Scherzi del destino

di Smac
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** !. Nuovamente ***
Capitolo 2: *** 2. Sorpresa... ***
Capitolo 3: *** 3-Bugia ***
Capitolo 4: *** 4- Decisione ***
Capitolo 5: *** 5- E' il mio sogno ***
Capitolo 6: *** 6. P di partenzaaaaaa ***
Capitolo 7: *** 7. Fortuna? ***
Capitolo 8: *** 8- cena ***
Capitolo 9: *** 9. Ricordo ***
Capitolo 10: *** 10-amicizie ***
Capitolo 11: *** 11. i ragazzi son ragazzi.... ***
Capitolo 12: *** 12. Persa ***
Capitolo 13: *** 13. La Guida. ***
Capitolo 14: *** 14. Chiarimenti ***
Capitolo 15: *** 15. fra amiche ***
Capitolo 16: *** 16. Gia 4 anni????????? OMG ***
Capitolo 17: *** 17. Presto sposi! ***
Capitolo 18: *** 18. Perchè la So' è la Sò ***
Capitolo 19: *** 19. What?!? Are you crazy?!? ***
Capitolo 20: *** 20. Attenzioneeeee allo s......!!!! ***
Capitolo 21: *** 21.Fan?!? Sicura?!? ***
Capitolo 22: *** 22.NY ***
Capitolo 23: *** 23. incontri... ***
Capitolo 24: *** 24.Party ***
Capitolo 25: *** 25.....Ildoposbronza è sempremeglio evitarlo ***
Capitolo 26: *** 26. Secondo giorno a NY ***
Capitolo 27: *** 27.Paradiso e Inferno ***
Capitolo 28: *** 28.Home sweet home ***
Capitolo 29: *** 29.Promessa mantenuta...più o meno ***
Capitolo 30: *** 30. Sardegna ***
Capitolo 31: *** 31. Amicizia, amicizia... ***
Capitolo 32: *** 32. Corsa per Milano.. ***
Capitolo 33: *** 33. Quando il tempo passa velocemente... ***
Capitolo 34: *** 34. la mia bambina ***
Capitolo 35: *** 35. Nient'altro che noi ***
Capitolo 36: *** 36. Università ***
Capitolo 37: *** 37. Montepulciano ***
Capitolo 38: *** 38. Misteroooo ***
Capitolo 39: *** 39. Sbagli del passato ***
Capitolo 40: *** 40. E adesso? ***
Capitolo 41: *** 41. The End???? ***
Capitolo 42: *** Spazio autrice ***
Capitolo 43: *** 42. Preparazione al Matrimonio!!!!! ***
Capitolo 44: *** 43. Ricordi e Matrimonio ***
Capitolo 45: *** 44. Spiegazioni ***
Capitolo 46: *** 45.Epilogo ***



Capitolo 1
*** !. Nuovamente ***


1-di nuovo.
"Oh mio Dio, non è possibile, no, non è possibile, non ci credo!"
Furono proprio queste le prime parole della Iole appena entrai in camera sua stringendo in mano una articolo di giornale con una megafoto di Robert Pattinson. Parole che accompagnò con un’occhiataccia.
La feci sobbalzare e questo mi divertì: era così facile spaventarla.
"No Marty, non ci credo, un altro no!!! Devo rifarti la lista dei vari attori e cantanti di cui ti sei ossessionata da quando ci conosciamo?!? Sarà più o meno il…il...ho perso il conto.- disse con espressione rassegnata - Non puoi continuare così, ti stai comportando da bambina! Fra meno di un mese hai l’esame di maturità e non mi sembra il momento giusto per questo genere di cose!"
Io adoravo la Iole( chiamata anche So), era la mia migliore amica dalla prima media ed il bello del nostro rapporto stava nel fatto che eravamo una l’opposto dell’altra sia fisicamente che caratterialmente; la maggior parte delle persone non capiva come facessimo ad andare così d’accordo; spesso ci paragonava al giorno e alla notte,al bianco e al nero. Forse era anche per questo che lei aveva una storia con Filippo, che ormai avevo adottato come fratello maggiore visto che la loro relazione andava avanti da 4 anni, mentre io ero perennemente single.
Personalmente anch’io mi sono chiesta molte volte come facevamo, ma subito trovavo la risposta: avevamo fiducia in noi, se succedeva qualcosa (qualunque cosa) sapevamo di contare l’una sull’altra, persino quando le persone tentavano di metterci contro.     
Lei aveva degli occhi blu che mi ricordavano il mare e che contrastavano con il nero dei suoi folti capelli che tentava invano di lisciare; non era molto alta ma con il suo carattere estroverso e solare era difficile non notarla, mentre io...io avevo la timidezza dalla mia parte e non mi ha mai giovato molto. Avevamo pure interessi diversi e quando andavo a correre, di solito preferiva seguirmi in bici o in scooter mentre mi raccontava i nuovi gossip del piccolo paese che ci aveva fatte incontrare e ci aveva cresciute. Lei amava quel piccolo paesino, mentre a me alcune volte stava un po’ stretto… Il mio sogno era di andarmene, almeno per un po’, e appena glielo proposi mi appoggiò pienamente.
" Ma Iole…tu non capisci, ti prometto che dopo inizio a studiare ma adesso ascoltami." Mentre tentavo di giustificarmi lei sbuffò e capii che potevo proseguire.
"Allora fra un mesetto gli esami saranno finiti…e sai cosa faremo quando finiranno giusto? Ero esaltata solo all’idea.
"Andremo a Los Angeles io, te e Filippo!!! Ma cosa c’entra con l’attore?" Rispose lei prontamente, talmente euforica che mi fece sorridere.   
"Beh…" dissi un po’ indecisa…non sapevo se girarci intorno o dirglielo direttamente: scelsi la seconda opzione "lui sarà lì perché c’è la prima del suo nuovo film." 
Dissi tutto d’un fiato chiudendo gli occhi per attendere la sua sfuriata. Infatti lei, al contrario di me, aveva poca pazienza e una cosa che proprio non le andava giù erano queste mie ossessioni da ragazzina per attori e cantanti. Anch’io sapevo che era impossibile riuscire ad avere solo un minimo contatto con loro, ma mi concedevo di sognare ad occhi aperti a volte e questo lei lo sapeva.
Comunque questa volta la sfuriata della Iole non ci fu, anzi mi abbracciò e alzandosi in punta di piedi mi sussurrò all’orecchio "Bene, allora andiamo là e vediamo di pedinare questo Parkinson per la città!."
Sospirai, poi ci guardammo negli occhi e iniziammo a saltare per la stanza gridando. Quelli erano i nostri momenti pre-pazzia e, naturalmente, a nessuno era concesso vederci così , a parte Filippo che ormai non ci faceva neanche più caso.
"Ti adoro Iò!  Sei la migliore l’ho sempre saputo!!! Dai adesso muoviti che andiamo a farci un giro, una giornata così bella e stai chiusa in casa? Guarda che mi preoccupo…stai diventando un topo di biblioteca!"
"Ehi! Qui l’unico topo sei tu, vero Squittina?!?" Rispose.
La fulminai con lo sguardo prima di scoppiare in una sonora risata.
" Ma perché devi sempre rivangare il passato? Basta…io adesso sono solo Marty, anche perché non assomiglio più ad un topo…però se vuoi tu mi puoi chiamare Sua Altezza" e presi un’aria altezzosa squadrandola da capo a piedi.
Mi guardò un istante con uno sguardo che sottintendeva un “ Non cambierai proprio mai” prima di rimettere la testa fra i libri che, mi accorsi, ricoprivano tutto il pavimento. 
"Ma sbaglio o hai detto che manca solo un mesetto agli esami?!?" chiesi ad un tratto disperata, quasi mi fosse suonato un campanello in testa.
Lei mi guardò è scoppiò a ridere.
"Cos’hai da ridere?!? A me viene da piangereeeee! E’ meglio che me ne vada, ciao bella ci sentiamo stasera…!" e prima di uscire le feci l’occhiolino.
"Ciao…a stasera, magari vieni qui che lo ricordiamo anche a Phil che tanto non ha mai niente da fare, e smettila di fare la lecca culo!" la sentì gridare
Presi il casco e le chiavi che avevo seminato per la casa, salutai Anna, sua sorella e me ne andai col mio motorino. Niente avrebbe rovinato una giornata del genere.

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Capitolo 2
*** 2. Sorpresa... ***


2-Sorpresa!

In teoria sarei dovuta andare a casa a studiare, ma decisi che prima sarei passata dal meccanico a vedere come stava la mia moto nuova e a sapere quando avrei potuto ritirarla. Andavo in giro con il casco integrale da una settimana ormai,un po’ anormale visto che guidavo un motorino che arrivava raramente ai 70 all’ora, ma devo ancora trovarla una cosa normale in me.

Mi fermai proprio davanti al cancello del meccanico poiché un casco arancione attirò la mia attenzione.

Sospirai indecisa se entrare o no.  Entrai decisa, così decisa che andai contro all’unica persona che non volevo incontrare in quel momento, ma che sapevo certamente di trovare.

Avrei potuto tornare un altro giorno, ma appena sentì la sua risata, dentro di me si scatenò una lotta:

“dai entra così lo vedi, è un mese che lo ignori cosa ti ha fatto, tanto lo sai che lo ami e che lo amerai per sempre” mi diceva una vocina.

“non è vero non lo amerai per sempre, è solo una cotta che passerà, dai torna a casa che se no gli sforzi di questo mese saranno stati inutili”mi diceva l’altra.

Quando mi decisi  a girare i tacchi era troppo tardi: mi spuntò di fronte e mi venne in contro con un gran sorriso, non potevo più farci niente.

Alex era il ragazzo che più mi infastidiva sulla faccia della Terra, era l’unico capace di farmi sfuriare, ma ero completamente cotta di lui da 5 anni ormai. Tutti i miei amici dicevano che io e lui eravamo fatti per stare insieme, ma lui per qualche strano motivo non voleva ammetterlo, dicevano  che era uno stupido perché non mi voleva e io ero una deficiente perché potevo avere altri ragazzi più carini e simpatici ma mi concentravo solo su uno che non era poi un granché. Era alto moro con gli occhi verdi e ben piazzato, il mio ragazzo ideale, ma non era solo questo che mi attraeva di lui; era semplicemente unico nei suoi modi di fare. Certo aveva anche dei difetti, per esempio era troppo lunatico, ma avevo imparato ad evitarlo o a non fare troppo caso a ciò che diceva in quei momenti oppure a volte si faceva sentire sempre, per un po’ spariva poi tornava, per me quel ragazzo era un grosso punto interrogativo. Eppure lo amavo, con tutti i suoi difetti, sì lo amavo perché dopo 5 anni non si può più definire una cotta o una sbandata.  

Mi piaceva troppo, ma quando glielo dissi  mi rispose con un bel “NO” secco. Questo successe prima che diventassimo amici e ormai, anche se non smettevo di amarlo, mi ero convinta(con mia grande disperazione) che tutto quello che faceva lo faceva solo da amico.

“Ciao Marty, Come va? Sei sparita dalla circolazione” Mi riportò con i piedi a terra.

“Eh…ho avuto da studiare, quest’anno ho l’esame, ma non ce la faccio più a stare in casa e quindi sono venuta a prendere un po’ d’aria, a vedere se la mia moto nuova…- calcai su queste parole in modo che Luigi, il meccanico ,mi sentisse – era pronta per essere portata nel mio box!” Urlai quasi le ultime parole mentre tentavo di ricordarmi come si respirava.

Non avrei voluto dirglielo ma ormai il danno era fatto…

Sapevo che avevo stuzzicato il suo interesse e mi dovevo preparare a qualunque battutaccia, che naturalmente arrivò.

“Finalmente cambi quel catorcio che ti ritrovi . Ti sei stancata di andare a 80 all’ora?” e scoppiò in una risata.

“Senti bello, Raffaello il motorello non lo prende in giro nessuno e comunque, tornando a discorsi seri…”

 “…e da quand’è che fai discorsi seri tu?” mi interruppe.

Mi stavo veramente innervosendo, avevo in tasca un accendino e stavo già immaginando a come usarlo su di lui, ma decisi di lasciar perdere. Non volevo finire in galera a 19 anni, per di più per colpa di un mostriciattolo.

Sorrisi fra me e andai avanti .

“L’ho presa perché il mio tipo  mi ha chiesto se lo potevo andare a trovare anche durante la settimana visto che lui lavora e non può muoversi- mentii spudoratamente –ma comunque ho visto che non è ancora arrivata la targa quindi ora è meglio che me ne vada… Ciao, ci si vede”

 Lo liquidai velocemente.

Mi voltai e feci un sospiro. Non feci in tempo a fare il primo passo che mi sentii rimbalzare all’indietro.

“Tu pensi di buttarmi lì una chicca come il fatto che hai un tipo e te ne vai?” Probabilmente si accorse di ciò che aveva detto solo dopo averlo detto perché lo vidi sorpreso per un attimo. Un attimo di esitazione. Questo mi fece sorridere. Il solito gelosone.

“Dai aperitivo in centro. Ci stai?…e poi è un mese che non ci si vede e in più…devo lasciare qui la moto e visto che ci sei tu perché non mi accompagni a casa, così non devo chiamare Enri.” Aggiunse.

“ Sì certo,-dissi ironica- vuoi anche guidare? Beh ti consiglio di chiamare Enri perché Raffaello fa solo gli 80…magari è troppo lento per te. Comunque niente aperitivo. Devo studiare, so che per te è un concetto difficile. Però le persone normali lo fanno, soprattutto quando hanno la maturità”.

”mmh…no penso che per tornare a casa vada bene.”  Disse ignorando completamente l’ultima parte del mio discorso. Stavo diventando sempre più acida. Non era da me.

Mi rubò le chiavi che ancora stringevo in mano  e accese.

Io ero allibita, ma come si permette quel…

“Dai salta su e muoviti che fra 3 ore ho gli allenamenti!”

Mi avvicinai al motorino e gli feci segno di spostarsi dietro. Stranamente mi ascoltò.

Il cuore mi batteva all’impazzata. Di lì a poco avrei avuto un collasso, mentre la lotta interna continuava dentro di me.  “la prossima curva buttalo giù”

“no, perché è così tenero?”

Con mia grande sorpresa mi cinse i fianchi invece di aggrapparsi alle maniglie laterali. Ma dovevo aspettarmelo. Era normale. Quando non ci vedevamo per tanto tempo diventava molto tenero e questo mi faceva sperare che forse forse mi voleva, ma non dovevo pensarci. E poi solo perché mi cingeva i fianchi…Stupida bambina che si illudeva!

“ Perché ha le mani sui miei fianchi? Mi stanno andando a fuoco!

“Tagliale quelle mani!”

Ok, ragazzi, tregua e fatemi pensare alla strada.

Perché ciò che faceva lui doveva per forza sembrare diverso e fuori dal comune?

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Capitolo 3
*** 3-Bugia ***


 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ultima curva e saremmo arrivati. Non sapevo se accelerare o rallentare.

Mi rispose lui appena prima di svoltare, si avvicinò al mio orecchio e mentre toglieva la freccia mi disse di proseguire dritto e di girare alla prossima a sinistra.

La mia mano non seguiva più il cervello e mi portò dove voleva lui.

Alex scese appena fermai il motorino e quando mi accorsi dove eravamo sorrisi.

 

Era la prima volta che uscivo con Sara e  le sue amiche, ma non pensavo di trovarmi in una compagnia di 20 persone tra cui un ragazzo favoloso. Ero troppo piccola e timida e non riuscivo nemmeno a guardarlo negli occhi.

Sicuramente non sa nemmeno che esisto, chissà come si chiama?

Poi, infine, ci presentammo.

Più che altro gli ero caduta addosso, proprio sul braccio ingessato.

“Oddio scusa!” Mi ero subito dispiaciuta.

“ Fai attenzione!!!” Mi gridò di rimando.

“Ti ho chiesto scusa!” Gridai anch’io.

“ Ti ho sentito”

“ e allora mi lasceresti passare?”

“C’è, tu mi vorresti lasciare qui dopo che mi sei venuta addosso? Ho un braccio ingessato!” disse con tono di finto malato. “comunque piacere Alex!” e mi porse la mano buona.

“Piacere Martina”dissi cercando di non guardarlo negli occhi. Erano strani, profondi e non riuscivo a sostenerli.

“Va bene Marty, aiutami a raggiungere gli altri per favore”.

Sorrisi perché gli altri erano solo tre metri più avanti di noi.

 

Già…il nostro primo incontro proprio in quel parco. Dopodiché non ci eravamo rivolti neanche una sguardo per circa un anno, quando ci ritrovammo per caso ad una cena con amici di famiglia.

Ed ora eccoci qui. Non facevo che chiedermi perché mi avesse portato in quel parco, perché facesse così, cosa avevo fatto di male?!? Qualche scherzo crudele.

Si era già accomodato sulla panchina più vicina e stava mandando un messaggio con il cellulare. Non mi interessai.

Chiusi il motorino anche se il parco era deserto e mi accomodai di fianco a lui. Mi stavo rimproverando perché gli avevo detto di essere fidanzata. Sapevo che quello era l’unico motivo per cui mi trovavo lì.

Quando finì di scrivere, finalmente mi rivolse la parola. Il silenzio era sempre pesante con lui, ma non volevo essere io a cominciare. Stupido orgoglio.

“Allora cosa mi racconti?”

Mi ritrovai ancora con il cervello scollegato, non sapevo cosa dire, quindi… “Niente”

“Bene allora comincio io…Settimana scorsa sono caduto dalla moto e mi sono dovuto ingessare la caviglia…” Mi indicò il gesso.

Mi guardò come se si aspettasse una qualsiasi reazione da parte mia. Lo accontentai.

“ Ma bravo…scusa ma lo sai che ormai non mi sorprendo più, solo l’anno scorso ero in ospedale ogni settimana, e non ci andavo di certo per me…” aggiunsi più razionale, mi stavo calmando.

“Appunto, è proprio questo che mi ha dato fastidio, cioè…il fatto che questa volta non c’eri…cazzo Marty tu ci sei sempre. Ma stavolta c’era un buco davanti a me!”

Prima lo guardai cercando di capire dove volesse arrivare, ma non ci riuscii così scoppiai in una risata che lo offese e non poco.

“Mica posso esserci sempre, dovevi pensarci prima, portati la tua ragazza!” Lo fa solo per farti mollare il “ragazzo”, non dargli corda. Grazie vocina nella mia testa…

Di niente, è per il tuo bene. Scossi la testa per ritornare nel parchetto.

Fitta al cuore, però come spesso facevo scherzavo sul fatto che era stato lui ad avermi rifiutata. Ero pronta a rinfacciargli anche il fatto che quando lui aveva bisogno di me io c’ero sempre, ma mai viceversa.

“ Ma lei c’era.” Altra fitta al cuore. “Però…ormai l’ho lasciata.”

Grande sollievo. Sapevo che non dovevo sentirmi così, ma lo facevo.

“ Peccato, volevo conoscerla questa santa che ti sopportava. Come mai l’hai lasciata?” scherzai, il dolore non c’era più e potevo permettermi un po’ di umorismo. E poi ero abituata anche alle tante ragazze che diceva di amare, ma alla fine non duravano più di una settimana.

Solita risposta che ricevevo sempre. “Mi ero stancato…”

Ridemmo. Era da tanto che non parlavamo così. Di solito c’erano sempre di mezzo i suoi amici e lui diventava un’altra persona.

”Ma ora raccontami del tuo ragazzo, lo conosco?”

 Mi distolse dai miei pensieri. Il mio ragazzo? Quale ragazzo?

Ah già…il mio ragazzo! Perché non sei tu?!?

“Ehm…no” risposi cercando di ricompormi. Me ne ero completamente dimenticata.

“E com’è? È più alto di te stavolta?”

“Sì…” Non sapevo da chi prendere spunto così rispondevo a monosillabi.

“ Non sarà un’altra relazione a distanza, vero?”

“ più o meno…”

“Oh Marty , ma perché ti fai questo! Uno di qui no?” Cosa te ne frega brutto deficiente.

Temevo che le domande non finissero più e iniziavo a sudare freddo.

Ebbi l’idea più stupida che potessi avere quando mi fece la fatidica domanda.

“Come si chiama?”

Come si chiama, come si chiama?Non l’ho già detto?

“Si chiama Robert” Risposi,forse troppo prontamente.

No, Robert no, scema!

“ahhh…figurati! cos’è americano o inglese? Senti ma italiano no? Lo so che hai una passione per gli stranieri, ma almeno abita in Italia?”.

Si era fatto più sospettoso, e perché tutta questa insistenza.

Io mi stavo maledicendo, bastava che aggiungessi una O a quel nome, ma la foto che avevo in tasca mi aveva suggerito proprio quel nome, così, perché non andare avanti a mentire?

“Sìsì , abita in Italia, ma adesso è andato in America per un po’, lo raggiungerò dopo gli esami, parto con la Iole e Phil.”

Si fece serio. Da quand’è che ero diventata così brava? Dovevo ricominciare a fare casting, magari avrei avuto successo come attrice. Poi magari avrei fatto la scalata fino ad Hollywood, fino ad arrivare proprio a Rob.

Torna sulla Terra bella addormentata. Mitico subconscio.

Dovevo essere stata convincente, forse anche troppo.

“ Ok, e quando torni? Per agosto ci sei?” C’era un non so che di triste nella sua voce. Quasi non accettasse una risposta negativa.

D’un tratto mi fece tenerezza, anche se faceva il grande che se ne frega di tutto e di tutti, aveva tirato fuori il pacchetto di sigarette e me ne stava offrendo una. Non era un bel segno, era nervoso.

“No grazie- la rifiutai - ma comunque penso di tornare stai tranquillo che ad agosto un mesetto in Sardegna non ce lo toglie nessuno.” Scherzai tirandogli una pacca amichevole sulla spalla.

“Bene bene, hai un accendino?” Non si era ancora calmato.

“Sì certo…”

Tirai la mano fuori dalla tasca per dargli l’accendino, ma uscì anche la foto di Robert che cadde per terra.

Subito mi sporsi per prenderla, ma Alex fu più veloce.

E adesso che faccio? Che figura !!!Si accorgerà che l’ho preso in giro per tutto questo tempo.

La raccolse, la guardò un poco e sperai che non lo riconoscesse. Poi sorrise. Un sorriso amaro. Mi aveva scoperta.

“E’ lui?”disse sorpreso.

“Sì, ti posso spiegare!!!”

“ Eh sì in effetti mi devi spiegare un po’ di cose…”

Stavo morendo me lo sentivo.

“E’ vecchio per te, Marty!!! Avrà trent’anni, i tuoi cosa ne pensano? E poi chi si crede di essere? Se la tira un macello, nono è un pedofilo non mi va che esci con lui! E poi ti fa prendere anche la moto…non ti conosce bene, non sa che sei un pericolo pubblico.” Sputò fuori le parole a raffica sempre più nervoso.

Me lo aspettavo. Diceva le stesse cose per ogni mio ragazzo, ma con Rob mi dava più fastidio perché era l’ossessione del momento. Il mio sogno e nessuno poteva rovinarmelo.

“Ascoltami bene, prima cosa di padre ne ho già uno e non sono venuta qui per farmi fare la predica in più tu non mi puoi dire con chi uscire, sono io che decido! E comunque io sarei un pericolo pubblico? Chi mi faceva fare le gare sotto la pioggia? Chi mi ha fatto prendere un infarto ogni mese perché faceva incidenti?” Gridai, gesticolando in tutte le direzioni.

“Marty calmati. Pensavo ti importasse il mio parere.”

Certo che mi importava, ma lui non doveva saperlo.

“ Non me ne è mai fregato niente dei tuoi pareri sui miei ragazzi. E stavolta non è diverso.” Dissi dura.

“ Comunque appena torni voglio… mi dovrai raccontare tutto e soprattutto fai le foto! So da quando aspetti di andare in America.” Ricominciò a parlare dopo un minuto di pesante silenzio.

Era sempre stato bravo a cambiare argomento e, anche se non erano esplicite queste erano le sue scuse. Il meglio che potevo avere.

Mi abbracciò, cominciò ad accarezzarmi i capelli mentre cercava di cambiare discorso.  Io ero troppo presa a pensare a come fare delle foto abbracciata a un divo di Hollywood in un mese per rendermi conto di quello che stava accadendo. Ma quando mai mi ero cacciata in questo guaio.

Lui sussurrava qualcosa al mio orecchio e io annuivo ogni tanto, ma sinceramente non sapevo neanche di cosa stesse parlando.

Restammo così per un po’, mi sentivo al sicuro. Finché non vidi l’ora sul suo orologio.

“ Le 8!!! Devo andareeee!!” Scoppiai

“Perché non mi hai avvisato? Sei stupido? Devo andare a studiareee!”

“Calmati -disse- te l’ho detto mezz’ora fa che ho già avvisato io i tuoi, ho detto che restavi da me a mangiare stasera, anche perché io non ho la moto e stasera devo uscire.” Mi sorrise.

Mi calmai, lo afferrai per il braccio e gli feci guidare il motorino fino a casa sua. Non sarei riuscita a concentrarmi.

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ciao a tuttiiiii... spero di non annoiarvi con questo racconto...

io vado comunque avanti a postare...poi decidete voi...

accetto qualunque tipo di critica...

P.S. per Robert bisogna aspettare un po'....XD

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Capitolo 4
*** 4- Decisione ***


ok, ragazze questo capitolo è un po' lungo lo so...

e mi sa anche un po' noioso, ma è essenziale per la storia...

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Entrammo in casa, incrociando la Simo e il Mauri (alias genitori di Alex).

“Marty! Tesoro mio! Da quanto tempo, come va?” La Simo era una seconda madre per me. Lei avrebbe sempre voluto una figlia, ma ebbe solo due maschi e si divertiva a viziarmi, comprandomi vestiti alla moda, braccialetti collane e al mio ultimo compleanno mi rifece completamente la camera: tutto rosa naturalmente.

“ Simo! Io tutto bene, ma come siamo eleganti stasera! Dove andate di bello?” Chiesi abbracciandola.

“Usciamo con i tuoi, anzi siamo già in ritardo. Non vi ho lasciato niente da mangiare, magari prendetevi una pizza. Alex, mi raccomando, offri tu!” Annunciò chiudendosi la porta alle spalle.

Mi voltai verso Alex fulminandolo. “Non ci provare nemmeno, cucino io stasera!”

“Oddio, no per favore Marty, non cucinare. Ci terrei ad essere vivo domani.”

Roteai gli occhi. “Ok, allora pizza. Ma pago io!” Annuì.

Aspettammo in silenzio il fattorino.

Andai ad aprire e il mio cuore perse un battito. Robert Pattinson che mi porta le pizze?!? Sbattei un centinaio di volte le palpebre e con mio grande sollievo scoprii che era solo un’allucinazione. Oddio, anche le allucinazioni adesso.

Alex prese le pizze e mangiammo chiacchierando del più e del meno.

Quando stavo con lui era tutto più semplice.

“Allora il tuo tipo non ti chiama?” Scherzò.

“Probabilmente si è già dimenticato di te, negli USA con quei bei pezzi di ragazze che ci sono…” Continuò.

“Tesoro, asciugati la bocca che stai sbavando.” Scherzai.

“Ah, sarei io quello che sbava?!?” Si avvicinò pericolosamente.

Il suo viso a 5 centimetri dal mio. Non mi mossi volevo vedere fino a che punto volesse arrivare.

Povera illusa, mi prese in braccio e mi buttò sul divano. Poi  scappò e si chiuse in camera sua.

Lo inseguì e tirai quasi giù la porta. Feci finta di andarmene.

Circa 10 minuti dopo la serratura schooccò.   

Aprii la porta e lo trovai davanti a me, sdraiato sul letto, che faceva rimbalzare una pallina sul soffitto.

L’unica luce era quella dei lampioni che entrava dal finestrone dietro di lui.

L’armadio, accanto alla porta era imponente e inquietante, così accesi la luce e mi sedetti alla scrivania.

“Spegni quella luce!” Gridò spaventandomi.

“Sempre a gridare, per…” Lo guardai, doveva imparare un po’ di buone maniere…

“Per..ché mi da fastidio.” Gracchiò, con tono di ovvietà.

Ci rinunciai. Non potevo cambiarlo. In fondo, non volevo cambiarlo.

Mi alzai e spensi la luce. Al buoi era più facile trattenermi, forse perché era più facile non incontrare i suoi occhi.

Mi buttai sul lettone da una piazza e mezza. Era comodissimo e un sonnellino non mi avrebbe fatto male.

No. Non potevo dormire. Mi mise un braccio intorno al collo e con la mano cercò la mia. Non gliela diedi, troppa confusione, troppe emozioni in un giorno solo.

Evitavo pure di girarmi dalla sua parte.

“ Non dovevamo mica uscire?” dissi, sottovoce.

“ No, ho cambiato idea, sono stanco. Ti va un po’ di musica?”

Non feci in tempo a rispondere che aveva preso l’I-pod sul comodino e si era infilato una cuffia offrendomi l’altra.

Naturalmente solo musica house.

Questo mi aiutò: no atmosfera.

 

 

Aprii gli occhi ancora assonnata.

Vidi i numeri rossi che luccicavano sul soffitto.

Le 3 di notte. Dovevamo esserci addormentati. L’ I-pod era ben riposto sul comodino ed eravamo coperti da un leggero lenzuolo,poichè fuori sembrava esserci un tornado.

Ci impiegai un po’ a  decidere cosa fare: andarmene o restare.

Scelsi la prima, ma fu più facile a dirsi che a farsi. Avevo un suo braccio sotto il collo, mentre l’altro mi stringeva i fianchi. Sentivo il suo respiro che mi  spostava i capelli dalla fronte e dovevo andarmene prima di perdere il controllo.

Pian piano scesi dal letto sostituendomi con un cuscino, e poi cosa avrei fatto?

Non potevo uscire, avrei fatto suonare l’antifurto.

Dovevo trovare una soluzione. Il letto era davvero invitante, e poi, mica facevamo nulla di male. Due amici, semplici amici…

No, dovevo trovare un altro posto per dormire.

Ma perché mi facevo tutti questi problemi. Basta, era inutile, era andata così.

Perché cercare complicazioni dove non c’erano? Era un amico, punto.

Era come uno di quei tanti pigiama party con le mie amiche, solo che avevo di fianco il ragazzo che più desideravo al mondo, forse più di Robert Pattinson. Cercai di scollegare il cervello, che voglia avevo di pensare al quell’ora di notte?

Mi sdraiai nuovamente, ma dalla parte opposta del letto ma ben presto tornammo alla posizione iniziale.

Naturalmente non riuscii a dormire. Continuavo a fissarlo e, cosa peggiore, lo paragonavo a Robert.

Certo gli assomigliava, ma era una copia un po’ sbiadita.

Eppure per qualche strano caso, mi piaceva tantissimo.

Perché soffrire amando una persona che non ti vuole. Perché sono così masochista?

 

Senza accorgermene la mattina arrivò…presto, troppo presto.

Alex non si era mosso di un millimetro. Per fortuna sentivo il suo respiro, se no mi sarei davvero preoccupata.

Si era dimenticato di togliere la sveglia. Alle 7 del sabato mattina suonò.

Vidi che si mosse cercando l’oggetto che lo aveva svegliato, così chiusi gli occhi. Non volevo che mi trovasse sveglia.

Sentivo il suo sguardo addosso anche con gli occhi chiusi.

Stavo per scoppiare a ridere quando qualcuno bussò alla porta.

Si catapultò giù dal letto, probabilmente non voleva svegliarmi, e andò ad aprire la porta.

Non la aprì del tutto. Giusto per vedere chi fosse a bussare così presto il sabato mattina.

 Cristian, suo fratello minore, si era svegliato presto per andare alla partita di calcio ed era venuto ad avvisarlo che sarebbe rimasto in casa da solo.

Non mi preoccupai di avvisare i miei perché sapevo che aveva già provveduto la  Simo. Il bello di essere “amici di famiglia”e soprattutto che i miei si fidassero ciecamente di lui.

Sentì il materasso scricchiolare. Alex si era infilato di nuovo sotto le coperte, baciandomi la fronte prima di cingermi di nuovo i fianchi.

Pochi secondi e lo sentì ronfare tranquillo. Il sonno mi era passato.

Scesi dal letto,presi una tuta dal suo armadio e andai in bagno a rinfrescarmi e a cambiarmi.

Scesi in cucina a preparare la colazione. Mi sembrava di essere sua madre.

L’odore dei pancakes doveva essere arrivato fino a camera sua perché scese velocemente e quasi inciampò sulle scale.

Era strano, come un déjà-vu.

Infatti ,quando eravamo in Sardegna abitavamo nella stessa casa, e scene come questa erano all’ordine del giorno.

Risi di gusto, ma Alex si fiondò in cucina senza neanche salutarmi.

Lo raggiunsi, mentre era ancora in coma, benché fossero le 10.

“Ciao…non si saluta più?”

“Ciao Marty” Aveva una faccia da cadavere.

“Che c’è? Dormito male?” chiesi ironicamente.

“In effetti sì, c’era qualcosa che occupava tutto il letto, mentre io avevo un solo spaziettino.” Rispose franco.

“Non è vero, brutto…”

“Che ci fai con la mia tuta?” Mi interruppe.

“ L’ho presa in prestito, se esco con gli stessi vestiti che avevo su ieri chissà cosa penseranno i vicini.” Dissi ironicamente mentre mi allontanavo.

Non sentii bene la risposta, ma solo un “Piantalaaaa!!!”

Andai di sopra e presi tutte le mie cose.

I miei di sicuro non erano in casa, quella mattina sarebbero andati da mia nonna, quindi era il momento giusto per rientrare.

“ Io vado!” dissi rivolgendomi alla cucina, prima di uscire.

“Ok…ciao!”

Rimasi un po’ delusa da questa risposta, ma andava bene così.

Un mesetto e sarei andata alla ricerca del bellissimo Robert Pattinson.

Ormai Alex era cosa passata.

Possibile che mi ci era voluta questa notte per capirlo?

Proprio da me, cambiare idea proprio quando le cose sembravano prendere la giusta piega.

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Voi cosa pensate?

Martina fa bene a cambiare idea e aspettarsi chissà cosa da un divo che neanche conosce???

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Capitolo 5
*** 5- E' il mio sogno ***


 

“Marty, Marty, Maaarty!!!”

“Eh..sì, cosa c’è Iole?” Risposi alquanto assonnata.

“ Ti ho chiamata per sapere come sono andati gli esami!!!” Scandì ogni parola e mi sentii una ritardata mentale. Maledii la mia usanza di tenere il cellulare acceso sotto il cuscino.

“Ah già, non lo so…sai che per scaramanzia è meglio non dirlo.”

“ Ma quando mettono i risultati da voi? Noi lo sapremo tra una settimana e c’è Phil che è più nervoso di me. Secondo me ha le sue cose. Continua a ripetermi che secondo lui è andata male. Sto deficiente, però lo amo troppo.” Come faceva ad essere così attiva alle 9 di mattina?!? Lei sa di essere la sola a potermi chiamare a quell’ora e secondo me ne approfitta.

Ohhhh sì, guai a chi mi sveglia.

“Sì Iole, torna a terra…comunque anche da noi fra unaaaaaw… settimana. E poi fra 1 settimana, 2 giorni, 3 ore e 45 minuti saremo in partenza per L.A.!!! Non sto più nella pelle!”

Ero euforica, ero riuscita a ripassare tutto per l’esame di maturità. Anche l’orale, che mi preoccupava di più, non era andato male. Per fortuna mi ero data da fare durante tutto l’anno.

“ E i secondi che mancano non li hai contati? Marty, però non montarti la testa, magari non lo vediamo neanche, dopo soffri e mi dispiace.

Forse…” E si bloccò.

“Forse?” La incitai.

Sospirò forte. “Non avrei mai pensato di poterlo dire ma…forse dovresti ripensare a Alex. Magari stavolta è quella buona. E…-pausa- magari potresti invitarlo a venire a Los Angeles con noi. Gli dici che ti sei mollata con il tipo, ma che il biglietto non è rimborsabile…”

Non ci avrei mai creduto neanche se lo avessi sentito con le mie stesse orecchie. Ma….l’avevo sentito con le mie orecchie!!!

“ Cosa odo?!? TU che vuoi invitare Alex a venire con noi? TU che non gli puoi parlare per più di 5 secondi che già lo stai insultando in Greco e in Latino? Stai bene? L’ho sempre detto che il troppo studio nuoce alla salute, ma non pensavo fino a questo punto. Non ti preoccupare che con la vacanza tutto tornerà normale e…”

“Smettila- mi interruppe – sono serissima. Lo sai quanto bene ti voglio e così rischi solo di rimanere delusa e perdere un’occasione che aspetti da anni. Tutto qui.”

“Ok, grazie tesoro mio. Ma prima di tutto sai che sto scherzando un po’ con questa storia di Robert Pattinson, e guarda che sono cresciuta e so riconoscere le cose impossibili da quelle possibili. Secondo Alex lo metto nelle cose impossibili, è più probabile che la macchina di Brad Pitt si rompa davanti a casa mia, che io mi metta con Alex e poi comunque non lo sento da più di un mese, quindi basta.

Vedi Iole…è il mio sogno da sempre andare a Los Angeles, lui lo rovinerebbe soltanto. Io a L.A. ci vado perché voglio andarci, il fatto che Robert Pattinson sia lì è una stupida coincidenza. Da quanto tempo è che organizziamo questo viaggio? Più o meno da quando immaginavamo di poter avere una casa con Flipper che nuota dentro la nostra piscina.  ”Risposi decisa ricordando i desideri che si hanno da piccole.

“Come vuoi tu. Ohi è arrivato il mio amore. Stasera ti passiamo a prendere alle 9. Ricordatelo, e vestiti casual. Bye!”

Mi chiuse il telefono in faccia.

Quando si trattava di Phil quella ragazza perdeva anche l’ultimo neurone che aveva.

Non feci in tempo ad appoggiare il cellulare, che mi chiamò mia madre che aveva bisogno di me in ufficio. Ed era urgente. Presi la macchina e partii.

Alle 8 però me ne andai con mia madre che mi gridava dietro perché non avevo ancora finito.

Feci una doccia velocissima e appena uscii sentii il clacson.

“Merda!” Gridai fiondandomi  al citofono per aprire. Non pensai al fatto che avevo i piedi bagnati…

“waaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa.” Al citofono ci arrivai, ma facendo tutta una scivolata sul pavimento…

Avevo ancora i capelli bagnati, così feci salire la Iole che mi scelse i vestiti, mentre mi truccavo.

Avevamo mezz’ora di ritardo, e io indossavo una gonna di jeans a palloncino, una canotta blu elettrico e delle ballerine blu con un fiocco davanti, tutto di D&G ovviamente. Li adoravo.

La meta mi era sconosciuta, era già tanto che non mi avessero bendato.

Sentivo la musica, e forse iniziavo a capire dove eravamo: Sunrise!

Il mio locale preferito, facevano un Sex on the Beach che era la fine del mondo.

“Eccoci arrivati! Ma a giudicare dalla tua espressione, sai già dove ci troviamo, Marty è impossibile farti una sorpresa!” Il tono scocciato di Iolanda mi fece ridere.

“ Non sono io impossibile, siete voi prevedibili…ma vi adoro! Ma come mai questa serata? Festeggiamo la fine del liceo?” Ribattei.

“ Cosa?!? Non gliel’hai ancora detto?” Sussurrò Phil.

“ Sì bravo, così mi sveniva a casa e poi la portavi tu giù per le scale?” rispose la Iole.

Probabilmente la mia faccia doveva somigliare a un gigantesco punto di domanda perché mi risposero in coro.

“ Abbiamo fatto di tutto per non farti collegare in Internet, e il fatto che dovevi studiare per l’esame ci ha aiutati…”

“Andate al punto che mi state facendo preoccupare.”

“…in teoria un certo Robert,un inglesino un po’ rachitico, e il muso schiacciato, hai presente?!? Dovrebbe venire qua stanotte per rilassarsi, Phil ha delle “conoscenze” nell’hotel dove alloggia e allora abbiamo pensato, perché non portarla? Dopotutto dobbiamo festeggiare gli esami, ed è sempre il tuo tipo!” Mi fece l’occhiolino  e scoppiammo a ridere.

Li abbracciai contemporaneamente, quanto gli volevo bene!!! Cosa avevo fatto per meritarmi due persone così speciali?!?

“Ma…ma…ma che ci fa in Italia? E cosa c’entra Internet?” Ci pensai su, ma non trovai nessuna analogia fra le due cose.

“Fra poco lo vedrai per tutta la città, è il nuovo modello Dolce&Gabbana.”

A quel punto mi dovetti sedere ricordando le sue foto durante la serata degli Oscar in cui vestiva uno smoking D&G.

 Lo immaginai in biancheria al posto di Beckham ed io al posto di Victoria…

Ma torniamo alle cose serie…

“Bene dai, allora muoviamoci! Are you ready? Let’s go to the party! ” Saltai dalla gioia facendomi subito riconoscere.

Per fortuna il Sunrise era dello zio del cugino del fratello del compagno di banco di un nostro amico, almeno così a sentire la Iole e saltammo tutta la fila.

Entrando, rimasi stupita…probabilmente eravamo i più grandi là dentro. Di solito ci trovavi gente della nostra età, ma quando vidi una bambina di 10 anni che ballava con la madre…beh, avrei voluto scappare.

Poi finalmente li vidi, belli come sempre.

“So.sò…ci sono gli stilisti!” Gridai cercando di sovrastare la musica.

“Chi è che fissi?” Oddio…

“So… Stefano Gabbana!!!”

“Ehi!!! Chi è la campana?!”

Ok, lasciamo perdere…so cosa regalare alla Iole per il compleanno: Amplifon!

 

 

 

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Allora cosa ne pensate?!?

Volevo ringraziare tutte le persone che hanno aggiunto questa storia nelle preferite....

graziemille....

aspetto un po' di recensioni...

vorrei davvero saperecosa ne pensate.....

bacio Smac

 

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Capitolo 6
*** 6. P di partenzaaaaaa ***


Sentì bussare alla porta della mia camera.

Andai ad aprire. Erano le 4 di mattina e le opzioni erano due: la Iole o mia madre. Non chiedetemi per quale motivo la Iole avesse una copia delle mie chiavi di casa.

 Ma aperta quella porta vidi un ragazzo bellissimo, alto, con i capelli tutti scompigliati e gli occhi azzurro-grigi. La camicia semi aperta e che usciva dai jeans.  Un ragazzo che avrei riconosciuto dovunque: Robert.

Ebbi quasi un infarto, ma lui entrò deciso e richiuse la porta alle sue spalle sfoderando un sorriso molto familiare. Ma era rivolto a me? Mi guardai attorno, ma era la mia stanza, chi altro poteva esserci?

Si avvicinò a passo spedito, poi con leggerezza mi prese dai fianchi e mi baciò dolcemente, molto dolcemente. Non capivo cosa stesse succedendo, ma mi piaceva. Ricambiai subito quel bacio con molta passionalità e…

“Svegliaaaaaaaaaa! Dormigliona, dobbiamo andare a vedere i risultati, prima i miei e poi i tuoi naturalmente!”

Bentornata alla realtà pensai sentendo l’aria fresca del mattino sul viso.

“Iole, che ci fai in camera mia? Chi ti ha fatto entrare? Voglio dormire, è presto.” E cercai di coprirmi con il lenzuolo.

La Iole fu più veloce di me, lo prese e lo accartocciò a terra.

“Presto?!?Presto?!? – il suo tono di voce si alzò di un’ottava - E’ mezzogiorno! E’ così che si ringrazia la tua migliore amica che ti ha fatto incontrare il tuo amato Parchinson, o come diavolo si chiama?Muoviti!”

“Non me lo hai fatto incontrare, l’ho intravisto appena, poi le fan lo hanno assalito e l’hanno portato via con la scorta…e poi stavo facendo un bel sogno, magari riesco ad andare avanti…Buona notte.” Detto ciò mi abbracciai ad un cuscino. All’inizio sembrò andarsene…poi..

Mi buttò giù dal letto “Muoviti!” ordinò con un secchio d’acqua in mano.

Mi trascinai fino al bagno e decisi di fare tutto con molta calma per irritarla di più.

Phil era tornato a Torino per fare la valigia che avrebbe portato a Los Angeles e la Iole, non avendo altro da fare, mi veniva svegliare presto ogni mattina.

Passammo a vedere i risultati e, consultandoli capimmo che il viaggio era assicurato. Ora potevamo veramente dire che il liceo era finito.

La mia valigia era già pronta da un pezzo, mi mancavano soltanto i vestiti che mi sarei messa in aereo, quindi dedicammo quella giornata allo shopping sfrenato.

Era da tanto che non ci divertivamo così.

Provammo di tutto, solo per il gusto di entrare in camerino e uscire con qualcosa che mai e poi mai ti saresti messa.

Io mi presi dei pantaloncini di jeans e una maglietta verde chiaro a maniche corte molto semplice e casual da abbinare alle ballerine verde mela che mi ero  comprata pochi giorni prima, un paio di vestitini e delle felpe nel caso avesse fatto freddo(molto improbabile).

La Iole aveva optato per una salopette chiara da mettere sopra una maglietta fucsia. Era una cosa ridicola, ma non vedevamo l’ora dell’estate per prendere vestiti dai colori così sgargianti, soprattutto dopo aver passato l’inverno tra nero-grigio-blu.

Tornammo a casa piene di pacchetti e io dovetti rifare la valigia da capo, non mi entrava più niente e per chiuderla ci sedemmo sopra entrambe.

Ero troppo eccitata: -1.

 

Il tempo sembrava volato, fra un’ora avevo un volo da prendere. Un volo che aspettavo da anni.

Mangiammo da McDonald. Loro mangiarono, io ero troppo eccitata e presto ci avviammo al check-in.

Subito mi sentii una mano sulla spalla e stavo già tirando un urlo quando Alex mi mise una mano davanti alla bocca facendomi segno di stare zitta mentre i miei compagni di viaggio erano troppo occupati a fare i piccioncini per accorgersi  che non c’ero più.

“Che vuoi? Di che hai bisogno sta volta?” Il mio tono era più freddo di quello che desiderassi, ma andava bene. Dopotutto non si era più fatto sentire e non aveva neanche risposto ai miei sms.

“Perché dovrei volere qualcosa? Sono solo venuto a salutarti.” Mentre parlava stava studiando la mia espressione.

“ Beh ciao allora…” mi voltai, ma mi prese per il braccio.

“Sei contenta di partire? Di andare da lui?”

“Sì, non vedo l’ora, ma se non mi molli perdo l’aereo!”

Mi scrollai dalla sua presa.

“Ok…allora ciao” La sua espressione non mentiva, non voleva che mi allontanassi. 

Mi sentii in colpa, ma avevo un aereo da prendere.

Avevo aspettato fin troppo tempo per questo viaggio, quasi quanto avevo aspettato lui, ma adesso volevo solo partire.

Misi l’I-pod nelle orecchie e partì Hot&Cold. Sorrisi pensando che quella canzone faceva proprio al caso mio e raggiunsi gli altri.

Il decollo fu perfetto, ma io non ce la facevo a vedere quei due sbaciucchiarsi per tutto il viaggio. Un po’ di contegno per una povera diciannovenne single!

Avevo raccontato alla Iole quello che era successo e lei mi aveva dato un cinque dicendomi che avevo fatto benissimo, ma adesso sembrava lo facesse apposta a stare appiccicata a Phil come una cozza, così mi addormentai.

“Possibile che ti addormenti dovunque? Bella addormentata.” Mi strattonò la Iole.

Sembrava passato pochissimo, invece avevo dormito per ben 14 ore.

Aprì piano piano gli occhi, e un nuovo paesaggio mi si parò di fronte.

Saltai sul sedile, presi le mie cose e mi catapultai giù dall’aereo.

Quasi mi dimenticai di passare a prendere la valigia. Ci fu un po’ di caos perché scambiarono i bagagli del volo da New York con i nostri.

“Sò, secondo te chi è quello?”La Iole mi strattonò il braccio.

“Quello chi?” Mi voltai per vedere, ma c’era tantissima gente.

“Quello con la barba finta, che si vede lontano 2 chilometri che è un travestimento.”

In effetti un uomo barbuto con cappello e RayBan, che somigliava tanto ad un barbone, era affiancato da un perfetto manager in giacca, cravatta e cartellina porta-documenti in pelle. I lineamenti del “barbone” erano, per quello che si poteva vedere, familiari e conosciuti. Ma no, non poteva essere. Post-it appena tornati a casa: farsi vedere da un bravo psicologo. Problema? Vedevo Robert Pattinson ovunque. Lasciai perdere e insieme ci dirigemmo all’uscita.

O per lo meno, ci provammo…una folla di ragazzine partiva dalle uscite dei gates, fino alle porte scorrevoli che delimitavano la fine della struttura. Con molti spintoni e molte imprecazioni da scaricatori di porto riuscimmo nell’impresa e appena fuori ci riempimmo i polmoni di aria americana. Finalmente…

 

 

 

 

 

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Grazie a tutti quelli che seguono la mia storiella...

<3

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Capitolo 7
*** 7. Fortuna? ***


Ecco qui un altro capitoletto....finalmente il capitolo tanto atteso, anche da me...XD

Buona lettura

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Ci saremmo rivisti due ore dopo nella hall, così avremmo avuto il tempo di farci una doccia. Ne avevo davvero bisogno,volevo rilassarmi.

Entrai nella camera 323, e chiusi la porta.

Camminai per il breve corridoio che dava sulla camera.

A sinistra c’era una gigantesca scrivania in legno con un maxi schermo piatto e il frigo-bar. Un po’ più in là, verso la finestra che dava sulla terrazza sulla parete opposta c’era il bagno con una vasca idromassaggio. A destra la camera si allargava per far posto all’enorme letto matrimoniale con lenzuola bordeaux che si intonavano con i cuscinoni. Ai lati del letto le mie valige: efficienti!

Presi subito in possesso il bagno, preparai la vasca e mi ci infilai.

Mi rilassai talmente da non pensare al tempo che passava.

Mi vestii in fretta e furia e scesi nella hall dove già mi stavano aspettando.

“Ti stavamo per bestemmiare contro, dove ti sei cacciata?” Mi rimproverarono.

“Non rompete, non mi sono neanche truccata e ho ancora i capelli mezzi bagnati, but now…Let’s Go!”

“Adesso andiamo” ripetei quando mi accorsi che non avevano capito: erano due casi disperati, si erano proprio trovati.

 

“Da cosa cominciamo?!?” Partì convinto Phil.

Io e la Iole lo guardammo scandalizzate. A Los Angeles, per due come noi, da dove si più cominciare se non da Rodeo Drive?!?

“E Rodeo Drive sia…”Mormorò sapendo di non poter ribattere.

Mentre camminavamo i nostri occhi luccicavano per ogni negozio che vedevamo. Poi,la visione Starbucks! Mi avviai verso la porta ma  delle ragazze mi vennero addosso e, come se niente fosse continuarono la loro corsa  per poi fermarsi davanti ad una vetrina poco più avanti. Si affacciarono alle vetrine e cominciarono a urlare.

“Non faranno sempre così qui, eh Marty?” Esordì Phil ancora più scandalizzato.

Ci avvicinammo verso la folla(poveri pazzi), che invece di respingerci, ci condusse dentro il negozio, come in un vortice.

Assomigliava molto alle Messaggerie Musicali di Milano.

 Ci ritrovammo in fila, era impossibile andare avanti, e tornare indietro era un’impresa da “Mission Impossibile”. Decidemmo perciò di attendere e sperare di riuscire ad uscire prima di Natale.

“Chissà che succede…” la Iole si sporgeva a destra e sinistra per vedere cosa c’era alla fine.

“Uhuh, Marty, non è possibile…siamo qui da poche ore e “l’amore della tua vita “- disse  Phil mimando le virgolette con le mani- è seduto ad un tavolo davanti a noi.”

“Che stai dicendo? Chi sarebbe l’amore della mia vita?” mi sporsi per guardare, più curiosa che mai: ero a circa 3 metri da lui, da Robert Pattinson, mi sentii mancare e subito tutto si annebbiò.

 

“ Io l’ho sempre detto che lei gli sarebbe morta davanti agli occhi, altro che urlare come fanno quelle lì fuori…Marty… tesoro mio mi stai facendo spaventare, dai che qui ci parlano ma non capiamo niente, devi riprenderti…Non possiamo andare avanti a gesti!!!” Quella voce stridula e gli schiaffi in faccia  mi fecero rinvenire.

Quando tutto divenne limpido riuscì a pronunciare un “dove siamo” un po’ biascicato.

“Ohi, ti ricordi che hai visto Robert Pattinson e sei svenuta?” Mi spiegò la Iole.

“Robert chi?” Ero ancora un po’ stordita.

  “Pattinson!!!! Marty, su dai, svegliaaaa! Non possiamo stare qui per sempre!! Comunque ci hai fatto saltare tutta la fila…dì la verità,l’hai fatto apposta? Adesso puoi anche smettere di fingere.” Mi fece l’occhiolino.

“No Iole, ma che stai dicendo? Perché sono su un divanetto?” Mi guardai intorno. “Ma questo è uno sgabuzzino?!?”

Mi alzai e mi stabilizzai con il suo aiuto, ma quando la porta dello stanzino si aprì sentì che stavo per svenire di nuovo.

“Hey tutto a posto Marty?” ok, ora volevo sapere  come diavolo faceva Robert Pattinson a sapere il mio nome?!?

Non riuscì a parlare, quindi annuii.

Proprio in quel momento la Iole mi lasciò e io barcollai fino a ricadere sul divanetto.

Si sedette di fianco a me, mentre mi tenevo la testa fra le mani. Girava tutto.

“Forse è meglio che torni in hotel e mangi qualcosa, la prossima volta cerca di venire a stomaco pieno. ” Mi sorrise offrendomi un caffè mooolto zuccherato ed io mi sciolsi come un cubetto si ghiaccio sul calorifero.

“Grazie. Sì infatti…una volta basta e avanza.” risposi timida, non mi ero ancora resa conto della situazione, probabilmente se l’avessi fatto mi sarei messa a gridare.

Gli presentai i miei amici e sbucò fuori dal nulla la sua manager.

Non capii ogni parola, ma in pratica gli diceva che la pausa era finita e lo aspettavano per altri autografi.

Sbuffò, poi mi sorrise e mi accarezzò un braccio prima di allontanarsi e di raccomandarmi di tornare in hotel, ma di non mangiare troppo. Annuii e lo ringraziai, ma ero talmente in trance che lo feci in italiano.

Ci fecero uscire dal retro e ci fermammo in un Cafè dove mi presi un altro caffè e un grosso muffin al cioccolato.

Poi con un taxi tornammo in albergo.

Ero piena di energie, pronta a uscire, ma la Iole cacciò prima Phil in camera e insistette per accompagnarmi alla mia.

“Marty, non sai cosa ti ho combinato… “ Aveva uno sguardo che mi faceva paura, come se l’avesse combinata proprio grossa e ne fosse soddisfatta.

“Oh mio dio che hai fatto?” Non mi piaceva quella faccia  e probabilmente mi avevano sentito per due isolati .

“Ho dato il tuo numero a Robert Pattinson!! Sei contenta?”

“Tu…tu…tu…cosa hai fatto?!?!? Ma se non sai manco l’inglese!!!!!!” Gridai, ma perché tutte a me? Perché? Che figuraaaaaaaaaa!!!!

“ Diciamo che su queste cose so sbrigarmela anche senza sapere la lingua del posto.  Eddai calmati…”

“Calmarmi? Calmarmi? No, tu adesso mi spieghi parola per  parola cosa ti ha detto.” Vedendo il mio sguardo furibondo la Iole cominciò a raccontare.

“Allora…tu sei svenuta gusto?” Annuii.

“Non potevamo lasciarti lì, ma uscire era impossibile, quindi ho chiesto aiuto ad un bodyguard. Allora ci ha detto di portarti dentro a quell’ufficio-sgabuzzino e di adagiarti sul divanetto. Però dovevamo sgomberare appena ti fossi ripresa. Intanto il tuo amico Rob, con la scusa di una pausa si è interessato di cosa era successo, poi venne da me e cominciò a parlare a raffica. Naturalmente rimasi più o meno così: O_____O ’” Risi dalla faccia da cartone animato.

“… e allora trascinai Phil per farmi da traduttore. Praticamente pensava che fossi reduce di una rissa tra fans.” Risi ancora di più. Aveva una fervida immaginazione quel tipo.

“Allora tutto preoccupato si scusò per il disagio e disse che si sarebbe fatto perdonare…anche se non c’entra niente. Poi gli ho detto come ti chiami e gli ho allungato il tuo numero . E’ rimasto più o meno così o_O, però l’ha accettato…Poi boh,il resto chiedi a Phil, è lui che ci ha fatto amicizia.”

Mi misi le mani nei capelli. Questa storia aveva dell’incredibile…

“Ah,quasi dimenticavo, stasera elegante che si esce a cena.” Disse sulla porta.

“No Iole, non voglio fare la terza in comoda, io resto in hotel, mi faccio portare qualcosa in camera, è anche vostra la vacanza.”

Lei inarcò le sopracciglia.

“Chi ha detto che fai la terza in comoda? E’ il suo modo per farsi perdonare.”

Sbiancai, poi risi isterica…”Bella battuta, quanto sei simpatica…no veramente, io resto…”

Non feci in tempo a finire che prese dalla valigia il mio vestitino a tubino blu notte appena sopra il ginocchio e lo posò sul letto.

“E’ anche più alto di te, quindi puoi permetterti questi…” Disse abbinando delle scarpe con un tacco vertiginoso che di sicuro non erano mie. Io non avevo scarpe col tacco, poiché ero già un metro e ottanta e faticavo a trovarmi ragazzi che erano alti quanto me, figurarsi uno più alto.

Ok, la Socia non stava scherzando.

“ E ora cambiati, io devo andare.” Il suo tono non ammetteva repliche.

Sbuffai appena richiuse la porta. Chissà cos’altro aveva combinato.

Mi truccai e struccai una decina di volte, poi alla fine decisi che andava bene solo un po’ di mascara.

Per i capelli fu la stessa cosa, prima di infilarci forcine a caso e creare una pettinatura degna di un Red Carpet.

Non sapevo come ci ero riuscita,  dovevo riprovarci.

Incubo: non avevo niente da metterci sopra, così chiamai in camera della Iole che mandò Phil con un coprispalle.

“ Se non fossi la migliore amica della mia ragazza e se non ti vedessi come una sorella, potrei anche provarci.” Ci guardammo un attimo…

 Era talmente assurdo che scoppiammo a ridere. “Sono fiero di te, la mia piccola, sta crescendo, vai e dacci dentro!”

e simulò un pianto.

”Dai stupido, dammi quel coso ed esci di qui! Ci vediamo giù.”

“A dopo bambina mia” disse e se ne andò.

Un po’ mi offesi per quelle affermazioni, ero single da così tanto tempo che ormai mi avevano adottata. Dopotutto uno dei tanti motivi per cui avevamo scelto Los Angeles era la presenza di surfisti strafighi, nel caso non fosse andata in porto con Robert. Avevamo pensato proprio a tutto.

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Capitolo 8
*** 8- cena ***


Scesi nella hall e la Iole mi fece i complimenti, anche lei era stupenda, e per di più lei aveva degli occhi azzurri messi in risalto dall’ombretto nero, che la rendevano uno splendore. Quanto invidiavo i suoi occhi!!!

Prendemmo il taxi.

“Siete sicuri che si chiami così il posto? Mi sembra strano, che senso avrebbe? E poi ci stiamo mettendo troppo, siete proprio sicuri?” Cercavo qualunque scusa per tornare indietro.

“Stai zitta, non ce la faccio più. Mi viene voglia di tornare indietro. Allora ascoltami, sii te stessa capito? Tu sei speciale e sono sicura che farai colpo.”

Doveva essere proprio difficile essere la mia migliore amica…sapevo benissimo che non ero come mi descriveva, faceva solo la buona amica.

Quello che mi lasciava un po’ perplessa era che Robert aveva scelto un ristorante italiano, meglio così sarebbe stato come una pizza fra amici.

Vedendola in questo modo mi tranquillizzai.

Arrivammo in un quarto d’ora che sembrò durare un’eternità.

Quando lo vedemmo davanti all’ingresso sia io, sia la Iole avevamo la bocca spalancata e la bava alla bocca. E il fatto che piacesse a entrambe voleva dire che era proprio una strafigo.

Indossava un jeans, una t-shirt nera sopra una delle sue camicie a quadrettoni. Inutile dire che stava divinamente.

Ma con cosa non sarebbe stato bene? Si era fatto anche la barba, e sinceramente lo preferivo.

“Wow, complimenti! Sei bellissima. Hai mangiato qualcosa o rischi un altro calo di zuccheri?” mi disse dandomi un bacio sulla guancia e sorridendomi. Possibile che non aveva capito che di zuccheri ne avevo fin troppi per svenire? Di sicuro non era la loro mancanza a farmi quell’effetto.

Poi si rivolse anche agli altri e dopo averli salutati ci chiese di entrare. Non poteva stare troppo fuori per via dei giornalisti.

Il ristorante era davvero carino. Non molto grande e..intimo.

Era strapieno, ma nonostante tutto ordinammo dopo poco e l’ordinazione ci fu servita abbastanza in fretta.

“Allora, vi piace Los Angeles?” Disse ad un tratto Robert.

“ Veramente, siamo arrivati oggi pomeriggio. Non abbiamo visto tanto.” La mia timidezza era sparita nel nulla e rispondevo facilmente.

“Veramente? E di dove siete?”

“Abitiamo vicino a Milano. Tu invece vivi qui?”

“Ah, la città della moda, ci sono stato un po’ di tempo fa…

Lo so, avrei voluto rispondergli, ma evitai.

“…comunque io sì, abito qui da due mesetti, ma casa mia è Londra, ci siete mai stati?” Sapevo tutto di lui ma dovevamo pur parlare di qualcosa.

“Sì in una fam…eh sì ci ho vissuto per sei mesi.”

Iniziammo a parlare di Londra, che, sinceramente a me non era piaciuta particolarmente. Probabilmente il mio giudizio fu influenzato anche dalla famiglia con cui stavo, era una noia mortale.

Invece sentendo  i suoi racconti iniziai a vederla in modo diverso, mi fece venir voglia di tornarci…magari con lui.

Dopo cena facemmo quattro passi, sempre attenti ai fotografi.

La Iole e Phil davanti mano per mano ed io e Robert dietro. Ovvio, prima mi caccia nei casini e poi scappa. Che vergogna!

“Allora non mi hai ancora detto che ci fate qui…” Esordì d’un tratto.

Mentre camminavamo non riuscivo a guardarlo negli occhi, così fissavo il marciapiede.

“Per trovarmi un marito! Ho sempre voluto sposarmi un americano.” Risposi.

Lui sussultò.

“ Scherzo!!! Beh, è sempre stato il mio sogno, fin da piccola. Non so cosa ci sia qui  che mi attira, forse Hollywood, il mondo che tutti sognano, oppure…non lo so sinceramente. So solo che appena ho potuto ci sono venuta. In più si è aggiunta la mia migliore amica perché non volevo partire sola, ma con Phil qui ho intenzione di non starle troppo appiccicata. Non mi piace  reggere il moccolo.”

“ Come mai? Non vi sopportate? Non sembra…”

“No,no, lui è il fratello maggiore che ho sempre voluto e appunto per questo non voglio rovinargli la fuga romantica.”

“Capito, e tu? Non dirmi che non hai nessuno perché non ci credo.”

Arrossii. Ci stava provando?

“N-no, non ho nessuno. Beh tu…?”

“Non mi sembri molto convinta, secondo me qualcuno c’è. “Sì tu!

“… Comunque io non ho nessuno, non posso avere nessuno.”

“Siiii certo, come no…perché non puoi?Chissà quanti pali ti danno le ragazze…”Sorrise.

“Il mio lavoro non me lo consente, sono costretto a girare tutto il mondo anche in pochi giorni. Potrei trovarmi una ragazza che fa l’attrice, ma forse sarebbe anche peggio.”

“Perché? Dopotutto riuscireste a capirvi meglio…”Azzardai.

“Beh, primo succederebbe che quando sono libero io, lei non può o viceversa e quindi finiremmo per non vederci proprio. ..E poi non sai quanto sono false queste attrici! -  Fece la faccia da finto indignato  ed io risi -  Il brutto di chi fa questo lavoro sta proprio nel fatto che sa recitare bene, forse è per questo che c’è una così alta percentuale di divorzi tra i divi di Hollywood!!”

Scoppiammo a ridere, ma ci fermammo all’improvviso. Eravamo arrivati all’hotel, era l’ora di  salutarsi.

“Mi sono divertita molto stasera, sai…ti immaginavo diverso. Mr Pattinson condannato alla solitudine..” Scherzai.

Cercai lo sguardo più malizioso che riuscii a fare.

Lui rise. “Ah sì?..e dimmi, come mi immaginavi?”

Mentre pronunciava queste parole si avvicinava sempre più. Le sue labbra sfiorarono le mie, sentivo che si stavano per unire …Audace il Pattinson, altro che incapace con le ragazze…

Raccolsi un po’ di coraggio e mi scansai.

“Te lo spiegherò un’altra volta…dovrai aspettare…sorry, bye!”

Gli diedi un bacio sulla guancia e mi allontanai.

 Sulla porta di vetro dell’ingresso vedevo il riflesso: non se lo aspettava, era ancora lì.

Sogghignai tra me e me.

Bene, così gli ho dato un motivo per tornare…

Ma a cosa sto pensando? Probabilmente stava solo giocando o recitando. Non lo avrei più rivisto. Capita…è stato bello finchè è durato…  

Mi sono dimenticata di fare le foto, merda! Sono finita…   

Salii in camera non vedendo i miei compagni d’avventura, ma quella notte non dormii, ripensavo al momento in cui mi stava per baciare e io mi ero scansata, che scema! Quando mi  ricapiterà? No probabilmente avevo sognato tutto. Che bel sogno…

 

 

 

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Voi cosa avreste fatto????

Ringrazio tutti quelli che hanno il coraggio di seguire questo sgorbio di storiella....

baci   Smac

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Capitolo 9
*** 9. Ricordo ***


10-Un segno…

Due colpi alla porta mi svegliarono. Avevo sonno, non volevo alzarmi e men che meno aprire quella porta.

Altri due colpi. “Servizio in camera!”

Mi trascinai giù dal letto e andai ad aprire.

“Io non ho ordinato niente, è sicuro?”

“Sicurissimo, permesso…”

Lo feci passare e quando se ne andò mi ributtai nel letto.

Dopo due secondi alzai la testa. Ormai il sonno mi era passato così chiamai  la Iole.

“Pronto Iole?”

“Hey…che c’è?” era ancora assonnata, ma allora chi era…

“Volevo ringraziarvi per la colazione”

“Colazione? Che colazione? …Torna a dormire che stai delirando, buona notte…”

E mi riagganciò il telefono in faccia.

Richiamai. “Vieni subito qui, muoviti!”

Bussò. “Entra”

“Marty che vuoi?”

“Guarda.” Indicai il vassoio pieno di brioches.

Ne prese una e si sedette di fianco a me sul letto. “Buone!” Esclamò.

“Non so chi me le ha mandate…”

“e va beh…tu mangia, poi scopri, no?”

Annuii con poca convinzione.

“Ascolta Iole, - attirai la sua attenzione – tu sai perchè Pattinson ieri…sì insomma l’appuntamento, poi la passeggiata ed infine il bacio…” Mormorai.

La vidi strozzarsi quasi con la brioche.

“Il che?” Chiese.

“Il bacio!!”Urlai.

“No,aspetta, io gli avevo chiesto se poteva fare delle foto con te per il piano, insomma. E per fare compagnia un po’ a Phil. Ma cos’è sta storia del bacio?!?”

Adesso ero più incazzata di prima. Era tutto un piano studiato. E per di più dalla mia migliore amica.

Che illusa che ero…ancora una volta avevo sbagliato tutto.

Liquidai presto la mia amica che prese un’altra brioche e se ne ritornò in camera sua. Poco dopo mi chiamarono per dirmi di prepararmi per un giro in città. Doccia calda, colazione ed uscii.

Arrivata nella hall però mi scoppiarono a ridere in faccia.  Abbassai lo sguardo per controllare cosa avessi e notai le pantofole ancora ai miei piedi. Così tornai su e me le cambiai.

Con la testa ero da tutt’altra parte e la Iole lo capì.

“Allora un po’ di entusiasmo! Stai ancora pensando alla colazione? Dai lascia perdere e goditi questo panorama!”

Mi guardai attorno, sorrisi maliziosamente, ci guardammo…

“Shopping sfrenatooooo!” Concludemmo tra le espressioni esasperate e rassegnate di Phil. Dopotutto ieri era saltato, dovevamo rimediare .

“Ma quando mai sono venuto? Me lo spiegate? Dovevo aver bevuto quando ho accettato…Marty, devi trovarti un tipo. Così ho qualcuno con cui parlare! Anzi, l’unico amico che mi sono fatto l’hai fatto scappare…”

Sbuffò…povero, non doveva essere tanto divertente con due ragazze. Già, dovevamo fare amicizia, ed in fretta anche…

Passammo di nuovo in rassegna tutti i negozi finchè…

“Ioleeeeeeeeeee!!!” La strattonai prendendola per un braccio e facendola entrare in una viuzza buia e oscura. 

Lei non capii cosa volevo fare finchè non lo indicai.

“ohhhh sìììììì!!!” Sussultò entusiasta…

Phil ci guardò scandalizzato. “Amore, devo ricordarti la tua paura per gli aghi?!?” Solito guastafeste.

Di risposta la Iole entrò più decisa che mai nel locale sovrastato dalla scritta TATTOO.

“ Questa è una promessa che abbiamo fatto a 15 anni. Quindi vedete di muovervi…” Risbucò dalla porta dopo un po’ chiamandoci.

Entrai.

“Marty a te la parola…” Il tizio dietro il bancone ci salutò e chiese come poteva esserci utile.

Prima di tutto gli chiesi se aveva tempo per farci due tatuaggi anche senza la prenotazione e lui annuì.

“bene, piacere David. Ditemi cosa volete farvi.”

Guardai la Iole che stava già tremando, come per chiederle conferma e mi fece cenno di sì.

“Noi vorremmo due ali piumate appena sotto il collo. Non colorate e soprattutto piccole. Dovranno occupare più o meno 10 cm tutte e due.”

 David mi guardò un po’ perplesso.“Ehm…facciamo che te le disegno e lei mi dice se vanno bene.”

“Ok ” dissi sorridendo…se non ci complichiamo la vita…

Mi accomodai e David iniziò. Non faceva malissimo, ma non era di certo un piacere. Per fortuna ci mise anche poco.

Ora toccava alla Iole…Si sedette calmissima…

David le disegnò le alette…calma.

David iniziò…un urlo squarciò il piccolo locale.

“ahiaahiahiahiahiahiahiahiahiahiahiahiahiah…Marty che male quanto manca????” Continuava a gridare.

“Iole, ha finito da 10 minuti…” La guardai malissimo.

“Ah sììì??? Bello…non l’ho neanche sentitooooo.” E detto ciò pagò ed uscì mentre io mi reggevo per non rotolarmi dalle risate.

“Mi spiegate perché le ali???” Phil ci guardò curioso. Non lo sapeva?

“Beh…dove siamo noi?” Chiesi.

“A Los Angeles…” Rispose ovvia la Iole.

“ E cosa hanno gli angeli?” Continuai.

“Le ali. “ Continuò anche lei.

“ E noi cosa siamo?” Sempre io.

“Angioletti” Dicemmo insieme tirando fuori le facce da brave bimbe.

“ Su questo avrei da obiettare” Si intromise il ragazzo.

“ Bella So…batti 5!”

“certo So…” E ci allontanammo a braccetto.  

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Capitolo 10
*** 10-amicizie ***


11- Amicizie

Presto una settimana passò tra giri per negozi alternati a giorni interi in spiaggia e  girettini nei ristoranti cercando qualcuno di famoso.

Robert non si era più fatto sentire, confermando la mia ipotesi. L’aveva fatto solo per il piano. Era un attore, frequentavamo ambienti ben diversi.

Io era stata la ragazza di quella sera, che per di più non c’era stata. Questo mi fece ridere amaramente, era stato davvero un sogno, anche se avevo respinto il suo bacio, avevo passato una serata con il ragazzo perfetto. Adesso però mi sentivo un oggetto buttato ancor prima di essere usato. Ormai ero abituata a cose di questo genere, io ero sempre la ragazza di una sera e via…quella che veniva sempre usata, ma che a sua volta  non usava mai…e la prendeva sempre nel cosiddetto.

Ripensandoci era stato meglio così. E allora perché non riuscivo a non pensarci? Una sera mia aveva fatto innamorare di uno sconosciuto? Non era possibile.

“Ball!!”

Sentii gridare d’un tratto prima che una palla mi beccasse in pieno muso.

“Hey, scusa ti ho fatto male?”

Un ragazzo alto, biondo con gli occhi azzurri stava correndo verso di me, lasciandomi senza parole. Davvero carinooo!Ormoni, calmatevi!

“No, non ti preoccupare, ci sono abituata.” Allarme, allarme! Frase a doppio senso!

Rise.

“Mi dispiace ma sono stato costretto ad attirare la tua attenzione!” Indicò la Iole e Phil che stavano giocando a beach volley con altri ragazzi.

Da una settimana i miei due “angeli custodi” mi riempivano di appuntamenti con ragazzi sconosciuti, tutti bellissimi, però non mi interessavano.

“Beh, ci sei riuscito..”Sorrisi.

“Allora?...Ti va di giocare?”

Ci pensai su, e infine accettai.

“Ma sì dai, tu però mi devi aiutare, devo dare una bella lezione a quei due.”

 

“Abbiamo vinto, abbiamo vinto!” Gridavo in faccia alla Iole.

“…e Kyle ti piace, e Kyle ti piace!” mi rispondeva lei.

Smisi di saltare sul letto, sconcertata.

“Non è vero, è simpatico ma niente di più!”

“Marty, io non ho ancora capito chi ti piace, e non rispondermi ancora Robert perché ti picchio.” Si era arrabbiata seriamente,ops.

Le saltai addosso facendole il solletico.

Proprio in quel momento arrivò Phil e noi ci ricomponemmo.

“Nono, continuate pure, se poi c’è anche un po’ di fango, meglio!”

Ormai non faceva più ridere con queste battute.

“Allora che si fa stasera?”Chiese.

Ci guardammo in faccia. Io ero davvero stanca e loro pure, optammo per un film horror.

Odiavo quei film, l’ultima volta che ne avevo visto una ero tra le braccia di Alex…ora avevo un cuscino.

Chissà che fine aveva fatto, forse ero stata troppo cattiva con lui.

Povero, non mi aveva più scritto. Anni prima ero stata io a fargli promettere che ci saremmo mantenuti in contatto qualunque cosa fosse successa, ma le promesse non sono mai state il suo forte.

Il film non mi interessava e sentivo gli altri due russare pesantemente, andai a fumarmi una sigaretta, ma avevo bisogno anche di aria fresca.

Mi vestii e andai a farmi un giretto.

Pensai e ripensai, immaginando di trovarmi davanti Rob che mi abbracciava sussurrandomi all’orecchio che mi amava, per poi baciarmi con  tanta passione da togliermi il fiato.

Ero ormai nuovamente nei pressi dell’hotel, e avevo detto addio ai miei sogni ad occhi aperti quando una macchina mi si avvicinò.

Entrai in panico, chi era? Perché si stava fermando proprio di fianco a me? Perchè ero uscita da sola?

Tenevo la testa alta ed evitavo di guardare verso la macchina, aumentai il passo mentre l’hotel mi sembrava sempre più lontano.

“Che c’è ti sei persa?”

Mi fermai di scatto sentendo la voce familiare.

Non riuscivo a crederci, forse avevo capito male, non poteva essere.

Impossibile.

Mi girai lentamente,era vero.

 “A-a-Alex?” Sussurrai incredula.

“Che bell’accoglienza, dai salta su!”

Era entusiasta. Mi portò all’hotel dove alloggiava anche lui. A quanto pare i miei due angeli custodi dovevano darmi altre spiegazioni e questa volta non l’avrebbero passata liscia. Voleva che gli raccontassi tutto, ma mi addormentai mentre mi parlava.

 

 

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Capitolo 11
*** 11. i ragazzi son ragazzi.... ***


12- I ragazzi son ragazzi

Come tutte le mattine, anche quella arrivò la colazione in camera.

La signora entrò senza neanche bussare, mi svegliai lo stesso.

Aprii un occhio e vidi il grande vassoio che mi attendeva.

Tentai di alzarmi, ma qualcosa mi bloccò.

“Alex! Che ci fai tu qui?!?”

Ero un danno, non distinguevo più tra sogno e realtà.

Lui sobbalzò, mettendosi seduto sul bordo del letto.

Sbadigliò, come se niente fosse e prese una brioches.

“E’ lui che te le manda per farsi perdonare qualcosa?”

Ancora questa storia, dovevo finirla, dovevo dirgli la verità.

“Alex basta! Stai zitto e ascoltami…”

‘ehi, ti è arrivato un messaggio, ehi ti è arrivato un messaggio’

Saltai, quella suoneria mi stava sui nervi, non so perché non l’avessi ancora cambiata.

                Ciao tesoro, io e Phil siamo in spiaggia con Kyle e gli altri,

                       raggiungici appena puoi. Ti adoro   Iole

 

Sbuffai, lo presi per il braccio e gli ordinai di andarsi a preparare per una gita  in spiaggia.

Io feci lo stesso e dovetti anche aspettarlo! Peggio delle donne quando si trattava di farsi bello.

Lo trascinai su un taxi mentre gli spiegavo la situazione.

“Alex, non so davvero come dirtelo, non c’è nessun Robert.  C‘è esiste ma è un attore e io non ci sono mai stata insieme. Mi sono inventata tutto…è che mi hai preso alla sprovvista e…”

Lo guardai imbarazzata, non sapevo come andare avanti. 

Lui mi fissò negli occhi e si stese sul sedile beato e sorridente.

“Non sei arrabbiato?” chiesi stupita.

“No”

“E allora che hai? Perché sorridi come un ebete?”

Mi fissò per un istante interminabile.

Si avvicinò e mi baciò. Lo cacciai via, mica sono qui ad aspettarti.

“Ma che succede? Ti sei impazzito? Io…tu…ahhh non ci capisco più niente!!”

Sfuriai.

“Non capisci? Sono venuto qui per dirti di lasciarlo e tornare da me, ma a questo punto mi faciliti soltanto l’impresa. Comunque bella trovata...” Sogghignò e mi mise un braccio intorno sulle spalle. Sospirai mentre ricominciava a parlare.

Forse avevo trovato qualcuno che mi voleva veramente. Anche se mi aveva fatto soffrire.

 

Finalmente arrivammo alla spiaggia. Erano ancora tutti lì.

Kyle mi prese in braccio dandomi il benvenuto. Ci conoscevamo da due giorni, ma aveva un carattere troppo solare per non andarci d’accordo fin da subito. Quel gesto non mi diede fastidio perché sapevo che non ci stava provando o che, stava solo comportandosi da…Kyle.

Una persona speciale, allegra, estroversa, ma non per questo invadente.

 “Hey Kyle, come va?”

“Tutto bene e tu?”

“Non male…”

Poi mi rivolsi a tutti. “Lui è Alex, è…cosa sei esattamente?” Avevo un tono ironico.

“Lascia perdere che faccio io- mi disse – Piacere, sono un amico di Martina!”

“E questo che ci fa qui?” Spuntò fuori dal nulla la Iole, che sembrava abbastanza…incazzata .

“Ti spiego dopo.” le risposi, e raggiungemmo gli altri.

“No, spiegamelo adesso” sussurrò.

“E’ venuto qui per me,mi ha baciata, ma non so…forse l’ho aspettato così tanto che adesso non so che fare. Ma scusa, se tu non c’entri niente allora…” Ci voltammo entrambe fulminare Phil che scappò da Kyle.

“E te pareva, quando mai non ti crei problemi dove non ci sono? Tu con quello non ci devi stare.”Sospirò, poi riprese: “ Ascolta Marty, tu lo stai aspettando da una vita. E adesso lui arriva bello bello e tu cosa fai? Subito gli cadi ai piedi.” Fece una smorfia addolorata.

“Ma…” provai a dire, mi bloccò.

“Ma cosa? Ti piace di nuovo Alex?!? E Robert? Magari era impegnato, prova ad aspettare… vediamo che succede. Alex ti ha già fatto soffrire  troppo. Non voglio rivederti a terra…”

“Ascolta Iole, Robert è un attore, è pura fantasia. Io devo pensare alla realtà. Comunque stai tranquilla che ci penserò prima di prendere alcuna decisione.” L’abbracciai e confortandola ritornammo dai nostri amici.

 

 I giorni passarono. Non era ancora finita, ma era la migliore vacanza in assoluto.

Ci alzavamo la mattina verso le 9  e raggiungevamo Kyle e gli altri che ogni giorno ci mostravano un nuovo pezzo di città.

La sera tornavamo in albergo verso le 7 per cambiarci e andare in giro per locali fino alle 4-5 della mattina. Dopodiché a nanna fino alle 9 e si ricominciava.

Io e Alex eravamo praticamente insieme, ma pensavo ancora a Rob. Comunque ero uscita a cena col mio attore preferito, ma la mia favola si era conclusa quella stessa sera.

Alex sapeva che mi piaceva, non volevo mentirgli, anche se non gli avevo raccontato tutta la verità: non gli dissi del mio primo giorno a Los Angeles, dell’incontro, della cena e della colazione…lo avrei solo fatto soffrire. Mentre così, riusciva a vederlo solo come il mio idolo, come per lui Angelina Jolie o Megan Fox.  

Ma i problemi stavano per arrivare…

 

°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°

Sti ragazzi che spuntano sempre fuori all'improvviso....

ahhhhhh...

<3 u     SmAc

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Capitolo 12
*** 12. Persa ***


Oddio ma dove si sono cacciati tutti?

Ero in preda al panico, chi può smarrirsi in un locale sconosciuto in L.A., mezza ubriaca, perdendo gli amici, e non avendo il cellulare? E chi se non io.

Sono proprio un frana.

Uscii sperando di incontrare qualche buona anima che mi prestasse il cellulare. La strada era deserta. Non ci credevo. Mi misi a camminare guardando in giro. Nessuno.

Guardai l’orologio: le 4 di mattina. Iniziavo a capire il perché…ma dove si erano cacciati quei, quei…

Andai a sbattere contro qualcosa e caddi a terra.

“Merda, tutte a me!” Ero davvero arrabbiata.

“Cosa hai detto scusa?”

“Oh, scusi, non l’ho fatto apposta. Non l’ho vista…”

Rise.

Mi scattò come un campanello in testa, quella risata.

Alzai lentamente gli occhi, troppo lentamente, ma avevo paura di aver ragione.

 Mi diede una mano, che accettai molto volentieri.

“Ciao Marty, come va?” Il suo tono era normale, come se non avesse passato due settimane come un fantasma, come se ci fossimo visti fino al giorno prima.

Dentro di me si scatenarono tutti i sentimenti che esistono: rabbia, felicità, delusione, sorpresa, amore, odio…

“Scusi ma lei chi è?” Il mio tono non prometteva nulla di buono.

Rise. Così mi girai e continuai la mia ricerca, ma sentivo i suoi passi dietro di me.

Ora stavano aumentando per raggiungermi.

Mi fermai di scatto mi voltai facendolo quasi cadere, ma prima che potessi parlare i miei occhi entrarono nei suoi e fu lui a parlare.

“Si può sapere che stai facendo?...E che eleganza!” Disse gentilmente girandomi intorno per osservarmi da tutte le angolazioni.

Questo mi aiutò perché spezzò il contatto visivo.

“Se mai tu come mai sei in giro? I paparazzi?”

“Sono uscito a prendere le sigarette. E i paparazzi…anche loro hanno bisogno di dormire. Adesso si può sapere cosa ci fai tu sola in strada?” Era…preoccupato?!?Beh, non mi reggevo in piedi…

“ Niente…anzi, non è che avresti un cellulare da prestarmi? Dovrei fare una chiamata.” Risposi e tirai fuori la faccia più tenera e supplichevole della Terra.

“Ah, certo, prima fai finta di non conoscermi,però visto che ti serve il cellulare. Tieni.”

“Mi hai chiesto cosa stavo facendo…stavo cercando un cellulare, va bene?”Risi come una pazza e sol quando mi calmai digitai i numeri e chiamai.

Uno squillo, due squilli, sentii un brivido lungo la schiena quando la sua mano si appoggiò per sorreggermi.

 Sentivo che stava per arrivare il crollo, di lì a poco gli sarei saltata addosso senza scusanti, facendo la peggior figura di merda della mia vita.

Se non fosse per…

“Pronto?” Rispose la voce al telefono.

“Alex, dove siete?”

“Amore finalmente, dove sei tu…noi siamo tornati in hotel pensando che tu fossi già in camera. Mi sono preoccupato dove sei che ti vengo a prendere?”

Mi si la mano sul cellulare per non farmi sentire e chiesi a Rob dove eravamo.

“Siamo sotto il tuo hotel, Marty” Se lo ricordava? Sorrisi per quanto fosse surreale e lui ricambiò, fraintendendo.   

Ricominciai a ridere. Possibile che non mi fossi accorta che stavo camminando?

 “Sono praticamente davanti all’ingresso.”

“Ok scendo”

Mi chiuse il telefono in faccia prima che potessi replicare.

 Resi il cellulare a Rob.

“Grazie, ciao.” Accompagnai le mie parole con la mano.

Mancavano ancora 10 metri all’ingresso, non mi potevo sbagliare. L’imponente edificio era talmente luminoso che mi sorpresi di non averlo notato prima.

Proprio in quel momento la mano sulla mia schiena si spostò sui miei fianchi attirandomi verso di lui.

Si fermò solo davanti all’ingresso, mi incatenò con uno sguardo pieno di dolcezza e dischiuse la bocca per parlare. Ero in fissa sulle sue labbra carnose. “Marty…” Mi facevo cullare dalla sua voce, mentre la sua mano scivolava su e giù per il mio braccio.

“Marty!” No, aspettate…questa non era più la sua voce.

Lui alzò lo sguardo e si allontanò lasciandomi ed io mi voltai. Avrei voluto vedere la mia espressione mentre Alex si avvicinava con un gran sorriso sulle labbra, in seguito divenne serio, poi sorrise di nuovo.

“Marty, non hai freddo? Eccoti qui! Mi hai fatto preoccupare tutto bene?” Mi baciò, come se Rob non ci fosse.

Poi Alex si voltò verso quel bellissimo ragazzo in mia compagnia, sorridendo.

Non era forzato, potrei dire che lo stava ringraziando senza il bisogno di parlare.

“Non ci credo, tu sei Robert Pattinson?” disse guardandolo meglio.

Rob alzò un braccio e se lo passò fra i capelli, sorridendo per l’imbarazzo.

“Ehm…sì…” Guardavo prima uno, poi l’altro senza incrociare gli sguardi di nessuno: Alex sembrava il fratello minore di Rob! Non avevo mai notato una certa somiglianza, ma era così.

“Martina mi parla sempre di te,sei il suo attore preferito. Non è cosa di tutti i giorni incontrare il proprio idolo, ed è grazie a te se ora sono qui con lei. Sappi che ti sarò riconoscente per la vita.” Scherzò stringendomi ancora di più a sè.

Io alzai gli occhi al cielo, ma non dissi niente. Pensavo a quali torture sottoporlo, dopo.

Rob mi guardò di sottecchi, ed io lo evitai girandomi verso Alex.

“E’ meglio andare, sono un po’ stanca.” Volevo togliermi al più presto da quella situazione imbarazzante.

“Sì ok, ciao Robert”

“Ciao e buona notte” Ci rispose.

Entrammo nella hall diretti verso l’ascensore.

Alex mi lasciò dicendomi di salire e di aspettarlo su, prima di dirigersi di nuovo all’ingresso e uscire.

“Muoviti che dobbiamo fare i conti io e te!” Gridai mentre le porte dell’ascensore si chiudevano.

Aprii la porta della camera e ci trovai la Iole che ronfava. Accesi la luce e si svegliò di colpo saltandomi addosso e tempestandomi di domande.

“Dov’eri? Ero preoccupata, come hai fatto a…? Ti sei per…? Perché…?Ma stai…?” Non riusciva a finirne una che iniziava subito l’altra.

Mi sedetti sul letto, la guardai e le feci segno di stare zitta un momento.

“Mi ha accompagnato Robert. Iole…mi devi aiutare.”

Lei annuì. “Cosa devo fare?”

Stavo per spiegarglielo quando sbadigliò, ed io pure.

“Te lo spiego domani mattina, ma tranquilla non c’è motivo di preoccuparsi, è una scemata.”

Conclusi. Sentivo che mi stavo sbagliando ma per quella notte non ci avrei pensato. Crollai prima che Alex salisse.

 

 

 

 

 

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Capitolo 13
*** 13. La Guida. ***


La luce era accecante, anche se avevo gli occhi chiusi.

Mi dava fastidio, così mi alzai. Doveva essere ancora presto perché di solito Alex si svegliava prima di me. Quella mattina stava ancora ronfando profondamente.

Mi preparai la vasca e mi ci immersi completamente.

Adoravo l’acqua e sapevo trattenere a lungo il respiro. La sensazione di essere immersa in qualcosa che non fosse aria, ma allo stesso tempo protetta. Tutto era silenzioso là sotto, calmo, rilassante, fuori dal normale.

Ripercorsi la sera precedente, dovevo parlare con la Iole. Ne avevo assoluto bisogno, prima che Alex si svegliasse.

Riemersi e rimasi ancora qualche minuto nella vasca.

Preparai già le cose per la spiaggia e mi vestii. Quella mattina la colazione non arrivò.

Camera 369. Bussai. La Iole mi aprii, anche lei era già pronta e scendemmo a fare colazione.

Presi un caffè nero, anche se non ne avevo bisogno e cominciai a parlare.

“Allora per capire ti devo spiegare da quando mi sono persa…

Le spiegai la vicenda, mentre lei annuiva ogni tanto senza però interrompermi.

“E allora ho notato un certa somiglianza fra i due. Mi è venuto il dubbio che Alex mi piace solo perché mi ricorda Rob! Ti rendi conto? Sembro una dodicenne alla sua prima cotta.”

Lei rise a crepapelle e aggiunse

 “ Ma tu sei alla tua prima cotta. Marty, seriamente…Riassuntino della tua vita: un tempo amavi Alex. Ma un tempo, adesso non più. Fidati, ti conosco e anche se non lo vuoi ammettere non sei innamorata. Comunque…Non potevi averlo.  Così ecco spuntare Eric, il tuo primo bacio, Thomas e Alby, la tua prima volta, che però erano solo “sostituti”. Ecco perché non sono durati molto. Poi, per tirarti su il morale fantasticavi su Robert. Ora tu puoi avere sia Robert- e dicendo quel nome mi fece l’occhiolino- sia Alex- replicò abbassando la voce- tocca a te decidere, tu puoi dirmi quello che provi, ma non posso decidere io per te. Io, posso dirti che preferirei che ti mettessi con Rob piuttosto che con Alex: ma sarei di parte perchè non sopporto Alex.  Posso dirti che su Alex sei sicura, mentre su Rob…che certezze hai?  E poi te lo ha detto anche lui che non può avere una ragazza. Vedi però, io posso dirti tutto questo e di argomenti non ne mancano, ma sei tu che devi decidere.”

Ci guardammo a fiato sospeso, poi cominciammo a ridere come delle matte.

“Ma da dove mi vengono?” Chiese lei sorpresa.

“Penso che sia il discorso più serio che tu abbia mai fatto!” Non riuscivamo a fare le serie, o meglio dire, non lo facevamo direttamente.

Aveva proprio ragione: la scelta era solo mia.

“Ma allora Rob quando lo rivedi?”

“Emh, mai più penso, anche se però in due settimane può succedere di tutto…”Mi morsi il labbro.

“Ma allora che problemi ti fai? Pensavo che almeno vi eravate dati un appuntamento, allora cancella tutto quello che ti ho detto. Scegli Alex, punto.

Almeno sei sicura di rivederlo. Pazzesco! Mi fai fare tutti sti ragionamenti per niente?!?”

“Ah grazie bell’amica!”

Ridemmo uscendo dalla sala.

C’erano Alex e Phil ad aspettarci.

“Dai muovetevi, quanta roba vi siete mangiate? Dopo si lamentano che ingrassano.”

Phil e il suo umorismo. Bah!

“Che fretta c’è…gli altri arrivano verso mezzogiorno alla spiaggia,anzi oggi non verranno proprio. Abbiamo la giornata per noi!” esultai.

Questo voleva dire solo una cosa : Hollywood Hill!

La Iole ed io esultammo, mentre gli altri due ci guardavano come se non sapessimo qualcosa che era ovvio.

“Che c’è? Come mai non vi disperate come al solito?” Chiese Iolanda.

“Ci dispiace rovinarvi i piani, ma oggi abbiamo impegni. Solo che dovrebbe arrivare adesso, ma…ahh eccolo!”

A queste parole ci girammo verso il punto che stava indicando Alex.

Capelli scompigliati, occhiali da sole, maglietta bianca, jeans e un sorriso da sbruffone sulle labbra.

“Sò…chiudi quella bocca che hai la bava” mi sussurrò Iolanda.

“E…e…e…e lui che ci fa qui?” Forse l’avevo detto a voce alta…ops.

“Sono la vostra guida per oggi. Certe volte mi ci vuole uno stacco.” Mi disse con voce calma e pacata.

Si rivolse agli altri riprendendo il sorriso che gli si era spento guardandomi.

“Allora, io direi di partire da Beverly Hills e..”

“Già visto! E poi tu vivi qui da pochissimo, vuoi farmi credere che conosci già tutta la città?!?” Replicai.

Mi fulminò con lo sguardo. “Beh, allora andiamo a Westwood poi proseguiamo Cheviot Hills, Sun Park e Santa Monica così andiamo in spiaggia, perché è proprio una bella giornata.”

Tutti esultarono, quasi tutti, io rimasi zitta.

Ad Alex non sfuggì questo dettaglio, quindi mi prese da dietro e avvicinò la bocca al mio orecchio.

“Amore, tutto bene. Pensavo ti facesse piacere passare un po’ di tempo con il tuo attore preferito. Gliel’ho chiesto io. Dai amore, va che è simpatico!”

“ Sì, come uno squalo affamato. Scusa, e da quand’è che lo conosci?”

“Quanto sei acida oggi- mi sorrise – Dì la verità, hai le tue cose? Comunque ieri sera ci ho parlato un po’. Ha accettato subito.”

Mi dispiaceva, dopo tutto Alex l’aveva fatto per me.

“Andiamo!” Esultai con poca convinzione.

 

Rob, Alex e Phil stavano sempre avanti e parlavano, parlavano, parlavano…

“Ma di che cosa parlano? E’ tutta la mattina che parlano, non si accorgono manco se ci siamo o no!” Mi lamentai con la mia amica che però era su un altro pianeta.

“Iuuu! Sto Parlando con teeee!” Le sventolai una mano davanti alla faccia, ma la sua reazione fu quella di iniziare a cantare la marcia nuziale.

La Iole stava immaginando il mio matrimonio…con Rob.

“Marty, Rob è proprio un figo…state troppo bene insieme. Tu con un vestito color crema, lui con uno smoking nero con il farfallino. Le damigelle vestite di celeste e…”

“…e torna sulla Terra, non mi ha rivolto parola tutto il giorno, fa di tutto per evitarmi, e quando è costretto a parlarmi diventa tutto serio. E poi c’è Alex che sta facendo di tutto per conquistarmi….”

“Ma a te interessa Robert. Tu e Alex non litigate mai, il vostro rapporto è piatto! Non sembra neanche un rapporto! L’amore non è bello se non è litigarello. Guarda me e Phil, ogni volta che litighiamo poi siamo più uniti di prima.”

“Prima di tutto per Rob c’è solo attrazione fisica, non lo conosco neanche; secondo io e Alex siamo solo alla prima settimana del nostro semi- rapporto, è normale che non litighiamo, siamo freschi freschi!” Sorrisi.

Lei aveva lo sguardo altrove, ma stava ascoltando.

“Sìsì, come vuoi tu. Oddio che belle quelle scarpe, domani ci ritorniamo qui!...Comunque dicevo, non c’è feeling e poi è uno stupido, chi invita l’idolo della propria ragazza a farci da guida? Già che c’era poteva farvi cenare da soli al lume di candela.”

“L’ha fatto perché mi ama, e poi sai da quanto sto aspettando Alex? Di stare con lui? Robert è soltanto la novità del momento…”

“Ma non vuol dire niente, hai aspettato, l’hai avuto e ti sei resa conto che non è per te. Cosa c’è di male? Quanto ti ha fatto soffrire quel ragazzo? Eppure ora è qui con te. Tu sei troppo buona e non vuoi farlo soffrire, ma nel momento in cui non ami più una persona è inutile andare avanti con una farsa perché la fai solo soffrire di più. Quindi se vuoi bene a Alex, diglielo e falla finita. Uh quel maglione mi starebbe benissimo, se dimagrissi ancora un po’ di fianchi…”

Le sue parole mi sembravano giuste e sbagliate nello stesso momento. Guardavo i due ragazzi davanti a me, cercando di capire cosa provavo per uno e cosa per l’altro, senza arrivare da nessuna parte.

 

 °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°

Grazie atutti coloro che mi seguono...ma xkè non recensite? Non vi piace o va bene così...

per favore fatemi capire, se no la faccio finire subito...

sorry kiss    Smac

 

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Capitolo 14
*** 14. Chiarimenti ***


Finalmente eravamo diretti alla spiaggia. Lì avrei lasciato tutti i problemi per divertirmi con i miei amici. Avevo deciso di lasciare al destino la decisione. Basta cercare vie d’uscita, come andava andava.

Io e la Iole, messo il primo piede sulla sabbia buttammo i vestiti e le borse e corremmo in acqua, con le risate dei ragazzi che ci imitarono.

Eravamo tornati bambini, ci schizzavamo, giocavamo e ridevamo, da quanto non ridevo così.

Rob era rimasto sulla sabbia. Uscii e lo raggiunsi.

“Dai muoviti! Che ci fai qui? Vieni in acqua!”

Tesoro, questo non vuol dire lasciare le decisioni al destino. La mia coscienza era tornata dalle vacanze.

“No grazie.” Era sempre serio e pensieroso.

Mi sedetti accanto a lui e cercai di capire che cosa gli avessi fatto, perché si comportava così.

“Mi spieghi perché è tutto il giorno che mi eviti?” Dissi giocando con la sabbia. Lui si girò a guardarmi, ma subito arrivarono gli altri.

“Ragazzi, qui c’è qualcuno che fa l’asociale” Gridarono in coro.

Lo alzarono e si diressero verso l’acqua.

Lui si dimenò un poco. “Dai ragazzi, almeno fatemi spogliare! Non posso entrare in acqua così, non ho il cambio!”

Tutti si fermarono e mi guardarono. Attendevano la mia decisione.

Ci pensai su e Robert ne approfittò per liberarsi. Ora lo stavamo rincorrendo per la spiaggia. Capendo di non avere vie di fuga si tolse i vestiti e si tuffò da solo in acqua. Io e la Iole ci fermammo…non poteva esistere veramente. Era statuario…non di certo un body building, ma giusto insomma.

Poi entrammo in mare e ricominciammo a giocare.

In seguito Alex e Phil  fecero un giretto per la spiaggia. In realtà Phil stava cercando qualcosa da regalare alla Iole per festeggiare i 4 anni insieme, ma non doveva saperlo.

Io e la Iole volevamo prenderci un po’di sole, così ci infilammo l’I-pod e lei si addormentò.

Mi misi a pancia in giù, presi un giornale di gossip dalla sua borsa e iniziai a sfogliarlo. Ad un tratto sentii una pressione fredda e bagnata poggiarsi sulla mia schiena.

Sulle pagine del giornale scendevano goccioloni che creavano cerchi perfetti. Tolsi la cuffia.

“Andiamo a farci un giro.” Mi sussurrò all’orecchio prima di alzarsi e incamminarsi.

Sì, no,sì,no,sì,no…mi ricordai di aver lasciato la decisione al destino. Mi alzai e lo raggiunsi. Mi sorrise, l’inizio era promettente.

Tacemmo per tutta la camminata.

Arrivati agli scogli ci sedemmo sul più piatto e ampio, in modo da potervi stare in due.

“Sai che è frustante?” Cominciò lui.

“Che cosa?” Non volevo guardarlo negli occhi.

“Per esempio sapere che una persona ti ha mentito, una persona a cui tu ti sei confidato e pensavi che lei avesse fatto lo stesso con te. Ma soprattutto è frustante sforzarmi di evitarti, senza riuscirci.”

“Cosa intendi?” Non capivo veramente dove voleva andare a parare.

 Sta parlando di te stupida…

“Beh, tu non mi avevi detto che una delle ragioni per cui sei venuta qui era incontrarmi, per prima cosa. E poi mi avevi detto di non avere nessuno. Hai giocato con i miei sentimenti. Non va bene.” Rise.

“Fermo un attimo, torniamo indietro. Qui quello che ha mentito sei tu, hai provato a baciarmi dopo neanche un giorno che mi conoscevi, non mi hai più chiamata, sei tu che hai recitato senza che io lo sapessi. Anzi tu lo fai sempre, lo fai per lavoro! E comunque era vero che non avevo nessuno.”

Rimase sorpreso, probabilmente si aspettava tutt ’altra risposta, ma avevo colto nel segno: aveva recitato.

“Allora è davvero merito mio?”

“Sì, ma non nel senso che intendi tu…”

Volle che gli spiegassi tutta la storia, così tra momenti imbarazzanti e risate gliela raccontai.

“…e questo è tutto! Ah no, manca la parte finale…Prima di partire non mi interessava più, ci avevo messo una pietra sopra! Adesso è veramente tutto.” Sospirai di sollievo. Mi sentivo un peso in meno.

Rise. “Wow, quindi ancora prima di conoscermi tu ti sei inventata che ero il tuo ragazzo? E Alex lo sa?”

“Sì, anche lui si è messo a ridere quando gliel’ho detto. Però mi ha ringraziato per averlo fatto.” Risi.

“Beh allora, come tuo ex posso chiederti una cosa?...Dovremmo avere una certa confidenza, no?” Scherzò, eppure era arrossito.

“Dimmi pure…”

“Tu lo ami?” Chiese inaspettatamente.

E adesso? Che gli avrei detto? Non lo sapevo neanche io.

Sì o no…parole corte, semplici, ma che potevano cambiare la mia vita. Non pronunciai né l’una ne l’altra.

“A modo mio.” Sorrisi.

Lui pensò a quelle parole, poi cambiammo discorso.

Gli chiesi di tutti i flirt che gli avevano abbonato e poi mi raccontò delle sue ex.

Parlammo della sua carriera, e mi chiese cosa volessi fare.

Il mio sogno più grande era l’attrice, e per una volta non mi vergognai di dirlo perché sapevo che mi avrebbe capito. Non mi avrebbe preso in giro come tutte le altre persone per il semplice motivo che lui faceva parte del mondo che tanto desideravo.

Il tempo passò fra una risata e l’altra. Era il tramonto e ci incamminammo per tornare dagli altri.

Eravamo ancora in costume e c’era un venticello che mi fece tremare. Robert mi abbracciò, e lo pregai di continuare a tenermi al caldo fin quando non intravedemmo gli altri. Già, perché ogni sua carezza lasciava una scia incandescente sulla mia pelle e faceva perdere un battito al mio cuore, sensazioni di cui non seppi fare a meno.

 

  

 “Allora stasera che si fa?”Phil.

“Non lo so…senza Kyle non conosciamo bene i locali.”

“Io sono stanca, mi sa che dormo.”

“No Iole, anch’io sono stanca ma non puoi dormire, caffè e via!”

“Beh, potreste venire a casa mia…filmino?”Propose Robert.

Ci guardammo in faccia e sì, eravamo tutti stravolti.

“Facciamo domani sera…anzi perché non vieni in hotel da noi? Passiamo a prendere un film, così se le due donne qui si addormentano non siamo costretti a portarle di peso.” Phil con le sue idee magnifiche. Avrei dovuto dedicargli una statua da qualche parte.

“Grazie Phil, ma ti sei visto in faccia? Sei stravolto anche tu!”

“Ma Amore, io mi riprendo subito…sei tu la pigra!” Linguaccia seguita da una risata collettiva.

“Su questo non c’è dubbio…” Disse la Iole alludendo ad altro….che mattacchionaaaa.

“Dai facciamo domani sera, siamo a pezzi!”

Senza me e la Iole perché eravamo stanche, senza Rob perché aveva un intervista la mattina presto, decidemmo di spostare la serata film.

Lasciammo Rob sotto casa e tornammo in hotel.

Phil e Alex andarono al ristorante, io e la Iole non avevamo fame quindi salimmo in camera mia.

Voleva sapere cosa era e cosa non era successo. Appena chiuse la porta, mi assalì di domande.

“Abbiamo solo parlato….quante volte te lo devo dire?”

“Non gli sei saltata addosso? Allora oggi ho sbagliato, non è Alex lo scemo…sei tu!”

“Ascolta, lui praticamente mi ha detto che la prima sera ha finto. E poi mi dispiace per  Alex…forse lo amo, forse no…ma comunque gli voglio bene, non mi va di cornificarlo! L’unica  cosa che non ho capito è che a quanto pare non è stato lui a mandarmi la colazione in camera…ma allora chi…?”

“Sono stata io…Alex non mi è mai piaciuto, volevo che ci provassi con Rob, ma sapevo che senza un segno dall’altra parte non ti saresti mai fatta avanti…quindi…” Ammise facendo spallucce.

“Geniale! Grazie eh!” Risi, era geniale, ma stupido!

“Prego, stasera rimango qui…secondo te gli altri due dormiranno insieme?”

“Chi Alex e Phil?”

“Naaaaaaaaaaa” Dicemmo in coro.

“Peggio per loro, buona notte tessorra!”

“Buona notte ammorra!”

“hey, ti è arrivato un messaggio, hey, ti e arrivato un messaggio”

“So…”mi chiamò la Iole…

“Mmm…” Fu la mia unica risposta.

“Guarda che è il tuo…” Mi informò.

“ok…” Presi il cellulare. Numero sconosciuto.

Sai che ti dico….

Ok,  ho sbagliato perché non avrei dovuto recitare con te, lo ammetto volevo divertirmi,

 ma sappi che  non rimpiango di averti invitata e  non rimpiango niente di quella sera nemmeno il bacio mancato,e  sappi anche che  l’unico motivo per cui non mi sono fatto sentire era perché ero arrabbiato per il tuo rifiuto. All’inizio ho lasciato perdere, ma quel quasi bacio si ripresentava sempre.

 Non me lo aspettavo…dicevi di essere una mia fan.

Lo so è un po’ maschilista come pensiero,ma dopo che tutti continuano a ripeterti che hai il mondo ai tuoi piedi, ti monti un po’ la testa…

Comunque la sera in cui mi sei venuta addosso ho ringraziato il cielo per avermi dato un’altra opportunità…

Invece è sempre così ;quello che vuoi è sempre di qualcun altro.

Comunque…ecco volevo scusarmi, mi dispiace tantissimo,  e ringraziarti per oggi, lo so che hai il tipo, ma mi sono trovato davvero bene con te.

Ok, buona notte   Bacio  Rob 

“So…” Niente.

“Sòòòòò!!!!” Le tirai una gomitata e lei si tirò su con la testa.

“Ehm…cosa c’è?”

“Leggi qua…” le porsi il cellulare.

“Allora l’uomo perfetto esiste…Domani ricordami di mollare Phil e provarci con Rob.”

“Non ci provare neanche, tu e Phil siete la coppia perfetta.” E poi non riesco a vedere Rob con nessun altra, anche se lei stava scherzando.

“E allora provaci tu…adesso mi fai dormire?!?” In effetti aveva l’aria da zombie.

“Un ultima cosa…”

“Mmm…” fu la sua risposta.

“Devo rispondergli?!?”

“Mmm…sì…” Mentre pensavo a cosa rispondere la sentii borbottate ancora qualcosa prima di riaddormentarsi.

                                           Scuse accettate…

                                e, anch’io mi sono trovata ben con te oggi...

                                 notte e sogni d’oro…Bacio Marty

Posai il telefono e caddi in un sonno profondo.

 

La mattina seguente vidi Phil in ginocchio accanto al letto che aspettava il risveglio della Iole.

Così feci per andarmene, ma lui mi fermò e mi fece cenno di sdraiarmi di nuovo sul letto.

Mi buttai sul materasso facendo cigolare il materasso e svegliando la  Iole.

Phil la baciò delicatamente sulle labbra.

“Muoviti dormigliona! Oggi abbiamo tanto da fare!” Sussurrò. Non vedendo alcuno sviluppo le tolse le lenzuola e il cuscino per costringerla ad alzarsi.

La Iole trascinava ancora i piedi, aveva i capelli come un cespuglio e gli occhi ancora impastati dal sonno, scivolò in bagno accompagnata da Phil che la chiuse dentro.

“Stasera festa  a sorpresa, ho prenotato l’attico per le 8, preparala, falle quello che vuoi, ma non lo deve sapere!”

Detto questo si congedò mentre mi gridava: “Puntualiiiii!”

Mi ributtai sul letto con le lenzuola addosso. Chiusi gli occhi, respiro profondo, mi rialzai balzando sul materasso.

“Awww…tutta sta energia?”

La Iole era sulla porta del bagno ancora mezza addormenta.

“Non abbiamo tempo, muoviti, lavati mettiti questi e andiamo!”

E entrai in bagno.

Ci preparammo in tutta fretta e raggiungemmo Kyle e gli altri.

Nel gruppo di Kyle si erano aggiunte due ragazze, probabilmente le avevano conosciute alla gara di surf .

 Allison, una ragazza minuta bionda con gli occhi azzurri e Megan, sempre bionda ma tinta, un po’ più altina ma anche più robusta. 

Ci squadrarono da capo a piedi quando arrivammo.

Kyle ce le presentò, loro sembravamo pronte a scodinzolargli intorno.

Dovevo portare la Iole a prendersi un vestito per quella sera, e conoscendola era meglio muoversi: avevamo solo 10 ore.

Stavamo per andarcene quando Kyle ci fermò.

“Portare dietro anche loro, fatelo per me.” Ci guardò con un’espressione a cui era impossibile dire di no.

“Sanguisughe personali?” Chiesi ironicamente.

“Peggio!” Disse lui.

“Ally, Meg, volete venire con noi?” Poca convinzione.

Si guardarono negli occhi e senza dire una parola ci passarono davanti.

Io e la Iole guardammo Kyle.

“Ce la pagherai.” Dicemmo senza farci sentire.

“Non sapete quanto vi sono grato!” E ci fece la linguaccia.

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Capitolo 15
*** 15. fra amiche ***


“Ma quelle due dove vanno? Se ci aspettassero non sarebbe male!”

“Iole è inutile che cerchi di farti sentire, non sanno l’italiano.”

In quel momento si girò Meg. “Io sì” Disse con perfetto accento italiano.

Ops…avevamo passato l’ultima ora a insultarle, e lei aveva capito tutto.

“Ok figura di merda, lo ammetto, ma ci potreste aspettare. Lo so che non vi andiamo a genio e sappiate che la cosa è reciproca, ma per oggi siamo costrette a stare insieme.” Dissi ancora rossa di imbarazzo.

Meg chiamò Ally che ci raggiunse.

“Bene, entriamo qui.” Dissero.

Le due ragazze ci sorpassarono di nuovo, ma questa volta Meg ci tenne aperta la porta.

“Uh uh, Versace!” La Iole era euforica.

Ci provammo di tutto! Alcuni vestiti erano davvero esageratiii!

Mentre aspettavamo che la Iole uscisse dal camerino le informai della festa a sorpresa. Dovevo o no farla pagare a Kyle?

Loro rimasero sorprese e accettarono solo dopo la notizia della presenza del biondino.

Passammo l’intero pomeriggio fra Cavalli, Dolce&Gabbana, Armani, Dior e Brandy dove intravedemmo un’ Ashley Tisdale con il suo chihuahua .

Mi sembrava di essere una poliziotta durante un interrogatorio : chiedevo tutto quello che mi veniva per la testa  alle due ragazze che iniziavano a parlare un po’ di più. Poi, improvvisamente una  certa persona si intromise fra me e la Iole abbracciandoci.

“Hey ragazze! Come va?” Saltai dallo spavento, ero già pronta a tirare un ceffone a quello che mi aveva abbracciato…per fortuna non lo feci.

Un sorriso a 150 denti mi si aprì in faccia e lui ricambiò.

“Ciao Ro…” Mi fece segno di abbassare la voce.

“Ciao Rob !!!!” Gridammo io e la Iole.

Lui subito si guardò attorno, niente fan; sospirò.

“Ci sei rimasto male che non hai la coda oggi?”

 “Simpatiche” Guardò l’orologio. “Ora devo andare, ciao belle.” Ci baciò sulla fronte e si allontanò. Poi però si girò di scatto. “Stasera film in hotel, alle 8 giusto?” Mi fece l’occhiolino.

Annuii. Sapeva…e ci sarebbe stato. Poi sparì tra la folla. La notizia della sua presenza mi caricò ancora di più e feci aumentare il passo a quelle tre povere malcapitate.

“Non mi sento più i piedi, ho fame, sono le 5 del pomeriggio e non abbiamo neanche mangiato!”

“Sei una lagna Iole! Adesso ci siamo.”

“C’è, voi conoscete Robert Pattinson, stasera..film…con lui…e tutto quello a cui sapete pensare è mangiare?” Non erano riuscite a dire altro da quell’incontro e pensare che anch’io risultavo così mi fece sorridere.  

“Sì, abbiamo fame!”

Si zittirono, poi la visione…un McDonald davanti a noi! Il mio stomaco esultò. La Iole prese a correre, cosa molto rara da vedere, infatti andò a sbattere il muso contro la porta e finì a terra.

Le due asociali si misero a ridere, e io mi aggiusi. La Iole ci fulminò con lo sguardo mentre entravamo.

La fila era lunghissima e ci mettemmo quasi mezz’ora per arrivare alla cassa.

Ma quando ci sedemmo ci abbuffamo, concludendo che era tutto più buono che in Italia.

 Le nuove ora ci riservavano un trattamento diverso, parlavano, ridevano, facevano battutine ed erano così dolci…tutto merito di Rob.

Si era fatto tardissimo! Feci l’occhiolino a Meg e Ally prima di salire sul taxi che ci avrebbe portato in hotel.

“Io quelle non le voglio più vedere!” Disse la Iole appena partimmo.

“Non so, secondo me le incontreremo presto, più presto di quanto ti immagini.”Lo dissi in tono minaccioso, ma era più vero di quanto credesse.

Entrata in camera mi sdraiai sul letto con le gambe doloranti e un gran sonno.

Alex si sdraiò su di me. Mi baciò teneramente sulle labbra, poi passò al collo. Il mio cuore volava libero fra i campi. Stile Heidi. Confondendomi sempre di più.

“Com’è andata?” Mi chiese.

Io lo abbracciai. “Tutto bene, guarda cosa abbiamo preso.” Dissi voltando leggermente la testa verso i pacchetti.

Non smetteva di baciarmi, non mi stava neanche dando retta.

“Doccia insieme?”e fece per prendermi in braccio.

“Devo ancora prepararmi e tu devi andare ad aiutare Phil ed io devo fare trucco-parrucco alla Iole.”

“Ma voglio stare un po’ con la mia Bimba. Sono 3 giorni che non…stiamo insieme.”

Sospirai. Adoravo i baci sul collo.“Stasera, te lo prometto…”

 “Ok…” Mi baciò di nuovo.

“Ti dispiace spostarti? Devo andare a farmi un bagno.” Chiesi io.

“In verità sì…ma se vuoi ti raggiungo.”Ma si spostò.

“Phil” Gli ricordai.

“Quello scemo, tu non sai che intenzioni ha…lasciamo perdere. ”

“Perché? Povero è solo innamorato!”

“Anche troppo…”

“In che senso?” Sbiancai, non ero sicura di voler sentire quelle parole.

“Vuole chiederle di sposarlo!”

Ecco, le aveva dette, povera me! Poveri tutti!!!

“Questa sarà una luuungaa serata.”

“Già.”

Mi diressi in doccia e con la stessa scusa mi raggiunse anche Alex.

Sì, facemmo l’amore. Ma non fu come le altre volte. Pensavo e ripensavo a Robert e quando Alex se ne andò mi sentii uno schifo. Dovevo decidermi al più presto.

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Capitolo 16
*** 16. Gia 4 anni????????? OMG ***


Hey,hey,hey Ragassuoleeeeeee ecco un nuovo capitolo.....volevo ringraziare tutti coloro che mi seguonooooo

questo è un grande capitolo.....ahiahiahiahi

Buona letturaaaaaaaaaa <3

 

 

 

 

Alex mi stava aspettando fuori dalla porta in smoking.

Mi sembrava un po’ esagerato, ma Phil aveva raccomandato di vestirsi eleganti.

Uscii dalla porta. “Sono pronta…”

“Finalm…”

Non riuscii a terminare la frase ed io arrossii.

Indossavo un vestito rosa di Armani. Il top senza spalline mi stringeva alla vita, per poi lasciarsi andare e finire appena sopra il ginocchio. Sui fianchi avevo un nastrino beige che si chiudeva con un fiocco.

I miei boccoli cadevano sulle spalle e sulla schiena facendomi il solletico ad ogni movimento. 

“Se vuoi mi cambio…” Feci finta di non aver capito che gli piaceva.

“No,no…vai benissimo…sei una visione! Fammi vedere se non sto sognando…”

Mi prese il viso tra le mani, si avvicinò…sempre di più…mi baciò.

Quella sera era più passionale  e tenero del solito, mi piaceva stare al centro delle sue attenzioni.

“Forse ora è meglio andare.” Dissi e salimmo in ascensore.

“Sai zia che hai ragione?” Ora lo riconoscevo, ecco rispuntare il solito tamarro.

“Non mi chiamare zia.”

“Giusto, tu sei la mia Bimba.”

Mi baciò di nuovo, ma in quel momento si aprirono le porte dell’ascensore che portava direttamente all’attico. La stanza era di stile imperiale, con colonne d’orate e affreschi sul soffitto. I finestroni dall’altra parte della stanza davano su un enorme terrazzo da cui potevi vedere una gran parte di Los Angeles.

Erano tutti lì: Kyle, Mark, Jesse, John, Andy…gli altri del gruppo, persone che non avevo mai visto, Ally, Meg  e Rob...

Quando ci videro esultarono, poi ci guardarono meglio e ci gridarono di lasciare libero l’ascensore.

Un minuto dopo le porte si riaprirono e spuntarono Phil che teneva la Iole, bendata, per un braccio.

Li assalimmo.

Quando la folla si calmò, la Iole mi raggiunse.

“Oddio So, sto tremando…ma perchè l’ha fatto? Che tenero il mio amore…mi fa tutte ste cose senza un motivo. Romanticone.”

Risi. “Stai scherzando vero? Un motivo ce l’ha…oggi è…” La incoraggiai.

“E’…???”

“So…è il vostro anniversario! 4 anni!”

Sbiancò... “Già 4 anni?!?” Rispose incredula e cedette sedendosi su una sedia.

Non ci credevo, se aveva reagito così per quella sciocchezza, pensai a come si sarebbe comportata  quando Phil le avrebbe chiesto di sposarlo. Catastrofe.

“Weee auguri festeggiata!!! Si dice così anche per gli anniversari vero?”

Mi voltai di scatto. La frase era rivolta alla Iole, ma la sua mano si era posata sul mio fianco.  

“Ehm…Non è il momento adatto…” Ammisi.

“Perché?”Rispose Rob.

“Ha appena scoperto che sono passati 4 anni…”bisbigliai…

Rise di gusto.

La serata passò in fretta. Ogni volta che ero abbracciata ad Alex, mi passava davanti Rob  inseguito dalla piccola Ally che ci provava spudoratamente.

A volte mi giravo e gli alzavo il pollice del genere “vai avanti così” per incentivarlo. In realtà mi dava molto più fastidio di quanto pensassi.

Era troppo bassa per lui, poi era leggermente strabica e aveva l’unghia incarnita nell’alluce destro e…no,no…non andavano bene insieme, ma di rimando stringevo ancora di più Alex, quasi a dovermi convincere e Rob faceva lo stesso con Ally.

Che rabbia! Ma non si rende conto che sono troppo opposti? Così opposti che non si attraggono neanche!

Arrivò la Iole mentre ero persa nei miei pensieri e mi trascinò via dalle braccia di Alex.

“Phil mi vuole sposare!!!” Dal suo tono capivo che era in panico.

“Lo so…”

“Eh non dirmi niente!! Io non so che dirgli,non mi voglio sposare a 19 anni! Quello è scemo!”

“Dai calmati…ma se fino ad un  mese fa mi dicevi che te lo saresti sposato!”

“Sì ma Marty, una cosa è dirlo…l’altra è farlo! A proposito, la smettete tu e Rob? Fra poco vi limonate con gli occhi! O Alex o Rob!” Povera, quando era nervosa cambiava discorso facilmente.

Si muoveva avanti e indietro agitando le braccia e sbuffando.

“Dobbiamo annullare la festa.”

Dette quelle parole una luce si aprì su di lei, mentre le altre della sala si spensero facendola risaltare. Tutti si zittirono. Phil…il solito esagerato..

“E mo che faccio?” Mi bisbigliò…

“Improvvisa…” E le feci un occhiolino.

Phil mi guardò mentre si avvicinava a lei ed io gli sorrisi incitandolo.

Cercai Alex, che però era sparito.

Poi sentii cingermi i fianchi. Mi appoggiai a lui.

“Ahh, eccoti…” Sussurrai.

“Mi stavi aspettando?” Mi rispose Rob sorpreso bisbigliandomi nell’orecchio.

“No, veramente stavo cercando Alex. Sai dov’è? E Ally dove l’hai lasciata?”

“Non lo so”. Fece spallucce sempre stringendomi a sè.

“Non demordi mai…”

“No, se no non sarei arrivato dove sono adesso. Ma gli aiuti non mancano.”

Per caso si era accorto che gli sbavavo dietro?!? Ma come avrà fatto….pensai ironicamente.

Poi mi tornò in mente Alex. All’improvviso, non so, chiamatelo sesto senso femminile, presi Rob per mano e mi feci strada fra i presenti. Arrivati all’ascensore premetti il bottone.

“Dove stiamo andando?”

Non risposi.

“Devo pensare a un rapimento? Eccitante…”

“Zitto.” Si zittì.

Le porte si spalancarono ed entrammo.

“Mi puoi spiegare?” Sembrava agitato.

Io gli stringevo sempre di più la mano e guardavo i piani che scendevano.

Quando la porta si aprii mi scaraventai fuori ed andai verso camera mia.

“Aspettami qui.” Gli dissi.

“Certo.” E mi sorrise.

Sospirai, non sapevo cosa avrei fatto. Entrai sbattendo la porta apposta e li vidi lì, nel letto. Alex e Megan. Megan? E Ally allora? Boh!

Li guardai. “ Oh scusate, me ne vado subito. Sono solo venuta a dirti che entro mezz’ora voglio tutte le tue cose fuori da qui. Ciao e buon divertimento.” Dissi con quel tono da stronza che mi usciva tanto bene e quella faccia da schiaffi unica.

Me ne andai chiudendomi la porta alle spalle.

 Rob mi venne incontro sorridendomi. C’era sempre quando avevo bisogno di lui.

 Proprio in quel momento uscì Alex dalla stanza e mi venne dietro…

“Marty, non è quello che pensi, per favore....”

“Ah no? E allora com’è? Spiegamelo tu. Anzi sai che ti dico? Che non me ne frega niente. Torna di là, divertiti e poi vattene.”

Stette per rispondere, poi notò Rob dietro di me, appoggiato al muro che faceva l’indifferente e vidi Alex diventare paonazzo.

“ Ecco perché l’ho fatto.” Aggiunse.

Mi voltai con lo sguardo vitreo.

“ E cioè perché? Non provare giustificarti mettendo in mezzo qualcun altro. Lo sai che sono brava e buona fino ad un certo punto. Ti ho già detto quello che voglio che tu faccia, ora vattene. Io e te abbiamo chiuso.”

Si girò e se ne andò. Sentii  il rumore di qualcosa che finisce per terra  provenire dalla stanza, ma non mi girai.

“Ritorniamo di sopra. Devo vedere cosa ha deciso la Iole.” Chiesi sorridente a Rob che mi aveva avvolto nelle sue braccia.

“Sicura che non vuoi fare una passeggiata?.”

“Va bene, ma sono la sua migliore amica, passiamo 2 minuti.”

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Capitolo 17
*** 17. Presto sposi! ***


 
 

“Congratulazioni So…la Sò si sposaaa! Vedi che a improvvisare viene semplice?”

“Già, mi è venuto spontaneo il sì…ahh che bello! Dov’è Alex?”

La mia maschera cadde; il sorriso che ero riuscita a tenere fino a pochi secondi prima se ne era andato. Per fortuna intervenne Rob.

“Allora Iole, questo anello dov’è?” Disse facendomi l’occhiolino.

Lei lo mostrò tutta fiera.

Rob le diede corda, e quando arrivarono Kyle e Phil,  che attirarono la sua attenzione, sgattaiolammo via.

“Grazie mille.” Gli dissi in ascensore mentre mi abbracciava.

 Solo allora compresi che le avevo desiderate tanto quelle braccia. Le lacrime sgorgarono improvvisamente dai miei occhi, ma non stavo piangendo per Alex, ma perché avevo sbagliato tutto fin dall’inizio. Io non ero innamorata di lui, ma dei ricordi e dell’idea che mi ero fatta di lui.

Uscimmo in strada e iniziammo a camminare.

Lui mi stringeva le spalle, io mi aggrappai ai suoi fianchi.

Camminammo in silenzio per un po’.

 Ad un tratto si staccò, salì i 4 o 5 scalini e aprì la porta.

“Eccoci a casa mia, vuoi entrare o preferisci restare lì?”

Sorrisi e gli andai incontro.

Il suo appartamento era all’ultimo piano; non era grandissimo, ma non era neanche un buco….

Il tavolino vicino al divano era coperto di cartoni della pizza e posate, tovaglioli e birre che raccoglieva intanto che passavamo.

Una grande penisola bianca divideva la cucina dal salone. Mi accomodai su uno degli sgabelli e mi poggiai sulla penisola mentre Rob cercava le birre in frigo.

“Ne vuoi una?” Chiese.

“Sì grazie.”

“Scusa il disordine, ma non ho molto tempo. Qui ci dormo e basta.”

“Niente…casa mia è peggio fidati.”

Mi porse la birra e si sedette di fianco a me.

La presi e con un solo sorso feci fuori mezza bottiglia.

“Vacci piano!”

“L’hai visto che faccia tosta, è pure uscito dalla camera… E sai qual è la cosa peggiore? E’ che io non volevo lasciarlo per paura di ferirlo.” Dissi mentre guardavo il bancone. Scossi la testa.

“Sono solo una povera deficiente che si preoccupa sempre delle persone che meno se lo meritano”

Non disse niente. Si avvicinò a me, mi tolse la bottiglia di mano e mi obbligò a guardarlo.

“Marty, ascoltami seriamente. Sì tu sei stupida perché ti sei messa con lui,– sorrise –ma lascialo perdere, non sa cosa si è perso… io stasera non riuscivo a toglierti gli occhi di dosso, ci ho provato, ma senza risultato…Lui ti ha avuto, ma non ha saputo apprezzarti, come…-deglutì –come potrei fare io…se me lo permettessi.”

Mi sentii avvampare.

“Sai, non sei più tanto bravo a recitare. Non fai che illudermi così e non mi aiuti.” Sorrisi.

“Brava così ti voglio, hai un bellissimo sorriso, perché nasconderlo. E comunque, chi ha detto che sto recitando? A dire la verità con te non lo faccio più da un po’.” Rise ammiccante e si avvicinò.

I suo viso ormai era a pochi millimetri. Il suo naso sfiorava il mio e la sua bocca si posò incerta sulla mia.  Ed io finalmente mi lasciai andare, sapendo che era esattamente ciò che volevo. Poggiai ancora di più le mie labbra sulle sue e socchiusi la bocca. Le nostre lingue iniziarono una danza frenetica. Entrambe si bramavano da troppo tempo ormai.

Poi mi venne da ridere, quindi si staccò. “Che cosa ridi?”

“Niente, te lo spiego un’altra volta.”

 Ridevo per la felicità, e perchè pensavo che ero partita con una missione irrealizzabile e invece stava diventando realtà proprio davanti ai miei occhi.

“Ok” Riuscì a biascicare incollato alle mie labbra.

Ci baciammo dolcemente,poi le nostre labbra diventarono sempre più desiderose, più passionali. Mi sentii sollevare e mi ritrovai seduta sul bancone. Le sue labbra passarono al collo e iniziarono a succhiare e mordicchiare la mia pelle.  Gli tolsi la maglietta e, aggrappata a lui andammo fino al divano; io gli ero avvinghiata, poi fece scivolare la cerniera del mio vestito e mi posò sui cuscini. Passò direttamente dal mio collo di nuovo alle mie labbra, stringendomi sempre di più a sé e bisbigliando il mio nome. Quanto adoravo quel ragazzo! Mentre ripeteva il mio nome, gli scappò un : “Ti amo Marty”.

Lo fermai, e anche lui si accorse di ciò che aveva detto.

Mi guardò negli occhi. “No, non intendevo…”

“Rob, scusa ma non posso,non stasera.” Mi ero appena lasciata con il mio ragazzo e non importa se avevo già capito di non amarlo. Non ero ancora pronta a qualcosa di serio, anche se ero sicura al 110% di amare Rob.

Ripresi il vestito che era accasciato per terra.

“Dove vai? Non penserai di ritornare in hotel da sola!”

“Sì, è meglio che vada.”

Si alzò e mi baciò. Un bacio casto, ma pieno di dolcezze e passione. Mi aveva capita.

“Non puoi, metti che è ancora là ad aspettarti? Non lo sopporterei, se poi ti convince a tornare da lui??? Resta qui, almeno per stanotte.” Era serio.

“Ah già…è vero, ed io sarei così sciocca da ricascarci. È Pattinson?!?Pazzesco! E io adesso dove dormo?Mi presteresti il divano,per favore?”

Mi era bastato un po’ di tempo con Rob per riuscire a scherzare su Alex, questo ragazzo mi faceva proprio uno strano effetto.

“Non se ne parla neanche, il divano è mio guai a chi me lo tocca!” Mi trafisse con uno sguardo di sfida.

“ Il letto è di là…” Mi indicò la porta. Mi tolsi di nuovo il vestito e mi feci prestare una sua maglietta. Aveva il suo profumo, così passai due ore a sniffarla.

 Poi lo sentii ronfare, così mi avvicinai in punta di piedi al divano. Mi sedetti appoggiandomi al tavolino e lo fissai. Era troppo tenero: dormiva con la bocca aperta e a volte pronunciava versi incomprensibili. Ad un tratto disse un nome:

 “Ally….”

 “Ally…” lo pronunciò per la seconda volta.

Io mi misi a fissarlo a braccia incrociate e mi avvicinai con l’intento di tirargli i capelli.

Non feci in tempo a fare un passo che la sua bocca si aprì in un sorriso, spalancò gli occhi e prendendomi con un braccio mi fece cadere sopra di lui.

“Sei uno scemo!!!” Gli tiravo delle pacche sul  petto mentre lui rideva.

“Vai da Ally, vai va. Lasciami andare.”

Lui strinse ancora di più la presa.

“Dovevi vedere la tua faccia Marty. Non mi sono mai divertito tanto in vita mia!” e riprese a ridere.

“Sì, sì simpatico, e pensa che io ero venuta per…ma lasciamo perdere, lasciami che sono stanca.”

“Eri venuta per…?”

Sospirai. “Mi sentivo in colpa, è casa tua non è giusto che tu dorma sul divano. Ma visto che sogni Ally. Ciao bello!”

Lo baciai sulla guancia e mi sciolsi dal suo abbraccio.

Mi sdraiai sul letto e poco dopo sentii Robert alzarsi dal divano e venire in camera.

“Scusa ti potresti spostare dall’altra parte del letto?”

“Perché? C’è l’altra parte! Ne sto occupando una parte piccolissima!”

“Perché questa è la mia parte…”

“Ok..” Ma stiamo scherzando? Va beh è il padrone di casa.

Mi spostai…

“Anzi no…stanotte mi voglio mettere di là…”

Lo guardai, sbuffai e mi misi in mezzo aspettando che si decidesse.

Mi guardò con uno sguardo malizioso prima di saltarmi addosso.

“Ti ho fatto male?” Disse rotolando al mio fianco.

“No…” Solo un po’.

“Peccato.”

“Buona notte” Chiusi il discorso e mi girai verso dall’altra parte.

“E il bacio della buona notte non si da più? Ste ragazze di oggi!”Replicò lui.

Lo baciai sulla fronte, poi sul naso ed infine sulla guancia.

“Contento?”

“No, il bacio della buona notte per me è così…” E mi baciò tenendo con una mano la mia testa e con l’altra avvicinando il mio corpo al suo…

“Dormi bene,Cucciola.” Lo avrei fatto sicuramente.

E chiusi gli occhi tra le sue braccia.

 

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ilachan89yamapi:grazie mille! Sono contenta ti piacciaaaa...
eh sì questi ragazzi che non pensano mai con la testa.....XD

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Capitolo 18
*** 18. Perchè la So' è la Sò ***


‘Poker Faceeeee!!! Nanananna’

Sentivo qualcosa vibrare sul comodino di fianco al letto.

La borsetta della sera precedente si spostava sul ripiano in legno. La presi appena prima che cadesse. Ma chi mi stava chiamando di mattina presto?

Guardai il numero e premetti il pulsante rosso. Quella stupida, ma bellissima canzone terminò ed io mi voltai per cercare Rob, ma eccola che riprese…misi giù di nuovo.

Alla decima chiamata decisi di rispondere.

“Cosa vuoi?” Dissi ancora mezza addormentata.

“Muovi quelle chiappe senza grasso e vieni subito in hotel!” Mi gridò quella voce stridula.

“Iole, stavo dormendo, ci sentiamo dopo.”

“Subito!” E detto questo attaccò.

La odiavo quando mi dava gli ordini. Sbuffai e mi voltai…

Il letto era vuoto. Dov’era?!?

Scesi dal letto traballante e andai in cucina. Sentivo l’odore di…di…caffè italiano e cornetti freschi, ma non c’era traccia né di Rob, né della colazione.

Cercai per tutta la casa in cerca di un bigliettino, ma avrei preferito trovare lui. Nessuna traccia. Quel ragazzo scompariva come niente, facendomi seriamente pensare che stessi solo sognando ad occhi aperti.

“Peccato, mi sarebbe piaciuto vederlo appena alzato.” Sospirai fra me questa frase.

Mi infilai di nuovo il vestito, poi presi una sua felpa e la infilai; un po’ grande ma non m’importava. Scrissi un bigliettino.

                                                Sto per uccidere la mia migliore amica…

                                            Devo andare in hotel per nascondere il corpo… XD

                                                    un bacio  Marty

 

Uscii e chiamai un taxi che mi portò in hotel.

Nella hall c’era Iolanda con le braccia incrociate davanti al petto e con un piede che picchiettava per terra in segno di impazienza.

“Che hai fatto ad Alex? Era distrutto! Non la smetteva più di piangere!”

“Ma che cosa ne vuoi sapere tu?” Risposi adirata.

“E’ proprio questo il punto, dovrei venirlo a sapere da te, anche perché le sue uniche parole sono state: ‘Mi ha lasciato per l’inglesino’”

“E tu naturalmente tiri su le tue conclusioni senza prima avermi chiesto niente, ma la vuoi sapere la verità?”

“E’ quello che ti sto chiedendo…”

“La verità è che l’ho beccato mentre si scopava un'altra, ecco qual è la verità. Rob non c’entrava niente, o per lo meno non ancora.”

Mi guardò incredula, ma si rilassò.

La presi sotto braccio e portandola in camera, per cambiarmi, le raccontai  tutto.

“Beh, vedi…una si sposa e l’altra si lascia.” Conclusi in tono ironico.

“Mi dispiace tesoro…vuoi parlarne?Ma allora tu e Rob…”

Risi. “No!!!!!!! Comunque non ti preoccupare, stavo insieme ad Alex solo per non ferirlo, l’unica cosa che mi da fastidio è che sono cornuta. – Risi -…con Rob, Iole è inutile, lui è un attore, io…il massimo che sono riuscita a fare è stato la manager per mio padre.”

Ridemmo ricordandoci di quella sera.

 

Avevamo 15 anni e mio padre era iscritto ad un’agenzia per attori. Non aveva mai fatto granchè, qualche comparsata qua e là, ma niente di serio. Quella sera mio padre tornò a casa presto e mi annunciò che lo avevano richiesto per fare il co-protagonista in una fiction che sarebbe uscita prossimamente. Io esultai e lui mi rispose: ‘Non penso di accettare, ho tantissimo lavoro da fare.’

A quel punto non ci vidi più e decisi di diventare la sua manager. Infatti chiamai l’agenzia e gli feci avere quel posto. A lui non interessava, io avrei dato di tutto per recitare anche in uno di quei programmi stupidi, e a lui non importava.

 

“Marty, Marty, tu hai troppa poca stima in te stessa,ma dimmi…che è successo a casa sua?”

“Niente Iole…mi ha detto che mi ama, ma gli è scappato…capita no?”

Neanch’io ero molto convinta delle mie parole e la guardai come per cercare appoggio.

“Ahia…Ti amo al primo appuntamento mai!”

“Appunto…”

“Però io gli sarei saltata addosso lo stesso… ma te lo sei visto?” Gridò.

“Già, l’ho visto sì…” E ripensai al suo petto nudo.

“E allora muoviti che fra…una settimanina saremo di nuovo a casa.”

Mi spaventai  per la rivelazione. Il tempo era troppo, troppo veloce.

Mi accasciai sul letto. La Iole mi prese per un braccio e mi costrinse ad alzarmi.

“So io cosa ti ci vuole…” Comandò mentre mi preparava i vestiti.

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Capitolo 19
*** 19. What?!? Are you crazy?!? ***


Per nostra grande sfortuna quel giorno c’erano grandi nuvolosi su Los Angeles.

“Che sfiga! Non si è mai visto un acquazzone qui in piena estate!”

Quel giorno io non c’ero proprio con la testa. Continuavo a fissare il cellulare aspettando un messaggio, una chiamata, ma l’unica che ricevetti era di mia madre.

Avevamo previsto un pomeriggio sui pattini, ma era tutto cancellato.

Kyle ci aveva invitati a casa sua.

Era enorme! Nel salone era esposta una Ducati 999, naturalmente proprio di fianco al televisore al plasma che occupava mezza parete. Un’immensa scalinata a chiocciola si trovava nel mezzo e conduceva al piano superiore dove c’erano 4 camere da letto, ognuna con il suo bagno. A quanto pareva Kyle invitava molto spesso amici, era la spiegazione più valida per un appartamento del genere. Di certo non ci viveva solo!

Ally e Meg-a-T***a si erano presentate alla porta e Kyle era stato costretto ad invitarle ad entrare. Ally mi fulminava con lo sguardo, mentre Meg mi rideva in faccia non capendo che mi era del tutto indifferente, però non provavano neanche ad avvicinarsi.

“Che merda di persone che sono!” Dissi alla Iole.

“Ma sì, cosa te ne frega? Tu ora hai Rob…Alex a confronto non è niente…”

“Allora, first of all non ho Rob, secondo mi da fastidio avere le corna, sono abituata ad avere l’aureola!” E feci la faccia più tenera che avevo.

La Iole rise e subito Kyle si intromise nella conversazione. Gli dovemmo spiegare tutto, alla fine fu più euforico di noi.

“Bene, adesso ho un motivo per sbatterle fuori di qui!”

Ridemmo all’unisono. Kyle era proprio un soggetto.

Lui tranquillo si alzò, andò da loro che ci stavano già provando con dei suoi amici e gli chiese di seguirlo.

Arrivati alla porta le fece uscire sul pianerottolo e le chiuse fuori.

“Kyle, potevi chiuderle sul balcone…chissà come avrebbero fatto ad andarsene!” Dissi.

“Geniale, perfida, ma geniale…” E si diresse verso la porta.

“No che fai? Non devi assecondarla!” Si alzò subito la Iole bloccando la porta.  

Qui finì il nostro momento di pazzia. Il resto del pomeriggio lo passammo a guardarci nelle palle degli occhi, finchè…

“Ragazzi, ideona!” Esordì…il padrone di casa.

“Kyle, dicci subito cos’è…ci spaventiamo!!”

“Stasera…bagno di mezzanotte!”

“Sempre se finisce di piovere…”

“No, no…è questo il bello…mentre piove!”

“Tu cosa? Ti vorresti buttare nell’oceano con questo temporale?”

“Dai ragazzi…una  pazzia!”

Ci guardammo perplessi, ma tutti volevano provare quindi accettammo.

Il pomeriggio passò lentamente, molto lentamente e la pioggia non voleva smettere. Kyle era super eccitato, prendemmo delle pizze e passammo la serata lì.

Verso le 9 partimmo. Kyle aveva affittato una limo,molto bene!

La chiamata non arrivava così, un po’ per sbaglio un po’ per volere cliccai sopra il suo numero e attesi.

Mi mise giù e pochi secondi dopo mi arrivò un messaggio che diceva che mi avrebbe richiamato entro mezz’ora.

21 e 30 giuste giuste mi chiamò…

“Ciao Marty.”

“Ciao Rob…” Momento di silenzio.

“Come va?” Continuai…

“Sono stanchissimo, tu?”

“Mah, sono in spiaggia con gli altri, vogliono fare il bagno di mezzanotte, volevo invitarti ma se sei stanco…” Lasciai in sospeso.

“ Siete in costume?Arrivo…Prendo una ventina di caffè è sono lì.” Sorrisi.

“Ok ciao.”

“Ciao bacio..”

“Bacio…”

Tornai dagli altri con un sorrisone da cartone giapponese.

La Iole mi guardò…”Rob?”

Feci sì con la testa e tutti si misero a ridere.

Kyle aveva preparato tutto. Non potendo fare un falò in spiaggia, aveva portato tre o quattro tende enormi, solito esagerato.

Ci stavamo in 15, ed eravamo anche belli larghi.

Iniziarono a cantare e Phil li seguì con la chitarra.

“Siete troppo stonati! Se non la smettete qui succede il diluvio universale!”

“Quanto sei seriosooo, pensa a suonareee!” lo sgridò la Iole prima di bacialo.

“Gnegnegne…”

Le litigate fra la Iole e Phil erano sempre uno spasso, anche loro si divertivano.

Tra risate e canzoni stonate il tempo passò.

“3, 2, 1…è mezzanotte!!!” Gridò Kyle come un bambino che vede passare il camioncino dei gelati davanti a casa. Manco fosse capodanno.

Ci buttammo tutti in acqua, era più calda del solito, il problema sarebbe stato uscire.

Ad un certo punto un grido…

 

 

 

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OMG! chissà che succedeeeeeeeeee!!!!!!

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Capitolo 20
*** 20. Attenzioneeeee allo s......!!!! ***


Mi accorsi che ero io ad urlare. Qualcuno mi aveva preso in braccio e mi stava portando verso l’acqua alta.

“Lasciamiiiii!!” Gridai.

“Non prima di un bel bagnetto, cara mia.” Quella voce mi sciolse.

“ E tu da dove sei spuntato fuori?” Lo indicai come se fosse un fantasma, ma in realtà i nostri visi così vicini mi mandavano su di giri.

“Ma se mi hai chiamato tu!”

“Ah già è…”

Mi sentii la bocca che si riempiva d’acqua salta.

Mi staccai da lui tirandogli un calcio non so bene dove e riemersi subito.

Il fondo ormai non sapevo neanche più dov’era.

“Ma sei scemo? Senti che correnteeee! E poi…” Cominciai a dire ma mi fermai. Stava indicando qualcosa che sporgeva dall’acqua.

‘Forma triangolare- pinna- squaliiiii!!!’ pensai senza un ragionamento logico.

Tirai un urlo e volai a riva, probabilmente avevo appena battuto il record dei 50 metri di nuoto libero.

Quando mi girai c’era Rob che stava affogando dal ridere mentre nuotava tranquillamente verso riva.

Io mi sedetti sulla sabbia senza fiato, tenendomi le gambe strette mentre cominciavo a tremare.  La pinna era ancora là, ferma.

Rob arrivò, mi guardò e scoppiò di nuovo a ridere.

Gli altri furono attratti dalle risate e ci raggiunsero.

“Perché sto qui sta morendo dal ridere?” Commentò  Kyle.

Mi guardarono, ma neanche io lo sapevo. Così feci spallucce e mi voltai verso Rob. Tutti mi imitarono.

Cercava di parlare, ma ogni volta la risata cresceva, finchè non indicò di nuovo il triangolo.

“Perché sta’indicando quello scoglio?” Kyle si rivolse a me.

Lo guardai stupefatta. “Scoglio?Quale scoglio…io vedo solo una pinna…”

Tutti mi guardarono sconcertati.

“Oh mio dio! Uno scoglio?!” ‘Che figuraaa!’Appena enunciai queste parole tutti scoppiarono a ridere, mentre io diventavo sempre più rossa. Per fortuna era notte e non si poteva vedere.

Fortunatamente, o sfortunatamente poco dopo fummo attirati da delle luci intermittenti che arrivavano dalla strada. La polizia.

“Ops, ragazzi…come ve la cavate nella corsa?” Dissero Jesse e Andy.

“Perché..?”

Non mi risposero ma iniziarono a correre come dei forsennati per la spiaggia.

 Correvamo, correvamo, correvamo fin quando riuscimmo a scorgere le luci solo in lontananza.

Ci fermammo ormai senza fiato e  Kyle chiamò l’autista . Io, stremata,  mi buttai sul marciapiede come fecero tutti. Mi accorsi che mancava una persona…

“Rob?” Lo cercai forse con troppa foga.

“Sono qui! E grazie per l’allenamento, mi avete risparmiato la palestra domani mattina!” Rob era fresco, stava in piedi e respirava regolarmente.

“Sbruffone!” Risposi.

Ad un certo punto sentimmo una voce da lontano.

“Ma vi muovete? Non possiamo aspettarvi tutta notte! Baciatevi, fate qualche dovete fare, ma in fretta.” Gli altri erano già sulla macchina.

Non so come, ma Rob ed io eravamo mano per mano.

Probabilmente mi aveva aiutato ad alzarmi e adesso non intendeva lasciarmi: non era un problema!

Ma Kyle ci richiamò rovinando l’atmosfera.

“Arriviamo, arriviamo.”

 

Quella sera restammo tutti da Kyle, naturalmente tutti tranne uno…Rob.

Disse che aveva le prove costume per New Moon il giorno dopo a New York, e doveva prendere un aereo presto.

Gli rispondemmo che lavorava troppo, lui non ci diede corda e se ne andò congedandosi con un semplice gesto della mano.

Dopo una doccia mi misi a letto, mettendomi dei pantaloncini di jeans e un canotta che mi ero portata come cambio. Kyle mi aveva riservato una camera libera, dicendomi che i ragazzi si sarebbero arrangiati. Lo spazio non mancava di certo. Volevo dormire e la Iole e Phil non me lo permettevano. Continuavo a prendere a pugni la parete, ma non la smettevano.

“Basta, ora vado di là. Non possono comportarsi così! Un po’ di contegno per gli amici single!”Dissi ad alta voce per farmi sentire.

Mi alzai dal letto e mi diressi a grandi falcate verso la porta.

‘Hey ti è arrivato un messaggio, hey ti è arrivato un messaggio!’Il mio cellulare cinguettò. Mi fermai di colpo e tornai indietro a vedere chi mi mandava i messaggi alle 3 e mezza di notte.

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Capitolo 21
*** 21.Fan?!? Sicura?!? ***


 Lessi:

                                Sei sveglia?Bacio Rob

 

Risposi subito.

                               Sì, uff…kiss Marty

 

Tenevo il cellulare in mano pronta a qualunque cosa…lo giravo e rigiravo nella mano e aspettavo…

30 secondi dopo iniziò a vibrare ed io risposi prima ancora che partisse la suoneria.

“Sì?”

“Marty…?”

“Rob…da quanto tempo!”

“ Già- ridacchiò-…hai una voce diversa al telefono.“

“Come mai questa chiamata? Non è meglio che ti riposi?”

“Non riesco…mi è passato il sonno.” Sospirò.

“Anche a me…” Ma in quel momento sbadigliai.

“Sento, sento…dai ti lascio dormire…Buona…” Stupido sbadiglio!

“No,no…non è colpa mia se la tua voce è rilassante!”

“Ah bene, pensavo di essere noioso.”

“Eh sì, in effetti lo sei…più che altro monotono: lavoro, lavoro, lavoro.”

“Ah, io sarei monotono? E sentiamo…tu cosa pensi di fare nella vita? Cara mia, io qualcosa faccio e si chiama mantenersi…” Rideva, mi stava prendendo in giro!

“Sei solo un montato! Allora avevo ragioneee!”Ridemmo.

“Ah, è questo che pensavi di me prima di conoscermi?Finalmente l’hai detto!” Sembrava arrabbiato…

“Ma ti sei offeso? Pure permaloso!!!”

“ Io, offeso? Ma vaaaa!” Fiuuu..per fortuna non se l’era presa.

Silenzio…

Lo ruppi io. “Che fai di bello?”

“Penso, rifletto…cosa che a te non viene molto bene.”

“E su cosa rifletti?” Lasciai perdere il suo humor.

“Su cosa mi faranno indossare domani, sarò abbastanza figo?”

“Hey, non puoi chiederlo a me…ti sei dimenticato che sono una tua fan?! Sarei di parte!”

“Sì certo, e tu saresti una fan? Un po’ moscia, non mi tratti come il tuo idolo, ma come una persona comune…pfff” Scherzò

“E come ti dovrei trattare? Se vuoi dalla prossima volta che ti vedo inizio a gridati “Bite me, Bite me, Edward!”- Imitavo le numerose fan che vedevo in tv e che mi avevano fatto compagnia ogni volta che era venuto in Italia.

“No! Per favore Bite me no! Però,potresti…non so…baciarmi le scarpe quando cammino, o presentarti davanti a casa mia per chiedermi un’autografo, cose che si fanno al tuo idolo…”

“Aspetta e spera tesoro…”

“Oppure potresti seguirmi dovunque vado…” Tacque lasciando in sospeso…

“Tipo?”

“Tipo venire con me domani a New York…”Ecco dove voleva arrivare. Non sapeva che non c’era bisogno di tutto quel discorso?

“Mmh,sì dai, perché no…” Il mio tono era disinteressato, mentre tutto il resto del mio corpo e della mia mente era in eccitazione.

“E tu saresti una mia fan? Grazie ma ne  faccio anche a meno…che entusiasmo! Sembra che ti ho chiesto di ucciderti.”

Beh…era più o meno quello che mi aveva chiesto…stavo morendo, morendo dalla voglia di partire…con lui.

Sospirai, cercando di controllarmi. “Sìììììììììì!- dissi a bassa voce- va bene così? Non posso urlare, stanno dormendo.”

“Ah, già è vero che sei da Kyle…scusa…”

“Non ti preoccupare, c’è gente che si sta divertendo nell’altra stanza e non riesco a dormire. Ah, forse adesso hanno smesso.”

Rise.

“Cosa ti ridi? Sono senza ritegno quei due!!! Va bene che sono vicini allo sposarsi, ma dovrebbero tenere un po’ di energie per la luna di miele.”

“ Beh, se vuoi ti raggiungo e vediamo chi si stanca per primo” Rob sorrise , ma rimase in silenzio aspettando una mia risposta .

“Secondo me sono giovani per sposarsi, anche se c’entra l’età, ma il sentimento.”

“Marty, hai anche tu voglia di sposarti? Se vuoi ti faccio avere un lavoretto in un film. Devi fare la sposa cadavere!”

“Simpatico..la metti così?  Allora Ciao, ci vediamo fra 3 giorni.” E gli chiusi il telefono in faccia.

Dopo neanche 20 secondi mi richiamò… “Caduta la linea?” Sogghignò.

“ se vuoi ti rimetto giù…e buon viaggio…”

“Dai Martyyy! Sto scherzando…ah domani mattina alle 6 ti passo a prendere.”

“Cosa? Alle 6? Perché così presto? Devo passare in hotel e… ”

“Perché alle 6 non rischi di trovarti qualche fan in aereo e poi c’è molto da fare. Comunque non passare da nessuna parte, ti vengo a prendere da Kyle. Ho qui qualche vestito da ragazza che hanno lasciato quelle che sono passate di qui…” Lo sentivo sorridere, mentre io cadevo nel buio.

Marty, è normale che abbia avuto qualcuno, non siete insieme,  siete liberi…ognuno ha la sua vita.

Da una parte desideravo tornare a casa e chiudere questa pazza avventura, dall’altra sarei rimasta molto volentieri.

“Marty, ci sei?” Rob mi richiamò all’attenzione.

“ Io i vestiti delle tue…ex? Avventure? Non me li metto, passo dall’hotel tanto ormai non dormo più…mancano solo 3ore…”

“Non hai sonno? Comunque stavo scherzando , sono di mia sorella i vestiti…ha la tua età e dovrebbero starti.” La sorella? Grande sollievo.

“No, dopo un po’ divento superattiva…e domani sarò anche peggio! Comunque per i vestiti passo dall’hotel, no problem.”

“Peggio di così? Non ci credo.”

“Non mi conosci per niente…”

“Imparerò…so che il tuo colore preferito è l’arancio, il tuo piatto preferito è la tagliata, adori il calcio e faresti di tutto per uscire con un certo Robert Pattinson, giusto?” Sogghignò.

“Incredibile,- iniziava a gasarsi…- non ne hai azzeccata una!”

“Spero che almeno l’ultima sia azzeccata, se no non  ti passerei a prendere fra 5 minuti per andare in hotel a raccattarti qualche vestito, visto che non ti vuoi mettere quelli che ho qui. Ci vediamo fra poco…” Lo sentivo muoversi per casa sua, doveva aver urtato il tavolino perché gridò di dolore.

“Ok, a fra poco. Bacio” Risi di gusto.  Mi stava venendo a prendere…

Posai il telefono e mi rilassai sul lettone.  Io, lui, New York…un giorno intero… una favola!

Mi ero svegliata del tutto, così scesi dal letto e mi preparai. Lasciai un biglietto attaccato alla porta della camera:

                     Non preoccupatevi, non mi hanno né rapita, né sono scappata,

          Devo passare in hotel, domani non ci sarò ma vi spiegherò tutto in seguito.

                       Kyle grazie, ci vediamo…bacioni.

                                 P.S. Iole e Phil…fate schifo!  XD   

L’ultima frase la scrissi in italiano.

Guardai la casa silenziosa, la quiete era rotta solo dal russare dei ragazzi nel piano di sopra.

Questo mi fece ricordare la macchina fotografica che avevo in borsa. La presi e entrai nelle camere. Nella prima c’era Kyle che dormiva con Jesse sul lettone  e si stavano insultando nel sonno…

“fjvbfjvbfd…zitto…cfjnck”

“cbdbej basta…o ncdbdjhf calcio…”

“bfbfdj…picchio…”

Che risate. Altri 4 ragazzi erano sparsi sul pavimento che ronfavano alla grande.

Passai alla seconda camera: Andy era sotto il letto, gli spuntava solo la testa. Due ragazzi si stavano abbracciando nel letto uno era appoggiato alla cassettiera e altri due sulle poltrone si sorreggevano le gambe a vicenda.

La terza stanza era quella che mi spaventava di più: Iole e Phil.

Entrai piano, per fortuna si erano messi a dormire. Phil occupava un piccolo spazio del letto e abbracciava la Iole, mentre lei era spaparanzata su 2/3 del materasso e ronfava. Avrei dovuto comprare dei tappi per le orecchie a Phil.

Feci tantissime fotine. Più li guardavo più credevo nelle favole e nel principe azzurro.

“Iole, ti auguro tutta la felicità possibile, e so che con Phil l’avrai. Hai trovato il tuo principe azzurro, e so che la tua vita sarà degna di una principessa con lui di fianco.” Bisbigliai.

Ero quasi gelosa, ma la mia gelosia non veniva dalla cattiveria… semplicemente mi chiedevo quando sarebbe toccato a me.

Come si dice ‘ parli del diavolo e spuntano le corna ’,anche se in questo caso era un angelo che mi stava facendo uno squillo sul cellulare. Con passo felpato mi diressi alla porta.

“La tratterò bene, spero che capiti anche a te. Ti voglio bene…e fai la brava con Rob.”

Mi voltai verso Phil e lo ringraziai con un sorriso.

Scesi fino all’ingresso e chiusi la porta alle mie spalle.

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Capitolo 22
*** 22.NY ***


Rob mi era venuto a prendere con la sua macchina, mi aveva accompagnato in albergo dove avevo fatto la borsa per il giorno dopo…o per meglio dire, per un’ora dopo. Naturalmente scattai anche tantissime foto di Rob nella mia stanza, mentre ci abbracciavamo, mentre ci baciavamo(sulla guancia che avete capito?), mentre faceva finta di fare la pipì fuori dal terrazzo e anche con indosso un mio perizoma che non sapevo neanche di avere…Per fortuna sopra i boxer…che risate!

Facemmo scorta di gelati al caffè, caffè take-away, e ciccolatini al caffè.

Entrammo nel suo appartamento e lasciai cadere le borse. Presi soltanto due barattolini di gelato e gliene porsi uno, prima di buttarmi sul divano.

Lui fece lo stesso sull’altro divano e iniziammo a parlare.

“Veramente mi avresti dato i vestiti delle tue ragazze?” Chiesi con una smorfia.

Sorrise e chiuse gli occhi. “Marty, sai che credi proprio a tutto? A parte che io sono bello ed impossibile, ma secondo te ti avrei dato i loro vestiti?”

Allora c’erano delle ragazze…lui sogghignava ed io pensavo che ero una sciocca ad illudermi.

“Ti avevo fatto preparare una valigia. Le ragazze non rifiutano mai vestiti nuovi, no?” Continuò, si girò verso di me per chiedere conferma.

Io gli sorrisi. “Forse è meglio che dormi un po’. Hai una faccia! Domani risparmieranno sul trucco!”

Sbadigliò, ma rispose: “No,no, dormo domani in aereo non ti preoccupare…” un altro sbadiglio gli bloccò le parole.

Allora mi alzai e mi avvicinai al suo divano, lo presi delicatamente facendogli alzare la testa, mi sedetti e gliela appoggiai sulle mie gambe.

“Robert dormi…shhh…” Bisbigliavo per farlo addormentare, mentre gli accarezzavo i capelli.

Lui cercava di stare sveglio, ma alla fine cedette.

Dieci minuti dopo suonarono la porta. Rob spalancò gli occhi e balzo in piedi. Stava per sdraiarsi di nuovo, ma gli indicai la porta. Trascinò i piedi fino all’ingresso e aprì.

“Robert, che diavolo hai fatto? Ti sei ubriacato? Ore piccole, dov’è la ragazza? Mandala via che dobbiamo andare.”

Un omino sulla quarantina, vestito bianco e nero, con la faccia oblunga e un naso gigante lo stava sgridando. Mi doveva mandare via? Doveva essere il suo agente, ma come faceva a sapere che ero qui? Non aveva fatto in tempo a vedermi perché Robert gli aveva chiuso la porta in faccia e si era messo di nuovo sulle mie gambe.

“Robert Thomas Pattinson!” Gridò l’omino minuto appena entrato. Mostrava un doppione delle chiavi e mi guardava in cagnesco.

“E tu chi sei?” Mi gridò contro.

“Martina- Bill, Bill-Martina.” Ci presentò Rob mentre si dirigeva verso il bagno con gli occhi ancora chiusi.

Appena Robert scomparve, mi ritrovai Bill di fronte. Mi arrivava alle spalle, aveva uno sguardo da psicopatico  mentre mi parlava.

“Senti chicca, non so chi tu sia, né dove Rob ti abbia trovato, né cosa abbiate fatto. So che sei in preda alla felicità perché sei una sua fan ecc…ma ora io e Robert dobbiamo lavorare, quindi se puoi andartene mi faresti un grande favore. Vedrai che ti richiamerà…prima o poi. Anzi dimmi quanto ti deve che ripenso io. E se mi dai il tuo indirizzo ti mando un autografo.”

 Sogghignò dandomi un pizzicotto sulla guancia, come fossi una bambinetta. Mi aveva appena dato della donna di strada?

Lo stavo per insultare in tutte le lingue che conoscevo, e ne sapevo 5 tra cui anche il cinese, ma optai per la risposta calma e pacata.

“Ehm…mi dispiace ciccio- feci una smorfia mentre gli sistemavo la cravatta- ma oggi non me ne vado da nessuna parte, scusa!…anzi no, quasi dimenticavo…oggi ho proprio un aereo da prendere per New York…con Robert…-lo guardai squadrandolo da capo a piedi- Tu invece che ci fai qui che non ho capito?”

Rimase di stucco, poi quando stava per rispondermi spuntò Robert.

Non potei fare a meno di ridergli in faccia. Eravamo alla fine di luglio e lui indossava una felpona  scura, occhialoni da sole e berretto.

“Eccomi pronto! Avete fatto amicizia?” Abbassò gli occhiali e mi fece l’occhiolino.

L’omino rispose prima di me. “Dai Robert muoviti che andiamo. Saluta la tua….amica. Ti aspetto giù.”

“Bill, Martina viene a New York, non te l’ha detto?” Si girò verso di me sorpreso.

“Gliel’ho detto, ma non ci crede!Se do fastidio resto qui.” Feci spallucce.

“Ecco brava, aspetta qui, abbiamo solo due biglietti.” Rispose Bill

Rob si rivolse al suo manager.” Beh..Allora vedi di muoverti, magari riesci a prendere il volo prima, io e Martina ti raggiungiamo dopo. Mi potresti dare i biglietti?”

Bill lo guardò sconcertato e sospettoso, buttò i biglietti sul tavolino e se ne andò bestemmiando.

Io mi sentivo realizzata, Rob  mi guardò e giustificò il comportamento dell’omino.

“Non è sempre così. Ha appena perso la moglie perché lavora troppo e adesso è abbastanza…suscettibile. Vedrai che gli passa.”

Presi la mia valigia e lo aiutai poiché ne aveva 3 da portare.

All’ingresso il taxi ci aspettava. Caricammo e partimmo.

Venti minuti e fummo all’aereoporto. Bill ci aspettava impaziente,quando mi vide sbuffò e si girò.

Rob lo raggiunse.

“Non hai preso quello prima?” Gli chiese

“No, devo controllarti…c’era un posto sul vostro stesso aereo…ma in turistica. Perché non mandi la tua amichetta?”

Non capii cosa gli rispose Rob. Feci finta di niente.

Gate 3 - Check-in – Imbarco.

La risposta di  Robert doveva essere stata negativa perché mi fece sedere in prima classe di fianco a lui.

Mi girai a salutare Bill che imprecò qualcosa.

Decollammo in tutta tranquillità. Qualcuno si era accorto della presenza di Rob, c’erano bisbigli ovunque. Oppure ero solo io paranoica?

No, di certo; infatti appena non fu più obbligatorio tenere le cinture allacciate, un gruppo di ragazze si fece avanti. Erano tutte timide ed impacciate. Svegliai Rob con una gomitata, povero…non ce la faceva più.

Sussultò e si trovò di fronte il gruppetto. Mi guardò, ma io infilai l’I-pod e mi girai verso il finestrino.

Dovevano essere finite le fan, quando mi prese i fianchi e mi fece voltare. Avevo la sua testa poggiata alla mia, che a sua volta aveva trovato posto sulla sua spalla.

“Dormi un po’ anche tu…” Mi disse…e mi lasciai condurre nel mondo dei sogni.

 

Mi svegliai a causa di un flash.

“Che è successo?” Biascicai.

Vidi una delle ragazze del gruppo allontanarsi.

Non connettevo molto bene, vidi soltanto che ero ancora abbracciata a Rob. Sentivo il suo respiro scompigliarmi i capelli, non potevo muovermi. Ci provai, ma mi strinse ancora di più.

 Riuscii a guardare fuori dal finestrino, stavamo per atterrare.

Il carrello toccò terra e Robert sobbalzò.

“Mmh…dove siamo?” Mi chiese.

“Siamo a New York…”

“Di già?” Sbadigliò lasciandomi andare.

“C’è Bill che ci sta aspettando.”

Si girò a cercarlo. Era già appostato davanti alla porta che fermava la coda.

Slacciammo le cinture e scendemmo ancora assonnati, mentre le ragazze gridavano verso Rob. Lui si fermò e sorrise cortesemente, io me ne andai e lo aspettai fuori.

Sorrisi a quella scena che per me era come un déjà-vu. Mi raggiunse e mi chiese perché ridevo.

 Non gli risposi.

“Cos’è, una cosa fra ragazze?” Esclamò.

“No, è solo un po’ imbarazzante. Cosa pensi di quelle ragazze?”

“Boh…non le ho neanche viste, ma dimmi…cos’è imbarazzante?” Mi guardò malizioso.

“Appunto…”

“Appunto cosa? Marty parla. Sono curiosooo!”

“Beh, io ero come loro… probabilmente se non fossi svenuta sarei ancora come loro. Io c’ero a Roma, a Milano e sarei andata persino a Montepulciano. Sai, non l’avevo mai vista dal tuo lato.”

“Marty, scusa ma non ti ci vedo proprio a fare come loro. Gridare, sbracciare e di nuovo urlare.” Rise immaginandomi così.

“Eh, mi dispiace deluderti…ma ero proprio così. Però non sbracciavo…gridavo soltanto.” Sorrisi, ero contenta che l’avesse presa sul ridere.

“Ok, allora sappi che preferisco la fan moscia che sei adesso a quella di prima. Odio le ragazze urlanti!”

“Lo terrò presente.”

Bill ci interruppe. “Robert, ora hotel…20 minuti al massimo e ci vediamo nella hall. Lei deve prendersi una camera, ma sono sicuro che sia tutto pieno. Sorry bambola.” Si girò e una smorfia mi nacque sul volto.

“Ma Rob, a cosa serve una camera?”

“Non te l’ho detto…che sbadato! Stiamo qui 3 giorni.”

“Aspettare ancora un po’ a dirlo, no?” Bene, dovevo passare 3 giorni a New York e l’avevo appena scoperto. Non avevo né vestiti, né una camera!

La hall dell’Hilton Hotel di New York era la più lussuosa mai vista. Non ci credevo, era fantastica.

“Bill esagera sempre.” Mi sussurrò Robert all’orecchio.

Bill ritirò le tessere delle stanze e ne diede una a Rob dileguandosi.

Mi avvicinai al bancone. Stavo per chiedere una stanza al dipendente quando Rob mi prese per il braccio.

“Cosa pensi di fare?” Mi chiese un po’ offeso.

“Chiedere una stanza?” Risposi come se fosse la cosa più ovvia del mondo.

“Non hai sentito…è tutto pieno.  E poi sei mia ospite. Come ho detto, Bill esagera sempre e la Mega Suit è un po’ grande per una persone sola.”

Ok, 3 giorni a New York senza vestiti e a dormire con Robert Pattinson…Ero la personificazione delle felicità in quel momento.

“Ma tu non eri mica timido ecc…?”

“Pfff…giornali…”

“Peccato, non era male il tuo lato timido e modesto…”

“Beh, se vuoi riesco ad arrossire a comando…”

Scoppiai in una risata così fragorosa che si girarono tutti.

Mi prese e mi spinse nell’ascensore selezionando il nostro piano.   

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 23
*** 23. incontri... ***


“Era ora, Robert…abbiamo degli appuntamenti!”

“Sì, Bill… ci siamo.” Ci scambiammo un’occhiata complice.

Avevo scoperto di possedere vestiti per una settimana. Rob era partito con  tre valigie, ma due di quelle erano mie. Infatti, non si era dimenticato di dirmi la durata del viaggio, solo l’aveva omesso…così si era giustificato.

La camera era super moderna, i mobili erano celesti, dello stesso colore delle pareti. I letti erano a quattro piazze e mezzo( e non sto esagerando ), con delle lenzuola verde pallido che si abbinavano alle tende.

Dietro quei tendoni si celava un terrazzo enorme, delimitato da una siepe.

Il bagno aveva uno specchio enorme, e sulla destra partiva un corridoietto  a chiocciola che nascondeva la doccia: era un labirinto!

Purtroppo avevamo poco tempo e Bill aveva già chiamato cinque volte, quindi fummo costretti a lasciarla presto.

In ascensore avevo detto a Rob ciò che pensavo di Bill, senza contenermi. Mi ero sfogata. Rob lo giustificò inizialmente, ma alla fine fu costretto a darmi ragione.

Con Bill non sapevo mai se parlare o stare zitta, se muovermi o stare ferma…per ogni cosa che facessi mi avrebbe giudicato. Io ero in soggezione e Rob si faceva certe ghignate…

Alle 11 circa arrivammo allo studio. Vidi Robert irrigidirsi quando il taxi si fermò, ma davanti a Bill non chiesi niente.

Scendemmo, Rob ancora teso stringeva i denti e guardava avanti. Gli accarezzai il braccio per incoraggiarlo.

“Se vuoi resto in macchina…” Gli sussurrai. Avevo  preso in considerazione l’idea che fosse per la mia presenza; probabilmente non sapeva come giustificarmi davanti ai suoi colleghi e amici. Ero già nervosa di mio, avrei incontrato Kristen, Nikky, Kellan, Ashley, Taylor e Jackson…tutti in un colpo solo, ma se questo lo faceva innervosire, avrei fatto anche a meno.

Rob mi appoggiò una mano sulla schiena, e mi spinse avanti.

“Qualunque cosa facciano o dicano: sorridi.” Mi sussurrò.

 Mi voltai verso di lui sorridente e perplessa.

“Così va bene…Attrice nata.” Disse e mi sorrise.

Stupido, quando sono con te mi viene spontaneo sorridere…Marty contieniti!

Passammo per vari corridoi. Gente che andava, gente che veniva. Uffici su uffici ai lati ed infine una porta.

Rob la aprì:un paradiso di scarpe, vestiti, trucchi, borse,cappelli mi si parò davanti. C’era di tutto: gli scaffali sorreggevano vestiti, divisi per film, e in base all’attore che li avrebbe indossati.

Sbucarono, non so bene da dove, Ashley e Jackson che ridevano come dei matti. Appena notarono Rob, tacquero e cambiarono strada. Kristen fece lo stesso, aveva uno sguardo altezzoso e strafottente. Quanto avrei voluto prenderla a botte…

Quando arrivarono Nikky e Kellan, gli fu riservato lo stesso trattamento di Rob.

Gli ultimi arrivati, ignorando gli altri, si avvicinarono a me e Rob sorridenti.

“Hey bello! Come va? Di nuovo al lavoro…mi stavo abituando alla vacanza…” Annunciò Kellan.

Rob gli sorrise, si era sciolto. “Ciao Kel, ciao Nikky…come state?!?”

Prima di rispondere ci fu un tonfo e qualcuno gridò. “Ciao ragazziiii!!! Finalmente ci si rivede!”

Taylor si era lanciato nel grande stanzone, scivolando. Era lì a terra sorridente. Con il suo arrivarono anche i “grandi divi”.

Mi nascosi dietro Rob mentre parlavano fra di loro. Non so perché…ma non mi piaceva l’aria che tirava. Si palpava tensione e falsità. Sì, la parola giusta era falsità. Si salutavano, parlavano, ridevano, ma nessuno sembrava a proprio agio; solo Taylor era entusiasta e imparziale. I gruppi erano due:Rob, Kell, Nikky e Kristen, Ashley e Jackson.

I loro sguardi, i loro gesti, il tono usato, erano completamente l’opposto di quello che avevo visto nelle foto o nei video su internet piuttosto che sui giornali.

“E tu? Sei nuova? Sei una dei Volturi?” Kristen mi si era avvicinata.

La guardai cercando di capire se si stava riferendo a me o a chi.

“Ehm, no…magari!” Risi e lei si allontanò di nuovo.

Intervenne Robert. “Lei è Martina, Marty.”

“Oh…Piacere Nikky!”

“Chi è nuova? Piacere Taylor, ma tu puoi chiamarmi Tay”.Ammiccò alzandosi in piedi.

Risi ancora, era un uragano quel ragazzo. “Ok Tay.”

Con loro due mi sentivo a mio agio, erano solari, allegri… e sembravano i più normali.

Tutti gli altri quando seppero che non facevo parte del film se ne andarono senza battere ciglio. Nikky e Tay mi sommersero di domande. Ogni tanto guardavo Rob allarmata perché non sapevo che rispondere, lui mi sorrideva e aspettava la mia risposta.

“Cosa ci fai qui?” “Come mai conosci Rob?” “Da quanto tempo?” “Sei la sua ragazza?” “Ma vi conoscete bene?”

Finalmente passarono a…diciamo la mia vita privata. Quanti anni hai?Che lavoro fai? Da dove vieni?

Quando seppero che venivo dall’Italia si scatenarono di più. Mi dissero che sarebbero dovuti andare a Montepulciano per le riprese di New Moon e tutte altre cose che sapevo già. Mi chiesero di descrivere il mio paese, la città che preferivo e il perché. “Senza dubbio Venezia, anche se vengo da Milano.”

Alla parola Milano, Nikky mi prese sotto braccio e mi portò tra i vari scaffali.

“La capitale europea della MODA!”

“Sì…assieme a Parigi.”

“Descrivimi ogni singolo negozio. Adoro gli stilisti italiani. They’re cool!”

“Monte Napoleone…Via della Spiga… San Babila…”Spiegai cercando di collocare i vari negozi…

“Mi sa che ti verrò a trovare quando sarò in Italia…”

“Ti aspetto!E poi…se stai cercando il ragazzo…ne ho alcuni italiani che non vedono l’ora di conoscerti!” Scherzai, ma lei mi prese seriamente.

“L’ultima volta che sono stata a Roma me ne sono accorta, sono molto passionali!”

Io pensai ai miei amici e mi uscì una risata un po’ cattivella.

Amici- Iole…mi ero dimenticata di chiamarla!

Chiesi scusa a Nikky, che però fu chiamata per la prova costumi proprio in quel momento.

“Dai Iole…Iole…rispondi!”

Alla terza chiamata mi rispose. “Ohi Iole, mi stavo preoccupando!”

“Allora cosa c’è?” Era fredda, ma sapevo il perché: succedeva sempre quando non la chiamavo. Figurarsi se scappavo senza avvisarla!

“Dai Iole, non prendertela…ho chiamato appena potuto, ti devo raccontare…”

In quel momento arrivò Rob da dietro che mi cinse i fianchi.

“Con chi stai parlando?” Mi domandò.

“Con la Iole…ti raggiungo dopo.”

“C’è lì Rob? Me lo passi?” Chiese subito lei.

“Vuole te…è incavolata perchè non mi sono fatta sentire prima.”

Gli passai il telefono.

Inizialmente la chiamata era un insieme di monosillabi e risate:”mmm” “sì” “no” “forse” “Ahh” “Ok” “Grazie”, poi si movimentò e Rob riuscì a creare una frase di senso compiuto.

“Sì capisco,ma sai com’è…è stata colpa mia, diciamo che l’ho tenuta occupata.” Mi ammiccò…il doppio senso della frase era ben evidente, così mi intromisi.

“Ma che le stai dicendo? Lasciami parlare con la mia migliore amica, bugiardo che non sei altro…”

“Ancora per poco…” Quella frase non mi piaceva. Che piano si erano messi in testa? Ancora per poco?Mi ripassò il telefono.

“Allora Iole…ascolti lui e non me?  Gran bella amica!” Risposi.

“Fidati, domani sarò la tua super eroina…Dacci dentro bella, ti ho perdonato, però potevi dirmelo che eri scappata con Rob per una fuga d’amore.”

“Ma sei matta? Te l’ho detto, manca poco al ritorno,  non voglio. Rischio di rovinare tutto. Non so cosa mi hai combinato, ma domani ti conviene stare sveglia tutta notte a controllare che nessuno cerchi di ucciderti.”

“Nessuno chi?”

“Tipo…io! Ciao bella ti adoro” E le riattaccai il telefono in faccia.

 

 

 

 

grazie ragazze per seguirmi in così tanteeeeeee

e grazie a tutti coloro che hanno la mia storia fra i favoriti o le seguite...

<3<3<3XoXo Smac

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Capitolo 24
*** 24.Party ***


Heyheyheyyyyy!!!!!

Volevo ringraziare tutto coloro che mi seguonooo, vedo che siete in tantiiiii!!!!

Spero di non annoiarvi....Comunque oggi sono di buon umore...buona letturaaaaaaaa kisskiss

Ok, prima della lettura volevo dire che io non ho niente con tro Kristen Stewart XD eche le sue fans mi perdonino

Smac

 

 

 

“Ricordami che appena ho un po’ di tempo devo imparare l’italiano”

Mi disse Rob sorpreso dalla velocità con cui parlavamo in italiano. Lui spiccicava qualche parola, ma con la compagnia di Phil sapeva più il dialetto torinese che l’italiano vero e proprio, e della conversazione non aveva capito niente.

“Auguri…non devi proprio aver nient’altro di meglio da fare…”

Rise… “Cucciola, ora devo andare a fare un’intervista, ma c’è Nikky che ti sta cercando. Ci sentiamo quando finisco ok?” Dicendo questo mi baciò sulla fronte e si allontanò.

Lo rincorsi e lo fermai. “Prima di tutto dov’è Nikky, e poi…ti dovrei chiedere una cosa…”

“Allora Nikky è di là  che sta ancora provando-e indicò una viuzza tra gli scaffali -   per l’altra cosa ne parliamo stasera. Ciao.” Era sparito, con Bill sempre alle calcagna.

Cercai Nikky, finchè non si affacciò alla porta di un camerino e mi fece segno di avvicinarmi. Le mancavano solo due vestiti.

Mi prese per mano appena finì e mi trascinò fuori.

“Allora, stasera c’è una festa e naturalmente sei invitata…quindi ora andiamo a prenderci qualche vestito.”

“Non lo so…Rob cosa ne pensa?” Ero incerta, non mi aveva detto niente.

“Cosa c’entra Rob? Non è mica tuo padre, comunque sa già tutto e viene pure lui.” Quella notizia mi tranquillizzò.

Dopo quattro o cinque orette passate per negozi con Nikky, mi chiamò Rob. Gli dissi dov’ero e mi passò a prendere.

Salutai la mia nuova “amica” e mi buttai sul sedile della macchina senza sentire le gambe, probabilmente si erano smarrite per strada.

“Divertita?” Mi chiese.

“Sì, Nikky è un mito! Non sai che risate.”

“Bene, Bene. Lei è una a posto…”

“Adesso mi controlli le amicizie? E tu dove sei stato per 5ore consecutive?”

“Mah, un po’ di qua, un po’ di la…” Mi rispose molto vago. Mah.

Per fortuna tornammo in hotel: appena toccai il letto crollai.

Quando aprii gli occhi erano più o meno le 8 di sera. Rob era lavato e vestito che faceva zapping con il telecomando. Mi alzai e gli coprii gli occhi.

“Chi è?” Cercai di camuffare la mia voce, ma le risate che uscivano me lo rendevano difficile.

“Io direi…una dormiglionaaa” Seguì le mi braccia, poi si spostò ai fianchi, mi alzò e mi fece cadere sul divano, con la testa sulle sue gambe.

“Hai fame?” Chiese.

Sì…fame di te!

“Sì un po’…” Ammisi.

“Ok allora mentre tu fai la doccia io ordino qualcosa. Anzi…Faccio portare su qualcosa o vado da McDonald?” Ci guardammo un millesimo di secondo…

“Mc!” Esclamammo insieme.

Mi feci una bella doccia calda. Durò poco, infatti Rob non era ancora tornato.

Mi infilai un leggins e una canotta lunga e richiamai la Iole.

“So?”

“Ciao So…”Risposi. “Allora stasera ho una festa, ma prima voglio sapere cosa state combinando…sai che non mi fido quando hai questo tono di voce”

“Non te lo dirò mai, però posso darti un aiutino.”

“Dimmi tutto.” Risposi sicura.

“Lui ci sta! E se stasera non…ops…mi stavo lasciando sfuggire qualcosa. Niente cancella tutto ciò che ti ho detto. Scusa ma adesso c’è Phil. Ci sentiamo domani ciao!”

Riattaccai e cominciai a guardare un po’ la televisione.

Rob rientrò con  la busta del Mc e iniziammo a mangiare.

Quando finimmo era già l’ora di prepararsi per la festa.

Ci misi quasi un’ora.

“Ma ti muovi? Lo so che vuoi fare la star e farti aspettare, ma così rischiamo di perdercela del tutto!” Rob urlava dalla camera.

Decisi di uscire dal bagno, l’avevo fatto aspettare anche troppo.

“Wow…ma come fai?” Rob non aveva parole.

“A fare cosa?”

“Ad essere sempre più bella ogni volta che ti vedo…”

Io abbassai gli occhi e arrossii. Mi prese la mano e mi accompagnò fuori.

Mi tirai un pizzicotto appena si voltò …era tutto vero!

Salimmo e ci avviammo alla festa.

Davanti alla locale c’erano tre ingressi :quello centrale era il più ampio e vuoto, nei due laterali c’era una coda di più o meno venti metri.

Problema…Robert si era dimenticato di dirmi che saremmo stati COSI’ al centro dell’attenzione.

“Ti stai dimenticando parecchie cose in questi giorni, fatti controllare se no come farai con i copioni che ti devi ricordare a memoria???” Ero scioccata, non mi è mai piaciuto stare al centro dell’attenzione: quello era compito della Iole.

“Non fare la difficile e scendi.” Lui sembrava calmissimo.

“Ma te lo puoi scordare, scendi prima tu, faccio 2 giri, o 3, o 4, e ritorno. Ci vediamo dentro.”

“Muoviti!” Ordinò. Mi prese per il braccio e mi spinse ad uscire.

Camminavo a testa bassa, sentivo persone urlare, le vedevo spingere per farsi largo tra la folla, ma non volevo che mi vedessero. Facile! Ero solo nel centro, da sola.

Aumentai il passo e solo quando un tipo enorme, vestito tutto di nero e con un auricolare all’orecchio mi fermò facendomi quasi rimbalzare indietro, mi accorsi che Rob non era dietro di me. Si era fermato a firmare autografi e fare foto.

“Dove credi di andare?” La voce dell’uomo era tetra, metteva i brividi.

“Devo entrare, sono con…” Cominciai a dire.

“Lei è con me…” Arrivò Rob.

L’uomo senza dire niente si spostò facendoci entrare.

Passammo due sale ben diverse tra loro e ci fermammo nella terza. Si affacciava su un ampio giardino con piscina; al di là di quella c’era il Dj e poca gente che sorseggiava il suo drink.

Al centro della sala si trovava la pista da ballo, ma la musica era molto soft e nessuno ballava. Le luci erano soffuse, i divanetti ,ai lati, erano di pelle nera come i tavolini su cui si poggiavano bottiglie di champagne e bicchieri.

Tay si sbracciò da uno di essi appena ci vide entrare. Rob mi spinse facendomi quasi cadere. Sentii le risate di Kristen e Ashley per il mio momento di debolezza. Ci sedemmo  di fronte a loro e incominciarono a parlare. Io ascoltavo, fissavo, ma non parlavo…solo se Tay mi chiedeva qualcosa, ma rispondevo a monosillabi.

Stavo sbagliando tutto, ma dava fastidio sentirsi giudicata dagli snob seduti dall’altra parte del tavolo. Alle ragazze si erano aggiunti anche Jackson e Kellan, li sentivo ridere e scherzare sulle “persone comuni”. Ma chi si credevano di essere?

 Un  bel po’ dopo arrivò Nikky che mi portò nella seconda sala. Era la più scatenata e di sicuro non ci avrebbero notate tanto. Iniziammo a ballare come delle matte. Tornammo al tavolo in seguito alle avances di ben sei ragazzi. Rob non c’era e presto se ne andò anche Nikky che aveva adocchiato un ragazzo al bancone.

Ero muta con lo sguardo basso, ma sentivo i loro addosso, non si erano mossi per tutta la sera.

Ad un certo punto qualcuno parlò.

“Marty, ti va qualcosa da bere?” Kristen parlò offrendomi uno dei drink appoggiati sul tavolo.

Lo accettai sorpresa e diffidente, poi sorrise e mi rilassai.

Iniziammo a parlare, si aggiunsero anche gli altri che però non facevano altro che ridere. Poi…più niente.

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Capitolo 25
*** 25.....Ildoposbronza è sempremeglio evitarlo ***


Che mal di testa. Avevo gli occhi chiusi, ma tutto girava.

Ero sdraiata su una superficie morbida, coperta da lenzuola e un abito bagnato che aderiva alla mia pelle e mi dava fastidio.

Sentii un movimento di fianco a me e aprii gli occhi.

La luce aumentò e con lei anche il mio mal di testa. Piano piano riconobbi il soffitto della camera di Rob. Ero nel suo letto, girai la testa e trovai anche lui girato di spalle che dormiva.

Non ricordavo come fossi arrivata lì e questo mi preoccupava. Mi era già successo anni prima, avevo ancora il buco di quelle ore e la mattina dopo avevo scoperto di essermi baciata con quattro ragazzi. L’ultimo ricordo era Kristen che mi offriva da bere e iniziavamo a parlare, mi sforzai ma non si aggiunse niente.

Mi alzai perché avevo la gola secca. Non l’avessi mai fatto! Ricaddi sul letto e per fortuna Rob non si svegliò. Mi alzai nuovamente, molto lenta. Appena acquisii stabilità mi diressi verso il telefono e ordinai la colazione per due. Presi un po’ di tutto, dopodiché aspettai sul divano, pensando a cosa potevo aver fatto.

La colazione arrivò e mi bevvi tutto il caffè in un sorso. Poi anche l’acqua e il succo di frutta e il latte. Rimanevano soltanto le brioches e la frutta, ma non avevo fame.

Andai in bagno e quasi mi spaventai. Quella allo specchio non potevo essere io: assomigliavo alla bambina di The Ring e al “cugino it “ della famiglia Adams, solo ero riccia e con un vestitino alla moda tutto bagnato.

Ero in doccia, quando Rob entrò nel bagno.

“Ciao bimba, ben svegliata.” Ridacchiò. Dovevo averla fatta bella grossa ed ero ben contenta di essere dentro quel labirinto di doccia per non dover incrociare i suoi occhi.

“C-ciao Rob.” Per mia sfortuna percorse la chiocciola e mi apparve davanti.

Mi coprii subito. “Vattene via! Girati! Cosa guardi?!?”

“Ero venuto a vedere come stavi, e a farmi una doccia.” Ridacchiò di nuovo. In effetti era lì, nudo davanti a me. Controllati Marty!.

“Io sto bene e la doccia puoi fartela anche dopo.”

Non c’era convinzione nelle mie parole, anche perché lui si stava avvicinando sempre di più. Mi prese i polsi e li lasciò cadere attorno ai miei fianchi.

“Perché ti copri? Sei assolutamente perfetta…”

Mise una mano sulla mia guancia e avvicinò la sua bocca alla mia. Sfiorò le mie labbra, poi le baciò. Portai le mie mani nei suoi capelli quando con le sue fece pressione sui miei fianchi avvicinandoli ai suoi…

“Robert Thomas Pattinson!!!!!!!!!!” Bill era entrato in camera gridando come un forsennato, ma con l’acqua della doccia si sentiva a malapena.

Rob mi lasciò sbuffando.

Prese un asciugamano e andò in contro a Bill che era già entrato in bagno. Rimasi in silenzio,trattenendo il respiro.

“Hai presente che ore sono? Sei ancora in doccia…quando capirai che…”

“Che questo è il mio lavoro…lo so me lo ripeti sempre…” Rob teminò la frase.

“Ma a quanto pare non serve a niente! Continuerò a ripetertelo finchè non lo imparerai. Capisco che sei ancora un ragazzo e hai voglia di divertirti con tutte le ragazze che ti ronzano in torno, ma se vuoi tenerti queste ragazze devi rispettare i tuoi impegni.”

“Ok capo!” Rispose ironicamente.

“Bene, ora che abbiamo chiarito possiamo tornare ai discorsi seri…allora?Ieri sera quante? Eh, brutto womanizer che non sei altro.” Bill mi faceva schifo.

“Quante cosa?”

“Ops…sono ancora qui? Me ne vado, fra 15 minuti giù!” Aveva sentito la doccia che andava.

 La porta del bagno sbattè, ripresi a respirare,chiusi il getto d’acqua e mi coprii con un asciugamano.

Rob mi venne in contro prendendomi dai fianchi. “Dove eravamo rimasti?” Mi baciò.

Mi allontanai e uscii dal bagno.

“Hey, ma che succede?” Mi seguii in camera.

“Magari LE tipe di ieri ti stanno aspettando in doccia. ” Risposi acida.

Avevo ficcato la testa nelle valige per vestirmi, mi voltò e mi prese su una spalla. Arrivati al divano mi appoggiò facendomi sedere, poi si abbassò.

“Che c’è, gelosa?” Chiese.

“Io? E perché dovrei esserlo? E’ solo Bill che mi da sui nervi. Perchè non gli hai detto che c’ero io?” Risposi incrociando le mani al petto.

“Ieri sera non dicevi così…” Fece finta di non aver sentito l’ultima domanda, ma finalmente tirò fuori l’argomento. Lo guardai con occhi interrogativi.

“Non ti ricordi niente? Ti hanno conciato proprio bene!”

Non risposi.

“Ok, allora Kristen ti ha fatto bere, e anche tanto. L’avrei picchiata,ma dovevo aspettarmela una mossa del genere.  Nikky ti ha trovato al tavolino da sola e ti stava portando da me…”

“Perché?Tu dov’eri?”

“Ero fuori a fumarmi una sigaretta e stavo parlando con una… ragazza. Comunque…mi hai visto e mi sei corsa in contro gridando alla ragazza di lasciarmi stare perché ero solo tuo…peccato che fra me e te c’era una piscina e tu ci sei finita dentro. Però è stato…dolce. Credevi forse di riuscire a camminare sull’acqua? Poi Nikky e Kellan ci hanno portato in hotel, neanche io c’ero molto però mi ricordo più o meno!” Non ci potevo credere, io avevo fatto cosa?

“Oddio, scusami Rob…scusa non ero io! Ti ho rovinato la serata!” Presi la testa fra le mani cercando di ricordare, niente.

“Non ti preoccupare, hai fatto la tua figura alla Paris Hilton. Capita a tutti alla prima festa! Benvenuta nel mondo dello sballo facile! Comunque mi sono dimenticato di dirti di stare lontano da quelli come Kristen. Sai non è tutto rose e fiori fra noi colleghi.” Era ironico, ma riuscì a spaventarmi.

“Non vi sopportate? Mi era sembrato…” Risposi incredula.

“Non ci possiamo neanche vedere. Kristen è una bambina viziata, ma molto ricercata e Ashley e Jackson la usano per rimediare qualche lavoretto in più.. All’inizio anche Kellan e Nikky erano così, poi non riuscivano più a sopportarla.” E lui cosa faceva all’inizio?!?

Non risposi, pensavo a quello che gli avevo gridato…che vergognaaa! Magari ci stava provando con quella tipa…

“Non ci pensare più, prometti?” Mi alzò la testa e mi sorrise.

Lo guardai per un istante, osservai i suoi occhi blu che mi fissavano, il suo naso storto che adoravo tanto, le sue labbra carnose …e lo baciai.

Questa volta fu lui a staccarsi, oddio che avevo fatto? Va beh, prima in doccia stavamo per andare oltre il bacio…

Rob si alzò sorridente, aveva notato la mia insicurezza. “Mi piacerebbe continuare ma…Cinque minuti.” Ordinò indicando l’orologio.

Ci aspettava un’altra lunga giornata.  

 

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Ragassuole come va???? Non fatevi mai sentire eh???

Ok, è stata una settimana di m***a....perfotuna è finita...io posto...ma l'ho fatto un po' di fretta...spero vi piaccia...

kisskiss Smac 

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Capitolo 26
*** 26. Secondo giorno a NY ***


Quel giorno era dedicato al trucco e alla prima visione del copione.

Mentre truccavano Rob, io morivo dal ridere.

Continuavano a gridargli contro perché si muoveva continuamente.

“Stai fermo! Come faccio a metterti la matita se serri gli occhi in quel modo?”

La truccatrice era una donna sulla quarantina. Aveva i capelli ossigenati  e gonfi. Era struccata e non aveva le sopracciglia!

“Ascolta, se mi infili quella matita nell’occhio non riesco a tenerlo aperto.”

Rob si infuriava sia con lei che con me perché ridevo. Mi aveva pure sbattuto fuori dal camerino, ma rientrai subito cercando di trattenermi.

Poi ci fu il momento delle lenti a contatto, per controllare la gradazione.

“Non sapevo portassi gli occhiali.”

“Piccolo segreto, acqua in bocca…li ho sempre odiati.” Rispose.

Terminato tutto sembrava un clown. La bocca e le guance rosse risaltavano sul resto del viso che era bianco. Le occhiaie sembravano vere e forse erano troppo calcate. La truccatrice lo struccò e ritruccò due volte. L’ultima volta era molto più simile a Edward in Twilight…gli stavo svenendo ai piedi.

La giornata passò tra corse di qua e di là per la città.

Bill continuava a fare battutine stupide e io stavo veramente perdendo il controllo anche se non lo davo a vedere. Aveva pure iniziato a chiamarmi Marty…ma come si permetteva!

Scoprii il lato da playboy tanto discusso di Rob.

Lui arrossiva sempre cercando di cambiare discorso mentre Bill mi raccontava di tutte le avventure che aveva avuto, erano proprio tante.

“Hey Rob, quando è stato che te ne sei portato addirittura 3 in hotel? Più o meno un mesetto fa…”

“Bill non è vero, lo sai benissimo!” Ribatteva lui, guardandomi negli occhi. Bill cercava di farmi incazzare.

“Wow…” Era l’unica parola che riuscivo a pronunciare, ma il poco entusiasmo usato faceva trasparire quanto fossi attenta.

Ad un certo punto Rob mi strinse la mano. Ogni parola di Bill faceva aumentare la presa.

“Scusa ma perché non lo licenzi?” Chiesi sotto voce.

“Perché il suo lavoro lo sa fare bene, ed è l’unica cosa che gli è rimasta in questo periodo.”

Quando lasciò la presa ero sicura che mi avesse amputato una mano.

Comunque la giornata passò senza brutti incontri.

Bill sparì per un quarto d’ora, forse anche meno e si ripresentò con un giornale in mano.

                              Un’altra fan tenta di aggredire il bel vampiro…

                                Ma che fine hanno fatto le ragazze di un tempo?

Guardai la foto: ero io, dentro la piscinaaaa!!

Rob si arrabbiò con Bill prima che potessi farlo io e mi portò in hotel.

Per il tragitto sentivo il suo cellulare suonare finchè non lo spense.

Sbattè la porta della camera  e cominciò a camminare avanti e indietro.

“Ma che brutto *********(censuriamo)non pensavo arrivasse a tanto. Aspettami qui.”

Prese e uscì.

Perché se l’era presa così tanto? Dove stava andando? Ora mi era troppo tardi per fermarlo. Ma che stava succedendo? Non ci vedevo niente di male, sai che mi sarebbe importato? Capita…e poi è vero che sono una sua fan.

Non ho tentato di aggredirlo, ma lui lo sa. Dove stava il problema? Mah…quel ragazzo era proprio strano.

Guardai un po’ di televisione, ma mi addormentai aspettandolo…

 

Mi svegliai con la suoneria del cellulare in testa, stava suonando veramente!

Risposi.

“Ciao So!!!! Come va a New York? Che fai snobbi?” La Iole e la sua vocina acuta mi ruppero i timpani.

“Ciao So…-sbadigliai – Io tutto bene…abbastanza…”

“Perché? Ti ha fatto male?? Anvedi il Robbinooo!” Era entusiasta.

“Cosa? No, ieri mi sono ubriacata…mi hanno ubriacato. E sono finita nella piscina del locale. Mi ha detto che ho gridato contro ad una ragazza che era con lui, ma io non mi ricordo niente!”

“Aspetta,aspetta, aspetta…tu vuoi dirmi che ieri sera non è successo niente? Chi ti ha fatto ubriacare? Dimmi che è stato lui o vengo a picchiare chiunque sia!” Non l’avevo mai sentita così aggressiva.

“Ma niente…i suoi colleghi. Quelli del cast di Twilight. Ma perché? Cosa doveva succedere ieri?” Non capivo…

“Marty, secondo te cosa doveva succedere ieri sera? Svegliaaaa! Ti ricordi che domani tu devi essere qui a fare le valige? Domani sera abbiamo l’aereo! Non ci credo…io ti organizzo tutta sta cosa e tu…”

Non sentii nient’altro. Era già passato un mese. Il mio mese nel posto tanto sognato era già finito. Non era possibile.

“Capito?” Un grido della Iole mi riportò sulla terra.

Sentii la porta sbattere dietro di me.

“E’ arrivato, ci vediamo domani.”

Riattaccai. Una lacrima rigò il mio viso…

Come avevo fatto ad essere così stupida? Avevo sprecato tutto il mio tempo. Stupida, stupida, stupida Marty.

 

 

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Heyhey hey....come va guys!!!!!

eccomi di nuovo ...

Ma questa non la finisce più???? Starete pensando...ehmmm..no...

prima devo postarlatutta...al messimo potete far firmare una petizione per farmi andare via....XD

kisskiss

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Capitolo 27
*** 27.Paradiso e Inferno ***


“Ohi, tutto a posto. L’ho licenziato.” Rob entrò nella stanza con queste parole.

Ricacciai dentro le lacrime, per fortuna in televisione c’era un soap opera…mi avrebbe mascherato.

“C-chi hai licenziato?”

“Bill! Non sai che liberazione. Non doveva permettersi!”Aveva un sorriso a trentadue denti sulla faccia.

“Perché l’hai licenziato?” Gridai riprendendomi dal mio stato di semi-coscienza.

“Come perché? Ha venduto lui la storia ai giornali! E’ due giorni che scassa dicendo che devo pensare solo al lavoro e che mi sto distraendo troppo…”

Sicuramente queste parole erano state accompagnate dal mio nome, ma Rob, da gentiluomo, lo omise.

“Ah…” L’unica cosa che riuscii a dire.

“Allora…stasera che si fa? Io direi niente feste!”

Sorrisi… “E io ti do ragione.”

“Film in camera?” Optò.

“Sicuro che non vuoi uscire? Per me va bene tutto.” Meglio passare la serata con lui…da sola.

“Naaaa, abbiamo ancora domani sera, anzi due sere…ho un giorno libero!”

Cercai di ridere, ma mi venne fuori una smorfia.

“Mi sa che aveva ragione Bill…ti prendi troppe vacanzeee !!”

Mi guardò stupito e sospettoso. “Da quand’è che dai ragione a Bill? Ti senti bene?” Si era avvicinato a me posando le sue labbra sulla mia fronte per misurarmi la temperatura.

“Sembra tutto a posto…mmm.”

Lo presi dalla maglietta e con tutta la forza che avevo lo buttai sul divano.

Gli feci il solletico ma…

“Hey! Non soffri il solletico? Non è giustooo!”

“Altro piccolo segreto.” Mi fece l’occhiolino.

Mi alzai delusa. “Allora che film si guarda?”

“Tu chiedi e ti sarà dato..” Mi disse.

“Ohhh…sei così efficiente?”

“Ma stai scherzando? Ci pensano quelli dell’hotel!” Mi guardò come se fosse ovvio, poi scoppiò a ridere.

Lo guardai per un po’… “Mmm…Twilight?”

Smise subito di ridere. “NO!”

“Ok…allora…Harry Potter e il calice di fuoco? Non l’ho mai visto in inglese”

“NO”

“E ma non ti va bene niente!” Dissi col finto broncio.

“Potresti scegliere film in cui non ci sono io? Grazie!”

“Mmm, The Italian Job!” Annunciai

“Film d’azione? Allora già che ci siamo perchè non Il Padrino?” Non stava scherzando…

“Film più recenti no?” Obiettai, l’avevo già visto una miriade di volte.

“Ricatto d’amore!” Dissi con un lampo di genio.

“Bleah! Rec!”

“No film horror grazie…mmh?? Codice Da Vinci?”

“L’ho visto una cinquantina di volte…”

“Qui andiamo avanti tutta la sera così…Sai che facciamo?”

“Spara zio!” Dissi curiosa della cavolata che stava per sparare.

“Chiamiamo il tipo e gli chiediamo di portarci su il primo film che gli capita in mano.” Che genio era quel ragazzo!

“Ok, chiama tu. E fai portare su anche qualcosa da sgranocchiare.” Gli affibbiai il compito.

Rob chiamò e in un secondo il tipo della reception si presentò con un film porno e dei popcorn.

Accettammo i popcorn e facemmo cambiare il film, andava bene anche il secondo che gli fosse venuto in mano purchè non fosse stato un altro porno.

Si presentò di nuovo, stavolta con Scary Moovie 4; ci accontentammo.

Misi dentro il DVD e ci sdraiammo sul divano. Io da una parte e lui dall’altra.

“Sposta la gamba, mi da fastidio…” Mugugnò Rob.

“Spostala tu,  e passa i popcorn!” Ribattei. Me ne tirò 5  o 6 e caddero sul pavimento.

“Non sai prenderli al volo?”

“Ehi, me ne hai tirati una decina… “

“Shhh che inizia il film.”Mi zittì

Dieci minuti in silenzio.

“Rob ti interessa davvero sto film?”

“Shhh…” Mi zittì di nuovo.

Gli tirai tre popcorn e uno lo prese al volo.

“Scherzavo, un’idea ce l’avrei.” Che sguardo pervertito quando disse questa frase. Gli diedi corda…

“Che vuoi fare?” Risposi molto sensuale.

Si girò e prese delle carte poggiate sul tavolino di fianco al divano.

“Con quanti ragazzi sei stata a letto?” Mi chiese.

“Ma che domande sono?” Ero scioccata, non poteva essere così deficiente.

Guardò un attimo il pacchetto. “Le 100 domande più sceme al mondo.” Lesse il titolo.

“Allora con quanti?” Chiese Rob alzando un sopracciglio.

“Ma non te lo dico!”

“Cos’è ti vergogni? Sono così pochi?” Mi stava provocando.

“Mm…3!” Risposi.

“Schiappa…” Provocava ancora?

“Bene, passami quelle domande- ne presi una e lessi – L’ultima volta che ti sei fatto una pippa…” L’avevo chiesto seriamente?

“Passo” Mi rispose.

“Eh no caro mio, ora rispondi.”

Mi guardò incredulo, poi ammise.

“Non sono io a farmele da un po’…preferisco farmele fare!” Gli tirai un cuscino in pieno viso.

“Tocca di nuovo a me?” prese un’altra carta . “Non sono sicuro di volerlo sapere.”  

“Eh no, sei tu che hai voluto giocare e ora giochiamo.” Ribattei.

“ok…ne sei veramente sicura?”

Gli tirai un cuscino in faccia. “Chiedi.”

“Quand’è l’ultima volta che hai fatto un’orgia.”

Scoppiai a ridere. “Rispondi” Mi ordinò.

“Mai. Anche se deve essere divertente.”  Scherzai, ovviamente. Gli tirai fuori una linguaccia, quando lo vidi irrigidirsi. Mi squadrò con la vista a raggi X.

Mi feci passare le carte…”Ohohohoh…questa è buona e secondo me non la sai.”

“Parla” Mi incitò.

“Come si chiama l’ultima persona con cui hai fatto sesso.”

“Kate…no,no era Cheryl…no aspetta forse Vanessa, sì Vanessa…” Rispose.

Ero a bocca aperta. “Ma vaffanculo!” Scoppiai a ridere.

Si alzò e mi tolse le carte di mano.

“Forse abbiamo giocato fin troppo. Sono tarocche ste carte…” Si era arrabbiatooo!! Povero luii…

“Peccato, mi stavo divertendo.” Trattenevo a stento le risate.

“Sono stanco.” Tolse il DVD e andò a letto.

Lo raggiunsi e mi sdraiai di fianco a lui. Lo guardai per un po’ e cercai la sua mano. Come risposta si girò di spalle.

“Ti sei offeso?” Chiesi avvicinandomi a lui e sussurrandogli all’orecchio.

“No.” Non si voltava.

Mi allontanai. “Non fare così…per favore…” Gli diedi anch’io le spalle.

“Non sto facendo niente.”

Non risposi, non volevo salutarlo così. Era la mia ultima sera e litigavamo per una sciocchezza. Non volevo avere il suo broncio come ultimo ricordo.

Si girò e mi prese per i fianchi avvicinandomi a lui.

“Che c’è Cucciola?” Chiese triste.

“Niente.” Stavo iniziando a singhiozzare.

“Dai Marty, a me puoi dirlo, ormai ci conosciamo da ben due settimane!!! Stai piangendo. Che succede?” Il suo tono era ironico.

Mi girai lentamente senza guardarlo negli occhi. Ci conoscevamo solo da due settimane?

“Rob, domani io parto, torno in Italia. La mia vacanza è finita.” Feci spallucce.

Lui mi prese il mento, alzò il mio viso e mi baciò con forza. Si spostò sopra di me, senza però schiacciarmi.

“Che stai facendo?” Chiesi appena passò a baciarmi il collo per riprendere fiato. Che domanda stupida, era ovvio quello che voleva fare.

“Ci regalo un’ultima notte indimenticabile, l’ultimo ricordo che avrai di me...e viceversa. Non voglio sprecare nulla di questa notte.” E riprese a baciarmi. Con quelle parole mi aveva sciolto. Ero un burattino nelle sue mani.

Gli tolsi la maglietta e gli slacciai la cintura buttandole per terra, ben  presto furono raggiunte dalla mia canotta e dal mio reggiseno.

Gli ultimi vestiti che avevamo addosso furono levati velocemente.

Iniziò giocare con i miei seni, mentre con la bocca succhiava famelico il mio collo. Poi le sue dita, si andarono ad infilare molto abilmente nella mia intimità. A quanto pare voleva lasciarmi una traccia ben visibile del suo passaggio perché ormai era fisso sul mio collo. Muovendo delicatamente le dita in me, mi provocò un primo orgasmo. Ci guardammo per un secondo e vedendo le sue pupille dilatate dal desiderio capii che era arrivato il mio turno. Mi spostai per farlo sdraiare sul letto. Lo baciai con una passione che neanche sapevo di avere, mentre le mie mani percorrevano una linea immaginaria sul suo ventre fino alle sue parti più sensibili. Iniziai a massaggiarle, godendo io stessa del suo godimento.

Fece piacere anche a Rob che teneva gli occhi chiusi e mi pregava di continuare. Ad un certo punto però mi fermò e mi spinse sotto di lui. Entrò in me facendomi perdere quel poco di lucidità che ancora mi era rimasta.  Gli sussurrai un flebile “ Ti amo” prima di concedermi anima e corpo al suo desiderio. Lui non rispose, ma poco importava. Poteva averlo fatto con mille ragazze, poteva non ricordarsi i loro nomi : non mi importava. Poteva aver sussurrato i loro nomi, come adesso faceva con il mio, creando dei brividi ogni volta che lo sentivo: non mi importava. Lo sentivo parte di me, ma era la prima e l’ultima volta. Sapevo di amarlo, sapevo di provare un sentimento che non avrebbe mai ricambiato, ma non mi importava. Pensavo solo ai nostri corpi allacciati l’uno all’altra, al piacere che provavo, ai nostri ricordi e alla voglia di avvicinarlo ancora di più a me che cresceva ad ogni suo movimento, ad ogni suo respiro, ad ogni suo bacio…

 

 

                           °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°

Quella mattina non volevo aprire gli occhi. Avevo paura di cosa sarebbe successo, avevo paura della sua reazione…l’avrei rivisto? Era ancora lì?

Sentivo il ticchettio delle lancette dell’orologio, tutto il resto era immobile. Tenevo gli occhi serrati, non volevo schiuderli. Volevo che il tempo si fermasse, almeno per un po’, ad assaporare quel momento.

Sentii una mano stringermi il fianco, e un braccio avvicinarmi ad un corpo caldo. Era ancora lì.

“….bnvhbfdhd Marty…djcnd” Balbettava qualcosa nel sonno, ma capii solo il mio nome.

Mi girai molto lentamente e vidi il suo viso rilassato mentre dormiva. Mi accasciai al suo petto e richiusi gli occhi… Pochi minuti dopo si svegliò, pensava stessi ancora dormendo. Sentii i suoi occhi su di me, poi mi baciò sulla fronte e mi strinse ancora di più a sé. La sua mano mi sfiorava la schiena…su e giù, su e giù…

Sorrisi e lo baciai sul petto, poi alzai la testa, fino al suo collo e lo baciai. Abbassò la testa cercando la mia bocca, anche la mia cercava la sua, e si trovarono. Ci guardammo per un po’ sorridendoci e baciandoci di continuo.

Stavo vivendo una favola. Forse era tutto troppo perfetto, ah no…dimenticavo la mia partenza.

Al diavolo ci penserò fra un po’.

“Grazie mille per il ricordo, non me ne dimenticherò.” Lo baciai.

“E’ stato un piacere,ma non devo essere stato molto bravo…”

“Perché?”  Sei stato bravissimo, fidati.

“Beh, perché doveva essere uno dei motivi per spingerti a rimanere.”

Ok, stavo sognando.

“Robert Pattinson, quanto sei romantico stamattina…” Risposi sconsolata.

“Non mi credi? – rise amareggiato- Come fai a non credermi?”

Lo fissai negli occhi, erano sinceri. “Ti credo, ma non vorrei. Rob,  io devo tornare in Italia.”

“Ho capito. A che ora devi partire?” Mi baciò velocemente e si aprì in un sorriso. Per fortuna aveva capito che non mi avrebbe fatto cambiare idea. Vero?!?

“Mmh…alle 10 da qui e alle 6 stasera da Los Angeles.”

“Ok, allora muoviamoci…ti accompagno all’aereoporto.”  Sorrise.

Mi alzai con un gran sorriso stampato in faccia.

 

Anche dopo mie varie insistenze aveva deciso che mi avrebbe accompagnata fino a Los Angeles e avrebbe aspettato il mio volo delle 6, e così fece.

Appena rividi la Iole le saltai addosso mormorandole un “grazie” senza che nessuno sentisse.

Rob e Phil si stavano mettendo d’accordo per un’altra vacanza. Sìììììììììììì.

 Mitico Phil. Preparai le valige e le portai nella hall. Rob ed io ci scambiammo delle occhiate, ma niente di più.

Ogni volta che guardavo nei suoi occhi un brivido mi percorreva la schiena.

Quattro ore alle 6, ma dovevamo presentarci in aeroporto almeno due ore prima. Mangiammo da MacDonald. Rob era super infagottato e attirava più sguardi con una sciarpa a fine luglio, che senza.

Andammo da Kyle a salutarlo,  augurandoci di rivederci e sicuramente di risentirci. Solite cose che si dicono agli amici fatti in vacanza e che alla fine non si rivedono più…

Ci accompagnarono anche loro in aeroporto e li salutammo uno a uno.

Piano piano se ne andavano tutti, lasciai il migliore per ultimo. Volevo passare ancora un po’ di tempo con lui, ma più di tanto non potevo prolungare. Avevo ancora il sorriso trentadue denti sulla faccia quando gli andai vicino.

“Beh, allora ciao Rob. Ci rivedremo, no?” Abbassai gli occhi.

“Ciao Marty, non lo so…ci sentiremo…” Guardava dritto verso il Check-in. Non incrociava i miei occhi neanche per un attimo.

Risi. “Questo è sicuro. Anche se siamo dall’altra parte del mondo dobbiamo tenerci in contatto. Mi dovrai aggiornare su tutto, se no potrei credere anche a tutto quello che scrivono i giornali!” Feci l’occhiolino.

“Non sia mai! Tu che credi ai giornali? Naaaaaa…”

“Allora non ci sentiremo neanche?” Lui restò titubante. Lo baciai senza pensarci un secondo di più.

“Dammi un motivo valido per cui tu debba partire.” Mi chiese ancora attaccato alle mie labbra.

“Ho lasciato il mio pc a casa. – ridacchiai -Rob,non posso. Devo iniziare l’università quest’anno…e tutto…”

Sorrise amaramente. “Allora penso proprio che mi farò sentire. Ciao Cucciola…” Aggiunse dolcemente.

Un ultimo abbraccio. “Ciao Rob, grazie per aver trasformato un sogno in realtà. Non dimenticarmi…” Mi diressi verso l’imbarco. Mi voltai per dedicargli un ultimo sorriso e lui fece lo stesso.

“Che posto?”

“R22”

“Eccolo qui.” L’hostess mi accompagnò.

Mi sedetti di fianco alla Iole impassibile.

Mi misi l’I-pod… avrei dovuto buttarlo quell ’I-Pod. La mia intenzione era scacciare via la tristezza e che canzone partì? Ritornerò di Max Pezzali, logico…

“Ti ho cercata in mezzo ai volti che vedevo intorno a me
più credevo di trovarti più eri inafferrabile
ogni tanto m'illudevo fossi veramente tu
e sentivo la tua voce anche se già non c'eri più

“Ritornerò, ritornerò”

Poi una sera d'estate ho aperto gli occhi ed eri lì
le nostre giovani vite quasi indivisibili
forse è stato il troppo amore o l'incoscienza dell'età
aprendo quella porta hai detto “Tutto si sistemerà”

“Ritornerò, ritornerò”

Ed il tempo se ne andò con te
tra i rimpianti e le lacrime
e i ricordi e la felicità
a l'Amore che non tornerà

che quando si perde è perso ormai
chissà un giorno se mi rivedrai
ti batterà il cuore per un po'
solamente per un attimo

Sono stato come un cane, mi sono buttato via
con qualunque umiliazione, anche sotto casa tua
la finestra illuminata, lui che ti stringeva a se
io che avrei voluto urlarti e urlare a tutto il mondo che

“Ritornerò, ritornerò”

Le stagioni poi passarono
i ricordi se ne andarono
restò solo la malinconia
dell'Amore che è fuggito via
Si asciugarono le lacrime
le fotografie e le lettere
cicatrici dentro all'anima
tanto il male si dimentica

Ma poi mi sono svegliato e intorno c'era casa mia
d'improvviso non ho più provato alcuna nostalgia
perchè ho visto la mia vita e le persone accanto a me
l'Amore alla fine ha detto il vero nel promettere

“Ritornerò, ritornerò”

 

Buttai per terra l’I-pod e le lacrime iniziarono a sgorgare copiose dal mio viso. Cosa avevo fatto di male? Il destino mi aveva giocato proprio un brutto scherzo. Perché tutte le mie storie dovevano finire male? Pensai ancora alla Iole…beata lei.

La Iole cercava di tranquillizzarmi, ma quelle goccioline non finivano di bagnarmi il viso.  Da quanto tempo non piangevo…Mi addormentai sulle spalle della mia migliore amica, sognando il mio principe azzurro.

Quando mi risvegliai vidi l’afosa Milano.

Addio paradiso, “bentornato” inferno…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 28
*** 28.Home sweet home ***


Rientrai a casa tipo zombie, con le valige al seguito e la Iole e Phil che mi salutavano preoccupati.

Appena misi la chiave nella porta, mio padre la aprì dall’interno.

“Bentornata cucciola!!” Eh no, questo era troppo. Anche lui Cucciola no!

“Ciao Pa’…”

“Ah già…ciao Ma’ ” Mi prese in giro.

Subito si affiancò mia madre. “Allora? Come è andata? Ti sei divertita? Hai fatto amicizia? Dai su parla!” Mi scoppiava la testa.

Arrivavo da 14 ore di volo, l’ultima cosa che volevo era l’interrogatorio.

Mi buttai sul divano stravolta.

“Eh non cara, alzati subito che ho appena lavato i cuscini!” Eccola di nuovo. Non mi era mancata per niente la sua ossessione per il pulito e le sue sgridate per qualunque cosa facessi.

 Era capace di mettersi alle 10 di sera a lavare il balcone se ci vedeva una fogliolina appoggiata.

“Stefania, falla riposare…Ricordati che c’è pure il fuso…” Mio padre mi capiva sempre e ci alleavamo spesso contro la mamma.

Mi alzai e vagabondai per la casa in cerca di un bicchiere d’acqua.

“Amore ti preparo la vasca?”

“Sì grazie mamma.” Mio fratello era entrato in quel momento. Quanto si era alzato in un mese? Ormai mi aveva quasi raggiunto, e aveva solo 15 anni!

“Luca, non stavo parlando con te.” Rispose mia madre dalla mansarda.

Mio fratello mi guardò. “Oh mio dio che brutta che sei! Cos’è?Hai incontrato il tuo vampiro e ti sei trasformata? Ho capito a chi stava parlando la mamma, ma per te ci vorrebbe un miracolo!” Ridacchiò. Piccola peste che non sei altro!

“Grazie Luca, anch’io ti voglio bene…comunque sì mamma, grazie mille.”

L’acqua calda mi ricoprì e sentii i muscoli rilassarsi. Chiusi gli occhi e sprofondai.

 Dopo due minuti mi tirarono fuori dall’acqua.

“Non farmi prendere più questi spaventi!”

“Mamma tranquilla, lo faccio sempre…calma. Cosa c’è?”

“Cosa mangi stasera?”

“Niente grazie. Ho solo sonno.”

“Cos’è quella macchia violacea sul collo? Non sarà mica un…” Non la feci finire.

“Nooooooo, è la Iole che ha preso il vizio di mordere…” Mi guardò un po’ titubante.

“Ok…allora buona notte tesoro.”

Sentii che chiudeva la porta che divideva la mia mansarda dal piano inferiore. Mi misi in pigiama, ma non riuscivo ad addormentarmi. Mi ero abituata a qualcuno di fianco a me. Presi uno dei cuscini sotto la mia testa e lo poggiai di fianco a me, abbracciandolo. Ero ridicola, ma non c’era nessuno a spiarmi, quindi potevo anche permettermelo. Feci un incubo: sognai che Robert fosse mio fratello! Pazzesco. Il fuso faceva malee!

 

“Marty? Marty?Marty?E’ l’una del pomeriggio, è meglio che ti svegli…”

“Ancora cinque minuti mamma…”

“Non sono la mamma, sono Luca.” Rise.

“Che c’è Luca? Lasciami dormire!”Ero ancora insonnolita e mi misi il cuscino sopra la testa.

“E’ una settimana che dormi ogni giorno per dodici ore filate! Ormai ti sei abituata al fuso…comunque, ti ho solo portato su il cellulare…o lo spegni o lo metti silenzioso. La mamma voleva vedere chi continua a mandarti messaggi. Ti ho salvato. La tua vita privata era in pericolo.”

“ ma se sono qui da tre giorni? Spegnilo, voglio solo dormire…” Da quando ero tornata la notte non riuscivo a dormire, mi addormentavo solo verso le 6 della mattina . Andavo a letto presto per evitare le loro domande, e in casa non c’ero mai. Non mi ascoltò, si diresse alla finestra e l’aprii lasciando entrare la luce del sole d’agosto.

 Mi alzai e scesi le scale, vidi il divano e mi ci fiondai.

“Buongiorno dormigliona.” I miei genitori stavano mangiando la pasta fredda. Pasta…pasta italiana! Era una settimana che si riempivano di insalata e formaggi, tutte cose a cui potevo fare a meno, ma appena notai quel piatto di pasta…non ci vidi più dalla fame.

“Ciao…” Sbadigliai.

Mi sedetti al tavolo e cominciai a mangiare. Quanto mi era mancato il cibo italiano!

“Allora?Come è andata la vacanza?....???? Non ci hai ancora detto niente.” Altra raffica di domande.

“Ahhh benissimoooo!!! Dovrei rifarla…posso tornarci?” Chiesi.

Mi guardarono sospettosi, ma nessuno aggiunse altro.

Gli spiegai cos’avevo fatto…o meglio…gli spiegai quello che avrebbero voluto che facessi. Tornavo a casa al massimo all’una, non toccavo alcool,abbiamo fatto amicizia, ma stavo sempre con Phil e la Iole perché non conoscevo bene i ragazzi. Poi spostai il discorso sull’oceano e finimmo a parlare di squali e pasturazione. Che schifo!

Io e mia madre rimanemmo da sole, il momento che più temevo.

“Allora qualche ragazzo?” chiese impaziente.

“No..nessuno…” Tagliai corto.

“Ho parlato con la Simo…so tutto di te e Alex! Sono contentissima!”

 Merda…maledetta Simo. Lo sapevo che avrebbero esultato così, lo aspettavano da una vita.

“Ci siamo lasciati…non te lo ha detto?”

La vidi rattristarsi. “Sì, ma tanto lo sai che siete fatti per stare insieme. Capita a tutti di litigare. Una coppia non è bella se non è litigarella.”

Risposi con un sorriso, volevo cambiare discorso.

“Vado dalla Iole. Domani parte per la  Calabria.” Dissi.

“Ok, però torna a casa presto che devi fare le valige.”

Mi fermai sulla porta, la chiusi e tornai da mia madre.

“Valige?” la guardai perplessa.

“Amore, andiamo in Sardegna con la famiglia di Alex, come ogni anno…” Mi rispose con tono di ovvietà.

No, non era possibile. Ma tutte a me? Dovevo fare qualche rito wodoo contro la sfiga. “ma…” Lasciai perdere ancora prima di cominciare.

 Presi il cellulare e uscii.

Avevo bisogno di aria, un bel giretto in moto avrebbe fatto al caso mio. Presi il giubbotto e iniziai la mia corsa.

Guidai fino a Monza. La pista era chiusa. Mi ci voleva proprio un bel giretto senza le macchine che sfrecciavano per la strada.

Quando andavo in moto staccavo tutto. Usciva il lato più mascolino di me, volevo una pista, delle curve e la mia moto. In questo avevo preso da mio padre, e non me ne pentivo.

Mi ricordai di una pista da moto cross vicino a casa, la mia non era una moto da cross, ma avevo bisogno di osare senza mettere in pericolo gli altri.

Tornai indietro e la trovai.

Continuai a girare, girare, girare…L’aria mi rinfrescava la pelle, le curve erano mie. Quanto mi divertivo!

Sentii il cellulare vibrare. La Iole mi stava chiamando.

“Arrivo…” Risposi e misi giù.

Prima di partire mi ricordai dei messaggi che mi avevano mandato.

Sette messaggi : 3 delle mie amiche che mi chiedevano come era andata la vancanza e se ci potevamo incontrare, uno di Teo e la Laura (amici di famiglia, i fratelli maggiori che avevo sempre sognato) che mi chiedevano se mi andava di andare a Londra a settembre…per un giorno solo..L’avevano definita una pazzia da fare; infine 3 messaggi di Rob:

         1° giorno:    Ciao Marty…visto che mi sono fatto sentire? Sei arrivata?

                              Rispondi Bacio (dove vuoi)    Rob…

        2° giorno:

             Ci hanno confermato le date italiane, a settembre siamo a Montepulciano…

                        Ci dobbiamo vedere…Nikky si è offesa perché non l’hai salutata

              Ha detto che avete una giornata di shopping in sospeso a Milano…

                  Rispondi  Bacio       Rob

     3° giorno:

                      Hey Marty? Ma ci sei? Dai mi sento uno stupido a parlare da solo…

                       E’ successo qualcosa durante il viaggio? Sono preoccupato.

                           Starai riposando, dormigliona. Io lavoro e tu dormi. Ci sentiamo.

P.S. Non stai mantenendo la promessa…

          Bacio                 Rob…

 

Stavo per rispondergli quando me ne arrivò un altro.

    Marty… o mi rispondi o chiamo l’FBI… che fine hai fatto?

            Voglio sentirti…Mi manchi

Questo è l’ultimo messaggio che ti mando, non mi farò più sentire… ciao Rob

 

…e un altro!

      Stavo scherzando… Martyyyyyyyyy dove sei!!! Bacio Rob.

 

Mi stavo sbellicando dalle risate, ma prima che si decidesse a mandarmene un altro premetti il tasto verde.

“Tu…tu…tu…”

Non rispondeva…richiamai…

“Tu…tu…tu…”
 
 
 
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Grazie mille LILIANROSE per il tuo commento...mi dispiace di averti fatta piangere...ma che ci vuoi fare???? Prima o poi si dovevano lasciare.....Personalmente penso che MaxPezzali faccia delle canzoni che capiscono noi giovani meglio di tutti....sono contenta che ti sia piaciutooooo!!!
E voi????? Vedo che continuate a leggere in tantiiiiii, grazie mille a tutte le persone che mi seguono e che hanno la mia storia fra i favoritiiiiii!!!! Sono felicissima.....ma se vi stufo vi impongo di dirmelo!! XD e ora domanda...
Perchè Rob non risponde??? X il lavoro? O per altro????
    XoXo    Smac<3

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Capitolo 29
*** 29.Promessa mantenuta...più o meno ***


“Marty…ciaoooooo!” Sììì mi ha risposto. Persona più felice di me al mondo non esisteva. Ebbi un sussulto nel sentire le sua voce calda e sensuale. Quanto mi era mancata, e quanto mi mancava ancora.

“Scusa ma perché bisbigli?” Che strano ragazzo…

“Ehm…No, niente, un po’ di mal di gola…”

“Ah, ok…che stai facendo?” Io stavo urlando di gioia.

“Ti stavo pensando…” Fu interrotto da qualcosa, o qualcuno. Sentii una voce femminile, fiacca, come appena svegliata.

“Rob, con chi stai parlando? Vieni a letto.” Era lì…con lui.

“Capisco…” Riagganciai subito.

 Rimasi per un po’ a ripensare a quella voce. Le mie gambe tremavano. Cedettero sotto di me facendomi sprofondare nel fango. Avevo bisogno di qualcuno. Dovevo parlare con qualcuno, e solo una persona poteva ascoltarmi: la mia So.

Presi la moto e mi misi in corsa. Il cellulare vibrava nel taschino del giubbotto, ma mi sarei fermata solo raggiunta la meta. Stavo correndo troppo, alzai la visiera e lasciai che le lacrime uscissero da quel casco.

Al cancello strombazzai, aspettando che si aprisse.

Tolsi il casco e asciugai per bene le lacrime. Controllai dallo specchietto ed infine entrai in casa.

“Ciao So!” Mi salutò lei con un sorriso.

“Ciao…!”Mi diressi subito nella sua stanza.

“So…Phil è andato in Calabria, io lo raggiungo domani, ma mi mancaaa!”

Ci dirigemmo verso camera sua. Mi buttai sul letto a pancia in giù. In quel momento il cellulare mi uscì dalla tasca. Stava ancora suonando.

La Iole lo prese quando vide il numero rispose.

Rispose subito, senza chiedermi il permesso.

“Ciao Rob!” Gridò..

“Calmo, respira mentre parli. Puoi ripetere???No, sono la Iole…” Non sentivo quello che diceva lui…potevo intuire anche così.

“Tutto bene. Tu?”

“Benissimo…” risposi io…

“La Marty?” Le feci segno di non passarmelo.

“E…no, è stata qui due secondi fa, ha dimenticato il cellulare. Appena arriva a casa la chiamo….E…non me lo ricordo a memoria il suo numero di casa. La chiamo io. Mi ha fatto piacere risentirti…ah sei invitato al mio matrimonio…- silenzio -….primavera prossima. Ciao ci sentiamo…-silenzio- sì non ti preoccupare che l’avviso io…ciao ciao…”

Per fortuna la chiamata terminò, sfortunatamente dovevo prepararmi alla furia della  Iole.

Non la feci neanche parlare, sapevo già cosa mi avrebbe chiesto.

“L’ho appena chiamato ed era a letto con una ragazza. Tutto qui.” Tutti ame capitano!

“E…?” Chiese lei, mentre mi giudicava con lo sguardo.

“E…ci sono rimasta male. Uffa. Mi ha detto che stava pensando a me e poi sento la voce di sta qui. Sono passati solo 3 giorni!”

“Ma voi non siete insieme…” La odiavo quando faceva la stronza in quel modo. Aveva ragione lei, e lo sapevo.

“Ed è colpa mia?!?!?”

“No, però non puoi neanche pensare di passare la vita a pensare ad una persona che abita dall’altra parte del mondo.!” Uffa.

“Mi sto comportando da stupida. Lo sapevo fin dall’inizio che era una storia impossibile. Ma non ce la faccio a parlargli. Sono passati solo tre giorni , è pocooo! Potevo rimanere lì, ma la mia vita è qui. E poi…boh…non lo so!” Risposi in preda all’ira.

“ Sei gelosa è normale. Ma probabilmente non si ricorda neanche il nome di sta qua. Quindi, visto che è colpa tua…” mi trattava da demente, non la sopportavo più.

“Quindi lo dovrei richiamare?” Dissi insicura, guardandola per cercare conferma. Non aggiunse niente. Mi passò il cellulare ed io sospirai.

“Tu…t..Marty!!! Sei tu?” Merda…perché ha risposto?

“Ehm…sì…” Guardavo la Iole mentre parlavo.

“Oh, grazie al cielo. Ascolta mi disp…”

“No, Rob non ascolto…”  Presi un respiro profondo.

“Ma io…”.Riprese.

 “ Fammi finire per favore. Rob, calmati, non è successo niente,- sorrisi- non ce l’ho con te…è che mi…. È caduta la…ehm linea. Capita no?”

Silenzio…”Rob ci sei? Ora sei tu che mi fai preoccupare…”

“No, niente, è che mi hai preso alla sprovvista… insomma…” Non volevo sentirlo dire da lui.

“Ahhh, lasciamo perdere…a proposito, come si chiama questa?” Ironizzai. In anni di esperienza con Alex ero diventata un asso a nascondere le brutte emozioni, almeno fino quando non fossi stata sola. Poker Face.

“Ehm…boh!” Ridacchiò.

“Scemooo! Valle subito a chiedere il nome! Dille che è una tua…ehm…amica…che lo vuole sapere.” Mi era passata. Non sapeva il suo nome, ma ci era andato a letto!

“Mi dispiace, se ne è appena andata. Va che comunque sei strana forte…”

Ritornammo a scherzare e la Iole mi lasciò sola a parlare con lui.

“Che peccato…” Dissi.

“Ehm…comunque. Che mi r…acco..ti?”

“Cosa? Non capisco. Che è sto fracasso?”

“Sto andando a fare un’intervista e sono in mezzo alla strada.”

“Ah…che hai fatto questi giorni?Io ho dormito un casino….” Non ero sicura di volerlo sapere.

“Solita dormigliona… Io? Niente di che. Ti scrivevo ma non mi rispondevi. Mi stavo preoccupando!”

“Scusa Papy…prometto che ti scrivo tutti i giorni.” Feci la voce da bambina.

“Non chiamarmi Papy, sono ben contento di non essere tuo padre. –cosa aveva detto? Subito aggiunse- Comunque che mi racconti?”

“Mah, niente di che. A parte che la mia vita sta per finire.” Volevo vedere cosa ne pensava.

“Perché? Esagerata! Ti è morto il cane?” Che simpatico.

“No…domani parto per la Sardegna con i miei.”

“ Bene…altre vacanze…e il problema?” Lo sentivo sorseggiare il caffè e desiderai tanto essere quel bicchiere.

“Beh…dovrò dividere la casa anche con la famiglia di Alex… e Alex.”

Silenzio…

“ Rob? Ho bisogno un consiglio da un…amico!” Non era vero. Mi importava solo la sua reazione… La Iole, capendo dove volevo arrivare, scosse la testa.

“Cosa?!? Ehm..sì Ok, fammi un favore, non ucciderlo. Non vorrei venire a prenderti in galera a settembre. Ora scusa ma devo andare. Ci sentiamo…ciao cuccio…ehm…Marty.”

“Ciao Rob, ci sentiamo.”

Chiusi il cellulare e la Iole quasi ruppe la porta. “Devi andare in vacanza con Alex? Non è possibile! No, piuttosto vieni da me. A proposito con Rob tutto a posto?”

“Sìsì, questo sarà l’inizio di una bella amicizia. Me lo sento.” Illusa.

“Seee bomba. Non riesco a vedervi amici, non lo siete mai stati…hai ancora i suoi poster attaccati in camera…- mi disse- ma ora vai e convinci tua madre a farti venire da me. Se no è n’a catastrofe!” Mi diede una pacca sul sedere e mi spinse fuori.

La salutai e uscii da casa correndo come una matta. Forse una era superata: preferivo parlargli da amica che non parlargli proprio, mi dovevo accontentare anche perché avevamo un oceano a dividerci e non poteva esserci nient’altro.

E l’altro problema l’avrei risolto presto…Tutto dipendeva da mia madre.

 

 

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Grazie mille Lilianrose e Lazzari per i vostri commenti....

Sì...penso sia normale che Martina dormi così tanto, non so voi ma io dormirei anche 12 ore filate!!!!! hahahaha

Lazzari sono contenta che ti piaccia così tanto...!!!! Spero non mi odierete per questo capitolo...voi come l'avreste presa??? e soprattuto cosa avreste consigliato a Marty?? La Iole avrà fatto bene????

XoXo                          Smac 

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Capitolo 30
*** 30. Sardegna ***


Ma buona sera ragassuole mieeee...ecco qui un altro capitolo...

forse è un po' troppo lungo...mi dispiace...

Allora...prima rispondo alle vostre recensioni che mi hanno fatto davvero piacere...

ILARYYY: grazie mille...sono contenta ti piaccia...kisskiss

LAZZARI: Allora, premetto che non voglio farti odiare Robert!!!!! Mi dispiace che ti abbia dato questa                                         impressione, ma comunque sono tutti e due realisti. Lui era a letto con un'altra ma questo non vuol dire che lui non ci tiene. Può sembrare un controsenso, ma comunque loro si rendono conto che è impossibile avere una storia con un oceano che li divide. Per di più lui è un personaggio pubblico... Comunque poi Rob in questo capitolo le spiega. Martina lo richiama perchè comunque quando ami una persona è difficile non sentirla. Lei è un po' masochista e preferisce parlargli comeamico che non parlargli proprio. Chissà come sarà questa nuova amicizia.

LILIANROSE:sono contenta che ti piaccia...e allatua recensione rispondo in quella di Lazzari....qui spiega tutto, o comunque più o meno...

 

Ora vi lascio alla lettura, fatemi sapereeeeeeeee

Un bacio a tutti coloro che mi seguono....kisskiss

                       Smac

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Lasciami in pace!” La frase che pronunciavo quasi ogni 30 secondi.

Ero in Sardegna da due giorni e già mi stavo annoiando.

Il solo pensiero che sarei dovuta resistere almeno per altre 2 settimane e mezza mi torturava.

Volevo tornare nell’afosa, appiccicosa, inquinata Milano. Sarei andata pure in Siberia o in Russia… Stavo seriamente pensando di affittare un lager in Russia.

O in Norvegia, o in Peru, anche il Triangolo delle Bermuda andava bene…tutto ma non lì.

Avevo provato a convincere i miei, ma tutto era sfociato in una discussione e nella minaccia di non mandarmi più in vacanza da sola almeno fino ai 30 anni.

Mi avevano legato nel sonno e portato su un aereo di notte.

Avevo tantissimi amici lì, ma non riuscivo a divertirmi.

 Ero sempre controllata a distanza da mia madre o da moooolto vicino da Alex.

Lui era il più bastardo di tutti. Davanti agli altri non mi cagava proprio, come se non esistessi.

Non mi rivolgeva neanche la parola. A casa, si era già inginocchiato davanti a me, si era intrufolato in bagno mentre facevo la doccia e nel mio letto quando dormivo. Solo due giorni ed era successo tutto questo, in due settimane che poteva accadere? Ero esasperata…

 

Per fortuna la prima settimana passò in fretta.

Avevo trovato un ragazzo che era il mio tipo ideale: biondo, occhi azzurri e fisico da urlo.  

Ci eravamo “messi insieme” per modo di dire, appena finiva la vacanza finiva tutto.

Era carino ma stupido e supermontato.

In pratica, eravamo la tipica coppia da vacanza, anche perché avevo chiuso con le storie a distanza.

Storie a distanza? Non avevo mai avuto storie a distanza, quella con Robert non era una storia, era un’amicizia. Un’amicizia che è sfociata in un scopata di saluto!

Ma chi volevo prendere in giro? Non ero andata a letto con Robert per divertimento, però non eravamo neanche mai stati veramente insieme.

Ogni giorno passavo due ore al telefono con la Iole e 10 minuti con Rob,così per passare il tempo.

Sentendo solo la sua voce mi era più facile trattarlo come amico, anche se non mancavano frasi dolci nei nostri discorsi.

Quasi fossimo una coppia, ma non era così.

“Mi manchi…” Era diventata una frase d’obbligo.

 Lui mi chiamava “Cucciola” ed in cambio, lui era il mio “Piccolo”.

Il che era tutto dire visto che è alto 1 metro e 85!

Quando cadevano i silenzi imbarazzanti tiravo fuori i giornaletti da ragazzine e gli leggevo i vari articoli su di lui.

 Scoppiava sempre a ridere perché la maggior parte dei giornalisti italiani che dicevano di averlo intervistato, si erano inventati tutto.

Anche se avevo il cuore a pezzi non lo facevo notare e aspettavo la doccia per poter piangere.  

E’ vero, non mi aveva dimenticato, ma mi reputava solo una buona amica se non, speravo ardentemente di sbagliarmi, la sua MIGLIORE AMICA.

Non sapevo se si vedeva con qualche ragazza o meno, ma a sentirlo sembrava talmente pieno di lavoro che appena aveva qualche attimo libero si addormentava.

 Non parlavamo tanto delle sue conquiste, anche perché ci stavo male.

Ma ci stavo lavorando su: l’obiettivo prima della fine dell’estate era dimenticare la possibilità di una storia fra noi. Facile a dirsi!

Non gli raccontai del mio ragazzo, però mi sfogavo per la sanguisuga di nome Alex.

Più di una volta mi chiese se doveva raggiungermi e dargli una lezione, ma rifiutavo sempre.

 Se me lo trovavo davanti potevo dire addio per sempre alla nostra amicizia. A me non sarebbe dispiaciuto, ma come mi aveva detto una volta…lui non POTEVA avere una ragazza. Almeno non fissa…

Contavo i giorni che mi separavano dal ritorno…-5.

Potevo farcela. I miei tre angeli custodi mi davano forza ogni giorno.

Già perché la Iole e Phil si stavano facendo una vacanza tutti soli soletti in Calabria.

Ero sul punto di picchiare Alex.

Davanti ai genitori si era pure inventato che gli avevo chiesto di dormire con me.

 Mio padre gli stava per spaccare la faccia, ed io l’avrei aiutato molto volentieri. Tutti sapevano che era uno che sparava cazzate a raffica solo per farsi vedere, e questo lo allontanò anche dai suoi cari amici.

Cercò anche di farmi ubriacare una sera in discoteca, per fortuna c’era il mio super ragazzo che lo aveva distratto. Iniziò a farsi le canne dando a me la colpa… A casa mi passava davanti nudo o semi nudo cantando “Tu vivi nell’aria, tu vivi dentro il mio cuore…” .

Quel giorno mi ero svegliata sapendo ciò che mi attendeva: giornata in barca.

Gli stavo il più lontano possibile, ma davanti ai miei non potevo non cagarlo.

“Hai sempre il broncio, più che una ragazza giovane sembri mia nonna. Sempre con quel cacchio di cellulare, vorrei tanto sapere chi chiami continuamente.” Questo mi ripeteva mia madre quando non lo calcolavo.

Alchè, stufa delle sue ramanzine, neanche fossi una bambina di 10 anni, scesi in coperta, poiché era domenica e Rob mi avrebbe chiamato di lì a poco.

Mi chiamarono i miei per il pranzo, e subito dopo entrammo in acqua per evitare di dover aspettare delle ore. Ad un certo punto Maurizio, il padre di Alex si fermò.

 80 metri di profondità. Il salto nel blu.

Era una tradizione, tutti gli anni ci fermavamo a fare il bagno a 50, 80 o 100 metri di profondità.

 Io lo saltavo sempre perchè ero terrorizzata dagli squali, ma alla fine mi trovavo sempre bagnata fradicia. (NA. Non chiedetemi perché…in Sardegna non ci sono squali!)

Questa volta mi sedetti a gambe incrociate tenendomi ben ancorata alle sbarre di metallo con le  braccia. Mi presero in 4 e mi ritrovai in acqua con qualcuno che mi passava sotto i piedi facendomi spaventare.

Poi arrivarono gli spintoni dalla piattaforma.

Alex caricò su di me e finimmo in acqua abbracciati.

Quando aprii gli occhi per risalire lo trovai a un millimetro da me. Mi baciò con forza. Lo lasciai fare senza ricambiare quel bacio forzato. Ma non avevo più fiato, dovevo risalire, e lui non mollava.

Gli tirai un calcio nelle “zone dove non batte il sole” e salii bestemmiandogli contro.

Presi un asciugamano e lo intimai di non avvicinarsi più a me, con lo stupore dei presenti.

Mi presero per pazza, ma una cosa che mi faceva incazzare tanto erano le persone che usavano la forza.

Mi asciugai, presi il cellulare e tornai in coperta. Trovai quattro chiamate di Rob, gli feci uno squillo e lui mi richiamò.

“Cucciola! Dov’eri finita? Pensavo mi avessi dimenticato…” Si rattristò. Ci mancava lui che faceva lavittima se per una volta non gli rispondevo.

“No Robert ero con un deficiente. Ero a fare il bagno…siamo in barca.” Uffi…ero demoralizzata.

“Bene, io sto morendo di caldo. Non vedo l’ora di settembre che ti rivedo. Mi raccomando, non troppo abbronzata che se no mi fai sembrare un vero vampiro…ma come mai questa voce?”

“No, niente solite cose…tu?” Cambiai discorso, o almeno…ci tentai.

“Tesoro, senza vederti ho imparato a capirti dalla voce, che c’è? Ti ascolto…”

“Ok…Alex…”

“Che ha combinato ancora? Questa è la volta buona che vengo lì…”

“Mi fai finire? Sono già nervosa di mio. Mi ha baciata, prima mi ha abbracciato e mi ha buttato in acqua, sembrava che scherzasse. Poi, però mi ha letteralmente ficcato la lingua in bocca!!! – grida  indignata - Mi sa che domani parto. Che palle! E’ impossibile quel ragazzo!”

“Basta, ora vengo lì e non provare a farmi cambiare idea. Domani sarò lì.”

“NO! Rob, devi lavorare, per favore, non ne vale la pena… e poi qui c’è tutta gente con la puzza sotto il naso…non ti piacerebbe.” Puntualizzai con troppa enfasi.

“Marty, dimentichi che io ci lavoro ogni giorno con gente così. E poi…mi da fastidio che ti tratti così. A Domani!”

“Rob! No…ascoltami per una buona volta.”

“Ma io ti ascolto, e sto qui mi ha stancato. Ma come si permette di baciarti così dopo quello che ti ha fatto? Non si è fatto sentire fino ad adesso e pensa di tornare così, che tu sei a sua disposizione…” Si calmò e continuò…

“E poi ho voglia di rivederti, io non ti manco?” Quando faceva così mi si scioglieva il cuore. Come facevo io a dimenticarlo?

“Certo che mi manchi, ma fidati, non venire. Non ne vale la pena.”

“Marty, per te vale la pena di fare tutto…vorrei fossi qui con me…” Sospirò. Ma era ubriaco per caso?

“Sese…come no..” Bisbigliai, ma lui mi sentì.

“Perché non mi credi??” Aveva alzato un po’ la voce.

“Fammici pensare..no!” Risposi sicura.

“Perché?” Ok, adesso era incazzato.

“Non so…forse perché tre giorni dopo che sono partita eri già a letto con un'altra!”Silenzio dall’altra parte. Non dovevo dirglielo. Noi eravamo amici, solo amici. Mi ero esposta troppo, e odiavo espormi troppo.

“Cosa?!? Ma che c’entra?- si riprese – Marty tu non rispondevi ai miei messaggi da tre giorni, eri in Italia con Alex, mentre io ero qui. Secondo te cos’ho pensato come prima cosa? Ho pensato che avessi deciso di non parlarmi più e non sapevo il perché… Ho pensato che fossi tornata da Alex, ho pensato che fosse finito veramente tutto.” La sua voce siera affievolita pian piano.

“Ascolta Rob. Hai fatto bene, che vuoi che ti dica? Noi non stavamo insieme e tu sei libero di fare quel che vuoi, ma ti chiedo per favore, di non prendermi in giro. Ho accettato la nostra amicizia, ma per favore non dirmi che mi vorresti lì con te o qualunque altra cosa perché mi sento solo presa in giro.”

“Cazzo Marty! Ho sbagliato, è vero…ma pensavo fosse superata la cosa. Se lo vuoi proprio sapere è dal giorno in cui mi hai chiamato che non esco più con nessuna. Ci ho provato, ma poi passo la serata a cercare le caratteristiche che le accomunano a te. Peccato che poi mi accorgo che sono solo tue copie sbiadite. Secondo te perché ti chiamo ogni singolo giorno? Appena ho due minuti liberi? Se non ci tenessi a te non lo fare!”

“Robert…smettila per favore…lo sai che non ci potrà mai essere niente tra di noi.” Quasi gridai.

“Lo so…- la sua voce era fiacca – Perché pensi che io abbia deciso di esserti amico? Perché è l’unica cosa che possiamo essere. Non voglio smettere di sentirti…non…”

In quel momento Alex spalancò la porta con una bottiglia d’acqua in mano.

Aveva l’intenzione di buttarmela addosso, i suoi occhi non mentivano.

“Alex, non ci provare nemmeno.” Ero serissima.

“Alex?? E’ lì? Passamelo.” Disse Rob cambiando discorso.

“No, non mi sembra il caso…”

“Perché no? Mi hai mentito su qualcosa? Se mi hai detto la verità non temere…”

“Non ti ho mentito, tieni…” Glielo passai. Quello che volevo evitare era che il mio ex ragazzo parlasse con il ragazzo per cui (così mi aveva detto Alex) mi aveva fatto le corna.

Parlarono un po’. Alex aveva l’aria concentrata e ogni tanto annuiva.

Buttò il cellulare sul letto e se ne andò.

Ripresi il cellulare un po’ spaventata.

“C-che gli hai detto?” Risposi balbettante.

“Cose fra uomini. Allora dicevamo?” Uffi, volevo saperlo!

Parlammo ancora un po’del matrimonio della Iole e Phil.

Eravamo entrambi contrari e il verdetto fu: troppo giovani!

Ma dopotutto eravamo contenti per loro.

Non parlammo ancora a lungo perché le persone in barca sabotarono la nostra chiamata presentandosi ogni 2 minuti a chiedere o a prendere qualcosa o a lamentarsi del perché ero così asociale.

“Ohi, devo andare.” Dissi a malincuore.

“Va bene ti chiamo stasera, ora italiana.”

“Ah giusto che scema, lì è sera ormai. Vai a letto. Comunque- aggiunsi- stasera vado in discoteca, quindi non le sento le chiamate.” Aggiunsi.

“Ah, ok….- Silenzio – Ehm…Marty...”

“Sì?” Lo incitai.

Era imbarazzato, lo sentivo dalla voce tremante.

“No, niente. Fammi uno squillo quando torni così so che sei ancora sana. Non bere e attenta alle piscine. Ciao cucciola. Ti voglio bene.” Oddio, mi ritornò alla mente la figura che avevo fatto con lui quella volta che Kristen mi aveva fatto ubriacare.

“Se mi ricordo te lo faccio, ma stasera voglio ubriacarmi…ti voglio bene anch’io, bacio.”

Risalii trascinando i piedi. Cosa non mi aveva detto?

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Capitolo 31
*** 31. Amicizia, amicizia... ***


 

 

 

 

 

Alex era seduto a poppa che parlava con suo padre.

 Si stava subendo una bella sgridata, mentre gli altri mi guardarono come per linciarmi.

“Martina, la solita esagerata.” Mia madre aprì la conversazione.

“Ma sì, Marty, sai che mio figlio è un bravo ragazzo e ci tiene a te.” Si avvicinò sua madre che lo proteggeva come al solito.

Ci si misero anche i fratelli ed io scoppiai. Ci mancavano solo i nonni ed era un affare di famiglia!

“Mi lasciate in pace? Se mi avete fatto salire per farmi il cazziatone riscendo in un nano secondo. Ho i miei motivi per fare così.” Gridai attirando anche la sua attenzione.

Mi guardò con faccia implorante, ma distolsi subito gli occhi da quel energumeno.

“E sentiamo quali sarebbero?” Mia madre mi rideva in faccia e naturalmente per lei ero io in torto.

“Se li vuoi sapere chiedilo a lui. Tanto vi racconterà un’altra delle sue balle.”

Mi girai verso di lui, egli altri fecero lo stesso.

Non parlò.

Non riuscivo a guardarlo senza che mi uscisse una smorfia di disgusto. Attendemmo ancora un po’ che fosse lui ha parlare, ma non lo fece.

 Presi le mie cose e ritornai in coperta.

Stesa sul letto a pancia in giù giocavo con il cellulare. ‘lo chiamo, non lo chiamo, lo chiamo, non lo chiamo…’ Pensavo.

La porta si aprii piano e sbucò la faccia di Alex che chiedeva il permesso di entrare.

“Cosa vuoi?” Dissi seccata.

“Tregua per 5 minuti. Per favore.” Mi stava implorando o sbaglio?

“Dimmi…”

Si sedette sul letto, di fianco a me, però guardava la porta.

Aveva le mani congiunte sulle gambe e lo sguardo basso.

Ad un certo punto strinse i pugni e parlò.

“Marty…non so veramente come dirtelo…”

“Pensaci pure quanto vuoi…” Mi alzai, ma fui fermata.

“Ok, sceglierò le parole più scontate, ma solo perchè non trovo parole per spiegartelo. – prese un respiro - Sono stato un deficiente, t-ti voglio chiedere scusa per tutto. Non so cosa sia preso oggi a Robert, ma nonostante quello che mi ha detto …”

“Wait,wait,wait…che ti ha detto Robert?” Finalmente sapevo qualcosa!

“Ah…niente. Di trattarti bene e di starti vicino.” Spense la mia eccitazione. Per caso voleva farmi rimettere con Alex?

“Dicevo…io ho perso la mia occasione ed è ora che mi faccia da parte. Probabilmente se non fossi stato troppo avventato nelle conclusioni e avessi chiesto a te, tu…ed io…” Lasciò cadere il discorso.

Ricominciò solo dopo trenta lunghi secondi di silenzio assoluto.

“Non capisco perché ti ostini a non smascherarmi dopo tutto quello che ti ho fatto. Prima potevi dirlo benissimo, invece hai aspettato che lo facessi io. Insomma…questo. Volevo chiederti scusa. Ho fatto una grande scemata per niente, perché tu e Robert non…- non finì la frase, mi guardò per cercare conferma, ma non distolsi gli occhi dal cellulare – Allora, niente…questo. Spero che mi perdonerai un giorno.”

Rimasi lì, a guardare per terra per 30 interminabili secondi, poi mi decisi a parlare.

“Alex… ti rendi conto che io ci tenevo a te. Probabilmente ti amavo o comunque ti volevo un bene dell’anima. IO- dissi sottolineandolo- non ti avrei mai fatto del male, o almeno non in quel modo… ”

“Invece me ne hai fatto.” Mi interruppe sicuro.

Spalancai gli occhi, poi mi ricomposi.

L’avevo fatto soffrire veramente con tutte le mie indecisioni?

Beh, un po’ gli stava bene, lui con i suoi giochetti mi aveva fatto vivere nel dubbio per quattro anni. Per di più, quando eravamo riusciti a sistemare tutto, entrambi l’avevamo rovinato.

“Fammi finire per favore. E’ vero, io e Rob passavamo molto tempo insieme, ma ero in un momento di confusione totale. Prova a metterti nei miei panni. Faccio la vacanza dei miei sogni e incontro il mio attore preferito. Dopo una cena non si fa più sentire e compari tu all’improvviso dicendomi che dopo quattro anni ti sei accorto di volerti mettere con me. Il giorno dopo il tuo arrivo rincontro Robert! Tutte a me sono capitate!!!” Sorrire alle mie disavventure.

“Ho sbagliato a non parlartene, ma se mi amavi veramente, come dicevi, mi saresti venuto a parlare…non ti saresti portato a letto la prima ragazza che ti è capitata atiro. Dimmi se sbaglio…”

Non rispose e capii che mi stava dando ragione.

“Abbiamo sbagliato entrambi, ma non mi sembra il caso di farne una tragedia. Siamo giovani e questo può capitare. Non siamo né la prima né l’ultima coppia a cui succede.  Mettiamoci una pietra sopra e ricominciamo da capo. Io, p-p-però, ho capito di non provare niente per te. Non riesco più a vederti come più di un amico.  Quindi facciamo…amici. Ok?” Dissi quando il silenzio si era fatto pesante.

“Amici…- ripetè questa parola fra sè- va bene, amici.”. Mi abbracciò.

“Ehm…Alex siamo appena tornati amici, per un po’ evitiamo…e niente giri nudi per casa, grazie.”.

Sorrise forse fraintendendo quelle mie parole.

Salimmo insieme sorridenti e ad aspettarci c’erano una marea di “Yuppiiii!!!” “Sìììììì” “Yehhhhh”.

Come quando una coppia appena sposata esce dalla chiesa e tutti tirano il riso, ecco quello che ci spettava.

Alex annunciò: “Calma, siamo solo amici.”

I cori si affievolirono in delusione. Sorrisi. “Bene ora ci divertiamo!”

Quel pomeriggio mi divertii come non facevo da un po’.

Tutti amici in questo periodo, ma un po’ di vero amore no?
 
                                                                          °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
Allora....sono appena tornata dal cinemaaaaaaaaaa!!!!!!!!!!!!!
Ho tanto caldo....è normale?????(chi ha già visto il film mi capisce XD)
Bello, fantastico, superbo, incredibile, e odio Kristen Stewart...(secondo me è solo gelosia però va beh XD)
 
Lorenaaaaaaaaa grazie mille per i tuoi commentiiiiiii!!! Sono felice che qualcuno recensisca...
e mi raccomando, accetto tutte le critiche possibili!!!! Comunque non ti preoccupare che anch'io sono un'inguaribile romanticona...Infatti non ce la faccio a vederli così lontaniiii...crycry!!!!
Va beh, questo è un capitolo di passaggio...di chiarimento....domani ne posto un altro, se la filosofia non mi fa impazzire prima! Vi voglio bene , caVe!!!
 

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Capitolo 32
*** 32. Corsa per Milano.. ***


 

 Allora iniziamo con il fatto che ho creato un'immagine-copertina per la FF...e mi piacerebbe sapere cosa ne pensate...

Eccola: Image Hosted by ImageShack.us

 

 

Lazzari: grazie mille per i tuoi commenti...mi fanno davvero molto piacere...Questo Alex che fa il pischello!!!! Hahahahah. Non aggiungo altro e ti auguro una buona lettura.

 

Volevo ringraziare anchetutte le persone che continuano a seguirmi...Buona lettura....

P.s. Leggete, ma non illudetevi...i problemi non sono ancora finiti...kisskiss

                                                                                 Smac<3

_________________________________________________________________________________

 

 

“…non me ne frega niente di quello che pensi! Io sono così e di certo non cambierò perché una bambina viziata mi dice di farlo!” Gridavo al telefono da un quarto d’ora.

“Ma se è da quando sei tornata che non ti sopporto più! E poi chi sarebbe la bambina? Io…o tu che sogni ancora che Rob ti venga a trovare e vi rimettiate insieme? Che poi non lo siete mai stati…Sei solo un’illusa!!!” Rispose gridando la Iole. Ecco di nuovo la bambina di sempre.

“Ma perché metti sempre di mezzo Robert! Cosa c’entra? Il problema è fra me e te, ti pensavo la mia migliore amica, ma a quanto pare sbagliavo di grosso. Se non riesci a capire quando ho bisogno di te, ti ho pure chiesto se potevamo parlare, tuttavia mi hai sempre snobbato. Io, però, quando hai bisogno ci sono sempre! Una volta che ho bisogno io di sfogarmi, non mi rispondi neanche al telefono!”

Appena tornata litigai come non mai con la Iole.

Ero già nervosa di mio perché Rob non si faceva sentire da una settimana, i miei mi avevano lasciato a casa da sola e  quando cercavo di confidarmi con lei, era troppo occupata per ascoltarmi. Faceva di tutto per evitarmi e non sapevo il perché. Io ero brava e buona, ma avevo un limite.

Da quelle parole non riuscii più a concentrarmi: avevo i test d’ingresso per l’Università, ma dovevo rileggere una frase almeno venti volte prima di capirla. Stavo malissimo.

I giorni passarono e di lei nessuna notizia.

Quando la rabbia passò, lasciò il posto alla tristezza: il mio periodo tutti amici e contenti era finito e non so quando sarebbe ritornato com’era.

Soffrii tantissimo in quei giorni, ma erano volati insulti troppo pesanti e pensavo di peggiorare solo la situazione se avessi fatto qualcosa.

Ero a casa a guardare la televisione.

Non esiste persona più triste di me quando sono a casa: sdraiata sul divano con patatine e gelato e in inverno anche la coperta.

 Mio fratello rincasò presto, dicendomi che aveva incontrato la Iole in centro e che mi stava aspettando per parlarmi.

Non aspettavo altro.

Il centro era deserto, quindi non fu difficile trovarla.

Era appoggiata al muretto che circondava la fontana in mezzo alla piazza, guardava me. Arrivai con sguardo sicuro, ma il mio tono mi smascherò.

“C-ciao…” Balbettai.

Lei mi guardò per un secondo, prima di scoppiare a piangere.

“Mi dispiace Marty, mi dispiace…Non volevo…scusa!”

La abbracciai e la rassicurai. “Iole, abbiamo sbagliato entrambe, ne abbiamo passate di peggio.

 Dai ora però smettila di piangere.” Anch’io avrei voluto piangere, ma non ci riuscivo mai…non in pubblico.

Annuì e finite le lacrime…

“Allora perdonata?” Chiese.

“mmh…solo se mi offri da bere che fa un caldoooo!.” Risposi ridendo.

“Ok, però facciamo in fretta. Averlo saputo non mi sarei giocata il jolly.”

“In che senso?”

Si limitò a guardare l’orologio e a procedere.

Continuava a fissare l’ora e verso le quattro mi trascinò nella macchina e mi fece guidare fino a Milano.

 

“Iole, ci sono già venuta al Castello Sforzesco. Lo conosco a memoria!”

Scendemmo dalla macchina.

“Ma non siamo qui per il…castello.” Mi rispose, quasi fosse ovvio.

 Percorremmo tutta via Dante di corsa. Non avevo mai visto la Iole correre e ora si faceva una via intera.

Si guardava intorno in cerca di  qualcosa o qualcuno.

Quando intravidi chi era, presi a correre saltando addosso alla persona, che quasi cadde.

“Nikky! Come va? Da quanto tempo! Che ci fai qui?” gridai.

“Beh, shopping a Milano, ti ricordi? Sono arrivata due giorni prima degli altri per vedere questa città prima di andare in Toscana. Volevo fare shopping da Dolce&Gabbana.”

In effetti aveva cinque borsoni strapieni di vestiti.

“Beh, potevi aspettarmi.” Risposi delusa.

Lei sorrise, poi tutto si oscurò.

“Chi è?” Chiese l’individuo alle mie spalle.

Quelle mani, quella voce, quel profumo…non poteva…

Tolsi le sue mani dai miei occhi e mi voltai di scatto.

“Rob!!!!” Gli saltai addosso. Aveva un cappello alla Michael Jackson e i soliti rayban. Oddiooo…Sembrava anche un po’ gay, però non gli dissi niente.

Poi ripensai al fatto che non si era fatto sentire per una settimana e misi il broncio.

“Che hai cucciola?” Mi disse ricominciando a respirare dopo il mio abbraccio.

“Non ti sei fatto più sentire!” Stavo scherzando, ero troppo felice che fosse lì per tenergli il broncio, così la mia maschera cadde.

Lui mi sorrise. “Stavo organizzando tutto, ma se vuoi me ne vado…” Si voltò.

Lo presi sottobraccio.

 “Tu vieni con noi!” Dissi sicura. Poi mi guardai intorno.

“Ehm…dove sono le altre due?” Erano sparite nel nulla.

“Boh.” Rob fece spallucce, tuttavia il suo tono faceva intendere che lui sapeva.

 Mi cinse le spalle e così abbracciati cominciammo a camminare per il centro di Milano.

Continuavo a sorridere come un ebete, soprattutto quando sentivo i commenti delle ragazze.

“Che figo!!!” “Ma sembra frocio…” ”che spreco!!!” Allora ci avevo visto bene.

Avevo la mente ancora scollegata per la sorpresa e dicevo tutto ciò che mi passava per la mente.

“Oddio, che bello! Ti va di entrare qui? …No, magari hai fame?... o sete?... Ma dai andiamo di qui…Ohhh…aspetta… che facciamo?...Se ti annoi dimmelo…Uffi.” Ero super nervosa, mi aveva preso alla sprovvista!!! 

“Hey, Marty, ma che hai? Parla piano che non capisco niente. Calmati per favore.”

Mi fece sedere e ripresi a respirare.

 “E’ solo che sono contenta che tu sia qui! Non sai quanto mi sei mancato!” Lo abbracciai.

“Anche tu mi sei mancata cucciola!!!” Mi strinse ancora più forte, mentre il cuore mi usciva dal petto.

“Ok, che vuoi fare?” Dissi più calma. Senza attendere risposta lo trascinai sotto la galleria ricordandomi di una tradizione.

“Ecco, queste sono le palle del toro.” Dissi indicando il mosaico del toro sul pavimento, con un buco proprio dove dovevano esserci gli attributi dell’animale.

Rise. “ Questo è un toro castrato! Oddio solo a Milano si fanno ste cose! Bene… Che devo fare?” Adesso ci sarebbe stato da ridere. Il suo sguardo era serio e concentrato, come se dovesse prepararsi a superare le “Fatiche di Ercole”.

“Allora devi mettere il tallone sui suoi..ehm dove c’è il buco e girare tre volte. Dicono che porta fortuna.”

Iniziò a girare con il caffè take away in mano, che si rovesciò sulla sua maglietta.

 “Ma bravo!” Ridevo come una matta.

“Ehm…mi sa che ci vuole un cambio. E’ la maledizione del povero toro…non vorrei essere al suo posto.” Lo guardò con una smorfia, prima di toccarsi scaramantico. Uomini…

“Mi sa anche a me…”

“Ok, torniamo in hotel…ma dov’è? Mi sono perso.” 

Sbuffai. “In hotel? Eh no caro mio. Niente hotel. Siete miei ospiti, quindi ora chiami Nikky e portate tutto a casa mia.” (Che mattacchiona Marty!!! XD NA)

Rob accettò subito.

In quel preciso istante fummo fermati da delle mie ex compagne di classe che mi saltarono quasi addosso,senza notarlo. No, Rob…non sorridere…non sorridere…ha sorriso…Naturalmente lo riconobbero.

“Marty! Che figo, ma è….” Disse una.

“Sì,sì…è…” Ripetè un’altra.

Io intanto negavo tutto.

“E’ Robert Pattinson!!” Gridò una terza.

Un’ondata di ragazze si scaraventarono contro di noi.

 Incominciammo a correre verso la mia macchina. Non riuscivamo a seminarle.

Un po’ facevano ridere perchè si spingevano talmente che sembrava un suicidio di massa. Persone che cadevano, altre che inciampavano, altre che andavano a sbattere contro i pali! Ci intrufolammo appena in tempo dentro Gucci. Per fotuna due persone stavano uscendo in quel momento e quindi entrammo al loro posto.

“Tranquillo, quando ci sono le nuove collezioni fanno sempre entrare un numero limitato di persone..” Lo vidi sogghignare, ma comunque, appena dellefan ci videro cercarono di entrare. Vedemmo 5 persone che stavano per uscire e Rob mi prese per un polso e mi trasportò fino ai camerini.

Eravamo nascosti in un camerino di un metro per uno. Da quando in qua c’erano camerini così piccoli? Io ero attaccata alla parete con il fiatone, la mano di Rob era poggiata a questa, appena sopra la mia spalla. Alzai il viso e trovai la sua bocca a pochi(troppo pochi) centimetri dalla mia.

Ci guardammo per un istante interminabile…potevo perdermi in quegli occhi, se la sua bocca non avesse attirato la mia attenzione.  Mi accarezzò lentamente la guancia e anche se prese la scossa non si allontanò. Al contrario, si avvicinò sempre di più…quelle labbra sottili, morbide…invitanti.

Le sentii sulle mie, finalmente. Si muovevano lentamente, non incerte, era un bacio dolce che entrambi volevamo gustarci fino in fondo. Non c’era nessuna fretta, solo lui, io e il presente.

La mia guancia si infiammò al contatto della sua mano, mentre con l’altra mi avvicinava a sé. Gli misi le braccia al collo e mi aggrappai a lui. 

Lo circondavo con le gambe, e le sue mani si infiltrarono nella mia maglietta, accarezzandomi ovunque.  Quanto avevo aspettato un bacio così, l’avevo cercato, ma nessun altro riusciva in quel modo…

Ci mancava il respiro, ma avremmo fatto a meno di respirare se ciò avrebbe permesso di continuare a baciarci.    

“C’è qualcuno?” Una voce interruppe il nostro momento di paradiso.

La commessa del negozio!  Ci staccammo, per modo di dire perché quel camerino era davvero piccolo. Per fortuna c’era una gonna appesa alla parete e me la infilai sopra i pantaloncini.

“Amore, come ti sembra questa gonna? Non m’ingrassa?”

“Amore questo bordeaux non mi piace. Non c’è verde?”

Sentimmo la signorina allontanarsi e sospirammo.

“Beh, che dici? Se ne saranno andate le fan scatenate?” Chiesi scherzando…

“Penso proprio di sì, approfittiamone!”

Uscimmo dal camerino e salutammo la commessa che ci guardò malissimo. Per fortuna lo riconobbe e le chiedemmo se poteva aiutarci ad uscire.

Ci fece scortare dai bodyguard dell’ingresso, fino all’uscita posteriore.

Controllai che tutto fosse tranquillo e ci avviammo alla macchina.

Rob rimase molto sorpreso nel vedere la mia Mini rossa con la bandiera inglese sul tettuccio e fece un inchino.

Ridemmo. “Dai sali..”

Arrivammo al suo hotel tra una risata e l’altra e ci ricordammo della Iole e di Nikky. Scoprimmo che Nikky aveva già fatto trasferire tutto e aveva disdetto la prenotazione.

“Oi! Dove sei Sò?!?” Telefonai alla Iole.

“Sono a casa, dove vuoi che sia?” Dal suo tono sembrava quasi ovvio.

“E Nikky è con te?”

“Ehm…non proprio…Comunque è qui nei dintorni. Voi che fate?”

“No, niente. Siamo stati inseguiti dalle fans. Comunque dì a Nikky che ci vediamo fra mezz’ora a casa mia che rimangono da me. Per due giorni non c’è bisogno dell’hotel.”

“Ma sei matta??? Nikky adesso è occupata con Alex. Poi ti spiego. E comunque dorme da me. Dopo un mese che non vi vedete, hai pure la casa libera e non ne approfitti? Ti devo proprio spiegare tutto! Ci vediamo alle 9 da Peter Pan. Ho prenotato per una pizza.”

“Oki…ciao bella.”

Quanto adoravo la mia migliore amica. 

 

 

 Il brutto di quel periodo era che le discoteche erano tutte chiuse, così come i bar  e altri luoghi d’incontro. Rob disse che era una fortuna perché lui e Nikky non avrebbero dovuto farsi notare, anche se erano in un paesino di 10'000 abitanti, tra i quali solo una decina escono dopo le 10 di sera.

 Dopo la pizza non avevamo idea di cosa fare. Era tutto chiuso a parte la Yogurteria, e perchè non andarci?!?

Avevamo alzato un po’ troppo il gomito con le birre e ci trovammo a sorreggerci a vicenda.

“Fa caldo, non voglio tornare a casa.” Disse la Iole.

“Neanche io…Yogurt- gelato con chili di nutella!!!” Optai.

“Sìì.” Risposero tutti in coro.

“Bella zii!” E ridemmo.

Prendemmo lo yogurt e andammo a sederci sulla fontana.

“Oh, ragazzi, poi guido io che sono la più sana!” Dissi. Ero solo brilla.

“Seeeee, ma se sei più ubriaca di noi!” Risero gli altri.

“Non è vero!!” In quel momento il mio yogurt cadde a terra, e ridemmo come dei matti.

“Mi sa che ha ragione la Iole…”

“Rob! Dovresti stare dalla mia parte!” Presi il suo cono e glielo spatasciai in faccia. Altre risate riempirono la piazza, mentre io e Rob ci rincorrevamo.

“Vieni qui se hai il coraggio!” Gridò.

Mi fermai di scatto, mi venne addosso e cademmo. Altre risate.

“Ok.ok, fai una cosa, sciacquati nella fontana, però shhhh che non si potrebbe!!!ahahaha.” Proposi sussurrando. Non c’era in giro nessuno.

“Ok, shh, mi raccomando…” Mi prese come un sacco di patate e mi portò con lui dentro la fontana. 

Belli inzuppati girammo per le piazze principali, sedendoci di tanto in tanto.

Verso le tre ci trovammo nel parco sotto casa mia,più sani anche se non del tutto.

Accompagnammo a casa la Iole e Nikky e tornammo alla mia.

“Non c’è proprio niente da fare qui, eh?” Esordì Rob appena rimasti soli.

“Già è un mortorio!!!” Risi. Cosa c’era da ridere poi?

Lui chiuse gli occhi e si appoggiò al sedile. “Mi ci voleva proprio una serata del genere…” Rise.  Annuii solamente.

 Lo vidi muoversi verso di me, appena parcheggiai la macchina in garage e, neanche il tempo di togliere la chiave, cominciò a baciarmi il collo sempre più avidamente.

In ascensore ci baciammo in un modo che dovrebbe essere proibito dalla legge, anche perchè poi si fanno le figuracce.

Eggià perché Rob aveva appena finito di dire…

“Dove siamo rimasti oggi? Qui non ci disturberà nessuno…” Molto eccitante…quando le porte si aprirono e ci trovammo di fronte al mio vicino di casa che doveva portare giù il cane.

“Salve signor  Coletti.” Dissi cercando di trattenere le risate, che esplosero appena Rob cercò di pronunciare un “Salve…”

Gli chiusi la porta in faccia, lasciandolo fuori.

Bussò per un po’.

Andai in bagno a rimettermi a posto il trucco e i capelli e indossai solo una canotta e delle culotte(il mio pigiama).

Quando sentii silenzio assoluto mi spaventai, magari se n’era andato, oppure era caduto dalle scale!

Aprii la porta, ma lui non c’era. Lo chiamai a bassa voce, ma niente…silenzio totale…

Sentì delle mani sui miei fianchi e un brivido mi pervarse lungo la schiena quando mi sussurrò.

“Chi cerchi?” Brrr…

Mi voltai e mi spinse contro la porta.

“Come hai fatto?” Chiesi guardandolo.

“Amore, dovresti saperlo che noi vampiri abbiamo la super forza…” Era la prima volta che mi chiamava Amore…ma non ebbi il tempo di pensarci. Mi baciò sulla guancia, scivolò sul collo e poi giù fino alla spalla. Appena mi toccano il collo perdo il controllo, e questo lui lo sapeva bene.

“Questa si chiude…” Aggiunse serrando la porta. Ecco come aveva fatto!

In quel momento scappai, fermandomi prima delle scale che portavano ai “miei appartamenti”. Infatti casa mia era fatta su due piani e in mansarda avevo salone, camera mia  e bagno. L’unica cosa che mancava era la cucina, ma bastava scendere 10 scalini per arrivarci.

Lui si girò, camminando lentamente verso di me… “Ora sei in trappola…”

Io risi e andai in mansarda, senza accendere le luci.

Rob salì le scale stando attento a non inciampare. Passò il salone e si diresse in camera mia.

A quel punto entrai anch’io, che ero nascosta in salone, e mi misi davanti alla porta bloccando l’ingresso.

“Ne sei sicuro? Mmh…quello in pericolo qui sei tu…”

Mi avvicinai lentamente, gli misi una mano dietro la testa e lo baciai. Non so per quanto ci baciammo, ma non mi sarei mai stancata di provare simili sensazioni.

Gli tolsi la maglietta e la gettai dall’altra parte della stanza, seguita dai suoi pantaloni.

Gli accarezzai il collo, scendendo fino al petto. Lui mi prese in braccio e mi posò sul letto. Il suo sguardo era un misto di desiderio e…amore?

Mi tolse la canotta, baciandomi ovunque e creando altri brividi di piacere, mentre con le mani mi aprì le cosce facendosi posto fra di esse.

Forse stavo sbagliando tutto perché lui fra due giorni sarebbe partito.

Ma dopotutto si vive una volta sola ed è sempre meglio cogliere l’attimo che lasciarselo scappare. Per di più, quando si ama veramente una persona, la mente non controlla più niente ed ogni attimo che ti fa sentire sua lo godi fino in fondo.

Fu come la prima volta, forse meglio perché sapevamo che nessuno dei due se ne sarebbe andato la mattina dopo.

Facemmo l’amore tutta la notte, per poi addormentarci stanchi e  beati l’uno fra le braccia dell’altro alle prime luci dell’alba.

 

Rivedevo, seppur sfuocata, tutta la gionata passata con Robert.

Mi svegliai con il mal di testa e un telefono che suonava.

 Ma perché qualcuno doveva sempre rovinare i momenti più belli? Tastai il letto, ero sola, ma il materasso era ancora e profumava ancora di suo.

Solo dopo capii che quello che suonava era il telefono di casa, e sicuramente erano i miei. Oddio!Il telefono di casa! Alzai di scatto la testa prima di scendere dal letto inciampando nelle lenzuola e cercandolo per la camera.

Non potevo far rispondere lui. Mi buttai sul telefono.

“Pronto?” Risposi col fiatone.

“Amoreee, come va? Stai ancora dormendo?” Rideva.

“Sì mamma, o almeno STAVO dormendo…Perché?che ore sono?”

“E’ l’una! Ma possibile che dormi sempre?” Se avesse saputo cosa avevo fatto quella notte, di sicuro non mi avrebbe detto ciò.  Sorrisi.

“ Ho chiamato per sapere come andava. Noi stiamo qui ancora oggi e forse domani perché la barca del Maurizio non è ancora arrivata.” Aggiunse.

“Mmh…ok…però se hai bisogno chiamami sul cellulare perché mi sa che stasera vado dalla Iole.” Così se non mi avessero trovato in casa avevo una scusa.

“Ah ok…. Ciao amore.”

“Ciao ma’.”

Riattaccai e sprofondai di nuovo nel letto. Assaporando il suo profumo sul cuscino,quel profumo così…così indescrivibile.

Lo sentii entrare nella stanza con passo felpato e si sedette sul bordo del letto.

“Cucciola…” Mi chiamò dolcemente.

“Mmh…” risposi ancora sdraiata a pancia in giù.

Iniziò a farmi delle piccole carezze sulla schiena soffermandosi sul tatuaggio.

Si chinò su di me e mi baciò l’unica parte di collo scoperta, provocandomi un leggero solletico con la barbetta.

“Niente, volevo solo dirti che…Ti amo… ed è pronta la colazione. E ho appena conoscito tuo fratello…” Mi sussurrò continuando a darmi dei piccoli baci sulla schiena. Pensai di non aver capito bene… Sentii le farfalle nello stomaco risvegliarsi, e il cuore pompare molto più del solito. Mi girai lentamente, prendendogli la testa fra le mani e cercando di guardarlo il più possibile negli occhi.

“Anch’io…” Gli risposi dopo un bel po’.

Mi guardò curioso… “Anche tu cosa?” Voleva che glielo dicessi??? Voleva veramente sentirselo dire???

…E glielo dissi. “Anch’io ti amo, ti amo, ti amo.”

Si avvicinò e mi baciò teneramente…

Dopo pochissimi secondi, però mi staccai.

“Che c’è?” Chiese preoccupato.

“Shhh…senti?”

“Cosa? Non sento niente.” Tutto era silenzioso.

“Appunto, mi sembra strano che qualcuno non ci abbia ancora disturbati.” Sorrisi e lui fece lo stesso prima di baciarmi di nuovo.

“Marty…oh che schifoooooooo!” Detto fatto. Mio fratello era appena entrato in camera mia e, velocemente, se ne era andato. Era veramente mio fratello o avevo le visioni?

Ricaddi fra le lenzuola appena Rob mi lasciò. Un campanello suonò, finalmente, nella mia mente. Meglio tardi che mai!

“Chi hai apena conosciuto tu?” Chiesi in preda al panico.

“Tuo fratello…ha detto qualcosa ma era in italiano…e meno male che mi sono messo i boxer prima di scendere!” Oh mio Dio. Era sceso così in boxer? In più ci aveva veramente visto mentre ci baciavamo mezzi nudi?Dovevo inventarmi qualcosa per comprare mio fratello. I miei non dovevano saperlo.

“Dai cucciola, è ora di alzarsi!” Ero rimasta immobile nel letto. Non ero neanche sicura di respirare.

“No, voglio passare tutto il giorno a letto…che vergognaaaa!” Misi il broncio.

“Guarda che potrei anche accogliere la protesta…”

Lo guardai in modo molto accattivante. Quel ragazzo mi aveva fatto diventare una ninfomane. Marty, c’è tuo fratello in casa.

“Ma ci stanno aspettando…” Aggiunse.

“Dai, dai, dai…” Gli misi le braccia al collo e lo feci sdraiare sopra di me mentre me lo baciavo. Al diavolo mio fratello.

Mi baciò con più passione e quando spostai le mie mani sul suo petto, si staccò.

“Beh, io vado, tu fai quello che vuoi.” Disse uscendo dalla porta.

Potevo lasciarlo andare? Da solo? No, certo che no.

“Ehi aspettami Rob!”

Ciondolai dal letto fino alle scale.

Più o meno a metà scivolai trovandomi direttamente giù.

“Ahi!” Dissi massaggiandomi il sedere.

“Ma che hai fatto?” Disse guardandomi sorridente.

Mio fratello aveva in mano una tazza di caffè latte e stava mangiando dei pan cakes.

“Ehm…ciao Luchinoooo! Amore della sorella, dormito bene stanotte?” Gli chiesi vaga.

“Se ti stai chiedendo se vi ho sentito, la risposta è sì – fece una faccia schifata – ma solo quando siete entrati in casa. – mi calmai -  Se invece stai solo cercando di far la lecca culo per corrompermi, sappi che questa volta ti costerò caro!” Era tranquillo.

Robert fece finta di niente, ma ero sicura che gli dasse fastidio il fatto che parlavamo in italiano.

“Ho semplicemente bisogno di caffeina.” Dissi subito dopo aver recepito bene le parole di mio fratello. A lui ci penserò dopo.

“Te lo faccio io...” Rispose pronto Robert.

“Ok, io vado a farmi una doccia…” Mi trascinai fino al bagno.

“Amore siamo in ritardo, cerca di muoverti.” Mi aveva richiamato amore. Quindi avevo una speranza in più, non mi ero sognata tutto.

Mi girai verso il bagno brontolando.

Ma dove dovevamo andare così di fretta? Uffi.

Ci misi più tempo possibile, ma quando uscii me ne pentii.

Puzza di caffè bruciato per tutta la casa. Rob mi guardò colpevole.

“Andiamo al bar. Ho capito…”

Si alzò di scatto. “No, non c’è tempo. Vestiti che andiamo…”

“Ma andiamo dove?”

Non mi rispose. Mi spinse su per le scale e mi chiuse in camera dove c’era un bel costume ad aspettarmi…

 

 

 

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Capitolo 33
*** 33. Quando il tempo passa velocemente... ***


 

Nooooooooooooooooooooooooooooooooo guardate cosa ho trovatoooooooooooooo. Io stimo quest'uomoooooooo. Comunque eccovi un altro capitoletto...<3

 

Lazzari: Grazie mille per i tuoi commenti...fa veramente piacere sapere ciò che pensate!

 

 

“Allura,  mi dici che si fa oggi?” Chiesi guardandolo con la faccia da cucciolo.

“Ti sei messa il costume?” Chiese senza rispondere alla mia domanda.

“Oh yes!”

“Bene, andiamo al mare…”

“Oggi??? Sai che non c’è il mare a Milano, vero?!?” Eravamo già in moto.

Sulla mia moto. La stava guidando lui e,a mia discolpa, posso dire che è molto persuasivo quando vuole. Quindi, ricapitolando, mi ritrovavo in sella alla mia moto, appiccicata a Robert (sono terrorizzata quando qualcuno guida al posto mio) che aveva organizzato una gita al mare, e che non mi voleva dare altre spiegazioni: non potevo sfuggire.

“Sì, è per questo che stiamo andando all’aeroporto.” Doveva essere ovvio?

“Ma non volevi mica vedere Milano? Si può sapere dove stiamo andando? E con chi?”

Avevo iniziato a parlare come mia madre. Era preoccupante!

In quel momento scorsi la Iole e Phil e Nikky e….Alex?

“O mio dio!” Urlai.

“Che c’è?” Di colpo si voltò verso di me.

“Mi sono persa un pezzo…quei due…”

“No, non ancora, o almeno così mi ha detto la Iole, però sta nascendo qualcosa. Secondo me Nikky non è interessata…ma boh!” Inizialmente pensai di non aver capto bene, con l’attrito, l’aria e i caschi, ma poi…

Iniziai a ridere tenendomi la pancia. Era diventato un esperto di gossip. Quelle parole me le sarei aspettate da una zitella, ma non da lui.

“Vecchia pettegola! Non ci credo, la Iole ti ha deviato!” Ridevo ancora come una matta, mentre lui mi metteva il broncio.

Parcheggiammo e, fregandocene di tutto e di tutti, ci prendemmo per mano. Un gesto semplice e casto, ma che per me aveva un significato immenso. Sapere che la mia mano era allacciata alla sua mi dava sicurezza. Per di più ,il fatto che lo facesse in pubblico, significava che se ne fregava altamente di quello che avrebbero potuto dire su di lui osu di me.

“Ciaoooo piccioncini!!!” Ci salutarono tutti.

Io e la Iole ci scambiammo un’occhiata molto eloquente, prima che mi saltasse addosso spazzando via Rob.

Anche Alex intuì…e sul suo viso nacque una smorfia di tristezza per la notizia appena appresa. Mi dispiaceva vederlo così, ma quando avevamo chiarito, pensavo avesse capito che per noi non ci sarebbe stato futuro…come coppia.

“Va bene, allora questo aereo?” Interruppe Phil, con poco entusiasmo.

Poverino, ormai lui e l’aereoporto erano diventati amici intimi, visto i continui spostamenti tra Torino e Milano. Lui si stava trasferendo a Milano per l’università e per la Iole, ma dire che i suoi parenti erano contrari era riduttivo.

“Andiamo verso questa meta sconosciuta!” Esultai.

“Ah, neanche tu sai dove stiamo andando?” Chiesero Nikky e la Iole.

Guardammo i tre ragazzi davanti a noi in cagnesco.

“Calmatevi!” Ci gridarono prima di spingerci verso l’imbarco.

Naturalmente i biglietti li tennero loro e fu meglio così, perché quando chiamarono l’imbarco rimanemmo a bocca aperta.

Formentera…in un giorno…questa era pazzia.

Guardai Rob che scaricò la colpa su Phil.

“Meglio approfittare ancora un po’ dell’estate!” Si giustificò.

Non aveva tutti i torti. Una settimana e la libertà sarebbe finita per tornare sui libri. Quell’estate non finiva più, e sinceramente non mi dava fastidio la cosa. Chissà che sarebbe successo dopo…

 

A Formentera, tutto iniziò come vacanza di gruppo: girammo tra le vie dell’isola, andammo in spiaggia, bagni, sole e con nostra grande sorpresa ancora tanta gente.

“Schiaccia sette!” Odiai Alex per averlo proposto. Forse voleva farmi fare una figuraccia? Oh sì, quello era il suo intento. Dopo anni e anni di vacanza insieme, sapeva benissimo che tutto ciò che assomigliava, anche solo vagamente, alla pallavolo si trasformava in un “Schiaccia Marty che tanto non la prende!”.

Per fortuna Robert e Phil non erano messi molto meglio di me.

“Mia!” Riuscii a gridare dopo un quarto d’ora. Era mia, era dritta dritta su di me, non potevo perderla…

Tutta concentrata mi lanciai sulla palla, ma qualcuno si mise in mezzo, intercettandola e prendendomi sulle spalle come un sacco di patate .

“Robert!!!! Mettimi giù!!!” Gridai.

“Ne sei sicura???” Guardò prima me e poi un mucchio di quelle alghe nere e viscide. Ho la fobia di quelle alghe, chissà cosa c’è sotto!!! Brrr…

“No…non proprio…riportami a riva…” Lo supplicai.

Purtroppo mi aveva già fatto cadere in mezzo a quei vegetali marini neri come la pece.

Dopo alcune risate riuscii ad avvinghiarmi di nuovo a Robert. Mi portò in spalla fino a riva e gli altri ci seguirono, sdraiandosi sui teli.

Subito dopo la Iole e Phil furono cacciati via da una signora per “atti osceni in luogo pubblico”.

 In seguito, io e Rob ci alzammo mano per mano e ci incamminammo per la spiaggia. Sentivo lo sguardo di Alex che mi trafiggeva la schiena, ma quando Robert mi circondò le spalle, tutto il resto divenne secondario. Ci sedemmo sugli scogli mentre il sole si fondeva con l’orizzonte, come la nostra prima e vera chiaccherata a Los Angeles. Che bei ricordi…

Questa volta però, ero seduta tra le sue gambe e avvolta nelle sue braccia, mentre sospirava parole dolci tra i miei capelli.

In quei momenti il tempo non ha importanza: passato e futuro spariscono, e solo il presente viene percepito e desiderato.

Non sapevo bene che ora fosse, la luna piena si fece largo offuscando le stelle che la circondavano, mentre musica house proveniente dai locali interrompeva l’atmosfera.

“Credi che sia già ora di partire?” Chiese sottovoce.

“Non lo so. Non lo voglio sapere…Voglio rimanere qui. Con te, solo con te.” Mi voltai  baciandolo dolcemente.

Ci sdraiammo sulla pietra, ancora stretti l’uno all’altro.

Mi guardò negli occhi;i suoi, talmente intensi che ci sprofondai.

Poi  li abbassò, togliendomi una vista fantastica, e arrossì mentre con la mano creava dei piccoli cerchi immaginari sul mio ventre.

“Robert… ti ringrazio.” Sussurrai.

“Per cosa?” Chiese intrappolando gli occhi nei miei.

Presi un po’ d’aria: era il momento giusto…

“ Beh, per molte cose…per quello che mi fai provare, per starmi accanto nonostante… beh…lo sai, nonostante non sia proprio facile, con i miei continui cambi d’umore e tutti i miei difetti. Per i tuoi sorrisi, le tue parole... Ci abbiamo provato come amici,e a quanto sembra non ci siamo riusciti molto. – sogghignò –Dovrò accontentarmi – scherzai – e poi un’amica non può baciarti, “ E lo baciai delicatamente. “Non può accarezzarti così,- guardai la mia mano che faceva su e giù per la sua guancia- non può sentirsi gelosa appena qualcuno ti si avvicina, non può fare l’amore con te e sussurrarti che ti ama…”

Ero come imbambolata, rossa come un peperone, incapace di aggiungere altro e di sostenere il suo sguardo.

 Mi ero esposta finalmente, senza dubbi o insicurezze gli avevo detto ciò che provavo. Potrei definirla una dichiarazione.  Sorrise e parlò.

“ Sai, è la prima dichiarazione che mi fai!” Sorrise dolcemente prima stringermi ancora di più a lui.

“Sai che, ad essere sincero, quando mi parlavi di Alex ero felice di sentire che ti faceva arrabbiare, che non lo sopportavi, che lo volevi fuori dalla tua vita…ma nello stesso tempo ne ero invidioso, perché almeno lui si poteva svegliare con il tuo viso accanto, con il tuo profumo, con il tuo sorriso, poteva guardare nei tuoi occhi e non stancarsi mai, proprio come sto facendo io adesso, poteva starti accanto,mentre io ero dall’altra parte del mondo…Ho avuto davvero paura di perderti e penso che non passerà mai- riabbassò gli occhi triste – Marty… Magari , non sarò sempre presente, magari non sono proprio il ragazzo perfetto e la tua vita si trasformerà in un inferno appena tutti lo sapranno, ma devi assolutamente sapere che ti amo come nessuno al mondo…”

 Aveva preso a giocare con le mie dita, mentre attendeva una risposta.

“Rob…ripetilo…” Furono le uniche parole che riuscii a dire.

“Che cosa? Mi è un po’ difficile, il discorso era improvvisato…”

Risi…” Scemo…ripeti l’ultima cosa che mi hai detto…”

“Che ti amo? Beh, ti amo, ti amo, ti amo.” Due semplici parole che mi fecero volare. Le farfalle nello stomaco erano cresciute a dismisura ed ero la persona più felice sulla faccia della Terra.

Sorrisi. “ Quanto mi piace sentirtelo dire.” Ci baciammo…per poi lasciarci cullare dal suono delle onde.

“Ragazziiii!!!Manca mezz’ora al volo…muoveteviiiiiii!!”

La Iole era sbucata fuori dal nulla gridando come una matta.

“Oh!! Scusate!” Si girò di scatto pensando che fossimo nudi.

Era notte fonda: Rob ed io ci eravamo trattenuti troppo ed eravamo ancora sdraiati.

Ci alzammo e corremmo fino all’aeroporto.

In quel momento, rischiando di rimanere bloccati fino al giorno dopo, riuscii a trovare il lato divertente di tutta questa faccenda.

Iniziammo a ridere, e ci presentammo in costume all’aeroporto. Tutte le persone ci guardavano malissimo e il massimo che riuscivamo a fare era ridere.

“Avete voluto la pazzia? Tanto vale riderci su!” Questa era la motivazione del nostro comportamento ai nostri compagni di viaggio che tentavano di ritardare il decollo.

Corsi come non avevo mai fatto, e ci riuscimmo. Due orette, poco meno e saremmo ritornati a casa.

Ma ancora non mi ero resa conto di un piccolo e insignificante dettaglio, che avrebbe potuto rovinarmi la vita…  Aprii la porta di casa con Rob al seguito. Erano le 4 di mattina.

Doccia veloce e ci infilammo nel letto stanchi morti. Mi infilai fra le sue braccia e sprofondai il viso nell’incavo del suo collo. “Buona notte piccolo.”

“Sogni d’oro cucciola”. Cademmo subito in un sonno profondo.

 

 

 

La mattina seguente fui svegliata da delle voci che provenivano dal piano inferiore.

Rob stava ancora dormendo beato, con un piccolo sorriso sulle labbra e la mano intorno ai miei fianchi. Lo baciai leggermente prima di alzarmi, con molto dispiacere.

Quel ragazzo era più simile ad un sogno che alla realtà vera e propria e svegliarmi con il suo viso vicino mi provocava sempre un aumento del battito cardiaco.

 Sapere che era tutto per me, solo per me…dovevo aver fatto qualcosa di veramente buono per vivere in paradiso anche sulla Terra.

Scesi piano le scale, gridando a mio fratello di abbassare il volume della televisione.  Dovevo preparare la colazione e tornare il più presto possibile tra quelle braccia, ma in cucina c’era qualcuno…e non era mio fratello.

 Forse le ultime persone che mi sarei aspettata di trovare, eppure erano lì e mi stavano sorridendo.

“Mamma?!? Papà!?!? Che ci fate già a casa? Non dovevate rimanere per altri due giorni?” Chiesi allarmata, deglutendo rumorosamente.

“ No…te l’abbiamo detto ieri che saremmo tornati oggi. Grazie dell’accoglienza. E’ così che si ringrazia qualcuno che ti ha cresciuta fino ad adesso?” Scherzò mio padre.

Sì, e che adesso mi toglierà la vita. Pensai.

Un’altra cosa che manca nei “miei appartamenti”: la  porta d’emergenza!!!

“Scusate… Ben tornatiiii. ” Gridai.

Mi sedetti mentre pensavo a cosa dire.

Mia madre mi offrì il caffè, magari mi sarebbe venuto in mente qualcosa. Niente.

“Ma a che ora siete tornati?” Chiesi curiosa. Magari avevano sentito rientrare me e Rob.

“Alle undici, ma eravamo così stanchi dal viaggio che ci siamo addormentati subito. Scusa non ti siamo neanche venuti a salutare.”

Sospiro di sollievo.

 “Ehm, tanto ero al cinema con i ragazzi.”

“Che ragazzi?” Sobbalzò mio padre.

Non era possibile, 19 anni e mi trattava come se non avessi mai avuto un ragazzo.

“I soliti…”  Dissi con noncuranza.

“Mica andavi dalla Iole?” Sbottò mia madre.

“Cambio di programma…” Me lo ero dimenticato, ma una spiegazione era facile da trovare. L’importante fu che ci cascò in pieno.

Erano poche le volte che ci riuscivo con mio padre, mentre con mia madre…beh erano un altro paio di maniche.

Quello che mi salvava sempre era la mia faccia da brava ragazza, piacevo a tutti, soprattutto ai genitori perché ero responsabile e con la testa sulle spalle, quindi se ne combinavo una era difficile smascherarmi…  Ma adesso il mio ragazzo, che i miei genitori non conoscevano, stava dormendo sopra le loro teste senza che loro lo sapessero.

Questa volta non avevo via d’uscita e neanche una soluzione. Con una scusa sgattaiolai di sopra.

Entrai in camera e chiusi la porta. Rob si stava stiracchiando nel letto.

Non poteva aspettare ancora un po’ svegliarsi?

Mi vide e mi fece posto, le sue braccia mi attendevano…Marty! Ci sono i tuoi genitori sotto! Pensai risvegliandomi.

Mi sedetti sul bordo.

“Rob, non muoverti.” Lo guardai dispiaciuta per il rientro anticipato dei miei.

“Buongiorno anche a te amore, io non mi muovo ma tu vieni qua!” Mi prese facendomi perdere l’equilibrio.

 Caddi sul materasso, che fece rumore. Rob si sdraio sopra di me e mi baciò.

“Marty, tutto a posto? Cos’era quel rumore?” Sentii mia madre urlarmi dalle scale.

“Sono inciampata! Niente di grave!” Gridai.

Se le avesse percorse sarebbe stata la fine per me.  

“I tuoi genitori?” Sussurrò Rob.

Annuii. “Beh, è un bel problema. Vorrà dire che li conoscerò.” Si alzò di scatto dirigendosi fuori dalla camera. Lo presi per il braccio.

“Ma sei impazzito?  Primo, loro non sanno che sei qui. Secondo se ti vedono scendere solo in boxer mio padre ti stacca la testa a morsi…”

 Ma cosa stava pensando quel ragazzo. Probabilmente voleva che ci seppellissero insieme.

“Sono il tuo ragazzo, mica il primo che hai incontrato per strada. E poi, io piaccio sempre ai genitori.” Mi fece l’occhiolino e la faccia da angioletto.

Si era definito il “mio ragazzo”. Non potevo sottrarmi dal baciarlo. (ogni scusa era buona  XD)

“Ehm…per loro potresti essere chiunque. Ehm, non gli ho detto niente, neanche di  Los Angeles.” Ammisi guardando a terra.

Si rabbuiò un attimo, prima di esplodere in un sorrisone.

“Non importa, meglio tardi che mai.”

Ero allibita…povero non sapeva a cosa stava andando incontro.

E da quand’è che i ragazzi sono così entusiasti di conoscere i genitori della ragazza? Ah no, qui c’era qualcosa che non andava!

 Il suo ragionamento era contro ogni logica!

Cercai di replicare ma sentii dei passi salire le scale e mi bloccai. Ormai mi avevano scoperta, non potevo nascondere Rob sotto il letto perché non ci stava, non avevo un armadio abbastanza capiente e chiuderlo in terrazzo era inutile perchè l’avrebbero visto dalla finestra. Nel bagno!

Spinsi Rob fuori dalla camera , mia madre era proprio lì davanti, con dei souvenirs dalla Svezia.

Guardò Rob (ancora in boxer), poi guardò me, poi ancora Rob e in seguito il suo poster attaccato alla parete di fronte…poi svenne.

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Capitolo 34
*** 34. la mia bambina ***


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“ Te lo avevo detto che non era una buona idea.” Lo ammonii mentre facevo aria a mia madre.

“Non è successo niente, si sta riprendendo. Faccio questo effetto anche alle donne mature…mi piace…” fece il suo sguardo perverso che mi accaldava ogni volta.

Gli tirai una pacca sulla spalla. Lui rise.

 “Ma a me piacciono giovani e inesperte.” Mi abbracciò da dietro. Avrei potuto giurare che mi stava facendo la radiografia a raggi  X.

“Mi hai appena dato dell’inesperta?” Gli ringhiai contro.

“Eppure l’altra sera non la pensavi così…” Dal suo sguardo basso e dalle guance arrossate capii che l’avevo  colpito e affondato.

“Si sta riprendendo”Si ricompose per cambiare discorso.

“Mamma? Mamma? Tutto a posto?”

Aprì gli occhi. “Che è successo?Ah…” Tentò di alzarsi, ma subito si toccò la testa che probabilmente le girava ancora.

“No, stai giù. Non è successo niente…più o meno…” La tenni sdraiata.

“Marty…mi…mi sa che ho le visioni… penso di aver visto il tuo attore…

lì come si chiama…quello che hai sul…sul…sul…”

Troppo tardi, si era ripresa e aveva notato un Rob, finalmente vestito, seduto tranquillamente sul mio letto.

“No! Non svenire di nuovo! Tranquilla.”

Si alzò con il mio aiuto.

Anche Rob si alzò dal letto e le venne incontro presentandosi.  

Con eleganza, compostezza e un sorriso a cui era difficile non cedere, strinse la mano a mia madre, e senza imbarazzo si presentò.

“Piacere signora, sono Robert.”  E mi fece l’occhiolino. Mia madre rimase stupefatta, come me…era calmissimo, come faceva????. Ah già…era un attore.

“Scusa Marty, posso parlarti un attimo?” Mia madre pronunciò queste parole con serietà, ops…forse il sorriso di Rob stava iniziando a perdere colpi. Forse era arrivata l’ora di cambiare casa, l’avevo combinata grossa…ma avevo già 19 anni.

“Sì arrivo.” Lanciai un’ultima occhiata di rimprovero a Rob prima di seguirla in salone.

Il giorno del giudizio era arrivato, ma ero troppo giovane per morire!

“Mamma, lui è…” Dissi prima che potesse cominciare.

“Lo so benissimo chi è. Il problema è… cosa ci fa qui! A casa nostra e scommetto che ha dormito qui.”  Il suo dormito sembrava molto relativo.

Abbassai la testa, ma cercai di negare.

“Ma come hai potuto?!? Andiamo via due giorni e tu porti a casa un ragazzo?!? Ma brava. Scommetto che se non l’avessimo beccato se ne sarebbe già andato. Ascolta tu hai 19 anni ormai, e so benissimo che le ragazze non aspettano di certo il matrimonio. Ma che mia figlia vada a letto con il primo che incontra!!! Questo non mi va bene!!! Che sia un attore o meno.”

Non ci credo, mia madre mi ha appena dato della puttana. Ma era da lei arrivare alle conclusioni prima delle spiegazioni.

Comunque sia sentirmi dare della facile da mia madre mi lasciò stordita. Pian piano la sorpresa se ne andò, lasciando il posto alla rabbia.

 “ Se questo è quello che pensi di me, allora puoi anche andare al diavolo. Vuol dire che sei mia madre solo per un fatto di sangue, ma non mi conosci proprio.” Mi diressi verso la camera ma fui fermata.

Mi strinse il braccio. “Beh, cosa potrei pensare?!?!?!? Vedo mia figlia in camera con un ragazzo…mezzo nudo!”  tentai di ribattere dicendole di Los Angeles, ma mi bloccò…

 “ Non mi importa se è un attore famoso o cosa!!! E’ un ragazzo.  E di certo non venirmi a dire che lo conosci. Non so come tu abbia fatto, ma sicuramente ti avrà usata!!! Svegliati!”

“NO!- sussurrai decisa– Vedi come sei?Richiamami quando vorrai ascoltarmi. Non mi fai neanche parlare, però per darmi della puttana non ti ci vuole niente. Tu non sai niente di me e non perché io non ti voglia dire le cose, ma perché tu non mi vuoi ascoltare! Io e Rob ci conosciamo dal mio viaggio a Los Angeles, Alex è andato a letto con un’altra ragazza e Rob mi è stato più vicino degli altri. Se vuoi saperlo era lui che mi chiamava continuamente in Sardegna, perché lui mi ascoltava, mi capiva anche a chilometri di distanza. E soprattutto so che ci tiene veramente a me, e il fatto che sia qui lo dimostra. Comunque sappi che non me ne frega niente di quello che pensi di me perché stasera lui parte per la Toscana per girare il nuovo film e io vado con lui!” Le parole mi uscirono di bocca, aiutate dalla rabbia che provavo, soprattutto perché le avevo raccontato la storia intera.

A quelle parole mia madre mi lanciò un sonoro schiaffo sulla guancia.

“Mi prendi per una stupida? Io sono nata prima di te e so come vanno ste cose. Adesso di sotto c’è tuo padre. Vedi di far sparire quel ragazzo senza che se ne accorga. E tu non ti muoverai di qui!” Detto ciò scese di nuovo in cucina.

Corsi in camera mia con le lacrime agli occhi e iniziai a fare le valige con tutto ciò che trovavo.

“Amore? Ehi, amore, calmati un attimo per favore.” Rob mi prese le mani e mi fece sedere accanto a lui.

“ Mi spieghi cos’è successo? Parlami per favore. Cosa ti ha detto tua madre?” Mi guardava supplichevole.

“Mia madre? Mia madre – gridai – mi ha appena dato della troia, ecco cosa mi ha detto mia madre. E io vengo con te in Toscana. Oppure vado dalla Iole. Non so, l’importante è andarmene da qui.”Rob mi cullava mentre i singhiozzi non volevano finire.

Non sapeva cosa fare.

Poco dopo però mia madre risalì e mi vide piangere mentre Rob tentava di calmarmi. Probabilmente quella visione la convinse perché bussò alla porta e noi ci staccammo.

“Posso parlarti un attimo?”

“No! Mi sembra di esserci già chiarite!”

“Marty forse dovresti parlarle.” Alla voce dolce di Rob annuii, non poteva comandarmi così quel ragazzo! Seguii mia madre in bagno.

“ Ascolta io ci ho pensato seriamente. Non sei così sprovveduta da inventare tutta questa storia quindi  se quello che mi hai raccontato è vero ti devo chiedere solo una cosa. Tu ci tieni a lui?” Parlò in italiano.

“Sì.” Risposi decisa. Lo amoooo! Ma non lo dissi. Un passo alla volta.

“E lui?Lui ci tiene a te?”

“Sì… Ma non ci dobbiamo mica sposare.”

“OK…allora preparati a dirlo a tuo padre.” Annuii decisa e mi diressi alla porta del bagno.

“Sai qual è la cosa che mi da più fastidio? E’ che se tu avessi trovato Alex non avresti fatto tutta questa scena.”

Non rispose perché sapeva che avevo ragione.

“Ma veramente Alex…?” Chiese incredula.

“Sì …” Dissi sbuffando.

“Devo fare una chiacchierata con la Simo. Deve sapere che ha un figlio…”

“STAI ZITTA! Tu non sai niente! No, è una cosa fra me e Alex. Nessuno deve sapere niente e se puoi evitare di dire in giro che sono insieme a Rob mi fai un favore. Meno persone lo sanno, meglio è.” Lei annuì.

Si fidava ancora di me…se non fosse stato così mi sarei trovata una cinquina sull’altra guancia.

Rob intanto si era alzato e stava scrutando le mie foto da piccola. Che vergogna!

Si girò  lanciandomi un’occhiata nervosa, gli sorrisi.

“Allora – cominciò mia madre – per presentarlo a tuo padre è un po’ più complicato.”

“Perché dovrei presentarlo a papà?” Eravamo insieme da quanto? Due giorni?

“Non vuoi presentarglielo? Ok, va bene, ma prima o poi dovrai dirglielo.”

Iniziamo a vedere quanto dura prima che Rob si stanchi di me. Pensai.

“Sì, sì…ma adesso come facciamo?” Chiesi guardando Robert.

“Aspettate qui. Se riesci a tenerlo fermo qui per mezz’oretta, poi noi dobbiamo andare dalla nonna a mangiare. Così avete un pomeriggio libero.” Dopo che annuimmo fece per uscire dalla camera.

“Grazie mamma.” Mi sorrise.

“Mi raccomando…usateli…”

“Mamma!!!” Gridai rossa come un peperone.

 Per fortuna parlammo in italiano. Mia madre in inglese era peggio della Iole, il che era tutto dire.

 

 

 

 “Secondo me è una scemata. Perché non mi posso presentare normalmente?”

Avevamo già percorso quattro volte la strada attorno a casa mia, aspettando che i miei tornassero. Già che c’eravamo Robert voleva vedere mio padre, però gli avevo chiesto di presentasi come amico. Quindi mia madre aveva portato mio padre a fare la spesa e aveva disdetto il pranzo domenicale dalla nonna. Il piano era:

Loro uscivano per la spesa, io intanto uscivo con Robert e facevo finta di averlo appena caricato dall’aeroporto. Era più facile da accettare per mio padre,speravo fosse così.

“Quando vedrai mio padre, saprai il perché.” Lo guardai allarmata e aggiunsi…  “Ascolta, questo incontro potrà cambiare ciò che provi per me…quindi…” Mi chiuse la bocca con un dito e scoppiò a ridere.

“Marty, ma che stai dicendo? Niente e nessuno potrà cambiare il fatto che ti amo. E comunque…mi puoi lasciare le chiavi della macchina, così se proprio devo, vado via in fretta…” Sdrammatizzò.

In una situazione normale gli avrei risposto con una risata, ma questa volta rimasi zitta.

Non era un caso se avevo sempre evitato di presentare ragazzi a mio padre, li faceva scappare come nel film “Ti presento i miei” ed era peggio di Jane Fonda in “quel mostro di mia suocera”, tirando fuori argomenti imbarazzanti sulla mia giovinezza e facendo il terzo grado a qualunque ragazzo che si avvicinava.

 Il culmine si raggiunse quando avevo 14 anni, al motor show di Bologna.  

C’erano tantissime scolaresche di ragazzi molto più grandi di me, ma a 14 anni, sembravo una ragazza di 18. Comunque dei ragazzi  mi sorrisero in lontananza, mio padre se ne accorse e mi caricò in spalla come un sacco di patate per tutto il resto della mostra. Lo fermarono anche i tipi della sicurezza, ma i documenti attestavano la sua paternità, quindi non fecero niente.

Rob rise quando gli raccontai la storia.

Eccoli, finalmente rientrarono. Ancora un giro e li avremmo raggiunti.

“Ok, allora ascoltami bene…dobbiamo pranzare con loro. Sicuramente ti farà delle battutine su di me…non prestarci troppa attenzione.”

“Hai paura dei tuoi scheletri nell’armadio, amore? Hai un passato da spogliarellista o da mascotte scolastica?” Mi guardò ridendo. In Italia non ci sono le mascotte della scuola, ma tralasciamo. Avevo la testa altrove in quel momento.

“No, ho paura per le tue ossa!” Si irrigidì.

“Ok, forse ho esagerato, però sii pronto a tutto!”

Suonammo alla porta e mio padre ci venne ad aprire.

Rob quasi svenne trovandosi davanti un uomo di almeno 10 centimetri più alto di lui ( e Rob non è proprio basso), capelli neri e occhi azzurri che spiccavano. Anche se mio padre non era molto robusto, faceva sempre un certo effetto e Rob non era abituato a persone di quella statura.

Mio padre mi  abbracciò sollevandomi e chiuse la porta alle mie spalle.

“Pa’! C’è fuori Rob!” Mi divincolai. Iniziavamo bene.

Andò riaprire la porta. “Oh! Scusa Rob!- si focalizzò sul nome, imitando la mia voce - Non ti avevo visto…” Lo abbracciò. Ma che intenzioni aveva? Sembrava tanto docile, ma non lo era affatto.

Rob mi fece un sorriso che pareva dicesse: “Vedi che è tutto a posto?”

“Comunque piacere, io sono Sandro…ma per te sono il Signor Marchesi.” Attimo di silenzio. “Ahahaha Stavo scherzando ragazzo. Chiamami pure Sandro. Se no mi fai sentire vecchio.” Rob stava per presentarsi, ma mio padre lo bloccò.

“So già tutto di te. Non sai quante me ne ha fatte passare mia figlia per te. Vai di qua, vai di là…Oddio c’è Robert!! Pensa che ha scelto il linguistico solo per poter parlare con te in inglese un giorno!” Gridò simulando la mia voce. Arrossii di botto. Non era vero! Ti sembra? Non sapevo neanche della sua esistenza quando avevo scelto la scuola.

Guardai l’espressione di Rob che si limitò a sorridere, poi aggiunse.

“Seriamente?Non mi ha mai parlato di questo. Interessante…continui la prego.” Che sbruffone, ci si metteva anche lui!

“Dopo, dopo… ma che ci fai qui? Come vi siete conosciuti?” E cosa vuoi farne di mia figlia: sott’inteso.

“Eh…ci siamo conosciuti a Los Angeles…” Iniziai io.

“Mi è svenuta davanti…doveva vederla…” Mi interruppe Rob. Lo fulminai con lo sguardo.

“ è stato un calo di zuccheri!!!! E comunque…è venuto a trovarmi perché deve girare il nuovo film in Italia.” Mi intromisi io.

“Ahhh, siete amici! Capito, capito…comunque dammi del tu...Robert…”   Ora che sapeva della nostra (solo) amicizia era più tranquillo.

Per fortuna arrivò mia madre che attirò l’attenzione di mio padre chiedendogli un aiuto in cucina.

Rob vide il mio nervosismo. Mi abbracciò e mi baciò dolcemente.

“Ehm, ehm…” Mio padre era già tornato. Ok, penso avesse capito che non eravamo solo buoni amici.

Ci staccammo subito, ma trattenni il braccio di Rob attorno al mio fianco. Avevo bisogno di lui.

“Marty, lo sai che più dei 4 salti in padella in cucina non ci so fare, perché non vai tu?” Merda. Diabolico, era la parola che descriveva meglio mio padre in quel momento.

“Mamma…sono qui…”Trascinai i piedi fino in cucina.

“Dai, ora stai esagerando. Tuo padre non è così cattivo!”

“Sicura?” La guardai male.

“Non si è mai impicciato troppo, ma lo sapeva sempre quando avevi un ragazzo.” Mi rivelò.

Presi una patata iniziai a tagliarla, cercando di sentire cosa succedeva dall’altra parte del muro. Ridevano.

Finii velocemente, infilai le patate nel forno e la pasta in tavola.

“E’ pronto!!!”Li chiami in raccolta.

Il pranzò passò senza grandi problemi.

Ridevano entrambi per le figuracce che avevo fatto da piccola…

Magari non avevano niente in comune, ma i miei aneddoti (comprese le mie vecchie storie con i ragazzi) li avevano “uniti.”Incredibile.

 Spesso tirai dei calci sotto il tavolo a mio padre e lui rispondeva aumentando le storielle.

“ Ah, beh le mie sorelle da piccolo mi vestivano da femmina e mi presentavano come Claudia. Più imbarazzante di questo…” Rob tentò con un po’ di autocritica che piacque molto a mio padre.

Bravo il mio Piccolo.

Io e mia madre sparecchiammo. Rob  era sul divano con mio fratello che cercava di spiegarsi a gesti. Rob faceva finta di capire e annuiva guardandomi di tanto in tanto allarmato.

Mi trovai con mio padre che caricava la lavastoviglie.

“Ehy Cucciola…” Mi voltai dalla parte opposta.

“Sei arrabbiata?”

“No, perché dovrei esserlo. Ho solo portato a casa un amico e tu…” Risposi ironicamente.

“Primo, mi credi deficiente?Lo so benissimo che non è un amico. Secondo, puoi dirgli che come attore non è granchè. Me ne sono accorto che rideva alle mie battute solo per sopportazione. Io ci ho provato in tutti modi – disse fingendosi affranto – ma lui è ancora qui, quindi è un santo. Sono pochi quelli che mi resistono. In più deve sopportare anche te, quindi meglio non esagerare.” Lo guardai aspettando quelle parole…

“Sì, sembra bravo…” Gli saltai al collo.

“Grazie papy!!! Ti voglio bene!” Feci l’occhiolino a Rob che si era voltato sentendomi gridare.

“Perché? L’avresti lasciato se ti avessi detto che non mi piaceva?” Chiese alzando un sopracciglio.

“Ma anche no…Ti ricordi che quando mi stavi insegnando a guidare dicevi sempre di guardarti e fare esattamente il contrario di ciò che facevi?Beh… penso che questa regola valga anche per quello che dici.” Scherzai. Il rapporto con mio padre era sempre stato così. Io ero sempre la sua bambina, ma a volte ci comportavamo più da migliori amici che da padre e figlia. Forse perché i miei genitori erano comunque giovani, ci capivano di più e, detto fra noi, c’era anche chi ci scambiava per fratelli. Non avevo mai capito se ero io che sembravo vecchia o lui più giovane. Mah!

“Ok, però non mi venire a casa con la data del matrimonio perché potrei anche cambiare idea. E ricorda che il sesso porta delle brutte malattie, quindi è meglio evitare!” Sempre il solito spiritoso. Arrossii di botto.

“Tranzollo pa’ non ho intenzione di sposarmi…per adesso.” Smise di respirare, anche perché feci cadere l’argomento sesso.

“…e non farlo mai! E’ solo un legame che ti toglie la libertà. 22 anni che sopporto tuo padre.” Si intromise mia madre.

 “Ah tu che sopporti me? Non ne sono sicuro.” Scherzavano sempre, era bello vederli così felici anche dopo tanto tempo.

Ma io non ero ancora pronta per quel passo. Avevo ancora le mie esperienze da fare.

Mi sedetti vicino a Rob abbracciandolo e traducendo quello che gli mimava mio fratello. Naturalmente mio padre mi aveva vietato di portarlo in camera. Ovvio.

“Gli sei piaciuto e ti reputa un santo perché mi sopporti…” Gli dissi.

“Eh, sì…non sai quanto mi costi…” Rispose cingendomi le spalle con il braccio. Gli tirai un gomitata ma la parò.

“E, sì parlate in inglese così lasciamo fuori Luca!” Si intromise mio fratello che era ancora lì.

“Scricciolo, perché non vai a giocare con la play?” Lo guardai minacciosa.

Non l’avessi mai detto! Rob capì solo una parola, ma quella bastò.

“Play? Play 3?” Sbottò alzandosi dal divano.

“Ovvio!” Quando voleva mio fratello capiva benissimo.

Si diressero in camera lasciandomi sola sul divano.

Passò un’ora ed erano ancora nell’altra stanza a bestemmiare contro uno schermo. Stavano giocando a PET 2009…e quel gioco l ‘avevo regalato io a mio fratello il Natale precedente! Mah io non so, capisco mio fratello di 15 anni, ma Rob… 23 anni buttati nel cesso.

Mi stufai così salii in camera. Chiamai la So che mi propose di andare al parco. Mi preparai vestendomi leggermente per prendere l’ultimo sole d’estate.

Non sapendo che altro fare scesi ed entrai in camera di mio fratello.

Rob sgranò gli occhi quando mi vide, e mio fratello fece una faccia schifata vedendo la sua espressione. Avevo un paio di pantaloncini del  Milan mooolto corti e una canotta nera aderente, i capelli raccolti in una coda e un pallone in mano. Non ero grassa, però, diciamo che avevo le curve nei punti giusti.         

“Bene, volete giocare a calcio? Andiamo al parco.” Dissi.

Mio fratello esultò uscendo dalla camera per andare a prendere il suo completo da calcio e Rob fece di no con la testa.

“Perché no?” Chiesi sorpresa, pensavo gli piacesse.

“Tu non vai da nessuna parte.” Disse alzandosi e tirandomi bruscamente a sè. Passava la mano su e giù per la mia schiena.

“P-p-perché no?” balbettai a pochi centimetri dal suo viso. Perché mi faceva sempre quel effetto? Mi sentivo…accaldata.

Mio padre mi aveva vietato di andare in camera mia, ma non aveva detto niente a proposito di quella di mio fratello.

“Perché vestita così tu non esci di qui. Non vorrei fare a pugni con qualcuno perché ti…disturba.”

Appoggiò le sue labbra sulla mia guancia. Mi voltai lentamente per baciarlo, avevo voglia di quelle labbra, ma lui si scostò.

“Dai, vatti a cambiare, o potrei non controllarmi… E ci sono i tuoi genitori nell’altra stanza.” sussurrò prima di voltarmi e spingermi fuori dalla porta con una pacca sul sedere.

“Tu ti controlli benissimo caro mio, anche troppo!” Sbottai.

Comunque proseguii fino al salone aprendo la porta di casa.

“Dove pensi di andare così? Robert tu non le dici niente?”Chiese mio padre sulla porta di casa. Stavano uscendo per incontrarsi con la Simo e il Maurizio.

Alzai gli occhi al cielo e mi rigirai. Era una congiura contro di me.

“Papà, sto andando a giocare a calcio. E’ l’abbigliamento normale.”

“E Robert che ne pensa?” Adesso chiedeva pure il parere di Robert. Pazzesco!

“Io gliel’ho detto di cambiarsi. Così non andiamo da nessuna parte.”

Erano lì, davanti a me e mi osservavano con disapprovazione.

“Grrr che rabbia!” Salii di corsa le scale.

Ed io che ero preoccupata per loro, invece si erano proprio trovati!

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Allora mi sto arrabbiando!!!!!!

Perchè ci sono così tante visite e così pochi commenti????? Me lo spiegate perfavore????

Vi piace'???RECENSITE

Vi fa schifo? RECENSITE

Volete minacciarmi a morte per quello che scrivo? RECENSITEEEE!!!

Se no non sto neanche qui a postare. Lo faccio per leggere ciò che pensate, ma se non vi esprimete è inutile.

Spero di trovare qualche recensione in più per questo capitolo.

Ora passiamo a ringraziare le ragazze che l'hanno aggiunta nei preferiti e/o nelle seguite.

e soprattutto Lazzari che è l'unica che mi dice cosa pensaaaaaaaaa, grazie tesoro...

Arrivedorci a tuttiiiiii...

Xoxo   Smac

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Capitolo 35
*** 35. Nient'altro che noi ***


“Ma così non riesco a giocare!” Mi lamentai.

“Ma così mi piaci di più, sei veramente molto sexy!” Ridacchiò.

“Ah sì? Beh allora stasera vengo a letto con la tuta invernale.”Lo minacciai.

“Non ci provare neanche!!!” Mi sgridò.

“Vedremo, vedremo…Comunque questi pantaloni mi stanno larghi…”

Avevamo deciso di andare al parco con gli altri verso le 4. Mi ero messa dei pantaloncini e una canotta ma Robert mi aveva dato dei suoi pantaloncini che  coprivano fino al ginocchio. Sopra indossavo una maglietta da basket che, anche se era una canotta, mi restava stralarga e oblunga.

“Un pochino, ma ti stanno bene e poi su chi dovresti fare colpo? Su di me l’hai già fatto, tranquilla. Non avrai mica l’amante!” Mi guardò scandalizzato.

“Modesto il ragazzo, mica ci sei solo tu nella mia testa…- grande bugia –E come farei ad avere l’amante se mi stai sempre appiccicato?!? Mi controlli sempre!” Risposi scherzando.

Rise.

 “Mmh, giusto, non mi piace dividere la mia donna con altri…- ridacchiò. La sua donna, la sua donna. -…e comunque io stasera non ci sarò.” Mi disse d’un tratto, amareggiato.

 Feci due conti mentalmente. Due giorni erano già passati…no, non era giusto. Non potevo lasciarlo andare così. Non volevo.

“Marty?!? Ci sei?” Mi chiamò mio fratello vedendomi con lo sguardo perso.

“Eh? Sì,sì…” Risposi un po’ triste.

 Scendemmo dalla macchina e raggiungemmo gli altri che ci stavano aspettando, o meglio…stavano aspettando la palla.

“Finallmenteeee!!!! Ma cosa stavate facendo???” Ci chiesero.

“Ehm..” Iniziai arrossendo.

“Ehm…eravamo occupati a far le valige…” Iniziò Rob.

“Erano occupati a distruggere la camera da letto di mia sorella.” Rispose mio fratello senza pudore.

“Non la stavamo distruggendo…” Sbuffai. Non avrei dovuto dirlo.

“Dai rumori che si sentivano sembrava proprio così.”Concluse mio fratello. Era ufficiale:lo odiavo. Arrossii di botto.

Phil diede una pacca sulla spalla a Robert che sembrava tutto fuorché imbarazzato.

Mio fratello, Rob e Phil cominciarono a palleggiare, mentre io raggiunsi le ragazze sotto un albero.

“Ciao ragassuoleee…” Salutai.

La loro risposta fu una sonora risata. “Perchè sei conciata così?”

“Lasciate perdere Rob…” Cercai di spiegare ma scoppiarono a ridere.

“Ragazze non è la giornata adatta…già mia madre..”

“wo,wo,wo…calma, hai presentato Rob a tua madre?” Mi guardarono come se avessi commesso un reato capitale.

“Più che altro… l’ha trovato nel mio letto. E poi l’ho dovuto presentare a mio padre.” e spiegai loro la storia.

Risero di nuovo.

“Ma brave…mi siete molto d’aiuto! Ridete delle disgrazie altrui…” le ammonii scherzando.

“Scusa Marty, ma solo a te capitano ste cose.”Risposero fra una risata e l’altra.

I maschietti ci chiamarono  per giocare. La Iole e Nikky non volevano sudare e rifiutarono la richiesta.

Accettai.

Mi alzai e cominciai a togliermi i pantaloni sotto gli occhi stupiti di Rob.

Poi tolsi anche la maglietta e scoprii i MIEI pantaloncini e la MIA maglietta sotto i suoi e li raggiunsi.

“Eccomi pronta!”

Guardai Rob che aveva uno sguardo severo.

“Tu così non giochi.” Mi prese in braccio e mi ripose solo quando fummo dalle ragazze.

“Come vuoi, amore…” iniziai a correre verso Phil che aveva la palla.

Phil guardò Rob alzando le braccia per fargli capire che non ci poteva fare niente. Sentii Rob sbuffare. “Cominciamo!”

Le squadre erano: io e mio fratello contro Rob e Phil.

La partita durò 40 minuti, spesso Rob mi faceva cadere, ma invece di rubarmi la palla, mi saltava addosso baciandomi ed abbracciandomi. In quei casi chiamavo il fallo. (Me perfida)

Naturalmente vinsi, ma solo perché la Iole distraeva Phil e Rob si trovava solo contro due fratelli. Non è una bella situazione in cui inciampare.

A fine match solo mio fratello riusciva a stare in piedi, e anzi…continuava a palleggiare.

“Dai! Siete vecchi!!!” Ci gridava.

“Ah noi vecchi? Dammi cinque minti e poi vediamo chi è vecchio!” Gli risposi, sedendomi sul prato.

Mi guardò e scoppiò a ridere prima di andarsene, raggiungendo i suoi amici.

“Brutto scricciolo che non è altro.” Avevo ancora il fiatone.

Mi lasciai andare sul prato, ma colpii qualcosa.

“Ouch!” Avevo preso in pieno l’addome di Rob, che si era sdraiato dietro di me.

“Scusa amore!!! Fatto male?”

“N-no, tutto a posto…” Rispose goffamente.

“Scusa amore…” Mi avvicinai, sdraiandomi sul suo braccio e lo baciai.

Lui ricambiò e si spostò sopra di me.

“Sento che adesso va tutto bene………” Sussurrai con una nota maliziosa.

“Benissimo…”  Sussurrò sulle mie labbra, con un sorrisetto divertito.

“Bene, allora vado un po’ dalle ragazze che si annoiano senza me.” Mi divincolai.

“Ma anch’io mi annoio senza te!” Mi guardò con la faccia da cucciolo, ma appena Phil gli chiese di accompagnarlo al bar per prendere una birra scattò in piedi senza pensarci due volte.

“Hey ragazze…che fate?” Arrivai da loro che stavano discutendo su qualcosa. Probabilmente sul matrimonio perché la Iole non parlava d’altro ed infatti avevano un catalogo di vestiti da sposa sotto gli occhi.

“Niente, non voglio partire Marty!” Nikky era davvero dispiaciuta.

“Neanche io voglio che partiate, Nikky!!” L’abbracciai forte forte.

“Perché non venite pure voi?” Mi chiese quasi implorante.

“Dove?!?”

“A Montepulciano. Dai, dai, dai, ti pregooooo!”

“Non lo so…” Guardai la Iole.

“Per favoreeee, abbiamo passato poco tempo insieme perchè eravate sempre ‘occupate’. Chissà quando ci rivedremo.” A quelle parole ebbi una scossa. Chissà quando l’avrei rivisto.

“Mmh…quanto state là?” Chiese la Iole.

“Una settimana,forse due.”

“Mmh, abbiamo l’università…la iniziamo fra due giorni e se cominciamo fin da subito a saltare lezioni…” Stavo facendo il resoconto degli impegni.

“Marty!! Fallo per me….” Mi guardò con i lacrimoni agli occhi…

“Ti faccio sapere…” Conclusi. Mi sarebbe mancata la mia Sis americana ma avevo una decisione da prendere.

Qui avevo l’università, il mio futuro…e là andava il mio amore, il mio presente…  E poi Rob  non mi aveva chiesto se volessi partire con lui.

Cosa dovevo fare?!?

 

Tornammo a casa, lasciando mio fratello al parco con i suoi amici.

Casa libera. Ci infilammo nella vasca e dire che allagammo il bagno mi sembra riduttivo.

Erano le cinque e mezza di pomeriggio quando Robert si sdraiò sul divano ad aspettare la sorpresa che gli avevo promesso in vasca.

“Pronto?” Chiesi sensuale, da dietro la porta.

“Sono nato pronto.” Rispose più sensuale.

Quando uscii in salone si mise a ridere come un matto.

“Non ci credo…lo ha fatto veramente?”Rideva ed io con lui.

“Vieni qui, amore…” Mi fece posto fra le sue braccia, invitanti e protettive.

“Mmh…è pure morbida, ma ti preferisco senza.” Sogghignò, palpandola…

Sì, avevo indossato una tuta pesante da ginnastica.

“Allora chi aveva ragione?” Chiesi.

“Io come sempre…sei veramente sexy così!!!” Mi stava prendendo in giro, ma stetti al gioco.

“Bene, ora posso toglierla che fa caldo.”

“Uh,uh vediamo che c’è sotto…”rispose malizioso.

Ero vestita…Sogghignai.

“Ma non fa davvero molto caldo qui?” Sospirò sul mio collo.

Il mio respiro accelerò quando con la punta del suo naso creò una striscia immaginaria su e giù per il mio collo.

Abbassai il volto per incontrare le sue labbra, ma a pochi millimetri si scostò, ricominciando a torturarmi il collo.

Nel mentre le sue mani avevano guidato tutti i miei movimenti, fino a farmi ritrovare a cavalcioni su di lui. Le mie mani erano tra i suoi capelli, mentre le sue si erano già fatte spazio sotto la mia canotta.

Ad ogni suo bacio avvicinavo impercettibilmente il mio bacino al suo, avevo bisogno di sentirmi nuovamente un tutt’uno con lui.

Ad un tratto raccolsi tutte le mie forze e mi fermai. Mi alzai, sotto il suo sguardo perplesso e lo presi per mano facendolo alzare.

“Non qui…” Gli sussurrai in tono sensuale all’orecchio.

Salimmo velocemente le scale e , superato quel ostacolo, ricominciammo a baciarci.

Lo spinsi contro la porta della mia camera e passai a mordergli delicatamente il labbro inferiore.

“Non c’è fretta, Amore…” Sussurrò staccandosi appena dalle mie labbra.

Era vero, non c’era fretta, ma un bisogno assoluto di lui in me.

Si diresse quindi verso il letto e mi adagiò delicatamente, senza distogliere lo sguardo dai miei occhi. Cominciò la sua lenta, lentissima, piacevole tortura.  Ci amammo ancora e ancora.

Si sdraiò di fianco passandomi un braccio sotto le spalle.     

Misi la testa sul suo petto e lui prese  a giocare con una ciocca dei miei capelli.

“Allora, fra tre ore, parti…” Incominciai dopo un po’ di silenzio, mentre gli facevo i grattini sul braccio. Avevo evitato il problema tutto il giorno, ma era quasi ora e non sapevo che fare.

 Morale: inutile scappare dai problemi perché poi si ripresentano sempre.

“Lo so…non vorrei. Vorrei prolungare questo momento…. Sai, inizio ad odiare il mio lavoro...se non fosse per questo che ci siamo conosciuti. Poi l’autografo l’hai più avuto?!?” Cercò di sdrammatizzare. Mi baciò la fronte.

Sentii una lacrima scendermi sul viso. La nascosi.

Mi sarebbe mancato il suo senso dell’umorismo e il suo modo particolare di vedere il lato divertente in ogni cosa. Purtroppo io non ci riuscivo. Non in questi momenti.

“Q-q-quando pensi che ci rivedremo?” Chiesi sentendo il groppo in gola.

Lui si fermò e spostò la mano sulla mia guancia. Iniziò ad accarezzarla.

“Il prima possibile. Anzi…perché non vieni con me? Parlo io con i tuoi se ci sono problemi. Ma senza vederti non ce la faccio…” Era dolcissimo e tutte queste attenzioni non aiutavano sicuramente. Sorrisi, ma senza allegria.

“Il problema non sono i miei. Anche Nikky me l’ha chiesto, ma comincio l’università fra due giorni e non posso…-sospirai- Mi mancherai, amore... ” Ormai i lacrimoni mi rigavano la faccia.

“Quindi…vorrà dire che ritorneremo ad essere solo amici…” Sospirai. Era giusto così. Quando eravamo insieme potevamo essere una coppia, ma con la lontananza sarebbe stato impossibile e doloroso. Chissà chi si sarebbe stancato prima di questo giochetto. Sapevo già la risposta.

Mentre mi dilungavo nelle mie seghe mentali però, Rob mi rispose come non mi sarei mai aspetttata.

“Certo che no!!! Mi sembra di averti già spiegato che non voglio averti solo come amica. Verrò io appena mi lasciano... Mi mancherai anche tu cucciola. Non sai quanto…” Aggiunse a voce più bassa. Ora ero felice. L’equilibrio sembrava raggiunto. La sicurezza che aveva usato aveva cancellato da un secondo all’altro tutte le preoccupazioni.

“Non è giusto che ti sacrifichi sempre tu! No, ti verrò a trovare io, ma… Dopo l’Italia dovete ripartire subito?”

“Due giorni e poi si riparte…”Sospirò…

Alzai lo sguardo cercando il suo.

Lo trovai e insieme a questo trovai anche la stessa tristezza.

“S-s-solo due giorni? No, no, no…non…non…” Non possono…cercai di dire, ma potevano eccome.

Non potevo chiedergli di rimanere, sarei stata solo un’egoista. Lui aveva il suo lavoro ed era giusto che andasse.

Dopotutto era solo una settimana, no? Non so perché, ma più ci pensavo più avevo una strana sensazione.

Chiamatelo sesto senso femminile, o non so, ma avevo un brutto presentimento.

Lui si avvicinò e mi baciò. Non era un bacio come gli altri e sicuramente non uno dei migliori.

 In questo c’era angoscia per la divisione, paura di non ritrovarsi e l’impazienza di rivedersi. Di sicuro non uno dei migliori, ma sempre di una dolcezza disarmante.

 Quelle tre ore le passammo così: a coccolarci, a baciarci…Non serviva nient’altro.

Nient’altro che noi.

 

 

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Wowowowowowowwo...quante recensioniiiiiii!!!

Non so se sono state le minacce a convincervi o Robert mezzo nudo....

mmh....

hahahahahaha Comunque sono felicissimaaaaaaa!!!!!!!

Adesso però non fatevi pregare ogni volta...XD (penserete che non mi accontento mai, ma vi ho già spiegato il perchè e non vorrei essere ripetitiva)

 

Sister_forever94: Grazie milleeeeeeee!!!!!<3

 

Lasimo77: Anch'io adoro Robert....e per il padre....purtroppo ho un'esempio molto simile in casa...non è stato difficile...XD <3

 

Lazzari: la commentatrice per eccellenza XD hahahah Grazie mille per i tuoi complimentiiiii non sai quanto mi fanno piacere!!!!       Guarda...pure a mia nonna piace Rob...fai tu se non poteva piacere ai genitori di Martina!!! Hahahahahaha<3<3

 

Lelybionda:  sono contentissima che la mia storia ti faccia sognare....grazie mille anche a te per i commentiiii!!!<3

 

Mi avete fatto commuovereeeeeee!!! Hrazie mille ragazzeeee e non dimentichiamo tutte quelle che hanno messo la mia storia tra le seguite e le preferite...

spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto...

 

 

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Capitolo 36
*** 36. Università ***


“Primo giorno di Università! Pronta Sò?”.

“Non ho dormito tutta notte…prontissima!”

Eravamo sul cancello che dava al maestoso cortile, due ragazze a braccetto che stavano per mettere il primo piede dentro la loro nuova scuola. Diversa da quelle frequentate fino a quel momento, ma pur sempre una scuola.

“Entriamo?” Feci forza sul suo braccio.

“Entriamo!” Rispose la mia migliore amica.

Eravamo dentro e quello che si vedeva ci piaceva molto.

Ragazzi che andavano e che venivano, gruppi seduti su panchine a parlottare delle lezioni. Qualcuno si era pure perso e ci chiedeva informazioni, ma eravamo nella sua stessa situazione.

“Allora prima lezione?” mi chiese guardando il suo orario.

“Mmh…storia degli ideogrammi.” Si iniziava bene.

“Secondo me tu sei pazza. Cinese! Bah…che ti serve poi…”

“Mica faccio solo quello…e poi è interessante…”

Sì, eccoci qui. Io e la Iole all’Università. Ancora insieme, anche se i corsi erano diversi.

Erano passati due giorni dalla partenza di Rob e ci sentivamo ogni volta che poteva. Eravamo arrivati a 30 chiamate il primo giorno…di 5 minuti ciascuna, ma trenta chiamate erano…

Mi aveva avvisata fin da subito che sarebbero rimasti per una settimana e mezza, quindi sabato sarei partita per Montepulciano.

Ero tutta eccitata, non vedevo l’ora del fine settimana. Era l’unica cosa che mi reggeva in piedi.

Io e la Iole ci dividemmo . Quel giorno avevo solo tre ore, ma tutte sparpagliate. Alle 8, alle 11 e alle 14…bene!

Lei ne aveva cinque ma tutte di fila e poi ci saremmo riviste per pranzare insieme. Uffi!

Era ora di entrare, spensi il telefono proprio mentre Rob mi stava chiamando.

Ero tentata di richiamarlo, mi mancava troppo…volevo sentire la sua voce,però mi feci forza ed entrai…un’oretta…

Fu l’ora più lunga della mia vita. Uscii con la lingua fuori trascinando i piedi.

Riaccesi il cellulare e trovai una quindicina di chiamate.

“Ops…” Feci il numero e intanto che squillava tiravo dei calci ai sassolini….finchè…

“Ouch!” gridai. Ero finita a terra con tutti i libri, mentre il ragazzo che mi era venuto addosso correva verso l’aula senza neanche avermi chiesto scusa. Che belle persone…gentili…

Rob non rispondeva, probabilmente stava girando qualche scena…

Già mi pregustavo New Moon al cinema...

Avrei sbavato tutto il film come quando andai a vedere Twilight? Magari con Rob di fianco, nella fila più nascosta e in alto della sala, mentre la Iole impazziva per Taylor senza maglietta. Le piacciono i tipi muscolosi.

Un sorriso spuntò sul mio volto per quella stupida scenetta che mi ero montata. Gli mandai un messaggio chiedendogli scusa e specificando gli orari dei corsi. Così avrebbe fatto a meno di chiamarmi continuamente.

Seconda ora, letteratura inglese. Il corso che preferivo, ma aimé avevo dei vicini di banco a cui non interessava niente.

“Shhh…” Continuai a ripetere.

Un ragazzo si sporse verso di me…

“Primo anno è?” Chiese, quasi fosse ovvio.

“Sì, perché?” Risposi.

Sogghignò. “No, così…si nota.” E si rigirò a parlocchiare di discoteche.

Ma come si permetteva!  Lasciai perdere, non volevo rovinarmi la giornata.

Uscii in seguito a due ore in cui l’unica cosa che avevo imparato era come ballare l’house in discoteca, cosa che sapevo già fare. Interessante…

Mi stavo avviando verso il bar dove avrei incontrato la Iole, quando sentii qualcuno che mi prese per un braccio…

“Hey, Primo Anno. Sei veloce eh?” Il ragazzo di prima si era fiondato su di me.

“Hey…potrei sapere con chi ho l’onore di parlare?” Risposi con tono neutro.

“Ah, giusto, piacere Giacomo…Jack per gli amici.”

“Ah ok Giacomo.”

“E tu sei…?” Ma cosa voleva?

“Una che non ti conosce…”

“Carina e pure acida…Mi piace…”

“Oh, ma…”Ribattei…

“Dai, su stavo scherzando!”

Magari stavo  esagerando. Un paio di amici in questo posto non mi avrebbero fatto poi tanto male.

“…Piacere, Martina…” Dissi esasperata vedendo che continuava a seguirmi.

“Bene, dove vai?” Il suo tono era naturale, come se fossimo amici da una vita.

Come aspetto fisico, ma anche come carattere ( per quel poco che ero riuscita a vedere) mi ricordava tantissimo Kyle. Forse anche per quello riuscii a parlare con lui con tanta naturalezza.

“Vado al bar, mi serve un panino e c’è una mia amica che mi sta aspettando. Ma tu di che anno sei?”

“Primo per la seconda volta,l’anno scorso è stato tragico. Ti da fastidio se vengo con te?”

Non sapevo cosa rispondere, ma non potevo mandarlo via.

“No, certo che no.”

“Ok…”

La Iole mi guardò male quando arrivai, ma glielo presentai facendo finta di niente. Mangiammo insieme a degli amici di Jack.

Il nostro si era già trasformato in un gruppetto di sette persone.

Poi mi diressi con Francesca, una ragazza appena conosciuta, verso l’aula di francese. Avevo deciso di scegliere la facoltà di Scienze della Comunicazione e Lingue, così da non dimenticare quelle che avevo studiato per ben 5 anni.

Anche quell’oretta  passò, più veloce delle altre e me ne tornai di filata a casa.

Mi buttai sul divano e accesi la televisione.

Stavano trasmettendo un servizio in diretta dal set di New Moon su Mtv, erano in pausa e vidi Rob al telefono. Non feci in tempo a chiedermi chi stesse chiamando, che il mio cellulare suonò: era lui.

“Ciao amorreeee!” Risposi.

“Ciao cucciola! Dal tuo tono di voce capisco che il primo giorno è andato bene.”

“Sì, abbiamo già fatto amicizia. Ma adesso parliamo di te…sappi che ti vedo … porti dei pantaloni neri e un mantello rosso  e hai puntini neri su tutto il corpo, giusto? ” lo minacciai scherzando.

Vidi dallo schermo che si guardò un po’ intorno, poi vide la telecamera di Mtv che stava intervistando lo sceneggiatore. Alan Cappelli mi sembrava si chiamasse.

“Mtv…?” Chiese sospirando.

“Mtv…” A quel punto guardò nella telecamera e salutò.

“So già che mi pentirò di averlo fatto, ma era per te amore…” Sorrisi.

“Grazie…Non vedo l’ora di venire. Com’è Montepulciano?” Strillai.

“Ehm, come dire…Piccolo…” Ridemmo.

“Ah, meglio, così ti troverò più facilmente…”Scherzai. L’avrei trovato comunque.

Vidi che qualcuno si avvicinò e lo chiamò per continuare le riprese.

“Vai amore…mi raccomando, che New Moon voglio andarmelo a vedere.”

“Ahhhh, io non vengo a vederlooo!”

“Perché?!?”

“Beh, mi sento un deficiente sul grande schermo. Poi perché avrò già 10000 anteprime per il mondo.  Se vuoi venire con me ad una di queste…”Quando lasciava i discorsi in sospeso sapevo già che non avevo scampo.

“Vai a lavorare che se no ti cacciano!!!” Cambiai discorso.

“Sì, signora…ti salutano Nikky,  Kellan e Ashley…e non pensare di cavartela così. Voglio una risposta.”

 “Salutameli. Ciao amore…bacioo” Niente anteprime, con tanta gente. No, no, no, no, stiamo scherzando???

Più o meno questa era una delle nostre chiamate standard.

Due minuti e doveva subito rimettersi al lavoro…Mi bastava, mi sarei accontentata anche di 30 secondi se questo mi permetteva di sentirlo…

Magari ero pazza…oppure solamente innamorata come non mai. Chi lo sa? Neanche io! Perché niente “ti amo” alla fine della chiamata? Beh, perché avevamo capito che era inutile continuare a ripeterselo. In più, entrambi pensavamo che fosse più sentito se detto nei momenti giusto, che non detto sempre e farlo diventare più un’abitudine che altro.

Quella sera mi addormentai senza neanche cenare.

 

Una settimana passò veramente in fretta e presto arrivò il venerdì.

“Ciao piccola!” Mi fermai di scatto sentendo quella voce.

“Ciao Jack…” Mormorai alquanto assonnata.

Jack, il mio caro amico-provolone Jack. Lo conoscevo da una settimana e si era già preso fin troppa libertà nei miei confronti.

Gli avevo perfino detto che avevo un ragazzo, ma quando aveva voluto sapere di più io smisi di rispondere perché non volevo e non potevo dirgli:

“Il mio ragazzo? E’ Robert Pattinson”. Ora pensava che fosse solo frutto della mia immaginazione.

“Ascoltami un attimo…” Mi circondò le spalle.

“Domani sera…Io, te, Caterina, Francesca, Matteo, Phil e la Iole…al Toqueville. Fino alla chiusura.” Propose, gesticolando a destra e a manca.

“Non posso…” Cercai di cavarmela così. Purtroppo non era uno che si arrendeva facilmente.

“Perché??? E non dirmi che devi andare dal tuo ‘tipo’- accompagnò l’ultima parola con un gesto delle mani- C’è Laurent Wolf. Non puoi perderti Laurent Wolf.” Mi supplicò.

“Mi dispiace, ma c’è il mio ragazzo in Italia e devo andare…”

Devi andare???” Chiese curioso.

“Vai a cercare il pelo nell’uovoooo! VOGLIO andare…ok?” Cercai di svincolarmi.

“Ehu, aspetta…Non può venire lui? Così lo conosco…” Ancora non ci credeva?

“Ehm…no…sta…lavorando…”

“Che lavoro fa?” Continuava.

“Pubbliche….relazioni…” Mi inventai al momento.

L’entrata del prof mi salvò all’ultimo. Non avevo mai amato così tanto un prof in vita mia.

 

 

 

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Ciao bellissimeeeeeee...solo due commenti??? mmh...non va beneeeee!!!

 

Lazzari: Grazie mille bellaaaa...Non piangereeeee!!!! E il brutto presentimento...non posso dire niente...ma state tranquille!!!!Abbiate fiducia!!!

 

Lasimo77:  sì amano sì....ma non posso dirvi niente...per adesso vi posto questo capitolo di passaggio..

 

Se ci saranno commenti domani vedrò di scrivere e postare un altro capitolo. Xoxo

 Smac

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Capitolo 37
*** 37. Montepulciano ***


(ROB)

 

 

“E…stop!!! Bravissimi! Rob, oggi hai fatto un buon lavoro!”

Ringraziai Chris per i complimenti. Quel giorno ero euforico e per un motivo ben preciso.

“Ma che bravo il nostro Robbino…” Nikky mi pizzicò la guancia.

“Chissà perché tutta questa carica è? Quando arriva la mia tua ragazza preferita?” Mi chiese.

Nikki, Nikki, Nikki…che scassa coglioni che sei. Sapevo quanto erano unite, ma spesso sapeva più lei di me. Dopotutto lei non aveva niente da fare in Italia. Mi chiedevo perchè fosse venuta. Ahh sììì, per vedere Martina, per tenermi lontano Alex e rompere le palle!

“Ma parlare come mangi no? Sarebbe più facile da capire…comunque arriva fra un’oretta!” Risposi. Arrossii per l’entusiasmo con cui avevo risposto.

Quello non ero io, non potevo essere io…quella ragazza mi aveva stregato, e ancora non sapevo se era un bene o un male.

Mi era mancata tantissimo in una settimana. Siamo stati un mese lontani, ma non era la stessa cosa. Da una parte, la parte che soffriva nell’averla lontana, rimpiangeva di essere andato a trovarla. Probabilmente se non l’avessi fatto, adesso non sarei qui a sentire la sua mancanza.

Però, dopo tutte la pause passate a chiamarla, dopo tutte le conversazioni avute in quel mese, sarei impazzito senza vederla. Ma a chi voglio darla a bere? Milano o non Milano, avrei sofferto lo stesso. Inoltre, grazie a quella visita ci eravamo messi insieme.

Lei era la mia ragazza, mia, mia, mia.

Non avevo mai passato una settimana ad aspettare qualcuno così intensamente che non fosse la mia Patty , eppure eccomi qui…a contare i secondi che mancano al suo arrivo. Ok, magari non i secondi, mai minuti sì.

“Però calmati, è stata la sua prima settimana di università. Per favore, contieniti.” Chiesi a Nikky vedendo la sua espressione già partita.

“Hey, bello! Non sei l’unico a cui è mancata. Non credere di prendertela tutta per te!” Ribattè lei.

“Sì, ma io ho la precedenza…” Non rispose, quanto adoravo zittirla così.

“Kristen! Kristen! Ma dove si è cacciata? L’avete vista?” Ci  venne incontro l’aiuto regista disperato.

“Eccomi, sono qui.” Spuntò fuori lei prima che potessimo rispondere. Aveva in mano una barretta di cioccolato e se la stava mangiando beata.

“Stai mangiando ancora? Stai attenta, non puoi abbuffarti così. Adesso c’è la scena della corsa nella la piazza. Muoviti.” La ammonii. Lei annuì.

In effetti era ingrassata un po’ e la colpa, così dicevano, era del suo ragazzo…o per meglio dire ex- ragazzo.

Dopo quattro anni lui l’aveva mollata senza motivo, e lei l’aveva presa malissimo. Probabilmente aveva scoperto che…..no, impossibile.

 Comunque si chiudeva sempre nel camerino, non parlava con nessuno, mangiava tantissimo cioccolato e molte volte era sempre in ritardo per le riprese.

“Kris, l’ha presa davvero male. Ma probabilmente si sarà stufato di una come lei. …lo stimo. Però anche lei deve darsi una svegliata.” Kellan mi riportò all’attenzione con quelle parole.

“Sì, va be…comunque, che ore sono?” Chiesi impaziente.

“Manca mezz’ora…calmo.”

“Che calmo e calmo… la vado a prendere alla stazione! John! Per oggi ho finito?” Chiesi all’aiuto regista.

“Sì, vai pure  a struccarti, al massimo ti chiamiamo noi!”

A quella risposta salii in macchina e mi avviai alla stazione.

Non c’era tempo di struccarsi.

Vidi Kell e Ashley scuotere la testa, come per dire : “E’ un caso perso.” Ero ben contento di esserlo.

Nikky cercò di salire in macchina, ma partii prima che lei potesse fare il giro del veicolo. 

Mi fiondai  nel traffico e in un quarto d’ora arrivai alla stazione.

“Merda. Sti fotografi sono dappertutto.” Dovetti aspettare il mio amore in macchina.

Vedevo coppie uscire abbracciate, sorridenti. Anch’io avrei voluto aspettarla all’interno, ma non potevo per quelle persone con la macchina fotografica in mano che stavano lì appostate prima di dirigersi verso il loro nido.

Guardavo quelle porte di vetro che si aprivano e si chiudevano ogni volta che passava qualcuno. Cercavo quel viso, ma senza successo. In più ero stato un deficiente perché non mi ero neanche struccato ed ero più riconoscibile di quando mi mettevo Rayban e camicia a quadrettoni. Porca putt… a me e alla mia fretta!

Sentii qualcuno aprire la portiera posteriore e una ragazza che disse.

“Montepulciano, per favore.”

“Ehm, mi dispiace ma non sono un tax…”

Ma le parole mi mancarono appena vidi un sorriso così bello, attraente e familiare.

Era rivolto a me, ne ero sicuro. Gli occhi nocciola mi fissavano con luminosità e allegria come il sorriso. Il suo era il viso più bello che avessi mai visto e mi provocò un aumento del battito cardiaco.  Era la mia ragazza

Si avvicinò a me, sfiorando le mie labbra.

“Ciao amore, come va?” Mi sussurrò staccandosi appena.

Sorrisi e le presi il viso fra le mani, per impedirle di staccare ancora le sue labbra dalle mie. Volevo di nuovo sentirle mie e capii che anche lei voleva lo stesso, visto che ricambiò il bacio con trasporto.

“Adesso, benissimo…cucciola.” Le risposi appena ci staccammo per riprendere fiato.

Si mise comoda sul sedile posteriore, coprendosi gli occhi con i giganteschi occhiali da sole.

“Allora, Ambrogio avrei una certa fretta, ho un ragazzo che mi aspetta a Montepulciano…. ” Scherzò con quel sorriso che non l’abbandonava mai.

“Subito milady. Ma perché Ambrogio?” Feci finta di sistemarmi il cappello da autista e spostai leggermente lo specchietto retrovisore in modo da inquadrarla e lei mi fece la linguaccia. A quel punto mi fermai…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 ( Marty).

Rob accostò subito quando gli feci la linguaccia.

Aprì la portiera e rientrò nei sedili posteriori. Si avvicinò, quasi per baciarmi, mi cinse i fianchi e…

Iniziai a ridere e dimenarmi.

“Cosa hai fatto?” Disse mentre mi faceva il solletico.

Riuscivo solo a ridere, mi facevano male gli addominali.

“No, no ti prego, basta…basta!!!” Gridai.

Lui mi riprese la testa fra le mani e mi baciò di nuovo.

“Perché Ambrogio?” Richiese.

“E’ l’autista della pubblicità della Rocher.”

“Della che???”

“Dei cioccolatini…Vabbè lasciamo perdere.” Dovevo fargli vedere un po’ di televisione italiana.

Passò di nuovo davanti con l’aria soddisfatta e ripartì.

Mi appoggiai alla sua spalla e gli sospirai sul collo ricoperto di cipria bianca, facendolo tremare di tanto in tanto…Mi divertivo tantissimo.

“Non dovrei essere io il vampiro attratto dal tuo collo?” Sbuffò.

“Mmh…no,questa è un’eccezione alla regola.” E ricominciai.

Il viaggio fu veloce e spesso mi trovai a gridargli contro perché continuava a baciarmi mentre guidava. Sorpassammo le transenne e la folla di ragazze che aspettavano per un contatto con gli attori. Per fortuna la macchina aveva i vetri oscurati.

 Quando arrivammo sani e salvi ringraziai il cielo e uscii da quella macchina.

“Marty!!! Tesoro mio quanto mi sei mancata!” Nikky si scaraventò contro di me, stritolandomi.

“Nikky! Anche tu mi sei mancata.”l’abbracciai .

Vidi anche Kellan e Ashley.

Mi avvicinai piano, non sapendo come comportarmi. Era da tanto che non ci vedevamo.

Ashley mi si fece incontro abbracciandomi, anche lei un po’ imbarazzata.

E Kellan..che dire…Si inginocchiò di fronte a me prendendomi una mano.

Sembrava quasi una dichiarazione.

“Io, ti amo…ti amo lo sai?” Disse, lasciandomi di stucco. Se stava recitando lo stava facendo benissimo. Quando vide che non rispondevo  sogghignò e continuò.

“ Tu sei la nostra salvatrice. Non sai quanto ti stimo per essere qui. Rob ci stava tormentando giorno e notte. Grazie!” Mi baciò la mano e tutti risero. Non capii il perché disse “ti stimo” in italiano, ma tralasciai.

“Kell, il solito esagerato.” Ti stimo” è l’unica cosa che ha imparato in Italiano. Comprendilo.” Esclamò Rob, ormai rosso come un peperone, cingendomi i fianchi con un braccio e passandosi l’altra mano fra i capelli.

“Che tenero il mio amore!!!” Gli pizzicai la guancia mentre Kell scoppiava a ridere.

Guardai Rob e lui distolse lo sguardo prima di diventare tutto rosso. E se si vedeva anche con tutto quel trucco, immaginai com’era diventato. Gli sorrisi incoraggiandolo.

“Il mio amore…” Mi fece eco Kell, sempre rivolto a Rob.

“Zitto tu…” Lo zittì Ashley prima di sbaciucchiarselo.

“Ehm, si ragazzi, continuate pure…Tanto, al massimo mi sbaciucchio uno della troup.” Annunciò Nikky, ma quando vide che il tipo che stava trasportando le luci si era girato a guardarla aggiunse...

“Non ci provare neanche!” 

Il poveretto se ne andò via con il cuore infranto e noi scoppiammo a ridere.

Mi fecero fare il giro del set, ma non stavo molto attenta.

Avevo occhi solo per Rob.

Capii soltanto che il set era superprotetto da tutto e da tutti. Nessuno poteva vedere cosa succedesse dentro, a parte qualche canale televisivo. Ma sempre con permessi speciali.

Vedemmo Kristen, seguita dai cagnolini Jackson e una ragazza che non avevo mai visto. Fulminò me e Rob, ma non ci degnò neanche di un saluto… Peggio per lei…

“…non male…però non c’è niente! Marty, mi stai ascoltando?” Nikky mi richiamò.

“Secondo me è stanca. Il viaggio è stato lungo.” Rob mi guardò, come per farmi capire di assecondarlo. Il viaggio era durato due orette, niente di che, ma gli diedi corda.

“Sì, un pochino…” Sbadigliai. Se fosse stato uno sbadiglio da copione avrei vinto l’Oscar.

“Bene, allora la accompagno in albergo.” Disse congedandoci dagli altri cingendomi le spalle.

“Non fate troppo baccano che qui sentono tutti!” Ci gridarono i nostri amici capendo le nostr…ehm le sue intenzioni. Sì…le sue.

Entrati in camera, Rob chiuse la porta e mi prese in braccio.

"Allora...com'è andata la prima settimana?" Mi chiese per le vie della città.

"Mi sei mancat..." In quel momento mi suonò il cellulare. Jack?!?

"Che c'è? Perchè non rispondi?" Rob mi guardò strano.

Che voleva Jack? Sapeva che passavo il fine settimana con il mio ragazzo.

Mi ridestai e risposi a Robert.

"Niente. Un mio compagno di corso, ma non so cosa vuole. " Intanto il cellulare aveva finito di suonare.

Lo rimisi in tasca aprendomi in un sorrisone con Rob, mentre cercavo la sua mano.

"Ehm...Marty...non possiamo...ci sono troppi paparazzi qui..." Disse sottraendosi al mio tocco. Mi rattristai un po', ma era giusto così...no?

Il cellulare ricominciò a suonare e alzai gli occhi al cielo.

Rob fu più veloce di me e mirubò il cellulare di mano.

"E' quello che non crede che io esista?" Annuii e lui accetò la chiamata.

"Mi dispiace, chiunque tu sia, Martina ora è impegnata e sarà impegnata per un bel po'..." Che cosa stava dicendo! E cos'era quel tono da stupro? Oddeooo. Riattaccò prima di qualunque risposta.

Mi ridiede il telefono spento e continuò come se niente fosse fino all'albergo.

"Cosa intendevi con quel: Sarà occupata per un bel po'?" Feci per tirargli uno scappellotto, ma lo schivò.

"Fra poco lo vedrai..." Ok, se resistevo a stuprarlo lì in quel momento, avrei resistito a tutto.

Entrammo nella hall dell'albergo e fu lui  a intrecciare la mia mano con la sua. In ascensore mi abbracciò come non aveva mai fatto e mi baciò. Man mano che il resto del mondo si allontanava noi ci amavano più liberamente. 

“Finalmente soli…quando mai ho chiesto a Nikky di venire… Ma amore, ti lascio una settimana e mi fai già conquiste?” Sbuffò e sorrise.

Mi baciò velocemente, poi passò al collo. I suoi baci, veloci e decisi mi facevano il solletico iniziai a ridere.

“Smettila o ti tiro un calcio... E poi su chi avrei fatto conquiste?” Riuscii a dire.

"Su Jack, ovvio. E sappi che sono geloso, quindi vedi di non dargli corda se non vuoi essere la causa della sua castrazione." Soffiò sul mio collo, facendomi  ancora il solletico con i baci.

"Robert, smettila col solletico o ti picchio."

“Ah, è così che si tratta il proprio ragazzo dopo una settimana che non lo si vede?!? Sono in astinenza ed è tutta colpa tua…”

“No, se mai è merito mio. E comunque il solletico non lo sopporto…”Mi opposi mettendo il finto broncio.

“Ah, allora così…- riprese a baciarmi il collo più lentamente, e dolcemente, mentre la sua mano mi carezzava il braccio – va bene?”

Non risposi... i miei mugolii parlavano per me.

“Sai, penso che tu sia veramente un vampiro…” Dissi dopo un po’.

“Mmh…?” Rispose, continuando a baciarmi.

“Ce l’hai su col mio collo…” Continuai.

Si fermò e rise. Poi me lo morse.

“Ahia!”Gridai prendendomi il collo.

Si passò la lingua sui denti, come per assaporare il mio sangue.

“Mmh, buono… ma preferisco le tue labbra…” E incollò le sue alle mie.

Socchiuse la bocca ed io seguii i movimenti della sua lingua.

Passò di nuovo al collo, però non si fermò. Mise le mani sotto la mia maglietta, alzandomela. Quindi mi baciò il ventre con baci lunghi e lenti.

 Mi tolse la maglietta e risalì baciandomi i seni.

“Allora…fino a quando rimani?” Sussurrò lentamente, risalendo al mio viso.

“Mmh, tu quanto pensi?”

“Per sempre…” Rispose dopo mezzo secondo

 Non mi aspettavo una risposta del genere, però mi sciolsi nel sentirla.

“Magari … solo fino a domenica sera…”Sbuffai.

“Solo due giorni? Ma è pochissimo!” Si alzò di scatto e mi guardò con tristezza.

“Amore, non fare così…ci sto male anch’io, lo sai. Che possiamo fare?” Lo andai ad abbracciare visto che si era seduto al bordo del letto e si teneva la testa con una mano.

La situazione era davvero delicata e insopportabile per entrambi.

Nessuno dei due voleva chiedere all’altro di rinunciare alla propria vita poiché non sarebbe stato giusto, ma soffrivamo per le distanze imposte.

 Restammo zitti per un po’.

“Beh, vuol dire che farò la giornalista, così ti verrò ad intervistare.” Sdrammatizzai.

“Mmh, buona idea! Oppure potresti fare l‘attrice, basta che non mi diventi una snob…” provò lui.

“Seee bomba. Io attrice! Questa è buona.” Risi.

“Allora, visto che non sappiamo ancora cosa farai, meglio approfittare dei momenti insieme..” Concluse, prima di ricominciare a baciarmi per finire la sua opera…

Sentii qualcosa vibrare sulla mia coscia. Eravamo ancora presi nel nostro intento, ma quella cosa, oltre che a vibrare iniziò a suonare.

“Rob…”

Continuava a baciarmi. “Mmh..”

“Rob…c’è qualcosa che vibra…nella tua tasca…”

“Lascialo vibrare…” Mi tolse i pantaloni guardandomi maliziosamente.

“Rob, rispondi!”

“Ok…ok…” Sbuffò e prese il cellulare dalla tasca, incatenando il suo sguardo al mio.

Vide il numero e rispose. “Sì??..........non posso adesso…..due orette? ...Un’oretta? ...Mezz’oretta?... Ok , arrivo subito.” Mise giù.

“Te l’avevo detto che era meglio lasciarlo suonare…” Disse nervoso.

“Chi era?” Chiesi. Ma chi poteva essere se non…

“Bill…devo andare che ha una notizia importante da darmi, a quanto pare non poteva al telefono…” Si rivestì e uscì dalla camera trascinandosi.

“Amore?” Lo richiamai.

“Sììì?????” Si riaffacciò subito alla camera.

“Ho deciso che lavoro fareeee!!!!” Esultai.

“Cosa???”

“ La tua manager!” Gridai prima di ributtarmi sui cuscini vedendolo sparire nuovamente dietro la porta.

 

 

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Ragassuoleeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee....

fra poco ci sarà il punto clou...

Grazie mille a coloro che mi hanno recensitoooo...Jack..Jack...io me lo immagino così...

come Alex Pettyfer....secondo voi è pericoloso?!?

 Vabbè...spero vi sia piaciuto...

Frzaaaa recensiteeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee!!!!!!!!!!!!!!!!

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Capitolo 38
*** 38. Misteroooo ***


La Marty come manager…risi. Almeno l’avrei sopportata, non come quest’altro.

‘E mo che vuole?’ continuavo a pensare per la strada.

Per poi arrivare alla conclusione che voleva rovinarmi la vita.

 Se non fosse stato così bravo nel suo lavoro avrei avuto una scusa per lamentarmi.

Entrai nella sala riunioni. Erano tutti lì, tutto il cast lì davanti.

Kell mi guardava e rideva, mentre gli altri erano attirati dal regista.

“Ok, adesso ci siamo tutti.” Mancava solo Kris.

“Dobbiamo sospendere le riprese.” Annunciò il regista.

Tutti si immobilizzarono. “Perché?” Chiesero, poi , all’unisono.

Lui mi guardò in cagnesco. Colpa mia?!? Naaaa…per una volta che non ho fatto niente!

“Perché…beh…diciamo che Kristen non potrà più recitare per un po’ e se non troviamo una sostituta…” Era per la presenza di Martina? No, adesso va bene tutto. Kristen è infantile come pochi, ma non penso che la sua assenza sia dovuta alla mia presenza  o a quella di Martina.

“No!” Si alzò la manager di Kris. “Non potete, c’è un contratto…”

“Si, ma Jane, come possiamo…?” Si guardarono per un po’ in silenzio. Si stavano scannando, ma senza parlare o toccarsi. La tensione era palpabile. Chissà cos’era successo.

“Ok, allora per adesso si sospendono. Poi si vedrà. Voi comunque non muovetevi dal set. Se ci sarà qualche cambiamento vi farò sapere al più presto.” Concluse, lasciandoci liberi.

Sentii un ultimo scambio fra Jane e il regista.

Lui le diceva. “Bene, allora cerca di convincerla. E’ la cosa migliore per la sua carriera. E muoviti.”E Jane rispondeva che per il momento aveva già fatto tutto il possibile.

Bill mi aspettò fuori. Mi avviai verso l’hotel, ma si fermò davanti all’ingresso.

“Tu, stai esagerando. Non puoi farti vedere con quella ragazza in giro. Ne va della tua fama. Pensa alle fan. Vuoi che tutto questo finisca?” Mi minacciò.

“No, certo che no. Ma alla mia vita privata ci penso io.” Lo fulminai con lo sguardo.  Stava esagerando. Lui doveva preoccuparsi della mia immagine, io della mia vita privata.

“Contento tu, ma…uomo avvisato mezzo salvato.” Scrollai il suo braccio e me ne andai.

Davanti all’hotel trovai Kristen con un pacchetto di patatine.

Mi vide e mi sorrise. “Ciao!” Mi salutò…

“Ciao!” Ricambiai. Mi stava salutando…controllai il cielo, ma non c’era nessuna nuvola, anzi era ricoperto di stelle.

“Allora? Che ci fa qui quella?” Quella?

“Mind your own fuck business.” Feci per entrare ma mi fermò.

“Aspetta…Va bene fra voi?” Chiese quasi con le lacrime agli occhi.

“Sì, perché?” Mi aveva stupito quella domanda.

Ritornò in sé prima di rispondere.

“Niente. Curiosità.” E si allontanò con un sorrisetto maligno sul volto. La gente è proprio strana e troppo successo fa male.

 Queste riprese non finivano più, ed eravamo solo al secondo libro! Quando entrai in camera Martina dormiva beata, borbottando qualcosa ogni tanto.

Quando dormiva era bellissima... teneva la bocca leggermente socchiusa, i capelli le ricadevano sugli occhi e assumeva le posizioni più strane.

Ora era a pancia in giù, con il viso da un lato , le braccia circondavano il cuscino e una gamba era distesa, mentre l’altra si piegava al ginocchio.

La baciai sulla fronte e mi distesi di fianco a lei per guardarla.

 Si era cambiata, chissà quanto mi aveva aspettato…

Spostò le braccia verso di me cercandomi. Mi avvicinai stringendola.

“Cosa voleva Bill?” Chiese assonnata.

Il suo tono mi fece ridere…

“Niente, solo che abbiamo una settimana libera…” Risposi baciandola.

“Ser…awww…io?Aspetta 5 minuti che mi riprendo…” Sbadigliò.

“No, no…vai avanti a dormire. Abbiamo ancora domani. Kristen si è sentita male e per un po’ non potrà recitare.” Risposi facendole poggiare la testa sul mio petto.

“Il mondo ruota intorno a lei, come sempre!” Sbuffò. A quel nome si era completamente svegliata. Non c’era da sorprendersi visto il modo in cui si guardavano.

“Dai, torna a dormire. Ne riparliamo domani mattina. Sei stanca…” Sinceramente l’ultima cosa che mi veniva in mente in quel momento era Kristen. E la mia serata era saltata…quindi…tentai di addormentarmi. Per una volta che avevo organizzato ristorante e tutto…

Mi abbassai per darle il bacio della buonanotte. I miei buoni propositi sfumarono appena le mie labbra incontrarono le sue. Non volevo più staccarmi, ero diventato dipendente dalle sue labbra a forma di cuore.

 Iniziai a giocarci, tracciando il contorno del suo labbro superiore, per poi morderglielo delicatamente. Era più forte di me, quasi un riflesso incondizionato.

Inaspettatamente si mise a cavalcioni su di me e mi slacciò i pantaloni. Li feci scivolare giù velocemente. Poi cominciò a baciarmi  e mi tolse anche la maglietta. Ripensandoci…Il sonno mi era passato del tutto.

“Non sono stanca…dove eravamo rimasti?” Non l’avevo mai vista così audace. La spinsi sotto di me e ricominciai da dove avevamo lasciato. Anche nei suoi occhi leggevo il desiderio che avevamo l’uno dell’altro, quasi una necessità di sentirsi nuovamente uniti. E dovevo ammettere che questo mi piaceva…

 

All’alba ci stendemmo uno di fianco all’altro. Ancora con il fiatone, scossi dal piacere appena provato.

Le passai un braccio dietro il collo per avvicinarla e le baciai la fronte.

Di risposta lei iniziò a disegnare cerchi immaginari con le dita.

“Amore…” Spezzò il silenzio, prima che me ne venissi fuori con una delle mie.

“Mmh…” Risposi chiudendo gli occhi. Ormai era il nostro segno di attenzione.

“Ti amo…” Sospirò baciandomi il petto.

La strinsi di più.

“e….” Continuò.

“e…?” Chiesi io.

“No, niente…” Chiuse il discorso. Ora…quella non era un ragazza, era un diavoletto. Lo sapeva benissimo che ero curioso come pochi e, dopo che abbiamo fatto l’amore per tutta la notte, mi finisce con un “e…” lasciato in sospeso. Non va bene.

“Amore…” Dissi con la voce più calda che potevo, scivolando via dalle sue braccia.

Le baciai la fronte, poi scesi sulla punta del naso e infine sul mento, mentre mi ristendevo sopra di lei.

“S-sì?” Soffocò lei balbettando.

“Mi dici cosa stavi per dire?” Continuai scendendo a baciare il suo collo, la sua spalla, il suo petto.

Aveva il respiro accelerato, e lo trattenne quando le baciai la pancia, appena sopra l’ombelico. Mi fermai e la guardai negli occhi.

Si stava mordendo un labbro, mentre mi fissava.

“N-n-n-No, era una scemata…”

“Ah sì? Beh, allora dimmela…” Risalii a baciare nuovamente il suo collo.

Non rispondeva.

La mia mano ridisegnò il contorno del suo braccio, risalì sfiorandole il seno e poi su è giù per l’addome piatto.

Ok, Bob…la tortura dovrebbe essere per lei, non per te.

Bob si era risvegliato, in verità…non era mai andato a dormire.

Bob, controllati!

“Robert, sei sleale…” Un mugolio della Marty mi riportò alla realtà dal mio colloquio a senso unico con il mio pene.

“Perché? Che sto facendo?” Oh, il tono da santarellino ci stava proprio.

“Robert…” Ansimò quando feci combaciare  i nostri bacini.

“Dimmelo…” Continuai nella mia opera di persuasione.

Rimase un po’ in silenzio.

“Beh….” Cominciò.

“Sì???” Soffiai sul suo collo.

“Potrei rimanere qui…” Non la feci finire di parlare.

“Mi piace questa idea.” Commentai.

“Per uno o due giorni in più, solo per non farti rimanere solo a far - sospirò- a far niente.” Precisò.

“Ovvio…solo per quello…” Conclusi prima di sorridere.

Le baciai una guancia.

“Bene, hai ottenuto ciò che volevi. Contento?” Disse esasperata.

“Mmh…non proprio. Fammici pensare. Siamo nudi- riscesi a baciarle il collo - , in un letto comodo e caldo…Voglio farti mia.” Dissi.

“Di nuovo?” Chiese srridente.

“Di nuovo…” Ripetei.

 

 

 

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Ohohohohohohohohohohohoh...

Lazzari...eggià la lontananza pericolosa...ma non per loro...

Tenetevi pronteeeeeeee...xkè tutto può succecedere...

Grazie ancora a Lazzari che recensisce e alle altre che mi seguono...

dai ragazze recensiteeeeeeeeeeeeeeee

 

au reovir mes chères...

 

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Capitolo 39
*** 39. Sbagli del passato ***


Mi stavo vestendo. Cercavo di fare meno rumore possibile, ma finivo sempre per sbattere contro qualcosa. Era stata dura svegliarsi, praticamente non avevo dormito.

“Oh, ecco le scarpe…” Bisbigliai fra me…Erano sotto la poltrona.

“Ok, sono pronta…” Guardai Rob che dormiva e mi avvicinai per baciarlo leggermente prima di andare.

Mi sporsi verso di lui e gli accarezzai i capelli.

Era il mio ragazzo, solo mio…non riuscivo ancora a crederci.

In quel momento mi cinse i fianchi e mi alzò facendomi cadere di fianco a lui.

Aveva ancora gli occhi chiusi e strofinava lentamente il suo naso contro il mio biascicando qualcosa.

“Come mai tutta questa fretta?” Chiese baciandomi leggermente, mentre gli occhi erano ancora impastati dal sonno.

Mi dimenticai di tutto e di tutti. Quando mi baciava, che fretta c’era? Nessuna fretta.

“Ti ho svegliato…Ho appuntamento con Nikky per colazione.”

“Nikky, Nikky…perché non ti metti con lei? Mi stai trascurando, io ho bisogno di coccole…” Aprì gli occhi e mi trovai rapita da quel blu.

 Come se non bastasse tirò fuori la faccia più dolce che potesse fare rischiando di mandarmi al manicomio. Come potevo lasciarlo lì… in quello stato…

“Non ti è bastato stanotte?” Mi guardò sempre con il labbro inferiore sporgente.

“Va bene, allora possiamo dire a Nikky che la raggiungiamo per pranzo. Ormai la colazione è saltata.”Optai.

“Brava la mia cucciola.” E il sorriso ritornò sul suo bellissimo volto.

Restammo non so quanto su quel letto a baciarci, a guardarci, a sfiorarci…

“Spiegami cos’è successo ieri…” Volevo entrare a far parte il più possibile del suo mondo.

“Ma niente, hanno sospeso momentaneamente le riprese, e purtroppo gli attori devono rimanere a “portata di mano”… Praticamente siamo intrappolati qui finché Kris non si riprende. Anche se ieri sera l’ho vista mangiare patatine fritte, e sembrava anche abbastanza a posto.” Rispose, guardando il soffitto e passandosi una mano fra i capelli.

“…e allora  che ha?” Possibile che nessuno lo sapesse?

“Non lo so, magari sta già entrando in meno pausa. Marty, non ho voglia di parlare di lei. Pensiamo a noi…” In effetti aveva ragione, ma ero preoccupata.

 Non sapevo perché lei ce l’avesse tanto con me, ma ero seriamente preoccupata.

“ok, ok…hai ragione.” E lo baciai.

“Io vado in doccia…” Si alzò e si diresse verso il bagno sculettando, guardandomi in modo molto provocante prima di chiudere la porta.

Sentivo l’acqua scendere e lui canticchiare…

Avevo la tentazione di entrare, ma rimasi fuori…

Poi udì un tonfo e non lo sentii più. Spalancai la porta del bagno spaventata a morte e lo vidi mentre faceva finta di affogare nella vasca.

Andava su e giù, un braccio sventolava verso l’alto e con l’altra mano si tappava il naso. Una scena comica…scoppiai a ridere.

Poi feci la seria, mi appoggiai alla vasca e lo guardai scuotendo la testa.

“In un modo o nell’altro dovevo farti entrare…” Si giustificò.

“Ti muovi che ci stanno aspettando?” Mi sembrava di essere sua madre.

“Ma, io sto ancora affogando…” Sorrise.

Allora mi avvicinai, sapendo che me ne sarei pentita presto.

Iniziò a schizzarmi. “ Rob! Basta sono già vestita!!!”

“Già(vestita)…o ancora?” Mi provocò.

“Vuoi la guerra? E che guerra sia.” Dissi buttandomi nella vasca.

Iniziai a schizzarlo e lui faceva lo stesso. Sembravamo due bambini, ma era così divertente! Non si sa come ci ritrovammo a baciarci.

“Chi ha vinto?” Chiese, mentre riprendevamo fiato.

“Mmh…direi tregua…” E lo baciai velocemente.

Bussarono…Bussarono…Bussarono…

“Aprite…Non mi importa come siete, aprite!” Nikky gridava.

“Adesso faccio buttare giù la porta da Kell se non aprite!”

Uscii dalla vasca e arrivai alla porta lasciando una scia d’acqua dietro di me.

“Arrivo!” Gridai e aprii.

“Oddio ma che ti è successo?” Spalancò gli occhi guardandomi.

Stavo per aprire bocca. “No, ok…non lo voglio sapere. Ci stavate dando buca anche per pranzo, ma siamo venuti a prendervi. Non vorrai mica stare tutto il giorno in camera! Dov’è il Robbino?”

La fermai prima che entrasse in bagno. “Vado io…”

Mi affacciai al bagno. “ Muoviti che non accettano i NO.”

Li cacciai fuori dalla porta perché anch’io dovevo cambiarmi, promettendole di fare in fretta.

Ci portarono in un ristorantino veramente carino. Il tavolo era sotto un cielo di edera.

 Ci sedemmo, tutti i tavoli erano pieni e chi era uscito per una pizza in famiglia, chi era lì per un pranzo di lavoro, insomma tutti ci osservarono e ci squadrarono da capo a piedi, ma nessuno di avvicinava.

  Cercavo di farmi piccola piccola, ma non mi è mai stato possibile essendo 1 metro e 80.

 Io e Nikky ordinammo la pasta, mentre Rob e Kell scelsero l’abbinata pizza-birretta.

Sentivo molte polemiche degli adulti, per il film. “ Hanno bloccato tutto!”

“Lasciamo perdere, che stamattina non sono potuta andare a far la spesa perché stavano passando i camion.” Ringraziai che fossero in italiano…

Soprattutto i bambini, riconobbero i volti che avevano visto al cinema e dopo aver strattonato un po’ i genitori che non li ascoltavano, si avvicinarono intimoriti per osservarli meglio.

 Tutto ci fu servito subito. Mentre assaporavo il mio piatto, un bambino attirò la mia attenzione: “ Mamma, mamma…ma i vampiri non bevono mica il sangue? Perché quelli stanno bevendo la pipì?!?”E indicò le birre nei bicchieri.

Scoppiai a ridere e gli altri tre mi guardarono male.

“Lo sapevo, me l’hai fatta impazzire…” Kell incolpò Rob.

“Io, non ho fatto niente di male…E’ sempre stata così…” Rispose Rob con nonchalance mentre sorseggiava la birra.

Tirai un coppino a Rob e spiegai ciò che avevo appena visto.

Indicai il bambino, che avrà avuto si e no cinque anni, e lui si nascose dietro la sedia della madre. Nikky gli fece segno di avvicinarsi.

Il povero bambino aveva le gambe che tremavano, ma venne ugualmente verso di noi.

Nikky lo fece sedere sulle sue gambe e mi guardò sorridente.

“Che belli che sono i bambini…” Mi disse, con aria speranzosa.

“Sì, sono tenerissimi…” Sorrisi.

“Ooooh! ‘Na goduria…” Si intromise Rob che scoppiò a ridere con Kellan.

“Oh, ma sentilo. Volevo vederti  da piccolo, chissà com’era...Lo sfigatino della scuola.” Nikky .

 Mi ricordava tanto Rosalie in Breaking Down. Quella parte le andava proprio giusta, anche se non era poi così tanto snob.

“Non ho detto che non sono stato piccolo, solo che preferisco gli adulti. I bambini più che piangere non fanno.” E si voltò dall’altra parte per non incontrare il mio sguardo di rimprovero.

Era la prima volta che lo vedevo comportarsi così. Sapevo che i bambini non erano la sua passione, ma non pensavo avesse un’idea tanto bassa di loro. Con mio fratello si era comportato diversamente…

“Devo ricordarti che appena mio fratello ha pronunciato Play ti sei fiondato a insultare uno schermo? Oh che hai coccolato più mio fratello di me in due giorni.”

“Allora, la Play è santa e appena scoprirò chi l’ha inventata gli stringerò la mano. E poi comunque tuo fratello non vale ,Marty. Robert doveva ingraziarselo per la sorella.” S’intromise Kell che ricevette un calcio sotto il tavolo da Rob.

Io e Nikky ci guardammo disperate.

“Come ti chiami?” Chiesi al bambino, povero…tremava ancora.

“M-M-Matteo…” Aveva la vocina dolce e debole.

“Piacere, io sono Marty, lei è Nikky e loro sono Rob e Kell.”  Presentai.

Vedendo il mio sorriso si calmò.

“M-Ma voi siete vampiri?” Parlò a Nikky, che però mi guardò disperata perché non lo capiva.

Le tradussi la frase e lei scosse la testa. “Ma io vi ho visto al cinema! E dicevano che eravate vampiri…” Tradussi di nuovo e lei mi chiese di spiegargli il loro lavoro. Anche Kell sembrava rapito da quel bambino, tanto che lo sfidò a braccio di ferro e lo fece vincere.

 L’unico che faceva smorfie e sbuffava continuamente era Rob.

 Alla fine lo costringemmo a prendere Matteo in braccio. Ci voleva una foto…Matteo che cercava di tirargli i capelli e Rob che lo allontanava quasi schifato.

Poco dopo la madre chiamò Matteo per tornare a casa.

Il bambino diede a tutti un bacio sulla guancia sciogliendo anche lo sguardo schifato di Rob, che gli sorrise.

Ci alzammo anche noi da tavola, Nikky mi prese sotto braccio e girammo per il piccolo paesello. C’erano cavi, luci, pannelli ovunque…

Nonostante tutta quella tecnologia aveva qualcosa di magico…

Io e Rob, mano per la mano, seguivamo Nikky e Kell che si erano preparati per far concorrenza alle guide del posto.

Io mi divertivo a stuzzicarlo… “ Dai, di la verità. Alla fine con quel bacio Matteo ti ha commosso…”

“Matteo? Chi? No,io stavo sorridendo alla madre!” Questa era la sua risposta.

“Ma se ti stava cadendo pure una lacrima.” Stavo esagerando, ma era divertente vederlo arrossire.

“Non è vero, mi è entrato un moscerino nell’occhio.” Ridemmo.

Camminammo per le piccole vie, sotto gli archi e in mezzo alle piazzette, quando notammo nell’ombra Kristen…accasciata a terra.

 

(Rob.)

Eravamo in una delle piazzette laterali.

Era piena di mocciosi che correvano di qua e di là. Sbucavano fuori dappertutto.  Camminavamo con le nostre guide personali quando Martina gridò. “ Kristen!”

“Che ha combinato stavolta?” Dissi a Kell.

Lui mi guardò e fece spallucce.

Ci avvicinammo. Era accasciata a terra, si teneva la pancia e piangeva, scuoteva la testa e ripeteva qualcosa in maniera impercettibile.

Cercammo di alzarla, ma ci gridò contro di lasciarla stare.

“Sto bene. Andatevene.” Gridò.

“Kris, calmati. Che succede?” Le si fece vicino Nikky.

“Niente di che. ” Ancora un po’ dolorante si alzò appoggiandosi alla parete.

La maglietta aderente fece scoprire la protuberanza della pancia.

Era incinta… E a notare dalla pancia più o meno di tre o quattro mesi. Ma non ero molto esperto.

“Vieni, ti portiamo in ospedale.” Marty le si avvicinò per prima, ma Kris la fulminò con lo sguardo.

“Povera, piccola, sciocca. Non ti preoccupare che ci penso io. Ci sono già stata in ospedale, ma non possono fare niente. L’unica è abortire, ma non basta mandare giù una pillola.” Aggiunse acida come mai.

“Hey,…” Mi stavo intromettendo, ma Martina mi indicò di lasciar perdere. Non le diedi retta.

“Arriva la principessa . Cazzo, stiamo  solo cercando di aiutarti. Non so cos’hai contro Martina, ma se vuoi il nostro aiuto vedi di calmarti e carca di essere gentile!” Stava per ribattere, ma il dolore la fermò. Si appoggiò al muro tenendosidi nuovo la pancia.

Nikky la prese prima che potesse cadere nuovamente e chiese aiuto a me e Kell per sorreggerla.

La portammo fino alla sua roulotte. L’hotel era troppo distante.

La facemmo sdraiare sul divanetto e io e Kell uscimmo lasciando le ragazze con lei.

“Allora è per questo…” Sussurrò Kell.

 Non l’avevo mai visto serio da quando lo conoscevo.

“Pensi che sia per questo che Mike l’ha lasciata?” Chiesi, sapendo già la risposta.

“Beh, non vedo altre alternative… Si è trovato fregato e s’è l’è data a gambe!” Sorrise. Anch’io sorrisi alla scena del povero Mike che se ne scappava. Che povero e povero…era un coglione e basta.

“Tu stai attento, che con tutto il tempo che passate in camera te e Marty, non ci riderei tanto.”Aggiunse.

Mi toccai gli attributi come segno scaramantico.“Hey, ho solo 22 anni. Sempre le protezioni caro mio! E comunque se Marty fosse incinta non la lascerei sola a decidere.”

“Gia! – mi incitò – Hai fatto il danno? Ne paghi le conseguenze.”

Ridemmo. Probabilmente nessuno dei due ci aveva mai pensato seriamente, ma di sicuro non avrei lasciato a lei tutte le decisioni.

Passò mezz’ora. Un’ora. Poi bussammo.

“Ragazze ci siete? Noi torniamo in hotel, fateci sapere.”

Non era per menefreghismo, ma non sapevamo proprio come renderci utili lì fuori. Un’ora passata a camminare davanti ad una roulotte.

A quel punto uscirono Nikky e la mi cucciola. Erano sorridenti, meglio così.

“Allora?” Chiedemmo.

“Tutto a posto, si è addormentata…” Risposero.

“Noooooo, pensa che bello…” disse Nikky, toccandosi il ventre.

“Prima devi trovarti il ragazzo con cui farlo. Lo sai che non li porta la cicogna?” La canzonò Kell e lei gli tirò un coppino.

Misi un braccio attorno alle spalle della Marty e ci avviammo per continuare il nostro giretto.

Kell e Nikky ci spiegarono tutto, ma le cose mi entrarono da una parte e uscirono dall’altra. Ad un certo punto io e Martina stavamo pensando di nasconderci in qualche viuzza per scappare, ma ci avrebbero trovato.

Passammo anche da un’edicola dove trovammo alcune foto su miei presunti flirt.

 Martina si rabbuiò, ma non lo fece notare più di tanto.

 Avrei tirato fuori il discorso in camera.

Ritornammo in hotel dopo esserci dati un appuntamento per la serata.

 A Montepulciano di locali aperti dopo le 23 non ce ne erano, quindi saremmo dovuti uscire.

“Secondo me ci perdiamo nella campagna!” Ridemmo.

In camera ci buttammo sul letto con le gambe doloranti. Ci avevano fatto girare tutto il paese in pochi minuti…

“Ascolta Marty, per le foto…” Cominciai accarezzandola.

Ma fui interrotto. Ricevetti un messaggio:

                          Vieni subito, ho bisogno di parlarti urgentemente,

                                                    ma non dirlo a nessuno…

                                                                                   Kris

Mi inventai una scusa che comprendeva Bill e lasciai Martina che sbuffava perché venivamo sempre interrotti. Non so neanche perché lo feci.

Tornai indietro molto velocemente. Non volevo andarci, ma sembrava importante: prima si cominciava, prima si finiva.

Bussai tre volte e lei mi venne ad aprire.

“Ciao!” Mi sorrise.

“Che vuoi?” Lasciai trasparire ciò che provavo: impazienza di andarmene.

“Come che vuoi? Siediti per favore.” Mi fece accomodare sul letto.

Sbuffai, ma mi sedetti. E la osservai impaziente.

“Hai visto che novità?” Si accarezzò la pancia.

“Sì…interessante.” Sbuffai di nuovo.

“Hai fretta? Devi uscire con Martina?” Adesso si faceva pure gli affari miei.

“Sì, muoviti…” Risposi sempre più impaziente.

“Eh, che bello poter uscire con la propria ragazza, senza troppe… complicazioni.” Sottolineò l’ultima parola.

“Vai al dunque per favore…” Iniziavo ad innervosirmi.

“No, dico che vorrei venire anch’io con voi, ma aimè…” Battè tre colpetti leggeri sulla pancia. Non ci vidi più. Stava prendendo tempo, perché non si muoveva…

“Senti se Mike ti ha messa incinta ed è scappato non è colpa mia, puoi abortire se non lo vuoi…” Sussultò alla parola “abortire”,poi si calmò.

“Non devi trattarmi così. Non sai che gli stress fanno male al bambino…” Parlava sussurrando.

“Ora lo so, ma non vedo cosa vuoi da me, quindi se non hai niente da aggiungere avrei la mia vita da vivere... ” Lei si sedette sulle mie ginocchia, cingendomi le spalle con un braccio e scuotendo la testa. Mi guardò seriamente.

“Ma Rob,- rise – Cosa voglio da te?!? Non hai ancora capito…???”

La guardai perplesso, sperando di aver capito male.

“…Il figlio è tuo…”

Allura allura allura...passato un buon Natale????

Ragazzi le recensioni scarseggiano....se continuate così chiedo a Lazzari di mandarmi l'e-mail e poi mando

la storia solo a lei...

Cmq Lazzari hai capito cos'aveva Kris???

Ah...ripeto...io non ho assolutamente nulla contro Kris ma serviva la cattiva della storia XD

xòxò 

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Capitolo 40
*** 40. E adesso? ***


 

 

 

40- E adesso...?(Pov Robert)

 

 

 

Ciondolavo per la città, senza sapere né dove andare né cosa fare.

Dopo quella notizia me ne ero andato, lasciandola lì senza una risposta…Ma cosa potevo dire? Cosa potevo fare? Cazzo avevo 22 anni e odiavo i bambini!

Non poteva essere, non aveva senso.

Con una notte, non poteva essere rimasta incinta. Una sola notte…quante probabilità c’erano…Probabilità, pensai, per mia sfortuna questo non era un gioco in cui avevi tot probabilità di vincere e tot di perdere, qui non c’entravano niente. Se accadeva, accadeva. Maledetto preservativo scadente!

Ripensai a tre mesi prima, ritornavamo da una serata con il cast, quando ci trovammo in hotel io e lei. Kristen aveva appena litigato con Mike, e io, beh si sa come vanno queste cose, un ragazzo ed una ragazza, soli dopo aver bevuto come spugne.

“E’ proprio vero che l’alcool fa male…due birre di troppo e ti ritrovi fregato.” Sussurrai tra me.

Se avessi pensato, se avessi anche solo immaginato cosa sarebbe successo, non l’avrei mai fatto. Non ne era neanche valsa la pena.

 Ma come potevo pensare a questo…lei era incinta, ed il figlio era mio. Io non ero pronto ad essere padre. Non volevo esserlo. Prima con Kell si stava scherzando.

 Mi ritrovai davanti alla camera, immobile. Stavo per bussare, ma mi fermai pensando alla mia Marty. Dietro quella porta c’era Martina, la ragazza che amavo e che probabilmente mi stava aspettando per chiedermi  del “colloquio con Bill”.

 Mi chiedeva sempre tutto sul lavoro. Mi ricordavo che all’inizio non mi faceva domande perchè non voleva sembrare una giornalista a caccia di scoop.

 Lei era quella che aveva sopportato di tutto per me… Le avevo detto che con lei volevo provare ad avere una storia seria, le avevo detto di amarla, perché l’amavo veramente ma con che coraggio sarei entrato adesso? Come avrei potuto guardarla ancora negli occhi e dirle che aspettavo un figlio da un’altra? Io ero il primo a non voler diventare padre, per di più di un figlio di Kristen.

 Come l’avrebbe presa lei? Se ne sarebbe andata via per sempre, l’avrei persa, ma d’altronde, io stesso avrei voluto scappare in quel momento…

Mi sedetti di fianco alla porta con la testa fra le mani. E ora?!?

 Valutai tutte le possibilità: anche quella di tenerla all’oscuro della faccenda, ma prima o poi tutti i nodi vengono al pettine, soprattutto i nodi di noi “star di Hollywood”.

Per di più, una paternità non è una cosa facile da nascondere.

Avevo bisogno dei suoi consigli, della sua forza, avevo bisogno di lei, ma allo stesso tempo ero spaventato dalla reazione che avrebbe avuto.

 Mi avrebbe lasciato. Beh, con Kristen non ero obbligato a sposarmi,avrei dato gli alimenti come qualunque genitore divorziato.

Che confusione! Avevo voglia di spaccare tutto, urlare, picchiare e contemporaneamente di non muovermi da quella posizione.

Perché a scuola invece di insegnarti gli errori dei vari personaggi storici del passato non ti insegnano a risolvere gli imprevisti che possono capitarti? A cosa mi serve sapere che ogni avvenimento è definito da regole matematiche, se poi non ho gli elementi necessari per risolverlo? Ripeto: che confusione!    

“No, non è possibile…no, non è vero…è solo un incubo.” Continuavo a ripetermi non volendo accettare quella situazione assurda.

Non so quanto tempo passò, ma Martina aprì la porta già pronta per la serata.

“Rob,amore che fai?” Sorrise.

 Quel sorriso, quel viso, sarebbe stata l’ultima volta che l’avrei visto?  Come se non bastasse, vedendo che non rispondevo, si sedette di fianco a me e mi abbracciò. Quel gesto aumentò la mia vergogna e la mia paura del dopo.

“Hey, amore, tutto ok con Bill?” Chiese preoccupata.

La mia risposta fu un pianto improvviso sulla sua spalla. L’abbracciavo a me, non volevo  dirglielo, non volevo lasciarla più, magari avrei preso un po’ di tempo. Volevo sentire il suo profumo, il suo calore, il suo amore.

No, lo sarebbe venuto a sapere da qualcun altro. Dovevo dirglielo io. Ma come facevo?

“Amore,- disse accarezzandomi i capelli – Mi dici che è successo? Shhh…non piangere. Mi stai preoccupando.  Amore parla…Adesso vado da Bill e lo licenzio.” Scherzò.

Si stava per alzare, ma la strinsi ancora più forte a me e lei ricambiò.

 Forse capì che dovevo prendermi il mio tempo. Presi un gran respiro che mi aiutasse a smettere di piangere. Dovevo essere forte. Aveva il diritto di sapere.

 Mi decisi quindi a parlare.

“Kristen….Kristen…è….incinta…” Non riuscivo a parlare bene, forse perché non volevo pronunciare quelle parole.

“e…il…il figlio è mio…”

Prima che potesse fare qualcosa, l’ abbracciai, forse, anche per non incrociare il suo sguardo.

Lei non fece niente, solo smise di accarezzarmi la schiena. Non ero neanche sicuro che stesse respirando.

Sentii solo il suo cuore perdere un battito. L’avevo ferita, e questa volta nel profondo.

Non sarei mai riuscito a perdonarmelo. Ma il punto era…lei sarebbe stata capace di farlo?

Poi un campanello dentro di lei, si rese conto di ciò che le avevo detto.

 Respirava affannosamente, come per trattenere un pianto. Strinse le sue mani sulle mie braccia e fece forza per allontanarle.

No, non doveva allontanarsi da me, avevo bisogno di lei.

 Era la mia ancora di salvezza, il mio punto fermo. Il mio appiglio in mezzo ad un mare in tempesta.

 Continuava a spingere via le mie braccia, ma io ero più forte.

 Poi la lasciai. Fui costretto a lasciarla, stava piangendo…

Si alzò di corsa e sbattè la porta dietro di sé.

Rimasi ancora un po’ lì seduto, dovevo lasciarle il suo tempo. Solo il pensiero che mi avesse lasciato per sempre, mi torturava. Stavo morendo dentro.

Sospirai ed entrai. Quello che vidi mi provocò un grande dolore al petto: stava facendo le valige.

“Amore…ascolta…” Tentai di dire.

“Amore?!?... Amore…” Pronunciò lei con amarezza. Il suo sguardo era schifato.

“Non fare così…per favore.” Andai ad abbracciarla, ma lei si scostò.

“Non-mi-toccare…” Sussurrò dura scandendo bene le parole.

“Senti, lo so che è difficile. Io non lo voglio! Ho bisogno di te in questo momento, tu…tu non puoi lasciarmi…” Continuava a mettere roba dentro alla sacca.

“Quando…?” Disse chiudendola.

“Tre mesi fa…” Sorrise a questa mia risposta, sempre con amarezza. Pensava che non fossi stato fedele?

“Marty, io ti amo. Se veramente anche tu mi ami, ti prego, non lasciarmi…voglio stare con te. Non me ne frega niente di lei e nemmeno del suo bambino. Lo vuoi capire? Un modo lo troveremo, insieme…noi.” Le presi il viso fra le mani, ma lei non mi guardò. Per l’ennesima volta mi scansò.

“Non te ne frega niente…E’ per questo che non mi hai detto neanche di essere stato con lei? Io…io non ci credo. Tutte quelle parole sul non fidarsi di lei, e poi vengo a scoprire questo? Con lei, cazzo! Chissà quante volte anche qui o quando io non c’ero ti sei divertito con lei…” Mi stava inveendo contro, puntandomi un dito sul petto. Finito di parlare però lo ritirò schifata.

“Sai benissimo che non è vero. Cosa avrei dovuto dirti? Che eravamo entrambi depressi e ci volevamo sfogare con il sesso? Che avevamo bevuto? Mi vergogno di quello che ho fatto, ma è stato prima di tutto questo, prima di incontrarti. Con lei è una cosa iniziata e finita in quella stanza. Ho sbagliato, sono umano anch’io, cazzo. Io non lo voglio un bambino da lei…Voglio solo stare con te. ” L’ultima frase era un sussurro.

”Cazzo Robert!!!Sveglia! Stai per avere un figlio da lei! Come fai a dirmi ste cose? Ti rendi conto cos’è un figlio? Non puoi risolverlo con uno schiocco di dita, ti svegli un giorno e non c’è più. Ha bisogno dei genitori, ha bisogno di amore. Come puoi solo pensare di abbandonarlo?!? Se fossi rimasta io incinta avresti pensato le stesse cose???”Attese una risposta.

“Io…io.” Balbettai, non riuscendo ad aggiungere altro.

“Vedi…Io non ce la faccio più… ” La sua voce divenne un sussurro.

“Ti prego, non lasciarmi…Noi potremmo…” Le sussurrai con le lacrime agli occhi.

“ Ora – le si spezzò la voce – Ora, devi stare con lei…non capisci? Non c’è più NOI... Ora siete tu, lei e il vostro….e il vostro…” Non terminò la frase. Prese la valigia e corse fuori dalla porta.

Urtò Nikky e Kell che ci stavano venendo a prendere.

Mi guardarono curiosi, ma non volevo parlarne. Non mi interessava niente.  Chiusi la porta. Volevo solo che lei tornasse. Tutto il resto non esisteva.

Mi buttai sul letto che aveva ancora il suo profumo.

 “Non c’è più un noi…” Sussurrai ripentendo le sue parole… Mi sembravano talmente ridicole, surreali che non ci volevo credere. Sperai che fosse solo un brutto incubo. Sperai di risvegliarmi con il suo corpo abbracciato al mio, come al solito.

“In qualche modo ci sarà…” Bisbigliai a me…a me, solo in quella camera…          

 

 

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Ok, ok...non odiatemi..

non so voi ma ogni volta che lo leggo mi viene da piangere...spero di averreso bene l'idea.

comunque...va bene mi sono convinta, però se riuscite vi prego di recensire...

Grazie Lelybionda della recensione....ahiahiahia...mi sa che la situazione non è poi così facile da risolvere.

E Lazzari guarisci prestoooooo!!! Sai che non è mia intenzione farti piangere, ma ti prego di non uccidermi perquesto capitolo...

anche se, come ho già detto non so ancora se si risolverà o meno... XD

 

baci baci a tutti!!! and Happy new Year....

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Capitolo 41
*** 41. The End???? ***


 

 

41. The End???

 

 

Presi la valigia e corsi via.

Ogni volta che stavamo insieme, qualcuno veniva a disturbarci, a rovinare il nostro paradiso. Probabilmente avevamo il destino contro.

“Probabilmente il destino ha visto lui, padre a 22 anni di un figlio di quella…” Dissi, quasi gridando contro il cielo.

 Avevo voglia di prendere a calci e pugni ogni cosa. Io non sono violenta,ma dovevo pur scaricare la mia rabbia da qualche parte. Di solito riuscivo a tenermi tutto dentro, ma questa volta si trattava di una cosa troppo grande, troppo importante per essere trattenuta.

 Sembravo una pazza.

Ero arrivata alle porte della città e mi resi conto che non sapevo dove andare. I treni sarebbero ripartiti la mattina seguente e lo stesso valeva anche per i taxi.

“Benissimo, intrappolata in questa dannata città. Di bene in meglio!”

Mi tirai uno schiaffo. Non potevo prenderla così.

Era giusto. Lui e lei dovevano stare insieme. Sentivo un dolore lancinante al petto, ma tutto sarebbe passato con il tempo. Il tempo guarisce tutte le ferite.

 Più ci pensavo e più ci stavo male.

La cosa peggiore era che se fossi stata io al posto di Kristen,  a lui non sarebbe fregato niente di suo figlio.

Appoggiai la valigia a terra e scoppiai in lacrime. Un secondo, un solo secondo e tutto era cambiato.

 

“ Il figlio è mio.” Un sonoro ‘crack’fu il rumore del mio cuore  spezzato.

Il mondo mi era caduto addosso. Con una semplice frase tuttora cambiato. Porca Puttana!

 

Una scena davvero deprimente. Solo io, la mia valigia e un lampione che ci illuminava.

Poi si spense anche quello. “Oh, ma vorrei sapere cosa ho fatto di male per meritarmi questo!”

L’unica consolazione in quella storia era che Robert mi era stato fedele in un certo senso, peccato che prima doveva accertarsi di non aver lasciato tracce del suo passaggio…

Basta! Non dovevo più pensarci. Ero arrabbiata, delusa e sicuramente non ero molto in me.

Sentii una mano sulla spalla. Mi stavo già preparando ad una delle tecniche di Judo che avevo appreso da piccola, quando vidi che quella mano mi stava offrendo un pacchetto di sigarette.

“Ne vuoi una?”Chiese.

“Sì, grazie…”  Che ci faceva lì?

Accese la sua e fece un gran tiro prima di passarmi l’accendino.

“L’hai saputo?” Mi disse.

“Sì…e a quanto pare sono l’ultima.”

“Beh, prima hanno cercato di farla abortire, ma non ha voluto. Potrebbe compromettere tutta la sua carriera, oppure potrebbe migliorarla…Dipende dai punti di vista. ” Sorrise.

Non sapevo cosa avevo fatto a Kristen, doveva proprio odiarmi…ma anch’io avrei fatto la sua stessa scelta.

“Un figlio è qualcosa di fantastico. Magari Robert non se ne rende conto ancora, ma appena lo vedrà, lo amerà. Hai fatto la scelta giusta. Lo so che state soffrendo adesso, ma vi passerà.”

Non dirmi queste cose. Il mio cuore non lo sopporta. pensai.

Anche con la poca luce della luna potevo vedere i suoi occhi illuminarsi quando parlava di bambini. Bill con un cuore…wow…non l’avevo mai visto sotto questo aspetto.

“Ti mancano?” Chiesi. Sapevo che la moglie lo aveva lasciato portandosi via i bambini. 

“Un po’, ma ho tanto da fare e per fortuna le distrazioni sono molte. Come vedi non ne succede una giusta.”

Fece un ultimo tiro dalla sigaretta e la gettò a terra. Attese che finissi la mia e continuò.

“Ci parlerò io con Rob. Non può lasciarla, pensa a tutta la pubblicità che farà questa notizia.” Ecco di nuovo il Bill che pensa solo al guadagno.

Lo guardai attentamente, ma lui osservava un punto vuoto davanti a sè.

“Tu non sei così…” Analizzai infine.

“In che senso?” Sbottò.

“Nel senso che non te ne frega niente della pubblicità. E’ solo che pensi che Robert poi se ne pentirà se non accetterà questo figlio. Come tu ti stai pentendo di aver scelto questo lavoro, poiché ti ha allontanato dai tuoi familiari. Giusto?”

Il mio verdetto lo lasciò a bocca aperta, non rispose e capii di aver ragione.

 Sorrise. “Non ti preoccupare, resterà fra noi…” Aggiunsi.

“Non ci crederai mai, ma inizi ad essermi simpatica.” Sorrisi a quell’affermazione.

“Anche tu…” Risposi semplicemente.

Ci fu un attimo di silenzio, poi Bill ricominciò.

“Non puoi stare qui stanotte. Dai,- prese la mia valigia –  starai in camera mia, io devo discutere alcune cose con... Si prospetta una lunga nottata insomma.”

Sogghignò probabilmente pensando a ciò che lo attendeva.

“No, preferirei…preferirei non rivederlo…Almeno per un po’. E non so se sia una buona idea tornare in hotel.” Mi opposi.

 Sapevo che se l’avrei rivisto, mi sarei convinta a rimanergli accanto nonostante tutto, giusto per fargli un po’ di forza. Ma ormai non c’entravo più niente con lui, non dovevo intromettermi più.  

Lui mi amava, ne ero certa, e se fossi andata lì si sarebbe convinto a non accettare il suo bambino. Dovevo mettere da parte il mio egoismo per questa volta e pensare razionalmente. Peccato che proprio in queste situazioni la ragione fa fatica a farsi avanti.

“Staremo attenti, non ci vedrà…però adesso muoviti. ”

Lo seguii di fretta. Volevo chiudermi in camera da sola, per sfogarmi.

Appena entrati vedemmo, nella piccola hall, Rob che parlava con Kell.

Kell mi vide, ma misi un dito davanti alla bocca per zittirlo.

Robert, per fortuna era di spalle, si teneva la testa con un mano e in quel momento ebbi il desiderio di abbraccialo, di confortarlo.

Salii di corsa le scale e aspettai che Bill aprisse la porta.

Entrai, mi disse di comportarmi come se fossi in casa mia e si dileguò.

Mi distesi sul letto ed iniziai a piangere.

 Ci stavo male, anche più di quanto mi sarei aspettata. Mi incolpavo per ciò che era successo, maledii il giorno in cui ero partita per Los Angeles e tentai di cancellare tutto.

Naturalmente era facile a dirsi e un po’ meno a farsi.

Era ora di reagire. Una bella dormita e sarebbe passato tutto.

Andai in bagno, avevo gli occhi arrossati e contornati di mascara sciolto. Due linee nere percorrevano il mio viso fino al mento. Mi sciacquai, il trucco se ne andò, ma gli occhi rimasero rossi.

Mi rimisi sul letto a pancia in giù e ricominciai a piangere. Afferrai un cuscino e me lo misi sopra la testa per soffocare gli stupidi singhiozzi. Sentii la porta aprirsi e Bill sedersi accanto a me su letto.

Mi accarezzò la schiena.  Non era la mano di Bill…

Mi voltai e riscoppiai a piangere tra le sue braccia.

L’odio per Bill stava ricrescendo in me. Come aveva potuto farlo entrare?

Perché glielo aveva detto? Brutto, schifoso Bill!

Tiravo pugni sul petto di Robert, che cercava di calmarmi.

 “shhh, non piangere…shhh” Ripeteva.

“Ti odio. Ti odio…perchè hai dovuto rovinare tutto? Perché?”

Si sdraiò di fianco a me e mi strinse forte a lui.

“Vattene, mi fai schifo. Vattene.” Lo spinsi via, ma lui non mollava la presa  

Non disse niente, ma non si allontanò neanche, subendosi tutti i miei insulti.

Cosa c’è di più semplice. Io amavo lui, lui amava me. Perfetto. Non capita spesso di trovare persone che ricambino il tuo amore. Fantastico, io l’avevo trovata, ma ogni volta che stavo bene con lui, qualcosa ci metteva i bastoni tra le ruote. E proprio in quei momenti ti chiedi se è veramente quella persona la tua metà.

Quella notte lui si addormentò. Io rimasi sveglia e ai primi rumori di macchine in strada me ne andai.

Presi il primo treno disponibile e chiamai la Iole per farmi venire a prendere alla stazione. Eccomi di nuovo a casa, volevo ricominciare da capo…ci sarei riuscita?

 

 

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Alluraaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa

Grazie a LaSimo77 per aver recensito...

però ragazzi...non so che fare....se farla finire qui o andare avanti...

dopotutto sono già al 41 capitolo e penso di avervi proprio rotto con questa storia...

Vediamo un po'...

Intanto fatemi sapere cosa ne pensate del capitoloooooooooo...vi dico che l'ho scritto dopo aver scoperto che Robert e Kristen sono stati beccati a Londra insieme...crycrycrycrycrycrycry Sono insieme devo accetarlo...non ce la faccio!!!!!!! Tutte ma non lei!!!!!

Va beh, scusate ma dovevo sfogarmi da qualche parte...

kisskiss

E grazie a coloro che mi seguono, vedo che siete in tantiiiiiiiiii!!!! 

Xoxo

                                        SmaC

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Capitolo 42
*** Spazio autrice ***


Mais Bonsoir mes amours....
Mi avete tirato su di moraleeeeeeeee con tutti i vostri commenti.
Allora ho deciso di postare ancora, ma quei due dovranno penare per tornare insieme!
Sono già  al lavoro con un altro capitolo e vedo che anche il numero delle lettrici è cresciutoooo
sono commossaaaaaaa!!!! Grazie milleeeee, e io che pensavo di avervi stufato!!!!
Comuque ora passiamo a ringraziare...
Lazzariii: mia fedele lettriceeee. Cosa ti avevo detto? Non voglio che tu pianga!Mi dispiace!Ma io non ho messo fine al     loro amore...purtroppo per loro continuano ad amarsi...ma tu cosa avresti fatto? Devi capire Martina. Comuqneu non vuole che il figlio di Robert cresca senza amore. Per il cero...puoi farne a meno... (mi fai dire troppooooo XD. Grazie mlleeee Bacio!!!
Giulimpire: grazie mileeee!!! Tutta in un giorno???? Oddeooo, e io che credevo di scrivere capitoli lunghissimi!!!! Hahahahahahaha Spero continuerai a seguirlaaa, grazieeeeeee <3
Lasimo77: sappi che dovrete aspetare un po', ma grazie ad un angelo custode....Basta, sto zitta!! Hahahahhaa kissiii
  
 
                 SMAC!  
 

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Capitolo 43
*** 42. Preparazione al Matrimonio!!!!! ***


 

       

 

 

 

“So! Che è successo?” Mi chiese preoccupata appena arrivai alla stazione.

Non ebbe una risposta precisa, ma solo un pianto silenzioso.

Mi portò a casa sua e mi offrì un barattolo di Nutella mentre avvisava i miei genitori.

La Nutella era sempre stata una fedele alleata contro i problemi sentimentali, dall’età di 13 anni. Questa volta però non sarebbe bastata e sinceramente ogni cosa commestibile mi faceva venire la nausea.

Mi trascinò nella camera da letto dicendo che avevo una pessima cera e una dormita mi avrebbe schiarito le idee.

Infatti mi addormentai presto, stremata più che mai.

Quando mi risvegliai, non mi ricordavo molto e non riuscivo a distinguere fra sogno e realtà. Poi pian piano mi ricordai tutto.

 Ero nella stanza della Iole,  sdraiata sul suo letto con una copertina e il cuscino che le avevo regalato una decina di anni prima.

 La porta era socchiusa e sentivo la mia migliore amica parlare. Solo in seguito, non sentendo le risposte del suo interlocutore, capii che era al telefono.

Parlava in inglese, quindi i casi erano due: Nikky o…lui.

“Non me ne frega niente di come stai tu! So solo che ogni volta che vi vedete succede qualcosa di anormale e lei torna sempre a casa piangendo!” Ok era lui. Ci fu un attimo di silenzio.

 “Sì, certo! E poi? Dopo che vi vedrete cosa succederà?....Ovvio che non ti faccio parlare con lei! Ha già sprecato troppo tempo con te!” Altro momento di silenzio.

“Robert, io ti voglio bene, ma lei ha fatto benissimo! Ma ti senti quando parli? E’ un figlio!....Prima di tutto abbassa i toni. Poi se te le ha già dette lei queste cose, cosa mi vieni a dire a me!........No, non puoi venire qui…..Perchè no! La farai solo soffrire!....Robert te la sei andata a cercare! Ci sta male lei quanto ci stai male tu. …Sì, non ti preoccupare…..sì, mio occuperò io di lei…..certo che avrà il meglio!....Anch’io voglio la sua felicità....Robert, Robert calmati. Non puoi cambiare le cose e per il momento lasciale il suo tempo….E una volta che vieni qui cosa pensi di fare?!?....Sì, e poi aspettiamo tutti insieme appassionatamente che nasca il figlio tuo e di un’altra, così poi voi vi sposerete e lei farà l’amante?No spiegami. Chi non sarebbe felice…Robert non ti sto prendendo in giro, sei tu che dici cose senza senso…Il problema sta proprio in questo. Siete diventati troppo dipendenti l’uno dall’altra, ma devi capire che non puoi abbandonare tuo figlio. Il futuro insieme te lo devi scordare….Robert, non penso sia facile neanche per lei sapere che starai con un’altra. E cosa dovrebbe fare? Farsi suora?...Non so cosa dirti, io non ci vedo alcuna via d’uscita, se la trovi fammela sapere….. Pensaci pure quanto vuoi. Ma ascolta, anche tu perché sei andato a letto con lei?........L’alcol non è una giustificazione valida….smettila di bestemmiare, lo so che sei umano,  non ti sto giudicando, sto solo dicendo che …uh, si sta svegliando ci sentiamo….sì, ciao…. Sì, ti farò sapere!” Richiuse il telefono e tornò subito a controllare come stavo.

“Vi ho sentiti…” La feci sobbalzare. Sospirò.

“Perché non me l’hai detto?” Mi chiese con rimprovero.

“Perché mi fa male parlarne…Che-che ti ha detto?” Balbettai.

“Niente di importante.” Concluse velocemente. Capendo che non volevo veramente sapere la sua risposta.

 

Un mese passò da quel pomeriggio.

‘Università, Università, Università’

 Mtv: “ Kristen Stewart incinta…e Mike?” Televisione? No, grazie.

Due mesi.

‘Università, Università, Università’

Radio 101: “Robsten, i vampiri presto sposi,  a poche settimane dall’uscita del film. La saga di Twilight diventa realtà.”  Togliamo anche la radio.

Tre mesi. Natale.

Tra i mille messaggi d’auguri ne trovo uno di Nikky.

“Auguri anche a te…” Rispondo. Spesso sentivo la mia Socia americana che, naturalmente, da brava amica evitava l’argomento.

Un altro, l’ennesimo di Rob.

 Cancello senza leggerlo prima di uscire con  Jack. Oh, sì…uscivo con Jack.

Appena tornata in Università cominciai a ricevere regali su regali, in seguito scoprii essere Jack a mandarmeli.

 Un giorno mi chiese di uscire e sotto insistenza della Iole accettai.

Mi divertii tantissimo quel pomeriggio e così cominciammo ad uscire spesso. Con lui ridevo, mi veniva facile farlo, ma gli volevo solo un gran bene.

La Iole mi diceva sempre di andare avanti e fare il primo passo, visto che lui era cotto di me. Avevo provato a baciarlo, una sera dopo il cinema, ma se a lui piacque…per me non fu niente di speciale.

Per i tre mesi successivi non uscii tanto. Dovevo “studiare” per gli esami del secondo semestre.

Stavo facendo uno stage da Dolce&Gabbana e mi occupavo del marketing, ero l’assistente dell’assistente in pratica ma grazie ai soldi che avevo tenuto da parte in precedenza e qualche aiuto da mamma e papà, io, la Iole e Phil ci comprammo due appartamenti sullo stesso piano del nuovo palazzo costruito nel nostro paesino. Porta contro porta.  

 Ma comunque le poche volte che mettevo piede fuori casa era quando la Iole mi portava di peso fra negozi d’abiti da sposa o a vedere le possibili ville in cui festeggiare il matrimonio oppure per andare a lavorare.

Vederla così felice mi rallegrava. Almeno sapevo che la felicità che io non potevo avere, l’aveva ricevuta qualcun altro che amavo.

Odiavo uscire sapendo di essere il peso morto della situazione, ma quando si presentava a casa mia con quella faccia disperata, non potevo dirle di no.

Mentre con Jack alla fine mi ero messa insieme. Veniva spesso da me, praticamente coabitavamo, a parte la settimana appena prima di un esame, poiché avevo bisogno di silenzio e concentrazione.

 

“Cosa ci manca ancora?” Trascinavo i piedi.

“Solo, questi…” Alzai lo sguardo per vedere cosa avesse appena indicato.

Una luce si parò sui miei occhi. Erano bellissimi, sembravano appena usciti da qualche fiaba Disney.

Il primo e più ingombrante era il vestito da sposa. Un abito panna, in raso degno di una principessa.  Una corona di piccoli diamantini circondava le spalle, quando questa terminava, dava inizio ad un bustino stretto di raso con dei nastri intrecciati dietro. Poi la gonna, una grande spuma di tessuto si intrecciava, si mischiava, per poi incrociarsi nuovamente in un due piccole roselline cucite sul fianco creando pieghe e disegni che arricchivano e davano volume al tutto.

 Mi incantai a guardarlo, era semplicemente fantastico. Ma non era tutto…ora toccava a me.

Sul manichino dietro a questo c’era il mio vestito. Il mio vestito da testimone, strabiliante. Partiva sempre da un bustino stretto in vita, per poi lasciarsi andare in una gonna a palloncino che arrivava al ginocchio. Poiché solo la sposa poteva mostrare le spalle, sul mio era stata abbinata un mini giacca verde acqua come il vestito.   

“Allora? Che ne pensi?” Mi prese sottobraccio e mi portò più vicino a quegli splendori.

“W-O-W! Iole, ti sembrerò banale, ma è l’unica parola che mi viene in mente.”

Rise del mio stupore.

“Ok, adesso muoviamoci, ho un appuntamento per il posto, e penso che anche questo ti piacerà.” Mi portò via da quel negozio troppo presto.

“Hai scelto anche il posto? Ma quando…?” Non capivo. In quei giorni mi stava appiccicata, quando aveva trovato il tempo…

Anche perché lei aveva lasciato l’Università appena trovato un lavoro fisso, come assistente, alla sede milanese di Vanity Fair Italia. Questo lavoro le occupava la maggior parte del tempo.

“Sali in macchina, muoviti!” Era raggiante, spruzzava allegria da tutti i pori.

Continuavamo a guidare, eravamo in piena campagna e c’era puzza di letame fuori e dentro la macchina.

Il cellulare cominciò a suonare.

“Che chifo!” Dissi tenendomi il naso.

“Grazie amore…” Mi rispose dall’altro lato Jack.

“No, intendevo la puzza di concime che c’è qui!” Guardai la Iole.

“Sì, ma per il mese prossimo– questo era il mese del suo matrimonio – non dovrebbe più esserci. Almeno spero…” Ridemmo, con la sfortuna che ci trovavamo, ci mancava solo questo.

“Secondo me ci siamo perse…” Dissi indicando il TomTom  che non segnava strade dove eravamo noi.

 “Non ci siamo perse, adesso….calmati…” Il suo tono era esasperato, così decisi di cambiare argomento.

“Brave…Amore ascolta, per stasera a che ora torni a casa?”

“Per le 7 perchè?” Chiesi.

“No, niente…però cerca di arrivare più tardi.” Il suo tono si era smorzato un po’. Sembrava…deluso.

“Ok…sai che mi preoccupi? Come mai quel tono?”

“No, niente di preoccupante. Ciao bacio, ti amo.”

“ok, ciao…bacio.” Non ero ancora riuscita a dirgli Ti amo…anzi pensavo che fosse proprio quello a portare sfiga. Dopo che lo dissi ad Alex lo trovai a letto con un’altra, mentre con Robert…beh, sapete come è andata. Riattaccai.

“E’ il vostro mesiversario.” Disse tranquilla la Iole.

“Cosa?” Sorrisi.

“Sono tre mesi che state insieme. E’ per quello che era deluso. Sperava te lo ricordassi.”

Oh, mio Dio. L’avevo dimenticato! Già tre mesi? Wow. Sbuffai.

“So, che hai?” Mi chiese dopo un po’ di silenzio.

“L’avevo completamente dimenticato. Come posso essermelo dimenticato? Io ricordo sempre tutto. Iole, io mi ricordo l’ora e il giorno del primo esame universitario. Quando mi piaceva Alex sapevo tutte le date dei nostri incontri più belli.” Era preoccupante come cosa. Io mi ricordavo tutte le date.  Eppure l’avevo dimenticato.

Sembra una scemata, ma per me era importante.

Lui mi aveva aiutato, mi aveva fatto divertire, mi aveva fatto sentire desiderata, mi aveva fatto dimenticare…mi aveva fatto dimenticare…

No, non l’avevo dimenticato, ma ora stavo…meglio, o così credevo.

 Il bello di Jack è che c’era sempre. Se avevo bisogno o no, lui c’era. Sempre accanto a me.

Sorrisi a quel pensiero.

La Iole studiava ogni piccolo cambiamento facciale.

 “Va beh, ho capito, dopo passiamo da Intimissimi…” Sorrisi e calò il silenzio.

“L’hai sentito?“ Non stava più parlando di Jack.

“Mi ha mandato un altro messaggio.” Risposi secca.

“E…???” Mi chiese lei continuando. Lei ci rivoleva insieme.

“Perché non lo chiedi a lui…” Sapevo che loro due si sentivano spesso e questo mi dava fastidio.

“Uffa…l’ho cancellato senza leggerlo, come i precedenti.” Ammisi sotto il suo sguardo indagatore.

Poi un imponente muro coperto di piante e un cancellone in ferro battuto attirò tutta la mia attenzione. Un enorme cancello di ferro, con i dettagli e le iniziali CD in oro.

Alla nostra vista il cancello si aprì.

“E’ una vecchia villa del  XVIII secolo. Bella è?”

Io ero sempre più allibita. Avevamo percorso il vialetto e si era fermata davanti all’ingresso. Due scalini, un terrazzino. Altri quattro scalini e c’era la porta.

Entrammo: un grande salone con gli affreschi sulle pareti ci accolse, ai lati due scalinate che portavano al piano superiore. Stavo salendo ma la Iole mi indicò di andare dritto. Porte alte fino al soffitto, di legno massiccio ci fecero entrare in un'altra sala, infine in un'altra. L’ultima aveva la parete opposta alla nostra fatta di vetri. Una porta finestra dava su un altro terrazzo, come quello dell’ingresso, ma molto più ampio.

Uscimmo e notai che non era finito lì. Dal terrazzino una scalinata portava nel giardino. Questo era diverso dai soliti. Iniziava con delle aiuole e cespugli, per poi complicarsi diventando quasi una foresta. Il termine giusto era foresta. Il percorso era segnato da piccoli sentieri ben definiti da massi bianchi sui lati.

 Querce, faggi, ciliegi, cipressi, salici , stagni,panchine fatte di ricami di legno intrecciati, anche un pozzo dei desideri, da un momento all’altro mi aspettavo di vedere una fatina o degli gnomi gironzolare da quelle parti.

“Ooooooh, Marty…” La Iole aveva parlato tutto il tragitto, ma non avevo sentito una parola. Ero troppo occupata a capire dove iniziava il sogno e finiva la realtà, perché in quel posto il limite era difficile da segnare.

“Sì, scusa hai detto?”Scesi dalle nuvole.

“Salve! Lei deve essere la sposa!” Un ragazzo spuntato dal nulla mi si fece incontro.

Era molto bizzarro. Capelli biondi a spazzola coperti quasi del tutto da un cappello da cuoco, occhi verdi e viso ben curato.

Lo guardai strano, diceva a me? Perché mi venne solo una gran voglia di piangere?

Mi strinse la mano e la Iole ci interruppe. “Ehm, no sarei io la sposa…ma dammi del tu.” Lui si scusò e ci presentammo.

“Piacere, sono Marco, il cuoco e…proprietario della villa. Insieme ai miei fratelli.”

Iniziarono a parlare di come disporre i tavoli ecc, ecc…

Io andai al pozzo dei desideri. Trovai una monetina lì vicino e decisi di lanciarla. “Vorrei trovare il mio principe azzurro.” Espressi questo desiderio, poi ci pensai e risi. Non avevo mai creduto a queste cose…dove stavo andando a finire?

Ritornai da loro, seduti ad un tavolo sul terrazzino. Con grande dispiacere sentii che avevano già finito ed era ora di andarsene.

Marco mi guardò intensamente e si rivolse alla mia migliore amica.

“Complimenti per la sorella, davvero incantevole.” Mi guardò nuovamente.

Io e la Iole ridemmo, dopo esserci guardate in faccia.

“no, no…non siamo sorelle. Amiche…” Rispose lei.

“Ah, beh comunque complimenti.” Sorrise.

Ripercorremmo tutta la villa e quando salimmo in macchina la Iole mi diede una gomitata. “Facciamo conquiste?”

“Cosa?” Risposi facendo finta di niente.

“Eddai, l’hai visto anche tu come ti guardava…Dai seducilo così magari mi fa pure lo sconto!” Ridemmo.

“Secondo me dovresti chiamarlo…” Aggiunse dopo un po’.

“No…non è il mio tipo…” Scherzai.

“Marty, non ho parole, almeno provaci…” Sfilò dal suo borsellino il biglietto da visita di Marco e me lo sventolò davanti alla faccia.

“Iole, Jack….” Le ricordai.

“Uffaaaaa…ok, niente sconto sul catering…ho capito.”

 

 

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Eccomi qui con questo capitoloneeeeeeeeeeeeeeeeee

Sono stata veloce? Hahahahahaha

Lazzari è una minaccia? XD

E Lelybionda...l'ho fatta troppo cattiva questa Kristen? Ops....Bill...Bill è Bill....XD Non uccidetemi, ricordatevi che vi voglio bene XD

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Capitolo 44
*** 43. Ricordi e Matrimonio ***


Un giorno al matrimonio.

Giornata tra donne.

 Come addio al celibato avevamo programmato un bella giornatina alla mia cara Iolanda. Iniziava con le terme!

Idromassaggi, fanghi, creme, massaggi con massaggiatore tutto incluso naturalmente.

 In tutto 5 ragazze: la Iole, io, la Bea, la Kia e la Ila.

“Marty, con quel Marco com’è andata?” Chiese la Kia.

Io e la Iole ci guardammo e scoppiammo a ridere.

“Sei rimasta indietro sorella! Ora c’è  di nuovo Jack!”

“E Marco?!?” Mi guardarono tutte, era rimasto impresso nelle loro menti quel gran figo di Marco.

“Beh, diciamo che le donne non sono proprio la sua passione. Ma è un ottimo chef e soprattutto sa consigliare molto bene le scarpe.”

Loro capirono e si misero a ridere. “Marty, tutti tu li trovi!” Esclamarono.

“Eggià…tutti io…” Feci eco con un po’ di tristezza.

Comunque se andava male a me, andava molto bene al ragazzo dei miei sogni.

  Rob era sposato ed il figlio era nato giusto giusto una settimana prima.

Era un maschietto. Per quanto cercassi di non pensarci, a volte sbirciavo i nuovi scoop su Mtv.

 Erano una bella coppia, felice e le foto del parto di Kristen  e della famiglia riunita avevano già fatto il giro del mondo.

Aiutava sapere che almeno ad uno di noi andava bene, come aveva detto Bill, lui era felicissimo con in braccio il suo bambino.

Non riuscivo ad odiare Rob, volevo, ma mi era impossibile: non dopo quello che avevamo passato.

 Lui era il mio idolo, il mio attore preferito e seguivo le sue news sul forum, ma niente di più. A volte avrei voluto rispondere ai suoi mille messaggi, ma non sapevo cosa dire visto che non ne avevo letto neanche uno.

Di solito, quando mi sentivo triste prendevo le canzoni più deprimenti del secolo perché aiutavano. Capivi che c’era gente che era messa molto peggio di te e ti sentivi meglio. Ma qui…neanche Max Pezzali nel suo periodo più buio riusciva a capirmi fino in fondo.

“Ma oggi è il giorno della Iole, che si fa?” Aggiunsi subito.

“Un altro giro!!!” Gridarono in coro e una signorina ci portò altri cinque bicchieri di  un alcolico alla frutta.

L’idromassaggio fu davvero rilassante, per non parlare del massaggio…

La Kia aveva pure attaccato bottone con il massaggiatore, a lei piacevano quelli muscolosi.      

“Ragazze, se restassimo?”

Eravamo tutte tentate, ma la nostra giornata ormai volgeva al termine.

Ricordammo i vecchi tempi e soprattutto i vecchi fidanzati…Più che altro sembravamo cinquantenni che si ritrovano a fare un resoconto delle loro esperienze.

Poi, peggio ancora, ci mettemmo a cantare le canzoni dei Backstreet Boys e delle Spice Girls. Peccato che oltre ad essere stonate come delle campane, non ci ricordavamo più le parole. Poi mitica “ Il capitano uncino” di DJ Francesco.

 Ci mettemmo anche a ballarla e Anna scivolò nell’idromassagio. Quante risate, e anche un po‘ di lacrimucce per i ricordi.

Ci dovettero quasi buttare fuori. La serata con strip fu bocciata fin da subito dalla Iole e ci accontentammo di una pizza a casa mia.

 Le pizze arrivarono e mentre pagavo le altre misero un film.

Vedendo il pacco sul comodino capii che era serata di maratona.

“Hey, quando si è deciso l’argomento della maratona?” Chiesi.

“Due minuti fa…”Rispose la Iole con troppo entusiasmo.

“Vabbuonooo…spengo la luce e arrivo.” Annunciai poggiando le pizze.

“No no, così poi mi sbrodolo tutta…” La Iole  non riusciva a mangiare senza sporcarsi tutta.

“Ok, stai attenta al divano…” Raccomandai. Scoppiammo a ridere, ora parlavo come mia madre!

“Shhh…che inizia…” Mi zittirono.

Apparve il titolo e mi resi conto di quello che avevano fatto.

“Harry Potter? Ma lo sappiamo a memoria!” Cercai di oppormi mordendomi il labbro. Magari avremmo finito prima di arrivare al Calice di fuoco…

Fulminai la Iole che fece finta di niente.

Io recitavo le battute per convincerle a toglierlo, non muovevano un muscolo.

Arrivati al secondo ci rendemmo conto dell’ora e le intimai ad andare a letto, soprattutto alla sposa che non doveva presentarsi con le occhiaie.

Mi ascoltarono e si addormentarono presto. La Iole dormiva nel mio letto. La Kia nel divano-letto in mansarda e la Ila e la Bea nella camera degli ospiti.

Tentai di dormire, ma continuavo a girarmi e rigirarmi nel letto.

 Mi alzai e senza far rumore arrivai nel salone, presi il DVD che tanto avevo temuto e lo guardai mandando avanti fino all’apparizione di Robert.

Ad un suo primo piano stoppai. Poi mi guardai anche il DVD di New Moon che non avevo avuto il coraggio di andare a vedere al cinema.

Il suo viso, così candido senza quella barbetta. I suoi occhi blu non abbastanza valorizzati poiché coperti da lenti gialle. L’ultimo ricordo di quel viso era ben diverso da quello che vedevo sullo schermo, ma non per questo non mi faceva soffrire.

 Ogni volta che vedevo quella perfezione, quasi incredibile in un solo uomo, mi infliggevo un dolore al petto. Ma potevo sopportarlo sapendo che avrei goduto di un momento di felicità immaginandolo ancora fra le mie braccia.

Decisi che per quel giorno la mia punizione personale era finita, spensi tutto e mi distesi sul divano quando sentii un movimento e riconobbi l’ombra dietro di me. Si sedette accarezzandomi dolcemente il viso.

“Ti manca.” Era un’affermazione.

“Non sai quanto, So, non sai quanto…” Risposi affranta.

“Perché non vai da lui?” Chiese.

“Non potrei mai. In più sono stanca delle sue “omissioni”. E non sono una disfa-famiglie…-sospirai – e poi non so dov’è…” Ammisi.

“Mandagli un messaggio…Lui quanti te ne ha mandati? Marty io ti conosco. Di solito te ne fai una ragione…ma con lui non ci riesci. Secondo me dovresti riprovarci. Chiamalo, sentilo, vedi che succede. Se son rose…”Non terminò la frase.

“Fioriranno…Ma a Robert – un brivido mi percorse la schiena pronunciando quel nome dopo mesi - sono già fiorite, perché dovrei complicargli la vita? Non se lo merita. E poi adesso sto con Jack e sono felice.”

Fece spallucce ed io rimasi delusa lei era la mia migliore amica doveva tirarmi su il morale, non doveva stare zitta e darmi ragione, avevo bisogno dei suoi consigli. Anche se sapevo che mentiva, avevo bisogno di sentirmi dire qualcosa!

Mi alzai e la spinsi verso la camera da letto. “Grazie, ma pensa a te…tra poche ore ti sposi!” Sussurrai.

“Non ripetermelo o mi viene l’ansia e scappo…” Sogghignammo entrambe. Andò a dormire ed io feci lo stesso… sognai Robert.  

 

 

 

 

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 “Sono già le 9!” Gridai leggendo i numeri rossi proiettati  sul soffitto. Mi buttai giù dal letto e finii distesa per terra.

“Ioleeeee!!! Due ore!!!!! Svegliatevi!!!!” Andai in tutte le stanze gridando come un’isterica e aprendo le finestre.

 Quando capirono a cosa mi riferivo balzarono tutte in piedi e crearono la coda fuori dai due bagni.

Intanto io mi ero fiondata in cucina a fare il caffè.

Suonarono al citofono: trucco e parrucco in arrivo!!!

Per il parrucco avevamo la Bea, parrucchiera da Coppola, ma per il trucco avevamo bisogno di una chicca: Laura.

Una mia amica d’infanzia orfana di genitori e cresciuta con la zia estetista che provava su di lei tutti i vari esperimenti in fatto di cosmetici.

“Amore mio!” Le saltai addosso. Si era trasferita da poco a Roma con Teo, un ragazzo conosciuto all’università.

“Ciao AmmoRRe…” Mi prendeva sempre in giro per la mia R Francese…era così che chiamavo il mio piccolo difetto perché dire “MOSCIA” mi suonava male.

 Man mano che uscivano dal bagno, le acconciava tutte. Prima passavano da lei e poi dalla Beuccia.

Aiutarono me e la Iole ad infilarci i vestiti e quando uscimmo pronte spalancarono la bocca.

Io avevo un trucco molto acqua e sapone con colori naturali, mentre la Iole era stupenda. Laura aveva esaltato i suoi occhi blu con un leggero contorno di nero e un ombretto perla.

Quando finimmo erano le 11: mezz’ora per arrivare alla chiesa. Eravamo in anticipo. Tirammo un sospiro di sollievo e restammo immobili per un quarto d’ora. Non si doveva sciupare niente…

Arrivò la macchina, una New Beattle cabrio celeste con interni beige.

 La Iole salì e noi la seguimmo sulla mia Mini. Arrivammo con 10 minuti di ritardo, entrammo prima noi ed io mi posizionai alla sinistra dell’ altare. Phil mi guardò, era tesissimo e sembrava volesse scappare da un momento all’altro.

Gli sorrisi. Partì la marcia nuziale e la Iole apparse con suo padre, e cominciò la sua camminata verso l’altare.

Phil si calmò e le sorrise dolcemente, mentre gli invitai gli impedivano quasi la vista, attirati dalla sposa.

Eccoli l’uno affianco all’altro e il prete che comincia a parlare.

Tutto filò liscio fino alle fatidiche promesse. Il prete disse: “Se qualcuno ha qualche motivo per impedire l’unione di questi due ragazzi parli ora o taccia per sempre…” Fuori dalla chiesa si scatenò il putiferio. Sirene della polizia o di ambulanze passarono a pelo di questa e ci fu un attimo di silenzio: tutti si aspettavano entrare qualcuno che rovinasse le nozze. Dieci secondi e gli invitati ricominciarono a respirare.

Qualcuno entrò, ma nessuno ci fece più caso perché i due sposi ormai si stavano baciando.

All’uscita lanciammo il riso e i due sposi salirono in macchina, baciandosi.

“Oh, che teneriiiii!!!” Avevo le lacrime agli occhi.

“Marty, non fare così…” Mi abbracciò la sorella della Iole. Si avvicinarono anche i nostri amici ed  io crollai sulle spalle di Federico e Gianluca che mi abbracciarono.

Piangevo di felicità per loro, ma eravamo già in ritardo per il ristorante. Intanto accesi il cellulare poiché Jack era sparito nel nulla.

Mi arrivò un suo messaggio.

                      Amore mi dispiace ma sto malissimo. Devo aver mangiato qualcosa di avariato.

Ti chiamo dopo, Bacio.  

Seguii la macchina degli sposi. Durante il tragitto le macchine si accostavano e gente sconosciuta gli augurava un buon futuro.

Arrivammo alla villa in un’oretta.

Davanti al cancellone c’erano due uomini vestiti in smoking con auricolari e occhiali da sole.

“Pure la security! Ma mia sorella chi si crede di essere?” Borbottò Anna.

“Sembra il matrimonio di Totti!” Ridemmo all’affermazione della Kia.

In effetti altri due uomini, uguali a quelli dell’ingresso erano prima degli scalini. Erano ridicoli…

Diedi le chiavi al parcheggiatore ed entrai insieme alle altre.

Marco mi vide e venne subito a salutarmi con un abbraccio.

Lo presentai alle altre  e mi addentrai tra la folla per cercare gli sposi. Avevano riorganizzato tutto: nelle prime sale si trovavano tavoli con stuzzichini e poltrone e divanetti già presi d’assalto dalle signore.

Arrivai in giardino e notai un gazebo in legno ricoperto di edera  con una ventina di tavoloni tondi tutti addobbati. Gli sposi stavano facendo le foto, così tornai dentro e mi misi a parlare con gli invitati.

Mi chiedevano quando sarebbe toccato a me ed io rispondevo che era troppo presto, che volevo prima pensare al lavoro, tralasciando che forse nessuno mi voleva…Le signore più anziane sembravano quasi offese dalla mia risposta e controbattevano.

“Ai miei tempi le donne pensavano a mettere su famiglia…al lavoro ci pensava il marito…blablabla…” Riuscii a divincolarmi quando vidi un posto libero a sedere. I miei piedi erano in fiamme, non erano molto abituati ai tacchi.

Mi sedetti e sospirai di sollievo. Marco, vedendomi in quello stato mi portò un bicchiere di champagne e iniziò a chiacchierare.

“Tesoro, quei tacchi non vanno bene per un matrimonio. Sono troppo alti e poi tu non ne hai bisogno.” Mi guardò con disapprovazione.

Ricambiai lo sguardo sorridendo. Ogni volta che lo sentivo parlare mi stupivo di non essermene accorta prima che fosse gay.

“Lo so, Marco, lo so…” Risposi.

“Oh mio Dio…Penso di essermi appena innamorato…” Scrutava oltre la folla, ma prima di potergli chiedere di chi se ne era già andato.

Gli invitati uscirono uno ad uno per fare le foto con i protagonisti del giorno.

Al mio turno i due si scomposero un po’.

"Hey, allora? Cosa si prova ad essersi sposati?" Gridai abbracciandoli.

" Poca libertà!!!" Scherzò Phil prima di abbracciare la mia migliore amica sorridendole furbo.

"Marty, non ne possiamo già più!!! C'è sua nonna e mia nonna che stanno già pensando alle coperte dei bambini! Dei bambini!" Gridò la Iole.

Risi. " Eh beh, cosa vi aspettavate. Ormai siete sposati! E adesso tocca a me fare le foto. Muoviamoci che vi mancano ancora i tuoi genitori Phil." Sogghignai.

Come nella maggior parte delle famiglie il rapporto suocera-nuora non era dei migliori.

Dopo la foto seria, mi fecero abbassare e si misero attorno a me, abbracciandomi come se fossero i miei genitori. Ne susseguirono altre molto più sceme con varie smorfie divertenti, che fecero impazzire il fotografo, che ammise di non essersi mai divertito così tanto a fare foto di un matrimonio.

Mi piaceva sapere che il matrimonio non aveva cambiato i miei migliori amici, non li aveva resi poi così adulti come facevano credere.

Fummo chiamati in tavola. Avevano un tavolino centrale solo per loro. Io ero alla loro sinistra con i nostri amici più cari. Naturalmente i tavoli erano contraddistinti dal nome di un cocktail e il mio, senza ombra di dubbio si trattava del TAVOLO SEX ON THE BEACH.

Nonostante ci fossero ancora due o tre posti vuoti fra i tavoli, gli sposi fecero il loro breve discorso di ringraziamento. Finirono con un tenero bacio e diedero il via alle portate.

Mi rivoltai  poiché gli davo le spalle e mi ero girata per seguire il discorso, e una morsa mi fermò, per un secondo,  il cuore.         

 

 

 

Ora passiamo alle vostre recensionineeeee!!!!

Alluraaaa, sto sfornando capitoli su capitoli...ma lo faccio per voi (soprattutto x lazzari perchè rischio la morte hahahahaha XD scherzo tesoro)

Lisettola: te l'ho già detto...povero Jack...non c'entra nienteeeeeee è solo innamorato...come lo è Marty....cmq grazie mille della recensoneee

Lazzari: oddeo, ogni volta che leggo un tuo commento rido come una scema davanti al pc. Non fraintendermi, rido di felicità x tutti i complimenti che non mi meritoooo. Però....non arrabbiarti...te lo avevo detto che non sarebbe stato facileeee. Lui ha una figlia con kristen!!!! Ma perchè non sopportate Jack? Poveretto a me sta tanto simpatico...mi ha pure messo in confusione perchè è proprio un bravo ragazzo....XD

 

Adesso apriamo un sondaggio: chi sarà arrivato?

 1- Jack

 2-Nikky( la mia So americanaaaaaaa)

 3-Robert( con o senza Kristen?)

 4-Alex( di ritornoooooo uhuhuhuhu)

 

BaciBaci    Smac  

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 45
*** 44. Spiegazioni ***


Uhuhuhuhuhuhuuhuh...ma cosa abbiamo qui?????

E' l'ultimo capitolo?????

Lascio a voi la scelta...ovviamente posterò anche l'epilogo se voi decideste di farla finire qui.

Sono nelle vostre mani....

ma eccovi il capitolo, leggetelo e poi esprimetevi perchè sapete che ci tengo tantissimo a quello che pensate...

buona lettura ci vediamo in fondo!!!!!!!

 

 

 

 

 

 

 

 

“Rob…Robert…?” Sussurrai. Robert stava entrando nel gazebo seguito a ruota da Marco che…ci stava provando!

Mi incantai a guardarlo, smoking nero, capelli spettinati  e sorriso imbarazzato sulle labbra mentre faceva finta di non capire cosa stesse facendo il mio amico.

Mi tappai la bocca per non lanciare un urlo, il mio cuore batteva all’impazzata, sospirai lentamente, ma non si calmava…era impazzito.

Mesi e mesi di lontananza non avevano fatto altro che aumentare il mio sentimento per lui. Non dovevo amarlo! Era sposato! Non era più….mio.

Trovò il mio sguardo ed io, incapace di sostenerlo, abbassai gli occhi per giocherellare nervosamente con le posate.

 Sentii la sedia vicino alla mia muoversi e intravidi con la coda dell’occhio il suo sguardo ancora su di me.

Salutò con un gesto della mano gli sposi e i nostri “compagni di tavolo”, privandomi del suono della sua voce.

Io ero ancora scioccata, che ci faceva qui? E soprattutto….dov’erano Kristen e il bambino? Probabilmente era ancora in America, quel bambino aveva appena una settimana di vita.

Durante tutto il pranzo se qualcuno mi rivolgeva la parola rispondevo guardando la tovaglia o distruggendo qualche grissino.

Lo facevano apposta a chiedermi le cose, ma io non cedevo: il mio sguardo rimaneva basso. Le ragazze erano in estasi. Nessuno capiva perché Robert fosse lì. Delle mie amiche solo la Iole lo sapeva e quindi mi ritrovai ad un tavolo con lui e quattro ragazze che facevano commenti poco casti sul mio ex. Perfetto.

“Marty, ma che hai?Tutto a posto?” Mi chiedevano in italiano e sogghignavano.

“Zitte!” Sussurrai, sempre in italiano.

“Desidera…” Mi chiedevano i camerieri, ma rifiutavo sempre.

 Dov’era Jack quando serviva? Avevo bisogno del suo carattere solare. Di sicuro sarebbe riuscito a farmi calmare.

Al secondo, sentii la Iole che si appoggiò alle mie spalle, stavano facendo un giro fra i tavoli, alzai lo sguardo per fulminarla.

“Tutto bene?” Chiesero.

“Sì, sì, voi? Congratulazioni!” Rispondevano ad un ad uno.

Spezzai un grissino.  Lei si avvicinò al mio orecchio e mi sussurrò.

“Se la montagna non va da Maometto, Maometto va alla montagna.”

“Non ti uccido solo perché mi devi delle spiegazioni.” Sibilai a denti stretti.

“Ah, ma io non c’entro niente. E’ opera di Phil!”

“Phil?!?” Grugnii. Spezzai l’ennesimo grissino e loro passarono al tavolo successivo ridendo .

Prima del taglio della torta ci fu un intervallo Karaoke. Tutti quelli che volevano dedicare una canzone agli sposi potevano farlo. Partirono canzoni in dialetto di cui non capivo niente, poi gli dedicai “I’m Yours” di Jason Mraz, poiché quell’estate, al bar, c’era in sottofondo quella canzone quando si erano detti per la prima volta “Ti amo”, quando tutto era cominciato.   

Anche il ragazzo di fianco a me si alzò e decise di cantargli una canzone: When you say nothing at all.

“Dedico questa canzone a due persone che si meritano tutta la felicità al mondo. Grazie di tutto!” Grazie? Perché li stava ringraziando?

Robert chiese lo strumento al chitarrista della banda iniziò a cantare.

Oddio, ma proprio quella canzone doveva cantare? Colonna sonora di “Notthing Hill”.Va bene che è romantica, ma è anche il mio punto debole!

Sentendo quella voce così calda, familiare, unica, il mio cuore sobbalzò e prese il possesso del mio corpo, ora era lui a comandare.

Alzai lo sguardo per la prima volta da quando l’avevo notato e mi persi nei suoi occhi blu. Mi stavano fissando. Il suo sguardo era assente, spento. Vederlo così mi faceva male dentro, una stretta al cuore.  Quegli occhi mi incatenarono alla sedia, mentre la parte più razionale di me suggeriva di scappare.

 Non riuscivo a muovere un solo muscolo, neppure quando intravidi un accenno di sorriso compiaciuto sulle sue labbra.

In quel momento Marco si sedette al suo posto.

“Pure cantante…e senti che voce! Sono cotto…!” Queste parole mi distrassero per un attimo. L’attimo sufficiente a raccogliere tutte le mie forze e alzarmi.

Mi diressi nel boschetto, vicino allo stagno e mi sedetti su una panchina. Finalmente tornavo a respirare.  Dovevo pensare razionalmente: in pratica dovevo ricominciare a farmi mille seghe mentali.

Io avevo Jack, ero..ero felice e…e contenta con lui. Sì, felice e contenta.

Provavo qualcosa per lui, gli volevo davvero bene. La mia vita stava ricominciando come se niente fosse e la Iole cosa fa? Invita lui!

 Ma è deficiente quella ragazza? Ora sapevo con chi prendermela. Dopo tutto quello che avevo fatto per lei, è così che mi ripagava?

Stavo per alzarmi. Le mie mani già prudevano e non vedevano l’ora di incontrare il naso della sposa o dello sposo. Purtroppo tutta la violenza che avevo in corpo fu bloccata da una mano che mi prese delicatamente il polso e mi fece sedere di nuovo.

 Ebbi un fremito a quel contatto. Robert si sedette dalla parte opposta della panchina.

Lo guardai, teneva lo sguardo basso come un bambino colpevole di qualche marachella, poi osservai di nuovo il laghetto.

“Come va?” Disse lui rompendo il silenzio.

“B-bene…” Risposi poco convinta. Dopo mesi che non ci vediamo, mi chiede come va?!?

“E tu?” Aggiunsi. Certo che pure io avevo fantasia.

“Bene.” Si voltò verso di me.

“Bene…” Feci eco. Ma non ricambiai il suo sguardo.

“E c-come stanno…?” Chiesi dopo un silenzio imbarazzante.

“Loro, bene…” Arrossì.

Non sapevo cosa chiedergli. Cosa si chiede ad un ex di cui si è ancora completamente innamorati e che si è sposato con una dopo averla messa incinta?

“Il figlio non è mio.” Aggiunse vedendo che non continuavo.

Mi voltai fissandolo ad occhi spalancati.

“ E’ di Mike?” Chiesi sempre più avida di informazioni.

“No.” Rispose ridendo flebilmente senza dire altro. (NA ‘nvedi la Kris!!! XD)

“Ma voi due…?” Non mi fece finire la domanda.

“No, non siamo sposati.” Sorrise.

“Ma ho visto le foto e…” Merda, dovevo starmene zitta. Sembrava che avessi passato mesi a fissare le sue foto. Era così, ma non volevo lo sapesse.

“Bill dice che il fatto che non sia il padre non mi vieta di fare lo zio, a quanto pare. Visto il rapporto che dovrebbe esserci tra me e Kristen.” Disse solamente. Altra trovata pubblicitaria, insomma.

Questo non voleva dire che le cose fra noi si sarebbero sistemate quindi  mantenni la calma considerando l’ipotesi peggiore: non rivederlo mai più.

“Bene.” Riuscii a dire ancora frastornata.

Un minuto di silenzio.Sembravamo due robot che rispondevano a monosillabi.

“C-che ci fai qui?” Continuai.

“Mi hanno invitato…” Rispose sempre guardando avanti a sé. Intendevo che ci faceva su quella panchina, ma va beh. Tralasciamo.

Quindi non era qui per me. Una lacrima silenziosa rigò il mio volto. Non c’era motivo per piangere, le nostre vite erano divise da mesi ormai.

“Tu…tu hai qualcuno?” Mi chiese incerto,come se in realtà non volesse sapere la risposta.

“Sì…” Si passò velocemente una mano fra i capelli.

“Bene….E’ uno dei ragazzi del nostro tavolo?” Sorrise amaramente guardando il laghetto e rimanemmo immobili. Non mi aspettavo una domanda del genere.

“No…perch…?” Perché gli era venuto in mente uno di quei due?

“Prima in chiesa… ho visto che ti abbracciavano e…”

“No, non è nessuno di loro. Quelli sono dei miei vecchi amici.”Non capii il perché, ma sentii la necessità di dirglielo. Quello che seguii fu il totale silenzio. Solo qualche sospiro ogni tanto.

“Ok, Robert…c-ci vediamo.” Feci per alzarmi nuovamente, ma le sue parole mi fermarono. Sospirò rumorosamente.

“Marty, probabilmente non sarei mai dovuto venire, ma devi sapere che io ci ho provato…- sospirò - Ho provato a dimenticarti, ma il risultato è che ti amo più di prima. Lo so che ti ho ferita, che ti ho mentito e so anche che ho commesso un errore madornale a non dirti niente. Probabilmente se non…- non riuscì a continuare – Probabilmente il destino non ci vuole insieme ma sinceramente non mi importa un cazzo di quello che vuole. Io sarei disposto a sfidarlo…Ma…Non sono venuto qui per riprenderti perché mi rendo conto  che ti ho fatto soffrire troppo, che non potrai mai perdonarmi, che hai una vita di cui non faccio più parte. Volevo solo accertarmi di come stavi, volevo vederti e dirti di non credere ai giornali. – sorrise amaramente – Magari non ti interessa più niente e ti sto solo facendo perdere tempo,ma…ecco volevo che lo sapessi.” Mentre lo diceva si passò una ventina di volte la mano fra i capelli, era nervosetto il ragazzo.

Rimasi in silenzio, come dopo ogni sua dichiarazione. Era una dichiarazione vero? Fraintese e si alzò.    

 “Ti amo anch’io.” Aggiunsi dopo un po’ alzandomi. Fu quasi un impulso dovuto alla paura di non rivederlo più. Ma…L’avevo detto veramente? Stupida,stupida,stupida. Perché devo sempre perdonarlo così facilmente?  

“Bene.” Rispose tirando un sospiro di sollievo.

Mi decisi ad alzare il viso e trovai il suo pericolosamente vicino. Ormai non controllavo più le mie azioni.  Molto insicuro e timido mi sfiorò lentamente la guancia con la mano.

Mi appoggiai ad essa e il contatto mi fece sussultare.

 Fissava la mia bocca, incerto, timoroso della mia reazione. Ci pensai io a cancellare la distanza tra noi, appoggiando le mie labbra sulle sue.

Aspettava solo quello. Infatti fu il mio gesto ad assicurargli ciò che volevo. Mi afferrò dalla nuca e incollò la mia bocca alla sua. Il mio cuore partì all’impazzata. Voleva solo usciredal mio petto e fondersi con il suo. Dopotutto era sempre stato suo ed ero certo che lo sarebbe stato per sempre, indipendentemente da cosa sarebbe successo. Le nostre lingue si rincontrarono e realizzarono il volere di entrambi.  Volere che era stato vietato loro per molto tempo. “Ti amo” Sussurrò sorridente sulle mie labbra.

Le mie mani erano avide del suo viso e lo accarezzavano, come per accertarsi della sua vera esistenza mentre continuavo a baciarlo…e così, in un posto fatato incontrai il mio principe azzurro.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Allura cosa ne pensate? Piangete ancora???

Povero jack cornutoooo...XD

Ora passiamo alle recensioni...

Lisettola: Ed ecco arrivare Rob come x magiaaaaaa hahahahaha, nessun trucco, ma un invito!!! hahahahaah Graize bellaa

 

PikkolaCullen:Sai che ci avevo pensato a far arrivare kristen insieme a Robert, mapoi non potevo fare tutta questa spiegazione e mi avreste odiatoancora di più!!!!!! Non ti preoccupare se sei riuscita a recensire solo adesso,anzi ti ringrazio...

 

Lazzari:Sei contenta????? Tesoro lo sai che ti adoro, non lo faccio apposta e non godo nel vedere soffrire marty!!!!! E' solo che era necessario x la storia, se no era troppo piattaaaa!!!! Dai, dai, visto che si sistema tutto????? Anche io adoro i lieto fine...sempre che sia la fine...dipende da voi!

 

Gothika85: Il figlio non era suooooooooo!!! esulto anch'ioooooo hahahhahaha grazie della recensioneeee

 

Lelybionda: Prima di tutto...certo che scrivo anche x te!!! Scrivo per tutte voi!!!! La frase che ho scritto è riferita alle minacce!!! Hahhahha cmq qst marco  che ci provaaaaa hahahahahh...

 

E ora una sorpresina....c'è non è proprio una sorpresa...xò qualunque sia la vostra decisione, ho deciso di farmi vedere aggiungendo una foto mia e una con la famosa Iole, il mio angelo custode....Senza di lei questa storia non sarebbe mai giunta fino a qui...( ipalloncini non c'entrano con noi...hahahha)

spero di non deluderviiiii!!!! baci baci...

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Capitolo 46
*** 45.Epilogo ***


(Smac)

Appostata davanti all’ospedale aspetto solamente il momento giusto che, a quanto pare è arrivato.

Una macchina nera sfreccia a tutta velocità fino a frenare bruscamente davanti le porte automatiche della struttura.

Scende lui ed entra. Subito portano una barella dove fanno sdraiare lei ed entrambi rientrano. E’ il mio momento.

Entro nell’ospedale e tutti mi salutano amichevolmente.

“Ciao Smac.”

“Oh, salve dottor Bianchi.” Saluto.

“Ciao Smac!” Saluto pure l’infermiera Severelli.

“Ciao Smac…”

“E tu chi sei?” Non mi ricordo di lui.

“Oh, non mi hai dato ancora un nome sono appena stato creato.” Mi risponde con un sorriso.

 In effetti ha lo stesso aspetto del dottor Shepperd di Grey’s Anatomy. Madooo che figoo, ma ho una missione da compiere, niente distrazioni.

Devo scrivere l’epilogo della storia e  deve essere qualcosa di speciale.

Purtroppo non ho molte idee per la testa, e quindi ho deciso di affidare la missione a Robert che mi ha già promesso di farlo, anche perchè Martina…beh è troppo occupata adesso.

Sorpasso la copia del dottor Shepperd e percorro il corridoio che mi porta dal mio narratore.

 E’ davvero altissimo, più di quando immaginassi. E non parliamo della bellezza, quasi mi maledico di averlo fatto mettere con Martina, poi però li vedo eh…sono davvero orgogliosa di loro. Mi sento come una madre che vede tutti i suoi figli felici e contenti. Dopotutto mi sento un po’ la loro madre. Voi non pensate?

Picchietto sulla spalla del Pattinson e lui subito mi riconosce.

“Oddio, grazie Smac, per fortuna sei qui. Devi aiutarmi non so più che fare! La Iole è dispersa e Taylor con lei. Ma cazzo proprio adesso non dovevano rispondere al telefono? Fai qualcosa dannazione!”Mi grida contro mentre tiene ben salda la mano di Martina, come se servisse a qualcosa…

Lo guardo un po’ imbarazzata. Probabilmente si è dimenticato della promessa che mi ha fatto.

“Ehm, mi dispiace ma da ora in poi non ci posso fare più niente, sarete voi a continuare la vostra storia e…- abbasso gli occhi imbarazzata- ti volevo dire che è il tuo turno ora. Hai presente che ne avevamo parlato…”

“Smac, guarda non mi sembra proprio il momento ora!” Grida quando Martina aumenta la stretta alla mano. Deve far veramente male!.

“Eh, Robert vedi di muoverti a raccontare che non possiamo stare qui per tutta la notte.” Dico impaziente vedendo che non si muove.

“Me lo avevi promesso!” Dico con la faccia da bambina.

“Sentiiii…facciamo che prima finiamo qui e poi racconto…ok?”

“Fai pure” dico seguendoli nella sala operatoria,” tanto loro aspettano…”

So benissimo che Robert non regge bene la pressione, e il fatto che io sia qui a guardarlo con aria impaziente presto lo farà cedere.

“Merda Smac fai qualcosa mi sta amputando la mano!!!” Grida e Martina, che fino a quel momento ha respirato profondamente comincia pure ad insultarlo.

“Ti odio, ti odio. E’ colpa tua se adesso sono qui!!! Che maleeeee!!!” grida. Io mi metto a ridere. Martina ha sempre avuto una soglia del dolore abbastanza bassa.

“Amore, ti prego, ricorda le lezione. Inspirazione ed espirazione, inspirazione ed espirazione!” Robert è ancora più buffo mentre espira ed inspira con lei.

“Ma sai dove te la metto la tua respirazione ed il tuo corso! Ahhhhhhhhh.”

Merda, ma dove cazzo è la Iole quando serve! Pensa Robert.

“Ma si può sapere di cosa ti lamenti? Non hai fatto quasi niente in nove mesi. La Iole si è offerta di soddisfare tutte le sue voglie…beh, quasi tutte. E adesso che sta per nascere tuo figlio vorresti la Iole?”

“Smac, ho paura. Sono felicissimo, ma qui rischio seriamente di giocarmi una mano! E poi cosa faccio quando sarà nato…me lo faranno prendere in braccio…” Ok, quando Rob è nervoso inizia a parlare a macchinetta e nessuno lo ferma più. Si fa una miriade di complessi, edora ha anche la faccia paonazza perché continua a parlare senza respirare.

“Robert calmati e respira! Beh, magari qualcosa ancora la posso fare…ma tu inizia a raccontare…”

“E’ una minaccia?” Mi chiede con un sopracciglio alzato.

“Noooooooo, chi io????? Minacciare???? Naaaaaaah!”

“Va bene,va bene, adesso racconto…” Esclama infine sconsolato.

“Ok Rob, ci vediamo alla fine allora…” E così, dopo aver lasciato le redini al mio protagonista, mi allontano per lasciare a lui il compito.

 

(Rob)

Ok, la mia creatrice è una stronzona. Le voglio bene, non fraintendetemi, ma proprio adesso devo raccontarvi.

Sarò breve perché sta per nascere mio figlio, penso mi capiate.

Per di più non so proprio come raccontare, improvvisare non è il mio forte.

Allora… Martina sta per partorire ed io sto entrando in crisi. Non so che fare!

Un aiutino? Qualche consiglio? No??? Grazie millee!

“Brutto…ah non so nemmeno cosa sei! Che male! E’ colpa tua…porca vacca sto bambino è come suo padre!” Ok, è da un’oretta che mi sto subendo le minacce di morte e gli insulti da parte di Martina.

Mi avevano avvisato precedentemente che quando sono in travaglio che alcune donne tendono a dare la colpa al padre del figlio per la situazione in cui si trovano, o comunque a dire cose che non pensano.

“Amore, Marty, calmati e respira…senti ciò che ti dice il dottore…In che senso è come il padre scusa?” Chiedo poi.

“E’ pigro! Non vuole uscire! Non ce la faccioo più!!!”

“Signora Pattinson deve spingere! Respiri profondamente e spinga.” Le dice il dottore.

Ecco sto dottore che ha rovinato la sorpresa.

Ormai avrete capito, ma comunque vorrei partire dall’inizio, o dal matrimonio della Iole.

 

Subito dopo il matrimonio non siamo tornati insieme come speravo.

Ma dopo tutto cosa pensavo? Che sarebbe tornata subito con me? Non credo proprio.

Dopo quel bacio lei fuggì, fuggì da lui, da Jack.

L’ho sempre odiato perché lui era riuscito dove io avevo fallito. Non si era dato per vinto e alla fine era diventata sua.  

Comunque dicevo… appena la vidi tra le sue braccia mi sentii morire.

Forse era quello che aveva provato lei quando aveva saputo che Kristen era incinta di mio figlio. No, quello che le avevo fatto era molto peggio.

Decisi così di andarmene, partire e non rovinarle più la vita. Sarebbe stato solo peggio, sia per me che per lei.

Non volevo più soffrire e soprattutto non volevo far soffrire di più lei.

Sapevo che mi amava, perché me lo aveva detto, ma io avevo perso la mia occasione in un certo senso l’avevo “tradita”, avevo tradito la sua fiducia e lei aveva preferito lui.

Era solo un caso in fatto che si chiamasse anche lui Jack? Forse.  

Così decisi. Chiamai un taxi. Me ne sarei tornato in America e avrei trovato qualcuno. Diamine sono Robert Pattinson! In realtà aspettavo che lei mi corresse dietro, che capisse che io ero tornato per restare, che non volevo più ferirla in alcun modo. Volevo capisse che ero io l’uomo giusto per lei, così come lei lo era per me. Era la donna che volevo sposare, con cui volevo avere dei figli e con cui condividere il resto della mia vita.

Cercai quindi di andare alla velocità di una lumaca per prendere tempo, poi capii che quelle cose succedevano solo nei film e mi avviai verso il taxista.

Ero già in taxi, davanti alla grande villa quando arrivarono la Iole e Phil con Martina ubriaca fradicia.

 “Robert !Dove pensi di andare?” Sobbalzai sentendo quella voce incazzata nera.

Merda. “Me ne vado…ormai è inutile.” Dissi voltandomi verso di lei.

 “Oh, andiamo muoviti e aiutaci.”

Feci il finto indifferente, sbuffando teatralmente prima di scendere dalla macchina.

Il mio amore era in braccio a Phil e blaterava.

“Io..-singhiozzò- io…non lo so…Se ne è andato!Phil se ne è andato, e non mi vuole più perché gli ho detto di no!” Singhiozzava il mio amore.

 “Marty, ti va se ti facciamo portare a casa da qualcuno?” Le chiese Phil.

“Nooooo!!! Voglio solo il mio Amore!”Disse e una pugnalata mi colpi in pieno petto.

Voleva Jack, non me

Feci per risalire nel taxi. Non ci avevo provato, ma sapere che preferiva lui a me mi fece imbestialire.

“Robert.” Mi chiamò. Si era accorta di me finalmente.

Si avvicinò mentre  ripeteva il mio nome incredula.

“Phil c’è Robert!” Gridò come una bambina.

Si buttò fra li mie braccia circondandomi il collo con le braccia.

“Sono qui Marty…” sussurrai. Mi costava molto non chiamarla Amore, ma cos’altro potevo fare?

“Rob, Amore,sei tornato?Iole, Robert è tornato. Scusa per prima, non andartene più per favore! ” Gridò.

Ero io quindi il suo Amore, non Jack,ma io.

 

Ma neanche quel episodio era bastato a farci rimettere insieme. Infatti :il giorno dopo lei non si ricordava niente.

Mi ci volle un piano progettato dalla Iole. Un piano chiamato ‘Stuzzichiamo la sua gelosia’.

Organizzammo un pranzo solo io e lei, e anche lì non vi spiego che lavoro per convincerla.

In seguito arrivò una sua amica che ci provò spudoratamente con me. In teoria era tutto preparato, ma secondo me quella ragazza non stava recitando  più di tanto…

Inutile dire che il mio piano ebbe successo, più o meno…

 

“Buongiorno Cucciola.” Le baciai la punta del naso.

 Avevamo fatto l’amore.

Dopo mesi che sembravano secoli avevamo rifatto l’amore e in quel momento era tra le mie braccia. Era mia, solo mia.

Lei avvicinò la sua bocca alla mia. “Ti amo” Sussurrò a due millimetri dalle mie labbra.

Con molta meno delicatezza mi avventai sulle sue, impedendole di staccarsi.

Ne volevo ancora e ancora e ancora…

“Ma che succede q…???” Jack era sulla porta.

Guardò prima me poi lei. Conoscevo benissimo il suo sguardo.

Si soffermò su di  lei, ma il suo non era uno sguardo schifato, non sembrava neanche arrabbiato o cosa solo…sofferente.

Merda. In quel momento mi sentii uno schifo.

Strinsi Martina a me, avevo pura di ciò che successe di li a poco.

Lei si alzò e gli corse dietro. Merda, merda, merda.

 

Passammo dei giorni in cui non ci parlammo, non ci toccammo, non ci guardammo.

Lei si sentiva una merda, me lo aveva detto, ma  mi amava.

Se ne era resa conto, finalmente. L’unica cosa che le dispiaceva era che Jack l’avesse saputo in quel modo.

Decisi di portarla con me a Los Angeles. Ora che stavamo ricominciando tutto, volevo che mi stesse vicina, non volevo staccarmene nemmeno un minuto. 

 

Restammo per un po’ in silenzio, poi fu Kristen  a parlare.

“Sai come si chiama il bambino?”

Secondo te come fa a saperlo?!?

“Come si chiama?” Chiese con poco interesse.

“Martin…”

“Bel nome.” Che altro poteva rispondere?.

“ E vuoi sapere il perché?” Continuò. Non rispose, la fissava soltanto.

“Perché volevo ricordarmi di te, di ciò che hai fatto per lui. Avrei preferito che fosse stata una bambina così potevo chiamarla Martina, ma essendo un maschio mi sono dovuta adeguare.” Sorrise.

 

Poi perle vacanze di Pasqua la portai a conoscere la mia famiglia.

“Allora dove si va?” Chiese per rompere il silenzio. Risi.

“A Londra mia cara…”

“Ah benissimo! E cosa ci andiamo a fare?” Disse strozzandosi quasi con le sue  parole.

“A conoscere la mia famiglia, sai, volevo dirglielo prima che lo sapessero dai giornali.” E squadrò il giornale ancora sulle sue gambe.

“Ah, capito… ma scusa Rob, tu mi vuoi presentare alla tua famiglia. Perché? Non riusciamo neanche a stare insieme per più di una settimana!” Non l’aveva detto con cattiveria, era un dato di fatto.

“Sì, ma io non ho smesso un attimo di pensarti. Nonostante sia passato quasi una anno di lontananza eccoci qui. E poi ti voglio presentare ai miei genitori e basta! Ah…e non ti spaventare se mia sorella sa tutto di te. Mi ha fatto l’interrogatorio via telefono.” Sorrisi.

Lo guardai e ricambiai il sorriso. “Ok andiamo a Londra, dopotutto tu hai conosciuto i miei.” Sospirò.

 

 “Non sarà ora di svegliarli?” Era una voce femminile, calma e pacata.Mia madre.

“Come fai a svegliarli? Sono tenerissimi…” Anche questa voce era femminile, ma più giovane.

“Gli ho portato la colazione, fatemi passare che l’appoggio sulla scrivania! Ok, la riporto giù perché qui trovare un posto è impossibile.” Un’altra voce femminile ancora.

“Claire! Mi sa che sta bruciando qualcosa in cucinaaaaaaa!!”Sentii mio padre  che gridava dal piano inferiore.

Sentii dei passi allontanarsi e cercai di muovermi nel letto.

“Oddio si stanno svegliando! Vicky muoviti con quella macchina fotografica!” Le voci erano più vicine.

Aprii gli occhi nel momento del flash!

Le mie sorelle corsero fuori dalla stanza. Sorrisi.

 

Beh, ne abbiamo passate tante. Alcune non sto neanche qui a raccontarvele, però sono tutte nei miei ricordi.

Troppo sentimentale…lo so…Ma siamo ormai insieme da due anni, siamo sposati da uno e in questo momento, proprio mentre sono qui a cercare di spiegarvi ciò che è successo, lei sta dando alla luce mio figlio. O figlia.

Mio…mio e suo…suo e mio…ok, penso che abbiate capito.

Come penso che abbiate capito che i racconti non sono il mio forte.

Un ultimo sforzo ,Amore.

Penso ciò che le sta ripetendo il dottore da un quarto d’ora.

La guardo chiudere gli occhi e trattenere il respiro mentre spinge.

Le stringo una mano e lei fa lo stesso.

La guardo e non posso fare a meno di chiedermi se non è un angelo.

Anche così, con il viso imperlato di sudore, l’espressione tesa, le occhiaie sotto gli occhi e una pancia in cui potrei entrarci io( non diteglielo vi prego! O rischio la castrazione!), mi sembra l’essere più angelico di questa terra.

Il mio angelo, il mio amore, il mio cuore racchiusi in una persona, anzi due.

Sorrido prima di baciarle la fronte per farle percepire ancora di più la mia presenza.

La vedo rilassarsi mentre il pianto di un bambino riempie la sala.

Mi giro verso il dottore che tiene in braccio mio….mio…mio…i miei bambini.

I miei bambini??? Uno…e due…oddio. Devo aver sbagliato. Ricontiamo: uno e due. Mi sento mancare.

Il dottore si avvicina, mentre il mio unico pensiero è: gemelli, gemelli, gemelli.

Ora vi starete chiedendo…ma non ha mai visto le ecografie?

Ehm, mi vergogno a dirlo, ma no.

Io e Martina non avevamo voluto sapere niente. Faceva tutti i controlli necessari, ma non guardavamo lo schermo, mai. Non perché non ci fosse curiosità…tutt’altro! Chiedevamo sempre le condizioni del bambino, ed eravamo talmente curiosi che cercavamo di sbirciare, ma la Iole si metteva davanti allo schermo, ricordandoci la nostra decisione. Ormai il dottore non ci faceva neanche più caso. Ogni ecografia poi veniva sequestrata dalla Iole che la faceva vedere a tutti tranne che a noi. Non potete immaginare che tortura fosse. Ma volevamo rendere questo momento più…magico.

E porca vacca se c’eravamo riusciti! Due gemelli…un maschio ed una femmina.

Il dottore che glieli porge in braccio.

Piangono, ma sono felicissimo non riesco a smettere di sorridere, ma troppo presto l’infermiera viene a reclamarli.

Neanche il tempo di osservarli bene, sono già nelle incubatrici.

“Dopo i controlli ve li riportiamo, tranquilli mamma e papà.”

Un brivido mi percorre la schiena: mamma e papà. Suona bene.

“Guarda che non li mangiano mica.” Il mio angelo ha parlato. Mi volto verso di lei e la vedo sorridere. Rispondo anch’io con un sorriso.

“Sono bellissimi vero?” Mi chiede.

“Amore…-comincio- … sono due.” Continuo incredulo.

Lei ride e pian piano mi sciolgo anch’io e inizio a ridere con lei.

Mi avvicino al suo viso.

La guardo negli occhi.

“Lo sai che ti amo…”

“Lo sai che..idem!” Mi risponde.

“Idem suona proprio male.” Le reggo il gioco a due centimetri dalle sue labbra.

“Baciami…” Ordina quasi ed io eseguo…

 

Due ore dopo (Smac)

Non oso entrare, così li osservo dal corridoio.

Martina non ha ancora chiuso occhio, prima voleva rivedere i suoi bambini.

Lei è sdraiata nel letto dell’ospedale, fresca e pulita e tiene in braccio i suoi…i loro gemellini.

Due gemelli! E’ stata una sorpresa anche per me.

Da come sono vestiti riesco a capire che sono un maschio e una femmina.

Meglio così. Non sapete che lotte in casa perché Martina voleva un maschio e Robert una femminuccia, ma sono sicura che anche se ne fosse nato solo uno l’avrebbero amato incondizionatamente dal sesso.

Comunque dicevo…

Martina è sdraiata sul letto con in mano solo la bambina. Sta dormendo.

Sposto il mio sguardo un po’ più in là e vedo Robert con in braccio il maschietto.

Sta sorridendo mentre lo fa giocare con il suo dito visto che il diavoletto fa già fatica ad addormentarsi.

I due genitori alzano lo sguardo insieme, e si trovano occhi negli occhi.

Si guardano con amore, devozione, felicità. Mi sciolgo solo a guardarli.

Sorridono. Poi Martina sposta lo sguardo su di me e si apre in un gran sorriso.

“Smac, vieni!” Mi grida.

Anche Robert ora mi sorride e mi mostra fiero suo figlio.

“Hai visto i miei nuovi angioletti?” Mi chiede quando raggiungo il lato del letto.

Sorrido.

“Sono bellissimi. Per fortuna hanno preso tutto dalla madre. “ Dico scherzando.

“Scusa e questo padre figo? Hanno preso tutto da me…” Si lamenta Robert, scherzando.

“Sì, e io ho fatto solo la fatica…Smac la prossima volta metti incinto lui!” Ride Martina.

Lo guardiamo con sguardo malefico.

“No, Smac…non provarci. Hai detto che non potevi più fare niente per noi due. –continuo a guardarlo - Amore dì qualcosa!!!” Cerca di difendersi il pover’uomo.

“E’ qui la festa????” Entra la Iole mano a mano con Phil.

“Sìììì.”

“Oddio ciao Smac!” Mi salta addosso la Iole.

“Ciao ad entrambi!!!”

Poi arriva Taylor.

“Ma che bei bambiniiii! Marty sono davvero stupendi, ti sei proprio impegnata!!!” Ride Taylor.

“Oh…certo e il padre non ha fatto niente vero??” Robert è ancora più frustrato.

Ridiamo come dei pazzi alla sua espressione.

Poi vedo uno scambio di sguardi fra la Iole e Taylor. Nessun altro se ne accorge, ma io sì.

Conosco tutti i miei figlioletti… saranno loro a decidere qualunque cosa…

Ma questa è un’altra storia… 

 

 

Va beh. Qui finisce latravagliata storiad’amore tra Robert e Martina.

Non penso ci sia bisogno di spiegazioni.

Non voglio scrivere il solito vissero felici e contenti, per questo lascio decidere a loro.

Da ora in poi saranno loro artefici del loro destino,senza più scherzi né difficoltà.

Ora decideranno loro, ma per quanto mi sembra…tutto andrà per il meglio.

  

 

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Da quanto tempo è che non posto???

Non vi ho lasciato mai per così tanto tempo...

ma ho una motivazione...

E' L'EPILOGO

e mi viene da piangere solo a scriverlo.

Non voglio lasciarliiiiii, sono i miei primogenitiiiiii...

e' stata la mia prima storia...ci ho messo tutta me stessa ma è meglio così...

Vi avevo scritto tutto un discorsone strappalacrime imporvvisato su quanto vi sia grata peraver partecipato e letto così in intate questa storiella...ma il pc ha deciso di bloccarsi proprio mentre stavo per postare, mandando tutto a quel paese.

 

Comunque, anche se non mi verrà maibene come laltro volevo dirvi che vi ringrazio per avermi fatto piangere e ridere, se aver seguito fino in fondo, per aver messo questa schifezzuola nei vostri preferiti o nelle seguite.

Ho provato a fare del mio meglio con questo epilogo eanche se non è venuto come mi aspettavo...è, come dire, originale no?

Dopotutto in questo periodoho tantissime idee tantissime idee..originali... e insieme al genio che sarà mia collega nella prossima FF che ho già in produzione, stiamo cercando di fare un piccolo esperimento a 4 mani.

Per adesso non posso dirvi altro...ma presto(si spera) leggerete....

 

Ora passiamo alle vostre recensioni....

Lisettola: come ti sembra il finale?E' lunghetto eh????Ciaoo bellissimaaaaa e grazie di tutto!

 

Lazzari: allora, meglio farti piagere di felicità che di tristezza...epoi anch'io adoro i lieto fineeeeee. Per Marco e jack...mmh non ce li vedooooo hahahaahhahah....comuqnue hai visto che non si è risolto tutto al matrimonio....eh va beh, sono due teste di zucchine questi due!!!!! Hahahaahahah...non comuqneu la mia testolina ha fatto un po' cilecca eh va beh...spero tisia piaciuto l'ultimo capitolo. Oddeooo adesso mi metto a piangereeee ioooo!!! Graize mille!!!!!! Spero di allietarvi nuovamente con altre storielleee.Tvttttttttttttb kisses

 

PikkolaCullen: Figlio...ops figli e sposati...accontentata!!! XD Addirittura saltare sulla sediaaaaa, ma grazieeeee mi commuoviiii(e non sto scherzandooo XD) Al massimo mi ci meto io con jack...visto che qui nessuno gli vuole beneeee!!! hahhahahaahah bacibaciii

 

Lasimo77:  XD spero di averti fatto piangere di felicità...se no cancello il capitolooo hahhahhaahah...

Comuneu grazie anche a te, espero ti sia piaciuto l'epilogo....non sapete che voglia ho di leggerelevostre recensioni persapereee!!!!

 

Lelybionda: Vedi di non farti licenziare!!!! hahahahahahahahah comunque allafine ho deciso di finirlaperchè , come ho già detto ho un altro programma in porto....grazieee bacibaciiii

 

 

Ok, penso di aver finitoooo....ok sto prendendo tempo per non lasciarla...

Smac! Bastafarela melodrammatica.

E cos' è finita....e io me ne vado....hahahahahahah

 

Baci baci       Smac

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