Promises

di LadyHeather83
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 25 ***
Capitolo 26: *** Capitolo 26 ***
Capitolo 27: *** Capitolo 27 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


LA PRESENTE STORIA CONTIENE SPOILER RELATIVI ALLA QUARTA STAGIONE, QUINDI FERMATEVI QUI SE NON VOLETE ROVINARVI LA SORPRESA.

*

Promises

*

Capitolo 1

*

Marinette continuava a tenere quella palla ovale ormai vuota stretta al suo petto, mentre calde lacrime le scendevano dal volto fino a bagnare i tasselli aperti.

Aveva perso tutto.

Aveva fallito la sua missione.

‘La peggiore guardiana di sempre’ Si era definita davanti a Chat Noir, il quale si era subito prodigato nello spendere parole dolci e rincuoranti per la sua lady.

Non era la peggiore guardiana, aveva solo commesso un errore. Avrebbero rimediato. Come sempre del resto.

Loro due erano una squadra fantastica, ed insieme avrebbero risolto quel problema che al momento sembrava enorme e senza un’apparente via d’uscita.

Si era semplicemente fidata della persona sbagliata, che non aveva perso tempo a prendersi gioco di lei, ma gliela avrebbe fatta pagare, oh si se lo avrebbe fatto, perché la prossima mossa di Adrien sarebbe stata quella di fare quattro chiacchere con il suo ben amato cugino per chiedergli spiegazioni in merito.

E soprattutto per chiedergli quale assurda alleanza c’era tra lui e Papillon.

Marinette cercava di soffocare le lacrime e i singhiozzi nella penombra della sua stanza.

Un silenzio quasi spettrale aleggiava al suo interno e le tende bianche delle finestre si muovevano sinuose seguendo il ritmo cadenzato del vento.

Un brivido le attraversò la schiena, fuori aveva appena finito di piovere e l’aria fresca entrava prepotente nella sua camera dalle imposte lasciate di proposito aperte.

Non le importava di sentire freddo.

Non le importava più niente ormai.

Aveva perso. Per la prima volta.

Nella mente di Marinette continuavano a susseguirsi le immagini della mega proiezione di Papillon davanti alla Tour Eiffel e subito il suo cuore iniziò a galoppare velocemente all’interno del suo sterno infondendola un senso smisurato di angoscia ed inquietudine.

Annaspò alla ricerca di aria, inspirava ed espirava profondamente, riuscendo a stento a trattenere un pianto liberatorio per poi abbandonarsi per l’ennesima volta alla tristezza.

“Non fare così, Marinette!” Le continuava a dire la sua kwami toccandole le spalla.

“Non ce la faccio, Tikki… tutti contavano su di me e li ho delusi. Non mi merito la fiducia dei cittadini di Parigi e nemmeno quella di Chat Noir” La miracle box le scivolò accidentalmente dalle mani e Tikki fu subito pronta ad evitare una caduta dal soppalco, non che questa l’avrebbe danneggiata, s’intende.

“Chat Noir ti resterà accanto in ogni caso.”

“Farebbe bene a starmi alla larga, invece. Io porto solo guai e sono sicura di aver deluso anche lui infondo.” Singhiozzò asciugandosi le guance con il dorso della mano.

Marinette affondò la testa all’interno delle ginocchia nascondendola come una tartaruga.

Provava vergogna per sé stessa e il grande guardiano celeste Su-Han avrebbe fatto bene ad assolverla dal suo incarico all’istante.

Infondo aveva ragione, la sua saggezza secolare ci aveva visto giusto: lei non era adatta a custodire degli Dei.

“Non dire così, Marinette. Hai sempre dimostrato di riuscire a cavartela in ogni situazione, e questa non sarà da meno. Riuscirai a recuperare tutti gli altri kwami e a sconfiggere Papillon.”

La testa di Marinette sbucò lentamente dalle ginocchia.

La faccia era scavata dal dolore e dalla delusione, gli occhi rossi e gonfi, la gola secca e dolorante per lo sforzo.

“Dormi un po', Marinette.” Le consigliò la kwami riponendo la miracle box sul comodino accanto al letto con estrema delicatezza.

“Non ci riuscirei.” E come avrebbe potuto? Tutte quelle creaturine indifese erano in mano a quel pazzo scatenato di Papillon, e la consapevolezza che non ci avrebbe messo molto ad arrivare a lei, le attanagliò cuore e mente, costringendola a stare sveglia alla ricerca di una soluzione e a non abbandonarsi alle braccia di Morfeo.

“Domani tu e Chat Noir penserete ad una soluzione.”

Marinette si coricò solo per non sentire più la vocina di Tikki, non perché non la gradisse, ma in quel momento preferiva stare sola, e anche perché aveva sentito dei rumori provenire dal piano di sotto, erano le cinque e un quarto di mattina e suo padre si era alzato per andare in panetteria e preparare del pane caldo che avrebbe sfornato più tardi, riempiendo il negozio e anche la casa della sua fragranza.

Sua madre invece lo avrebbe raggiunto tra circa un’ora.

“Buonanotte, Tikki” Sussurrò a mezze labbra alzando le coperte fino a coprir metà del capo.

La kwami di tutta risposta le baciò la tempia, l’unica parte scoperta e dove avrebbe potuto sentire il suo calore.

“Ti voglio bene, Marinette. Riposa un po'.”

*

Gabriel continuava a contemplare quegli oggetti magici sopra il tavolo dello studio, sottratti alla sua acerrima nemica con l’inganno e tutto grazie a suo nipote Felix, quell’essere che odiava così tanto, si era rivelato invece utilissimo.

D’un tratto sentì il portone principale della villa, aprirsi. Era Nathalie di ritorno da quell’assurdo viaggio.

“Ancora in piedi?” Gli domandò sorreggendosi allo stipite della porta per un mancamento improvviso.

Gabriel le andò incontro apprensivo, prendendola in braccia per farla stendere sul divano.

“Hai bisogno di riposare.” Le disse scontrandosi con i suoi occhi.

Nathalie vide un luccichio di vittoria nel suo riflesso e non poté non sorridere.

“Ci siamo quasi, vero?” Domandò con una punta di amarezza e un filo di voce, perché per quanto fomentasse quell’assurdo piano, un po' le sarebbe dispiaciuto non stargli più vicino in quella maniera, ma sarebbe stato finalmente felice con sua moglie accanto. E lei, per lui.

Gabriel le prese entrambe le mani “Si, e non ci credo ancora. Lady Bug ha commesso un errore e ha perso tutti i miraculous.”

“Ha ancora gli orecchini della coccinella e l’anello del gatto nero, però… sono quelli che servono a te.” Convenne lei tossendo poco dopo piegandosi dalla fitta allo sterno.

“Il viaggio è stato stressante, Nathalie, devi riposare. Domani chiamo il dottore e ti faccio visitare.” L’aiutò ad alzarsi e l’accompagnò in camera sua, in quel frangente, la donna gli restituì l’anello che le aveva donato prima di partire.

“Grazie.” Biascicò la donna mettendosi sotto le coperte.

“Domani starai meglio, vedrai… sono stato uno stupido a farti muovere…” Deglutì sedendosi accanto a lei con aria preoccupata, doveva dirle che alla fine aveva ceduto il miraculous del pavone in cambio dell’altro anello.

“L’ho voluto anch’io, tu non mi hai affatto costretta.”

“Nathalie…” Un riflesso sinistro si palesò nelle lenti degli occhiali “… ho dovuto cedere il miraculous del pavone.”

L’assistente strabuzzò gli occhi dallo stupore e dall’incredulità.

“Come? Perché?” E soprattutto a chi lo aveva ceduto? Un artefatto così importante per lui, non solo perché lo potesse usare come arma contro Lady Bug e Chat Noir, ma quella spilla era un oggetto che lo legava in qualche modo ad Emilie, era stata lei ad usarla e purtroppo a provocarne la rottura.

Ma forse era proprio per questo, quell’oggetto gli ricordava troppo la malattia della moglie e prima o poi se ne sarebbe disfatto comunque perché altri non facessero la sua fine.

“Felix” Rispose abbassando la testa “… ha scoperto tutto… di me… Emilie…” Lo stilista si schermò il volto provato dalla delusione con entrambe le mani.

Nathalie gliele tolse subito infondendogli sicurezza “Ce lo riprenderemo… anche quelli di Lady Bug e Chat Noir. Ha commesso un errore, ne commetterà altri.”

Gabriel si massaggiò il ponte del naso dopo essersi tolto gli occhiali. Era stata una giornata stancante e lui non chiudeva occhio da quasi ventiquattro ore.

“Ora starà più attenta a quello che fa.”

“E’ vulnerabile, è il momento giusto per colpirla…” Nathalie puntò il suo sguardo che non prometteva nulla di buono in quello dello stilista “… dritta al cuore!”

*

Adrien continuava a girarsi e rigirarsi nel letto facendo credere a Plagg che un terremoto di proporzioni bibliche si stesse abbattendo sulla casa.

Il piccolo dio della distruzione aprì prima un occhio e poi un altro.

Le pareti si trovavano come sempre al loro posto e anche gli oggetti presenti sopra le mensole non si muovevano affatto, allora perché gli sembrò di ballare?

Plagg lo capì quando gli arrivo inavvertitamente un pugno in piena faccia.

“Ma che ti ho fatto?” Fu subito pronto a sentenziare.

Adrien non rispose, si limitò a mettersi in posizione supina e a contemplare l’alto soffitto.

“L’ho delusa, Plagg.” Sussurrò amaramente mordendosi il labbro inferiore.

Ad Adrien veniva da piangere per la frustrazione, ma doveva essere forte per lei, per la sua lady.

Non sapeva che cosa gli avrebbe riservato il futuro nei prossimi giorni, settimane e mesi, quello che era certo è che davanti a loro avevano una delle missioni più grandi che fossero mai stati costretti ad affrontare.

Da adesso in poi non si sarebbero trovati dinanzi un solo akumatizzato, ma ora Papillon aveva a disposizione un esercito di kwami pronto a servirlo per raggiungere i suoi vili scopi. Quello che era certo è che quel pazzo andava fermato.

L’unica nota positiva era dettata dal fatto che Lady Bug conoscesse ogni singolo segreto di quei piccoli esseri, in particolare pregi e difetti, ma in che modo il loro nemico ne avrebbe fatto uso, quello gli era ancora un mistero.

Quello che però angosciava Adrien, era che i kwami sapessero il vero volto e il nome di Lady Bug, nonché della Guardiana dei Miraculous, e Papillon non ci avrebbe messo molto a torturare quelle creature per scoprirlo.

Adrien si portò in posizione seduta ed iniziò a stringere un lembo del lenzuolo con vigore immaginandosi che quella fosse la faccia di Papillon.

“Te la farò pagare!” Grugnì digrignando i denti dalla rabbia, perché se da un lato Lady Bug era quella affranta e infelice, lui al contrario suo era furioso.

“Calmati, Adrien!” Gli sussurrò Plagg svolazzandogli davanti alla faccia “… questa tua ira non ti porterà da nessuna parte, anzi, ti farà commettere dei grossi sbagli. Devi pensare a mente lucida se vuoi aiutare milady…” Sospirò poi “… chissà come starà zuccherino?”

“E’ tutta colpa di Felix” Disse a denti stretti alzandosi del tutto dal letto.

Adrien percorse al buio la sua stanza fino ad arrivare al bagno.

Aprì l’acqua e si sciacquò la faccia in modo da levare via le goccioline di sudore dal viso dovuto al brutto sogno che aveva appena fatto.

A dire il vero non lo ricordava nemmeno che cos’era successo, ma addosso sentiva in ogni caso ansia mista ad angoscia.

Tutto quello che gli veniva in mente, erano gli occhi smarriti e la crisi di panico che la sua lady aveva avuto in quella camera dopo aver scoperto l’inganno.

“Felix…” Nominò di nuovo cercando un solo valido motivo che giustificasse quell’azione ignobile.

Però più ci pensava e più si sentiva confuso.

Molte domande occuparono la sua mente provocandogli un forte mal di testa che lo costrinse a sedersi per il capogiro improvviso, anche per lui quella era stata una giornata stressante e per quanto fosse, risentiva ancora degli effetti di Risk.

Il contatto freddo con il pavimento del bagno lo fece rinsavire un attimino e a pensare a mente lucida.

E se fosse Felix in realtà Papillon? No, scartò subito quell’ipotesi, perché per quanto il mascheramento dovuto alla trasformazione celasse la sua vera natura, Papillon era a tutti gli effetti un adulto, e ne aveva avuto la prova perché mentre combattevano fianco a fianco per sconfiggere Strike Back, il suo aspetto giovane rimaneva sempre lo stesso.

Però era chiaro che qualcosa nascondesse e soprattutto conoscesse, forse la chiave per recuperare i kwami e sconfiggere Papillon era proprio lui.

“Non vorrai andare a Londra e prenderlo a schiaffi finchè sputerà il rospo?” Berciò acido Plagg.

“Hai altre soluzioni?” Chiese con ovvietà.

“Non puoi…”

“Se non ci vado io, ci andrà Lady Bug. Sa che Felix centra qualcosa con tutta questa storia… e credimi, non ci andrà giù leggera… almeno è quello che farei io se una persona si fosse approfittato di me.”

“E come giustificherai la tua gita a Londra, con tuo padre? Sai che non ti fa mettere il naso fuori dalla porta con facilità.”

“Forse ad Adrien no, ma Chat Noir può fare quello che vuole, ed in più con il potenziamento per il volo farò ritorno in poco tempo, non si accorgerà di niente.”

Plagg incrociò le zampe sul petto indispettito, quella non era una soluzione e non era una decisone da prendere così su due piedi, ci voleva un piano ben congeniato, uno che coinvolgesse anche Lady Bug.

“Devi avvisarla.”

“Sarò presto di ritorno!”

“E se Papillon attaccasse? Si ritroverebbe sola a combattere. E se le succedesse qualcosa? Se riuscisse a prendere il suo miraculous?”

Plagg per quanto fosse una creatura petulante e per certi versi odiosa, sapeva sempre avere la parola giusta al momento giusto.

Il suo ragionamento non faceva una piega e Adrien non aveva pensato al fatto che Papillon ora fosse più potente di prima, poteva attingere agli altri kwami per alterare la realtà, per proteggersi, per attaccare immobilizzando la preda, creare confusione attorno a lui in moda da destabilizzare l’avversario, spazzarlo via in un batter d’occhio e avere anche una seconda occasione.

Lady Bug era in pericolo e l’unica persona in grado di proteggerla era lui.

*

Continua

*

Angolo dell’autrice: ok, ok. Lo so che vi aspettavate S.O.S. dal futuro, ma ho deciso di farvi una sorpresa pubblicando il primo capitolo di questa storia, che per la cronaca non so ancora quanto lunga sarà e quando metterò on-line il secondo capitolo.

In ogni caso, sapete che non posso eludere una richiesta e finalmente ho iniziato a mettere nero su bianco le mie teorie relative alla quinta stagione di Miraculous… magari ci azzecco qualcosa, chi lo sa XD.

Comunque… grazie per essere arrivati fino a qui, e vi metto il link della storia pubblicata solo su wattpad che farebbe da prologo a questa storia.

*

FORSE E’ TARDI, FORSE INVECE NO!

https://www.wattpad.com/story/304386029-forse-e%27-tardi-forse-invece-no

 

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


LA PRESENTE STORIA POTREBBE CONTIENE SPOILER RELATIVI ALLA QUARTA STAGIONE, QUINDI FERMATEVI QUI SE NON VOLETE ROVINARVI LA SORPRESA.

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Promises

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Capitolo 2

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Erano passati pochi giorni da quando Marinette era stata spogliata con l’inganno di tutti i suoi kwami, tutti tranne due. I più importanti.

Adesso sulle spalle di Lady Bug e Chat Noir gravava il peso di una missione ancora più grande, che non si limita al solo sconfiggere Papillon, ma anche sottrargli uno ad uno i miraculous.

Non sarebbe stato facile, questo era innegabile, perché erano solo loro due contro un esercito magico, e dio solo sa come quello squilibrato di Papillon li avrebbe utilizzati, ma dalla loro parte avevano la fiducia di tutta la città di Parigi e questa consapevolezza bastò a loro per infondere ancora ancora più forza e coraggio.

Sarebbero caduti, certo, ma si sarebbero alzati in ogni caso.

Mano nella mano e più forti di prima.

Insieme. Loro due contro il mondo.

Lady Bug contemplava le stelle davanti a lei ed era quasi sicura di averne visto una cadente. Attendeva il suo partener sul solito tetto, dopo essersi dati appuntamento per mettere in atto una strategia per iniziare il loro piano di conquista dei kwami.

La notte era ormai scesa e le luci che si intravedevano sulle finestre, una alla volta si spensero.

Anche nelle strade stava calando il silenzio e da un paio di minuti sulla via di sotto non si udiva più il passaggio di nessuna macchina.

Un alito di vento le mosse leggermente i codini, segno che il suo partner era finalmente arrivato.

Lady Bug si voltò lentamente e si beò di quella visione appollaiata sul comignolo per un breve istante che le sorrideva sghembo.

Non aveva mai visto Chat Noir sotto quella luce e si sentì avvampare quando lui si mosse leggiadro e sicuro verso di lei con andatura lenta e sensuale, rimanendo impalata come uno stoccafisso chiedendosi che cosa avrebbe dovuto fare ora.

Salutarlo? Continuare a guardarlo come se davanti a lei ci fosse una statua di un dio greco? In un solo istante perse tutta la sua sicurezza e persino le parole, proprio come le accadeva quando incappava in Adrien.

Lady Bug deglutì il nulla. Cercò di muoversi, ma era impietrita. Il cuore le batteva a mille e la battle suite celava malamente il suo tremore. Le gambe divennero presto di gelatina, ma cercò di non cadere all’indietro.

Per un attimo le mancò l’aria quando la distanza tra i due divenne minima.

“Buona sera, milady.” Le sorrise facendole una riverenza.

Lady Bug inspirò profondamente e si morse l’interno della guancia, in altre circostanze gli avrebbe riservato la sua solita occhiataccia infastidita, ma non questa volta.

“C-ciao, Cha-chaton!” Abbassò lo sguardo per la vergogna.

Sentiva le sue guance incandescenti e la testa vorticarle per l’emozione. Lady Bug dovette sedersi sul cornicione per non svenirgli tra le braccia.

“Stai bene?” Le chiese inarcando un sopracciglio preoccupato.

Chat Noir non aveva mai visto la sua insettina ridotta in quello stato e pensò fosse colpa della missione che li attendeva.

Del resto era più che lecito esternare l’angoscia in certe situazioni, lui cercava di nasconderla per non farla impensierire ancora di più.

“S-si. Scusami. Che dicevi?” Chiese smarrita guardandosi attorno.

“Ti ho salutata.” Rispose lentamente domandandosi se effettivamente Lady Bug stesse bene o solo fingendo.

La coccinella si portò le mani all’interno dei capelli e venne subito affiancata dal suo partner che si sedette accanto a lei cingendole la schiena amorevolmente.

“Andrà tutto bene, vedrai.” La sua voce era calda e sensuale, entrò nella testa della sua partner come una dolce melodia facendole abbandonare la testa sulla sua spalla.

“Ti dispiace se resto così?” Le uscì fuori in un soffio.

“No.” Chat Noir l’avvicinò ancora di più al suo corpo.

Rimasero in quella posizione per un tempo indefinito senza che nessuno dei due proferisse parola.

Avrebbero voluto dirsi tante cose, confessarsi i loro più reconditi segreti, e perché no, anche rivelare le loro identità, perché erano ben consapevoli che giunti a questo punto avevano un bisogno smisurato l’uno dell’altro e che avevano la necessità di essere sempre in costante contatto.

Che quel pazzo avrebbe potuto colpire da un momento all’altro e che c’era il pericolo di ritrovarsi a combattere da soli. Non era la prima volta che ad esempio, Chat Noir non si presentasse ad una battaglia.

Ma ancora non sapevano come avrebbe agito Papillon e il timore che uno dei due venisse akumatizzato, con il rischio di tradire l’altro, era ancora molto alto e giunti a questo punto aspettare ancora un po' non avrebbe cambiato nulla.

“Ho paura!” Gli sussurrò Lady Bug incrociando le dita con le sue, per stringerle ancora più forti perché lui non la lasciasse andare.

“Non devi!”

“Non sappiamo che cosa ci aspetta. Forse è una cosa più grande di noi e dovremo lasciare perdere.”

“Ti ho fatto una promessa, milady! E la manterrò, costi quel che costi.” Chat Noir le alzò il volto con due dita, aveva bisogno di guardarla negli occhi “… Papillon non vincerà. Saremo noi a farlo, come ogni volta.”

“Potremo sempre esprimere un desiderio, no? Dico, se le cose si mettessero male.” Nemmeno Lady Bug sa esattamente da quale cassetto del cervello le era uscita quell’idea malsana e priva di logica.

Era ben consapevole che non lo avrebbe potuto fare, che avrebbe significato perdere molto di più, ed infatti Chat Noir la riportò sulla retta via.

“Non si metteranno male.” Si alzò di scatto stringendo i pugni lungo il corpo.

“C’è una possibilità e lo sai bene anche tu!”

Chat Noir rilassò le dita della mano e fece un bel respiro profondo, non poteva rischiare di perdere le staffe e finire per litigare con lei, no, quella era l’ultima cosa che voleva.

Il suo compito era rimanerle accanto ed infonderle coraggio, o meglio, farle tirare fuori la grinta che al momento aveva soppresso, lasciando spazio alla tristezza e alla commiserazione.

“Dobbiamo pensare anche ad un piano B, se il piano A fallisse.” Continuò lei singhiozzando.

“Non abbiamo nemmeno un piano A, e tu sei passata già al piano B?”

“Alla soluzione più facile, nessuno si farà male” Convenne lei rimanendo seduta.

Lady Bug si passò una mano sulla faccia e sbuffò. Non le piaceva nemmeno a lei l’idea del piano B e sapeva bene che il suo partner non avrebbe approvato, ma doveva almeno provarci.

“E chi te lo dice?”

La coccinella si morse il labbro inferiore ed alzò le spalle.

Sentì gli occhi pizzicare ed alcune lacrime cadere dal lato di essi.

“Non so cosa fare ora.” Il panico la stava assalendo di nuovo, proprio come quando aveva realizzato che l’intero contenuto della Miracle Box che custodiva gelosamente le era stato rubato con l’inganno.

Lo stomaco iniziò a contorcersi e contrarsi. Voleva solo vomitare e ritornarsene a casa a piangersi addosso, ma prima avrebbe rinchiuso Tikki da qualche parte, non aveva voglia di sentirla parlare e dispensare consigli.

Lo guardò con un’espressione smarrita cercando in lui tutte le risposte di cui aveva bisogno, le bastava anche soltanto una parola e sei sarebbe ritornata a galla.

Chat Noir le tese la mano invitandola a prendere per rialzarsi.

Il suo compito era quella di farla ragionare, di darle la carica di cui aveva bisogno.

Anche lui aveva paura. Paura di fallire e di deluderla. Perché l’ultima cosa che Chat Noir desiderava era quella di vedere la sua amata insettina morire dentro e cadere in un baratro di oscurità. Lui sarebbe stata la sua luce, il suo faro di speranza. Quello per cui valeva lottare.

“Lo so io!” Quando Lady Bug strinse la sua mano, una scossa percorse tutto il suo corpo.

Chat Noir si sentì pervadere da un senso di libertà appagante e piacevole, un lieve tremore mosse la sua mano che Lady Bug fermò accarezzandogliela con delicatezza.

Non si erano mai sfiorati in quel modo ed i loro corpi non erano mai stati così vicini.

Si guardarono negli occhi ed entrambi capirono di volere la stessa cosa: azzerare ogni distanza possibile e immaginabile.

Le loro bocche erano vicinissime, potevano sentire i loro fiati caldi solleticare la pelle del viso e i loro nasi sfiorarsi inspirando la loro essenza.

Entrambi i cuori battevano all’impazzata attendendo il momento fatidico in cui le loro bocche si sarebbero incontrate ed assaporate.

“Il nostro amore ha fatto questo!” Un campanello d’allarme suonò nella testa di Lady Bug che la costrinse ad allontanare da lei Chat Noir premendo le mani sul suo forte petto.

“Qual è la tua idea?” Lady Bug si inumidì le labbra, avrebbe voluto tanto baciarlo, ma doveva evitare ad ogni costo che Papillon lo akumatizzasse e Parigi sprofondasse letteralmente nel caos.

Non conosceva bene le dinamiche che aveva portato Chat Noir ad essere infettato dall’akuma di Papillon, forse lei lo aveva deluso perché gli aveva confessato di essere ancora di un altro e non l’aveva sopportato… in ogni caso era inutile pensarci ora e doveva assolutamente evitare di causare altri problemi, e se Chat Noir ne avrebbe fatto le spese, lei non se lo sarebbe mai perdonato.

Gli voleva un bene immenso e l’ultima cosa che desiderava era fargli del male.

Chat Noir deglutì e sospirò per l’occasione mancata, sentiva che lo voleva anche lei e la vibrazione che aveva avvertito mentre le stringeva la schiena, ne era la prova.

Fremeva sotto le sue carezze e per la prima volta si stava lasciando andare, ma qualcosa era andato storto e non capiva cosa, forse aveva fatto lui una mossa azzardata, oppure si era semplicemente fatta prendere da un momento di debolezza a causa di quella situazione che stavano vivendo.

In ogni caso, Chat Noir non avrebbe indagato oltre.

“Pensavo di andare a far visita al cugino di Adrien Agreste, Felix.” Disse d’un fiato “… sicuramente sa qualcosa, e non escludo che sia stato lui a sottrarti i miraculous per darli a Papillon!”

Lady Bug sgranò gli occhi, era la stessa idea che aveva avuto anche lei, ed infondo era la prima cosa sensata da fare.

“E se fosse lui Papillon?” Azzardò questa ipotesi che sapeva già non trovare radici da nessuna parte, ma qualcosa la doveva pur sempre sapere.

Chat Noir sbuffò ed alzò le spalle “Non lo so… non credo… sappiamo che Papillon è una adulto e Felix è un ragazzo… posso chiederti una cosa, insettina?”

“Dimmi”

“Perché hai dato il miraculous del cane a Felix?” Era la sua curiosità a parlare, ma se voleva essere preparato all’incontro con suo cugino, doveva saperlo ad ogni costo.

Ed ecco una domanda a cui Lady Bug non voleva rispondere e che la fece sussultare.

“Credevo fosse Adrien Agreste.” Fu la prima cosa che le uscì di getto, plausibile in ogni caso.

“E perché volevi dare un miraculous ad Adrien Agreste?” Convenne lui, più per ego personale, che per altro.

“Ecco… vedi…” Balbettò non sapendo che dire, poi ricordò il particolare che l’aveva portato da lui “… non era stato colpito dal potere di Risk, e quindi era la persona perfetta per la nostra missione, avevamo bisogno di un elemento che riuscisse a ragionare a mente fredda e non solo perché dettato dalla foga del momento.” Era fiera di sé stessa, finalmente qual gatto troppo curioso se ne sarebbe stato zitto.

“E come facevi a saperlo?” Chiese saccente incrociando le braccia al petto.

Mmm… perché ero andata a salutarlo alla stazione!” Rispose con semplicità convinta di non alimentare ulteriore curiosità.

“E perché sei andata a salutarlo alla stazione?” Incalzò nuovamente facendo irritare questa volta Lady Bug.

“NON SONO AFFARI CHE TI RIGUARDANO!”

Chat Noir sogghignò “Sei una sua fan?” Gli piaceva quando aveva la faccia imbronciata.

“BASTA! E anche se fosse non te lo dirò mai!” Alzò il mento in segno di offesa, anche se… non le dispiaceva essere punzecchiata.

“Messaggio recepito, milady” Alzò le mani in segno di resa ed entrambi scoppiarono a ridere, una risata liberatoria e sana che fece dimenticare a tutti e due il peso che ora avevano sulle spalle ed isolare dal resto del mondo.

“Verrò anch’io con te da Felix, infondo quello scherzo lo ha giocato a me!” Disse Lady Bug tornando lucida e determinata.

Mmm… non credo sia una buona idea… potrebbe aspettarselo e giocarci un tiro mancino. Felix è furbo e calcolatore e non fa niente per niente. Secondo me ci sta proprio attendendo al varco, ma noi dobbiamo essere più scaltri. Andrò a sondare il terreno.”

“Tu non vuoi che venga con te perché hai paura che lo prenda a pugni!”

“Lo faresti?”

“E me lo chiedi? Certo!”

“Meglio che vada da solo, allora. Sono più diplomatico e so far ragionare le persone.” Usò il suo fascino per convincerla.

“Io gli tirerei in testa lo yo-yo solo per avermi fatto credere di essere Adrien Agreste… che stupida sono stata per non accorgermene.” Lady Bug si morse il labbro inferiore per la vergogna, lei avrebbe voluto capirlo, li sa perfettamente distinguere, soprattutto per la luce dei loro occhi.

“Dai insettina, non fare così, per un occhio inesperto è impossibile capire chi è l’uno e chi è l’altro.” Chat Noir le posò amorevolmente le mani su entrambe le spalle.

Lady Bug avrebbe voluto dirgli tante cose, del tipo che si sbagliava, che lei era innamorata di Adrien e che per questo la sconfitta bruciava di più perché non era stata in grado di riconoscere il ragazzo che amava. Forse. Perché giunta a quel punto non lo sapeva nemmeno lei se fosse la verità.

Si strinse al petto di Chat Noir facendosi cullare dal battito del suo cuore “Sei sicuro che vuoi andare da solo da Felix?” Poteva essere pericoloso e se gli fosse accaduto qualcosa non se lo sarebbe mai e poi mai perdonato.

“Fidati di me.” Le sussurrò.

“Sempre.”

*

Continua

*

Angolo autrice: Buongiorno e buon mercoledì! Eccovi il secondo capitolo di questa storia, oggi dedicato tutto interamente alla Lady Noir *_* e spero come sempre vi sia piaciuto.

Volevo ringraziare chi ha lasciato un segno del suo passaggio per quanto riguarda il capitolo precedente e devo dire di essere piacevolmente sorpresa per aver ricevuto tanti consensi.

GRAZIEEEE!!!!

Vi do come sempre appuntamento alla prossima volta, un abbraccio enorme.

Erika

 

 

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


LA PRESENTE STORIA POTREBBE CONTENERE SPOILER RELATIVI ALLA QUARTA STAGIONE, QUINDI FERMATEVI QUI SE NON VOLETE ROVINARVI LA SORPRESA.

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Promises

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Capitolo 3

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“Vuoi dirmi che intenzioni hai con Felix?” Domandò il suo kwami nel tentativo di dissuadere il proprio portatore ad imbarcarsi in una missione suicida.

Non che Plagg nutrisse dubbi sull’operato di Adrien, ma quella era sicuramente una situazione delicata che andava gestita con tutte le dovute precauzioni.

Se Felix centrava qualcosa oppure era implicato in qualche modo in quella faccenda sarebbe stato meglio che fossero andati in due da lui, proprio come aveva cercato di inculcargli Lady Bug la sera precedente.

Adrien infilò una maglietta bianca nella valigia che stava preparando meticolosamente, non sia mai che suo padre gli accordasse il permesso di partire, in caso contrario avrebbe usato il potenziamento per il volo e fatto un’improvvisata al cugino. Ma quella era solo la seconda opzione.

“Cercherò di estorcergli più informazioni possibili.” Tirò la zip del bagaglio per chiuderlo “… sicuramente sa qualcosa e ho tutta l’intenzione di scoprirlo.” Lo poggiò poi in un angolo vicino al letto.

Plagg ingurgitò il triangolino di formaggio dopo averlo palleggiato un paio di volte con la zampetta posteriore e preso al volo con la bocca al primo colpo. Non avrebbe mai fatto cadere quella prelibatezza a terra, piuttosto, si sarebbe spaccato la mascella per evitargli la caduta.

“Tempo sprecato, tuo padre non ti darà mai e poi mai il permesso di uscire da queste quattro mura.” Soffocò un rutto per non sembrare il solito maiale tappandosi la bocca con le zampe anteriori.

Adrien scosse il capo leggermente, accorgendosene.

“Eppure mi avrebbe lasciato girare il mondo con Lila… se ci penso mi vengono ancora i brividi.”

“Si, ma in quel caso lì eri con Nathalie.”

“Ideona!” Uno strano luccichio comparve sugli occhi di Adrien che venne smorzato subito dopo, perché non poteva chiedere a Nathalie di accompagnarlo, da quel che aveva appreso da suo padre, la donna non si sentiva bene e stava scontando la sua degenza nella camera a lei assegnata “… no, non posso!”

Plagg gli tamburellò la testa un paio di volte con la zampetta anteriore “Visto che devi usare subito il piano B, zuccone?”

Ahio, Plagg. Smettila subito! Devo chiedere per forza il permesso a papà, perché la mia presenza non passerà inosservata a Londra. Ci sarà anche zia Ameliè, e sai quanto lei sia teatrale.”

Mmm… potresti sempre entrare in camera di quello squilibrato di tuo cugino e attendere il suo arrivo.” Plagg assottigliò gli occhi sfregandosi le mani “… in silenzio, nell’ombra e quando meno se lo aspetta… BAMM! Lo prendi alle spalle”

Adrien sussultò.

“Dai, Plagg. Non è uno squilibrato!” Sorrise mestamente.

“Comunque qualcosa nasconde, lo devi ammettere.”

Adrien incurvò il labbro inferiore poco convinto. Fin da quando ne aveva memoria, Felix non era sempre stato così, anzi, era un bambino solare e gentile, proprio come lui, ed è per questo che spesso si divertivano a scambiarsi di ruolo per confondere i genitori.

L’alchimia tra loro era innegabile, riuscivano a capirsi con uno sguardo ed a combinare disastri senza che nessuno dei due proferisse alcuna parola.

Gemelli separati alla nascita. Peccato che uno era nato ad inizio anno e l’altro verso la fine, altrimenti se per una pura coincidenza fossero venuti al mondo nello stesso giorno, si sarebbe potuto parlare proprio di gemelli.

Sorelle gemelle che partoriscono lo stesso giorno due figli dallo stesso aspetto. Non era la prima volta che accadeva nel mondo.

Ma un giorno tutto cambiò, fu attorno ai dieci anni di Felix e proprio durante la sua festa di compleanno.

Adrien aveva cercato di avvicinarsi al cugino per fargli gli auguri e consegnargli il suo regalo, e fu in quel frangente che Felix gli disse con riluttanza che erano diversi.

Il parigino aveva confezionato personalmente due bracciali esattamente identici, con la speranza di indossarli e giocare in tutta tranquillità alla doppia identità – come l’avevano ribattezzata.

Adrien ricorda ancora il colpo al cuore e la delusione nel vedere Felix gettare quel bracciale nell’immondizia.

Da quel giorno la personalità di Felix cambiò notevolmente soprattutto nei confronti del cugino, il quale più cercava di avvicinarsi, e più questi lo allontanava con i suoi modi bruschi, sottolineando il fatto di non essere affatto come lui, ma in che modo, non glielo voleva proprio dire.

Adrien aprì l’ultimo cassetto del comodino e prese quei bracciali che aveva conservato aspettando il momento giusto per ridarglielo.

Plagg li morse entrambi e poi fece finta di sputare “Che schifo, non sono da mangiare!”

“No.”

“Che cosa sono?”

“Diciamo che forse questi mi aiuteranno nella mia missione!”

“Con tuo padre?”

Ah, si, giusto! Perché Adrien ne aveva due da portare a termine, una meno importante perché il piano B per quella lo aveva già architettato.

Sorrise. Plagg lo faceva sempre ridere ed era la terza creatura sulla faccia della Terra che riusciva a farlo; prima tra tutti la sua amata mamma, per seconda la sua migliore amica Marinette e terzo, lui, quell’esserino petulante sempre presente e attento.

“No, con Felix… è una cosa che avevo provato a dargli quando eravamo piccoli, ma lui l’ha rifiutata e gettata via.”

“Te l’ho detto che è uno squilibrato! Ma tu non mi ascolti mai.”

“Non conosci Felix.”

“Sto vivendo lunghi anni e in questo periodo ho imparato a pesare le persone con una sola occhiata. Quindi fidati se ti dico che tuo cugino non ha tutte le rotelle al suo posto.”

“Sarà come dici te, allora!” Rispose così solo per dargli il contentino.

Non credeva minimamente che Felix fosse uno pazzoide, ma che nascondesse qualcosa sì, ed Adrien aveva tutte le intenzioni di scoprire cosa.

*

Diciamo pure che Plagg lo aveva avvertito sul fatto che suo padre non gli avrebbe mai e poi mai dato il permesso di far visita al cugino a Londra. Da solo per giunta.

E quando Adrien chiuse dietro di sé la porta della sua camera con aria affranta, Plagg svolazzò davanti al suo volto.

“Te lo avevo detto!” Non gli risparmiò il suo sarcasmo, ma una risata in pieno volto sì, perché Adrien aveva bisogno della fiducia di suo padre, e quell’ultima richiesta era stata la prova inconfutabile che lo stilista non ne avesse.

Anche se al modello biondo non sembrò che Gabriel avesse rifiutato perché non si fidava di lui, in effetti avrebbe potuto chiedere in tutta tranquillità al gorilla di accompagnarlo se temesse per la sua incolumità, gli parve più di capire che la ragione fosse proprio Felix.

Perché?

Ma forse era stata solo una sua impressione. O forse no.

“Non c’è alcuna ragione perché tu debba far visita a Felix.” Aveva sentenziato con la sua solita aria austera nel suo studio.

Era anche strano che gli avesse accordato quell’udienza, ma se Nathalie non era alla porta, lui poteva entrare indisturbato. Bussando ovviamente.

“Devo parlare con lui.”

“Puoi telefonargli se vuoi.”

“Questa è una cosa che non va detta per telefono, credimi.”

“Illuminami!”

“Lasciamo perdere, grazie comunque per avermi parlato!” Era già qualcosa in effetti, di solito doveva prendere appuntamento in carta bollata per convenire con suo padre.

Ma ora Adrien non aveva tempo di pensare a Gabriel, quello che a lui premeva era partire per Londra in direzione della casa del cugino, forse avrebbe seguito il consiglio di Plagg e lo avrebbe atteso nell’ombra della sua camera aspettando suo rientro, se Adrien aveva fatto i conti giusti, Felix avrebbe dovuto essere a lezione di karate.

Sospirò, preparandosi mentalmente a quella missione, per poi pronunciare la formula magica che gli avrebbe permesso di trasformarsi in Astrocat.

*

La camera da letto di Felix era illuminata dal sole fievole che filtrava dalle due ampie vetrate che volgevano verso l’occidente.

Il giorno stava volgendo al termine, e se tutto andava secondo i piani di Adrien, sarebbe stato di ritorno per l’ora di cena, e nessuno si sarebbe accorto della sua assenza. Non che prima capitasse, s’intende.

Dopo essersi ritrasformato, il biondo si accomodò sul pouf nero ai piedi del letto ed attese qualche minuto il ritorno dell’amato cugino.

Felix aprì la porta e sussultò nel vedere Adrien all’interno della sua stanza.

“Ma sei scemo? Mi hai spaventato!” Il londinese chiuse di fretta la porta dietro di sé, poggiò all’interno del ripostiglio il borsone della palestra e si avvicinò ad Adrien per sincerarsi che quella non fosse solo frutto della sua immaginazione.

“Nemmeno un ciao?” Disse mellifluo stando attento ad ogni suo movimento.

Felix sogghignò “Mmm… hai ragione: ciao, cugino. Che cosa ti porta qui?” Chiese sarcastico rimanendo impalato davanti a lui.

“Non è una visita di piacere, sia chiaro!” Adrien indurì subito lo sguardo, non aveva tempo da perdere e doveva arrivare subito al sodo.

Paparino non sa che sei qui, o sbaglio?” Felix assottigliò gli occhi avendo avuto subito l’intuizione giusta.

“E non lo dovrà sapere.” Puntualizzò Adrien.

Felix sorrise nuovamente, era chiaro che Gabriel non avesse dato il permesso di uscire di casa a suo figlio, a meno che non si tratti di scuola o lavoro, figuriamoci prendere un treno da solo per sfrecciare in un altro stato dalla famiglia che disprezzava.

“Che cosa vuoi, Adrien?” Chiese duramente facendo qualche passo con circospezione, intuendo già il motivo della sua visita, che per la cronaca, sapeva che prima o poi sarebbe avvenuta.

Il modello si alzò finalmente dal pouf per avere un confronto più diretto col cugino.

Plagg dall’interno della sua camicia sperava che il diverbio che stava per avvenire fosse pacifico, non sapeva perché, ma qualcosa gli stava dicendo dentro di lui che Felix non era come tutte le altre persone, percepiva una strana vibrazione provenire da lui.

Una vibrazione che gli fece arruffare il pelo immaginario del suo piccolo corpicino nero.

“Restituisci a LadyBug il Miraculous del Cane, subito.” Grugnì d’un fiato.

Felix scoppiò in una fragorosa risata tenendosi la pancia.

Adrien lo guardò attonito non capendo che cosa avesse detto di così sbagliato.

“Smettila!” Deglutì, non amava essere preso in giro, e quella risata beffarda di Felix ne aveva tutta l’aria.

Il londinese si asciugò con l’indice una lacrima che gli stava uscendo dal lato di un occhio, dopo essersi fermato.

“Scusami… vedi… il fatto è che non c’è lo più!” Fece spallucce con non curanza, come se non comprendesse minimamente la gravità della situazione.

Adrien di rimando, in uno scatto d’ira, prese il cugino per la collottola della camicia e lo attaccò al muro bianco della stanza facendo vibrare impercettibilmente le foto appese sulla sua superficie. Una raffigurava loro due da piccoli in giardino, forse avranno avuto tre o quattro anni, tutti ricoperti di fango. Era stata una bella giornata quella, in particolare perché era stato in quel momento che i due piccoli monelli si erano accordati per fare degli scherzi futuri ai rispettivi genitori.

Lo sapeva che Felix era in combutta con Papillon e giunti a questo punto intuiva che potesse conoscere la sua vera identità, in ogni caso, escludeva che fosse proprio lui il noto criminale.

I suoi occhi erano furiosi ed avrebbe estorto le informazioni che gli servivano anche con la violenza, se ce ne fosse stata la necessità. Non che Adrien sapesse come prendere a calci qualcuno nella vita reale, ma nella sua vita da super eroe ne aveva presi, ma anche restituiti al mittente senza tanti complimenti. Certo, quelle erano situazioni più che giustificate e l’idea di prendere a pugni qualcuno solo per una vendetta personale non era mai stata un’opzione, anzi.

Ma c’era qualcosa in Felix che gli stava facendo ribollire il sangue dentro le vene rendendolo incandescente. Soprattutto perché a causa di quel folle, la sua milady piangeva disperata ogni notte. E questa cosa non la poteva di certo tollerare.

Adrien sentiva il suo corpo andare a fuoco e uno strano formicolio nelle mani serrate a pugno contro qual capo d’abbigliamento che stava torturando e stropicciando.

“Come sarebbe a dire che non ce l’hai più?”

Felix serrò le sue mani attorno a quelle di Adrien “Lasciami andare subito!”

Adrien ubbidì sentendosi un emerito idiota.

“Non ti credo!” Esclamò il modello con sguardo indagatore verso il coetaneo. “Finita la battaglia, Lady Bug è venuta a casa mia perché gli restituissi il Miraculous, quello che erroneamente aveva dato a te.”

“Oh! Capisco, sei arrabbiato perché il Miraculous l’ha dato a me e non a te.” Rispose in tono mellifluo lasciandosi cadere sul divanetto quasi a peso morto. “La tua amata Lady Bug, sconfitta dal perfido Papillombre e spogliata di tutti i suoi Miraculous, e tu il suo cavaliere senza macchia, senza paura e soprattutto senza alcun potere, l’aiuterà a riprenderseli tutti.” Recitò un monologo degno di una fiaba da cartone animato.

In pratica, Felix ci aveva preso su tutto, tranne che Adrien non avesse alcun potere, quello no, perché lui poteva vantare di possedere uno dei Miraculous più potenti, ovvero quello della distruzione, ma questo non lo poteva di certo sapere.

“Smettila di dire stupidaggini!” Inveì avvicinandosi di più a lui con lo scopo di intimorirlo. “… sei implicato in qualcosa, Felix, e scoprirò che cos’è.”

“Ne sei sicuro?” Il londinese sfoggiò la sua migliore faccia strafottente di sempre.

“Dimmi chi è Papillombre… è chiaro che tu sai qualcosa!”

Felix si irrigidì e una scossa gli percorse tutto il corpo mettendolo in allerta, ma la sua faccia non mutò espressione, era arrivata la resa dei conti e non stava a lui dargli quelle informazioni, soprattutto perché aveva fatto una promessa a suo zio.

Aveva ottenuto quello che voleva in cambio del suo assoluto silenzio, e Felix era intenzionato a non venir meno ad un patto, in quanto manteneva sempre le promesse.

“NO! Non lo so chi è.”

“STRONZATE!” Nemmeno lui sapeva da dove gli era uscita quella parola.

“Oh! Finalmente tiri fuori gli attributi, cugino.”

Adrien si scusò subito dopo per la sfuriata e per la parolaccia.

“Perché lo fai? Hai tutto il diritto di essere arrabbiato, lo sarei anch’io se avessero fatto del male alla persona che amo.”

Il modello cercò di darsi un contegno, non era da lui comportarsi così, ma Felix lo stava facendo innervosire, soprattutto con il suo atteggiamento arrogante e per niente collaborativo e in ogni mondo non avrebbe mai né smentito e né confermato l’amore incondizionato che provava per Lady Bug.

“Dimmi quello che voglio sapere e me ne andrò.” Disse con più calma dandogli le spalle.

Felix si accostò a lui con fare più gentile “Non posso aiutarti, mi dispiace.”

Adrien lo guardò interrogativo aspettando altre spiegazioni.

Papillombre mi deve aver preso il Miraculous del Cane, per questo non ho potuto restituirlo a Lady Bug… deve avermi tramortito, perché non ricordo assolutamente nulla. E poi mi sono svegliato nello Startrain con il biglietto per Londra in mano e senza il collare.” Fece una breve pausa “… in realtà credevo fosse stata proprio Lady Bug a farmi questo, ma poi ho visto il telegiornale, e lì ho capito che c’era lo zampino di Papillombre. Non pensavo che lei potesse venire da te, per questo non ti ho avvertito.”

Le labbra di Adrien tremavano, forse perché si era reso conto che quel viaggio era stato un enorme buco nell’acqua, e che il racconto di Felix, limpido e sincero, non faceva una piega.

Forse anche Papillombre aveva corso qualche rischio in più uscendo allo scoperto e seguendo uno dei portatori, ma non si spiegava ancora come sia riuscito a toccare lo yo-yo per sottrarglielo in un secondo momento.

“Io… io… devo andare!” Adrien di fretta e furia uscì dalla stanza di Felix, si diresse verso la fine del lungo corridoio, aprì la finestra ed uscì da lì prima che qualcuno lo potesse vedere.

Felix sogghignò e sfregò la spilla del pavone che teneva all’interno del panciotto nero.

*

continua

 

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


LA PRESENTE STORIA POTREBBE CONTENERE SPOILER RELATIVI ALLA QUARTA STAGIONE, QUINDI FERMATEVI QUI SE NON VOLETE ROVINARVI LA SORPRESA.

SI PRECISA INOLTRE, CHE QUANTO NARRATO DI SEGUITO E’ SOLO FRUTTO DELLA MIA IMMAGINAZIONE E NON CI SONO SPOILER RELATIVI ALLA QUINTA STAGIONE.

*

Promises

*

Capitolo 4

*

Tossì una volta. Poi due ed infine una terza.

Solo che l’ultima fu quella più devastante che le fece quasi schizzare gli occhi fuori dalle orbite e perdere il fiato.

“Nathalie!” Gabriel si apprestò a sorreggerla ed alzarle il busto. “Ora ti porto in ospedale!” Disse poi componendo il numero della clinica privata sul display del cellulare.

La donna allungò la mano e spense l’apparecchio nell’esatto momento in cui Gabriel avrebbe schiacciato il tasto per avviare la chiamata.

“Sto bene.” Ma il suo volto provato faceva intendere tutt’altro.

Era trascorso un giorno da quando era rincasata dopo il breve viaggio, ma in ogni caso, Nathalie, aveva dovuto raggiungere la destinazione con Lila e poi far ritorno a Parigi, perché era stato tutto annullato a causa della sparizione di Adrien (Felix).

E la cosa alla castana non era andata affatto giù, soprattutto perché aveva capito l’inganno fin da subito. Quello che era salito sul treno con lei, non era Adrien, lo aveva capito dallo strano luccichio dei suoi occhi e dal suo odore.

Ed infatti la cosa era stata confermata poi dallo stesso Felix durante una conversazione, scoprendo le carte in tavola quando Lila glielo aveva chiesto senza fare tanti giri di parole.

Gabriel si sentì un emerito idiota per averla fatta imbarcare in una storia più grande di lei, senza pensare alle conseguenze a cui l’avrebbe portata, soprattutto perché non si era ripresa del tutto.

Eppure c’era già passato con Emile anni prima, anche se in quel caso lì, il Miraculous del pavone si era rotto dopo aver dato vita alla sua creatura.

Nessun medico era stato in grado di aiutare sua moglie a guarire, perché la magia che si era spigionata dentro di lei la stava consumando lentamente, come un cancro che indisturbato divora il corpo fino a che ti lascia senza nessuna speranza a cui attaccarti.

Tutto per colpa di sua sorella e per l’affetto che provava per lei.

“Non mi sembra.” Gabriel si portò le mani dentro i capelli in cerca di una soluzione anche a quel problema.

E l’unica che gli stava ronzando in testa da un po' era quella di prendere il coniglio e usarlo per tornare indietro nel tempo, nell’esatto momento in cui Emile utilizzò il Miraculous del pavone.

“Non è una buona idea” Se ne uscì Nathalie dall’alto della sua saggezza.

Gabriel la guardò perplesso in attesa che continuasse con la spiegazione.

“… potreste cambiare il futuro in modo irreparabile. Lo sa anche lei che viaggiare nel tempo non porterebbe a nulla di concreto.”

“Riavrò Emilie!” Si alzò stizzito. Quella era l’unica cosa che contava veramente. “Prima di morire le avevo fatto una promessa, che avrei trovato il modo per salvarla.”

*

“Gabriel, vieni un attimo qui!” Lo richiamò sua moglie mentre raccoglieva in mezzo alla neve due spille variopinte e un libro antico.

Lo stilista, intento a fotografare il paesaggio mozzafiato che gli si stagliava davanti, affrettò il passo e raggiunse la donna dopo qualche secondo.

“Che c’è? Stai male?” Le chiese vedendola accucciata nella stessa posizione di poco fa.

“No, no. Ho trovato qualcosa… credo!” Emilie gli passò per prima cosa il libro pesante.

Gabriel lo aprì dopo essersi tolto i guanti grossi che gli impedivano di girare le pagine.

“Che diavolo è? E’ scritto in una lingua che non conosco” E Gabriel poteva vantare di saper parlare alla perfezione ben sei lingue.

“Forse non vale nulla…” Decretò Emilie tenendo tra le mani le due bellissime spille luccicanti, una raffigurava un pavone e l’altra le ali di una farfalla stilizzata “… proprio come questi due gioielli”

“Aspetta…” Gabriel girò velocemente le pagine fino ad arrivare a quelle che rappresentavano due persone con addosso quei monili. “Guarda qua” Indicò alla moglie i trafiletti interessati.

Emilie sogghignò divertita “Non ci capisco un accidenti, Gabriel.”

“Nemmeno io, ma potrebbero essere importanti…” Si portò due dita sul mento accarezzandoselo per un po' “… lo porterò ad un esperto di libri antichi e vedrò che ne salterà fuori.”

“Hai visto? In fondo questo viaggio in Tibet non è stato un buco nell’acqua?” Si avvicinò a lui sensuale scoccandogli un tenero bacio a fior di labbra.

“Sai che non mi importa il posto, mi basta stare con te, e il resto non conta. Ci tenevi a vedere il Tibet ed io ti ho accontentato, mia regina.” Gabriel le cinse la vita con le sue braccia costringendola ad aderire al suo corpo.

“Non sono una regina, sono solo una ragazza a cui piace visitare posti che non ha mai visto.”

“Sei la mia di regina, e non permetterò a niente e nessuno di separarci.”

“E io non ho intenzione di farlo.” Emilie fece per avvicinarsi al suo volto per baciarlo, quando il telefono che teneva all’interno del giaccone marrone pesante, trillò.

Guardò chi la stava chiamando: sua sorella Amelie.

“Pronto?” Le ripeté un paio di volte perché il suo interlocutore non riusciva a parlare a causa della voce bloccata dai singhiozzi “Amelie?”

“L’ho perso!” Riuscì a dire a stento ed Emilie ebbe un tuffo al cuore.

Era sicura che questa volta sarebbe riuscita a portare a termine la gravidanza, ma alla fine del terzo mese ebbe l’ennesimo aborto spontaneo, il quinto per la precisione. Ed i medici non riuscivano a capirne il motivo.

Gabriel intese subito dall’espressione dell’amata moglie che era successo qualcosa di grave e si morse il labbro inferiore.

“Mi dispiace” Fu tutto quello che Emilie era riuscita a dirle prima che la conversazione si troncasse per il poco segnale che c’era tra le montagne.

“Devo trovare un modo per aiutare mia sorella.” Emilie provò a richiamarla, ma la connessione era del tutto assente.

“Come potresti, Emilie? Non riescono nemmeno i medici a far fronte alle sue necessità.” Gabriel cercò di farla ragionare, ma inutilmente, ormai si era messa in testa di cercare un altro tipo di aiuto per lei, perché sua sorella doveva essere felice. Doveva avere il suo bambino ad ogni costo.

“I-io troverò un modo” Biascicò guardando per terra la neve candida.

“Non è compito tuo!” Insistette, perché sapeva bene che anche il suo di rapporto ne avrebbe risentito e questo non doveva affatto accadere.

Amelie aveva un marito, un marito che l’amava tanto, e questa cosa l’avrebbero risolta solo loro due e nessun altro, nemmeno lei che era sua sorella si sarebbe dovuta intromettere, a meno che non fosse un supporto morale.

*

I mesi passarono, ma non il desiderio di Amelie.

Emilie si era offerta anche di portare in grembo suo figlio per darle quanto desiderava, ma Gabriel non ne era affatto d’accordo e nemmeno Amelie quando gliene aveva parlato.

Ringraziò la sorella di cuore, ma non potè accettare una simile proposta, perché sapeva che prima o poi il rapporto con Gabriel ne avrebbe risentito. E non poteva permetterlo. Quello era un suo problema e lo avrebbe risolto con le sue forze.

Tutto continuò comunque ad andare bene dopo quella discussione.

Né Emilie e né Amelie avevano più pensato al fattore figli, ritornando così a vivere la loro vita spensierata accanto a due uomini meravigliosi.

Gabriel stava ottenendo un discreto successo nell’ambito della moda, soprattutto dopo che Audrey Bourgeois aveva pubblicato un articolo acclamando lo stilista.

Il marito di Amelie era nel ramo ferroviario e si erano dovuti trasferire a Londra per portare avanti gli affari di famiglia.

*

Nel frattempo, Gabriel aveva portato quello strano libro da un amico esperto di libri antichi e dopo circa un mese era riuscito ad avere un qualche riscontro.

“Parla di gioielli magici!” Quell’anziano lo aveva accolto nel retro bottega del suo negozio di robivecchi una volta chiuso al pubblico, una precauzione giusto per non essere disturbato. Quel posto puzzava di patchouli, e Gabriel dovette trattenere a stento una scossa di vomito coprendosi con una mano, naso e bocca.

“Gioielli magici?” Fece lui di rimando quando il malessere passò, riuscendo a proferire parola.

“Oltre a questo libro, c’era anche una scatola con tipo… collane, anelli… cose così, insomma.”

Gabriel mentì, non doveva interessargli sapere che assieme al volume aveva trovato anche due spille, le stesse che custodiva nella cassaforte del suo studio.

Mmm… meglio così… quei monili portano solo guai se in mani sbagliate.”

“Come mai?”

“Perché donano potere a chi li indossa, ognuno di esso ha delle qualità… ecco vedi…” Aprì il libro e sfogliò le pagine con le dita lunghe e rugose “… gli orecchini della coccinella donano il potere della creazione, e questo, l’anello del gatto nero quello della distruzione. Poi ce ne solo altri, come l’illusione, e guarda queste due spille…” Indicò proprio le due in possesso dello stilista “… con la spilla della farfalla puoi piegare una persona al tuo volere, mentre con questa del pavone puoi creare esseri viventi che potrai controllare attraverso un amok.”

Gabriel si portò due dita sul mento trovando interessante proprio quest’ultima.

“Anche esseri umani?”

Il vecchio chiuse il libro di fretta, colpito da quella domanda piuttosto strana.

“Penso di sì…” Fece spallucce ridandogli il libro che Gabriel serrò nella sua mano per portarlo verso di sé, ma l’anziano proprietario del negozio continuò a trattenerlo, e non glielo avrebbe ridato prima di avvertirlo di una cosa “… bisogna stare attenti a quando si usano questi Miraculous, l’uso sconsiderato di uno solo o più di uno potrebbe avere conseguenze catastrofiche.” Gli alitò in faccia scoccandogli un’occhiata seria.

“Lo terrò a mente.” Disse mellifluo riponendo il tomo in una sacca di iuta.

*

Gabriel rincasò e trovò Emilie in salotto intenta a leggere una rivista che parlava di giardinaggio. La sua passione.

Cioè, non aveva mai saputo in realtà se lo stava facendo o semplicemente sfogliando le pagine per far passare il tempo, perché quando sentì la porta principale chiudersi, la donna gli corse subito incontro con un enorme sorriso.

“Stai bene?” Le chiese togliendosi le scarpe vicino l’ingresso, fuori aveva iniziato a piovere e non sarebbe stato carino portare impronte bagnate per tutta casa.

“Sono incinta!” Gli aveva annunciato scoppiando a piangere dalla gioia subito dopo.

Gabriel fece cadere il libro che teneva sotto braccio dallo stupore.

La sua bocca si muoveva in modo convulsivo e lo shock per la notizia appena ricevuta gli fece mancare l’aria.

Era felice.

Emilie era felice.

Le prese il viso tra le mani e le scoccò un bacio tenero a fior di labbra.

“Diventerò padre!” Mormorò con voce roca.

Lei si limitò ad annuire e sorridere mentre lacrime calde di gioia le rigavano il volto.

“Dio come sono felice!” La sollevò in aria facendole fare una piroetta e la gonna dalle stampe floreali che indossava si aprì in un’ampia ruota.

Emilie si portò una mano alla bocca “Ah, no così ti prego… ho un po' di nausea adesso.”

“Chiamo un medico” Si prodigò il marito facendola scoppiare a ridere.

“Non è necessario, è normale non sentirsi al cento per cento quando si è all’inizio. E comunque, ho già prenotato una visita per la prossima settimana.”

Gabriel le prese le mani “Non sai quanto sono contento…” Poi abbassò lo sguardo ripensando ad Amelie e alla sua condizione.

La sua mente fu attanagliata subito da mille domande e la più devastante fu proprio ‘e se anche ad Emilie succedesse di perdere il bambino che portava in grembo?’.

Non doveva accadere. Mai.

“… ora però ti conviene non fare sforzi.” L’accompagnò in salotto e l’aiutò a sedersi sul divano di pelle nera, se solo l’avesse vista alzata sarebbero stati guai grossi per lei.

“Ora non cominciare!” Protestò Emilie sospirando, per poi cambiare subito atteggiamento quando vide l’espressione affranta del marito, lui voleva aiutare “… però, devo confessarti che non mi dispiacerebbe essere coccolata un altro .”

*

Erano trascorsi quattro mesi da quando la gravidanza di Emilie era stata confermata anche dal suo medico ginecologo, e tutto proseguiva per il meglio.

Gabriel aveva assunto un’assistente che aiutasse Emilie e le facesse compagnia quando lui non c’era: il suo nome era Nathalie.

Una ragazza giovane ed intraprendente, così brava e ligia al dovere che lo stilista aveva voluto anche come presenza nella Casa di Moda per risolvere i problemi più fastidiosi, e quindi quando Nathalie si trovava in quest’ultima sede, Emilie era libera di dedicarsi alla casa e al giardino.

Amava coltivare le sue rose, farle nascere e fiorire.

Un giorno si trovava all’esterno della Villa, quando, non si sa bene per quale ragione, si ricordò improvvisamente delle due spille e del libro che lei e suo marito avevano trovato in Tibet e che custodiva all’interno della cassaforte nel suo studio.

Poggiò gli strumenti che le servivano per sistemare i fiori, si tolse i guanti e si avviò all’interno della casa, forse in quel libro avrebbe trovato ispirazione, o forse era solo curiosa di guadarci all’interno.

Ancora non sapeva quale forza misteriosa la stava chiamando.

Emilie digitò velocemente il codice di apertura e appena ne ebbe l’occasione, prese il libro ed iniziò a sfogliarlo, soffermandosi sul paragrafo dedicato al Miraculous del Pavone.

In effetti non ne aveva mai parlato con Gabriel dopo che aveva fatto ritorno dal rigattiere.

Come ricordava bene, non capiva nulla di quanto impresso, quindi si limitò solo a chiudere quel libro ed a riporlo al suo posto.

Poi la sua attenzione fu rivolta a quella spilla a forma di ruota di pavone.

La prese e la sfiorò con le dita sottili lucidandone la superficie che brillò.

Senza pensarci la indossò e per poco non svenne quando tra lo sfarfallio di luci comparve un piccolo essere blu cinguettante dal nome Dusuu.

Emilie sussultò e per poco non cadde all’indietro inciampando sui gradini.

Il piccolo pavone si nascose il viso con le zampette per lo spavento.

“Non farmi del male!” Disse alla donna che continuava a guardarlo con sguardo di terrore.

“Io? Farti del male? Dovrei essere io a supplicarti! Chi sei?” Lo spavento iniziale svanì per la troppa curiosità di saperne di più. Sicuramente se Gabriel avesse scoperto che quei gioielli fossero in qualche modo pericolosi non li avrebbe di certo conservati, ma se ne sarebbe subito liberato.

“I-il mio no-nome è Dusuu e con il mio potere posso creare esseri viventi da piegare al tuo volere.”

“Che cosa significa esattamente?”

Il kwami iniziò il suo monologo, spiegando per filo e per segno in che cosa consisteva la sua magia, ed Emilie ascoltò tutto con estrema curiosità, anche perché forse, quel piccolo esserino poteva essere la chiave per risolvere il problema della sua amata sorella.

Purtroppo Amelie non aveva preso molto bene la notizia della gravidanza di Emilie, finendo così per soffrire di un po' di depressione, fortunatamente presa in tempo e che ora stava curando, oltre che con i farmaci, anche con l’affetto e la vicinanza dei suoi cari.

Emilie non l’avrebbe mai abbandonata, nonostante sapesse della gelosia che nutriva nei confronti di quel pancione che lievemente cresceva di settimana in settimana.

Sia chiaro, era stracontenta per lei, ma gelosa del fatto che lei, per il momento, non poteva godere della stessa condizione.

“Ecco, ora sai che non sono pericoloso, ma che io posso conferirti invece dei poteri veri e propri.” Concluse il pavone blu timidamente.

La mente di Emilie iniziò a vagare dal momento in cui Dusuu le aveva confidato di poter creare essere viventi infondendo linfa vitale ad una piuma del ventaglio magico.

“Ehi… ma mi stai ascoltando?” Le domandò vedendola assorta nei suoi pensieri sventolando la sua coda davanti al viso scompigliandole la chioma bionda.

“S-si, certo! Ho una domanda!”

Dusuu si mise sull’attenti da bravo soldatino.

“Spara!”

“Si possono creare anche bambini?”

Il kwami fece una piroetta felice “Tutto quello che vuoi!”

Emilie si portò due dita sul mento “Cioè un essere vivente a tutti gli effetti?”

“Certo che sì… se il sentimostro è progettato per essere una creatura vivente, allora sarà così. Ricordati, Emilie… quello che crei, nasce da un sentimento profondo e quindi se decidi per un individuo che abbia le capacità di crescere, riprodursi e morire, allora sarà così.”

“Non sarebbe una cattiva idea…” Mormorò a mezze labbra distogliendo lo sguardo dal kwami.

“Che cosa?” Chiese Dusuu curioso.

“Vedi… mia sorella ha difficoltà ad avere figli, e magari se utilizzassi i tuoi poteri, magari potrei creargliene uno.”

“Devo avvertirti” Disse seriamente “… potrebbe essere pericoloso, però.”

“Perché?”

Dusuu non fece a tempo a darle la spiegazione che voleva perché Gabriel era rientrato a casa prima del previsto. Emilie era stata costretta a togliersi la spilla ed a metterla all’interno della cassaforte in fretta e furia, ma sempre in maniera ordinata.

“Emilie?” Si sentì chiamare e lei uscì dallo studio in evidente stato di imbarazzo chiudendo la porta frettolosamente.

“Sono qui, caro!” Si sistemò alla meno peggio il grembiule bianco un po' sporco di terra ed erba cercando di nascondere il buchino dove prima aveva apposto la spilla.

“Stai bene?” Notò il suo impaccio.

“S-si. Perché non si vede?” Balbettò iniziando a sudare freddo, non per aver rovistato all’interno della cassaforte senza chiedergli nulla, ma perché le forze le stavano venendo meno.

La vista si annebbiò all’improvviso e lei si sentì mancare, svenendo tra le braccia del marito visibilmente preoccupato.

*

Il vagito del bambino che fino a qualche attimo prima dormiva beatamente nella culla accanto al letto, la destò dal suo riposo momentaneo.

Adrien era nato da qualche mese.

Il parto era andato tutto sommato bene, non c’erano state complicazione né per la madre e né per il neonato, era stata la gravidanza ad aver avuto qualche problemino dopo la ventesima settimana, dopo che Emilie aveva scoperto di soffrire di preeclampsia a seguito del suo svenimento, costringendola a letto ed assoluto riposo.

E meno male che Gabriel le aveva affiancato Nathalie, altrimenti sarebbe uscita presto di senno.

Emilie prese con delicatezza quel fagottino strillante e lo attaccò al seno appena riuscì a sedersi sulla sedia a dondolo di vimini.

Pace…

Non per molto almeno, perché appena Adrien si addormentò dopo la poppata, il campanello suonò. Emilie aveva dimenticato che sua sorella e suo cognato le avrebbero fatto visita quel pomeriggio, prima di ritornare a Londra dopo una toccata e fuga a Parigi per sistemare dei documenti.

Gabriel aprì la porta con un enorme sorriso accogliendo così i suoi ospiti, facendoli poi accomodare nell’enorme salotto.

Erano curiosi di sapere quanto grande era diventato Adrien dall’ultima volta che lo avevano visto, a parte appena venuto al mondo e un paio di volte negli ultimi tre mesi, i due zii riuscivano a vedere sempre il nipotino attraverso uno schermo di un telefono.

“Emilie scende subito… vi posso offrire qualcosa?” Domandò il padrone di casa.

“No, grazie!” Rispose Amelie con un groppo in gola, probabilmente da quel momento in poi sarebbe stato ancora più difficile convivere con il sorriso di sua sorella e di suo cognato mentre parlavano di Adrien.

Lei e suo marito avevano appena ricevuto una notizia devastante.

“Per me un bicchiere d’acqua, grazie!” Replicò il cognato assetato. Fuori faceva caldo.

Gabriel scoccò un’occhiata a Nathalie che si trovava sullo stipite della porta in attesa di ordini, e lei da brava assistente, obbedì senza battere ciglio.

Dopo che la segretaria del signor Agreste si allontanò dalla stanza, fece il suo ingresso Emilie con in braccio Adrien dormiente.

Amelie si alzò dal divano per andare incontro alla sorella.

Brividi di freddo le attraversano la spina dorsale mentre sentiva le budella contorcersi e farle male, non riusciva a smettere si torturarsi le mani, sudate e fredde.

Le diede un leggero bacio sulla sua guancia arrossata e scappò via piangendo senza nemmeno volgere lo sguardo al nipote, lasciando attoniti i padroni di casa.

“Tieni Adrien, caro” Emilie lasciò il bambino alle cure del padre per correre poi incontro alla sorella.

Sapeva che per lei tutta quella situazione non sarebbe stata facile, ma prima o poi sarebbe stata in grado di avere anche lei il suo bambino a cui badare, e tutta quella situazione sarebbe stata solo un bruttissimo ricordo.

“Amelie! Aspetta” La richiamò e lei si fermò ai piedi dell’imponente scalinata.

“Che c’è?” Chiese stizzita, stufa della compassione da parte di tutti.

“Stai bene?” Le mise una mano sulla spalla per costringerla a voltarsi e a confidare quali nubi offuscavano il suo cuore stanco.

Amelie ci mise un po' prima di smettere di piangere, per poi vomitare addosso alla sorella tutto il risentimento che covava internamente.

Non solo aveva da sempre avuto tutta l’attenzione di mamma e papà perché era lei quella più intelligente e brava a scuola, spiccando in ogni materia prendendo ad ogni occasione il massimo dei voti; in più le avevano regalato le fedi della famiglia non appena Gabriel aveva chiesto il permesso al loro padre, la mano della figlia.

E ora si era aggiunto anche l’arrivo di un bambino, un bambino che cercava di avere disperatamente anche lei, ma che non avrà mai, perché la cura ormonale a cui si è sottoposta Amelie ha sortito l’effetto contrario rendendola del tutto sterile.

Emilie sconvolta si portò le mani alla bocca per soffocare un urlo.

“M-ma come? Non avevi detto che stava funzionando?”

Amelie scosse la testa “Ci hanno comunicato poco fa la notizia.” Seguì una breve pausa “… non sarò mai madre.”

“Ti sbagli!” Replicò Emilie con sguardo duro.

Negli ultimi mesi costretta a letto aveva avuto modo di pensare e ripensare alla possibilità di creare un erede per la sorella sfruttando il potere di Dusuu.

“Che significa?” Deglutì “… non dirmi che vuoi farmi da madre surrogata, perché non lo accetterei.”

Emilie scosse la testa “C’è un altro modo…”

*

Non era stato facile convincere il marito di Amelie ad acconsentire a quel piano assurdo. Non si capacitava ancora di come potesse realmente funzionare e che quel bambino creato dalla magia sarebbe stato in grado di crescere, vivere la normalità e morire come un qualsiasi essere vivente nato e nutrito dal ventre di una madre.

Anche Gabriel aveva espresso la stessa perplessità, ma una volta parlato con il kwami, questi aveva tranquillizzato tutti i presenti dicendo che la cosa era fattibile, l’importante era mettere al sicuro l’oggetto con l’amok in modo che non andasse rotto, altrimenti si che sarebbe stata la fine di quella creatura.

Emilie dopo aver appreso in pochi minuti da Dusuu come fare, richiamò il suo potere.

Era bella anche con quel travestimento, e Gabriel se ne innamorò nuovamente.

La stessa cosa non si poteva dire di sua sorella e suo cognato, i quali per poco non svennero alla vista del lampo di luce bluastra che aveva avvolto Emilie e trasformata in quella creatura. Non c’era tempo per scegliere il nome. Forse in futuro.

“Dammi l’anello” Ordinò al cognato che le passò quel monile che teneva sempre all’anulare destro. Era l’anello di fidanzamento che gli aveva regalato Amelie.

Emilie tolse con eleganza una piuma dal ventaglio, la richiuse tra il pugno della mano infondendo il potere ed infine la fece sparire all’interno dell’oggetto.

Ora le toccava la parte difficile.

“Sentimento… nasce da un sentimento…” Continuava a ripetersi a mezze labbra concentrandosi.

Pose le mani in avanti ed iniziò a modellare la sua creatura come un abile scultore, iniziando prima dal corpicino, per poi passare alla testa e agli arti inferiori e superiori.

Ma questo era solo l’inizio, perché doveva aggiungere anche qualcos’altro, ovvero il carattere, e giunti a quel punto la spilla iniziò a vibrare facendo alzare un piccolo venticello all’interno della stanza.

“Emilie!” La richiamò Gabriel cercando di farla smettere, ma lei era rapita, in tranche mentre dava vita e una ragione d’esistere a quella creatura dall’aspetto identica a suo figlio.

La donna mosse le mani velocemente e modellò alla perfezione quell’esserino.

Il vento non accennava a placarsi, anzi, ad ogni mossa di Emilie prendeva più vigore e Gabriel vedeva la spilla appuntata al suo petto vibrare ed emettere lampi di elettricità sempre più ampi.

Quella situazione stava diventando pericolosa, ed inutile furono i tentativi di Gabriel e Amelie di chiamarla per farla smettere, nemmeno il marito di quest’ultima era riuscita a fermarla fisicamente perché il campo di energia generato dalla magia lo scagliò contro il muro facendolo svenire all’istante.

Emilie si sollevò in volo di qualche centimetro e quando le forze l’abbandonarono tutto finì in un bagliore di energia e polvere.

*

Adrien piangeva tra le braccia protettive del padre.

Emilie giaceva inerme sul pavimento in posizione fetale nella sua forma civile.

Amelie era andata a soccorrere il marito che fortunatamente aveva ripreso conoscenza e che al momento era alle prese con un forte dal di testa ed una tosse convulsiva.

“Emilie!” Gabriel si era precipitato dalla moglie in lacrime temendo per la sua vita.

Poggiò Adrien all’interno della culla e sollevò il busto di Emilie.

“Svegliati, tesoro” La scosse un paio di volte e lei sfarfallò lentamente le palpebre.

Il petto le faceva male all’altezza della spilla che vibrava ancora.

Gabriel notò che il Miraculous era crepato in più punti.

“C-ce l’ho fatta?” Mormorò con voce roca.

Oltre al petto anche la testa iniziò a farle male.

Gabriel non rispose alla sua domanda, ma lo fece un vagito per lui, e non proveniva da suo figlio Adrien.

*

Continua

*

Angolo Autrice: Bene, bene! Vi butto lì questa mia teoria già al quarto capitolo.

Come molti di voi sanno già, non credo affatto che Adrien sia un sentimostro e di seguito vi elencherò le mie opinioni a riguardo (opinabilissime!!):

-          Adrien è il protagonista della serie e non credo che ci butterebbero all’interno dello show una cosa così sconcertante e soprattutto che ci venisse rivelata nella quinta stagione. E’ più plausibile che sia Felix il sentimostro. E poi Felix sa di esserlo, perché si capisce benissimo che è così.

Ora veniamo agli episodi:

-          In Lady Bug (3 stagione) e Optigami (4 stagione), Mayura e Gabriel fanno sparire con uno schiocco di dita i due sentimostri che avevano creato, quindi non distruggendo l’amok, ed in entrambi i casi Chat Noir si trova lì vicino, se fosse un sentimostro avrebbe dovuto sparire anche lui, no?

-          In Whismaker (4 stagione), ci viene detto che Adrien/Chat Noir da piccolo non aveva sogni, ma che voleva essere quello che i genitori desideravano, questo non fa di lui un sentimostro, anche se è strano che un bambino non abbia sogni, ma compatiamolo… la sua unica amica è stata Chloè, ed in più chissà cosa avrà dovuto affrontare questo ragazzo in termini di educazione e di impegni vari. Mi immagino che sia cresciuto in un ambiente dove non gli era permesso guardare tv o altro, quindi bye bye sogni; il suo unico obiettivo era compiacere i genitori.

-          Il fatto che Gabriel si tocchi spesso l’anello, potrebbe essere un suo tic, se notate anche Adrien lo fa spesso quando è giù.

-          Questo lo chiedo a voi… in quale anello si trova l’amok? Io non l’ho ancora capito sinceramente… l’anello che Felix ruba nella terza stagione appartiene a Gabriel e poi successivamente indossa la fede di Emilie dove si presuppone ci sia l’amok che controlla Adrien, perché dalla quarta stagione in poi ci viene mostrato Gabriel che si tocca l’anello e magicamente Adrien obbedisce (che secondo me lo fa solo perché non è abituato a dire di no! Preferisce scappare di casa piuttosto che affrontare suo padre e questa cosa ci viene mostrata sia nella prima puntata della prima stagione che in Strike Back)

Allora perché se Gabriel ha: il miraculous del pavone e l’anello che gli permette di controllare Adrien, ha scambiato un’ipotetica arma per un anello che ha solo un valore affettivo? Cioè… se fossi stata Gabriel, non avrei mai scambiato il miraculous che potrebbe mettere in pericolo la vita di mio figlio con un anello. Ok il valore affettivo, ma così è troppo da stupidi.

*

Ecco qui, queste sono le mie opinioni a riguardo della teoria di Adrien sentimostro e il capitolo illustra in maniera dettagliata di come penso siano andate realmente le cose, anche se non escludo che nei prossimi capitoli torneremo a parlare dell’argomento attraverso altri flash back.

*

Un abbraccio e alla prossima, Erika

*

P.s. per chi volesse, faccio parte di un gruppo telegram a tema miraculous, ma vi garantisco che si parla spesso di altro, quindi se volete entrare per sclerare con noi su qualsiasi argomento, vi lascio il link


https://t.me/+ROSMKpMVpBY4YjZk

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


LA PRESENTE STORIA POTREBBE CONTENERE SPOILER RELATIVI ALLA QUARTA STAGIONE, QUINDI FERMATEVI QUI SE NON VOLETE ROVINARVI LA SORPRESA.

SI PRECISA INOLTRE, CHE QUANTO NARRATO DI SEGUITO E’ SOLO FRUTTO DELLA MIA IMMAGINAZIONE E NON CI SONO SPOILER RELATIVI ALLA QUINTA STAGIONE.

*

Promises

*

Capitolo 5

*

“Abbiamo bisogno di un piano per far uscire allo scoperto Lady Bug e Chat Noir.” Pronunciò Nathalie verso il suo capo sicura e decisa.

Non si era ancora ripresa del tutto, anche se la notte appena trascorsa era stata fondamentale per non debilitare ulteriormente il suo stato precario di salute.

Le sarebbero bastate ancora qualche ora di riposo e poi avrebbe potuto alzarsi ed affiancare il suo mentore in quella folle impresa.

L’intenzione di Gabriel era chiara, doveva impossessarsi dei Miraculous di Lady Bug e Chat Noir per distruggere quel mondo e ricrearlo senza la presenza di Amelie, se non fosse stato per lei, Emilie non si sarebbe mai e poi mai messa in testa di usare il Miraculous del Pavone per creare un figlio a sua sorella, causando così la rottura di quel gioiello per lo sforzo compiuto e conseguentemente la sua malattia.

Dusuu gli aveva dato la certezza che era stato in seguito alla spaccatura che il monile aveva diffuso il suo potere dentro di lei, causa poi della malattia sua e di suo cognato.

Perché loro non erano esseri magici e l’organismo umano non tollerava il potere che li aveva colpiti violentemente.

Sarebbe stato totalmente inutile tornare indietro con Fluff e rischiare di cambiare il corso degli eventi per nulla, ad esempio se impediva ad Emilie di trovare o di usare il Miraculous del Pavone, questo avrebbe significato la fine del loro matrimonio a causa di un litigio dettato sempre per lo stesso motivo, ovvero quello che aveva minacciato la loro relazione anche nel corso di quegli anni; quello che lo stilista doveva fare era eliminare il problema alla radice: Amelie.

Emilie non ricorderà di aver avuto una sorella, i suoi genitori crederanno di aver avuto solo lei. Chi invece avrebbe saputo la verità sarebbe stato solo lui. Forse, perché nemmeno lui conosceva le reali conseguenze del suo gesto. Probabilmente avrebbe dimenticato anche lui Amelie, ed infondo lo sperava, così non avrebbe vissuto con il rimorso di mentire alla moglie.

Gabriel era sicuro che questa cosa prima o poi lo avrebbe fatto impazzire. Odiava mentire in generale ed ogni mattina che si guardava allo specchio versava una lacrima perché impossibilitato nel raccontare la verità ad Adrien, suo figlio. Ed era per questo motiva che cercava di evitarlo, per non cadere nella tentazione di rivelargli una verità scomoda e scioccante, anche se essenzialmente lo stava facendo per lui, perché potesse essere felice con nuovamente la madre ancora a fianco.

Gabriel si sedette sul bordo del letto ed infilò entrambe le mani all’interno dei capelli platino, abbassando poi il capo sbuffando sonoramente.

“Ora che ha quasi tutti i Miraculous sarà impossibile fallire.” Continuò lei cercando di capire quale sarebbe stata la mossa successiva del designer.

Lo stilista scosse il capo poco convinto “Non lo so, Nathalie. È che mi sembra troppo facile.” Si alzò in piedi iniziando a camminare su e giù portandosi le mani dietro la schiena.

“Lei si complica un po' troppo la vita… ci pensi… ora che ha i Miraculous potrà formare una sua squadra per dare la caccia a quei due ragazzini. Un po' come ha fatto Lady Bug negli ultimi tempi.”

“Già…” Gli occhi di Gabriel s’illuminarono e strane idee iniziarono a martoriargli la testa.

“Visto che non potrà più contare su sentimostri, potrebbe consegnare i Miraculous al suo esercito e poi akumatizzarli, così facendo è sicuro di togliere a Lady Bug e Chat Noir l’occasione per portali dalla loro parte ed evitare di perdere quanto ha guadagnato fino ad ora.”

“Nathalie… sei un genio… non so cosa farei senza di te.” Le scoccò un’occhiata piena di gratitudine, era vero. Se la sua segretaria non fosse esistita, chissà quali disastri ed errori starebbe combinando ora.

Di rimando, la corvina abbassò lo sguardo sentendosi mancare improvvisamente l’aria attorno.

Gabriel non era nuovo a complimenti di diverso genere in suo favore e questo non poteva che farle piacere, ma la consapevolezza che presto lui sarebbe stato felice con la moglie accanto, dimenticandosi di lei, la rattristava. Presto lo avrebbe perduto e lui non avrebbe mai scoperto quanto grande era l’amore che provava nei suoi confronti.

“La ringrazio.” Deglutì volgendo lo sguardo da tutt’altra parte dopo averli rivolto un mezzo sorriso tirato.

“Va tutto bene?” Le domandò.

“S-si, certo. Sono solo un po' stanca.”

Gabriel si sentì un emerito idiota per aver fatto irruzione in camera sua per parlarle del suo piano, dimenticandosi del suo stato di salute.

“Scusami, torno più tardi a vedere come stai.” Lo stilista fece per voltarsi quando sentì improvvisamente caldo alla mano destra, Nathalie la stava stringendo ed una scossa gli percorse il braccio fino ad arrivare dritta al cuore, colpendola come un’onda.

“Rimani, ce la faccio… la missione è più importante.”

Gabriel si accomodò accanto a lei e le portò entrambe le mani sopra le sue esili spalle.

La guardò dritta negli occhi e Nathalie si sentì come sdraiata su di una nuvola, leggera, non avrebbe mai distolto lo sguardo dal suo, soprattutto ora che dopo averla abbracciata le aveva sussurrato all’orecchio che lei era importante e che non si poteva permettere di perderla.

“Dovrebbe chiamare suo nipote, ho come il vago sospetto che prima o poi riceverà una visita.” Nathalie necessitò di una scusa per toglierselo di dosso, altrimenti se fossero rimasti ancora in quella posizione non avrebbe risposto delle sue azioni, mandando alle ortiche tutti i suoi sforzi per mantenere un rapporto solo esclusivamente lavorativo.

Il profumo ed il calore di Gabriel l’avvolsero totalmente.

“Giusto.” Digrignò i denti perché l’idea di telefonargli non lo attraeva per niente, ma non poteva rischiare che Lady Bug e Chat Noir prima o poi andassero a far visita a Felix per farsi restituire il Miraculous del cane una volta scoperto l’inganno dello scambio dei corpi tra lui e Adrien.

E non escludeva che Lady Bug si fosse già presentata a Villa Agreste nelle ultime ore per chiedere la stessa cosa ad Adrien, infatti, il Miraculous del Cane, a detta di Felix, era proprio destinato a suo figlio e sapeva anche che alla fine della missione, lei tornava sempre a riprendersi quanto donato.

E forse era per questo motivo che suo figlio desiderava recarsi nella città londinese.

*

“Chissà perché mi aspettavo questa chiamata.” Rispose Felix dalla parte opposta del telefono senza scomodarsi a salutarlo.

“È venuto qualcuno da te? Sai… mi hai capito.” Tagliò corto lo stilista.

Felix si girò sull’indice la palla da basket che teneva in mano.

“Nessuno… ma se nelle prossime ore venisse qualcuno a cercarmi gli direi che mi hanno rubato il Miraculous… inventerò qualcosa, sta tranquillo.”

Sul volto di Gabriel si materializzò un sorriso sadico, quel ragazzo era un tipo sveglio ed in gamba ed era felice si scoprire che avrebbe mantenuto fede al suo patto, ovvero che non avrebbe in alcun modo leso alla sua famiglia.

Felix custodirà gelosamente quel segreto e anche Gabriel.

“Bene.” Com’era iniziata quella conversazione, era anche finita senza nessun saluto o convenevole. Fredda, impersonale e distaccata.

Poche parole, ma precise e chiare.

*

“E’ tutto apposto, Nathalie!” Disse Gabriel entusiasta dopo aver riattaccato la conversazione con il nipote.

“Bene!”

“Ora ti lascio riposare.” Le scoccò un tenero bacio sulla fronte “… domani penseremo ad un piano.”

“L’unica soluzione da adottare è quella di creare una squadra di alleati.”

“E io ho già in mente un paio di persone adatte all’incarico.” Un ghigno sadico si materializzò sul suo volto, contagiando anche la sua assistente, alla quale non restò altro che rimanere al suo fianco e spalleggiarlo in quella folle impresa.

*

Chat Noir ritornò a casa dopo l’incontro con Felix, triste e sconsolato.

Ora doveva avvisare la sua lady che aveva fallito e che quel colloquio si era rivelato un buco nell’acqua e bello grosso.

Si era appena ritrasformato quando suo padre aprì la porta di camera sua senza bussare.

“Adrien, la cena è pronta.”

Il biondo sussultò e attraverso la sua schiena si propagarono scariche di terrore, se solo lo stilista fosse arrivato qualche secondo prima, per lui sarebbe stata la fine e avrebbe avuto senz’altro qualcosa di interessante di cui discutere a cena.

“Stai bene?” Gli chiese vedendolo impalato come una statua che lo osservava con la bocca aperta.

Un po' per la paura appena passata e un po' per lo stupore di vederlo in camera sua mentre gli chiedeva del suo stato di salute. Di solito non si sbilanciava più di tanto.

“Beh! Potrei chiederti la stessa cosa.”

“Risparmia le tue battute… andiamo, o il piatto si raffredderà.” Girò i tacchi lasciando la porta aperta perché Adrien lo seguisse.

“Come desideri.” Mormorò sospirando eseguendo l’ordine da bravo soldatino qual era.

*

Era da tanto che non cenavano assieme, ed il cuore di Adrien scoppiò di gioia.

Non importava se Gabriel se n’era stato zitto tutto il tempo e l’unico rumore che si udiva all’interno della sala da pranzo era l’acciaio delle posate che si scontravano con la porcellana finissima delle stoviglie, ad Adrien gli bastava la sola presenza del genitore a renderlo felice.

Quella era stata una giornataccia per il fallimento della missione, ma a renderla più piacevole ci aveva pensato lo stilista con quell’improvvisata.

Gabriel non chiese nulla al figlio che riguardasse l’andamento scolastico o i suoi obblighi nel tempo libero.

Bevve la sua tazza di caffè serale e si aprì il giornale. In prima pagina troneggiava la foto spettrale delle farfalle di Papillon a formare una faccia attorniato dal simbolo dei Miraculous in suo possesso.

Adrien deglutì e distolse lo sguardo.

“Hai paura, papà?”

Gabriel sussultò a quella domanda, pensando che avrebbe fatto bene a bere il bicchiere di cognac in salotto e lontano da suo figlio.

“Per cosa?”

“Per quello che potrebbe fare Papillon ora che ha la vittoria in mano.”

“Lo pensi veramente?”

Adrien fece spallucce “Non lo so a dirti la verità… ora sono rimasti solo Lady Bug e Chat Noir, chiunque penserebbe che quei due non hanno via di scampo.”

Gabriel fece un mezzo sorriso che nascose dietro il quotidiano “Sono due ragazzini rimasti soli, non potranno mai vincere.” Nella sua voce non c’era nessuna punta di tristezza, anzi, sembrava che il genitore tifasse per quel pazzo sadico.

“TI SBAGLI!” Adrien picchiò i palmi delle mani sulla tavola alzandosi in piedi. “Scusa.” Mormorò notando l’espressione truce del padre che girò una pagina dopo averla terminata di leggere.

Non era arrabbiato, ma curioso di conoscere la sua opinione in merito, del resto era un ragazzino che più o meno aveva l’età dei due super eroi, quindi sarebbe stato interessante sapere che cosa gli frullava nella testa.

“Non devi scusarti. Anzi, è normale avere paura. Ce l’ho anch’io, perché giunti a questo punto della storia è probabile che vincerà lui.”

“I cattivi non vincono mai.” Rispose Adrien con estrema convinzione.

Gabriel deglutì solo per il fatto di essere stato definito cattivo da suo figlio in persona.

“Pensi che Papillon sia davvero un uomo malvagio?” Ora il giornale lo aveva chiuso e posto sopra il tavolo piegandolo in maniera impeccabile come se fosse appena uscito dalla stampante.

“Secondo me è solo un folle.”

Gabriel si vide costretto a chiudere i pugni sotto il tavolo ed a mantenere un certo rigore non facendo trasparire nessuna emozione. “Magari lo sta facendo a fin di bene… che cosa ne possiamo sapere?” Chiese mellifluo.

“Come fai a vederci del buono in quel che fa? Sta terrorizzando tutta la città solo per la sua mania di grandezza.”

Rimanere calmi difronte a quelle accuse stava diventando impossibile, ma doveva riuscirci per non farsi scampare nessuna parola che potesse collegarlo al famigerato Papillon “Finché non sapremo perché lo fa, non possiamo giudicare le sue azioni.” Gli posò una mano sulla spalla.

“Non mi sembra una giustificazione” Adrien gli lanciò uno sguardo torvo togliendo la mano con sicurezza “… io continuo a sostenere che è un pazzo e che alla fine qualcuno si farà male. Molto male.” Si alzò e fece per andarsene.

Lo stomaco di Adrien iniziò a contorcersi e l’aria attorno a lui si fece più rarefatta.

Una strana sensazione gli attanagliò cuore e la mente.

E se veramente Papillon avesse la vittoria in pugno? No. Non doveva andare così, aveva fatto una promessa alla sua lady e di conseguenza giurò protezione ai suoi amici.

Si sarebbero ripresi i Miraculous uno dopo l’altro, spogliando Papillon proprio come aveva fatto con Lady Bug.

Non sarebbe stato facile, ma ci sarebbero riusciti. Ne era sicuro.

Si appoggiò allo stipite della porta sorreggendosi con la mano ed infilando l’altra nella tasca dei pantaloni toccando un pezzo di vetro dalla forma circolare.

Improvvisamente il malessere peggiorò facendogli accelerare il battito del cuore.

Quello che Adrien continuava a rigirarsi e tastare con le dita era il monocolo che aveva trovato nello studio del padre lo stesso giorno dell’ultima battaglia contro Papillombre.

“Stai bene?”

“Si…” Mentì.

*

continua

 

 

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Promises

*

Capitolo 6

*

Chat Noir controllò per l’ennesima volta il catphone per vedere se Lady Bug gli avesse lasciato una qualche sorta di messaggio, oppure se avesse anche solo visualizzato uno degli innumerevoli vocali che il micione le aveva lasciato durante il tragitto.

La mano tremava e la schiena era attraversata da scosse di disagio. Dalla fretta di schiacciare i tasti aveva anche cancellato parte della cronologia e persino la foto di Marinette che la stessa Lady Bug gli aveva inviato per proteggerla da Evillustrator.

Deglutì il nulla rendendosi conto che lei non solo non aveva ancora risposto, ma non aveva ancora visto i messaggi. E se la coccinella non si sarebbe fatta vedere nei prossimi minuti, Chat Noir sarebbe stato costretto a prendere delle decisioni così su due piedi, rischiando anche di sbagliare.

Perché si sa, la fretta è cattiva consigliera e lui era molto impulsivo.

Il giorno prima, si erano dati un appuntamento fittizio ad un orario preciso, in modo che entrambi fossero stati in grado di ricevere eventuali comunicazioni da parte dell’altro, anche perché Chat Noir doveva fare rapporto a Lady Bug circa la sua visita a Londra da Felix.

Qualcosa però era andato storto: Papillon aveva deciso di mettergli i bastoni tra le ruote.

Caldo, faceva caldo, ed il sudore dalle tempie del micione stava grondando.

La gola gli si era seccata e faceva fatica sia a respirare che a deglutire.

Sembrava tutto così surreale, eppure stava accadendo davvero. Di nuovo.

Davanti a lui ed in cima a quella scalinata dove tempo prima si era svolta una battaglia epica contro Papillon ed il suo esercito di akumatizzati, tra i quali i suoi più cari amici sotto l’influenza di quel megalomane, si stava svolgendo una delle scene a cui non avrebbe mai più voluto assistere in vita sua.

Nino, Alya, Chloè e Luka, erano stati legati e imbavagliati a quattro piloni diversi.

Li vedeva dimenarsi con forza nel tentativo di liberarsi e scappare da quel vile che li aveva rapiti ed intrappolati.

“Lasciali andare, subito!” Aveva urlato al nemico stringendo i pugni con forza e digrignando i denti.

Papillon iniziò a sghignazzare, alimentando sempre di più la sua rabbia.

“Perché?” Chiese mellifluo poggiando la punta del bastone a terra per poi scoccargli un’occhiata altezzosa e superiore.

“Devi vedertela con me! Loro non c’entrano niente.”

“Allora… perché non vieni a liberarli?” Gli fece cenno col capo verso i quattro ragazzi.

Era di certo una trappola, ma non poteva rischiare che i suoi amici ne pagassero le conseguenze. Li avrebbe liberati e mandati via, così che lui potesse combattere direttamente contro il suo nemico.

Chat Noir acuì i suoi sensi di gatto per capire se lei fosse finalmente arrivata. Non ricordava più quanti messaggi le aveva lasciato prima di raggiungere il Trocadero, dopo che aveva visto Nino venire rapito proprio davanti i suoi occhi mentre si stavano sfidando a casa di quest’ultimo ad una partita di videogiochi.

In quel frangente si era trasformato in Chat Noir e seguito Papillon subito dopo nascondendosi dietro i comignoli.

Niente. Lady Bug non c’era.

“Milady, dove sei?” Si domandò mentalmente scrutando ogni angolo con i suoi occhi da felino, stando sempre ben attento alle mosse di Papillon. Ancora nessuna traccia della sua compagna.

“Mannaggia…” Sibilò a denti stretti.

Mise lentamente un piede sul primo gradino avvertendolo tremendamente pesante.

Tutto attorno a lui si era come fermato.

La città sembrava deserta e il rumore dei mezzi di trasporto che sfrecciavano lungo le strade principali della capitale fino a qualche attimo prima, scomparso.

Nemmeno gli uccelli volavano più.

L’aria vicino a Chat Noir si fece più rarefatta e le sue gambe furono come paralizzate all’istante.

Voleva correre su per quei gradini e liberare i suoi amici dopo aver affrontato il suo nemico, con la sua forza e velocità ce l’avrebbe potuta fare.

Sollevò l’altro piede e gli sembrò come se la gravità lo volessero trascinare a terra, ma non cadde.

Annaspò, invece.

L’aria improvvisamente incandescente gli annebbiò la vista e respirare stava diventando sempre più faticoso.

“Cosa ti succede, gattino?” Chiese Papillon con voce ovattata e distorta “… non è ancora il momento di cadere… non prima di vedere che cosa ho riservato appositamente per te.”

Un’ombra arrivò veloce e collocò vicino a Luka un altro palo di legno.

“Non mi avrai mai!” Ansimò credendo che quel posto fosse riservato a lui.

Papillon si portò le mani sulle guance in maniera sorpresa “Oh… no, quel posto non è per te…” Fischiò a qualcuno “… portala qui.” Ordinò sempre alla stessa persona che si presentò sotto forma di ombra nera ed informe.

Il cuore di Chat Noir accelerò i battiti spingendosi al limite, se avesse continuato così, presto gli sarebbe uscito dal petto oltre che a dolergli in un modo impressionante.

Le pupille dei suoi occhi verdi si dilatarono al massimo per lo shock colorando le iridi di nero.

Il fiato corto e la rabbia che iniziava a sovrastarlo mentre vedeva la ragazza tramortita venire trascinata e legata a quel palo.

“Ma… Mar… Mar…” Non riusciva nemmeno a pronunciare il nome della sua migliore amica.

“Vedo che la conosci!” Mormorò sempre in tono mellifluo il suo nemico.

Chat Noir abbassò il capo come ad arrendersi rimanendo in silenzio per qualche secondo.

Fece alcuni bei respiri profondi per scacciare la rabbia che silenziosamente si stava impadronendo di lui facendolo sragionare, rendendolo una possibile vittima di quel pazzo furioso. Doveva rimanere lucido e non farsi sopraffare dalle emozioni, in ballo c’era la vita dei suoi migliori amici e quella di lei, se si fosse fatto akumatizzare sarebbe stata la fine.

“C-chat…” Mormorò Marinette con un filo di voce riprendendo i sensi guardandolo con gli occhi ridotti ormai a due fessure. “… aiu… aiutami.” Tossì con la testa penzoloni.

Chat Noir ricambiò lo sguardo, dove vi lesse la fiducia che riponeva in lui.

Il gattone stava per attuare una sua mossa, quando la voce di Nino lo distrasse dal suo intento.

“VAI VIA CHAT NOIR! LUI VUOL…” Sputò della saliva quando venne raggiunto da un colpo allo stomaco non dandogli così modo di continuare con la spiegazione.

Papillon lo aveva colpito senza pietà ed alla sprovvista.

“STAI ZITTO!”

“NINO!!!” Chat Noir strabuzzò gli occhi “SEI UN BASTARDO!” Berciò contro Papillon digrignando i denti.

Chat Noir cercò di avanzare, ma la pesantezza lo continuava a trascinare all’indietro.

“Aiutami!” Insistette Marinette.

Chat Noir vide Papillon avanzare verso di lei, le avrebbe fatto sicuramente del male se avesse continuato a parlare ed incoraggiarlo.

Papillon prese il suo bastone e con la punta le alzò il suo bellissimo volto.

Gli occhi di Marinette assomigliavano in maniera impressionante a quelli di Lady Bug, eppure, non potevano essere la stessa persona.

I ragazzi che si trovavano davanti a lui erano sì i possessori, di alcuni Miraculous, ma sapeva anche che a Marinette era stato riservato quello del Topo e che purtroppo per l’errore di essersi trasformata proprio davanti a lui, rivelando così la sua identità, Mullo non le era più stato affidato.

Quel giorno aveva visto indistintamente Marinette consegnare la collana a Lady Bug.

Ma allora perché una strana sensazione iniziò a farsi largo tra le viscere del suo stomaco? Che fosse stato solo un trucco? Non c’era tempo di pensare a quello.

“Consegnami il tuo Miraculous se non vuoi che le faccia del male.”

“Lasciala andare, prima.” Le ginocchia di Chat Noir divennero improvvisamente pesanti e non gli permisero di avanzare di un solo passo “Non toccarla.” Mormorò con voce roca prendendo sempre più consapevolezza che una strana forza non gli stava permettendo di continuare ad andare avanti e aiutare così i suoi amici. E lei.

“Non dargli niente.” Marinette piangeva. Qualcuno l’aveva fatta piangere.

Papillon toccò le orecchie della corvina e le esaminò gli orecchini neri che portava ai lobi.

“Ma che bei monili.”

Chat Noir rimase immobile con il cuore che continuava a martellargli nello sterno, incapace di qualsiasi movimento, mosso dalla curiosità di sapere se quella che aveva davanti era davvero Lady Bug.

“Non toccarli, sono un cimelio di famiglia.”

“E se faccio così…” Papillon tolse la farfallina che fermava l’orecchino al lobo nell’esatto momento in cui comparve Lady Bug al fianco di Chat Noir.

“Sei qui.” Fu quasi deluso dalla sua presenza.

“Scusa il ritardo, gattino.” Lady Bug continuò a roteare lo yo-yo ed a parlare con Chat Noir.

Discutere per la verità su cose frivole e senza senso, fino a quando una lama non le trapassò lo stomaco e la fece stramazzare al suolo davanti ai suoi occhi inorriditi.

“Fuori uno” Sghignazzò sadico Papillon.

*

Adrien si svegliò in preda agli spasmi e alla fronte grondante di sudore.

Alzò velocemente la schiena e si diresse in bagno dopo aver scostato le lenzuola.

Sentì lo stomaco contrarsi più volte, la gola che si apriva facendogli mancare l’aria, quando buttò fuori la cena della sera prima gli sembrò che gli occhi gli schizzassero fuori dalle orbite.

Quando si sentì meglio poggiò la schiena sulla parete fredda cercando di riprendere fiato.

“Sei uno straccio, moccioso!” Gli disse Plagg guardandolo di sottecchi mentre ingurgitava del puzzolente Camembert.

Adrien si portò una mano a coprirsi il naso da quell’odore nauseabondo.

Plagg, allontanati da me se non vuoi che vomiti di nuovo.”

“Quante storie!” Esclamò irritato tornando nell’altra stanza, per poi fare dietrofront quando non vide il suo portatore fare lo stesso.

Trovò Adrien nella medesima posizione con le ginocchia vicino al petto e la testa all’interno.

“Stai bene? Ti ho visto dimenarti tra le lenzuola poco fa.”

Il biondo alzò la testa “Un brutto sogno… Papillon aveva rapito i miei amici e… lei.”

“Lei, chi?” Fece Plagg incuriosito.

Adrien sbuffò “Marinette” e poi si alzò tornandosene a letto “… ha fatto del male a Lady Bug, uccidendola davanti ai miei occhi.”

“Non succederà mai” Rispose Plagg con superficialità.

“Ho paura, Plagg.” Il modello si tirò su un lembo del lenzuolo nero fin sopra la testa.

Il Dio della distruzione gli sfilò le coperte per vederlo meglio e puntargli il suo sguardo verde fluo “Non dire idiozie.”

“E se Papillon volesse fare del male ai miei amici per arrivare a me e a Lady Bug? Se facesse del male a Marinette? Non me lo perdonerei mai.”

Plagg sospirò.

“Andrà tutto bene, Adrien. Tu e Lady Bug riuscirete a recuperare tutti i kwami.”

“E non ci riuscissimo? Se qualcosa andasse storto?”

“Ma non sei stato tu quello che ha detto a Lady Bug che sarebbe andato tutto bene?”

Adrien sbuffò, il suo kwami aveva perfettamente ragione.

“Sto cercando di essere forte per entrambi, ma non è facile. Non posso mollare ora che siamo solo all’inizio. Non sappiamo quale sarà la prossima mossa di Papillon, e questo mi spaventa a morte. Non possiamo fallire. Non posso deluderla, Plagg. Questo mi farebbe più male rispetto a se dovessimo essere sconfitti e se Papillon riuscisse a prendere i nostri Miraculous.”

“Beh! Diciamo che se Papillon riuscisse in qualche modo a prendere i vostri Miraculous, e per la cronaca, io sono convinto del contrario…” Sottolineò come una maestrina petulante “… equivaler ebbe a fallire.”

Adrien sospirò “Quegli occhi… quegli occhi mesti e piangenti non li voglio più vedere. Quel giorno sembrava che anche la mia anima fosse stata trafitta da una lama affilata. Mi ha fatto male, molto male. E non sapevo come consolarla.”

“Tu sai come infondere fiducia nelle persone e sono convinto che anche lei lo sappia.”

“La deluderò ancora, Plagg.”

“Perché? Per via di Felix?”

Adrien annuì “Pensavo di riuscire a risolvere le cose, ed invece tutto si è trasformato in un enorme buco nell’acqua.

“Non è così, e tu lo sai.”

“Devo palare con lei.”

Plagg osservò l’orologio con riluttanza.

“Alle quattro del mattino?”

“Domani, ovviamente.” Seguì una breve pausa “… devo dirle quanto ho saputo.”

“Cerca di dormire ora, Adrien. Al resto, penserai domani.”

*

Continua

*

Angolo Autrice: Buongiorno e grazie mille a tutti per essere ancora qui e seguire la storia, se vorrete lasciare un commentino a riguardo, mi farebbe molto piacere, giusto anche per capire se sto andando nella direzione giusta.

Ringrazio come sempre chi continua a votare la storia e ad inserirla tra le PREFERITE.

*

Come sempre vi rinnovo l’invito ad iscrivervi al gruppo telegram a tema Miraculous

https://t.me/+ROSMKpMVpBY4YjZk

 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Promises

*

Capitolo 7

*

“Stai bene, amico?” Gli aveva chiesto per l’ennesima volta Nino durante la prima ora di lezione notando che da un po' continuava a mangiucchiare nervosamente il pollice della mano destra.

S-si, stai tranquillo, ho una gara di scherma domani e sono molto teso.” Inventò Adrien passando poi a mordere il tappo della biro nera “… sai, Kagami è diventata davvero forte e sarà difficile battere il suo punteggio”.

Ed invece Adrien era in ansia perché quel pomeriggio avrebbe finalmente rivisto Lady Bug e sapeva già che l’avrebbe delusa. Ore quattro e trenta solito posto, le aveva detto nel messaggio che gli aveva lasciato. Niente di più e niente di meno.

“Andrà bene vedrai… non puoi farti superare da una femmina.” Ammiccò l’amico dandogli una leggera gomitata. Adrien sorrise di circostanza sentendosi in colpa perché gli stava mentendo.

Psss” Sussurrò Alya incontro al fidanzato che si voltò subito dopo “… basta fare casino voi due, sto cercando di seguire la lezione.”

E tu non ascoltare i nostri discorsi!” Ribadì lui con convinzione ritornando alla posizione originaria.

Alya! Nino!” Vennero richiamati da una stizzita Signorina Bustier, stanca del continuo brusio che proveniva da tutti gli studenti “… se non la smettete di parlare subito, andrete a fare una passeggiata direttamente nell’ufficio del preside.”

“Ci scusi, professoressa.” Mormorò Alya subito dopo, lanciando un’occhiataccia verso l’ex portatore del Miraculous della Tartaruga.

Marinette sogghignò un po' troppo forte di fronte a quel teatrino così tenero.

“Qualcosa non va, Marinette?” La riprese la docente poggiando il libro sulla cattedra che stava leggendo pocanzi all’intera classe.

Oh… no… no, mi scusi, sono solo un po' stanca… tutta questa situazione… Papillon che ha tutti i Miraculous… Lady Bug e Chat Noir che si troveranno da soli ad affrontarlo…” Balbettò.

Adrien si voltò di scatto verso di lei scoccandole un’occhiata languida che le fece andare in pappa il cervello, letteralmente.

Marinette si sentì avvampare perché quella stessa espressione l’aveva vista anche negli occhi del suo compagno super eroe.

Il modello si morse il labbro inferiore e la consapevolezza che al momento non poteva rassicurare l’amica gli provocò una voragine all’interno del petto, una sensazione di smarrimento si fece strada in lui.

Subito gli balzò alla mente l’orribile incubo della notte precedente e l’immagine di Marinette legata a quel palo in balia di quel pazzo senza scrupoli, senza nessuna possibilità di aiutarla.

Non disse nulla, qualsiasi parola gli sembrò superficiale ed inopportuna, finendo così per morirgli all’interno della gola.

Fu Chloè a proferire parole e a sparare una delle sue cavolate “Ben gli sta a quei due… se Lady Bug mi avesse lasciato tenere il pettine dell’Ape a quest’ora avrebbero un’alleata in più.”

“Lady Bug si renderà presto conto dell’errore che ha fatto” Ridacchiò Sabrina dando man forte alla sua migliore amica.

Alya invece si sentì terribilmente in colpa per aver restituito il suo di Miraculous.

“Ma se frignavi come una poppante! Ti hanno vista tutta mentre piangevi in diretta tv e guardavi quell’enorme ologramma stringendo Zoe.” Intervenne Rose battendo i pugni sulla scrivania, venendo calmata poi da Juleka che l’invitò a sedersi prima che avesse una delle sue solite crisi.

Chloè stava per controbattere qualcosa quando intervenne la signorina Bustier a calmare gli animi della classe che si stavano surriscaldando.

Tutti erano agitati ed ognuno stava dicendo la sua a proposito su quella situazione.

Marinette si sedette al suo posto portandosi le mani all’interno dei capelli sentendo inevitabilmente un macigno ancora più grande sulle spalle e Adrien non poté far altro che notare il suo disagio.

Ogni compagno stava idolatrando Lady Bug e Chat Noir, coloro che salveranno la situazione, anche la stessa professoressa.

Tutti stavano urlando mentre davano la loro opinione sui fatti accaduti i giorni scorsi.

Marinette sarebbe scoppiata a piangere se Adrien non le avesse preso le mani e strette alle sue.

“Andrà tutto bene, non devi avere paura.” Era questo che credeva, che Marinette temesse che Papillon avesse la vittoria in pugno “… Lady Bug e Chat Noir recupereranno i Miraculous.”

“Non lo so…Marinette scosse leggermente la testa “… li ha tutti.” Riferendosi a Papillon.

“Non ha i più potenti. Vinceranno loro, ne sono convinto.” Disse il biondo con assoluta determinazione.

Marinette si perse in quegli smeraldi e per un istante l’immagine di Chat Noir si sovrappose alla sua.

“Lo pensi veramente?” Disse stringendo gli occhi scacciando un velo di lacrime.

“Si, dobbiamo avere fiducia in loro.”

*

Alla fine la signorina Bustier aveva chiuso il libro e parlato con l’intera classe.

Sapeva bene che non avrebbe concluso nulla quella mattina, anche perché gli studenti erano in subbuglio e nessuno seguiva attentamente la lezione.

Aveva preferito discutere con loro e farli sfogare per rasserenarli e allo stesso tempo calmarli.

Ognuno aveva detto la sua, tranne Chloè e Lila, che si erano limitate a scambiarsi sguardi d’intesa per tutta la mattinata sperando di venire reclutate da Papillon nei prossimi giorni ed aiutarlo così nel suo scopo, anche se le intenzioni dell’italiana erano ben altre, ma di questo non ne aveva fatto accenno a Chloè, alla quale interessava solo farla pagare a Lady Bug per averle tolto la corona.

Solo lei era la vera Queen Bee, e quella Vesperia non aveva nulla di che spartire con lei, definendo poi ridicolo il suo costume, per non parlare poi dell’acconciatura.

Era stato Adrien ad intervenire più volte nell’arco della discussione con la sua fermezza, ed infondere coraggio nei suoi compagni chiedendo poi ad ognuno di fare la sua parte e di non crollare.

“Papillon non deve vincere.” Aveva esordito il biondo ricevendo soprattutto l’attenzione da parte di Marinette “… non dovete abbattervi altrimenti rischiate di cadere direttamente nella trappola di quel pazzo scatenato. Non fatevi akumatizzare! Chat Noir, ma soprattutto Lady Bug ha bisogno di voi, di tutti voi per sconfiggerlo.”

“Ognuno dovrà fare la propria parte!” Continuò Marinette ridestandosi da una tristezza momentanea.

Adrien aveva ragione, se volevano sconfiggere Papillon, anche le persone comuni dovevano aiutare.

Marinette con coraggio si alzò dalla scrivania e raggiunse il compagno per dargli man forte in quella campagna di sensibilizzazione.

Il cuore le stava scoppiando nel petto mentre percorreva quel brevissimo tragitto, e anche quello di Adrien a dire la verità, le sorrise quando prese posto accanto a lui.

Lei arrossì.

“Non dobbiamo essere tristi” Continuò lei “… ma avere fiducia in Lady Bug e Chat Noir”.

Adrien annuì con il capo quando udì quelle parole e finì poi la sua frase.

“Se Lady Bug e Chat Noir sentiranno che tutto il popolo di Parigi è con loro, la forza di entrambi aumenterà e anche la loro determinazione a chiudere presto questa storia.”

“Che succederà se non ce la faranno?” Chiese Kim alzando la mano.

“Questo non accadrà!” Gli rispose Marinette volgendo poi lo sguardo verso Adrien che asserì nuovamente.

“Dobbiamo essere tutti uniti, ragazzi!” Alya si alzò in piedi schierandosi dalla parte di Marinette e Adrien “… i nostri super eroi hanno bisogno di noi!”

Anche Nino seguì a ruota la sua fidanzata “Se Papillon vuole la guerra, allora troverà pane per i suoi denti. TUTTI UNITI RAGAZZI!!”

A quell’incitamento si alzò un rumoroso coro di “SIIIIII”.

Adrien e Marinette si abbracciarono istintivamente.

“Andrà tutto bene!” Le sussurrò all’orecchio il biondo con il cuore che gli scoppiava nel petto.

“Lo so.” Fece lei di rimando sciogliendosi a malincuore dall’abbraccio.

*

Le quattro e trenta arrivarono con una lentezza inesorabile.

Chat Noir era già sul luogo dell’appuntamento prestabilito da un pezzo, quando Lady Bug arrivò a prendere posto accanto a lui su quel cornicione.

“Sei già qui?” Domandò sorpresa.

“Non è carino far aspettare una signora.” Le sorrise e lei sogghignò a quella battuta, lasciandolo di sasso, di solito snobbava stizzita certi tipi di movenze, soprattutto se la situazione era seria.

“Hai riso.” Fece lui.

“E allora?” Chiese come se quella fosse un atteggiamento più che naturale.

“Ti irritano certi miei aspetti.”

“Si, hai ragione, ma ora non ho il tempo e soprattutto la voglia di arrabbiarmi. Non con te.” Rispose stizzita lei avvampando subito dopo.

“E io che credevo di starti simpatico.”

“Certo che lo sei.”

“Lo dici solo perché sono l’unico che ti rimane.” Chat Noir si morse il labbro, poi sentì un calore immenso partirgli dalla mano destra.

Alzò lo sguardo e vide lei che con i suoi zaffiri lucenti gli penetrò l’anima.

“Lo dico perché lo penso veramente. Sei importante per me Chat Noir e non smetterò mai di ricordartelo. Sei… sei più di… di un semplice compagno.” Gli tolse la mano perché Lady Bug sentì percorrere la schiena da strane vibrazioni, il cuore che galoppava veloce nel petto sarebbe scoppiato da un momento all’altro.

Nemmeno lei capiva che cosa le stava accadendo ultimamente quando si trovava vicino a lui, una sensazione che solo la presenza di Adrien le scatenava internamente.

No, non poteva essersi innamorata anche di lui.

Lady Bug si alzò velocemente lasciando interdetto Chat Noir che la scoccò un’occhiata interrogativa.

La coccinella sbuffò e si portò una mano sulla fronte, la testa le vorticava e per non perdere l’equilibrio e cadere di sotto poggiò la schiena al comignolo; Chat Noir si avvicinò per sorreggerla ed aiutarla.

“Stai bene?” Le chiese istintivamente.

“Un capogiro… adesso passa.” Non aveva il coraggio di guardarlo, perché la sola presenza la destabilizzava, e non poco.

Doveva assolutamente capire perché le stava succedendo questo, anche se una vaga idea ce l’aveva già.

No, non poteva accadere. Non poteva innamorarsi di lui. Lei amava Adrien, solo lui poteva occupare il posto all’interno del suo cuore, ed invece Chat Noir era entrato silenziosamente in lei ed in punta di piedi aveva spodestato il biondo dal suo primo posto.

“Hai bisogno di qualcosa?” Chat Noir si avvicinò di più a lei, mentre Lady Bug si scansava velocemente per non essere toccata.

Milady… Ma che hai?” Continuò lui interdetto non capendo perché si comportava così con lui.

Devo… devo andare… sola… scusami…” Lady Bug lanciò lo yo-yo nel palazzo vicino e se ne andò.

Chat Noir però questa volta non voleva dargliela vinta, così allungò il suo bastone per inseguirla ed andare fino in fondo a quella faccenda, se non riusciva nemmeno a parlargli, allora come poteva pretendere di mettere in atto una strategia per contrastare il potere di Papillon?

“FERMATI!” Le aveva intimato continuando a pedinarla con un nodo alla gola.

Lady Bug corse via sperando di riuscire a fargli perdere le sue tracce, ma puntualmente quando riusciva a nascondersi, lui riusciva a stanarla senza alcun tipo di problema.

Avevano percorso quasi metà Parigi, e alla fine, Lady Bug si arrese.

Chat Noir la raggiunse e le prese una mano, baciandogliela subito dopo.

“Vuoi dirmi perché scappi da me?”

Lady Bug distolse lo sguardo mordendosi il labbro inferiore.

Doveva trovare una scusa più che plausibile nell’immediato.

“Ho avuto paura!” Si, dei suoi sentimenti, ma non era quello il momento adatto per parlargliene.

Ora era tutto più chiaro, ma non poteva permettersi di creare altri problemi.

Lady Bug non poteva permettersi che il suo unico alleato si trasformasse nel suo incubo peggiore: Chat Blanc.

“Il nostro amore ha fatto questo” Continuò a rimbombarle nella testa che doleva e che la costrinse a piegarsi in avanti tenendosi il capo.

Inspirò ed espirò profondamente venendo colta dall’ennesima crisi di panico.

Gli occhi vitrei e sbarrati fecero accapponare la pelle a Chat Noir.

“Ti, ti prego, dimmi che ti prende, Milady.”

*

continua

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Promises

*

Capitolo 8

*

Lady Bug teneva lo sguardo perso nel vuoto ripensando a quell’orribile futuro a cui era stata costretta ad assistervi a causa di un suo errore, anche se ancora adesso non capiva come l’aver firmato un bigliettino innocente avesse potuto creare un caos di quella portata.

Forse Adrien aveva scoperto la sua identità e lo aveva confidato a qualcuno, come aveva già supposto… no, Adrien non le giocherebbe mai un colpo così basso, si fidava di lui.

Ma ora era totalmente inutile rinvangare quell’episodio, visto che lei aveva rimediato al suo sbaglio e tutto era tornato alla normalità. Almeno così credeva.

Perché lo spettro di Chat Blanc aleggiava ancora vivo più che mai nella sua mente, attendendo il momento opportuno per svelarsi e ritornare ad occupare i suoi incubi peggiori.

Eppure, Lady Bug non credeva affatto alle parole del suo compagno akumatizzato, in quanto le aveva sempre trovate non veritiere e che non rispecchiavano la realtà e i suoi sentimenti. Lady Bug trovava assurdo che in qualche modo si fosse innamorata di lui.

Fino a quel momento.

Ora aveva capito e aveva realizzato che Chat Noir per lei contava più di tutti in quel preciso momento, anche dello stesso Adrien di cui ne era innamorata.

Il cuore le batteva forte nel petto e il ventre vibrava ad ogni suo tocco che sembrò delicato e leggero.

Gli occhi verde smeraldo di lui, brillavano alla luce del sole riscaldandole il sangue nelle vene, che ricominciò a scorrerle fino a farla rinvenire del tutto.

Chat Noir continuava a scuoterla per farla rinsavire.

“Milady… milady… parla, dì qualcosa…” Era alquanto preoccupato e il pensiero di non poterla aiutare, lo stava mandando fuori di testa.

Lady Bug scosse per un attimo la testa ed inspirò profondamente un paio di volte fino a che il battito cardiaco non tornò alla normalità.

La coccinella non aveva niente di cui temere se al suo fianco aveva lui, ma era anche vero che ora più che mai erano soli contro tutti, nonostante potessero contare dell’aiuto dei loro compagni di classe, ed ovviamente questa cosa era nascosta all’altro.

Scu-scusami…” Balbettò tenendosi la testa.

Chat Noir tirò un sospiro di sollievo “Meno male. Mi aveva fatto preoccupare. Mi vuoi dire che ti è preso?” Chiese poi con voce calma e rassicurante sedendosi sul cornicione con le gambe penzoloni.

“E’… è complicato, e non sono ancora pronta. Scusami.” Lady Bug prese posto accanto a lui.

Spalla contro spalla.

“In una situazione normale ti direi che non me ne importa, e che potrai parlarmene quando sari pronta. Ma ora come ora, Milady, devo chiederti di farlo. Solo così potrò aiutarti veramente in questa missione. Se non so che cosa ti passa per la testa, non potremo essere sincronizzati… ed invece dovremo essere più uniti che mai.” Le scoccò un’occhiata languida che la fece arrossire e distogliere velocemente lo sguardo da lui.

Lady Bug strinse i pugni sulla superficie delle cosce e deglutì un po' di saliva che le bagnò leggermente la gola.

“Ho paura.”

“E’ normale averne…”

“… che tu venga akumatizzato!” Sputò fuori poi non degnandolo di uno sguardo.

Di tutta risposta lui iniziò a ridere lasciandola alquanto perplessa.

Chat Noir smise subito dopo notando la sua espressione seria e provata, non stava affatto scherzando e forse, lei, nascondeva qualcosa nel cuore che non voleva rivelargli.

“Nessuno cadrà vittima di quel megalomane.” Sentenziò lui mettendole una mano su uno dei due pugni facendola rilassare per poi intrecciarne le dita.

“Non sai di che cosa parli.”

“No, se non me lo dici.” Replicò.

Lady Bug esitò per qualche secondo, chiedendosi se fosse giusto o no rivelargli quello che era stata costretta a vivere.

In cuor suo sperava che quell’argomento non sarebbe mai saltato fuori, sistemata la situazione e tanti cari saluti, sarebbe stato un segreto che si sarebbe portata all’interno della tomba, se questo puntualmente non uscisse fuori. Non era la prima volta che Lady Bug aveva dovuto nasconderglielo, ma si sa… prima o poi i nodi vengono tutti al pettine, e quella era la situazione giusta per parlargliene.

Non servivano i dettagli.

“Volevo dirtelo tempo fa, ma… ma non trovavo mai le parole giuste.”

Chat Noir si mise comodo per ascoltare meglio quello che la compagna aveva da raccontargli.

“… un giorno… Bunnix è venuta a prendermi e mi ha portato in un futuro devastato dalla distruzione…”

“Dev’essere stato terribile!” Sospirò lui mordendosi il labbro inferiore.

“… il problema è che sei stato tu a causarlo.”

Chat Noir spalancò occhi e bocca per lo stupore.

“… Papillon ti ha akumatizzato e ti sei trasformato in Chat Blanc.” Continuò Lady Bug gesticolando con le mani non aggiungendo altro al racconto.

“Mio… Dio…” Ora gli era chiaro perché Lady Bug aveva paura.

Adesso che gli era rimasto solo lui a combattere al suo fianco, non poteva contare sull’aiuto di nessuno se lui si fosse fatto akumatizzare in qualche modo.

E sicuramente non sarebbe stata in grado di gestire due diverse situazioni di quella portata.

In ogni caso, Chat Noir doveva anche scoprire che cosa lo aveva portato ad obbedire alla volontà di Papillon, senza avere la possibilità di tirarsi indietro.

Sapeva che il controllo mentale esercitato da lui era grande, ma era anche vero che in più di qualche occasione, la stessa Chloè era riuscita a sbarazzarsi del suo potere, e l’ultima volta era accaduto proprio quando era stata akumatizzata in Penalteam, nel momento in cui la sua influenza non gli è più servita, e ormai aveva riconosciuto la sconfitta, Chloè si era liberata senza tanti complimenti di quel potere, a detta sua ormai inutile.

Quindi, ora, Chat Noir si stava interrogando su quali fossero state le possibili cause che hanno fatto sì che tradisse Lady Bug e tutte le persone che credevano in lui.

“Non so che cosa ti abbia detto Papillon per convincerti a ricevere il suo potere… sta di fatto che sei impazzito e il mondo che conosciamo così com’è, è andato distrutto.”

“E tu? Non hai fatto nulla per impedirlo?” Era lecito chiederglielo.

Lady Bug strinse nuovamente i pugni e anche il suo cuore fu chiuso in una morsa, ma doveva sapere che cosa le aveva fatto.

“Mi hai uccisa!” Scosse la testa cercando di trattenere le lacrime e Chat Noir si pentì subito dopo per averglielo chiesto, doveva immaginare che le fosse accaduto qualcosa di grave, ma scoprire che era stato per causa sua gli fece mancare improvvisamente l’aria attorno a lui, ed annaspò alla sua ricerca prima di stramazzare al suolo privo di sensi.

“Io… io… non ti farei mai del male, Milady.” Balbettò lui con un filo di voce che uscì a suon di stenti dalla sua gola.

Fu Lady Bug questa volta a mettergli una mano sopra la sua “Lo so, chaton”.

“Ma questo non cancella quello che è successo.” Mormorò lui mestamente.

“E’ solo un brutto ricordo, non accadrà.” Ma Lady Bug stava iniziando a provare veramente qualcosa per lui, e la consapevolezza che era stato il loro amore a causare la quasi fine del mondo, la metteva ansia addosso.

Alla fine Chat Noir aveva avuto ragione, prima o poi si sarebbe innamorata di lui.

Ma non c’era tempo per pensare ai suoi sentimenti, i due super eroi avevano una missione importante da svolgere, ora li doveva accantonare per pensare ad un bene superiore e soprattutto alla vera ragione di quell’incontro.

Ancora una volta la sua vita andava messa da parte, passando in automatico in secondo piano.

Chissà se sarebbe stata ancora in grado di uscire con le sue amiche per un pomeriggio spensierato, oppure se il dopo scuola sarebbe stato caratterizzato da scorribande e combattimenti, assieme a lui, per recuperare i Miraculous.

Almeno aveva Chat Noir al suo fianco ed infondo, era quello che dovevano fare.

Alla loro vita privata ci avrebbero pensato in un secondo momento, sempre che questo non li avrebbe influenzati per la normale riuscita della missione.

Del resto a Chat Noir non dispiaceva passare del tempo in più con Lady Bug e in diverse occasioni le aveva confessato che gli unici momenti che preferiva era quando le stava accanto. E nemmeno a Lady Bug sarebbe dispiaciuto conoscerlo un po' meglio, ma questa non doveva essere una scusa per distrarsi.

Una volta portato a termine il  compito, Marinette avrebbe fatto chiarezza sui suoi sentimenti, che ora erano solo motivo di distrazione.

Tirarono entrambi un bel respiro e dopo aver scacciato via un po' di nuvole, Lady Bug chiese al suo compagno della visita a Felix.

“Un buco nell’acqua!” Grugnì a denti stretti per la rabbia.

Lady Bug si morse l’interno della guancia.

“Questa non ci voleva…”

“Mi dispiace, Milady. Mi ha detto che il Miraculous gli è stato rubato da Papillon.”

“Deve averlo seguito.”

“Immagino di sì” Fece spallucce inclinando leggermente le labbra “… fatto sta che lui non sa niente e che noi brancoliamo ancora nel buio.”

Mmm…” Lady Bug si portò le mani all’interno dei capelli abbassando il capo, sbuffando.

Al momento non aveva nessuna idea di come agire, per quanto ne sapeva, Papillon, magari li stava anche spiando, ne sarebbe stato perfettamente in grado.

E per lui scoprire come se la sarebbero cavati in quel momento sarebbe stato facile, se non fosse che entrambi i super eroi scattarono in piedi quando una figura adirata si palesò davanti a loro.

E sembrava non avere affatto buone intenzioni.

*

Chloè Bougeois si stava godendo gli ultimi attimi di tranquillità prima di coricarsi.

Quella giornata era stata lunga e decisamente stressante: estetista e parrucchiera tutto nello stesso pomeriggio, e meno male che ai compiti ci aveva pensato Sabrina come al solito, altrimenti chi l’avrebbe sentita la signorina Bustier l’indomani?

Si era già infilata il pigiama, un completo pantaloni corti e maglietta color sabbia con impresso su quest’ultima un carinissimo orsetto giallo, che ricordava molto il suo inseparabile pupazzo dagli occhi brillanti.

Perché quelli, erano diamanti veri. Un regalo di compleanno per i suoi cinque anni da parte di mamma che non aveva potuto presenziare alla sua festa a causa della cancellazione improvvisa del volo New York-Parigi.

Chloè se ne stava immobile sul divanetto, con le mani aperte, attendendo che lo smalto color rosa shocking si asciugasse.

Quello azzurro pastello che aveva applicato la mattina a scuola durante la noiosissima lezione di storia, non le piaceva più.

E guardava la replica sua soap opera preferita, immaginando anche lei un amore come quello che vivevano i protagonisti sullo schermo.

Erano arrivati ad un punto cruciale, ovvero alla tv stavano passando le immagini delle nozze e del fatidico bacio, quando qualcuno bussò alla porta, destandola da un sogno.

“Vattene via, Jeancoso” Starnazzò stizzita.

Ma a battere alla porta non era stato di certo il suo cameriere personale e per la cronaca non era nemmeno l’ingresso della stanza da dove proveniva il rumore.

Ribussò nuovamente e Chloè capì che il suono arrivava da qualche metro dietro di lei, ovvero dalla porta finestra che dava sul terrazzo, da cui si poteva godere di un’ottima visuale della città di Parigi.

La bionda, in preda allo spavento, saltò in piedi, e nel farlo fece cadere la boccetta di smalto rimasto semi aperto, posto sul tavolino di cristallo accanto alla poltrona, sul pavimento, riversandone l’intero contenuto sul tappeto bianco di pelliccia di ermellino.

Jeancoso ci avrebbe pensato l’indomani a pulire e a far tornare tutto pulito come se quel complemento d’arredo fosse nuovo, in caso contrario, lo avrebbe spedito subito nel negozio all’angolo ordinandogli di prenderne un altro, magari di volpe questa volta.

Chloè si avvicinò lentamente e appena poggiò la mano sulla maniglia, lo sguardo inorridito si posò sullo smalto rovinato.

Tirò l’impugnatura e fece entrare il suo ospite, non prima di avergli urlato che per colpa sua ora doveva togliere e rimettere lo schifo che aveva sulle unghie.

“Buonasera, signorina Bourgeois!” La salutò con aria di assoluta indifferenza.

*

continua

 

 

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Lady Bug rimase ad osservare lo sguardo severo ed austero del Grande Guardiano Celeste, in attesa che egli proferisse parola.

Le mani tremavano visibilmente sotto i guanti rossi e Chat Noir gliene prese una con la speranza di calmarla ed infonderle tranquillità.

I loro occhi si scontrarono per una manciata di secondi, ma a Lady Bug bastarono per farla avvampare ed accelerare il ritmo del battito del suo cuore, soprattutto perché le volse l'ennesimo sorriso caloroso e rincuorante.

E Dio solo se ne aveva davvero bisogno in quel momento.

L'eroina coccinella non riusciva a formulare nessuna parola e nemmeno Chat Noir, il quale intuì subito perché Su-Han si trovasse lì davanti, ovvero per riprendere i loro Miraculous.

Lo sguardo di Chat Noir s'indurì quando il Grande Guardiano Celeste protese una mano aperta verso di loro senza dire niente, come a voler ricevere qualcosa.

"MAI!" Proferì il super eroe mettendosi davanti alla sua milady difendendola a spada tratta, in quanto, Su-Han addossava a lei la colpa della perdita dei kwami.

Lo sapeva che era sbagliato lasciarli nelle mani di due ragazzini imprudenti e senza alcuna esperienza o addestramento, anche se i due super eroi avevano già dimostrato il loro valore.

La rabbia di Chat Noir salì sempre di più, soprattutto perché Su-Han non voleva sentire ragioni, era determinato più che mai a riavere quanto di spettanza. Ed il suo sguardo non ammetteva un 'no' come risposta, ma anche Chat Noir rimaneva fermo nella sua idea: non gli avrebbero consegnato proprio un bel niente, perché questo avrebbe significato che Lady Bug avrebbe dovuto rinunciare al ruolo di Guardiana dei Miraculous e di conseguenza avrebbe perso la memoria, dimenticandosi per sempre di lui.

Solo questo pensiero bastò a mandargli lo stomaco sotto sopra e trattenere a stento un conato di vomito.

Doveva essere forte.

Per sé stesso.

Ma soprattutto per lei.

Lei, alla quale dopo quella richiesta erano cadute tutte le speranze di sistemare le cose.

"Non alzare la voce con me!" Lo rimbeccò il Guardiano ancora più indispettito.

Incurvò il labbro inferiore in segno di dissenso, nessuno si era mai e poi mai permesso di rivolgersi a lui in maniera così insolente ed altezzosa, e Su-Han non tollerava un simile comportamento soprattutto da parte di un ragazzino.

Quelli come lui, al Tempio in Tibet, venivano puntiti con una settimana di digiuno e relegati in una stanza buia nei sotterranei.

Alzò una mano per dargli un sonoro ceffone, in modo che capisse chi comandava e che in quel momento si trovava fortemente dalla parte del torto, ma un lazo gli bloccò il polso.

"Ci- ci scusiamo per il nostro comportamento" Disse mestamente Lady Bug con la testa bassa.

"Milady, non avrai intenzione di..." Pronunciò con un filo di voce e lo sguardo attonito.

"NO!" Lo interruppe lei "... non gli consegnerò mai il mio Miraculous e non rinuncerò mai al mio ruolo di guardiana."

Finalmente Chat Noir potè tirare un sospiro di sollievo dopo quella rivelazione.

"Avete combinato un bel casino voi due! Ora Papillon possiede tutti i Miraculous."

"Tutti, tranne due." Lo corresse l'eroe gatto con aria di superiorità, ricevendo in cambio un'occhiata torva che lo intimorì, infatti, deglutì il nulla pensando che forse, era meglio tacere per una buona volta.

"Quello che voleva dire Chat Noir..." Balbettò lei cercando di ammorbidire Su-Han per farlo ritornare sui suoi passi "... era che recupereremo tutti i kwami, costi quel che costi." Disse determinata volgendo poi lo sguardo verso Chat Noir che ammiccò e asserì con il capo.

Su-Han di primo acchito non sembrava esserne così sicuro e lasciare il destino di quegli Dei in mano a due ragazzini sapeva non essere la scelta giusta, ma già molte volte, Lady Bug, aveva dimostrato di sapersela cavare in certe situazioni e riemergere a testa alta anche se la condizione non era delle più favorevoli.

Il Guardiano Celeste si trovò davanti ad un bivio, difronte ad una scelta difficile che, se presa troppo alla leggera senza considerare tutte le variabili del caso, si sarebbe rivelata la più sbagliata in caso di sconfitta da parte delle forze del bene.

Su-Han gli diede le spalle e si portò due dita sul mento.

Interrogò mentalmente gli astri e gli spiriti eletti e sapienti che era riuscito a richiamare a sé con il suo potere mentale e assoluta concentrazione.

Tutti gli suggerivano di lasciarli provare, di dargli una possibilità.

Erano i soli a conoscere il modus operandi di quel pazzo sadico di Papillon, ed erano gli unici che avrebbero potuto prevalere, con qualche difficoltà, ovviamente.

Ma Lady Bug e Chat Noir erano pronti a tutto, ed insieme avrebbero preso parte a quella missione mettendoci l'anima.

Su-Han si voltò di scatto una volta presa la sua insindacabile decisione.

Squadrò dalla testa ai piedi i due ragazzini con riluttanza, sbuffò dal naso e respirò profondamente.

"Va bene" Furono le due parole difficili da pronunciare.

I due super eroi di guardarono con aria trionfante, stavano per lanciare dei coriandoli in aria per quella piccola vittoria quando l'entusiasmo venne subito smorzato.

"... una volta terminata la missione mi restituirete i Miraculous! Non posso rischiare che questo pasticcio si ripeta."

Lady Bug deglutì il nulla e la gola le si seccò di colpo, non era questa la sua ambizione, ma aveva bisogno di un diversivo per farlo andare via il più presto possibile e mettere in atto un piano con Chat Noir per cominciare a riprendersi i Miraculous.

Chat Noir avrebbe voluto morire piuttosto di sapere che quelli erano gli ultimi momenti in cui la sua milady si sarebbe ricordato di lui.

Una lacrima rigò il volto della super eroina, che non fece altro che acconsentire a quanto impartitole, sotto lo sguardo sbigottito di Chat Noir.

"No, Milady... ti rendi conto che cos'hai fatto?"

Lady Bug allungò le braccia lungo i fianchi chiudendo le mani a pugno, stringendo forte. Non c'era bisogno che glielo ricordasse, ma non poteva al momento ribellarsi.

"Lo so..." Sospirò tra i singhiozzi che non impietosirono per niente il Guardiano Celeste, forse a causa delle sue scarse doti di recitazione.

"Così è deciso!" Sentenziò balzando sul comignolo vicino "... sappiate che vi terrò d'occhio per tutto il tempo voi due." Su-Han sparì dalla loro vista subito dopo.

Chat Noir digrignò i denti, non perché alla fine di quella giostra avrebbe perso Plagg, anche se gli dispiaceva un sacco; in quel kwami petulante aveva trovato un amico ed un confidente, un qualcuno che gli risollevasse il morale ogni volta che si sentiva solo e perso.

Ma presto avrebbe lasciato anche lei, e non sapere chi fosse in realtà gli mandò il sangue al cervello. Non l'avrebbe mai più rivista.

Il suo sguardo penetrante e blu come l'oceano infinito non gli avrebbe mandato più il cuore in subbuglio e lo stomaco vibrare dall'eccitazione ogni volta che accidentalmente lo toccava o gli parlava.

*

Lady Bug lesse all'interno dei suoi smeraldi tutto il suo disappunto "Non avevo altra scelta." Gli disse quando i singhiozzi si placarono e finalmente ebbe la forza per dire qualcosa.

"C'è sempre una scelta, ma tu hai preferito la strada più facile. E questo, se posso permettermi, Milady, mi meraviglia."

"Non è così! Avevo il timore che se avessi ribattuto qualcosa ci avrebbe portato via subito i nostri Miraculous. Ed invece ho bisogno di pensare..."

"A cosa?" Fece lui interrogativo.

"A come sconfiggere Papillon una volta per tutte." Rispose mordendosi il labbro inferiore ed asciugandosi le guance con entrambe le mani.

"Quindi era tutta una finta poco fa... E poi? Hai pensato a cosa fare? Noi... non ci rivedremo più se perderai la memoria." Sospirò con gli occhi lucidi.

Lady Bug alzò un sopracciglio "Secondo te ci faremo separare?"

Chat Noir rizzò le orecchie in attesa di spiegazioni "Tengo molto a te, chaton... e non ho proprio intenzione di allontanarti dalla mia vita. Troveremo una soluzione anche a questo problema." La coccinella gli prese le mani artigliate portandosele all'altezza del petto "... una questione alla volta, ok?" Lo sguardo che gli volse lo rincuorò, allora la sua lady non aveva alcuna intenzione di rinunciare a lui, a Tikki, o a qualsiasi ricordo legato a quella loro avventura.

Il cuore di entrambi martellava forte nel petto, e Lady Bug appoggiò poi la testa sulla sua spalla forte e salda trovandone conforto come ogni volta.

Con lui al suo fianco nessuna missione sembrava così impossibile.

"Grazie!" Gli sussurrò all'orecchio.

"Per cosa?" D'istinto le cinse i fianchi e la dondolò tra le sue braccia infondendole un senso di pace e serenità, e lei si fece trasportare senza protestare, godendosi il momento.

Sapeva che era sbagliato assecondarlo per non dargli false speranze, ma in quell'istante non riusciva proprio a staccarsi da lui.

"Per esserci." Lady Bug vedeva le sue labbra sottili così invitanti, ma forse era solo per l'atmosfera che sapientemente era riuscito a creare.

Si sentiva un'ape attratta dal nettare di un fiore in mezzo ad un campo arido e secco, l'unico sopravvissuto di una tempesta che aveva perversato in quel territorio distruggendo tutto.

S'inumidì le labbra con la punta della lingua, avrebbe dato qualsiasi cosa per assaggiare le sue, e non era la prima volta che le capitava di pensarlo.

D'improvviso il pensiero fisso di Adrien sparì, lasciando spazio a quell'eroe in nero che le stava accanto.

Adrien non l'aveva mai stretta così, forse una volta quando avevano ballato tra le stelle a New York, ma poi basta, il tutto si era limitato a qualche chiacchierata in classe o dopo i vari concerti tenute sulla Liberty, non avevano mai stretto un rapporto che potesse anche solo andare oltre alla forte amicizia che li legava, nonostante sapesse bene che entrambi potevano contare sull'altra.

Un buon esempio era stato quella volta durante il servizio fotografico sulla Tour Eiffel, quando ad Adrien si era spezzata un'ala del costume, al posto di chiamare la sua costumista aveva interpellato Marinette. Che si fosse trattato di una banale scusa per vederla? Ora non aveva più importanza, perché il mondo di Lady Bug stava per essere avvolto da una nuova consapevolezza: Chat Noir non lo poteva considerare più come 'solo' un amico.

D'altro canto, Chat Noir, rimase quasi immobile ed impassibile ai segnali che la sua compagna gli stava mandando, e per non travisarli, preferì attendere una sua mossa, anche se la voglia di avvicinare di più il volto al suo, era tanta.

Chiuse gli occhi per non cadere in tentazione e forzare le cose, al momento gli bastava così, ovvero stringerla tra le braccia ed infonderle coraggio e farle sapere che lui c'è.

"Sempre!" Mormorò appoggiando la guancia sopra la testa.

"Non so cosa farei se non ci fossi."

"Mi sembra di non fare mai abbastanza"

"Non è così, credimi"

I due ragazzi si fecero trasportare da una melodia immaginaria sopra una nuvola, volarono alto nel cielo, il problema era che la nuvola non era finta, ma un ammasso di vespe che li stavano conducendo molto in alto.

Appena se ne accorsero, Lady Bug impugnò con una mano lo yo-yo e con l'altra il suo compagno, lanciò l'oggetto assicurandolo al tetto più vicino, ed insieme atterrarono sulla terrazza.

Entrambi brandirono le loro armi e si misero schiena contro schiena per avere una visuale più ampia.

"Queste vespe mi ricordano qualcosa..." Biascicò Lady Bug "... ma spero tanto di sbagliarmi."

"Ho avuto anch'io la tua stessa sensazione" Lo sguardo di Chat Noir si indurì mettendo tutti i sensi in allerta, poteva sentire il ronzio delle vespe che si avvicinavano. "LAGGIU'" Indicò il punto più alto sopra le loro teste.

Da una parte Lady Bug riuscì a catturarle con lo yo-yo e Chat Noir dall'altra le distrusse tutte con il suo cataclisma.

Stavano per cantare vittoria quando un applauso di scherno si propagò nel cielo parigino.

"Ma che bravi i nostri innamorati!" Starnazzò il loro nuovo nemico.

"VESPA REGINA!!" Urlarono entrambi all'unisono.

*

continua

 

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Chloe' si era trasformata proprio davanti a Monarch, accettando di buon grado e senza tanti fronzoli il potere che le spettava di diritto e che Lady Bug le aveva impedito di usare per troppo tempo, sottraendole quell'unico gioiello che veramente la faceva sentire importante.
Perché nonostante la sua aria altezzosa e spocchiosa che la rendeva antipatica agli occhi degli altri, lei era una ragazza sola e insicura, che preferiva passare le sue giornate nella sua suite, circondata dallo sfarzo più assoluto, piuttosto che uscire con i perdenti dei suoi compagni di classe.
"Uno sbaglio e un malinteso"  lo aveva definito la super eroina coccinella, e infatti, Pollen, non le era stato affidato da Lady Bug in persona per qualche sua qualità in particolare, ma solo perché Marinette inconsciamente e inavvertitamente lo aveva fatto cadere dalla Tour Eiffel mentre veniva inseguita da Regina della Moda, ed inizialmente, quel gioiello era destinato alla sua migliore amica Alya che in quel frangente era stata trasformata in un mucchietto di glitter colore dell'oro.
Ma Chloe' in cuore suo, sapeva che solo lei era la ragazza designata a diventare la super eroina denominata Queen Bee.
Lei doveva essere la sola portatrice del Miraculous dell'ape, e quella Vesperia, sbucata dal nulla rubandole il palcoscenico, era stata presa come sua sostituta da Lady Bug, e non aveva nulla da spartire con lei.
Insolente ed incapace, ricopriva malissimo il suo ruolo. Questo a detta di un invidiosa Chloe', e chissà come avrebbe reagito se avesse saputo che dietro quel costume giallo e nero c'era la sua sorellastra.
Unica pecca in tutta questa faccenda, era che Chloe' avrebbe dovuto sottostare al volere di Monarch, e mai e poi mai avrebbe dovuto provare a ribellarsi, o scacciare l'akuma che avrebbe permesso al suo "superiore" di farsi ubbidire senza protestare, pena il ritiro immediato del Miraculous.
Chloe' avrebbe potuto benissimo dirgli di tenerselo se le condizioni erano queste e che quel pettine se lo sarebbe potuto infilare dove non batteva il sole, ma il luccichio dell'oro giallo dei denti di quel gioiello, era troppo ammaliante, e rifiutare una simile offerta le risulto' praticamente impossibile.
Doveva solo prendere la palla al balzo e lei sarebbe presto tornata a sfrecciare tra i tetti parigini, con la differenza che questa volta, come era accaduto per altre occasioni, non avrebbe combattuto al fianco di Lady Bug e Chat Noir, ma si sarebbe sottomessa agli ordini di Monarch, non più Papillon o Falena Oscura. Aveva cambiato nome per comodità e per fare capire ai parigini che lui era il solo ed indiscusso monarca di Parigi, quello a cui i cittadini avrebbero dovuto ubbidire per non incappare in spiacevoli situazioni.
Così, alla fine, Chloe' Borgeois aveva ceduto alle lusinghe di Monarch, che l'aveva reclutata come sua seguace per adempiere alla sua missione, ovvero quella di impossessarsi dei Miraculous di Lady Bug e Chat Noir, gli mancavano solo quelli per completare la sua collezione ed unirli in modo da ricongiungersi, finalmente, dopo tanto tempo, con la sua amata Emilie', e vivere così felici e contenti come una famiglia unita e cancellare finalmente questo presente scomodo e opprimente.
Emilie gli mancava come l'aria, nonostante potesse contare sull'affetto incondizionato di Adrien.
Gia', Adrien. Tutto questo lo stava facendo anche per lui, per ridargli quella madre che un destino infausto gli aveva portato via ingiustamente. E tutto per accontentare Amelie.
Si, era stato spogliato anche del Miraculous del pavone, ma quello lo avrebbe potuto riprendere quando voleva, quel pomeriggio aveva solo dato il contentino a Felix, giusto per assicurarsi che lo avrebbe lasciato in pace e che non avrebbe messo lingua con Adrien a riguardo della sua doppia vita, gettando alle ortiche tutta la fatica fatta fino ad ora.
*
"Datemi i vostri Miraculous!" Ordinò Vespa Regina tendendo la mano destra verso i due super eroi che ora guardava dall'alto, sospesa da una nuvola ronzante di vespe alleate e pronte da scagliare contro chiunque avesse intenzione di cambiarle i piani.
L'unico modo per ottenere la libertà e tornare ad essere Queen Bee, era quello di prendere gli orecchini della Coccinella e l'anello del Gatto Nero.
Questo le aveva promesso Monarch per convincere Chloe' a schierarsi dalla sua parte.
Una volta compiuta la sua missione, le avrebbe donato la libertà e accordato il permesso di tenere Pollen tutto per se'.
Chat Noir digrignò i denti, esponendo i canini che ora si erano allungati di mezzo centimetro, sotto lo sguardo attento della sua compagna che si stava interrogando su quella impercettibile trasformazione.
"Non ti daremo proprio un bel niente, Chloe'" Sentenziò il super eroe mettendosi davanti la sua milady come a farle scudo con il suo stesso corpo.
Vespa Regina punto' un piede sulla nuvola, e la pressione esercitata sugli insetti aveva lasciato un leggero vuoto, facendole perdere per poco l'equilibrio, rischiando così di cadere nel vuoto.
E sarebbe stato un bel salto.
Per fortuna la sua prontezza di riflessi fu provvidenziale e Vespa Regina riuscì a rimanere in piedi senza troppi problemi.
Questa sua gaffe le fece perdere la pazienza, perché lei non era di certo abituata a figuracce, in pubblico per giunta e in diretta nazionale. Quelle erano cose riservate a Dupain-Cheng, lei ci aveva fatto ormai il callo nel mettersi in certe situazioni imbarazzanti.
Vespa Regina alzo' leggermente gli occhi al cielo appena i suoi sensi super sviluppati percepirono le pale dell'elicottero vorticare a grande velocità un po' più distante da dove si trovavano. Si trattava di una nota emittente televisiva, il momento giusto per mettersi in mostra e dimostrare quanto lei potesse valere. Peccato solo che lo avrebbe fatto in veste da cattiva.
Assottigliò gli occhi credendo che quello fosse un ottimo espediente per attuare il suo piano.
Lady Bug seguì lo sguardo di Vespa Regina intuendo già quale sarebbe stata la sua mossa.
Con molta probabilità avrebbe attaccato l'elicottero ed approfittando così di un momento di distrazione, avrebbe mandato le sue vespe ad immobilizzare i super eroi, riuscendo così a togliere a loro i Miraculous.
Un piano stupido... Proprio come lei. Penso' Lady Bug.
"Se li vuoi, Vespa Regina, vieni a prenderteli!" La sfidò la super eroina coccinella.
"Che fai, Milady? Non vinceremo mai contro tutte quelle vespe e se ci pungono è la fine"
Gli occhi pieni di determinazione di Lady Bug si posarono su quelli verdi ed interrogativi di lui.
Erano, nonostante tutto, splendidi. Lui era splendido in ogni situazione.
Lady Bug scacciò via quel pensiero poco casto scrollando il capo e ritornando lucida, non c'era tempo per le distrazioni.
Prima Adrien, adesso Chat Noir.
Più tardi avrebbe cercato di fare chiarezza sui suoi sentimenti, ma ora doveva solo ed esclusivamente pensare a mettere fuori gioco Vespa Regina e riprendere il Miraculous dell'Ape.
"Fidati di me, chaton" Annui' lei ammiccando.
"Sempre!" Mormorò senza alcun dubbio.
Lady Bug non perse tempo ed invoco' il suo Lucky Charm.
Chat Noir guardò quell'ampia tovaglia a quadri nera e rossa con perplessità cadere sulle braccia di Lady Bug.
"Se volevi fare un pic nic, ti sarebbe bastato chiederlo!" Sorrise sornione l'eroe gatto.
Lady Bug alzò gli occhi al cielo, doveva in qualche modo trattenere una risata, oppure ribadire qualcosa di cui se ne sarebbe pentita subito dopo.
Vespa Regina era ancora sopra la sua nuvola di insetti ronzanti quando decise di fare la prima mossa, ovviamente ignorando totalmente a che cosa servisse quella tovaglia, quello che invece aveva già capito Lady Bug, quando con un lampo di genio le vespe che formavano il mezzo di trasporto volante della loro nemica, si erano illuminate di rosso, così come successivamente la mano destra di Chat Noir.
"Tieniti pronto, chaton" A Chat Noir piaceva essere chiamato con quel nomignolo.
Lady Bug, dopo essersi assicurata attorno alla vita il Lucky Charm, inizio' ad inseguire Vespa Regina con l'aiuto dei comignoli a cui agganciava lo yo-yo per darsi lo slancio.
Chat Noir correva sotto di loro in attesa che la sua milady impartisse l'ordine.
Il suo cuore batteva forte nel petto, e non per via della battaglia a cui stavano partecipando, ma perché aveva appena realizzato che erano ritornati il duo originario.
Solo loro due come all'inizio della comparsa di Papillon.
Ma questo lo rattristò nel contempo, perché sapeva che sarebbe stato più difficile sconfiggere Monarch ora che possedeva ogni genere di potere.
*
Lady Bug correva a perdifiato, presto Vespa Regina avrebbe raggiunto l'elicottero e sarebbe stata in grado di metterlo fuori uso, la tensione si tagliava con un coltello ed il pilota impietrito vedeva la cattiva avvicinarsi sempre di piu', nonostante l'inviata ed il cameramen lo stessero implorando di portarli via subito di lì prima dell'inevitabile.
Anche Nadia Chamack, in diretta dagli studi televisivi si stava chiedendo perché non se ne stessero andando.
Tutta Parigi era in ansia davanti alla televisione, alcuni tenevano le mani giunte pregando che Lady Bug arrivasse in tempo a salvarli.
Ancora pochi metri e Vespa Regina sarebbe potuta atterrare sulla terrazza vicino all'elicottero ed ordinare agli insetti di mettere fuori uso il motore.
Una volta che Lady Bug e Chat Noir si fossero prodigati a salvarli, due vespe li avrebbero punti e paralizzati, senza nessuna possibilità di muoversi.
Vespa Regina vedeva già quei due gioielli nelle sue mani, e anche Monarch.
"Continua così, mia Regina" Le disse Monarch comunicando telepaticamente con lei "... Presto i Miraculous di Lady Bug e Chat Noir saranno miei". Continuo' in una risata sadica che rimbombo' all'interno del suo covo.
"Il mio piano e' infallibile!" Ribadì piano per evitare che qualcosa arrivasse alle orecchie di Lady Bug, alla quale bastava un balzo e l'avrebbe raggiunta.
"ORA CHAT NOIR!!!" Urlo' aprendo la tovaglia e raccogliendo al suo interno tutte le vespe.
"CATACLISMA!" Chat Noir non se lo fece ripetere due volte ed uso' il suo potere sul fagotto ronzante polverizzandolo all'istante.
*
Vespa Regina, spogliata di un suo potenziamento, cadde per qualche metro prima di venire salvata e portata in un vicolo vicino.
L'elicottero, invece, spari' poco dopo dalla loro vista, finalmente tutti erano in salvo.
"C'è mancato poco" Disse una figura nascosta nell'ombra, rivelandosi poco dopo.
Vespa Regina spalanco' la bocca dallo stupore, tutto si sarebbe aspettata, ma non di avere un alleato che l'aveva pure salvata.
"E tu che ci fai qui?"
"Mmm... Monarch ha voluto una precauzione in più... Si, insomma... Nel caso di un tuo fallimento... E devo dire che ci ha visto giusto. Avrebbe potuto perdere un Miraculous, e questo non e' contemplato nel piano" Rispose melliflua e con aria di superiorita'.
Vespa Regina incurvo' un labbro in segno di disappunto.
"Non e' affatto cosi'" punto' i piedi a terra come una bambina capricciosa "... Avevo la situazione sotto controllo"
"Umpf... Se non avessi usato il potere dell'illusione e di conseguenza portata via da lì, ora loro ti avrebbero preso il tuo amato pettine."
Tra le due stava nascendo una discussione piu' che animata e solo l'intervento di Monarch in persona era riuscito a sedare.
"Smettetela voi due! Abbiamo del lavoro da fare. Seguitemi" disse in modo perentorio voltando le spalle.
*
Lady Bug e Chat Noir controllarono la zona circostante per un paio di minuti circa, senza ricavarne un ragno da un buco.
Il suono dei loro Miraculous annunciarono ai loro portatori che presto si sarebbero ritrasformati.
"Monarch sta mettendo su una squadra al suo servizio. Prima Vespa Regina e ora? A chi avra' dato il potere dell'illusione?" Domando' Chat Noir perplesso ed in apprensione.
Lady Bug si morse il labbro inferiore "Non lo so. Quello che e' certo e' che abbiamo sprecato l'occasione di riprendere il Miraculous dell' ape."
"Ehi, ehi. Che cos'è questo tono?" Chat Noir cercava di essere forte per entrambi e non fare trasparire alcuna emozione negativa, se lo avesse fatto, sicuramente Lady Bug avrebbe perso anche lei quel brandello di stima per se' stessa. "... Abbiamo perso una battaglia e non la guerra. Monarch e' stato più furbo di noi ed ha usato l'effetto sorpresa."
"Già..." Mancava un solo minuto e si sarebbero ritrasformati rivelando le loro identità.
"Devo andare ora... Ci vediamo domani solito posto e solita ora?"
"Certo, milady!"
*
Continua

 

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


La tensione che aleggiava nella classe di Marinette si tagliava con un coltello.
Tutti, nessuno escluso, puntava il suo sguardo indagatore contro la schiena di Chloe' Borgeois, entrata in possesso del Miraculous dell'ape qualche giorno addietro.
La bionda continuava a lisciarsi i capelli alla solita maniera altezzosa e quando arrivava alle punte, arricciava una ciocca attorno al dito indice per qualche secondo inclinando la testa di lato, per poi guardarsi le unghie e trovare una qualche scusa per chiamare la sua estetista e farsele sistemare anche se effettivamente andavano già bene cosi'. Un semplice "mi sono stufata di questo colore", sarebbe potuto bastare, tanto quella ragazza era abituata ai suoi capricci da bimba viziata.
Per non parlare di quel pomeriggio che era stata costretta a rifarle per quattro volte la manicure solo perché ogni volta non le piaceva la forma o il colore, e invece era solo una semplice scusa per passare più tempo con qualcuno, senza rimanere segregata in camera sua da sola a guardare soap opera o leggere riviste di moda alla ricerca dell'ultima tendenza da poter sfoggiare.
Sabrina, seduta accanto a lei, s'accorse subito dei coltelli puntati contro la schiena della sua migliore amica, e invece di alzarsi e affrontare i suoi compagni a muso duro difendendola a spada tratta, la rossa preferi' di gran lunga nascondersi dietro un libro di testo di francese, sperando che quella giornata terminasse il prima possibile.
Avrebbe anche potuto fingere un malessere e farsi venire a prendere da suo padre invece di stare in quel luogo con l'ansia addosso.
Si stava chiedendo quando qualcuno avrebbe iniziato a scagliarsi contro la bionda e chiedere spiegazioni sul fatto di essersi alleata con Monarch.
Era lampante scendere a questa conclusione, perche' Chloe' aveva già dimostrato più volte di riuscire a resistergli non facendosi sopraffare dal suo potere manipolatore.
E in più, nei giorni seguenti, Vespa Regina era scesa più volte in campo contro i super eroi di Parigi, riuscendo ogni volta a scampare alle loro grinfie.
Questi episodi continui, avevano fatto sospettare sia Lady Bug che Chat Noir che tra Chloe' e Monarch ci fosse qualche tipo di accordo e alleanza, anche se i due super eroi non riuscivano a capire perché scegliere proprio lei e a chi fosse stato affidato il Miraculous della Volpe.
Avevano escluso Lila, in quanto fuori citta' con i genitori prima che Vespa Regina comparisse, o almeno così aveva detto all'intera classe il giorno prima di partire, o nascondersi.
Per quanto potessero sapere, Lila era perfettamente in grado di restarsene a casa da sola mentre i genitori viaggiavano per il mondo intero per lavoro.
Ed e' proprio per questo motivo che Lady Bug e Chat Noir avevano organizzato una ronda per quella sera stessa, nel quartiere di quella bugiarda patologica, così da smascherarla una volta per tutte.
Era fatta, e presto avrebbero scoperto il volto che si celava dietro la maschera di Monarch, Lady Bug e Chat Noir, una volta appurato che le loro sospettate sapevano qualcosa sul loro nemico, le avrebbero entrambe interrogate e fatto dire tutto quello di cui erano a conoscenza.
*
Marinette tamburellava le unghie sul legno della scrivania e puntava il suo sguardo iracondo verso Chloe'.
Alya poteva sentire indistintamente il rumore dei suoi denti stridere dalla rabbia.
"Calma ragazza, non ti agitare!" Le sussurro' poggiandole amichevolmente la mano sulla spalla, destandola dai suoi pensieri ributtanti e vili contro la compagna di classe.
Marinette si desto' come in un sogno ad occhi aperti e volse lo sguardo verso la sua migliore amica.
"Scusami, non ci riesco." Scosse il capo portandosi le dita sulle tempie, per poi massaggiarle con movimenti lenti e circolatori, cercando di alleviare il mal di testa che la stava sopraffando.
"Vuoi che usciamo un po'?" Propose la castana in totale apprensione.
Alya aveva visto Marinette molto agitata  per tutta questa storia della sparizione dei kwami, e saperli nelle mani di quel vile, non le era di certo d'aiuto.
Chissa' come stava il suo Trixx e soprattutto se lo stava cibando con dei deliziosi chicchi d'uva che amava così tanto.
Alya si sentì in colpa per aver restituito il Miraculous a Marinette, ma poteva ancora aiutare la sua amica con i suoi preziosi consigli e donandole tutto l'amore ed il conforto che poteva.
"No... Voglio tenere d'occhio Chloe'"
Fu quell'ultima frase detta con un tono di voce più alto che costrinse Adrien a voltarsi verso di lei.
Marinette sussulto' quando per qualche secondo incrocio' il suo sguardo smeraldo prima di venire richiamati entrambi dalla signorina Bustier.
*
La campanella trillò per qualche secondo, annunciando il momento della ricreazione.
Tutti gli studenti si alzarono: chi per usare i servizi igienici, chi per sgranchirsi un po' le gambe e chi per consumare una merendina.
Chi invece rimasero in classe furono proprio Chloe', per evitare di dividere gli spazi comuni con quella plebaglia, e Marinette, con la scusa di ripassare per la lezione seguente, anche se in realtà conosceva tutto a memoria.
La bionda prese una rivista ed inizio' a sfogliare le pagine, soffermandosi solo a guardare le immagini, troppa fatica leggere gli articoli, accavallo' le gambe e si sistemo' meglio sullo schienale.
Sbadiglio' annoiata portandosi elegantemente una mano a coprirle la bocca prima di voltare pagina.
Fu in quel frangente che Marinette si alzo' decisa più che mai e le strappo' quel giornale dalle mani, lanciandolo in un punto non ben definito dell'aula dietro le sue spalle.
"Ehi!" Protesto' la bionda alzandosi per andarselo a riprendere, ma venne bloccata e riseduta da una Marinette furente.
"Tu non ti muovi di qui, e' chiaro?"
Lo sguardo di Marinette l'intimori', soprattutto perché non era abituata a vederla in quelle condizioni.
Il volto scavato dalla stanchezza e le borse nere sotto gli occhi erano segni inequivocabili di notti passate in bianco, ignorandone il motivo, pero'.
Chloe' sfoggio' tutta la sua strafottenza, le fece in mezzo sorriso prima di indurire lo sguardo per farle capire chi realmente manovrava i fili di quel gioco.
"Credi forse di farmi paura, Dupain-Cheng?"
Marinette sembrava non aver recepito quella domanda, e tutto quello che fece successivamente, fu quello di puntare con più determinazione le mani sul tavolo ed intimarle di spezzare l'alleanza con Monarch e restituire il Miraculous a Lady Bug.
Chloe' scoppio' in una risata stridula e fragorosa che rimbombo' per tutta la stanza vuota.
Quando smise, le rispose con semplicita' che non lo aveva.
"Vedi forse qualche pettine tra i miei capelli?" Si mosse la coda con un gesto secco della mano.
In effetti non lo aveva o non lo voleva semplicemente sfoggiare.
"So che ce l'hai, Chloe'!" Esclamo' ancora più decisa puntando il suo sguardo azzurro che in quel momento aveva le sembianze di un mare in tempesta, se si guardava con molta attenzione, si potevano intravedere le onde alte sospinte dal vento infrangersi addosso gli scogli.
Chloe' arriccio' le labbra, assolutamente convinta più che mai a rimanere fedele a Monarch.
"No!" Rispose secca.
"No?" Fece di rimando Marinette ancora più arrabbiata, era giunta al punto di non ritorno e le sarebbe bastata una sola parola fuori posto per farla saltare come una pentola a pressione. "... Chloe'! Quei gioielli sono stati rubati a Lady Bug con l'inganno e vanno restituiti. Se dentro il tuo cuore c'è un briciolo di umanità, fai la cosa giusta e schierati dalla parte del bene."
"Ti ho già detto..." Chloe' si alzo' dalla sua postazione guardando un po' dall'alto la sua interlocutrice "... Non ho il Miraculous, e per tua informazione, sto già facendo la cosa giusta." Stufa di quelle accuse, Chloe' stava per prendere la strada verso l'uscita, probabilmente si sarebbe chiusa in bagno fino alla fine dell'intervallo e forse, avrebbe evitato la sua compagna di classe.
"Se solo lo volessi potresti respingere l'akuma, ma tu preferisci la via più facile. Sei soltanto una codarda, Chloe'!"
*
Adrien, Nino ed Alya si stavano intrattenendo al tavolo della caffetteria della scuola.
Il biondo continuava a fissare il posto vuoto che di solito era riservato a Marinette.
Sospiro' affranto mentre si portava alla bocca il bicchiere contenente la spremuta d'arancia ordinata ed intanto continuava ad interrogarsi a riguardo della sua ultima frase pronunciata.
Non si fece molte domande a dire il vero, Adrien concluse che la sua amica doveva essere molto in apprensione per tutta la situazione, come tutti del resto.
Nino gli schiocco' le dita davanti agli occhi un paio di volte prima di ricevere la sua più totale attenzione.
"Terra chiama Adrien. Terra chiama Adrien" continuava a ripetergli.
"Scusatemi, mi ero distratto." Sorseggio' un altro po' di spremuta per bagnarsi la gola.
"Per caso la tua distrazione ha gli occhi azzurri, capelli neri raccolti in due codini?" Domando' Alya sorniona poggiando i gomiti sul tavolino di alluminio e sorreggendosi poi le guance con le mani chiuse a pugno.
Adrien sussulto', diciamo pure che l'aspirante giornalista ci aveva preso, ma lui ovviamente svio' il discorso.
"Sono solo preoccupato per il destino di Parigi."
"Ci penseranno ora Lady Bug e Chat Noir a risolvere la situazione" Sentenzio' Nino.
"Dite? Non possono più contare su alleati e la cerchia di cosi' detti amici di Monarch, sembra si stia allargando."
Nino si rabbuiò improvvisamente e guardo' Alya, la quale volse lo sguardo altrove per non tradirsi.
"Secondo me si, non dimentichiamo che all'inizio erano solo loro due, quindi non avranno di certo difficolta' nel recuperare tutti i Miraculous."
Adrien sospiro' "Spero che tu abbia ragione."
"Ehi! Ma perché non ci alleiamo per combattere con loro?" Poi si rivolse ad Adrien "... Anche se a te non ha mai dato nessun Miraculous, questo non vuol dire che non puoi dare una mano."
Alya sbianco' davanti a quelle parole del fidanzato.
"Ma cosa vai farneticando?"
"Lo sa." Rispose Nino mestamente.
"Cosa sa Adrien?" Insistette Alya pretendendo una risposta.
Nino guardo' verso Adrien che nel frattempo se ne stava zitto.
"Sa di noi due, gliel'ho dovuto dire."
"Mi dispiace, Alya." Continuo' Adrien prima che la castana gli facesse un cazziatone per aver spifferato il loro segreto.
In un primo momento, Alya rimase allibita non sapendo che dire, più il suo sguardo si ammorbidi', era normale che Nino si fosse confidato con il suo migliore amico e ora, non correvano alcun pericolo.
"Non ti preoccupare."
"Non credo che in qualche modo potremo essere d'aiuto ai due supereroi."  Era difficile per Adrien parlare di sé stesso in terza persona.
"Perche' dici cosi'?"
Ma quella risposta a Nino non arrivo' mai, perché i tre amici si alzarono in tutta velocita' quando un trepidante Ivan era entrato in caffetteria annunciando che Chloe' e Marinette erano arrivate alle mani.
Incredulo, e con il cuore che gli galoppava forte nel petto, Adrien entro' per primo in classe scavalcando tutti gli altri.
Trovo' Marinette seduta al suo posto mentre si sistemava i capelli con la faccia imbronciata ed il preside Damocless che le rifilava una bella ramanzina, minacciando di chiamare i suoi genitori se non chiedeva scusa subito alla signorina Borgeois.
Chloe' invece, stava frignando come una bambina e nel frattempo si teneva la guancia dolorante e livida.
La signorina Bustier si era prodigata per prendere subito del ghiaccio per alleviare il fastidio.
"Non chiedero' mai scusa! Non e' stata colpa mia." Protesto' Marinette.
Chloe' sfoggio' subito una delle sue migliori performance in campo di recitazione.
Gli occhi s'inumidirono ed il labbro pendeva in una qualche sorta di dolore.
"Marinette mi ha fatto lo sgambetto ed io sono caduta, poi quando mi ha vista a terra invece di aiutarmi mi ha colpita con un pugno."
"Non e' vero! Sta mentendo!"
Il preside, spazientito da tutta quella situazione, decise di prendere le redini e finire quella storia una volta per tutte.
"Allora sentiamo la sua versione signorina Dupain-Cheng"
"Me ne stavo andando quando Chloe' mi ha strattonato, poi ha perso l'equilibrio ed e' scivolata giù dagli scalini."
"Sei solo una bugiarda!" Infieri' la bionda con le lacrime agli occhi.
"Marinette e' gelosa solo perché mi e' stato dato qualcosa che appartiene a Lady Bug!"
"Ah-ah! Lo ammetti allora che ce l'hai?"
Chloe' avrebbe preferito mordersi la lingua piuttosto di commettere una simile gaffe.
"Restituiscilo subito!" Invei' Marinette.
"ADESSO BASTA!" Intervenne il preside a sedare la lite.
"Signorina Dupain-Cheng, lei da questo momento e' sospesa."
*
Continua

 

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Alla fine il preside Damocless aveva convocato sia i genitori di Marinette che il padre di Chloe' e formalizzato la sua decisione, dopo ovviamente risentito le versioni delle due ragazze coinvolte nell'accaduto.
Purtroppo non c'erano stati testimoni presenti nell'aula, quindi il dirigente scolastico aveva deciso per il male minore, ovvero quello di sospendere Marinette dalle lezioni per qualche giorno.
Inutile dire che Tom e Sabine avevano difeso a spada tratta la loro amabile figlia, definendo ingiusta ed esagerata la punizione, soprattutto in assenza di qualcuno che potesse confermare ed esporre la reale versione dei fatti.
Purtroppo i coniugi Dupain non erano riusciti in nessun modo a convincere il preside nel tornare sui suoi passi,  anche perché Chloe' aveva definito Marinette "un pericolo pubblico" e Andre' Bougeois aveva minacciato di sporgere denuncia se la compagna di classe non fosse stata allontanata immediatamente, soprattutto perché quella con il viso tumefatto era proprio la biondina piagnucolona.
I tre membri della famiglia Dupain uscirono dall'ufficio del preside con l'aria affranta, tranne Marinette, che si calmò solo quando senti' uno strano calore propagarsi sopra la sua spalla.
Si voltó ed incrociò lo sguardo mesto di Adrien.
"Mi dispiace, Marinette. Ma per quanto possa valere, io ti credo e se vuoi posso chiamare mio padre e..."
"Grazie! Però non voglio che tu ti scomodi per me. Accetto la punizione anche se non la merito." Non le restò altro che alzare le spalle.
"Già... E' per questo che non è giusto."
"Ci vediamo, Adrien." Marinette gli restituì con garbo la mano tagliando corto la conversazione, stanca di giustificarsi nuovamente. Le credeva, era questo che contava per lei.
Il biondo prese coraggio e la raggiunse, come se una forza misteriosa l'attirasse verso di lei.
Adrien la fermò nuovamente.
"Posso passare più tardi da te?"
Marinette avvampò e credette che il fumo che sentiva uscire dalle sue orecchie si sarebbe potuto vedere.
"D-da me? C-certo!" Balbettò confusa.
"Così ti porto i compiti" Le sorrise.
*
Marinette si lasciò cadere a peso morto sul soffice letto, di faccia, dopo aver salutato sua madre che aveva preso servizio giù in pasticceria.
"Non ti preoccupare, Marinette. Non sei stata messa in punizione" le fece notare Tikki aleggiando proprio sopra la sua testa.
"Si, lo so. Ma mi secca fare queste figuracce davanti a tutti, e Chloe' è riuscita a farla franca un' altra volta."
Marinette si volto' a pancia in su e si sistemo' meglio sopra la superficie.
"E anche Adrien ti crede, è un buon segno" continuo' la kwami della creazione.
Marinette prese il cuscino e se lo strinse forte nel petto, si voltò nel lato dove erano appese tutte le sue foto, in particolare il suo sguardo si posò su quelle di Adrien.
Avvicinò una mano al suo volto impresso sulla carta e il cuore iniziò a battere all'impazzata.
"Si, Tikki. Non sai quanto lo apprezzi" Rispose con aria affranta.
"Su, Marinette! Dovresti essere al settimo cielo, il ragazzo che ami presto verrà a trovarti. Te lo ricordi, vero?"
Il cuore della corvina vibrò, Tikki aveva riesumato un piccolo particolare che Marinette contava di sistemare prossimamente, ovvero quella parte che riguardava i suoi sentimenti: quelli per Adrien e quelli nuovi  nati per Chat Noir."
"Cos'è quell'espressione?" Chiese perplessa la kwami della creazione.
Marinette sospirò e ritrasse la mano riportandola sul cuscino.
"Credo di essermi innamorata di Chat Noir, Tikki."
La kwami della creazione rimase basita davanti a quella rivelazione, non che fosse qualcosa di male, anzi, forse la sua padroncina era riuscita veramente ad aprire gli occhi ed iniziare a trovare interessante quel suo lato egocentrico e spavaldo del suo compagno di mille avventure.
"Cioè... Credo di esserlo... Quando sono con lui, il cuore mi batte forte e mi sento leggera come una piuma. Tutte sensazioni che provo anche quando sono vicina ad Adrien."
Tikki sogghignò, anche se cercava di rimanere il più impassibile possibile.
"In cuore tuo, Marinette, sai che Chat Noir è importante per te, e non solo perché è il tuo compagno."
"Non posso innamorarmi di lui, lo sai questo!" Rispose lapidaria.
"Al cuore non si comanda, Marinette. E sono sicura che c'è una spiegazione a tutto questo. Presto lo scoprirai."
Marinette si sedette al bordo del letto con una strana sensazione di disagio addosso, parlare di Chat Noir e confessare a Tikki i dubbi che attanagliavano il suo cuore, le fecero pensare a quanto tutto questo fosse sbagliato.
Aveva ben visto che cosa sarebbe potuto accadere se i suoi sentimenti avessero cambiato rotta, la sua nave si sarebbe potuta scontrare contro uno scoglio enorme se non fosse stata attenta e causare danni irreparabili.
Evitare l'akumizzazione di Chat Noir era la priorità, non poteva di certo permettersi di perdere anche lui o di metterlo in pericolo.
Buttò giù un po' di saliva e di quei pensieri, ma farli scivolare semplicemente addosso non era facile, soprattutto se ora il suo chiodo fisso erano due enormi occhi verdi contornati da una maschera nera.
"Non posso farmi distrarre, Tikki."
"Se vuoi combattere questa guerra contro Monarch, lo devi fare con il cuore sereno. Dovresti fare chiarezza il prima possibile con te stessa, solo così potrete insieme sconfiggere il nemico. Se ti fai sopraffare dai tuoi sentimenti, o dalla paura, non riuscirai a combattere al meglio."
Marinette scoppiò a piangere "Che cosa devo fare?"
*
La giornata a scuola proseguì con alti e bassi, ora l'odio che la classe provava per Chloe' era raddoppiato dopo la storia della sospensione di Marinette.
Nessuno aveva creduto alle parole della bionda, soprattutto quando lei insisteva che Marinette l'aveva colpita più volte.
Forse Sabrina, ma più per solidarietà e per non venire definita dalla sua migliore amica una perdente, questo avrebbe leso alla sua autostima già molto a terra, proprio a causa sua.
Anche Adrien guardò di traverso più volte la sua amica d'infanzia cercandola di convincerla a dire la verità e fare la cosa giusta, inutilmente però.
A Chloe' piaceva essere adorata in quel modo ed essere al centro dell'attenzione, poco importa se si parlava male di lei, quella questione l'avrebbe resa ancora più popolare.
"Un giorno avrai quello che ti meriti, Chloe'" Bercio' Alya nella sua direzione mentre sistemava l'armadietto a fine della giornata.
"E' una minaccia? Alya Cesaire?" Chiese Chloe' con aria di superiorità avvicinandosi al volto della ragazza.
"No, è una constatazione." Rispose indurendo lo sguardo sotto la sorveglianza del fidanzato, pronto ad intervenire se le cose avessero iniziato a degenerare.
"Umpf! Tu sei una perdente, come tutti loro. Dupain-Cheng è stata solo la prima..." Disse melliflua facendo intendere che in realtà c'era sotto qualcosa di più grande.
Alya digrignò i denti e strinse i pugni, un'altra parola e le avrebbe tirato veramente un gancio, sua sorella le aveva mostrato come fare.
"Smettila, Chloe'! Stai esagerando." Fu il tono di voce di Adrien che riportò tutto alla normalità.
"Tu dovresti essere dalla mia parte invece che difendere questa inutile plebaglia" Disse in tono di disprezzo.
"Finché continuerai a comportarti così, no, non starò mai dalla tua parte. Ti ho già avvertita più volte."
"Bene! Se non sei con me allora sei contro di me!" Gli alitò sul volto con aria minacciosa, per poi puntare i piedi ed andarsene da quella stanza con un groppo in gola.
Quello che le faceva male, era non aver l'appoggio di quello che credeva un suo amico.
Si sarebbe vendicata... E sapeva anche come.
*
Marinette si trovava ancora nel pieno di una crisi mistica riguardante i suoi sentimenti.
Non le importava nulla del fatto accaduto a scuola nelle ore precedenti.
I suoi le credevano, e anche i suoi compagni, presto sarebbe ritornata a testa alta.
Prese una margherita da un vaso che teneva in terrazza e invece di pronunciare m'ama o non m'ama ad ogni petalo, ripeteva in alternanza il nome di Adrien e Chat Noir, finché rimasero due petali, e, ad un'attenta osservazione, s'accorse che erano fusi insieme.
"Anche i fiori sono contro di me" sospirò.
Tikki si morse la lingua per non parlare.
"Si possono amare due persone contemporaneamente?"
"

Mi spiace, Marinette... Io non lo so."
Le due vennero interrotte da Sabine che era salita in camera della figlia per annunciare l'arrivo di Adrien.
Una scossa di puro terrore misto ad imbarazzo percorse la schiena della corvina che la fece precipitare giù dalla botola, fortunatamente il letto da una piazza e mezza attutí la caduta.
"Vi lascio soli" Sabine scosse leggermente la testa davanti alla figuraccia della figlia, la quale non scalfií per nulla Adrien, ma si limitò a chiederle in tono preoccupato se andava tutto bene.
"Si-si!" Scese dagli scalini in maniera agitata e quando i loro sguardi s'incrociarono all'ultimo gradino, Marinette inciampò e solo l'intervento provvidenziale del biondo la salvò dallo sbattere la faccia a terra.
"Non stai bene, vero?" Le chiese quando finalmente riuscirono ad accomodarsi sulla chaise long che troneggiava al centro della cameretta.
"Si vede così tanto?" Marinette accennò ad un mezzo sorriso.
"Immagino che non sia facile..."
"Oh! Non è per quello che è successo oggi, sono preoccupata per il destino di Parigi. Ora che Papillon ha tutti i Miraculous chissà, che cosa potrà fare."
Adrien inspiró una boccata d'ossigeno cercando di prendere tempo e soprattutto cercando le parole adatte.
"Non li ha tutti, gli mancano i più forti" Ammiccò "... E sono sicuro che quei due non se li faranno sottrarre molto facilmente."
"Dici che ce la faranno?" Lo chiese per una certezza personale e per darsi la carica con la promessa che la prossima volta ce l'avrebbe messa tutta per fare dei progressi.
"Ovviamente. Lady Bug e Chat Noir possono contare l'uno sull'altro, sarà questa la loro forza" Lo disse in maniera sincera, ed i suoi occhi s' illuminarono immensamente mentre parlava dei due super eroi, Marinette si vide costretta a pensare che non poteva deludere le sue aspettative.
"Immagino di sì"
Seguì qualche attimo di silenzio prima che Adrien riprendesse la parola.
"Sai... Questa faccenda è un colpa mia, se non fosse stato per me, Lady Bug avrebbe ancora i suoi Miraculous."
Marinette strabuzzò gli occhi, come solo poteva pensare ad una cosa del genere?
"Che intendi?"
"Vedi, Marinette... Lady Bug è stata ingannata. Credeva che quello sul treno fossi io, ma in realtà era mio cugino Felix." Marinette lo vide cambiare espressione ed i suoi occhi diventare di un verde più scuro ed intenso. "... Quel Miraculous era destinato a me e non a lui... E solo perché ho dato retta a Felix e ci siamo scambiati i ruoli."
"Non è stato un tuo errore, ma di Lady Bug"
"NO! Lei non c'entra niente! Se solo avessi avuto più spina dorsale da affrontare mio padre e confessargli il fatto che non voglio più essere un modello, ora non ci troveremo in questa situazione."
"Smettila di colpevolizzarti!" Marinette gli alzò il volto con la mano, voltandolo verso di lei.
In quel frangente sentì lo stomaco stringersi ed i polmoni svuotare l'aria completamente, i loro visi erano talmente vicini da sfiorarsi.
"Entrambi risolveranno presto questa situazione." Marinette si allontanò prima che quella situazione diventasse pericolosa.
"Lo spero! Sai, sono stato da Felix qualche settimana fa, perché Lady Bug era venuta da me a riprendersi il Miraculous."
Marinette ebbe un sussulto, era convinta che Chat Noir avesse fatto visita a Felix, e non Adrien.
Si sentiva confusa, loro due erano la stessa persona e Adrien si era semplicemente tradito, oppure anche Adrien voleva andare in fondo a quella faccenda, a che pro?
La corvina iniziò ad agitarsi ed avere una crisi di panico davanti a lui.
Le mani vibravano visibilmente e calmarsi era impossibile, se veramente Adrien era Chat Noir questo significava che in realtà non conosce nessuno dei due e questa consapevolezza la mandò fuori di testa.
Adrien cercò di calmare la ragazza non capendo che cosa avesse fatto scattare in lei quella reazione.
Il cuore di Marinette battè come un tamburo realizzando quanto appena scoperto, ma presto il suo entusiasmo venne placato da un piccolo dettaglio, era logico che Adrien in persona chiedesse spiegazioni al cugino, lo avrebbe fatto anche lei.
Questo non provava assolutamente niente, e Marinette cerco' di darsi una calmata come meglio poteva, ma una serie di sfortunati eventi, pensieri negativi, rabbia e delusione, la fecero cadere vittima di Monarch.
Adrien vide le pupille di Marinette dilatarsi completamente finché il blu dei suoi occhi non scomparve.
Balzò dalla chaise longue con uno scatto felino invocando il nome di Marinette.
"Non dargli retta, Marinette! Combattilo!"
*
Continua

 

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


La prima reazione di Adrien era stata quella di balzare dalla sedia e cercare una via di fuga,  un luogo sicuro per trasformarsi ed attendere l'arrivo di Lady Bug per combattere Marinette.
Ma si rese subito conto che non ci sarebbe riuscito, poteva sopportare la vista di Nino, Alya o di qualunque altro amico sotto l'influenza di Monarch, persino lo stesso padre.
Non Marinette.
Non Marinette.
Il cuore gli galoppava veloce nel petto e quel movimento convulsivo gli fece contorcere le budella, doveva fare qualcosa e non scappare come stava facendo in quel momento, Marinette aveva bisogno di lui e avrebbe fatto di tutto per impedire che quel parassita di Monarch la prendesse.
Vide gli occhi della sua migliore amica diventare inespressivi e privi di vita, e fu quello a farlo rabbrividire e dargli la forza di reagire.
Fino a pochi secondi prima stavano parlando tranquillamente e anche nei momenti di silenzio sembrava che lei gli stesse dicendo qualcosa solo con lo sguardo.
"Marinette..." Gli uscì come un sussurro mentre la bocca si muoveva da sola ed invece il suo corpo rimaneva immobile senza reagire, proprio come il corpo dell'amica.
"Princess Justice, io sono..." Disse mellifluo senza possibilità di completare il suo monologo, che la sua vittima lo interruppe.
"So chi sei e cosa vuoi, ma sappi solo che questa volta hai scelto la vittima sbagliata" Rispose convinta e senza troppi convenevoli.
La testa le doleva per lo sforzo della resistenza e si muoveva come a volerlo scacciare via.
Il cuore di Adrien si riempì d'orgoglio e questo gli diede la forza per aiutare Marinette a liberarsi di quell'akuma.
"Resisti, Marinette. Non dargli modo di diventare una sua schiava."
Monarch riconobbe la voce di suo figlio ed esito' a continuare, pero' non poteva giunti a questo punto fare marcia indietro, sia Adrien che Chloe', la quale in quel momento si trova a insieme a lui in un luogo segreto, si sarebbero potuti insospettire circa la sua identità.
"Perche' lo fai, Monarch? Che cos'hanno di speciale i Miraculous di Lady Bug e Chat Noir?" Fu quello che riuscì a dire con uno sforzo immane, infatti poi Marinette cadde sulle ginocchia con il fiato corto.
Inspirava ed espirava in maniera frenetica attendendo che i battiti del cuore si regolarizzassero.
"Già'... Perché lo fai?" Ripete' Vespa Regina con voce stridula, l'obiettivo finale di Monarch era tutt'ora un mistero anche per lei.
"Non sono affari che ti riguardano!" Berciò cercando di non farsi distrarre da simili domande inopportune, a loro non doveva interessare il perché.
Adrien si accovacciò difronte a Marinette, le mise le mani sulle spalle e cercò di parlare all'amica evitando che cadesse vittima di Monarch. Era calda, come se avesse la febbre.
Marinette era una ragazza forte ed era sicuro che con il suo aiuto non si sarebbe fatta influenzare facilmente.
"Allora non li avrai mai" Digrignò i denti la corvina sopraffatta dal dolore pulsante alla calotta cranica.
La voce di Monarch rimbombava incessante all'interno della sua testa e sembrava che qualcuno le stesse strappando via letteralmente il cervello.
Resistergli stava diventando una lotta troppo dura persino per lei, poi si ricordò di come i suoi amici e la stessa cretina di Chloe', erano riusciti a scacciare via quel parassita.
"Marinette... Non ascoltarlo... Tu sei straordinariamente forte e coraggiosa, non hai bisogno del suo potere." La guardò dritta negli occhi vitrei, vedendoli animarsi un po' alla volta.
"No, non lo sei... Sei stata anche sospesa da scuola oggi, questo significa che non sei cosi' buona, brava e gentile come tutti vogliono farti credere."
Adrien non sapeva che cosa quel parassita le stava dicendo, fatto sta che vide cambiare nuovamente espressione.
"Marinette... Ti prego... Fallo per me... Non ascoltarlo." Le prese le mani intrecciando le dita con le sue, gelide e diafane.
"NON ASCOLTARE LUI!" Alzò la voce come a farle capito chi realmente stava manovrando i fili di quella situazione.
Quell'ordine rimbombò sordo all'interno della sua testa ormai vuota.
Marinette non riusciva a capire quale forza misteriosa l' attirasse verso Monarch eppure quella voce non aveva nulla di armonioso o invitate, e nonostante questo, si sentiva estasiata ed ammaliata.
Lei però, doveva resistere, sapeva bene che non poteva per nessun motivo cadere vittima del suo potere, oppure anche il suo Miraculous sarebbe caduto nelle mani sbagliate, e Chat Noir si sarebbe ritrovato a combattere da solo.
Ed era proprio la sua voce a richiamarla all'ordine. O almeno così credeva.
*
Quando apri completamente gli occhi, Marinette si ritrovò in camera sua tra le braccia calorose di Adrien mentre la stringeva forte.
Confusa e in preda al dolore alla testa.
Vorticava e per poco non le uscì dalla bocca un bolo di vomito che le era risalito dalla stomaco alla gola, ma che preventivamente era riuscita a buttare giù.
"Che... chè è successo? Sono stata akumatizzata?" Chiese confusa cercando di alzarsi in qualche modo, anche se il calore di Adrien era così confortevole, e Marinette non escluse il fatto che la causa del suo giramento di testa derivasse direttamente da quel bellissimo ragazzo che voleva lasciarsi alle spalle.
Adrien le sorrise sghembo.
"No... sei stata brava! Sei riuscita a scacciarlo via. E io sono fiero di te!"
"Tutto per merito tuo... non so come sarebbe andata se non fossi stato qui." Gli scoccò un'occhiata languida e grata.
Adrien le spostò un ciuffo dalla fronte sudata con un movimento deciso della mano, quella frangia le stava crescendo un troppo, oscurando così i suoi bellissimi occhi che erano ritornati quelli di prima, ovvero quelli che in quel preciso momento gli fecero accelerare i battiti del suo cuore all'inverosimile, desideroso di avvicinarsi di più al suo volto per assaggiare quelle labbra carnose ed invitanti, ma non poteva, gli sembrava in qualche modo di tradire la sua milady.
"Sei una persona forte e decisa, Marinette. Hai fatto tutto da sola." Le sorrise per poi abbracciarla "... e sono fortunato ad averti nella mia vita." Le sussurrò all'orecchio, facendole così accapponare la pelle. Era la prima volta che Adrien si rivolgeva a lei con tanta grazia.
"Io sono fortunata ad avere te." Marinette appoggiò la testa dolorante sulla sua spalla confortevole.
"Sei sicura di stare bene?" Continuò lui sciogliendo l'abbraccio per allontanarsi un , quel tanto che bastava per permettergli di far entrare ossigeno all'interno dei suoi polmoni, perchè quella situazione lo stava privando l'aria attorno a lui, e solo una persona riusciva sempre a lasciarlo senza fiato.

Milady...

E proprio da lei sarebbe corso tra un per adempiere alla loro missione giornaliera.
"Si, tranquillo. Sono solo stanca adesso..." Tiro' su una scusa dopo aver dato un'occhiata all'orologio digitale appeso alla parete, tra nemmeno mezz'ora doveva trovarsi con Chat Noir per controllare Lila e lei era ridotta ad uno straccio.

Adrien decise di lasciare l'amica a riposare ed aveva arrancato la giustificazione di una lezione di scherma, a Marinette non risultava niente del genere, conosceva molto bene l'agenda del modello, ma forse ultimamente le era sfuggito qualcosa e lui era passato in secondo piano a causa di Monarch e del furto dei Miraculous. E di Chat Noir.
*
Lady Bug arrivò sul luogo destinato all'incontro con il suo partner un quarto d'ora dopo l'orario prestabilito, nonostante avesse impostato una sveglia sul cellulare per arrivare in tempo.
Ma la stanchezza e il mal di testa che continuava a pulsare, anche se con meno intensità, la costrinsero a rallentare, ed ogni salto e balzo diventava un'agonia, ma sapeva anche che presto sarebbe tutto passato, perchè avrebbe rivisto il suo bellissimo volto.
Chat Noir tirò un sospiro di sollievo quando la vide arrivare, non che fosse preoccupato, però vederla balzare da un tetto all'altro fino a raggiungerlo, lo tranquillizzò.
Era stata una giornata molto intensa di emozioni per lui, a partire dalla mattinata  con la sospensione da scuola di Marinette, per passare poi al primo pomeriggio con la sua quasi akumatizzazione.
Ma Chat Noir trovò un di conforto nel fatto che Marinette poteva respingere quell'inietto quando voleva. La sua Marinette era forte e al sicuro adesso, anche se qualcosa gli continuava a dire che aveva bisogno di lui al suo fianco.
Ultimamente a scuola e durante le uscite con gli amici la vedeva particolarmente triste, ed ogni suo tentativo di capire che cosa c'era che non andasse andava a vuoto, Adrien veniva sempre liquidato con un "va tutto bene, non ti preoccupare" oppure "è' un periodo così, passerà."
Chat Noir si tirò su in piedi e la salutò con un baciamano ed una riverenza.
Lei non si ritrasse come al solito, ma gli sorrise.
"Grazie."
"Per cosa?"
"Per farmi ridere... ne avevo davvero bisogno."
Eppure Chat Noir non aveva fatto nulla di diverso dal solito, continuava a comportarsi come sempre.
"Clown Noir è sempre a disposizione di Milady" Scherzò inchinandosi al suo cospetto.
In altre circostanze, Lady Bug, lo avrebbe attaccato verbalmente come di consueto, dicendogli che non era il caso di fare così e di provare a fare il serio per una volta.
"Non sei un clown. Sei la persona più straordinaria che conosca." Lo disse seriamente con occhi languidi.
"Che detto da te è un complimento." Rimarcò lui sornione assottigliando gli occhi, in cerca di qualcosa che gli facesse capire che la sua compagna si stava prendendo gioco di lui.
Non era così. Lady Bug sospirò e si sedette sul bordo del cornicione lasciando penzolare le gambe.
Chat Noir ne imitò il gesto.
"Vuoi parlare?" Chiese quasi in un sussurro.
Lady Bug si portò le mani a coprirle il volto. Non pianse. Sospirò sonoramente e poi le tolse, si passò velocemente le mani sul volto cercando di ricomporsi e darsi un contegno. Per quanto quel ragazzo sapesse ascoltarla, non poteva di cerco scoppiare con lui e raccontagli tutto quello che le era successo in quella giornata per niente noiosa, altrimenti, forse, avrebbe rivelato dettagli preziosi che la riconducessero alla persona di Marinette Dupain-Cheng.
"E' complicato!" Una risposta tipica di Marinette.
"Se è per via dei Miraculous..."
"Anche, chaton! Ma non posso rivelarti altro, mi spiace." Tagliò corto.
Lady Bug lesse delusione negli occhi verdi del partner "Lo immaginavo... ancora segreti... credevo avessimo superato questa parte."
"Non è questo, e lo sai bene. Credi che non mi piacerebbe sapere chi sei e parlare liberamente come fossimo solo due amici?" Non glielo aveva mai detto in tutti quei mesi e Chat Noir rimase di sasso non credendo che anche lei nutriva il suo stesso desiderio. "Però, non possiamo ancora abbattere quel muro, chaton... scusami."
"Sono sicuro che lo faremo presto!"
Lady Bug sussultò e le guance s'imporporarono di rosso, mascherate dal colore del tramonto.
"E'... è solo una precauzione... mi fido di te, e so che non riveleresti mai la mia identità nemmeno al tuo migliore amico... Monarch è forte... " Gli stava per dire che per poco oggi non è caduta sua vittima, ma si fermò appena in tempo perchè interrotta da lui.
"So che riusciresti a sconfiggerlo se provasse solo ad akumizzarti."
Lady Bug strabuzzò gli occhi, che avesse capito qualcosa? E come poteva? Non era lì con lei quando era successo... oppure sì? Adrien e Chat Noir erano la stessa persona? Tutte quelle domande non fecero altro che aumentare il suo mal di testa ed involontariamente si portò le mani all'interno dei capelli per alleviarne il dolore.
"Stai male?" Le domandò stupito.
"Ho dormito poco in questi giorni e ora la stanchezza si fa sentire" Arrancò la prima scusa plausibile.
"Se vuoi torniamo a casa, a Lila ci penseremo domani o un altro giorno."
"No! Facciamolo ora, così ci togliamo il pensiero." Sospirò alzandosi in piedi barcollando, lui fece lo stesso e riuscì a sorreggerla.
"Non ti reggi in piedi, milady." La prese in braccio "... ti porto io, ok?"
Lady Bug non replicò, ma si limitò a farsi cullare dalle sue forti braccia mentre la trasportava fino a casa di Lila Rossi.
Appoggiò la testa ancora dolorante sulla sua spalla e gli gettò le braccia attorno al collo.
Aveva un buon profumo, dove lo aveva già sentito? Il travestimento amplificava e distorceva tutto, ma Lady Bug era convinta più che mai che quell'essenza le trasmettesse qualcosa di famigliare e di puro.
*
Arrivarono in poco tempo a casa di Lila Rossi e si nascosero dietro un comignolo per non farsi vedere.
Il mal di testa di Lady Bug era quasi del tutto sparito e le stava persino ritornando la lucidità, tutto merito della braccia del suo partner.
Lady Bug non riusciva a togliergli gli occhi di dosso, ma lo fece solo quando lui si voltò nella sua direzione per parlarle di come procedere ora.
La vide arrossire e con il volto basso. Non disse nulla per rispetto e per non farla vergognare ancora di più. Solo una persona reagiva in quella maniera davanti a lui e doveva ammettere che Lady Bug per certi aspetti gli ricordava proprio Marinette.
"Sembra non ci sia nessuno." Mormorò Chat Noir utilizzando la sua vista felina cercando di intercettare un qualunque movimento all'interno dell'abitazione.
"E' tutto chiuso... saranno partiti" Farfugliò timidamente lei.
"Un altro buco nell'acqua, quindi." Sospirò amaramente il super eroe.
"Qualcosa ci sfugge." Lady Bug si portò due dita sul mento per pensare meglio.
Chat Noir le posò con delicatezza le mani sulle spalle "E' stata una lunga giornata questa. Ti va se ne parliamo domani?" L'aveva vista particolarmente provata ed in quel frangente non avrebbero combinato niente di buono, il super eroe pensò fosse meglio andare a riposare.
Lady Bug non replicò più di tanto, sembrava che il suo partner avesse riconosciuto la sua stanchezza e che in cuor suo sapesse bene che quella giornata era da cancellare completamente.
"Va bene."
Chat Noir le sollevò la frangia per sentire se la sua fronte scottava "Tu non stai bene!" Disse ironico "... di solito replichi ogni mia decisione."
"Non questa volta" Lady Bug gli rivolse in mezzo sorriso.
"Allora vado, prima che cambi idea. A domani, milady" Gli scoccò un dolce bacio sulla guancia lasciando una scia incandescente al suo passaggio.
Lady Bug lo vide allontanarsi con eleganza e leggiadria, cadde sulle ginocchia realizzando che ormai il suo cuore era stato conquistato dal bel super eroe.

*

continua

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


"Hai avuto davvero un intuizione brillante, Volpina" Si complimentò Monarch difronte alla sua seconda adepta, divenuta ormai a tutti gli effetti la portatrice ufficiale del Miraculous della Volpe.
Volpina sfiorò la collana che le cadeva un sopra il seno "Non volevo che nessuno sospettasse di me. Tutti sanno che Vespa Regina ha fallito la prima volta e che è stata salvata da un'illusione." Spiegò melliflua volgendo  uno sguardo di disprezzo verso la compagna di classe che pestò i piedi dopo quell'insolenza "... Lady Bug e Chat Noir sapevano bene che io ero stata akumatizzata da te, ma quello che a loro sfugge è il fatto che sono stata io a volerlo."
"Se anch'io avessi il potere dell'illusione sarebbe stata la prima cosa che avrei fatto, ovvero fargli credere che a casa mia non ci fosse nessuno." Berciò Vespa Regina con aria altezzosa.
Monarch si schiaffeggiò la faccia, quelle due sembravano due sorelle un troppo viziate che stavano giocando a chi fosse più brava e bella agli occhi del padre.
"Smettetela, voi due. Non è il momento di litigare questo."
Entrambe le ragazze si fermarono ad ascoltare il loro leader con attenzione.
Volpina digrignò i denti senza darlo a vedere, tenendo d'occhio il suo obiettivo principale, ovvero prendere la spilla della farfalla che Monarch portava in bella vista sulla sua giacca. Le sarebbe bastato creare un'illusione e sfilargliela senza che lui se ne accorgesse, ma non ancora. Non era il momento per agire e fargliela sotto il naso. 
Monarch aveva ancora tutti i Miraculous con e se solo avesse potuto, sarebbe ritornato subito indietro con facilità per riprendersi la spilla e lasciarla senza poteri dopo il suo tradimento.
Ingoiò il rospo e fece quello che sapeva fare meglio, ovvero mentire e recitare la parte della vittima.
"Scusami, è solo che Vespa Regina mi stava provocando!" Pignucolò.
"Ma sentila... quella che si pavoneggia e si fa bella agli occhi degli altri."
"Avrò preso da te..."
"ANCORA??? Se continuate dovrete restituirmi i vostri Miraculous!" Le minacciò e loro abbassarono la testa scusandosi ancora per il loro comportamento insolente.
"Provaci soltanto e io dirò a Lady Bug dove ti nascondi..." Intervenne Vespa Regina indurendo lo sguardo, ma in suo soccorso intervenne Volpina da brava partner.
"Oh... oh... non è il caso di scaldarsi Vespa Regina. Qui abbiamo tutti un obiettivo comune, ovvero di fargliela pagare a quei due super eroi da strapazzo che continuano ad umiliarci. E per farlo dovremo essere uniti."
"Ben detto" Confermò Monarch composto. "... e poi non è che le fogne siano un gran bel nascondiglio."
"Però... mi spiace annunciarvi che questo week end non potrò essere dei vostri, mia madre vuole che la raggiunga a Londra, quindi se vi servirà il mio aiuto, non potrò darvelo."
Vespa Regina avrebbe preferito dirle che quella sua assenza arrivò come una manna dal cielo, così le avrebbe dimostrato quanto valeva anche senza il suo supporto, ma si limitò a sorriderle di circostanza, abbracciarla ed augurarle un buon viaggio.
"Ci prenderemo anche noi una pausa, due giorni non sono così tanti, infondo. Al tuo ritorno penseremo ad un piano per attaccare Lady Bug e Chat Noir."
*
Adrien si sedette sul bordo del suo letto, quella sera non aveva toccato cibo perchè il suo chiodo fisso era Marinette.
Vederla ridotta in quello stato quel pomeriggio lo aveva messo in uno stato di ansia tale da non voler più andarsene da quella stanza, ma la sua missione, purtroppo, era più importante.
E se voleva dichiararsi a lei, oltre a fare chiarezza sui suoi sentimenti, doveva prima sconfiggere Monarch.
Sapeva bene che la sua identità doveva rimanere segreta, e l'avere una relazione con qualcuno comportava mantenerla tale.
Ma Adrien non avrebbe mai potuto mentire alla persona che amava. Lo aveva fatto con Kagami e non era di certo andata a finire bene, la giapponese l'aveva mollato senza tanti complimenti perchè sapeva bene che gli stava mentendo.
Adrien chiuse gli occhi inspirando profondamente e subito fu investito dal volto angelico di Marinette che si sovrappose a quello di Lady Bug.
Li apri' di scatto con il cuore che batteva all'impazzata.
Che gli stava succedendo? Era sicuro di essersi ormai lasciato alle spalle la super eroina, ed aver cambiato bersaglio, proprio come gli suggeri' in passato Kagami.
Eppure sentiva che lui e Lady Bug erano legati da qualcosa, e non era di certo la missione.
Fece cadere la schiena sul letto e per poco non schiaccio' il povero Plagg che si scanso' all'ultimo, imprecando qualcosa di incomprensibile nella lingua del kwami.
"Perché l'amore e' complicato?" Sospiro'.
"Che intendi, ragazzo?"
"Ho cercato per settimane di lasciarmi alle spalle Lady Bug e orientarmi su altro, e quando credo di esserci riuscito, lei ritorna nella mia mente."
"Posso sapere chi e' l'altra che ti fa battere il cuore?" Era serio. E Plagg non lo era mai, se non in rare occasioni, ma in quel caso lì doveva scegliere solo la qualità adatta di camembert.
"Marinette"
Plagg trattenne una risata, la cosa lo divertiva parecchio.
"Quando sono con lei, tutto intorno assume altre sfumature, mi sembra di essere più leggero e una strana forza mi attira verso di lei, ma quando faccio per avvicinarmi, qualcosa cerca di respingermi e finiamo come due calamite con lo stesso polo."
"A me capita con il Camembert... ma in quel caso lì, mordo e mando giù" Prese un triangolino di formaggio e lo divorò in un sol boccone.
"Capito l'analogia, ma non posso buttarmi così. Ci sono tante cose che devo sistemare prima se voglio avere una relazione con qualcuno."
"Le sistemerai... non devi temere."
"E poi come faccio a fare la prima mossa?... io non ne sono capace, rischio di fare casino come con Lady Bug."
"Beh! Hai avuto una ragazza."
"Si, ma hai visto com'è andata a finire? E poi in quel caso lì era stata lei a chiedermi di uscire."
"E tu ti sei buttato come un pollo... nemmeno ti piaceva!"
"Non è vero che non mi piaceva, nutrivo una grande stima per lei, ma il mio essere Chat Noir mi ha portato a mentirle e lei mi ha lasciato di conseguenza."
Plagg trasalì "L'avere stima di una persona è ben diverso dall'amare, ragazzo. E poi da quanto ho potuto capire a Kagami non piaceva il tuo lato più scherzoso, se non vado errato ti aveva definito un pagliaccio."
Adrien sospirò mestamente "Si, hai ragione... e se anche a Marinette non piacesse?"
Se Plagg avesse avuto una bottiglietta di azoto liquido, l'avrebbe bevuta d'un sorso al fine di congelarsi quella lingua che scottava. Vedere il suo padroncino struggersi per una ragazza, che poi è la stessa di cui si era innamorato la prima volta, gli fece venir voglia di vuotare il sacco, ma Tikki gli avrebbe fatto di sicuro una bella ramanzina.
"Se non provi non lo saprai mai."
Adrien sbuffo' tristemente, non era quello il momento più adatto per innamorarsi.
"Non posso, Plagg... E se poi mi rendessi conto che non e' Marinette la ragazza che voglio, ma e' Lady Bug? Non voglio deludere la mia migliore amica, rischierei di perdere la sua amicizia, e non deve andare così."
"Sai..." Il kwami della distruzione si sedette sulla sua spalla destra come il grillo parlante "... Anche a me piacciono due tipi di Camembert, ma, nonostante la diversita' e' sempre... Camembert."
Adrien scosse la testa "Vuoi dire che sono sempre ragazze, che non importa se amo più una dell'altra?"
Plagg degluti' il nulla mordendosi successivamente la lingua.
Adrien a volte, sapeva essere veramente ingenuo, eppure era un ragazzo brillante ed intelligente, ma in fatto di ragazze lasciava molto a desiderare.
Il kwami fece spallucce e preferi' dargli ragione per evitare di tradirsi o rivelare troppo, con quella sua analogia si era spinto fin troppo oltre, ora stava al suo portatore coglierne il senso.
"Mmm... Si, anche! Buona notte, Adrien!". Taglio' corto, lasciando il bel modello a pensare al chiaro di luna.
*
Il treno di Lila Rossi arrivò un po' dopo l'orario di cena, e l'italiana venne accolta dalla madre che l'abbracciò appena scesa dalla locomotiva.
Fredda e distaccata, ricambiò la cortesia.
Lila e sua madre non avevano mai avuto un buon rapporto, complice il fatto che spesso per lavoro lei era costretta a rimanere via di casa anche dei mesi, e lo stesso suo padre, visto che condividevano lo stesso lavoro.
Erano ambasciatori di un certo spicco e si dividevano per gli uffici di diversi paesi mondiali.
Purtroppo Lila rimaneva spesso a Parigi dai nonni, questo per evitare che perdesse anni di scuola o cambiasse spesso professori ed amici.
"Tesoro!" Fece la signora Rossi incontro alla figlia "... quanto mi sei mancata!" Il che era anche vero, perché nonostante tutto, Lila era sempre sua figlia e lasciarla a Parigi da sola non le garbava più di tanto, così ogni occasione era buona per riunire la famiglia, anche se soltanto per pochi giorni.
"Non fare così, mamma. Ci guardano tutti" Lila si sentì a disagio con tutti quegli sguardi indiscreti e sconosciuti puntati addosso. Lila non amava molto le manifestazioni d'affetto, se poi ci aggiungiamo in pubblico, la cosa si complica.
"Scusami, tesoro, ma sono troppo contenta di vederti. Forza, andiamo in hotel e poi a mettere qualcosa sotto i denti" La signora Rossi prese il bagaglio della figlia.
"Papà c'è?" Chiese mentre si apprestavano a varcare l'uscita della stazione del treno.
"No, tesoro. E' dovuto rimanere in Iraq a sbrigare delle pratiche urgenti."
"Come al solito" Si stava per mettere a dire, ed invece le uscì un sommesso "Peccato."
"Ma non ti preoccupare, ha detto che ci chiamerà presto."
*
Lila e sua madre entrarono poi in un lussuoso ristorante nel centro di Londra, e presero posto in un tavolino sulla terrazza, da cui si poteva godere di una splendida vista sul Tamigi.
Il cameriere portò subito alle due donne il menù accompagnato da un aperitivo analcolico di benvenuto e qualche assaggio.
Quando se ne andò, Lila alzò per puro caso lo sguardo e lo volse al tavolo difronte dov'era seduta una bellissima signora bionda dell'età più o meno di sua madre, che dopo poco fu raggiunta da un ragazzo elegante molto assomigliante ad Adrien Agreste: Felix. Non c'erano dubbi che fosse lui, anche perchè l'occhiataccia che gli aveva lanciato faceva presagire che l'italiana non si era di certo sbagliata.
Non lo salutò però, si limitò ad abbassare lo sguardo in maniera altezzosa e consultare il menù che teneva tra le mani.
Felix strizzò gli occhi.
"Tutto bene, tesoro?" Chiese Ameliè notando il volto corrugato del figlio.
"Si" Rispose semplicemente imitando il gesto di Lila.
Ameliè si voltò disinvolta in cerca di qualche indizio che confermasse la sua risposta affermativa e notò la ragazza molto carina dietro di loro.
"E' una tua amica? O fidanzata?" Iniziò a chiedere curiosa abbassando il tono della voce per non essere sentita dagli altri commensali.
Felix trasalì quasi sconvolto "No, ma che stai dicendo, mamma? Se non sbaglio è una compagna di classe di Adrien."
"Uhm.. quindi è francese."
"Italiana, per la precisone!" Il biondo seguì di soppiatto tutte le mosse di Lila ed in contemporanea sfogliava il menù alla ricerca di un piatto prelibato da provare.
"Sembra che tu la conosca bene." Ameliè assottigliò gli occhi quasi compiaciuta.
"Mamma... ti prego."
*
Lila passò l'intera serata a parlare con sua madre, anche se mentire sarebbe stato il termine più corretto, le raccontò dei suoi amici a Parigi e di come era molto amata e popolare tra i suoi compagni di classe e lei ne fu ammaliata ed estasiata.
Di come era stata scelta da Gabriel Agreste in persona come volto femminile per il suo marchio accanto a quello di suo figlio.
"Sei cresciuta tantissimo, tesoro."
"Tutto per merito tuo, mamma." Alzò un calice in sua direzione "... brindiamo a te."
"E a te!" Fece lei di rimando toccando appena il suo bicchiere facendoli tintinnare.
"Ora scusami, ma il bagno chiama." Pochi attimi prima, Lila aveva visto Felix dirigersi verso la toilette.
Per tutta la serata non le aveva tolto gli occhi di dosso e doveva assolutamente capire perchè.
Lila non fece tempo a voltare la colonna di marmo che Felix la bloccò al muro, lontano da occhi indiscreti.
"Sei brava a mentire." Le alitò sul volto.
"Che vuoi?" Le domandò acida ancora arrabbiata per il brutto scherzo che le aveva giocato l'ultima volta, e lei c'era cascata come un pollo. Come poteva scambiare Adrien per Felix? Eppure bastava guardarli bene per rendersi conto dell'inganno, ma nemmeno Lady Bug se ne era accorta e lei era finita sicuramente peggio. "... e poi mi sembra che anche tu ci riesca benissimo!"
Felix sogghignò lasciandola andare "Uh... sei ancora arrabbiata con me per lo scambio di identità con mio cugino? Non pensavo ci tenessi così a lui."
Lila si sistemò la camicetta spiegazzata "No, infatti non è così."
"Mmm... devi imparare meglio a mentire, ragazza italiana." Gli alitò sul volto avvicinandosi pericolosamente ad esso.
Per quanto fosse irritante, quello era proprio il tipo di ragazzo che attirava l'attenzione di Lila e quella vicinanza gli fece andare lo stomaco in subbuglio.
Nemmeno lei sapeva bene che cosa le stava succedendo, era eccitata proprio come se dovesse impicciarsi in qualcosa di pericoloso, e lei, sapeva che Felix lo era, perchè nonostante la lontananza geografica, condividevano lo stesso carattere e magari anche lo stesso scopo.
Lila abbassò lo sguardo perchè attirata dal luccichio della strana spilla che portava appuntata nel doppio petto nero.
"E' un cimelio di famiglia." Disse avvicinandosi ancora di più a lei fino a sfiorarle le labbra accorgendosi del suo sguardo lungo.
Lila si sentiva attirata da lui e gli posò le mani un sotto le spalle.
"Interessante..." Sussurrò assottigliando gli occhi e cercando di sfiorarla ancora, ma venne bloccata dalla mano di Felix che le strinse il polso per poi lasciarlo andare subito dopo.
"Ho detto che è un cimelio di famiglia, non ti è permesso toccarlo."
Lila lo allontanò con entrambe le mani.
"Sai una cosa? Forse anche tu dovresti imparare a mentire meglio." La rossa italiana aprì la porta battente del bagno ancheggiando sensuale.
"Non finisce qui." Mormorò a denti stretti l'inglese contro quella ragazza irritante.

*

continua

 

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


Quello sarebbe stato un week end un po' noioso per Lila Rossi, costretta a subire le continue lamentele da parte della madre per come le cose tra lei e suo padre si erano messe male nell'ultimo periodo, e questo era uno dei motivi per cui non era presente a Londra quel fine settimana, se non fosse stata per la tempestiva chiamata di Felix, il quale le aveva chiesto di incontrarsi, visto che quel giorno di qualche settima fa, sul treno non erano riusciti a fare amicizia come si deve.
Lila, aveva preso la palla al balzo, ed era sicura che Felix nascondesse più di quanto volesse far credere. Un come lei.
Si erano incontrati in una caffetteria dietro al famoso Big Ben, Felix, da buon cavaliere era arrivato per primo ed aspettava la sua bella su un tavolino posto al sole sorseggiando la classica tazza di tè delle cinque di pomeriggio, come da buona tradizione britannica.
Non si alzò e non si scompose minimamente quando la vide arrivare ancheggiando come se stesse sfilando su una passerella sotto i riflettori, ma si limitò ad ordinare del tè anche per lei al cameriere appena notò la sua presenza in lontananza.
"Mi fa schifo il tè." Gli aveva comunicato con sommo disprezzo accomodandosi difronte a lui con aria minacciosa trovandosi davanti quella bevanda dall'aria antica.
"Fingi interesse, mia cara. Qui non sei in Francia o in Italia. Noi londinesi teniamo molto alle tradizioni." Felix le versò una tazza di quel liquido ambrato, caldo e fumante.
Lila sbuffò dal naso ed attese un , prima di berne un sorso, perchè stando al fumo che usciva dalla ceramica, doveva essere bollente come le fiamme dell'inferno.
Tutto sommato era anche buono quando lo buttò giù.
Lila accavallò le gambe e Felix seguì ogni movimento di sottecchi, sia mai che l'italiana tirasse fuori una qualche arma tagliente da una scarpa o da una tasca.
Del resto, un vecchio adagio recita proprio 'fidarsi e' bene, non fidarsi e' meglio'.
"Allora... mi vuoi dire perchè hai voluto vedermi?" Disse melliflua accennando un falso sorriso.
L'inglese si sistemò il nodo alla cravatta e poggiò il quotidiano che stava consultando.
Lila notò che Felix portava ancora appuntata quella strana spilla luccicante a forma di ventaglio, convinta più che mai fosse un Miraculous, per la precisione quello del pavone.
"Volevo conoscerti un meglio, sembri una persona interessante."
Lila gli rivolse un mezzo sorriso sinistro "Non prendermi in giro, ok? Smettiamola con questi inutili convenevoli e dimmi perché mi hai convocata qui."
"Cercavo solo di essere gentile" Alzò le mani in segno di resa.
"E' inutile che ci giriamo intorno, io non ti piaccio e tu non mi piaci, smettila di farmi perdere tempo!"
"Se avevi di meglio da fer perché hai accetto questo appuntamento? Avresti potuto darmi buca... anzi, mi hai sorpreso vederti qui."
"Sono una persona educata" Tagliò corto lei volgendo lo sguardo stizzito altrove.
In realtà, Lila, aveva accettato quell'invito solo per confermare il suo sospetto a riguardo quella spilla che portava appuntata sul doppio petto, se la sua deduzione si fosse ritenuta esatta, questo significava che presto avrebbe scoperto l'identità di Monarch.
Falena Oscura non avrebbe mai donato a qualcuno il Miraculous del Pavone di sua spontanea volontà, a meno che quel qualcuno non fosse riuscito a sottrargliela con l'inganno in cambio di qualcosa.
Lila aveva visto indistintamente Lady Bug consegnare il Miraculous del Cane a Adrien, o meglio a Felix, e lei sapeva bene quanto potesse essere pericoloso quel monile, o provvidenziale, dipende da come si guarda la situazione.
Avrebbe potuto tranquillamente barattare il collare del cane con qualcosa di più interessante. Astuto.
Felix si alzò tirando la sedia all'indietro, puntò i palmi delle mani sul tavolino ed avvicinò pericolosamente il suo volto a quello di lei.
"Non sei affatto gentile, mia cara. E sappiamo bene tutti e due che miri a qualcosa di più grande."
Lo sguardo di Lila si fece serio "Non ti si può nascondere niente, vero?"
"Dove hai messo il Miraculous del Cane che Lady Bug ti ha dato?"
"Mmm... E qui veniamo finalmente al sodo." Felix si accomodò "... Vedo che la presenza della super eroina non è passata inosservata."
"E da come ti guardava, credo abbia un debole per tuo cugino" Ammiccò "... Ti mangiava con gli occhi, sai?."
"Tsk! Lo hai notato anche tu, e io che credevo essere solo una mia impressione."
"Potremo sfruttare la cosa a nostro vantaggio!" Lila sperava che il suo interlocutore fosse tanto fesso da cascarci, magari comprandolo con qualche moina da gatta morta, ma Felix era furbo ed aveva già capito da un pezzo l'antifona.
La collana che Lila portava al collo, ben in vista sopra la scollatura vertiginosa, era sicuramente il Miraculous della Volpe, Felix ne ricordava bene le fattezze, e al contrario suo, non aveva pensato di camuffarle.
L'inglese si alzò nuovamente dal suo posto e con fare circospetto si avvicinò a lei per sussurrale all'orecchio destro che non scende a patti con nessuno.
Felix sospettò del fatto che Lila fosse in combutta con suo zio Gabriel, e non escludeva che ci fosse di mezzo il suo zampino per recuperare il Miraculous che aveva barattato per la sua libertà.
Se la sua deduzione fosse stata confermata, l'inglese non ci avrebbe messo molto a fare le valigie, prendere un treno per Parigi e confessare tutto a quell'idiota cieco di suo cugino Adrien.
"Puoi dire a Papillon o come cavolo si fa chiamare adesso, Monarch, che non m'interessa lavorare per lui."
Quell'affermazione spiazzò l'italiana, non era di certo questa la sua intenzione, ma confermò il suo sospetto, ovvero che Felix sapesse di più di quello che lei credeva.
"Guarda che quel vecchio imbecille non c'entra nulla..."
Un ghigno maligno si materializzò sul volto del biondo "Tu sei davvero perfida... Vuoi il mio aiuto per prendere i Miraculous a Monarch?"
"Uno in realtà'" confermò melliflua.
Felix trovò quella proposta allettante, ma nonostante odiasse suo zio con tutto il suo cuore, gli aveva fatto una promessa, e lui mantiene sempre la parola data.
"Mi dispiace, ma non voglio immischiarmi in affari che non mi riguardano!"
"Nemmeno se devi aiutare una principessa in difficoltà?" Piagnucolò lei facendosi venire delle lacrime finte sugli occhi per impietosirlo.
Felix scoppiò in una risata fragorosa finendo per tenersi la pancia dolente dallo sforzo.
"Scusami mia cara, ma erano anni che non ridevo così di gusto."
"Credevo non ne fossi capace" Disse lei senza scomporsi minimamente, ma dentro invece moriva dalla voglia di scoccargli un sonoro ceffone che gli lasciasse il segno su quel bel faccino.
"... E non mi sembri neanche così indifesa come dici di essere, oltre che ad una principessa, s'intende."
"Tu... Inglese viziato! Ti pentirai amaramente di esserti messo contro di me." Berciò acida alzando l'indice.
"E' una minaccia?" Domandò lui.
Lila non rispose, si limitò ad alzarsi ed andarsene, quella conversazione l'aveva innervosita di parecchio.
"A presto!" La salutò prendendosi gioco di lei, perché sapeva che prima o poi sarebbe tornata da lui strisciando, o forse per orgoglio non si sarebbe abbassata a tanto? In ogni caso, Felix, sapeva bene in cuore suo, quella non sarebbe stata l'ultima volta che avrebbe visto quel viso diabolico.
*
A Parigi, invece, le cose erano ben diverse.
Monarch non aveva atteso per nulla il ritorno di Lila e ne aveva approfittato per colpire una vittima ignara ed arrabbiata, così da costringere Lady Bug e Chat Noir ad uscire allo scoperto e combattere.
La sua sete di potere e voglia di raggiungere, nel lasso di tempo più breve possibile, il suo obbiettivo lo avevano obbligato ad agire da solo, con sommo dispiacere di Chloè, che appena appresa la notizia al telegiornale durante una diretta straordinaria, aveva richiamato la trasformazione in Queen Bee e si era precipitata nel luogo dello scontro rimanendo in disparte, controllando con circospezione le gesta dei super eroi.
L'eroina coccinella lanciò lo yo-yo e ne legò l'estremità al palo del lampione posto nella parte opposta della strada. Chat Noir attendeva sopra un comignolo il momento propizio per agire ed usare il suo cataclisma sulla cintura che l'akumatizzato portava attorno alla vita e che teneva ben salda. Sicuramente l'akuma era nascosta li, perché oltre a quell'oggetto, sul suo corpo non era presente niente che facesse pensare ad un altro nascondiglio per quella farfalla avvelenata.
Lady Bug lo avrebbe fatto cadere e stramazzare al suolo e legargli mani e piedi con la cintura di Chat Noir, mentre lui lo liberava dal potere di Monarch.
Un piano semplice, ed efficace, se non ci fossero stati intoppi, cosa che, purtroppo accade con sommo stupore di entrambi i super eroi, perchè non appena l'akumatizzato si accorse del filo luccicante alla luce del sole, iniziò a ricreare tante piccole copie di e a passarci sotto senza alcun problema.
"Mullo" Mormorò Lady Bug tristemente.
"Lady Bug, che succede?" Sentì dire dal suo auricolare.
Subito lei scosse la testa ritornando lucida, Chat Noir stava attendendo sue istruzioni per agire.
"Gattino, cambio di programma. Ti sto raggiungendo sul tetto."
In un sol balzo, la coccinella arrivo' dal partner e lo informò su quello che aveva appena visto e della collana che portava attorno al collo.
"Non ci avevo fatto caso" Mormoro' dispiaciuta, quel monile era dello stesso colore del costume e si era mimetizzato benissimo.
"Monarch sta dando i Miraculous alle sue vittime?" Ipotizzò Chat Noir.
"Che stia radunando un esercito era risaputo, ma questo mi ha completamente spiazzata. Ero convinta che con agisse cosi'."
"In che senso?"
"Pensaci bene, non credo che Monarch dispenderebbe Miraculous a destra e a manca se non si fidasse di loro. Questo è uno sconosciuto, non avrebbe senso dargli un gioiello magico."
"Potrebbe girare a nostro favore la cosa, no?"
"E come?"
Chat Noir espose il suo piano che consisteva nel concentrarsi per prima cosa nel prendere la collana del topo e poi liberarlo dall'akuma, in questo modo sarebbe stato più semplice batterlo, e loro avrebbero recuperato intanto un Miraculous.
"Non sara' facile."
*
Al contrario di come aveva detto Lady Bug, il piano ideato da Chat Noir aveva funzionato, peccato pero' che quello che quella vittima aveva al collo non fosse il Miraculous del Topo come avevano ipotizzato, ma solo un dispositivo inventato personalmente da quel signore, scopertosi poi uno scienziato dalla mente brillante, a cui pero', per colpa di alcune scartoffie non compilate a dovere, non aveva potuto presenziare e di conseguenza presentare, la sua ultima creazione, che consisteva proprio nella proiezione di copie di se' stessi.
Era li' comunque dove si nascondeva l'akuma. Tutto sommato la cosa aveva favorito Lady Bug e Chat Noir che erano riusciti a sconfiggere il cattivo, seppur con l'amaro in bocca.
"Non importa, milady. Ci riproveremo!" La consolo' Chat Noir mettendole una mano sulla spalla.
*
Queen Bee controllava la situazione appostata dietro un comignolo.
Quello era il momento più propizio per agire e prendere i Miraculous di Lady Bug e Chat Noir, le sarebbe bastato intanto paralizzare uno dei due, magari mentre li inseguiva prima che si ritrasformassero e raggiungessero casa, magari così scoprendo chi si celava dietro le loro maschere, se non fosse stato per un paio di ragazzini che per puro caso passarono di li' urlando il nome dell'ex super eroina.
Quel trambusto fece alzare gli occhi al cielo a Lady Bug e Chat Noir che, a causa dell'imminente trasformazione, si videro sfumare sotto gli occhi, l'occasione di inseguirla e riprendersi il pettine dell'ape.
*
continua

P.S. per chi volesse, questo e' il link di un gruppo telegram a tema Miraculous, ma si parla spesso di altro, veniteci a trovare ❤️

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


Zoe controllò prima a destra e poi a sinistra, rimanendo con la schiena ben salda al muro del corridoio della scuola.
Si nascose appena sentì confabulare il preside Damocless e la signorina Bustier, che prontamente entrarono nel suo ufficio continuando a parlare e gesticolare con le mani.
Zoe poté' udire indistintamente il nome di Marinette spiccare tra una parola e l'altra del loro discorso, probabilmente alla docente non era andato giù il fatto che una delle sue migliori studenti della sua classe fosse stata trattata come semplice carta straccia e senza una prova concreta, sospesa per giunta.
In realtà' nessuno aveva appoggiato la decisione del preside, ma per quieto vivere, purtroppo, era stato necessario assecondare i capricci di quella bimba viziata.
Tutti sapevano che aveva ricevuto dei poteri speciali da parte di Monarch, e la paura di una ritorsione da parte di quel pazzo se Chloe' avesse dato una versione sua dei fatti accaduti a scuola e soprattutto non veritiera, albergava nei loro cuori.
Il corridoio era tranquillo, e tutti gli studenti erano in classe a seguire le lezioni, attenti e composti.
Puntale come un orologio svizzero, Zoe entrò nel bagno delle femmine, bussò tre volte sul primo camerino come da precise istruzioni, ed entrò appena Alya le aprì e la triò dentro con velocità, prima che qualcun altro potesse usare i servizi igienici della scuola.
"Allora? Queste novità?" Chiese impaziente la bruna.
"Ho scoperto dove Chloe' tiene il pettine dell'ape. Ho fatto come mi hai detto, ma non e' stato facile. E' sempre stata molto attenta, ma ieri ha commesso un errore."
"Quale?"
Zoe deglutì "Mentre era nella sua stanza, ha sentito al telegiornale che Lady Bug e Chat Noir stavano combattendo contro un akumatizzato, non si è accorta che passavo di li. Era arrabbiata, ed io mi sono nascosta controllando ogni sua mossa ed è stato in quel momento, che l'ho vista mentre prendeva il pettine e si trasformava."
Sul volto di Alya si dipinse un ghigno di semi vittoria.
"Lo riusciresti a prendere?"
Zoe spiegò che non possedeva la chiave del portagioie che tiene nella cassaforte blindata e protetta da una password che muta ogni giorno.
"Allora avremo bisogno di Chat Noir" Ammiccò. Il piano sarebbe stato quello di distrarre Chloe, mentre i super eroi agivano.
"Grazie, Zoe. Il tuo aiuto e' stato molto prezioso." Continuò la bruna uscendo da quella cabina con l'intenzione di rientrare dalla pausa gabinetto.
"Si, ma come farai a rintracciarlo?" Chiese sospirando non ottenendo però alcuna risposta dall'amica.
*
Alya arrivò da Marinette tutta trafelata quel pomeriggio, ansiosa di raccontare alla sua migliore amica quanto scoperto in mattinata. Non aveva detto nulla nemmeno a Nino per evitare una fuga di notizie, involontarie s'intende.
Perché nonostante Alya amasse molto Nino, lo conosceva talmente bene che gli sarebbe sfuggito sicuramente qualcosa nel caso in cui si fosse messo a litigare con Chloe', rinfacciandole l'unica colpa per la sospensione non meritata di Marinette.
Aprì la botola di scatto spaventando la figlia della padrona di casa a causa del suo temperamento.
"Ma dico, sei matta!" Per poco non si era cucita il dito con la macchina da cucire in azione.
"Scusami!" Si rabbuiò lei, cambiando subito espressione "... Ma e' una cosa della massima importanza."
"Hanno pestato, Chloe'?" Le uscì ironica fomentando ancora di più la rabbia che teneva dentro il suo cuore.
Alya inarcò un sopracciglio sorpreso.
"Scusa... Non volevo assolutamente parlare così... Ma sono stanca di tutta questa situazione" Marinette si portò le mani all'interno dei capelli iniziando ad ansimare incostantemente. "... Ieri pensavano che ci mancasse poco per recuperare il Miraculous del Topo, ed invece ... L'ennesimo buco nell' acqua. Ed in più..." Stava per dire che sentiva che i suoi sentimenti per Adrien iniziavano a vacillare, e che quelli per Chat Noir stavano invece prendendo piede, ma preferì zittirsi, probabilmente avrebbero finito per parlare di quello, invece di quello che veramente prioritario per lei.
"In più..." La invitò a continuare.
"Non ha importanza, Alya."
La bruna le accarezzò amorevolmente la schiena "Tutto è importante, Marinette, ed è bene che ne parli."
"Prima risolviamo la questione dei kwami, e poi tutto il resto."
"Come vuoi, tesoro."
Marinette inspirò ed espirò un paio di volte cercando di ricomporsi e non pensare a cose futili, ma che le stavano a cuore in ogni caso, e che tra i kwami ed i suoi sentimenti, non riusciva a dare una priorità più alta a nessuno delle due questioni, così Marinette decise di mettere lei in secondo piano e conseguentemente i sentimenti che provava per i due ragazzi.
"Scusami, Alya. Che dicevi?"
Alya avrebbe preferito parlare del suo stato d'animo, vedeva che c'era qualcosa che non andava, e sapeva anche che prima o poi sarebbe scoppiata, proprio come aveva fatto qualche mese fa, quando, in piena crisi di nervi, la sua migliore amica le aveva confidato di essere Lady Bug, con suo sommo stupore.
Quella rivelazione era arrivata come un fulmine a ciel sereno e Alya per giorni non ci voleva credere, fino a quando non la vide trasformarsi davanti ai suoi occhi.
"So dove Chloè tiene il Miraculous dell'Ape" Bisbigliò come se qualcun altro in quella stanza potesse udire le loro parole e andarle a spifferare alla loro compagna di classe.
Sia mai che Monarch, per qualche motivo a lei sconosciuto, si fosse messo a spiare Marinette ed avesse installato in camera sua delle microspie. O forse Alya si stava facendo troppi film mentali.
La prima reazione di Marinette fu quella di sorridere compiaciuta, invece la sua seconda fu quella di tramutare la sua espressione in curiosità.
"E tu come fai a saperlo?"
Alya gesticolò nervosa con le dita delle mani "Non ti arrabbiare, ok?"
"Non posso promettertelo." Rispose sapendo già che Alya aveva agito di sua spontanea volontà e senza prima consultarla. Era improbabile che Chloè custodisse il pettine dell' ape, un oggetto così importante e prezioso, nell'armadietto della scuola.
Per quanto la ritenesse un'oca bionda, Chloè non era così stupida da commettere simili errori.
"Immaginavo... comunque, ho chiesto a Zoe di tenerla d'occhio."
Alya si era preventivamente coperta entrambe le orecchie con le mani, per non attutire le urla di Marinette, che invece non arrivarono mai.
La corvina si portò invece le mani all'interno dei capelli dandosi della stupida mentalmente per non averci pensato lei per prima. Era la cosa più ovvia da fare dopo il buco dell'acqua con Felix.
Ed invece, aveva preferito un confronto diretto con lei, che l'aveva portata ad essere allontanata da scuola, lontana dalla biondina. Forse Chloè aveva mangiato la foglia ed aveva capito che Marinette e Lady Bug erano in combutta tra loro, no, non poteva essere così intelligente.
Chloè aveva fatto tutto quel cinema solo per attirare su di i riflettori ed eclissare Marinette.
Peccato che non sapesse che Lady Bug poteva contare su un'alleata più che fidata all'interno della scuola, nonostante non potesse più vestire i panni di Volpe Rossa, e che questa aveva preso in mano la situazione in sua assenza senza fare troppo rumore.
"Ehi... che c'è?"
"Sono un disastro, Alya." Piagnucolò spostando le mani dai capelli agli occhi.
"Perché dici così?"
"Ho permesso a Monarch di impossessarsi di tutti i Miraculous. Con Felix è stato un buco nell'acqua perché a quanto pare anche lui è stato raggirato da quel delinquente, e ora mi ritrovo che la mia migliore amica sta combattendo la mai battaglia. Avevo la soluzione sotto gli occhi e me la sono fatta sfuggire."
"Stai dicendo un mucchio di stupidaggini, Marinette!" Disse in tono duro, e se non fosse stato per la sua etica, sicuramente le avrebbe riservato un ceffono solo con l'intento di farla ragionare e rimangiarsi quanto detto.
Alya stimava molto Marinette, sia come amica e persona che come super eroina, anche se aveva commesso un errore, questo non significava affatto che fosse un incapace, come lei stessa si stava definendo. Avrebbe rimediato. Di questo ne era più che sicura.
Marinette la guardò interdetta e con aria da cane bastonato.
"Sei una ragazza forte e decisa. Non conosco nessuno che abbia il tuo stesso temperamento. Non ti arrendi mai difronte alle difficoltà e mi sorprende che tu ora stia parlando così. Non è da te autocommiserarti, ma alzarti e camminare a testa alta ti contraddistingue dagli altri."
Marinette le volse un dolce e tenero sorriso, la sua carissima amica sapeva sempre trovare la parola giusta al momento giusto.
L'abbraccio per ringraziarla ed Alya non fece altro che contraccambiare, voleva un sacco di bene a quella ragazza forte, dall'animo nobile e a volte anche svampita ed impacciata se si trattava di ragazzi, in particolare di uno: Adrien.
"Tu sei l'amica che ognuno dovrebbe avere, non ho mai conosciuto nessuno come te. Hai una personalità unica, Alya Cesaire."
"Ti voglio bene, Marinette. E farei di tutto per farti tornare a sorridere." Le scompigliò amichevolmente la frangia, e per poco non le scese qualche lacrima.
"Ti voglio bene anch'io, amica mia" Ora era Marinette quella emozionata e si asciugo' gli occhi con l'indice. "Ma dimmi di Chloe" Cambiò subito discorso.
"Oh! Si, giusto..." Alya inspirò profondamente "... Mi spiace se ti ho tenuta all'oscuro del piano, e se ho agito alle spalle tue e di Chat Noir, ma non avevo tempo per consultarvi..."
"ALYA!!" La richiamò la corvina con l'intento di riportare la conversazione all'argomento principale e senza tanti convenevoli, era impaziente di sapere che cosa aveva scoperto la bruna di così importante.
"... Scusa! Dicevo..." Tossicchiò schiarendosi la voce "... Ho chiesto a Zoe se le andava di aiutare Lady Bug" Ammiccò e a Marinette per poco non prese un coccolone credendo che Alya avesse rivelato la sua identità.
"Tranquilla, non ho spifferato nulla... Diciamo che ci siamo coalizzate per dare una mano ai nostri super eroi preferiti, e lei ha accettato senza fare tante domande. Ha detto che lo faceva per Chloe', per farla ragionare e rimetterla sulla giusta via"
"Chloe' e' un caso perso, non cambierà mai." Si rabbuiò Marinette.
"Solo il tempo ce lo dirà" Alya le mise una mano sulla spalla "... Comunque, fammi arrivare al dunque... Chloe' tiene il pettine dell'ape in un portagioie dentro una cassaforte blindata."
"Mannaggia!"
"Nooo! Vedi che non hai capito! Basterà chiedere a Chat Noir di usare il suo potere su quella cassaforte e bam! Il gioco e' fatto. Zoe terrà occupata la nostra Vespa Regina e tu ritornerai in possesso di uno dei Miraculous. Facile, no?"
Marinette non ne era convinta, anche se eccitata per la missione.
Il piano di Alya non era di certo male, e se fosse andato tutto bene, avrebbe funzionato alla grande.
Il problema sarebbe stato come dirlo a Chat Noir, sicuramente si sarebbe arrabbiato molto se gli avesse raccontato la verità, ovvero che l'ex portatrice del Miraculous della Volpe l' aveva contattata ed esposto un piano così dettagliato.
Marinette avrebbe anche messo a repentaglio la sua identità segreta, questa volta Chat Noir le avrebbe chiesto spiegazioni, e giustamente per giunta.
Non era pronta... Non era ancora il momento di svelargli il suo segreto.
*
Continua

 

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


Con il cuore in gola e con il corpo tremolante, Lady Bug attendeva l'arrivo di Chat Noir sopra la solita terrazza abbandonata in una casa che si trovava nel cuore di Parigi, con vista sull'imponente Tour Eiffel.
Era ormai sera inoltrata, la luna e una miriade di stelle illuminavano il cielo della capitale parigina.
Peccato che l'illuminazione artificiale, provenienti dai più prestigiosi monumenti e dai più di cento lampioni posti ai lati della strada, ne offuscassero lo splendore naturale.
Lady Bug si mise a contarle una ad una, chiedendosi se mai un giorno sarebbe stata capace di toccarne una dal vivo.
Ancora con quel pensiero predominante in testa, allungò l'indice della mano destra come a volerne sfiorarne una, rapita da quel luccichio paradisiaco.
La strada sotto di lei brulicava di gente che ci accingeva ad ammirare uno dei monumenti simbolo della capitale parigina, ed invece per Lady Bug, quella torre era solo un ammasso di ferraglia arrugginita.
O semplicemente invidiava le coppie di fidanzati che facevano la fila per scattarsi una selfie con la Tour Eiffel sullo sfondo, arricchendo così i principali social. Quanto le sarebbe piaciuto averne una con un ipotetico ragazzo e sfoggiarla nell'intimità della sua camera da letto, proprio dove teneva quella bacheca delle cose importanti.
Peccato che al momento non fosse riuscita a fare chiarezza sui suoi sentimenti, lasciando quel desiderio rilegato in un cassetto, ben nascosto da una pila di indumenti dei più svariati tipi.
"Serata meravigliosa, non credi?" Una voce calda e sensuale la destò da quel sogno ad occhi aperti, ed andò ad accomodarsi accanto a lei con estrema eleganza, senza fare alcun tipo di rumore, proprio com'era riuscito ad entrare all'interno del suo cuore. In punta di piedi.
Vicino.
Troppo per i suoi gusti.
Lady Bug squadrò dalla testa ai piedi il suo partner, trovandolo irresistibilmente affascinante, facendole dimenticare per un attimo il motivo della sua chiamata improvvisa e anche la loro importantissima missione.
Avvampò e distolse lo sguardo non appena lui si voltò verso di lei con un bellissimo sorriso.
Quell'espressione sarebbe dovuta essere illegale in almeno trecento stati nel mondo.
Il buio della notte mascherò il rossore delle sue guance, ma non il disagio che lesse nei suoi occhi.
In altre circostanze se ne sarebbe uscito con una battuta delle sue, ma preferì tacere, anche se la lingua gli prudeva parecchio.
Si limitò ad accennare un sorriso quasi divertito, gli piaceva vederla impacciata ed incespicante nei discorsi.
Un po' come la sua migliore amica Marinette.
Chat Noir allungò la mano dietro la schiena dopo che si stiracchiò e poggiò i palmi a terra sfiorando le dita di Lady Bug senza farlo di proposito, la sentì irrigidirsi dopo il suo tocco furtivo.
L'istinto della super eroina fu quello di alzarsi di scatto ed interrompere quel gioco, perché immaginava che il suo partner avesse notato il suo disagio dovuto alla sua vicinanza, e che in qualche modo lo stesse facendo apposta per metterla in imbarazzo.
"Stai bene, Milady?" Le domando' inarcando un sopracciglio sorpreso.
"Si-si" Farfugliò dandogli le spalle per non cadere nella tentazione di imbambolarsi di nuovo difronte il suo bellissimo viso d'angelo.
Rimanergli accanto stava diventando un' agonia e presto la situazione sarebbe peggiorata se non avesse chiarito i sentimenti che provava per lui.
Lady Bug avvertì il suo cuore accelerare i battiti all'interno del suo petto e quel martellamento diventava sempre più opprimente e doloroso, fino a che non le fece mancare l'aria all'interno dei polmoni.
"Non mi sembra" disse con sarcasmo.
"Ho detto che sto bene" Sottolineò lei in maniera decisa  e severa, alzando il tono della voce, sospirando poi.
"Mmm..." Il suo partner non ne fu convinto del tutto, ma preferì che fosse lei, quando pronta, a confidarsi.
Chat Noir, dall'alto della sua esperienza, aveva imparato a conoscerla e a non calcare tanto la mano, in ogni caso, se Lady Bug voleva parlare con lui, l'avrebbe sicuramente fatto.
La sua spalla era sempre pronta per lei, entrambe, per la precisione.
"Ho una cosa importante da dirti." Se ne uscì lei poco dopo voltandosi verso di lui, il quale nel frattempo si era alzato e portato davanti a lei.
"Me lo hai detto nel messaggio che mi hai lasciato in segreteria. Spara. Ti ascolto"
La luce della luna piena illuminava i suoi bellissimi smeraldi, risaltati ancora di più dalla maschera che gli contornavano gli occhi.
I fili dorati dei suoi capelli si muovevano sensuali seguendo il ritmo del vento che soffiava leggero e quasi impercettibile dall'alto di quel palazzo.
Lady Bug ne rimase affascinata e senza parole.
"Ehi?" La richiamò Chat Noir cercando di trattenersi dal ridere, la sua compagna aveva una faccia così buffa.
"Scu-scusami. Mi ero incantata!"
"L'ho notato" Si accarezzò i capelli pavoneggiandosi ed alzando il mento verso il cielo lucido di stelle.
Lady Bug s'irritò, ma questa volta non per il suo atteggiamento, ma per essere stata scoperta mentre lo ammirava in tutto il suo splendore.
"Non guardavo di certo te... Amo la luna piena" disse per giustificarsi incrociando le braccia al petto.
"Anch'io" Rispose lui. "... E pensare che e' lontanissima da noi, ma con un dito la possiamo sfiorare" Allungò una mano come a volerla toccare.
"Beh! Se ci pensi bene... Con i nostri super poteri potremo raggiungerla in un batter d'occhio." Se era questo un suo desiderio, allora lei lo avrebbe esaudito.
"E' anche vero che non li possiamo usare per scopi personali" Ora era diventato lui il più razionale del duo di super eroi.
Lady Bug accennò un sorriso e roteò all'insù gli occhi blu, portando le mani in avanti in segno di resa.
"Hai perfettamente ragione, scusa."
Chat Noir sogghignò "E poi? Non vorrai mica fare arrabbiare il Grande Guardiano Celeste" fece lui con voce grossa quando pronunciò il suo nome.
Lady Bug rizzò il pelo immaginario sulla schiena, a solo sentire nominare Su-Han le prese un accidenti.
"Per carità! Ci manca solo lui... E' ancora in collera con noi, non ti ricordi?"
"Perché non conosci la mia identità?"
"NO! Perché mi sono fatta soffiare via i Miraculous da sotto il naso."
"Li recupereremo, te l'ho promesso" Chat Noir si avvicinò di più a lei in maniera leggiadra e con portamento quasi regale, le mise entrambe le mani sopra le sue spalle forti, che avevano un assoluto bisogno di essere sollevate dall'enorme peso che gravava su di esse.
Lady Bug con coraggio alzò lo sguardo verso il suo, languido e pieno di sentimento.
"Dici che ce la faremo?"
"Non ho dubbi a riguardo"
L'eroina coccinella si allontanò leggermente da lui per prendere un po' aria.
"A proposito di questo, c'è una questione di cui ti volevo parlare."
Appoggiò in palmi delle mani sulla ringhiera e si sollevò sulle punte quando prese un bel respiro e di conseguenza il coraggio per parlargli.
Chat Noir non disse nulla, attendendo con trepidazione la collega che gli esponesse il reale motivo della sua urgente chiamata.
"So dove Chloe' Bourgeois tiene il Miraculous dell'ape"
Chat Noir ne fu sorpreso, ma forse avevano una pista da seguire e poter recuperare così, intanto un gioiello e un kwami, e magari gli potrebbe dire chi in realtà' è Monarch, in modo di semplificare ancora di più la missione.
"E' una buona notizia, no?" Domandò non soffermandosi per niente sul come e perché lo aveva scoperto.
"Dipende!" Lady Bug non voleva più mentirgli, niente più segreti, si fidava ciecamente del suo partner e lui doveva sapere la verità. L'unica cosa che gli sarebbe stata celata erano le loro identità.
"Mi ha contattato l'ex portatrice del Miraculous della Volpe, ed assieme a Zoe, la sorella di Chloe, sono riuscite a scoprirlo."
Chat Noir non era furioso perché per l'ennesima volta aveva agito alle sue spalle senza metterlo al corrente del piano, ma perché Alya conosceva non solo l'identità di Carapace, ma ora anche quella di Lady Bug e chissà di chi altro giunti a questo punto.
"CHE COSA???" Fece lui indurendo lo sguardo contornato dallo spettacolo pirotecnico che si stava svolgendo dietro di lui.
*
Quando lo scoppiettio dei fuochi d'artificio terminò, il duo di super eroi riuscì finalmente a riprendere il discorso in santa pace.
"Non c'entro niente con il piano ideato da Volpe Rossa, ha fatto tutto di testa sua... nemmeno io lo sapevo." Spiegò, credendo fosse quello il motivo della sua ira.
"Credi sia arrabbiato perchè ho sospettato che tu abbia agito alle mie spalle?" Sogghignò ironico "... eppure mi dovresti conoscere meglio."
Fu da quella risposta che Lady Bug capì che cosa realmente aveva fatto andare il sangue alla testa al suo partner, ovvero, come aveva fatto Volpe Rossa a contattare la super eroina senza sapere la sua identità? Doveva esserne a conoscenza per forza visto che la collana  era in possesso di Monarch.
"Io... io..." Riuscì a dire prima di venire interrotta un'altra volta.
"Insomma... tutti sanno chi sei, tranne il sottoscritto."
"Ti ho già detto perchè non possiamo rivelare le nostre identità."
"Pero' a sconosciuti è permesso farlo!!" Urlò così forte da far alzare il mento alle persone presenti sulla piazza, le quali però non notarono alcun movimento strano tra i palazzi.
Lady Bug era riuscita prontamente ad accucciarsi e a costringere il suo partner a fare altrettanto.
"Non... non è come pensi... io... io..." Farfugliò mettendosi quasi a piangere, per quanto odiasse ammetterlo, Chat Noir aveva ragione ad essere in collera con lei, e per giunta non poteva nemmeno spiegargli il perchè.
"Sai... non m'importa." Mormorò lasciandola di sasso "... sono stufo delle tue giustificazioni."
Chat Noir le diede le spalle ed accennò ad un salto a volersene andare di lì.
"Chaton... non c'è niente che possa dire per difendermi. Non senza rivelare dettagli importanti che possono farti capire chi sono in realtà." Se solo Chat Noir ci avesse messo malizia nelle sue parole, forse nel suo cervello avrebbe sicuramente suonato un campanello d'allarme, e il sospetto che aveva da giorni, avrebbe trovato finalmente la certezza che cercava, peccato, o per fortuna di Lady Bug, che la sua ira gli stesse annebbiando la mente "... ti ho già spiegato perchè io e te non possiamo conoscere le nostre identità."
Chat Noir aveva rimosso quel particolare ed appena gli saltò alla mente, si voltò verso di lei ammorbidendone lo sguardo.
"Non succederà mai. Non lo per metterò."
Ma Lady Bug aveva ancora troppa paura, soprattutto ora che le parole di Chat Blanc trovavano un loro filo logico.
Inconsapevolmente  lei si stava innamorando di lui.
"Chaton... te la faccio io una promessa. Una volta sconfitto Monarch e che avremo così recuperato i Miraculous, tu saprai chi sono veramente." Era sincera e Chat Noir questo lo capì solo dal suo sguardo languido.
Gli occhi di una persona non mentono mai, e fu in  quel frangente che Chat Noir venne colpito da un fulmine immaginario: Felix.
Il super eroe gatto strinse i pugni, sicuramente avrebbe fatto un'altra visita al cugino bugiardo, ma non ora.
In quel momento doveva ideare un piano con Lady Bug per ritornare in possesso del Miraculous dell'ape.
*
Continua

 

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


Marinette finalmente poté' rientrare in classe a seguire le lezioni, con fare sicuro e deciso, acclamata dal calore dei suoi compagni di classe, i quali non persero tempo ed uno ad uno andarono ad abbracciarla e darle il bentornato.
Ovviamente tutti tranne Chloe, Sabrina e Lila, quest'ultima rientrata dal suo viaggio da un paio di giorni.
Adrien fu l'ultimo della fila che provo' ad interagire con la corvina, che avvampò appena lo vide avvicinarsi a lei con un sorriso bellissimo che gli metteva in risalto i denti bianchi.
Una gamba si frappose tra loro e per poco Marinette con cadde in avanti rischiando di farsi male seriamente, provvidenziale fu l'intervento di Adrien che salvò l'amica dicendole di stare attenta e di conseguenza guardò Chloe' di traverso.
"Grazie, Adrien." Disse Marinette in preda all'imbarazzo più totale staccandosi da lui.
Incredibile come ancore riusciva a farle vibrare forte il cuore, nonostante i suoi tentativi di lasciarselo alle spalle.
"Ti pare!" Le sorrise sghembo per poi rivolgersi alla sua amica d'infanzia che in quel momento si stava ammirando la manicure appena fatta, cercandone qualche difetto, facendo finta di niente.
"Devi smetterla, Chloe'! Di questo passo rimarrai senza amici." E per amici intendeva anche l'unica che le era rimasta, ovvero Sabrina. Prima o poi anche lei si sarebbe stancata dei continui soprusi della bionda ragazzina viziata, preferendo una compagnia più sana e meno tossica.
Anzi, Adrien si stava giusto domandando che cosa ci azzeccasse con lei, la ragazza occhialuta.
"Tu fatti gli affari tuoi, Adrien. Nessuno ha chiesto il tuo parere" Alzò il mento in segno di superiorità'.
"E' un consiglio, Chloe'. Basta comportarti come una bambina viziata e capricciosa."
All'intera classe sfuggì un sogghigno che tutti soffocarono chiudendosi la bocca con le mani.
Chloe' fu indispettita da quel brusio che le arrivò alle orecchie come se all'interno del locale ci fossero tante mosche fastidiose, nessuno osava deriderla o rivolgersi in quella maniera strafottente in pubblico, anzi, si meravigliò che Adrien le parlasse così.
"Tu non sai con chi hai a che fare!" Gli alzò l'indice davanti al volto.
"Illuminami" il tono in cui lo disse, ricordò a Marinette i modi di un certo gatto "... oppure farai quello che sai fare meglio, ovvero chiamare papà?".
Chloe' si portò una mano su petto "Io sono Queen Bee."
"In realtà' sei solo una bambina viziata che ha bisogno di farsi akumatizzare per ricevere poteri." La provocò Adrien, iniziando un battibecco prima che cominciassero le lezioni della giornata.
Non era da lui comportarsi così, o rivolgersi a qualcuno con quel tono da superiore, ma era necessario se voleva provocare Chloè, in modo che gli rivelasse il posto esatto dove nascondeva il Miraculous dell'Ape.
"Basta, Adrien" Marinette capendo il tempo, intervenne cercando di sedare la lite.
"Non metterti in mezzo, Marinette" Adrien la guardò di traverso, una cosa che non aveva mai fatto.
O Chloe' gli aveva fatto girare veramente le scatole, oppure aveva qualcosa in mente.
"Già'! Dupain-Cheng, cuciti quella boccaccia." Disse in tono sprezzante la biondina portandosi le mani sui fianchi.
"E' una faccenda tra me e te, Chloe! Lascia stare Marinette."
"Oh! Me lo potevi dire che eravate fidanzati... Beh! Mi hai deluso Adrien caro, hai raccolto il fondo del barile!" Riutilizzò lo stesso tono schifato, facendo partire un embolo alla corvina che scavalcò Adrien con l'intento di schiaffeggiarla per farle rimangiare quanto appena detto.
Adrien riuscì a trattenerla per le spalle e sussurrarle all'orecchio che aveva un piano in mente e di fidarsi di lui.
"E anche se fosse? Marinette è migliore di te."
La corvina a quelle parole ebbe un sussulto, lo stava pensando davvero oppure si trattava di una messa in scena?
"IO SONO QUEEN BEE!" Urlò forte Chloè puntando i piedi a terra.
Adrien riuscì a mantenere un certo rigore e calma, poi si portò una mano di traverso sulla fronte ed iniziò a guardare prima a destra e poi a sinistra, imitando alla perfezione le movenze di Chat Noir, cosa che non sfuggì affatto a Marinette, la quale conosceva per filo e per segno il suo partner.
Marinette venne avvolta da una strana sensazione di disagio ed il suo corpo venne attraversato da brividi caldi e anche raggelati.
Non poteva essere.
Ma Adrien sapeva essere anche un bravo attore, lo aveva dimostrato più volte durante le riprese di cortometraggi che coinvolgevano la classe.
Marinette accantonò così l'idea che Adrien potesse essere Chat Noir.
Sarebbe stato un problema.
"Scusami, ma non vedo nessun vestito da super eroe e nemmeno il famoso pettine dell'ape."
Marinette non riusciva davvero a capire che cosa avesse in mente Adrien, in quanto secondo lei la stava provocando solo per farla akumatizzare, ma aveva detto di fidarsi, e a lei non restò altro che fare come diceva.
"Non è che lo porto sempre con me... qualcuno potrebbe rubarmelo."
"Qualcuno come Lady Bug e Chat Noir? Sei talmente oca che hai fin da subito rivelato di essere una super eroina, oppure una super cattiva... dipende dai punti di vista." Intervenne Alya a dare man forte ad Adrien intuendone il piano.
Zoe era stata un po' troppo vaga su dove si trovasse di preciso il Miraculous e non poteva entrare in camera di Chloè senza che questa se ne accorgesse, perché oltre ad aver fatto installare delle telecamere nella sua stanza, era il sistema di allarme su porte e finestre a preoccupare.
Se le imposte fossero state lasciate aperte, ed uno sconosciuto fosse entrato, si sarebbero attivate le sbarre di titanio, senza dare la possibilità di uscita, a meno che lo scanner posto su finestre e porta principale, non avesse rivelato la presenza di Chloè.
"Io non ho bisogno di nessuno e soprattutto di dimostrare che sono migliore degli altri."
"E allora consegna il Miraculous dell'ape alla legittima proprietaria." Le ordinò Alya in modo perentorio.
"E' mio! Mi si spetta di diritto."
"Lady Bug non te lo ha mai dato, è risaputa sta cosa." Intervenne Marinette.
Chloè vide tutta la classe contro di lei, ognuno interveniva a suo modo e quel cicaleccio stava mandando fuori di testa la biondina, Adrien la vedeva sofferente, e si sentì in colpa per aver iniziato una guerra, ma era necessario, aveva fatto una promessa a Lady Bug, a cui voleva mantener fede.
Per quanto non gli piacesse, Chloè era e resterà sempre la sua amica d'infanzia. L'ha vista ridere, scherzare e anche piangere. Gli confidò spesse volte la sua sofferenza per la mancanza della madre, e pensava appunto che uno dei motivi per cui continuava a comportarsi male, fosse compiacerla ed attirare la sua attenzione, perché Audrey era una sadica, e traeva piacere nella sofferenza altrui.
Chloe' si guardò attorno, umiliata e derisa da tutti, prima di scappare via in lacrime, guardò Adrien negli occhi.
"Da te non mi sarei mai aspettato una cosa del genere."
*
Adrien corse via con lei, rammaricato per quanto successo in classe poco fa.
Trovò Chloe' nascosta nel locale caldaia che piangeva disperata.
Si accovacciò accanto a lei, nel buio della stanza, illimitati solo da un bagliore verdastro proveniente dalle attrezzature del locale.
"Mi dispiace, Chloe'"
La biondina triò su con il naso e successivamente la testa da dentro le ginocchia quando udì quelle parole.
"Non puoi deridere una persona, e poi scusarti pretendendo il perdono immediato."
Adrien sospirò pensando quale forza misteriosa gli avesse suggerito di agire in quella maniera poco fa.
Forse voleva farsi bello agli occhi di Marinette e ricevere da lei attenzioni, magari se avesse visto che anche lui era interessato alla faccenda, questo l' avrebbe rincuorata visto che giorni fa, la corvina, aveva espresso un certo disagio dovuto a questa faccenda.
"Lo so… Ma davvero, Chloe. La situazione si sta facendo pericolosa, e se Monarch non viene presto fermato, non so che cosa accadrà. Tu lo conosci, sai dove si nasconde, e magari sai anche chi e'."
Adrien aveva ragione, Monarch era un pazzo e la sua sete di potere gli stava mandando in pappa il cervello.
Chloe' non aveva ancora ben chiaro il suo scopo, l'unica cosa di cui ne aveva assoluta certezza, era che desiderava ardentemente i Miraculous di Lady Bug e Chat Noir, nulla lo avrebbe fatto tirare indietro nel raggiungere quell'obiettivo.
"No... Ti sembrerà strano, ma non so nulla di tutto ciò. Mi tiene all'oscuro per certi versi." Omise il fatto di Volpina, e poi non glielo aveva chiesto, quindi ogni informazione in più sarebbe stata solo superflua.
"Tsk... Tipico..." Alzò le spalle.
"Dici che ci succederà qualcosa di male quando riuscirà ad avere i Miraculous di Lady Bug e Chat Noir?" Lo chiese timidamente.
"Tu lo conosci meglio di me, Chloe."
La biondina abbassò lo sguardo, convinta che il suo amico d'infanzia avesse ragione su molte cose.
Monarch non era tipo da ringraziare, e giunti a questo punto della storia, era probabile che si sarebbe liberato sia di lei che di Volpina.
Chloe' era tra un bivio: continuare ad aiutare il maniaco, oppure il suo amico, nonostante qualche minuto prima l'avesse trattata male ed umiliata.
*
I due rientrarono in classe.
Adrien con un enorme sorriso sul viso, mentre Chloe' con fare altezzoso, ma con il viso visibilmente provato dalle lacrime versate.
Si accomodarono ai loro posti e Adrien ammiccò in direzione della biondina, la quale si voltò di scatto stizzita, senza dargli nessuna soddisfazione.
"Tutto bene, amico?" Gli domandò Nino in apprensione, seguito dallo sguardo indagatore di Alya e quello di Marinette, la quale non la smetteva di divorarsi letteralmente le unghie delle mani in attesa di saperne di più.
"Si, mi sono scusato." Rispose semplicemente "... Non so che cosa mi sia preso."
"In effetti è quello che abbiamo pensato un po' tutti, ma sei stato grande prima." Gli sorrise soddisfatto.
"Ora basta, Nino... La lezione sta iniziando."
Alya lo guardò di sottecchi dietro il grosso libro di testo che teneva in mano, sicura che Adrien nascondesse qualcosa.
*
Continua

 

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


"E' nel portagioie!" Gli aveva rivelato spontaneamente.
"Quello con la ballerina che ti aveva regalato tua madre a sei anni?"
Chloe' triò il labbro in un sorriso, sospirando con gli occhi lucidi "Te lo ricordi ancora?"
"Ho ancora bene impresso la tua espressione quando avevi scartato quel regalo."
"Non era per il dono che mi aveva fattoma perché era il primo compleanno a cui riusciva a venire e si era ricordata della mia passione per la danza."
Adrien strinse i pugni dal nervoso, Audrey, a tratti, assomigliava molto suo padre. Assente e disinteressato se si trattava dei propri figli.
"Sai... Faresti più bella figura a consegnare il Miraculous direttamente ai super eroi." Provò a dirle per indurla a fare la cosa giusta.
Lo sguardo di Chloe' s'indurì.
"Mai..." Berciò "Diglielo pure che se lo vogliono, che se lo vengano a prendere." La biondina si alzò stizzita, era già tanto che gli avesse rivelato dove si nascondeva, ma non si sarebbe mai abbassata a consegnarlo direttamente nelle mani di quella ridicola di Lady Bug.
Se quella super eroina da strapazzo lo voleva, allora doveva combattere con le unghie e con i denti per averlo.
In ogni caso, avrebbe saputo che Adrien l'aveva tradita, era l'unico a sapere dov'era. Almeno, pensava questo, ignara del fatto che anche Zoe sapesse della cassaforte.
Ma non era una questione di tradimento o no, la veste di Vespa Regina iniziava a stare un po' stretta a Chloe, la quale non era affatto d'accordo a farsi manipolare, soprattutto perché, dopo l'ultimo episodio, aveva capito che Monarch non riponeva in lei nessuna fiducia, tanto da arrivare ad escluderla quel giorno ed agire da solo. Insomma, lei era solo una pedina nelle sue mani.
L'ego smisurato di Chloe, in ogni caso, non le permetteva di abbassarsi nel consegnare il Miraculous a Lady Bug, ma non lo avrebbe restituito nemmeno a Monarch.
*
Lady Bug e Chat Noir s'incontrarono lo stesso pomeriggio nelle fogne della capitale parigina, un posto un po' inusuale e fuori contesto, ma tutto sommato sarebbero potuti stare tranquilli e nessuno li avrebbe disturbati mentre mettevano a punto il loro piano d'azione.
Chat Noir non aveva detto nulla alla sua partner circa quello che aveva scoperto quella mattina.
Del resto, Chloe', non gli aveva rivelato nulla di più di quanto non sapessero già.
L'unica differenza stava nel cofanetto da guardare una volta aperta la cassaforte.
E, da quanto avevano capito, il meccanismo di difesa in camera di Chloe' era a tempo, oltre il quale sarebbe stata allertata la polizia per un probabile furto con scasso o intrusione.
Bisognava capire effettivamente quanto tempo avessero a disposizione i super eroi per agire e scappare infine con il tanto agognato bottino.
Sarebbe stato più semplice se avessero a loro disposizione il Miraculous del Cavallo.
"Tu ti dovrei ritrasformare e poi trasformare." Il compito di Chat Noir era della massima importanza, perché avrebbe dovuto usare il suo potere per ben due volte: una per la cassaforte e una per le sbarre, per permettere a loro di andarsene una volta completata la missione.
"Lo so. Quando si abbasseranno le sbarre potrei usare subito il cataclisma su di esse ritrasformarmi, ricaricare Plagg e aprire la cassaforte."
"Sarebbe tutto più semplice se conoscessimo la combinazione" Lady Bug si porto' due dita sul mento.
"In ogni caso dobbiamo stilare una lista di possibili varianti, non possiamo avere solo un piano A..."
"Hai perfettamente ragione... Dobbiamo andarci cauti, si tratta pur sempre di Chloe... E si aspetterà senz'altro un nostro arrivo, per questo avrà fatto installare quel sistema d'allarme super sofisticato. Immagino ci sia lo zampino dell'industria Tsurugi."
"Probabile... Ha le mani in pasta in molti luoghi, e credo che l' Hotel Le Grand Paris non sia da meno." Tipo Villa Agreste, ma quel particolare era meglio ometterlo al momento, Chat Noir non voleva fare ricadere su di lui sospetti riconducibili alla sua vera identità.
Lady Bug sospiro' affranta dopo aver pensato ad una cosa.
"Non vorrei, ma mi sa che dovremo coinvolgere Zoe." Mormorò Lady Bug arrendendosi difronte a quella consapevolezza.
Chat Noir si grattò la testa con l'unghia del dito indice, non molto convinto di tale opzione.
"Mmm... Dici?"
"Quello che dobbiamo sapere e' quanto tempo abbiamo a disposizione per agire."
"Potremo sempre provare con un diversivo, ad esempio un oggetto qualsiasi lanciato oltre la porta finestra, quegli allarmi sono molto sensibili alle vibrazioni."
Lady Bug assottigliò gli occhi "Sembra quasi che tu li conosca bene"
A Chat Noir si rizzò il pelo sulla schiena e morse da solo la lingua per essersi fatto sfuggire quel piccolo particolare.
Mannaggia a lui e quella sua linguaccia maledetta e petulante!
"Ho solo fatto un'ipotesi" Sorrise nervosamente, cercando di sviare sospetti di ogni tipo, se mai Lady Bug ne avesse qualcuno, anche se in quel momento a Milady, non interessava conoscere chi c'era dietro la maschera, ma solo recuperare il Miraculous, ogni cosa all'apparenza superflua, passò così in secondo piano.
"E comunque, secondo te, se arrivasse la polizia non ci lascerebbero fare il nostro dovere? Sono anche loro dalla parte del bene."
"Lo so, non sono le forze dell'ordine che mi preoccupano, ma Monarch! Che cosa ci succederebbe se arrivasse all'improvviso ed iniziasse a piantare akuma nel cuore delle persone? E' già successo che lo facesse."
Quella era un'opzione che non aveva considerato, troppo impegnato a pensare a quanto ci avrebbe messo a ricaricare il suo kwami.
"Quindi, che cos'hai in mente? E comunque non e' detto che Zoe ci aiuti."
"Zoe è dei nostri."
"Che cosa intendi?" Chat Noir inarcò un sopracciglio.
Lady Bug esitò, ma poi pensò che non ci fosse nulla di male nel rivelargli che in realtà' e' lei che aveva preso il posto di Queen Bee come Vesperia.
"Ora capisco..."
Chat Noir aveva conosciuto l'identità di un altro ex portatore.
*
Il piano congegnato dei due era perfetto, ma prima di agire, dovevano avere la certezza di una cosa.
Il tempo.
Il tempo era fondamentale per la buona riuscita della missione.
Entrarono in punta di piedi in camera di Zoe, attenti a non far rumore per non insospettire Chloe che si trovava nella stanza accanto, quella completa di ogni confort.
La trovarono seduta dietro le scrivania intenta a fare i compiti giornalieri, indossava un grosso paio di cuffie nere sulle orecchie e muoveva il capo a ritmo di musica.
Lady Bug riconobbe nelle note musicali, l'ultima canzone incisa dai Kitty Section.
Parlava di una ragazza che aveva perso tutto, ma che grazie alla sua caparbietà e testardaggine, era riuscita a riprendersi quanto rubatole.
Lady Bug arretrò di qualche passo con il cuore che le morì in gola, sembrava che Luka, l'autore del brano, si fosse ispirato a lei per quel successo.
Chat Noir la bloccò per il polso e le lanciò un'occhiata come a dire "dove stai andando?"
Non era quello il momento di scappare, ma di reagire, e se anche i Kitty Section avevano voluto dare con quella canzone speranza alla gente di Parigi, allora perché lei doveva mollare e non dare modo a quella profezia di realizzarsi?
I suoi amici credevano in loro.
Tutta Parigi riponeva fiducia in quel duo.
Lady Bug si scusò mimando la parola con le labbra rosee e lucide.
Chat Noir le sorrise, non era il momento di rimproverarla, ma di sostenerla, quello si.
L'eroe gatto prese Zoe alla sprovvista, bloccandole braccia e labbra, voltando la sedia girevole lentamente.
La sorellastra di Chloe vide Lady Bug farle cenno con un dito di rimanere in silenzio e di non urlare.
"Mi avete fatto prendere un colpo." Sussuro' mentre il battito del cuore riprendevano il giusto ritmo.
"Scusaci, ma abbiamo bisogno di te." Anche Lady Bug usò lo stesso tono per non farsi sentire dall'inquilina dell'altra stanza.
"Non ho più i miei super poteri, come posso esservi utile?" Rimarcò la bionda.
Lady Bug e Chat Noir esposero a Zoe le loro intenzioni e quest'ultima accettò il suo ruolo con molta gratitudine.
Non avrebbe dovuto fare niente di che, ovvero fare irruzione da Chloe con una scusa stupida e banale, in modo che lei non potesse sospettare di nulla, ed intanto i super eroi avrebbero cronometrato il tempo che gli sarebbe servito per agire.
*
Zoe aprì di scatto la porta della camera della sorellastra, facendo irruzione e spaventandola a morte.
In ogni caso, si era stizzita perché stava guardando la sua serie TV preferita e Zoe le aveva fatto perdere un punto cruciale.
"Chloeeee!!! Ho bisogno di un vestito!" Starnazzò balzando all'interno, e come volevasi dimostrare, il sistema d'allarme si attivò non appena era stata percepita la sua presenza sgradita.
"Ti ha dato di volte il cervello, forse?" Chloe' dovette alzate di parecchio i decibel della voce perché la sirena non smetteva di emettere il tipico suono.
"Lo sai che devi prima farti annunciare." Stizzita, incrociò le braccia al petto "... E ora per colpa tua siamo intrappolate qua dentro."
Zoe si toccò gli indici e mormorò un falsissimo "Mi dispiace."
Ma Chloe' ci credette, e quello era l'importante.
"Che cosa vuoi da me?" Se lo volle fare ripetere per essere sicura di aver capito bene prima.
"Questa sera alla Liberty c'è una festa, e mi serve un vestito."
"Cos'è vuoi fare colpo su qualcuno di quei perdenti?" Il rosso del segnale d'allarme tinse il suo volto, mascherandone la preoccupazione.
Alla Liberty ovviamente non c'era alcuna festa, ma comunque era vero che qualcuno era riuscito ad attirare la sua attenzione.
Zoe non rispose e Chloe' scoppiò in una risata fragorosa per schernirla.
"Solo tu potevi innamorarti di uno di quei ragazzi insignificanti. Di chi si tratta? L'unico che si salva e' Luka, lui e' molto carino." Chloe' apri l'armadio per cercare qualcosa di adatto a sua sorella, che se possibile, divenne ancora più rossa in volto.
*
Finalmente l'allarme cessò e Zoe poté' ritornarsene in camera sua con il bottino.
Due per la precisione: uno era un abito, perfettamente nel suo stile che Chloe teneva segregato in fondo all'armadio ancora con il cellophane a preservarlo. Il secondo era il tempo.
Lady Bug e Chat Noir controllavano il cronometro esterrefatti e con un gran sorriso sulle labbra, per poco non saltarono dalla gioia, ma dovettero contenersi per non gettare alle ortiche l'occasione per riprendersi intanto un Miraculous.
Cinque minuti.
Avevano a disposizione esattamente cinque minuti prima che la polizia arrivasse.
Un'eternità per loro, perché in ogni caso, Adrien era già d'accordo con Plagg che quel dannato formaggio glielo avrebbe fatto buttare giù per intero e non mordendolo un po' alla volta , com'era abituato a fare.
Inutile dire che il kwami non era affatto d'accordo, ma Adrien fu impassibile, e Plagg dovette piegarsi al suo volere.
*
Per ovvie ragioni, Lady Bug e Chat Noir non agirono subito, ma attesero l'indomani per non insospettire troppo Chloe e fare cadere cosi' inutili congetture sulla sorella.
La porta finestra era aperta sulla terrazza ed i due super eroi sarebbero passati di lì.
Chat Noir controllo' la stanza da lontano grazie alla sua super vista, ma non percepi' alcun movimento.
"Via libera!" Disse infine notando poi uno strano velo di tristezza negli occhi della collega.
"E se fosse una trappola?" Mormorò appena stringendo un pugno lungo il fianco.
"Pensi che Chloe' sia così furba?"
Lady Bug alzò le spalle "Non lo so..."
"Non ti preoccupare, nella stanza non c'è nessuno. Sarà sicuramente andata a farsi una sauna oppure un trattamento di bellezza." Rispose con superficialità', proprio come pensava essere la personalità della sua amica d'infanzia.
"Si, sarà sicuramente così. Andiamo! E togliamoci sto pensiero" Era pronta per lanciare lo yo-yo sul terrazzo.
Chat Noir la bloccò per un polso e la guardò negli occhi.
Lei arrossì all'improvviso ed il cuore accelerò i battiti.
"Andrà tutto bene" le rivolse un dolce ed amorevole sorriso "... Siamo una squadra grandiosa."
"Vinceremo anche questa battaglia!" Continuò lei intrecciando le dita con le sue, portandosele vicino al cuore.
"Non ho alcun dubbio su questo!"
*
Ma le cose non vanno mai come le si programma.
Appena varcata la soglia della camera di Chloe', il suono stridulo dell'allarme iniziò a rimbombare in tutto il locale, e Chat Noir dovette tenersi le orecchie per non impazzire, il suo udito super sviluppato gli stava dando non pochi problemi, tanto da costringerlo ad inginocchiarsi a terra in preda ai dolori lancinanti alla testa.
"Chaton!!" Urlò Lady Bug abbassandosi alla sua altezza in maniera preoccupata.
Non doveva star male, non adesso che c'era bisogno di lui, ma Chat Noir non riusciva a muovere un muscolo.
Lady Bug vide un'ombra avvicinarsi minacciosa dietro di lei, facendola voltare di scatto e strabuzzare gli occhi terrorizzata.
"Bene, bene. Siete finiti dritti nella mia trappola."
*
Continua

 

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Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***


Chat Noir continuava a dimenarsi in preda agli spasmi, quel suono stridulo e fastidioso lo aveva messo letteralmente k.o.
Il fiato era corto ed ansimava, quel fischio sordo e stridulo non gli dava alcuna tregua.
L'unica soluzione per trovare un po' di sollievo era quella di ritornare ad essere semplicemente Adrien, ma non così palesemente davanti a loro.
Lady Bug cercava in qualche modo di sorreggere il suo partner mentre quell'essere ignobile continuava ad avvicinarsi a loro con aria minacciosa.
"Spegni subito l'allarme, Chloe'" le ordinò la super eroina coccinella.
La bionda iniziò a ridere istericamente, per poi fermarsi all'improvviso.
"Ora voglio proprio vedere se riuscirete nel vostro piano dopo questa aggiunta dell'ultimo minuto." Non che ne fosse al corrente, s'intende.
"Che intendi?"
"L'allarme è stato programmato sulle frequenze più fastidiose per i gatti. Così il tuo amato gattino non riuscirà ad usare il suo potere."
"Sei diabolica, Chloe'!" Disse Lady Bug digrignando i denti mostrandoglieli per intimorirla, proprio come fanno gli animali per far arrendere i propri avversari.
"O geniale! "aggiunse pavoneggiandosi portandosi una mano in pieno petto.
Chat Noir stringeva i denti e continuava a tenersi la testa, la quale credeva che presto sarebbe scoppiata come un palloncino gonfiato troppo.
"Non mollare, chaton" Gli disse Lady Bug in cerca di un diversivo da usare e portarlo via di la' più in fretta possibile, ma essendoci la sbarre alle porte e finestre, fuggire via era praticamente impossibile senza il potere di Chat Noir.
Avrebbe potuto invocare un lucky charm, ma chissà quale scherzo del destino le avrebbe fatto e soprattutto se sarebbe stato utile per uscire di lì.
"Fallo smettere" Ansimò con un filo di voce aprendo un occhio per controllare la situazione.
Le gambe erano paralizzate e l'unica cosa che sentiva in testa era quel stridolio a bassa frequenza.
"Ci provo, ma tu devi alzarti."
"E' tutto inutile... L'allarme è predisposto per infastidire e paralizzare i gatti... Peccato non essere riuscita a trovare qualcosa per te!" Disse Chloe' rivolgendosi a Lady Bug, osservando i super eroi inermi e con gli occhi increduli di chi c'era cascato come un pollo.
Lady Bug squadrò la stanza in maniera molto veloce, e dopo aver legato stretta Chloe' alla poltrona del divano con il suo yo-yo, trascinò Chat Noir in bagno.
Esplorò con sommo nervosismo e con le mani tremolanti, l'armadietto dei medicinali dopo aver acceso la luce della specchiera per vederci meglio.
Mancavano tre minuti prima che arrivasse la polizia, ma non sapeva se Monarch sarebbe apparso prima di loro.
In teoria, Chloe', non lo poteva contattare se non trasformata e legata per giunta, ma forse, lei era stata prevenuta comunque, e quel dannato cattivo sarebbe arrivato prima o poi.
In ogni caso, dovevano sbrigarsi.
Dopo una serie di analgesici, paracetamolo, fermenti lattici, sciroppi di vario genere, pillole per dormire, cerotti e garze di ogni tipo, (Chloe' era più fornita di una farmacia!!) Lady Bug scorse una bustina di tappi per le orecchie infondo la scatola, ancora intatta.
Scartò la confezione malamente e li conficcò nel padiglione auricolare del partner, attenta a dosare la forza per non fargli male.
Dopo qualche secondo, Chat Noir aprì entrambi  gli occhi e triò un sospiro di sollievo, quel rumore fastidioso non era del tutto scomparso, ma già più gestibile.
Unica pecca era che Chat Noir non poteva più sentire le istruzioni di Lady Bug.
Quest'ultima mimò con le labbra un scadenzato "Muoviamoci!"
Avevano ancora tempo per agire e la prima cosa che fece Chat Noir fu quella di invocare il suo potere per usarlo sulle sbarre ed aprire così una possibile via di fuga in caso il piano si fosse messo male.
E per male s'intendeva che Monarch avrebbe fatto la sua apparizione.
Intanto, Chloe', urlava e si dimenava con il tentativo di liberarsi dalla morsa dello yo-yo di Lady Bug. Inutile, quel filo era d'acciaio e se si fosse mossa ancora con più  foga, sicuramente avrebbe rischiato dei segni sul corpo, che solo con il tempo si sarebbero rimarginati. E comunque non senza l'aiuto di lozioni e pomate.
Ma questo non le impedì di distrarre ed insultare i super eroi, che sembravano muoversi alla cieca, soprattutto Chat Noir, divenuto momentaneamente sordo.
*
Avendo usato il suo potere, Chat Noir si nascose in bagno e si ritrasformò, nelle orecchie teneva ancora i tappi e non sentì Plagg lamentarsi come al solito.
Perché ora, era lui quello infastidito da quel rumore assordante.
Adrien capì il tempo e gli trasferì i paraorecchie, in modo da aiutare il suo piccolo amico.
Chloe' era stata molto previdente ed intelligente. Doveva ammetterlo.
Anche se non aveva dubbi in merito, per quanto in quegli anni avesse cambiato il suo carattere, issando una corazza di odio tutta intorno a lei, Chloe' si era sempre distinta per il suo acume.
Era chiaro che i due super eroi se volevano quel Miraculous se lo sarebbero dovuto sudare, e non era una retorica.
"Ricordami di cataclismare quella sciacquetta" Berciò Plagg con la bocca piena.
"Ti non cataclismerai nessuno. Anzi sbrigati a mangiare quel formaggio." Lo disse piano in modo che il kwami potesse leggergli il labiale senza problemi.
*
Chat Noir ritornò nella stanza principale bello carico e non ci mise molto a riutilizzare il suo potere sulla cassaforte.
Lady Bug sorrise in direzione di Chloe.
"Abbiamo vinto noi, Chloe'"
Ma l'entusiasmo di Lady Bug durò poco, soprattutto quando si accorse che il suo compagno continuava a fissare l'interno della cassaforte spaesato e con gli occhi che gli fuoriuscivano dalle orbite.
Ora era il turno della bionda ancora legata sulla poltrona di sogghignare sadica.
"Ma che!!!" Disse Lady Bug iniziando a tirare fuori quelle scatole perfettamente identiche, una ad una, e aprendole.
Vuote, ovviamente.
"E' come trovare un ago in un pagliaio!" Esclamò Chloe continuando a ridere.
E tra la sua risata malefica e quell'allarme che ancora continuava a risuonare all'interno della stanza, Lady Bug lanciò un urlo disperato.
Si gettò verso Chloe' e la sovrastò con il suo peso.
Stava per scoccargli un sonoro ceffone, quando la mano le venne bloccata a mezz'aria da Chat Noir che continuava a negare con il capo.
Non era quello il momento per perdere la testa, ora la priorità era il Miraculous dell'ape, ovvero l'obiettivo iniziale.
"Non abbiamo tempo per questo" le sussurrò e Lady Bug a malincuore aveva dovuto dargli ragione, la priorità non era Chloe', anche se alla coccinella prudevano le mani da morire, per una serie di ragioni, prima tra tutti, Chloe' doveva ancora pagarla per averla fatta espellere da scuola senza motivo.
Invocò un Lucky Charm sperando che questi gli avrebbe dato lo spunto per trovare il carillon che cercava.
"E' uno scherzo, vero?" Mormorò Lady Bug tenendo sulle mani una copia identica del suo yo-yo.
Finche' la super eroina setacciò la stanza alla ricerca di un modo per usare quell'oggetto fortunato, Chat Noir iniziò ad ispezionare uno ad uno i portagioie.
"Ce ne saranno più di cento" Disse il gatto convinto che non sarebbe mai e poi mai riuscito ad aprire quello corretto, e ora non aveva più tempo per trasformarsi e ritrasformarsi per usare nuovamente il suo potere, col rischio di rompere anche l'oggetto così prezioso per la sua amica d'infanzia.
Meglio cosi, in ogni caso non ci sarebbe riuscito.
*
Alla fine, Lady Bug aveva utilizzato il Lucky Charm sulla sirena dell'allarme mandandola in frantumi, liberando così Chat Noir della costrizione dei  tappi per le orecchie.
Comunicare con la sua partner stava diventando alquanto difficile.
Anche lei poi si aggiunse alla ricerca del Miraculous, ma il tempo non era dalla loro parte, perché oltre che tra un minuto la polizia sarebbe arrivata (potevano sentire le sirene a tutto spiano giunte all'ingresso dell'hotel), Chat Noir non aveva più tempo, un po' di più invece Lady Bug.
"Non lo troverete mai, non lo troverete mai" Cantilenava come una bambina dispettosa la bionda, muovendo a ritmo le gambe come a volerli prendere in giro.
Lady Bug e Chat Noir continuavano imperterriti con la loro missione cercando di non dare nessun peso a Chloe, anche se per Lady Bug non era affatto facile.
Controllarono un'altra decina buona di scatole, senza ottenere alcun successo.
Lady Bug stava per crollare, quella era la loro ultima occasione per ritornare in possesso del Miraculous dell'ape, dopodiché' sarebbe stato tutto molto più arduo e faticoso.
Chat Noir, liberato ormai da quel suono fastidioso che gli annebbiava anche i pensieri, riusci' a pensare a mente lucida, cercando un particolare del portagioie originario e trovarlo così molto più facilmente.
Il tempo stringeva e Milady aveva iniziato a tremare di paura.
Andare via e mettere a punto un altro piano, oppure rimanere e venire denunciati per violazione di domicilio?  E conoscendo Chloe, avrebbe convinto il commissario di polizia a farli rinchiudere in gabbia e buttare via la chiave.
Che figura! Soprattutto perché non potevano rimanere trasformati per sempre.
Ed a proposito di questo, a Chat Noir mancava un ultimo gommino verde e poi sarebbe tornato nella sua forma civile.
Ma nonostante questo, il suo partner era concentrato e di mollare non ne aveva alcuna voglia.
"Bingo!" Urlò trovando il portagioie originario e alzandolo come una coppa della vittoria.
Lo aprì e prese il pettine dell'ape che consegnò nelle mani tremolanti di Lady Bug.
"Noooooo!" Fu l'urlo che si stagliò in cielo di Chloe', che si vide portare via il suo gioiello, ottenuto non di certo per merito.
"Andiamocene!" Disse vittoriosa Lady Bug incontro al super eroe che la seguì al di fuori della terrazza.
Poi Lady Bug si arrestò di colpo, ricordandosi dello yo-yo legato attorno al corpo di Chloe.
"Va' avanti, ti raggiungo" Gli disse in tono più tenero e sollevato.
E Chat Noir non poté' fare altro che obbedire, non aveva più tempo, ancora qualche secondo e tutti avrebbero conosciuto il suo vero volto.
*
"Non hai voluto renderci il lavoro facile, vero, Chloe'?" Le chiese mentre la slegava di controvoglia.
La biondina iniziò a massaggiarsi polsi e l'addome, facendo finta che le dolessero.
"Tsk! Guarda qui che casino avete fatto." Rispose senza dare una spiegazione alla domanda della super eroina.
"In ogni caso, grazie." Le disse uscendo di lì velocemente visto che la polizia era arrivata.
Una volta salita sul cornicione opposto, Lady Bug invocò il potere riparatore del Lucky charm, non convinta però che sarebbe riuscita a sistemare il casino dentro la stanza di Chloe'.
Vuoi un po' perché la super eroina inavvertitamente era riuscita a potenziare il Lucky Charm, vuoi perché Chloe' era considerata una super cattiva, fatto sta che aveva funzionato.
Sorridendo e volgendo un ultimo sguardo di gratitudine verso la compagna di classe, Lady Bug raggiunse Chat Noir nelle fogne, con un peso in meno sulle spalle.
*
"Chat Noir?" Lo chiamò dopo aver chiuso la botola e sceso la scala a pioli.
"Sono qui!" Le disse e seguendo il suono della voce lo vide mentre l'aspettava.
Gli lanciò un'occhiata languida, ma l'ultimo bip del suo Miraculous l'avvertì che si sarebbe dovuta ritrasformare, quindi svoltò l'angolo velocemente e ricaricò il suo kwami con il consueto macarons alla fragola di cui ne andava ghiotta.
Dopo essersi ritrasformata per preservare la sua identità, finalmente Lady Bug raggiunse Chat Noir, complimentandosi con lui per l'intuito.
"Mi stavo giusto chiedendo come hai fatto a capire la differenza." Chiese lei perplessa.
Chat Noir rabbrividì', ma riuscì comunque ad inventare una scusa plausibile invece di quella vera, ovvero che ricordava che quando Chloe' il giorno dopo del compleanno sua madre aveva lasciato Parigi, dalla rabbia lo aveva fatto cadere e si era scheggiato da un lato.
"La super vista è uno dei miei poteri e ho notato che il portagioie incriminato era scheggiato" spiegò con ovvietà.
Lady Bug era incantata da lui e l'istinto la fece avvicinare di più verso il suo partner velocemente, sentendo ovattato quanto le stava esponendo.
Chat Noir era troppo preso a pavoneggiarsi con la sua Milady che nemmeno si era accorto delle sue movenze, ma fu solo quando lei catturò con un dolce bacio le sue labbra che egli ritornò in sé.
"Milady... Che fai?" Le chiese colto alla sprovvista.
"Sta zitto per una volta e baciami" gli ordinò tirando la testa verso di sé con entrambe le mani.
Come dirle di no.
Chat Noir assaporò il momento, questa volta era tutto vero.
Quel bacio non sarebbe più stato impresso solo su di un cartellone pubblicitario, ma nella sua mente, come la miriade di sensazioni che Lady Bug gli stava trasmettendo in quel momento.
Con coraggio, Chat Noir schiuse le labbra quel tanto che bastava per fare incontrare le loro lingue, e nel farlo, avvicinò di più il corpo al suo in un tenero abbraccio.
I loro cuori battevano all'unisono e quelle pulsazioni gli fecero sfarfallare gli stomaci.
Una sensazione bellissima che portarono entrambi su una nuvola, facendoli sentire più liberi e leggeri.
Lady Bug non dava segni di cedimento e rispondeva al bacio con foga e passione.
Fu solo per riprendere il fiato, perché Chat Noir glielo aveva smorzato letteralmente, che si staccò e si guardarono negli occhi.
Per un istante, nelle iridi di Chat Noir vide una sfumatura azzurra e glaciale.
Lady Bug sciolse in fretta e furia l'abbraccio restituendogli le braccia in preda al panico, arretrò di qualche passo e mise le mani avanti.
"E' tutto sbagliato... Io non posso innamorarmi di te" Continuava a ripetere con lo sguardo perso nel vuoto.
Chat Noir continuava a chiederle che cosa avesse sbagliato.
"Non sei tu, sono io." Farfugliò oltre ad altre parole sconnesse e prive di significato, prima di allontanarsi definitivamente da lui e lasciarlo solo con più dubbi che risposte.
*
Continua

 

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Capitolo 21
*** Capitolo 21 ***


Era entrato in camera sua come un fulmine, senza  perdersi in inutili convenevoli.
Sapeva che sarebbe andato da lei, sapeva che prima o poi avrebbe avuto un confronto diretto con Monarch.
Del resto la notizia dell'incursione all'Hotel Le Grand Paris, era su tutti i giornali, oltre che come notizia di apertura dei principali telegiornali.
Già, perché come era successo per il furto dei Miraculous a Lady Bug, anche quella dove si parlava che i due super eroi guadagnavano terreno, non poteva passare inosservata.
E poi, era giusto che i parigini sapessero che potevano fidarsi ancora di Lady Bug e Chat Noir.
C'era da chiedersi però, visto che ora Lady Bug era ritornata in possesso del Miraculous dell'ape, se a questo punto avrebbero rivisto Vesperia o se Lady Bug l'avrebbe tenuto lei al sicuro.
"Sei stata una stupida!" Le aveva detto sprezzante digrignando i denti per il nervoso.
Chloe' Bourgeois gli poté' vedere una vena grossa pulsargli sulla tempia, ma non gli diede troppo peso.
"Erano in due, e io non ero trasformata. Ero in svantaggio. Non c'è da aggiungere altro" Spiegò con ovvietà e senza scomporsi minimamente, come se l' aver perso quel Miraculous non la scalfisse affatto.
"Te lo sei fatta soffiare da sotto il naso." Berciò.
"Non è vero!" Puntò i piedi stizzita, le avranno pur rubato il Miraculous, ma tutto si poteva dire di lei tranne che fosse superficiale e stupida, soprattutto dopo l'ultimo stratagemma ideato "... L'avevo nascosto bene, sono stati solo fortunati."
"Sapevo che non mi potevo fidare di te, ma speravo anche di sbagliarmi. Riponevo in te molte speranze, ma alla fine mi hai deluso moltissimo."
Chloe' incrociò le braccia sotto il seno con strafottenza, come se quelle parole non avessero per niente scalfito la sua corazza forte e robusta. "Ho fatto di tutto per proteggere questo posto da ogni incursione, ma forse..." Assottigliò gli occhi "... E' vero che quei due sono un portento... Del resto..." La bionda si accomodò sulla stessa poltrona dove il giorno prima era stata legata da Lady Bug come un salame ed accavallò le gambe con eleganza poggiando le braccia sui braccioli "... Tu hai tutti i suoi Miraculous e non sei ancora riuscito a prendere gli orecchini della Coccinella e l'anello del Gatto Nero. Vorrà pur dire qualcosa, no?" Assottigliò infine gli occhi.
Quella vocina stridula e petulante gli entrò dalle orecchie martellandogli la testa e facendogli salire il nervoso, ma non sarebbe stato da lui sbroccare, doveva comunque mantenere un certo rigore, anche se la voglia di prenderla a calci e farle capire chi teneva le redini del gioco, era tanta.
Si schiarì la voce con un leggero colpo di tosse e contò mentalmente fino a dieci per darsi una calmata.
Monarch, o meglio Gabriel, non era abituato a certi tipi di affronto e se magari notava in suo figlio certi segni, sapeva come metterlo in riga con un solo sguardo, Adrien era un ragazzo molto ligio al dovere e al rispetto delle regole, non avrebbe mai fatto qualcosa che andasse contro il suo credo.
Chloe' Bourgeois avrà anche avuto solo quindici anni, ma sapeva il fatto suo, e non a caso l'aveva scelta per impersonare Vespa Regina, ovviamente dopo aver akumatizzato il suo alter ego Queen Bee.
"La guerra non è ancora finita e vedrai che il vincitore sarò io" disse mellifluo cercando di farsi scivolare via di dosso le parole dure, ma veritiere, di Chloe'.
Lady Bug e Chat Noir erano un duo e con solo due, tre attualmente, poteri a disposizione, e nonostante questo svantaggio, erano riusciti a tenergli testa.
La giustificazione di Monarch era semplice: loro due possedevano i più potenti, il che era vero.
Monarch invece poteva contarne una decina circa, se avesse giocato bene le sue carte, avrebbe potuto batterli e prendere i loro Miraculous con facilità', e per farlo aveva bisogno di alleati fidati e con la testa ben salda sulle spalle che si focalizzassero sul suo stesso obiettivo, e non oche megalomani che pensavano solo a mettersi in mostra.
Forse però, un po' la colpa era anche sua, avrebbe dovuto fare più attenzione a scegliere i suoi alleati, soprattutto persone anonime.
"Lo spero per te..."
Monarch alzò i tacchi per andarsene ed il rumore di questi venne attutito dalla pregiatissima moquette rossa presente sul pavimento. Si voltò prima di rivolgerle la parola per l'ultima volta.
"Ah! Dimenticavo. Tu non mi servi più, hai dato prova di essere un'oca bionda senza cervello... Com'è che dici sempre? Ridicola, assolutamente ridicola." La schernì sogghignando, prendendola in giro.
La rabbia di Chloe' per quell'affronto le partì dal basso ventre e risalì i vari organi prima di arrivare alla gola e scoppiare.
"Tu sei ridicolo!" Gli sbraitò contro senza alcun contegno.
Se c'era qualcosa che non sopportava era l'insolenza delle persone e non amava che qualcuno si prendesse gioco di lei o osasse metterle i piedi in testa.
"In queste settimane non mi hai mai reso partecipe del tuo losco piano, non so nemmeno qual è il tuo vero scopo e perché desideri così ardentemente quei Miraculous. E a dirti la verità non so nemmeno perché ti ho aiutato."
"Per il potere!" Rispose Monarch lasciandola di stucco "... A te piace sentirti importante e al centro dell'attenzione." Detto questo, scomparve dalla sua vista grazie al potere del Miraculous del Cavallo.
*
Il portale dal bagliore verdastro si aprì proprio davanti a lei.
E appena vide Monarch attraversarlo, alzò il sedere da quello scalino di marmo dove si era seduta ad attenderlo, perché le aveva detto che avrebbe fatto presto e di aspettarlo a metà di quel vicolo poco frequentato.
Lila Rossi lo raggiunse appena il portale si chiuse dietro di lui con il suo passo leggero e scadenzato, anche aggraziato, del resto era stata scelta da Gabriel Agreste in persona, come modella da affiancare a suo figlio, doveva pur mantenere alta la sua reputazione.
Lo sguardo di Lila era il solito sospettoso  e furbo, non a caso era stata scelta come portatrice del Miraculous della Volpe, non che a Trixx questo stesse bene e rimpiangeva la sua vecchia portatrice Alya.
Lei non era come la bruna, era cattiva, meschina e manipolatrice, e cosa importante, non gli dava mai da mangiare la sua amata uva bianca, ma il malcapitato kwami, doveva accontentarsi di briciole di pane raffermo.
"Hai fatto presto." Gli disse mettendosi davanti a lui.
"E' stato più facile del previsto." Rispose mellifluo.
"Ha pianto? Era disperata?" Domandò assottigliando gli occhi mentre un sorrisetto sadico si materializzava lentamente sul suo volto.
"In realtà' no."
"Dovevo immaginarlo." Sospirò delusa, forse si aspettava che Chloe' si deprimesse o che si strappasse tutti i capelli dalla disperazione, ed invece era rimasta impassibile.
"Non è che questo mi importi più di molto sai?" Ma stando all'espressione di Lila, sembrava proprio che a lei stesse a cuore che ci rimanesse male. 
Poco importava se a scuola si fossero alleate per far del male a Marinette, lei non aveva amici e non ne aveva bisogno, Lila viveva per vedere il prossimo stare male mentre lei trionfava. Era davvero cattiva fino al midollo.
E l'alleanza stretta con Monarch non era da meno, perché dietro il sorrisetto falso di chi vuole aiutare, si nasconde un pugnale pronto per essere conficcato dritto nella schiena, proprio in mezzo alle scapole.
Il Miraculous della farfalla era il suo obiettivo primario, con quello sarebbe stata perfettamente in grado di creare un esercito da piegare al suo volere e diventare così la padrona indiscussa del mondo, nessuno l'avrebbe fermata e presto anche Lady Bug e Chat Noir sarebbero caduti dritti dritti nella sua trappola.
Già pregustava la vittoria e il momento in cui tutti si sarebbero inginocchiati davanti alla loro potente regina, ma non era ancora il momento... intanto doveva entrare nelle grazie di quel vecchio in modo da ottenere la sua totale fiducia e rubargli quanto di più caro, e non escludeva che si sarebbe fatta una grossa risata quando avrebbe ottenuto lei i Miraculous di Lady Bug e Chat Noir.
"In ogni caso, hai fatto bene a sbarazzarti di quella là... sarebbe potuta diventare un problema" Fece spallucce iniziando a mettergli una pulce nell'orecchio "... vedi, secondo me, Chloè faceva il doppio gioco, altrimenti come avrebbero fatto Lady Bug e Chat Noir a sapere quale cofanetto aprire esattamente?"
"Ha detto che è stata fortuna!" Rispose Monarch, non credendoci nemmeno lui.
"E tu le credi?" Lila alzò leggermente il tono.
"Pensi che qualcuno l'abbia tradita o che si sia confidata con qualcuno? Chloe non ha amici." Disse convinto.
"Tranne Sabrina" Continuò Lila.
"Sabrina non la tradirebbe mai, è troppo succube di lei."
Lila si portò una mano sul mento ed iniziò a rimuginare tra sé e sé.
"Hai in mente qualcosa?" Le chiese notando l'espressione dipinta sul suo volto.
"Parlerò con lei... magari è in combutta con Lady Bug e ce la stava facendo sotto il naso, vedrai, la farò confessare."
Monarch incurvò le labbra in un sorriso sadico, aveva fatto bene a reclutare quella ragazza, era proprio come si aspettava che fosse: intelligente, subdola e manipolatrice. In poco tempo avrebbe scoperto le vere intenzioni di Chloè e se l'avesse tradita proprio come immaginava.
Monarch e Lila si strinsero la mano, dando così inizio alla loro alleanza.
*
Chloè se ne stava tranquilla e beata all'interno della sua jacuzzi, immersa in una miriade di bolle profumate di sapone, quando bussarono alla porta.
"Signorina Bourgeois..." Era il cameriere che non entrò.
Stizzita, Chloè gli urlò di andarsene via, rimettendosi la maschera rinfrescante sopra gli occhi.
"... Ehm... c'è la signorina Rossi che desidera parlare con lei, dice che è importante." Continuò lui nel più totale imbarazzo.
A sentire il nome di Lila, o meglio il suo cognome, Chloè uscì velocemente dalla vasca, allagando inevitabilmente tutto il pavimento, col rischio anche di scivolare sul sapone e rompersi così l'osso del collo.  
S'infilò velocemente un accappatoio giallo di morbida spugna e si precipitò all'ingresso, dove ancora il cameriere continuava a bussare insistentemente perché la signorina non le rispondeva più, temeva un malore improvviso, ma sapeva anche che a causa del sistema d'allarme sofisticato, non gli era permesso entrare.
"Signorina.... Signorin..." La porta si aprì di scatto e senza salutare Jean Jack triò dentro Lila per la giacca.
Non che fossero felici di vedersi, ma entrambe fecero finta di esserlo, si salutarono con un doppio bacio sulla guancia.
"Tesoro, ho saputo..." Disse in tono mellifluo fingendosi per l'ennesima volta affranta e dispiaciuta.
"E' stato un duro colpo, si" Strinse gli occhi per scacciare le lacrime di coccodrillo e voltarsi per non fargliele vedere, sapeva che avrebbe goduto della sua tristezza, finta, per la cronaca, perché Chloe' era felice di non essere più alleata con Monarch e forse, se avesse fatto credere a Lady Bug e Chat Noir di essere cambiata e di essere dalla loro parte, magari, la coccinella si sarebbe intenerita e le avrebbe riconsegnato il miraculous dell'ape.
"Non sai quanto mi dispiace che non potremo più combattere insieme." L'abbracciò.
"Non ti preoccupare, non e' colpa tua" Cinguettò staccandosi dall'abbraccio, e solo per cortesia non fece finta di pulirsi.
"Hai ragione, è colpa di quel fattaccio e di quell'insetto della sua fidanzata." Mormorò melliflua.
"Già..."
Lila con circospezione andò ad accomodarsi sul divano di pelle.
"Sai, mi stavo chiedendo come avessero fatto quei due a portarti via il Miraculous."
Chloe' fece spallucce "Hanno avuto fortuna." Rispose spicciola non aggiungendo altro, ma Lila era curiosa e voleva sapere.
"Mi sembra strano che una come te non abbia intuito di avere una talpa, o di essere osservata."
"Una-una talpa?" Sussultò la bionda, chi poteva essere? Era sempre da sola, escludendo Sabrina, ma lei non spiffererebbe mai nulla a nessuno.
"Come avrebbero fatto sennò a congegnare un piano così? E a trovare il miraculous su più di cento scatole in poco tempo?"
"Non ne ho idea!" Ma mentre lo diceva, a Chloe' balenò in testa un nome ben preciso: Zoe!
Lei era entrata nella sua stanza e fatto scattare l'allarme, e se fosse stata tutta una montatura?
Quella domanda le lasciò più dubbi che certezze e avrebbe sicuramente indagato.
*
Continua

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Capitolo 22
*** Capitolo 22 ***


Tikki continuava a scuotere e a chiamare Marinette per cercare di convincerla a togliersi quel maledetto cuscino dalla faccia che teneva da qualche minuto per soffocare i singhiozzi convulsi che le uscivano prepotentemente dalla bocca, e che non erano in grado di fermarsi.
"Ti prego, Marinette. Mi sto preoccupando!" La vocina dolce della kwami le entrò ovattata all'interno delle orecchie, ma aveva ragione, Marinette aveva bisogno di prendere una boccata d'aria se non voleva soffocare e di conseguenza morire, col rischio di lasciare Chat Noir a combattere da solo contro Monarch.
Tikki tirò un sospiro di sollievo quando la sua padroncina, finalmente, si tolse quella possibile arma del delitto da sopra il volto provato dalla disperazione.
"Che cosa ho fatto, Tikki?" Singhiozzò lei rendendosi conto che forse la sua reazione era stata un tantino esagerata. Esageratamente bella ed appagante.
Perchè, il problema principale non era l'aver baciato il suo partner, ma il fatto che le era piaciuto farlo (e Chat Noir baciava dannatamente bene) e che le farfalle allo stomaco erano ancora presenti e continuavano a sfarfallare in maniera insistente se ripensava alle sue labbra dolci e calde, alla lingua che accarezzava delicatamente la sua.
Marinette riportò il cuscino sulla faccia dopo aver riempito per bene i polmoni d'aria fresca e soffocò un urlo.
"Dai... Marinette..." Sospirò la kwami della creazione dandole uno scossone sulla spalla per poi cercare di tirar via quel guanciale dalla faccia per parlarle a quattro occhi.
Dopo alcuni tentativi, e solo perchè Marinette lasciò la presa, Tikki riuscì a scagliare quel cuscino lontano da lei, ma la corvina, avrebbe sempre potuto voltarsi a pancia in giù ed affondare il volto sul pupazzo a forma di gatto (che ironia!!) che teneva sulla testiera del letto.
"Chissà che cosa penserà di me!" Esclamò portandosi entrambe le mani sul viso come se si vergognasse per l'accaduto, non era da lei reagire in quella maniera baciando il primo che le capitava a tiro, ma lo voleva fare ed il suo corpo si era mosso da solo nella direzione di Chat Noir.
"Che cosa vuoi che pensi? Che sei la ragazza straordinaria di sempre" Rispose con ovvietà la kwami alzando le spalle minute e quasi inesistenti.
Marinette scosse la testa e sospirò portando il busto in posizione seduta.
"Non voglio illuderlo, e sono convinta di averlo fatto. Passi il fatto che la prima volta che è successo era perchè era stato colpito dalla magia di Dark Cupido, passi la seconda che eravamo senza memoria, ma questa!!! QUESTA????!!" Urlò disperata portandosi le mani all'interno dei capelli iniziando a respirare più affannosamente perchè non trovava alcuna spiegazione logica al suo gesto avventato, dimenticando, in ogni caso, il bacio che si sono scambiati solo qualche tempo prima.
E se ci ripensava le saliva il magone.
"Io amo Adrien, non Chat Noir." Volse lo sguardo alle foto sulla bacheca di sughero dov'erano appuntate le immagini del modello, oltre che ad altre cose importanti.
"Stai cercando di convincere me o te stessa?" La kwami le svolazzò davanti agli occhi sovrapponendosi tra lei e le foto di Adrien, che risulto' poi solo uno sfondo sfocato.
Marinette scosse il capo per l'ennesima volta "Non lo so, ed è questo che mi spaventa."
"Forse Chat Noir ti ricorda Adrien, ed è per questo che lo hai baciato." Ipotizzò la kwami mettendole la pulce nell'orecchio, e solo dopo aver completato la frase, si era resa conto che forse aveva detto un troppo, ma Marinette aveva altro a cui pensare e non fece caso alle sue parole.
"No, sono così diversi."
"Allora è probabile che ti sei innamorata di lui. Non ci sarebbe nulla di male."
"Lo dici così, con superficialità." Rispose seccata da quell'affermazione "... hai dimenticato che cosa gli è successo? E' stato akumatizzato per colpa mia, e non voglio che accada. Tengo troppo a lui."
"Lo so, Marinette."
"E poi, può darsi che i miei sentimenti per lui si siano rafforzati perchè passiamo molto tempo assieme adesso." Marinette si portò le ginocchia vicino al volto e ci appoggiò il mento.
Tikki le alzò il volto con una zampetta "All'amore non si comanda, Marinette. Se ti sei innamorata di Chat Noir, io non ci vedo nulla di male."
"Devo parlare con lui, vero?" Disse sporgendo il labbro inferiore.
Tikki annuì.
La corvina invece si alzò dal letto stizzita e non per niente d'accordo, scese i pioli delle scale velocemente con l'intento di andarsene giù a mangiare qualcosa e tenere la mente occupata.
"Sappiamo bene come andrà a finire, e non voglio. E poi ho già parlato un sacco di volte con Chat Noir, e non abbiamo risolto nulla."
Tikki le si parò davanti prima che aprisse la botola.
"Questo perchè non gli hai aperto del tutto il tuo cuore come si deve. Rispondi a me... che cosa provi esattamente per lui?" Tikki non l'avrebbe lasciata andare via senza prima aver avuto la sua risposta, ovviamente una risposta sincera.
"E' solo un amico" Rispose frettolosamente aprendo la botola che Tikki richiuse prontamente.
"Non m'incanti. Riformulo la domanda: che sensazioni provi quando sei con lui?"
Marinette si sedette per terra ed appoggiò la schiena sulla parete rosa, guardò il soffitto e sospirò.
"Non so descriverlo, Tikki." Fece spallucce con occhi languidi.
"Provaci."
"Amo correre con lui tra i tetti, il vento che ci sfiora la faccia e gli sguardi d'intesa che ci scambiamo mentre raggiungiamo il nostro obiettivo. L'altro giorno quando stava male per via dell'allarme, il mio cuore non la smetteva di battere all'impazzata perchè non sapevo come aiutarlo e soprattutto se ce l'avremo fatta, non pensavo più a prendere il Miraculous dell'Ape, ma a salvargli la vita, perchè senza di lui, io non ho motivo di esistere. E' appagante vederlo che combatte e il modo in cui mi protegge mi fa stare bene. Ho desiderato ardentemente quel bacio perchè..." Le parole le morirono in gola quando provò a pronunciarle.
"Perchè?..." La invitò la kwami.
"Perc... Non ce la faccio, Tikki!" Marinette si alzò all'improvviso "... se lo dico, allora significa che è vero."
"Era il tuo cuore che parlava, non la tua mente, Marinette... dillo. Ti sentirai sicuramente meglio."
La corvina tirò un sospiro profondo ed espirò l'aria dalla bocca, il cuore le batteva forte e l'immagine di Chat Noir era viva e forte all'interno della sua mente, e non solo lì.
"Hai ragione, Tikki. Inconsciamente mi sono innamorata di Chat Noir."
*
Adrien se ne stava appollaiato sul balcone di camera sua a rimirar la luna, era così bella e piena da rischiarare tutto il cielo e anche la camera dello stesso ragazzo, il quale lasciò le luci spente apposita per godersi quello spettacolo da mozzare il fiato.
La luna, per qualche congiunzione astrale, si trovava molto vicina alla Terra.
"Ehi, Romeo..." Lo richiamò Plagg dal suo stato di trans.
"Che c'è, Plagg" Rispose voltandosi dalla sua parte.
"Stai bene?" Gli chiese semplicemente notando l'espressione del suo volto.
Adrien scosse il capo "Non lo so... cioè, dovrei essere al settimo cielo perchè lei mi ha baciato..."
"Non è la prima volta che capita" Lo interruppe con il suo fare petulante.
"... Già, però... non lo so, Plagg. E' stato, come dire, diverso."
Plagg già non capiva un' accidenti di amore, figuriamoci se fosse esperto di baci, così si limitò a mangiare formaggio, ovvero fare quello che gli riusciva meglio.
"Un bacio è un bacio." Mormorò con superficialità come se a quell'età, poi, non contasse nulla.
Adrien scosse il capo "Non è affatto come dici te, Plagg."
"E allora spiegami che cosa c'è che non va... forse non ti è piaciuto?"
"No, non ho detto questo. E' che quando ho chiuso gli occhi, mi è apparso il volto di Marinette per un' istante."
Plagg scoppiò in una fragorosa risata lasciando interdetto il ragazzo biondo che lo guardò stranito di primo acchito per poi passare all'indispettito.
"Non c'è niente da ridere, Plagg."
"Al contrario, c'è tutto da ridere. Non eri tu quello innamorato perdutamente di Milady?" Lo schernì facendogli gli occhi dolci sbattendo le palpebre come se avesse delle lunga ciglia da mostrare.
"Si, e lo sono ancora." Si morse la lingua.
"Non ti vedo così convinto, sai?"
Adrien ritornò ad appollaiarsi sul balcone con aria affranta, ora che Lady Bug sembrava mostrargli un minimo d'interesse, e dal quel bacio che si erano scambiati lo aveva potuto sentire indistintamente perchè non era stato come la prima volta, tralasciando i primi che ci sono stati e che nemmeno ricorda, l'altro giorno era stato intenso e sentiva che lei emanava un altro calore, peccato che lui non sembrava essere dello stesso avviso.
Il bacio di Lady Bug lo scosse dal profondo, ma mentre era sicuro che lei provasse ad avvicinarsi, lui invece si sentiva che si stava allontanando, a causa dell'amore non corrisposto della coccinella.
Adrien inconsapevolmente si stava sporgendo verso altri lidi, e quel lido, ora, era proprio la sua compagna di classe, nonche' migliore amica, Marinette.
"Hai detto tu che non ne capisci molto di queste cose."
"Si, esatto. Pero' posso capire quando qualcosa ti turba. Vuoi dirmi che cosa annebbia i tuoi pensieri e perché stai facendo marcia indietro con Lady Bug?"
"Semplicemente non provo più quel sentimento forte di prima. Non fraintendermi. Le voglio un bene dell'anima e Dio solo sa quanto, ma e' come se stessi perdendo interesse verso di lei."
"Non e' che per caso ti sei innamorato di Marinette?" Plagg assottiglio' gli occhi nell'alto della sua saggezza o spocchiosita', il tutto dipendeva da come la si guardava
Adrien ebbe un sussulto ed una piccola farfalla inizio' a svolazzare libera e felice all'interno del suo stomaco, allegerendogli le viscere.
"Ma-Marinette?" Sospiro' alzando gli occhi alla luna con un enorme sorriso stampato sulla faccia.
"Si, Marinette!" Scimiotto' il kwami tirando fuori la lingua.
"Non lo so. Fatto sta che qualcosa e' cambiato tra noi. O meglio, su quello che provo io. Ma... Ma nonostante questo, finche' io e Lady Bug non sconfiggiamo Monarch, non posso avvicinarmi a lei."
Mormoro' con aria affranta mentre una gocciolina salata gli rigava il volto e faceva scoppiare il suo cuore rompendolo in mille pezzi.
"Perché?" Starnazzo' il kwami convinto che questa volta sarebbe stata l'occasione giusta per quei due di rivelare i reciproci sentimenti, e vivere cosi' felici e contenti, come si confa' alle migliori favole amorose.
Come essere anche Adrien e Marinette avrebbero avuto il loro lieto fine.
"E' semplice, finché Monarch deterra' ancora il potere, io non potro' rivelare a Marinette di essere Chat Noir, Lady Bug e' stata chiara in questo. Le nostre identità devono rimanere segrete."
Perché doveva essere tutto così complicato? Perché l'amore lo doveva essere?
Plagg non riusciva proprio a capacitarsene di cio', ma capiva anche il perché tutto doveva rimanere nel più totale anonimato.
"E non potrei mai nascondere la mia identita' alla ragazza che amo." Continuo' il biondo ululando alla luna.
"Quindi ammetti di amare Marinette?"
Adrien sorrise rendendosi conto di aver appena detto ad alta voce quello che il suo cuore gli urlava ormai da tempo, ma lui era troppo afono per dirlo apertamente.
"Si, Plagg. Amo Marinette, ma sono anche consapevole di non poterglielo dire al momento."
Il kwami della distruzione si schiaffeggio' la faccia da solo non avendo consigli concreti da dare al suo portatore senza tradirsi o rivelare troppo.
Odiava vedere Adrien ridotto in quello stato, c'era già passato con Lady Bug a causa del suo amore non corrisposto, ora pero' che aveva ammesso di essersi innamorato di Marinette, le cose si sono complicate ulteriormente.
"Io ti consiglierei di parlare con Lady Bug."
"Per dirle cose?"
"Intanto per iniziare... Potreste parlare di quanto successo, cosi' almeno sapresti se hai ragione, ovvero se lei si e' innamorata di te. Amico mio, lei non e' una che dispensa a tutti certi tipi di baci, lo dovresti sapere bene."
"Hai ragione... Plagg, trasformami!!" Esclamo' determinato.
"Si, ma non subitooooooo" disse prima di venire risucchiato dall'anello, non era questo che intendeva, ma evidentemente il suo portatore era uno che agiva prima di pensare.
Chat Noir aziono' il catphone con l'intento di lasciare un messaggio a Lady Bug con un appuntamento e ti sorpreso di notare che lei per prima lo aveva fatto.
"Chaton, dobbiamo parlare..."
*
Continua


 

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Capitolo 23
*** Capitolo 23 ***


Il cuore di entrambi batte' forte nel petto appena i loro sguardi languidi si incrociarono, alterato dalle maschere che portavano sul volto.
Lady Bug perché si era imbarazzata difronte al ragazzo, avvampando e diventando delle più disparate sfumature di rosso che si confondevano perfettamente con il suo costume da super eroina.
Chat Noir invece credeva fosse stato tutto un malinteso, e che quel bacio da mozzare letteralmente il fiato, fosse stato frutto di un impulso incontrollato solo per il fatto di essersi impossessati del Miraculous dell'ape.
Un festeggiamento, chiamiamolo pure cosi'.
Nessuno dei due riusciva a proferire parola e Chat Noir s'intenerì nel vedere la sua partner cosi' in imbarazzo. Per certi versi gli ricordava la sua dolce e svampita Marinette.
Chat Noir le volse un tenero sorriso nel momento sbagliato, e mentre lei stava per proferire qualcosa, si bloccò all'istante e le parole le morirono in gola, andandosi a confondere con la saliva che aveva buttato giù.
"Buona sera, Milady" Riuscì a dire lui, anche se forse quel nomignolo intimo e personale non le so addiceva più, e' però  anche vero che ci era affezionato e chiamarla semplicemente "Lady Bug" gli incuteva come un senso di distacco e di troppa cortesia, e questo non era assolutamente possibile, in quanto per Chat Noir, Lady Bug era pur sempre la sua partner e amica.
"Buo-buona se-sera, Chaton" Farfuglio' gesticolando nervosamente con le mani, che se non fosse stato per i guanti, ora sarebbero sudaticce.
"Stai bene? Avevi detto che era importante." Non fece alcun cenno a quanto successo tra i due, per quanto lo riguardava preferiva fare finta di niente e vedere lei che cosa aveva intenzione di dire.
Non sarebbe stato carino esordire a quell'appuntamento con quell'argomentazione, anche perche', se la conosceva bene, non lo aveva interpellato di certo per parlare di quello, infondo, avevano appena ritrovato il miraculous dell'ape e forse, Lady Bug era riuscita a scoprire qualcosa di succoso.
Chat Noir pero', moriva dalla voglia di sapere che cosa avesse spinto la sua partner a quel folle gesto.
"E' cosi', infatti." Mormorò lei tirando fuori dallo yo-yo il pettine dell'ape.
Chat Noir storse un po' il naso notando il gesto semplice e consueto che aveva fatto.
"Non ti preoccupare, ho impostato una password"
C'era da aspettarselo che avrebbe modificato l'accesso alla sua arma e di conseguenza alla Miracle Box.
Chat Noir sorrise impercettibilmente.
"Vuoi darmi il Miraculous dell'ape? Sarei carino con il pungiglione" Ammiccò per poi ridersela da solo.
Lady Bug di rimando, lo guardò stranito e fece fatica a trattenere una risata, soprattutto per il modo in cui lo aveva detto e per come agitava il didietro (e che didietro!).
"Niente ti tutto ciò..." Fece lei mordendosi le labbra.
"E allora... perchè mi hai chiamato?" Chiese sensualmente avvicinandosi a lei per provocarla. Chat Noir voleva vedere se quello dell'altra sera era stato solo un impulso o se davvero stava iniziando ad interessarsi a lui, il che avrebbe reso la situazione molto complicata, soprattutto per l'eroe gatto, il quale, ormai, si stava lasciando andare alle spalle l'amore che provava per lei per dedicarsi ad altro.
Lady Bug arretrò quasi spaventata, finendo con la schiena dritta sul muro di mattoni del camino, era in trappola e da lì non sarebbe riuscita a scappare dalle sue grinfie. Non che lo volesse, s'intende, ma non era quello il momento per svelargli i suoi sentimenti.
"Pe-pe-pe-perchè..." Riuscì solo a dire mentre veniva bloccata del tutto alla parete con il corpo del super eroe su di lei e Chat Noir le prese i polsi per evitarle la fuga.
Il ventre di Lady Bug tremava non riuscendo bene a capire che intenzioni avesse quel cretino del suo partner, infondo si erano scambiati solo un bacio, ciò non precludeva un rapporto amoroso tra i due, anche se alla coccinella non sarebbe dispiaciuto assaggiare ancora una volta quelle labbra rosa che si era appena inumidito con la punta della lingua.
Doveva trovare alla svelta una soluzione per toglierselo di dosso, prima che quella situazione degenerasse.
"Perchè?" Continuò lui avvicinando la bocca al lobo del suo orecchio per sussurrarle parole dolci che le fecero accapponare la pelle.
Chat Noir aveva un buon profumo e Lady Bug si sentì rapita da tale essenza, solo che, come l'ultima volta, non riusciva davvero a ricordare dove l'aveva già sentita prima.
Lady Bug rilasso' le spalle e Chat Noir pote' così portarsi entrambe le mani sul suo petto, la coccinella senti' indistintamente i battiti accelerati del suo cuore sotto la Battle suite, e fu in quel momento che apri' i palmi delle mani e le poggio' sopra i muscoli, sollevandosi sulle punte fino ad arrivare al suo livello.
Le bocche erano talmente vicine da sentire i fiati caldi solleticare la pelle.
Chat Noir chiuse gli occhi per abbandonarsi totalmente a quel momento.
Peccato che la magia fu spezzata da Lady Bug, la quale spinse via il compagno in un momento di debolezza.
"Sei un cretino!" Bercio' nella sua direzione portandosi una mano sulla fronte.
Ancora qualche secondo e Lady Bug ci sarebbe cascata di nuovo.
Chat Noir sogghigno' per lo scherzetto, forse, non sarebbe arrivato fino in fondo.
Forse.
"Giusto, a te non piacciono gli scherzi."
"Non e' che non mi piacciono e solo che... Non era il momento, ok?"
"Scusami... Pensavo che dopo ieri... Niente" non termino' la frase perché noto' in Lady Bug un certo disagio e non voleva infierire ulteriormente e metterla in imbarazzo.
"Possiamo evitare di parlarne?" Chiese affranta dopo qualche secondo di imbarazzante silenzio. "...abbiamo altro a cui pensare."
A Chat Noir non stava del tutto bene, ma per rispetto della partner, preferi' assecondarla.
"Sono tutto orecchi. Hai scoperto qualcosa?"
"Volevo farlo con te."
Parole che lo riempirono di gioia, finalmente Lady Bug lo stava tenendo un po' più in considerazione, e non perché poteva contare solo su di lui, ma perché sentiva che per la prima volta, dopo mesi e mesi di lotta, Lady Bug aveva sciolto quella corazza che aveva issato per evitare di farlo entrare.
"Va bene." Degluti' attendendo con ansia l'apparizione di Pollen, che arrivo' poco dopo avvolto da una luce bianca ed accecante.
"Oh! Lady Bug! Chat Noir! Sono così felice di vedervi" Cinguetto' la piccola ape guardando prima uno e dopo l'altro.
"Ciao, Pollen" risposero i due super eroi all'unisono.
"Che e' successo? Perché sono stata assegnata a ..." Non riusci' a dire il nome perché delle bolle giallognole le uscirono dalla bocca.
"Chloe'? Intendevi lei?" Fece di rimando Lady Bug con aria affranta mentre il kwami annuiva con la testa.
"Vedi... Alla Guardiana sono stati rubati tutti i gioielli... E' stato Monarch... Sai chi e' per caso?" Continuo' Chat Noir preso dall'agitazione.
"Quindi oltre alla Spilla della farfalla e a quella del pavone, si e' preso l'intera collezione, ovviamente tranne i nostri" Spiego' Lady Bug tra i singhiozzi.
"Dusuu? Siete sicuri abbia anche lui?" Chiese mellifluo e pensieroso Pollen "... Vedete, quando la mia portatrice si e' trasformata, aveva chiesto a Monarch un sentimostro, ma lui non ha potuto accontentarla perché le ha detto di non possedere più quel potere."
Lady Bug scocco' un'occhiata interrogativa a Chat Noir, il quale si porto' una mano sul mento.
"E aveva ragione!" Esclamo' l'eroe gatto ripensando a quella maledetta giornata.
Lady Bug prese subito lo yo-yo e scorse i video salvati sulla sua galleria.
Le dita tremavano e la gola le si secco' di colpo.
Nell'ampio cerchio che attorniava la testa di farfalle di Monarch, non compariva il simbolo del Miraculous del pavone.
"Che fine ha fatto?" Chiese pensierosa Lady Bug a mezze labbra spegnendo il video.
"Non lo so, ma qualcuno qui non ci dice la verita'" E non si stava sicuramente riferendo a Pollen.
*
"Secondo me non e' una buona idea" Mormoro' Alya incontro al fidanzato, prendendo un pezzo di gelato con le Palestina di plastica.
Era dolce e fresco.
"Perché no? Del resto siamo super eroi anche noi, no?"
Alya si sistemo' meglio gli occhiali sopra il ponte del naso, scivolati leggermente in basso a causa del sudore sulla superficie.
Faceva caldo quel pomeriggio, segno che la primavera stava quasi lasciando il posto all'estate.
Peccato pero' fosse solo meta' maggio e che alla fine della scuola e di conseguenza delle vacanze, mancasse ancora qualche settimana.
"Non abbiamo più i nostri poteri, e non so come potremo essere d'aiuto a Lady Bug e Chat Noir, solo nelle nostre vesti civili."
Nino si picchietto' il labbro con il dito indice mente alcune gocce di gelato al cioccolato gli macchiarono in pantaloni a causa della distrazione.
Alya gli passo' una salvietta umidificata dal pacchetto che teneva in borsa.
"Potremo indagare per loro... Voglio dire, tu sei bravissima a intrufolarti e scoprire la verità'. Potresti estorcere informazioni a Chloe', vuoi che non sappia chi sia Monarch?" Domando' come se fosse una cosa ovvia e scontata.
Alya pero' non ne era del tutto convinta.
Del resto, sapeva perfettamente che la sua amica era riuscita a spogliare quell' antipatica di Chloe' della sua veste di super eroina, o super cattiva, e quasi sicuramente aveva provato ad estorcerle informazioni di ogni genere, senza successo visto che quell' abietto di Monarch era ancora a piede libero.
"Non insistere, Nino" La bruna si alzo' stizzita facendo cadere a terra il cono gelato ancora mezzo pieno.
Anche lei sapeva benissimo che Lady Bug, ovvero Marinette, aveva bisogno di tutto il suo sostegno, gia' si sentiva in colpa per averle restituito il Miraculous della Volpe per amore di Nino, (non poteva vestire i panni di Volpe Rossa e mentire al fidanzato), figuriamoci come si poteva sentire in quel momento che non poteva aiutare concretamente la sua migliore amica.
"Stavo solo dicendo..." Provo' a dire lui prima di venire interrotto.
"Un mucchio di cavolate!!!" Alya se ne ando' lasciando il suo fidanzato interdetto, a Nino sembrava di non aver detto nulla di male, anzi, non ci vedeva niente di strano a voler dare una mano, ma forse, la sua ragazza nascondeva qualcosa che non gli voleva rivelare, e questa consapevolezza lo colpi' dritto al cuore.
*
Una passeggiata era cio' che ci voleva per dare voce ai suoi pensieri.
Pollen non era stato molto d'aiuto, anzi, aveva rivelato ai due super eroi un ulteriore problema, ovvero che il Miraculous del Pavone non era più nelle mani di Monarch, ma allora chi lo aveva? E soprattutto dov'era?
Adrien, con le mani in tasca ed i suoi pensieri, si ritrovarono a percorrere il ponte di legno, dove alcune coppiette amoreggiavano tra un selfie e un altro.
Sorrise pensando a quando tocchera' a lui e soprattutto quando finalmente, lui e la sua ragazza chiuderanno un lucchetto con le loro iniziali su uno dei lampioni, sugellando così il loro amore.
Ma non era quello il momento per fare il romantico, perché in una panchina poco distante, con l'aria triste e sconsolata, c'era il suo migliore amico Nino.
Senza pensarci due volte, lo raggiunse affrettando il passo.
Adrien gli poso' delicatamente una mano sulla spalla.
"Tutto bene?" Domando' notando solo dopo la cialda di un gelato ormai sciolto.
"Ho litigato con Alya." Disse senza fare tanti giri di parole.
"Sono sicuro che qualsiasi cosa sia, la risolverete."
Nino sospiro' sonoramente, infondo non avevano litigato per qualcosa di serio, aveva detto solo una cosa che aveva indispettito la sua compagna, ma non riusciva a capacitarsene della sua reazione, trovandola esagerata.
"Si, pero' vedi... Secondo te ho esagerato? Le ho solo chiesto di aiutare Lady Bug e Chat Noir, nel nostro piccolo avremo potuto fare la differenza, ed invece lei si e' arrabbiata e se n'è andata, come se non le importasse nulla di tutta questa faccenda."
Adrien sussulto', era carino come Nino voleva aiutarlo, inconsciamente, ma era anche vero che Alya aveva ragione, non avrebbero potuto gestire una situazione così grande senza i loro poteri, e soprattutto Adrien non era d'accordo.
Ora lui e Lady Bug erano ritornati un duo saldo e forte, lei lo coinvolgeva sempre con i suoi piani e finalmente non era più messo in secondo piano a causa dell'arrivo di altri super eroi.
Insomma, ora che contava qualcosa per lei, Adrien, non si sarebbe fatto sfuggire l'occasione di rafforzare il loro rapporto.
"Diciamo che... Non credo sarebbero d'accordo coinvolgervi."
Nino abbasso' la testa "Quindi dai ragione ad Alya?" Alzo' il tono della voce stringendo i pugni "... Se solo sapessi chi sono Lady Bug o Chat Noir, potrei convincerli io... Del resto ero il portatore del Miraculous della Tartaruga, una creatura saggia e potente..."
Adrien doveva assolutamente dire o fare qualcosa per fare tornare indietro il suo migliore amico da quell'idea strampalata, carina, ma non di possibile realizzazione, anche perché se Lady Bug li voleva coinvolgere, lo avrebbe già fatto.
"Nino... C'è una cosa che ti devo dire..." Lo sguardo di Adrien era serio e Nino capi' subito che il suo amico doveva subito sputare quel rospo che gli opprimeva la gola.
*
Continua

 

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Capitolo 24
*** Capitolo 24 ***


Alya era arrivata a casa di Marinette tutta trafelata, sentendosi terribilmente in colpa per aver detto quelle cose al suo ragazzo, ma aveva bisogno di una scusa per andarsene ed informare la sua migliore amica circa le intenzioni del fidanzato.
Apri' la botola di scatto ed entro' dimenticandosi di salutarla come sempre.
"ALYA!!" Esclamo' Marinette in tono preoccupato, in quanto al telefono, la bruna era stata molto sul vago riguardante il motivo della sua visita improvvisa.
Marinette aveva davanti a sé un tabellone, lo stesso che usava per appuntare i vari impegni di Adrien.
Alya si sorprese di vedere che al posto dell' agenda del suo compagno di classe, c'era una mappa di Parigi e le foto segnaletiche di Chloe e Felix con una X rossa sopra in alto a destra, oltre che ad altri bigliettini gialli e alcune puntine attaccate su alcuni punti della città.
"Marinette!" Sospirò annaspando.
La corvina le passò una bottiglietta d'acqua fresca ancora da aprire, la quale trangugiò d'un sorso.
Dopo essersi ripresa, Alya si accomodò sulla chaise longue e guardò stranita Marinette.
"Quando diavolo hai sostituito il tabellone?"
Marinette prese una puntina rossa e la conficcò sopra l'Hotel Le Grand Paris.
"Da quando ho deciso che la priorità' era riprendere i Miraculous e non sapere se Adrien deve andare dal parrucchiere o fare una prova abiti per il set fotografico." Pronunciò con aria affranta, decisa più che mai a lasciarsi alle spalle il compagno di classe per dedicarsi al suo dovere di guardiana.
"Tesoro... Anche Adrien è la tua priorità"
"No, non lo e' più ormai" Puntò i piedi la corvina.
Alya si sentì a disagio, in quanto, nell'ultimo periodo lei e la sua migliore amica passavano così poco tempo insieme, un po' perché lei doveva uscire, giustamente, con Nino, un po' perché Marinette doveva pensare ad un modo di sconfiggere Monarch e riprendersi così tutti i Miraculous che le aveva rubato.
"Marinette... Parla con me!" Alya si avvicinò a lei con il suo solito fare gentile.
"Non c'è niente da dire, Alya" Mormorò appena mentre un singhiozzo le morì in gola.
La bruna le alzò il volto con due dita.
"Che cosa c'è che non va, tesoro?"
"Non lo so... Non credo più di amare Adrien come prima..."
Questa rivelazione fu più sconvolgente del venire a conoscenza che la sua migliore amica era in realtà' la super eroina Lady Bug.
Alya era combattuta se scoppiare a ridere per la castroneria appena sentita, oppure se chiedere se c'era un motivo valido a giustificare quell'affermazione.
Optò per la seconda ipotesi, in quanto il volto di Marinette iniziò a rigarsi di lacrime e di conseguenza divenire color cremisi.
"Perché non me lo hai detto prima?"
"Non lo credevo possibile."
"Che cosa?"
Marinette non rispose e si morse il labbro inferiore, era chiaro che qualcosa era cambiato, ed era chiaro che qualcosa  la turbava, e non si trattava dei Miraculous.
"Alya... Credo di essermi presa una cotta per Chat Noir" Marinette nascose il volto  tra le mani per la troppa vergogna, anche se non c'era veramente nulla per cui provare imbarazzo.
Quante cose si era persa in poche settimane...
Alya di rimando le massaggiò la schiena e sentì le convulsioni dovute al pianto a cui si era lasciata finalmente andare.
Glielo aveva confessato a Tikki, e ora anche alla sua migliore amica, quindi era vero, lei si era veramente ed incondizionatamente innamorata di Chat Noir, del suo sorriso, dei suoi occhi felini color smeraldo, del suo essere intraprendente, delle sue battute, del suo charme, del suo coraggio e anche dei suoi modi gentili. E poi baciava dannatamente bene.
Marinette alzò il volto con l'intento di respirare e soffiò via il moccio dal naso con un fazzoletto che le aveva passato Alya.
"Non doveva succedere." Disse la corvina  dopo aver placato il pianto ed essersi liberata da un peso enorme dallo stomaco.
"Tesoro... Al cuore non si comanda, e poi, lui e' innamorato perdutamente di te..."
Marinette sbuffò sonoramente "Non so se è ancora così Insomma... Io... Lui..."
Alya prese per le spalle l'amica, scuotendola vigorosamente "Che dici? Fin dove vi siete spinti??" Aveva gli occhi fuori dalle orbite! Uno scoop così avrebbe fatto guadagnare altri follower al Lady Blog.
Ma vedendo l'espressione affranta di Marinette, forse era meglio rinunciare alla popolarità, se avesse anche solo accennato ad una cosa del genere, i fan non avrebbero dato tregua ai super eroi, compromettendo così il loro obiettivo.
"Solo un bacio!"
Un urlo di gioia si propagò per tutta la stanza, e Marinette non escludeva che fosse stato udito fino alla Tour Eiffel.
Marinette invece si morse la lingua da sola, solo per esserselo fatto sfuggire, ma doveva dirlo a qualcuno, doveva alleggerirsi l'anima e buttare fuori tutto quello che aveva dentro.
Per quanto fosse, lo aveva già fatto con Tikki, ma raccontarlo ad Alya era tutta un'altra storia, lei almeno sapeva che cos'era l'amore e come ci si sente ad essere innamorati; e' anche vero che la kwami della creazione puntava a non distoglierla dal suo obiettivo, lasciando da parte i sentimenti.
"Alya! Alya! Ti prego!" Il suo entusiasmo le stava facendo salire un gran mal di testa.
"Solo un bacio? E lo dici così come se non contasse niente! Voglio tutti i dettagli." Disse incrociando le gambe mettendosi comoda per i particolari più succosi.
"Non è il caso." Marinette sapeva esattamente come smorzare il suo entusiasmo "... Inutile che te ne parli dettagliatamente, perché tra me e lui non potrà e non dovrà esserci niente."
Alya sentiva che c'era qualcos'altro sotto.
"Non capisco perché... E non capisco perché ti stai lasciando Adrien alle spalle, fino all'altra settimana eri super innamorata, e ora? Tutto svanito? Tu non me la racconti giusto, tesoro."
Marinette sospirò per l'ennesima volta quella giornata.
"E' complicato, Alya."
"Provaci."
"Non e' che non provi più niente per Adrien, pero' se voglio vincere questa battaglia e riprendermi i Miraculous, la scelta giusta e' quella di rinunciare a lui."
"Peccato pero' che ti sei presa una sbandata per il bel super eroe." Convenne la bruna abbozzando un sorriso.
"Non girare il dito nella piaga, amica mia. E' successo... Cioe', non ne sono nemmeno sicura, pero' sento che non mi e' più indifferente come prima. Sento che il nostro rapporto e' cambiato e se mi fa qualche complimento, devo dire con mi dispiace." Sogghignò mordendosi il labbro inferiore.
"Sai, non credo che tutte queste belle sensazioni che hai sia solo frutto delle ultime settimane, forse ti piaceva anche prima, solo che non lo volevi ammetterlo."
Marinette sussultò "Dici?" Si osservò la punta dei piedi ripensando alle sue parole.
"Questo me lo devi dire tu."
La corvina non sapeva da che parte girarsi, forse la sua amica aveva ragione e lei era troppo cieca per essersene resa conto, infondo, teneva molto a Chat Noir e la sua presenza all'interno del team era fondamentale, e non solo per la riuscita delle varie missioni, perche' il super eroe rappresentava un' ancora di salvezza, una mano sempre pronta per essere afferrata per risalire.
Marinette fece spallucce "Può darsi... non lo so... insomma... non lo so nemmeno io, Alya. Si possono amare due ragazzi contemporaneamente?"
La bruna le mise una mano sulla spalla. "Sei solo confusa, tesoro, e non è possibile amare due persone contemporaneamente, a meno che non sia la stessa... il che renderebbe tutto più facile."
"Adrien e Chat Noir la stessa persona?" Marinette scoppiò a ridere non credendolo possibile.
"La trovi così buffa come idea?"
"Adrien non ha nulla a che vedere con Chat Noir, sono due mondi agli antipodi."
Alya invece non la trovava molto strana come idea, del resto nemmeno lei quando è trasformata in Lady Bug si comporta come Marinette, per quanto ne sapeva, Chat Noir poteva benissimo recitare una parte per confondere ancora meglio chi gli stava attorno.
"Non sei curiosa di sapere chi si cela dietro la maschera nera?" Chiese Alya assottigliando gli occhi riducendoli a due fessure.
"Si, ma anche no."
"Allora indaghiamo!" Sembrava che alle orecchie dell'aspirante giornalista avessero recepito solo la parte iniziale.
"ALYA!" La richiamò l'amica alzando la voce, smorzando il suo entusiasmo. "Non è il momento ora."
"E poi... mi basterebbe chiederglielo, non è il caso di agire alle sue spalle."
La bruna alzò gli occhi al cielo "E allora? Fallo, che ti costa!" Poi seguì un attimo di silenzio "Si, si hai ragione, non potete conoscere le vostre rispettive identità finchè Monarch non verrà sconfitto." Cantilenò.
"Tempo al tempo, Alya. Non voglio affrettare le cose, piuttosto, tu eri venuta qui per altro."
Alya a malincuore dovette accettare di cambiare argomento, anche se preferiva aiutare la sua migliore amica con i suoi problemi di cuore.
"Si, vedi. Nino vuole darvi una mano a sconfiggere Monarch. Si è messo in testa che anche senza il costume è un super eroe e che..."
"Non è una buona idea" Se ne uscì Marinette interrompendo l'amica prima che finisse la sua spiegazione.
"Lo so, è quello che gli ho detto, ma lui ne è convinto, e abbiamo finito per litigare."
"Questa situazione potrebbe diventare pericolosa, e io non ci sto a perdere i miei migliori amici." Le scoccò un'occhiata languida "... per non parlare che se Monarch lo viene a sapere potrebbe prendervi in ostaggio o torturarvi... meglio di no. Ma apprezzo il gesto, lo so che ci sarete sempre, anche senza i vostri super poteri."
"Sono stata una stupida ad averti restituito Trixx." Alya si morse il labbro inferiore.
"Non ti preoccupare, ce lo riprenderemo."
Marinette non fece a tempo ad aggiungere altro che un boato assordante attirò la loro attenzione, e senza pensarci due volte, raggiunsero il terrazzino per vedere che cosa stava succedendo.
*
Alla fine Adrien non era riuscito a confessare al suo migliore amico che in realtà era lui Chat Noir.
Un aveva esitato, un perchè Monarch aveva deciso di colpire la città di Parigi con un nuovo akumatizzato in quel momento, facendo scappare via a gambe levate i due ragazzi, oltre che tutta la gente presente sul pontile, e trovare un nascondiglio per sfuggirgli, e dar modo ad Adrien di trasformarsi lontano da occhi indiscreti e da quelli di Nino, di cui ne aveva perso le tracce dopo aver svoltato l'angolo.
*
Chat Noir corse per i tetti vicini in modo da avere una visuale migliore su cosa effettivamente stava succedendo.
Monarch aveva akumatizzato il piccolo Augustus, chissà per cosa questa volta aveva fatto i capricci, forse ancora perché voleva mangiare l'ennesima cosa dolce, vietata dalla madre, in quanto cercava caramelle e dolci in ogni dove, e non a caso, il bambino gigante, si era ritrovato davanti la pasticceria dei genitori di Marinette, i quali, armati di pale per informare il pane, stavano tenendo a bada il piccolo mostro.
Lady Bug si trovava già sul posto, e con fare deciso aveva provato a rompere il braccialetto in cerca dell'akuma.
Non c'era.
Lady Bug spalancò gli occhi, era convinta che anche questa volta sarebbe riuscita a liberare Augustus dalla maledizione di Monarch.
"Buco nell'acqua, Milady?" Chiese sornione Chat Noir allungato il bastone per fare cadere l'akumatizzato.
"Questa volta non sarà facile." Ed era vero, perché Augustus non aveva nulla addosso da poter infettare e di conseguenza rompere per fare uscire la farfalla avvelenata.
Quello che dovevano fare adesso, era portarlo via di lì prima che i genitori di Marinette si facessero male.
Chat Noir prese in prestito alcune torte dalla vetrina della pasticceria, chiedendo ovviamente prima il permesso ai padroni di casa ed inizio' a camminare lentamente con quelle leccornie tra le mani, da cui proveniva un certo profumino che gli ricordò molto l'essenza che aveva sempre addosso Marinette.
Augustus lo inseguì con le mani protese in avanti.
"Che stai facendo?" Gli chiese una voce all'interno della sua testa "... Schiaccia quegli insetti e portameli qui."
"Tota" disse il bambino storpiano da parola.
Intanto Lady Bug li controllava dall'alto con fare circospetto, facendo perdere le sue tracce a Monarch.
Volpina, ben nascosta grazie ad un illusione, stava osservando la scena ed informava il suo superiore di tutto quello che stava succedendo.
"Eccola, l'ho vista! Li sta inseguendo dall'alto. Esattamente come avevi visto" 
"Bene...si va in scena!" Monarch si sistemò il colletto della giacca ed attuò il suo piano, ovvero quello di separare i due super eroi per prenderli in contropiede con uno scontro corpo a corpo.
Chat Noir e Lady Bug continuavano a comunicare tramite l' auricolare, l'eroe gatto alzo' gli occhi al cielo proprio quando un portale si apri' davanti a Lady Bug e questa venne risucchiata al suo interno.
Senza pensarci due volte, Chat Noir abbandonò a terra le torte che teneva in mano, raccolte subito dal golosone akumatizzato, che si sedette a terra in mezzo alla strada a papparsele di gusto, ignorando le macchine che sfrecciavano a destra e sinistra per evitarlo.
Il portale si era chiuso subito dopo, e Chat Noir non fece a tempo a raggiungere la compagna ed inseguirla al suo interno.
*
Lady Bug si trovò faccia a faccia con il suo acerrimo nemico all'interno delle fogne di Parigi.
Seguirono attimi di silenzio, dove lo scorrere dell'acqua putrida nel canale accanto a loro era l'unico rumore di sottofondo che si poteva udire, oltre ai battiti dei loro cuori che rimbombavano all'interno delle rispettive teste.
Nessuno dei due osava fare o dire qualcosa, attendendo che fosse l'altro a cominciare per primo.
Un'attesa snervante, durante la quale, Lady Bug, s'interrogò se quella fosse solo un'illusione dovuta al Miraculous della Volpe, o se realmente Monarch era lì immobile davanti a lei.
Lady Bug sentì all'interno suo auricolare la voce di Chat Noir che la richiamava e che continuava a chiederle dove si trovasse, con un gesto lo spense per non farsi distrarre, isolandosi così dal resto del mondo.
Chat Noir stava dando di matto, in quanto non conosceva la reale posizione della sua lady, ed ora l'auricolare non dava segno di vita.
Forse le era successo qualcosa di grave e lui non sapeva nemmeno dove fosse e come aiutarla.
Volpina osservava divertita la scena ed inseguì camuffata l'eroe gatto, prima o poi sarebbe caduto vittima della sua trappola e lei avrebbe potuto così impossessarsi dell'anello del gatto nero, anche se non era quello il suo obiettivo primario.
"Finalmente ci incontriamo, Monarch!" Disse Lady Bug determinata rimanendo immobile difronte a lui a qualche metro di distanza.
"Già... lo sai già cosa voglio." Rispose in tono mellifluo.
Lady Bug si guardò attorno con il timore che qualcuno o qualcosa comparisse e la bloccasse, doveva essere molto cauta, perchè se quella era un'illusione, significava che era caduta dritta nel suo tranello.
"Se lo vuoi, vieni a prendertelo!" Lo sguardo della super eroina s'indurì di colpo ed iniziò a roteare lo yo-yo formando un cerchio dalle sfumature rosse.
"Credi di farmi paura con quell'aggeggio? Posso vantare il quadruplo dei tuoi poteri."
"Peccato che non li sai usare!" Lo schernì la coccinella facendo un balzo all'indietro allontanandosi di più da lui in modo da raggiungere un punto che non si intersecava con altre vie.
Monarch digrignò i denti per l'insolenza dimostrata da quella ragazzina che si credeva di essere chissà chi solo perchè indossava un costume da super eroina.
Lui aveva a disposizione tantissime armi magiche ed era sicuro che avrebbe vinto, nonostante non avesse visto fino in fondo com'era andato a finire lo scontro all'interno della tana del coniglio, in quanto, la Bunnix del futuro era intervenuta prima che Monarch potesse fare dei danni seri e vedere cose a lui proibite.
La situazione era grave e Bunnix non sarebbe riuscita a fermarlo ancora per molto, quindi, se ce ne fosse stata la necessità, sarebbe andata da Marinette per metterla al corrente della situazione e dirle che doveva sbrigarsi a chiudere quella faccenda prima che succedesse qualcosa di catastrofico al futuro.
"Ti dimostrerò il contrario!" Monarch attivò il potere di Mullo e si divise in tante piccole copie di stesso che iniziarono ad avanzare come schegge verso la super eroina.
Lady Bug non perse tempo ed iniziò a farli sparire uno ad uno usando lo yo-yo con destrezza, peccato che quella mossa era solo un diversivo,  perchè il vero Monarch subito dopo aprì un portale proprio dietro di lei, riuscendola a bloccare con le braccia.
Lady Bug fece cadere lo yo-yo perchè Monarch la stava stringendo, dopo che lei aveva pigiato il tasto per chiamare il suo compagno, il quale, sentendo che Lady Bug era in pericolo, si diresse subito nelle fogne dopo aver sentito quella parola pronunciata da lei.
Chat Noir aprì un varco nel mezzo della strada grazie al cataclisma e si precipitò nei sotterranei della città, non aveva un'idea precisa di dove si trovassero lei e Monarch, quello che era certo però, era che c'era vicino, in quanto i suoi sensi di felino gli facevano percepire poco distanti delle vibrazioni forti.
"Chat Noir sta arrivando! Sbrigati!" Gli aveva detto Volpina.
Monarch non perse tempo e cercò di prendere gli orecchini attaccati ai lobi, ma nel farlo, dovette allentare la presa e dare così a Lady Bug uno spiraglio per una via di fuga, ovvero gli sferzò una calcagnata dritta sullo stinco così forte da fargli mollare la presa.
Il colpo fu talmente forte che Monarch, piegandosi in avanti, perse il Miraculous del Cavallo, permettendo così alla super eroina coccinella di raccoglierli, indossarli ed unire i suoi poteri con quelli di Tikki nel preciso istante in cui Chat Noir li raggiunse.
Lady Bug si era allontanata parecchio dal suo rivale, in quanto non poteva rischiare di essere presa di nuovo, ma questa volta erano in due a combattere.
Ed ovviamente non era solo, perchè Volpina era riuscita ad usare l'abilità di camuffamento di Volpe Rossa ed inseguirlo in maniera furtiva.
"Arrenditi, Monarch!" Pronunciò Chat Noir con determinazione.
Lady Bug passò in modo fugace il Miraculous dell'ape al compagno, se si fossero combinati e sincronizzati alla perfezione, avrebbero avuto la vittoria in pugno, ed entrambi non stavano più nella pelle.
Per una frazione di secondo si guardarono negli occhi e capirono subito le intenzioni dell'altro.
Era fatta.
Il super cattivo era ancora piegato a terra dal dolore, ma questo non fermò la sua prossima mossa, non aveva più a disposizione il cavallo e quindi non poteva più teletrasportarsi da un luogo all'altro senza alcun tipo di problema, ma ne aveva altri da poter usare.
Prima di riuscire a pronunciare la parola "Confusione", un portale si aprì davanti a lui ed uscì "Noir Bee", il quale usò la trottola per paralizzarlo e mettere cosi' fine alla guerra.
O meglio, quello ad essere paralizzato fu proprio il nuovo super eroe, in quanto, appena il pungiglione toccò Monarch, esso sparì in una nuvola di fumo viola.
Lady Bug lo raggiunse e raccolse da terra un sonaglino che ruppe subito dopo, liberando così il piccolo Augustus dalla maledizione di Monarch, lasciando così i due super eroi con un pugno di mosche in mano.
Anche se quella non era proprio la definizione giusta, in quando, grazie ad un colpo di fortuna, erano riusciti a recuperare il Miraculous del Cavallo.
*
continua

 

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Capitolo 25
*** Capitolo 25 ***


Lady Bug e Chat Noir se ne stavano appollaiati sul pontile di ferro che guadava la Senna ed osservavano lo scorrere lento del fiume sotto di loro che rifletteva la luce del tramonto, facendolo sembrare un dipinto ad acquerello.
La coccinella continuava a muovere le mani in maniera convulsiva, invece il gatto nero giocherellava con un sassolino trovato ai piedi delle scale di ferro.
Nessuno dei due era riuscito a proferire parola, indecisi se festeggiare quella piccola vittoria, o se mangiarsi le mani per l'occasione sfruttata male.
Che poi, il piano congeniato, non era nemmeno così impossibile, anzi, se non fosse stata per l'illusione dovuta al potere del Miraculous della Volpe, forse a quest'ora, per i due super eroi sarebbe stato il momento di stappare una bottiglia di spumante ed urlare al mondo che ce l'avevano finalmente fatta, assicurando così alla giustizia il tanto temibile Papillon o Monarch (come si faceva chiamare ora), dopo aver recuperato tutti i Miraculous.
Ed invece, questa volta, avevano dovuto accontentarsi delle briciole, che poi tanto briciole non erano, in quanto, erano riusciti ad aggiungere alla collezione un altro gioiello a pochi giorni di distanza dal primo.
Una piccola vittoria che ha lasciato l'amaro in bocca più a Lady Bug che a Chat Noir, il quale, nonostante tutto, era più che soddisfatto del bottino recuperato.
Volse uno sguardo fugace tutto intorno a loro, solo per vedere se fossero lontani da occhi indiscreti o se qualcuno, ad esempio Monarch, li stesse spiando.
Il super eroe non avvertì nessuna vibrazione particolare, tranne la sensazione di disagio della sua partner e l'acqua che si muoveva lenta e sinuosa lungo il canale.
Poco lontano si trovava ormeggiata la Liberty dove i due, nelle loro vesti civili, si dovevano ritrovare per il consueto concerto settimanale e mangiare poi una pizza in compagnia. All'insaputa dell'altro, s'intende.
Erano entrambi in ritardo, ma al momento poco importava, perchè spesso capitava, ed i loro amici ci avevano ormai fatto l'abitudine.
Lady Bug sospirò affranta, doveva essere al settimo cielo, ed invece aveva il morale a terra perché si era fatta sfuggire la vittoria da sotto le mani.
"Siamo stati grandi!" Esclamò entusiasta Chat Noir spezzando il silenzio, volgendo poi uno sguardo fiero verso la collega che non era di certo del suo stesso parere "... Stai bene, Milady?"
La coccinella si voltò di scatto con la schiena rivolta al parapetto e con un balzo sicuro si sedette sulla sbarra di ferro.
"In realtà', no."
"Abbiamo recuperato un altro Miraculous, solo questo dovrebbe farci festeggiare." Chat Noir fece cadere un sassetto dentro l'acqua, smettendo di sbatterlo contro la sua mano.
Lady Bug deglutì, infondo il suo chaton aveva ragione, avranno perso la battaglia, ma ne erano usciti ugualmente vincitori.
"Si, ma... Qualcun altro sta aiutando Monarch e sta usando il Miraculous della Volpe. E quel che e' peggio e' che non sappiamo di chi si tratti."
"Lila?" Ipotizzò conoscendo la risposta negativa.
"E' pulita, le coccinelle microspie non hanno rivelato niente di anomalo, tanto che ho deciso di toglierle."
"Peccato, sarebbe stato bello scoprire che quella ragazza si era alleata con Monarch."
"Non credo che sia stupido fino a questo punto. Del resto, ha rischiato un bel po' reclutando Chloe'"
Chat Noir sogghignò "Doveva essere disperato per farlo." Sottolineò portandosi una mano alla bocca.
Lady Bug abbozzò un sorriso, ridendo a quella battuta.
"Gia'... Abbastanza disperato." Rilancio' lei sogghignando al cielo.
"In ogni caso..." Continuò Chat Noir prendendole le mani "... abbiamo fatto un ottimo lavoro di squadra."
Lady Bug si perse nei suoi occhi color smeraldo ed abbozzò un dolce sorriso al suo partner.
*
Luka si trovava a poppa della barca a sistemare  gli strumenti con l'aiuto di Juleka ed Anarka, meno di una mezz'oretta e i loro amici sarebbero arrivati e la loro musica avrebbe finalmente risuonato nell'aria.
"Juleka, mi aiuti a prendere le aste? Le ho dimenticate giù."
"Certo, mamma." Rispose lei seguendola, lasciando il fratello da solo a continuare il lavoro.
Luka si mise a pensare a come poter aiutare Adrien e Marinette, o meglio, i loro alter ego, mentre accordava la chitarra elettrica. Erano giorni che quel pensiero era diventato per lui un chiodo fisso.
Il musicista provava ancora qualcosa per Marinette, ma vederla avvilita perchè non riusciva a confessare ad Adrien i suoi sentimenti, proprio non ci stava, e se l'unica cosa sensata da fare per farle tornare il sorriso era quella di aiutarla ad aprirsi con il suo amato, allora lo avrebbe fatto.
Perchè infondo quei due si amavano e nemmeno se ne rendevano conto, ma come farglielo capire senza rivelare a loro le rispettive identità segrete?
Pizzico' le corde, e quando queste stonarono, in accordo al suo essere del momento, la lascio' cadere a terra come se improvvisamente avesse iniziato a scottare.
Luka si sedette sul bordo della barca e si porto' le mani all'interno dei capelli, sbuffando sonoramente.
Non gli pesava affatto mantenere quel segreto, il più era mentire a lei, ma lei non doveva sapere che lui sapeva, altrimenti avrebbe dato di matto ed accusato di essere un bugiardo per non averle detto subito la verità.
Ma se lei non sapeva, allora non poteva preoccuparsi.
E poi, lui avrebbe mantenuto il loro segreto anche sotto tortura, anche se Monarch avesse cercato di akumatizzarlo di nuovo, piuttosto si sarebbe tagliato la lingua da solo con un paio di grosse forbici pur di spifferare a quel malato di mente chi erano Lady Bug e Chat Noir.
Mentre Luka raccoglieva la sua amata chitarra, volse lo sguardo verso l'orizzonte, notando i due super eroi intenti a parlare cullati dalla dolce melodia dello scorrere dell'acqua sotto di loro.
Forse non si erano nemmeno accorti di dove effettivamente si trovassero, ovvero alla luce del tramonto e non per niente al sicuro da occhi indiscreti.
Chiunque sarebbe potuto passare di lì ed assistere alla scena che si palesò davanti agli occhi di Luka.
Abbozzò un sorriso dal sapore amaro, in quanto Chat Noir, aveva appena abbracciato Lady Bug e lei aveva appoggiato la testa dolcemente sulla sua spalla avvicinandosi ancora di più.
Non fu solo quello a fargli mancare un battito, ma anche il modo in cui si stavano comportando inconsciamente i due.
Chat Noir continuava a massaggiarle la schiena e lei si teneva ben salda alle sue spalle forti con le mani.
Il modo in cui la stava confortando, le carezze delicate che le stava riservando, quegli sguardi pieni di sentimento e rispetto reciproco, erano tutte cose che invidiava a quella coppia, in quanto, Luka, avrebbe davvero voluto essere al posto di Chat Noir, soprattutto ora che lui le aveva catturato una sua lacrima con l'indice ed asciugato la guancia con il pollice.
Lo vide sussurrarle qualcosa e lei annuire facendo un bel respiro profondo.
Quante volte anche loro due si erano ritrovati nella medesima posizione, ed era sempre bello circondarla con le proprie braccia a volerla proteggere e farle sentire tutto il proprio calore e sostegno.
Un compito però, che non sarebbe mai più stato suo.
Chiuse gli occhi quando una morsa gli si strinse attorno al cuore, nonostante avesse realizzato parecchi mesi prima che Marinette non sarebbe mai piu' stata sua, vederli insieme e così uniti, anche solo in maniera amichevole ed innocente, lo feriva, perchè Luka, inconsapevolmente era ancora perdutamente innamorato di lei.
Ora Lady Bug aveva appena stampato un dolce bacio sulla guancia di Chat Noir, e Luka si ritrovo' a pensare fino a quanto intimi fossero diventati in realtà.
"Oh! Guarda, ci sono Lady Bug e Chat Noir!" Esclamò Anarka risalita in coperta con un paio di aste e dei microfoni in mano, distraendo il figlio dai suoi pensieri.
La donna ricercò velocemente lo smartphone sulla tasca del cardigan, le sarebbe piaciuto immortalarli in una foto, del resto, erano pur sempre simbolo di Parigi, e in passato l'avevano aiutata a liberarsi dall'akuma di Papillon, e vederli coccolarsi così era comunque una bella immagine da appendere in barca.
Luka le posò con galanteria la mano sopra la sua, prima che lei potesse premere quel pulsante.
"Lasciali un pò di privacy, se la meritano." Sussurrò aggiustando l'altezza delle aste dei microfoni, distogliendo cosi' sguardo e pensieri dai suoi amici.
Anarka annuì con il capo, poi volse uno sguardo fiero ai due super eroi prima di vederli staccarsi e prendere due strade diverse.
*
La festa sulla Liberty fu un enorme successo e la pizzata finale era stata la ciliegina sulla torta, quella che non era stata messa sopra quella vera quando Anarka aveva spiazzato tutti con la sua dolce e squisita creazione, dimenticandosi la decorazione.
Tutti si erano diverti e passare quelle ore in compagnia fu davvero un sollievo per Adrien e Marinette, liberi finalmente dai loro impegni da super eroi.
Anche se a dire il vero, tranne un paio d'occasioni, i due non avevano parlato un gran che durante la serata.
Marinette perchè sempre attaccata come una cozza ad Alya e Adrien se ne stava triste e sconsolato in disparte perchè non riusciva a rimanere da solo con lei, ma invece di godere della situazione, Luka si sentì in apprensione per quei due ragazzi e si continuava a domandare il perchè l'amore che provavano l'uno per l'altra li stesse dividendo invece che unirli nella vita reale.
Si amavano e non sapevano nemmeno di esserlo, ma l'ex portatore del Miraculous del Serpente, non poteva mettersi in mezzo e dire ad ognuno di loro che cosa aveva scoperto, ed ormai era tardi per spendere anche solo una parola con entrambi, in quanto tutti stavano lasciando la barca.
*
Adrien continuava a girarsi e rigirarsi nel letto, finendo per infastidire il povero Plagg che cercava in qualche modo di chiudere occhio.
"Te ne vuoi stare fermo? Sto cercando di dormire!" Berciò il kwami sprimacciando il cuscino di velluto nero e mettendosi poi comodo chiudendo gli occhi.
"Anche io, ma non ci riesco!" Esclamò Adrien portandosi in posizione supina.
"Forse hai mangiato pesante, capita anche a me quando ingurgito troppo formaggio."
Adrien trattenne una risata, le sue analogie con il cibo erano sempre uno spasso.
"Sono preoccupato per Milady. Ultimamente è sempre triste e voglio trovare il modo per farle ritornare il sorriso sulle labbra." Il modello sfiorò con l'indice la bocca in ricordo del dolce bacio di qualche giorno prima.
"Riportale tutti i Miraculous e vedrai come ti ringrazia."
"Plagg!!" Stava per fargli una ramanzina come al solito, ma d'un tratto quella sua affermazione gli accese una piccola campanella all'interno del suo cervello "... e se..." Pensò ancora.
"La vuoi smettere di parlare a monosillabi e dirmi che cosa ti frulla in quella tua testa?"
Adrien non rispose, ma si portò in posizione seduta pensando ancora.
Seguirono attimi di snervante silenzio, in cui Plagg desiderò essere il kwami che legge il pensiero, che ovviamente non esisteva, fino a quando un sorriso malizioso venne abbozzato sul volto del biondo.
"Sono sicuro che Felix mi abbia mentito."
Plagg sussultò "Perchè dici così?"
"E' per una cosa che ha detto Pollen. Monarch non possiede più il Miraculous del Pavone e ne sono sicuro, perchè il simbolo non compariva nel cerchio magico di quel vile, però quello del Cane si."
"Pensi che il tuo cugino svitato sia in combutta con Monarch e che lo abbia scambiato?"
"Potrebbe essere, del resto era lui a ricevere Barkk da Lady Bug al posto mio. E non vorrei che fosse stato proprio Felix ad aiutarlo oggi con l'akumatizzato."
"Si, ma a che pro? Felix non mi sembra il tipo..."
"Tu non lo conosci bene... non fa mai niente per niente. Lui deve avere uno scopo o un tornaconto personale." Lo sguardo di Adrien s'indurì e tutto il suo corpo venne scosso da una vibrazione e da una sensazione negativa, se la sua ipotesi era giusta, questo significava che Felix gli aveva mentito e preso in giro, uno smacco enorme per lui che era sempre pronto a tendergli la mano ed aiutarlo quando ne aveva più bisogno.
Adrien era convinto più che mai a ritornare a Londra per indagare e chiudere quella faccenda una volta per tutte.
*
continua

 

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Capitolo 26
*** Capitolo 26 ***


Adrien ripenso' nuovamente se andare ancora a fare visita al cugino si rivelasse una buona idea, ma doveva assolutamente togliersi quel sassolino dalla scarpa e Felix era l'unico che poteva fare.
La prima volta che era andato da lui, Felix lo aveva convinto con poche e semplici parole, recitando alla perfezione la parte di una persona anch'essa raggirata e tradita.
"Allora ne sei proprio convinto" Gli disse Plagg notando nei suoi occhi quella determinazione che lo contraddistingueva nel suo essere Chat Noir.
"Si, Plagg. Non vedo altra soluzione al momento."
"Avviserai Lady Bug del tuo piano?"
A malincuore Adrien dovette negare, non era il caso di farla preoccupare per niente.
"Penso si arrabbiera' quando lo verra' a sapere?" Chiese in tono avvilito.
"In ogni caso, tu saprai come placare la sua ira." Ammicco'.
Adrien sospiro' "Lo spero, anche se ultimamente mi sembra più malleabile e più tollerante nei miei confronti, lo hai notato anche tu?"
"Io sento tutto quello che provi e che vedi, quindi si, me ne sono reso conto... E mi sono accorto anche di altro."
"Tipo?" Fece lui interrogativo.
"Niente, lo capirai." Plagg si cuci' subito la bocca "... Spero" sussurro' quando il suo portatore si volto'"
Il biondo apri' il cassetto dove teneva denaro e documenti personali, prese alcuni contanti e le carte di identita' in caso ce ne fosse stata la neccesita', non aveva ancora deciso se andare in treno oppure se prendere il volo, sicuramente più facile e veloce la seconda, ma e' anche vero che sua zia Amelie, se fosse stata in casa, non avrebbe esitato ad informare suo padre dove si trovasse, soprattutto se non era stata avvisata del suo arrivo.
Accanto pero' a quelle cose importanti, Adrien ritrovo' il monocolo che aveva raccolto dal pavimento dello studio di suo padre, lo indosso' per scrupolo e pigio' il pulsantino in alto, accendendolo.
Il fato ha voluto che proprio in quel momento, Nathalie, bussasse alla sua porta, avvisandolo dell'imminente lezione di scherma a cui avrebbe dovuto presenziare.
Mise via quell' oggetto, intento in un secondo momento a scoprire che cosa ci facesse in quella stanza e a che cosa servisse.
*
Gabriel batte' i pugni sulla scrivania, facendo sobbalzare alcune penne e documenti che doveva firmare, per essere poi protocollati e spediti ai vari fornitori.
"Ci e' mancato poco, Nathalie. E Lady Bug e' riuscita a recuperare un altro Miraculous." Digrignò i denti dalla rabbia.
"Lei ne ha ancora tanti a sua disposizione." Convenne la segretaria muovendosi in maniera quasi robotica a causa del busto che l'aiutava a camminare.
Prese quei documenti dopo che il suo capo li ebbe siglati e timbrati e li infilo' in una cartellina, successivamente li avrebbe fatti recapitare ai legittimi destinatari.
"Si, ma se non fosse stato per Volpina, per me sarebbe stata sicuramente la fine."
"Ma non e' successo..."
"Ho comunque deciso di affidare permanentemente a Lila il Miraculous della Volpe, ha fatto un ottimo lavoro durante l'ultima missione."
Nathalie quasi fece cadere la cartellina a terra per lo smacco appena subito: era stata sostituita da una ragazzina, ed in più non si fidava proprio di lei, il suo intuito le diceva che quell' italiana avesse qualcosa di losco in mente, ma che il suo mentore non se ne era accorto a causa della sua smania di impossessarsi dei Miraculous di Lady Bug e Chat Noir.
"Ne e' sicuro, signore? Non credo possa rivelarsi una mossa vincente."
Gabriel si porto' le mani dietro la schiena e volse lo sguardo fuori dalla finestra.
"Ha visto che cosa e' successo con la signorina Bourgeois." Continuo' Nathalie .
"Quello e' stato un grave errore, che non deve ripetersi." Alzo' il tono lo stilista.
"Ovviamente. Ma vede..." Provo' a dire prima di venire interrotta.
"Non avevi del lavoro urgente da sbrigare? Quel pacco di carte non si spedisce da solo." Disse in tono perentorio prima di sentirla scusarsi e lasciare la stanza dispiaciuta.
Gabriel tiro' un pugno al muro vicino la finestra, odiava rivolgersi a lei in modo così meschino, ma se era ridotta in quello stato era solo per causa sua.
Ora lo stilista doveva trovare qualcun altro con cui allearsi e Lila era la persona perfetta, meschina e perfida, e soprattutto con un obiettivo in comune, spodestare Lady Bug e Chat Noir, facendogli così abbassare la cresta.
*
Monarch e Lila si erano incontrati in un vicolo un po' fuori città, lontano da occhi ed orecchie indiscrete, in un quartiere malfamato dove nessuno si sarebbe messo a fare domande se li avrebbe visti confabulare. Semmai fosse passato qualcuno di lì, e la tempesta che imperversava associata al buio della notte, giocava a loro favore.
Sarebbero stati due puntini neri in mezzo alla pioggia battente, invisibili ad occhi inesperti.
"Potevi scegliere un posto migliore" convenne l'italiana aprendo l'ombrello per non bagnarsi ulteriormente.
"Sai com'è... La prudenza non e' mai troppa." Rispose mellifluo "... Non vorrei mai che Lady Bug avesse installato delle microspie nelle fogne."
"Come a casa mia, dici?" Si, Lila se ne era accorta subito che qualcuno era stato in camera sua, e in quel periodo era riuscita a mantenere il solito comportamento.
"Esatto, meglio non correre rischi, quei due impiastri si stanno facendo furbi. E se non fosse stato per te, l'ultima volta sarebbe potuta finire male."
"La super eroina giusta al posto giusto." Fece spallucce come se quella fosse una cosa ovvia e scontata.
Monarch annui' ed abbozzo' un qualcosa di simile ad un sorriso.
"Sai... Ho parlato con Chloe' in questi giorni." Continuo' lei con il solito fare innocente, ma che nascondeva ben altro.
"E ti ha detto qualcosa di importante?" Domando' curioso mentre la pioggia aveva iniziato a battere più forte e si vide costretto ad aprire anche lui un ombrello per sentire che cosa quella ragazza avesse scoperto di eclatante.
"Dipende... Diciamo che e' stata Zoe a fare scattare accidentalmente l'allarme in camera sua il giorno prima."
"E con questo?" Monarch sinceramente non ci vedeva nulla di strano, era pur sempre sua sorella, magari era entrata in camera sua senza pensare che il.sistema d'allarme fosse in funzione.
"Non ti sembra strano che per pura coincidenza, il giorno dopo abbia subito l'attacco da parte di Lady Bug e Chat Noir? E che conoscessero esattamente i tempi tecnici per agire come ladri astuti?"
Monarch degluti', non ci aveva proprio pensato a questo piccolo dettaglio "Chloe' ha adottato tutte le precauzioni necessarie, so anche che aveva preventivamente replicato il portagioie dove teneva il Miraculous dell'ape. E' stata solo fortuna che abbiamo trovato in tempo quello giusto." Il super cattivo cerco' di giustificare in qualche modo le azioni di Chloe.
"Non credo... Chloe' mi ha riferito che il portagioie incriminato aveva un difetto, un difetto che solo una persona conosceva, ovviamente escludendo lei." Spiego' mentre sul volto si materializzava un ghigno sadico e saccente.
"Sua sorella Zoe?" Sarebbe stata l'ipotesi più ovvia e gettonata.
Lila sogghigno' "No, si tratta di Adrien Agreste."
A Monarch prese per poco un infarto, ma dovette contenersi e trasformarsi in una statua di sale per non fare trasparire alcuna emozione.
Il cuore vibrava cosi' forte che si sarebbe potuto persino vedere spingere il petto dentro e fuori con vigore.
Adrien Agreste era la spia che stavano cercando? Suo figlio e' in combutta con Lady Bug e Chat Noir?
Monarch si schiari' la voce con un colpo di tosse. "Sono amici d' infanzia, e' chiaro che lo sapesse... Secondo te conosce i super eroi e li ha indirizzati nella giusta via?"
Lila scoppio' a ridere nervosamente, era incredibile quanto stupido fosse quell'uomo e ora le era assolutamente chiaro del perche' non era ancora riuscito ad impossessarsi dei Miraculous di Lady Bug e Chat Noir.
"Non ne sono sicura, ma secondo me Adrien Agreste e' Chat Noir!" Esclamo' con assoluta convinzione "... Altrimenti non si spiega come abbiamo fatto ad individuare il portagioie giusto in pochi secondi. Se solo si conoscessero, dubito che Adrien avesse rivelato a Chat Noir quel dettaglio insignificante, del resto, non potevano sapere che avrebbero trovato centinaia di copie nella cassaforte."
*
La testa aveva iniziato a vorticare e tutto attorno a lui stava assumendo colori sfocati e distorti, la voce di Lila era diventata ovattata e presto sarebbe svenuto.
Non poteva credere che in poco tempo quella ragazza avesse scoperto tutte quelle cose, anche se erano solo supposizioni e niente di certo.
Se suo figlio si fosse rivelato essere in realtà Chat Noir, questo significava che aveva avuto sempre la soluzione davanti agli occhi, uno dei Miraculous più potenti proprio sotto il suo tetto.
Ma come fare a capire se effettivamente fosse cosi'? Eppure quando aveva akumatizzato la sua guardia del corpo ed Adrien era caduto da quel palazzo, ricordava bene che il ragazzo non si era trasformato per salvarsi, nonostante la situazione di assoluto pericolo, che lo aveva costretto ad ordinare a Gorizilla di liberare la super eroina in modo che lo aiutasse ed evitare così la tragedia.
"Ti stai sbagliando!" Riusci' a dire in un soffio mentre riprendeva fiato ed il suo stato d'animo di stava normalizzando.
"Puo' darsi" Disse con il suo solito modo menefreghista "Ma e' una cosa che io terrei in considerazione. E se vuoi posso indagare per te, per quanto sia, e' un mio compagno di classe e mi verrà facile tenerlo d'occhio."
"NO!" Esclamo' alzando il tono della voce in modo che le sia chiaro e che le entro bene nella testa "... Se Adrien Agreste e' veramente Chat Noir si accorgera' subito che lo stai spiando. Ci pensero' io."
E fu quell'ultima affermazione che fece assotigliare gli occhi a Lila e fare accendere nella sua testolina malata un campanello d'allarme.
"In ogni caso" Concluse Monarch "... Per premiare quanto mi hai fatto scoprire fino ad ora, ti consegno la collana della Volpe."
*
Alla fine, Adrien, aveva deciso di trasformarsi nuovamente in Astrocat e volare verso la capitale londinese in cerca di ulteriori risposte dal cugino.
Stranamente questa volta sia zia Amelie non era in casa e Adrien venne accolto calorosamente da Felix.
"Non sono qui per una visita di cortesia" Gli disse con lo sguardo duro e mettendo subito le cose in chiaro.
"Lo immaginavo!" Rispose mellifluo e indurendo anche lui l'espressione nella stessa identica posa del cugino, al quale percorse un brivido lungo alla schiena perché gli sembro' di guardare dentro uno specchio.
Erano proprio uguali, e fino a quel momento, Adrien, non ci aveva dato più di tanto peso.
"Vuoi seguirmi in casa?" Al momento si trovavano nel giardino esterno a bordo piscina e consumavano una spremuta fresca portata dal maggiordomo.
"Va benissimo qui, non mi intraterro' a lungo, a meno che tu non voglia dirmi subito quello per cui sono venuto."
"Se e' ancora per la storia del Miraculous, ti ho già detto com'è andata realmente." Mormoro' sorseggiando con nonchalance la bevanda.
"TU MENTI" Bercio' alzandosi e facendo cadere per sbaglio il suo bicchiere, rompendolo in mille pezzettini.
Felix gli rivolse uno sguardo truce e non per il piccolo inconveniente.
"E sentiamo... Secondo de com'è andata?" Chiese mellifluo e in tono assolutamente calmo, come se effettivamente non avesse nulla da nascondere.
"Tu sei in combutta con Monarch! Lo so."
"Bene, ora che lo sai, cosa intendi fare?"
Adrien rimase di stucco a quella domanda, allora era vero o lo stava prendendo per i fondelli? In ogni caso doveva esserne certo e non cadere in accuse infondate, ma la sicurezza e la faccia tosta di Felix gli stava facendo salire il nervoso.
"Chi ha il Miraculous del Pavone? Monarch non ce l'ha, ma ha quello del Cane che Lady Bug aveva affidato temporaneamente ed erroneamente a te."
Felix era un ragazzo intelligente e perspicace e capi' subito dalle parole di Adrien che anche lui nascondeva qualcosa di grosso, ma ovviamente non glielo fece intendere.
"Sai, Adrien..." Inizio' a dire mellifluo "... Tutti abbiamo dei segreti e tu e tuo padre non fate eccezione."
*
Gabriel spalanco' la porta di camera di Adrien con il cuore che continuava a battere all'impazzata, baipassando anche Nathalie che aveva cercato di chiedergli del perche' fosse cosi' agitato.
"Adrien!" Lo chiamo' più volte, ricordandosi poi che suo figlio probabilmente era fuori con i suoi amici.
Meglio cosi', avrebbe potuto agire indisturbato e frugare in camera in cerca di qualche prova tangibile che lui era il super eroe Chat Noir.
Controllo' minuziosamente la cabina armadio, cassetti e sotto il letto, non trovando nulla di concreto, solo qualche calzino sparso qua e là, e piu tardi avrebbe rimproverato la signora delle pulizie.
Nathalie lo raggiunse poco dopo con aria preoccupata.
"Tutto bene?" Gli domando' mettendogli la mano sulla spalla.
"Si, ho solo preso un abbaglio."
Gabriel chiuse la porta nell'esatto momento in cui Astrocat varco' la finestra.
*
Continua

 

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Capitolo 27
*** Capitolo 27 ***


Adrien rincaso' ancora tutto agitato, quello che aveva appena scoperto era qualcosa si sconvolgente e per niente normale.
Ok, forse in un mondo dove esistono creature magiche che donano poteri a chi li possiede, potrebbe essere qualcosa di ordinario, ma nulla vieta a chi scopre certe determinate cose di essere sconvolto e furibondo, soprattutto se a nascondere certi tipi di segreti sono proprio le persone che ami.
Adrien appoggio' i palmi delle mani sulla scrivania e inarco' la testa in avanti che gli tocco' quasi il petto.
Il fiato era corto ed anche il respiro, che cerco' di fare tornare normale con ogni mezzo.
Ma respirare e pensare contemporaneamente alla sconvolgente rivelazione di Felix, era praticamente impossibile, tanto che, il modello, quasi si senti' venir meno e le gambe diventare presto di gelatina quando la vista inizio' ad annebbiarsi e la fronte grondava di sudore.
Plagg cerco' di calmare Adrien con ogni mezzo possibile, primo tra tutti gli passo' sotto il naso un pezzo di Camembert, che non sorti' pero', l'effetto desiderato, anche quell'odore nauseabondo lo infastidi' ancora di più.
Se la situazione fosse degenerata e Adrien fosse svenuto, forse avrebbe usato il suo potere per farlo rinvenire, con il rischio di ucciderlo nell'immediato.
Ma Adrien forse lo avrebbe anche ringraziato per averlo mandato all'altro mondo.
Certe notizie ti fanno desiderare di essere morto e sepolto.
Felix era un sentimostro e lo sapeva, ma quello che sconvolse di più Adrien, era il mondo tranquillo e del tutto normale con cui gli aveva sbattuto in faccia la realtà'.
Ripresosi un po', Adrien corse in bagno per vomitare la spremuta che aveva bevuto.
Quando Adrien riusci' a liberarsi da quel peso, porto' la schiena sulla parete piastrellata e sospiro' al cielo.
Il battito aveva ripreso regolarmente a pulsare, ma era ancora tutto sudato, un po' per il caldo, un po' a causa dell'attacco di panico che gli era preso.
Apri' la vetrata della doccia e s'infilo' velocemente all'interno dopo essersi spigliato. Una bella cascata di acqua gelida era quello che ci voleva prima di poter affrontare suo padre.
*
"Che cosa significa che sia io che mio padre abbiamo dei segreti?" Gli domando' irritato, forse la sua smania di venire a capo di quella losca faccenda lo aveva tradito e Felix aveva iniziato a sospettare del suo essere Chat Noir, ma suo padre che c'entrava con questa storia?
Felix si alzo' e si porto' le mani dietro la schiena, iniziando a camminare in lungo e in largo sul bordo piscina.
"Vedi, Adrien. E' giunto il momento della verità"
Adrien si sarebbe aspettato di tutto, in primis che gli dicesse che era lui il famigerato Papillon o come si faceva chiamare adesso, Monarch.
"Qua-quale verità?" Farfuglio' sconvolto con gli occhi sbarrati.
"Hai ragione... Il miraculous del pavone ce l'ho io" Felix si sposto' la cravatta e mostro' al cugino la spilla nera che brillava colpita dai raggi del sole.
Adrien manco' un battito, allora era vero... Felix ha barattato il Miraculous del Cane per quella spilla! Quali altri segreti nascondeva quel farabutto?
Il parigino fece per alzarsi e prenderla, ma l'inglese lo fermo' dal suo intento.
"Ah-ah! Non lo farei se fossi in te. Siediti cugino,non ho finito."
Adrien obbedi' senza battere ciglio.
"Dicevo... Ho fatto un patto con Papillon in cambio del Miraculous del Pavone, e sai perche'?" Seguirono alcuni estenuanti secondi che sembrarono non passare mai "... Perché cosi' nessuno mi potrà più fare del male."
Adrien scosse la testa credendo di aver travisato le sue parole.
"Cioè? Spiegati, che significa che nessuno ti potrà piu farti del male?" Insistette Adrien.
"Non ci arrivi proprio, eh?" Felix si fermo' proprio difronte a lui "... Eppur siamo così simili nell'aspetto."
"Anche le nostri madri lo sono." Convenne lui.
"Si, ma sono sorelle gemelle, noi non lo siamo."
Adrien si stava innervosendo, Felix sembrava voler fare tanti giri di parole senza concludere un bel niente.
Quel suo esprimersi in indovinelli e allusioni lo stava mandando fuori di testa.
"Smettila di parlare in maniera generica e vieni subito al sodo."
"Ok, ok. Non ti scaldare tanto, mantieni questo tuo mood per il pezzo forte."
Adrien digrigno' i denti.
Felix invece inteneri' lo sguardo, perché per quanto fosse, confessare un simile segreto non era facile nemmeno per lui, in quanto, non trovo' un modo meno traumatico per dirglielo.
"Sono un sentimostro."
Adrien gli rise in faccia, mentre Plagg all'interno della sua camicia comincio' ad agitarsi.
"Ma che vai farneticando?"
"Credi ti stia mentendo?" Felix punto' i piedi a terra per poi mettersi sulla difensiva. "Non ti sei mai chiesto perché tua madre veramente si e' ammalata?"
"Mia madre aveva una rara malattia."
Degluti' conoscendo perfettamente la diagnosi.
"Mmm... Questa e' la versione di paparino, ma la realtà' e che ha usato il Miraculous del Pavone per darmi la vita."
Felix non voleva sconvolgere in quella maniera Adrien, ma era stato lui a voler sapere la verita', e se questa verita' era troppo scomoda e lui non ci voleva credere erano affari suoi.
Successivamente, il londinese, racconto' per filo e per segno quello che sapeva, ma non disse nulla a riguardo dell'identita' di Papillon o Monarch, Adrien non gli chiese nulla a tal proposito e lui preferi' tacere, in quanto già il suo mondo così gli era crollato addosso.
Adrien strinse un pugno e fece una cosa dettata dalla rabbia e dall'istinto che prevalse sulla ragione, ovvero colpi' Felix dritto al volto facendolo cadere in acqua.
Quando riemerse anche Adrien si getto' in acqua ed i due iniziarono a lottare fino a quando non intervenne Amelie a dividerli.
"Tu... Tu... Sapevi tutto!" Bercio' Adrien verso la zia, annaspando sconvolto.
"A che proposito?" Chiese con aria innocente in attesa di scoprire perche' trovo' figlio e nipote che facevano a gara a chi prima affogava l'altro.
"Lo sa..." Rispose Felix "... Che sono un sentimostro e che mi ha creato zia Emilie."
Amelie per poco non ebbe un mancamento, quello doveva rimanere in segreto innocente.
"Quindi anche tu lo sapevi? Ovviamente." Si corresse subito rispondendosi da solo.
"E chi altro conosce questa tua condizione?" Continuo' Adrien sempre più provato da questa situazione, e vedendo che be' Felix e ne' sua zia aveva il coraggio di pronunciare il suo nome, lo fece lui al posto loro.
"Papa'."
*
Dopo essersi fatto una bella doccia rinfrescante e anche un po' rilassante, perché, l'acqua fredda gli aveva permesso di ragionare a mente lucida su come affrontare suo padre, risciacquato la bocca e lavato i denti con abbondante dentifricio, che gli permise di togliersi quel saporaccio amaro, Adrien si vesti' e fece per uscire dalla sua camera, ricordandosi all'ultimo del monocolo che aveva nascosto.
"Non e' una buona idea!" Continuava a ripertgli Plagg cercando di fermare il suo portatore, ma lui era determinato più che mai ad affrontare suo padre.
Non sarebbero esistiti impegni di lavoro o riunioni nel suo studio, Adrien avrebbe cacciato via chiunque si permettesse di contro battere qualcosa.
"Chiama Lady Bug, sicuramente trovere una soluzione." Provo' a dire prima che varcasse la soglia.
"No, e' una questione di famiglia! Voglio prima vederci chiaro prima di coinvolgerla." Rispose affranto chiudendo la porta dietro di se' ed invitando il kwami a nascondersi come di consueto dentro la sua camicia.
*
Il corridoio e la scalinata di casa sua non gli sembro' mai stata così lunga, il suo cuore continuava a rimbombargli forte nel petto ed il suo eco gli arrivo' fin dentro alla testa facendogliela pulsare sempre più forte, fino a quando non si trovo' davanti alla porta dello studio di lavoro di suo padre.
Imponente.
Busso'. Giusto per educazione, ma se Gabriel gli aveva nascosto una cosa cosi' grande, allora non meritava tutta quella gentilezza che da anni gli riservava, recitando la parte del figlio perfetto, colui che obbedisce senza battere ciglio, l'importante era che avesse stima di lui e che fosse fiero di come lo aveva cresciuto, ed invece dentro di lui, urlava come una pentola a pressione pronta a scoppiare da un momento all'altro.
"Papa'?" Lo chiamo' una volta dentro, ma l'unico rumore che senti', fu l'eco della sua voce, in quanto in quella stanza non c'era nessuno.
Non c'era mai.
Gabriel non c'era mai quando Adrien aveva bisogno di lui, relagandolo, se gli andava bene, come ultimo appuntamento della giornata e solo per consumare un pasto in assoluto silenzio.
Da quando Emilie era morta, lo stilista si era chiuso sempre di più in se' stesso e sembrava essersi dimenticato di avere persino un figlio, perdendo cosi' quel rapporto che i due avevano stabilito.
La morte di Emilie aveva strappato una pezza, allontanandoli sempre di più, senza alcun motivo apparente, e Adrien sembrava l'unico a voler ricucire quella toppa.
Di solito Adrien se ne sarebbe andato, ma non questa volta e non dopo le parole rivelatrici di Felix.
Gabriel non si trovava nel suo studio, eppure era convinto fosse in casa, la macchina era parcheggiata nel vialetto e la giacca era riposta in modo ordinato nell'ingresso. Come sempre.
La casa era stranamente silenziosa, spettrale quasi.
Degluti' non pensandoci piu' ed inizio' a cercare tra i cassetti e gli armadi dello studio qualcosa.
Nemmeno lui sapeva di preciso che cosa trovare, ed oltre a documenti, bozzetti, dischi masterizzati contenenti progetti e pubblicità, non scovo' nulla di strano o sospetto.
Ma forse stava cercando nel posto sbagliato, del resto la casa era immensa, e nemmeno Adrien sapeva con precisione quante stanze potesse contare.
Adrien frugo' velocemente nella tasca dei pantaloni ricordandosi che poco prima di uscire dalla sua stanza si era portato via il monocolo.
Lo prese e se lo rigiro' più volte tra le dita, domandandosi se stesse facendo la cosa giusta.
"Andiamocene, finche' siamo in tempo." Plagg per la prima volta tremava di paura, ed invece il suo portatore era eccitato e curioso.
Forse troveranno qualcosa, o forse no, ma tutta quella situazione gli fece percorrere la schiena da una scarica di adrenalina.
"Sshhh!" Lo zitti'.
"Chiamiamo Lady Bug!" Plagg doveva dire la sua e non starsene in silenzio, il suo compito era guidare il suo portatore nella retta via, e quello che stava facendo in quel momento sicuramente non lo era affatto.
"Smettila!" Gli sussurro' scoccandogli un'occhiata torva.
"Io ti ho avvertito" Furono le sue ultime parole.
Adrien indosso' il monocolo e lo accese subito dopo.
Scandaglio' la stanza da cima a fondo, non trovando nulla di sospetto, ma fu quando il suo sguardo si poso' nel dipinto della madre che il computer del monocolo inizio' ad indicare alcuni punti con delle frecce rosse lampeggianti.
Degluti' il nulla... Allora era vero che suo padre aveva dei segreti.
Tremolante e con le ginocchia che divennero presto di gelatina, si avvicino' al quadro, ma quando fece per avvicinare le dita e pigiare quei tasti maledetti, il pavimento sotto si lui lo senti' squotere.
E non era un terremoto.
Adrien fece un balzo all'indietro poco prima che un tubo ampio di vetro si alzo' dal pavimento palesandosi davanti a lui.
Non era vuoto, al suo interno un attonito Gabriel continuava a guardarlo.
*
Continua

 

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