Dante, Vergil e Nero secondo AGG - La Subaru Baracca

di Lady I H V E Byron
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La macchina ***
Capitolo 2: *** Partenza ***
Capitolo 3: *** Problemi ***
Capitolo 4: *** Percorrendo la campagna ***
Capitolo 5: *** Arrivo ***



Capitolo 1
*** La macchina ***


Note dell'autrice: buonsalve, questa è la mia prima fanfic su DMC. Non so perché, ma i tre protagonisti li vedevo bene nelle vesti di uno dei trii comici più amati d'Italia. E poi adoro questo sketch. Spero questa riscrittura piaccia anche a voi. Visto che è comico, mi sono permessa di usare un linguaggio semplice.
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-Dài, Nero, sbrigati che siamo in ritardo.-

-Eh, mi devo ancora svegliare.-

Padre e figlio entrarono in una vettura nera con sfumature blu.

-Piuttosto, padre, mi spieghi perché ci siamo svegliati a quest'ora?-

In effetti, era ancora buio, fuori.

-Colpa di quel cretino di tuo zio che ha accettato l'ennesimo lavoro stupido per riparare ai casini dell'ultimo lavoro.-

Non era raro che Dante, nello svolgimento dei suoi mestieri di tuttofare, facesse più danni che risultati.

-E com'è che accetti di aiutarlo?-

-Come al solito mi ha fregato dicendomi che andavamo a sterminare dei demoni. E ora non posso più rifiutarmi, visto che mi ha minacciato di inviarmi tutti i suoi creditori con la promessa di pagare tutti i suoi debiti.-

Un colpo basso persino per Dante, pensò Nero.

-Piuttosto, hai visto la macchina che ho preso?- un lato positivo, quel viaggio, poteva averlo.

E Vergil sembrava particolarmente di buon umore.

-Il nuovo modello della Subaru. Modello SW. Vedi, qui ci sono le marce, qui le frecce, e qui la radio, che prende tutte le frequenze.-

Ed era tutto sul volante. Persino Nero fischiò di ammirazione.

-Bestiale. Marce e frecce... Ha anche i sistemi di sicurezza?-

-Sì, metti che hai un incidente grave?-

Spostò il volante da un lato.

-Vedi? Sposti il piantone e ti salvi la vita.-

Essendo demoni a metà, forse non c'era nemmeno bisogno di un sistema di sicurezza.

-Wow. Certo che la tecnologia va avanti, sempre più innovativa. Altro che le cagate dell'Ordine... Ehi, padre mi fai sentire il clacson? Perché mi piace sentire il suono del clacson.-

Vergil provò imbarazzo. Non era da lui.

-Siccome ho provato il modello base...- mormorò, con un filo di voce, quasi tra i denti -Il clacson è quello che è.-

Diede un rapido colpo al centro del volante: il suono sembrava quello di una tromba nautica.

Nero scoppiò a ridere.

-Ah! Ma hai preso la Subaru Baracca!-

Quel lato di Nero ricordava troppo Dante. Era incredibile che Nero assomigliasse più allo zio che al padre, fisicamente e caratterialmente.

E questo infastidiva Vergil.

-No, modello SW.- chiarì, acido -Piuttosto, chiamiamo Dante, che quello non si fa mai trovare pronto.-

-Sono stufo di fargli trovare la pappa pronta. Anche infilzarlo non serve a niente.-

Vergil sorrise in modo strano.

-Perché non gli facciamo uno scherzo?-

-Oh, sì, mi ci trovi, padre! Quale era il suo numero...? Ecco. Enter.-

-Enter?-

-Sì, per avviare la conversazione. Come quando alzi la cornetta.-

-E quando attacchi? Escer?-

Lo mise all'orecchio più vicino al padre, per fargli sentire.

Si udì una voce, al telefono.

-Pronto?-

-Pronto?- rispose Nero.

Vergil lo osservò, allibito.

-Pronto?-

-Pronto?-

-Pronto?-

-Pronto?-

-Vaffanculo.-

La chiamata fu interrotta dal destinatario.

Da allibito, Vergil si fece indignato.

-Ma scusa, “Pronto, pronto, pronto, pronto”?!-

-Se continua a dire “Pronto”, vuol dire che non è pronto.- fece notare Nero, facendo spallucce.

-Ma chiedigli chi è! Non è che possiamo star qui una vita!-

-Ora non so come telefonare! Ho fatto più telefonate di te, questo è poco ma sicuro.-

-Oh, sai che conversazioni!- avvicinò la mano all'orecchio, solo il mignolo ed il pollice alzati, come fosse la cornetta del telefono - “Pronto, pronto, pronto?” E metto giù!-

-Sì, certo... Enter.-

-Eh, “Enterocolite” mi sta venendo...-

Dal telefono di Nero si sentì nuovamente la voce di Dante.

-Pronto?-

-Chi è?-

Vergil dovette trattenersi dal non attivare il Devil Trigger e squartare il figlio all'istante.

-Chi è lei?-

-Chi è?-

-Lei ha chiamato.-

-Chi è?-

-Chi sta cercando?-

-Ho detto, chi è?-

-Vaffancuuuulo!-

E di nuovo fu Dante a riattaccare.

-Chiami tu e gli chiedi chi è?! Ma come ti hanno cresciuto quelli dell'Ordine?! Con i libri con le figurine da colorare?!-

-TU mi hai detto di fare così!-

-Ma è per iniziare la conversazione!-

-Pensa tu, non ti sai nemmeno spiegare!-

-Sei tu che capisci lama per lana!-

Gli prese il telefonino, iniziando a battere sullo schermo.

-Enter, escer, enter, escer!-

-Eh, spaccalo. Non c'è bisogno, padre. Non lo vedi che è ergonomico?-

-Vuol dire che l'hai pagato poco?-

Stavolta, fu Nero ad essere confuso dalle parole del padre.

-Enter.- fece Vergil, avviando la chiamata a Dante.

-Pronto?-

-Parlo con il signor Dante dell'agenzia “Devil Never Cry”?-

Aveva abbassato la voce di qualche ottava per non farsi riconoscere. Nero dovette trattenere un riso, per non tradirsi.

-Sì, sono io.-

-Ci sono degli accertamenti da fare sulla sua azienda.-

Seguì un lieve momento di silenzio.

-Ha sbagliato numero.-

Anche Vergil dovette fare del suo meglio per non ridere.

Ma era il momento di tirare giù la maschera.

-Deficiente, siamo Vergil e Nero.-

Finalmente, Nero poté ridere.

-Ma quanto siete cretini, tutti e due. Mi stava venendo l'infarto. Comunque, stavo già preparando i permessi falsi.-

-Ti abbiamo chiamato per dirti che stiamo partendo, quindi ti conviene trovarti giù, quando arriviamo.-

-Sono già giù.-

-Tanto meglio. A dopo. Escer.-

-Ehh... spaccalo.-

Nero riprese possesso del suo telefono.

E finalmente Vergil poté mettere in moto la macchina.


 

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Capitolo 2
*** Partenza ***


A quell'ora, non c'era nessuno.

O così credevano.

-Ma guarda questo...! MA ALLORA?! VOGLIAMO SCENDERE A SPINGERE?!-

Suonò persino il clacson. In confronto al suo stato d'animo, il suono ridicolo del clacson sembrava un ossimoro.

Tentò, allora, con i fanali.

Era impensabile trovare una macchina a quell'ora. Per Vergil era troppo lenta.

-Ma, padre, perché devi essere così aggressivo di prima mattina?!- Nero voleva approfittare del viaggio per dormire un poco; la voce del padre lo aveva svegliato di soprassalto.

-Devi esserlo, non importa dell'ora.-

-E di giorno cosa fai? Distruggi tutto con la Judgment's Cut?-

-Beh, la Yamato è nel bagagliaio...-

Così come la Red Queen di Nero.

-Comunque, rovini un atmosfera che questa città ha solo all'alba. Senti, l'aria frizzantina, guarda che atmosfera, le prime luci dell'alba... Va'! I viados che tornano a casa...-

Stava indicando, infatti, un gruppo di donne con le gonne zona natiche. Forse non erano del tutto donne.

-ALLORA?!- esclamò di nuovo Vergil, rivolto alla macchina che ancora era di fronte alla loro.

Ad un certo punto, girò il volante, eseguendo una curva a gomito.

Nero si sentì spinto verso il posto guida, ma si tenne stretto al sedile.

Per fortuna, finì e il padre spinse sul pedale del freno. Erano di fronte un immobile con una scritta enorme “DEVIL NEVER CRY”.

Ma nessuno alla porta.

-Visto? Non si fa trovare giù, quel cretino...- borbottò.

-Mi fa una rabbia, quando fa così...-

-Chiamiamolo, va'...-

-DANTE! DANTE!- esclamò Nero, a gran voce.

-Ma cosa gridi?!- rimproverò Vergil, stringendosi nelle spalle e tappandosi un orecchio -Gridi in macchina senza abbassare il finestrino?! Così mi fai diventare sordo!-

-Ma scusa, non è insonorizzata?-

-Sì, ma da dentro per fuori, non da dentro per dentro.-

-Finché compri il modello base...- disse, mentre cercava qualcosa sullo sportello o sul quadro -Ma dov'è il tasto per il finestrino? Quello che fa Agwzzzzzz...-

-Non c'è l'Agwzzzzz, genio, c'è la manetta, proprio lì.-

Nero non l'aveva notata: era nera come l'interno della macchina.

Sbuffando, iniziò a girare.

-Subaru Baracca Baracca, proprio...- borbottò.

-No, modello SW.-

Il vetro si era abbassato del tutto.

-DANTE!-

-DANTE!-

-DANTEEEEE!!!-

-ALLORA?!-

-DANTEEEEE!-

Una finestra si aprì, da cui uscì una matassa ancora ingarbugliata di capelli albini.

-Oh, ma cosa urlate, voi due?!- Dante sembrava sceso dal letto in quel momento; era persino a torso nudo -Qui la gente mi conosce, e poi mi dice “Tuo fratello e tuo nipote sono cretini o cosa?”, e poi mi mandano i vigili per schiamazzi e chi ce li ha i soldi per pagare la multa?-

-Sbrigati, che dobbiamo essere là per mezzogiorno, dài!- esortò Vergil, sporgendosi per farsi almeno notare dal finestrino del passeggero.

-Va bene, finisco la pizza al salame piccante e poi arrivo.-

La finestra venne nuovamente chiusa. Come il finestrino della macchina.

-La pizza al salame piccante?- si stupì Vergil, benché non fosse la prima volta che Dante si concedeva una colazione così -A quest'ora del mattino? Mezzogiorno? Topi morti.-

-E nonostante le schifezze che mangia ha ancora il fisico di un ventenne. Spero di essere come voi, alla vostra età.-

-Beh, sei discendente di Sparda, quindi hai buone possibilità.-

Non si erano accorti che Dante era uscito, con la sua inseparabile giacca rossa. Ed era proprio accanto alla macchina. Stava per dire qualcosa, quindi Nero abbassò di nuovo il finestrino.

-Ragazzino, vai dietro.- disse, secco.

Nero fu quasi indignato.

-Arrivi, neanche saluti e mi dici “Vai dietro”?-

-Oh, scusa, hai ragione.- si schiarì la voce -Ciao, ragazzino, vai dietro.-

Almeno aveva salutato. Ma Nero era ancora infastidito.

-Senti, Dante, non mi piace che mi prendi per il culo!- fece notare -Se vuoi che vada dietro, dammi un motivo valido!-

-Sto male nelle curve!-

-Finché continui a mangiare la merda, ovvio che stai male.-

-SCUSATE!-

Vergil aveva attivato il Devil Trigger, anche se per un attimo. La discussione tra il fratello ed il figlio lo avevano reso nervoso.

-Nero, abbi pazienza, vai dietro, sennò non si parte più!-

-Ah, quindi devo andare io dietro?! Allora ditelo “Nero, devi sacrificarti! Ti ho già preso un braccio, quindi cosa cambia?”.-

-Ancora con questa storia?-

-Ho sofferto tantissimo.-

-Ma cosa tiri su il sedile che ha le porte dietro?!-

Infatti, Nero, per sedersi nel sedile posteriore, aveva alzato il sedile passeggero.

-Perché, ha anche le portiere dietro?-

-Certo!-

Al buio, e con la macchina nera, era difficile da notare.

Dante si sedette accanto al fratello, mettendosi subito la cintura.

-Ehi, Dante, non è che potresti farti avanti un pelo?-

-Sono appena salito e mi dici di farmi avanti?-

-E quando te lo devo dire? Quando siamo arrivati?-

Sbuffando, Dante spostò di poco il sedile in avanti.

Per Nero non era cambiato molto.

-Ti ho chiesto di farti avanti un pelo.-

-Se è per questo, mi sono fatto avanti una parrucca.-

Vergil era tentato di cacciare entrambi fuori dalla macchina. Ma poi si ricordò del ricatto del fratello.

-Appunto, una parrucca, non una finta pelata, perché non ti sei mosso di un millimetro.-

-Guarda, per amore della pace, toh!-

Si era fatto ancora avanti, ma di poco.

-Ma perché mi prendi sempre per il culo così! Non ti sei mosso!-

-Nero! Sono già al massimo, così! Tra un po' faccio compagnia al radiatore!-

-Ma dai, padre, sono qui con le ginocchia in gola!- implorò al padre, sperando, senza illudersi, in un aiuto.

-Io ti ho solo tolto un braccio, non busto e culo.-

Persino Dante nascose il proprio volto dietro una mano.

-Se era una battuta, non faceva ridere...- borbottò Nero, osservando il padre con aria minatoria.

-Ma poi, scusami...- riprese Vergil, voltandosi verso il figlio -Perché non vai indietro tu?-

Nero era sempre più confuso.

-Perché, posso andare dietro?-

-Questo è il modello SW.Slidin' Woosh”.-

-“Slidin' Woosh”...?-

Persino Dante fu stranito e confuso.

Seguendo il suggerimento del padre, Nero riuscì a trovare una levetta, sotto il suo sedile: infatti, iniziò a scivolare all'indietro. Sempre più indietro. Ma la traiettoria comprendeva una curiosa svolta a destra. Nero finì quasi dentro il bagagliaio.

-Ma c'entra in garage?- esclamò, dalla sua posizione.

Dante era sempre più stranito. Non aveva smesso di fissare il nipote, dal momento in cui aveva iniziato a scivolare indietro.

-Ma che è? Un modello a banana?- commentò -La Subaru Chiquita.-

Non si era fatto domande, prima di mettere la spada nel bagagliaio.

“Come ho fatto a non accorgermene prima?” pensò “Ah, l'età...”

-È comodo quando fai le curve.- spiegò Vergil, facendo spallucce; lasciò il volante per un attimo -Non tocchi il volante e fa da sola.-

-Ah.-

Stava per mettere in moto, quando udì la voce del figlio.

-Padre! Dante! Che tempo fa là fuori?-

-Scemo, vieni avanti!- invitò Vergil, sempre più impaziente -Aspetta! Sta passando un pullman.-

Nero tornò dietro al padre ed allo zio, esattamente come voleva. Aveva finalmente spazio per le gambe.

-Oh, ora possiamo partire.-

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Capitolo 3
*** Problemi ***


La strada prevedeva un tragitto sull'autostrada. Non era da tanto che Vergil l'aveva imboccata, quando Dante parlò di nuovo.

-Ti fermi che devo fare pipì?-

Vergil sospirò di nuovo.

-Sono appena entrato in autostrada e devi fare pipì? Perché non l'hai fatta prima?-

-Prima non avevo lo stimolo!-

-Quando mi fermo per fare benzina...-

-Ti faccio il pieno. Dài, Vergil, ho la vescica che è una zampogna...!-

-Allora! Sei adulto?! La puoi tenere!-

Negata la richiesta di sosta, Dante tornò a sedersi sul sedile, quasi sdraiato.

-Va bene, tanto a me che frega?-

-Bravo.-

-Vorrà dire che ti piscerò in macchina.-

Questo Vergil non poteva permetterlo. Una frenata improvvisa spinte Dante e Nero in avanti.

La cintura salvò Dante da un impatto con il parabrezza, ma Nero, fino ad allora sopito e sdraiato sul sedile posteriore, scivolò giù, battendo la testa contro il sedile di Vergil.

-Ahiahia...!- lamentò.

-Ma sei deficiente?!- rimproverò Dante, rivolto verso il fratello -A momenti sbattevo la testa contro il parabreeze!-

-Eh, cos'è, un nuovo deodorante, il parabreeze?-

Si era fermato sul lato esterno della strada.

-Ma c'era bisogno di frenare così, padre?- borbottò Nero, massaggiandosi la fronte. Per fortuna, il taglio si era rimarginato subito.

-Quello mi faceva la pipì qui, se non lo avessi fatto.-

Dante aveva trovato subito un punto dove fermarsi, a pochi passi dalla macchina.

Abbassò la cerniera della patta dei pantaloni e rimase fermo.

-Ma dài! Proprio qui devi farla?!- lamentò Nero, decisamente disgustato dalla scena -Ma perché non sei andato più lontano?!-

-Eh... mi scappava forte.-

-Ho capito, così mi costringi a guardarti!-

-E girati dall'altra parte, allora!-

Persino Vergil si era voltato dall'altra parte.

-Ma perché devo girarmi io?!-

-Allora se guardi vuol dire che ti piace. Niente male per uno della mia età, eh?-

-Ma sei un troglodita, Dante!-

-E che faccio...?- il suo tono si era fatto più strano, tremolato -Vado carponi fino là...?-

Vergil trovò il coraggio di voltarsi.

-Ma cosa parli tutto così...?- domandò, simulando il tono del fratello.

-È... il brivido della pipì.-

-E spero tu non stia facendo qualcos'altro...- mormorò Nero.

Dante non ci mise molto. Ma il movimento che fece con uno stivale insospettì padre e figlio.

-No! Se l'è fatta sulle scarpe!- dedusse Vergil.

Schizzi strani erano caduti sull'erba, quando aveva agitato lo stivale.

-Ti imbratta la Subaru Baracca!- rise Nero.

-Tu non sali in macchina!-

-Che vuoi che sia? È ammoniaca.- giustificò Dante, avvicinandosi allo sportello -Tra l'altro, hanno anche fatto gli shampoo all'ammoniaca.-

-Ecco perché i tuoi capelli sono così.-

-Genio, anche tu e tuo figlio siete albini.-

Stava per aprire lo sportello, quando Vergil spinse il pedale dell'acceleratore fino in fondo.

-Ciao, Dante!- salutò Nero.

Dante si era dato subito all'inseguimento.

-BASTARDI! BASTARDI!- urlò.

Vergil percorse solo mezzo kilometro.

Sia lui che Nero stavano ridendo, al ritorno di un Dante con il fiatone.

-Così si è pulito le scarpe.-

Dante si poggiò alla macchina, appena riuscito a raggiungerla.

-Ma sei scemo?! Lo sai che ho un soffio!-

-Eh, spegni le candeline, allora.-

La tentazione di attivare il Devil Trigger si fece forte anche in Dante.

Ma poi non sapeva come tornare a casa, dopo il lavoro.

-Le tue battute sono pessime.- si limitò a dire.

Notò qualcosa spuntare dal portellone: la sua cintura. Purtroppo, quella del passeggero era difettata e non era riuscita a riavvolgersi.

La prese, con l'intento di rimetterla a posto una volta tornato nella macchina.

Ma Vergil spinse di nuovo sull'acceleratore.

Stavolta, Dante non rimase a distanza.

Nero spalancò la bocca, appena guardò indietro.

-Padre! Si è attaccato!-

Anche Vergil diede una rapida occhiata dietro: Dante, tenendosi stretto alla cintura, era saltato sul guardrail, facendo pose da sci nautico, per provocare il fratello.

-Ma che... ma che bastardo...! Che bastardo...!-

Frenò.

Con un salto acrobatico, più che altro per fare il gradasso con il fratello ed il nipote, Dante tornò sull'asfalto, rientrando in macchina.

-Hai slabbrato la cintura...- fece notare, offeso, Vergil.

Dante alzò le spalle, indifferente.

-Così se devi dare un passaggio ad uno dei tuoi amici demoni, ci sta.-

Il tratto in autostrada durò per un'altra oretta, circa.

-Sentite, ho un'idea.- propose Vergil -Io lascerei l'autostrada e farei strada normale.-

-Gran bella idea, padre...- commentò Nero, con le braccia incrociate -Considerando che siamo già in ritardo nella nostra tabella di marcia.-

-Eddài, Nero. La strada normale è più rilassante. Dopo questa curva a “S” siamo fuori.-

Aveva fatto quelle curve troppo strette e troppo improvvise.

Dante sentì qualcosa salire dal suo stomaco. Tapparsi la bocca con la mano servì a poco.

Si chinò verso i sedili posteriori, proprio verso gli stivali di Nero.

-BLEAAAARGH!-

Nero aveva fatto in tempo a spostarsi, per evitare di essere colpito da quello che stava uscendo dalla bocca di Dante.

-Bleah!- esclamò, disgustato.

-Dài...- aggiunse Vergil, riprendendo a guardare avanti -Nella mia macchina...-

-Ma che schifo!-

-BLEAAAARGH!-

-Eh, cos'è, “Pasqua in famiglia”?!-

-BLEAAAARGH!-

-Ehi, padre, in compenso è in linea con i tappetini.-

-BLEAAAARGH!-

Dovettero fermarsi, per almeno rimuovere quello che potevano del vomito di Dante.

-Dante, scusami, ma... hai mangiato la pizza con l'hamburger, stamani?- domandò Vergil, trovato il coraggio e lo stomaco per guardare la pozza multicolore su uno dei suoi tappetini.

-L'hamburger è stata la cena di ieri sera.-

Non avevano l'occorrente per pulire il tappetino. Tutto ciò che potevano fare era buttare il vomito da una parte e mettere il tappetino nel bagagliaio.

-Ora, attenti, c'è una brutta curva a “U” e “U” rovesciata.- avvertì Vergil, seguendo la linea delle due curve.

Dante sentì di nuovo lo stimolo di vomitare.

Stava di nuovo per chinarsi verso i sedili posteriori, quando Vergil gli prese il naso, costringendolo a guardare su.

-No! Guarda su!-

Anche Nero lo aiutò a tenere lo sguardo in alto, premendo una mano sulla sua fronte, e battendo sul suo stomaco.

Dante restò in quella posizione anche dopo che il fratello ed il nipote rimossero le proprie mani.

Non si chinò più.

-Come ti senti?- si allarmò Vergil, temendo di nuovo per una vomitata; ma non per Dante, per la sua macchina.

-Sazio.-

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Capitolo 4
*** Percorrendo la campagna ***


-Oh... vedete, la campagna è molto più rilassante.- fece notare Vergil.

La strada che aveva preso, infatti, era una panoramica in piena campagna. Un po' remoto, ma almeno non avrebbero incontrato traffico.

-Sì... in effetti è vero...- concordò Dante -Poi, io sono molto sensibile al verde...-

-Vedi, anche tu stai riprendendo colore...-

Non era più pallido a causa della vomitata.

Ma, ad un certo punto, si illuminò.

-Ehi, guarda, un gattino!-

Un tonk! e skreek! improvvisi fecero voltare Nero e Dante, pallidi in volto.

Vergil continuava a guardare avanti come se nulla fosse avvenuto.

-Ma lo hai visto il gattino?!- esclamò Dante, rivolto al fratello.

-Non l'ho fatto apposta.-

-Ma era sul ciglio della strada!-

-Ho capito, ma lo sai come sono i gatti. All'ultimo... track! Ti attraversano la strada!-

-Bastava che andavi dritto e non lo prendevi!-

Vergil, infatti, aveva fatto una manovra strana, prima di investire il gatto. Una manovra che aveva allarmato Dante e Nero, che ancora guardava dietro, senza parole.

-Perché pensavo che attraversasse! Invece l'imbecille è rimasto fermo, è colpa mia? C'è un gatto anomalo, è colpa mia?! Non l'ho fatto apposta, io amo gli animali.-

-Specie quelli che spuntano dal nulla e vogliono ucciderti...- borbottò Dante, sperando di non essere sentito.

Nero si mise le mani sui capelli.

-Santo cielo...-

Era ancora scioccato dal gatto.

-Ora questa sarà un'immagine indelebile nella mia mente.- continuò Dante, incrociando le braccia -Che mi farà svegliare la notte urlando.-

-Ti guardi un po' di asparagi e passa tutto.- suggerì Vergil, indifferente, sia per l'incidente che per la preoccupazione del fratello.

Questi si illuminò di nuovo.

-Guarda! Un dalmata!-

Tonk! Skreek!

Ancora una volta, Dante e Nero guardarono dietro, pallidi in volto.

-MA QUESTO ERA UN DALMATA!- protestò Dante.

-Ho capito, ma, lui, in bianco e nero, nella ghiaia, si mimetizzava!- giustificò di nuovo Vergil -Un cane intelligente si mimetizza, è colpa mia?! Mi sono accorto che era un cane quando ha fatto EEEEEEEEHHHHHHH!- fece un movimento laterale con il braccio -Non l'ho fatto apposta, io ho avuto degli animali.-

-Non erano proprio tuoi...-

-Quello che era.-

Dante tornò con le braccia incrociato.

-Porca misera, l'ho visto da lontano che era un puntino, e man mano che ci avvicinavamo si è ingrandito, tanto che mi ci sono affezionato...-

-Non bisogna mai affezionarsi agli animali.-

-Adesso lo so.-

Per i successivi metri, nessun animale in vista.

La strada era perfettamente liscia e lineare. Ad un certo punto, però, sembrava finire.

-Ma che discesa, ragazzi...- commentò Vergil.

La discesa che percorsero, infatti, era talmente ripida che i passeggeri sembravano stare in piedi.

Quando finì, solo Nero sembrava stare ancora in piedi.

-Bello, la discesa è finita.- fece notare Dante.

-Ma dietro finisce dopo, genio.-

Infatti, alla fine, si sedette anche lui.

Non mancò molto, prima che Dante indicasse nuovamente in avanti.

-Guarda, una famiglia di ricci con i ricciolini!-

Suoni troppo familiari fecero nuovamente voltare Dante e Nero.

-SE N'È SALVATO UNO!- esclamarono, in coro.

Vergil frenò. Poi fece marcia indietro.

Un ultimo tonk! e poi skreek! rese Vergil vittima di due sguardi minatori.

-Era rimasto senza mamma.- chiarì, giustificandosi di nuovo -Un po' di umanità in questa macchina.-

-Proprio tu parli di umanità...- borbottò Dante.

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Capitolo 5
*** Arrivo ***


Dopo un paio d'ore, cominciarono ad intravedersi delle abitazioni.

-Bah! Ridendo e scherzando siamo arrivati!- annunciò Vergil, con tono indifferente e come se, in realtà, stesse dicendo “Era ora.”.

-Eh, ridendo e scherzando...- mormorò Nero -Ridendo e sterminando vorrai dire.-

Nemmeno a lui erano andati giù i brutali stermini di poveri animali da parte del padre.

-Piuttosto, sei tu che hai preso la telefonata.- riprese Vergil, ignorando il figlio e rivolgendosi al fratello -Hai segnato l'indirizzo?-

-Sì.-

Dante si alzò una gamba del pantalone, prendendo qualcosa dallo stivale.

Vergil e Nero erano disgustati da quella scena.

-Ma proprio lì dentro dovevi metterlo?- disse il primo.

-Eh, nelle mutande pungeva.-

Vergil alzò gli occhi al cielo. Nero immagino la scena e strizzò le palpebre.

-Skylab. Via Washington 35. Aiuto per allestimento spettacolo.- lesse Dante.

-Skylab, via Washington?- ripeté Nero -E il cliente come si chiama, Mr. Jones?-

-A sapere, dove sta...- aggiunse Vergil, guardando in più punti della strada -Chiedi indicazioni, piuttosto.-

Dante era seduto sul lato che dava sul marciapiede. Era ovvio che toccasse a lui.

-Sempre io a fare il lavoro degli altri, eh...- lamentò, prima di guardare più punti dello sportello e del quadro -E per tirare giù il finestrino? Dov'è il tastino che fa Agwzzzzzz?-

Come era accaduto con il figlio, quella mattina. E la risposta era stata la stessa.

-Perché non c'è l'Agwzzzzzz, c'è la manetta.-

Dante lo notò un attimo dopo.

-E che è? La macchina dei Flinstones?- commentò, iniziando ad abbassare il finestrino.

Per fortuna, trovarono una passante.

-Mi scusi, signora, non è che saprebbe...-

La macchina continuava ad andare avanti.

-Vergil, puoi fermarti, che la signora... che fai?! Acceleri?! La signora ci sta correndo dietro per darci indicazioni! È caduta!-

Solo a quel punto, Vergil frenò.

-Padre, sei davvero uno stronzo!-

-E voi due dei perfetti idioti. Via Washington è questa, la via principale.- fece notare Vergil.

Sarebbe bastato solo guardare qualche cartello. E Dante e Nero non se ne erano accorti.

-31... 33... 35... ecco, il posto è questo.-

La macchina si fermò definitivamente.

Lo stabile che ritrovarono di fronte era praticamente una tenda per il pattinaggio sul ghiaccio.

Ma era deserto. Niente furgoni. Nessuno ad attenderli.

-Non c'è nessuno.- notò Vergil -E tutto è spento.-

-Sarà andata via la corrente e forse noi saremo in anticipo.- sdrammatizzò Dante.

-Vai a controllare, piuttosto.-

-Oh, sempre io, eh.-

Solo lui uscì dalla macchina. Anche controllare dal portone dello stabile, non vedeva niente. Persino bussare sembrò inutile.

L'unica scelta sembrò guardarsi intorno.

Nelle abitazioni circostanti, infatti, notò una sagoma su uno dei balconi.

-Ehi, bambina!- esclamò Dante -Corri a chiamare tua madre! Ma che si gioca, qui? Signora, salve, non è che conosce Mr. Jones?-

Vergil era vicino a far crollare la fronte sul clacson, dall'imbarazzo.

-Mr. Jones? Ma io scherzavo...- mormorò Nero.

-Mi mandi suo marito, allora!-

-Ehh! Ora interroghiamo tutto il paese per un'informazione!- fece il ragazzo, sarcastico.

-Eh, salve, signore, stasera... facciamo disinfestazione, quindi chiudetevi tutti e...-

“Io non posso credere di essere imparentato con questo imbecille. No, essere proprio il gemello.” pensò Vergil, per poco spaccando il volante.

-Ci sarà un'entrata posteriore, cosa ne so io!- tuonò, attirando l'attenzione del fratello -Hai ancora il bigliettino, no?-

Era ancora nelle sue mani.

Lo lesse di nuovo.

-Skylab. Via Washington 35.-

-Passi il fatto che non hai nemmeno chiesto il numero di telefono del cliente. Ma almeno farti dire dove dobbiamo davvero entrare...-

Dante restò fermo, a fissare il bigliettino. Sembrava una statua.

Qualcosa fece sobbalzare il suo stomaco.

-Dante?- chiamò Nero.

-Dante, cosa...?-

-Ah, credo di aver capito. Ha sbagliato a scrivere. O ha sbagliato a scrivere o ha sbagliato a leggere.-

-Perché non mi stupisce? Porta qui il foglio, Dante. Su.-

-Mi fa imbestialire, certe volte.-

Dante non aveva intenzione di cedere il foglietto. Anzi, lo portò alla bocca.

-No! Porta il foglio!- esortò Nero.

-Guarda che ti faccio fare la lavanda gastrica, eh!- minacciò Vergil -Da dietro!-

Le minacce non erano servite. Dopotutto, Dante, essendo metà demone, non poteva essere ferito facilmente.

C'era un unico modo per recuperare il foglio: Nero evocò il suo Devil Trigger. Il braccio del demone fantasma era abbastanza lungo da raggiungere lo zio e strappargli di mano il foglietto.

-Ma tu guarda cosa mi tocca fare...- borbottò, passando il foglietto al padre.

Dante rimase fuori, a coprire il suo imbarazzo.

Vergil iniziò a leggere.

-L'indirizzo è giusto.- notò -Skylab. Via Washington 35...-

La riga sottostante lo fece tacere. Lo sguardo fu nuovamente rivolto al fratello.

-Dante...- sibilò, tra i denti -La data è giusta?-

Sotto l'indirizzo, infatti, c'era la data del servizio.

-Qui c'è scritto 21 ottobre. Siamo al 21 settembre. Ci hai fatto venire qui un mese prima?-

Anche Nero diede una rapida occhiata.

-Padre, ci ha fatto venire qui un mese prima?!-

-Dante, rispondi!-

-Padre, ma ci ha davvero fatto venire qui un mese prima.-

-Chiedilo a lui! Perché lo chiedi a me?!-

-Mi sta troppo sulle palle, per chiederglielo!-

Dante esplose, a causa della pressione.

-Ehhh! Va bene, ho sbagliato!- ammise, agitando le braccia -Parlate voi che siete sempre perfettini!-

-E io ho sterminato l'intera fauna del circondario per arrivare qui un mese prima! Non possiamo mai fidarci di te! Ecco perché sei ancora sommerso di debiti! E ancora mi chiedo come non ti abbiano buttato fuori dalla tua agenzia!-

Senza sapere cosa dire, Dante emise dei versi strani, forse nel tentativo di comporre una frase.

-Vuoi mettere qualche verbo?!-

-Se avessi sbagliato numero civico non mi aggredivate così! Ho solo confuso Settembre con Ottobre, non Giugno con Aprile!-

-Beh, non avrebbe tutti i torti.- notò Nero -Ma gli darei una crickata proprio qui sulla tempia!-

-E FALLO, ALLORA, NERO! TANTO COSA MI COSTA?!-

-E invece non lo faccio. Primo, perché questa macchina non ha il crick. Secondo, ti abbiamo infilzato entrambi e sei ancora vivo, quindi il crick non ti fa nulla!-

-E ora cosa ti aspetti facciamo, genio? Restiamo qui un mese?-

Dante fece un passo verso la macchina.

-No, torniamo a casa.-

Era sempre più vicino allo sportello.

Per una volta, padre e figlio condivisero lo stesso pensiero.

Vergil girò la chiave e premette il pedale dell'acceleratore. Il sedile anteriore passeggero era vuoto.

-NOI torniamo a casa! Ciao, Dante!- salutò Nero, mentre Dante, per la terza volta, correva per inseguire la Subaru Baracca.

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