una love story di 15 giorni

di Andromeda 5
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Giorno 1 ***
Capitolo 3: *** Giorno 2 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


“Sono in ritardo! Sono in ritardo!” Una voce femminile seguita da uno scalpiccio risuonava per i vuoti corridoi dell’università. Sierra piombò nell’aula appena un minuto prima dell’inizio della lezione ansimante e sudata “come un muflone”, come amava dire. 

Sierra non amava arrivare in ritardo, ma quella mattina ne erano capitate di ogni: la sveglia non era suonata, il metrò era partito senza di lei e quello successivo era più lento di una lumaca. Si era appena seduta in uno di quei pochi posti davanti ancora liberi, quando notò che vicino a lei c’era Davide. Non ci aveva mai parlato assieme, ma sapeva che tipo di persona era in base a quel poco che aveva notato nel primo semestre: era uno di quelli che intervengono sempre nelle lezioni e stava sempre appiccicato a Mario, un altro che interveniva sempre. 

Sierra, invece, era il tipo di persona che non amava stare al centro dell’attenzione ed era molto taciturna. Infatti, non amava parlare con i compagni di corso fuori dai lavori di gruppo ma non perché fosse introversa; Sierra agiva così perché sapeva che, dopo i due anni di corso (alcuni dopo uno), non avrebbe mai più rivisto quelle persone e non voleva affezionarsi. Per questo motivo, Sierra stava sempre da sola, anche se solo apparentemente perché aveva ancora contatti con le amiche che si era fatta in triennale, ma in realtà sentiva un po’ di solitudine. 

Il professore si alzò dalla cattedra e disse:-Il progetto di queste due settimane sarà la scrittura di una storia.- tutti rimasero in silenzio - Siccome siete dispari, farete il lavoro a gruppi da quattro e uno da due. Il tema lo sceglierete estraendo uno tra i bigliettini che ora passeranno.-

Tutti si misero subito in gruppo, tranne Sierra ovviamente. Non aveva preferenze sul con chi fare gruppo fin da quando era piccola. Rimanendo seduta e non accorgendosi di chi era seduto vicino a lei, Sierra si guardava intorno per vedere se qualcuno si fosse accorto che era sola.

-Sembra che dovremo lavorare in coppia.-disse una voce a fianco a lei.

Sierra si girò lentamente e capì che era stato Davide a parlare. 

-Pare proprio di sì.-sussurrò Sierra con un filo di voce.

Sierra non ebbe il tempo di capire cosa stava succedendo quando una scatola le fu fatta passare davanti dal professore e, senza pensarci, estrasse un bigliettino piegato in quattro. Le mani di Sierra aprirono lentamente il foglio mentre Davide la fissava. Sierra era a disagio: le probabilità di finire a fare un progetto in coppia e, per giunta, con uno dei pochi ragazzi del corso erano scarsissime, era quasi impossibile che accadesse una cosa del genere. Di colpo, Sierra ebbe un sussulto e il cuore le iniziò a battere forte mentre sentiva il suo viso accaldarsi, segno che stava iniziando ad arrossire per l’imbarazzo suscitato da quel foglio di 10x10cm. Su quel foglietto bianco c’era scritto, in fucsia fluorescente, “ROMANZO ROSA”. 

Sierra lasciò cadere il biglietto sul banco guardando Davide nell’istante in cui prese il biglietto per leggerlo attonito, poi distolse lo sguardo cercando di ricomporsi. “Com’è possibile?”pensò ”Le possibilità che una cosa del genere potesse anche solo accadere è impossibile. No, io sto sognando e questo è solo un incubo!...Calmati Sierra! Ti ricordi cosa ti sei ripromessa tre anni fa?”si ripetè in testa, come un mantra, la seguente frase”Non devo mostrare le mie emozioni, men che meno davanti a un maschio.” 

Davide, invece, pensava a tutt’altro: “Romanzo rosa? Ma io non ne ho mai scritto uno in vita mia! Nel mio lavoro di giornalista non mi sono mai occupato della ‘posta del cuore’, quello è il compito della mia collega (nonché fidanzata) Holly…è lei quella appassionata di love stories!” poi guardò Sierra e pensò “Ok, sono con la bella tenebrosa. Fantastico! Sembra simpatica, ma non so mai cosa dirle dopo averla salutata. Forse perché, finora, non abbiamo mai lavorato insieme….già, perché finora ho seguito sempre Mario. Quello, in ogni lavoro di gruppo, mi vuole sempre con sé. Sembra strano che oggi sia assente…non si perde neanche una lezione.” 

-Strano che Mario non c’è.-disse Sierra cercando di rompere il ghiaccio. Davide si sentì come se l’avesse letto nel pensiero. 

-Ehm…-cercò di rispondere lui, colto alla sprovvista- Non so nemmeno io il motivo per cui stranamente oggi non c’è. Da che lo conosco, non ha mai saltato lezioni. Pensa che una volta è perfino venuto in università con la febbre a 38 pur di non restare indietro.-

“Mi ricorda una mia amica.”pensò Sierra, poi chiese:-Vi conoscete da tanto?-

-Ci siamo laureati nello stesso anno.-disse Davide- Ci conosciamo abbastanza bene, ma non so molto di lui.-

Sierra notò che il professore li stava fissando e poi guardò lo schermo del proiettore: dovevano iniziare a buttare giù qualche idea per il racconto.

-Hai qualche idea per la storia?-chiese Sierra.

-No, vuoto totale.-disse Davide.

- A chi lo dici.- sospirò Sierra.

-Proviamo a riflettere: romanzo rosa, io sono un maschio, tu sei una femmina…-

-Ah, che occhio.-disse Sierra, poi ci pensò e si sentì di nuovo imbarazzata, ma cercò di darsi contegno dicendo:-Forse ho un’idea: due perfetti sconosciuti che, per un qualunque motivo, devono fingere di essere una coppia.-

-Potrebbe andare.-disse Davide-Dovremo farli mettere insieme alla fine, non ti pare?-

-No, è un cliché da commediola romantica.-disse Sierra-Chi lo dice che alla fine i due protagonisti debbano mettersi insieme per forza?-

-Scusa la domanda,-disse Davide-Ti sei mai innamorata? Hai mai avuto una relazione sentimentale?-

-Ehm…preferirei non parlarne. Tu?-

-Io?-Davide non se lo aspettava-Certo che ho una ragazza e la nostra è una relazione stabile, anche se a distanza.- e dicendo questo le mostrò l’anello d’argento che portava al dito, poi aggiunse- Ci sposeremo per la fine dell’anno.-

Sierra lo guardò visibilmente scioccata e pensò “COSA? Fantastico! Lo sapevo: quelli di bell’aspetto sono sempre già presi...Aspetta,...ma a me non interessa minimamente!"

Si riprese scuotendo leggermente la testa e disse:-Se non hai idee migliori, la mia mi sembra perfetta.-

-Anche a me,... credo.- disse Davide-Com’è il tuo stile di scrittura?-

-Io baso i miei racconti e i miei personaggi su persone particolari che incontro o su cose che mi capitano.-disse Sierra- Poi farcisco il tutto con cose non vere e i miei personaggi si discostano un po’ da chi mi ispiro perché fanno sempre un po’ come vogliono loro una volta che prendono vita. Il tuo stile invece come lo descriveresti?-

-Io scrivo articoli di giornale ed è ovvio che debba raccontare la verità, tutta la verità e nient'altro che la verità.-

-Lo giuro.-rimbeccò Sierra ed entrambi si misero a ridere. 

-Allora dovremmo sperimentare in prima persona una situazione simile.-disse lui.

-Ok,-disse Sierra-dovremmo vederci più spesso. Credi di potercela fare?-

 

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Capitolo 2
*** Giorno 1 ***


-Iniziamo da oggi allora?-chiese Sierra.
-Certamente.-rispose Davide.
-Che cosa si fa all’inizio?-chiese Sierra- Dalle commedie romantiche viste finora, ho imparato che i due provano a conoscersi, all’inizio. Di solito accade un incontro casuale per più volte e poi lui fa sempre la prima mossa invitando lei a prendere qualcosa.-
-Offrirti qualcosa alle macchinette può essere già un buon inizio?-propose Davide-Non sarà un bar o un café esclusivo, ma è un luogo di ritrovo.-
Sierra annuì pensierosa. Si ricordò all’improvviso di quando si era data appuntamento con il suo migliore amico, Angelo, quell’estate e la precedente. Chiamarli appuntamenti era un parolone, ma erano qualcosa che si avvicinava molto. Il suo migliore amico era sempre molto impegnato e poteva vederla solo per un giorno e solo in estate. Sierra ripensò a come andava a finire di solito: quell’ansia di non venire troppo in anticipo o troppo in ritardo davanti al bar in cui erano andati ai due “appuntamenti” e la molta cura nello scegliere come vestirsi e se truccarsi o no. Al contrario, Angelo non prestava attenzione a tutto ciò e parlava quasi esclusivamente del suo lavoro, solo raramente parlava d’altro come, ad esempio, dei loro ricordi di come sono diventati amici. Angelo e Sierra erano amici da tanti anni e, anche se lontani, erano sempre in contatto, anche se Sierra ormai cominciava a lamentarsi del fatto che era sempre e solo lei a contattarlo per prima; lui, salvo rari casi, non si faceva mai sentire per primo.
Sierra si guardò i vestiti- un vestitino di lana viola, i pantaloni quadrettati che metteva di solito, un paio di stivali neri e lucidi, un ciondolo e un paio di orecchini a clip, entrambi a forma di stella- e pensò “Meno male che oggi mi sono vestita bene, di solito indosso i primi vestiti che trovo.. Stamattina, ma già da ieri sera, non so che cosa mi ha spinta a scegliere questi vestiti. Forse avevo già intuito cosa sarebbe accaduto oggi.”
Intanto erano già arrivati alle macchinette e Davide stava già scegliendo cosa prendere da bere. “Accidenti!”pensò Sierra”Ora che lo vedo, mi ricorda tanto quel mio amico d’infanzia…come si chiamava?...Dominic. Ha più o meno gli stessi lineamenti, solo che Dominic è biondo.”
Davide fermò il suo flusso di pensieri dicendo:- Che cosa vuoi che ti prenda?-
-Un té caldo.-rispose Sierra senza pensarci.
Appoggiarono i bicchieri di plastica sul tavolo alto di fronte alle macchinette e aspettarono che le bevande si raffreddassero un po’. Mentre bevevano- lei un tè caldo e lui un caffè- parlarono quasi tutto il tempo di ciò che dovevano scrivere.
-Io direi che dovrebbero interpretare una coppia in un gruppo teatrale.-propose Davide.
-Lo pensavo anch’io,- disse Sierra-metterei che lui si è appena trasferito in città e, siccome ama il teatro, si iscrive. Lei, invece, possiamo mettere che è in quella compagnia dall’anno prima perché la cosa l’ha aiutata con la sua timidezza.-
-Buona idea!- esclamò Davide- Stavo pensando anch’io la stessa cosa!-
-Siamo sulla stessa lunghezza d’onda.-disse Sierra sorridendo. Poi sentì la campanella del cambio d’ora ed esclamò:- Oh no! C’è lezione!-
- Io ho ancora un’ora di libertà.-disse Davide.
-Ah già,-disse Sierra sconsolata- tu fai due anni in uno e sei esonerato da quel corso.-poi aggiunse- Devo andare o mi perderò l’inizio. Ci vediamo dopo.- e detto questo se ne andò.
“Che persona solare!” pensò Davide mentre Sierra se ne andava “Devo proprio ammetterlo, non pensavo che fosse così. Di solito è seduta in un angolo e non parla con nessuno sembrando immersa in un mondo tutto suo. Invece, oggi scopro che in realtà è una persona completamente diversa da ciò che pensavo. E’ molto divertente e simpatica; non capisco perché nasconda questo lato di sé.”
 
Sierra era distrutta: la lezione successiva fu devastante e lei era visibilmente stanca. Davide ritornò in aula e, inaspettatamente, si sedette vicino a lei. Di solito, quando c’era Mario, stava sempre con lui e gli stava sempre intorno sedendosi sempre nei posti non troppo in avanti. Sierra lo sapeva; lei invece era più tipo da mettersi nei posti davanti e più vicini all’uscita. Se c’erano posti vicini a un muro e vicini a un’uscita, poi, era anche meglio perché così poteva correre via dall’aula per non perdere la metropolitana per tornare a casa. Già, casa! Sierra, quando passava intere giornate in università, non pensava ad altro che alla sua cameretta dato che viveva ancora con i genitori. Il pensiero del suo comodo lettuccio, del suo vecchio televisore, della sua cara Playstation 2 e dei suoi libri preferiti erano una ragione più che sufficiente per desiderare di ritornare a casa dopo una giornata lunga e faticosa. 
Davide, invece, non fece altro che osservare Sierra tutto il tempo: prendeva appunti digitando le parole sulla tastiera della cover del suo tablet e picchiettava i tasti come se stesse suonando quella tastiera. Poi una ragazza del tavolo affianco interruppe quel momento di incantamento totale passandogli il foglio delle presenze da firmare. Davide firmò e passò il foglio a Sierra, che, sbuffando perché firmare quell’inutile foglio le faceva sempre perdere il filo della lezione, firmò usando la mano sinistra. Poi ridiede il foglio a Davide per farlo passare all’altro tavolo. Davide notò la sua firma piccola e incomprensibile, ma piuttosto elegante come quella di un medico. Passò il foglio e poi fissò Sierra, la quale se ne accorse e chiese bisbigliando:- Sembri pensieroso.Tutto a posto?-
-Ehm…- bisbigliò lui- Sei mancina?-
-Certo, ma che domande sono?- bisbigliò lei- Ah già, nessuno lo nota, almeno non subito. Faccio quasi tutto con la sinistra: scrivere, prendere il cibo in mano, prendere gli oggetti,...-
- E’ magnifico. Lo sai che è piuttosto raro?- fece lui.
- Per questo molti geni erano e sono mancini.- disse lei tornando a scrivere per riprendere il filo della lezione.
Mentre scriveva, Sierra pensò all’unica volta in cui l’essere mancina era diventato un problema per lei: la sua insegnante di Italiano alle elementari provò a farle scrivere il suo nome con la mano destra, ma senza successo. Sierra allora non capiva perché la cosa l’avesse tanto disturbata e non lo capiva tutt’ora, anche perché poi la gente che aveva incontrato dopo o non ci faceva proprio caso o si stupiva nel vederla scrivere con una mano diversa rispetto alla massa. Per questo cercava sempre di sedersi lontana almeno una sedia dalle persone o in posti in cui non urtasse con i gomiti le persone vicine, non sopportava di essere guardata in modo sbigottito e voleva evitare domande sulla questione. Per lei la cosa era assolutamente normale . 
Finita la lezione, ci fu la pausa pranzo. Sierra aprì il suo portapranzo e iniziò ad abbuffarsi delle polpette al suo interno perché non ci vedeva più dalla fame e, a momenti, il cibo quasi le andava di traverso. Davide, invece, corse alla mensa dell’università e prese un sacchetto del cibo da asporto contenente un enorme hamburger, un sacchetto di patatine fritte e una bustina di Ketchup e una di senape. Quando ritornò, Sierra stava finendo di mangiare mangiando di gusto un pezzo di formaggio. Si sedette e le disse:- Potevi almeno aspettare.-
Lei lo guardò perplessa e lui disse:-Potevamo mangiare insieme.-
-Ehm,...-disse Sierra- non mi piace che la gente mi veda mangiare e poi non mi piace parlare con le persone mentre mangio.- poi pensò ”Tutto questo disagio è perché da piccola mangiavo lentamente per gustare il cibo e la cosa non andava giù agli adulti.”Non l’aveva mai detto a nessuno, non amava molto parlare di sé stessa.
Davide non sapeva cosa dire e cambiò subito discorso parlando ancora del loro compito e, siccome che Sierra aveva finito di mangiare, iniziò a scrivere l’incipit.
Nel frattempo anche Davide aveva finito di mangiare e fissava di nuovo Sierra mentre scriveva. Era molto diversa dalla sua fidanzata, Holly: lei era più estroversa e non aveva paranoie. L’aveva incontrata a una gita di lavoro e le aveva fatto una corte spietata da allora per non mollare la presa. Lei non rimase a lungo restia alle sue attenzioni e, dopo qualche settimana, stavano già insieme e lui progettava già come sarebbe stata la loro vita insieme. Lei, ogni tanto, gli diceva di non mettere troppo le mani avanti, ma Davide era una di quelle persone che corrono sempre troppo in amore e non poteva smettere di pensare al suo futuro. Aveva persino ipotizzato di venire promosso se avesse finito il master dato che i suoi articoli erano sempre molto apprezzati; a volte, Davide si immaginava già al posto del suo redattore.
Le lezioni continuarono e, quando ormai il sole era tramontato, Sierra e Davide, assieme a tutti gli altri corsisti, uscirono dall’aula e Sierra stava per camminare più veloce che poteva verso il metrò quando Davide le disse:-Domani siamo a casa, che si fa per il nostro esperimento?-
-Per il giorno 2?- pensò ad alta voce Sierra rallentando- Possiamo vederci via webcam nel pomeriggio?-
-Sono impegnato nel pomeriggio.-disse Davide- Devo vedere la mia fidanzata.-
-Io, invece,....sono impegnata la mattina.-disse Sierra.
Scesero in stazione per prendere il metrò e Sierra tirò un sospiro di sollievo quando quello che passò e si fermò era quello che doveva prendere per tornare a casa. Salirono sul metrò e parlarono ancora un po’ delle idee che avevano finché Davide non scese.
Si salutarono e Sierra continuò il suo viaggio verso casa. Entrambi non lo sapevano ancora, che il compito che avrebbero svolto in quelle due settimane avrebbe cambiato molte cose.
 

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Capitolo 3
*** Giorno 2 ***


Sierra passò tutta la mattina a sistemare gli appunti. Quando prendeva appunti si perdeva sempre qualcosa e quindi, per recuperare cose che magari erano importanti, di solito ascoltava le registrazioni che venivano fatte dall’aula. Era un lavoro certosino, ma per Sierra era importante perché, grazie a questo sistema, riusciva a immagazzinare più informazioni. Riuscì, stranamente, a finire entro la mattinata e pensò “Che bello, avrò il pomeriggio tutto per me! Cosa posso fare?....Ci sono! Giochiamo con la Playstation 2: è da tanto che non gioco più ai miei giochi preferiti!” In quel momento sentì la suoneria dei messaggi del cellulare e si precipitò a controllare: era Davide.
 
-Hai detto che eri libera.-disse Davide.
-Non vedo la mia famiglia da più di una settimana.- disse Holly- Sono desolata.-
- Ma avevo programmato il nostro pomeriggio insieme.- piagnucolò lui.- Ho passato tutta la settimana a progettare che cosa?-
-Vorrà dire che ti rifarai la settimana prossima.-disse lei frettolosamente- Devo andare, ciao.- e detto questo riattaccò sbattendogli in faccia la cornetta.
“Non mi ha neanche dato il tempo per salutarla.”pensò Davide tra sé “Lavoriamo sempre così tanto e in più io frequento anche il master e non ho molto tempo a disposizione. Era tutto più semplice quando la nostra storia è iniziata!” Ripensò ai primi tempi, quando le aveva fatto una corte spietata. Siccome lei aveva l’ufficio al piano di sotto mentre lui era al piano di sopra dell’edificio in cui lavoravano ed entrambi erano vicini alle scale tra i due piani, per i loro incontri furtivi si trovavano proprio a metà scala. Non era il massimo del romanticismo, ma la vista dalla finestra era splendida. Davide sorrise ricordando il picnic che aveva preparato proprio lì per festeggiare il loro primo mese insieme e di come poi si era sparsa la voce tra i colleghi del fatto che stavano insieme. Questo aveva fatto sì che tutti i mesiversari futuri li avrebbero passati sul terrazzo, lontani da sguardi indiscreti. Ormai era diventato una tradizione, anche se ora la cosa era molto meno frequente. 
D’un tratto, Davide pensò a Sierra: quando le aveva chiesto se fosse innamorata o se avesse qualcuno, lei aveva preferito non rispondere. Magari era in una relazione complicata o non stava con nessuno; oppure semplicemente non le importava niente di tutto ciò. “Se non sbaglio, aveva detto di essere libera nel pomeriggio.” pensò e, dopo aver cercato il suo numero, perché alla fine dell’ultima lezione del giorno prima se li erano scambiati, le mandò un messaggio per dirle che accettava di vederla quel pomeriggio.
 
Sierra era agitata: Davide l’aveva presa alla sprovvista e lei, per il bene del compito, aveva accettato anche se pregustava già un pomeriggio all’insegna del relax e del divertimento in casa. Invece no! I suoi piani di completo relax per il pomeriggio sfumarono così, da un momento all’altro. Dopo aver mangiato, si cambiò dopo aver scelto tra i vestiti e disse ai suoi che doveva prendere il metrò per un compito dell’università, il che era vero. Il metrò arrivò in ritardo e Sierra dovette avvisare. Quando arrivò, Davide la aspettava proprio dietro i tornelli e continuava a fissarla con i suoi occhi blu e il suo sguardo su di lei la rendeva a disagio. Però Sierra non si scompose e gli andò incontro cercando di sorridere mentre lo salutava con mano.
"Fantastico! Sono un ripiego!” pensò Sierra scuotendo la testa, poi se lo ritrovò davanti e disse:- Ciao,...ehm….come ti chiami? Davide, giusto?- lui annuì e lei proseguì- Come va?-
-Ehm…bene,grazie.-
La silenzio che seguì fu imbarazzante 
-Allora?- disse lei rompendo il ghiaccio- Che si fa?-
Davide iniziò a elencare vari posti e Sierra pensò "neanche durante un'intera giornata potremmo vedere così tante cose…se torno a casa tardi, chi li sente i miei? Però, non sono più una bambina! Dovrei avvisare questo qui che il tragitto per venire fin qui da casa mia è lungo."
Davide si accorse che Sierra era pensierosa e le chiese se andava tutto bene, al che lei annuì per poi aggiungere, senza pensare:- Non sarà un itinerario un po' troppo lungo per un pomeriggio?-
-Era pensato per una giornata intera- disse Davide- Sono tutte tappe importanti per me e per la mia ragazza.-
-Appunto, per quella…come hai detto che si chiama?Non importa…lei è lei e io sono io.-
Davide strappo il foglio con l'itinerario e, buttando i pezzi in un cestino, disse:-Hai ragione, tu sei diversa da lei. Improvviseremo.-
-Magari qualche tappa sarà uguale,-disse Sierra-ma non ci conterei troppo. Che ne dici se andassimo al museo qui vicino? Dicono che c'è una zona in cui ci sono le illusioni ottiche e le foto che si possono scattare lì sono la cosa più sorprendente che ci sia.-
Davide accettò e pensò che l'aveva chiesto così tante volte a Holly di visitare quel museo, ma a lei la cosa non interessava perché era più un tipo romantico a cui piacevano i ristoranti e le cene a lume di candela. 
 
Passarono un pomeriggio all'insegna del divertimento. Per prima cosa andarono al museo e fecero un sacco di foto mentre provavano la sfera elettrica e gli si rizzavano i capelli, la stanza in cui sembravano piccini e quella in cui sembravano enormi. Fecero anche delle foto buffe dentro una cabina dopo aver comprato degli occhiali da sole decisamente pacchiani ad una bancarella. A metà del loro appuntamento-se così si può chiamare- andarono in un bar che Sierra conosceva e presero due muffin senza glutine dato che Sierra era celiaca e Davide voleva assaggiare qualcosa di diverso. Infine fecero una passeggiata e fecero foto anche agli artisti di strada e uno di loro, un mago, scelse Davide come assistente per un trucco di magia e Sierra, molto divertita, lo filmò. Mentre continuavano la loro passeggiata, Davide notò una bancarella e Sierra lo seguì.
-Ti piacciono le penne stilografiche?-chiese Sierra.
-Per uno che scrive tanto come me sono un accessorio che non può mancare.-rispose Davide- Tu invece sembri attratta da quei libricini.-
-Speravo di trovare qualche libricino interessante, magari una bella storia come "Sogno d'una notte di mezza estate". Purtroppo ci sono solo piccole copie delle più grandi tragedie e non hanno nemmeno "Romeo e Giulietta".- e gli indicò una piccola copia de "L'Arlesiana".
-Conosci la trama di quel libro?-chiese Davide
-Purtroppo sì,-rispose Sierra- c'era un periodo in cui ascoltavo Bizet e volevo sapere di più sulla suite dedicata a questo libro; così ho visto un vecchio film e….averlo visto una sola volta mi basta e avanza.-e detto questo, per un istante, divenne cupa, come quando, durante la pausa pranzo in università, si chiudeva in sé stessa mangiando il suo pranzo al sacco.
"Quel libro deve aver risvegliato un ricordo doloroso." pensò Davide"Devo cercare di ricreare l'atmosfera di allegria di prima."
"Odio quel libro,"penso Sierra "quello e 'Le ultime lettere di Jacopo Ortis' sono il simbolo della depressione che ho provato quando Antonio Radice, il ragazzo che mi piaceva dalle elementari, mi ha friendzonata due anni fa senza che io avessi potuto dirgli ciò che provavo per lui. Ok, calmati…non roviniamo la giornata con questi brutti ricordi."
In quel momento squillò il cellulare di Sierra: era sua mamma. Sierra, imbarazzata, si spostò un po' più in là dicendo a Davide:-Ci vorrà solo un minuto.-
Sierra disse a sua mamma di non preoccuparsi perché aveva quasi finito e sarebbe tornata a casa tra mezz'ora. 
Sierra tornò da Davide, che inavvertitamente aveva sentito l'accesa discussione che Sierra ebbe al telefono. 
-Purtroppo mi tocca prendere la metro per tornare a casa.-disse Sierra dispiaciuta per la situazione imbarazzante che si era creata- Purtroppo casa mia è lontana.-
-Oh, ehm…-Davide non sapeva cosa dire.
- E' stato un bel sogno finché è durato.-proseguì Sierra sorridendo- La tua ragazza non sa che cosa si è persa. Ci si vede domani in università, ciao.- e detto questo se ne andò mentre Davide la salutava con la mano.
Davide rimase ancora un po' dove si trovava e poi andò a casa sua. Mentre prendeva il metrò, ripensò a Sierra: avrebbe voluto dirle che aveva sentito la telefonata, ma non si sentiva in dovere di giudicarla. Era una cosa privata.
 
Sierra, invece, era ancora imbarazzata e quando tornò a casa, per dimenticare il brusco finale del suo incontro con Davide, decise di mettere tutte le foto scattate col cellulare nel computer e quelle scattate nella cabina le mise in una scatola dei ricordi in cui aveva messo tutto ciò che le ricordava Antonio quando aveva deciso di dimenticarlo. Riapri la scatola dopo due anni e vi ritrovò tutti i disegni che gli aveva fatto e le lettere che gli aveva scritto. C'era perfino il diario in cui c'erano scritti tutti i ricordi del periodo in cui non smetteva di pensare a lui, con la sua faccia abbozzata con la penna alla fine di ogni pagina. Trovò una pagina libera e scrisse di quel momento in cui lo ricordò descrivendo brevemente di come il ricordo di Antonio aveva ammaccato un così bel momento. 
 
Quella sera, sia Sierra che Davide, si addormentarono chiedendosi che cosa sarebbe accaduto nei giorni seguenti.
 

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