Ricominciare (Ex Quando Ron decise di riconquistare Hermione)

di esse198
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I - Dopo la guerra ***
Capitolo 2: *** II - Un inizio difficile ***
Capitolo 3: *** III - Biglietti e preparativi ***
Capitolo 4: *** IV - Cena ***
Capitolo 5: *** V - Il giorno dopo ***
Capitolo 6: *** VI - Gita al lago ***
Capitolo 7: *** VII - La signora Weasley ***



Capitolo 1
*** I - Dopo la guerra ***


I – Dopo la Guerra
 
I giorni dopo la battaglia furono lenti e frenetici allo stesso tempo. Il bilancio delle vittime, l’elaborazione delle perdite, la contemplazione di Hogwarts distrutta rendevano l’atmosfera immobile, insieme alla consapevolezza che era davvero finita.
Ma la necessità di commemorare e rielaborare era più forte, necessaria, istintiva. Tutti si muovevano per spostare i corpi e preparare la cerimonia per i caduti in guerra. Fu un momento di grande raccoglimento, di condivisione del dolore tanto da avere quasi la sensazione che potesse alleviarsi.
Poi venne la volta di ricostruire il castello
Harry, Hermione, Ron e la sua famiglia furono occupatissimi in quelle attività.
Fino a che non giunse il momento di tornare a casa.
 
Improvvisamente tutto divenne silenzioso.
Eccetto Bill, Percy e Charlie, tutti gli altri fecero ritorno alla Tana. Anche Harry ed Hermione si stabilirono lì con loro, eppure sette persone sembravano non essere sufficienti a colmare quel silenzio che si faceva largo e imponente nelle giornate.
In seguito si fece urgente per Arthur la necessità di tornare al lavoro, per Molly quella di occuparsi della casa e della cucina, per tutti gli altri quella di rendersi utili.
Ron si buttò a capofitto su qualsiasi attività ci fosse da svolgere, dalla disinfestazione del giardino, al riordinare il capanno, c’era un ghoul da sistemare e c’era Molly da aiutare. Lui e Ginny si lasciavano dirigere e comandare da una Molly energica che trovava mille incombenze da sbrigare.
Ogni tanto Molly spariva, dimenticava che c’era un pranzo o una cena da preparare, allora i ragazzi univano le loro forze e si davano da fare. Talvolta era persino divertente muoversi in sincrono tra tavolo, dispensa e fornelli della cucina. Poi Molly tornava e il suo povero cuore riprendeva a battere alla vista della tavola amorevolmente imbandita dai suoi ragazzi.
Harry ed Hermione stavano lì con i Weasley.
Harry attese qualche giorno, poi decise di parlare con Ginny. Ma si accorse con sorpresa che non servivano parole, né chiarimenti. Fu sufficiente guardarsi e sentire che con ogni pericolo scampato tutto poteva riprendere da dove era stato lasciato e per Ginny rifugiarsi, a fine giornata, tra le braccia del ragazzo era un conforto insostituibile. I Weasley per Harry erano da sempre, da subito, stati la sua famiglia, il suo posto non poteva essere che lì. Lui stesso aveva subito troppe perdite, e anche quella di Fred era devastante. Voleva fare molto di più, voleva essere di conforto ai coniugi Weasley, a George, a Ron, ma sapeva per esperienza che ognuno ha i suoi modi e i suoi tempi.
Erano trascorse quattro settimane dalla fine della guerra.
La routine sembrava aver preso piede nella vita di tutti.
Il signor Weasley era molto occupato al ministero e ogni sera riferiva quel che accadeva: la caccia ai mangiamorte, la preparazione dei nuovi processi, la nuova organizzazione del ministero stesso erano alcune delle questioni che agitavano Arthur e i suoi collaboratori e colleghi. Hermione ascoltava, come sempre, molto interessata e leggeva tutti i giorni la Gazzetta del profeta, pensava continuamente a quando avrebbe potuto far tornare i suoi genitori, si chiedeva quando sarebbe stato abbastanza sicuro anche per loro.
Nella sua mente il bisogno di tornare dai suoi si faceva sempre più urgente, soprattutto per come stavano andando le cose con Ron, che preso da mille incombenze si rendeva sempre più inavvicinabile. Non che fosse scortese, anzi, era anche molto gentile nel suo evitarla e ogni tentativo di approccio morivano di fronte a quella corazza che il ragazzo aveva indossato per tenere lontani conversazioni e chiarimenti. Un senso di impotenza aveva invaso la ragazza di fronte all’impossibilità di essere d’aiuto al ragazzo più importante della sua vita e tutto ciò era sempre più frustrante.
 
Le cose peggiorarono quando Bill e Fleur invitarono i Weasley a trascorrere del tempo al loro cottage. Arthur fu ben contento di prendersi una pausa dal lavoro e dalla routine casalinga, ma dovette lavorare per convincere Molly a fare altrettanto, che a sua volta fece di tutto per portare con sé almeno George. Gli altri quattro decisero di restare alla Tana, pensavano che sarebbe stato più rilassante separarsi per qualche giorno, piuttosto che muoversi tutti in gruppo. E poi il cottage di Bill non aveva spazio per tutti.
Quel venerdì sera i coniugi Wesley e George si smaterializzarono appena fuori dal giardino e i ragazzi si gettarono nel dolce far niente.
 








Torno su Efp dopo secoli! Entrata da poco nel mondo di Harry Potter e presa una sbandata incontrollabile per la coppia di Ron ed Hermione non ho saputo resistere a scrivere anch'io qualcosa. La storia è quasi completa, all'inizio doveva essere una one-shot, ma poi mi sono dilungata in necessari prologhi e altre scene e momenti che desideravo rappresentare. Questa storia inizia principalmente da un momento romantico che si concretizzerà nel terzo capitolo, quindi abbiate pazienza e spero che leggerete qualcosa di carino... Nella mia testa era tutto bellissimo, ma renderlo un pò più concreto con la scrittura è stato un pò più difficile, ma ci ho lavorato molto e non ho avuto fretta di pubblicare.
Sono consapevole che questo inizio ha poco di originale, ma era necessario per introdurre il resto della storia.
Ho cercato di mantenere i personaggi più fedeli possibile agli originali, soprattutto Ron. Spero di esserci riuscita. Fatemi sapere, aspetto con ansia i vostri pareri!
Silvia

 

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Capitolo 2
*** II - Un inizio difficile ***


II – Un inizio difficile
 
L’indomani mattina Harry si svegliò presto e, sceso giù, trovò Hermione accoccolata sul divano a leggere.
- Ehi! Che ci fai qui, già sveglia a quest’ora? – le chiese ancora mezzo assonnato.
- Potrei farti la stessa domanda.
- Ginny vuole andare al lago e mi ha imposto di svegliarmi presto. – rispose con aria rassegnata.
- Ma che bravo ragazzo… - disse in un lieve sorriso di scherno.
- Tu invece? – le chiese ignorando la provocazione e sedendosi accanto a lei.
- Niente, mi sono svegliata presto e non sono riuscita a prendere sonno.
- Pensieri?
- Qualcuno… - confessò la ragazza.
- Che riguardano un certo ragazzo con le lentiggini e i capelli rossi?
- Anche… - ammise – Stavo pensando anche se andare a riprendere i miei genitori. Da ciò che leggo sui giornali e da quel che dice il signor Weasley la situazione sembra stia diventando sempre più tranquilla.
- Si, sembra anche a me. Ma pensavo avresti temporeggiato ancora un po’…
- Lo pensavo anch’io… ma non so… credo che anticiperò la partenza.
- C’entra sempre quel ragazzo con i capelli rossi?
Hermione non rispose. Si limitò ad abbassare lo sguardo sul libro di incantesimi. Un sospiro però le sfuggì.
Harry le si fece un po’ più vicino.
- Ho provato anch’io a parlargli, ma si è chiuso a riccio… D’altra parte non lo condanno… Abbiamo subìto tutti delle grandi perdite…
- Questo lo so anch’io, Harry, ma svicola qualsiasi mio tentativo di avvicinamento e non è nemmeno brusco o scortese! Mi lascia senza parole e impotente… e mi sento inutile a stare qua…
Harry non trovò nulla da ribattere, gli dispiaceva assistere a quella situazione, ma neanche lui sapeva come sbloccare le cose.
Ci pensò Ginny dopo pochi minuti, quando sia lei che Ron vennero giù per la colazione.
 
- Allora, che si fa? Si va al lago? – propose quando dolcetti, pasticcini e succhi furono polverizzati.
Gli sguardi si fermarono su Ron che restava in silenzio e di cui temevano un rifiuto, e infatti rispose:
- Io resto a casa, andate voi.
Mentre Harry ed Hermione si scambiavano uno sguardo stanco e rassegnato, Ginny esclamò con stupore:
- Dici sul serio?
- Si, non mi va di venire.
- Che gran presuntuoso che sei! – sbottò d’istinto.
Hermione e Harry la guardarono sorpresi. Anche Ron alzò finalmente lo sguardo sulla sorella sgranando gli occhi e chiedendosi se aveva sentito bene.
- Cosa credi? Di essere l’unico ad aver perso un fratello? Che soffri solo tu? – continuò imperterrita lei.
- Ma come ti salta in mente? Chi ha mai detto questo? – scattò Ron alzandosi furente.
- E allora perché continui a startene per i fatti tuoi, a fare la vittima?
- Non sto facendo la vittima! Anzi, mi sembrava di essermi dato da fare in questi giorni, per dare una mano.
- Per evitare di parlare con il mondo, vorrai dire! – lo sguardo si poggiò per una frazione di secondo su Hermione, per fargli intendere a cosa si riferiva: aveva notato l’atmosfera fredda tra i due e le sembrava assurdo vederli in quello stato.
- E non vi va mai bene niente di quel che faccio allora! – disse spazientito sbattendo con forza il tovagliolo sul tavolo.
- Non è questo il punto!
- Si, invece! Quindi andatevene al lago senza questa palla al piede e lasciatemi in pace! – concluse Ron prendendo la porta per andare in camera sua.
Ginny, da parte sua, ancora furiosa prese la direzione opposta uscendo di casa. Fu Harry a seguirla, mentre Hermione rimase impalata in cucina ancora sconvolta dalla lite a cui aveva appena assistito.
 
Hermione trascorse parte della mattinata in cucina, Ron si era rifugiato nel capanno del padre.
A metà mattinata Ron fece ritorno e si fiondò in cucina in cerca di qualcosa da bere e da stuzzicare. Si bloccò alla vista di Hermione che se ne stava seduta al tavolo a sfogliare stancamente la Gazzetta del profeta.
- Ehi! – esordì il ragazzo. – Che ci fai qui?
- Aspettavo che ti venisse fame. – gli rispose con un mezzo sorriso, conoscendo bene anche lo stomaco del ragazzo.
- Pensavo fossi al lago.
- Non avevo voglia di reggere il moccolo.
Ron prese un succo di zucca e iniziò a berlo. Si sentiva in colpa per aver lasciato Hermione a casa da sola ad annoiarsi, ma allo stesso tempo il suo umore nero e instabile non lo aveva ancora abbandonato e provare a pensare a qualcosa da fare con lei gli sembrava una fatica enorme. Da quando Hermione era diventata un peso? Si trovò a chiedersi allarmato. La guardò, mentre lei ricambiava il suo sguardo fino a che non le sentì chiedere:
- Ti va di parlare?Qualcosa in Ron si gelò. No, non aveva alcuna voglia di parlare, anche volendo non sapeva nemmeno da dove cominciare. Cominciava a irritarsi, era sabato, non c’era nulla da fare, perché tutti sembravano intenti a metterlo di fronte ai suoi pensieri?
- Avrei delle cose da finire nel capanno. – rispose evasivo.
Sul volto di Hermione calò un’ombra di stanchezza e delusione. E la decisione divenne lucida e risolutiva:
- Sto pensando di andare a riprendere i miei. – annunciò gelida.
Se gli avesse dato uno schiaffo forse avrebbe fatto meno male. L’idea che se ne andava non era un sollievo, come avrebbe potuto pensare, dopo i suoi sentimenti confusi e contrastanti. Nei giorni trascorsi alla tana, lei gli era rimasta accanto, silente e paziente. Non riusciva ad avvicinarla, non sapeva come fare, cosa dire, ma non aveva mai desiderato che se ne andasse e lo abbandonasse. Un moto di rabbia lo invase.
- Bene! – fu tutto quello che riuscì a dirle con un tono stizzito.
- Bene! – gli fece eco lei. Puntò le mani sul tavolo, si alzò facendo strisciare rumorosamente la sedia e uscì visibilmente irata, con gli occhi lucidi e rossa in viso.
Ron non andò nel capanno, come aveva detto, ma fece le scale veloce, come una furia, si fiondò in camera e cominciò a prendere a calci tutto quello che urtavano i suoi piedi. Si sedette sfinito sul letto, sentiva come se gli mancasse il respiro. L’apatia emotiva che lo aveva avvolto in quei giorni fu improvvisamente squarciata dall’idea di non rivedere più Hermione, di non sentire più il profumo dei suoi capelli, il calore del suo corpo accanto al suo durante i pasti, il calore del suo sguardo che vegliava su di lui. Come poteva essere stato così stupido ed egoista da dimenticare che la ragazza prima o poi sarebbe dovuta andare a riprendere i suoi genitori? Era rimasto così concentrato sul suo dolore, sul non pensare a nulla che aveva dimenticato tutti, persino Hermione, l’amica con cui era cresciuto e con cui aveva condiviso anni di studio e di avventure, pericoli e momenti difficili, la ragazza che sentiva di amare come mai gli era successo prima.
Era il solito stupido… No, non era il momento di auto commiserarsi. Doveva rimediare e farsi perdonare.
Tornò giù e uscì in giardino in cerca della ragazza per parlarle. Ma Hermione era sparita. Girò freneticamente per casa, ma non era da nessuna parte. In camera di Ginny il suo sguardo si posò sulla boccetta di profumo, ormai quasi vuota, che le aveva regalato anni prima. Il lembo del vestito rosso che aveva indossato al matrimonio di Bill e Fleur faceva capolino da un’anta dell’armadio. Quando fece ritorno nella propria stanza e i suoi occhi si posarono di sfuggita sulla copertina del libro che gli avevano regalato i gemelli, un’idea si fece strada nella mente del ragazzo. Ma prima di mettere in atto i suoi piani doveva parlare e avvertire Harry e Ginny.
 
I due se ne stavano tranquilli sulle rive del lago a godere dell’acqua fresca, l’aria leggera e il sole caldo. Ron avanzò a tentoni con il volto coperto dalle mani. Quando sentì la voce del suo amico chiamarlo tese una mano davanti a sé:
- Non voglio assistere a scene poco piacevoli… - borbottò.
- Piantala, Ron! – lo raggiunse Ginny spostandogli con poco garbo l’altra mano dagli occhi.I due fratelli si scambiarono uno sguardo ancora bellico.
- Devo parlare con Harry. – tagliò corto Ron, preda del suo orgoglio.
Ginny guardò Harry in attesa che lui la difendesse, ma lui abbozzò e corse in aiuto dell’amico.
A debita distanza Ron si voltò verso Harry e dichiarò:
- Ho bisogno di casa libera!Harry ci mise qualche secondo a capire e non fu lo stesso sicuro di aver sentito bene. La sua espressione restava altamente stupita. Ron sbuffò in un sospiro, costretto a spiegarsi:
- Devo rimediare con Hermione e mi serve casa libera. - bofonchiò mentre le orecchie gli si arrossavano pericolosamente.
- Non vorrei usare le parole di tua sorella, ma sei un po’ ipocrita in effetti. - lo canzonò divertito Harry.
- Non mi serve a quello! – scattò Ron, ormai irrimediabilmente rosso in viso – Anche se fosse, dovrei prima riuscire a parlarle di nuovo. – concluse sconsolato.
Harry cercò di reprimere un sorriso: vedere il suo amico in difficoltà con Hermione come ai vecchi tempi un po’ lo rincuorava. Anche se il tono disperato di Ron lo fece preoccupare:
- Cos’è successo? – gli chiese.
- Ha deciso di andare a riprendere i suoi genitori. - rispose il rosso. – E io, che non avevo considerato questa evenienza, mi sono sentito perso. - sussurrò.
Nonostante la difficoltà a cogliere le ultime parole pronunciate da Ron in un soffio, Harry comprese lo stato d’animo dell’amico.
- Ok! – esclamò Harry. – Avrai casa libera! – il tono incoraggiante e rassicurante.
Ron sospirò di sollievo e l’avrebbe abbracciato per il suo aiuto, ma si limitò a ringraziarlo calorosamente e mentre si voltava per fare ritorno alla Tana sentì Harry dirgli che sarebbe andato tutto bene. Quest’ultimo tornò dalla sua ragazza scuotendo la testa e pensando a quello stupido del suo amico e alla sua tendenza a complicare le cose. Ma in cuor suo sperò vivamente che i suoi due amici sistemassero tutto una volta per tutte.
 
 
 
 
 
Salve a tutti! Rieccomi con il secondo capitolo, dove qualcosa succede e qualcosa si smuove...
Spero vi piaccia! Non ho molto da aggiungere. Ci si legge al prossimo capitolo!

 

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Capitolo 3
*** III - Biglietti e preparativi ***


 III – Biglietti e preparativi
 
Quando Hermione rientrò alla tana dalla sua lunga passeggiata la trovò vuota.
Harry e Ginny probabilmente erano ancora al lago, nonostante fosse prossimo il tramonto. Anzi, forse proprio perché era prossimo il tramonto i due si attardavano, doveva essere splendido goderselo sullo specchio d’acqua.
Ma non c’era neanche Ron… in cucina pentole e mestoli armeggiavano in autonomia, intenti a preparare quella che sembrava una cena ricca e deliziosa. La sua attenzione fu attirata da un biglietto poggiato sul tavolo, accanto a un piattino colmo di biscotti.
 
“Scusami Hermione, sono uno stupido colossale.
Ho preparato qualcosa per te. Sali in camera, per favore.
Ron.”
 
La grafia di Ron era riconoscibile per lei, sghemba, grande e disordinata. Hermione addentò un biscotto alla zucca e si avviò per le scale verso la stanza di Ginny dove dormiva anche lei.
Mentre faceva i gradini uno alla volta pensò che la rabbia provata durante la giornata era affievolita grazie alla camminata. Quel biglietto l’aveva però indispettita, il cambio di registro del ragazzo non sarebbe stato sufficiente a risolvere tutto.
Un altro biglietto stavolta era poggiato sul letto, aveva scelto un foglio di carta di un rosa acceso, in modo che non sfuggisse all’attenzione della ragazza e che lo notasse subito.
 
“Avrei voluto scegliere per te un abito, ma ho pensato che non avrei mai indovinato quello giusto. Scegli quello che ti va, che ti fa stare bene.
L’occasione è una cena per due.
Ps: non esagerare nel farti bella… ”
 
Hermione arrossì e, a dispetto di quel che aveva pensato salendo, si sentì invadere da una strana emozione. La dolcezza che leggeva tra le parole di Ron era nuova e pure riconoscibile tra le pieghe del suo buon carattere. Con la mente rivolta alla cena che la aspettava, capì i preparativi nella cucina di sotto. Rimase indecisa se accettare o meno quell’invito inaspettato e mentre ci pensava cominciò a cercare lentamente e svogliatamente nell’anta dell’armadio che Ginny le aveva lasciato a disposizione per i vestiti. Non aveva abiti eleganti, aveva portato quello rosso per il matrimonio di Bill e Fleur. Ma ne aveva anche un altro: era blu, corto sulle ginocchia e le spalle scoperte. Lo indossò. Si guardò allo specchio, pensò che forse era troppo elegante, ma si piaceva molto in quel vestito. Lo sguardo le cadde sui capelli particolarmente arruffati, con le mani cercò di sbrogliare un po’ la chioma, ma non era sufficiente. Si voltò verso lo specchio della toilette e con spazzola e fermagli riuscì a domarli, ma qualcos’altro attirò la sua attenzione: sul piano c’era una boccetta di profumo e un altro bigliettino.
 
“Fred e George, tra i numerosi scherzi e prodotti, hanno inventato anche quest’essenza che prende l’aroma di ciò che più profondamente ci è rimasto impresso. Quando mi approcciai a una delle loro bottiglie quello che sentii e in cui si trasformò è il profumo che ti regalai un natale di anni fa e che tu poi hai usato. Con mia grande sorpresa si abbinava perfettamente alla tua pelle.
PS: Quando hai finito, passa da camera mia.”
 
Se il bigliettino sul letto un po’ se l’aspettava, questo no. Non la invitava nemmeno esplicitamente a spruzzarsi quel profumo. Ma lei non esitò a farlo e riconobbe quell’aroma che la riportò indietro di anni, quando il ragazzo gliel’aveva regalato senza troppi fronzoli.
Una volta terminato di prepararsi, uscì dalla stanza e si avviò quasi esitante verso quella di Ron.
Varcò la soglia e si guardò intorno. Lui non c’era. Su una parete vi erano delle foto animate di loro due con Harry, risalivano all’estate prima del quinto anno, quando si erano rifugiati tutti a Grimmauld Place. Tra le varie stanze e pulizie della casa avevano rinvenuto una vecchia macchina fotografica e un pomeriggio si erano divertiti a scattarsi foto con le espressioni più improbabili. Ma Harry doveva averne scattata una a loro due di nascosto: non guardavano in camera, erano seduti vicini e confabulavano e ridevano. Alzò la mano a sfiorarla… il cuore accelerò i battiti. Troppi ricordi riemergevano alla memoria, dal primissimo incontro nel primo anno a tutti quelli successivi, sembravano così lontani.
Continuò a guardarsi intorno, doveva esserci un altro biglietto da qualche parte. Ed eccolo lì sul comodino, poggiato sopra un libro che non aveva mai visto. Scostò il biglietto per leggere il titolo: “Dodici passi infallibili per sedurre una strega”. Hermione sgranò gli occhi, poi tornò sul biglietto, curiosissima.
 
“Questa è una confessione.
Di nuovo: furono Fred e George a regalarmi questo libro, devono aver visto i disastri che avevo combinato con Lavanda e… con te, così, l’anno scorso mi hanno regalato  questo e io l’ho letto! Ho anche provato a mettere in pratica quel che c’è scritto… i risultati sono quelli che sono…”
 
Seduta sul letto di Ron, Hermione si portò una mano alla bocca e rise ad alta voce: l’idea che Ron si fosse messo a leggere un solo libro nella sua vita e che questo portasse proprio quel titolo la divertiva tantissimo. Ma la emozionava anche. La emozionava la sincerità, il tentativo, l’impegno e sicuramente il desiderio di farla ridere. Una cosa che gli riusciva spesso molto bene. La sua rigidità e la sua razionalità si incontravano e si scontravano con la leggerezza di Ron, era quello un aspetto che la sorprendeva sempre, fin da quando l’aveva conosciuto quel che li aveva portati a litigare erano proprio i loro modi di affrontare la vita, eppure con gli anni i due mondi si erano avvicinati sempre di più ed Hermione era perfettamente consapevole del bene che si facevano a vicenda.
Rimase qualche momento lì seduta con il biglietto in grembo, tornò a scrutarlo per leggere l’ultima frase:
 
“Adesso puoi raggiungermi in cucina.”
 
Scese le scale emozionata, quasi sicuramente ad aspettarla avrebbe trovato lui.
Invece, giunta in cucina, quel che trovò fu una tavola ben apparecchiata, una candela nel centro e diversi piatti colmi di cibo disposti sul piano. La ragazza girò attorno al tavolo, su uno dei due piatti vi era un fiore e un altro biglietto. Si sedette e lesse.
 
“Abbiamo condiviso tantissimi pasti insieme, nella sala grande ad Hogwarts, in luoghi un po’ più di fortuna come fino a pochi mesi fa, e qui in questa stessa cucina, pasti affollati e chiassosi in mezzo alla mia famiglia. E tu c’eri. Ci sei sempre stata, sei una presenza talmente costante nella mia vita che troppe volte ti ho data per scontata. Tutto questo è per dimostrare a te, ma soprattutto per ricordare a me, che non lo sei. Che sei una presenza preziosa nella mia vita.”
 
Ecco. Questo non se lo aspettava. Nemmeno nelle sue più rosee fantasie. Il cuore le batteva all’impazzata, piccole lacrime facevano capolino e fu una fatica trattenerle. Tirò su un profondo respiro per controllare le emozioni.
Ron fece finalmente il suo ingresso nella cucina. Un po’ trafelato, un po’ incerto, portava due vassoi che poggiò sulla tavola già gremita di ogni ben di dio. Fu in quel momento che gli venne il dubbio se era entrato nel momento giusto, se aveva rispettato il tempismo giusto.
- Avevi finito di leggere? – chiese lievemente allarmato.
Lo sguardo di Ron era sollevato su Hermione, che vedendo il suo tipico smarrimento misto a insicurezza, sbottò in una leggera risata, mentre con la testa annuiva in segno di assenso. Il ragazzo si lasciò contagiare dalla sua risata, allargò le labbra in un sorriso e distese l’espressione.
Era vestito di tutto punto: pantaloni scuri, camicia chiara, chiazzata di minuscoli gufi, e giacca di un blu più chiaro rispetto a quello dei pantaloni. Hermione si prese più di un momento per guardarlo e pensare che stava proprio bene, era proprio bello. Che poi non era solo bello, era proprio affascinante, non ricordava più quando aveva iniziato a trovare attraente il suo amico: quando i suoi capelli rossi e morbidi, i suoi occhi azzurri e le sue spalle larghe erano diventati irresistibili?
Ron doveva aver notato il modo in cui lo aveva guardato perché disse:
- Ho fatto shopping!
Non era per niente facile, ma si sforzava di essere rilassato e brillante, voleva godersi quella serata che aveva preparato così minuziosamente.
- Per te hai scelto bene! – gli disse Hermione, riferendosi alla scelta che aveva preferito non fare sull’abito della ragazza.
- Stavo per tirare fuori il vecchio abito da cerimonia che mi ha reso celebre al quarto anno… - riprese lui – Ma per fortuna non mi stava più… - concluse visibilmente sollevato.
Hermione tornò a ridere di gusto.
A Ron si riempì il cuore. Per troppo tempo aveva lasciato che sul suo volto si posassero solo preoccupazione e tristezza. Aveva dimenticato quanto fosse piacevole vederla ridere e soprattutto che fosse lui a farla ridere.
- Anche tu hai scelto bene… - le disse timidamente, facendo una gran fatica a non fissarla inebetito.
Hermione, abbassando lo sguardo, arrossì e sorrise.





 

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Capitolo 4
*** IV - Cena ***





IV - Cena
 
Il ragazzo prese posto all’altro lato del tavolo, di fronte a lei. Poi iniziò a servire gli antipasti.
- Hai preparato tutto tu? – chiese sorpresa Hermione.
- Si… beh, con l’aiuto della magia e del ricettario della mamma. - ammise lui.
Quando Hermione assaggiò le prime forchettate, i suoi occhi si spalancarono:
- È buono! – esclamò.
Ron sorrise compiaciuto e si trattenne dal ribattere per il suo tono sempre sorpreso.
La cena proseguì tra occhiate, sorrisi, piccole battute.
- Sei un uomo pieno di sorprese, Weasley… - concluse Hermione, arrivati al dolce.
- Felice di stupirti…
- E quei biglietti… - disse timidamente lei.
- Oh, quelli sono stati una cosa un po’… - “stupida” stava per dire lui.
- Bellissima. - sussurrò invece lei.
Ron rimase senza parole. Si era impegnato e di certo voleva fare una cosa carina per lei, ma allo stesso tempo si era sentito anche un po’ stupido mentre scriveva quei biglietti. Hermione era arrossita e a vederla arrossire anche lui si sentì il volto invadere da un calore incontrollabile.
- Ti sei ispirato al tuo manuale sulla seduzione…? – gli chiese con una punta di ironia.
- No! – scattò lui. Che stupido averle detto del libro, ma non aveva resistito a mettersi in ridicolo per lei. E l’idea dei biglietti no, non l’aveva letto sul libro.
- In realtà non so nemmeno come mi è venuto in mente. Solo… quando mi hai detto che stai pensando di andare via, mi sono sentito davvero perso. E volevo rimediare, per quanto possibile.
- Beh, è passato il tempo sufficiente per tornare dai miei, penso che adesso siano abbastanza al sicuro e poi qui non mi resta granché da fare. - concluse lei abbassando la voce e con una leggera amarezza.
- Mi dispiace Hermione. - disse d’un fiato Ron. – Ero troppo impegnato a non pensare a quello che è successo, non volevo essere freddo e distante… ma sapevo che con te avrei dovuto affrontare i miei problemi.
Hermione non capiva, eppure era una ragazza acuta, ma con Ron le capitava spesso di non capire.
- La morte di Fred… - la voce affannata nel pronunciare quelle parole, come se il dolore trafiggesse ogni singola parola. – Mi sono dato da fare per non pensarci, per fare finta che non sia successo. Per fare finta che non mi faccia male. – strofinava le mani con forza e lentamente sul tessuto dei pantaloni, in un gesto nervoso che serviva a gestire il peso sul cuore. – E quei biglietti. – disse all’improvviso e Hermione si sentì ancora più confusa. – Mi sono ritrovato a pensare a lui, a scrivere il suo nome quasi senza che me ne accorgessi, come fosse ancora qui con me. Come se non riuscissi a lasciarlo andare.
- Ron… - Hermione allungò le braccia sul tavolo, ma fu inutile perché lui teneva ancora le sue mani salde sulle ginocchia.
- Non volevo pensare a te, a noi… Non mi sembrava il momento giusto, non sapevo cosa avrei dovuto fare.
Probabilmente entrambi pensarono che in tutti quegli anni non c’era mai stato un momento giusto per loro, prima troppo piccoli, poi la guerra, adesso il senso di colpa nella possibilità di sentirsi felici.
- Troppi pensieri per un semplice cucchiaino da tè… - concluse con l’ombra di un sorriso.
Hermione si alzò, fece il giro del tavolo e lo raggiunse, lui istintivamente si scostò con la sedia dal tavolo, giusto lo spazio per far passare Hermione che adesso gli si sedeva sulle gambe e gli girava un braccio attorno alla spalla.
- Sai – gli sussurrò, guardandolo negli occhi – quel ragazzo apparentemente superficiale mi piaceva già e quella frase non è mai stata del tutto vera…
Il bacio fu delicato e disperato allo stesso tempo. Quel calore che Ron non sapeva di avere sempre avuto bisogno in quei giorni se lo ritrovò tra le braccia e le labbra e gli sembrò di aver vissuto in apnea, gli sembrò di tornare a respirare. Per questo svanito il contatto tra le labbra, la strinse forte a sé, affondando il viso tra i suoi capelli, a inebriarsi di quel misto di profumi tra balsamo, pelle e quella fragranza che gli aveva nuovamente regalato poco prima. Dagli occhi di Hermione si sollevarono poche e timide lacrime e la ragazza ricambiò l’abbraccio con la stessa intensità, come se si ritrovassero nuovamente in una situazione di pericolo e invece erano soltanto nella cucina di casa Weasley. Sentire il corpo di Ron rilassarsi e vedere le stoviglie intorno a loro animarsi fu un tutt’uno. Si scostò per guardarlo indispettita: da quando Ron era diventato così bravo a usare la magia?
Ron lesse quella domanda nel suo sguardo:
- Ginny mi ha messo sotto con le faccende per aiutare la mamma e mi ha anche addestrato ad usare la magia domestica!
I due tornarono a ridere di quell’atto di sottomissione del ragazzo.
 
Ron ed Hermione rifecero le scale verso le proprie stanze tenendo le dita intrecciate, in un continuo stringere e rilasciare, come se svanito il contatto potesse svanire tutto ciò che di bello era successo. Tornarono a stringersi e a baciarsi sul pianerottolo, incapaci di separarsi, ma timorosi di osare di chiedere di andare nella stessa stanza. Fu così che a malincuore decisero di tornare ognuno nel proprio letto.
Ron si era messo sotto le lenzuola ed era rimasto imbambolato a ripensare alla serata appena trascorsa, quando dalla porta fece capolino la folta chioma di Hermione.
- Dormi? – chiese.
- No… - rispose lui sorpreso.
- Posso…? – chiese lei facendo cenno al suo letto.
Ron non riusciva a mettere a fuoco la situazione, per questo ci mise più del dovuto a rispondere:
- Si, certo!
- Non farti strane idee! – gli disse subito lei, mentre si faceva spazio accanto a lui.
- Io? – ribattè lui, che aveva tutti i motivi per farsi strane e piacevoli idee…
Quando finalmente Hermione trovò la giusta posizione accanto a lui un pensiero le balenò in testa:
- Ma Harry e Ginny? – gli chiese voltandosi quasi di scatto, accorgendosi forse troppo tardi di essersi dimenticata di loro.
- Ho concesso loro una serata libera. – rispose Ron con una finta e goffa aria di superiorità, talmente finta e talmente goffa che Hermione sbottò in una risata incontenibile. Non riusciva proprio a immaginare Ron che in maniera rilassata lasciava sua sorella da sola con un ragazzo, seppur con il suo migliore amico.
Quando riprese fiato un altro interrogativo le sorse alla mente:
- Ma non hai dato loro un orario?
- No.
- Chissà dove saranno?
- Ma perché adesso ti preoccupi tanto di dove siano? – le chiese con una smorfia che tradiva una certa insofferenza, non aveva alcuna voglia di pensare a dove fossero e soprattutto a cosa stessero facendo!
- Sono preoccupata… - aveva iniziato a dire, ma si interruppe e il volto le si illuminò in una intuizione: – Sono a Grimmauld Place! Sicuro!
- La smetti di pensare a loro? – si indispose lui. – che poi se hai ragione, e hai ragione – ammise – è andata meglio a loro che a noi.
- Perché?
- Vuoi mettere Grimmauld Place con la tana?
- Un luogo cupo e abbandonato contro una casa colorata e accogliente?
Ron non seppe ribattere a questo confronto.
- Amo questo posto – concluse Hermione, accoccolandosi e stringendosi di più a un Ron sempre più impacciato, ma sicuramente piacevolmente accondiscendente.





 

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Capitolo 5
*** V - Il giorno dopo ***






V – Il giorno dopo
 
La mattina dopo, una volta scesi in cucina, questa era vuota. Ma sul pavimento, vicino alla porta un essere orrido drizzava le sue antenne e si muoveva a scatti in direzioni diverse e inaspettate. Hermione si irrigidì alla sua vista, poi si aggrappò al collo di Ron dietro di lei e cominciò a mugolare terrorizzata.
- Che succede? – chiese un Ron preso alla sprovvista e leggermente stordito dal contatto con la ragazza.
- Uno scarafaggio!! Uccidilo, fallo sparire! – lo implorò Hermione.
Ron sorrise divertito alla reazione esagerata di Hermione. Poi bloccato dal corpo di lei, cercò di raggiungere la bacchetta poggiata sul piano della cucina, la prese e incenerì l’insetto. Fu in quella situazione che Harry e Ginny li trovarono, quando entrarono nella stanza.
- Che succede? – chiese Harry sorpreso e leggermente allarmato dalla scena. Seguendo la direzione in cui puntava la bacchetta e vedendo il cadavere dello scarafaggio, Harry capì e non attese la risposta.
- Il terrore di Hermione. – commentò.
- Lo sapevi? – chiese Ron.
- Sì, una volta ad Hogwarts ne abbiamo visto uno e lei mi si aggrappò al collo esattamente come adesso con te. – spiegò Harry. – Ricordo che non riuscivo a staccarmela di dosso…
Ron fece un’espressione leggermente scocciata all’idea che la sua ragazza fosse stata così appiccicata al suo migliore amico.
- Scusa. - mormorò lei. – Ma mi fanno troppo senso. – disse ancora attraversata da brividi di terrore.
- No, ma tranquilla, è una posizione così comoda, soprattutto per fare colazione. – concluse ironicamente il ragazzo.
Gli altri sorrisero. Hermione finalmente lasciò libero il povero Ron, a cui in realtà non era dispiaciuto affatto averla tra le sue braccia. Il gesto di accarezzarle la schiena mentre lei si allontanava non sfuggì agli occhi attenti di Harry e Ginny che cercavano indizi su come si fosse risolta la giornata precedente. Dopo essersi scambiati un’occhiata complice anche loro si sedettero con Ron ed Hermione per fare colazione.
Un gufo irruppe improvvisamente nella stanza con un biglietto.
- È della mamma. – disse Ginny aprendo il foglio. – Dice che si fermano ancora un altro giorno e che faranno ritorno domani. – ripiegato il biglietto aggiunse:
- Bene! Avremo un altro giorno di vacanza! Cosa volete fare? – chiese infine alzando gli occhi sugli altri e pentendosi della domanda, visto ciò che era successo la mattina precedente.
Ma Ron colse tutti di sorpresa:
- Si potrebbe recuperare la giornata al lago. Se vi va… - propose timidamente.
Ginny rimase senza parole.
- Forse vorreste fare qualcosa di diverso oggi. – disse Hermione.
- Sarà comunque diverso, visto che saremo tutti insieme. – concluse felice Harry.
- Bene! – Ron sbatté le mani sul tavolo. – Vado a prepararmi, allora! – si alzò e salì di sopra.
Ginny aspettò che sparisse, poi tutta eccitata chiese a Hermione:
- Cosa gli hai fatto? Sembra un’altra persona!
Hermione arrossì leggermente al ricordo della serata romantica del giorno prima.
- Ha fatto tutto da solo… ed è stato anche molto bravo. – ammise con un leggero imbarazzo.
- Oh! Non voglio sapere dettagli scabrosi! È pur sempre mio fratello. – esclamò Ginny disgustata.
- Ginny! – balzò Hermione scandalizzata e con un rossore in viso sconcertante. – Non parlavo certo di quello! E comunque non è una cosa di cui parlerei mai, specialmente a colazione!
I tre si guardarono ancora un secondo poi sbottarono a ridere come scemi.
- Beh, in ogni caso, sembra sia andata bene, no? – le chiese il suo amico dopo essersi calmati.
Hermione annuì felice. E mentre Ginny insisteva per maggiori dettagli, quelli raccontabili, Harry annunciò che anche lui intanto andava a prepararsi, lasciando le due ragazze a confidenze romantiche.
Quando arrivò nella camera di Ron lo trovò seduto a metà del letto con lo sguardo perso.
- Ehi! – lo ridestò l’amico accostandosi a lui. – Tutto bene? – gli chiese preoccupato.
- S-sì – rispose Ron esitando e scuotendo la testa, come si fosse risvegliato da un brutto sogno. Guardò l’amico che gli si sedeva accanto: - Ogni tanto sento un peso sul cuore… - gli confidò.
- Sì, lo conosco bene. – gli rispose Harry, che aveva provato quella sensazione troppe volte e ogni tanto lo opprimeva ancora. – Ma per fortuna col tempo si alleggerisce e sembra perfino sparire. – lo consolò con un sorriso malinconico.
Ron ricambiò il sorriso.
- Si raccontano di grandi prodezze sul tuo conto, giù in cucina… - lo canzonò Harry.
Ron arrossì violentemente ed Harry scoppiò in una gran risata.
- Tranquillo, Hermione ha detto solo che sei stato bravo. Quindi alla fine sei riuscito a farti perdonare.
- A quanto pare… - ammise, incredulo lui stesso di come le cose sembravano essersi sistemate tra lui ed Hermione.Tra una chiacchiera e l’altra i due ragazzi rimasero seduti a ridere e a scherzare come ai vecchi tempi. A Harry era mancato il suo migliore amico, come gli era sempre mancato quando si erano trovati lontani, per un motivo o per un altro. Ron era stata la prima persona che aveva incontrato, dopo Hagrid, e con cui si era sentito subito a casa, era la persona con cui si era scontrato e riappacificato, era la persona su cui aveva sempre potuto contare, nonostante tutto e sapeva che questo non sarebbe mai cambiato.
 
Arrivati al lago, i due ragazzi si spogliarono velocemente e si precipitarono in acqua.
- Due bambini… - commentarono le ragazze, scambiandosi uno sguardo rassegnato.
Quando Ginny prese la crema per proteggersi dal sole, si ricordò che anche suo fratello aveva la sua stessa pelle delicata e cominciò a urlargli che doveva tornare indietro a mettersi la crema altrimenti si sarebbe ustionato. Ron non sembrava proprio sentire le grida della sorella, continuando a nuotare e a giocare con Harry:
- Proprio due bambini! – esclamò sconcertata Ginny. Poi un lampo di genio: - Dai, Ron! Te la spalma Hermione!Hermione sussultò, Ron si bloccò. Harry gli sussurrò:
- Io non rifiuterei…
A quel punto, seppur visibilmente in imbarazzo, uscì mogio dall’acqua. Sulla riva, la sorella gli mise in mano il flacone della crema e mentre lui andava incontro ad Hermione, lei raggiungeva Harry.
- Mia sorella è una stupida! – disse scocciato quando raggiunse la ragazza.
- Beh, se ti dispiace così tanto puoi sempre fare da solo. – gli disse piccata.
- No! – balzò lui – Non volevo certo dire questo.
Hermione sapeva cosa voleva dire, ma quell’imbarazzo tra loro cominciava a diventare fastidioso. Non che non provasse anche lei quell’imbarazzo e quell’emozione ogni volta che si trovava a stretto contatto con lui, ma, per quanto piacevole, desiderava che quella tensione li abbandonasse per poter stare insieme senza paura.
Lo fece sedere sul telo, poi poco garbatamente lo invitò a passarsi la crema sul petto e le braccia mentre lei pensava alle spalle e alla schiena. Il tocco non fu dolce e gentile, le era montato un certo fastidio che sfogò energicamente sulla povera pelle di Ron. Poi però quel tocco sembrò calmare piano piano anche lei e si fece più lento e delicato. Ron, che all’inizio era lì lì per dirle di lasciar perdere, ma temeva un’ulteriore reazione furibonda di lei, provò a resistere e fu premiato quando sentì lo strofinio delle mani di Hermione trasformarsi in carezze.
- Vuoi che la passi io sulla tua schiena? – propose Ron, ricambiando la cortesia della ragazza.Hermione accettò timidamente e stavolta fu lei a lasciarsi accarezzare, sentendo dapprima un tocco incerto e quasi tremante, poi sempre più deciso e consapevole.
Harry e Ginny ogni tanto buttavano l’occhio sui due sulla spiaggia. Rimasero incantati a guardarli scambiarsi gesti di cortesia, ma ciò che sorprese Ginny fu vedere suo fratello, che terminato di passare la crema ad Hermione, nell’atto di restituirle il flacone, aveva sfiorato la sua mano, si erano trovati uno di fronte all’altra, occhi negli occhi, come fosse una cosa nuova e inaspettata. Ma inaspettato fu il bacio che Ron diede a Hermione, in un gesto lento eppure naturale. Poggiò le sue labbra su quelle di lei, restò a lungo a respirare il suo respiro, a sentire il sapore dolce delle sue labbra. Hermione si prese tutta quella dolcezza, fino a che lui si scostò, ma unì la sua fronte a quella di lei, chiuse gli occhi e sorrise.
- Non sei emozionato? – aveva chiesto Ginny a Harry.
- No… - rispose lui stranito. – Perché dovrei?
- È la prima volta che li vedo baciarsi! E sembrano così belli…. Così felici… - commentò estasiata la ragazza.
Harry scoppiò a ridere, poi catturò l’attenzione di Ginny in un abbraccio per lasciare ai suoi amici la giusta privacy.





 

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Capitolo 6
*** VI - Gita al lago ***






VI – Gita al lago
 
Hermione e Harry presero il largo in una specie di gara di nuoto. I fratelli Weasley si scambiarono un’occhiata di stupore. Quando i due fecero ritorno, sempre a nuoto, Ron punzecchiò Hermione:
- Nuotare ti riesce bene! Non vedevi l’ora di farne sfoggio! – ricordando come la ragazza odiasse volare e come fosse leggermente negata nelle attività sportive al contrario di quanto fosse abile nello studio.
Hermione lo fulminò con lo sguardo, poi ammise:
- Da bambina avevo la fobia dell’acqua… - gli altri la guardarono in attesa che continuasse. – I miei mi hanno iscritta a un corso di nuoto, ho superato la paura e imparato a nuotare bene. – concluse orgogliosa di sé, ignara di un pericoloso Ron che si avvicinava a lei, immergendosi sott’acqua, infilandosi tra le sue gambe e riemergendo con lei sulle spalle:
- Vediamo se hai davvero superato la fobia! – annunciò sputacchiando l’acqua e reggendola per le caviglie, mentre la ragazza cercava di mantenere l’equilibrio.
- Ron! – aveva gridato, colta completamente di sorpresa. Poggiò le mani sulla testa del ragazzo, mentre Harry e Ginny ridevano come matti.
- Dai, ti avrei già buttato, ma siccome sono un gentiluomo ti do il tempo di prepararti. – disse Ron – Ma al tre mollo la presa e ti lancio!
Fu così che al tre, Ron diede una spinta sotto i piedi di Hermione e la lanciò alle sue spalle. La ragazza si diede a sua volta lo slancio giusto facendo un ottimo ingresso in acqua. Ginny intanto si avvicinò al fratello, gli spinse la testa sott’acqua e passò oltre:
- Questo per vendicare la mia amica!
Ron non rimase certo inerte, così prese a schizzarle l’acqua, ma fu seguito anche dagli altri tre dando inizio a una battaglia furiosa a colpi di schizzi. Poco dopo si abbandonarono stanchi sulla superficie dell’acqua a riprendere fiato.
Rimasero ancora un po’ a nuotare e a sguazzare, poi decisero di tornare a riva.
- Corso di nuoto… - riprese Ron, mentre si avvolgeva in un telo asciutto – Noi abbiamo imparato qui al lago a nuotare. – disse guardando complice la sorella. – Sei cresciuta proprio da principessina! – canzonò ancora la sua ragazza, avvicinandosi a lei con uno sguardo tutt’altro che dispettoso, solo divertito soprattutto per quell’espressione tipicamente imbronciata di Hermione che conosceva bene, che lei poi smorzava con un mezzo sorriso.
- Però facevamo tante gite divertenti! – si ricordò Ginny, secondo cui sì, avevano sempre dovuto arrangiarsi e accontentarsi nella loro famiglia, ma avevano sempre trascorso dei bei momenti insieme.
- Ti ricordi quella in Romania? – le chiese Ron – Tu eri ancora piccola.
- No, mi ricordo!
- Eravamo andati a trovare Charlie durante il suo primo anno all’allevamento di draghi. – raccontò Ron a Harry e Hermione. – Tu scoppiasti a piangere! – si rivolse a Ginny.
- Non è vero! – protestò lei. Gli altri due si scambiavano sguardi divertiti.
- Si, invece! Un drago ti si era avvicinato troppo e tu ti sei spaventata.
- Beh, vorrei vedere. – intervenne Harry in difesa della sua ragazza e affiancandola come a proteggerla da altri colpi del fratello.
- E poi, a un certo punto, George sparì, non lo trovavamo più. Mamma era andata in panico e minacciava tutti noi perché stessimo tutti vicini a lei. Poi Fred non si trattenne più e sbottò in una risata incontenibile! – si ricordò Ron. Rideva mentre raccontava.
- Era un altro scherzo dei gemelli. – completò Ginny
- Come rideva… - si bloccò su quell’immagine e si sentì nuovamente triste e stordito nel ricordare che Fred non c’era più. Vide sul volto di Ginny sparire il sorriso e farsi largo un’espressione triste.
Hermione guardò Ron sentendosi nuovamente impotente, ricordandosi quel che le aveva detto la sera prima, di come il nome di Fred gli affiorasse alle labbra quasi senza rendersene conto, come non se ne fosse mai andato.
Ron voleva recuperare, dispiaciuto per aver rovinato l’atmosfera di spensieratezza che si era creata, ma non riusciva a trovare le parole e il modo.
- I Dursley mi portavano allo zoo. – esordì Harry per rompere quel silenzio carico di tristezza. – Cioè, portavano Dudley per il suo compleanno, ogni tanto portavano anche me, giusto per tenermi d’occhio. – raccontò il ragazzo, con un sorriso mezzo divertito per quei primi anni sicuramente poco piacevoli, ma comunque costellati di piccole rivalse grazie alla sua magia.
I ricordi di infanzia di Harry non erano sicuramente all’altezza di quelli dei suoi amici, ma in quel momento lo divertiva metterli a confronto con i loro. Adesso che tutto era stato superato, non aveva più molta importanza. Ron lo sapeva, sapeva tutto della vita di Harry con i Dursley, sapeva anche che poteva permettersi di scherzarci su:
- Per te era gita anche quando ti facevano uscire dallo sgabuzzino. – disse anche con una lieve amarezza, ma rivolgendogli un’occhiata complice e comprensiva.
L’amico si liberò in una leggera risata, mentre a Ron venne in mente quella volta che di nuovo con i suoi fratelli gemelli era andato a salvarlo dai Dursley, facendolo scappare dalla finestra. Un sorriso triste si fece strada nuovamente sulle labbra del ragazzo.
Ginny afferrò una mano di Harry. Annunciò che sarebbero tornati alla Tana. Harry la seguì. Mentalmente d’accordo nel bisogno di restare da soli, loro e gli altri due.
A Hermione non era sfuggito il sorriso triste di Ron. Gli si avvicinò e lo abbracciò. Era da giorni, da settimane che desiderava poterlo abbracciare, avvolgerlo con dolcezza e consolarlo. Ron ricambiò l’abbraccio come fosse la cosa più naturale del mondo. E gli sembrò una sensazione incredibile, per loro che a ogni contatto sussultavano, si sentivano strani e fuori posto, per loro che desideravano toccarsi, ma allo stesso tempo ne erano terrorizzati. Durante l’ultimo anno cercarsi e trovarsi era diventato più facile. Proteggerla, sostenerla, accertarsi che stesse bene era diventata una reazione istintiva per Ron. Hermione si era presa cura di lui, aveva sanato le sue ferite, lo aveva sfiorato senza soffermarsi troppo sui brividi che provava ogni volta che si ritrovavano vicini.
Ma c’era un elemento nuovo in quell’abbraccio: i loro corpi seminudi erano adesso a diretto contatto, pelle contro pelle. Ron aveva affondato il viso tra spalla e collo di Hermione, lasciandosi inebriare dal suo profumo, le mani, come fossero indipendenti dal suo corpo, avevano preso ad accarezzarle la schiena. La pelle di Hermione, che era una bella pelle, aveva detto una volta a Harry, era lì a portata dei suoi polpastrelli, morbida e liscia. Le grandi mani del ragazzo coprivano tutta l’ampiezza della schiena. Emanava un calore che Hermione avvertì sulla sua pelle. Si strinse ancora di più a lui, sentendo i suoi seni schiacciarsi contro i suoi pettorali. Un sospiro le sfuggì dalle labbra. Ron spalancò gli occhi come se si fosse svegliato da un sogno e sentì una nuova eccitazione invaderlo in tutto il corpo. Si scostò da lei, a fatica e imbarazzato. La guardò e le sussurrò che era meglio tornare a casa.
- Restiamo per il tramonto? Mi piacerebbe molto. – chiese lei.
Lui acconsentì, si voltò a recuperare la maglietta, poi prese quella di Hermione e gliela lanciò senza guardarla. La ragazza si rivestì, ma non riuscì a trattenere un sorrisino che non sfuggì a Ron.
- Cosa ridi? – la riprese.
- Niente! – cercò di nascondere l’espressione divertita.
- È… è imbarazzante! – le disse lui, stizzito e imbarazzato. – Non c’è niente da ridere!
- Lo so, lo so. – disse lei che era proprio per l’imbarazzo che non riusciva a trattenere quel suo atteggiamento effettivamente idiota. – è solo che non credevo di farti quell’effetto. – confessò intimamente compiaciuta.
- Perché? Tu… non… io non ti faccio… - cercava di chiedere lui deluso. Ma non riuscì a completare la frase, si sedette sulla spiaggia quasi con un tonfo.
- Si, Ron! Certo che mi fai quell’effetto. – le ultime parole le morirono quasi in gola per la vergogna di ammetterlo, e mentre gli si sedeva accanto commentò alzando un po’ il tono:
- Tu e la tua stupida insicurezza! – sbuffò portandosi le ginocchia al petto e avvolgendole con le braccia, il mento su di esse.
- La mia insicurezza? Sei tu che te ne esci con certe frasi! – protestò ancora risentito lui.
- Che bel modo di godersi un tramonto! – borbottò ancora lei.
Seguirono altri minuti di silenzio, i corpi vicini, ma attenti a non toccarsi. I due si ritrovarono a sbirciarsi nello stesso istante e fu per questo che una risata incontenibile e liberatoria li invase e permise loro di godersi finalmente il tanto agognato tramonto. Hermione poggiò la testa sulla spalla sinistra di Ron, lui cercò la sua mano destra e intrecciò le dita cercando di non disperdere quell’estatico senso di benessere e calma interiore.


 




 

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Capitolo 7
*** VII - La signora Weasley ***






VII – La signora Weasley
 
La mattina seguente, Hermione si ritrovò nuovamente sul divano immersa nella lettura di un giallo babbano. A breve vennero giù Harry e Ginny. L’ultimo a svegliarsi fu Ron. Il ragazzo, indispettito dall’attitudine di Hermione di tenere sempre il naso tra i libri, glielo sfilò da sotto gli occhi:
- Basta leggere! – decretò.
- Dai, Ron! Ero giunta a un punto cruciale! – protestò la ragazza alzandosi e cercando di recuperare il libro, che Ron però teneva in alto, avendo allungato il braccio in tutta la sua lunghezza. Hermione fu costretta ad allungarsi a sua volta per raggiungerlo, ma appoggiandosi al corpo di Ron. Quest’ultimo resisteva divertito, alzò lo sguardo verso l’oggetto che brandiva, lo girò per leggere il titolo in copertina:
- “Il segno dei quattro”… cos’è? Magia oscura? – le chiese
- No, è un giallo babbano, molto appassionante. Il protagonista è un investigatore molto intelligente e affascinante. – contrattaccò lei.
Negli occhi di Ron brillò un lampo di gelosia.
- Allora mi sa che non te lo restituirò.
Continuarono quel corpo a corpo ancora un po’, mentre Harry e Ginny se la ridevano e si accoccolavano sul divano a godersi la scena.
Fu Hermione a cedere, stanca di puntare sui piedi e lui troppo beato di averla avuta così vicina, abbassò il braccio e anche il viso fino a baciarla dolcemente e improvvisamente. Hermione ci mise un po’ a ricambiare il bacio, colta di sorpresa.
Il momento fu bruscamente interrotto dall’entrata in stanza dei coniugi Weasley, seguiti da George.
- Mamma! Papà! – esclamò Ginny, anche per avvisare il fratello.
I due ragazzi si voltarono, sconvolti e rossi in viso. Ma la più sconvolta sembrò essere la signora Weasley che sussurrò il nome del figlio in un soffio con un tono che sembrava rimprovero, misto a delusione. Mentre George avanzò verso i due:
- Congratulazioni, ragazzi! Ce l’avete fatta finalmente! – esclamò maliziosamente, nonostante una certa malinconia persisteva sul volto e nel tono della voce.
La signora Weasley ordinò ai ragazzi di occuparsi dei bagagli e al marito di seguirla in cucina. Li sentirono confabulare e discutere, ma non riuscirono a cogliere le parole.
 
- Ma perché se l’è presa così tanto? – si interrogava Ron mentre si confrontava con gli altri, intenti ad occuparsi dei bagagli.
- Sei sempre il cocco di mamma… - lo canzonò George.
Ron lo guardò con fastidio sapendo perfettamente che non era così, poi riprese:
- Se avesse sorpreso voi – disse rivolgendosi a Harry e Ginny – vi avrebbe fatto mille feste.
- Se avesse visto me, mi avrebbe chiusa a chiave in stanza e non mi avrebbe fatto uscire più di lì. – rispose Ginny.
- Ma la signora Weasley sa bene di voi due! È così evidente! - ribattè Hermione con una leggera stizza.
- Hermione! – la guardò Ron, sorpreso di vederla sostenere la sua stessa tesi.
- La mamma sa di voi due. – rivelò George, mentre gli altri lo guardarono basiti. – Infatti non era molto convinta di andare via e lasciarvi soli, ma non ha saputo dire di no al papà che le ha chiesto qualche giorno per staccare dalla solita routine. E poi credo si sia convinta che del suo “Harry caro” ci si può fidare.
Arrossirono tutti quanti violentemente.
- Per quanto riguarda voi due - riprese George tornando a Ron ed Hermione - credo semplicemente che non se l’aspettava, per quanto abbondantemente prevedibile, e vedervi baciarvi l’avrà mandata in panico all’idea di avervi lasciati soli in questi giorni… - concluse.
 
La signora Weasley continuò ad essere fredda e sostenuta e si impegnò per tenere occupati i ragazzi e soprattutto separate le coppie.
Ron ed Hermione non ebbero modo di confrontarsi dopo quella discussione collettiva in giardino, ma se avessero potuto si sarebbero scoperti d’accordo che tanta ostilità era sospetta e preoccupante e li faceva sentire in colpa senza alcun vero motivo, d’altronde si erano soltanto baciati, non erano stati sorpresi in atteggiamenti più compromettenti.
Ma evidentemente avevano sottovalutato i livelli di apprensione della signora Weasley.
La giornata trascorse così in un clima di tensione difficile da sciogliere nonostante i tentativi dei vari membri della famiglia. Nel pomeriggio Ron decise di rifugiarsi nel capanno per stare da solo a pensare. Ma lì vi trovò il padre, probabilmente ugualmente desideroso di allontanarsi per qualche minuto dal malumore della moglie.
- Ho visto che hai trafficato anche tu qui dentro. – gli disse il padre con una punta d’orgoglio.
Ron annuì e gli si accostò.
- Sì, anche se non ho concluso granché.
- Avrai avuto altre occupazioni… - gli rispose Arthur allusivo, ma con affetto.
Ron sorrise  e si sentì al sicuro con lui, nessun segno di disapprovazione.
- Perché mamma si è arrabbiata? – chiese, poi come riflettendo ad alta voce: - Voglio bene a Hermione – confessò – E, a quanto dice George, era un fatto risaputo in famiglia…
- Si, Ron. La mamma deve solo fare i conti col fatto che ormai state tutti crescendo.
Ron lo guardò con stupore. Il padre continuava a guardarlo con un sorriso pieno di affetto e comprensione. Il ragazzo non disse più nulla, ma rimase con lui ad armeggiare tra i vari oggetti che tanto appassionavano Arthur.
 
Durante la cena la situazione sembrava più distesa e fu consumata in un clima più sereno e naturale. Mentre tutti si congedavano gli uni dagli altri Molly trattenne Ron ed Hermione al tavolo della cucina. La signora Weasley poggiò le mani sullo schienale della sedia davanti a lei e fronteggiò i due ragazzi che stavano in piedi vicini, ma non troppo, all’altro lato del tavolo.
- Scusate ragazzi, oggi ho avuto una reazione un po’ esagerata… - ammise la donna. – Mi avete colta di sorpresa, non che non me lo aspettassi! – concordò sulla prevedibilità della coppia. Poi addolcì il tono e aggiunse: - Hermione tu sei di famiglia, sei una così cara ragazza! – poi, cambiando ancora tono e scoccando uno sguardo di rimprovero a Ron: - Anzi, spero che quello zoticone di mio figlio si comporti bene!
- Mamma! – protestò lui.
- E spero che in questi giorni in cui vi abbiamo lasciati da soli… - riprese Molly zoppicando con le parole, ma in dovere di fare quel discorso. – Non abbiate corso… siate stati attenti…
- Mamma… - protestò di nuovo flebilmente il ragazzo che stava pensando di smaterializzarsi all’istante.
- Stia tranquilla, signora Weasley – intervenne Hermione che, seppur preda dell’imbarazzo anche lei, si sentì in dovere di rassicurare quella madre amorevolmente ansiosa e apprensiva. – Non è successo nulla. – concluse.
- Hermione! – ancora la voce di Ron sempre più consapevole di come la situazione stesse diventando fuori controllo.
Molly rilasciò un gran sospiro di sollievo.
- Promettetemi che sarete sempre attenti. – li ammonì ancora, mentre i due annuivano disperatamente in imbarazzo.
- Sono così contenta per voi. – riprese la donna, guardandoli adesso con infinita tenerezza – Dopo tutto quello che avete, e che abbiamo, passato – il tono basso e triste della donna colpì i due ragazzi – vi meritate un po’ di tranquillità. Godetevela. – concluse poggiando una mano sulla spalla di Hermione che sentiva le lacrime salirle agli occhi.
Molly superò i ragazzi, raggiungendo le scale, quando augurò loro la buonanotte:
- Ognuno nel proprio letto! – li redarguì prima di sparire al piano di sopra.
Le parole della signora Weasley avevano toccato qualcosa nel cuore di Hermione che non riuscì a controllarsi, si coprì il volto con le mani e iniziò a piangere. Senza indugi Ron la avvolse in un caldo abbraccio, poggiando il mento sui suoi capelli e lasciò che si sfogasse.
- Scusa… - mormorò Hermione quando si fu calmata un po’. Si scostò leggermente da lui cercando di asciugarsi le lacrime.
- Va meglio? – le chiese con la voce bassa e calda.Hermione annuì e poi confessò:
- Mi sa che è il momento di riprendermi la mamma…






Rieccomi!
Questo è l'ultimo capitolo scritto. Tendenzialmente doveva essere l'ultimo capitolo della storia, ma c'è qualche altra idea che mi frulla per la testa. Se riesco a trovare la giusta ispirazione e il tempo proverò a scrivere un altro capitolo. Ho modificato il titolo della fanfiction perchè non mi convinceva, stesso per i capitoli, ho voluto aggiungere titoli un pò più specifici per dare una forma più completa alla storia.
Ringrazio chi ha letto e recensito!
A presto
Silvia

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