pochi attimi prima delle parole: "Vieni... vieni da me..."

Non seppe per quanto tempo restò in piedi con gli occhi chiusi a sussurrare. Ma non si sentiva a disagio o in imbarazzo all'idea che Byron lo vedesse così.

All'improvviso sentì qualcosa strisciargli sulla gamba, da prima pensò a una folata di vento, ma anche sulla sua maglia strisciò qualcosa.

Aprì gli occhi, ci mise un po' per mettere a fuoco la forma allungata di un piccolo serpente scuro che gli strisciava sul petto. Allungò lentamente un braccio in avanti e il serpente gli si attorcigliò cautamente.

Sapeva che non gli avrebbe fatto del male.
 

Abbassò lo sguardo sul terreno e vide altri serpenti poco più grandi strisciare verso di lui, guardò Byron che lo osservava con la bocca dischiusa.

Non sembrava spaventato ma stupito, eppure c'era qualcosa nei suoi occhi, una scintilla strana.

Harry aprì la mano e il serpente ci strisciò sopra alzando la piccola testa, la lunga lingua biforcuta sventolò nell'aria. Era strano sentire la sua pelle leggermente ruvida, si chiese se anche Nagini fosse così, infondo era solo un animale, non era colpa sua se Voldemort la usava per attaccare

"Sei incredibile" sussurrò Byron avvicinandosi lentamente.

Gli occhi di Harry vergarono sul volto del ragazzo davanti a lui, non aveva paura, non era terrorizzato dal sentirlo parlare in quella lingua oscura, non gli importava affatto del serpente che c'era fra loro.

Il cuore cominciò a battere all'impazzata, senza pensarci, incurante della situazione, annullò lo distanza fra loro e baciò Byron.

Non aveva idea di come si facesse, fu una cosa strana, sentì la mano di Byron fra i capelli, il piccolo serpente scivolò anche sul suo braccio. Qualcosa nel suo petto ruggì trionfante.

Byron allontanò lentamente la testa all'indietro.

"Harry aspetta" con ancora gli occhi socchiusi

"Non possiamo"

"Perché? Chiese Harry con un filo di voce.

"Io non... non è giusto" ispirò profondamente guardandolo negli occhi "sei troppo giovane e..."

"Non mi importa" si affrettò a dire Harry

"Black mi ucciderebbe"

"Solo se provassi a baciare lui" disse Harry inclinando la testa

Byron scoppio nella sua bassa risata.

Anche lui si unì alla sua risata all'idea della faccia di Sirius, ma non gli importava. Non gli importava di quello che avrebbe pensato, o quello che avrebbero detto tutti, stava bene, stava finalmente bene, non si sentiva sporco, arrabbiato, era sereno, dopo mesi.

Il sottile serpente scivolò verso il terreno girando attorno a un ramo affusolato.

Byron gli posò una mano sulla spalla sorridendo

"Dai, ti accompagno a lezione. Fra qualche giorno hai il primo esame del GUFO, vero?"

"Sì." annuì inspirando profondamente

"Bhe, in bocca al lupo allora"

"Grazie"

"Prima dovreste avere gli incontri di orientamento se ricordo bene" rifletté Byron incamminandosi fuori dalla foresta

"Sì, ho appuntamento con la McGranitt Lunedì dopo pranzo"

"Hai già qualche idea di cosa vorresti fare?" Indagò togliendogli il braccio dalla spalla.

Sentì un improvviso gelo appena sparì quel leggero peso. "Bhe... pensavo Auror" disse titubante

"Ti ci vedrei bene" commentò "Da quello che so te la cavi in Difesa e con le esercitazioni dell'ES..."

"Credi che mi prenderebbero, al Ministero?"

"Tu sei Harry Potter, il bambino che è sopravvissuto, sarebbero scemi a non prenderti"

"Ora come ora non gli sto molto simpatico" la bocca di Harry si arricciò in una smorfia.

"Le cose cambieranno, vedrai." annuì guardando il prato verde davanti a loro. "Le visioni invece, come vanno?"

"Bene in realtà, non ne ho più avute" ammise rilassato "Tu?"

"Nemmeno" scosse la testa "Sai ho provato a parlare con Severus... è arrabbiato ma forse..."

"Ha ragione, ha sempre avuto ragione" disse Harry sconsolato

"Senti..." Byron si bloccò poco distante dalla capanna di Hagrid e si girò per guardarlo negli occhi. "Io non so come è stato in questi anni ma lo conosco, è un tipo complicato, a volte odiosamente complicato." sorrise per alcuni secondi, come immerso in un ricordo lontano

"Ma è una brava persona, ha fatto degli sbagli, deve... doveva sentirsi importante e ha fatto delle scelte sbagliate, ma sta cercando di rimediare. Non lo ammetterà mai ma fa di tutto per proteggerti."

"Lo so." annuì Harry stranito "Il primo anno mi ha salvato da una scopa maledetta." ricordò.

"Non è un simpaticone, e di sicuro fa fatica ad andare oltre il ricordo di James, ma potrebbe imparare a conoscerti davvero."

"Non credo che gli interessi."

"Certo che no, è molto più facile detestarti a priori." Byron alzò le spalle rapidamente.


 

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Capitolo 16
*** TRADITORE ***


Il primo esame sarebbe stato Teoria degli Incantesimi, Harry si esercitò con Hermione, ma faticava a concentrarsi, dopo essere tornato dalla foresta non faceva altro che ripensare a quello che era successo con Byron. Da un lato avrebbe voluto parlarne con Hermione, ma dall'altro sapeva che non avrebbe approvato e anzi gli avrebbe intimato di stargli lontano.

Si girò a guardare Ron che rileggeva gli appunti di due anni di Incantesimi con le dita infilate nelle orecchie e le labbra che si muovevano in silenzio.

Fu una serata inquieta, tutti tentavano un ripasso all'ultimo minuto, ma nessuno sembrava capace di concentrarsi. Harry andò a letto presto e poi rimase sveglio per quelle che gli parvero ore.
Il giorno dopo quelli del quinto e del settimo anno si radunarono nella Sala d'Ingresso mentre gli altri studenti andavano a lezione. Alle nove e mezzo furono richiamati, una classe alla volta, nella Sala Grande, allestita esattamente come Harry l'aveva vista nel Pensatoio, quando suo padre, Sirius e Piton avevano sostenuto il loro G.U.F.O.: i tavoli delle quattro Case erano spariti, sostituiti da banchi singoli, rivolti verso il tavolo degli insegnanti, occupato dalla professoressa McGranitt.

"Potete cominciare" annunciò lei quando si furono tutti seduti in silenzio, e si voltò verso un'enorme clessidra posata accanto a lei sul tavolo insieme a piume, boccette d'inchiostro e pergamene di riserva.

Col cuore in gola, Harry voltò il suo foglio tre file a destra e quattro dietro, Hermione stava già scrivendo e abbassò lo sguardo sulla prima domanda.

Tutt'attorno, il raschiare delle piume sulle pergamene si fece più fitto, il rumore divenne quasi insopportabile, chiuse gli occhi per alcuni secondi.

Era di nuovo nel freddo, buio corridoio dell'Ufficio Misteri; camminava a passo svelto e deciso, a tratti correva, per raggiungere infine la sua meta... come al solito, la porta nera gli si spalancò davanti... era nella stanza
circolare con tante porte... Attraversò il pavimento di pietra e varcò anche la seconda porta... chiazze di luce danzanti, lo strano ticchettio, ma non c'era tempo di esplorare, doveva sbrigarsi... mosse la testa cercando di tornare alla realtà. Aprì gli occhi di scatto e la luce davanti a se quasi lo accecò. Ci mise alcuni secondi per mettere a fuoco la pergamena sul banco.

Inspirò e strinse la presa sulla sua piuma, ma appena la poggiò sul foglio un profondo boato dietro la porta della sala grande risuonò e fece vibrare le pareti.

La professoressa Umbridge che insieme agli esaminatori controllava i banchi alzò la testa. Si diresse rapidamente verso la porta con le orribili scarpe rosa che ticchettavano sul pavimento di pietra.

Dei botti assordarono la sala appena la porta venne aperta, gli studenti spaventati si andarono a rifugiare sotto ai banchi, altri invece andarono verso la porta curiosi.

Harry seguì il piccolo gruppo fuori dalla sala.

Immobili, al centro della sala d'ingresso c'erano Fred e George che avevano l'espressione inconfondibile di chi è appena stato incastrato.
"Bene!" esultò la Umbridge. "Allora, vi sembra divertente trasformare un corridoio in una palude, eh?"
"Molto divertente, sì" rispose Fred, fissandola senza la minima traccia di paura.
"Voi due scoprirete molto presto che cosa succede a chi combina guai nella mia scuola."
"Sa una cosa?" replicò Fred. "Credo proprio di no."

Si voltò verso il gemello. "George" disse. “credo che abbiamo raggiunto l'età per interrompere la nostra carriera accademica”
"Condivido in pieno la tua opinione» rispose disinvolto George.
"È arrivata l'ora di mettere alla prova il nostro talento nel mondo reale, non credi?"
"Assolutamente."

Prima che la Umbridge potesse dire una sola parola, levarono le bacchette e dissero all'unisono: "Accio scope!" In lontananza risuonò uno schianto fragoroso. Una rapida occhiata a sinistra, e Harry si chinò appena in tempo. Le scope di Fred e George sfrecciarono nei corridoi e verso i loro proprietari.
"A mai più rivederci" disse Fred alla professoressa Umbridge e salì a cavallo della sua scopa.
"Non si disturbi a darci sue notizie" aggiunse George, montando sulla sua.
Lo sguardo di Fred passò in rassegna la folla silenziosa e attenta.
"Se a qualcuno servisse una Palude Portatile, identica a quella che avete visto all'opera, si presenti al numero novantatré di Diagon Alley... Tiri Vispi Weasley" annunciò a voce alta. “La nostra nuova sede!”
"Sconti speciali per gli studenti di Hogwarts che giureranno di usare i nostri prodotti per sbarazzarsi di quella vecchia megera" aggiunse George, accennando alla Umbridge.
"FERMATELI!" strepitò lei, ma era troppo tardi, Fred e George si staccarono dal pavimento, schizzando a quasi cinque metri da terra, il piolo di ferro che oscillava minaccioso sotto di loro. Fred individuò il poltergeist che, al capo opposto della Sala, si librava alla sua stessa altezza.

"Falle vedere i sorci verdi anche per noi, Pix."
E Pix, che fino ad allora Harry non aveva mai visto prendere ordini da nessuno, levò il berretto a sonagli e scattò sull'attenti. Fred e George estrassero dalla tasca quacosa di colorato, lo lanciarono in aria e dei fuochi d'artificio invasero tutta la sala. George poi gridò qualcosa che Harry non riuscì a capire e prima di rendersene conto era apparso un enorme drago fatto di fiamme colorate che iniziò a rincorrere la Umbridge, che spaventata spintonò diversi studenti per salire la larga scalinata urlando.

Fra gli applausi tumultuosi degli altri studenti, Fred e George eseguirono un'inversione di marcia e sfrecciarono fuori dal portone, verso il tramonto radioso.

Harry li osservo sorridendo, ma oltre alla folla sclapitante sentì una voce fredda e lontana...
"Prendila per me... tirala giù subito... io non posso toccarla... ma tu sì...Crucio!"
C'era un uomo sul pavimento, lanciò un urlo e tentò di alzarsi, ma ricadde pesantemente, contorcendosi. Una fredda risata gli riempì le orecchie.
Lentamente, facendo forza sulle braccia tremanti, l'uomo a terra alzò le spalle e la testa. Il suo volto scarno, coperto di sangue e deformato dalla sofferenza, si irrigidì in una maschera di sfida...
"Prima dovrai uccidermi" mormorò Sirius.

"Lo farò senza dubbio, alla fine" disse la voce fredda. "Ma prima devi prenderla per me, Black... Credi di aver provato dolore, finora? Pensaci bene... abbiamo ore davanti a noi, e nessuno sentirà le tue urla..."
Voldemort calò di nuovo la bacchetta.

Harry cadde a terra, Sentì qualcuno provare a sorreggerlo.

Quando alzò lo sguardo vide il volto preoccupato di Hermione.

 

*  *  *

 

"I gemelli Weasley hanno fatto un casino nella sala d'ingresso" sbuffò Piton chiudendosi la porta dell'ufficio alle spalle.

"Ho sentito i botti da qui" ridacchiò Byron "Adoro quei ragazzi"

"Adorerai meno avere la Umbrdge intorno che strilla"

"Un piccolo rospo rosa non sembra molto minaccioso" commentò Byron fissandolo negli occhi. Di colpo sentì una sensazione familiare lungo il collo, la vista si appannò.

"White che succede, cosa vedi?" Chiese Piton con la voce roca

"Harry..." sussurrò Byron con lo sguardo perso nel vuoto "Ha... Sirius, Il Signore Oscuro ha preso Sirius."

"È impossibile, Black è al quartier generale" sbottò Piton, vide la sua sagoma avvicinarsi si qualche passo, ma il corpo di Sirius steso a terra che si contorceva era più nitido.

"Forse, ma Harry lo ha visto, vuole andare a Londra"

"Piccolo idiota" sussurrò Piton

Byron sbatté le palpebre e tornò a vedere chiaramente l'ufficio "Vado a..."

"No" lo interruppe seccamente "Vado io, tu resta qui."

*  *  *

"Ma Harry se la tua visione fosse soltanto una visione?"
Harry esplose in un ruggito di frustrazione.
"Allora proprio non capisci!" le urlò contro. "Non sono solo visioni! A cosa credi che servissero tutte quelle lezioni di Occlumanzia? Perché Silente ci teneva tanto che imparassi a bloccare la mente? Perché i miei sogni sono VERI! Sirius è in trappola, l'ho visto. Voldemort l'ha catturato e nessun altro lo sa, e questo vuol dire che siamo i soli a poterlo salvare, e se non volete aiutarmi, d'accordo, ma io andrò da lui, capito? E se ricordo bene, non avete avuto problemi con la mia mania di salvare la gente quando ho salvato te dai Dissennatori, o...” e si voltò a guardare Ron “...tua sorella dal Basilisco...”

"Non ho mai detto che avevo problemi, io!" protestò ardente Ron.
“Ma Harry, lo hai appena detto tu” sbottò Hermione.

“Silente voleva che tu bloccassi queste visioni. E se avessi imparato Occlumanzia come si deve, non avresti mai visto questo...”
"SE CREDI CHE POSSA FAR FINTA DI NON AVER VISTO..."
"Anche Sirius ha detto che dovevi assolutamente bloccare la mente!"

Harry si bloccò su una rampa di scale voltandosi di scattò. "Hermione... lui è la mia famiglia"

"Per favore, prima di scaraventarci a Londra controlliamo se Sirius è in casa. Ti prego! Se scopriamo che non c'è, giuro che non cercherò di fermarti. Verrò con te, farò... qualunque cosa sia necessaria per salvarlo." Disse Hermione disperata
"Ma come?" chiese Harry. "Come facciamo a controllare?"
"Useremo il camino della Umbridge" rispose Hermione, chiaramente atterrita al solo pensiero.

"Faremo in modo di allontanarla di nuovo dal suo ufficio."

 

*  *  *

Doveva fermare Potter prima che facesse qualche sciocchezza, ma se avesse avuto ragione, se in qualche modo i Mangiamorte fossero arrivati a Black...

Accese rapidamente il camino e lanciò una manciata di Polvere volante, se si fosse sbrigato la Umbridge non se ne sarebbe accorta.

Infilò la testa dentro al camino sfiorando la cornice di pietra

"Sono Severus Piton, c'è qualcuno?" Attese qualche secondo guardandosi attorno.

Dopo poco sentì la voce di Lupi e poi lo vide spuntare in avanti

"Severus ciao, come stai?"

"Sono di fretta Lupin, Black è lì? "Chiese con urgenza

"Sì" annuì Lupin confuso. "È di sopra, vado a chiamarlo"

"No!" gridò Piton "Risparmiamelo, volevo solo essere sicuro che stesse bene" perfino alle sue orecchie quelle parole stridettero

"Perché tutta questa preoccupazione?" domandò Lupi aggrottando la fronte

"Byron ha avuto una visione del Signore oscuro che tornturava Black" spiegò rapidamente.

"Mi assicurerò che non esca" disse Lupin annuendo

Piton uscì dal camino così in fretta che il retro della testa andò a cozzare sulla cornice di pietra. Soffocò un gemito stringendo le labbra.

"È al sicuro chiese?" Byron avvicinandosi

"Sì, è al Quartier Generale" annuì

"Vado a cercare..." non riuscì a finire la frase, la porta dell'ufficio si spalancò di colpo e Draco Malfoy entrò con il viso paonazzo.

"Signore la professoressa Umbridge la vuole" disse con il fiato corto.

Byron incrociò per un secondo il suo sguardo.

"Arrivo" annuì Piton serio "Tu resta qui" ordinò all'assistente lanciando un'occhiata significativa al camino.

"Voleva vedermi, signora Preside?" chiese Piton pochi minuti dopo lasciando scivolare lo sguardo sui numerosi studenti lungo la parete. Diversi Serpeverde cercavano di tenere fermi Granger, Lovegood, Paciock e due dei Weasley.
"Ah, professor Piton." La Umbridge si alzò sorridendo. "Sì, gradirei avere al più presto un'altra bottiglia di Veritaserum."
"Ha usato l'ultima che avevo per interrogare Potter» rispose lui, osservandola gelido. "Non l'avrà consumato tutto? Le avevo spiegato che tre gocce sarebbero bastate."
La Umbridge arrossì.
"Ma può prepararne dell'altro, no?" insisté; la sua voce, come sempre quand'era furibonda, diventò ancora più leziosa.
"Certo" rispose Piton, arricciando le labbra. "Dato che serve un intero ciclo lunare perché sia pronto, dovrei poterglielo consegnare più o meno fra un mese."
"Un mese?" gracidò la Umbridge, gonfiandosi. "Un mese? A me serve adesso, Piton! Ho appena sorpreso Potter che usava il mio camino per comunicare con una o più persone sconosciute!»
"Ma davvero?" commentò Piton, mentre si voltava a guardare Harry. “Be', non mi stupisce. Potter non ha mai avuto un'eccessiva inclinazione a seguire le regole della scuola”
I suoi freddi occhi scuri trafissero Harry, che sostenne il suo sguardo.
“Voglio interrogarlo ora!” urlò la Umbridge, e Piton distolse lo sguardo da Harry per fissarlo sulla grassa faccia tremolante di collera.

"Desidero che lei mi fornisca subito una pozione che lo costringa a dire la verità!"
"Gliel'ho già spiegato" replicò Piton con lentezza. "La mia provvista di Veritaserum è finita. A meno che non voglia avvelenare Potter, e le assicuro che in tal caso avrebbe tutta la mia simpatia, non posso aiutarla. Purtroppo la maggior parte dei veleni agisce troppo in fretta e non lascia alla vittima il tempo di dire la verità."
Piton tornò a guardare Harry, lo fissava negli occhi con una chiara disperazione, che volesse provare a dirgli qualcosa?

"Se non c'è altro ora avrei da fare signora, ho lasciato White da solo, non vorrei che facesse esplodere il mio ufficio, o che si tuffasse nel camino"
"Lei è in verifica, se lo ricordi!" strillò la professoressa Umbridge, e Piton distolse lentamente lo sguardo dagli occhi verdi di Harry, si voltò nuovamente verso di lei, inarcando appena le sopracciglia.

"Mi sta ostacolando deliberatamente! Mi aspettavo di meglio: Lucius Malfoy parla sempre così bene di lei! Ora esca dal mio ufficio"
Piton le rivolse un inchino ironico e fece per andarsene.
"Ha preso Felpato!" urlò Harry. "Ha preso Felpato dal posto in cui era nascosto!"
Piton si bloccò, le dita già sulla maniglia della porta.
"Felpato?" esclamò la professoressa Umbridge. "Che cos'è Felpato? Dov'è nascosta che cosa? Che cosa significa, Piton?»
Piton si voltò. "Non ne ho la minima idea" rispose gelido. Non c'era modo di dirgli che Black era la sicuro, con frustrazione strinse le dita sul proprio mantello. "Potter, smettila di blaterare cose insensate. Tiger, per favore, allenta quella presa. Se Paciock soffoca, ci toccherà riempire una montagna di noiose scartoffie e temo che dovrei farne cenno nelle tue referenze, se mai tu cercassi lavoro."
Uscì, chiudendosi la porta alle spalle.

 

*  *  *

"Harry! Andiamo!" Gridò Hermione tirandolo per un braccio fuori dalla foresta proibita
vide i centauri sparire fra gli alberi trascinando con sé la Umbridge, le cui urla risuonarono sempre più attutite e lontane, finché furono sommerse dal tambureggiare degli zoccoli.

"Harry, come pensavi di arrivare fino a Londra esattamente?"
"Proprio quello che ci chiedevamo anche noi" disse una voce familiare alle loro spalle.
D'istinto, Harry e Hermione si avvicinarono l'uno all'altra e scrutarono fra gli alberi.
Ron uscì dalle ombre, con Ginny, Neville e Luna che si affrettavano alle sue spalle.
"Allora" disse Ron, scostando un ramo che gli bloccava la strada e restituendo a Harry la bacchetta. "che cosa avevi in mente?"
"Come avete fatto a liberarvi?" chiese sbalordito Harry, riprendendola.
"Un paio di Schiantesimi, un Incantesimo di Disarmo, e Neville ne ha tirato fuori uno di Ostacolo niente male" rispose Ron disinvolto, e rese la bacchetta anche a Hermione. "Ma Ginny è stata il massimo: ha sistemato Malfoy con una Fattura Orcovolante assolutamente superba... aveva la faccia coperta di mostruosi esseri svolazzanti. Comunque, vi abbiamo visto
entrare nella foresta e vi abbiamo seguito. Che fine ha fatto la Umbridge?"
"L'hanno portata via" disse Harry. "Un branco di centauri."
"E vi hanno lasciato andare?" chiese Ginny, sbalordita.
“Non volevano, ma poi è arrivato Grop e li ha inseguiti” rispose Harry.
"Chi è Grop?" chiese Luna, interessata.
"Il fratellino di Hagrid" rispose pronto Ron. «Ma lasciamo perdere, adesso.
"Be', possiamo volare, no?" disse Luna col tono più pratico che Harry le avesse mai sentito.
"Non c'è nessun possiamo" sbottò Harry "Vado da solo"

"No che non vai da solo" disse Ginny.
"Facciamo tutti parte dell'ES" gli ricordò a voce bassa Neville. "Era per prepararci a combattere Tu-Sai-Chi, no? E questa è la prima occasione di fare davvero qualcosa... o era solo un gioco?"
"No... certo che no..." rispose Harry nervoso.
"Allora verremo anche noi" concluse Neville con semplicità. "Vogliamo aiutarti."
"Giusto" annuì Luna, sorridendo allegra.
Harry scambiò un'occhiata con Ron.
"E va bene, non ha importanza, comunque" disse scoraggiato. "Tanto non sappiamo come arrivare a Londra..."
"Mi pareva che questo punto fosse risolto" lo interruppe Luna con la sua calma esasperante. “Volando!”
“Senti” disse Ron, controllandosi a stento. “forse tu sei capace di volare senza una scopa, ma noi non possiamo farci spuntare le ali...”
“Si possono usare altri mezzi, oltre alla scopa” replicò tranquilla Luna.
"Sì, magari il Riccio Cornuto o come diavolo si chiama!" sbottò Ron.
"Il Ricciocorno Schiattoso non vola" rispose Luna con tutta la sua dignità "ma i Thestral"
Harry si voltò di scatto. Immobili fra gli alberi, gli occhi bianchi che luccicavano spettrali, quattro Thestral sembravano seguire la conversazione come se capissero ogni parola.
"Sì!" bisbigliò Harry, avanzando verso di loro. I Thestral scossero la testa da rettili, scrollando la lunga criniera nera, e Harry tese una mano per accarezzare il collo lucente di quello più vicino.
"Sono quelle bestie pazzesche invisibiliche assomigliano a cavalli?" chiese incerto Ron, fissando un punto appena a sinistra del Thestral che Harry stava accarezzando.
"Sì" rispose Harry. "Sceglietene uno e salite."

Harry affondò le mani nella criniera del Thestral più vicino, salì su un ceppo lì accanto e montò goffamente sul dorso setoso dell'animale.

Calò il crepuscolo, il cielo aveva assunto uno sfumato colore violetto trapunto di piccole stelle d'argento, e ormai solo le luci delle città Babbane davano il senso dell'altezza e della velocità a cui viaggiavano. Quanto tempo era passato da quando aveva visto Sirius nell'Ufficio Misteri? Quanto ancora sarebbe riuscito a resistere? Sapeva soltanto che il
suo padrino non aveva ancora obbedito a Voldemort e non era morto, perché di sicuro entrambi questi eventi gli avrebbero trasmesso in corpo l'esultanza o la furia di Voldemort, facendo bruciare di dolore la cicatrice come la notte dell'attacco al signor Weasley.
Continuarono a volare nell'oscurità sempre più fitta; Harry aveva il volto congelato e stringeva così forte i fianchi del Thestral da avere le gambe intorpidite, ma non osava allentare la presa per paura di scivolare... il rombo
dell'aria lo assordava e il freddo vento notturno gli aveva seccato e ghiacciato la bocca. Non sapeva quanta strada avessero percorso; poteva solo affidarsi alla sua cavalcatura, che continuava a sfrecciare a folle velocità nella notte muovendo appena le ali.

Finalmente cominciarono a scendere. brillanti luci arancioni, sempre più grandi, li circondavano da ogni lato; videro alti palazzi, fiumi di lampioni accesi.

Harry si aggrappò al Thestral con tutte le sue forze, preparandosi all'impatto, ma l'animale toccò terra con la leggerezza di un'ombra e lui scivolò giù dal suo dorso e scrutò la strada dove il cassone traboccante stava ancora accanto alla malridotta cabina telefonica, entrambi scoloriti dalla piatta luce arancione dei lampioni. Ron atterrò poco lontano e ruzzolò giù dalla cavalcatura.
“Mai più” disse, rialzandosi a fatica. Fece per allontanarsi dal Thestral, ma non sapendo dov'era, andò a urtare contro il suo posteriore, rischiando di cadere di nuovo. “Mai, mai più...” ripetè guardandosi intorno confuso.

Harry li condusse tutti all'unica entrata che conosceva per entrare al ministero, si pigiarono dentro la cabina telefonica a fatica e scesero arrivando nell'Atrium deserto.

La luce era più tenue che di giorno; i camini incassati nei muri erano spenti, ma quando l'ascensore si fermò senza un sussulto Harry vide che i simboli dorati continuavano a muoversi sinuosi sul soffitto blu scuro.

"Da che parte andiamo, allora?"chiese Ron.
"Non lo so..." Harry deglutì. "Nei sogni varcavo la porta in fondo al corridoio degli ascensori ed entravo in una stanza buia: è questa. Poi la attraversavo ed entravo in una stanza che... scintilla, tipo." si guardò intorno spaesato, poi ad un tratto ebbe come un flash improvviso. "È questa!"
Spinse la porta con impeto e questa si spalancò.
Una stanza alta come una cattedrale, piena di enormi scaffali zeppi di piccole, polverose sfere di vetro che luccicavano scialbe nella luce diffusa dai candelieri fissati in testa
agli scaffali. Come quelle della stanza circolare, anche queste fiammelle ardevano azzurrine. Faceva molto freddo.
Harry mosse qualche passo e sbirciò nel corridoio buio che separava due file di scaffali. Non sentì alcun rumore, e nemmeno scorse la minima traccia di movimento.
"Hai detto che era la fila novantasette" sussurrò Hermione.
"Sì." Alzò lo sguardo all'inizio della fila più vicina. Sotto le fiammelle azzurre di un braccio carico di candele scintillava un numero argenteo cinquantatré.
“Dobbiamo andare a destra, credo” bisbigliò Hermione, strizzando gli occhi verso quello successivo.

“Sì... cinquantaquattro.”
“Tenete le bacchette pronte” disse Harry.
Avanzarono cauti, guardandosi alle spalle, superando una dopo l'altra file di scaffali le cui estremità lontane svanivano nell'oscurità quasi totale.
Piccole etichette ingiallite erano fissate sotto ogni sfera di vetro. Alcune sfere emanavano uno strano bagliore liquido; altre erano opache e scure come lampadine fulminate.
Superarono la fila ottantaquattro... ottantacinque... Harry aveva le orecchie tese, pronto a cogliere il minimo movimento, ma Sirius poteva essere imbavagliato, svenuto... o, disse una voce non richiesta dentro la sua mente, già morto... Lo avrei sentito, replicò in silenzio, il cuore che pulsava contro il pomo d'Adamo. Lo saprei già.
"Novantasette!" mormorò Hermione.
Si raggrupparono all'inizio del corridoio, scrutando l'oscurità. Nessuno.
"È laggiù in fondo" disse Harry, la bocca arida. "Da qui non si vede."
"Harry" disse Hermione esitante, ma lui non le rispose. Aveva la bocca completamente asciutta.
"Da qualche parte... qui..." ripeté.
Arrivarono in fondo al corridoio ed emersero nella luce velata di altre candele. Non c'era nessuno.
"Potrebbe essere..." bisbigliò Harry con voce roca, scrutando il corridoio accanto. "O forse..." Controllò quello ancora dopo.
"Harry" ripeté Hermione.
"Che cosa c'è?" ringhiò lui.
"Non... non credo che Sirius sia qui."
Nessuno parlò. Harry non aveva il coraggio di guardarli. Aveva la nausea. Non capiva perché Sirius non era lì. Doveva esserci. Era lì che lo aveva visto...
Percorse in fretta lo spazio in fondo alle file, controllandole una dopo l'altra, superando un corridoio vuoto dopo l'altro. Rifece la strada di corsa in senso inverso, fino a raggiungere i compagni che lo fissavano a occhi sgranati. Nessun segno di Sirius, e nemmeno tracce di lotta.
"Harry" chiamò Ron.
"Che cosa c'è?"
"C'è... c'è il tuo nome scritto qui" disse Ron.
Harry si avvicinò. Ron indicava una sfera che emanava una luce smorzata, anche se era coperta di polvere e non sembrava fosse stata toccata da anni.
“Il mio nome?” disse Harry con espressione vacua.
Si avvicinò. Era meno alto di Ron, perciò dovette allungare il collo per leggere l'etichetta sullo scaffale sotto la piccola sfera impolverata. Una grafia spigolosa vi aveva scritto una data di più o meno sedici anni prima, e subito sotto:

S.P.C. a A.P.W.B.S.

Oscuro Signore e Harry Potter
 

Harry la fissò perplesso.
"Che roba è?" chiese Ron, teso. "Che cosa ci fa il tuo nome quaggiù?"
Lanciò un'occhiata alle altre targhette sullo stesso scaffale.
“Il mio non c'è” osservò perplesso. “E nemmeno quello degli altri.”
"Harry, non credo che dovresti toccarla" disse brusca Hermione, mentre lui tendeva una mano verso la sfera.
"Perché no? C'è il mio nome, giusto? È qualcosa che mi riguarda..."
"Non farlo, Harry" disse all'improvviso Neville. Harry lo guardò. Aveva il viso tondo lucido di sudore. Pareva che non fosse più in grado di sostenere altre emozioni.

Prendila... sussurrò una voce lontana nella sua mente.
"C'è il mio nome" ripeté Harry.
Cedendo a un impulso avventato, chiuse le dita sulla superficie polverosa della sfera. Immaginava che fosse fredda: invece no. Anzi, sembrava che fosse rimasta al sole per ore, come se la tenue luce interna la riscaldasse.

Una voce strascicata risuonò alle loro spalle
"Molto bene, Potter. Adesso voltati lentamente, da bravo, e dammela."

Forme nere affiorarono dal nulla circondandoli, bloccando ogni via di fuga, gli occhi scintillanti attraverso le fessure dei cappucci, dodici bacchette puntate contro di loro.
"Dammela, Potter" ripeté la voce strascicata di Lucius Malfoy, tendendo la mano, il palmo rivolto verso l'alto.
Harry si sentì sprofondare dentro, nauseato. Erano in trappola, e per giunta in netto svantaggio numerico.
"Dov'è Sirius?" chiese Harry.
Alcuni Mangiamorte scoppiarono a ridere; una sferzante voce femminile si alzò tra le figure nell'ombra a sinistra di Harry per esclamare trionfante:
"L'Oscuro Signore sa sempre tutto!"
"Sempre" le fece eco Malfoy a voce bassa. "Dammi la profezia, Potter."
"Voglio sapere dov'è Sirius!"
"Voglio sapere dov'è Sirius!" gli fece il verso la donna alla sua sinistra.
Il cerchio dei Mangiamorte si strinse, ormai erano a meno di un metro da Harry e dai suoi amici; la luce delle loro bacchette quasi lo accecava.
"Lo avete catturato» insisté Harry, ignorando il panico crescente, il tenore contro il quale lottava da quando erano entrati nel corridoio novantasette. "È qui. Lo so."
"Il piccino si è fvegliato e ha fcopelto che il sogno ela velo" cinguettò la donna, nella parodia disgustosa di una vocetta infantile. Harry sentì Ron muoversi accanto a lui.
"Fermo" gli sussurrò. "Non ancora..."
La voce di donna esplose in una risata rauca.
"Ma lo sentite? Lo sentite? Dà ordini agli altri marmocchi come se s'illudesse di poter lottare contro di noi!"
"Oh, tu non conosci Potter, Bellatrix" replicò Malfoy dolcemente. "Ha un debole per gli atti eroici: l'Oscuro Signore lo sa bene. Adesso dammi la profezia, Potter."
"Lo so che Sirius è qui" si ostinò Harry, anche se ormai il panico gli serrava il petto e gli toglieva il respiro. "L'avete preso voi!"

Altri Mangiamorte risero, la donna più di tutti.
“È giunta l'ora che tu impari la differenza tra sogni e realtà Potter” disse Malfoy. “E ora dammi la profezia, o dovremo usare le bacchette.”
“Allora usatele” lo sfidò Harry, levando la sua all'altezza del petto. Nello stesso istante, le bacchette di Ron, Hermione, Neville, Ginny e Luna si alzarono attorno a lui. La morsa che stringeva lo stomaco di Harry si serrò.
Se davvero Sirius non era lì, allora aveva guidato i suoi amici a morte sicura senza motivo...
Ma i Mangiamorte non colpirono.
"Dammi la profezia e nessuno si farà del male" disse gelido Malfoy.
Toccò a Harry ridere.
"Certo! Io ti consegno questa... profezia, giusto? E voi ci lasciate tornare a casa come niente fosse, vero?"

"Benissimo, allora..." disse la donna raddrizzandosi
"TI HO DETTO DI NO!" ruggì Lucius Malfoy. "Se la rompi..."
La mente di Harry lavorava spedita. I Mangiamorte volevano quella polverosa sfera di vetro di cui a lui non importava nulla. A lui interessava soltanto portare fuori di lì gli amici sani e salvi, evitando che pagassero un prezzo terribile per la sua stupidità...
La donna si fece avanti e spinse indietro il cappuccio. Azkaban aveva scavato il viso di Bellatrix Lestrange, ma era vivo di un bagliore febbrile.
"Hai bisogno di farti convincere?" chiese, il petto che si sollevava e si abbassava rapido. "Benissimo... prendete la più piccola" ordinò ai Mangiamorte accanto a lei. "Che guardi mentre la torturiamo. Ci penso io."
Harry sentì gli altri stringersi attorno a Ginny e si parò davanti a lei, la sfera stretta al petto.
"Toccala..." disse a Bellatrix "e io la rompo" sollevò leggermente la mano in cui stringeva la profezia.

"Oh, lui sa come si gioca" disse Bellatrix con gli occhi inchiodati su di lui, passandosi la punta della lingua sulle labbra sottili.

"Silente non ti ha mai detto che il motivo per cui hai quella cicatrice era nascosto nelle viscere dell'Ufficio Misteri?" sogghignò Malfoy.
"Io... cosa?» Per un momento, Harry dimenticò completamente il suo piano. "Che cosa c'entra la mia cicatrice?"
"Che cosa c'è?" ripeté ansiosa Hermione in un sussurro.
"Possibile?" disse Malfoy, malignamente divertito; alcuni Mangiamorte scoppiarono di nuovo a ridere, e Harry approfittò del chiasso per bisbigliare a Hermione, muovendo appena le labbra: "Spacca gli scaffali..."
"Silente non te l'ha mai detto?" continuò Malfoy. "Allora è per questo che non sei arrivato prima, Potter! L'Oscuro Signore si chiedeva..."
"...quando dico ora..."
"...perché non ti sei precipitato qui non appena ti ha mostrato il posto dov'era nascosta. Pensava che la curiosità ti avrebbe spinto a volerla ascoltare con le tue stesse orecchie..."
"Ma davvero?" chiese Harry. Dietro di lui intuì, più che sentire, Hermione trasmettere il messaggio agli altri, e continuò a parlare per distrarre i Mangiamorte. "Voleva che venissi a prenderla? E perché?"
"Perché?" rise Malfoy, incredulo e insieme deliziato. "Perché, Potter, le uniche persone alle quali è permesso ritirare una profezia dall'Ufficio Misteri sono coloro che ne sono l'oggetto... come l'Oscuro Signore ha scoperto quando ha tentato di usare altri per impadronirsene."
"E perché voleva rubare una profezia su di me?"
"Su entrambi, Potter, su di te e su di lui... Non ti sei mai chiesto perché ha tentato di ucciderti quando eri solo un neonato?"

Harry fissò gli occhi grigi di Malfoy, scintillanti attraverso le fessure del cappuccio. Era per quella profezia che i suoi genitori erano morti e lui aveva la cicatrice a forma di saetta? Teneva fra le mani la risposta?
"Qualcuno ha fatto una profezia su Voldemort e me?» chiese piano, gli occhi fissi su Lucius Malfoy, le dita ancora più strette sulla tiepida sfera di vetro. Era poco più grande di un Boccino e ancora incrostata di polvere. "E mi ha fatto venire a prenderla per lui? Perché non l'ha presa lui stesso?"
"Prenderla lui stesso?" strillò Bellatrix, scoppiando in una risata folle. "L'Oscuro Signore... che entra nel Ministero della Magia, quando loro continuano così gentilmente a ignorarne il ritorno? L'Oscuro Signore... mostrarsi agli Auror che insistono a sprecare il loro tempo dando la caccia al mio caro cugino?"
"ORA!" urlò Harry.
Alle sue spalle, cinque voci diverse gridarono "REDUCTO!" Cinque maledizioni volarono in cinque direzioni differenti: gli scaffali davanti a loro esplosero e l'intera torre di ripiani ondeggiò mentre un centinaio di sfere si infrangevano, liberando fluttuanti figure opalescenti le cui voci
giunsero da chissà quale remoto passato, sommerse dal fragore di vetri e pezzi di legno che crollavano sul pavimento...
"CORRETE!" urlò Harry, mentre gli scaffali oscillavano minacciosi e altre sfere di vetro cadevano in pezzi. Agguantò Hermione e la trascinò via, proteggendosi la testa con un braccio mentre scaffali e sfere rovinavano a terra. Dal polverone emerse un Mangiamorte che si lanciò su di lui,
ma Harry gli tirò una gomitata sul volto mascherato; tutt'attorno era un coro di urla, gemiti di dolore e schianti, mentre gli scaffali cadevano e le voci spettrali di Veggenti sgorgavano dalle sfere...
Harry si rese conto che la via di fuga era sgombra e vide Ron, Ginny e Luna superarlo di corsa coprendosi la testa con le braccia; qualcosa di pesante lo colpì a una guancia, ma lui chinò il capo e continuò a correre; poi sentì una mano calargli sulla spalla, Hermione gridare: "Stupeficium!" e la presa subito allentarsi... Avevano raggiunto l'inizio della fila novantasette; Harry svoltò a destra e continuò a scappare; sentì uno scalpiccio alle sue spalle e la voce di Hermione che incitava Neville; davanti a loro, la porta da dov'erano entrati era spalancata vi si tuffò seguito dagli amici.

Il pavimento sotto di loro svanì.
Stavano cadendo nel vuoto, strinse la profezia al petto preparandosi allo schianto, ma quando furono a pochi centimetri dal suolo si bloccarono di colpo, ebbero appena il tempo di sospirare, prima di cadere a terra con un piccolo tonfo. Non fecero in tempo ad alzarsi e impugnare le bacchette che il gruppo di Mangiamorte li accerchiò.

Harry si guardò attorno confuso, si trovavano in una stanza circolare con al centro un arco di pietra.

Non si rese nemmeno conto che i Mangiamorte avevano afferrato i suoi amici immobilizzandoli con le bacchette puntate sulle tempie. Lui era l'unico ancora libero.

"La corsa è finita, Potter" disse con voce strascicata Lucius Malfoy. "Adesso dammi la profezia, da bravo."
"Lasciate andare gli altri e ve la darò!" urlò disperato Harry.
Alcuni Mangiamorte risero.
"Non sei nella posizione di trattare, Potter" ribatté Malfoy, il volto pallido arrossato di piacere. "Te la renderò facile." sorrise in modo rilassato "Dammi la profezia o guarda i tuoi amici morire."

Harry guardò i suoi amici ormai in trappola, non aveva altra scelta. La mano di Malfoy tesa in avanti aspettava solo che gli desse la profezia.

Non c'era altro modo, non poteva prendere tempo, non potevano scappare. Si guardò per l'ultima volta attorno, alla disperata ricerca di una via di fuga. Sconsolato allungò lentamente la mano verso Malfoy che sorrideva, ma all'improvviso gli occhi freddi dell'uomo puntarono verso l'alto.

Una scia nera, come attorniata da denso fumo scuro volò in picchiata sopra le loro teste.

Bellatrix scoppiò in una folle risata.

Quando la scia nera atterrò a pochi passi dalle spalle di Harry Malfoy chinò il capo con riverenza. "Mio signore..." sussurrò

Harry si voltò terrorizzato, pronto a vedere i rossi occhi di Voldemort.

Quando finalmente il fumo si diradò la sagoma di un viso giovane si fece nitida, gli occhi chiari non avevano alcuna sfumatura scarlatta. Harry tirò un respiro di sollievo, mentre Byron White avanzava frapponendosi fra lui e Malfoy con sicurezza.

"Lucius, sono passati anni, ma vedo che non hai dimenticato le buone abitudini" la voce di Byron era diversa, più bassa e lenta, come se volesse calcare ogni parola. "Eppure devo ammettere che gli anni di inattività vi hanno resi inefficienti" la voce divenne gradualmente più alta mentre si girava ad osservare gli altri Mangiamorte.

"Quanto ci vuole per fermare sei ragazzini e prendere una dannata profezia?" gridò talmente forte che la voce sembrò rimbombare nelle pareti di pietra.

Il cuore di Harry iniziò a battere all'impazzata, spaventato e confuso allargò gli occhi osservando il volto di Byron. Non c'era la minima traccia del suo solito sorriso, gli occhi erano freddi e distanti, le labbra serrate in una linea inespressiva.

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Capitolo 17
*** Sai così poco ***


"Ma siamo riusciti a prendere la profezia." disse Bellatrix spingendo la punta della sua bacchetta sullo zigomo di Neville

"Vero tesoro." annuì Byron guardandola. "Ma ci avete messo praticamente un'ora e gli Auror stanno arrivando." annunciò abbassando nuovamente la voce.

Alzò lo sguardo verso la porta sulle loro teste, Harry lo imitò preoccupato, ma non vide niente. Proprio mentre riabbassava lo sguardo vide Malfoy lanciarsi in avanti, chiaramente per cercare di prendergli la profezia, ma Byron fu più rapido.

Assestò un pugno sotto il mento di Malfoy che barcollò all'indietro. Harry scattò confuso, prima che potesse dire qualsiasi cosa due porte sopra di loro si spalancarono e cinque persone irruppero nella stanza: Sirius, Lupin, Moody, Tonks e Kingsley.
Malfoy si raddrizzò rapidamente e alzò la bacchetta, ma Byron gli lanciò contro uno Schiantesimo.

"Stai bene?" gli chiese Byron parandoglisi davanti a mo di scudo.

"Io... sì... gli altri" balbettò confuso.

Byron si guardò introno prima di girarsi verso di lui. Gli occhi erano tornati caldi ed espressivi e il volto anche se teso per la battaglia imminente era illuminata dall'ombra di un sorriso. Stava fingendo, non li aveva traditi.

"Se ne occuperà l'Ordine, tu corri di sopra, vai verso l'atrio e esci dal ministero, Silente sta arrivando"

"Vieni con me?" chiese Harry saltando giù dalla piattaforma.

I Mangiamorte erano concentrati sui membri dell'Ordine, che facevano piovere su di loro un incantesimo dopo l'altro.

"Ti copro fino alla porta" assicurò spingendolo con una mano sulla schiena.

Attraverso i corpi in corsa e i lampi di luce, Harry vide Neville strisciare lontano dalla mischia. Byron parò un raggio di luce rossa sparato nella loro direzione e si voltò per fronteggiare un Mangiamorte.

"Dammi la profezia Potter"

"Macnair levati o lancerò la tua testa vuota sul muro" ringhiò Byron stringendo visibilmente la presa sulla bacchetta.
Il Mangiamorte si bloccò per alcuni secondi guardandolo, sembrò voler dire qualcosa ma si limitò ad alzare la bacchetta, prima che potesse lanciare un incantesimo però si trovò scaraventato a diversi metri di distanza, colpito da una scia viola.

Sirius duellava con un Mangiamorte a tre metri di distanza, Kingsley ne stava affrontando due Tonks sparava incantesimi contro Bellatrix.

Byron spinse Harry verso delle ripide scale che portavano a un'altra porta, una seconda entrata probabilmente.

All'improvviso il piede di Harry calpestò qualcosa di tondo e duro che per poco non lo fece scivolare, vide l'occhio magico di Moody rotolare sul pavimento.
Il proprietario era disteso a terra con la testa sanguinante, e il suo aggressore stava già calando su Harry e Byron, Dolohov, la lunga faccia pallida contorta dalla gioia.

Mosse la bacchetta come una frusta mentre Harry urlava:

"Protego!"
Sentì qualcosa di simile a una lama smussata sfiorargli il viso con tanta forza da farlo barcollare e urtare contro Byron, ma il Sortilegio Scudo aveva attutito il peggio.
Dolohov alzò di nuovo la bacchetta. "Accio prof..."
Sirius sbucò dal nulla, lo colpì con una spallata e lo mandò lungo disteso a terra. Di nuovo Harry riuscì a trattenere la sfera con la punta delle dita. Sirius si voltò verso Byron serio.

"Portalo fuori di qui!" grido prima di cominciare a duellare con
Dolohov. Le scintille che sprizzavano dalle bacchette guizzanti come spade.

"Oh, non così in fretta!" tuonò la voce acuta di Bellatrix, che saltò davanti a loro.

Byron scagliò un raggio rosso verso la donna, ma lei riuscì a parare il colpo e rispose rapidamente con una scia verde.

Byron si tuffò in avanti afferrando Bellatrix e trascinandola a terra. Non vide cosa accadde, ma quando si sporse in avanti vide Byron scagliato contro la parete poco di stante, gemette nel tentativo di rimettersi in piedi.

Harry urlò "Pietrificus!" contro Bellatrix, ma lei parò l'incantesimo quasi annoiata.

Byron lo affianco e dalla sua bacchetta uscirono una dozzina di coltelli affilati che si lanciarono contro la donna che alzò uno scudo, ma una lama le colpì comunque il viso lasciandole un profondo taglio sullo zigomo ossuto.

"Azkaban ti ha resa più lenta" disse Byron ridendo, per un momento gli sembrò di vedere nei suoi occhi la stessa luce folle di quelli di Bellatrix.

Un raggio verde passò sopra la testa di Byron, ma sembrò non curarsene. Harry puntò la bacchetta verso la donna alle spalle e urlò: "Impedimenta!"
Bellatrix ancora persa a osservare l'avversario davanti a lei fu colpita in pieno e ribaltata. Harry la vide cozzare contro la piattaforma sulla quale stava duellando Sirius con un Mangiamorte incappucciato.

"Harry muoviti! Sali le scale!" Urlò Byron scuotendosi

cominciarono a correre sui ripidi scalini di pietra, saltarono per evitare un incantesimo che colpì a pochi centimetri dai loro piedi.

Un nuovo incantesimo colpì lo scalino dietro di loro sbriciolandolo, Harry inciampò in quello di sotto, Byron lo afferrò di peso.

"Coraggio!" lo incitò strattonandogli la maglia. "Sali!" gridò
Lo tirò su ma nel tentativo di aggrapparsi al suo braccio per restare in equilibrio la sfera di vetro gli scivolò dalle dita.

Byron levò la bacchetta ma prima che potesse bloccarla la profezia cadde sullo spigolo di un gradino sotto di loro e si frantumò. Una sagoma perlacea con gli occhi enormi si srotolò davanti a loro. Furono i soli ad accorgersene. Harry la vide muovere le labbra, ma tutte le urla e gli schianti attorno gli impedirono di sentire una sola parola. La sagoma tacque e si dissolse.
"Fregatene!" gridò Byron spingendolo in avanti.

La porta in cima si spalancò nuovamente
Harry si voltò. Albus Silente era comparso sopra di loro, la bacchetta levata, il volto pallido e furente. Harry si sentì attraversare da una sorta di scarica elettrica... erano salvi.
Silente scese i gradini in fretta, passando accanto a loro.

I Mangiamorte più vicini si accorsero della sua presenza e urlarono un avvertimento. Uno tentò di scappare, arrampicandosi come una scimmia sui gradini di pietra. L'incantesimo di Silente lo trasse indietro senza sforzo, come se lo avesse agganciato con una lenza invisibile.
Soltanto due continuavano a combattere, a quel che pareva ignari del nuovo arrivo. Harry vide Sirius schivare il fiotto di luce rossa di Bellatrix e deriderla.

"Avanti, puoi fare di meglio!" le gridò, la voce echeggiante nella sala.
Il secondo getto luminoso lo colpì in pieno petto.
La risata non gli si era ancora spenta sul viso, ma il colpo gli fece sgranare gli occhi.
Senza rendersene conto, Harry scese di nuovo a balzi i gradini e alzò la bacchetta, mentre anche Silente si voltava verso la piattaforma.
Sirius parve impiegare un'eternità a toccare terra: il suo corpo si piegò
con grazia e cadde all'indietro oltre il velo logoro appeso all'arco.
Harry colse un misto di paura e stupore sul suo volto sciupato, un tempo così attraente, mentre varcava l'antica soglia e spariva dietro il velo, che per un momento ondeggiò come scosso da un forte vento, poi sparì.
Udì l'urlo di trionfo di Bellatrix Lestrange, ma sapeva che non significava niente... Sirius era solo caduto al di là dell'arco, da un momento all'altro
sarebbe ricomparso...
Ma Sirius non ricomparve.
"SIRIUS!" urlò Harry. "SIRIUS!"

Era in fondo ai gradini, il fiato mozzo, i polmoni in fiamme. Di sicuro Sirius era dietro la tenda, Harry, l'avrebbe tirato fuori...
Fece per lanciarsi verso la piattaforma, ma Byron lo bloccò da dietro, circondandolo con le braccia, e lo trattenne.
"Non puoi fare niente, Harry..."
"Fermalo... salvalo... è appena passato!"
"È troppo tardi, Harry."
"Possiamo ancora raggiungerlo..." Harry si divincolò con violenza, ma Byron serrò la presa.
"Non puoi fare più niente, Harry... se n'è andato." sussurrò al suo orecchio.
Non ci credeva; non ci voleva credere; si divincolò con tutte le sue forze.
Sirius si stava nascondendo per tendere un agguato...
"SIRIUS!” urlò. "SIRIUS!"
"Non può tornare, Harry" disse Byron con la voce roca.

"Non può tornare perché è m..."
"NON... È... MORTO!" ruggì Harry. "SIRIUS!"
Attorno a loro c'era il caos, un tumulto vano, i lampi di altri incantesimi.
Per Harry quel fracasso era privo di senso, inutili le maledizioni che sfrecciavano tutt'attorno: l'importante era solo che Byron lo lasciasse andare a salvare Sirius. Doveva tirarlo fuori dal velo.

Mentre continuava a divincolarsi, una parte di lui si rese conto che fino ad allora Sirius non lo aveva mai fatto aspettare... Sirius aveva rischiato tutto, sempre, per vederlo, per aiutarlo... se non era riapparso quando Harry aveva urlato il suo nome come se la sua vita ne dipendesse, la sola spiegazione possibile era che non poteva... che era davvero...
Silente aveva raggruppato la maggior parte dei restanti Mangiamorte al centro della stanza, immobilizzandoli, a quel che pareva, con corde invisibili. Zoppicando, Malocchio Moody aveva raggiunto Tonks e tentava di farla rinvenire; dietro la piattaforma ancora esplodevano lampi di luce,
grugniti e grida... Kingsley si era sostituito a Sirius nel duello con Bellatrix.

Dietro la pedana risuonarono uno schianto e un grido. Harry vide Kingsley cadere urlando di dolore; Bellatrix Lestrange girò sui tacchi e fuggì; Silente si voltò subito per lanciarle un incantesimo che però lei riuscì a parare: ormai era a metà dei gradini...

Harry sferrò una gomitata nello stomaco di Byron che allargò di colpo le braccia.

"Harry... no!" gridò Lupin in lontananza, ma Harry si era già liberato della stretta e iniziò a correre sulle scale.
L'orlo della veste di Bellatrix scomparve con un guizzo davanti a lui. La seguì ritrovandosi nell'Atrium. Bellatrix aveva quasi raggiunto uno dei camini lei si voltò e gli
scagliò una maledizione. Harry si tuffò dietro la fontana colpì sibilando la statua che sovrastava l'acqua.

Il suono di passi cessò. Bellatrix si era fermata.
Harry si rannicchiò dietro le statue, in ascolto.
"Vieni fuori, vieni fuori, piccolo Harry!" lo chiamò lei con la solita beffarda voce infantile. "Perché mi hai seguito, altrimenti? Credevo che volessi vendicare il mio caro cugino!"
"E lo farò!" urlò Harry, e una serie di Harry spettrali parvero ripetere in coro Lo farò! Lo farò! Lo farò!
"Aaaaaah... Gli volevi bene, vero, Potterino?"
Un odio mai provato sommerse Harry, spingendolo a lasciare il riparo della fontana. "Crucio!" gridò.
Bellatrix strillò e cadde, ma non si contorse né urlò di dolore, era di nuovo in piedi, ansante, senza più ridere.
"Non avevi mai usato una Maledizione Senza Perdono, vero, ragazzo?" sbraitò. Aveva abbandonato la vocetta infantile. "Devi volerlo, Potter! Devi voler provocare dolore... goderne... una giusta collera non può farmi male per molto... ma..." la voce si addolcì di colpo "Dammi la profezia... fai rotolare la sfera verso di me... e forse ti risparmierò la vita!"
"Be', allora dovrai uccidermi, perché la profezia non c'è più!" urlò di rimando Harry, e in quell'istante un dolore acutissimo gli lacerò la fronte; la cicatrice era di nuovo in fiamme, e per un attimo si sentì soffocare da una collera non sua. «E lui lo sa!» esclamò, con una risata folle, simile a quella di Bellatrix. «Voldemort sa che non c'è più! E la cosa non gli farà piacere, non trovi?»
"Cosa? Che vuoi dire?» gridò lei. Per la prima volta, nella sua voce c'era una nota di paura.
"La sfera si è rotta sulle scale. Come credi che la prenderà, Voldemort?”
La cicatrice scottava, bruciava... un male atroce che gli fece salire le lacrime agli occhi...
“BUGIARDO!" strillò Bellatrix, ma ormai dietro la collera si sentiva il terrore. "CE L'HAI TU, POTTER, E ME LA CONSEGNERAI! Accio profezia! Accio PROFEZIA!"
Lottando contro il dolore terribile che quasi gli spaccava il cranio, Harry rise di nuovo, perché sapeva che questo l'avrebbe fatta infuriare ancora di più. Allargò le braccia per farle vedere che non c'era posto in cui potesse nascondere la sfera.
"Niente!" le gridò. "Niente di niente! Si è rotta, e nessuno ha sentito che cosa diceva... vallo a raccontare al tuo capo!"
"No!" urlò lei. "Non è vero, tu menti! PADRONE, CI HO PROVATO, HO TENTATO... NON PUNITEMI..."
"Non sprecare il fiato!" gridò Harry, stringendo gli occhi nello sforzo di resistere alla fitta lancinante. "Qui non ti può sentire!"
"Non posso, Potter?" disse una voce acuta e gelida.
Harry sbarrò gli occhi, impietrito.
Alto, emaciato, avvolto in un manto nero col cappuccio, l'orrida faccia da rettile bianca e scarna, gli occhi scarlatti dalle pupille verticali fissi su di lui... Lord Voldemort era apparso nell'ingresso, la bacchetta puntata contro Harry, che rimase paralizzato.
"E così hai rotto la mia profezia?" chiese a voce bassa, scrutandolo con gli spietati occhi rossi. "No, Bella, non dice il falso... vedo la verità nella sua mente indegna... mesi di preparativi, mesi di sforzi... e ancora una volta i miei Mangiamorte hanno permesso a Harry Potter di tagliarmi la strada..."
"Padrone, mi dispiace, non sapevo, stavo combattendo l'Animagus Black!" singhiozzò Bellatrix, gettandosi ai piedi di Voldemort che avanzava lentamente. "Padrone, voi lo sapete..."
"Taci" ordinò minaccioso Voldemort. "Con te farò i conti fra poco. Credi che sia venuto al Ministero della Magia per ascoltare le tue scuse e i tuoi piagnistei?"
"Ma Padrone... lui è qui... è sotto..."
Voldemort non le badò.
"Non ho altro da dirti, Potte" disse piano. "Mi hai infastidito anche troppo, e per troppo tempo. AVAD..." la voce del Signore Oscuro si spense di colpo, restò per alcuni secondi immobile, con la bacchetta alzata, poi un largo sorriso gli incurvò le labbra sottili.

"Finalmente" sussurrò

Harry vide Byron entrare nell'atrio lentamente, si bloccò a pochi passi da Voldemort con una strana espressione.

"Il vecchio ti ha liberato" osservò con soddisfazione.

"Non ha potuto resistere al mio fascino" rirpose Byron inclinando la testa, un ciuffo scuro di capelli gli ricadde sul volto.

"Una volta che il ragazzo sarà morto tornerà tutto come prima." la voce di voldemort tradì una certa eccitazione. Harry incrociò lo sguardo di Byron che annuì rapidamente prima di ridere.

"Non credo proprio" disse tornando a guardare Voldemort

Silente comparve alle spalle di Byron e Voldemort levò la bacchetta di scatto.
Silente, che si voltò e svanì con un guizzo del mantello. Un attimo dopo riapparve dietro Voldemort e agitò la bacchetta verso le statue della fontana che presero vita. Quella della strega corse verso Bellatrix, che urlando le lanciò invano un incantesimo dopo l'altro e le saltò addosso, bloccandola sul pavimento. Il goblin e l'elfo domestico zampettarono vicino ai camini lungo la parete, e il centauro con un braccio solo galoppò verso Voldemort, che svanì per ricomparire accanto alla vasca.

Byron spinse indietro Harry, lontano dalla battaglia, mentre Silente si avvicinava a Voldemort e il centauro dorato galoppava loro intorno.
"Sei stato uno sciocco a venire qui stanotte, Tom" disse calmo Silente. "Gli Auror stanno per arrivare..."
"Per allora io me ne sarò andato, e tu sarai morto!" sibilò Voldemort.
Sparò contro Silente un altro incantesimo mortale, ma lo mancò e colpì invece il tavolo del guardiamago, che prese fuoco.
Silente mosse appena la bacchetta: ne scaturì un incantesimo così forte che al suo passaggio Harry, benché protetto dal suo guardiano dorato, si sentì rizzare i capelli; stavolta per respingerlo Voldemort fu costretto a evocare dal nulla uno scintillante scudo argenteo. L'incantesimo, quale che
fosse, non provocò danni visibili allo scudo, ma ne trasse un rintocco profondo simile a un gong: un suono stranamente agghiacciante.
"Non vuoi uccidermi, Silente?" gridò Voldemort, gli occhi scarlatti socchiusi appena visibili oltre il bordo dello scudo. «Sei superiore a tanta brutalità, vero?"
"Sappiamo entrambi che ci sono altri modi per distruggere un uomo, Tom" replicò tranquillo Silente, e avanzò verso di lui come se non avesse paura alcuna, come se nulla fosse successo a interrompere la sua passeggiata nell'Atrium.

"Oh lo so bene Silente" sibilò Voldemort lanciando un'occhiata vero Harry e Byron.

Una collera fiammeggiante montò nel petto di Harry avrebbe voluto attaccare Voldemort ma Byron al suo fianco continuava a tenerlo contro la parete, bloccando ogni suo tentativo di liberarsi.

"La tua crudeltà sarà anche la tua rovina."
Un altro zampillo di luce verde scaturì da dietro lo scudo argentato. Stavolta fu il centauro con un braccio solo che, galoppando davanti a Silente, ricevette il colpo ed esplose, ma prima ancora che i pezzi avessero toccato

il pavimento, Silente ritrasse bacchetta e la mosse in avanti come una frusta. Una lunga fiamma sottile partì dalla punta e volò ad avvolgersi attorno a Voldemort e al suo scudo. Per un istante parve che Silente avesse vinto, ma di colpo la fune fiammeggiante diventò un serpente che subito lasciò andare Voldemort e si voltò sibilando verso il suo creatore. Voldemort scomparve, il serpente si drizzò, pronto a colpire...

A mezz'aria sopra Silente esplose una vampata, e Voldemort ricomparve sul piedistallo al centro della vasca, dove fino a poco prima si ergevano le cinque statue.

"Attento!" gridò Harry, ma non aveva ancora finito di urlare che dalla bacchetta di Voldemort uscì un altro getto di luce verde contro Silente, e il serpente scattò...
Fanny calò davanti a Silente, spalancò il becco e inghiottì lo zampillo verde: esplose in fiamme e cadde a terra, implume e raggrinzita. Nello stesso istante, la bacchetta di Silente si mosse in un unico, lungo gesto fluido; il serpente che stava per affondare le zanne nella sua carne volò per aria e svanì in una voluta di fumo nero, e l'acqua della vasca si levò a coprire Voldemort come un bozzolo di vetro fuso.
Per qualche attimo, di Voldemort si videro solo i contorni scuri, increspati, una sagoma senza volto, luccicante e indistinta, che lottava per liberarsi dalla massa che lo soffocava...
Di colpo svanì, e l'acqua ricadde di schianto nella vasca, traboccò oltre gli orli e invase il pavimento lucido.
"PADRONE!" urlò Bellatrix.
Ormai doveva essere tutto finito, Voldemort aveva deciso di fuggire.

Harry cercò di liberarsi della presa di Byron ma non allentò la presa, guardandosi attorno spaventato.

Harry non riusciva a capire perché: l'Atrium era vuoto, a parte loro tre e Bellatrix che singhiozzava intrappolata sotto la statua della strega, e Fanny, fenice neonata, che cinguettava piano sul pavimento...
Poi la cicatrice si lacerò e Harry seppe di essere morto: era un dolore inimmaginabile, insopportabile...

Non era più nell'Atrium, ma avvolto nelle spire di una creatura dagli occhi rossi, avvinto così stretto da non sapere più dove finiva il suo corpo e dove cominciava quello della creatura.

Sentì volemort scavare nella sua mente, rivide veloci immagini scollegate. La morte di Cedric... l'attacco al signor Weasley... la morte di Sirius... Byron che lo bloccava per impedirgli di seguirlo... un poccolo serpente gli strisciava sul braccio...

"Sei incredibile" Fu come se Voldemort senza volto ridesse...

Si avvicinava al volto di Byron e lo baciava

"Oh sciocco Harry, sai così poco."

Con un dolore mai provato prima sentì la sua mente aprirsi a metà e rivoltarsi, gridò ma non sentì le proprie urla, si ritrovò in ricordi non suoi.

Un Voldemort con l'aspetto molto più umano parlava con una voce calda e bassa.

"So finalmente dove sono i Potter, quel ratto idiota alla fine è stato utile"

"Minus..." sussurrò Byron fissando un punto lontano, oltre la spalla di Voldemort

"Andrò a uccidere il bambino domani." annunciò.

"Vengo con te." disse Byron incrociando i suoi occhi rossi.

"No, tu starai qui."

"Non ti lascerò andare da solo."

"È solo un bambino." insisté voldemort con un ghigno.

"Non sottovalutarlo, se c'è una profezia su di lui non è solo un bambino."

La notte umida e ventosa, due bambini vestiti da zucche che caracollavano nella piazza, e le vetrine dei negozi decorate con ragni di carta due figure avanzavano incappucciate.

"Bel costume, signore!" Quando fu abbastanza vicino perché il bambino potesse guardare sotto il suo cappuccio, vide il sorriso spegnersi e la paura oscurare il volto truccato; poi il bambino si voltò e corse via... sotto la veste tastò il manico della bacchetta... Byron al suo fianco seguì il bambino con lo sguardo con una scintilla negli occhi.
Proseguirono lungo un'altra via più buia e finalmente comparve la sua meta, l'Incanto Fidelius infranto, ma i proprietari non lo sapevano ancora... si avvicinarono alla siepe scura. Dalla finestra che dava sulla strada, con le tende aperte riuscì a intravedere un uomo alto e bruno con gli occhiali con in braccio un bambino, lo passò alla madre.

Byron bussò alla porta lentamente e James passò il bambino alla madre. Gettò la bacchetta sul divano e si stiracchiò, sbadigliando.

James potter aprì la porta titubante allentò leggermente la presa sulla maniglia quando vide il giovane uomo oltre la soglia "Byron?" chiese confuso

La seconda sagoma si stagliò nell'oscurità affiancandolo.

James ebbe appena pochi secondi per inscrociare lo sguardo del signore oscuro prima di gridare verso l'interno della casa: "È Voldemort Lily, scappa!"

Byron alzò la bacchetta stancamente e la mosse con un colpo secco "Avada Kedavra"

La luce verde riempi l'angusto ingresso, illuminò la carrozzina contro la parete, fece scintillare le sbarre della balaustra come parafulmini. James Potter cadde come una marionetta a cui erano stati tagliati i fili...
La senti urlare dal piano di sopra, in trappola, ma se non faceva sciocchezze lei, almeno, non aveva nulla da temere... Salì le scale, ascoltando divertito i suoi tentativi di barricarsi dentro... nemmeno lei aveva la bacchetta... quanto erano stupidi, e fiduciosi a riporre la loro salvezza negli amici, ad abbandonare le armi anche solo per qualche istante...
Forzò la porta, gettò da un lato la sedia e
le scatole frettolosamente accatastate con un pigro gesto della bacchetta... lei era in piedi, il bambino in braccio. Nel vederlo, depose il piccolo nel lettino alle sue spalle e apri le braccia, come se potesse servire a qualcosa, come se nascondendolo sperasse di poter essere scelta al suo posto.
"No! Harry no, ti prego!"

"Spostati, stupida... spostati..."

"Harry no. Prendi me piuttosto, uccidi me, ma non Harry..."

"È il mio ultimo avvertimento..."

"Non Harry! Ti prego... Per favore... lui no! Harry no! Per favore... farò qualunque cosa..."

"Spostati... spostati, ragazza..." Avrebbe potuto allontanarla dal lettino con la forza, ma pensò che fosse più prudente finirli tutti... Lnaciò un'ultima occhiata a Byron alle sue spalle che osservava impassibile la scena. Anche Lily lo osservo senza dire niente.
La luce verde lampeggiò nella stanza e lei cadde come il marito. In tutto questo tempo il bambino non aveva mai pianto: stava in piedi, aggrappato alle sbarre del lettino, e guardava l'intruso in faccia con una sorta di vivo interesse, come se pensasse che sotto il mantello fosse nascosto suo padre, pronto a fare altre lucine divertenti, e che sua madre sarebbe tornata su da un momento all'altro, ridendo...
Puntò la bacchetta attentamente contro il volto del bambino che solo in quel momento scoppiò a piangere.

Non gli piaceva che piangesse, non aveva mai sopportato i bambini che frignavano all'orfanotrofio...
"Avada Kedavra!"

"Lui appartiene a me" sussurrò Voldemort, prima che nuove immagini gli passassero davanti agli occhi.

I Mangiamorte marciavano in mezzo a una via scagliando incantesimi verso i palazzi... Byron che si inginocchiava davanti a Voldemort seduto in una stanza buia... un braccio chiaro che veniva marchiato... delle urla di donne... uomini e bambini si fusero a quelle di Harry.

Sentì qualcosa sfiorargli la mano

"Harry combattilo." disse la voce lontana di Silente

Accecato e morente, ogni parte di lui che implorava urlando d'essere liberata.

"Harry non sei solo." sussurrò Byron stringendogli la mano, Harry intrecciò le dita con le sue urlando.

Le spire della creatura si allentarono, il dolore svanì, e il ragazzo crollò faccia a terra, gli occhiali chissà dove, tremando come se fosse disteso sul ghiaccio, non sul legno...

Molte voci echeggiarono nell'Atrium, più voci del dovuto... Harry riaprì gli occhi e vide gli occhiali accanto al piede di Byron.

“Stai bene, Harry?”
“Sì” rispose lui, tremando così forte da non riuscire a tenere dritta la testa. “Sì, sto... dov'è Voldemort, dove... chi sono tutti questi... che cosa..”
L'Atrium era pieno di gente; il pavimento rifletteva le alte fiamme smeraldine che si erano accese nei camini lungo tutta una parete, e sciami di streghe e di maghi ne uscivano senza posa. Mentre Silente lo aiutava a rialzarsi, Harry vide Byron allontanarsi leggermente da lui.
"Era laggiù!" urlò un mago con i capelli raccolti a coda di cavallo e una veste scarlatta, indicando una pila di schegge dorate all'altro capo dell'ingresso, dove fino a pochi istanti prima era intrappolata Bellatrix. "L'ho visto, signor Caramell, giuro che era Lei-Sa-Chi! Ha afferrato una donna e si è Smaterializzato!"
"Lo so, Williamson, lo so, l'ho visto anch'io!" balbettò Caramell, che indossava un pigiama sotto il manto gessato e ansimava come se avesse corso per chilometri.

"Per la barba di Merlino... qui... qui!... nel Ministero della Magia!... cieli supremi... non sembra possibile... parola mia... ma come
può...?"
"Se vorrai scendere nell'Ufficio Misteri, Cornelius» intervenne Silente, qualcuno alzò la bacchetta, altri si limitarono a fissarlo sbalorditi, Caramell fece un tale balzo che le sue pantofole si
staccarono dal pavimento «vi troverai parecchi Mangiamorte evasi rinchiusi nella Camera della Morte, bloccati da un Incantesimo Antismaterializzante, in attesa che tu decida che cosa farne».
"Silente!" balbettò Caramell sbalordito. "Tu... qui... io... ma..."
Si voltò agitato verso gli Auror che aveva portato con sé, e fu palese che aveva una mezza idea di gridare: "Prendetelo!"
"Cornelius, sono pronto a lottare contro i tuoi uomini e a vincere di nuovo!" tuonò Silente. "Ma poco fa hai avuto davanti agli occhi la prova che ti sto dicendo la verità da un anno. Lord Voldemort è tornato, tu hai dato per dodici mesi la caccia all'uomo sbagliato, ed è tempo che ti decida a usare il cervello!"
"Io... non... ecco..." farfugliò Caramell, guardandosi attorno come nella speranza che qualcuno gli suggerisse cosa fare. Alla fine, visto che nessuno apriva bocca, si decise a dire: "Molto bene... Dawlish! Williamson! Scendete all'Ufficio Misteri e vedete... Silente, tu... dovrai raccontarmi per filo e per segno... La fontana dei Magici Fratelli... cos'è successo?" aggiunse in una specie di piagnucolio, fissando il pavimento cosparso dai resti delle statue di strega, mago e centauro.
"Parleremo dopo che avrò rimandato Harry a Hogwarts" disse Silente.
"Harry... Harry Potter?"
Caramell piroettò su se stesso e fissò Harry, ancora appoggiato al muro accanto alla statua che lo aveva protetto durante il duello fra Silente e Voldemort.

"Lui... qui?" balbettò Caramell. "Ma... che cosa è successo?"
"Ti spiegherò tutto» ripeté Silente, «quando Harry sarà tornato a scuola."
Si allontanò dalla vasca e si avvicinò alla testa dorata del mago che giaceva per terra. Le puntò contro la bacchetta e mormorò: "Portus." La testa si accese di azzurro, vibrò per qualche secondo sul pavimento e tornò immobile.
"Insomma!" protestò Caramell, mentre Silente la raccoglieva e tornava
da Harry. "Non hai l'autorizzazione a usare una Passaporta! Non puoi fare queste cose davanti al Ministro della Magia, tu... sai..."
La voce gli si spezzò mentre Silente lo scrutava al di sopra degli occhiali a mezzaluna.
"Tu darai ordine di allontanare Dolores Umbridge da Hogwarts" disse Silente. "E dirai ai tuoi Auror di smetterla di dare la caccia al mio inse-gnante di Cura delle Creature Magiche, così potrà tornare al lavoro. Stanotte ti concederò...» tirò fuori di tasca un orologio con dodici lancette e lo studiò un momento "...mezz'ora del mio tempo: sarà più che sufficiente per informarti su quanto è successo qui. Dopo di che dovrò tornare alla mia scuola. Naturalmente, se ti servisse ancora aiuto, potrai entrare in contatto con me a Hogwarts. Mi raggiungerà qualunque lettera indirizzata al Preside."

Caramell aveva gli occhi più sgranati e la bocca spalancata.
"Io... tu..."
Silente gli voltò le spalle e lanciò un'occhiata a Byron sollevando appena la passaporta, ma il più giovane scosse la testa e abbassò lo sguardo verso il pavimento.
"Prendi questa Passaporta, Harry." tese la testa dorata e Harry vi posò sopra una mano senza chiedersi che cosa lo aspettava, né dove sarebbe andato.
"Ci vediamo fra mezz'ora" gli disse Silente, pacato. "Uno... due... tre..."
Harry provò la familiare sensazione di un gancio che gli strattonava l'ombelico. Il lucido pavimento di legno sotto i suoi piedi sparì; l'Atrium, Caramell e Silente erano scomparsi, e lui volava in un vortice di colori e rumori...

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Capitolo 18
*** LA PROFEZIA ***


I piedi di Harry toccarono il pavimento e la testa della statua gli sfuggì dalle mani andando a cozzare sulla grande scrivania nell'ufficio di Silente.

Harry si guardò attorno, e sembrava che durante l'assenza del Preside ogni cosa si fosse riparata da sola. I delicati strumenti d'argento erano di nuovo al loro posto sui tavolini sottili.

Lanciò uno sguardo fuori dalle vetrate, dove una pallida linea verde stava comparendo all'orizzonte.

Eppure in tutto quel silenzio avrebbe solo voluto urlare, strappare le tele dei quadri con rabbia. Le immagini di poche ore prima gli riempirono la mente.
Sirius era morto per colpa sua, soltanto per colpa sua. Se non fosse stato così stupido da cadere nella trappola di Voldemort.

Aveva messo in pericolo la vita dei suoi amici, erano dovuti intervenire i membri dell'ordine, perfino Byron si era messo in mezzo.

Il terribile attimo in cui aveva pensato che li avesse traditi tutti era stato terrificante, con quegli occhi freddi, era stato come guardare uno sconosciuto. Eppure quel momento era passato tanto rapidamente da fargli pensare di esserselo immaginato.

Lo aveva protetto, aveva duellato contro i Mnagiamorte preoccupandosi di metterlo in salvo. Ma non era bastato. Se non avessero sbalzato via Bellatrix verso Sirius forse...

Era semplicemente svanito dietro quel telo, le braccia di Byron che lo bloccavano erano state le uniche cose che gli avevano impedito di tuffarsi dentro l'arco di pietra.

Byron... i ricordi confusi che aveva visto quando il dolore lo stava divorando lo invasero come una valanga... lo aveva visto inginocchiato davanti a Voldemort... torturare delle persone ed era lì quella notte, la notte in cui i suoi genitori erano morti. Era stato lui a uccidere suo padre ed era rimasto a guardare mentre Volemort uccideva sua madre.

Strinse i pungi con forza e chiuse gli occhi. Lo aveva baciato, aveva baciato l'assassino di suo padre. Quante volte gli aveva parlato dei suoi genitori tranquillamente e invece era solo un bugiardo. Hermione aveva ragione, Sirius aveva ragione nel non fidarsi ed ora era morto.

Non sopportava più di essere se stesso... non si era mai sentito più in trappola dentro il proprio corpo, mai aveva desiderato tanto di essere qualcun altro, chiunque altro...

Fiamme smeraldine esplosero nel camino vuoto. Harry si allontanò con un balzo e fissò l'uomo che roteava là dentro. Mentre l'alta figura di Silente usciva dal fuoco.

Senza guardare Harry, si tolse di tasca la piccola, brutta, spennacchiata Fanny e la posò con dolcezza sullo strato di soffici ceneri sotto il trespolo dorato sul quale di solito si appollaiava da adulta.

"Bene, Harry" disse infine, voltando le spalle alla neonata fenice. "sarai lieto di sapere che nessuno dei tuoi compagni soffrirà danni permanenti in seguito agli eventi di questa notte."
"Bene" tentò di dire Harry, ma dalle labbra non gli uscì un suono. Gli sembrava che Silente volesse ricordargli tutti i guai che aveva provocato.
"Madama Chips si occuperà di loro" proseguì Silente. "Ninfadora Tonks dovrà forse passare un po' di tempo al San Mungo, ma pare che si riprenderà completamente."
Harry si limitò a rivolgere un cenno di assenso al tappeto.
"So quello che provi, Harry" disse pacato Silente.
"No che non lo sa." La voce di Harry esplose nella stanza, mentre una collera rovente lo invadeva; Silente non sapeva nulla di quello che provava.
Harry gli voltò la schiena e guardò fuori dalla finestra. In lontananza vide lo stadio di Quidditch. Una volta Sirius vi era apparso sotto la forma di un arruffato cane nero, per vederlo giocare... probabilmente per vedere se era bravo quanto James... Harry non gliel'aveva mai chiesto...
"Non devi vergognarti di quello che provi" riprese Silente. "Anzi... poter provare un dolore così grande è la tua vera forza."
Harry sentì la collera infiammarlo, avrebbe voluto colpire il volto tranquillo di Silente.

"La mia vera forza, eh?” disse con voce tremante, fissando senza vederlo lo stadio di Quidditch. "Lei non ha idea... lei non sa..."
"Che cos'è che non so?" chiese calmo Silente.
Era troppo. Harry si voltò, tremando di collera.
"Non voglio parlare di quello che provo!"
"Harry, soffrire così dimostra che sei un uomo! Questo dolore fa parte dell'essere umano..."
"ALLORA... NON... VOGLIO... ESSERE... UMANO!" ruggì Harry.
Afferrò un delicato strumento argenteo dall'esile tavolino accanto a lui e lo scaraventò dall'altra parte della stanza; si fracassò in mille pezzi contro la parete.

"NE HO ABBASTANZA, HO VISTO ABBASTANZA, VOGLIO USCIRNE, VOGLIO CHE FINISCA, NON M'IMPORTA PIÙ..."
Sollevò di peso il tavolino e lo scaraventò sul pavimento; le gambe sottili si spaccarono e rotolarono ciascuna in una direzione diversa.
"Sì che t'importa” disse Silente. Non era trasalito, né aveva fatto un solo gesto per impedirgli di demolire l'ufficio. La sua espressione era serena, quasi distaccata.

"T'importa al punto che ti sembra di dissanguarti dal dolore."
"Io... NO!" urlò Harry, così forte da avere l'impressione che gli si lacerasse la gola.
"Sì, invece" continuò Silente con calma ancora maggiore. "Hai perso tua madre, tuo padre, e anche la persona più vicina a un genitore che tu abbia mai conosciuto. Certo che t'importa."
"LEI NON SA QUELLO CHE PROVO!" urlò Harry. "LEI... SE NE STA LÌ... LEI..."
Ma urlare non era abbastanza, fare tutto a pezzi non era abbastanza; voleva fuggire, voleva correre senza più fermarsi e non guardarsi mai indietro, andare dove non potesse più vedere quei chiari occhi azzurri, quella
vecchia faccia odiosamente serena. Corse d'impeto alla porta e scrollò con forza la maniglia.
Ma la porta non si aprì.
Si voltò verso Silente.
"Mi faccia uscire" disse. Tremava da capo a piedi.
"No."
Per qualche secondo si fissarono in silenzio.
"Mi faccia uscire."
"No."
"Se non... se continua a tenermi qui... se non mi lascia..."

"Continua pure a distruggere le mie cose» replicò tranquillo Silente. "Ne ho fin troppe.
Senza staccargli gli occhi di dosso, andò a sedersi dietro la scrivania. "Ti devo delle spiegazioni Harry"

"Non mi interessa!" sbottò Harry.
“Sì, invece” ribatté Silente, tranquillo. "Perché ce l'hai molto di più con te stesso che con me. Se sei deciso ad aggredirmi, come suppongo sia tua intenzione, vorrei essermelo meritato pienamente."
"Di cosa sta parlando?"
"È tutta colpa mia se Sirius è morto. O meglio: quasi tutta... non sarò così arrogante da assumerne l'intera responsabilità. Sirius era un uomo coraggioso, intelligente ed energico, e di solito a uomini simili non piace starsene chiusi in casa se credono che le persone a loro care siano in pericolo. In ogni caso, non avresti mai dovuto pensare , nemmeno per un secondo di dover scendere nell'Ufficio Misteri stanotte. Se io fossi stato sincero con te come avrei dovuto, avresti saputo da un pezzo che Voldemort avrebbe cercato di attirarti laggiù e non saresti mai caduto nella trappola. E Sirius non sarebbe stato costretto ad accorrere in tuo aiuto. Questa colpa è mia, e mia soltanto."
Harry rimase immobile, con ancora la mano sulla maniglia.
"Siediti, per favore" disse Silente. Non era un ordine, ma una richiesta. Harry esitò, poi lentamente attraversò la stanza cosparsa di ingranaggi d'argento e schegge di legno, e si sedette davanti alla scrivania.
"Ti devo una spiegazione, Harry" riprese Silente. «La spiegazione degli errori di un vecchio. Perché ora capisco che il mio comportamento nei tuoi confronti ha tutti i segni delle debolezze dell'età. I giovani non possono sapere quello che i vecchi pensano e provano. Ma i vecchi sono colpevoli, se dimenticano che cosa significa essere giovani... e ultimamente sembra che io l'abbia dimenticato..."

La luce del sole nascente cadde su Silente, illuminandogli le sopracciglia e le rughe profonde.
"Quindici anni fa" proseguì, "non appena vidi la cicatrice sulla tua fronte, intuii che cosa poteva significare. Intuii che poteva essere il segno di un legame fra te e Voldemort."
"Questo me l'ha già detto, professore" ribatté brusco Harry.
"È vero" ammise Silente in tono di scusa. "Ma vedi...non ti ho detto tutto, la tua capacità di individuare la presenza di Voldemort anche quando si nasconde, e di conoscerne le emozioni più violente, è aumentata da quando Voldemort è tornato nel suo corpo e ha riacquistato in pieno i suoi poteri."
Harry non si prese nemmeno la briga di annuire. Sapeva già tutto.
“Negli ultimi tempi” proseguì Silente. “ho cominciato a temere che Voldemort potesse rendersi conto di questo legame. Infatti, com'era inevitabile, a un certo punto sei entrato così a fondo nei suoi pensieri che lui ha avvertito la tua presenza. Mi riferisco, è ovvio, alla notte dell'attacco contro il signor Weasley.”
"Sì, Piton me l'ha detto" borbottò Harry.

"Non ti sei chiesto perché non sono stato io a spiegartelo? Perché non sono stato io a insegnarti Occlumanzia? Perché per mesi non ti ho quasi degnato di uno sguardo?"
Harry alzò gli occhi. Si accorse che Silente era triste e stanco.
"Sì" mormorò. "Sì, me lo sono chiesto."
"Vedi" riprese Silente. "ero convinto che ben presto Voldemort avrebbe tentato di penetrare nella tua mente per manipolare i tuoi pensieri, e non intendevo offrirgli altri incentivi. Di sicuro, se si fosse reso conto che il nostro rapporto era, o era stato, più stretto di quello fra preside e studente, avrebbe cercato di servirsi di te per spiarmi. Temevo che ti usasse, Harry, che si impadronisse di te. E credo di aver avuto ragione, perché le rare volte che io e te ci siamo trovati in stretto contatto mi è parso di scorgere la sua ombra fremere dietro i tuoi occhi..."
Harry ricordò la sensazione che un serpente assopito si risvegliasse in lui ogni volta che incrociava lo sguardo di Silente.
"E come ha dimostrato stanotte, lo scopo di Voldemort non era la mia distruzione, ma la tua. Quando ti ha posseduto per un attimo, poco fa, sperava che ti avrei sacrificato nella speranza di ucciderlo. Per questo, vedi, ho tentato di tenerti a distanza: per proteggerti. L'errore di un vecchio..."
Trasse un profondo sospiro.
"Sirius mi ha detto che la notte dell'attacco ad Arthur Weasley avevi sentito Voldemort risvegliarsi dentro di te, e ho capito subito che i miei peggiori timori erano giustificati: Voldemort si era reso conto di poterti usare. Così, nel tentativo di armarti contro i suoi assalti mentali, ho chiesto al professor Piton di darti lezioni di Occlumanzia. Il professor Piton scoprì che da mesi stavi sognando la porta dell'Ufficio Misteri. Naturalmente Voldemort era ossessionato dal desiderio di ascoltare la profezia fin da quando aveva riacquistato il proprio corpo.

Soltanto la persona a cui si riferiscono può prenderle dagli scaffali senza impazzire: nel caso specifico, Voldemort in persona sarebbe dovuto uscire finalmente allo scoperto e introdursi nell'Ufficio Misteri, o avresti dovuto farlo tu per lui. Per questo era essenziale che tu studiassi a fondo Occlumanzia."
"Piton ha provato a insegrami..." mormorò ricordado il motivo per cui aveva smesso "Se mi fossi impegnato di più Voldemort non avrebbe potuto mostrarmi dove andare e... Sirius non sarebbe... Sirius non sarebbe..."
Aveva l'impressione che gli esplodesse la testa: doveva giustificarsi, spiegare...
“Ho provato a controllare se aveva davvero catturato Sirius, sono andato nell'ufficio della Umbridge ma non ho fatto in tempo”

“Lo so” rispose calmo Silente. “Il professor Piton era con Byron quando anche lui ha avuto la stessa visione, ha subito controllato al quartier generale e ha scoperto che Sirius era vivo e al sicuro in Grimmauld Place. Non vedendoti tornare dalla foresta, ha temuto che tu credessi ancora che Sirius fosse prigioniero di Lord Voldemort. Così si è affrettato ad avvertire l'Ordine.”
Silente sospirò e riprese. “Quando si è messo in contatto col Quartier Generale, vi ha trovato Alastor Moody, Ninfadora Tonks, Kingsley Shacklebolt e Remus Lupin. E tutti sono stati pronti ad accorrere in tuo aiuto. Il professor Piton ha chiesto a Sirius di restare al Quartier Generale per riferirmi che cos'era successo, visto che aspettavano il mio arrivo da un momento all'altro. Nel frattempo lui, il professor Piton, ti avrebbe cercato nella foresta. Ma Sirius non aveva alcuna intenzione di restare con le mani in mano, perciò è andato con gli altri”

Continuava a non capire perché Byron avesse le sue stesse visioni, Silente stava volutamente sorvolando su quel particolare?

“Sirius non è mai stato un tipo calmo, se fosse ripasto in casa...”

“Non dia la colpa... non... parli... di Sirius come se...” Harry aveva il fiato corto, non riusciva quasi a parlare. Scattò in piedi furioso, pronto a lanciarsi contro Silente, che non aveva capito affatto Sirius, il suo coraggio, le sue sofferenze...
"E Piton?" ringhiò. "Di lui non parla, eh? Quando gli ho detto di Sirius non ha fatto altro che sogghignare come al solito..."
"Sai benissimo che davanti a Dolores Umbridge non aveva scelta: doveva fingere di non prenderti sul serio" ribatté Silente. "Ma come ti ho già detto, si è affrettato a informare l'Ordine appena possibile."
Harry scosse con vigore la testa "Piton... lui... non faceva che farsi beffe di Sirius perché restava chiuso in casa... diceva che era un codardo..."
"Sirius era un uomo adulto, troppo intelligente per lasciarsi ferire da sciocche punzecchiature" rispose Silente.

"Piton ha smesso di darmi lezioni di Occlumanzia!" ruggì Harry. "Mi ha buttato fuori dal suo ufficio!» lo accusò sorvolando sulle proprie colpe, era così soddisfacente scaricare tutto su di lui.
"Lo so" disse Silente in tono grave. "Ho già ammesso di aver sbagliato a non darti lezioni io stesso, anche se ero convinto che nulla fosse più pericoloso che aprire ancora di più la tua mente a Voldemort in mia presenza..."

Silente abbassò le mani e fissò Harry da sopra gli occhiali a mezzaluna.
"È giunto il momento di dirti quello che avrei dovuto dirti cinque anni fa." sospirò pesantemente. "Quando eri piccolo, Voldemort aveva tentato di ucciderti a causa di una profezia fatta poco prima della tua nascita. Era al corrente della sua esistenza, ma ne ignorava l'esatto contenuto. Perciò aveva deciso di ucciderti quando eri ancora un neonato: perché era convinto di adempiere quella profezia. Ha scoperto a proprie spese che si era sbagliato quando la maledizione che avrebbe dovuto ucciderti è rimbalzata su di lui. Così, da quando ha ripreso possesso del proprio corpo, e in particolare dopo la tua incredibile fuga dell'anno scorso, ha deciso di ascoltare per intero la profezia. Era questa l'arma che cercava con tanta ostinazione: voleva che gli rivelasse come distruggerti."

"La profezia si è rotta" disse Harry in tono spento. «mi è caduta mentre salivo le scale"
e la sfera è caduta..."
"Quella che si è infranta era solo una copia conservata nell'Ufficio Misteri. Ma io ho ascoltato l'originale. Sedici anni fa ero li quando Sibilla Cooman la proferì inaspettatamente, mentre la intervistavo per il posto di insegnante di divinazione. La ricordo perfettamente."
Silente si alzò e passò oltre Harry, diretto all'armadietto nero vicino al trespolo di Fanny. Si chinò, fece scorrere un chiavistello ed estrasse il basso bacile di pietra dal bordo ricoperto di rune nel quale Harry aveva visto suo padre tormentare Piton. Tornò alla scrivania, vi posò il Pensatoio e si avvicinò la bacchetta alla tempia per estrarne fili di pensiero argentei e sottili come ragnatele e deporli nel bacile. Si sedette di nuovo e per un momento guardò i propri pensieri turbinare e fluttuare dentro il Pensatoio. Infine, con un sospiro, alzò la bacchetta e la infilò nella sostanza argentea.
Una figura drappeggiata in scialli colorati, gli occhi enormi dietro le lenti, si erse dal bacile ruotando lentamente.

"Ecco giungere il solo col potere di sconfiggere l'Oscuro Signore... nato da chi lo ha tre volte sfidato, nato sull'estinguersi del settimo mese... l'Oscuro Signore lo designerà come suo eguale, ma egli avrà un potere a lui sconosciuto... e l'uno dovrà morire per mano dell'altro, perché nessuno dei due può vivere se l'altro sopravvive... il solo col potere di sconfiggere l'Oscuro Signore nascerà all'estinguersi del settimo mese..."
Sempre roteando lentamente, la professoressa Cooman sprofondò nella massa argentea e svanì.
"Cosa significa?" Chiese Harry con la voce bassa
"Significa" rispose Silente. "che la sola persona in grado di sconfiggere una volta per tutte Lord Voldemort è nata quasi sedici anni fa, alla fine di luglio, da genitori che avevano già sfidato tre volte Voldemort”
"Ma io non posso farlo, non ho abilità particolari. Perché ha tentato di uccidermi quando ero un neonato? Perché non ha aspettato che crescessi, per vedere se sarei stato davvero una minaccia?

"Perchè come ti ho detto non conosceva l'intera profezia, un seguace di Voldemort ci stava spiando, fortunatamente appena è stato trovato è stato buttato fuori quando Sibilla aveva appena cominciato a declamare la profezia”

"Perciò ha sentito solo...?"
"Solo l'inizio, la parte relativa alla nascita in luglio e ai genitori che avevano sconfitto tre volte Voldemort. Di conseguenza non ha potuto avvertire il suo Padrone che attaccandoti avrebbe rischiato di trasferirti i suoi poteri e designarti quale suo eguale. Perciò Voldemort non ha mai saputo che attaccarti poteva essere pericoloso, che sarebbe stato meglio aspettare."

"Quindi..." disse a fatica, la bocca gli si era seccata di colpo "alla fine dovrò uccidere Voldemort?"

"Sì" disse molto piano Silente

Rimasero a lungo in silenzio. Da qualche parte, fuori di lì, Harry sentì un suono di voci, forse studenti diretti alla Sala Grande per una colazione di buon mattino.

"Byron... ha ucciso mio padre, era con Voldemort la sera in cui è venuto a uccidermi. Lo sapeva?"

Silente chinò il capo pesantemente "prima di decidere di liberare Byron da Nurmengard, la prigione in cui è stato richiuso da quella sera, ho scavato nella sua mente per capire come mai un fedele agente del ministero e un membro dell'ordine della fenice ci avesse traditi." Di colpo il volto del preside si incupì. "Come saprai la famiglia di Byron è stata uccisa, ma non è stato un attacco casuale, Byron aveva scoperto le identità di alcuni Mangiamorte e li aveva denunciati, questo creò un discreto scompiglio, soprattutto nei piani alti della società, quando dei maghi illustri vennero accusati con prove piuttosto convincenti. Voldemort rischiò di perdere molti seguaci, per questo decise di far rapire Byron, ma non lo uccise. Lo torturò per mesi, cercò di imperiarlo per costringerlo a servirlo. E alla fine riuscì a spezzarlo. Ci sono voluti anni per liberarlo dall'influenza di Voldemort." Silente raddrizzò le spalle

"Le cose che ha fatto lo tortureranno per tutta la vita, ti risparmio i dettagli, Byron si è prodigato per chiudere la sua mente il più possibile in modo che tu non potessi vedere quegli orrori. Per rispondere alla tua domanda, sì, nella sua mente vidi anche la sera in cui uccise tuo padre."

"Sembrava che... volesse davvero proteggere Voldemort" disse Harry contraendo la mascella

"Byron era diventato il suo più fedele servitore, con lui si è aperto come con nessun altro, hanno creato un legame" annuì appena "Ma ti prego di non incolpare totalmente Byron, ha resistito più che ha potuto. Prima di essere rapito si è impegnato per arrestare i Mangiamorte, ha aiutato gli Auror, tuo padre e Sirius. Se non fosse stato per lui molti seguaci di Voldemort non sarebbero stati arrestati."

Harry distolse lo sguardo osservando Fanny poco distante.

"Tiene davvero a te, di tutte le cose che potrebbe temere, anche dopo essersi trovato faccia a faccia con Voldemort dopo anni, la cosa che lo spaventa di più è che ora tu possa odiarlo."

La rabbia che provava era come scomparsa, si sentiva svuotato, come un bicchiere vuoto. "Non... non lo odio. Forse dovrei, ma non ci riesco"

“Per Voldemort separarvi sarebbe una vittoria, immagino che sia per questo che ti ha mostrato quei ricordi, crea discordia e odio, ma alla fine sarà proprio l'amore che tanto rinnega a sconfiggerlo. Silente intrecciò le lunghe dita "Non sei solo Harry, ci sono molte persone che tengono a te, che ti proteggono, alcune che nemmeno immagini"

"Come Piton?" chiese Harry tornando a guardarlo.

Il preside sembrò sorpreso "Ti sorprenderebbe sapere quante volte ti ha protetto" annuì "Lui e Byron sono molto simili, in modi diversi. Da quando li conosco si sono sempre difesi e supportati, anche nei momenti più bui."

"Descritti così non sembrano nemmeno Serpeverde" disse Harry con un triste sorriso.

"Essere Serpeverde non significa essere crudeli Mangiamorte Harry. Non giudicare un gruppo di persone solo per alcuni membri."
Quando Harry incrociò i chiari occhi oltre le lenti a mezzaluna vide una lacrima scivolare sul viso di Silente e scomparire dentro la lunga barba d'argento.

*  *  *

 

Poche ore dopo l'ufficio del preside ospitava altre due persone, Byron era chino su una sedia davanti alla scrivania, con Piton a pochi passi da lui nella sedia alla sua sinistra.

"Ora che Voldemort ha provato a possedere Harry completamente ha capito di non poter mantenere il contatto tanto a lungo disse Silente sospirando dovrebbe essere meno incline a riprovarci

"Lo ha già torturato con le visioni" sussurrò Byron tenendo lo sguardo fisso sulla larga scrivania

"Potter ha avuto visioni tutto l'anno, qualcuna in più non lo ucciderà" intervenne piton al suo fianco

"Non avrebbe mai dovuto vedere quelle cose, non così..." si passò la mano fra i capelli con disperazione "Mi odierà"

"Avrebbe dovuto odiarti fin dall'inizio" la voce di iton era dura "Invece ha stupidamente voluto ignorare chi sei"

"Solo perché odia te non significa che debba odiare anche me."

"Se ti fosse davvero importato di potter gli saresti stato lontano, il Signore Oscuro potrebbe usarti per arrivare a lui"

"Se avesse voluto lo avrebbe già fatto" si intromise silente

"In ogni caso potrebbe trovare alti modi

"E tu potresti smetterla di fare il duro e stargli vicino, ora che Sirius non c'è più ha bisogno di qualcuno"

"Non preoccuparti, non sarà solo, ha il suo fanclub personale" commentò Piton accavallando le gambe

Byron sbatté un pugno sulla scrivania facendola vibrare

"Sai che non è vero! Smettila di dire queste stronzate, non è James."

"White..."

"Non voglio che mi odi..." la voce incrinata si spense inghiottita da un ringhio.

"Harry ti conosce. Ciò che Voldemort ti ha costretto a fare non è colpa tua, Harry lo capirà." cercò di rassicurarlo Silente.

"Non questo, ho ucciso suo padre

"Il vostro legame lo ha aiutato a combattere voldemort. Voi due siete molto simili"

"Similmente idioti." sibilò Piton roteando gli occhi

"E tu sei uno stronzo nasone." biascicò Byron con un mezzo sorriso nascosto dal dorso della mano.
 

*  *  *

L'edizione del mattino della gazzetta del profeta riportava in prima pagina il titolo:

IL RITORNO DI COLUI-CHE-NON-DEVE-ESSERE-NOMINATO

Erano in infermeria. Harry era seduto in fondo al letto di Ron, ed entrambi ascoltavano Hermione leggere la prima pagina del giornale.Ginny era raggomitolata ai piedi del letto di Hermione; Neville era seduto su una poltrona in mezzo ai due letti; e Luna, che era passata per una breve visita, leggeva l'ultimo numero del Cavillo tenendolo capovolto, in apparenza senza ascoltare una parola di quello che Hermione stava dicendo.
“Così adesso è di nuovo il Ragazzo-Che-È-Sopravvissuto, eh?” disse Ron. “Non più un esibizionista visionario, eh?”
Prese una manciata di Cioccorane dal mucchio sul comodino, ne passò qualcuna a Harry, Ginny e Neville e strappò coi denti l'incarto della sua.
“È vero, Harry” disse Hermione, scorrendo l'articolo. “Ora non fanno che riempirti di complimenti. Una voce solitaria che gridava la verità... benché ritenuto instabile dai più, non una volta ha vacillato... costretto a sopportare ridicolo e calunnie... Mmmm” commentò accigliata. “Però sorvolano sul fatto che era proprio Il Profeta a coprirti di ridicolo e di calunnie..."

"Allora..." riprese Hermione. Si mise un po' più dritta e sussultò di nuovo. "Che cosa succede a scuola?"

“Bhe, Vitious ha eliminato la palude di Fred e George” disse Ginny. "Ci ha messo più o meno tre secondi. Però ne ha lasciata un po' sotto la finestra e ci ha messo intorno una fune.."
"Perché?" chiese stupita Hermione.
"Oh, ha detto che era una magia niente male" rispose Ginny scrollando le spalle.
"Secondo me l'ha lasciata come monumento a Fred e George" osservò Ron, masticando cioccolata. "Queste me le hanno mandate loro" disse a Harry, indicando la montagnola di Cioccorane. "Il loro negozio di scherzi
deve andare bene, eh?"
Hermione gli lanciò un'occhiata di disapprovazione, e poi chiese: "Allora col ritorno di Silente sono finiti i problemi?"
“Sì” rispose Neville. “Tutto è tornato alla normalità».
Voltarono tutti e sei la testa. La professoressa Umbridge, che occupava un letto di fronte a loro, teneva lo sguardo fisso al soffitto. Silente si era inoltrato da solo nella foresta per strapparla ai centauri; come ci fosse riuscito, come avesse fatto a riemergere dagli alberi insieme a lei senza nemmeno un graffio nessuno lo sapeva, e di sicuro la Umbridge non l'aveva raccontato. Da quando era tornata al castello non aveva pronunciato una sola parola, almeno per quanto ne sapevano loro. Nessuno capiva che cosa aveva. I suoi capelli color topo, di solito impeccabili, erano arruffati e ancora pieni di ramoscelli e foglie, ma a parte questo sembrava in condizioni normali.

“A sentire Madama Chips, è sotto shock” bisbigliò Hermione.
“Però dà segni di vita, se fai così” aggiunse Ron, e schioccò piano la lingua in un clop-clop sommesso. La Umbridge si sedette di scatto e si guardò attorno frenetica.
"Qualcosa non va, professoressa?" s'informò Madama Chips, affacciandosi dal suo ufficio.
"No... no..." rispose la Umbridge e sprofondò di nuovo nei cuscini. "Devo aver sognato..."
Hermione e Ginny soffocarono le risate nelle lenzuola.

*  *  *

 

Piton salì dei ripidi scalini di legno scricchiolanti, il lungo mantello nero si trascinò dietro una strato di polvere, creando una scia più lucida.

Quando arrivò in cima si trovò davanti a una familiare stanza disordinata. La carta da parati scollata dai muri, il pavimento macchiato, i pochi mobili presenti erano rotti come se qualcuno li avesse colpiti con violenza.

Dalle finestre sbarrate entravano pochi fasci di luce.

Un giovane uomo se ne stava steso dul pavimento con gli occhi chiusi, respirava talmente piano che per qualche secondo il pozionista pensò fosse morto. "Ti ho cercato ovunque" disse con il fiato corto

"Ti mancavo così tanto?" Chiese Byron restando steso sul pavimentano polveroso.

"No, finalmente c'era un po' di pace nei sotterranei" sospirò Piton entrando completamente nella stanza della Stamberga strillante "Ma dovevo assicurarmi che non fossi scappato via"

"Non ho posti in cui scappare" sussurrò Byron aprendo gli occhi di scatto.

"Pensavo che saresti corso da Potter"

"Non sono sicuro di voler parlare con lui" ammise

"Mi hai tediato per tutto l'anno con la tua ammirazione per lui e ora non vuoi nemmeno parlargli?" Chiese spazientito

"Smettila di piangerti addosso e vagli a parlare"

"Per dirgli cosa?" Domandò mettendosi seduto

"Che è un'idiota ed è colpa sua se Black è morto" rispose seccamente il pozionista

"Questo non aiuterebbe"

"Niente aiuta con la morte" disse Piton abbassando la voce

"Avrei dovuto fare di più per proteggerlo, se fossi arrivato prima..."

"Benvenuto nel club, salvare il collo a Potter è più difficile di quanto sembri"

"Sai nemmeno tu sei un tipo facile" disse Byron con un mezzo sorriso

"Sono cresciuto grazie, non mi serve un baby sitter"

"Forse sono io che ho bisogno di te ora" sussurrò Byron

Piton incrociò lentamente le braccia "Infatti sono qui.

*  *  *

 

Uscendo dalla sala comune Harry notò che il castello sembrava molto silenzioso, per essere domenica. A quanto pareva, erano tutti sul prato a godersi la fine degli esami e la prospettiva degli ultimi giorni di scuola liberi da ripassi e compiti. Percorse lentamente il corridoio deserto, guardando di tanto in tanto fuori dalle finestre; vide alcuni studenti svolazzare sopra il campo di Quidditch.
Non riusciva a capire se voleva o no stare in compagnia: ogni volta che era con qualcuno, desiderava stare solo e ogni volta che era solo, desiderava stare con qualcuno.

Era appena arrivato in fondo alla scala di marmo, nella Sala d'Ingresso, quando Malfoy, Tiger e Goyle emersero dalla porta sulla destra che conduceva alla sala comune di Serpeverde. Harry si bloccò; e così pure Malfoy e gli altri due. Gli unici suoni erano quelli che arrivavano dall'esterno, al di là del portone aperto: grida, risate, spruzzi.
Malfoy si guardò attorno, per controllare che non ci fossero insegnanti in giro, poi tornò a fissare Harry e gli disse a voce bassa: "Sei morto, Potter."
Harry inarcò le sopracciglia.
"Buffo" commentò. "Credevo che da morto avrei smesso di camminare."
Malfoy era più furioso che mai, e Harry provò una sorta di soddisfazione distaccata vedendo una smorfia rabbiosa contorcergli la pallida faccia aguzza.
“Te la farò pagare per quello che hai fatto a mio padre.” disse Malfoy, con voce poco più forte di un sussurro.
“Tremo di paura" replicò Harry sarcastico. “Immagino che Lord Voldemort sia una bazzecola in confronto a voi tre... che cosa c'è?” aggiunse, perché sentire quel nome sembrava averli turbati. “Non sono grandi amici, lui e tuo padre? Non mi dirai che ti fa paura, eh?”
“Ti credi in gamba, Potter” ringhiò Malfoy, facendosi avanti insieme a Tiger e Goyle. “Ma aspetta. Ti sistemerò io. Non puoi mandare mio padre in prigione.”
"Mi pareva di averlo appena fatto."
"I Dissennatori hanno abbandonato Azkaban. Mio padre e gli altri saranno fuori in un baleno."
"Sì, immagino di sì" sospirò Harry. "Ma ormai tutti sanno che razza di canaglie sono."
La mano di Malfoy volò verso la bacchetta, ma Harry fu più rapido: aveva estratto la sua prima che le dita di Malfoy riuscissero a infilarsi in tasca.
"Potter!"
La voce rimbombò nell'Ingresso. Piton era emerso dalla grande porta d'ingresso affiancato da Byron

Vedendoli la mente di Harry si svuotò, restò con la bacchetta alzata.

"Che state facendo?" chiese Piton, gelido come sempre, avanzando a grandi passi verso i quattro.

"Potter mi ha appena minacciato" si affrettò a dire Malfoy, mentre Tiger e Goyle annuivano.

Piton fissò Harry negli occhi per alcuni secondi.
"Metti via subito quella bacchetta" ordinò brusco. "E voi tre andate a fare un giro in cortile" disse rivolto ai tre Serpeverde.

Harry stranito mise via la bacchetta, mentre Malfoy lo fulminava con lo sguardo prima di sparire oltre la porta d'ingresso.

Incrociò gli occhi di Byron, aveva degli aloni scuri intorno agli occhi.

"So che non ho il diritto di chiederlo" iniziò a dire con la voce molto bassa "Ma... come stai?"

Harry abbassò lo sguardo sulle proprie scarpe "non lo so sono ancora... confuso" ammise prima di tornare a guardarlo

"Non mi piaceva Sirius, sarei un ipocrita ma mi dispiace che sia..."

"Non è colpa tua"

Piton sbuffò sonoramente

"E nemmeno il resto" aggiunse ignorando il professore "so che non avresti mai fatto quelle cose se fossi stato in te."

Gli occhi di Byron sembrarono farsi più lucidi "Mi dispiace... davvero" sussurrò

"Perfetto, ora io vado a vomitare" disse piton socchiudendo gli occhi.

"No tu resti qui" Byron gli afferrò un braccio

"Dobbiamo parlare"

"Non credo proprio, ho da fare" replicò cercando di sottrarsi da quella presa

"Questo è più importante" sibilò byron stringendo la presa prima di voltarsi verso il più giovane "Harry deve capire, noi siamo due Mangiamorte..."

"Che rivelazione" lo interruppe sarcastico Piton

Byron mosse la testa come per scacciare un insetto

"Siamo entrambi marchiati, per ragioni diverse ma... abbiamo fatto delle cose che non avremmo voluto fare e per quanto ci proviamo non potremo mai cancellarle. Quello che ti ho fatto... non passerà giorno in cui non proverò a rimediare, almeno in minima parte." lanciò una rapida occhiata verso Piton lasciando andare il suo braccio "Noi due siamo qui per te, anche il pipistrello acido, ti proteggeremo sempre" promise.

Piton stranamente non disse nulla.

Harry sussurrò un imbarazzato: "Grazie" con fatica guardò Piton negli occhi "Io... mi dispiace di aver guardato i suoi ricordi Professore" calcò l'ultima parola "non avrei mai dovuto farlo ma ora so perché odia tanto mio padre e mi dispiace per il modo in cui l'ha trattata."

"Questo non cambia niente Potter" disse Piton alzando lo sguardo verso la parete alle spalle di Harry

"Quindi niente abbraccio di riappacificazione?" Chiese Byron alzando le sopracciglia

Harry sgranò gli occhi solo all'idea, e Piton lo fulminò

"Azzardati solo a pensarlo e ti butto nel cortile a calci" minacciò

La bassa risata di Byron riempì l'entrata, Harry si voltò verso di lui sussurrando. "È sempre così spaventoso anche con te?"

"Di solito è peggio." rispose ancora ridendo

"Io vi sento." disse Piton a denti stretti

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Capitolo 19
*** LA GUERRA SI AVVICINA ***


Harry passò gli ultimi giorni a Hogwarts cercando di distrarsi dalla voragine che sentiva nel petto. Dopo la conversazione con Silente si era sentito isolato da tutti, il peso della salvezza del mondo magico sulle sue spalle, oltre a quello della verità su Byron.
Non lo odiava, eppure ora capiva cosa intendeva Hermione, gli piaceva, ma una parte di lui sapeva che non avrebbe dovuto.
Si sentiva sporco, sbagliato, l'immagine di suo padre morto sull'uscio di casa gli balenava davanti agli occhi seguita da quella di Sirius che passava oltre il velo. Rivedere il volto sorridente di Byron peggiorava le cose.
Era tutto così sbagliato, così complicato.
Seduto sulla riva del lago, osservò gli altri studenti in lontananza erano gioiosi. Rimase seduto con lo sguardo fisso sull'acqua, sforzandosi di non pensare al suo padrino, ai suoi genitori o a Byron.
Il sole tramontò prima che si rendesse conto di avere freddo. Si alzò e tornò al castello, passandosi una manica sulle guance bagnate.

 

*  *  *

La professoressa Umbridge lasciò Hogwarts il giorno prima della fine delle lezioni. Sgattaiolò fuori dall'infermeria all'ora di cena, nella chiara speranza di allontanarsi inosservata, ma purtroppo per lei incontrò Pix, che afferrò al volo l'ultima possibilità di obbedire a Fred e la inseguì allegramente fino al cancello, picchiandola un po' con un bastone da passeggio,
un po' con una calza piena di gesso. Molti studenti corsero nella Sala d'Ingresso per assistere alla sua fuga.
La professoressa McGranitt dopo qualche fiacca protesta tornò a sedersi al tavolo degli insegnanti.
Arrivò l'ultima sera: quasi tutti avevano finito di fare i bagagli e stavano scendendo per il banchetto di fine anno, ma Harry non aveva nemmeno cominciato a preparare il baule.
“Fallo domani!” disse Ron, in attesa accanto alla porta del dormitorio.
“Muoviti. Muoio di fame.”
“Non ci metterò molto, va' avanti.”
Ma quando la porta del dormitorio si chiuse, Harry non si diede minimamente da fare. L'ultima cosa che desiderava era partecipare al Banchetto d'Addio. Temeva che nel discorso di fine anno Silente facesse qualche riferimento a lui. Di sicuro avrebbe parlato del ritorno di Voldemort, come già l'anno prima.

Estrasse dal baule alcune vesti spiegazzate per sostituirle con altre piegate.

 

*  *  *

Byron bussò alla porta di legno dell'ufficio di Silente a tarda sera.

Un flebile “Avanti” si udì dall'interno.
Il preside era in pedi al centro dell'ufficio con un sottile libro nero fra le mani.
“Hai chiesto di vedermi?” chiese Byron infilandosi le mani in tasca
“Sì” annuì appoggiando velocemente il libro su un tavolino dalle gambe sottile "sembra incedibile che sia già passato un anno, il tempo scorre davvero rapidamente"
Byron inclinò la testa "Ti rendi conto che lo stai dicendo a uno che ha passato quasi quindici anni in prigione?"
Il volto di Silente si distese in un triste sorriso "A volte dimentico tutto quello che è successo, vedo ancora il ragazzo di diciassette anni che entra nel mio ufficio per cercare di convincermi a dividere i dormitori di Serpeverde" ammise Silente.
“Bhe quella era una grande idea” annuì Byron con convinzione "Sbattere fuori Malfoy, Avery e Mulciber avrebbe reso tutto più tranquillo"
"Probabilmente sì" concordò Silente "Ma ora... dobbiamo parlare di cose importanti" annunciò portandosi le mani dietro alla schiena.
"Lo so" disse Byron abbassando lo sguardo
"Non ti rimanderò in prigione" Silente fece un passo verso di lui
"Non ho molte altre possibilità, a meno che tu non mi faccia andare con Severus, credo che potrei irritarlo ancora di più" ammise con un sorriso furbo.
Il preside scosse la testa "Purtroppo no, Severus verrà probabilmente sorvegliato, se non ti consegnasse a Voldemort pur avendoti in casa sarebbe troppo sospetto"
Byron schioccò sonoramente la lingua "Quindi?"
"In questo anno mi hai dimostrato che posso fidarmi, hai protetto Harry e i suoi amici e mi sembra che tu abbia stretto amicizia con loro, quindi credo che la cosa migliore sia farti stare con i Weasley"
"Cosa?" quasi gridò "No, Molly non sarà mai d'accordo, a malapena mi ha tollerato per poche settimane al Quartier Generale"
"Accetterà" assicurò Silente
"Solo perché glielo imporrai." comprese "Non mi imporrò in casa sua"

"Molto nobile da parte tua" osservò

"Non è nobiltà, tu sai cosa potrei fare"

"Ma non lo farai, per tutto l'anno non hai alzato un dito contro gli studenti"

"Solo perché non l'ho fatto non significa che non avrei voluto" mosse la testa di scatto per scacciare un'immagine "Ho ancora quel tipo di pensieri"

"Non ti condannerò per ciò che pensi, sono le azioni che definiscono chi sei. E da quello che ho visto puoi controllarti"

Byron sospirò pesantemente "Posso stare da un'altra parte, magari in uno dei quartieri magici, nascosto" propose muovendo le mani

"Non saresti comunque al sicuro, e non posso farti sorvegliare da membri dell'ordine, ora che Voldemort è uscito allo scoperto dovranno impegnarsi per aumentare le nostre fila."
"Fammi stare con te" disse irritato
"Purtroppo non cambierebbe nulla, dovrò viaggiare questa estate."
Byron si mordicchio il il labbro superiore prima di parlare. "Starò dai Weasley solo se Molly sarà d'accordo, senza che tu la forzi"
Silente lo osservò per alcuni secondi negli occhi. "Va bene." annuì.

*  *  *

Il treno rallentò avvicinandosi alla stazione di Hogsmeade, gli studenti accalcati sul lato interno del binario iniziarono a raccogliere le proprie valige, mentre il fumo si diradava.
Harry prese la gabbia di Edvige e si preparò a trascinare giù il baule, come al solito. 
"Ehi splendore, non vorrai andartene senza salutare?" gridò una voce familiare alle sue spalle.
Harry si girò lasciando ricadere il baule a terra.
"No no io... pensavo fossi impegnato" si giustificò guardando Byron davanti a se
"Per te non sono mai impegnato" rispose con un sorriso.
Harry vagò sul suo volto incerto "Allora... dove andrai questa estate?"
"Starò in un albergo a cinque stelle con vista sul mare" scherzò "Non preoccuparti, ci rivedremo presto, devo restare nei paraggi per proteggerti"
"Vai con Piton?"
"Nha, mi sono stufato di averlo intorno tutto il tempo, è così appiccicoso."
Harry rise "Mi mancherai"
"Anche tu" Byron sollevòil baule di Harry di peso "Ora muoviti, o dovrai prendere gli ultimi posti"
Lo aiutò a caricare i bagagli e quando il treno partì restò a guardarlo fino a quando non sparì dietro la prima curva fra gli alberi.

 

 

*  *  *

Malfoy Manor

 

"Narcissa, sei stata molto gentile a ospitarmi in casa tua." disse una fredda voce strascicata.
"Mio signore, siete sempre il benvenuto qui, è un onore" disse Narcissa piegando il capo 
"Un vero peccato che Lucius non possa essere qui" commentò con una nota di divertimento "Ha lasciato che Potter rompesse la mia profezia, ma ho in mente un modo per risollevare il nome della vostra famiglia" annunciò
"Qualsiasi cosa, mio signore" La voce di Narcissa rischiò di diventare stridula per la fretta di parlare.
"Draco prenderà il posto di Lucius"
Bellatrix che stava ascoltando la conversazione in piedi vicino al lungo tavolo della sala spalancò la bocca "questo è un meraviglioso onore padrone" disse con eccitazione
Narcissa al contrario della sorella non sembrava affatto felice "Come potrà servirvi Draco, mio signore?"
Voldemort alzò il mento annusando l'aria, il grosso serpente ai suoi piedi strisciò lungo la gamba del tavolo e gli passò alle spalle sibilando.
"Draco ucciderà Albus Silente." disse con tono solenne.
Bellatrix spalancò gli occhi visibilmente con un'espressione più folle del solito, Narcissa invece restò immobile, come paralizzata.

 

*  *  *

Un sonoro Crack annunciò l'arrivo di due individui nel cortile della Tana.
Byron e Silente si avvicinarono alla porta posteriore della Tana, circondata dal disordine di vecchi stivali e calderoni arrugginiti.
Silente bussò un paio di volte, e si sentì un movimento improvviso provenire dalla finestra della cucina.
La porta si aprì immediatamente. C'era la Signora Weasley con indosso una vecchia toga verde.
"Oh Silente!" esclamò con un caloroso sorriso. 
"Prego, prego entrate" invitò scostandosi dalla porta.
"Grazie Molly" Disse Silente spingendo Byron oltre la porta.
"La tua casa è sempre deliziosa" disse silente guardandosi attorno.
"Oh, grazie Silente" il sorriso della signora Wealsey era più grande che mai dalle scale si sentirono dei rumori sommessi prima che una voce femminile gridasse "È arrivato?" Ginny saltò gli ultimi gradini e prima che Byron potesse distinguere il suo volo dai capelli rossi si ritrovò le sue braccia intorno al petto.
"Ehm... ciao Ginny" disse incerto lanciando subito uno sguardo preoccupato alla signora Wealsey.
“Lascialo respirare!” si era affrettata a dire andando verso la figlia, che si allontano con una risata.
“Hai fin troppi fan Byron” commentò Silente facendo tremare leggermente la fitta barba.
“Non dirlo a Severus, diventerebbe geloso” rispose Byron.
“Credo lo sia già” sorrise Silente. 
La signora Weasley osservò Byron per alcuni secondi come se stesse lottando con la sua mente.  
“Io vorrei... ecco ringraziarti"”iniziò titubante. 
“Se non fosse stato per te, se non avessi avvertito l'ordine e non fossi andato per primo al ministero.” la voce si abbassò velocemente, forse all'idea del pericolo che i suoi figli avevano corso. Byron restò immobile vicino al tavolo della cucina a disagio. “Hai salvato la vita dei ragazzi e di Ron e Ginny” allargò leggermente la mano verso la figlia. "Non sono stata molto ospitale al quartier generale la scorsa estate"
"Non mi aspettavo che lo saresti stata" rispose Byron 
"Ma avrei dovuto, avrei dovuto essere più comprensiva, dopo tutto quello che hai passato"

Byron scosse la testa. "Non scusarti, lo capisco"

"Ma ti prometto che questa volta sarà diverso" gli occhi della donna erano diventati più calorosi, Byron distolse lo sguardo teso.

"Ti mostro la tua stanza" propose Ginny sorridendo incoraggiante.

Silente si mosse verso la porta con un fruscio di vesti "Bene, io purtroppo devo andare, ho un incontro con Rufus Scrimgeour "

"Auguri" commentò Byron alzando le sopracciglia
Silente si chiuse la porta alle spalle e dopo pochi secondi sparì dal giardino un un sonoro Crack
Ginny accompagnò Byron al secondo piano, in una stanza ampia, aveva l'aspetto di essere stata sgombrata in fretta e furia.
"È quella di Fred e George" spiegò Ginny accendendo una candela appoggiata ad un tavolo in fondo al letto sulla sinistra.
Un intenso odore di bruciato saturava l'aria. "Hanno costruito delle bombe qui dentro?" chiese con un ghigno.
"Non lo escluderei" rispose Ginny aprendo i vetri della finestra sopra una piccola scrivania.
"Stai solo attento agli scatoloni." disse indicando una pila di cartoni nell'angolo a destra. "Dobbiamo ancora spedirglieli e non sappiamo... bhe sono Fred e George, potrebbero contenere di tutto."
Byron lanciò un'occhiata preoccupata agli scatoloni e annuì.

 

Note dell'autore

Così si conclude il quinto anno di Harry, la guerra è alle porte, e ora più che mai la posizione di Severus e Byron è a rischio.
Cosa succederà durante il sesto anno? Come potrà Byron aiutare Harry e restare lontano dal Signore Oscuro? Severus riuscirà ad avvicinarsi al prescelto senza compromettere la sua posizione?
 
Lo scopriremo nei prossimi capitoli.

(Illustrazioni di @multi_fandom_au su Instagram NON respostare senza dare i crediti)

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Capitolo 20
*** VISITA INASPETTATA ***


Una serie di case a schiera annerite dal denso fume di una fabbrica in lontananza costeggiavano un fiume largo. nell'ultima casa della via traspariva dalle tende di una stanza al piano terra una luce fioca.

Severus Piton se ne stava seduto in una poltrona scura dall'aspetto logoro, le pareti intorno a lui erano completamente ricoperte da larghe librerie in legno, l'uomo teneva in mano un grosso libro rilegato in pelle marrone, alzò il capo dalla pagina quando sentì un rapido bussare alla porta d'ingresso.

Percorse il piccolo corridoio fino all'entrata stringendo la presa sulla bacchetta nella tasca destra de pantaloni. Una visita a quell'ora della sera non poteva promettere niente di buono.

Aprì la porta di pichi centimetri, attraverso la piccola fessura vide una donna bionda dal viso pallido, i lunghi capelli biondi che affluivano dietro alle sue spalle, le conferivano l'aria di una persona annegata.
"Narcissa!" Disse l'uomo, aprendo maggiorenne la porta. Di fianco a lei riconobbe anche Bellatrix, ancora con il largo cappuccio sulla testa.

"Che piacevole sorpresa!"
"Severus," Disse Narcissa in un teso sussurro. "posso parlarti? È urgente."
"Ma naturalmente." si scansò permettendole di entrare in casa. La sorella la seguì
senza invito.
"Piton," Disse passandogli accanto.
"Bellatrix" Rispose lui, arricciando la bocca in un sorriso beffardo quando chiuse la porta
con uno schiocco.

Le condusse nel piccolo salotto, indicò a Narcissa il sofà. Lei si levò il mantello, lo gettò da parte e si sedette, fissando le proprie mani bianche. Bellatrix abbassò molto lentamente il proprio cappuccio. Accigliata come la sorella, con pesanti occhi socchiusi e una mascella spiccata, non spostò il suo sguardo da Piton.
"Cosa posso fare per te?" Chiese sedendosi sulla poltrona di fronte alle due sorelle.
"Siamo... siamo soli, non è vero?" Chiese Narcissa prudentemente.
"Si, ovviamente. Beh, Minus è qui, ma non stiamo contando anche il parassita, no?"
Puntò la sua bacchetta sul muro di libri dietro di lui, e con uno scoppio un portello nascosto si aprì, rivelando una scala stretta su cui un piccolo uomo era immobile.
"Come avrai chiaramente intuito, Minus, abbiamo ospiti." Disse Piton pigramente.
L'uomo strisciò gobbo, verso gli ultimi gradini ed entrò nella stanza. Aveva dei piccoli acquosi occhi, un naso aguzzo ed una smorfia sgradevole sul volto. La sua mano sinistra accarezzò la destra, che sembrava avvolta da un guanto argentato.
"Narcissa!" Disse con la sua voce stridula, "E Bellatrix! Quale incantevole..."
"Minus ci porterà da bere, se volete gradire," disse Piton, "dopodiché tornerà nella sua stanza."
Minus sussultò come se Piton gli avesse gettato qualcosa addosso.
"Non sono il tuo servo" Stridette, evitando di incrociare gli occhi di Piton.
"Davvero? Avevo avuto questa impressione quando Il Signore Oscuro ti ha mandato qui per aiutare."
"Aiutare, si ma non preparare i tuoi drink o pulire la tua casa!"
"Non avevo idea Minus che tu bramassi delle missioni più pericolose." Disse Piton dolcemente. "Ma questo si può risolvere. Parlerò al Signore Oscuro..."
"Posso parlare io stesso con lui se lo desidero!"
"Naturalmente," Disse Piton beffardamente. "Ma nel frattempo portaci le bevande. Un po' di  vino elfico andrà bene."
Minus esitò un momento, si guardò attorno valutando se gli convenisse o meno replicare e discutere, quindi si voltò e scomparve in un altro sportello nascosto. Si sentì il battere e lo  scontrarsi dei bicchieri. Pochi secondi dopo tornò, trasportando una bottiglia polverosa e tre bicchieri su un vassoio. Appoggiò il tutto sopra il tavolino traballante, e si congedò sbattendo dietro di se la porta nascosta ricoperta di libri.
Piton versò del vino rosso sangue nei bicchieri, ponendoli due alle sorelle. Narcissa mormorò un grazie, mentre Bellatrix al contrario non disse nulla, ma continuò a fissare Piton. Questo non sembrò scomporlo, ma piuttosto divertirlo.
"Al Signore Oscuro" disse, innalzando il suo bicchiere per poi vuotarlo.
Le due sorelle lo imitarono. Piton riempì nuovamente i bicchieri. Poiché Narcissa era al suo secondo bicchiere, disse con decisione, "Severus, mi spiace di essere venuta così ma
dovevo vederti. Non dovrei parlarne con nessuno, ma..."
"Infatti dovresti stare zitta!" ringhiò Bellatrix. "Specialmente con certe persone"
"certe persone" ripeté sarcasticamente Piton, "E cosa, hum, dovrei intendere con questo, Bellatrix?"
"Che non mi fido di te, Piton, e lo sai benissimo."
Narcissa si lasciò sfuggire un gemito, e si coprì il volto con le mani. Piton appoggiò il bicchiere sul tavolo, e si sedette più comodamente con le braccia appoggiate ai braccioli della poltrona, sorridendo alla faccia minacciosa di Bellatrix.
"Narcissa, penso che dovremmo ascoltare ciò che Bellatrix ha da dirci, per preservarci da tediose interruzioni. Bene, continua, Bellatrix" disse Piton, "Perché non ti fidi di me?"
"Per un centinaio di ragioni!" Disse Bellatrix girando intorno alla sorella e sbattendo il bicchiere sopra il tavolo. "Dove iniziare! Dov'eri quando il Signore Oscuro è caduto? Perché non hai mai fatto alcun tentativo per cercarlo quando era scomparso? Cos' hai fatto in tutti questi anni che sei vissuto dietro alle sottane di Silente? Perché hai impedito al Signore Oscuro di impossessarsi della Pietra Filosofale? Perché non sei venuto immediatamente quando il Signore Oscuro è rinato? Dov'eri alcune settimane fa, quando abbiamo combattuto per impossessarci della profezia per il Signore Oscuro? E perché, Piton, Harry Potter è ancora vivo quando lo hai avuto sotto la tua mercé per ben cinque anni? Perché non hai fatto tornare Byron fra le nostre fila?"
Fece una pausa, il petto che si alzava ed abbassava velocemente, le guance assunsero colore. Dietro di lei, Narcissa era seduta immobile, con il volto ancora nascosto dalle mani.
Piton sorrise. "Prima che ti risponda, oh, si, Bellatrix, sto per darti delle risposte! Puoi riportare le mie parole anche agli altri che bisbigliano alle mie spalle, raccontando storie false sulla mia docenza al Signore Oscuro! Prima che ti risponda, lascia che ti faccia io una domanda. Pensiveramente che se il Signore Oscuro non mi ha mai posto ognuna di quelle domande? E pensi veramente che io sarei seduto qui, a parlare con voi, se non fossi riuscito a dare delle risposte soddisfacenti per ognuna di esse?"
Bellatrix esitò. "So che lui si fida di te ma..."
"Pensi che sia in errore? Oh credi che lo abbia imbrogliato in qualche modo? Ingannato il Signore Oscuro, il mago più grande, il più perfetto Legilimens che il mondo abbia mai potuto vedere?"
Bellatrix non disse nulla, ma si accorse, per la prima volta, di una piccola sconfitta. Piton non rincarò la dose, in ogni modo prese nuovamente il suo bicchiere, ne bevve un po', e continuò. "Mi chiedi dov'ero quando il Signore Oscuro è caduto. Ero esattamente dove lui aveva ordinato che fossi, alla scuola di magia e stregoneria di Hogwarts, perché desiderava che io
spiassi Albus Silente. Presumo che tu sappia che ho assunto la carica di insegnante su ordine del Signore Oscuro, giusto?"
Bellatrix annuì impercettibilmente, dopodiché aprì la bocca per ribattere, ma Piton l'anticipò."Chiedi perché non ho tentato di ritrovarlo quando lui sparì. Per la stessa ragione per cui Avery, Yaxley, i Carrows, Greyback, Lucius" inclinò la testa in direzione di Narcissa "e molti altri non l' hanno fatto. Credevo che lui fosse morto. Non sono fiero di questo, ero in errore,
ma così è stato... se lui non avesse perdonato coloro che avevano perso la fede quella notte, si ritroverebbe con ben pochi seguaci dalla sua parte."
"Ci sarei io" Disse Bellatrix appassionatamente, "Io, che ho speso molti anni ad Azkaban per lui!"
"Si è vero, molto ammirevole. "Disse Piton in un tono di voce calibrato, "Ma non sei stata molto utile in prigione, un gesto ammirevole, indubbiamente..."
"Ammirevole!" stridette lei. Nella sua furia si poteva vedere degli scorci di pazzia. "Mentre io resistevo ai Dissennatori, tu eri ad Hogwarts, confortandoti giocando all'animaletto domestico di Silente!"
"Non completamente," Disse tranquillamente Piton, "Non ha voluto affidarmi la carica di insegnate di Difesa Contro Le Arti Oscure, come sai. Sembrava pensare che potesse, ah, determinare una ricaduta... tentandomi a ripercorrere le mie vecchie strade."
"E' stato questo il tuo sacrificio per il Signore Oscuro, non essere insegnante della tua materia preferita?" schernì lei. "Perché sei rimasto lì tutto questo tempo, Piton? Ancora a spiare Silente per conto di un padrone che ritenevi morto?"
"Non proprio," Disse Piton, "Anche se il Signore Oscuro è stato lieto di sapere che non ho disertato il lavoro. Ho avuto sedici anni di informazioni su Silente da portargli quando lui è tornato. Un regalo di bentornato piuttosto utile, invece che le infinite rievocazioni di quanto Azkaban sia sgradevole..."
"Ma tu sei rimasto..."

"Si, Bellatrix, sono rimasto," disse Piton, mostrando per la prima volta un po' di impazienza. "Avevo un lavoro comodo che ho preferito ad una restrizione ad Azkaban. Stavano indagando sui Mangiamorte. La protezione di Silente mi ha preservato dalla prigione, era molto più conveniente, ed io l'ho usata. Ripeto, al Signore Oscuro non ha protestato su questo, e non vedo il perché dovresti farlo tu. Penso che la prossima cosa che tu voglia sapere." disse con voce un po' più alta, vedendo che Bellatrix stava per interromperlo. "Perché mi sono messo in mezzo tra la Pietra Filosofaleed il Signore Oscuro. È facile rispondere. Lui non sapeva se fidarsi di me. Ha pensato, comete, che fossi passato da fedele mangiamorte, a tirapiedi di Silente. Era in condizioni pietose, veramente debole, usufruendo del corpo di un mago mediocre. Non ha osato rivelarsi ad un vecchio alleato, specialmente se colui poteva portarlo da Silente o al Ministero. Sono profondamente rammaricato del fatto che non si sia fidato di me. Sarebbe rinato tre anni fa. Al momento, avevo visto solo un avido e indegno Raptor tentare di rubare la Pietra e, lo ammetto, ho fatto di tutto per contrastarlo."
La bocca di Bellatrix si distorse in una smorfia come se avesse preso una dose di medicina sgradevole."Ma non sei tornato quando lui è riapparso, non sei volato immediatamente da lui quando hai sentito il Marchio Nero bruciare ..."
"Corretto. Sono tornato due ore più tardi. Sono tornato su ordine di Silente."
"Su ordine?" cominciò lei, in tono d'oltraggio.
"Pensa!" Disse Piton, nuovamente impaziente. "Pensa! Aspettando due ore, appena due ore,sono riuscito a mantenermi il lavoro da spia a Hogwarts! Premettendo che Silente pensa che io sia tornato dal Signore Oscuro solo perché me l'ha ordinato lui, sono riuscito a passare delle informazioni su Silente e l'Ordine della Fenice da allora! Considera, Bellatrix: il Marchio Nero stava diventando sempre più evidente con il passare dei mesi, sapevo che stava per
tornare, tutti i mangiamorte lo sapevano! Ho avuto molto tempo per pensare a cosa fare,
progettare il mio movimento seguente, scappare come Karkaroff, l' ho fatto? Il fastidio iniziale del Signore Oscuro di fronte al mio ritardo è scomparso interamente, posso assicurartelo, quando gli ho spiegato che gli sono rimasto fedele, anche se ha pensato che fossi un uomo di Silente. Si, il Signore Oscuro pensava che l'avessi lasciato per sempre, ma era in errore."
"Ma di quale utilità sei stato?" sogghignò Bellatrix. "Quali informazioni utili abbiamo avuto da te?"
"Le mie informazioni sono andate direttamente al Signore Oscuro," disse Piton. "Se ha scelto di non ripartirle con te..."
"Condivide tutto con me!" Disse Bellatrix, infervorandosi immediatamente. "Lui mi chiama la sua più fedele, la sua più leale."
"Lo fa?" disse Piton, incrinando dolcemente la sua voce per mostrare il suo disappunto. "Lo fa ancora, dopo il fiasco al ministero?"
"Non è stata colpa mia!" Disse Bellatrix, arrossendo, "Se Lucius non avesse..."
"Oh no, non osare, non provare a far ricadere la colpa su mio marito!" disse Narcissa, con una voce bassa e mortale, fissando la sorella.
 "Quel che è fatto è fatto." disse Piton.
"Ma non da te!" disse Bellatrix furiosamente. "No, eri ancora una volta assente mentre il resto di noi affrontava il pericolo, tu non c'eri, vero Piton?"

"Byron è venuto" disse Piton asciuttamente.

"Sì e ci ha... ci ha..."

"Traditi?" il sopracciglio di Piton si inarcò "Lo credi davvero? Ha provato ad aiutarvi, si è precipitato al ministero appena ha saputo che c'era Potter, ma da quello che mi ha detto vi siete fatti mettere in difficoltà da sei ragazzini"

"Ha colpito Lucius" obbiettò Bellatrix

"Quanti secondi prima che arrivassero i membri dell'Ordine della Fenice?"

La bocca di Bellatrix si richiuse di colpo.

"Dopo tutto quello che ha passato avrebbe dovuto mettersi in pericolo?"

"Avremmo potuto vincere" ringhiò Bellatrix

"Anche contro Silente? Byron è un uomo intelligente, con un piccolo schiantesimo a Lucius ha convinto tutti i membri dell'ordine di essere cambiato" mosse la mano teatralmente "Silente adora le storie strappalacrime, ora è il suo prediletto, certo secondo solo a Potter"

"Avresti potuto..."

"Cosa? Cercare di farlo tornare dal Signore Oscuro? I confini di Hogwarst non sono così facili da varcare, soprattutto non con Byron sorvegliato ventiquattro ore su ventiquattro. Non metterò a rischio la mia posizione solo per farti riavere il tuo giocattolo"

"Ha... lui ha ... combattuto contro di me" quel punto sembrò offenderla nel profondo.

"Non ti ha uccisa." notò . "Sai come combatte, se avesse voluto non saresti qui a deliziarmi con la tua presenza." alzò il calice dedicandole un brindisi muto. "Su con il morale, hai tolto di mezzo Sirius Black"
"Perchè non hai ucciso Harry Potter in questi cinque anni?"
"Hai discusso di questo con il Signore Oscuro?" Chiese Piton.
"Lui... ultimamente, lo... lo sto chiedendo a te, Piton!"
"Se avessi assassinato Harry Potter, il nostro Signore non potrebbe utilizzare il suo sangue per rigenerarsi"
"Stai affermando che avevi già previsto le sue intenzioni verso il ragazzo!" schernì lei.
"Non sto affermando questo; Non avevo idea di quali fossero i suoi piani; Ho già confessato di aver creduto che fosse scomparso definitivamente. Soltanto, sto tentando di spiegare il perché il Signore Oscuro non è dispiaciuto che Potter sia sopravvissuto, almeno fino ad un anno fa..."
"Ma perché lo hai lasciato vivere?"
"Non lo hai capito? E' stata solo la protezione di Silente a mantenermi fuori da Azkaban! Noncredi che uccidere il suo allievo favorito si sarebbe ritorto contro di me? Ma non è solo questo. Voglio ricordarti che quando Potter è arrivato per la prima volta ad Hogwarts c'erano ancora molte storie che giravano sul suo conto, voci che dicevano che era lui stesso un grande mago oscuro, considerato che era riuscito a sopravvivere all'attacco dell' Oscuro Signore. Effettivamente, molti dei suoi vecchi seguaci ritenevano il potere di Potter uno stendardo sotto il quale riunirci ancora una volta. Ero curioso, lo ammetto. Naturalmente, subito mi è parso piuttosto chiaro che non possedeva affatto quello straordinario talento di cui tutti parlavano. E' riuscito ad uscire da un certo numero di situazioni spinose grazie ad una semplice combinazione di fortuna e l'aiuto di amici di talento. È piuttosto mediocre. Ma se lo avessi ucciso avrei buttato all'aria la fiducia di Silente."
"E con tutto questo noi dovremmo supporre di credere che Silente non ha mai avuto sospetti su di te?" chiese Bellatrix. "Che lui non ha idea della tua vera fedeltà, che ti crede ancora implicitamente?"
"Ho interpretato bene la mia parte." disse Piton. "E trascuri la debolezza più grande di Silente: deve credere al meglio delle persone." sbuffò sonoramente "Se ha perdonato Byron, può praticamente perdonare chiunque."
Bellatrix non sembrò ancora contenta, benché sembrasse incerta su come attaccare alla meglio Piton. Approfittando del suo silenzio, Piton si voltò verso la sorella.
"Ora... sei venuta per chiedermi aiuto, Narcissa?"
Narcissa guardò verso di lui, il volto contorto in una eloquente espressione di disperazione.
"Si Severus, io - io penso che tu sia l'unico che mi possa aiutare, altrimenti non so dove andare. Lucius è in prigione e..."
Chiuse gli occhi e due grosse lacrime filtrarono da sotto le sue palpebre.
"Il Signore Oscuro mi ha proibito di parlare di questo," continuò Narcissa, con gli occhi sempre chiusi, "Desidera che nessuno venga a conoscenza del piano. È veramente... segreto. Ma..."
"Se l' ha proibito, non devi parlare," disse Piton immediatamente, "La parola del Signore Oscuro è legge."
Narcissa rantolò come se le avessero gettato addosso un secchio di acqua gelida. Bellatrix sembrò soddisfatta per la prima volta da quando aveva messo piede nella casa.
"Visto!" Disse trionfante a sua sorella, "Anche Piton dice così: se ti ha detto di non parlare, pretende il tuo silenzio!"
Ma Piton si alzò in piedi e si diresse verso la piccola finestra, scrutando tramite la tenda la strada deserta, le chiuse con uno scatto. Si voltò verso Narcissa accigliato.
"Può darsi che io sappia del piano." disse con una voce bassa. "Sono uno dei pochi ai quali il Signore Oscuro ha parlato. Tuttavia, avendo coinvolto me nel segreto, Narcissa, saresti colpevole di alto tradimento verso il Signore Oscuro."
"Pensavo che tu dovevi sapere di questo!" Disse Narcissa, respirando più liberamente, "Si fida così tanto di te, Severus..."
"Sai del piano?" disse Bellatrix, l'espressione soddisfatta ora sostituita da un'occhiata di oltraggio, "lo sai?"
"Certamente," Disse Piton, "Ma che aiuto richiedi, Narcissa? Se stai immaginando che io possa persuadere il Signore Oscuro di cambiare idea, mi spiace, ma non c'è nessuna speranza, neppure una."
"Severus," sussurrò lei, con le lacrime che scivolavano giù dalle sue guance pallide, "Mio figlio... il mio unico figlio..."
"Draco dovrebbe esserne fiero," Disse indifferentemente Bellatrix. "Il Signore Oscuro gli ha assegnato un grande onore. E dirò questo per Draco: non vuole allontanarsi dal suo dovere,
sembra felice di poter provarsi, eccitato al prospetto..."
Narcissa cominciò a piangere seriamente, lo sguardo implorante fisso su Piton. "Questo è perché ha sedici anni, e non ha idea di quali circostanze sono! Perché, Severus? Perché mio figlio? E' troppo pericoloso! Questa è una vendetta per gli errori di Lucius, lo so!"
Piton non disse nulla. Guardò oltre le sue lacrime come se fossero indecenti, ma non poteva pretendere di non sentirla.
"Ecco perché è stato scelto Draco, non è vero?" persistette, "Per punire Lucius?"
"Se Draco riesce," disse Piton, spostando il suo sguardo lontano da lei, "Sarà onorato più di chiunque altro."
"Ma questo non potrà mai succedere!" singhiozzò Narcissa. "Come può riuscirci, quando il Signore Oscuro stesso?"
Bellatrix sussultò, Narcissa sembrò perdere i nervi.
"Intendevo solo dire... se nessuno ancora c'è riuscito... Severus... per favore... sei sempre stato l'insegnante preferito di Draco... sei un vecchio amico di Lucius... ti prego... sei il favorito del Signore Oscuro, il suo consigliere di fiducia... puoi parlare con lui, persuaderlo?"
"Il Signore Oscuro non può essere persuaso, e io non sono così stupido da provarci," disse piano Piton, "non posso fingere che il Signore Oscuro non sia arrabbiato con Lucius. Lucius è stato supposto per essere in carica. Si è fatto catturare, assieme a molti altri, e non riuscito ad afferrare la profezia. Si, il Signore Oscuro è arrabbiato, Narcissa, veramente arrabbiato."
"Allora avevo ragione, ha scelto Draco per vendicarsi!" singhiozzò Narcissa, "Lui non vuole che riesca nella missione, ha mandato lui perché spera che muoia provandoci!"
Quando Piton non disse nulla, Narcissa sembrò perdere tutto l'auto-controllo rimastogli. Si alzò in piedi e barcollando ai avvicinò a Piton, aggrappandosi ai suoi vestiti. "Tu lo puoi fare. Tu lo puoi fare a posto di Draco, Severus. Tu ci riusciresti, naturalmente ci riusciresti, e lui ti ricompenserebbe più di tutti noi" Piton catturò i suoi polsi ed allontanò le sue mani. Guardò il suo volto intriso di lacrime, e disse lentamente, "Lui vuole che lo faccia, alla fine, penso. Ma è determinato che Draco ci provi per primo. Vedi, così, nell'improbabile caso che lui riesca, io posso continuare a rimanere ad Hogwarts un po' più a lungo, compiendo il mio lavoro da spia."
"In altre parole, a lui non interessa se Draco viene ucciso!"
"Il Signore Oscuro è veramente arrabbiato," ripeté tranquillamente Piton, "non è riuscito ad ascoltare la profezia. Sai come me, Narcissa, che non perdona facilmente."
Lei si accasciò ai suoi piedi, singhiozzando e gemendo sul pavimento.
"Il mio unico figlio... il mio unico figlio..."
"Dovresti esserne fiera!" Disse spietatamente Bellatrix. "Se avessi dei figli, sarei felice di offrirli al servizio del Signore Oscuro!"
Narcissa emise un breve grido di disperazione, e si strinse lunghi capelli biondi. Piton la aiutò ad alzarsi, prendendola per le braccia e facendola sedere sopra il sofà. Versò altro vino e le mise il bicchiere in mano di forza.

"Narcissa, ora basta. Bevi questo. Ascoltami."
Lei sembrò un po' più calma; buttò giù il vino con una lunga sorsata.
"Potrebbe essere possibile... per me, aiutare Draco."
Lei si rizzò, il volto bianco-carta, gli occhi spalancati.
"Severus - oh, Severus - puoi davvero aiutarlo? Puoi occuparti di lui, evitargli qualsiasi danno?"
"Posso provarci."
Lei allontanò il bicchiere; questo oscillò sul tavolo quando scivolò dal sofà per inginocchiarsi ai piedi di Piton, prendendogli una mano tra le sue e premendo le labbra su di essa.
"Lo proteggeresti... Severus, lo giurerai? Saresti pronto a fare un Voto Infrangibile?"
"Il Voto Infrangibile?" L'espressione di Piton era illeggibile, Bellatrix tuttavia si lasciò sfuggire uno schiamazzo ed una risata trionfante.
"Non stai ascoltando, Narcissa? Oh, ci proverà, ne sono sicura... le parole vuote di circostanza, le usuali azioni da serpeverde... oh, su ordine del Signore Oscuro, naturalmente!"
Piton non guardò Bellatrix. I suoi occhi neri erano fissi su quelli azzurri e lacrimanti di Narcissa mentre lei continuava a ghermire la sua mano.
"Certamente, Narcissa, farò il Voto Infrangibile." disse tranquillamente, "Forse tua sorella acconsentirà ad essere il nostro Garante."
La bocca di Bellatrix si spalancò. Piton si abbassò in modo da essere di fronte a Narcissa, sotto lo sguardo stupito di Bellatrix, si afferrarono la mano destra.
"Hai bisogno della tua bacchetta, Bellatrix," disse freddamente Piton.
Lei la trasse, guardandoli stupita.
"E devi venire un po' più vicino," disse lui.
Lei fece un passo in avanti in modo che si levasse in piedi sopra di loro, mettendo la punta della bacchetta sopra le loro mani unite.
Narcissa parlò.
"Vuoi, Severus, vigilare su mio figlio Draco per il tempo che si appresta a compiere la volontà del Signore Oscuro?"
"Lo voglio," disse Piton.
Una piccola lingua di fuoco brillante si levò dalla bacchetta per stringersi attorno alle sue mani come per legarle.
"E vuoi usare, le tue abilità al meglio, per proteggerlo da ogni danno?"
"Lo voglio." Disse Piton.
Una seconda lingua di fuoco fuoriuscì dalla bacchetta, e si collegò con il primo, creando una catena fine e luminosa.
"E, se si dimostra necessario...nel caso mio figlio venisse a mancare..." Narcissa bisbigliò (la mano di Piton si contrasse tra la sua, ma non la levò) " Compirai l'atto che il Signore Oscuro ha ordinato a Draco di effettuare?"
C'era silenzio in quel momento. Bellatrix li guardava, con la bacchetta sopra le loro mani, con gli occhi spalancati.
"Lo voglio."Disse Piton.
La faccia di Bellatrix si illuminò.

*  *  *

Byron fissava il chiaro soffitto della vecchia stanza di Fred e George, steso sul morbido letto vagò con lo sguardo senza davvero vedere. Cercò di svuotare la mente da ogni pensiero, alcuni ricordi si formarono nella sua mente, li scacciò con fastidio. Chiuse gli occhi di colpo e inspirò. La camera aveva ancora un vago odore di bruciato.

Sentì le labbra incurvarsi all'idea degli strampalati esperimenti dei gemelli, Ginny aveva detto che per tutta l'estate precedente avevano sentito dei botti e delle esplosioni, prima che tutto diventasse complicato, prima del ritorno del Signore Oscuro. L'immagine del nuovo volto di Voldemort gli si parò davanti, quegli occhi scarlatti così familiare in un volto tanto distorto e deformato. Il segno delle arti oscure era chiaro, invadente, a tratti irritante. Aveva visto delle rare foto di Tom Riddle ai tempi di Hogwarts, era così bello, ora invece era distrutto. Tutto per paura, quella sua insensata ossessione di dover diventare sempre più potente, di dover dimostrare di essere il migliore. Una fitta alla tempia destra lo colpì all'improvviso.

Un lento bussare alla porta chiusa gli fece aprire gli occhi.

"Si?"

"Mamma dice che è pronta la cena" disse la bassa voce di Ginny.

"Arrivo." rispose Byron mettendosi seduto, il materasso caldo sobbalzò leggermente. Buttò distrattamente un'occhiata su un mucchio di giornali
sparpagliati sulla scrivania. Un grosso titolo recitava:

HARRY POTTER: IL PRESCELTO?

Quello a fianco invece aveva una larga foto in prima pagina di un uomo anziano con dei lunghi capelli castani

SCRIMGEOUR E' IL SUCCESSORE DI CARAMELL
 

Harry Potter stava russando rumorosamente. Era rimasto seduto su una sedia di fronte alla finestra della sua camera da letto per quasi quattro ore, con lo sguardo fisso sulla via, che si andava pian piano scurendo, ed infine si era addormentato, con un lato della faccia appoggiato sul freddo vetro della finestra, gli occhiali di traverso e la bocca spalancata. La condensa chesi era formata sulla finestra, a causa del suo respiro, scintillò alla luce arancione dei lampioni, e quella luce artificiale assieme ai suoi capelli neri e scompigliati, contribuivano a dargli un aspetto quasi spettrale.

La lancetta dei minuti della sveglia raggiunse il numero dodici e, in quel preciso momento, il lampione fuori dalla finestra si spense. Harry si svegliò, come se il buio improvviso fosse un allarme. Frettolosamente raddrizzò i suoi occhiali e scollò la sua guanciadal vetro, guardò fuori con il naso schiacciato sulla finestra. Una figura alta con un lungo mantello che ondeggiava nel buio, che stava camminando sulla stradina del giardino. Harry scattò come se avesse ricevuto una scossa elettrica andò oltre la sua sedia e cominciò raccogliere qualunque cosa dal pavimento e a gettarla nel baule. Proprio mentre lanciava un misto di abiti, due libri di testo e un pacchetto di patatine fritte, attraverso la stanza, risuonò il campanello.
Al piano di sotto, in soggiorno zio Vernon urlava."Chi è che bussa a quest'ora della notte?"
Harry si bloccò con un telescopio in una mano ed un paio di scarpe da ginnastica nell'altra. Si era completamente scordato di avvertire i Dursley che sarebbe arrivato Silente. Provando un po' di panico, si arrampicò oltre il baule e bruscamente aprì la porta della sua camera, appena in tempo per sentire una profonda voce che diceva: "Buonasera. Lei deve essere il signor Dursley. Immagino che Harry le abbia detto che sarei venuto a prenderlo."

Malgrado il fatto che aveva speso ogni momento di quei pochi giorni con la disperata speranza che Silente venisse effettivamente a prenderlo, Harry adesso si sentiva a disagio a
starci insieme, li fuori dal numero 4 di Privet Drive. Non aveva mai avuto prima, una vera e propria, conversazione con il Preside fuori da Hogwarts; c'era solitamente uno scrittorio fra
loro. Continuava ad attraversargli la memoria il loro ultimo incontro, faccia a faccia, e questo aveva intensificato il senso di imbarazzo di Harry; aveva gridato molto in quell'occasione, e sempre in quell'occasione non aveva trovato modo migliore che fracassare gli oggetti più preziosi di Silente.
Silente, tuttavia, sembrava completamente disteso.
"Tieni la bacchetta pronta, Harry," disse brillantemente.
"Ma pensavo che non fosse permesso usare la magia fuori dalla scuola, signore?"
"Se ci fosse un attacco," disse Silente, "ti do il permesso di usare tulle le controfatture o maledizioni di cui hai bisogno. Comunque, non penso che ti debba preoccupare di essere attaccato questa sera."
"Perché no, signore?"
"Tu sei con me," disse Silente semplicemente. "Questo può bastare, Harry."
Si incamminarono e si fermarono su un altura alla fine di Privet Drive.
"Tu non hai ancora, naturalmente, superato la prova di Materializzazione", disse Silente.
"No," disse Harry. "Pensavo che bisognasse avere 17 anni?"
"Infatti" annuì Silente. "Per questo, dovrai aggrapparti molto stretto al mio braccio. Alla mia sinistra,se non ti dispiace, come hai notato, il braccio con il quale impugno la bacchetta è un po' fragile al momento."
Harry afferro l'avambraccio di Silente.
"Molto bene," disse Silente. "Possiamo andare."
Il braccio di Silente lo strinse. Tutto divenne nero di colpo si sentì schiacciato in ogni punto del suo corpo; non riusciva a respirare, era come avere delle corde di ferro che stringevano attorno al torace; i suoi occhi erano compressi verso l'interno della sua testa; i timpani venivano spinti sempre più dentro al suo cranio.
Prese un profondo respiro di fredda aria notturna ed apri gli occhi. Sembrava come se fosse stato appena forzato a passare in un tubo di gomma molto stretto. Ci mise qualche secondo prima di realizzare che Privet Drive era svanita. Ora Harry e Silente si stavano alzando in piedi in un posto che sembrava essere il centro di una piazza di un villaggio deserto, al centro
di questa si ergeva una lapide commemorativa di una guerra ed alcuni banchi. La sua comprensione andava di pari passo con i suoi sensi, Harry realizzò di essersi Smaterializzato per la prima volta nella sua vita.
"Tutto bene?" chiese Silente guardando in basso ansiosamente. "E' una strana sensazione per chi non l'ha mai fatto prima."
"Sto bene" disse Harry, che si sentiva tuttavia abbastanza riluttante da quando avevano lasciato Privet Drive. "Ma forse preferisco le scope."
Silente sorrise, estrasse il suo mantello da viaggio e se lo avvolse agilmente al collo, dicendo, "Da questa parte."
Si avviarono con passo veloce oltre una locanda vuota ed alcune case. Secondo un orologio posizionato su una chiesa vicina, era quasi mezzanotte.
"Mi vuoi dire, Harry," disse Silente. "La tua cicatrice... ti dà ancora fastidio?"
Harry sollevò istintivamente la mano sulla fronte strofinando la cicatrice a forma di saetta.
"No," disse Harry, "e mi sorprendo di questo. Io pensavo che dovesse bruciarmi ogni volta che il potere di Voldemort aumentasse."
Guardò in alto verso Silente e vide un espressione soddisfatta sul suo volto.
"Io, invece la penso diversamente," disse Silente. "Lord Voldemort ha finalmente capito che è pericoloso accedere all'interno dei tuoi pensieri felici. Sembra che ora stia impiegando l' Occlumanzia contro di te."
"Bene, non mi dispiace" disse Harry, nessuno sentirebbe la mancanza dei disturbi nel sonno né degli allarmanti flash della mente di Voldemort.

Girarono l' angolo, passarono vicino ad una cabina telefonica e ad una fermata di autobus.
Harry guardò ancora di traverso Silente. "Professore?"
"Harry?"
"Ehm, dove siamo esattamente?"
"Questo, Harry, è il magico villaggio di Budleigh Babberton."
"Che cosa facciamo noi qui?"
"Ah, sì, naturalmente, non ti ho detto nulla," disse Silente. "Beh, ho perso il conto del numero di volte in cui mi sono trovato in questa situazione ormai. Siamo qui per persuadere un mio vecchio collega a rinunciare alla pensione e ritornare ad Hogwarts."
"Come posso aiutarla in questo, signore?"
"Oh, penso che troveremo un modo," disse Silente facendo il vago. "Andiamo di qua, Harry."
Continuarono su una via ripida e stretta che costeggiava le case. Tutte le finestre erano scure. Lo strano freddo che si propagava da due settimane a Privet Drive era anche qui. Pensando ai Dissennatori, Harry lanciò uno sguardo dietro le spalle e afferrò felicemente la sua bacchetta che era nella sua tasca.
Harry seguì tenendo lo sguardo fisso ed attento il percorso di fronte, sentiva il battito del suo cuore. La porta di fronte si stava sollevando dai suoi cardini.
Silente diede uno sguardo su e giù nella via. Sembrava proprio deserta.
"Fuori la bacchetta e seguimi, Harry," gli disse con calma. Aprì il cancello e si incamminò rapidamente e senza far rumore per la stradina nel giardino, Harry gli stava attaccato, allora spinsero la porta di fronte molto dolcemente, con le loro bacchette sempre sollevate e pronte.
"Lumos."
Dalla punta della bacchetta di Silente fuoriuscì un fascio di luce che illumino tutto il corridoio. Sulla sinistra, un'altra porta aperta si ergeva. Tenendo la bacchetta in modo che illuminasse verso l'alto, Silente camminava nel soggiorno con Harry dietro, sulla destra.Una scena di devastazione totale apparve ai loro occhi. Un orologio a pendolo era rotto sotto
i loro piedi, la sua facciata era crepata, il suo pendolo si trova poco più lontano abbandonato come una spada caduta. Un pianoforte era fuori dalla stanza, i suoi tasti sparsi per il pavimento. I rottami di un lampadario scrollato e caduto erano vicini. Resti di cuscini deflagrati, piume che fuoriuscivano dai lati, frammenti di vetro e porcellana erano deposti
come polvere dappertutto. Silente alzò la sua bacchetta ancora più su, in modo che la luce arrivasse alle pareti, sulla carta da parati era stata spruzzata qualcosa gelatinoso e di un rosso scuro. Si sentiva solo il piccolo respiro di Harry mentre Silente si guardava attorno.
"Non è gradevole?" disse severamente. "Sì, qualche cosa di orribile è accaduto qui."
Silente avanzò con attenzione verso la metà della stanza, esaminando i rottami ai suoi piedi. Harry seguiva, guardando intorno, spaventato su cosa potesse vedere nascosto dietro la carcassa del piano o del sofà capovolto, ma lì non c'era segno di nessun corpo.
"Probabilmente c'è una lotta e lo hanno trascinato fuori, professore?" suggerì Harry, provando a non immaginare quanto male ad un uomo dovrebbe essere inferto per lasciare quelle macchie sulle pareti.
"Non penso," disse Silente con calma, scrutando dietro una poltrona troppo imbottita caduta di lato.
"Significa che è...?"
"Ancora qui da qualche parte? Si."
E senza avvertimento, Silente di getto, affondò la punta della sua bacchetta dietro la poltrona troppo imbottita, che urlò, "Ouch!"
"Buona sera, Horace," disse Silente, sistemandosi.
Harry spalancò la bocca. Dove un secondo spaccato prima c'era una poltrona, là ora era rannicchiato un uomo enormemente grasso, calvo, anziano che stava massaggiando la parte
bassa della sua pancia e guardava storto Silente con un occhio di vetro danneggiato ed uno acquoso.
"Non era necessario attaccare con la bacchetta in modo così duro," disse con voce rauca, mettendosi in piedi con difficoltà. "Mi hai fatto male."
La bacchetta illuminata scintillava ha sulla sua testa lucida, sui suoi occhi sporgenti, sui suoi enormi baffi da tricheco, d'argento, e sui bottoni altamente lucidati della sua giacca di velluto marrone rossiccio, indossata sopra in abbinamento ad un pigiama di seta color lilla. La parte superiore della sua testa raggiunse a mala pena il mento di Silente.
"Che cosa ti porta qui?" grugnì mentre vacillava sui suoi piedi, massaggiando tranquillamente la sua pancia. Sembrava notevolmente impassibile per un uomo che era stato appena
scoperto mentre si fingeva essere una poltrona.
"Mio caro Horace," disse Silente, con aria divertita, "Se realmente i mangiamorte fossero venuti, ci sarebbe il Marchio Nero sopra la casa."
Il mago applaudì con le sue mani tozze all'altezza della sua ampia fronte.
"Il Marchio Nero," mormorò. "Sapevo che c'era qual cosa... ah buona. Non avrei avuto
comunque tempo, stavo dando gli ultimi ritocchi sulla tappezzeria mentre siete entrati nella stanza."
Fece un gran sospiro, che gli sollevò le estremità dei suoi enormi baffi.
"Vuoi una mano per riordinare?" Silente chiese gentilmente.
"Grazie" disse l'altro.
Si levarono in piedi e i due maghi uno alto e sottile e l'altro corto e tondo mossero le loro bacchette in un ampio, identico movimento.

La mobilia stava ritornando nei relative spazi; gli ornamenti si riparavano a mezz'aria, le piume ritornavano nei cuscini; i libri strappati si riparavano mentre si posizionavano sulle mensole; le lanterne ad olio volavano sopra i tavoli e si riaccendevano; una ampia collezione di cornici d'argento brillante attraversavano la stanza e si posavano, interi e senza nessuna
macchia, su uno scrittoio; strappi, crepe e fori vennero riparati e tutte le pareti vennero asciugate.
"A proposito, che genere di sangue era quello?" chiese Silente ad alta voce sopra il rintoccare del pendolo rimesso a nuovo.
"Sulle pareti? Drago," gridò il mago chiamato Horace, così, con una stridio fragoroso e un tintinnare, il lampadario si fissò nuovamente al il soffitto. Alla fine un suono metallico dal pianoforte e poi il silenzio.
"Si, drago," ripeté il mago informalmente. "La mia ultima bottiglia, il suo valore è molto alto al momento. Ed è ancora riutilizzabile."
Ripulì la superficie di una piccola bottiglia di cristallo, che si trovava in piedi in cima ad una credenza, e la tenne contro luce per esaminare il liquido denso che c'era dentro.
"Hmm... Presa polverulenta."
Mise la bottiglia dietro la credenza e sospirò. Fu allora che il suo sguardo cadde su Harry.
"Oho," disse, i suoi grandi occhi passarono rapidamente sulla fronte di Harry e sulla cicatrice a forma di saetta. "Oho!"
"Questo," disse Silente, muovendosi in avanti per fare le presentazioni, "è Harry Potter. Harry, questo è un mio vecchio amico e collega, Horace Lumacorno ."
Lumacorno rivolse a Silente un espressione scaltra. "Così è questo il modo con cui vuoi persuadermi, è? Bene, la risposta è no. Albus."
Spinse oltre Harry, la sua faccia volgeva altrove decisa e assente con l'aria di un uomo che prova a resistere ad una tentazione.
"Suppongo che possiamo avere una bevanda, almeno?" chiese Silente. "Per i vecchi tempi?"
Lumacorno esitò.
"Va bene allora, una bevanda," disse scortesemente.
Silente sorrise ad Harry e lo diresse verso una sedia, non diversa da quella che Lumacorno aveva recentemente impersonato, che si era rimessa in piedi accanto alla luce di una
lampada ad olio appena riaccesa. Harry prese la sedia con l'impressione distinta che Silente, per qualche motivo, desiderava mantenerlo in mostra. Certamente quando Lumacorno, che era
stato occupato con i bicchieri, si voltò di nuovo verso la stanza, i suoi occhi caddero immediatamente su Harry.
"Hmm," disse, distogliendo subito lo sguardo come se avesse paura di danneggiare i suoi occhi. "Qui" diede una bevanda a Silente, che si era già seduto senza invito, spinse il vassoio a Harry , ed allora affondò sul cuscino del sofà contrariato ed in silenzio. I suoi piedini erano così corti che non toccavano il pavimento.
"Bene, come hai intenzione di mantenerti da parte, Horace?" chiese Silente.
"Non so bene," disse Lumacorno immediatamente. "Cuore debole. Affanno. Anche i reumatismi.
Non posso muovermi come voglio. Beh, questo è quello che ti aspetta. Vecchiaia.
Stanchezza."
"Ma devi muoverti con ragionevole rapidità per preparare un tal benvenuto per noi con un tempo così breve," disse Silente. "Non potevi avere più di tre minuti di preavviso?"
Lumacorno ribatté, irritato. "Due. Non ho sentito il mio Incantesimo dell'Intruso spegnersi, mi stavo concedendo un bagno. Eppure," aggiunse severamente. "di fatto, sono i resti di un uomo anziano, Albus. Un uomo anziano stanco che si è guadagnato il privilegio di una vita calma ed alcuni oggetti per comodità."
Certamente li ha avuti, pensò Harry, osservando intorno la stanza. C'era aria viziata e chiusa, tuttavia aveva l'aria di un posto comodo. c'erano sedie e poggiapiedi morbidi, bevande e libri, scatole di cioccolato e paffuti cuscini.
"Non sei ancora vecchio come me, Horace." disse Silente.
"Beh, allora forse dovrai pensare alla pensione." disse senza mezzi termini Lumacorno. I suoi occhi pallidi come dell'uva spina avevano notato la mano infortunata di Silente. "Riflessi non più come prima, vedo."
"Sei abbastanza nel giusto," disse Silente serenamente, agitando indietro la sua manica per rivelare le sommità delle bruciature e degli anelli anneriti; la vista di questo fece drizzare
sgradevolmente la parte posteriore del collo di Harry. "Sono indubbiamente più lento di una volta. Ma d'altra parte..."
Scrollo le spalle e stese le sue mani largamente, come per dire che l'età ha avuto la sua ricompensa, ed anche perché Harry notò un anello sulla sua mano indenne che non aveva visto mai prima indossare da Silente: Era grande, piuttosto grossolano fatto di materiale che somigliava ad oro incastonato con una pesante pietra nera che si era spezzata a metà. Gli occhi di Slughorn indugiarono per un momento sull'anello, ed anche Harry notò momentaneamente una piega molto piccola aggrottarsi sulla sua fronte larga.
"Così, tutte queste precauzioni contro gli intrusi, Horace... sono contro i Mangiamorte, o me?"
chiese Silente.
"Che cosa desidererebbero i Mangiamorte da un vecchio Spezza incantesimi difficile come me?" domandò Lumacorno.
"Immagino che desidererebbero usare il tuo talento considerevole dell' imposizione, per torturare e uccidere," disse Silente. "Realmente mi dici che nessuno è venuto ancora per reclutarti?"
Gli occhi di Lumacorno guardarono malignamente Silente per un momento, allora mormorò, "Io non ho dato loro nessuna possibilità. Non sono rimasto in un posto per più di un anno. Non
rimango mai in un posto più di una settimana. Mi sposto da casa in casa di Babbani – i proprietari di questo posto sono in ferie nelle Isole Canarie – è stato molto piacevole, mi
rincrescerà andarmene. È abbastanza facile una volta scoperto, un semplice Incantesimo di Gelo su questi impianti antifurto che loro usano contro gli scassinatori che entrano di nascosto anziché agire in modo subdolo per avere libertà di accertarsi che i vicini di casa non ti individuino mentre suoni il piano."
"Ingegnoso," disse Silente.
"Comunque se sei venuto qui per offrirmi ancora una cattedra a Hogwarts puoi risparmiare il fiato, Albus!"
Silente si alzò in piedi piuttosto improvvisamente.
"State andando via?" chiese immediatamente Lumacorno, speranzoso.
"No, mi stavo domandando se potessi usare il bagno." disse Silente.
"Oh" disse Lumacorno, chiaramente deluso. "La seconda a sinistra giù lungo il corridoio."
Silente camminò a grandi passi attraverso la stanza. Una volta che la porta si chiuse dietro lui, ci fu silenzio. Dopo alcuni momenti, Lumacorno si inginocchio ma sembrava incerto su cosa
fare. Sparò uno sguardo furtivo ad Harry, girò attorno al fuoco dandogli le spalle, scaldandosi il suo largo sedere.
"Non pensi che non sappia perché ti ha portato qui." disse bruscamente.
Harry guardo semplicemente Lumacorno. Gli occhi acquosi che prima scorrevano sopra la cicatrice di Harry, questa volta anche sul resto della sua faccia.
"Assomigli molto a tuo padre."
"Si, me l'hanno detto," disse Harry.
"Tranne per occhi. Li hai ereditati..."
"Si, gli occhi di mia madre." Harry aveva sentito spesso questa frase.
"Hmm. Sì, beh. Non dovrei fare favoritismi come insegnante, naturalmente, ma lei era una delle mie preferite. Tua madre." aggiunse Lumacorno, in risposta allo sguardo interrogatorio di
Harry. "Lily Evans. Una delle più brillanti studentesse a cui ho insegnato. Vivace, sai. Ragazza affascinante. Ho osato dirle che doveva venire nella mia Casa."
"Qual era la sua Casa?"
"Ero il Capo dei Serpeverde," disse Lumacorno. "Oh, ora," disse rapidamente, vedendo l'espressione sulla faccia di Harry e scuotendo un tozzo anello verso di lui, "non dovresti disprezzarmi! Sarai Grifondoro come lei, suppongo? Sì, va solitamente tramandato con la famiglia. Non sempre, comunque. Mai sentito parlare di Sirius Black? Devi conoscerlo per forza è stato nelle prime pagine dei giornali negli ultimi anni, è morto alcune settimane fa."
Era come se una mano invisibile avesse torto l'intestino di Harry.
"Bene, in ogni modo, era un grande amico di scuola di tuo padre. La famiglia di Black era stata tutta nella mia Casa, ma Sirius è finito nella Casa dei Grifondoro! Una vergogna, era un ragazzo di talento. Ho avuto suo fratello, Regulus, quando è venuto, ma li avrei graditi insieme."
Suonava come un collezionista entusiastico che aveva fatto un'offerta migliore ad un asta.
Perso apparentemente nei suoi ricordi, guardò verso la parete opposta.
"Tua madre è nata da genitori Babbani, naturalmente. Non potevo crederlo quando l'ho scoperto. Pensavo che dovesse essere una Purosangue, lei era così brava."
"Una dei miei amici migliori è figlia di Babbani," disse Harry, "ed è la migliore del nostro anno."
"Divertente quello che a volte accade, non è vero?" disse Lumacorno.
"Non proprio," disse freddamente Harry.
Lumacorno guardò verso di lui sorpreso. "Non devi pensare che io abbia pregiudizi!" disse. "No, no, no! Non ho giusto detto che vostra madre era uno dei miei allievi favoriti in assoluto? E
c'è stato Dirk Cresswell durante l'anno dopo uguale a lei, ora è capo dell'Ufficio Relazioni con i Goblin, naturalmente, un altro figlio di Babbani, un allievo molto dotato ed ancora mi
fornisce informazioni interne eccellenti, sugli avvenimenti alla Gringotts!"
Gli tornò su e giù un piccolo, sorriso in un senso di auto soddisfazione e si rivolse verso alcune fotografie incorniciate in strutture brillanti sulla credenza, dove delle persone molto
piccole si muovevano.
"Tutti gli ex-allievi, tutte firmate. Noterai Barnabas Cuffe, redattore della Gazzetta del Profeta, lui è sempre interessato a sentire la mia opinione sulle notizie del giorno. E Ambrosius Flume, proprietario di Honeydukes (Negozio di dolci a Hogsmeade) – un grosso cesto di dolci ogni compleanno e tutto perché potevo presentarlo a Ciceron Harkiss che gli ha dato il suo primo lavoro! E sul fondo, lo puoi vedere se stendi il collo, è Gwenog Jones, che è naturalmente, capitano del Holyhead Harpies... la gente si stupisce sempre quando sente il primo nome con il Harpies, ed ho biglietti gratis quando li desidero!" Questo pensiero sembrò confortarlo enormemente.

Harry vagò distrattamente con lo sguardo fra le numerose foto, si bloccò quando vide il volto di sua madre in un piccolo gruppo di studenti, era alla sinistra di Lumacorno e dietro di lei riconobbe anche il volto di Byron, aveva i capelli più corti e il volto privo di barba.

"Oh eccola li, tua madre" disse Lumacorno seguendo il suo sguardo. "E dietro di lei c'è Byron White, un abile pozionista, un po' eccentrico in realtà, ha fatto esplodere qualceh calderone, ma suo padre aveva contatti importanti con il Macusa, sai il dipartimento americano."

Harry annuì assente

"Da quello che ho sentito ora insegna a Hogwarts"

"Sì è l'assistente di Piton a pozioni" rispose distogliendo lo sguardo dalla foto

"Oh quei due hanno stoffa da vendere, soprattutto insieme"

Silente rientrò di nuovo nella stanza e Lumacorno saltò come se avesse dimenticato che fosse in casa.
"Oh Albus ora ve ne andate?"
"Sì, effettivamente. Penso di riconoscere una causa persa quando ne vedo."
"Persa ...?"
Lumacorno sembrava agitato. Giocherellava con i pollici mentre guardava Silente indossare il suo mantello da viaggio, ed Harry chiudere la zip della sua giacca.
"Beh, sono spiacente che non desideri il lavoro, Horace," disse Silente, sollevando la sua mano indenne in un saluto d'addio. "Hogwarts sarebbe stata felice di rivederti ancora. La
nostra sicurezza, ciò nonostante, è notevolmente aumentata, sei sempre il benvenuto se desideri venirci a trovare.
"Sì... beh... molto gentile... come si dice..."
"Arrivederci, allora."
"Arrivederla" disse Harry.
Erano alla porta anteriore quando ci fu un grido da dietro loro.
"Va bene, va bene, lo farò!"
Silente si era girato per vedere Lumacorno levatosi in piedi senza respiro sulla porta del soggiorno.
"Uscirete dalla pensione?"
"Sì, sì," disse impazientemente Lumacorno. "Devo essere pazzo, ma sì."
"Meraviglioso" disse Silente, raggiante. "Allora, Horace, ci vedremo il primo Settembre."
"Sì, coraggiosamente ci sarò." grugni Lumacorno
Mentre uscivano fuori dal viale del giardino, la voce di Lumacorno risuono dietro di loro,
"Desidero un aumento di paga, Silente!"
Silente rise sotto i baffi. Il cancello del giardino oscillò e si chiuse dietro di loro e si avviarono
verso la collina attraverso l'oscurità ed a una foschia vorticosa.
"Buon lavoro, Harry," disse Silente.
"Non ho fatto nulla," rispose sorpreso Harry .
"Oh sì. Hai mostrato a Horace esattamente quello che si troverà di fronte ad Hogwarts al suo ritorno. Horace gradisce la compagnia di gente famosa, abile e potente. Gode della stima che influenza questa gente. Non ha mai desiderato occupare il trono egli stesso; preferisce il posto dietro – più possibilità, vedi. Ha scelto attentamente i favoriti ad Hogwarts, alcuni per la loro ambizione o i loro cervelli, a volte per il loro fascino o il loro talento, ed ha sempre avuto un' abilità misteriosa per scegliere coloro che avrebbero continuato ad eccellere nei loro
campi. Horace ha formato un tipo di club dei suoi favoriti con se al centro, facendo le presentazioni, allestendo i contatti utili fra i membri e sempre raccogliendo un certo enere di beneficio di ritorno, che uno faccia dell'ananas cristallizzato o la probabilità suggerire il membro più giovane per l'Ufficio di Relazione con i Goblin."
Ad Harry venne in mente l'immagine improvvisa e chiara di un grande ragno gonfiato, che filava una rete intorno a lui, tirando un filo qui e là portandosi vicino grandi e sugose mosche.
"Ti dico tutto questo," continuò Silente, "per non andare contro Horace o, come dobbiamo ora chiamarlo, il professor Lumacorno – ma per metterlo a tua protezione. Proverà
indubbiamente ad averti con lui, Harry. Saresti il gioiello della sua collezione; 'il ragazzo che è sopravvissuto'... o, come ti denominano attualmente, il Prescelto."
A queste parole, un freddo che non aveva nulla che fare con la foschia circostante raggiunse Harry. Gli avevano ricordato delle parole che si era sentito dire alcune settimane fa, parole che avevano un significato orribile e particolare su di lui:
Nessuno può vivere mentre l'altro sopravvive...
Silente si era fermato, all'altezza della chiesa che avevano già passato all'andata.
"Qui andrà bene, Harry. Afferra il mio braccio."

Note Autore
Sto cercando un Beta lettore per la traduzione di questa storia, dall'italiano all'inglese, se qualcuno è interessato mi scriva in privato

(Illustrazioni di @multi_fandom_au su Instagram NON respostare senza dare i crediti)

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Capitolo 21
*** Verità Nascoste ***


Harry sentì qualcosa di fastidioso colpirgli le palpebre abbassate, una striscia di luce, probabilmente dalle tende della finestra gli colpì il volto.
Cercò di aprire gli occhi, prima che potesse provare a mettersi seduto sentì dei passi avvicinarsi, allungò la mano per cercare a tentoni i suoi occhiali sul comodino.
  "Non sapevamo che tu fossi già qui!" disse una voce forte ed eccitata, ed Harry ricevette un colpo tagliente alla parte superiore della testa.
  "Ron, non colpirlo!" disse con rimprovero la voce di una ragazza. Finalmente la mano di Harry trovò gli occhiali, li indossò velocemente, riuscì faticosamente a mettere a fuoco il volto di Ron
  "Tutto ok?"
  "Mai stato meglio." disse Harry mettendosi più dritto con la schiena contro il cuscino
  "Tu?"
  "Non male," disse Ron, accostando una scatola di cartone al letto e sedendosi in cima.
  "Quando sei arrivato? La mamma ce l' ha detto solo adesso."
  "Circa all'una di questa mattina."
  "I Babbani erano a posto? Ti hanno trattato bene?"
  "Come al solito," disse Harry, mentre Hermione si sedeva sul bordo del letto. "Non mi hanno parlato molto, ma per me è meglio così. E tu Hermione, come stai?"
  "Oh, bene," disse Hermione, esaminando Harry come se fosse un malato, in cerca di qualcosa.
  "Che ore sono? Ho perso la colazione?"
  "Oh, non preoccuparti per questo. Mamma ti ha portato su un vassoio, lei ti considera denutrito," rispose Ron, roteando gli occhi. "Allora, che è successo?"
  "Nulla di che, sono solamente stato a casa dei miei zii. No?"
  "Ma andiamo!" disse Ron, "sei andato via con Silente!"
  "Non è stato molto eccitante. Mi ha solamente chiesto di aiutarlo a persuadere un vecchio insegnante ad uscire dalla pensione. Si chiama Horace Lumacorno."
  "Oh," Disse Ron, sembrando deluso,
  "Bhe ora che la Umbridge non c'è più, ovviamente avremo bisogno di un altro insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure. O no? Così... hem... lui com'è?" chiese Hermione
  "Assomiglia un po' ad un tricheco, ai suoi tempi era il capocasa dei Serpeverde." Disse Harry. "C'è qualcosa che non va, Hermione?"
La ragazza continuava a lanciare veloci occhiate alla porta della camera. Si ricompose velocemente, sfoggiando un sorriso poco convincente.
  "No, no. Quindi... hem... come ti sembrava Lumacorno?"
  "Non so," disse Harry, "ma non può essere peggiore della Umbridge, no?"
  "Nessuno sarà peggio di quella megera" disse una voce dall'uscio della porta.
Un giovane uomo moro se ne stava appoggiato con una spalla sula cornice della porta e le braccia incrociate.
  "Byron!" esclamò Harry "Che ci fai qui?"
  "Non ho trovato alberghi vista mare" disse entrando nella stanza. "Allora sei arrivato ieri e non hai salutato, eh?"
  "Stavate tutti dormendo" si difese scostando le coperte.
Byron parve pensarci un momento, poi annuì "Ok, per questa volta sei perdonato"
Hermione si guardò attorno, come se volesse evitare di incrociare lo sguardo di Byron.
  "Dai levati il pigiama e vieni di sotto a fare colazione" lo esortò muovendo la mano
  "Non credo sia una buona idea che venga di sotto nudo" disse Ron ridendo.
Hermione voltò la testa ma prima che potesse dire qualcosa Byron rispose "Bhe dipende, a me non dispiacerebbe." uscì dalla camera picchiettando sulla porta.
Ron spalancò gli occhi e Hermione si girò verso Harry con l'espressone sconvolta
  "Ma lo hai sentito?"
  "Stava scherzando" disse Harry scrollando le spalle.
  "è un po' strano in questi giorni" disse Ron alzandosi dal letto di Harry
  "Da quanto è qui?"
Dalla fine della scuola praticamente, lo ha accompagnato Silente
Hermione arricciò le labbra "non credo che sia una buona idea"
  "Dai, anche mamma è d'accordo" disse Ron allungando le braccia verso il soffitto, come per stiracchiarsi.
  "Si ma... è strano"
  "Smettila con questa storia Herm"
  "Ma lo hai visto anche tu"
  "Di che parlate?" chiese confuso Harry infilandosi le scarpe
Ron e Hermione si scambiarono un'occhiata "Lui bhe... forse è perché lo vediamo quasi tutto il girono" iniziò ron "Ma sembra che sia... non lo so triste e poi diventa felice tutto d'un tratto"
Hermine annuì "Forse era così anche prima ma non ce ne siamo accorti vedendolo quasi solo a lezione"
  "Che vuoi dire?"chiese Harry
  "Bhe potrebbe avere qualcosa, Piton doveva controllarlo, no?"
  "Byron non è matto" quasi urlò harry
  "Non ho detto questo." si affrettò a rispondere Hermione
  "Solo che non è..."
  "Ho fame" annunciò interrompendola.
Hermione sembrava impaurita, e Ron stupito, lo seguirono in cucina in silenzio.
Quando arrivarono di sotto la signora Weasley lo intercettò. "Sono arrivati i gufi"
  "Quali gufi?" chiese ron confuso
  "Oh no!" esclamò Hermione "Quelli con i risultati degli esami"
La signora Weasley annuì prendendo tre grosse buste dal tavolo e porgendole a ognuno di loro. Nessuno in cucina parlò.
Harry prese la sua con dita tremanti, l'aprì velocemente, e prese a leggere la pergamena all'interno, la rilesse più volte, respirare gli sembrava sempre più facile ora. Era tutto a posto. Aveva passato persino pozioni con una O, solo in Divinazione era stato Bocciato. E, meglio di tutto questo, era riuscito ad ottenere un Eccezionale in Difesa Contro le Arti Oscure.
Hermione era dietro di lui ed aveva la testa ancora affondata nella pergamena, mentre Ron sembrava felice."Ho fallito solo Divinazione e storia della magia, ma chi si preoccupa di quelle materie?" disse tranquillamente ad Harry. "Qui scambio!"
Harry guardò i voti di Ron. Non c'era alcun eccezionale.
"Sapevo che tu eri il migliore a Difesa contro le Arti Oscure," disse Ron, dando un colpetto
sulla spalla ad Harry. "Siamo stati bravi, non è vero?"
"Ben fatto!" disse orgogliosamente la Signora Weasley, arruffando i capelli rossi di Ron,
"sette gufi, più di quelli di Fred e George mesi assieme!"

"Grandi!" esultò Byron ancora seduto dietro al lungo tavolo.

Harry andò a sedersi di fianco a lui lanciando un'altra occhiata ai suoi risultati.

Fa vedere" disse Byron prendendogli la pergamena dalle mani

"Accidenti, sei un secchione!"

"Non direi, sono stato bocciato in

"In una materia inutile." lo interrupe ridandogli i risultai. "Cavolo un eccezionale in Difesa, non è da tutti"

Harry sorrise abbassando lo sguardo sul tavolo, solo una piccola punta di rammarico gli spense il sorriso

"Non credo basti per diventare un Auror" sussurrò "Piton ha detto che accetta solo chi ha preso eccezionale in Pozioni"

"Lo convinceremo" annuì Byron

Harry alzò lo sguardo e incrociò i suoi occhi chiari

"Posso essere molto persuasivo"

Per una frazione di secondo al volto di Byron si sostituì quello del giovane Tom Riddle che diceva la stessa cosa nella camera dei segreti anni prima. Un lungo brivido gli percorse il collo. Cercò di scacciare i ricordi che Voldemort gli aveva mostrato, non era più quella persona, era diverso ora. Tentò di convincersi.

Harry rimase nei confini della Tana per il resto delle settimane. Passò la maggior parte delle sue giornate giocando, due per squadra, a Quidditch nell'orto dei Weasley; lui ed Hermione contro Ron e Ginny. quest'ultima aveva insistito perché Byron facesse da arbitro.

Tutti cercarono di godersi l'ultimo periodo di vacanza ma il peso delle sparizioni sempre più frequenti e gli incidenti che apparivano nelle pagine della Gazzella del Profeta incisero sull'umore di tutti. Bill e il Signor Weasley portavano a casa notizie prima ancora che raggiungessero la carta.
Con dispiacere della Signora Weasley la celebrazione del sedicesimo compleanno di Harry fu guastata da spaventose notizie portate da Remus Lupin, che sembrava sciupato e torvo, i suoi capelli striati di grigio, i suoi vestiti più vecchi e rattoppati che mai.
"Ci sono stati un altro paio di attacchi dai Dissennatori," annunciò Il Signor Weasley passandogli una fetta di torta, "ed hanno trovato il corpo di Igor Karkaroff in una catapecchia nel nord. Il Marchio Nero è stato posto sopra di essa... beh, francamente, sono sorpreso che sia riuscito a rimanere vivo per quasi un anno fuggendo dai Mangiamorte."

Byron nascose il volto dietro al largo calice, il ricordo della prima guerra gli invase la mente. I rapimenti, le torture, deglutì a fatica.
"Si,beh," disse la Signora Weasley, "forse dovremmo parlare di qualcosa di diver..."

"Sembra che anche Olivander non ci sia più." disse il Signor Weasley
"Il costruttore di Bacchette?" disse Ginny, guardandolo allarmata.
"Esatto, il negozio è vuoto. Nessun segno di lotta. Nessuno sa se è andato via volontariamente o è stato rapito..."
"Ma come – farà la gente per le bacchette?"
"Le avranno tramite altri costruttori di bacchette," disse Lupin. "Ma Olivander era il migliore, e
se l'altra parte lo ha, non è una buona cosa per noi."

Il giorno seguente il compleanno, le loro lettere e le liste dei libri arrivarono da Hogwarts. La lettera di Harry incluse una sorpresa: era stato eletto Capitano della squadra di Quidditch.

"Questo ti da eguale stato con i prefetti!" disse Hermione piangendo di gioia. "Adesso puoi usare il nostro bagno speciale e tutto il resto!"
"Wow, ricordo quando Charlie indossò una di queste," disse Ron con allegria, osservando la nuova spilla da capitano. "Harry, è cosi bello, sei il mio capitano, sempre che mi fai tornare in squadra, ovviamente, ha ha..."
"Bene, suppongo che possiamo fare un salto a Diagon Alley, adesso che avete queste." disse la Signora Weasley guardando le liste dei libri." Andremo Sabato, il giorno in cui Arthur non lavora. Non vado lì senza lui."
"Mamma, onestamente, credi che Tu-Sai-Chi si nasconderà dietro uno scaffale al Ghirigoro?" ridacchiò Ron.
"Fortebraccio e Olivander sono andanti in vacanza allora?" disse la Signora Weasley, infiammandosi. "Se credi che la sicurezza sia una cosa divertente, puoi anche restare qui, prenderò io i tuoi libri"
"No, io voglio venire, voglio vedere il negozio di Fred & George!" aggiunse Ron frettolosamente.
"Beh, allora devi rinfrescarti le idee, giovanotto, prima che io decida che tu sia troppo immaturo per venire con noi!" disse la Signora Weasley rabbiosamente.

"Vengo con voi" disse Byron scostando la sedia dal tavolo. "Almeno così siamo in due"

"Ottimo!"commento il signor Weasley.
"Non si può più nemmeno scherzare..." borbottò Ron.

Sabato mattina si resero conto di quanto Diagon Alley fosse cambiata. Le scintillanti e colorate vetrine che esponevano libri di incantesimi, ingredienti di pozioni e calderoni non si vedevano più, occultati da grandi manifesti del Ministero della Magia che vi erano stati incollati sopra. Molti di questi tetri manifesti dall'aria ufficiale mostravano una versione ingrandita dell'opuscolo Ministeriale sulla sicurezza, opuscolo divulgato all'inizio dell'estate, altri riproducevano, però, le foto in movimento ed in bianco e nero dei Mangiamorte che si sapevano essere liberi. Bellatrix Lestrange sogghignava dalla vicina farmacia. Un certo numero di vetrine erano state coperte con sbarre di legno.

Una piccola strega decrepita faceva sbatacchiare verso i passanti bracciate di emblemi d'argento montati su catenelle.
"Uno per la giovane ragazza, signora?" chiese alla signora Weasley al suo passaggio, sbirciando Ginny. "Per proteggere il suo bel collo?"
"Se fossi in servizio..." interloquì il signor Weasley, folgorando arrabbiato la venditrice di amuleti.

"Levati dai piedi" ringhiò Byron allungando un braccio a mo di scudo davanti a Ginny, Harry e Hermione dalla sua parte.
"Penso sia meglio andare al negozio di Madama McClan prima, Hermione ha bisogno di vestiti nuovi, e la toga di Ron mostra buona parte della caviglia, ed anche tu ne hai bisogno di una nuova, Harry, sei cresciuto così tanto andiamo ora, tutti..."
"Molly, non c'è motivo che andiamo tutti da Madama McClan," disse il signor Weasley.
"Perché loro tre non vanno insieme a Byron, e noi andiamo al Ghirigoro e prendere i libri per tutti?"
"Non so," disse la signora Weasley ansiosamente, chiaramente divisa tra il desiderio di finiregli acquisti velocemente e la voglia di rimanere tutti insieme.
"Non ti ci preoccupare, Molly, faremo in fretta. " assicurò con un sorriso.

La signora Weasley non sembrava molto convinta della decisione, ma acconsentì,affrettandosi verso il Ghirigoro col marito e Ginny mentre Harry, Ron, Hermione e Byron si dirigevano verso il negozio di Madama McClan.

Harry notò che molte delle persone che incrociavano avevano lo stesso sguardo preoccupato della signora Weasley e che nessuno si fermava a parlare con gli altri.

Quando entrarono nel piccolo negozio, lo trovarono vuoto, almeno a prima vista, ma la porta non fece in tempo a chiudersi dietro di loro, che sentirono una voce familiare giungere da dietro una rastrelliera piena di vesti ornate verdi e blu.
"...non sono un bambino Madre. Sono perfettamente in grado di fare i miei acquisti da solo."

Ci fu uno schioccare ed una voce, che Harry riconobbe essere quella della proprietaria,Madama McClan, disse, "Caro, tua madre ha completamente ragione, nessuno di noi pensa di andare in giro per conto proprio, non è cosa da fare per un bambino..."
"Cerchi di stare attenta con quello spillo!"
Un ragazzo con il viso pallido ed appuntito e capelli biondi apparve dal retro della rastrelliera, indossando una veste verde scuro di bella fattura che brillava di spilli sull'orlo della manica. Camminò a larghi passi fino allo specchio. Ci mise
qualche minuto prima di accorgersi dei quattro nuovi arrivati.
"Se ti stai chiedendo il motivo di questa puzza, Madre, è perché è entrata una sporca mezzosangue," disse Draco Malfoy.
"Non c'è alcun bisogno di usare un linguaggio del genere!" gridò Madama McClan,affrettandosi ad uscire da dietro l'appendiabiti con in mano un metro ed una bacchetta.
"E non voglio nemmeno vedere bacchette sguainate nel mio negozio!" aggiunse rudemente, dopo che con un'occhiata alla porta aveva visto sia Harry che Ron in posizione con le bacchette pronte e puntate su Malfoy.

Narcissa spunto dietro l'appendiabiti e incrociò per alcuni secondi lo sguardo di Byron.

"White" salutò con riverenza.

Byron chinò leggermente il capo "Ragazzi calmi" disse rivolto a Harry e Ron.

"Lo hai sentito?" chiese Ron con la voce roca

"Sì l'ho sentito" annuì puntando lo sguardo su Draco "Immagino che gli sia scappato, vero?" In quel momento la sua voce sembrò stranamente simile a quella di Piton. Draco sostenne il suo sguardo contraendo vistosamente la mandibola.

"Non è colpa mia se la Granger è una..."

Byron fece un paio di passi in avanti e Draco si zittì di colpo "Ti sta bene l'uniforme" commentò freddamente. Quando la sua mano destra si allungo per toccare il bavero la signora Malfoy scattò in avanti.

"Tranquilla Narcissa"sorrise Byron ritraendo la mano. I loro occhi si incrociarono e la donna sembrò tremare per alcuni secondi.

"Draco andiamo via" annunciò posando una mano sulla spalla del figlio.

"Troveremo di meglio da Telami e Tarlatame."

Draco si sfilò la veste da sopra la testa e la getto sul pavimento ai piedi di Madama McClan
Entrambi si avviarono a grandi passi fuori dal negozio, Malfoy ben attento ad urtare Ron il più duramente possibile mentre passava.
"Bene, veramente!" disse Madama McClan, tirando su la veste caduta e passandovi su l'estremità della bacchetta come se si trattasse di un aspirapolvere, finché non fu rimosso tutto lo sporco.
"Che tipi gentili" commentò Byron
Madama McClan li servì sbrigativamente, quando uscirono sembrò sollevati di potersi liberare di loro.
"State tutti bene?" chiese la signora Weasley. "Prese le vostre divise? Bene allora, possiamo fare una scappatina in farmacia e all'Emporio dei Gufi sulla strada per il negozio di Fred e George, State vicini, adesso..."
Né Harry né Ron comprarono alcun ingrediente in farmacia, visto che non avrebbero continuato lo studio di Pozioni, ma entrambi comprarono, all'Emporio dei Gufi, una grande scatola di biscottini gufici per Edvige e Leotordo. Con la signora Weasley che controllava l'orologio ogni minuto circa, poi, si allontanarono lungo la strada alla ricerca dei Tiri Vispi Weasley, il negozio di scherzi aperto da Fred e George.
"Non posiamo proprio restare a lungo," disse la signora Weasley. "Possiamo solo dare una rapida occhiata e tornare alla macchina. Dovremmo essere vicini, questo è il numero 92... 94..."
"Wow!," esclamò Ron, arrestandosi.
Messe al riparo dai manifesti ammuffiti delle vetrine circostanti, le vetrine di Fred e George colpivano gli occhi come un'esposizione di fuochi d'artificio. Chiunque passasse per caso nei dintorni, si voltava a guardarle, ed alcune persone sbalordite s'erano appena fermate incantate. La vetrina di sinistra era straordinariamente piena di un assortimento di oggetti che ruotavano, scoppiettavano, lampeggiavano, rimbalzavano ed urlavano. Ad Harry si inumidirono gli occhi al solo guardarli. La vetrina destra era coperta da un gigantesco poster pomposo come quello Ministeriale, ma adornato di lettere gialle e lampeggianti:
 

Perché Essere Preoccupati Per Tu-Sai-Chi?
Si DOVREBBE essere preoccupati per
NON LA FAI PIù

Quel Senso di Costipazione - Che Attanaglia la Nazione!

Byron e Harry esplosero in una risata quasi nello stesso momento. La signora Weasley invece si era bloccata esterrefatta a guardare il poster.
"Saranno uccisi nel loro letto" Bisbigliò.
"No che non lo saranno!" Disse Ron che, come Harry, stava ridendo. "È fortissimo!"
Entrarono nel negozio a fatica, era strapieno di clienti. Byron trascinò Harry verso un corridoio in cui c'era meno gente, ma non riuscirono comunque ad avvicinarsi agli scaffali. Alzarono lo sguardo osservando le numerose scatole ammucchiate fino al soffitto.

"Li hai mai provati?" chiese Byron sollevando l'ultima scatola di Torroni Sanguinolenti

"No, ho visto gli effetti, ho preferito evitare" rispose ridendo.

Byron diede un'ultima occhiata alla scatola prima di rimetterla sullo scaffale.

Approfittando di un piccolo spazio che si era aperto nella folla riuscirono ad arrivare vicino al bancone dove un gruppo di ragazzini di 10 anni stava guardando un minuscolo uomo di legno che lentamente saliva verso una vera coppia di forche poste su in una scatola che portava la scritta: "Boia Riutilizzabile — Incantalo o ti impiccherà!"
Fred era in piedi di fronte a loro, raggiante, vestito di un completo magenta che s'intonava magnificamente con i suoi capelli color fiamma.
"Ehi, ciao ragazzi" Si strinsero la mano.

"Venite, vi faccio fare un giro."

Seguirono Fred verso il retro del negozio, sulla destra Byron vide un piccolo reparto di carte da gioco e trucchi con la corda.
"Trucchi magici Babbani!" spiegò Fred indicandoli. "Per tipi strani come papà, sai, quelli che adorano la roba dei Babbani. Non rendono molto, ma abbiamo abbastanza clienti fissi, sono delle grandi novità... oh, ecco George..." Il gemello di Fred strattonò energicamente la mano di Harry e poi quella di Byron.
"Gli fai fare un giro? Vienite sul retro, è là che facciamo veramente soldi."

George spostò una tenda a lato dei trucchi Babbani ed entrarono in una stanza buia.
"Abbiamo appena sviluppato questa linea più seria," disse Fred. "Strano come sia successo..."

"Non crederesti se ti dicessi quante persone, anche gente che lavora al Ministero, non sappia fare un Incantesimo Scudo decente" disse George. "Naturalmente non hanno avuto te come insegnante, Harry."
"Bhe, pensavamo ad un Cappello Scudo un po' per ridere, sai, una sfida ai tuoi compagni a farti una fattura mentre lo indossi e guardare la sua faccia quando la fattura rimbalza. Ma il Ministero ne ha comprati cinquecento per il suo equipaggiamento ai dipendenti! E stiamo ancora ricevendo ordini massicci!"
"Così abbiamo esteso l'incantesimo a Mantelli Scudo, Guanti Scudo,...."
"... Voglio dire, non possono fare molto contro le Maledizioni Senza Perdono, ma per le fatture minori o per il malocchio..."
"E poi abbiamo pensato a tutto il settore di Difesa contro le Arti Oscure, perché è  talmente redditizio." continuò George entusiasticamente.

Byron si guardò attorno estasiato. "Ragazzi siete geniali"

"Per questo ti facciamo un prezzo speciale su quello che vuoi" disse Fred sorridendo

"Uh guarda questo, è un nuovo arrivo, Polvere Oscurante Istantanea, l'abbiamo importata dal Perù. Pratico se si vuole scappare in fretta. Ne fai cadere uno furtivamente ed essi corrono a nascondersi e producono un forte suono piacevole, dandoti il diversivo di cui hai
bisogno."
"Pratico" disse Harry, impressionato.

"Ah ora basta con la serietà!" Esclamò George uscendo dalla stanza "Andate pure verso i marchi neri commestibili, per voi sono gratis"

Tornarono nella parte principale del negozio per trovare Hermione e Ginny occupate a fissare gli Incantesimi Sogni ad Occhi Aperti Brevettati.
"Voi ragazze non avere ancora visto la nostra speciale AmmiraStrega?" chiese Fred.
"Seguitemi, signore..."

Harry spostò distrattamente la testa sulla vetrina che si affacciava alla strada principale, Draco Malfoy camminava a passo svelto, uscì dalla visuale svoltando un angolo sulla sinistra.
"Mi chiedo dove sia sua madre." disse Harry, aggrottando le sopracciglia.
"L'avrà mollata" rispose Byron alzando le spalle.
Harry non disse nulla. Stava ragionando con molta concentrazione. Narcissa Malfoy non avrebbe lasciato volentieri che il suo prezioso figlio si allontanasse dalla sua vista. Malfoy doveva aver fatto uno sforzo enorme per togliersi dalle sue grinfie. Si guardò intorno. La signora Weasley e Ginny erano rannicchiate sugli Sbuffi Pigmei. Il signor Weasley stava esaminando felicemente un pacchetto di carte da gioco truccate fatte dai Babbani. Fred e George erano impegnati con Ron e Hermione.
"Andiamo a vedere" propose Harry, estraendo il Mantello dell'Invisibilità dallo zaino.
"Non credo che... quello cos'è?" ogni titubanza era stata spazzata via alla vista del mantello dell'invisibilità.

Harry si era dimenticato del fatto che Byron non sapesse dell'esistenza del mantello.

"Era di mio padre" disse piano

"Tu sei pieno di sorprese" commentò Byron infilandosi sotto il mantello con Harry.


Nessuno si accorse della loro sparizione. Erano tutti interessati ai prodotti di Fred e
George. Byron passò un braccio intorno al busto di Harry per riuscire a stare sotto al mantello. Oltre passarono velocemente la porta.
"È andato in quella direzione," mormorò Harry sottovoce
Si affrettarono, scrutando attentamente a destra ed a sinistra, attraverso le porte e le vetrine dei negozi, sino a che Hermione non indicò avanti.
"È lui, no?" sussurrò. "Ha girato a sinistra?"
"Sì, verso Notturn Alley. " bisbigliò Byron.

La strada laterale dedicata alle Arti Oscure sembrava completamente deserta. Scrutarono attentamente nelle vetrine mentre le superavano ma nessun negozio sembrava avere clienti. Harry suppose che fosse un po' fuori luogo, in tempi di pericolo e sospetto, acquistare manufatti oscuri... o almeno, essere visti durante l'acquisto.

"Oh guarda, è lì!" disse in un soffio all'orecchio di Harry. Erano arrivati davanti a Magie Sinister.

In mezzo a casse pienedi teschi c'era Draco Malfoy in piedi e voltato di spalle rispetto a loro, appena visibile al di là di un grosso armadio nero.
"Se soltanto potessimo sentire quel che sta dicendo!" Disse Harry
"Possiamo" Rispose Btyron estraendo la bacchetta, la puntò verso il negozio e la mosse seccamente disegnando un mezzo cerchio seguito da una linea.

Attesero alcuni secondi e poi sentirono la voce di Malfoy forte e chiara, come se fosse stata accesa una radio.
"Lo sa riparare?"
"Può darsi," disse Sinister con un tono strascicato "Tuttavia è necessario che io lo veda. Perché non lo porta al negozio?"
"Non posso," disse Malfoy. "Deve restare fisso. Volevo solo chiederle cosa fare."
Harry vide Sinister leccarsi nervosamente le labbra.
"Be', senza vederlo, posso solo dire che è un lavoro veramente difficile, forse impossibile. Non posso garantire nulla."
"No?" chiese Malfoy, ed Harry seppe, dal tono usato, che Malfoy lo stava schernendolo.
"Forse questo le darà maggiore fiducia."
Si mosse verso Sinister e spari dalla vista dietro l'armadio. Harry si sporse in avanti nel tentativo di vederlo, ma vide solo l'espressione spaventata di Sinister.
"Ne parli con qualcuno," disse Malfoy, "e ci sarà una punizione. Conosce Fenrir Greyback? È un amico di famiglia, farà una visita improvvisa di tanto in tanto per essere sicuro che al problema sia rivolta tutta l'attenzione necessaria."
"Non ci sarà alcun bisogno di..."
"Questo lo decido io," rispose Malfoy. "Be', è meglio che vada. E non dimentichi di tenere quello al sicuro. Ne ho bisogno."
"Forse preferisce portarlo via subito?"

"No, certo che non voglio, stupido, piccolo uomo, che figura farei a portarlo per strada? Solo non venderlo."
"Certamente no... signore." Sinister fece un profondo inchino.
"Non una parola con nessuno, Sinister, compresa mia madre, capito?"
"Certo, certo," mormorò Sinister, inchinandosi ancora.
L'attimo successivo, il campanello della porta tintinnò forte all'uscita di Malfoy che
sembrava veramente soddisfatto di se stesso. Passò così vicino ad Harry e Byron che sentirono il del mantello fluttuare ancora sulle ginocchia. All'interno del negozio, Sinister era rimasto raggelato. Il suo untuoso sorriso era svanito. Sembrava preoccupato.
"Di cosa parlava?" mormorò Harry
"Non so," borbottò Byron sciogliendo l'incantesimo e rimettendosi in tasca la bacchetta.

"Vuole far aggiustare qualcosa... e vuole che qualcosa sia messo da parte qui... Hai visto cosa indicava quando ha detto «quello?»" chiese Harry curioso.
"No, era dietro l'armadio."
"Cavolo!" sibilò Harry irritato.

"Ah bhe, cose che capitano, torniamo ai Tiri Vispi prima che a Molly prenda un colpo."

Una volta nel negozio si tolsero rapidamente il Mantello dell'Invisibilità, Harry lo
mise nello zaino e sostenne, d'accordo con Byron che erano stati a lungo nella stanza sul retro per tranquillizzare la signora Weasley,

"Davvero Molly, hanno creato degli scudi formidabili" continuò a ripetere Byron molto colpito.
 

*  *  *

Nelle ultime settimane di vacanze Harry insisté per parlare con Byron di quello che avevano visto a Notturn Alley. Aveva raccontato l'accaduto anche a Ron e Hermione, ma con irritazione aveva notato che non sembravano curiosi quanto lui.

"Quindi non parlava di un oggetto solo, ha detto a Sinister di tenere l'altro al sicuro" rimuginò Harry camminando per la vecchia stanza di Fred e George della Tana.

Byron seduto sul davanzale annuì mestamente. "O sono oggetti indiscreti oppure sono cose grosse" ipotizzò.

Potrebbe essere una cosa pericolosa, l'anno scorso, dopo che il padre di Malfoy è stato arrestato mi ha detto che me l'avrebbe fatta pagare"

"Non ti farà niente a Hogwarts." disse Byron con sicurezza.

"Perché no? Potrebbe in realtà!" esclamò Harry frustrato. "Sta progettando qualcosa"

"Harry non sei da solo, se provasse a fare qualcosa a scuola ci siamo io e Severus, oltre a tutti gli altri insegnanti"

Harry sbuffò

"Ehi!" esclamò offeso "Non ti fidi di me?"

"Sì che mi fido ma..."

"Ma cosa? Se solo prova a toccarti lo trasformo in un temperino." minacciò mimando l'azione di temperare una grossa matita invisibile.

Harry sorrise, ma un pensiero gli balenò nella mente. "E se avesse il marchio? Se fosse un Mangiamorte?" chiese lentamente. "Potrebbe aver preso il posto di suo padre come Mangiamorte!"
Ci fu silenzio, Byron tolse le gambe dal davanzale e poggiò i piedi sul pavimento. "È un po' giovane" rifletté "Cero Regulus era oco più grande quando si è unito ai Mangiamorte ma non lo so, Narcissa non credo sarebbe d'accordo"

"Si opporrebbe al volere di Voldemort?" chiese Harry inclinando la testa.

Byron scosse lentamente la testa guardandolo.
"Ha mostrato a Sinister qualcosa che lo ha spaventato, sarebbe potuto essere il marchio?"

Byron si tirò lentamente su la manica sinistra, il lungo serpente che usciva dal teschio tatuato era scuro, con i bordi incisi come se continuasse sotto pelle.

"Bhe si, non è che serva molto spazio, potrebbe essere"

Harry si avvicinò cautamente "Fa... fa male?"

Byron lo guardò per alcuni istanti "Di solito no, ma quando chiama comincia a bruciare e... bhe questo credo valga solo per me, ma quando prova emozioni forti fa male." spiegò serio. "Speriamo non provi mai il 'Non la fai più' di fred e george" commentò con lo sguardo fisso su uno scatolone

Harry lo guardò confuso per alcuni secondi prima di scoppiare a ridere

"No ti prego" boccheggiò fra le risate "non voglio sentirlo, non voglio sapere se ha problemi del genere"

"Bhe ma pensaci" disse Byron cercando d restare serio "Alla fine ha un corpo umano, più o meno, farà anche lui certe cose, no?"

"Non voglio sapere" ripetè Harry portandosi una mano sugli occhi lacrimanti.

"Per me sarebbe divertente, alla faccia del grande signore oscuro, se diventasse stitico altro che attacco al ministero"

"Basta!" Gridò Harry comprandosi gli occhi.

Anche Byron cedette e iniziò a ridere.
Continuarono a parlare fino a tarda notte, Byron chiuse la porta e lanciò un incantesimo imperturbabile per non infastire gli altri.
Harry tentò un altro paio di volte di tronare sull'argomento Malfoy, ma Byron deviò ogni volta con argomenti più leggeri. Quando Aharry si portò una mano davanti alla bocca per coprire uno sbadiglio Byron disse "Hai finito le valige?"
"Sì, la signora Weasley ci ha obbligati a farle per tempo"
"Almeno non sarete di corsa come l'anno scorso"
"No, infatti" annuì Harry "Tu... come vai a Hogwarts?"
"Credo via camino, dovrei arrivare nell'ufficio di Silente"
"Sarebbe molto più comodo" commentò Harry
"Si ma farlo per tutti gli studenti sarebbe un casino, fidati, meglio il treno"
"Quindi domani non vieni con noi in stazione" comprese tristemente
"No, ma ci rivedremo a scuola, dai mi hai avuto intorno tutte queste settimane, sarai stufo di me ormai
"No, non direi."

*  *  *

Byron arrivò a Hogwarts a pomeriggio inoltrato, uscì dal largo camino nel'ufficio di Silente annunciato da alte fiamme verdi. Il preside era impegnato in una lunga conversazione con uno dei dipinti alle sue spalle, lanciò un largo sorriso all'uomo prima che raggiungesse la porta.

Camminare per i corridoi di una Hogwrts quasi deserta fu strano, non l'aveva mai vista così, si sentivano addirittura i sospiri dei quadri appesi lungo le scale, lo scricchiolio delle rampe mentre si spostavano annoiate da una parte all'altra, senza che nessuno le percorresse.

Quando si trovò davanti alla porta della sala professori la aprì titubante. Era vuota, fatta eccezione per un giovane uomo con i lunghi capelli neri che gli ricadevano sul viso, chino sopra delle pergamene appoggiate al lungo tavolo.

"Ma buongiorno." salutò Byron con entusiasmo.

Piton alzò gli occhi serio. "Si stava così bene fino a cinque secondi fa." commentò arrotolando una pergamena.

"Certo come no." rispose chiudendosi la porta alle spalle. "Ti sarai annoiato a morte senza di me tutta l'estate." andò a sedersi in un piccolo divanetto poco distante dal tavolo. "Davvero, com'è stato? Ti hanno messo sotto stretta sorveglianza?" chiese curioso

"Più o meno" annuì Piton senza dare maggiori dettagli. "Tu?"

"Benone, non ho avuto visioni, non ho fatto niente di sconveniente, Molly adesso non mi guarda più storto e ho fatto un sacco di risate con Harry" elencò lasciandosi cadere sul divano mollemente. "Ah, e ho incontrato Narcissa."

"Dove?" la voce di Piton si alzò di colpo.

"A Diagon Alley, ho accompagnato Harry, Ron e Hermione a prendere le uniformi da Madama McClan e c'era anche Narcissa con Draco" spiegò con leggerezza "Perchè, problemi?"

Piton scosse il capo "No, solo che da quello che so Belltrix ha dei dubbi su di te"

"Bhe sai sono apparso al ministero, ho schiantato Lucius e ho combattuto contro di lei, qualche dubbio è normale"

Piton sembrò voler dire qualcosa, ma rimase in silenzio

"Tanto non dobbiamo essere chiari, no? Il bello dei doppiogiochisti è che possono salire sul carro dei vincitori" disse Byron rigirandosi sul divano fino a trovarsi steso con quasi la testa in giù.

"E come al solito non hai dignità" osservò Piton

Byron si guardò il petto. "Con chi devo avere dignità? Con te?" chiese voltandosi di lato per potersi appoggiare sul gomito.

Prima che Piton potesse rispondere la porta della sala si aprì, rivelando la professoressa McGranitt con una borsa scozzese sotto braccio

"Oh, ciao Severus, Byron" salutò

"Minerva" disse Piton

Byron al contrario si limitò a scuotere la mano restando in quella posizione

"Sai, pensavo che ti avrei visto più entusiasta." ammise.

"Per cosa?" chiese Piton tornando a guardare le pergamene sul tavolo.

"Il lavoro, finalmente hai il posto di Difesa."

"Perdonami se non ballo sul tavolo." sibilò.

"Bhe non sarebbe male, lei professoressa si sconvolgerebbe?" chiese voltandosi verso la McGranitt.

"Ho visto di peggio" annuì con un sorriso. "Potresti esultare un po' effettivamente Severus."

Piton sembrò grugnire prima di alzare i pugni serrati e scuoterli per pochi secondi senza distogliere lo sguardo dal tavolo.

"Wow, che trasporto" commentò Byron "davvero non ha mai esultato in tutti questi anni?"

"Un paio di volte ho visto un ghigno durante le partite di Quidditch" ammise la McGranitt

"Ah sì" ricordò Piton con la voce vellutata "Probabilmente nelle innumerevoli vittorie di Serpeverde"

"Meno innumerevoli da quando abbiamo Potter in squadra." replicò la donna.

"Da quando avete inserito illegalmente Potter in squadra" puntualizzò

Byron in mezzo a loro voltava lo sguardo da una all'altro come se stesse seguendo una partita di ping pong.

"Ancora con questa storia." si lamentò la McGranitt alzando gli occhi verso il soffitto.

"Bhe ma tanto le regole non valgono per Potter, giusto?"

"Il primo anno, abbiamo solo anticipato, anche volessimo contare solo dal secondo anno non mi sembra che Serpeverde abbia vinto molto."

"Abbiamo vinto per sette anni di fila prima che arrivasse Potter."

"Davvero?" Chiese stupito Byron prima di alzare un braccio in alto "Mica male." si girò verso la McGranitt. "Nulla di personale, ma siamo i migliori."

"Non in questi anni." replicò stringendo le labbra sottili.

"Harry è bravo." ammise Byron.

"Ma da che parte stai?" Sbottò Piton voltandosi a guardarlo

"Bhe sono Serpeverde" rifletté "Ma Harry è Harry." mosse la mani su e giù mimando una bilancia. "Cosa pesa di più?"

Piton socchiuse gli occhi pesantemente.

*  *  *

Sempre più vicini a Hogwarts Harry fissò fuori dal finestrino il paesaggio farsi più scuro, il sole stava tramontando rapidamente. Si alzò in piedi per sgranchirsi le gambe e passeggiò distrattamente nello stretto corridoio fuori dal vagone. Riconobbe una voce strascicata fra il fitto parlottare di alcuni ragazzi appoggiati alle pareti opposte del treno. Allungò il collo e si alzò in punta di piedi, vide i caratteristici capelli biondo platino dentro un vagone poco distante.

Non aveva modo di tirare fuori il mantello dell'invisibilità e buttarselo sopra la testa, lo guardavano troppe persone. Con uno sbuffo si portò le mani dentro le tasche, con l'ardente desiderio di sapere cosa stesse dicendo malfoy, non riusciva a distinguere le parole, lo vedeva appena fra le teste degli altri studenti.

Doveva esserci un altro modo per avvicinarsi non visto, come un fulmine l'idea gli balenò in testa. Rientrò di corsa nel vagone facendo sobbalzare vistosamente Neville.

"Harry, che fai?" chiese confuso mentre frugava dentro al suo baule con urgenza.

"Dopo" si limitò a dire afferrando con entusiasmo una piccola pietra nera spigolosa e uscendo nuovamente nel corridoio. Gettò un pezzo della pietra porosa in aria e tutto il corridoio del treno venne inghiottito dall'oscurità.

Diversi ragazzi spaventati urlarono, sentì perfino Malfoy.

"Che succede, Blaise hai visto niente?"

Non ci fu risposta, Pensy al contrario cercò di calmare Draco "Dai tranquillo, saranno quelli del secondo anno che fanno casino."

Nella confusione Harry si buttò il Mantello dell'invisibilità sulla testa, balzò in avanti precipitandosi nel sedile temporaneamente vuoto di Malfoy, e si issò sulla rastrelliera dei bagagli. La polvere si dissolse lentamente, lasciando l'aria del vagone aperto del treno stranamente pesante.

Malfoy, ridacchiando, tornò a sedersi, con sorpresa notò che si distese lungo due sedili con la sua testa sulle ginocchia di Pansy Parkinson. Harry si raggomitolò scomodamente sotto il Mantello,assicurandosi che ogni minima parte di sé rimanesse nascosta, e osservò Pansy
accarezzare i lisci capelli biondi sulla fronte di Malfoy, sorridendo compiaciuta, come sechiunque avrebbe smaniato per essere al suo posto. Le lanterne oscillavano dal soffittodella carrozza emettendo una viva luce su tutta la scena: Harry poteva leggere ogni parola del fumetto di Tiger direttamente sotto di lui.

"Allora, che stavi dicendo Draco?" Chiese Blaise con disinvoltura

"Oh giusto, bhe ho saputo che Lumacorno tornerà a insegnare a Hogwarst, mio padre diceva che era un bravo insegnante, tiene ai buoni nomi."

"Di certo si interesserà a Potter" intervenne Pensy con aria antipatica.

"Potter, il preziosissimo Potter, ovviamente vorrà dare un'occhiata al Prescelto." sogghignò Malfoy. "Ma le famiglie che contano sono altre"

"Non credo che a Lumacorno interessino i Mangiamorte, Silente non lo avrebbe assunto se avesse simpatie del genere" disse Zabini inspirando sonoramente dal naso.
Malfoy sembrò adirato, ma si costrinse a far uscire una strana risata priva di umorismo.
"Bene, chi si preoccupa di cosa gli interessa? Chi è lui, alla fine? Solo uno stupido insegnante." sbadigliò ostentatamente. "Voglio dire, potrei non essere più adHogwarts il prossimo anno, che importanza ha per me se piaccio o no a qualche vecchio grasso che ha fatto il suo tempo?"

"Cosa significa che potresti non essere ad Hogwarts il prossimo anno?" chiese Pansy con tono indignato, smettendo immediatamente di sistemarli i capelli.
"Bhe, non si sa mai." disse Malfoy con l'accenno di un sorriso compiaciuto. "Potrei, ehm, essere impaegnato con cose più importanti."
Rannicchiato nella rastrelliera dei bagagli sotto il suo Mantello, il cuore di Harry cominciò a correre a tutta velocità. Cosa avrebbero detto Ron e Hermione di questo? Tiger e Goyle erano rimasti a bocca aperta davanti a Malfoy; apparentemente non avevano neppure una vaga idea di nessun piano per passare a maggiori e migliori cose. Anche Zabini si era permesso una espressione di curiosità che rovinava il suo arrogante profilo. Pansy ricominciò il lento lisciare dei capelli di Malfoy, stupita.
  "Intendi... Lui?"
Malfoy si strinse le spalle. "Mia madre vuole che io completi la mia educazione, ma personalmente. Non vedo come possa essere considerata così importante di questi tempi. Voglio dire, pensate a questo... Quando il Signore Oscuro avrà il comando, sarà importante quanti G.U.F.O. o M.A.G.O. qualcuno avrà preso? Non credo proprio... dipenderà tutto dal tipo di servizio che riceverà, dal livello di devozione che gli sarà mostrato."
"E tu pensi che sarai capace di fare qualcosa per lui?" chiese Zabini aspramente. "A sedici anni, senza MAGO?"
"Lo ho appena detto, no? Forse non gli interessa se non ho i MAGO. Forse il lavoro che vuole farmi fare non è nulla che richieda di essere qualificato per farlo." disse Malfoy tranquillamente.
Tiger e Goyle erano entrambi seduti con le bocche aperte come gargoyle. Pansy fissava giù verso Malfoy come se non avesse mai visto nulla di così maestoso.
"Posso vedere Hogwarts." disse Malfoy chiaramente assaporando l'effetto che aveva creato mentre puntava il dito fuori dal finestrino che si oscurava. "Sarà meglio che ci mettiamo le divise."
Harry era così indaffarato a fissare Malfoy che non si accorse che Goyle si stava allungando verso il proprio bagaglio; mentre lo faceva oscillare verso il basso, colpì con forza Harry su un lato della testa. Si lasciò sfuggire un involontario rantolo di dolore e
Malfoy guardò verso la rastrelliera dei bagagli, aggrottando le sopracciglia. Gli occhi ancora lacrimanti e la testa pulsante, tirò a sé la bacchetta, attento a non muovere il Mantello, e attese, trattenendo il fiato. Con sollievo, Malfoy sembrò decidere che si era immaginato il rumore; raccolse le sue cose come gli altri, chiuse il suo bagaglio e mentre il treno rallentava fino ad avanzare a lenti sobbalzi, si avvolse un nuovo pesante mantello da viaggio attorno alle spalle. Harry poteva vedere i corridoi riempirsi nuovamente e sperò che Hermione e Ron avessero tirato fuori le sue cose sulla piattaforma al posto suo; era bloccato dove era fino a quando lo scompartimento non fosse stato completamente vuoto. Infine, con un sobbalzo finale, il treno si fermò del tutto. Goyle aprì con impeto la porta e si fece strada a forza in un combriccola del secondo anno, allontanandoli a pugni, con Tiger e Zabini che lo seguivano.
"Tu vai." disse Malfoy a Pansy, che lo stava aspettando con la mano allungata come se sperasse che lui la stringesse. "Devo solo controllare qualcosa."
Pansy uscì. Ora Harry e Malfoy erano soli nello scompartimento. La gente era già passata oltre, scendendo nella nera piattaforma. Malfoy si spostò verso la porta dello scompartimento e abbassò le tende, così che la gente nel corridoio non potessero osservare. Poi si chinò verso il bagaglio. Harry osservò giù oltre il bordo della rastrelliera di bagagli, con il cuore che batteva un po' più veloce. Cosa voleva nascondere Malfoy a Pansy? Stava per cedere il misterioso oggetto rotto che era così importante da riparare?
"Petrificus Totalus!"
Senza preavviso, Malfoy puntò la sua bacchetta verso Harry, che fu istantaneamente paralizzato. Come al rallentatore, ruzzolò fuori dalla rastrelliera dei bagagli e cadde dando un colpo spaventoso, tale da far tremare il pavimento, ai piedi di Malfoy, il Mantello dell'Invisibilità intrappolato sotto di lui, l'intero corpo in vista con le gambe ancora piegate in una posizione di rigida genuflessione. Non poteva muovere un muscolo, poteva solo fissare lo sguardo verso Malfoy, che sorrideva apertamente.
  "Lo immaginavo." disse giubilante. "Ho sentito il bagaglio di Goyle colpirti. E ho immaginato di vedere un lampo bianco attraversare l'aria dopo che la polvere nera è sparita. I suoi occhi si soffermarono per un momento sulle scarpe da ginnastica. "Eri tu che bloccavi la porta quando Zabini sta entrando, no?" Esaminò Harry per un momento.
  "Non hai sentito nulla di importante, Potter. Ma poiché ho te qui..."
E picchiò con forza sulla faccia di Harry. Harry sentì il naso rompersi, il sangue zampillare ovunque.
  "Questo è per mio padre. Ora, vediamo..."
Malfoy trascinò via il Mantello da sotto il corpo immobilizzato di Harry e lo tirò sopra di lui.
  "Non ho considerato che non ti ritroveranno fino al rientro del treno a Londra," disse tranquillamente. "Ci vediamo in giro, Potter... o no."
E facendo attenzione a calpestare le dita di Harry, Malfoy uscì dallo scompartimento. non era in grado di muovere neppure un muscolo. Giaceva sotto il Mantello dell'Invisibilità con il sangue che, dal naso, gli colava caldo e bagnato sul volto, ascoltando le voci ed i passi nel corridoio. Il suo pensiero immediato fu che certamente qualcuno avrebbe controllato lo scompartimento, prima che il treno partisse di nuovo. Subito dopo gli sopravvenne, però, la sconsolata comprensione del fatto che, anche se qualcuno avesse guardato nello scompartimento, in ogni caso lui non sarebbe stato né visto né sentito. Il meglio che poteva sperare era che qualcuno entrasse e gli inciampasse sopra. Harry non aveva mai odiato Malfoy quanto dal momento in cui giaceva là, come una ridicola tartaruga girata sul dorso, con il sangue che gli gocciolava disgustosamente nella bocca aperta. In che stupida situazione si era cacciato... ed ora anche quegli ultimi rari rumori di passi si stavano allontanando. Tutti si stavano sparpagliando lungo la buia piattaforma là fuori: poteva sentire i bauli trascinati che sfregavano per terra ed un chiassoso chiacchiericcio. Ron e Hermione avevano certo pensato che avesse lasciato il treno senza di loro. Quando fossero arrivati a Hogwarts ed avessero preso posto in Sala Grande, dopo aver guardato su e giù lungo il tavolo di Grifondoro alcune volte, avrebbero finalmente realizzato che non c'era ed allora, senza alcun dubbio, si sarebbe già trovato a metà della strada di ritorno verso Londra. Cercò di emettere qualche suono, fosse anche un grugnito, ma gli era impossibile. Allora si ricordò che alcuni maghi, come Silente ad esempio, potevano fare magie anche senza pronunciare a voce alta le relative formule, così cercò di attirare a sé la bacchetta, che gli era sfuggita di mano, ripetendo più e più volte le parole Accio bacchetta! nella mente, ma non accadde proprio nulla. Gli sembrò di udire lo stormire delle fronde degli alberi che circondavano il lago ed il lontano fischio di un gufo, ma nessun indizio che gli potesse suggerire che lo stavano cercando o addirittura (si vergognò un pochino per averlo sperato) voci allarmate che si domandavano dove fosse finito Harry Potter. Una sensazione di disperazione si diffuse in lui mentre immaginava il convoglio di carrozze, trainate dai Thestral, inerpicarsi verso laNscuola e gli echi attutiti delle risate provenienti dallo scompartimento dove Malfoy stava narrando del suo attacco a Harry ai suoi compagni Serpeverde.
Il treno sobbalzò, facendo rotolare Harry di lato. Ora fissava la polverosa parte inferiore dei sedili invece del soffitto. Il pavimento cominciò a vibrare quando la locomotiva prese vita con un rombo potente. L'Espresso stava ripartendo e nessuno sapeva che lui era
ancora lì... All'improvviso sentì il Mantello dell'Invisibilità volare via ed una voce sopra la testa dire,
  "Ciao Harry."
Ci fu un lampo di luce rossa ed il corpo di Harry si sbloccò. Era finalmente in grado di mettersi in una più dignitosa posizione seduta, strofinò via rudemente il sangue dai lividi con il dorso della mano e sollevò la testa guardando in alto verso Tonks, che aveva in
mano il Mantello dell'Invisibilità che gli aveva appena tirato via.
  "Sarebbe meglio se uscissimo di qui, e alla svelta," disse, mentre i finestrini venivano oscurati dal vapore ed il treno si avviava ad uscire dalla stazione. "Muoviti, saltiamo."
Tonks e Harry arrancarono sul sentiero buio e deserto, seguendo le tracce di numerose carrozze. Harry sbirciava di traverso Tonks. L'anno precedente si era dimostrata curiosa (al punto di diventare anche un po' seccante talvolta), aveva riso con facilità e fatto scherzi. Ora sembrava più vecchia e molto più seria.
Camminarono in silenzio nella notte fredda, il lungo mantello di Tonks che ondeggiava sul terreno dietro di loro.
Essendo sempre passato di lì sulle carrozze, Harry non si era mai reso bene conto di quanto la stazione di Hogsmeade distasse da Hogwarts. Con suo gran sollievo, finalmente, vide le alte colonne ai lati del cancello, ognuna con un cinghiale alato sulla sommità. Aveva freddo, era affamato e desiderava veramente lasciarsi alle spalle questa nuova, triste Tonks. Ma quando allungò la mano per aprire il cancello, lo trovò chiuso con una catena.
"Alohomora!" esclamò con sicurezza, puntando la bacchetta sul lucchetto, ma non accadde nulla.
  "Non funziona con queste." spiegò Tonks. "Le ha stregate personalmente Silente."
Harry si guardò intorno. "Posso scavalcare il muro." suggerì.
  "Non puoi." affermò Tonks. "Ci sono incantesimi anti-intrusi su tutte le mura. Le misure di sicurezza sono state rafforzate questa estate."
  "Bene, allora," disse Harry, cominciando a trovare fastidiosa quella sua mancanza di aiuto, "Suppongo che dovrò dormire qui fori ed attendere domattina."
  "Qualcuno sta venendo qui per te." disse Tonks, "Guarda."
Una lanterna si muoveva a scatti a diversi passi dal castello. Harry fu così felice di vederla che si sentiva anche disposto a sopportare le stizzite critiche di Gazza sul suo ritardo.
Immaginò già Byron che lo veniva a prendere con una risata mentre lo punzecchiava per essersi fatto beccare, ma curioso di sapere cosa avesse scoperto. Infondo era stato l'unico a mostrare interesse per la faccenda di Malfoy.
Fu solo quando la fiammeggiante luce gialla si trovò a poco più di dieci passi da loro che riconobbe chi era davvero venuto a prenderlo.
"Bene, bene, bene," sogghignò Piton, estraendo la bacchetta ed aprendo subito il lucchetto, così che le catene si riavvolsero indietro ed il cancello si aprì cigolando.
  "Gentile, da parte tua decidere di unirti a noi."
Harry non rispose, si limitò a guardarlo serio.
  "Non c'è alcun bisogno che tu rimanga, Ninfadora, Potter è abbastanza... al sicuro nelle mie mani."
  "Pensavo che fosse stato Hagrid a ricevere il messaggio," rispose Tonks, accigliandosi.
  "Hagrid era in ritardo per il banchetto d'inizio anno, proprio come Potter, così l'ho ricevuto io. E, per inciso," disse Piton, rimanendo indietro per permettere a Harry di oltrepassarlo, "ero curioso di vedere il tuo nuovo Patronus."
Le sbatté il cancello in faccia con un sonoro fragore, richiuse le catene sempre con la bacchetta e quelle strisciarono, tintinnanti, al loro posto. "Penso che fosse molto meglio il precedente," disse Piton, con malizia facilmente riconoscibile nella voce. "Quest'ultimo sembra debole."
Mentre Piton sollevava la lanterna, Harry vide, fugacemente, uno sguardo di violenta emozione e di collera sul volto di Tonks. Poi fu nuovamente inghiottita dall'oscurità.
  "Buonanotte!" le gridò Harry oltre la spalla, mentre si incamminava verso la scuola con
Piton. "Grazie per... tutto."
  "Arrivederci, Harry!"
Piton non parlò per circa un minuto. A pensarci bene non si era mai trovato a camminare da solo con Piton per tanto tempo, e forse era la prima volta in cui non provava un violento odio nei suoi confronti. I racconti di Byron, la irremovibile fiducia di Silente nei suoi confronti e la prova innegabile di quanto e quante volte lo avesse protetto gli rendevano difficile detestarlo come un tempo.
Ispirò profondamente l'aria vagamente fredda prima di mormorare "Grazie"
L'uomo accanto a lui voltò leggermente il capo. "Potter non puoi ringraziarmi, stavo per levare a Grifondoro..." ci pensò per alcuni istanti "Come minimo cinquanta punti per il tuo ritardo."
Harry lo guardò torvo "Ma non lo farà."
  "Tu dici?"
  "L'ho ringraziata." fece notare con tono ovvio.
La lanterna fra loro tintinnò "Sei comunque in ritardo."
  "Sì, e se non fosse stato per lei sarei restato fuori a dormire."
Piton si bloccò sul posto, Harry se ne accorse solo dopo un paio di passi e si guardò indietro confuso.
  "Credi davvero che Silente permetterebbe di lasciare fuori, al buio, alla mercé di chiunque il prezioso Harry Potter?"
  "No, forse no." concordò con un'alzata di spalle "Ma è venuto lei."
  "Trovi divertente constatare l'ovvio Potter? Hai sbattuto la testa?" chiese restando fermo.
  "No... bhe in realtà sì, Goyle mi ha colpito con una valigia... ma volevo solo ringraziarla."
  "Lo hai già fatto."
  "Lo so."
Restarono a guardarsi circondati dall'oscurità per diversi istanti, prima che Piton facesse un passo verso di lui, la luce della lanterna vibrò sull'erba alta ai loro piedi.
  "Vuoi distrarmi così non ti toglierò dei punti." comprese.
Harry alzò un sopracciglio cercando di imitare il professore. "Funziona?"
Per un secondo temette di essersi condannato da solo, sentiva già la clessidra di Grifondoro svuotarsi prima ancora che iniziassero le lezioni.
  "Hai passato troppo tempo con White." disse infine Piton ricominciando a camminare. "Allora, qual è la scusa questa volta? La macchina volante era rotta? La barriera si è bloccata? Hai incontrato un troll nel tragitto?"
Harry lanciò un'occhiata verso Piton guardingo, era davvero interessato? Certo aveva il suo solito tono sarcastico, ma non lo stava prendendo in giro come al solito, non era partito con i suoi discorsi su quale entrata a effetto avrebbe fatto.
  "No io ho solo..." sospirò "Ho incontrato Malfoy nel treno."
  "Il naso, è stato lui?" chiese senza guardarlo.
  "Sì, ma non importa, Tonks me lo ha messo a posto" si affrettò a dire tastandoselo di sfuggita. Sentì qualcosa di secco, probabilmente il sangue.
  "Non è così male." commentò Piton sempre tenendo gli occhi fissi sul sentiero davanti a loro.
Per un folle momento Harry pensò di rispondere 'nemmeno il suo' si fermò mordendosi l'interno della guancia, mentre quella frase gli vagava nella mente con la voce di Byron. Soffocò una risata, ma Piton doveva averlo sentito.
  "Che c'è?"
  "Niente." si affrettò a dire. "Mi è solo venuta in mente una cosa che ha detto Byron questa estate." mentì.
Piton sbuffò sonoramente. "Se è una pessima battuta sui nasi risparmiamela." disse muovendo con fastidio la mano libera.
Cominciò a vedere in lontananza la gradinata del castello e mentre la grande porta di quercia si apriva nel vasto salone di ingresso uno scoppio di chiacchiere, risate e il tintinnio di piatti e bicchieri li accolse dalle porte aperte della Sala Grande.
Piton fece sparire la lanterna nel nulla con un colpo di bacchetta e si voltò verso di lui. "A meno che non ti sia venuta un'idea geniale per fare un'entrata trionfale ti consiglio di andare al tuo tavolo senza guardarti troppo attorno."
Harry aprì la bocca ma il pozionista alzò una mano di scatto "Aspetta un attimo." levò la bacchetta e pronunciò "Tergeo!" Harry si tastò il viso e lo sentì asciutto.
  "Gra..."
  "Fila!" lo interruppe seccamente.
Harry sorrise appena entrando nella Sala Grande, era decorata come al solito con candele sospese nell'aria che rendevano scintillanti e luminosi i piatti sotto di loro. Camminò così veloce che aveva giàsorpassato il tavolo di Tassorosso prima che gli studenti cominciassero a guardarlo e, quando si alzarono in piedi per vederlo meglio, aveva già individuato Ron e Hermione, e s'era diretto lungo la panca, infilandosi tra loro.

 

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Capitolo 22
*** Piccoli successi ***


"Dove sei stato?" chiese Ron, strabuzzando gli occhi
"Harry, cos'è successo? Eravamo molto spaventati per te!" mormorò Hermione con ansia.
"Ve lo dirò più tardi," tagliò corto Harry.
"Ma..."
"Non ora, Hermione," disse Harry, con tono volutamente minaccioso. Sperava proprio che tutti loro pensassero che era stato coinvolto in qualcosa d'eroico, che implicasse preferibilmente un paio di mangiamorte ed un Dissennatore. Malfoy doveva già aver diffuso quanto più possibile la sua storia, ovviamente, ma c'era sempre qualche probabilità che non avesse ancora raggiunto tutte le orecchie dei Grifondoro.
Si stese oltre Ron per afferrare un paio di cosce di pollo ed una manciata di patatine, ma prima che le potesse prendere, quelle svanirono per essere rimpiazzate con il pudding.

Alzò lo sguardo sul tavolo degli insegnati. Piton si era già seduto vicino a Byron e gli stava mormorando qualcosa all'orecchio.
"Ti sei perso lo Smistamento, comunque," disse Hermione, mentre Ron affondava la mano in una grossa torta di cioccolato.
"Il Cappello ha detto qualcosa d'interessante?" chiese Harry, prendendo un pezzo di crostata alla melassa.
"Più o meno le solite cose, davvero... raccomandandoci di rimanere tutti uniti di fronte ai nemici, lo sai."

Proprio in quel momento Silente si alzò dalla tavola degli insegnanti. Il brusio e le risate che echeggiavano nella Sala cessarono quasi istantaneamente.
"Auguro la miglior serata a tutti voi!" esclamò sorridendo apertamente con le braccia allargate come se volesse abbracciare l'intera sala.
"Cos'è successo alla sua mano?" mormorò Hermione con un filo di fiato.
Non era l'unica ad averlo notato. Lasala era piena di mormorii. Silente, interpretandoli correttamente, sorrise solo e fecescivolare la manica color oro e porpora sulla mano ferita.
"Nulla di cui preoccuparsi," disse con disinvoltura. "Ed ora... ai nostri nuovi studenti, benvenuti, ai nostri vecchi studenti, bentornati! Un altro anno pieno d'istruzione magica vi attende..."
"La sua mano era già così quando l'ho visto questa estate," sussurrò Harry a Hermione "Pensavo che sarebbe guarita per l'inizio della scuola, ma... forse Madama Chips non è stata in grado di farlo."
"Sembra come se fosse morta," disse Hermione, con un'espressione nauseata. "Ci sono certe ferite che non si possono curare... antichi sortilegi... e ci sono veleni senza antidoti..."
"... e il signor Gazza, il nostro guardiano, mi ha chiesto di dire che sono completamente fuori legge tutti gli scherzi comprati nel negozio Tiri Vispi Weasley."
"Coloro che desiderano giocare nella squadra di Quidditch della propria Casa, forniscano il loro nominativo al Capocasa, come al solito. Stiamo anche cercando nuovi commentatori per le partite di Quidditch, gli interessati facciano altrettanto. Siamo lieti di dare il benvenuto ad un nuovo membro del personale insegnante perquest'anno, il Professor Lumacorno" Lumacorno si alzò "Che ha accettato di riassumere il suo vecchio posto di Professore di Pozioni."
"Pozioni?"
"Pozioni?"
La parola echeggiò attraverso la sala mentre tutti si chiedevano se avevano udito bene.
"Pozioni?" esclamarono Ron e Hermione all'unisono, girandosi a fissare Harry.
"Ma tu avevi detto..."
"Il Professo Piton, invece," disse Silente, alzando la voce per sovrastare il rumoreggiare della sala. "prenderà la cattedra di Difesa Contro le Arti Oscure."
Harry incrociò velocemente lo sguardo di Byron sconvolto, l'assistente di pozioni al contrario gli fece un rapido occhiolino accennando a Piton accanto a se.
"Ma Harry, avevi detto che Lumacorno sarebbe diventato il nuovo Professore di Difesa Contro le Arti Oscure!" esclamò Hermione.
"Pensavo che fosse così!" rispose Harry, spremendosi il cervello per cercare di ricordare quando Silente glielo aveva detto, ma, ora che ci pensava, non era in grado di rammentare se Silente gli avesse mai detto cosa avrebbe insegnato Lumacorno.
Piton, che era seduto alla destra di Silente, non si alzò in piedi quando fu fatto il suo nome. Sollevò solo una mano in un indolente riconoscimento dell'applauso che proveniva dal tavolo di Serpeverde, nondimeno Harry era sicuro di aver scorto un lampo di trionfo sul suo viso.
Nell'intera Sala Grande era esploso un grande ronzio di fitte conversazioni alla notizia che Piton aveva finalmente realizzato il suo più grande desiderio. Apparentemente
inconsapevole della sensazionale natura della notizia che aveva appena comunicato, Silente non disse nient'altro in merito alle nomine degli insegnanti, ma attese alcuni secondi per assicurarsi che il silenzio fosse completo prima di continuare.
"Ora, come tutti in questa Sala sanno, Lord Voldemort ed i suoi seguaci sono ancora una volta in libertà e stanno riacquistando potere."

Harry sbirciò verso Malfoy. Non stava guardando Silente, ma stava muovendo la forchetta a mezz'aria come una bacchetta, come se trovasse le parole del Preside non degne della sua attenzione.
"Le difese magiche del castello sono state rafforzate durante l'estate, ed ora siamo protetti in nuovi e più potenti modi, ma dobbiamo ancora guardarci scrupolosamente dalla negligenza da parte di qualsiasi studente o membro del corpo insegnate. Vi esorto, quindi, ad attenervi ad ogni restrizione che i vostri insegnanti vi imporranno per la vostra sicurezza. Vi prego vivamente, qualsiasi cosa strana o sospetta possiate notare dentro o fuori del castello, di riferirla immediatamente ad un insegnante. Confido che vi comportiate, costantemente, con il massimo riguardo per la vostra ed altrui sicurezza."
Gli occhi azzurri di Silente passarono velocemente in rassegna gli studenti, poi sorrise ancora una volta.
"Ma ora i vostri letti vi attendono, caldi e confortevoli. Permettetemi quindi di augurarvi la buonanotte. Andate, andate!"
Con l'usuale assordante stridore, le panche furono sposate e le centinaia di studenti cominciarono ad uscire dalla Sala Grande diretti ai loro dormitori.

Quando Harry raccontò a Ron e Hermione ciò che aveva sentito sul treno nello scompartimento di Malfoy rimase deluso delle loro reazioni Ron si dimostrò
assolutamente non impressionato.
"Avanti Harry, si stava solo dando delle arie con la Parkinson. Quale missione gli avrebbe mai affidato Tu-Sai-Chi?"
"Come sai che Voldemort non ha bisogno di avere qualcuno a Hogwarts? Potrebbe
essere il primo..."
"Harry, Malfoy ha sedici anni, Tu sai chi può contare di certo su servitori migliori" lo interruppe Hermione.
Harry scosse la testa irritato, come potevano non capire? Ne avrebbe parlato con Byron il giorno dopo, lui di certo avrebbe preso le cose seriamente.
Proprio in quel momento gli venne in mente che no, non lo avrebbe visto, almeno non a lezione. Sempre che rimanesse a fare l'assistente... di cosa? Pozioni, o avrebbe seguito Piton?
Con quell'interrogativo si addormentò, accompagnato dal basso russare di Neville.
Dopo aver fatto colazione, rimasero al loro posto aspettando che la professoressa McGranitt lasciasse il tavolo degli insegnanti. La distribuzione degli orari delle classi era molto più complicata del solito, quest'anno, in quanto la professoressa McGranitt doveva prima assicurarsi che ognuno fosse riuscito a raggiungere il necessario livello nel G.U.F.O. necessario a continuare con i corsi dei M.A.G.O. di loro scelta.
"Eccoci a Potter, Potter..." Disse la professoressa McGranitt, consultando le sue note mentre si voltava verso Harry. "Incantesimi, Difesa contro le Arti Oscure, Erbologia, Trasfigurazione... tutto bene. Devo dire che sono soddisfatta per l'obiettivo che hai raggiunto in Trasfigurazione, Potter, molto soddisfatta. Adesso, perché non hai segnato di

continuare con Pozioni? Pensavo che tu volessi diventare un Auror?"
"È vero, ma lei mi aveva detto che dovevo prendere 'Eccezionale' al G.U.F.O., professoressa."
"Ed era così finché il professor Piton insegnava la materia. Il professor Lumacorno, tuttavia, è del tutto felice di accettare al M.A.G.O. studenti con 'Oltre le Aspettative' al G.U.F.O. Vuoi continuare con Pozioni?"
"Si," disse Harry, "ma non ho comprato ne i libri ne gli ingredienti, né alcunché..."
"Sono sicura che il professor Lumacorno potrà prestarti qualcosa," disse la professoressa
McGranitt. Molto bene, Potter, eccoti l'orario."
Dopo pochi minuti, a Ron furono assegnate le stesse materie di Harry, e i due lasciarono il tavolo insieme.
Si diressero a Difesa Contro le Arti Oscure seguiti da Hermione.
"Potrebbe essere interessante" si lasciò sffuggire Hermione fermandosi davanti alla porta.
"Piton a difesa, mi è bastato al terzo anno quando ha sostituito Lupin" replicò Ron con una smorfia.
"Non partire prevenuto, è un bravo insegnante"
Ron si limitò a emettere un verso simile a: Bha
Harry non sapeva cosa spettarsi in realtà, già era strano aspettare davanti a quell'aula con la consapevolezza che Piton non sarebbe più stato nei sotterranei, intorno ai calderoni fumanti.
La porta della classe si aprì e Piton uscì nel corridoio, la faccia pallida incorniciata come sempre dai capelli neri. Il silenzio cadde immediatamente tra i ragazzi in fila.
"Dentro" ordinò.
Harry si guardò intorno mentre entravano, Byron non c'era e Piton, notò, aveva già imposto la sua personalità nell'aula; era più tetra del solito, con le tende chiuse sulle finestre ed i candelabri accesi.
Nuove figure erano appese ai muri, molte di loro mostravano gente chiaramente sofferente che presentava orribili ferite o parti del corpo stranamente contorte. Nessuno parlò mentre si sedevano, guardando intorno nella penombra le raccapriccianti immagini.
"Non vi ho chiesto di aprire i libri," disse Piton, chiudendo la porta e spostandosi per vedere la classe da dietro la cattedra. Hermione ripose rudemente in cartella la sua copia
di "Senza-Volto a Confronto" e la mise sotto la sedia. "Desidero parlarvi, e voglio la vostra più completa attenzione."
I suoi occhi neri scrutarono tutte le loro facce, indugiando per una frazione di secondo di più su Harry che sugli altri.
"Avete avuto cinque insegnanti in questa materia finora. Naturalmente, questi insegnanti hanno avuto i loro metodi e le loro priorità. Vista questa confusione sono sorpreso che molti di voi abbiano sgraffignato un G.U.F.O. in questa materia, magari anche con qualche aiuto" I suoi occhi indugiarono ancora su Harry. Era certo che Piton sapesse dell'ES.
"E sarò ancora più stupito se tutti voi riuscirete prendere il M.A.G.O., che è molto più difficile."
Piton iniziò a girare fra i banchi parlando a bassa voce. La classe allungò il collo per riuscire a seguirlo. "Le Arti Oscure," disse Piton, "sono molte, diverse, sempre mutanti, ed eterne. Combatterle è come combattere un mostro a molte teste, a cui, ogni volta che si taglia un collo, spunta una nuova testa più feroce ed esperta di prima. Voi state combattendo con ciò che è slegato, mutevole, indistruttibile."
Harry osservò Piton, era strano, sbagliato in qualche modo, sentir parlare delle Arti Oscure con un carezzevole affetto nella voce. "Le vostre difese," disse a voce un po' più alta, "devono essere inoltre talmente flessibili e creative quanto le Arti che tentate di sconfiggere. Queste immagini," indicò alcuni dipinti "danno una appropriata rappresentazione di quello che succede a subisce, per esempio, la Maledizione Cruciatus, chi sente il Bacio del Dissennatore" un mago raggomitolato e con gli occhi inespressivi, appoggiato contro un muro "o l'aggressione di un Infero" una massa sanguinolenta sul il pavimento.
"È stato visto un Infero, allora?" Disse Calì Patil a voce alta. "È confermato, li sta
usando?"
"Il Signore Oscuro ha usato gli Inferi in passato," disse Piton. "Questo significa che dovreste pensare che li possa usare di nuovo. Ora..."
Passò di nuovo lungo l'altro lato della classe sino alla cattedra, e poi di nuovo per la classe, ed essi lo guardavano camminare, con le sue nere vesti ondeggianti dietro di lui.
"Siete, credo, del tutto nuovi all'uso di incantesimi non verbali. Qual è il vantaggio di un incantesimo non verbale?"
La mano di Hermione si drizzò in aria. Piton perse un po' di tempo guardandosi intorno per cercare chiunque altro, prima di dire bruscamente, "Molto bene... signorina Granger?"
"L'avversario non ha nessun avviso del tipo di magia che si sta per usare," disse Hermione, "ciò concede una frazione di secondo di vantaggio."
"Una risposta copiata parola per parola dal Libro Standard di Incantesimi, Livello 6"
disse Piton sdegnosamente "Ma corretta in sostanza, sì, coloro che sono più bravi nell'uso di incantesimi magici silenziosi, guadagnano un elemento sorpresa nel loro fare magie. Non tutti i maghi riescono a farlo, ovviamente. È una questione di concentrazione e di potere della mente che non tutti possiedono"
Harry ricordò Byron mentre combatteva al Ministero, non lo aveva mai sentito pronunciare un incantesimo.
"Dividetevi a coppie" ordinò. "Uno cercherà di lanciare all'altro un incantesimo senza parlare. L'altro tenterà di respingere l'incantesimo ugualmente in silenzio. Provate."

Si susseguirono un ragionevole numero di inganni. Molte persone stavano semplicemente mormorando gli incantesimi, invece di dirli ad alta voce. Come al solito bastarono dieci minuti ad Hermione per riuscire ad annullare l'Incantesimo Gambemolli lanciato dal mormorante Neville, senza profferire una sola parola, cosa che avrebbe fatto indubbiamente guadagnare venti punti ai Grifondoro da qualsiasi altro insegnante, pensò Harry con rammarico. Piton si fermò a guardare Ron che paonazzo in volto cercava di colpire Harry, le labbra strettamente compresse nello sforzo di resistere alla tentazione di pronunciare l'incantesimo. Harry teneva la bacchetta alzata, aspettando sulle spine di respingere un incantesimo che sembrava non arrivar.
"Patetico, Weasley," commentò Piton. "Ecco, lascia che ti mostri..."
Girò la sua bacchetta verso Harry, così veloce che Harry reagì d'istinto. Dimenticandosi completamente di non dover parlare, gridò, "Protego!"
Il suo Incantesimo Scudo fu così forte che Piton perse l'equilibrio e colpì un banco.
L'intera classe si voltò e ora guardava l'espressione minacciosa di Piton che si era rialzato.
"Ti ricordi che ho detto che ci si doveva esercitare in incantesimi non verbali, Potter?"
"Si," rispose Harry duro.
"Si, Signore."
"Non c'è bisogno che mi chiami signore, Professore."
Le parole gli erano sfuggite prima di rendersi conto di cosa avesse detto. Parecchie persone rimasero a bocca aperta, inclusa Hermione. Dietro Piton, comunque, Ron, Dean,
e Seamus fecero un sorriso di apprezzamento.
"Punizione, sabato sera, nel mio ufficio." disse Piton. "Non accetto l'impudenza da nessuno, nemmeno per il Prescelto"

Harry si morse la lingua per il resto della lezione, quando suonò la campanella che ne segnava la fine restò nell'aula aspettando che tutti i compagni uscissero. Fece segno a Ron e Hermione di andare avanti.

Piton puntò gli occhi neri su di lui "Cosa vuoi?"

"Mi dispiace, signore" disse senza distogliere lo sguardo

Piton appoggiò la schiena contro la cattedra "Non ti toglierò la punizione"

"Lo so, ma non volevo colpirla solo... mi è venuto istintivo"

"Credi che ti lancerei una maledizione durante una lezione?"

"No!" si affrettò a dire "Lo so che non... non penso che lo farebbe, ma non ci ho pensato"

"Come al solito, non pensi Potter" sibilò "Durante uno scontro devi pensare, non puoi affidarti solo all'istinto. Solo i pessimi combattenti vanno d'impulso"

Harry annuì titubante "Cercherò di ricordarlo"

"Vedremo" replicò freddamente.

"È stata una lezione interessante comunque"

Il sopracciglio destro di Piton si inarcò

"Saranno utili gli incantesimi non verbali" cercò di spiegare per rompere quel silenzio imbarazzante

"Il tuo acume continua a sorprendermi Potter" commentò picchiettando con le dita sulla cattedra dietro di se.
Per un momento si chiese come facesse Byron a parlarci, non faceva altro che insultare e rispondere in modo acido.
"Ottimo ci vediamo sabato sera, signore" disse cercando di usare il tono più rispettoso che riuscì a trovare.
Uscì dall'aula prima che Piton potesse dire altro
Dopo pranzo andarono alla doppia ora di Pozioni, tirò un respiro di sollievo all'idea di vedere Byron.
Quando giunsero nel corridoio, videro che c'erano solo una dozzina di persone promosse al livello di M.A.G.O. C'erano quattro Serpeverde, fra cui Malfoy, quattro Corvonero e un Tassorosso, Ernie Macmillan, che ad Harry piaceva nonostante le maniere pompose.
"Harry," disse Ernie magniloquente, offrendogli la mano appena Harry si avvicinò.
Prima che potesse dire qualcosa la porta del sotterraneo si aprì e la pancia di Lumacorno lo precedette. Mentre passavano nella stanza, con i suoi grandi e folti baffi curvi sopra la bocca raggiante, salutò con particolare entusiasmo Harry e Zabini.
Il sotterraneo era già pieno di vapori e strani odori. Harry, Ron, e Hermione annusarono interessati passando a distanza da alcuni calderoni fumanti.
Byron di fianco alla cattedra infondo all'aula gli lanciò un grande sorriso che ricambiò velocemente.
Insieme a Hermione e Ron andarono a sedersi nei posti vicino a un calderone giallo oro che emetteva uno degli odori più allettanti che Harry avesse mai sentito: era qualcosa che gli ricordava l'odore del legno della scopa usata mescolato a quello che sembrava melassa, cuoio vecchio e una strana punta di muffa. Probabilmente quella non proveniva dalla pozione ma dalla classe.
"Bene, bene, bene," disse Lumacorno "Voi tutti conoscete il signor White immagino." mosse una mano verso Byron a pochi metri dal primo tavolo "Mi ha gentilmente aiutato a preparare alcune delle pozioni che vedete qui davanti." spiegò allegramente "Turate fuori i libri e cominciamo"
"Signore?" Disse Harry, alzando la mano.
"Harry, ragazzo mio?"

"Non ho comprato il libro o le bilance o nient'altro... e così Ron... non pensavamo di poter seguire il M.A.G.O., come sa..."
"Ah, si, me l'ha accennato la professoressa McGranitt... non vi preoccupate, potete usare gli ingredienti dello scaffale e tutto l'occorente che abbaimo nelle scorte... White puoi..." Byron si affrettò verso un armadio nell'angolo e tornò con due vecchi libri che porse ad Harry e Ron.
"Bene" disse Lumacorno. "Tornado alle nostre pozioni, qualcuno sa dirmi cos'è questa?"
Indicò il paiolo più vicino al tavolo dei Serpeverde. Harry si alzò leggermente sulla sedia per vedere che aspetto avesse la superficie dell'acqua che bolliva continuamente in quel
calderone.
La mano allenata di Hermione si alzò prima di tutti. Slughorn la indicò.
"E' Veritaserum, una pozione senza odore e senza colore che forza chi la beve a dire la verità," disse Hermione.
"Molto bene, molto bene!" Disse felice Slughorn. "Ora" continuò puntando al paiolo vicino al tavolo dei Corvonero. Harry aveva riconosciuto il suo bollire lento, la consistenza di fango del secondo calderone
"Questa qui è alquanto più conosciuta... mostrata in moltiavvisi del Ministero anche recentemente... chi può...?"
"È Pozione Polisucco, Signore," disse Harry.
"Eccellente, ragazzo mio, eccellente! Ora, questa qua... si, mia cara?" disse Slughorn, guardando con aria divertita la mano di Hermione sollevata.
"E' Elisir d'Amore!"
"E' così, infatti. Può sembrare che sia sempre sciocco chiederlo," disse Slughorn, che sembrava piuttosto impressionato, "ma penso che sappiate cosa fa?"
"È la più potente pozione del mondo!" disse Hermione.
"Esatto! L'hai riconosciuta, presumo, dal suo aspetto madreperlaceo?"
"E dal vapore che sale in spirali caratteristiche," disse Hermione con entusiasmo, "e si suppone che odori in maniera diversa per ognuno di noi, a seconda di ciò che ci attrae."
"Posso chiederti il tuo nome, mia cara?" domandò Lumacorno
"Hermione Granger, Signore."
"Granger? Granger? Puoi avere qualche discendenza con Hector Dagworth-Granger, che fondò la Più Straordinaria Società di Pozionisti?"
"No. Non credo, Signore. Io sono nata Babbana."
"Oh! Penso che questa sia l'amica di cui hai parlato, vero Harry?"
"Si, signore," rispose Harry.
"Bene, bene, darò venti punti ben guadagnati a Grifondoro per la signorina Granger e il signor Potter" disse gioviale.
"L'Elisir d'Amore non crea realmente amore, certo. E' impossibile creare o imitare l'amore. No, questa causa soltanto una potente infatuazione o ossessione. È probabilmente la più pericolosa e potente pozione in questa stanza." chiuse il calderone impedendo al fumo della pozione di aleggiare ancora nella stanza. Harry sentì solo un ultima ondata di profumo.
"E ora," disse Lumacorno "è il momento di iniziare a lavorare."
"Signore, non ci ha parlato di ciò che c'è in questo," disse Ernie Macmillan, puntando verso un paiolo nero piccolo che stava sulla cattedra di Slughorn. La pozione che c'era dentro sbollentava allegramente. Era di colore oro fuso e larghe gocce stavano guizzavano come pesci d'oro lungo la superficie, però non se n'era versata una sola.
"Oh," disse Lumacorno di nuovo. Harry era sicuro che Lumacorno non aveva dimenticato la pozione per niente, ma aveva aspettato per ottenere un effetto teatrale. "Questa è la Felix Felicis, fortuna liquida. Enormemente difficile da preparare e disastrosa se si sbaglia.
Comunque, se preparata correttamente, come è stata fatta questa, vi accorgerete che tutti i vostri sforzi avranno successo... almeno finché durano gli effetti."
L'intera classe sembrava essere più attenta. Harry si accorse che Malfoy, adesso, lisciava i capelli biondi tirandoli indietro.
"E questo è quello che avrete come premio in questa lezione."
Ci fu silenzio tale che ogni bolla e gorgoglio delle pozioni intorno sembrava amplificato dieci volte.
"Una piccola bottiglia di Felix Felicis," disse Slughorn, prendendo la minuscola bottiglia di vetro tappata dalla tasca e mostrandola a tutti. "Sufficiente per dodici ore di fortuna. Dall'alba al tramonto, sarete fortunati in qualsiasi cosa farete."
"Ora, devo avvisarvi che Felix Felicis è una sostanza proibita nelle competizioni organizzate... eventi sportivi, per esempio, esami, o elezioni. Così il vincitore potrà usarla solo in una giornata normale... e vedere come questa giornata normale possa diventare straordinaria!"
Si girò verso Byron che vedendolo si schiarì la gola "A pagina dieci di Pozioni Avanzate troverete le istruzioni per preparare il Distillato della Morte Vivente" annunciò in quella che sembrò una strana e più rilassata imitazione di Piton.
"So che è più complessa di quelle che avete fatto finora, e non mi aspetto una pozione perfetta da nessuno. La persona che la farà meglio, comunque, vincerà questa piccola dose di Felix. Su! Avanti!" li incitò Lumacorno
Harry si piegò rapidamente sopra il libro. Con fastidio vide che il precedente proprietario aveva scritto su tutte le pagine, così che i margini erano neri come le pozioni stampate. Piegandosi per decifrare gli ingredienti oltre le annotazioni e le parole cancellate Harry si affrettò verso lo scaffale di riserva per trovare quello che gli serviva. Come li gettò nel calderone, vide Malfoy tagliare radici di valeriana più velocemente che poteva. Ognuno si guardava intorno per vedere quello che faceva il resto della classe. Questo era
un vantaggio e uno svantaggio in Pozioni, perché è più difficile mantenere segreto quello che fai. Dopo dieci minuti, l'intera stanza era piena di vapori bluastri. Hermione, ovviamente, sembrava aver fatto più presto. La sua pozione rassomigliava già al liquido liscio, di colore ribes nero descritto come lo stadio ideale a metà preparazione. Avendo finito di tagliuzzare le sue radici, Harry si piegò di nuovo sul libro. Era veramente molto irritante dover tentare di decifrare le indicazioni sotto tutte quelle stupide scritte del precedente proprietario, che per qualche ragione aveva sostituito le istruzioni per preparare i Fagioli Soporiferi tagliati con le scritte alternative:
Tagliare col lato piatto di un coltello d'argento, strizzare il succo piuttosto che tagliarlo.
"Signore, penso che conosciate mio nonno, Abraxas Malfoy?"
Harry guardò su. Lumacornostava passando in quel momento al tavolo dei Serpeverde.
"Sì," disse Lumacorno senza guardare Malfoy, "Mi è dispiaciuto sapere che era morto, benché certo non sia strano morire del Vaiolo dei Draghi a quell'età. E andò oltre. Harry si chinò di nuovo sul calderone, ridendo con foga. Avrebbe potuto dire che Malfoy si aspettava di essere trattato come Harry o Zaini. Forse sperava anche in un trattamento di favore del tipo di quello ricevuto da Piton. Sembrava che Malfoy non potesse contare su null'altro che sul talento per vincere la bottiglia di Felix Felicis. I Fagioli Soporiferi stavano dimostrandosi duri da tagliare. Harry si voltò verso Hermione.
"Puoi prestarmi il tuo coltello d'argento?"
Lei annui col capo in modo impaziente, non togliendo lo sguardo dalla pozione, che era ancora di un rosso profondo, mentre secondo il libro avrebbe dovuto virare ad una leggera tonalità di lilla adesso. ..."
Harry ruppe i suoi fagioli con la parte piatta del coltello. Con sua meraviglia, sprizzarono immediatamente così tanto succo che si meravigliò come dei fagioli raggrinziti potessero contenerne così tanto. Rapidamente lo versò tutto nel calderone e vide, con sua sorpresa,
che la pozione cangiava esattamente al lilla come descritto nel libro.
Il fastidio per il precedente proprietario svanì di botto, Harry adesso scrutava le successive righe delle istruzioni. Secondo il libro, doveva rimescolare in senso antiorario finché la pozione non tornasse chiara come acqua. Secondo le indicazioni del precedente proprietario, avrebbe dovuto aggiungere un giro in senso orario ogni sette in senso
antiorario. Poteva il vecchio proprietario aver ragione una seconda volta? Harry mescolò in senso antiorario e, trattenendo il fiato, ne fece uno in senso orario, L'effetto fu immediato. La pozione cangiò ad un rosa pallido.
"Come stai andando?" domandò Hermione, rossa in faccia e con i capelli sempre più disordinati nel fumo del suo calderone. La sua pozione era ancora decisamente porpora.
"Aggiungi un giro in senso orario..."
"No, no, il libro dice senso antiorario!" disse bruscamente.
Harry scrollò le spalle e continuò quello che stava facendo. Sette giri in senso antiorario, uno in senso orario, pausa...sette giri in senso antiorario, uno in senso orario... Dall'altra parte del tavolo, Ron stava imprecando velocemente sotto voce. La sua pozione sembrava un liquido color liquirizia. Harry si guardò intorno.

Per quello che poteva vedere, nessun altra pozione era diventata pallida come la sua. Si sentì eccitato, una cosa del genere non era mai successa in quel sotterraneo.

"Ed ora basta... su!" ordinò Lumacorno. "Smettete di mescolare, per favore!"
Lumacorno si mosse lentamente fra i tavoli, osservando dentro i calderoni. Non fece commenti, ma occasionalmente dava una mescolata o un'annusata. Alla fine raggiunse il tavolo dove erano seduti Harry, Ron, Hermione, e Ernie. Sorrise in modo mesto nel vedere la sostanza bituminosa nel calderone di Ron. Passò oltre al miscuglio da marina militare di Ernie. Fece un cenno di approvazione alla pozione di Hermione. Poi vide quella di Harry, ed un'espressione di incredula sorpresa gli spuntò in faccia.
"Il palese vincitore!" urlò al sotterraneo. "Eccellente, eccellente, Harry! Buon Dio, è chiaro che hai ereditato il talento di tua madre. Aveva una mano felice a Pozioni, Lily! Eccola qui, allora, eccola qui... una bottiglia di Felix Felicis, come promesso, e usala bene!"
Harry fece scivolare la piccola bottiglia di liquido dorato nella sua tasca interna, sentendo una strana combinazione di felicità, per gli sguardi furiosi sulle facce dei Serpeverde, e di senso di colpa, per l'espressione delusa di Hermione. Ron sembrava semplicemente ammutolito.
"Come hai fatto?" Gli sussurrò all'orecchio mentre uscivano dal sotterraneo.
"Un colpo di fortuna, presumo," disse Harry, perché Malfoy era a tiro di voce.
Una volta che furono tranquillamente sistemati al tavolo dei Grifondoro per cena, comunque, si sentì abbastanza sicuro da poterglielo dire. La faccia di Hermione si pietrificava sempre di più ad ogni parola del racconto.
"Pensi forse che ti stia prendendo in giro?" Concluse, infastidito dalla sua espressione.
"Beh, non era esattamente qualcosa di tuo, non è vero?" Rispose lei indispettita.
"Ha solo seguito istruzioni differenti dalle nostre," disse Ron, "avrebbe potuto causare una catastrofe, non è così? Ma ha preso il rischio e questo ha pagato." Fece un sospiro.
"Byron avrebbe potuto dare quel libro a me, ma no, ne ho preso uno senza scritte all'interno. Vomitato, guardando la pagina cinquantadue."
 

Per tutto il resto delle lezioni di Pozioni della settimana, Harry continuò a seguire le istruzioni del Principe Mezzosangue ogni volta che differivano da quelle di Libatius Borage, con il risultato che, in occasione della loro quarta lezione, Lumacorno mostrò tutta la sua ammirazione per le capacità di Harry, affermando che raramente era stato l'insegnante di qualcuno così dotato. Né Ron, né tanto meno Hermione, erano contenti di questo. Benché Harry si fosse offerto di condividere il suo libro con entrambi, Ron mostrava maggiore difficoltà nel decifrare la calligrafia rispetto ad Harry, ed Harry non poteva certo leggere ad alta voce altrimenti sarebbe sembrato strano. Nel frattempo
Hermione procedeva risolutamente con quelle che lei chiamava istruzioni "ufficiali", diventando però sempre più irascibile quando portavano a risultati inferiori rispetto a  quelli del Principe. Harry continuava, senza insistenza, a chiedersi chi fosse stato il Principe Mezzosangue. Nonostante la gran mole di compiti che avevano ricevuto gli avesse impedito di leggere l'intera copia di Pozioni Avanzate, lo aveva sfogliato abbastanza per notare che vi era appena una pagina sulla quale il Principe non aveva preso appunti, e che non tutti riguardavano le pozioni. Qua e là vi erano indicazioni per quelli che sembravano incantesimi che il Principe stesso aveva inventato.

 

* Gli odori che Harry sente nel filtro d'amore sono un po' particolari, a chi saranno collegati?

(Illustrazioni di @multi_fandom_au su Instagram NON respostare senza dare i crediti)

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Capitolo 23
*** TU CONOSCI IL PRINCIPE ***


"Come è andato il primo giorno?"

Piton entrò nelle sue camere private silenziosamente, la porta si chiuse con un piccolo tonfo. Si guardò attorno alla ricerca dell'irritante presenza di White, lo trovò steso a terra dietro al divano, con gli occhi fissi sul soffitto.

"Che c'è?" Sospirò

"Niente" rispose Byron in un sussurro

"Pensavo che stessi meglio" si tolse il lungo mantello e lo appoggiò al divano

"Sto bene" la voce di White era distante, come i suoi occhi.

"Hai avuto una visione?"

"No"

"Il marchio..."

"Sto bene" ripeté atono

"Oh si, sei il ritratto della salute annuì fissando il giovane uomo ai supi piedi

"Tu come stai?"

"Meglio di te" tagliò corto "Su alzati" fece per chinarsi ma Byron si girò da un lato.

"Non fare il bambino, non puoi stare sul pavimento"

"Sono stanco" sussurrò

"Allora va a dormire, nella tua stanza c'è un letto" ricordò con fastidio, ma l'altro non rispose.

Odiava quando faceva così. Si inginocchiò di fianco a lui con il capo chino

"White?"

Ricevette solo un grugnito in risposta

"Parlami"

"Di cosa?" Biascicò

Piton sbuffò "Di quello che vuoi, ma parla."

Byron si voltò nuovamente sulla schiena fissandolo negli occhi, sembrava quasi irriconoscibile, con il volto magro quasi smunto, gli occhi chiari assenti

"Harry è diventato il migliore in pozioni" disse dopo diversi secondi

"Potter non sarebbe il migliore in pozioni nemmeno con un miracolo" sbottò Piton

"A quanto pare è avvenuto un miracolo" biascicò Byron "ha fatto un distillato della morte vivente perfetto"

"Gli hai..."

"No" scosse la testa, per quanto possibile "Non gli ho suggerito nulla"

Piton fissò un punto del pavimento per alcuni istanti

"Forse alla fine eri tu a metterlo a disagio propose con un mezzo sorriso

"Ah, adesso è colpa mia? Non si applica, non studia, non sa nemmeno leggere delle semplici istruzioni e..."

"Calmo, respira" Byron alzò una mano a pochi centimetri dalla sua faccia e Piton lo allontanò con uno schiaffo irritato.

"È bravo"

"Non è possibile" scosse la testa

"Parla con Lumacorno, lo crede un genio." Raddrizzò la testa "Tutto talento ereditato da Lily, si intende" disse imitando la voce del loro ex professore
 

Harry percorse in fretta il corridoio del settimo piano e si fermò davanti al familiare gargoyle
"Pallini Acidi," disse e la statua si spostò di lato, il muro alle sue spalle scivolò via e
comparve una scala di pietra che si muoveva a spirale, ci salì sopra con un balzo e venne trasportato in alto fino a raggiungere una scura porta di legno con un grosso battente di ottone.

Bussò appena.
"Avanti," disse la voce di Silente.
"Buonasera, signore," rispose Harry entrando nell'ufficio del preside.
"Ah, buonasera Harry. Siediti," disse Silente, sorridendo. "Spero tu abbia trascorso una
piacevole prima settimana dal ritorno a scuola"
"Si, grazie, signore," disse Harry.
"Devi essere stato occupato, già una punizione!"

"Ehm," iniziò Harry goffamente, ma Silente non sembrava troppo rigido.
Si guardò introno furtivamente, alla ricerca di qualche indizio che potesse aiutarlo a capire cosa Silente avesse in programma di fare con lui quella sera.
L'ufficio circolare sembrava lo stesso di sempre. I delicati strumenti d'argento erano
posati su tavolini con lunghe gambe sottili, emettendo sbuffi di fumo e ronzii. I ritratti dei
vecchi presidi sonnecchiavano nelle loro cornici, e Fanny, era appollaiata sul trespolo dietro la porta, guardando Harry con chiaro interesse. Non sembrava affatto che Silente avesse fatto spazio per esercitarsi in duello.
"Allora, Harry," disse Silente con tono più serio. "Sono sicuro che sarai curioso di sapere
cosa ho programmato per te durante queste lezioni?"
"Si, signore."
"Bene, credo che sia il momento che tu sappia che cosa ha indotto Voldemort."
Fece una pausa.
"Alla fine dell'anno scorso, ha detto che mi avrebbe rivelato tutto," disse Harry con una nota di accusa nella voce. "Signore," aggiunse.
"E così ho fatto," disse Silente serenamente. "Ti ho detto tutto ciò che so. D'ora in avanti,
dovremo abbandonare il solido fondamento dei fatti e viaggeremo insieme attraverso le congetture. Da qui in avanti, Harry, io potrei essere tanto dolorosamente in errore quanto Humphrey Belcher,che credeva che i tempi fossero maturi per un calderone fatto di formaggio."
"Ma lei crede di avere ragione?" chiese Harry.
"Naturalmente, ma come ti ho già dimostrato, commetto errori come chiunque. Infatti,
essendo... perdonami... un po' più esperto rispetto alla maggior parte degli uomini, i miei
errori tendono ad essere relativamente più grandi."
"Signore," disse Harry esitante, "quello che sta per dirmi ha qualcosa a che fare con la profezia? Mi aiuterà a... sopravvivere?"
"Ha molto a che fare con la profezia," disse Silente con estrema disinvoltura, come se Harry gli avesse chiesto le condizioni del tempo per il giorno successivo, "e certamente spero che ti aiuterà a sopravvivere." inspirò vistosamente. " Ma devo chiederti di non rivelare ciò che facciamo in queste lezioni a Byron White" disse con serietà.

"Perché no, signore? Pensavo che si fidasse"

"Mi fido" annuì "ma per il bene di entrambi preferirei che quanto so di voldemort non gli venga all'orecchio. l'anno scorso ha provato a possederti e ha capito di non poter reggere un contatto prolungato con te, ma Byron è più esposto, da quanto mi ha detto Voldemort non è nuovo in questo tipo di magia oscura con lui"

"Lo ha... posseduto?"

Silente annuì con gravità "più volte, questo mi fa credere che con lui, per qualche ragione, sia più facile. Non voglio metterlo più in pericolo di quanto già non sia. In futuro credo che sarà inevitabile dirgli ciò che scoprirai qui, l'ho visto modo motivato ad aiutarti, ma tutto a proprio tempo"

Harry annuì con forza.

Harry entrò nell'ufficio nei sotterranei la sera seguente di pessimo umore, il familiare odore di muffa gli impestò le narici più del solito.

"Ah, Potter." disse Piton con un sorriso storto.

La stanza era poco illuminata, come sempre, e le stesse cose morte e infangate erano sospese in pozioni colorate sulle pareti tutto intorno. Sopra a un tavolino circolare c'erano molte scatole coperte da ragnatele accatastate sul tavolo dove Harry avrebbe dovuto sedersi; si portavano appresso un'aura di noioso, duro e inutile lavoro.

"Il Signor Gazza cercava qualcuno per mettere a posto questi vecchi documenti," disse Piton a voce bassa. "Sono i verbali sui malfattori di Hogwarts e sulle loro punizioni. Dove l'inchiostro si è sbiadito, o le schede sono state danneggiate dai topi, vorremmo che lei ricopiasse sia i crimini che le punizioni e, assicurandosi che siano in ordine alfabetico, le rimettesse nelle scatole. Non dovrà usare la magia."
"Va bene." disse Harry, andandosi a sedere.

Come aveva sospettato il lavoro fu noioso e inutilmente lungo, con un colpo di bacchetta avrebbe finito in pochi minuti, invece le ore passarono lente, Piton non alzò quasi mai la testa dalle pergamene sopra la scrivania.

Con gli occhi stanchi Harry alzò lo sguardo. "Cosa sta facendo?"

"Come prego?"

"È impegnato da più di un'ora su quelle pergamene" disse appoggiando la schiena alla sedia "Sono dei compiti?"

"Non credo ti riguardi Potter"

"No, ma sono curioso"

"Fastidioso più che altro" rispose Piton incrociando il suo sguardo

Harry lo osservò con attenzione. "Ha l'aria stanca" notò

Piton strinse gli occhi "Come mai questo improvviso interesse?"

"Perché non mi ha mai detto che conosceva mia madre?" chiese di colpo.

Piton appoggiò lentamente la piuma "Pensavo che fossi in grado di contare, ho avuto la sfortuna di conoscere tuo padre, non ci voleva certo un genio per capire che ho conosciuto anche tua madre"

Harry alzò le spalle Mma non sapevo che fosse suo amico"

"Non è rilevante"

"Lo è per me" ribatté alzando leggermente la voce

"Potter la stanchezza deve averti appannato la vista, io non sono White, se vuoi chiacchierare dei tempi passati vai da lui"

"Ma sono qui con lei."

"In punizione" ricordò seccamente

Harry lo ignorò "Ho sempre pensato che mi odiasse, fin dal primo giorno, se mi avesse detto..."

"Cosa? Che ho conosciuto tua madre credi che sarebbe cambiato qualcosa?"

"Credo di sì"

"Patetico" commentò a mezza voce il pozionista

"Cosa è patetico?"

"Tu Potter, questo improvviso interesse ti è venuto solo perché Byron ti ha raccontato qualcosa dei tuoi genitori e ora vuoi tediare anche me"

"Nessuno mi ha mai detto niente, ho dovuto aspettare anni prima che qualcuno si degnasse di dirmi qualcosa di più oltre a quanto assomigli a mio padre a parte per gli occhi e invece lei era qui ogni giorno"

"Purtroppo" sussurrò

"Avrebbe potuto dirmelo" insisté

"Ma ho deciso di non farlo"

"Perché?"

"Perché altrimenti mi avresti assillato come stai facendo ora." la voce si fece più alta.

Harry si bloccò, c'era qualcosa nello sguardo di Piton che non aveva mai visto

"Trova ridicolo il fatto che voglia sapere di più su i miei genitori?"

"Trovo ridicolo che tu lo chieda a me"

"Perché?"

"Non sono esattamente la tua persona preferita." disse Piton gelido

"Potrebbe diventarlo." rispose Harry inclinando la testa. Per un terribile momento pensò che il professore si sarebbe alzato per cacciarlo fuori.

"Il tuo favore è così facile da comprare?" abbassò la voce. "Basta raccontarti qualche aneddoto sui tuoi genitori?"

"Di certo aiuta"

"Ribadisco, sei patetico"

Harry sospirò irritato "Sa credo che nonostante faccia di tutto per essere impossibile potrei davvero trovarla interessante"

Piton si passò un lungo dito sulle labbra "Il problema è che io non troverei interessante te"

"Ne è sicuro?"

Piton sbuffò in quella che sembrò una risata soffocata "Cosa dovrei trovare di interessante in un ragazzino egocentrico?"

"Io non..." strinse i denti per alcuni secondi "lei non sa niente di me, si è costruito un'idea tutta sua ma non mi conosce davvero"

"Nemmeno tu"

"Ma vorrei"

Piton chiuse le palpebre per alcuni secondi "Perché?"

"Perché mi ha salvato la vita tante volte e..." distolse lo sguardo "Lei mi odia senza conoscermi" disse in modo sconnesso.

"Io non ti odio" disse Piton muovendo rumorosamente le pergamene davanti a se "Ti trovo fastidioso e ottuso, ma l'odio è un'altra cosa" disse con gravità

Harry tornò a guardarlo "Io la trovo intelligente invece"

Piton rimase immobile, il volto impassibile mentre lo squadrava. "Stai cercando di blandirmi?"

"Lei dice?" Chiese con aria di sfida

Piton si alzò lentamente "Sei troppo ovvio"

"Non ho molta esperienza" ammise poggiando le mani sui braccioli della sedia.

"Si vede" girò intorno alla scrivania fronteggiandolo "Non sprecare fiato."

"Ma andiamo!" sbottò Harry spostando rumorosamente la sedia indietro "Perché si impunta così?"

"Io mi impunto?" Chiese alzando un sopracciglio "Sei tu che continui a infastidirmi"

"Io vorrei solo conoscerla "

"Potter non sei così interessante, sono certo che tu abbia una grande opinione di te stesso e che tante persone ti ammirino per la enorme stupidità che ti ritrovi che ti spinge a inutili atti eroici, ma per me sei solo un ragazzino senza chi sa quale dote particolare."

Harry abbassò lo sguardo furente, strinse i pugni di scatto "Ho affrontato Voldemort a undici anni, ho ucciso Raptor, ho affrontato un basilisco, il ricordo dello stesso Voldemort, ho imparato a difendermi dai dissennatori a tredici anni, mentre i miei compagni andavano da Zonco per comprare delle stupide bacchette finte. Ho dovuto affrontare le prove del torneo tre maghi e non perché mi sia candidato ma perché un Mangiamorte evaso mi ha iscritto, ho affrontato un drago, delle sirene, un cavolo di labirinto con le peggio creature. Ah certo e per non farmi mancare niente ho affrontato un'altra volta Voldemort che giusto per passare il tempo è rinato facendomi squarciare il braccio dal quel ratto di Minus mente il corpo di Diggory diventava freddo. E l'anno scorso, si sono stato un'idiota ad andare al ministero per cercare di salvare Sirius ma ci sono andato e ho dovuto affrontare i Mangiamorte e poi ancora Voldemort che ha cercato di possedermi." Con il fiato corto e il cuore che batteva all'impazzata nemmeno si era reso conto di essersi alzato in piedi. Guardò Piton negli occhi con furia "Ma ha ragione professore, non ho nessuna dote particolare, sono solo un ottuso ragazzino noioso come tutti gli altri!"

Gli occhi di Piton lo squadrarono impassibili.

"Dica qualcosa!"

"Cosa vuoi che dica Potter?" Chiese lentamente.

Tremante di rabbia cercò di inspirare in modo normale, ma sentiva le spalle alzarsi e abbassarsi rapidamente. Gli sembrava impossibile che al contrario Piton potesse rimanere così calmo, certo era un occlumante incredibile ma non poteva non provare niente, era solo una maschera.

Parlò prima ancora di decidere cosa dire. "Le manca?"

"Chi?"

"Mia madre" scandì cominciando a respirare più lentamente

"Tanti sono morti durante la guerra" si limitò a dire

"Non è una risposta"

"Non quella che vuoi"

"No, non lo è proprio. Vuole giudicare tutti standosene nascosto dietro a quella faccia impassibile."

"È la mia faccia"

"No non lo è, le persone normali non hanno questo tipo di conversazioni."

"Le persone normali" ripeté Piton pianissimo "Potter questa non è una conversazione normale"

"Solo perché lei fa di tutto perché non lo sia"

"Perché non lo è" ripeté facendo un passo in avanti. "Ti sei impuntano con questa stupida idea di avvicinarti a me appannato dal sorriso smagliante di White. Ti basta così poco per diventare cieco a tutto quello che ha fatto e ora vuoi farmi credere che anni di insulti alle spalle... che sì Potter ho sentito... non siano importanti perché ti sei svegliato un giorno pensando che infondo io fossi intelligente."

Le sopracciglia erano talmente corrugate da formare numerose pieghe sulla fronte.

"Questa non è una conversazione normale perché non siamo alla pari, io sono il tuo insegnante e tu un mio studente, nulla di più."

"Con Malfoy ci parla?"

"Non mi metto a cianciare con nessuno studente, nemmeno con Malfoy." tagliò corto "E ora rimettiti a lavorare" ordinò.

Harry si lasciò cadere sulla sedia pesantemente.

A metà Ottobre ci fu la prima gita a Hogsmeade. Harry si era chiesto se queste gite sarebbero state ancora permesse, date le misure di sicurezza intorno alla scuola sempre più fitte. Fu lieto di sapere che sarebbero andati al villaggio. Harry si svegliò presto la mattina della gita, con un insolito entusiasmo, era una giornata tempestosa ed ingannò il tempo prima di colazione leggendo la sua copia di Pozioni Avanzate. Di solito non leggeva i libri di scuola quando stava sdraiato a letto. Un comportamento del genere, come Ron giustamente gli fece notare, era indecente per chiunque a parte Hermione, che era completamente strana proprio per questo. Harry sentiva, comunque, che difficilmente la copia del Principe MezzoSangue di Pozioni Avanzate poteva essere considerata un libro di testo. Più Harry procedevacon la lettura, più si rendeva conto di quanto fosse ricco, non solamente dei semplici suggerimenti o trucchi sulle pozioni che stavano facendo guadagnare tanto splendore alla sua reputazione con Lumacorno ma, scarabocchiati ai lati, anche ingegnose fatture e maleficiche, Harry era sicuro a giudicare dalle cancellazioni e revisioni, fossero state inventate dallo stesso Principe. Harry aveva già provato ad usare alcune delle formule inventate dal Principe. C'era un maleficio che faceva crescere le unghie dei piedi in modo terribilmente velocemente (la provò su Tiger nel corridoio, con esiti molto divertenti). Una fattura che incollava la lingua al palato (usata un paio di volte, fra gli applausi generali, su un inconsapevole Argus Gazza). Quella più utile, probabilmente, era Muffliato, un incantesimo che riempiva le orecchie di chiunque stesse vicino con un ronzio irriconoscibile, così che lunghe conversazioni potessero essere tenute in classe senza essere ascoltate per sbaglio. L'unica persona che non trovava questi incantesimi divertenti, era Hermione, che assumeva una rigida espressione di completa disapprovazione, e rifiutava di parlare con Harry se lui aveva usato la formula Muffliato su qualcuno nelle vicinanze.

Seduto sul letto, Harry mise il libro di fianco, per esaminare più da vicino le istruzioni scarabocchiate per un incantesimo che sembrava aver causato qualche problema al Principe. C'erano troppe cancellazioni e modifiche sulle parole inclinate ma sembrava che dopo diverse prove fosse riuscito ad arrivare alla creazione di un nuovo incantesimo. Calcato in un angolo della pagina c'era uno scarabocchio:

Levicorpus (n-vbl)

Mentre il vento e il nevischio sbattevano incessantemente sulla finestra, e Neville russava sonoramente, Harry fissò le lettere tra parentesi. N-vbl... che doveva significare non verbale. Osservò la scritta piuttosto dubbioso, non sapeva se sarebbe stato in grado di fare questo particolare incantesimo. Aveva ancora difficoltà con gli incantesimi non verbali, e Piton gli criticava immediatamente questi errori ad ogni lezione di Difesa contro le arti Oscure. Il principe, però, si era dimostrato un professore molto più in gamba di Piton fino a quel momento. Richiuse il libro con un sospiro, l'odore delle vecchie pagine gli impestò le narici per alcuni secondi.

Quando si riunirono tutti nei pressi delle porte di quercia dell'ingresso principale trovarono Gazza che barrava i nomi delle persone che avevano il permesso di andare a Hogsmeade. La procedura durò più del solito perché Gazza eseguiva un triplo controllo su tutti gli studenti con il suo Sensore Segreto.
"Che cosa importa se portiamo di nascosto materiale oscuro FUORI?" chiese Ron,
squadrando il lungo e sottile Sensore Segreto con apprensione. "Non sarebbe meglio
controllare quello che noi portiamo DENTRO?"
La sua sfacciataggine gli fece meritare alcuni colpetti extra del Sensore.
La passeggiata fino a Hogsmeade non fu divertente. Harry si avvolse la sciarpa intorno alla parte inferiore del viso; le parti esposte furono presto come escoriate ed intorpidite. La strada
per il villaggio era piena di studenti piegati in due contro il vento tagliente. Più di una volta Harry pensò che avrebbe fatto meglio a restare nella calda sala comune e, quando finalmente arrivarono a Hogsmeade e videro che il negozio di scherzi di Zonko era stato chiuso, Harry capì che questa gita non era destinata ad essere divertente. Ron indicò, con una mano difficilmente distinguibile per via dei guanti, in direzione di Mielandia, che era fortunatamente aperto, Harry ed Hermione procedettero faticosamente dietro di lui fino all'interno del negozio affollato.
"Grazie al cielo," disse Ron rabbrividendo una volta che furono avvolti dall'aria calda e profumata di caramelle. "Stiamo qui tutta la sera!"
"Harry, ragazzo mio!" disse una voce tonante alle loro spalle.
"Oh, no." bisbigliò Harry. Tutti e tre si girarono e videro il Professor Lumacorno che indossava un enorme cappello di pelliccia ed un cappotto con un bavero della stessa pelliccia, stringeva
una grande borsa di ananas cristallizzato ed occupava almeno un quarto del negozio.
"Harry, hai mancato tre delle mie piccole cene finora!" disse Lumacorno colpendolo con un pugno amichevole nel petto. "Non va bene, ragazzo mio, ci tengo molto ad averti da me!
Anche la signorina Granger le adora, non è vero?"
"Si," disse Hermione impotente, "sono veramente..."
"E allora perché non vieni, Harry?" chiese Lumacorno.
"Ecco, ho allenamento con la squadra di Quidditch, professore," disse Harry, che aveva realmente fissato un allenamento ogni volta che Lumacorno gli aveva inviato un piccolo invito
adornato con un nastro viola. Questa strategia faceva sì che Ron non fosse escluso, e di solito se la ridevano con Ginny, immaginando Hermione silenziosa con McLaggen e Zabini.
"Bene, mi aspetto di sicuro che tu vinca la prima partita, dopo tutto questo duro lavoro!" disse Lumacorno. "Ma una piccola distrazione non ha mai fatto male a nessuno. Ora, cosa ne pensi di lunedì notte, voi non avrete la possibilità di allenarvi con questo tempo..."
"Non posso Professore, ho un... ehm... un appuntamento con il Professor Silente, quella sera."
"Ancora sfortuna!" si lamentò Lumacorno drammaticamente. "Ah, be'... non mi puoi sfuggire per sempre, Harry!" E con un gesto regale, lui uscì dal negozio, facendo tanto poco caso a Ron
quasi come se egli fosse stata una pubblicità degli Scarafaggi a Grappolo.
"Non posso credere che tu ne abbia evitato un altro," disse Hermione, scuotendo la testa.
"Non sono così male, sai... a volte possono essere quasi divertenti..." Poi lei fece caso all'espressione di Ron. "Oh, guarda... hanno le piume di zucchero deluxe... dovrebbero
durare delle ore!"
Contento che Hermione avesse cambiato discorso, Harry trovò molto più interessanti le nuove piume di zucchero deluxe di quanto non avrebbe fatto normalmente, ma Ron continuò a guardare imbronciato e fece spallucce quando Hermione gli chiese dove volesse andare dopo."
"Andiamo ai Tre Manici di Scopa," disse Harry. "Dovrebbe esserci un bel calduccio."
Si misero di nuovo le sciarpe sulla faccia e lasciarono il negozio di dolci. Il vento era tagliente come coltelli sui loro volti, dopo lo zuccheroso tepore del negozio di dolci. La strada non era molto frequentata.

Hermione tamburellò con le dita sul tavolo, i suoi occhi andavano da Ron al bancone. Harry invece passò il tempo a sorseggiare la sua burrobirra mentre fissava un punto del tavolo senza davvero vederlo. Ripensò al libro del Principe mezzo-sangue, la curiosità di scoprire chi fosse era diventata quasi fastidiosa. Forse, gli venne in mente di colpo, avrebbe potuto chiedere a Byron se conosceva qualcuno che si facesse chiamare così ai tempi di scuola. Finì in fretta la sua bottiglia alzando lo sguardo verso i due amici

"Possiamo farla finita con l'uscita e tornarcene a scuola, allora?"
I due annuirono. Non era stata una gita divertente ed il tempo stava peggiorando ogni minuto di più. Ancora una volta si strinsero saldamente nei loro mantelli, risistemarono le sciarpe,
indossarono di nuovo i guanti, quindi seguirono Katie Bell ed una sua amica fuori dal pub e nella strada principale. I pensieri di Harry andarono a Ginny, mentre camminavano a fatica lungo la strada per Hogwarts che era diventata un pantano. Loro non l'avevano incontrata, pensò Harry, di sicuro perché lei e Dean erano intimamente chiusi nel locale di Madama
Piediburro, il ritrovo dalle coppiette. S'incupì, abbassò la testa verso la neve sciolta e continuò ad andare avanti a fatica. Passò un po' di tempo prima che Harry si accorgesse che le voci di Katie Bell e la sua amica, che erano portate fino a lui dal vento, erano diventate stridule ed alte. Harry guardò verso le oro figure indistinte. Le due ragazze stavano discutendo a proposito di qualcosa che Katie teneva in mano.
"Non ha niente a che fare con te, Leanne!" Harry sentì dire a Katie.
Girarono un angolo del viottolo, il nevischio stava diventando spesso e fitto e gli occhiali di Harry si stavano sporcando. Come alzò la mano con il guanto per pulirli, Leanne cercò di prendere il pacchetto che Katie stava tenendo. Katie diede uno strattone ed il pacchetto cadde a terra.
Improvvisamente, Katie si sollevò in aria, non come aveva fatto Ron, sospeso comicamente per la caviglia, ma graziosamente, le sue braccia distese, come se stesse volando. C'era però qualcosa che non quadrava, qualcosa di pauroso... I capelli le venivano tirati con forza dal vento violento, ma gli occhi erano chiusi e il volto era quasi senza espressione. Harry,
Ron, Hermione e Leanne si fermarono tutti immobili, e guardarono.
Quindi, a circa due metri da terra, Katie emise un urlo terribile. Aveva gli occhi aperti, ma qualunque cosa stesse vedendo, o qualunque cosa stesse provando, era chiaro che le stava causando una sofferenza terribile. Urlò ed urlò ancora. Leanne iniziò ad urlare anche lei e afferrò Katie per le caviglie cercando di tirarla verso terra. Harry, Ron ed Hermione si precipitarono ad aiutarla, ma appena afferrarono le gambe di Katie lei cadde su di loro. Harry e Ron cercarono di trattenerla ma lei si stava contorcendo tanto che era difficile trovare
appiglio. Riuscirono a farla stendere a terra, invece, mentre lei pestava il suolo e urlava,
apparentemente incapace di riconoscerli.
Harry si guardò intorno, ma i dintorni erano deserti.
"Restate qui!" urlò agli altri contro il vento sibilante. "Vado a cercare aiuto!"
Iniziò a correre a tutta velocità verso la scuola. Non aveva mai visto nessuno comportarsi
come Katie aveva appena fatto e non riusciva a capire da cosa potesse essere stato causato.
Si precipitò oltre una curva del viottolo ed andò a sbattere contro quello che poteva sembrare
un enorme orso ritto sulle sue zampe posteriori.
"Hagrid!" ansimò, liberandosi dalla siepe nella quale era caduto.
"Harry!" disse Hagrid che era pieno di nevischio sulle sopracciglia e sulla barba ed indossava
il suo grande cappotto di pelliccia. "Ci stavo facendo una visitina a Grop, sta a venire su così
bene che non ci..." "Hagrid, c'è un ferito lì dietro, o colpito da una maledizione, o chissà..."
"Cosa?" disse Hagrid, piegandosi per ascoltare quello che Harry stava dicendo contro
l'infuriare del vento.
"Qualcuno ha ricevuto una maledizione!" urlò Harry.
"Una maledizione? Chi ci ha preso una maledizione... non Ron? Hermione?"
"No, nessuno di loro, è Katie Bell... da questa parte..."
Insieme corsero indietro seguendo il viottolo. Non impiegarono molto tempo per trovare il
piccolo gruppo di persone che stava intorno a Katie, che si stava ancora contorcendo e
urlando da terra. Ron, Hermione e Leanne stavano cercando di tranquillizzarla.
"Allontanatevi!" urlò Hagrid. "Fatemela vedere!"
"Le è successo qualcosa!" singhiozzò Leanne. "Non so cosa..."
Hagrid fissò Katie per qualche secondo, quindi, senza dire niente, la prese da terra, la
bilanciò fra le sue braccia, e corse via verso il castello con lei. In pochi secondi le urla
perforanti di Katie non si sentirono più e l'unico rumore rimase il ruggito del vento.
Hermione s'avvicinò all'amica di Katie, che stava singhiozzando, e le mise un braccio sulle
spalle.

"Tu sei Leanne, vero?"
La ragazza annuì.
"E' successo tutto all'improvviso, oppure...?"
"E' successo quando il pacchetto si è spaccato," singhiozzò Leanne, indicando ora il
pacchetto di carta marrone che stava zuppo per terra, la spaccatura rivelava una luce
verdastra. Ron si inchinò, allungò la mano, ma Harry gli afferrò il braccio e lo tirò indietro.
"Non lo toccare!"
Ron strisciò indietro. Una collana ornata di opale era visibile, dopo aver spostato l'incarto.
"L' ho già vista," disse Harry fissando l'oggetto. "Era in una vetrina di Sinister anni fa. Il cartellino diceva che era maledetta. Katie deve averla toccata." Harry guardò Leanne, che
aveva iniziato a tremare senza riuscire a fermarsi. "Dove l' ha presa Katie?"
"Ecco, era il motivo per cui stavamo discutendo. Lei è tornata dal bagno dei Tre Manici di
Scopa tenendolo in mano, ha detto che era una sorpresa per qualcuno a Hogwarts e che
l'avrebbe dovuta consegnare. Sembrava che fosse molto divertita quando l' ha detto...Oh no,
oh no, scommetto che è stata colpita dalla maledizione Imperius ed io non me ne sono resa
conto!"
Leanne tremò e continuò a tremare. Hermione le cinse gentilmente le spalle
"Katie non ti ha detto chi gliel' ha data, Leanne?"
"No... non me l' ha voluto dire... le ho detto che era una stupida e di non portarlo dentro la
scuola, ma lei non mi ha voluto ascoltare... e quando ho cercato di prenderglielo... lei... lei"
Leanne proruppe in un gemito di disperazione.
"Faremmo meglio a tornare a scuola," disse Hermione, ancora con le braccia sulle spalle di
Leanne. "Potremmo andare a vedere come sta. Andiamo..."
Harry esitò per un momento, poi si levò la sciarpa dal viso e, ignorando il sussulto di Ron,
coprì con attenzione la collana e la raccolse.
"Dobbiamo farla vedere a Madama Chips," spiegò.
Mentre seguiva Hermione e Leanne lungo la strada, Harry pensava furiosamente. Erano
appena entrati nel terreno di Hogwarts quando lui parlò, non riusciva a tenere i pensieri per
se.
"Malfoy conosce quella collana. Era in un astuccio da Sinister quattro anni fa, l' ho visto
mentre l'osservava attentamente, quando ero nascosto sia a lui che a suo padre. E' quello
che stava comprando quel giorno in cui l' ho seguito! Lui se ne è ricordato ed è tornato per
lei."
"Io... non so, Harry." disse Ron esitante. "Un sacco di persone vanno da Sinister... e quella
ragazza non ha detto che Katie l' ha trovata nel bagno delle ragazze?"
"Lei ha detto che l'aveva quando è tornata dal bagno, non è necessario che l'abbia trovata
proprio nel bagno..."
"McGranitt!" disse Ron facendo attenzione.
Harry alzò lo sguardo. Era proprio la Professoressa McGranitt che si avvicinava lungo la
strada, facendo turbinare il nevischio, per incontrarli.
"Hagrid ha detto che voi quattro avete visto cosa è successo a Katie Bell... salite nel mio
ufficio immediatamente, prego. Che cosa hai in mano, Potter?"
"E' la cosa che ha toccato lei," disse Harry.
"Santo Cielo," disse la Professoressa McGranitt, e sembrò allarmata quando prese la collana
da Harry.
"No, no, Gazza, loro sono con me!" aggiunse lei rudemente, mentre Gazza strascicava
nell'Atrio, sollevando il suo Sensore Segreto. "Porti questa collana al professor Piton,
immediatamente, ma si assicuri di non toccarla, la lasci avvolta nella sciarpa!"
Harry e gli altri seguirono la Professoressa McGranitt sulle scale e dentro il suo ufficio. I vetri
delle finestre, sporchi di nevischio, sbattevano negli infissi e la stanza era fredda nonostante
un fuoco scoppiettasse nel focolare. La Professoressa McGranitt chiuse la porta e liberò la
scrivania per vedere in faccia Harry,Ron, Hermione e Leanne, che ancora singhiozzava.
"Allora?" disse lei all'improvviso. "Cosa è successo?"
Esitante, e con molte pause per cercare di non piangere, Leanne raccontò alla Professoressa
McGranitt di come Katie fosse andata nel bagno dei Tre Manici di Scopa e fosse tornata
tenendo il pacchetto senza nessun segno, di come Katie sembrasse un po' strana, e di come
loro avessero discusso a proposito della convenienza di accettare di consegnare un pacco
sconosciuto, di come la discussione fosse culminata in una zuffa per il pacco, che si era
aperto con uno strappo. A questo punto, Leanne era così affranta che non riuscì a dire più
una parola.
"Bene." disse la Professoressa McGranitt duramente. "Vai in infermeria, Leanne, e fatti dare da Madama Chips qualcosa per lo shock."

Quanto Leanne uscì, la Professoressa McGranitt poso di nuovo lo sguardo su Harry, Ron ed
Hermione.
"Che cosa è successo quando Katie ha toccato la collana?"
"Si è sollevata in aria," disse Harry, prima che Ron o Hermione potessero parlare, "e poi ha
iniziato ad urlare e ha perso conoscenza. Professoressa, posso vedere il Professor Silente,
per piacere?
"Il preside starà fuori fino a Lunedì, Potter," disse la Professoressa McGranitt, con aria
sorpresa.
"Via?" esclamò Harry arrabbiato.
"Si, Potter, via!" disse la McGranitt aspramente. "Ma tutto quello che hai da dire a proposito di questa tremenda vicenda lo puoi dire a me, ne sono sicura!"
Per una frazione di secondo, Harry esitò. La Professoressa McGranitt non ispirava confidenza. Silente, benché lo intimidisse di più, sembrava meno propenso ad affossare una
teoria, pur insensata. Questa era una questione di vita o di morte, comunque, e non era il
momento di preoccuparsi di essere deriso.
"Penso che sia stato Draco Malfoy a dare quella collana a Katie, Professoressa."
Ad un fianco, Ron si sfregò il naso in evidente imbarazzo, e dall'altro, Hermione striscio con i
piedi, come se fosse desiderosa di mettere una certa distanza fra lei ed Harry.
"Questa è un'accusa molto seria, Potter," disse la Professoressa McGranitt, dopo un attimo di sbigottimento. "Hai qualche prova?"
"No" disse Harry. "ma..." e le raccontò di aver seguito Malfoy da Sinister, e la conversazione che aveva origliato tra lui ed il Signor Sinister.
Quando finì di parlare, la Professoressa McGranitt sembrava un poco confusa.
"Malfoy ha portato qualcosa da Sinister per farlo riparare?"
"No, Professoressa, voleva solo che Sinister gli dicesse come riparare qualcosa, non l'aveva con sé. Ma non è questo il punto, il fatto è che comprò qualcosa quel giorno, e credo che
fosse quella collana..."
"Tu hai visto Malfoy uscire dal negozio con un pacchetto simile?"
"No, Professoressa, ha detto a Sinister di conservarla in negozio per lui..."
"Ma, Harry," lo interruppe Hermione, "Sinister gli chiese se la voleva prendere, e Malfoy disse di no..."
"Perché non la voleva toccare, ovviamente!" disse Harry arrabbiato.
"Per caso ha detto «Quanto vorrei andarmene in giro con questa addosso?" disse Hermione
"Beh, sarebbe sembrato uno po' stupido con una collana addosso," disse Ron.
"Oh Ron," disse Hermione esasperata, "sarebbe stata avvolta bene, così non l'avrebbe
dovuta toccare, ed è così facile nasconderla in un mantello per non farla vedere a nessuno!
Credo che qualunque cosa abbia potuto prenotare da Sinister, sia qualcosa di rumoroso
oppure enorme, qualcosa che avrebbe attirato l'attenzione su di lui se l'avesse portata in
strada... e in ogni caso," continuò lei alzando la voce, prima che Harry la potesse
interrompere, "Io ho chiesto a Sinister informazioni sulla collana, non ricordate? Quando sono andata per cercare di capire cosa avesse cercato Malfoy, l' ho vista lì. E Sinister mi ha detto quanto costava senza problemi, non ha accennato al fatto che potesse essere già venduta o qualcosa del genere..."
"Certo, è ovvio, ha capito che cosa eri andata a fare dopo cinque secondi, per forza che non te lo ha detto... comunque potrebbe aver deciso di mandarla a Malfoy dopo..."
"Basta così!" disse la Professoressa McGranitt, quando Hermione aprì la bocca per replicare, e sembrava furiosa. "Potter, apprezzo che tu mi abbia raccontato tutto questo, ma non puoi
puntare il dito ed accusare il Signor Malfoy solo perché è stato nel negozio dove questa collana potrebbe essere stata comprata. Probabilmente ci sono state centinaia di persone..."
"... è quello che ho detto io..."
"... ed in ogni caso, quest'anno sono state applicate le più severe misure di sicurezza. Non credo che quella collana sarebbe potuta entrare nella scuola senza che ce né accorgessimo..."
"Ma..."
"... e soprattutto," disse la Professoressa McGranitt, per chiudere definitivamente il discorso, "Il Signor Malfoy non è andato a Hogsmeade, oggi."
Harry rimase a bocca aperta, si sentiva umiliato.
"Come fa a saperlo, Professoressa?"
"Perché era in punizione con me. Non ha finito i compiti di Trasfigurazione due volte di seguito. Quindi, grazie per avermi messo al corrente dei tuoi sospetti, Potter," disse con tono
pesante, "ma ora devo andare in infermeria per vedere come sta Katie Bell. Buongiorno a tutti."

Lei aprì la porta dell'ufficio. Non ebbero altra alternativa che uscire dalla stanza in silenzio.
Harry era arrabbiato con gli altri due perché si erano schierati con la McGranitt. Nonostante tutto, però, si unì alla discussione quando ripresero a parlare dell'accaduto.
"E allora? Chi pensate sia quello a cui Katie dovesse dare la collana?" chiese Ron, dopo aver salito le scale per la sala comune.
"Lo sa solo il Cielo," disse Hermione. "Ma chiunque fosse, l' ha scampata per un pelo.
Nessuno avrebbe potuto aprire il pacchetto senza toccare la collana."
"Poteva essere destinata ad un sacco di persone," disse Harry. "Silente... i Mangiamorte sarebbero contenti di sbarazzarsi di lui, deve essere uno dei loro obbiettivi principali. Oppure
Lumacorno... Silente crede che Voldemort lo voglia con lui. Oppure..."
"Oppure tu," disse Hermione turbata.
"Non è possibile," disse Harry, "altrimenti Katie si sarebbe semplicemente girata lungo la strada e sarebbe venuta a darmela, non credi? Ero dietro di loro lungo tutta la strada sin dai
Tre Manici di Scopa. Avrebbe avuto molto più senso consegnare il pacco fuori da Hogwarts, visto che Gazza controlla chiunque esca od entri. Mi piacerebbe sapere perché Malfoy le
avrebbe dovuto dire di portarla dentro il castello..."
"Harry, Malfoy non era a Hogsmeade!" disse Hermione, che stava pestando i piedi per la rabbia.
"Potrebbe aver avuto un complice" disse Harry. "Tiger o Goyle... oppure, pensateci, un altro Mangiamorte, ora potrà contare su complici migliori di Tiger e Goyle ora che si è arruolato..."
Ron ed Hermione si guardarono come se si stessero dicendo che non si arrivava a nulla a continuare a discutere con lui.
"Dilligrout," disse Hermione fermamente una volta raggiunta la Signora Grassa.
Il ritratto roteò, aprendosi per farli entrare nella Sala Comune. Era quasi piena e odorava di vestiti bagnati. Sembrava che un sacco di persone fossero tornate da Hogsmeade in anticipo
per via del tempo. Non c'erano mormorii o pettegolezzi, comunque: di sicuro la notizia dell'incidente di Katie non era ancora arrivata.
"Non è stato un attacco molto astuto, se ti ci fermi un attimo a pensare," disse Ron scacciando via con indifferenza uno del primo anno da una delle comode poltrone presso il
camino, così da potersi sedere lui. "La maledizione non sarebbe mai riuscita ad entrare nel castello. Certo non si può dire che fosse infallibile."
"Hai ragione," disse Hermione, scacciano Ron a calci dalla poltrona e restituendola a quello del primo anno. "Non è stato affatto un piano ben escogitato."
"E da quando Malfoy è un grande pensatore?" chiese Harry.
Né Ron né Hermione gli risposero

Katie fu trasferita all'Ospedale San Mungo per Malattie e Ferite Magiche il giorno successivo ma, nel frattempo, la notizia che fosse stata colpita da una maledizione si erano diffuse in tutta la scuola, nonostante i dettagli fossero confusi e nessuno, oltre a Harry, Hermione e Ron sembrava sapere che Katie non era il bersaglio prestabilito.
"Oh, Malfoy lo sa, naturalmente" disse Harry a Ron e Hermione, che continuavano la loro politica di fingersi sordi ogni volta che Harry menzionava la sua teoria "Malfoy è un
Mangiamorte"

Frustrato aspettò fuori dall'aula alla fine della lezione doppia di pozioni. Hermione e Ron salirono verso la sala comune, la ragazza dovette trascinare quasi di peso Ron per obbligarlo a fare i compiti di Trasfigurazione.

"Ma anche Harry deve farli!" si era lamentato, ma non era servito a niente.

"Harry, ottima Pozione Singhiozzante." si complimentò Byron uscendo dall'aula

"Già" biascicò occhieggiando dentro l'aula, anche Lumacorno si stava avvicinando alla porta. "Possiamo parlare di sopra?" chiese con urgenza, sperando di riuscire a evitare un nuovo invito dal pozionista.

"Certo" rispose Byron alzando le spalle.

Salirono quasi di corsa i gradini del sotterraneo per poi voltare a destra.

"Hai saputo qualcosa sulla ragazza di Grifondoro che è stata maledetta?" chiese Byron guardandosi per un istante alle spalle

"Solo che è al San Mungo e la stanno tenendo in osservazione, credo che si salverà però"

"Bene" annuì

Harry mosse le dita incerto di cosa dire, sarebbe sembrato insensibile a cambiare argomento di colpo? Forse avrebbe dovuto continuare a parlare di Katie, ma non c'era molto altro da aggiungere. Se avesse aspettato forse Byron gli avrebbe chiesto delle lezioni con Silente e non poteva raccontargli quello che faceva.

"Byron..."

Il pozionista si voltò vedendolo fermo davanti alla larga scalinata.

"Che c'è?" chiese inclinando la testa

"Io ecco volevo chiederti... conosci qualcuno che si fa o faceva chiamare Principe Mezzo Sangue?"

Byron assottigliò leggermente lo sguardo "Perché?"

"Bhe io... hai presente il libro di pozioni usato che mi hai dato alla prima lezione?"

L'altro annuì in silenzio.

"Nella prima pagina c'è scritto che apparteneva al Principe mezzo sangue e non lo so, magari sai chi è"

Fu certo di vedere le labbra di Byron allargarsi in un sorriso malamente trattenuto.

"Ci sono scritti un sacco di appunti?"

"Sì" annuì Harry con entusiasmo "Anche non di pozioni, credo che il Principe abbia creato diversi incantesimi. Allora lo conosci?"

"Anche tu lo conosci" disse in modo enigmatico.

Harry cercò di pensare alle varie teorie a cui aveva pensato nelle settimane precedenti, Byron stava sorridendo, quindi non doveva essere una cosa negativa, non poteva di certo essere appartenuto a un Mangiamorte. "Sei tu?" chiese titubante.

Byron scosse la testa coprendosi la bocca con il dorso della mano, sembrava che non riuscisse a non sorridere "No, io sono un purosangue"

"Allora chi è?"

"Un mio compagno di scuola."

"Andiamo, studio sul suo libro da settimane."

Byron inclinò la testa "Quindi è per questo che hai preparato perfettamente il distillato della morte vivente" comprese.

Harry abbassò leggermente lo sguardo "Ho solo seguito le istruzioni"

"Sei stato bravo infatti" si complimentò "certo avresti potuto far esplodere l'aula se ti fossi sbagliato, ma il pericolo a quanto ho visto ti piace troppo"

"Tanto peggio del solito non potevo fare, ho tentato" spiegò con un'alzata di spalle "Allora, dimmi chi è" incalzò

"I misteri sono affascinanti fino a quando non hanno una risposta" disse Byron infilandosi la mano sinistra in tasc.

"Sono solo irritanti" si lamentò Harry "Dai se lo conosci che ti costa?"

"Voglio vedere come reagirai quando lo scoprirai da solo"

"Almeno dammi qualche indizio"

"Te l'ho già dato" si passò la mano destra fra i capelli scuri. "Veniva a scuola con me, quindi anche con tua madre, e lo conosci anche tu"

"Lupin?" tentò

Byron scosse la testa.

Sirius era purosangue, Minus era un incapace, chi andava a scuola con Byron e sua madre, un mezzosangue... "Altro indizio?"

"Te ne ho già dati troppi" rise "Pensaci e magari studia un po' la scrittura" gli consigliò.



NOTE AUTORE

Harry cerca di parlare con Severus e di capire chi sia il Principe, ci riuscirà?

Nel caso come reagirà?

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Capitolo 24
*** IO GLI PIACCIO ***


Come Hermione aveva previsto, i momenti liberi di quelli del sesto anno non erano ore di beato relax, come Ron si aspettava, ma tempo in cui tentare di rimanere al passo con la montagna di compiti che venivano loro assegnati. Non solo studiavano come se dovessero
dare un esame ogni giorno, ma le stesse lezioni erano più esigenti di quanto lo fossero mai state prima. Harry riusciva a malapena a capire la metà di quanto spiegava loro la professoressa McGranitt in quei giorni. La stessa Hermione aveva dovuto chiederle di ripetere alcuni argomenti anche più di una volta. Incredibilmente, e con crescente risentimento di Hermione, la materia preferita di Harry era subito diventata Pozioni, per merito del Principe Mezzosangue. Aveva ripensato alle parole di Byron con attenzione, nella speranza di capire chi fosse il Principe, numerosi volti gli erano passati nella mente ma nessuno sembrava andare bene.
"Le selezioni potrebbero durare tutta la mattina» disse Harry a colazione per cercare di distrarsi. «Considerato il numero di persone che si è proposto.» Era un po' nervoso nell'affrontare la sua prima difficoltà come Capitano.

«Non capisco come mai la squadra sia così popolare in questo periodo.»

«Oh, ma va', Harry.» sbottò Hermione voltandosi verso di lui. «Non è il Quidditch ad essere popolare, sei tu! Non sei mai stato così interessante e, francamente, non sei mai stato nemmeno così attraente.»
Ron ingollò un pezzo enorme di toast. Hermione gli rivolse uno sguardo sdegnoso prima di rivolgersi di nuovo ad Harry. «Ora tutti sanno che avevi detto la verità, no? L'intero mondo magico ha dovuto ammettere che avevi ragione riguardo al ritorno di Voldemort e che veramente hai combattuto contro di lui due volte, negli ultimi due anni, riuscendo a sfuggirgli in entrambi i casi. Adesso, poi, tutti ti chiamano il Prescelto... be', ancora non capisci perché la gente è affascinata da te?»
Harry sentì all'improvviso come se nella Sala Grande facesse molto caldo, benché il soffitto mostrasse ancora un cielo freddo e piovoso.
«E poi hai subito tutta quella persecuzione da parte del Ministero che cercava di farti passare per un malato di mente ed un bugiardo. Si vedono ancora i segni dove quella donna diabolica ti ha fatto scrivere con il tuo stesso sangue, e tu continui ancora a tenerti in disparte da tutta questa storia…»
«Anche su di me si vedono ancora i segni dove quei cervelli mi hanno attaccato al Ministero, guarda» disse Ron, sollevando le maniche della divisa.
«E come se non bastasse, sei anche cresciuto di circa trenta centimetri durante l'estate» concluse Hermione ignorando Ron.
«Io sono alto» proruppe Ron, senza che nessuno ci facesse caso.
I gufi arrivarono in quel momento, precipitandosi attraverso le finestre schizzate di pioggia, spruzzando tutti di goccioline d'acqua. Molti ricevevano più posta del solito: genitori ansiosi che desideravano contattare direttamente i loro figli e, allo stesso tempo,
rassicurarli che tutto andava bene a casa. Harry non aveva ricevuto alcuna lettera dall'inizio del trimestre. Il suo solo corrispondente regolare ora era morto e, per quanto avesse sperato che Lupin potesse scrivergli ogni tanto, finora era rimasto deluso. Fu molto sorpreso, perciò, di vedere la sua candida Edvige volare in tondo in mezzo e tutti quei gufi bruni o grigi. Lei atterrò proprio di fronte a lui trasportando un grande pacco squadrato. Un attimo più tardi, un pacco identico atterrò di fronte a Ron, schiantandosi
insieme al suo piccolo gufo esausto, Leotordo.
«Ah!» esclamò Harry aprendo l'involucro fino a mettere in mostra la nuova copia di «Pozioni Avanzate» appena giunta dal Ghirigoro.
«Oh, bene," disse Hermione deliziata. «Così adesso puoi restituire quella copia tutta segnata.»
«Sei pazza» replicò Harry. «Mi tengo quello! Guarda, ho già pensato a tutto…»
Tirò fuori la vecchia copia di Pozioni Avanzate dalla cartella e colpì la copertina con la bacchetta mormorando

«Diffindo!» La copertina si staccò. Ripeté la stessa cosa con il libro nuovo. Hermione lo guardò scandalizzata. Dopo di chè scambiò le copertine e diede
un colpetto ad entrambe dicendo «Reparo» Con questo, la vecchia copia del Principe divenne come nuova e la freschissima copia avuta dal Ghirigoro sembrò essere quella di seconda mano.
«Restituirò a Lumacorno la nuova. Non avrà nulla da lamentarsi, costa nove Galeoni.» Hermione strinse le labbra con fare di rabbiosa disapprovazione, ma fu distratta da un terzo gufo che era atterrato davanti a lei con una copia della Gazzetta del Profeta. Lei aprì il giornale rudemente ed esaminò la prima pagina.

Harry al contrario alzò lo sguardo sul tavolo degli insegnanti, la professoressa McGranitt si stava alzando proprio in quel momento, Byron e Piton dall'altro lato sembravano più seri del solito. Il posto di Silente invece era vuoto.

«Non credo che ci sia sempre» disse Hermione tranquillamente mentre alzava lo sguardo verso il tavolo degli Insegnanti, oltre il bordo del Profeta.

«Non l'hai notato? Il suo posto è stato vuoto almeno quanto quello di Hagrid, la scorsa settimana.

Ora che ci pensava, Harry non aveva più visto Silente fin dalla loro lezione privata della settimana precedente.
«Credo che abbia lasciato la scuola per fare qualcosa con l'Ordine» sussurrò Hermione.
«Voglio dire... sembra tutto così grave, no?»

Harry non rispose, ma sapeva che tutti e tre stavano pensando alla stessa cosa. Il giorno prima c'era stato un orribile incidente, ed Hannah Abbott era stata fatta uscire, durante la lezione di Erbologia, per essere informata del fatto che la madre era stata trovata morta. Non vedevano Hannah fin da allora.
Quando lasciarono il tavolo dei Grifondoro per dirigersi al campo di Quidditch, cinque minuti più tardi, sorpassarono Lavanda Brown e Calì Patil. Ricordando ciò che Hermione aveva detto riguardo al fatto che i genitori delle gemelle Patil volevano ritirarle da scuola,
Harry non fu sorpreso di vedere le due, legate da grande amicizia, sussurrare tra di loro apparentemente affrante. Ciò che sorprese Harry fu che, appena Ron arrivò alla loro altezza, Calì subito sferrò a Lavanda una gomitata e Lavanda si guardò intorno e rivolse a Ron un ampio sorriso. Ron ammiccò verso di lei, poi sfoggiò un sorriso esitante. Il suo modo di camminare divenne in qualche modo più impettito. Harry resistette alla tentazione di scoppiare e ridere, ricordando che Ron si era trattenuto allo stesso modo quando aveva saputo che Malfoy gli aveva rotto il naso. Hermione, dal canto suo, sembrò fredda e distante per tutto il tragitto verso lo stadio attraversando la fredda acquerugiola nebbiosa, e si diresse a cercare un posto in tribuna senza augurare a Ron buona fortuna. Come Harry aveva previsto, le selezioni durarono per la maggior parte della mattina.
Metà della Casa del Grifondoro sembrava essersi radunata lì, da quelli del primo anno che tenevano strette alcune orribili vecchie scope della scuola, selezionate dal mucchio, fino ad alcuni del settimo anno che torreggiavano sugli altri con fare freddamente intimidatorio.

Quando finalmente ebbero finito di selezionare i nuovi giocatori Ron si era guadagnato la posizione di Portiere. Era riuscito a parare, anche se goffamente tutti i tiri, a differenza di Cormac che si era tuffato dalla parte sbagliata proprio sull'ultimo.

Quando tornarono la sera nella sala comune Harry riuscì a esporre nuovamente la sua teoria a Hermione e Ron affossati sul largo divano.

«Ma come avrebbe potuto fare, Harry» chiese Hermione con uno sguardo meravigliato mentre riponeva il suo libro di Artimanzia nella zaino. «Siamo stati tutti perquisiti all'arrivo, no»
«Davvero?» domandò Harry, preso alla sprovvista. "Io no!»
«Oh no, certo che no, avevo dimenticato che sei arrivato in ritardo... be', Gazza ci ha fatti scorrere addosso dei Sensori Segreti quando siamo entrati nell'Atrio. Qualsiasi oggetto Oscuro sarebbe stato trovato. Lo so per il fatto che a Tiger è stata confiscata una Testolina. Così, capisci, Malfoy non può aver introdotto nulla di pericoloso."
Momentaneamente spiazzato, Harry osservò per un po' Ginny in fondo alla stanza giocare con la sua Puffola Pigmea, prima di trovare un'obiezione valida.
«Qualcuno potrebbe averglielo mandato con un gufo, allora» affermò. «Sua madre o qualcun altro»
«Anche tutti i gufi vengono perquisiti» rispose Hermione. «Lo ha detto Gazza mentre faceva passare quei Sensori Segreti ovunque potesse arrivare.»
Completamente sconcertato, stavolta, Harry non trovò nulla per obiettare.
Apparentemente non c'era alcun modo in cui Malfoy avrebbe potuto introdurre a scuola un pericoloso oggetto Oscuro. Guardò speranzoso Ron che era seduto con le braccia
conserte, sbirciando verso Lavanda Brown.
«Ti viene in mente in quale modo Malfoy...?»

«Oh Harry!» Esclamò Hermione guarnendo l'orologio

«Non hai la punizione con il professor Piton questa sera?»

La faccia di Harry si contrasse in un'espressione orripilata mentre annuiva. Si fiondò fuori dal ritratto della sala comune senza neppure fare il nodo alla cravatta scarlatta. Vide la punta ondeggiare pericolosamente mentre scendeva le scale.

Quando bussò sulla porta dei sotterranei con il fiato corto era certo di essere in ritardo.

«Avanti» si limitò a dire la bassa voce familiare.

Entrò nello studio cercando di sistemarsi la camicia storta, Piton lo squadrò serio.

«Ti sei appena svegliato Potter?» chiese inaspettatamente

«No, io…» si toccò la cravatta ormai totalmente slegata prima di infilarsela in tasca velocemente «Stavo facendo i compiti in sala comune e mi è sfuggito l'orario.» spiegò cercando di tornare ad avere un respiro normale.

"Siediti.» ordinò il pozionista senza dire altro.

Solo mentre incominciò a esaminare le pergamene che doveva riordinare Harry si ricordò di come era finita la precedente punizione, di come avesse alzato la voce contro Piton. Ora sembrava così tranquillo, come se nemmeno se non fosse mai successo.

Per la prima ora non disse nulla, si limitò a leggere velocemente le pergamene e riporle nei polverosi scatoloni appoggiati sul banco. Si raddrizzò allargando le braccia indolenzite.

«Come è diventato amico di Byron?»

«Hai un lavoro da fare Potter.» scandì Piton senza guardarlo.

«Posso lavorare e parlare.»

«Ma davvero, sei in grado di fare due cose contemporaneamente?»

«Potrei stupirla.» sorrise quando Piton alzò lo sguardo su di lui

«Lavora.»

«Lei risponda alla domanda.» insisté.

«Non detti tu le regole.»

«Sembrate così diversi.» notò Harry rimettendosi a riordinare un cartellina strappata in un angolo

«Anche la signorina Granger sembra troppo intelligente per essere amica con te e Wealsey, immagino sia spirito di sacrificio» rispose Piton passandosi una mano fra i capelli.

Harry lo osservò di sottecchi, non ricordava di averglielo mai visto fare.

«Probabile, ma le abbiamo salvato la vita il primo anno con quel troll.» ricordò

«Ah già.» disse Piton con tono suadente. «Un'altra delle stupide gesta eroiche.»

«Anche Byron l'ha difesa tante volte.»

«Forse è per questo che vi piacete, siete entrambi egocentrici convinti di dover salvare il mondo» commentò il pozionista alzandosi per mettere a posto un grosso tomo scuro.

«Credo che abbia una cotta per lei.» si arrischiò a dire sentendosi tremendamente ridicolo. Non osò guardarlo, puntò gli occhi sulle parole scarabocchiate sulla pergamena. Sentì dei passi lenti avvicinarsi.

«White è squilibrato quanto se non più di Bellatrix Lestrange.»

«A me non sembra squilibrato» si affrettò a dire alzando lo sguardo, trovò Piton stranamente vicino che osservava con attenzione le cartelle che aveva già riordinato.

«Solo perché non sai osservare, ti limiti a vederlo mentre sorride in modo idiota e fa battute fuori luogo.»

«È un po' eccentrico.» concesse.

«È un po' dissociato più che altro» commentò Piton allontanandosi dal tavolo.

«Che vuol dire?» Chiese Harry confuso, seguendolo con lo sguardo.

«Hai passato diverse settimane con lui, non lo hai mai visto non euforico?» Chiese dandogli le spalle.

Harry ci pensò, ma non ricordava di averlo mai visto tanto diverso, solo Hermione gli aveva detto che a volte lo aveva trovato strano, triste.

«Non direi, forse Hermione lo ha visto un po' strano qualche volta prima che arrivassi alla tana.»

«Meglio per te, non è un bello spettacolo" disse Piton voltandosi.

«Ma non significa che sia squilibrato» replicò Harry alzando le spalle.

Piton si avvicinò ancora torreggiando su di lui «Credi che una persona possa affrontare quello che White ha affrontato essendo così tranquillo e esuberante?» Gli sembrò di sentire della rabbia nella sua voce

«Io... non lo so, dipende come…»

«Dipende da quanto una mente è forte, c'è chi come i genitori di Paciock perde il senno acquisendo uno stato catatonico e chi, come White, si dissocia. Non c'è poi molta differenza in realtà, semplicemente è più di compagnia.»

Harry lo guardò in silenzio, non aveva mai pensato di associare Byron ai genitori di Neville.

«Se spessi tutte le cose che ha fatto non faresti così fatica a crederci» aggiunse Piton in tono pratico.

«Qual è la cosa peggiore che ha fatto?» Domandò Harry spostando una pergamena senza guardarla.

Il professore fissò lo sguardo su un punto del tavolo per alcuni secondi.

«Non è il caso che tu lo sappia, ne che io te lo dica.»

«È stato lei a dire che avrei capito» cercò di apparire disinteressato.

«Qual è la cosa più terribile che riesci a immaginare Potter?»

Harry guardò senza vederle le parole sulla pergamena.

«Uccidere.»

«Sei poco creativo.»

«Uccidere i familiari davanti agli occhi di chi torturi.»

Harry alzò lo sguardo e si stupì di vedere un angolo della bocca di Piton leggermente inarcato «Invidio la tua poca inventiva.»

«Cosa c'è di peggio di quello che Voldemort ha fatto a Byron?» Chiese con fastidio, ignorando l'espressione dell'altro al nome del Signore Oscuro.

«Quello che è stato fatto a White è terribile» concordò

«Ma ci sono tanti modi per torturare una persona, Byron non è solo stato torturato, è stato fatto a pezzi, se mettessi insieme tutti i Mangiamorte imprigionati a Azkaban non arriveresti al livello delle cose che ha fatto lui sotto l'influenza del Signore Oscuro.»

Harry aggrottò le sopracciglia. «Se fosse davvero così pericoloso Silente non lo lascerebbe stare qui.»

«Silente è saggio, ma non ha mai avuto troppe remore nell'ospitare persone e creature pericolose, un lupo mannaro, un mezzo gigante, il cerbero a guardia della pietra filosofale, vuoi che continui?»

«Ma Byron non ha mai fatto niente, voglio dire da quando è a Hogwarts.»

«Ha un notevole controllo» si limitò a dire Piton prima di scoccargli un'occhiata severa. «Tu invece a quanto pare hai mentito, non sei in grado di parlare e lavorare nello stesso momento.»

Harry osservò le pergamene che ancora gli restavano da riordinare. «È colpa sua» accusò.

Piton inclinò la testa di scatto «Mia?»

«Gironzola per la stanza, abbassa la voce, usa quel tono..."

«Quale tono?» chiese Piton con voce melliflua.

Harry sentì un brivido percorrergli la schiena «Quel tono.» disse a denti stretti.

Piton lo guardò in modo strano, Harry non riuscì a decifrarlo.

«Ti distrai con poco.» abbassò ancora di più la voce.

Harry inspirò mestamente rimettendosi a riordinare le pergamene, riusciva a sentire lo sguardo di Piton sulla nuca.

«Non ha dei compiti da correggere?» Chiese forzandosi a non alzare lo sguardo.

«In realtà no.»

«Quindi resterà li a fissarmi tutto il tempo?»

«Problemi?»

Harry riordinò tre pergamene invertendole di ordine e le rimise velocemente in uno scatolone.

«Se si diverte così.»

«Mi divertirei di più passando le mie serate senza doverti sorvegliare.»

«Insieme a Byron." sussurrò Harry senza guardarlo.

«Evita di essere impudente e non dovrò punirti.» lo sentì dire stancamente.

«Ma così non potrei più irritarla stando qui.» alzò lo sguardo vedendolo portarsi una mano alla tempia destra.

«Assomigli sempre di più a White.»

Harry non riuscì a impedirsi di sorridere. «Quindi come siete diventati amici?»

«Non lo siamo diventati, era amico di tua madre, non ci è voluto molto con il carattere affascinante che si ritrova.»

«Oh quindi lo trova affascinante» insinuò Harry abbassando di colpo lo sguardo su un'altra pergamena.

Piton non disse nulla, forse lo stava guardando male, non si arrischiò a controllare.

«Mi ha assillato per mesi, è stato un incubo averlo perfino nel dormitorio» Parlò lentamente, come se ogni parola fosse dolorosa.

«Ma perché non le piace? Voglio dire prima che diventasse un Mangiamorte»

«A te non piace Malfoy, no» lo interruppe.

«Ma è diverso» alzò gli occhi di scatto «Io e Malfoy ci detestiamo a vicenda, lui è un purosangue razzista, Byron no... è chiaro che lei gli piaccia.»

«Gli piaccio…» disse con una smorfia «solo perché lui non piace a me, un po' come te immagino» rifletté

Harry lo guardò confuso.

«Ti impunti a farmi domande e cercare di conoscermi, in modo piuttosto infantile e evidente, perché io al contrario non voglio conoscerti.»

«Quindi sta rispondendo alle mie domande nella speranza che il mio interesse sparisca?» chiese inclinando la testa.

La bocca del pozionista si allargò come in un grido muto

«Per Merlino Potter, sei arrivato a fare un ragionamento così complesso» allargò gli occhi teatralmente.

«Impressionante. Sei sicuro di non aver bisogno di una pozione per il mal di testa?»

Harry scoppiò a ridere, tutti quegli anni lo aveva trovarlo odioso, ma si accorse che non gli importava davvero se lo insultava, era chiaro che lo facesse per allontanarlo.

Cominciava a capire come Byron potesse sopportarlo, addirittura trovarlo divertente.

Sentirlo ridere doveva aver irritato Piton più di quanto si aspettasse perché si avvicinò a lunghi passi al suo banco.

«Smettila subito!» ordinò imperioso «Sei in punizione, finisci quelle pergamene e fila a dormire»

Harry provò a smettere di ridere passandosi una mano sulle labbra.

«Cosa avrebbe fatto se fossi stato smistato a Serpeverde?» chiese tossicchiando.

Gli occhi neri si assottigliarono «Sei un Grifondoro» constatò.

«Si, ma solo perché l'ho chiesto io al cappello, voleva mettermi in Serpeverde» disse spostando alla cieca una scatola. In mezzo al fruscio delle pergamene si rese conto di quanto fosse personale quella cosa, non lo aveva detto quasi a nessuno, nemmeno a Byron.

Perfino Piton sembrò stupito per una frazione di secondo, prima di nascondersi dietro quella maschera di acidità.

«Probabilmente mi sarei avvelenato di proposito» rispose gelido.

«Non lo so, sarebbe stato divertente» rifletté Harry «Certo terribile avere Malfoy in dormitorio e tutti gli altri che mi guardavano come se dovessi diventare il nuovo Signore Oscuro, ma per lei ne sarebbe valsa la pena»
«Penso possa bastare» disse Piton.

Harry infilò a caso una scheda piegata nella scatola con un sorriso «Buonanotte, signore»

*  *  *

La prima lezione di Harry era Erbologia, il mattino seguente. Non era riuscito, durante la colazione, a raccontare a Ron ed Hermione della sera prima e in realtà non era sicuro di voler direi ai due amici ciò che gli aveva detto Byron riguardo al principe, ne delle sue punizioni con Piton. Si sentiva quasi fortunato a poter parlare con il pozionista in quel modo, era come avere un segreto che doveva e voleva proteggere perfino con Hermione. In più era certo che lei non avrebbe approvato la sua sfacciataggine nel chiedere a un professore delle informazioni personali, ma lui voleva sapere di più.

Attraversarono il sentiero erboso verso le serre, cercando di riconoscere attraverso la densa nebbia la strada giusta.
«Allora, com'è stata l'ultima festa di Lumacorno?» domandò Harry quando riuscirono finalmente a entrare nella serra prendendo posto intorno al lungo tavolo.
«Oh, è stato abbastanza divertente, davvero» rispose Hermione infilandosi gli occhiali protettivi. «Voglio dire, si è messo a pontificare un po' sui suoi ex favoriti famosi e si è messo ad adulare spudoratamente McLaggen per le conoscenze della sua famiglia, ma abbiamo mangiato veramente bene e ci ha presentato Gwenog Jones.»
«Gwenog Jones?» chiese Ron, gli occhi spalancati dietro gli occhiali protettivi. «Quella Gwenog Jones? Il capitano delle Arpie di Holyhead?»

«Proprio lei.» rispose Hermione. «Personalmente, credo che sia un po' troppo piena di sé, ma...»
«Avete chiacchierato abbastanza!" intimò la Professoressa Sprite bruscamente, passando indaffarata e severa. «Siete indietro, gli altri hanno tutti già iniziato e Neville ha già raccolto il suo primo baccello» Si voltarono a guardare. Com'era prevedibile, Neville era seduto al suo posto e sfoggiava un labbro sanguinante e diversi brutti graffi su un lato del viso, ma teneva stretto un frutto grigio, delle dimensioni di un pompelmo, che pulsava sgradevolmente.
«Certo, Professoressa, iniziamo subito!» disse Ron, continuando silenziosamente, appena lei si fu allontanata,

«Avremmo dovuto usare il Muffliato, Harry.»
«No, affatto!» Obiettò Hermione subito.

Ormai era diventata quasi comica l'avversione della ragazza verso il Principe, come se fosse un suo rivale.

«Be', andiamo... diamoci da fare…»
Lanciò agli altri due uno sguardo preoccupato e subito tutti e tre tirarono un profondo respiro e strinsero tra le mani il tronco nodoso che avevano davanti.
«Sai, non credo mi piacerebbe avere uno di questi in giardino, quando avrò una casa mia.» affermò Ron sollevandosi gli occhiali sulla fronte ed asciugandosi il sudore dal volto.
«Passami una bacinella» disse Hermione tenendo il baccello pulsante con il braccio teso. Harry ne prese una e lei vi lasciò cadere il baccello con uno sguardo disgustato.
«Non essere schizzinosa, spremilo, è meglio se sono freschi!» consigliò la Professoressa Sprite.
«In ogni caso» riprese Hermione, continuando la loro conversazione interrotta come se non fosse appena stata attaccata da un pezzo di legno. «Lumacorno sta organizzando una festa di Natale, Harry, e non avrai modo di scansarla perché questa volta mi ha chiesto di
controllare le tue sere libere, in modo da poterla fissare per una sera in cui sia certo che tu possa venire.»
Harry gemette. Ron, che nel frattempo stava tentando di far aprire il baccello nella bacinella stringendolo tra le mani, premendovi sopra e schiacciandolo con tutto il peso del corpo, sibilò di rabbia «Si tratta di un'altra festa solo per i favoriti di Lumacorno, vero?»
«Solo per il Luma Club, sì» rispose Hermione.
Il baccello schizzò via dalle dita di Ron, colpì la vetrata della serra, rimbalzò sulla nuca della Professoressa Sprite e le fece cadere il vecchio cappello macchiato. Harry s'affrettò a recuperarlo.
«Luma Club» ripeté Ron con un ghigno degno di Malfoy. «Patetico. Be', spero che vi piaccia la festa. Perché non cerchi di andarci con McLaggen, così che Lumacorno vi elegga Re e Regina del Luma...»
«Possiamo portare degli ospiti.» interruppe Hermione, che per qualche motivo era arrossita fino a diventare di un ardente color scarlatto. «E intendevo invitare te, ma se credi che la festa sia tanto stupida, allora non ci provo nemmeno»
Harry desiderò improvvisamente che il baccello se ne schizzasse lontano, cosicché dovesse per necessità non stare seduto tra loro due. Senza che entrambi si accorgessero della cosa afferrò, la bacinella che conteneva il baccello e cominciò a tentare di aprirlo nel
modo più rumoroso e più energico possibile, ma sfortunatamente poteva ancora sentire ogni parola della loro conversazione.
«Stavi per chiederlo a me?» Chiese Ron, questa volta con una voce completamente diversa.
«Sì." rispose Hermione con rabbia. «Ma ovviamente, se preferisci che ci vada con McLaggen…»
Ci fu una pausa durante la quale Harry continuò a colpire il resistente baccello con una paletta da giardinaggio.
«No, non lo preferisco» sussurrò Ron con voce molto pacata.
Harry mancò il baccello e colpì la bacinella che si ruppe.
«Reparo» pronunciò rudemente, colpendo i pezzi della bacinella con la bacchetta, e questi si riunirono tornando integri. Il fragore, comunque, sembrava aver fatto sì che Ron ed Hermione tornassero a rendersi conto della sua presenza. Hermione sembrò innervosita ed immediatamente iniziò a voltare le pagine della sua copia di Piante Carnivore del Mondo, alla ricerca del modo corretto di spremere un baccello di Snargaluff. Ron, da parte sua, sembrava imbarazzato ma anche soddisfatto di se stesso.
«Dammelo, Harry» disse Hermione in fretta. «Qui dice che dovremmo pungerlo con qualcosa di affilato…»
Harry le passò il baccello nella bacinella e lui e Ron infilarono di nuovo gli occhiali protettivi sugli occhi e agguantarono il tronco.

Il resto della lezione passò senza che fosse più citata la festa di Lumacorno. Benché Harry osservasse i suoi due amici con maggiore attenzione durante i giorni successivi, Ron ed Hermione non sembravano per nulla diversi dal solito, eccetto che erano un po' più gentili l'uno con l'altro di quanto lo fossero normalmente. Harry suppose di dover solo aspettare e vedere cosa sarebbe accaduto sotto l'influenza della Burrobirra, nelle luci fioche della stanza di Lumacorno la notte della festa. Nel frattempo, comunque, aveva preoccupazioni molto più urgenti.

Quel pomeriggio avevano un primo allenamento con la nuova squadra, al posto di Katie, che ancora non era tornata dal San Mungo aveva inserito Dean. Vedendolo volare non si era affatto pentito della sua scelta, l'unico vero problema era Ron, che sotto pressione per l'incombente incontro di apertura della stagione sembrava aver messo in evidenza tutte le sue vecchie esitazioni. Dopo aver lasciato entrare una mezza dozzina di tiri, la maggior parte dei quali segnati da Ginny, la sua tecnica divenne sempre più rozza, fino a quando non colpì sulla bocca Demelza Robins che gli si avvicinava.
«È stato un incidente, mi dispiace, Demelza, mi dispiace veramente!» Gridò Ron dopo averla vista scendere a zigzag fino a terra gocciolando sangue ovunque. «Ero solo…»
«Preso dal panico» disse Ginny rabbiosamente, atterrando al fianco di Demelza ed esaminandole il labbro gonfio. «Ron, cretino, guarda in che stato è»
«Posso sistemarla» affermò Harry, atterrando al lato delle due ragazze, puntando la bacchetta verso la bocca di Demelza e dicendo «Epismendo. E Ginny, non chiamare Ron cretino, non sei tu il capitano della squadra…»

In complesso, fu uno dei peggiori allenamenti di tutto il trimestre, ma Harry aveva l'impressione che la franchezza non sarebbe stata una buona scelta quando erano così prossimi alla partita.
«Buon lavoro, tutti, credo proprio che schiacceremo Serpeverde» disse per fare coraggio, e Cacciatori e Battitori andarono via sembrando ragionevolmente contenti di se stessi.
«Ho giocato come un sacco di letame di Drago"» si lamentò Ron, con voce cupa, appena la porta degli spogliatoi si fu chiusa alle spalle di Ginny.
«No, non è vero» disse Harry con fermezza. «eri il miglior portiere che ho provato, Ron. Il tuo unico problema è il sangue freddo.»
Continuò con gli incoraggiamenti per tutto il tragitto di ritorno al castello e, nel periodo che impiegarono per raggiungere il secondo piano, Ron sembrò appena un po' di umore migliore. Nel momento in cui Harry si trovò a voltare l'angolo però si bloccò di colpo fissando Piton e Byron in mezzo al corridoio che sussurravano.

Ron dietro di lui gli sbatté contro confuso.

«Dai non fare lo scorbutico, è solo una festa.» stava dicendo Byron.

«Allora vacci.» disse Piton con tono annoiato.

«Ma non posso da solo.»

«Pensavo fossi abbastanza grande.»

«Silente ha detto che devi sorvegliarmi» ricordò Byron muovendo una mano verso l'altro.

Piton si scostò leggermente all'indietro. «Ti devo sopportare praticamente ventiquattro ore su ventiquattro, dammi tregua per un paio di ore.» sbuffò.

«Ma io voglio andarci con te.» si lamentò «Dai Sev, non possiamo dormire insieme e poi farci problemi per andare ad una festa.»

La faccia di Piton si contrasse con fastidio mentre si guardava attorno, Harry si scansò indietro spingendo Ron per non essere visto.

«Abbassa la voce.» sibilò seccamente.

Fu come se qualcosa di grosso e scaglioso si fosse risvegliato nello stomaco di Harry, lacerandolo dall'interno. Gli sembrava che sangue caldo gli avesse inondato il cervello.

La risata di Byron riempì il corridoio.

«Dai esci un po' da quel sotterraneo, almeno per un'ora»

Piton roteò visibilmente gli occhi verso il soffitto sentì Ron alle sue spalle sporgersi, ma si bloccò appena apparve Mrs.Purr, la gatta di Gazza, dietro l'angolo opposto. Anche Byron e Piton si voltarono per alcuni secondi a guardarla.
«Andiamo» sussurrò Harry appena il suono dei passi strascicati di Gazza gli arrivò alle orecchie.
Percorsero di corsa le scale ed il corridoio del settimo piano.

«Spostati!» Sbraitò Harry ad una ragazzina che fece una salto dallo spavento e lasciò cadere una bottiglia di uova di rospo. Era disorientato, stordito, sentiva lo stomaco ribaltarsi senza sosta. Di certo era solo perché aveva ascoltato una conversazione privata, ma infondo aveva già sentito Piton e Byron parlare... ma non in quel modo.

Un'immagine si formò nella sua mente prima che potesse fermarla, cercò di scacciarla con forza. Non voleva sapere cosa facevano quei due, era solo a disagio perché si trattava di Piton, solo perché era strano... nulla di più.

«Un giorno o l'altro troveremo il corpo di Byron appeso da qualche parte» disse Ron bruscamente mentre si avvicinavano alla Signora Grassa.
«Cosa?» disse Harry frastornato. «Oh... ehm... già»
«Dilligrout» grugnì cupamente verso la Signora Grassa, e s'infilarono attraverso il buco del ritratto nella Sala Comune.
Nessuno dei due parlò più di quello che avevano sentito, come in un muto accordo.

Harry si svegliò, il mattino successivo, sentendosi leggermente intontito e confuso da una serie di sogni agitati che avrebbe preferito dimenticare.

 
 

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Capitolo 25
*** ASPIRAZIONI ***


La colazione fu la solita faccenda irritante, i Serpeverde fischiarono e protestarono sonoramente all'ingresso in Sala Grande di ciascun membro della squadra di Grifondoro. Harry alzò lo sguardo al soffitto e vide un limpido cielo azzurro: un buon segno.
Il tavolo dei Grifondoro, una massa compatta di rosso e oro, acclamò all'avvicinarsi di Harry e Ron. Harry sorrise e salutò con la mano. Ron stiracchiò un debole sorriso e scosse la testa.
«Coraggio, Ron!» Incitò Lavanda. «Lo so che sarai bravissimo!»
Ron la ignorò.
«Tè?» Gli chiese Harry «Caffè? Succo di Zucca?»
«Niente» rispose Ron visibilmente agitato, addentando un pezzettino di toast.
Pochi minuti dopo arrivò Hermione «Come vi sentite?»
«Bene» rispose Harry, che era concentrato nel preparare un bicchiere di succo di zucca per Ron. «Ecco, Ron. Bevi.»
Ron aveva appena avvicinato il bicchiere alle labbra, che Hermione intimò con urgenza.
«Non berla, Ron!»
Harry e Ron si voltarono insieme a guardarla.
«Perché no?» Chiese Ron.
Ora Hermione fissava Harry come se non potesse credere ai suoi occhi.
«Ci hai messo qualcosa, in quella bevanda.»
«Scusa?» Reagì Harry.
«Mi hai sentita. Ti ho visto. Hai appena versato qualcosa nella bevanda di Ron. Avevi una bottiglietta in mano, poco fa!»
«Non capisco di cosa tu stia parlando» rispose Harry, spingendo la bottiglietta sul fondo della tasca.

«Ron, ti avverto, non berla!» Intimò di nuovo Hermione, allarmata, ma Ron sollevò il bicchiere, lo svuotò in un sorso ed esclamò. «Smettila di tiranneggiare su di me, Hermione.»
Lei sembrava scandalizzata. Abbassandosi in modo che solo Harry potesse sentirla sibilò.
«Potresti essere espulso per questo. Non avrei mai creduto che potessi fare una cosa del genere.»
«Senti chi parla» gli sussurrò lui di rimando. «Hai Confuso qualcun altro ultimamente?»
Lei s'allontanò da loro come una furia procedendo lungo il tavolo. Harry la vide allontanarsi senza provare alcun dispiacere. Hermione non aveva mai compreso quanto il Quidditch fosse un affare serio. Si voltò a guardare Ron che stava facendo schioccare le labbra.
«Si avvicina l'ora» disse Harry allegramente.
Il prato gelato scricchiolava sotto le loro scarpe mentre procedevano veloci verso lo stadio.
«Siamo abbastanza fortunati ad avere un tempo così buono, eh?» Chiese Harry a Ron.
«Già» rispose Ron che sembrava pallido e malaticcio.
Ginny e Demelza avevano già indossato la loro divisa da Quidditch ed aspettavano nello spogliatoio.
«Le condizioni sembrano ideali» osservò Ginny. «Prova a indovinare? Il Cacciatore dei Serpeverde, Vaisey... ha preso un Bolide in testa ieri durante il loro allenamento, e gli fa troppo male per poter giocare! E ancora meglio di questo... anche Malfoy è malato!»

«Cosa?» Esclamò Harry ruotandosi di scatto per guardarla. «È malato? Cos'ha che non va?»
«Non ne ho idea, ma per noi è il massimo» disse Ginny radiosa. «Faranno giocare Harper al suo posto. È nel mio anno ed è un idiota.»
Harry le rispose sorridendo vagamente ma, mentre indossava la sua divisa scarlatta, la mente era molto distante dal Quidditch. Già una volta Malfoy aveva fatto finta di non poter giocare a causa di una ferita, ma in quella occasione si era assicurato che l'intera partita fosse rimandata fino al momento in cui lui fosse in condizioni di potersi riunire alla squadra dei Serpeverde. Perché ora era così pronto a consentire di far giocare un sostituto? Era veramente ammalato o simulava?
«Strano, no?» Disse sottovoce a Ron. «Il fatto che non giochi Malfoy?»
«Fortuna, la chiamerei» disse Ron, sembrando un pizzico più vivace. «Anche Vaisey fuori, è il loro miglior tiratore, non ci avrei mai creduto... Ehi!» Esclamò all'improvviso bloccandosi nell'atto di infilarsi uno dei guanti da Portiere fissando Harry.
«Che c'è»
«Io... tu…» balbettò Ron come se avesse perso la voce, sembrando insieme spaventato ed eccitato. «La mia bevanda... il mio succo di zucca... non è che...?»
Harry sollevò le sopracciglia e non disse nulla eccetto,

«Cominciamo tra cinque minuti, faresti meglio a spicciarti con quelle scarpe.»
Uscirono sul campo dirigendosi verso le tumultuose grida ed i fischi. Un'estremità dello stadio era una massa solida di rosso e oro, l'altra un mare di verde e argento. Anche molti Tassorosso e Corvonero s'erano schierati. Nel mezzo di quelle urla ed applausi, Harry poteva distinguere chiaramente il ruggito del famoso cappello a testa di leone di Luna Lovegood.
Harry fece qualche passo verso Madama Bumb, l'arbitro, che aspettava pronta a lasciar uscire le palle dalla cassa.
L'incontro era stato faticoso ma non troppo lungo, erano riusciti a resistere magnificamente con Ron a guardia delle porte con nuova sicurezza, non aveva perso neppure un tiro, Ginny e Dean giocavano in perfetta sintonia e segnarono diversi gol degni di nota.
Quando finalmente Harry individuò il boccino riuscì a battere Harper, il cercatore in sostituzione di Malfoy con facilità, la su Firebolt non aveva eguali.
Appena il pubblico comprese cosa era accaduto, un urlo immane lo raggiunse fin quasi a coprire il fischio che segnalava la fine dell'incontro.
Harry che si ritrovò stretto in un abbraccio a mezz'aria con il resto della squadra, Ron e Harry restarono per ultimi nello spogliatoio. Stavano quasi per uscire quando entrò Hermione. Strizzava la sciarpa di Grifondoro tra le mani e sembrava sconvolta ma determinata.
«Devo parlarti, Harry.» Prese un gran respiro. «Non avresti dovuto farlo. Hai sentito Lumacorno, è illegale nelle competizioni.»
«Cosa stai cercando di fare, ribaltare il risultato?» Domandò Ron.
«Di che stai parlando?» Chiese Harry, girandosi a raccogliere i vestiti così che nessuno potesse vederlo sogghignare.
«Lo sai perfettamente di cosa sto parlando!» Urlò Hermione stridula. «Hai aggiunto quella pozione della fortuna al succo di Ron durante la colazione! Felix Felicis!»

«No, non è vero» disse Harry, girandosi a guardali entrambi.
«Sì che l'hai fatto, Harry, e per questo tutto è andato per il verso giusto, con giocatori di Serpeverde mancanti e Ron che ha parato tutto!»
«Non ce l'ho messa!» disse Harry, sogghignando apertamente. Infilò la mano nella tasca della giubba e tirò fuori la bottiglietta che Hermione gli aveva visto in mano quella mattina. Era piena fino all'orlo della pozione dorata ed il tappo era ancora saldamente fissato con la ceralacca. «Volevo che Ron credesse che l'avessi fatto, così ho fatto finta quando sapevo che tu stavi guardando.» Fissò Ron. «Hai salvato tutto perché ti sentivi fortunato. Invece hai fatto tutto da solo.» Infilò di nuovo la pozione in tasca.
«Veramente non hai messo nulla nel mio succo di zucca?» Chiese Ron sbalordito. «Ma il bel tempo... e Vaisey che non poteva giocare... Veramente non mi hai dato la pozione della fortuna?»
Harry scosse la testa. Ron lo guardò un attimo a bocca aperta, poi si girò verso Hermione imitandone la voce.
«Hai messo la Felix Felicis nel succo di Ron stamattina, per questo ha parato tutto! Guarda! Posso fare parate anche senza aiuto, Hermione!»
«Non ho mai detto che non potevi... Ron, anche tu pensavi che ti fosse stata data!» Ron l'aveva già sorpassata, però, ed era uscito con la scopa in spalla.
«Ehm» sussurrò Harry nell'immediato silenzio. Non si era aspettato che il suo piano gli si ritorcesse contro in questo modo. «possiamo... possiamo andare alla festa, allora»
«Tu vai!» Disse Hermione, ricacciando indietro le lacrime. «Ho la nausea di Ron in questo momento, non so cosa credevo di fare…»
Fuggì via dallo spogliatoio anche lei.

Harry attraversò i prati lentamente, tornando verso il castello in mezzo al pubblico, con molti di loro che gli urlavano le congratulazioni, ma lui sentiva una grande delusione. Ron e Hermione avrebbero ricominciato a litigare per una cosa così sciocca?

Harry non riuscì a vedere Hermione alla festa per la vittoria dei Grifondoro, che era in pieno svolgimento quando arrivò. Acclamazioni ed applausi ripresero vigore al suo apparire e fu presto circondato da una folla di persone che si congratulavano con lui.

Mentre si faceva largo verso il tavolo delle bevande, incontrò Ginny con la Puffola Pigmea sulla spalla e Grattastinchi che le miagolava speranzoso alle calcagna.
«Stai cercando Ron?» Chiese lei compiaciuta. «È là dietro, ma non è un bel vedere.» Harry guardò nell'angolo che lei stava indicando. In piena vista di tutta la sala, c'era Ron avvinghiato così strettamente a Lavanda Brown che era difficile distinguere di chi fossero le mani.
«Sembra che le stia mangiando la faccia, vero?» Disse Ginny distaccata. «Ma credo che dovrebbe raffinare la tecnica in qualche modo. Bella partita, Harry.»
Gli diede dei colpetti sul braccio. Grattastinchi le trotterellò dietro, gli occhi gialli fissi su Arnold. Harry voltò le spalle a Ron, che non sembrava voler smettere in tempi brevi, giusto in tempo per vedere il buco del ritratto che si chiudeva. Con apprensione, pensò di aver
visto una massa di crespi capelli castani uscire ondeggiando.
Si lanciò avanti, scansò Romilda Vane ancora una volta, e spinse il ritratto della Signora Grassa. Il corridoio all'esterno sembrava deserto.
«Hermione?»

La trovò nella prima aula non chiusa a chiave. Sedeva alla cattedra, da sola eccetto un piccolo anello di cinguettanti uccellini gialli che le circondava il capo, uccelli che lei doveva aver fatto comparire dal nulla giusto in quel momento. Per Harry non era di alcun conforto ammirare la realizzazione dell'incantesimo in quel momento.
«Oh, ciao, Harry» disse lei con voce fragile. «Stavo solo facendo pratica.»
«Sono venuti bene" Rispose Harry. Non aveva idea di cosa dirle. Si chiedeva se ci fosse qualche possibilità che lei non avesse notato Ron, che avesse solo lasciato la sala perché la festa era diventata troppo scalmanata, quando lei osservò, con un'inconsueta voce troppo acuta «Sembra che a Ron piacciano i festeggiamenti.»
«Ehm... davvero?» Tentennò Harry.
«Non dirmi che non l'hai visto» sbottò Hermione. «Non è che si stesse nascondendo.»
La porta alle loro spalle si aprì. Con orrore di Harry, entrò Ron, ridendo e tenendo Lavanda per mano.
«Oh» disse, irrigidendosi immediatamente alla vista di Harry ed Hermione.
«Ops» Esclamò Lavanda, e tornò fuori dall'aula, ridacchiando. La porta si chiuse dietro di lei.
Ci fu un attimo di orribile, crescente, ondeggiante silenzio. Hermione fissava Ron, che evitava di guardarla, ma disse con una strana mescolanza di spacconeria e goffaggine.
«Ciao, Harry! Mi chiedevo dove fossi andato!»
Hermione sfilò via dalla cattedra. Il piccolo stormo di uccellini dorati continuò a volarle intorno alla testa tanto da farla sembrare uno strano modellino piumato del sistema solare.
«Non dovresti lasciare Lavanda ad aspettare fuori» disse con calma. «Si chiederà tu dove sia andato.»x
Camminò molto lentamente e dignitosamente verso la porta. Harry lanciò uno sguardo verso Ron, che sembrava sollevato che non fosse accaduto nulla di grave.
«Oppugno!» giunse un grido dalla soglia.
Harry si voltò di scatto e vide Hermione con la bacchetta puntata su Ron, l'espressione selvaggia. Il piccolo stormo di uccellini sfrecciava, come una rosa di proiettili dorati, verso Ron che guaì e si coprì il volto con le mani, ma gli uccelli attaccarono, beccando e graffiando ogni brandello di pelle che riuscivano a raggiungere.
«Falli 'dare 'ia!» Urlò lui, ma con un ultimo sguardo di furia vendicativa, Hermione aprì la porta e corse via. Ad Harry sembrò di udire un singhiozzo prima che la porta sbattesse.
 

*  *  *

 

«Ti ricordi che questa sera c'è la festa, vero?» Chiese Byron riordinando alcuni libri su uno scaffale dell'ufficio.

Piton fece una smorfia annoiata «Non ci vengo»

  «Oh sì che vieni!» Esclamò «Mi devi accompagnare, ho anche una reputazione da difendere, non mi presenterò da solo, voglio il mio accompagnatore»

  «Non sarò il tuo accompagnatore» si affrettò a dire Piton.

  «Certo che lo sarai, a meno che tu non preferisca che inviti Harry»
  «White…»
  «Mi sono perso l'occasione di vederti ballare al ballo del ceppo, non mi perderò anche questo» disse risoluto
  «Non ho ballato al ballo del ceppo» replicò freddamente
  «A un ballo non hai ballato? Mi stupisce che a cena mangi, come ti vengono in mente certe idee?»
Gli occhi di Piton rotearono verso il soffitto. «È per gli studenti prediletti di Lumacorno, non siamo obbligati ad andare»
  «No, ma andremo»
  «La mia opinione non conta nulla?»
Byron scosse la testa lentamente «Non molto»

*  *  *

 

«Lui è perfettamente libero di baciare chi vuole» disse Hermione, mentre la bibliotecaria, la Signora Pince, andava avanti e indietro per gli scaffali dietro di loro.

«Non me ne può fregare di meno.»
E così dicendo, alzò la penna d'oca e mise il puntino su una 'i' con tanta rabbia da fare un buco nella sua pergamena. Harry non disse niente. Forse avrebbe perso per sempre la voce, per mancanza di uso. Harry si abbassò leggermente sul libro di Pozioni Avanzate e continuò a prendere appunti sull'Elisir Eterno, fermandosi di tanto in tanto a decifrare le utili note del Principe a margine del testo di Libatius Borage.
«E, a proposito...» disse Hermione dopo un po' «devi stare attento.»
«Te lo ripeto per l'ultima volta» disse Harry, con una voce leggermente rauca, dopo tre quarti d'ora di silenzio,

«Non ho nessuna intenzione di restituire questo libro. Ho imparato più cose dal Principe Mezzosangue di quelle che Piton o Lumacorno mi hanno insegnato in…»
«Non sto parlando del tuo stupido cosiddetto Principe» disse Hermione, guardando male il libro come se l'avesse offesa. «Sto parlando di prima. Sono andata al bagno delle ragazze un attimo prima di venire qui, e una dozzina di ragazze, compresa Romilda Vane, stavano discutendo su come farti bere un filtro d'amore. Sperano tutte di convincerti di portarle alla festa di Lumacorno, e pare che tutte abbiano comprato i filtri di Fred e George. E ho paura che funzionino davvero.»
«Allora perché non glieli avete confiscati?» chiese Harry. Gli sembrava inconcepibile che la straordinaria mania di Hermione per il rispetto delle regole l'avesse abbandonata proprio in quel momento cruciale.
«Non avevano i filtri nel bagno con loro» disse sprezzantemente Hermione «Stavano solo discutendo le tattiche. E dubito che il Principe Mezzosangue» diede al libro un altro sguardo sprezzante «possa essersi inventato un antidoto per una dozzina di filtri d'amore contemporaneamente. Fossi in te, io inviterei qualcuna a venire con te, così le altre smetteranno di pensare che hanno ancora qualche possibilità. La festa è domani, ormai sono disperate.»
«Non c'è nessuno che mi piacerebbe invitare» borbottò Harry annoiato.
«Bene, allora stai attento a quello che bevi, perché Romilda Vane sembra sapere quello che fa.» disse con cattiveria Hermione.
Srotolò un po' la lunga pergamena su cui stava facendo il saggio di Aritmanzia e continuò a scrivere con la penna d'oca. Harry la guardò, con la mente molto distante.
«Aspetta un momento» disse lentamente. «Pensavo che Gazza avesse proibito qualsiasi oggetto comprato da 'Tiri Vispi Weasley'!»
«E quando mai qualcuno si è preoccupato dei divieti di Gazza?» chiese Hermione, ancora concentrata sul suo saggio.
«Ma pensavo che tutti i gufi fossero perquisiti. Com'è possibile che queste ragazze riescano ad introdurre filtri d'amore qui nella scuola?»
«Fred e George glieli mandano facendoli passare per profumi o pozioni per la tosse» disse Hermione. «Fa parte del loro servizio di Ordini via Gufo.»
«Mi sembri abbastanza esperta.»
Hermione lo guardò male, come aveva fatto con la sua copia di Pozioni Avanzate.
«Era tutto scritto sul retro delle bottiglie che ci hanno mostrato, a me e Ginny, quest'estate» disse freddamente,

«Io non vado in giro a mettere filtri nei bicchieri della gente... o a fare finta di averlo fatto, che è altrettanto ignobile…»
«OK, OK, basta così» disse rapidamente Harry. «La questione è, Gazza si sta facendo fregare, non è così? Queste ragazze stanno facendo entrare delle cose nella scuola facendole passare per qualcos'altro! E allora perché Malfoy non avrebbe potuto introdurre la collana nella scuola?»
«Oh, Harry... basta…»
«Andiamo, perché no?» domandò Harry.
«Allora» sospirò Hermione «i Sensori di Segretezza individuano fatture, maledizioni e incantesimi di invisibilità, non è così? Vengono usati per individuate magie e oggetti oscuri. Avrebbero sicuramente rilevato una maledizione potente come quella nella
collana in meno di un secondo. Ma qualcosa messo nella bottiglia sbagliata non darebbe segnale e poi i filtri d'amore non sono oscuri o pericolosi.»
«Facile a dirsi, per te» borbottò Harry, pensando a Romilda Vane.
«E così toccherebbe a Gazza stabilire che non è una pozione per la tosse, e lui non è un buon mago, dubito che saprebbe distinguere una pozione dal…» Hermione si fermò di botto; anche Harry l'aveva sentito. Qualcuno si era mosso dietro di loro, nell'oscurità degli scaffali. Aspettarono, e un attimo dopo la faccia d'avvoltoio della Signora Pince apparve dietro l'angolo, con le sue guance scavate, la pelle come pergamena, il lungo naso adunco illuminato impietosamente dalla lampada che portava.
«La biblioteca sta chiudendo.» disse «Vi dispiace riportare tutto quello che avevate in consultazione nel relativo... Cosa hai fatto a quel libo, mascalzone?»
«Non è della biblioteca, è mio!» disse in fretta Harry, cercando di togliere rapidamente dal tavolo la sua copia di Pozioni Avanzate mentre la Signora Pince si avventava su di essa con la sua mano ad artiglio.
«Rovinato!» sibilò. «Profanato, insozzato!»
«È solo un libro con qualche appunto!" disse Harry, strappandoglielo dalle mani.
Alla Signora Pince, sembrava dovesse venire un infarto da un momento all'altro; Hermione, che aveva rapidamente raccolto tutte le sue cose, prese Harry per un braccio e lo trascinò via.
«Ti proibirà l'accesso alla biblioteca se non stai attento. Dovevi proprio portarti dietro quello stupido libro?»

«Ehi Harry!» Salutò Byron con entusiasmo appena fuori dalla biblioteca.

«Ciao Byron, che fai qui?»

«Gironzolo" rispose lanciando un leggero sorriso a Hermione che teneva la borsa e un paio di libri fra le braccia

«Vuoi una mano»

«No, ce la faccio» rispose lei seccamente.

«Allora, hai trovato qualcuno per la festa di Lumacorno» Chiese tornando a guardare Harry

«Io... non ancora veramente»

«Ti consiglio di sbrigarti» abbassò la voce avvicinandosi ho sentito che diverse ragazze sono interessate."

«Gliel'ho già detto io» disse Hermione infilando con forza un libro nella borsa.

«Anche tu hai sentito di Jessica McBride?»

«Chi?» Fece Hermione confusa

«Niente, una Tassorosso del settimo anno» Byron scosse la testa incurante "Sbrigati a invitare qualcuno prima che ti rapiscano.»

«Già bhe non è così facile»

«Lo so, per tua sfortuna Piton è mio» disse con orgoglio

«Cosa»

«Non pensavi di invitarlo tu vero?»

«Io no certo che…» Harry si sentì il volto molto caldo

Hermione sbuffò spazientita «Dovremmo andare in sala comune»

«Certo» annuì Byron puntando un dito contro Harry «Sbrigati»

Harry annuì prima di seguire Hermione

«Non lo trovi fastidioso?» Gli chiese la ragazza quando svoltarono a destra.

«Cosa?»

«Byron, è ovunque.»

«Sai è un insegnante, più o meno»

«Si ma ti ronza intorno» disse Hermione

«Non mi ronza intorno» ribatté con troppa forza

«Ci mancava solo che ti invitasse ad andare con lui alla festa»

«Hermione ho capito che lui non ti piace, ma questa cosa è ridicola, l'anno scorso dicevi che girava introno a Ginny»

«Ed era vero» sbottò Hermione

«A me non sembra.»

«Davvero non credi che sia... strano con te?»

L'immagine del bacio che gli aveva dato l'anno prima nella foresta proibita gli balenò davanti agli occhi.

«È Byron, è sempre un po' strano» concluse

«Per me è inquietante»

«Ma andiamo, che c'è di inquietante?»

«In un uomo che potrebbe essere tuo padre che ti gira attorno e fa commenti inappropriati?»

«Quali commenti inappropriati?»

Hermione sbuffò ancora, questa volta molto più forte

«Sei davvero…» ma non finì la frase

«Il problema non esiste, credo che giri intorno a Piton» disse Harry con uno strano nodo nella gola.

«Non essere ridicolo.»

«Non sono ridicolo, lo hai visto.»

«È ironico, ti pare che Piton… dai no»

«No cosa?» Chiese sogghignando

«Piton non è… non potrebbe con Byron»

«Perché no? È una delle poche persone che lo sopporta e lo apprezza.» sorvolò accuratamente sul fatto che infondo cominciasse ad apprezzarlo anche lui.

«Si ma…» sembrava che l'idea che qualcuno potesse avere una relazione con Piton offendesse Hermione personalmente «No, Piton... il Professor Piton non potrebbe» ripeté

«Perché è un insegnante?» Chiese Harry passandosi una mano fra i capelli

«Anche»

«E quindi secondo te gli insegnanti non…»

Harmione soppresse un grido infastidito «Non voglio saperlo!»

Harry si mise a ridere incrociando lo sguardo dell'amica e pochi istanti dopo anche lei si unì alla sua risata.
 

*  *  *

 

Quella sera, alle otto Byron e Piton salirono le scale del sotterraneo arrivando alla sala d'ingresso insolitamente affollata, principalmente di ragazze.

«Guarda Sev!» Esclamò Byron allungando platealmente il braccio. «Le tue fan»

Alcune ragazze si voltarono di scatto mentre Piton lo fulminava con lo sguardo

«Cammina» ordinò a denti stretti salendo la scalinata di marmo.

Quando furono a un corridoio di distanza dall'ufficio di Lumacorno cominciarono a sentire risate e musica farsi sempre più forti ad ogni passo.
Le pareti erano state coperte di tende color smeraldo, cremisi e oro, sembrava di essere all'interno di una grossa tenda.

La sala era piena zeppa di gente, immersa nella luce rossa di una lampada d'oro cesellata appesa al centro del soffitto, all'interno della quale svolazzavano delle vere fate, ognuna un puntino di luce. Un canto rumoroso, accompagnato dal suono di quelli che sembravano mandolini, si levava da un angolo.

Molti elfi domestici cercavano squittendo di districarsi in una foresta di ginocchia, nascosti dai pesanti vassoi d'argento che trasportavano, tanto da sembrare dei tavolini vaganti.
«Oh Severus!» salutò calorosamente Lumacorno cercando di farsi spazio fra la folla.
Piton finse di non averlo sentito e spintonando andò nella direzione opposta seguito da Byron.

Si aprirono la strada verso l'altro lato della stanza, raccogliendo dell'idromele lungo il cammino. «Non credo ci siano molti posti dove nasconderci» disse Byron bevendo lentamente dal suo calice «Alla fine ci troverà»

«Meglio alla fine che ora» sussurrò Piton

«Prevedi di essere abbastanza ubriaco?» Gli chiese con un ghigno.

«Purtroppo no.» rispose bevendo velocemente e con troppa enfasi il suo idromele.

«Se ti riduci come alla festa di Regulus…» Piton gli puntò il lungo indice sotto il naso

«Sta zitto»

«Non sarei di molta compagnia se stessi zitto»

«No, ma saresti meno fastidioso» commentò

«E tradirei il mio scopo nella vita, dai muoviti infilati più avanti, sta arrivando Lumacorno» lo spinse incurante delle sue proteste, Piton troppo impegnato a insultarlo non si accorse di dove stavano andando, caddero quasi contro una grossa tenda verde.

«Levati» biascicò Piton spostandosi di lato per evitare di affondare fra i drappeggi.

Byron al contrario perse l'equilibrio e si trovò con la faccia verso una finestra coperta.

«Non è male qui, ci possiamo nascondere fino alla fine della festa" disse entusiasta, venne tirato indietro di peso.

«Non hai un minimo di dignità?» Sibilò Piton squadrandolo.

«No, credo di averla lasciata nei sotterranei.» ammise. «Dai infilati qui, se ti vuoi nascondere almeno facciamolo come si deve.» lo spinse in avanti.

«Non mi apparterò con te dietro la tenda.»

«Oh come se fosse la prima volta» sussurrò tirandoselo dietro, sorrise allargando leggermente le braccia per toccare la finestra alle spalle del pozionista

«Che senso ha venire qui se poi ci nascondiamo?»

«Sei tu che vuoi nasconderti" ricordò Byron alzando le spalle.

«No, io non volevo proprio venire»

«Eppure.»

«Mi hai trascinato qui…»

«Sì di peso, ti ho tirato per i piedi e ti ho obbligato con la sola forza dei miei muscoli" cantilenò Byron rendendo la sua voce più acuta «Sei venuto perché volevi venire, punto.»

«Tu non volevi incontrare gente?» Gli chiese Piton ignorandolo.

«No, volevo stare con te»

«Potevamo stare nei sotterranei allora» borbottò

«Si, ma non sarebbe stato divertente.» Finì con un ultimo lungo sorso il suo bicchiere

«Quindi che facciamo qui?» Chiese Piton abbassando la voce mentre guardava attraverso la tenda.

«Dimmelo tu, la mia esperienza in quanto feste si è interrotta a diciannove anni.»

«Perché la mia invece è continuata secondo te?»

«Che ne so, non c'erano festini fra i Mangiamorte prima che arrivassi io?»

«Come puoi scherzare su…»

«Sev, sono rimasto chiuso in prigione per quattordici anni, la mia stabilità mentale si basa sul precario equilibrio di idiozia, esuberanza e depressione" elencò saettando con lo sguardo per cercare di distinguere le sagome davanti a loro»

«Sei inadeguato» commentò Piton

«Lo sono da sempre» rispose alzando le spalle. «Sai alla fine chi ha invitato Harry?»

«Cosa?»

«Harry, sai il ragazzo non molto alto, moro, con i capelli sempre disordinati, gli occhiali e una caratteristica cicatrice sulla fron…»

"Non mi interesso dei pettegolezzi della scuola, ti sembro la Sprite?»

Byron lo osservò con attenzione «No, tu sei più affascinante» concluse

«E tu sei ubriaco»

«Non ancora, vado a prendere altro idromele, ne vuoi?»

Piton sbuffò sommessamente seguendolo. Vicino a loro c'erano diverse voci perse fra la musica.

«Come sua madre! Ho avuto pochissimi studenti con questo tipo di abilità, fattelo dire, Sibilla…» con orrore Byron vide spuntare una grossa mano che afferrò Severus.

«Smettila di nasconderti, unisciti a noi, Severus!» disse con un allegro singhiozzo Lumacorno. «Stavo proprio parlando dell'abilità eccezionale di Harry a Pozioni! Un po' di merito è anche tuo, naturalmente, che gli hai insegnato per cinque anni!»

Byron si fece largo spuntando a fianco del pozionista, vicino a Lumacorno c'era Harry insieme a Luna.
«Strano, non ho mai avuto l'impressione di essere riuscito ad insegnare nulla a Potter.»
«E allora, è talento naturale!» gridò Lumacorno. «Avresti dovuto vedere cosa mi ha fatto, la prima lezione, il Distillato della Morte Vivente, non ho mai avuto uno studente che ne abbia fatta una migliore al primo tentativo, penso neanche tu, Severus.»

«Gliel'ho raccontato» si intromise Byron

«Oh Byron, mi sei sparito da sotto il naso»

«Scusa Horace, ho trascinato Severus a prendere da bere»

«Nessun problema, nessun problema!» Gridò con il viso arrossato, prima di tornare a guardare Harry.
«Raccontami quali altre materie hai scelto.» chiese Lumacorno.
«Difesa contro le Arti Oscure, Incantesimi, Trasfigurazione, Erbologia…»
«Praticamente, tutte le materie richieste per un Auror.» disse Piton con una leggera smorfia.
«Si, in effetti, è quello che mi piacerebbe." disse Harry con aria di sfida.
«E ci riuscirai benissimo!» tuonò Lumacorno. «Se poi hai bisogno di consigli sono sicuro che Byron può darti una mano, eri un agente qualche anno fa, giusto?»

«Sì, sezione investigativa» rispose alzando le sopracciglia. «Ma Harry credo sia più interessato all'azione.» Harry gli lanciò un largo sorriso

«Ma non devi dimenticare di usare l'ingegno, tipo quello che ho dovuto utilizzare io per trascinare qui Severus» disse alzando la voce

«Oh infatti pensavo non saresti venuto ragazzo mio» ammise Lumacorno strattonandolo leggermente, ancora con in braccio intorno alle sue spalle.

Le labbra di Severus tremarono nella pessima imitazione di un sorriso.

«Non credo dovresti diventare un Auror, Harry» disse improvvisamente Luna. Tutti la guardarono. «Gli Auror fanno parte della Cospirazione di Rotfang, pensavo lo sapessero tutti, ormai. Hanno progettato di distruggere dall'interno il Ministero della Magia, utilizzando una combinazione di Magia Oscura e infezione delle gengive.»
Harry quasi si strozzò bevendo l'idromele, riemerse dal calice tossendo col sorriso.

Prima che chiunque altro potesse dire qualcosa Gazza entrò nell'ufficio trascinando per un orecchio Draco Malfoy verso di loro.
«Professor Lumacorno» ansimò Gazza, con le mascelle che gli tremavano e una luce maniacale negli occhi sporgenti. «Ho scoperto questo ragazzo che si aggirava nel corridoio del piano di sopra. Dice di essere stato invitato alla festa e che ha fatto tardi per prepararsi. Lo ha invitato davvero, Professore?»
Malfoy si liberò della presa di Gazza, furioso. «Va bene, non sono stato invitato!» disse con rabbia. «Cercavo di imbucarmi, contento?»

«No, non sono contento!» disse Gazza, un'affermazione completamente in contrasto con la gioia che gli si vedeva in faccia. «Sei nei guai, ragazzo! Mi sembra che il preside abbia vietato le passeggiate notturne, senza un regolare premesso, non è così?»
«Va bene, Argus, va bene» disse Lumacorno, agitando la mano. «È Natale, e non è un crimine voler partecipare a una festa. Solo per stavolta, ci dimenticheremo della punizione; puoi rimanere, Draco.»

Byron si girò a guardare Piton che stava fissando Malfoy con un'aria stranamente preoccupata.

Gazza si girò e andò via trascinando i piedi, borbottando sottovoce.
«Vorrei scambiare due parole con te, Draco.» disse Piton improvvisamente.
«Su, Severus,» disse Lumacorno, ancora con un singhiozzo »è Natale, non essere troppo duro.»
«Sono il Capo della Casa, e sono io che decido quanto devo essere o non essere duro.» disse bruscamente Piton.

«Vieni con me, Draco.»

Si allontanarono, Piton davanti a Malfoy che lo guardava con risentimento. Harry scambiò una veloce occhiata con Byron.

«Andiamo a prendere altro idromele?» propose

«Certo» annuì Harry seguendolo tra la folla

Harry si affrettò alla porta.

«Dove vai» Gli chiese Byron abbassando la voce

«Da Malfoy»

«Non è una buona idea»

«Ho il mantello»

«E Piton lo sa, resta qui»

«Ma…»

«Niente ma» disse seccante mettendogli a forza in mano un calice pieno. «Scopro io cosa succede» assicurò con un sorriso.

Harry lanciò un paio di occhiate alla porta.

«Allora hai trovato una ragazza alla fine» notò osservando Luna intenta a conversare con la professoressa Cooman

«Sì è... forte»

«Ho notato» ammise «Allora, che fai per le vacanze, resti o te ne vai»

Harry lanciò un'ultima occhiata sconsolata alla porta prima di guardarlo "ho promesso a Ron di andare con lui alla tana»

«Bhe forte, Molly sarà felice di avervi ancora in casa» commentò con un sorriso.

«Tu resterai qui a gironzolare per i corridoi immagino»

«Sì più o meno.» Annuì

«Senti…» disse abbassando la voce «credi che Malfoy stia facendo qualcosa? Insomma ti ricordi quello che abbiamo visto prima dell'inizio della scuola da Magie Sinister?»

«Si mi ricordo» si inclinò leggermente verso di lui «Ma da allora non mi sembra che Malfoy si stia comportando in modo sospetto»

«Ma la collana, Katie non poteva essere insomma, non so perché ma è stato lui»

«Non credi di essere un po' prevenuto?»

«Non sono prevenuto, le prove…»

«Quali prove?» Lo incalzò Byron appoggiando il suo calice vuoto su un vassoio fluttuante

Harry lo fisso senza dire niente

«Lo so che sei curioso, ma le indagini non si basano solo su sensazioni, devi trovare dei fatti concreti prima di muovere delle accuse.»

«È sospetto» ripeté Harry con convinzione

«Forse» concesse «ma per adesso non c'è niente che davvero lo colleghi a tutto quello che è successo.»
 

*  *  *

 

«Che è successo con Malfoy?» Chiese Byron a tarda sera quando furono tornati nei sotterranei.

«Nulla di importante» si limitò a dire Piton.

«Non mentire, riconosco la tua faccia preoccupata»

«Si è fatto beccare nei corridoi come un ragazzino, avrebbe potuto far perdere dei punti a Serpeverde.»

«È solo questo»

Piton annuì seccamente.

«Non lo so…» sibilò Byron togliendosi la giacca «Non sembri molto sincero»

Piton lo ignorò.

«Sev?»

«Che c'è» sbottò

«Lo sai che puoi parlarmi»

«Non di questo» disse seccamente il pozionista

Byron si fece serio «C'entra con il Signore Oscuro?»

Piton annuì nuovamente

«Va bene» disse Byron alzando le mani «Solo, se posso fare qualcosa dimmelo»

*  *  *

Erano tutti riuniti nel salotto della Tana,col fine di ascoltare il programma radiofonico della cantante preferita dalla signora Weasly, Celestina Warbeck, la cui voce gorgheggiava fuori dall'impianto radio in legno dei Weasly. Fleur, che sembrava trovare Celestina molto ottusa, parlava rumorosamente nell'angolo dove la signora Weasly aggrottava le ciglia puntando la bacchetta verso il regolatore del volume, di modo che la voce di Celestina crescesse sempre più alta. Col sottofondo di un particolare pezzo jazz intitolato «Un calderone pieno di caldo, forte amore» Fred e George iniziarono una partita a Spara-Schiocco con Ginny, Ron continuava a lanciare verso Fleur e Bill occhiate nascoste, sicuramente cercando di carpire qualche consiglio. Intanto, Remus Lupin, che era più trasandato e stanco che mai, sedeva di fronte al fuoco, perso nei suoi pensieri al punto da non sentire la voce di Celestina.

«Allora Harry, come va la scuola?» Gli chiese Lupin inaspettatamente.

«Oh, bene, più o meno, le lezioni sono toste» rispose girandosi verso di lui.

Lupin annuì «Tutti incantesimi non verbali se non sbaglio»

«Già» commentò Harry osservando la giacca sgualcita

ma ho saputo che te la stai cavando bene in pozioni.» Lupin accettò volentieri la tazza di zabaglione offertagli dal signor Weasley lo ringraziò. Harry, nel frattempo si senti un poco più eccitato, poteva finalmente chiedere a Lupin ciò che gli frullava ormai in mente da mesi.
«Hai mai sentito di qualcuno che si facesse chiamare Il Principe Mezzosangue?»
«Il mezzosangue cosa?»
«Principe" ripeté Harry guardandolo da vicino per scorgere qualche segno di riconoscimento.

«Non ci sono principi dei maghi» disse Lupin sorridendo» è un titolo che pensi di adottare? Io pensavo che Il Prescelto fosse abbastanza.»
«Non ha a che fare con me" disse Harry indignato «Il Principe Mezzosangue era qualcuno che frequentava Hogwarts, ho il suo vecchio libro di pozioni. Ci ha scritto sopra un sacco di appunto e incantesimi che ha inventato. Uno di quelli è Levicorpus…»
«Oh, quello aveva un discreto successo ai miei tempi" disse Lupin ricordando.
«C'è stato un periodo durante il mio quinto anno in cui non ci si poteva dirigere da nessuna parte senza essere appesi in aria per la propria caviglia.»
«Byron mi ha detto che sa chi è il Principe, che era un ragazzo che andava a scuola con lui e che io lo conosco, ma non vuole dirmi chi è.» Cercò di sembrare casuale, come se il commento non avesse importanza, ma non era sicuro che avrebbe sortito l'effetto previsto.

«Uno che conosci…» ripeté Lupin pensieroso «Era nel nostro stesso anno?»

«Non lo so, mi ha detto che andava a scuola con lui e bhe con vuoi, tu Sirius e mio padre»

«Non restringe molto il campo, a meno che non fosse... no non credo di aver mai sentito nessuno farsi chiamare Principe Mezzosangue.»

Harry abbassò gli occhi sul tappeto con delusione.
Poco dopo, Fleur decise di imitare Celestina nell'interpretazione di 'Un calderone pieno di caldo, forte amore ' che fu bloccata dall'intero gruppo, una volta vista l'espressione della signora Weasly, che diceva chiaramente che era ora di andare a letto, Harry e Ron si affrettarono su per la stanza che porta alla soffitta di Ron dove un letto da campo era stato aggiunto per Harry.
Ron cadde addormentato quasi subito scavò nel suo bagaglio e ne tirò fuori la sua copia di Pozioni Avanzate e se la portò a letto.
Girò pagine e pagine osservando la grafia obliqua e sottile, aveva qualcosa di stranamente familiare. La t così spigolosa, la r strascicata... doveva già aver visto quella scrittura, ma più ci pensava e meno gli veniva in mente a chi potesse appartenere. Forse l'aveva vista in qualche ricordo, di Silente? Di Piton? Non aveva visto poi molti ricordi che non fossero i suoi, forse solo... Tom Riddle? Possibile che fosse lui? Scacciò quell'idea con forza, Riddle aveva già un nome che usava a scuola, non si sarebbe mai vantato di essere un Mezzosangue.

Con irritazione, rimise a posto il libro, spense la lampada, e si girò nel letto, pensando a Piton, a Stan Picchetto arrestato ingiustamente dal Ministero e al Principe Mezzosangue, e infine cadde in uno strano sonno, pieno di ombre crepitanti e pianti di bambini…

Nel tardo pomeriggio, qualche giorno dopo l'Anno Nuovo, Harry, Ron, e Ginny si sistemarono accanto al camino per ritornare ad Hogwarts. Il Ministero aveva preparato questo collegamento unico per la Metropolvere per far tornare gli studenti velocemente ed in modo sicuro a scuola. Solo la signora Weasley era lì a salutare, in quanto il signor Weasley, Fred, George, Bill, e Fleur erano tutti al lavoro. La signora Weasley scoppiò in lacrime al momento della partenza.

«Non piangere, mamma» disse Ginny, dandole una pacca sulla schiena mentre la signora Weasley singhiozzava sulla sua spalla. «Okay…»
«Sì, non preoccuparti per noi" disse Ron, permettendo a sua madre di lasciare un bacio molto umido sulla sua guancia «o per Percy. Lui è così stupido, non è una grande perdita, no»
La signora Weasley singhiozzò più forte che mai e strinse Harry tra le sue braccia. «Promettimi che baderai a te stesso....stai lontano dai guai…»
«Lo faccio sempre, signora Weasley» disse Harry. «Io amo una vita tranquilla, mi conosce.»

Lei diede una risata cristallina e se ne andò. «Statemi bene allora, tutti voi…»

Harry entrò nel fuoco color smeraldo e gridò

«Hogwarts!» Ebbe una vista fugace della cucina dei Weasley e della triste faccia della signora Weasley prima che le fiamme lo avvolgessero; ruotando molto velocemente, catturò degli scorci confusi delle stanze di
altri Maghi, le quali erano tirate fuori dalla vista prima che lui potesse dare una buona occhiata; dopo rallentò, alla fine si fermò del tutto nel camino nello studio della professoressa McGranitt. Lei si distolse appena dal suo lavoro che lui si arrampicò fuori dal camino.
«Sera, Potter. Non provare a mettere altra cenere sulla moquette.»
«No, Professoressa.»
Harry si raddrizzò gli occhiali e si appiattì i capelli quando Ron arrivò ruotando alla sua vista. Quando Ginny arrivò, tutti e tre uscirono dall'ufficio della McGranitt e si avviarono verso la Torre dei Grifondoro. Harry diede un'occhiata dalle finestre del corridoio via via che passavano; il sole stava tramontando sotto il manto di neve. A distanza, riusciva a vedere Hagrid nutrire Fierobecco di fronte alla sua capanna.

La sera dopo cena uscì dalla sala comune a passo svelto diretto verso l'ufficio di Silente.

Le lampade nell'ufficio erano accese, i ritratti dei Presidi passati stavano russando delicatamente nei loro ritratti, e il Pensatoio era ancora una volta preparato sulla scrivania. Le mani di Silente lo tenevano da ogni lato, la destra annerita e bruciata come sempre. Non sembrava guarire affatto ed Harry si domandò, forse per la centesima volta, cosa avesse provocato ferite così caratteristiche, ma non lo chiese; Silente aveva detto che finalmente avrebbe saputo e c'era, in ogni caso, un'altra cosa di cui voleva parlare. Ma prima che Harry potesse dire nuovamente qualcosa sui sospetti che nutriva verso Malfoy, Silente parlò.

«Spero che tu abbia passato delle vacanze tranquille»

«Sì signore» disse Harry. «Ho visto anche Lupin.»

«Ne sono felice, l'ho incaricato di una missione non facile, spero che tu lo abbia trovato bene, per quanto possibile»

«Direi di sì, più o meno»

«Bene» annuì Silente con forza. «ora, Harry, dobbiamo affrettarci. Ho cose molto importanti di cui discutere con te stasera.»
Harry si sporse in avanti con curiosità.

«Ho un altro ricordo da mostrarti stasera, credo il più importante che abbia in mio possesso. conosciamo stasera il seguito del racconto di Tom Riddle, che abbiamo lasciato alla sua ultima lezione sospeso alla soglia dei suoi anni ad Hogwarts. Ricorderai di come doveva sentirsi eccitato ad essere un mago, tanto che rifiutò di farsi accompagnare da me a Diagon Alley, e che io, a mia volta, lo avessi avvertito di non continuare a rubare quando arrivò a scuola. Bene, l'inizio dell'anno scolastico arrivò e con esso anche Tom Riddle, un ragazzo calmo nei suoi abiti di seconda mano, che allinearono assieme agli altri del primo anno da smistare. È stato assegnato alla Casa di Serpeverde quasi al momento che il Cappello Parlante ha toccato la sua testa» continuò Silente, indicando con la mano annerita la mensola sulla sua testa in cui era posato il Cappello Parlante, antico ed immobile.
«Quando Riddle apprese che il famoso fondatore della Camera aveva la capacità di parlare con i serpenti, non so quando - forse precisamente quella sera. La conoscenza può solo averlo eccitato ed accresciuto il suo senso di egocentrismo.»
«Tuttavia, il giovane Serpeverde parlava in Serpentese nella sala comune con i suoi compagni, e non fece trapelare nulla al personale. Non mostrava affatto nessun segno di arroganza o aggressività esteriore. Come orfano di insolito talento e di bell'aspetto, ha naturalmente attirato l'attenzione e la comprensione del personale quasi dal momento del suo arrivo. Sembrava attento, quieto, ed assetato di conoscenza. Quasi tutti erano impressionati nel modo migliore da lui. Tom riuscì a instaurare anche una particolare simpatia per il suo insegnante di Pozioni, ed è proprio a lui che appartiene questo ricordo.»

Silente prese dalla tasca un'altra fiala di cristallo ed Harry cadde subito in silenzio, ricordando che Silente aveva detto che quello era il ricordo più importante che avesse in suo possesso. Harry notò che il contenuto provò difficoltà a lasciare la fiala, come se lo avessero leggermente congelato; i ricordi erano andati a male?
«Questo non ci porterà via molto tempo» disse Silente, quando ebbe finalmente svuotato la fiala. «Saremo tornati indietro prima che tu possa capire. Un'altra volta nel Pensatoio, allora . . .»
Ed Harry cadde di nuovo attraverso la superficie argentata, atterrando stavolta proprio di fronte ad un uomo che riconobbe subito.
Era un Horace Lumacorno molto più giovane. Harry era così abituato a vederlo che trovò la vista di Lumacorno con i capelli folti, lucenti, color paglia piuttosto sconcertante; benchè ci fosse già una zona calva grande quanto un Galeone sulla parte superiore della testa. I suoi baffi, meno voluminosi di quanto non fossero in questi giorni, erano di un biondorossiccio. Non era abbastanza poiché lo Lumacorno che conosceva Harry era più rotondo, benché i bottoni dorati sul suo panciotto pienamente ricamato stessero facendo un enorme sforzo. I suoi piedi piccoli si riposavano su un pouffe di velluto, stava seduto in una comoda poltrona, una mano che afferrava un piccolo bicchiere di vino, l'altra che cercava in una scatola di ananas zuccherata. Harry guardava intorno mentre Silente apparve accanto a lui e vide che si trovavano nell'ufficio di Lumacorno. Una dozzina di ragazzi stava sedendo attorno a Lumacorno, tutti in sedie più dure o più basse della sua, e tutti nel mezzo della loro adolescenza. Harry riconobbe subito Voldemort. La sua era la faccia più attraente di tutte e sembrava il più rilassato di tutti i ragazzi. La sua mano destra era collocata con negligenza nel braccio della sua sedia; con una scossa, Harry vide che portava l'anello oro e nero di Orvoloson; aveva già ucciso il padre.
«Signore, è vero che la Professoressa Merrythought si è ritirata?» chiese lui.
«Tom, Tom, se lo sapessi non potrei dirtelo» disse Lumacorno, muovendo un rimprovero, il dito coperto di zucchero verso Riddle, rovinando un po' l'effetto sbattendo le palpebre.
«Devo dirlo, vorrei sapere dove ottieni le tue informazioni, ragazzo, più informato della metà del personale, sei.»
Riddle sorrise; gli altri ragazzi risero e gli lanciarono sguardi d'ammirazione.
«Con la vostra innata capacità di conoscere le cose non dovreste farlo, e la vostra adulazione della gente che conta - grazie per l'ananas, a proposito, avete proprio ragione, è la mia preferita.»
Quando vari ragazzi risero, accadde qualcosa di molto strano. La stanza intera fu improvvisamente riempita di nebbia bianca spessa, cosicché Harry non potesse vedere niente che la faccia di Silente, che era in piedi accanto a lui. Allora la voce di Lumacorno
squillò attraverso la foschia, in modo innaturalmente forte. «Ti andrà male, ragazzo, segna le mie parole.»
La nebbia si diradò improvvisamente così come era apparsa ma tuttavia nessuno fece alcuna allusione a ciò, né qualcuno sembrava essersi accorto che qualcosa di inusuale era appena accaduto. Sorpreso, Harry si guardava attorno quando un piccolo orologio dorato che stava sopra la scrivania di Lumacorno suonò le undici.
«Accipicchia, sono già le undici?» disse Lumacorno.

«Fareste meglio ad andare, ragazzi, o saremo tutti nei guai. Lestrange, desidero il tuo tema entro domani o andrai in punizione. Lo stesso vale per te, Avery.»
Lumacorno si alzò dalla poltrona e posò il bicchiere vuoto sulla sua scrivania mentre i ragazzi uscirono. Voldemort, tuttavia, era rimasto indietro. Harry avrebbe potuto dirgli volutamente che aveva perso tempo, volendo restare nella stanza con Lumacorno.
«Sei furbo, Tom» disse Lumacorno, girando intorno e trovandolo ancora lì. «Non vuoi essere colto di sorpresa in giro a quest'ora, e sei un prefetto…»
«Signore, vorrei chiedervi qualcosa.»
«Allora chiedi pure, ragazzo mio, chiedi pure…»
«Signore, mi sono domandato cosa sapete su… sugli Horcrux»
Ed accadde ancora una volta: Una densa nebbia riempì la stanza tanto che Harry non poté vedere affatto nè Lumacorno nè Voldemort, solo Silente, che sorrideva serenamente accanto a lui. Allora la voce di Lumacorno urlò ancora, proprio come aveva fatto prima.
«Non so nulla sugli Horcruxes e se sapessi qualcosa non te lo direi! Ora esci di qui immediatamente e non provare a menzionarli ancora!»
«Bene, è tutto» disse Silente placidamente accanto ad Harry.
«È ora di andare.»
Ed i piedi di Harry lasciarono il pavimento per cadere, secondi dopo, indietro sul tappeto davanti la scrivania di Silente.
«Cosa significa tutto ciò?» disse Harry in maniera inespressiva.
Silente aveva detto che quello era il ricordo più importante di tutti, ma lui non riusciva a vedere cosa ci fosse di così significativo in esso. Bisognava ammettere che la nebbia, ed il fatto che nessuno sembrasse notarla, era strano, ma tranne quello niente sembrava essere accaduto eccetto che Voldemort aveva chiesto una domanda senza avere risposta.
«Potresti di certo notare» disse Silente, sedutosi nuovamente dietro la scrivania. «che quel ricordo è stato alterato.»
«Alterato?» ripetè Harry, sedendosi a sua volta.
«Certo« disse Silente. «Il Professor Lumacorno interferì con i suoi ricordi.»
«Ma perché l'ha fatto?»
«Perché, io penso, si vergognava di quello che ricordava» disse Silente. «Ha provato ad alterare il ricordo per mostrarsi in una luce migliore, cancellando quelle parti che non desidera più vedere. E, come avrai notato, l'ha fatto in modo molto inesperto, ed il risultato è tutto tranne che buono, e indica che il reale ricordo è ancora sotto le alterazioni.»
«E così, per la prima volta, ti sto affidando un compito, Harry. Sarà il tuo compito persuadere il Professor Lumacorno a rivelare il ricordo reale, che sarà indubbiamente la nostra informazione più importante di tutte.» Harry lo guardava fisso.
«Ma certamente, signore» disse, mantenendo la sua voce il più rispettosa possibile «non avrebbe bisogno di me potrebbe usare il Legilimens ... o il Veritaserum..."
«Il Professor Lumacorno è un mago estremamente in gamba che sorprenderà entrambi» disse Silente. «È molto più esperto in Occlumanzia del povero Morfin Gaunt, e mi stupirei se non avesse portato nessun antidoto come il Veritaserum con lui da quando lo costrinsi a darmi questo ricordo.»
«No, io penso che sia stato insensato tentare di strappare la verità dal professor Lumacorno con la forza, e potrebbe fare più danno che bene; non voglio che lui abbandoni Hogwarts. Tuttavia, ha le sue debolezze come tutti noi del resto, e credo che tu sia l'unica persona a
poter penetrare le sue difese. La cosa più importante è che noi ci assicuriamo il vero ricordo, Harry. Quanto importante, lo sapremo solo quando avremo visto il ricordo reale. Beh, buona fortuna . . .e buona notte.»
Un po' sorpreso per il distacco improvviso, Harry si affrettò. «Buona notte, signore.» Dopo che chiuse la porta dello studio dietro di se, sentì distintamente Phineas Nigellus parlare. «Non vedo perché il ragazzo dovrebbe essere più abile di te, Silente.»
«Non farei previsioni se fossi in te, Phineas» ripete Silente, e Fanny emise un altro flebile, musicale canto.

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Capitolo 26
*** Sei Petulante ***


Il giorno seguente Harry confidò separatamente sia a Ron che a Hermione la missione che Silente gli aveva affidato,dato che Hermione si rifiutava ancora di rimanere in presenza di Ron più del tempo necessario di una fuggevole occhiata.
Ron pensava che Harry non avrebbe avuto nessun problema con Lumacorno.
«Ti adora" gli disse durante la colazione,agitando una forchettata di uova fritte «Non ti rifiuterebbe nulla,non al suo Principe delle Pozioni. Resta dopo la lezione questo pomeriggio e chiediglielo!"
Hermione invece,aveva una visione più cupa.
«Dev'essere veramente molto determinato a nascondere cosa è realmente accaduto se Silente non è riuscito a tirarglielo fuori.."disse in un sussurro,mentre passeggiavano nel cortile deserto e freddo durante la ricreazione "Horcrux, Horcrux...non ne ho mai sentito parlare"
«Non le conosci?"
Harry era contrariato;sperava che Hermione potesse dargli un indizio di cosa fossero le Horcrux.
"Devono essere Arti Oscure molto avanzate,altrimenti perché Voldemort avrebbe voluto informazioni al riguardo?Credo che sarà difficile avere l'informazione Harry, dovrai andarci cauto su come affronterai Lumacorno,pensa ad una strategia.."
"Ron pensa che dovrei semplicemente restare dopo la lezione questo pomeriggio.."
"Oh be',se Won Won lo pensa,faresti meglio a fare come dice"disse,infiammandosi "Dopo tutto,quando mai i giudizi di Ron sono stati sbagliati?"
"Hermione,non potresti...?"
"No!"urlo' arrabbiata,e scappo' via,lasciandolo solo e immerso fino alle caviglie nella neve.
Le lezioni di Pozioni erano imbarazzanti negli ultimi giorni,dato che Harry, Ron ed Hermione dovevano dividere lo stesso banco. quel giorno,Hermione spostò il suo calderone vicino ad Ernie ed ignorò sia Ron che Harry.

Per tutta la lezione pensò a cosa dire, come avrebbe potuto avvicinare Lumacorno, non sarebbe stato tanto difficile, ma cosa avrebbe dovuto dirgli? Girò il calderone seguendo meccanicamente le istruzioni del Principe. Decise di lasciarsi guidare dall'istinto e aspettare la fine della lazione. Tutti gli studenti stavano radunando le proprie cose dirigendosi poi verso la porta. Harry cercò di metterci più tempo del necessario per riporre i suoi strumenti nello zaino, Lumacorno gli sorrise radioso un paio di volte ma Byron era impegnato a riordinare i banchi e mettere a posto i vari ingredienti.

Uscì dall'alua frustrato e per poco non andò a sbattere contro Hermione che inaspettatamente era accanto a Ron, anche se con un'espressione seria e le braccia incrociate.

"Non glielo hai chiesto?" Domandò Ron una volt usciti dall'aula

"No, c'era Byron"

"E allora?

"E allora lui non deve sapere" rispose Hermione seccamente "Vero Harry?"

Lui si limitò ad annuire

"Ma andiamo è Byron"

"Appunto" disse Hermione

"Forse in biblioteca potrebbe esserci qualcosa" propose Harry speranzoso.

La biblioteca di Hogwarts deluse Hermione per la prima volta.
"Non ho trovato una sola spiegazione di cosa faccia un Horcrux!"gli disse "Neanche una! Ho guardato nella zona proibita,persino nei libri più orribili,dove ti spiegano come mescolare le più repellenti pozioni, niente! Tutto quello che ho trovato, nell'introduzione di
Magic Most Evil Ascolta! degli Horcrux, la più strana delle invenzioni magiche non ne parleremo e non daremo informazioni"...ma capisci,allora perché menzionarle?"disse impaziente,chiudendo violentemente il libro;questo lancio' un urlo sepolcrale "Oh! Stai
zitto!"intimò, rimettendolo in borsa.
La neve si sciolse attorno alla scuola appena arrivo' febbraio,per essere sostituita da una fredda asciutta umidità'.

*  *  *

Harry si scervellò durante la settimana successiva per trovare un modo di convincere Lumacorno a cedergli il vero ricordo, ma non gli venne nessun lampo di genio e si ridusse a fare quello che aveva fatto in quei giorni quando era perplesso: immergersi nel suo libro
di Pozioni, sperando che il Principe avesse scribacchiato qualcosa di utile a margine, così come aveva fatto molte altre volte.
"Non ci troverai niente" disse fermamente Hermione, la sera di sabato, tardi.
"Non cominciare, Hermione,' disse Harry. 'Se non fosse stato per il Principe, Ron non sarebbe seduto qui, ora."
"Ci sarebbe, se solo avessi ascoltato Piton il primo anno" disse Hermione tagliando corto. Harry la ignorò. Aveva appena trovato un incantesimo (Sectumsempra!) graffiato sopra le intriganti parole 'Per nemici', e aveva una gran voglia di provarlo, ma pensò che era
meglio non farlo davanti ad Hermione. Invece, furtivamente, piegò all'ingiù l'angolo della pagina.
 

*  *  *


Cercò di seguire Malfoy lungo i corridoi, ma quando voltò sulla sinistra lo perse di vista, tese l'orecchio alla ricerca del suono dei passi ma niente. Era come sparito nel nulla. Frustrato e irritato, partì per la lezione di Difesa contro le Arti Oscure.
"Nuovamente in ritardo, Potter" disse freddamente Piton, appena Harry si precipitò nella stanza illuminata da candele. "Dieci punti in meno per Grifondoro."
Harry diede un'occhiataccia a Piton e si fiondò nel banco accanto a Ron; metà della classe era ancora in piedi, tirando fuori i libri e organizzando le proprie cose; non sarebbe stato molto più in ritardo di chiunque altro..
"Prima di cominciare, voglio i vostri compiti sui Dissennatori" disse Piton, facendo oscillare carezzevolmente la sua bacchetta in modo che 25 rotoli di pergamena si alzarono in volo e atterrarono in una pila ordinata sul suo tavolo.

"E spero per il vostro interesse che siano meglio della spazzatura che ho dovuto tollerare sull'incantesimo Imperius. Ora, se aprite tutti i libri a pagina… cosa c'è signor Finnigan?"
“Signore”disse Seamus, "Mi stavo chiedendo, come definirebbe la differenza fra un Inferius e un fantasma? Perché c'era qualcosa sul Profeta a proposito di un Inferius..."
“No, non c'era” disse Piton con voce annoiata.
“Ma Signore, ho sentito delle persone parlare...”
“Se avessi letto veramente l'articolo in questione, Signor Finnegan, avresti dovuto sapere che il cosiddetto Inferius non era altro che un furtivo puzzolente ladro di nome Mundungus Fletcher.”
“Pensavo che Piton e Mundungus fossero dalla stessa parte” sussurrò Ron a Harry. “Non dovrebbe essere contrariato che Mundungus sia stato arrest...”
“Ma Potter sembra aver molto da dire in proposito.” disse Piton puntando improvvisamente al retro della stanza, con i suoi occhi neri fissi su Harry. "Chiediamo a Potter come potremmo definire la differenza fra un Inferius e un fantasma."

L'intera classe si voltò a guardare Harry, che precipitosamente cercò di richiamare alla memoria quello che Silente gli aveva detto la notte che erano andati a visitare Lumacorno.
“Hem bene... i fantasmi sono trasparenti.” disse.
“Oh, molto bene” lo interruppe Piton, arricciando le labbra. “Sì, è facile vedere come i quasi sei anni di educazione magica non siano andati sprecati con te, Potter. I fantasmi sono trasparenti.”
Pansy Parkinson si lasciò sfuggire un risolino acuto. Molte altre persone sorridevano stupidamente. Harry sorrise appena. “A differenza degli Inferi che sono cadaveri, riportati in vita... o meglio manipolati dalla magia oscura, rimangono morti” spiegò incrociando lo sguardo di Piton “Quindi a differenza dei fantasmi sono solidi e non trasparenti” disse alzando il mento.

“Ti ha colpito molto il fatto che i fantasmi siano trasparenti” disse sarcastico Piton sostenendo il suo sguardo.

“Bhe è la caratteristica principale” ribatté

“Per un bambino di cinque anni forse” la voce di Piton si fece più bassa. “Un fantasma, è una traccia lasciata sulla terra da un'anima dipartita, spesso con questioni in sospeso, almeno a loro dire... e naturalmente sì, sono trasparenti.”

Harry si portò una mano sulle labbra velocemente “Vuoi dire l’altro?”

“No signore”
“Bhe, quello che ci ha detto Harry è la cosa più utile se lo scopo è distinguerli!” disse Ron. “Se ne dovessimo incontrare uno faccia a faccia in una via scura basterà una rapida occhiata per vedere se è solido, non gli chiederemo “Scusa, sei l'impronta di un'anima dipartita?”
Ci fu un'ondata di risate, istantaneamente repressa dallo sguardo che Piton lanciò alla classe.
“Altri dieci punti tolti a Grifondoro,' disse Piton. 'Non mi sarei aspettato nulla di più raffinato da te, Weasley.” girò fra i banchi con il lungo mantello alle spalle. “Ora aprite i vostri libri a pagina duecentotredici e leggete i primi due paragrafi sull'incantesimo Cruciatus...”

Alla fine della lezione Harry aspettò che i compagni fossero usciti, era certo che Ron e Hermione lo stessero aspettando fuori

"Potter, vattene" sospirò Piton senza guardarlo

"Signore posso chiederle un favore?" domandò mettendosi la borsa in spalla

"Sfiderò le tue doti di preveggenza, secondo te?"

Harry lo ignorò "Dovrei chiedere una cosa al professor Lumacorno"

"E hai bisogno che ti tenga la mano?" Piton finalmente si voltò

"No, ma dovrei parlare solo con lui, di solito dopo la lezione se ne va e..."

"Chiedi a White, è il suo assistente" rispose sbrigativamente

"Byron non... devo chiedere una cosa al professor Lumacorno, ma Byron non deve sentire" cercò di calcare le parole in modo che capisse quanto la questione fosse importante. Il pozionista lo osservò in silenzio, Harry cercò di non muoversi, anche se restare li mentre quegli occhi neri vagavano su di lui lo faceva sentire a disagio. Fece lo stesso osservando con attenzione il suo volto, non ci aveva fatto caso prima, ma effettivamente non era molto diverso da Byron, avevano la stessa età. Certo Piton era molto meno attraente, ma a guardarlo bene non gli sembrava più così brutto, semplicemente non era bello.

“Te lo ha chiesto Silente?”

Riemerse dai propri pensieri di colpo “Cosa?”

“Di parlare con Lumacorno senza che White ti senta.” Spiegò con irritazione

“Oh, sì” annuì

“Avanti muoviti.” così dicendo attraversò l'aula e aprì la porta di scatto.

Harry lo seguì faticando a stargli dietro, il lungo mantello nero volteggiava davanti a lui di almeno tre passi.

Camminarono in silenzio lungo i corridoi, Harry con il fiato corto cercò di affrettare il passo per affiancarlo.

“Allora Potter…” disse Piton all'improvviso iniziando a scendere le scale “sotto quella testa di legno nascondevi una inaspettata dote in pozioni”

Harry guardò gli scalini con particolare interesse.

“White mi ha detto che non ti ha suggerito” continuò

“Cosa è successo? Un miracolo?”

“Forse Lumacorno è semplicemente più bravo di lei a spiegare” disse con il cuore che batteva all'impazzata

“Quali sono Tre Leggi di Golpalott?” chiese seccamente.

Harry gli lanciò un'occhiata preoccupata, ricordava Lumacorno dire qualcosa, ma la spiegazione era stata noiosa, e il principe non aveva annotato niente sul libro

“Riguardano la preparazione degli antidoti...” iniziò incerto “la prima regola parla degli antidoti a veleni con una base vegetale, la seconda con base animale e la terza è per creare... un antidoto a un veleno complesso” ricordò in modo vago.

Piton si fermò alla base delle scale, nella sala d'ingresso e lo fissò con attenzione.

“Hai studiato davvero?” chiese visibilmente stupito

“Bhe, sono stato attento” Harry alzò le spalle “Ma dovrei approfondire per ricordarmi le definizioni esatte e saperle applicare” ammise

Piton rimase in silenzio e Harry osservò per alcuni istanti le sue labbra, erano davvero inarcate leggermente all'insù o erano solo le luci?

“Comunque non è così male come materia” disse per rompere quel teso silenzio. “È sempre disgustoso dover toccare le zampe di rana e bollire i fegati, ma la base è interessante”

Piton ricominciò a camminare diretto verso le scale di pietra che scendevano nei sotterranei “E io ho sprecato cinque anni nel tentativo di farti entrare qualcosa in quella zucca vuota” brontolò

“Bhe qualcosa mi è rimasto, anche se molto confuso”

“Tu sei tutto molto confuso Potter” ribatté.

“Fa parte del mio fascino” disse passandosi distrattamente una mano fra i capelli arruffati.

Si sentiva stranamente a proprio agio con Piton, tolti i commenti acidi e i modi burberi... bhe non sarebbe stato lui in realtà, ma ormai aveva capito o almeno intuito perché si comportasse così, come la sua vecchia materia, non era poi così male.

“Di cosa parleremo nella prossima lezione?»

“Di come far sparire la bocca a gente fastidiosa»

“Non sembra una cosa minacciosa, speravo in qualcosa tipo l'Ardemonio o...”

“Come conosci l'Ardemonio?" Chiese guardandolo torvo

“L'ho visto usare a Vol... l'oscuro signore al ministero, ma non so come si fa”

"Meglio, è difficile da padroneggiare, se non riesci a fermarlo potresti finire arrosto»

"Ha visto molta gente finire arrosto?» chiese ridacchiando

"Un paio, ma erano degli idioti» rispose cupo.

"Davvero, cosa facciamo la prossima lezione?»

"Lo scoprirai alla prossima lezione"

"Nemmeno una piccola anticipazione?"

"No Potter, nemmeno per il prescelto" ribatté seccamente fermandosi davanti alla porta dell'aula di pozioni.

"Immagino si sia preparato tutte le lezioni da anni, tra tutti gli insegnanti che hanno lasciato il posto"

Piton lo ignorò.

"Cosa fa nel tempo libero?"

Il professore si voltò a guardarlo serio, le piccole pieghe ai lati delle labbra creavano delle ombre marcate.

“Non mi ero mai accorto di quanto fossi petulante"

“Se riesce a sopportare Byron..."

“Non ci riesco, sono semplicemente obbligato"

“Ma un po' le piace" disse con un chiaro sorriso

“Potter stai passando il confine, se non...”

“Mi toglierà dei punti perché sono impudente? Non è una gran novità" rispose alzando le spalle

“Non impari mai, vero?”

“Finalmente so cos'è un bezoar" disse senza un nesso logico.

"Ti ci sono voluti solo sei anni per leggere due righe, complimenti"

"Me lo ha chiesto il primo giorno del primo anno, si aspettava davvero che lo sapessi?" domandò con una punta di risentimento

"La signorina Granger lo sapeva"

"Era l'unica"

"Quindi? È una scusa per la tua ignoranza?"

"Sono a scuola per imparare, se sapessi già tutto che senso avrebbe..."

la porta dell'aula si aprì di colpo mentre un folto gruppo di studenti usciva osservandoli.

Piton fulminò alcuni ragazzi senza un apparente motivo

"Lo fa solo per intimidirli?" Chiese Harry abbassando la voce

"Cosa?

"Guardarli male."

Piton si voltò verso di lui di scatto

"Esatto, proprio in questo modo" annuì con un sorriso.

"Oh Harry!" Disse la voce alta di Lumacorno avvicinandosi alla porta aperta "Severus, cosa fate qui?"

"Dovrei parlare qualche minuto con White, se posso" rispose Piton lanciando un'occhiata a Byron dentro l'aula

"Certo, nessun problema, ci siamo attardati un po' con l'ultima lezione" spiegò scostandosi per farli entrare. Il fumo delle pozioni aleggiava ancora nell'aria

"Byron non ti preoccupare, finisco io di riordinare, vai con Severus"

"Non sono stato io" si affrettò a dire Byron

"Coda di paglia? "sibilò Piton

"Voglio solo mettere le cose in chiaro" alzò le spalle "Se trovi la tua scrivania completamente smontata, con le viti dentro una scatola arancione non sono stato io."

Harry si morse l'interno della guancia per non ridere.

"Vieni un attimo fuori" ordinò Piton accennando alla porta, prima di voltarsi nuovamente "Potter tu resta qui, dobbiamo parlare"

Harry si limitò ad annuire mentre vide i due uomini uscire dall'aula.

"Sei nei guai con il professor Piton, Harry?" gli chiese preoccupato Lumacorno

"Oh no signore, gli ho solo chiesto dei chiarimenti sull'ultima lezione, sa parlavamo di Inferi" spiegò

"Un argomentò avvincente" commentò "da quello che so sei molto dotato anche il difesa contro le arti oscure"

"Mi impegno signore"

"E si vede" annuì

"Professore,"disse Harry,sentendosi fastidiosamente simile al giovane Voldemort, del ricordo che Silente gli aveva mostrato "Volevo chiederle qualcosa"
"Chiedi pure mio caro ragazzo, chiedi pure..."
"Professore, io... non vado molto d'accodo con il professor Piton, è un ottimo insegnante ma non mi capisce come fa lei." si passò lentamente la lingua sulle labbra secche "Temo che potrebbe, ecco fraintendere"

"Fraintendere?» chiese Lumacorno senza capire

"Bhe vede stavo facendo delle ricerche in biblioteca per prepararmi a difendermi e combattere di questi tempi... e bhe mi sono imbattuto in un testo che accennava a un incantesimo ma non approfondiva l'argomento"

"Che incantesimo era?" La voce sembrò farsi meno allegra.

"Non lo ricordo bene, credo fosse qualcosa simile a Horcrux»
Lumacorno gelò. la sua faccia sembro' sprofondare. Indietreggiò e disse con voce roca
"Che cosa hai detto?»
"Horcrux, signore, almeno credo…» fece un passo avanti lentamente "So che è qualcosa di molto oscuro, ma ecco vorrei sapere se c'è qualche informazione in più per potermi proteggere»

"Non devi preoccuparti di queste cose Harry, gli Horcrux... non sono una minaccia" disse con poca convinzione.

"Allora perché non dare informazioni? Chiese cercando di apparire genuinamente confuso.

"Io non... non so niente di queste cose Harry, sono magie molto oscure che sarebbe meglio non conoscere. Fidati di me ragazzo mio."

"Ne è... certo?" Abbassò la voce come se stesse confinando un segreto Lumacorno parve confuso dal suo comportamento "Io credo che Voldemort li conoscesse" si arrischiò a dire.

"Perché dici questo?"

"Bhe è un mago molto potente, conosce tutte le arti oscure, deve conoscerli per forza" disse in tono ovvio

"Forse" annuì Lumacorno iniziando febbrilmente a riordinare degli ingredienti
"Silente ti ha detto di farlo vero?"sussurrò Lumacorno dandogli ancora le spalle. "Silente ti ha mostrato quel..ricordo,vero?"
"Si,"disse Harry, decidendo sul momento che era meglio non mentire.
"Si,certo,"disse quietamente "Certo...bene,se hai visto quel ricordo dovresti sapere che io non so nulla, riguardo agli Horcrux."

Prese la sua borsa di pelle di drago e marcio' verso la porta.
"Professore,"ripete' Harry disperato,"pensavo solo che potesse esserci un altro pezzettino
di ricordo.."
"Lo pensavi? Beh,vuol dire che ti sbagliavi! SBAGLI!".Urlo' l'ultima parola,e prima che potesse ribattere,sbatte' la porta dell'aula dietro di se'.

Harry uscì dall'aula con lo sguardo basso.

"Non mi è sembrato molto calmo" disse inaspettatamente Piton facendolo sobbalzare.

Alzò lo sguardo di colpo trovandolo solo "Dov'è Byron?"

"A rimontarmi la scrivania" si limitò a rispondere "Allora, fatto?"

"No, non proprio" ammise tristemente

“Immagino tu sia stato come al solito poco discreto”

“Io ho provato a essere discreto" sbottò “Ma non posso... lei non può capire”

“No infatti” disse tranquillamente Piton “Benvenuto nel mondo reale Potter, ci sono delle cose che devi fare da solo, non puoi contare sempre su altri.”

Harry incrociò il suo sguardo, non c'era scherno negli occhi neri. “È questo che prova tutte le volte?” chiese piano.

“Più o meno” annuì “Ma io sono meno melodrammatico”

Harry inclinò la testa “I sui vestiti dicono il contrario” replicò

Gli occhi di Piton si assottigliarono pericolosamente.

*  *  *

Piton e Silente passeggiavano insieme nel parco deserto del castello, al crepuscolo. "Che cosa fate tu e Potter, tutte quelle sere che vi rinchiudete insieme?" chiese all'improvviso Piton. Silente sembrava stanco.

"Perché? Non vorrai infliggergli altre punizioni? Tra poco quel ragazzo passerà più tempo in castigo che fuori."

"No, ne ho avuto abbastanza di passare le serate con lui"

Silente sorrise appena "Trascorro del tempo con Harry perché ho faccende di cui devo parlare con lui, informazioni che gli devo passare prima che sia troppo tardi."
"Informazioni» ripeté Piton. "Ti fidi di lui... e non di me»

"Non è questione di fiducia. Come entrambi sappiamo, ho pochissimo tempo. È fondamentale che trasmetta al ragazzo abbastanza indicazioni perché possa fare quello che deve»

“E perché io non posso avere le stesse indicazioni?»

“Preferisco non affidare tutti i miei segreti a una sola persona, soprattutto non a una che trascorre tanto tempo accanto a Lord Voldemort»

“Lo faccio su tuo ordine!»

“E lo fai molto bene. Non credere che sottovaluti il pericolo costante a cui ti esponi, Severus. Passare a Voldemort quelle che sembrano informazioni preziose nascondendo l'essenziale è un compito che non affiderei a nessun altro che a te»

“Eppure confidi molto di più a un ragazzo incapace in Occlumanzia, la cui magia è mediocre e che ha un legame diretto con la mente del Signore Oscuro!»

“Voldemort teme quel legame» ribatté Silente. "Non molto tempo fa ha avuto un piccolo assaggio di cosa significa per lui condividere la mente di Harry. Un dolore che non aveva mai provato. Non cercherà ancora di possedere Harry, ne sono certo. Non in quel modo»

"Non capisco»

"L'anima di Lord Voldemort, mutilata com'è, non sopporta un contatto stretto con un'anima come quella di Harry. Come una lingua sull'acciaio ghiacciato, come la carne nel fuoco...»

"Anime? Stavamo parlando di menti.»

"Nel caso di Harry e Lord Voldemort, parlare di una è parlare dell'altra" Silente si guardò intorno per controllare che fossero soli. Erano ormai vicini alla Foresta Proibita, ma non c'era nessuno. "Dopo che mi avrai ucciso, Severus...»

"Tu rifiuti di dirmi tutto, ma ti aspetti da me quel favore da nulla!» sibilò Piton, e il volto scarno si accese di una rabbia palpabile. "Dai molto per scontato, Silente! Forse ho cambiato idea!»

"Mi hai dato la tua parola, Severus. E già che stiamo parlando dei favori che mi devi, mi pareva che tu avessi promesso di tenere d'occhio il tuo giovane amico Serpeverde…»

Piton era furente, astioso. "Ci sto provando, ma non si fida di me»
 

 

*  *  *

 

"Malfoy è scomparso di nuovo!» gridò Harry osservando la mappa ingiallita davanti a lui.
"Non può' averlo fatto» disse Ron, infilandosi un'altra Cioccorana in bocca mentre scivolava fuori dal letto per vestirsi. "Dai, se non ti sbrighi, dovrai smaterializzarti a stomaco vuoto, anche se potrebbe essere più facile».
Ron guardò pensosamente la scatola di Cioccorana,quindi si decise e ne prese una terza.
Harry diede dei colpetti alla mappa, mormorando "Fatto il Misfatto" anche se non era vero, e si vestì, continuando a riflettere. Doveva esserci una spiegazione per le periodiche sparizioni di Malfoy, ma non riusciva a capire quale potesse essere. Il modo migliore sarebbe stato seguirlo, ma anche con il mantello dell'Invisibilita' era impossibile; aveva le lezioni, l'allenamento di Quidditch, compiti e Materializzazione; non avrebbe potuto seguire Malfoy senza che la sua continua assenza venisse notata.
"Pronto?» chiese a Ron. Era a meta' strada dalla porta del dormitorio quando si rese conto che Ron non si era mosso, ma era seduto sul letto, guardando la pioggia battere sulle finestre con un strano sguardo assente.
"Ron? Colazione.»
"Non ho fame»
Harry gli si mise davanti "Ma credevo che avessi detto…»
"Va bene, verro' giù con te.» sospirò Ron, "ma non voglio mangiare»
Harry lo esamino' sospettoso. "Hai appena mangiato mezza scatola di Cioccorane, vero?»
"Non è questo» sospirò ancora "Non capiresti...»
"Ok, ne ho abbastanza» disse Harry, perplesso, mentre apriva la porta.
"Harry!» disse Ron all'improvviso.
"Cosa c'è?»
"Non posso sopportarlo!»
"Non puoi sopportare cosa?"chiese Harry, in allarme, notando il pallido viso di Ron, come se dovesse sentirsi male.
"Non posso smettere di pensarla" disse Ron, rauco.
Harry lo guardò. Non se l'aspettava e non era sicuro di volerlo sapere. Potevano anche essere amici, ma se Ron avesse cominciato a chiamare Lavenda 'Lav-Lav ' avrebbe dovuto riportarlo con i piedi per terra.
"E perché questo ti impedisce di fare colazione?» chiese Harry, cercando di dare un tono razionale alla discussione
"Non sa nemmeno che esisto" disse Ron facendo un gesto disperato
"Lei lo sa di sicuro che esisti» disse Harry, perplesso "Continua a starti dietro, no?»
Ron batte' le palpebre. "Di chi stai parlando?»
"No, di chi TU stai parlando!?» disse Harry, con una crescente impressione che la ragione fosse andata via da quella conversazione.
"Romilda Vane" sospiro' Ron, la sua faccia si illumino' appena lo disse, come se fosse stato colpito da un raggio di sole.
Si guardarono a vicenda per almeno un minuto. "Stai scherzando vero? E' uno scherzo!"
"Io credo...Harry, credo di amarla.." disse Ron con la voce strozzata.
"Ok" disse Harry,andando verso Ron per dare un'occhiata da vicino al suo viso pallido e agli occhi confusi."Ok, dillo di nuovo con una faccia seria"
"Io la amo" ripete' Ron,senza fiato, 'Hai visto i suoi capelli?" sono neri, lucidi, setosi..e i suoi occhi?I suoi grandi occhi neri...e il suo.."
"Questo è molto divertente e quello che vuoi," disse Harry impaziente, "ma lo scherzo è finito ok? Piantala!"

Si volto' per andarsene, aveva fatto due passi verso la porta quando una scintilla gli passò accanto all'orecchio. Vacillando, si guardo' attorno. Ron aveva il pugno pronto, la sua faccia era contorta per la rabbia, era in procinto di colpire di nuovo.
Harry reagì istintivamente, la sua bacchetta fu fuori dalla tasca, e l'incantesimo usci' dal cervello senza pensarci nemmeno LEVICORPUS"
Ron urlò quando il si ritrovò sottosopra, dondolando, con i vestiti che penzolavano.
"Perché l'hai fatto?" urlò Harry
"Tu l'hai insultata Harry! Hai detto che era uno scherzo!"urlo' Ron, che stava diventando rosso in viso mentre il sangue affluiva alla testa.
"Questo è assurdo!" disse Harry "Cosa pensi che.."
Poi vide la scatola aperta sul letto di Ron, e la consapevolezza lo colpi' con la forza di un troll.
"Da dove hai preso quelle Cioccorane?"
"Erano un regalo di compleanno," urlo' Ron,cercando di liberarsi,"Te lo ho anche offerte!"
"Le hai prese dal pavimento, vero?"
"Sono cadute dal mio letto, lasciami andare!"
"Non sono cadute dal tuo letto, idiota, non capisci?Erano mie, le ho buttate fuori dal baule prima mentre cercavo la mappa, me l'aveva regalate Romilda Vane prima di Natale, e sono piene di una pozione d'amore!"
Ma solo una parola venne registrata da Ron.
"Romilda?" ripete' Ron " hai detto Romilda? La conosci? Puoi presentarmi?"
Harry guardò il dondolante Ron, la cui faccia sembrava tremendamente speranzosa, e combattè contro il desiderio di ridere. Una parte di lui,l a parte più vicina al suo orecchio destro, gli suggeriva di lasciar andare Ron e di lasciarlo andare in giro finché l'effetto della pozione non se ne fosse andato...ma d'altra parte, loro avrebbero dovuto essere amici, Ron non era in sè quando l'aveva attaccato, e Harry pensava che si sarebbe meritato un altro pugno se avesse permesso a Ron di dichiarare ancora il suo amore per Romilda.
"'Si, ti presenterò " disse Harry, pensando velocemente "Ora ti lascerò,ok?"
Lasciò che Ron cadesse sul pavimento,(il suo orecchio faceva ancora male) ma Ron cadde in piedi, sorridendo.
"Sara' nello studio di Lumacorno"disse Harry, in tono confidenziale facendo strada verso la porta.
"Perchè dovrebbe essere lì?"disse Ron ansiosamente, sbrigandosi a raggiungerlo.
"Perchè ha ripetizioni di Pozioni" disse Harry, inventando sul momento.
"Forse potrei chiedere al professore se posso farle con lei" disse Ron speranzoso.
"Grande idea!"disse Harry. Lavanda stava aspettando dietro al buco al ritratto, una complicazione che Harry non aveva previsto.
"Sei in ritardo Won Won," disse "Ho un regalo di.."
"Lasciami in pace" disse Ron impazientemente " Harry mi sta per presentare Romilda Vane"
E senza dirle un'altra parola, presa la strada per uscire fuori dal buco del ritratto.Harry cerco di farle una faccia dispiaciuta, ma poteva sembrare piu' che altro divertita, dato che lei sembrava più offesa che mai, appena la Signora Grassa si chiuse dietro di loro.
Harry temeva che il Professor Lumacorno potesse essere a colazione, ma rispose dalla porta dell'ufficio al primo toc-toc, aveva una veste di velluto verde addosso, un cappello da notte dello stesso colore e occhi cisposi.
"Harry" borbotto' "è molto presto per un colloquio,di solito di sabato dormo fino a tardi"
"Professore, mi spiace davvero disturbarla,"disse Harry con voce più bassa che poteva, mentre Ron stava sulle punte dei piedi cercando di sbirciare nella stanza di Lumacorno.
"Ma il mio amico Ron ha bevuto una pozione d'amore per sbaglio. Non potrebbe dargli un antidoto?"L'avrei portato da Madama Chips, ma non dovremmo aver nulla a che fare con i Tiri Vispi Weasley e sa... qualche domanda non voluta.."
"Harry esperto di pozioni per come sei, non potresti trovargli un rimedio'?"chiese Lumacorno.
"Ehm… " disse Harry, distratto da Ron che gli dava delle gomitate nelle costole, nel tentativo di entrare nella stanza con la forza, "Beh,non ho mai preparato un antidoto per una pozione d'amore, signore, e prima che mi riesca magari Ron potrebbe commettere
qualcosa di grave.."
Rigraziando il cielo, Ron scelse quel momento per lamentarsi "Non riesco a vederla Harry, lui la sta nascondendo?"
"Era una pozione senza limite di tempo?" chiese Lumacorno,osservando Ron con interesse professionale "Più a lungo si tengono, più possono fortificarsi"
"Questo spiega molte cose" ansimo' Harry, mentre impediva a Ron di buttare giù Lumacorno a pugni. "E' il suo compleanno Professore,"aggiunse implorandolo.
"Oh,va bene allora,va bene...entrate entrate!"disse Lumacorno riluttante, "Ho l'occorrente nella mia borsa, non è un antidoto difficile"
Ron sfecciò nella calda, disordinata stanza di Lumacorno, inciampo' sopra uno sgabello traballante, e riconquisto l'equilibro attaccandosi al collo di Harry, sussurrando " Non l'ha visto, non l'ha visto vero?"
"Non è ancora qui" disse Harry guardando Lumacorno aprire il suo kit per le pozioni, e aggiungendo vari ingredienti in una piccola bottiglia di cristallo.
"Bene!" disse Ron soddisfatto "Come sto?"
"Molto attraente" disse Lumacorno, dolcemente, dando a Ron un bicchiere di liquido trasparente "Adesso bevi questo, è un tonico per i nervi, ti manterrà' calmo quando arriverà, capisci?"
"Perfetto!" disse Ron, e butto giu' tutto in un sorso.
Harry e Lumacorno lo guardarono,per un momento, Ron li fisso'. Poi, molto lentamente, il suo sorriso spari', lasciando il posto ad un espressione di terrore.
"Tornato alla norma allora?"disse Harry, sorridendo. Lumacorno ridacchiò "Grazie tante Professore".
"Non dirlo nemmeno ragazzo mio" disse Lumacorno, mentre Ron collassava sulla poltrona
"Ha bisogno di qualcosa che lo tiri su" continuò, affaccendandosi su un mobiletto pieno di drink

"Vediamo, ho della Burrobirra, vino, l'ultima bottiglia di questo whisky invecchiato..hmm..dovevo darlo a Silente per Natale… eh,va bè… non può' sentire la mancanza di qualcosa che non ha avuto! Perché non l'apriamo ora per festeggiare il compleanno del signor Weasley? Per scacciare via le pene d'amore non c'è nulla di meglio.."
Rise brevemente ed Harry lo imito'. Era la prima volta che si trovava quasi da solo con Lumacorno da quel primo tentativo disastroso di ottenere quel ricordo. Forse, se Lumacorno avesse mantenuto il buonumore, forse se fossero andati avanti col whisky...
"Eccoci qua" disse Lumacorno, dando ad Harry e Ron un bicchiere di whisky, prima di prendere il suo "Beh, un buon compleanno Signor Weasley"
"Ron" sussurro' Harry
Ma Ron che non sembrava aver ascoltato il discorso, aveva gia' preso il whisky, e inghiottito tutto d'un fiato.
Ci fu un terribile secondo in cui Harry realizzo' che qualcosa non andava, e Lumacorno sembrava non averlo notato.
"..e che tu possa avere molti...»
"RON!"
Ron aveva fatto cadere il suo bicchiere, si era alzato per meta' dalla sedia, piegandosi, tremando incontrollabilmente. Della bava usciva dalla sua bocca e aveva gli occhi fuori dalle orbite.
"Professore", grido' Harry "faccia qualcosa!"
Ma Lumacorno sembrava paralizzato dallo shock. Ron si contrasse, cominciando a soffocare:la sua pelle stava diventando blu.
"Ma...Cosa? " balbettò Lumacorno
Harry si precipito' ad un tavolo,lanciandosi sul kit per pozioni di Lumacorno, buttando all'aria contagocce e contenitori, mentre il terribile rumore di Ron che soffocava riempiva la stanza. Poi la trovo', la pietra raggrinzita che sembrava un rene, che Lumacorno gli aveva preso a Pozioni.
Corse di nuovo al fianco di Ron, gli aprì completamente la bocca, e gli infilo' il bezoar in gola.
Ron si scosse e con un rumore rauco tornò immobile.

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Capitolo 27
*** SECTUMSEMPRA ***


«Dai tutto sommato è stato uno dei migliori compleanni di Ron» disse Fred.
La sera stava arrivando; l'infermeria era silenziosa, le finestre erano chiuse e le lampade accese. Il letto di Ron era l'unico occupato. Harry, Hermione e Ginny stavano seduti intorno lui; avevano atteso tutto il giorno fuori dalle doppie porte del reparto, provando a sbirciare dentro ogni volta che qualcuno entrava o usciva. Madama Chips li lasciò entrare solo alle otto in punto. Fred e George arrivarono alle dieci passate.
«Questo non è il modo in cui abbiamo immaginato di darti il nostro regalo» disse risolutamente George, posando un grande regalo sull'armadietto al lato del letto di Ron e sedendosi vicino Ginny.
«Si, quando ci hanno descritto la scena, eravamo increduli» disse Fred.
«Eravamo ad Hogsmeade, attendendo di sorprenderti…» disse George.
«Eravate ad Hogsmeade?» chiese Ginny, guardandoli.
«Stavamo pensando di comprare il negozio di Zonko» disse tristemente Fred. «Una filiale a Hogsmeade, sapete, ma se non potete più uscire i fine settimana a comprare la nostra roba… Comunque ora non importa.« Avvicinò la sedia ad Harry e guardò la faccia pallida di Ron.
«Cos'è successo esattamente?»
Harry raccontò la storia che già aveva raccontato, altre cento volte, o almeno a lui sembrava così, a Silente, alla McGrannit, Madama Chips, a Hermione ed a Ginny.
«...ed allora gli ho infilato il Bezoar in gola così ha ricominciato a respirare un po' meglio, Lumacorno è andato a cercare aiuto, McGrannit e Madama Chips nella confusione lo hanno portato qui. Ci hanno subito detto che tutto si sarebbe aggiustato. Madama Chips dice che dovrà rimanere qui una settimana o in modo da… accertarsi che prenda l'Essenza del Pentimento…»
«Accidenti, sei stato fortunato a pensare al Bezoar» disse a voce bassa George.
«Sono stato fortunato a trovarne uno nella stanza» disse Harry, che continuava a sudare freddo al solo pensiero di che cosa sarebbe accaduto se non si fosse ricordato di quella piccola pietra.
Hermione tirò su con il naso con un rumore quasi impercettibile. Era stata particolarmente silenziosa per tutto il giorno. Si era precipitata, con una faccia bianca,fuori dall' infermeria ed era stata tutto il tempo in silenzio.
«Ma mamma e papà lo sanno?» chiese Fred a Ginny.

«Lo hanno già visto, sono arrivati un'ora fa...ora sono nell'ufficio di Silente, ma saranno presto di ritorno…»
Ci fu una pausa mentre tutti guardavano Ron che borbottava un po' durante il sonno.
«Così c'era del veleno nella bevanda?» disse tranquillamente Fred.
«Sì» disse immediatamente Harry; non stava pensando a null'altro adesso si sentiva felice che qualcuno gli desse l'opportunità di riprendere la discussione. « Lumacorno l'ha gettata via…»
«Lui avrebbe potuto versare qualcosa nel bicchiere di Ron mentre non lo guardavate?»
«Probabilmente.» disse Harry, «Ma perchè Lumacorno desidererebbe avvelenare Ron?»
«Nessun idea« disse Fred, aggrottando le sopracciglia. «Non pensate che potrebbe averla messa nel bicchiere per errore? Oppure aveva l'intenzione di darlo a te?»
«Perché Lumacorno dovrebbe avvelenare Harry?» domandò Ginny.»

«Non so» disse Fred, «c'è molta gente in giro che gradirebbe avvelenare Harry, ma qui? 'il Prescelto'?»
«Così pensate che Lumacorno sia un Mangiamorte?» disse Ginny.
«Tutto è possibile» disse con un volto turbato Fred.

«Potrebbe essere sotto l'influsso della Maledizione Imperius» disse George.

«O potrebbe essere non colpevole» ribatte Ginny. «Il veleno poteva già essere nella bottiglia, in quel caso probabilmente volevano uccidere Lumacorno.»
«Chi desidera uccidere Lumacorno?»
«Silente sa quanto Voldemort lo voglia dalla sua parte» ribattè Harry. «Lumacorno si nascondeva da un anno prima che venisse a Hogwarts. E…» Gli torno alla memoria Silente che non era stato capace di tirare fuori nulla da Lumacorno. «...forse Voldemort lo
desidera allontanato, forse lui pensa che potrebbe essere utile a Silente.»
«Ma tu hai detto che Slughorn stava progettando di dare la bottiglia a Silente per Natale» gli ricordò Ginny.

«Esattamente l'avvelenatore aveva una possibilità facile di esserci dopo Silente.»
«Allora l'avvelenatore non conosceva molto bene Slughorn» disse Hermione, parlando per la prima volta da ore e suonavano come se arrivassero da un posto gelido. «Chiunque conoscesse Lumacorno sapeva che si sarebbe tenuto la bottiglia per se.»
«Her... mio... nee» brontolò inatteso Ron fra loro.
Tutti caddero in silenzio, guardandolo ansiosamente, ma dopo un mormorio incomprensibile di un momento soltanto cominciò a russare.

Le notizia che Ron fosse stato avvelenato si diffuse rapidamente il giorno seguente, ma non produsse lo stesso effetto dell'attacco di Katie. La gente sembrava pensare che potesse essere stato un incidente, dato che si trovava nella stanza del professore di Pozioni e avesse preso subito l'antidoto; quindi non ci diedero molto peso.

Harry, cominciò a controllare sempre più spesso la Mappa del Malandrino, a volte faceva delle deviazioni per vedere cosa stesse combinando Malfoy, ma non era ancora riuscito a trovarlo mentre faceva qualcosa fuori dall'ordinario. Ed ancora c'erano quei periodi
inspiegabili in cui Malfoy spariva semplicemente dalla mappa…
Ma Harry non aveva avuto molto tempo per considerare il problema, dato che aveva avuto gli allenamenti di Quidditch, i compiti ed il fatto che ora si stava cercando caparbiamente di nascondersi da Lavanda Brown.
La ragazza continuava a sedersi vicino Harry per discutere di Ron, inizialmente, fu molto infastidita che nessuno si fosse degnato di dirle che Ron fosse infermeria…
«Cioè, io sono la sua ragazza!»
... ma sfortunatamente ora aveva deciso di perdonare a Harry questa dimenticanza e voleva raccontargli i suoi sentimenti verso Ron, un'esperienza disastrosa di cui Harry avrebbe rinunciato felicemente
«Guarda, perché non dici a Ron tutto questo» chiese Harry, dopo che la discussione particolarmente lunga fatta da Lavanda che spaziava in tutto da come Ron avesse considerato i sui vestiti a come Harry potesse chiedere a Ron se considerasse «seria» la loro relazione
«Si, ma è sempre addormentato quando vado a trovarlo!» disse arrabbiata Lavanda.
«È…» disse Harry, sorpreso, lui aveva sempre trovato Ron perfettamente sveglio ed interessato a sapere le novità sulla squadra di Quidditch, gli allenamenti.
«Hermione Granger ancora va a fargli visita?» Lavanda chiese improvvisamente.
«Si, penso di si. Bhè sono amici no?» rispose impacciatamene Harry.
«Amici, non farmi ridere» disse sdegnosamente Lavanda. «Non ha parlato con lui per settimane dopo che ha cominciato ad uscire con me! Ma adesso suppongo che desideri riavvicinarsi dato che è diventato un tipo interessante…»
«Essere avvelenati dici che fa diventare interessanti?» chiese Harry alzando un sopracciglio. Per un istante si sentì molto Piton. «Comunque… mi spiace ma devo andare...devo incontrare McLaggen per parlare di Quidditch» disse in fretta e se ne andò attraverso una porta che sembrava essere parete solida e scese fino al corridoio principale del terzo piano. Rallentò quando sentì la voce di Byron.

«Credo che sia coinvolto»

«Non ti riguarda» rispose seccamente Piton

«Certo che mi riguarda, se è lui deve darsi una calmata, sta ferendo troppe persone»

«Non è lui.»

«Come fai a esserne certo?»

«Byron, smettila di immischiarti»

«Dovrei starmene a guardare mentre la gente viene maledetta e avvelenata?»

«Silente se ne sta occupando»

«Silente non è nemmeno a scuola la maggior parte del tempo.» Si lamentò Byron

«Ma è informato»

«Che grande consolazione.»

Ron lasciò l'infermeria nel primo mattino di lunedì, rimesso in piena salute dalle cure di Madama Chips. l'avvelenamento aveva fatto si che Hermione ricominciasse a parlare con Ron. Li aveva persino accompagnati giù per colazione, portando con se la notizia che Ginny aveva litigato con Dean. Harry vagò sul tavolo degli insegnati stranamente scarno, Piton e Byron non c'erano.

«Perché hanno litigato?» chiese annoiato.
«Oh, Dean stava ridendo del fatto che McLaggen ti aveva colpito con quel bolide durante gli ultimi allenamenti» spiegò

«Dev'essere stato divertente» disse Ron, ragionevolmente. «Non è stato per niente divertente!» disse Hermione, arrabbiata. «E' stato terribile, e se Coote e Peakes non avessero preso Harry, poteva finire molto male!»
«Si ma sto bene» disse con uno sbuffo tornando a guardare l'amica

«Ho sentito Piton e Byron discutere l'altro giorno.» annunciò abbassando la voce.

Hermione lo osservò seria «E allora?»

«Credo che Piton sappia qualcosa, o Byron pensa che qualcuno sia coinvolto con l'avvelenamento di Ron»

«Chi pensa che sia stato?» chiese sporgendosi in avanti.

«Non lo ha detto» rispose allontanando di poco il suo piatto. «Ma sa qualcosa»

 *  *  *

«Accidenti quel traditore del sangue non vuole proprio morire» disse Theodore Nott lasciandosi cadere mollemente sul divano della sala comune.

«Ma com’è successo?» domando Pansy curiosa

«E chi lo sa» fece Theo con un’alzata di spalle

«Io ho sentito che hanno messo qualcosa dentro dei cioccolatini» intervenne Goyle grattandosi con forza la testa.

Draco fissò lo sguardo sul camino acceso. Si era quasi dimenticato di quella stupida bottiglia, era stato più un tentativo disperato, visto che quel maledetto armadio non voleva saperne di funzionare. Ma perché Weasley era andato a bere quell’idromele? Lumacorno non sembrava nemmeno averlo in simpatia

«Non vale nemmeno tutto questo sforzo per quella feccia di Weasley.» commentò Pansy. «Addirittura un veleno.»

«Se non ci fosse stato Potter ce ne saremmo liberati.» mormorò Goyle

«Lumacorno è un pozionista esperto.» la voce di Pansy si fece strascicata «Non lo avrebbe lascito morire, anche se è inutile.»

Draco annuì assente, aveva quasi ucciso inavvertitamente Weasley, quella consapevolezza gli fece mancare un battito.
 

 *  *  *

«Allora Harry, hai intenzione di usare la Felix Felicis oppure no?» chiese Ron.
«Beh, sì, credo sia meglio» rispose Harry «ma non credo che mi serva tutta, dodici ore sono tante, non ci vorrà mica tutta la notte... Ne prenderò solo un sorso. Due o tre ore dovrebbero bastare.»
«Credimi, ti dà una sensazione fantastica!» disse Ron con un sorriso nostalgico. «Come se niente potesse andare storto. Hai la certezza di non poter sbagliare.»
«Ma di cosa stai parlando?» scoppiò a ridere Hermione.«Se non l'hai mai assaggiata»
«Sì, ma ero convinto di averla presa, no» replicò Ron, come se per lui la cosa fosse ovvia.
«È praticamente la stessa cosa…»
Avendo appena visto Lumacorno entrare nella Sala Grande e sapendo che a lui piaceva mangiare con calma, si fermarono per un po' nella Sala Comune. Il loro piano prevedeva che Harry sarebbe andato nell'ufficio di Lumacorno una volta che questi vi avesse fatto ritorno.
Quando il Sole raggiunse le cime degli alberi della Foresta Proibita, decisero che era giunto il momento; dopo aver controllato che Neville, Dean e Seamus fossero tutti nella Sala Comune, sgattaiolarono nel dormitorio dei ragazzi.
Harry frugò nel baule finché non trovò il paio di calzini arrotolati dentro cui era nascosta la bottiglietta scintillante.
«Bene, è giunto il momento.» Detto questo, Harry portò la boccetta alle labbra e ne bevve un sorso ben misurato.
«Senti qualcosa?» sussurrò Hermione.
Harry non rispose per qualche istante. Poi, lentamente ma in maniera sempre più decisa, un formidabile senso di sicurezza s'impadronì di lui come se d'improvviso gli si spalancassero davanti infinite possibilità; in quel momento era sicuro di poter fare qualsiasi cosa... recuperare il ricordo di Lumacorno non solo ora sembrava possibile, ma addirittura un gioco da ragazzi.
Saltò in piedi con un gran sorriso, traboccante di fiducia in sé stesso.
«Benissimo» disse «Mi sento davvero benissimo. Bene... faccio un salto da Hagrid.»
«Cosa?» esclamarono Ron e Hermione, entrambi colti alla sprovvista.
«No, Harry. Devi andare da Lumacorno, ricordi?» disse Hermione.
«No» ripeté Harry, sicuro di sé. «Vado da Hagrid, me lo sento, è la cosa giusta da fare»
«Pensi che in questo momento la cosa giusta da fare sia andare a seppellire un ragno gigante?» esclamò Ron attonito.
«Sì» rispose, estraendo dalla cartella il mantello dell'invisibilità. «Me lo sento, è il posto giusto dove andare. Avete capito, no?»
«No» risposero all'unisono Ron e Hermione, entrambi visibilmente preoccupati.
«Questo è Felix Felicis, vero?» chiese ansiosa Hermione, osservando la bottiglietta in controluce. «Non è che avevi una fiala uguale con dentro – non so…»
«...Concentrato di Pazzia?» suggerì Ron, mentre Harry si gettava il mantello sulle spalle.
Harry scoppiò a ridere; Ron e Hermione erano sempre più preoccupati.
«Fidatevi di me« disse. «So quello che sto facendo... o meglio...« raggiunse la porta con passo veloce. «la Felix lo sa«.
Si tirò su il cappuccio del mantello e cominciò a scendere le scale con Ron e Hermione alle calcagna. Giunto in fondo, scivolò oltre la porta aperta.
Uscire dalla Sala Comune non fu difficile, scansò Ginny e sentì il ritratto chiudersi alle sue spalle. con un senso di crescente euforia proseguì lungo il corridoio. Non dovette fare molta attenzione, dato che non incontrò nessuno lungo il suo percorso. Ma la cosa non lo sorprese affatto: quella sera, era la persona più fortunata di Hogwarts.

Si bloccò solo quando voltò a sinistra nel corridoio del terso piano, Byron stava camminando avanti e indietro picchiettando le dita sui pantaloni scuri.

Non aveva idea del perché decise di avvicinarsi togliendosi il mantello da sopra la testa, sentiva solo che era la cosa giusta da fare.

«Harry!» Esclamò sorpreso Byron «Che ci fai fuori a quest'ora»

«Devo andare da Hagrid» disse con entusiasmo

«Se ti scoprono…»

«Non mi scopriranno» rispose con sicurezza fermandosi a pochi passi di distanza.

Byron assottigliò leggermente gli occhi chiari «Stai bene?»

«Benissimo, mai stato meglio» annuì.

Byron aveva uno sguardo confuso, come se stesse cercando qualcosa sul suo volto, eppure sembrava più attraente del solito, per un istante gli sembrò di vedere il giovane Tom Riddle nei ricordi che gli aveva mostrato Silente. Ma Byron non era Voldemort.

I suoi piedi si mossero da soli, si avvicinò con sicurezza, quella sera sapeva che non avrebbe potuto fallire, la Felix gli avrebbe sbarrato la strada in ogni impresa.

Si inclinò in avanti, quasi cadendo addosso a Byron che allungò le braccia per tenerlo, Harry ebbe pochi secondi prima di unire le sue labbra a quelle dell'altro, gli occhi di Byron ebbero un guizzo.

Fu un baciò incerto, ma sentì le mani di Byron stringere la sua schiena per tirarlo a se maggiormente. Harry sussultò cercando di raddrizzarsi maggiormente mentre Byron lo spingeva all'indietro premendolo forte contro il muro freddo.

Sentì le gambe tremare quando si rese conto che l'uomo gli si stava premendo contro con forza. Spinse il bacino in avanti ma proprio in quel momento sentì il pesante rimbombare di passi in lontananza spegnersi di colpo lungo il corridoio. Byron si staccò, forse rendendosi conto di cosa stava facendo e fece un passo indietro guardandolo con occhi appannati. Le spalle si alzavano e abbassavano freneticamente.

«Vattene» disse con la voce roca.

Harry, frastornato e eccitato, rimase appoggiato al muro.

La mano di Byron gli porse il mantello dell'invisibilità abbandonato a terra con un movimento secco.

«Vai da Hagrid»

Harry annuì rapidamente, si mise addosso il mantello e corse con le gambe instabili verso la fine del corridoio.

Raggiunto l'Ingresso Principale vide che Gazza si era dimenticato di chiudere a chiave il portone. Harry lo spalancò con un gran sorriso e si fermò per un istante a respirare l'odore di erba e aria pulita prima di scendere la scalinata alla tenue luce del crepuscolo.
Fu solo quando ebbe raggiunto l'ultimo gradino che si rese conto di quanto sarebbe stato piacevole fare una piccola deviazione verso gli orti mentre andava da Hagrid. Non era proprio indispensabile, ma secondo Harry era un'intuizione che andava assecondata, perciò si incamminò in quella direzione e fu compiaciuto, anche se non del tutto sorpreso, di scorgere il professor Lumacorno che conversava con la professoressa Sprite.
«...ti ringrazio per aver trovato il tempo, Pomona.» stava dicendo cortesemente Lumacorno.
«La maggior parte degli esperti ritiene che siano molto più efficaci se le si raccoglie al crepuscolo»
«Sono assolutamente d'accordo.» rispose con entusiasmo la professoressa Sprite. «Pensi che siano abbastanza?»

 *  *  *

«Hai completamente perso il senno!»

«Sev calmati»

«Non provare a dirmi di calmarmi» scandì avvicinandosi velocemente mentre lo fissava negli occhi

«Non è niente, è solo…» prima che potesse alzare le difese Severus stava vagando nella sua mente con violenza, fra i ricordi si fermò sul pomeriggio dell'anno precedente nella foresta proibita insieme a Harry e a quel dannato bacio.

Quando il pozionista riemerse lo spinse talmente forte da farlo cozzare con il muro alle sue spalle, gli occhi con una luce folle.

«Non è nie…»

«Ha sedici anni e tu... che schifo« commentò con il volto contratto.

«Che schifo cosa?»

«Lo hai…» abbassò la voce guardandosi attorno, sembrò ricordarsi solo in quel momento di essere in mezzo a un corridoio. «Baciato»

«E allora?»

«E allora è... davvero non ci arrivi?»

«Non è come credi, è diverso» si affrettò a dire

«Ah sì, e come esattamente?»

«Non è un ragazzino»

«No? Ha per caso bevuto una pozione invecchiate? Potter ha sedici anni» ribadì con gravità «E tu sei o dovresti essere un adulto» mosse la mano in aria

«Tralasciando tutto quello che hai fatto, fra cui uccidere suo padre»

«Non lo avrei fatto se non…»

«Certo hai sempre una scusa, è colpa del Signore Oscuro»

«Tu sei l'ultimo a poter parlare» Byron fece un passo in avanti, i loro petti quasi si toccarono «Hai rivelato tu la profezia, Lily è morta per colpa tua»

Il volto di Piton tornò piatto di colpo, fece un passo indietro silenziosamente. Solo in quel momento Byron si rese conto di quello che aveva detto «Sev mi dispiace, so che…»

Piton gli voltò le spalle allontanandosi rapidamente.

Sentì i suoi passi attutiti lungo il largo corridoio vuoto, si appoggiò pesantemente sul muro alle sue spalle.

 *  *  *

Harry corse furtivamente verso il castello. Il portone d'ingresso era rimasto aperto per lui, ma al terzo piano aveva incontrato Pix e solo con difficoltà aveva evitato una punizione tuffandosi di lato in una delle sue scorciatoie.

Con l'eccitazione nel petto alla prospettiva di dire a Silente che era riuscito a prendere il ricordo si precipitò per il corridoio e, in pochi minuti, stava dicendo la parola d'ordine al gargoyle di Silente, che si fece da parte, permettendogli di salire sugli scalini a spirale.
«Avanti» disse Silente quando Harry bussò. Aveva l'aria esausta.
Harry aprì la porta velocemente.
«Per l'amor del cielo, Harry!» disse Silente sorpreso. «A cosa devo questo piacere così tardi»
«Signore, l'ho preso. Ho preso il ricordo da Lumacorno.»
Harry tirò fuori la piccola bottiglietta di vetro e la mostrò a Silente. Per un momento o due, il Preside sembrò confuso. Poi sulla sua faccia comparve un largo sorriso.
«Harry, questa è una notizia spettacolare! Davvero ben fatto! Sapevo che potevi farcela!»
Tutte le considerazioni sull'ora tarda apparentemente dimenticate, corse attorno alla sua scrivania, prese nella sua mano illesa la bottiglietta con il ricordo di Lumacorno e si diresse a gran passi verso l'armadietto in cui teneva il Pensatoio.
«E adesso,» disse Silente, posando il bacino di pietra sulla sua scrivania e svuotando dentro il contenuto della bottiglietta» adesso, finalmente, vedremo. Harry, veloce…»
Harry si abbassò obbediente mente sul Pensatoio e sentì i suoi piedi che lasciavano il pavimento dell'ufficio… ancora una volta cadde attraverso l'oscurità e atterrò nell'ufficio di Horace Lumacorno di molti anni prima.

 *  *  *

Byron entrò nell'ufficio dei sotterranei lentamente, vagò con lo sguardo nella penombra alla ricerca di Severus, ma la sedia dietro al scrivania era vuota. Aprì la porta sulla sinistra che portava alle stanze private ma anche li sembrava non esserci nessuno.

«Sev» chiamò piano

Nessuna risposta. Si avvicinò alla porta sulla destra dove c'era la camera da letto e vi appoggiò la testa contro.

«Possiamo parlare?»

Sentì un fruscio dall'altra parte, ma nessuna risposta.

Byron sospirò «So che non avrei dovuto dire quelle cose, non è colpa tua se... mi dispiace»

Un nuovo movimento dietro la porta «Ti prego, parlami« implorò con la voce più bassa. Fece appena in tempo a scostarsi, prima che la porta si aprisse di colpo.

Piton si fermò sulla soglia con il volto serio, la fronte leggermente aggrottata, le labbra strette in una riga piatta.

«Quante volte hai avuto pensieri simili su Potter» chiese con la voce poco più di un sussurro.

Byron mosse la testa di scatto «Non è questo il…»

«È esattamente questo che importa» lo interruppe seccamente «Silente ti ha fatto stare qui convinto che tu potessi controllarti»

«Infatti posso»

«Evidentemente no» lasciò la presa sulla porta di colpo

«L'anno scorso la ragazza Wealsey, adesso Potter«

«Non ho mai toccato Ginny.» si affrettò a dire Byron.

«Ma avresti voluto.» lo accusò Severus «Ho visto i tuoi pensieri, le tue fantasie…»

«Non importano.» la voce si fece tremante. «Sono solo... posso controllarmi, l'ho fatto tutto l'anno scorso»

«Invece no, hai baciato Potter l'anno scorso» quelle parole sembrarono essere quasi dolorose, Piton chiuse gli occhi come per combattere il disgusto.

«È stato lui a baciarmi.» cercò di difendersi.

«Non mi sembra che tu abbia fatto molta resistenza.» gli occhi neri si aprirono di colpo.

«Tu non capisci.» sussurrò Byron abbassando lo sguardo sul pomolo dorato della porta.

«Cosa non capisco?» sbottò «So cosa ti ha fatto il Signore Oscuro, ma non puoi… il solo pensarlo è aberrante.»

«Tu non sai com'è» ripeté alzando la voce «Non…» sentì la bocca farsi improvvisamente secca «Quando sono vicino a Harry è come essere con il Signore Oscuro, sento... lo sento nella mia testa, sento la sua voce e…»

«Potter non è il Signore Oscuro.» scandì Piton

«Lo so, ma... è come se lo fosse»

Gli occhi di Severus vagarono sul suo volto come alla ricerca di qualcosa, rimase immobile mentre gli si avvicinava serio.
«Non provare mai più a mentirmi» disse in fine a denti stretti. «E stai lontano da Potter»

 *  *  *

Harry si svegliò il mattino seguente euforico, anche se l'effetto della Felix era completamente sparito non riuscì a togliersi il sorriso dalle labbra. Era riuscito a prendere il ricordo di Lumacorno e darlo a Silente, avevano scoperto che Voldemort aveva progettato e forse era riuscito a creare più di un Horcrux e aveva baciato Byron. Omise questa ultima parte quando raccontò a Ronn e Hermione della sera prima mentre erano a colazione. Immaginava quale sarebbe stata la reazione della ragazza.

Quando furono tornati alla sala comune per ripassare per l'imminente verifica di Incantesimi tirò fuori la mappa del malandrino cercando il nome di Byron, non lo avrebbe visto fino alla settimana seguente a lezione, doveva parlargli prima.

Vagò con lo sguardo per tutta la mappa, ma si bloccò quando vide un puntino etichettato con il nome di Malfoy nel bagno dei ragazzi al piano di sotto, insieme non a Tiger o Goyle, ma a Mirtilla Malcontenta.
Era la sua occasione per cercare di seguirlo e scoprire cosa stava facendo, doveva trovare delle prove concrete. Si precipitò giù dalle scale, incurante delle urla confuse di Hermione alle sue spalle.

Corse fino ad arrivare sulla soglia del bagno, accostò l'orecchio alla porta. Non riuscì a sentire nulla. Aprì molto silenziosamente la porta.
Draco Malfoy era in piedi con le spalle alla porta, con le mani serrate ai bordi del lavandino, la testa biondo platino chinata.
«Non fare così.» cantilenava la voce di Mirtilla Malcontenta da uno dei gabinetti. «Non fare così. . . Dimmi cosa c'è... Posso aiutarti. . . »
«Nessuno può aiutarmi» disse Malfoy. Tremava tutto.

«Non posso farlo... Non posso... Non funzionerà mai. . . e se non lo faccio subito... dice che mi ucciderà…»
E Harry realizzò, con uno shock così forte che sembrava paralizzarlo, che Malfoy stava piangendo, piangendo veramente con le lacrime che gli scorrevano sul pallido viso giù nel lavandino sporco. Malfoy ansimava e singhiozzava quando, con un sobbalzo, guardò nello specchio crepato e vide alle sue spalle Harry che lo fissava.
Malfoy si girò, estraendo la bacchetta. Istintivamente, Harry tirò fuori la sua. La maledizione di Malfoy lo mancò per pochi centimetri, mandando in pezzi la lampadina sul muro dietro di lui; Harry si spostò di lato, pensò Levicorpus! e agitò la bacchetta, ma Malfoy bloccò il sortilegio e alzò la bacchetta per un altro.
«No! No! Basta!« gridò Mirtilla Malcontenta, facendo riecheggiare la sua voce tutt'intorno
alla stanza piastrellata. «Fermi! FERMI!«
Ci fu una forte esplosione, e il secchio dietro a Harry saltò in aria; Harry tentò la maledizione Blocca-Gamba, ma rimbalzò sul muro dietro l'orecchio di Malfoy e distrusse lo sciacquone dietro Mirtilla Malcontenta, che lanciò un grido; l'acqua si riversò dappertutto e Harry scivolò mentre Malfoy, con la faccia contorta, gridava,

«Cruci…»
«SECTUMSEMPRA!» ruggì Harry da terra, agitando selvaggiamente la bacchetta.
Un fiotto di sangue schizzò dalla faccia e dal petto di Malfoy, come se fosse stato squarciato da una spada invisibile. Barcollò all'indietro e crollo sul pavimento bagnato con un tonfo, mentre la bacchetta gli cadeva dalla mano destra inerte.
«No…» ansimò Harry.
Scivolando e barcollando, Harry si rialzò in piedi e si lanciò verso Malfoy, il cui viso adesso era di un rosso scarlatto, mentre con le mani pallide si tormentava il petto intriso di sangue.
«No... Io non…»
Harry non sapeva cosa stava dicendo; cadde in ginocchio accanto a Malfoy, che tremava senza controllo in una pozza del suo stesso sangue. Mirtilla Malcontenta lanciò un grido assordante: «ASSASSINIO! ASSASSINIO NEL BAGNO! ASSASSINIO!»

La porta si spalancò dietro Harry che alzò gli occhi, terrorizzato: Piton era entrato di corsa nella stanza, con la faccia livida. Spingendo via Harry bruscamente, si chinò su Malfoy, tirò fuori la sua bacchetta e la passò sulle profonde ferite che la maledizione di Harry aveva
prodotto, bisbigliando delle parole magiche che sembravano quasi una canzone. L'emorragia sembrò fermarsi; Piton pulì il sangue dal viso di Malfoy e ripeté l'incantesimo. Le ferite cominciarono a rimarginarsi.
Harry stava ancora guardando, colto dall'orrore per quello che aveva fatto, a malapena consapevole che anche lui era fradicio di acqua e sangue. Mirtilla Malcontenta stava ancora singhiozzando e piangendo. Piron eseguì il contro-incantesimo per la terza volta, poi sollevò in piedi Malfoy.
«Devi andare in infermeria. Potrebbero rimanere delle cicatrici, ma con un trattamento immediato di dittamo potremmo evitare anche queste... Vieni....»
Aiutò Malfoy ad attraversare il bagno, girandosi sulla porta per dire a Harry, con una voce freddamente furiosa, «E tu, Potter... Aspettami qui.»
Harry non pensò neanche per un attimo di disobbedire. Si rialzò lentamente, tremando, e guardò giù sul pavimento. C'erano macchie di sangue come fiori scarlatti dappertutto.
Non riuscì neanche a trovare la forza di dire a Mirtilla Malcontenta di stare zitta, mentre lei continuava a piangere e singhiozzare, divertendosi sempre di più. Piton tornò dieci minuti dopo. Entrò nel bagno e si chiese la porta alle spalle.
«Vai via,« disse a Mirtilla, che scomparì immediatamente nel water, lasciando dietro di se un silenzio assordante.
«Non volevo farlo» disse subito Harry. La sua voce riecheggiò nello spazio freddo e umido.
«Non sapevo cosa avrebbe fatto l'incantesimo.»
Ma Piton lo ignorò. «Sembra che ti abbia sottovalutato, Potter,« disse sottovoce. «Chi avrebbe mai pensato che arrivassi a conoscere questa Magia Oscura? Chi le ha insegnato quell'incantesimo»
«Io...l'ho letto da qualche parte.»
«Dove?»
«Era... in un libro della biblioteca» inventò Harry. «Non mi ricordo come si chiamava…»

«Bugiardo.» disse Piton. La gola di Harry si seccò. Sapeva cosa avrebbe fatto Piton e non sarebbe mai stato capace di evitarlo...
Il bagno sembrò tremolare davanti ai suoi occhi; lottò per bloccare tutti i suoi pensieri ma, per quanto potesse provare, la copia di Pozioni Avanzate del Principe Mezzosangue gli si agitava confusamente di fronte alla mente. Un attimo dopo stava fissando nuovamente Piton, dentro il bagno distrutto e allagato.
Guardò Piton negli occhi, sperando nonostante tutto che Piton non avesse visto quello che temeva avesse visto, ma...

«Vieni nel mio ufficio domani mattina alle dieci» disse Piton, a voce molto bassa. «E sarai in punizione tutti i sabati fino alla fine del semestre.»
«Ma signore . . .»disse Harry, alzando disperatamente lo sguardo. «Il Quidditch… l'ultimo incontro della sta…»
Piton inclinò la testa di scatto «Una stupida partita di Quidditch? Hai quasi ucciso il signor Malfoy, Potter» il volto dell'uomo si contrasse ripetutamente «Per una volta prova a non pensare a stupidaggini del genere e rifletti su quello che hai fatto. Volevi così disperatamente dimostrarmi di non essere un ragazzino egocentrico, allora impegnati di più»

Prima che Harry potesse rispondere Piton uscì dal bagno senza dire un'altra parola. Harry si ritrovò a fissare lo specchio scheggiato, con un senso di nausea crescente.

«Non ti dirò Te l'avevo detto» disse Hermione, un'ora più tardi nella sala comune.
«Smettila, Hermione» disse con rabbia Ron.
Harry non era andato a cena; non aveva per niente fame. Aveva appena finito di raccontare cos'era successo a Ron, Hermione e Ginny. Non che ce ne fosse bisogno; le notizie si erano sparse molto velocemente: Mirtilla Malcontenta aveva cominciato a spuntare su da ogni bagno del castello per raccontare la storia. Malfoy era già stato visitato in infermeria da Pansy Parkinson, che non aveva perso tempo a parlare male di Harry a destra e a sinistra, e Piton aveva raccontato al personale tutto quello che era accaduto. Harry era già stato chiamato fuori dalla stanza comune per sopportare quindici terribili minuti in compagnia della Professoressa McGranitt, che gli aveva detto che era stato fortunato per non essere stato espulso e che era completamente d'accordo sulla punizione di Piton, ogni sabato fino alla fine del semestre.
«Ti avevo detto che c'era qualcosa che non andava in questo Principe.» disse Hermione, evidentemente incapace di trattenersi. «E avevo ragione, è vero o no?»
«No, non penso che avessi ragione,» disse ostinatamente Harry. «Il Principe l'ha solo ricopiato! Non ha consigliato a nessuno di usarlo! Per quel che ne sappiamo, poteva anche aver
annotato qualcosa che era stato usato contro di lui!»
«Non ci posso credere,» disse Hermione. «Tu stai veramente difendendo...»
«Non sto difendendo quello che ho fatto!» disse velocemente Harry. «Vorrei non averlo fatto, e non solo perché mi sono beccato una dozzina di punizioni con Piton. Lo sapete che non avrei mai usato un incantesimo come quello, neanche su Malfoy, ma non potete dare la colpa al Principe, non ha scritto è forte, provatelo! stava solo prendendo appunti per se stesso, non per altri...»

 *  *  *

«Perché non mi hai detto che Potter aveva il mio libro di pozioni?» Chiese Piton livido.

«Come fai a saperlo?» Domandò Byron confuso alzandosi dal divano verde scuro.

«Ha usato un incantesimo oscuro contro Malfoy, se non fossi arrivato in tempo...» la voce si spense di colpo «Quel libro... non ricordavo nemmeno di aver segnato certe cose»

«Avevi solo scritto qualche appunto» disse bìByron incerto

«Evidentemente no, avresti dovuto dirmelo, per questo Potter è diventato improvvisamente bravo in pozioni»

«Volevo che lo scoprisse da solo, mi sembrava divertente» confessò abbassando la voce

«Ti sembra divertente che abbia quasi ucciso Mafloy?» Sbottò

«Non potevo saperlo» si affrettò a dire «Se era davvero così pericoloso non avesti dovuto lascialo in giro»

«Non l'ho lasciato in giro» la voce di Piton si fece più dura. «È stato quell'idiota di Black a rubarmelo»

Byron vagò fra i ricordi del sesto anno «Cavolo è vero!» Esclamò con un'espressione divertita «Gli abbiamo fatto saltare in aria il banco a incantesimi per fargliela pagare» un largo sorriso gli illuminò il volto. «Ma come ha fatto a finire fra le scorte dell'aula? Non lo hai mai trovato in questi anni?»

«Non erano le mie scorte» sbuffò Piton. «Solo Lumacorno può decidere di usare ancora quei testi anteguerra.»

«Quindi doppiamente rubato quel libro.» commentò Byron «Era di tua madre, vero?»

Piton si limitò ad annuire serio.

«Bhe ma non è un grande problema, quante fatture oscure hai trascritto?»

«Non me lo ricordo.» ammise con un ringhio.

«Fattelo ridare da Harry» propose con un'alzata di spalle


 

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Capitolo 28
*** Lei è il Principe ***


Il giorno seguente ci furono da sopportare le provocazioni di Serpeverde, per non parlare della rabbia dei compagni di Grifondoro, che erano profondamente arrabbiati per il fatto che il loro Capitano si era fatto buttar fuori dall'incontro finale della stagione. Sabato mattina, qualsiasi cosa avesse potuto dire Hermione, Harry sarebbe stato felice di scambiare tutta la Felix Felicis del mondo per entrare nel campo Quidditch con Ron, Ginny, e gli altri. Fu quasi insopportabile staccarsi dal fiume di studenti che camminavano fuori al sole, tutti con coccarde, cappelli e sciarpe e striscioni, per scendere i gradini di pietra nelle segrete e camminare finché il suono distante della folla non fu come cancellato, con la consapevolezza che non sarebbe riuscito a sentire una sola parola del commento o un applauso, o un urlo di disappunto degli spettatori.
«Ah, Potter» disse Piton, quando Harry bussò alla porta e entrò nell'ufficio, guardandosi intorno alla ricerca del noioso lavoro che avrebbe dovuto fare. Inaspettatamente non c'erano ingredienti disgustosi da pulire, ne scatole coperte da ragnatele accatastate sul tavolo dove Harry si era seduto nelle precedenti punizioni.

«Siediti» ordinò Piton indicando la sedia dall'altra parte della scrivania.

Si sedé lentamente fissando gli occhi scuri del professore senza dire una parola.

«Immagino che tu ti sia reso conto di ciò che hai fatto»

Harry annuì debolmente.

«Se non fossi arrivato in tempo il signor Malfoy sarebbe morto dissanguato, mentre tu te ne stavi impalato a guardare» continuò con la voce bassa.

Harry annuì nuovamente «Non sapevo cosa sarebbe successo con quell'incantesimo, non volevo... non volevo fare del male a Malfoy, non così»

«Non provare mai un incantesimo se non sai che effetti avrà» disse seccamente ricordandogli vagamente Hermione «Soprattutto da libri non approvati come dei testi di pozioni con appunti discutibili.»

Harry alzò lo sguardo di scatto.

«Si Potter lo so che hai un libro di pozioni pieno di appunti»

Harry abbassò velocemente gli occhi sconsolato. Piton aveva davvero vagato fra i ricordi vedendo il libro del principe. Osservò svogliatamente le pergamene ordinatamente compilate davanti al professore, le parole inclinate verso destra erano ben riconoscibili a confronto con quelle che riempivano i compiti di vari alunni. Tutto cominciò ad avere un senso, la scrittura familiare, le parole di Byron:

«Veniva a scuola con me, quindi anche con tua madre, e lo conosci anche tu»

La verità lo travolse violentemente, tanto che incrociò gli occhi di Piton senza riuscire a impedire che la sua bocca si spalancasse.

«Che c'è?» chiese il professore alzando un sopracciglio

«Ti ha colpito una paresi fulminante»

«È lei» riuscì solo a sussurrare con la bocca secca.

«Prego?»

«È lei il Principe Mezzosangue» comprese

Il volto di Piton si immobilizzò per diversi secondi prima di sospirare abbassando lo sguardo «Interessante come il fato porti sempre a te le cose più pericolose» sussurrò

«Lei ha inventato tutti quegli incantesimi, è un genio» disse con eccessivo entusiasmo.

Piton al contrario tornò a guardarlo torvo «E tu sei un'imbecille» si sporse in avanti sulla sedia «Un conto è seguire indicazioni diverse per preparare una pozione, un altro è usare incantesimi privi di spiegazione»

«Mi dispiace» disse Harry picchiettando con le dita la base della sedia «Davvero, non volevo, non lo userò mai più. Posso ridarle il libro»

Per un momento immaginò che Piton si mettesse a urlare, insultandolo ancora, certo che lo avrebbe rivoluto indietro, era il suo e Harry oltre a aver ferito Malfoy si era preso il merito del lavoro del professore.

«Non me ne farei nulla» disse inaspettatamente. «Tutto quello che ho scritto in quel libro è ciò che ho provato a insegnare in questi anni a classi di teste di legno come te.» Un sospiro stanco uscì dalle labbra sottili «Tienilo ma voglio la tua parola, che non proverai mai più nessuno degli incantesimi scritti li sopra.»

Harry lo fissò negli occhi, aveva uno sguardo talmente minaccioso che non pensò nemmeno per un momento di mentire «Ha la mia parola signore.»

Un pesante silenzio calò fra di loro, si chiese per un momento cosa stese succedendo li fuori, dove la partita doveva essere appena cominciata. . . Ginny giocava come Cercatore contro Cho.
Harry guardò il grande orologio che ticchettava sul muro. Sembrava che le lancette
si muovessero più lente del normale.

«Malfoy come sta?» chiese fissando un vaso pieno di un denso liquido verde scuro alle spalle del professore.

«Si riprenderà, questa sera resterà in infermeria per sicurezza, poi potrà uscire»

«Bene» annuì Harry prima di tornare a guardarlo «Ma sta bene a parte la maledizione?»

«In che senso?» chiese confuso Piton

«Non lo so mi sembra... diverso» si limitò a dire incerto

le labbra di Piton si arricciarono leggermente. «È un periodo teso per tutti, il padre di Malfoy è in prigione.»

«Se solo non avesse provato a uccidere un gruppo di ragazzini al ministero» sussurrò Harry

«Di certo non una delle imprese migliori» concordò Piton.

Harry voltò nuovamente la testa verso l'orologio, possibile che fossero passati solo due minuti? Senza riflettere aprì la bocca «Perché si è unito ai Mangiamorte?»

Vide Piton raddrizzare la schiena di colpo ma non disse nulla, si voltò a guardarlo serio.

«Non la sto giudicando, vorrei solo capire» aggiunse

«C'è poco da capire» disse Piton inaspettatamente «Il potere attira»

«Ma perché lei?» Insistette «Non aveva bisogno di Vold… del Signore Oscuro, per essere...»

«Cosa? Rispettato? La mia massima aspirazione non era di certo insegnare pozioni» una punta di irritazione colorò la sua voce. «Non è una giustificazione, ma di certo avere attorno amici con idee molto... potremmo dire rigide, non ha aiutato.»

Harry annuì abbassando lo sguardo sulle dita dell'uomo appoggiate mollemente sui braccioli della sedia. «Perché si è pentito allora? Silente ha detto che è passato dalla parte dell'ordine prima che il Signore Oscuro cadesse»

Sentì la voce di Piton farsi alta e ordinargli di farsi gli affari suoi, invece quando parlò aveva un tono inaspettatamente rilassato «Il Signore Oscuro non si fa remore morali, i fini giustificano ogni mezzo per raggiungere gli scopi, arrivato a un certo punto non ho potuto fingere di essere d'accordo, anche se è stato comunque troppo tardi.» spiegò.

«È stato quando ha rapito e torturato Byron?»

Piton si passò un dito sulle labbra lentamente «Poco dopo»

Harry lo osservò con attenzione, sembrava diverso dal solito, non ricordava di aver mai parlato con lui in quel modo. Per alcuni istanti si dimenticò il vero motivo per cui era li, avrebbe dovuto essere una punizione, eppure Piton gli stava semplicemente parlando.

«Ha mai ucciso?»

Piton abbassò la mano sulla scrivania lentamente «Vuoi che ti racconti le grandi imprese da Mangiamorte?» domandò scocciato.

Harry scosse la testa. «È solo che... dovrò uccidere il Signore Oscuro prima o poi, o almeno provarci, sa la profezia» spiegò guardandosi le mani «E non so se potrei farlo»

Piton non disse nulla per diversi secondi, tanto che Harry alzò lo sguardo per assicurarsi che fosse ancora lì.

«Credi di non riuscire a uccidere una persona che ti vuole morto da quando sei nato e che ha ucciso tua madre?» chiese con uno strano tono, come se stesse cercando di tenere la voce ferma.

Harry si limitò ad annuire.

«Potter tu hai già ucciso» scandì raddrizzandosi sulla sedia «Raptor al primo anno»

Il ricordo riempì la mante di Harry con violenza, il volto dei Raptor coperto di vesciche e ustioni, le sue grida.

«Ti senti in colpa per lui?»

«Io... non proprio» ammise confuso.

«C'è differenza fra uccidere qualcuno a sangue freddo o per autodifesa»

Osservò gli occhi scuri di Piton in silenzio.

«Ma bisogna volerlo, come per la Cruciatus» ricordò a bassa voce.

«E tu non lo vuoi?» La testa del professore si inclinò lentamente, non c'era scherno nella sua voce, solo genuina curiosità.

«Non lo so» ammise «Tom Riddle era... se le cose fossero andate diversamente, se avesse avuto qualcuno forse non sarebbe come è oggi»

«Ma lo è» scandì Piton

«Ma non è tutta colpa sua»

Piton sembrò scattare di poco all'indietro, come se si fosse scottato. «Stai giustificando il Signore Oscuro?»

«No» si affrettò a dire Harry «Solo...» abbassò nuovamente gli occhi sulle proprie dita «Non lo so»

Sentì chiaramente Piton inspirare «Siamo il risultato delle nostre scelte, oltre che delle nostre esperienze.»

«Io non voglio essere come lui» non seppe perché si sentì in bisogno di dirlo con tanta forza.

«Potter tu sei una delle persone più diverse dal Signore Oscuro che io abbia mai incontrato, credo che ti sentiresti in colpa pure a schiacciare una formica» disse annoiato.

Harry lo guardò con attenzione, alcune ciocche scure gli ricadevano quasi sull'occhio destro «Mia madre era così?»

Gli occhi di Piton si abbassarono sulla scrivania, lo vide serrare le labbra per alcuni secondi «Lei odiava le formiche» disse infine serio.

Harry non riuscì a trattenere la lunga risata che gli uscì con forza dalle labbra «Quindi le schiacciava apposta?» chiese cercando di smettere di ridere.

Piton mosse la testa da una parte all'altra come un pendolo «Più che altro scappava urlando.»

«Avrebbe potuto salvarla in modo eroico» propose tornando a respirare in modo normale.

«Ho dato fuoco a tre formiche nel cortile interno, ma non ha apprezzato molto.» ricordò osservando un punto sulla spalla del ragazzo.

«Ha dato fuoco a delle formiche?» chiese sconvolto.

«Come dicevo, empatizzi pure con le formiche.»

«No è che… avrebbe potuto appiccare un incendio.»

Piton sbuffò «Siamo in una scuola di magia, mai sentito parlare dell'incantesimo Aguamenti?»

«Ok ma... dare fuoco alle formiche mi sembra un po' eccessivo.» continuò alzando le spalle.

«Neanche tu apprezzi il mio slancio eroico» comprese il pozionista.

«Ne apprezzo più altri» si affrettò a rispondere «Come avermi fatto da scudo davanti a un lupo mannaro il terzo anno, o aver cercato di non farmi cadere dalla scopa alla mia prima partita di Quidditch»

«Se solo tu non fossi una calamita per i problemi» sibilò

«Ah adesso è colpa mia?» chiese offeso.

«È sempre colpa tua, stai sempre in mezzo»

«Vengo tirato in mezzo» rettificò puntandosi un dito al petto con forza «Qui sono io la vittima»

«Certo» si portò due dita alla tempia destra «E io devo correre a salvarti, puoi evitare, per favore di cadere in botole maledette, sfidare draghi o cercare di ammazzare qualcuno nei bagni d'ora in poi?»

«Ci posso provare» annuì serio.

«Bene, ora mettiti a tagliare queste zampe di rana, hai fino alle undici» disse e con un movimento della bacchetta fece apparire due casse piene di rane morte, tagliate malamente a metà.

Harry osservò l'orologio appeso alla parete spalancando gli occhi ma mancano solo trenta minuti alle undici.»

«Allora sbrigati.»

«Ma non poteva dirmelo prima?»

«Mi ha fatto delle domande» si difese il professore

«Ma non lo sapevo»

«Ora lo sai, lavora, quelle che rimarranno dovrai finirle la prossima volta.»

 

*  *  *

L’infermeria era buia e fredda, le ridicole coperte bianche non riscaldavano per nulla il giovane ragazzo biondo steso sul terzo letto sulla sinistra.

Draco si rigirò su un fianco con un gemito sommesso. Dannato Potter, e pensare che si era quasi sentito in colpa per aver avvelenato quel pezzente di Weasley.

Aveva sentito delle voci confuse mentre Piton lo portava in infermeria, era tornato dopo una decina di minuti dopo averlo lasciato alle cure di Madama Chips

«Come è potuto succedere?» aveva chiesto la McGranitt con la voce tremante

«Potter ha scagliato un incantesimo di cui non conosceva l’effetto» rispose Piton asciuttamente

«come gli è venuto in mente? Dove può aver letto una maledizione del genere?»

«Non ne ho idea.»

«Silente deve essere informato»

«Ci penso io.»

Doveva aver dormito per qualche ora, ricordava di aver sentito dei mormorii lontani, il suono della campanella, il passaggio degli studenti nel corridoio oltre la porta.

«Sta ancora dormendo» annunciò la medimaga con un sospiro

«Ma si riprenderà?»

«Si signorina Granger»

Granger? No, impossibile. Cercò di aprire gli occhi ma fu stranamente faticoso, intravide solo la sagoma della ragazza vicino alla porta.

Possibile che fosse davvero preoccupata per lui? No, forse voleva solo assicurarsi che soffrisse abbastanza, che si riprendesse lentamente. Probabilmente aveva sperato che Potter lo avesse ucciso.

«Ha solo bisogno di riposare, dobbiamo solo aspettare»

«Non gli dica che… non gli dica che sono passata.»

«Va bene.»

*  *  *

Silente congiunse le punte delle dita appoggiando i gomiti sulla larga scrivania dello studio, osservò Piton davanti a se con attenzione prima di parlare.

«Credo che dopo che mi avrai ucciso Byron ti seguirà»

«No, deve restare con Potter, deve proteggerlo, era questa l'idea» disse Piton agitato

«Era» annuì silente «Ma le cose sono cambiate, il legame fra Voldemort e Byron è troppo forte, a differenza di Harry Byron può essere facilmente posseduto»

«Ha delle difese mentali forti»

«Sì, ma non abbastanza, la missione che ho affidato a Harry si fonda sulla segretezza, Voldemort non dovrà mai sapere, se Byron andasse con lui basterebbe la più piccola distrazione per rivelare il piano a Voldemort e rendere vani tutti i nostri sforzi»

Piton sembrò paralizzato «Non puoi dire sul serio, lo hai tenuto rinchiuso e poi lo hai liberato solo per... solo per farlo tornare in quell'inferno?»

Il volto di Silente si incupì «Vorrei che ci fosse un altro modo»

«Possiamo nasconderlo»

«Non c'è posto in cui...»

«Sotto Incanto Fidelius»

«Voldemort sapre...»

«Non renderemo lui stesso il custode segreto ma...»

«Voldemort potrebbe comunque trovarlo tramite il loro legame»

«No» Piton scosse la testa con forza. «Mi avevi assicurato che non sarebbe dovuto tornare che...»

«Mi dispiace Severus»

«Tanto valeva lasciarlo imprigionato allora! Perché farlo venire qui? Perché fargli conoscere Potter? È solo un'altra tortura»

«No, il legame che ha stretto con Harry sarà fondamentale»

«Credi che lo fermerà dal tornare a essere il mostro di una volta?»

«Non all'inizio forse, ma conterà»

«Perché sono... collegati?» Chiese lentamente «Potter, Byron, il Signore Oscuro, che senso ha?»

«Questo è ciò che Harry dovrà sapere, ma solo quando sarà necessario. Verrà il momento, dopo la mia morte... non discutere, non interrompermi! Verrà il momento in cui Lord Voldemort temerà per la vita del suo serpente.»

«Nagini?» Piton era esterrefatto.

«Precisamente. Se Lord Voldemort cesserà di mandare Nagini a eseguire i suoi ordini, ma la terrà al sicuro accanto a sé, sotto protezione magica, allora credo che sarà bene dirlo a Harry.»

«Dirgli cosa?» Silente trasse un profondo respiro e chiuse gli occhi. «Dirgli che la notte che Lord Voldemort cercò di ucciderlo e Lily interpose la propria vita tra di loro come uno scudo, l'Anatema che Uccide gli rimbalzò addosso: un frammento dell'anima di Voldemort fu violentemente separato e si agganciò alla sola anima intatta rimasta nella casa che crollava. Parte di Lord Voldemort vive dentro Harry, ed è questa che gli dà il potere di parlare con i serpenti e un legame con la mente di Voldemort che non ha mai compreso. E finché quel frammento di anima, di cui Voldemort non sente la mancanza, resta aggrappato a Harry e da lui protetto, Lord Voldemort non può morire.»

«Cosa c'entra Byron in questo?» Chiese Piton confuso.

«Byron è... come Nagini immagino, quando è stato rapito, dopo le lunghe torture ha detto di essere stato posseduto più volte da Voldemort, nell'esatto modo in cui ha provato a possedere Harry.»

Piton fissò lo sguardo sull'alta scrivania. «È come Potter?»

«Più stabile, intenzionale e molto più pericoloso, perché per quanto ci provi non può combattere la presenza di Voldemort»

«Quindi loro due devono... devono morire?« chiese Piton, impassibile.

«Sì, e deve essere Voldemort in persona, a farlo. Questo è fondamentale.»

Un altro lungo silenzio, poi Piton riprese. «Lo hai tenuto in vita, lo hai imprigionato e ora lo vuoi... e Potter...» sussurrò in modo sconclusionato. «Credevo... in tutti questi anni... che lo proteggessimo per lei. Per Lily.»

«L'abbiamo protetto perché era essenziale dargli un'istruzione, crescerlo, fargli mettere alla prova le proprie forze» spiegò Silente, sempre a occhi chiusi. «Nel frattempo il legame tra i due diventa sempre più forte, una crescita parassitica: a volte ho pensato che lui stesso lo sospetti. Se lo conosco, avrà fatto di tutto perché, quando deciderà di andare incontro alla morte, questa sia davvero la fine di Voldemort.» Silente aprì gli occhi. Piton era sconvolto. «Li hai tenuti in vita perché possano morire al momento opportuno?»
«Non esserne stupito, Severus. Quanti uomini e donne hai visto morire?»

«Di recente, solo quelli che non sono riuscito a salvare» rispose Piton alzandosi. «Tu mi hai usato.»

«Sarebbe a dire?»

«Ho fatto la spia per te, ho mentito per te, ho corso rischi mortali per te. Credevo che servisse a proteggere il figlio di Lily e che pensassi di poter salvare Byron, di poterli salvare entrambi e adesso mi dici che li hai allevati come bestie da macello»

Silente lo osservò serio «Se ci fosse un altro modo lo eviterei, credimi.»

«Il signore oscuro non ucciderà mai Byron, se sa... se lo ha creato come Nagini non lo ucciderà» rifletté

«No, non intenzionalmente» annuì Silente «Per questo il legame che Byron e Harry hanno stretto è essenziale

«Credi che White si sacrificherà per proteggere il ragazzo?»

«Lo farà»

«Ma il Signore Oscuro potrebbe comunque non ucciderlo se…»

«Byron si batterà fino alla fine per lui» disse con convinzione il preside.

«È solo una speranza»

«La speranza è tutto ciò che abbiamo ora.»

«Potter è troppo giovane, possiamo... rimandare, aspettare»

«Non possiamo Severus»

«Qualche anno…» soffiò Piton con aria distante

«Lasceresti che Voldemort salga al potere, condannando migliaia di persone a sofferenze indicibili solo per far si che Harry viva qualche anno in più?»

Piton non rispose, rimase con la bocca dischiusa e gli occhi persi nel vuoto. Dopo diversi istanti annuì di poco, quasi tremando.

«Ma è commovente, Severus.» osservò Silente, serio. «Ti sei affezionato al ragazzo, dopotutto?»

Piton estrasse la bacchetta e sussurrò. «Expecto Patronum» Dalla punta affiorò una cerva d'argento: atterrò sul pavimento dell'ufficio, fece un balzo e si tuffò fuori dalla finestra. Silente la guardò volar via e quando il suo bagliore argenteo svanì si rivolse a Piton, con gli occhi pieni di lacrime.

Piton scese le scale protette dal gargoyle con la mente piena di informazioni, un nodo gli si stringeva in gola dolorosamente. Le sue peggiori paure si stavano realizzando. Camminò lungo i corridoi, diretto ai sotterranei con lentezza, quasi sperando di non arrivare mai. Rivedere White nella stanza, parlargli, quando sapeva ciò che sarebbe successo...

Aprì la porta sperando che fosse già a dormire, o che fosse steso sul pavimento assente, avrebbe potuto ignorarlo, andare a dormire senza dovergli parlare. Ma la fortuna quella notte non era dalla sua parte.

«Ehi, com'è andata da Silente? Che faccia triste» la voce allegra di White lo colpì come uno schiaffo. Si voltò a guardarlo, si era alzato dal divano velocemente.

«Che hai?» gli chiese osservandolo con attenzione.

Era sempre stato troppo attento.

«Niente, sono stanco» camminò verso la sua stanza velocemente

«Sev parlami.» disse Byron con il tono decisamente più serio e basso.

Si fermò a metà strada dandogli le spalle. Non avrebbe dovuto dirgli niente, avrebbe semplicemente lasciato che l'Oscuro Signore lo prendesse, che lo torturasse senza fare niente e poi alla fine, l'unico sollievo sarebbe stato lasciarlo morire. Strinse i pugni. Provò a inspirare senza che le spalle si alzassero eccessivamente, ma l'aria gli si fermò a metà quando sentì due braccia attorno al torace.

Il corpo di Byron dietro di lui stretto in un abbraccio alle spalle. Odiava la sua esuberanza, odiava che lo toccasse, odiava che non lo avesse mai lasciato stare, impuntandosi a cercare di farlo stare lontano dalle arti oscure. Se solo lo avesse lasciato, se come Lily si fosse allontanato definitivamente forse non sarebbe stato catturato. Probabilmente sarebbe morto, ma almeno non avrebbe dovuto sopportare tutta quella assurda situazione.

Chiuse gli occhi contraendo il volto nello sforzo di restare impassibile, avrebbe solo voluto urlare.

«Posso aiutarti?» chiese Byron in un sussurro vicino al suo orecchio.

Ancora si impuntava ad aiutarlo, era lui ad aver bisogno di aiuto, ma non lo sapeva, non avrebbe potuto aiutarlo in nessun modo.

«No» rispose con ancora gli occhi chiusi.

Sentì Byron stringere leggermente la presa, Piton alzò le mani fino a toccare le braccia dell'altro, avrebbe voluto scacciarlo, allontanarlo di colpo, invece rimase semplicemente fermo con le dita sulla camicia leggera.

*  *  *

La mattina seguente Madama Chips lo visitò con attenzione, le ferite erano completamente guarite, erano rimaste solo delle pallide cicatrici sul torace.

Applica questo unguento per le prossime due settimane, dovrebbero assottigliare ancora un po’ i segni

Draco annuì fissando la sottile fialetta scura, era praticamente congelata.

Dimesso dall’infermeria camminò sovrappensiero verso le scale che portavano ai sotterranei, il vociare in fondo al corridoio lo riscosse di colpo. Non aveva voglia di parlare con Theo o Blaise e di certo non era dell’umore per sentire le moine di Pansy. Si voltò di scatto salendo velocemente le scale di marmo fino all’ultimo piano.

Risalì la stretta scalinata a chiocciola che portava alla torre di astronomia con il fiato corto.

I bastioni erano deserti, dei deboli raggi solari illuminavano il grosso globo rotante al centro della torre. Si avvicinò al parapetto lentamente. Riusciva a vedere chiaramente il Lago Nero e le colline scozzesi in lontananza, a mo di barriera fra il castello e la campagna.

Se solo avesse potuto scappare, sparire nel nulla, ma era impossibile, il Signore Oscuro lo avrebbe trovato obbligandolo a vedere sua madre morire.

Ancora non riusciva a capire come Bellatrix potesse essere d'accordo con la minaccia alla sua stessa sorella. Ma d'altronde da quello che aveva sentito era intenzionata addirittura a uccidere la sua sorella più giovane, Andromeda, visto che era una traditrice del sangue. Nemmeno a lui andava a genio, soprattutto sapendo con chi si era sposata, un sudicio insignificante Sanguemarcio. Eppure da quando era stata diseredata non si era più parlato di lei, era come sparita, oltre che dall’albero genealogico anche nella memoria di sua madre. Forse sarebbe stato più facile, essere un traditore del proprio sangue. Se solo avesse davvero invitato la Granger per il ballo del Ceppo come lo aveva sfidato a fare Theo due anni prima. Solo l’idea era disgustosa, eppure con il senno di poi forse sarebbe stata un’ottima via di fuga. Guardò per alcuni istanti di sotto, oltre il parapetto della torre, il vento pungente gli colpì il viso. Sarebbe stato meglio anche per sua madre se fosse sparito, in fondo era solo una delusione.

Così debole, così insignificante.

*  *  *

Hermione si lasciò cadere sul posto centrale del divano, fra lui e Ron con uno spiacevole sguardo risoluto in viso.

«Voglio parlarti, Harry.»
«Di cosa?» chiese sospettoso.
«Del cosiddetto Principe Mezzosangue.»
«Oh, non di nuovo.» gemette. «Per favore, vuoi lasciar perdere?»
Non aveva osato raccontare a lei e a Ron la vera identità del Principe, anche se Piton glielo aveva confermato era certo che non volesse che lo raccontasse in giro.
«Non la pianterò» disse Hermione fermamente. «Finché non mi avrai ascoltato. Ho provato a indagare un po' su chi avrebbe potuto avere l'hobby di inventare incantesimi Oscuri…»
«Lui non ne ha fatto un hobby»
«Lui, lui… chi dice fosse un lui?»
«Lo diciamo a causa di questo,' disse Harry di cattivo umore. «Principe Hermione, Principe!»
«Esatto!« disse Hermione, macchie rosse fiammeggiarono sulle sue guance appena tirò fuori dalla tasca un vecchissimo pezzo di carta da giornale e lo sbatté sul tavolo davanti a Harry.
«Guarda quello! Guarda la figura!»
Harry raccolse il fragile pezzo di carta e fissò la foto in movimento, ingiallita dall'età; anche Ron si piegò a dare un'occhiata. La figura mostrava una magra ragazza di circa quindici anni. Non era bella; sembrava allo stesso tempo di malumore e scontrosa cupa, con
sopracciglia pesanti e un viso lungo e pallido. Sotto alla foto c'era la didascalia: Eileen Prince, Capitano della squadra di Gobbiglie di Hogwarts.
«Quindi?« disse Harry esaminando il breve articolo a cui la foto apparteneva; era una storia piuttosto noiosa sulle competizioni scolastiche.
«Il suo nome era Eileen Prince. Principe, Harry.»
Si guardarono l'un l'altro e Harry capì quello che Hermione stava cercando di dire. Scoppiò a ridere.

«Neanche per idea!»
«Cosa?»
«Tu pensi che lei fosse il... Mezzosangue? Oh, andiamo.»
«Beh, perché no? Harry, non ci sono veri principi nel mondo dei maghi! È un soprannome, un titolo fatto in casa che qualcuno si è auto assegnato, o potrebbe essere il loro vero nome, no? No, ascolta! Se, mettiamo, suo padre era un mago il cui cognome era Prince, e sua madre era Babbana, ecco che quello l'avrebbe resa un Principe Mezzosangue
«Sì, molto ingegnoso, Hermione...»
«Ma potrebbe! Magari era fiera di essere un mezzo Principe!»
«Ascolta, Hermione, ti assicuro che non è una ragazza.»
«La verità è che tu pensi che una ragazza non avrebbe potuto essere abbastanza intelligente,' disse Hermione arrabbiata.
«Come posso aver ciondolato in giro con te per cinque anni e non pensare che le ragazze siano intelligenti?» disse Harry, infastidito. «È il modo in cui scrive. So solo che il Principe era un ragazzo, ne sono certo.» insisté

«Questa ragazza non ha avuto niente a che fare con lui. Dove l'hai preso, comunque?»
«In Biblioteca» disse Hermione prevedibilmente. «C'è una collezione completa di vecchi Profeta laggiù. Bene, andrò a scovare altro su Eileen Prince, se posso.»
«Divertiti» disse Harry irritato.
«Lo farò» disse Hermione. «E il primo posto dove guarderò» gli disse frettolosa come raggiunse il buco del ritratto. «È il registro dei vecchi riconoscimenti in Pozioni!»
Harry la guardò storto per un momento, poi continuò la sua contemplazione del cielo che diventava buio.

«Semplicemente non butta giù che tu la superi in Pozioni» disse Ron, ritornando alla sua copia di Mille erbe magiche e funghi. «Era un genio, il Principe. Ad ogni modo... senza il suo suggerimento del bezoar...' si passò il dito esplicitamente attraverso la sua stessa gola, 'non sarei qui per parlarne, no? Voglio dire, non sto dicendo che l'incantesimo che hai usato su Malfoy fosse grandioso...»
«Neanch'io» disse rapidamente Harry.
«Ma è guarito del tutto, no? Si è rimesso subito in piedi.»
«Sì» disse Harry; questo era perfettamente vero, sebbene la sua coscienza ancora rimordesse un po'. 'Grazie a Piton...»
«Sei ancora in punizione con Piton questo sabato?» continuò Ron.
«Sì, e il Sabato dopo quello, e il Sabato dopo ancora» rispose, mentre la foto di Eileen Prince gli vagava nella mente.

*  *  *

Quando si trovò nuovamente a bussare alla porta dell'ufficio nei sotterranei era insolitamente allegro.

Il professore gli fece cenno di sedersi alla scrivania e continuare a tagliare le zampe di rana, lanciò i primi pezzi velocemente, le cosce scivolose schioccarono quando le ammassò.

Vide la testa di Piton scattare un paio di volte. «Hai la grazia di un elefante Potter»

«Tanto sono morte» rispose lanciando un'altra zampa nel secchio

«Ma servono intere»

«Tagliate, vuole dire»

Piton lasciò cadere la lunga piuma dentro al calamaio con un sospiro «Sei...»

«Insopportabile? Petulante? Irritante?» lo interruppe prima di afferrare un'altra zampa.

«Tutte e tre» annuì

Ignorandolo lanciò un altro pezzo premurandosi di fare più rumore possibile «Conosce qualcuno di nome Eileen Prince?» chiese in tono casuale

Alzando lo sguardo vide gli occhi di Piton assottigliarsi

«Perché?»

«Il libro del Principe... il manuale di pozioni, apparteneva a una ragazza con quel nome»

«Era mia madre»

Harry dischiuse le labbra

«Ti sconvolgi con poco» commentò Piton appoggiando i gomiti ai braccioli della sedia «Anche io ho una madre»

«Lo so certo è che... non ci avevo pensato»

«Non è una novità»

«Quindi è un mezzosangue» comprese

Piton scosse la testa con forza, gli sembrò quasi di sentire il principio di una bassa risata «Principe Mezzosangue... e tu mi chiedi se sono Mezzosangue, davvero?«

«No lo so» Harry sbuffò. «È che, sua madre era una strega e suo padre quindi era un babbano»

«Immagino che i geni di tua madre si siano persi nel tragitto»

«Come?»

«Lascia stare» mormorò Piton

«Non pensavo che Piton fosse un cognome babbano» si giustificò

«Non è molto comune« concesse con una smorfia «Ma la famiglia Prince è purosangue da secoli» aggiunse con una nota di orgoglio

Harry lo osservò in silenzio, la foto che gli aveva mostrato Hermione si sovrappose al volto dell'uomo davanti a lui «Le somiglia... un po'»

«Tu che ne sai?» Piton aggrottò di colpo le sopracciglia scure

«Ho visto una foto in biblioteca» omise che fosse stata Hemrione in realtà a trovarla «Fra gli annuari era segnata come capitano della squadra di Gobbiglie di Hogwarts»

Il volto del professore si rilassò leggermente «Che ficcanaso»

«Ero solo curioso» si difese.

«Modo gentile per dire ficcanaso»

Harry appoggiò il coltello sulla scrivania e si passò una mano fra i capelli arruffati «Ora dov'è?»

«È morta anni fa» rispose Piton senza emozione

«Mi dispiace» disse abbassando la voce, impugnò nuovamente il coltello e afferrò con attenzione una scivolosa zampa di rana

«Mettila giù, puoi continuare la prossima volta»

«Ma non ho finito.»

«Per questo ho detto che puoi continuare la prossima volta»

«Vuole mandarmi via?» chiese inclinando la testa

«Averti ore intere nel mio ufficio non è così divertente» rispose appoggiando una mano sulla scrivania

«Se io non fossi qui cosa farebbe?»

«Sarei più felice» rispose picchiettando con le dita su una pergamena

«Sono serio, nel tempo libero che fa?»

Le sopracciglia di Piton si aggrottarono nuovamente

«Non ti riguarda»

«Lo so, ma sono curioso e per liberarsi di me deve assecondare la mia curiosità»

«Evidentemente non sta funzionando» notò con una smorfia.

«Se non mi vuole attorno non avrebbe dovuto punirmi» disse sorridendo.

«Ti sto punendo perché hai quasi ucciso il signor Malfoy» ricordò con gravità.

«Lo so» sussurrò.

«Allora smettila di ridere»

«Non rido per quello che ho fatto» si sporse in avanti.

«Allora smettila»

«Voglio solo… parlare con lei»

«No, tu vuoi immischiarti, farmi domande inopportune su cose che non ti riguardano.» fermò il tamburellare delle lunghe dita di colpo «Sono un tuo professore»

«E allora?»

«E allora non ti deve riguardare cosa faccio nel tempo libero. Hai mai chiesto queste cose alla professoressa McGranitt?»

«No» ammise rimettendo a posto la zampa di rana «Ma è diverso»

«Già, tormenti solo me»

«Perché mi interessa»

«Perché?» chiese con un lungo sospiro

Harry ci pensò su, effettivamente non gli era mai importato molto di Piton ma da quando aveva conosciuto Byron che aveva iniziato a raccontargli degli anni di scuola di sua madre e del pozionista gli era sembrato di vedere un'altra persona. Nonostante tutto Piton era stato amico di sua madre e lo era ancora di Byron.

«Perché è interessante, è il professore più giovane che abbiamo, conosceva mia madre e… io non so niente di lei ma vorrei» disse confuso

«Perché?» ripeté serio

Harry prese un lungo respiro «Perché l'ho detestata per tanti anni e non se lo meritava... bhe in realtà un po' se l'è meritato, ma è intelligente, divertente e ho perso anni a pensare semplicemente che mi odiasse e non valesse la pena conoscerla, ma mi sbagliavo» spiegò contraendo la mandibola.

Vide una strana luce attraversare gli occhi del professore.

«Leggo» disse dopo diversi istanti

«Come?» domandò Harry confuso

«Nel tempo libero» aggiunse Piton «Oltre a preparare pozioni, tenere d'occhio White e assicurarmi che tu non muoia in modi idioti»

Harry vagò per alcuni secondi con lo sguardo sulla stanza, due grosse libreria piene venivano illuminate dalla luce che filtrava dal lago nero «Dalla quantità di libri avrei dovuto intuirlo»

«L'intuito non è il tuo forte»

«Nemmeno la gentilezza il suo» rispose seccamente

«A ognuno le proprie pene»

«E le proprie zampe di rana flaccide e mollicce» disse Harry prendendone una e facendola ondeggiare fra le dita. Piton lo osservò impassibile.

«Nemmeno un sogghigno?» chiese deluso

«Sei patetico» commentò

Harry rilanciò la zampa con un sonoro schiocco e tornò ad appoggiarsi allo schienale della sedia «Ah questo punto credo che potrebbe dirmi di tutto e non mi offenderei»

«Perché ha un ego smisurato» disse Piton facendo sparire con un colpo di bacchetta i contenitori con le rane morte e le loro zampe.

«No, perché so che lo fa solo per allontanarmi»

«Penso davvero che tu sia patetico Potter» insisté

«Non mi conosce abbastanza per dirlo» replicò inclinando la testa.

«E non ci tengo a conoscerti»

«Perché?»

Piton vagò con lo sguardo su un punto sopra la testa di Harry. «La tua mente è troppo esposta, se non fossimo a Hogwarts dovrei cercare di ucciderti o portarti dal Signore Oscuro.» disse con una tranquillità spaventosa.

«Prendere il tè insieme darebbe qualche sospetto.»

Harry osservò il volto dell'uomo con attenzione, gli occhi neri sembravano meno freddi del solito. «Se la mia mente non fosse vulnerabile prenderebbe il tè con me?» chiese con un leggero sorriso.

«Certamente» Piton tornò a guardarlo «Sei talmente ingenuo che sarebbe facile avvelenarti e potrei finalmente levarmi la tua irritante presenza dai piedi e tornare a leggere i miei libri»

Il sorriso di Harry si allargò e il volto del professore si contrasse irritato. «Il Signore Oscuro dovrebbe apprezzare il fatto che un suo servitore provi ad avvicinarsi a me» disse tornando serio «Il fascino è molto più utile dell'intimidazione»

Piton lo osservò in silenzio.

«Con Ginny, quando era sotto forma di ricordo nel diario non è certo andato a insultarla tutto il tempo, l'ha ascoltata, confortata, per questo lei si è fidata.» iniziò a spiegare «Ora potrà anche torturare per ore i suoi servitori, ma dubito che i primi Mangiamorte venissero trattati così, almeno all'inizio li avrà sedotti con promesse di potere e un trattamento più clemente»

Le labbra di Piton si dischiusero lentamente «Questa è la trappola» mormorò.

«Se lei mi avesse trattato bene fin dal primo giorno probabilmente ci sarei cascato» ammise.

«Lo so» disse raddrizzandosi sulla sedia «Non sei molto sveglio»

«A undici anni chi è sveglio?» chiese aggrottando le sopracciglia «A parte lei che probabilmente si è studiato tutti i libri di scuola» aggiunse vedendolo aprire la bocca

«Avresti potuto farlo anche tu»

«Ho sfogliato i libri» rivelò «Ma non ci ho capito quasi nulla, e pensavo che a scuola foste pagati per insegnarmi, non certo che vi aspettaste che sapessi già tutto»

Piton assottigliò gli occhi scuri «Qual è la differenza fra Aconito e Luparia?» chiese calcando le parole.

Harry imitò la sua espressione «Nessuna, sono la stessa pianta»

Le labbra del pozionista si aprirono leggermente in un ghigno «Almeno hai un po' di memoria»

«Ho avuto un insegnate interessante» annuì «Piuttosto scorbutico e antipatico, ma era bravo con le pozioni»

«L'adulazione non è il tuo forte» commentò Piton sporgendosi in avanti

«Non voglio adularla, è la verità» sapeva che a breve lo avrebbe cacciato, ma cercò disperatamente altri spunti di conversazione per restare, si guardò attorno velocemente, prima di tornare a incontrare gli occhi neri. «Cosa sta leggendo adesso?»

«Un trattato del 1856 sui veleni» rispose con la voce strascicata.

«Trovato qualcosa di interessante per il mio tè?»

«Un paio» annuì «ma hanno un effetto troppo rapido, non avrei il tempo di gustarmi la scena»

«Un vero peccato» concordò Harry «So che probabilmente è un'idea stupida, ma qualcuno ha mai provato ad avvelenare il Signore Oscuro?» Chiese osservando la pergamena sulla scrivania.

«Non che io sappia, ma non ho mai visto mangiare ne bere il Signore Oscuro»

«Ma mangerà ogni tanto» insisté Harry alzando lo sguardo.

«Immagino di sì»

«Fra le altre cose» aggiunse Harry pensieroso.

«Quali altre cose?» domandò confuso.

Harry sorrise appena. «È il più pericoloso mago oscuro vivente, ma è pur sempre umano»

Piton chiuse gli occhi di colpo, come se cercasse di fermare un'immagine «Per Salazar non finire la frase.»

«La frase era già finita.»

«Meglio.» sollevò le palpebre lentamente.

«Lei a che pensava?» Indagò con un ghigno.

Il volto di Piton al contrario si contrasse in una smorfia.

«Finirai la prossima volta con le zampe di rana.»

Harry si alzò strisciando la sedia sul pavimento di pietra

«Viene con me?»

Piton inarcò un sopracciglio «Dove?»

«Alla partita, è l'ultima del campionato Grifondoro contro Corvonero è ancora presto, non credo sia già finita»

Le spalle di Piton si alzarono lentamente «Non mi importa di vedere Grifondoro giocare»

«Ma a lei piace il Quidditch»

«Solo perché posso fare il tifo per Sepreverde»

«Oltre a salvarmi da una scopa maledetta» disse Harry passandosi una mano fra i capelli. «Può fare il tifo contro Grifondoro» propose.

Piton si alzò, la sua sedia non produsse alcun rumore spostandosi «Hai paura di perderti lungo la strada?»

«Di certo se mi accompagnasse lei sarei più sicuro»

Il professore girò intorno alla scrivania e camminò verso la porta dell'ufficio con il viso freddo «Ti muovi o devo trascinarti con un levicorpus?»

Harry scattò alle sue spalle sorpreso, lo avrebbe davvero accompagnato alla partita?

Salirono le scale di pietra in silenzio, i passi rimbombarono nei corridoi più stretti e Harry tese le orecchie per sentire i suoni attutiti della partita, una voce femminile stava facendo la telecronaca, ma riuscì solo a distinguere qualche parola sconnessa. «Pluffa... porta... schiva...»

Affrettò il passo per riuscire a stare dietro a Piton, la sua schiena si stagliava sul cortile come una macchia nera. Avrebbe voluto dire qualcosa, ma sentiva il fiato corto e si mise quasi a correre.

Quando finalmente arrivarono allo stadio sentirono un lungo fischio, fecero appena in tempo a entrare nelle tribune, prima di vedere una folla scarlatta scendere dalle scope e correre verso il centro del campo.

«Oh che bello, ha vinto Grifondoro» disse la voce di Luna magicamente amplificata.

Ginny al centro della folla teneva alta la grossa coppa.

«Tardi» sentì mormorare Piton al suo fianco

«Non importa» disse Harry alzando le spalle «Almeno abbiamo vinto»

«Avete» replicò il pozionista girandosi

«Se ne va a leggere?»

«Sì Potter, devo ancora trovare il veleno giusto da mettere nel tuo succo di zucca»

«Incoraggiante» commentò girandosi a sua volta verso l'uscita dello stadio.

«Non vai a festeggiare?» Chiese Piton guardandolo

«C'è tempo, tanto andranno tutti alla torre»

«Quindi vuoi seguirmi»

«Perspicace» ghignò Harry cominciando a camminare sul prato alto, sentì i passi di Piton dietro di se.

«Sei impudente»

«Chi sa da chi ho preso» sussurrò Harry vedendo la scia del mantello nero alla sua destra

«Se sei così impaziente di avere altre punizioni posso prepararti dei fegati da bollire» minacciò.

«È così impaziente di avermi attorno per altre ore?» Chiese sorridendo

Piton roteò gli occhi verso il cielo azzurro. Il rumore della folla che stava uscendo dallo stadio li seguì fino a quando non oltrepassarono la capanna di Hagrid. Dalla foresta proibita uscì Albus Silente, con un lungo abito argento. Quando lo videro entrambi si fermarono.

«Passeggiata pomeridiana?» domandò il preside avvicinandosi con un largo sorriso.

«Qualcosa del genere» rispose Harry guardando alternativamente l'uomo e la foresta.

«Problemi?» Chiese Piton serio.

«Oh no, tutto in ordine» rispose evasivo tornado a guardare Harry «Ti è possibile venire questa sera nel mio ufficio?»

«Io... certo professore.»

«Ottimo» esultò Silente raddrizzandosi. «Vi lascio alla vostra passeggiata allora»

Piton sbuffò sonoramente «Stiamo solo camminando»

«Ciò che i comuni mortali definiscono come passeggiata» replicò Harry guadagnandosi un'occhiataccia dal pozionista.

Silente li sorpassò ridendo.

*  *  *

Piton entrò nelle stanze dei sotterranei chiudendosi la porta alle spalle con un tonfo. Byron alzò gli occhi dalla scacchiera scombinata che aveva davanti

«Dov'eri?»

«Avevo la punizione con Potter» rispose togliendosi il lungo mantello e appoggiandolo su una poltrona

«Non eri in ufficio» disse Byron lentamente «Volevo chiederti se sapevi qualcosa della partita»

«Ha vinto Grifondoro» la voce di Piton venne smossa da un mezzo colpo di tosse

«Come fai a sape... sei andato a vederla senza di me?»

«Non l'ho vista, quando sono arrivato era già finita» spiegò sedendosi davanti a lui. Osservò i pezzi della scacchiera con attenzione

«Come sta Harry?»

Piton alzò gli occhi di colpo. «Non ti riguarda»

«Oh ma andiamo, non gli parlo da giorni, voglio solo sapere come sta»

«Lo vedi a lezione»

«Sì e gli parlo il meno possibile, tu almeno gli parli no?»

Piton scosse la testa lentamente è vivo, in salute e irritante come al solito elencò

Byron si lasciò cadere all'indietro verso lo schienale della poltrona «Sai che non gli farei del male»

«Non lo so»

«Mi conosci Sev.»

«Ti conoscevo prima» rispose seccamente

«E mi conosci anche adesso, non sono più sotto l'influenza del Signore Oscuro»

«Ma questo non significa che i tuoi pensieri non siano influenzati.»

«Non ho fatto niente»

«Opinabile» la voce si fece più dura.

Byron contrasse visibilmente la mandibola. «Mi guardi come se fossi un mostro»

Piton lo fissò in silenzio.

«Lo so che ho fatto… delle cose orribili» disse abbassando la voce «Ma non l'ho scelto, non mi sono unito al Signore Oscuro, mi ha rapito, torturato per mesi prima di possedermi»

«Lo so» mormorò Piton

«E allora?» Chiese con rabbia «Non sono come Bellatrix o Rockwood»

«Il mio compito è tenerti d'occhio»

«Sì e mi sta bene, ma che tu mi giudichi e mi tratti come se fossi… non voglio fare del male a Harry»

«Disse quello che è andato con il Signore Oscuro la sera di Halloween per ucciderlo quando aveva solo un anno» ricordò Piton accavallando le gambe.

Il volto di Byron si contrasse di colpo «Sei l'ultimo che può parlare, nemmeno a te importava niente di lui, hai chiesto di risparmiare solo Lily… eppure ora lo stai proteggendo, no? Perché non può valere anche per me?» disse abbassando lo sguardo.

«Può valere, ma proteggerlo adesso non cancella quello che abbiamo fatto» disse con gravità

«Lo so» annuì incrociando il suo sguardo, gli occhi neri erano bassi. «Non voglio cancellarlo, voglio solo che Harry stia bene.»

«La sicurezza di Potter supera la fedeltà al Signore Oscuro?» Chiese Piton senza guardarlo

«La mia fedeltà verso di lui…»

«Non è solo frutto delle torture» lo interruppe Piton tornando a guardarlo. Byron rimase in silenzio. «Non eri sempre posseduto, ti piaceva»

«Non ci provare...» sussurrò

«A dire la verità?»

«A buttarmi addosso queste stronzate, dei due sei tu quello che si è unito ai Mangiamorte volontariamente, fregandotene di tutto quello che ti dicevano i tuoi amici, i tuoi veri amici.» calcò «Io ti sono stato vicino, dannazione!» Colpì con un pugno il morbido bracciolo della poltrona scura. «Ho pure cercato di lasciare da parte il fatto che fossi marchiato, ti ho protetto durante le indagini e ora sono io lo stronzo?»

Le labbra di Piton si chiusero di colpo .

«Questo non te lo permetto» riprese Byron con una smorfia «Si mi piaceva avere un po' di sollievo dopo mesi di tortura, mi piaceva poter avere il controllo» confessò.

«Ma la mia fedeltà verso il Signore Oscuro non è nutrita dalla follia di Bellatrix»

«Mi hai detto che lo capisci» ricordò Piton come se fosse un'accusa

Annuì. «È umano, dopotutto, viene spinto dalla paura. Harry è una minaccia, come lo è Silente»

«I babbani non sono una minaccia»

«Tu più di me dovresti saperlo» disse Byron con gravità

«Quanti figli di babbani crescono in famiglie che non conoscono nulla del mondo magico? Quanti bambini devono soffrire perché qualche antico parente ha deciso di cancellare un ramo della famiglia relegandoli al mondo babbano? Tom stesso è dovuto crescere in uno squallido orfanotrofio» ricordò con una punta di rabbia

«Gli esaltati purosangue possono anche pensare che sia per odio, che tutti i babbani siano feccia da spazzare via, ma il Signore Oscuro non è Grindelwald.»

«Disse il fan» mormorò Severus.

Un triste sorriso inarcò le labbra di Byron «La mia ammirazione per Grindelwald è una delle poche ragioni per cui sono sopravvissuto insieme a Avery e Mulciber»

«Oltre al tuo sangue»

«Il sangue è l'unica parte pura che mi è rimasta.»

I loro occhi finalmente tornarono a incrociarsi.

Si osservarono in silenzio ispirando quasi all'unisono.

*  *  *

Scesa la sera Harry si affrettò fuori dal buco del ritratto, verso la sala d'ingresso. Trovò Silente ad aspettarlo a lato dei portoni di quercia.

Si girò appena Harry arrivò in scivolata sul gradino di pietra più in alto, ansimando, con una forte fitta al fianco.

«Molto bene. Andiamo.»

Lo guidò verso gli scalini di pietra, col mantello da viaggio appena mosso nell'immobile aria estiva. Scesero giù per la strada nel soffice alone di luce del tramonto. L'aria era piena degli odori di erba tiepida, acqua di lago e fumo di legna proveniente dalla capanna di Hagrid. Era difficile credere che si stavano dirigendo verso qualcosa di pericoloso o spaventoso. Uscirono dai cancelli nel poco illuminato e deserto sentiero per Hogsmeade. L'oscurità scendeva velocemente mentre camminavano e nel tempo che raggiunsero la High Street
la notte era scesa sul serio. Le luci brillavano dalle finestre sopra ai negozi e come si avvicinarono ai Tre Manici di Scopa sentirono grida rauche. «... e resta fuori!« Gridò Madam Rosmerta, cacciando vigorosamente un mago dall'aria sporca.

«Professore» disse Harry calmo, appena i cancelli in fondo alla strada furono visibili. «Ci Materializzeremo?»
«Sì» disse Silente. «Sai Materializzarti ora, credo.»
«Sì» disse Harry. «ma non ho la licenza.»
Si sentiva meglio ad essere onesto; che sarebbe successo se avesse rovinato tutto
facendosi ritrovare a 150 chilometri da dove era tenuto ad andare?
«Non ti preoccupare.» disse Silente «Ti aiuto io.» sorrise.
«Metti la mano sul mio braccio.»
Improvvisamente, ci fu quell'orribile sensazione che lo faceva sentire strizzato in uno stretto tubo di gomma; non riusciva neppure respirare, ogni parte del suo corpo fu compressa per tutta la durata e poi, proprio quando pensò che sarebbe soffocato, la fascia invisibile sembrò aprirsi all'improvviso e si ritrovò in piedi nella fredda oscurità, respirando a pieni polmoni fresca aria salmastra.
Sentì l'odore di salsedine e lo sciabordio delle onde. La brezza fredda increspò i suoi capelli mentre guardava sul mare la luna riflessa con varie stelle. Era in piedi su un alto affioramento di roccia scura, il mare spumeggiante sbatteva sotto di lui. Gettò uno sguardo sopra la sua spalla. Una scogliera si stagliava dietro, un'insenatura più in basso
«La nostra destinazione si trova un po' più in alto. Andiamo.»
Silente fece un cenno ad Harry verso il bordo dello scoglio dove c'erano una serie di frastagliate e dentellate nicchie che formavano degli appigli dove mettere i piedi che conducevano giù ai massi che erano per metà in acqua e più vicino alla scogliera. Era una discesa perfida per Silente, impedito un po' dalla sua mano senza forza, si spostava lentamente. Le rocce più in basse erano sdrucciolevoli bagnate dall'acqua di mare. Harry si sentì colpire in faccia dagli spruzzi di sale. «Lumos» disse Silente, dopo aver raggiunto il masso più vicino alla faccia della scogliera.

Quando Harry raggiunse lo stesso posto trovò una gradinata che conduceva in un grande caverna. Si arrampicarono su di essa, dell'acqua gocciolava daisuoi vestiti impregnati ed emerse, con un incontrollabile brivido, in una calma e gelida aria.
Silente si stava alzando in piedi nel mezzo della caverna, tenendo la sua bacchetta verso l'alto mentre si guardava in torno, esaminando le pareti ed il soffitto.
«Sì, questo è il posto» disse Silente. «Dobbiamo entrare dentro... Ora dovremmo superare gli ostacoli messi da Lord Voldemort non più quelli fatti dalla natura…»
Silente si avvicinò alla parete della caverna e lo accarezzò con le punte delle dita annerite, sussurrò delle parole in una lingua sconosciuta che Harry non capì. Silente camminò verso destra intorno alla caverna, toccando altrettante rocce che poteva, occasionalmente faceva una pausa, facendo passare le sue dita indietro e in avanti sopra un punto particolare, finalmente si è arrestato, la sua mano era premuta pienamente
contro la parete. «Qui» Silente fece un passo indietro dalla parete della caverna ed indicò con la sua bacchetta verso la roccia. Per un momento, apparve il profilo di un arcata, bianco ardente come se ci fosse una luce potente dietro la crepa.

«C'è l'ha fatta!» disse Harry con una voce gelata, ma prima che le parole avessero lasciatole sue labbra il profilo era scomparso, lasciando la roccia nudo e e solida quanto mai. Silente si guardò intorno. «Siamo tenuti ad effettuare il pagamento per passare.» disse mettendo la sua mano indenne all'interno dei suoi abiti ed estraendo fuori una lama d'argento corta che Harry aveva usato per tagliare gli ingredienti a pezzi nelle lezioni di Pozioni
«Pagamento?» disse Harry. «Devo dare qualcosa alla porta?»
«Sì» disse Silente. «Sangue, se non mi sbaglio.»
«Sangue?»
Silente si limitò ad annuire, prima di sollevare la manica del suo abito ed esponendo l'avambraccio anteriore della sua mano danneggiata. «Professore!» protestò Harry, affrettandosi in avanti come Silente alzò la sua lama. «lo farò, io sono...» Non sapeva che cosa stava per dire... più giovane, idoneo? Ma Silente sorrise. Ci fu un flash d'argento e zampilli scarlatti; la faccia della roccia era stata macchiata con gocce scure e splendenti.
«Sei molto gentile, Harry» disse Silente, passando la punta della sua bacchetta sopra il taglio profondo che aveva fatto in suo proprio braccio, di modo che guarì immediatamente, come fece Piton guarendo la ferita di Malfoy, «ma il tuo sangue vale più del mio. Ah, sembra aver funzionato?» Il profilo d'argento ardente di un arco era comparsa sulla parete e questa volta non scomparve: La roccia macchiata di sangue sparì semplicemente, lasciando un'apertura. Silente attraversò l'arcata con Harry che lo seguiva, illuminando il sentiero con la bacchetta.
«Professore?« disse finalmente. «Pensa che un Horcrux sia qui?»
«Oh sì» disse Silente. «sì, sono sicuro che c'è. La domanda è, come possiamo prenderlo?»

Si guardò attorno come alla ricerca di qualcosa «Oh!» disse felicemente Silente, secondi dopo. La sua mano si era chiusa a mezz'aria su qualcosa che Harry non poteva vedere. Silente mosse più vicino all'acqua; Harry lo guardò nervosamente mentre le punte arricciate delle scarpe di di Silente erano sull'orlo delle rocce.
Mantenendo la sua mano serrata a mezz'aria, Silente alzò la sua bacchetta e colpì leggermente con la punta il suo pugno.
Immediatamente una spessa catena verde rame comparse nell'aria sottile, estendendosi dalle profondità dell'acqua sino la mano serrata di Silente. Silente colpì la catena leggermente, e cominciò a farla scorrere nel suo pugno come un serpente, arrotolandosi in terra con un suono metallico che echeggiava rumorosamente fuori dalle pareti rocciose, tirando qualcosa dalle profondità dell'acqua nera. Harry restò senza fiato mentre la prua di una nave fantasma molto piccola si avvicinava, emettendo una luce verde quanto la catena.
«Come sapeva che era là?» chiese Harry con stupore.
«La magia lascia sempre le tracce» disse Silente, come la barca colpi la riva con un urto
delicato, «tracce a volte molto distintive. Ho insegnato a Tom Riddle. Conosco il suo stile.»
«Questa... questa è una barca sicura?»
«Oh sì, penso di si. Voldemort ha dovuto generare vari mezzi per attraversare il lago senza attrarre l'ira di quelle creature che aveva disposto all'interno, nel caso desiderasse mai visitare o rimuovere il suo Horcrux.»
«Così le cose nell'acqua non faranno nulla a noi l'attraverseremo con la barca di Voldemort?»
«Penso che dobbiamo rassegnarsi al fatto che, ad un certo punto, realizzeranno che non siamo Lord Voldemort. Finora, tuttavia, abbiamo fatto bene. Ci hanno dato il permesso di issare la barca.»
Salirono a turno, Harry ondeggiò pericolosamente, riuscì a specchiarsi sulla superficie scura del lago.
Silente fece un passo dentro, arrotolando la catena sul pavimento. Non c'era più spazio nella barca; Harry non poté sedersi confortevolmente, ma era rannicchiato, le sue ginocchia sporgevano sopra il bordo della barca, che incominciò a muoversi immediatamente. Non c'era suono tranne il fruscio di seta del prua della barca che fendeva l'acqua; si mosse senza loro aiuto, come se una corda invisibile stesse tirandoli in avanti verso la luce nel centro. Presto non si videro le pareti della caverna; erano in mare salvo che non c'erano onde.
Harry osservando giù vide il l'oro riflesso e quello della sua bacchetta che scintillava e che brillava sull'acqua nera mentre passavano. La barca stava lasciando una profonda scia sulla superficie vetrosa, scanalature nello specchio scuro...
Ed allora Harry vide, una mano bianca, galleggiare lentamente sotto la superficie.
«Professore!» disse con un sobbalzo, la voce echeggiava fortemente sopra l'acqua silenziosa.
«Harry?»
«Penso di aver visto una mano nell'acqua... una mano umana!»
«Sì, ne sono sicuro» disse tranquillamente Silente.
Harry fissò giù nell'acqua, cercando la mano sparita e gli venne un senso di nausea in
gola.
«In che modo è saltata fuori dall'acqua...?» Ma Harry ebbe la sua risposta prima che Silente dicesse altro; fece luce con la bacchetta in una zona del lago, questo volta, un cadavere giaceva a faccia in su alcuni centimetri sotto la superficie, i suoi occhi aperti annebbiati come se ci fossero delle ragnatele, i suoi capelli ed i suoi abiti turbinavano intorno lui come fumo. «ci sono dei corpi dentro!» disse Harry con una voce molto più alta del normale.
«Si» disse tranquillamente Silente «ma non devi preoccuparti di loro adesso.»
«Adesso?» ripeté Harry , distogliendo il suo sguardo fisso dall'acqua per guardare Silente. «Non mentre stiamo andando alla deriva pacificamente sopra di loro» disse Silente. «Non c'è nulla da temere da un corpo, Harry, e nemmeno nulla da temere nell'oscurità. Lord
Voldemort, che naturalmente teme segretamente entrambi, non è d'accordo. Ma ancora una volta rivela la sua propria mancanza di saggezza.»
Harry non disse nulla; non desiderava discutere, ma trovava l'idea che ci fossero corpi che galleggiavano intorno e sotto di loro orribile e, la cosa che lo preoccupava di più era che non credeva che quei corpi non fossero pericolosi.
La barca si fermò, urtando delicatamente su qualcosa che Harry non poteva vedere inizialmente, ma quando alzò la sua bacchetta illuminata vide che avevano raggiunto una piccola isola di roccia liscia nel centro del lago. «Attento a non toccare l'acqua» disse ancora Silente mentre Harry scendeva dalla barca.
L'isola era non più grande dell'ufficio del Silente, una distesa piana di pietra scura su cui non c'era nulla tranne la fonte di quella luce verdastra, che osservata da più vicino era molto più luminosa. Harry la guardò di traverso; inizialmente, pensava che fosse una
lampada di un certo genere, ma adesso vide che la luce proveniva da un bacile di pietra simile ad un Pensatoio, che era stato posizionato in cima ad un basamento. Silente si avvicinò al catino ed Harry lo seguì. Insieme guardarono all'interno. Il bacile era pieno di un liquido verde smeraldo che emetteva una luce fluorescente.
«Che cos'è?» chiese tranquillamente Harry.
«Non ne sono sicuro» disse Silente. «qualcosa di più preoccupante del sangue e dei corpi, tuttavia.» Silente si rimboccò una manica dell'abito dal lato della mano annerita e tese le punta delle dita verso la superficie della pozione.
«Signore, no, non tocchi...!»
«Non posso toccarlo» disse Silente, sorridendo debolmente. «Vedi? Non posso affatto avvicinarmi più vicino di così. Prova.»
Fissandolo, Harry mise la sua mano nel bacile tentando di toccare la pozione. Venne a contatto con una barriera invisibile che lo allontano di pochi centimetri dalla superficie. «Allontanati, per favore, Harry» disse Silente. Alzò la bacchetta e fece dei movimenti complicati sopra la superficie della pozione, mormorando silenziosamente. Non accadde nulla, tranne che per caso la pozione emise una debole luce. Harry rimase silenzioso
mentre Silente lavorava, ma dopo un indietreggiamento di un istante della bacchetta di Silente e Harry ritenne che poteva ricominciare a parlare.
«L'Horcrux è lì dentro,?»
«Sì.» mormorò Silente scrutando molto attentamente l'interno del bacile. Harry vide la sua faccia riflessa, capovolta, nella superficie regolare della pozione verde.
«Deve essere bevuta.» disse Silente passandoci una mano sopra.
«Che cosa?» disse Harry. «No»
«Sì, penso così: Soltanto bevendolo si può svuotare il catino e vedere che cosa si trova sul fondo.»
«Ma... se la uccide»
«Oh, dubito che accadrà» disse con aria serena Silente.
Harry cercò di parlare ancora, ma questo volta Silente sollevò la sua mano per chiedere silenzio, guardò il liquido verde smeraldo aggrottando le ciglia, evidentemente stava riflettendo. «Indubbiamente» disse, per concludere, «questo pozione deve comportarsi in
maniera da evitare che chiunque la beva non prenda l'Horcrux. Potrebbe paralizzarmi, indurmi a dimenticarmi il motivo per cui sono qui, causarmi tanto dolore da implorare sollievo. Il tuo compito Harry, sarà assicurarti che io continui a bere, anche se dovessi costringermi. Chiaro?»
Si scambiarono uno sguardo da sopra il bacile, le loro facce pallide furono illuminate da quella sconosciuta, luce verde. Harry non parlò. Era per questo che era stato portato lì... in modo che potesse aiutare Silente a bere forzatamente una pozione che poteva causargli un enorme ed insopportabile dolore ?
“Ti ricordi…” disse Silente “le condizioni che ti ho detto per venire con me?” Harry esitò, esaminando gli occhi blu che avevano adesso sfumature di verde a causa della luce riflessa del bacile.
«Ma se...?»
«Hai giurato, non puoi rifiutarti.»
«Sì, ma...»
«Ti ho avvertito, o no, che ci potrebbero essere dei pericoli?»
«Si» disse Harry «Ma...»
«Bene, quindi» disse Silente, agitando indietro le sue maniche una volta di più ed alzando il calice vuoto, «Hai i miei ordini.»
«Perché non posso bere io la pozione?» chiese disperatamente Harry.
«Poiché sono molto più vecchio, molto più intelligente e molto meno importante» disse Silente.
«Una volta per tutte, Harry, ho la tua parola che ci metterai tutto il tuo potere per farmi
bere questa pozione?»
«Non potrebbe...?»
«Me la dai?»
«Ma…»
«La tua parola, Harry.»
«Io...va bene, ma…»
Prima che Harry potesse fare una nuova protesta, Silente abbassò il calice di cristallo nella pozione. Per un secondo, Harry sperò che non potesse toccare la pozione con il calice, ma affondò nella superficie come niente fosse; quando il vetro fu pieno sino al
bordo, Silente lo portò alla bocca. «Alla tua salute, Harry.»





 

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Capitolo 29
*** L'OMICIDIO ***


Harry guardò terrorizzato Silente che vuotava il calice, la sua presa sul bacile era così forte che aveva le punta delle dita intorpidite.

Silente abbassò lentamente il calice vuoto.

«Professore? Come si sente?»
L'uomo agitò la testa, serrando gli occhi, poi immerse, senza guardare, il calice nuovamente dentro il bacile, lo riempì e bevve un'altra volta. Nel silenzio, Silente bevve tre calici pieni della pozione. A metà del quarto vacillò e cadde in avanti contro il bacile. I suoi occhi erano ancora chiusi, il suo respiro pesante.
«Professor Silente?» Harry allungò le braccia verso di lui. «Mi sente?»
Non rispose, la sua faccia si stava contraendo come se fosse profondamente addormentato, ma era immerso in un incubo. La presa sul calice si stava allentando; la pozione stava per cadere. Harry si tirò in avanti ed afferrò il calice di cristallo, rimettendolo diritto. «Professore, può sentirmi?» ripeté con forza.
Silente ansimò ed allora parlò con in una voce che Harry non riconobbe, era tremula e spaventata.
«Non voglio... Non farlo… » Harry fissò il pallido volto senza sapere che cosa fare. «... non mi piace... voglio che si fermi…» gemette Silente.
«Non... non può fermarsi, professore» disse Harry. «Mi ha detto di continuare a darvi da bere, ricorda?»
Odiandosi, provando repulsione per quello che stava facendo, Harry riportò il calice verso la bocca di Silente.
«No...» gemette ancora. Harry riempì nuovamente la ciotola incurvata.

«Non voglio... Non voglio... Lasciami andare…»
«Va tutto bene, professore» disse Harry, la sua mano tremava. «Va tutto bene, sono qui...»
«Fermatevi, fermatevi» gemette Silente.
«Sì.. sì, mi fermo» mentì Harry. Capovolse il contenuto del calice nella bocca aperta di Silente. Silente gridò; il rumore echeggiò per tutta la vasta caverna, attraverso la morta acqua nera.
«No, no, no, no, non posso, io non posso, non lo faccio, non voglio…»
«Va tutto bene, professore, va tutto bene!» disse urlando Harry, le sue mani tremanti riuscirono a malapena a riempire il sesto calice di pozione; il bacile ora era per metà vuoto. «Non le succederà nulla, stia tranquillo, non è reale, giuro che non è reale... prenda questo, ora, prenda questo…» Ed ubbidientemente, Silente bevve, come se fosse un antidoto offerto da Harry, ma subito dopo averlo svuotato, si accasciò sulle ginocchia, agitandosi incontrollabilmente.
«E tutta colpa mia, è colpa mia» disse piangendo. «Ti prego fermali, lo so ho sbagliato, oh ti prego fermali, non ancora...»
«Questo li fermerà, professore» disse Harry, la sua voce era rotta come capovolse il settimo calice di pozione nella bocca di Silente.
Silente cominciò a rannicchiarsi come se torturatori invisibili fossero su di lui.
«Non fategli male, non fategli male, per favore, per favore, è colpa mia, fate del male a me…»

«Qui, beva questo, beva questo, andrà tutto bene« disse disperato. Silente bevve come un bambino che moriva di sete, ma quando fini, urlò ancora come se il suo corpo stesse prendendo fuoco. «È tutta colpa mia, ti ho distrutto la vita… tua figlia, tua moglie… tutta colpa mia»
Harry riempì il decimo calice di pozione e senti raschiare il fondo del bacile. «Ci siamo quasi, professore. Beva questo, beva.... »
Sostenne le spalle di Silente ed ancora, bevve tutto il contenuto; ancora una volta era steso ai piedi di Harry, riempiva il calice mentre Silente cominciò a gridare più angosciosamente che mai «Voglio morire! Desidero morire! Fallo fermare, fallo fermare, voglio morire!»
«Beva questo, professore. Beva questo...»
Silente cominciò a bere ma non aveva ancora finito che comincio a urlare «UCCIDIMI!»
«Questo... sarà l'ultimo!» disse affannosamente Harry.

«Questa è quella giusta. Sarà l'ultima...finirà tutto!« Silente tracanno il calice, lo vuotò sino all'ultima goccia ed allora, con un rantolio, rotolo per terra sulla faccia.
«No!» gridò Harry, che si era alzato in piedi per riempire ancora il calice; invece fece cadere il calice nel bacile, si è scagliò giù al lato di Silente e lo sollevò; Gli occhiali di Silente erano storti, la sua bocca era aperta, i suoi occhi chiusi. «No.» disse Harry, agitando Silente,

«No, non siete morto, avete detto che non era veleno, svegliatevi, svegliatevi... Innerva!» disse piangendo, la sua bacchetta era puntata verso il petto di Silente; ci fu un flash di luce rossa ma niente è accadde. «Innerva!... signore… per favore…»
Le palpebre di Silente tremolavano; Il cuore di Harry fece un salto, «signore, come state...?»
«Acqua» gracchiò Silente.
«Acqua» ansimò Harry. «Sì…» saltò in piedi e prese il calice che era caduto nel bacile; vide chiaramente un medaglione d'oro che giaceva li sotto. «Aguamenti!» gridò, puntando la sua bacchetta sul calice. Il calice si riempì d'acqua limpida; Harry si mise in ginocchio al lato di Silente, alzò la sua testa e portò il calice sulle sue labbra... ma era vuoto. Silente gemette e cominciato ad ansimare. «Ma com'è possibile... aspetta... Aguamenti!« disse ancora Harry, indicando con la sua bacchetta il calice. Una volta ancora, per un secondo, dell'acqua limpida brillò all'interno di esso, ma mentre si avvicinava alla bocca di Silente, l'acqua sparì ancora. «Signore, sto provando, sto provando!« Harry disse disperatamente, ma non pensava che Silente potesse sentirlo; stava disperatamente provando a far apparire dell'acqua nel calice «Aguamenti... Aguamenti... AGUAMENTI!»
Il calice si riempì e si svuotò ancora ed ancora. Ed ora la respirazione di Silente stava sbiadendosi. Il suo cervello era in preda al panico, Harry conosceva, istintivamente, che l'unico motivo perché l'acqua svaniva era perchè Voldemort lo aveva progettato... Si scaglio sul bordo della roccia ed immerse il calice nel lago, portandolo su pieno sino al bordo di acqua ghiacciata che non spariva.

«Signore... qui!» urlò Harry, balzò in avanti, capovolse il contenuto sulla faccia di Silente.
Era il meglio che poteva fare, dato che la sensibilità del braccio che aveva tenuto nell'acqua gelida lo stava abbandonando. Una mano bianca viscosa lo aveva afferrato per un polso e la creatura a cui apparteneva lo stava tirando, lentamente, indietro attraverso la roccia. La superficie del lago non era più come uno specchio liscio; stava sbattendo dappertutto ed Harry osservava, le teste e le mani bianche che stavano emergendo dall'acqua scura, uomini, donne e bambini con gli occhi vuoti e privi di vita stavano muovendosi verso la roccia: un esercito di morti che emergeva dall'acqua nera.
«Petrificus Totalus!» urlò Harry, lottando per cercare di liberarsi, tutta l'isola era bagnata allora puntò la bacchetta contro gli Inferi che si era aggrappato al braccio. Lo liberò, cadendo indietro nell'acqua con una spruzzo; stramazzo ai suoi piedi, ma molti altri Inferi già stava arrampicandosi sulla roccia, le loro mani ossute che artigliano la superficie sdrucciolevole, i loro bianchi, e geladi occhi erano puntati su di lui, strascicando i loro vestiti impregnati d'acqua, facce di persore che guardavano con occhi cupi.
«Petrificus Totalus!» Harry urlò ancora, indietreggiando mentre puntava con forza la sua bacchetta verso gli Inferi; sei o sette di loro furono colpiti e raggrinziti, ma i più stavano venendo verso di lui. «Impedimenta! Incarceramus!» Alcuni di loro inciamparono, uno o
due di loro furono incatenati, ma quelli che si arrampicano sulla roccia dietro loro non facevano altro che avanzare sopra i corpi caduti. Ancora agitando la sua bacchetta in aria, Harry urlò,
«Sectumsempra! SECTUMSEMPRA!» Ma benchè i tagli comparissero nei loro panni fradicii e nella loro pelle ghiacciata, non si fermarono: Camminavano sopra, insensibili, le loro mani ristrette che si allungavano verso lui e indietreggiava, senti delle braccia
prenderlo da dietro, sottilmente. Adesso era stato preso alle caviglie mentre lo alzavano e cominciavano a trasportarlo, lentamente e certamente, di nuovo all'acqua, pensava certamente che non l'avrebbero lasciato, che sarebbe annegato e sarebbe diventato un guardiano di Voldemort...
Ma allora, attraverso le tenebre, eruttò un fuoco: cremisi ed oro, un anello di fuoco aveva circondato la roccia in modo che il Inferi che tenevano Harry così strettamente inciamparono
e vacillarono; non osarono passare attraverso le fiamme per immergersi nell'acqua. Fecero cadere Harry; colpì la terra, slittò sulla roccia e cadde, riuscì a andare a carponi, alzando la sua bacchetta e guardandosi intorno. Silente era di nuovo in piedi, pallido come gli Inferi che li circondavano, ma più alto, con il fuoco che ballava nei suoi occhi; la sua bacchetta era alzata come una torcia e dalla punta uscivano le fiamme, come una lunga frusta, che circondava tutti con il suo calore.
Gli Inferi si urtavano a vicenda, tentando, ciecamente, di sfuggire al fuoco in cui erano rinchiusi... Silente raccolse il medaglione dalla parte inferiore del catino di pietra e lo ripose all'interno dei suoi abiti. Senza parole, fece un gesto ad Harry per farlo venire verso di lui. Distratti dalle fiamme, gli Inferi sembravano ignari di cosa stesse accadendo nella loro grotta, e di come Harry stava conducendo Silente di nuovo sulla barca, l'anello di fuoco si spostava con loro, intorno a loro, gli Inferi erano perplessi e li accompagnavano verso il bordo delle acque, in cui si reimmersero.
Harry, che si stava agitando dappertutto, pensò per un momento che Silente non poteva arrampicarsi nella barca; vacillò al primo tentativo; tutti i suoi sforzi sembravano concentrati nell'effettuare l'anello di fuoco protettivo intorno. Harry lo strinse e lo aiutò di
nuovo a salire. Una volta che riuscirono ad entrare al sicuro all'interno, la barca cominciò a spostarsi indietro attraverso l'acqua nera, via dalla roccia, ancora circondata da quell'anello di fuoco e sembrava che lo sciame di Inferi sotto loro non osasse ritornare in superficie.
«Signore» ansimò Harry, «Signore, mi sono dimenticato che... il fuoco... stavano arrivando e mi sono lasciato prendere dal panico...»
«Abbastanza comprensibile» Mormorò Silente. Harry si allarmò sentendo quanto debole era la sua voce.
Raggiunsero la riva con un piccolo urto e Harry saltò fuori, quindi si girò rapidamente per aiutare Silente. Nel momento in cui Silente raggiunse la riva lasciò cadere la sua bacchetta; l'anello di fuoco sparì, ma gli Inferi non emersero ancora dall'acqua. La piccola barca affondò nell'acqua ancora una volta; un tintinnio e un rumore metallico, provenienti dalla catena che slittava nuovamente dentro il lago. Silente diede un grande sospiro e si è appoggiò contro la parete della caverna.
«Sono debole...» disse.
«Non si preoccupi, signore» disse Harry immediatamente, ansioso per l'estremo pallore di Silente e dalla sua aria esausta. «Non si preoccupi, la porterò indietro... Si appoggi su di me, signore...»
E mettendo il braccio indenne di Silente intorno alle sue spalle, Harry lo guidò verso l'uscita.
«La protezione era... dopo tutto... ben progettata» disse Silente debolmente. «Uno solo non potrebbe farlo... bene, molto bene, Harry.... »
«Non parli adesso» disse Harry, sentendo la voce di Silente affievolirsi, quanto i suoi piedi cominciarono a trascinarsi. «Risparmi le energie, signore... Presto saremo fuori da qui...»
«La porta ad arco sarà di nuovo sigillata...il mio coltello…»
«Non c'è bisogno, mi sono tagliato sulle rocce» disse fermamente Harry. «Mi dica dove...»
«Qui...»

Harry appoggiò il suo avambraccio anteriore sulla pietra: Avendo ricevuto il suo tributo di sangue, la porta ad arco si riaprì immediatamente. Attraversarono la caverna esterna ed Harry aiutò Silente nuovamente dentro l'acqua di mare ghiacciata che aveva riempito la fessura nella scogliera.
«Sta andando tutto bene, signore» Harry disse ripetutamente, più preoccupato dal silenzio di Silente che dalla sua voce indebolita. «Ci siamo quasi... torneremo a casa insieme... Non si preoccupi...»
«Non sono preoccupato, Harry» disse Silente, la sua voce era leggermente più forte malgrado l'acqua gelida. «Sono con te.»

Una volta tornati sotto il cielo stellato, Harry sollevò a fatica Silente in cima allo scoglio più vicino e poi lo alzò in piedi. Fradicio e tremante, con il peso di Silente ancora su di lui, Harry si concentrò come mai aveva fatto prima sulla sua destinazione: Hogsmeade.
Gli occhi chiusi, il braccio di Silente afferrato più saldamente che poteva, avanzò in quella sensazione di orribile compressione.
Sapeva che aveva funzionato ancor prima di riaprire gli occhi: l'odore di sale, la brezza marina erano scomparsi. Lui e Silente erano tremanti e gocciolanti in mezzo della buia High Street a Hogsmeade. Per un terribile istante l'immaginazione di Harry gli mostrò altri Inferi avanzare lentamente verso di lui dai lati dei negozi, ma chiuse e riaprì gli occhi velocemente e vide che niente si stava muovendo; tutto era immobile, completamente buio tranne pochi lampioni e qualche luce accesa nelle finestre dei piani superiori.
«Ce l'abbiamo fatta, Professore!» Bisbigliò Harry a fatica; aveva improvvisamente realizzato
di avere un intenso dolore al torace. «Ce l'abbiamo fatta! Abbiamo l'Horcrux!»
Silente barcollò contro di lui. Per un attimo, Harry pensò che la sua Smaterializzazione inesperta potesse aver sbilanciato Silente; poi vide, alla luce distante di un lampione, il suo viso estremamente pallido e sofferente.
«Signore, tutto bene?»
«Sono stato meglio» disse debolmente Silente, con gli angoli della bocca contratti. «Quella pozione... non era una bevanda salutare…»
E con orrore di Harry, Silente precipitò a terra.
«Signore, va tutto bene starà meglio, non si preoccupi.»
Si guardò disperatamente attorno in cerca d'aiuto, ma non c'era nessuno in vista e tutto quello che riusciva a pensare era che doveva in qualche modo portare al più presto Silente nell'infermeria.
«Dobbiamo arrivare su alla scuola, signore... Madama Chips…»
«No» disse Silente. «È del... Professor Piton che ho bisogno... Ma non penso... Di riuscire a camminare abbastanza per…»
«Giusto... signore, ascolti andrò a bussare a una porta, a cercare un posto dove lei possa stare, poi correrò a prendere Madama…»
«Severus» disse Silente chiaramente. «Ho bisogno di Severus...»
«D'accordo allora, Piton, ma dovrò lasciarla per un momento così potrò…»
Prima che Harry potesse muoversi, vide gli occhi di Silente spalancarsi, mossi da nuova energia. Seguì il suo sguardo verso un punto lontano, nel cielo scuro il fiammeggiante teschio verde con la lingua di serpente, sovrastava la torre di Astronomia minaccioso.

«Dobbiamo tornare al castello immediatamente» disse Silente.
Harry alzò immediatamente la sua bacchetta «Accio scope»
Un secondo dopo sentirono un forte colpo come se una porta si fosse violentemente spalancata; due scope erano schizzate fuori in strada e stavano gareggiando in direzione di Harry, dove si fermarono di colpo. Montarono rapidamente sulle scope sollevandosi dal suolo.

Appena si affrettarono verso il castello, Harry lanciò un'occhiata di fianco a Silente, pronto ad afferrarlo, ma la vista del Marchio Nero sembrava aver agito su Silente come uno stimolante: stava curvato giù sulla sua scopa, gli occhi fissi al Marchio, i lunghi capelli argentati e la barba che svolazzavano all'indietro nell'aria della notte. E anche Harry guardava avanti verso il teschio, con la paura che si gonfiava dentro di lui come una bolla, comprimendogli i polmoni, portando altre preoccupazioni nella sua mente.
Quanto tempo erano stati via? Qualcuno era stato ferito? Ron e Hermione stavano bene? Era per uno di loro che il Marchio era stato esposto sulla scuola, o per Neville, Luna o qualche altro membro dell'ES? Significava che là era stato commesso l'assassinio?
Silente aveva già attraversato i bastioni smerlati e stava smontando; Harry atterrò al suo fianco un secondo dopo e guardò attorno.
I bastioni erano deserti. La porta della scala a chiocciola che conduceva dentro al castello era chiusa. Non c'erano segni di lotta, di una battaglia mortale, di un corpo.
«Cosa significa?» Chiese Harry a Silente, guardando in su verso il verde teschio con la lingua a serpente che luccicava malignamente sopra di loro. «È il vero Marchio? Qualcuno è stato… Professore?»
Nella debole luce verde emanata dal Marchio Harry vide Silente frizionarsi il torace con la mano annerita.
«Sveglia Severus» disse Silente debolmente ma in maniera chiara. «Digli cos'è accaduto e portalo qui. Non fare nient'altro, non parlare a nessun altro. Io aspetterò qui.»
«Ma ...»
«Hai giurato di obbedirmi, Harry, vai!»
Harry si affrettò alla porta che conduceva alla scala a chiocciola, scese gli stretti scalini, si bloccò di colpo quando sentì dei passi di corsa dall'altro
lato. Alzò la testa guardando Silente attraverso una fessura del pavimento.
La porta si spalancò violentemente e qualcuno gridò

«Expelliarmus!»

Alla luce del Marchio, vide la bacchetta di Silente volare in un arco sopra il bordo dei bastioni.

In piedi contro i bastioni, pallido in viso, Silente ancora non mostrava segni di panico o pena.

«Buonasera Draco.»
Malfoy avanzò guardandosi velocemente attorno per controllare che lui e Silente fossero soli.
I suoi occhi caddero sulla seconda scopa.
«Chi altro è qui?»
«Una domanda che potei porre a te. O stai agendo da solo?»
Harry vide gli occhi pallidi di Malfoy spostarsi su Silente alla vivida luce verdastra del Marchio.
«No» disse. «Ci sono dei Mangiamorte stanotte qui, nella sua scuola.»
«Bene, bene» disse Silente, come se Malfoy gli stesse illustrando un suo ambizioso progetto scolastico. «Molto, molto bene. Hai trovato un modo per farli entrare, vero?»
«Sì» disse Malfoy ansimando. «Proprio sotto il suo naso e non ve ne siete mai accorto!»
«Ingegnoso» disse Silente. «Già... dove sono ora? Sembri senza aiuto.»
«Hanno incontrato qualcuna delle vostre guardie. Stanno combattendo al piano di sotto. Non tarderanno a lungo... Sono venuto avanti. Io... io ho un lavoro da fare.»
«Bene, allora, dovresti andare avanti e farlo, mio caro ragazzo» disse Silente dolcemente.
Ci fu silenzio. Harry osservò i due come, paralizzato, con gli occhi fissi ai due, con le orecchie tese ad ascoltare i suoni lontani della lotta dei Mangiamorte e, di fronte a lui, Draco Malfoy che non faceva altro che fissare Silente che, incredibilmente, sorrideva.
«Draco, tu non sei un assassino.»
«Come sa cosa sono?» chiese Malfoy di scatto «Potrei sconvolgerla. Non sa cosa ho fatto!»

«Oh sì, lo so« disse Silente dolcemente. «Hai quasi ucciso Katie Bell e Ronald Weasley. Hai cercato, con crescente disperazione, di uccidermi durante tutto l'anno. Perdonami Draco,ma sono stati tentativi talmente deboli che non credo tu ci abbia messo davvero te stesso.»

«Lui si fida di me, sono stato scelto per questo.» Draco sollevò la manica sinistra mostrando il tatuaggio inciso sulla pelle, era scuro e arrossato, come se la pelle intorno fosse ustionata.

Gli occhi di Silente sembrarono rabbuiarsi. «Draco so che hai paura, ma io posso aiutarti»
«Non ho paura!« ringhiò Malfoy, sebbene non avesse ancora fatto niente per aggredire Silente. «È lei che dovrebbe avere paura!»
«Perchè? Non credo che mi ucciderai, Draco. Uccidere non è così facile come pensano gli innocenti... quindi dimmi, mentre aspettiamo i tuoi amici... come li hai introdotti qui? Sembra che abbia occupato molto del tuo tempo escogitare il modo.»

Sembrava che Malfoy stesse lottando con il bisogno di urlare o vomitare. Deglutì e fece diversi profondi respiri fissando Silente, puntandogli la bacchetta direttamente al cuore. Poi, come se potesse essere d'aiuto a se stesso, disse «Ho dovuto riparare quell'Armadio Svanitore rotto che nessuno ha usato per anni. Quello in cui si era perso Montague lo scorso anno.»
«Aaaah.» Il sospiro di Silente fu quasi un gemito. Chiuse gli occhi per un momento.
«È stato intelligente... sono una coppia, vero?»
«L'altro è da Magie Sinister» disse Malfoy. «Creano una specie di passaggio fra di loro. Montague mi ha detto che quando fu spinto in quello di Hogwarts, restò intrappolato in un limbo ma qualche volta poteva sentire cosa stava succedendo a scuola, e qualche volta cosa succedeva nel negozio, come se l'Armadio stesse viaggiando fra i due posti, ma non poteva farsi sentire da nessuno... alla fine è riuscito ad Materializzarsi fuori, sebbene non fosse mai riuscito a passare il test. Tutti pensarono che fosse veramente una buona storia, ma io sono stato l'unico a capire cosa significasse, neanche Sinister lo sapeva, sono l'unico che ha dedotto che poteva esserci un passaggio
per Hogwarts attraverso gli armadi se avessi aggiustato quello rotto.»
«Ingegnoso» mormorò Silente.

Malfoy sembrò trarre coraggio e conforto dall'elogio di Silente.
«Sì, lo è stato»

Silente fece un passo incerto in avanti. «Draco ho già visto Voldemort spezzare ragazzi innocenti, ridurli a marionette per la sua battaglia. Posso aiutarti»

Malfoy trasalì al suono di quel nome. «Non voglio il suo aiuto!» gridò con la voce rotta «Se non lo faccio... lui ucciderà la mia famiglia»

«Lo so» disse Silente tristemente «Per questo non ho osato parlarti, sapevo che se avesse sospettato che stessi cercando di tradirlo avrebbe usato la legilimanzia. Ma adesso siamo soli, possiamo decidere come agire, posso nasconderti come neanche immagini. Manderò dei membri dell'Ordine da tua madre stanotte per portarla al sicuro. Tuo padre al momento è ad Azkaban... quando verrà il tempo potremo proteggere anche lui»

«No, non può.» disse Malfoy, con la mano che reggeva la bacchetta sempre più tremante. «Li troverà»

«Byron White in tutti questi anni non è stato trovato.» sussurrò Silente.

Draco spalancò gli occhi «Lui è... non importa, tornerà»

«Byron è stato torturato»

«È fedele al Signore Oscuro»

«Mi permetto di dissentire» rispose tranquillamente scivolando lentamente verso il basso «Draco ti prego, non voglio che capiti anche a te, permettimi di aiutarti»
Malfoy non parlava. La sua bocca era aperta, la mano della bacchetta ancora tremante. Harry pensò che l'avrebbe lasciata cadere in una frazione.
Ma improvvisamente si udirono passi tuonare su per le scale e un attimo dopo Malfoy fu sballottato di lato appena quattro persone vestite di nero irruppero violentemente dalla porta sui bastioni. Ancora paralizzato, con gli occhi fissi e spalancati, Harry guardò con terrore i quattro stranieri: a quanto pareva i Mangiamorte avevano vinto la battaglia al piano di sotto. Un uomo bitorzoluto con uno strano e asimmetrico sguardo maligno fece una stupida risata asmatica.
«Silente all'angolo!» disse, e si girò verso una piccola donna tarchiata che poteva essere sua sorella e che stava sorridendo impaziente. «Silente disarmato, Silente da solo! Ben fatto, Draco, ben fatto!»
«Buona sera, Amycus» disse Silente tranquillo, come se stesse dando il benvenuto all'uomo per un tè. «E hai portato anche Alecto... affascinante...»
La donna diede una piccola risata rabbiosa.
«Pensi che le tue battutine ti aiuteranno sul letto di morte, dunque?» schernì lei.
«Battute? No, no, questa è buona educazione» rispose Silente.
«Fallo» disse lo straniero in piedi più vicino ad Harry, un uomo grande, alto e magro, con capelli grigi ingarbugliati e baffi i cui vestiti neri da Mangiamorte sembravano scomodamente stretti. Aveva una voce come mai Harry aveva sentito: sembrava uno stridulo latrato. Emanava un un forte odore che Harry sentì come un miscuglio di sporco, sudore e, inequivocabilmente, di sangue. Le sue mani sporche avevano lunghe unghie giallastre.
«Sei tu, Fenrir» chiese Silente.
«Esatto» stridette l'altro. «Sei lieto di vedermi, Silente»
«No, non posso dire di essere…»
Fenrir Greyback rise spalancando la bocca e mostrando i denti aguzzi. Del sangue gli gocciolò sul mento e si leccò le labbra lentamente, oscenamente.
«Ma sai quanto mi piacciono i bambini, Silente.»
«Devo dedurre che stai attaccando anche senza la luna piena, ora? Questo è veramente inusuale... hai sviluppato un gusto per la carne umana che non può saziarti solo una volta al mese»

«Esatto» disse Greyback. «Ti sciocca questo, Silente? Ti spaventa?»
«Beh, non posso fingere di non esserne disgustato» disse Silente. «E sì, sono un po' scioccato che Draco qui, abbia invitato voi, di tutte le persone, nella scuola dove vivono i suoi amici...»
«Non l'ho fatto» disse Malfoy con un filo di voce. Non stava guardando Greyback; sembrava non volergli dare neanche un'occhiata. «Non sapevo che sarebbe venuto»
«Non volevo perdermi una gita a Hogwarts, Silente» stridette Greyback. «Non quando ci sono gole da squarciare... deliziose, deliziose...»
E sollevò l'unghia giallastra di un dito e si picchiettò i denti davanti, guardando maliziosamente Silente.
«Potrei farmi te per dessert, Silente...»
«No» disse il quarto Mangiamorte aspramente. Aveva un viso pesante, brutale. «Abbiamo ricevuto ordini precisi. Deve farlo Draco. Ora Draco, veloce.»
Malfoy stava mostrando meno risolutezza che mai. Sembrava terrorizzato e fissava il volto di Silente che era pallidissimo e persino più basso del solito, era scivolato quasi del tutto giù lungo il muro del bastione.
«Non ne ha per molto su questo mondo comunque, per me!» disse l'uomo asimmetrico con l'accompagnamento dei risolini asmatici di sua sorella. «Guardalo, cosa ti è successo, Silly?»
«Oh, minor resistenza, riflessi più lenti, Amycus» disse Silente. «L'età, in breve... un giorno, forse, succederà anche a te... se sei fortunato...»
«Cosa vuoi dire, eh, cosa vuoi dire?» sbraitò il Mangiamorte, improvvisamente violento.
«Sei sempre lo stesso, Silly, parli parli e non fai niente, niente, non so neanche perché l'Oscuro Signore si preoccupi di ucciderti!»

Harry sentì un fruscio alle spalle, si voltò di scatto puntando la bacchetta in avanti e si trovò a pochi centimetri dal volto teso di Piton, alle sue spalle anche Byron avanzava puntando gli occhi in alto, verso i bastioni.

Aprì la bocca, ma Piton si portò silenziosamente una dito sulle labbra per dirgli di non parlare, scambiò una rapida occhiata con Byron, prima che questi salisse le scale.

«Ora, Draco, rapido!» disse rabbiosamente l'uomo con la faccia brutale.
Ma la mano di Malfoy stava tremando così malamente che poteva appena mirare.
«Lo farò io» ringhiò Grayback muovendosi verso Silente, con le mani tese, i denti scoperti.
«Ho detto di no!» gridò Amycus; ci fu un bagliore di luce e il lupo mannaro fu scagliato lontano; colpì i bastioni e barcollò, con aria furiosa. Il cuore di Harry stava battendo così forte che gli sembrava impossibile che nessuno potesse sentirlo.

Piton al suo fianco gli sfiorò il braccio mentre lo sorpassava per raggiungere Byron ormai in cima alle scale.
«Draco, fallo o fatti da parte così che uno di noi…» stridette la donna, ma in quel preciso momento la porta dei bastioni si spalancò rivelando Byron. I suoi occhi chiari esaminarono rapidamente la scena. Silente caduto contro il muro, i quattro Mangiamorte, incluso il rabbioso lupo mannaro che osservavano Malfoy agitato. Avanzò silenziosamente i tre Mangiamorte si ritrassero senza una parola. Persino il lupo mannaro sembrò intimidito.
«Abbiamo un problema.» disse il bitorzoluto Amycus, i cui occhi e la bacchetta erano ugualmente fissi su Silente.

«Il ragazzo sembra non essere in grado»

Byron osservò con attenzione il volto di Draco, era più pallido del solito e sembrava sul punto di vomitare.

Gli si avvicinò appena, il ragazzo scattò leggermente all'indietro. L'uomo incaricò lo sguardo di Silente, era stranamente calmo eppure quella situazione di stallo non sarebbe durata in eterno. Fece scorrere la bacchetta che aveva nella manica destra in modo che cadesse fra le sue dita. Il volto di Malfoy con terrore guardò Byron al suo fianco.

«Draco...» sussurrò Byron. Suonò più minaccioso del solito, la voce solitamente bassa fu fredda.
Il ragazzo strinse la presa sulla bacchetta scura tremando visibilmente, la alzò maggiorente verso il petto del preside.

«Avada Kedavra!»
Un fascio di luce verde scaturì dalla punta della bacchetta e colpì Silente dritto al petto. Il piede destro di Piton si bloccò sull'ultimo scalino, l'urlo muto di orrore usciva dalle labbra di Harry mentre osservava Silente lanciato in aria oltre il parapetto. Per una frazione di secondo sembrò sospeso al di sotto del teschio scintillante in cielo, poi cadde lentamente all'indietro, come una grossa bambola di pezza, oltre i bastioni e fuori dalla vista.


 

Harry scattò in avanti ma qualcosa di scuro lo bloccò con forza.

«Resta qui» sussurrò la voce bassa di Piton tirandolo indietro, verso la parte più scura e nascosta della torre.

Il ragazzo provò a divincolarsi con poca convinzione, le gambe tremolanti sembravano non essere in grado di reggerlo.

Sentì sopra la testa la voce fredda di Byron.
«Andatevene, veloci» Afferrò Malfoy da dietro il colletto e lo spinse attraverso la porta prima degli altri.

Sporgendosi Harry lo vide chinarsi verso l'orecchio del biondo e sussurrare qualcosa.
I fratelli Carrow seguirono Malfoy con dei sorrisi esultanti, Greyback invece si voltò verso Byron mostrando i denti affilati

«Tu non vieni?»

«Non ancora» scosse la testa il mago «Posso ancora fare qualcosa qui»

Il lupo mannaro annuì seccamente prima di seguire i compagni.

Per alcuni secondi nessuno si mosse, come se il mondo si fosse bloccato, Harry sentiva le braccia di Piton sorreggerlo da dietro, il petto dell'uomo sulla sua schiena sembrava non muoversi affatto. Si spostò in avanti solo quando sentì Byron scendere le scale tornando verso di loro.

«Li lasciamo andare?» Chiese con la voce poco più di un sussurro.

Sentì Piton annuire senza sciogliere la presa su di lui.

«Cosa? No!» Gridò Harry divincolandosi, il professore alle sue spalle allargò le bracia di scatto.

«Non ha senso rincorrerli adesso» disse Byron con calma. «Soprattutto con il caos che c'è di sotto»

«Si invece, dobbiamo prendere Malfoy!»

«Potter...» sussurrò Piton «Non cambierebbe niente»

«Si invece, possiamo...»
«Non adesso» lo interruppe il professore

«Silente non può…» la voce gli morì in gola, abbassò lo sguardo sul pavimento polveroso sentendo ogni forza svanire.

Seguì Byron e Piton nel corridoio illuminato, senza prestare attenzione a ciò che aveva intorno. Sentì delle grida lontane, degli incantesimi scagliati mentre sempre più persone accorrevano giù per le scale.

Di certo i Mangiamorte avevano già raggiunto il cortile, Draco prima degli altri si sarebbe smaterializzato sparendo fra gli alti alberi per andare a riferire al suo signore la morte di Silente.

Quell'idea gli fece mancare un battito, la consapevolezza che non avrebbe più sentito i saggi consigli del preside, non gli avrebbe rivelato nuovi ricordi, non lo avrebbe più guardato attraverso i suoi occhiali a mezza luna.

«Severus, cosa è successo, come sono entrati?» Chiese la voce lontana della Professoressa Mcgranitt.

«Non lo so, devo ancora…»

«Con l'armadio svanitore» lo interruppe Harry senza guardare nessuno dei professori vicino a lui.

«Quale armadio?» Chiese confusa Mcgranitt

«C'è n'è uno nella Stanza delle Necessità e un altro da Magie Sinister, i Mangiamorte lo hanno usato per entrare, ho sentito Malfoy dirlo a… Silente» Harry alzò lo sguardo su di lei portava i segni della battaglia. C'erano graffi sulla sua faccia, e i suoi vestiti erano strappati.

«Cosa c'entra il signor Malfoy?» Domandò la donna confusa.

«Dopo» disse seccamente Byron lanciando uno sguardo significativo ai colleghi.

Arrivarono all'infermeria talmente velocemente che Harry si chiese se non avessero usato un passaggio segreto. Byron spinse le porte, mentre Piton restava alla sinistra di Harry, come se si tenesse pronto a prenderlo.

Neville era disteso su un letto vicino alla porta, apparentemente addormentato. Ron, Hermione, Luna, Tonks e Lupin erano tutti intorno ad un altro letto in fondo alla stanza. All'aprirsi della porta tutti
guardarono verso di lui. Hermione corse verso Harry e lo abbracciò. Anche Lupin si mosse verso di lui, con uno sguardo ansioso.
«Stai bene Harry?»
«Io sto bene... chi...?» non dovette finire nemmeno la frase, Ginny si avvicinò lanciando un'occhiata al letto accerchiato da diverse persone «Bill, Grayback lo ha aggredito»

«Ho provato con tutto quello che conosco, ma non c'è cura per i morsi di un lupo mannaro». Disse Madama Chips.

«Ma non è stato morso durante la luna piena» disse Ron, fissando il fratello come se potesse essere curato solo guardandolo. «Greyback non era trasformato, quindi sicuramente Bill non sarà un vero…»
Guardò incerto verso Lupin.
«No, non credo che Bill sarà un vero lupo mannaro.» Disse Lupin. «Ma non vuol dire che non ci potranno essere contaminazioni. Quelle sono ferite maledette. Non guariscono mai completamente, e Bill… Bill potrebbe avere qualche caratteristica dei lupi d'ora in poi.»

«Silente potrebbe conoscere qualcosa che funzioni, comunque.» disse Ron «Dov'è? Bill ha combattuto quei pazzi su suo ordine. Silente lo sa, non può lasciarlo in questo stato.»
«Silente è morto.» disse Byron senza emozione.
«No!» gridò Lupin spostando il suo sguardo da Byron ad Harry, sperando che lui potesse contraddirlo, ma quando Harry non lo fece, Lupin si lascio cadere su una sedia vicino al letto di Bill, le mani sul volto. Harry non aveva mai visto Lupin perdere il controllo; si sentiva come se stesse guardando qualcosa di privato, o di indecoroso. Voltandosi incrociò gli occhi di Ron, uno sguardo silenzioso fra i due confermò quello che aveva detto Byron.
«Come è morto?» chiese Tonks «Come è successo?»
«Malfoy l'ha ucciso.» Disse Harry «Ero lì, l'ho visto. Siamo tornati alla Torre di Astronomia perché era lì il Marchio Nero… Silente stava male, era debole, ma credo che avesse capito che era una trappola nel momento in cui abbiamo sentito dei passi salire le scale. Mi ha detto di andare di sotto, di chiamare il professor Piton. Malfoy è arrivato e l'ha disarmato.»

Hermione portò le mani alla bocca, mentre Ron gemette. La bocca di Luna tremò.
«Sono arrivati altri Mangiamorte e poi… Malfoy l'ha fatto. L'Avada Kedavra.»
Harry non poté andare avanti.
«Malfoy.» ripeté la McGranitt, oscillando pericolosamente, Madama Chips corse in avanti, creò una sedia dal nulla e poi la spinse sotto la McGranitt che vi cadde sopra debolmente.

«I tuoi sospetti su Malfoy…» disse Lupin, la sua voce stranamente dura «Avremmo dovuto crederti»
«Ma è solo un ragazzino!» bisbigliò Tonks, disperata
«Ci sono assassini di ogni età.» borbottò la professoressa Mcgranitt, asciugandosi gli occhi con un fazzoletto.

Le spalle di Byron si alzarono e abbassarono rapidamente, uno strano suono gorgogliante usci dalle sue labbra prima che si portasse una mano a coprire le labbra.

Harry sentì la cicatrice iniziare leggermente a bruciare, prima di venire distratto dalla comprensione.

Byron stava cercando di trattenere una roca risata. Gli occhi non esprimevano alcuna gioia, anzi sembravano lucidi, eppure dalle sue labbra si fece sempre più chiara la risata roca.

«Lo trovi divertente?» Chiese Lupin incredulo.

I denti di Byron strinsero la pelle della mano vistosamente, ma non smise di ridere.

Lupin scattò in piedi con i pugni serrati «Come puoi ridere ora?» Gridò

Piton lasciò il fianco di Harry e si parò davanti all'amico in silenzio.

«Lo senti?» Chiese Lupin con gli occhi sbarrati.

La McGranitt alzò lo sguardo disorientata, stava torcendo il fazzoletto bagnato che teneva in mano.

«Sì Lupin, ho le orecchie» rispose Piton impassibile. Harry lo osservò con attenzione, c'era qualcosa di diverso sul suo volto, si spostò a guardare Byron e sentì il dolore alla cicatrice farsi più intenso, in quel momento capì.

La risata era di Voldemort.

«SMETTILA!» Gridò Remus sporgendosi in avanti, Piton lo allontanò con una spinta talmente forte da farlo ondeggiare all'indietro, Harry fu certo di vederlo scattare verso Piton, mentre la risata si faceva più alta. Proprio in quel momento Byron tolse la mano da davanti il volto e urlò: «BASTA!»

La risata si arrestò mentre chiudeva gli occhi.

Il viso arrossato, gli occhi bagnati di lacrime e il fiato pesante come se avesse corso.

Piton si voltò verso di lui, ma l'uomo camminò con lunghe falcate vero la porta e uscì dall'infermeria.

Il pozionista lanciò uno sguardo verso Harry prima di seguire l'amico.

Tutti fecero silenzio. Il lamento lontano di Fanny risuonò nell'oscurità. Come la musica che riecheggiava nell'aria, una musica non richiesta e non gradita così come i pensieri che si fecero spazio nella mente di Harry... avevano già raccolto il corpo di Silente dai piedi della Torre? Cosa gli sarebbe successo? Dove l'avrebbero sepolto?
Chiuse rabbiosamente i pugni nelle sue tasche. Poteva sentire la piccola massa informe dell'Horcrux contro le nocche della sua mano destra.
La porta dell'infermeria venne aperta, facendoli saltare tutti: il signore e la signora Weasley stavano percorrendo di gran carriera la sala, Fleur era appena dietro di loro, il suo splendido volto terrorizzato.
«Molly, Artur» Disse la professoressa McGranitt, alzandosi e correndo loro incontro.

«Sono così dispiaciuta…»

«Bill» sussurrò la signora Weasley, superando velocemente la professoressa McGranitt non appena intravide il volto straziato di Bill. «Oh, Bill!«
Lupin e Tonks si alzarono in fretta si spostarono in modo che il signore e la signora Weasley potessero avvicinarsi al letto. La signora Weasley si chinò sopra suo figlio e poggiò le labbra sulla sua fronte insanguinata.
«Hai detto che Greyback lo ha attaccato?» chiese il signor Weasley alla professoressa McGranitt. «Ma non si era trasformato? Cosa può significare questo? Cosa accadrò a Bill?»
«Non lo sappiamo ancora» rispose la professoressa McGranitt guardando Lupin in cerca di aiuto.

«Ci saranno probabilmente alcune ripercussioni su di lui, Arthur» disse Lupin. «È un caso raro, forse unico... non sappiamo in cosa il suo aspetto potrebbe cambiare quando si sveglierà…»
La signora Weasley prese in mano l'unguento maleodorante da Madama Chips e cominciò a medicare essa stessa le ferite di Bill.
«E Silente...» chiese il signor Weasley «Minerva, è vero? Davvero lui è…»
Come la professoressa McGranitt annuì, Harry sentì Ginny muoversi accanto a lui e la guardò. I suoi occhi leggermente chiusi stavano seguendo Fleur, che fissava Bill con un'espressione attonita dipinta sulla sua faccia.
«Silente se n'è andato» mormorò il signor Weasley, ma la signora Weasley aveva occhi solo per il suo figlio maggiore; iniziò a singhiozzare mentre le lacrime le scendevano sul volto mutilato di Bill.
«Certamente non è importante il suo aspetto... non è real.. non è realmente importante, ma era un così bel r.. un così bel ragazzo... è sempre stato bello, lui... e stava per sposarsi!»
«Cosa intonde dire con questo?» la interruppe Fleur, quasi urlando «Cosa intonde con stava per sposarsi
La signora Weasley alzò il viso bagnato di lacrime e la guardò allarmata.
«Beh.. solo che...»
«Lei pensa che Bill non vollia sposarmi più?»
«No, non è questo che int…»
«Perché lo farà!» Disse Fleur, raddrizzandosi e scostandosi dal volto i suoi lunghi e argentei capelli. «Sci vuole ben altro che un lupo mannaro perché Bill smatta di amarmi!»
«Beh.. sì, sono sicura» disse la signora Weasley «ma pensavo che forse, dato che.. dato che lui...»
«Lei pensa che io non vollia più sposarlo? O forse lo spera?» disse Fleur tirando su col naso.
«Cosa mi importa del suo aspotto? Sono abbastanza bella per tutti e due, penso! Queste scicatrici dimostrano che il mio marito è coraggioso! E io lo sposerò!» Aggiunse fieramente facendo spostare la signora Weasley e medicando Bill al posto suo.
La signora Weasley indietreggiò sbattendo contro suo marito e guardò stupita Fleur che ripuliva le ferite di Bill. Nessuno disse niente; Harry non si mosse. Come tutti gli altri, stava aspettando che esplodesse.
«La nostra prozia Muriel» disse la signora Weasley dopo una lunga pausa «ha un diadema molto bello –fatto dai goblin- e sono sicura di riuscire a convincerla a prestartelo per le nozze. Lei adora di Bill, sai? Sarà veramente delizioso fra i tuoi capelli!»
«Grazie» rispose Fleur ancora un po' rigida «sono sicura che sarà splendido!»
Dopodiché, Harry non non saprebbe dire come avvenne, le due donne stavano piangendo l'una nelle braccia dell'altra. Completamente disorientato, si voltò attorno chiedendosi se il mondo intero stesse impazzendo. Ron sembrava stordito come Harry e Ginny ed Hermione guardavano l'un l'altra allarmate.
«Vedi?» Disse una voce tesa. Tonks stava guardando in cagnesco Lupin. «Lei vuole ancora sposarlo, anche se è stato morso! A lei non importa!»
«È diverso» disse Lupin, muovendo appena le labbra e diventando improvvisamente nervoso.
«Bill non sarà mai un vero e proprio lupo mannaro. I due casi sono completamente…»
«Ma nemmeno a me importa! Non mi importa!» disse Tonks afferrando e tirando il vestito di Lupin «Te l'ho detto un milione di volte...»

«E io ti ho detto un milione di volte…» disse Lupin guardando il pavimento per non incrociare il suo sguardo

«che io sono troppo vecchio per te, troppo povero e… troppo pericoloso»

«Rischi di diventare ridicolo Remus con queste scuse» disse la signora Weasley con un sorriso appena accennato da sopra le spalle di Fleur mentre le dava piccole pacche sulla schiena.
«Non sono ridicolo» ribatté Lupin con fermezza. «Tonks merita qualcuno sano e giovane»
«Ma lei vuole te» disse il signor Weasley, sorridendo «E, dopo tutto Remus, gli uomini sani e giovani non necessariamente rimangono tali» Disse indicando suo figlio, che giaceva in mezzo a loro.
«Non è questo il momento di discuterne» disse Lupin, evitando di guardare chiunque negli occhi «Silente è morto...»
«Silente sarebbe stato più felice di chiunque altro se avesse pensato che c'è un po' più di amore al mondo» tagliò corto la professoressa McGranitt, quando la porta dell'infermeria si aprì nuovamente ed entrò Hagrid.
La piccola porzione della sua faccia non coperta da capelli o barba era gonfia e bagnata; stava piangendo a dirotto con un grosso fazzoletto in mano.
«Io... l'ho fatto Professoressa» disse con voce strozzata

«Ce l'ho spostato. La Professoressa Sprite ha riportato i ragazzi a letto. Il professor Vitious non si è ancora ripreso tutto, ma dice che starà bene fra breve e il professor Lumacorno dice che il Ministro è stato
informato».
«Grazie Hagrid» disse la professoressa McGranitt

*  *  *

Piton si lasciò la pesante porta dell'infermeria alle spalle, vagò con lo sguardo nel corridoio, prima di vedere la sagoma di un uomo con la fronte appoggiata sul muro di pietra.

Byron stava colpendo la parete con il pugno chiuso.

«White...» sussurrò avvicinandosi.

«Uccidimi» implorò con la voce spezzata sferrò un nuovo pungo, talmente forte che Piton fu certo di sentire un dito rompersi, eppure dalla bocca dell'uomo non uscì nemmeno un lamento, se non nuovamente «Uccidimi»

«Non essere ridicolo» Piton allungò una mano per fermare quella dell'altro «Basta White, smettila... non serve a niente, smettila» riuscì con difficoltà a farlo voltare appoggiando la schiena al muro freddo. Delle scure chiazze rosse vennero illuminate dalle candele appese alla parete.

«Non voglio tornare da lui… So che devo avvinarmi a lui… so che devo avvicinarmi ma… Sai che mi prenderà, mi farà uccidere ancora, non voglio io non…»

«Non succederà» lo interruppe Piton con forza «Guardami» ordinò

Byron alzò lo sguardo lentamente, il volto era distorto in una smorfia di dolore, le labbra tese serrate nel tentativo di trattenere un urlo.

«L'Ordine ti proteggerà.»

«L'Ordine cadrà, come anche il ministero.»

«No invece, Lupin, i Weasley...»

«Silente lo sapeva» sussurrò Byron «Devi uccidermi»

Piton scosse la testa infastidito «Silente ti ha fatto uscire da Nurmengard per tenerti al sicuro, lontano dal Signore Oscuro»

«Ora è troppo tardi»

«No, non lo è. Potter ha bisogno di protezione, ora più che mai.»

«Sono stanco.» sussurrò socchiudendo gli occhi.

«Siamo tutti stanchi, ma morire non è la soluzione, puoi essere utile, puoi aiutare l'Ordine...»

«Non mi interessa.»

«Nemmeno di Harry?» La testa di Piton scattò di lato.

Byron aprì gli occhi lentamente «Non posso fare niente per lui»

«Si che puoi.»

 

 
 

 

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Capitolo 30
*** IL MEDAGLIONE ***


Le lezioni furono sospese, tutti gli esami rimandati e alcuni studenti furono portati via in anticipo da Hogwarts. Le gemelle Patil se andarono via prima di colazione la mattina seguente la morte di Silente, e Zacharias Smith fu portato fuori dal castello dal suo altezzoso padre. Seamus Finnigan, invece, si rifiutò risolutamente di tornare a casa con la madre; ci fu uno scambio di grida nella Sala d'Ingresso che fu risolto quando la mamma gli concesse di rimanere per il funerale. La mamma ebbe difficoltà a trovare un letto a Hogsmeade, disse Seamus a Harry e Ron, perché centinaia di maghi e streghe si stavano riversando al villaggio, preparandosi a dare l'ultimo saluto a Silente. Ci fu una certa emozione tra gli studenti più giovani, che non l'avevano mai vista prima, quando una carrozza blu notte tirata da una dozzina di cavalli alati, grande come una casa, arrivò in volo dal cielo nel tardo pomeriggio prima del funerale e si posò al margine della foresta. Harry vide da una finestra che una donna gigantesca, di bello d'aspetto, con la carnagione olivastra e i capelli neri, era scesa dalla carrozza e si era gettata tra le braccia di Hagrid. Intanto una delegazione di funzionari del Ministero, tra cui il Ministro della Magia in persona, veniva sistemata all'interno del castello. Harry evitò accuratamente ogni contatto con loro; era sicuro che, presto o tardi, qualcuno gli avrebbe chiesto di rendere conto dell'ultima uscita da Hogwarts di Silente.
Aveva visto Byron di rado in quei due giorni, stava sempre con Piton e aveva l'aspetto malato, la pelle pallida, gli occhi attorniati da delle profonde occhiaie e lo sguardo distante.

Aveva provato a parlargli, ma Piton gli si era parato davanti serio.

«Non ora Potter.» si era limitato a dire imperioso, prima di trascinare via Byron.

Aveva provato a star insieme a Ron e Hermione cercando di godersi le belle giornate libera da compiti e esami. Ma non poteva fare a meno di pensare a dove fosse Malfoy in quel momento, quali onori stessero ricoprendo lui e la sua famiglia. Riusciva ancora a sentire la gioia di Voldemort affiorare a sprazzi. Il medaglione che erano riusciti a rubare giorni prima era ancora dentro la tasca dei pantaloni, la sera della morte di Silente lo aveva aperto, la sensazione che qualcosa non andasse lo aveva colpito come uno schiaffo.

Non era grande come il medaglione che si ricordava di aver visto nel Pensatoio, non c'era traccia di simboli o marchi, nessuna S l'ornava come marchio che supponeva l'appartenenza a Serpeverde. Inoltre, c'era una parte interna dov'era nascosto un pezzo di pergamena come nei portaritratti. Automaticamente, senza realmente pensare a che cosa stava facendo, Harry estrasse il frammento di pergamena, lo apri su di esso e lesse alla luce delle molte bacchette che ora erano stavano illuminando dietro lui:

Al Signore Oscuro

So che sarò morto molto prima che Voi leggiate queste parole, ma voglio che sappiate che sono stato io a scoprire il vostro segreto. Ho rubato il vero Horcrux e intendo distruggerlo prima possibile. Affronto la morte nella speranza che quando Voi incontrerete il vostro
degno avversario, Sarete nuovamente mortale.
R.A.B.

Harry non conosceva nè si preoccupò di che cosa il messaggio dicesse. Soltanto una cosa aveva importanza: Questo non era un Horcrux. Silente si era indebolito bevendo quella pozione terribile per niente. Harry sgualcì la pergamena nella mano, i suoi occhi bruciavano come se fossero lacerati.

«È morto qualcun altro che conosciamo?» chiese Ron a Hermione, che stava sfogliando il Profeta della Sera vicino alla finestra aperta della sala comune. Hermione fece una smorfia, di fronte al suo forzato cinismo.
«No» disse con disapprovazione, piegando il giornale.

«Stanno ancora cercando Malfoy, ma non c'è traccia…»
«Per forza» disse Harry, che si infuriava ogni volta che saltava fuori questa questione.
«Non troveranno Malfoy fin quando non troveranno Voldemort, e visto che non sono riusciti a trovarlo per tutto questo tempo…»

«I suoi genitori di certo sanno dov'è» disse Ron grattandosi la testa.

«Ma non lo diranno mai» sbuffò Hermione chiudendo di colpo il giornale «Ancora mi sembra... Oh Harry, se solo ti avessimo ascoltato»

«Nemmeno io pensavo che fosse in grado di una cosa del genere» ammise a bassa voce. Cadde il silenzio, ognuno di loro era perso nei propri pensieri, ma Harry era sicuro che loro, come lui, stavano pensando alla mattina seguente, quando avrebbero salutato Silente per l'ultima volta.
Harry non aveva mai assistito ad un funerale prima d'allora; non c'era stato nessun corpo da seppellire quando era morto Sirius. Non sapeva cosa aspettarsi ed era un po' preoccupato per ciò che avrebbe potuto vedere, e cosa avrebbe provato. Si chiese se la morte di Silente gli sarebbe parsa più reale una volta che il funerale fosse finito.
Il giorno dopo Harry si alzò presto per preparare i bagagli; l'Espresso di Hogwarts sarebbe partito un'ora dopo il funerale. Nella Sala Grande trovò un umore triste e silenzioso.

*  *  *

«Sei sicuro di farcela?» La voce di Severus Piton rimbombò nell'ingresso dell'aula vuota di difesa contro le arti oscure.

Byron annuì velocemente «Non è il primo funerale a cui vado, piuttosto con il ministro come siamo messi?»

«Minerva dice che non sarà un problema, ancora non ti hanno ricollegato a... bhe agli eventi delle prima guerra.»

«Rallegrarmi per l'inefficienza degli Auror è quasi comico» commentò passandosi una mano fra i capelli.

«Malfoy... sai qualcosa?»

«No, ma immagino che Lucius e Narcissa lo stiano nascondendo»

«Non farei affidamento sul mio giudizio ma, è una mia impressione o sei quasi sollevato?»

«Per il fatto che Draco sia nascosto?» chiese Piton bruscamente.

«Per la morte di Silente» rettificò Byron

Piton lo osservò in silenzio, per alcuni istanti sembrò quasi paralizzato.

«Ho stretto un voto infrangibile» disse infine.

Il volto di Byron si fece di colpo serio, si inclinò in avanti

«Che devi fare?»

«È già fatto» rispose Piton abbassando la voce «Ricordi il primo giorno di scuola, quando ti ho chiesto dove avessi visto Narcissa?»

Byron annuì

«Lei e Bellatrix sono venute a casa mia pochi giorni prima dell'inizio della scuola»

«Immagino non per una piacevole visita di cortesia»

«Direi di no, Narcissa mi ha chiesto di proteggere Draco e mi ha fatto stringere il voto in modo che…» inspirò profondamente «Se lui non fosse riuscito nella missione assegnata dal Signore Oscuro fossi io a uccidere Silente»

Gli occhi di Byron si socchiusero appena «Quindi tu sapevi di Draco» comprese «Ora però stai bene? Voglio dire il voto è finito»

«Si, è finito» annuì

«Bene» le labbra di Byron si inarcarono all'insù.

Piton al contrario tirò le sue come se si stesse mordendo le guance dall'interno «Dobbiamo pensare a Potter» disse con la voce vibrante

«Non gli starò vicino, te lo assicuro» si affrettò a dire Byron

«Non è questo che intendo» Piton si allontanò dalla cattedra di scatto «Silente gli ha affidato una missione, non so quale sia ma è essenziale che il Signore Oscuro non lo scopra.»

Byron annuì serio

«Hogwarts senza Silente non sarà sicura, nemmeno per te»

«Vado a fare campeggio» propose Byron inclinando la testa

«Non so come... non so che fare» ammise con la voce bassa

Byron gli si avvicinò lentamente «Troveremo una soluzione, l'importante ora è che la tua copertura con il Signore Oscuro regga e se Harry deve fare qualcosa lo aiuteremo»

«Un conto è tenerlo d'occhio dentro Hogwarts, un altro è cercare di proteggerlo fuori, senza poterlo vedere» rifletté Piton muovendo una mano in avanti.

«Non possiamo seguirlo, ma questo non significa che non possiamo proteggerlo» rispose Byron cercando lo sguardo dell'amico «Ci sono diversi modi per comunicare a distanza e se è vero quello che ha detto Silente, che il Signore Oscuro difficilmente tenterà di possedere ancora Harry la sua mente è salva... più o meno.»

«Ma non la tua» disse con gravità Piton

«Non importa» sorrise passandosi una mano fra i capelli «Tanto prima o poi doveva succedere.»

«Non tornerai fra i Mangiamorte» disse il pozionista alzando la voce.

«Sono già un Mangiamorte, e se lui mi vuole mi avrà»

«Non questa volta» la voce di Severus ebbe un sussulto «Dobbiamo solo trovare un posto in cui farti stare»

«Non posso stare nascosto per sempre»

«Non per sempre solo... fino a quando sarà necessario.»

La mattina seguente tutti gli studenti entrarono in Sala Grande indossando le lunghe uniformi scure, in pochi mangiarono, i più si limitarono a sedersi lungo le tavolate silenziosamente. Nel tavolo di Serpeverde un piccolo gruppo all'estremità più vicina alla porta parlottava con volti seri lanciando veloci occhiate verso il posto vuoto del preside.

Harry vagò alla ricerca dei capelli biondi di Malfoy serrando i pugni, avrebbe voluto rincorrerlo nel cortile, se solo Piton non lo avesse bloccato gli avrebbe scagliato contro cento Sectumpsempra senza alcun rimorso. Spostò lo sguardo irritato verso la professoressa McGranitt che sedeva al lato sinistro della sedia centrale, dall'altro lato Piton e Byron mangiavano lentamente, sembrava, senza guardare più del necessario Rufus Scrimgeour che aveva occupato la sedia vuota di Hagrid. Harry evitò i suoi occhi giallastri, che scrutavano la sala. Ebbe la strana sensazione che stesse cercando proprio lui.

La professoressa McGranitt si alzò in piedi e il doloroso mormorio nella sala si interruppe immediatamente.
«È quasi ora» disse. «Per favore, seguite i vostri Capicasa fuori nel parco. Grifondoro, dopo di me.»
Uscirono in fila dai loro banchi quasi in silenzio. Harry vide Piton che guidava la colonna di Serpeverde, incrociò gli occhi neri quando furono sulla soglia della porta, sembrava diverso, aveva una strana luce negli occhi, come un soldato pronto alla guerra.

Scesero gli scalini di pietra verso il lago. Il tepore del sole li accarezzava sul viso mentre seguivano in silenzio la Professoressa McGranitt verso il posto dove centinaia di sedie erano state disposte in fila.
Un corridoio la attraversava al centro: c'era un tavolo di marmo di fronte, e tutte le sedie erano rivolte verso di esso. Era una bellissima giornata d'estate. Uno straordinario assortimento di persone si era già seduto su metà delle sedie: cenciosi e eleganti, vecchi e giovani. Molti di loro, Harry non li riconobbe, ma c'era qualcuno che conosceva, come alcuni membri dell'Ordine della Fenice: Kingsley Shacklebolt, Malocchio Moody, Tonks, con i capelli che le erano tornati miracolosamente color rosa vivo, Remus Lupin, col quale sembrava si tenessero per mano, il Signor e la Signora Weasley, Bill sorretto da Fleur seguito da Fred e George, che indossavano delle giacche di pelle di drago nera. C'era Madame Maxime, che occupava da sola due sedie e mezza, Tom, il padrone del Paiolo Magico, Arabella Figg, la vicina Magonò di Harry, il bassista capellone delle Sorelle Stravagarie, Ernie Frang, l'autista del Nottetempo, Madama McClan, del negozio di abiti di Diagon Alley, e alcune persone che Harry conosceva solo d vista, come il barista del Testa di Porco e la strega che portava il carrello bar sull'Espresso per Hogwarts. C'erano anche i fantasmi del castello, appena visibili alla vivida luce del sole, che si potevano vedere solo quando si muovevano, quando rilucevano eterei nell'aria luminosa.
Harry, Ron, Hermione e Ginny presero in fondo a una fila vicino al lago. Le persone si parlavano a bassa voce; c'era un suono come di una leggera brezza nell'erba, ma il cinguettio degli uccelli era più molto più forte. La folla continuava a gonfiarsi; con un forte senso di affetto per entrambi, vide che Luna aiutava Neville a sedersi. Solo loro dell'ES avevano risposto alla richiesta d'aiuto di Hermione, la notte in cui era morto Silente e Harry sapeva perché. Erano quelli che più sentivano la mancanza dell'ES probabilmente quelli che controllavano regolarmente le loro monete nella speranza che ci fosse un altro incontro... Cornelius Caramell passò di fronte a loro mentre si avviava verso le prime file che, a disagio, si rigirava tra le mani il cappello a bombetta verde; Harry poi riconobbe Rita Skeeter, che, vide indignato, teneva un taccuino nella mano guantata di rosso; e poi, con un attacco di furia ancora peggiore, Dolores Umbridge, con un'espressione poco convincente di dolore sulla sua faccia da rospo, con un fiocco di velluto nero sui suoi riccioli color ferro. Alla vista del centauro Fiorenzo, che stava come una sentinella vicino al bordo dell'acqua, si alzò e si spostò rapidamente in una sedia più distante.

Il personale fu fatto sedere per ultimo. Harry vide Scrimgeour, apparentemente solenne e dignitoso, in prima fila con la Professoressa McGranitt. Si chiese se Scrimgeour o qualcuno di questi importanti personaggi fosse veramente triste per la morte di Silente.
Si sentì levare un suono, e Harry dimenticò la sua avversione per il Ministro mentre si guardava intorno per scoprirne la fonte. Non era da solo: molte teste si erano voltate, cercando, un po' allarmate.
«È li» sussurrò Ginny alle orecchie di Harry.
E li vide nella verde acqua chiara illuminata dal sole, pochi centimetri sotto la superficie, terribilmente simili agli Inferi nei suoi ricordi; un coro del popolo delle sirene che cantava in uno strano linguaggio che non riusciva a comprendere, con le facce pallide che emergevano dalla superficie dell'acqua, i loro capelli color porpora che fluttuavano tutto intorno a loro. La musica fece rizzare i peli sulla pelle di Harry, eppure non era fastidiosa. Parlava chiaramente di perdita e disperazione. Guardando i volti tristi dei cantanti ebbe la sensazione che, almeno loro, fossero tristi per la morte di Silente. Poi Ginny di nuovo lo toccò leggermente col gomito, e Harry si guardò intorno.
Hagrid stava camminando lentamente fra le file di sedie. Stava piangendo, quasi in silenzio, il volto bagnato dalle lacrime, e portava in braccio, avvolto in un tessuto di velluto viola ornato di stelle dorate, quello che Harry sapeva essere il corpo di Silente.
Harry sentì un nodo in gola a quella vista: gli sembrò per un momento che la strana musica e l'avere così vicine le spoglie di Silente avessero tolto a quella giornata tutto il suo calore. Ron era pallido e sconvolto. Copiose lacrime rigavano i volti di Ginny e di Hermione, scendendo rapide fino alle labbra. Non potevano vedere chiaramente cosa stava accadendo più avanti.
Hagrid doveva aver poggiato con cura le spoglie sul tavolo ed ora stava tornando indietro, soffiandosi il naso con rumorose strombazzate che attirarono su di lui gli sguardi scandalizzati di diverse persone, fra cui, come Harry poté notare, quelli di Dolores Umbridge... ma Harry sapeva che Silente non se ne sarebbe curato. Provò a richiamare amichevolmente l'attenzione di Hagrid mentre passava, ma i suoi occhi erano così gonfi che era già un miracolo potesse vedere dove stava andando.
Harry si voltò a guardare la fila verso la quale Hagrid si stava dirigendo e vide verso chi stava andando: vestito con giacca e pantaloni così grandi da ricordare le dimensioni di un piccolo tendone, c'era il gigante Grop, la cui testa spaventosa ed enorme come un macigno era piegata di lato, docile, quasi umana.
Hagid si sedette vicino al fratellastro e Grop gli dette un buffetto così forte sulla testa che le gambe della sedia cedettero e Hagrid rovinò per terra. Harry avvertì un impellente bisogno di ridere. Ma la musica si spense e guardò nuovamente davanti a sé.
Un piccolo uomo, coi capelli arruffati e vestito completamente di nero si era alzato e stava in piedi di fronte al corpo di Silente. Harry non riusciva a sentire cosa stava dicendo. Strane parole sembravano fluttuare nell'aria sopra le centinaia di teste. «Nobiltà di spirito»... «contributo intellettuale»... «un cuore grande»... non volevano dire molto. Avevano poco a che vedere con il Silente che Harry aveva conosciuto. Si ricordò all'improvviso di quale fosse l' idea che Silente aveva di

«qualche parola: pigna, pizzicotto, manicotto e tigre», e di nuovo dovette trattenere una smorfia per non ridere... che gli stava succedendo? Un lieve sciabordio si fece sentire alla sua sinistra e vide che anche il popolo delle sirene era affiorato in superficie per ascoltare. Si ricordò di Silente accovacciato sul bordo dell'acqua, due anni prima, molto vicino a dove Harry sedeva in quel momento, che conversava con il capo delle sirene nella loro lingua. Harry si domandò dove l'avesse imparata. C'erano ancora così tante cose che non gli aveva mai chiesto e così tante che gli avrebbe dovuto dire... Solo allora, senza alcun preavviso, piombò su di lui la terribile realtà, più chiara ed innegabile di quanto non l'avesse percepita fino ad allora. Silente era morto, andato... strinse nel suo pugno il freddo medaglione con così tanta fino a farsi male, e non poté arrestare le calde lacrime che gli uscirono dagli occhi: distolse lo sguardo da Ginny e dagli altri e fissò un punto oltre il lago, in direzione della Foresta, mentre il piccolo uomo in nero parlava
monotonamente... intravide un movimento fra gli alberi. Anche i centauri stavano arrivando a porgere i loro omaggi. Non si spinsero all'aperto, ma Harry li vide fermi, abbastanza calmi, seminascosti dall'ombra, guardare i maghi, con i loro archi poggiati per terra al loro fianco. E Harry ricordò il suo primo viaggio da incubo nella Foresta, la prima volta che incontrò quella cosa che poi scoprì essere Voldemort, e come lo avesse
fronteggiato, e come lui e Silente avessero discusso poco dopo su come combattere quella che tutti credevano essere una battaglia persa.
È importante, disse allora Silente, combattere, e combattere ancora e continuare a combattere, solo così il male può essere relegato nel sua tana, sebbene non possa essere estirpato del tutto. E Harry stando là seduto sotto il sole vide molto chiaramente come le persone che tenevano a lui fossero cadute ad una ad una: sua madre, suo padre, il suo padrino ed infine Silente, tutti determinati a proteggerlo. Ma questo adesso sarebbe finito. Non avrebbe permesso a nessun altro di frapporsi tra lui e Voldemort; era giunto il momento di abbandonare per sempre l'illusione che avrebbe già dovuto abbandonare quando aveva un anno: che l'abbraccio protettivo dei suoi genitori avrebbe impedito a chiunque di fargli del male. Non c'era risveglio per questo incubo, nessuna parola di conforto nell'oscurità che gli dicesse che era al sicuro, che era tutto frutto della sua immaginazione; l'ultimo ed il più grande dei suoi protettori era morto e lui era più solo di quanto non fosse mai stato prima. Il piccolo uomo in nero aveva finito di parlare e si era seduto nuovamente. Harry aspettò pensando che qualcun altro si sarebbe alzato, si aspettava qualche altro discorso, magari dal Ministro, ma nessuno si mosse. Poi alcune persone gridarono. Alte e bianche fiamme avvolsero il corpo di Silente e il tavolo su cui giaceva: si alzavano sempre più in alto oscurandone il corpo. Un fumo bianco salì a spirale nell'aria disegnando strane forme: Harry pensò, ed il suo cuore si fermò un momento, di aver visto una fenice volare gioiosa nel blu, ma il secondo successivo il fuoco era svanito. Al suo posto c'era una bianca tomba di marmo, che custodiva il corpo di Silente ed il tavolo su cui riposava.
Ci furono alcune altre grida di stupore e paura quando una pioggia di frecce si alzò alta in aria, ma cadde a breve distanza dalla folla. Era, Harry lo sapeva, l'omaggio dei centauri: li vide girarsi e sparire dietro i folti alberi. Allo stesso modo il popolo delle sirene si immerse di nuovo lentamente nell'acqua verde e sparì dalla vista. Harry guardò Ron e Hermione: la faccia di Ron era girata all'insù anche se la luce del sole lo stava accecando. Il viso di Hermione era lucido per le lacrime.

Con un gesto triste, Harry si alzò, voltò le spalle alla tomba di Silente e s'incamminò lontano, costeggiando il lago. Muoversi gli sembrava molto più sopportabile che restare fermo: proprio come se iniziare al più presto a rintracciare gli Horcrux e uccidere Voldemort gli sembrava molto meglio che aspettare a farlo...
«Harry!» Si voltò. Rufus Scrimgeour stava zoppicando rapidamente verso di lui lungo la riva del lago, appoggiandosi al bastone da passeggio.
«Speravo di poter scambiare due parole... ti dispiace se faccio un pezzo di strada con te?»
«No» disse Harry con indifferenza, e riprese a camminare.
«Harry, questa è stata una terribile tragedia» disse Scrimgeour calmo. «Non ti so dire come sono inorridito quando l'ho saputo. Silente era un grandissimo mago. Avevamo le nostre divergenze di opinione, come sai, ma nessuno sa meglio di me...»
«Cosa vuole?» chiese Harry in tono deciso.
Scrimgeour sembrò infastidito ma, come prima, cambiò in fretta la sua espressione in una di addolorata comprensione.
«Ora chiaramente ti senti a pezzi,» disse. «So che eri molto legato a Silente. Penso che tu sia stato il suo alunno preferito. L'unione tra voi due...»
«Cosa vuole?» ripetè Harry, fermandosi.
Anche Scrimgeour si fermò, appoggiato al suo bastone, e fissò Harry, questa volta con un espressione pungente.
«Si dice che tu fossi con lui quando lasciò la scuola, la notte in cui è morto.»
«Chi lo dice» disse Harry.
«Qualcuno ha catturato un Mangiamorte in cima alla torre, dopo la morte di Silente. E c'erano due manici di scopa là su. Il Ministero sa fare due più due, sai Harry?»
«Felice di saperlo» rispose «Comunque, dove sono andato con Silente e quello che abbiamo fatto sono affari miei. Lui non voleva che nessun altro lo sapesse.»
«La tua lealtà è ammirevole, certamente» disse Scrimgeour, che sembrava trattenere a stento la sua irritazione. «Ma Silente se n'è andato, Harry. Se n'è andato per sempre.»
«Se ne sarà andato dalla scuola solo quando qui nessuno sarà più leale nei suoi confronti» disse Harry, sorridendo tra se.
«Mio caro ragazzo… neanche Silente può ritornare dal…»
«Non sto dicendo che può. Lei non può capire. Comunque non ho nient'altro da dirle.»
Scrimgeour esitò per un momento, poi disse, in quello che supponeva fosse un tono delicato «Il Ministero può offrirti qualunque tipo di protezione, lo sai, Harry. Sarei molto lieto di mettere una coppia dei miei Auror al tuo servizio...»
Harry rise.

«Voldemort in persona mi vuole uccidere, e gli Auror non lo fermeranno. Quindi grazie dell'offerta, ma non posso accettare.»

«Non essere ridicolo, il Ministero è l'unico che può proteggerti» disse Scrimgeour accalorandosi.

«Il ministero non è nemmeno in grado di arrestare Mangiamorte veri» scattò Harry «Stean Picchetto è ancora rinchiuso?»

Scrimgeour divenne di un ripugnante color porpora, che ricordava incredibilmente lo zio Vernon. «Tu non puoi...»

sentì distintamente dei bassi veloci alle spalle «Harry, tutto bene?» chiese Byron affiancandolo

«Benissimo» rispose incrociando il suo sguardo «Il ministro mi ha fatto le condoglianze e se ne stava andando»

«Ottimo» annuì Byron osservando Scrimgeour «Buona giornata Ministro»

Scrimgeour li fissò per un momento, prima di girarsi con uno sbuffo e allontanarsi zoppicando.

Harry riuscì a vedere Percy e il resto della delegazione del Ministero che lo stava aspettando, lanciando sguardi nervosi verso Hagrid e Grop che stavano singhiozzando nei loro sedili.
«Che cosa voleva Scrimgeour?» sussurrò Byron.
«La stessa cosa che voleva a Natale» delle informazioni su Silente» disse Harry scrollando le spalle.
Per un attimo sembrò che Byron stesse lottando con se stesso, poi si voltò in silenzio a guardare il castello.

«Io non tornerò neanche se dovesse riaprire» disse Harry.
«Me lo immaginavo» annuì senza guardarlo «Severus mi ha detto che devi fare una cosa importante, hai la tua prima missione ufficiale» disse con un leggero sorriso. Anche Harry sorrise guardando il castello «Tu dove andrai?»

«Non lo so ancora» sospirò «L'unica certezza è che abbiamo ancora un'ultima occasione per obbligare Severus a ballare»

Harry si voltò a guardarlo confuso, anche Byron si girò.

«Il matrimonio di Bill e Fleur.»
Harry lo guardò stupito, l'idea che una cosa così normale come un matrimonio potesse ancora esistere, sembrava incredibile, e meravigliosa.
«Giusto.» disse alla fine.
La mano di Harry si chiuse istintivamente attorno al falso Horcrux.

 
 

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Capitolo 31
*** ADDIO ***


«Dobbiamo trasferire Potter il prima possibile da quella casa babbana a un luogo sicuro, quando la traccia sarà sparita.» stava dicendo Moody incrociando le dita introno alla testa del grosso bastone

«Dobbiamo farlo prima.» intervenne Piton. «Già sabato se ci riusciamo.»

«Non è sicuro, non c'è modo di trasferirlo senza attirare l'attenzione» disse Lupin seduto al lungo tavolo di fianco a Tonks.

«Non è un problema, possiamo trasformarlo con un po' di polisucco, nessuno lo riconoscerà.»

«Ma ha ancora la traccia addosso» ricordò Lupin. «Dovremmo aspettare»

«Più aspettiamo più è in pericolo» ribatté Piton con forza «Non possiamo agire sulla sua casa babbana senza che il ministero lo venga a sapere, e ora ci sono troppi infiltrati nell'Ufficio del Trasporto Magico. Se Potter si Materializza o usa la Metropolvere, lo sapranno all'istante.»

«Possiamo usare una casa dell'Ordine» annuì Malocchio «Tonks tuo padre magari…»

«Oh a casa nostra» si fece avanti Arthur Weasley. «È abbastanza grande per tutti, Harry sarà al sicuro li»

«Possiamo aggiungere qualche protezione extra» riflette Tonks scuotendo i capelli viola. «Senza destare troppi sospetti, in fondo sei un funzionario del Ministero.»

«Tutte quelle necessarie» concordò Malocchio

«Ma come lo spostiamo?» Domandò Lupin incrociando le braccia.

«Con la polisucco» sussurrò Piton con lo sguardo fisso sulla superficie scura del tavolo.

«Ma abbiamo detto che non si può» rispose Tonks aggrottando le sopracciglia colorate.

«Non per Potter.» disse Piton «Ma per tutti gli altri.»

*  *  *

Nella camera di Privet Drive, Harry giocherellò con lo zaino contemplando con leggerezza la prospettiva di lasciare, probabilmente per sempre, zia, zio e cugino, tuttavia l'atmosfera era strana. Che cosa ci si dice alla fine di sedici anni di solida antipatia? infilò un paio di noci tra le sbarre della gabbia di Edvige. Caddero con tonfi sordi sul fondo e lei le ignorò.
«Ce ne andremo presto, prestissimo» le promise.

«E poi potrai volare di nuovo»
Suonò il campanello. Harry esitò, poi uscì dalla sua stanza e scese le scale: era troppo chiedere a Hestia e Dedalus di affrontare i Dursley da soli.
«Harry Potter!» squittì una voce eccitata quando lui aprì la porta; un ometto in tuba color malva gli fece un profondo inchino. «È sempre un onore!»
«Grazie, Dedalus» disse Harry, rivolgendo un sorrisetto imbarazzato a Hestia, una strega dai capelli scuri. «È gentile da parte vostra... sono di là, i miei zii e mio cugino...»
«Buongiorno a voi, parenti di Harry Potter!» esclamò Dedalus allegro, entrando a grandi passi nel salotto. I Dursley non parvero affatto felici di sentirsi apostrofare così; Harry quasi si aspettava un altro voltafaccia. Alla
vista di mago e strega, Dudley si rannicchiò vicino alla madre.
«Vedo che siete già pronti. Eccellente! Il piano, come vi ha detto Harry, è semplice» spiegò Dedalus, sfilando un immenso orologio da taschino dal panciotto. “Ce ne andremo prima di Harry. Dato il rischio che si correrebbe usando la magia in casa vostra, Harry è ancora minorenne e il Ministero avrebbe una scusa per arrestarlo, andremo in auto per una quindicina di chilometri, diciamo, prima di Smaterializzarci fino al luogo sicuro che abbiamo scelto per voi. Lei sa guidare, da quel che ho capito?» chiese con garbo a Vernon Dursley.

«Se so...? Ma che cavolo, certo che so guidare!» farfugliò zio Vernon.
«Complimenti, signore, complimenti davvero; personalmente tutti quei bottoni e pomelli mi manderebbero in confusione» disse Dedalus, convinto di adulare Vernon Dursley, che a ogni parola di Dedalus stava visibilmente
perdendo fiducia nel piano.
«Non sa neanche guidare» borbottò, coi baffi che si increspavano dall'indignazione, ma per fortuna né Dedalus né Hestia lo sentirono. «Tu, Harry...» riprese Dedalus. «Aspetterai qui la tua scorta. C'è stato un piccolo cambiamento...»
«Cosa significa?» sbottò Harry. «Credevo che Malocchio mi avrebbe portato via con una Materializzazione Congiunta.»
«Non si può» tagliò corto Hestia. «Malocchio ti spiegherà.»
I Dursley, che avevano ascoltato tutto con aria ottusa, balzarono su quando una voce forte strillò: «Sbrigatevi!» Harry si guardò intorno prima di capire che la voce veniva dall'orologio di Dedalus.
«Giusto, i tempi sono molto stretti.» Dedalus annuì e ripose l'orologio nel panciotto. «Stiamo cercando di sincronizzare la tua partenza da casa con la Smaterializzazione della tua famiglia, Harry; di conseguenza l'incantesimo si infrangerà non appena sarete tutti partiti per un luogo sicuro»
Si rivolse ai Dursley. «Bene, siamo pronti?»
Nessuno gli rispose; zio Vernon stava ancora fissando sconvolto il taschino gonfio nel panciotto di Dedalus.
«Forse dovremmo aspettare fuori, nell'ingresso, Dedalus» mormorò Hestia; evidentemente riteneva indelicato restare nella stanza mentre Harry e i Dursley si scambiavano addii affettuosi e forse lacrimevoli.
«Non ce n'è bisogno» borbottò Harry, ma zio Vernon rese inutile ogni altra spiegazione esclamando: «Bhe, allora addio, ragazzo.»
Fece scattare in su il braccio destro per stringergli la mano, ma all'ultimo momento parve incapace di farlo e si limitò a serrare il pugno e a farlo oscillare come un metronomo.
«Pronto, Didino?» chiese zia Petunia, trafficando con il fermaglio della borsetta per evitare di guardare Harry.
Dudley non rispose, ma rimase lì con la bocca socchiusa. A Harry ricordò un po' il gigante Grop.
«Andiamo, allora» disse zio Vernon.
Era già sulla soglia del salotto quando Dudley borbottò: «Non capisco.»
«Che cos'è che non capisci, Patatino?» chiese zia Petunia, guardando il figlio. Dudley alzò una manona simile a un prosciutto per indicare Harry.

«Perché lui non viene con noi?»
Zio Vernon e zia Petunia restarono paralizzati, fissando Dudley come se avesse appena espresso il desiderio di diventare una ballerina.
«Che cosa?» tuonò zio Vernon.
«Perché non viene anche lui?»
«Be', lui... lui non vuole» rispose zio Vernon. Si voltò a guardare storto Harry e aggiunse: «Non vuoi, vero?»
«Nemmeno un po’» confermò Harry.
«Visto?» disse zio Vernon a Dudley. «Adesso dai, che si va.»
Marciò fuori dalla stanza; udirono la porta d'ingresso aprirsi, ma Dudley non si mosse e dopo qualche passo incerto anche zia Petunia si fermò.
«Cosa c'è adesso?» abbaiò zio Vernon, ricomparso sulla soglia del salotto.
Sembrava che Dudley fosse alle prese con concetti troppo complicati da trasformare in parole. Dopo alcuni istanti di lotta interiore evidentemente dolorosa, chiese:

«Ma dov'è che va?»
Zia Petunia e zio Vernon si scambiarono un'occhiata. Era chiaro che Dudley li preoccupava. Hestia Jones infranse il silenzio.
«Ma... naturalmente sapete dove va vostro nipote, vero?» domandò, esterrefatta.
«Certo che lo sappiamo» rispose Vernon Dursley. «Va via con qualcuno dei vostri, no? Bene, Dudley, saliamo in macchina, hai sentito quello, siamo di fretta.»
Di nuovo, Vernon Dursley marciò fino alla porta d'ingresso, ma Dudley non lo seguì.
«Via con qualcuno dei nostri?»

Hestia aveva l'aria offesa.
«Va tutto bene» la rassicurò Harry. «Non importa, sul serio»
«Non importa?» ripeté Hestia, alzando il tono di voce, minacciosa.
«Questa gente non capisce quello ch e hai passato? Che pericolo corri? La posizione unica che occupi nei cuori di chi combatte contro Voldemort?»
«Ehm... no, veramente no» rispose Harry.

«Credono che io sia inutile, in verità, ma ci sono abituato...»
«Io non credo che sei inutile»
Se Harry non avesse visto le labbra di Dudley muoversi, non ci avrebbe creduto. Fissò il cugino a lungo prima di accettare l'idea che fosse stato lui a parlare; intanto, Dudley era diventato tutto rosso. Anche Harry era imbarazzato e stupito.
«Be'... ehm... grazie, Dudley»
Di nuovo, Dudley parve lottare con pensieri troppo ingombranti per essere espressi e infine borbottò: «Mi hai salvato la vita»
«Non proprio» lo corresse Harry. «Era la tua anima che si sarebbero portati via i Dissennatori…»
Guardò incuriosito il cugino. Non avevano avuto praticamente alcun contatto quell'estate e nemmeno la precedente, visto che Harry era tornato in Privet Drive per un periodo tant o breve ed era rimasto quasi sempre chiuso in camera. Ora tuttavia a Harry venne in mente che la tazza di tè freddo calpestata quella mattina non era uno scherzo id iota. Pur commosso, fu comunque sollevato quando si accorse che il cugino aveva esaurito la sua capacità di esprim ere i propri sentimenti. Dopo aver aperto la bocca ancora una o due volte, Dudley sprofondò in un silenzio paonazzo.

Zia Petunia scoppiò in lacrime. Hestia Jones le scoccò uno sguardo di approvazione che divenne indignato quando zia Petunia corse avanti e abbracciò Dudley invece di Harry.
«C-così dolce, Didino...» singhiozzò, affondata nel suo petto massiccio,
«U-un ragazzo così adorabile... che dice g-grazie...»
«Ma non ha detto grazie!» esclamò Hestia indignata. «Ha detto solo che non pensa che Harry sia inutile!»
«Be', ma detto da Dudley è come un ti voglio bene» le spiegò Harry, combattuto tra l'irritazione e la voglia di ridere. Intanto zia Petunia continuava a stringersi a Dudley come se avesse appena salvato Harry da un edificio in fiamme.
«Andiamo o no?» ruggì zio Vernon, ricomparso per l'ennesima volta sulla soglia del salotto.

«Avevo capito che i tempi erano stretti»
«Sì... sì, lo sono» Dedalus Lux, che aveva seguito gli scambi un po'
confuso, parve scuotersi. «Dobbiamo proprio andare. Harry…»
Incespicò e strizzò la mano di Harry nelle sue.
«... buona fortuna. Mi auguro che ci rivedremo. Le speranze del mondo
magico posano sulle tue spalle»
«Oh» rispose Harry «certo. Grazie»
«Addio, Harry» disse Hestia, stringendogli a sua volta la mano. «Sei nei nostri pensieri»
«Spero che vada tutto bene« aggiunse Harry, rivolto a zia Petunia e Dudley.
«Oh, sono sicuro che diventeremo amiconi» esclamò Lux allegramente, sventolando il cappello mentre usciva. Hestia lo seguì.
Dudley si liberò con dolcezza dalla presa della madre e avanzò verso Harry, che dovette reprimere il desiderio di minacciarlo con la magia. Poi tese la manona rosea.
«Accidenti, Dudley» disse Harry, sovrastando i rinnovati singhiozzi di zia Petunia «i Dissennatori ti hanno soffiato dentro un'altra personalità?»
«Non so» bofonchiò Dudley. «Ci vediamo, Harry»
«Sì…» rispose Harry, afferrò la mano di Dudley e la strinse. «Magari. Stai bene, Big D.»
Dudley quasi sorrise, poi uscì dalla stanza. Harry udì i suoi passi pesanti sulla ghiaia del vialetto e poi la portiera di un'auto che sbatteva.

Zia Petunia, che aveva sepolto il viso nel fazzoletto, al tonfo si riscosse. Era chiaro che non si era aspettata di ritrovarsi sola con Harry. Ficcò rapida il fazzoletto umido nella tasca, balbettò:

«Be'... addio» e marciò verso la porta senza guardarlo.
«Addio» replicò Harry.
Lei si fermò e si voltò. Per un istante Harry ebbe la curiosa sensazione che volesse dirgli qualcosa; gli rivolse uno strano sguardo tremulo e parve esitare, ma poi, con un piccolo scatto della testa, seguì in fretta marito e figlio.

Harry aprì una porta sotto le scale. “È dove dormivo io! Non mi conoscevi allora... accidenti, mi ero dimenticato che era così stretto…»
Harry guardò le file di scarpe e di ombrelli e ricordò quando tutte le mattine apriva gli occhi e vedeva la parte di sotto della scala, quasi sempre adorna di un paio di ragni. Quelli erano i tempi prima che scoprisse la sua vera identità; prima che sapesse com'erano morti i suoi genitori o perché spesso succedevano strane cose attorno a lui. Ma Harry ricordava ancora i sogni che l'avevano perseguitato, anche in quei giorni: sogni confusi attraversati da lampi di luce verde e una volta - zio Vernon quasi si schiantò con l'auto quando Harry lo raccontò - da una motocicletta volante...
Si udì un improvviso, assordante ruggito. Harry si raddrizzò di colpo e picchiò la testa contro la bassa cornice della porta. Indugiò solo per fare sfoggio di alcune selezionate imprecazioni di zio Vernon, poi tornò barcollando in cucina, reggendosi la testa, e guardò fuori dalla finestra nel giardino sul retro.
L'oscurità s'increspò, l'aria stessa vibrò. Poi, a una a una, comparvero dal nulla diverse figure, mentre i loro Incantesimi di Disillusione svanivano. A dominare la scena era Hagrid, con casco e occhialoni, in sella a una moto enorme con un sidecar nero. Attorno a lui, altri smontavano dai manici di scopa e, in due casi, da scheletrici cavalli con le ali nere.
Harry spalancò la porta sul retro e si precipitò fra loro. Si levò un coro di saluti: Hermione gli gettò le braccia al collo, Ron gli batté la mano sulla
schiena e Hagrid tuonò: «Tutto a posto, Harry? Pronto per andare?»
«Prontissimo» rispose Harry, sorridendo a tutti.

«Ma non mi aspettavo che foste così tanti!»
«Cambio di programma, Piton ha avuto un colpo di genio» ringhiò Malocchio, che reggeva due enormi sacchi gonfi. Il suo occhio magico roteava, spostandosi dal cielo buio alla casa e al giardino con una rapidità da stordire.

«Andiamo dentro, poi ti spieghiamo.»


Capitolo corto di transizione, il prossimo sarà più carico di avvenimenti e programmo di pubblicarlo tra pochissimi giorni

 
 

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Capitolo 32
*** INSEGUIMENTO ***


Harry li condusse tutti in cucina dove, tra risa e chiacchiere, si sedettero, si appollaiarono sui lustri banconi di zia Petunia o si appoggiarono ai suoi immacolati elettrodomestici: Ron, lungo e allampanato; Hermione, i capelli cespugliosi legati in una lunga treccia; Fred e George, con due sorrisi identici; Bill, capelli lunghi e brutte cicatrici; il signor Weasley, gentile, con la calvizie incipiente e gli occhiali un po' storti; Malocchio, sciupato, zoppo, l'occhio magico azzurro vivo che roteava nell'orbita; Tonks, i capelli corti del suo rosa preferito; Lupin, più grigio, più segnato; Fleur, snella e bellissima, i lunghi capelli di un biondo argenteo; Kingsley, calvo, nero, le spalle larghe; Hagrid, capelli e barba incolti, tutto gobbo per non picchiare la testa sul soffitto, e Mundungus Fletcher, piccolo, sudicio e depresso, con i suoi occhi cadenti da bassethound e i capelli impastati. Il cuore di Harry si allargò a quella vista: sentiva di volere un bene incredibile a tutti, compreso Mundungus, che aveva cercato di strangolare l'ultima volta che si erano incontrati.
«Kingsley, credevo che stessi sorvegliando il Primo Ministro Babbano» gridò attraverso la stanza.
«Per una notte può arrangiarsi» rispose Kingsley. «Tu sei più importante»
«Harry, indovina un po'?» esclamò Tonks da sopra la lavatrice, agitando la mano sinistra verso di lui: un anello scintillava all'anulare.
«Vi siete sposati?» ululò Harry, spostando lo sguardo da lei a Lupin.
«Mi spiace che tu non sia potuto venire, Harry, è stata una cosa molto intima»
«Ma è splendido, congra...»
«Va bene, va bene, avremo tempo dopo per scambiarci le ultime notizie»
ruggì Moody sovrastando il chiacchiericcio, e nella cucina calò il silenzio.
Moody lasciò cadere i sacchi e si rivolse a Harry. «Come probabilmente ti ha detto Dedalus, abbiamo dovuto abbandonare il piano A. Pius O'Tusoe è passato dall'altra parte, il che ci pone un grosso problema. Ha reso punibile con la carcerazione collegarsi a questa casa via Metropolvere, piazzarci una Passaporta o Materializzarcisi, in arrivo o in partenza. Tutto in nome della tua protezione, per evitare che Tu-Sai-Chi ti raggiunga. Perfettamente inutile, visto che l'incantesimo di tua madre ti protegge già. In realtà, ti impedisce di uscire di qui in sicurezza.
«Secondo problema: sei minorenne, il che vuol dire che hai ancora addosso la Traccia»
«Io non…»
«La Traccia, la Traccia!» esclamò Malocchio, impaziente.

«L'incantesimo che intercetta l'attività magica di chi ha meno di diciassette anni, il mezzo del Ministero per scoprire le pratiche magiche dei minori! Se tu, o chiunque attorno a te, getta un incantesimo per farti uscire da qui, O'Tusoe lo saprà, e anche i Mangiamorte.
«Non possiamo aspettare che la Traccia svanisca, perché nell'istante in cui compirai diciassette anni perderai tutta la protezione di tua madre. In breve: Pius O'Tusoe è convinto di averti incastrato.»

Harry non poté che essere d'accordo con l'ignoto O'Tusoe.
«E allora che cosa facciamo, che ha detto Piton?»
«Useremo i mezzi di trasporto che ci rimangono, i soli che la Traccia non può individuare, perché non abbiamo bisogno di incantesimi per usarli: scope, Thestral e la moto di Hagrid.»
Harry vedeva delle falle nel piano; ma si trattenne per dare a Malocchio il modo di enunciarle.
«Ora, la protezione di tua madre si infrangerà solo in due circostanze: quando compirai gli anni, oppure» e Moody indicò la cucina immacolata «quando questo posto non sarà più casa tua. Tu e i tuoi zii state prendendo
strade diverse stasera, e siete consapevoli che non vivrete mai più insieme, giusto?»
Harry annuì.
«Abbiamo deciso di infrangerlo in anticipo, perché l'alternativa è aspettare che Tu-Sai-Chi venga a prenderti nel momento in cui compirai diciassette anni. L'unico vantaggio che abbiamo è che Tu-Sai-Chi non sa che ti trasferiamo stanotte. Abbiamo lasciato trapelare una falsa traccia al Ministero: sono convinti che resterai qui fino al trenta. Ma abbiamo a che fare con Tu-Sai-Chi, quindi non possiamo contare sul fatto che sbagli data; deve aver messo un paio di Mangiamorte a pattugliare i cieli in questa zona, tanto per stare sul sicuro. Così abbiamo attribuito a una dozzina di case diverse ogni protezione possibile. Potrebbero tutte essere il tuo nascondiglio designato, ognuna ha qualche legame con l'Ordine: la mia, quella di Kingsley, quella della zia di Molly, Muriel... chiaro, no?»
«Sì» rispose Harry, non del tutto sincero, perché vedeva ancora una voragine nel piano.
«Tu andrai dai genitori di Tonks. Quando ti troverai entro i confini degli incantesimi protettivi che abbiamo posto sulla loro casa, potrai usare una Passaporta fino alla Tana. Domande?»
«Ehm... sì» disse Harry. «Forse non scopriranno subito a quale delle dodici case sicure sono diretto, ma non risulterà evidente non appena» e fece un breve conto mentale «quattordici di noi punteranno verso i genitori di
Tonks?»
«Ah» rispose Moody, «ho dimenticato il punto saliente. Non saremo in quattordici a volare dai genitori di Tonks. Ci saranno sette Harry Potter in volo stanotte, ciascuno con un compagno, e ciascuna coppia sarà diretta a una casa sicura diversa.»
Moody estrasse dal mantello una fiaschetta piena di liquido simile a fango. Non dovette aggiungere altro; Harry colse al volo il resto del piano.
«No!» gridò, e la sua voce rimbombò nella cucina. «Non se ne parla!»
«Gliel'ho detto che avresti reagito così» commentò Hermione, con un certo compiacimento.
«Se credete che permetterò che sei persone rischino la vita...!»
«.. come se fosse la prima volta» osservò Ron.
«Questa volta è diverso, far finta di essere me... Piton non può aver detto una cosa simile, sa che non sarei d'accordo«
«Be', non è che siamo contenti, Harry» intervenne Fred. «Immagina se qualcosa va storto e restiamo per sempre degli idioti tutti ossa»
Harry non sorrise.
«Non potete farlo se non collaboro, vi devo dare dei capelli»
«Be', allora non se ne fa niente» disse George.

«È chiaro che non riusciremo mai a procurarci un po' di tuoi capelli se non collabori»
«Certo, tredici contro uno che non può usare la magia, non abbiamo chance» s'inserì Fred.
«Divertente» commentò Harry. «Proprio divertente»
«Se dovremo ricorrere alla forza, lo faremo» ringhiò Moody. Il suo occhio magico vibrò nell'orbita mentre scrutava torvo Harry. «Qui siamo tutti maggiorenni, Potter, e pronti a correre il rischio»
Mundungus scrollò le spalle e fece una smorfia; l'occhio magico di Moody si volse di lato per guardarlo con severità.
«Basta discutere. Il tempo passa. Voglio un po' di capelli, ragazzo. Adesso»
«Ma è una pazzia, non serve…»
«Non serve!» abbaiò Moody. «Con Tu-Sai-Chi là fuori e mezzo Ministero dalla sua? Potter, se siamo fortunati avrà abboccato e starà progettando di sorprenderti il trenta, ma sarebbe un pazzo se non avesse un paio di Mangiamorte di guardia, io ce li avrei. Forse non riescono ad arrivare a te o a questa casa finché l'incantesimo di tua madre tiene, ma sta per infrangersi, e sanno più o meno dove ti trovi. La nostra sola speranza è usare delle esche. Nemmeno Tu-Sai-Chi può dividersi in sette»
Harry incrociò lo sguardo di Hermione e lo distolse subito.
«Allora, Potter... un po' di capelli, prego»
Harry guardò Ron, che gli fece una smorfia come per dire fallo-e-basta.
«Ora!» ordinò Moody.
Con gli occhi di tutti puntati addosso, Harry si afferrò una ciocca di capelli in cima alla testa e tirò.
«Bene» disse Moody, e zoppicò verso di lui stappando la fiaschetta della Pozione. «Mettili qui, prego»
Harry lasciò cadere i capelli nel liquido melmoso. Non appena toccarono la superficie, la Pozione cominciò a schiumare e fumare, poi di colpo diventò limpida e brillante come l'oro.
«Ooh, sembri molto più appetitoso di Tiger e Goyle, Harry« commentò Hermione prima di notare le sopracciglia aggrottate di Ron. Arrossì e aggiunse: «Insomma, sai cosa voglio dire... la Pozione di Goyle sembrava moccio»
«Bene, i falsi Potter tutti in fila, prego» comandò Moody.
Ron, Hermione, Fred, George e Fleur si allinearono davanti al lavello splendente di zia Petunia.
«Ne manca uno» osservò Lupin.
«Eccolo« borbottò Hagrid. Sollevò Mundungus per la collottola e lo depositò accanto a Fleur, che arricciò ostentatamente il naso e si spostò tra Fred e George.
«Ve l'ho detto che preferivo fare il guardiano» bofonchiò Mundungus.
«Zitto» ringhiò Moody. «Come ti ho già detto, verme smidollato, qualunque Mangiamorte incontriamo vorrà catturare Potter, non ucciderlo. Silente ha sempre detto che Tu-Sai-Chi voleva finire Potter di persona. Sono i guardiani che si devono preoccupare, i Mangiamorte saranno ben lieti di ucciderli»
Mundungus non parve particolarmente rassicurato, ma Moody stava già sfilando dal mantello una mezza dozzina di bicchierini grandi come portauova, che distribuì prima di versare in ciascuno una piccola dose di Pozione Polisucco.
«Tutti insieme, allora…»
Ron, Hermione, Fred, George, Fleur e Mundungus bevvero. Tutti boccheggiarono e fecero smorfie quando la Pozione arrivò loro in gola: subito i loro tratti cominciarono a ribollire e deformarsi come cera calda. Hermione e Mundungus crebbero; Ron, Fred e George rimpicciolirono; i loro capelli si scurirono, quelli di Hermione e Fleur si ritrassero dentro il cranio.
Moody, tranquillo, si chinò per allentare i lacci dei grossi sacchi che aveva portato con sé; quando si rialzò, c'erano sei Harry Potter ansanti davanti a lui.
Fred e George si guardarono e dissero all'unisono:

«Ehi... siamo identici!»
«Non so, però, mi pare di essere sempre più bello di te» osservò Fred specchiandosi nel bollitore.
«Bah» fece Fleur, osservandosi nello sportello del microonde «Bill, non guardarmi, fascio spavonto»
«Per chi ha i vestiti troppo abbondanti, qui ce n'è di più piccoli« disse Moody, indicando il primo sacco. “e viceversa. Non dimenticate gli occhiali, ce ne sono sei paia nella tasca esterna. E quando sarete vestiti, i bagagli sono nell'altro sacco»
Il vero Harry pensò che probabilmente era la cosa più bizzarra che avesse mai visto, e ne aveva viste tante. Guardò i suoi sei sosia frugare nei sacchi, estrarre gli abiti, inforcare gli occhiali, metter via le proprie cose. Avrebbe voluto chiedere loro di mostrare un po' più di rispetto per la sua intimità quando si spogliarono tutti senza pudore, chiaramente molto più disinvolti nel mostrare il suo corpo che se fosse stato il loro.
«Lo sapevo che Ginny mentiva su quel tatuaggio» disse Ron, guardandosi il petto nudo.
«Harry, sei praticamente cieco» commentò Hermione inforcando gli occhiali.
Una volta vestiti, i falsi Harry presero dal secondo sacco zaini e gabbie: ciascuna conteneva una civetta delle nevi impagliata.

«Bene» disse Moody, quando finalmente ebbe di fronte sette Harry vestiti, occhialuti e bardati.

«Ecco le coppie: Mundungus viaggerà con me, su una scopa...»
«Perché io con te?» grugnì l'Harry più vicino alla porta sul retro.
«Perché tu sei quello da tenere d'occhio» ringhiò Moody, e mentre proseguiva la sua pupilla magica restò fissa su Mundungus: «Arthur e Fred…»
«Io sono George» disse il gemello indicato da Moody.

«Non ci distingui nemmeno quando siamo Harry?»
«Scusa, George…»
«Ci sei cascato, sono Fred…»
«Basta con gli scherzi!» latrò Moody. «Quell'altro... George, o Fred, o chi sei, tu vai con Remus. Mademoiselle Delacour…»
«Porto Fleur su un Thestral» disse Bill. “Non le piacciono le scope»
Fleur gli si avvicinò con un'espressione zuccherosa e remissiva che Harry sperò con tutto il cuore di non veder mai apparire sul proprio volto.
«Signorina Granger con Kingsley, anche voi su un Thestral…»

«Tieniti forte, Ron» fece Tonks, e Harry lo vide scoccare una furtiva occhiata colpevole a Lupin prima di stringerle la vita con le mani. Hagrid avviò la moto con un colpo di pedale; il motore ruggì come un drago e il sidecar cominciò a vibrare.
«Buona fortuna a tutti» urlò Moody. «Ci vediamo tra un'ora alla Tana. Al mio tre. Uno... due... TRE»
La moto mandò un enorme e barrito e Harry sentì uno strattone: saliva rapidamente, gli occhi che gli lacrima vano, i capelli spazzati via dal volto.
Attorno a lui anche le scope prendevano quota; la lunga coda nera di un Thestral passò fluttuando. Le gambe, compresse nel sidecar dalla gabbia di Edvige e dallo zaino, gli facevano già male e si stavano addormentando. Era così scomodo che quasi si scordò di dare un'ultima occhiata al numero quattro di Privet Drive: quando guardò oltre il bordo del sidecar, era già impossibile distinguere la casa dalle altre. Sempre più in alto nel cielo…
E poi, d'improvviso, dal nulla, furono circondati. Almeno trenta figure incappucciate, sospese a mezz'aria, formavano un vasto cerchio al centro del quale erano finiti i membri dell'Ordine, ignari…
Urla, lampi di luce verde da ogni dove: Hagrid ululò e la moto si ribaltò. Harry non sapeva più dov'erano: lampioni sopra di lui, grida intorno; si tenne aggrappato forte al sidecar. La gabbia di Edvige, la Firebolt e lo zaino gli scivolarono via tra le ginocchia…
«No... EDVIGE!»
La scopa precipitò roteando, ma Harry riuscì ad afferrare la cinghia dello zaino e la cima della gabbia mentre la moto si raddrizzava. Un istante di sollievo e poi un altro lampo verde. La civetta stridette e cadde sul fondo della gabbia.
«No... NO!»
La moto sfrecciò in avanti; Harry vide i Mangiamorte incappucciati rompere il cerchio prima che Hagrid piombasse su di loro.
«Edvige… Edvige…»
Ma la civetta giaceva immobile e patetica come un giocattolo. Harry non riusciva a capacitarsene, e il suo terrore per la sorte degli altri schizzò alle stelle. Guardò indietro e vide una massa di gente in movimento, fiammate verdi, due coppie di persone a cavallo delle scope che filavano via, lontane, ma non riuscì a riconoscerle... getti di luce verde gli sfiorarono l'orecchio sinistro: quattro Mangiamorte si erano separati dal cerchio e li insegui vano, mirando alla vasta schiena di Hagrid. Il pilota scartò, ma i Mangiamorte non mollarono; scagliarono altre maledizioni e Harry dovette abbassarsi nel sidecar per evitarle. Si voltò e gridò

«Stupeficium!» e un lampo di luce rossa partì dalla sua bacchetta, aprendo un varco tra i quattro inseguitori.
«Tienti forte, Harry, questo li sistema!» ruggì Hagrid, e Harry guardò in su appena in tempo per vederlo calare il ditone su un pulsante verde vicino all'indicatore di carburante.

Con un inconfondibile boato, dal tubo si sprigionò fuoco di drago, incandescente e azzurro, e la moto scattò in avanti come un proiettile in un fracasso di metallo lacerato. Harry vide i Mangiamorte deviare per evitare la scia mortifera di fiamme e allo stesso tempo sentì il sidecar ondeggiare paurosamente: i giunti di ferro che lo fissavano alla moto si erano spaccati per la forza dell'accelerazione.
«Tranquillo, Harry!» gridò Hagrid, appiattito sulla schiena dall'impeto della velocità; nessuno controllava il manubrio, e il sidecar cominciò a contorcersi violentemente nella scia della moto.
«Ci sono, Harry, non preoccuparti!» urlò Hagrid, e sfilò dalla tasca della giacca l'ombrello rosa a fiori.
«Hagrid! No! Lo faccio io!»
«REPARO!»
Un'esplosione assordante e il sidecar si staccò del tutto dalla moto. Harry filò in avanti, spinto dall'inerzia, poi cominciò a perdere quota...
Disperato, puntò la bacchetta sul sidecar e gridò:

«Wingardium Leviosa!»
Il carrozzino schizzò in alto come un tappo di spumante, ingovernabile ma almeno ancora in volo: Harry ebbe un solo istante di sollievo prima che altre maledizioni gli sfrecciassero accanto. I tre Mangiamorte si avvicinavano.
«Arrivo, Harry!» gridò Hagrid dall'oscurità, ma Harry sentì che il sidecar ricominciava a scendere: si rannicchiò più che po té, mirò in mezzo alle sagome sempre più vicine e urlò:

«Impedimenta!»
L'incantesimo colpì in pieno petto il Mangiamorte al centro: per un istante l'uomo rimase assurdamente a braccia spalancate, a mezz'aria, come se avesse sbattuto contro una barriera invisibile: uno dei compagni rischiò di urtarlo…
Poi il sidecar cominciò a precipitare. Il terzo Mangiamorte scagliò una maledizione così vicina che Harry dovette abbassarsi sotto il bordo della carrozzeria: sbatté contro il sedile e gli saltò via un dente...
«Arrivo, Harry, arrivo!»

Una mano enorme lo afferrò per i ves iti e lo estrasse dal sidecar in caduta libera; Harry trascinò con sé lo zaino, si arrampicò sul sedile della moto e si ritrovò schiena a schiena con Hagrid. Mentre sfrecciavano in alto, lontano dai due Mangiamorte superstiti, Harry sputò sangue, puntò la bacchetta verso il sidecar e urlò: «Confringo!«
Provò una tremenda fitta allo stomaco per Edvige quando lo vide esplodere; il Mangiamorte più vicino fu scaraventato giù dalla scopa e scomparve; l'altro rimase indietro e sparì alla vista.
«Harry, scusa, scusa» gemette Hagrid .«Non dovevo provare a ripararlo io... non ci stai...»
«Non è un problema, continua a volare« urlò di rimando Harry. Altri due Mangiamorte erano affiorati dal buio e si avvicinavano.

Le maledizioni ripresero a sfrecciare nello spazio che li separava, mentre Hagrid sterzava e zigzagava; Harry capì che non osava premere di nuovo il pulsante del fuoco di drago, con lui così in bilico. Spedì una raffica di Schiantesimi contro gli inseguitori, ma riuscì solo a rallentarli. Scagliò loro un'altra fattura bloccante: il Mangiamorte più vicino scartò per evitarla e il cappuccio gli cadde indietro. Alla luce rossa dello Schiantesimo seguente Harry riconobbe il volto stranamente in espressivo di Stan Picchetto...
«Expelliarmus!» gridò Harry.
«È lui, è lui, è quello vero!»

L'urlo del Mangiamorte ancora celato raggiunse Harry sopra il tuono del motore: un attimo dopo, entrambi gli inseguitori si erano fermati e non si vedevano più.
«Harry, cos'è successo?» mugghiò Hagrid «Dove sono andati?»
«Non lo so!»

Ci fu di nuovo un rombo stridente e assordante e il fuoco bianco-azzurro schizzò dal tubo di scappamento: Harr y si sentì scivolare via dal pezzetto di sella che occupava, Hagrid gli rovinò addosso riuscendo a stento a mantenere la presa sul manubrio…
«Li abbiamo seminati, Harry, mi sa che ce l'abbiamo fatta!» strillò Hagrid.

Ma Harry non ne era convinto; terrorizzato, guardava a destra e a sinistra in cerca di inseguitori che sarebbero giunti, di sicuro... perché erano rimasti indietro? Uno di loro aveva ancora la bacchetta... È lui, è quello vero... l'avevano detto subito dopo che aveva cercato di Disarmare Stan...

«Dai che ci siamo, Harry, ce l'abbiamo quasi fatta!» urlò Hagrid

Harry sentì la moto abbassarsi un po', ma le luci a terra sembravano ancora distanti come stelle. Poi la cicatrice in fronte gli arse come fuoco: su ciascun lato della moto apparve un Mangiamorte, e due Anatemi che Uccidono, scagliati da dietro, lo mancarono di un soffio...
E Harry lo vide. Voldemort volava come fumo nel vento, senza una scopa o un Thestral. Il suo volto da serpente brillava nel buio, le dita bianche levarono di nuovo la bacchetta... Hagrid emise un ruggito di terrore e sterzando si buttò con la moto in un tuffo verticale. Aggrappandosi stretto, Harry spedì Schiantesimi a caso nel vortice della notte. Vide un corpo cadere in volo e seppe di aver colpito un Mangiamorte, ma poi udì uno schianto e vide scintille vo lare dal motore; la moto girava in una spirale, senza più controllo...
Getti di luce verde li sf iorarono di nuovo. Harry aveva perso il senso dell'alto e del basso: la ci catrice bruciava ancora; era certo di morire da un momento all'altro. Una sagoma incappucciata su un manico di scopa era a poca distanza da lui, la vide alzare il braccio...
«No!»
Con un urlo rabbioso, Hagrid si lanciò dalla moto sul Mangiamorte; terrorizzato, Harry li vide precipitare, il loro peso era troppo per la scopa... Reggendosi a stento con le ginocchia alla moto in picchiata, Harry udì Voldemort che urlava: «Mio»
Era finita: non riusciva a vedere niente, sentì un fruscio alla sua sinistra, attraverso gli occhi brucianti riconobbe la sagoma di un Mangiamorte che usciva di scena vorticando e udì: «Avada…»
Il dolore della cicatrice lo costrinse a chiudere gli occhi, ma la sua bacchetta agì di propria iniziativa. Si sentì tirare la mano, intravide uno schizzo di fuoco dorato attraverso le palpebre socchiuse, udì un crac e un grido di rabbia. Il Mangiamorte superstite imprecò; Voldemort urlò “No!» in qualche modo, Harry si ritrovò col naso a un centimetro dal pulsante del fuoco di dr ago; lo premette con la mano libera e la moto eruttò altre fiamme, precipitando verso il suolo.

Harry si districò a fatica dai frammenti di metallo e cuoio che lo circondavano; cercando di rialzarsi affondò le mani in pochi centimetri di acqua fangosa. Non capiva dove fosse finito Voldemort e si aspettava di vederlo sbucare dall'oscurità da un momento all'altro. Qualcosa di caldo e bagnato gli colava lungo il mento e dalla fronte. Strisciò fuori dallo stagno e avanzò inciampando verso l'enorme massa scura di Hagrid.
«Hagrid! Hagrid, di' qualcosa...»
Ma la massa scura rimase immobile. «Chi è là? Potter? Sei Harry Potter?»
Harry non riconobbe la voce maschile. Poi una donna urlò: «Sono precipitati, Ted! Precipitati nel giardino!»
Gli girava la testa.
«Hagrid» ripeté stolidamente, e gli cedettero le ginocchia. Quando si riebbe, era disteso a pancia in su sopra quelli che sembravano cuscini; il braccio destro e le costole gli facevano male. Il dente caduto era stato fatto ricrescere. La cicatrice in fronte gli pulsava ancora.
«Hagrid?»
Aprì gli occhi e scoprì di essere disteso sul divano di un salotto sconosciuto, illuminato da un a lampada. Il suo zaino, bagnato e incrostato di fango, era sul pavimento. Un uomo biondo e panciuto lo osservava con espressione preoccupata.
«Hagrid sta bene, ragazzo» disse l'uomo. «Se ne sta prendendo cura mia moglie. Come ti senti? Qualcos'altro di rotto? Ti ho aggiustato le costole, il dente e il braccio. Sono Ted, fra parentesi, Ted Tonks... il padre di Dora»
Harry si alzò a sedere troppo in fretta: gli esplosero mille luci davanti agli occhi e gli vennero la nausea e il capogiro.
«Voldemort…»
«Calma, ora» mormorò Ted Tonks. Gli posò una mano sulla spalla e lo spinse di nuovo contro i cuscini. “È stata una brutta caduta. Cos'è successo? Qualcosa è andato storto con la moto? Arthur Weasley ha esagerato come al solito, lui e le sue diavolerie da Babbani?»
«No» rispose Harry, mentre la cicatrice gli pulsava come una ferita aperta. «Mangiamorte, un sacco... ci hanno inseguito…»
«Mangiamorte? Come sarebbe, Mangiamorte? Credevo che non sapessero che ti trasferivano stanotte, credevo...»
«Lo sapevano» tagliò corto Harry.
Ted Tonks alzò gli occhi al soffitto, come se potesse attraversarlo con lo sguardo e vedere il cielo.
«Be', ma i nostri incantesimi di protezione reggono, vero? Dovrebbero tenerli ad almeno cento metri di distanza in tutte le direzioni»
Harry capì come mai Voldemort era sparito: era successo nel momento in cui la moto aveva varcato la barriera degli incantesimi dell'Ordine. Si era appena alzato quando si aprì una porta e Hagrid la varcò a fatica, il volto coperto di fango e sangue: zoppicava un po' ma era miracolosamente salvo.
«Harry!»
Abbattendo due delicati tavolini e un'aspidistra, coprì in due passi la distanza che li separava e lo strinse in un abbraccio che rischiò di incrinare di nuovo le costole appena riparate. «Cavoli, Harry, com'è che hai fatto a uscirne vivo? Mi credevo che eravamo tutti e due andati»
«Sì, anch'io, non posso crederci...»
Harry tacque di botto; aveva appena notato la donna che era entrata alle spalle di Hagrid.

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Capitolo 33
*** CHIUDI LA MENTE ***


«Ecco la tua bacchetta, ragazzo» disse Ted, toccandogli il braccio con quella. «Ti era caduta. Lei è mia moglie.»
Man mano che si avvicinava, la somiglianza della signora Tonks con la sorella Bellatrix si affievolì: aveva i capelli di un morbido castano chiaro e gli occhi più grandi e più dolci. Tuttavia, assunse un'espressione piuttosto altera dopo l'esclamazione di Harry.
«Che cosa è successo a nostra figlia?» chiese.

«Hagrid ha detto che siete caduti in un'imboscata; dov'è Ninfadora?»
«Non lo so» rispose Harry ancora stordito. «Non sappiamo cos'è successo agli altri»
La donna e Ted si guardarono. Un misto di paura e senso di colpa attanagliò Harry; se qualcuno degli altri era morto, era colpa sua, tutta colpa sua. Aveva acconsentito al piano, dato i suoi capelli...
«La Passaporta» esclamò, ricordando all'improvviso. «Dobbiamo andare alla Tana e scoprire... poi potremo m andarvi un messaggio, o... o lo farà Tonks, quando sarà…»
«Dora starà benissimo, Andromeda» lo interruppe Ted. «Sa quello che fa, ha corso un sacco di rischi con gli Auror. La Passaporta è di qua» aggiunse, rivolto a Harry.

«Parte fra tre minuti, se volete prenderla»

«Sicuro» rispose Harry. Afferrò lo zaino e se lo gettò sulle spalle. «Io…»

Guardò la signora Tonks. Avrebbe voluto scusarsi per l'apprensione in cui la lasciava e per cui si sentiva tremendamente responsabile, ma gli affiorarono alle labbra solo parole vuote e insincere.
«Dirò a Tonks... a Dora... di mandarvi un messaggio, quando... grazie per averci rimessi in sesto, grazie di tutto. Io…»
Fu lieto di uscire dalla stanza e di seguire Ted Tonks lungo un breve corridoio fino a una camera da letto. Hagrid, dietro di loro, si chinò per non battere la testa contro l'architrave.
«Ecco, figliolo. Quella è la Passaporta»
Il signor Tonks indicò una piccola spazzola d'argento sul tavolino da toilette.
«Grazie» disse Harry, e vi posò un dito, pronto a partire.
«Un momento» fece Hagrid, guardando si intorno. «Harry, dov'è Edvige?»
«È... l'hanno colpita» rispose Harry.
Il peso dell'accaduto gli rovinò addosso: si vergognò di se stesso, le lacrime gli bruciavano gli occhi. La civetta era stata la sua fedele compagna, il solo profondo legame co l mondo magico tutte le volte che era dovuto tornare dai Dursley.
Hagrid tese la manona e gli assestò una dolorosa pacca sulla spalla.
«Non importa» disse, burbero. «Non importa. Ha avuto una gran bella vita…»
Con uno strappo all'ombelico, come tirato da un amo e una lenza invisibili, Harry fu trascinato nel nulla. Vorticando in maniera incontrollabile, il dito incollato alla Passaporta, lui e Hagrid vennero scagliati lontano dal signor Tonks; qualche istante dopo Harry sentì i piedi che urtavano il suolo e cadde carponi nel cortile della Tana. Udì delle urla. Gettò via la spazzola che non brillava più, si alzò, ondeggiò appena, e vide la signora Weasley e Ginny scendere di corsa gli scalini de lla porta sul retro. Anche Hagrid era crollato al suolo nell'atterraggio e si stava rialzando faticosamente.
«Harry! Sei quello vero? Che cos'è successo? Dove sono gli altri?» gridò la signora Weasley.
«Come sarebbe? Gli altri non sono ancora tornati?» chiese Harry, ansante.
La risposta si leggeva sul volto pallido della signora Weasley.
«I Mangiamorte ci stavano aspettando» le raccontò Harry. «Ci hanno circondato appena dopo il decollo... sapevano che er a per stanotte... non so cosa è successo agli altri. Ci hanno inseguito in quattro, siamo riusciti a scappare e poi ci ha raggiunto Voldemort…»
Avvertì il tono di scusa nella propria voce, la supplica che capisse come mai non sapeva nulla dei suoi figli, ma...
«Grazie al cielo voi state bene» lo interruppe lei, e lo strinse in un immeritato abbraccio.
«Non è che hai del brandy, eh, Molly?» chiese Hagrid, un po' scosso. «A scopo medicinale?»
Byron uscì lentamente dalla cucina, Harry notò che aveva una aspetto meno sano dell'ultima volta che lo aveva visto, due aloni scuri appesantivano gli occhi, gli zigomi erano ben visibili e il viso sembrava più magro.
«Ron e Tonks dovevano tornare per primi, ma hanno perso la Passaporta, è arrivata senza di loro» spiegò, indicando una lattina arrugginita lì a terra. «E quella…» mostrò una vecchia scarpa da tennis «era di Arthur e Fred, dovevano essere i secondi ad arrivare. Tu e Hagrid eravate i terzi, e…»
controllò l'orologio «se ce l'hanno fatta, George e Lupin dovrebbero essere di ritorno tra un minuto»
La signora Weasley ricomparve con una bottiglia di brandy, che diede a Hagrid. Lui la stappò e se la scolò in un sorso.
«Mamma!» urlò Ginny correndo fuori dalla casa, indicando un punto a qualche metro di distanza.
Una luce azzurra si era accesa nel bu io: diventò più gran de e splendente e apparvero George e Lupin, girarono su se stessi e infi ne caddero. Harry capì subito che qualcosa non andava; Lupin sorreggeva George, svenuto, il volto coperto di sangue.

Harry scattò in avanti e afferrò George per le gambe. Insieme a Lupin lo trasportò in casa, oltre la cucina, nel salotto, dove lo deposero sul divano. Quando la luce illuminò la testa di George, Ginny trattenne il fiato e Harry si sentì stringere lo stomaco: gli mancava un orecchio. Il lato della faccia e il collo erano coperti di sangue fresco, di un rosso spaventoso. La signora Weasley si era appena chinata sul figlio quando

La porta d'ingresso si aprì con un basso cigolio, rivelando la scura figura di Severus Piton. Harry si voltò completamente a guardarlo, ma prima che potesse dire qualcosa si vide passare davanti Lupin che afferrò rudemente la giacca di Piton sbattendolo contro la parete alle sue spalle.

«Che accoglienza calorosa.» sussurrò Piton con la voce spezzata.
«Ehi!» esclamò Byron avvicinandosi rabbioso, Harry lo raggiunse serio. «Lascialo.» disse indignato. «Non ha fatto niente.»

«Niente?» chiese Lupin a denti stretti. «È stato lui a ridurre George così.»

«È stato un incidente» si affrettò dire Piton alzando il mento.

«Davvero?» La voce di Lupin era quasi irriconoscibile

«Stavo mirando a Dolohov, se non avessi virato…»

«Non azzardarti a dare al colpa a me Severus»

«E tu smettila di strattonarmi!»

«Mollalo» si intromise Byron con la voce bassa

Lupin lo ignorò. «Non dovresti essere qui»

«Volevo vedere se stava bene» si giustificò Piton stanco.

«Quanta premura» sussurrò Lupin assottigliando lo sguardo «Severus Piton non metterebbe a rischio la sua copertura per…»

Harry sbuffò «Chi è il Principe Mezzosangue?» chiese alzando la voce per sovrastare quella di Lupin.

Piton lo osservò serio per alcuni istanti prima di sospirare

«Io, mi sono firmato così nel vecchio libro di pozioni di mia madre, lo stesso che hai trovato nelle scorte di Lumacorno l'anno scorso» spiegò.

«È lui» assicurò Harry

Lupin passò lo sguardo dall'uno a l'altro un paio di colte, prima di lasciare la presa sulla giacca di Piton.

«Grazie tante» sussurrò ironico dando una spallata contro Remus «Allora, come sta?» Domandò avvicinandosi al divano su cui era steso Geroge. La signora Weasley aveva fermato l'emorragia e alla luce delle lampade Harry vide un foro netto al posto dell'orecchio.
La signora Weasley si voltò e disse: «Non lo so, ha perso molto sangue.»
Piton si chinò davanti al divano e roteò la bacchetta sulla testa di Gorge in silenzio. La pelle intorno alla ferita parve riunirsi per pochi centimetri, prima di fermarsi di colpo.
  «Non posso farlo ricrescere, è stato tagliato dalla Magia Oscura e sostituirlo… non reggerebbe.» spiegò con gravità.
Molly poggiò incerta una mano sul braccio di Piton
  «Grazie» sussurrò
Dalla cucina si levò un gran baccano.
  «Ti dimostrerò chi sono, Kingsley, solo dopo aver visto mio figlio! Adesso fatti indietro, se ci tieni alla pelle!»
Harry non aveva mai sentito il signor Weasley urlare così. Irruppe nel salotto, la pelata lucida di sudore, gli occhiali storti, Fred alle sue spalle, entrambi pallidi ma illesi.
  «Arthur!» gridò la signora Weasley fra i singhiozzi. «Oh, sia ringraziato il cielo!»
  «Come sta?»
Il signor Weasley cadde in ginocchio accanto a George. Per la prima volta da che Harry lo conosceva, Fred era a corto di parole. Guardava a bocca aperta la ferita del gemello come se non riuscisse a credere ai suoi occhi.
Forse ridestato dal rumore, George si mosse.
  «Come ti senti, Georgie?» sussurrò la signora Weasley.
Le dita di George sfiorarono il lato della testa.
  «Romano» mormorò.
  «Che cos'ha che non va?» gracchiò Fred, terrorizzato. «Ha subito un danno al cervello?»
  «Romano» ripeté George, aprendo gli occhi e guardando il fratello.

«Sai… mi sento un po' romano. Come il foro. Il foro, Fred, capito?»
La signora Weasley singhiozzò più forte che mai. Un rossore tinse il volto pallido di Fred.
«Patetico» disse a George. «Patetico! Con un mondo di battute possibili sulle orecchie, scegli romano?»
«Ah, bhe» ribatté George, sorridendo alla madre bagnata di lacrime. «Adesso almeno riuscirai a distinguerci, mamma.»
Si guardò intorno, i suoi occhi stanchi si fermarono su Piton.

«La morte è venuta a prendermi? Io pensavo di potermela cavare per questa volta» disse tossicchiando

Fred sorrise «Non è la morte Georgie, è la zia Bell»
Piton si voltò a fulminare Fred.
  «Non può farci niente, non siamo più suoi studenti» si difese il ragazzo alzando la mani.
Piton si limitò a scuotere la testa mentre si alzava in piedi, quasi andò a sbattere contro Byron.
  «Ma tu sei sempre in mezzo?» sbottò
  «Sempre alle tue spalle zia Bell» annuì
  «Ah piantala» lo scansò per andare verso la cucina.
Harry lo seguì.
  «Quindi non indossa pantaloni di pelle mentre è fra i cattivi» disse studiandolo con un ghigno.
L'uomo alzò un sopracciglio torvo. «Ho vagato nella tua mente, ma ora non voglio sapere quali perverse fantasie ci siano»

Harry scoppiò a ridere senza riuscire a trattenersi.

  «Bello che tu prenda con leggerezza il fatto di essere quasi morto» commentò
  «Sarà l'abitudine» annuì Harry «Lei come sta?»
  «Starei meglio se tu non fossi un'idiota»
  «Che ho fatto?» Domandò confuso.
  «Cosa non hai fatto» calcò Piton «Ti hanno riconosciuto nella fuga»
  «Edvige…»
  «Non per la tua civetta» lo interruppe seccamente «Ti sei limitato a disarmare»
  «Era Stan Picchetto!» Rispose sgomento
  «Non importa chi è, il tempo di Disarmare è finito. La fuori cercano di ucciderti, non puoi rispondere sempre con Expelliarmus« disse con gravità. «È diventata praticamente la tua firma.»
  «Avrei dovuto uccidere Stan?» chiese Harry, adirato.
  «Se necessario sì» rispose Piton «Siamo in guerra, non ci sono regole di duello, o uccidi o vieni ucciso»
Si sentiva un idiota, eppure aveva ancora un residuo di sfida.
  «Non ucciderò la gente solo perché mi capita davanti« disse. «Lo lascio fare a Voldemort.»

Piton aprì la bocca e la richiuse senza dire nulla. Lo osservò con attenzione, come alla ricerca di qualcosa

«Non esiste solo l'Avada Kedavra, usa altri incantesimi, schianta» propose infine.

Harry annuì «Non finirà nei guai per essere venuto qui, vero?»

«No, ci siamo tutti divisi dopo che... diciamo che nessuno ha davvero voglia di stare vicino al Signore Oscuro ora, gli sei sfuggito per l'ennesima volta.»

«Non sono stato io« ribatté Harry in tono piatto.

«È stata la mia bacchetta. La mia bacchetta ha agito di sua volontà.»
Piton inclinò la testa di scatto «Istinto?»
«No» insisté Harry. «La moto stava cadendo, non sapevo dov'era Voldemort, ma la bacchetta mi si è rigirata nella mano, l'ha trovato e gli ha scagliato un incantesimo che non ho nemmeno riconosciuto. Non avevo mai fatto apparire delle fiamme d'oro.»

Piton annuì in silenzio passandosi due dita sulle labbra «Il Signore Oscuro ha usato la bacchetta di Lucius, pensa che le vostre bacchette siano gemelle e per questo non si possano scontrare, ma a quanto parte anche usandone un'altra non cambia molto»

«Ma non ha senso» si lamentò Harry

«Poche cose hanno senso» bisbigliò Piton

Sentì una fitta violenta alla cicatrice, riuscì a stento a non lamentarsi ad alta voce. Piton se ne accorse subito.

«Chiudi la mente» ordinò abbassando la voce

«Ci sto provando» mugugnò sfregandosi la fronte.

«Mi avevi detto che usando la bacchetta di un altro avrei risolto il problema»
E nella sua mente esplose la visione di un vecchio emaciato, vestito di stracci, disteso su un pavimento di pietra, che urlava, un urlo terribile, prolungato, l'urlo di un dolore insopportabile…
«No! No! Vi supplico, vi supplico…»

«Hai mentito a Lord Voldemort, Olivander!»
«No... Giuro di no…»
«Hai cercato di aiutare Potter, di aiutarlo a sfuggirmi!»
«Giuro di no... Credevo davvero che una bacchetta diversa avrebbe funzionato…»
«Allora spiegami che cos'è successo. La bacchetta di Lucius è distrutta!«»
«Non capisco... il legame... esiste solo... tra le vostre due bacchette…»
«Menzogne»
«Per favore... vi supplico…»

E Harry vide la mano bianca levare la bacchetta e sentì il fiotto di rabbia di Voldemort, vide il vecchio fragile sul pavimento contorcersi per il dolore... il mondo si mosse bruscamente, aprì gli occhi trovandosi a pochi centimetri dal volto di Piton, le mani dell'uomo strette intorno alle sue spalle mentre lo scuoteva con vigore.
  «Potter... chiudi... la... mente» scandì fissandolo.
Harry respirò profondamente cercando di concentrarsi sugli occhi neri davanti a se. Sentì le grida in lontananza farsi sempre più lievi, mentre la cicatrice continuava a formicolare. Vagò sul volto dell'uomo cercando ogni piccolo dettaglio, una piega appena accennata sulla fronte, un paio di segni ai lati della bocca, le labbra sottili. Sentì il battito farsi più calmo e annui leggermente.
Piton lo lasciò andare lentamente, le dita ancora tese pronte a prenderlo, come se si aspettasse di vederlo cadere.
  «Il Signore Oscuro sta acquisendo sempre più potere, non lasciarlo entrare anche nella tua testa»
Lo sguardo di Harry indugiò per un altro istante sulle labbra di Piton, non lo aveva mai osservato bene e nemmeno così vicino.

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Capitolo 34
*** TESTAMENTO ***


Lo shock per la perdita di Malocchio aleggiò sulla casa nei giorni seguenti. Harry si aspettava di vederlo entrare zoppicando dalla porta sul retro come gli altri membri dell'Ordine, che andavano e venivano portando notizie. Sapeva che solo l'azione avrebbe lenito il suo senso di colpa e il dolore e che doveva intraprendere appena possibile la sua missione: trovare e distruggere gli Horcrux. Ma non era facile nemmeno cercare di pianificare le cose con Hermione e Ron con la casa così piena, Byron era spesso nella stessa stanza, anche se appena si rendeva conto che Harry abbassava la voce usciva dalla stanza sorridendo. Al contrario gli altri membri dell'ordine li tenevano d'occhio, come se temessero che Harry scappasse.
«Be', non puoi fare niente per gli…» Ron articolò in silenzio la parola Horcrux «finché non hai diciassette anni. Hai ancora addosso la Traccia. Ma fare i nostri piani qui o in un altro posto è lo stesso, no? Oppure...» e ridusse la voce a un sussurro «credi di sapere già dove si trovano i Tu-Sai-Cosa?»
«No» ammise Harry.
«Penso che Hermione abbia fatto un po' di indagini» disse Ron. «Ha detto che le teneva per quando saresti arrivato»
Erano seduti al tavolo della colazione; il signor Weasley e Bill erano appena andati a lavorare, la signora Weasley era salita a svegliare Hermione e Ginny, e Fleur era scivolata via per farsi un bagno.
«La Traccia finirà il trentuno» ribatté Harry. «Vuol dire che devo stare qui ancora solo quattro giorni. Poi potrò…»
«Cinque giorni» lo corresse Ron, deciso. «Dobbiamo stare per il matrimonio. Ci uccideranno se ce lo perdiamo»
Harry capì che si riferiva a Fleur e alla signora Weasley.
«È solo un giorno in più» suggerì Ron in risposta all'espressione ribelle di Harry.
«Non capiscono quanto è importante...?»
«Certo che no» rispose Ron. «Non ne hanno idea. E già che ci siamo, volevo proprio parlartene»
Ron guardò la porta che dava sull'atrio per accertarsi che sua madre non fosse di ritorno, poi avvicinò la bocca all'orecchio di Harry.
«La mamma sta cercando di far cantare me e Hermione. Per sapere che intenzioni abbiamo. Ci proverà anche con te, quindi preparati. Anche papà e Lupin ci hanno fatto delle domande, ma quando abbiamo detto che Silente ti aveva raccomandato di parlarne solo con noi, hanno lasciato perdere. La mamma no. È molto decisa»
La profezia di Ron si avverò poche ore dopo. Appena prima di pranzo, la signora Weasley prese da parte Harry chiedendogli di aiutarla a identificare un calzino solitario che pensava fosse uscito dal suo zaino. Dopo averlo incastrato nella minuscola lavanderia accanto alla cucina, buttò lì come nulla fosse: «A quanto pare, Ron e Hermione pensano che voi tre abbandonerete Hogwarts»
«Oh» rispose Harry. «Be', sì. È così»
Il mangano girava da solo in un angolo, strizzando quello che sembrava uno dei panciotti del signor Weasley.
«Posso chiedere perché rinunciate a completare la vostra istruzione?» proseguì la signora Weasley.
«Be', Silente mi ha lasciato... della roba da fare» borbottò Harry. «Ron e Hermione sanno tutto e vogliono venire anche loro»
«Che genere di roba
«Mi spiace, non posso…»
«Be', onestamente credo che io e Arthur abbiamo il diritto di saperlo e sono sicura che anche i Granger sarebbero d'accordo con me!« esclamò la signora Weasley. Harry aveva temuto l'offensiva del 'genitore preoccupato'. Si costrinse a guardarla negli occhi e notò che erano della stessa sfumatura di marrone di quelli di Ginny. Cosa che non aiutava.
«Silente non voleva che lo sapesse nessun altro, signora Weasley. Mi dispiace. Ron e Hermione non sono costretti a venire, sta a loro…»
«Secondo me non devi andare neanche tu!« sbottò lei, lasciando cadere ogni finzione. «Siete appena maggiorenni! È del tutto insensato: se Silente aveva bisogno che qualcuno facesse un lavoro, aveva l'intero Ordine a disposizione! Harry, devi aver capito male. Probabilmente ti stava dicendo che voleva che fosse fatto qualcosa e tu hai capito che dovevi farlo tu…»
«Non ho capito male» ribatté Harry, piatto. «Devo farlo io.»

Da quel momento, la signora Weasley tenne Harry, Ron e Hermione così occupati con i preparativi che non ebbero quasi tempo per pensare. La spiegazione più generosa di quel comportamento era che voleva distrarli dal ricordo di Malocchio e dagli orrori del recente viaggio. Dopo due giorni ininterrotti di posate lucidate, consulenze sull'accostamento di colori, nastri e fiori, degnomizzazione del giardino e collaborazione nel cuocere enormi infornate di canapè, tuttavia, Harry cominciò a sospettare che il movente fosse un altro. Tutti quei compiti tenevano lui, Ron e Hermione a debita distanza; non era più riuscito a parlare da solo con i due amici dalla prima notte, quando aveva raccontato loro delle torture inflitte da Voldemort a Olivander.

*  *  *

«Molly vi sta proprio caricando di lavoro» commentò Byron cominciando ad apparecchiare la lunga tavola.

«Già» borbottò Harry. «Immagino che speri che sarà qualcun altro a uccidere Voldemort mentre lei ci tiene qui a preparare vol-au-vent»
Aveva parlato senza riflettere, vide Byron con la coda dell'occhio esitare nel posare una forchetta sul tovagliolo ripiegato.

«Io... non... Stavo scherzando» rispose Harry evasivo.
Si guardarono, il volto di Byron era teso.

All'improvviso Harry si rese conto che era la prima volta che si trovava solo con lui da quando era arrivato. Talmente preso dal suo piano non si era preoccupato di chiedergli cosa avrebbe fatto, di certo non sarebbe tornato a Hogwarts... o si? Non fece in tempo ad aprire la bocca che la porta si spalancò ed entrarono il signor Weasley, Kingsley e Bill.
Spesso li raggiungevano per cena alcuni membri dell'Ordine, dato che la Tana aveva sostituito il dodici di Grimmauld Place come Quartier Generale. Il signor Weasley aveva spiegato che dopo la morte di Silente, il loro Custode Segreto, ciascuna delle persone a cui il Preside aveva rivelato la posizione di Grimmauld Place era diventata a sua volta un Custode Segreto.
«E siccome siamo una ventina, questo sminuisce enormemente il potere dell'Incanto Fidelius. Sono venti possibilità in più che i Mangiamorte estorcano il segreto a qualcuno. Non possiamo aspettarci che regga ancora a lungo«
La cucina era così affollata quella sera che era difficile maneggiare le posate. Harry si ritrovò stretto fra a Byron e Hermione.
«Nessuna notizia di Malocchio?» chiese Harry a Bill.
«Nulla» rispose Bill.
Non avevano potuto fare il funerale a Moody, perché Bill e Lupin non erano riusciti a recuperare il corpo. Non avevano visto il punto esatto in cui era caduto nel buio e nella confusione della battaglia.
«La Gazzetta del Profeta non ha parlato della sua morte o del ritrovamento del corpo» riprese Bill. “Ma non significa nulla. Passa un sacco di cose sotto silenzio, in questi giorni»

«E non hanno ancora convocato un'udienza per tutta quella magia minorile che ho usato per sfuggire ai Mangiamorte?» urlò Harry al signor Weasley, all'altro capo del tavolo. Quest'ultimo scosse la testa. «Perché sanno che non ho avuto scelta o perché non vogliono che dica al mondo che Voldemort mi ha assalito»
«La seconda, credo. Scrimgeour non vuole ammettere il potere di Tu-Sai-Chi, e nemmeno che c'è stata una fuga di massa da Azkaban»
«Sicuro, perché dire la verità alla gente?» osservò Harry, e strinse tanto il coltello che le pallide cicatrici spiccarono bianche sul dorso della mano destra: Non devo dire bugie.

Ci fu una pausa, durante la quale la signora Weasley fece spostare i piatti vuoti e servì la torta di mele.
«Dobbiamo descidere come travestirti, Arrì» disse Fleur, dopo che tutti ebbero avuto il dolce. «Per il matrimonio» aggiunse, vedendolo confuso.
«Naturalmonte non sci sono Mongiamorte tra i nostri ospiti, ma non possiamo garantìr che non si lasceranno sfujire qualcosa dopo che han bevuto lo champagne»
Harry capì che Fleur sospettava ancora di Hagrid.
«Sì, è vero» convenne la signora Weasley da capotavola, dove era seduta, gli occhiali appollaiati sulla punta del naso, intenta a spuntare un'infinita lista di cose da fare scarabocchiata su un lunghissimo foglio di pergamena.

«Ron, hai già pulito la tua stanza?»
«Perché?» esclamò Ron, sbattendo il cucchiaio sul tavolo e fissando torvo la madre. «Perché bisogna pulire la mia stanza? A me e Harry va benissimo così com'è!»
«Fra pochi giorni qui ci sarà il matrimonio di tuo fratello, giovanotto…»
«E si sposano in camera mia?» chiese Ron, furibondo. «No! Quindi, per il sinistro floscio di Merlino…»
«Non parlare così a tua madre» intervenne il signor Weasley, deciso. «E obbedisci»

Ron guardò minaccioso i genitori, poi raccolse il cucchiaio e aggredì gli ultimi bocconi della sua torta di mele.

Camminava lungo una strada di montagna, nella fresca luce azzurra dell'alba. Molto più in basso, avvolta nella nebbia, l'ombra di una piccola
città. L'uomo che cercava era laggiù? L'uomo di cui aveva un tale bisogno
da non riuscire a pensare ad altro, l'uomo che possedeva la risposta, la risposta al suo problema…

 

«Ehi, svegliati»

Harry aprì gli occhi. Era di nuovo disteso sulla branda nella squallida soffitta di Ron. Il sole non era ancora sorto e la stanza era foderata di ombre. Vide Leotordo addormentato con la testa sotto la piccola ala. La cicatrice lo tormentava.
«Hai parlato nel sonno.»
«Davvero?»
«Sì. 'Gregorovich'. Continuavi a dire 'Gregorovich'»
Harry non aveva gli occhiali; il volto di Ron gli apparve un po' sfocato.
«Chi è Gregorovich»
«Non lo so. Sei tu che l'hai detto»
Harry si grattò la fronte, riflettendo. Aveva una vaga idea di aver già sentito quel nome, ma non riusciva a ricordare dove.

Confuso Harry si alzò a sedere, strofinandosi la cicatrice, ormai sveglio. Cercò di ricordare di preciso che cosa aveva visto nel sogno, ma gli venne in mente solo un orizzonte montuoso e il profilo del piccolo villaggio rannicchiato in una valle profonda.

«Be', comunque buon compleanno» disse Ron sorridendo.

«Wow... è vero, me l'ero dimenticato! Ho diciassette anni!«
Harry afferrò la bacchetta che era a terra accanto alla branda, la puntò verso la scrivania ingombra su cui aveva lasciato gli occhiali e disse: «Accio occhiali» Erano solo a mezzo metro, ma fu un'immensa soddisfazione vederli sfrecciare verso di lui, almeno finché non gli si ficcarono nell'occhio.
«Bel colpo» sbuffò Ron.
Godendosi la liberazione dalla Traccia, Harry spedì le cose di Ron in volo per tutta la stanza, svegliando Leotordo che prese a sbatacchiare agitato nella gabbia.

Cercò anche di allacciarsi le scarpe da tennis con la magia (gli ci vollero parecchi minuti per poi slacciarle a mano) e, per il puro piacere di farlo, trasformò l'arancione delle divise sui poster dei Cannoni di Chudley in blu elettrico.
«Ecco il mio regalo. Aprilo qui, è meglio che mia madre non lo veda»
«Un libro?» esclamò Harry prendendo il pacco rettangolare. «Andiamo contro la tradizione, eh?»
«Non è un libro come gli altri» spiegò Ron. «È oro puro: Dodici Passi Infallibili per Sedurre una Strega. Dice tutto quello che bisogna sapere sulle ragazze. Se solo l'avessi avuto l'anno scorso, avrei saputo come liberarmi di Lavanda e come cavarmela con... be', a me l'hanno regalato Fred e George e ho imparato un mucchio di cose. Ti sorprenderà, e non parla solodi trucchi con la bacchetta»

Harry fissò la copertina del libro con una strana pressione sullo stomaco, non c'era nessuna strega che volesse sedurre, al massimo... Scosse la testa fingendo di essere infastidito da una ciocca di capelli, per scacciare quel pensiero.
Quando scesero in cucina, trovarono una catasta di regali sul tavolo. Bill e Monsieur Delacour stavano finendo la colazione e la signora Weasley chiacchierava con loro mentre cucinava.
«Arthur ti fa gli auguri, Harry» lo accolse con un gran sorriso. «È andato al lavoro presto. Ma tornerà per cena. Il nostro regalo è quello in cima.»
Harry si sedette, prese il pacco quadrato che gli era stato indicato e lo scartò. Era un orologio molto simile a quello che i signori Weasley avevano regalato a Ron per i diciassette anni; d'oro, con stelle al posto delle lancette.
«È tradizione regalare un orologio a un mago quando diventa maggiorenne» spiegò la signora Weasley, osservandolo ansiosa dal fornello. «Mi spiace che questo non sia nuovo come quello di Ron: era di mio fratello
Fabian che non aveva molta cura delle sue cose, è un po' ammaccato sul retro, ma…»
Harry si alzò e la mise a tacere con un grande abbraccio. Cercò di metterci un sacco di cose non dette, e forse lei le capì, perché gli accarezzò goffa la guancia quando lui la lasciò andare, poi agitò la bacchetta un po' a caso, facendo cadere mezza confezione di bacon dalla padella a terra.
«Buon compleanno, Harry!» esclamò Hermione entrando di corsa in cucina per deporre il suo regalo in cima alla pila. «È solo un pensiero, ma spero che ti piaccia. Tu cosa gli hai regalato?» aggiunse, rivolta a Ron, che la ignorò e disse invece: «Dai, su, apri quello di Hermione»

Gli aveva comprato uno Spioscopio nuovo. Gli altri pacchetti contenevano un rasoio incantato da parte di Bill e Fleur. «Ah, sì, questo ti garontisce la rasatura più soffisce del mondo» gli assicurò Monsieur Delacour.
«Ma devi dirgli chiaramonte sciò che vuoi... altrimonti ti ritrovi con meno peli di quelli che volevi…» cioccolatini dai Delacour e un'enorme scatola assortita dei più recenti Tiri Vispi Weasley da Fred e George.

Harry incrociò lo sguardo di Byron in piedi davanti al tavolo

«Il mio regalo lo avrai al matrimonio di Bill e Fleur» annunciò con soddisfazione.

Harry lo osservò confuso «Va bene» rise.

Il signor Weasley comparve al cancello pochi minuti dopo, accompagnato da Rufus Scrimgeour, con la sua inconfondibile criniera brizzolata.
I nuovi arrivati attraversarono il cortile diretti al giardino e alla tavola illuminata, dove tutti sedevano in silenzio, guardandoli. Quando Scrimgeour fu a tiro di lanterna, Harry notò che era molto invecchiato, dimagrito e cupo.

«Ma che ci fa qui» Chiese Fred confuso

«Mi spiace di interferire» esordì il Ministro, zoppicando fino al tavolo.
«Soprattutto perché sto rovinando una festa»
Il suo sguardo indugiò sull'enorme torta a forma di Boccino. «Cento di questi giorni»
«Grazie» rispose Harry.
«Ho bisogno di parlarti in privato» continuò Scrimgeour.

«Anche col signor Ronald Weasley e con la signorina Hermione Granger»
«Noi?« domandò Ron, sorpreso. «Perché noi?»
«Te lo dirò quando saremo in un posto più intimo« ribatté Scrimgeour.
«Esiste un posto del genere?» chiese al signor Weasley.
«Sì, certo» rispose il signor Weasley nervosamente. «Il... ehm... il salotto, perché non andate là?»
«Fammi strada» disse Scrimgeour a Ron. «Non c'è bisogno che ci accompagni, Arthur.»
Harry vide il signor Weasley scambiare uno sguardo preoccupato con la moglie. Lui, Ron e Hermione si alzarono e si avviarono verso la casa in silenzio. Harry sapeva che i suoi amici stavano pensando la stessa cosa:
Scrimgeour doveva aver saputo che non sarebbero tornati a Hogwarts. Il Ministro non parlò mentre attraversavano la cucina in disordine e raggiungevano il salotto. Il giardino era ancora immerso in una morbida, dorata luce serale, ma in casa era già buio. Harry accese con la bacchetta le lampade a olio, che illuminarono la stanza sciupata ma accogliente. Scrimgeour prese posto nella poltrona sfondata del signor Weasley, lasciando gli amici a strizzarsi fianco a fianco sul divano. Poi parlò.
«Ho alcune domande da fare a ognuno di voi, e credo sia meglio procedere con ordine. Voi due» e indicò Harry e Hermione «potete aspettare di sopra; comincerò con Ronald»
«Noi non andiamo da nessuna parte» ribatté Harry, e Hermione annuì con forza. «O parla con tutti e tre, oppure non se ne fa niente»
Scrimgeour lo squadrò con uno sguardo gelido. Harry ebbe l'impressione che il Ministro si stesse chiedendo se fosse il caso di aprire subito le ostilità.
«Molto bene, allora starete insieme» risolse, scrollando le spalle. Si schiarì la gola. «Sono qui, come certo sapete, a causa del testamento di Albus Silente»
Harry, Ron e Hermione si guardarono con gli occhi spalancati.

«A quanto pare è una sorpresa! Dunque non sapevate che Silente vi ha lasciato qualcosa?»
«A... a tutti?» chiese Ron. «Anche a me e Hermione?»
«Sì, a tutti e...»
Ma Harry lo interruppe.
«Silente è morto più di un mese fa. Perché avete aspettato tanto per darci quello che ci ha lasciato?»
«Non è ovvio?» intervenne Hermione, prima che Scrimgeour potesse rispondere. «Volevano esaminare l'eredità. Non ne aveva il diritto!» protestò, con voce rotta.
«Avevo tutti i diritti» tagliò corto Scrimgeour. «Il Decreto per la Giustificabile Confisca dà al Ministero il potere di confiscare il contenuto di un testamento...»
«Quella legge è stata pensata per evitare che i maghi si tramandino oggetti Oscuri» obiettò Hermione. “E il Ministero deve avere prove schiaccianti che le proprietà del deceduto siano illegali prima di confiscarle! Ci sta dicendo che secondo lei Silente stava cercando di passarci degli oggetti Oscuri?»
«Pensa di intraprendere una carriera in Magisprudenza, signorina Granger?» le chiese Scrimgeour.
«No» ribatté Hermione. «Spero di fare qualcosa di buono per il mondo!»
Ron scoppiò a ridere. Scrimgeour lo fulminò con lo sguardo ma si voltò subito quando Harry parlò.
«E adesso come mai ha deciso di farci avere le nostre cose? Non è riuscito a trovare una buona scusa per tenersele?»
«No, è perché i trentun giorni sono passati« rispose pronta Hermione.
«Non possono trattenere gli oggetti più a lungo, a meno di non dimostrare che sono pericolosi. Giusto?»
«Puoi affermare di aver avuto un legame speciale con Silente, Ronald?» chiese Scrimgeour, ignorando Hermione. Ron sembrava allarmato.
«Io? No... non proprio... era sempre Harry che…»
Ron cercò gli occhi di Harry e Hermione. Lei lo fissò come per dirgli 'adesso taci', ma il danno era fatto: Scrimgeour aveva l'aria di chi ha sentito precisamente quello che si aspettava e sperava di sentire. Piombò come un uccello rapace sulla risposta di Ron.
«Se non eri in rapporti stretti con Silente, allora come mai ti ha ricordato nel suo testamento? I suoi lasciti privati sono straordinariamente ridotti. La maggior parte delle sue proprietà la sua biblioteca privata, i suoi strumenti magici e altri effetti personali è stata lasciata a Hogwarts. Perché pensi di essere stato scelto?»
«Io... non so» rispose Ron. «Io... quando dico che non avevamo un rapporto stretto... Insomma, gli piacevo, credo…»
«Sei modesto, Ron» intervenne Hermione. «Silente ti era molto affezionato.»
Questa era decisamente un'esagerazione: per quanto ne sapeva Harry, Ron e Silente non si erano mai trovati da soli insieme e i contatti diretti tra loro erano stati trascurabili. Ma Scrimgeour parve non aver sentito. Infilò la mano sotto il mantello e tirò fuori un sacchetto chiuso da legacci, molto più grande di quello che Hagrid aveva regalato a Harry. Ne sfilò una pergamena che srotolò e lesse ad alta voce.
«Ultime volontà e testamento di Albus Percival Wulfric Brian Silente'... ecco, ci siamo... 'a Ronald Bilius Weasley lascio il mio Deluminatore, nella speranza che si ricordi di me quando lo usa»
Scrimgeour prese dalla borsa un oggetto che Harry aveva già visto: sembrava un accendino d'argento, ma, lo sapeva, aveva il potere di risucchiare tutta la luce da un luogo, e di riportarvela, con un semplice scatto.
Scrimgeour si chinò e passò il Deluminatore a Ron, che lo prese e se lo rigirò tra le dita, sbalordito.

«È un oggetto di valore» osservò Scrimgeour, guardando Ron. «Potrebbe essere unico. Di sicuro è stato progettato da Silente in persona. Perché ti avrebbe lasciato un oggetto così raro?»
Ron scosse il capo, sconvolto.
«Silente ha insegnato a migliaia di studenti» insisté Scrimgeour. «Eppure i soli che ha ricordato nel suo testamento siete voi tre. Perché? A quale uso pensava che avresti destinato il suo Deluminatore, signor Weasley?»
Per spegnere le luci, immagino» borbottò Ron.

«Cos'altro potrei farci?»
Era chiaro che Scrimgeour non aveva suggerimenti da dargli. Dopo aver sogguardato Ron per qualche istante, tornò al testamento.
«A Hermione Jean Granger lascio la mia copia delle Fiabe di Beda il Bardo, nella speranza che le trovi appassionanti e istruttive»
Scrimgeour estrasse dalla borsa un piccolo libro che sembrava antico quanto Segreti dell'Arte Più Oscura. La rilegatura era macchiata e spellata in alcuni punti. Hermione lo prese senza una parola, se lo posò in grembo e lo fissò. Harry vide che il titolo era scritto in rune; non aveva mai imparato a leggerle. Una lacrima cadde sui caratteri in rilievo.
«Perché credi che Silente ti abbia lasciato questo libro, signorina Granger?« chiese Scrimgeour.

«Lui... lui sapeva che amo i libri« rispose Hermione con la voce velata, asciugandosi gli occhi con la manica.
«Ma perché proprio questo?»
«Non lo so. Avrà pensato che mi sarebbe piaciuto»
«Hai mai discusso di codici o di modi per passarsi messaggi segreti con Silente»
«No» disse Hermione. «E se il Ministero non ha trovato codici nascosti in questo libro in trentun giorni, dubito che ci riuscirò io»
Soffocò un singhiozzo. Erano seduti così vicini che Ron faticò a liberare il braccio per passarglielo attorno alle spalle. Scrimgeour tornò al testamento.
«A Harry James Potter» lesse, e le viscere di Harry si contrassero per l'improvvisa agitazione «'lascio il Boccino che catturò nella sua prima partita di Quidditch a Hogwarts, in memoria delle ricompense che perseveranza e abilità meritano'»
Scrimgeour estrasse dalla borsa la pallina d'oro grande quanto una noce.
Le ali argentate sbatacchiarono debolmente e Harry sentì la tensione calare di colpo.
«Perché Silente ti ha lasciato questo Boccino?» gli chiese Scrimgeour.
«Non ne ho idea» rispose Harry. «Per le ragioni che ha appena letto, immagino... per ricordarmi quello che si può ottenere se si... persevera, e tutto il resto»
«Credi che sia un ricordo puramente simbolico, quindi?»
«Immagino di sì» rispose Harry. «Che altro potrebbe essere?»
«Le domande le faccio io» ribatté Scrimgeour, spostando la poltrona un po' più vicino al divano. Fuori calava il buio; oltre le finestre il tendone torreggiava nel suo candore spettrale al di là della siepe. «Vedo che la tua torta di compleanno è a forma di Boccino. Come mai»
Hermione scoppiò in una risata sprezzante.
«Oh, non può essere un'allusione al fatto che Harry è un grande Cercatore, è troppo ovvio. Dev'esserci un messaggio segreto di Silente nascosto nella glassa!»
«Non credo che ci sia qualcosa nascosto nella glassa» obiettò Scrimgeour «ma un Boccino sarebbe un gran bel nascondiglio per un piccolo oggetto. Sai perché, immagino»
Harry scrollò le spalle. Hermione però rispose; rispondere in modo corretto alle domande doveva essere un'abitudine così radicata in lei che non riusciva a controllarsi.
«Perché i Boccini hanno una memoria tattile»
«Cosa?» esclamarono in coro Harry e Ron; entrambi consideravano pressoché nulla la cultura di Hermione sul Quidditch.
«Giusto» disse Scrimgeour. «Un Boccino non viene toccato dalla pelle nuda prima di essere liberato, nemmeno dal suo artefice, che indossa i guanti. È intriso di un incantesimo che gli consente di identificare il primo umano che vi abbia posto le mani sopra, in caso di cattura incerta e discutibile. Questo Boccino« e alzò la pallina d'oro «ricorda il tuo tocco, Potter.
Forse Silente, che possedeva straordinarie abilità magiche, quali che fossero i suoi difetti, ha incantato questo Boccino in modo che si apra solo per te»
Il cuore di Harry batteva forte. Di sicuro Scrimgeour aveva ragione.
Come poteva evitare di toccare il Boccino a mani nude davanti al Ministro?
«Non dici nulla» riprese Scrimgeour. «Forse sai già che cosa contiene»

«No» rispose Harry, che stava ancora pensando a come fingere di toccare il Boccino. Se solo avesse conosciuto la Legilimanzia, ma sul serio e fosse riuscito a leggere nella mente di Hermione; gli sembrava di sentire il suo cervello ronzare lì accanto.
«Prendilo» disse calmo il Ministro.
Harry incrociò il suo sguardo giallastro e capì che non aveva scelta: doveva obbedire. Tese la mano. Scrimgeour si sporse di nuovo in avanti e pose il Boccino, con deliberata lentezza, nel suo palmo.
Non successe nulla. Quando le dita di Harry si chiusero attorno al Boccino, le sue ali stanche vibrarono e si fermarono subito. Scrimgeour, Ron e Hermione continuarono a fissare avidi la pallina seminascosta, come se ancora sperassero di vederla trasformarsi.
«Davvero un gran spettacolo» commentò Harry con distacco. Ron e Hermione risero.
«È tutto, allora» chiese Hermione, facendo il gesto di alzarsi dal divano.
«Non ancora» Scrimgeour adesso sembrava veramente di malumore.
«Silente ti ha lasciato qualcos'altro, Potter»
«Che cos'è?» domandò Harry, di nuovo eccitato.
Questa volta Scrimgeour non si prese nemmeno la briga di leggere il testamento.
«La spada di Godric Grifondoro» rispose. Hermione e Ron s'irrigidirono. Harry si guardò intorno in cerca dell'elsa
incrostata di rubini, ma Scrimgeour non sfilò la spada dalla borsa di cuoio, che comunque era troppo piccola per ospitarla.
«E dov'è?» chiese Harry sospettoso.
«Purtroppo» riprese Scrimgeour «Silente non aveva la facoltà di donare quell'arma. La spada di Godric Grifondoro è un importante oggetto storico, e come tale appartiene…»
«Appartiene a Harry!» Hermione si accalorò. «L'ha scelto, lui l'ha trovata, gliel'ha consegnata il Cappello Parlante…»
«Secondo attendibili fonti storiche, la spada può offrirsi a qualunque valoroso Grifondoro» ribatté Scrimgeour.

«Questo non ne fa una proprietà esclusiva del signor Potter, qualunque cosa Silente possa aver deciso« Scrimgeour si grattò la barba mal rasata, osservando Harry. «Perché pensi…»
«Che Silente abbia voluto lasciarmi la spada?» concluse Harry, cercando di trattenersi. «Forse trovava che sarebbe stata bene sulla parete di casa mia.»
«Non è uno scherzo, Potter!» ringhiò Scrimgeour. «È perché Silente credeva che solo la spada di Godric Grifondoro potesse sconfiggere l'Erede di Serpeverde? Ha voluto darti quella spada, Potter, perché era convinto, come molti, che tu sia il predestinato a distruggere Colui-Che-Non-Deve-Essere Nominato?»
«Interessante teoria» disse Harry. «Qualcuno ha mai provato a infilzare Voldemort con una spada? Forse il Ministero dovrebbe affidare questo compito a un po' di gente, invece di perdere tempo a smontare Deluminatori o a coprire le fughe da Azkaban. È questo che fa, Ministro, chiuso nel suo ufficio, cerca di aprire un Boccino? La gente muore, per poco non sono morto anch'io, Voldemort mi ha dato la caccia per tre contee, ha ucciso Malocchio Moody, ma il Ministero non ha detto una parola, vero? E lei si aspetta ancora che noi collaboriamo con voi!»
«Hai passato il limite!» urlò Scrimgeour, alzandosi; anche Harry balzò in piedi. Scrimgeour avanzò zoppicando verso di lui e lo colpì forte sul petto con la punta della bacchetta, che aprì nella maglietta di Harry una bruciatura, come di sigaretta accesa.
«Ehi!» esclamò Ron, balzando in piedi e afferrando la bacchetta. Ma Harry lo fermò: «No! Vuoi dargli una scusa per arrestarci?»
«Ti sei ricordato che non sei a scuola, eh?» ansimò Scrimgeour, alitando in faccia a Harry. «Ti sei ricordato che io non sono Silente, che perdonava la tua insolenza e le tue ribellioni? Puoi anche portare in giro quella cicatrice come una corona, Potter, ma non spetta a un diciassettenne dirmi come fare il mio lavoro! È ora che impari ad avere un po' di rispetto!»

«È ora che lei se lo meriti» ribatté Harry.
Il pavimento tremò, il rumore di passi affrettati precedette l'arrivo di Byron con il volto teso.

Guardò Harry e il Ministro pericolosamente vicini.

«Problemi?» chiese contraendo visibilmente la mandibola.

Scrimgeour incrociò lo sguardo di Byron e arretrò di qualche passo. Harry vide gli occhi dell'uomo indugiare sul buco nella maglietta.
«Non è... non è nulla» ringhiò. «Ma noi... dovremmo lavorare insieme»
«Non mi piacciono i vostri metodi, Ministro» replicò Harry. «Si ricorda?»
Per la seconda volta alzò il pugno destro e mostrò a Scrimgeour le cicatrici ancora bianche sul dorso della mano:

Non devo dire bugie.

L'espressione di Scrimgeour s'indurì e si voltò senza dire altro, si bloccò davanti a Byron che faceva da barriera alla porta e gli occhi del più giovane si indurirono.

«Trovato niente?» chiese con la voce poco più di un sussurro.

«Non ancora White, ma sta pur certo che non ci fermeremo, Silente ha insabbiato troppe cose.» rispose il Ministro con rabbia.

Le labbra di Byron si inarcarono in un ghigno «Alcune cose stanno meglio nell'ombra.»

«Non la verità»

«La verità Ministro... potrebbe non piacerle.»

Harry guardò i due uomini confuso, di cosa stavano parlando?

«Se anche solo la metà delle cose che so si rivelassero vere sta pur certo che ti spingerò io stesso dentro una cella di Azkaban»

Byron annuì sorridendo «Non so se ne avrà il tempo.»

Scrimgeour lo superò di scatto urtandogli violentemente la spalle prima di uscire dalla stanza.

«Che cosa voleva?» chiese Byron guardando i tre ragazzi.
«Darci le cose che ci ha lasciato Silente» spiegò Harry.

«Hanno appena pubblicato il suo testamento»



Note Autore
Sto cercando un Beta lettore per la traduzione di questa storia, dall'italiano all'inglese, se qualcuno è interessato mi scriva in privato

(Illustrazioni di @multi_fandom_au su Instagram NON respostare senza dare i crediti)
 

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Capitolo 35
*** MATRIMONIO ***


Alle tre del pomeriggio seguente Harry, Ron, Fred e George erano nell'orto fuori dall'enorme padiglione bianco, in attesa degli invitati. Harry aveva trangugiato una bella dose di Pozione Polisucco e adesso era la fotocopia di un giovane Babbano coi capelli rossi del villaggio vicino, Ottery St Catchpole, al quale Fred aveva sottratto dei capelli con un Incantesimo di Appello. Il piano era presentarlo come 'il cugino Barny' e sperare che si confondesse nella moltitudine dei parenti Weasley.
I quattro erano armati di piantine con la disposizione dei tavoli, per accompagnare gli invitati ai loro posti. Una schiera di camerieri in bianco era arrivata un'ora prima, insieme a una banda in divisa dorata, e si erano seduti tutti quanti sotto un albero poco lontano; Harry vide levarsi da quel punto un alone azzurro di fumo di pipa.
Dietro di lui, il tendone si apriva su file e file di fragili sedie dorate ai due lati di un lungo tappeto color porpora. Ai pali di sostegno erano intrecciati fiori bianchi e oro. Fred e George avevano fissato un enorme grappolo di palloncini anch'essi dorati sopra il punto preciso in cui Bill e Fleur sarebbero diventati marito e moglie. Fuori, farfalle e api volavano pigre sull'erba e sulle siepi. Harry si sentiva a disagio: il ragazzo Babbano di cui aveva preso le sembianze era un po' più grasso di lui e l'abito da cerimonia era stretto e caldissimo nel fulgore della giornata estiva.
“Quando mi sposo io» dichiarò Fred, strattonandosi il colletto del vestito. «non voglio nessuna di queste assurdità. Potrete mettervi quello che volete, e infliggerò alla mamma un bell'Incantesimo Petrificus finché non sarà tutto finito.»
“Non è andata così male stamattina, tutto sommato» osservò George.
“Ha pianto un po' per l'assenza di Percy, ma chi lo voleva? Oh, cielo, preparatevi... ecco che arrivano»
Dal nulla, una alla volta, figure dai colori vivaci cominciarono ad apparire al limitare del cortile. Nel giro di pochi minuti, una processione prese a serpeggiare attraverso il giardino diretta al padiglione. Fiori esotici e uccelli incantati fluttuavano sui cappelli delle streghe, sulle cravatte dei maghi brillavano gemme preziose; il chiacchiericcio eccitato divenne sempre più forte, soffocando il ronzio delle api man mano che la folla si avvicinava alla tenda.
  «Ottimo, me sembrato di vedere qualche cugina Veela» disse George, allungando il collo per guardare meglio. «Avranno bisogno che qualcuno gli spieghi le usanze inglesi, ci penso io…»
  «Non così in fretta, Lobo Solitario« intervenne Fred. Sfrecciò oltre il branco di streghe di mezza età che guidavano la sfilata e: «Ecco... permettezmoi di assister vous« cinguettò a una coppia di graziose fanciulle francesi, che con una risatina si fecero scortare dentro. A George rimasero le streghe di mezza età, Ron si incaricò di accompagnare Perkins, l'anziano collega di suo padre al Ministero, mentre a Harry toccò una vecchia coppia sorda.
  «Ohilà» gli disse una voce familiare quando uscì dalla tenda: Tonks e Lupin erano i primi della fila. Per l'occasione lei si era fatta bionda. “Arthur ci ha detto che eri quello ricciolino.» aggiunse in un sussurro mentre Harry li accompagnava lungo la passatoia.
Byron salutò energeticamente Tonks con la mano
  «Sei splendida»
  «Grazie» rispose lei arrossendo leggermente «Tu sei tutto elegante» commentò osservando con ammirazione il completo scuro dell'uomo.
  «Devo pure darmi un tono» sorrise «Remus tutto a posto?«
  «Tutto ok» annuì Lupin
Byron si voltò verso Harry “Tu sei... cavolo se Molly non me lo avesse detto che sei tu... aspetta che ti veda Severus» ghignò studiandolo.  
  «Piton viene?» chiese Harry allargando gli occhi.
  «Oh sì che viene, ho dovuto assillarlo per settimane» annuì Byron «Sai visto che non ci vedremo a Hogwarts e poi…» si inclinò verso di lui con uno sguardo furbo
  «Dobbiamo obbligarlo a ballare»
Harry scosse la testa sorridendo.
  «Non ho mai visto Severus ballare in tutti gli anni di scuola» si intromise Lupin passandosi una mano sul mento.
  «Nemmeno io» rise Byron «La cosa più simile a un ballo è stata durante il compleanno di Regulus, ma dopo averlo fatto dondolare un paio di volte mi ha schiantato contro il tavolo« ricordò con divertimento.
  «Ahu!» commentò Tonks
  «Ne è valsa la pena, ma oggi è il giorno» annunciò con convinzione.
Ron si avvicinò a loro accompagnando il mago più eccentrico che avesse mai visto. Leggermente strabico, i capelli bianchi di zucchero filato lunghi fino alle spalle, indossava un berretto con una nappina che gli dondolava davanti al naso e una veste di una sfumatura giallo uovo che faceva male agli occhi.
Uno strano simbolo, simile a un occhio triangolare, gli scintillava da una catena d'oro appesa al collo.
  «Xenophilius Lovegood» si presentò, tendendo la mano a Harry. “Io e mia figlia viviamo dall'altra parte della collina, i Weasley sono stati molto gentili a invitarci. Ma credo che lei conosca la mia Luna» aggiunse, rivolto a Ron.
  «Sì» rispose Ron. “Non è venuta?»
  «Si è attardata in quel delizioso giardinetto a salutare gli gnomi, un'infestazione davvero straordinaria! Sono pochi i maghi che comprendono quanto possiamo imparare dai piccoli saggi gnomi... o, per chiamarli correttamente, Gernumbli gardensi»
  «I nostri sanno un mucchio di parolacce» osservò Ron. «Ma credo siano stati Fred e George a insegnargliele.»
Guidò un gruppo di stregoni dentro la tenda mentre Luna arrivava di corsa.
  «Ciao, Harry!» esclamò.
  «Ehm... mi chiamo Barny» la corresse Harry, sconcertato.
  «Oh, hai cambiato anche il nome?» chiese allegramente.
  «Come hai fatto...»
  «Oh, la tua espressione» rispose lei.
Come il padre, indossava un abito giallo vivo, coordinato con l'enorme girasole tra i capelli. Una volta che ci si abituava all'effetto sgargiante, l'insieme risultava gradevole. Almeno non aveva dei rapanelli appesi alle orecchie.
Xenophilius, intento a parlare con un conoscente, non aveva sentito lo scambio di battute tra Luna e Harry. Si congedò dal mago e si rivolse alla figlia, che lo chiamava mostrandogli un dito: «Papà, guarda... uno gnomo mi ha morsicato!»
  «Meraviglioso! La saliva di gnomo fa molto bene!» gongolò il signor Lovegood, afferrandole il dito per esaminare le tracce sanguinanti del morso. «Luna, tesoro mio, se dovessi sentir sbocciare un nuovo talento oggi magari un insospettabile desiderio di cantare l'opera o di declamare in Marino - non reprimerlo! Potresti aver ricevuto un dono dai Gernumbli!»
Ron, passando lì accanto, ebbe un violento attacco di tosse.
  «Ron può ridere quanto vuole« commentò Luna serena, mentre Harry accompagnava lei e il padre ai loro posti,
  «Ma mio padre ha fatto un sacco di ricerche sulla magia dei Gernumbli.»
Byron andò dalla parte opposta insieme a Tonks e Lupin.
  «Viene davvero Piton?» chiese la ragazza mentre attraversavano il tendone sempre più affollato
  «Non mentirei a Harry» annuì Byron
Harry aveva sistemato un'altra decina di persone. Il padiglione ormai era quasi pieno e fuori non c'era più la coda.
  «È un incubo, zia Muriel» disse Ron, asciugandosi la fronte con una manica. «Veniva tutti gli anni per Natale, poi grazie al cielo si è offesa perché Fred e George le hanno fatto esplodere una Caccabomba sotto la sedia a cena. Papà dice sempre che li escluderà dal testamento... come se gliene importasse qualcosa, di questo passo diventeranno più ricchi di chiunque altro in famiglia... Cavolo!» aggiunse, e batté le palpebre vedendo
Hermione che li raggiungeva di corsa. «Sei bellissima!»
  «Sempre questo tono sorpreso» replicò Hermione, però sorrideva. Portava uno svolazzante vestito lilla e scarpe in tinta, col tacco alto; i suoi capelli erano lisci e luminosi. «Tua zia Muriel non approva, l'ho incontrata di sopra mentre dava la tiara a Fleur. Ha detto: 'Oh, cielo, questa è la figlia di Babbani?' e poi ha aggiunto: 'Brutto portamento e caviglie secche'.»
  «Non prenderla come un fatto personale, è maleducata con tutti« disse Ron.
  «State parlando di zia Muriel?» s'inserì George, riemerso dal tendone con Fred. «A me ha appena detto che ho le orecchie asimmetriche. Vecchia megera. Vorrei che zio Bilius fosse ancora vivo; ai matrimoni faceva schiantare dalle risate.»
  «Non era quello che ha visto un Gramo ed è morto ventiquattr'ore dopo?« chiese Hermione.
  «Be', sì, era andato un po' fuori verso la fine« ammise George.
  «Ma prima che perdesse la zucca era l'anima delle feste» aggiunse Fred. «Si scolava una bottiglia intera di Whisky Incendiario, poi correva sulla pista, si alzava il vestito e cominciava a cavarsi mazzi di fiori dal…»
  «Sì, davvero affascinante« lo interruppe Hermione. Harry era piegato in due dalle risate.
  «Non si è mai sposato, chissà perché» osservò Ron.
  «Inspiegabile« convenne Hermione.
Ridevano così tanto che nessuno notò il ritardatario, un uomo con i lunghi capelli scuri fino alle spalle e un naso aquilino, finché non consegnò il suo invito a Ron con un gesto secco. Esaminò l'invito incredulo.
Harry aprì la bocca sorpreso. «È... è qui.« balbettò
  «Il tuo acume continua a evolversi, di questo passo scoprirai anche la forza di gravità entro Natale.« disse Piton alzando un sopracciglio.
  «Come... io sono Barny« disse incerto.
  «E io sono la zia Bell» rispose con una smorfia. Fred cercò di soffocare la risata dentro un colpo di tosse che Piton ignorò. «Potter ti riconoscerei pure se fossi trasfigurato in un cane.»
  «Io pensavo che Byron scherzasse.« spiegò osservando il professore. Indossava un lungo completo scuro, un doppio petto chiuso da una lunga fila di bottoni argentati, accompagnato da una giacca aperta che arrivava fin sotto alle ginocchia.
  «Purtroppo no» rispose osservando serio i numerosi invitati
  «Dovremmo andare a sederci« propose Fred «o verremo investiti dalla sposa»
Harry lanciò una lunga occhiata a Piton immaginando di vederlo vicino a Fleur, non si era mai chiesto se anche a lui facesse effetto vedere una Veela. Gli fece strada seguendo Ron e Hermione presero posto in seconda fila, dietro Fred e George. Ron aveva le orecchie scarlatte e Hermione lanciava rapide occhiate verso Piton curiosa. Si andarono a sedere in seconda fila, Byron aveva tenuto i posti e fece scorrere tutti verso il centro, lasciando i penultimi due posti proprio per Harry e Piton e per ultimo si sedette lui di fianco all'amico.
  «Ti sta bene il completo« commentò
Piton rispose con un grugnito neutro.
Faceva caldo e un senso di nervosa attesa aveva riempito la tenda, il brusio interrotto ogni tanto da risolini eccitati. I signori Weasley risalirono il corridoio sorridendo e salutando i parenti; lei indossava un abito nuovo color ametista e un cappello in tinta.
Un attimo dopo Bill e Charlie apparvero in fondo alla passatoia, entrambi in abito da cerimonia, con una gran rosa bianca all'occhiello; Fred fece un fischio e le cugine Veela scoppiarono a ridere. Poi la folla tacque mentre si diffondeva la musica: a quel che pareva, veniva dai palloncini dorati.
  «Ooooh!« esclamò Hermione, contorcendosi sulla sedia per assistere all'ingresso.
Un grande sospiro collettivo si levò dal consesso di maghi e streghe quando Monsieur Delacour e Fleur risalirono la passatoia, lei fluttuando, il padre a balzelloni e sorridente. La sposa indossava un abito bianco molto semplice e sembrava emanare un'intensa aura argentea. Mentre di solito il suo splendore oscurava tutti gli altri, oggi irradiava bellezza su chiunque avesse intorno. Ginny e Gabrielle, entrambe in abito dorato, erano ancora più carine del solito e, una volta raggiunto da Fleur, Bill sembrava che non avesse mai incontrato Fenrir Greyback.
  «Signore e signori» cominciò una voce un po' cantilenante, e con un sussulto Harry riconobbe, in piedi davanti a Bill e Fleur, il mago basso coi capelli a ciuffi che aveva celebrato il funerale di Silente.   «Siamo qui riuniti
oggi per celebrare l'unione di due anime…»
  «Sì, la mia tiara valorizza il tutto» bisbigliò zia Muriel piuttosto sonoramente. «Ma devo dire che il vestito di Ginevra è troppo scollato»
  «Vuoi tu, William Arthur, prendere Fleur Isabelle...?»
In prima fila, la signora Weasley e Madame Delacour singhiozzavano piano nei loro straccetti di pizzo. Un suono di trombone dal fondo annunciò a tutti che Hagrid aveva estratto uno dei suoi fazzoletti-tovaglia. Hermione si voltò per sorridere a Harry; anche lei aveva gli occhi colmi di lacrime, Piton al suo fianco invece osservava la scena con un'espressione indifferente. Byron in fondo alla fila di sedie guardava i due sposi con uno sguardo triste, gli occhi distanti e l'ombra di un pesante sorriso.
  «... dunque io vi dichiaro uniti per sempre»
Il mago coi capelli a ciuffi levò la bacchetta sopra le teste di Bill e Fleur e una pioggia di stelle d'argento cadde su di loro, avvolgendo in una spirale le due sagome abbracciate. Mentre Fred e George davano il via agli applausi, i palloncini dorati esplosero, liberando uccelli del paradiso e campanelle d'oro che unirono canto e suono al fragore.
  «Signore e signori!» gridò il mago. «In piedi, per favore!»
Obbedirono tutti, zia Muriel con un sonoro brontolio; lui agitò la bacchetta. Le sedie galleggiarono con grazia nell'aria mentre le pareti di tela svanivano, e tutti si ritrovarono sotto un gazebo sorretto da pali dorati, con
una gloriosa vista dell'orto illuminato dal sole e della campagna intorno.
Una pozza di oro fuso si allargò a formare una lucente pista da ballo; le sedie calarono attorno a piccoli tavoli addobbati di tovaglie bianche e la banda in divisa dorata marciò verso un podio.
  «Perfetto» commentò Ron, mentre i camerieri spuntavano da tutte le parti, alcuni reggendo vassoi d'argento carichi di succo di zucca, Burrobirra e Whisky Incendiario, altri con pile di tartine e tramezzini.
Si alzarono in punta di piedi per vedere dov'erano spariti Bill e Fleur, inghiottiti da una folla. Byron prese due bicchieri da un vassoio e li porse a Piton e Harry.
  «Andiamo a cercare un tavolo... non di là! Non voglio stare vicino a zia Muriel…» disse Ron facendo strada. Li guidò attraverso la pista vuota, guardando a destra e a sinistra dall'altro lato del tendone, gran parte dei tavoli erano occupati: il più libero era quello dove Luna era seduta da sola.
  «Ti va bene se ci sediamo qui?» le chiese Ron.
  «Oh, sì» rispose lei allegra. «Il papà è andato a portare il nostro regalo a Bill e Fleur.«
Byron e Piton avvicinarono due sedie al tavolo in silenzio.
Era una visione comica vedere Piton vicino a Luna, lei come al solito con l'aria sognante e il vestito sgargiante, mentre il pozionista sorseggiava lentamente il proprio bicchiere.
  «Cos'è, una fornitura a vita di Radigorde?« domandò Ron.
Hermione gli diede un calcio sotto il tavolo, ma colpì Harry che, annebbiato dalle lacrime di dolore, perse il filo della conversazione per qualche momento.
La banda aveva cominciato a suonare. Bill e Fleur aprirono le danze tra gli applausi; dopo un po' il signor Weasley condusse Madame Delacour in pista, seguito dalla signora Weasley con il padre di Fleur.
  «Mi piace questa canzone» commentò Luna, dondolando a ritmo di valzer, poi si alzò, corse sulla pista e prese a girare in tondo, da sola, a occhi chiusi, facendo ondeggiare le braccia.
  «È grande, eh?» disse Ron, ammirato. «Non delude mai.»
Byron incrociò lo sguardo di Harry e accennò a Piton prima di appoggiare il bicchiere sul tavolo e alzarsi.
  «Severus, è giunto il momento» annunciò
Piton lo osservò aggrottando le sopracciglia. «Finalmente te ne vai?»
  «Oh no, ti mancherei» rispose allungando una mano verso di lui «Vieni a ballare»
  «Non ci pensare neanche» disse brusco stringendo la presa sul bicchiere.
  «Me lo devi»
  «Assolutamente no»
  «Assolutamente sì» annuì Byron «Te la sei cavata al mio matrimonio solo perché mi hai distratto»
  «Ti sei distratto da solo, hai l'attenzione di una farfalla»
  «Farfalla o no tu oggi balli»
  «Ho detto di no»
  «Non importa, senti non ci vedremo per mesi, siamo in guerra e potremmo tutti morire dolorosamente» elencò con un radioso sorriso «Quindi balliamo»
Anche Harry si alzò.
  «Ieri è stato il compleanno di Harry, fallo come regalo» disse Byron indicandolo.
  «Non gli ho mai fatto regali» rispose Piton appoggiando con rabbia il bicchiere al tavolo senza lasciarlo.
  «No, mi ha solo salvato la vita innumerevoli volte, roba da nulla« disse Harry scrollando le spalle.
Piton posò gli occhi scuri su di lui, gli sembrò di vedere della soddisfazione sul suo volto.
Byron allungò una mano alla cieca e prese al volo una tartina da un cameriere, Ron lo fissò colpito.
  «Riflessi da cacciatore» spiegò con un ghigno «Su chiappe secche, alzati« si ficcò la tartina in bocca e con un colpo fece sparire la sedia su cui era seduto Piton, questo barcollò mettendosi in piedi di scatto. Byron ne approfittò per tirarlo verso di se. Perfino Harry, smosso da quella che doveva di certo essere follia, si mise a spingere il pozionista verso la pista da ballo, in mezzo alla folla.
Il borbottio di Piton venne sovrastato dalla musica, e ormai accerchiato dagli invitati si voltò a guardare con una smorfia Luna, che danzava ancora da sola, agitando le braccia attorno alla testa come se stesse cercando di scacciare dei moschini.
  «Dai Sev sciogliti!» Gridò Byron alzando le braccia verso l'alto.
Harry si mise a saltellare a ritmo di musica ridendo, si sentiva ridicolo li in mezzo ma avendo Luna vicino riuscì a sopportare lo sguardo omicida di Piton.
Byron afferrò una mano dell'amico girandogli attorno nella goffa imitazione di una piroetta.
  «Fai schifo a ballare White!» gridò Piton
  «Almeno io ci provo, cornacchia»
  «Il fallimento non è una…»
  «Ah la smetta!« si intromise Harry. “È un matrimonio, Luna sta schiaffeggiando l'aria e nessuno la guarda«
Piton si guardò attorno velocemente, in effetti nessuno sembrava prestare troppa attenzione a loro. Voltandosi indietro vide anche Ron e Hermione che si erano messi a ballare insieme.
Piton scosse la testa e Byron lo spinse leggermente ridendo, fu sorpreso di non vederlo allontanarsi di colpo, si limitò a restare li in mezzo guardandosi attorno, dopo diversi istanti a Harry sembrò addirittura di vederlo ondeggiare leggermente a tempo. Era un inizio.
Non era mai stato a un matrimonio, quindi non poteva dire se i festeggiamenti magici fossero diversi da quelli Babbani, ma era sicuro che in questi ultimi non ci fossero torte sormontate da fenici in miniatura che
prendevano il volo al momento del taglio, né bottiglie di champagne che svolazzavano da sole tra la folla. Mentre calava la sera e le falene cominciavano a sfrecciare sotto il padiglione, ora illuminato da lanterne danzanti dorate, la baldoria divenne sempre più sfrenata. Fred e George erano da tempo spariti nell'oscurità con due cugine di Fleur; Charlie, Hagrid e un basso e tozzo mago con un cappello a cupola viola cantavano Odo l'eroe in un angolo.
Uno zio ubriaco di Ron si avvicinò a Harry più volte chiedendogli confuso se fosse suo figlio, alla terza volta Piton estrasse la bacchetta confondendolo, il vecchietto si allontanò barcollando.
  «Grazie» disse Harry sollevato, Piton si rimise la bacchetta dentro alla giacca alzando gli occhi al cielo.
  «Vuole da bere?»
  «In questo momento vorrei solo una botta in testa» brontolò Piton.
  «Lo prenderò per un sì» disse Harry facendosi largo fra la folla, l'uomo lo seguì, lasciandosi alle spalle Byron che aveva cominciato a ballare in modo scomposto insieme a Tonks.
Harry prese un calice di champagne da uno dei vassoi sospesi a mezz'aria e lo porse a Piton, prima di prenderne uno per se, gli sembrò di vedere l'altro fare un piccolo scatto.
  «Che c'è?»
  «Niente, ora sei maggiorenne»
Harry sorrise “Mi controlla davvero quindi»
  «Abitudine» sussurrò Piton portandosi il calice alle labbra.
Harry lo imito guardando la pista da ballo da dove sbucò Hermione avvicinandosi a una sedia.
  «Non ce la faccio più» ansimò. Si sfilò una scarpa e si massaggiò la pianta del piede. “Ron è andato a prendere altre Burrobirre.»
  «Affascinante» commentò Piton glaciale scolandosi il bicchiere.
Harry lo guardò ridendo «Non si gusta nemmeno un matrimonio»
  «Un evento pacchiano in cui due persone si fissano, dicono sì a qualche domanda e ballano, cosa dovrei gustarmi esattamente?»
  «Zero romanticismo proprio» scosse la testa Harry, Piton aprì la bocca per rispondere, ma proprio in quel momento, qualcosa di grosso e argenteo arrivò dall'alto attraverso la tenda sulla pista. Aggraziata e lucente, la lince atterrò in mezzo ai ballerini esterrefatti. Le teste si voltarono, i più vicini rimasero assurdamente paralizzati a metà della danza. Poi il Patronus parlò con la voce forte e fonda di Kingsley Shacklebolt.
  «Il Ministero è caduto. Scrimgeour è morto. Stanno arrivando.»
Tutto si fece sfocato e lento. Hermione balzò in piedi, Piton sfoderò la bacchetta parandosi davanti a Harry che lo imitò.
Molti si erano appena resi conto che era successo qualcosa di strano e stavano ancora voltandosi verso il felino d'argento quando quello sparì. Il silenzio si propagò in gelide ondate dal punto in cui era atterrato il
Patronus. Poi qualcuno urlò.
Harry e Hermione si gettarono nella folla terrorizzata. Gli invitati schizzavano da tutte le parti; molti si Smaterializzavano; gli incantesimi di protezione attorno alla Tana si erano infranti.
  «Ron!» gridò Hermione. «Ron, dove sei?»
Harry vide apparire tra la folla figure incappucciate e mascherate
  «Devi andartene» disse con tono imperioso Piton voltandosi verso di lui.
Byron vicino a Lupin e Tonks urlarono all'unisono
  «Protego!»
Byron vicino a loro incrociò lo sguardo di Piton e poi quello di Harry «Scappa!»
  «Ron! Ron!» chiamò Hermione tra i singhiozzi. I convitati in preda al panico li urtavano. Harry si voltò velocemente verso Piton, prima di afferrare la mano della ragazza per assicurarsi che non venissero separati. Vide una striscia di luce che sibilava sulle loro teste. Impossibile dire se fosse un incantesimo di protezione o qualcosa di più sinistro...
Finalmente trovarono Ron, che afferrò la mano libera di Hermione.
Harry la sentì vorticare su se stessa: vista e udito si spensero, l'oscurità lo sommergeva; sentiva solo la mano di Hermione mentre veniva strizzato fra spazio e tempo, lontano dalla Tana, lontano dai Mangiamorte in picchiata, lontano, forse, da Voldemort stesso…
  «Dove siamo?» chiese la voce di Ron.
Harry apri gli occhi. Per un istante credette di essere ancora alle nozze: erano circondati dalla gente.
  «Tottenham Court Road» rispose Hermione, affannata. “Cammina e basta, dobbiamo trovare un posto dove vi possiate cambiare.»
Harry obbedì. Un po' camminarono un po' corsero lungo l'ampia via buia affollata di nottambuli festaioli e fiancheggiata da negozi chiusi.

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Capitolo 36
*** RICERCATO ***


Le stelle brillavano sopra di loro. Un bus a due piani avanzò rombando e un gruppo di allegri bevitori li guardò ammiccando; Harry e Ron erano ancora in abito da cerimonia.
  «Hermione, non abbiamo vestiti» le disse Ron. Una giovane donna lo guardò e scoppiò in una risatina rauca.
  «Perché non ho portato il Mantello dell'Invisibilità?» si rimproverò Harry, maledicendo la propria stupidità. «Lo tengo con me tutto l'anno e poi…»
  «Tranquillo, l'ho portato io e ho i vestiti per tutti e due« ribatté Hermione. «Cercate solo di non dare troppo nell'occhio finché... qui va bene»
Li guidò in una stradina laterale, poi al sicuro in un vicolo poco illuminato.
  «Quando dici che hai il Mantello e i vestiti…» cominciò Harry, guardando accigliato Hermione: non aveva con sé altro che la borsetta di perline, nella quale stava frugando.
  «Sì, sono qui» rispose Hermione, e con grande stupore dei due estrasse un paio di jeans, una felpa, dei calzini rossicci e infine l'argenteo Mantello dell'Invisibilità.
  «Come accidenti…»
  «Incantesimo Estensivo Irriconoscibile» spiegò lei. «Complicato, ma credo di averlo fatto bene; comunque sono riuscita a ficcare qui dentro tutto quello che ci serve» Diede una scrollata alla borsetta apparentemente
fragile, che rimbombò come un container al rumore di un gran numero di oggetti pesanti che si rigiravano al suo interno. «Oh, no, quelli sono i libri» disse, sbirciando dentro. «li avevo divisi tutti per argomento... va be'... Ron, spicciati a cambiarti…»
  «Quando hai fatto tutte queste cose?» le chiese Harry, mentre Ron si spogliava.
  «Te l'ho detto alla Tana, erano giorni che tenevo pronte le cose essenziali, sai, in caso di fuga improvvisa. Ho riempito il tuo zaino stamattina, Harry, dopo che ti eri vestito, e l'ho messo qui dentro... avevo come la sensazione…»
  «Sei straordinaria, davvero» commentò Ron, consegnandole l'abito appallottolato.
  «Grazie» rispose Hermione, abbozzando un sorrisetto e spingendo l'abito nella borsa.
  «Andiamo, dobbiamo muoverci» li esortò Hermione.
Tornarono sulla strada principale, dove, sul marciapiede opposto, un gruppo di uomini cantava barcollando.
  «Solo per curiosità, perché proprio Tottenham Court Road?» chiese Ron a Hermione.
  «Non lo so, mi è venuto in mente e basta, ma sono certa che siamo più al sicuro nel mondo Babbano, non si aspettano di trovarci qui»
  «Giusto» approvò Ron guardandosi intorno. «ma non ti senti un po'... vistosa?»
  «Che alternative abbiamo?» gli chiese Hermione, facendo una smorfia quando gli ubriachi cominciarono a fischiare mentre li superavano. «Potremmo provare a casa dei miei, anche se può darsi che vadano a controllare... oh, perché non chiudono il becco!»
  «Tutto bene, tesoro?» urlò quello più sbronzo dall'altra parte della strada. «Vuoi qualcosa da bere? Molla il rosso e vieni a farti una pinta con noi!»
  «Andiamo a sederci da qualche parte« propose Hermione in fretta, perché Ron aveva già aperto la bocca per ribattere ai molestatori. «Guardate, questo andrà bene, qui dentro!»

*  *  *

Byron spinse Tonks verso destra, fuori dalla traiettoria di un incantesimo scarlatto. I tavoli della sala erano in gran parte rovesciati, i bicchieri in frantumi sul pavimento venivano schiacciati dagli invitati in fuga.
Sentì qualcuno afferrarlo per il collo tenendogli la testa bassa
  «Sta giù» disse seccamente Severus spingendolo in avanti, verso l'entrata della casa.
Byron trascinò i piedi a fatica, cercò di alzare la testa per vedere Mangiamorte e agenti del ministero che tentavano di arrestare gli invitati.
Passarono di fianco a una donna bionda che urlava con la voce stridula.
  «Dov'è Potter? Dimmi dov'è lurida feccia!»
Piton accelerò il passo e spalancò la porta della cucina della tana con un calcio. Sentiva ancora la pressione delle sue dita sulla pelle pulsante.
  «Lasciami» disse a denti stretti divincolandosi.
Piton strinse ancora di più spingendolo verso il basso, mentre muoveva la testa vide una sagoma davanti a loro, i pantaloni neri e grossi stivali era tutto ciò che riusciva a distinguere.
  «Dobbiamo portarlo dal Signore Oscuro» disse una voce maschile.
  «Lo faremo» rispose tranquillamente Piton lasciando finalmente la presa sul suo collo.
Byron si raddrizzò incrociando lo sguardo di un uomo con una folta barba nera e piccoli occhi scuri infossati.
  «Lo porto io con…»
Prima che l'uomo potesse finire la frase una scia rossa scaturì dalla bacchetta levata di Severus, colpendolo in pieno petto. Il Mangiamorte cadde rigido sul lungo tavolo di legno spostandolo rumorosamente. Byron si avvicinò cautamente vedendo gli occhi spalancati, ormai vuoti rivolti verso lo storto soffitto della cucina.
«Chi cavolo è?» chiese voltandosi verso Severus
«Non ne ho idea» rispose lanciando un incantesimo alla porta. Guardò velocemente oltre l'ampia finestra. I suoni di lotta erano innaturalmente attutiti.
«Harry è riuscito a scappare?» chiese Byron cercando di mettere a fuoco le sagome scure oltre il vetro.
«Sì, l'ho visto smaterializzarsi» si voltò tornando a guardarlo «Significa che le barriere sono crollate»
«Ottimo, dove ce ne andiamo?» domandò Byron battendo le mani con entusiasmo.
«Tu vai»
«Mi lasci da solo nel mondo sperduto?» Alzò un sopracciglio
«Non posso venire con te, dovrei portarti al Signore Oscuro se non…» un tonfo sulla porta li fece voltare di scatto
«Va»
«Dove?»
Piton strinse visibilmente la presa sulla bacchetta avvicinandosi alla porta.
«Vai da Andromeda» ordinò Piton.

Byron contrasse la mandibola con forza afferrando la propria bacchetta.

«Sta attento» mormorò prima di smaterializzarsi.

*  *  *

Harry tenne aperta la porta di un piccolo caffè. Un leggero strato di unto ricopriva tutti i tavoli di formica, ma almeno era vuoto. Harry scivolò lungo una panca per primo e Ron gli sedette accanto, di fronte a Hermione, che dava le spalle all'ingresso, e la cosa non le piaceva: si guardava indietro così spesso che sembrava avesse un tic. A Harry non andava giù l'idea di stare fermo; camminare gli aveva dato l'illusione di avere una meta. Sentì svanire le ultime tracce della Pozione Polisucco: le mani tornarono della consueta forma e dimensione. Si sfilò gli occhiali di tasca e li inforcò.
Dopo qualche minuto, Ron disse: «Sapete, non siamo lontani dal Paiolo Magico, è in Charing Cross…»
  «Ron, non possiamo!» sbottò Hermione.
  «Non per dormirci, ma per scoprire cosa sta succedendo!»
  «Ma lo sappiamo, cosa sta succedendo! Voldemort si è impadronito del Ministero, che altro dobbiamo sapere?»
  «Va bene, va bene, era solo un'idea!»
La cameriera si avvicinò al loro tavolo strascicando i piedi e masticando una gomma.
  «Un cappuccino per me.» disse Hemrione
  «Quello che ha detto lei» si affrettò a dire Ron
  «Lo stesso» annuì Harry portandosi una mano sul mento; una coppia di operai corpulenti era entrata proprio mentre la cameriera oltrepassava una stretta porta verde.
Hermione ridusse la voce a un sussurro.
  «Troviamo un posto tranquillo per Smaterializzarci e andiamo in campagna. Una volta là, potremo mandare un messaggio all'Ordine.»
  «Perché, sai far parlare i Patroni?» le chiese Ron.
  “Ci ho provato, credo di sì» rispose Hermione.
  «Be', basta che non li mettiamo nei guai. Magari sono già stati arrestati.»
«Dio Piton e Byron sono la, se i Mangiamorte li trovano…»
«Piton se la caverà» disse Ron con una smorfia «Pensano che stia con loro, no?»
«Ma se non consegna Byron… dovremmo tornare indietro«
«Amico, è te che cercano, non facilitiamogli il lavoro« replicò Ron inclinandosi in avanti.
Harry aprì la bocca ma si bloccò a guardare i due operai davanti al bancone, il più grosso sei due con dei corti capelli biondi alzò il gomito come se stesse sfilando qualcosa.
Harry istintivamente impugnò la bacchetta, Ron, in ritardo di qualche secondo, si gettò sul tavolo e spinse Hermione sulla pan a. Le maledizioni dei Mangiamorte fracassarono la parete di piastrelle alle spalle di Ron, mentre Harry urlava: «Stupeficium!»
Il Mangiamorte biondo e grosso fu colpito in viso da un getto di luce rossa e si afflosciò, privo di sensi. Il suo compagno ne spedì un altro: corde nere e lucide volarono dalla punta della sua bacchetta e legarono Ron dalla testa ai piedi. La cameriera strillò e corse verso l'uscita . Harry scagliò un altro Schiantesimo contro il Mangiamorte dalla faccia storta che aveva legato Ron, ma l'incanto fallì il colpo, rimbalzò contro la vetrina e colpì la cameriera, che cadde davanti alla porta.
«Petrificus Totalus!» gridò Hermione, fuori del suo campo visivo, e il Mangiamorte cadde rumorosamente in avanti come una statua sul miscuglio di tazze rotte, pezzi di tavolo e caffè. Hermione strisciò fuori da sotto la panca, scuotendosi i frammenti di vetro del portacenere dai capelli, tutta tremante.
«D-diffindo»
Le corde tagliate caddero. Ron si alzò e scrollò le braccia per riacquistare la sensibilità. Harry raccolse la bacchetta e si arrampicò sui detriti fino alla panca dov'era disteso il Mangiamorte biondo e grosso.
  «Avrei dovuto riconoscerlo, c'era anche lui la notte che è morto Silente»
osservò. Rivoltò con un piede il Mangiamorte più scuro di capelli; gli occhi dell'uomo scattarono da Harry a Ron a Hermione.
  «È Dolohov« disse Ron. «Mi ricordo la foto di quando era un ricercato. «Credo che quello grosso sia Thorfinn Rowle.»
  «E chi se ne importa dei loro nomi!» esclamò Hermione, un po' isterica.
  «Come hanno fatto a trovarci? Cosa facciamo adesso?»
In qualche modo il suo panico schiarì le idee a Harry.
  «Chiudi a chiave la porta» ordinò. «e tu, Ron, spegni le luci.»
Guardò Dolohov immobilizzato, riflettendo in fretta mentre la serratura scattava e Ron usava il Deluminatore per sprofondare il caffè nell'oscurità.
Sentì gli uomini che prima avevano urlato a Hermione apostrofare un'altra ragazza in lontananza.
  «Che cosa ne facciamo di quelli?» gli bisbigliò Ron nel buio; poi, più piano: “Li uccidiamo? Loro ci ucciderebbero. Ci hanno appena provato.»
Hermione rabbrividì e fece un passo indietro. Harry scosse la testa.
«Dobbiamo solo cancellargli la memoria» rispose. «È meglio così, farà perdere le nostre tracce. Se li uccidessimo, sarebbe ovvio che siamo stati qui»
«Sei tu il capo« ribatté Ron, profondamente sollevato.
«Ma io non ho mai fatto un Incantesimo di Memoria»
  «Nemmeno io» intervenne Hermione. «Però so la teoria»
Trasse un gran respiro per calmarsi, poi puntò la bacchetta contro la fronte di Dolohov e disse: «Oblivion.»
Subito gli occhi di Dolohov si annebbiarono, sognanti.
  «Brava!« esclamò Harry dandole un a pacca sulla schiena. «Occupati di quell'altro e della cameriera mentre io e Ron mettiamo in ordine.»
  «Mettere in ordine» gridò Ron, guar dando il caffè semidistrutto. «Perché?»
  «Non credi che potrebbero chiedersi cosa è successo, se si svegliano e si ritrovano in un posto che sembra appena bombardato?»
  «Oh, sì, è vero…»
Ron trafficò un po' per sfilare la bacchetta di tasca.
  «Per forza non riuscivo a prenderla, Hermione, hai portato i miei vecchi jeans, sono stretti.»
  «Be', scusa, sai» sibilò Hermione, e mentre trascinava la cameriera lontano dalla vetrina.
  «Che facciamo adesso?» chiese lei tornando dritta.
  «Andiamo a Grimmauld Place» rispose Harry risoluto.
  «Ma i Mangiamorte sanno che era il quartier generale dell'ordine, Piton glielo avrà detto» protestò la ragazza
  «Gli ha detto vagamente la zona, ma non può rivelare la posizione, non appartiene a lui la casa, legalmente è mia« rispose Harry combattendo con il nodo che gli si stava stringendo in gola al ricordo del perché la casa ora fosse sua.
Qualche attimo dopo i polmoni di Harry si dilatarono grati e lui aprì gli occhi: erano al centro di una squallida piazzetta dall'aria familiare. Alte case fatiscenti li fissavano da tutti i lati. Salirono di corsa i gradini di pietra del numero dodici e Harry picchiò una volta sulla porta con la bacchetta. Udirono una serie di scatti metallici e lo sferragliare di una catena, poi la porta si spalancò cigolando e i tre varcarono la soglia.
Non appena Harry chiuse la porta, le vecchie lampade a gas si accesero, proiettando luci tremolanti lungo l'ingresso. Era come lo ricordava: inquietante, pieno di ragnatele. I profili delle teste degli elfi domestici appese alla parete gettavano strane ombre su per la scala. Lunghe tende scure celavano il ritratto della madre di Sirius. La sola cosa fuori posto era il portaombrelli fatto con una zampa di troll, che era rovesciato a terra, come se Tonks l'avesse fatto cadere un'altra volta.
  «Credo che qualcuno sia stato qui« sussurrò Hermione, indicandolo.
  «Può essere successo quando sono usciti quelli dell'Ordine» bisbigliò in risposta Ron.
  «Meglio controllare« sussurrò Hermione. Levò la bacchetta e disse: «Homenum revelio.»
Non successe nulla.
Cautamente, Harry fece un passo avanti e iniziarono a salire le scale.

*  *  *

Byron si materializzò poco fuori dai confini protetti della casa della famiglia Tonks, fece appena un paio di passi prima di crollare sull'erba alta. Un dolore pulsante alle tempie lo fece quasi gridare, si afferrò la testa fra le mani con forza.
Il suono di passi che si avvicinavano in fretta lo raggiunsero ovattati.
  «Che è successo? Vi hanno attaccati? Byron?» la voce di Andromeda si fece sempre più bassa fino a svanire, sovrastata da delle urla roche.
Una rabbia che non gli apparteneva lo invase.
Vide una stanza lunga, illuminata da un camino, e un Mangiamorte grosso e biondo che urlava e si
contorceva sul pavimento, e una sagoma più sottile incombere su di lui, la
bacchetta tesa, mentre Byron parlava con voce acuta, fredda, spietata.
  «Ancora, Rowle, o vuoi che la facciamo finita e ti diamo in pasto a Nagini? Lord Voldemort non sa se ti perdonerà questa volta... Mi hai chiamato per questo, per dirmi che Harry Potter è fuggito di nuovo? Draco, dai a Rowle un altro assaggio del nostro scontento.»
Un ceppo cadde nel fuoco: le fiamme si ridestarono e la luce danzò su un volto pallido e appuntito, pervaso dal terrore...

Byron strinse gli occhi e inspirò profondamente tornando a sentire l'erba umida sotto le dita.

*  *  *

La mattina dopo Harry si svegliò in un sacco a pelo sul pavimento del salotto. Una striscia di cielo era visibile tra le tende pesanti; aveva il colore azzurro fresco e limpido d'inchiostro annacquato, era tra la notte e l'alba e
tutto taceva, tranne i respiri profondi e tranquilli di Ron e Hermione. Harry guardò le sagome scure che si disegnavano sul pavimento accanto a lui.
Ron, in uno slancio di galanteria, aveva insistito perché Hermione dormisse sui cuscini tolti dal divano, quindi le i era più in alto. Il braccio le ricadeva sul pavimento, le dita a pochi centimetri da quelle di Ron. Forse si erano addormentati tenendosi per mano. L'idea lo fece sentire stranamente solo.

Alla disperata ricerca di qualcosa da fare per distrarsi, uscì dal sacco a pelo, prese la bacchetta e strisciò fuori dalla stanza. Sul pianerottolo sussurrò «Lumos« e salì le scale alla luce della bacchetta continuò a salire finché non raggiunse l'ultimo pianerottolo, su cui si affacciavano solo due porte. Quella di fronte a lui aveva una targa con scritto 'Sirius'. Non era mai entrato nella stanza del suo padrino. Spinse la porta, tenendo alta la bacchetta per diffondere più luce possibile.
La stanza era spaziosa e un tempo doveva essere stata bella. C'era un grande letto con la testata di legno intagliato, un'alta finestra oscurata da lunghe tende di velluto e un candelabro coperto da uno spesso strato di polvere. I quadri alle pareti e la testata del letto erano coperti di polvere, una ragnatela era tesa tra il candelabro e la cima del grande armadio di legno; Harry si fece avanti osservando con attenzione l'unica foto magica appesa: quattro studenti di Hogwarts che ridevano tenendosi a braccetto.
Con un sussulto, Harry riconobbe suo padre, i capelli neri ribelli erano spettinati come i suoi e anche lui portava gli occhiali. Al suo fianco c'era Sirius, di una bellezza trascurata, il volto un po' arrogante molto più giovane e felice di come Harry l'avesse mai visto da vivo. Alla destra di Sirius c'era Minus, più basso di una testa, grassoccio, lo sguardo acquoso. Alla sinistra di James c'era Lupin, anche allora un po' trasandato, ma con la stessa aria di gioiosa sorpresa. Tornò a guardare il volto di suo padre, dietro quel sorriso radioso e il volto così simile al suo si celava l'arroganza che tanto Piton lo aveva accusato di possedere. Ancora non riusciva a togliersi dalla mente il ricordo di Piton che aveva visto nel pensatoio. Avrebbe voluto che il pozionista gli mentisse, ma anche Lupin e Sirius lo avevano confermato, per non parlare di Byron. Suo padre era un bullo arrogante. In un angolo buio della sua mente una voce cercò di ricordargli che era anche stato un amico fedele, almeno per i Malandrini. Eppure la cosa non lo faceva sentire meglio.
Uscì dalla stanza e andò davanti alla seconda porta. C'erano graffi profondi nella vernice sotto un piccolo cartello che non aveva notato nell'oscurità. Si fermò a leggerlo. Era un cartellino pomposo, scritto a mano con bella grafia, il genere di cosa che Percy Weasley avrebbe potuto appiccicare alla porta della sua stanza:

 

Non entrare
senza il permesso
di Regulus Arcturus Black

Harry si sentì percorrere dall'eccitazione, senza sapere subito perché. Rilesse il cartello e si fondò di corsa giù per le scale.
Quando entrò in salotto Hemrione e Ron erano in piedi con gli occhi gonfi.
  «Dove diavolo eri?» chiese Ron con i capelli sparati per aria
  «Di sopra, ho trovato RAB» Annunciò con un largo sorriso.
Hermione trattenne rumorosamente il fiato e spalancò gli occhi.«Qui?»
Harry annuì «La sua stanza è di sopra, nello stesso corridoio di quella di Sirius.»
  «Era... il fratello di Sirius?» sussurrò Ron incredulo
  «Era un Mangiamorte» rispose Harry. «Me l'ha raccontato Byron. Si unì a loro quando era molto giovane, poi ebbe paura e cercò di andarsene... e così lo uccisero«
  «Tutto torna!« esclamò Hermione. «Se era un Mangiamorte, era vicino a Voldemort, e se aveva aperto gli occhi forse lo voleva eliminare!«
Harry strinse la bacchetta fra le dita e la puntò sulla serratura della porta. «Alohomora.» Uno scatto e la porta si spalancò.
Varcarono la soglia insieme, guardandosi attorno. La stanza di Regulus era un po' più piccola di quella di Sirius, ma aveva la stessa atmosfera di trascorsa grandeur. Là dove Sirius aveva cercato di sottolineare il proprio contrasto con il resto della famiglia, Regulus si era sforzato di rimarcare la sua appartenenza. I colori di Serpeverde, smeraldo e argento, erano ovunque, a drappeggiare il letto, le pareti e le finestre. Lo stemma dei Black era dipinto con straordinaria cura sopra il letto, assieme al suo motto, Toujours pur. Sotto c'era una collezione di ritagli di giornale ingialliti, attaccati insieme a formare un lacero collage. Hermione attraversò la stanza per esaminarli.
  «Parlano tutti di Voldemort» osservò. «A quanto pare Regulus è stato un suo fan»
Un piccolo sbuffo di polvere si levò dal copriletto quando lei si sedette per leggere gli articoli. Nel frattempo Ha rry aveva notato un'altra foto, in cui i giocatori di una squadra di Quid ditch di Hogwarts salutavano con la mano, sorridenti. Si avvicinò e vide il serpente sul loro petto: Serpeverde. Sobbalzò guandò riconobbe un giovane Byron con il gomito mollemente appoggiato sulla spalla di un ragazzo più giovane seduto al centro della prima fila; aveva gli stessi capelli neri e l'aria un po' altera di Sirius.
  «Era un Cercatore» disse.
  «Cosa?» chiese Hermione distrattamente, ancora concentrata sui ritagli che parlavano di Voldemort.
  «È seduto al centro della prima fila, è li che i Cercatori... non importa« concluse Harry, visto che nessuno lo ascoltava: Ron, a quattro zampe, guardava sotto l'armadio. In cerca di altri possibili nascondigli, Harry si
avvicinò alla scrivania. Anche qui, qualcuno aveva frugato prima di loro. I cassetti erano stati rovesciati di recente, la polvere era smossa, ma non c'era nulla di prezioso: vecchie piume, libri di scuola ormai obsoleti che erano stati evidentemente molto strapazzati, una bottiglia d'inchiostro rotta da poco, il liquido appiccicoso sparso dappertutto.
  «C'è un modo più semplice» intervenne Hermione mentre Harry si ripuliva le dita macchiate sui jeans. Levò la bacchetta e disse: «Accio medaglione!»
Non accadde nulla. Ron, che stava frugando nelle pieghe delle tende sbiadite, parve deluso.
  «Quindi? Non c'è?»
  «Be', potrebbe ancora esse re qui, ma protetto da controincantesimi» rispose Hermione. «Incantesimi per evitare che venga richiamato con la magia, sapete.»
  «Come quello che Voldemort ha imposto al bacile di pietra nella caverna» disse Harry, ricordando che non era riuscito ad Appellare il medaglione falso.
  «E allora come facciamo a trovarlo?» chiese Ron.
  «Cerchiamo» concluse Hermione.
  «Questa sì che è un'idea» commentò Ron alzando gli occhi al cielo, e riprese a osservare le tende.
Setacciarono ogni centimetro della stanza per più di un'ora, ma infine dovettero concludere che il medaglione non c'era.
Il sole era sorto; la luce li abbaglia va anche attraverso le sudicie finestre del pianerottolo.
  «Potrebbe essere da qualche altra parte in casa, però« suggerì Hermione in tono incoraggiante mentre scendevano le scale: Harry e Ron erano sempre più delusi e invece lei sembrava ancora più decisa. «Che sia riuscito a distruggerlo o meno, avrebbe certamente voluto tenerlo nascosto da Voldemort, no? Ricordate tutte quelle cose orrende di cui ci siamo sbarazzati quando siamo stati qui l'ultima volta? Quell'orologio che sparava dardi e quei vecchi abiti che hanno cercato di strangolare Ron: Regulus potrebbe averli messi per proteggere il nascondiglio del medaglione, anche se non l'abbiamo capito al… al…»
Harry e Ron la guardarono. Aveva un piede a mezz'aria, con l'aria stordita di chi sia appena stato Obliviato; il suo sguardo era assente.
  «... al momento» concluse in un sussurro.
  «Qualcosa non va?» le chiese Ron.
  «Cera un medaglione.»
  «Cosa?» esclamarono Harry e Ron in coro.
  «Nella credenza del salotto. Nessuno riusciva ad aprirlo. E noi... noi…»
Per Harry fu come se un mattone g li fosse scivolato da l petto nello stomaco. Se lo ricordava benissimo: aveva perfino tenuto in mano quell'oggetto quando se l'erano passato, cercando a turno di aprirlo. Era stato gettato in un mucchio di rifiuti, insieme alla tabacchiera di polvere di Capperuncolo e al carillon che metteva sonno a tutti...
  «Kreacher si è ripreso un sacco di cose« rammentò Harry. Era l'unica possibilità, l'ultima labile speranza a cui aggrapparsi. «Aveva un mucchio di roba nascosta nel suo armadio in cucina. Andiamo.«
Corse giù per le scale, due gradini alla volta, gli amici alle calcagna. Fecero tanto rumore che attraversando l'ingresso svegliarono il ritratto della madre di Sirius.
  «Feccia! Sporchi Mezzosangue! Gentaglia!« strillò mentre sfrecciavano nella cucina al piano interrato, sbattendosi la porta alle spalle.
Harry corse in fondo alla stanza, si fermò di botto davanti all'armadio di Kreacher e lo spalancò. Il nido di sudicie vecchie cope rte in cui aveva dormito l'elfo domestico era sempre lì, ma non riluceva più degli oggetti che Kreacher aveva accumulato. C'era solo una vecchia copia di Nobiltà di Natura: Genealogia Magica. Rifiutandosi di credere ai propri occhi, Harry afferrò le coperte e le scrollò. Un to po morto rotolò sinistro sul pavimento.
Ron gemette, lasciandosi cadere su una sedia; Hermione chiuse gli occhi.
  «Non è ancora finita« disse Harry e chiamò ad alta voce: «Kreacher!«
Si sentì un forte crac e l'elfo domestico che Harry aveva a malincuore ereditato da Sirius comparve dal nulla davanti al focolare freddo e vuoto: piccolo, alto la metà di un uomo, la pelle pallida gli cadeva addosso in mille pieghe e ciuffi di peli bianchi sbucavano abbondanti dalle orecchie da pipistrello. Indossava ancora lo straccio sudicio col qual e l'avevano conosciuto, e lo sguardo sprezzante che posò su Harry mostrò che il suo atteggiamento nei confronti del nuovo padro ne non era mutato più del suo abbigliamento.
  «Padrone« gracchiò con la sua voce da rana, e s'inchinò, borbottando, rivolto alle proprie ginocchia. «di rito rno nella vecchia casa della mia padrona con quel traditore del suo sangu e di Weasley e la sudicia Mezzosangue...«
«Ti proibisco di chiamare chicchessia traditore del suo sangue o sudicio Sanguemarcio« ringhiò Harry. Kreacher, con il suo gr ugno e gli occhi iniettati di rosso, sarebbe stato una cr eatura sgradevole anche se non avesse tradito Sirius facendolo cadere nelle mani di Voldemort.
“Ho una domanda da farti» riprese Harry, col cuore che batteva forte. “E ti ordino di rispondere con sincerità. Capito?»
“Sì, padrone» rispose Kreacher, inch inandosi di nuovo: Harry vide le sue labbra muoversi silenziose, senza alcun dubbio ripe tendo gli insulti che gli era appena stato proibito di pronunciare.
“Due anni fa» continuò Harry, il cuore che adesso gli martellava contro le costole. «C'era un grosso medaglione d'oro nel salotto di sopra. Noi l'abbiamo buttato via. Lo hai ripreso tu?»

Ci fu un attimo di silenzio. Kreacher si raddrizzò e guardò in faccia Harry. Poi disse: «Sì.»
«E adesso dov'è?» chiese Harry esultante. Sui volti di Ron e Hermione si leggeva la gioia.
Kreacher chiuse gli occhi come se non riuscisse a sopportare la loro reazione alle parole che stava per pronunciare.
«Andato.»
«Andato?» ripeté Harr y, sentendo l'eccitazione abbandonarlo. «Come sarebbe, andato
L'elfo rabbrividì e oscillò.
«Kreacher» scandì Harry con decisione. «ti ordino...»
«Mundungus Fletcher» gracchiò l'elfo, gli occhi ancora strizzati. “Ha rubato tutto Mundungus Fletcher: i ritratti della signorina Bella e della signorina Cissy, i guanti della mia padrona, l'Ordine di Merlino, Prima Classe, i calici con il blasone di famiglia, e... e…»
Kreacher inghiottì l'aria, con il petto concavo che si alzava e si abbassava veloce, spalancò gli occhi ed emise un urlo agghiacciante.
«... e il medaglione, il medaglione di padron Regulus, Kreacher ha sbagliato, Kreacher non ha obbedito agli ordini!«
Harry reagì d'istinto: appena Kreacher afferrò l'attizzato io dal focolare, si gettò sull'elfo e lo sc hiacciò a terra. L'urlo di Hermione si mescolò con quello di Kreacher, ma Harry gridò più forte di entrambi: «Kreacher, ti ordino di stare fermo!«
Sentì l'elfo immobilizzarsi e lo lasc iò andare. Kreacher era lungo disteso sul freddo pavimento di pietra e dagli occhioni gonfi colavano lacrime.
«Harry, lascia che si alzi!« sussurrò Hermione.
«Così può picchiarsi con l'attizzatoio?» sbuffò Harry, inginocchiandosi accanto all'elfo. «Non credo proprio. Avanti, Kreacher, voglio la verità: come fai a sapere che Mundungus Fletcher ha rubato il medaglione»
«Kreacher ha visto!« esalò l'elfo, c on le lacrime che gli scorrevano sul grugno e dentro la bocca dai denti grigi.

«Kreache r ha visto che usciva dall'armadio di Kreacher con le mani piene di tesori di Kreacher. Kreacher ha detto al ladraccio di smetterla, ma Mundungus Fletcher ha riso ed è fuggito…»
«Hai detto che il medaglione era di padron Regulus« insisté Harry.
«Perché? Da dove veniva? Che cosa c' entrava Regulus? Kreacher, siediti e raccontami tutto quello che sai su quel medaglione e su Regulus!»
L'elfo obbedì, si appallottolò, posò il volto bagnato tra le ginocchia e prese a dondolarsi. La sua voce soffocata ma chiara rimbombava nella cucina silenziosa.
«Padron Sirius è scappato, che liberazione, perché era un ragazzo cattivo e ha spezzato il cuore alla mia padrona con i suoi modi da fuorilegge. Ma padron Regulus aveva il giusto orgoglio; sapeva che cosa ci si aspetta dal nome dei Black e dalla dignità del s uo sangue puro. Parlava da tempo del Signore Oscuro, che doveva fare usci re i maghi dalla clandestinità per governare sui Babbani e sui figli di Babbani... e a sedici anni, padron Regulus si è unito al Signore Oscuro. Era così fiero, così fiero, così felice di servirlo... E un giorno, un anno dopo essersi unito a lui, padron Regulus è venuto in cucina a cercare Kreac her. A padron Regulus era sempre piaciuto Kreacher. E padron Regulus ha detto... ha detto…»
Il vecchio elfo si dondolò più veloce.
«... ha detto che al Signore Oscuro serviva un elfo.«
«A Voldemort serviva un elfo?» ripeté Harry, fissando Ron e Hermione, sconcertati quanto lui.
«Oh, sì» gemette Kreacher. «E padron Regulus aveva offerto Kreacher.
Era un onore, ha detto padron Regulus, un onore per lui e per Kreacher, che doveva fare tutto quello che il Sign ore Oscuro gli ordinava... e poi totornare a casa.»
Kreacher si dondolò ancora più forte, il respiro rotto dai singhiozzi.
«Così Kreacher è andato dal Signore Oscuro. Il Signore Oscuro non ha detto a Kreacher cosa dovevano fare, ma ha portato Kreacher in una galleria vicino al mare. E oltre la galleria c'era una caverna, e nella caverna c'era un grande lago nero…»

Harry si sentì rizzare i capelli sulla nuca. La voce gracchiante di Kreacher sembrava provenire dall'altra ri va dell'acqua scura. Vedeva con chiarezza la scena, come se fosse stato presente.
«... c'era una barca…»
Certo che c'era una barca; Harry la conosceva, di un verde spettrale, stregata in modo da portare un mago e una vittima verso l'isolotto al centro. Così, dunque, Voldemort aveva messo alla prova le difese attorno all'Horcrux: servendosi di una creatura di nessun valore, un elfo domestico...
“C'era un b-bacile pieno di pozione sull'isola. Il Signore Oscuro lo ha fatto bere a Kreacher...»
L'elfo tremò da capo a piedi.

“Kreacher ha bevuto, e mentre beveva ha visto cose terribili... gli bruciava la pancia... Kreache r ha chiamato padron Regulus per farsi salvare, ha chiamato la sua padrona Black, ma il Signore Oscuro ha riso... ha fatto bere a Kreacher tutta la pozione... ha messo un medaglione nel bacile vuoto... lo ha riempito con altra pozione.
«E poi il Signore Oscuro è andato via sulla barca, ha lasciato Kreacher sull'isola...«
Harry se lo immaginava benissimo. Vide il bianco volto serpentesco di Voldemort svanire nel buio, gli occhi rossi fissi senza pietà sull'elfo che si agitava e sarebbe morto entro qualche minuto, il tempo di cedere alla sete disperata che la pozione provocava nella vittima... ma qui la sua immaginazione si fermò, perché non riusciva a capire come Kreacher fosse riuscito a sopravvivere.
«Kreacher voleva acqua, è strisciato fi no alla riva e ha bevuto nel lago nero... e mani, mani morte, sono uscite dall'acqua e hanno trascinato Kreacher sotto...«
«Come hai fatto a fuggire?« gli chiese Harry. Si accorse che stava sussurrando e non se ne stupì.
Kreacher levò il testone e lo guardò con gli enormi occhi iniettati di sangue.
«Padron Regulus ha detto a Kreacher di tornare« borbottò.
«Lo so... ma come hai fatto a sfuggire agli Inferi?«
Kreacher non sembrò capire.
«Padron Regulus ha detto a Kreacher di tornare« ripeté.
“Lo so, ma...»
“Be', è ovvio, no, Harry?» intervenne Ron. “Si è Smaterializzato!»
“Ma... non era possibile Materializzarsi per entrare o uscire da quella caverna» osservò Harry. «“altrimenti Silente…»
«La magia elfica non è come quella de i maghi» obiettò Ron. «Cioè, loro possono Materializzarsi e Smaterializzarsi dentro e fuori da Hogwarts, e noi no.»
Calò il silenzio mentre Harry assimilava la notizia. Possibile che Voldemort avesse commesso un simile errore? Ci stava ancora riflettendo quando Hermione parlò, con voce gelida.
«Naturalmente Voldemort avrà considera to le caratteristiche degli elfi domestici assolutamente indegne della sua attenz ione, proprio come tutti quei Purosangue che li trattano come animali... non gli sarebbe mai venuto in mente che potessero avere un potere che lui non aveva.»

«La legge più grande per un elfo domestico è obbedire al padrone» recitò Kreacher. «A Kreacher era stato detto di tornare a casa, e Kreacher è tornato a casa...»
«Be', quindi hai fatto quello che ti era stato detto, no?» mormorò Hermione con dolcezza. «Non hai disobbedito agli ordini!»
Kreacher scosse il capo, dondolandosi velocissimo.
«Allora cos'è successo quando sei tornato?» gli chiese Harry. «Cos'ha detto Regulus quando gli hai raccontato cos'era successo?»
«Padron Regulus era molto preoccu pato, molto preoc cupato» gracchiò Kreacher. «Padron Regulus ha detto a Kreacher di stare nascosto, di non uscire di casa. E poi... un po' di te mpo dopo... Padron Regulus è venuto a trovare Kreacher nel suo armadio di notte, e padron Regulus era strano, non era normale, non era sano di mente, Kreacher l'aveva capito... ha chiesto a Kreacher di portarlo alla caverna, la caverna dove Kreacher era andato insieme al Signore Oscuro»
E così erano partiti. Harry se li immaginò, il vecchio elfo spaventato e il magro, scuro Cercatore così simile a Sirius... Kreacher sapeva come aprire l'ingresso nascosto della caverna nel sottosuolo, sapeva come richiamare la barchetta; questa volta era il suo am ato Regulus che viaggiava con lui verso l'isola col bacile di veleno...
«E ti ha fatto bere la pozione?« chiese Harry, disgustato.
Ma Kreacher scosse il capo e pianse. Hermione portò le mani alla bocca: sembrava aver capito qualcosa.
«P-padron Regulus si è tolto dalla tasca un medaglione come quello che aveva il Signore Oscuro« continuò Kreacher, mentre le lacrime gli scorrevano ai lati del grugno. «E ha detto a Kreacher di prenderlo, e quando il bacile era vuoto Kreacher doveva scambiare i medaglioni…»
Kreacher era ormai scosso da singhiozzi violenti; Harry dovette concentrarsi per capire le sue parole.
«E ha ordinato... a Kreacher di andare via... senza di lui. E ha detto a Kreacher... di andare a casa... e di non dire mai alla padrona... che cosa aveva fatto... ma di distruggere... il primo medaglione. E ha bevuto... tutta la pozione... e Kreacher ha scambiato i medaglioni... ed è rimasto a guardare... e padron Regulus è stato trascinato sott'acqua... e...«
«E così hai riportato a casa il medaglione» insisté, implacabile, perché era deciso a sapere tutta la storia. «E hai cercato di distruggerlo?«
«Niente di quello che ha fatto Kreacher ha lasciato neanche un segno sul medaglione« gemette l'elfo.

«Kreacher ha provato tutto, tutto quello che sapeva, ma niente, niente ha funziona to... tanti potenti incantesimi proteggevano quel medaglione, Kreacher era sicuro che per distruggerlo bisognava entrarci, ma non si apriva... Kr eacher si è punito, ha tentato di nuovo, si è punito, ha tentato di nuovo. Kreacher non è riuscito a obbedire agliordini, Kreacher non è riuscito a di struggere il medaglione! E la sua padrona era pazza di dolore, perché pa dron Regulus era scomparso, e Kreacher non poteva dirle cos'era successo nella grotta, perché padron Regulus gli aveva p-p-proibito di dirlo a chiunque della f-f-famiglia...«
Kreacher ormai singhiozzava così forte da risultare incomprensibile. Le lacrime rigavano le guance di Hermione che guardava l'elfo senza più osare toccarlo. Perfino Ron, che non era certo un fan di Kreacher, sembrava turbato.
Harry si mise a sedere sui talloni e scosse il capo, cercando di chiarirsi le idee.
Guardò Kreacher che singhiozzava sul pavimento, gli vennero in mente le parole di Silente, poche ore dopo la morte di Sirius: Io temo che Sirius non abbia mai visto Kreacher come una creatura dotata di sentimenti profondi quanto quelli di un essere umano...
  «Kreacher« mormorò Harry dopo un po ' «quando te la senti, ehm... per favore, siediti«
Ci volle qualche minuto prima che Kreacher smettesse di singhiozzare.
Poi si rimise seduto, stropicciandosi gli occhi con le nocche come un bambino.
  «Kreacher, sto per chiederti di fare una cosa« cominciò Harry. Guardò Hermione, in cerca di sostegno: voleva dare l'ordine con gentilezza, ma insieme non poteva fingere che non fosse un ordine. Tuttavia la diversità del suo tono parve ottenere il gradimento di Hermione, che sorrise incoraggiante.
  «Kreacher, per favore, voglio che tu vada a cercare Mundungus Fletcher.
Dobbiamo trovare il medaglione, il medaglione di padron Regulus. È molto importante. Dobbiamo finire il lavoro che ha cominciato padron Regulus, vogliamo... ehm... fare in modo che non sia morto invano.«
Kreacher abbassò i pugni e guardò Harry.
  «Trovare Mundungus Fletcher?« gracchiò.
  «E portarlo qui in Grimmauld Place« aggiunse Harry. «Credi di poter fare questo per noi?«
Kreacher annuì e si alzò . Harry ebbe un'ispirazione improvvisa. Estrasse il borsellino di Hagrid e ne tolse il falso Horcrux, il medaglione in cui Regulus aveva nascosto il messaggio per Voldemort.
  «Kreacher, io, ehm, vorrei regalarti questo« disse, e premette il medaglione nella mano dell'elfo.
  «Apparteneva a Regulus e sono sicuro che vorrebbe che lo tenessi tu come segno di gratitudine per quello che hai...«
L'elfo, dopo aver guardato il medaglione, cacciò un ululato di spavento e di dolore e si gettò di nuovo a terra.
«Mi sa che hai esagerato, amico« osservò Ron.
Impiegarono quasi mezz'ora per calmare Kreacher, così sopraffatto all'idea di ricevere in dono un cimelio di famiglia dei Black tutto per sé da non riuscire a reggersi sulle ginocchia. Quando infine fu in grado di muovere qualche passo barcollante, lo accompagnarono tutti al suo armadio, lo guardarono infilare il medaglione al si curo tra le coperte sudicie e gli garantirono che mentre era via l'avrebbero custodito con la massima cura.
L'elfo fece due profondi inchini a Harry e Ron e rivolse perfino una buffa piccola smorfia a Hermione che forse era un tentativo di saluto rispettoso, prima di Smaterializzarsi col solito sonoro crac.

 
 
 
 
 

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Capitolo 37
*** RESTA VIVO ***


  «La smetti?» strillò Hermione la terza sera dalla partenza di Kreacher, quando tutta la luce fu risucchiata di nuovo dal salotto.
  «Scusa, scusa!« esclamò Ron, facendo scattare il Deluminatore e riaccendendo la luce. «Lo faccio senza accorgermi!»
  «Be', non puoi trovare un'occupazione utile?»
  «Tipo leggere favole per bambini»
  «Silente mi ha lasciato questo libro, Ron…»
  «... e a me ha lasciato il Deluminatore, quindi forse devo usarlo!»
Infastidito dal battibecco, Harry scivolò fuori dalla stanza senza farsi notare. Si diresse in cucina, dove andava in continuazione perché era sicuro che Kreacher sarebbe riapparso lì. A metà delle scale, però sentì un leggero colpo alla porta, poi una serie di scatti metallici e il rumore della catena.
Estrasse la bacchetta, si spostò nell'ombra accanto alle teste di elfi decapitati e aspettò. La porta si aprì: vide uno scorcio della piazza illuminata dai lampioni, e una figura avvolta in un mantello entrò e chiuse la porta.
Una fitta sagoma di polvere si levò, rendendo impossibile riconoscere il nuovo arrivato nella fitta nube grigia.
Harry puntò la bacchetta nel fumo.
  «Fermo!»
Si era dimenticato del ritratto della signora Black: al suo grido le tende che la celavano si aprirono e lei prese a strillare: «Luridi Sanguemarcio, feccia che disonora la mia casa…»
Ron e Hermione scesero di corsa le scale, le bacchette sfoderate, contro lo sconosciuto che aveva alzato le mani.
  «Tranquilli, sono io.»
Harry riconobbe la bassa voce all'istante, aguzzò la vista.
  «Professore?» mormorò Hermione puntando invece la bacchetta contro la signora Black; le tende si richiusero con un botto e cadde il silenzio. Ron abbassò la bacchetta, Harry al contrario strinse la presa sulla sua.
  «Fatti vedere!» esclamò.
Piton avanzò nel buio, le mani ancora alzate in segno di resa.
  «Sono Severus Piton, insegnante di difesa contro le arti oscure, quest'anno preside di Hogwarts, Potter mi conosce anche come Principe Mezzosangue.« disse con una smorfia chiudendo leggermente le dita. «Avendo un mio vecchio libro di pozioni.«
Harry fece un passo in avanti «Cosa mi ha chiesto il primo giorno del mio primo anno?«
Gli occhi neri di Piton si assottigliarono mentre inspirava vistosamente «Ti ho posto tre domande, cosa si ottiene versando della radice di asfodelo in polvere in un infuso di artemisia, la differenza fra Aconito e Luparia e cos'è un bezoar.« elencò stancamente «E ovviamente non sei stato in grado di rispondere« concluse con un ghigno.
  «Ok, va bene.» Harry abbassò la bacchetta.
  «Dovevo controllare, no?»
Piton annuì «Almeno hai un po' di spirito di sopravvivenza, Weasley e Granger non dovreste calare le difese così in fretta.»
Ron borbottò qualcosa i incomprensibile mentre seguiva Hermione giù dalle scale.
  «Cosa succede? Stanno tutti bene?» chiese Harry con urgenza
  «Sì, ma tutti i membri dell'Ordine sono sorvegliati. Ci sono un paio di Mangiamorte qui nella piazza…»
  «Glielo ha detto lei« disse Ron stizzito.
Piton lo fulminò con lo sguardo.
  «No, non sanno che siete qui dentro, ma ho dovuto rivelare almeno la via del quartier generale per non destare sospetti» spiegò abbassandosi il pesante cappuccio. «Stanno tenendo d'occhio tutti i posti che hanno qualche nesso con te, Potter.»
Andarono in cucina e Hermione puntò la bacchetta verso il camino. Un fuoco si accese all'istante, dando un'illusione di intimità alle spoglie pareti di pietra e facendo risplendere il lungo tavolo di legno.
  «Siete venuti subito qui dopo il matrimonio?»
  «No» rispose Harry sedendosi. «Prima abbiamo incontrato due Mangiamorte in un caffè in Tottenham Court Road.»
Gli occhi di Piton ebbero un tremito.
  «Non avrebbero dovuto trovarti così in fretta, eri ancora sotto l'effetto della polisucco»
  «Ci chiedevamo…» intervenne Hermione, esitante. «Se per caso Harry non potesse avere ancora addosso la Traccia.»
  «Impossibile» decretò Piton seccamente. Ron sembrò piuttosto soddisfatto e Harry molto sollevato. «La traccia sparisce dopo il compimento dei diciassette anni, se l'avessi ancora sarebbero già venuti a prenderti.« rifletté appoggiando una mano sul tavolo scuro.
  «Cosa è successo dopo che ce ne siamo andati? Non sappiamo nulla.»
  «Grazie all'avvertimento di Kingsley gran parte degli invitati sono riusciti a Smaterializzarsi poco dopo il loro arrivo.« Rispose Piton.
  «Erano Mangiamorte o gente del Ministero?» domandò Hermione.
  «Tutti e due, tanto ormai sono la stessa cosa.» rispose con un'alzata di spalle. «Erano una dozzina, ma non sapevano che c'eri anche tu, Potter, da quello che ho sentito hanno torturato Scrimgeour per sapere dov'eri, prima di ucciderlo ma non ti ha tradito.»
Harry guardò Ron e Hermione; le loro espressioni rispecchiavano il misto di orrore e gratitudine che provava lui. Scrimgeour non gli era mai piaciuto, ma se quello che aveva detto Piton era vero, l'ultimo dei suoi atti era stato cercare di proteggerlo.
  «I Mangiamorte hanno perquisito la Tana da cima a fondo» riprese «Hanno trovato il demone, ma non hanno voluto avvicinarsi troppo... poi hanno interrogato per ore i Weasley e gli invitati per avere informazioni su di te, ma naturalmente nessuno al di fuori dell'Ordine sapeva che eri stato là.»
Harry staccò la schiena dalla sedia «Lei ha avuto problemi? Voglio dire era al matrimonio e anche Byron lui sta bene? Cosa...»
  «White sta bene, è riuscito a scappare, dovrebbe essere con Lupin e Tonks a casa di Andromeda e io me la sono cavata, ufficialmente ero la per cercarti.«
Harry annuì teso «Come hanno fatto i Mangiamorte a passare attraverso tutti quegli incantesimi di protezione?«
  «Potter per quanto sia faticoso ragiona, con la morte del Ministro adesso i Mangiamorte hanno dalla loro tutto il potere del Ministero« spiegò Piton irritato. «Possono usare gli imperdonabili senza essere arrestati.« Piton estrasse da sotto il mantello una copia piegata della Gazzetta del Profeta e la spinse sul tavolo verso Harry.
  «Non devi stare attento solo ai Mangiamorte adesso.«
Harry distese il giornale. Una sua grande foto riempiva la prima pagina.
Lesse il titolo:

RICERCATO COME PERSONA INFORMATA SUI FATTI RELATIVI ALLA MORTE DI
ALBUS SILENTE
 

Ron e Hermione esplosero in esclamazioni sdegnate, ma Harry non disse nulla. Spinse via il giornale; non voleva leggere altro: sapeva che cosa c'era scritto. Solo chi era in cima alla Torre quando Silente era morto sapeva chi l'aveva ucciso davvero, nessuno a parte loro sapeva che era stato Draco a scagliare l'incantesimo.
  «Quindi i Mangiamorte si sono impadroniti anche della Gazzetta del Profeta» chiese Hermione, rabbiosa.
Piton annuì.
  «Ma la gente sa cosa sta succedendo, vero?»
  «La versione ufficiale dell'assassinio di Scrimgeour è che ha dato le dimissioni, è stato sostituito da Pius O'Tusoe, che è sotto la Maledizione Imperius.»
  «Perché Voldemort non si è proclamato Ministro della Magia?» chiese Ron.
Harry fu certo di vedere l'ombra di un sorriso sul volto di Piton.
  «Non ne ha bisogno, a tutti gli effetti è già il Ministro, ma invece che perdere tempo dietro una scrivania fa parlare O'Tusoe, almeno per mantenere le apparenze. Il Singore Oscuro è astuto« spiegò
Harry osservò per alcuni istanti le lunghe dita di Piton appoggiate al tavolo «Quindi ora è lei il preside.»
Piton annuì.
  «Immagino che la nuova politica ricada anche sulla scuola, senza Silente a impedirlo»
  «Da quest'anno la frequenza sarà obbligatoria» annunciò «Ma si sta avviando anche un censimento contro i Nati babbani« lanciò uno sguardo significativo verso Hermione «Solo purosangue e mezzosangue saranno ammessi»
  «E tutti gli altri?» chiese Harry alzando lo sguardo.
Piton non rispose, non ce ne fu bisogno, tutti e tre avevano capito. Harry provò un misto di rabbia e nausea: in quel momento c'erano degli undicenni entusiasti, chini su pile di libri d'incantesimi appena acquistati, senza sapere che non avrebbero mai visto Hogwarts e forse nemmeno rivisto le proprie famiglie.
Piton picchiettò con le dita un paio di volte sul tavolo prima di parlare «Vi serve qualcosa?»
Ron aggrottò la fronte e Harry guardò l'uomo confuso «Del tipo»«Per la missione che ti ha dato Silente» sbuffò
  «Siete qui dentro perché aspettate un'illuminazione o sta procedendo?»
Harry scambiò un'occhiata con Hermione prima di rispondere «Stiamo provando a... capire come muoverci, ma forse abbiamo una pista.»
Piton lo squadrò serio «Le visioni?»
  «Non ne ho più avute dal matrimonio»
  «Continua ad allenarti» ordinò strisciando la sedia indietro.
  «Lei dove va adesso?»
  «Devo fingere di cercarti» annunciò raddrizzandosi «Tu vedi di non far entrare il Signore Oscuro nella tua mente, se la mia copertura salterà per colpa tua ti assicuro che verrò a tormentarti sotto forma di fantasma» minacciò
  «Almeno sarà trasparente?» chiese Harry con un sorriso mentre si alzava.
  «Troverò il modo di percuoterti» la voce di Piton vibrò.
Harry annuì stranamente divertito «Ho dei riflessi da cercatore»
  «E un ego smisurato» replicò Piton.
Vide con la coda dell'occhio Ron passare lo sguardo dall'uno all'altro stranito.
  «State attenti e evitate di comunicare con i membri dell'ordine, per quanto possibile.»
Harry annuì pronto a fare strada verso la porta della cucina, ma si bloccò quando vide la mano di Piton infilarsi nuovamente sotto il mantello e tendersi verso di lui. Una piccola ampolla vuota
contrastava nettamente con la pelle pallida. Quando Harry la prese la sentì insolitamente pesante. Guardò l'uomo confuso.
  «Io e White la usavamo per parlare ai tempi di Hogwarts» spiegò abbassando la mano. «Basta che ci sussurri dentro e io sentirò attraverso l'ampolla gemella»
Harry se la rigirò fra le mani con cura. «È geniale» disse euforico.
Dalle labbra di Piton uscì solo un verso gutturale prima di uscire dalla cucina. I tre lo seguirono fino alla porta d'ingresso, i passi di Ron erano strascicati, Harry al contrario quasi corse per stare al passo del professore.
  «Buona fortuna Piton.» disse mentre l'uomo si rimetteva il cappuccio sopra la testa
  «Resta vivo Potter.» si limitò a dire prima di uscire dalla porta e smaterializzarsi dal primo scalino.

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Capitolo 38
*** PROGETTAZIONE ***


Quando tornarono in cucina riecheggiò un nuovo assordante crack.
Per la prima volta in tre giorni, Harry si era completamente dimenticato di Kreacher. All'inizio pensò che fosse tornato Piton, prima di ricordarsi che non avrebbe potuto materializzarsi dentro la casa. Un grosso groviglio di membra agitate era apparso dal nulla accanto alla sua sedia. Si alzò di scatto quando Kreacher riuscì a districarsi e gracchiò, con un profondo inchino:
  «Kreacher è tornato con il ladro Mundungus Fletcher, padrone.«
Mundungus si mise in piedi ed estrasse la bacchetta; ma Hermione fu più veloce.
  «Expelliarmus!»
La bacchetta di Mundungus schizzò in aria e Hermione la prese al volo.
Mundungus, gli occhi dilatati dalla foga, si gettò verso le scale, ma Ron lo placcò e lo fece cadere sul pavimento di pietra con uno scricchiolio soffocato.
  «Be'?» urlò Mundungus, divincolandosi per liberarsi dalla presa di Ron.
  «Si può sapere cos'ho fatto? Mettermi alle calcagna uno stramaledetto elfo domestico? Ma a che gioco giocate, cos'ho fatto, mollami, mollami, se no…»
  «Non sei proprio nella posizione di poterci minacciare» osservò Harry.
Gettò via il giornale, attraversò la cucina a grandi passi e si mise in ginocchio davanti a Mundungus, che cessò di lottare, terrorizzato. Ron si alzò ansante e guardò Harry puntare con determinazione la bacchetta contro il naso del mago. Mundungus puzzava di sudore rancido e fumo; aveva i capelli impastati e gli abiti pieni di macchie.
  «Kreacher chiede scusa per il ritardo nel portare il ladro, padrone» gracchiò l'elfo.
  «Fletcher sa come evitare di farsi prendere, ha molti nascondigli e complici. Però Kreacher ha acchiappato il ladro alla fine.»
  «Sei stato bravissimo, Kreacher» disse Harry, e l'elfo si inchinò fino a toccare terra.
  «Allora, abbiamo qualche domanda da farti» proseguì Harry rivolto a Mundungus, che subito strillò: «Ho avuto paura, va bene? Non ci volevo venire, niente di personale, amico, ma non ho mai chiesto di morire per te,
e poi quello stramaledetto Tu-Sai-Chi mi è venuto addosso, chiunque sarebbe scappato, l'ho sempre detto che non volevo farlo...»
  «Per tua informazione, nessuno di noi si è Smaterializzato» puntualizzò Hermione.
  «Be', allora voi siete un mucchio di maledetti eroi! Ma io non ho mai detto di voler finire ammazzato...»
  «Non ci interessa sapere perché hai abbandonato Malocchio» lo interruppe Harry, avvicinandogli la bacchetta agli occhi gonfi e arrossati. «Lo sapevamo già che sei un verme inaffidabile».
  «Be', allora perché ho gli elfi domestici addosso? O è ancora per la storia
dei calici? Non ce ne ho più neanche uno, altrimenti te li ridavo...»
  «Non è nemmeno per i calici, però ci siamo quasi» ribatté Harry. «Zitto e ascolta.«
Era meraviglioso avere qualcosa da fare, qualcuno a cui chiedere una piccola porzione di verità. Mundungus aveva la bacchetta di Harry così vicina all'attaccatura del naso che per tenerla d'occhio era diventato strabico.
  «Quando hai ripulito questa casa di tutti gli oggetti di valore...» cominciò Harry. Ma Mundungus lo interruppe di nuovo.
  «Sirius non ha mai badato alla roba...»
Uno scalpiccio, un lampo di rame scintillante, un suono come di gong e un gemito di dolore: Kreacher aveva sferrato un colpo di padella sulla testa di Mundungus.
  «Fallo smettere, fallo smettere, dovrebbero rinchiuderlo!« urlò Mundungus, rannicchiandosi mentre Kreacher brandiva di nuovo la padella dal fondo spesso.
  «Kreacher, no!« gridò Harry.
Le magre braccia di Kreacher tremavano per il peso dell'arma che ancora reggeva in alto.
  «Solo un altro colpetto, padron Harry, per sicurezza?»
Ron rise.
  «Ci serve sveglio, Kreacher, ma se avrà bisogno di un po' di incoraggiamento ci penserai tu» rispose Harry.
  «Grazie mille, padrone« replicò Kreacher con un inchino, e si tirò un po' indietro, gli occhioni acquosi ancora fissi su Mundungus, pieni di disprezzo.
  «Quando hai ripulito la casa di tutti gli oggetti di valore che sei riuscito a trovare« ricominciò Harry. «hai preso molta roba dall'armadio della cucina. C'era anche un medaglione.« Harry all'improvviso aveva la bocca secca: sentiva che anche Ron e Hermione erano tesi e agitati. “Che cosa ne hai fatto?»
  «Perché?« chiese Mundungus. «È prezioso?»
«Ce l'hai ancora tu!» strillò Hermione.
«No che non ce l'ha» la corresse Ron, con l'aria di chi la sa lunga. «Si sta solo chiedendo se doveva farci più soldi.»
«Più soldi?« sbottò Mundungus. «Non è che ci vuole molto... l'ho dovuto dar via, ecco. Non ho avuto scelta.»
«Come sarebbe?»
«Stavo vendendo la roba in Diagon Alley e quella viene a chiedermi se ho la licenza per commerciare in oggetti magici. Maledetta ficcanaso. Voleva farmi la multa, ma quel medaglione le piaceva tanto e mi ha detto che lo prendeva lei e per questa volta mi lasciava andare e che dovevo considerarmi fortunato.«
«Chi era?» chiese Harry.
«Non so, una befana del Ministero»
Mundungus rifletté, la fronte aggrottata.
«Piccola. Con un fiocco in cima alla testa»
Si accigliò e aggiunse: «Sembrava un po' un rospo»
A Harry cadde di mano la bacchetta, che colpì Mundungus sul naso, mandando scintille rosse che gli incendiarono le sopracciglia.
«Aguamenti!» urlò Hermione, e un getto d'acqua zampillò dalla sua bacchetta, innaffiando uno sputacchiante e tossicchiante Mundungus.
Harry alzò lo sguardo e vide il proprio orrore riflesso nei volti degli amici. Le cicatrici sul dorso della mano destra parvero bruciare di nuovo.

*  *  *

Il primo giorno di Settembre, c'erano più persone appostate nella piazza di quante ce ne fossero mai state. Sei o sette uomini in mantello stavano silenziosi e attenti a scruta re come sempre il numero undici e il numero tredici, ma qualunque cosa aspettassero non si fece vedere. Quando calò la sera, portando con sé un inatteso scroscio di pioggia fresca per la prima volta dopo settimane, si verificò uno di quegli inspiegabili momenti in cui parve che scorgessero qualcosa di interessante. L'uomo con la faccia storta indicò un punto e il suo vicino, un uomo pallido e tozzo, balzò in avanti, ma un attimo dopo entrambi erano tornati al consueto stato di inattività, frustrati e delusi.
Nel frattempo, all'interno del numero dodici, Harry era appena entrato nell'atrio. Aveva quasi perso l'equilibrio Materializzandosi sull'ultimo gradino appena fuori dalla porta e aveva temuto che i Mangiamorte potessero aver adocchiato il suo gomito che si era scoperto per un attimo. Chiuse la porta con cautela, si sfilò il Mantello dell'Invisibilità, lo ripiegò sul braccio e corse lungo il tetro ingresso verso la porta che conduceva nel seminterrato, stringendo una copia rubata della Gazzetta del Profeta.
Quando arrivo in cucina la trovò quasi irriconoscibile. Tutte le superfici splendevano: pentole e padelle di rame erano state luci date fino a emanare un roseo brillio, il piano del tavolo era lustro, calici e piatti già disposti per la cena scintillavano alla luce di un fuoco allegro, sul quale ribolliva un calderone. Nessuna trasformazione però era più impressionante di quella dell'elfo domestico che corse incontro a Harry, vestito con uno strofinaccio candido, i peli delle orecchie puliti e vaporosi come cotone, il medaglione di Regulus che gli rimbalzava sul petto scarno.
  «Via le scarpe, per piacere, padron Harry, e andate a lavarvi le mani
prima di cena» gracchiò Kreacher. Prese il Mantello dell'Invisibilità e scivolò via per appenderlo a un gancio sulla parete, accanto a una serie di vestiti fuori moda lavati di fresco.
  «Che cosa è successo?» chiese Ron, preoccupato. Lui e Hermione erano chini su un fascio di fogli scarabocchiati e mappe tracciate a mano che occupava l'estremità del lungo tavolo , ma alzarono gli occhi per guardare Harry quando il giornale atterrò sulle pergamene sparpagliate.
La grossa foto di un uomo a loro ben noto, con i capelli neri e il naso adunco, li fissava tutti da sotto il titolo:

 

SEVERUS PITON CONFERMATO PRESIDE DI HOGWARTS.


 

  «Cavolo, io speravo che scherzasse!» esclamò Ron.
Hermione lo guardò torva. «Quando mai il professor Piton ha scherzato?»
Harry si sedette lentamente. «Bhe almeno Hogwarts non è in mano a qualche vero Mangiamorte»
  «Piton è un vero Mangiamorte» disse Ron scuotendo la testa.
  «Sai cosa voglio dire» sospirò Harry.
Hermione lesse il giornale con attenzione. «No…» mormorò con orrore.
  «Che c'è?» chiesero in coro Harry e Ron.
  «Non ce lo aveva detto» disse lei stringendo il giornale. «Hanno messo due Mangiamorte come insegnanti di Babbanologia e Arti oscure. Gli altri insegnanti non lo tollereranno. La McGranitt, Vitious e la Sprite sanno la verità, sanno come è morto Silente. Non accetteranno i Carrow.«
Harry spalancò gli occhi «Erano in cima alla Torre quando Malfoy ha ucciso Silente« ricordò con orrore. «Piton... chi ci dice che in realtà non siano pappa e ciccia?« chiese Ron amareggiato.
  «Mi fido di lui» disse Harry serio
  «Non dovresti, dai Harry come facciamo a…»
  «Mi ha salvato la vita più volte, se avesse voluto consegnarmi lo avrebbe già fatto, le occasioni non gli sono mancate.« era certo che Ron non avesse perdonato a Piton la maledizione che aveva colpito George.
  «Gli altri insegnanti non hanno alternative. Se dietro Piton ci sono il Ministero e Voldemort, dovranno scegliere se restare a insegnare o passare un bel po' di annetti ad Azkaban, nel caso più fortunato. Secondo me resteranno per cercare di proteggere gli studenti.« rifletté Hermione Kreacher si avvicinò alla tavola con un a grossa terrina tra le mani e versò la zuppa nelle ciotole immacolate,  fischiettando.
  «Grazie, Kreacher« disse Harry, lanciando un'altra occhiata verso la foto di Piton. Gli sembrava quasi comico in quella posa austera, con le bracci incrociate e lo sguardo verso il basso.
Cominciò a mangiare con l'accenno di un sorriso sulle labbra. La qualità della cucina di Kreacher era migliorata in modo impressionante da quando gli aveva regalato il medaglione di Regulus: la zuppa di cipolle alla francese di quella sera era la più buona che Harry avesse mai assaggiato.
  «Ci sono ancora un sacco di Mangiamorte che sorvegliano la casa« disse. «Più del solito. Come se sperassero di vederci uscire coi bauli di scuola per andare a prendere l'Espresso per Hogwarts»
Ron guardò l'orologio. «È tutto il giorno che ci penso. È partito quasi sei ore fa. Strano non esserci, eh?»
Harry si immaginò la locomotiva a vapore scintillare tra campi e colline, come lui e Ron l'avevano vista una volta dall'alto, un contorto bruco rosso acceso. Come sarebbe stata Hogwarts con Piton come preside? Una parte di lui era curiosa, forse lo avrebbe visto meno, non avrebbe dovuto scontare sere intere in punizioni nei sotterranei. Era strano immaginare l'uomo in un ufficio diverso. Con una fitta al petto ricordò che avrebbe occupato l'ufficio di Silente. Forse era meglio non vederlo.
  «Allora, Harry, cos'è successo oggi?» chiese Hermione avvolgendo il suo piatto di zuppa con la mano sinistra.
  «Nulla» rispose Harry. «Ho sorvegliato l'ingresso del Ministero per sette ore. Di lei nessuna traccia. Però ho visto tuo papà, Ron. Sta bene»
Ron annuì, contento. Avevano deciso che era troppo pericoloso tentare di comunicare col signor Weasley quando entrava o usciva dal Ministero, perché era sempre circondato da altri colleghi. Ma era rassicurante almeno vederlo, anche se sembrava molto teso e preoccupato.
  «Papà ha sempre detto che quelli del Ministero usano quasi tutti la Metropolvere per andare al lavoro» raccontò Ron. «È per questo che non abbiamo visto la Umbridge: lei non andrebbe mai a piedi, crede di essere troppo importante»
  «E quella buffa vecchia strega e quel mago piccolo con il vestito blu?»
chiese Hermione.
  «Ah, sì, il tipo della Manutenzione Magica» disse Ron.
  «Come fai a sapere che lavora alla Manutenzione Magica?» gli domandò
Hermione, il cucchiaio a mezz'aria.
  «Papà dice che tutti quelli della Manutenzione Magica hanno i vestiti blu»
  «Ma non ce l'avevi mai detto!»
Hermione lasciò cadere il cucchiaio e tirò verso di sé il mucchio di appunti e mappe che lei e Ron stavano studiando all'arrivo di Harry.
  «Qui non dice niente di vestiti blu, niente!» esclamò, sfogliando le pagine in maniera febbrile.
  «Be', è importante?»
  «Ron, tutto è importante! Se dobbiamo entrare al Ministero senza farci scoprire quando è ovvio che staranno all'erta contro gli intrusi, ogni particolare è importante! Ne abbiamo discusso tante volte, insomma, a cosa servono tutti i nostri giri di perlustrazione se poi non ti prendi nemmeno la briga di dirci…»
  «Accidenti, Hermione, mi sono dimenticato un piccolo…»
  «Lo capisci, vero, che probabilmente non c'è posto più pericoloso per noi del Ministero…»
  «Credo che dovremmo farlo domani» la interruppe Harry.
Hermione rimase a bocca aperta; a Ron andò di traverso la zuppa. «Domani?» ripeté Hermione.
  «Non dici sul serio, Harry, vero?»
  «Sì» rispose Harry. «Non possiamo essere più preparati di così, anche se ci appostiamo davanti all'ingresso del Ministero per un altro mese. Più rimandiamo, più il medaglione rischia di allontanarsi. C'è già la possibilità
che la Umbridge l'abbia buttato via; quell'affare non si apre»
  «A meno che»obiettò Ron «lei non abbia trovato un modo per aprirlo e ora sia posseduta»
  «Su di lei non farebbe nessuna differenza, è sempre stata malvagia« osservò Harry scrollando le spalle.
Hermione si morse il labbro, meditabonda.
  «Sappiamo tutte le cose importanti« riprese Harry, rivolto a lei. «Sappiamo che hanno bloccato le Materializzazioni dentro e fuori il Ministero.
Sappiamo che solo i funzionari più anziani hanno il permesso di connettere le proprie case con la Metropolvere, perché Ron ha sentito quei due Indicibili che si lamentavano. E sappiamo più o meno dove si trova l'ufficio della Umbridge, da quello che ha detto quel tipo barbuto al suo amico…»
  «Be', se andiamo tutti e tre, ognuno dovrà Smaterializzarsi per conto proprio« stava dicendo Ron. «Insieme sotto il Mantello non ci stiamo più«
La cicatrice bruciava sempre più forte. Harry si alzò. Kreacher si avvicinò di corsa.
  «Il padrone non ha finito la zuppa, il padrone preferisce lo stufato, o la torta di melassa che gli piace tanto?»
  «Grazie, Kreacher, torno tra un minuto... ehm... vado in bagno»
Sotto lo sguardo insospettito di Hermione, Harry corse su per le scale fino all'atrio e poi su ancora fino al primo piano; sfrecciò in bagno e chiuse la porta a chiave. Gemendo di dolore, si abbandonò sopra il lavandino nero
con i rubinetti a forma di serpente con le fauci spalancate e chiuse gli occhi...
Stava camminando su un prato alto, davanti a quella che riconobbe come la casa dei genitori di Tonk, le ginocchia cedettero sbattendo contro il suolo duro, all'improvviso stava scivolando lungo una strada al tramonto. Gli edifici ai due lati avevano tetti di legno alti e spioventi; sembravano casette di marzapane.
Si avvicinò a uno di essi, vide le proprie lunghe dita bianche contro la porta. Bussò. Sentì una crescente eccitazione...
La porta si aprì: c'era una donna che rideva. La sua espressione mutò alla vista del volto di Harry, l'allegria svanì, rimpiazzata dal terrore...

  «Gregorovich?« chiese una voce fredda e acuta.
La donna scosse il capo e cercò di chiuderlo fuori, ma una mano bianca
fermò la porta.

  «Voglio Gregorovich«
  «Er wohnt hier nicht mehr!« urlò lei, scuotendo il capo. «Lui no abita
qui! Lui no abita qui! Io no conosce!»
Abbandonò ogni tentativo di chiudere la porta e arretrò lungo l'ingresso
buio, e Harry la seguì, scivolando verso di lei; la sua mano dalle lunghe dita aveva estratto la bacchetta.

  «Dov'è?«
  «Das weiß ich nicht! Lui andato via! Io no sa, io no sa!«
Lui levò la bacchetta. Lei urlò. Due bambini piccoli arrivarono di corsa
nell'ingresso. Lei cercò di proteggerli con le braccia. Un lampo di luce
verde... sentì un gridò che riconobbe come la voce di Byron...

  «Harry! HARRY!«
Aprì gli occhi; era scivolato a terra. Hermione bussava alla porta.
  «Harry, apri!»
Aveva urlato, lo sapeva. Si alzò e aprì; Hermione entrò inciampando, si raddrizzò e si guardò intorno sospettosa. Ron era alle sue spalle, sul chi vive, e puntava la bacchetta verso gli angoli del bagno gelido.
  «Cosa stavi facendo?» gli chiese Hermione, dura.
  «Secondo te?» ribatté Harry con debole spavalderia.
  «Hai urlato come un pazzo!» disse Ron.
  «Oh, sì... devo essermi addormentato…»
  «Harry, per favore» ribatté Hermione, respirando a fondo. «Ci siamo accorti che ti faceva male la cicatrice, sei bianco come un lenzuolo»
Harry si sedette sul bordo della vasca.
  «Bene. Ho appena visto Voldemort assassinare una donna. Probabilmente ormai ha ucciso tutta la sua famiglia. E non ce n'era bisogno. È stato
come con Cedric, erano solo lì…»
  «Harry, non devi più permettere che succeda, te lo ha detto anche il professor Piton!» gridò Hermione, e la sua voce rimbombò nella stanza. «Silente voleva che usassi l'Occlumanzia!
Pensava che il legame fosse pericoloso... Voldemort può usarlo, Harry! A cosa serve guardarlo uccidere e torturare, a cosa può servire?»
  «Almeno so cosa sta facendo» rispose Harry.
  «Quindi non hai nemmeno intenzione di provare a chiuderlo fuori?»
  «Hermione, ci sto provando, davvero, ma a volte capita all'improvviso e non riesco a fermarlo. Anche Byron ha avuto la stessa visione, l'ho sentito gridare.« spiegò come se questo potesse giustificarlo.
  «Non è una scusa Harry, devi provarci« insisté
  «Anche se ti piace avere questa relazione o connessione speciale, o cos'altro...«
Esitò allo sguardo che lui le scoccò alzandosi.
  «Se mi piace?« mormorò Harry. «A te piacerebbe?«
  «Io... non lo so... se anche Byron...«
  «Lo odio, odio il fatto che Voldemort possa entrare dentro di me, odio doverlo guardare quando è più pericoloso e non mi far star meglio il fatto che anche Byron veda le stesse cose, sento le sue urla unite alle mie! Ma è una cosa che userò.«
  «Silente...«
  «Lascia stare Silente. È una scelta mia, solo mia. Voglio sapere perché cerca Gregorovich«
  «Chi?«
  «È un fabbricante di bacchette straniero« spiegò Harry. «Ha fatto la bacchetta di Krum, che lo giudica bravissimo«
  «Ma secondo te« intervenne Ron, «Voldemort ha rinchiuso Olivander da qualche parte. Ha già un fabbricante di bacchette, a cosa gli serve catturarne un altro?«
  «Penso che creda che possa spiegargli cos'ha fatto la mia bacchetta quando lui mi inseguiva, perché Olivander non lo sapeva«
Harry guardò nello specchio polveroso e incrinato e vide Ron e Hermione scambiarsi un'occhiata scettica alle sue spalle.
  «Harry, continui a parlare di quello che ha fatto la tua bacchetta« obiettò Hermione. «Ma sei stato tu a farlo! Perché sei così deciso a non assumerti la responsabilità del tuo potere?«
  «Perché so che non sono stato io! E lo sa anche Voldemort, Hermione!
Sappiamo tutti e due cosa è successo veramente!«
Si fissarono: Harry capiva di non aver convinto Hermione, che stava chiamando a raccolta tutti i suoi argomenti sia contro la sua teoria sulla bacchetta sia contro il fatto che consentisse a se stesso di vedere nella mente di Voldemort. Per fortuna, Ron s'intromise.
  «Lascia perdere« le suggerì. «Sta a lui. Se dobbiamo andare al Ministero domani, non credete che dovremmo ripassare il piano?«
Con evidente riluttanza Hermione lasciò cadere il discorso, anche se Harry era certo che sarebbe tornata all'attacco alla prima occasione. Rientrarono in cucina, dove Kreacher servi loro lo stufato e la torta di melassa.
Andarono a letto tardi, dopo aver trascorso ore a rivedere il piano finché ognuno non fu in grado di recitarlo agli altri parola per parola. Harry, che dormiva nella stanza di Sirius, rimase disteso nel letto illuminando con la bacchetta la vecchia foto di suo padre, Sirius, Lupin e Minus, e borbottò il piano tra sé per altri dieci minuti. Quando spense la luce però non pensava alla Pozione Polisucco, alle Pasticche Vomitose o alla divisa blu della Manutenzione Magica; pensava a Gregorovich, il fabbricante di bacchette, e a quanto ancora poteva sperare di restare nascosto mentre Voldemort gli dava la caccia con tanta determinazione.

*  *  *

  «Byron! Byron stai bene?» Sentì Tonks avvicinarsi correndo alle sue spalle mentre si rialzava a fatica dal prato.
  «Sto bene, tranquilla» tossì rimettendosi dritto
  «Tu non dovresti correre»
  «Ah sta zitto» rispose lei di scatto facendo oscillare i capelli rosa cicca.
  «Hai avuto una visione?»
  «Sì, ma è stata breve, l'ho fermata quasi subito» spiegò tornando a respirare normalmente.
  «Vieni in casa, la cena è quasi pronta» propose, vedendo l'espressione spaventata dell’uomo aggiunse «Non l'ho cucinata io»
Byron sospirò prima di beccarsi un pungo sulla spalla dalla giovane donna.
  «Non sono così terribile»
  «Tu sei fantastica» sorrise. «È la tua cucina che è immangiabile» rettificò prima di correre verso l'ingresso.
Quando entrarono nel salotto Andromeda alzò lo sguardo verso di loro seria. La somiglianza con Bellatrix era incredibile, Byron si era ritrovato più volte a fissarla perdendosi in quei lineamenti delicati. Ricordava fin troppo bene l'aspetto della sorella durante la prima guerra. Dovette scostare lo sguardo con fastidio, al ricordo di quello che Bellatrix gli aveva fatto per anni. Una folle parte di lui ebbe un fremito, mentre la sua mente vagava fra i ricordi. Quei suoi sospiri che gli riempivano le orecchie, la risata già folle, mentre lo cruciava e i gemiti incontrollati mentre lo…
  «Tutto bene?» gli chiese Andromeda avvicinandosi
Byron annuì velocemente «Ted?»
  «Dovrebbe arrivare a breve, sempre che non lo abbiano fermato a lavoro»
  «Sarebbe più sicuro se avesse una scorta» disse Byron puntando lo sguardo sul divano alle spalle della donna.
Tonks rise al suo fianco «Non darebbero mai una scorta a un Natobabbano, di certo non con la nuova politica del Ministero»
«L'ordine…»
«L'ordine è già abbastanza impegnato» lo interruppe Andromeda.
Lo era, Lupin era sempre più in pericolo, con il censimento dei Natibabbani in atto era solo questione di settimane, prima che cominciassero anche con le creature magiche e gli ibridi. Piton avrebbe assunto la carica di preside di Hogwarts e nessuno sembrava avere idea di dove fossero Harry, Ron e Hermione. Sospirò sonoramente seguendo Tonks in cucina.

*  *  *

Harry uscì dal numero 12 per primo smaterializzandosi in un vicolo ormai familiare. Hermione e Ron lo raggiunsero dopo pochi secondi.
  «Pronti?» chiese guardandoli serio
  «Pronti» risposero i due annuendo.
  «Allora» cominciò Hermione, guardando l'orologio . «Dovrebbe arrivare tra cinque minuti. Dopo che l'avrò Schiantata…»
  «Hermione, lo sappiamo» la interruppe Ron, deciso. «Ma non dovevamo aprire la porta prima del suo arrivo?»
Hermione squittì. «Me l'ero quasi dimenticato! Spostati…»
Puntò la bacchetta contro una porta di sicurezza chiusa da un lucchetto e coperta di graffiti, che si spalancò con uno scoppio. Il buio corridoio conduceva, come avevano appres o nei loro attenti sopralluoghi, fino a un teatro vuoto. Hermione accostò la porta per farla sembrare ancora chiusa.
Poco più di un minuto dopo, udirono un leggero pop e una minuscola strega del Ministero con svolazzanti capelli grigi si Materializzò accanto a loro, strizzando gli occhi alla luce improvvisa; il sole era appena sbucato
da dietro una nuvola. Ebbe appena il tempo di godersi il tepore inaspettato prima che il silenzioso Schiantesimo di Hermione la colpisse in pieno petto, ribaltandola.
  «Bel colpo« commentò Ron, sbucando da dietro un bidone mentre Harry si sfilava il Mantello dell'Invisibilità. Insieme trascinarono la piccola strega nel corridoio buio che portava dietro le quinte. Hermione le strappò alcuni capelli e li infilò in una fiaschetta di densa Po zione Polisucco recuperata dalla sua pochette di perline. Ron frugò nella borsetta della strega.
  «È Mafalda Hopkirk« lesse sul cartellino che identificava la vittima come assistente dell'Ufficio per l'Uso Improprio delle Arti Magiche. «Prendilo, Hermione, ed ecco i gettoni.«
Le passò alcune monetine dorate con in cisa la scritta 'M.D.M.', che aveva trovato nel borsellino della strega.
Hermione bevve la Pozione Polisucco , che era di un piacevole color girasole, e qualche istante dopo era di ventata il doppione di Mafalda Hopkirk. Tolse gli occhiali a Mafalda e li indossò. Harry controllò l'orologio.
  «Siamo in ritardo, il signor Manutenzione Magica sarà qui da un momento all'altro.»
Chiusero in fretta la porta sulla ve ra Mafalda; Harry e Ron si gettarono addosso il Mantello dell'Invisibilità mentre Hermione rimase bene in vista, ad aspettare. Qualche istante dopo sentirono un altro pop e videro un piccolo mago con la faccia da furetto.
  «Oh, ciao, Mafalda.»
  «Ciao!» rispose Hermione con voce tremula. Dopo aver confuso e sottratto all'uomo una ciocca di capelli lo convisero a tornare a casa, anceh se con passo incerto. Anche Ron bevve la pozione e si rimpicciolì prendendo le sembianze del Mago della Manutenzione Magica.
  «Adesso aspetta qui» disse Hermione a Harry, ancora celato dal Mantello. «Torniamo subito con qualche capello per te.»
Harry dovette aspettare dieci minuti, che gli parvero molti di più, appostato da solo nel vicolo sporco, accanto alla porta che nascondeva la Schiantata Mafalda. Infine Ron e Hermione ricomparvero.
  «Non sappiamo chi sia» annunciò Hermione, dandogli parecchi capelli neri e ricci. «ma è andato a casa col naso che grondava sangue!»
Completata la dolorosa trasformazione, si ritrovò alto più di un metro e ottanta e, da quel che poteva giudicare dalle braccia muscolose, decisamente ben piazzato. Aveva la barba. Ficcò il Mantello dell'Invisibilità e gli occhiali nei nuovi vestiti e raggiunse gli altri due.
  «Accidenti, fai paura» commentò Ron, osservando Harry che ora lo sovrastava.
  «Prendi un gettone di Mafalda» Herm ione disse a Harry. «E andiamo, sono quasi le nove»
Sbucarono insieme dal vicolo. A una cinquantina di metri, sul marciapiede affollato, una ringhiera nera con le aste appuntite divideva due rampe di gradini, una con il cartello 'Signori', l'altra con il cartello 'Signore'.
«A fra poco, allora» li salutò Hermione nervosamente, e scese la rampa che portava al bagno delle signore. Harry e Ron si unirono a un drappello di uomini vestiti in modo singolare che scendevano in quello che sembrava un normalissimo bagno pubblico sotterra neo, rivestito di sudicie piastrelle bianche e nere.
«Buongiorno, Reg!« gridò un altro mago vestito di blu, prima di entrare in un cubicolo infilando il gettone do rato in una fessura della porta. «Una bella seccatura, eh? Costringerci tutti ad andare al lavoro così! Chi si aspettano che arrivi, Harry Potter?»
Il mago scoppiò in una fragorosa risata alla propria battuta. Ron rispose con una risatina forzata.
  «Già. Stupido, no?»
Lui e Harry entrarono in due cubicoli contigui.
A destra e a sinistra Harry udì un frago re di sciacquoni. Si rannicchiò e spiò dall'apertura in basso nel cubicolo di destra, appena in tempo per vedere un paio di stivali che entravano nel water accanto. Guardò a sinistra e vide Ron che gli strizzava l'occhio.
  «Dobbiamo metterci dentro e tirare l'acqua?»
  «Così pare» bisbigliò Harry di rimando con voce fonda e roca.
Si alzarono entrambi. Sentendosi straordinariamente stupido, Harry entrò nel water.
Capì subito di aver fatto la cosa giusta; anche se stava nell'acqua, scarpe, piedi e vestiti rimasero asciutti. Si allungò per tirare la catena e un attimo dopo sfrecciava giù da una breve discesa e sbucava fuori da un camino dentro il Ministero della Magia.



 
 

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Capitolo 39
*** IRRUZIONE ***


Byron seduto mollemente sulla poltrona del salotto di casa Tonks spostò la testa leggermente verso destra, il collo piegato di lato in una strana posizione. Le palpebre chiuse vibrarono appena.
Suoni e colori confusi, una voce sempre più vicina e poi parlò.
  «Dammela, Gregorovich.»
La voce acuta e fredda fin troppo familiare uscì dalle sue stesse labbra. Allungò una mano pallida stringendo la bacchetta bianca.
Un uomo anziano era sollevato a testa in giù, dondolava con le braccia strette intorno al busto e il volto contorto dalla paura.
  «Non ha, non ha più! Rubata a me, tanti anni fa!»
  «Non mentire a Lord Voldemort, Gregorovich. Lui sa... lui sa sempre.»
Le pupille dell'uomo appeso si allargarono di colpo.

Byron lo fissò con rabbia e in pochi secondi si ritrovò dentro ai suoi ricordi.
Stava correndo lungo un corridoio immerso nell'oscurità, Gregorovich teneva in mano una lanterna che dondolava freneticamente nella sua mano sinistra creando scie di luce sul muro di pietra. Spalancò una porta scura e illuminò un laboratorio; trucioli e oro brillavano nella pozza di luce dondolante, e lì, sul davanzale della finestra, stava appollaiato come un enorme uccello un giovane dai capelli biondi. Nell'istante in cui la luce della lanterna lo investì, Byron lo riconobbe
 
«Grindelwald» mormorò.
  «Byron…»
Aprì gli occhi di colpo, la luce del salotto lo colpì con violenza e il libro che teneva fra le mani cadde a terra con un tonfo.
Con il fiato corto, come se avesse corso vide Andromeda Black davanti a lui. Ci mise alcuni secondi per rendersi conto che non era Bellatrix, abbassò lo sguardo di colpo e raccolse il libro tenendolo stretto fra le mani.
  «Stai bene?» vide la sagoma sfocata della donna fare un passo verso di lui.
  «Sì, mi ero solo addormentato» rispose tenendo gli occhi sulla copertina del libro.
  «Sei in casa mia, sarebbe gentile almeno guardarmi quando ti parlo.»
Byron sorrise incrociando gli occhi scuri della donna, aveva un'espressione triste, le labbra sottili leggermente dischiuse. Dovette forzarsi a sostenere il suo sguardo, contrasse la mandibola.
  «Non sono Bellatrix.» disse all'improvviso con rabbia.
  «No, non lo sei.» annuì serio picchiettando sulla dura copertina del libro.
  «Allora smettila di guardarmi così.»
  «Se non ti guardo non va bene, se ti guardo non va bene, non ci sono molte altre alternative.»
Andromeda scosse la testa e si sedette sul piccolo tavolino davanti alla poltrona, vagò sul suo volto come alla ricerca di qualcosa. «Cosa ti ha fatto?» chiese abbassando la voce.
Byron inspirò osservando il bracciolo della poltrona «Non è importante, non più.»
  «Sì che lo è.» disse lei inclinandosi in avanti, Byron scattò leggermente verso lo schienale della poltrona.
  «Lo so che non sei lei» si affrettò a dire.
Andromeda annuì lentamente raddrizzando la schiena.
  «Tu sei più giovane» disse Byron alzando lo sguardo
La donna inclinò leggermente la testa di lato prima che un piccolo sorriso le inarcasse le labbra.
  «Sai a volte mi chiedo cosa sarebbe successo se ci fossimo davvero sposati» ammise la Andromeda.
  «Di certo non saresti stata diseredata» ridacchio Byron e avremmo avuto una bella casa in campagna continuò lei.
  «Oh sì e tu mi avresti obbligato ad avere una stalla.»
  «Oh finiscila con questa storia» gli diede un piccolo schiaffo sul ginocchio.
  «Io adoro i cavalli» disse cercando di imitare la voce della donna ne voglio almeno sette.»
  «Avevo sedici anni» si difese lei ridendo.
  «Ed eri già così, pensa se avessi passato anni con me, non c’è limite al peggio.»
  «Ehi!» Il sorriso si fece più largo rivelando i denti dritti.
Ricordava il sorriso di Bellatrix, con quel suo canino appuntito che cercava sempre di nascondere. Non era sempre stata folle in fondo, certo fanatica, ma la follia era un’altra cosa. Se solo non fosse finita ad Azkaban per anni.
Andromeda doveva aver notato qualcosa rabbuiarsi nel suo sguardo, perché si fece di colpo seria. Sembrò pensare per alcuni istanti cosa dire prima di farsi coraggio.
  «Ti manca?»
Abbassò lo sguardo inspirando lentamente
  «sai davvero non ti capisco, è un mostro. Il volto di Andromeda si contorse in una smorfia, le scure sopracciglia si corrugarono formando diverse pieghe all’attaccatura del naso.
  «Non è un mostro» mormorò Byron fissando lo sguardo sulle proprie dita
  «Ha torturano i Paciock fino alla pazzia, ha ucciso Sirius, ha torturato anche te.» elencò Andromeda alzando la voce.
  «In guerra…»
  «No non ci provare, non raccontarmi queste stronzate.» lo interruppe con rabbia. «Non puoi amare una persona simile.»
  «Forse non dovrei, ma non posso evitarlo» ammise giocherellando con le proprie dita.
  «Cos’ha di tanto irresistibile da farti dimenticare tutto quello che ha fatto?»
  «Non lo dimentico, so perfettamente quello che ha fatto, come tu sai quello che ho fatto io» alzò lo sguardo su di lei.
  «È diverso»
  «Perché»
  «Tu eri… non lo avresti fatto se non…»
  «Puoi giustificare me ma non tua sorella»
  «Non è più mia sorella»
  «Si che lo è.» l’ombra di un sorriso gli inarcò le labbra. «Trovi più facile vedere solo il peggio di lei.»
  «Cosa altro dovrei vedere?» Gli occhi di Andromeda si infiammarono. «Ha minacciato di uccidermi quando mi sono fidanzata con Ted, se ne avesse la possibilità ucciderebbe mia figlia. Ha solo portato morte e sofferenza servendo Vo… Tu-sai-chi.»
  «Questo è ciò che ti fa comodo pensare.»
  «Che ha fatto di buono?» Lo incalzò inclinandosi in avanti.
Byron inspirò lentamente. «Mi ha protetto durante la guerra, avrebbe potuto uccidermi molte volte ma non lo ha fatto, ha protetto Narcissa evitando che prendesse il marchio, se non fosse stato per lei Barty…»
  «Barty è peggio che morto.» Lo interruppe seccamente «Lo ha obbligato a torturare i Paciock.»
  «Sai com’era Barty…» si lasciò ricadere verso lo schienale della poltrona. “Avrebbe seguito Evan nella sua follia.»
  «Quindi Bella lo ha guidato nella sua.»
  «La ritieni folle perché ha altri valori»
  «Altri valori? Uccidere e torturare, cercare di ammazzare tutti i Natibabbani ti sembrano altri valori?»
  «I tuoi genitori avevano le stesse idee.»
  «E quindi? Sono più accettabili?» Scioccò la lingua «Merlino, ti ha davvero reso tanto stupido.»
  «Non sto dicendo che siano idee giuste.» Disse con calma «Ma hanno un senso per loro, come ne aveva per gli Auror uccidere i Mangiamorte durante la prima guerra.»
  «C’è differenza fra uccidere per divertimento o per difendere.»
  «Lei ha ucciso e torturato per difendere il signore oscuro.»
  «Non…»
  «È esattamente la stessa cosa.»
  «No, non lo è. A lei piace uccidere.»
  «Anche ad alcuni Auror»
  «Sei un’idiota Byron quando fai così» Andromeda si alzò di scatto facendo stridere il tavolino sul pavimento.
Byron la seguì con lo sguardo, era così simile a Bella da fare quasi impressione, eppure era talmente diversa da farla apparire come una copia sfocata. Ricordava bene Bellatrix prima di Azkaban, gli zigomi alti meno scavanti, l’ovale del viso più armonico. Eppure gli sembrava che fosse sempre bellissima.
Forse andromeda aveva ragione, era un’idiota.
Ricordava le torture di bellatrix dopo che era stato catturato, il tintinnio delle catene che lo legavano al sotterraneo dei Lestrange sembravano ancora stringerlo ai polsi. La cruciatus che gli percorreva il corpo, un attimo di respiro spezzato, prima che una nuova scarica lo invadesse.
  “Byron… resisti…”
  “CRUCIO!”
La voce rauca di Rebastan “Il bastardo resiste.”
  “CRUCIO!”
  “Ti farò uscire… non morire”
  “CRUCIO!”
Le dita affusolate che gli sfioravano il viso nell’oscurità, il freddo della cella attenuato dalla vicinanza di bella china su di lui. Il fetore coperto dal suo profumo
  “CRUCIO!”
 
«Se avessi visto i Paciock , come li ha ridotti non ti permetteresti nemmeno di pensare di giustificarla.» disse Andromeda all’improvviso.
  «L’ho vista uccidere e torturare.»
  «Ma non hai visto loro» la voce della strega si fece più bassa. «Se li avesse uccisi sarebbe stato meglio.»
Non aveva mai visto qualcuno reso pazzo dalla cruciatus, una curiosità morbosa montò dentro di lui.
«Voleva trovare il Signore Oscuro» disse cercando di distrarsi dall’aspetto che dovevano avere i Paciock.
«Voleva trovare anche te probabilmente.» sospirò Andromeda appoggiandosi allo stipite della porta. «Eri con lui quella notte dopotutto.»
Byron inclinò appena la testa.
  «Ho ucciso James»
  «Lo so.» disse freddamente
  «Lo odiavo per quello che aveva fatto a Severus, volevo davvero ucciderlo.»
  «Lo so.» ripeté
  «E ti sta bene?» Appoggiò pesantemente una mano sul largo bracciolo «Puoi perdonarmi per averlo ucciso?»
  «Non spetta a me perdonarti»
Abbassò lo sguardo sullo stretto vaso al centro del tavolo.
  «Eppure ti è più facile tollerare quello che ho fatto.»
Andomeda sembrò pensarci per alcuni istanti «Forse perché non ne ho visto direttamente gli effetti.»
Quella semplice verità lo fulminò.
Era più facile perché non aveva visto gli orrori che aveva commesso, eppure lui sapeva perfettamente cosa aveva fatto, ricordava ogni uccisione, ogni grida. E sapeva bene anche ciò che aveva fatto Bella, eppure non riusciva a odiarla, in quel morboso, disgustoso senso di appartenenza, sapeva di essere suo, come lei, nonostante non volesse ammetterlo era stata sua.
Per Salazar quanto era diventato patetico, sentiva la sua mancanza, nonostante tutto.

*  *  *

  «Hai notizie di Byron, Severus?»
  «Nessuna mio signore» rispose Piton tenendo il capo chino. «Sono certo che qualcuno dell'ordine lo stia nascondendo, ma non sono riuscito a scoprire chi, da quando ho preso parte all'attacco a Potter la notte del suo trasferimento è più difficile avere informazioni»
  «Potresti essere più persuasivo Severus» propose Voldemort con la voce fredda.
  «La mia copertura…»
  «La tua copertura non è così necessaria al momento.» lo interruppe seccamente «Voglio Potter e Byron il prima possibile. Avresti dovuto portarmelo dopo quel inutile matrimonio.» lo accusò con rabbia.
  «Mi dispiace mio signore, stavo cercando Potter, ero certo che sarebbe venuto, i membri dell'ordine mi avevano...«
La frase gli morì in gola, mentre un dolore insopportabile gli avvolgeva tutto il corpo, le braccia si contorsero per un minuto sopra la sua testa in posizioni innaturali. Le grida roche riempirono la sala buia.
Quando il dolore cessò sentì l'aria riempirgli i polmoni con forza, strinse gli occhi e si rimise in ginocchio, con i capelli arruffati sopra la testa e le spalle che si alzavano e abbassavano velocemente.
  «Portamelo.» ordinò la voce del suo padrone.

*  *  *


 

L'ascensore dei piani inferiori del Ministero si allontanò sferragliando alle spalle di Harry. Ancora trasformato in Runcorn fissò torvo la porta nera che segnava l'ingresso dell'Ufficio Misteri.
La ignorò voltando a sinistra, verso una stretta rampa di scale. I passi riecheggiarono sulle pareti e un tremito gli percorse la schiena mentre un freddo intenso lo avvolgeva.
Il familiare senso di tristezza lo sovrastò. Solo una creatura poteva fargli quell'effetto: Dissennatori, pensò con fastidio.
Quando raggiunse la base delle scale e voltò a destra, vide una scena terribile. Lo stretto corridoio fuori dalle aule era pieno di alte figure con i cappucci neri e i volti celati; l'unico rumore era il loro respiro rauco. I Natibabbani condotti lì per l' interrogatorio sedevano pietrificati, ingobbiti e tremanti su dure panche di legno. Molti nascondevano il volto fra le mani, come tentando istintivamente di ripararsi dalle avide bocche dei Dissennatori. Alcuni erano accompagnati da parenti, altri soli. I Dissennatori scivolavano avanti e indietro davanti a loro e il gelo e la disperazione di quel posto calarono su Harry come una maledizione…
Resisti, si disse, ma sapeva di non poter evocare un Patronus senza rivelarsi all'istante. Così avanzò, più piano che poteva, e a ogni passo il torpore pareva impossessarsi della sua mente, ma si costrinse a pensare a Hermione e a Ron, che avevano bisogno di lui.
Procedere tra le incombenti sagome nere era terrificante: i volti senza occhi nascosti sotto i cappucci si girava no al suo passaggio; Harry era certo che lo percepivano, percepivano, forse, una presenza umana che aveva ancora qualche speranza, qualche risorsa…
E poi, all'improvviso, ne l silenzio gelato, la porta di una delle segrete sulla sinistra si spalancò e ne uscì l'eco di urla.
  «No, no, sono Mezzosangue, sono Mezzosangue, vi dico! Mio padre era un mago, lo era, cercatelo, Arkie Alderton, un noto progettista di manici di scopa, cercatelo nei registri, vi dico... toglietemi le mani di dosso, giù le mani...»
  «È l'ultimo avvertimento« cantilenò la voce carezzevole della Umbridge, magicamente amplificata così da risuonare sopra le urla disperate dell'uomo. «Se oppone resistenza, verrà sottoposto al bacio del Dissennatore.»
Le urla dell'uomo cessarono, ma nel corridoio echeggiarono i suoi singhiozzi senza lacrime.
«Portatelo via« ordinò la Umbridge.
Due Dissennatori comparvero sulla soglia dell'aula, le mani putrefatte e coperte di piaghe attorno alle braccia di un mago semisvenuto. Scivolarono via nel corridoio con lui e il buio che si trascinavano dietro lo inghiottì.
«Il prossimo... Mary Cattermole» chiamò la Umbridge.
Si alzò una donnina; tremava da capo a piedi. Aveva i capelli scuri raccolti in una crocchia e in dossava una lunga veste molto semplice. Il suo volto era completamente esangue. Passando davanti ai Dissennatori, rabbrividì.
Harry agì d'istinto, senza riflettere, perché la vista di quella donna che entrava da sola nella segreta era insopportabile: prima che la porta si chiudesse, scivolò nell'aula con lei.
Non era la stessa sala in cui era stato interrogato per uso improprio della magia. Era molto più piccola, ma con il soffitto altrettanto alto; dava la sensazione claustrofobica di essere rinchiusi sul fondo di un angusto pozzo.
Dentro c'erano altri Dissennatori, che diffondevano la loro aura gelida; sentinelle senza volto negli angoli più lontani dall'alto palco sopraelevato. Lì, dietro una balaustra, sedeva la Umbridge, con Yaxley a un fianco e Hermione, pallida come la signora Cattermole, all'altro. Ai piedi del palco un gatto a pelo lungo di un luminoso color argento andava avanti e indietro, avanti e indietro; Harry comprese che era lì per proteggere i magistrati dalla disperazione che emanava dai Dissennatori : dovevano provarla gli accusati, non gli accusatori.
  «Si sieda» invitò la Umbridge con la sua voce setosa.
La signora Cattermole barcollò fino all'unica sedia al centro della sala, sotto il palco. Non appena si fu seduta, dai bracci oli uscirono tintinnando delle catene che la legarono.
  «Lei è Mary Elizabeth Cattermole?» domandò la Umbridge.
La signora Cattermole rispose con un solo, tremante cenno della testa.
«Sposata con Reginald Cattermole dell'Ufficio Manutenzione Magica?»
La signora Cattermole scoppiò in lacrime.
«Non so dov'è, dovevamo vederci qui!»
La Umbridge la ignorò.
  «Madre di Maisie, Ellie e Alfred Cattermole?»
La signora Cattermole singhiozzò più forte.
  «Hanno paura, pensano che non tornerò più a casa…»
  «Ce lo risparmi» sbottò Yaxley sprezzante. «I mocciosi Babbani non suscitano le nostre simpatie.»
I singhiozzi della signora Cattermole coprirono i passi cauti di Harry verso i gradini della tribuna. Superato il punto in cui il gatto Patronus marciava avanti e indietro, avvertì la differenza di temperatura: al di là era caldo e gradevole. Il Patronus, ne era certo, apparteneva alla Umbridge, e brillava così intensamente perché lei era felice lì, nel suo elemento, a sostenere le leggi perverse che aveva contribuito a scrivere. Lentamente, con cautela, avanzò lungo il palco alle spalle della Umbridge, di Yaxley e di Hermione, e prese posto dietro quest'ultima. Aveva paura di farla sobbalzare. Pensò di usare l'Incantesimo Muffliato sulla Umbridge e su Yaxley, ma anche solo mormorando la formula rischiava di agitare Hermione. Poi la Umbridge alzò la voce per rivolgersi alla signora Cattermole e Harry ne approfittò.
  «Sono dietro di te» sussurrò all'orecchio dell'amica.
Come previsto, lei sobbalzò così violentemente che per poco non rovesciò la boccetta d'inchiostro con cui doveva trascrivere l'interrogatorio, ma la Umbridge e Yaxley erano concentrati sull'accusata e non se ne accorsero.
  «Signora Cattermole, al suo arrivo al Ministero oggi le è stata requisita una bacchetta» stava dicendo la Umbridge. «Otto pollici e tre quarti, ciliegio, nucleo di pelo di unicorno. Riconosce la descrizione?»
La signora Cattermole annuì, asciugandosi gli occhi sulla manica.
  «Può dirci per favore a quale mago o strega ha rubato questa bacchetta?»
  «R-rubato» singhiozzò la signora Cattermole.
  «Io n-non l'ho rubata a nessuno. L'ho c-comprata quando avevo undici anni. M-m-mi ha scelto.»
Pianse più forte che mai.
La Umbridge rise di una delicata risatina infantile che fece venir voglia a Harry di strangolarla. Si protese sopra la balaustra, per vedere meglio la sua vittima, e un oggetto d'oro scivolò in avanti, penzolando nel vuoto: il medaglione.
Hermione lo vide e si lasciò sfuggire un gridolino, ma la Umbridge e Yaxley, ancora concentrati sulla preda, erano sordi a qualunque altra cosa.
  «No« disse la Umbridge «No, non credo, signora Cattermole. Le bacchette scelgono solo le streghe o i m aghi. Lei non è una strega. Ho qui le sue risposte al questionario che le è stato spedito... Mafalda, passamelo.»
La Umbridge tese la manina: era così simile a un rospo che Harry si stupì di non vedere la memb rana tra le dita tozze. Le mani di Hermione tremavano dallo spavento. Frugò in una pila di documenti in equilibrio sulla sedia accanto a lei e infi ne sfilò una pergamena col nome della signora Cattermole.
  «Che... che carino, Dolores» balbettò, indicando il pendente che scintillava.
  «Cosa?» chiese brusca la Umbridge, guardando in giù.
  «Oh, sì... un vecchio cimelio di famiglia» osservò, picchiettando il medaglione adagiato sul suo largo petto.
  «La 'S' di Selwyn... sono imparentata con i Selwyn... in realtà sono poche le famiglie Purosangue con le quali non sono imparentata... peccato» riprese a voce più alta, sfogliando il questionario della signora Cattermole, «che non si possa dire lo stesso di lei. Professione dei genitori: fruttivendoli.»
Yaxley ridacchiò. Più giù, il soffice gatto d'argento continuava la sua marcia avanti e indietro; i Dissennatori aspettavano nei loro angoli.
Fu la menzogna della Um bridge che fece salire a Harry il sangue al cervello, spazzando via ogni cautela, l' idea che potesse usare il medaglione estorto a un criminale da quattro soldi per sostenere le proprie credenziali di Purosangue. Levò la bacchetta, senza nemmeno darsi la pena di nasconderla sotto il Mantello, ed esclamò: «Stupeficium!»
Un lampo di luce rossa; la Umbridge si afflosciò picchiando la fronte sulla balaustra: i documenti della signora Cattermole scivolarono dal suo grembo a terra e il gatto argenteo svanì. Un'aria ghiacciata li investì come un'improvvisa raffica di vento; Yaxley, confuso, cercava di capire da dove fosse venuto il colpo, quando vide la mano senza corpo di Harry e la bacchetta puntata contro di lui. Cercò di estrarre a sua volta la bacchetta, ma troppo tardi.
  «Stupeficium!»
Yaxley cadde a terra, accartocciato sul pavimento.
  «Harry!»
  «Hermione, non potevo star qui seduto a vederla…»
  «Harry, la signora Cattermole!»
Harry si voltò, togliendosi il Mantello dell'Invisibilità; di sotto, i Dissennatori avevano abbandonato i loro angoli e scivolavano verso la donna incatenata alla sedia: forse perché il Patronus era svanito o perché avvertivano che i loro padroni non controllavano più la situazione, nulla li tratteneva. La signora Cattermole emise un terribile grido di paura quando una mano viscida e coperta di croste le afferrò il mento e le spinse indietro la testa.
«EXPECTO PATRONUM!»
Il cervo d'argento sbucò dalla punta della bacchetta di Harry e balzò verso i Dissennatori, che indietreggiarono e tornarono a confondersi con le ombre. La luce del cervo, più potente e calda della protezione del gatto, illuminava tutta la segreta mentre l'animale trottava attorno alla stanza.
  «Prendi l'Horcrux« disse Harry a Hermione.
Ridiscese i gradini di corsa, infilando il Mantello nella saccoccia, e si avvicinò alla signora Cattermole.
  «Lei?» mormorò la signora, scrutandolo in viso. «Ma... ma Reg ha detto che è stato lei a suggerire il mio nome per l'interrogatorio!»
  «Davvero?» borbottò Ha rry, strattonando le catene che le legavano le braccia. «Be', ho cambiato idea. Diffindo!» Non successe nulla. «Hermione, come faccio a sbarazzarmi di queste catene?»
  «Aspetta, sto cercando di fare una cosa…»
  «Hermione, siamo circondati dai Dissennatori!»
  «Lo so, Harry, ma se si sveglia e non trova più il medaglione... devo duplicarlo... Geminio! Ecco, dovrebbe ingannarla…»
Hermione lo raggiunse di corsa.
  «Vediamo un po'... Relascio!»
Le catene si ritirarono ne i braccioli della sedia. La signora Cattermole era sempre più spaventata.
  «Non capisco» sussurrò.
  «Lei adesso viene via con noi» le ordinò Harry, tirandola su in piedi.
  «Va a casa, prende i bambini e scappa, lascia il paese se deve. Travestitevi e fuggite. Ha visto anche lei: qui non avrà mai un giudizio equo»
  «Harry» lo chiamò Hermione. «come facciamo a uscire con tutti quei Dissennatori là fuori?»
  «Con i Patroni» rispose Harry, e puntò la bacchetta verso il proprio: il cervo rallentò e si avvicinò alla porta, emanando la sua vivida luce. «Tutti quelli che riusciamo a mettere insieme; chiama il tuo, Hermione»
  «Expec-expecto Patronum» balbettò Hermione. Niente.
  «È l'unico incantesimo con cui abbia mai avuto problemi» spiegò Harry
alla signora Cattermole, ormai completamente interdetta.
  «Un vero peccato, direi… dai, Hermione…»
  «Expecto Patronum!»
Una lontra d'argento sbucò dalla p unta della bacchetta di Hermione e raggiunse il cervo danzando con grazia nell'aria.
«Andiamo» Harry guidò Hermione e la signora Cattermole verso la porta.
Fuori dalla segreta, la gente in attesa accolse i Patroni con urla di stupore. Harry si guardò intorno; i Dissennatori si ritraevano da un lato e dall'altro, confondendosi nel buio, disperdendosi davanti alle argentee creature.
  «È stato deciso che dovete andare tutti a casa ed entrare in clandestinità insieme alle vostre famiglie» annunciò Harry ai Nati Babbani in attesa, accecati dalla luce dei Patroni e in parte ancora tremanti. «Andate all'estero, se potete. State alla larga dal Ministero. Questa è la... ehm... la nuova posizione ufficiale. Ora, se seguite i Patroni potrete uscire dall'Atrium»
Risalirono le scale di pietra senza essere intercettati, ma quando arrivarono agli ascensori, Harry cominciò a nutrire dei dubbi. Se fossero sbucati nell'Atrium con un cervo d'argento, una lontra volante e una ventina di persone, metà delle quali accusate di essere Nati Babbani, non poteva fare a meno di pensare che avrebbero causato un qual certo scompiglio. Era appena giunto a questa spiacevole conclusione che l'ascensore si fermò sferragliando davanti a loro.
  «Reg» gridò la signora Cattermole, gettandosi tra le braccia di Ron.
  «Runcorn mi ha lasciato andare, ha aggredito la Umbridge e Yaxley e ha detto a tutti di abbandonare il paese: credo che sia meglio dargli retta, Reg, sul serio. Corriamo a casa a prendere i bambini e... perché sei tutto bagnato?»»
  «Acqua» borbottò Ron, liberandosi dalla stretta. «Harry, sanno che ci sono degli intrusi nel Ministero, parlavano di un buco nella porta dell'ufficio della Umbridge, abbiamo al massimo cinque minuti prima di»
Il Patronus di Hermione sparì con un pop mentre lei si voltava verso Harry, orripilata.
«Harry, se restiamo intrappolati qui…»
«Non succederà, se ci muoviamo» ribatté Harry. Si rivolse al gruppo silenzioso: tutti lo fissavano a bocca aperta.
  «Chi ha la bacchetta?»
Quasi metà alzarono la mano.
  «Bene, chi non ce l'ha stia vicino a qualcuno che ce l'ha. Dobbiamo fare in fretta... prima che ci fermino. Andiamo»
Riuscirono a stiparsi in due ascensori. Il Patronus di Harry fece la guardia davanti alle griglie d'oro che si chiudevano e gli ascensori cominciarono a salire.
  «Ottavo Livello» annunciò l'imperturbabile voce femminile. «Atrium»
Harry capì all'istante che erano nei guai. La sala era piena di gente che si
spostava da un camino all'altro, sigillandoli tutti.
  «Harry!» squittì Hermione. «Come faremo a...»
  «FERMI!« tuonò Harry, e la voce possente di Runcorn echeggiò nell'Atrium: i maghi che stavano chiudendo i camini s'immobilizzarono. «Seguitemi» sussurrò ai Nati Babbani terrorizzati che avanzavano in mucchio, scortati da Ron e Hermione.
  «Cosa succede, Albert?» chiese il mago stempiato che prima era arrivato dietro a Harry uscendo dal camino. Era nervoso.
  «Questi devono uscire prima che sigilliate i passaggi« rispose Harry con tutta l'autorità che riuscì a ostentare.
I maghi di fronte a lui si guardarono.
  «Ci è stato detto di sigillare tutte le uscite e di non permettere a nessuno…»
  «Osi contraddirmi?» minacciò Harry. «Vuoi che faccia controllare il tuo albero genealogico, come quello di Dirk Cresswell?»
  «Scusa!» boccheggiò il mago stempiato, arretrando.
  «Non volevo, Albert, ma credevo... credevo che fossero giù per gli interrogatori e…»
  «Il loro sangue è puro« proclamò Harry, e la sua voce fonda rimbombò nell'ingresso, impressionante. «Più puro di quello di molti di voi, direi.
Andate« tuonò ai Nati Babbani, che sgattaiolarono nei camini e svanirono a coppie. I maghi del Ministero si fece ro indietro, alcuni perplessi, altri spaventati e risentiti. Poi...
  «Mary!»
La signora Cattermole si guardò alle spalle. Il vero Reg Cattermole, che non vomitava più ma era pallido e smunto, era appena uscito di corsa da un ascensore.
  «R-Reg?»
Lei spostò lo sguardo dal marito a Ron, che imprecò.
Il mago stempiato spalancò la bocca, voltando la testa comicamente da un Reg Cattermole all'altro.
  «Ehi... che cosa succede? Che storia è questa?»
  «Chiudete l'uscita! CHIUDETELA!»
Yaxley era schizzato fuori da un altro ascensore e correva verso il gruppo davanti ai camini nei quali tutti i Nati Babbani, tranne la signora Cattermole, erano ormai spariti. Il mago stempiato fece per levare la bacchetta, ma Harry gli sferrò un pugno enorme che lo fece volare a mezz'aria.
  «Ha aiutato i Nati Babbani a fuggire, Yaxley!» urlò Harry.
I colleghi del mago stempiato fecero un gran trambusto, approfittando del quale Ron afferrò la signora Cattermole, la spinse nel camino ancora aperto e sparì. Incerto, Yaxley guardò prima Harry, poi il mago ammaccato, mentre il vero Reg Cattermole strillava:
  «Mia moglie! Chi era quello con mia moglie? Cosa succede?»
Harry vide Yaxley voltarsi e un sentore di verità farsi largo sul suo volto animalesco.
  «Via!» gridò a Hermione; le afferrò la mano e saltarono insieme nel camino mentre la maledizione di Yaxley volava sopra la sua testa. Vorticarono per qualche istante e schizzarono fuori da un water dentro un cubicolo. Harry spalancò la porta; Ron, vicino ai lavandini, cercava ancora di liberarsi dalla signora Cattermole.
  «Reg, non capisco...»
  «Mi lasci, non sono suo marito, deve andare a casa!«
Ci fu un rumore nel cubicolo accanto; Harry si voltò a guardare: Yaxley
era appena apparso.
  «ANDIAMO!« urlò Harry. Afferrò di nuovo Hermione per la mano e Ron per il braccio e girò su se stesso.
Il buio li avvolse, insieme al consu eto senso di compre ssione, ma qualcosa non andava... la mano di Hermione sfuggiva alla sua stretta...
Si chiese se stava per soffocare, non riusciva a respirare né a vedere e le sole cose concrete al mondo erano il braccio di Ron e le dita di Hermione, che lentamente scivolavano via...
E poi vide la porta del numero dodici di Grimmauld Place, con il suo battente a forma di serpente, ma prima che riuscisse a riprendere fiato si levarono un urlo e un lampo di luce viola; la mano di Hermione all'improvviso si chiuse sulla sua come una morsa e tutto fu di nuovo buio.

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Capitolo 40
*** MANTENERE LE APPARENZE ***


Ted, il padre di Tonks rifiutò di registrarsi come Nato Babbano categoricamente, non servì a nulla l'insistenza di Andromeda.
"Pensa a tua figlia!"
"Non permetterti, sai che ci penso"
"Non mi sembra, già è in pericolo per Remus il matrimonio, ora il bambino, non puoi mettertici anche tu"
"E cosa credi che succederà dopo che mi sarò andato a registrare? Credi che mi faranno tornare a casa?" Gridò Ted
Andromeda non rispose, per diversi istanti ci fu solo silenzio, rotto dal passaggio di qualche aereo sopra la casa.
"Se non ti presenti verranno qui a prenderti" annunciò lei con gravità
"Lo so" soffiò l'uomo "non voglio che Nymphadora sia in pericolo."
"Se vengono qui..." continuò Andromeda con tono pratico "troveranno anche Remus e Byron e conosco abbastanza bene Piton per sapere che se Byron viene catturato mi consegnerà nelle mani della mia cara sorella."
"Non lo farebbe" la interruppe Ted con quella che sembrò una mezza risata.
"Per lui? Credo che ci siano poche cose che non farebbe"
"Avrebbe dovuto pensarci prima di affidarcelo, non siamo proprio la famiglia ideale"
"Siamo gli unici che hanno accettato"
"Appunto, abbiamo già abbastanza problemi senza di lui"
"Se non lo avessimo tenuto qui sarebbe finito nella mani di Tu-sai-chi, ricordi cosa è successo l'ultima volta?"
Byron si allontanò dalla tromba delle scale con fastidio. Se solo avesse potuto andarsene lo avrebbe fatto, sarebbe partito immediatamente, ma Andromeda aveva ragione, sarebbe stato un suicidio, era certo che il Signore Oscuro avesse messo i Mangiamorte in allerta per trovarlo, ormai erano due anni che cercava di farlo rapire. Da quanto gli aveva riferito Severus era sempre più irritato.

*  *  *

Il primo giorno di scuola fu teso, i fratelli Carrow si erano presentati nel primo pomeriggio per prendere posto nelle rispettive stanze. La reazione del resto del corpo insegnate fu fredda, solo Lumacorno si era lasciato sfuggire dell'evidente agitazione al passaggio dei due Mangiamorte lungo la Sala d'Ingresso.
La Mcgranitt al contrario li aveva degnati appena di uno sguardo disgustato, prima di proseguire salendo la grande scalinata.
Quando Piton entrò nell'ufficio del preside sentì il cuore mancare di un battito, per tanti anni vi era entrato sotto invito di Silente, e ora tutto ciò che rimaneva del mago più potente che avesse mai conosciuto era una larga tela alle spalle della scrivania. "Severus" lo salutò il ritratto con un largo sorriso.
Piton si limitò a fare un rapido cenno con la testa, mentre si chiudeva la grossa porta alle spalle "Abbiamo del lavoro da fare" proseguì serio Silente.
"Molto lavoro" annuì Piton "I Carrow sono già arrivati" annunciò con gravità
"Sono sicuro che riuscirai a tenerli a bada"
Piton sbuffò sonoramente, quello stupido quadro non era Silente, così piatto, banale, irritante, eppure era tutto ciò che rimaneva di lui.

Parlarono per ore della nuova politica instaurata dal Ministero, di ciò che era successo negli ultimi giorni e di ciò che aveva scoperto durante la riunione del giorno precedente fra le fila dei Mangiamorte. Quando scese le scale verso la Sala Grande per la cena sentì la testa scoppiare, come pressata ai alti dall'incombenza di ciò che avrebbe dovuto fare.

Prese posto vicino alla McGranitt e Amycus Carrow, la sorella Alecto durante i primi minuti si limtò a guardare con ostentata indifferenza gli studenti.

"Finalmente un po' di pulizia dalla feccia" annunciò Amycus portandosi rozzamente un pezzo di carne alla bocca.

La professoressa Sprite pochi posti più in là si limitò a osservarlo disgustata, Minerva senza neppure guardarlo rispose "Peccato che voi siate ancora qui invece."

"Cosa vorresti dire McGranitt?" sbraitò Alecto
Piton alzò una mano seccamente "Non roviniamo la cena"
"Questa megera mezzosangue ha..."
"La professoressa McGranitt ha solo bisogno di tempo per abituarsi alle nuove dinamiche" annunciò osservando con attenzione la collega, prima di voltarsi verso i due Mangiamorte "è solo il primo giorno"
"Strano modo di prendere il comando" sussurrò Amycus
"Preferisco la diplomazia alla tirannia"
"Devono imparare a portare rispetto" sibilò tagliente Alecto
"Lo faranno" assicurò Piton osservando le varie tavole delle case. Cercò fra gli stundeti di Grifondoro una chioma corvina perennemente spettinata e la fronte marchiata dalla caratteristica cicatrice per alcuni istanti, prima di ricordarsi che non lo avrebbe trovato.

*  *  *

"Mentre ci Smaterializzavamo, Yaxley mi ha afferrato e non sono riuscita a liberarmi, era troppo forte." iniziò a spiegare Hemrione con il fiato corto "E quando siamo arrivati a Grimmauld Place mi teneva ancora, poi... deve aver visto la porta, avrà pensato che ci saremmo fermati lì, allora ha allentato la presa e io me lo sono tolto di dosso
e vi ho portato qui!"
"E lui dov'è? Un momento... non vorrai dire che è a Grimmauld Place?
Non può entrare, vero?"
Gli occhi di lei scintillavano di lacrime trattenute.
"Harry, credo di sì. Io... io l'ho costretto a mollarmi con una Fattura Revulsiva, ma l'avevo già portato dentro la protezione dell'Incanto Fidelius.
Dopo la morte di Silente, noi siamo Custodi Segreti, quindi gli ho passato il segreto, giusto?"
Inutile illudersi: aveva ragione, Harry ne era certo. Fu un duro colpo. Se Yaxley poteva entrare in casa, loro non avevano più modo di tornarci. In questo stesso istante forse ci stava portando altri Mangiamorte con la Materializzazione. Per quanto tetra e opprimente, quella dimora era stata il loro unico rifugio sicuro: addirittura, adesso che Kreacher era più felice e cordiale, quasi una specie di casa.

Piton non avrebbe più potuto fargli visita, non avrebbero potuto vederlo. Con una fitta allo stomaco frugò nelle tasche afferrando la fialetta trasparente che gli aveva dato il pozionista. Avrebbe potuto avvertirlo, dirgli dove si trovavano, ma non sarebbe servito, ormai doveva essere a Hogwarts, ma avrebbe saputo del loro arrivo al ministero. Osservò il tappo di sughero incerto.
"Harry, scusa, mi dispiace tanto!"
"Non è colpa tua! Mia, semmai..."
Prima che Hermione potesse replicare, Ron gemette e aprì gli occhi. Il suo volto era grigio e imperlato di sudore.
"Come ti senti?" sussurrò Hermione.
"Uno schifo" gracchiò lui in risposta, e si tastò il braccio ferito con una
smorfia.
"Dove siamo?"
"Nei boschi dove hanno tenuto la Coppa del Mondo di Quidditch" rispose Hermione. "Cercavo un posto riparato, nascosto, ed è stato..."
"... il primo che ti è venuto in mente" concluse Harry, osservando la radura in apparenza deserta. Non poté fare a meno di pensare a cos'era successo l'ultima volta che si erano Materializzati nel primo posto che era venuto in mente a Hermione; i Mangiamorte li avevano trovati nel giro di pochi minuti. Era stata Legilimanzia? Voldemort e i suoi scagnozzi sapevano anche adesso dove Hermione li aveva portati? "Credi che dovremmo andarcene?" chiese Ron a Harry. Dalla sua espressione era evidente che stava pensando la stessa cosa.
"Non lo so"
Ron era ancora pallido e sudato. Sembrava troppo debole persino per tentare di mettersi seduto. La prospettiva di spostarlo era scoraggiante.
"Per ora restiamo qui" decise Harry.
Sollevata, Hermione balzò in piedi.
"Dove vai?" le chiese Ron.
"Se restiamo, questo posto va protetto con qualche incantesimo" rispose, e levando la bacchetta cominciò a camminare in un ampio cerchio attorno a Harry e Ron e a mormorare formule magiche. Harry notò qualche piccolo movimento nell'aria circostante: era come se Hermione avesse evocato un alone di calore sulla radura.
"Salvio hexia... Protego totalum... Repello Babbanum... Muffliato..."
Un piccolo sorriso inarcò le labbra di Harry al suono di quell'incantesimo del Principe.
"Tira fuori la tenda, Harry..."
"La tenda?"
"Nella borsa!"
"Nella... certo" mormorò Harry.
Questa volta fece a meno di infilarci la mano e ricorse subito a un Incantesimo di Appello. La ten da affiorò in un groviglio bitorzoluto di tela, corda e picchetti. Harry la ri conobbe, anche per l'odore di gatto: era la stessa
in cui avevano dormito la sera della Coppa del Mondo di Quidditch.
"Non era di quel tipo del Minister o, Perkins?» domandò, cominciando a
districare i picchetti.
"Non l'ha voluta indietro, la sua lombaggine è peggio rata" spiegò Hermione, tracciando complicati disegni a otto con la bacchetta, "quindi il papà di Ron ha detto che potevo prenderla in prestito. Erecto!" aggiunse, puntando la bacchetta sulla tela sformata, che in un solo movimento fluido si sollevò in aria e si posò, perfettamente montata, davanti a uno stupefatto Harry. Dalle mani di quest'ultimo volò un picchetto che si piantò con un ultimo tonfo all'estremità di un tirante.

*  *  *

La luce pomeridiana illuminava il largo corridoio del terzo piano di Hogwarts, dei passi affrettai ai avvicinarono a un grande gagoyle.

"Mors viva"

La statua che sorvegliava l'entrata dell'ufficio del preside salì rapidamente, due voci agitate rimbombarono per la scala a chiocciola, esplodendo mentre la porta si apriva di colpo.

"Dovrebbe starne fuori, non la riguarda!" stava gridando Alecto Carrow con il viso paonazzo.

"Certo che mi riguarda, sono i miei studenti" ribatté Minerva McGranitt guardando Neville ancora stretto nella morsa della donna bionda.

Piton, seduto dietro la scrivania alzò lo sguardo su di loro annoiato

"Signore, posso aiutarvi?"

"Stanno usando Maledizioni Imperdonabili sugli studenti!" gridò la McGranitt avanzando verso di lui. "Paciock è stato torturato"

Piton guardò pigramente Neville prima di rivolgersi ad Alecto.

"Cosa ha fatto?"

"Si rifiuta di partecipare alle lezioni, ha mancato di rispetto a me e a Amycus." disse Alecto strattonando il colletto di Neville talmente forte che per alcuni secondi sembrò non riuscire a respirare.

Piton sbuffò sonoramente "E farne un martire a cosa serve?"

"Deve capire chi comanda"

"Se non allenti la presa capirà solo come raggiungere prima l'aldilà" disse annoiato.

Alecto lasciò andare il colletto del ragazzo puntandogli la bacchetta sotto la gola.

"Lascialo a me" ordinò fissando gli occhi del Grifondoro.

"No" intervenne la McGranitt "Non vi permetterò di torturare gli studenti"

Piton alzò brevemente gli occhi verso il soffitto "Io sono il preside Minerva, io decido come trattare gli studenti."

La McGranitt impotente, tenne la bacchetta mollemente al suo fianco.

"Professor Carrow" disse Piton, ignorando la McGranitt. "Assicurati che gli studenti tornino nelle loro sale comuni dopo la lezione."

Alecto spinse Neville in avanti e scoccò un'occhiata astiosa verso la McGranitt "E lei?"

"Immagino che la professoressa McGranitt possa tornare alle sue stanze senza la tua scorta" rispose inclinando la testa.

"Severus io..."

"Preside, Minerva, sono il preside"

"Paciock non ha fatto niente" riprese stringendo visibilmente la presa sulla bacchetta.

"Se è vero non gli succederà nulla " si limitò a dire alzandosi in piedi "Ora se permettete..." allungò una mano verso la porta.

Alecto uscì dall'ufficio con passi pesanti, la McGranitt assottigliò gli occhi scuri minacciosa "Se Paciock non torna alla sala comune..."

"Non lo ucciderò" sbuffò Piton girando intorno alla scrivania "Poi dovrei sbarazzarmi del cadavere e sua nonna mi assillerebbe fino alla morte" disse scoccando un'occhiata accusatoria verso Neville "Quando avrò finito con lui tornerà alla torre di Grifondoro"

La McGranitt ispirò profondamente, il naso stretto tremò e lanciò un'occhiata verso il ritratto di Silente dietro alla scivania. Il mago anziano le sorrise benevolo annuendo.
Quando la porta si richiuse con un tonfo Neville si raddrizzò fissando Piton con astio.

"Mi torturerà?" chiese alzando il mento

"Non vali il mio tempo Paciock" rispose lentamente fissandolo.
Neville vagò con lo sguardo nell'ufficio, i suoi occhi caddero su una grossa spada con la lama insolitamente lucida, l'elsa era grigia scura, con delle profonde incisioni e sulla parte più alta e alle estremità spiccavano tre luminose pietre scarlatte.
"Perché non partecipi alle lezioni?"
Neville tornò a guardarlo stringendo i pugni "Non torturerò i miei compagni"
"La pratica è essenziale per imparare"
"Non voglio imparare le maledizioni"
Piton annuì "Se non lo fai verranno usate su di te e tu non potrai difenderti"
"Non mi importa"
Gli occhi del preside si socchiusero "Certo che no, sei un Grifondoro. Pensavo he tua nonna ti avesse insegnato almeno le basi del ragionamento"
"Non devo ragionare per capire che torturare è sbagliato" rispose il ragazzo aggrottando la fronte.
"Lo è?" Domandò il preside inclinando la testa
"Certo"
"Sempre?"
Neville si bloccò senza dire niente
"Non tortureresti Bellatrix, se avessi l'occasione?"
"Io... sarebbe sbagliato" balbettò
"Quindi non è mai giustificabile, non alzeresti mai la bacchetta su di lei, i Carrow, o qualsiasi altro Mangiamorte?" indagò abbassando progressivamente la voce
La bocca del Grifondoro si aprì senza lasciare uscire alcun suono.
"Certe volte si devono fare dei compromessi Paciock" Piton sospirò abbassando lo sguardo "E se avessi un po' di cervello ricorderesti che per procurare dolore bisogna volerlo, nessuno ti vieta di scagliare la maledizione senza davvero infliggere dolore, non troppo almeno"
"A che servirebbe?"
"A mantenere le apparenze" mormorò stancamente Piton alzando lo sguardo sulla teca di vetro.

*  *  *

"Quella spada appartiene ad Harry" disse Ginny con una smorfia, qualche minuto dopo nella sala comune.
"Come?" Chiese stupito Neville tamponandosi lo zigomo con la garza.
"Silente l'ha lasciata a lui nel testamento"
"Come fai a...
"Me lo ha raccontato Hermione"
"Oh..." sospirò il ragazzo "Dovrebbe averla allora, se Silente gliel'ha lasciata"
"Già, dovrebbe" sussurrò lei fissando il divano scarlatto "Ma non credo possa dargliela, tu sai chi gli avrà chiesto di tenerla" rifletté
"Tu pensi che... insomma che Piton sia davvero fedele a tu-sai-chi?"
"Non lo so"
"Un Serpeverde che tiene la spada di Grifondoro" mormorò Neville "credo che mia nonna si metterebbe a gridare.
Anche a lei veniva da gridare per l'assurdità di quella situazione. Harry Ron e Hermione erano furoi a rischiare la vita, mentre loro se ne stavano a studiare, il massimo che potevano fare era cercare di ribellarsi agli ordini dei Carrow.
Il viso di Neville ne era un chiaro risultato.

*  *  *
 

Piton strinse la sottile carta della gazzetta del profeta fra le dita, la prima pagina si accartocciò sui bordi lunghi.

Harry potter ha fatto irruzione al ministero della magia, affiancato da altri due individui, Hermione Granger, una sanguemarcio pericolosa e un altro individuo non identificato. I tre hanno aggredito dei funzionari del ministero, preso con la forza dei capelli per usare, da quello che riferiscono i testimoni scossi, la pozioni polisucco. Le valorose guardie non sono riuscite a fermarli, i tre sono stati visti fuggire attraverso i camini dell'atrio, incuranti dei feriti che si sono lasciati alle spalle. Ancora il motivo di tale violenza è ignota, invitiamo i lettori a fare attenzione a Harry Potter, è un individuo pericoloso, instabile che si è più volte rifiutato di affiancare il ministero per comprendere le dinamiche della morte di Albus Silente. Che sia coinvolto direttamente? L'ipotesi si fa sempre più concreta. A pagina tre ulteriori dettagli riguardo a presunti collegamenti fra Potter e dei funzionari corrotti del ministero.

Piton strinse i denti ispirando lentamente, come si poteva essere tanto stupidi? Guardò con insistenza la fiala trasparente in piedi sulla scrivania, era vuota, il tappo scuro ben chiuso. Che Potter fosse ferito? Gli avrebbe fatto sapere qualcosa altrimenti.
Afferrò la fiala e tolse il tappo di scatto, ma prima che potesse avvicinare le labbra la porta dell'ufficio si aprì
"Dobbiamo vietare la Gazzetta!" urlò Alecto entrando come una furia, i capelli color cenere sparati in aria gli occhi scuri dilatati "I mocciosi si stanno agitando, inneggiano il nome di Potter e hanno scritto sul muro del quarto piano."

Piton richiuse velocemente la fialetta e la riappoggiò con un tintinnio sulla scrivania "Vietare la Gazzetta non è stata una buona idea due anni fa" disse stancamente "Troveranno comunque il modo di leggerla"

"Ma pensano che Potter sia un eroe" disse la donna alzando le braccia.

"Allora non sanno leggere" sbuffò il preside "C'è scritto che ha aggredito delle persone ed è sospettato di essere coinvolto nell'omicidio di Silente"

"Questo non cambia la situazione, quei ragazzini sono su di giri"

"Gli passerà" rispose con un'alzata di spalle.

"Posso rinchiuderli nelle segrete" propose esaltata "Avranno poca voglia di urlare il nome di Potter dopo che..."

"Non li torturerai nelle segrete" la bloccò imperioso.

"Devono essere disciplinati"

"Sono dei ragazzini"

Alecto si avvicinò alla scrivania con passi goffi "Piton, il Signore Oscuro vuole fedeltà, vuole che li torturiamo"

Le labbra dell'uomo si inarcarono in un piccolo sorriso "No, il Signore Oscuro vuole dei nuovi seguaci, se ci limitiamo a torturarli non saranno fedeli alla causa, gli daremo delle ragioni in più per combatterci." Spiegò lentamente, come se la donna davanti a lui fosse tarda.

"Se ci temono impareranno a seguire gli ordini"
"C'è differenza fra fedeltà e mera paura"
"Se la paura serve per portare alla fedeltà" annuì lei
"Non è quello che otterremo, lo hai già visto in questi giorni"
"Con White ha funzionato mi sembra."
Il volto di Piton si indurì, strinse i pugni sui braccioli della sedia e fissò la donna "White... non è la stessa cosa" sibilò
"No certo, non abbiamo così tanto tempo, ma funzionerà, saranno fedeli, se li spezziamo"
Piton scosse la testa "Ho detto di no"
"Piton abbiamo degli ordini dobbiamo..."
"Dovete seguire le mie direttive, il Signore Oscuro ha messo me come preside per una ragione"
Alecto grugnì infastidita
"Metti in dubbio la decisione del nostro signore?"
"Metto in dubbio la tua fedeltà alla causa" ammise lei "Da quando siamo qui non fai altro che frenarci"
"Perché questo è il mio lavoro, fosse per voi gli studenti sarebbero tutti in infermeria" accusò "Non siamo qui per dare sfogo alle nostre voglie, se vuoi torturare qualcuno cerca qualche babbano." Si alzò in piedi facendo scattare la sedia alle sue spalle "Ma qui dentro, con degli studenti dal sangue magico, con menti giovani e malleabili non perderemo l'occasione di allargare le nostre fila con furbizia solo perché tu e tuo fratello non riuscite ad avere un po' di controllo."
La donna lo osservò per alcuni istanti pietrificata. Vedendosi da fuori, pensò il preside, doveva sembrare minaccioso, quantomeno intimidatorio, Alecto doveva imparare a stare al suo posto.
"Ribadisci ad ogni lezione quando sia importante imparare le maledizioni per difendersi dalle aggressioni, cerca di spaventarli all'idea di essere attaccati da Potter e i suoi amici" ordinò

 

NOTE
Non vi ho abbandonati, ma mi sto dedicando alla scrittura di un'altra storia, sempre sul mondo di Harry Potter su Wattpad e mi sta prendendo molto tempo.
Questa storia invece è già conclusa, quindi tranquilli, non rimarrà incompiuta.

Se volete vedere edit riguardo a Byron e gli altri personaggi potete seguirmi anche su: Tiktok, Instagram e Youtube
@multi_fandom_au

 

 

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