Pathfinder - L'Ascesa della Follia

di Justice Gundam
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Arrivo a Grisborgo ***
Capitolo 2: *** Strade malfamate ***
Capitolo 3: *** Una notte alla taverna ***
Capitolo 4: *** Inseguimento! ***
Capitolo 5: *** Offerte di lavoro ***
Capitolo 6: *** Qualche passo in avanti? ***
Capitolo 7: *** La Casa della Pietà ***
Capitolo 8: *** Alla ricerca dei bambini scomparsi ***
Capitolo 9: *** Ricerca nelle paludi del Bo ***
Capitolo 10: *** Il rifugio sotterraneo ***
Capitolo 11: *** Fuga verso l'ignoto ***
Capitolo 12: *** Nemici in agguato ***
Capitolo 13: *** In fuga da Grisborgo ***
Capitolo 14: *** Inseguiti ***
Capitolo 15: *** Abolitori ***
Capitolo 16: *** Primo giorno di addestramento ***
Capitolo 17: *** Un altro giorno come tanti ***
Capitolo 18: *** Fuga da Auridanio ***
Capitolo 19: *** L'incontro con Hermàn ***
Capitolo 20: *** Antenoria, la città sulle acque ***
Capitolo 21: *** Tratta di animali ***
Capitolo 22: *** Caos nel covo segreto ***
Capitolo 23: *** La tana dei Malformatori ***
Capitolo 24: *** Terrore sotto il lago ***
Capitolo 25: *** Kyton e Qlippoth ***
Capitolo 26: *** Laboratorio sotto sequestro ***
Capitolo 27: *** Ritorno alla base ***
Capitolo 28: *** Viaggio sul Bo ***
Capitolo 29: *** Un incontro nella selva delle fate ***
Capitolo 30: *** Sangue nel bosco fatato ***
Capitolo 31: *** I tentacoli della Dama ***
Capitolo 32: *** Salvataggio ***
Capitolo 33: *** Le regine del bosco fatato, Parte 1 ***



Capitolo 1
*** Arrivo a Grisborgo ***


Pathfinder: L'Ascesa della Follia

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Benvenuti a tutti, fan dei giochi da tavolo... e anche a tutti coloro che sono qui soltanto per curiosità, o per leggere una storia! Questa volta, mi trasferisco temporaneamente nel mondo dei giochi da tavolo, e per l'esattezza, nel mondo di Pathfinder, l'erede, per così dire, della versione 3.5 del celeberrimo Dungeons & Dragons.

Quella che vi apprestate a leggere è una storia che riprende lo Adventure Path (una serie di avventure legate da un filo comune e da una trama di fondo) che sto scrivendo in questo momento, e di cui sto facendo l'Arbitro di Gioco. Ambientato nel mondo fittizio di Nexos (quindi, chi di voi lettori conosca Pathfinder lasci perdere tutto ciò che sa di Golarion), in un paese chiamato Tilea, che ricorda non poco l'Italia del Medioevo, è una storia di eroi, esplorazioni, misteri e battaglie... che spero vi appassionerà come sta facendo con i miei giocatori! Un gruppo di avventurieri, giunti in una grande città con l'aspettativa di iniziare una nuova vita, si ritroverà coinvolto in un complotto molto più grande di loro, e i nostri giovani eroi saranno costretti a fare fronte comune con degli alleati davvero inaspettati, se vorranno uscire vivi da questa difficile situazione, scoprire cosa nasconde il loro passato, e capire cosa sta realmente succedendo...

Molti elementi di questa serie di avventure sono stati presi da alcune avventure ufficiali di Kata Kumbas, il primo gioco di ruolo da tavolo italiano; se qualcuno di voi ha visto l'originale (improbabile, ma non si può mai dire), o ne conosce la riedizione, riconoscerà diversi elementi.

Mi riservo di dire soltanto che Pathfinder, D&D e tutti i marchi registrati ad essi correlati sono di proprietà rispettivamente della Paizo e della Wizards of the Coast, e che questa storia è stata scritta a puro scopo ricreativo, senza fini di lucro. Kata Kumbas e tutti i marchi registrati ad esso correlati sono di proprietà degli autori del gioco e delle avventure pubblicate. Ogni riferimento a persone realmente esistenti, vive o morte, è da considerarsi puramente casuale.

I personaggi della storia sono di mia proprietà. Per chi volesse usarli per qualche motivo, non avete che da chiedere!
Bene dunque... non resta altro da fare che immergerci nella mia nuova storia e scoprire i molti misteri di Tilea! Buona lettura!

 

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Prologo - Arrivo a Grisborgo


Il fiume Bo era calmo e tranquillo, e una fitta nebbia avvolgeva il porto fluviale di Grisborgo, creando un'atmosfera di mistero ed inquietudine. Malgrado la primavera fosse da poco iniziata, il clima non era esattamente mite, e in quella notte, l'umidità penetrava nelle ossa in maniera fastidiosa. Una cappa di cupo silenzio era caduta sulla città fluviale, interrotta soltanto dallo sciabordio dell'acqua sulla banchise, e dai passi di qualche anima sperduta che vagava per le strade, facendosi luce a malapena con una candela o una lanterna.

A bordo di un barcone di legno che si avvicinava lentamente all'attracco, il giovane Dario Cezar stava riflettendo che quello non era esattamente il modo più eroico o eccitante di iniziare la sua carriera come avventuriero... ma non era tipo da pretendere chissà cosa. In fondo, si era trovato in situazioni ben più scomode in passato, e se l'era cavata ogni volta. A questo punto, una panca un po' scomoda, il freddo pungente e l'umidità erano tutte cose a cui non badava più di tanto.

Stringendosi un po' nel mantello nero che nascondeva gran parte del suo corpo, il giovanotto dai corti capelli biondi diede un'occhiata al resto dei passeggeri, seduti sulle panche al coperto, che cercavano a loro volta di proteggersi come potevano dal freddo della notte. Nel corso di quel viaggio che era sembrato durare settimane, aveva avuto modo di conoscere i tre che sedevano al suo fianco, e di cominciare a diventare loro amico. Accanto a lui sedeva una ragazza un po' più giovane di lui, che aveva probabilmente sedici o diciassette anni, dai capelli biondi legati in una lunga coda, vestita in una maniera che la identificava subito come una popolana, anche se una proveniente da una famiglia che non soffriva di ristrettezze, con addosso un vestito del colore della terra lungo fino alle caviglie sopra una camicia bianca un po' usurata, e un paio di scarpe da lavoro. La cosa che Dario aveva notato subito, comunque, erano stati i suoi occhi - uno blu e uno verde.

Accanto a lei sedeva un nano dai capelli rossi piuttosto spettinati, con baffi e barba dello stesso colore, vestito di una giacca di cuoio con un paio di pantaloni lunghi e stivali da viaggiatore gialli. Un pesante mantello di stoffa gli avvolgeva il torso, ma non faceva nulla per nascondere un oggetto particolarmente grosso ed ingombrante legato dietro la sua schiena, che Dario ipotizzò essere un'arma.

Seduta all'estremità opposta della panca si trovava una graziosa femmina di elfo - le orecchie a punta, gli occhi un po' a mandorla dalle pupille quasi luccicanti, e i lineamenti delicati rendevano impossibile non riconoscerla come tale - dai lunghi capelli ricci di un inusuale colore verde smeraldino, che indossava dei vestiti abbastanza rivelanti i cui colori richiamavano quelli di una foresta. Il verde del suo corpetto e dei suoi stivali che sembravano fatti di foglie intessute tra loro, i pantaloni del colore della terra, e il cerchietto di fiori e foglie che portava sulla testa contribuivano tutti a dare l'impressione di una ragazza che viveva a stretto contatto con la natura.

Parlando con loro, Dario aveva scoperto che nonostante avessero un aspetto molto diverso, quei tre venivano tutti dalla stessa regione di Tilea, un paese di nome Livizei, posto sulle montagne nord-orientali, ed erano amici già da tempo. La ragazzina bionda, Pandora Bartoli, era la figlia adottiva di una coppia di contadini; il nano, che rispondeva al nome di Gunter, era stato un guardaboschi della piccola comunità di Livizei; e la ragazza elfica, che si faceva chiamare semplicemente Nisa, era un membro di una piccola comunità di elfi stabilitasi vicino al paesino di montagna, e a quanto pareva era un'iniziata in un gruppo di druidi protettori dell'equilibrio della natura.

A Dario non era sfuggito quanto fosse inusuale un'amicizia tra un nano e un elfo, ma non ci aveva fatto più di tanto caso - la vita è sempre piena di sorprese.

Gli altri due passeggeri dell'imbarcazione erano invece ancora un mistero, per certi versi. Anche loro avvolti nei loro pesanti mantelli di stoffa per proteggersi dal freddo della nottata, erano seduti dalla parte opposta della cabina dei passeggeri una giovane donna umana - per quanto Dario riuscisse a vedere - dai lunghi capelli neri, e una piccola figura alta non più di un metro, il cui cappuccio nascondeva interamente il suo volto, e che doveva essere probabilmente uno gnomo o un halfling. Restavano seduti in silenzio, ogni tanto scambiandosi qualche frase a bassa voce, e non davano l'impressione di essere minimamente interessati agli altri passeggeri.

"Ormai ci siamo." la voce chiara di Nisa ruppe il silenzio, mentre l'elfa dai capelli smeraldini guardava in direzione dell'attracco che si avvicinava sempre di più. A causa della fittissima nebbia, il timoniere manovrava con cautela, e i passeggeri stimarono che ci sarebbe voluto ancora un certo tempo prima che potessero sbarcare e sbrigare le formalità necessarie. "Benvenuti a Grisborgo. Una grande città di commercianti, viandanti e malfattori. Ancora adesso, l'idea di stare per sbarcarci mi fa un certo effetto."

"Heh. Non sai quanto ti comprendo, elfa. Se fosse per me, sarei ancora nella mia baita a Livizei davanti ad un fuoco acceso." affermò Gunter sgranchendosi una spalla. Essendo un nano, una razza abituata agli ambienti sotterranei, era più abituato all'umidità delle sue compagne, ma comprendeva il loro disagio. "Ma... che diamine, se è qui che le nostre indagini ci hanno portato, è da qui che dobbiamo iniziare."

"Se non sono troppo indiscreto," esordì Dario con voce chiara. Il cappuccio che portava sulla testa si scostò un po', permettendo al terzetto di abitanti delle montagne di vedere i capelli biondi scuri del ragazzo, e i suoi occhi di colore blu tendente al grigio - un colore un po' inusuale, anche se non tanto quanto gli occhi di colore diverso di Pandora. "potrei chiedervi cosa state cercando qui a Grisborgo?"

"E' semplice... di recente, attorno al mio paese di origine, si sono verificati dei fatti un po' strani. Animali di forme e dimensioni strane... piante che non dovrebbero trovarsi lì... insomma, abbiamo la sensazione che stia accadendo qualcosa di molto strano, e forse anche pericoloso." rispose Pandora, la cui voce aveva un tono gradevole che sarebbe stato difficile associare ad una contadina. "Gunter, qui presente, ha fatto delle indagini... ed è venuto a sapere che qui a Grisborgo potremmo trovare degli indizi per capire cosa si nasconda dietro tutto ciò."

"Ho scoperto che molti degli strani animali che sono apparsi in questo periodo attorno a Livizei vengono da qui." disse il nano, lisciandosi un po' la barba. "Ancora non sappiamo esattamene dove andare a cercare, ma... immagino che andando a cercare in giro con un po' di discrezione, qualche informazione la si possa trovare. Nel frattempo... noi tre faremo finta di essere semplicemente un gruppetto di avventurieri in cerca di impiego."

"Capisco." disse Dario. "Si può dire che anch'io sono qui alla ricerca di qualcosa di importante per me."

"Spero che tu riesca a trovarlo." disse Nisa con un cenno del capo. "Anzi... visto che siamo qui, in questa città che non conosciamo... non pensi che potrebbe essere una buona idea fare gruppo? Hai detto di chiamarti... Dario Cesar, giusto? Beh, se volessi unirti a noi, saresti il benvenuto... dico bene, amici?"

"Sì, è un'ottima idea, Nisa! In fondo, più siamo, meglio è, no?" affermò Pandora con entusiasmo. "Potremmo darci una mano a vicenda!"

Gunter alzò le spalle. "Nessuna obiezione. Sempre che il ragazzo ci sappia fare." affermò. Guardò verso Dario, che dava l'impressione di stare riflettendo sulla proposta dell'elfa dai capelli verdi. "Allora, che ne dici, ragazzo? Ci stai pensando?"

Dopo un attimo di riflessione, Dario pensò che tanto valeva accettare la proposta. In fondo, concluse, non si sa mai cosa potrebbe accadere, e avere qualcuno accanto che potesse dare una mano poteva essere conveniente. E poi, riflettè il giovane, davano l'impressione di essere delle brave persone, e valeva la pena di dare loro una mano. Certo, sarebbe stato attento - crescere per le strade di Tilea aveva insegnato a Dario a non concedere troppo facilmente la sua fiducia a nessuno - ma l'istinto gli diceva che queste persone non avevano nulla di sinistro da nascondere.

"D'accordo, non vedo perchè no." rispose infine, mantenendo comunque un'espressione neutra. "Sono dei vostri."

La biondina dagli occhi di colore diverso, Pandora, strinse le mani a pugno e lanciò una breve esclamazione di gioia. "Yu-huuu! Splendido, adesso sì che siamo un gruppo!" esclamò.

"Grazie dell'aiuto, Dario." continuò Nisa, e Gunter disse di sì con la testa, senza proferire parola. "Faremo anche noi in modo di aiutarti a trovare quello che cerchi."

"Lo apprezzo molto." rispose il ragazzo biondo, facendo a sua volta un lieve sorriso.

I due passeggeri seduti dalla parte opposta della cabina non avevano dato l'impressione di essere interessati alla conversazione... ma il piccoletto dal volto coperto, in realtà, stava tenendo le orecchie tese e prestando attenzione ad ogni gesto di Dario e del terzetto di amici. Stando bene attento a non dare nell'occhio, si spostò sulla panca, avvicinandosi alla giovane donna con cui viaggiava... e grattò sul legno con una mano per tre volte, in maniera quasi ritmata. Si trattava evidentemente di un segnale convenuto che i due avevano per dirsi qualcosa, e infatti la donna mora si inclinò leggermente verso il suo minuscolo compagno per prestargli orecchio.

"Strada sgombra." sussurrò il piccoletto con una voce stranamente aspra e stridente. "Loro no pericolo. Loro qui a Grisborgo per cose loro."

La donna sembrò annuire, ma il movimento che aveva fatto era quasi impercettibile. "Sono contenta di poter contare sul tuo udito acuto, Iaco." bisbigliò. "Se non fosse stato per te..."

"Maria sempre aiutato Iaco. Giusto che Iaco aiuta lei." rispose il piccoletto. "Visto qualcuno strano qui in giro?"

"No, per adesso no." rispose la donna di nome Maria. "Comunque, teniamo d'occhio quei quattro. Ho la sensazione che non siano persone qualsiasi. C'è quella biondina, per esempio, che non mi convince del tutto. Hai notato i suoi occhi?"

"Occhio blu e occhio verde, sì." rispose Iaco. Se qualcuno lo avesse visto sotto il cappuccio del suo mantello, avrebbe visto i suoi occhi che si stringevano in segno forse di sospetto, forse di concentrazione. Di qualunque cosa si trattasse, Pandora aveva attirato la sua attenzione. "Iaco percepisce potere magico in lei. Molto strano. Diverso da quello di Iaco."

"Non mi intendo molto di queste faccende arcane, quindi mi fido del tuo giudizio." disse Maria, stando bene attenta a non alzare troppo la voce. Quel tanto che bastava a farsi sentire dal suo minuto compagno. "In ogni caso, meglio tenerli d'occhio per un po'. Chissà... forse potrebbero diventare nostri alleati, chi può dirlo."

"Iaco non sicuro... Iaco non fiducioso di uomini. Maria soltanto." rispose il piccoletto, la cui voce assunse un tono più cupo e rancoroso. La sua compagna non rispose nulla, restò in silenzio appoggiando la testa sul palmo di una mano. Non poteva esattamente dargli torto, ma allo stesso tempo... "Certo... loro non hanno tutti torti. Però loro mai lasciare parlare!"

Sperando di lasciar cadere il discorso, la giovane dai capelli neri guardò fuori, e vide che l'attracco era ormai molto vicino. Ancora qualche minuto allo sbarco. "Va bene, Iaco. Ma ora teniamoci pronti. Dobbiamo scendere da qui e passare i controlli." affermò. "Dopo che siamo entrati a Grisborgo, penseremo a cosa fare. Dobbiamo essere sicuri che le acque siano calme..."

Iaco annuì lentamente, e la barca rullò per qualche istante, prima che le urla dei marinai e dei manovali, sia a riva che sul ponte del traghetto, segnalassero l'inizio delle operazioni di approdo. Seduto sulla sua panca, Dario prese un respiro profondo, riempiendosi i polmoni dell'aria fredda ed umida della nebbiosa notte di Grisborgo...

"Ci siamo." disse tra sè, dando un'occhiata all'anello di bronzo che portava alla mano destra - un anello cesellato abbastanza rozzamente in modo da assomigliare ad un quadrifoglio. "E' qui che comincia la mia ricerca... finalmente, potrò sapere qualcosa di più su questo anello... e forse anche su di me..."

 

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CONTINUA...

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Capitolo 2
*** Strade malfamate ***


Pathfinder: L'Ascesa della Follia


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Capitolo 2 - Strade malfamate

Il pilota guidò l'imbarcazione accanto ad un piccolo molo, e l'equipaggio cominciò a lanciare delle corde agli uomini a terra, che procedettero a legarle attorno a dei grossi ceppi di legno. Con un leggero scricchiolio, l'imbarcazione venne tirata e bloccata al molo, il portellone venne aperto, e l'equipaggio cominciò a scaricare alcune casse del cargo. I passeggeri, uno alla volta, si alzarono dai loro posti, si sgranchirono gli arti rimasti un po' rattrappiti dalle ore di viaggio, e cominciarono a dirigersi verso lo sbarco. Sulla riva, sotto una tettoia in legno marcio, alcuni uomini vestiti con delle giacche di cuoio rozzamente lavorate stavano mettendo in ordine un banco e si apprestavano a fare in modo che i passeggeri sbrigassero tutte le formalità doganali. Dario e i tre viaggiatori con cui aveva fatto conoscenza erano tra i primi della fila, e videro che gli uomini sul molo erano armati di spade corte o di lance, e il loro modo di vestire - con delle casacche rosse che sicuramente avevano visto giorni migliori e degli elmetti semisferici di metallo - li identificava subito come membri della guardia cittadina.

Il giovane biondo guardò con la coda dell'occhio dietro di sè, verso la giovane donna dai capelli neri e il piccoletto incappucciato. Ancora una volta, quest'ultimo cercava di nascondere il suo volto il meglio possibile, aiutato in questo anche dall'oscurità. Dario sospettava che quel piccoletto avesse qualcosa di molto serio da nascondere. Probabilmente cercava di farsi passare per uno gnomo o un halfling, ma se fosse stato un membro di una di queste due razze, non avrebbe avuto nulla da nascondere. Entrambe le razze erano accettate a Grisoborgo, anche se gli halfling si erano fatti una nomea non esattamente immeritata come ladri e truffatori. Si disse che forse era il caso di prestare attenzione a quel misterioso personaggio.

Finalmente, uno degli uomini sul molo si voltò verso i passeggeri, e con un modo alquanto brusco fece loro cenno di scendere e mettersi in fila. "Okay, voialtri! Giù dalla barca! Adesso vi facciamo passare, se siete a posto! Nessuno cerchi di fare il furbo, okay? Avanti, qui tutti! Uno alla volta!"

"Va bene. Non c'è bisogno di dirlo con tanta veemenza..." rispose Nisa, infastidita. "Okay, ragazzi, ancora un po' e ci siamo. Spero che troveremo un posto abbastanza economico dove passare la notte."

"E in fretta, anche. Non mi fido molto delle strade di questa città durante la notte." continuò Pandora, reprimendo un brivido di freddo quando una brezza pungente cominciò a soffiare sul molo. Dario si strinse un po' di più nel suo mantello e seguì il resto della fila mentre passavano davanti allo scrutinio di quegli uomini minacciosi. Con un cenno della sua lancia, uno degli individui diede loro ordine di farsi avanti, e uno alla volta, i quattro si fecero ispezionare. Per fortuna, nessuno di loro si attirò dietro troppe curiosità... anche se Gunter dovette subire un esame un po' più attento, a causa di quello strano oggetto avvolto in una sacca che portava sulla schiena.

"E questo cosa sarebbe?" chiese uno dei soldati, picchiettando sul sacco di stoffa con una corta spada. "Stai cercando di portarti dietro qualche strana arma, nano?"

Gunter trattenne una risposta sgarbata. "Si tratta di un'arma, sì. Ma come potete vedere, è ben impacchettata, e non ho nessuna intenzone di usarla." affermò. "E comunque, non credo proprio di averne bisogno, non adesso almeno. Me la sono portata dietro perchè mi servirà più avanti."

"Davvero?" chiese un altro dei birri. "E come facciamo a sapere che sei degno di fiducia? Per quanto ne sappiamo potresti essere un bandito che cerca di infiltrarsi qui in città per fare qualche colpo!"

Gunter sospirò e si tolse di tasca un foglio di carta spessa piegato a metà, mostrandolo poi, ben aperto, agli uomini che lo stavano ispezionando. "Se voleste dare un'occhiata a questo documento, signori... sarebbe tutta la prova di cui avete bisogno!" affermò. La guardia afferrò sgarbatamente il documento e lo guardò con espressione infastidita... ma qualche attimo dopo, quando si rese conto che il documento era autentico, la sua espressione si fece immediatamente contrita e stupefatta, e il suo tono cambiò di colpo.

"Ah... ma cosa... accidenti, non avevo idea che... In questo caso, non ho motivo di trattenerla oltre. Magari... la prossima volta, la pregherei gentilmente di parlare prima di questi dettagli." affermò la guardia, restituendo rapidamente il documento a Gunter, che alzò gli occhi al cielo e lo accettò. Pandora e Nisa si guardarono con l'aria di chi ha già visto una scena simile diverse volte, mentre Dario corrugò la fronte, non del tutto sicuro di cosa stesse accadendo.

"Va bene, ragazzo, me ne ricorderò." disse il nano, mentre si rimetteva a posto il documento e passava, facendo cenno alle sue compagne di viaggio di seguirlo. Per fortuna, le due ragazze e Dario non suscitarono altrettanti sospetti, e sembrava che l'ispezione si sarebbe conclusa presto e senza ulteriori complicazioni…

“Un… un momento, signori! Cosa state cercando di fare?” arrivò improvvisa la voce della giovane donna dai capelli neri che aveva viaggiato con loro. Due guardie si erano avvicinate a lei e al piccoletto incappucciato mentre le altre ispezionavano Gunter, e stavano guardando la piccola figura con espressioni minacciose. Il piccoletto teneva la testa bassa, in modo da non far vedere il suo volto… cosa che alle guardie della ronda cittadina non andava proprio giù.

“Chi sarebbe quel nanerottolo? Perché non fa vedere il suo viso?” chiese bruscamente uno dei due uomini. “Avete qualcosa da nascondere, per caso?”

La donna dai capelli neri di nome Maria strinse i denti in un'espressione di fastidio ed allarme. Effettivamente era vero… loro due avevano un bel po' di cose da nascondere, e non potevano permettersi di essere scoperti in quel momento. Aveva sperato che i controlli al porto fluviale sarebbero stati blandi, ma la sua speranza si era appena rivelata un'illusione… e adesso doveva inventarsi un modo per cavarsela.

“Il… il mio compagno ha il viso terribilmente sfregiato.” Si inventò Maria, ma lei stessa si rendeva conto che non era una scusa molto plausibile. “Lui… preferirebbe non far vedere il suo volto.”

Dario si era subito voltato per vedere di cosa si trattasse. Il goffo tentativo di raggiro da parte della ragazza gli fece storcere il naso – solo un credulone ci sarebbe cascato, e queste guardie non facevano parte della categoria.

“Non saranno un paio di cicatrici a spaventarci.” Tagliò corto una guardia. Con un movimento rapido ed inaspettato, raggiunse la piccola figura, prese il suo cappuccio e lo sfilò dalla testa della creatura, che emise un'esclamazione di disappunto quando il suo aspetto venne rivelato!

Dario restò stupefatto: aveva già fatto delle ipotesi su chi o cosa potesse essere quel piccoletto, ma non si era aspettato di trovarsi davanti un una creaturina umanoide alta appena un metro dalle fattezze rettiloidi, al punto da assomigliare ad una lucertola che aveva in qualche modo imparato a camminare sulle zampe posteriori! Il suo corpo era ricoperto da squame azzurre che diventavano bianche su quel poco che si riusciva a vedere del torace, e le sue braccia e gambe erano corte, ma abbastanza robuste rispetto alle dimensioni della creatura. La sua bocca tagliava quasi in due la testa, e dalle mascelle spuntavano dei piccoli ma acuminati denti che ricordavano quelli di un coccodrillo. Le mani e i piedi della creaturina erano armati di corti artigli bianchi, e dietro la sua schiena, ma il resto del suo corpo era ben celato dal mantello che indossava, e che fino a quel momento gli aveva evitato che la sua identità si scoprisse. Ora, privato della sua protezione, il rettile umanoide guardò con sgomento verso le guardie, cercando di pensare a cosa fare.

"Heh. Non le vedo, tutte queste cicatrici." rispose sarcastica la guardia.

"Un coboldo, eh?" continuò l'altro individuo con palpabile disprezzo. "Stavi cercando di intrufolarti a Grisborgo per commettere qualche nefandezza, eh, schifoso rettile?"

L'espressione del coboldo passò dalla paura allo sdegno. "Tsk... anche se Iaco dice di no, voi non credete." affermò. "Io non qui per fare del male!"

"Io... io sono la sua accompagnatrice! Lui è sotto la mia custodia!" intervenne Maria dopo un istante di smarrimento. "Mi occupo io di fare in modo che non causi problemi!"

"Davvero, mora? E noi dovremmo crederti, dopo che hai cercato di raggirarci?" rispose la prima guardia, mentre la seconda le puntava contro la lancia. "E in maniera assai poco elegante, potrei aggiungere. Credevi di essere tanto furba?"

Maria e Iaco si guardarono come per chiedersi aiuto a vicenda. Non era andata bene per niente... e adesso tutte le guardie del molo e anche diversi dei passeggeri che avevano viaggiato con loro li fissavano con ostilità. Iaco alzò una piccola mano artigliata per non farsi colpire da un sasso scagliato da qualcuno dei passeggeri, e trattenne l'impulso di rispondere male. In fondo, si disse, non avevano tutti i torti ad essere prevenuti verso la sua razza...

"Aspettate un momento! Che sta succedendo..." chiese Dario, facendosi avanti assieme ai suoi nuovi amici. Il giovane biondo guardò Iaco, che gli restituì un'espressione ostile - negli occhi del coboldo si leggeva rabbia per la situazione in cui si erano venuti a trovare lui e la sua compagna di viaggio, unita alla rassegnazione per ciò che poteva aspettarsi uno come lui nelle terre degli umani.

"Questo, sta succedendo." esclamò una delle guardie. "Questo coboldo ha cercato di infiltrarsi in città, aiutato da questa signorina. Adesso noi li arrestiamo e li portiamo in cella! Prima di domattina, li faremo confessare!"

"Aspettate un momento! E con quali accuse li arrestate?" esclamò Pandora, la ragazza dagli occhi bicolore. I due accusati si voltarono verso la biondina che si stava esponendo in prima persona per loro... non si erano aspettati che qualcuno volesse difenderli, anche a costo di attirarsi dietro l'ostilità dei presenti.

"Non per essere impertinente, ma la mia compagna ha ragione." affermò Dario. "Avete delle prove che questa signorina e questo coboldo avessero veramente intenzione di fare qualcosa di male?"

"Se non ce le avete, non potete arrestarli. E' abuso di potere." continuò Gunter. Nisa non disse nulla, ma si era già schierata con i suoi due amici e sembrava pronta a dire la sua.

Le guardie, colte di sorpresa dalla loro reazione, esitarono per un momento a rispondere. "Che... che razza di domande sono queste?" esclamò la guardia che teneva Iaco sotto la minaccia della sua lancia. "Non avete visto che questo è un coboldo? Di che altre prove volete aver bisogno?"

"Beh, io so per certo che non c'è nessuna legge che autorizzi ad arrestare qualcuno solo perchè è un coboldo, un goblin, un orco... o qualsiasi altra cosa!" fu la volta di Nisa di intervenire, e Gunter annuì lentamente. "Dovete aver scoperto queste persone nell'atto di commettere un reato, altrimenti non potete arrestarli arbitrariamente."

"E che ci dite del fatto che hanno cercato di nascondere la loro identità?" rispose un'altra guardia.

Non aveva tutti i torti, pensò Dario. In effetti, cercare di ingannare delle guardie cittadine non era esattamente una sciocchezza. Tuttavia...

"Non credo che lo abbiano fatto per fare qualcosa di illegale." affermò il ragazzo biondo, cercando un modo per convincere le guardie che Maria e Iaco non erano un pericolo. "Immagino che il nostro ospite avesse paura di come sarebbe stato accolto."

"E' un coboldo, cosa si aspettava?" esclamò una delle guardie, fissando con astio il piccolo rettile umanoide, che rispose facendo un grugnito di rabbia. "Quelli della sua razza ci odiano - sono ladri, vandali e assassini!"

"Beh, è vero, non si può dire che la maggior parte dei coboldi siano gente con cui si sta volentieri..." affermò Pandora. "Ma... magari lui non è così. Magari lui ha davvero intenzioni pacifiche."

"Io penso che sarebbe anche giusto dargli una possibilità di dimostrare che è in buona fede." continuò Dario. "Se lui e la sua accompagnatrice viaggiassero con noi... sempre se sono d'accordo, si intende... allora potremmo tenerli d'occhio in caso ci fossero problemi, e a voi non costerebbe nulla... dico bene?"

La guardia storse il naso, ma doveva ammettere che il ragionamento di Dario non era del tutto insensato. In fondo, pensò tra sè, era un modo per togliersi quell'incombenza di torno e rifilarla a quel gruppetto di dilettanti. Così, dopo averci pensato su per qualche istante, fece cenno ai suoi compagni di lasciar andare Maria e Iaco. "E va bene, diciamo che per adesso ci avete convinti." affermò. "Ma adesso questi due sono una vostra responsabilità. Se succede qualsiasi cosa in cui questi due sono coinvolti, sarete anche voi tenuti responsabili. E non pensate di sgattaiolare via. Ci siamo capiti?"

“Certamente. Non potevate essere più chiari!” rispose prontamente Nisa. L'elfa guardò verso Maria e Iaco, strizzando un occhio in segno di intesa, e la ragazza dai capelli neri, pur non essendo sicura del perché avessero voluto aiutarli, ringraziò con un sorriso accennato. L'impressione di Nisa fu che Maria non fosse abituata a sorridere, ma mise da parte queste considerazioni.

“Farò in modo che non succeda niente durante il nostro soggiorno a Grisborgo. Di questo potete essere sicuri.” Continuò Gunter, che poi fece un cenno a Maria e Iaco per dire loro di seguirli. “Sentito, voi due? Da questo momento siete sotto la nostra tutela, e siete una nostra responsabilità, quindi… niente colpi di testa, okay?”

“Grazie di vostro aiuto, nano.” Rispose Iaco, ancora non del tutto sicuro di cosa pensare di quel quartetto. Sembravano affiatati, su questo non ci pioveva… ma la loro offerta era sincera? Che cosa avevano da guadagnare nel dare una mano? “Dopo però tu spiegare a Iaco come mai voi aiutato!”

“Hey, non essere troppo baldanzoso.” Rispose rapidamente Nisa mentre il gruppo ora composto da sei persone passava oltre i banchi dei controllori, e si incamminava lungo le strade buie e silenziose di Grisborgo, lasciandosi dietro il piccolo porto fluviale. “Se proprio volete saperlo, non ci è piaciuto molto il modo di quegli sbirri di trattarti come se avessi già fatto qualcosa di male soltanto perché non sei un umano, un elfo o un nano. Ognuno merita una possibilità dico io. Se le creature viventi hanno tante forme e tanta varietà, un motivo ci dovrà pur essere.”

"Parli già come una druida di alto rango, Nisa..." commentò Pandora alzando gli occhi al cielo.

Questo stuzzicò l'interesse di Maria e Iaco, che cercarono di iniziare un po' di conversazione mentre il gruppo si incamminava. "Una druida? E... come mai un membro di un circolo di druidi dovrebbe trovarsi in una città come questa?" chiese la giovane donna. "In effetti, voi chi siete? Come mai quegli sbirri vi hanno fatto passare senza tante discussioni?"

"Io e le mie compagne veniamo dalla Carnia, ragazza mia. Una regione montuosa, piena di boschi selvaggi e natura incontaminata." rispose prontamente Gunter. "Per farla breve, io sono un guardiaboschi della piccola comunità da cui veniamo, Livizei. Nisa, qui presente, fa parte del circolo di druidi del villaggio elfico vicino... e per quanto riguarda Pandora, lei è nata e cresciuta a Livizei, e ci conosciamo fin da quando era bambina. Ci accompagna perchè vuole darci una mano, e perchè anche lei sta cercando qualcosa."

"Un guardiaboschi? Strana occupazione per un nano... Ecco perchè quella guardia ti ha lasciato andare." commentò Dario. Gunteralzò le spalle, come per dire che non era niente di eccezionale.

"Di recente sono spariti molti animali dai boschi di Livizei." affermò Pandora, aggiustandosi la coda di capelli che pendeva dietro la sua nuca. "Nisa e Guntersono preoccupati... e anche tutti i miei compaesani, del resto. Non sappiamo da cosa dipenda, e gli anziani del villaggio di Nisa hanno avuto dei presentimenti nefasti. A quanto pare, qualcuno ruba gli animali e li spaccia a gente di pochi scrupoli in cambio di molto denaro, questo è quanto ipotizziamo almeno."

"Hmm..." Il coboldo azzurro di nome Iaco si grattò la guardia, stringendosi un po' nella tunica per il freddo che gli entrava nelle ossa. "Questo è strano. Iaco non sa cosa può essere. Perchè gente vuole comprare animali rari? Cosa fare loro?"

"E' quello che i miei compagni vorrebbero scoprire. Io sono qui a Grisborgo perchè sto cercando qualche indizio sul mio passato... ma non significa che non possa dare una mano a Gunter e alle ragazze. Chi può dirlo, magari scoprirò qualcosa." continuò Dario, per poi dare una rapida occhiata ai vicoli intorno a loro. Le città era immersa nella notte e in unsilenzio quasi assoluto, ma si vedeva ancora qualche ombra sgattaiolare tra gli edifici, e Dario aveva vissuto troppo a lungo in mezzo alla strada per fidarsi di un'apparente calma. Da un momento all'altro avrebbe potuto saltare fuori qualche malintenzionato armato di coltello o bastone...

"Capisco..." rispose Maria. Lei e Iaco si guardarono per un istante, forse per assicurarsi delle rispettive intenzioni, e quando il coboldo fece un cenno affermativo con la testa, Maria prese un bel respiro e fece la sua proposta. "Beh, sembra proprio che abbiate già i vostri problemi, come noi abbiamo i nostri. Dal momento che io e Iaco non abbiamo particolari cose da fare qui a Grisborgo... che ne dite se vi accompagnamo, almeno per un po'?"

Iaco disse di sì con la testa, e fece un sorriso arguto. Nonostante le piccole dimensioni, Dario ebbe la strana sensazione che il coboldo riuscisse ad essere minaccioso senza volerlo. "Iaco crede che noi potere dare una mano." disse con la sua vocetta acuta. "Maria forte, e Iaco conosce magia. Sangue di drago scorre in coboldi!"

Dario resistette alla tentazione di sghignazzare delle vanterie del coboldo. Era una diceria abbastanza diffusa che i coboldi discendessero in qualche modo dai draghi, ma era un'idea talmente inverosimile che quasi nessuno orma ci faceva caso. Detto questo, se quel coboldo era davvero un mago o uno stregone, poteva essere un valido compagno d'avventura.

"Io non ho niente in contrario... se Gunter e le ragazze sono d'accordo, allora benvenuti in squadra." disse Dario, dando un'occhiata attenta a Maria e Iaco, giusto per assicurarsi che non avessero cattive intenzioni - ancora una volta, si faceva sentire la paranoia che gli aveva permesso a lui e a diversi suoi amici di sopravvivere nelle spietate strade di Tilea. Se non altro, nessuno dei due sembrava avere secondi fini, almeno per adesso, tuttavia aveva il presentimento che entrambi nascondessero qualcosa di loro.

"Ottima idea! Più siamo, meglio si lavora, no?" affermò Pandora con un sorriso smagliante e le mani congiunte davanti al viso. "E così, Iaco sa usare la magia? Interessante! Sai, anch'io mi diletto un po'..."

"Sssssh! Non è il caso di rivelarlo proprio in questo momento..." la rimbeccò Gunter. Pandora si mise una mano sulla bocca e strizzò un occhio imbarazzata, mentre Nisa rideva tra sè e Dario si sfregava la nuca. Aveva come l'impressione che sarebbe stato un viaggio ben particolare...

"Buonasera, viandanti." esordì una voce chiara, appartenente ad un uomo di circa una trentina d'anni, alto e ben piantato, dai corti capelli biondi scuri e il volto solcato da una cicatrice che gli attraversava il setto nasale. Era vestito in maniera abbastanza semplice, con una giacca verde scura e un paio di pantaloni neri, e si faceva luce con una candela tenuta nella mano sinistra. "Cosa ci fate per le strade di Grisborgo a quest'ora? E' un posto davvero pericoloso... per un paio di fiorini vi posso portare in una locanda che conosco, dove starete al caldo. Le stanze non saranno bellissime, ma almeno sono pulite e asciutte."

Dario e gli altri si voltarono verso il misterioso individuo che era apparso da un vicoletto laterale, salutando con la mano libera. "Allora, che ne dite? Non vi sembra una buona idea?" continuò, mostrandosi gentile e disponibile.

Maria guardò l'individuo per qualche istante, corrugando la fronte... poi guardò verso i suoi nuovi compagni, storse il naso e scosse la testa, per nulla convinta della sua buona fede. Tra sè, Dario approvò la prudenza della loro nuova compagna di viaggio. Era altamente probabile che quell'individuo fosse un malvivente in cerca di facili prede, e cercasse di condurli in qualche agguato.

"Ehm... grazie, signore, ma credo che dobbiamo rifiutare rispettosamente." affermò Pandora, dimostrando di aver letto la situazione. "Ha ragione, sa? Questo è un posto pericoloso... e credo che saremo molto più sicuri per conto nostro!"

"Chi ci dice che non è lei uno dei banditi che infestano queste strade? Non ci prenda per degli sprovveduti, per favore." concluse Dario. "Tanti saluti."

Lo sconosciuto restò senza parole di fronte a quel netto rifiuto, talmente sorpreso che non riuscì a fare nulla mentre il gruppetto di avventurieri neofiti si allontanava lungo la strada principale, alla ricerca di un luogo dove fermarsi. Capendo che non era il caso di insistere, l'uomo mormorò un'imprecazione tra sè e tornò nella calle da cui era uscito, per poi infilarsi in alcuni vicoletti stretti e sporchi, e raggiungere una piazzetta in mezzo ad un gruppo di edifici.

"Allora, com'è andata?" chiese una voce appartenente ad un gruppo di persone dall'aspetto minaccioso.

"Niente da fare, questi non erano degli sciocchi. Meglio cambiare zona, qui siamo un po' troppo esposti." rispose il malvivente, prima che lui e i suoi complici si dileguassero nelle strade di Grisborgo...

 

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Il tempo si era guastato rapidamente. Oltre all'oscurità della notte, ora si mettevano anche delle folte nubi grigie che nascondevano la luna e le stelle, rendendo la strada ancora più infida ed inquietante. Il gruppo di avventurieri aveva vagato perdiverso tempo nelle strade principali di Grisborgo alla ricerca di un posto dove fermarsi per la notte, ma tutte le locande che avevano incrociato erano sembrate loro troppo pericolose, oppure erano ormai complete. Con un brivido per il vento freddo che cominciava a soffiare, Pandora pensò che quello non era esattamente il modo più glorioso per cominciare una carriera da avventurieri.

"Ragazzi, io non so voi..." affermò la biondina. "Ma credo che dovremo per forza fermarci al prossimo locale che incrociamo. Credo che stia arrivando la pioggia, e non mi va di restare un istante di più in queste strade."

"Credimi, Pandora, non sei l'unica..." affermò Gunter, guardando con un misto di orrore e compassione una scena pietosa che si svolgeva ad un angolo non troppo lontano - due accattoni si stavano litigando una coperta piena di pulci. Anche Dario si era accorto della scena, che gli riportava alla mente fin troppi ricordi della sua difficile infanzia.

"Aspettate, prima di proseguire... c'è una cosa che vorrei fare." disse il ragazzo biondo, per poi avvicinarsi ai due straccioni che cercavano ognuno di tenere per sè una parte di quel misero straccio che avevano. Si mise una mano in tasca e ne tirò fuori alcuni fiorini, per poi offrirli a quei due sfortunati.

Immediatamente, la questione della coperta fu dimenticata, e i mendicanti si gettarono avidamente sulle monete, con tale foga che Dario fu costretto a trattenerli e a guardarli con espressione intimidatoria per imporre loro di dividere in parti uguali. Con riluttanza, i vagabondi accettarono... ma il loro umore si risollevò quando anche Nisa, Pandora e gli altri si avvicinarono, ognuno offrendo loro un po' di soldi. "Ecco... un'offerta anche da parte nostra." disse Maria. "In parti uguali, mi raccomando."

"E buona fortuna." continuò Nisa, mentre Iaco strizzava un occhio in segno di intesa e dava a sua volta un po' dei suoi soldi. I due mendicanti guardarono il coboldo con sospetto, ma decisero che alla fine non importava da dove venissero i soldi, e li accettarono di buon grado, lasciando che il gruppetto di avventurieri si allontanasse verso la loro destinazione.

"Se non altro, quei due se la passeranno meglio almeno per un po'..." affermò Maria, pensando tra sè che era stata fortunata, in fondo, a non finire come quei due poveracci, anche se ci era andata pericolosamente vicino. "Adesso, tornando al nostro scopo... cercare un posto dove passare la notte..."

"Che ne dite di quello? Non sembra un posto tanto male..." rispose Dario indicando un'insegna di legno un po' malridotta che ondeggiava nel vento, e sulla quale si vedeva a fatica una rappresentazione di un uomo seduto ai piedi di un albero. Dario dovette aguzzare la vista per leggere ciò che c'era scritto. "Aspettate un momento... mi sembra che ci sia scritto... ehm... Il... Riposo... Del Viandante."

Maria si avvicinò alla porta d'ingresso. Non sentiva suoni provenire dall'interno, ma vedeva una fioca luce provenire dai vetri di una finestra sporca al piano terra. "A questo punto, direi che uno vale l'altro... e questo posto non mi sembra tanto peggio di altri." disse la giovane, per poi appoggiarsi alla porta e spingerla verso l'interno. Con suo disappunto, nonostante i suoi tentativi, la porta non si mosse di un millimetro...

"Più forte!" arrivò una voce roca dall'interno della locanda. Maria si allontanò di un passo, e la voce proseguì: "La porta! Dovete spingerla forte, o non si apre!"

La giovane donna sbattè gli occhi stupita, e si apprestò a prendere un po' più di rincorsa... ma il suo piccolo compagno di viaggio sospirò e le fece cenno di restare dov'era. Iaco si piazzò davanti alla porta e fece un gesto con le piccole mani artigliate... poi, puntò l'indice verso la serratura, che brillò per un secondo prima di scattare e far aprire la porta di legno usurato!

"Visto?" affermò Iaco, mentre Dario e Gunter osservavano con un misto di stupore e approvazione la scena. Non era la prima volta che vedevano lanciare un incantesimo, per quanto basilare, ma la conferma che Iaco fosse effettivamente in grado di usare la magia era un punto a favore del piccolo coboldo. "Prego, entrare. Tra poco piovere."

"Grazie, Iaco." ringraziò Maria con un po' di imbarazzo, conducendo il gruppo all'interno di un locale caldo e ben illuminato, dove ancora qualche avventore era seduto ad un tavolo a bere o a giocare a dadi. Accanto al banco principale, era in piedi un uomo anziano, magro, con qualche dente mancante e il volto rugoso, che accolse i sei compagni di viaggio con un ghigno, fumando una pipa di legno scuro.

"Benvenuti al Riposo Del Viandante. Siete nuovi di qui." notò il vecchio, mentre il gruppo entrava nella locanda sotto gli sguardi sospettosi dei clienti - fissati in particolare su Iaco. "Bene, bene... quand'è così, benvenuti a Grisborgo."

 

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CONTINUA...

 

Note dell'autore: Per ora i capitoli non sono esattamente eccitanti, me ne rendo conto - più che altro, è perchè sto cercando di partire lentamente, in modo che l'azione, più avanti, sia ancora più entusiasmante. Del resto, anche la campagna a cui questa storia è ispirata è partita un po' lentamente, con una certa enfasi sul roleplaying. Prevedo comunque che ci sarà un po' di azione già nel prossimo capitolo.

Per chi avesse un po' di conoscenza di Pathfinder... Sì, era un party di sei avventurieri quello che il mio gruppo ha usato. Per quanto riguarda le loro razze e classi... Dario è un umano Ladro (versione Unchained), Maria è una umana Vendicatrice (una variante del Paladino di allineamento Caotico Buono); Pandora è una Fattucchiera umana (?), Gunter è un nano Pistolero, Nisa un'elfa Druida... e infine abbiamo Iaco, il coboldo Stregone. Non saranno i soli a vivere questa avventura, ve lo dico subito; a loro si unirà qualcun altro, e lascerò a voi il piacere di scoprire di chi si tratti.

Questo è quanto per questo capitolo... alla prossima!

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Capitolo 3
*** Una notte alla taverna ***


Pathfinder: L'Ascesa della Follia
Una fanfiction di Pathfinder scritta da: Justice Gundam

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Capitolo 3 – Una notte alla taverna

Dopo aver consumato un pasto rapido, i sei compagni di viaggio erano rimasti ancora un po’ nella sala principale della taverna per rilassarsi, riscaldarsi un po’, e discutere su cosa avrebbero fatto il giorno dopo. Certo, non era un posto terribilmente comodo, tra urla, risate e canti di ubriachi e scommettitori… e non era tanto facile ignorare gli sguardi malevoli che più di un avventore indirizzava a Iaco… ma se non altro, con tutto quel caos, c’era la possibilità di discutere senza farsi notare.

“Prima di tutto, direi che è il caso di farsi un’idea di com’è questa città, e magari cercare qualche impiego. Sono sicuro che in un posto come questo, ci saranno diverse opportunità per un gruppo di avventurieri come noi di farci assumere.” Affermò Gunter, dopo aver bevuto un grosso sorso da un boccale di birra. Si pulì i baffi con il dorso della mano, e storse il naso. Non un granché come birra. Gli umani avevano un bel po’ di qualità ammirevoli, ma la birra non la sapevano proprio fare.

Gli occhi bicolore di Pandora brillavano mentre lei giocherellava nervosamente con i bottoni della sua camicia. “Non lo so, Gunter… spero anch’io che ci sia da lavorare, altrimenti stare qui diventerà un problema.” Affermò la biondina. “E non so se mi prenderanno troppo sul serio, se devo essere sincera. La mia età potrebbe essere un problema.”

“Quanti anni hai, Pandora, giusto per sapere?” chiese Maria.

“Quindici, da poco compiuti.” Rispose la biondina, dopo aver preso un sorso d’acqua.

“Bah, non ti fare troppi problemi. Sono convinta che finché dimostri di essere competente, non diranno nulla sulla tua età.” Rispose Nisa. “Okay, allora che ne dite, se la prima cosa che facciamo domattina è andare a dare un’occhiata ad un luogo dove possiamo trovare un impiego?”

“Bene, bene, sento che questi baldi giovanotti hanno voglia di lavorare un po’.” Intervenne la voce roca del proprietario della bettola, che passò in quel momento accanto al tavolo dei sei compagni accompagnato da un forte tanfo di pipa. “Hehehee… mi fa piacere, ci sono un po’ troppi sfaccendati in questa città.  E visto che sembrate un gruppetto di gente in gamba, permettetemi di darvi un piccolo suggerimento… date un’occhiata alla Piazza del Popolo!”

“Oh? Ah, è lei… scusi, non l’avevo riconosciuta subito.” Rispose Gunter. “Ha detto, Piazza del Popolo? Lì troveremo gente che potrebbe essere interessata a noi?”

“Senza dubbio, ragazzo!” rispose prontamente l’anziano oste, mettendo di nuovo in mostra il suo sorriso parzialmente sdentato. “Domattina, dopo che vi siete preparati, fate un salto da quelle parti. Mi raccomando, eh? Chi prima arriva meglio alloggia, quindi se trovate qualche annuncio interessante, accaparratevelo subito! Saprete leggere, spero!”

Iaco storse il naso. “Meglio di altri, io dire!” rispose prontamente, strappando un’altra risata all’oste. Il coboldo azzurro sospirò e si massaggiò la testa, ringraziando tra sé che almeno quel vecchio fosse stato uno dei pochi a non fare commenti sulla sua razza. Se fosse per apertura mentale, o semplicemente perché non gli interessava da dove venissero i soldi, Iaco non lo sapeva, e neanche gli importava davvero.

Dario, da parte sua, alzò gli occhi al cielo e fece un sorriso un po’ amareggiato. Lui non aveva avuto molto tempo per imparare a leggere e scrivere… quando si vive un’infanzia sulla strada, vivendo alla giornata, non si ha molto tempo per altre considerazioni. E aveva anche l’impressione di essere l’unico del gruppetto ad avere questo problema. Comunque, pensò tra sè che si trattava di considerazioni secondarie, e rispose al proprietario della taverna. “Grazie per l’indicazione. Vorrà dire che domattina, la prima cosa che faremo sarà andare in Piazza del Popolo.”

“Chissà se lì potremo davvero cominciare a cercare qualche indizio…” commentò tra sé il nano, controllando l’arma che teneva sulla schiena, ancora avvolta in una pesante coperta. Il proprietario della bettola sghignazzò e si aggiustò la pipa, prima di dirigersi con passo strascicato verso qualche altro tavolo…  

Maria diede una rapida occhiata alla sala principale. La maggior parte dei clienti erano ancora seduti ai loro tavoli, a mangiare, bere o giocare, e la sala era pervasa da una rumorosa cacofonia di esclamazioni, risate, imprecazioni e colpi di mani sui tavoli. Per quanto non fosse proprio la compagnia ideale, la ragazza dai capelli neri doveva ammettere che non le dispiaceva. Se non altro in quell’ambiente lei era un volto sconosciuto, e non c’era la possibilità che qualcuno la riconoscesse…

Sempre meglio che certi ambienti apparentemente rispettabili, ma in realtà marci fino al midollo di cui lei aveva fatto esperienza…

“Sentite, ragazzi…” disse Pandora, frugando nella sua sacca – una pesante sacca di stoffa cucita un po’ rozzamente, nella quale la ragazzina dagli occhi di colore diverso teneva diversi effetti personali, in particolare alcuni sacchetti ben sigillati che dovevano contenere qualche strano ingrediente, e un pentolino d’acciaio. Pandora cercò in fondo alla sacca e tirò fuori un mazzo di carte, che poi appoggiò sul tavolo con un sorriso smagliante! “Visto che siamo qui e ci siamo da poco conosciuti, che ne dite di celebrare con una partitina a scopa tra amici? Voi sapete giocare a scopa, non è vero?”

“Ti eri portata le carte, Pandora?” chiese Nisa con una breve risata. “Hehee, dovevo aspettarmelo. Ma mi sembra una buona idea… ragazzi, voi ci state?”

“Perché no, tanto c’è ancora tempo prima che sia ora di andare a dormire.” Rispose Gunter alzando le spalle, mentre Pandora cominciava a mescolare le carte. Anche Dario si mostrò interessato, al punto che fece un mezzo sorriso e disse di sì con la testa.

“Scopa? Che gioco essere?” chiese Iaco, poco esperto di certi passatempi umani.

“E’ vero, dimenticavo… tu non hai mai visto questo gioco, vero?” chiese Maria. Il coboldo dalle squame azzurre alzò le spalle e scosse la testa.

“No giochi di carte tra coboldi. Noi quasi sempre lavorare.” Rispose. “Però, sembra interessante. Come si gioca?”

“E’ abbastanza semplice, in realtà… guarda, queste carte sono un po’ particolari, vedi?” cominciò a spiegare Pandora, mostrando al suo nuovo amico delle carte sui quali erano disegnati dei semi un po’ particolari: spade ricurve, bastoni, calici o monete dorate, tutti disegnati in maniera molto ricercata e artistica. “Okay, adesso ti spiego come si gioca…”

“Interessante. Prego, dire pure!” rispose Iaco, aguzzando le orecchie, e facendosi di colpo più vivace. Aveva l’impressione che quei ragazzi a cui lui e Maria si erano uniti non sarebbero stati soltanto dei validi compagni d’avventura, ma forse, chi poteva dirlo, anche degli ottimi amici…

 

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La serata era stata divertente e rilassante, e dopo qualche partita a carte tra amici, durante le quali Iaco si era dimostrato un giocatore valido e rapido ad imparare, il gruppo aveva deciso che era il caso di riposarsi un po’ in vista di quella che si preannunciava come una giornata intensa. Il proprietario della locanda aveva guidato i sei compagni di viaggio verso due camere – una per gli uomini e una per le donne – conducendoli su per una scala di legno dai gradini scricchiolanti.

“Ecco qua, ragazzi… e ragazze. Le vostre camere. Si gode anche di un’ottima vista del canale.” Commentò sarcastico il vecchio, mostrando i pochi denti gialli in un sorriso sarcastico e un po’ amareggiato. “Le migliori camere che si possano trovare da queste parti.”

In effetti, non si poteva dire che le stanze fossero molto comode. Erano arredate con lo stretto indispensabile, un armadio di legno tarlato nel quale gli ospiti avrebbero dovuto tenere le loro cose in comune; tre pagliericci sul pavimento corredati ognuno da una coperta e un cuscino, e una latrina in un angolo. Una finestra sul lato opposto rispetto alla porta d’entrata dava su un canale, anche se non lo si vedeva molto bene attraverso i vetri unti.

Tuttavia, per molti dei ragazzi del gruppo, era una sistemazione migliore di quello a cui erano abituati. “Beh, a me non dispiacciono per niente.” Affermò Maria. “Non saranno di lusso, ma l’importante è che dormiamo al coperto.”

“E’ tutta questione di abituarsi. Grazie mille… ora, se permette, vorremmo ritirarci.” Disse Gunter. Il vecchio oste strizzò un occhio e si toccò la fronte con un indice, poi cominciò a ridiscendere le scale e tornare al piano terra per finire di riordinare il banco e il salone. Un paio di cameriere dall’aspetto non troppo attraente stavano già facendo il giro dei tavoli per raccattare quello che era rimasto.

Dopo essere rimasti per un attimo nel corridoio, a dare un’occhiata all’interno delle stanze, i ragazzi decisero che era il momento di salutarsi per la notte. “Va bene… direi che ci salutiamo qui, ragazze.” Disse Dario. “Buona notte… e a domattina.”

“Buona notte, ragazzi.” Rispose Pandora con un cenno della testa. Il resto del gruppo si scambiò i saluti di rito prima di entrare nelle stanze e appoggiare per terra, vicino all’armadio, i loro bagagli.

“Certo, non è stato il modo più glorioso di iniziare la nostra carriera di avventurieri… ma che ci vuoi fare?” commentò Gunter, appoggiando la sua arma, ancora celata dal drappo, vicino al suo zaino. Poi, si tolse il corpetto di cuoio che portava sopra i vestiti, e appoggiò la sua arma più visibile, una grossa ascia a lama singola, forgiata in acciaio temperato con la maestria che era associata al popolo dei nani. “Okay, gente… mettiamoci comodi, e cerchiamo di prendere sonno.”

“Facciamo qualche turno di guardia?” chiese Dario. “Fidarsi è bene, ma non fidarsi è meglio. Non si può mai sapere che razza di gentaglia ci possa essere in giro.”

“Sì, Iaco è d’accordo. Fa lui primo turno.” Rispose rapidamente Iaco mentre appoggiava le sue borse accanto all’armadio. “Voi restare distesi e tranquilli. Io pensa a resto.” Continuò con un cenno d’intesa ai suoi due compagni di viaggio.

Malgrado non fosse un tipo che si fidava facilmente, Dario era più che disposto a fare un’eccezione per le persone con cui aveva confidenza, e malgrado la poco felice fama della razza dei coboldi, Iaco gli aveva già dato questa impressione, quindi accettò la proposta di Iaco e si sedette sul pagliericcio che aveva scelto per la notte, cominciando poi a togliersi i vestiti.

“Tutto okay, ragazzo?” chiese Gunter sgranchendosi le ossa. “Domani ci aspetterà un po’ di lavoro, o almeno spero. E tu, coboldo… cerca di non addormentarti, okay?”

Iaco grugnì in un’espressione di vago fastidio. “Noi coboldi scavato miniere quanto nani. Non ci stanchiamo facilmente!” replicò. “Chiamare voi tra due ore, okay?”

“Certamente.” Disse Dario dopo aver guardato verso Gunter e aver ricevuto un segno di assenso. “Buona guardia, Iaco, e stai attento.”

Nonostante tutto, a Iaco venne da sorridere. Se non altro, adesso aveva la conferma che non era soltanto Maria disposta ad accettarlo e a passare oltre la storica inimicizia tra le loro razze.

 

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Con un sospiro, Pandora appoggiò la sua sacca e si sgranchì la schiena, dando un’occhiata alle sue compagne di viaggio mentre facevano la stessa cosa. Maria si tolse il pettorale che indossava e lo appoggiò vicino all’armadio, e Nisa controllò il suo esiguo bagaglio prima di sedersi con la schiena appoggiata al muro e guardare verso il soffitto segnato dall’umidità. La biondina conosceva abbastanza bene la sua amica per immaginare che non si trovasse a suo agio in una città, e soprattutto in una stanza come quella.

“Che dite, ragazze? Nisa, pensi che adesso… posso farlo uscire?” chiese Pandora. Maria sbattè gli occhi, chiedendosi cosa volesse dire con quella domanda… e Nisa, che sembrava sapere di cosa Pandora stesse parlando, le disse di sì con la testa.

“Sì, adesso siamo in camera, e non ci sono occhi troppo curiosi.” Affermò l’elfa.

“Scusate, di cosa state parlando?” chiese la giovane donna mora, mentre Pandora cominciava a rovistare nella sua sacca. La ragazzina bionda sorrise e tirò fuori un libriccino un po’ consunto, aprendolo all’incirca a metà… e un istante dopo, si mise a fare qualche gesto con le mani, secondo una formula magica che lei aveva da tempo imparato. Dei raggi di luce gialla scaturirono dalle scritte sulle pagine del libro, e fecero salire in aria delle scintille danzanti che volteggiarono sopra le pagine per qualche istante… e infine si riunirono tutte assieme, condensandosi nella forma di una piccola creatura che apparve poco dopo agli occhi delle altre due ragazze…

“Hmmm… finalmente, siamo arrivati, miao?” disse una vocetta acuta e nasale proveniente dalla creatura che stava apparendo. Nisa ridacchiò tra sé nel vedere l’espressione stupefatta di Maria quando la luce si diradò, e nel punto in cui la luce si era condensata apparve un grosso gatto nero dalla pelliccia folta e lucida, con gli occhi di un colore dorato quasi splendente, che si stiracchiò e si grattò la testa con una delle zampette posteriori. “Ciao, Pandora… Ciao, Nisa… e chi è questa graziosa signorina, miao?”

“Un… un gatto… un gatto che parla?” balbettò stupefatta Maria, avvicinandosi di qualche passo al felino e guardandolo con incredulità. “Da… da dove salti fuori? Sei… sei un famiglio, o cose del genere?”

“Hey, un momento, signorina, miao!” esclamò il gatto nero, mentre Pandora tratteneva una risata. “Io non sono un famiglio qualsiasi! Io sono il famiglio di Pandora, miao, e vorrei essere trattato con un po’ di rispetto, miao!”

“Ti presento il mio famiglio, Sotero.” Affermò Pandora, accarezzando il gatto nero, che si mise a strusciare la testa sul braccio della ragazza e a fare le fusa. “E’ grazie a lui che ho i miei poteri come fattucchiera. Ma sono ancora all’inizio, se devo dire la verità…”

“E la verità è che hai parecchio potenziale magico, Pandora. Se te lo dico io, puoi fidarti.” Affermò Nisa. “Siamo contenti di poter contare anche sul tuo aiuto nella nostra ricerca.”

“Beh, non è che lo sto facendo soltanto perché mi va… anch’io sto cercando qualcosa, in fondo.” Rispose Pandora con un’alzata di spalle. Quando vide l’espressione stupita di Maria, la ragazzina bionda si affrettò a spiegare. “Vedi, Maria… io sono cresciuta tra i monti della Carnia, nel villaggio di Livizei, ma non sono nata lì. Sono stata adottata, e non so chi siano i miei veri genitori. Ma fino a poco tempo fa… non ho avuto il desiderio di sapere chi fossero. I miei genitori adottivi… mi hanno sempre voluto bene, e mi hanno dato tutto quello che era in loro potere. E io gli sono molto grata per questo.”

“Capisco… ma allora, cosa ti ha fatto cambiare idea?” chiese Maria, incuriosita.

Sotero sbadigliò e si sedette vicino alla sua compagna umana. “Miao! Poco dopo che hanno cominciato a scomparire animali e piante nei boschi lì vicino, Gunter ha catturato due briganti che stavano cacciando di frodo. Avevano messo alcuni folletti della foresta in una gabbia di ferro battuto a freddo, e volevano mandarla da qualche parte.”

“Ma quando li abbiamo catturati e perquisiti, abbiamo visto che uno di loro aveva un’annotazione particolare… un ordine, probabilmente di un loro superiore, che diceva loro di cercare e catturare una ragazza con gli occhi di colore diverso.” Continuò Nisa, per poi fare un cenno con la testa in direzione di Pandora. “La nota diceva che sua madre… la sua vera madre… la stava cercando.”

“Gunter, Nisa ed io abbiamo interrogato i due malviventi, ma non hanno saputo dirci di più. Evidentemente, erano troppo in basso nella gerarchia per sapere di più.” Continuò Pandora, la cui espressione si era fatta seria e distante. Chiaramente, il discorso che stavano facendo la toccava molto da vicino. “Ora, però, vorrei sapere perché mi cercavano, chi è la mia vera madre, e cosa voleva da me. Non ho idea di cosa aspettarmi… forse è una criminale come quelle persone che abbiamo catturato? Abbiamo soltanto qualche debole traccia, e non abbiamo ancora trovato nulla di concreto.”

Sotero si accoccolò sulla gamba destra di Pandora. “Non te la prendere, Pandora, miao.” Affermò la creatura magica dall’aspetto di gatto nero. “Vedrai che scopriremo cos’è successo ai tuoi veri genitori… e cosa significhino quegli ordini, miao.”

“Capisco… spero che tu possa trovare la verità, Pandora.” Disse Maria, seduta con la schiena contro la porta d’ingresso. Anche lei sembrava pensierosa, come se questa storia avesse risvegliato in lei dei ricordi non proprio graditi… ma mise da parte quei pensieri. Non era il momento di mettere in ballo i suoi problemi personali. “Non so quanto potrò dare una mano… ma io e Iaco faremo senz’altro del nostro meglio per aiutarti a scoprire la verità.”

“Grazie, Maria… mi fa piacere poter contare anche su di voi!” rispose Pandora con un sorriso speranzoso. “Ma per oggi… credo che ci siamo guadagnati il diritto di riposarci un po’. Che ne dite… ci andiamo a stendere e proviamo a dormire?”

Pandora indicò i pagliericci, con grande sollievo di Nisa e Maria. “Sì, mi sembra una buona idea. Tenete da conto le vostre cose, ragazze.” Disse l’elfa druida. “Ho l’impressione… che questo quartiere non sia proprio sicuro.”

“Va bene. Faremo in modo di non lasciare nulla in vista.” Disse Maria grattando Sotero dietro un orecchio, per poi iniziare a raccogliere i suoi oggetti e infilarli nell’armadio…

 

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Dario si svegliò rapidamente quando sentì la piccola mano di Iaco che gli afferrava la spalla e lo scuoteva leggermente. Il ragazzo biondo aprì gli occhi e si mise semi-seduto sul suo giaciglio, si sfregò la faccia con una mano e guardò in direzione del coboldo.

“Okay, Dario. Turno tuo.” Disse, tenendo la voce bassa per non disturbare Gunter, che dormiva nel pagliericcio vicino, russando abbastanza sonoramente. “Per ora visto nulla. Sembra posto tranquillo.”

“Grazie, Iaco.” Rispose il ragazzo, i cui sensi stavano già tornando al loro normale funzionamento. “Okay, adesso faccio io il mio turno. Spero che non ci siano problemi. Tu pensa a riposarti.”

Il coboldo disse di sì con la testa e si coricò con un sospiro di sollievo, evidentemente contento di poter appoggiare la testa su un cuscino senza paura che qualcuno gliela tagliasse. Dario si alzò, poi controllò che la porta d’ingresso della camera fosse ben chiusa e si mise seduto per terra, scegliendo un punto da cui poteva avere una buona visuale di tutta la stanza, e soprattutto della finestra appannata che dava sul canale. Nel giro di pochi minuti, Iaco si era steso, e stava già dormendo profondamente.

Nonostante la calma apparente, rotta soltanto dal rumore della pioggia che cadeva all’esterno, Dario cominciò subito a tendere tutti i sensi per cercare di cogliere ogni possibile motivo di allarme. Vestito unicamente di una camicia bianca a maniche corte e un paio di pantaloni corti, in modo da mettere un po’ in mostra il suo fisico prestante ed agile, Dario diede una rapida occhiata ai suoi inaspettati compagni di viaggio, che ora dormivano tranquillamente… e la sua mente tornò per un attimo ai suoi compagni delle bande di strada in cui era cresciuto, una vita difficile, piena di incognite, ma con la costante che nella banda si poteva sempre contare gli uni sugli altri. E quei suoi nuovi compagni gli avevano fatto una buona impressione, al momento… il suo carattere sospettoso non gli permetteva di concedere loro fiducia incondizionata così presto, ma a Dario piaceva pensare che, nonostante la sua dose di sano cinismo, ci fosse in lui ancora una parte che dava fiducia al prossimo. E fino a quel momento, non aveva avuto motivo per dubitare di loro…

Il giovane si riscosse dai suoi pensieri – era il momento di fare la guardia, non di pensare a come gli sarebbe piaciuto che andassero le cose. Aguzzando la vista e tendendo le orecchie, Dario cercò di stare attento ad ogni angolino della stanza, e in particolare alla finestra…

Il giovane biondo fece un piccolo salto per la sorpresa quando vide qualcosa muoversi dietro il vetro opaco… e una figura che cominciava a ripulire il vetro per dare un’occhiata all’interno. Dario raggiunse rapidamente i vestiti che aveva messo ad un angolo della stanza, e afferrò un pugnale dalla corta lama in acciaio, preparandosi ad accogliere l’intruso se necessario…

 

oooooooooo    

  

CONTINUA…

 

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Capitolo 4
*** Inseguimento! ***


Pathfinder: L'Ascesa della Follia
Una fanfiction di Pathfinder scritta da: Justice Gundam

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Capitolo 4 – Inseguimento!

Dario restò in silenzio e in attesa, tenendo ben saldo il suo pugnale. Dall’esterno della stanza, oltre la finestra appannata che dava sul canale, si sentiva appena qualcuno che armeggiava con la serratura, nel tentativo di aprirla e sorprendere nel sonno gli occupanti, e il giovane si sentì sollevato del fatto che lui e i suoi compagni avessero avuto l’idea di fare quei turni di guardia. Per un attimo gli venne l’idea di svegliare gli altri, ma decise che per il momento poteva occuparsene lui – se poteva farlo senza disturbare il loro sonno, meglio così.

Un clac appena udibile lo avvertì che l’intruso era già riuscito a scassinare la serratura della finestra, e Dario corrugò la fronte e si acquattò contro il muro per vedere di chi si trattasse. Gunter e Iaco, addormentati nei loro giacigli ad una certa distanza dalla finestra, sembravano non aver sentito il lieve suono, e l’intruso cominciò a spalancare la finestra, con estrema attenzione. Dario piegò le ginocchia appena un po’, in modo da essere pronto a colpirlo di sorpresa se fosse stato necessario, e in quella frazione di secondo, riuscì a vederne le fattezze. Era un giovane dall’aspetto trascurato, di una persona che aveva passato gran parte della sua vita sulla strada, vestito in maniera trasandata, con abiti dozzinali che non si intonavano gli uni con gli altri, e una giacchetta di cuoio rozzamente lavorata a dargli un minimo di protezione. Aveva un paio di stivali spaiati e pantaloni marrone scuro consunti, e sul suo viso, incorniciato da capelli castani sporchi e disordinati, spiccava un naso gonfio e storto, probabilmente il risultato di qualche recente rissa.  

L’intruso si guardò attorno, alla ricerca di qualcosa che si potesse rubare… ma non ebbe il tempo di guardare bene, prima che Dario si rivelasse a lui, guardandolo severamente e bloccandolo a metà tra l’esterno e la stanza! Il ragazzo si aspettava che l’intruso avrebbe reagito attaccandolo, invece quest’ultimo si ritirò rapidamente, con la stessa abilità con cui stava cercando di scivolare nella camera, e si calò giù dalla cornice e sul tetto su cui stava camminando. Poi, voltò le spalle a Dario e cominciò a correre alla massima velocità possibile!

Dario non era intenzionato a farselo scappare così facilmente. Dando prova della propria agilità, saltò fuori dalla finestra e atterrò sul tetto, fermandosi giusto un istante per assicurarsi di avere l’equilibrio. Poi, si mise ad inseguire l’intruso, che aveva già raggiunto l’orlo del tetto e stava spiccando un abile salto, coprendo la distanza che lo separava dall’edificio successivo, e atterrando senza problemi sul tetto. Dario non esitò, e corse a sua volta verso l’orlo del tetto, mentre lo sconosciuto si guardava indietro con evidente preoccupazione. Il ragazzo stava accorciando le distanze più velocemente di quanto avesse previsto, e continuando così, lo avrebbe preso di sicuro… doveva inventarsi qualcosa per seminarlo, e in fretta! Pensò in fretta e si diresse verso un altro edificio, che sembrava un po’ più distante rispetto a quello dove si trovava, e spiccò un altro abile salto, che gli permise di oltrepassare lo stacco e atterrare dall’altra parte senza farsi male, ma Dario continuò ad inseguire, senza lasciarsi impressionare.

“Ugh… maledizione, ma proprio questo scoiattolo mi doveva capitare? Cazzo…” imprecò l’intruso, voltandosi indietro per poi stringere i denti quando vide Dario prendere una bella rincorsa e saltare da un tetto all’altro, atterrando con una capriola per attutire l’impatto. Nel disperato tentativo di seminare il suo inseguitore, l’uomo si calò dal tetto e su una terrazzina sottostante, rovesciando una pianta nel salto, e cercò di raggiungere una delle vie principali. “Devo… devo sbrigarmi! Se raggiungo le rive del Bo sono salvo…”

L'uomo si guardò attorno e vide un punto in cui avrebbe potuto calarsi senza problemi. Si affrettò in quella direzione e si calò sulla strada con la sicurezza di chi era abituato a simili prodezze, ma Dario cominciò a calarsi giù a sua volta…

oooooooooooo

<“Pandora? Pandora, c'è qualcosa che non va, miao!” la voce nasale di Sotero svegliò la giovane fattucchiera da un gradevole sogno, e Pandora aprì gli occhi con riluttanza, trovandosi di colpo dalle verdi distese della sua nativa Carnia, alle mura rose dall'umidità della stanza in cui lei e le sue compagne si trovavano. Si passò una mano sulla faccia, e si mise seduta sul suo giaciglio, per poi voltarsi verso il suo famiglio, che la osservava con quell'espressione di distacco e superiorità che viene comunemente associata ai gatti.

“Hmmm… che succede, Sotero? Non hai idea del bel sogno che stavo facendo…” mormorò, stando bene attenta a sussurrare, in modo da non svegliare le sue due compagne. Maria sembrava tranquilla, mentre Nisa era seduta a gambe incrociate con la schiena appoggiata al muro poco distante da lei, ed era in stato di trance – uno stato che per gli elfi era l'equivalente del sonno.

“Sì, posso immaginare che stavi sognando qualche bel giovanotto, miao.” Rispose sarcastico il gatto nero parlante. “Ma è successo qualcosa nell'altra stanza. Ho percepito qualcuno che cercava di intrufolarsi in camera dei ragazzi. Meglio dare un'occhiata, miao.”

Questo riportò del tutto Pandora alla realtà. La ragazzina bionda si mise addosso un po' di vestiti, in modo da sembrare decente, si infilò le scarpe e scivolò silenziosamente fuori dalla stanza, cercando di non svegliare le sue compagne di viaggio. Non riuscì a vedere il piccolo particolare delle orecchie a punta di Nisa che si muovevano rapidamente, seguendo i suoi movimenti…

“Per di qua, Sotero.” Sussurrò Pandora, cominciando a scendere le scale un po’ malridotte che portavano al piano terra. Il legno scricchiolò per qualche istante sotto i passi della ragazzina, che scese nel salone principale ancora ingombro di tavoli spostati e sedie rovesciate, e uscì dalla porta principale, arrivando nelle strade buie e quasi deserte di Grisoborgo. Una folata di brezza notturna, ancora fredda nonostante la stagione, la investì e le fece provare un brivido, prima che Pandora alzasse una mano e, con un semplice sforzo di volontà, usò la sua magia per creare una piccola sfera di luce che fluttuò a pochi centimetri dal palmo della sua mano. “Ecco. Adesso possiamo andare.”

“Sento i passi di qualcuno da questa parte, miao! Dobbiamo fare in fretta!” esclamò il famiglio. Cominciò a correre lungo la strada dissestata, in direzione degli edifici verso i quali, a loro insaputa, Dario e il misterioso intruso si stavano dirigendo…

oooooooooo

L’uomo si calò giù dall’edificio e atterrò con una capriola sul terreno, per poi mettersi in piedi e correre a perdifiato verso un vicolo buio e stretto  non troppo lontano da lì. Dario, ancora ad una certa distanza da lui, si accorse di quello che stava cercando di fare, e imprecò a denti stretti.

“Merda… se entra in quel vicolo, lo perdo di sicuro.” Affermò a bassa voce, e si apprestò a calarsi giù a sua volta mentre il misterioso fuggitivo si apprestava ad entrate nella stradina angusta e far perdere le proprie tracce. A quel punto, il ragazzo si era quasi rassegnato all’idea di lasciarlo fuggire…

Ma Pandora e Sotero avevano deciso diversamente. Con un sibilo furibondo, il famiglio dall’aspetto di gatto nero spiccò un balzo formidabile e si aggrappò con le unghie alla camicia dell’individuo, che gettò un grido di dolore e sorpresa  e fece qualche passo indietro, nel tentativo di scrollarsi di dosso il felino. Pandora intervenne un attimo dopo, buttandosi addosso all'uomo con tutto il suo peso… e l'intruso, non aspettandosi un simile intervento, venne spinto via e barcollò fino a finire con la schiena contro il muro dietro di lui. Sotero si staccò e atterrò agilmente sul selciato, mentre Dario, sfruttando appieno quell'opportunità, scendeva giù e copriva la distanza che lo separava dall'uomo.

Il misterioso individuo lanciò un breve grido di paura e sorpresa, e cercò di sgusciare via, ma a qurl punto non c'era più niente da fare. Dario e Pandora gli si avvicinarono, e si posizionarono in modo da bloccargli ogni via di fuga, guardandolo con espressione decisa.

“Che cosa è successo, Dario? Chi è questo tipo?” chiese Pandora, senza staccare lo sguardo dall'uomo che dava l'impressione di voler essere lontano mille miglia da lì.

Il ragazzo biondo gettò una rapida occhiata al gatto nero che si era piazzato accanto a Pandora, e per un istante si chiese distrattamente da dove fosse venuto… si ripromise di chiedere alla sua compagna di viaggio, una volta risolto il problema più immediato. “Non lo so, Pandora, ma vorrei proprio chiederglielo.” Affermò. “L'ho beccato che cercava di entrare nella nostra stanza dalla finestra!”

“N-non fatemi del male! Mi arrendo!” esclamò l'uomo, alzando le mani in una chiara ammissione di resa. “I-io… sono soltanto un comune ladro che sperava di racimolare qualche spicciolo in più… stavo… stavo cercando la mia occasione per farmi notare da qualcuno di davvero importante!”

Incuriosito dalle parole dell'uomo, che certo non poteva avere molti anni più di lui, Dario decise che valeva la pena fare qualche domanda in più. “Qualcuno di importante? Di chi stai parlando?” chiese il giovane biondo.

“Stavi cercando… di fare una buona impressione a qualche capo?” continuò Pandora, il cui contegno si era fatto di colpo più freddo e determinato. Dario non mancò di notare quanto più decisa, quasi feroce, si fosse fatta la giovane dagli occhi bicolore, e dovette ammettere a sé stesso che era impressionante.

L'uomo che avevano messo all'angolo deglutì nervosamente, ma sembrava che già si fosse calmato un minimo, e riuscì a rispondere con maggiore lucidità. “Io… mi chiamo Bertoldo Vasari, e… sono uno dei tanti ladruncoli che gironzolano per le strade di Grisoborgo. Sì… ho cercato di farmi notare da qualche pezzo grosso… avete mai sentito parlare della famiglia Villanova?”

Quel nome non era per niente sconosciuto ai due ragazzi, e anzi ebbe l'effetto di allarmarli. Sotero non disse nulla, cercando di farsi credere un normalissimo gatto nero, ma anche lui stava ascoltando con attenzione i discorsi di Bertoldo.

“La famiglia… Villanova?” chiese Dario, ricordando fin troppo bene quel cognome che aveva sentito diverse volte durante le sue scorribande con i ragazzi della sua banda, quando si intrufolavano nei mercati per rubare un po' di frutta e verdura per mangiare. Era un nome che circolava tra i negozianti e i venditori di buona parte di Tilea, conosciuto, temuto ed odiato da tutti loro. “Vuoi dire… quel clan mafioso che da diversi anni a questa parte sta ampliando la sua sfera di influenza nel territorio di Tilea?”

“Sono già arrivati fin qui a Grisoborgo?” chiese Pandora con un accenno di paura. “Com'è possibile? Ero convinta che le loro attività fossero limitate al sud…”

“Beh… in effetti per adesso è così… ma… sembra che adesso vogliano espandersi… vogliono prendere il controllo di altri territori e costringere le organizzazioni fuorilegge e le gilde di ladri minori ad unirsi a loro…” spiegò Bertoldo. “E… e in una situazione del genere, cosa può fare un buono a nulla come me se non cercare almeno di mostrarsi abbastanza bravo da unirsi alla loro organizzazione? Se… se rimani da solo, sei spacciato! Quelli… non tollerano che ci sia qualcuno… che si mette in proprio, se capite cosa voglio dire!”

Dario e Pandora annuirono assieme. Non era un segreto che il clan Villanova non tollerasse attività criminali che non fossero sotto il loro controllo, diretto o indiretto che fosse.

“Sì, sappiamo quali sono i loro modi di fare. Quindi… speri di poter lavorare per loro, per qualche banda al loro servizio?” chiese Pandora.

Bertoldo, avendo l'impressione che la ragazzina gli stesse puntando un indice contro, sembrò irrigidirsi un po', e il suo tono si fece vagamente più aggressivo. “Qualcuno di voi… ha idea di cosa significhi vivere per la strada? Non avere un lavoro, essere costretti ad arrangiarsi giorno dopo giorno per sopravvivere? Purtroppo… quando si fa fatica ad andare avanti, quando si è costretti a vivere alla giornata, non si può andare tanto per il sottile!”

Non aspettandosi la veemenza con la quale Bertoldo aveva risposto, Dario cercò di appianare. “Ah! Mi dispiace, la mia compagna non aveva nessuna intenzione di offendere. Stava solo traendo delle conclusioni, vero, Pandora?”

“Sì, hai ragione, Dario… e mi scuso se è sembrato che fosse quella la mia intenzione.” Rispose la biondina. “So che in effetti ci sono molte persone che hanno difficoltà a sopravvivere, a causa della povertà e di altri problemi… e capisco cosa vuoi dire.”

Bertoldo sembrò calmarsi, e si sedette sul terreno, parlando con il tono di una persona che voleva scusarsi di quello che aveva fatto. “Mi dispiace, ragazzi… io… avrei voluto fare qualcos'altro della mia vita.” Affermò affranto, tenendosi una mano sulla fronte come se la testa gli fosse diventata pesante all'improvviso. “So di essere soltanto un ladruncolo da quattro soldi… non pretendo che mi capiate, ma… vorrei soltanto dirvi che mi dispiace per quello che sto facendo… non so davvero cos'altro fare…”

Dopo un attimo di riflessione, Dario e Pandora si guardarono negli occhi, e senza aver bisogno di dire una parola, si scambiarono un cenno di intesa. Il ragazzo biondo fece un passo verso Bertoldo e si chinò su di lui, ponendogli una mano sulla spalla. “Io… posso capire quello che stai provando. Sai, io sono cresciuto per la strada. Non ho mai conosciuto i miei genitori, e sono stato cresciuto in un orfanotrofio in cui nessuno di noi ragazzi ha mai ricevuto grandi attenzioni. Eravamo… più o meno lasciati a noi stessi. Ci si arrangiava come si poteva… e questo voleva spesso dire rubare del cibo o qualche fiorino nei mercati o a qualche passante.”

“Dario…” disse tra sé Pandora, provando compassione per quel suo compagno che pure conosceva soltanto da poche ore. Se non altro, anche se era stata adottata, lei era cresciuta in un ambiente protetto, facendo una vita modesta ma dignitosa finché quei suoi poteri da fattucchiera non si erano manifestati.

“Quello che voglio dire… è che capisco come ci si sente.” Continuò Dario. “Ognuno fa quello che può per cavarsela. Sinceramente, ancora non so se ho davvero trovato un'alternativa. Diventare un avventuriero… una specie di mercenario… non è esattamente l’attività più sicura che si possa trovare.”

“E vorrei aggiungere che diversi avventurieri sono poco più che dei malfattori travestiti da eroi.” Fu il commento di Pandora. “Ascolta… purtroppo, non so se possiamo aiutarti più di tanto. Anche noi non siamo esattamente in condizioni di passarla troppo bene, dopotutto. Ma… non credo che entrare a far parte di un’organizzazione criminale ti aiuterà, alla fine.”

“Mi rendo conto che non mi prenderebbero per farmi un favore. Non farebbero altro che sfruttarmi per le mie capacità nel furto, e poi mi abbandoneranno come uno straccio usato. Ma… come ho detto, quando si tratta di sopravvivere giorno dopo giorno, non si ha il lusso della scelta.” Rispose Bertoldo. “Voi… siete fortunati, avete trovato un'alternativa. Io… posso soltanto cercare di sopravvivere in qualche modo. Per adesso, vorrei soltanto avere un po' più di tempo a mia disposizione. E poi… se dovesse venire per me il momento di essere scartato, penserò a qualcos'altro… in qualche modo cercherò di cavarmela. E se non dovessi farcela, beh… che posso dire, almeno ci ho provato, e nessuno di noi vive per sempre, in ogni caso.”

I due ragazzi ascoltarono senza sollevare obiezioni. Purtroppo, malgrado le loro convinzioni, dovevano ammettere che quel ladruncolo non aveva tutti i torti. Per molte persone a Tilea, la sopravvivenza era una lotta giornaliera, e loro stessi ne avevano avuto delle testimonianze non appena erano arrivati a Grisoborgo. Dario stesso aveva sperimentato sulla sua pelle cosa volesse dire vivere nel bisogno, e doveva ammettere che era stata soltanto fortuna se aveva potuto prendere una strada diversa dal crimine. Non sapeva quasi nulla del passato dei suoi compagni, ma non era improbabile che anche loro avessero avuto le loro peripezie.

“Non è il caso che voi vi preoccupiate tanto di me, ragazzi.” Continuò Bertoldo, con fare quasi rassegnato. “In fondo, ci siamo visti adesso, e probabilmente non ci vedremo mai più. Vi auguro buona fortuna… e per quanto può valere, mi dispiace. Addio.”

“Aspetta…” cominciò a dire Dario, ma il ladruncolo si era già dileguato con uno scatto quasi felino, infilandosi nel vicolo vicino  e facendo perdere le proprie tracce. Ai ragazzi e al famiglio di Pandora non rimase altro da fare che restare a guardare l'imboccatura della stradina, con un sentore di impotenza.

Dopo qualche istante di silenzio, Sotero sospirò e disse la sua. “Beh… che posso dire, miao, purtroppo è vero che non possiamo fare molto per i problemi di quel tipo.”

“Ci ho provato.” Affermò Dario, sfregandosi la fronte con evidente malinconia. “Ho pensato che anche lui, in fondo, è nella condizione in cui ero io una volta… ma purtroppo, è vero che non sempre i problemi hanno delle soluzioni semplici e rapide.”

“Quello che mi fa più rabbia è che in situazioni come questa, ci sono sempre delle persone che sfruttano i problemi delle persone per usarle.” Fu il commento di Pandora. La ragazzina bionda diede un calcio ad un ciottolo, mandandolo a rotolare contro il muro di un edificio vicino. “Come quei Villanova per i quali Bertoldo vorrebbe lavorare. Per molte persone, il crimine deve sembrare l'unico modo per sopravvivere, e questa gente ne approfitta.”

Sotero disse di sì con la testa, e al tempo stesso mosse nervosamente la coda. “Certo, non è una bella cosa, miao. Purtroppo, questa è solo una delle tante ingiustizie del mondo attorno a noi, miao.”

“Inutile stare qui a recriminare.” Disse infine Dario, rassegnato. “Meglio tornare alla taverna… immagino che domattina avremo un po' di spiegazioni da dare.”

In silenzio, Pandora annuì e si stiracchiò, sperando che se non altro, il resto della nottata sarebbe passato senza altre sorprese. E sperando che l’indomani sarebbe stato una giornata un po' più favorevole.

 

oooooooooo

 

CONTINUA…

 

Note dell'autore: Un capitoletto non troppo impegnativo, in cui vediamo Dario e Pandora alle prese con un ladruncolo… beh, in effetti non c’è stata proprio molta azione, ma intanto siamo stati in grado di vedere un piccolo assaggio di quello che i nostri giovani eroi sanno fare… e abbiamo visto qualche nome che ritornerà in seguito.

Certo, Tilea non è una terra che se la passa benissimo, come avrete potuto vedere da questi primi capitoli… che combinazione, sembra proprio il tipo di ambientazione in cui c’è un certo bisogno di eroi, non credete anche voi?

Aggiornerò questa storia il prima possibile… e farò in modo che si passi all’azione abbastanza presto! Immagino che tra un paio di capitoli vedremo finalmente qualche scontro! Fino ad allora, vi ringrazio per la vostra attenzione… e vi auguro buon proseguimento!

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Capitolo 5
*** Offerte di lavoro ***


Pathfinder: L'Ascesa della Follia
Una fanfiction di Pathfinder scritta da: Justice Gundam

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Capitolo 5 – Offerte di lavoro

La mattina era arrivata abbastanza presto, con grande sollievo di Dario e Pandora che erano convinti che non sarebbero comunque riusciti a dormire molto più a lungo. La locanda era già in attività, e il proprietario, nonostante la non più giovane età, aveva già preparato un po’ di colazione – anche se niente più che del pane caldo e un po’ d’acqua.

Il gruppo di avventurieri neofiti era seduto ad un largo tavolo, e stavano ascoltando quello che Dario e Pandora stavano dicendo – Sotero aveva saggiamente scelto di tornare da dove era venuto, almeno per il momento, in modo da non attirare troppo l’attenzione.

“E così, quando siamo riusciti a prenderlo, lui ci ha raccontato che era un furto per farsi notare da questa famiglia di malavitosi… i Villanova, immagino che ne avrete sentito parlare anche voi.” Stava dicendo la biondina in quel momento.

Tutti fecero cenno di aver già sentito quel nome, tranne Iaco. “No… mai sentito.” Disse il coboldo scuotendo la testa. “Notizie di mondo di uomini non arrivano in miniere di coboldi.”

Gunter alzò brevemente gli occhi, pensando che se la maggior parte dei coboldi si degnassero di essere un po’ più tolleranti verso gli uomini, magari non sarebbero così indietro. “Per farla breve, la famiglia Villanova è a capo di una vasta organizzazione criminale che opera soprattutto nella zona sud-orientale di Tilea, nelle regioni di Rucania e Bruzio. Sono specializzati in ricettazione, taglieggio e spaccio, ma hanno le mani in quasi tutte le attività criminali che si svolgono in questo paese.” Spiegò il nano. “Alcune autorità hanno provato a fare qualcosa per fermarli, e in effetti sono anche riusciti a stroncare certe loro operazioni… ma non è mai stato abbastanza da danneggiare veramente la famiglia Villanova.”

“Ho sentito dire che l’attuale capofamiglia dei Villanova, Don Mauro, è diventato il leader dell’organizzazione dopo la morte di suo fratello Vincenzo, avvenuta in circostanze misteriose.” Disse Dario, mangiando lentamente una pagnotta calda da poco uscita dal forno.

“Circostanze misteriose?” chiese Nisa, con un cipiglio indignato. “Fammi indovinare… di solito, in questi ambienti, significa che il nuovo capo ha fatto fuori il fratello e ne ha preso il posto.”

“No, intendo proprio dire circostanze misteriose.” Chiarì Dario alzando le spalle. “Pare che la famiglia Villanova fosse implicata in un commercio di schiavi nella zona di Epiros… e che fosse proprio Don Vincenzo a condurre questa infame attività. Ma ho sentito dire che hanno finito per pestare i piedi ad un potente culto di Tiamat che operava nella zona. Il risultato è stato che alcuni dei guerrieri sacri di Tiamat hanno fatto irruzione nel loro quartier generale e hanno ucciso Don Vincenzo Villanova.”

“Un commercio di schiavi.” Grugnì Maria scuotendo la testa disgustata. “Si può pensare a qualcosa di più spregevole?”

Il resto del gruppo non poté che darle ragione – la schiavitù era da tempo illegale a Tilea, ed era un reato punito con la decapitazione nella maggior parte delle regioni. Tuttavia, questo non impediva a certi fuorilegge o a pirati senza scrupoli provenienti dalle terre sconosciute oltre il mare di fare delle scorribande lungo le coste di Tilea per rapire ragazzi dal fisico robusto o ragazze di bell’aspetto, e venderli in qualche paese in cui questa pratica era ancora tollerata. In particolare, tutte le comunità costiere temevano gli attacchi dei pirati dell’Abistan, un paese dall’altra parte del Mare Dinameo, conosciuto per la sua oppressiva dittatura religiosa.

“Purtroppo, Maria, certe persone sono capaci di fare questo e altro.” Affermò cupamente Dario, con la solennità di qualcuno che parlava per esperienza. “Ma tornando al discorso di prima… quello che è misterioso, in tutto questo, è che i Villanova non sono mai stati interessati, prima di allora, a fare “affari” in quella regione, e da allora, non hanno neanche più tentato. Neanche dopo che il culto di Tiamat si è disperso a causa di disordini interni e di un gruppo di disertori.”

“Quindi, tu dici che qualcosa deve avere influenzato Don Vincenzo per fargli tentare questa ventura ad Epiros?” chiese Nisa. “Magari proprio con lo scopo di mandarlo a morire?”

Gunter alzò le spalle. “Non è da escludere.” Affermò, la sua misteriosa arma appoggiata vicino alla sua sedia e ancora avvolta nel suo drappo di stoffa. “Sapete come funziona negli ambienti della criminalità. Sbandierano tanto il loro onore, ma sono soltanto un branco di assassini.”

“Comunque, il ragazzo che abbiamo incontrato stanotte stava compiendo un furto proprio per avere la possibilità di entrare in una banda, magari quelle sotto il controllo dei Villanova.” Continuò Pandora. “Gli abbiamo detto che questa via finirà per portarlo solo ad una triste fine, ma… ho l’impressione che fosse già rassegnato.”

“Ehilà, ragazzi.” Disse la voce roca del taverniere, che sbucò da dietro Pandora, facendole fare un salto per la sorpresa, e appoggiò sul tavolo una brocca piena di acqua fredda. “Vi ho sentito parlottare… è successo qualcosa stanotte, vero? Credevo di aver sentito dei rumori.”

“Ah… buongiorno.” Affermò Iaco. “Miei amici detto che ladro è venuto in nostra stanza. Dario ha inseguito lui, ma poi lasciato andare. Era… un uomo di nome Bertoldo, Dario detto.”

Il vecchio oste sospirò, e premette tra sé le labbra, in un’espressione di rammarico. “Ah, sì, Bertoldo… è una vecchia conoscenza, da queste parti. Non è un cattivo ragazzo, è solo che è sfortunato e ha fatto delle scelte sbagliate nella vita. Purtroppo, il nostro paese è pieno di persone simili a lui.” Affermò.

Dario guardò con fare assorto verso il pavimento, ma si riscosse subito dai suoi pensieri. “Sì, ho avuto anch’io questa impressione. Comunque… adesso dobbiamo pensare a qualcosa di un po’ più immediato. Non appena avremo finito la colazione, andremo in Piazza del Popolo, e cominceremo a cercare un impiego, come lei ci ha suggerito.”

“Ottima idea, ragazzo. Il vostro vecchio amico Nuccio, qui presente sa quello che dice!” rispose l’oste, rivelando infine il suo nome. “Vi auguro di fare dei buoni affari… così vi potete fermare un po’ di più qui, e io mi metto in tasca più soldi! Hehehee…”

“Grazie dell’incoraggiamento…” mormorò Nisa con una risatina, divertita e sarcastica al tempo stesso.  “Va bene, allora finiamo qui, e andiamo a dare un’occhiata in Piazza del Popolo. Magari sarà lì che cominceremo a trovare qualche indizio su quello che stiamo cercando.”

“Okay… e noi cercheremo di dare una mano.” Affermò Dario, versandosi un po’ di acqua fresca per poi berla tutta d’un fiato. “Per adesso, finiamo qui, e vediamo cosa troviamo là in Piazza del Popolo…”

Gunter disse di sì con la testa, chiedendosi tra sé cosa si sarebbe potuto aspettare.

 

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La Piazza del Popolo, il centro di tutte le attività di Grisborgo, era gremita come ci si poteva aspettare già dalle prime ore di attività della città sul fiume. Mercanti che cercavano guardie del corpo, agricoltori e costruttori in cerca di operai, capitani che cercavano di assoldare una ciurma… in mezzo a tutto questo caos, i sei avventurieri si muovevano con attenzione, cercando di non perdersi di vista, e facendo in modo che nessuno si avvedesse dell’aspetto di Iaco. Il coboldo dalle squame azzurre si manteneva ben nascosto nel suo mantello sdrucito, usando un bastone per misurare i suoi passi.

“Mi sa tanto che non sono questi i lavori che cerchiamo.” Affermò Nisa, dando una rapida occhiata ad un gruppetto di mercanti dall’aspetto non troppo raccomandabile che stavano seduti ad un banco sul ciglio di una delle strade che si immettevano nella piazza. “Occhio alle borse, ragazzi, questo è proprio il tipo di ambiente in cui i borseggiatori si trovano più a loro agio.”

“Ne so qualcosa.” Rispose Dario, con un pizzico di amara ironia. “Io e la banda andavamo sempre a sgraffignare qualcosa ai passanti nelle vie e nelle piazze più affollate.”

Maria notò un grande albero di faggio che si trovava al centro della piazza, sul cui tronco, largo come una piccola casa, erano affissi dei messaggi scritti su fogli di pergamena. “Guardate… forse lì possiamo trovare qualcosa di più interessante.” Affermò la giovane donna dai capelli neri. “Ho come l’impressione che gli avventurieri e i viandanti di Grisborgo usino quell’albero come bacheca per i loro annunci.”

“Proviamo noi a leggere qualche messaggio?” chiese Iaco facendo cenno al resto del gruppo di seguirlo mentre si avvicinava al grande albero di faggio con circospezione. Facendosi strada con un po’ di difficoltà tra la folla, il gruppo raggiunse l’improvvisata bacheca, e cominciò a dare un’occhiata ai messaggi affissi.

“Hmm…” Dario cercò di leggere come meglio poteva, ma prevedibilmente, non riuscì a farlo in velocità, e dovette ritornare indietro più di una volta per cogliere del tutto alcune frasi. “Ragazzi, ditemi voi quello che c’è scritto, perché io non sono un granché a leggere.”

“Nemmeno io, se è per quello… diciamo che me la cavo.” Affermò Pandora alzando gli occhi al cielo.

Gunter e Nisa non sembravano avere lo stesso problema. “Tranquilli, qui ci pensiamo noi. Vediamo un po’ che cosa dicono… la maggior parte sono viaggiatori che cercano amici o segnalano riunioni varie… ma ce ne sono alcuni di gente che offre dei lavori interessanti! Come questo… Qualcuno ha visto Brigitta de Filago? 50 fiorini a chi porterà informazioni al 5 di Via dei Cuoiai.

“Quest’altro… aspettate un attimo che ci do un’occhiata. Allora… Fabrizio Ziani, non ci siamo incontrati a Miragliano, forse sei qui da qualche parte? Se vedi questo messaggio, io sono quasi tutte le sere all’osteria del Gatto Che Ride. Ambrogio Contarini.” Nisa si mise davanti ad un altro messaggio e lo lesse ad alta voce.

Dario si sfregò il mento con una mano. “Beh, in effetti sembrerebbero dei lavoretti interessanti. Ma non credo che ci daranno informazioni su quello che state cercando voi, non credi, Pandora?” chiese alla sua compagna di viaggio, che fece una risatina a mezza bocca e alzò le spalle. “Diamo un’occhiata a qualcos’altro, se non troviamo nulla di meglio ripieghiamo su questi due.”

“Fabrizio Ziani… dov’è che ho già sentito questo nome?” si chiese Maria. Decise di mettere da parte questa domanda, almeno per il momento, e passò a leggere un altro annuncio. “Ascoltate qui, ragazzi, questo mi sembra davvero interessante! Specialisti cercansi per lavoro di recupero. Una notte di lavoro, legale, qualche rischio, ottima ricompensa, esperienze militari utili. Astenersi perditempo. Calle delle Spezie, molo 7. Chiedere di Loredan.”       

La giovane donna dai capelli neri si schiarì la voce e guardò verso i suoi compagni. “Allora, che ne dite? Potrebbe essere un’idea?”

“Come lavoretto per cominciare a guadagnare qualcosa, sì.” Rispose Nisa. “Ragazzi, voi che ne dite?”

“Io dico che ci presentiamo a questo… Calle delle Spezie, molo 7, e cerchiamo questo tipo.” Affermò Pandora. “Sapete dov’è Calle delle Spezie?”

“No, ma non difficile. Basta chiedere.” Rispose prontamente Iaco. “Che dire voi? Andiamo a cercare, sì?”

oooooooooo

Quella sera, il gruppetto di avventurieri novizi si stava incamminando lungo una stradina che costeggiava un canale, passando vicino ad una serie di baracche di legno dall’aspetto mal tenuto. Ciò che rimaneva di quelle che un tempo dovevano essere state delle barche di tutto rispetto era legato a dei pali di legno marcio che emergevano dalle acque, sballottati lentamente ma costantemente dall’acqua mossa, e un penetrante fetore di rifiuti, alghe marcite e peggio rendeva l’aria difficile da respirare nonostante la leggera brezza che spirava.

“Molo 7… proprio nella zona più abbandonata di Grisborgo.” Brontolò Gunter a bassa voce, mentre guardava le baracche fatiscenti in modo da cercar di vedere qualcosa che indicasse il numero del molo a cui si trovavano. Sulla maggior parte dei capannoni era stato scritto un numero, ma le intemperie e l’incuria avevano fatto sì che la maggior parte delle indicazioni fossero sbiadite o scomparse. “Speriamo almeno che si veda la nostra destinazione.”

Tenendo lo sguardo alzato, i ragazzi continuarono a cercare, fino a che Dario non vide che sopra uno degli edifici più grandi e meno malridotti si riusciva ancora a vedere un numero 7 scritto con la vernice rossa. Anche quello non era più molto ben visibile, ma lo era abbastanza per distinguere la cifra, e il ragazzo dai capelli biondi la indicò ai suoi compagni.

“Credo che siamo arrivati. Dev’essere questo il posto.” Affermò. Guardando in direzione dell’edificio, vide che la porta d’ingresso era semiaperta, probabilmente a causa del fatto che i cardini erano arrugginiti e avevano parzialmente ceduto. Era possibile intravedere  l’interno dell’edificio, e già da dove si trovavano, non avevano delle buone aspettative su quello che avrebbero trovato all’interno.

“Che posto mal tenuto…” commentò a bassa voce Pandora. Deglutì e seguì i suoi compagni mentre si dirigevano verso il baraccone apparentemente abbandonato, con Maria che spinse attentamente la porta d’ingresso. Uno scricchiolio inquietante e una piccola nuvola di polvere accompagnarono il gruppo di avventurieri mentre entravano nella baracca illuminata solo da una lanterna ad olio appoggiata ad una scrivania improvvisata, composta da niente più che due casse messe l’una vicina all’altra. Il luogo, per quanto non del tutto abbandonato, dava un’impressione di desolazione e tristezza, con utensili da carpentiere lasciati qua e là, e pervaso da un’umidità fastidiosa.

“Ehm… molo 7, giusto? Stiamo cercando un certo Loredan…” disse Dario.

Una figura umana era seduta alla scrivania improvvisata, avvolta in un rozzo scialle. Non appena si rese conto che il gruppo era entrato, sollevò gli occhi da quello che stava facendo e rispose.

“E lo avete trovato… Tonio Loredan… guardiano del porto fluviale di Grisborgo…” mormorò. La sua voce era roca e stentata, e la sua frase terminò in una serie di colpi di tosse che durarono alcuni secondi prima che la persona potesse continuare. “Ugh… keh… maledetta tosse… verrà pure il giorno in cui mi farà schiattare… hey, voi… cough… che fate lì impalati? Avanti, avanti, branco di canaglie! Siete qui… cough… per l’annuncio, vero?”

“Ehm… direi proprio di sì.” Rispose Nisa, cercando di non avvicinarsi troppo alla scrivania, alla quale era seduto un individuo che certo doveva aver visto giorni migliori. Il suo fisico era chiaramente logorato da qualche malattia cronica, e il suo viso esprimeva amarezza e rabbia, ed era solcato dalle rughe e abbrutito da diversi nei e dall’alcol. L’elfa rabbrividì, chiedendosi che razza di vita avesse fatto quell’uomo per ridursi così. “Era… una proposta di lavoro, e io e i miei compagni ne avremmo bisogno.”

“Ah, sì, sì, quella cosa che ho messo in Piazza del Popolo.” Rispose l’uomo, facendo cenno al gruppo di sedersi su alcuni sgabelli posti vicino alla sua postazione. Tossì un altro paio di volte, liberandosi la gola dal muco, e sputò per terra prima di continuare. “C’è una nave ormeggiata al porto sul Bo, ragazzi… l’Armeria, si chiama… sono diversi giorni che non pagano la tassa di soggiorno, e la guardia cittadina non fa un fottuto niente per far rispettare le regole. Hah… tutta ramazza, queste guardie. Tutti venduti, dal primo all’ultimo!”

Colti di sorpresa dalla risposta di Tonio, i ragazzi restarono in silenzio per un attimo, e Iaco si trattenne solo a stento dal chiedere cosa volesse dire – aprire la bocca avrebbe voluto dire esporsi per quello che era, e il coboldo stregone non era ancora sicuro che sarebbe andata bene.

“Un momento, signor Loredan!” affermò Gunter, per poi appoggiare una mano sulla spalla dell’uomo, che lo guardò con occhi grigi annebbiati dall’età e dai postumi di una sbornia. “Io e i miei compagni non sappiamo esattamente di cosa lei stia parlando. Può… raccontarci tutto dall’inizio?”

Riavviandosi un po’ i radi capelli  ingrigiti che gli crescevano ancora sulla testa, l’uomo prese due respiri affannosi. “Hmm… va bene, va bene… cough… come potete vedere… non me la passo tanto bene, e nemmeno il porto. Ho questa dannata malattia che mi porterà via lentamente… e i miei figli non hanno voglia di prendere il mio posto. Sta andando tutto a farsi fottere, da queste parti… ma restiamo in tema.”

Dario e Maria dissero di sì con la testa, incoraggiando Tonio ad andare avanti.

“Comunque… da qualche giorno c’è questa nave ormeggiata al porto fluviale…” continuò l’uomo, e Pandora annuì a sua volta, ricordando il porto al quale erano scesi soltanto la sera prima. “Si chiama Armeria, e l’equipaggio è composto da… cough! Da un branco… keh… di delinquenti e pendagli da forca comandati da uno straniero… un certo Thamis Mernisi, un topo di fogna con la pelle scura, tutto pelato e con una lunga cicatrice su un braccio. Dice che se l’è fatta combattendo contro un pirata… bah! Secondo me, gliel’hanno fatta con un coccio di bottiglia durante una rissa in qualche bettola! Credetemi, ne so qualcosa!”

“Immagino di sì…” rispose Nisa con un pizzico di imbarazzo. Cercò di mantenere la discussione sui binari giusti, e cercò di riassumere il tutto. “In pratica, questi tizi sono venuti qui a Grisborgo, hanno attraccato, e adesso non se ne vanno più, e non pagano per l’ormeggio. Ci ho preso?”

“Sì, elfa, è così. Ho provato a rivolgermi alla guardia cittadina… cough! Cough! Ma loro… hanf… mi hanno detto che non avevano tempo, che stavano seguendo altre cose, insomma una massa di scuse per non dare una mano. Sono corrotti, ve lo dico io! Cough…” Continuò l’uomo, per poi pulirsi la bocca con un fazzoletto e borbottare qualcosa che per fortuna l’elfa non riuscì a capire. “Vi pago per mandare via quegli abusivi e cercare di capire cos’hanno in quella loro dannata nave. Che ne dite, ci state? Cinquanta fiorini a testa se riuscite.”

“Una bella somma. Consideri quelle canaglie già sloggiate.” Rispose prontamente Maria. “Dov’è che sono ancorati? Dove troviamo questa… Armeria, così si chiama la loro nave?”

Tonio riuscì a sorridere lievemente, contento di aver trovato finalmente qualcuno in grado di aiutarlo, e disposto a farlo. “Sì… sì, proprio così… quei pendagli da forca si trovano di solito sotto coperta a gestire la loro merce… qualsiasi cosa sia.” Proseguì. “Andate a beccare quel Thamir… huff… e fateli sloggiare da lì, o fate in modo che paghino la tassa di ormeggio. E se magari… riuscite a scoprire cosa stanno facendo li… tanto meglio.”

“Bene, tutto chiaro.” Rispose Gunter, pettinandosi la barba con una mano. Mise a posto la misteriosa arma che portava sulla schiena, e rivolse una domanda retorica al loro datore di lavoro. “Immagino che dovremo prepararci a combattere, giusto? Da come ce li descrive, non sembrano il tipo di persone che si fanno convincere con le parole.”

“Già… tutti un branco di sacchi di spazzatura… ptù!” Tonio sputò di nuovo per terra, disgustando i più educati del gruppetto. “Comunque, alla fine sono solo un branco di vigliacchi. Vedrete che se li affrontate con un minimo di abilità, se la faranno sotto.”

“E’ quello che spero… sa per caso in quanti sono?” chiese Dario.

“Più o meno una decina, escluso Thamir. Cough!” fu la risposta di Tonio, ancora una volta interrotta da quella sua tosse catarrosa. “Trovate un modo per sistemarli… in fondo, se siete abili come ho richiesto, non saranno un branco di perdigiorno a darvi problemi, vero?” 

Pandora alzò gli occhi al cielo. “Dipende da che tipo di perdigiorno sono…” disse tra sé. Ma decise comunque di non pensarci – ormai erano lì e avevano accettato quel lavoretto. “Va bene, faremo in modo di farli sloggiare… e scopriremo anche cosa stanno facendo.”

E daremo un’occhiata per vedere se è la pista che io, Gunter e Nisa stiamo seguendo…” pensò tra sé, scambiandosi uno sguardo di intesa con il nano e l’elfa.

“Cough… grazie… della guardia cittadina non mi posso proprio fidare… hmph…” rispose il vecchio con acredine. “Vi consiglio… di agire stanotte… hanf…”

Dario disse di sì con la testa. Era comunque sua intenzione agire con il favore dell’oscurità, nella speranza che gli occupanti del molo non si aspettassero visite.

“Sì, certamente.” Rispose Maria. “Useremo questo tempo per formulare un piano per coglierli di sorpresa. Stia pur certo che faremo sgombrare il molo.”

L’uomo disse lentamente di sì con la testa, sentendosi un po’ più sollevato. Se non altro, a questo mondo c’era ancora gente di cui ci si poteva fidare.

oooooooooo

Le assi dell’imbarcazione scricchiolarono rumorosamente sotto i passi della sentinella, mentre quest’ultima dava un’occhiata al molo, tenendo in mano una lanterna ad olio che emanava una luce soffusa tutt’attorno e creava un puntino di luce nella notte. Come sospettava, nulla di cui preoccuparsi. La guardia cittadina si stava tenendo alla larga da loro, e non c’erano altri curiosi in giro

“Allora, non si fanno ancora vedere?” chiese una voce gracchiante proveniente da un altro individuo dall’aspetto poco raccomandabile che faceva un giro di ispezione.

La prima sentinella, un uomo magro con un orecchio solo e il naso schiacciato, scosse la testa. “Naaah, nessuno in vista. Se la stanno prendendo comoda.” Affermò. “Miseria, so che non dobbiamo preoccuparci delle autorità, ma non mi va di restare qui tanto a lungo! Ci dovranno pagare un po’ di fiorini in più per il disturbo, quegli stronzi.”

“Hah! Non è questo che mi rode! Mi fa rabbia che noi siamo qui a passeggiare su e giù per il ponte, mentre il capo e gli altri se ne stanno comodi sotto coperta!” rispose il secondo, un uomo calvo con delle vistose cicatrici sul cranio. Prese dalla cintura una bottiglia di pessimo liquore, e ne bevette un sorso. “Pfui! Non possiamo fare altro che aspettare. Se non altro, non sembra che ci saranno problemi… aspetteremo che i nostri clienti arrivino e ci paghino, e poi leveremo le tende, e andremo in cerca di qualche altro posto dove lavorare.”

Diede un calcio ad una piccola botte appoggiata vicino alla rampa di legno che scendeva fino al molo, riuscendo soltanto a farsi un po’ male al piede senza sfogare la sua frustrazione. Poi, si incamminò verso la poppa della nave, guardando in direzione della città, nella quale ancora splendevano numerose luci. In quel momento, desiderava più di ogni altra cosa poter scendere da quella bagnarola e andare un po’ a divertirsi in città, ma finché non fossero arrivati i loro clienti e non fosse stato completato l’accordo, non potevano esporsi troppo.

Non riuscì ad accorgersi che il pericolo era molto più vicino di quanto pensasse, nella forma di un ragazzo dai capelli biondi con addosso un mantello nero; e un coboldo incappucciato  che si tenevano quanto più possibile attaccati allo scafo dell’Armeria, le orecchie tese in modo da ascoltare quello che i malviventi si stavano dicendo. Dario e Iaco erano riusciti, con il favore dell’oscurità, ad introdursi nel porto sul Bo, e a raggiungere il trasporto fluviale di cui Loredan aveva loro parlato.

Iaco tese le orecchie, e riuscì a cogliere un conversazione tra i due individui che facevano la guardia sul ponte. Sfortunatamente, in quel momento erano troppo lontani perché lui riuscisse a sentire bene, e udì soltanto un vociare confuso.

“Loro aspettare clienti per affare.” Sussurrò Iaco, mentre lui e Dario si acquattavano nell’oscurità accanto allo scafo dell’Armeria. “Clienti in ritardo. Loro non contenti.”

“Già, posso immaginarlo. Purtroppo, però, non hanno detto che cosa stanno vendendo.” Affermò Dario, che poi alzò le spalle per dire che non era un particolare importante, almeno per il momento. “Non importa, vorrà dire che li convinceremo noi a dire per chi stanno lavorando.”  

Il coboldo fece un cenno con la testa. “Dare un’occhiata intorno, poi torniamo dal gruppo?” propose. “Così sappiamo come coglierli di sorpresa.”

“Sì, mi sembra una buona idea. Per adesso, cerchiamo di capire da dove possiamo avvicinarci furtivamente, poi si vedrà come fare.” Sussurrò il ragazzo biondo. I due cominciarono a muoversi dalla loro posizione, restando comunque attaccati quanto più possibile allo scafo dell’Armeria, in modo da non esporsi alle sentinelle, e attesero che la loro attenzione fosse rivolta altrove prima di sgattaiolare verso un edificio vicino. Una volta al sicuro dietro un angolo, con il favore dell’oscurità, i due si misero ad osservare l’imbarcazione, in modo da determinare quali fosero i punti da cui avrebbero potuto introdursi più facilmente, sia solo che i loro compagni. “Iaco, riesci a vedere bene da qui?”

“Sì… due uomini sopra coperta. Abbastanza vicino a pontile.” Disse il coboldo a bassa voce. Grazie alla sua capacità di scurovisione, ovvero l’abilità di “vedere” le fonti di calore comune a tutti quelli della sua razza, Iaco riusciva a distinguere con notevole precisone i contorni dell’Armeria, e soprattutto quelli delle due persone che facevano la guardia. “Non vedo barca tanto bene, ma so dov’è… e so dove si può salire.”

“Ricordami di ringraziare la tua capacità di vedere al buio.” Rispose Dario con un sorriso. “Okay, non sono in grado di vedere bene come te al buio, ma mi sembra di distinguere abbastanza. L’Armeria si trova su un tratto del Bo che dovrebbe essere abbastanza profondo. Però è su un rettilineo, quindi avvicinarsi senza essere visti, in sei, potrebbe non essere tanto facile.”

“Forse meglio dividerci? Qualcuno va da una parte, e qualcuno dall’altra?” fu la proposta di Iaco.

Dario disse di sì con la testa. “Stavo pensando la stessa cosa. Dobbiamo solo discutere con gli altri per decidere da chi saranno formati i due gruppi.” sussurrò. “Torniamo indietro, e discutiamone con Pandora e gli altri. Dobbiamo elaborare un piano d’azione entro stanotte.”

oooooooooo

Circa un paio di ore dopo, altre due sentinelle stavano facendo il loro turno di guardia sul ponte dell’Armeria… ed erano tanto annoiate ed irritate quanto quelle del turno precedente. Come prima, non si vedeva nessuno arrivare, e non c’erano neanche intrusi in vista. La situazione era talmente noiosa che le sentinelle quasi desideravano che arrivasse qualcuno in cerca di guai.

“Niente. Questa dev’essere la città più morta di tutta Tilea.” Mormorò una delle due sentinelle, una donna dalle braccia tatuate con una vistosa cicatrice sulla fronte. “Vado a dare un’occhiata alla poppa, tu resta qui… e continua pure ad annoiarti.”

“Tsk…” grugnì il secondo individuo, avvicinandosi al bordo del ponte e guardando verso la terraferma. Ancora niente. Pensare che i loro clienti sarebbero dovuti arrivare molto prima, per concludere una volta per tutte l’affare…

Finalmente, un movimento sulla banchina allertò la sentinella, che si avvicinò all’attracco e alzò appena un po’ la tavola, in modo che la persona non potesse salire a bordo prima che lui potesse confermare chi fosse.

“Siamo qui.” Disse la figura sulla banchina, avvolta in un mantello scuro. “Voi dell’Armeria ci stavate aspettando, immagino.”

“Heh… alla buon ora. Siete qui per controllare la merce, immagino.” Disse la sentinella con una risata sguaiata. “Bene, salite pure.”

La figura incappucciata fece cenno a qualcuno dietro di sé, e altri due individui ammantati uscirono dalle strade quasi del tutto immerse nell’oscurità. Insieme, le tre figure salirono sulla nave, e la prima che aveva parlato si fermò davanti alla sentinella, che iniziò subito a perquisirla…

Tutto accadde in un attimo. La figura incappucciata  sferrò un colpo di taglio con la mano destra, colpendo l’uomo alla carotide e mozzandogli il fiato in gola, in modo che non potesse urlare!

L’energumeno strabuzzò gli occhi e crollò sul ponte, contorcendosi per il dolore… ma la figura incappucciata non aveva ancora finito, e lo afferrò per il collo, stringendo fino a fargli perdere i sensi! Tuttavia, questo aveva provocato un po’ di rumore, e la donna che era andata a controllare a poppa sentì qualche lieve suono che la fece allarmare…

“Cosa? Ma che…” cominciò a dire, afferrando un pugnale e preparandosi ad intervenire. Ma fu tutto quello che riuscì a dire, prima che qualcuno la afferrasse alle spalle, coprendole la bocca con una mano e, con una proiezione rapida e sicura, la scaraventasse fuori bordo, nelle acque del Bo! Tolto di mezzo l’ostacolo, l’assalitore salì a bordo e aiutò i suoi due compagni a salire – rivelando solo in quel momento la piccola barca a remi che si era avvicinata all’Armeria e aveva attraccato vicino al suo scafo.

“Bel colpo, Dario.” Disse con voce bassa ma acuta una delle figure, la più piccola delle tre. “Iaco spera che a quella piace bagno.” 

“Fin qui tutto bene. Due sono fuori combattimento.” Sussurrò il primo degli assalitori non appena gli altri due – che si rivelarono essere Pandora e Iaco – salirono a bordo a loro volta. “Raggiungiamo Maria e gli altri, adesso arriva il difficile.”

“Okay.” Bisbigliò la biondina, mentre lei e i suoi compagni si dirigevano verso la prua della nave e si sbarazzavano dei mantelli che avevano usato per avvicinarsi furtivamente. Dario disse di sì con la testa quando vide Maria, Nisa e Gunter che a loro volta avevano gettato via il camuffamento e stavano legando lo scagnozzo appena messo ko.

“Qui tutto okay. Questo grosso idiota non è stato un problema.” Affermò Maria, finendo di legare i polsi del malvivente. “Adesso arriva il bello. Dobbiamo prendere di sorpresa il resto della banda e farli sloggiare di qui. O meglio ancora, fare in modo di consegnarli alle autorità.”

“Credo che siano lì di sotto…” affermò Nisa, indicando un portellone chiuso in fondo ad una breve rampa di scale che andava sotto coperta. Il suo udito fine riusciva a sentire, anche se non molto chiaramente, un vociare proveniente da dietro il portone, e anche qualche verso che non riuscì a riconoscere… “Sì, in effetti non c’è altro posto dove potrebbero essere. Però c’è qualcos’altro là sotto. E da qui non riesco a capire di cosa si tratta.”

“Beh, vorrà dire che lo scopriremo presto.” rispose Maria con noncuranza. “Allora, ragazzi, che si fa? Dopotutto, siamo qui per farli sloggiare e far loro pagare l’attracco.”                     

“Direi… che possiamo anche mettere da parte la furtività, a questo punto.” Disse Pandora. Avvicinò una mano alla cintura e ne tirò fuori un coltellaccio da pastore, poi guardò i suoi compagni che mettevano mano alle loro armi – Maria aveva già afferrato una grossa ascia bipenne, Gunter aveva impugnato un martello da guerra di acciaio scuro (e teneva ancora quell’arma sconosciuta legata sulla schiena), mentre Dario teneva un pugnale in ciascuna mano, e Nisa aveva sfoderato una lunga spada. Iaco aveva con sé il suo bastone, ma né lui né gli altri si aspettavano che lo usasse in un combattimento serio.

“Okay, allora vado io per primo.” Concluse Gunter, prendendo fiato e afferrando il suo martello con entrambe le mani. Scese la scale con decisione e vibrò con decisione un colpo che scosse la porta e riuscì quasi a farla cadere! Immediatamente, si sentirono delle voci allarmate provenire dall’interno…

“Hey, della nave!” ringhiò il nano. “Siamo qui a nome del signor Loredan! Siete rimasti troppo a lungo qui senza pagare! Quindi, decidetevi a saldare i conti, o andatevene di qui, subito!”

Si sentirono delle imprecazioni, e Gunter si allontanò di un passo un attimo prima che un pendaglio da forca armato di una corta spada ricurva aprisse di colpo ciò che restava della porta, e si apprestava ad attaccare! Gunter reagì rapidamente e sferrò un pugno di destro che raggiunse il malvivente al volto, rompendogli un dente e facendolo cadere a terra dolorante! Ma gli altri occupanti della nave non vennero colti di sorpresa con altrettanta facilità, e corsero ad armarsi!

“Cazzo! Hanno mandato qualcuno a farci sloggiare!” esclamò una donna calva e tatuata, afferrando una balestra e puntandola verso il cuore di Dario. Ma il giovane biondo fu più veloce, e con un movimento del braccio, lanciò un coltello che si conficcò nel braccio destro della donna, appena sotto la spalla. La donna urlò di dolore e fece cadere a terra la balestra, e nello stesso tempo, Iaco sollevò il bastone e pronunciò alcune parole in una strana lingua…

Arcaniss! Nilgnoss!

Il coboldo dalle squame blu puntò il bastone verso un energumeno armato di scimitarra… e un attimo dopo, un dardo fatto di pura energia bianca scaturì dalla punta del suo bastone  e colpì il forzuto al torace, infrangendosi a contatto e scagliandolo a terra con un’esclamazione di dolore!

“Ma… ma chi diavolo sono questi?” esclamò uno dei malviventi, incrociando la spada con quella di Nisa. L’elfa evitò un fendente orizzontale che le passò davanti al viso, e cercò di mettere pressione all’avversario, mentre il resto del gruppo se la vedeva con il resto dell’equipaggio… e un individuo dalla pelle scura, calvo e dall’aspetto poco raccomandabile si avvicinava a Maria, cercando di staccarle la testa dal collo con un fendente della sua sciabola! La giovane donna parò il colpo con la lama della sua ascia e spinse via l’avversario – dalla descrizione che Loredan le aveva fatto, quello doveva essere Thamir Mesiri, il capo di quel branco di poco di buono, e ne ebbe la conferma quando vide una cicatrice a zig-zag dall’aspetto agghiacciante che gli percorreva in maniera irregolare il braccio sinistro.

“Voi… sono affari non vostri!” affermò Thamir con rabbia, in un tileano un po’ stentato. “Abbiamo affari qui! Non dovete intromettervi!”

Con rabbia, l’uomo dalla pelle scura eseguì un volteggio su sé stesso, tanto elegante quanto poco pratico in battaglia, e Maria non ebbe nessuna difficoltà ad evitarlo. La giovane donna cercò di colpirlo allo stomaco con il manico della sua ascia… ma Thamir reagì prontamente e deviò il colpo, prima di eseguire un fendente verticale che tagliò una ciocca di capelli a Maria, lasciandola però illesa. Maria guardò rapidamente attorno a sé, e vide che i suoi compagni erano tutti impegnati in qualche battaglia, sfruttando gli angusti spazi sotto coperta per costringere i malviventi a scontri uno contro uno. Pandora e Iaco si tenevano indietro per lanciare qualche incantesimo… il coboldo lanciò un altro incantesimo Missile Magico, colpendo un malfattore ad una gamba, mentre Pandora alzò la mano destra e puntò l’indice e il medio contro un altro dei criminali, prima di pronunciare a sua volta una parola magica…

Obstupefat!” esclamò la biondina… e un attimo dopo, il malfattore che stava per caricare contro di lei si fermò e barcollò all’indietro, tenendosi la testa con una mano. Thamir strinse i denti, capendo che la situazione si stava facendo difficile… e che non potevano permettersi di farsi prendere in quel momento, non quando stavano per portare a termine un affare così importante.

“Maledizione…” esclamò, evitando di poco un fendente dell’ascia bipenne di Maria. Vide che due dei suoi scagnozzi erano rimasti indietro, e abbaiò loro dietro un ordine. “Bruciateli! Bruciateli tutti!”

“Che cosa… di che sta parlando?” si chiese Gunter, vedendo che uno dei due individui, una giovane donna castana, annuì nervosamente e si diresse verso una botola che portava alla stiva, chiudendola dietro di sé…e pochi istanti dopo, un lacerante urlo si levò, quasi sovrastando il frastuono della battaglia!

         

oooooooooo

 

CONTINUA…

 

Note dell'autore: E con questo, ecco un po’ di azione vera e propria! Sembra che ci sia un bel po’ che si sta svolgendo dietro la facciata rispettabile di Grisborgo… e i nostri eroi stanno cominciando a infilarsi sotto la superficie! Dal prossimo capitolo… cominceremo a vedere qualche indizio sulla storia vera e propria, e qualche personaggio vi rivelerà delle sorprese davvero stupefacenti.

Fino ad allora, vi faccio tanti auguri! A presto!

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Capitolo 6
*** Qualche passo in avanti? ***


Pathfinder: L'Ascesa della Follia
Una fanfiction di Pathfinder scritta da: Justice Gundam

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Capitolo 6 – Qualche passo in avanti?

Il grido lacerante riecheggiò per un attimo sotto coperta, e un istante dopo, la donna che era scesa giù si arrampicò freneticamente su per le scale, urlando ed agitandosi in preda al dolore e al panico più cieco! Dario era il più vicino, e la sua vista acuta colse subito il problema: un paio di fori sanguinanti sul fianco della malcapitata, che sembravano essere stati fatti con un piccolo pugnale… ma certamente non poteva essere così.

“Ma che cazzo…” imprecò il comandante di quella masnada di fuorilegge, vedendo la sua subordinata che crollava a terra in preda alle convulsioni. Un sibilo orrendo, che non aveva nulla di umano, provenne dalla stiva rimasta aperta… e un attimo dopo, alcune lunghe zampe segmentate, ricoperte da una fine peluria nera, emersero dalla scala e si aggrapparono al legno, permettendo alla creatura a cui appartenevano di issarsi al piano superiore…

Thamir urlò in preda al panico e mollò la sua arma, che atterrò sul pavimento di legno ai suoi piedi. Dalla stiva, stava issandosi un ragno gigante delle dimensioni di un pony, con lunghe e sottili zampe segmentate, tutto nero con dei grossi punti rossi sparsi sul ventre in maniera casuale, la testa piccola rispetto al corpo,  e un paio di lunghe zanne che gocciolavano un inquietante fluido trasparente misto al sangue della sua vittima! Immediatamente, i malviventi si fecero cogliere dal panico e cercarono di fuggire, mentre il loro capo, dopo un primo istante di smarrimento, cercava di mantenere un minimo di ordine.

“Ugh… F-Fermi, branco di imbecilli codardi!” esclamò,  mentre il ragno gigante si issava nel nascondiglio e cominciava un folle inseguimento. “Dovete fermare quella bestiaccia! Tenetela ferma, in qualche modo!”

“Ma che diavolo… dove hanno preso questo ragno gigante?” si chiese Pandora, arretrando per evitare di esporsi alle zanne velenose del gigantesco aracnide.

“Una malmignatta gigante…” mormorò Nisa, usando la sua spada per tenere a distanza la creatura. “Probabilmente l'hanno trafugata dalla Corsia! Non fatevi mordere! Il suo veleno può togliervi le forze in un attimo!”

“Sarà più facile a dirsi che a farsi…” commentò Dario, per poi gettarsi di lato quando il ragno gigante si gettò famelico su di lui, e riuscì ad evitarlo per un pelo. La creatura si attaccò ad una parete con le sue zampe segmentate e corse verso i malviventi in fuga, ma si distrasse del tutto dal gruppetto di avventurieri. “Ugh… presto, dobbiamo fermarlo! Se quel ragno raggiunge la città, farà sicuramente delle vittime!”

“Nessun problema!” stridette Iaco. “Civip!

Pronunciando una strana parola, il coboldo alzò un braccio e puntò un indice contro la malmignatta gigantesca. Una frazione di secondo dopo, un raggio di energia azzurrino scaturì dal dito artigliato di Iaco e colpì la bestia ad una delle zampe posteriori, e il ragno stridette per l'improvviso dolore e incespicò, cadendo pesantemente sul pavimento di legno mal tenuto. Cercò di rialzarsi, ma il leader di quel gruppo di malviventi lo attaccò prima con la sua scimitarra, quasi troncando una delle sue zampe, e spargendo un fiotto di disgustoso sangue verdastro sul pavimento.

Come risvegliato dal dolore, il ragno gigante si lanciò con tutto il suo peso su Thamir e chiuse ferocemente le sue mascelle sulla spalla del fuorilegge, che urlò come se fosse stato marchiato a fuoco e cominciò ad agitarsi convulsamente nel disperato tentativo di sfuggire alla terrificante creatura. Per fortuna, il ragno non ebbe il tempo di attaccare di nuovo, prima che Maria si gettasse su di lui e lo facesse cadere. La giovane donna si prodigò per aiutare Thamir a rialzarsi e cercare di medicargli la ferita, ma la malmignatta gigante si rialzò rapidamente e fece per lanciarsi su Maria, che afferrò la sua ascia a due mani e si preparò a sostenere l'assalto…

BLAM!!!!

Un suono assordante ed improvviso rimbombò nella stiva, e tutti i presenti fecero un salto per la paura e la sorpresa quando qualcosa partì dall'arma che Gunter aveva sempre tenuto celata, e che solo ora aveva rivelato! Il proiettile centrò il mostruoso ragno tra addome e torace, infliggendo danni devastanti, e la mostruosa creatura lanciò uno stridio agghiacciante e si accasciò a terra in una pozza di sangue verdastro. Fece scattare ancora una volta le zampe verso Maria, che in un istante in cui le sue azioni erano dettate puramente dalla sorpresa, levò la sua ascia da battaglia e le abbattè con tutta la sua forza sulla testa del mostro, assicurandosi che fosse davvero spacciato.

Finalmente, la malmignatta gigante smise di contorcersi, e le zampe si afflosciarono inermi, immergendo la stiva in un silenzio innaturale… che durò solo per qualche secondo prima che Maria, Iaco e Dario si voltassero increduli verso Gunter, e verso il moschetto ancora fumante che teneva tra le mani!

“Gun… Gunter, quello… porca miseria, Gunter, quello è un moschetto! Dove… dove diamine sei riuscito a trovarlo? Quei gingilli non si trovano mica per la strada!” esclamò Dario una volta che lo stupore fu scemato quel tanto che bastava per consentirgli di parlare.

Gunter sospirò come se la cosa non fosse poi così importante… e in effetti, dal punto di vista del nano, c'era qualcosa di più urgente da fare. “Vi spieghiamo tutto dopo, ragazzi. Piuttosto, non credete che ci sia bisogno di fare qualcosa, prima?”

Pandora indicò la donna che era stata morsa dalla malmignatta gigante, e che ancora era a terra in evidente stato di prostrazione. “Sì, Gunter ha ragione… Nisa, tu e Maria potete andare a controllare nella stiva se avevano qualcosa oltre a quel ragnone? Ci occupiamo noi dei feriti.”

“Va bene. Maria, vieni con me. Tieniti pronta se ci fosse qualche altro pericolo.” Disse l'elfa, senza mai allentare la presa sulla sua spada. La tensione era ancora alta, e non si sentivano del tutto al sicuro.

Mentre Nisa e Maria andavano a controllare la stiva, Dario si occupò di trasportare la donna vicino al capo della banda, e Gunter e Pandora si misero immediatamente al lavoro. Pandora si chinò sulla donna, e con un coltellino fece due piccoli tagli a croce su ciascuna delle ferite causate dalle zanne della malmignatta gigante, in modo da far scorrere via un po' di sangue avvelenato. Dario passò uno dei suoi coltelli e Gunter, e il nano ringraziò con un cenno della testa, e incise a sua volta i due buchi sulla spalla di Thamir.

“Uuugh…” mormorò la donna, riprendendosi un po' quando Iaco le versò un po' d'acqua sulla ferita. “G-grazie… ma perché…”

“Vi affannate tanto per noi…” mormorò Thamir, la cui voce già cominciava a suonare strascicata per gli effetti della tossina. “E pensare… che stavamo combattendo… fino ad un attimo fa…”

“Può essere, ma non ci va di lasciar morire così delle persone. Anche dei nostri nemici.” Rispose Dario, mentre spremeva via un po' di sangue dalla spalla del capobanda, e poi gli faceva un laccio con una striscia di stoffa in modo da rallentare un po' la circolazione e fare in modo di diminuire la dose di veleno assorbita. “E poi… c'è anche un altro motivo, un po' più pratico.”

“Abbiamo bisogno di sapere qualcosa… da dove viene quel ragnaccio che avevate nella stiva? E che altro state trasportando?” chiese Pandora. La giovane fattucchiera dai capelli biondi si concentrò per un istante, e pronunciò una parola magica. “Revalesce!

Pandora toccò la ferita provocata dal morso della malmignatta gigante con le mani avvolte da una tenue luce verdina, e immediatamente, la lesione cominciò a cicatrizzarsi e a guarire spontaneamente. Thamir tirò un sospiro di sollievo, e cominciò subito a sentirsi meglio.

“Cos'è, magia curativa?” chiese il malvivente, massaggiandosi la spalla ora guarita. Pandora disse di sì con la testa, poi andò ad aiutare la donna ferita, alla quale stavano pensando sia Gunter che Iaco. “Beh, non posso che esservi grato. Se non altro… posso dirvi qualcosa di quello che stiamo facendo. Quel ragno che ci ha morso… faceva parte di un gruppo di animali che avevamo il compito di trasportare qui dall’isola di Corsia, per conto di alcuni clienti che ne hanno bisogno per degli esperimenti di magia e alchimia.”

“E che altri animali voi preso?” chiese Iaco, curioso di saperne di più. Si era accorto delle espressioni di Gunter e Pandora, e aveva capito che la notizia aveva solleticato la loro curiosità. Forse era quella la pista che stavano cercando? C'entravano forse qualcosa i bracconieri in cui si erano imbattuti? Certo, c'erano dei punti in comune che non potevano essere ignorati…

 

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Maria e Nisa si addentrarono con prudenza nella stiva, circondate da un infernale rumore di schiamazzi e versi di animali… e quando le due ragazze usarono una lanterna attaccata ad una parete per farsi un po' di luce, videro finalmente che cos'era a provocare tutto quel frastuono. A poca distanza da loro, si trovava una gabbia di grandi dimensioni, in quel momento vuota, la cui porta d'ingresso era stata aperta in fretta e furia, e accanto alla quale si vedevano tracce di sangue e di lotta… mentre poco più in là, altre gabbie più piccole ospitavano una rumorosa e spaventata moltitudine di animali, diversi dei quali si lanciavano contro le gabbie in un inutile tentativo di riconquistare la libertà. Un odore nauseabondo, testimonianza della scarsa igiene di quel luogo, permeava l'aria, un odore talmente ripugnante che Maria e Nisa non furono sorprese di vedere che alcuni animali erano morti di stenti, e i loro corpi non erano ancora stati eliminati.

“Uuugh… è spaventoso…” mormorò inorridita la druida dai capelli verdi, coprendosi naso e bocca con una mano mentre passava davanti alla gabbia dove era custodita una lucertola grande come il braccio di un uomo, con una lunga coda e la testa ornata da una serie di creste dal colori vivaci. “Tutti questi animali… che cosa ci fanno qui? Sono… trafficanti di animali? E… chi potrebbe voler comprare animali come questi? Sono tutte specie esotiche… che qui a Tilea non si trovano di certo!”

Maria guardò stupefatta una gabbia nella quale era rinchiuso un enorme pappagallo dalle piume blu, il cui becco sembrava abbastanza affilato da poter strappare un dito ad un uomo. “Non ne ho… la più pallida idea! E adesso, che cosa facciamo di questi animali?” si chiese, prima di gettare uno sguardo disgustato ad una gabbia un po' più grande nella quale erano rinchiusi degli strani crostacei dal corpo di colore beige, che ricordavano un bizzarro incrocio tra un'aragosta e uno scorpione.

Sentendosi ora un po' più calma, Nisa si tolse la mano dal viso e si guardò attorno, sforzandosi di osservare che animali ci fossero, e in che condizioni. “Da una parte, non possiamo certo lasciarli qui… ma dall'altra, liberarli sarebbe un grave errore.” Spiegò da esperta di natura quale lei era. “Sono tutte creature che vengono da ambienti diversi da quello di Tilea, e se venissero liberati qui… sicuramente non sopravviverebbero, e poi potrebbero anche fare dei danni all'ecosistema. Credo… che la cosa migliore da fare sia informare la guardia cittadina e fare in modo che si occupino loro di seguirli.”

“Capisco… ma credi che saranno in grado di ricondurli al loro ambiente naturale?” chiese Maria. “Da quanto vedo, questi animali vengono tutti da luoghi piuttosto lontani.”

Nisa non poté che annuire pensierosa. “Anche questo è vero… però, se non altro, in questo modo abbiamo almeno la possibilità che le cose si concludano per il meglio. Purtroppo, qui non c'è una soluzione ideale.” Replicò. Sentendo che restare oltre in quella stiva piena di animali sofferenti l'avrebbe fatta sentire male, l'elfa decise che era meglio tornare su e comunicare agli altri quello che avevano visto. “Comunque, per adesso è meglio andare a parlarne con Dario, Pandora e gli altri. Vediamo se loro hanno una soluzione migliore.”

“Okay… ma non poter fare nulla in questo momento… mi da non poco fastidio.” Commentò Maria, resistendo alla tentazione di aprire la gabbia ad uno strano mammifero dalla pelliccia marrone delle dimensioni di un grosso cane da caccia, e dall'aspetto simile a quello di un topo enorme dal muso schiacciato. Ad un cenno di Nisa, la giovane donna dai capelli neri seguì la sua compagna mentre tornavano al piano superiore, dove i loro compagni si stavano occupando di Thamir e della sua sottoposta.

“Abbiamo dato un'occhiata là sotto, ragazzi… non avete idea di che razza di animali ci siano!” esclamò Maria, attirando rapidamente l'attenzione di Pandora e Gunter. “Cosa sta succedendo qui? A chi è che vengono spacciati, tutti questi animali?”

“Anche quella malmignatta gigante che abbiamo appena fatto fuori era parte del carico, per caso?” chiese Nisa rivolta ai due fuorilegge che il gruppo stava medicando in quel momento. Adesso, se non altro, sembravano stare un po' meglio ed essere in grado di rispondere alle domande che venivano loro poste.

Ovviamente, questo non voleva dire che volessero farlo, o che avessero le risposte che i ragazzi cercavano. “Noi… noi non ne sappiamo niente, lo giuro!” esclamò la donna, con la rapidità di chi voleva a tutti i costi negare. “Ci… ci era stato proposto un affare, e noi abbiamo ricevuto un po' di animali dai nostri superiori, con l'ordine di venderli ad alcuni nostri soci qui a Grisborgo. Ma… non ci sono stati dati tanti dettagli.”

“Noi… non facciamo domande quando ci vengono proposti questi affari.” Continuò Thamir nervosamente. “Facciamo quello che ci viene chiesto, e basta. Essere curiosi… può essere pericoloso, nell'ambiente in cui lavoriamo.”

Dario alzò gli occhi al cielo. Era prevedibile che avrebbero risposto così, ma valeva la pena di tentare. Detto questo, si chiedeva come mai fossero tanto intimoriti. L'intera faccenda dava l'impressione di essere qualcosa di più che un semplice spaccio di animali, per quanto rari e ben pagati.

“Va bene, immagino che sia inutile continuare a fare domande. Per adesso… abbiamo fatto quello per cui ci hanno assoldato, e abbiamo scoperto qualche possibile indizio.” Rispose Gunter. Il nano smontò con attenzione il suo moschetto, assicurandosi che non ci fosse alcun colpo in canna e che il meccanismo funzionasse correttamente, prima di riassemblarlo e avvolgerlo nella tela come prima. “Andiamo a parlare con Loredan, e consegniamo alle autorità quelli che siamo riusciti a catturare.”

“Già, chissà che non parlino un po’…” affermò Iaco in risposta. Thamir sospirò amareggiato, ma permise al gruppo di avventurieri di legargli i polsi dietro la schiena e condurlo con loro assieme alla sua sottoposta – se non altro, finire nelle mani della legge era quasi sicuramente preferibile a subire qualche punizione da parte dei suoi superiori quando si fosse scoperto che l’affare era andato a monte.

 

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Non appena era sorto il sole, i sei avventurieri novizi avevano consegnato i due fuorilegge alla guardia cittadina, ed erano tornati nel luogo dove si erano dati appuntamento con il loro datore di lavoro.  Il vecchio Loredan stava facendo un inventario degli attrezzi e dei materiali della sua modesta officina, e nonostante le non certo splendide condizioni di salute, cercava di tenersi occupato. Quando Maria per prima fece il suo ingresso nell’officina, il vecchio ci mise soltanto pochi secondi prima di accorgersi della presenza dei ragazzi, e si voltò verso di loro con quello che poteva sembrare un sorriso su quel volto rugoso.

“Siamo tornati, signor Loredan.” Esordì Pandora alzando una mano in segno di saluto. “Siamo… siamo riusciti a far sloggiare quella nave dall’attracco, anche se la ciurma ha avuto qualcosa da dire.”

“Siamo anche riusciti a catturare il capo di quella marmaglia e consegnarlo alla guardia cittadina. Si sono impegnati a farle avere i soldi per l’occupazione di quel posto.” Continuò Dario. “Penso… che almeno questo problema sia stato risolto.”

Il vecchio Loredan fece per parlare, ma venne colto da una raffica di colpi di tosse, che lo bloccò per qualche istante. Nisa andò a vedere se il loro datore di lavoro aveva bisogno di una mano, ma il proprietario dell’officina si schiarì la voce e cominciò a parlare. “Cough… va… va bene, ragazza elfa… ho solo bisogno… hanf… di prendere un po’ di fiato…” ansimò. “Ho… ho sentito già di quello che è successo… cough… siete stati in gamba… per fortuna che a questo mondo… c’è ancora qualcuno di cui ci si può fidare…”

“Stavano usando quell’approdo per concludere qualche affare con degli altri malviventi…” affermò Maria, piazzandosi accanto a Nisa. Iaco, ben nascosto dal suo cappuccio e dalla sua ampia mantella, disse di sì con la testa, mentre la sua compagna cominciava a spiegare. “A quanto pare, i loro clienti non si sono fatti vedere quando dovevano, e così loro sono rimasti lì, senza che nessuno glielo impedisse o facesse rispettare loro le regole.”

“Avevano degli animali rari nella stiva.” Continuò Gunter. “Si trattava di spacciatori di animali, anche se non abbiamo idea di chi possa essere  interessato a ‘merce’ simile.”

“Gunter!” rispose Nisa con vaga irritazione. “Gli animali non sono merce!”

“Hey, non te la prendere, orecchie a punta!” rispose il nano. “Era soltanto un modo di dire.”

Nisa storse il naso e incrociò le braccia sul petto. “Ce ne sono di un po’ più eleganti, di modi di dire.” Lo rimbeccò. “Voi nani non sapete proprio dire le cose con delicatezza.”

“Okay, okay, ragazzi, non è il momento di litigare! So che lo stereotipo vuole che elfi e nani non vadano d’accordo, ma non è il caso di farlo adesso!” un’irritata Pandora li interruppe, e sia Nisa che Gunter si zittirono e guardarono da un’altra parte imbarazzati. Pur essendo la più giovane del gruppo, la biondina si era dimostrata più matura di loro…

“Ehm… chiedo scusa, ho parlato senza pensare.” Borbottò Nisa passandosi una mano tra i capelli.

Gunter non disse nulla, ma si sfregò la barba e brontolò qualcosa a denti stretti, qualcosa che poteva suonare come un’apologia. Con un sospiro, Dario si schiarì la voce e continuò il discorso. “Comunque, questo è quanto. Adesso, la questione è nelle mani del consiglio cittadino. Speriamo di esservi stati utili, in ogni caso.”

Loredan prese fiato e disse di sì con la testa. “Heh… sì, siete stati in gamba, ragazzi… hanf… avete fatto un… un bel lavoro.” Affermò, per poi cercare qualcosa nella sua giacca consunta, e tirare fuori una borsa di cuoio piena di monete. “Ecco. Cinquanta fiorini a testa. Qui ci sono tutti… heh… e grazie ancora, ragazzi… cough… senza di voi non avrei saputo… hanf… cosa fare…”

“Grazie, signor Loredan… e a questo proposito…” disse Nisa, ancora un po’ imbarazzata per lo scatto di irritazione di prima. Mise una mano nella sua bisaccia, e ne tirò fuori delle buste contenti dei fasci di erbe medicinali essiccate. “Per quella sua malattia, signor Gunter. Faccia bollire un po’ d’acqua, ci metta dentro quest’erba ridotta in polvere… e le posso assicurare che si sentirà meglio. Spero che le possa essere utile, almeno un po’.”

Loredan rimase stupito a guardare il regalo di Nisa, e riuscì a fare un sorriso di ringraziamento. “Beh… grazie, elfa. Proverò il tuo… cough… cough… rimedio… chissà… che riesca a farmi vivere un po’ meglio… questi ultimi anni della mia vita… grazie… questo paese avrebbe davvero bisogno… di ragazzi come voi…”

“Grazie…” rispose Iaco, stando bene attento a non far vedere il suo volto da rettile, sul quale era apparso un sorriso felice.

 

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“Sì, cinquanta a testa. Il pagamento è stato rispettato.” Disse Pandora, dopo aver diviso i fiorini equamente con il resto del gruppo. I ragazzi erano tornati alla taverna per riposarsi un po’ e mangiare un boccone, e Pandora, con il suo famiglio – il gatto nero Sotero – al fianco, si era occupata di controllare il pagamento. “Se non altro, questo ci permette di mantenerci per un po’ di tempo. E poi… beh, abbiamo qualche indizio per quanto riguarda quel traffico di animali.”

“Già… se non altro, abbiamo confermato che è da queste parti, miao!” miagolò Sotero, guardando fuori dalla finestra della stanza dove i sei avventurieri si erano riuniti. “E adesso… cosa pensate di fare, miao?”

“Cavolo… non credo che mi abituerò mai a quel gatto parlante…” commentò con un pizzico di sarcasmo Maria, e Dario fece una breve risata nasale. Iaco, da parte sua, grattò affettuosamente il gatto nero dietro le orecchie, e Sotero lo ricompensò facendo le fusa.

“Intanto, abbiamo qualche pista da seguire.” Disse Gunter, seduto sul pavimento della stanza delle ragazze, e intento a controllare il suo moschetto. Era un modello alquanto rozzo e costruito in maniera un po’ approssimativa – certo, non un tipo di arma che Dario avrebbe voluto provare ad usare. “Se riuscissimo a scoprire chi erano quelli con cui quel Thamir e il suo equipaggio volevano fare affari… credo che saremmo sulla strada giusta. Certo, immagino che non sarà facile.”

“Se è per questo, ho una certa abilità nel cercare informazioni.” Rispose Dario. “E’ un’abilità che si impara vivendo per la strada, e mi è stata utile in diversi casi.”

“Ma potrebbe essere rischioso.” Continuò Nisa, rivolta al giovane vagabondo. “Forse è meglio mantenere un basso profilo per un paio di giorni. Con il trambusto che c’è stato stanotte sull’Armeria, non mi stupirebbe se qualcuno già conoscesse le nostre facce.”

“Sì, lo so. Non ho detto che avremmo cominciato subito.” La tranquillizzò Dario. “Per adesso, abbiamo fatto un passo avanti.”

Iaco disse di sì con la testa. “Dopo noi cercare altro, giusto? Heh… certo essere più interessante di quanto io credeva!” commentò sfregandosi il mento. “Va bene. Io lieto di continuare con voi. Maria, anche tu?”

La giovane donna dai capelli neri ridacchiò giovialmente, permettendosi di abbassare un po’ la guardia. Se non altro, adesso era con un gruppo che la faceva sentire a suo agio, e non c’era più la paura e l’ansia di doversi sempre guardare le spalle. Osava pensare che sarebbero stati un bel gruppetto di colleghi avventurieri, se solo avessero potuto continuare a viaggiare assieme. “Sì, anch’io. Se… se a voi va bene, io e Iaco saremmo disposti ad accompagnarvi ancora.” Affermò. “Credo… che potrebbe essere un modo per rendere questo paese un posto un po’ migliore… a modo nostro… in fondo, questa è una cosa che Iaco ed io ci eravamo ripromessi.”

Nisa guardò per diversi secondi prima Maria, poi il coboldo dalle squame azzurre, che aveva finito di accarezzare Sotero e stava dicendo di sì per rinforzare le parole della sua compagna. Quella ragazza era un po’ un enigma… non sapevano molto di lei, da dove venisse e cosa l’avesse spinta a viaggiare con un coboldo, una razza che godeva di una brutta reputazione. Nisa doveva ammettere di essere orgogliosa di non avere simili pregiudizi, ma anche tra gli elfi, i coboldi non erano per niente popolari.

“Va bene, allora per adesso sappiamo cosa fare.” Disse Dario per riassumere il tutto, prima di dare una rapida occhiata all’anello di bronzo a forma di quadrifoglio che portava al dito. Ancora una cosa della quale non sapevano nulla… ma forse era solo questione di tempo. “Magari, tra un paio di giorni, andremo a dare un’occhiata a Piazza del Popolo, e vediamo se c’è qualche altro annuncio interessante.”

“Nel frattempo, cerchiamo un po’ di informazioni in giro, miao!” concluse Sotero, per poi avvicinarsi a Iaco e strusciare la testa su di lui, chiedendo un altro po’ di coccole. Il coboldo, un po’ imbarazzato, storse il naso e riprese a grattare il gatto nero dietro un orecchio, e Gunter distolse la sua attenzione dalla manutenzione del suo fucile per ridacchiare della scenetta.

Se non altro, dovette ammettere Dario, era stato un buon inizio per la loro carriera di avventurieri – nulla di eclatante, ma un successo, e forse un passo nella direzione giusta verso la soluzione di un mistero…

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CONTINUA…

 

Note dell’autore: E con questo, abbiamo completato le introduzioni. Per adesso, il gruppo di Dario non ha fatto altro che grattare la superficie di un intrigo che potrebbe essere molto più vasto di quanto loro stessi non immaginino.

Quanto più vasto? Beh… vi dico senza ombra di dubbio che è stato abbastanza vasto che ci ho scritto su una campagna che durerà fino al 20° livello e oltre… Ringrazio chi ha adattato a Pathfinder le regole dei Livelli Epici di Dungeons & Dragons… dovrebbero ancora esserci i documenti online… XD

Oh, e abbiamo anche scoperto che arma è quella di Gunter… ve lo aspettavate?

Beh, per adesso vi saluto. Ci rivediamo dopo che sarò tornato dalle mie vacanze, il giorno 19 di questo mese. Ho aggiornato anche una mia storia di Pokemon, e una di Digimon, quindi avete di che passare il tempo! A presto!

    

         

 

 

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Capitolo 7
*** La Casa della Pietà ***


Pathfinder: L'Ascesa Della Follia

Una fanfiction di Pathfinder scritta da: Justice Gundam

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Capitolo 7 – La Casa della Pietà

Il ritorno alla taverna che il gruppo di avventurieri usava come ritrovo temporaneo, e la notte successiva al loro primo incarico, e la mattina dopo, i ragazzi si erano ritrovati di buon ora nella sala principale, per discutere della loro prossima mossa, e se possibile, per cercare di sentire qualche altra notizia.

“Hmm… buongiorno, ragazzi…” mormorò Maria, passandosi una mano sulla faccia per cercare di scrollarsi di dosso gli ultimi rimasugli di sonno. Del gruppo  era lei quella che aveva avuto un po’ più di difficoltà quando si trattava di svegliarsi presto. Dario, Iaco e il gruppetto di Pandora erano già svegli da un po' quando lei scese le scale e si sedette vicino a loro. “Scusate… ho dormito un po' troppo…”

“Cerca di essere un po' più pronta, Maria… non sempre avremo il lusso di poterci svegliare con la luce del sole.” Affermò Gunter, prima di addentare un pezzo di pane. Quando la ragazza mora si sedette al suo posto, con un'espressione un po' imbarazzata sul viso, il nano pistolero si schiarì la voce e continuò il discorso che stava facendo. “Stavo dicendo ai nostri compagni… che con quell'incarico non solo siamo riusciti a guadagnare un po' di soldi, che magari useremo per comprarci un po' di equipaggiamento, ma siamo anche riusciti a scoprire qualche possibile indizio. Sappiamo che c'è in ballo un traffico di animali rari, ma chi li compri e per quale motivo, non lo sappiamo ancora.”

“Per adesso, immagino che dobbiamo indagare su quello che abbiamo.” Proseguì Dario, dopo aver dato una rapida occhiata ai pugnali che portava rinfoderati alla cintura, ben nascosti sotto la sua mantella scura, ma comunque a portata di mano. “Dobbiamo cercare di indagare… con discrezione, si intende… su dove potrebbero essere tenuti animali come quelli in una città come Grisborgo. Non credo che sia tanto facile tenerli nascosti, vero?”

“Beh… animali del genere hanno bisogni particolari, e certo non è facile farli passare inosservati.” Spiegò Pandora, ringraziando tra sé Nisa per le lezioni sulla natura che le aveva dato. “Dobbiamo cominciare a cercare… e vedere quali posti in questa città possono andare bene allo scopo.”

“Miao… se è per questo, tutto quello che dobbiamo fare è dare un'occhiata e vedere se ci sono delle tracce di animali particolari, da queste parti.” Suggerì il gatto-famiglio Sotero, non senza darsi un po' di arie. “Dopotutto, miao… per quanto attenti siano stati a non lasciare tracce, immagino cge ci sarà qualcosa con cui possiamo lavorare.”

“Pandora ragione, però… dove iniziare noi?” chiese Iaco, dando un'occhiata a Nisa che sembraca persa nei suoi pensieri, a leggere un piccolo foglio di pergamena dove era scritto qualcosa in un alfabeto sconosciuto, che tuttavia lei riusciva a leggere senza problemi. Era un linguaggio molto particolare, i cui simboli erano composti da linee rette e curve che si intersecavano in modo da creare un tutt'uno artistico, con lettere eleganti e allo stesso tempo difficili da leggere. “Nisa, tu hai qualche idea?”

“Ah? S… Scusa, Iaco, ero completamente presa da questo messaggio…”  rispose rapidamente Nisa. “È un messaggio che mi è stato consegnato dal mio maestro, l'arcidruido … di Carnia, prima che io e i miei compagni partissimo per questo viaggio.”

“Strana lingua. Mai vista prima.” Commentò il coboldo, sporgendosi per dare a sua volta un'occhiata alla pergamena.

“Ah… beh, questo è il linguaggio segreto di noi druidi. Lo usiamo per comunicare tra di noi, e non abbiamo il permesso di insegnarlo a nessuno che non faccia parte del circolo dei druidi.” Spiegò l'elfa. “Comunque, non mi è proibito dirvi cosa mi ha scritto. Questo… è un contatto che mi ha raccomandato nel caso ne avessi avuto bisogno. Potrebbe essermi utile per giungere a capo del problema con cui abbiamo a che fare, ma spero non dobbiamo mai giungere al punto di dovergli chiedere aiuto.”

“Anche perché se accadesse, vorrebbe dire che la minaccia riguarderebbe tutta Tilea…” commentò Pandora. “Ma pensiamo ai problemi un po' più immediati. Abbiamo detto che dobbiamo cercare dei posti in cui è più facile che vengano nascosti animali di contrabbando.”

“Possiamo cominciare dando un'occhiata alle contrade meno frequentate.” Affermò Maria mentre riprendeva fiato tra un boccone e l'altro. “Ma già che ci siamo, perché non torniamo in Piazza del Popolo e non cerchiamo qualche altro impiego interessante? Ci potrebbe dare la scusa che ci serve per andare a dare un'occhiata nei quartieri bassi senza attrarre troppa attenzione.”

“Beh… effettivamente, potrebbe essere un'idea. Prima andiamo a comprare un po' di equipaggiamento, in caso ci serva, e poi vediamo cosa si trova.” Rispose Dario. “Non so voi… ma io ho la vaga impressione che avremo fortuna. E se lo dice un disilluso come me…”

Sotero ridacchiò con voce nasale. “…vuol dire che andiamo a colpo sicuro, miao!” disse, sollevando un breve momento di risate generali.

 

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Grazie alla paga per il lavoro del giorno prima, i ragazzi erano stati in grado di fermarsi in un negozio di ferramenta e comprare un po' di oggetti utili. Ognuno di loro si era procurato un paio di fiale di antitossina, mentre Dario aveva comprato qualche pugnale in più,  aggiungendolo ai già numerosi esemplari della sua collezione.

“Non si possono mai avere troppi coltelli di scorta.” Aveva commentato il giovane vagabondo quando Gunter gli aveva chiesto se fosse davvero necessario tenerne con sé così tanti.”

Per quanto riguardava Pandora e Iaco, i due esperti di magia arcana del gruppo si erano procurati dei piccoli sacchi di tela che contenevano alcuni componenti per i loro incantesimi… e nel caso di Pandora, anche diverse erbe medicinali per provare a fare qualche infuso. Una volta sicuri di essersi procurati tutto quello di cui potevano avere bisogno, i ragazzi proseguirono verso Piazza del Popolo, trovandola affollata ed indaffarata come sempre.

Facendosi man mano largo tra la folla, i ragazzi raggiunsero il grande albero al quale erano affissi gli avvisi di offerte di lavoro, e tra di esse, la vista acuta di Gunter notò immediatamente un manifesto che non c'era la volta precedente.

“Hey, gente, perché non date un'occhiata a questo?” esclamò, chiamando attorno a sé i suoi compagni con un gesto della mano. “Credo che lo abbiano messo soltanto stamattina, l'altro giorno non c'era.”

“Che cos'è? Un nuovo avviso?” chiese Dario un po' stupito. Poteva essere interessante, e il ragazzo cercò immediatamente di leggere l'avviso, nonostante la sua carenza in questo campo. “Hm… un attimo che provo a… er… bam… bam… bini… scom… parsi…”

“Ehm… forse è meglio che lo faccia qualcuno di noi che sa leggere un po' meglio, Dario. Senza offesa, ma se aspettiamo te, ci mettiamo troppo tempo.” Commentò Nisa con un po' di imbarazzo. Il ragazzo, ben cosciente delle proprie limitazioni, sospirò e si mise da parte, in modo che la sua compagna di squadra potesse leggere l'avviso… che in effetti si rivelò essere qualcosa di interessante.

“Vediamo un po'… Due bambini scomparsi dall'orfanotrofio La Casa della Pietà , cercasi disperatamente notizie e/o volontari per ritrovamento…” lesse Nisa, e si sentì immediatamente in pensiero per quei due bambini che si ritrovavano da soli in quella città così vasta e quasi sicuramente ostile. Anche gli altri del suo gruppo apparivano quantomeno dispiaciuti. “Per chi volesse maggiori informazioni, presentarsi all'orfanotrofio in Via delle Risaie, numero 24, e chiedere di Nerenzio… ottima ricompensa, astenersi perditempo… beh, questa la leggiamo in quasi tutti gli avvisi…”

Per qualche secondo, il gruppo restò in silenzio, come se stesse ponderando quella proposta di lavoro, ma il fatto che si trattasse di due bambini in pericolo faceva già propendere per accettarla, anche se a guardarla così non aveva molto a che fare con l'investigazione che stavano facendo. Finalmente, Iaco si fece avanti e disse quello che serviva a tutti loro per prendere la decisione definitiva.

“Io dico… che giusto accettare.” Affermò il coboldo stregone, stando ben attento a non farsi vedere bene dalle persone lì attorno. “Credo… che quell'uomo avere ragione, noi dover dare esempio. Far vedere a gente che problemi non essere ignorati. Due bambini bisogno di aiuto, e giusto che noi aiutare, no?”

“Non posso darti torto, Iaco. Anche se la grammatica lascia un po' a desiderare…” rispose Dario scherzandoci un po' su. Il coboldo brontolò qualcosa a denti stretti, ma Maria vide che stava cercando di non ridere. “Io sono cresciuto sulla strada, vivendo alla giornata, arrangiandomi come potevo assieme ai ragazzi della mia banda. Se posso fare qualcosa per evitare che altri due bambini si trovino nella mia stessa situazione, beh… mi sembra giusto farlo.”

“Contate anche su di me.” Continuò Maria. “Da quando ho cominciato a viaggiare per Tilea e ho incontrato Iaco, ho giurato che avrei cercato di fare il possibile per rendere questo paese migliore, e questa sarà una piccola cosa, ma può cambiare le vite di due bambini… e forse non soltanto quelle.”

Il terzetto composto da Gunter, Pandora e Nisa non ebbe nulla da obiettare. “Okay, ci stiamo anche noi.” Rispose la giovane fattucchiera dagli occhi di colore diverso. “Io sono una figlia adottiva, dopotutto, e non oso pensare a come sarebbe andata la mia vita se non fosse stato per chi mi ha cresciuta come se fossi loro… Gunter, Nisa, a voi va bene?”

“Nessun obiezione, direi.” Affermò l'elfa druida, gettando un'occhiata al suo compagno nano, e sperando che questa volta non avrebbero finito per ficcarsi in un battibecco. Gunter disse di sì con la testa, e una sollevata Nisa fece un sorriso e indicò una delle strade principali che si immettevano in Piazza del Popolo, tra gente che si affaccendava, bambini vestiti di stracci che correvano qua e là, e venditori ambulanti che sedevano alle loro bancarelle improvvisate, gridando per attirare l'attenzione di qualche potenziale cliente. “Allora, la prossima cosa da fare è cercare questa Casa della Pietà. Non credo che sarà tanto difficile cercare un orfanotrofio, vero?”

“È quello che spero…” rispose Dario alzando le spalle.

 

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Come Nisa aveva sperato, non era stato troppo difficile trovare la Casa della Pietà. Era un edificio di dimensioni notevoli, rispetto alla maggior parte degli edifici di Grisborgo,  consistendo in un grande blocco dall'aspetto abbastanza ben tenuto che si sviluppava su tre piani, compreso il piano terreno. La muratura mostrava soltanto qualche segno di usura, e si vedeva che era una costruzione solida ed affidabile. Rispetto alle condizioni non proprio eccelse in cui si trovavano molti altri edifici della città, era un posto decisamente gradevole.

“Però… è una mia impressione, o questo orfanotrofio è davvero molto ben tenuto?” si chiese Pandora, mentre il gruppo si avvicinava all'ingresso. “Dario, tu… ehm… scusa se te lo chiedo, ma… che tu sappia, queste strutture fanno molti soldi? Non sono finanziate dai governi locali?”

“In effetti è vero.” Rispose il ragazzo biondo, mentre controllava i suoi coltelli e faceva in modo che fossero tutti ben nascosti sotto la sua mantellina nera e il resto dei suoi vestiti. “Un orfanotrofio ha un bel po' di spese da sostenere, in fondo.”

“Anch'io pensava fosse meno bello.” Fu il commento di Iaco, che si schermò gli occhi dalla fastidiosa luce del sole mentre si avvicinava alla porta d'ingresso, affiancata da un paio di piante di rosmarino che erano state piantate in altrettanti vasi, uno a ciascun lato della porta. “Strano che tutto così nuovo… Forse loro hanno preso più soldi di recente?”

“Non ne ho idea. È probabile… ma comunque, non stiamo a pensarci, e vediamo di rispondere a quell'offerta.” Fu la risposta di Maria. La giovane donna mora si avvicinò alla porta e bussò energicamente, ottenendo risposta qualche istante dopo quando uno sportellino sulla parte alta della porta si aprì scivolando di lato. In risposta, un paio di occhi, chiaramente appartenenti ad una donna, fissarono Maria con aria un po' spaesata dall'interno dell'orfanotrofio.

“S… salve…” mormorò, con voce così sommessa che Maria fece fatica a sentirla. “Voi… voi siete…?”

“Va tutto bene. Vorremmo solo parlare con il signor Nerenzio.” Rispose la mora, alzando le mani per far vedere che non aveva armi sfoderate. “Siamo qui per quell'offerta di lavoro… per cercare quei bambini scomparsi.”

“Ah… va bene… aspettate un momento che… vi faccio accomodare… e parlo con il signor Nerenzio.” Rispose la donna dall'interno. Maria sentì il rumore metallico di una chiave che girava nella serratura, e poi la porta che scricchiolava mentre veniva aperta, permettendole di dare una prima occhiata all'interno. Dalla sua posizione, sembrava un posto relativamente pulito e tranquillo. “Prego… entrate pure, signori, e… vi prego di non badare troppo alla confusione…” continuò la donna, ora apparendo agli occhi di Maria e dei suoi compagni come una giovane di non più di venticinque anni, dall'aspetto anonimo, vestita con un abito grigio molto semplice, dalle maniche larghe, che scendeva fino alle caviglie e comprendeva un cappuccio che nascondeva quasi del tutto i suoi capelli neri. Sembrava molto tesa e intimorita dai forestieri che si erano presentati.

Mentre entravano, ognuno salutando rispettosamente, Dario e i suoi compagni si chiesero che cosa volesse dire la ragazza con confusione. Per quanto non certo appariscente o lussuoso, l'interno della Casa della Pietà era un luogo accogliente, dal pavimento in legno ben levigato, i muri che non presentavano crepe o altri difetti, e anche l'aria che si respirava era buona, senza il pesante odore di chiuso o di sporcizia che molti avrebbero potuto aspettarsi. Il solo suono che si sentiva era un vociare confuso di bambini che giocavano in altre stanze dell'edificio. Tuttavia, e questo fu Pandora a notarlo per prima, c'era nell'aria uno strano, intangibile sentore. Una tensione di fondo che aleggiava su quel luogo, e che la giovanissima fattucchiera attribuì agli stati d’animo dei bambini e del personale del  luogo, dopo che due dei piccoli ospiti erano scomparsi.

L'iniziata fece sedere i sei amici su una panca di legno duro nella sala d'ingresso e fece loro cenno di aspettare mentre andava a dare l'annuncio al direttore della Casa della Pietà… e in silenzio, quasi avessero paura di turbare la quiete del luogo, Dario e i suoi compagni si misero ad attendere.

Dario non poté fare a meno di guardarsi attorno, ammirando il luogo semplice ma pulito e funzionale che dava l'impressione di poter offrire ai suoi piccoli ospiti un'infanzia senza eccessivi problemi, ben lontana dai suoi giorni di monello di strada costretto a rubare frutta e verdura per sopravvivere. Doveva ammettere che un po' invidiava i bambini ospitati là dentro. Se non altro, potevano ben dire di vivere in un ambiente protetto. E a questo proposito, cosa poteva spingere due degli orfani di quel luogo ad allontanarsi?

Il carattere sospettoso e un po' cinico del giovane riemerse non appena quella domanda sorse nella sua mente. In effetti, questa era una cosa a cui non si era fermato a pensare. Quei due bambini si erano allontanati da soli? Guardando la cura con cui la Casa della Pietà veniva gestita, era difficile pensare che qualcuno volesse andarsene. Forse erano stati rapiti… ma da chi, e perché? Cosa avevano da guadagnare a rapire due orfanelli qualsiasi?

Mentre Dario era impegnato in questi pensieri, un paio di piccole figure – due bambini di non più di otto o nove anni, vestiti con delle camicette grigie, pantaloni di stoffa leggera di colore un po' più scuro, e sandali di cuoio – fecero capolino da un piccolo corridoio laterale, e si avvicinarono incuriositi al gruppo di avventurieri, che rivolsero a loro la loro attenzione. Pandora fu la prima a salutare, muovendo una mano e facendo ai due bambini un sorriso gentile. Sotero, il suo gatto nero famiglio, si grattò con una zampetta posteriore e si sforzò di comportarsi quanto più possibile come un gatto normale.

“Hey, ragazzini!” li salutò bonariamente Gunter. “Salve. Volevate chiederci qualcosa?”

“Purtroppo non abbiamo dolcetti.” Rispose Nisa. “Averlo saputo, andavamo prima a comprarne qualcuno…”

“Guarda, Giovanni!” disse uno dei due bambini, un tipetto smilzo a cui mancavano due dita alla mano destra. “Avevo ragione! Il signor Nerenzio ha davvero chiamato degli avventurieri per ritrovare Bastiano e Matilde!”

“Foooorte! Dei veri avventurieri!” rispose il bambino di nome Giovanni, biondo, magro e con il viso lentigginoso. Si avvicinò rapidamente a Iaco, cercando di guardarlo sotto il cappuccio, e allarmando un po' il coboldo stregone. “Hey, guarda questo com'è piccolo! È anche più basso di noi! E perché non si fa vedere? Ha il viso deturpato?”

“Ah… aspettate, bambini… aspettate un momento…” Nisa cercò di intervenire per non far scoprire il suo compagno, ma a quel punto era già tardi – il biondino aveva già alzato a Iaco il cappuccio quel tanto che bastava per rivelare il volto da rettile coperto di sottili squame azzurre del coboldo, che rimase a bocca aperta, imbarazzato. Dario strizzò un occhio in segno di disappunto, mentre i due bambini e Iaco continuavano a guardarsi stupiti…

“Un… un coboldo?” chiese il bambino con la mano mutilata.

“Ah… ehm… ecco… Iaco può spiegare…” cominciò a dire il diretto interessato… poi, pensando che forse avrebbe ottenuto di più con un altro sistema, si ricompose, alzò una mano e si concentrò per mezzo secondo, richiamando a sé una piccola quantità di energia magica, e sprigionandola dalle dita in forma di una brillante scarica di luce azzurra che danzò in aria per qualche istante prima di esaurirsi e ricadere giù sotto forma di piccole scintille. I due bambini restarono ancora più sorpresi di fronte a quello spettacolo, e Iaco sorrise astutamente, soddisfatto di aver fatto una buona impressione. “Iaco è grande stregone! Sangue di draghi scorre in coboldi!”

“Bellissimo! Sei forte, Iaco! Sai fare altri trucchi?” esclamò il piccolo Giovanni con entusiasmo, applaudendo assieme al suo compagno. “Ce ne fai vedere qualcuno, dopo?”

“Anche ora, se voi vuole!” fu la pronta risposta di Iaco, che usò di nuovo i suoi poteri per creare un piccolo arcobaleno attorno alla sua mano, e farlo poi dissolvere in una fine nebbia multicolore, con grande gioia dei due piccoli spettatori… e sollievo del resto del gruppo.

“Sei forte, Iaco, lo sai?” commentò il bambino senza due dita. “Eppure sento tutti dire male dei coboldi… dicono che mangiano i bambini, che sono ladri, che adorano Tiamat…”

“Ohohoh, Iaco no, Iaco diverso da molti. Purtroppo sì,  molti coboldi fanno così…” rispose lui, cercando di sdrammatizzare con un cenno della mano. “Ma no tutti. Iaco vuole trovare altri come lui.”

Maria rise tra sé e alzò le spalle. In effetti, l'idea di Iaco era qualcosa di più che semplicemente trovare dei suoi simili disposti a lasciarsi alle spalle le parti peggiori del popolo dei coboldi, ma queste erano considerazioni per il futuro…

“Wow! Voi sì che siete un gruppo di avventurieri in gamba!” rispose Giovanni. “E poi, gli altri chi sono? Vorremmo conoscerli!”

“Hehehee… tranquilli, bambini, avremo tutto il tempo più tardi per conoscerci meglio.” Rispose Maria. “Piuttosto… avete detto che si chiamano Matilde e Bastiano, i vostri compagni scomparsi?”

“Sì, proprio loro.” Disse l'altro bambino. “Matilde è la più forte di tutti noi! Batte tutti a braccio di ferro, e si allena a tirare di spada! E Bastiano è il suo migliore amico, non stanno quasi mai separati.”

“Beh… Sapere questo ci darà una mano a cercarli.” Disse Dario, arruffando scherzosamente i capelli al ragazzino. I due orfanelli avrebbero probabilmente aggiunto qualcosa se non fosse intervenuto qualcun altro - un'altra donna con l'abito da suora, questa però era sulla quarantina d'anni, più alta e robusta, e con sul viso i segni di qualche malattia a cui era sopravvissuta. Stava arrivando dallo stesso corridoio nel quale era entrata la suora più giovane, e teneva in una mano un rosario decorato con un simbolo sacro, simile ad un sole stilizzato. Molti membri del gruppo di avventurieri riconobbero il simbolo di Pelor, dio del sole e della guarigione.

“Giovanni, Federigo! Non dare fastidio a quei signori.” Li rimproverò, e i due bambini si staccarono di un passo dal gruppo di Dario, mentre Iaco si rimetteva rapidamente il cappuccio, sperando che la suora non lo avesse visto in faccia.

“Nessun problema, sorella. Questi ragazzi non ci stavano dando alcun fastidio.” Rispose prontamente Gunter, dopo essersi schiarito la voce. “Stavamo… giusto aspettando che il signor Nerenzio fosse pronto a discutere con noi del lavoro da svolgere.”

La suora si avvicinò al gruppo, piazzandosi accanto a Giovanni e Federigo con fare protettivo. Osservò attentamente i sei avventurieri, con un'espressione non proprio amichevole su un volto invecchiato precocemente sul quale Nisa riconobbe, con un brivido, i segni di una rara sopravvissuta alla peste bubbonica. “Hmm… e così, ci affidiamo a voi per ritrovare Bastiano e Matilde…” ripeté la suora, continuando a guardare fissi i ragazzi. Finalmente, dopo alcuni istanti, la suora sospirò, e il suo modo di fare si fece più accomodante. “In tal caso, vi ringraziamo fin da subito per il vostro impegno,  e spero che riuscirete a trovare quei due scavezzacollo… Matilde è quella che si caccia nei guai più di tutti, ma anche Bastiano… di solito è tranquillo, ma quella ragazzaccia ha un’influenza negativa su di lui. Comunque… se volete, due di voi possono venire con me. Vi porterò dal signor Nerenzio, e lui vi spiegherà tutto. Gli altri… se volete, potete andare a dare un'occhiata in giro, se pensate che vi possa aiutare nelle ricerche.”

“Per noi va bene… Dario, andiamo io e te?” chiese Pandora al ragazzo biondo, che disse di sì con la testa. Sotero si avvicinò alle gambe della sua padroncina e guardò sospettoso la suora dal viso butterato, emettendo un miagolio sommesso ma aggressivo.

“D'accordo… voialtri, se volete, cercate un po' in giro.” Affermò Dario rivolto al resto del gruppo. “Ci ripeschiamo qui, quando abbiamo finito?”

“Certamente.” Disse Gunter. “A dopo, gente.”

La suora annuì,  e si rivolse nuovamente ai due bambini. “Giovanni, Federigo… voi due tornate con gli altri. Tra non molto sarà l'ora del desinare.”

Giovanni e Federigo salutarono Dario e i suoi compagni con un gesto delle mani e tornarono rapidamente da dove erano venuti, mentre la suora conduceva Dario e Pandora lungo il corridoio fino ad una porta di legno scuro, a fianco della quale era appesa una targa che recava scritto il nome del direttore di quella struttura, tale Nerenzio Ungaro, lo stesso nome citato nell’offerta che avevano visto in Piazza del Popolo.

La suora bussò gentilmente alla porta, e una voce maschile rispose quasi subito dall'interno. "Avanti!" esclamò il direttore dell'orfanotrofio. "Che succede, suor Tacita? Sono arrivati i nostri uomini?"

"Sì... sì, signor Nerenzio. Li ho... accompagnati io da voi." rispose la donna, poi fece un cenno a Dario e a Pandora, in segno di augurio di buona fortuna. I due giovani amici ringraziarono, un po' nervosamente, e si accinsero ad entrare nell'ufficio.

"Avanti. Prego, accomodatevi. Immagino che siate qui per quell'annuncio." osservò Nerenzio con una voce vagamente aspra, che dava l'impressione di avere un po' di mal di gola. Dario e Pandora entrarono nell'ufficio, trovandolo in condizioni ancora più invidiabili del resto dell'edificio - i mobili in legno pregiato, i quadri ben disegnati appesi alle pareti, neanche un filo di polvere in giro. Per due come loro, abituati alle strade fangose di Tilea e alle campagne della Carnia, era uno spettacolo davvero invidiabile, e restarono per qualche attimo a guardarsi attorno con stupore, prima che Dario riprendesse in mano il discorso.

"Ah-ehm... certamente, signor Nerenzio... abbiamo letto di quei due bambini scomparsi, e non ce la siamo sentita di restare indifferenti. Siamo qui... per aiutarvi a cercarli." rispose Dario, riprendendo quasi subito un contegno serio e professionale. Pandora disse rapidamente di sì con la testa, ma i suoi occhi di colori diversi continuvano a spostarsi incuriositi per l'ufficio.

Nerenzio Ungaro era un uomo sulla quarantina d'anni, vestito principalmente di nero e blu, con una giubba pulita sopra una camicia di tela bianca, i capelli neri un po' lunghi e raccolti ordinatamente, e un paio di baffetti affilati, che si lisciò distrattamente mentre osservava i due amici. Nonostante i suoi sforzi di apparire calmi, Pandora e Dario si sentirono strani sotto quello sguardo indagatore.

"Bene, bene. Mi fa piacere poter contare su un po' di aiuto. Spero che siate anche competenti." affermò, mentre giocherellava con un fermacarte. Sulla sua scrivania di legno di mogano erano disposti numerosi fogli, molti dei quali già pieni di scarabocchi e prime stesure di qualche particolare documento. Benchè non fosse capace di leggere molto bene, Dario capì subito che erano scartoffie di una certa importanza. "Quello che mi chiedo è... sarete anche competenti? Grisborgo non è una città piccola, e anche se quei due bambini sono abbastanza visibili... non sarà un'impresa facile ritrovarli."

"Sicuramente faremo del nostro meglio, signor Ungaro." disse Dario. Mentre parlava, il giovane continuava a fissare il suo "datore di lavoro", come sempre restio a fidarsi al cento per cento di qualcuno che non facesse parte della sua cerchia di amici. "Però, per poterli ritrovare, avremmo bisogno di sapere qualcosa di più su di loro."

"Una richiesta legittima." rispose il direttore dell'orfanotrofio. Con studiata lentezza, impilò alcuni documenti e li piazzò ad un angolo della sua scrivania. "Allora... entrambi hanno undici anni, questo forse lo sapevate già. E questa è praticamente l'unica cosa che hanno in comune. Matilde è una bambina molto dinamica, con i capelli castani sempre legati in due trecce, e indossa sempre dei vestiti molto colorati... preferisce il verde, per qualche motivo. Occhi azzurri, un po' di lentiggini sul viso... piuttosto alta e atletica per la sua età... in effetti qui all'orfanotrofio ha fama di essere la più forte, e batte sempre i maschi a braccio di ferro. Ha la passione per le storie di cavalieri e guerrieri, e spesso la si vede allenarsi con una spada di legno... beh, una volta le bambine non avevano tanti grilli per la testa."

"Ehm... credo... credo che queste informazioni ci daranno una mano." affermò Pandora, cercando di memorizzare ogni cosa. Sotero si grattò dietro un orecchio con una zampa posteriore, mentre cercava di memorizzare ogni singola parola che veniva detta. "E il bambino... Bastiano, giusto?"

"Già, lui..." affermò Nerenzio, rivolgendo di nuovo la sua attenzione ai due ragazzi. "Bastiano ha la stessa età di Matilde, ed è sempre stato un tipo timido, solitario... almeno finchè non ha fatto amicizia con lei, e ha cominciato a farsi più audace. Comunque... anche lui è castano, con i capelli arruffati, e si veste di solito con abiti di colori neutri... verde chiaro o marrone. Sì, lo so, è abbastanza anonimo come aspetto... tuttavia, c'è un particolare che ve lo farà riconoscere subito. Cammina con una evidente zoppia, a causa di una gamba rotta che non era guarita bene qualche anno fa."

"Ah... beh, capisco. Anche questo ci dà una mano." affermò Dario, dispiaciuto per quello che era accaduto a quel ragazzino. Date le circostanze, era già tanto che avesse ancora la gamba... "Va bene... allora, penso che io e la mia amica avremo qualche altra domanda da fare, prima di cominciare a cercare."

"Prego, qualsiasi domanda vi venga in mente." disse il direttore dell'orfanotrofio con educazione, e invitò i due ragazzi a sedersi su due sedie di legno scuro davanti alla sua scrivania. Pandora permise a Sotero di salirle in grembo, e accarezzò distrattamente il suo gatto famiglio, ringraziandolo silenziosamente per l'aiuto, e raccomandandosi di continuare ad ascoltare quello che Nerenzio diceva...

 

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Nel frattempo, i loro quattro compagni stavano dando un'occhiata al resto della Casa della Pietà, e in quel momento erano nel grande cortile interno dell'edificio, guidati dalla suoretta che aveva loro risposto prima... e affiancati da un gruppo di bambini che li seguivano incuriositi, contenti che ci fosse qualcuna di quelle persone dall'aspetto così forte e al tempo stesso rassicurante a dare una mano.

"E quindi è lui il coboldo? Che piccolo..." commentò una bambina dai capelli neri, passando vicino a Iaco e guardandolo attentamente. Iaco rispose facendo un sorrisetto imbarazzato e salutandola con la mano.

"Ecco... noi qui per cercare vostri amici." affermò. "Voi sapere qualcosa di Matilde e Bastiano, vero?"

Alcuni dei bambini si fecero seri alla menzione dei due compagni scomparsi. "Ah... sì, certo, lo capiamo... non ci erano sembrati strani prima che sparissero... volevate sapere questo?"

"Beh, è una delle cose che ci fa comodo sapere." rispose Nisa sfregandosi la fronte. Lo sguardo acuto dell'elfa druida venne attirato da dei pezzi di legno e dalla figura umanoide che assomigliava ad un manichino da allenamento che giaceva dimenticato in un angolo del cortile in cui si trovavano. Poco lontano, Nisa notò una spada di legno appoggiata vicino ad un arbusto, la cui “lama” mostrava dei chiari segni di usura, e andò a dare un'occhiata. “E questa spada di legno? Questo manichino da allenamento?”

“Ah… quelli li usava Matilde per allenarsi.” Rispose con un po' di esitazione la suora più giovane. Pareva quasi che volesse chiedere scusa a nome della bambina scomparsa. “Lei… ha sempre avuto questa strana passione per le storie di cavalieri e avventurieri, e si divertiva ad allenarsi con quella spada di legno, e con quel burattino.”

Gunter si avvicinò alla spada di legno, e si chinò su di essa, prendendola per l'elsa e tirandola su… con sua grande sorpresa, dovette fare un po' di fatica per tenerla in mano. Era un giocattolo, certo, ma era lunga come una normale spada lunga d'acciaio, e il suo peso era notevole. Non solo, ma la lama aveva perso quel po’ di filo che aveva, e sul manichino di legno e paglia si vedevano dei segni inequivocabili di fendenti sferrati con una forza notevole.

“A… aspettate un momento!” esclamò stupefatta Maria, dando a sua volta un'occhiata al manichino da allenamento assieme a Iaco. Il piccolo coboldo toccò un segno lasciato da un fendente, e si stupì di come il legno fosse scheggiato. “Mi… mi state dicendo che… questi segni li ha fatti Matilde allenandosi con questo affare… e una spada di legno?”

“Ve l'avevamo detto, che Matilde è la più forte di tutti noi.” Rispose Federigo, abbastanza divertito dalle espressioni stupite del gruppo di avventurieri. Nisa sgranò gli occhi incredula, osservando la spada di legno scheggiata tra le mani di Gunter. Che quella bambina fosse forte era una cosa, ma da lì ad essere in grado di scheggiare e danneggiare così un manichino da allenamento… doveva avere una forza davvero stupefacente!  Per qualche motivo, il particolare che Matilde fosse così forte, in quel momento, le dava l'impressione di non essere un particolare tanto secondario…

“E… e Bastiano? Lui ha… qualcosa di particolare?” chiese Iaco dopo essere rimasto qualche secondo a guardare la spada di legno e il manichino.

“Beh, lui zoppica sempre… quando era più piccolo si è rotto una gamba in un incidente e gli è rimasta più corta dell'altra.” Spiegò una bambina bionda con diverse cicatrici sul viso. “Lui e Matilde sono sempre assieme, lei lo ha sempre difeso dai bulletti.”

Maria annuì lentamente, pensando che forse c'era qualcosa in quella faccenda che sfuggiva loro. Non sapeva esattamente come dirlo, ma c'era questa sensazione che la rodeva e non le dava pace, che le diceva che non avevano tutto ciò che serviva loro per capire la situazione. Forse era solo paranoia da parte sua, ma non riusciva a scrollarsi di dosso questa strana sensazione…

 

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CONTINUA…

 

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Capitolo 8
*** Alla ricerca dei bambini scomparsi ***


Pathfinder: L'Ascesa della Follia
Una fanfiction di Pathfinder scritta da: Justice Gundam

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Capitolo 8 – Alla ricerca dei bambini scomparsi

Dario doveva ammettere che non era del tutto sicuro di cosa pensare di quel caso. In teoria, era un semplice caso di due bambini che si erano allontanati da un orfanotrofio, ma in pratica, c’era qualcosa che non convinceva per niente né lui né Pandora – e ora che si era riunito con il gruppo, e si erano scambiati tutto quello che erano venuti a scoprire, questa strana sensazione si era soltanto acuita. Dario non era del tutto sicuro di cosa lo rendesse così sospettoso, esattamente, ma sapeva che la sua paranoia lo aveva mantenuto in vita durante la sua difficile infanzia, e che comunque c’era qualcosa di strano, in tutta quella faccenda.

“Questo orfanotrofio mi sembra un posto… in cui qualunque bambino sarebbe contento di vivere. Certo, non sarà perfetto, ma è molto meglio di altri che ho visto.” Affermò Nisa, mentre il gruppo si riuniva davanti alle porte della Casa della Pietà. “Quello che voglio dire… è che non ho idea del motivo per cui quei due bambini… Bastiano e Matilde, giusto? Beh, visto che qui sembra che si stia bene, non capisco perché avrebbero voluto fuggire. Anche se l’orfanotrofio non fosse stato proprio il massimo, io personalmente preferirei stare in un posto dove so di stare al caldo e avere dei pasti sicuri.”

“Poi, c’è la questione di quella bambina, Matilde…” continuò Maria, giocherellando assorta con una ciocca dei suoi lungi capelli neri. “Quando mi hanno detto che era la più forte dell’orfanotrofio, non ho pensato a niente di strano… ma poi mi hanno fatto vedere cosa è stata in grado di fare. Credetemi… una forza simile per una bambina di undici anni non è assolutamente normale.”

“Però sinceramente, non vedo come c’entri con il caso… effettivamente, sappiamo ancora troppo poco, ed è meglio non saltare a conclusioni.” Continuò Gunter. “Quello che dobbiamo fare, adesso come adesso, è ritrovare i bambini. E per farlo, dobbiamo pensare ad una strategia, non possiamo andare alla cieca.”

“Chissà poi dove saranno, in questo momento…” si chiese Dario. “Comunque, Gunter ha ragione, dobbiamo pensare a come fare, avere un piano d’azione… Voi, avete qualche idea su come fare?”

“Allora… io dico che per prima cosa dobbiamo andare a cercare nei luoghi che i due bambini hanno visitato poco prima che scomparissero.” Affermò Pandora. “Almeno lì ci sono maggiori probabilità di trovare informazioni o tracce ancora fresche.”

Gunter disse di sì con la testa. “Sì, Pandora ha ragione… e credo che sia meglio dividerci in due gruppi. Potremo coprire un’area un po’ più grande, e fare prima.” Rispose. “Voi cosa ne dite?”

“Hmm…” Maria ci pensò su per un attimo. “Va bene, non ci sono obiezioni. A patto che Jako sia in gruppo con me.”

Il coboldo dalle squame blu disse di sì con la testa, e ringraziò tra sé il destino di avergli fatto incontrare una ragazza come Maria. Se non fosse stato per lei, temeva che non sarebbe arrivato vivo fin lì…

“Va bene… allora, come ci sistemiamo? Io vado con Gunter e Pandora… mentre Dario va con Maria e Jako? Può andare bene così?” chiese Nisa, indicando i suoi amici.

“Beh, chiediamolo ai diretti interessati. Per me andrebbe anche bene.” Rispose Pandora guardando Dario dritto negli occhi. Per un attimo, il ragazzo biondo si disperse a guardare gli inusuali occhi di colore diverso della giovane fattucchiera, ma si riscosse subito e disse di sì con la testa.

“Sì… anche per me non ci sono obiezioni.” Rispose Dario. “Se per voi va bene, io comincerei a cercare subito. Dobbiamo decidere un punto in cui incontrarci stasera.”

“Io dico… che locanda va bene.” Disse Iaco. “Noi sappiamo dov’è, e non desta sospetti.”

“Sì, anche a me va bene.” Rispose Gunter. “Allora è deciso. Cominciamo subito le ricerche… e se troviamo qualcosa ce lo comunichiamo alla taverna stasera. Buona caccia, ragazzi… e non ficcatevi nei guai, questa città non è esattamente tranquilla!”

“Sì, lo abbiamo visto.” Affermò Maria, pregando tra sé di non fare qualche incontro con certe parti del suo passato... Era abbastanza lontana da coloro che la stavano inseguendo, ma non era sicura al cento per cento di averli seminati, né pensava che sarebbe mai stata del tutto al sicuro. “Comunque, buona fortuna, ragazzi. Ci si vede stasera!”

“D’accordo! Buona fortuna!” rispose Nisa, agitando una mano in segno di saluto mentre Dario, Maria e Iaco cominciavano a dirigersi verso il quartiere commerciale. I due umani e il coboldo ricambiarono il gesto, prima che Iaco si calasse nuovamente il cappuccio consunto sulla testa, cercando di passare il più inosservato possibile… e infine si allontanarono, diretti nel luogo dove avrebbero svolto le loro indagini.

“Okay, Gunter… noi dov’è che andiamo a cercare indizi?” chiese Pandora.

Il nano pistolero guardò in direzione dell’argine del Bo. “Andiamo a dare un’occhiata da quelle parti. Credo che se quei due marmocchi sono davvero scappati, hanno usato il fiume come punto di riferimento, anche soltanto per orientarsi e sapere dov’erano.” Affermò. “Proviamo a dare un’occhiata da quelle parti. Magari qualcuno li ha visti aggirarsi lì attorno.”

“Va bene… a questo punto, immagino che tentare non costi nulla.” Affermò Nisa con un sospiro. “Speriamo solo che non sia troppo tardi… non oso pensare a che razza di pericoli potrebbero andare incontro…”

“Nisa…” disse Pandora, appoggiando una mano sulla spalla della druida novizia, che la guardò con evidente incertezza. “Stai tranquilla, noi faremo tutto il possibile per risolvere questo caso.”

“Grazie, Pandora. Avevo giusto bisogno di un po’ di incoraggiamento…” rispose Nisa, tirando un piccolo sospiro. “Okay… andiamo, allora. Speriamo di trovare qualcosa di concreto…”    

“Cominciamo a dare un'occhiata in giro, e vediamo.” Tagliò corto Gunter, deciso e laconico come i nani erano conosciuti…

 

***********

 

Circa un'ora dopo…

“Hmm… no, non posso dire di aver visto due bambini come quelli che mi descrivete.” Rispose l'uomo che Dario stava interrogando, un uomo sulla quarantina d'anni con una barba nera incolta e il viso dai lineamenti duri. “O se li hi visti, non ci ho esattamente fatto caso. Comunque, se ripassate più tardi e ho visto qualcosa, ve lo saprò dire.”

“Ho capito. Grazie ugualmente.” Rispose Dario con un mezzo sorriso di scuse, gettando un'occhiata alla bancarella di giocattoli di legno di proprietà dell’uomo. Si allontanò, cercando di non dare troppo nell'occhio, e tirò un sospiro. Certo non si aspettava che sarebbe stata una questione rapida e semplice, ma non avere nemmeno uno straccio di pista dopo un'ora di ricerca lo faceva sentire un po' frustrato.

“Ancora niente, eh?” chiese Maria, rimasta un po' indietro ad aspettare. Il giovane biondo alzò le spalle e scosse la testa. “Certo, immagino che cercare due bambini in particolare in questo posto, sua un po’ come cercare un ago in un pagliaio.”

“Loro sono come tanti altri…” fu il commento di Iaco. “Iaco non ha incantesimi per cercare loro, temo…”

Dario cercò di pensare ad una soluzione alternativa… ma in effetti, si rendeva conto che era una ricerca difficile e che forse le tracce erano già fredde. Forse non avevano cercato nel luogo giusto… “Hm… secondo me, è meglio tentare da un'altra parte, a questo punto.” Affermò il ragazzo biondo. “Ci sono molti altri posti qui attorno in cui potrebbero essersi nascosti.”

“Anche troppi, se vuoi il mio parere.” Rispose Maria, mentre il piccolo gruppo si destreggiava tra la folla. La giovane mora teneva d'occhio Iaco, in modo cge non rischiasse di perdersi a sua volta. “Spero soltanto che Pandora e i suoi amici stiano avendo un po' più di successo…”

 

***********

 

La fattucchiera dagli occhi bicolore, il nano pistolero e l'elfa druida erano arrivati alle rive del Bo, vicino al porto al quale erano approdati soltanto pochi giorni prima… e avevano quasi subito cominciato a risalire il corso del fiume, tenendo d'occhio ogni possibile indizio che li potesse condurre alla posizione dei due bambini scomparsi. Fino a quel momento, tuttavia,  non avevano avuto miglior fortuna del gruppo di Dario – non c'era nulla che potesse avere qualcosa a che fare con quella che sempre più si stava dimostrando una scomparsa misteriosa. Anche Sotero, il gatto nero famiglio di Pandora, non era riuscito a trovare niente di interessante.

“Ancora niente. Comincio a pensare che forse avremmo dovuto cercare da un'altra parte.” Affermò Nisa, dopo aver dato un'occhiata ad un molo abbandonato e ad una capannetta di legno mezza diroccata che sorgeva sulla riva del grande fiume. “Gunter, non è per fare una delle mie solite critiche al modo di pensare di voi nani, ma andare a cercare qui sulla riva del fiume… non è stata un'idea troppo sensata.”

“Eppure tu prima non hai detto nulla, orecchie a punta…” osservò sarcastico il nano.  Vedendo che Pandora e Sotero stavano già inviando loro dei segnali per dire che non era il caso di mettersi a litigare per queste sciocchezze, Gunter decise di lasciar perdere e si schiarì la voce. “Ehm… comunque, lasciamo perdere queste stupidaggini, e mettiamoci invece a cercare. Non si può mai dire cosa troveremo.”

“Per il momento, io qui vedo solo gusci di noce, miao.” Commentò Sotero. Il famiglio era sceso dalle braccia di Pandora e stava zampettando tranquillamente lungo il molo, vicino a delle barche da pesca chiaramente in disuso, tenute legate al pontile con delle cime consunte. Alle narici arrivava un pungente odore di acqua stagnante, a causa di alcuni versamenti di acqua di fiume che erano rimasti lì da chissà quanto. Un po'  più in là, erano ormeggiate delle piccole barche a remi, meglio tenute ma comunque di qualità non certo eccelsa, e sulla riva del fiume sorgeva una piccola costruzione in legno, dominata da un'insegna che la identificava come un noleggio di barche da fiume – il nome del luogo, “La Bagnarola – Barche A Nolo”, era stato inciso con del gesso bianco sopra una tavola di legno inchiodata alla meno peggio sopra la porta d'ingresso.

“Eh… ‘La Bagnarola', davvero un nome rassicurante per un noleggio di barche…” commentò Nisa. “Certo, gli si addice abbastanza…”

“Questo cantiere avrebbe davvero bisogno di una sistemata, in effetti…” disse Pandora. “Temo che neanche qui troveremo qualcosa. Forse è meglio andare avanti...”

“Hey, aspettate un momento, voialtri!” arrivò subito dopo una voce un po' roca, e sentirono il suono di una porta che si apriva cigolando. Dalla capanna di legno era uscito un individuo dall'aspetto trasandato – un nano di mezz'età con i capelli castani già tinti di qualche striscia di grigio, vestito di una camicia verde dalle maniche strappate, una giacca di cuoio malridotta, un paio di pantaloni anch'essi verdi, e un paio di pesanti scarpe da lavoro che presentavano già qualche buco. La sua carnagione era olivastra, e le sue mani erano segnate da una vita di lavoro manuale, mentre al suo fianco era appesa una fiaschetta mezza piena – molto probabilmente, qualche bevanda alcolica alquanto scadente. Con un passo sorprendentemente fermo, il nano si diresse verso i tre amici, con l'aria di qualcuno che voleva proporre loro qualche affare. “Cos'è tutta questa fretta? Non siete qui per noleggiare una barca? Non troverete nulla di così conveniente, neanche se girate tutta Grisborgo!”

“Davvero? Allora siete messi bene, da queste parti, miao…” commentò Sotero, a voce bassa quel tanto che bastava per non essere udito.

Nonostante i tre amici fossero rimasti un po' sorpresi dall'aspetto del proprietario di quella baracca, Gunter colse l'occasione e si schiarì la voce, contando sul fatto che quel tipo sarebbe stato più disponibile verso un altro nano. “Aaah, noleggio di barche, eh, compagno? Non è proprio il tipo di affari di cui noi nani ci occupiamo di solito, eh?”

Il proprietario della rimessa fece una risata roca nella quale Gunter colse una certa amarezza. “Hah! Ognuno si arrangia come può, di questi tempi. Avventurieri, vedo… davvero non vi serve una barca per andare verso qualche avventura? Tipo, ammazzare qualche bestiaccia e prendersi la ricompensa? Di solito vi occupate di questo, no?”

“Dipende. Potrebbe in effetti servircene una, a seconda delle risposte che ci dai.” Rispose prontamente Gunter. Si voltò verso le ragazze, per fare loro un cenno che voleva dire che sapeva cosa stava facendo, e al noleggiatore che lo guardava dubbioso fece una domanda, rapida e diretta. “Non hai per caso visto due marmocchi umani di circa undici anni, in questi giorni? Una mocciosetta con le trecce e le lentiggini, e un ragazzino un po' zoppo, tutti e due castani…”

L'altro nano fece una smorfia, resa meno efficace dai folti baffi e barba che nascondevano in parte la sua espressione. “Corpo della miseria, certo che li ho visti. Si sono fermati alla mia rimessa soltanto un paio di giorni fa, assieme ai loro… accompagnatori.” Rivelò. “Hanno comprato una delle mie barche più vecchie, e se ne sono andati.”

“Che cosa? Davvero sono passati di qui?” chiese un'eccitata Pandora. Si avvicinò di colpo al proprietario della rimessa, chinandosi appena un po' in modo da guardarlo dritto negli occhi. “E… e chi erano questi… accompagnatori? Quanti erano? I bambini erano stati rapiti, vero?”

Il nano, stupito dall'improvvisa veemenza della biondina, fece un passo indietro cercando di indurla alla calma. “Hey! Hey, ragazzina, un attimo! Cos'è tutta questa fretta?” Pandora si fece indietro con un gesto di scuse, e il nano grugnì e riprese il discorso. “Beh… con i marmocchi c'erano due persone. Un… un mezzorco con la mascella squadrata, e una femmina di elfo con il viso segnato da una cicatrice molto vistosa.”

Ai tre amici non sfuggì il tono sprezzante con cui il nano aveva parlato. I mezzisangue non erano mai stati molto ben visti, e questo valeva in modo particolare per i mezzorchi – nati dall'unione, raramente consensuale, tra un umano e un orco. In parte speranzosa per la notizia, e in parte preoccupata che quegli individui fossero pericolosi per i bambini, Pandora continuò la requisitoria. “E… sa per caso dove sono andati? I bambini non erano spaventati… intimoriti? Non aveva l'impressione che fossero stati rapiti?” chiese, più calma ma comunque attenta.

Il nano scosse la testa con un certo fastidio. “Ragazzina… una delle mie regole non scritte è che non chiedo mai nulla ai miei clienti. Mi limito a noleggiare e vendere barche. Comunque, se ti interessa saperlo, sono andati verso sud, verso il delta del Bo e la palude. E, no, non mi sembravano affatto spaventati, i due marmocchi. La mocciosa con le trecce, in particolare, mi sembrava contenta, come se stesse per partire per una grande avventura. Che cosa volessero farci, là da quelle parti, non lo so… ma se può esservi utile…”

“Certo… certo, ho capito…” concluse la biondina. Cercò di pensare a cosa fosse meglio fare, e chiamò a sé Sotero con un cenno della mano. Il gatto nero si distrasse da un pesce mezzo mangiato che giaceva dimenticato sul pontile, e raggiunse la sua padrona, stando sempre attento a sembrare un comune animale.

“Allora, ragazzi, che dite? Secondo voi che cosa dovremmo fare?” chiese Nisa ai suoi compagni di viaggio. “I bambini sono diretti verso la palude… e sono in compagnia di due sconosciuti di cui non mi fido. Sinceramente, che siamo pagati per ritrovarli o meno, vorrei almeno essere sicura che stiano bene…”

“Tranquilla, Nisa, non è certo nostra intenzione lasciarli perdere.” Rispose Gunter, dando un'occhiata alle barche ormeggiate, mentre l'altro nano li osservava dubbioso. “Vediamo un po'… non abbiamo ancora speso tutta la ricompensa del signor Loredan, vero?”

“Beh, no, certo che no… pensi di comprare o noleggiare una barca anche tu?” chiese Pandora. “Sinceramente, non mi sembrano troppo affidabili, a guardarle così…”

“L'importante è che reggano al viaggio.” Tagliò corto Gunter, e si rivolse subito dopo al proprietario del negozio. “Va bene, che prezzo ci può fare per una di queste barche?”

“Hah, ho un bel po' di clienti, ultimamente… gli affari vanno abbastanza bene!” commentò l'altro nano con un ghigno soddisfatto. “Se volete comprare uno di questi gusci di noce, ve lo do a quaranta fiorini. Non mi sembra male come prezzo, eh?”

Gunter fece un rapido calcolo. Ognuna di quelle barche poteva portare tre o quattro persone, quindi avrebbero dovuto prenderne due. In tutto, erano ottanta fiorini…

“Hmm… sì, per me va bene. Abbiamo abbastanza soldi.” Affermò infine, fatti i calcoli di quello che rimaneva loro della ricompensa per il lavoretto del giorno prima. Ne avevano a sufficienza, di soldi , e sarebbe avanzata ancora una certa cifra per altre eventuali spese. “Può tenerci un paio di barche per domani? Passiamo a darle i soldi, e poi  proseguiamo.”

Il nano ghignò nuovamente e strizzò un occhio, e Gunter ringraziò con un cenno della testa e si rivolse alle sue compagne. “Ecco fatto. Adesso abbiamo un paio di barche. Domani mattina cominciamo la ricerca. Le tracce dei due bambini dovrebbero essere ancora abbastanza fresche, se si sono diretti verso il delta del fiume. Non credo ci siano molti posti dove possono essere andati a nascondersi i loro rapitori… se è davvero questo che sono.”

Sotero raggiunse la sua padrona, che si chinò per permettergli di saltarle in braccio, e il gruppo cominciò ad allontanarsi dalla rimessa, un po' rassicurato dalle notizie. “Spero che sia come dici tu, Gunter. Questo lavoro… si sta dimostrando un po' più complicato di quanto mi aspettassi.”

“Ci sono ancora un po' di cose che non tornano, miao…” affermò il gatto nero, una volta sicuro che non ci fosse nessuno che potesse sentirlo.

Nisa era d'accordo con la sua amica, ma in quel momento, anche lei era convinta che la priorità fosse ritrovare i bambini. “Sì, è vero, non ho dimenticato che ci sono degli elementi un po' strani, e vorrei chiarirli. Ma prima troviamo Matilde e Bastiano, e poi cerchiamo di capire meglio di cosa si tratta. Chissà, magari anche loro possono dirci qualcosa.”

Gunter disse di sì con la testa, mentre i tre amici si incamminavano nuovamente verso la locanda alla quale avevano appuntamento con Maria e gli altri...

 

************

 

Dario si sedette al tavolo, esalando profondamente. “Uff… è stata una giornata intensa… e purtroppo non abbiamo scoperto granché.” Affermò il giovanotto., che sentiva di colpo tutta la stanchezza di quel giorno intenso gravargli addosso. Dopo essersi preso qualche istante per rilassarsi, alzò lo sguardo verso i suoi compagni. “Beh, Pandora, spero proprio che voi siate stati più fortunati di noi…”

Le sue speranze non furono deluse. La giovane fattucchiera dagli occhi bicolore si sgranchì una spalla, e diede a Dario e agli altri la notizia in cui confidavano. “Sì, io, Gunter e Nisa crediamo di avere una pista.” Affermò. Immediatamente, Maria, Iaco e Dario sembrarono riprendere un po'  di verve, e la loro attenzione andò immediatamente al terzetto di vecchi amici. “Il proprietario di una rimessa di barche ci ha detto che ha visto Bastiano e Matilde… erano accompagnati da due tizi sconosciuti che li stavano portando con sé. Non sappiamo però chi fossero… dovremmo seguirli, intanto che le tracce sono fresche.”

“Che cosa? Quindi quei due bambini sono stati rapiti?” chiese Maria preoccupata.

“Così sembrerebbe… ma il proprietario della rimessa non ha avuto l'impressione che fossero costretti a seguirli, o intimoriti in qualche modo. È questo che ci dà da pensare.” Continuò Nisa. “Pensate anche voi quello che penso io?”

Iaco non ebbe dubbi. “Qui qualcosa che preside non detto. Molto strano.” Commentò il coboldo stregone. “Forse qualcosa che lui non vuole che noi sa?”

“Viene da pensare che sia così…” fu la risposta di Dario, i cui sospetti si avvicinavano sempre di più alla conferma. Gli veniva da pensare che il direttore della Casa della Pietà si aspettasse che rispondesse all'appello un gruppo di mercenari che avrebbe fatto il lavoro senza alcuna discussione in cambio di una giusta paga. Ed era contento di vedere che era capitato con un gruppo di persone che avevano altre priorità rispetto al denaro. “Accidenti, adesso ho ancora più voglia di andare a fondo di questa faccenda.”

“Ed è quello che faremo domattina.” Dichiarò Gunter, ripromettendosi che avrebbe dovuto dare una bella ripulita al suo moschetto prima di imbarcarsi – letteralmente – per quella spedizione. “Il tipo della rimessa ha detto che i due bambini e i loro… accompagnatori…  un'elfa dal viso sfregiato e un mezzorco… sono andati verso le paludi della foce del Bo, ed è lì che li cercheremo.”

“Bene. Speriamo solo di riuscire a trovare qualche traccia.” Rispose Maria. “Allora, domattina… la prima cosa che facciamo è andare alla rimessa e comprare un paio di barche a remi. Da lì, cerchiamo di seguire le tracce, e che gli dei ci assistano.”

Per quanto il clima fosse di incertezza e sospetto, i giovani avventurieri provarono in quel momento un'iniezione di fiducia che la loro missione sarebbe andata a buon fine. Il giorno dopo, ne erano sicuri, avrebbero ritrovato i bambini scomparsi e fatto un po' di luce su quella misteriosa faccenda…

 

**********

 

CONTINUA…

Note dell'autore: E così, sono riuscito a proseguire anche questa storia! Finalmente l'ispirazione mi è venuta… e spero che rimanga.

Questo è più o meno il punto in cui i personaggi giocanti hanno raggiunto il livello 2 nella campagna. È adesso che cominceranno a venire a galla le loro storie personali, anche se ci vorrà un po' di tempo prima che diventi tutto chiaro. Nel frattempo… vediamo cosa succederà quando i nostri avventurieri andranno a cercare i bambini scomparsi. Si dice che anche le cose più grandi comincino dal molto piccolo…

Detto questo, vi ringrazio per l'attenzione, e ci vediamo al prossimo capitolo… Ma prima, vorrei chiedervi se foste interessati a vedere qualche scheda dei personaggi, che eventualmente pubblicherò alla fine di alcuni capitoli. Cosa ne dite?

A presto, e se potete, lasciatemi una recensione! :)

 

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Capitolo 9
*** Ricerca nelle paludi del Bo ***


Pathfinder: L'Ascesa della Follia
Una fanfiction di Pathfinder scritta da: Justice Gundam

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Capitolo 9 – Ricerca nelle paludi del Bo

 

Quella sera, Nerenzio Ungaro, direttore dell'orfanotrofio La Casa Della Pietà, non si sentiva particolarmente affamato. Aveva semplicemente mangiato una pagnotta e un po' di frutta, per poi rinchiudersi nel suo ufficio, in preda a chissà quali pensieri… e si era messo seduto alla sua scrivania, a passare in rassegna i suoi registri alla fioca luce di un paio di candele.

I suoi occhi scorsero i nomi dei bambini, fino a raggiungere quelli dei due scomparsi. Matilde e Bastiano. Soltanto due nomi. Molti dei piccoli ospiti, in effetti, non avevano neanche un cognome. Figli di prostitute, di famiglie povere che non avevano di che sfamarli, orfani di qualcuna delle piccole guerre che ogni tanto si combattevano tra i piccoli feudi di Tilea. Tutti bambini che non avrebbero avuto altro posto in cui andare. Nerenzio ormai era abituato a questa realtà. Per lui, quelli erano due nomi come tanti altri. L'unica cosa che li contraddistingueva dagli altri, era una nota in rosso che lui aveva apposto, diversi giorni prima, accanto ai nomi dei due bambini scomparsi.

DISTURBATORE

Nerenzio prese un respiro profondo, e passò l'indice sulla scritta in rosso, lo sguardo perso nel vuoto. Dov'erano finiti, quei due? Che cosa diamine era andato storto? Accidenti a lui quando aveva deciso di affidare quel lavoro a qualche vagabondo prezzolato… ma non aveva molta scelta, del resto. Il suo istituto aveva pure una facciata pubblica da mantenere, e il rischio, fino a quel momento, era valso la candela. Se i suoi intermediari si fossero fatti catturare, almeno lui poteva plausibilmente negare di avere qualsiasi cosa a che fare con loro. In fondo, che importava che fine facessero un paio di mocciosi che nessuno voleva?

Mentre era così immerso nelle sue riflessioni, una suoretta dell'istituto bussò alla porta del suo ufficio, e il direttore alzò la testa, nascondendo abilmente un brivido di apprensione. “Ehm… signor direttore?” chiese la giovane suora con esitazione, come se avesse appena visto qualcosa che l'aveva intimorita. “C'è… un signore che desidererebbe parlare con lei… ha detto… di… di essere venuto da parte del Quadrifoglio Bianco. Sì… sì, così ha detto. Devo… ehm… farlo entrare?”

Nerenzio strinse nervosamente una mano al proprio fianco. Erano arrivati prima di quanto lui avesse previsto… inutile tergiversare, meglio affrontare il problema, e cercare in qualche modo di togliersi da quell'antipatica situazione. “Lo faccia entrare, suor Margherita. Ed è pregata di andarsene subito dopo.”

Ebbe quasi la sensazione di sentire il cenno che la suora fece con la testa, e pochi istanti dopo, un individuo dall’aria misteriosa e tetra fece il suo ingresso nell'ufficio, con un suono di passi pesanti che incrementò ancora di più l'apprensione del direttore. Senza una parola, la figura si avvicinò – un uomo alto ed imponente, con addosso un ampio vestito e un cappello dalle larghe falde che oscurava parzialmente il suo volto dal naso aquilino e dagli zigomi acuti. In tre passi, l'uomo arrivò alla scrivania di Nerenzio, e vi appoggiò sopra un biglietto sul quale era disegnato un simbolo – un quadrifoglio dai petali bianchi.

“Buonasera…” disse Nerenzio dopo alcuni secondi, cercando di rompere il ghiaccio e darsi un po' di animo. Sperò soltanto che quel tizio non avesse percepito qualche tremito nella sua voce.

“Buonasera, direttore Ungaro.” Esordì lo sconosciuto. Il tono era formale, ma si sentiva il ferro dietro la seta. “Arguisco che lei è già al corrente del motivo della mia visita, quindi non mi dilungherò in eccessivi preamboli. Ho il suo permesso di sedermi?”

“Prego… si accomodi…” rispose Nerenzio con aria tesa, sentendosi come se una giuria stesse per decidere il suo destino.

Senza una parola, l'individuo sospetto prese una sedia di legno di noce, e vi si accomodò, piazzandosi proprio di fronte alla scrivania di Nerenzio, e guardandolo dritto negli occhi. “Molto bene, direttore. Lei sa che mancano solo tre giorni al termine che siamo stati disposti a concederle.” Affermò con voce profonda. “Lei ci ha assicurato che avrebbe rispettato i termini di consegna, ma fino a questo momento,  non abbiamo visto nulla di concreto. Lei è sempre stato puntuale, e in cambio, noi abbiamo sempre rispettato i patti. Certo lei non può lamentarsi del bonus che le abbiamo versato per i suoi precedenti servigi. Quindi le chiedo, a cosa si deve questo disguido in questa particolare occasione? È una consegna che i miei superiori hanno richiesto con particolare insistenza.”

Passarono alcuni secondi prima che Nerenzio riuscisse a trovare le parole giuste per rispondere. “Io… io stesso non so cosa pensare. Non è certo per mia cattiva volontà che la consegna non è ancora stata fatta. Lo sapete che sono sempre stato puntuale e preciso. L'unica cosa che mi viene in mente… è che forse gli intermediari che ho assoldato… potrebbero aver avuto dei ripensamenti.”

Tra sé, Nerenzio maledisse quell'imprevedibile eventualità. “Merda… che cazzo gli è saltato in mente, a quel mezzorco e alla sua raccolta di rifiuti semiumani?” pensò rabbiosamente. “Non si è fermato a pensare che avrebbe messo nei casini me? Vorrei averlo tra le mani…

Per nulla mosso a compassione dalle scuse di Nerenzio, il visitatore continuò il discorso. “Dunque non si è accertato dell'affidabilità dei suoi intermediari, prima di lasciare loro questa incombenza? Questo è comunque colpa sua, se ne rende conto.” Proseguì. “Come le ho detto, i miei superiori hanno un bisogno urgente di quei soggetti, e la loro assenza rappresenta uno spiacevole inciampo per il progetto che stanno portando avanti. Se dovessero arenarsi a causa di una sua disattenzione, le conseguenze per lei sarebbero… alquanto spiacevoli. Se ne rende conto, spero.”

“Io… sto già prendendo provvedimenti per risolvere questo inciampo.” Rispose Nerenzio. “Sono sicuro che il nuovo gruppo che ho assoldato eseguirà il lavoro senza ulteriori ritardi, e riporterà qui i due soggetti. Sarò in grado di mantenere la consegna fra tre giorni, glielo garantisco. E in ogni caso… mi sono già premunito in caso si verificasse il caso peggiore. Le garantisco che questa volta non ci saranno errori.”

“Bene, riferirò quanto lei mi comunica ai miei superiori.” Concluse l'uomo col cappello. Si alzò dalla sedia con un gesto deciso, e prese una delle falde del suo copricapo per fare un saluto rispettoso… ma nei suoi movimenti e nel suo tono permaneva una non troppo velata minaccia. “Finora lei non ci ha mai deluso, e ci affidiamo alla sua competenza anche in questo caso. Tuttavia, sappia che scaduta la delazione che le abbiamo concesso, non ci appagheremo più di ciarle. Direttore Ungaro, l'onorevole Rocco Villanova le manda distinte ossequie.” 

“La ringrazio…” riuscì a mormorare Nerenzio, e il sinistro messaggero fece un cenno di saluto, e si allontanò senza dire una parola, lasciando il direttore della Casa della Pietà nel bel mezzo del suo studio vuoto e semibuio. Finalmente, l'uomo riuscì a tirare un sospiro di sollievo e si accasciò senza forze sullo schienale della sua sedia, prendendo una serie di respiri profondi per calmarsi e cercare di riorganizzare i pensieri.

“Stavolta… stavolta non ci saranno errori. Non ce ne saranno. Il mio futuro dipende da questo.” Balbettò tra sé, mentre gettava uno sguardo al simbolo del quadrifoglio bianco che giaceva sulla scrivania, sinistro avvertimento di cosa lo avrebbe aspettato se non fosse riuscito a fare quello che gli veniva richiesto. Scacciò dalla testa quel pensiero. Non doveva pensare a quello… doveva pensare che tra poco quei dannati mocciosi gli sarebbero stati riconsegnati. E questa volta, non li avrebbe lasciati scappare. Costi quel che costi, chiuderli in uno sgabuzzino, legarli mani e piedi ai loro letti, avrebbe fatto in modo che non se ne andassero mai più.

Sentendosi esausto per le ansie della giornata, Nerenzio aprì un cassetto della sua scrivania e ne tirò fuori una bottiglietta di liquore, dalla quale prese un breve sorso. Per quella sera, aveva solo voglia di rilassarsi e pensare che sarebbe andato tutto bene. Quel gruppo di ragazzini gli avrebbe riconsegnato i marmocchi entro breve…

 

**********

 

Non era stata esattamente quella che il gruppo di avventurieri esordienti avrebbe definito la migliore giornata possibile per una spedizione in barca a remi verso la foce del più grande fiume di Tilea. La temperatura era scesa di colpo, anche a causa di una pioggia improvvisa che aveva colpito la regione di Grisborgo… e i ragazzi, dopo aver pagato per le due barche a remi che il proprietario della Bagnarola aveva riservato per loro, erano stati costretti a legare tra loro le imbarcazioni e tenersi vicini alla riva per ridurre i rischi. Più di una volta, mentre navigavano verso la loro destinazione nella speranza di trovare ancora qualche traccia, avevano corso il rischio di rovesciarsi per il cattivo tempo, e solo l'applicazione di prudenza e di quel po' di abilità di navigazione che avevano era riuscita a far loro raggiungere la destinazione.

“Ecco… credo che ci siamo. Più avanti di così non possiamo andare…” affermò Nisa nel momento in cui le due barche arrivarono in vista di un isolotto ricoperto di erba di palude alta fino alle ginocchia di una persona normale, martellata da una fine pioggerella che penetrava nelle ossa del gruppo di avventurieri esordienti. La giovane elfa druida riusciva a vedere un po' meglio dei suoi compagni, e in lontananza, riusciva a distinguere una costruzione, probabilmente un mulino abbandonato o qualche altro edificio di questo tipo. “Cerchiamo un posto dove ormeggiare… e poi cominciamo a dare un'occhiata in giro.”

“Questo posto non mi piace, miao…” affermò Sotero, la cui pelliccia era già arruffata e umida. “Dovevano proprio andare a rifugiarsi qui?”

“Dove loro più difficili da trovare.” Rispose Iaco, per poi scendere dalla barca assieme al resto del gruppo. Dario e Maria si occuparono di legare le barche ad un ormeggio improvvisato, un palo di legno in condizioni non certo ottime che spuntava dalle acque limacciose. Da lì in poi, il fondale si sarebbe fatto troppo basso per proseguire a remi.

I ragazzi fecero quanto potevano per nascondere le barche in mezzo alla vegetazione, e dopo aver controllato che il loro equipaggiamento fosse a posto, cominciarono ad incamminarsi, con Nisa che prendeva la testa del gruppo e li guidava verso la costruzione che aveva visto poco prima. Era ancora immersa nella foschia e parzialmente occultata dalla pioggia, ma anche dalla loro posizione, Nisa poteva vedere che era un edificio di dimensioni abbastanza importanti, e si chiese cosa ci faceva in mezzo a queste paludi insalubri.

Con circospezione e cercando di restare in silenzio il più possibile, i sei avventurieri continuarono il loro cammini verso la costruzione, e notarono che il terreno cominciava lentamente ad inclinarsi e a salire man mano che si avvicinavano. Tuttavia, fu un altro il particolare che li allarmò e li fece fermare poco dopo aver cominciato la salita…

“Aspettate…” sussurrò Dario, alzando appena un po' una mano per fare cenno ai suoi compagni di fermarsi. “Non… non sentite anche voi? Non vi sembra di sentire delle voci?”

“Voci? No, io non sento niente…” rispose confusa Maria, con una mano dietro un orecchio per cogliere meglio i rumori.

Tuttavia, Iaco riuscì a sentire meglio, e alle sue orecchie arrivarono delle voci distanti… chiaramente umane. C'erano altri esseri umani, da quelle parti? “Maria! Iaco sente qualcosa! Non è impressione, noi non soli qui!” sussurrò il coboldo.

Le orecchie a punta di Nisa scattarono un paio di volte, e anche l’elfa confermò quello che Dario aveva sentito. Riusciva a sentire alcune voci che discutevano, anche se erano ancora troppo distanti per capire di cosa parlassero… e la ragazza elfica non riuscì a scuotersi di dosso la sensazione che ci fossero degli imprevisti molto seri…

Ritenendo che fosse prudente aspettare e sincerarsi di cosa si trattasse, prima di fare qualsiasi altra mossa, i ragazzi si spostarono dalla posizione relativamente scoperta in cui si trovavano, e si piazzarono in mezzo ad alcuni alberi dai fusti contorti, sperando di avere tempo e modo di capire di cosa si trattasse, prima di tentare qualche altra mossa. Una volta sicuri di essere al riparo da chiunque potesse vederli, i giovani avventurieri cercarono di dare un'occhiata verso il pendio che si stavano accingendo a percorrere.

“Vedete qualcosa lassù?” chiese Pandora, tenendo Sotero tra le braccia. Il famiglio affondò nervosamente le unghie nel vestito della giovane fattucchiera, e mosse la coda come una frusta.

Dario diede una sbirciata oltre il tronco dell'albero più vicino, ma la pioggia che cadeva fine ma insistente, e la foschia che aleggiava, rendevano difficile vedere cosa ci fosse sopra la collinetta. Tuttavia, qualcosa c'era, su questo non c'erano dubbi… c'era qualcun altro, oltre a loro, ma chi poteva essere?

“Non siamo soli, da queste parti.” Affermò il ragazzo. “Strano, avrei detto che questo posto non fosse esattamente un luogo in cui la gente si trattiene a lungo. A meno che, ovviamente, non abbiano qualcosa di importante da fare?”

“Voi crede loro anche qui per bambini scomparsi?” chiese Iaco, stando bene attento a tenere la voce bassa. Il silenzio inquietante che aleggiava sulla palude avrebbe reso più facile sentirlo se non fosse stato attento a questo…

La sua compagna e protettrice afferrò la sua ascia, come se avesse intenzione di sbarazzarsi da sola di qualunque pericolo potesse esserci. “A questo punto, non possiamo escludere nulla.” Disse la giovane dai capelli neri. “Lasciate che ci pensi io. Vado lassù, vedo cos'è, e se si tratta di un pericolo, lo faccio a fettine.”

“Aspetta. Non così in fretta.” La fermò Pandora, prendendola per una spalla. Con un po' di riluttanza, Maria si trattenne e tirò un sospiro irritato, guardando la fattucchiera bionda e il suo famiglio con l'aria di voler chiedere loro cosa avessero in mente. “Io dico che prima di farci vedere, è meglio sapere il più possibile di quello che abbiamo davanti. Se poi dobbiamo combattere… beh, allora potrai scatenarti, non trovi?”

“Non avrei saputo dirlo meglio.” Replicò Dario con un sottile sorriso.

Maria non fu troppo contenta dell'idea, ma una semplice occhiata ai suoi compagni le fece capire che anche loro consigliavano prudenza, e accettò il loro giudizio. “Bah… Okay, fate voi. Che cosa suggerite?” chiese con un grugnito.

Dario e Pandora si scambiarono uno sguardo di intesa, e il ragazzo cominciò a pensare a cosa si potesse fare per avvicinarsi furtivamente a… qualsiasi cosa fosse quello che avevano davanti. “ Hmm… io un'idea ce l'avrei, ma vorrei sentire anche la vostra opinione.” Disse infine.

Gunter disse di sì con la testa. “Okay, ragazzo, sentiamo. Cosa proponi di fare?”

 

************

 

Restare fuori a fare la guardia nel bel mezzo di una palude umida e malsana non era esattamente il modo in cui qualcuno vorrebbe mai passare il tempo. E sfortunatamente, era proprio quello che era capitato ad un terzetto di individui dall'aria non troppo raccomandabile che in quel momento stavano seduti su delle pietre che avevano disposto a semicerchio attorno ad un falò di cui non restava che qualche debole carbone ardente. L'umidità del luogo entrava nelle ossa e rendeva l'aria fredda, mentre i tre individui cercavano in qualche modo di passare il tempo.

“Mi sono rotto le palle di attendere qui. Che cazzo stanno facendo lì rintanati?” sbottò uno dei tre, smuovendo le ceneri del falò con un ramoscello che poi gettò nelle fiamme ormai quasi spente, ravvivandole ancora un po'. “Quanto sarà difficile pigliare due marmocchi e altri tre deficienti?”

“Ti devo ricordare che quelli hanno già fatto fuori tre dei nostri?” rispose amareggiato un altro individuo, un uomo allampanato, con un orecchio solo e il naso schiacciato. “Abbiamo già visto cosa accade a prendere sottogamba quelli lì, e non voglio essere io il prossimo a schiattare. Non vengo pagato per farmi ammazzare, io.”

“Secondo me, abbiamo fatto male ad accettare quella proposta.” Continuò il terzo, stringendo i denti per il dolore mentre si rimetteva a posto una fasciatura insanguinata che gli avvolgeva la parte superiore del braccio destro. “Non so da dove diavolo vengano quei mocciosi… ma la marmocchia mi ha lasciato un segno che non mi scorderò più, dannata…”

Il primo che aveva parlato grugnì infastidito. “Lo sai che è stato il capo a decidere, noi possiamo solo stare zitti ed obbedire.” Affermò. “Nemmeno io avrei accettato, ma il capo voleva farsi bello con i Villanova, sai com'è. E quindi eccoci qui.”

“Smettetela di lamentarvi come due somari sovraccarichi!” rispose il secondo. “Sentite, è andata così, e non possiamo farci niente ormai. Tenete gli occhi aperti, da queste parti non ci bazzicano certo in molti, ma non possiamo permetterci di correre rischi. Lo sapete che ci hanno raccomandato segretezza per questo lavoretto.”

“Sì, d'accordo…” affermò stancamente il primo che aveva parlato, riprendendo di malavoglia il suo compito e passando in rassegna il paesaggio che si vedeva da lì, seminascosto dalla bruma. “Non è che si veda granché in ogni caso, con questa foschia. Come hai detto tu, noi siamo gli unici babbei che se ne vanno in giro per questo schifo di posto… mentre il capo e gli altri, quanto meno, se ne stanno al coperto là dentro.”

I tre individui gettarono un'occhiata vagamente invidiosa all'edificio davanti a loro – un magazzino ad un solo piano dall'aspetto dimesso e abbandonato, che doveva aver smesso di funzionare già da tempo. Stando a quanto avevano detto i loro colleghi, tuttavia, nei suoi sotterranei si trovava un più ampio complesso di passaggi e stanze segrete, ed era probabilmente lì che coloro che stavano cercando si erano rifugiati. Ora, quello che veniva da chiedersi era quanto tempo sarebbero stati là dentro i loro compagni, prima di riemergere con i bambini.

Ma mentre i tre loschi individui restavano là a discutere, il silenzioso Sotero era riuscito ad avvicinarsi non visto a quell'accampamento di fortuna, e sentire buona parte di quello che stavano dicendo. Una volta convinto di aver sentito abbastanza, il famiglio scivolò nuovamente tra le fronde e le erbe alte, e tornò dalla sua padroncina e i suoi compagni, dopo aver fatto un po' di slalom tra la vegetazione.

Una volta assicuratosi di non essere stato seguito, il gatto nero sgusciò fuori dal suo nascondiglio e zampettò vivacemente verso Pandora. La giovane fattucchiera si aspettava già che il suo famiglio sarebbe tornato in quel momento, visto che era già rivolta al punto da cui era emerso, e lo accolse prendendolo in braccio e coccolandolo!

“Sotero! Vecchia palla di pelo, com' è andata?” sussurrò Pandora. “Sei riuscito a scoprire qualcosa?”

“C'è stato bisogno di aspettare un pochino, ma l'idea di Dario ha funzionato, miao!” rispose il felino nero, e fece al ragazzo biondo un segno di intesa che quest'ultimo ricambiò con decisione. “Ascoltate, sono solo in tre lassù, gli altri sono tutti in quel grande edificio sulla collina. Stanno cercando i bambini scomparsi… e a quanto pare, anche quelli che li accompagnavano… quell'elfa e quel mezzorco di cui ci dicevano.”

“Interessante. Se sono solo in tre, allora possiamo coglierli di sorpresa e metterli fuori combattimento senza troppi problemi.” Affermò Nisa. “Se poi riusciamo a farli parlare, e ci dicono cosa stanno facendo esattamente, meglio ancora.”

Pandora annuì entusiasta verso la sua amica. “Bene… Sotero, pensi di poterci dire come avvicinarci a quei tre senza essere visti? Se riusciamo a prenderli alla sprovvista, credo di sapere come metterli fuori combattimento.”

Il gatto nero disse di sì con la testa e saltò giù dalle braccia di Pandora. “Seguitemi… c'è un pendio su un lato di quella collinetta, che da lì non riescono a vedere facilmente. Potrete avvicinarvi abbastanza da lanciare qualche incantesimo.”

Iaco fece un sorrisetto arguto. “Ottimo! Iaco crede che Pandora ha già buona idea in mente…” affermò, stando dietro al gruppo mentre si avvicinavano alla collinetta, restando fuori dal campo visivo delle sentinelle…

 

***********

I minuti passavano con lentezza, quasi svogliatamente. Per le tre sentinelle lasciate a guardia della collinetta, era un compito talmente noioso che quasi desideravano che succedesse qualcosa di pericoloso, anche soltanto per spezzare un po' la monotonia di quel posto di guardia. Uno di loro, deciso almeno a sgranchirsi le gambe, si alzò dal suo posto e si incamminò verso l'edificio abbandonato al quale erano stati messi a guardia, sbuffando sonoramente mentre un soffio di pesante aria di palude gli arrivava alle narici.

“Hey, che stai combinando?” chiese il tizio con un orecchio solo, alzando la testa dalle ceneri del falò che cercava in qualche modo di ravvivare.

“Si può almeno muovere due passi?” rispose spazientito l'altro. “Se proprio dobbiamo restare a guardia di questo posto, almeno non voglio farmi venire il culo piatto.”

I suoi due compagni guardarono verso il cielo, ma ammisero che aveva ragione. Senza attendere la loro risposta, il terzo individuo riprese a passeggiare svogliatamente lungo il perimetro dell'edificio, volgendo di tanto in tanto qualche sguardo ai muri parzialmente ricoperti di muschio, alla terra umida sotto i suoi stivali, o al paesaggio nebbioso che sembrava sospeso nel tempo. Sperava soltanto che i suoi colleghi là dentro si sbrigassero, e gli dessero la possibilità di levare le tende.

Dopo qualche secondo passato in silenzio, si voltò verso i suoi due compagni…

…e non fece in tempo a dire quello che doveva, prima che entrambi scivolassero in un sonno profondo, di punto in bianco! Senza nessun apparente preavviso, i due uomini iniziarono a barcollare, le loro teste penzolarono in avanti… e infine, entrambi si addormentarono e cominciarono a russare!

“Ma che caz… che state facendo, voialtri due? Vi mettete a dormire?” esclamò incredulo. “Se il capo arriva e vi vede, ci prendiamo dieci frustate ciascuno!”

“Stai calmo, amico. Le frustate sono l'ultimo dei tuoi problemi, in questo momento!” lo apostrofò una convinta voce maschile, appartenente ad un ragazzo biondo che era apparso all'improvviso da un angolo dell’edificio a cui facevano la guardia. Con sgomento, l'individuo sentì la mano di Dario stringergli la spalla, mentre altri sconosciuti apparivano dal ciglio della collinetta – una graziosa ragazzina bionda, con gli occhi di colore diverso e i capelli legati a coda di cavallo, accompagnata da un grosso gatto nero, e da un piccoletto alto appena un metro, il cui volto da rettile, ricoperto di squame blu, era parzialmente oscurato  da un cappuccio di tela grezza.

“Il metodo è un po' brusco, lo ammetto.” Disse una giovane e bella donna dai lunghi capelli neri e la carnagione olivastra, apparendo a sua volta dallo stesso punto di Dario. Pandora e Iaco stavano procedendo a legare polsi e caviglie dei due uomini addormentati accanto al fuoco. “Ma non siamo qui per fare amicizia con voi. Piuttosto, dovremmo fare un discorso con voi… chi siete, e cosa ci fate qui? State cercando quei bambini scomparsi, vero?”

“Lo… lo sapete già?” chiese l'uomo, ma la sua sorpresa durò solo pochi secondi. “Dovevo immaginarlo… le voci circolano, dopotutto. Sì, stiamo cercando proprio quei marmocchi, cosa ve ne frega?”

“Guarda caso, noi siamo stati assunti per ritrovarli.” Spiegò Pandora. Nisa e Gunter apparvero dietro di lei, e ora il gruppo al completo si era riunito in cima alla collinetta. “E voi… chi vi ha mandati? Trovo un po' difficile credere che li stiate cercando perché siete preoccupati per quei bambini.”

Per qualche istante, l'uomo fu tentato di correre il rischio e mentire… ma all’ultimo momento, esitò e decise che in fondo non valeva la pena di essere troppo testardi. In fondo, si disse, c'erano molti altri lavori per cui avrebbe potuto farsi pagare…

“Siamo… siamo stati pagati da qualche pezzo grosso per ritrovarli e consegnarglieli.” Rispose, esitando ancora a specificare il nome del mandante. “Ci hanno pagati, e noi facciamo il lavoro per loro. Tutto qui. Mi sembra semplice, no? Anche voi siete stati pagati da qualcuno, no?”

Dario provò un certo fastidio nel sentirsi paragonato a quella gentaglia, ma non disse nulla – in fondo, era vero che anche loro stavano cercando Matilde e Bastiano dietro compenso. “E chi, esattamente, sta cercando quei bambini? Perché, onestamente, trovo bizzarro che, chiunque sia questa persona, si disturbi a pagare qualche avanzo di galera per farseli consegnare… che cosa c'è sotto?”

Il malfattore esitò davanti alla decisione con cui Dario parlava. “E… e io cosa cazzo ne so? Dovresti chiedere al capo… è lui che ha trattato con quella gente!” rispose. “Noi ci limitiamo a fare il lavoro, e prendere la grana!”

“Non credo che sapremo molto di più da questa gente.” Affermò Gunter, che aveva appena finito di legare gli altri due e si accingeva a fare lo stesso con il terzo. “Comunque, gli altri tuoi compagni sono là dentro, vero? Bene, allora… chi è il tuo capo? È lì dentro, vero?”

“Tsk… sì, proprio così…” grugnì l'uomo, mentre il nano cominciava a legargli i polsi. “Lui… si chiama Sebastiano Sansovino… ho sentito dire che viene da una famiglia di ricconi… ma i suoi fratelli si sono presi quasi tutta l'eredità, e lui… ha deciso di rifarsi e di entrare nelle grazie dei Villanova. Sapete chi sono, vero?”

“Ancora quel nome…” mormorò tra sé Dario. Anche Pandora corrugò la fronte, ricordando cosa era successo la prima notte a Grisborgo con quel ladruncolo di nome Bertoldo. “Sì, i Villanova si stanno facendo un certo nome, da alcuni anni a questa parte.”

“Ma allora… Villanova volere bambini? Strano…” rispose Iaco. “Cosa servire due orfani per famiglia di mafia? Certo, utili da addestrare… ma qui ci essere parecchio che non torna!”

Nisa scosse la testa mentre Gunter finiva di legare il terzo mariuolo. “Ci sono molti punti oscuri, in effetti… forse è meglio andare là e scoprire esattamente come stanno le cose.” Affermò, guardando l'edificio davanti a sé con apprensione appena percettibile. “Certo… non prima di aver sistemato questi tre…”

“Tranquilla, amica mia, sono sicura che non ci daranno più fastidio.” Rispose Pandora con un ghigno soddisfatto mentre osservava il tizio legato accanto a Gunter, che assunse un'espressione nervosa e preoccupata…

 

**********

 

Pochi minuti dopo…

“Yaaaaawn! Maledizione, ho preso un colpo di sonno…” biascicò uno dei tre individui, svegliandosi dal sonno magico nel quale Pandora lo aveva fatto cadere. “Aspetta che forse è meglio se…”

Non fece in tempo a dire altro. Cercò di alzarsi in piedi, ma non riuscì neanche a sollevarsi a causa delle robuste corde che gli legavano mani e piedi, e finì a terra come un sacco di patate!

“Aaaargh! Ma cosa…” finalmente, si svegliò del tutto e si guardò attorno, cercando in qualche modo di liberarsi dalle corde… e vide che i suoi due compagni erano seduti con la schiena al muro del luogo a cui facevano la guardia, entrambi legati come lui. “Hey! E voi due che state combinando? Cosa ci fate là, legati come due salami? Venite a liberarmi!”

I suoi due compagni grugnirono all'unisono per il fastidio. “Aspetta e spera…” borbottò uno dei due.

 

***********

 

Con un rumore fastidioso, ciò che restava di una credenza tarlata scivolò davanti alla porta della stanza, in modo da bloccare l'accesso, e le due persone che l'avevano spostata si presero un attimo di tempo per riprendere fiato. “Uff… ecco fatto. Per adesso, almeno, siamo al sicuro.” Disse uno dei due, che alla fioca luce di alcune candele si rivelò essere un uomo alto e robusto dai lineamenti grezzi, con la pelle di un bizzarro colore verde dalle sfumature grigie, e la bocca più grande del normale, dalla cui mascella inferiore spuntavano due lunghi canini. Era vestito in maniera alquanto grezza, con pesanti abiti e scarpe da lavoro, e una giacca di cuoio non molto ben tenuta, e i suoi capelli erano neri, sporchi e spettinati.

“Questo almeno li terrà fuori per un po', e abbiamo più tempo per organizzarci…” rispose una voce femminile acuta, appartenente all'altra persona che aveva aiutato ad ostruire l'ingresso – una bambina di circa undici anni, vestita per gran parte di verde, con i capelli castani legati in un paio di lunghe trecce, e il viso spruzzato di lentiggini. Indossava un corpetto di pelle sopra i vestiti, in modo che il torace e l'addome fossero protetti, e ai piedi portava degli stivaletti di un vivace colore viola. Un enorme spadone, lungo quasi quanto lei era alta, era riposto in un fodero sulla sua schiena.

“Non possiamo proprio cercare di uscire dal passaggio segreto?” chiese poi, rivolta alle altre due persone sedute ad un tavolo, nella semioscurità del loro rifugio di fortuna.

Seduta al tavolo, una giovane donna elfica con i capelli biondi legati in una lunga coda, vestita di una camicia bianca con sopra una pesante giacca di stoffa, pantaloni neri e stivali grigi, scosse la testa mentre dava un'occhiata ad una mappa disegnata su un foglio di pergamena ingiallito. “Sarebbe un bel rischio… non abbiamo idea di dove porti quel cunicolo, e potrebbero anche sapere già della sua esistenza. Se così fosse… finiremmo dritti in una trappola.” Spiegò, alzandosi dal suo posto… e rivelando la vistosa cicatrice rossa e violacea che segnava la sua guancia, dove la pelle appariva secca e terribilmente screpolata, come arsa dal fuoco. “Anche se temo che prima o poi dovremo correre il rischio e avventurarci là dentro. Temo che sia la nostra unica vera possibilità di uscire di qui.”

“Ma usciremo di qui, vero?” chiese titubante un bambino, anche lui di circa undici anni, con scompigliati capelli castani lunghi fino alle scapole, vestito in modo simile alla sua coetanea, ma con colori più neutri, gli occhi verdi come quelli della ragazzina, e un piccolo scudo tondo di legno assicurato al braccio sinistro. Camminava con difficoltà, trascinando la gamba sinistra, e la sua espressione tradiva nervosismo ed apprensione.

La bambina con le trecce raggiunse il suo coetaneo e gli diede un finto pugnetto sulla spalla. “Ma certo che usciremo di qui, femminuccia!”  lo rimproverò bonariamente. “Ancora non so esattamente come… ma ce la siamo sempre cavata finora, no?”

Il ragazzino ridacchiò senza mostrare troppa convinzione. “Ehm… solo che le altre volte non eravamo in fuga da un’organizzazione criminale.” Affermò. “Se solo potessimo trovare un altro modo per andarcene da questa trappola…”

L’uomo dalla pelle verdastra – tipico tratto fisico di un mezzorco – si appoggiò con le spalle al muro e grugnì, comprendendo quanto difficile fosse la loro situazione. “Abbiamo già cercato in giro, bambini. Non ci sono altri passaggi… soltanto quel tunnel che porta chissà dove. Non mi fido ad andare da quelle parti, chissà quali pericoli ci sono… aspettiamo ancora un po’, e se davvero non c’è altra scelta… prenderemo quella strada. Non vedo altra soluzione.”

“Se solo potessimo affrontarli… ma temo che siano troppi per noi. Troppi e troppo forti.” Affermò l’elfa dal volto sfregiato, alzandosi dal suo posto e passeggiando nervosamente per il magazzino dismesso.

Con fare impaziente, la bambina afferrò l’elsa del suo spadone, lo estrasse dal fodero, e sferrò un paio di fendenti in aria, sorprendendo gli altri! “Accidenti, se solo avessi avuto un po’ più di tempo per allenarmi con una spada vera! Li avrei fatti a fettine, così!” esclamò, brandendo la pesante arma con facilità sconcertante. Si calmò un attimo dopo e appoggiò la punta della spada sul terreno, sfregandosi poi la fronte con la mano libera e assumendo un’espressione contrita. “Ma… hai ragione tu, Rena, ho visto cosa hanno fatto al vostro compagno, e… Bah, non dobbiamo perdere la speranza! Possono accadere ancora un sacco di cose!”

Il mezzorco scosse la testa. “Purtroppo, non possiamo fare più niente per Ulrich. Dobbiamo solo resistere e cercare un modo per sopravvivere… e magari, sperare che Olidammara ci conceda un miracolo, perché temo che siamo veramente con le spalle al muro, qui…” affermò, gettando uno sguardo ai due bambini che ora stavano seduti sul pavimento, cercando anche loro di pensare ad una soluzione. “Mi spiace di avervi trascinati fin qui. Dovevo immaginare che non saremmo andati molto lontano… quei fottuti Villanova hanno occhi ed orecchie ovunque. Che Asmodeus se li porti.”

“Non perdiamo la speranza, amici.” Ripetè la bambina, decisa a non farsi prendere dallo sconforto. “In un modo… o nell’altro… sono sicura che ce la caveremo. Dico bene, Bastiano?”

Il suo coetaneo sospirò, ma riuscì a ridacchiare un po’ amaramente. Lei vedeva sempre il bicchiere mezzo pieno… “Sai cosa invidio di te, Matilde? Che non ti lasci mai buttare giù…” rispose, e anche il mezzorco e la sua complice fecero un sorriso che riuscì a far dimenticare loro, anche solo per un attimo, la difficile posizione in cui si trovavano…

**********

 

“Okay, ci siamo… Fac Lucem!” esclamò Pandora, muovendo la mano destra in aria ed eseguendo una serie di movimenti per lanciare quel semplice incantesimo. Un attimo dopo, una sfera luminosa si accese sopra il palmo della mano della ragazzina dagli occhi bicolore, illuminando la stanza in cui erano entrati. Iaco, i cui occhi erano abituati all’oscurità, storse il naso infastidito e alzò una mano per non farsi abbagliare.

Alla luce dell'incantesimo di Pandora la stanza in cui il gruppo di avventurieri era entrato apparve come una sorta di magazzino abbandonato, che molto probabilmente non era stato usato da diversi anni. Gli scaffali, le panche e gli sgabelli erano cadenti, il legno corroso dall'umidità e dai tarli; e delle enormi ragnatele tappezzavano gli angoli del soffitto e gli anfratti sui muri, dando un aspetto squallido e trascurato alla stanza. Tuttavia, quello che più attirava l'attenzione di Pandora e dei suoi compagni erano le scale che, partendo da un angolo della stanza, scendevano sotto terra - avvicinandosi con prudenza, i giovani avventurieri riuscono a vedere che erano abbastanza ben tenute, in contrasto con il resto di quel luogo fatiscente, e anzi, dovevano essere stati usati di recente.

"Bene... direi che è il caso di dare un'occhiata da noi." affermò Gunter, mentre controllava che il suo moschetto fosse a posto. Probabilmente non avrebbe avuto modo di usarlo, in un posto come quello, ma sentirlo sulla schiena lo faceva sentire in qualche modo più tranquillo. "Con un po' di fortuna... magari troviamo i bambini, e scopriamo cosa c'è dietro tutto questo."

Maria disse di sì con la testa e afferrò strettamente la sua ascia bipenne. "Occhi aperti, orecchie tese... e tutto il resto. Possiamo dire che questo è il nostro primo dungeon."

 

CONTINUA...

 

***********

 

Note dell'autore: Niente da dire per questo capitolo, se non... che ora abbiamo la conferma che questo caso non è semplice come poteva apparire all'inizio. E che abbiamo finalmente visto il nostro gruppetto di fuggiaschi. Presto vedremo anche da chi stanno fuggendo, e perchè... e allora sì che le vicende cominceranno ad ingranare la marcia!

Le schede dei personaggi cominceranno ad arrivare nel prossimo capitolo. Saranno scritte secondo il formato delle regole di Pathfinder, anche se comunque includerò una sezione per spiegare ai neofiti tutti i termini di cui c'è bisogno. Comunque, dal momento che saranno delle aggiunte a fine capitolo, non sarà necessario leggerle tutte per godersi appieno la storia. Consideratelo un "uovo di Pasqua" per gli appassionati di giochi di ruolo da tavolo come me. XD

Al prossimo capitolo, che spero di poter pubblicare nella seconda metà di Febbraio!

Ci si vede!

 

 

 

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Capitolo 10
*** Il rifugio sotterraneo ***


Pathfinder: L'Ascesa della Follia

Una fanfiction di Pathfinder scritta da: Justice Gundam

 

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Capitolo 10 – Il rifugio sotterraneo

 

Non era stata una giornata memorabile, riflettè Sebastiano Sansovino mentre dava un'occhiata ad alcuni fogli alla luce della lanterna che pervadeva il suo ufficio improvvisato, in quei sotterranei abbandonati ed inquietanti. Già da alcune ore, quei marmocchi e i loro compagni si erano asserragliati in quel magazzino, e non avevano mostrato alcuna intenzione di uscirne... e neanche, se era per quello, di avventurarsi più in profondità. Se non altro, questa era una buona notizia, e avrebbe permesso loro di tenerli d'occhio... ma Sebastiano odiava questo clima di incertezza, e avrebbe di gran lunga preferito fare irruzione nel loro rifugio e catturare quei due mocciosi, per poi passare a fil di spada quel dannato mezzorco e quell'elfa che li proteggevano.

 

Ma la realtà dei fatti invitava alla prudenza. Non erano soltanto gli amici dei due bambini a preoccuparlo... i bambini stessi si erano dimostrati non essere indifesi come potevano sembrare. Quella ragazzina con le lentiggini menava certi colpi di spada... e quel marmocchio zoppo sapeva usare qualche strana magia! In tutto, aver sottovalutato quel gruppetto gli era costato tre uomini. E quattro goblin, ma di quelli non gli importava più di tanto - avrebbe potuto sostituirli con facilità.

 

Sebastiano sospirò, riavviandosi i capelli neri - ancora ben pettinati, malgrado l'umidità del luogo - e maneggiando nervoso un tagliacarte d'argento che giaceva sulla cassa che gli faceva da scrivania improvvisata. La stanza che lui aveva adibito a suo ufficio era in effetti una stanzina stretta, composta di una sedia, una cassa sulla quale Sebastiano aveva appoggiato i suoi strumenti (compresa una lanterna ad olio per farsi un po' di luce) e un mobile ormai cadente. Il capo di quella banda di fuorilegge guardò con astio quel luogo fatiscente, ripensando alle vicissitudini che lo avevano portato a quello stato.

 

"Cosa mi tocca fare. Ridotto a fare da balia ad un branco di fuorilegge e dare la caccia a due bambini per consegnarli agli agenti dei Villanova." disse tra sè, prendendo il suo tagliecarte d'argento, e piantandolo nella scrivania con un gesto noncurante.

Del resto, non c'era molto altro che lui potesse fare. Come quarto figlio di una famiglia di piccoli nobili dell'Ammilaia, si aspettava che a lui sarebbe andata una parte minore di eredità, ma era comunque sicuro nella consapevolezza che sarebbe stato più che sufficiente per vivere e per iniziare un'attività in proprio... se non fosse stato per i suoi fratelli maggiori che, dopo la scomparsa di suo padre, erano riusciti ad accapparrarsi ogni cosa grazie a cavilli legali, intoppi burocratici e i loro intrallazzi ai limiti della legalità.

 

E così, da un giorno all'altro, si era ritrovato a doversi arrangiare per sopravvivere... finendo per riunire attorno a sè un gruppo di persone altrettanto incattivite e insoddisfatte delle loro vite. Anche se non era partito con questa intenzione, aveva dato loro uno scopo, un proposito nella vita - prendersi una rivincita sulla società che aveva fatto loro questi torti, e magari farla pagare a chi aveva loro negato quello che spettava loro di diritto.

 

Certo, essere una semplice banda di fuorilegge voleva dire essere esposti ad un sacco di pericoli. Senza avere una protezione ad un certo livello, era difficile durare a lungo. Era per questo motivo che, quando un agente dei Villanova si era loro presentato per offrire loro quel lavoretto, Sebastiano non ci aveva pensato su due volte e aveva accettato. Sembrava una cosa tanto semplice, e avrebbe avuto la possibilità di affiliarsi ad una delle famiglie della criminalità organizzata più in vista di Tilea... se non addirittura la più in vista! Stando a voci di corridoio, il patiarca Don Mauro Villanova aveva in mente qualcosa di davvero grosso...

 

Sfortunatamente, non era andata liscia come Sebastiano si era immaginato. Catturare due bambini, avevano detto. Nulla di più facile, si era detto. Che complicazioni avrebbero potuto esserci?

 

Un bel po' di complicazioni, a quanto pareva. Nessuno gli aveva detto che quei marmocchi fossero così forti... e così, eccolo lì in quel sotterraneo buio ed umido, a cercare di prenderli d'assedio. Che situazione... poteva solo sperare che i Villanova avrebbero compreso le difficoltà che aveva incontrato, e che qualcuno mettesse una buona parola per lui, ma la situazione era molto incerta.

 

Mentre metteva a posto un po' di fogli e si alzava per muovere due passi, e magari farsi venire qualche altra idea, Sebastiano sentì qualcuno che bussava alla porta del suo "studio", e si passò una mano sulla faccia, osando sperare che ci fose finalmente qualche sviluppo.

"Avanti!" ordinò, mettendosi a posto la giacca che indossava - un vestito che una volta doveva essere bello e raffinato, ma che ora stava diventando consunto per il tempo che aveva passato per la strada e all'addiaccio. I suoi lineamenti raffinati, che ora cominciavano ad essere segnati dalle intemperie, apparirono per qualche istante più minacciosi all'individuo che entrò in quel momento, un uomo alto e ben piantato con una larga cicatrice su una guancia e una barba incolta. "Che succede? Ci sono novità?"

 

"Capo... penso che abbiamo trovato il modo di scovare quei marmocchi! C'è un passaggio che dovrebbe consentirci di prenderli alle spalle!" affermò il suo sottoposto, senza nascondere la sua soddisfazione.

 

Sebastiano fece un sorrisetto speranzoso. Quell'uomo condivideva il suo desiderio di andarsene il prima possibile da quel buco... e forse, questa era la loro migliore occasione. "Sì? Bene, questa sì che è una buona notizia. Ma dovete fare in modo che i mocciosi e i loro protettori non abbiano la possibilità di reagire, altrimenti potrebbero costarci altri uomini... e in questo momento non ce lo possiamo permettere. Quanti goblin abbiamo ancora?"

 

"Sei, credo... ha qualche idea, capo?" chiese il suo sottoposto.

 

Sebastiano si sfregò il mento per un istante, cercando di pensare ad una buona idea. "Hmm... sì, credo proprio che possiamo fare così... Okay, quegli stupidi goblin non ci serviranno più, dopo tutto questo." disse infine. "Possiamo tranquillamente sacrificarli. Una volta che vi siete assicurati che il passaggio sia sicuro, mandate quelle caccole ambulanti a prendere i bambini. Non ce la faranno, ma terranno occupati i loro compagni il tempo che ci serve per catturarli... e io mi occuperò di sistemare quel mezzorco."

Avvicinò la mano all'elsa di uno stocco finemente forgiato che pendeva dal suo fianco, e toccò il fodero nero decorato in argento. "Non vi nascondo che ci sarà qualche rischio. Ma... una volta che i goblin saranno andati a schiantarsi contro i nostri... ospiti... non dovrebbe essere troppo difficile catturarli. State attenti a catturare per primo il bambino zoppo, può darci parecchie noie con quelle sue strane magie."

 

"Va... va bene." mormorò il suo scagnozzo. Rabbrividì per un attimo al pensiero di doversela vedere con qualcuno capace di usare la magia - fosse anche un bambino, era un avversario pericoloso, e sacrificare i goblin schiavi era probabilmente l'unico modo di catturare i mocciosi senza esporsi a rischi eccessivi. "A proposito, devo andare ad avvisare il gruppo che sta di guardia ai livelli superiori. Sicuramente avremo bisogno anche di loro."

 

"Meglio non trascurare nulla." disse Sebastiano con un cenno della testa. Dopo aver dato un'occhiata al suo studio improvvisato, il nobile decaduto congedò il suo sottoposto e si preparò mentalmente a quello che andava fatto. Questa volta, non avrebbe sottovalutato la situazione... e si sarebbe presentato dai Villanova con i due mocciosi! Finalmente, sembrava che la fortuna cominciasse a girare anche dalla sua parte...

 

 

oooooooooo

 

Pandora e Maria avanzavano per prime, facendo luce ai loro compagni mentre scendevano le scale ed entravano in una stanza buia, spoglia e puzzolente di umidità, dalla quale un paio di corridoi sembravano penetrare nella terra ancora più in profondità. Era un luogo ancora più desolato ed inquietante di quanto apparisse dall'esterno, ed era immerso in un silenzio di tomba, l punto che i giovani avventurieri riuscivano a sentire bene il suono dei loro respiri e dei loro passi mentre, uno alla volta, scendevano in fondo alla rampa di scale.

 

"Ecco... ci siamo. Da qui in poi, non so cosa possiamo aspettarci." sussurrò Pandora. Con la mano sinistra, la giovane fattucchiera mosse la luce magica che aveva creato, per permettere a tutti di darsi un'occhiata attorno. Gunter e Iaco, abituati all'oscurità, guardarono da un'altra parte per essere sicuri che non ci fossero sorprese - e, nel caso del coboldo, per evitare il fastidio che la luce forte gli dava.

 

Dario scese le scale subito dopo di loro, e si mise un dito davanti alla bocca, raccomandando silenzio mentre la sua mano destra si stringeva attorno all'elsa di uno dei suoi pugnali. Il ragazzo si avvicinò furtivamente all'imboccatura di un corridoio alla sua sinistra e si mise con la schiena contro il muro, gettando una rapida occhiata all'interno, e poi tendendo le orecchie. Per diversi istanti, il gruppo di avventurieri rimase nella stanza buia e desolata, stando attenti ad ogni suono...

 

La loro prudenza si rivelò giustificata. Dopo quasi un minuto passato nel silenzio quasi assoluto, le orecchie acute di Nisa colsero un suono lontano. Gli occhi dell'elfa scintillarono in segno di allarme quando si rese conto che si trattava dei passi di una persona sul pavimento... anzi, due persone... e si stavano avvicinando lentamente ma senza sosta.

 

"Ragazzi..." sussurrò Nisa, stando bene attenta a non alzare la voce oltre lo stretto indispensabile per parlare con Pandora, che attendeva con aria tesa dietro di lei. "Sta arrivando qualcuno. Dobbiamo prepararci a riceverlo."

 

Pandora sgranò gli occhi allarmata, ma riprese subito la calma, estinse la luce magica che aveva creato (sperando che non se ne fossero già accorti) e cominciò a fare cenni di avvertimento al resto del gruppo. Dario annuì rapidamente e si acquattò quanto più poteva a lato dell'ingresso del corridoio, mentre Iaco si piazzava in un angolino, e si calava il cappuccio sul volto. Gunter e Maria, i meno furtivi del gruppo, compensarono nascondendosi dietro le scale, in modo che chiunque entrasse nella sala non potesse vederli subito...

 

I passi si fecero più vicini, e adesso anche Dario e Iaco riuscivano a sentirli, ma erano ancora lenti e cadenzati. Per fortuna, non sembravano sospettare ancora degli intrusi nel loro covo... due ombre indistinte cominciarono a profilarsi oltre l'ingresso del corridoio, e la luce di due torce cominciò a fare capolino...

 

"Tsk... perchè dobbiamo essere noi a dare la sveglia a quegli scansafatiche lassù?" si sentì una voce roca, segnata dall'asma, di uno dei malviventi.

"Tra non molto il capo dovrebbe riuscire a catturare quei due mocciosi. Ma avrà bisogno del nostro aiuto, lo sai che sono tosti." affermò un altro individuo. "E dobbiamo farci dare una mano anche da quelli di sopra."

"Bah. Se non altro, sembra che finalmente riusciremo ad andarcene da questo postaccio..." cominciò a dire il primo individuo, nel momento in cui varcò l'ingresso della stanza...

 

Non fece in tempo a terminare la frase. Nascosto nell'ombra, Iaco mosse rapidamente una mano, sussurando qualche parola nella lingua dei draghi... e senza alcuna ragione apparente, l'individuo che stava parlando si interruppe, barcollò in avanti e cadde disteso a faccia in giù, cominciando a russare sonoramente! Il suo compagno avrebbe probabilmente detto qualcosa in proposito... se non fosse stato per il fatto che Dario gli era già sgusciato alle spalle e stava tenendo uno dei suoi coltelli puntato contro la sua gola! Era successo tutto così rapidamente che il fuorilegge catturato da Dario stava ancora cercando di capacitarsene mentre il resto degli avventurieri uscivano dai loro nascondigli.

 

"Spiacente, non credo che avvertirete nessuno, là sopra. Abbiamo già pensato noi a metterli fuori combattimento." affermò il ragazzo biondo, e alzò appena un po' il suo pugnale in modo che il malfattore potesse vederne il filo. "Ora, fai esattamente come diciamo noi, e nessuno si farà male."

 

"C-cosa?" balbettò il malcapitato, lo sguardo che saettava da un componente all'altro del gruppo di avventurieri. "Chi... chi siete voi? Che cosa ci fate qui?"

 

"Siamo un gruppo di persone che sono... entrate in società, per così dire." rispose con espressione convinta la giovane Pandora, con Sotero arrampicato sulla sua spalla. "Stiamo cercando due bambini di nome Matilde e Bastiano... oltre che i loro accompagnatori."

 

"Siamo stati pagati per farlo, giusto per spiegare il perchè è affare nostro." disse Gunter. Il nano teneva ben stretta la sua robusta ascia, il moschetto assicurato sulla schiena e tenuto ben nascosto da un drappo bianco. "E voi... anche voi siete qui per recuperarli, vero? Sono stati i Villanova a pagarvi per farlo."

 

Inutile negare, visto che quel nano sembrava sapere già come stessero le cose. "Tsk... fatemi indovinare... sono stati quei mollaccioni al piano di sopra a cantare come usignoli, vero?" affermò. "E va bene... il nostro capo voleva mettersi un po' in mostra con i capi dei Villanova, e voleva recuperare quei due mocciosi per conto loro."

 

"Ma a che scopo?" chiese Maria. "Cosa ci guadagnano i Villanova da due orfani?"

 

Il criminale, messo con le spalle al muro, non potè rispondere che con un'alzata di spalle. "So soltanto che i Villanova hanno dei collaboratori... e questi hanno richiesto proprio quei due marmocchi per fare qualche... esperimento, o cose del genere. Forse perchè hanno delle abilità... molto particolari. Non so altro, lo giuro!"

 

"Per essere un galoppino, sai anche troppo." rispose Maria, il cui accento tradiva il disgusto e il raccapriccio che provava all'idea di esperimenti fatti su due bambini innocenti. "Ma che razza di abilità avrebbero, quei due marmocchi? Sappiamo già che Matilde è molto forte e si addestra per diventare una spadaccina..."

 

"Quella mocciosa è già una spadaccina!" protestò il malfattore. "Eravamo là che stavamo per prenderla... ma quella ha sfoderato una spada grande come lei, e ha fatto fuori uno dei nostri! E anche un goblin, già che c'era! E poi... e poi è arrivato quel suo amichetto zoppo, e ci ha lanciato contro qualche incantesimo! Non so esattamente cosa fosse... e non mi interessava neanche scoprirlo! Abbiamo tagliato la corda..."

 

"Cosa?" esclamò Iaco, alzando la voce per un attimo prima di rendersi conto dell'errore e tapparsela. "Ehm... volevo dire... anche lui stregone come me?"

 

"O forse un oracolo..." rispose Nisa dopo averci pensato un po' su. "Gli oracoli manifestano la loro magia spontaneamente, proprio come gli stregoni, ma usano magia divina invece che arcana."

 

"Va bene, va bene... non mi sembra il caso di stare qui a fare tante distinzioni. Ci spiegherai dopo la differenza." tagliò corto Maria. "Quello che conta, adesso, è raggiungere quei bambini prima che lo facciano gli amichetti di questo signorino."

 

"Io un'idea ce l'avrei... ma prima dobbiamo sapere ancora una cosa." disse Pandora.

 

Dario aggrottò la fronte... ma poi, intuì di cosa stesse parlando la sua compagna e interrogò di nuovo il malfattore catturato. "Okay, un'altra domanda. Non ci sono nani, elfi e men che meno coboldi nella vostra banda, non è così?"

 

"Siamo tutti umani nella nostra banda..." confermò l'individuo, e Pandora disse di sì con la testa e cominciò a pensare.

 

"Okay, ho capito. In tal caso..." disse infine la ragazza dagli occhi bicolore, e fissò il bandito con un sorrisetto che appariva amichevole, ma in realtà riusciva ad essere davvero raccapricciante! "Heheheee... tranquillo, non ti faremo del male. Ma... potrebbe essere un po' sgradevole per te!"

 

"C-cosa? Ma... ma che stai dicendo, pazzoide?" esclamò la malcapitata vittima, mentre Pandora e Sotero si avvicinavano con delle buffe espressioni di trionfo e di superiorità dipinte sui loro volti! "Che... che significano quei sorrisetti? No... no... aspetta! Possiamo parlarne! Che... che ti salta in mente, marmocchia? Aiutoooo...."

 

"Quando Pandora fa così, riesce ad essere più inquietante di qualsiasi mostro..." commentò imbarazzato Gunter, sfregandosi la nuca, e Nisa non potè fare altro che dirsi d'accordo...

 

 

oooooooooo

 

 

"Beh? Non arrivano più, quelli che abbiamo mandato di sopra?" si chiese Sebastiano, guardando spazientito l'ingresso della galleria nella quale aveva mandato due dei suoi uomini per richiamare le sentinelle del piano superiore.. "Che stanno aspettando, si sono messi a giocare a dadi... o c'è qualche problema?"

 

"Non lo so, capo... probabilmente hanno scoperto qualcuno che cercava di intrufolarsi qui dentro." azzardò uno dei suoi sottoposti.

 

Sebastiano picchiettò sul pavimento con il fodero del suo stocco, esprimendo impazienza. Il tempo era contato, e dovevano completare la missione di recupero il prima possibile, per evitare ripercussioni. "Hmph... non importa, se non tornano in tempo, inizieremo senza di loro. I goblin ci sono tutti, vero?"

 

Si sentirono alcune vocine stridule che protestavano, e da un'altra stanza entrò, spintonato a forza da due degli uomini di Sebastiano, un gruppetto di creaturine umanoidi alte appena un metro, con delle teste enormi, braccia e gambe lunghe e gracili, e la pelle verde, liscia e del tutto priva di peli, vestiti di stracci consunti. Avevano grandi occhi gialli spiritati, e bocche esageratamente larghe piene di denti squadrati, diversi dei quali erano cariati... e diversi di loro mostravano lividi ed escoriazioni. Era evidente che non erano stati trattati bene...

 

"Fetido umano!" strillò una delle creaturine verdi, prima di essere ridotto al silenzio da un calcio alla nuca.

 

"Silenzio, escremento di cane! Come osa un essere inferiore come te rivolgersi a degli umani con frasi così irriguardose?" esclamò Sebastiano, mentre guardava dall'alto in basso il goblin che aveva appena parlato. "Ricordati che devi ringraziare me se non ti stai spaccando la schiena in qualche sotterraneo o in una miniera di sale!"

 

"Voi sarete i primi ad entrare nel passaggio segreto!" continuò un altro fuorilegge, rivolto ai goblin che li guardavano con un misto di odio e paura. "Terrete occupati i mocciosi e i loro amichetti mentre noi vi raggiungiamo e li catturiamo. Cercate di non farvi ammazzare troppo presto, ok? Se qualcuno di voi sopravvive, non dovremo prenderci la briga di catturarne altri, dopo tutto."

 

"Tch..." grugnì quello che pareva essere il leader del gruppetto di goblin. L'idea di fare da carne da macello, da semplice distrazione per i comodi di quegli umani che credevano di poterli comandare a bacchetta solo perchè erano più forti di loro, lo disgustava... e non era esattamente un'impresa facile disgustare un goblin. Ma cos'altro poteva fare? Quei briganti avevano catturato lui e i suoi compagni proprio per farne degli schiavi e risparmiarsi i lavori più pesanti... e i goblin non erano certo considerati alla stregua di esseri umani. Per la stragrande maggioranza dei feudi e dei comuni di Tilea, erano come animali selvatici la cui uccisione o riduzione in schiavitù non comportava alcuna conseguenza legale.

 

Certo, il fatto che i goblin avessero la meritata reputazione di creature perfide ed infide non giovava...

 

"Capo! Siamo di ritorno! Scusate per il ritardo!" esclamò all'improvviso una voce roca proveniente dal corridoio, e Sebastiano alzò gli occhi al cielo con irritazione quando i due individui che aveva mandato a richiamare le sentinelle tornarono a passo spedito... trascinando con sè quattro prigionieri con i polsi legati, e trasportando le armi confiscate! Una giovane donna bionda con gli occhi di colore diverso, che teneva in braccio un grosso gatto nero dall'espressione sorniona; un nano dai capelli e la barba rossi, un'elfa alta dai fluenti capelli smeraldini... e un coboldo vestito di una tunica, con un cappuccio sulla testa! Quando Sebastiano guardò con stupore il quartetto, e i suoi due uomini che li trascinavano davanti a sè, il malvivente disse di sì con la testa e cominciò a spiegare. "Questi intrusi hanno cercato di metterci i bastoni tra le ruote. Hanno ucciso le sentinelle e stavano complottando per assassinarla quando li abbiamo scovati, e li abbiamo catturati, tutti quanti!"

 

"Tsk..." grugnì la biondina. "Ringraziate che ci avete colti di sorpresa, altrimenti eravate fottuti!"

 

"Silenzio, fattucchiera, e ascolta bene... in questo momento, ci capitate proprio a proposito!" esclamò Sebastiano. "Ora... se vuoi restare viva, tu e i tuoi amichetti... dovrete compensarci per i miei uomini che avete ucciso. E questo significa che toccherà a voi infilarvi nel passaggio segreto che abbiamo scoperto... e catturare quei marmocchi che ci stanno dando tanti problemi. Se lo farete... la vostra ricompensa sarà che potrete restare vivi dopo aver fatto fuori tre dei miei uomini! E se rifiutate, immagino che non ci sia bisogno di specificarlo, vero?"

 

I quattro individui guardarono rabbiosamente Sebastiano e i suoi uomini... mentre i goblin cominciavano a tirare qualche sospiro di sollievo - meglio che fossero quegli estranei a farsi ammazzare piuttosto che loro.

 

"Ci pensiamo noi a tenerli d'occhio, capo." disse il secondo dei due scagnozzi, puntando un pugnale alla schiena dell'elfa. "Faremo in modo che non tentino di fare qualche colpo di testa."

Sebastiano annuì. "Sì, mi sembra una buon idea. Voi andate avanti a spingete i nostri amici intrusi contro quei mocciosetti del diavolo, e quei due loro amichetti." affermò. "Se riescono a catturarli loro, meglio così. Altrimenti, interveniamo noi e prendiamo i mocciosi mentre loro tengono occupati quegli altri due. Comunque, portiamo con noi i goblin, in ogni caso... non si può mai sapere se avremo bisogno di un altro po' di carne da cannone da mandare avanti. Tutto chiaro? Non dobbiamo commettere errori, questa volta."

 

"Va bene, capo. Nessun problema." rispose il primo dei due scagnozzi. Per un attimo, Sebastiano ebbe l'impressione che la voce dell'individuo fosse un po' strana... come quella di una donna che cerca di imitare quella di un uomo... ma non aveva il tempo di pensare a questi particolari adesso che stavano finalmente per mettere le mani su quei marmocchi. Dovevano agire con rapidità, e catturarli, anche a costo di sacrificare qualcuno. Meglio che si trattasse di quegli intrusi.

 

"Molto bene... allora proseguiamo! Mentre parliamo, la nostra preda potrebbe sfuggirci." tagliò corto Sebastiano. "Tu, portaci al passaggio che hai trovato! E voi, camminate davanti a me! E non cercate di fare cazzate!"

 

"Ricevuto..." grugnì il nano dai capelli rossi, gettando uno sguardo rabbioso verso il capobanda. Una delle due guardie gettò a sua volta un'occhiata ai goblin recalcitranti che venivano spintonati e costretti ad andare avanti. Non che gli piacessero troppo i goblin, ma non pensava neanche che meritassero di essere trattati in questo modo. Mentre guidava i quattro prigionieri verso il passaggio segreto che lo scagnozzo aveva incontrato, la guardia ascoltò le lamentele delle gracili creaturine verdi - anche se non comprendeva la loro lingua petulante, non ci voleva grande immaginazione per capire che i goblin si stavano lamentando, e forse si sarebbe potuto giungere ad un accordo con loro... questo sì che avrebbe messo i bastoni tra le ruote a questo branco di malfattori.

 

Dopo aver lasciato tre guardie accanto ad una pesante porta in legno - evidentemente il luogo oltre il quale si nascondevano i due bambini e i loro accompagnatori - Sebastiano e il resto della sua banda si fecero guidare verso una larga fessura dai bordi frastagliati che si apriva in un muro spoglio e scendeva verso il basso, grazie ad una serie di gradini ricavati alla bell'e meglio da un pendio che scendeva in una sorta di canalone sotterraneo...

 

"Ci siamo," pensò tra sè il "brigante", scambiandosi uno sguardo di intesa con la biondina dagli occhi di colore diverso che camminava al suo fianco con apparente riluttanza, portando in braccio il suo gatto nero.  Quest'ultima fece un cenno affermativo, e si tenne pronta a sua volta.

 

"Questo è il momento decisivo. Da questo momento in poi... credo proprio che potrebbe cambiare tutto per il nostro piccolo gruppo, e non sono sicuro se in meglio o in peggio. Bah, è troppo tardi per tirarsi indietro, anche se volessimo. Andremo fino in fondo, a questa strana faccenda..."

 

 

----------                

  

Holger Hetzinger era sempre stato un tipo che si vantava della sua pazienza, dote piuttosto rara in un mezzorco come lui. Senza di essa, non credeva chesarebbe diventato il capo di quella piccola banda di mercenari che si offrivano per fare lavoretti per coloro che potevano pagarli decentemente. La morale non entrava molto spesso nelle sue decisioni. Quando si lotta per la sopravvivenza, ogni altra motivazione e considerazione passa come minimo in secondo piano. Avevano partecipato ad azioni punitive, intimidazioni, danneggiamenti, anche furti... e Holger non poteva dire di averci perso più di qualche minuto di sonno.

 

Il punto era, che per tenere assieme un gruppo di individui come quelli. c'era bisogno di doti non troppo comuni... tra cui la pazienza e la capacità di non farsi prendere la mano alla prima decisione che gli veniva in mente. E in quel momento, la sua pazienza stava venendo logorata. Il robusto mezzorco appoggiò un orecchio alla porta di legno consunta, tenuta ferma da tutto il mobilio che lui e i suoi imprevisti compagni avevano spinto davanti adessa. Non si sentiva più nulla dall'altra parte. Era da un po' che gli scagnozzi dei Villanova non si facevano sentire... ma questo voleva dire che avevano rinunciato, o che stavano tramando qualcosa?

 

"Allora... che succede di là, signor Holger? Si stanno muovendo?" chiese con aria assonnata Matilde, la bambina con le lunghe trecce castane seduta con la schiena al muro poco lontano da lui. La sua spada, un'arma dalla lama larga e robusta, che la bambina doveva brandire a due mani, giaceva a terra davanti a lei... mentre Bastiano, il suo inseparabile amico, si era appisolato, la testa appoggiata sulla spalla di Matilde. Poco più in là, l'elfa dal volto sfregiato sedeva su uno sgabello di legno marcio, e guardava da una parte all'altra come se si aspettasse che avrebbero presto avuto compagnia...

 

Dopo essere rimasto ad ascoltare qualche secondo, Holger scosse la testa e si voltò di nuovo verso la sua piccola compagna di sventura. "Forse sì, forse no, piccola Matilde. Forse è meglio prepararsi e levare le tende. Non so quanto pericoloso sia il passaggio... ma a questo punto, credo che l'unica cosa ragionevole da fare sia correre il rischio." affermò. Con alcuni rapidi passi, si avvicinò a Bastiano e lo scosse gentilmente tenendogli una spalla. "Hey! Hey, soldo di cacio, è meglio se ti svegli! Temo che qui si stia mettendo male per noi..."

 

"Huh? Che cosa... hmm..." Bastiano mugugnò qualcosa e si passò una mano sulla faccia per svegliarsi del tutto. "Allora... forse è meglio che tentiamo con quel passaggio dietro di noi, alla fine?"

 

"Su, su, coraggio, Bastiano. Non abbiamo molto tempo." affermò Matilde, aiutando il suo amico ad alzarsi in piedi. Bastiano saltellò un paio di volte sulla gamba ancora funzionante, e si mise in piedi, mentre l'elfa raccolse il suo pugnale e lo rinfoderò alla cintura, per poi controllare la sua spada e il resto del suo equipaggiamento.

 

"Enndlin, ho il sospetto che quei bastardi stiano cercando il modo di aggirarci e coglierci di sorpresa. Non so come... ma è da un po' che non cercano più di abbattere la porta, e questo non mi piace!" disse Holger alla sua sottoposta, che disse di sì con la testa. Matilde raccolse la sua spada e la tenne ben stretta con entrambe le mani, la lama rivolta verso il basso, e Bastiano si tenne stretto un piccolo scudo rotondo di legno, semplice ma funzionale. Controllarono rapidamente che tutto fosse a posto, e fecero per avviarsi... quando un suono improvviso, un rumore di passi proveniente dalla galleria davanti a loro, li costrinse a fermarsi. Stringendo i denti per la sgradita sorpresa, Matilde tenne ben stretto il suo spadone e si mise in guardia, mentre i passi si facevano sempre più vicini...     

 

"Aaaah, ottimo! Sembra proprio che li abbiamo messi con le spalle al muro! Adesso non hanno più dove scappare!" affermò trionfante una voce che Holger riconobbe subito, con suo grande disappunto. Era sicuramente la voce del capo di quella banda di poco di buono, quel damerino dai capelli impomatati che vestiva come se venisse da chissà quale famiglia di nobili! Ridicolo o meno, era uno spadaccino formidabile... era stato lui a far fuori Ulrich e altri due dei suoi compagni.

 

"Ci... ci hanno trovato..." mormorò Bastiano, indietreggiando un po'. "Temo... che da qui non usciremo."

 

"Oh, state tranquilli, mocciosi, voi due valete molto di più vivi e in buona salute." fu la risposta che arrivò dal capobanda nel momento in cui i malviventi apparvero dal corridoio che i fuggiaschi avevano sperato di usare per andarsene da lì. Sebastiano Sansovino si teneva ben nascosto e protetto, mandando avanti un gruppetto di goblin recalcitranti... e quattro individui che Holger non aveva visto prima - un nano, un'elfa, una ragazzina bionda con gli occhi di due colori... e un coboldo dalle squame blu. Il resto della banda si teneva dietro di loro, pronti ad intervenire. "Tuttavia, non posso dire lo stesso di voi due. Avanti, voi quattro, sapete cosa dovete fare! Prendete quei marmocchi e fate fuori gli altri due!"

 

"Non ci arrenderemo senza combattere!" esclamò Matilde, puntando i piedi a terra e decisa a lottare fino allo stremo delle forze. Holger ed Enndlin fecero lo stesso, con delle espressioni di cupa determinazione.  "Bastiano, dietro di me! Lancia qualcuno dei tuoi incantesimi quando serve!"

 

"O-okay! Lascia fare a me!" rispose il ragazzino, tenendosi dietro i suoi compagni più capaci. Sebastiano sghignazzò, immaginando che a quest'ora fosse solo questione di tempo prima che i due piccoli fuggiaschi fossero costretti ad arrendersi. I quattro intrusi prigionieri avanzavano lentamente verso di loro, e lo scontro appariva ormai inevitabile...   

 

I quattro nuovi individui erano a pochi passi, quando la biondina si fermò.. e sorrise astutamente, strizzando un occhio a Matilde e lasciandola di stucco. "Tu sei Matilde, vero? Riesci a tenere quella spada enorme così abilmente... sei davvero una tipetta tosta come dicono!"

 

"Eh?" chiese la bambina, sbattendo gli occhi con aria melensa. L'espressione vittoriosa di Sebastiano si scurì, e il capo della banda fece per esclamare qualcosa... quando si ritrovò all'improvviso con un pugnale puntato alla gola, tenuto in mano da quello che fino ad un attimo prima gli era sembrato uno dei suoi uomini!

 

"Fermi!" esclamò Dario, gettando indietro il cappuccio e rivelando i capelli biondi e l'espressione seria. "Il primo che tocca quei bambini sarà responsabile della morte del suo capo!"

Immediatamente, la gang di Sebastiano si ritrovò senza più opzioni... e i quattro individui che credevano essere in loro potere si voltarono verso di loro, ognuno armato di pugnali! Un altro di quelli che Sebastiano credeva essere uno dei suoi uomini si tolse a sua volta l'elmetto, armeggiò con i suoi capelli neri come la pece... e li sciolse, rivelando di essere una donna!

 

"Tutto tranquillo! Siamo dalla vostra parte!" esclamò Gunter rivolto ai fuggiaschi. "Non abbiamo qui le nostre armi, ma non importa... direi che adesso la superiorità numerica è nostra!"

 

In tutto questo, mentre Sebastiano e i suoi uomini restavano bloccati dall'incredulità, i goblin schiavi cominciarono a guardarsi attorno e a borbottare per la confusione... un'occasione che Maria colse al volo per mettere ancora più in difficoltà i nemici. "Hey! Voi goblin, che state facendo? Adesso è la vostra occasione! Ribellatevi a questa gente che vi costringe a fare quello che non volete! Adesso ci siamo anche noi a combattere dalla vostra parte!" esclamò.

 

"Che... che diavolo..." si sentì la voce di uno degli scagnozzi di Sebastiano, e i goblin, anch'essi increduli di quanto stava accadendo, restarono per qualche secondo fermi al loro posto, senza sapere che fare... almeno finchè uno di essi, più intelligente o magari semplicemente più deciso, afferrò la sua arma, una rozza accetta, e la usò per sferrare un potente colpo sull'anca ad uno degli scagnozzi del capobanda, facendolo crollare a terra in preda al dolore!

"Noi non più lavoro per gambelunghe!" strillò un altro goblin, che teneva una torcia accesa in mano. Un altro scagnozzo era lì vicino, e il goblin ne approfittò per spegnere il fuoco sul fondo dei suoi pantaloni! Il grido di dolore e di umiliazione che ne seguì fu musica per le orecchie delle creaturine verdi.

 

"Ha! Gambelunghe divertenti quando culo in fiamme!" sghignazzò il capo dei goblin.

 

Davanti ai suoi occhi, Sebastiano Sansovino aveva visto il suo piano più geniale trasformarsi in un disastro. I suoi uomini venivano sopraffatti con tremenda facilità, o si arrendevano davanti alla superiorità numerica degli avversari. Gli intrusi si limitavano a disarmare i suoi uomini e cacciarli via - cosa che pochi dei fuorilegge esitavano a fare - ma i goblin non avevano questi scrupoli. Holger, Enndlin e i due bambini, da parte loro, non avevano avuto nemmeno bisogno di combattere...

 

"N-no... maledizione... questo... questo... non doveva accadere!" boccheggiò incredulo il capobanda. Nel giro di appena un minuto, tre dei suoi uomini erano a terra senza vita, e gli altri erano scappati dal passaggio che loro stessi avevano usato, lasciandolo in quella difficile situazione. I goblin, non avendo altro bersaglio sul quale sfogare la loro ira, si stavano avvicinando a lui per finirlo, sghignazzando malignamente...

 

Ma per fortuna di Sebastiano, Iaco aveva altre idee. Il coboldo si piazzò davanti alle creaturine verdi e fece loro cenno di fermarsi con una piccola mano artigliata. "Fermi! Ora basta, voi! Noi aiutato voi a liberarvi, ma adesso... voi andare via, e non fare più male a nessuno! Intesi?"

 

"Putrido coboldo!" strillò uno dei goblin, avvicinandosi a lui con la sua accetta. "Noi non prendere ordini da figlio di lucertola!" Stava per sollevare l'ascia e attaccare il coboldo stregone... quando quest'ultimo alzò il bastone, e un'aura di magia circondò il suo corpo! Una frazione di secondo dopo, Iaco pronunciò un'altra parola magica, e una scarica elettrica partì dalla punta della sua arma e atterrò ai piedi del goblin, che si ritirò con uno strillo impaurito... e più in là, anche Holger restò stupefatto - era un incantesimo di basso livello, certo, ma non era comunque una cosa che si vedeva tutti i giorni.

 

"Per... per la miseria, quel coboldo è... un mago, o uno stregone?" chiese Bastiano, con gli occhi sgranati per la meraviglia.

 

Con un sorriso accomodante, Maria si voltò verso il ragazzino e strizzò un occhio in segno di intesa. "Uno stregone, piccolo! E con un po' di fortuna, vedremo qualcun altro dei suoi trucchetti più avanti!" affermò.

 

Iaco sghignazzò tra sè, contento di ricevere un po' di riconoscimento... e poi si rivolse nuovamente ai goblin, a muso duro. "Noi non aiutato voi perchè voi fare ancora male ad altri! Voi andare via e fare i bravi, okay?" intimò. Quando i goblin rimasero come congelati a guardarlo, troppo impauriti dalla sua magia per obiettare, Iaco ghignò e corresse il goblin che aveva parlato prima. "A proposito... figlio di drago, prego!"

 

"Stregone! Stregone! Noi non vogliamo guai!" strillò il capo dei goblin. "Via di qui! Tutti via!"

 

Il gruppo di avventurieri non riuscì a trattenere una breve risata di gruppo nel vedere i goblin che scappavano con la coda tra le gambe, e ben presto, non restò altro che Sebastiano, ancora sotto la minaccia dei coltelli di Dario. Il leader della banda di malfattori continuò ad imprecare a denti stretti, maledicendo il suo rovescio di fortuna, e i suoi uomini che se n'erano andati come tanti codardi. "Razza di... mi hanno abbandonato qui, maledetti... ma voi... voi chi siete? Da... da dove cazzo siete sbucati?"

 

"Un po' di educazione, prego. Ci sono dei minorenni qui." rispose Nisa con un sorrisetto sarcastico.

 

Matilde alzò gli occhi al cielo. "Hey, elfa, guarda che non ci scandalizziamo mica! Ne conosciamo anche noi, di parolacce!"

 

Dario sospirò e decise di rispondere. "Beh, giusto per essere corretti... diciamo che anche noi siamo stati pagati per ritrovare questi bambini, ma a questo punto... ci viene da pensare che siamo soltanto delle pedine in un gioco molto più grande. E io, se devo essere sincero, non sono il tipo di persona a cui piace essere una pedina."

 

"Hmm... immaginavo che ci fosse qualcosa di molto strano in tutto questo." continuò Holger, soddisfatto nel vedere che certi suoi sospetti si erano rivelati fondati... e sollevato per il salvataggio tempestivo. "A proposito, non mi sono neanche presentato... mi chiamo Holger Hetzinger, e sono un contrabbandiere. Anzi, diciamo che ero il capo di una banda di contrabbandieri." Non ritenne necessario nascondere le sue attività illegali - in fondo, nelle zone povere di Tilea, quasi tutti facevano qualcosa al di fuori della legge per sopravvivere o arrotondare un po' i guadagni. "E lei è Enndlin, l'unica dei miei compagni ad essere sopravvissuta." continuò, indicando l'elfa dal volto sfregiato, che disse di sì con la testa.

 

"Ve la siete cavata per un pelo, lasciate che ve lo dica..." affermò Gunter, dando una rapida occhiata al mezzorco, all'elfa e ai due bambini. Anche se sembravano ancora energici, si vedevano dei segni di stanchezza e di nervosismo in tutti loro. "Ma... come sono capitati con voi, questi due ragazzini? Cos'è successo? Ci sono molte cose che non ci tornano, in questa faccenda."

 

Bastiano sorrise nervosamente e si sfregò la nuca con una mano, ma quando parlò la sua voce era piena di rabba e delusione. "E' una storia un po' lunga... forse troppo lunga."

 

"Siamo stati ingaggiati dal direttore della Casa della Pietà... l'orfanotrofio da cui provengono questi due bambini... per rapirli e portarli ad un contatto dei Villanova." affermò Enndlin. "Il direttore Ungaro è sul libro paga di quella gente."

 

Dario storse il naso in un gesto di disgusto. Allora i loro peggiori sospetti erano fondati... Ma restavano ancora un bel po' di domande. "Ma... perchè i Villanova vogliono quei due bambini... e proprio loro, per giunta?" chiese, rivolto a Sebastiano. Allontanò un po' il suo pugnale dal collo dell'uomo, quel tanto che bastava per fargli tirare un po' il fiato.

 

"Io... non lo so, il perchè. So soltanto che ci hanno chiesto proprio quei due." disse Sebastiano, gettando uno sguardo torvo ai due orfani. "Io... non sono uno che fa tante domande a gente come i Villanova."

 

"Scommetto che si tratta delle loro capacità!" intervenne Enndlin, fissando con espressione intensa il capobanda ormai in disgrazia. "Immagino... che sappiate già della forza straordinaria di Matilde... e Bastiano, qui presente, è un oracolo! L'ho visto io stessa lanciare gli stessi incantesimi che di solito vengono appresi dai chierici e dai sacerdoti!"

"Non è esattamente una cosa che desideravo..." affermò il ragazzino, picchiettando gli indici l'uno sull'altro come se volesse scusarsi di avere quei poteri.

 

Pandora e Sotero si guardarono negli occhi per qualche istante, entrambi esprimendo confusione e dubbio. Qualcosa si era finalmente chiarito... e non potevano esattamente dire, a quel punto, di essere sorpresi dell'inganno del direttore Ungaro... ma c'erano altre domande che si stavano ponendo, sia loro che il resto del gruppo.

 

Finalmente, Maria decise che era il momento di prendere il proverbiale toro per le corna. "Beh, credo che restare qui a pensarci non porterà a niente." affermò infine. "Okay... ragazzi, andate a prendere le vostre armi. Holger... bambini... voi non preoccupatevi, vi aiuteremo a togliervi da questa brutta situazione. Che voi sappiate, questo tunnel porta da qualche parte? Credo che sarebbe meglio non tornare indietro per dove siamo venuti..."

 

"Beh... non so esattamente dove porta questo tunnel." affrmò Holger, indicando la galleria che si estendeva verso chissà quale destinazione. "Ho l'impressione che fosse usato in passato per qualche faccenda illegale, forse per il contrabbando, o per come deposito di merce proibita. Sicuramente, però, se seguissimo questo tunnel, ci porterebbe abbastanza lontano da Grisborgo."

 

"Finora non siamo stati sicuri se provare a seguirlo o meno. Non abbiamo ancora idea di cosa potremmo trovare." rispose Enndlin. "Però... ora che ci siete voi, magari abbiamo più possibilità..."

 

"Che avete intenzione di fare? Opporvi ai Villanova?" chiese Sebastiano, ritrovando un po' di senso dell'umorismo - per quanto beffardo e pungente. "E per cosa, per due orfani di cui non importa niente a nessuno? Hah! E pensare che sembravate gente sveglia, per avermi fregato così! Buona fortuna, nessuno è mai riuscito a sopravvivere dopo essersi messo contro i Villanova!"

 

Matilde mostrò la lingua al malvivente. "Bleah! Beh, a me non importa niente di te, stronzo."

 

"Però... avrebbe anche ragione, vi state opponendo ad una delle più potenti famiglie mafiose di tutta Tilea!" osservò giustamente Bastiano. In tutta onestà, non se la sentiva di chiedere a quei ragazzi di gettare via le loro vite in quel modo. Da quel momento in poi, ci sarebbero stati ben pochi posti in tutta Tilea dove i Villanova non avrebbero potuto seguirli. "Siete... siete davvero sicuri di volerlo fare?"

 

Dario restò per qualche attimo a rifletterci su... e un sorriso apparve sul suo volto normalmente serio, lasciando di stucco Sebastiano. "V-voi... voi... siete davvero così pazzi da sfidare i Villanova? Siete... siete matti da legare!" balbettò il criminale. "E' come... è come se vi foste legati un macigno al collo e vi foste gettati in mare!"

 

"Chi può dirlo? Solo perchè nessuno è riuscito ad opporsi a quei bastardi prima d'ora, non significa che non saremo noi i primi!" ribattè il ragazzo biondo, e Maria per prima gli fece un segno di approvazione, e sorrise a sua volta!

 

"Questa storia... si fa pericolosa." affermò Gunter. "Bene. Un vero nano non ha paura dei pericoli!"                  

 

 

oooooooooo

 

CONTINUA...

 

 

 

BONUS: SCHEDA DEL PERSONAGGIO

 

 

Nome:  Maria
Allineamento: Caotico Buono   
Classe (archetipo) / Livello:   Paladino (sacro liberatore) Liv. 1
Razza:  Umana         
Sesso:   Femmina
Età: 24 anni  
Altezza: 168 cm
Peso: 55 kg

MARIA "LA ROSSA" CONFALONIERI
Femmina umana paladina (sacra liberatrice) Liv. 1
Umanoide Medio Caotico Buono (umano)
Iniziativa +1; Sensi Percezione +1

DIFESA

Classe Armatura  18, contatto 11, impreparata 17 (+7 armatura, +1 Des)
Punti Ferita 13 (1d10+3)
Tempra +4, Riflessi +2, Volontà +3

ATTACCO

Velocità 6 m.
Mischia ascia da battaglia +6 (1d12+6 / x3 su critico) o morning star +5 (1d8+4) o pugnale +5 (1d4+4 / critico 19-20)
Distanza fionda +2 (1d4+4)
Attacchi Speciali punire il male 1/giorno (+3 tiro per colpire e Classe Armatura, +1 danni)
Capacità Speciali da Paladino (Livello 1; concentrazione +4)

     A volontà -- individuazione del male

STATISTICHE
Forza
18  Destrezza 12  Costituzione 14  Intelligenza Saggezza 12  Carisma 16
Attacco Base +1; BMC +5; DMC 16
Talenti Arma Focalizzata (ascia da battaglia), Attacco Poderoso
Abilità Diplomazia +7, Intimorire +7, Percepire Intenzioni +5, Percezione +1
Linguaggi Tileano
Qualità Speciali codice di condotta
Proprietà  corazza di bande, ascia da battaglia, morning star, pugnale, fionda con 10 proiettili, simbolo sacro di Pelor, 30 fiorini

TRATTI
Abile a Schivare:
Vivere per buona parte della sua vita in un ambiente pericoloso ha affinato i sensi del personaggio. Ottiene un bonus di tratto +1 ai Tiri Salvezza su Riflessi.  
Criminale:
A causa di un crimine commesso sei anni fa, Maria ha dovuto sopravvivere come poteva per molto tempo. Ottiene un bonus di +1 ai tiri di Intimorire, ed Intimorire è sempre un'abilità di classe per lei.

CAPACITA' SPECIALI

Aura di Bene (Str): Il potere dell'aura di bene di Maria è pari al suo livello di paladina.
Individuazione del Male (Mag): A volontà, Maria può usare individuazione del male come l'incantesimo omonimo. Come azione di movimento, Maria può concentrarsi su un singolo oggetto o individuo entro 18 metri e determinare se è malvagio, apprendendo la forza della sua aura come se lo avesse studiato attentamente per 3 round. Mentre focalizza l'attenzione su un oggetto o un individuo, Maria non può individuare il male in nessun altro oggetto o individuo che si trovi nel raggio d'azione dell'incantesimo.
Punire il Male (Sop): Una volta al giorno, Maria può invocare i poteri del bene per aiutarla nella lotta contro il male. Come azione veloce, Maria sceglie un bersaglio nella sua visuale da punire. Se questo bersaglio è malvagio, Maria aggiunge un bonus di +3 ai Tiri per Colpire e aggiunge +1 ai tiri per il danno contro il bersaglio di punire il male. Se il bersaglio di punire il male è un Esterno con il Sottotipo Malvagio, un Drago di allineamento malvagio o un Non Morto, il bonus al danno del primo attacco riuscito aumenta a +2 danni. A prescindere dal bersaglio, Punire il Male supera automaticamente qualsiasi Riduzione del Danno che la creatura possiede.
Inoltre, mentre Punire il Male è attivo, Maria ottiene un Bonus di Deviazione pari a +3 alla sua Classe Armatura contro gli attacchi effettuati dal bersaglio della capacità. Se Maria seleziona come bersaglio una creatura non malvagia, Punire il Male è sprecato senza produrre effetti.
L'effetto di Punire il Male rimane attivo finché il bersaglio non muore o finchè Maria non riposa e riguadagna l'uso della capacità.
Codice di condotta: Maria perderebbe immediatamente tutti i suoi privilegi di classe se compisse volontariamente un'azione malvagia. Sebbene possa andare all'avventura con personaggi di qualsiasi allineamento buono o neutrale, Maria non si unirà mai con chi offende costantemente il suo codice morale. Le è consentito allearsi con personaggi malvagi, ma solo per sconfiggere quello che reputa un male maggiore.

 

NOTA: normalmente, secondo le regole di Pathfinder, un paladino deve essere per forza di allineamento Legale Buono. Quella di cui Maria fa parte è una variante delle classe che invece è di allineamento Caotico Buono.

 

Nel prossimo capitolo, inizieremo a seguire il gruppo di amici e i loro nuovi alleati mentre si preparano ad affrontare un lungo, imprevisto e straordinario viaggio alla ricerca della verità... e di ciò che si nasconde dietro il tentato rapimento di Matilde e Bastiano!

 

E per quanto riguarda le schede dei personaggio... vedremo quella di Dario!

 

A presto!

 

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Capitolo 11
*** Fuga verso l'ignoto ***


Pathfinder: L'Ascesa della Follia

Una fanfiction di Pathfinder scritta da: Justice Gundam

 

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Capitolo 11 – Fuga verso l'ignoto

La decisione era stata presa. Percorrere il tunnel che si estendeva davanti a loro, e cercare di lasciare Grisborgo. Ormai la città non era più sicura. Cosa sarebbe successo dopo, nessuno di loro poteva immaginarlo... ma sicuramente avrebbe dato loro maggiori possibilità che non restare lì, facile bersaglio di qualcun altro alle dipendenze dei Villanova.

Ovviamente, questa decisione comportava anche i suoi problemi.

"Okay. Se abbiamo deciso di aiutare i nostri piccoli amici a fuggire, direi che siamo tutti d'accordo." commentò Pandora. "La domanda è... da dove partiamo? Una volta che saremo usciti di qui, saremo dei ricercati. Non credo che le autorità prenderanno per buona la parola di un gruppo di avventurieri."

"In fondo, alla fin fine siamo dei mercenari." aggiunse Dario, senza tanti giri di parole. "Sarebbe la parola di quel Nerenzio Ungaro contro la nostra. E non credo ci voglia tanto per immaginare a chi darebbero ascolto."

"Accidenti, pensare che un uomo del genere è considerato un benefattore..." mormorò indignata Maria. Scosse la testa, immaginando che a quel punto fosse inutile indignarsi. "Ascoltate, per come la vedo io, la soluzione è una sola. Intanto usciamo di qui. Ci allontaniamo il più possibile da Grisborgo e cerchiamo di dirigerci verso il confine più vicino. Se riusciamo a passare dall'altra parte, possiamo stare più tranquilli. Le autorità di Grisborgo non ci daranno la caccia fin lì."

"E come lo passiamo, il confine?" chiese Sebastiano storcendo il naso. "La fai un po' troppo facile, signorina. Saranno già sulle vostre tracce, e per tutta la contea si vedranno avvisi di taglia appesi agli alberi e agli edifici. Sicuramente io ho già qualche taglia che pende sulla mia testa."

"Beh, ancora non so come faremo. Una cosa alla volta." replicò la mora. "Per adesso, usciamo da questo posto e cerchiamo di trovare un nascondiglio sicuro. Poi si vedrà."

"Allora cominciamo ad avviarci." disse Nisa. "E... sì, vengono con noi anche Holger, Endlinn e i bambini. Anche lei, signor Sebastiano. Non abbandoniamo nessuno in questo buco."

Sebastiano sghignazzò amaramente, immaginando che a quel punto, la sua situazione era tale che non faceva nessuna differenza con chi lui si accompagnasse. Anzi, forse seguire quel branco di mercenari era la sua migliore possibilità di uscire vivo. "E va bene. Mi sembra una follia, ma in fondo... per i Villanova, io sono già un uomo morto."

"Non abbiamo altra scelta... non ho idea di cosa ci aspetti dopo questa galleria, in ogni caso." commentò Matilde, permettendo ad un cenno di nervosismo di filtrare nella sua voce. Per quanto coraggiosa e decisa, era pur sempre una bambina di undici anni. "Bastiano... ora ci sarà da camminare. Riesci a tenere il passo?"

“Sì, Matilde… tranquilla, ce la posso fare.” Disse il ragazzino, facendo un cenno di assenso anche a Holger ed Endlinn quando questi si avvicinarono a lui per dargli una mano. “Va tutto bene. È solo che mi sono rotto questa gamba quando avevo otto anni, e non è guarita correttamente.”

“Non ti devi scusare, ragazzo. Vi porteremo tutti fuori da questo postaccio.” Rispose Gunter. Ormai il gruppo si era già avviato, e stavano percorrendo la galleria in una fila ordinata, con Maria in prima fila in caso di pericolo. Matilde offrì al suo amico di appoggiarsi a lei per aiutarsi a camminare, e nel giro di meno di un minuto, il gruppo di avventurieri e i loro compagni avevano già lasciato quel posto, sperando di non incontrare troppi ostacoli…

 

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Con un acuto grido di battaglia, Maria abbattè la sua ascia sull'orrida creatura che si parava davanti a lei – un cadavere ambulante la cui pelle marrone ricopriva a malapena i muscoli marciti e gli organi interni ormai guasti. La terribile lama lacerò i vestiti stracciati che lo zombi indossava, e aprì un enorme squarcio sul torace del non morto, e un rivoltante fluido composto da un misto di sangue e pus uscì dalla ferita. Con un brivido di disgusto, la giovane donna tirò un calcio a quella cosa orripilante, mandandola a terra in un lago di effluvi nauseanti.

Quel colpo avrebbe senza dubbio ucciso un normale essere umano, o come minimo avrebbe provocato delle lesioni permanenti. Ma lo zombi, essendo un non morto, non obbediva alle leggi della natura e della biologia che governavano le creature viventi, e cominciò a rialzarsi qualche secondo dopo, bramoso di affondare i denti marci nella carne di qualche essere a sangue caldo.

“Da dove cazzo vengono questi zombi?” esclamò Pandora, mentre cercava di sfuggire ad un altro morto vivente, e di proteggere Sotero al tempo stesso. Lo zombi si avventò su di lei per morderla, ma la giovane fattucchiera riuscì ad evitare la presa per pochi centimetri, e sferrò un deciso colpo di spada che raggiunse la creatura mostruosa al collo, separando la testa dal resto del corpo. A scatti, come un automa, il corpo decapitato fece due passi indietro, poi crollò al suolo e non si mosse più.

“Meow! Brava, Pandora!” esclamò Sotero, per poi dare un'occhiata al resto della spelonca. Ancora due zombi e una manciata di scheletri viventi stavano attaccando il gruppo, anche se per fortuna la situazione appariva sotto controllo. Gunter grugnì quando uno scheletro vivente allungò un braccio e lo graffiò su una spalla, ma reagì prontamente afferrando il suo moschetto e usandolo come arma contundente. Un tremendo colpo raggiunse lo scheletro alla testa, e lo fece crollare a terra con un tremendo frastuono di ossa rotte… mentre Dario tirava fuori due coltelli dalla cintura e li lanciò contro uno zombi che stava aggredendo Matilde. Le lame affilate colpirono lo zombi alla schiena… ma con grande disappunto del ragazzo biondo, il non morto non sembrò neanche accorgersi del colpo.

Tuttavia, questo aveva dato a Matilde un attimo di tempo per preparare il suo attacco. Piazzandosi davanti a Bastiano, la bambina afferrò con tutte le sue forze il suo spadone, e scattò in avanti, evitando le mani putride dello zombi che cercavano di afferrarla. Facendo appello a tutte le sue forze, Matilde sferrò un fendente circolare, e la lama squarciò il ventre del cadavere ambulante, che emise un gorgoglio sommesso prima di crollare al suolo diviso in due, spargendo ovunque umori rivoltanti. La metà superiore continuò a trascinarsi in avanti affamata di carne, ma Bastiano, lottando contro la nausea, puntò due dita della mano sinistra contro di lui, e pronunciò alcune parole…

Curare Tenues Vulnera!

L'effetto fu immediato. Una tenue luce dorata scaturì dalle dita del bambino e colpì lo zombi, che emise un mugolio inarticolato mentre la radianza lo avvolgeva… e un istante dopo, l'orribile morto vivente crollò, ridotto in un mucchietto di polvere.

"Bravi, ragazzi, bel colpo." affermò Gunter, osservando i resti dello zombi con un brivido di disgusto. La bambina sorrise stentatamente, nauseata dall'odore di morte che permeava la stanza. "Quello era un incantesimo di cura, vero?"

Bastiano disse di sì con la testa. "Sì, mastro Gunter... le spiegherò tutto dopo, per il momento... andiamo ad aiutare gli altri a distruggere questi morti viventi..."

Per fortuna, ora che gli zombi erano stati eliminati, ciò che rimaneva non erano che degli scheletri animati, che non erano in grado di opporre altrettanta resistenza. Pandora venne colta alle spalle da uno di quegli ammassi di ossa semoventi, che cercò di affondarle gli artigli nelle carni, ma con un grido di rabbia e raccapriccio, la giovane fattucchiera si scrollò di dosso il non-morto, che barcollò per un istante. Prima che potesse tornare all'attacco, Dario afferrò lo scheletro vivente e lo trascinò via per poi sbattergli la testa contro il muro, con una tale violenza che il cranio dello scheletro andò in pezzi con un rumore agghiacciante.

Iaco pronunciò qualche parola nell'antica lingua dei draghi, e scagliò uno dei suoi incantesimi d'attacco più semplici ed affidabili - Missile Magico, che creò un dardo di energia bianca che, partendo dalla punta delle dita del coboldo, trafisse la cassa toracica dello scheletro più vicino, e lo mandò in pezzi. Le ossa si sparpagliarono sul terreno, e Maria calpestò il teschio sotto la suola di uno stivale, forse temendo che il non-morto potesse rialzarsi.

Usando il suo fucile come arma contundente, Gunter spezzò una gamba ad uno scheletro, che reagì sferrando un fendente, e ferendo lievemente il nano ad un braccio con la sciabola arrugginata che stringeva in una mano ossuta. Con un grugnito di dolore, Gunter fece un passo indietro e si tamponò la ferita con una mano, e nello stesso momento, Holger si gettò addosso allo scheletro e lo schiacciò letteralmente sotto gli stivali, sgretolando le vecchie ossa come pane vecchio!

"Ce ne sono altri? Non mi sembra..." Endlinn guardò rapidamente attorno ad una roccia sporgente, e si accertò che non ci fossero più non-morti in giro, poi tirò un sospiro di sollievo, e fece cenno al resto del gruppo che tutto era sotto controllo. "Okay, li abbiamo eliminati tutti. Voi, come state?"

"Qualche graffio, qualche livido, ma niente di serio, macchè." disse Nisa, lanciando un semplice incantesimo di cura sulla ferita al braccio di Gunter. Il taglio si chiuse all'istante, senza lasciare nemmeno una cicatrice. "Comunque, meglio che stai attento, Gunter. In un posto come questo, la possibilità di contrarre infezioni è alta. Tieniti riguardato in questi giorni, e avverti subito se ti senti strano."

"Bene... direi che possiamo continuare." disse Dario, dopo aver controllato ancora una volta il suo equipaggiamento. "Tuttavia... sono d'accordo con Pandora. Da dove vengono questi non-morti?"

"Devono essere rimasti qui da un bel po' di tempo..." commentò Maria, ringraziando tra sè l'addestramento che aveva fatto per combattere proprio questo tipo di creature. "Queste grotte, che qualcuno sappia, erano state utilizzate in passato?"

"Crediamo che fossero dei passaggi segreti che i contrabbandieri usavano per spacciare le loro merci."   Spiegò Holger, dopo aver strusciato le suole degli stivali sul terreno, giusto per scrollarsi di dosso i resti di non-morto. “Sto parlando ancora di qualche secolo fa, quando questa città era stata fondata ed eravamo praticamente alla fine dell'Impero di Rema.”

“Già all'epoca c'era chi campava fregando la legge…” affermò Dario con sarcasmo.

“Forse quegli zombi e scheletri erano gente che è morta in queste gallerie, e poi è stata rianimata da qualche negromante.” Ipotizzò Matilde. Ora che si erano allontanati dai resti dei non-morti, l'aria si era fatta più respirabile.

“Può essere… ma non perdiamoci troppo tempo. Quelle cose abominevoli sono state distrutte, ed è meglio così.” Rispose Nisa con acredine. Essendo una druida, con il compito di tutelare l'equilibrio dell’ambiente, trovava che i non-morti, creature che esistevano in spregio ad ogni legge della natura, fossero degni solo di disprezzo. “Cerchiamo di raggiungere la superficie… Gunter, Iaco, voi avete idea a che distanza dovremmo essere?”

“Non posso dirlo con assoluta certezza…” rispose il nano, dopo aver passato qualche secondo a toccare una parete rocciosa. “Ma siamo un bel po’ sotto la superficie del mare. Direi almeno una decina di metri, probabilmente di più. Hanno scavato un bel po’ in profondità.”

“Non mi sorprende. Gli antichi Remani erano maestri di architettura.” Rispose Sebastiano, ripulendo accuratamente il suo stocco dai rimasugli di uno zombie che aveva fatto a pezzi. “E chiunque abbia scavato queste gallerie, sapeva benissimo come fare per evitare il rischio di un crollo. Purtroppo, però, vi devo informare che nemmeno io so dove finiremo, se continuiamo a seguire questa strada.”

Pandora alzò le spalle, tenendo in braccio Sotero. “Non importa, per adesso quello che ci interessa è andarcene il più lontano possibile. Speriamo solo di non imbatterci in qualche altra insidia… cominciamo ad essere a corto di incantesimi.” Affermò.

“Okay… voi seguire me. Iaco vede bene qui al buio.” Disse il piccolo coboldo, e indicò due gallerie che si dipartivano dalla fine della stanza e si inoltravano ulteriormente nel sottosuolo. “Voi, da che parte dite? Destra o sinistra?”

“Mah, è lo stesso… a me sembrano sinistre entrambe.” Fu il commento di Matilde.

Bastiano alzò gli occhi al cielo. “Mati…”

“Beh? Che c’è? Non era male come battuta, no?” rispose la bambina, mentre Endlinn, Iaco e Pandora si coprivano la bocca per soffocare una risatina divertita. “Visto? C’è chi l’ha apprezzata!”

Il ragazzino zoppo sorrise sarcastico e si sfregò la fronte. “Beh, immagino che da qualche parte, ci fosse qualcuno a cui piacesse…”

“Su, su, ragazzi, non disperdiamoci in chiacchiere.” Affermò Holger. Prese una torcia dal suo zaino consunto, e la accese con ciò che rimaneva di una candela, poi prese la testa del gruppo, e scelse la galleria che il suo istinto gli diceva essere più sicura. “Okay… visto che non abbiamo idea di dove siamo con esattezza, quello che possiamo fare è proseguire e accettare che ci saranno dei rischi.”

“Aspetta. Vengo con te in avanscoperta.” Disse Dario, affiancandosi al mezzorco, che fece un cenno con la testa, immaginando che in quel momento avessero bisogno di collaborare il più possibile per uscire indenni da quella pericolosa situazione. Stando sempre attenti ad ogni cosa che accadesse, con Gunter e Maria che chiudevano la retroguardia, e Pandora, Iaco e i bambini in mezzo, il gruppo cominciò ad addentrarsi nei tunnel.

Non passò molto tempo prima che la galleria sbucasse in un luogo nel quale finalmente si riusciva a vedere qualche rimasuglio di opere umane. Una camera i cui muri erano stati ottenuti scolpendo le pareti di roccia in modo da renderli quanto più levigati e regolari possibile, con quattro grosse colonne in legno poste in punti strategici per tenere il soffitto, che in alcuni punti sembrava usurato. Diverse porte, anch’esse ricavate aprendo dei buchi nelle pareti di roccia, si dipartivano dalla stanza, andando in varie direzioni – ma una di esse era chiaramente danneggiata e penzolava in maniera quasi inquietante dai gangheri. In un angolo, il soffitto era effettivamente collassato, riempiendo la zona di detriti.

Holger e Dario diedero una rapida occhiata. Per fortuna, sembravano non esserci problemi, e i due fecero cenno ai loro compagni che potevano proseguire. La stanza era del tutto deserta, e Nisa si fermò in mezzo ad essa per provare a sentire eventuali rumori che provenivano dalle altre stanze… ma anche il suo udito fine non riuscì a cogliere nulla.

“Non sento nulla… e queste orecchie non sono per decorazione.” Affermò l’elfa dai capelli verdi, indicando le proprie orecchie appuntite.

Endlinn si fermò a sua volta ad ascoltare, e non sentì nulla se non qualche leggero scricchiolio, o il rumore di qualche sassolino che veniva spostato. A parte l’odore di chiuso e di umidità, e quei pezzi di arredamento sparsi qua e là, non c’era alcuna traccia di altre creature, viventi o meno.

“Meglio. Magari ci possiamo fermare per un attimo e riposarci. Quel tanto che basta per recuperare gli incantesimi per chi sa lanciarli.” Affermò Sebastiano. L’ex-capobanda si permise di rilassarsi un attimo e rinfoderò lo stocco con un gesto lento e preciso. “Detto questo, è meglio andare a dare un’occhiata in giro… e assicurarci che non ci siano brutte sorprese.”

Dario non potè biasimare Sebastiano per la prudenza. Neanche lui, in fondo, si fidava troppo di quel posto… o di qualunque altro posto, in generale.

“Okay… allora facciamo così. Matilde, Bastiano, voi restate qui. Holger, Gunter, potete restare con loro?” affermò Maria, dando priorità alla sicurezza dei bambini. Matilde storse il naso, sentendosi trattata come se fosse stata una fanciulla indifesa, ma non protestò – dopotutto, quegli avventurieri avevano salvato lei e Bastiano, e sapevano quello che stavano facendo.

“Sì, va bene. Voi andate a vedere cosa c’è nelle altre stanze?” chiese il mezzorco.

Pandora strizzò un occhio. “Certamente. Vediamo un po’ se troviamo qualcosa di interessante. Magari chi usava questo posto per le sue operazioni ha lasciato degli oggetti che potrebbero esserci utili.” Affermò. “E magari anche qualcosa di valore, chi può dirlo!”

“Noi avventurieri non ci finanziamo mica da soli.” Commentò Dario con un sorriso ironico e un’alzata di spalle.

“Non è esattamente quello che mi immaginavo quando sentivo storie di guerrieri e maghi che esplorano qualche dungeon, affrontano mostri e scoprono tesori… ma va bene lo stesso.” Affermò Matilde. “E… il nostro amico Sebastiano, qui presente?”

L’ex-capobanda alzò gli occhi al cielo. “Non ho nessuna intenzione di giocarvi qualche scherzo, mocciosa. So di non potermi battere contro tutti voi messi assieme.” Rispose a denti stretti. “Per quanto mi secchi ammetterlo, collaborare con voi è la mia migliore possibilità di uscire vivo da questa situazione, e non ho nessuna intenzione di sabotarmi da solo.”

“Va bene… noi andiamo a dare un’occhiata alle varie stanze, e torniamo subito. Per adesso non sembra che ci siano pericoli in giro, ma… in un posto come questo, non si può mai abbassare la guardia.” Commentò Nisa. Gunter disse di sì con la testa, e gli altri si divisero in piccoli gruppi, ognuno dei quali si diresse verso una delle porte. Con un gesto deciso, Maria afferrò la porta difettosa… e la scardinò del tutto tirandole un calcio!

“Ah!” esclamò Iaco, colto di sorpresa come del resto molti altri. “Maria, un po’ di silenzio! Se qualcuno sente?”

La giovane guerriera strizzò un occhio e appoggiò ciò che restava della porta addosso ad un muro. “Ugh… Scusate, non ci ho pensato…” affermò. “Ma tanto, sono sicura che qui attorno non c’è nessuno. Non abbiamo di che preoccuparci, per ora.”

“Evviva l’ottimismo…” commentò Dario con una risata breve e nervosa. Lui e Nisa entrarono nella stanza che si erano “scelti” e diedero un’occhiata in giro. Ben poco rimaneva dell’arredamento originario – uno sgabello, un tavolo e una credenza divorati dai tarli, oltre a tre scrigni di legno ed acciaio riposti accuratamente in un angolo. Il soffitto e parte dei muri erano ricoperti di ragnatele, e l’aria, per quanto viziata, era secca e polverosa. “Comunque, mi sembra che qui ci sia qualcosa di interessante. Nisa… che tu sappia, potrebbe esserci qualche ragno pericoloso, tra quelle ragnatele?”

L’elfa ridacchiò, ma comprese la preoccupazione del ragazzo biondo. “Non riesci a toglierti dalla testa quella vedova nera gigante, eh?” chiese, riferendosi al mostruoso ragno che avevano affrontato sulla nave degli spacciatori di animali. “Comunque, no, non dovrebbe esserci nulla di così pericoloso da queste parti. Anzi… se abbiamo fortuna, quegli scrigni conterranno qualcosa, no?”

“Vediamo che non ci siano trappole, prima di tutto…” disse Dario, raccogliendo un pezzo di legno da terra e usandolo per toccare gli scrigni da una distanza di sicurezza. Non accadde nulla, e il ragazzo si avvicinò con prudenza e diede un’occhiata più da vicino. “Hmm… sembrerebbe di no. Chiunque abbia lasciato qui questi scrigni, certo non aveva paura che qualcuno venisse ad appropriarsene. E va bene, vediamo di scoprire cosa c’è dentro.”

Dario si inginocchiò davanti al primo scrigno e cercò qualcosa in un risvolto interno del suo manto, tirandone fuori un piccolo contenitore. Il giovane prese quello che sembrava essere un piccolo grimaldello dalla tasca di cuoio e si mise a lavorare sul lucchetto del primo scrigno, stando molto attento a come girava il pezzettino di metallo per far scattare il delicato congegno, e Nisa trattenne il fiato per non distrarlo.

Finalmente, dopo qualche secondo, si sentì un debole clic e il lucchetto si aprì sotto il tocco esperto del giovane fuorilegge, che fece un lieve sorriso soddisfatto e aprì il coperchio per rivelare i contenuti dello scrigno, rimasti praticamente intatti dopo tutto quel tempo. Con sua grande sorpresa, si trattava di numerosi flaconcini semitrasparenti, tutti contenenti liquidi di vari colori. Dario non si intendeva molto di magia, ma anche lui ne sapeva abbastanza da poter dire che si trattava di pozioni – sempre utili, ammesso che fossero stati in grado di identificarle. In un angolino dello scrigno, si trovava inoltre una piccola verga di colore grigio metallico, e un piccolo contenitore di giada che conteneva una piccola gemma intagliata irregolarmente, di colore marrone chiaro, posta su un cuscinetto color porpora.

“Pozioni, eh? E un bel po’…” disse Nisa, contando con un certo stupore i flaconcini di vetro. “Saranno almeno una dozzina… dovremmo prenderci il tempoper identificarle, visto che potrebbero esserci utili… e questa bacchetta?”

“Io non mi intendo per niente di queste cose… meglio chiedere a Pandora o a Iaco.” Commentò Dario. “Però, questo contenitore sembra abbastanza prezioso. Non male… adesso vediamo cosa c’è negli altri.”

Dario controllò di nuovo che non ci fossero trappole o altri imprevisti, poi si rimise al lavoro sugli altri due scrigni – i lucchetti erano abbastanza simili al precedente, e il ragazzo non ebbe troppe difficoltà a farli scattare entrambi, uno dopo l’altro. A differenza del primo scrigno, gli altri due erano pieni di monete, riposte in sacchi di cuoio o sparpagliate all’interno del contenitore. I due avventurieri furono contenti di vedere che si trattava di monete di vario taglio: fiorini d’oro, monete d’argento e di rame… e Nisa fu convinta di vedere anche qualche pezzo di platino. Alcune delle borse di cuoio, anziché monete, contenevano delle piccole gemme… ma comunque, era un bel bottino.

“Bene, bene… oltre che aiutare quei bambini, sembra che ci guadagniamo anche un bel po’! Ovviamente… nulla di questo tesoro ci servirà, se non riusciamo ad uscire di qui. E qui non vedo altre uscite, quindi… intanto teniamo al sicuro tutte queste cose, e vediamo se gli altri hanno trovato qualcosa.” Commentò Dario. Mise da parte gli scrigni, ripromettendosi di portarli con loro e di dividere equamente il bottino una volta usciti da lì.

Dopo aver messo in sicurezza i preziosi, Dario e Nisa uscirono dalla stanza per tornare dove erano prima… e dove stavano tornando anche Iaco e Sebastiano, che avevano a loro volta esplorato un’altra uscita, e sembravano abbastanza ottimisti.

“Allora? Trovato qualcosa?” chiese l’ex-capobanda. “Pare che oltre quella porta ci sia una via d’uscita… anche se sinceramente non ho idea di cos’altro potremmo trovare.”  

“Oh, per quello abbiamo trovato qualcosa.” Rispose Dario. “Solo che se non usciamo di qui, non ci servirà a molto. Avremmo bisogno di qualcuno che possa identificare certi oggetti, ma sono sicuro che ci potranno essere molto utili.”

“Uff… meno male… cominciavo davvero a stancarmi di stare in questi sotterranei!” affermò Bastiano, cercando di muovere un po’ la gamba zoppa. Come sempre, non riusciva a piegarla bene da quando era guarita da quell’incidente, e in quel momento, gli sarebbe davvero piaciuto poter camminare normalmente per non essere di intralcio ai suoi compagni. “Allora… che cosa si fa?”

“Immagino… che aspetteremo un po’ qui, ci riposeremo, e poi, quando avremo recuperato le forze e gli incantesimi, ci avvieremo verso l’uscita. A proposito, ragazzo, potrei farti una domanda? Forse è un po’ indelicata…” rispose Gunter, mentre Iaco cominciava a spiegare quello che lui e Sebastiano avevano trovato.

Per fortuna, il ragazzino non sembrò per nulla turbato. “Ah… ma certo, mastro Gunter. Di cosa… di cosa si tratta?” chiese, e Matilde si piazzò protettivamente accanto al suo migliore amico.

“Beh… volevo chiederti… so che quella gamba non è guarita bene quando te la sei rotta… ce l’ha detto il direttore Ungaro…” spiegò il nano pistolero. Bastiano assunse un’espressione vagamente disagiata nel sentir parlare di nuovo di quell’incidente, ma non disse nulla. “Dimmi… è stato da allora che hai cominciato a sviluppare i tuoi strani poteri?”

“Gunter!” lo apostrofò Nisa.

Il nano aprì le mani come per dire che non voleva offendere nessuno. “Hey, la mia era solo curiosità!”

Da parte sua, Bastiano non sembrò prenderla male, anche se Matilde si avvicinò protettivamente al suo migliore amico. “Beh…” cominciò a spiegare. “In effetti è vero… sono rimasto fermo per quasi tre mesi, e la mia gamba non è guarita del tutto… solo che poi, quando ho ripreso a camminare, mi sono accorto che c’era qualcosa di strano… e me ne sono accorto un giorno, in cui Matilde si era fatta un graffio mentre stavamo giocando.”

“Mi ero fatta un taglio sulla mano, niente di che.” Disse la bambina, mostrando il dorso della mano destra. “Ma quando Bastiano ha avvicinato un dito alla ferita… ho visto una strana luce provenire da lui, e il taglio… si è rimarginato da solo, mentre lui diceva delle strane parole in una lingua che non conosco…”

Bastiano sospirò. “Mati, tu conosci solo il tileano.”

“N-non è questo il punto!” dichiarò imbarazzata la giovanissima spadaccina. “Ma, sì, Bastiano ha detto quelle stesse parole… Curare… Vulnera… insomma, una cosa del genere!”

“Un incantesimo di Cura Ferite Leggere.” Rispose Endlinn, confermando le supposizioni di Nisa e Iaco. “Sì, come immaginavamo, il nostro giovane amico è un oracolo.”

Sebastiano alzò le spalle. “Forse è proprio questo il motivo per cui i Villanova lo vogliono. Non capita tutti i giorni di trovare qualcuno in grado di usare magia divina spontaneamente.”

“Tu non in posizione di parlare, amico.” Lo rimproverò Iaco. L’ex-capobanda alzò le spalle e fece cadere la discussione.

“Va bene, va bene… ad ogni modo, abbiamo dato un’occhiata in giro, e sembra che ci sia un corridoio che va verso la superficie.” Disse Sebastiano, indicando la porta più lontana rispetto a loro. “Voi, avete trovato qualcosa?”

“Un po’ di cose di valore che evidentemente qualcuno si è lasciato dietro. Tanto vale che le prendiamo noi a questo punto, no?” affermò Dario con un cenno della testa e un sorrisetto arguto. “Tra l’altro, è il caso che qualcuno che si intende di più di magia arcana dia un’occhiata a quelle pozioni… e a quello strano sasso che c’è lì.”

“Hmm… sono d’accordo, in fondo abbiamo pur fatto le nostre buone azioni quotidiane, miao!” commentò Sotero, e Pandora sghignazzò divertita.

“Va bene, adesso vediamo di portare via la roba… e dividerla equamente.” Disse la giovane fattucchiera. “Magari lasciando qualcosa anche al nostro amico qui presente, visto che anche lui ci ha dato una mano ad uscire da qui.”

“Hmm… non ti sembra di essere un po’ troppo generosa, Pandora?” chiese Gunter, guardando con sospetto Sebastiano. L’uomo sbattè gli occhi, evidentemente non aspettandosi una tale generosità da parte di chi lo aveva catturato.

“Quel tizio voleva rapirci per consegnarci ai Villanova. Perché dovremmo essergli grati di qualsiasi cosa?” chiese Matilde stringendo pericolosamente gli occhi.

Pandora non si scompose, e rispose con tutta calma a coloro che la stavano guardando come se fosse impazzita. “Diciamo che… si tratta di un incentivo per il nostro amico Sebastiano.” Rispose, sussurrando nell’orecchio al nano. “Se gli diamo una buona ragione per continuare a stare dalla nostra parte anche dopo che questa storia è finita, abbiamo meno possibilità che ci tradisca dopo, non credete?”

“Non so se questa giustificazione mi convince molto…” borbottò Gunter, ma decise di lasciar cadere la cosa. In quel momento, era più importante andarsene da quel luogo. Nisa stava già dando qualche segno di claustrofobia, anche se Iaco sembrava abbastanza a suo agio.

“Comunque… se avete finito di chiacchierare circa la mia affidabilità…” borbottò Sebastiano schierandosi la voce. “Io e il coboldo abbiamo trovato un’uscita. C’è da camminare un po’, ma  è una strada in salita. C’è almeno la possibilità che arrivi fino alla superficie.”

“Okay… cominciavo sinceramente ad essere stufo di tutti questi sotterranei.” Affermò Holger, e fece un movimento con la spalla in modo da sgranchirsela. Per un attimo, il suo sguardo andò ai due bambini che era stato ingaggiato per rapire, e che invece si era trovato a proteggere, e un velo di malinconia si posò su di lui. “Okay, ragazzi… immagino che tra un po’, la vostra avventura si concluderà. Mi dispiace che vi siate ritrovati in questo casino.”

“Non è stato facile nemmeno per lei, signor Holger.” Rispose gentilmente Bastiano, il cui sguardo si perse poi nel vuoto per qualche istante mentre guardava verso il pavimento. “Quel suo compagno che si è sacrificato per permetterci di fuggire… è stato anche grazie a lui che siamo qui, in questo momento.”

Dario appoggiò una mano sulla spalla di Bastiano per dargli conforto, e Matilde sospirò a sua volta, ricordando fin troppo bene il momento in cui quel mezzelfo era caduto sotto i suoi occhi, pugnalato a morte da uno sgherro. “Ulrich sapeva quali fossero i rischi, ma non è esattamente una consolazione…” rispose Holger. “Se non altro, ho la consolazione che abbiamo deciso di fare la cosa giusta, per una volta nelle nostre vite… e spero che Ulrich mi abbia perdonato per averlo fatto finire in questa situazione.”

Dario si fece malinconico. Poteva capire come si sentiva il mezzorco… anche lui aveva visto diversi suoi compagni morire così, all’improvviso, per una coltellata o una sassata durante una rissa di strada, oppure per un incidente che nessuno avrebbe potuto prevedere. Ma quello non era il momento di rivangare il passato…

“Va bene. Adesso prendiamo quello che può servirci da queste parti, poi ci riposiamo un po’ e andiamo. Tenete le armi pronte, non ho la più pallida idea di cosa incontreremo.” Li avvertì Maria. Con un cenno della testa, Matilde sguainò lo spadone dalla larga lama che teneva sulla schiena e lo controllò per un paio di secondi, e Dario si assicurò di avere alcuni dei suoi coltelli da lancio a portata di mano…

 

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Qualche ora dopo, passata a riposare e a fare un po’ di turni di guardia, il gruppo aveva preso quello che Dario e Nisa avevano trovato, avevano diviso equamente il denaro, e avevano messo da parte le pozioni e la pietra misteriosa, in modo da identificarli in seguito. Pandora e Sotero camminavano in mezzo al gruppo, e la giovane fattucchiera dagli occhi bicolore stava esaminando con fare curioso le pozioni, una alla volta, e la bacchetta e la gemma che Dario e Nisa avevano trovato in uno degli scrigni.

“Mai vista una pietra come questa, miao…” stava dicendo il gatto famiglio, tenendo la voce bassa per non dare via la posizione del gruppo. “Certo, sembra un sasso colorato qualsiasi… del colore della terra, per giunta… ma percepisco un potere magico, anche se non troppo forte, che proviene dal suo interno.”

“Probabilmente è un oggetto magico ad uso singolo. Questo significa che non appena ne avrò il tempo, dovrò cercare di capire cosa fa esattamente.” Commentò Pandora, osservando la pietra come meglio poteva alla fioca luce dell’incantesimo che aveva lanciato per illuminare la via. Il gruppo stava camminando nella galleria oscura in fila ordinata, con Maria in testa e Gunter alla retroguardia, e dopo qualche minuto stavano arrivando finalmente in una nuova stanza. Si fermarono, e Dario fece cenno al gruppo di aspettare e si avvicinò furtivamente al’ingresso, dando una sbirciata all’interno. Anche questa stanza sembrava vuota, in ogni caso…

Ma Dario non era tipo da fidarsi della prima impressione. Tirò fuori una moneta da una tasca e la lanciò all’interno, per verificare se ci fosse qualcuno nascosto che avrebbe potuto avere una reazione al tintinnio. Dopo qualche secondo, non era ancora successo nulla, e il giovane biondo si arrischiò ad entrare.

Questa volta, le impressioni si erano rivelate giuste. La stanza era vuota, a parte una rampa di scale in legno, sorrette da delle impalcature fatte di travi più grandi, che portava verso una botola sul soffitto, ad un’altezza di circa tre metri da terra. Non sembravano delle scale molto sicure… il che per Dario era preoccupante, visto che quella botola sembrava essere l’unica via d’uscita.

Il ragazzo fece cenno ai suoi compagni di entrare pure nella stanza, e li rassicurò sul fatto che non ci fosse alcun pericolo immediato.  Detto questo, anche loro si resero subito conto che uscire da lì non sarebbe stata un’impresa troppo facile…

“Oh, e quindi… questa sarebbe uscita?” chiese Iaco, poco convinto. “Forse io e bambini potere salire scale, ma altri… io non sicuro.”

“Questo legno è praticamente marcito, non reggerà tutto il nostro peso.” Affermò Nisa, dopo aver esaminato un po’ più da vicino le scale. “Ma… temo che questa sia l’unica possibilità che abbiamo. Dobbiamo trovare un modo per usare quelle scale senza paura di romperci il collo.”

“Come no… buona fortuna…” commentò Endlinn. L’elfa dal volto sfregiato raggiunse a sua volta le scale e toccò i gradini con una mano. Lo scricchiolio sinistro che ne conseguì le fece abbandonare immediatamente ogni proposito di usare le scale senza prendere precauzioni. “Se qualcuno ha un’idea, io sono aperta ad ogni suggerimento.”

Il silenzio che ne seguì fece capire subito che stavano tutti pensando a come fare per uscire da quella botola senza dover per forza utilizzare quelle scale pericolanti. Tuttavia, le possibilità non erano molte. L’equipaggiamento a loro disposizione forse avrebbe potuto dare una mano, ma… volenti o nolenti, qualcuno avrebbe dovuto correre il rischio e salire sulle scale.

“Allora, vediamo un po’…” disse Dario mentre esaminava le scale. Arrampicarsi fin lassù e poi aprire la botola e assicurare una corda per aiutare gli altri a salire? Ma non si fidava troppo della resistenza di quelle scale, e poi non aveva idea se ci sarebbero stati dei pericoli lassù. Forse non ne avrebbe avuto il tempo… Il ragazzo biondo cercò di dare un’occhiata in giro, alla ricerca di altre possibilità di salire lassù.

Mentre tutti stavano riflettendo su come fare, Iaco cominciò a sfregarsi il mento con la piccola mano artigliata, e Pandora e Sotero, notando il suo modo di fare, lo guardarono con espressioni interrogative. Forse il coboldo aveva qualcosa in mente?

“Posso vedere pietra, Pandora?” chiese, e dopo qualche attimo di incertezza, la biondina tirò fuori la gemma color terra che aveva con sé, e la passò a Iaco, che iniziò immediatamente ad esaminarla… poi, fece qualche gesto mistico con la mano destra. Probabilmente un semplice incantesimo per capire di che si trattava.

“Che succede, Iaco? Riesci a capire di cosa si tratta?” chiese Holger, chinandosi vicino al piccolo coboldo, che arrivava a malapena a metà dell’altezza del mezzorco.

Dopo qualche attimo di attesa, il coboldo stregone emise un’esclamazione vittoriosa e fece il segno dell’okay con una mano, attirando l’attenzione di tutti i membri del nutrito gruppetto. Forse aveva scoperto qualcosa di interessante?

“Che c’è, Iaco? Hai capito di cosa si tratta?” chiese Gunter.

“Non del tutto… però qui contenuta piccola quantità di energia elementale. Tipo terra.” Spiegò il rettile umanoide, mostrando la gemma ai suoi compagni. “Forse permette di fare qualcosa con terra!”

“E qui, siamo praticamente circondati dalla terra…” commentò Bastiano. “Okay, ma siamo sicuri che potrà esserci utile per uscire di qui?”

“Miao! Tanto vale fare una prova, no?” rispose Sotero. “Vuoi provare tu, Pandora?”

“Con piacere!” rispose la giovane fattucchiera. Ricevette la gemma dalle mani di Iaco, e la tenne stretta nella mano destra, cercando di concentrarsi. Era così che si attivava?

La gemma cominciò a pulsare lentamente ed emettere un flebile calore… ma Pandora non sentì che stava accadendo nulla… era come se ciò che era contenuto all’interno della gemma si agitasse e premesse per uscire, ma le pareti della gemma non gli permettevano di farlo. Evidentemente, c’era da fare qualcos’altro, e la ragazza fece una rapida riflessione. Da quanto sapeva di questo tipo di magia, questo voleva dire che bisognava dare una mano all’energia a liberarsi…

“Okay, ragazzi… tiratevi indietro, adesso provo ad attivarla!” li avvertì Pandora, sperando che di qualsiasi cosa si trattasse, non finisse per far crollare loro addosso il soffitto. Un po’ allarmati, tutti quanto si piazzarono entro un paio di metri di distanza da Pandora, e quando Sotero strinse gli occhi e disse di sì con la testa, la bionda fattucchiera  strinse il pugno e poi scagliò la gemma sul pavimento, dove si infranse con un tintinnio cristallino.

Una frazione di secondo dopo, dei raggi di luce arancione scaturirono dai frammenti, illuminando la stanza e costringendo Pandora a coprirsi gli occhi per non essere abbagliata! La ragazza emise un grido di sorpresa e barcollò indietro, mentre dai pezzi della pietra magica cominciava già a formarsi qualcosa, ancora invisibile per la luce…

“Ah! P-Pandora! Che… che sta succedendo?” esclamò Nisa, mentre una figura goffa e possente prendeva forma davanti a loro…

 

CONTINUA…              

 

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Capitolo 12
*** Nemici in agguato ***


Pathfinder: L'Ascesa della Follia

Una fanfiction di Pathfinder scritta da: Justice Gundam

 

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Capitolo 12 – Nemici in agguato

Pandora si protesse gli occhi con una mano, mentre dava un’occhiata a ciò che era apparso davanti a loro adesso che la luce si era diradata abbastanza da permetterle di vedere bene. Si trattava di una figura umanoide, alta all’incirca un metro e mezzo, ma così possente ed imponente che sembrava quasi essere più alta. Il suo corpo era composto da un miscuglio di terra, roccia e pietre levigate tenute assieme da chissà quale magia, e che formavano una figura dai contorni frastagliati, simile ad una statua scolpita frettolosamente da un artista dilettante. Due braccia possenti ed esageratamente lunghe, terminanti in due grosse mani le cui nocche erano dei frammenti di roccia appuntiti, uscivano dalle spalle della creatura, e il suo volto si riduceva a due frammenti di cristallo di forma ovale che facevano da occhi, senza naso né bocca. La creatura non aveva le gambe – il suo tronco usciva direttamente dal terreno, fondendosi con esso e muovendosi in esso come se la terra fosse stata fluida.

Con un cupo rumore di roccia sgretolata e terra infranta, la creatura si voltò verso Pandora, che dopo un istante di stupore, si schiarì la voce e diede alla strana creatura un ordine. “O-okay… ascoltami bene, creatura… puoi darci una mano ad uscire da questo posto?”

L’essere inclinò la testa da un lato, come ad esprimere confusione. Anche se il suo volto era quasi del tutto privo di lineamenti, si poteva vedere bene che era sorpreso… e Pandora, rendendosi conto del suo errore, si sbattè una mano sul viso e scosse la testa.

“Pandora, non sei molto furba, miao.” La punzecchiò il suo famiglio felino, muovendo la coda con tono un po’ condiscendente. “Se non capiscono la tua lingua, è difficile che le creature evocate ti obbediscano, magia o non magia. Miao!”

“Giusto, giusto…” borbottò la fattucchiera, sentendosi terribilmente sciocca. Quando i suoi compagni la guardarono come per chiederle cosa stesse accadendo, Pandora spiegò brevemente il problema. “Questa creatura è un elementale, una creatura intelligente che vive in una dimensione parallela. Per l’esattezza, questa viene dal Piano Elementale della Terra. Bene… queste creature parlano una loro lingua, e non capiscono il tileano.”

“Oh, per la miseria… abbiamo una creatura che potrebbe aiutarci a fuggire da qui, e non possiamo farci aiutare, perché non sappiamo la sua lingua.” Commentò Sebastiano con una risata amareggiata. “E’ così assurdo che mi viene da ridere… anche se in realtà siamo in un mare di… di…”

“…merda, vuoi dire?” fu Dario a completare la frase.

Sebastiano strizzò un occhio. “Sì, è esattamente lì che ci troviamo. Sentiamo un po’… qualcuno ha un’idea per toglierci da questo guaio?”

L’elementale, evidentemente seccato per essere stato costretto a lasciare la sua dimensione, incrociò le braccia sul petto e guardò Pandora con quello che poteva essere interpretato come uno sguardo minaccioso, e la biondina cominciò a spremersi le meningi per trovare una soluzione… e dopo qualche secondo, la sua espressione si fece più distesa… e la fattucchiera sorrise e schioccò le dita. “Ah! Ma certo! Proviamo così! Non sono sicura che funzioni, ma tanto vale tentare.” Disse tra sé, prima di dirigersi verso l’elementale come se stesse andando ad abbracciare una vecchia amica.

“Beh? E… adesso che fa?” chiese Nisa. “Spero che non le sia partito il cervello…”

“Okay, amico, so che non capisci un acca di quello che dico…” esordì Pandora, e battè una mano sulla spalla della creatura elementale, che appariva sempre più interdetta. “Osserva bene, allora, e vedi di capire, okay?”

“Ma che cacchio…” ringhiò Holger, mentre Pandora si staccava dalla creatura e si dirigeva verso le scale pericolanti. Poi, la biondina si appoggiò con entrambe le mani alle impalcature di legno umido e fece per spingere verso di essi, come se volesse tenere ferma la struttura con le sue sole forze.

L’elementale evocato emise un suono che ricordava le rocce che si sgretolavano e il cristallo che veniva tagliato, in qualche modo modulato così da formare delle parole incomprensibili. Lentamente ma inesorabilmente, la strana creatura si diresse verso Pandora, che si scostò con un passo laterale.

“Ah! Adesso ho capito… si stava esprimendo a gesti!” disse Nisa, e la sua supposizione si confermò corretta quando l’elementale afferrò saldamente le travi di legno che sostenevano le scale. Pandora disse di sì con la testa e appoggiò un piede sul primo scalino, per assicurarsi che fosse abbastanza solido da poterci salire sopra. Con prudenza, la biondina salì ancora un po’, e le travi scricchiolarono un po’, ma ressero. “Pandora! Va tutto bene? E’ abbastanza sicuro?”

“Così sembra! Ma per sicurezza, saliamo solo in due alla volta!” rispose la fattucchiera. “E soprattutto, è meglio che il primo a salire sia qualcuno che possa aprire quella botola!”    

“Allora vado prima io.” Affermò Holger, e fece cenno al resto del gruppo di attendere dov’erano. L’elementale continuava a tenere ferme le scale, mostrando una pazienza e una sopportazione che un essere umano difficilmente avrebbe avuto.

Holger salì le scale lentamente e raggiunse la cima assieme a Pandora e Sotero. Non fidandosi al cento per cento che la botola fosse sicura, la esaminò per alcuni secondi e la toccò con un pezzo di legno che aveva con sé… poi appoggiò prima una mano e poi l’altra sulla superficie, e cominciò a spingere lentamente verso l’alto. La botola si aprì con relativa facilità, e il mezzorco diede un’occhiata a cosa si trovava al piano superiore… o almeno, cercò di farlo, visto che dalla sua posizione si riuscivano soltanto a vedere le pareti incrostate di muschio della stanza. Sentì un forte odore di chiuso che gli fece storcere il naso, ma si rallegrò al pensiero che era la loro via d’uscita da quei sotterranei in cui avevano rischiato di rimanere bloccati.

“Sì, qui c’è una via d’uscita. E a quanto pare, non ci sono trappole.” Disse il mezzorco al resto del gruppo, e si issò per primo attraverso la botola: Pandora fece salire Sotero su una spalla e si fece aiutare a salire a sua volta.

“Bene… allora saliamo, un po’ alla volta.” Disse Gunter. Controllò rapidamente il suo moschetto e si assicurò che non fosse intasato o inceppato, poi fece un cenno a Nisa, e i due raggiunsero con prudenza Pandora ed Holger in cima alle scale e attraverso la botola.

“Siamo sicuri che quell’affare continuerà a reggere? Non vorrei che si stancasse e ci facesse fare un capitombolo!” commentò Matilde. Lei e Bastiano avevano appena cominciato a salire, e la piccola spadaccina stava aiutando il suo migliore amico, la cui zoppia gli impediva di percorrere le scale rapidamente. L’elementale era ancora ai piedi delle scale e le teneva ben ferme, ma i due bambini erano preoccupati che scomparisse da un momento all’altro.

“Non sono un esperto di evocazioni… ma di solito, le creature evocate da altre dimensioni non restano molto a lungo, vero?” chiese Bastiano.

Pandora tranquillizzò i due bambini, che cercarono di raggiungere la botola il prima possibile. “Tranquilli, dovrebbe restare abbastanza a lungo. Certo, non è il caso di attardarsi, ma possiamo farcela tutti.” Affermò. Finalmente, i due bambini raggiunsero la cima della rampa di scale, e si fecero sollevare fino al piano superiore, mentre già altri due cominciavano la salita…

Furono Dario e Iaco a salire per ultimi. Il ragazzo biondo si issò oltre la botola, e aiutò il coboldo stregone a salire a sua volta… e ancora, l’elementale restava al piano di sotto e sorreggeva le scale. Pandora restò ad osservare ancora un po’… e solo dopo circa un minuto, la magia di evocazione si esaurì, la creatura si staccò dall’impalcatura, e sprofondò nel terreno senza lasciare nemmeno una traccia della sua presenza. Persino nei punti in cui era passato, il pavimento era tornato perfettamente normale, le pietre lisce e levigate anche più di prima.

“Ecco qua, ragazzi miei. Avete appena assistito all’evocazione di uno spirito elementale. Anche se era di livello molto basso.” Commentò Pandora. “Adesso è tornata nel Piano Elementale della Terra. Mi viene da pensare che chiunque abbia costruito questo rifugio sotterraneo abbia tenuto quella gemma in quel posto, a portata di mano, per poterla usare e salvarsi nel caso si fossero trovati intrappolati.”

“Può essere. Quello che importa è che ha funzionato. Ma ora… dove ci troviamo?” chiese Sebastiano. L’attenzione del gruppo si spostò rapidamente alla stanza nella quale erano emersi, che in effetti non sembrava molto dissimile da quelle in cui avevano vagato fino a poco tempo prima… tranne che per un’uscita posta ad un lato, dalla quale si riusciva ad intravedere una rampa di scale di pietra che salivano, forse verso la superficie…

“Hmm…” Gunter si avvicinò ad una parete e la toccò con le punte delle dita, come se stesse cercando di orientarsi. Il nano chiuse gli occhi e continuò a tenersi in contatto con la pietra levigata, e i suoi compagni attesero qualche secondo.

Matilde si voltò verso Endlinn e fece un cenno verso Gunter. “E adesso… cosa sta facendo?” chiese la bambina.

“Credo che stia cercando di stimare a che profondità siamo.” Rispose l’elfa, guardando verso Nisa che glielo confermò con un cenno della testa. “I nani sono una razza che vive spesso nel sottosuolo, e hanno sviluppato certe abilità.”

“Okay…” rispose Bastiano, un po’ sorpreso che il commento non si fosse trasformato in qualche battuta sarcastica sulla rivalità tra elfi e nani.

Finalmente, Gunter terminò le sue stime. “Okay, ragazzi, ho delle buone notizie.” Affermò, mostrando giusto un pizzico di sollievo. “Siamo a circa una ventina di metri dalla superficie, e credo che quelle scale ci permetteranno di arrivare ad un’uscita. Detto questo, non ho idea di quanto lontani siamo da Grisborgo, quindi… restiamo in guardia, questo è quanto.”

“Va bene… tenetevi pronti, controllate l’equipaggiamento… e speriamo in bene.” Dario si raccomandò. Iaco si sgranchì le dita, pronto a lanciare un incantesimo nel caso fosse stato necessario, e Maria fece un rapido controllo al suo equipaggiamento e a quello di Holger ed Endlinn. Nisa tirò fuori una freccia dalla sua faretra e la avvicinò all’arco, in modo da essere pronta ad usarla in qualsiasi momento.

“Tranquillo, Bastiano. Finchè siamo tutti in gruppo, non ci può accadere nulla!” affermò Matilde con fare sicuro, brandendo a due mani il suo spadone e piazzandosi accanto al suo migliore amico. Il ragazzino disse di sì con la testa, contento di poter contare non solo su quel gruppo di avventurieri ma anche sulla sua dinamica amica… e il gruppo iniziò a salire le scale, avvicinandosi sempre più alla superficie… almeno finchè la rampa di scale non si fermò in una stanza un po’ più grande e spaziosa, nella quale erano stati lasciati alla rinfusa alcuni strumenti: una carriola, delle travi di legno, un drappo sdrucito e alcuni utensili da lavoro. Al lato opposto nella stanza si apriva un corridoio un po’ più piccolo, che terminava in un’altra rampa di scale. Forse era quella l’uscita dal sotterraneo? Dario lo sperò con tutto il cuore, visto che era già stato abbastanza snervante il tempo che avevano passato là sotto.

“Okay, credo che ormai ci siamo. Almeno qui ci sono dei segni un po’ più evidenti di una presenza umana.” Commentò Maria, avvicinandosi alla carriola giusto per dare un’occhiata ed assicurarsi che non ci fossero trappole od oggetti interessanti.

“Ma cosa fare qui tutte queste cose?” si chiese Iaco. Il coboldo azzurro andò a raccogliere un oggetto da terra – una roncola dalla lama arrugginita ma ancora minacciosa, che sicuramente avrebbe potuto fare da arma improvvisata.  “Qui passato qualcuno, io no dubbio!”

Nisa drizzò le orecchie di colpo e spalancò gli occhi in un’espressione di allarme. “Sssh! Zitti, sento qualcosa! Sta arrivando qualcuno, tenetevi pronti!” esclamò. Il suo udito acutissimo aveva sentito uno strano rumore di passi, e Nisa aveva capito che qualcuno stava arrivando da quella che sarebbe dovuta essere la via d’uscita…

“Che succede? Di che si tratta?” esclamò Holger. Il gruppo si tenne pronto, sfoderando le armi e tenendosi pronto alla battaglia.

Endlinn scosse la testa. Anche lei aveva sentito uno strano suono, che ora si avvicinava sempre di più… qualcosa che grattava contro il terreno, e degli squittii simili a quelli di un branco di ratti in avvicinamento. “Ugh… non so di cosa si tratta, ma si sta avvicinando rapidamente! Forse sanno già che siamo qui!”

“Attenti! Stanno arrivando!” esclamò Gunter, afferrando rapidamente il suo fucile e cercando di prendere la mira. Una frazione di secondo dopo, una figura umanoide fece irruzione nella stanza, preceduta unicamente, per un brevissimo istante, da un paio di occhi rossi e lampeggianti che emettevano una flebile luce nell’oscurità! E subito dopo, eccone un’altra, e un’altra… e un’altra ancora! Prima ancora che il gruppetto si potesse rendere conto di cosa stesse accadendo, quattro assalitori si stavano già lanciando all’attacco! Nella concitazione del momento, i ragazzi videro che si trattava di un gruppo di orride creature simili a degli enormi ratti che in qualche modo avevano imparato a camminare sulle zampe posteriori! Alti più o meno come un uomo normale, erano vestiti di stracci puzzolenti e ricoperti da una lurida pelliccia che andava dal marrone scuro al grigio, ed erano armati di varie armi – per la maggior parte, coltelli e bastoni, ma alcuni avevano delle lance arrugginite o addirittura delle asce! Altri uomini-ratto fecero irruzione nella stanza, emettendo degli stridii agghiaccianti mentre si lanciavano sulle loro vittime spaventate!

“Ah! Attenti!” esclamò Gunter. Agendo d’istinto, il nano afferrò strettamente il suo moschetto e, senza avere il tempo di prendere la mira, sparò un colpo, con un frastuono infernale che rimbombò per tutta la stanza! Uno degli uomini-ratto venne colpito in pieno petto e sbalzato indietro di quasi un metro prima di cadere schiena a terra; si agitò per qualche istante, emettendo una serie di stridii terrificanti, per poi immobilizzarsi, ma questo non impressionò più di tanto il resto delle bestiacce, che si sparpagliarono in modo da non dare ai loro avversari un facile bersaglio, e cominciarono ad attaccare. Un uomo-ratto dalla pelliccia bianca pezzata di nero, con il volto butterato e gli incisivi crudelmente affilati, tirò fuori un coltello arrugginito e lo lanciò verso il nano, che riuscì appena in tempo a difendersi deviando la lama con il suo fucile!

“Fateli fuori tutti!” esclamò uno degli uomini-ratto, la cui voce suonava come le unghie sulla lavagna. “Ma non i mocciosi! Loro sono più utili da vivi!”

“Ricevuto!” rispose un altro dei roditori umanoidi con una voce più roca, per poi prendere la mira e scagliare un sacco trasparente pieno di qualche strano liquido denso. Dario si ritrovò sulla linea di tiro e cercò di schivarlo, ma a quel punto non c’era molto che lui potesse fare, e quello strano proiettile gli atterrò sulla spalla sinistra. Il sacco si aprì di colpo, e riversò il suo contenuto addosso al ragazzo biondo – una raccolta di liquido scuro e denso che emanava una spaventosa puzza di sterco ed acqua stagnante! Illeso ma disgustato, il giovane barcollò indietro, portandosi una mano davanti alla bocca… e riuscì per un pelo a difendersi dall’assalto di uno degli uomini-ratto che cercava di piantargli un coltello ricurvo tra le costole! Il ripugnante umanoide non perse tempo e sferrò un altro fendente, questa volta riuscendo a ferire il ragazzo ad un fianco, e Dario cadde a terra su un ginocchio con un ringhio di dolore!

“Dario!” esclamò Pandora, evitando freneticamente un affondo che un altro degli uomini-ratto stava cercando di mandare a segno con la sua lancia. Sotero miagolò spaventato quando la punta gli passò pericolosamente vicino…

“Miaooooo!” esclamò il gatto nero sgranando gli occhi. “Qui mi sa che sono io quello che viene mangiato dai topi!”

“Oh no, questo non accadrà!” ringhiò Pandora. “Prendi questo, sorcio! Stretta Folgorante!

La mano destra di Pandora si illuminò di luce azzurra, e delle scariche elettriche si accesero attorno ad essa, prima che la giovane fattucchiera si protendesse in avanti e afferrasse il braccio sinistro dell’uomo-ratto che minacciava il suo famiglio. Mezzo secondo dopo, si sentì un inquietante rumore… e una scarica elettrica attraversò il corpo del nemico, che lanciò un acuto strillo di dolore e si irrigidì per un paio di secondi, la pelliccia che si drizzava in maniera inquietante! Pandora mollò la presa, e il disgustoso uomo-ratto si accasciò a terra, agitandosi ancora per un istante prima di irrigidirsi per sempre.

“Magia! Quella ragazza è una strega!” squittì uno degli uomini-ratto. “Presto, uccidete lei per prima!”

Con queste parole, scagliò il giavellotto che teneva in mano, prendendo di mira Pandora, che riuscì appena in tempo a scansarsi di lato! Il giavellotto la ferì di striscio al torace, facendole stringere i denti per il dolore, ma era una ferita poco profonda, e Pandora riuscì a riprendersi velocemente… appena in tempo per vedere gli uomini-ratto che cercavano di circondarla.

“Attenta, Pandora!” esclamò Maria, ancora impegnata ad affrontare due assalitori che cercavano di prenderla da entrambi i lati. Deviò un colpo di lancia con la sua ascia, e rispose con un potente calcio che raggiunse il primo avversario alla testa, facendolo barcollare, ma il secondo sferrò un altro fendente con un coltello ricurvo, colpendo Maria al braccio sinistro – in realtà, aveva mirato al torace, ma la giovane donna si era scansata all’ultimo momento, riportando una ferita meno grave.

Holger strinse i denti quando uno degli uomini-ratto gli sferrò una pugnalata all’anca destra, ma il nemico non ebbe il tempo di continuare l’attacco prima che Sebastiano lo trafiggesse con il suo stocco, e il ratto umanoide crollò a terra con un ultimo lamento.

“Grazie.” grugnì Holger, tenendosi la ferita. Era un po’ strano ringraziare chi gli aveva dato la caccia solo fino a qualche ora prima.

“State attenti, continuano ad arrivare!” esclamò Sebastiano. Altri cinque di quei disgustosi uomini-ratto fecero irruzione nella stanza, brandendo altre armi dall’aspetto inquietante, e Nisa fu costretta a gettarsi a terra per evitare un’accetta lanciata verso il suo torace. L’elfa rotolò di lato, imbracciò il suo arco e scagliò una freccia che attraversò la gola dell’uomo-ratto, uccidendolo in pochi secondi!

“Bel colpo, Nisa… ma non resisteremo a lungo, così!” affermò Dario, piazzandosi a fianco della ragazza elfa. Come se avessero sentito, due uomini-ratto furono immediatamente addosso ai due compagni, e Dario sgranò gli occhi allarmato quando vide un’ascia ancora macchiata di sangue rappreso che stava per calare sulla sua testa…

“HAAAAAAAH!”

Un acuto urlo di rabbia, paura e determinazione al tempo stesso risuonò nella stanza… e Matilde caricò a testa bassa contro l’uomo-ratto che minacciava Dario, tenendo la spada dritta davanti a lei come un ariete da sfondamento! La creatura, troppo sorpresa per reagire, venne trafitta dalla micidiale lama, che gli penetrò nel petto e uscì dalla schiena, e si piegò in due sputando un fiotto di sangue prima di accasciarsi a terra senza vita. Dario riuscì a riprendersi in tempo, e mentre Nisa usava la sua spada per parare un colpo di lancia da parte dell’altro uomo-ratto, il ragazzo biondo si alzò e trafisse l’avversario alla gola con uno dei suoi pugnali!

“Per un pelo… grazie, Matilde!” affermò Dario, e rivolse alla piccola spadaccina un sorriso di approvazione, che Matilde ricambiò. Ma fu soltanto una pausa di qualche istante, prima che altri nemici venissero a dare man forte, facendo nuovamente risuonare la stanza di urla e stridii animaleschi. Dario vide altri uomini-ratto scagliare sacche di quella roba nauseante che lo aveva colpito poco prima… e questa volta, furono Pandora e Gunter ad essere colpiti, rimanendo per qualche istante storditi dall’odore mostruoso.

“Pandora! Loro concentra attacco su lei!” stridette Iaco. “Presto, noi proteggere lei!”

“Sì, subito!” esclamò Maria, correndo in avanti con la sua ascia da battaglia pronta a colpire! Un fendente micidiale atterrò un altro uomo-ratto… e subito dopo, Iaco alzò il suo bastone e pronunciò una formula.

Arcaniss nil'gnos!” esclamò il coboldo, la cui voce sembrava essersi fatta più profonda. Tre dardi di energia si dipartirono dal suo bastone, e due di questi colpirono uno degli uomini-ratto al torace, facendolo crollare a terra. Un altro dei missili magici colpì al braccio un altro avversario, che stridette di dolore e fece cadere l’arma, dando ad Endliss il tempo di finirlo con un fendente.

“G-grazie, ragazzi…” mormorò Pandora, dandosi un’occhiata attorno mentre cercava di ripulire sé stessa e Sotero da quella sostanza ripugnante. Bastiano si era avvicinato ad Holger e aveva usato un incantesimo di Cura Ferite Leggere che aveva richiuso almeno in parte la ferita all’anca, e anche Sebastiano faceva quello che poteva per tenere a bada il gruppo di uomini-ratto. Non era una situazione facile, ma se non ci fossero stati altri rinforzi, c’erano della buone possibilità di uscirne vivi…

Un ordine, esclamato in una voce aspra e raschiante, risuonò nella stanza… e dalla stessa soglia dalla quale erano provenuti i nemici, apparve il più inquietante uomo-ratto che i ragazzi avessero mai visto! Alto, magro e dall’espressione feroce, con il muso oscenamente glabro attorno al naso e alla bocca, e altrimenti coperto da una lurida pelliccetta bianca, aveva gli occhi rossi che quasi brillavano nella semioscurità della stanza, ed era vestito di abiti funzionali ma mal tenuti, di colori contrastanti – un cappuccio rosso sulla testa, una sorta di sciarpa grigia macchiata di chissà quale liquido avvolta attorno al collo, e pantaloni verdi stracciati, con una giacca di cuoio rinforzata di speroni di ferro a proteggere il tronco e le spalle. Indossava una cintura marrone alla quale erano assicurati dei flaconi riempiti con qualche strano liquido, e in una delle sue mani artigliate teneva una piccola bottiglia di vetro sfumato di grigio, dal cui collo si levava una voluta di fumo bianco…

“E quello chi diavolo è…?” esclamò Matilde.

Gli uomini-ratto superstiti sembrarono rallentare almeno un po’ l’assalto, e alcuni di loro si radunarono accanto al nuovo arrivato in modo da proteggerlo. Dario non aveva dubbi che quello fosse il capo di quel gruppo di uomini-ratto… e ne ebbe la conferma quando la creatura dalla pelliccia bianca stridette un altro ordine nella lingua incomprensibile degli uomini-ratto e scagliò la boccetta che teneva tra le mani.

“Ah! Attenti, via di qui!” esclamò Pandora, forse immaginando cosa sarebbe successo.

Una frazione di secondo dopo, la boccetta colpì il terreno, infrangendosi con un breve suono di vetro scheggiato… e ne seguì una tremenda esplosione che investì Dario, Gunter, Maria e Nisa con una vampata di calore, spingendoli dolorosamente a terra! Iaco riuscì a proteggersi dal calore coprendosi con la sua veste, le cui maniche vennero comunque abbrustolite dal calore dell’esplosione!

Con un ringhio di dolore, Dario cominciò a rialzarsi, guardandosi le braccia coperte dei segni rossi delle bruciature. “Ugh… merda… se non mi fossi scansato in tempo, sarebbe andata anche peggio…” imprecò. “Ma che diavolo…”

“Alchimista!” stridette Iaco. “Lui essere alchimista! Quella che lui usato… era bomba!”

“Ah, vedo che qualcuno che sa il fatto suo c’è, tra voi!” sghignazzò ferocemente l’uomo-ratto bianco, che prese un altro flacone dalla cintura. Per un attimo, Iaco rabbrividì al pensiero che l’alchimista volesse scagliare un’altra bomba contro di lui… invece, l’uomo-ratto bianco stappò il flacone e con un ghigno atroce ne bevette il contenuto, tracannandolo tutto d’un fiato! Immediatamente, i contorni della creatura sbiadirono, come se l’uomo-ratto si trovasse sott’acqua… e mentre si muoveva, gli avventurieri lo vedevano come se fosse oscurato da un velo di nebbia che rendeva difficile prendere la mira contro di lui. Nisa incoccò un’altra freccia al suo arco e la scagliò, ma sbagliò il colpo di almeno mezzo metro, e la freccia si infranse miseramente sul muro. Poi, la druida dai capelli verdi fu costretta a far cadere l’arco e difendersi a colpi di spada da due uomini-ratto che la minacciavano da vicino.

Pur essendo ferito abbastanza seriamente, e dolorante a causa delle ustioni, Gunter si rialzò stringendo i denti e finì i ricaricare il suo fucile, puntandolo poi verso l’alchimista… ma ancora una volta, l’effetto di quello strano flacone fece sì che il bersaglio gli apparisse sfumato e confuso, e Gunter decise di non sparare, per non essere costretto a ricaricare di nuovo. Ci sarebbe voluto troppo tempo…

“Dobbiamo fare qualcosa, quel dannato ci sta dando parecchio fastidio…” esclamò Sebastiano, cercando come poteva di tenere a bada gli uomini-ratto che attaccavano lui, Holger ed Endlinn. Un attacco degli uomini-ratto andò a segno, aprendogli una dolorosa ferita nella gamba sinistra, e costringendolo a cadere su un ginocchio con un grugnito di dolore. Cercò di rispondere con un fendente del suo stocco, ma l’avversario si era già spostato, e mandò a vuoto il contrattacco, per poi avanzare verso Sebastiano con il coltello ancora grondante di sangue, nel tentativo di aprirgli la gola. Appena in tempo, Sebastiano riuscì a spostarsi, ma rimediò comunque una pugnalata alla spalla destra prima che Holger afferrasse l’uomo-ratto per il collo e lo scaraventasse via.

“E come facciamo? Questi ci stanno tenendo fermi!” esclamò Endlinn, anche lei impegnata a tenere a bada un uomo-ratto. Riuscì a parare un fendente da parte del suo avversario… che però se l’era aspettato e aveva reagito sferrandole un doloroso morso sull’avambraccio destro, gli incisivi affilati che affondavano nella carne con inquietante facilità! “AAAAAAGH!”

E in tutto questo, il leader degli uomini-ratto stava minacciando sempre più da vicino il gruppo di avventurieri, i cui attacchi si stavano rivelando inutili contro il trucco che aveva usato. Rendendosi conto che, in questo modo, le cose sarebbero andate avanti a lungo e con esito fin troppo incerto, Pandora si fece indietro, ancora barcollante e nauseata dalla sostanza che le era finita addosso. Doveva essere una sostanza tossica, visto che ne accusava ancora gli effetti e si sentiva disorientata ed indebolita.

“Pandora?” miagolò Sotero, vedendo che la bionda fattucchiera si stava preparando a pronunciare qualche formula magica. Ancora una volta, tuttavia, gli uomini-ratto cercarono di concentrare i loro attacchi su di lei, per distrarla ed impedire di completare l’incantesimo.

“Non fatele lanciare una magia!” squittì un uomo-ratto particolarmente repellente, la cui pelliccia marrone era caduta in diversi punti, esponendo la pelle rosata e verrucosa. Un altro uomo-ratto cercò di lanciarsi su Pandora brandendo un coltello seghettato, ma Maria lo intercettò con un poderoso colpo d’ascia che lo colpì al fianco, quasi tagliandolo a metà!

“Proteggete Pandora! E cercate di fermare quello bianco!” esclamò la mora, tirando un calcio all’uomo-ratto che aveva colpito, mandandolo a terra in un lago di sangue. L’alchimista, forte del suo incantesimo protettivo, si fece avanti e lanciò di nuovo una bomba… ma questa volta, i suoi avversari erano pronti!

Iaco pronunciò un nuovo incantesimo Missile Magico, che creò due dardi di eenergia, uno dei quali colpì la boccetta di liquido incendiario ancora a mezz’aria e la mandò in frantumi…  con il risultato che i reagenti esplosero subito, assordando il gruppo e stordendo per un istante anche numerosi uomini-ratto. Un altro proiettile colpì l’alchimista dalla pelliccia bianca al torace, facendolo barcollare con un acuto stridio di dolore!

“Ha funzionato! L’incantesimo di Iaco lo ha colpito!” affermò Dario ammirato.

“Chiaro! Missile Magico mai sbagliare!” spiegò il coboldo azzurro con un sorriso sicuro. “Adesso momento! Fermare alchimista pelliccia bianca!

“Grazie, Iaco!” esclamò Nisa, tendendo di nuovo il suo arco per scagliare una freccia. Un uomo-ratto cercò di intercettarla, ma venne fermato da Gunter che si scagliò contro di lui, brandendo il suo moschetto come un’arma contundente. Un poderoso colpo al torace fece barcollare il roditore, che mollò il coltello e fece alcuni passi indietro, boccheggiando. Nisa mollò la corda dell’arco, e la freccia volò in aria con un sibilo sinistro, andandosi a piantare nella spalla destra dell’uomo-ratto bianco!

“RAAAARGGH!” L’alchimista stridette di dolore e fece alcuni passi indietro, afferrando la freccia che gli si era piantata nella spalla. La spezzò con un deciso movimento della mano, poi si ritirò ancora un po’, sperando che i suoi sottoposti tenessero a bada gli avversari, e con un coltello si incise il punto in cui era stato colpito, in modo da estrarre più facilmente il dardo. Pandora, tuttavia, era riuscita a pronunciare un incantesimo…

La ragazza prese fiato, sussurrò qualche parola in una strana lingua dal suono melodico… e poi lanciò un urlo lacerante che scatenò una scarica di onde sonore diretta all’uomo-ratto bianco, che stava cercando di medicarsi la ferita e non riuscì a difendersi in tempo. Lui e altri due uomini-ratto che si erano posti accanto a lui per difenderlo barcollarono all’indietro con acuti strilli, coprendosi le orecchie con le mani nell’inutile tentativo di sopportare quella micidiale bordata sonica!

“Bel colpo, Pandora, miao!” esclamò Sotero.

“Che… incantesimo incredibile!” commentò Matilde, massaggiandosi un orecchio indolenzito durante un attimo di pausa del combattimento. Gli uomini-ratto erano stati ridotti a poco più della metà, ma il gruppo si stava stancando... “Che cos’è? Mi è sembrato… davvero molto efficace!”

“Te ne parlerò più tardi… per adesso, continuiamo l’attacco! Dobbiamo eliminare quell’alchimista o farlo fuggire!” esclamò Pandora.

Il mostruoso roditore si era reso conto di avere a che fare con degli avversari formidabili. Scuotendo la testa per mandare via almeno in parte lo stordimento, afferrò due flaconi dalla sua cintura, li aprì rapidamente con i denti, e versò il contenuto dell’uno nell’altro. Immediatamente, una densa nube di fumo verdastro si levò dal contenitore, assieme ad un inquietante rumore di qualcosa che ribolliva. Con una smorfia, l’uomo-ratto bianco alzò la testa e trangugiò il composto, pulendosi la bocca con il dorso della mano.

Gli effetti furono quasi istantanei. Gli occhi del mostruoso alchimista si accesero di una luce scarlatta ancora più feroce, e l’uomo-ratto lanciò uno squittio di rabbia, dolore e decisione mentre il suo corpo cominciava a mutare! I muscoli cominciarono a guizzare sotto la sua pelliccia, e le ossa cominciarono a muoversi con un inquietante scricchiolio, modificando il corpo dell’uomo-ratto in modo da renderlo più longilineo e scattante! I suoi denti si fecero più affilati, e le sue braccia sembrarono allungarsi di qualche centimetro, mentre la pelliccia si faceva un po’ più folta e copriva anche quelle parti di pelle scabra che punteggiavano il suo mantello.

“Ooooh, adesso il capo si dà da fare!” esclamò con gioia maligna uno dei suoi sottoposti.

“Che cavolo…” affermò Dario, tenendo ben alzati i suoi pugnali in attesa dell’attacco. “Che cosa sta facendo? Mi sembra… che sia cambiato un bel po’ rispetto a prima!”

“Un mutagene!” esclamò Iaco allarmato. “E’ trucco di alchimisti… loro usano mutagene per modificare corpo!”

Molti dei presenti sgranarono gli occhi… tranne Pandora che sembrava già sapere cosa stesse accadendo, e Maria che cercò di attaccare l’uomo-ratto bianco mentre ancora stava bevendo quella porcheria alchemica! Ma non riuscì a raggiungerlo in tempo, prima che uno dei sottoposti la raggiunse su un lato e la colpisse con una pugnalata ad un fianco che fece cadere in ginocchio la guerriera mora!

“Hahahahaaaa! Ora va meglio!” esclamò l’uomo-ratto bianco, per poi lanciare un altro oggetto… una sacca semitrasparente fatta di un materiale che somigliava a tessuto organico! La vescica toccò terra ed esplose, rilasciando una nube di fumo denso e puzzolente che investì il gruppo di Dario e dei suoi compagni, immergendoli in una densa nebbia verdastra che toglieva loro la visuale!

“Aaaargh! Un altro dei loro trucchi, eh?” ringhiò Gunter. “Con questa roba, non posso sparare… AAaargh!”

Uno degli uomini-ratto, per nulla ostacolato dal fumo che si stava diffondendo, raggiunse Gunter e vibrò un fendente diretto al collo! Solo all’ultimo momento, grazie ai suoi riflessi, il nano riuscì ad evitare di essere colpito a morte, sollevando un braccio e ricevendo il colpo sulla spalla. Anche così, la lama ricurva aprì una profonda ferita sul braccio di Gunter, che crollò in ginocchio ringhiando di dolore e cercando come poteva di arrestare l’emorragia.

“Gunter! No!” esclamò Pandora. Si gettò verso di lui, evitando per un pelo un fendente da parte di un altro avversario, e ricevendo un fendente di striscio alla gamba sinistra da un altro, ma riuscì a pronunciare un altro incantesimo, stringendo i denti per il dolore. “Io faccio appello… alle forze primeve della natura, per lenire il dolore del mio compagno! E sia!”

Pandora estese una mano e toccò il braccio ferito di Gunter. La ferita alla spalla, fino ad un attimo prima abbastanza profonda da impedirgli di muoverlo bene, si richiuse almeno in parte, e il nano riuscì a reagire, afferrando la sua ascia da battaglia e sferrando un poderoso fendente! L’uomo-ratto si accorse appena in tempo del pericolo e si scansò, facendo in modo che la micidiale lama fendesse soltanto l’aria.

“Grazie, Pandora!” esclamò Gunter rialzandosi, mentre la biondina evitava un colpo rotolando su un fianco.

“Qui si mette male…” ringhiò Holgen, che assieme ad Endlinn e a Sebastiano cercava disperatamente di tenere a bada altri uomini-ratto che li assediavano da tutte le parti. Matilde vibrò un fendente con la sua spada, ferendo un uomo-ratto alla gamba sinistra, ma quest’ultimo reagì con abilità e sferrò un colpo con una mazza, che la bambina riuscì a malapena a deviare, restando intontita per un istante. Bastiano cercò disperatamente di dare una mano, prese da terra un sasso, e lo lanciò contro l’uomo-ratto che stava addosso a Matilde, ma quest’ultimo scansò il colpo senza sforzo.

“Non sfuggi a questo! Agham!” Iaco stridette qualcosa nella misteriosa lingua dei draghi, e al<ò il suo bastone magico, dalla cui punta scaturì un getto di colori abbaglianti, un caleidoscopio di rosso, blu, giallo e sfumature varie che baluginavano tutti assieme in uno spettacolo da far girare la testa! L’uomo-ratto bianco non si era aspettato questa mossa, e il getto di colore lo raggiunse al muso, con il risultato che il mostruoso roditore stridette per la sorpresa e fece due passi indietro, coprendosi gli occhi con un braccio!

“GRAAAAH! Maledetto rettile!” ringhiò, facendo cadere a terra una boccetta semivuota che teneva in mano. Il contenitore si infranse sul terreno, spargendo tutt’attorno una pozzanghera di uno strano liquido oleoso, che però non ebbe risultati visibili.

Quella mossa ebbe l’effetto di far esitare i sottoposti dell’alchimista, il cui attacco perse vigore per un istante… quel tanto che bastava alle loro vittime per cominciare a ribaltare la situazione. Con un ghigno, Sebastiano incalzò l’avversario che aveva davanti, e mise a segno una rapida serie di attacchi – una stoccata alla spalla destra, una finta e infine un fendente all’anca, e l’uomo ratto si allontanò sanguinante e incredulo, mentre Endlinn disarmava un altro avversario parando il suo colpo con il suo spadino, e poi facendogli saltare l’arma di mano con un calcio.

Dario, che era il più vicino all’alchimista, si rese conto che era il momento migliore per attaccare… e dopo essersi portato un braccio davanti al viso per proteggersi dal fumo irritante, si staccò dall’avversario che gli stava addosso, e lo mandò a terra con un calcio… poi, sfoderò due dei suoi coltelli e si scagliò contro il nemico principale, cercando di colpirlo al cuore o alla gola!

“Ugh… dannata scimmia pelata!” stridette l’uomo-ratto bianco, riprendendosi appena in tempo per evitare un fendente che riuscì comunque a ferirlo di striscio ad un pettorale. “Come osi? Io sono Gergald Whiteplague, alchimista dei Malformatori! Non sai con chi hai a che fare!”

Malformatori? Quel nome suonava stranamente familiare ed inquietante a Dario… che però non rallentò il suo attacco e scattò in avanti con il secondo pugnale, mirando nuovamente alla gola dell’alchimista! Ancora una volta, pur abbacinato dall’incantesimo Spruzzo Colorato di Iaco, Gergald si rivelò un avversario scaltro, e riuscì a scansare il fendente, per poi scattare nuovamente verso Dario e cercare di trascinarlo a terra con tutte le sue forze! Dario non si era aspettato una simile velocità, e non riuscì a reggere l’impeto dell’attacco, finendo dolorosamente a terra di schiena, mentre i suoi compagni erano ancora trattenuti dagli altri uomini-ratto e non erano in grado di intervenire…

O almeno, questo era quello che poteva sembrare.

“Per il potere della Bestia Primeva… chiedo che i miei nemici vengano bloccati!” esclamò Nisa. La ragazza elfa alzò una mano, che brillò di luce verde per un breve istante… e all’improvviso, una serie di lunghe liane ricoperte di foglie verdeggianti uscì dal terreno accanto a Gergald, e si avvinghiò attorno alle caviglie del malvagio alchimista, trascinandolo via e cercando di toglierlo di dosso a Dario. Alcune liane gli presero i polsi, e l’uomo-ratto stridette rabbiosamente e cercò di rompere a morsi le liane che cercavano di trattenerlo, ma altre spuntavano per magia dal terreno e lo ostacolavano ulteriormente.

“Grazie, Nisa!” esclamò Dario, alzandosi di scatto. Raccolse uno dei suoi pugnali e cercò di nuovo di colpire Gergald, che con un grande sforzo di volontà riuscì ad afferrare il polso del ragazzo e lo strattonò violentemente, cercando di romperlo. Per diversi secondi, Dario e Gergald continuarono a lottare, ognuno cercando di costringere a terra l’altro…

Ma Gergald, anche se potenziato dal suo mutagene, non poteva reggere all’infinito, tra Dario e l’incantesimo Intralciare di Nisa. Le liane che lo trattenevano diedero uno strattone un po’ più forte, e l’uomo-ratto alchimista perse l’equilibrio, dando a Dario quell’attimo di cui aveva bisogno. Agendo d’istinto, Gergald si scagliò in avanti sferrando un morso e due artigliate, e un colpo delle sue unghie luride raggiunse Dario tra il collo e la spalla destra… ma il ragazzo riuscì ad infilarsi tra i colpi, e pugnalò Gergald al braccio destro, facendolo stridere per il dolore. Poi, prima che il leader degli uomini-ratto potesse tentare qualsiasi altra cosa, Dario fece scattare in avanti l’altro braccio, e la lama del suo pugnale si conficcò nella gola del nemico!

Gergald strabuzzò gli occhi in un’espressione di agonia ed orrore, e dalla gola gli uscì fuori un orribile gorgoglio, seguito da un fiotto di sangue rosso vivo. Con le sue ultime forze, l’uomo-ratto afferrò un’ampolla di vetro sfumato appesa alla sua cintura, e ghignò per poi farla cadere a terra… e Dario fece appena in tempo a scansarsi prima che l’ampolla esplodesse con un frastuono assordante! Gli uomini-ratto superstiti gridarono tutti assieme per il disappunto, mentre Dario veniva scagliato a terra, ferito e dolorante , e Gergald veniva avvolto da una violenta fiammata che consumò in pochi istanti il suo corpo ormai quasi senza vita. Un terrificante odore di zolfo si diffuse nella stanza, e in breve tempo, di Gergald non rimase che un ammasso di cenere sul terreno.

“Il nostro capo è morto!” esclamò con disappunto uno degli uomini-ratto rimasti. “Via di qui, non abbiamo più nulla da fare!”

Il resto della banda ebbe il buon senso di seguire il consiglio del loro “collega”. Senza più Gergald a farli stare in riga, gli uomini-ratto si separarono dai loro avversari e fuggirono attraverso la stessa arcata da cui erano entrati, lasciando nella stanza il gruppo di avventurieri e i loro compagni. Molti erano feriti, e tutti erano senza fiato per la violenta battaglia, ma se non altro, sembravano contenti di essere riusciti a sopravvivere a quell’agguato. Certo, questo apriva un bel po’ di ulteriori interrogativi…

“Se… se ne sono andati?” chiese infine Nisa. “D-Dario? Dario, come stai?”

“Santi numi, Dario… guardati come sei ridotto!” esclamò Matilde preoccupata. Bastiano strinse i denti per il raccapriccio quando vide gli effetti dell’esplosione su quella parte del corpo che Dario aveva lasciato esposta.

Il ragazzo biondo strinse i denti per il dolore e si guardò le bruciature che l’esplosione gli aveva provocato. Per fortuna, era riuscito ad evitare il grosso dell’attacco, ma il suo braccio destro, la spalla e la metà destra del torace presentavano delle evidenti ustioni, alcune abbastanza profonde da provocare delle dolorose vesciche. Respirando affannosamente, Dario riuscì a rialzarsi, il braccio ferito che penzolava al suo fianco.

“Me la… caverò… in qualche modo.” Mormorò, stringendo i denti verso la fine. Tentò di muovere il braccio ustionato, ma riuscì soltanto a contrarre le dita della mano, che per fortuna aveva subito delle ustioni più lievi. “Dobbiamo… dobbiamo andarcene di qui, potrebbero tornare altri… e magari più numerosi… e meglio armati…”

“Con braccio così, tu non andare lontano.” Affermò Iaco scuotendo la testa. Nisa disse di sì con la testa, e si avvicinò a Dario, per esaminare le ferite. Reprimendo un’espressione di orrore nel vedere la pelle ustionata, la ragazza elfa mormorò una formula magica e toccò la spalla ferita di Dario con la mano destra splendente di luce bianca… e il ragazzo strinse i denti, sibilando per il dolore, ma per fortuna  si sentì immediatamente meglio quando sentì un’ondata di energia diffondersi nel suo corpo, e vide le ustioni retrocedere, e la pelle tornare sana. Nel giro di pochi secondi, era rimasto solo un arrossamento della pelle, e il ragazzo riusciva a muovere meglio il braccio.

“Ecco. Questo dovrebbe bastare, almeno per adesso.” Affermò Nisa tirando un sospiro di sollievo. “Ora però è meglio andarcene. Temo che per oggi ho esaurito gli incantesimi.”

“Anche a me non ne restano molti…” disse Bastiano, che stava usando lo stesso incantesimo di Nisa per curare le ferite degli altri.

“Ho l’impressione… che questo attacco a sorpresa ci abbia messo tutti a dura prova.” Disse Maria guardandosi attorno. Il terreno era coperto di uomini-ratto morti, almeno una decina, e cominciava ad essere scivoloso per il sangue versato. Lei e i suoi compagni erano stanchi per la terribile lotta, e si rendeva conto che anche gli incantesimi cominciavano a scarseggiare. Non era sicura che avrebbero potuto sostenere un’altra battaglia come quella… e mentre gettava un’occhiata ai resti inceneriti di Gergald, tirò un sospiro e guardò verso Dario. “Che cosa ha detto quello schifoso ratto, prima? L’ho sentito parlare di una cosa chiamata Mal… qualcosa, adesso non ricordo.”

“Prima andiamocene da qui… e cerchiamo un posto dove non ci possano trovare tanto facilmente.” Propose Holger, e la sua seconda in comando Endlinn si disse rapidamente d’accordo. Anche loro avevano parecchie domande riguardo quell’attacco improvviso, ma sapevano che l’unica cosa da fare, per il momento, era trovare un posto relativamente sicuro dove riposarsi un po’ e pianificare la mossa successiva. Il corridoio davanti a loro, che dava verso la superficie, ora più che mai sembrava una via verso la salvezza, e anche Sebastiano, che aveva collaborato con loro soltanto perché non aveva altra scelta, ringraziò sinceramente tra sé quel gruppetto di avventurieri per averlo tolto da quella situazione così difficile. Almeno per il momento, poiché non si illudeva che i Villanova li avrebbero persi di vista a lungo.

“Okay… seguitemi, ragazzi. Quando saremo usciti da qui, cercheremo di scoprire di più su quello che è successo.” Disse infine Pandora, dopo aver controllato che ci fossero tutti e stessero tutti bene. Matilde, con espressione seria, ripulì la sua spada dal sangue che vi era rimasto, rabbrividendo leggermente… poi disse di sì con la testa e battè amichevolmente una mano sulla spalla di Bastiano.

“Per adesso… siamo riusciti a salvarci.” Riflettè Gunter, mentre ricaricava il suo moschetto e riprendeva a seguire il gruppo. “Ma ho l’impressione che la prossima non sarà così facile…”

“Quando mai le cose sono state facili per noi?” chiese Dario con un sorriso sarcastico.

            

                  

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“Che cosa? Gergald è stato sconfitto?”

“Sì, messere. Sfortunatamente, i due soggetti sono ancora a piede libero.”

“Hmm… questo è un problema. Senza quei due, l’esperimento andrà in stallo, e i nostri piani subiranno uno spiacevole ritardo.”

“Che cosa ci consiglia di fare, messere?”

“… Hmm… per il momento, limitatevi ad osservare la situazione. Se il direttore Ungaro saprà cavarsela da solo, tanto meglio. Se dovete intervenire, fatelo in maniera molto discreta. Non dobbiamo dare sospetti della nostra esistenza, almeno non subito.”

“Certamente… dovremmo inviare una richiesta di supporto ai nostri alleati?”

“Se pensate che possa essere utile… ma cercate comunque di non disturbarli con queste richieste, a meno che non sia indispensabile. Dobbiamo muoverci con attenzione, ora come ora.”

“Certamente, messer Villanova… non lo abbiamo certo dimenticato…”   

   

            

 

CONTINUA…              

 

   

  

 

   

 

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Capitolo 13
*** In fuga da Grisborgo ***


Pathfinder: L’Ascesa della Follia

Una fanfiction di Pathfinder scritta da: Justice Gundam

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Capitolo 13 – In fuga da Grisborgo

Dopo tutto quel tempo passato in quegli angusti, umidi e pericolosi cunicoli sotterranei, il gruppo era più che felice di poter respirare di nuovo l’aria aperta. Dopo aver imboccato la via d’uscita dal dungeon, i ragazzi, i bambini rapiti e il resto dei fuorilegge stavano percorrendo un lungo corridoio cilindrico nel quale si sentiva, come una luce nel buio, una corrente d’aria fresca che recava con sé l’odore penetrante del fiume. Dovevano essere sbucati un bel po’ lontano dalla città, e Maria riflettè che forse era meglio così. Avrebbero avuto più tempo per nascondersi a chi li volesse catturare, ed elaborare un nuovo piano d’azione.

Dario provò a ruotare il braccio ferito – grazie agli incantesimi curativi che aveva ricevuto, le ustioni che all’inizio erano sembrate debilitanti e pericolose, si erano ora ridotte a semplici arrossamenti e vesciche, ma non era ancora in grado di muovere bene l’arto. Sperava che non ci fossero altri avversari da affrontare – molti dei suoi compagni erano esausti ed ammaccati, e avevano quasi esaurito gli incantesimi.

Pandora, da parte sua, stava pensando agli uomini-ratto. Erano delle creature che non aveva mai visto prima e di cui non aveva mai sentito parlare. Quando viveva nella sua modesta fattoria, aveva sentito spesso delle storie popolari su certe creature – la voracità e le capacità rigenerative dei troll, la spietata intelligenza e crudeltà dei mind flayer, gli uomini lucertola e i loro modi primitivi… ma questi uomini-ratto erano qualcosa che le giungeva completamente nuovo. Una parte di lei era curiosa di sapere da dove venivano, e quali fossero i loro scopi…

“Ragazzi… quell’uomo-ratto con la pelliccia bianca.. Gergald, mi pare si chiamasse… era un alchimista…” esordì infine la giovane fattucchiera, passandosi una mano sulla fronte per tergersi il sudore. “Aveva parlato dei Malformatori, vero? Qualcuno di voi… ha mai sentito questo nome?”

Holger, che in quel momento stava controllando se Endlinn e i bambini stavano bene, e si assicurava che Sebastiano seguisse il gruppo senza fare storie, assunse un’espressione pensierosa e cercò di scavare nella sua memoria per vedere se ricordava un nome come quello. Aveva vissuto per diverso tempo in quegli ambienti pericolosi e malfamati, e sapeva come muoversi… ma per quanto si sforzasse, non gli veniva in mente nessun nome. “Malformatori? Hmm… no, non posso dire che mi sia familiare, questo nome. Sarà… una delle tante bande che si formano e scompaiono nel giro di poche settimane… ma quegli uomini-ratto non li avevo mai visti prima.”

“E siamo in giro da un bel po’ di tempo, per giunta…” affermò Endlinn. Rivolse un pensiero ai suoi compagni di banda che erano morti in quell’operazione destinata al fallimento, e gettò uno sguardo pieno di rancore a Sebastiano. Se la decisione fosse spettata unicamente a lei, lo avrebbe già sgozzato per vendicare i suoi compagni, ma quell’uomo era più utile vivo, in quel momento. “Che avete intenzione di fare? Volete saperne di più? Se volete la mia opinione, io ne ho avuto abbastanza di questa storia. Non ho voglia di rischiare il collo in questa storia… è più grande di me, mi dispiace.”

“Tranquilla, non saremo noi a biasimarti per questo…” rispose Gunter. Il nano si fermò soltanto qualche secondo per controllare il suo equipaggiamento, e ricaricò il suo moschetto mettendo un proiettile in canna. “Però, da parte mia, io vorrei sapere di più di quello che sta accadendo.”

“Giusto, è per questo che noi qui.” Rispose Iaco con voce acuta. “Poi, se elfa non vuole andare avanti, per me va bene. Noi non chiedere a voi di rischiare vostre vite.”

“E questo vale anche per voi, ragazzi.” Continuò Nisa, ora rivolta a Matilde e Bastiano. I due bambini stavano al passo con il gruppo, anche se Matilde doveva aiutare il suo migliore amico a muoversi più velocemente. “Credo… che questa storia sia troppo pericolosa per voi. E’ vero che sapete difendervi, ma credo che da adesso in poi… beh, saremo in fuga, almeno finchè non riusciremo a chiarire cosa ci sia dietro tutte queste losche operazioni.”

“Sì, la mia compagna ha ragione. Non è una storia in cui dei bambini dovrebbero restare coinvolti.” Continuò Dario.

Tuttavia, per quanto le loro intenzioni fossero comprensibili, Matilde non le apprezzò molto. “Un momento! E noi, non possiamo dire la nostra?” esclamò la bambina, usando una mano per gettarsi dietro la schiena una delle sue lunghe trecce castane. “Non so se lo avete notato, ma anche io e Bastiano siamo in grado di difenderci!”

“Andiamo, Mati, non te la prendere. Il signor Dario, la signorina Nisa e gli altri sono solo preoccupati per noi.” Il più razionale Bastiano cercò di rabbonire la sua impulsiva amichetta. “Certo… devo riconoscere che anche a me piacerebbe poter viaggiare con loro… però hanno ragione a dire che sarà pericoloso.”

“Se sarà pericoloso, allora tutto quello che dobbiamo fare è diventare più forti, così ci possiamo difendere! Semplice, no?” ribattè prontamente la piccola spadaccina, come se fosse la cosa più ovvia del mondo. Diversi membri del gruppo la fissarono sbalorditi, mentre Sebastiano fece una breve risatina sprezzante – come per dire che certi mocciosi non dovrebbero farsi venire strane idee.

“Matilde… io non credo che sarebbe una buona idea.” Holger cercò di spiegare a Matilde il problema. “In questa occasione, beh… vi siete dovuti difendere, e non avete avuto molta scelta. Inoltre… c’eravamo io ed Endlinn al vostro fianco, e potevate sempre contare sul nostro aiuto. Ma… questo non è il tipo di vita che si addice a due bambini come voi!”

Matilde premette le labbra tra loro, cercando di trovare una risposta… e dopo qualche istante, decise che tanto valeva dire la prima cosa che le passava per la testa.  “E allora, signor Holger… mi dica, che tipo di vita dovremo fare, una volta che saremo usciti da qui?” chiese, forse senza rendersi conto di quello che stava per suggerire.

“Beh, prima di tutto…” Pandora cercò di rispondere… ma si bloccò nel momento stesso in cui iniziò a pensare più attentamente a quello che la bambina aveva detto. In effetti… che possibilità avevano lei e Bastiano, in quella situazione? Certo non di tornare in quell’orfanotrofio, e certo non quella di vivere all’addiaccio, non da soli almeno. Se davvero quel Nerenzio trafficava con dei loschi individui, era altamente probabile che Matilde e Bastiano sarebbero stati presi di mira da sgherri dell’organizzazione, che non si sarebbero fermati finchè i due bambini non fossero stati nelle loro mani…

E chissà di quali risorse potevano disporre quei malfattori… per quanto fossero coraggiosi e pieni di risorse, Matilde e Bastiano non sarebbero mai riusciti a sfuggirgli, e Pandora non credeva che Holgen ed Endlinn sarebbero stati in grado di proteggerli a lungo…

Tutto considerato, per quanto l’idea potesse sembrare assurda, Pandora cominciò a pensare che forse l’unica possibilità concreta di proteggerli fosse di lasciarli venire con loro…

Ma sarebbe stato il caso di discuterne più avanti. Il tunnel stava finendo, e tra pochi metri, sarebbero emersi da qualche parte oltre le mura di Grisborgo. Con rinnovata volontà, i giovani avventurieri accelerarono il passo e raggiunsero finalmente l’uscita. L’aria fresca della mattina diede a tutti loro una sensazione di liberazione, e una gradevole brezza mandò via l’odore di umidità che li aveva accompagnati per tutto quel tempo. E dovevano essere rimasti parecchio tempo là sotto… ormai, le ombre della notte stavano facendo posto ai primi raggi di sole. Se non altro, questo voleva dire che non avrebbero dovuto camminare nell’oscurità.

“Bene… direi che siamo al sicuro, almeno per adesso.” Affermò Maria. Iaco si protesse il volto con una mano, sentendo per qualche istante un forte bruciore mentre i suoi occhi abituati all’oscurità cercavano di adattarsi alla luce del sole del mattino. “Credo che la prima cosa da fare, ora come ora, sia cercare di capire dove ci troviamo, e poi decidere dove andare.”

Dario si guardò attorno, e dopo qualche secondo riuscì a vedere la città in lontananza. Si erano allontanati un bel po’, in effetti…  se non altro, questo voleva dire che avevano meno possibilità di imbattersi in qualche pattuglia, o in qualche scagnozzo prezzolato. “Vedo Grisborgo in quella direzione.” Affermò infine, mostrando la città fluviale ai suoi compagni. Faceva uno strano effetto vederla così lontana, dopo che si erano incontrati e avevano vissuto lì le loro prime avventure come gruppo… e adesso, la situazione era tale che molto probabilmente erano stati bollati come ricercati. “Però non so esattamente dove ci troviamo rispetto alla città.”

“Se diamo un’occhiata qui attorno, dovremmo essere in grado di trovare il Bo.” Disse Nisa, riferendosi al grande fiume che attraversava Grisborgo. “Basterà dare un’occhiata al suo corso per farci un’idea sufficiente di dove ci troviamo.”

“Mi sembra una buona idea… ma dopo che abbiamo capito dove ci troviamo, dove pensate che potremmo andare? Non voglio sembrare pedante, ma ci stiamo muovendo senza un piano ben preciso.” sospirò Gunter, volgendo uno sguardo vagamente ansioso ai loro inaspettati compagni. Matilde non sembrava troppo preoccupata, e stava in piedi accanto all’uscita del passaggio, con la schiena appoggiata alla parete e un’espressione quasi annoiata. Bastiano sembrava un po’ più nervoso, ma manteneva un sangue freddo invidiabile, per un ragazzino così giovane invischiato in un simile caos.

“Non abbiamo abbastanza informazioni per prendere una decisione precisa, miao…” affermò rapidamente Sotero.

“Beh, se è questo il problema, io posso darvi qualche indicazione.” Sebastiano alzò una mano e chiese la parola. Quando fu sicuro di avere l’attenzione di tutti, il bandito si schiarì la voce e cominciò a dare le dovute spiegazioni. “Secondo me, la cosa migliore che potete fare è dirigervi verso nord-est, verso la Landa delle Viole. E’ il confine più vicino a Grisborgo, e una volta che lo avrete passato, sarà sicuramente più difficile rintracciarvi.”

“La Landa delle Viole? Sì… ho sentito dire che è una regione che se la passa abbastanza bene, tutto sommato.” Affermò Endlinn, dopo averci pensato un po’ su. "Però... una volta che saremo lì, che cosa hai intenzione di fare? Ti informo che anche se ci sei stato utile, non ti ho esattamente perdonato per i nostri compagni che tu e i tuoi uomini avete fatto fuori."

Sebastiano alzò le spalle. "Non pretendo che tu lo faccia. Ma non ti aspettare che io me ne resti fermo e aspetti che tu ti prenda la tua vendetta o mi faccia catturare." affermò. "Per quanto mi riguarda, una volta che saremo arrivati nella Landa delle Viole, la nostra alleanza è finita. Ognuno si prende la sua parte, e poi tutti per la loro strada."

"Mi sento in dovere di avvertirti, Sansovino. Abbiamo collaborato, perchè non avevamo altra scelta, e siamo anche disposti a lasciarti andare, per questa volta." affermò Dario con espressione seria. "Ma sappi che se dovessi tentare qualche colpo basso, non esiteremo a fartela pagare."

"Okay, okay... questo non è il momento di minacciare o di ravvivare le ostilità." Maria si intromise nella discussione e prese Dario per la spalla, in modo da rendergli chiaro che non era disposta a lasciargli fare di testa sua. "Se siamo per la maggior parte d'accordo, io dico che andiamo verso la Landa delle Viole. Da lì in poi, le autorità di Grisborgo non riusciranno più a catturarci."

"Per me va bene. Intanto, la cosa più importante è trovare un luogo dove possiamo appoggiare la testa senza il timore che qualcuno ce la stacchi dal collo." affermò Gunter. Si assicurò il moschetto alla schiena dopo averlo avvolto nuovamente nel telo che di solito lo celava. "E voi, ragazzi?"

Seguì un breve momento di silenzio, e infine Iaco alzò la testa e disse di sì. "Iaco d'accordo..." affermò, e con una piccola mano artigliata si schermò gli occhi dalla fastidiosa luce del sole. "Voi, cosa dire?"

"Ho sentito parlare bene della Landa delle Viole... è un posto dove la cavalleria è ancora viva!" rispose Matilde, con un sorriso trasognato. La bambina strinse i pugni davanti a sè e alzò lo sguardo, sognando ad occhi aperti - Iaco ebbe quasi l'impressione che stesse brillando! "Pensate un po'... non sarebbe male trovare un posto dove vivere in un luogo così bello, e magari poter vedere qualche nobile cavaliere in missione per catturare dei briganti o sconfiggere un drago! Anzi, potessi diventare anch'io un cavaliere! Ho sempre adorato le loro avventure!"

"Ehm..." Bastiano ridacchiò imbarazzato. A volte Matilde aveva certe idee... "Mati, forse è meglio se parliamo di queste cose dopo che siamo arrivati nella Landa delle Viole! C'è un bel po' di strada da fare... e forse è meglio se ci muoviamo, prima che comincino a mandare delle pattuglie a cercarci!"

"Allora direi che simo tutti d'accordo..." affermò Holger, e si sgranchì la spalla con un movimento del braccio. "Scendiamo verso il Bo, e da lì cerchiamo di raggiungere il confine. Poi... immagino che decideremo il da farsi."

"Buona idea... da quella parte, vero?" chiese Pandora. La giovane fattucchiera prese in braccio Sotero, e cominciò a seguire i suoi compagni mentre si dirigevano verso le sponde del grande fiume, senza avere la più pallida idea di cosa li aspettasse in futuro.

Dario doveva ammettere che da una parte, era una cosa che lo affascinava della vita di un avventuriero. Non avendo mai avuto un luogo che potesse veramente chiamare casa, il giovane si era trovato spesso a viaggiare da un quartiere all'altro, e diverse volte, anche a cambiare città quando il suo volto era diventato troppo noto alle guardie cittadine. Per certi versi, l'idea di affrontare la vita così come veniva era qualcosa a cui era da tempo abituato, e lo stile di vita girovago di un avventuriero aveva tra l'altro il vantaggio di procurare delle ricche ricompense per chi fosse abbastanza abile, tenace e fortunato...

D'altro canto, riflettè mentre guardava Matilde e Bastiano (e la bambina continuava a parlare con eccitazione di cosa avrebbe fatto una volta diventata una ragazza cavaliere), non era certo il tipo di vita che faceva per molte persone. Molto spesso, gli avventurieri erano mercenari (come loro, si affrettò ad aggiungere tra sè), malfattori o gente non proprio a posto con la testa. O magari più di una di queste cose. Ed era un mestiere ad alto tasso di mortalità...    

Una radice sporgente sulla quale stava per inciampare costrinse Dario a prestare più attenzione a dove metteva i piedi. Nisa gli fece cenno di stare attento e lo trattenne con una mano per evitare che cadesse, e il giovane biondo ringraziò con un cenno della testa per poi riprendere a seguire il resto del gruppo verso le rive del fiume...

 

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Nel frattempo, nel luogo conosciuto come La Casa Della Pietà, il direttore Nerenzio non stava più in sè per l'ansia... e a farne le spese, erano i suoi inservienti, che si trovavano a dover calmare una crisi di nervi come mai prima d'allora!

"Come sarebbe a dire, che Sansovino non ha più fatto alcun rapporto? E neanche quei mocciosi che ho assoldato?" strepitò, sbattendo con violenza il registro sulla sua scrivania, e facendo volare alcuni fogli! "Maledizione! Non è possibile! Sono circondato da idioti che non si rendono conto dei miei doveri! Se i Villanova non avranno quei due mocciosi entro due giorni, la mia testa cadrà! E anche le vostre! Non dimenticate che sono io che vi pago lo stipendio!"

"M-ma... s-signore... non... non sarebbe possibile... mandare qualcun altro al posto di Matilde e Bastiano?" chiese un inserviente in uniforme blu, che non sembrava un tipo troppo sveglio. Gli altri lo fissarono, non approvando per niente la sua idea.

Nerenzio raggiunse il malcapitato e lo prese per il colletto dell'uniforme, fissandolo ferocemente. "No che non è possibile, testa di cazzo! Altrimenti lo avrei già fatto!" esclamò, abbastanza furioso da non preoccuparsi più di tenere la voce bassa. Un altro suo sottoposto gli fece timidamente segno di restare tranquillo, per evitare che qualche bambino o qualche suora sentissero i loro discorsi. "Hanno chiesto proprio quei due! E lo sapete anche voi il perchè, vero? La mocciosa è più forte di qualsiasi altro moccioso della sua età io abbia mai visto, e il marmocchio zoppo ha sviluppato dei poteri da oracolo, da quando quella gamba non gli è più andata a posto! Devono essere proprio quei due, mi sono spiegato?"

L'inserviente indietreggiò con le mani davanti a sè, nel flebile tentativo di smorzare l'ira del direttore, che prese fiato e cercò come poteva di mantenere il controllo... ma più ci pensava, più gli appariva chiaro che la situazione era senza via d'uscita. Senza quei due bambini, gli esperimenti dei suoi collaboratori erano grandemente ostacolati, e cosa ancora peggiore, i Villanova e i loro misteriosi alleati sarebbero presto tornati per lui, per fargliela pagare. Nessuno irritava i Villanova e sopravviveva per raccontarlo. Era successo soltanto una volta, che lui ricordasse, ma era in circostanze molto particolari...

"Maledizione! Maledizione... Maledizione! Questa volta non ho scampo! E' la fine! La fine, dico io!" strepitò Nerenzio, passeggiando su e giù per il suo ufficio come un animale in gabbia. Si fermò e si sedette sul primo posto che gli capitò, tenendosi la fronte sudata e cercando di calmare i battiti furiosi del suo cuore. "Calma... calma... ci deve essere una soluzione... non ho voglia di morire così, come un agnello portato al macello... Ormai qui sono fottuto, quindi... sì... me ne devo andare! Aspetterò la notte... e fuggirò da questa città! Mi nasconderò in qualche villaggio... dove nessuno mi conosce... e i Villanova non riusciranno a prendermi! Certo... certo... questa è l'unica soluzione!"

Si alzò di scatto e, senza neanche badare ai suoi inservienti che lo fissavano preoccupati, si diresse a passo spedito verso i suoi appartamenti. Uno dei suoi sottoposti cercò di fermarlo, alzando una mano per fargli una domanda...

"Ma... ma... signor Ungaro, un momento!" esclamò il servo, un giovane dai capelli biondi scuri e un volto dall'aspetto innocente. "E... e cosa ne sarà dei bambini di questo orfanotrofio, se lei va via? Cosa ne sarà... di noi?"

"Questo non è un mio problema! Io ne ho già abbastanza!" tagliò corto Nerenzio. L'uomo infilò una porta accanto alla sua scrivania, e si girò per un attimo, giusto il tempo di indirizzare un'ultima raccomandazione ai suoi inservienti. "Anzi, se siete svegli, ve ne andrete di qui e farete sparire ogni traccia della vostra presenza! Se i Villanova vi prendono... beh, consideratevi fortunati se i loro sicari vi tagliano la gola e basta!"

Nerenzio infilò la porta e scomparve nel corridoio oltre la soglia, sbattendola dietro di sè e lasciandosi dietro gli inservienti sbalorditi e spaventati. Ora soltanto si rendevano pienamente conto della difficile situazione in cui si trovavano... e del fatto che non avevano la più pallida idea di come fare per uscirne!

"Forse... è meglio se facciamo come dice, se ci teniamo alla pelle..." disse infine un inserviente. "Ma prima... vorrei almeno avvertire chi di dovere perchè si occupi di questi bambini..."

"Meglio rivolgerci alla guardia cittadina. Almeno avranno un po' di riguardo per loro..." affermò un altro, ricevendo un cenno affermativo dal primo.

Il tizio in uniforme blu si rimise il colletto a posto. "Fate... fate come volete. Io da qui me la svigno." concluse. "Grisborgo non mi vedrà mai più, e neanche voi."

 

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Per diverso tempo, il gruppetto di avventurieri aveva camminato lungo le sponde del Bo, riuscendo ad evitare incontri spiacevoli con la guardia cittadina o con chiunque altro potesse essere sul libro paga dei Villanova. Non si erano visti nemmeno altri di quegli strani uomini-ratto che li avevano aggrediti nei sotterranei, quindi da questo punto di vista, erano tranquilli. Certo, viaggiare lungo quelle rive sconosciute, in mezzo alle paludi e alle foreste selvagge, non si poteva definire  comodo...

Complice anche la fauna locale, che in quel momento aveva lanciato un attacco al gruppetto di fuggitivi sotto forma di uno sciame di schifose bestiacce alate!

"Aaargh! Che cavolo sono queste cose?" Maria lanciò un grido rabbioso ed impaurito al tempo stesso, mentre con la sua pesante ascia a due mani fendeva l'aria nel tentativo di abbattere le orride creature simili a pipistrelli che svolazzavano furiosamente tutt'attorno. 

Le bestie erano grandi più o meno come gatti, e avevano un corpo bulboso, oscenamente glabro, di un colore rosso ruggine che sbiadiva sul ventre fino ad un giallo sporco, oltre che un paio di ali membranose simili a quelle dei pipistrelli. Tre paia di zampe insettoidi spuntavano dai lati dei loro corpi ripugnanti, e il muso terminava con una lunga ed acuminata proboscide il cui scopo era fin troppo ovvio... In quel momento, il gruppetto stava avendo a che fare con almeno una dozzina di quelle creature disgustose, che svolazzavano attorno e tra di loro in un caotico vortice di ali, zampe e stridii penetranti.

"Uccelli stigei! Bevono il sangue delle loro prede!" esclamò Pandora, usando la sua spada come poteva per tenere a bada le orride creature. "Maledizione... mi sono rimasti pochissimi incantesimi, altrimenti riuscirei a buttarne giù un bel po'!"

"Miao! Ti do una mano io, Pandora!" esclamò il suo gatto nero. Un uccello stigeo stava cercando di afferrarlo, ma Sotero si difese efficacemente, graffiandolo freneticamente con le zampe anteriori. "Frrrrr! Via di qui! Non sono buono da dissanguare, miao!"

"Non importa, usiamo i vecchi metodi!" esclamò Sebastiano, sferrando dei rapidi colpi di stocco per impedire agli uccelli stigei di posarsi su di lui. Un colpo riuscì anche ad andare a segno, lacerando un'ala ad una delle bestiacce e facendola schiantare a terra con uno stridio di dolore! Ma gli altri mostriciattoli si allonanarono di colpo e poi tornarono alla carica, sciamando contro il gruppo da tutte le parti! Bastiano gridò di paura e cercò di ripararsi come poteva, rannicchiandosi dietro il tronco di un albero.

"Aaaaah! Aiuto! Via! Via, bestiacce! Non succhiateci il sangue!" gridò in preda al panico, cercando disperatamente di coprirsi la pelle scoperta. Sentiva le ali membranose di quegli esseri che gli sbattevano sulla testa e le braccia... e subito dopo, un fendente micidiale falciò uno degli uccelli stigei quando Gunter sferrò un colpo preciso e micidiale con la ascia!

"Stai con me, piccolo! Non permetterò a queste cose di farti del male!" esclamò il nano. Si piazzò accanto a Bastiano e sferrò un altro fendente, ma la creaturina alata era già riuscita a riguadagnare la distanza. Un altro dei mostriciattoli atterrò sulla spalla di Gunter e, prima che quest'ultimo potesse fermarlo, gli piantò il pungiglione nella spalla! "Aaaargh! Bestiaccia schifosa..." ringhiò, e cercò di afferrarla con la mano mentre l'uccello stigeo cominciava ad ingozzarsi di sangue.

Da parte sua, Iaco sembrava cavarsela un po' meglio. Le piccole dimensioni del coboldo lo rendevano un bersaglio più difficile, e gli uccelli stigei facevano fatica a penetrare la sua pelle squamosa con i loro pungiglioni. Tuttavia, anche lui era a corto di incantesimi, e doveva difendersi come meglio gli riusciva, usando il suo bastone per colpire i mostriciattoli, e cercando di distrarre la loro attenzione dai membri più vulnerabili del gruppo. Si avvicinò ad Endlinn, che aveva preso di mira un uccello stigeo con una pietra e lo aveva colpito con un lancio preciso, costringendolo a ritirarsi.

"AAAAARGH! Attenti! Ne arrivano anche da sopra!" esclamò Holger con un ruggito di dolore. Riuscì a scrollarsi di dosso un uccello stigeo che lo aveva punto vicino al collo, e lo trafisse con una pugnalata, mentre Dario interveniva per aiutare Gunter, e con uno dei suoi pugnali costringeva l'uccello stigeo a staccarsi dal nano.

"Grazie, ragazzo!" esclamò il nano, e si piazzò di nuovo davanti a Bastiano per difenderlo. Il piccolo oracolo prese un ramo da terra e lo agitò davanti a sè come arma improvvisata, cercando di mandare via gli uccelli stigei che avevano preso di mira lui e Gunter.

"State attenti! Questi schifosi hanno proprio sete!" esclamò Dario. Sfoderò uno dei suoi pugnali, e lo lanciò con precisione incredibile, trafiggendo un altro uccello stigeo ed inchiodandolo al tronco di un albero!

Matilde e Nisa si erano piazzate da un'altra parte, in modo da convincere alcuni uccelli stigei a seguirle, e alleviare la pressione sul resto del gruppo. La piccola spadaccina usava la sua enorme lama con abilità notevole, impedendo alle bestiacce alate di avvicinarsi... e Nisa li prendeva di mira con arco e frecce.

"Matilde, stanno arrivando da lato! Non ti scoprire!" esclamò Nisa, prima di scagliare un'altra freccia che mancò di poco un uccello stigeo. L'elfa imprecò e cercò di incoccare di nuovo, mentre Matilde eseguiva un poderoso fendente. Un uccello stigeo precipitò sul terreno fangoso, spaccato a metà, ma un altro riuscì ad infilarsi in un punto scoperto, si avvinghiò attorno al braccio della bambina, e lo trafisse con il suo pungiglione.

"Kyaaaaah!" Matilde strillò per il dolore improvviso e agitò il braccio, cercando di scaraventare a terra la bestiaccia. Un piccolo ruscello di sangue stava già salendo lungo la proboscide del mostriciattolo...

"Mati!" esclamò Nisa, abbassando l'arco per un istante... e permettendo così ad un altro uccello stigeo si posarsi su di lei e infilarle la proboscide nel fianco! La druida dai capelli verdi incespicò e cercò come poteva di raggiungere il mostriciattolo che le succhiava il sangue. "Ugh... qui si mette male! Dobbiamo cercare di seminarli!"

Iaco pronunciò alcune parole in un linguaggio mistico... e scagliò un piccolo raggio di gelo da un dito artigliato, colpendo con precisione l'uccello stigeo che si era attaccato a Nisa... mentre Maria interveniva rapidamente e afferrò quello che stava succhiando il sangue a Matilde, afferrando e poi costringendolo a mollare la presa. Matilde strinse i denti quando l'uccello stigeo le sfilò il pungiglione dalla carne... poi, Maria scaraventò a terra la bestiaccia e la divise in due con un preciso colpo della sua ascia, spargendo tutt'attorno sangue verdastro!

"Matilde! Nisa! State bene?" chiese la guerriera, rimettendosi in guardia e usando la sua ascia per tenere a bada altri di quegli orridi volatili. Per fortuna, ora lo sciame era molto ridotto... e gli uccelli stigei rimasti, pur essendo dotati di intelligenza animale, si rendevano conto che non potevano sperare di sopraffare questi avversari. Emettendo altri stridii penetranti, i mostriciattoli si staccarono dai loro bersagli, e svolazzarono rumorosamente verso il cielo, in cerca di prede più facili. Gli avventurieri restarono in guardia finchè il fruscio delle loro ali non si sentì più... e finalmente, Maria si permise di tirare il fiato.

"Miao... se ne sono andati..." miagolò Sotero, con la pelliccia ancora rizzata. "Meglio cercare un posto dove fermarci, miao. Se incontrassimo qualche altra bestiaccia, saremmo nei guai, miao..."

"Già..." sospirò Pandora, mentre puliva la sua spada dal viscido sangue degli uccelli stigei che aveva ucciso. "Qualcuno di noi è rimasto ferito..."

"Io, Nisa, Matilde e il signor Holger..." disse Gunter, mostrando il buco rosso vivo sulla sua spalla da cui un uccello stigeo gli aveva succhiato il sangue. Nisa aveva una grossa puntura sul fianco destro, Matilde ne aveva una sul braccio sinistro, e infine Holgen era stato punto tra il collo e la spalla destra. Non erano ferite gravi, ma non era quello il problema...

"Dobbiamo fermarci in un posto un po' più tranquillo, e medicare queste ferite, o potrebbero fare infezione." disse Nisa. Bastiano, ancora un po' tremante per lo spavento, si avvicinò a Matilde e cercò di lanciare un incantesimo curativo, ma senza successo.

"Ugh... scusa, Mati... temo di avere anch'io esaurito gli incantesimi, almeno per adesso..." disse il bambino. La sua amichetta sorrise e gli battè lievemente una mano sulla spalla, per dire che non era un problema.

"Comunque, è vero... non potere andare avanti ancora. Meglio che noi cercare posto per riposare." disse Iaco, usando la sua vista acuta per cercare un possibile rifugio da quelle parti. La foresta si stava fortunatamente diradando, e stava lasciando posto ad un paesaggio un po' meno selvaggio. "Noi stare vicino a rive del Bo, giusto? Basta che noi sa dove si trova, e non ci perdiamo!"

 

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La fortuna continuò ad assistere i ragazzi. Non troppo distante dalle rive del grande fiume, il gruppo riuscì a trovare uno spiazzo in mezzo a delle formazioni rocciose, un posto che sarebbe stato perfetto per passare la notte - l'unica difficoltà era stato un gruppo di insetti giganti che avevano aggredito il gruppo all'arrivo, prima ancora che potessero iniziare a mettere su l'accampamento. Tuttavia, non erano stati avversari impegnativi... e dopo una breve lotta, alcuni di loro giacevano a terra, e gli altri avevano avuto il buon senso di battere in ritirata.

"Uff... oggi non si finisce mai, vero?" chiese Matilde, asciugandosi la fronte con il dorso della mano, guardando esasperata il corpo senza vita di un millepiedi lungo almeno due metri e ampio in proporzione, con grandi mandibole uncinate e il corpo coperto da placche chitinose nere... che non si erano rivelate utili contro la spada della piccola guerriera. "Questo era l'ultimo, spero..." concluse, strizzando un occhio quando la ferita al braccio sinistro le inviò una fitta fin quasi al cervello.

"Che situazione, prima vi faccio rapire, e poi vi aiuto a fuggire." commentò Sebastiano. L'ex-capobanda andò a recuperare un pugnale con il quale aveva ucciso una mosca delle dimensioni di un cane da caccia, lo ripuli con una smorfia di disgusto, e lo mise nel fodero. Maria, da parte sua, si stava già preoccupando di disfarsi dei corpi degli insetti, in modo che non potessero attirare ulteriori attenzioni indesiderate. "Comunque, se non ci sono altri problemi, io comincerei a mettere su il nostro campo base."

"Io do un'occhiata attorno." rispose Endlinn. L'elfa dal volto sfregiato aveva appena finito un altro millepiedi gigante, e adesso stava aiutando il suo capo, Holgen, a sbarazzarsene. "Non mi andrebbe un altro incontro con bestiacce simili... ne ho abbastanza di emozioni forti per oggi."

"Aspetta. Chi è ferito venga con me." disse Pandora, sedendosi su una roccia, e facendo cenno allo spazio rimasto accanto a lei. Nisa aveva raccolto un po' di pietre, e le stava disponendo a cerchio, in modo da preparare un falò per la notte, mentre Dario e Bastiano, una volta sicuri che non ci fossero altre minacce in giro, stavano raccattando un po' di legna da alcuni alberelli secchi. Poi l'elfa dai capelli verdi si sedette accanto a Pandora, che esaminò la sua ferita e tirò fuori dalla sua bisaccia alcune erbe secche. Le premette sulla ferita circolare della sua amica e le fissò con delle bende, sperando che fosse sufficiente. 

"Ecco fatto, Nisa... questo almeno dovrebbe ridurre la possibilità di infezione. Domani ci darò un'occhiata un po' più seria." disse Pandora. "Mati, vuoi fare tu?"

"La mia ferita non è tanto grave." disse svogliatamente la bambina, mostrando il braccio che l'uccello stigeo le aveva colpito. La ferita era un buco circolare ampio come il dito di un uomo, e la bambina represse un brivido. Forse non era grave, ma era piuttosto raccapricciante a vedersi. "Ci posso dormire sopra. Il signor Gunter e il signor Holger hanno più bisogno di me."

Bastiano sospirò, abituato a certi modi di fare della sua amica. "Lo sai che non è la tua ferita il problema... Pandora vuole solo assicurarsi che non faccia infezione. Chissà quante malattie avevano quei... quei cosi orribili..." il ragazzino rabbrividì al pensiero degli uccelli stigei e del loro raccapricciante attacco. "Accidenti, mi fa ancora paura pensarci... io sono un uomo, non dovrei essere spaventato da questa cose..."

"Non fartene una colpa, Bastiano..." disse Dario, piazzando comprensivamente una mano su una spalla del giovanissimo oracolo. "Per dirla tutta, voi non dovreste nemmeno essere qui a rischiare le vostre vite, in questo momento..."

Pandora si era messa a medicare la ferita di Holger, mettendoci sopra un impacco di erbe medicinali. "Di questo passo, dovremmo essere in grado di raggiungere il confine con la Landa delle Viole abbastanza presto." disse la bionda fattucchiera. Il mezzorco notò gli occhi di colore diverso di Pandora mentre lei gli medicava la ferita, e rimase per un attimo perplesso - non aveva mai visto occhi del genere, e gli davano l'impressione che quella ragazza fosse qualcosa di più di quello che dava a vedere. Ma non era sicuro che lei ne fosse al corrente, e non gli sembrava il caso di sollevare la questione lì, davanti a tutti. Se fosse stato il caso, avrebbe atteso quando tutti quanti fossero stati al sicuro oltre il confine...

Per il momento, riflettè Holger mentre osservava Sebastiano che cominciava a preparare la legna per il fuoco, stavano tutti collaborando per uscire intatti e portare a termine la loro fuga rocambolesca. Il suo sesto senso e la sua esperienza lo portavano a pensare che ci fosse qualcosa di grosso dietro i misteriosi ordini dei Villanova, e il fatto che volessero proprio quei due bambini...

Il mezzorco si voltò verso Endlinn, che stava cercando di tenersi occupata, lo sguardo tetro e rivolto verso il terreno roccioso. Ora che la tensione era venuta meno, l'elfa sembrava essersi fermata un po' a pensare... e soprattutto, adesso aveva un po' di tempo per elaborare la morte dei loro compagni. Doveva ammettere che anche lui provava un certo desiderio di vendetta nei confronti di Sebastiano, e che gli avrebbe volentieri preso a pugni fino a spaccargli tutti i denti per quello che lui e i suoi uomini avevano fatto...

I membri della sua banda erano stati dei compagni e degli amici per molto tempo. Anche se la morte era sempre stata un rischio del mestiere, era difficile abituarsi all'idea che di tutti loro, fosse rimasta soltanto Endlinn. Del resto, non era la prima volta che lui avrebbe dovuto ricominciare... per un mezzorco dalle origini incerte, la vita a Tilea non era proprio confortevole, e la sorte era di solito avversa. Era già stato costretto a reinventarsi per sopravvivere e sfuggire al pregiudizio, e anche questa volta sarebbe stato lo stesso...

"Bene... una volta finito mettere su accampamento, decideremo turni di guardia." concluse Iaco, controllando che il falò che Nisa stava preparando fosse sicuro. "Domani meglio partire presto. Credo che scagnozzi di Villanova già su nostre tracce..."

"E' vero..." ammise Holger, scosso dai suoi pensieri. "Diavolo... ancora non riesco a credere che stiamo facendo tutto questo..."

         

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CONTINUA...

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Capitolo 14
*** Inseguiti ***


Pathfinder: Madness Rising
 Una fanfiction di Pathfinder scritta da: Justice Gundam

 

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Capitolo 14 - Inseguiti

Gunter si sgranchì le spalle e si alzò, senza mai staccare gli occhi dai suoi compagni che dormivano attorno a ciò che rimaneva del fuoco. Non era la prima volta che faceva un turno di guardia - quando ancora viveva a Livizei, era abituato a fare delle ronde notturne, per assicurarsi che tutto fosse a posto. Grazie alla sua infravisione, era semplice per il nano accorgersi di qualche presenza nell'oscurità. Non era precisa come la vista normale, dal momento che in effetti riusciva a "vedere" solo le emissioni di calore, senza grandi dettagli. Ma era quanto bastava per accorgersi di qualcosa che cercasse di avvicinarsi a loro. Anche adesso, ai suoi occhi, i suoi compagni apparivano come delle masse di luce rossa ed arancione sullo sfondo di un paesaggio indefinito immerso nel blu e nel nero.

Il nano passeggiò silenziosamente accanto ai giacigli dei suoi compagni e rivolse lo sguardo prima di tutto alle compagne che avevano compiuto quel viaggio assieme a lui, prima ancora di arrivare a Grisborgo. Nisa era distesa in una posizione un po' strana per una dormiente, supina con le braccia lungo i fianchi, il viso verso l'alto e stranamente composta. Era lo stato di trance in cui cadevano gli elfi quando riposavano, ed era una cosa a cui ormai lui era abituato, ma ancora adesso gli faceva uno strano effetto. Per molti versi, riflettè, gli elfi erano ancora un popolo strano, affascinante a modo suo ma spesso incomprensibile. Spesso parevano così distanti, quasi eterei, prendevano le cose così alla lontana... in netto contrasto con il senso pratico, qualcuno avrebbe potuto dire anche il materialismo di molti nani.  Considerato il loro modo così diverso di prendere la vita, non era strano che elfi e nani fossero così spesso in contrasto. 

Gunter controllò per l'ennesima volta che il suo moschetto fosse ben assicurato alla sua schiena, e passò vicino al giaciglio di Pandora, osservandola con affetto quasi paterno. Aveva praticamente visto nascere quella ragazza, anche se solo di recente l'aveva conosciuta per davvero. E adesso lei era diventata un'avventuriera come lui e Nisa... sinceramente, non era troppo sicuro di cosa pensare. Era una vita difficile, anche se doveva ammettere che aveva iniziato bene, grazie anche all'aiuto di Sotero, quel gatto nero suo famiglio che ora dormiva acciambellato accanto a lei. 

Un momento!

Qualcosa si mosse ai limiti del campo visivo di Gunter, che riuscì a vedere di sfuggita una macchia rossa e arancione che appariva all'improvviso dal blu senza fine della foresta circostante. Non aveva una forma umanoide…

Il nano non perse tempo. Afferrò la sua ascia da battaglia e si voltò di scatto verso il luogo dove la forma sconosciuta era apparsa… ma quest'ultima si era già ritirata, e chiunque fosse stato un po' meno presente di Gunter avrebbe potuto pensare che si trattasse di un'illusione, una fugace visione data dalla paranoia e dallo stress.

Niente. La cosa, di qualunque cosa si trattasse, non fece ritorno. Forse era stata davvero solo un'impressione. 

Ma se c'era una cosa che Gunter, come avventuriero, aveva già imparato, era che non doveva sottovalutare nulla. Silenziosamente, un occhio sempre fisso sulla foresta, si chinò verso il giaciglio di Nisa. Il turno di guardia successivo sarebbe stato il suo, in fondo.

Toccò la spalla della ragazza elfica con una mano robusta e la scosse appena un po', in modo da risvegliarla dalla sua trance. Quasi subito, Nisa aprì gli occhi con fare sorpreso, e ci mise giusto un paio di secondi per tornare del tutto alla realtà, e in particolare al suo compagno che la chiamava.

“Gunter?” sussurrò. Dall'espressione del nano, si capiva subito che Gunter la considerava una cosa importante, ma sperava comunque di risolverla senza svegliare gli altri.

“Credo che ci stiano osservando.” Rispose, con voce altrettanto bassa. “Ho intravisto qualcosa là tra gli alberi.”

Nisa prese sul serio l'avvertimento del suo compagno, e afferrò rapidamente l'arco e le frecce appoggiati accanto al suo giaciglio. In silenzio, si alzò da dove si trovava, e seguì Gunter mentre tornavanel posto da dove faceva la guardia. Anche lei fissò la foresta, e tenne pronta una freccia in una mano nel caso ci fosse stato qualche problema. Pur non avendo la stessa capacità di infravisione del suo compagno, la vista di un elfo era comunque in grado di vedere al buio un po' meglio di quella di un umano.

Un fruscio!

Le orecchie a punta di Nisa guizzarono brevemente, e la druida incoccò lentamente la freccia, spaziando da un lato all'altro per cercare di intercettare ogni possibile minaccia…

Niente. Dopo diversi minuti di attesa, ancora non era venuto fuori niente. Forse era stata davvero solo un'impressione, ma la prudenza non è comunque mai troppa.

"Niente. Sono convinto che ci sia qualcosa da quelle parti, ma per qualche motivo non ci attacca." sussurrò Gunter. "Forse si è reso conto che siamo sul chi vive."

"Comunque starò attenta." rispose l'elfa dai capelli verdi. Abbassò l'arco, ma mantenne la freccia incoccata, in modo da essere pronta nel caso il nemico misterioso avesse deciso di attaccare. Le sue orecchie a punta si mossero lievemente, nel tentativo di cogliere suoni sospetti, ma per il momento, non si sentivano nient'altro che il soffio della brezza e i versi dei grilli. "Vai pure a riposare, Gunter. Tanto vale che cominci il mio turno di guardia."

"Ne sei sicura?" chiese Gunter. "Non devi sforzarti, lo sai. Posso ancora andare avanti per un'oretta."

Nisa fece un cenno affermativo e sorrise lievemente. "Non è un problema. Del resto, tra non molto sorgerà il sole. E se dovesse esserci qualche problema, vi avvertirò subito. Tu pensa a riposare, credo che domani ci aspetti ancora una bella camminata."

"La Terra delle Viole è ancora piuttosto lontana. Speriamo di raggiungere presto il confine." rispose Gunter. "Va bene. Stai attenta."

"Buon riposo." sussurrò infine Nisa. Il suo compagno raggiunse il suo giaciglio, si tolse il moschetto dalle spalle e lo appoggiò con attenzione accanto a sè, in modo da averlo a portata di mano nel caso ci fosse qualche emergenza. Con dei movimenti tranquilli e sicuri al tempo stesso, Gunter si mise disteso su un fianco e si mise sotto una coperta, deciso a godersi un altro po' di sonno prima che sorgesse il sole.

Nisa distolse lo sguardo dai suoi compagni, si sedette su uno spiazzo vicino e tenne pronto il suo arco. Il silenzio della natura, l'atmosfera calma e pacifica di quella radura immersa nel verde, avevano un effetto tranquillizzante su di lei, e giusto per un momento, Nisa tornò con la mente ai lunghi anni della sua infanzia, passati a studiare e a meditare in mezzo alla natura con i suoi fratelli e sorelle. Entrare nel circolo dei druidi della sua comunità elfica era sempre stato un privilegio che solo pochi riuscivano a conquistare, e per lei era sempre stato motivo di orgoglio essere stata scelta dagli anziani per questo compito - ma adesso, l'orgoglio era passato in secondo piano rispetto al dovere che si rendeva conto di dover svolgere.

Detto questo, non c'era motivo per cui non potesse godersi questo momento di pace, in un luogo in cui poteva finalmente sentire il soffio del vento e le voci di una natura incontaminata. Le città avevano il loro scopo, questo Nisa non lo avrebbe mai negato, ma non facevano per lei. Troppa frenesia, troppa fretta e troppi predatori ben peggiori di quelli che si potevano trovare tra gli animali e le piante di Tilea.

Se solo le persone si fossero prese il loro tempo per guardarsi intorno ed apprezzare la bellezza del creato, come facevano gli elfi...

Nisa bloccò quel flusso di pensieri, e dopo un attimo di disappunto, si rimproverò per essersi lasciata trascinare dallo stesso flusso di pensieri in cui cadevano fin troppi elfi. Molti di loro si erano fatti la nomea di essere arroganti, presuntuosi e di guardare le altre razze dall'alto in basso, perchè effettivamente era una tentazione in cui cadevano spesso. La loro lunga vita dava loro una prospettiva diversa da quella di altre specie dalla vita più breve, e questo sfociava spesso in tensioni - non era certo un segreto che tra elfi e nani ci fossero spesso dissapori.

"Accidenti, Nisa... concentrati! Tu e i tuoi compagni siete in fuga da un'organizzazione criminale, e dobbiamo ancora capire perchè portavano via tutti quegli animali." bisbigliò a voce talmente bassa che quasi non la sentiva lei stessa. Si alzò dal suo posto e cominciò a passeggiare silenziosamente attorno ai giacigli dei suoi compagni. Dario, Maria, Iaco, i due bambini che avevano salvato... anche Sebastiano e i due fuorilegge con cui erano riusciti a scappare. Adesso erano loro i suoi compagni, oltre a Gunter e Pandora, e lei era decisa a proteggerli, al diavolo la razza.

"Cosa potrebbe volere un'organizzazione criminale da questi due bambini, poi...?" si chiese Nisa con malinconia. Anche se Matilde e Bastiano non davano l'impressione di soffrire per la loro situazione, Nisa non poteva fare a meno di dispiacersi per un'infanzia che era stata loro negata. "Non importa. Dobbiamo proteggerli, e fare in modo che possano anche loro vivere la loro vita come vogliono loro. Non lascerò che diventino pedine di qualche sfruttatore... o peggio."

Con rinnovata determinazione, Nisa continuò a camminare attorno all'accampamento, stando attenta a tutto ciò che le stava attorno. Ma nonostante avesse i sensi tesi al massimo, non si ripresentò nulla di quello di cui Gunter l'aveva avvertita. Meglio così, in fondo...

 

oooooooooo

 

Le prime luci del mattino fecero da sveglia al gruppetto di avventurieri e fuggiaschi, assieme all'acuto canto di un merlo selvatico - o meglio, di Nisa che stava imitando il verso di un merlo con sorprendente abilità! Dario e Maria, abituati a svegliarsi presto e ad essere sempre all'erta, si svegliarono per primi; seguiti da Iaco che cercava come poteva di schermarsi gli occhi dalla luce del sole che per lui era irritante.

"Ciao, ragazzi. Spero che vi siate riposati." disse Maria mentre si sgranchiva le spalle. Si alzò in piedi di scatto e fece un po' di movimento per sciogliersi i muscoli. Nel giro di pochi minuti, tutti si erano alzati in piedi e stavano raccogliendo i loro equipaggiamenti, in modo da poter riprendere a muoversi non appena messo qualcosa nello stomaco.

"Sì, direi di sì." disse Holger, dando una mano ad Endlinn a rialzarsi. Nisa si era piazzata accanto a Sebastiano,  per fare in modo che il malavitoso non si facesse venire strane idee di scappare. "Allora, da qui in poi, qual è la direzione che dobbiamo prendere?"

Gunter controllò a sua volta il suo equipaggiamento. "Seguiamo sempre la direzione che abbiamo preso. A questo punto, il grosso delle pattuglie dovremmo essercelo lasciato alle spalle, ma è meglio proseguire nella foresta. Non si può mai essere troppo sicuri."

Sebastiano annuì. "Sì, sono d'accordo. Da qui in poi non dovrebbe volerci molto per arrivare alla Terra delle Viole." rispose. "Ora, quello che mi chiedo è che cosa farete di me, una volta che saremmo arrivati da quelle parti. Avete intenzione di consegnarmi alle autorità, e intascare la taglia? E' quello che farei io al vostro posto, dopotutto."

"Ammetto che l'idea mi tenta." rispose Maria. "Ci hai aiutato, è vero... ma soltanto perchè non avevi altra scelta. Per salvarti il culo."

"Non userei questi termini, ma... non posso dire che ti sbagli, ragazza." rispose Sebastiano. Lui stesso era sorpreso dalla mancanza di rabbia nei suoi discorsi, e si chiese se ormai era così abituato all'idea che le persone facessero prima di tutto i loro interessi, che lo considerava ormai naturale. Una parte di lui rimpiangeva l'ingenuità dei vecchi tempi...

"Maria!" esclamò Pandora. "Insomma, non mi sembra il caso di essere così prevenute! Insomma... anche Sebastiano ha fatto la sua parte per aiutarci, no? Non importa per quale motivo..."

Gunter sospirò e alzò gli occhi al cielo. "Pandora, mia cara, a volte sei davvero troppo buona."

Matilde, Bastiano, Holger ed Endlinn non fecero commenti, ma si limitarono a guardare Sebastiano con sospetto. E quest'ultimo non stava facendo molto per dissuaderli - si limitava a restare in silenzio a raccogliere i suoi effetti personali.

Finalmente, fu Nisa a rompere il silenzio. "Sentite, non è il caso di restare qui a discuterne. Avremo tutto il tempo più tardi, quando avremo passato il confine con la Terra delle Viole." affermò la druida. "Riconosco... che non sono sicura se posso fidarmi di costui. Ma adesso abbiamo cose più importanti a cui pensare."

"Se non altro, sapete quali sono le vostre priorità." rispose Sebastiano. A quel punto, si era fatto un'idea di cosa potesse o non potesse dire, e si era reso conto che quel gruppo di avventurieri, se non altro, non lo avrebbe ucciso o malmenato per un po' di impertinenza. "State tranquilli, so bene che ho migliori probabilità di cavarmela con voi che da solo. Certo... una volta che saremo arrivati alla Terra delle Viole, sarà tutto da vedere."

Iaco grugnì. Già la luce del sole stava dando fastidio ai suoi occhi abituati all'oscurità, e questi discorsi on servivano a migliorare il suo umore. Dopo essersi infilato la tunica ed essersi riparato gli occhi con il cappuccio, il coboldo richiamò l'attenzione picchiettando con il suo bastone sulle pietre che circondavano il falò ormai spento. "Bene, bene! Non abbiamo detto non perdere tempo?" esclamò con voce acuta. "Adesso noi mangiare qualcosa e riprendere viaggio, che dite?"

"Sì, Iaco ha ragione. Dobbiamo levare le tende, e continuare il nostro viaggio. Più strada mettiamo tra noi e Grisborgo, meglio sarà..." concluse Dario. Lui e qualcun altro stavano tirando fuori un po' di provviste - principalmente, pane secco, noci, frutta essiccata e formaggio - per il pasto della mattina.

Maria si passò una mano sulla faccia e represse un sospiro. La giornata era appena iniziata, e già le dava l'impressione che sarebbe stata lunga e faticosa. Quasi sperava che avrebbero incontrato qualche mostro lungo la strada, almeno sarebbe stato un modo per il gruppo di concentrarsi su un pericolo immediato...

 

oooooooooo

 

Nerenzio Ungaro era anche lui un uomo in fuga, in quel momento. I Villanova e i loro misteriosi alleati non gli avrebbero mai perdonato quel fallimento, e tutto quello che lui poteva fare era fuggire in qualche luogo remoto di Tilea, e usare i soldi che aveva portato con sè per cercare di reinventarsi. Magari qualche villaggio dove nessuno lo conosceva... dove avrebbe potuto mantenere un profilo basso e chissà, magari anche sfuggire allo sguardo della famiglia mafiosa. 

Erano quelli i suoi pensieri mentre viaggiava su un piccolo carro trainato da un paio di muli un po' malandati, condotti da un contadino vestito di stracci polverosi, con scarpe consunte e un fazzoletto legato sulla testa. Era il modo più semplice e più comodo di farsi portare in un luogo dove sarebbe stato facile passare inosservato, e darsi alla macchia.

"Ecco..." affermò il contadino con voce roca, tirando un pochino le briglie improvvisate con cui teneva i suoi muli. "Siamo arrivati... da qui in poi, puoi andare da solo."

L'uomo si guardò attorno mentre raccoglieva ciò che gli apparteneva. Dopo essersi allontanato da Grisborgo, si era fatto dare un passaggio dal primo individuo che gli dava l'impressione di essere abbastanza anonimo da non attirare alcuna attenzione, e gli aveva offerto una lauta ricompensa in cambio dell'essere portato dove desiderava. Per fortuna, era andato tutto liscio. Non avevano incrociato guardie, nè scagnozzi dei Villanova, e non erano stati attaccati da qualche mostro o qualche bestia selvatica. Con un po' di fortuna, la sua fuga sarebbe proseguita bene...

Nerenzio scese con un po' di esitazione e diede un'occhiata alla strada che si addentrava nella pianura erbosa davanti a lui. Un po' esposto, in effetti, ma con un po' di fortuna, si sarebbe potuto nascondere in una macchia, e da lì avrebbe proseguito verso un nascondiglio più affidabile. No, doveva ammettere che non aveva esattamente un piano al di là di questo, ma era convinto che sarebbe riuscito ad inventarsi qualcosa…

L'uomo frugò in una bisaccia e ne tirò fuori un sacchetto di cuoio che tintinnava in maniera inequivocabile. “Bene. Almeno adesso siamo lontani da quel vespaio.” Affermò, permettendosi un sospiro di sollievo. “Avevamo detto cinque ducati per il passaggio, vero? Ecco… te ne do dieci per il disturbo.”

La pelle non ha prezzo.” Aggiunse tra sé. 

Con sua sorpresa, il contadino lo guardò con uno strano sorriso sul suo volto rugoso e segnato dal sole. “No, non serve. Puoi pagarmi in un altro modo.” Rispose, e Nerenzio ebbe l'impressione che la sua voce fosse più decisa, senza quella raucedine di prima…

“Eh? In un altro modo? Di cosa stai…” cominciò a chiedere il fuggiasco.

La domanda gli morì a metà nel momento in cui la sua speranza venne crudelmente infranta. La figura del vecchio malandato sbiadì, e in una frazione di secondo, al suo posto apparve una visione terrificante – un incubo dalla pelle violacea e viscida, gli occhi senza pupille e la bocca da lampreda, circondata da quattro viscidi tentacoli gocciolanti di qualche ripugnante fluido verdino! 

Davvero pensavi che saresti riuscito a sfuggirci, misero umano?”La domanda beffarda sembrò risuonare nella sua mente piuttosto che udita, e Nerenzio, in preda ad un terrore cieco, vide quella mostruosa imitazione di un umanoide, avvolto in cupe ma eleganti vesti nere che contrastavano con il suo aspetto orrido, scendere di sella e avvicinarsi.

Ti abbiamo tenuto sott'occhio fin dall'inizio. Abbiamo avuto ampia prova della tua incompetenza e grettezza. E ora, hai perso due importanti esemplari e hai permesso a terze parti di venire a conoscenza del progetto. Sei diventato un ostacolo.

Spinto da un disperato istinto di sopravvivenza, Nerenzio fece un passo indietro e cercò di darsi alla fuga. Ma il suo tentativo era destinato al fallimento. La mostruosità aliena corrugò appena un po’ la fronte... e Nerenzio sentì una fitta di dolore indescrivibile, come se il suo cervello avesse preso fuoco all’improvviso! La vista gli si annebbiò, la pelle venne percorsa da una sorta di scarica elettrica, e cercò di urlare... ma la mascella rimase bloccata, e la lingua si rifiutò di muoversi. L’urlo rimase nella gola dell’uomo, e i suoi occhi si spalancarono in un’espressione di orrore ed incredulità. I suoi muscoli erano congelati, e per quanto lui desiderasse disperatamente fuggire e mettersi in salvo, non riusciva nemmeno a muovere un dito.

Tutto quello che poteva fare era guardare impotente, con crescente terrore, quella mostruosità che si avvicinava lentamente, prendendosi il suo tempo in modo da aumentare il senso di impotenza della sua preda.

Ormai, la creatura era ad un passo da Nerenzio. Con un suono nauseante, sollevò i tentacoli attorno alla sua bocca e si avvinghiò attorno alla testa dell’uomo, che provò un brivido quando sentì le membrane viscide e mucose che scivolavano sulla sua pelle. Due dei tentacoli stavano premendo sulla sommità della sua testa...

Che mente gretta. Meschina. Incapace di vedere oltre la sua piccola, miserabile vita. Proprio quello che mi aspetto da voi umani." La voce telepatica della creatura prese in giro Nerenzio, che ormai non poteva più nemmeno implorare pietà. “Non ti preoccupare. Il tuo cervello resterà lì dov’è. Non sarebbe un pasto abbastanza sostanzioso. Piuttosto... c’è qualcun altro che vorrebbe fare un bel discorso con te. Un discorso che sono sicuro non ti piacerà."

L’orrido essere rilasciò i tentacoli dalla testa della sua preda terrorizzata, e Nerenzio riuscì a sentire una risata sprezzante ed arrogante. Anche se non era sicuro se provenisse davvero dalla creatura, o se fosse anche questa telepatica...

 

oooooooooo

 

Il viaggio di Dario e del suo gruppo era proseguito attraverso le terre selvagge, tenendosi il più lontano possibile dalle strade frequentate. Ogni tanto, il gruppo di amici ed alleati incrociavano qualche animale selvatico o qualche gruppetto di umanoidi in caccia, ma fino a quel momento, nessuno di quegli incontri si era risolto in uno scontro. Fino a quel momento, la loro fuga era andata bene, e avevano l'impressione che il confine con la Landa delle Viole fosse ormai distante solo qualche ora di cammino.

"Ci siamo quasi, credo..." disse Endlinn, e gettò un'occhiata alle cime degli alberi che si agitavano lievemente nel vento. "E ancora non abbiamo incontrato nessun ostacolo, quindi... direi che per adesso siamo stati fortunati."

Dario fece una breve risata a denti stretti. "Non sfidiamo la sorte, Endlinn. Per esperienza personale, ti posso dire che è proprio quando ci sembra che tutto vada bene che spesso la sorte ci tira qualche colpo basso." affermò. Holger guardò il giovane biondo con comprensione, immaginando che parlasse per esperienza.

Gunter si schiarì la voce e controllò come stessero i suoi compagni. "Beh, visto che siamo qui, forse faremmo meglio a prenderci un quarto d'ora di riposo, prima di continuare." affermò. "Voi due, ragazzini. Ve la sentite di andare avanti?"

"Sono un po' stanca, a dire la verità... ma posso andare avanti." rispose Matilde. La bambina castana si fermò un attimo, solo per sgranchirsi un po' la schiena. "Basti, piuttosto è per te che sono preoccupata. Ce la fai a continuare, anche con quella gamba?" Si riferiva chiaramente alla gamba che Bastiano era costretto a trascinare a causa dell'incidente che aveva avuto quand'era più piccolo. 

Per fortuna, malgrado fosse decisamente meno robusto della sua migliore amica, Bastiano non dava l'impressione di essere molto più stanco di lei. "Beh... neanch'io posso dire di essere al massimo, ma ho solo bisogno di sedermi per qualche minuto." affermò. "Ci sono... altri pericoli a cui dobbiamo stare attenti, da queste parti? Se qualcuno lo sa, si intende."

"Non credo... a parte le tribù umanoidi della zona... che abbiamo anche già incrociato... non ci dovrebbero essere problemi." rispose Nisa, sedendosi accanto ai due bambini. Con un sospiro, Matilde si tolse da tracolla la sua enorme spada e la appoggiò accanto a sè, in modo da prendere fiato più liberamente. "Stiamo solo attenti se dovessimo incrociare qualche gnoll. Quelli non sono per niente amichevoli."

"Ugh. No, di solito tribù di gnoll mangiano uomini." rispose Iaco, non volendo comunque generalizzare troppo. "Comunque, non credo loro attaccare gruppo così grande."

"Non ci preoccupiamo più di chi ci sta dando la caccia, vedo..." rispose prontamente Sebastiano. Il capobanda si era seduto su un tronco d'albero caduto per controllare la sua spada e affilarla sfregandola con una pietra dura. Stava per aggiungere altro, quando un movimento improvviso sotto di sè lo mise in allarme, e sbattè gli occhi sorpreso. Che strano... aveva avuto l'impressione che il tronco d'albero si fosse mosso sotto di lui.

E non era il solo. Sotero, il gatto nero famiglio di Pandora, che in quel momento era impegnato a leccarsi e a lisciarsi il pelo, sentì qualcosa di strano sotto i cuscini delle zampe... e Gunter stesso, mostrando l'affinità dei nani per la terra, ebbe la sensazione di sentire qualche movimento insolito.

"Miao! Che succede? C'è qualcosa qui..." miagolò il gatto nero. 

Immediatamente, il gruppo fu all'erta. Maria afferrò la sua ascia a due mani e si guardò attorno, ma Gunter la corresse immediatamente. "Aspetta, Maria... sento anch'io qualcosa... ma non viene da attorno a noi. Da sotto."

"Cosa?" esclamò Bastiano. Il giovanissimo oracolo si alzò di scatto, sorretto da Matilde. "C'è... c'è qualcosa che sta cercando di..."

"Attento! Miaoooo!" esclamò di colpo Sotero. 

L'avvertimento arrivò appena in tempo. Agendo d'istinto, Bastiano si gettò di lato con tutta la velocità di cui era capace, una frazione di secondo prima che il terreno vicino a lui si sollevasse di colpo! Una massa squamosa ne uscì con rapidità incredibile, e un paio di affilate mascelle a forma di becco, circondate da quattro tentacoli armati di spuntoni e ventose, si chiusero di colpo a pochi centimetri dal viso di Bastiano! Una folata di odore pestilenziale colpì i due bambini, che indietreggiarono nauseati mentre la creatura, un mostruoso incrocio tra una serpente e un lombrico gigantesco, coperto di squame grigio-verdastre, usciva dal terreno per aggredire le sue prede, le fauci gocciolanti di densa saliva verdastra!

"Bastiano! Matilde!" esclamò Holger. Agendo d'istinto, Dario sfoderò uno dei suoi fidati coltelli, e lo lanciò con precisione contro la mostruosa creatura, mirando a quello che doveva essere il collo. Il lancio fu preciso e andò a segno... ma la pelle della creatura si rivelò elastica come gomma, e la lama rimbalzò su di essa senza ferirla!

"Aaah! Che... che cavolo è?" esclamò Matilde con un grido di paura. Come in risposta alla sua domanda, il terreno ribollì accanto a Dario, e il giovane si gettò di lato con un grido di allarme, evitando un'altra creatura, del tutto uguale alla precedente, che emerse dal terreno e cercò di troncargli una gamba con un morso vorace! Una terza di quelle bestie emerse vicino a Maria e la morse al fianco, strappandole un acuto grido di dolore!

"Maria!" esclamò Iaco. "Arcaniss Nil'gnos!"

Il coboldo stregone pronunciò qualche parola nella lingua dei draghi, e scagliò di nuovo il suo incantesimo d'attacco, Missile Magico, contro la creatura che aveva morso Maria. Due proiettili di pura energia scaturirono dal bastone di Iaco e colpirono la mostruosa creatura, costringendola a mollare a presa, e permettendo alla giovane donna di allontanarsi. Maria strinse i denti per il dolore della ferita, e afferrò la sua ascia, mettendosi in guardia davanti a quella strana creatura.

"Che cosa sono queste cose? Da dove vengono?" chiese Gunter.

Pandora storse il naso, in un'espressione di disgusto e confusione al tempo stesso. "Sono dei grick... predatori sotterranei che resistono alle armi normali!" esclamò.

"Sotterranei? Ma se questi sono saltati fuori alla luce del sole!" fu la risposta di Sebastiano. Si gettò di lato per evitare uno dei grick che si lanciava di nuovo all'attacco.

"Infatti è insolito!" rispose quasi subito la giovanissima fattucchiera. Fu costretta ad interrompere la spiegazione quando una di quelle bestie mostruose si scagliò su di lei, e Pandora riuscì a malpena a schivarla, ma riportò comunque un taglio sull'avambraccio destro. "Ugh! E comunque, non mi sembra che a loro importi molto!"

"Prima li facciamo fuori, poi pensiamo al resto!" esclamò Maria, e indirizzò un poderoso colpo d'ascia al collo del grick che l'aveva ferita. Il fendente andò a segno, ma non ebbe l'effetto  che la giovane donna aveva sperato - la lama penetrò nelle carni del grick, che si rivelarono abbastanza coriacee da impedirle di raggiungere punti vitali, e la creatura si districò con un trillo agghiacciante.

"Armi no utili! Proviamo magia!" esclamò Iaco. Con un'altra breve invocazione, creò una piccola scarica elettrica sul palmo della sua mano destra e si avvicinò al grick che minacciava Maria. Quest'ultimo cercò di voltarsi per morderlo, ma Iaco riuscì a scansare il colpo e a poggiare il palmo della sua minuscola mano sul fianco della creatura, per poi trasmetterle una dolorosa scarica elettrica.

"Sembra che funzioni..." affermò Nisa, mentre con la sua spada allontanava il terzo grick. La bestia vermiforme si allontanò dalla druida e si infilò nuovamente nel tunnel che aveva scavato. "Attenti! Quello è tornato sotto terra! Non fatevi cogliere alla sprovvista!"

"Più facile a dirsi che a farsi... ma intanto uno lo faccio secco!" esclamò Gunter. Il primo grick stava cercando di azzannarlo, e il nano era appena riuscito ad afferrare il suo fucile, prendere la mira...

...ed esplodere un colpo con un fragore assordante!

Il proiettile sfrecciò in aria e centrò in pieno il mostro vermiforme, sbalzandolo indietro di almeno un metro... ma non riuscì a penetrare a fondo quanto Gunter aveva sperato e la creatura, pur ferita, riuscì a rimettersi in guardia pochi istanti dopo, rivoletti di sangue verdastro che sgorgavano dal buco.

"Merda! Ma quanto sono coriacei, questi cosi?" grugnì il nano. Gli altri due grick stavano eseguendo una serie di attacchi mordi e fuggi, letteralmente... e Holger aveva appena subito un doloroso morso da parte di quello che era sfuggito pochi istanti prima. Matilde si gettò a difendere il mezzorco, ma neanche lei riuscì a fare molto: il suo spadone non fece che una ferita superficiale sul fianco del mostruoso predatore. 

"E' inutile, anche le nostre armi più forti hann poco effetto..." affermò la piccola guerriera. Con un movimento rapido delle braccia, riuscì a proteggersi dal contrattacco del grick e ad allontanare da sè i tentacoli. "Basti, se hai qualche idea... meglio che la usi subito!"

"Bestiaccia... crepa, una buona volta!" esclamò Endlinn. Si gettò sul grick che aveva ferito il suo capo, e riuscì a conficcare un pugnale nel fianco del mostro, superando le squame innaturalmente coriacee di cui era coperto. La bestia si contorse e scaraventò via l'elfa dal volto deturpato, che atterrò con un tonfo un po' più in là, e cercò di alzarsi prima che il grick le fosse addosso. Vide il mostruoso predatore che si avvicinava rapidamente, i tentacoli aperti e le fauci spalancate che puntavano verso la sua gola, e per un attimo temette che per lei fosse giunta la fine...

"Endlinn!" esclamò Dario, troppo occupato a difendersi dagli altri due grick per poter dare una mano.

Endlinn vide qualcosa di metallico scintillare accanto a lei, sentì un suono sibilante appena accennato, e poi un nauseante gorgoglio provenire dal grick che stava per aggredirla. Fu solo quando ormai era tutto finito che si accorse di cosa fosse successo - Sebastiano era riuscito a sferrare un affondo con il suo stocco, infilando la lama nella bocca del mostro per trafiggergli il cervello. Il grick si agitò spasmodicamente per un istante prima di cessare ogni resistenza, e i suoi tentacoli si afflosciarono senza vita.

"Hah... allora ce l'hanno un punto debole, queste cose!" affermò Sebastiano. "Devo ammetterlo, non speravo che sarebbe stata così semplice."

"Uff... Beh, grazie. Non credevo che mi avresti salvato." rispose Endlinn, riprendendo la calma. 

Sebastiano ritirò il suo stocco dal corpo del grick e ripulì la lama dal sangue verdastro che la inzuppava. "Non fraintendermi, non l'ho fatto per te. Era semplicemente il momento più adatto per far fuori quella bestia." rispose.

L'elfa sfregiata alzò le spalle. "Qualunque fosse lo scopo, il risultato è che mi hai salvata, quindi ti ringrazio lo stesso."

"Attenti! Credo che stiano arrivando anche gli altri!" Bastiano riportò l'attenzione del gruppo sui due grick che ancora stavano dando del filo da torcere al resto del gruppo. Iaco aveva lanciato un altro incantesimo Missile Magico, creando due proiettili luminosi che colpirono ciascuno un avversario, ma i danni furono contenuti, e i due mostri ripresero l'attacco senza troppi ritardi. Una delle creature strisciò via per cercare di attaccare da un'altra angolazione, ma così facendo si avvicinò un po' troppo ad Holger e a Sebastiano...

E con una certa sorpresa da parte di tutti, fu Bastiano a farsi avanti. Il ragazzino prese a due mani il coraggio e alzò la mano destra, che venne circondata da una cupa aura di energia nera e viola, poi aspettò che il grick giungesse a tiro e si avvicinò alla massima velocità che la sua gamba semi-paralizzata gli permetteva. Allungò la mano destra e toccò la pelle squamosa del mostro... 

"Leves Vulnera Inferere!

...e la luce dai colori innaturali guizzò via dalla mano di Bastiano ed entrò nel corpo del grick. Una frazione di secondo dopo, dei raggi di luce violacea scaturirono dal corpo della mostruosità, che ringhiò e si contorse in preda ad un improvviso e lancinante dolore! Bastiano si allontanò rapidamente per non esporsi ad un contrattacco, ma la gamba malferma lo tradì, e il ragazzino finì per sedersi per terra!

"Basti!" esclamò Matilde. Con uno scatto, la bambina si piazzò tra il suo amico e il grick, e strinse i denti mentre reprimeva la paura. Il grick, furioso e dolorante, si tirò indietro, percependo per istinto che l'enorme spada brandita da Matilde era un pericolo anche per la sua pelle resistente...

E questo attimo di distrazione gli fu fatale. Con un grido di battaglia, Maria sollevò la sua ascia a due mani, e la abbattè sul grick con tutte le sue forze. Questa volta, il colpo si rivelò troppo potente, e la lama ricurva trafisse il corpo del mostro ferendolo mortalmente. Il grick emise un verso acuto e stridente prima di crollare al suolo in un lago di disgustoso sangue verdastro.

"E due." esclamò Maria con soddisfazione, mentre con una mano si tamponava la ferita ad un fianco.

Non rimaneva infatti che un grick, che se la stava vedendo con una serie di attacchi da parte di Dario, Pandora e Iaco. Il coboldo aveva usato un incantesimo chiamato Scudo per creare uno schermo di energia semi-trasparente davanti a sè ed impedire alla bestiaccia di azzannarlo. Un attimo dopo, Pandora alzò le braccia e puntò entrambi i palmi verso il mostro, le dita aperte a ventaglio...

"Miao! Pandora fa sul serio! Vai, Pandora!" miagolò Sotero. Gli occhi della giovane fattucchiera si illuminarono di luce rossa per un breve istante, e dai palmi delle sue mani scaturì una fiamma scarlatta che colpì in pieno la bestia e lasciò delle dolorose bruciature sulla sua pelle squamosa. Il grick stridette rabbiosamente e cercò di attaccare Pandora nel momento in cui la fiamma si esaurì... ma Dario intervenne, e questa volta riuscì a colpire il grick al fianco con il suo pugnale.

L'ultimo dei grick si rivelò più sensato dei suoi "colleghi" - vedendo che ormai per lui si metteva male, il mostro si ritirò velocemente in una delle gallerie che aveva scavato, e vi si infilò dentro per far perdere le proprie tracce. Si sentì un rumore di terra smossa nel momento in cui la bestia tornò nelle viscere della terra e si lasciò dietro un getto di detriti... e quando tutti poterono constatare che la minaccia era andata via, Holger tirò un sospiro di sollievo e si sedette per terra, facendo per tamponarsi la ferita.

"Merda... ce l'abbiamo fatta... in qualche modo... grugnì il mezzorco, e si terse la fronte con il dorso della mano. Il cuore gli batteva ancora forte in petto, e anche per i due bambini, l'emozione era stata forte. Matilde si sentì mancare un po' le forze e appoggiò un ginocchio a terra, usandola sua spada per sorreggersi.

"Mati?" chiese Bastiano, e si chinò su di lei per aiutarla a rialzarsi, ma la piccola spadaccina alzò la testa e fece un sorriso sollevato. "Sto... sto bene, Basti. Non sono ferita. Vai... vai a vedere gli altri, vedi come stanno."

"Okay..." rispose il ragazzino, ancora con il fiato corto.

"Ragazzi, come state?" chiese Dario, raggiungendo i due bambini. "Ed Holger? Endlinn? Sebastiano?"

"Noi stiamo bene." rispose Sebastiano. "L'unico che è rimasto ferito è stato il mezzorco..."

"Non per molto." continuò Bastiano, mentre raggiungeva Holger saltellando sulla gamba buona. Si chinò accanto ad Holger, la mano destra avvolta da una tenue luce bianca. "Leves Vulnera Curare!" sussurrò, e avvicinò la mano alla ferita inflitta dal grick, che smise immediatamente di sanguinare e si richiuse da sola, fino a ridursi a poco più che un graffio.

"Uff... ecco fatto. Tutto bene, signor Holger?" chiese Bastiano con un sorriso sollevato.

Holger ricambiò il sorriso e arruffò ulteriormente i capelli a Bastiano con la sua enorme mano callosa. "Ottimo lavoro, ragazzo mio. E' stato anche grazie a voi ragazzi se ce l'abbiamo fatta." affermò. Si alzò in piedi e controllò i dintorni. "Ma è meglio andarsene da qui. Non vorrei che venisse fuori qualche altra bestiaccia... e sicuramente tutto quel frastuono attirerà qui qualcuno."

"Aspettate solo un momento." disse Nisa. L'elfa druida si chinò su una delle gallerie scavate dai grick, e prelevò un piccolo campione di terra. "Scusate, ma c'è qualcosa che non mi torna nel comportamento di quei grick... e quando ne abbiamo il tempo, vorrei darci un'occhiata."

"Va bene, ma adesso è meglio sbrigarsi." continuò Maria. Pandora si avvicinò alla ragazza mora e lanciò a sua volta un incantesimo di cura che fece rimarginare quasi del tutto la ferita sul suo fianco. "Grazie, Pandora... adesso, vediamo di riprendere l'orientamento, e continuiamo verso il confine."

"Non credo sia problema. Da questa parte..." rispose Iaco, e si girò verso una stradina improvvisata che si addentrava in una macchia di conifere... ma quando si voltò, si rese conto che stava arrivando qualcuno da quella direzione, e grugnì per il disappunto, temendo che potesse trattarsi di qualche altro avversario. "Ugh... questo non ci voleva! Ragazzi, altra compagnia!"

"Ancora?" chiese Dario con un pizzico di esasperazione. "Maledizione, speriamo che non sia qualcuno che vuole riportarci a Grisborgo legato come salami."

Gunter caricò il suo moschetto con tutta la rapidità che gli era possibile, stando comunque attento mentre caricava la polvere da sparo. "Calma, ragazzi. Non saltiamo alle conclusioni. Ma non facciamo neanche cogliere di sorpresa." affermò. "Vediamo prima di chi si tratta."

Sebastiano alzò le spalle rassegnato, mentre il gruppo si preparava a ricevere chiunque stesse arrivando da quella direzione. "Secondo me, dovremmo alzare i tacchi e scappare finchè ne abbiamo la possibilità. Anche se questo dovesse portarci un po' fuori strada."

"Sapete che vi dico?" rispose Pandora. "Il nostro amico qui non ha tutti i torti. Perchè non cerchiamo invece di evitarli? Credo che sia la cosa più prudente da fare."

"Non credo proprio. Non conoscete questa foresta come noi." rispose una voce squillante, in risposta alla biondina. Allarmati, Pandora e Sotero diedero un'occhiata ad un punto tra gli alberi... e videro che dalla boscaglia stavano arrivando alcuni halfling! Simili a bambini umani, alti appena un metro, vestiti con abiti di colori verdi e marroni che permettevano loro di mimetizzarsi meglio nella boscaglia, i piccoli abitanti del bosco erano armati di lance, spade corte e fionde, e Sotero ne contò almeno quattro soltanto sul lato verso cui lui e la sua padrona erano voltati... e altri tre stavano arrivando da un altro lato. Era una vista un po' preoccupante. Malgrado le ridotte dimensioni, solo uno scriteriato avrebbe sottovalutato l'astuzia e la tenacia degli halfling.

"Chi siete voi? Che ci fate qui?" esclamò uno degli halfling, la lancia puntata verso Iaco, che si allontanò di due passi alzando le mani per dire che non aveva intenzioni ostili. Il coboldo dalle squame azzurre era ben consapevole del fatto che non corresse buon sangue tra la sua specie e gli halfling...

"Con... con calma, signori." fu la pronta risposta di Dario. Il ragazzo biondo rinfoderò i pugnali e mostrò le mani vuote. "Non abbiamo intenzioni ostili. Poco fa abbiamo dovuto combattere contro alcuni grick... o come si chiamavano... che ci hanno attaccato di sorpresa."

"Non vogliamo farvi del male." continuò Pandora. "In effetti, non sapevamo neanche che da queste parti vivesse una comunità di halfling."

Gli halfling smisero di avanzare, ma alcuni di loro rivolsero la loro attenzione ai corpi dei due grick che il gruppo aveva eliminato. "Credo che stiano dicendo la verità." disse uno di loro. "Vedo due strane creature morte in mezzo alla radura... qualcuno può andare a controllare?"

Una ragazza halfling dai capelli biondi si staccò dal gruppo e raggiunse i resti delle creature. Le bastò dare un'occhiata per sincerarsi che quello che avevano detto Dario e i suoi compagni fosse la verità. "Hmm... sì, questo sono proprio due grick, come diceva il ragazzo." confermò. "Anche se mi chiedo cosa ci facessero qui. Di solito queste creature vivono nel sottosuolo."

"E' quello che ci chiediamo anche noi, per dire la verità..." rispose Gunter. "Ci hanno attaccato, e noi ci siamo difesi, ma non sappiamo cosa li abbia spinti a salire fino in superficie."

"Un momento, e cosa significa quel coboldo che è con voi?" chiese un altro degli halfling, un tipetto un po' tozzo con i capelli castani a caschetto e il viso rubicondo. Mosse la sua lancia in direzione di Iaco, che fece una buffa espressione di paura e mosse un passo indietro. "In effetti, cosa ci fanno quei due bambini umani con voi?"

"E poi, siete un gruppo piuttosto numeroso. E variegato, potrei aggiungere." continuò una halfling con i capelli neri legati in una lunga coda. "Scusate tanto se non sappiamo esattamente cosa pensare di voi."

Sebastiano emise un grugnito di disappunto. Se fosse stato per lui, avrebbe tagliato la corda, anche a costo di far fuori uno o due halfling nel corso del tentativo di fuga. Ma anche soltanto fermandosi a pensare per un attimo, appariva chiaro che non sarebbe andato tanto lontano.

Con una risatina nervosa, Pandora si fece avanti e cercò di spiegarsi. "In effetti... è un po' lunga da spiegare... hehehee..." affermò, battendo le punte degli indici tra loro. "Siamo... in una situazione un po' strana, e... passavamo di qui soltanto perchè dovevamo raggiungere la Terra delle Viole."

"Ugh... non era proprio possibile che non ci fossero complicazioni, vero?" borbottò Matilde.

"Mati... è meglio pensarci su due volte prima di aprire bocca." le sussurrò il suo amico. Matilde si sfregò la fronte con la mano libera e mormorò qualche parola di scusa.

Mentre alcuni degli halfling continuavano a tenere il gruppo sott'occhio, altri si stavano mettendo a discutere tra loro... e Nisa, con il suo udito acuto, riuscì a cogliere qualche parola della conversazione. Stavano chiedendosi cosa fare... come comportarsi con quel gruppo di 'individui sospetti' (questa era la definizione che avevano usato) arrivati all'improvviso nel territorio della "cella". L'elfa storse il naso, cosa voleva dire quella parola? C'era qualcosa che le sfuggiva, in tutto questo...

Per fortuna, nessuno del gruppo stava facendo mosse avventate. Maria strinse nervosamente il manico della sua ascia, ma non diede segno di voler tentare qualche mossa avventata.

"Per favore, gente, non facciamo niente di stupido..." brontolò Gunter a denti stretti.

Finalmente gli halfling smisero di discutere, e Nisa riuscì a vedere che le loro espressioni si erano un po' distese, anche se erano ancora sospettosi. Quello che sembrava essere il capo, un halfling di una certa età con una mantellina verde attorno alle spalle e i capelli castano-rossicci un po' scompigliati, fece un sospiro e si rivolse a Pandora. Sotero fece guizzare le orecchie e mosse la coda con espressione attenta, come ad avvertire il piccolo halfling che non avrebbe tollerato atteggiamenti aggressivi.

"E va bene. Non mi date l'impressione di essere bracconieri." affermò. "Ma... considerato quello che è appena successo, credo che dovreste parlare con il nostro sceriffo. Credo che lui vi potrà dare una mano." 

Dario non fu per niente convinto da come il capo degli halfling stava prendendo la situazione... e in effetti, si rese conto che anche molti dei suoi compagni non erano esattamente a loro agio. "Un momento... di cosa state parlando? Perchè dovremmo fidarci di voi?" chiese.

Il capo degli halfling si schiarì la voce. Doveva ammettere che quel biondo non aveva tutti i torti, ma al momento erano loro gli unici che potessero fare loro da guida. E se la presenza di quei dannati grick era un indizio, allora avrebbero avuto bisogno anche di quel gruppo di sconosciuti...

"Non avete tutti i torti a non fidarvi. In fondo, non avete che la nostra parola d'onore come garanzia." rispose prontamente. "Ma... credetemi, quelle bestie che avete appena fatto fuori sono soltanto il sintomo di un male peggiore. Se voleste seguirci, potremmo farvi parlare con qualcuno che ne sa di più, e sareste anche voi più al sicuro."

"Accidenti, ma perchè certa gente non può dire le cose come stanno, senza tanti giri di parole?" mormorò Holger. 

"Un male peggiore, dite?" chiese Maria, che ancora non abbassava la guardia. Non le piaceva come alcuni di quegli halfling fissavano Iaco. "E... esattamente, quale male potrebbe essere peggiore dei Villanova? Di quelli che hanno voluto far rapire questi bambini per farne chissà cosa?" Guardò verso Matilde e Bastiano, che mantenevano un invidiabile sangue freddo nonostante la situazione. Da una parte, Maria lodava il loro autocontrollo... e dall'altra, si chiese cosa dovevano aver passato per essere così forti in una situazione in cui molti bambini normali avrebbero già perso la testa.

"Che cosa sapete... di questi grick e di quello che stavano facendo?" chiese Endlinn, e tirò un calcio al corpo del grick più vicino a lei. Si sentì un ripugnante suono di carni flaccide, e l'elfa dal volto sfregiato si ritirò con una smorfia disgustata.

Stavolta, l'espressione del capo degli halfling si fece contrita... cosa che suggerì a Pandora, la più vicina a lui, che i piccoli guerrieri sapessero qualcosa di veramente importante.

E le parole successive dell'halfling non fecero che darle la conferma.

"Temo... che vi troviate in una situazione molto più grande di voi." affermò. "Avrete bisogno di aiuto, se volete uscirne vivi..."

 

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CONTINUA...    

              

 

 

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Capitolo 15
*** Abolitori ***


Pathfinder: Madness Rising 
Una fanfiction di Pathfinder scritta da: Justice Gundam 

 

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Capitolo 15 - Abolitori 

Non c'era stato molto da fare, alla fine... l'unica possibilità era di seguire gli halfling fino al loro villaggio, nella speranza di poter spiegare cosa stava accadendo, e cosa aveva spinto il gruppo di fuggiaschi ad attraversare il loro territorio. In quel momento, a seguire un gruppo di strani omini non molto più alti di un metro, Dario doveva ammettere di sentirsi un po' ridicolo. Di tutti i suoi compagni, Iaco era l'unico a non sovrastare gli halfling in altezza. 

E di tutti loro, era proprio Iaco a sentirsi più a disagio. L'inimicizia tra halfling e coboldi era ben risaputa... e infatti, il gruppo di piccoli cacciatori aveva assegnato non meno di tre di loro a fare da guardia a Iaco, che storse nervosamente il naso quando una ragazza halfling dai capelli biondi gli rivolse un'occhiata inquieta.  

"Ehm... Iaco... niente da dichiarare!" cercò di scherzare il piccolo rettile umanoide, nella speranza di alleviare un po' quell'atmosfera di tensione.  

Non si rivelò un'idea molto saggia. La halfling corrugò la fronte e storse il naso, per poi inchiodare Iaco con uno sguardo feroce - un avvertimento che non avrebbe dovuto cercare di fare il furbo, o le conseguenze per lui sarebbero state estremamente spiacevoli. 

"Non fare lo spiritoso. Non ci fidiamo ancora di te, rettile." esclamò la giovane halfling. "Solo perchè sei con queste persone abbiamo deciso di darti il beneficio del dubbio. Dacci un solo motivo per credere che tu abbia cattive intenzioni... e ti trasformo in una borsetta." 

"Ugh! Non... non potevi parlare più chiaro!" esclamò Iaco con una buffa espressione di paura sul muso, gli occhi gialli che si spalancavano di colpo. Maria gettò un'occhiataccia alla ragazza halfling, ma per fortuna non ebbe bisogno di intervenire - ci pensò il leader della spedizione a mettere un freno alla sua compagna. 

"Alda! Un po' di rispetto, per favore. Queste persone sono dalla nostra parte." affermò. "E per quanto ci siano dissapori tra noi e i coboldi... lui è uno di loro. Non dico che ti deve piacere, ma almeno portagli un po' di rispetto." 

La ragazza halfling voltò lo sguardo dall'altra parte, e Iaco tirò un piccolo sospiro di sollievo  non sentendosi più preso di mira. A quel punto, il gruppo di avventurieri era arrivato vicino al villaggio degli halfling, dopo aver attraversato un sentiero appena visibile tra le alte piante di conifere e gli arbusti ricoperti di rovi. Del resto, era così che molte comunità di halfling erano riuscite a sopravvivere e prosperare, riflettè Maria mentre osservava le graziose casette in legno con i tetti spioventi in paglia che si profilavano già all'orizzonte. Era esattamente quello che si aspettava da un villaggio halfling - una comunità tranquilla, quasi bucolica, senza tanti fronzoli ma comfortevole e funzionale. In altre parole, si addiceva perfettamente alla natura delle piccole creature, molte delle quali non desideravano che un'esistenza pacifica. 

"Accidenti... certo che... non mi aspettavo che un villaggio di halfling potesse essere così ben nascosto!" fu il commento di Endlinn. Adesso sembrava meno una fuorilegge rotta a tante esperienze, e più una scolaretta in gita! 

"Gli halfling vanno molto fieri delle loro abilità di restare inosservati." spiegò Maria, il cui tono si fece vagamente amareggiato. "Diciamo che... per loro è una cosa importante, visto che tendono ad attirare delle attenzioni... non proprio desiderate." 

"Sì... ne ho sentito parlare..." sussurrò Matilde, mentre cercava di osservare quanto più possibile, e ogni tanto aiutava Bastiano ad andare un po' più veloce. "In pratica... gli halfling finiscono fin troppo spesso per diventare schiavi, vero?" 

"Certa gente senza scrupoli approfitta del fatto che sono piccoli e di solito sono più deboli degli uomini... in modo da fare di loro dei servi. O peggio ancora, degli schiavi." spiegò Pandora con accento rabbioso. Molti potevano pensare che la giovane fattucchiera fosse un po' troppo disposta a perdonare certe persone, ma la schiavitù era tra le cose che Pandora considerava orribili ed imperdonabili. L'idea di essere i proprietari di una persona e di poter disporre di essa a proprio piacimento... era talmente mostruosa che Pandora non immaginava neanche come potessero esistere persone che erano d'accordo con essa. 

Per fortuna, non dovette fermarsi a lungo su quei pensieri sgradevoli, visto che il capogruppo degli halfling rallentò e si rivolse al gruppo di avventurieri. "Lo sceriffo della nostra comunità vi saprà dire di più di quello che sta succedendo. E... penso che potrà anche farvi conoscere qualcuno che vi sarà ancora più d'aiuto." 

Beh, questa giungeva nuova al gruppo di avventurieri. Nisa sbattè gli occhi e si riavviò i lunghi capelli verdi, chiedendosi cosa intendesse dire il piccolo guerriero. Una comunità isolata di halfling come questa, che si affidava a qualcuno che non era il loro sceriffo? Anche se non aveva per le mani nulla che la facesse sospettare di questi piccoli halfling, Nisa pensò comunque che c'era qualcosa di strano in quella comunità. 

Matilde, da parte sua, stava osservando meravigliata il grazioso villaggio. In quel momento, stavano passando accanto ad un canale, e vicino alla ruota di un mulino. Da lì in poi, la strada si faceva più sterrata, e il gruppo si era ritrovato entro la periferia del villaggio halfling, oggetto della curiosità di molti dei piccoli uomini. Lei e Bastiano rivolsero la loro attenzione agli abitanti del villaggio, molti dei quali stavano passeggiando per le strade o erano impegnati in qualche altra attività quotidiana. La maggior parte degli halfling erano vestiti in maniera un po' grezza ma funzionale, con abiti per niente vistosi, un po' consumati, cappelli di paglia o fazzoletti legati sulla testa, e piedi scalzi o sandali di cuoio. Avevano davvero l'aspetto con il quale Bastiano e Matilde li avevano sentiti descrivere - bassi, con la pelle abbronzata, l'espressione allegra, un po' tozzi e con dei grossi ciuffi di pelo sui dorsi di mani e piedi, che erano relativamente grandi rispetto ai loro piccoli corpi. 

Se doveva essere sincera, Matilde trovava piuttosto strano trovarsi in un posto in cui gli adulti erano più bassi del suo rispettabile metro e cinquanta... 

 Una folla si era riunita vicino alla graziosa piazzetta, e alcuni di loro non avevano intenzioni troppo amichevoli... probabilmente perchè avevano visto Iaco nel gruppo, e non erano molto ben disposti verso di lui. Alcuni avevano anche preso un po' di verdura marcia, e non appena Iaco si ritrovò a tiro, cominciarono a tirargliela addosso... e la sola reazione del coboldo blu fu semplicemente di alzare una mano artigliata, e lanciare un incantesimo Scudo che creò una baarriera semi-trasparente attorno a , sulla quale i vegetali marci si andarono a schiantare. Prima che potesse arrivare un secondo bombardamento, il leader della squadra di halfling alzò una mano e fece cenno alla popolazione di smetterla. 

"Fermi! Aspettate un momento!" esclamò. "Queste persone sono nostri ospiti... sì, anche il coboldo! Sono qui per parlare con lo sceriffo!" 

"Che cosa? Che stai combinando, Ivaldo?" esclamò un halfling dai capelli castani e ben pettinati, che indossava una casacca ben tenuta e un paio di pantaloni lunghi, e sembrava avere una certa autorità, a giudicare da come si presentava. "Lo sai bene che non possiamo introdurre degli umani con tanta leggerezza nella nostra comunità! Se andassero a dire a tutti dove si trova il nostro villaggio, potremmo dire addio ai nostri giorni di pace e tranquillità... e probabilmente, non soltanto a quelli!" 

"Lo so,lo so... è un rischio, ma... credo che queste persone siano coinvolte in una situazione molto più grande di loro, e hanno il diritto di sapere a cosa vanno incontro." affermò Ivaldo. Immediatamente, alcuni halfling cominciarono a parlottare nervosamente tra loro - anche se erano abbastanza distanti, Pandora e Nisa riuscirono già a sentire che i piccoli uomini stavano parlando di certi eventi che si erano verificati là attorno... 

"C'entrano tutti quegli animali scomparsi?" 

"E quei vermi che escono dal terreno?" 

"Strano, non mi sembrano esattamente dei professionisti..." 

"E quei due bambini? Che ci fanno con loro?" 

"Per favore, signori... non facciamoci prendere dalla fretta!" esclamò prontamente Ivaldo, battendo le mani un paio di volte per riportare un po' di ordine. Rispettosi del veterano, gli halfling si calmarono immediatamente, e rimasero in silenzio ad ascoltare quello che voleva dire. "Vi spiego com'è la situazione... questo gruppo di avventurieri... e questi bambini che sono con loro... sono in fuga da Grisborgo. Non so come siano andate le cose nel dettaglio, ma posso dirvi per certo che non hanno cattive intenzioni. Sono rimasti coinvolti nelle trame dei Malformatori." 

"Ancora quel nome... i Malformatori." disse tra Gunter, mentre con la sua mente ritornava allo scontro con Gergald e i suoi uomini-ratto nei sotterranei. "Ma chi diavolo sono? Non ne ho mai sentito parlare prima d'ora..." 

"I Malformatori? Ma allora..." si sentì una voce provenire dall'assembramento di halfling. "Accidenti, allora sì che sono in pericolo..." 

"Un momento!" esclamò un halfling bruno. Si staccò dalla folla e puntò l'indice contro Iaco, che ormai si era abituato agli sguardi obliqui e agli intenti poco rassicuranti degli abitanti di quel villaggio. "E allora, quel coboldo cosa ci fa assieme a loro? I coboldi sono nemici acerrimi sia di noi halfling che degli gnomi... perchè quello è con loro?" 

"Iaco è un nostro amico!" rispose immediatamente Bastiano. Lui e Matilde si erano piazzati prontamente davanti al piccolo rettile, per sottolineare che non avrebbero permesso a nessuno di fargli del male. "Lui, Dario, il signor Holgen e gli altri... ci hanno aiutato a fuggire da Grisborgo! Il proprietario dell'orfanotrofio da cui siamo fuggiti... voleva venderci al clan mafioso dei Villanova!" 

"Quel coboldo è con loro perchè è un loro amico." confermò Ivaldo. "E quando hanno cercato di fuggire da Grisborgo, sapendo che gli scagnozzi dei Villanova sarebbero stati loro alle costole... sono stati aggrediti dagli slither!" 

"Slither?" chiese Pandora, mentre  alcune esclamazioni di raccapriccio si levavano dagli halfling. La fattucchiera biionda si voltò verso Nisa e Gunter per chiedere qualche spiegazione. "Si chiamano così quegli uomini-ratto che abbiamo combattuto?" 

Nisa aprì le braccia per dire che non ne sapeva nulla. "Non me lo chiedere, Pandora... fino a poco tempo fa, non sapevo neanche che quelle bestiacce esistessero..." 

"Beh, adesso lo sapete." rispose Sebastiano. "Anzi, se devo essere sincero, non sapevo nemmeno io di quei sorci malefici." 

Dario si sfregò il mento. Appariva sempre più chiaro che Sebastiano, Holger e i suoi uomini, e molto probabilmente anche Nerenzio erano soltanto delle pedine in un intrigo molto vasto, e chissà cosa si nascondeva dietro quel tentativo di rapimento. Il giovane fuorilegge non osava immaginare cosa avrebbero trovato continuando a grattare la superficie. 

"Quindi, abbiamo pensato che fosse meglio che parlassero con lo sceriffo." disse Ivaldo, in modo da concludere il discorso. "So che può sembrarvi un gruppo eterogeneo, e noi halfling non siamo gente che dovrebbe concedere la loro fiducia tanto facilmente... ma è importante. Questi ragazzi stanno rischiando la vita." 

"Allora bisogna agire subito." rispose una donna halfling, e raggiunse Ivaldo per faare cenno al gruppo di avventurieri di seguirla. "Prego, seguitemi. Vi porterò dal nostro sceriffo... e lui, in cambio, vi potrà  presentare qualcuno che potrà aiutarvi al meglio." 

"Vi ringraziamo." rispose Endlinn, contenta di ricevere finalmente quallche buona notizia dopo la frenesia degli ultimi giorni. "Almeno per un po', potremo avere un posto dove appoggiare la testa su un cuscino senza il timore che ce la stacchino." 

Gli halfling si fecero da parte e permisero al gruppo e alle loro guide di passare... anche se non tutti gli halfling sembravano convinti, e in particolare Iaco, Holger e Sebastiano dovettero fare buon viso a cattivo gioco e sopportare gli sguardi colmi di animosità degli abitaanti del villaggio. Ivaldo e la ragazza halfling condussero il variegato gruppetto verso una costruzione in legno colorato dal tetto in paglia, circondata da delle splendide siepi dalle foglie lunghe e strette punteggiate di delicati fiori bianchi. 

"Wow, che bei fiori..." affermò Matilde, distraendosi giusto un attimo per ammirare quella pianta che non aveva mai visto prima. Anche Bastiano si fermò, e allungò una mano per toccare uno dei ramoscelli della pianta stando bene attento a non spezzarlo. "Nisa, di che cosa si tratta?" 

"E' una pianta che non ho mai visto, in effetti..." aggiunse Dario, anche lui incuriosito da quell'arbusto così particolare.  

L'elfa dai capelli verdi si fermò giusto un attimo per dare una breve spiegazione ai suoi compagni. "Ah, quella? Si chiama oleandro e... , in effetti è una pianta molto bella. Ma è velenosa... sciacquatevi bene le mani dopo averla toccata, okay?" rispose con un sorriso accomodante. Immediatamente, Bastiano ritirò la mano, con una buffa espressione spaventata sul volto.  

"Wooow! Meno male che ce lo hai detto!" esclamò il ragazzino, e si pulì rapidamente la mano sui pantaloni. 

Ivaldo e la ragazza halfling risero brevemente della scena, poi quest'ultima si avvicinò alla porta e bussò un paio di volte... poi un'altra, e poi un altro paio di volte. Maria comprese subito che si trattava di una sorta di codice o di parola d'ordine. 

Dopo qualche istante, la porta si aprì con uno scatto e un leggero cigolio... e da dietro essa apparve la figura di un halfling dal fisico relativamente robusto e massiccio, con i capelli neri scompigliati e un corto pizzetto dello stesso colore che gli spuntava dal mento. Anche da dove si trovava, Maria riuscì a vedere che il volto dell'halfling più anziano era segnato da un paio di cicatrici - una delle quali partiva dalla fronte e attraversava l'occhio destro per poi fermarsi allo zigomo. L'occhio in questione, in effetti, non c'era più: era stato coperto da una benda nera con incantonato un piccolo brillante che dava l'impressione di una pupilla. 

La seconda cicatrice attraversava il naso dell'halfling, che era rimasto storto a causa di quell'infortunio. Quando la porta si aprì del tutto, lo sceriffo del villaggio apparve in tutto il suo aspetto, decisamente impressionante per gli standard dei piccoli abitanti dei boschi. Era vestito con abiti ampi, poco eleganti ma pratici per la vita nei boschi, una camicia del colore delle foglie morte con sopra un corpetto di cuoio borchiato, un paio di pantaloni strappati e un paio di stivali da viaggiatore. Sulla testa, portava un berretto di pelo grigio che gli dava ancora di più l'aria del veterano dei boschi, e sulla sua schiena era rinfoderata accuratamente un'ascia dalla lama ricurva ed affilata. Indossava inoltre una cintura di pelle dalla quale pendeva una fionda, e una bandoliera alla quale erano appesi diversi proiettili per la sua arma.  

"Oooh, benvenuti... Luana, Ivaldo... e vedo che vi siete portati dietro un bel po' di gente." disse l'halfling sfregiato con una voce profonda che difficilmente ci si sarebbe aspettati da un esserino di quelle dimensioni. Era un po' strano sentirlo parlare così, ma in effetti rendeva l'idea di una persona esperta e rotta ad un sacco di esperienze. "Si tratta... di chi sappiamo bene noi, vero?" L'ultima frase venne pronunciata con un accento più cupo e un tono preoccupato,   

La ragazza halfling di nome Luana disse di sì con la testa, mentre dietro di loro, il gruppo continuava a chiedersi di cosa esattamente stessero parlando. "Sì, sceriffo Urister... si tratta di un gruppo di avventurieri che è dovuto fuggire da Grisborgo. Temo che siano finiti nelle mire dei Villanova e dei Malformatori." 

"Ma adesso vorrei sapere anch'io qualcosa!" Dario intervenne, infastidito dal fatto di non sapere di che diamine stessero parlando. "I Villanova... sì, ne ho sentito parlare! Ma chi diavolo sono questi Malformatori? Sono in combutta con i Villanova? E perchè vogliono questi due bambini? Cosa c'entrano Sebastiano e il resto della sua banda?" 

"Io stavo lavorando per i Villanova... ma non ho mai sentito parlare di questi Malformatori! Chi diavolo sono?" esclamò Sebastiano. Fino a poco tempo fa, non gli sarebbe importato di altro che di fare il lavoro, incassare la paga e farsi bello agli occhi dei Villanova... ma adesso, la situazione era cambiata di colpo, e anche se non poteva dire di condividere gli stessi scopi altruistici di Dario, Pandora e gli altri, era desideroso di sapere in che gioco lui fosse finito per essere una pedina sacrificabile. 

"Hey! Hey, un po' di calma, signori!" Ivaldo cercò di rabbonire gli animi. "Adesso... adesso lo sceriffo spiegherà le cose a tutti quanti... ma non è questo il luogo il momento adatto per spiegare. I nostri nemici hanno occhi ed orecchie ovunque..."  

Lo sceriffo Urister disse di sì con la testa. "E per nemici, intendiamo i Malformatori e i Villanova... e non solo loro." affermò. "Per favore... venite con me. Quello che sto per farvi vedere... è qualcosa di cui pochi a Tilea sono al corrente." 

Con un cenno della mano, Urister invitò il resto del gruppo nella sua casa, e sia Ivaldo che Luana confermarono che potevano seguirlo. Maria fece un sospiro, poi entrò per prima nella dimora dello sceriffo - fu costretta ad abbassarsi per entrare, visto che lo stipite superiore arrivava appena ad un metro e mezzo di altezza. In effetti, soltanto Iaco e i due bambini furono in grado di entrare nella casa di Urister senza doversi piegare. 

"Non credo che ci staremo tutti, se devo essere sincera..." affermò Endlinn. Era una casa rustica ma confortevole, con un camino piazzato in un angolo, e diversi trofei appesi alle pareti, tra i quali svettava la testa impagliata di un mostruoso cinghiale delle dimensioni di un cavallo, ricoperto di setole nere e con degli spuntoni ossei che spuntavano da sopra gli occhi e lungo il muso! "Wow, un deodonte..." affermò l'elfa sfregiata, gli occhi sgranati per la sorpresa. 

"Heh... che ve ne pare? E' il trofeo di cui vado più fiero!" spiegò lo sceriffo. "Anche se mi ha lasciato quei ricordi che vedete sulla mia faccia..."  

"Ehm... la ringraziamo molto per l'ospitalità..." disse Pandora. Si scansò all'ultimo momento per evitare di sbattere contro un mobile di legno di noce. "Ma... esattamente, cosa dovrebbe esserci qui che ci permetta di..." 

Urister sorrise astutamente e raggiunse una sezione appartenemente spoglia di muro e appoggiò una mano callosa su di esso. Immediatamente, una piccola sezione di forma quadrata affondò di qualche centimetro nel muro, e un cigolio inquietante risuonò nella casa mentre il camino scivolava di lato sospinto da qualche meccanismo nascosto! Maria ed Endlinn si ritirarono sbalordite, e da dietro il camino apparve una galleria che scendeva sottoterra! 

"Sorprese? E questo non è che l'inizio." disse lo sceriffo halfling, per poi muoversi verso il passaggio segreto e cominciare a scendere le scale. "Ora... se volete sapere la verità, o almeno avvicinarvi di più ad essa, questa è la vostra migliore occasione. Siete liberi di ritirarvi, di tornare a fuggire dai Villanova per conto vostro. Ma sappiate che la loro mano può arrivare quasi ovunque, e i Malformatori non vi daranno pace finchè non sarete caduti nelle loro mani." 

"Sono... davvero così influenti?" sussurrò Bastiano. Vicino a lui, Matilde mantenne un atteggiamento calmo e padrone di , ma Bastiano fu sicuro di averla vista tremare per un istante. 

"Un momento... e lì sotto cosa ci sarebbe di tanto importante?" chiese rapidamente Holger. Comprensibilmente, la maggior parte degli "ospiti" del villaggio halfling non era propriamente entusiasta di quanto stavano vedendo, e non erano più sicuri se fidarsi o meno... "Come facciamo a sapere... che è sicuro?" 

"E se è per questo... chi siete, esattamente? Non siete una normale comunità di halfling, questo è certo!" affermò Dario. 

Urister disse di sì con la testa. "Potete ancora andarvene, se volete. Ma questa potrebbe essere la vostra unica possibilità di venire a sapere quello che sta succedendo a Tilea." affermò. "So che in questo momento può sembrarvi assurdo... ma il nostro paese è in grave pericolo, e non sto parlando solamente dei Villanova." 

"Quello che vi chiediamo..." continuò Luana. "...è di darci una mano a mettere un po' di ordine in questo caos. So che siete capitati in questa storia per caso, e non possiamo imporvi nulla. Non è per vostra volontà che siete rimasti coinvolti... ma purtroppo, è un problema che riguarda tutti noi, e ci rendiamo conto che persone come voi hannno delle capacità che potrebbero aiutarci a salvare Tilea." 

"Salvare Tilea...? Sul serio? Questo... questo è... insomma, è una storia decisamente più grande di quello che mi aspettassi! Io e i miei amici... stavamo semplicemente indagando su scomparse di animali! Non... non eravamo preparati a vedercela con una minaccia come quella di cui ci state parlando!" esclamò Pandora. La ragazzina bionda e Sotero si guardarono a vicenda, come se Pandora stesse cercando negli occhi smeraldini del suo famiglio un suggerimento su come fare. 

"Non so che dire, miao..." rispose il gatto nero, muovendo nervosamente la coda."E' vero, mi sa che qui sta succedendo qualcosa di davvero grosso..." 

"Voi... voi che dite, ragazzi? E'... è il caso di fare un tentativo?" chiese Nisa, anche lei combattuta tra il suo desiderio di fare luce su tutti quei misteri e la sua esitazione nei confronti di un passo così decisivo ed inaspettato.  

Iaco la corresse. "No tentativo, Nisa. Questo è sul serio. Fare o non fare."  

"Il coboldo ha ragione... una volta che saremo scesi là dentro... non si potrà più tornare indietro." commentò Sebastiano. "Tsk... chi l'avrebbe mai detto che mi sarei ritrovato davanti ad una scelta simile..." 

"E i bambini? Loro cosa faranno?" chiese Gunter, indicando Matilde e Bastiano con lo sguardo. "Potrebbe essere pericoloso per loro..." 

Matilde si schiarì la voce. "Sì, lo sappiamo... ma era pericoloso anche venire con voi, affrontare quei mostri e cercare di sfuggire ai Villanova..." affermò. "E poi... io e Basti non siamo esattamente indifesi, potremmo darvi una mano anche noi... e non voglio starmene in disparte mentre qualcun altro rischia la vita per proteggere me!" 

"Non la metterei sullo stesso piano di Mati... però..." cominciò Bastiano, sfregandosi una tempia mentre cercava le parole per spiegarsi. "Ecco... anch'io vorrei venire con voi. Insomma... anch'io posso dare una mano, giusto? Potreste avere bisogno della mia magia curativa... dico bene?" 

"Per favore... ci rendiamo conto che è pericoloso, ma... per favore, permetteteci di venire con voi!" li pregò Matilde.  

"Ragazzi..." cominciò a dire Dario. Da una parte, quello che dicevano i due piccoli prodigi era sensato. In fondo, per certi versi, anche lui si era trovato nella loro situazione, e aveva dovuto combattere e sporcarsi le mani nonostante la giovane età. Per quello che aveva potuto vedere, entrambi sarebbero stati in grado di cavarsela... ma d'altro canto, quei due bambini non avevano diritto a vivere in pace, senza essere coinvolti in questo caos nel quale avrebbero potuto rimetterci seriamente, magari anche la vita? Anche Sebastiano dava l'impressione di essere un po' titubante - a lui era stato ordinato di catturare vivi i due ragazzini, non di mettere in pericolo le loro vite. 

"Io... non ne sono sicuro." affermò Holger, mentre faceva passare il suo sguardo da Matilde a Bastiano e viceversa. Ancora in quel momento, i due piccoli avventurieri stavano pregando con lo sguardo di potersi unire al gruppo. "Bambini... voi vi rendete conto di quello che ci state chiedendo, vero?" 

"Beh... non posso dire che mi piaccia l'idea che Bastiano e Matilde finiscano per rischiare con noi..." disse infine Gunter. "Però... è anche vero che sono coinvolti anche loro." 

"E se quello che dicono dei Villanova e di quei Malformatori è vero... allora Matilde e Bastiano sono comunque più al sicuro con noi." continuò Maria. "No, non piace neanche a me l'idea, ma... credo che sia il male minore. Non vorrei mai che a quei bambini accadesse qualcosa di male, e noi non fossimo lì a proteggerli." 

"E'... situazione difficile..." affermò Iaco. "Loro dicono che per loro va bene, però..." 

Bastiano si fece avanti, trascinando la gamba sinistra. "Per favore... faremo in modo di... di non esservi d'intralcio, okay?" affermò un po' timidamente. Lui e Matilde restarono davanti al gruppo, pregandoli silenziosamente di concedere loro di aiutarli. 

Dario si sfregò la tempia destra, indeciso. I due ragazzini sembravano decisi, e avevano già dato prova di non essere indifesi. Ma non era comunque sicuro di volerli coinvolgere. Se avessero incontrato qualche autentico pericolo, qualcosa di ben più pericoloso degli uccelli stigei, dei grick o degli uomini-ratto… sarebbero stati in grado di cavarsela? D'altro canto, anche Maria aveva ragione quando diceva che Matilde e Bastiano sarebbero stati più al sicuro se avessero avuto loro a proteggerli. Era una decisione difficile da prendere, e i due bambini erano ancora lì davanti a loro, in ansiosa attesa… 

“Io…” cominciò Pandora dopo qualche istante di riflessione. “…penso che forse potremmo dare loro la possibilità di dare prova di sé. 

“Pandora?” chiese Nisa, sbattendo gli occhi per la sorpresa. “Ne sei… sicura? Non correranno troppi rischi con noi?” 

“Lo so… è un'impresa rischiosa, ma… Maria ha ragione quando dice che se stanno con noi, hanno migliori possibilità di sfuggire ai Villanova… ai Malformatori… o a quello che è.” Rispose Pandora. 

“E poi, hai visto che sono in gamba, miao?” continuò Sotero. “Matilde se la cava con quella spada… e i poteri curativi di Bastiano saranno sempre utili, miao!” 

“Facciamo quello che possiamo…” affermò Bastiano con un sorriso imbarazzato. Matilde appoggiò una mano sull'elsa del suo spadone e disse di sì con la testa, per poi sfoderare un sorriso sicuro.   

Holger restò con le braccia conserte, come se stesse riflettendo, e la sua complice restò in attesa… e infine, il mezzorco guardò intensamente i due bambini, in modo che comprendessero meglio quanto fosse seria la posizione in cui si trovavano. “E va bene… dopotutto, avete dimostrato di essere capaci. Ma… dovete stare molto attenti. Se vi rendete conto che si sta facendo troppo difficile, se avete paura, o se non siete sicuri di essere all'altezza di quello che vi attende… allora non esitate a ritirarvi. Ci siamo capiti?” 

Entrambi i ragazzini dissero prontamente di sì. “Certamente. Non siamo due sprovveduti.” Rispose Matilde. “Allora… adesso che questo problema è risolto…” 

“Sì, direi che possiamo proseguire. Sceriffo Urister… prego, mostriamo pure ai nostri ospiti il segreto della nostra comunità.” Concluse Ivaldo, e con un cenno della mano indicò l'interno della casa, nella quale gli avventurieri, uno alla volta, si accingevano ad entrare nel passaggio segreto. Maria fu la prima ad iniziare la discesa, tenendosi ben ferma ai muri per evitare di scivolare su quegli scalini così stretti… e i suoi occhi ci misero qualche istante ad abituarsi alla semioscurità. Si era aspettata, comprensibilmente, che quel posto fosse quasi del tutto buio, invece c'erano delle flebili fonti di luce – sembravano delle minuscole torce appese alle pareti, che emettevano una tenue luce verdina che non emanava calore. 

“Wow… e queste luci da dove vengono?” si chiese la guerriera. Storse il naso e barcollò quando la sua ascia minacciò di scivolarle giù dalle spalle, e ci mise qualche secondo a rimetterla a posto. 

“Ah, quelle? Si chiamano torce sempreardenti...” disse Urister, mentre indicava le fonti di luce – delle torce assicurate alle pareti, che emanavano quella misteriosa luce senza che su di esse fosse accesa alcuna fiamma. “Si tratta di un ritrovato alchemico abbastanza raro... e se devo dire la verità, è anche piuttosto costoso. Però se non altro è utile. In un posto come questo, sono necessarie... anche loro contribuiscono a tenere segreta l’ubicazione di questo nascondiglio.” 

“Nascondiglio?” chiese Sebastiano. Non gli piaceva molto la piega che stava prendendo la storia, e sperò che il suo presentimento restasse tale. “Che significa? Siete per caso... un’organizzazione segreta? Ce ne sono un bel po’, qui a Tilea...” 

Urister restò in silenzio e continuò a guidare il gruppo lungo le scale che scendevano sempre più in profondità, accompagnate soltanto dalla luminescenza verdina delle torce alchemiche appese alle pareti. Finalmente, quando Maria cominciava a sentirsi girare la testa per tutti i giri che stava facendo, le scale raggiunsero il terreno solido, e il gruppo raggiunse quella che sembrava essere una galleria sotterranea dal pavimento di pietra levigata che si dirigeva verso una grande arcata ricoperta di muschio, dando accesso ad una sorta di piazza, circondata da dei piccoli edifici illuminati da altre torce alchemiche poste sui muri e accanto agli stipiti delle porte. Grazie alla loro infravisione, Gunter e Iaco furono in grado di vedere meglio i particolari: sembrava quasi di essere in una città sotterranea, e lì attorno si aggiravano anche alcuni piccoli umanoidi di vario tipo: per la maggior parte erano halfling, ma Maria riuscì a vedere anche alcuni gnomi e goblin. 

“Benvenuti.” disse Urister dopo aver permesso al gruppo di Dario di darsi un’occhiata attorno. Quella che vedete ora è una delle basi operative dell’organizzazione di cui facciamo parte... gli Abolitori.” 

Un attimo di silenzio colmo di stupore accolse la rivelazione dell’halfling, mentre una piccola folla cominciava a raggrupparsi vicino ai nuovi arrivati. Un goblin dalla pelle grigiastra sghignazzò divertito e si avvicinò di qualche passo in più, tenendo in una mano una torcia accesa. E in questo caso, si trattava di una torcia autentica, con una fiamma che ardeva lentamente su di essa… non c'era da stupirsene dopotutto, data la mania dei goblin per il fuoco, che una di quelle stravaganti creaturine preferisse non usare le torce alchemiche. 

“Gli… Abolitori? Quindi si tratta davvero di un'organizzazione segreta!” affermò Dario stupito. Gli piaceva pensare di aver sentito molte dicerie nel corso di una vita passata sulla strada, ma questo nome, così come quello dei Malformatori, gli giungeva completamente nuovo. 

Luana annuì lentamente e cominciò a spiegare. “Sì… noi siamo gli Abolitori. Qualcosa di più che semplici difensori della natura e di Tilea.” Esordì. “Noi siamo impegnati in una lotta continua contro tutto ciò che corrompe, travisa e cerca di modificare l'equilibrio della natura e la sicurezza dei cittadini di Tilea. 

“In particolare, ci opponiamo alle aberrazioni e ai loro folli disegni.” Continuò lo sceriffo. Gettò un'occhiata di intesa a tutti i membri dell'organizzazione lì riuniti, e ricevette da molti di loro dei cenni di assenso. “Gli aboleth. I beholder. I mind flayer. Tutto ciò che cerca di sovvertire l'ordine naturale.” 

Abo… che? Mind che cosa?” chiese Matilde con una buffa espressione sul viso spruzzato di lentiggini, come se si fosse svegliata solo in quel momento. “Temo di essermi persa, che diamine sono queste… aborabratazioni…” 

“Aberrazioni, Mati.” Rispose Bastiano con un sospiro e il tono di chi era abituato a queste discussioni. Matilde era la sua migliore amica e aveva un sacco di pregi… ma tra questi, per quanto gli seccasse ammetterlo, non c'era l'intelligenza. 

“Le aberrazioni... sono creature che sfuggono ad ogni possibile tentativo di catalogo.” spiegò Nisa. Il tono dell’attraente elfa dai capelli verdi si era fatto più cupo, mentre ricordava quello che gli anziani del consiglio druidico le avevano insegnato sul suo compito di guardiana dell’equilibrio della natura. “Sono creature innaturali, con forme aliene, menti imperscrutabili e capacità che non si trovano in nessun essere che faccia parte di Nexos. E il mio compito come iniziata del Consiglio Druidico... è proteggere la natura dalle predazioni di esseri innaturali come i non morti... o appunto, queste che chiamiamo in generale aberrazioni.” 

Ivaldo annuì lentamente. “E’ così... le aberrazioni sono le creature a cui si ispirano i Malformatori, un gruppo che è una sorta di incrocio tra una società segreta e un culto demoniaco. Con l’unica differenza che loro non sono devoti a nessuna divinità o principe demoniaco conosciuti.” spiegò. “Per farla breve, sono un branco di pazzi che cercano di impadronirsi del segreto per creare nuove forme di vita, e plasmare l’ecosistema di Tilea a loro piacimento... e una volta che avranno sottomesso Tilea, avranno dalla loro parte un intero esercito di creature mostruose con le quali potranno marciare sul resto di Nexos, sottomettendo una ragione alla volta, e ingrossando sempre di più il loro esercito di mostruosità. Muteranno le creature formatesi naturalmente, e ne faranno un inarrestabile esercito di schiavi deformi.”       

“Ecco... adesso sapete con chi abbiamo a che fare.” spiegò Urister, mentre osservava le espressioni di raccapriccio della maggior parte dei presenti. Nisa, in particolare, era indignata più di quanto non fosse mai stata in vita sua. Per una druida, il cui compito era di proteggere la natura e le sue creature, senzienti o meno, sapere di un gruppo di persone che si erano date di loro volontà ad entità aliene e nemiche della ragione era un affronto che la scuoteva nel profondo dell’anima. 

Tuttavia, la sua parte razionale riuscì a farsi sentire, anche con la rabbia che stava provando. Per qualche motivo, Nisa aveva l’impressione che ci fosse qualcosa di più in quello che i Malformatori stavano facendo. Il piano che Ivaldo aveva descritto le suonava terribilmente semplicistico. Era un’organizzazione di cui quasi nessuno sapeva nulla, giusto? Quindi... era altamente probabile che anche le poche informazioni che avevano, fossero inesatte.       

Hmm… interessante, miao… ma questo cosa c'entra con i Villanova, e con il fatto che volevano catturare Matilde e Bastiano?” chiese Sotero, e diede un po' di enfasi alla domanda con un miagolio acuto. Holger annuì lievemente in segno di approvazione – era la stessa domanda che era tentato di fare anche lui. 

“E... quegli slither... quegli uomini-ratto che abbiamo affrontato nei sotterranei di Grisborgo... sono anche loro creature dei Malformatori?” domandò Maria. 

Ci pensò Luana a dare la risposta a quella domanda... ma non prima di aver guardato Sotero con stupore, meravigliata di trovarsi di fronte all’autentico famiglio di una fattucchiera. “Wow... sono ancora stupita di vedere un animale... voglio dire, un essere magico come te... un vero e proprio famiglio!” affermò, prima di riportarsi alla realtà e schiarirsi la voce. “Quello che volevo dire è... che di recente, alcune squadre di Abolitori sono riuscite ad intercettare alcune celle di Malformatori, e sono state in grado di... farsi dare un po’ di informazioni sui piani dell’organizzazione.” 

Iaco rabbrividì per un istante all’idea di come gli agenti degli Abolitori potevano essere riusciti a far parlare i malfattori, ma si trattenne, sapendo di essere già in una posizione alquanto delicata. 

“E... cosa hanno scoperto?” chiese Sebastiano. Adesso il semplice desiderio di sopravvivere sembrava affiancato da un sano desiderio di capire in cosa si fosse andato a ficcare, e a cosa avesse davvero collaborato. 

Ulister riprese il discorso. “Beh... anche se gli scagnozzi dei Malformatori non sono stati esattamente loquaci, abbiamo comunque scoperto che i Malformatori sono in combutta con la famiglia Villanova.” affermò. “L’attuale capofamiglia, Don Mauro Villanova, sembra aver stretto di recente un’alleanza con i capi dei Malformatori, e ha messo loro a disposizione una considerevole parte delle ampie risorse della famiglia per i loro mostruosi esperimenti. Sembra che adesso la famiglia Villanova e i Malformatori lavorino insieme ad un progetto di proporzioni mostruose... qualcosa che porterà entrambi ad ottenere un potere smisurato, e molto probabilmente al controllo totale di Tilea.” 

“Quindi... quei bastardi stanno accelerando i tempi, grazie a questa alleanza. Non ci voleva...” mormorò Gunter. “Ma in cosa consiste esattamente questo progetto?” 

“E perché mai il padrino di una potente organizzazione criminale dovrebbe allearsi ad un branco di pazzi che creano mostri?” chiese a sua volta Maria. 

“Non ne siamo del tutto sicuri...” affermò l’halfling sfregiato scuotendo il capo. “Ma stanno catturando varie specie animali e vegetali, e hanno anche rapito delle persone per i loro orribili esperimenti.” 

“E c’entrano per caso... gli animali che sono stati cacciati di frodo nelle montagne di Carnia?” chiese Pandora. I pezzi del puzzle, nonostante l’apparente complessità, stavano iniziando ad andare ai loro posti. 

“Non possiamo dirlo con assoluta certezza... ma alcune celle dei Malformatori le abbiamo trovate anche lì. Quindi... sì, le probabilità che i casi di bracconaggio siano legati ai Malformatori sono piuttosto elevate. Vi consiglierei di stare attenti... siete caduti in una rete molto intricata.” affermò Ivaldo. 

“Sì, ce ne siamo accorti... e i nostri compagni sono stati ammazzati senza neanche rendersi conto del perché...” ringhiò Endlinn. Con uno scatto dettato dalla rabbia e dal dispiacere, l’elfa dal volto sfregiato sferrò un pugno ad un lato dell’arcata sotto la quale erano passati, ma ottenne come unico risultato quello di intorpidirsi la mano con un breve ma fastidioso dolore che la irritò ancora di più. “E in tutto questo... speravano di usare Matilde e Bastiano come soggetti per i loro esperimenti, eh?” 

“Ma per quale scopo, poi...?” si chiese Iaco. “Voglio dire... perché loro e non altri?” 

“Io... credo di avere una mezza idea di cosa avevano in mente. Del perchè gli serviamo proprio noi, e non qualcun altro.” affermò Matilde, che per qualche istante era rimasta ferma al suo posto, con lo sguardo fisso verso terra, a rimuginare su quello che aveva sentito. “Avete visto che Basti ed io... beh, non siamo quello che si dice dei bambini normali. Lui ha dei poteri da oracolo, e io... io ho questa forza che non so nemmeno io da dove mi venga.”  

Il tono della bambina si era fatto cupo. Fino a quel momento, Matilde era sempre stata orgogliosa di essere così tanto più forte di qualsiasi altro suo coetaneo, ma adesso cominciava seriamente a vedere la sua forza come un problema serio... come qualcosa che la rendeva diversa... un bersaglio... un fardello che si stava rivelando molto più difficile da portare di quanto lei credesse fino a poco tempo fa.  “Quello che voglio dire è... che forse questi Malformatori hanno bisogno proprio di noi perché c’è qualcosa di speciale in noi, e gli esperimenti che hanno in mente non li possono eseguire su nessun altro.” continuò. “O almeno... questo è quello che mi viene da pensare. In effetti, non ho la più pallida idea del perché cerchino noi. Posso solo fare delle ipotesi... e difendermi più che posso.” 

I due bambini restarono in silenzio... un silenzio che esprimeva fin troppo bene quanto indifesi si sentissero di fronte a quella realtà in cui erano rimasti coinvolti contro la loro volontà. Con un sospiro, Dario armeggiò con un lembo della sua mantellina nera. Era una vista a cui era abituato. Più volte, nel corso della sua infanzia, si era ritrovato nella loro posizione. Giorni in cui lui e i suoi compagni non erano riusciti a mangiare. In cui erano caduti vittime di qualcuno più esperto, smaliziato e privo di scrupoli. In cui un loro compagno non era tornato vivo. Molte volte si era ritrovato a credere di avere di fronte degli ostacoli che un ragazzino di strada non poteva superare, e altrettante volte aveva rischiato di cadere preda della disperazione. Ma in ognuna di quelle occasioni, c’era stato qualcuno dei suoi compagni a fargli capire che non doveva arrendersi, che non era solo, e che tutti gli altri suoi amici erano lì per fargli da supporto. In quei momenti, era esattamente quello che gli serviva per non arrendersi e trovare la determinazione di vincere lo sconforto... e adesso, era lui a dover fare la stessa cosa per i suoi compagni di viaggio.    

“Ascolta, Matilde... e anche tu, Bastiano. Voi non siete più soli.” Dario appoggiò una mano sulla spalla della piccola guerriera, cercando come poteva di farle coraggio. Matilde alzò lo sguardo verso di lui, guardandolo con gli occhi umidi, e il giovane vagabondo le rivolse un sorriso rassicurante. “Ci siamo tutti in questa storia, giusto? Anche noi adesso siamo nel mirino di questi Malformatori, o quello che sono. E qui... beh, non potrebbe esserci posto più sicuro per sfuggire alle mire di quei bastardi. Vedrai, faremo in modo che a te e al tuo amico non capiti niente. In fondo... l’hai detto anche tu, giusto? Che non ti saresti tirata indietro, e avresti combattuto anche tu per mettere i bastoni tra le ruote ai Villanova e ai Malformatori.”  

“Sì, l’ho detto, e non ritirerò certo quello che ho detto adesso.” rispose Matilde, un po’ rinfrancata. Saltellando sulla gamba buona, Bastiano raggiunse la sua amica e le rivolse uno sguardo comprensivo. “Ma... ecco... adesso soltanto mi rendo conto che non è una cosa semplice come pensavo... non so come spiegarmi... ma è diverso quando ti tocca da vicino... una dice di voler affrontare draghi, giganti e mostri... ma quando è lì, e capisce con cosa ha a che fare...” 

“Sì, capisco cosa vuoi dire. Quando sei lì, a dover prendere delle decisioni che possono voler dire vita o morte... o quando ti rendi conto di quanto possa essere veramente difficile la vita di un avventuriero...” rispose Pandora. Si abbassò quel tanto che bastava perché Sotero potesse salirle in braccio, e accarezzò affettuosamente l’elegante gatto nero. “Se non ve la sentite, potete anche ritirarvi. Non saremo certo noi a biasimarvi… avete già fatto più di quanto qualsiasi bambino della vostra età dovrebbe essere costretto ad affrontare. Ma se volete andare avanti… beh, sappiate che noi saremo lì con voi, ad ogni passo.” 

Matilde guardò il suo amico per qualche secondo, e quest'ultimo ci riflettè su per qualche istante prima di prendere la sua decisione. Ma era una decisione che molti già si aspettavano. “Mati… la nostra decisione l'abbiamo già presa, giusto? Poco fa, eri così convinta di affrontare qualsiasi rischio, no? 

Cosa vorresti insinuare, Basti? Non ho mica cambiato idea!” la bambina volle rendere subito chiaro il suo pensiero. “Ho sempre intenzione di aiutare Dario, Pandora e gli altri… ho solo avuto un momento di debolezza, tutto qui! Sono forte, ma non sono fatta di ferro, insomma!” 

Bastiano ridacchiò e mostrò i palmi delle mani. “Okay, okay! Non volevo insinuare nulla…” 

“Ci siamo solo preoccupati perché ci è sembrato che fossi in crisi.” Continuò Holger. “Se vuoi dare una mano… non saremo noi ad impedirtelo.” 

Endlinn disse di sì con la testa. “Ci volevamo solo assicurare che stessi bene, e non avessi ripensamenti.”  

L'energia e il cipiglio determinato della ragazzina misero rapidamente a tacere ogni dubbio potesse essere rimasto. “Heh… e allora… se qualcuno pensa che la sottoscritta resterà da parte e si perderà questo viaggio, siete fuori strada!” affermò con grinta. “Ovvio che ci sono anch'io!”    

“Bene. Allora su questo punto, almeno, siamo d'accordo.” Rispose Urister, e strinse appena un po' l'occhio buono. “Comunque, per tornare al discorso di prima… adesso sapete tutto quello che vi possiamo dire sui Malformatori e sui loro piani. Come vedete, neanche noi sappiamo tutto. Per poter contrastare sia loro che i loro complici, dovremmo scoprire di più, e soprattutto sapere quale sia davvero il loro obiettivo finale. Ipotizziamo che sia la conquista, certo… ma visto che non abbiamo tutte le informazioni necessarie, potrebbe non essere il caso.” 

“E questo ci porta a voi.” Fu la volta di Luana. “Noi siamo semplicemente una cella degli Abolitori. Ne esistono molte altee, sparse per tutta Tilea, e ogni membro della nostra organizzazione sta facendo tutto il possibile per scoprire quali sono i piani dei nostri nemici, e come esattamente intendano realizzarli. Con il vostro aiuto… forse riusciremmo a scoprirli più facilmente. Avremmo delle migliori possibilità, se non altro.” 

“E questo non lo diciamo solamente per noi. E neanche solo per voi. Ma per tutte le genti di Tilea.” Continuò Urister, solenne. “I piani dei Malformatori mettono in pericolo tutti noi. Devono essere fermati, in qualche modo. Non vogliamo costringervi o cercare di ricattarvi moralmente, e se deciderete di non unirvi a noi, non saremo noi a biasimarvi. Ma vi chiedo di pensarci. Abbiamo visto che siete tutti persone di valore. E il nostro paese ha bisogno di persone che siano in grado di opporsi al male che in maniera sempre più insidiosa si annida nelle nostre città, nelle campagne e nei luoghi di potere.” 

Fu Pandora a rispondere, dopo che il gruppo fu rimasto per qualche istante in silenzio a riflettere. “Quindi… si tratterebbe di unirsi al vostro gruppo, eh? Di per sé, io non avrei nulla in contrario. Ma mi rendo conto che non è una cosa che si possa decidere così a cuor leggero. È una scelta che cambierà per sempre le nostre vite, in meglio o in peggio… quindi, anche se penso di sapere quale sarà la nostra risposta, vorrei poterne discutere con i miei compagni.”  

“MI sembra giusto. Prendetevi tutto il tempo che vi serve.” affermò Urister. 

Anche Sebastiano era rimasto lì senza protestare, e cercava di valutare le sue opzioni. Ma, in effetti, anche l’ex-capo fuorilegge aveva ben chiaro che in quel momento, la cosa più ragionevole fosse di stare al gioco e collaborare. Chissà, magari avrebbe anche potuto trasformare quell’inaspettato rovescio di fortuna in un’occasione per sé... ma per il momento, era meglio fare buon viso a cattivo gioco, una volta di più. 

Il gruppo di avventurieri si appartò, e Maria prese la parola. “Allora, ragazzi... voi che ne dite? Se volete la mia opinione... io sono più che disposta ad entrare a far parte degli Abolitori. Dopotutto... per quanto mi riguarda, non è che abbia un posto a cui tornare, se non con un gruppo di avventurieri o mercenari...” affermò. “Per me... sarebbe più conveniente unirmi a loro. Immagino... che anche Iaco sia con me.” 

“E per me, sarebbe anche un modo per lasciarmi alle spalle la mia vecchia vita...” aggiunse tra sé, e tornò con la mente a quella notte in cui la sua innocenza e la sua ingenuità erano giunte ad una fine tanto improvvisa quanto brutale. Ricordava fin troppo bene, il sangue, le urla, la figura tremante di suo padre che stringeva sconvolto un pugnale tra le mani... 

No, non era il momento di rimuginare su queste cose. Purtroppo, quella era una tragedia sulla quale non si poteva più tornare indietro. E anche lei aveva fatto cose a cui ormai non poteva più riparare. Non che si fosse pentita di quello che aveva fatto, beninteso...             

“Maria immagina giusto! Non proprio quello che Iaco si aspettava...” affermò il coboldo dalle squame azzurre, mentre si grattava una tempia con uno dei suoi corti artigli. “Però... credo essere buona idea. E non va neanche contro quello che Iaco vorrebbe fare...” 

Bastiano sbattè gli occhi incuriosito. “E cos’è che vorresti fare, Iaco?” chiese. 

Con un sorrisetto astuto, il coboldo stregone strizzò un occhio e mosse un dito come per dire di no. “Hehee... anche Iaco ha segreti, ragazzo!” rispose sibillino. “Un giorno Iaco raccontare a te!” 

“Da una parte, c’è il fatto che se ci unissimo a questi Abolitori, saremmo praticamente degli iniziati in questa... società segreta.” affermò Nisa. “E non so se i miei fratelli e sorelle del Circolo Druidico la vedrebbero di buon occhio. Oltre al fatto che dovremmo comunque sottostare a degli ordini... e non so se saremmo tutti disposti a farlo.” 

“Sicuramente questo limiterebbe le nostre opzioni. Per quanto riguarda me, ho già disposto che qualcuno mi sostituisca, ma... in effetti unirmi agli Abolitori complicherebbe un po’ le cose per me.” rispose Gunter. “Non so, ragazzi... ci devo pensare un po’ su...” 

“Io... non avrei problemi, almeno parlando per me.” fu il commento di Dario. Per un attimo, il giovane vagabondo si permise un sorriso. “Anzi, se devo essere sincero... per me sarebbe finalmente la possibilità di trovare un posto per me. Un luogo a cui tornare, un tetto sopra la testa. Certo... non posso ancora dire di fidarmi al cento per cento di questa gente, ma ci hanno aiutato a sfuggire ai Villanova, e se non altro meritano il beneficio del dubbio.” 

“Ho come l’impressione che tu faccia un po’ fatica a fidarti degli altri, Dario...” affermò Pandora. “Senza offesa, si intende...” 

“Nessuna offesa. Quando cresci per la strada, chi si fida troppo non va lontano.” rispose il giovanotto alzando le spalle. 

Holger sghignazzò amaramente. Una lezione che anche lui aveva imparato molto presto, essendo un mezzorco che aveva avuto fin troppo spesso a che fare con la parte più oscura dell’umanità... 

Sotero alzò lo sguardo verso la sua padrona. “E tu, Pandora? Hai deciso qualcosa, miao?” esclamò improvvisamente. “Sai che se ci unissimo agli Abolitori... vorrebbe dire che probabilmente, per un po’ non potrai più tornare a casa, miao...” 

Pandora sospirò, in preda ad un breve attacco di nostalgia. I suoi genitori adottivi, nel suo paese sulle montagne di Carnia, avrebbero probabilmente atteso a lungo sue notizie... ma la situazione era quella che era, e non aveva avuto molte possibilità di scegliere. E poi, se Nisa e Gunter erano lì, allora non poteva lasciarli andare da soli, non le sarebbe sembrato giusto.  

Sebastiano stava valutando attentamente quello che dicevano quei principianti che avevano mandato all’aria i suoi piani. Ancora una volta non disse nulla – per il momento, non c’era una posizione che lo avesse convinto più delle altre. Era più prudente restare ad ascoltare, fare magari qualche intervento per mostrarsi interessati, e fare poi la scelta che più gli conveniva... 

 

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Mezz’ora dopo, Dario sospirò e si staccò dal gruppo, guardando i suoi compagni uno alla volta. Ognuno di loro, Matilde e Bastiano compresi, gli fecero cenno di conferma. Alcuni un po’ più riluttanti degli altri... ma alla fine, erano tutti arrivati ad un accordo, e avevano intenzione di rispettarlo. 

“Va bene, Dario.“ affermò Holger. Il mezzorco grugnì e fece il segno dell’okay con il pollice alzato. “Direi che a questo punto, non c’è più bisogno di fare tanti misteri.” 

Il ragazzo biondo passò in rassegna tutti i suoi compagni, da quelli che erano stati con lui fin dall’inizio, fino ai più recenti. Sicuro della scelta fatta, prese un bel respiro, e si voltò verso i tre halfling che li avevano accompagnati laggiù. Urister, Ivaldo e Luana erano ancora lì, impegnati a dare delle direttive al resto degli Abolitori, ma quando notò Dario che si avvicinava, lo sceriffo si voltò verso di lui solennemente, e lo fissò con attenzione con l’occhio buono. 

“Oh, bene... vedo che avete finito di discutere, amici.” affermò. “Ditemi... siete giunti ad una conclusione?” 

Dario prese un bel respiro. Quello era il momento decisivo... 

“Sì, sceriffo Urister.” disse infine. “Abbiamo preso la nostra decisione. Ci uniremo agli Abolitori.” 

 

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CONTINUA... 

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Capitolo 16
*** Primo giorno di addestramento ***


Pathfinder: Madness Rising
Una fanfiction di Pathfinder scritta da: Justice Gundam

 

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Capitolo 16 - Primo giorno di addestramento

Soltanto il giorno prima, Dario e il suo gruppo di fuggiaschi erano riusciti a fuggire da Grisborgo e si erano avventurati nelle foreste attorno alla città. Le vicissitudini si erano susseguite con rapidità quasi frenetica, e la loro fuga li aveva portati in luoghi che nessuno di loro si sarebbe mai aspettato di vedere... in particolare, quel villaggio di halfling dall'aspetto completamente innocuo, e che in realtà nascondeva una vera e propria base segreta degli Abolitori, la misteriosa organizzazione che sembrava sapere così tanto di quello che stava accadendo a Grisborgo... e in altre zone di Tilea.

La situazione non lasciava molta possibilità di scelta, e adesso, i ragazzi si erano uniti agli Abolitori, nella speranza di scoprire la verità sulla minaccia che incombeva su di loro, e cercare di fare qualcosa per contrastarla. Per adesso, però, la giornata consisteva principalmente nell'allenarsi e nell'imparare quanto più possibile sugli Abolitori e sul loro scopo...

E in quel momento, in un'ampia stanza adibita agli allenamenti...

Maria strinse i denti per l'improvviso dolore quando un poderoso fendente calò su di lei, venendo a malapena contrastato dall'enorme ascia bipenne che la giovane donna aveva alzato per difendersi. La potenza del colpo fu comunque sufficiente a scuoterla e ad indolenzirle i muscoli, e Maria fu costretta ad appoggiare un ginocchio a terra per mantenere una parvenza di equilibrio.

L'attaccante, un uomo alto e prestante che brandiva una grande spada da allenamento con la lama smussata, si allontanò di un passo, con l'intenzione di continuare l'assalto... ma Maria riuscì ad approfittare di un breve momento di respiro per rialzarsi e contrattaccare! Con un grido di battaglia, si scagliò contro il suo attaccante e riuscì per un breve momento a sbilanciarlo... ma l'uomo, utilizzando un trucchetto da lottatore, riuscì a rivolgere l'impeto di Maria contro di lei, e a farla finire a terra di schiena. Maria emise un grugnito, in parte di dolore, in parte di disappunto, e restò a terra a riprendere fiato... ma prima che potesse anche soltanto iniziare a rialzarsi, si ritrovò con la lama smussata dello spadone dell'uomo appoggiata al collo. Era fin troppo evidente quello che l'istruttore voleva dire: se quello fosse stato un combattimento vero, Maria sarebbe già morta da un pezzo.

"Hai abbassato la guardia." esordì l'uomo, con un tono a metà tra l'ironico e il critico. "Se questo fosse stato un vero combattimento... non credo di dover aggiungere altro."

"Wooow... pazzesco!" esclamò Matilde sbattendo gli occhi, spiazzata dall'abilità dimostrata dall'uomo. La piccola spadaccina era seduta accanto ad una parete della sala, la spada appoggiata accanto a lei, e non si stava perdendo un istante dello scontro. Maria era la più abile combattente che Matilde avesse mai visto in vita sua, e vederla messa a terra così facilmente la dava un senso di stupore e quasi di spavento. "Maria... stai bene?"

"Sì, tranquilla, Matilde... diciamo che l'unico colpo che ho preso è stato all'orgoglio." rispose prontamente. L'uomo le tolse la spada di dosso, e Maria si rialzò quanto più rapidamente possibile, ingombrata com'era dal pettorale di acciaio che indossava. "Io sono pronta. Se vuoi fare un altro incontro con me, sono qui per questo!"

Il suo allenatore sghignazzò, come se stesse facendo lezione ad un allievo ribelle ma talentuoso che voleva fare più di quanto sarebbe stato in grado. "Non c'è male, non c'è male per quello. Non devi dimostrare nulla, Maria, nè a me, nè a nessun altro. Quello che stiamo facendo qui, è prepararti ad affrontare le creature che minacciano la pace e la sicurezza dei cittadini di Tilea... e ti assicuro che non sono poche, nè tantomeno facili da affrontare."

Maria tirò un sospiro, e quando l'allenatore le fece cenno che poteva rilassarsi, appoggiò ad una parete la sua ascia bipenne. "Sì, questo l'avevo capito. E' per questo che ci stiamo allenando con voi. Dobbiamo essere pronti a tutto quando arriverà il momento di confrontarci con loro."

"Ma quand'è che cominceremo a muoverci e a mettere loro i bastoni tra le ruote?" chiese Matilde. La bambina si alzò agilmente e si mise a posto il pettorale. "Più aspettiamo, più loro sono liberi di fare i loro comodi."

"Mentre voi siete qui ad... aspettare, come dici tu..." rispose l'uomo con un certo sarcasmo, e sorrise mettendo in evidenza alcune cicatrici che gli solcavano il volto. "Altri nostri agenti si stanno occupando di interferire con le operazioni dei Malformatori in tutta Tilea. Stanno cercando tutte le informazioni che ci servono, e non appena ne sapremo di più... diciamo che anche voi avrete la possibilità di contribuire a svelare il mistero. Ma adesso non è il momento di stare qua a fare salotto. Forza, piccola, ora tocca a te! Vediamo come la sai usare, quella spada!" Indicò Matilde, che dopo un breve istante di sorpresa scattò in piedi e afferrò il suo spadone, per poi trascinarselo dietro mentre arrivava al centro dell'arena.

"Eccomi! Sono pronta!" rispose Matilde. Diede il cambio a Maria, che andò a sedersi su una panchina intagliata nellla pietra grezza, e si mise in guardia... appena in tempo per parare un primo fendente, abbastanza forte da indolenzirle le braccia! "Ah! Un... un momento, ho avuto appena il tempo di prepararmi!"

"In un combattimento vero, l'avversario non aspetta che tu sia pronta, piccola!" rispose l'uomo. Matilde fece una smorfia, rimproverandosi per l'ingenuità, e iniziò a contrattaccare con alcuni fendenti, che l'istruttore non ebbe alcuna difficoltà a deviare. "Più forza, piccola! Dritta con quella spada, non è un mazzo di fiori!"

"Mamma mia..." commentò tra sè Maria, mentre cominciava a togliersi l'armatura e osservava l'addestramento della sua piccola amica. "Spero almeno che gli altri se la stiano cavando un po' meglio di noi..."

 

oooooooooo

 

"Un... laboratorio di alchimia?" domandò Gunter, un po' sorpreso, mentre guardava attorno a sè. La stanza, meglio illuminata rispetto alle altre del rifugio sotterraneo, era in effetti arredata con dei tavoli di legno sui quali erano stati disposti alambicchi, bilance e altri strumenti, e sopra una mensola più grande ad un lato della stanza erano ordinatamente disposti barattoli trasparenti che contenevano erbe, polveri, cristalli... e altri ingredienti sulla cui provenienza Gunter preferiva sapere il meno possibile. Da alcune postazioni provenivano dei rumori appena udibili di bollitura, e qualche nuvoletta di fumo colorato semitrasparente si levava dai liquidi in ebollizione. "Immagino che un complesso sotterraneo sia il posto migliore dove nasconderlo, in effetti... ma sarà anche sicuro?"

"Beh... il possibile lo facciamo, e l'impossibile cerchiamo di farlo." rispose Urister. "Se ti riferisci alla possibilità delle esalazioni... in effetti quello è un problema a cui abbiamo dovuto pensare a lungo prima di trovare una soluzione. Abbiamo finito per realizzare una serie di condotti per fare in modo che i vapori possano essere evacuati. Non è stata la soluzione più elegante, ma è quella che ci ha permesso di mettere su questo laboratorio in tempo utile."

"E mi sembra che la tua compagna stia già facendo un po' di esperimenti." affermò Luana, e indicò con lo sguardo la biondina chinata su alcune provette ad un tavolo vicino. Pandora si era piazzata accanto ad una stufetta a carbone sulla quale aveva messo a cuocere un pentolino di ferro, nel quale stava scaldando una strana, densa mistura di colore beige. La giovanissima fattucchiera stava dando un'occhiata ad un foglio di pergamena, mentre con l'altra mano pescava da un contenitore un pizzico di foglie sminuzzate. Con attenzione, in modo da non sbagliare la dose, Pandora aggiunse le foglie alla mistura e cominciò a mescolarla con una bacchetta.

"Okay, Pandora, adesso continua a mescolare per un po', miao." disse Sotero. Il gatto-famiglio era comodamente sdraiato vicino al fornello, alla distanza giusta per godersi il calduccio senza rischiare di scottarsi.

Pandora non era la sola a prestare attenzione all'esperimento. Poco lontano da lei, Bastiano stava a sua volta osservando quello che la ragazza stava facendo. Appoggiato sul suo bastone, il giovanissimo oracolo teneva sollevata la gamba dalla quale zoppicava, in modo da meettersi quanto più comodo possibile.

Finalmente, dopo qualche minuto di bollitura, Pandora decise che così poteva bastare, chiuse gli occhi e passò una mano sopra il pentolino, sussurando qualche parola magica a voce così bassa che solo lei e Sotero riuscirono, a malapena, a sentirla. Immediatamente, il liquido contenuto nel pentolino ribollì con maggiore veemenza per un paio di secondi, prima che Pandora, con un soffio deciso, spegnesse il fuoco sotto di esso. La mistura si illuminò ed emanò per qualche secondo una tenue luminescenza, prima di tornare stabile. A quel punto, era successo qualcosa di veramente notevole: il liquido aveva cambiato colore e consistenza, e si era trasformato in una sorta di sciroppo ambrato, un po' più denso rispetto ad una normale bevanda, ed emanava un vago odore amarognolo. Pandora tirò un sospiro di sollievo e cominciò a soffiare sul liquido per raffreddarlo.

"E' andata bene, mi sembra." commentò Bastiano guardando i risultati dell'esperimento di Pandora. "Questa è... la prima pozione che riesci a distillare."

"Già, speriamo che abbia l'effetto voluto..." rispose Pandora, un po' incerta. Prese un cucchiaiio di legno e ne immerse la punta nel liquido, in modo da prelevarne solo una dose minima. "Sfortunatamente, l'unico modo di vedere se una pozione funziona davvero è assaggiarla. Detto questo..."

Pandora fece un altro gesto con la mano libera e lanciò uno dei suoi incantesimi più semplici. Incuriiosito, Bastiano mosse la testa per dare un'occhiata, ma non vide nulla di particolare. Probabilmente, pensò il ragazzino, gli effetti di quell'incantesimo erano visibili solo a Pandora.

"Hmm... hai appena lanciato una magia, vero?" chiese Bastiano.

Pandora strizzò un occhio in segno di intesa. "Esatto! Un incantesimo Individuare Veleno, per l'esattezza. E' un incantesimo molto semplice ma sempre utile." affermò. "E per fortuna... a quanto pare sono riuscita a non creare una pozione velenosa. Adesso però... vediamo se è riuscita."

Sotero volle mettere le mani, o meglio le zampe, avanti. "Non mi offro volontario come cavia, miao."  

"Tranquillo, non avevo l'intenzione di provarla su di te, gatto sarcastico." rispose la graziosa fattucchiera. Si portò il cucchiaio alle labbra e ingerì la piccola dose di pozione che aveva preso, la deglutì e attese gli effetti...

Non ci volle molto per sentire il sapore disgustoso di quella roba. Un repellente sapore di frutta marcia riempì la bocca di Pandora, che si voltò di colpo e cominciò a sputare e ad ansimare senza troppi riguardi per l'etichetta! Bastiano e Sotero guardarono stupiti la ragazza bionda che annaspava, cercando come poteva di togliersi dalla bocca quel sapore orribile!

"Arguisco... che non è andata molto bene." commentò Bastiano con un pizzico di sarcasmo. Poi, dopo averci pensato un po' su, aggiunse tra sè. "Accidenti, sto imparando da Sotero."

"E' una mia impressione, Pandora... o il tuo volto sta assumendo un interessante colorito verde, miao?" chiese il gatto nero.

"Uuuuugh... un po' d'acqua, per favore! Questa roba è atroce!" ansimò Pandora, con una comica espressione disgustata sul volto.

Gunter e Luana restarono fermi al loro posto con espressioni stupefatte, mentre Urister alzò le spalle senza troppa preoccupazione. "Tipico. La prima pozione non è quasi mai un gran successo." affermò con tutta tranquillità. "Beh, la farò affiancare da uno dei nostri insegnanti di alchimia. Vedrete che imparerà presto..."

Gunter grugnì e si mise una mano sulla tempia, scuotendo il capo. "Potevate farlo fin da subito, no?" affermò. "Che tipi..."

 

oooooooooo

 

Dario cercò di mettersi più comodo sulla sua sedia e si impose di prestare attenzione. Non che l'argomento che Ivaldo stava insegnando non fosse interessante, ma il ragazzo biondo non era mai stato molto avvezzo alle lezioni teoriche. La sua insegnante principale, nella vita, era stata la strada, e la teoria non era mai stata il suo forte... anche per il fatto che non sapeva leggere, e doveva limitarsi ad ascoltare quello che diceva il maestro.

Nisa e Iaco, da parte loro, sembravano avere un po' meno difficoltà a seguire. In particolare l'elfa, che a giudicare dalla sua espressione, doveva aver già una certa conoscenza delle cose che venivano spiegate.

Dal momento che lo scopo degli Abolitori era di tenere sotto controllo, e possibilmente eliminare, le minacce soprannaturali, la lezione verteva sul riconoscimento e la conoscenza dei principali tipi di quelle che venivano comunemente classificate come "aberrazioni": creature dall'aspetto innaturale e dalla mentalità aliena, che pur tuttavia erano esseri viventi e non provenivano da altre dimensioni. Ivaldo aveva esordito dicendo che i Malformatori erano alleati di diverse specie di aberrazioni, e in quel momento, stava parlando di un sottotipo in particolare. Fissato ad una lavagna ben illuminata dalla luce di una lanterna, un foglio di pergamena srotolato illustrava una mostruosità simile ad un pesce pulitore di dimensioni abnormi, di un colore verdastro nauseante, con troppi occhi, troppi tentacoli e una rivoltante bocca da lampreda.

"Questo che vedete qui è un aboleth." spiegò Ivaldo in quel momento. Iaco corrugò la fronte, studiando con attenzione la creatura abominevole. "Sono una delle tre principali razze di aberrazioni conosciute su Nexos, e sono spesso considerati i più alieni e insidiosi dei tre. Pare che siano tra le creature viventi più antiche in assoluto, e non è un mistero che siano esistiti da milioni di anni. Queste aberrazioni primordiali sono guidate da un'arroganza sovrumana e da un odio implacabile per tutte le creature di superficie."  

"Questi mostri vivono nelle profondità marine, non è vero?" chiese Dario, cercando di nascondere un brivido di ribrezzo. L'aspetto dell'aboleth era davvero terrificante ed innaturale. Quando Ivaldo rispose con un cenno affermativo, il ragazzo biondo scosse la testa. "Bene. Allora spero di non avere mai a che fare con uno di loro. Non mi trovo a mio agio quando penso al mare..."

"Beh, se ti può consolare... fra le tre principali razze di aberrazioni, gli aboleth sono quelli che hanno meno contatto con l'umanità." rispose Ivaldo con tono ironico. "O forse questo si deve al fatto che sono ben pochi coloro che riescono a fuggire dalle loro tane negli abissi marini per raccontare com'è andata!"

Dario represse una risata a denti stretti. "Molto... rassicurante. Ma possono essere uccisi, vero?"

"Beh, gli aboleth non possono morire di vecchiaia, ma a parte questo possono essere uccisi come qualsiasi altra creatura naturale." rispose l'halfling, facendosi più serio. "Detto questo, l'arma principale degli aboleth è la loro segretezza... ma andiamo con ordine. Prima di imparare come affrontare un aboleth, è meglio conoscere bene i loro punti di forza e i loro punti deboli, e soprattutto le loro origini e la loro mentalità... per quello che è possibile senza rischiare la sanità mentale."

"Ho già imparato qualcosa sulle aberrazioni durante le mie lezioni nel circolo dei druidi." continuò Nisa, alzando una mano. "Non molto, ma un'infarinatura ce l'ho. E' vero, come ho sentito dire, che quei mostri hanno una memoria razziale che si estende a fin da prima della Guerra dell'Alba?"

"Guerra dell'Alba?" chiese Iaco incuriosito. "Cosa essere questa?"

"Devo aver sentito parlare della Guerra dell'Alba da qualche parte..." affermò Dario, e la sua mente tornò a diversi anni prima, quando ancora era con la sua banda tra le spietate strade di Auridanio... era stata proprio Esmeralda a parlargliene, quella volta... "Ma non ho presente di cosa si tratti."

Fu Ivaldo a rispondere, e Nisa non potè che annuire sentendo che le informazioni dell'halfling corrispondevano a quello che gli anziani le avevano insegnato. "La Guerra dell'Alba... è un'antica battaglia che è stata combattuta, per l'appunto, all'alba dei tempi. Adesso non vi annoierò con i dettagli, ma mi basti dire che in quell'epoca remota, i Primordiali, ovvero le incarnazioni degli elementi nelle loro forme più pure e distruttive, hanno sfidato gli dei per contendere loro la supremazia sul Piano Materiale. Se volete, possiamo approfondire il discorso più tardi, ma mi basti dire gli aboleth esistevano già in quei tempi remoti, e non è impossibile che alcuni degli aboleth più antichi e potenti che hanno visto quella guerra devastante siano ancora vivi in qualche abisso sperduto delle profondità degli oceani."

"Terrificante..." mormorò Iaco. Dario non fece commenti e cercò di mostrarsi controllato, ma dentro di sè provò un brivido nel pensare a cosa questo potesse significare...

"Potete immaginare che queste conoscenze, tramandate da un aboleth all'altro nel corso delle ere, diano a quella mostruosità una prospettiva che noi comuni mortali non possiamo neanche immaginare..." continuò il loro istruttore. "Gli aboleth conoscono segreti proibiti ai mortali, risaltenti alle età più oscure di Nexos... una conoscenza corrosiva per la mente delle persone comuni."

"Posso immaginarlo..." rispose Dario. "E a parte questo... di cosa sono capaci questi aboleth?"

Ivaldo sorrise lievemente, contento di poter condividere un po' della sua conoscenza sulle aberrazioni che tanto si era allenato per combattere. "Innanzitutto, come avete già capito, gli aboleth non si allontanano quasi mai dalle loro città o dalle loro tane negli abissi dell'oceano. Affrontare un aboleth spesso è impossibile senza potenti incantesimi per consentire di respirare sott'acqua e di resistere al freddo e alla pressione. Inoltre, per poter affrontare queste mostruosità, dovete avere delle armi che possano essere usate sott'acqua, e degli incantesimi che non perdano efficacia. Ma... se doveste arrivare allo scontro diretto con un aboleth, quello a cui dovete stare veramente attenti è il tocco dei suoi tentacoli."

"Tentacoli?" rispose Nisa con ribrezzo. "Brr... che schifo! No, non mi piacerebbe proprio essere spogliata da quegli affari!"

"Ho l'impressione che facciano qualcosa di più che strappare gli abiti di dosso a qualcuno..." rispose Dario con un sorriso imbarazzato. Ivaldo confermò e continuò il discorso.

"Esatto. I tentavoli di un aboleth secernono una sostanza viscosa che ha effetti imprevedibili sull'epidermide." continuò l'halfling. "Sotto l'effetto di quella sostanza, la pelle si trasforma in una membrana viscosa che si disidrata rapidamente, costringendo la vittima a restare sott'acqua o perire rapidamente. Solo degli specifici incantesimi di cura possono riportare la pelle della vittima allo stato naturale, e nel frattempo, la vittima è esposta all'altro, insidioso attacco dell'aboleth: una coltre di muco semitrasparente che circonda la creatura, e che ha l'effetto di impedire ai polmoni della vittima di assorbire aria. Solo rimanendo sott'acqua la vittima può sperare di non asfissiare."

"Maledizione... così un aboleth può costringere le sue vittime a servirlo, sapendo che se tornassero in superficie soffocherebbero come degli sgombri in secca!" affermò Dario. "Quindi, bisogna cercare di proteggersi in qualche modo sia dal muco che dal tocco di quei maledetti tentacoli..."

"E anche dai poteri magici dell'aboleth. Perchè ci sono anche quelli." continuò Ivaldo, muovendo un dito come per dire che non sarebbe stato semplice come Dario immaginava. "In particolare, un aboleth è in grado di piegare la mente delle sue vittime e renderle sue schiave. Per non parlare del fatto che sono in grado di creare illusioni terribilmente vivide e proteggersi da ogni tentativo di scrutarli usando la magia. Detto questo... non pensiate neanche per un istante che siano invincibili. Con la giusta preparazione, e con la giusta combinazione di audacia, prodezza ed astuzia, un aboleth può essere sconfitto e distrutto. E ora... vi insegnerò come si può fare!"

"Bene... credo che questa sia la parte più importante della lezione!" commentò Nisa. Lei e i suoi due compagni si fecero ancora più attenti, mentre Ivaldo si schiariva la voce e cominciava a spiegare.

"Perfetto. Allora, ascoltate attentamente. La cosa fondamentale, in uno scontro con un aboleth, è fare in modo di non farsi colpire dai suoi incantesimi di controllo mentale. Per fare questo, fate in modo di avere con voi un incantesimo Protezione Dal Male o Protezione Dalla Legge. Una persona che si trovi sotto l'effetto di questi incantesimi gode di considerevole protezione dagli attacchi fisici dell'aboleth e cosa più importante, è immune al controllo mentale della creatura per tutto l'effetto dell'incantesimo."

"Protezione dal Male, eh? Interessante..." disse tra sè Nisa, facendosi una nota mentale. Non era un incantesimo che di solito veniva insegnato ai druidi, ma questo non voleva dire che non potesse procurarsi una pergamena o una bacchetta in grado di lanciarlo.

"Inoltre, esistono delle strategie per proteggersi dal muco dell'aboleth e dalle secrezioni dei loro tentacoli." continuò Ivaldo. "Per esempio, un filtro che protegga il naso e la bocca renderebbe più difficile inalare quella sostanza. Può sembrare un provvedimento un po'... insignificante, rispetto al potere che un aboleth è in grado di utilizzare, ma credetemi... può fare la differenza tra la vittoria... e un destino peggiore della morte come schiavi di quella mostruosità ancestrale."

Iaco disse di sì con la testa, e cominciò già a pensare a che tipo di incantesimi avrebbero potuto essergli utili per affrontare un aboleth in caso di necessità. Probabilmente qualche incantesimo basato sull'elettricità, o qualcuno per dissipare le illusioni...

 

oooooooooo

 

Holger si passò una mano sul volto e represse un brivido. Non era sicuro se l'improvviso calo della temperatura nella stanza fosse dovuto a qualche strana magia, o al fatto che in quel momento, lui ed Endlinn si trovavano lì in compagnia di Sebastiano, che armeggiava nervosamente con l'elsa del suo stocco. La sottile ed elegante lama era ancora ben riposta nel suo fodero, ma il fuorilegge dava l'impressione di essere pronto a sfoderarla al primo cenno di pericolo... o se il mezzorco o la sua compagna elfa avessero fatto il minimo tentativo di aprire le ostilità.

"Okay, che cosa stiamo facendo qui, esattamente?" si chiese Holger, e fissò Sebastiano con attenzione, come se volesse leggergli nel pensiero se aveva intenzione di tradirli o meno. "Già non siamo esattamente amici... se possibile, preferirei evitare di passare più tempo del necessario in compagnia di questo tipo..."

"Non andiamo d'accordo su molte cose, ma su questa sì." rispose sarcastico Sebastiano. "Ma... mi chiedo anch'io che cosa hanno intenzione di fare. Dicevano che avrebbero dovuto addestrarci per prepararci a quello che questi dannati Malformatori ci manderanno contro. Quindi non mi spiego a cosa ci serva restare qui impalati."

Endlinn sospirò e appoggiò una mano sulla spalla del suo capo, in modo da consigliargli la calma. Le sue acute orecchie da elfa colsero per prime uno strano suono di passi, rapidi e leggeri, che si avvicinavano, ed Endlinn allungò furtivamente una mano verso il pugnale che teneva appeso alla cintura, per massimo scrupolo in caso si fosse trattato di un'autentica minaccia. Aveva sentito parlare di organizzazioni che imponevano ai loro nuovi membri di sostenere un combattimento per dimostrare il loro valore, e forse gli Abolitori seguivano anche loro quella regola...

I passi si avvicinarono sempre più rapidamente, e Sebastiano mise rapidamente mano alla spada quando una strana figura vagamente umanoide, poco più grande di un halfling, apparve sulla soglia del corridoio che usciva dalla stanza. Anche Holger ed Endlinn si prepararono a combattere...

"Pronti a battervi, vedo. Non è certo un difetto per un Abolitore. Ma a volte è meglio aspettare che qualcuno parli, non credete?" chiese la figura con sarcasmo. Aveva una strana voce nasale, che ricordava spiccatamente il ronzio di uno sciame di vespe, modulato in modo da simulare le parole... e in effetti, quando la creatura si mostrò, il terzetto vide che si trattava di una sorta di vespa umanoide dalla pelle di colore verde metalizzato che li osservava con un paio di occhi compositi neri ed inquietanti, in mezzo ai quali spiccavano un paio di corte antenne che si agitavano nervosamente. Aveva quattro arti esattamente come un umano, ma le giunture erano piazzate molto diversamente, facendo sì che le gambe si piegassero all'indietro e simulassero le zampe posteriori di una cavalletta, mentre i piedi erano piccoli e dotati di tre dita dai corti artigli. Le braccia assomigliavano di più a quelle di una persona, con mani affusolate dalle dita lunghe e sottili. Un paio di sottili ali trasparenti fuoriusciva dalla schiena della strana creatura, e il suo addome terminava in un pungiglione uncinato.

Nonostante l'aspetto inquietante, che fece indietreggiare di un passo i tre aspiranti Abolitori, la creatura insettoide non si scompose e alzò una mano per salutare. Era difficile leggere le emozioni di una creatura simile, tra gli occhi compositi e le piccole mandibole seghettate che componevano la sua bocca, ma Endlinn poteva giurare che stesse sorridendo.

"Benvenuti! Mi scuso per il ritardo. Noi tosculi teniamo molto alla puntualità." esordì la creatura. Fu allora che Holger notò che, anche se non indossava vestiti, la vespa umanoide portava una scimitarra appesa al fianco, e un paio di flaconi di qualche sostanza sconosciuta su una bandoliera che passava attorno alle sue spalle. "Ah... ma immagino che voi non abbiate mai visto un tosculi prima d'ora, vero? Beh, mi basti dire che... vengo da lontano. Da molto lontano. Non mi sono mai sentito molto a mio agio tra la mia gente, lì nella città-alveare del Confine dell'Oceano... ma non siete qui per ascoltare la storia della mia vita, vero? Comunque, potete stare tranquilli! Sono del tutto dalla vostra parte, garantito! Oh, e a proposito, il mio nome è Yiirl! Piacere di conoscervi!"

Davanti a quel fiume di parole, Holger e i suoi due compagni passarono rapidamente dalla tensione ad un'espressione di divertita sorpresa. Il mezzorco si sarebbe aspettato di tutto, ma trovarsi di fronte una creatura così inusuale e bizzarra... non era esattamente tra le maggiori probabilità! E la sua personalità così umana e stranamente comprensibile, come quella di una persona qualsiasi che si sarebbe potuta incontrare ogni giorno passeggiando per una calle...

"Ehm... piacere di conoscerti, Yiirl... un... tosculi, hai detto? Questa... ammetto che non me l'aspettavo." affermò Holger. Sebastiano aveva allontanato la mano dall'elsa del suo stocco, ma continuava a fissare la strana creatura come se si aspettasse un attacco da un momento all'altro. "Sei... sei il nostro esaminatore, per oggi?"

"Diciamo semplicemente... il vostro istruttore." affermò Yiirl, spiegando per un attimo le sue ali e poi ripiegandole di nuovo sulla schiena. "Ammetto che non sono esattamente al mio meglio negli ambienti sotterranei, e me la cavo meglio nelle foreste o nelle paludi, ma vi posso insegnare qualche trucchetto per muovervi nei sotterranei. In fondo, è lì che molto spesso ci troveremo ad affrontare i nostri nemici."

"Immagino... dopotutto, è lì che si nascondono di solito cultisti, criminali o mostri..." affermò Endlinn. Si rese conto di quanto fosse ironica quell'affermazione da parte sua, e si schiarì la voce per cercare di mandare via l'imbarazzo. "Voglio dire... insomma, anche noi siamo dei fuorilegge, dopotutto. Abbiamo esperienza personale su questo fatto."

Sebastiano gettò un'occhiataccia all'elfa, ma Yiirl alzò le spalle ed emise una serie di ronzii che potevano ricordare una risata. "Tranquilli, noi Abolitori non guardiamo al passato di una persona. E come avete avuto modo di constatare, neanche alla razza, al sesso o alle preferenze. Tutto quello che ci interessa è che siate disposti a combattere per la nostra causa. Tenendo sempre presente che si può rischiare la vita..."

"Non è molto diverso da come abbiamo vissuto noi fino ad adesso." rispose Holger con un'alzata di spalle. Strinse una mano a pugno ricordando i suoi sottoposti morti, e fissò nuovamente Sebastiano con astio. "Comunque, stavamo dicendo... il nostro addestramento quindi consiste nell'imparare qualcosa sulla sopravvivenza nei sotterranei, giusto? Va bene... dicci pure quello che dobbiamo fare, Yiirl..."

Il tosculi si mise sull'attenti e drizzò vivacemente le antenne. "Ma certamente! Sarà un vero piacere! Ora, se voleste seguirmi, vi porterò nel luogo dove si svolgerà la nostra lezione! Tenetevi pronti, perchè sono un istruttore davvero tosto!" esclamò. Si voltò di scatto e fece cenno al terzetto di seguirlo. "Prego, da questa parte! Mi raccomando, cercate di non perdervi di vista!"

Sebastiano sospirò e cominciò a seguire con riluttanza i due fuorilegge che in teoria avrebbero dovuto essere suoi nemici. Ancora non si era presentata la possibilità di fare la sua mossa, e se doveva essere sincero, stare dalla parte degli Abolitori si presentava ancora come la migliore delle sue opzioni. I Villanova e i loro affiliati non sarebbero stati teneri con lui se fossero riusciti a mettergli le mani addosso, e finchè restava con quel branco di svitati che credevano di essere dei paladini della giustizia, almeno era al sicuro da ogni rappresaglia. Ovviamente, questo non voleva dire che non fosse ansioso di liberarsi una volta per tutte da quell'impiccio.

"E va bene... facciamo anche questo." disse tra sè, mentre seguiva Yiirl e i suoi due riluttanti compagni nel corridoio che si addentrava sempre di più nelle viscere della terra...

 

oooooooooo

 

"Sono esaustaaaaa..."

Con un sospiro di sollievo, Matilde si fiondò sul giaciglio di paglia e stoffa che le era stato riservato. "Phewwww... ragazzi, non credo di aver mai fatto tanta fatica in vita mia! Non mi sento quasi più le braccia..." affermò la piccola spadaccina. Finalmente, i suoi muscoli si stavano rilassando, e il familiare formicolio che seguiva ad un lungo allenamento si diffondeva nel suo corpo. "E meno male che questo era solo il primo giorno..."

Maria ridacchiò stancamente e si sedette sul suo giaciglio, guardandosi le mani arrossate. "Non ci hanno proprio fatto sconti, eh?" affermò. Si rivolse a Nisa e a Pandora, anche loro stramazzate sui loro giacigli con delle espressioni di esaustione... tant'è che Sotero stava in piedi accanto a Pandora e la toccava con una zampetta per accertarsi che fosse ancora viva!

"Miaoooo? Pandora, ci sei o ci fai? Devo trovarmi un'altra padrona?" chiese sarcastico il famiglio.

Pandora alzò stancamente un braccio e gli mise una mano sulla testa, senza neanche alzare la testa del materasso improvvisato. "Non mi far fuori tanto presto, palla di pelo..." mormorò. "Ho solo bisogno... di rimettermi assieme. E poi... la giornata non è andata tanto male, no? Voglio dire... sono riuscita ad ottenere una pozione curativa già al... credo... quinto tentativo!"

"Beata te... io credo di aver rotto quattro alambicchi, tre fiale e una bottiglia... prima che mi venisse fuori una pozione curativa decente!" sospirò Nisa. La giovane druida era stravaccata sul suo giaciglio, faccia sul cuscino e il posteriore alzato, alla faccia dell'eleganza elfica! "E poi, l'addestramento con le armi... credevo di essere una buona tiratrice, ma quegli halfling mi hanno fatto mangiare la polvere, con quelle loro fionde!"

Dopo aver finalmente ripreso un po' di fiato, Matilde riuscì a mettersi seduta sul letto e si sgranchì la schiena. "Per quanto tempo ci terranno qui a fare questi allenamenti terrificanti, secondo voi? Certo, capisco che dobbiamo essere ben preparate per quando dovremo mandare all'aria i piani dei Malformatori..."

"Non ne ho idea..." rispose Endlinn, apparsa all'improvviso sulla soglia della stanza comune. L'elfa dal volto deturpato non dava l'impressione di essere esausta come le altre ragazze, ma anche lei era visibilmente stanca per l'allenamento della giornata. "Io, il capo e quel Sebastiano abbiamo fatto un po' di addestramento di sopravvivenza nei sotterranei. E a farci da insegnante c'era questa strana creatura simile ad un insetto... un tosculi, ha detto di essere."

"Ah... sì, credo... di averlo già visto di sfuggita, durante una pausa negli allenamenti." affermò Maria. La giovane donna stava dando un'occhiata alla sua ascia, e pochi attimi dopo cominciò a levigare e affilare nuovamente la lama della terrificante arma, sfregando su di essa una pietra dura. "Non ho mai visto una creatura simile. Chissà da dove viene... ma mi fa piacere che tra gli Abolitori non si guardi alla razza."

"E' vero. Prima credo di aver visto anche qualche goblin, un orco, uno gnoll... in pratica, chiunque voglia dare una mano e abbia le capacità per farlo può entrare a far parte dell'organizzazione!" rispose Endlinn.

Maria terminò di lavorare sulla lama della sua ascia e ne osservò attentamente il filo, per verificare di aver fatto un buon lavoro. "E' da parecchio tempo che viaggio con Iaco, e ormai sono più o meno abituata alle occhiate che attiro su di me per il fatto che viaggio con un coboldo." affermò. "Ma qui... a parte qualche halfling che non si fida di lui... Iaco non ha il problema di essere discriminato."

Matilde si girò sulla schiena e aprì le braccia, in modo da rilassare il più possibile i suoi muscoli indolenziti. "Se devo essere sincera, mi trovo più a mio agio qui che alla Casa della Pietà... è vero, l'allenamento non è proprio rilassante, ma ho come l'impressione... che qui non c'è nessuno che mi guarda con stupore o con sospetto solo perchè sono... diversa... dalle bambine della mia età."

"Io... posso dire di essere tra i fortunati. Da dove vengo io, dalla Carnia, non c'è nessuno che abbia mai fatto commenti sui miei occhi." disse Pandora, indicando con una mano i suoi occhi di colore diverso mentre con l'altra grattava Sotero dietro un orecchio. "Sapete, dalle mie parti c'è questa diceria secondo cui le donne con gli occhi di colore diverso sarebbero figlie delle megere. Chissà se è così anche per me... ma ai miei genitori adottivi, a Nisa e a Gunter non è mai importato niente. Mi sono sempre stati vicini, come una vera famiglia."

"Una famiglia, eh? Bastiano ed io siamo sempre stati come fratello e sorella, ma... devo ammettere che non ho la più pallida idea di cosa voglia dire avere dei genitori, e una casa da chiamare nostra..." commentò Matilde. "A proposito di Bastiano e dei nostri compagni, pensate che avremo il tempo di fare loro visita, magari dopo cena?"

"Senza dubbio, piccola." rispose Endlinn, e permise ad un sorriso di increspare il suo viso sfregiato. "Ho proprio voglia di sentire cos'hanno da dire della loro prima giornata da Abolitori..."

 

oooooooooo

 

"Sono curioso di sentire... cos'hanno da dire le ragazze sulla loro prima giornata da Abolitori." affermò Gunter. Il nano si passò una mano sulla faccia, arruffandosi un po' la barba, poi smontò accuratamente il suo moschetto e cominciò a fare un po' di manutenzione alla luce della candela accesa vicino al suo giaciglio. Accanto a lui, Dario, Iaco e Bastiano si stavano rilassando, anche loro esausti dopo i lunghi addestramenti della giornata.

"Io posso dire in tutta tranquillità... che non sono mai stato in piedi così  lungo in vita mia!" commentò Bastiano. Il giovanissimo oracolo gettò uno sguardo ai suoi vestiti, e storse il naso vedendo alcune macchie provocate dai prodotti alchemici con cui lui e Pandora avevano lavorato. "Però... è stato divertente, devo ammetterlo. Nonostante tutto... per quanto mi renda conto che comporta i suoi pericoli... credo che mi piacerà fare parte degli Abolitori. Soprattutto... se posso farlo con voi e con Mati."

Dario non potè che simpatizzare con il punto di vista di Bastiano. Essendo anche lui un orfano, e per giunta uno meno fortunato, si rendeva conto che per ragazzi come loro c'erano ben pochi prospetti nella società di Tilea, dove chi non era di sangue nobile non poteva sperare di arrivare molto lontano nella scala sociale. Non c'era da stupirsidel fatto che molti, nella loro posizione, optassero per una vita da fuorilegge o, nella migliore delle ipotesi, come membri di qualche società segreta come quella in cui si trovavano in quel momento.

Non che il ragazzo biondo trovasse sgradevole l'idea di fare parte di quel gruppo, beninteso. L'addestramento non era stato dei più semplici, e Dario non era sicuro che l'indomani avrebbe ricordato la metà di quello che Ivaldo aveva cercato di insegnare loro sugli aboleth... ma l'idea di fare parte di un gruppo che proteggeva la gente di Tilea agendo nell'ombra lo attraeva. Non era poi tanto diverso da quello che faceva ad Auridanio, in fondo. L'unica differenza, in effetti, era che almeno qui poteva contare su un bel po' di risorse in più.

E a proposito, si trovò a chiedersi... se gli Abolitori erano un'organizzazione così diffusa ed efficiente, chi era che li finanziava e li supportava? Un gruppo come quello non poteva certo esistere in un vuoto...

"Beh, adesso noi prendere un po' di riposo." affermò Iaco. Il coboldo stregone si distese pigramente sul suo giaciglio di stoffa e paglia, e una piccola nube di scintille azzurre uscì dalla sua bocca armata di piccole zanne. "Tra non molto essere ora di cena... chissà come essere!"

"Heh, non ti aspettare troppo, vecchio mio." rispose Gunter con una breve risata bonaria. "Dopotutto, non credo che gli Abolitori potranno permettersi di mettere su chissà quale banchetto..."

"Per quanto mi riguarda, mi vanno bene che una pagnotta e una scodella di zuppa." commentò Bastiano...

 

oooooooooo

 

"Ooookay... devo ammettere quando mi sbaglio." affermò Gunter con incredulità, lo sguardo fisso verso il grande falò che ardeva nella piazza centrale del grazioso villaggio halfling. Quando era arrivato il momento di radunarsi per la cena, lo sceriffo Urister aveva organizzato un banchetto sotto le stelle, i cui ospiti d'onore erano proprio i nuovi arrivati negli Abolitori! In quel momento, numerosi tavolini di legno, ognuno di essi apparecchiato in maniera rustica ma funzionale, con dei piatti di argilla ben levigata e delle posate di legno, e delle brocche di acqua fresca di sorgente e idromele piazzate dove ognuno poteva raggiungerle. Un gradevole profumo di cacciagione pervadeva l'aria, proveniente dal grosso cinghiale e dai fagiani che stavano cucinando sul fuoco, e tutt'attorno si sentivano canti di gioia e il suono delle zampogne e dei flauti che suonavano qualche allegra melodia. Lo stesso Sebastiano, malgrado le sue riserve, doveva ammettere che era colpito dall'ospitalità degli halfling - evidentemente, la loro fama di gentilezza ed estrosità era ben meritata.

"Non organizziamo tanto spesso una celebrazione come questa, amici miei." affermò Urister, mentre mostrava fieramente ai nuovi arrivati la piazza in festa. Tutt'attorno, si vedevano halfling che cantavano, suonavano o ballavano assieme, e gli Abolitori più esperti stavano applaudendo ai nuovi arrivati, in modo da farli sentire benvenuti. "Ma questa è una giornata speciale. E' la vostra iniziazione a quella che sarà per voi una nuova vita... e speriamo, anche l'inizio di una grande amicizia!"

"I nostri amici halfling hanno lavorato tutto il giorno per preparare questa festa per voi." disse una voce ronzante, che Holger, Endlinn e Sebastiano riconobbero subito come quella di Yiirl, il tosculi che li aveva accompagnati nella loro lezione di sopravvivenza nei sotterranei. Il misterioso ma simpatico insettoide era apparso accanto a Dario proprio in quel momento, tenendo in una mano un bastoncino di legno appuntito sul quale erano infilzati pezzettini di carne arrostita, e stava facendo allegramente lavorare le mandibole! "Non fate complimenti, mettetevi comodi e godetevi la serata. Oggi siete voi gli ospiti d'onore!"

"Heh... un coboldo che diventa ospite d'onore ad una festa organizzata da halfling. Non avrei mai immaginato che sarebbe successo, prima o poi." affermò Ivaldo. Con un sorriso accomodante, battè una mano amichevolmente sulla spalla di Iaco, che rispose sfregandosi la nuca con una mano e sghignazzando imbarazzato. "Comunque, benvenuti a tutti voi! E vi auguriamo tutti la migliore delle fortune!"

Maria si guardò attorno esterrefatta, il viso illuminato da un sorriso radioso. "Accidenti... io... non so davvero che cosa dire, ragazzi! Non... non mi aspettavo tutta questa accoglienza!" affermò. "E... tutto semplicemente perchè abbiamo accettato di unirci agli Abolitori! Beh... cercheremo di mostrarci degni di questa accoglienza!"

"Sì, sono d'accordo con Maria..." rispose Dario, ancora esitante. L'atmosfera di calore e festa, e il profumo delle carni arrostite, richiamavano alla sua mente delle immagini di abbondanza e spensieratezza che per lui erano quasi del tutto sconosciute. "E per stasera... beh, facciamo onore all'ospitalità dei nostri amici halfling, e godiamoci la serata."

"Non me lo farò dire due volte!" esclamò estasiata Matilde, le narici che quasi vibravano per il profumo di carne arrostita!

Bastiano non era meno entusiasta, anche se cercava di controllarsi per non sembrare ineducato. "Hehee... aspettiamo che ci diano il permesso di metterci a tavola... e poi facciamo onore alla cucina!"

"Beh, non prendete ancora posto?" chiese Urister, già seduto ad un lato di uno dei tavoli di legno duro. "Forza, non fatevi pregare! Questa serata è tutta per voi, amici!"

"Beh, visto che abbiamo il loro permesso... forza, ragazzi!" Holger diede una smossa al gruppo di aspiranti Abolitori, che presero il loro posto ai tavoli. Immediatamente, alcuni halfling si prodigarono per servire loro delle generose porzioni di carne arrostita, e altri posero sui tavoli dei piatti riempiti di patate cucinate sulle braci. A quel punto, ogni esitazione non potè che venire meno... e il banchetto potè iniziare!

 

oooooooooo

 

"E allora... buon appetito!"

Matilde e Bastiano si diedero un cinque prima di cominciare a divorare i pezzi di cinghiale nei loro piatti, e Gunter sollevò un bicchiere colmo di idromele, per poi vuotarlo fino a metà con un singolo sorso. Pandora aveva già messo da parte dei pezzi di carne per Sotero, e il gatto nero parlante si era immediatamente servito, senza badare troppo alla sua dignità di felino! Dario, Pandora e Maria si trattenevano un po' di più, ma anche loro erano lieti di poter prendere parte a quella festa.

"Hey... ti chiami Iaco, giusto?"

Iaco si sentì chiamare, mentre si serviva da un piatto di patate... e quando si voltò, vide che un halfling biondo con i capelli legati in un codino era arrivato con un vassoio pieno di carne di fagiano, e lo stava offrendo al coboldo blu. "Ecco... vorrei scusarmi, anche a nome di tutti i miei fratelli che non sono stati giusti con te." affermò imbarazzato il piccolo abitante dei boschi. "Purtroppo... sai com'è, noi non abbiamo avuto delle belle esperienze con i coboldi. Siamo stati prevenuti... ecco, se vuoi servirti! Ho cercato di prendere per te uno dei fagiani migliori!"

"Ah... va bene, va bene! Iaco comprende!" rispose il coboldo, sinceramente colpito. Afferrò una coscia di fagiano e la addentò, strappando un bel pezzo di carne con i suoi dentini "Grazie mille! Vuoi mangiare con Iaco? Stasera festa, no?"

"Certo! Sarà un piacere!" rispose l'halfling biondo, appoggiando il piatto sul tavolo per poi sedersi accanto al piccolo rettile. Poco lontano, Holger ed Endlinn sollevarono le loro coppe di idromele per fare un brindisi... e anche Sebastiano sembrava cercare a modo suo di godersi la serata, e ogn tanto partecipava ai canti intonati dagli halfling.

Ma lo spettacolo più notevole era senz'altro quello offerto da Nisa: dopo soltanto un bicchiere di idromele, la druida era salita sul tavolo e aveva cominciato ad esibirsi in una danza elfica, con tanto di sorriso idiota che andava da un orecchio all'altro... con grande ilarità di Pandora, in quel momento piegata in due dalle risate, e sommo imbarazzo di Gunter che stava mormorando qualcosa circa il fatto che gli elfi non sapessero bere!

"Come primo giorno come Abolitori... è stato senz'altro interessante..." fu il commento, un po' sarcastico e un po' sincero, di Sebastiano. "Heh... ma tu guarda... potrebbe addirittura cominciare a piacermi, tutto questo."

 

oooooooooo

 

CONTINUA...

Note dell'autore: E' un piacere tornare a scrivere le vicende dei miei personaggi di Pathfinder! Sarà anche il fatto che ho ripreso a fare il Game Master per alcune avventure ufficiali ("Ribelli all'Inferno" merita davvero!) che mi ha dato ispirazione.

Comunque, i nostri amici hanno cominciato l'addestramento! Tra un po'... saranno pronti per la loro prima missione per conto degli Abolitori, ma intanto... vediamo come si prepareranno. Spero di fare un buon lavoro nell'approfondire i personaggi...

A presto!              

 

 

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Capitolo 17
*** Un altro giorno come tanti ***


Pathfinder: Madness Rising
Una fanfiction di Pathfinder scritta da: Justice Gundam

 

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Capitolo 17 - Un altro giorno come tanti

"Molto bene. Tenterò di completare questo percorso in tempo record." pensò tra sè Dario. I suoi occhi, da tempo abituati all'oscurità, stavano cercando di distinguere gli elementi del percorso ad ostacoli davanti a lui: corde tese, campanelli appesi al soffitto e piccoli pannelli di legno posti sul terreno, fatti apposta per infrangersi non appena qualcosa di abbastanza pesante fosse stato appoggiato su di essi. Lo scopo era ovvio - arrivare dall'altra parte del percorso facendo quanto meno rumore possibile, ed evitare le zone "pericolose". E questo voleva dire prodursi in un bel po' di acrobazie.

Il giovane prese un bel respiro, poi cominciò il percorso ad ostacoli. Appoggiò le suole degli stivali su uno stretto cordone di pavimento tra due pannelli di legno, e scivolò silenziosamente sotto una cordicella, alla quale erano appesi due campanelli. Poi, cercando di muoversi quanto più rapidamente possibile, scivolò tra due corde tenute tese tra soffitto e pavimento, e mosse le anche in modo da spostarsi con furitività e sfiorare appena le due "trappole". Per un attimo, l'equilibrio gli venne meno, e il ragazzo sgranò gli occhi allarmato e sfoderò uno dei suoi pugnali, che usò per agganciarsi ad un muro vicino, intrufolando la lama tra un mattone e l'altro in modo da usarla come appiglio improvvisato. Tirò un sospiro di sollievo, talmente piano da non riuscire lui stesso a sentirlo, e proseguì il percorso, evitando un altro pannello di legno fragile, e cercando di aguzzare quanto più possibile la vista per distinguere i punti da evitare. Con un'abilità data dall'esperienza e dall'attenzione costante, il giovane continuò a scivolare tra gli ostacoli, a volte strisciando per terra, a volte contorcendosi in posizioni poco confortevoli per cercare di muoversi rapidamente ed in silenzio.

"Non sarebbe tanto difficile normalmente... o se fossi un halfling." pensò il ragazzo, per poi infrufolarsi abilmente sotto una cordina testa, cercando di muoversi con quanta più rapidità possibile. Sfortunatamente, non riuscì a vedere una tavoletta di legno sul terreno e ci mise un piede sopra. Si sentì un secco suono di legno che si spezzava quando le piccole travi cedettero sotto il peso del ragazzo. "Ugh. Tanto spiacente per il record. Questa la devo rifare..."

Alcune imposte si sollevarono e fecero entrare un po' di luce nell'edificio, in modo che Dario potesse vedere a che punto del percorso fosse arrivato. Se non altro, si accorse il ragazzo, era giunto abbastanza vicino alla fine. Ma c'era ancora un bel po' di spazio per i miglioramenti, e fino a che non fosse riuscito a completare il percorso in un tempo soddisfacente, Dario non riteneva di essere ancora pronto come esploratore.

"Okay. Basta così." disse uno degli halfling, che Dario riconobbe come Ivaldo. Il piccolo abitante della foresta arrivò da una piccola rampa di scale di pietra e raggiunse Dario. "Beh, non è andata tanto male. Hai visto quale errore hai commesso, vero?"

"Sì, lo ammetto, sono stato un po' coglione." rispose Dario con un sorrisetto ironico. "Ho avuto troppa fretta di raggiungere la fine del percorso, e non ho fatto abbastanza attenzione a quello su cui poggiavo i piedi."

Ivaldo alzò le spalle. "Piuttosto che non fare errori, è più importante capire perchè si fanno errori. E vedo che l'hai capito." rispose con tono incoraggiante. "Sei in gamba, ragazzo. Oserei dire che hai un talento naturale per la furtività. Se lo mantieni, sono sicuro che diventeresti uno dei migliori esploratori per noi Abolitori." Tra sè, l'halfling non potè fare a meno di rabbrividire al pensiero che, se Dario avesse deciso di mettere le sue capacità al servizio di qualche gilda di ladri o qualche altra organizzazione fuorilegge, sarebbe potuto diventare un criminale temibile.

"Grazie. Ma più tardi vorrei riprovare. Con un altro percorso, si intende." affermò Dario. Calò il silenzio per alcuni istanti, mentre Ivaldo si prodigava per ripulire il percorso dai trucioli di legno, e Dario guardava gli ostacoli che non era riuscito a raggiungere, in modo da farsi un'idea di come avrebbe dovuto fare per superarli... e se ne avesse le capacità. "A questo proposito... com'è la situazione? Avete scoperto qualcosa di più su questi... Malformatori, o come si chiamano quelli che collaborano con i Villanova?"

Ivaldo sospirò e raccolse i pezzi di legno da un lato. "Sono degli ossi duri, questi Malformatori. Se fosse così facile trovare le informazioni che ci servono per contrastarli, penso che lo avrebbero già fatto le autorità tileane." affermò. Dario ebbe l'impressione di percepire una punta di biasimo per il governo centrale di Tilea. Che in effetti, non era esattamente il governo più autoritario o competente che si potesse dare. Da un punto di vista prettamente formale, Tilea era governata dal Consiglio di Rema e, in particolare, dal famigerato Savio Vistiliano il Senza Spada - nominativo ironico, dal momento che la sua "spada" era una soldataglia numerosa e di dubbia fama.

Ma alla prova dei fatti, Vistiliano era più interessato a consolidare il suo potere nella zona centrale di Tilea, e le regioni più limitrofe erano tenute sotto un controllo molto più blando, spesso quasi interamente in mano a signorotti locali. Era stato proprio sotto uno di questi che Dario aveva vissuto la sua infanzia ad Auridanio - il duca Ipinio, un uomo temuto ed esecrato, che voci di corridoio accusavano di commercio con esseri soprannaturali.

Il risultato, in sintesi, era che non sempre le autorità preposte avevano mezzi a sufficienza per poter tenere sicuri i territori loro affidati, o che l'organizzazione faceva acqua da tutte le parti. E così, in molti posti, organizzazioni criminali, gilde di ladri e umanoidi selvaggi... in certi casi, anche mostri veri e propri... trovavano terreno fertile.

"Sì, capisco." rispose Dario, cercando di pensare a qualcos'altro in modo da non far vagare i suoi pensieri in luoghi troppo bui. "Immagino... che sia anche per questo che esistono gli Abolitori. Cerchiamo di occuparci di quei problemi che le autorità non sono in grado di gestire... e tra questi ci sono anche i Malformatori."

"Precisamente." rispose Ivaldo, per poi dare un'occhiata ai raggi del sole che penetravano dalla finestra. "Credo che adesso sarebbe una buona idea prendere una pausa. E magari andare a vedere comese la stanno cavando i tuoi amici, che te ne pare? E' da un bel po' di giorni che lavorate sodo."

Dario si sgranchì una spalla. "Mi sembra una buona idea." rispose. Si passò una mano sulla faccia come se stesse cercando di lavarsela, e seguì Ivaldo verso un'altra rampa di scale più grande che andava verso i sotterranei...

 

oooooooooo

 

Un lieve brivido percorse l'esile corpo del coboldo, mentre Iaco si concentrava sull'energia magica che fluiva in lui, cercando di controllarla. Era una sensazione a lui familiare - essendo uno stregone, Iaco controllava la sua magia tramite l'istinto e la concentrazione, piuttosto che studiando riti e formule come facevano i maghi veri e propri. Tuttavia, non ricordava di aver mai accumulato una tale quantità di energia prima di allora. Evidentemente, tutte quelle lezioni avevano dato i loro frutti...

Si impose di non distrarsi e cercò di concentrarsi il più possibile sull'energia che ora scorreva nei palmi delle sue mani. Iaco teneva gli occhi chiusi, in modo da non farsi distrarre da ciò che gli stava attorno, e sedeva a gambe incrociate sulla nuda terra. In quel momento, una tenue luce azzurrina si era accesa attorno al suo corpo e pulsava lentamente, accendendosi e spegnendosi ogni volta che il coboldo aumentava o allentava la concentrazione. Sul terreno attorno a Iaco si era formato un sottilissimo strato di brina, e la temperatura attorno a lui si era notevolmente ridotta.

Finalmente, dopo alcuni istanti passati a concentrarsi e a plasmare mentalmente la grezza energia  magica che scorreva nel suo corpo, Iaco aprì gli occhi e sollevò le braccia davanti a sè, per poi esclamare una formula magica in un'antica lingua gutturale.

Dai palmi delle mani di Iaco scaturì immediatamente una fiammata azzurra fredda come il ghiaccio, che si aprì a ventaglio ed investì un fantoccio di paglia posto davanti a lui. Il manichino venne immediatamente avvolto dalle fiamme azzurrine, e cominciò a raggrinzirsi e a congelarsi mentre il fuoco gelido lo congelava. Nel giro di pochi istanti, il bersaglio venne trasformato in un groviglio di stoffa e paglia congelate, e Iaco lo distrusse con un semplice calcio che finì di sbriciolarlo.  

"Non male. Non male davvero. Incantesimo modificato." affermò Iaco con un sorriso convinto. Si guardò la mano e flettè le piccole dita artigliate, poi sivolse verso la persona che stava seduta vicino a lui, ancora in meditazione.

Bastiano era seduto a gambe incrociate sul terreno, ad appena un metro di distanza da Iaco. Anche il giovanissimo oracolo stava facendo pratica con la sua magia innata, e i suoi capelli sembravano muoversi sotto l'effetto di una brezza magica che scaturiva dal nulla tutt'attorno a lui. Iaco vide l'espressione del ragazzino farsi più concentrata... anzi, a guardarlo un po' più da vicino, Iaco ebbe l'impressione che Bastiano avesse qualche dolore. La gamba destra, quella da cui zoppicava, gli stava mandando delle brevi ma fastidiose fitte...

Bastiano fece una smorfia ma si impose di ignorare il dolore e di tenersi il più concentrato possibile. Prese fiato per cercare di non pensare alla gamba, e sentì che la fitta si calmava almeno un po', e una strana sensazione di calore e conforto si diffondeva nel suo corpo. Non era sicuro che sarebbe riuscito a descrivere bene quella sensazione, se glielo avessero chiesto... ma aveva l'impressione di avere compreso qualcosa in più del potere che si era risvegliato in lui tanto tempo fa, e che adesso stava comprendendo come usarlo in qualche altro modo.

Per qualche istante, Iaco vide che attorno al corpo del bambino si era accesa una splendente aura dorata. Bastiano prese fiato di nuovo, questa volta più rapidamente, e le sue piccole mani si strinsero sulla stoffa dei suoi pantaloni. Iaco non sapeva esattamente cosa stesse accadendo, e cominciava ad essere preoccupato per il suo piccolo amico. Che stava cercando di fare? Non poteva essere che la magia che scorreva in lui gli stesse facendo del male? Purtroppo, quella di Bastiano era una magia diversa da quella del coboldo, e Iaco non era sicuro se valessero le stesse "regole" della sua, anche se le dinamiche apparivano simili...

Iaco si stava cominciando a chiedere se non fosse il caso di intervenire... quando Bastiano si risvegliò di colpo dalla sua trance e sbattè gli occhi con stupore, come se qualcuno gli avesse improvvisamente gettato un bicchiere d'acqua fredda in faccia! Si portò le mani alla faccia e scosse rapidamente la testa, di nuovo consapevole del mondo attorno a sè.

"Bastiano?" la vocetta acuta di Iaco fu il primo suono che riuscì a sentire una volta risvegliatosi del tutto. Il coboldo dalle squame blu fece un sospiro di sollievo e guardò Bastiano dritto negli occhi, per assicurarsi che stesse bene. "Bstiano? Tutto a posto? Sembravi... strano."

"Ah... uh... hey, Iaco... scusa, non so esattamente nemmeno io cosa mi sia successo." rispose Bastiano, la cui aura veniva in quel momento assorbita del tutto dal suo corpo. Stranamente, ora si sentiva più tranquillo e più sicuro di sè. Aveva l'impressione di aver compreso qualcosa di più dei suoi poteri, e anche di sè stesso... "Mentre ero lì che meditavo... non so spiegarti, mi è come venuta in mente una strana idea e... qualcosa mi ha suggerito un modo di usare meglio i miei incantesimi di cura."

Iaco ridacchiò brevemente. Effettivamente, anche Bastiano si affidava al suo istinto per controllare la sua magia, proprio come lui. A parte la natura dei loro poteri, le modalità erano terribilmente simili. "Beh, questo... interessante! E... che modo trovato di lanciare magia?" chiese, sinceramente incuriosito. Chissà, magari potevano imparare qualcosa l'uno dall'altro.

"Hmm... aspetta un momento, non è facile descriverlo senza fartelo vedere..." disse il ragazzino, e si guardò attorno alla ricerca di qualcosa. Vide per caso un piccolo coccio di vetro rimasto in un angolo della stanza e lo andò a prendere. Poi, si passò un bordo affilato sul palmo della mano sinistra, procurandosi una ferita piuttosto lunga ma superficiale. Iaco strizzò un occhio, impressionato dal sangue freddo di quel ragazzino. "Ow... scusa, Iaco, ma c'era bisogno di fare così. Ecco, adesso... Curare Leves Vulnera!"

Nel momento in cui pronunciò la formula, la voce di Bastiano cambiò di colpo, diventando più profonda. Il giovanissimo oracolo si toccò il palmo della mano ferita, e una luce bianca coprì il taglio, facendolo rimarginare in un paio di secondi.

Iaco sbattè gli occhi. "Beh? Questo è incantesimo curativo, no?" chiese perplesso. "Cosa essere diverso da..."

Il coboldo si accorse in quel momento che la luce emessa dall'incantesimo curativo non si era ancora dissipata. Era rimasta sul palmo della mano di Bastiano, esattamente nel punto dove fino ad un attimo prima si trovava il taglio.

"Sì, è un incantesimo curativo... ma adesso ho imparato a fare in modo che una parte dell'energia trasferita rimanga nel corpo della persona su cui viene usato, in modo da offrire un po' di protezione in più dagli attacchi. L'unico problema è che questa protezione non dura molto a lungo, quindi non bisogna affidarsi troppo ad essa." affermò.

Iaco sorrise e disse energicamente di sì con la testa. "Beh, ottima idea! Questo sì che utile!" affermò. "Beh, che dici? Facciamo pausa e andiamo a vedere come vanno altri?"

Bastiano strizzò amichevolmente un occhio e si alzò in piedi, trascinando la gamba destra e prendendo il suo bastone per reggersi meglio. "Sì, credo che sia una buona idea. Sono curioso di vedere come se la sta cavando Mati..."

 

oooooooooo

 

"Sono esaustaaaaaa..." la voce di Matilde uscì come un comico lamento, non del tutto comprensibile a causa del fatto che la bambina teneva la fronte appoggiata al banco davanti a lei.

"Ecco... non bene, eh?" chiese retoricamente Iaco, mentre Bastiano guardava la sua migliore amica con espressione sbalordita. Dopo averci pensato su qualche istante, il piccolo oracolo cercò di dire qualcosa per farla stare meglio.

"Ehm... che ti posso dire... Non te la prendere, Mati, succede a tutti di avere una giornata no, non ti pare?" chiese retoricamente.

Sfortunatamente, i suoi tentativi non ebbero molto successo. Matilde si appoggiò con la schiena alla sedia e guardò verso il soffitto con un'espressione comicamente stravolta. "Altrochè! Non so se reggerò ad un'altra giornata come questa..." rispose, massaggiandosi le gambe.

Bastiano corrugò la fronte. "Ehm... scusa, Mati, ma... quante ore ti sei allenata con la spada, oggi?"

La bambina scosse la testa. "E chi si è allenato? Oggi mi sono dovuta sorbire una lezione sui vari tipi di creature soprannaturali... fino ai demoni, ai diavoli e ai daemon ci sono arrivata... poi hanno cominciato a parlare dei div... degli asura... dei sahkil, o come accidenti si chiamano... e io non ci ho capito più un accidente! Aaaah, fatemi fare un'oretta di pratica, che così almeno mi rilasso!"

"Ehm..." rispose Bastiano dopo qualche istante di stupore. Iaco si voltò dall'altra parte e cercò di soffocare le risate. "In... In effetti... mi sembra un po' troppo da assorbire tutto in una volta..."

 

oooooooooo

 

Gunter sospirò e si sfregò la fronte. Non era mai stato un fan di queste simulazioni, anche perchè facevano illudere gli inesperti che le esplorazioni sarebbero state altrettanto semplici e lineari anche in un dungeon vero e proprio... tuttavia, doveva ammettere che almeno questa era stata progettata in maniera decente e avrebbe richiesto almeno un po' di ragionamento. Rassegnato all'idea che avrebbe dovuto sorbirsi tutta quella simulazione, il nano alzò lo sguardo verso la tavola di legno che pendeva sopra l'ingresso, sulla quale alcune parole erano state impresse a fuoco.

"Allora..." disse Holger, sfregandosi il mento. "L'inganno è uno strumento. L'autoinganno è morte. Inganna i tuoi nemici, non ingannare mai te stesso."

"Okay, questa frase voleva essere sibillina, ma alla fine mi sembra tutto abbastanza chiaro. Quando entriamo in questa stanza, non dobbiamo fidarci delle apparenze." rispose il nano, gettando uno sguardo al mezzorco, Pandora e Sotero. Il famiglio dall'aspetto di gatto nero sospirò e mosse pigramente la coda, comodamente appollaiato sulle spalle della sua padroncina. "Okay, gente... facciamo anche questo. Visto che fa parte della nostra iniziazione... comunque, tenetevi pronti. Non si può mai sapere. Magari ci hanno preparato qualche sorpresa."

"Va bene. Devo ammettere che io sono un po' eccitata..." rispose la biondina, i cui occhi di colore diverso brillarono vividi mentre cercavano di abituarsi alla semi-oscurità della prima stanza. Con un agile movimento delle dita, la giovane fattucchiera creò una sfera di luce attorno alla sua mano destra, in modo da illuminare la stanza.

Era piuttosto piccola, come stanza... un cubo di appena cinque metri su ogni spigolo, con un'unica porta di legno, dall'aspetto assolutamente anonimo, davanti a loro. A prima vista, sembrava essere l'unica via d'uscita... ma l'avvertimento che i tre avventurieri avevano letto all'ingresso rendeva più che ovvio che ci fosse qualcosa dietro.

"Okay. Mi sembra chiaro che quella porta lì davanti non è la via d'uscita." affermò Pandora.

Holger alzò le spalle e si chinò vicino alla sezione di pavimento appena davanti alla porta. Con il suo sguardo acuto, il mezzorco notò quasi subito un avvallamento nel terreno... il che voleva dire che molto probabilmente quella parte di pavimento era una botola che si sarebbe aperta non appena qualcuno avesse cercato di aprire la porta, facendo cadere lo sventato in un fosso.

"No, decisamente no." rispose Holger. "Vediamo un po' cosa succede se cerco di aprire la porta..."

Con un cenno della testa, Holger tirò fuori una pertica di legno dal suo zaino e toccò la porta, stando bene attento a non mettere piede sulla sezione di pavimento mobile. Spinse appena un po' contro la porta... e come immaginava, una botola si aprì di scatto appena davanti alla porta, rivelando una fossa profonda un paio di metri con delle pelli che foderavano il fondo in modo da attutire la caduta. Ovviamente, la trappola non voleva essere mortale.

"Prevedibile. Okay, ragazzi... cominciamo a cercare una porta segreta. Dovrebbe essere qui, da qualche parte." affermò Gunter. "E non ci sono molti posti in cui potrebbe essere nascosta."

"Io qui non trovo niente, miao..." affermò Sotero. Con lo sguardo, il felino stava esaminando il muro di mattoni grigi che costituiva la parete alla loro sinistra, e sulla quale Pandora stava facendo scorrere una mano per cercare di trovare un pannello mobile o qualche altro segno di un passaggio nascosto. "Beh, in effetti, non sarebbero porte segrete, se si facessero scoprire così facilmente, miao."

Gunter alzò gli occhi al soffitto, poi iniziò a cercare a sua volta nella parete alla destra dell'ingresso. "Hmm... in effetti, non trovo nulla neanche da questa parte. E dire che mi faccio anche vanto della mia abilità nello scovare i passaggi."

"La classica affinità con la pietra tipica dei nani, dico bene?" affermò Holger. I tre ridacchiarono brevemente della battuta, poi ripresero a cercare... e finalmente, Sotero e Pandora riuscirono a trovare qualcosa di inusuale. Alcuni mattoni, più o meno nella parte centrale del muro, davano l'impressione di poter essere smossi.

Con attenzione, Pandora sfoderò il suo pugnale e lo usò per premere uno dei mattoni, che infatti affondò nella parete di qualche centimetro. Immediatamente, una sezione della parete cominciò a spostarsi con un forte rumore di pietra sbriciolata... e rivelò un compartimento segreto, all'interno del quale si trovava un piedistallo di marmo grezzamente scolpito. Su di essa era appoggiata un'ampolla di vetro sottile, riempita fino quasi all'orlo di un liquido azzurrino che riluceva fiocamente nell'oscurità e sigillata con un globo di cera bianca.

"E questo... che cos'è? Mi sembra una pozione... o un liquido alchemico." commentò Pandora. Dopo un attimo di esitazione, la ragazzina prese l'ampolla e la tenne davanti a sè in modo da osservarla. Ringraziò tra sè di aver assistito a quelle lezioni di alchimia, anche se aveva finito per cucinare una pozione disgustosa dietro l'altra. "Hmm... se non sbaglio... questo è un preparato particolare chiamato ghiaccio alchemico. E' una sostanza che sottrae rapidamente calore nei punti dove viene versato e congela l'acqua. In pratica fa l'opposto del fuoco alchemico, e può anzi essere usato per neutralizzarlo."

"E quello che cos'è?" chiese Sotero. Un foglietto di pergamena era stato piazzato sotto l'ampolla fosforescente, e il gatto famiglio lo lesse rapidamente. "Hmm... dice, avete scoperto l'inganno e trovato uno strumento utile."

"Beh, questo è molto interessante." rispose Gunter. "Ma non abbiamo ancora trovato un passaggio segreto. E non credo, sinceramente, che il nostro percorso di prova sia tutto qui."

Holger ci pensò su, poi ebbe un'idea. "Hmm... e se anche questo facesse parte dell'autoinganno di cui avvertivano? Siamo partiti dal presupposto che il passaggio segreto fosse qui... ma se invece fosse nel passaggio per il quale siamo entrati?" propose. "Questa porta qui è falsa, tra l'altro... non porta che davanti ad una parete di pietra."

Gunter si pensò su, sfregandosi la barba. "Hmm... per le brache di Moradin, sai che ti dico? Che potrebbe essere così. Andiamo a dare un'occhiata anche al corridoio di ingresso. Pandora, sei con noi? E anche il tuo gattaccio?" rispose poi, rivolto alla fattucchiera. Pandora disse di sì con la testa, mentre Sotero storse il naso ed emise un miagolio di disapprovazione.

"Sono un famiglio, prego! Miao!" ribattè.

"Va bene... ma cominciamo a cercare." continuò il nano pistolero. Si mise immediatamente a cercare un passaggio nel muro del corridoio... e grazie alla sua perizia nel muoversi nei sotterranei, si rise presto conto che una sezione del muro era cava. Con le dita guantate, cercò qualcosa nel muro vicino a lui... e si rese presto conto che c'era una piastra di pietra più dura incassata nella parete. Con attenzione, il nano premette la piastra... e rivelò che c'era in effetti un altro passaggio segreto, che questa volta portava in un corridoio che avanzava ulteriormente nel percorso che il resto degli Abolitori avevano preparato per loro!

"Okay, ammetto che questa non me l'aspettavo..." rispose Pandora. Sotero disse di sì con la testa, e sul suo volto felino apparve un'espressione vagamente stupita. "Ho l'impressione che questo test non sarà poi tanto semplice, eh, Gunter?"

"In effetti, ho come l'impressione che dovremo prestare un po' di attenzione..." rispose Gunter, mentre guidava il gruppo nel passaggio immerso nell'oscurità...

 

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Con un suono metallico, lo stocco di Sebastiano e l'ascia da battaglia di Maria si scontrarono una volta di più, e i due contendenti si separarono, in modo da studiarsi meglio. Fu Sebastiano a continuare l'assalto, in modo da fare pressione e costringere la sua avversaria ad una difesa frenetica. I suoi fendenti erano rapidi, precisi e sfuggenti; e la giovane donna, più forte ma dotata di una tecnica inferiore, faceva fatica a tenere il passo.

"Tutto qui, donna? Con quella tua arma da taglialegna, non riesci ad aprirti un varco nella mia difesa?" la prese in giro Sebastiano, cedendo alla tentazione di pavoneggiarsi un po'.

"Heh. Vai molto fiero di quelle tue mosse da ballerina, vero?" rispose Maria con un sorrisetto sarcastico. "Dalle mie parti, quello stuzzicadenti di ferro che usi come arma... lo spezzeremmo come un ramoscello secco!"

"Si vede che non conosci la nobile arte della scherma." rispose l'uomo. Con un abile gioco di gambe, si sottrasse ad un fendente che Maria aveva sferrato, poi eseguì una serie di affondi che aprirono due lacerazioni nel vestito della giovane. "La tua tecnica è pura forza bruta. Non può competere con la rapidità e la flessiblità della mia!"

"Ti consiglierei di non darti troppe arie." rispose lei, senza perdere colpi. "So che non ne do l'impressione... ma anch'io sono nata in una famiglia di una certa importanza!"

Sebastiano non cambiò espressione, ma Maria si rese conto che i suoi movimenti erano rallentati per qualche istante, e che la rivelazione lo aveva colto di sorpresa. Con un ghigno sicuro, la ragazza coprì la distanza che la separava da Sebastiano, in modo che quest'ultimo non potesse tenerla a bada con la portata del suo stocco, e lo colpì con una spallata abbastanza potente da sollevarlo da terra di qualche centimetro e farlo cadere a terra con un tonfo sordo! Maria non perse tempo e usò il manico della sua ascia per costringere a terra l'avversario, che sgranò gli occhi incredulo...

"Che ti dicevo? Adesso siamo pari!" si vantò lei.

Dopo qualche istante di stupore, Sebastiano sospirò e accettò la sconfitta. "E va bene... ammetto che mi hai colto di sorpresa. Questa volta hai vinto tu." rispose. Maria allentò la presa, in modo da permettergli di rialzarsi, e Sebastiano rimise la spada nel fodero. "Una ragazza di famiglia nobile, eh? E dimmi... com'è che adesso ti metti a fare l'avventuriera e ad esplorare i dungeon in cerca di chissà quali tesori?"

"E' una lunga storia. Non so se ti possa interessare." rispose Maria. Con una naturalezza data dall'esperienza, rimise a posto l'ascia legandosela sulla schiena. "Ma se ci tieni... diciamo che la mia famiglia era abbastanza conosciuta nella gilde dei mercanti della Zolia. Poi... abbiamo avuto delle complicazioni e dei problemi con la giustizia. Grazie a qualche bastardo che si è introdotto in casa nostra..."

Maria si interruppe, il buon umore di prima dimenticato quasi del tutto. Rabbiosamente, la giovane donna tirò un calcio ad un pezzo di roccia vicino a lei e lo mandò a rotolare contro un muro - questo gesto, se non altro, ebbe l'effetto di farle sbollire un po' la rabbia che riemergeva ogni volta che pensava a quello che era successo quella volta... quella serie di eventi funesti che aveva portato la sua famiglia alla rovina.

Sebastiano restò per un attimo a riflettere. Doveva ammetterlo, adesso vedeva che c'erano un bel po' di somiglianze con quello che aveva passato lui... con l'unica differenza che nel suo caso, erano stati i suoi fratelli la causa dei suoi problemi. Un po' invidiava Maria... se non altro, lei aveva ancora un buon ricordo della sua famiglia. Non pretendeva che lei si confidasse con lui, tanto più che erano stati nemici fino a poco tempo prima... ma se non altro, si rendeva conto che lui e Maria non erano poi tanto diversi.

"Sì, capisco... beh, che ci vuoi fare, la vita non è giusta." rispose Sebastiano, mentre si rimetteva a posto i vestiti. "Ognuno fa il proprio interesse, cerca di portare a casa la pelle e la pagnotta, e per il resto... chi si è visto si è visto. Lamentarsene non serve a nulla. Tutto quello che uno può fare è giocare secondo le regole e sopravvivere. Anche a spese degli altri, se necessario."

"Hmph... tu dici? Io non ho mai creduto a questo modo di pensare." ribattè Maria. "Mio padre era un uomo onesto, che non ha mai fatto del male a nessuno."

"Tutti fanno del male a qualcun altro, anche senza rendersene conto." rispose l'ex-bandito. "E' così che stanno le cose. Non si può pretendere di cambiare il mondo, e quelli che vogliono fare gli eroi non durano molto."

La giovane donna incrociò le braccia e scosse la testa. "E' facile rassegnarsi. Dire che tanto le cose non cambieranno mai. E' ovvio che non cambiano, se tutti dicono che il mondo va così e che è inutile tentare. E' la via più facile e comoda per toglierci ogni responsabilità."

"Heh... e allora cosa pretendi? Di cambiare le cose da sola?" rispose Sebastiano. "O magari di affidarti ai tuoi amichetti? O a questo gruppetto di ribelli che si nascondono nella foresta? Non dureranno granchè... aspetta che arrivi il momento giusto, e le loro sciocche idee li porteranno alla rovina."

"Finora sono sopravvissuti. Oh, certo, avranno avuto delle perdite. Ma non sarebbero durati tanto a lungo se non avessero trovato altre persone disposte a battersi. Ad unirsi a loro e a rischiare le loro vite per la causa." continuò Maria. "Ad ogni modo, anche tu ci sei dentro, no? Che ti piaccia o meno, anche tu stai sostenendo la loro causa. Anche se lo stai facendo principalmente per salvarti la pelle... non credo che saresti rimasto qui tanto a lungo, se fossi così contrario a quello che stiamo facendo. Riflettici su... io intanto vado a vedere cosa stanno facendo gli altri."

Sebastiano la guardò andare via, ripensando a quello che aveva detto. Doveva ammetterlo, quello che stava dicendo non era poi così insensato... ma se davvero quella ragazza credeva che il mondo fosse un luogo in cui un'idealista come lei poteva trovare posto... avrebbe presto avuto una delusione, come era accaduto anche a lui a suo tempo.

"E comunque, resta il fatto che sono qui perchè è l'unico posto in cui ho qualche possibilità di non farmi prendere dai Villanova e dai loro uomini." riflettè Sebastiano. "Per adesso, mi adatto alle loro regole... e poi... e poi si vedrà. Se per sopravvivere devo lavorare per loro, allora lavorerò per loro. Okay. Adesso però avrei voglia di fare ancora un po' di pratica. Non mi va di farmi battere di nuovo da quella popolana dai muscoli da bue."

Il nobile decaduto si spolverò i vestiti con un gesto della mano e sfoderò nuovamente il suo lungo ed esile stocco, una lama sottile ma robusta fatta di ferro battuto a freddo. Poi, vedendo un manichino rimasto in piedi nel punto in cui Maria aveva fatto pratica, si mise in guardia davanti ad esso e iniziò a provare una serie di affondi, schivate e fendenti...

 

oooooooooo

 

Gli occhi di Nisa brillavano per l'eccitazione, mentre raccoglieva un campione da una macchia di muschio bluastro fosforescente. L'iniziata dai capelli verdini si vantava di conoscere bene la fauna e la flora tileane, ma ora si trovava in un ambiente assai meno familiare. E ogni nuova specie che scopriva ed esaminava era per lei motivo di stupore.

"Fantastico! Non credevo che nel sottosuolo si trovasse una tale varietà di piante, di animali..." affermò la ragazza elfa. "Sicuramente al circolo dei druidi di Livazei sarebbero contenti delle esperienze che sto facendo! E poi... ho addirittura avuto la possibilità di conoscere un tosculi! Non credevo che unirmi agli Abolitori sarebbe stato così... istruttivo! Ma dimmi, Endlinn... hai imparato a riconoscere tutte queste piante sotterranee... perchè hai passato molto tempo sottoterra, vero?"

Al suo fianco, Endlinn rise brevemente, mentre continuava ad illustrare a Nisa le caratteristiche di alcuni funghi e licheni del sottosuolo di Tilea... e Yiirl, il misterioso insettoide proveniente dalle isole del Confine dell'Oceano, fece schioccare lievemente le mandibole - un gesto che, per la sua razza, voleva dire assenso.

"Sì, ho una certa esperienza in fatto di caverne e grotte... e Yiirl, qui presente, mi ha insegnato qualcosa di più." rispose l'elfa dal volto deturpato. Lì, in quella stanza scarsamente illuminata, la metà intonsa del viso di Endlinn sembrava quasi spiccare ancora di più, mentre le bruciature da acido che le segnavano la guancia e lo zigomo sembrano quasi più spaventose, appena accennate com'erano.

Il tosculi guardò verso il soffitto, mentre Nisa, adesso un po' più calma, rivolgeva a lui la sua attenzione. "Ah, giusto... voi tosculi vivete in città-alveare sotterranee, vero? Ho sentito dire qualcosa da Luana e dal signor Urister." affermò. "Ma... come mai sei venuto fin qui dal Confine dell'Oceano? E come ci sei arrivato, poi?"

"E' una storia un po' lunga." rispose Yiirl. Non era molto facile vedere delle espressioni nel suo volto da insetto, ma Nisa era convinta di leggere un pizzico di malinconia nei suoi occhi compositi. "Noi tosculi... abbiamo una storia un po' complicata alle spalle. E le isole del Confine dell'Oceano, diversi millenni fa, erano uno dei nostri centri più importanti."

Nisa annuì mentre con un rapido gesto metteva a posto alcuni campioni di muschio fosforescente per poterli esaminare meglio in seguito. "Però... al giorno d'oggi non si sa molto dei tosculi, e soprattutto di questa loro nazione che sarebbe esistita a quei tempi."

"Puoi trovare qualche menzione se vai a vedere la storia dell'Impero di Arkhosia e  delle loro guerre con i tiefling di Bael Turath..." affermò Endlinn. "Ma in effetti, i tosculi non hanno mai ricoperto un rulo molto ampio nella storia del nostro continente... o di Nexos, in generale."

"Vero..." rispose Yiirl, strisciando per terra una zampa. "Comunque, non vi annoio con i dettagli. Millenni fa, un grande cataclisma ha investito le isole del Confine dell'Oceano, facendo strage del mio popolo e degli insettoidi in generale. I nostri antenati si sono organizzati... e hanno salvato quanti più potevano. Migliaia di insettoidi si sono sottratti al disastro facendosi mettere in animazione sospesa. Ma... per motivi che ancora non ci sono chiari, la stasi è terminata solo di recente, circa... cinque anni fa, più o meno. Proprio quando una nazione di questo continente ha iniziato a colonizzare le isole del Confine dell'Oceano."

"Una nazione di... questo continente?" si chiese Nisa, pensando a cosa potesse essere. Forse Bretonia, Normania o Estania... tutti quei paesi avevano sempre avuto l'ambizione di istituire delle colonie in altri luoghi del mondo. E se ricordava bene, era proprio Estania il paese che disponeva della meglio attrezzata flotta commerciale del continente. Non poteva essere una coincidenza, se gli insettoidi si erano risvegliati proprio in quell'occasione.

Yiirl continuò il discorso. "I miei simili... non hanno molto gradito il fatto che ci siano dei coloni su quelle che considerano le loro isole." affermò. "Hanno deciso di restare nel sottosuolo del Confine dell'Oceano, per ricostruire le loro città-alveari, e di non avere contatti con gli uomini. Che io sappia... pare che molte città-alveari stiano giurando fedeltà ad un nostro antico leader, anche lui risvegliatosi dalla stasi solo qualche anno fa. Però... se devo essere sincero, io ho sentito parlare del mondo oltre l'oceano. Ho ascoltato alcuni coloni che ne parlavano durante le missioni di esplorazione che facevo per conto dei miei superiori. E ho pensato che il mondo di fuori fosse un posto davvero meraviglioso... e che mi sarebbe piaciuto vederlo, un giorno."

"E poi... fammi indovinare, sei riuscito ad imbarcarti su una delle loro navi, e sei arrivato fin qui, vero?" rispose Endlinn strizzando un occhio.

Il tosculi sembrò ridacchiare imbarazzato. "Sì... la nave è arrivata qui... in un porto chiamato Zancle." rispose. "Sapevo però che con il mio aspetto avrei attirato l'attenzione, quindi... ho cominciato a viaggiare, finchè non mi sono imbattuto negli Abolitori."

"E gli Abolitori, come abbiamo visto, accolgono più o meno tutti." continuò Nisa soddisfatta. "Chissà se tra le loro file ci sono anche drow, orchi o gnoll? Sarebbe bello..."

"Beh... lo vedremo più avanti." Yiirl richiamò le due ragazze al loro addestramento. "Per adesso... pensiamo a continuare qui, e poi, quando avremo un po' più di tempo... magari vi racconterò qualcos'altro dei miei viaggi!"

"Grazie, Yiirl! Magari se potessi parlarmi un po' di quello che hai visto in Ilcisia..." rispose Endlinn.

 

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Ancora una volta,la sera stava scendendo sul villaggio halfling, e lo sceriffo Urister era contento di poter dire che stava andando tutto bene. I nuovi arrivati stavano facendo dei notevoli progressi, i Villanova e i loro scagnozzi non si erano fatti vedere, e i Malformatori non avevano fatto alcuna mossa. Se non altro, non c'erano cattive notizie.

Detto questo, riflettè tra sè il veterano halfling mentre ripuliva un po' i mobili della sua casa, non c'era da abbassare la guardia. Era già da tempo che i loro esploratori e le altre sedi degli Abolitori non davano notizie. I loro nemici stavano mantenendo un profilo basso, e anche in quei rari casi in cui veniva scoperta una cellula dei Malformatori o qualche attività illegale dei Villanova, non erano riusciti ad ottenere molte informazioni.

"Quei bastardi stanno bene attenti. Fanno in modo che tutte le loro celle abbiano soltanto le informazioni strettamente indispensabili per portare a termine i compiti loro affidati." riflettè tra sè. "Così, anche se vengono scoperti, non sono in grado di fare troppe confessioni. Ma per adesso, sembra che tutto sia sotto controllo. Se dovessero tentare qualcosa di davvero eclatante, voglio sperare che ce ne saremmo già accorti."

L'halfling prese uno straccio di stoffa e cominciò a passarlo sopra una credenza di legno duro. Soddisfatto per il risultato, diede un'occhiata agli scaffali più vicini a lui, poi alla testa impagliata del gigantesco cinghiale che troneggiava sul soggiorno. Stava per concludere e andare a prepararsi la cena, quando sentì qualcuno bussare alla porta di casa. Due colpi. Un colpo. Poi altri due colpi... Lo sceriffo riconobbe il segnale e si fece serio. Era il segnale che stavano arrivando notizie importanti.

Andò ad aprire alla porta, e si trovò davanti Luana, che teneva tra le mani una busta di carta... e la cui espressione era un misto di apprensione ed eccitazione. Ormai Urister conosceva bene la sua allieva. Non c'era caso che lei gli tenesse nascosto qualcosa.

"Buonasera, sceriffo Urister." lo salutò la halfling bionda. "Perdoni il disturbo, ma questa è la spada della marmotta. Credo che qui ci saranno molti libri."

Urister annuì, comprendendo il gergo che usavano per evitare di farsi capire da orecchie indiscrete, e ricevette da Luana la busta, per poi infilare le dita all'interno... e tirarle fuori senza che uscisse nient'altro. Sembrava che lo sceriffo avesse estratto un foglio invisibile.

Con un cenno della testa, Urister cercò a tentoni qualcosa all'interno della sua camicia, e ne estrasse una piccola ampolla, che aprì con un gesto della mano. Avvicinò la fialetta all'altra mano e versò qualche goccia... che cadde su qualcosa e iniziò a rivelarne l'aspetto: di colpo, un foglio di pergamena apparve nella mano dello sceriffo, sul quale era scritto un messaggio in uno strano codice composto da dei simboli apparentemente casuali.

Urister lesse il messaggio con attenzione alla fioca luce del tramonto, disse di sì con la testa, e dopo essersi assicurato di aver ben compreso il messaggio, tornò dentro e lo buttò nel camino. Con un acciarino, diede fuoco al foglio e si assicurò che fosse bruciato del tutto prima di tornare dalla sua allieva.

"Capisco. Ottimo lavoro." rispose infine Urister. "Dì agli altri che il gatto corre sulla farina."

Luana fece un piccolo sorriso e un rapido cenno di assenso. A quanto pareva, le cose stavano cominciando a smuoversi... e già tra qualche giorno ne avrebbero visto i risultati.

 

oooooooooo

 

CONTINUA...

 

Note dell'autore: E questo sarà il mio ultimo aggiornamento dell'anno. Spero che già l'anno prossimo avrò la possibilità di lavorare meglio e con più costanza alle mie storie. Cercherò di aggiornare almeno un paio di storie prima del 10 di Gennaio, visto che il mio lavoro riprende il giorno 11. E in tutto questo, speriamo tutti che il 2021 sia un anno migliore.

La scena con Matilde, Bastiano e Iaco è stata un po' una satira del fatto che le varie edizioni di D&D / Pathfinder hanno introdotto una quantità forse esagerata di esterni... XD

Questo è quanto, per adesso. Vi auguro di passare una buona fine anno... e ci vediamo presto! Grazie mille della vostra attenzione!

A presto!  

 

                                 

 

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Capitolo 18
*** Fuga da Auridanio ***


Pathfinder: Madness Rising
Una fanfiction di Pathfinder scritta da: Justice Gundam

 

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Capitolo 18 – Fuga da Auridanio

Auridanio, conosciuta anche come "la città dei liberi porticati" e situata nella parte sud-ovest di Tilea, era un luogo malfamato, conosciuta per essere una città pericolosa e violenta. Costruita su una bassa collinetta, era conosciuta nelle leggende popolari per essere stata fondata da un gruppo di esuli provenienti dalle distanti terre di Normania ed Alemania, che in quei luoghi avevano cercato un rifugio dalle angherie dei signorotti dei loro territori. Per triste ironia della sorte, la città era ora governata da un crudele signorotto dal passato oscuro - il barone Ipinio Bignolio, conosciuto per essere un evocatore legato alle forze oscure dell'Abisso, arrivato al potere terrorizzando il consiglio cittadino. Da quando Ipinio aveva preso il potere, non c'era più libertà, e la gente aveva paura di uscire per le strade... gli unici che circolavano impunemente erano i feroci soldati del malvagio barone, e le creature demoniache che evocava.

Era una notte come tante altre in quella città senza speranza. E come sempre, nessuno girava per le strade: tutti gli abitanti si erano chiusi nelle case, sperando con tutte le loro forze che la mattina arrivasse presto. Il silenzio era terribile, e portava con sè un sentore di paura e di morte...

Una serie di passi interruppe la quiete della notte, seguita da una serie di versi gorgoglianti ed animaleschi. Un piccolo gruppo di forme mostruose arrancava nell'oscurità,seguendo a breve distanza una figura più grande dall'aspetto più umano ma non per questo meno inquietante. Nell'oscurità era impossibile distinguere le caratteristiche di quelle creature, ma se qualcuno avesse potuto vederli in quel momento, avrebbe visto che si trattava di un quartetto di ripugnanti creature umanoidi dal fisico rigonfio e dall'espressione idiota ed apatica, alla testa delle quali, chiaramente allo scopo di spronarle e di fare sì che non restassero indietro, si trovava un uomo irsuto vestito di un'uniforme che una volta doveva essere stata bella, ma che ora era stracciata e insudiciata, malamente ricoperta da un pettorale di ferro accompagnato da schinieri e spallacci. L'uomo portava al fianco una spada, e tra le mani reggeva un'arma dall'aspetto terrificante, una palla chiodata collegata ad un lungo manico tramite una catena di ferro.

Le creature più piccole avanzarono come un branco di scimmie, trascinandosi con le lunghe braccia ed emettendo una serie di grugniti inarticolati... e la figura più alta riportò l'ordine abbaiando un ordine in un'orrida lingua gutturale. I suoi mostruosi sottoposti si misero sull'attenti con delle chiare espressioni di paura sui loro volti animaleschi, e uno di loro fece alcuni colpi di tosse, espettorando un coagulo di muco verdastro.

"State fermi dove siete, voi pezzi di merda!" ordinò l'uomo, parlando a bassa voce ma con fredda autorità. "Stanotte prendiamo quei bastardi degli Abolitori e li portiamo al nostro signore! Allora potrete fare di loro quello che volete! Ma adesso dobbiamo coglierli di sorpresa, capito? Messer Ipinio non sarà contento se falliamo la missione perchè voi vi siete fatti scoprire! La mia testa cadrebbe, e per quanto riguarda voi... beh, sono sicuro che i vostri padroni nell'Abisso abbiano molta fantasia quando si tratta di inventare nuovi sistemi per torturare chi li delude."

Le creature si strinsero tra loro come tanti topolini terrorizzati, ma la paura si trasformò ben presto in una disperata ferocia, come quella di un branco di ratti messi all'angolo che si decidevano ad opporre un'ultima resistenza. Emettendo una serie di versi inarticolati, le creature si disposero in una formazione vagamente ordinata davanti alluomo, che sollevò una lanterna accesa per guardarle meglio.

Erano davvero un branco di esseri ripugnanti, dalla postura umanoide ma ingobbita, alti circa un metro, con un corpo rigonfio e deforme ricoperto da una spessa pellaccia grigio-verde, le braccia esageratamente lunghe che strisciavano per terra con le nocche, e il muso animalesco che tuttavia non assomigliava a quello di nessun animale esistente in natura - un misto di maiale, cane e scimmia era il modo migliore di descriverlo. L'uomo fece una smorfia di disgusto. Lavorare con quegli esseri era sia spiacevole che frustrante. Doveva continuamente fare sfoggio della sua forza e della sua autorità per impedire a quei demoni di infimo rango di andarsene in giro a fare quello che volevano, e anche così riusciva a malapena a controllarli.

"Questa è l'ultima volta che mi faccio convincere a condurre questi schifosi dretch..." disse tra sè. Si schiarì la voce, in modo da non sembrare esitante, e riprese a dare ordini. "Bene. Ora sturatevi quelle cose che avete al posto delle orecchie, il covo dei dissidenti è qui attorno, e voglio che voi cerchiate dappertutto. Quando credete di averlo trovato avvisate, okay? Avvisate! Non agite da soli e non cercate di fare colpi di testa! Dobbiamo fare un lavoretto fatto bene. I ribelli dovranno penzolare da una forca domani mattina, sarà un esempio per tutti coloro che si oppongono alla nostra autorità!"

I dretch grugnirono qualcosa che poteva assomigliare ad un assenso, poi si divisero in gruppi di due e cominciarono a cercare come un branco di mostruosi segugi, parlando tra loro (se si poteva definire un discorso) in quella loro orrida lingua gutturale e biascicante. Il loro guardiano li osservò con disgusto e scosse la testa, chiedendsi perchè non avevano potuto assegnargli un gruppo di servitori demoniaci un po' più affidabili per quel lavoro. Chisà cosa passava per la testa del barone, in quegli ultimi giorni... era sempre stato paranoico, ma adesso sembrava vedere nemici ovunque, e nessuno era al di sopra dei suoi sospetti, nemmeno sua moglie. Qualcosa gli diceva che si trattava delle notizie che arrivavano sempre più di frequente da Altasvoda, dalle montagne ad ovest.

"Meglio che cominci a cercare anch'io." disse lo sbirro. Cercò di mettersi a posto come poteva, in modo da dare alla sua uniforme e alla sua armatura una parvenza di dignità, e si incamminò lungo la strada principale, mentre con la mano destra afferrava un mazzafrusto dall'aspetto minaccioso che teneva assicurato sulla schiena. Era un'arma inquietante, composta da un lungo manico al quale una catena teneva legata una sfera d'acciaio piena di punte. L'uomo, ben consapevole della pericolosità di quell'arma, la svolse con attenzione e la tenne nella mano destra, facendo penzolare la palla chiodata a pochi centimetri dalla strada.

"Secondo la soffiata, il loro nascondiglio dovrebbe essere da queste parti." disse tra sè. Con una mano, tirò fuori un piccolo pezzo di legno e lo sfregò sulla superficie di un edificio vicino... e il bastoncino si accese con un sibilo, irradiando luce in un'area sorprendentemente ampia attorno all'individuo. Cosa ancora più strana, il legno sembrò bruciare molto lentamente, in modo da poter essere usato come torcia per lungo tempo.

Deciso a fare il suo compito e poi tornare al forte, l'uomo cominciò a cercare a sua volta, con in sottofondo la cacofonia di versi animaleschi, fischi, grugniti e gorgoglii che i dretch stavano facendo. Gettò uno sguardo in un vicolo stretto, dal quale proveniva un pungente odore di frutta marcia... ma non vide niente se non un cumulo di rifiuti e un paio di ratti che sgattaiolavano via a tutta velocità.

"Fanculo... per un attimo, mi era sembrato che ci fosse qualcuno di loro." grugnì lo sbirro. "Come ne trovo uno, gli faccio assaggiare il mazzafrusto, e poi lo interrogo per benino!"

Cercò in un altro vicolo vicino, senza vedere nulla di strano... poi, si avvicinò ad un altro passaggio, ben nascosto tra gli edifici. Quella poteva essere una pista interessante. Magari i ribelli avevano nascosto una delle loro basi segrete lì attorno, sperando di non essere scoperti in mezzo ai tanti edifici della zona.

La guardia si intrufolò nella stradina più vicina a lui e diede un'altra occhiata. Non c'era nessuno nemmeno lì, almeno ad una prima occhiata, ma forse era il caso di dare un'occhiata più da vicino. C'erano dei fagotti in mezzo al vicolo che potevano essere un nascondiglio per quei dannati ribelli...

Con un ghigno feroce, lo sbirro sollevò il suo mazzafrusto e lo abbattè con tutta la sua forza sul fagotto, mirando al punto dove avrebbe dovuto trovarsi la testa. Si sentì solo un tonfo sordo, e l'uomo scosse la testa e passò al fagotto successivo, sferrando un altro colpo con la sua letale arma.

Ancora nessun risultato. Dal punto colpito uscirono rifiuti e un liquame non meglio identificato, ma nulla che indicasse la presenza di un umano. Storcendo il naso per l'odore ripugnante, lo sbirro raggiunse il fagotto più lontano e si apprestò a sferrare un altro colpo...

La fine accadde prima ancora che lui avesse il tempo di rendersene conto. Sentì soltanto il suono di qualcosa che atterrava dietro di lui con l'agilità di un gatto, e poi sentì il freddo acciaio di una lama che gli trafiggeva la gola.

Poi, tutto divenne nero... e subito dopo, la sua anima precipitò urlando nella sofferenza eterna dell'Abisso.

 

oooooooooo

 

La silenziosa assassina fece un passo indietro, guardando freddamente lo scagnozzo dell'odiato barone che si accasciava a terra senza vita. Era stato un colpo preciso, deciso e silenzioso. Quello spregevole galoppino di Ipinio non si era nemmeno reso conto di avere qualcuno alle spalle prima che il suo pugnale andasse a segno. Con un gesto del braccio, la giovane donna - una mezzelfa, a giudicare dalle orecchie leggermente appuntite - ripulì il pugnale dal sangue e lo rimise nella tasca interna del suo mantello nero, poi si accinse a dare un'occhiata alla strada principale, per assicurarsi che non ci fossero altri sbirri.

Alcuni rumori provennero dai vicoli e dalle piazzette vicine. Una serie di grugniti e versi animaleschi che esprimevano sorpresa, paura e rabbia, seguiti dal suono di armi che si abbattevano sui corpi rigonfi e mollicci dei dretch!

"Credo che se la stiano cavando da soli." disse la donna tra sè, e il fazzoletto che nascondeva la metà inferiore del suo volto si increspò per un sorriso di soddisfazione.

In effetti, i ribelli stavano affrontando i dretch senza tante difficoltà: i demoni di basso rango erano combattenti lenti, stupidi e poco efficaci, che avrebbero potuto essere pericolosi contro un gruppetto di neofiti, ma che non avevano possibilità contro qualcuno che sapeva quello che faceva e come affrontarli.

In una delle piazzette nascoste tra le costruzioni, due dretch erano stati accolti da alcune frecce, che avevano rapidamente abbattuto uno di loro, il cui corpo si era rapidamente sciolto in una pozzanghera di denso liquido grigiastro e maleodorante. Il secondo stridette e si diresse farfugliando nella direzione opposta... ma si ritrovò ben presto davanti una figura femminile armata di spada, che emerse di scatto da un canale asciutto vicino. La creatura abissale emise un verso animalesco, e il suo corpo venne di colpo circondato da una nube di vapori verdastri dall'odore nauseabondo, che raggiunsero gli occhi e le narici della ragazza e la fecero barcollare in preda ad un conato di vomito. Con uno sforzo di volontà, la giovane represse la nausea e sferrò un fendente che mancò di pochissimo l'essere abissale. Schiumando di rabbia disperata, il dretch si lanciò all'attacco della giovane donna come un topo in trappola, agitando furiosamente i corti e luridi artigli delle mani.

La sua avversaria si era aspettata un contrattacco così furioso, e riuscì ad evitare i fendenti del mostriciattolo con relativa facilità. Uno degli artigli del dretch le aprì uno strappo nei pantaloni, appena sopra il ginocchio, ma la giovane rimase illesa e rispose con un preciso fendente che raggiunse la spalla del mostriciattolo. Il dretch emise un altro stridio animalesco e si ritirò, guardando furiosamente il misto di sangue violaceo e pus che fuoriuscì dalla sua ferita... ma la ragazza, lottando ancora contro gli effetti del vapore irritante, si passò la mano libera sugli occhi e attaccò di nuovo, questa volta passando il dretch da parte a parte!

Il colpo fu fatale, e la creatura immonda gorgogliò orrendamente un ultima volta e si accasciò al suolo. Il suo corpo iniziò immediatamente a disgregarsi, liquefacendosi in maniera orribile sotto gli occhi della giovane donna, che emise un verso di raccapriccio e si ritirò. Alzò un braccio davanti alla faccia, in modo da ripararsi almeno un po' dalla puzza disgustosa che stava già infestando la piazzetta. Quando fu sicura di poter tirare il fiato, la giovane donna si passò una mano sulla fronte... e una volta che i battiti del suo cuore furono tornati normali, fece un piccolo sorriso e guadò nella direzione da cui erano provenute le frecce.

"Scansafatiche, potevi occuparti anche dell'altro, no?" chiese con una voce chiara e melodica. La giovane dava l'impressione di essere prossima all'età adulta, con lunghi capelli ricci e ramati, con addosso dei vestiti dai colori neutri che richiamavano le foglie e la terra, e un paio di stivali polverosi. Aveva un viso pulito e un'espressione dolce e tranquilla, che contrastavano con la decisione con cui aveva combattuto.

"Ho visto che te la sei cavata bene, Esmerelda. Ho pensato che non avessi bisogno di aiuto." disse l'uomo nascosto nell'oscurità con una breve risata. Anche lui un mezzelfo, aveva i capelli castani chiari lunghi fino alle spalle, e indossava un completo nero con tanto di stivali dello stesso colore, e un paio di guanti senza dita. Tra le mani, teneva un arco di buona foggia, e sulla schiena portava una faretra che conteneva ancora qualche freccia.

La ragazza dai capelli rossicci tirò un sospiro e guardò con raccapriccio i resti dei due mostriciattoli che avevano appena abbattuto. I corpi dei dretch stavano rapidamente decomponendosi, e nel giro di meno di un minuto si trasformarono in ammassi di "Beh, i dretch sono demoni di infimo rango. Se si ha l'equipaggiamento giusto, non sono un problema. E se devo essere sincera... preferisci affrontare loro piuttosto che un essere umano." ammise. "Comunque grazie per l'assistenza, Francesco."

"Di niente." rispose il mezzelfo. "Il resto dei nostri compagni dovrebbe essersi occupato anche dello sbirro e degli altri due sgorbi, ma tra poco sarà il caso di togliere il disturbo. Auridanio è diventata una città troppo pericolosa per noi."

"Sono d'accordo." rispose la giovane donna mezzelfa che si era occupata del soldato nemico. Era arrivata di soppiatto da un tetto vicino, muovendosi su di esso con l'agilità di un gatto e poi calandosi giù. "Ho eliminato il comandante, e ho provveduto a nascondere il corpo. Ma è solo questione di tempo. Dobbiamo richiamare gli altri e organizzare la fuga."

"Okay. Va bene, Agnese, ottimo lavoro." rispose Francesco, gettando un'occhiata alla sua compagna, che per parlare si era tolta per un istante la maschera dal volto. Da lontano, provennero degli altri rumori, e un lampo di luce che Esmerelda riconobbe immediatamente come il lancio di un incantesimo. "Esme... noi andiamo a vedere come stanno andando Baldo e Hormond. Tu torna a casa, raccogli tutto quello che puoi... e poi ci troviamo dove sai già. Dobbiamo fare presto, o il terreno ci scotterà sotto i piedi."

"Mi fa rabbia lasciare questa città in balia di quel bastardo. Ma non abbiamo scelta. Dobbiamo aspettare un momento più favorevole." rispose Agnese. "Okay, non idugiamo oltre. Buona fortuna, Esme."

"Altrettanto." rispose Esmerelda con un sospiro, e si mise un cappuccio sulla testa per nascondersi meglio. Dopo aver gettato un'ultima occhiata ai suoi compagni, la giovane donna si intrufolò tra i vicoli e si infilò in un tunnel nascosto dietro un carro pieno di stracci, chiaramente un passaggio che lei e i suoi compagni avevano usato più volte per sfuggire agli uomini del dispotico signorotto locale. Storse il naso per l'odore nauseabondo che proveniva dalla galleria, ma si fece forza ed entrò dentro, per poi scivolare abilmente nella direzione del suo modesto negozio. Una volta giunta all'uscita, dopo non meno di dieci minuti passati a strisciare nel passaggio segreto, Esmerelda si ripulì come meglio poteva e raggiunse una piccola costruzione ad un angolo di una delle strade principali.

Con un sospiro, la ragazza tirò fuori la chiave del suo modesto negozio da una tasca e guardò verso l'insegna, a malapena visibile dopo anni di esposizione alle intemperie, che rappresentava un toro la cui coda era un serpente vivo. Fece un sorriso amaro - si era sempre ripromessa che avrebbe cercato di sostituire quel simbolo una volta che il suo negozio si fosse rimesso dalle loro difficoltà economiche. Ma ora, non ne avrebbe avuto la possibilità. Se mai fosse tornata ad Auridanio, probabilmente non avrebbe più trovato il suo negozio...

Mise da parte i sentimentalismi e aprì la porta, poi entrò e si mise a raccattare tutto quello che pensava sarebbe potuto tornare utile nel viaggio, e lo infilò nella sua bisaccia. Per la maggior parte, si trattava di fiale o boccette che contenevano polveri, sali o qualche liquido colorato, ma Esmerelda si prese il tempo di raccogliere anche un rotolo di corda nascosto sotto il bancone e un ciondolo di ceramica bianca a forma di cuore occultato dietro una pila di stracci di vari colori. Lo guardò per un istante con nostalgia, e lo strinse forte nella mano destra, per poi concentrarsi ed iniziare una comunicazione telepatica...

Mamma... papà... riuscite a sentirmi? Mamma... papà...?

Per diversi secondi non accadde nulla, ed Esmerelda cominciò a temere che fosse successo qualcosa di terribile... ma per fortuna, la voce telepatica di suo padre rispose dopo qualche istante.

Esme? Esme, sei tu? Che sta succedendo? C'è qualche problema?

Esmerelda tirò un lungo sospiro di sollievo. Papà... meno male, cominciavo a stare in pensiero. No, no, io sto bene... ma il barone ci sta rendendo la vita impossibile. Devo andarmene da Auridanio... io e gli altri Abolitori fuggiremo stanotte, e cercheremo rifugio in un luogo più sicuro. Temo... che dovrò abbandonare il nostro negozio. Ma la mamma, sta bene? E' con te in questo momento? Dove vi trovate?

Al momento siamo nei pressi di Miragliano... non sarà il massimo, ma almeno è un posto dove possiamo andare in giro per le strade senza problemi e dove possiamo sperare di rifarci una vita. Mi... dispiace per il negozio... erano anni che lo seguivamo, ed era ormai un punto fermo per la nostra famiglia... ma è più importante che tu ti metta al sicuro.

Certo... certo, lo so. Chissà... forse, quando tutto sarà finito, potremo tornare tutti ad Auridanio e riprendere la nostra vita... Esmerelda si asciugò una lacrima e si impose di essere forte. Non era ancora tutto finito, ed era anche suo compito fare sì che la speranza non morisse del tutto. Questa era soltanto una ritirata strategica...

Questo è quanto. Mamma, papà... voi state tranquilli, vi contatterò nuovamente non appena sarò al sicuro. Mi raccomando, voi statemi bene.

Certo, cara... Questa volta, Esmerelda sentì la voce di sua madre nella sua mente. Anche tu stai attenta, e cerca di non spingerti più in là delle tue forze.

A presto, mamma. Vi voglio bene. concluse Esmerelda, per poi interrompere la concentrazione e tirare un sospiro ansioso. Per qualche istante, pensò che forse fosse stato un atto di egoismo da parte sua, quello di unirsi agli Abolitori e mettere la sua esperienza come guaritrice al loro servizio. I suoi genitori erano stati d'accordo quando lei ne aveva parlato loro... ma non poteva chiedersi se non si sarebbero trovati in una posizione migliore se lei non avesse preso quella decisione così onerosa.

"No, che cosa vado a pensare..." disse tra sè, scuotendo la testa per scacciare quei pensieri nefasti. "Se dovessero tutti ragionare così, se ognuno decidesse di fare soltanto gli affari propri, non cambierebbe mai nulla. Qualcuno dovrà pur sobbarcarsi il dovere di combattere per quello che è giusto."

Dopo aver controllato per l'ultima volta il suo equipaggiamento, Esmerelda raccolse la sua bisaccia e uscì dal suo negozio, chiudendo la porta dietro di sè. Mormorò un ultima parola di addio, poi si affrettò lungo le stradine buie, reprimendo un brivido di freddo. Doveva sbrigarsi a raggiungere il punto prestabilito, prima che arrivasse qualche altra pattuglia... magari composta da demoni un po' più solidi di quei dretch di prima.

"Spero che Francesco, Agnese e gli altri siano riusciti ad arrivarci..." pensò tra sè. "Bene... adesso andiamocene. Ci saranno momenti più propizi. E per allora... sarò diventata più forte, e forse potremo cacciare via quell'essere spregevole."

Si fermò giusto per un momento, per rivolgere una preghiera alla sua dea protettrice. "Sacra Ehlonna, madre della natura... proteggi gli abitanti di questa città, e dona loro la forza di resistere, finchè non verrà il momento di fare giustizia dell'oppressore."

Sentendosi un po' più sollevata, Esmerelda riprese il suo cammino fino a raggiungere un bivio vicino alle porte della città. Con suo grande sollievo, Francesco ed Agnese erano già lì... e con loro c'erano anche un nano dalla lunga barba rossa, con i capelli a cresta e diversi tatuaggi sul volto e sulle braccia; e un umano di mezza età, con i capelli già un po' ingrigiti e i baffi e la barba ben curati, avvolto in una pesante mantella verde.

"Esme. Meno male, ci sei anche tu." disse il nano con voce profonda. "Okay, adesso è il caso di levare le tende. Raggiungiamo la galleria che pasa sotto le mura ovest, e da lì cerchiamo di raggiungere il Bo."

"Abbiamo almeno un'idea di dove andare?" chiese Agnese con evidente sospetto.

Il più anziano del gruppo disse di sì con la testa. "Cercheremo di raggiungere Miragliano. Il signorotto locale è molto più tollerante nei confronti di noi Abolitori." affermò. "Tra l'altro... ho sentito che da quelle parti si sta preparando qualcosa di grosso."

Esmerelda sbattè gli occhi. "Qualcosa di grosso? In che senso, messer Baldo?"

"Ancora non ne siamo sicuri." rispose il nano dai capelli a cresta. "Sembra che qualcuno abbia finalmente deciso di prendere dei provvedimenti. I capi degli Abolitori a Tilea stanno cercando di organizzare un'operazione su vasta scala per togliere finalmente di mezzo molti elementi corrotti nel nostro territorio. Credo che tra non molto avremo anche dei nuovi membri."

"Questo... mi fa piacere." disse Esmerelda. "Chissà, forse questa sarà la volta buona che sistemeremo il barone."

"Per adesso però dobbiamo andarcene." affermò Baldo. "Forza... raggiungiamo la via di fuga... e speriamo che quei bastardi non si siano già accorti delle nostre mosse."

In silenzio e con rapidità, il gruppetto di ribelli si mosse per raggiungere la via di fuga, armati solo di quel poco che erano riusciti a raccattare, e della speranza che ben presto, sarebbero potuti tornare a liberare la loro città...

 

oooooooooo

 

Diversi giorni dopo...

Quella mattina, Pandora si era svegliata abbastanza presto - molto prima dell'ora in cui erano soliti iniziare gli esercizi. Non era riuscita a dormire molto, quella notte... e aveva voglia di riprovare a cuocere una pozione curativa, convinta di poter fare un lavoro migliore delle altre volte. Sentiva che ormai era vicina... ancora un po' di pratica, e avrebbe potuto creare delle pozioni come si deve.

Stando attenta a non svegliare le sue compagne, la giovane fattucchiera scivolò verso una stanzina più piccola e si vestì rapidamente... poi, con un cenno della mano, chiamò a sè il suo fedele famiglio. Con un balzo silenzioso, Sotero apparve accanto a Pandora, che gli strizzò un occhio in segno di intesa e lo grattò dietro un orecchio.

"Hmm... tu sì che sai come si fa sentire bene un nobile felino come me, miao." affermò il gatto nero, abbandonandosi languidamente alle coccole della sua "padroncina" per un attimo. "Ma perchè svegliarti a questo orario da lupi mannari, Pandora? Scommetto che vuoi fare un altro po' di pratica, miao..."

"Sì, proprio così. Non credo mancherà molto prima che il nostro addestramento si concluda." affermò la giovane fattucchiera. Si mise a posto i capelli con le mani, come meglio poteva, e se li legò nella sua solita coda. "Voglio essere il più preparata possibile, per quando saremo mandati ad affrontare una missione vera e propria."

Il gatto nero si stiracchò e mosse la coda da una parte all'altra. Sarà stato il suo istinto di felino a parlare, ma non era troppo d'accordo con Pandora - perchè tanta fretta, quando potevano prendersi un po' di tempo? Tuttavia, non mise in discussione la decisione di Pandora e la seguì mentre lei si dirigeva in silenzio verso uno dei "cortili" sotterranei. La giovane fattucchiera aveva quasi raggiunto la sua destinazione, quando una piccola figura emerse da un angolo che si accingeva a svoltare, e Pandora si fermò appena in tempo per evitare di andare a sbattere contro la graziosa halfling che era sbucata fuori quasi dal nulla.

"Ah!" esclamò Luana, facendo un passo indietro per evitare di perdere l'equilibrio. "Oh... ciao, Pandora! Ti sei alzata presto stamattina. C'è... qualche problema?"

Pandora fece un gesto di imbarazzo e si sfregò una tempia. "Chiedo scusa, Luana... no, nessun problema in realtà. Volevo solo... fare un po' di pratica per conto mio." rispose. "E tu... come mai sei già in piedi?"

La ragazza halfling sorrise. "Oh, questa era una sorpresa che speravo di darvi nel pomeriggio. Sta per farci visita nientemeno che il capo della branca tileana degli Abolitori." affermò, ridacchiando brevemente dell'espressione sbalordita di Padora e Sotero. "Sì, proprio lui. Forse hai  già sentito parlare di lui... il dottor Hermàn Manuèl Berruezo de la Cerna."

"Il dottor..." rispose Pandora dopo un istante di stupore. Certo che aveva sentito parlare di lui... originario del vicino paese di Estania, era uno dei più abili medici che operavano a Tilea, conosciuto per la sua abilità e per il fatto che non si fermava mai più di tanto in un'unica contea. Pandora aveva sentito parlare di lui come un uomo di talento, un benefattore che aveva salvato le vite di molte persone. Sicuramente una persona molto in gamba... in effetti,      a pensarci un po' su, non era proprio così strano che fosse il leader degli Abolitori di Tilea! Solo una persona così abile ed intelligente poteva dividersi tra il suo lavoro di medico e il suo ruolo di leader di una società segreta...

Pandora si sfregò il mento e, guardando in lontananza, disse di sì con la testa. "Certo... certo... capisco... accidenti, questa davvero non me l'aspettavo. E... come mai una persona così importante per la nostra organizzazione verrà qui? Dev'essere... per una questione della massima urgenza."

Luana si mise un indice vicino alla bocca per chiedere il silenzio. "In realtà, non ne sono sicura nemmeno io..." affermò. "So soltanto che arriverà presto, e anche questa è un'informazione che posso rivelarti solo perchè qui siamo al sicuro e tu sei una persona di fiducia. La segretezza è la nostra arma migliore."

Pandora ricordò quello che le era stato insegnato durante gli addestramenti. E in particolare, una delle regole fondamentali degli Abolitori - "la segretezza è la nostra arma migliore. Essere scoperti significa morte." E con i nemici a cui avevano scelto di opporsi, tale regola suonava fin troppo ragionevole.

"Capisco... sì, immagino che non si possa certo annunciare ai quattro venti il suo arrivo." concluse Pandora. "Spero soltanto che il suo arrivo voglia dire buone notizie per voi."

"A questo proposito... tenetevi comunque pronti per comparire davanti a lui, perchè ho l'impressione che potrebbe essere interessato a conoscervi meglio." rispose Luana con un sorriso complice. "Sai, messer Hermàn è una persona a cui piace fare nuove conoscenze, e sono convinta che sarà curioso di incontrarvi. Ogni volta che gli è possibile, cerca di organizzare un incontro con le nuove reclute... lo ha fatto anche con me, quando sono entrata negli Abolitori."

Pandora rise divertita. "Hahahaaa! Quale onore, potremo conoscere una personalità così importante!" Si schiarì la voce e si fece più seria. "Ma, scherzi a parte, anche a me farebbe piacere poter parlare con lui. Credo che... io e i miei compagni avremo un po' di domande da fargli. Se la cosa sarà fattible, si intende."

"Non credo che ci saranno problemi in questo senso." rispose la ragazza halfling, per poi gettare un'occhiata alle costruzioni a pochi passi da loro. "Ora però... mi scuso ma devo scappare. Dobbiamo organizzarci per quando arriverà il grande capo. Messer Urister lo vuole accogliere con tutti gli onori del caso."

"Allora non ti trattengo oltre." rispose Pandora con tranquillità. "Del resto, anch'io ho le mie cose da fare... ho in mente qualche idea per le mie pozioni, e voglio fare qualche esperimento. Tranquilla, farò in modo di non avvelenare nessuno!"

"E io sarò lì per assistere e per vedere se riesce a far saltare in aria il laboratorio, miao!" rispose Sotero.

"Tu stai zitto, palla di pelo." lo rimbeccò scherzosamente Pandora, poggiandogli un dito sulla fronte e dandogli una spintarella.

Luana alzò gli occhi al cielo e ridacchiò brevemente tra sè, poi si rimise al lavoro. Anche lei era curiosa di sapere quali notizie avrebbe dato il leader degli Abolitori di Tilea, e che cosa avrebbe comportato per la loro organizzazione...

 

oooooooooo

 

Urister doveva ammettere di essere abbastanza soddisfatto di come era stato tutto preposto per accogliere il loro leader. Certo, non doveva essere una cerimonia in pompa magna, per ovvi motivi. Per gli Abolitori, accogliere il loro leader era semplicemente una questione di farlo sentire il benvenuto in quella comunità per cui aveva fatto molto, e che aveva fatto molto per lui.

Il veterano halfling, in piedi in attesa dell'arrivo di Hermàn, cercava di tenere d'occhio ogni cosa si muovesse nel suo campo visivo, in cerca di un qualsiasi segno che il suo vecchio amico era di ritorno. Come tutti gli Abolitori, Hermàn aveva preso molto sul serio la questione della segretezza, e ogni volta era riuscito ad inventarsi qualche trucco per avvicinarsi al villaggio senza essere riconosciuto finchè non si rivelava lui stesso. Urister si era posto come obiettivo personale, più come un punto d'onore che altro, di riuscire ad anticipare Hermàn e riconoscerlo prima. Un giorno o l'altro, si era detto, si sarebbe rivelato più abile di lui.

"E magari quel giorno è adesso..." disse tra sè lo sceriffo con una risata a mezza bocca. Ponendosi nuovamente in attesa del suo vecchio amico, Urister seguì con lo sguardo un merlo che si era appoggiato vicino alla veranda di casa sua e lo guardò volare via.

Ursiter non era sicuro di quanto a lungo fosse rimasto lì ad attendere... ma poteva dire con una certa sicurezza che era già passato l'orario accordato per l'incontro. Tuttavia, non poteva dire di essere sorpreso. Era possibile che Hermàn avesse deliberatamente detto un'ora diversa, prima rispetto al momento in cui si sarebbe fatto vivo, in modo da ingannare chi eventualmente lo stesse spiando. Non si poteva mai essere troppo prudenti.

Finalmente, dopo diversi minuti di attesa, Urister notò qualcosa di diverso. Gli halfling che passeggiavano vicino alla sua casa, offrendogli regolarmente qualche saluto, erano un po' diminuiti... e soprattutto, aveva l'impressione che una persona che si aggirava senza troppe preoccupazioni vicino a casa sua avesse qualcosa di strano. Grazie al suo sguardo acuto e alla sua buona memoria, lo sceriffo riuscì a collegare rapidamente quello che aveva visto...

Ma certo! Adesso sì che si era reso conto di cosa non lo convincesse! Urister non ebbe reazioni visibili, ma continuò a fissare quell'individuo che camminava distrattamente vicino ai gradini di casa sua. Aveva la stessa pettinatura, lo stesso viso, la stessa carnagione e addirittura la stessa andatura di altri tre che avevano fatto la stessa strada poco prima. In effetti, si rese conto Urister, quegli "individui" erano proprio la stessa persona! L'unica differenza era che i vestiti erano diversi...

"Aspetta un momento!" esclamò Urister, rivolto all'halfling che in quel momento stava facendo il quarto giro attorno a casa sua. Quest'ultimo si fermò e guardò stupito lo sceriffo che si avvicinava lentamente, sorridendo compiaciuto. "Non male come trucco, Hermàn, vecchio mio... ma questa volta anch'io ho imparato qualcosa da te, non ti sembra?"

Dopo un istante di stupore, quello che sembrava essere un popolano halfling sorrise astutamente e guardò Urister con approvazione. "A quanto pare... dovrò inventarmi qualche altro trucchetto, dico bene, Urister, vecchio mio?" chiese, con una voce chiara che dava quasi l'impressione di non appartenere ad un uomo, bensì ad una donna.

Con un cenno della mano, il falso halfling cessò l'effetto illusorio che stava agendo su di lui... e davanti agli occhi stupiti degli halfling che passavano di là, la sua figura sbiadì e scomparve, trasformandosi un istante dopo in...

...una donna sulla trentina d'anni dai lunghi capelli castani scuri che indossava dei vestiti da viaggio di un inusuale color crema! L'espressione soddisfatta di Urister cambiò in una di leggera delusione. Evidentemente, il suo amico era riuscito di nuovo a non farsi riconoscere...

"Però, purtroppo, la devo deludere, messer Urister. Io non sono mio marito." rispose lei. "Mio marito è qui." Indicò con un cenno un altro halfling dall'aspetto anonimo che si stava avvicinando... e che in quello stesso momento sbiadì a sua volta per assumere il suo vero aspetto: quello di un uomo dall'aspetto gioviale con i capelli neri tagliati corti, i baffi e il pizzetto dello stesso colore, vestito di abiti di colore neutro sotto una mantella verde, che salutò Urister con un sorriso ed un cenno della testa. Malgrado i suoi lineamenti eleganti, non c'era quasi nulla nel suo aspetto che desse un'impressione di vanità o di qualcosa di inusuale, a parte un anello d'argento portato all'anulare destro, ma se qualcuno fosse riuscito a dare un'occhiata abbastanza accurata sotto la sua mantella, avrebbe potuto intravedere un paio di bandoliere di cuoio alle quali l'uomo teneva delle boccette piene di liquidi di strani colori. Sulle spalle, l'uomo portava una borsa di stoffa piena di chissà quali strumenti, e nonostante l'aspetto aristocratico, dava l'impressione di un uomo abituato ad una vita in viaggio.

"Chiedo scusa per questo piccolo inganno, amico mio." disse messer Hermàn, con un cenno amichevole della mano. Lui e il veterano halfling fecero un breve inchino, mentre diversi halfling del villaggio arrivavano per dare il benvenuto ai loro ospiti. "Un incantesimo Velo, opera della mia gentile consorte."

"Oh, vedo che ha avuto modo di imparare qualche nuovo incantesimo, madama Cristina." rispose Urister con sincera ammirazione, rivolto alla donna che era con Hermàn. "E' un piacere rivedervi, anche se speravo avvenisse in circostanze più favorevoli."

"Lo so. Lo stesso vale per me." rispose l'uomo con un sospiro, mentre raggiungeva la moglie e le prendeva gentilmente una mano. "Ho avuto modo di viaggiare molto per Tilea ultimamente, e ho visitato le celle degli Abolitori di altre regioni. Temo che siamo di fronte ad un intrigo molto vasto, le cui conseguenze potrebbero essere nefaste per tutto il nostro paese. Ma è meglio se ne discutiamo in un luogo più sicuro."

Urister disse di sì con la testa. "Sì... sono d'accordo. Prego, messer Hermàn... madama Cristina... se voleste seguirmi nel nostro quartier generale, vi potrei spiegare ogni cosa. E potrei anche presentarvi alcune nostre nuove reclute."

"La cosa mi farebbe molto piacere." rispose Hermàn, mentre seguiva lo sceriffo della comunità halfling verso i sotterranei.

 

oooooooooo

 

La stanza che Hermàn usava come ufficio in quel particolare rifugio sotterraneo era abbastanza comoda e ben arredata, per essere scavata in un sotterraneo. Non era molto grande, ma il pavimento era stato ricoperto di legno levigato, e alle pareti erano appesi dei bastoni di legno ai quali erano legate delle pietre che emanavano una luce magica, in modo che l'intera stanza fosse ben illuminata. Ad un lato della sala, Hermàn, sua moglie ed Urister si erano seduti ad una scrivania in noce, sulla quale erano state ordinatamente disposte delle carte sulle quali erano disegnate delle mappe un po' approssimative, oppure dove erano tenuti degli appunti scritti in inchiostro nero e vermiglio. Ognuno di loro aveva un mano una coppa in terracotta, da cui stava bevendo un infuso di erbe e bacche dal peculiare colore verdino.

"Molto bene... veniamo al dunque." disse Cristina, dopo aver bevuto un sorso della bevanda dal sapore dolciastro. "Quello che sappiamo per certo è che i Malformatori stanno portando avanti i loro piani, e hanno anzi accelerato le loro operazioni. E si stanno servendo dell'appoggio del clan Villanova. I recenti rapimenti e furti di animali possono essere ricondotti a questa potente famiglia criminale."

"Ma non sappiamo esattamente cosa sperano di ottenere i Malformatori." affermò Urister. "E cosa ne ricavi il clan Villanova da una simile alleanza."

"Sembra che sia tutto collegato ad un piano ideato dal capofamiglia, Don Mauro Villanova." disse Hermàn. Estrasse con attenzione un foglio di pergamena da una pila accanto a sè e lo mostrò ad Urister - su di esso, era disegnato il volto di un uomo sulla quarantina, con i capelli neri tagliati corti, i baffi e un pizzetto nero curato alla perfezione. Il suo naso aquilino gli conferiva un aspetto al tempo stesso carismatico e sinistro, complementato da un sorriso appena accennato e uno sguardo infido. "Le attività dei Villanova hanno conosciuto un improvviso incremento di recente. Molte famiglie rivali sono state eliminate o rese in condizioni di non poter più nuocere, mentre altre hanno deciso di cedere la propria autorità ai Villanova e diventare loro protetti."

Urister disse di sì con la testa mentre studiava attentamente il ritratto di Don Mauro. "In pratica, si sta verificando una mezza rivoluzione nel crimine organizzato di Tilea." affermò. "E l'alleanza che Don Mauro ha stipulato con i Malformatori ha qualcosa a che vedere con questa impennata delle attività dei Villanova. In effetti, so che hanno cominciato a mandare dei loro agenti anche nelle città della zona ovest di Tilea."

Cristina annuì. "Ma non è tutto, messer Urister. Sembra che ci sia una terza fazione a cui dobbiamo prestare attenzione." disse la donna. "Gli Abolitori della regione di Tempione sono riusciti a darci delle informazioni, prima che la persecuzione del barone Ipinio li costringesse a disperdersi. Di recente, hanno sentito parlare di un altro gruppo di fuorilegge, il cui quartier generale sembra trovarsi tra le montagne più  elevate di Altasvoda... si fanno chiamare Figli della Bestia."

"Capisco... e il barone Ipinio sarebbe affiliato con questi Figli della Bestia?" chiese Urister.

Con sua lieve sorpresa, Hermàn scosse la testa. "No, non sembra proprio. Da quanto sappiamo... e purtroppo, le informazioni sono limitate... i Figli della Bestia sono un gruppo di adoratori di Asmodeus, il dio dei diavoli. Questo li pone in contrapposizione al barone di Auridanio." spiegò. "Detto questo, sappiamo che i Figli della Bestia stanno collaborando anche loro con i Malformatori, ma non abbiamo idea del perchè."

"Questo complica le cose..." rispose Urister. "In queste ultime settimane, abbiamo addestrato i nuovi arrivati a combattere contro vari tipi di minacce soprannaturali, e tra queste anche i diavoli... quindi non è questo che mi preoccupa... ma che ci fossero tutte queste fazioni in campo, non ne avevamo la più pallida idea."

Cristina annuì lentamente. "E' per questo che dobbiamo ancora procedere con cautela. Prima di agire apertamente contro ognuna di queste fazioni, dovremmo capire con esattezza quali sono i loro obiettivi." rispose. "Le nostre celle in gran parte di Tilea si stanno già attivando per scoprire quali siano gli obiettivi dei Malformatori, dei Villanova e dei Figli della Bestia, ma ci vorrà un po' di tempo per scoprire abbastanza."

"E a questo proposito... volevate sapere qualcosa di più sui nuovi arrivati, dico bene?" chiese Urister. Quando Hermàn fece un cenno affermativo con la testa, lo sceriffo halfling sorrise astutamente e indicò con lo sguardo la porta d'uscita. "Beh, se vuole posso farli chiamare. Non credo che gli dispiacerà fare una pausa nel loro addestramento."

Hermàn apparve molto interessato alla proposta. "Certo. Credo che questo sia il momento migliore." affermò. "Prego, chiamali pure."

 

oooooooooo

 

"Ta-daaan! Questa volta è venuta davvero bene!" esclamò fieramente Pandora, mostrando alcune fiale di liquidi colorati che aveva appena finito di mescere. Dario, Gunter e Nisa erano lì vicino, e stavano osservando incuriositi il lavoro della loro compagna d'avventura. "Questa volta sono sicura di aver azzeccato le pozioni! Ho anche già controllato di non aver preparato per sbaglio delle pozioni velenose... e questa volta, sono sicura che è andato tutto bene!"

"Hmm... i miei complimenti, Pandora! Non dev'essere facile indovinare gli ingredienti e le magie da usare." rispose Dario. Prese in mano una delle fiale e la guardò con attenzione, non fidandosi del tutto del liquido che vi era contenuto. "Questa è... una pozione curativa, giusto?"

La fattucchiera bionda disse di sì. "Esatto! Quelle verdi sono pozioni curative... e quella blu... beh, diciamo che ha un effetto un po' più eclatante! Heheheee... vi consiglierei di berla solo quando state combattendo contro qualcosa di grosso! E mi raccomando, che il soffitto non sia troppo alto!"

"Ho capito... è una pozione di Ingrandire Persone." commentò Nisa, ridendo tra sè. Se Pandora pensava di tenerla sulle spine, ne aveva ancora di strada da fare. "Andiamo, Pandora, era ovvio! Se vuoi essere misteriosa e criptica, devi fare un po' di pratica!"

"Aww, ma così rovini l'effetto, Nisa!" si lamentò scherzosamente Pandora. L'elfa dai capelli verdi ridacchiò, e anche Gunter e Dario fecero un sorriso divertito.

"Comunque... sì, davvero notevole, Pandora! Queste pozioni ci saranno molto utili, spero..." rispose Gunter, dopo aver dato un'occhiata ad una fiala e poi averla riconsegnata a Pandora. "Complimenti. Sembra che l'addestramento stia dando i suoi frutti..."

"Hm? Che c'è? Mi sembra che ci stiano chiamando..." disse Dario, e si voltò verso l'ingresso del laboratorio. Aveva sentito arrivare qualcuno... e infatti, un secondo dopo, Maria arrivò di corsa e prese fiato, dando tutta l'impressione di avere qualcosa di molto importante da dire... "Maria! Che succede, cos'è tutta questa fretta?"

"Accidenti, Maria, sbaglio o sei parecchio su di giri?" chiese Pandora sbattendo gli occhi. Sotero, il suo gatto famiglio, mosse la coda e si diede una grattata dietro un orecchio con una zampa posteriore.

La ragazza dalla pelle scura riprese fiato un paio di volta, poi diede la notizia. "Scusate, ragazzi, ma è una cosa piuttosto urgente..." rispose. "Il leader degli Abolitori di Tilea...  messer Hermàn Manuèl Berruezo de la Cerna... sta facendo visita... e ha chiesto di vederci!"

"Cosa? Il gran capo degli Abolitori? E vuole vedere dei pivellini come noi?" esclamò Gunter sgranando gli occhi. Ma la sua sorpresa si trasformò presto in interesse, e il nano si sfregò la barba e fece un sorriso sicuro. "Beh... credo che sarà un'esperienza interessante. Che aspettiamo, ragazzi? Non facciamo aspettare il capo!"

                         

 

oooooooooo

 

CONTINUA...

 

                                 

  

     

 

 

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Capitolo 19
*** L'incontro con Hermàn ***


Pathfinder: Madness Rising
Una fanfiction di Pathfinder scritta da: Justice Gundam

 

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Capitolo 19 – L’incontro con Hermàn

Dario e i suoi compagni non ci avevano messo troppo tempo a prepararsi. Nel giro di mezz'ora da quando avevano saputo dell'arrivo del leader degli Abolitori, il gruppo di avventurieri era già in attesa davanti all'ufficio del signor Hermàn, davanti ad una porta in legno scuro ben levigata che dava accesso ad una grande sala scavata nella roccia friabile del grande covo sotterraneo. Ognuno di loro era vestito dei suoi soliti abiti, ripuliti alla meglio, e in quel momento attendevano il momento di essere convocati. La maggior parte di loro stavano fermi in piedi vicino alla porta, in paziente attesa... ma i più vivaci, come Iaco e Matilde, di tanto in tanto muovevano qualche passo e si sgranchivano le gambe per ingannare l'attesa. Alcuni di loro, in realtà, non riuscivano a non dare a vedere un po' di ansia per l'attesa - Sebastiano, in particolare, non era ancora sicuro di quale sarebbe stata la reazione del leader dell'organizzazione clandestina.

Maria appoggiò la schiena al muro e si sfregò le spalle con le mani. Senza sapere quello che stava passando per la testa dell'ex-capobanda, anche lei era in una posizione simile a quella di Sebastiano. Per certi versi, doveva riconoscere di aver avuto fortuna a non imbattersi in qualche avviso di taglia con il suo volto disegnato su di esso. Se doveva essere sincera... non era del tutto sicura che il gruppo di cui faceva parte non avrebbe preferito la taglia alla sua amicizia. Iaco era l'unico di cui lei poteva dire con assoluta sicurezza di fidarsi. Gli altri... beh, fino a quel momento si erano dimostrati dei compagni leali, e doveva ammettere che le piaceva far parte di questo gruppo. Forse era un po' troppo paranoica? In fondo, ne avevano passate tante, ed erano ancora lì a lavorare assieme e a condividere questa folle avventura... queste vicende in cui si erano trovati invischiati fino al collo prima ancora di rendersi conto di cosa stesse davvero accadendo.

Poteva pensare davvero che si fosse creato un legame abbastanza saldo tra lei e il resto del gruppo? Forse, se avessero saputo troppo del suo passato...

La giovane donna sospitò e scosse la testa, pensando che non fosse il momento adatto per discuterne. Nè per pensarci, se era per quello. Da quando la sua vita era stata sconvolta... da quando la sua famiglia era caduta in rovina, del resto... si era abituata a vivere alla giornata, cogliendo le occasioni che le capitavano pur senza mai mettere da parte i valori morali che suo padre le aveva insegnato. Anche la sua amicizia con Iaco, per quanto lei fosse sicura della sua sincerità, era stata più che altro dettata dalle circostanze simili in cui lei e l'arguto coboldo si erano trovati...

La porta in legno si aprì con uno scatto, e da essa emerse il volto di una bella donna dai capelli castani scuri e dal viso pulito. Immediatamente, i nuovi membri degli Abolitori scattarono sull'attenti, e dopo alcuni istanti di confusione, erano tutti disposti ordinatamente vicino alla porta, nel tentativo di dare una buona prima impressione.

Cristina, da parte sua, rimase un po' sorpresa nel vedere tanta formalità nei nuovi arrivati, e diede loro una rapida occhiata, in modo da farsi un'idea delle loro capacità. Per la maggior parte, sembravano abbastanza abili... ma come mai c'erano anche due bambini con loro? E per giunta, il ragazzino dai capelli ricci era abbastanza mingherlino... se non altro, la bambina con le trecce era abbastanza alta e doveva avere un fisico relativamente atletico per la sua età.

Cristina aveva viaggiato troppo e aveva visto troppe cose, sia per conto suo che assieme a suo marito, per cedere alla tentazione di giudicare qualcosa dall'aspetto esteriore... ma vedere due bambini in mezzo ad un gruppo di avventurieri non era certo cosa di tutti i giorni. Sperava davvero che quel gruppo sapesse quello che faceva.

"Molto bene." esordì la donna, mentre apriva del tutto la porta e si presentava al gruppo di avventurieri novizi. "Mi fa piacere che siate venuti così prontamente. Il mio nome è Cristina Berruezo de la Cerna... e come penso avrete già capito, sono la moglie del nostro capo, il mio caro Hermàn." sorrise e arrossì lievemente nel menzionare il marito. "Ehm... beh, considerazioni personali a parte... Hermàn vorrebbe conoscervi e darvi delle informazioni molto importanti. Quindi, se voleste accomodarvi... prego, non fate complimenti."

"Okay, gente..." disse Dario dopo aver preso un bel respiro. "Adesso incontreremo il leader degli Abolitori di Tilea. Sapete già come comportarvi, vero?"

"Non ci sarà problema, Dario!" rispose con vocetta acuta Iaco. Bastiano deglutì nervosamente, e Matilde ripetè a sè stessa alcune frasi che si era preparata per fare bella figura... poi, quando Cristina aprì la porta, il gruppo entrò ordinatamente nello studio, dove Hermàn ed Urister stavano già attendendo.

La stanza scavata nella roccia era evidentemente una sorta di studio privato, con alcune librerie e candelabri allineati lungo le pareti. Al centro della stanza si trovava una grande scrivania di legno ben levigato, per quanto scolpita un po' grezzamente, e attorniata da alcune sedie dall'aspetto semplice ma funzionale. Urister era in piedi accanto alla scrivania,e accolse i nuovi Abolitori con un cenno amichevole della testa... ma a colpire più di tutto il gruppo di avventurieri fu l'uomo seduto dall'altro lato della scrivania. Doveva avere fra i trenta e i quarant'anni, con i capelli neri ben tenuti, leggermente ondulati, e un paio di baffi neri ben curati. In effetti, il nero dei suoi capelli era talmente intenso che alcuni del gruppo si chiesero se per caso non fossero stati tinti in qualche modo, ma rimaneva il fatto che su trattava di un uomo affascinante. Ora che aveva avuto il tempo di cambiarsi dopo il lungo viaggio, indossava una camicia bianca ben curata, con una sorta di giacca nera senza maniche e un paio di pantaloni, oltre che un paio di scarpe nere. Accanto a lui, appoggiati accuratamente sulla scrivania, si trovavano alcuni strumenti che Dario associò alla professione medica: fialette, polveri, alcune lamette, una bacchetta per toccare gli ammalati senza entrarne in contatto, e anche una maschera dall'aspetto insolito e macabro al tempo stesso, bianca con due fori per gli occhi e un lungo naso ricurvo.

Hermàn alzò lo sguardo non appena il gruppo entrò, e non appena li vide presentarsi, le sue labbra si sollevarono in un sorriso amichevole. "Ah, benvenuti. Immagino che voi siate i nuovi arrivati, coloro di cui mi ha parlato il mio amico Urister, qui presente." disse l'uomo, la cui voce suonava chiara e ricca di convinzione. "Lo ammetto, da quando ho sentito parlare di voi per la prima volta, è sorta in me la curiosità di conoscervi. Siete un gruppo piuttosto variegato, devo dire. Anche se i coboldi, o altri umanoidi delle cosiddette 'razze selvaggie', non sono certo sconosciuti all'interno degli Abolitori, è comunque raro vederne uno che si accompagna con tanta naturalezza alle persone."

"Ecco... Iaco è amico di Maria e degli altri." rispose il coboldo dalle squame blu, a metà tra il divertito e l'imbarazzato. "Lei aiutato Iaco quando lui andato via da sua tribù."

Gunter si sfregò il mento, pensando che in effetti, lui e il resto del gruppo non sapevano ancora quasi nulla del coboldo stregone e del suo passato. Anche se erano stati uniti dalle circostanze ed erano diventati un gruppo affiatato... ancora non sapevano molto l'uno dell'altro. Forse più avanti sarebbe stato il caso di rimediare a questa mancanza.

"Capisco... va bene, non voglio indagare più a fondo, se la cosa vi dà problemi. Chiunque è il benvenuto tra gli Abolitori, se ha la volontà di aiutare e di rendere Tilea un paese più sicuro." affermò l'uomo. "Detto questo... credo di dovervi ancora una presentazione. Il mio nome è Hermàn Manuèl Berruezo de la Cerna, e come saprete già, sono il leader della divisione tileana degl Abolitori." affermò.

Pandora alzò una mano. "Chiedo scusa, so che forse è una domanda un po' inopportuna, ma... il suo nome non mi suona esattamente un nome tipico tileano." azzardò. "In effetti, mi dà più l'impressione di essere estaniano, o di qualche altro luogo simile."

Hermàn annuì rapidamente. "E la sua impressione è corretta, signorina. Effettivamente, io non sono nativo di Tilea." spiegò. "Prima di ricoprire la posizione che mi è stata affidata, ero un medico del Regno di Estania. Non vi annoierò con i dettagli... mi basti dire che, come immagino sia successo a molti di voi, quando la mia vita precedente mi è stata preclusa, per motivi non dipendenti dalla mia volontà, ho deciso di porre le mie capacità al servizio di un'altra causa che potesse migliorare le vite di molte persone. Non è stato facile, questo è vero... ma con un po' di aiuto da parte della mia gentile consorte qui presente," fece un cenno con la testa a Cristina, che chinò il capo con un sorriso arguto. "e del mio vecchio amico Urister, sono riuscito a dare il via ad un'organizzazione ben avviata. E da quanto sono venuto a sapere di voi, possedete le qualità giuste per diventare dei validi agenti per la nostra causa."

"A questo proposito..." Gunter alzò una mano e si fece avanti. "...abbiamo già sentito parlare di quelli che saranno i nostri avversari. I Malformatori, la criminalità organizzata guidata dalla famiglia Villanova... ma avremmo bisogno di sapere qualcosa di più su di loro. Gradiremmo farci un'idea migliore del tipo di minacce con cui avremo a che fare."

"Una legittima curiosità. Sapere quanto più possibile sui nostri nemici è l'unico modo di avere delle concrete possibilità di successo contro di loro." rispose Hermàn con tutta serietà. Chiaramente, questo era un argomento al quale il leader degli Abolitori tileani attribuiva la massima importanza. "Innanzitutto, temo di dovervi avvisare che un'altra fazione, di cui ancora sappiamo poco, fa parte di questa pericolosa alleanza. Si fanno chiamare 'i Figli della Bestia', e sembrano essere una setta di adoratori di Asmodeus, il signore dell'Inferno."

Quel nome provocò un certo allarme tra gli iniziati, compresi i più giovani. Praticamente tutti avevano sentito il nome di Asmodeus, il più grande e potente di tutti i diavoli... e adesso c'era in giro un'altra organizzazione segreta devota a lui? Era preoccupante... nessuno di loro immaginava cosa avessero in mente, ma una cosa era certa - gli adoratori del diavolo avevano un'abilità quasi agghiacciante nello sfruttare ogni occasione a loro vantaggio. E le possibilità che si aprivano davanti a loro nel caso di un'alleanza con i Malformatori erano tanto varie quanto terribili.

"Una setta devota ad Asmodeus..." mormorò Holger, e deglutì nervosamente. "Merda, c'è sempre qualche brutta sorpresa..."

"Ma... non si sa ancora cos'hanno in mente questi... Figli della Bestia? Chi è il loro capo e dove si trova il loro quartier generale?" chiese Nisa.

Urister scosse la testa. "Purtroppo no... altrimenti, staremmo già pianificando un attacco al loro quartier generale per affrontarli e annientarli." rispose il veterano halfling. "Del resto, anche quella gente, come noi, prende tutte le precauzioni necessarie per restare nascosti e portare avanti i loro piani nell'ombra."

"Detto questo, siamo comunque in grado di darvi qualche informazione sui Figli della Bestia, e altre possono essere dedotte con abbastanza sicurezza da elementi comuni ad altre sette di adoratori di diavoli." continuò Cristina, la cui espressione allegra e gioviale si era fatta più concentrata. "Come forse saprete già... i diavoli sono creature che rappresentano un'unione di ordine e male, e la loro ossessione per l'ordine significa che spesso le sette di adoratori di diavoli adottano delle gerarchie molto simili."

Matilde sospirò, ricordando le estenuanti lezioni che lei e i suoi compagni avevano seguito. Non che si ricordasse molti di quei nomi assurdi... kyton, qlippoth, sahkil, rakshasa, e chi più ne ha più ne metta... ma il fatto che i diavoli rappresentassero un male organizzato e che la loro "società" consistesse di strati e caste ben definiti, quello lo ricordava bene.

"Inoltre... spesso avviene che le attività delle sette diaboliche siano più o meno profondamente intrecciate con quelle della società in cui sono infiltrate." continuò Hermàn, stupendo molti con la sua conoscenza del soprannaturale. Dario si era aspettato che un medico fosse esclusivamente concentrato sul mondo materiale... evidentemente, essere in contatto con persone di vario genere nella sua organizzazione, tra cui maghi, chierici e altri esperti, aveva ampliato notevolmente i suoi orizzonti. "Spesso, in una città o una provincia in cui opera un culto di diavoli, i cultisti si nascondono tra le persone comuni, e quelli di rango più alto ricoprono delle cariche pubbliche importanti, attraverso le quali possono corrompere la società in modo che essa diventi un riflesso delle gerarchie diaboliche."

"Ehm... mi corregga se sbaglio..." intervenne nervosamente Bastiano. Quando Hermàn si voltò verso il piccolo oracolo e gli fece cenno di andare avanti, Bastiano si schiarì la voce e continuò. "E... questi cultisti di alto rango... spesso raggiungono la loro posizione tramite un patto con i diavoli, giusto?"

"Esattamente. So che è difficile immaginare il motivo per cui qualcuno vorrebbe fare un patto con un diavolo, dato che le loro motivazioni non sono certo un mistero." rispose il leader degli Abolitori. "Ma i diavoli hanno letteralmente migliaia di anni di esperienza con i mortali, e sanno come indorare la pillola, o far sembrare un patto una buona idea."

Mentre parlava, Hermàn stava dando un'occhiata attenta a Bastiano, notando la corporatura esile del ragazzo, e soprattutto il modo in cui trascinava la gamba destra - una cosa di cui Hermàn si era accorto quando il gruppo era entrato nel suo ufficio. Dalla sua esperienza come medico, il leader degli Abolitori ebbe subito l'impressione che la sua zoppia fosse dovuta a qualche danno all'apparato scheletrico che non era guarito correttamente. Forse, riflettè Hermàn, era quello il prezzo che Bastiano aveva dovuto pagare per i suoi poteri di oracolo.

"Ad ogni modo, i Figli della Bestia stanno collaborando con i Malformatori e la famiglia Villanova, per motivi che stiamo tuttora investigando." continuò Hermàn. "E questo ci porta all'altro nostro obiettivo. I Malformatori. Avete già avuto a che fare con alcuni dei loro uomini, se non sbaglio."

"Abbiamo affrontato alcuni slither nei sotterranei di Grisborgo." disse Endlinn, ricordando la rocambolesca fuga. "Tra i quali c'era anche un alchimista. E' stato uno scontro piuttosto duro."

Urister disse di sì con la testa. "Gli slither sono noti per aver collaborato spesso con i Malformatori. Alcuni dicono addirittura che gli slither siano una loro creazione, ma sinceramente lo trovo poco plausibile." affermò lo sceriffo halfling.

"I Malformatori, come immagino sappiate già, sono specializzati nella creazione di nuove forme di vita, e di solito lo fanno mutando creature già esistenti o costruendo nuove creature a partire da materia vivente inerte." continuò Hermàn. "Ma non siamo ancora riusciti a scoprire quale sia il loro scopo finale. Supponiamo che vogliano creare un esercito di mutanti per conquistare il potere su Tilea, ma non abbiamo prove che sia davvero così. Sicuramente, però, i loro piani costituiscono una grave minaccia per la pace e la stabilità di Tilea. Ed è proprio qui che entriamo in gioco noi Abolitori. Noi lavoriamo nell'ombra, al di fuori di strutture ufficiali, per cercare di eliminare la corruzione e i pericoli che si nascondono agli occhi delle persone. E questo... ci ha portato a voi. Siete capitati nella rete dei Malformatori per caso, ma ognuno di voi ha delle capacità che possono essere messe al servizio della sicurezza di Tilea, per contrastare i nemici della nostra civiltà. E avete risposto brillantemente a questa chiamata. Ma... adesso sarei curioso di conoscervi un po' meglio. Quindi... se volete, perchè non mi parlate un po' di voi?"

Il gruppo di compagni d'avventura restò per un attimo interdetto alla richiesta. Si erano aspettati un incontro molto più formale... e adesso erano lì a parlare di sè come niente fosse? Certo, c'era anche il fatto che Hermàn voleva farsi un'idea migliore della loro personalità e delle loro inclinazioni, ma... sinceramente, non si erano aspettati che s interessasse così tanto ai suoi subordinati.

"Hmm... vuoi... cominciare tu, Dario?" chiese Pandora, indicando il giovane biondo. Dario sbattè gli occhi sorpreso e indicò sè stesso con fare interrogativo... poi, immaginando che non ci fosse nulla di strano, e che avrebbe comunque dovuto farlo presto o tardi, si organizzò il discorso e cominciò.

"D'accordo... il mio nome è Dario Cezar, o almeno, questo è il nome che mi è stato dato nella banda in cui sono cresciuto." affermò. "Non so esattamente dove sono nato, ma da quando ho dei ricordi, sono vissuto ad Auridanio, la cosiddetta città dei liberi porticati."

"Ah... certo, certo, so di che posto si tratta." disse Cristina, la cui espressione di stupore ed imbarazzo rappresentava bene i sentimenti di molti di loro nei confronti del luogo che Dario aveva nominato. "E' una città... in cui vige la legge, se così la si può chiamare... del barone Ipinio."

"Il barone Ipinio?" chiese Matilde stringendo gli occhi. "Da come ne parlate, mi dà l'impressione di essere un pessimo individuo..."

Pandora scosse la testa. "Non ne hai idea, piccola Matilde. Ho sentito parlare di lui, e dicono che sia un evocatore legato ai demoni dell'Abisso." rispose la bionda fattucchiera. "Il luogo del caos e del male."

"Se uno del genere governa Auridanio... non oso immaginare che razza di postaccio sia!" affermò Nisa. "Cavolo, Dario, non avevo idea che tu fossi vissuto nel... parco giochi privato di un individuo così spregevole."

Dario alzò le spalle. Con tutte le avversità che aveva dovuto affrontare nel corso degli anni, aveva perso la capacità di dispiacersi per sè stesso. "Diciamo che ad un certo punto, uno si abitua." affermò. "Facevo parte di una banda di strada. Non era una vita facile, ma ci si dava una mano a vicenda, e in qualche modo si tirava avanti."

Il ragazzo si fermò per qualche istante in modo da radunare i ricordi, e per un attimo gli sembrò di rivedere il volto della ragazza che aveva avuto un impatto così profondo nella sua vita. Il giorno in cui aveva conosciuto Esmerelda, lo ricordava come se fosse stato soltanto il giorno prima, anche se ormai erano passati cinque anni da allora.

"Poi... diciamo che mi sono messo nei guai con i gendarmi del barone... e le conseguenze non sono state piacevoli." continuò, facendo vagare lo sguardo verso il terreno, in modo da controllare le sue emozioni.

Maria sospirò e guardò tristemente il ragazzo biondo. Anche se adesso era così serio e controllato, doveva averne versate, di lacrime, per la sua condizione.

"Poi... beh, mentre cercavo un luogo dove avrei potuto vivere, senza essere continuamente braccato dagli uomini di Ipinio, ho incontrato qualcuno che mi ha rivelato delle informazioni interessanti. Non so esattamente chi fosse... era un individuo misterioso che mi ha passato delle informazioni e mi ha detto che se fossi andato a Grisborgo, avrei potuto scoprire qualcosa di molto importante sul mio passato." continuò il ragazzo. "Non sono il tipo di persona che si fida tanto facilmente, soprattutto non di uno che ho conosciuto da poco," e così dicendo gettò un breve sguardo in direzione di Hermàn, giusto per fargli capire che neanche lui godeva della sua fiducia al cento per cento. "Tuttavia, dopo aver approfondito un po' la questione, mi sono reso conto che quel tipo non stava cercando di ingannarmi. Ancora non sono sicuro del perchè mi abbia fatto queste rivelazioni e che cosa esattamente voglia che io faccia... ma se non altro, una traccia sospetta è meglio di nessuna traccia. Poi, mentre arrivavo a Grisborgo, ho incontrato questo gruppo, e... da lì è iniziato tutto. Non posso dire di essere la persona più socievole del mondo, ma... se non altro, mi fa piacere aver incontrato delle persone come loro, con le quali ho condiviso queste vicende. Posso dire... che non mi faccio problemi a chiamarli amici."

Il ragazzo biondo fece un raro sorriso, appena accennato... e Iaco strizzò un occhio e alzò il pollice in alto, mentre Pandora emetteva una breve risata, con la mano davanti alla bocca. "Detto da un tipo serio come te, Dario... vuol dire un bel po'!" rispose la biondina. "Comunque grazie per averci raccontato la tua storia. Ammetto che eri un po' un mistero!"

Hermàn accolse la storia di Dario con un cenno affermativo della testa, accomodante come ci si sarebbe potuti aspettare. "Ti ringrazio molto per averci parlato di te. Sei stato diretto... e onesto." affermò il leader degli Abolitori. "Apprezzo anche che tu abbia ammesso che non ti fidi del tutto di me. Per quello che stiamo facendo, un po' di paranoia è sempre utile."

"E a proposito di paranoia, vedo che è accompagnato soltanto da sua moglie e dal suo amico..." pensò tra sè Dario, gettando un'occhiata di sottecchi sia a Cristina che ad Urister. "Non ha paura che qualcuno potrebbe attentare alle loro vite in questa situazione? O magari questi tre sono abbastanza abili da non temere che qualcuno li aggredisca qui. Del resto, anche se non fosse così, sono letteralmente circondati dai loro sottoposti... bisognerebbe essere dei temerari per tentare di attaccarlo ora."       

"Molto bene," affermò Hermàn, per poi spostare la sua attenzione a Pandora e a Sotero. Il gatto nero stava camminando con tutta calma attorno alle caviglie della sua padrona, ogni tanto strusciandosi sulla sua gonna con espressione leziosa. "E lei, signorina Pandora? Non vorrebbe parlarci un po' di sè e di quello che l'ha spinta ad intraprendere questo viaggio?"

"Meow! Tocca a te, Pandora, l'hai sentito?" chiese retoricamente Sotero.

La biondina si schiarì la voce. "Certo che l'ho sentito, palla di pelo." disse scherzosamente, per poi chinarsi e prendere in braccio il suo famiglio, che si dibattè brevemente in un debole tentativo di protesta. "Piacere... il mio nome è Pandora Bartoli, ho 15 anni... e lui è il mio famiglio, Sotero. Sì, a questo punto, credo che sia inutile nascondere la realtà. Io sono una di quelli che qui a Tilea vengono chiamati "fattucchieri". E i miei poteri magici... si sono manifestati quando avevo 13 anni. E' stato allora che ho incontrato il signorino qui presente."

"Meow... non sono un signorino, per tua norma e regola! Sono una creatura magica con la sua dignità, meow!" protestò il gatto nero.

Ci fu una breve e rispettosa risata di gruppo, poi Hermàn riprese il discorso. "So che in effetti i fattucchieri sono abbastanza diffusi a Tilea. Fattucchieri e stregoni sono di gran lunga la maggioranza, rispetto a maghi veri e propri." affermò.

"E in effetti, anche il nostro compagno Iaco è uno stregone, meow." volle aggiungere Sotero. Il coboldo blu sorrise orgogliosamente e mosse le dita artigliate di una mano, per poi creare un breve gioco di luci scoppiettanti sulle punte dei suoi artigli. "E ne va molto orgoglioso, meow!"

"Coboldi hanno grande tradizione di stregoneria!" affermò Iaco.

Cristina ridacchiò brevemente. "Hehee... vedo che sei uno stregone potente, piccolo Iaco. Voi coboldi siete imparentati con i draghi, vero? O almeno, così si dice." affermò. "Ma... torniamo a te, Pandora. Mi sembra di aver letto che sei originaria di Carnia, non è così?"

"Sì... ma non so esattamente chi siano i miei veri genitori." continuò Pandora. "La mia mamma e il mio papà... voglio dire, le persone che mi hanno cresciuta e che io considero i miei genitori di fatto... non mi hanno mai fatto mancare il loro affetto, anche se vivere tra le montagne di Carnia non era proprio facile. E poi... posso dire che ho conosciuto due grandi amici che come potete vedere mi accompagnano tuttora!" continuò, e indicò con un cenno amichevole Gunter e Nisa. Il nano si schiarì la gola e si mise dritto in piedi, mentre l'elfa dai capelli verdi imbracciò il suo inseparabile arco e si mise sull'attenti. "Gunter e Nisa... diciamo che loro sono stati i miei zii, mentre crescevo!"

"Zio, eh? Mi fa una strana impressione essere chiamato in questo modo... ma devo ammettere che mi fa anche molto piacere." affermò il nano. Nisa ridacchiò e si mise le mani dietro la nuca.

"Vedo che in effetti sembra esserci una forte intesa tra di voi." rispose Hermàn, rivolgendo brevemente la sua attenzione ad un particolare di Pandora che aveva notato proprio in quel momento - i suoi occhi di colore diverso, uno blu e uno verde. Era una caratteristica molto peculiare... una caratteristica che di solito identificava i changeling, il frutto dell'empia unione tra le megere e gli amanti mortali presi grazie alla magia o alla pazzia. Si guardò comunque bene dal farlo presente a Pandora. Non sapeva che la ragazzina fosse già al corrente del segreto della sua nascita, e non gli sembrava il momento giusto per rivelargliela. Magari, se per qualche motivo Pandora si fosse rivolta direttamente a lui per avere delle informazioni in più... ma per il momento, era meglio essere prudenti con queste informazioni.

E poi, chi poteva dire che Pandora fosse davvero una changeling? Magari era semplicemente nata con gli occhi di colore diverso per uno strano scherzo della natura.

"Sì, in effetti noi tre e Sotero siamo un quartetto inseparabile!" rispose Pandora con un sorriso sicuro, tenendo in braccio il suo elegante famiglio e facendogli fare due saltelli come se fosse stato un bebè. Sotero miagolò in segno di protesta - un famiglio di razza come lui, ridotto a fare la figura di un bambolotto...

Per fortuna, Pandora smise prima che Sotero potesse pensare che il suo orgoglio fosse andato in malora. "Proprio per questo abbiamo deciso di muoverci assieme, quando Nisa è stata mandata dal suo circolo druidico ad investigare sulle misteriose scomparse di animali che si sono verificate di recente nei boschi vicino a Livizei, il nostro paese." continuò Pandora facendosi rapidamente seria. "Un branco di lupi che ritornava lì ogni inizio primavera non si è più fatto vedere, e sono scomparsi anche molti dei grandi erbivori che un tempo erano molto numerosi da quelle parti."

"Il mio circolo druidico è convinto che ci sia qualcosa di sinistro e soprannaturale dietro queste scomparse." affermò Nisa. "E dopo aver visto cosa è successo da queste parti... tra i Malformatori, gli slither, quei grick che ci hanno attaccato all'improvviso... ho ragione di credere che in effetti sia così."

"Dei grick, eh? Delle aberrazioni... per quanto un tipo di aberrazioni privo di intelligenza e di organizzazione." rispose Hermàn. "Sì, mi è stato detto che avete avuto a che fare con alcuni di questi strani mostri. Di solito vivono nei sotterranei, quindi il fatto che alcuni di loro siano saliti in superficie potrebbe essere il sintomo di qualcosa di serio. Farò qualche ricerca in proposito."

Hermàn si fermò a riflettere per un attimo su quello che Nisa aveva detto. Non era la prima volta che sentiva parlare di aberrazioni della Frontiera Oscura che salivano in superficie. Diverso tempo prima, i suoi agenti in Calbatisia gli avevano segnalato una preoccupante proliferazione di strane creature dalle forme strane, e un gruppo di umber hulk aveva attaccato una cellula degli Abolitori, facendo diverse vittime. Lui stesso, soltanto un mese prima, aveva dovuto vedersela con un'alveare di grell, apparso senza alcun preavviso nelle terre di Zolia. E questo, in corrispondenza con le notizie di sparizioni di animali e piante... come se le normali forme di vita fossero in procinto di essere eliminate e sostituite dalle creature mutanti del sottosuolo. Era una notizia molto preoccupante, e voleva dire che la sua organizzazione avrebbe dovuto moltiplicare gli sforzi...

"Prego, andiamo pure avanti." continuò Hermàn. "Signorina Maria... se volesse essere così gentile..."

La giovane donna dalla pelle scura sembrò a disagio per qualche istante. Era arrivato il momento che sperava di ritardare il più a lungo possibile. Al diavolo. Inutile tergiversare ancora. Meglio togliersi quell'impiccio e sperare di non doverne parlare più.

"Non... c'è molto da dire, in realtà. Io... vengo da una famiglia abbastanza ricca. Non eravamo nobili, ma... insomma, vivevamo bene. Mio padre era un mercante di una certa fama... almeno finchè non ci è capitato quel rovescio di fortuna..." spiegò Maria, parlando con esitazione e facendo di tanto in tanto delle pause, come se cercasse le parole giuste. Iaco, l'unico del gruppo a sapere cosa fosse effettivamente successo, scosse la testa desolato.

Pandora sospirò empaticamente, non immaginando quello che davvero stava passando per la testa a Maria. Certo, la sua famiglia adottiva non era ricca, e lei non aveva idea di cosa comportasse esattamente il lavoro di un mercante... ma poteva immaginare che un affare andato male, un carico di merci perduto o altri incidenti di questo tipo avrebbero potuto anche rovinare una carriera che fino a quel momento fosse andata bene. Immaginava che i figli di una famiglia a cui fosse capitata una tale disgrazia avrebbero benissimo potuto scegliere la pericolosa vita degli avventurieri o dei mercenari per avere almeno una possibilità di sopravvivere.

Le parole con cui Maria proseguì il racconto diedero credito all'ipotesi della giovane fattucchiera. "Così... diciamo che sono stata costretta dalle circostanze a imparare a combattere, e ho deciso di lavorare come mercenaria. Poi, nel corso dei miei viaggi, ho conosciuto Iaco, che era andato via dalla sua tribù... e dopo un inizio un po' burrascoso, siamo diventati buoni amici e abbiamo cominciato a lavorare assieme!"

"Burrascoso altro che!" esclamò il coboldo con una breve risata. "Tu stavi per tagliare mia testa quando io cercato di prendere pezzo di cibo!"

"Hey! Non era un pezzo di cibo, piccolo furfante! Erano i fiorini che avevo guadagnato per aver catturato quel brigante!" replicò rapidamente Maria, ritrovando di colpo il buonumore. "E poi, mi spieghi che ci avresti fatto con quei soldi? Non sono molte le città tileane disposte ad accogliere un coboldo!"

"Oh, dettagli!" rispose Iaco con le mani dietro la nuca. "Iaco conosce posti in cui gente non guarda se hai squame o no!"

"Okay, okay... ma per il momento sei intrappolato qui con noi, quindi vedi di fare il bravo, d'accordo?" rispose Maria scherzosamente. Per fortuna, riflettè Pandora, un po' del suo buon umore era tornato... aveva l'impressione che Iaco sapesse benissimo cosa dire per fare in modo che la sua amica umana non si lasciasse prendere dallo sconforto. "Ehm... ecco, questo è quanto. So che non è molto, ma... beh, questo è quello che mi ha spinto a diventare un'avventuriera, e adesso Iaco ed io siamo finiti in questa storia, quindi... sì, siamo più che disposti a dare una mano."

"Molto bene." continuò Hermàn con un soriso rassicurante. Per qualche motivo, aveva l'impressione che Maria si fosse volutamente tenuta sul vago... beh, in fondo anche questo era un suo diritto. Non poteva pretendere che tutti fossero ansiosi di parlare della storia della loro vita. Se poi Maria avesse deciso di sua volontà di rendere noto il suo passato, quella sarebbe stata una sua scelta. Per il momento, quello che sapeva era abbastanza da darle fiducia.

Soddisfatto di quello che era venuto a sapere, Hermàn voltò lo sguardo verso Endlinn, Holger e Sebastiano. "Molto bene... per quanto riguarda voi tre, ho già le informazioni che mi servono. E anche sui due bambini." Gettò uno sguardo d'intesa a Matilde e Bastiano, e mentre la bambina guardava da un'altra parte come imbarazzata e si sfregava la nuca con una mano, il piccolo oracolo si mise immediatamente sull'attenti. "Ma se volete parlarmi di voi e dire qualcosa, in modo da conoscerci meglio..."

Sebastiano incrociò le braccia e guardò rabbiosamente verso il pavimento di rocce sgrezzate. Certo non poteva dire di essere a suo agio all'idea di parlare dei suoi problemi di famiglia con una persona come Hermàn... Per fortuna, Holger decise di prendere la parola, e raccontare il motivo per cui si era trovato in quella situazione.

"Bene... allora credo che sia il caso di parlare di me e di Endlinn... e del motivo che ci ha spinto a lavorare per i Villanova, e senza saperlo, per i malformatori." disse il mezzorco. "Sempre che la mia... complice sia d'accordo, si intende."

"A questo punto, non vedo perchè no." disse Endlinn. "E anch'io dovrò dire la mia, quindi... tanto vale che i nostri compagni sappiano qualcosa su di noi."

"Okay... Allora, diciamo subito che noi due non siamo esattamente tileani. Probabilmente sapete già che veniamo dalle terre del nord, più esattamente da Alemania..." cominciò a spiegare il mezzorco. "Io... beh, data la mia razza, non sono mai stato accettato dalla comunità umana in cui sono nato. Non ho mai conosciuto i miei genitori. Mia madre è morta dandomi alla luce, e mio padre... dev'essere stato uno dei tanti orchi briganti che flagellano le foreste dell'Alemania, e mia madre è stata la sua ultima... conquista."

"Temo... di capire cosa vuol dire." sussurrò Bastiano con una smorfia di disgusto e orrore. Matilde, non altrettanto svelta di mente, restò per un attimo incerta... poi, anche lei colse il significato e non potè fare a meno di dispiacersi per Holger e per sua madre.

"Sono cresciuto in una banda di fuorilegge che vivevano nelle foreste di Grauwald." continuò Holger. "Ammetto che, malgrado le difficoltà che si incontravano, non era poi tanto male come modo di vivere. Se non altro, era un luogo in cui la gente non guardava da dove vieni o di che razza sei. E' lì che ho conosciuto la mia compagna, qui presente."

"Endlinn. Piacere di conoscervi." rispose l'elfa dal volto sfregiato, facendo un sorriso che ebbe l'effetto di accentuare ancora di più la cicatrice che deturpava la sua guancia. La pelle sembrò raggrinzirsi ancora di più nel punto vicino alla zona sfregiata. "Io... non ho molto da dire su di me, in realtà. Diciamo che... la mia comunità non vedeva di buon occhio gli studi alchemici che facevo e il fatto che avessi alleggerito qualche tasca di un po' di marchi d'oro... la moneta di Alemania, voglio dire... per potermeli finanziare"

"E quindi... immagino che tu sia stata esiliata, vero? Molte comunità elfiche fanno così con i loro malfattori." rispose Nisa. Essendo un'elfa anche lei, immaginava come andassero i processi per gli elementi malvisti in una comunità elfica. Un processo giusto, ma certo non pietoso o che concedesse seconde possibilità.

Endlinn sospirò e scosse la testa. "No, non proprio esiliata. Costretta a fare dei lavoretti per il loro sciocco villaggio." rispose con acredine, ricordando quei momenti come alcuni tra i più umilianti della sua vita. "Ad un certo punto... beh, ho deciso che visto che i miei stimati concittadini mi ritenevano comunque un'estranea, tanto valeva che io mi allontanassi."

"Io ed Endlinn siamo andati quasi subito d'accordo, malgrado la rivalità che di solito è presente tra elfi ed orchi." continuò Holger. "Visto che in un certo senso siamo stati degli emarginati tutti e due, ci siamo subito sentiti come se ci fosse una connessione tra noi due. Qualcosa che andava oltre l'amore o l'amicizia... neanche qualcosa di fisico, più che altro... come posso esprimermi?"

"Oh, non è un problema." Rispose tranquillamente Iaco, che nell'esilio e nella ricerca di persone a cui legarsi aveva trascorso gran parte della sua vita. "Anche Iaco capisce. Anche lui, via da tribù perchè lì essere nemico in tribù. Lui costretto Iaco a fuggire..." aggiunse malinconico, ma poi si schiarì la voce e si scusò per l'interruzione. "Ehm... prego, andare avanti..."

"Grazie, Iaco." disse Holger. "Ora, diciamo che la nostra banda non è mai andata troppo per il sottile, quando si trattava di fare soldi. Accettavamo lavori per gente... non proprio raccomandabile. Scatenare risse, danneggiare proprietà, sfasciare locali, rompere un po' di ossa... e poi, siamo stati contattati da un inserviente dei Villanova per fare questo... lavoretto. Prendere questi due bambini e portarli alla famiglia Villanova, che li avrebbe poi consegnati ai Malformatori. Ma questa volta... questa volta, ho avuto un moto di coscienza e ho deciso che non lo avrei fatto. Da allora... siamo braccati dagli uomini dei Villanova, che vogliono questi bambini per qualche scopo che non riesco neanche ad immaginare."

"E io ero tra quelli che dovevano recuperarli..." disse tra sè Sebastiano. "E invece, eccomi qui."

"Per quanto riguarda me... beh, immagino che mi vogliano perchè i miei poteri di oracolo gli servono a qualcosa. Vogliono sfruttarli per qualche piano, o almeno così dovrebbe essere." rispose Bastiano, passandosi una mano tra i capelli ricci.

Matilde alzò le spalle. "Ma io? IO non ho poteri magici... arcani, divini o che diavolo altro. So usare una spada, e anche benino... forse mi vogliono per fare di me uno dei loro scagnozzi, ma... heh, inutile stare a pensarci. Vorrei scoprire personalmente di cosa si tratta..."

"E credo che ne avrai l'opportunità. Sempre se deciderai di tua volontà di partecipare, visto che non ho alcuna intenzione di costringerti." continuò Hermàn, guardando negli occhi i due bambini. Così piccoli, e già erano stati costretti ad imparare a muoversi tra avventurieri e dungeon. Avevano imparato presto e bene le loro lezioni, e davano l'impressione di non essere turbati dalla loro condizione... ma questo non fece altro che rafforzare la convinzione di Hermàn che la situazione di Tilea fosse davvero tragica, se c'erano davanti a lui due undicenni per i quali questa vita era la normalità...    

 

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Alla fine, ognuno di loro aveva raccontato la propria storia per sommi capi. Hermàn, Cristina ed Urister erano già riusciti a farsi un'idea delle capacità di questo gruppo di iniziati, e stava già pensando a come avrebbe potuto permettere loro di rendersi utili, affidando loro qualche missione che fosse nelle loro possibilità. Per fortuna, considerando quanto fossero diffuse le attività criminali dei Villanova, non era difficile trovare qualcosa che si addicesse e fosse collegato al caso in questione.    

"Molto bene... vi ringrazio per aver condiviso con noi tutte le informazioni che vi sentivate." disse infine Hermàn. Guardò verso sua moglie, che gli disse di sì con la testa, e continuò il discorso. "Tutti voi, qualsiasi siano le vostre intenzioni e i vostri scopi, avete dimostrato di essere agenti affidabili. Anche i più giovani di voi. E per questo motivo, ora che il vostro periodo di apprendistato è quasi finito, vorrei affidarvi una missione che, pur limitata nello scopo, potrebbe rivelarsi importante nello scoprire di più sui Villanova, sui Malformatori e sui Figli della Bestia. O, per essere più precisi, due missioni."

"Due missioni?" chiese Dario, senza cambiare la sua espressione seria e concentrata. "Questo vuol dire che ci divideremo in due gruppi, immagino."

Urister annuì rapidamente. "Proprio così. Ora, permettetemi di mostrare cosa vogliamo dire. Messer Hermàn, madama Cristina... con il vostro permesso." disse l'halfling sceriffo. Ricevette un cenno da entrambi, e rivolse la sua attenzione ad una mappa appesa sul muro, che mostrava i territori attorno a Grisborgo e la zona più meridionale della Terra delle Viole. "Allora... come abbiamo detto, i Villanova e i Malformatori sono alleati in questo misterioso progetto. Per realizzare i loro esperimenti contro natura, i Malformatori hanno bisogno di soggetti da laboratorio... e a questo si ricollega il traffico di animali rari che i Villanova stanno conducendo. Siamo riusciti ad individuare un luogo che fa da importante centro di smistamento per gli animali e le piante che servono ai Malformatori... e che voi ci crediate o meno, sto parlando della città libera di Antenoria, sulla costa del Mar Missogeo."

Più o meno tutti rimasero stupiti alla menzione di quel luogo. "A-Antenoria?" chiese infine Gunter. Riprese subito la calma e si passò una mano attraverso la barba rossa ben tenuta che gli adornava il mento. "La chiamano anche... la Città delle Acque, se non sbaglio. E' un luogo di commerci e traffici con quasi tutto il Primo Continente."

"Hmm... una delle città dove potrei nascondermi meglio." riflettè Sebastiano. "Potrebbe essere la mia occasione..."

"Proprio per questo è un luogo dove dei commercianti illegali possono più facilmente sfuggire ai controlli." continuò Cristina. "Ad Antenoria si trovano mercanti provenienti da ogni regione di Tilea, e da Estania, Bretonia, Normania, Alemania, Svodia, Iberium... e chi più ne ha più ne metta. Per tradizione, Antenoria è una città neutrale, e la guardia del Doge - come viene chiamato il locale governatore eletto ogni sette anni dai cittadini - è composta da soldati molto abili nel sedare sul nascere qualsiasi disordine. In un luogo simile, è abbastanza facile per qualche trafficante infiltrarsi. Basta che non attiri troppa attenzione su di sè."

"Siamo venuti a sapere che un grosso gruppo di trafficanti di animali e altre creature opera lì, e sono in affari con i Villanova." Hermàn continuò, notando che Holger ed Endlinn sembravano interessati a saperne di più. Forse immaginavano che fra i trafficanti ci fosse qualche loro vecchia conoscenza? "Abbiamo bisogno che alcuni di voi vadano ad Antenoria - non dovrebbe volerci più di qualche giorno, con un buon carro e dei cavalli decenti - e facciano delle indagini su questo gruppo di trafficanti di animali, cercando di scoprire quanto più possibile dei loro affari con i Villanova e i Malformatori."

"E gli altri, dove andranno?" chiese Endlinn, sinceramente incuriosita.

Urister spostò l'indice su un lago posto nella zona occidentale della Landa delle Viole, in quella che sembrava essere una zona montuosa. Era un po' più vicina al loro covo rispetto ad Antenoria, ma il terreno difficile che lo circondava voleva dire che sarebbe stato più complicato raggiungerlo. "Ecco... in questo punto, più o meno, si trova il lago Epcona, un lago di formazione relativamente recente... e il luogo nel quale siamo riusciti ad individuare una base dei Malformatori. E' un luogo difficile da raggiungere, perciò non siamo in grado di mandare un gruppo troppo nutrito per cercare di sabotarlo... ma un gruppo più piccolo potrebbe riuscire ad infiltrarsi e non soltanto distruggere il laboratorio, ma scoprire qualcosa di più sui progetti dei Malformatori... e forse anche dei Figli della Bestia. Questo... ci aiuterebbe ad organizzare la nostra prossima mossa, e a prevedere quelle dei nostri nemici. Ogni informazione che riuscirete a trovare potrebbe essere vitale per impedire ai Malformatori, o a qualunque altro dei nostri nemici, di realizzare i loro sinistri progetti. Ovviamente, ognuno dei due gruppi riceverà tutte le informazioni che siamo riusciti a trovare, e degli oggetti che sperabilmente saranno utili nel corso della spedizione. Queste saranno le vostre missioni, se le accettate."

"Allora, cosa ne dite, signori? Ve la sentite di intraprendere queste missioni?" chiese Hermàn con un lieve sorriso, guardando i suoi nuovi iniziati con espressione di attesa.

Tutti rimasero in silenzio per qualche secondo... poi, finalmente, Pandora alzò la testa e fece un sorriso convinto.

"Quando si parte?" chiese la giovane fattucchiera.                 

 

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CONTINUA...

 

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Capitolo 20
*** Antenoria, la città sulle acque ***


Pathfinder: Madness Rising
Una fanfiction di Pathfinder scritta da: Justice Gundam

 

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Capitolo 20 – Antenoria, la città sulle acque

 

Alcuni giorni dopo l'incontro con Hermàn, un diligenza dall'aspetto abbastanza anonimo, trainata da una coppia di robusti cavalli sauri, stava percorrendo la strada sterrata che conduceva al lungo ponte che attraversava una grande laguna e arrivava all'isola sulla quale sorgeva la famosa città sulle acque - Antenoria, la destinazione del gruppetto di Abolitori che in quel momento sedeva all'interno della carrozza. La strada era particolarmente trafficata quella mattina - interi convogli di commercianti che trasportavano le loro merci, pellegrini che avevano fatto tantastrada per una loro missione sacra, oppure gruppetti di soldati e mercenari in cerca di impiego per il miglior offerente; questi ed altri esempi di umanità percorrevano la strada verso Antenoria, in un continuo brusio che esprimeva bene l'atmosfera che si respirava nella grande città.

All'interno della carrozza, le due elfe stavano passando il loro tempo chiacchierando cordialmente. Per Nisa era un piacere essere finalmente in grado di parlare con una della sua stessa razza - le voci riguardo il fatto che gli elfi avessero un forte orgoglio razziale avevano un loro fondamento, e anche se Nisa non provava antipatia per umani ed altri umanoidi - con l'eccezione della classica rivalità nei confronti dei nani - trovava comunque piacevole stare con Endlinn, al punto che aveva trascorso quasi tutto il viaggio a discutere con lei.

"E non ti ho ancora parlato dei boschi di Grauwald!" stava raccontando l'elfa sfregiata in quel momento, mostrando un'eccitazione che Nisa non l'aveva mai vista esprimere prima di allora. "Dovresti vederli... sono una delle più grandi meraviglie di Alemania! Una foresta che si espande per miglia e miglia... ed è popolata da alcune delle creature più straordinarie che si siano viste nel Primo Continente!"

"Sì, avevo già sentito parlare delle Foreste di Grauwald! E sarei felice di poterle vedere, un giorno!" rispose Nisa con entusiasmo a malapena celato. "Ho sentito dire che le montagne vicino a Grauwald ospitano una delle più vaste popolazioni di grifoni che si siano mai viste nel continente..."

Endlinn annuì rapidamente, contenta di avere di fronte una persona che sapeva di cosa stava parlando. "E' vero! Ho visto anch'io, una volta, uno stormo di quei grifoni! Sono abbastanza possenti da sollevare un cavallo e portarselo dietro!" raccontò Endlinn. "In effetti... beh, una delle cose che la nostra banda ha fatto, in passato... è stato rubare uova di grifone dai loro nidi e farle schiudere... in modo da poter vendere i cuccioli ammaestrati a chiunque fosse interessato."

Nisa storse il naso e corrugò la fronte davanti a quell'ammissione. Come druida e come persona, non erano certo azioni di cui lei approvava... ma non vedeva che senso avrebbe avuto serbare rancore verso Endlinn per un fatto avvenuto ormai chissà quanto tempo fa. E poi, se non altro Endlinn aveva l'occasione di cambiare vita, e sembrava sinceramente intenzionata a farlo. "Immagino... che per la vostra organizzazione fosse un traffico che rendeva molto." affermò Nisa. "Beh, non importa. Andiamo pure avanti."

"Grazie..." disse l'altra elfa, grata di non avere di fronte qualcuno che le rinfacciasse le sue azioni precedenti. "Comunque... sì, la nostra gilda ha lavorato per un certo periodo di tempo nei boschi di Grauwald. Erano ottimi per sfuggire alle autorità... c'era sempre qualche posto in cui nascondersi e sfuggire alle autorità. E le opportunità di lavoro non mancavano, anche in un luogo così selvaggio. Tra l'altro, avevamo a portata di mano tutto quello che ci serviva per sfamarci."

"Immagino... so che ci sono anche molti luoghi in cui sono stati costruiti degli stabilimenti permanenti nelle foreste di Grauwald." affermò Nisa. "Folletti, centauri... anche umanoidi, o sbaglio?"

"No, non sbagli affatto! C'è sempre qualcosa da vedere, da quelle parti!" rispose Endlinn. L'entusiasmo di Nisa riguardo la foresta di Grauwald era contagioso, e la sua interlocutrice lo stava prendendo da lei. "Il fatto è che... quando, ad un certo punto, sono arrivati degli altri visitatori poco graditi... la banda di cui facevo parte ha dovuto prendere armi e bagagli, e andarsene. Per la verità, abbiamo anche cercato di negoziare una sistemazione con questi individui... ma quando abbiamo provato a mandare loro dei messaggeri, ce li hanno restituiti in uno stato orribile."

Sebastiano, che non aveva partecipato al discorso fino a quel momento, ebbe la sensazione che forse avrebbe potuto dare la sua. "Hm? Chi sono questi individui? Forse ne ho sentito parlare anch'io, con tutti i contatti che avevo..." chiese.

Endlinn fece un'espressione dubbiosa, poi alzò le spalle e decise di rispondere ugualmente. Ancora non poteva dire di fidarsi di quell'uomo, anche se era abbastanza pragmatica da collaborare per un obiettivo comune. "Si facevano chiamare Cattedrale Della Scienza, e sono comandati da una donna misteriosa di nome Caskette... ma non so niente di più. Tu, ne hai mai sentito parlare?"

"Vagamente..." rispose Sebastiano sfregandosi il mento. "Avevo sentito parlare di questo gruppo, e avevo considerato la possibilità di mettere la mia banda al loro servizio se si fossero fatti vedere a Tilea. Ma era soltanto un progetto a lungo termine... e da come me ne parli, era comunque destinato al fallimento."

"Signori! Mi dispiace interrompere questa interessante conversazione! E credetemi, la stavo origliando già da tempo!" esclamò scherzosamente Pandora, nel momento in cui la carrozza cominciò a rallentare. Erano arrivati in quella che sembrava essere una grande piazza, dove altre diligenze trainate da cavalli erano parcheggiate. C'era una grande attività, con piccoli gruppi di mercanti, mercenari e individui di tutti i generi che si affaccendavano a trasportare carichi, riunirsi, discutere e in certi casi anche litigare attorno alle diligenze o nei punti di ritrovo. L'aria risuonava di urla, richiami, insulti, colpi e dei suoni più svariati.

"Ma credo proprio che siamo arrivati ad Antenoria! Signore e signori... ecco a voi la città sulle acque!" continuò Pandora, mostrando fieramente il luogo in cui erano arrivati. Il piazzale in cui la diligenza si era fermaata sarebbe probabilmente sembrato ancora più grande se non fosse stato per la folla e le carrozze che lo riempivano, per non parlare delle bancarelle improvvisate poste ai margini della grande piazza, dove alcuni venditori ambulanti cercavano di reclamizzare le loro merci. Il sole era particolarmente nitido e splendente, e nell'aria si sentiva un aggressivo misto di odori di vario genere, gradevoli e sgradevoli. Tuttavia, quello che veramente impressionava Pandora, Sotero e gli altri era la vista della città appena oltre le mura davanti a loro. Imponenti ma eleganti costruzioni svettavano oltre le mura, danddo già un'idea dello splendore e della grandezza della città.

I membri della spedizione si alzarono dai loro posti - ed Holger, che era riuscito ad addormentarsi nel corso di quel viaggio di quasi tre ore, fece un enorme sbadiglio e si sgranchì le braccia, per poi piegare il grosso collo da una parte e dall'altra. "Hmmm... finalmente, credevo che mi sarebbe venuto il culo piatto a stare seduto qui." grugnì il mezzorco. "Okay... lo ammetto, non credevo che avrei mai visto Antenoria in vita mia. Diciamo che è un piccolo sogno che si avvera!"

"Per la miseria..." commentò Gunter, finalmente scendendo anche lui dalla carrozza e guardando oltre le mura della città. Dietro di lui, Nisa si era fermata per pagare il conducente della diligenza. "La città sulle acque... non immaginavo che gli uomini fossero in grado di costruire cose simili! Non credo che noi nani avremmo mai potuto tentare una cosa simile..."

"Senza offesa, ma... voi nani non siete troppo portati per il mare, vero? Raramente le vostre comunità si trovano sulla costa." commentò Pandora. Sotero scese giù con un balzo dalle spalle della giovanissima fattucchiera, e cominciò ad annusare l'aria alla ricerca di qualcosa di interessante... possibilmente, qualcosa da mangiare. "Immagino che sarebbe difficile che un nano abbia l'idea di una città sull'acqua."

"Heh. Noi preferiamo la cara vecchia solida terra!" affermò Gunter con una breve risata gioviale. "Detto questo, devo ammettere che sono molto colpito da come voi uomini avete costruito questa città. E sono curioso di vederla!"

"Credo che lo siamo tutti!" affermò entusiasta Nisa. "Spero che avremo un po' di tempo per guardarci attorno, anche se saremo impegnati a completare la missione."

Holger, da parte sua, si era fermato ad ammirare la città sulle acque solo per poco. Il mezzorco, pragmatico com'era, si era già fatto un'idea di come muoversi, e di quali sarebbero stati i primi posti da visitare...

Come se fosse stata in grado di leggergli nel pensiero, Pandora si rivolse al mezzorco. "Okay, messer Holger... lei, messer Sebastiano e la sua compagna avete più esperienza di noi nel muovervi nel mondo sotterraneo di Tilea. Che cosa suggerite di fare come prima cosa?" chiese.

Holger fece cenno al gruppo di raccogliersi intorno a lui, in modo da non dare troppo nell'occhio... o da non rischiare di farsi sentire. "Okay, signori... ogni città ha il suo lato nascosto dove si muovono elementi non proprio legali... e questo vale in modo particolare per una città delle dimensioni di Antenoria."

"Anche se il doge Alvise Gradenigo ha di recente dato una stretta ai controlli su determinate attività, questo non farà molto per fermare i fuorilegge più esperti e smaliziati." affermò Sebastiano. "O più semplicemente, quelli che sanno mettersi dalla parte della legge."

Holger non potè fare altro che annuire, per quanto ciò che Sebastiano aveva detto fosse frustrante. "E' vero. In ogni caso, come stavo dicendo, bisogna sapere dove andare a cercare... e nel caso di una città di mare come Antenoria, la zona in cui si può sperare di passare più inosservati è di solito la zona del porto, dove il traffico rende più facile perdere di vista determinate attività o individui."

"Non dico che siamo degli esperti consumati, per quanto riguarda Antenoria..." continuò Endlinn. "Ma sappiamo abbastanza da poterci fare un'idea di dove cercare, e di dove potrebbero essere i luoghi che ci interessano."

"Capisco..." disse Gunter, per poi consultare la sua mappa e delle annotazioni scritte su un foglio di pergamena spiegazzato. "Allora... qui mi si dice che Antenoria è divisa in sei quartieri... o meglio, sestrieri, per usare il termine che i suoi abitanti sono abituati ad usare. E la zona nella quale si svolgono le attività portuali... è il sestriere di Levantino, che si trova ad una certa distanza da qui. Forse è meglio che cominciamo a muovere le chiappe e ci dirigiamo lì."

"Ah, già... Levantino, l'avevo anche visitato un paio di volte. Forse ricordo qualcosa..." disse Sebastiano, annuendo con decisione. "Se c'è un posto dove possiamo chiedere le informazioni che ci servono, è proprio lì."

"D'accordo. Ci affidiamo alla vostra... esperienza." disse Gunter, non senza un pizzico di sarcasmo. Tra sè, il nano stava pensando all'ironia della sorta - proprio lui, un tutore dell'ordine, che adesso si era unito ad un'organizzazione segreta e si faceva dare una mano da dei fuorilegge. Per i nani, un popolo conosciuto per il loro amore per l'ordine, l'organizzazione e le tradizioni, era un'idea quasi impensabile.

Ma in fondo, si disse Gunter, ne aveva già viste un bel po' da quando quell'avventura era iniziata. E le sue amiche erano invischiate con lui in questa faccenda. Sicuramente, i suoi superiori e gli anziani avrebbero compreso. E poi, pensò tra sè, sperabilmente la sua presenza e il suo esempio avrebbero potuto aiutare a fare sì che i suoi compagni non facessero il passo più lungo della gamba.

"Okay, ragazzi. Allora, prossima fermata, il sestriere Levantino." disse Pandora. Sotero le salì su una spalla con un balzo e si accoccolò attorno al collo della giovane fattucchiera, che lo grattò dietro un orecchio e iniziò a seguire Holger, Endlinn e Sebastiano verso le affollate calli di Antenoria.

 

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Circa un'ora più tardi, dopo essersi destreggiati in un dedalo di stradine anguste e la folla che lo infestava, i nuovi membri degli Abolitori erano finalmente arrivati alla loro destinazione...

"Ugh... certo che questo... sestriere, o come lo chiamano... è esattamente come mi aspettavo  che fosse una zona portuale!" commentò Nisa con una certa acredine, usando la sua mantellina per ripararsi dal vento che portava con sè un forte odore di alghe e salsedine. In effetti, Levantino non era quello che molti avrebbero definito un posto raccomandabile. A poca distanza dalle maestose costruzioni del centro storico di Antenoria, si ergevano casupole di legno marcio nelle quali trovavano rifugio i reietti della società, e tra un molo e l'altro si trovavano numerose taverne di bassa lega, frequentate da ladri, marinai e sbandati - tutta gente che non andava troppo per il sottile. Stando a quello che sapevano Holger ed Endlinn, era proprio in questo quartiere malconcio e malfamato che sarebbero riusciti a trovare qualche indicazione su certi traffici illeciti che avvenivano in piena luce del giorno, nascosti agli occhi della popolazione.

"Oh, non vi preoccupate. All'inizio lo vedete così, ma poi cambia. Diventa anche peggio." scherzò Holger. Endlinn strizzò un occhio e si portò un dito alle labbra per fare segno ai tre compagni di non farsi notare troppo, e il gruppo cominciò a seguire Holger mentre si dirigeva verso un molo, al quale era attraccata una barca da pesca piuttosto malconcia. "Okay, adesso venite con me. Tenete d'occhio tutti quelli che incontrate, non si può mai sapere quando e da chi verrete derubati, da queste parti."

"D'accordo." rispose Pandora, guardandosi attorno. Se non altro, quella parte di costa sembrava un po' più tranquilla rispetto al resto di Levantino, ma la ragazza non potè fare a meno di mettere mano al suo pugnale, giusto in caso ci fosse stato qualche pericolo. Pur restando mollemente appoggiato alla spalla e al collo della sua fattucchiera, Sotero tenne gli occhi semiaperti e mosse le orecchie in ogni direzione, pur facendo finta di essere un gatto normale.

"Okay... magari cominciamo a cercare lì." disse Sebastiano dopo che ebbero percorso un certo tratto di strada. Il gruppo alzò lo sguardo e vide che erano vicini ad una taverna dall'aspetto un po' cadente, la cui insegna in legno umido e corroso penzolava da una piccola trave di ferro, mostrando una scritta ora scarsamente leggibile. "Hmm... L'Occhio dell'Avvelenatore, eh? Davvero un nome confortante, per questa bettola..."

"Speriamo che non sia profetico..." disse Gunter, mentre il gruppo entrava con prudenza in quel posto caotico e pieno di fumo. "Okay, ragazzi, vediamo di porre le domande giuste..."

 

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La ricerca non era andata bene come Pandora aveva sperato. Erano passate diverse ore dal loro arrivo, ed era la quarta bettola che visitavano... e ancora non avevano trovato nessuna informazione circa i traffici che si svolgevano da quelle parti. Anche cercare di allungare qualche bicchiere o qualche ducato d'oro non aveva raggiunto il risultato voluto - i trafficanti che stavano cercando si erano davvero protetti bene, o almeno questo era quello che alla giovane fattucchiera veniva da pensare.

"Ragazzi, non vorrei essere polemica..." sospirò Nisa. Con un movimento della schiena, l'elfa si sgranchì un po' le ossa, un po' indolenzite dal viaggio e da tutto quel camminare su e giù per le strade dissestate di Levantino. "Ma siamo ancora praticamente al punto di partenza. Non pensate che forse dovremmo cercare da un'altra parte? E' chiaro che qui nessuno sa niente... o vuole parlare."

"Si tratta di avre un po' di pazienza, mia giovane sorella." rispose Endlinn, per nulla intimorita dalla difficoltà che si pareva loro davanti. "In città come queste, le informazioni non tardano molto a diffondersi nella rete dei traffici illegali. Sono convinta che tra non molto, verremo contattati da qualcuno, in un modo o nell'altro. Magari già in questa bettola avremo un po' più di fortuna."

Con un cenno della testa, l'elfa dal volto sfregiato indicò un'altra locanda, abbastanza anonima che per un attimo Pandora e i suoi compagni non si erano resi conto che c'era. Si trattava in effetti di una sorta di buco nella parete della costruzione al loro lato, con una breve gradinata che scendeva verso una porta di legno non troppo ben tenuta, sporca di fumo, alghe e chissà quali altre nefandezze...

Pandora storse il naso. Se possibile quella taverna sembrava anche peggio delle precedenti. E la scritta che campeggiava sull'insegna posta sopra le scale non faceva esattamente sperare in bene...

"Hmm... 'Taverna dell'Impiccato'... non potevano scegliere un nome un po' più edificante?" si chiese Sotero, dopo aver dato un'occhiata indifferente all'insegna... che in effetti rappresentava una forca stilizzata. "Dovevano proprio scegliere qualcosa che inquietasse noi poveri clienti, vero?"

"Detto questo, potrebbe essere la nostra migliore possibilità." commentò Sebastiano. Pur sapendo che il suo volto non era molto conosciuto da quelle parti, l'ex-capobanda si sollevò il cappuccio sopra la testa, in modo che il suo contegno da aristocratico non fosse tanto evidente. "Okay, seguitemi. Vedrò di smuovere un po' le acque. Magari qui c'è qualcuno che può farci avere dei contatti interessanti."

Gunter si schiarì la voce e si mise a seguire Sebastiano giù per la gradinata. Tra sè, il nano sperava che almeno Dario e il suo gruppo se la cavassero un po' meglio. "Va bene... ma se non troviamo nulla qui, credo che sarebbe meglio cambiare sestriere, prima di finire in qualche vicolo cieco o diventare troppo noti."

"Tranquillo, nano, so quello che faccio." fu la pronta risposta di Sebastiano. "Mi sono mosso in questo ambiente molto più a lungo di te."

Con suo grande scorno, il nano dalla barba rossa dovette ammettere che Sebastiano aveva ragione. Decise quindi di non fare ulteriori commenti, e fece cenno al resto del gruppo di seguirlo all'interno della taverna.

Come Pandora aveva sospettato, l'ambiente era quanto di più malfidato la giovane fattucchiera potesse aspettarsi. Era un posto angusto e male illuminato, con delle lanterne ad olio appese alle pareti e assicurate con dei sostegni in ferro arrugginito. Non che si potesse vedere bene inogni caso, dal momento che l'aria era pervasa da una coltre di fumo dall'odore penetrante, provocato dalle pipe e dai sigari che molti avventori stavano fumando. Alcuni giocavano  carte, altri bevevano, altri ancora facevano degli apprezzamenti volgari alle cameriere... e il fragore e la confusione regnavano sovrani!

"Ehi, dolcezza... che li fai, i tavoli? Heheheheeee!" Un marinaio ubriaco passò accanto a Nisa e allungò la mano verso il suo petto... ma non fece in tempo a toccare nulla prima che l'elfa gli rifilasse un doloroso calcio sul ginocchio, e il marinaio grugnì di dolore e se ne andò zoppicando ed imprecando volgarmente. "Gaaah! Vai a farti fottere, troietta elfa..."

"Altrettanto, stronzo." mormorò Nisa con disgusto. "Spero solo che Sebastiano faccia presto. Ho già deciso che odio a morte questo schifo di posto."

Pandora rabbrividì e si tenne stretto Sotero, mentre con l'altra mano cercava l'elsa del suo pugnale e le fiale di pozione nascose sotto il suo vestito. Più abituati ad ambienti così malfamati, Holger, Endlinn e Sebastiano mantennero la calma in maniera ammirevole mentre si avvicinavano al banco della taverna - che mostrava gli stessi segni di incuria della porta e del resto della bettola.

Holger e Sebastiano si guardarono per un breve istante, prima che il mezzorco facesse un segno di assenso e si sedesse senza tanta eleganza ad uno sgabello vicino al banco del bar. Con un grugnito, Holger si prese di tasca due ducati d'oro e li sbattè sul tavolo quando il barista gli passò vicino, con abbastanza foga che l'uomo fece un piccolo salto per la sorpresa.

"Hey, oste! Una birra a ciascuno." esclamò. "Questo basta per tutti, vero?"

Pandora non disse nulla, ma trattenne a stento una smorfia. "Anche per me? Ho quindici anni, porca miseria! Non posso bere alcol!" pensò nervosamente.

L'oste, un uomo dal fisico non troppo felice, con la faccia appesantita e un paio di baffi neri incolti, raccolse con esitazione le due monete d'oro sotto lo sguardo cupo del mezzorco e di Sebastiano. "Ah... ehm... certo... che sì!" balbettò, quasi non credendo alla sua fortuna. Si affrettò ad intascare le monete e si prodigò per servire un po' di birre agli avventori - tranne Pandora, che con suo grande sollievo si vide offrire un grosso bicchiere di acqua a temperatura ambiente.

"Grazie mille." rispose Endlinn con indifferenza ricevendo il suo boccale di birra. Non il massimo come birra, notò ad una prima annusata. Aveva un odore di zolfo appena percettibile. "A questo proposito, oste... io e i miei compagni staremmo cercando... lavoro, se capisci cosa voglio dire. Hai qualche nome da darci?"

"Dipende da che lavoro è." rispose il locandiere, mentre si affrettava a ripulire alcuni boccali. Si guardl attorno, in modo da assicurarsi che non ci fossero sguardi or orecchie indiscreti... poi fece cenno ad Endlinn di avvicinarsi e le sussurrò qualcosa vicino all'orecchio. "State cercando merci da sdoganare? Magari senza pagare le tasse? O vorreste procurarvi qualche sfizio per qualche riccone viziato e rivenderlo?"

L'elfa dal volto sfregiato guardò verso Nisa e fece un occhiolino, per dire che aveva la situazione sotto controllo. Poi rispose al proprietario della locanda. "Animali e piante. Abbiamo sentito dire che ne passano, da queste parti... e soprattutto, che c'è da guadagnarci un bel po' di quattrini."

Gunter corrugò la fronte e disse di sì, con un movimento appena percettibile della testa. L'oste, da parte sua, si sfregò il mento grassoccio e storse il naso... per poi indicare un gruppetto di individui che stavano giocando a carte, seduto ad un piccolo tavolo di legno sgangherato posto vicino ad una colonnina portante del soffitto. "Parlate con loro. Chiedete di Gaeta il Bufalo. Dite che 'i cefali volano e le sardine abbondano'."

Una sorta di parola d'ordine, quindi. Più che comprensibile. Dopo essersi assicurati di aver memorizzato bene quella strana frase, il gruppo attese qualche tempo, sempre tenendo d'occhio il tavolo in questione per assicurarsi che quei loschi figuri non se ne andassero all'improvviso. Nello stesso tempo, cercavano di dare una buona occhiata al gruppetto, in modo da farsi un'idea di cosa aspettarsi da loro.

Un uomo dalla pelle olivastra, con i capelli corti e neri, e un pizzetto nero sul mento. Un mezzorco dai capelli neri legati in una treccia. Una donna dalla pelle pallida, con lo sguardo torvo e una bandana blu sulla testa. E un individuo più piccolo, che sembrava uno gnomo dai capelli arancioni, con baffetti sottili e pizzetto dello stesso colore. In effetti, riflettè Nisa tra sè, sembravano davvero dei tipi loschi... ma ad un'occhiata così, dalla distanza, non era certo possibile giudicare. La cosa migliore da fare era usare prudenza e non mostrarsi troppo baldanzosi.

Il gruppo degli Abolitori ebbe la prudenza di attendere ancora un po' mentre ognuno di loro finiva il suo bicchiere. Poi, ad un cenno di Sebastiano, lui e Nisa si alzarono e si diressero verso il tavolo che avevano adocchiato. L'ex-capobanda si schiarì la voce e attirò l'attenzione degli avventori.

"Gaeta il Bufalo?" chiese Sebastiano, osservando con attenzione tutti e quattro. Il nomignolo che gli avevano dato dava l'impressione di un nome maschile, e si sarebbe normalmente associato ad una persona alta e massiccia... ma non si poteva mai essere sicuri.

In effetti, a rispondere fu lo gnomo dai capelli arancioni. "Sono io. Perchè mi state cercando?" affermò, guardando con sospetto i due nuovi arrivati.

"Perchè i cefali volano e le sardine abboccano." Sebastiano diede loro la parola d'ordine, e lo gnomo si sfregò il pizzetto e fece un cenno con la testa.

"Hmm... capisco. E quindi, state cercando... lavoro, per così dire. Sapete già della merce che si tratta da queste parti, immagino." continuò. Nisa provò un moto di rabbia nel sentir parlare di animali ed altri esseri viventi come merce di scambio, ma si impose di restare calma. Da quell'infiltrazione dipendeva il successo della loro missione...

"Proprio così." affermò l'elfa. "Non siamo solo noi due, beninteso. Abbiamo un po' di compagni che possono dare una mano... se la sanno cavare in combattimento, e una di loro sa usare anche un po' di incantesimi. Credo proprio che vi potremmo essere utili. Ovviamente, sempre che la grana sia soddisfacente."

"Hmm... siete interessanti, ma non siamo sicuri se possiamo fidarci di voi." rispose la donna con la bandana. "Comunque, tanto vale darvi una possibilità. Gaeta?"

Lo gnomo sospirò e guardò attentamente Sebastiano e Nisa... poi spostò la sua attenzione sul gruppetto seduto al bancone della bettola. In effetti, ad una prima occhiata, sembravano un gruppo abbastanza competente. Tutto stava nel verificare se non fossero spie o talpe delle forze dell'ordine.

"Va bene. Vogliamo prima di tutto assicurarci che non stiate cercando di imbrogliarci." disse infine Gaeta. "Se siete interessati a darci una mano e a guadagnare un po' di quattrini, ci sarebbe un lavoretto stasera, all'ora ottava, al Molin Badegno. Abbiamo dei clienti che potrebbero essere un po'... difficili, se capite cosa voglio dire. E voi potreste essere l'assicurazione che ci serve, sempre che siate degni di fiducia."

"Questo lo potrete stabilire voi stessi." disse Sebastiano, mascherando abilmente quel po' di nervosismo che provava. "Allora, che dovremmo fare?"

"Presentatevi al luogo dell'appuntamento un'ora prima che arrivino i clienti." Gaeta diede loro le dovute istruzioni. "Verificheremo se siete degni di fiducia o meno. Se cercherete di ingannarci... vi aggiungeremo all'offerta per i nostri clienti, come bonus. Ora ci dobbiamo dileguare. Forza, gente. Prendete le vostre vincite e andiamo."

L'uomo dalla pelle più scura borbottò qualcosa tra i denti. Con un'occhiata alla sua parte del tavolo, Nisa vide che aveva un bel po' di soldi da parte, e probabilmente stava facendo una giocata molto fruttuosa. Non stupiva che gli desse fastidio interromperla. Nel giro di pochi minuti, Gaeta e i suoi uomini avevano raccolto tutto ciò che gli apparteneva e uscirono dalla taverna, gettando ancora qualche sguardo torvo a Sebastiano. Solo quando tutti e quattro i malviventi se ne furono andati, Nisa si azzardò a tirare un sospiro di sollievo. Era stato un momento di tensione... e non era sicura di essere brava a mentire.

"Bene. Almeno questa è fatta." sussurrò Sebastiano. "Okay, adesso torniamo dai nostri. E prepariamoci a stasera. Non sarà uno scherzo infiltrarci in quella banda."

Nisa annuì silenziosamente mentre i due tornavano dai loro compagni, e Pandora fu la prima a raggiungere la sua amica per chiedere come fosse andata. L'elfa dai capelli verdi rassicurò la sua compagna di viaggio, dicendo che per il momento la banda sembrava non sospettare nulla.

"Il Molin Badegno." spiegò Sebastiano. "Hanno detto che si troveranno lì stanotte, all'ora ottava. Noi dobbiamo essere lì per la settima."

Holger diede una rapida occhiata alla sua mappa. "Allora abbiamo un po' di tempo. Il Molin Badegno è a circa mezz'ora di cammino da qui." affermò, un indice appoggiato sul punto in cui si trovava il luogo dell'appuntamento. "Hey, oste. Hai qualche suggerimento da darci?"

L'uomo smise di sciacquare i bicchieri che aveva davanti e si schiarì la voce. "Ecco... non so se posso permettermi, signori. Uno come me non ama esattamente esporsi..."

Gunter alzò le spalle e fece svolazzare in aria un ducato d'oro, che l'oste afferrò al volo. "Ma... immagino che per voi posso fare una piccola eccezione." si corresse immediatamente. "Il Molin Badegno era un magazzino di derrate alimentari, una volta... ma da quando un gruppo di contrabbandieri l'ha eletto a loro base, le autorità se ne sono lavate le mani e hanno trasferito tutto quello che hanno potuto in magazzini un po' più facili da difendere. Potete immaginare che i contrabbandieri siano piuttosto paranoici... non si può mai sapere quando gli sbirri tenteranno di infiltrare qualcuno per indebolire l'organizzazione dall'interno."

"Temono che le autorità stiano ancora cercando di riprendersi il mulino, vero?" chiese retoricamente Pandora. Se doveva essere sincera, poteva immaginare il motivo per cui le forze dell'ordine non stavano muovendo un dito. Pur essendo la più giovane del gruppo - almeno, prima che Matilde e Bastiano ne entrassero a far parte - la ragazzina si era già fatta una buona idea di come andassero le cose da certe parti.

L'oste alzò le spalle. "Sinceramente, credo che siano un po' paranoici. Ora che quella gente sta facendo affari con delle importanti cosche dell'Est di Tilea, le forze dell'ordine e il doge Gradenigo preferiscono lasciarli fare. Altrimenti, questi... clienti... saprebbero come fare per arrecare un grosso danno all'economia di Antenoria." spiegò. Gunter annuì senza fare commenti... ma tra sè, doveva ammettere che l'idea di avere dei nemici così altolocati lo faceva sentire piuttosto nervoso. Probabilmente l'oste si riferiva alla famiglia Villanova o ai Malformatori... ma in ogni caso, queste erano tutte informazioni che avrebbero verificato.

"Va bene..." disse infine Holger. "Allora sappiamo come fare. Stasera, al Molin Badegno, vedremo di guadagnarci la loro fiducia. E quando arriveranno i loro clienti... speriamo di sapere qualcosa di più."

"E spero che Dario e gli altri se la stiano cavando meglio di noi, in questo momento..." sospirò Pandora, tenendosi la testa con una mano e grattando Sotero dietro un orecchio. Il gatto nero chiuse gli occhi e si mise a fare le fusa, godendosi l'attenzione...

 

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Per la maggior parte degli abitanti di Antenoria, ignari di cosa stesse accadendo nel sestriere più malfamato, la vita scorreva come tutti i giorni... e in particolare, nella grande piazza vicino al campanile e al tempio locale dedicato al dio del mare Procan, numerose bancarelle erano state disposte in ordine, esponendo merci di vario genere - stoffe, utensili, cibo e bevande... c'era persino qualche bancarella che vendeva armi, scudi od oggetti magici minori. La gente si affollava negli spazi rimasti liberi, creando una confusione assordante, un autentico fiume di persone che fluiva in ogni punto si trovasse un minimo di spazio. I richiami dei mercanti, le risate e le urla delle persone, gli odori di spezie, carbone e altro... tutto questo ed altro pervadeva l'aria, contribuendo a creare un'atmosfera di caos controllato e di spensieratezza.

E ad una delle bancarelle, un cittadino ed un mercante erano impegnati in una stringente trattativa...

"Le dico, messere, che questa stoffa è quanto di meglio si possa importare dai paesi del sud-est." disse il mercante dall'aspetto pacioso e dalle sgargianti (e un po' pacchiane) vesti di seta, mentre mostrava dei tessuti effettivamente di elevata qualità ad un nano in abiti nobiliari, con tanto di cappello con il pennacchio e dei gioielli che adornavano la sua barba nera ben tenuta. "Perchè non prova a sentire da lei com'è soffice e delicata? Le sembrerà di essere sdraiato su una nuvola! E ora, mi dica lei, non crede che questi splendidi abiti valgano una cinquantina di ducati?"

"Beh... per essere belli, sono belli. Su questo non ci piove." rispose il nano con voce profonda. Toccò il tessuto e se lo fece scorrere tra le dita, accertandosi delle parole del mercante. "Ma cinquanta ducati per un abito come questo...? Non stiamo alzando un po' troppo il tiro? Io lo valuterei qualcosa come trenta ducati... senza nulla togliere alla pregevole fattura."

"Oh, ma non si tratta solo della fattura, gentile cliente." continuò il mercante, senza scomporsi. "Vede, i miei contatti nell'Obistan settentrionale si sono sobbarcati dei notevoli rischi per farlo pervenire alla nostra bella città di Antenoria. Detto questo... posso farle uno sconto, un piccolo sconto. Che ne dice di quarantacinque ducati d'oro? Una cifra che un gentiluomo come lei, messere, non dovrebbe certo trovare proibitiva."

"Hmm... una proposta interessante..." rispose il nano, sorridendo astutamente. "Ma lei capirà che non posso essere sicuro che..."

La conversazione non proseguì oltre. All'improvviso, un grosso cane dalla pelliccia dorata saltò fuori da chissà dove e montò sulla bancarella, poi prese lo slancio e corse verso l'altra parte della piazza, in mezzo alla gente che si era affollata attorno alle bancarelle! Il nano e il mercante indietreggiarono spaventati... e un istante dopo, altri quattro cani identici al precedente attraversarono la piazza, quasi travolgendo le persone che si paravano sulla loro strada! Nessuno li aveva sentiti arrivare... era come se fossero apparsi dal nulla, all'improvviso, e si fossero dati ad una corsa precipitosa attraverso la piazza, mandando alla malora ogni parvenza di ordine!                

"AAaaaaah! E quelli che sono?" urlò la voce di una donna, che per poco non era stata buttata a terra dalla corsa di uno di questi strani canidi. I cinque strani animali si fermarono tra le bancarelle e si guardarono attorno, apparentemente meravigliati del posto in cui si trovavano, quanto gli abitanti di Antenoria erano meravigliati della loro presenza!

In effetti, avevano un aspetto peculiare, per essere dei cani selvatici: erano massicci, robusti e con una pelliccia dorata che diventava bianca sul petto e sul ventre, e le loro orecchie erano dritte, con dei larghi ciuffi di pelliccia bruna sulle punte, che li facevano sembrare quasi delle linci. Avevano delle code stranamente lunghe, simili alla coda di un leone, e un paio di corti canini spuntavano dalle loro mascelle inferiori. Tuttavia, la cosa più sorprendente era la chiara espressione di intelligenza che traspariva dai loro musi allungati e dai loro splendenti occhi verdi.

E le sorprese non erano certo finite. Infatti, dopo essersi guardati attorno per qualche secondo ed essersi ritirati dalla folla sbalordita, i cani dorati cominciarono a parlare!

"Ma... dove... che posto è questo?" si chiese uno dei cinque, con una voce un po' roca, come se l'abbaiare di un cane stesse cercando di imitare il linguaggio umano. "Dove siamo capitati? Siamo nella città degli umani di Antenoria, vero?"

"AAAAAAH! I cani hanno parlato!" urlò una voce di donna, puntualmente ignorata dal branco.

"Sì... sì, sono sicuro che la città è questa..." disse un altro dei cinque, distinguibile da una cicatrice sulla fronte. "Ma non credevo che ci fosse così tanta gente. Abbiamo sbagliato piazza?"

"Per quello che ne so della città degli umani, tutte le piazze si assomigliano..." rispose un terzo. "Detto questo, qui non sento più l'odore dei rapitori. Ci sono troppi odori che si sovrappongono."

"Non è stata una buona idea riapparire proprio in mezzo alla folla..." commentò un altro dei cani parlanti, il più grande del gruppo, che indossava una bandoliera di cuoio e un collare di bronzo armato di corti spuntoni. Dopo essersi schiarito la voce, il cane più grande si rivolse alla folle con fare apologetico. "Chiediamo scusa per la nostra irruzione. Si è trattato di un errore da parte nostra. Tornate pure alle vostre attività."

I cinque cani dorati fecero tutti assieme un cenno di scuse... poi, scomparvero sotto gli occhi della folla come niente fosse, lasciando la piazza immersa in un silenzio sbalordito!

Dopo alcuni secondi di silenzio...

"Questa... non me l'aspettavo davvero..." commentò il nano, sbattendo gli occhi e massaggiandosi la testa.

Il povero mercante, da parte sua, stava pensando a qualcos'altro. "Le mie povere stoffe..." si lamentò.

 

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Mentre la piazza riprendeva lentamente l'attività di tutti i giorni, i cinque cani dalla pelliccia dorata erano riapparsi sul tetto di un palazzo vicino e si erano disposti ordinatamente attorno al leader, approfittandone per riprendere fiato. Dalla loro posizione erano in grado di vedere una discreta porzione del sestriere, e allo stesso tempo erano nascosti agli sguardi dei curiosi. Sicuramente tra un po' si sarebbe scatenata una caccia tra gli abitanti di Antenoria... meglio restarsene nascosti per un po', e muoversi non appena fosse scesa la notte.

"Va tutto bene, fratelli?" chiese il cane più grande, guardando con attenzione i suoi compagni. Ognuno di loro si stiracchiò e fece cenno di sì con la testa, al che il capobranco strinse gli occhi e indicò in direzione della lagura di Antenoria. "Va bene. Aspettiamo qui per un po', poi muoviamoci e raggiungiamo la costa. I nostri piccoli fratelli sono da quelle parti... e dobbiamo trovarli e liberarli, prima che li portino da qualche altra parte."

"Se non arrivassimo in tempo... potremmo non avere un'altra possibilità." rispose il cane dorato con la cicatrice. "Sappiamo per certo che i rapitori saranno lì questa sera, fratello Bora?"

"Non ci sono dubbi... tenetevi pronti, dovrà essere un attacco mordi e fuggi." fu la risposta del capobranco. "Probabilmente nel senso letterale del termine..."

 

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CONTINUA...

 

                                 

  

    

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Capitolo 21
*** Tratta di animali ***


Pathfinder: Madness Rising 
Una fanfiction di Pathfinder scritta da: Justice Gundam 

 

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Capitolo 21 - Tratta di animali  

 

Pandora rabbrividì leggermente quando una folata di vento soffiò su di lei e sui suoi compagni di viaggio, portandole alle narici il greve odore di alghe marcite e di salsedine. Le assi di legno del pontile su cui il gruppetto stava avanzando scricchiolavano ad ogni passo, e la giovanissima fattucchiera si ritrovò a guardare con attenzione dove metteva i piedi, per non rischiare di ritrovarsi in un punto troppo fragile per reggere il suo peso. Non ci teneva a farsi un bagno nell'acqua gelida che sciabordava sotto di loro. 

Accanto a lei, anche Sotero avanzava con circospezione, infastidito dall'umidità che gli impregnava la pelliccia. "Certo che hanno scelto proprio un bel posto per il loro scambio, miao!" si lamentò il famiglio felino. "Non potevano scegliersi... che so, una stanza sotterranea, in un posto un po' meno fradicio per fare questo scambio?" 

"Se quello che ha detto quel Gaeta è vero, no, non potevano scegliere un altro posto." affermò Endlinn riavviandosi i capelli. L'elfa dal colto sfregiato era davanti all'intero gruppo, e usava una lanterna ben coperta per far luce al gruppo mentre si dirigevano verso il luogo dell'appuntamento - il Molin Badegno, una costruzione diroccata che sorgeva su un molo, affacciandosi sulla laguna di Antenoria, vicino al suo sbocco sul Mare Missogeo. In effetti, più che un mulino, la costruzione dava l'impressione di essere stata una volta un magazzino di derrate alimentari, ora abbandonato all'incuria, al degrado e ai malfattori che lo usavano per varie attività illecite. 

Come quella che il gruppo di Abolitori si apprestava a seguire quella sera. 

"Questo posto è vicino al mare, il che permetterà un arrivo ed uno scambio più rapidi ai "clienti" di quei signori con cui abbiamo trattato stamattina." spiegò Holger. "Mi raccomando, tenete gli occhi aperti e non fate colpi di testa."  

"State attenti ad ogni elemento che vedete. Potrebbero essere cruciali più avanti." si raccomandò Gunter. "Okay... da qui in poi, ognuno faccia la sua parte... e buona fortuna!"  

Nisa e Pandora annuirono rapidamente mentre il gruppetto si avvicinava all'ingresso del magazzino abbandonato, e a due individui dall'aspetto sgradevole che stavano a guardia dell'ingresso, armati di lance che puntarono immediatamente contro Holger. Uno dei due banditi si rivolse aspramente al mezzorco fuorilegge, guardandolo in faccia. 

"Fermo lì, pelleverde. Sei atteso anche tu per l'affare di stasera?" ringhiò la guardia, un uomo dall'aspetto primitivo, con una larga cicatrice sul mento e una pezza nera sull'occhio sinistro.  

Holger non si scompose nemmeno e avanzò di un passo verso la guardia, quasi volesse sfidarlo a fermarlo. "Perchè non lo chiedi a Gaeta? Noi siamo stati assunti per fare in modo che l'affare di stasera vada liscio, e il tuo amico non sarà contento se qualcosa è andato storto perchè tu hai voluto essere troppo zelante. Ti consiglierei quindi di lasciarci passare." 

"Hey, non darti troppe arie, bruttone!" ringhiò l'altra guardia, con grande irritazione del mezzorco. Non aveva scelto lui, di essere nato da... un atto di orribile crudeltà da parte di un orco nei confronti di una donna umana, e non aveva scelto lui di nascere con la pelle verde e la faccia così segnata. "Siete qui per controllare che tutto proceda bene, d'accordo... ma non credere che questo ti consenta di darci ordini o di fare quello che vuoi!" 

"Non l'ho mai neanche pensato." rispose prontamente Holger. "Vi volevo solo ricordare che il vostro capo ci ha assunti per un motivo. E siamo qui per sottoporci alla sua prova." 

Una vocetta aspra intervenne nella discussione. "E' vero! Via quelle lance, e non perdete tempo con questi... atteggiamenti da duro!" esclamò la voce di Gaeta il Bufalo, lo gnomo che stava supervisionando l'intero affare. Holger vide arrivare l'ormai noto fuorilegge dall'arcata di ingresso al magazzino abbandonato, e Gaeta si lisciò gli ispidi capelli arancioni mentre passava in rassegna con lo sguardo il gruppo di nuovi arruolati. "Bene, bene... e quindi, siete riusciti a trovarci e ad arrivare in orario." commentò, gettando uno sguardo quasi minaccioso a Nisa. L'elfa druida non cambiò espressione, non volendo destare sospetti. "D'accordo. Adesso vediamo se avete la stoffa per il compito che vi attende. Prego, entrate. E lasciate le vostre armi all'ingresso." Si fermò per un attimo e corrugò la fronte per sottolineare il concetto. "Tutte le armi, sia ben chiaro." 

Endlinn brontolò qualcosa tra i denti. Sperava di riuscire a far passare un pugnale o qualche altra arma di piccole dimensioni... ma in quel momento era più importante guadagnarsi la fiducia di quei fuorilegge. "Va bene." rispose l'elfa dal viso sfregiato. Tirò fuori dalla camicia un pugnale nascosto e lo consegnò ad una delle guardie, poi fece lo stesso con il resto delle sue armi. Uno alla volta, anche gli altri Abolitori consegnarono le loro armi... per finire con Gunter, che lasciò il suo moschetto ben avvolto nella stoffa, e fermò una guardia troppo curiosa che cercava di darci un'occhiata. 

"Posso almeno chiedere di non essere troppo curiosi? Non mi va che si sappia in giro che tipo di armi utilizzo. E' un segreto professionale, se permettete." volle insistere il nano.  

La guardia grugnì infastidita e ricevette la misteriosa arma dalle mani di Gunter, lasciandola avvolta lì dentro come il nano aveva chiesto. Finalmente, Gaeta guidò i nuovi arrivati verso una breve rampa di scale intagliate nella pietra e in direzione di una galleria che si dirigeva verso i sotterranei. Lo gnomo prese una lanterna accesa appoggiata sopra un barile lì vicino e si mise davanti al gruppetto per illuminare loro la via. 

"Prego, venite pure. Il resto della banda aspetta qui." disse Gaeta. Dalla galleria iniziarono a provenire dei ringhii e degli strani versi, che sicuramente non potevano essere quelli degli altri membri della banda. Sicuramente, dovevano aver trovato gli animali e le varie creature che i malfattori avevano catturato. 

Dopo aver disceso le scale, Pandora, Sotero e i loro compagni di viaggio furono accolti dalla vista di una grande sala scavata nei sotterranei, affollata di persone quasi tutte dall'aspetto poco raccomandabile, molte delle quali portavano sul volto e sul corpo i segni di una vita passata dal lato sbagliato della legge. Bende sugli occhi, cicatrici, occhi annebbiati dall'alcol, denti giallastri e cariati... uomini e donne di varie razze, almeno una dozzina, tutti diversi tra loro e pur tuttavia molto simili nel loro abbrutimento. 

Pandora, la meno esposta a questo lato oscuro della società tileana, deglutì e si coprì il naso e la bocca con una mano quando la puzza di fumo, sudore e salsedine la colpì come un pugno. Controllandosi al meglio, la giovanissima fattucchiera seguì i suoi compagni nella sala, sotto gli sguardi in parte sospettosi e in parte divertiti dei banditi. 

Tenute separate dalla marmaglia, a distanza di sicurezza, si trovavano delle gabbie di varie dimensioni, raggruppate al lato opposto della grande sala sotto una volta a forma di cupola. I versi che i ragazzi avevano sentito provenivano proprio da quelle gabbie, al cui interno si trovavano animali e altre creature dall'aspetto particolare: alcuni erano creature abbastanza solite come lupi, capre selvatiche, cinghiali, linci... e anche un paio di cuccioli di orso, tenuti in una gabbia rinforzata, ma altri erano creature che i tre amici di Carnia, con tutta la loro esperienza, avevano visto soltanto nei trattati sulle creature dei boschi di Tilea. 

"Guardate! Quello non è per caso..." sussurrò Endlinn, indicando una strana creatura che ricordava una possente ed agile pantera a sei zampe, con due lunghi tentacoli armati di minuscoli uncini che spuntavano dalle spalle. Quando l'elfa dal viso sfregiato lo vide, ebbe la strana impressione che quel terrificante felino si spostasse in continuazione, non restando mai in un certo punto per più di una frazione di secondo.  

La strana creatura passeggiò nervosamente su e giù per la sua gabbia, grattando il terreno con le zampe artigliate per esprimere la sua irritazione. "Una belva distorcente... sì, è proprio una di quelle strane bestie." affermò Nisa. "Il suo mantello crea uno strano effetto ottico, per cui la creatura appare spostata rispetto alla sua posizione attuale. Questo significa che affrontarne una è una bella impresa... devono essere stati davvero abili per catturarne una." 

"E quelli? Che cosa sarebbero?" chiese Pandora, indicando altre due gabbie. In ognuna di queste si trovava uno strano rettile dal corpo tozzo e dal muso arrotondato, grande come un pony, un vistoso collare osseo nella parte posteriore del cranio che copriva il collo, e una bocca che ricordava molto il becco di un volatile, con una placca ossea uncinata sulla punta del naso. Le loro squame erano di colore marrone, con delle striature più scure sul dorso. 

Nisa guardò nella direzione che Pandora indicava... e sgranò gli occhi esterrefatta quando si accorse di quelle strane creature. "Che cosa...? Per gli occhi di Corellon, quelli sono... dinosauri!" sussurrò, cercando di parlare a voce bassa nonostante lo stupore. "Sono dei protoceratopi, per l'esattezza..." 

"Proto... ceratopi?" mormorò Endlinn. "Dove sono andati a prenderli, questi tizi?" 

"Credo sull'isola di Sgradena... so che da quelle parti c'è ancora un'elevata concentrazione di dinosauri." rispose Gunter, altrettanto stupito. "Ma se sono andati fin lì per procurarsi degli esemplari di protoceratopo... allora a che diavolo stanno lavorando?" 

"Ne discuteremo dopo. Per adesso, è meglio non attirare l'attenzione..." sussurrò Holger. Il mezzorco guardò di nuovo in direzione delle gabbie... e vide che in alcune di esse, più piccole delle altre, c'erano delle creaturine che assomigliavano a lupacchiotti con la pelliccia dorata, ad ognuno dei quali era stato messo un collare metallico con delle corte punte, come se fossero stati dei cani da guardia... 

Nisa annuì, facendo del suo meglio per trattenere un'espressione di rabbia ed indignazione. Come protettrice della natura, per lei era insopportabile vedere delle creature messe in gabbia e usate per qualche scopo nefasto. Ma qualsiasi punizione lei volesse infliggere a quei malfattori avrebbe dovuto aspettare. Prima di tutto, dovevano a tutti i costi scoprire chi ci fosse dietro a quell'ignobile traffico... e poi, si ricordò l'elfa druida, avevano bisogno di un piano, dal momento che non potevano sperare di affrontare tutti quei malviventi da soli. 

"Bene, bene... allora, immagino che voi vi stiate chiedendo esattamente cosa facciamo qui. E per vostra fortuna, avete qui qualcuno che ve lo spiegherà... ovvero, il sottoscritto." Lo gnomo fuorilegge, Gaeta, sembrò accorgersi che chi gli stava attorno si stava probabilmente chiedendo il perchè di tutti quegli animali e creature magiche, e rispose con una gelida nonchalance che disgustò Nisa. "I nostri clienti hanno bisogno di creature. Quali creature? In realtà, un po' di tutto... con l'unica condizione che si tratti di creature rare, che abbiamo delle capacità particolari, o che spicchino per particolari qualità. E quelle bestie che vedete nelle gabbie lì in fondo sono la merce che dobbiamo vendere ai clienti. Loro avranno le loro cavie... e noi ci prendiamo in cambio un bel po' di grana." 

Nisa sentì la bile salirle in gola. Stava parlando di quelle povere creature come se fossero state merce di scambio... Ma si ripetè che non era quello il momento di agire, e ascoltò con fare stoico quello che Gaeta aveva da dire. "Ma dal momento che i nostri clienti sono... di una razza un po' particolare, diciamo così... preferiamo non correre rischi e avere con noi qualcuno che ci faccia da addetto alla sicurezza, per così dire. E voi sembrate saperci fare." Indicò il gruppo degli Abolitori, in particolare Holger e Gunter. "Il vostro compito sarà quello di assicurarvi che i nostri clienti non facciano scherzi. Voi due. Mostratemi cosa sapete fare." 

Lo gnomo schioccò le dita, e dalla massa di fuorilegge si separarono due individui dall'aspetto ben poco raccomandabile - un umano e un orco, a quanto il gruppo degli Abolitori fu in grado di vedere. Entrambi erano muscolosi, dall'aspetto rozzo, e con l'odore tipico di chi non doveva avere visto un bagno da almeno una settimana. L'umano era un tipo grassoccio, con un orecchio solo, vestito in maniera trasandata, con la faccia appesantita e la mascella inferiore sporgente, che permetteva di vedere che gli mancavano diversi denti, ed era armato di una larga scimitarra dalla lama ancora sporca di sangue rappreso. L'orco, immediatamente riconoscibile dalla pelle di colore verde intenso, aveva una capigliatura simile ad un grosso ciuffo di spinaci, legata in una rozza treccia che scendeva lungo la schiena. La sua arma era un enorme martello da guerra dalla testa di pietra scolpita, un'arma certamente rozza, ma assolutamente mortale nelle mani di quel bestione alto quasi due metri.  

"Dovremmo... misurarci con quei tizi, eh?" chiese Gunter, cercando di non farsi vedere esitante. Per fortuna, entrambi gli energumeni abbandonarono le armi e le appoggiarono ad un muro del loro covo. "Hmph... spero che non debba durare a lungo..." 

"Andiamo, non ti farai intimorire da questi due idioti?" arrivò la domanda retorica di Holger. Il mezzorco stava guardando negli occhi l'orco della banda di Gaeta e si stava già sgranchendo le nocche delle mani.            

"No, non è questo. E' solo che non mi va di fargli fare brutta figura." rispose il nano con un sorriso obliquo. 

L'orco ringhiò ferocemente e si piazzò davanti a Gunter. "Sei già morto, omuncolo!" 

"Allora, che ne dici, mezzosangue? Pensa che fortuna! Anche se ti facessi un ricamino sulla faccia, non puoi essere più brutto!" sghignazzò l'uomo con un orecchio solo. Era talmente vicino ad Holger che il mezzorco riusciva a sentire il suo fiato puzzolente.  

Holger non si scompose. "E tu dovresti provare a sciacquarti la bocca. Magari avresti più successo con le donne." 

Il resto della banda stava già facendo il tifo, tra fischi, dileggi, bestemmie e gesti volgari. Divertito, Gaeta si sfregò le mani e fissò i contendenti, per poi fare cenno al resto degli Abolitori di mettersi a distanza di sicurezza. "Bene, bene... adesso, vediamo i vostri due amichetti come se la cavano! Vediamo se riescono a reggere ad una scazzottata con due dei miei migliori picchiatori! Forza, signori, date un bello spettacolo!" 

Con un grugnito, l'orco si sgranchì le grosse mani nodose... e agendo con una velocità che Gunter non si aspettava da quell'ammasso di muscoli verdi, sferrò un pugno diretto verso la sua mascella! Ma i riflessi pronti del nano pistolero gli furono utili ancora una volta: con un rapido scatto delle braccia, parò il colpo dell'avversario e rispose con un sinistro alla mascella, prima ancora che il nemico potesse rimettersi in guardia. Un soddisfacente scricchiolio accompagnò l'impatto, e l'orco barcollò all'indietro muggendo di dolore e sputando un dente e un fiotto di sangue.  

Anche gli altri due contendenti non avevano perso tempo. L'uomo con un orecchio solo si era tenuto a distanza da Holger, sferrando qualche pugnetto a vuoto per distrarlo e tenerlo a bada... ma il mezzorco rimase fermo dov'era tenendo alta la guardia, lo sguardo fisso sul nemico. Il picchiatore ghignò, mostrando di nuovo i denti rotti... e poi tentò un attacco diretto, sferrando un pugno diretto alla gola di Holger. Ma quest'ultimo riuscì a scansarsi appena in tempo, e il pugno dell'avversario gli sfiorò la guancia facendo grugnire per il fastidio. Holger alzò il braccio destro e sferrò un poderoso pugno alla tempia del malfattore, che strabuzzò gli occhi ed emise un verso di stupore e rabbia... prima di afflosciarsi a terra come un sacco di sabbia. 

L'orco era tornato all'attacco, e in quel momento, lui e Gunter si stavano scambiando una raffica di colpi, senza mai riuscire a superare le difese dell'avversario. Entrambi stavano lottando con tutte le loro forze... ma ad un'occhiata attenta, Nisa ebbe l'impressione che Gunter stesse ancora trattenendosi un po', in modo da scoprire i punti deboli nella tecnica del nemico e sferrare un colpo decisivo al momento giusto. L'orco combatteva come una bestia selvaggia, sferrando un pugno dietro l'altro nel cieco tentativo di colpire Gunter, ma senza badare in alcun modo alla difesa. Ciò nonostante, Gunter doveva ammettere che di fronte alla maggior parte degli avversari, la forza fisica dell'orco sarebbe stata più che sufficiente ad assicurargli la vittoria. 

Sfortunatamente per quel bestione, Gunter non era la maggior parte degli avversari. 

Dopo qualche secondo passato a parare e a cercare di minimizzare l'effetto dei colpi, Gunter vide finalmente un'apertura nella guardia... e si scagliò in avanti con tutte le sue forze, sferrando una testata che raggiunse il nemico sotto la mascella, con una potenza terrificante! L'effetto fu immediato... e anche il bestione dalla pelle verde si schiantò a terra a pancia in su, restando stordito e dolorante. Immediatamente, il pubblico si produsse in un applauso e una serie di risate sguaiate, senza badare neanche per un istante al fatto che i due rimasti a terra fossero i loro compagni. 

"Hahahahaaa! Niente male, voi due! In quanto a forza, ci sapete fare! E in quanto ad affidabilità..." disse Gaeta, guardando con ammirazione i suoi due uomini a terra che mugolavano mentre cercavano di rialzarsi. "Beh, per adesso faremo in modo di tenervi sott'occhio, almeno finchè non sarà provata la vostra fedeltà. Okay... Robolone, tu sai cosa fare!" 

Lo gnomo fuorilegge alzò una mano, schioccò le dita e si voltò verso uno dei suoi uomini in mezzo alla folla, che si fece largo tra il resto della marmaglia con un grugnito infastidito. Gunter storse il naso quando vide arrivare un individuo dall'aspetto selvaggio, avvolto in un sudicio mantello di stoffa rattoppata, con la pelle grigiastra e il naso bitorzulo e coperto di repellenti verruche, che teneva in una mano un enorme randello chiodato. La sua bocca esageratamente larga gocciolò un filo di bava mentre si avvicinava a Pandora, che storse il naso e rabbrividì quando si rese conto di essere lei il bersaglio delle sue attenzioni! 

"Hey! Aspettate un momento, che cosa vi salta in mente?" esclamò Nisa. La vista della sua amica che subiva le sgradite attenzioni di quel repellente individuo la convinse a reagire, anche se questo avrebbe potuto mettere a rischio il piano. "Pandora è una nostra compagna, non potete fare quello che volete con lei!" 

"Ha ragione! Cosa significa questo?" esclamò Holger. Pandora strinse i denti disgustata quando Robolone le prese il polso destro, strattonandola rudemente. "State cercando di prenderla come ostaggio?" 

"Ostaggio? Hehehee... non è una bella parola, potrebbe essere male interpretata." rispose Gaeta, la mano che accarezzava l'elsa di un pugnale appeso alla sua cintura. "Molto semplicemente, è un'assicurazione che ci stiamo prendendo. Se tenterete di tradirci o di fare qualsiasi cosa per danneggiarci, non possiamo garantire per la sicurezza della vostra amichetta. Ho visto che tenete a lei... e il fatto che sia la più giovane del vostro gruppo la rende perfetta come... garanzia! Robolone non le farà nulla, a meno che lei o voi non cerchiate di fare qualche colpo di testa. Vero, Robolone?" 

Il bestione dalla pelle grigastra sghignazzò. "Hehehee... sì, io piace bella fanciulla!" grugnì Robolone, avvicinando la faccia grassa a quella di Pandora, che si ritrasse rivoltata ma mantenne un'espressione distaccata. Sotero inarcò la schiena e soffiò, deciso a difendere la sua padrona. "Molto carina. Non cercare di fare furba tu, vero?" 

La giovane fattucchiera fece un sorrisetto nervoso. Per un attimo, fu tentata di usare un incantesimo per fargli mollare la presa o renderlo un po' più collaborativo, ma si trattenne temendo di rovinare il piano. "Ehm... ovvio! Non... non cercherò di scappare, tranquillo!" disse. Il disgustoso individuo disse di sì con la testa, e la ragazzina ebbe la netta impressione che si fosse addolcito almeno un pochino. "Ragazzi... voi non preoccupatevi per me. Andrà tutto bene. Robolone non mi farà del male se sto buona, vero?" 

"Vero, vero. Tu brava. Tu già capito." rispose Robolone, per poi volgere lo sguardo al suo capo come per chiedere la sua approvazione. Gaeta fissò a sua volta il gruppo degli Abolitori, in modo da assicurarsi che tutti loro comprendessero la loro posizione attuale, e quando Gunter abbassò la testa con espressione cupa, lo gnomo diede al suo scagnozzo l'ordine di allontanarsi, portando con sè l'ostaggio.  

"Aspettate un momento..." disse Pandora alzando una mano. "Posso almeno tenere con me il mio gatto? Sapete com'è, lui ed io siamo sempre stati assieme, e non vorrei che si sentisse solo..." 

"Va bene, ma niente trucchi. Ora, signori, sapete come noi trattiamo gli affari. Sta a voi decidere se vi importa della salvezza della vostra compagna." commentò infine Gaeta, mentre Pandora si chinava per raccogliere Sotero. Il gatto nero continuò a soffiare furiosamente verso Robolone, anche mentre quest'ultimo cominciava a trascinare con sè Pandora per dirigersi verso un angolo della grande sala, non troppo distante dalle gabbie. La ragazzina emise un breve grugnito di dolore quando un passo un po' più svelto degli altri le tirò i muscoli della spalla destra, ma non diede a vedere il suo fastidio e si piazzò con tutta calma accanto al bandito dalla pelle grigiastra, attendendo gli sviluppi della storia. Da parte sua, Robolone le diede un'occhiata di apprezzamento... poi, con grande sorpresa della ragazzina, si voltò dall'altra parte, come se si preoccupasse del fatto di non mettere in imbarazzo il suo ostaggio. 

"Diavolo..." mormorò Nisa. "Non credevo che avrebbero preteso Pandora come pegno della nostra fedeltà... che si fa adesso, Gunter?" 

"Quello che avevamo intenzione di fare in ogni caso." sussurrò il nano. "La nostra missione è comunque di scoprire qualcosa di più su questo traffico di animali e bestie magiche. E poi, mi sembra che Pandora se la stia cavando abbastanza bene." 

"Lo spero, perchè quel bestione non mi piace per niente..." rispose Nisa. "Non so se l'hai notato, ma è un mezzogre." 

Gunter corrugò la fronte. Sì, aveva già sentito parlare dei fortunatamente rari incroci tra uomini ed ogre. Se i mezzorchi erano discriminati per il fatto che la loro nascita era spesso il risultato di un orrendo crimine... per i mezzogre la cosa valeva ancora di più, se possibile. Almeno, alcuni mezzorchi erano nati da un vero amore. Alcuni mezzorchi avevano dimostrato abbastanza buon cuore, cameratismo o semplicemente volontà di impegnarsi da farsi accettare nelle comunità umane. I mezzogre... erano sempre, senza eccezione, il risultato di un'orrida unione forzata tra un ogre e una donna non consenziente. La loro natura umana era stata permanentemente inquinata dal sangue di ogre che scorreva nelle loro vene, provocando grottesche deformità - non esistevano due mezzogre uguali tra loro, ma tutti, senza eccezione, erano orridi e malformi.  

"Sì... posso capire le tue riserve..." disse Endlinn a voce bassa. "Ma per adesso, non c'è molto che possiamo fare. Non ti preoccupare, avremo altre occasioni. E comunque... ho l'impressione che la vostra amica se la sappia cavare." 

"E' quello che spero..." sussurrò Nisa. Si schiarì la voce e diede una risposta a Gaeta. "E va bene. Ma quando l'affare sarà stato concluso, pretendiamo che la nostra compagna ci sia restituita. In buona salute. Non le deve essere fatto alcun male, mi sono spiegata?" 

"Certo, certo. Non sarò io a farle del male." rispose lo gnomo fuorilegge, evidentemente sicuro di avere il coltello dalla parte del manico. "Piuttosto... voi, scansafatiche, avete portato quello che serve? Ci dovranno versare un bel po' di grana per questo lavoretto, e non dovranno esserci sorprese o imprevisti!" 

“Tutto a posto, capo! Abbiamo la situazione sotto controllo!” rispose un'aspra voce femminile, proveniente da una donna dai capelli castani e dall'espressione feroce. 

Gaeta apparve soddisfatto della risposta. “Ottimo. Allora tenetevi pronti. Tra non molto dovrebbero arrivare i nostri beneamati clienti.” Rispose. “Facciamo in modo che tutto vada per il verso giusto.” 

Holger restò dov'era, e cercò di farsi un'idea della distanza che li separava da Pandora e dalle gabbie in cui erano tenuti gli animali e le altre creature. Per il momento, non era possibile raggiungere Pandora e Sotero senza metterli in pericolo… ma forse, più avanti, avrebbero potuto tentare qualcosa approfittando della confusione… e se non ci fosse stata confusione, era sempre possibile provocarla… 

Nisa prese fiato e si scambiò uno sguardo dubbioso con Endlinn. In quel momento, sperava che la sua compagna di squadra avesse qualche buona idea, perché in quel momento non gliene veniva nessuna… 

 

oooooooooo  

 

Il tempo sembrava non passare mai mentre Pandora e Sotero attendevano accanto a quello strano energumeno che faceva loro la guardia. La fattucchiera stava cercando di distrarsi in qualche modo, in particolare dando un'occhiata alle creature che Gaeta e i suoi scagnozzi avevano catturato e messo nelle gabbie. Vicino a lei c'erano delle piccole gabbie di metallo scuro, e in ognuna di esse era tenuto prigioniero un lupacchiotto dalla pelliccia dorata e dall'espressione stranamente acuta ed intelligente… Pandora contò almeno cinque di quelle piccole creature, che di tanto in tanto guardavano verso lei e Sotero come se li pregassero di tirarli fuori di lì… le loro espressioni di paura e sofferenza erano quasi umane, e la ragazzina provò una stretta al cuore alla loro vista. 

“Non oso immaginare a che razza di destino siano diretti questi poveri animali… la schiavitù, o forse peggio.” Pensò tra sé, mentre il suo sguardo si spostava su una gabbia più grande, nella quale era tenuto prigioniero un animale davvero strano, uno che Pandora non aveva mai visto neanche nei trattati di Nisa sulla natura. Alto più o meno come un uomo adulto, lo strano essere si reggeva in piedi su due lunghe zampe dall'aspetto robusto ed agile, e aveva una lunga e muscolosa coda. Le zampe anteriori terminavano con cinque dita, e la testa era allungata e piccola rispetto al resto del corpo, con un paio di lunghe orecchie e due occhi dall'aria mansueta. La cosa più strana, tuttavia, era una sorta di "tasca" di pelle sull'addome dell'animale, che sembrava abbstanza grande da poterci mettere dentro anche oggetti di una certa dimensione - era come una borsa di pelle cucita direttamente sul corpo della creatura!

"Piace te animale salterino?" La voce roca di Robolone distrasse la giovane fattucchiera e il suo famiglio.

"Ah! Beh... sì, mi sembra un po' strano, ma carino, tutto sommato!" rispose prontamente Pandora. Prese in braccio Sotero, che fissò il mezzogre con espressione sospettosa. "Che animale è? Non l'ho mai visto prima..."

"Me non so... Gaeta dice che venire da paese molto lontano..." rispose il brigante sfregandosi il mento. In quel momento, Pandora ebbe una strana impressione - Robolone non sembrava più quel bruto feroce di poco fa. Sembrava curioso, come un bambino che vede qualcosa di nuovo per la prima volta. "Lui dice che noi fare molti soldi quando vendere a nostri nuovi clienti."

"Ah... capisco." disse Sotero. "E tu cosa ne pensi? Voglio dire, quando Gaeta vende gli animali a persone cattive..."

Robolone guardò verso il basso, quasi imbarazzato... e i due ebbero un attimo di rimorso per aver fatto quella domanda. Il mezzogre doveva aver preso la cosa piuttosto male...

"Gaeta dice sempre a Robolone che non deve pensare." disse infine. "Dice che  Robolone stupido. Che deve eseguire ordini e non dire nulla... e se qualcuno crede di fare furbo, Robolone deve prendere a bastonate lui."

Pandora sospirò - come immaginava, la vita di quel mezzogre in quella banda non doveva essere semplice. "Questo Gaeta non mi sembra molto gentile con te, se devo essere sincera..." si permise di dire la ragazzina bionda. Sotero miagolò e salì sulle spalle della sua padroncina, mettendosi sdraiato su di esse e sul collo di Pandora. "Se ti dice che sei stupido e ti usa soltanto per dare una lezione a chi sgarra..."

Robolone scosse la testa, forse con più energia di quanta intendesse. "No, no, Gaeta molto più gentile di altri..." affermò. "Lui non importa se Robolone brutto o sciocco... lui dice che Robolone utile e quindi Robolone... stare con lui." Si fermò per un attimo e si sfregò il mento con le grosse dita, guardando con attenzione la giovane fattucchiera e il suo famiglio. "Tu strana, sai? Tu non paura di Robolone. Tutti paura."

La ragazzina fece un piccolo sorriso. "Beh, che ti posso dire... se fossi una che prende paura facilmente, non sarei mai diventata un'avventuriera. Sarei rimasta a casa mia, a badare agli animali e all'orto." rispose. "Ma... sentivo che non era quella la mia strada. Comunque... non vedo perchè dovrei avere paura di te. Sai, in fondo, tu non mi sembri cattivo."

Per un attimo, Pandora fu sicura di vedere un'ombra di tristezza negli occhi porcini di quel bruto imponente, che si morse il polpastrello di un pollice in una chiara espressione di dispiacere. "Tu sola dire questo." rispose infine, togliendosi il pollice dalla bocca ma tenendo il pugno all'altezza della bocca. "Gente dire che Robolone figlio di mostro, che fatto morire mamma quando nato."

Pandora abbassò lo sguardo, sentendosi un po' colpevole per aver riportato dei cattivi ricordi a galla nella mente del mezzogre. Poche madri sopravvivevano alla nascita di un figlio mezzogre, e quelle poche che ci riuscivano finivano comunque quasi sempre per essere condotte al suicidio dall'orribile esperienza, non riuscendo ad affezionarsi a quel parto deforme. "Io... mi dispiace, Robolone, non volevo renderti triste." rispose Pandora. La sua esperienza "Ma... tu non volevi, immagino. Se tu avessi potuto scegliere... avresti voluto nascere come il frutto di un vero amore, vero? Non avresti voluto che la tua mamma morisse facendoti nascere... avresti voluto crescere con lei, vero?"

Il mezzogre si sfregò la testa e si mise a riflettere sulla domanda. Certo, la risposta a questa domanda la sapeva già... ma non credeva davvero che uno come lui avesse il diritto di esprimere la sua onesta opinione. "Beh... ecco... me pensa che... ehm... va bene se me dire cosa pensare, vero?" chiese, e quando Pandora e Sotero dissero assieme di sì, Robolone si schiarì la voce e prese a parlare. "Ecco... Robolone crede che forse adesso avere vita diversa se tutto avvenuto come dici." rispose con voce baritoneale, grattandosi la testa con una delle sue lunghe e sgraziate braccia. "Tu dici quindi che Robolone... non cattivo?"

Sotero sorrise come poteva fare un gatto. "Bingo! Ci hai preso, amico! Io dico che sei soltanto un po'... non abituato alla vita civile, ma sono sicuro che ti ci potrai abituare entro breve."

Il mezzogre sembrò lusingato dalle parole del famiglio... ma la sua espressione incantata si trasformò quasi subito quando il bruto guardò in direzione del resto della banda, che stava attendendo qualcosa all'imboccatura della grotta, accanto ad un molo che dava direttamente sulla laguna di Antenoria. Questa volta, però, si cominciava a vedere qualcosa: una barca di medie dimensioni dall'aspetto cadente e trascurato che si trascinava quasi stancamente in quel porto improvvisato, le vele intere ma rattoppate e sporche di grigio, lo scafo decorato con macabri feticci, ossa di piccole creature che non assomigliavano a nulla che il gruppo degli Abolitori avesse mai visto, e stemmi malamente cuciti che mostravano una sorta di triangolo rosso rivolto verso il basso.

"Ah! Nostri ospiti qui... adesso voi due stare tranquilli, eh? Altrimenti Gaeta vuole che io dà botte a voi, e io non volere... Ssssh!" disse Robolone, con il randello appoggiato su una spalla e l'altra mano davanti alla bocca, un dito sul naso per chiedere il silenzio. Pandora si mise a sua volta un dito davanti alla bocca e disse di sì con la testa, in modo da rassicurare il mezzogre. In ogni caso, Pandora riteneva di aver già capito abbastanza della situazione da poter parlare con Robolone da una posizione più o meno paritaria. Da un lato questo poteva tornare loro utile per mandare all'aria i loro loschi traffici... e dall'altra, poteva essere una possibilità di aiutare quel tipo e permettergli di non essere più sfruttato dal suo capo. Due piccioni con una fava, come si suol dire...

 

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All'insaputa di tutti, poco distante da quell'edificio desolato ed apparentemente vuoto, cinque strane creature simili a lupi dalla pelliccia dorata guardavano con attenzione il luogo, annusando l'aria in modo da cogliere qualsiasi odore e riconoscere quello inconfondibile dei loro cuccioli. Avevano seguito le tracce fino a quel luogo, ma la presenza di numerose guardie e la luce del giorno li avevano dissuasi da un attacco immediato. Adesso, con il favore dell'oscurità e la speranza che ci fossero meno guardie, i cani intermittenti pensavano che fosse il momento giusto per tentare il salvataggio.

In quel momento, il piccolo branco era riunito accanto ad un pontile, a poca distanza dall'ingresso del Molino. Dopo essersi guardati attorno per assicurarsi che non ci fossero altre guardie o curiosi, il branco si voltò nella direzione da cui proveniva il suono di acqua che si infrangeva su qualcosa di grande e solido, e il capobranco annusò l'aria e fece una smorfia - alle sue narici era arrivato un odore penetrante e disgustoso, un misto di alghe e carne marcita, e il cane intermittente sfregiato non potè trattenere un grugnito diisgustato.

"Fratello Bora, che succede...?" chiese uno dei cani intermittenti più piccoli, a bassa voce. Il capobranco stava puntando gli occhi verso ciò che stava provocando quel suono, e la sua vista acuta riuscì a distinguere una forma inquietante che scivolava sulle acque calme della laguna. Un'imbarcazione, senza alcun dubbio... e di dimensioni considerevoli, probabilmente una nave da cargo. Lo scafo sembrava funzionale, ma era chiaro che i marinai e il comandante non badavano eccessivamente all'aspetto esteriore, con tutti gli animali marini e le macchie di alghe e che lo incrostavano... e le vele erano così rattoppate che Bora si chiese come facesse a viaggiare in quelle condizioni. La cosa più strana, tuttavia, era la completa mancanza di qualsiasi fonte di luce sull'imbarcazione. Come facevano i marinai a vedere dove andavano, in quel buio e in una via d'acqua così piena di ostacoli? Probabilmente erano dotati di infravisione, o qualche altra capacità simile...

In ogni caso, il fatto che quell'imbarcazione fosse lì in quel momento era motivo di sospetto e di allarme. Era molto probabile che c'entrasse in qualche modo con il rapimento dei cuccioli...

"Seguiamo quell'imbarcazione. A distanza di sicurezza, si intende." disse Bora. Tese le orecchie nella speranza di sentire qualche conversazione tra i membri dell'equipaggio, ma tutto quello che riuscì a cogliere fu qualche squittio acuto, che si perdeva tra lo scroscio delle acque.

I cani intermittenti attesero mentre la lugubre imbarcazione si dirigeva verso la sua destinazione, scomparendo dietro l'edificio. Dopo essere rimasti in attesa per qualche secondo, si scambiarono dei segni di assenso... e in perfetta sincronia, si teletrasportarono verso l'imbarcazione, con l'intenzione di attendere e colpire al momento giusto...

 

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"Porca miseria... e chi userebbe mai una nave simile?" si chiese Endlinn a bassa voce. "Per trasportare quegli animali e quelle creature, poi... non mi sembra per niente confortevole!"

Nisa, Gunter e i loro compagni restarono a guardare l'imbarcazione che entrava in quella sorta di baia. Dall'aspetto della nave, non potevano che dare ragione ad Endlinn - l'imbarcazione aveva un aspetto inquietante, sciatto e trasandato, come se i marinai preferissero vivere nella sporcizia. Certo, non si aspettavano che una nave da carico fosse il massimo dell'eleganza... ma in questo caso, era così decadente che veniva da chiedersi come facesse a non attirare su di sè l'attenzione della gente civile. E per giunta non aveva neanche fonti di luce per navigare di notte...

Prima che Nisa potesse chiedersi cosa volesse dire, tuttavia, alcuni dei marinai apparvero sul ponte per iniziare le operazioni di attracco, lanciando alcune cime ai fuorilegge che aspettavano sulla banchina. L'elfa dai capelli verdi ebbe un sussulto quando vide che si trattava di slither - i feroci uomini-ratto che avevano affrontato durante la loro fuga da Grisborgo, e che a quanto pareva erano in combutta con i Malformatori. Cinque di quelle infami creature, coperte da una corta, rognosa pelliccia grigia, cominciarono l'attracco, agitando dietro di sè delle ripugnanti code glabre.

"Aaaah, eccoli qui i nostri ospiti. Alla buon ora." disse Gaeta con un ghigno soddisfatto. Gettò uno sguardo a Robolone per assicurarsi che stesse ancora facendo la guardia a Pandora e a Sotero... poi, una volta soddisfatto, raggiunse a sua volta il piccolo molo, dove alcuni dei suoi scagnozzi avevano già legato le cime della nave. "Benvenuti! Immagino che non ci siano stati incidenti o contrattempi nel corso del viaggio, vero?"

Gli rispose uno slither dalla pelliccia nera, più lunga ed ispida rispetto agli altri, con una benda di cuoio nero sull'occhio destro, e vestito di una sudicia giacca di cuoio con i pantaloni laceri e polverosi, e un elmetto sulla testa. "Nessun problema. Tutto sotto controllo." disse con una breve risatina isterica, mettendo in mostra un paio di asce da battaglia ancora macchiate di sangue rappreso che teneva rinfoderate sulla schiena. "Abbiamo proseguito secondo le indicazioni, e non ci siamo fatti intercettare. Adesso... immagino che gli esemplari che ci avete promesso siano tutti pronti per il trasferimento, vero?"

Gaeta gettò uno sguardo di intesa ai quattro membri degli Abolitori, in modo da segnalare loro che era il momento di tenersi pronti ad intervenire se fosse successo qualcosa. "Certo che li abbiamo. Ma voi, ce l'avete, la grana? Perchè abbiamo catturato degli esemplari niente male, e alcuni di essi ci sono costati parecchia fatica. Quindi... penso che non ci starebbe male un piccolo bonus, per ripagare tutti gli sforzi dei miei uomini!" disse lo gnomo con un ghigno astuto.

Lo slither nero fece una risata a denti stretti. "Ma davvero? E sentiamo un po'... quanto varrebbero in più questi... esemplari niente male?"

Gaeta simise le mani in tasca, per far vedere al capitano della nave slither che non sarebbe stato facile intimorirlo. "Vediamo un po'... io credo che trecento fiorini d'oro in più potrebbero essere un buon incentivo a fare ancora meglio la prossima volta!" affermò. "Ovviamente, ci sarebbe anche quella belva distorcente su cui abbiamo messo le mani... e quell'animale proveniente da un continente lontano... io credo che solo uno di loro dovrebbe valere almeno cinquecento fiorini d'oro in più, non credete?"

Holger storse il naso. Quel Gaeta stava davvero giocando col fuoco...

Alcuni degli slither, avendo capito abbastanza della conversazione, si erano affacciati dalla ringhiera della nave e avevano puntato contro Gaeta alcune balestre cariche... ma il capitano dalla pelliccia nera alzò una mano artigliata e fece cenno ai suoi uomini di abbassare le armi. "Stiamo alzando un po' il tiro, eh?" chiese retoricamente. "Spiacente, ma i miei superiori non sono gente che compra a scatola chiusa. Voglio proprio vedere se quello che hai catturato vale la cifra che ci chiedi."

"Come volete, capitano Thrakch." rispose lo gnomo, senza mai perdere la sua espressione arrogante, neanche quando alcuni degli slither continuarono a tenergli le balestre puntate contro. Nisa corrugò la fronte, sentendo che la tensione stava salendo... ma per fortuna, lo slither nero fece cenno ai suoi subordinati di restare fermi e scese con tutta calma sulle passerelle del molo improvvisato, per poi raggiungere lo gnomo fuorilegge. "Se volesse seguirmi, le farò vedere gli esemplari che abbiamo catturato. Potrà constatare da sè la loro qualità."

"Voglio sperare che non sia una perdita di tempo." affermò Thrakch. Chiamò a sè due slither dall'aspetto particolarmente feroce e combattivo, entrambi armati di falcioni, e seguì Gaeta verso le gabbie, gettando un'occhiata prima al gruppo degli Abolitori, e poi alla ragazzina bionda con il gatto nero che era con Robolone. Era sicuro che quei cinque non c'erano, l'altra volta... erano nuovi arrivati nella banda? Una cosa era certa, forse era meglio tenerli d'occhio. Non si poteva ma essere troppo sicuri, con uno come Gaeta. "E quei cinque, chi sarebbero? Un elfa con i capelli verdi, un nano, la mocciosetta bionda... siete davvero così disperati nel cercare nuove reclute?" Concluse la frase con una breve risata, e Gaeta storse il naso infastidito.

"Non siamo qui per discutere su chi faccio entrare o meno nella mia banda. Mi basti dire che ci stanno aiutando a tenere tutto sotto controllo." rispose lo gnomo fuorilegge. Dallo sguardo che rivolse a Thrakch, era facile capire che il capitano slither era incluso nel 'tutto'. "Ma bando ai convenevoli. Se volete dare un'occhiata agli esemplari che abbiamo catturato, vedrà da sè che valgono ogni singolo fiorino che ho richiesto."

"Questo lo giudicherò io, se permette." rispose l'uomo-ratto. Le due guardie del corpo restarono dietro di lui, le armi ad asta ben strette tra le mani, mentre Thrakch raggiungeva le gabbie. Si fermò per prima davanti ad una delle gabbie più grandi, nelle quali erano tenuti i protoceratopi, e si fermò ad osservarli, mentre i muscolosi rettili si voltavano minacciosi. "Hmm... rettili. Non sono esattamente un estimatore dei rettili, ma i capi dicono che anche loro servono al progetto. E questi... sembrano abbastanza robusti. Ma nulla di così speciale da meritare cinquecento fiorini."

"Oh, questo è solo un assaggio di quello che abbiamo catturato." rispose Gaeta. "Dia un'occhiata a quella belva distorcente lì."

Thrakch si voltò verso la gabbia più grande, dove la mostruosa pantera a sei zampe ringhiava rabbiosamente verso i suoi carcerieri. La sua immagine illusoria sfarfallò minacciosamente, e i tentacoli che le spuntavano dalla schiena raschiarono le sbarre della gabbia, provocando un fastidioso stridio metallico. Il capitano degli slither restò a distanza di sicurezza per osservare la strana belva, e sfoderò un ghigno soddisfatto. "Bene, bene, questa mi sembra già più interessante. Potrebbe essere un'ottima aggiunta al progetto. Va bene, questa la prendiamo. Duecento fiorini mi sembrano un prezzo equo."

Gaeta reagì con sorpresa e rabbia. "Duecento fiorini? State scherzando, vero, capitano Thrakch? Che vi salta in mente?" protestò. "Questo potente animale ne vale almeno il doppio! E cento fiorini in più per la fatica che abbiamo dovuto fare a tenerla in gabbia! Direi che questo sia un prezzo equo, o no?"

"Heheheee... equo per voi, forse! Ma... ho l'impressione che state sopravvalutando il  vostro apporto al progetto dei miei superiori..." rispose Thrakch.

Pandora e Sotero, a quel punto, decisero che tanto valeva togliersi la curiosità. "Hmm... scusa, Robolone, ma che progetto è quello di cui parlano?" chiese la biondina, tenendo lo sguardo sullo strano animale con la "tasca" sul ventre. Di qualunque bestia si trattasse, la stava osservando già da un po', e Pandora non era sicura se fosse un atteggiamento aggressivo o semplice curiosità.

Il mostruoso bandito alzò le possenti spalle. "Me non sa. Gaeta dice che toponi hanno grande progetto, ma non detto a me cosa essere." rispose. "Forse toponi fanno collezione?"

"Per qualche motivo, non credo che sia così, miao..." rispose Sotero, ancora accoccolato sulle spalle di Pandora come una specie di stola vivente. "Pandora, stiamo attenti. Forse scopriamo qualcosa, miao."

Pandora disse di sì con la testa, mentre Gaeta e Thrakch continuavano a discutere sul pagamento e su quanto valesse la belva distorcente che nel frattempo faceva quello che poteva per raggiungerli e farli a pezzi. Solo le robuste sbarre di ferro impedivano ai due malviventi di diventare il pasto del mostruoso felino... e ad ogni ruggito della belva, la creatura con la "tasca" si acquattava intimorita agli angoli della gabbia, e i cuccioli di lupo dorati guaivano per la paura...

"E va bene, per quanto riguarda il pagamento, possiamo fare così..." disse infine Gaeta, cercando di trovare un compromesso dal quale avrebbe guadagnato comunque. "Ci pagate la metà adesso, e il resto dopo se i vostri superiori sono soddisfatti. E vi posso assicurare che lo saranno."

"Vedremo..." rispose Thrakch. Il capo degli slither avvicinò il muso alla gabbia della belva distorcente quel tanto che bastava per vederla bene senza farsi colpire dai tentacoli della creatura. Anche a distanza così ravvicinata, l'immagine del mostruoso felino non appariva fissa, ma cambiava posizione da un istante all'altro, e in certi momenti sembrava addirittura uscire dalla gabbia. Anche Pandora e Sotero, che si trovavano lì vicino, non riuscivano a capire esattamente dove fosse. "Comunque, va bene. Sono disposto a fare come dite voi. Avrete la metà del pagamento che richiedete adesso."

"Sapevo che ci saremmo potuti accordare... E da questa parte, ci sono altri esemplari che troverete molto interessanti." continuò Gaeta soddisfatto, e si avvicinò alle gabbie dove si trovavano i lupacchiotti dalla pelliccia dorata, tutti con quegli inquietanti collari d'acciaio al collo. Alcuni dei cuccioli cercarono di ritirarsi, ma due di essi ringhiarono e mostrarono i denti allo gnomo criminale. "Alcuni cuccioli di cane intermittente che abbiamo catturato solo qualche giorno fa sui Colli Daporviani... e subito dopo, potete vedere un animale davvero raro ed interessante, proveniente dalla terra di Garlandia!"  

Thrakch rivolse la sua attenzione all'animale con la "tasca" sul ventre... e questa volta, il suo muso dall'aria truce lasciò spazio ad un'espressione stupita ed incuriosita. "Oooh... ammetto che non ho mai visto una creatura simile. Ha un aspetto che ricorda un po' quello di un ratto, cosa che me lo rende gradito... ma di cosa si tratta, esattamente?" chiese, mentre si avvicinava alla gabbia ignorando del tutto Pandora, Sotero e Robolone.

"Si tratta di un mammifero molto particolare... a Garlandia, dove questi animali sono originari, lo chiamano 'canguro'. I nostri alleati a Garlandia lo hanno catturato ed inviato qui. Un certo Professor McYllis ce lo ha spedito tramite un teletrasporto, dicendo che si trattava di un invito alla cooperazione." rispose Gaeta con una certa noncuranza.

Thrakch corrugò la fronte. C'era qualcosa di strano, in quella faccenda. Qualcosa che gli sfuggiva, ne era sicuro. Perchè inviare quell'animale ad un gruppetto di contrabbandieri quando sarebbe stato più semplice, più conveniente e probabilmente più sicuro, inviarlo direttamente alle alte sfere dei Malformatori? Qual era il senso, in tutto questo?

"Da Garlandia, eh? Dall'altra parte di Nexos..." disse il capo degli slither. I suoi uomini erano per la maggior parte rimasti sulla nave, ma alcuni di loro erano scesi a terra e stavano tenendo d'occhio gli uomini della banda di Gaeta. "Non so che interessi possa avere questo McYllis ad inviarvi un esemplare così... rimarchevole."

Fu la volta di Gaeta di sentirsi a disagio. Cosa stava implicando Thrakch? "Beh, se questo animale è stato mandato qui, immagino che il..."

Gaeta non finì la frase. Si sentì un fruscio, il suono di qualcosa che appariva di colpo... e uno degli slither lanciò un acuto strillo di dolore e cadde a terra sotto il peso di un grosso lupo dalla pelliccia dorata, una sorta di versione adulta di quei cuccioletti, che era apparso praticamente dal nulla e lo aveva azzannato alla arte posteriore del collo! Thrakch reagì con prontezza, nonostante la sorpresa, e afferrò una delle asce sulla sua schiena... ma la sala piombò nella confusione quando altri quattro lupi dorati - cani intermittenti, senza ombra di dubbio - apparvero dal nulla nel bel mezzo della spelonca e si lanciarono all'attacco, sparpagliando uomini, slither ed altri membri della banda di Gaeta! Lo stesso capobanda trasalì di fronte a quell'attacco improvviso, mentre Robolone emetteva un rantolo di sorpresa e afferrava il suo enorme randello chiodato, piazzandosi davanti al suo capo e a Pandora.

"Che cosa...?" esclamò Endlinn, mettendo rapidamente mano alla spada corta che teneva rinfoderata ad un fianco... solo per ricordarsi, con suo grande scorno, che aveva lasciato le armi all'ingresso. Attorno a loro, i banditi e gli slither cercavano di ritirarsi, di prendere le armi e di attaccare i cani intermittenti... che a loro volta reagivano con fredda decisione, azzannando tutti coloro che si avvicinavano entro una certa distanza, e poi teletrasportandosi via per sfuggire alle rappresaglie degli altri! In breve tempo, la spelonca era precipitata nel caos, mentre i banditi cercavano in qualche modo di difendersi da cinque enormi lupi dotati di intelligenza umana che si teletrasportavano da un punto all'altro senza dare alcun bersaglio fisso! "Cani intermittenti! Sono... sono venuti qui a riprendersi i cuccioli?"

"Che... che state facendo, idioti? Cacciate via quelle bestiacce! Riempitele di frecce! Fate qualcosa!" strepitò Gaeta. Due banditi si avvicinarono ad uno dei cani intermittenti, sperando di agguantarlo e finirlo prima che potesse usare di nuovo il teletrasporto... ma uno di essi venne buttato a terra da un altro cane intermittente - un esemplare particolarmente muscoloso e robusto, con una vistosa cicatrice su un occhio! Gaeta sfoderò un pugnale ricurvo e cercò di avvicinarsi, ma il più grande dei cani, tenendo fermo a terra il suo ostaggio, fissò rabbiosamente lo gnomo e mostrò i denti aguzzi!

"Sappiamo che i nostri cuccioli sono stati portati qui, vili rapitori!" ringhiò il cane intermittente sfregiato. "Liberateli subito, e riportateli a noi! Vivi e in buona salute!"

Gaeta indietreggiò con una smorfia di rabbia e paura al tempo stesso... e Pandora corrugò la fronte e cercò di pensare ad un nuovo piano. "Qui la situazione si sta complicando..." pensò la ragazzina, fissando con attenzione il capobranco che continuava a ringhiare minaccioso. "Ma forse... forse non tutto il male viene per nuocere..."

Con circospezione, Gaeta si mosse, tenendo le spalle alla gabbia della belva distorcente - alla vista dei cani, il mostruoso felino si era messo a sibilare, ringhiare ed agitarsi ancora di più, e lo gnomo criminale aveva l'impressione che non chiedesse niente di più che uscire dalla gabbia e gettarsi nella mischia. "Maledizione..." pensò Gaeta tra sè. "E' un piano rischioso, ma devo tentare. In ogni caso, temo proprio che l'affare sia andato a monte... ma almeno non mi farò beccare!"    

Nisa gettò uno sguardo di intesa a Gunter... e il nano fece un cenno con la testa, cercando di trovare il momento giusto per agire...

    

oooooooooo 

 

CONTINUA... 

  

                                  

 

 

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Capitolo 22
*** Caos nel covo segreto ***


Pathfinder: Madness Rising 
Una fanfiction di Pathfinder scritta da: Justice Gundam 

 

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Capitolo 22 - Caos nel covo segreto

 

"Okay, ragazzi... adesso cosa si fa?" si chiese Endlinn, tenendo la voce bassa, mentre osservava attentamente il gruppo di cani intermittenti che tenevano in scacco il gruppo di trafficanti di animali e slither. Thrakch, il capo degli uomini-ratto stava indietreggiando verso la sua nave, l'ascia ben stretta nelle mani... mentre il cane intermittente con la cicatrice sul muso continuava a tenere fermo uno dei contrabbandieri, come se volesse dire che non lo avrebbe rilasciato che in cambio della liberazione dei loro cuccioli.

Vicino a Pandora e a Sotero, i piccoli cani intermittenti cominciarono a guaire vivacemente, contenti di rivedere gli adulti del loro branco. Robolone afferrò il suo bastone e si mise in guardia, ma ebbe il buon senso di non fare alcuna mossa aggressiva. Due slither scesero dalla nave e si piazzarono accanto al loro leader, brandendo delle inquietanti armi che consistevano in una lama ricurva e seghettata montata all'estremità di una lunga asta di legno grezzamente lavorato... mentre dal ponte del naviglio fece capolino un altro uomo-ratto, armato di un bastone nodoso e vestito di una mantella grigia...

Gaeta si avvicinò lentamente alla gabbia della belva distorcente, che si agitava sempre di più nella sua gabbia, smaniosa di lanciarsi contro i suoi nemici naturali. Ma con cinque cani intermittenti tutti con le orecchie tese e gli occhi aperti, non c'era caso che riuscisse a raggiungere il lucchetto. Quando lo gnomo fuorilegge cercò di aprire la porta, uno dei cani dorati se ne accorse e si teletrasportò rapidamente accanto a Gaeta, con le fauci spalancate! Il malfattore emise un'esclamazione di paura e si gettò di lato, e il morso dell'enorme cane gli strappò la manica della camicia senza ferirlo. Ma ora, Gaeta si ritrovò lontano dalla gabbia, e non aveva più la possibilità di raggiungerla e liberare la belva...

Agendo per istinto, in un attimo di panico, Robolone si mosse per difendere il suo capo: il mezzogre alzò il suo randello chiodato e si lanciò sul cane intermittente, ignorando Pandora che lo richiamava per dirgli di non farlo.

"No, aspetta!" esclamò la fattucchiera.

Un colpo deciso e vibrato con ferocia raggiunse il cane intermittente ad un fianco, e l'animale magico venne spostato di lato con un guaito di dolore. Immediatamente, il leader del branco alzò lo sguardo e premette l'ostaggio contro il terreno per impedirgli di scappare... ma nel giro di pochi istanti, l'intera spelonca precipitò nella confusione!

"Adesso! Prendeteli adesso!" esclamò Thrakch. Lo slither incappucciato alzò il suo bastone e pronunciò un incantesimo, scagliando un raggio di fiamme scarlatte contro il cane intermittente più grande!

"Fratello Bora!" esclamò un altro dei cani intermittenti... un attimo prima che l'ascia di uno degli uomini-ratto si abbattesse su di lui, colpendolo a morte. Il capobranco era riuscito a teletrasportarsi via all'ultimo momento, evitando il raggio incandescente scagliato dallo slither incappucciato... ma così facendo, diede a Gaeta e a Robolone il tempo di aprire la gabbia della pantera mostruosa.

"Avanti, pezzo di idiota! Libera quella cosa!" esclamò lo gnomo. Robolone stava già cercando di aprire il lucchetto, e la belva distorcente stava già gettandosi contro le sbarre nel tentativo di riconquistare la libertà. Anche il robusto mezzogre doveva puntare i piedi a terra per non farsi gettare a terra.

"Presto! Dobbiamo fermarlo!" esclamò Nisa. L'elfa si lanciò verso la gabbia e colpì con un pugno uno slither che si trovava tra lei e il suo bersaglio... ma ormai, Robolone era riuscito ad aprire la porta e lanciò via il lucchetto, che atterrò più in là con un tintinnio metallico. Un istante dopo, Robolone venne scagliato a terra dalla mole della belva distorcente che si era lanciata fuori dalla gabbia con un ruggito furioso!

"WRRRRROOOOOOWWWWWL!" Gli slither e i trafficanti di animali si dispersero rapidamente, e la belva distorcente si scagliò contro i cani intermittenti, usando i tentacoli sulla sua schiena per frustarli e sferrare una raffica di fendenti! Nisa si gettò di lato appena in tempo, ma uno dei tentacoli riuscì comunque a graffiarla ad un braccio, sotto la spalla.

"Attenti!" esclamò Holger. Afferrò un pugnale che era caduto ad uno scagnozzo e lo lanciò contro la belva distorcente, ma la lama attraversò la creatura (o meglio, la sua immagine proiettata) senza farle nulla, per poi cadere a terra poco lontano. Sfortunatamente, questo attirò l'attenzione del mostruoso felino, che ruggì in direzione di Holger e si lanciò all'attacco!

"Hah! Adesso la situazione si è ribaltata!" sghignazzò Gaeta. "Avanti, ragazzi, cerchiamo di bloccare quei cagnacci! Portate una corda! Ci penserà quella simpatica bestiola al resto!"

"C-Capo, noi... prende anche cani?" chiese Robolone. Il cane intermittente che aveva colpito si staccò da loro zoppicando e cercò di unirsi al resto del branco, che aveva circondato la belva distorcente e cercava di attaccarla da più lati. Sfortunatamente, anche cercare di avere la meglio con i numeri non serviva a molto - anche così, l'illusione ottica che faceva sembrare che la belva fosse da un'altra parte continuava ad agire. Uno dei cani intermittenti sembrava sul punto di azzannare la belva distorcente alla spalla, ma l'immagine del felino sfarfallò in quel momento, e il cane non morse che un'immagine illusoria, per poi venire colpito in pieno da un fendente sferrato da una delle zampe anteriori dell'avversario. Bora riuscì a cogliere il momento giusto e azzannò la zampa della belva... e questa volta, il colpo andò a segno, e il felino ruggì di dolore e scosse la zampa per scuotere via il capobranco.

"Se ci conviene, certo che sì, idiota!" esclamò Gaeta rabbiosamente. "Per questi esemplari, sicuramente ci offriranno un bel po' di soldi in più! Quindi renditi utile anche tu, razza di ritardato!"

"Ugh... presto, qualcuno vada a prendere le nostre armi! Dobbiamo fermare quella belva distorcente!" esclamò Endlinn. Uno dei tentacoli della belva era passato pericolosamente vicino al suo volto.

"E' un parola..." rispose Sebastiano, mentre Holger cercava di prendere lamira contro la belva distorcente con un sasso... e poi scuoteva la testa, rendendosi conto che sarebbe stato un tentativo inutile. "Le armi ce le hanno prese prima... a parte Gunter che ha ancora la sua!"

"Ma non credo potrà fare molto..." rispose il nano. "Se non riesco a vedere dove si trova davvero quella bestiaccia... e poi ci sono tutti gli altri!"

"Che state facendo, voi? Date una mano!" esclamò uno dei malviventi. Alcuni di loro avevano preparato delle funi, con le quali si accingevano a catturare i cani intermittenti mentre erano ancora occupati con la loro nemesi. Ma la belva distorcente non faceva molta distinzione tra un bersaglio e l'altro. Per quanto la riguardava, quegli omini che l'avevano messa in gabbia e quegli uomini-ratto che erano apparsi da chissà dove erano delle prede come tutti gli altri... e uno dei banditi che stava cercando di legare un cane intermittente ricevette un colpo fatale in pieno petto da uno dei tentacoli del felino!

"Argh! Attenti!" esclamò Pandora. Robolone, colto dal panico nel vedere uno dei suoi compagni venire ucciso così, emise un grido di paura e inciampò, finendo seduto per terra vicino alla gabbia del canguro! Il marsupiale scalciò rabbiosamente le sbarre, e la belva distorcente riprese ad attaccare tutti quelli che le capitavano a tiro, confidando nella protezione offertagli dalla sua illusione per restare relativamente illesa. I cani intermittenti erano costretti a stare sulla difensiva, e si teletrasportavano qua e là per impedire alla belva di prenderli di mira... ma con gli slither che cercavano a loro volta di mettere loro i bastoni tra le ruote, la loro difesa non poteva durare a lungo.

"Avanti! Catturate qelle bestiacce! Che cosa aspettate?" esclamò Thrakch. Il leader degli uomini-ratto stava cercando di distrarre la mostruosa pantera, in modo che i suoi scagnozzi avessero gioco più facile nel catturare i cani intermittenti rimasti. "E tu, Chran! Non è il momento di mettersi in mostra! Usa i tuoi incantesimi per catturare quelle bestiacce!"

"Come desiderate, capo." disse lo slither incappucciato con un pizzico di sarcasmo. Alzò le mani artigliate in aria e chiuse gli occhi mentre pronunciava una formula nella lingua stridente degli slither... e all'improvviso, innumerevoli strati di filamenti bianchi ed appiccicosi, simili alla tela di un ragno ma molto più grossi e resistenti, apparvero dal nulla ancorati alle pareti, al soffitto e al pavimento! Colti di sorpresa, i cani intermittenti cercarono di teletraportarsi via... ma solo uno di loro ci riuscì. Gli altri, tra i quali il capobranco Bora, rimasero invischiati in quei fili coriacei, come mosche in un'autentica ragnatela!

"Quel sorcio è uno stregone... e va bene!" disse tra sè Gunter. "Quello sì che è un bersaglio a cui posso mirare."

Nella confusione generale, mentre nessuno badava a lui, Gunter cominciò a sciogliere la sua arma... e Sebastiano, cogliendo il momento giusto, raggiunse le scale che portavano al piano superiore, nel tentativo di ritrovare le loro armi il prima possibile. Il nano e lo spadaccino si scambiarono un segno di intesa, e poi Gunter, Holger e le due ragazze elfe si misero un po' in disparte, sperando che almeno i cani intermittenti resistessero abbastanza a lungo. Solo uno di oro era rimasto in grado di muoversi, e anche lui si ritrovava circondato da malviventi e slither che non vedevano l'ora di mettergli le mani addosso. Riuscì a non farsi acchiappare da uno dei malviventi umani eseguendo un altro teletrasporto a breve distanza, ma Thrakch riuscì a raggiungerlo nel momento in cui riapparve qualche metro più in là. Il disgustoso uomo-ratto prese un grosso sasso da terra e lo usò come arma contundente, colpendo l'ultimo dei cani dorati sulla testa e facendolo accasciare al suolo con un guaito.

"No! Fratello Hakor!" esclamò il capobranco Bora, che ancora cercava disperatamente di liberarsi dalla ragnatela. Alcuni slither, aiutati da Gaeta e da Robolone, erano riusciti a trattenere la belva distorcente, e adesso la stavano tirando nuovamente verso la gabbia.

"Hah! Cosa speravano di fare?" sghignazzò lo slither incappucciato di nome Chran. "Appaiono qui sperando di poter portare via i loro cuccioli come niente fosse? Tutto quello che hanno fatto è stato fornirci qualche esemplare in più per i Malformatori!"

"Sì, in effetti mi sembrano abbastanza validi." affermò Gaeta tirando il fiato. "Ovviamente... spero che non vi dimenticherete di menzionare che vi abbiamo dato una mano a catturare questi cani intermittenti e che se non fosse stato per quella... distrazione... avrebbero provocato un bel po' di confusione...

 

oooooooooo

 

Per quanto la riguardava, Pandora immaginava che fosse questo il momento di agire. La ragazzina dagli occhi di colore diverso approfittò della confusione per sgusciare dietro a Robolone... e lanciò un incantesimo sul mezzogre, che sentì una breve musichetta e provò una strana sensazione di benessere, come se l'aggressività fosse scemata di colpo e fosse rimasta soltanto una calma inspiegabile ma non certo sgradita.

"Hey, Robolone... va tutto bene?" chiese Pandora, come se non sapesse quello che stava accadendo. "State... state cercando di prendere anche quei cani più grandi, immagino..."

"Heh... certo... il capo vuole che... li mandiamo ai nostri... compagni..." disse Robolone. "Non... non so perchè li vogliano, ma... è per questo che abbiamo catturato anche tutti quegli strani animali..."

"Ascoltami, Robolone..." sussurrò Pandora, tenendo la voce bassa in modo da non farsi sentire da Gaeta o da qualcun altro dei malviventi. "Ho bisogno che tu faccia uscire gli altri animali dalle gabbie. Per favore, devi liberarli. I tuoi cosiddetti amici vogliono fare del male a quelle povere creature... e non posso lasciare che questo accada. Per favore, Robolone, fallo per me. So che è un po' rischioso, ma non ti preoccupare... ti diamo una mano noi!"

Il massiccio mezzogre sbattè gli occhi con espressione sbalordita, non comprendendo il perchè di quella richiesta. Tuttavia, si sentiva stranamente ben disposto nei confronti di Pandora... per qualche motivo che lui stesso non riusciva a spiegarsi. Era una sensazione particolare... come se all'improvviso sentisse che Pandora era sua amica e che poteva fidarsi di tutto quello che lei chiedeva. Perchè avrebbe dobuto ingannarlo o sfruttarlo? Ci doveva senza dubbio essere un motivo più che valido per quello che lei stava chiedendo. Tuttavia...

"Ma... Ma il capo... il capo non vorrebbe che... faccio uscire gli animali..." cercò di obiettare il mezzogre. "Voglio dire... hanno fatto un bel po' di fatica a prenderli..."

"Ascoltami... so che può sembrarti una richiesta assurda, ma credemi, ne abbiamo assoluto bisogno." disse la giovanissima fattucchiera. "E il tuo capo... credemi, non ti sarà riconoscente per la tua fedeltà! Non hai sentito come ti chiama? Idiota...  ritardato... pensi davvero che gli amici si comportino così, tra di loro?"

Robolone si fermò per un attimo e cominciò a pensarci su, spronato dalle parole gentili di Pandora e dal fatto che, anche se l'intelligenza non era certo ciò per cui brillava, gli sembrava quanto meno che quello che diceva avesse senso. Gaeta diceva che erano amici... ma non lo aveva mai trattato come tale. Lo aveva sempre guardato dall'alto in basso - malgrado Robolone fosse ben più grande di lui - e gli diceva sempre che uno stupido come lui non meritava certo di essere trattato alla pari del capo della banda... e per tutto questo tempo, Robolone l'aveva accettata come la verità...

...ma ora che Pandora lo stava mettendo di fronte a questa verità, Robolone cominciava a rendersi conto che in realtà lui e Gaeta non erano mai stati amici - lui non aveva fatto altro che sfruttarlo.

"Il tuo capo farà del male a queste creature... e poi lo farà a me e ai miei amici. Per favore... libera gli altri animali, e noi penseremo al resto! Ti dico io quando agire..." disse Pandora, sempre tenendo la voce bassa. Robolone ebbe un momento di esitazione... ma alla fine, l'incantesimo Charme Persone che Pandora aveva lanciato su di lui si rivelò più persuasivo di qualsiasi altra considerazione.

"O-okay!" rispose il mezzogre. "Lascia fare a me, piccola."

 

oooooooooo

 

I cani intermittenti stavano cercando come potevano di liberarsi dall'incantesimo Ragnatela che lo slither stregone aveva lanciato su di loro, senza eccessivo successo. I fili vischiosi impedivano loro i movimenti e si stringevano sempre di più attorno a loro, rendendo la loro posizione sempre più precaria. L'unico motivo per cui erano ancora vivi era il fatto che gli slither e gli scagnozzi di Gaeta stavano trattenendo la belva distorcente, e i ruggiti furibondi della creatura facevano loro capire fin troppo bene quale sarebbe stata la loro sorte se il mostruoso felino si fosse liberato. In quel momento, i rapitori dei loro cuccioli volevano tenerli vivi in qualche modo...

"Tirate, tirate!" esclamò Gaeta, rivolto ai suoi uomini e agli slither che cercavano di tenere a bada la belva distorcente. "Non fategli toccare gli altri cani! Potranno valere un bel po' da vivi! Mettetegli un collare come quello dei cuccioli!"

"Una cosa alla volta. Non dimenticate che..." cominciò a dire Thrakch. Solo in quel momento si accorse che, nella confusione che era seguita all'attacco dei cani intermittenti, uno del gruppetto dei nuovi arrivati si era allontanato. La naturale paranoia tipica degli slither lo avvertì subito che c'era qualcosa che non andava, e il capo degli uomini-ratto si voltò di scatto verso Nisa e Gunter, guardandoli con espressione minacciosa. "Hey, voi! State cercando di fare i furbi, per caso?"

Endlinn sbattè gli occhi e sorrise, facendo la finta tonta. "I furbi? Non... non so di cosa stiate parlando!" rispose l'elfa sfregiata con un sorriso disarmante.

"Il tuo amichetto! Quel bellimbusto che era con te!" ringhiò Thrakch, avvicinandosi minaccioso al gruppo. Chran corrugò la fronte e alzò le esili mani artigliate davanti a sè, cominciando a recitare una nuova formula che non prometteva niente di buono. "Non potete ingannarmi tanto facilmente! Prima c'era un altro umano con voi! Dov'è andato?"

"Non cercate di ingannarci, o la vostra fine non sarà bella..." affermò Chran. Altri slither si stavano tenendo pronti ad attaccare, tenendo pronte le loro armi rozze ma letali. Coltelli arrugginiti, spadine dalla lama seghettata, qualche mazza ferrata...

A quel punto, si resero conto i novelli Abolitori, era inutile cercare di continuare la recita. Del resto, riflettè Gunter, entro breve sarebbe stato comunque il momento di entrare in azione...

"E va bene. Vedo che non è il caso di tirarla per le lunghe..." disse Gunter, mentre gettava uno sguardo alla propria destra, sperando di vedere Pandora e Sotero. Con suo grande sollievo, vide che la fattucchiera bionda era abbastanza lontana da quel lrido mezzogre che fino a poco prima la tratteneva... e non solo, ma Robolone si stava anche muovendo verso le gabbie, con l'intenzione di aprirle. Pandora fece un gesto dell'okay, per dire che era già pronta a qualunque cosa cercassero di fare...

E dopo un istante, Gunter agì con rapidità disarmante. Fece cadere il telo dalla sua arma, rivelando il suo moschetto, e lo imbracciò con un rapido gesto, per poi alzare la mira verso lo slither stregone, che era rimasto a bordo della loro nave, pensando di essere al sicuro.

Sfortunatamente per lui, la distanza non era un problema per Gunter.

Il nano tiratore prese la mira in una frazione di secondo e premette il grilletto. L'esplosione riecheggiò per tutta la spelonca, spaventando i cani intermittenti e anche la belva distorcente... e prima di avere il tempo di lanciare un altro incantesimo, Chran si irrigidì e crollò al suolo, con un'espressione di incredulità per sempre congelata sul volto. Il proiettile di Gunter gli aveva attraversato il cranio.

Thrakch, che fino a quel momento si era mostrato abbastanza arrogante e sicuro di sè, restò sbalordito nel vedere il suo stregone di fiducia che si accasciava al suolo senza vita... e un attimo dopo, diversi degli slither e della banda di trafficanti di Gaeta vennero colti del panico!

"Porca vacca, quello ha un'arma da fuoco!" esclamò uno dei banditi.

Uno slither dalla pelliccia marrone si ritirò dietro una colonna di roccia. "Io qui non resto! Non mi faccio ammazzare, squik!"

"Ammazzatelo, presto!" esclamò Gaeta, vinto il suo primo istante di esitazione e di paura. "Prendetelo! Prendeteli tutti e..."

"Non credo che prenderai nessuno!" esclamò Pandora. "So che non va bene prendersela con i più piccoli, ma... per te sono disposta a fare un'eccezione!"

Con uno scatto, Pandora aprì la gabbia del canguro... e lo strano animale si precipitò fuori, quasi travolgendo lo gnomo fuorilegge! Gaeta si scansò con un'esclamazione di rabbia e paura al tempo stesso, poi cercò di sfoderare i suoi pugnali per battersi... ma non fece in temo prima che Robolone, ancora sotto l'effetto dello Charme Persone di Pandora, lo prendesse per la collottola e lo sollevasse di peso, come un fuscello! Nello stesso momento, le gabbie dei protoceratopi si spalancarono... e i rettili tarchiati si precipitarono fuori furibondi, lanciandosi contro la belva distorcente prima che quest'ultima potesse lanciarsi di nuovo all'attacco!

"Attenti!" esclamò uno slither. Un altro degli uomini-ratto cercò di trattenere i due dinosauri, ma venne scagliato via dal più grande dei due che lo colpì con una testata talmente potente da rompergli un paio di costole! Con un'esclamazione di paura, Gaeta cercò di divincolarsi, ma Robolone to tenne sollevato da terra, e lo gnomo fuorilegge non potè fare altro che agitarsi e sbracciarsi.

"Aaaargh! Ma che fai? Lasciami subito, ammasso di muscoli! Lasciami! Che diavolo stai combinando?" ringhiò Gaeta. Con disappunto, vide che Sebastiano stava tornando, portando con sè le armi che erano state confiscate agli Abolitori prima che entrassero... e prima che gli slither potessero raggiungerli, Nisa aveva già ricevuto il suo arco e la sua faretra, per poi scoccare una freccia che raggiunse uno slither al braccio destro e gli fece cadere l'arma! Endlinn ed Holger ricevettero le loro armi e si piazzarono davanti a Nisa e Gunter, mentre il nano imbracciava nuovamente la sua minacciosa ascia da battaglia!

"E' ora di chiarire le cose, mio caro, miao." disse Sotero con un sorriso sardonico. "Noi siamo Abolitori, miao! E siamo qui per scoprire di più sui vostri loschi traffici!"

"Che cosa? Abolitori?" ringhiò Thrakch, gettando uno sguardo inferocito a Gaeta, che ancora si dibatteva nella morsa di Robolone. "Gaeta! Intendi questo per sicurezza e controllo?"

"N-no! Un... un momento! Non è stata colpa mia, io..." cercò di giustificarsi lo gnomo. La belva distorcente aveva distolto la sua attenzione dai cani intermittenti ancora avviluppati nelle ragnatele, e stava difendendosi dall'assalto di uno dei protoceratopi, mentre l'altro si lanciò su Gaeta e lo colpì al fianco con un morso feroce! Per quanto il lucertolone fosse erbivoro, la sua bocca simile ad un becco era affilata come il becco di un uccello predatore, ed inflisse una profonda ferita a Gaeta. "AAAAAARGH!"

Robolone mollò la presa sul suo capo, che si agitò convulsamente e cercò di colpire il protoceratopo con una corta spada che portava appesa al fianco, mentre Nisa scoccava un'altra freccia che mancò di pochissimo uno slither dal muso affusolato. Tuttavia, il colpo mancato ebbe ugualmente l'effetto di dissuadere l'uomo-ratto e convincerlo alla ritirata.

"Ugh... maledizione, questo è un tradimento!" esclamò Gaeta. Con un affondo sferrato al momento giusto, riuscì a superare la pelle coriacea e ferire il protoceratopo ad una spalla... ma il dinosauro reagì alla ferita con ancora più furia e scaraventò via Gaeta con una testata, facendolo cadere un po' più in là, stordito e dolorante.

Nel frattempo, Endlinn ed Holger si erano mossi verso i cani intermittenti, e stavano tagliando le ragnatele che li imprigionavano con i loro pugnali. "Tutto bene, voi?" chiese il mezzorco, mentre Sebastiano, pur con un po' di riluttanza, si piazzava accanto a lui per difenderlo dalle guardie del corpo di Thrakch. I due slither armati di asce stavano cercando di impedire ai due ex-criminali di liberare i cani dorati, ma non osavano entrare nel raggio d'azione dello stocco di Sebastiano.

"Voi... ci state aiutando... allora non siete con quella gente!" esclamò Bora. Un attimo dopo, il coltello di Endlinn finì di tagliare la ragnatela, e il capobranco toccò terra con le zampe e tirò un sospiro di sollievo. Altri malfattori avevano cercato di attaccare... ma Nisa li bersagliava con le sue frecce, e anche Pandora e Robolone stavano facendo del loro meglio per distrarre i nemici e farli indietreggiare.

"Certo che no! In realtà speravamo di tenerli d'occhio un altro po', ma... lasciamo perdere, tanto avremmo comunque dovuto rovinare il loro traffico di animali!" affermò Gunter, usando la sua ascia per tenere a bada un malvivente ed uno slither. Con un fendente ben assestato, mandò a terra l'uomo-ratto, poi si voltò verso l'uomo e parò abilmente una pugnalata.

"WRRRRROOOOOWL!" La belva distorcente, ormai fuori controllo, si era liberata da quelli che cercavano di trattenerla, arrivando anche a falciare uno di loro con i suoi tremendi artigli. Poi, il mostruoso felino si lanciò contro Gunter e Bora, che alzarono lo sguardo appena in tempo per vedere una figura dai contorni confusi, che cambiava continuamente di posizione, gettarsi su di loro. Bora riuscì appena in tempo a teletrasportarsi via, ma Gunter non fu abbastanza veloce, e gli artigli della belva lo raggiunsero, aprendogli tre graffi paralleli sulla clavicola destra. Il nano grugnì di dolore e cadde su un ginocchio, mentre Nisa cambiava di colpo bersaglio e cercava di trafiggere un punto vitale della belva con le sue frecce. Ma ancora una volta, era quasi impossibile capire dove si trovasse la strana creatura. La sua posizione sembrava cambiare in continuazione, e due delle frecce di Nisa andarono a vuoto... mentre una terza colpì uno dei tentacoli che le uscivano dalle spalle, strappando alla bestia un furibondo ruggito di dolore.

Vedendo che la situazione cominciava a farsi troppo calda per loro, diversi slither decisero di abbandonare la lotta e scappare, raggiungendo le scale verso la superficie, oppure liberandosi delle armature e gettandosi in acqua per poi allontanarsi a nuoto... e lo stesso Thrakch si stava rendendo conto che non conveniva restare lì. Ormai, l'affare era andato a monte... e anche se catturare dei cani intermittenti, una belva distorcente, dei dinosauri ed un canguro era una prospettiva molto attraente... non aveva nessuna voglia di farsi ammazzare per questo.

Il leader degli uomini-ratto tirò fuori un minaccioso coltello da lancio da sotto i suoi vestiti polverosi... e lo lanciò con precisione letale, trafiggendo il braccio sinistro di Nisa mentre quest'ultima sembrava in procinto di scagliare un'altra freccia contro la belva distorcente. L'elfa dai capelli verdi emise un breve grido di dolore, e l'arco le cadde di mano assieme alla freccia che stava per lanciare.

"Nisa!" esclamò Pandora. Robolone e il canguro che avevano da poco liberato stavano tenendo a bada i malviventi rimasti... e lo strano mammifero marsupiale diede una dimostrazione di forza sferrando un doppio calcio ad un energumeno che cercava di trafiggerlo con un pugnale. Colpì il malfattore ad una spalla, con una tale potenza che si sentì il rumore dell'osso che si rompeva, e l'uomo crollò a terra ringhiando di dolore, con il braccio paralizzato.

Endlinn aveva appena finito di liberare i cani intermittenti superstiti, evitando come poteva i tentacoli e gli artigli del felino... e finalmente, colto il momento giusto, afferrò un sacchetto dalla cintola e lo lanciò verso le zampe della belva distorcente. Nello stesso momento, Pandora alzò le braccia e lanciò un incantesimo, nella speranza che questo desse una mano ad affrontare la creatura.

"Polvere Luccicante!" esclamò la fattucchiera. Una nuvola di pulviscolo dorato apparve dal nulla e si appoggiò delicatamente sulla belva distorcente, mentre il sacchetto che Endlinn aveva lanciato si apriva e faceva uscire un denso liquido bluastro. La belva distorcente, troppo impegnata a combattere per prestare attenzione, mise una zampa sulla pozzanghera di fluido blu, e vi rimase incollata! La belva ringhiò ferocemente mentre la polvere dorata la ricopriva, delineando i suoi contorni in modo da vanificare la sua immagine illusoria. Come se la mostruosa pantera si fosse resa conto di cosa stesse accadendo, lanciò un altro ruggito furibondo e cercò di strisciarsi contro il terreno per liberarsi dalla polvere. Ma i cani intermittenti le erano già addosso, e mentre due di loro la mordevano alle zampe, Bora le si lanciò alla gola e mise a segno un morso deciso. La belva distorcente, gravemente ferita, agitò convulsamente le zampe anteriori e buttò a terra il capobranco, per poi cercare di scrollarsi di dosso gli altri due cani intermittenti. Con la forza della rabbia e della disperazione, la belva scattò in avanti, si stacco da terra e sferrò una raffica di colpi con gli artigli e i tentacoli, ferendo sia Gunter che Holger... ma il mezzorco strinse i denti, temponandosi una ferita appena aperta sotto la gabbia toracica, e seguì con lo sguardo la mostruosa pantera mentre balzava sopra una roccia più elevata delle altre. Ringhiando, la belva distorcente colpì di nuovo con i suoi tentacoli... ma non ebbe modo di tenere d'occhio Nisa, che aveva appena pronunciato una nuova formula.

"Che le forze della natura rispondano alla mia preghiera... e che il verde intrappoli il mio nemico! Intralciare!" esclamò l'elfa, il palmo della mano puntato contro il felino mostruoso. Delle liane verdeggianti ricoperte di foglie cominciarono a crescere per magia tutt'attorno alla belva distorcente, che ruggì di nuovo quando si ritrovò le zampe legate ed ancorate a terra. Altre liane crebbero ancora di più e cercarono di bloccare i tentacoli del mostro, che cercò di liberarsi rodendo le "corde".

"Adesso è il momento giusto!" esclamò Nisa. "Presto, colpitela con tutto quello che avete, prima che si liberi!"

Gunter non aveva avuto il tempo di ricaricare il suo moschetto, ma Nisa riuscì a scoccare un'altra freccia, mentre Endlinn ed Holger imbracciarono le loro balestre e spararono due quadrelli... e Robolone, ancora sotto l'effetto dello Charme di Pandora, afferrò una fionda dalla cintura, caricò un proiettile e lo lanciò contro la pantera mostruosa. Intrappolata com'era, la sua immagine illusoria disattivata, la bestia non riuscì ad evitare i colpi e ringhiò di dolore sotto l'assalto... e Pandora si avvicinò, gli occhi che rilucevano di una luce innaturale, ora blu, ora verde...

"Ci penso io a sistemarla." disse la giovanissima fattucchiera. Con espressione determinata, Pandora avanzò e aprì le braccia... e si sentì una sorta di scarica energetica che si accumulava sulle punte delle sue dita, mentre delle scariche elettriche azzurre scintillavano attorno a lei. La belva distorcente ruggì di nuovo, un misto di rabbia e paura... ma Pandora non si fece intimorire e puntò i palmi delle mani verso il mostro, mentre le sue labbra pronunciavano una litania in una strana lingua ultraterrena...

Infine, l'energia magica raggiunse l'apice, e Pandora pronunciò la parte finale della formula!

"Fulmine! Ruggisci e travolgi il mio nemico!" esclamò, e puntò entrambi gli indici contro la belva distorcente. Un rombo di tuono scosse la spelonca e fece ribollire le acque per un breve istante... poi, un fulmine azzurro scaturì dalle mani della fattucchiera e sfrecciò attraverso l'aria, colpendo in pieno la belva distorcente! Il mostro spalancò gli occhi e lanciò un terrificante ruggito di dolore quando la scarica elettrica percorse il suo corpo, e un pungente odore di bruciato cominciò a levarsi attorno a lei, mentre la caverna veniva illuminata in una febbrile intermittenza, e diversi dei presenti erano costretti a coprirsi gli occhi per non essere abbagliati.

Ancora per qualche secondo, la belva distorcente riuscì a tenersi in piedi... poi, dovette soccombere alla potenza dell'incantesimo di Pandora. Le sei zampe della creatura cedettero, e la belva distorcente si accasciò al suolo ed esalò l'ultimo respiro, proprio mentre il Fulmine scagliato da Pandora cominciava a dissiparsi. I tentacoli acuminati si afflosciarono, e il bagliore maligno nei suoi occhi si spense. Quando l'eco del Fulmine si dissolse del tutto, un silenzio inquietante scese sul covo ormai devastato, e anche gli animali appena liberato guardavano con paura e meraviglia il risultato di quel poderoso incantesimo d'attacco.

"Uff... credo... credo che ce l'abbiamo fatta!" sospirò Pandora, abbassando finalmente le braccia e tirando un sospiro di sollievo. Il covo si era praticamente svuotato nel corso dell'ultima fase della battaglia. La maggior parte degli slither, compreso Thrakch, aveva saggiamente deciso di fuggire - e sicuramente aveva influito molto anche vedere il loro stregone che veniva abbattuto così facilmente da un semplice colpo di fucile. Anche gli uomini della banda di Gaeta si erano dileguati... e quei pochi che avevano scelto di restare e combattere ora giacevano a terra morti, doloranti o privi di sensi. Tra questi ultimi c'era anche Gaeta stesso, che si trovava disteso a terra a pancia in su accanto alle gabbie degli animali ormai quasi tutte vuote. Il canguro, ripresosi dal tremendo frastuono dell'incantesimo Fulmine, si era avvicinato allo gnomo inerte, e lo stava annusando con un misto di curiosità e prudenza.

Il silenzio venne rotto quando Robolone sospirò e guardò in direzione di Gaeta. "Robolone non pensava... che sarebbe andata così." disse infine, con voce un po' tremante. "Me credeva... che io e lui amici. Io facevo cose per lui... e lui dava me casa e cibo."

"Lui... non è davvero tuo amico." affermò Nisa, massaggiandosi il braccio ferito mentre si dirigeva alle gabbie dove erano tenuti i cuccioli di cane intermittente. Gli altri animali liberati, il canguro e i due protoceratopi, la osservarono guardinghi, ma non fecero nulla per fermarla, come se percepissero per istinto che potevano fidarsi di lei. "Lui ti voleva solo sfruttare perchè la tua forza gli faceva comodo, ma per lui non sei altro che un servo non pagato."

"Mi dispiace. Lui era me simpatico..." affermò il mezzogre strofinandosi la nuca con una mano. L'elfa druida aprì rapidamente la gabbia, e i piccoli di cane intermittente balzarono allegramente fuori e corsero verso gli adulti, che li accolsero con gioia.

"Vi abbiamo ritrovati, piccoli fratelli." disse il capobranco Bora, mentre si chinava per leccare due di loro che avevano preso a zampettargli attorno. Po, alzò lo sguardo verso il gruppo di Gunter, e guardò anche verso il corpo del suo simile che era stato abbattuto dalla belva distorcente. "E' bello avervi si nuovo con voi, e sono contento che stiate bene... ma il mio cuore piange per la perdita di fratello Nimbus. Egli ha lottato con coraggio e senso del dovere verso il nostro branco, fino alla fine."

"Fino alla fine." confermò un altro dei cani intermittenti - quello che era stato messo ko in precedenza. Immediatamente, i cuccioli smisero di girare attorno al capobranco, e sia loro che gli adulti si radunarono solennemente attorno al corpo di Nimbus. Gli Abolitori e Robolone restarono indietro, in segno di rispetto mentre i cani dorati si radunavano attorno al corpo del loro compagno e iniziavano quello che Nisa non potè che paragonare ad un rito funerario.

Dopo essere rimasto qualche secondo a guardare il corpo del suo simile, Bora gettò indietro la testa ed emise un lungo, lieve ululato che pervase rapidamente l'aria della spelonca... e gli altri cani intermittenti si unirono ben presto all'ululato, e dopo aver chiuso gli occhi e congiunto le mani, Nisa si mise a pregare tra sè.

"Che il tuo spirito torni alla natura, Nimbus." sussurrò, a voce talmente bassa che lei stessa faceva fatica a sentirla. "Sii fiero delle tue azioni. Hai lottato fino alla fine per i tuoi piccoli fratelli, e gli spiriti primevi ti sapranno ricompensare."

Finalmente, dopo qualche minuto passato a dare l'ultimo saluto al caduto Nimbus, Bora si schiarì la voce e si rivolse al gruppo di avventurieri. "Salute a voi, o stranieri. Non vi conosciamo e all'inizio ci eravamo fatti un'idea sbagliata di voi... ma siamo lieti di aver fatto questo errore. Vuol dire che c'è ancora qualcuno, tra le razze civilizzate, che è disposto a prendere in considerazione un problema pur non essendone direttamente coinvolto. Non siete davvero come gli altri."

"In realtà, non sapevamo di questo vostro problema." affermò Pandora. Con un cenno della mano, invitò Robolone ad avvicinarsi a sua volta, e il mezzogre, nonostante un accenno di esitazione, raggiunse il gruppo di Abolitori. "Noi... siamo stati mandati qui per scoprire chi catturava animali e altre creature dai boschi e dalle montagne di Tilea, e per quale motivo lo stava facendo."

Bora si guardò attorno e vide i due protoceratopi che, non avendo più un bersaglio sul quale sfogare la loro collera, si guardavano attorno con aria confusa, forse chiedendosi come avrebbero potuto fare ad andarsene da quello strano posto. Il canguro, da parte sua, sembrava un po' più calmo, anche se si teneva a debita distanza dai lucertoloni. "Hmm... non immaginavamo che qualcuno stesse indagando su questi malfattori. Se lo avessimo saputo, forse avremmo cercato di contattarvi e di stringere un accordo con voi. Invece così... forse abbiamo interferito con le vostre indagini."

"Non è detto." rispose Sebastiano, mentre legava i polsi ad uno degli scagnozzi di Gaeta. Gettò un'occhiata sprezzante allo gnomo fuorilegge e si accinse a legare anche lui mentre era privo di sensi. "Dopotutto, c'è più di un modo per farsi svelare certi segreti, e quello che avevamo scelto noi era semplicemente quello che ci permetteva di mantenere un profilo basso. Ma possiamo sempre farci chiarire le cose da questo signorino. In particolare, cosa c'entrano gli slither e se lavorano davvero per i Malformatori. E soprattutto... cosa sanno dei piani dei Malformatori."

"I Malformatori?" chiese uno dei cani intermittenti, che aveva appena finito di radunare i cuccioli in un unico punto. "Chiedo scusa, ma non sappiamo nulla di questo gruppo di cui parlate. Sono stati loro ad ordinare che i nostri cuccioli venissero rapiti?"

"Credo proprio di sì, anche se al momento non ne sappiamo il motivo." affermò Holger. "E il fatto che non siamo riusciti a prendere nemmeno uno di quei dannati uomini-ratto è un po' un problema. Sicuramente loro ne sapevano di più."

"Comunque, i Malformatori sono una società segreta... anche se più che altro dovrebbero essere paragonati ad un culto... dedita alla creazione di nuove forme di vita. E i loro esperimenti sono praticamente tutti degli affronti alla natura." rispose Nisa. Come membro dell'ordine dei druidi, l'elfa dai capelli verdi metteva l'accento sulla protezione della natura e delle leggi dell'ecosistema. "Gli Abolitori, di cui noi facciamo parte, di oppongono ai loro piani... e in effetti, siamo qui per cercare di capire cosa significa il traffico di animali e piante per conto dei Malformatori. Immaginiamo che gli serva per trovare dei soggetti validi per i loro esperimenti, ma... c'è comunque bisogno di conoscere i particolari, se vogliamo opporci efficacemente ai loro piani."

I cani dorati restarono in silenzio, probabilmente riflettendo su cosa convenisse fare. Erano arrivati fin lì solo con l'intenzione di liberare i cuccioli e tornare nella loro terra, ma non potevano negare che erano rimasti invischiati in qualcosa di grosso... forse più di quanto gli stessi umani che li avevano aiutati immaginassero...

"Hmm, a questo proposito, un piccolo inciso..." chiese Pandora. "Come hanno fatto questi individui a tenere prigionieri i cuccioli, se voi cani intermittenti potete teletrasportarvi così?"

Uno dei cuccioli, comprendendo la domanda, alzò una zampetta e toccò il collare che gli era stato messo al collo, come per spiegare che era quello il problema. In effetti, quando Pandora si chinò per toccarlo, si rese conto che c'era qualcosa di particolare. Non solo era fatto di piombo, un metallo notoriamente refrattario alla magia, ma quando la giovane fattucchiera lanciò un semplice incantesimo di rilevamento, riuscì a vedere una debole aura magica che lo circondava. Incuriosita da questa contraddizione, Pandora osservò più da vicino il collare... e notò che era tenuto agganciato attorno al collo del cucciolo con due gancetti di ferro - erano quelli ad essere stati incantati, in modo da restare fissato attorno al collo della creaturina.

"Hmm... credo di capire. Questi collarini di piombo impediscono ai cuccioli di teletrasportarsi. Un sistema semplice ma efficace per tenerli prigionieri." commentò la fattucchiera. Robolone avvicinò il viso ad uno dei cuccioli e guardò con espressione confusa il collare.

"Perbacco, questa sì che è interessante..." disse Sebastiano, sinceramente stupito da quella rivelazione. "Pensate che siano stati proprio i Malformatori a fornire questi oggetti magici ai loro sottoposti? Magari questa banda di malfattori non era neanche consapevole di da dove venissero."

"Quando il nostro gnomo si sarà svegliato, potremo chiederlo anche a lui." rispose Pandora. "E credo che ci debba molte risposte."

Pnsando che fosse il caso di porre una domanda importante, Nisa si schiarì la voce. "Bene, bene... siamo riusciti a salvare i cuccioli, e abbiamo mandato all'aria un'operazione dei Malformatori. Anche se dovremo farci dire per filo e per segno quali fossero i loro piani, e non credo che Gaeta sarà troppo collaborativo. Ma questo è il problema di più facile soluzione... adesso, neabbiamo uno un po' più complicato..." affermò.

Gunter sbattè gli occhi sorpreso. "Come?" chiese il nano. "Che genere di problema sarebbe?"

L'elfa deglutì imbarazzata e indicò dietro di sè - il canguro si era fermato accanto a lei, guardandola con curiosità, mentre i due protoceratopi stavano annusando il terreno come se cercassero di orientarsi.

"Ora... come li sistemiamo, quelli?" chiese Nisa.

Sebastiano grugnì e si mise una mano sulla fronte in segno di esasperazione...                

                            

oooooooooo 

 

CONTINUA... 

  

                                  

 

 

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Capitolo 23
*** La tana dei Malformatori ***


Pathfinder: Madness Rising

Una fanfiction di Pathfinder scritta da: Justice Gundam

 

 

 

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Capitolo 23 – La tana dei Malformatori

 

"Eccoci arrivati. Quello è il lago Epcona." affermò Maria, in piedi su una collinetta che guardava il grande specchio d'acqua, una spettacolare visione assisa tra il verde e le cime dei monti.

Il resto del gruppo raggiunse la giovane donna, e ognuno riprese un po' di fiato dopo la lunga camminata. La maggior parte del viaggio l'avevano fatta attraversano gallerie sotterranee che permettevano loro di spostarsi in segretezza, ma adesso che erano alla luce del sole dopo giorni passati nei sotterranei, faceva uno strano effetto ritrovarsi davanti un simile spettacolo. Le acque erano calme e limpide, e il lago si estendeva su una vasta superficie che quasi rifletteva le vette e le formazioni rocciose tutt'attorno.

 

"Iaco non aveva mai visto lago così..." disse Iaco. Il coboldo stregone strinse gli occhi come due fessure mentre si affiancava alla sua compagna di tanti viaggi per ammirare lo spettacolo. Era già quasi un anno che erano diventati amici, lui e Maria... ma ancora la luce del sole gli faceva male agli occhi e lo costringeva a coprirseli con la mano di tanto in tanto. "Hm... Iaco spera di vederlo meglio di notte, però."

"Incredibile pensare che in un posto come questo si celi una base dei Malformatori, vero?" chiese retoricamente Dario, fermandosi giusto un attimo per apprezzare il paesaggio, per poi voltarsi verso i due membri più giovani del gruppo. "Bambini, tutto okay da voi? Non hai bisogno di una mano, Bastiano?"

 

Matilde e Bastiano, che stavano in quel momento raggiungendo il resto del gruppo, si fermarono a pochi metri dal ragazzo biondo. Il piccolo oracolo, nonostante la gamba malandata, stava facendo del suo meglio per tenere il passo con i loro compagni, e la sua migliore amica rimaneva con lui in modo da dargli una mano come poteva.  

"Va tutto bene. Adesso arriviamo anche noi." disse Bastiano. Dopo aver fatto un cenno di assenso a Matilde, il ragazzino usò il suo bastone per sostenersi e raggiunse Dario, Maria e Iaco, fermandosi con loro a guardare lo spettacolo del lago di Epcona. "Sono contento di aver fatto tutta questa strada... sinceramente, non pensavo che avrei mai visto un posto come questo in tutta la mia vita!" affermò Bastiano con un sorriso sereno.

"Hai ragione, è davvero bello!" rispose Maria. "Ma... adesso dobbiamo concentrarci e trovare il nascondiglio dei Malformatori, che dovrebbe essere da queste parti."

 

"Almeno, questo è quello che ci hanno detto..." continuò Matilde. Con un gesto sbarazzino del braccio, si rimise a posto una treccia e si mise ad osservare meravigliata il paesaggio di alta montagna. A quell'altitudine, l'aria era fresca e un po' rarefatta, e la piccola guerriera sentiva che avrebbe ancora avuto bisogno di un po' di tempo per abituarsi. "Che cosa pensate che dovremmo fare? Dov'è che possiamo iniziare a cercare?"

 

“Prima di tutto, credo che dovremmo prenderci un po' di tempo per riposarci. E' stata una camminata piuttosto lunga.” Rispose Maria, mentre cercava un posto all'ombra dove avrebbero potuto sedersi e rilassarsi. “E magari anche mangiare qualcosa. E' da un bel po' che non mettiamo qualcosa nello stomaco.”

“Magari là sotto.” Dario indicò con lo sguardo un grande albero sempreverde che si ergeva ad appena una decina di metri da loro. C'era abbastanza spazio nella sua ombra da permettere a tutti loro di mettersi comodi e prendersi un po' di tempo per riposarsi. “Così possiamo anche discutere di come cercare questi Malformatori.”

 

Il gruppo di avventurieri raggiunse l'ombra del grande albero. Si sedettero sotto di esso e cominciarono a tirare fuori le loro provviste dagli zaini –contenitori ben sigillati nei quali erano contenute le cibarie necessarie a sostenere una persona durante un viaggio.

“Uff… sì, in effetti forse si pensa meglio quando non si ha fame.” Dichiarò Matilde. Diede un'occhiata ad un pezzo di carne secca preso dalle sue provviste e lo guardò per un po' come se si chiedesse da dove morderlo, poi si decise e gli diede un morso. Strizzò un occhio per il sapore – la carne era piena di sale, oltre ad essere terribilmente coriacea. “Hm... cavolo, devo ancora abituarmi…” disse, per poi iniziare a masticare.

 

Dario non riuscì a trattenere un sorriso alla vista della piccola avventuriera che cercava di darsi un tono. “Allora… credo che prima di iniziare a cercare, dobbiamo farci un'idea di dove potrebbe essere nascosto questo covo. Diamo un'occhiata in giro, e troviamo i posti dove è più probabile che si trovi l'ingresso.”

“E come facciamo a sapere dove possono essersi nascosti?” chiese Bastiano, un po' preoccupato.

 

Il biondoripensò alla sua infanzia e alla sua adolescenza sulla strada, assieme alla sua banda. Adesso, l'esperienza che aveva fatto gli tornava utile… “Beh, ragazzo mio, sappi che quando vuoi nasconderti bene, hai due scelte: ti nascondo nell'ultimo posto in cui vorrebbero cercarti, oppure nell'ultimo posto che verrebbe in mente a chi ti sta cercando.” Rispose. "Se questi... Malformatori sono competenti, si saranno nascosti in qualche posto insospettabile. Magari anche in fondo al lago."

"Cosa?" chiese Bastiano. Il ragazzino guardò verso il lago, immaginando quanto potesse essere profondo. "E come avrebbero fatto... a scendere fin lì?"

Iaco si grattò il mento con un dito artigliato. "Beh, con magia si può andare da molte parti." spiegò il coboldo dalle squame blu. "Esiste magia per respirare sott'acqua, o magia per teletrasporto. Non difficile per chi vuole davvero."

 

"Comunque, non fissiamoci su un'idea. Altrimenti, potremmo non cogliere certi elementi ovvi." rispose Maria, mentre divorava una galletta salata. Prese un sorso d'acqua dalla sua borraccia, e si schiarì la voce. "Io penso che la cosa migliore da fare sia dare una prima occhiata a questo posto, e cercare di notare tutto ciò che ci sembra fuori posto o interessante. Ci concentreremo su quei punti, e sperabilmente avremo anche un po' di fortuna."

"D'accordo..." disse Bastiano. Il ragazzino prese un respiro profondo, in modo da calmare il suo nervosismo. "Allora, gente... questa è la nostra prima missione vera e propria. Non è come gli allenamenti che abbiamo fatto... sapevamo che in ogni caso non correvamo il rischio di morire o di fare danni. Qui, invece... cacchio, stiamo per entrare nel territorio del nemico! Se facciamo un errore, potrebbe essere l'ultimo!"

 

"E' proprio per questo che siamo una squadra. Ci diamo una mano a vicenda." rispose Dario. "In fondo, era così che funzionava nella banda di cui facevo parte. Ovviamente bisogna stare attenti... ma siamo qui proprio per coprirci le spalle l'un l'altro."

 

"Bene... allora non appena ci saremo riposati abbastanza... potremo cominciare a cercare." disse Matilde, sentendosi al tempo stesso nervosa ed eccitata. "Cacchio, questa è la mia prima missione... spero di non fare casini!"

Maria rise brevemente, arruffando i capelli della piccola spadaccina con una mano robusta. "Non ne farai, tranquilla! Sono sicura che anche tu darai una bella prova di te stessa! E anche tu, Bastiano. Siamo una squadra ben assortita, e sappiamo come muoverci. Restiamo in gruppo, restiamo compatti, e sono sicura che troveremo la soluzione ad ogni problema."

 

"Evviva l'ottimismo..." rispose Dario, un po' sarcastico. Ma tra sè, doveva ammettere che era contento di poter contare sui suoi nuovi alleati. E soprattutto, gli faceva piacere che, una volta tanto, avesse potuto anche considerarli amici.

 

 

oooooooooo

 

Una volta che il gruppo ebbe finito di mangiare, riposarsi e riprendere fiato, iniziarono la loro perlustrazione dei dintorni del lago. Restando uniti e cercando di prestare attenzione a qualsiasi elemento potesse sembrare fuori posto, i cinque avventurieri esplorarono scrupolosamente la zona e si impressero in mente i punti dove più probabilmente i Malformatori - ammesso che ci fossero ancora - avevano nascosto l'ingresso al loro covo segreto. In un paio di occasioni, il gruppo ebbe degli incontri ravvicinati con la fauna locale: alcuni cinghiali piuttosto bellicosi nella prima occasione; e nella seconda, due puma dalla pelliccia fulva che non avevano preso bene quella che vedevano come un'intrusione nel loro territorio. In entrambi i casi, tuttavia, gli avventurieri erano riusciti a cavarsela senza complicazioni. I cinghiali avevano tolto il disturbo non appena si erano resi conto di avere di fronte avversari pericolosi; e quando il quintetto di avventurieri si era ritirato con calma, i puma avevano ripreso a farsi gli affari loro.

 

Tuttavia, almeno per il momento, i cinque compagni non erano riusciti a trovare nulla che potesse suggerire loro di essere nei pressi del covo dei Malformatori. Si erano presi nota di alcuni punti che avevano migliori probabilità rispetto ad altri, ma non avevano trovati ancora nulla di certo. Detto questo, non erano per niente scoraggiati. Avevano quanto meno il sentore che stavano facendo dei progressi, e che trovare la tana dei Malformatori sarebbe stata solo questione di tempo e costanza.

 

Tre ore dopo l'inizio della loro ricerca, gli avventurieri erano tornati al punto di partenza, in modo da discutere sulla loro prossima mossa e fare un riassunto dei punti in cui concentrare le ricerche. "Okay, direi che come prima ispezione non è andata male..." disse Maria, mentre Iaco dava un'occhiata ad una piccola mappa sulla quale aveva scribacchiato degli appunti. "Adesso almeno sappiamo dove è più probabile che si trovino i nostri nemici. Ora, io suggerirei di dare un'occhiata a ciascuna delle aree che abbiamo isolato, una alla volta. Sarà un lavoro un po' lungo, ma credo che sia il sistema più sicuro per trovarli."

 

Iaco disse di sì con la testa... poi, qualcosa ai limiti del suo campo visivo attirò di colpo la sua attenzione, e il coboldo si voltò di scatto, appena in tempo per vedere qualcosa che scompariva dietro il tronco di un albero lontano da loro. Poteva essere un animale, o magari un individuo... da quella distanza non era possibile dirlo facilmente.

Anche se gli altri del gruppo non si erano accorti di quella fugace apparizione, l'allarme di Iaco fu fin troppo evidente, e fu sufficiente a mettere sul chi vive anche loro. "Iaco?" chiese Dario. "Che succede? Hai visto qualcosa?"

 

"Mi è sembrato..." rispose il coboldo, e puntò un piccolo dito artigliato verso l'albero in questione. Si accorse che si trattava, in effetti, di uno dei punti in cui avevano deciso di concentrare le ricerche. "Anzi, no, Iaco sicuro. C'era qualcuno dietro albero. Io no visto cosa, ma c'era."

Immediatamente, tutti si tennero pronti a combattere e si tennero all'erta, mettendo da parte le razioni parzialmente mangiate. Matilde afferrò la sua enorme spada e si tenne pronta a sfoderarla. "Io non ho visto niente... ma non voglio correre rischi. Andiamo a vedere." disse Maria, l'ascia già sfoderata e ben stretta tra le mani...

 

 

oooooooooo

 

 

Nello stesso tempo, in un rifugio sotterraneo la cui esistenza era ignota a quasi tutti...

 

La giovane donna sospirò stancamente ed entrò nel laboratorio, facendosi luce con una lanterna mentre faceva il primo passo nella camera. Un forte odore di sangue e di sostanze chimiche raggiunse le sue narici, e il suono inquietante dei suoi passi risuonò nella lugubre sala degli esperimenti, mentre si avvicinava ad un tavolo sul quale era legata una figura sofferente che gemeva ed implorava pietà, e attorno al quale fluttuavano due mostri dall'aspetto inquietante - due creature sferiche, prive di arti, che galleggiavano in aria senza peso, ricoperte di catene e trafitte da chiodi, lame ed altri strumenti di tortura.

 

"No... no... vi prego... lasciatemi..." gemette l'uomo legato sul tavolo - se ancora si poteva definire un uomo, ridotto com'era ad un essere scheletrico, deturpato nel corpo e nell'anima. Il suo corpo era coperto solo da uno straccio sui fianchi che preservava un minimo di dignità, la sua pelle aveva assunto una tonalità grigiastra ed era segnata da innumerevoli tagli ed abrasioni, segno degli inumani esperimenti che erano stati fatti su di lui. "Che cosa... che cosa volete da me?"

 

"Credimi. Non provo alcuna gioia nel sottoporti a questi esperimenti." disse la donna. Appoggiò la lanterna su un tavolo vicino e si avvicinò al tavolo delle torture per osservare i risultati, portando con sè una sorta di taccuino dove annotare i risultati. Le due creature sferiche si voltarono di scatto verso di lei e si mossero in quello che sembrava essere un cenno di deferenza, mostrando finalmente il loro orribile aspetto: i loro corpi erano sfere di carne scorticata del diametro di non più di mezzo metro, completamente avvolti da catene e filo spinato che li costringeva e li faceva sanguinare copiosamente, ma queste ferite non davano l'impressione di avere alcun effetto se non cosmetico. Da dietro le piastre e le lame imbullonate su di essi, ognuna delle creature aveva un singolo occhio dall'aspetto fin troppo umano, spalancato in un'espressione di dolore e pazzia, e alcune catene penzolavano sotto i loro corpi, terminando in lame, spuntoni, sfere d'acciaio o altri strumenti dall'aspetto minaccioso. Con un cupo tintinnio di catene, i due mostri fluttuanti si fecero da parte e permisero alla donna di ammirare il risultato delle torture...

 

"P-Perchè..." gemette la vittima, dibattendosi inutilmente contro le catene che la tenevano imprigionata. "Perchè... fai... questo...?"

 

L'alchimista sospirò e si rivelò alla luce della lanterna - una donna di non più di trent'anni, vestita di un camice ormai usurato e di una tuta intera di cuoio nero che non faceva proprio nulla per nascondere le sue forme. Aveva i capelli biondi e piuttosto lunghi, legati in una folta coda dietro la testa, e i suoi occhi verdi dall'espressione acuta, protetti da un paio di piccoli occhiali da vista, stridevano enormemente con l'espressione stanca ed apatica del suo viso dalle labbra carnose. Indossava un paio di stivaletti neri alti fino alla caviglia, e una cintura consunta alla quale erano assicurati vari strumenti - bisturi, forcipi, fialette riempite di liquidi di strani colori...

 

"Questa... è una buona domanda." rispose la donna, e si aggiustò gli occhiali senza mostrare il minimo cenno di empatia, partecipazione o anche soltanto di interesse per il dolore della sua vittima. L'uomo restò fermo dov'era, respirando affannosamente, mentre l'alchimista si chinava verso di lui, osservandolo come se volesse imprimersi in mente certi particolari e prendendo appunti sul suo taccuino con aria distaccata...

 

"Non pensi anche tu... che sia un vero peccato?" chiese la donna a bruciapelo. I due mostri sferici sbatterono l'occhio e fecero tintinnare le catene affilate che penzolavano sotto i loro corpi innaturali.

Nonostante l'agonia che attraversava il suo corpo martoriato, l'uomo era rimasto abbastanza lucido da prestare attenzione alla domanda e da chiedersi cosa volesse dire la sua aguzzina. "C-cosa..." riuscì a sussurrare, prima che un violento attacco di tosse scuotesse il suo corpo, facendolo sobbalzare con abbastanza forza da incrinargli un paio di costole. "Aaaaaaah... che... che stai.. dicendo...?"

 

La scienziata scosse la testa e toccò con un dito la gabbia toracica ormai chiaramente visibile dell'uomo, strappandogli un grugnito di dolore. "Questi esperimenti... servono a farmi comprendere i nostri limiti. E' per questo che dico che è un peccato... perchè mi rendo conto di quanto fragile sia il corpo umano. Non devi dare la colpa a me. Se devi odiare qualcuno, faresti meglio ad odiare chi ti ha condannato a vivere in questo misero ammasso di carne e sangue." rispose. "Ma... vedo che ancora non sei al limite. Voi due, continuate pure. Anzi, andate fino in fondo. Verificate quanto del corpo umano si possa perdere prima di morire. E mi raccomando, tenete a mente tutte le misure che fate. Ne avrò bisogno in seguito."

"No... no... no... pietà... pietà!" l'uomo cercò inutilmente di smuovere a compassione l'alchimista, che si allontanò con indifferenza dal tavolo e si diresse verso un'altra sezione del laboratorio, dove altri esperimenti venivano condotti su altre cavie. Malgrado non avessero espressione, i due esseri sferici fecero tintinnare le loro parti metalliche con aria quasi entusiasta mentre fluttuavano verso la vittima e sollevavano le loro catene tentacolari. Terrorizzata, la cavia umana riuscì a vedere un bagliore di sadismo nei loro occhi, prima che le creature calassero su di lui per straziarlo con le lame...

 

"AAAAAAAAAAHHHHHH!"

L'alchimista restò del tutto indifferente mentre voltava le spalle all'orribile scena e raggiungeva un'altra sezione del suo laboratorio... e più esattamente, verso delle gabbie nelle quali erano tenute altre cavie, in condizioni altrettanto inumane. Per la maggior parte, si trattava di animali, o comunque di bestie magiche non senzienti... ma un po' in disparte rispetto ad esse, in due gabbie un po' più grandi rispetto alle altre, si trovavano due halfling emaciati e terrorizzati, un maschio e una femmina, vestiti di stracci sudici e con la pelle incrostata di sporcizia. Non appena sentirono arrivare la loro carceriera, i prigionieri cominciarono ad agitarsi e ringhiare... mentre i due halfling si ritirarono quanto più potevano in un angolino delle loro gabbie, come se questo potesse proteggerli in qualche modo, e si presero le mani attraverso le sbarre.

 

"Aaaah! Rico, che cosa... che cosa ci succederà adesso?" esclamò la femmina di halfling, i capelli castani arruffati e sudici che ormai formavano una sorta di criniera attorno alla testa.

"Stai... stai tranquilla, Halise... lo... lo sai che ci sono sempre io con te..." rispose il ragazzo halfling. Ma nemmeno lui dava l'idea di farsi illusioni su quale sarebbe stato il loro destino, e la donna che li teneva prigionieri non provò alcun moto di pietà mentre si chinava verso il maschio e gli prendeva il mento con una mano. Lo costrinse a guardarla negli occhi, e Rico tentò di sputarle in faccia, ma la sua gola era talmente secca che non gli uscì nulla.

 

"Posso comprendere che per voi non sia una consolazione." disse la donna in camice, i cui occhi scintillarono in quello che poteva essere un barlume di entusiasmo dietro le lenti dei suoi occhiali. "Ma il vostro sacrificio sarà necessario per l'umanità. Voi siete due passi su una lunga strada verso il perfezionamento di questo mondo. E adesso, ho bisogno di voi per continuare questo percorso."

Per nulla rassicurata da queste parole, la femmina di halfling si rannicchiò in un angolo e cominciò a singhiozzare, mormorando nel contempo una preghiera alla divinità principale del pantheon degli halfling. "Oh, che Yondalla benedetta ci protegga..." mormorò con un filo di voce... che tuttavia non sfuggì all'udito della loro carceriera.

 

Sentire quella preghiera sembrò irritare la bionda alchimista. Con uno scatto improvviso, mollò la presa su Rico e raggiunse la gabbia di Halise, si chinò sulla halfling in lacrime e la prese brutalmente per i capelli, costringendola ad alzare il viso con un breve grido di dolore.

"Perchè preghi gli dei?" domandò con espressione severa. "E' tutta una perdita di tempo. Loro non ti ascoltano. Non ascoltano nessuno. La tua cara Yondalla non può fare niente per te. E anche se potesse, non lo farebbe. E' una fallita, come tutti gli altri dei."

 

Prima che Halise potesse rispondere, l'alchimista mollò la presa con rabbia, mandando la ragazza halfling a sbattere contro le sbarre della sua gabbia e quasi rovesciando la ciotola dell'acqua. Rapidamente come aveva perso le staffe, la carceriera si calmò, tornando al suo precedente tono freddo e distaccato. "Ora, come stavo dicendo... ho bisogno della vostra collaborazione." affermò. Era fin troppo chiaro che non le interessava nulla se la collaborazione fosse stata volontaria o meno. "Gli esperimenti che ho condotto sulla soppressione della paura hanno dato un esito insoddisfacente. Ho determinato che il motivo è da ricercarsi nel fatto che finora ho utilizzato soltanto cavie non senzienti. Ritengo che i risultati sarebbero più incoraggianti se tali esperimenti fossero condotti su esseri dotati di intelligenza. In particolare, voi halfling siete conosciuti per essere resistenti alla paura magicamente indotta, e per questo siete perfetti per questa prova."

 

"E... e a cosa... ti serve... tutto questo?" chiese debolmente Rico.

 

La donna si aggiustò gli occhiali e sospirò. "Per favore, gradirei che si prestasse attenzione quando parlo." affermò. "Questi esperimenti hanno lo scopo di porre le basi per la creazione di un nuovo mondo, molto migliore di quell'esperimento fallito in cui viviamo oggi. Sicuramente non vi sarà sfuggito il fatto che innumerevoli persone muoiono ogni giorno. Uccise dall'egoismo degli altri o dall'incuria del mondo naturale. Le creature che vivono su Nexos meritano molto di più di questa... miserabile esistenza."

I due halfling restarono ad ascoltare spaventati mentre la donna si alzava in piedi e continuava a parlare. "Già... questa non è vita, è solo esistenza." dichiarò. "Solo spingendoci oltre i limiti che ci vengono imposti possiamo davvero esprimere tutto il nostro potenziale... e per farlo, sta per essere portato a termine un grande esperimento, qualcosa che cambierà radicalmente..."

 

"Dottoressa Sofia Molinari." disse una voce atona, dal timbro quasi metallico, risuonò nel laboratorio e distrasse l'alchimista dal suo discorso, facendole alzare gli occhi al cielo in un'espressione esasperata. L'essere che aveva parlato era una figura umanoide dalla pelle blu-grigia solcata da numerose cicatrici frastagliate, come un sopravvissuto a qualche infame pratica chirurgica. Non indossava vestiti, tranne una sorta di gonnellino composto da inquietanti catene irte di spuntoni che sembravano quasi muoversi di loro volontà, come tanti serpentelli metallici che si avvinghiavano attorno alle braccia e alle gambe della creatura, e un tintinnio snervante accompagnava ogni suo movimento allorchè le catene cambiavano posizione, tiravano e si attorcigliavano, senza mai compromettere la decenza dell'essere.

 

L'alchimista si voltò verso la misteriosa creatura vestita di catene. "Cosa succede? Sto per iniziare una parte importante del mio esperimento. Spero che il motivo per cui mi disturbate sia valido." affermò, ignorando i due halfling che si rannicchiavano nelle loro gabbie, spaventati dalla vista di quello strano mostro.     

L'essere vestito di catene mosse appena un po' la testa. "Ci sono problemi nel catalizzatore. Non riusciamo a conservare l'energia assorbita, e senza di essa, non è possibile cominciare l'esperimento." affermò.

 

Sofia corrugò la fronte. "Questo è strano. Ho personalmente controllato il catalizzatore ieri pomeriggio. Ero sicura che funzionasse tutto correttamente. Se si è guastato così, da un momento all'altro... non posso che pensare ad un sabotaggio." rispose. "Quando avete scoperto il guasto?"

"Non più di un quarto d'ora fa." rispose la creatura, chinando il capo con un lieve tintinnio di catene.

 

Rico e Halise non riuscivano quasi a credere alla loro fortuna, mentre l'alchimista scuoteva la testa con un sospiro deluso. "Hmph... sembra che per adesso, la fortuna sia ancora dalla vostra parte. Ma non esultate. Non appena avremo riparato questo guasto... o meglio, questa manomissione... riprenderemo l'esperimento come da programma. E recupereremo il tempo perduto."

 

Lasciandosi dietro il macabro laboratorio e i prigionieri che la guardavano con paura e risentimento, Sofia seguì l'individuo vestito di catene attraverso i corridoi semioscuri del nascondiglio, passando oltre celle di contenimento nelle quali orride creature mutanti si contorcevano e gemevano, tenute a bada da gruppi di individui incappucciati armati di fruste e bastoni. La donna non mostrò alcuna emozione mentre guardava una delle celle, nella quale erano confinate tre mostruosità simili a gigantesche lumache con le braccia e il viso di un uomo. Per quanto la riguardava, erano tutti passi necessari per il proseguimento del grande progetto dei Malformatori, un progetto che non poteva essere compreso da persone grette e concentrate unicamente sul presente.

 

Finalmente, la creatura condusse Sofia ad una sala più grande, una sorta di laboratorio magico pieno di strani marchingegni, al cui centro si trovava una sorta di colonna di pietra sulla quale erano incise delle rune cuneiformi in un alfabeto sconosciuto. La stanza era illuminata debolmente da alcuni grandi cilindri di vetro riempiti di uno strano liquido fluorescente, all'interno dei quali fluttuavano, prive di peso e di conoscenza, creature umanoidi di vario genere - per la maggior parte umani, nani o elfi, ma si vedevano anche alcuni orchi, goblin o gnoll. Alla parte opposta della stanza, un'altra inquietante figura stava lavorando ad alcuni appunti, mentre osservava freddamente un altro prigioniero incatenato al muro per i polsi e le caviglie.

 

"Che sta succedendo qui, Vulnera? Perchè ci sono questi problemi con il catalizzatore?" chiese Sofia, rivolta all'altro individuo. Quest'ultimo si voltò, rivelandosi come una creatura dall'aspetto umano e dal contegno altero e regale, accentuato da una sorta di corona di spuntoni rossi che gli adornava la testa calva, e dalla veste nera lunga fino al pavimento che avvolgeva il suo corpo, mettendo tuttavia in mostra i suoi pettorali. La sua espressione era fiera e al tempo stesso distaccata, tranne che per un paio di occhi rossi privi di pupille che scintillavano sinistramente, e il suo corpo era decorato da quelli che sembravano essere degli elaborati, e perfettamente simmetrici, tatuaggi rossi sul volto, sul torace e sulle braccia. "Avete idea di chi lo abbia sabotato?"

 

"Dottoressa." rispose l'essere vestito di nero con una voce calda e profonda che strideva con il suo aspetto minaccioso. "Abbiamo appena trovato delle tracce di un'energia magica molto particolare. Nulla che corrisponda a magie praticate su Nexos. Al momento, mi sto personalmente occupando di analizzare i dati, ed entro breve dovrei essere in grado di identificare la minaccia che incombe su di noi."

 

"Molto bene, Vulnera, mi affido alla tua competenza." rispose Sofia. Si avvicinò al suo "assistente" e lo guardò con attenzione: fu solo in quel momento che si accorse, con un leggero sussulto, che quelli che sembravano tatuaggi di colore rosso vivo erano in realtà sezioni di pelle di forma perfettamente simmetrica che erano state asportate con una precisione innaturale, mettendo in mostra la muscolatura sottostante, e che la "corona" che portava sulla testa erano in realtà spuntoni ossei dello stesso colore rosso vivo dei suoi muscoli. "Per... per quanto riguarda il nostro... ospite speciale, come prosegue l'impianto?"

 

Vulnera guardò verso l'individuo incatenato al muro, che emise un flebile gemito e cercò di dibattersi nel miserevole tentativo di riconquistare la libertà. Era un uomo sulla quarantina d'anni che indossava i resti di una veste azzurra che una volta doveva essere stata raffinata ed elegante, ma che ora portava i segni delle torture e degli abusi che l'uomo aveva subito. Il suo volto era reso irriconoscibile dai lividi e dalla barba incolta che era cresciuta, e la sua pelle era incrostata di grasso ed altre impurità... ma la cosa più scioccante era un orrido rigonfiamento nella parte destra del torso, appena sotto la gabbia toracica! Sembrava una sorta di tumore che cresceva appena sotto la pelle, e che ogni tanto si distendeva e si muoveva lentamente. Dall'espressione agonizzante della vittima, si vedeva che gli procurava un dolore atroce...

 

"Non ci sono state complicanze." affermò Vulnera con agghiacciante distacco, come se stesse cercando di risolvere un problema di matematica. Si avvicinò all'uomo incatenato e gli toccò il viso con un dito, ottenendo come risposta un flebile lamento. "Nel giro di non più di 48 ore dovrebbe dare vita ad un Tersicore."

 

"Aaaaah... mi... dispiace... vi prego... uccidetemi..." gemette il prigioniero, la voce roca per la disperazione e il dolore atroce. "Io... sono... pentito... datemi... un'altra... possibilità... non voglio..." si interruppe, e il suo corpo martoriato venne scosso da un violento attacco di tosse.

Vulnera non cambiò espressione e continuò a fissare con vago interesse il corpo della sua vittima che si agitava in preda ad orribili spasmi. Il rigonfiamento sul suo fianco sembrò muoversi ancora un po', come se qualcosa di mostruoso ed alieno stesse per uscire da lì...

 

"Va bene." rispose Sofia con vago interesse. "Allora non perdiamo altro tempo. Vulnera, cerca di riparare al sabotaggio o ad ovviare in qualche modo. Arrivati a questo punto, non possiamo permettere che qualche stolto rischi di mandare tutto all'aria."

Vulnera e l'essere vestito di catene si inchinarono a lei. "Naturalmente. Quello che stiamo facendo è troppo importante." rispose il primo. "Eseguiremo il nostro compito con la massima dedizione."

 

Sofia annuì lentamente, senza mostrare troppo entusiasmo, e gettò un'occhiata al suo taccuino, in modo da ricordare a sè stessa la tabella di marcia per la giornata. Il progetto di cui lei faceva parte era qualcosa di complesso e delicato. Un ritardo o un'omissione avrebbero potuto compromettere ogni cosa. E questo lei non lo poteva permettere. C'era in gioco anche troppo...

 

 

oooooooooo

 

 

Dario guardò con attenzione dietro alcuni cespugli, ma non riuscì a vedere nient'altro che un comune ramarro dalle squame di un brillante colore verde che sguscava rapidamente tra l'erba. Il giovane corrugò la fronte e scosse la testa. Iaco era convinto di aver visto qualcosa, e il coboldo non era certo il tipo di persona che si inventava le cose... ma fino a questo momento, Dario e i suoi compagni non avevano trovato ancora niente che tradisse la presenza di qualcun altro a parte loro in quel luogo remoto.

 

"Iaco, qui non c'è proprio un cavolo di niente!" affermò Matilde. "Sei sicuro di aver visto qualcosa?"

Il coboldo blu, dando prova di grande pazienza, si limitò ad annuire e a rispondere con tutta calma. "Sicuro come che sono qui adesso, sì sì!" rispose. "Strano che qui niente tracce. Come fatto loro a nascondere tutto così velocemente?"

"Sicuramente, se c'era qualcuno da queste parti, non può aver nascosto tutte le proprie tracce in così poco tempo, a meno che non fossero..." cominciò a dire Maria, per poi fermarsi di colpo, come se la frase che stava dicendo le avesse fatto venire in mente qualcosa di molto importante. Quando si accorse che tutti i membri del suo gruppetto la stavano osservando, la giovane donna si sfregò il mento e cercò di pensare all'idea che le era venuta in mente. Era un'idea un po' assurda, ma... date le circostanze, non era nemmeno impossibile. 

 

"Che succede, Maria? Ti è venuta qualche idea in mente?" chiese Dario.

"Forse... forse non hanno esattamente eliminato ogni indizio della loro presenza. Forse hanno usato la magia per celarle." rispose lei, suscitando prima una lieve sorpresa, e poi la rapida realizzazione, da parte del resto del gruppo. Iaco, in particolare, si diede dello stupido per non aver considerato quella possibilità. "Hey, Iaco... hai per caso un incantesimo Individuazione del Magico preparato?"

"Sì, Iaco ce l'ha." rispose il coboldo, che già stava tracciando in aria dei segni mistici relativamente semplici. I suoi occhi si tinsero di viola per un istante, e Iaco si guardò attorno. Ora che era sotto l'effetto dell'incantesimo, riusciva a vedere dei frammenti luminosi sparsi sul terreno, simili a dei cocci fatti di energia pura, come vetro colorato arancione che emetteva una propria luminescenza. "Ah! Iaco vede tracce di magia! Strano... non vede effetti di vero incantesimo, ma... sa che qui usata magia!"

 

"Cosa? Vuoi dire che... davvero qualcuno è stato qui e ha usato la magia per nascondere le proprie tracce?" chiese Matilde. "E... e da quanto tempo era che seguivano le nostre mosse?"

Iaco scosse la testa. "Iaco non sapere." rispose. "Forse da quando noi arrivati."

 

"Merda..." imprecò Maria. "Allora questo vuol dire... che forse i Malformatori ci hanno già scoperti e sanno che stiamo per arrivare?"

"Non ne ho idea... Iaco, vedi qualche altra traccia di magia, per caso?" chiese Bastiano. Il coboldo stregone scosse la testa, ma la sua attenzione venne comunque attratta da una sezione di terreno pochi metri davanti a lui, in un punto nel quale sembrava essere cresciuto un grande pino dalla folta chioma. C'era qualcosa che non convinceva Iaco... ma con la vista disturbata dalla luce del sole, non era sicuro di aver visto giusto.

 

"Questo albero..." disse Iaco, guardando tutt'attorno. "Un po' strano. Iaco non sa perchè, ma... strano. Qui no muschio. No funghi. Molto strano."

"Strano? In effetti è piuttosto... inusuale. Vediamo un po'." disse Dario sfoderando uno dei suoi fidati pugnali. Il giovane ex-monello di strada prese un ramo del pino e gli fece un taglio con un gesto deciso. Rimase un po' sorpreso quando vide che il ramo non era fatto di legno, ma di un materiale molto più flessibile e dall'aspetto inorganico. Dal taglio non uscì resina, e non si sparsero neanche trucioli di legno in giro... c'era qualcosa di peculiare nel fatto che un albero fatto di qul tipo di materiale sembrasse così vero.

 

"Questo albero... non è reale. E' fatto di un materiale molto strano, che ricorda molto il legno come aspetto e consistenza. Ma non è qualcosa di organico... o qualcosa con cui si potrebbe fare un fuoco o costruire mobili." disse il giovane, con evidente stupore.

"Cosa? Ma è assurdo! E chi mai avrebbe messo un albero  finto in questo posto?" si chiese Matilde. La bambina si avvicinò all'albero finto e ne toccò la corteccia, sentendo al tatto qualcosa che poteva in effetti ricordare il legno. Ma c'era qualcosa nella sua consistenza che ricordava più la plastica o la ceramica. Ma non era nessuna delle due cose... "E che razza di materiale è questo?"

 

"Non ne ho idea. Mai visto niente di simile." rispose Maria. "E... come avrebbero fatto a tenere nascosto un albero artificiale come questo?"

"Beh, questo no posto che vengono molti." Iaco cercò di trovare una spiegazione plausibile. "E poi, qui molti alberi. No strano che nessuno notare albero finto."

Bastiano disse di sì con la testa. "S-sì... immagino... che abbia senso, ma... ma non spiega perchè... hanno messo questo albero finto qui." rispose dopo un attimo di esitazione. "Voglio... voglio dire, a cosa... ehm... serve? Non... non voglio dire una... stupidaggine, ma..."

 

"Ma, ma, nessuna stupidaggine, Basti! Anch'io sono curiosa di sapere. E anzi, adesso voglio proprio vedere cosa sta succedendo!" Matilde, diretta e spiccia come al solito, si mise a cercare a tentoni attorno alla corteccia dell'albero, alla ricerca di qualsiasi cosa potesse sembrarle fuori posto o comunque peculiare. Sulle prime, Matilde non trovò niente di particolare, a parte il fatto che come diceva Iaco, la corteccia fosse del tutto priva di muschi, licheni o altre forme di vita vegetali. In effetti, non c'erano neanche insetti...

Poi, la piccola guerriera spostò il palmo della mano su quello che sembrava essere un nodulo di legno - o meglio, del materiale sconosciuto di cui era fatto l'albero. Sentendolo stranamente instabile, Matilde provò a spingerlo, mettendoci tutta la sua considerevole forza... e scoprì che il nodulo penetrava nell'albero, come una sorta di pulsante o di congegno.

 

"Hey! Guardate un po'! Questo affare può essere premuto!" disse Matilde con un ampio sorriso. "Forse stiamo facendo qualche passo avanti!"

"Direi proprio di sì! Guardate là!" esclamò Maria, gli occhi sgranati per la sorpresa. Indicò una parete di roccia vicina a loro... e in particolare, una sezione che stava scivolando di lato con un suono cupo, come una porta scorrevole! "C'è un passaggio segreto... che sia quello il passaggio per il covo dei Malformatori?"

"Beh... sinceramente, mi sembra un po' imprudente andare là e fiondarci subito per quel passaggio segreto." disse Dario. "Se permettete, vado a dare un'occhiata. Giusto per assicurarci che possiamo proseguire..."

"Okay. Noi restiamo vicini in caso di problemi." Maria assentì, e afferrò strettamente la sua ascia. Matilde fece lo stesso con il suo spadone dalla lama larga, e sia Iaco che Bastiano si tennero pronti a lanciare un incantesimo...

 

Con prudenza, Dario afferrò uno dei suoi pugnali e si avvicinò all'apertura, la schiena appoggiata al muro e le orecchie tese in modo da cogliere anche il minimo segnale di pericolo. Si avvicinò lentamente e fece per dare un'occhiata nel tunnel... quando cominciò a sentire dei rumori provenire dal passaggio segreto. Per un attimo, il giovane restò fermo dov'era, non del tutto sicuro di aver sentito bene, e fece un cenno ai suoi compagni affinchè si tenessero pronti. Poi, aguzzò ancora un po' l'udito e cercò di cogliere meglio il rumore. Erano dei versi animaleschi, ma non assomigliavano a quelli di nessun animale che avesse mai visto in vta sua. Per un attimo, il giovane desiderò che ci fosse Nisa con loro - era sicuro che lei sarebbe stata in grado di identificarli all'istante.

 

Ma di qualunque cosa si trattasse, stavano arrivando. E anche di gran carriera. Il tono di quei versi non faceva ben sperare... erano i versi di predatori che non vedevano l'ora di affondare i denti nelle carni di qualche vittima!

Dopo un istante di sgomento, Dario sollevò uno dei suoi pugnali e si tenne pronto. Beh, se era qualche belva affamata, avrebbe presto compreso che non aveva di fronte degli agnellini indifesi.

 

"Stanno arrivando." disse il ragazzo al resto del gruppo. "Tenetevi pronti. Temo che siano pericolosi."

 

Maria fece il segno dell'okay con una mano, e tutti si tennero pronti ad affrontare la minaccia che cominciava a profilarsi...

E qualche istante dopo, una figura scimmiesca emerse dal corridoio, emettendo una serie di orribili versi! In effetti, si trattava proprio di una scimmia, alta poco più di un metro, che si muoveva con sorprendente agilità spingendosi con le mani sul terreno. Tuttavia, non poteva certo essere una normale scimmia: orrendi tentacoli ricoperti di uno strano e viscido liquido verdognolo spuntavano qua e là, in maniera casuale, da una corta e sudicia pelliccia nera, e il volto era mostruosamente deturpato da piaghe e tumori carnosi, con una sorta di "collare" di spuntoni ossei che spuntava dal collo! Ad una prima occhiata, le gambe sembravano atrofizzate, ma guardando meglio, Dario si rese conto che in realtà quella creatura aveva un groviglio di tentacoli al posto delle gambe, ognuno dei quali terminava con una sorta di uncino che la mostruosità usava per ancorarsi meglio al terreno. Dietro il mostro, arrancavano altri mostri dello stesso tipo - e man mano che si rivelavano, Dario contò almeno una decina di quelle orride bestie!

 

"Ma... che cazzo..." mormorò Maria, come ipnotizzata dall'aspetto mostruoso di quei mutanti. Per un istante, la giovane donna allentò la presa sulla sua ascia... ma non appena il primo dei mutanti lanciò un gorgogliante ruggito di rabbia e si accinse a saltarle addosso per sbranarla, riprese coraggio e si piegò sulle ginocchia. "State attenti! Non so che diavolo siano queste cose, ma non sono per niente amichevoli! Dobbiamo difenderci con tutte le nostre forze!"

"Ce... certamente!" esclamò Matilde con un sussulto di paura. Prima che la piccola guerriera potesse aggiungere altro, due di quei mostri, più arditi degli altri, presero l'iniziativa e si lanciarono alla carina con dei versi terrificanti che ricordavano una sorta di misto tra l'ululato di un lupo e il sibilo di un felino infuriato, muovendosi con terrificante rapidità malgrado le loro forme mostruose!

 

Dario agì con prontezza di riflessi e si lanciò a sua volta all'attacco, studiando rapidamente i corpi di quelle cose mostruose. Il collo era protetto da degli spuntoni ossei, e i tentacoli rendevano difficile prendere la mira contro il corpo... ma la testa era scoperta, e il ragazzo calò il pugnale non appena giunto a ridosso della mostruosità! Con un grido di battaglia, Dario piantò il pugnale nella tempia dello scimpanzè mutante, e la lama penetrò profondamente nella testa trafiggendo il cervello. Il mutante si irrigidì di colpo e crollò a terra, scuotendosi ancora per un istante prima di immobilizzarsi del tutto. L'altro mutante, per nulla impressionato si lanciò su Iaco - essendo il più piccolo del gruppo come dimensioni, dava l'impressione di essere la preda più facile, impressione che il coboldo blu fu ben lieto di smentire!

 

"Scudo!" esclamò Iaco. Alzò una mano davanti a sè e creò uno schermo di energia che riuscì a bloccare il colpo di artiglio della scimmia mutante... ma in quel momento, tutti gli altri mutanti si gettarono all'attacco, sperando di sopraffare il gruppo di avventurieri con la semplice forza dei numeri! Dario grugnì per il dolore quando una di quelle orride bestie lo morse ad una spalla, e reagì sferrando una pugnalata che mancò di poco l'occhio del mostro e lo costrinse a mollare la presa!

 

"Attenti! Non fatevi prendere ai fianchi! Restate uniti!" esclamò Maria. Una delle bestie stava calando su di lei, inondandole il volto di saliva disgustosa e di alito pestilenziale... e la giovane donna fece una smorfia di disgusto per poi calare l'ascia sulla creatura e tagliarle due tentacoli. Con uno stridio acuto, il mutante indietreggiò, perdendo sangue giallastro dai moncherini, ma un altro fu rapidamente addosso a Maria e le avvinghiò le braccia con i tentacoli!

"Maria!" esclamò Matilde. La piccola spadaccina intervenne, calò la spada sul mostro e lo colpì a morte, trafiggendogli il torace e mandandolo a terra con un gorgoglio atroce. Maria si liberò dai tentacoli che ancora si muovevano spasmodicamente, e ringraziò la bambina con un cenno della testa, poi rivolse nuovamente la sua attenzione ai mostri. Ne erano rimasti ancora otto...

 

"Matilde! Stiamo davanti a Iaco e Bastiano! Dario, torna indietro! Non farti circondare!" esclamò la donna. Dario sferrò una pugnalata ad un mutante che gli stava addosso, poi si allontanò con una spettacolare capriola, giungendo vicino al resto del gruppo. Con un rapido movimento del braccio, estrasse un coltello da lancio da sotto la sua mantella e lo scagliò con letale precisione, trafiggendo un occhio del mutante più vicino!

 

"Bastiano!" esclamò Iaco, mentre cercava di ritirarsi sotto la furia di due mutanti. Con un gesto del braccio, il coboldo evocò una scarica elettrica che stordì una delle due mostruosità, poi prese la spalla del piccolo oracolo e lo scosse leggermente. "Bastiano, noi bisogno anche di te! Attento, non perdere calma!"

"Ah!" il ragazzino sembrò riscuotersi dalla paura e i suoi occhi ripresero luminosità. Deglutì e cominciò ad intonare una preghiera. "Io... io chiedo aiuto a Pelor, signore del sole... che la sua luce ci guidi!"

Il piccolo oracolo alzò le braccia, e sia lui che i suoi compagni risplendettero per un istante di una strana luce dorata, sentendosi di colpo più forti e vigorosi! Maria fece un cenno con la testa e sferrò un poderoso fendente con la sua ascia, talmente potente da spaccare in due il mutante più vicino!

 

Iaco sorrise e fece un cenno di assenso, poi lanciò un altro incantesimo. "Ottimo! Ce la possiamo fare!" esclamò il coboldo. "Missile Magico!"

Tre strali di luce scaturirono dalle dita artigliate di Iaco e colpirono un altro mutante senza fallo - due di essi centrarono le braccia del mostro, mentre il terzo attraversò il cuore del mostro e lo fece accasciare al suolo agonizzante. Ma un altro di quei mutanti riuscì a prendere Iaco su un fianco, e mise a segno un fendente con i suoi artigli, ferendo Iaco ad un fianco! Le squame che coprivano il suo corpo riuscirono ad attutire il fendente, ma Iaco emise comunque un breve grugnito di dolore quando sentì gli artigli della creatura che gli penetravano nella carne.

 

"Iaco!" esclamò Maria. Fece per intervenire, ma un'altra di quelle orride bestie si lanciò su di lei con tutto il suo peso, sbilanciandola e sferrandole un'artigliata che tracciò tre ferite parallele su un lato del suo viso, mancando di pochissimo l'occhio. Ringhiando di dolore, Maria barcollò indietro e il mostro si accinse a chiudere le fauci sul suo volto... ma Dario lo fermò in tempo, piantandogli un pugnale nella nuca! La cosa emise un verso strano ed orribile, poi crollò a terra e non si mosse più, mentre Maria si ritirava premendosi il volto sanguinante con una mano. Preoccupato, Dario si voltò verso la sua compagna, ma Bastiano si era già precipitato al fianco di Maria e stava lanciando un incantesimo curativo.

 

Con un grido di battaglia, Matilde si precipitò ad aiutare Iaco e sferrò un tremendo fendente con la spada, ferendo il mutante che minacciava di sopraffare il coboldo stregone. Stordito e sanguinante, Iaco si rialzò e ringraziò la piccola guerriera con un cenno della testa, poi alzò un braccio per lanciare un altro incantesimo Missile Magico...

 

"Fatevi forza!" esclamò Dario, voltandosi di scatto verso i mutanti con i pugnali ben stretti nelle mani. Le abominevoli bestie esitarono, vedendo che già metà di loro era stata abbattuta... ma a quanto pareva, la loro sete di sangue soprassava persino il loro istinto di autoconservazione, e i mutanti superstiti cercarono di muoversi attorno al gruppo e tenerli sotto tiro...

"Uff... grazie, Bastiano. E' stato... sgradevole." Maria ringraziò il piccolo oracolo con un sorriso e si tolse la mano dal viso, rivelando che le ferite si erano richiuse, senza lasciare alcuna cicatrice. Bastiano annuì con sicurezza, e Maria afferrò nuovamente la sua ascia e si preparò a ricevere l'attacco successivo. "State attenti! Tenete alta la guardia, e proteggete Iaco e Bastiano!"     

 

Matilde strinse i denti e alzò la spada, in modo che i mutanti potessero vederne la terrificante lama. "Tranquilla, Maria. Di qui non passa nessuno!" esclamò. "Basti, resta dietro di me, e se puoi prepara un incantesimo!"

"R-ricevuto, Mati! Farò anch'io quello che posso!" esclamò il ragazzino. Iaco annuì e creò delle scariche elettriche attorno alle mani, mentre Dario osservava i mutanti in modo da cogliere il momento giusto e sferrare un altro dei suoi precisi e letali affondi...

 

 

oooooooooo

 

 

Nello stesso momento, in un altro luogo a metà tra il mondo dei mortali e il luogo delle ombre...

 

"Allora... com'è andata?" chiese la figura ammantata, la cui voce suonava acuta e stridente, come vetro tagliato.

L'altro individuo, che indossava anch'egli un mantello con cappuccio che copriva tutto il suo corpo, disse di sì con la testa. "Sembra che siano abili. Teniamoli d'occhio." rispose. Anche la sua voce aveva un timbro cristallino, anche se era un po' più profonda di quella del suo simile. "Le nostre informazioni erano corrette. Ma non è il caso di rivelare la nostra presenza. Non per il momento, almeno."

 

La prima figura ammantata annuì. Se i kyton erano coinvolti, era meglio restare nascosti quanto più possibile...

 

 

oooooooooo

 

 

CONTINUA...   

   

      

 

       

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Capitolo 24
*** Terrore sotto il lago ***


Pathfinder: L'Ascesa della Follia

Una fanfiction di Pathfinder scritta da: Justice Gundam 

 

Capitolo 24 – Terrore sotto il lago

 

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"YAAAAAH!" Con un penetrante grido di battaglia, Matilde abbattè la spada sul mutante che la minacciava, e la pesante lama penetrò con terrificante facilità nella pelle coriacea della creatura, quasi spezzandola in due. L'orrida creatura emise un rantolo agghiacciante e crollò al suolo, agitandosi ancora per qualche istante prima che la vita la abbandonasse... mentre poco più in là, Iaco evitò il morso di un'altra di quelle scimmie mutanti e lanciò rapidamente un incantesimo. Gli occhi del coboldo si illuminarono brevemente e sprigionarono una scarica elettrica azzurrina che poi si raccolse nel palmo della sua mano destra... e Iaco pronunciò una serie di parole magiche nell'antica lingua dei draghi per poi afferrare il volto del mutante prima che quest'ultimo potesse tornare alla carica.

Una frazione di secondo dopo, una potentissima scarica elettrica si sprigionò dalla mano di Iaco e percorse il corpo del mutante, che emise un disumano stridio di dolore mentre la potente scarica lo scuoteva dalla testa ai piedi - o meglio, alle punte dei tentacoli. Quando Iaco mollò la presa, la mostruosa bestia si accasciò al solo e continuò a contorcersi per qualche istante... e finalmente, cessò ogni resistenza.

Iaco e Matilde si allontanarono ansimando dagli avversari sconfitti, mentre il silenzio scendeva di nuovo sull'ingresso. La lotta non era stata facile, ma il gruppetto di Abolitori era riuscito a sconfiggere tutte le scimmie mutanti, che adesso giacevano qua e là senza vita, i corpi che sembravano ancora vibrare un pochino. Non era stata una battaglia facile ed indolore, ma erano riusciti a vincere, e senza subire danni eccessivi.

Dario estrasse il pugnale dalla gola di un mutante che aveva appena finito e riprese fiato, guardandosi attorno per assicurarsi che non ci fossero altri pericoli in giro. Quando potè constatare che il gruppo era al sicuro, il giovane si sgranchì una spalla e richiamò il resto del gruppo. "Ragazzi, tutto okay? State tutti bene?" chiese.

"Tutto ok! Nulla che piccola magia non curi." rispose prontamente Iaco. Bastiano pronunciò qualche parola in quella lingua sconosciuta che lo avevano sentito usare già più di una volta, e passò la mano sulla schiena del coboldo, che si sentì di colpo rinvigorito. "Grazie, Bastiano, ora tutto a posto!"

"Già... ma guardate che razza di bestie che abbiamo incontrato!" esclamò Maria disgustata, tirando il fiato dopo il combattimento. Tirò un calcio al corpo di una delle bestie, e fece una smorfia di disgusto quando ebbe l'impressione che i tentacoli che aveva al posto delle gambe si agitassero ancora. "Sono queste le creature che i Malformatori... creano? Che diavolo gli salta in mente?"

"Inutile farsi queste domande adesso." rispose Dario con un sospiro. "Quello che dobbiamo fare adesso è cercare di penetrare nel covo dei Malformatori, e scoprire quanto più possibile dei loro piani. Magari scopriremo anche come fanno a creare queste bestiacce..."

Con attenzione, Matilde diede un'occhiata alla galleria che si era aperta davanti a loro. Era completamente immersa nell'oscurità, e si estendeva per una lunga distanza, al punto che la bambina aveva l'impressione che se l'avessero seguita fino in fondo, sarebbero finiti da chissà quale altra parte di quel posto.  "Da qui non vedo altra via d'ingresso... dobbiamo seguire questa galleria e vedere dove ci porta." affermò la bambina. "E sono pronta a scommettere che hanno già pronta qualche altra trappola."

"Allora lasciate che vada avanti io. Ho un po' di esperienza nel cercare trappole e disinnescarle." propose Dario. "Matilde, tu resta con me. Maria, tu nelle retrovie. Facciamo in modo che ci sia sempre qualche combattente a proteggere Iaco e Bastiano."

"Va bene." rispose la giovane dalla pelle scura, e afferrò saldamente la sua ascia. "Speriamo di non dover restare qui troppo a lungo... questa galleria mi mette i brividi, se devo essere sincera..."

"Avanziamo piano... attenzione sempre!" mormorò Iaco, i cui occhi cominciarono subito a passare in rassegna il corridoio. Lanciò un semplice incantesimo Luce, creando una piccola sfera luminosa sopra il palmo della sua mano, in modo che Dario avesse la possibilità di vedere con abbastanza chiarezza... e il gruppetto si incamminò lungo il corridoio, cercando di tenersi pronto a qualunque sfida li attendesse.

Il corridoio proseguì ancora per un lungo tratto, e Iaco per primo si accorse che stava cominciando a pendere in discesa, penetrando nel sottosuolo. Tuttavia, non si fece distrarre e continuò a tenere d'occhio il passaggio, sperando di riuscire a vedere eventuali trappole. Dario procedeva con lentezza e prudenza, usando un pezzo di legno trovato per terra per spazzare il terreno in modo da intercettare eventuali trappole.

Finalmente, dopo diversi minuti passati ad avanzare in silenzio, i sensi tesi per intercettare qualsiasi eventuale assalitore, Dario si fermò quando il suo sguardo acuto, aiutato dall'incantesimo Luce di Iaco, vide qualcosa di strano che attraversava trasversalmente il corridoio. Con attenzione, il ragazzo fece cenno al resto del gruppo di fermarsi... e si avvicinò al punto che aveva attirato la sua attenzione.

"Ah! Dario visto trappola?" chiese Iaco, guardando con attenzione il punto in cui Dario stava osservando a sua volta. In effetti, la vista acuta del coboldo riuscì a distinguere qualcosa di lungo e sottile, quasi invisibile, che attraversava trasversalmente il corridoio da un muro all'altro, circa all'altezza delle caviglie di un essere umano. Camminando senza prestare attenzione, sarebbe stato praticamente sicuro metterci un piede sopra... e non c'era bisogno di una grande immaginazione per comprendere che si trattava di un sistema di attivazione di una trappola.

"Sì... questo filo quasi trasparente. Non posso sapere che tipo di trappola sia, ma non è il caso di scoprirlo sulla nostra pelle. Bisogna disattivarla." spiegò il giovane biondo.

"Se c'è bisogno di tagliare il filo, non credo ci sia niente di più facile." disse Matilde. La piccola spadaccina si tenne a debita distanza, in modo che anche se la trappola si fosse attivata, lei avrebbe avuto il tempo che le serviva per allontanarsi dalla zona pericolosa. Poi, infilò la lama del suo spadone sotto il filo... e lo portò verso l'alto con un secco movimento delle braccia, tagliando l'innesco della trappola. Si sentì uno scatto di qualcosa di meccanico che si bloccava... e alcune sezioni di muro si aprirono di colpo, mostrando delle piccole balestre montate su dei meccanismi, pronti a scattare non appena l'innesco fosse scattato.

"Come immaginavo, una trappola. E magari quelle frecce sono pure avvelenate." disse Dario, contento che il suo carattere sospettoso gli avesse fatto dubitare ancora una volta della sicurezza di una situazione apparentemente tranquilla. Ancora una volta, questa parte del suo carattere gli aveva salvato la vita. E non solo a lui... forse a tutti i suoi compagni.

Con molta attenzione, non volendo innescare la trappola nel caso ci fosse stato qualche altro meccanismo nascosto, il gruppo cominciò a muoversi tra le balestre infisse nel muro. Dario continuò a scandagliare il terreno davanti a loro con il legno che aveva raccolto, in modo da non incappare in qualche altra trappola... e infatti, un attimo dopo, il ragazzo intercettò un altro filo quasi invisibile che attraversava trasversalmente il corridoio.

"Attenti. C'è un'altra trappola da queste parti." disse Bastiano, notando che il suo compagno di squadra si era allertato. Iaco si avvicinò a Dario e gli fece cenno di allontanarsi... poi congiunse le mani davanti a sè e pronunciò una formula nel linguaggio dei draghi.

"Nurocuirgarh... Katima!" esclamò il coboldo. Un istante dopo, l'aria davanti a lui sembrò vibrare per un momento, e una forza semi-invisibile fluttuò davanti a Iaco e si diresse verso il punto in cui Dario stava indicando la seconda trappola. Toccò il secondo filo... e immediatamente, dai muri ai lati del gruppo fuoriuscirono due lunghi spuntoni che fendettero l'aria nel punto in cui la forza arcana evocata da Iaco si trovava! Dario ebbe un sobbalzo nel vedere le larghe punte acuminate, arrugginite e insozzate di sangue rappreso, ad indicare che quella letale trappola aveva già mietuto delle vittime.

"Merda... se non fossimo stati attenti... adesso uno di noi sarebbe stato infilzato come un pollo allo spiedo!" commentò Dario. Deglutì un po' di saliva e fece un cenno di assenso a Iaco, che tirò un breve sospiro di sollievo e inviò la forza incorporea più avanti, sperando che non ci fossero altre trappole davanti a loro. "Grazie, Iaco... ragazzi, tenete gli occhi aperti. Qui siamo in pericolo ad ogni passo che muoviamo."

"Sì, ce ne siamo accorti..." disse Maria. Se doveva essere sincera, in quel momento sperava che prima o poi ci sarebbestato un altro combattimento. Almeno si sarebbe trattato di qualcosa in cui era più a suo agio e su cui aveva più controllo...

Il gruppo riprese la formazione iniziale, e Iaco mandò avanti il servitore invisibile in modo che potesse almeno far scattare qualche trappola senza che nessuno corresse rischi...

 

oooooooooo

 

"Non siamo soli, dottoressa. Ci sono degli intrusi." disse improvvisamente Vulnera, con un distacco che strideva con il messaggio che voleva comunicare.

Sofia voltò rapidamente lo sguardo verso il suo misterioso collaboratore, la fronte corrugata in un'espressione irritata ed ansiosa. Per quanto normalmente approvasse del comportamento calmo e controllato di quell'essere, in quel momento le dava l'impressione che non stesse dando al problema il giusto peso. "Come sarebbe a dire degli intrusi, Vulnera? Come hanno fatto ad arrivare fin qui?" esclamò. "Pensavo che aveste preso tutte le dovute precauzioni per evitare che venissimo individuati!"

"Per quanto riguarda interferenze da parte di abitanti del Piano Materiale, certamente." rispose Vulnera, senza mai mutare quella sua espressione monolitica. Alzò una mano e schioccò seccamente le dita... e un attimo dopo, i due mostro fluttuanti sferici che avevano assistito Sofia nel suo esperimento precedente entrarono fluttuando dall'ingresso del laboratorio, con un sinistro tintinnio metallico... e l'individuo vestito di catene chiodate alzò lo sguardo, come un soldato pronto ad eseguire gli ordini. "Ho ragione di credere che i nostri concorrenti stiano cercando di ostacolare la nostra ricerca. Gli indizi che ho raccolto portano indubbiamente a questa conclusione."

La dottoressa Molinari si calmò e tornò a concentrarsi sulla vittima davanti a sè. Ancora incatenato al muro, l'uomo cercava di implorare pietà nonostante la gola secca e le labbra riarse, ma Sofia sembrava interessata soltanto ad osservare le sue reazioni e a prendere note. In particolare, sembrava interessata al rigonfiamento alieno che deformava la gabbia toracica dell'individuo. "I vostri concorrenti, eh? Quindi non avevate preventivato che avrebbero cercato di interferire? Questa è una leggerezza sulla quale non posso sorvolare. L'importanza di questi esperimenti è enorme, e non possono essere interrotti."

"Non ritenevamo che il Panoptikon avrebbe avuto interesse in questo paese. Non avevamo rilevato alcuna loro attività recente nelle terre di Tilea." rispose Vulnera senza scomporsi. "Detto questo, provvederò personalmente ad arginare le loro attività. Per quanto riguarda gli intrusi... ci penseranno loro. Skavevi... e i due auguri."

"Come desiderate, padron Vulnera. Elimineremo gli intrusi." rispose l'uomo vestito di catene, facendo un inchino ed emettendo un lieve tintinnio metallico. Afferrò strettamente una delle catene chiodate che avvolgevano i suoi fianchi, e le punte penetrarono nelle carni della sua mano e del suo bracci, facendo uscire qualche goccia di sangue, ma Skavevi non cambiò nemmeno espressione, come se non fosse in grado di sentire dolore. Con un cenno, l'umanoide segnalò agli "auguri" - così si chiamavano quegli ammassi fluttuanti di carne torturata - di seguirlo mentre si dirigeva fuori dal laboratorio, e i tre mostri passarono con indifferenza in mezzo alle gabbie dove le cavie umane venivano tenute imprigionate, in attesa della loro spaventosa sorte.

"Dottoressa Molinari. Ora mi occuperò di individuare la sorgente del disturbo." disse Vulnera. I "tatuaggi" di pelle scorticata che decoravano il suo corpo in maniera macabra e al tempo stesso artistica emisero una lieve luce scarlatta, e i suoi occhi si accesero della stessa luce. Sofia si ritirò di un passo, ancora un po' inquietata da quello spettacolo, per quanto non fosse la prima vlta che vi assistesse. I kyton erano senza dubbio degli alleati molto utili, e si prestavano molto bene al tipo di esperimenti che venivano condotti in quel luogo, ma questo non voleva dire che non trovasse inquietanti certi loro modi di fare. Privi di compassione, stoici ed amorali, pragmatici ed implacabili in battaglia, totalmente dediti alla trasformazione degli esseri viventi in nuove forme, erano perfetti come assistenti alla nobile causa dei Malformatori, ma anche lei sapeva che non c'era mai da fidarsi al cento per cento di loro.

La misteriosa alchimista si ritirò, in modo da lasciare a Vulnera abbastanza spazio per fare quello che doveva. Gettò un'occhiata al suo collaboratore e alla vittima incatenata alla parete... poi, si diresse verso un'altra sezione del laboratorio, sperando che quello che aveva in serbo per gli intrusi potesse aiutare i kyton a neutralizzarli o - meglio ancora - a catturarli.

Non le andava di dover sopportare ulteriori ritardi. Aveva già atteso troppo a lungo per realizzare l'ideale dei Malformatori... e più lei tardava, più persone si ritrovavano ad essere private della gioia dell'eternità...

 

oooooooooo

 

"Ow, ow, ow! Merda, se faceva male..." esclamò Maria, agitando spasmodicamente il braccio sinistro, sul quale si vedevano diversi arrossamenti e bruciature. "Come diavolo hanno fatto a mettere una trappola simile su quella porta?"

"Probabilmente un glifo magico, Maria..." disse Bastiano con un sospiro, mentre lanciava un incantesimo curativo sul braccio della giovane guerriera. Le bruciature elettriche si riassorbirono rapidamente, fino quasi a scomparire del tutto. "Se avessi lasciato fare a Dario e Iaco, invece che buttare giù la porta con una spallata..."

"Beh, è servito a spaventare quegli adepti..." affermò la giovane donna, e ruotò il braccio ora risanato mentre guardava le due figure umanoidi che giacevano a terra prive di sensi. Vestiti di completi di cuoio nero borchiato e armati di spade corte, i due individui erano due umani dall'aspetto brutale, che tuttavia non si erano rivelati all'altezza della guerriera, anche con un braccio parzialmente fuori uso. "E adesso abbiamo due babbei che possiamo interrogare per farci dire qualcosa di più."

"Anche se, in effetti, non credo che ci piacerà molto quello che avranno da dire." affermò Matilde. "Che razza di posto è questo? Come hanno fatto a nascondersi così bene?"

La piccola guerriera represse un brivido alla vista dei soffitti fin troppo immacolati, e sentì un odore inquietante, penetrante e sgradevole, come quello di alcol puro. C'era qualcosa di fin troppo asettico in quella stanza - persino le pareti erano bianche e lisce, del tutto prive di impurità e sporcizia. Sembrava quasi di trovarsi in un ospedale.

"Quello che conta, adesso, è che abbiamo qualcuno da interrogare." disse Dario con un breve sospiro. Si avvicinò ad uno dei sue adepti, che si stava rialzando in quel momento, e lo afferrò per il colletto, sbattendogli la schiena contro il muro. L'adepto emise un mugolio di rabbia e dolore, e cercò di divincolarsi, ma il biondino lo trattenne con decisione e gli puntò un coltello alla gola. "Okay, amico. Adesso dicci tutto quello che sai di cosa fate in questo posto."

Nonostante la posizione in cui si trovava, lo scagnozzo cercò ugualmente di fare il duro. "Heh... e a cosa vi servirebbe, branco di ignoranti?" affermò. "Sappiate soltanto che state per diventare parte di qualcosa di grandioso, e che una volta che si sarà realizzato, rinnegherete la vostra blasfema ignoranza e abbraccerete il nuovo ordine! Nascerà una nuova era di beatitudine per ogni forma di vita, e anche voi ne farete parte, se saprete esserne degni!"

"Se non parli, non vivrai abbastanza da vedere questo tuo prezioso nuovo ordine!" lo minacciò Dario. Avvicinò ulteriormente la lama alla gola del cultista, al punto da aprirgli un graffio sulla pelle e fargli scorrere un minuscolo rivolo di sangue sul collo. L'adepto ebbe un moto di paura e sembrò ritirare la testa di qualche millimetro, ma l'espressione di sfida sul suo volto rimase immutata. "Allora, che mi dici? Guarda che non mi sei indispensabile. Posso sempre interrogare il tuo amico o qualcun altro."

Il cultista strinse i denti, gli occhi fissi sulla lama che si avvicinava. "Tu... tu... non puoi minacciarmi. Anche se mi uccidi... quando la nuova era verrà, io ritornerò... e sarò un tutt'uno con il nuovo ordine." balbettò, tutte parole che per Dario non volevano dire assolutamente niente... se non il fatto che quel fanatico avesse qualche rotella fuori posto e fosse disposto a morire pur di mantenere tali i segreti dei Malformatori. "Avanti... perchè non lo fai? O hai troppa paura? Tu non puoi comprendere... guh!"

Con un grugnito rabbioso, Dario colpì il cultista alla nuca con il manico del suo pugnale, e guardò freddamente l'uomo che si afflosciava per terra privo di sensi. "E va bene, visto che non posso comprendere, non mi degno neanche di ascoltare i tuoi deliri. E ringrazia che non mi va di uccidere senza motivo." affermò. "Maria, puoi legare come si deve questo individuo? Dobbiamo fare in modo che non possa dare l'allarme."

"Ci penso io." disse la giovane donna. Prese una robusta corda dallo zaino e lo usò per legare come si deve il malvivente. "Dopo lo porteremo con noi e lo consegneremo alle autorità del centro abitato più vicino."

"Magari per allora sarà un po' più disposto a parlare." commentò Matilde, la spada già pronta al suo fianco nel caso qualche altro nemico avesse fatto irruzione nella sala. Sentì il secondo individuo che cominciava a svegliarsi, e lo indicò con lo sguardo. "O magari potremmo sentire quell'altro. Chissà che quello non sia un po' più affabile." disse la bambina.

Maria si alzò e si sgranchì le nocche delle mani dopo aver legato ed imbavagliato il primo cultista. "Lasciate fare a me. Credo di saper essere abbastanza persuasiva, quando voglio." rispose. Lasciò da parte il primo scagnozzo, con i polsi e le caviglie ben legati tra loro, e si avvicinò al secondo, decisa a farsi dire tutto quello che sapeva. "Okay, signorino. I miei compagni ed io abbiamo bisogno di informazioni. E non credere che mi farò problemi a romperti qualche osso o a darti qualche calcione là dove non batte il sole per convincerti a sputare il fiato."

Il cultista emise un flebile lamento quando Maria lo prese per le spalle e lo rimise in piedi a forza. "Uuuugh... a-aspetta! Non... non farmi male, mi arrendo!" si lamentò. "A-ascoltate... il capo qui è la dottoressa Sofia Molinari! E'... è un'alchimista, e fa un sacco di esperimenti per creare nuove forme di vita e migliorare quelle già esistenti!"

"Creare nuove forme di vita? E come fa?" chiese Bastiano, un po' sorpreso dalla risposta. Anche se Dario restava calmo e controllato, anche lui era curioso di sapere come diavolo fosse possibile modificare creature già esistenti, o addirittura dare vita a nuove specie.

Il cultista gettò uno sguardo obliquo al piccolo oracolo, e per un attimo, Maria ebbe l'impressione che fosse rimasto scioccato dal fatto che due bambini così piccoli facessero parte di un gruppo di avventurieri. "Heh... magari lo sapessi... quella donna ha le idee chiare, e quei mostri pieni di catene che la aiutano sono davvero terrificanti! Non vi consiglierei davvero di farveli nemici!"

"Mostri pieni di catene?" ripetè Matilde. "Aspettate... ricordo qualcosa dl genere tra le lezioni che abbiamo fatto... non c'era un gruppo di esseri soprannaturali che erano tutti coperti di borchie, metallo e cose di questo genere?"

Dario sgranò gli occhi. "Ma certo! Me lo ricordo! I kyton, le creature del Piano delle Ombre che si nutrono del terrore e del dolore delle loro vittime... e cercano di modificare i corpi delle vittime catturate?" esclamò infine. "Se sono coinvolti anche loro... allora temo che le cose si siano appena fatte molto più complicate."

"Ma che diavolo fare qui kyton?" esclamò Iaco, con un'espressione rabbiosa ed allarmata che nessuno dei suoi compagni era abituato a vedere sul volto del vivace coboldo. "Dottoressa è pazza per fidarsi di loro!"

"Credimi, piccola canaglia. La dottoressa ha semplicemente aperto la sua mente all'illuminazione." disse una voce atona, appartenente alla creatura dalla pelle bluastra, vestita in un gonnellino fatto di catene, che era apparsa all'improvviso sulla soglia di uno dei due corridoi che si aprivano sul muro ad est della stanza. Immediatamente, i ragazzi rivolsero a quell'essere innaturale tutta la loro attenzione... e videro le catene chiodate strisciare ed attorcigliarsi sul corpo dell'imponente figura umanoide, graffiandogli la pelle e penetrandogli nelle carni. Ma ancora una volta, l'umanoide coperto di catena non cambiò nemmeno espressione. Sembrava quasi che venire ferito così crudelmente da quelle punte affilate fosse per lui una sorta di dovere religioso, o addirittura una fonte di piacere...

"Che... cosa?" esclamò Maria, tenendo pronta la sua ascia bipenne. Da quello che ricordava, quell'umanoide era un kyton Evangelista, quelli che facevano da soldati semplici per la loro mostruosa razza. "Di cosa stai parlando, mostro? Tu chiami illuminazione rifugiarsi in questo buco puzzolente dove l'unica luce l'abbiamo portata noi?"

"Voi siete troppo limitati per capire..." proseguì il kyton Evangelista, come una maestrina delle elementari che parla a dei bambini. "Non avete aperto la vostra mente ai segreti della carne e del dolore. Ma se voi voleste, padron Vulnera potrebbe cominciare ad illuminarvi, non appena avrà terminato quello che deve fare."

A quelle parole, i due kyton Auguri si mostrarono in tutto il loro orribile, alieno splendore, e Bastiano provò un conato di vomito nel vedere quelle orride creature librarsi in volo davanti a loro. Matilde rabbrividì disgustata... e quando uno degli auguri cercò di avvicinarsi a lei, rispose con un poderoso fendente che però venne intercettato dalle lame simili a spuntoni che fuoriuscivano dai corpi sferici di quelle mostruosità. 

"Vedo che agite ancora in base ai vostri pregiudizi." affermò il kyton. "Ma ce lo aspettavamo. Una volta che avrete tempo e modo di presenziare alle nostre lezioni, vi renderete conto che tutti i vostri preconcetti sono ingiustificati. I vostri nuovi corpi vi avvicineranno alla perfezione, e guarderete alla vita che fate adesso con imbarazzo e divertimento, come quando da adulti voi sorridete delle sciocchezze che facevate da bambini!"

"Hey! Per tua norma e regola, io sono una bambina!" esclamò Matilde. Tentò di sferrare un altro colpo all'augure che le fluttuava davanti, ma la strana creatura sferica,muovendosi con un'agilità incredibile per un essere così mostruoso, si voltò di scatto e due grosse lame uncinate uscirono di scatto dai suoi lati, facendo uscire degli schizzi di sangue dal corpo del kyton. La spada di Matilde si scontrò con una delle lame con un inquietante tintinnio metallico, e l'augure si lanciò in avanti, ferendo Matilde ad una gamba con una delle sue lame. Matilde emise un breve grido di dolore e si piegò su un ginocchio, e ancora una volta la sua lama sfrecciò verso l'augure. Questa volta, la spada di Matilde riuscì ad intrufolarsi tra le piastre e le borchie che coprivano il corpo innaturale di quell'essere, e aprì una larga ferita nelle carni martoriate. Ma il kyton augure si allontanò rapidamente, e non diede segno di sentire dolore.

"Matilde!" esclamò Iaco, muovendo per lanciare un incantesimo contro l'Augure... quando il secondo dei due kyton sferici intervenne e cercò di andare addosso al coboldo stregone con tutto il suo peso. Iaco sgranò gli occhi e si scansò rapidamente, facendo in modo che le lame della mostruosa creatura mordessero il terreno... e Maria intervenne, cercando di colpire l'Augure con la sua ascia. L'Augure puntò rapidamente il suo unico occhio contro la guerriera dalla pelle scura, che ne incrociò lo sguardo e sentì un improvviso brivido di terrore correrle lungo la spina dorsale! Ma non si fece prendere dal panico e calò un colpo micidiale dall'alto verso il basso, sperando di tagliare a metà l'orrenda creatura.

L'augure, rendendosi conto che il suo attacco era fallito, schivò lateralmente e cercò di cogliere Maria su un fianco prima che lei potesse raccogliere la sua ascia ed attaccare di nuovo. Per fortuna, la giovane donna si era aspettata la reazione del mostro e alzò rapidamente la guardia, respingendo il mostro.

Dario, nel frattempo, aveva deciso di occuparsi del kyton umanoide. Quest'ultimo si stava tenendo a distanza, usando le catene chiodate che gli avvolgevano le braccia come due fruste, fendendo l'aria in una serie di elaborate traiettorie che avevano lo scopo di confondere Dario ed impedirgli di avvicinarsi. Il ragazzo biondo si muoveva con circospezione, evitando di fare la prima mossa - c'era troppa differenza tra i suoi affondi e i volteggi delle catene del kyton Evangelista, e un attacco mal ponderato gli sarebbe costato una dolorosa raffica di catene chiodate.

"Temi il dolore, non è così?" chiese retoricamente l'Evangelista. Con un abile movimento delle braccia, fece volteggiare le sue catene come se fossero state dei nunchaku, descrivendo degli ampi cerchi in aria. Dario si ritirò e cercò di mettersi fuori dalla portata del nemico, ma un fendente gli graffiò ugualmente la guancia sinistra, aprendogli una larga ferita sotto lo zigomo e facendogli stringere i denti per il dolore. "Se ti convertissi, se ti unissi a noi, i segreti di cui potrai venire a conoscenza saranno incredibili! Potrai avere un nuovo corpo, un corpo che non conoscerà mai debolezze, malattie nè dolore."

"Non dire scemenze! Credi davvero che mi unirò alla tua razza?" ribattè il giovane. Con un abile movimento, fece una finta e incitò l'Evangelista ad attaccarlo... e proprio come sperava, la mostruosa figura vestita di catene alzò le braccia e sferrò un micidiale colpo con entrambe le catene, mirando alle ginocchia di Dario in modo da farlo cadere e poterlo catturare più facilmente. Ma il ragazzo aveva previsto l'attacco - e con uno scatto fulmineo riuscì a scansare le catene, che si abbatterono sul pavimento aprendovi dei piccoli solchi. Prima che l'Evangelista potesse recuperare le sue catene e provare di nuovo, Dario scattò in avanti e puntò i suoi pugnali alla gola del mostro, sperando di mettere a segno un colpo mortale il prima possibile. L'Evangelista alzò la testa e inquadrò Dario con espressione fredda e distaccata, ma in ogni caso sembrava che non avesse nessuna possibilità di fermare l'attacco.

Ma un attimo prima che Dario potesse mandare a segno l'attacco, accadde qualcosa che lo lasciò scioccato ed agghiacciato.

Improvvisamente, il volto privo di espressione del kyton sbiadì... e quando Dario lo vide di nuovo, era il viso di un ragazzo della sua stessa età, con capelli castani arruffati, gli zigomi sporgenti e la bocca dalle labbra sottili, contorte in un'espressione di orrore ed implorazione...

"D-Dario!" esclamò, singhiozzando disperatamente. "Dario... amico mio... non farmi del male..."     

Il ragazzo biondo si fermò di colpo, fissando come incantato quel volto familiare - il volto di uno dei suoi compagni nella banda di strada di Auridanio, rimasto ucciso in un furto andato male quando un cavallo imbizzarrito lo aveva travolto!

"Pietro... Pietro! Com'è possibile?" esclamò Dario, la voce rotta dall'emozione.

Il volto familiare scomparve un istante dopo... e Skavevi sferrò un poderoso fendente con una delle sue catene chiodate! La terrificante arma raggiunse Dario al fianco, e il ragazzo sentì il freddo acciaio della catena che gli penetrava nelle carni. Con un breve urlo di dolore, Dario cercò di ritirarsi e sollevò i pugnali davanti a sè, ma Skavevi sferrò un altro colpo, usando la catena sull'altro braccio, e colpì il braccio del ragazzo, facendogli cadere il pugnale di mano.

"Dario!" esclamò Matilde, mentre cercava in qualche modo di tenere a bada il kyton Augure che stava minacciando lei e Bastiano. Il piccolo oracolo teneva alzato uno scudo rotondo di legno rinforzato, cercando come poteva di difendersi dagli attacchi del mostro, e al tempo stesso cercando di pensare ad un incantesimo che potesse dare una mano...

"Ugh... accidenti... qui si mette male!" mormorò Bastiano. Una lama arrugginita scaturì dal corpo dell'Augure e cercò di colpire Matilde, ma la piccola spadaccina riuscì per un pelo a deviare l'attacco... e con la forza della rabbia e della disperazione riuscì a spingere indietro l'orribile creatura. La bambina lanciò un acuto grido di battaglia e sferrò un affondo, infilzando l'Augure sulla sua enorme lama... e il mostruoso ammasso di carne torturata si contorse spasmodicamente, cercando come poteva di raggiungere il suo bersaglio!

"Adesso, Basti!" esclamò la bambina, mentre cercava di inchiodare a terra il mostruoso Augure. Bastiano si riscosse rapidamente da quel momento di paura e alzò una mano davanti al viso, intonando una breve litania.

"G-grazie, Mati! Pelor, signore del sole, ascolta la mia preghiera. Concedici il tuo favore per affrontare questi blasfemi! Benedictio!" Bastiano descrisse un cerchio con un rapido movimento del braccio sinistro, e un'alone di luce dorata si diffuse attorno a lui e si posò su di lui e sui suoi compagni, che si sentirono di colpo più vigorosi e sicuri di sè. Matilde estrasse il suo spadone dal corpo dell'Augure... ma vibrò un altro colpo un attimo dopo, falciando la mostruosa creatura prima che questa potesse attaccare di nuovo! Si sentì uno stridio agghiacciante quando l'ammasso di carne fluttuante si schiantò a terra... e il suo corpo innaturale si squagliò immediatamente in una pozzanghera di denso e maleodorante liquido rossastro che macchiò il pavimento fino a quel momento immacolato.

Con un grugnito infastidito, il kyton Evangelista sferrò un altro colpo a Dario, aprendogli un'altra ferita al costato con la sua catena chiodata. Poi, con l'altro braccio, avvinghiò l'altra catena ad una trave del soffitto e la usò come una sorta di liana per sollevarsi da terra e balzare a distanza di sicurezza. Muovendosi con un'agilità innaturale, Skavevi afferrò una sedia con la sua catena e la scagliò contro il gruppo, centrando Maria mentre questa si apprestava ad attaccare l'Augure rimasto. La giovane donna barcollò ma non cadde, e riuscì appena in tempo ad alzare la sua arma per respingere le lame con cui l'Augure stava cercando di trafiggerla. Il mostro fluttuante si ritirò di un breve tratto e il suo unico occhio si illuminò di una strana luce nera che investì Maria... un attimo prima che un incantesimo Missile Magico da parte di Iaco colpisse il kyton Augure con una raffica di strali di energia argentata!

Maria strinse i denti per l'improvviso dolore mentre l'energia negativa penetrava nel suo corpo e le prosciugava le forze... ma anche con la vista annebbiata, la guerriera riuscì a vedere il suo minuto compagno d'avventura che bersagliava il mostro fluttuante con un altro incantesimo...

"Dario! Dario, stai bene?" chiese Bastiano, trascinandosi verso il giovane biondo come meglio poteva. Dario sembrava ancora un po' scosso per aver visto il volto del suo amico morto in quello di Skavevi, ma adesso stava riprendendo fiato e sembrava essersi riscosso dallo shock.

"Sto... sto bene! Andiamo a dare una mano a Maria! Facciamo fuori quella cosa!" esclamò Dario, notando che Maria e Iaco erano ancora impegnati ad affrontare l'Augure rimasto. Tuttavia, Iaco riuscì ad agire per primo e scagliò un altro incantesimo Missile Magico, che fece barcollare l'orribile kyton. La creatura maligna girò su sè stessa ed estese le catene che avvinghiavano il suo corpo, e una lama uncinata ferì Iaco alla spalla sinistra... ma Maria colse il momento giusto per intervenire, fece un salto e calò la sua ascia sul mostro, dividendolo in due!

Con orrore, Maria guardò le due metà dell'Augure che continuavano a pulsare e a contorcersi ancora per qualche secondo, prima che la mostruosità del Piano delle Ombre si immobilizzasse, e il suo corpo si sciogliesse come quello del suo "collega". Con un sospiro di sollievo, Maria abbassò l'ascia e riprese fiato... poi si voltò verso Iaco, che si stava tamponando la ferita con una smorfia di dolore. "Uff... uff... ecco sistemato quello schifoso... Iaco, tutto bene?"

"Sì... Sì, Iaco starà okay!" rispose prontamente il coboldo stregone, per poi assicurarsi che anche Bastiano e Matilde stessero bene. La piccola spadaccina si stava tamponando la ferita alla gamba, ma per fortuna non era un taglio profondo, e non sembrava che avrebbe influito più di tanto sulla sua abilità in combattimento. In effetti, del gruppo era proprio Dario quello che sembrava più malridotto. "Tu ferito, Dario! Bastiano ha ancora magia curativa?"

Il piccolo oracolo si avvicinò a Dario, che lo raggiunse tamponandosi una dolorosa ferita al fianco. "Sì, ho ancora abbastanza potere magico... Tractare Mediocria Vulnera!" rispose, per poi pronunciare il nome dell'incantesimo che stava lanciando su Dario, usando un'antica lingua che Dario aveva sentito solo poche volte prima di allora. Per quel poco che ne sapeva, si trattava della lingua che anticamente si usava su Tilea...

In ogni caso, gli effetti dell'incantesimo furono evidenti. Le ferite di Dario cominciarono immediatamente a rimarginarsi, e molte di esse sparirono senza lasciare neanche una cicatrice. Il ragazzo biondo tirò un sospiro, ma richiamò immediatamente l'attenzione del gruppo a quello che era successo. Il kyton Evangelista era riuscito ad infilarsi in un corridoio mentre il gruppo era impegnato a difendersi dai due Auguri, e sicuramente adesso il nemico si stava preparando un'imboscata o un contrattacco. E aveva il vantaggio di conoscere quel posto molto bene, mentre loro erano costretti a fare quello che potevano man mano che si addentravano in quel covo misterioso...

"Quel bastardo tutto coperto di catene si sta preparando a farci la festa, da qualche altra parte di questo buco puzzolente." disse Dario. "Che cosa dite? Secondo me, non è una buona idea inseguirlo. Sicuramente vuole portarci da qualche parte dove avrà il vantaggio su di noi."

"Iaco dice di sì. Noi cercare altra strada." disse Iaco. Gettò una rapida occhiata alla ferita che aveva subito, e controllò che non stesse sanguinando ancora.

"Va tutto bene, Iaco? Anche tu sei ferito..." disse Bastiano.

Il coboldo fece un piccolo sorriso e mosse una mano davanti a sè, mentre con l'altra prendeva una bottiglietta di liquido ambrato dalla cintura. "No problema! Tu tieni potere magico per dopo! Ancora nemici più avanti, Iaco teme..." affermò. Stappò la bottiglietta con i denti e sputò via il tappo, per poi trangugiare d'un fiato la pozione curativa contenuta al suo interno. La ferita guarì all'istante, lasciandosi dietro soltanto un punto in cui le squame si erano staccate.

Maria e Matilde controllarono le loro armi e le ripulirono rapidamente. "E a proposito di nemici, dov'è finito quell'altro cultista che stavamo per... interrogare?" disse la donna dalla pelle scura, notando che era rimasto soltanto un cultista, quello che Dario aveva spedito nel mondo dei sogni poco prima. "Sta a vedere che ha approfittato della confusione per battersela. Beh, non importa, ne abbiamo qualcun altro da interrogare..."

"Cerca di non strapazzarlo troppo, Maria..." suggerì Matilde. In quel momento, lo scagnozzo si stava risvegliando... e non appena aprì gli occhi, si trovò di fronte l'espressione dura della giovane donna, che si chinò su di lui e lo prese per il colletto.

"Tranquilla, Mati, ci andrò piano." rispose Maria con un sorrisetto accomodante, per poi voltarsi nuovamente verso l'adepto e avvicinare minacciosa la faccia alla sua. "Okay, amico... proviamo di nuovo. Saresti così gentile da rispondere a qualche domanda... prima che te le chieda con un po' più di veemenza?"

"Uuuugh..." il cultista grugnì mentre riprendeva conoscenza, e poi fece un sobbalzo quando si trovò davanti la guerriera che lo osservava con un sorriso apparentemente affabile. "Ah! Non... non crederai di... di potermi spaventare così, vero? Non... non dirò mai niente..."

Per tutta risposta, Maria alzò una gamba e abbattè il tallone in mezzo alle gambe del malcapitato, facendo rabbrividire Dario, Iaco e Bastiano! Nello stesso tempo, premette la mano sulla bocca e sul naso dell'adepto in modo da soffocare l'urlo di dolore che quest'ultimo cercava di lanciare.

"Ti avevo avvertito che avremmo potuto essere un po' più... veementi." disse la ragazza dalla pelle scura, tenendo il piede sul punto colpito ancora per qualche secondo. Spostò la gamba ma tenne la mano premuta sulla faccia del malcapitato, poi avvicinò il volto al suo in modo da riuscire ancora più minacciosa. "Adesso te lo chiedo di nuovo. Parli, o devo ricominciare?"

Mugolando per il dolore, il cultista annuì debolmente e Maria tolse la mano dalla bocca dell'uomo, che riprese fiato per un attimo e si massaggiò il punto colpito prima di dare la sua risposta. "Va bene... va bene... dico tutto... tutto quello che so... non so tutto di tutto, okay? So solo... un poco... e di poche cose..."

"Okay, okay! Basta che tu dica quel cavolo che sai!" ribattè infastidita Matilde.

Maria si allontanò giusto un po' dal cultista, che mugolò di dolore e cominciò a confessare. "Okay... allora... noi... noi siamo un gruppo che si occupa di... di creare nuove forme di vita... e di modificare quelle già esistenti... Ci servivano cavie... e così abbiamo pagato gente per farci consegnare animali rari, piante strane ed altre creature..."

"Ma perchè animali rari? No bastava topi e conigli?" chiese Iaco.

"E perchè servivamo anche noi ai Malformatori?" chiese Matilde.

"Io... io l'avevo chiesto alla dottoressa Molinari..." rispose l'uomo. "Ma lei... lei mi ha detto... che non bastavano... che c'era bisogno di tanti tipi diversi di creature... Io... non ho chiesto il perchè... io... mi limitavo a lavorare per loro e ad assistere con gli esperimenti! Non so perchè... volevano anche i due marmocchi..."

"Ma perchè lavori per i Malformatori?" chiese Dario. "Ti pagano, o hai qualche altro motivo?"

L'uomo fece una breve risata priva di gioia. "Heh... quando... quando vedi tanta gente schiattare sotto i tuoi occhi per i motivi più assurdi... quando ti rendi conto di quanto preziosa sia la vita e quanto nessuno se ne renda davvero conto... finisci per fare delle scelte un po'... particolari!" rispose. Vedendo l'espressione irritata e confusa del resto del gruppo, l'adepto riprese a dare spiegazioni. "Loro... ci hanno detto che... avremmo avuto dei nuovi corpi. Immortali. Eternamente belli. Perfetti. Così che nessuno di noi sarebbe più dovuto morire! Dopo aver vissuto circondato in quel quartiere di merda, dove ammazzano almeno una persona al giorno... puoi biasimarmi per il fatto che voglio tenermi stretta la mia vita? Ma... non so come avrebbero fatto..."

"Beh, il fatto che siano coinvolti i kyton del Piano delle Ombre... non mi dice niente di buono." commentò Bastiano. 

"Non... non è che quando vi avrò detto tutto mi ammazzerete, vero?" mormorò il cultista. Stava cercando di ritirarsi e di mettere quanta più distanza possibile tra sè e Maria, ma il fatto di avere le spalle al muro limitava le sue opzioni.

Maria storse il naso. "Stai tranquillo. Noi non siamo assassini. Non uccidiamo gente inerme. Ma questo non significa che non vi consegneremo alle autorità, e saranno loro a decidere cosa fare di voi." affermò. "Comunque, per adesso, la cosa più importante è scoprire esattamente cosa stanno facendo i Malformatori da queste parti, e come sono implicati i kyton. Intanto, mettiamo al sicuro questo tipo. Cerchiamo un posto dove non corra rischi, e poi andiamo a vedere cos'altro si nasconde in questo letamaio."

Gli altri membri del gruppo si dissero d'accordo, e Dario fece alzare il cultista catturato per poi mettersi a cercare un luogo in cui fosse più al sicuro...

 

ooooooooooo

 

Vulnera, il kyton Ostiario assegnato al laboratorio della dottoressa Molinari, sembrava assiso in meditazione. Le mani appoggiate su una tavola di marmo ricoperta di complesse rune, davanti alla vittima ancora incatenata al muro, l'emissario dei Piano delle Ombre teneva gli occhi chiusi, apparentemente inerte, il corpo circondato da una inquietante aura del colore del sangue mentre la sua mente vagava nelle vicinanze, alla ricerca dei disturbi che stavano rallentando i loro esperimenti.

Finalmente, dopo diversi minuti passati a scandagliare i dintorni, riuscì a percepire qualcosa di strano... e allo stesso tempo, di fastidiosamente familiare. La presenza di un'energia mentale non inferiore alla sua, che stava in qualche modo interferendo con le energie magiche raccolte nel laboratorio e impediva alle loro attività di proseguire. Vulnera aveva la netta sensazione che quella stessa presenza avesse fatto sì che gli intrusi scoprissero il loro nascondiglio, e raramente la sua intuizione sbagliava su queste cose.

La sua mente proiettò i suoi pensieri verso l'altra entità, cercando di intimorirla.

"Avete deciso di interferire nei nostri progetti? Ci sono gli estremi per considerare criminale l'attività del Panoptikon."

Un'immagine di un umanoide avvolto in un elegante abito nero apparve nella mente di Vulnera. "La vostra definizione di criminalità è alquanto originale. Siete stati voi velstrac ad interferire per primi con il Piano Materiale."

"Stiamo semplicemente rispondendo a delle evocazioni, il cui scopo era il consulto e la collaborazione con il collettivo velstrac." rispose mentalmente Vulnera. "Questo non riguarda il Panoptikon in alcun modo."

"L'equilibrio tra la vita e la morte potrebbe essere in discussione."

"Voi nerra non vi occupate di queste cose. Che se ne occupino la Corte d'Ombra e i suoi psicopompi."

"Già, a questo proposito... voi ne sapete qualcosa di psicopompi, visto che abbiamo indizi della vostra collaborazione con le entità di Xibalba."

Vulnera non riuscì a formulare un pensiero di rimando. Non si aspettava che i suoi avversari fossero questa parte del progetto dei Malformatori...

"Dal vostro silenzio, il Panoptikon giunge alla conclusione di essere nel giusto."

"Potete giungere alla conclusione che preferite. Non cambierà la realtà dei fatti."

"E la realtà dei fatti è che il Panoptikon si opporrà al vostro progetto."

"Nel qual caso, sapremo come regolarci."

Il contatto telepatico si interruppe, e Vulnera si ritrovò da solo nel laboratorio, attorniato dalle cavie umane dei Malformatori. I suoi occhi rossastri si spalancarono, e il kyton Ostiario corrugò la fronte. Per il momento, non c'era da temere interferenza da parte di quegli intriganti nerra... ma visto che adesso si erano permessi di interferire con il progetto dei Malformatori, il conflitto era inevitabile. Meglio fare rapporto quanto prima ai suoi superiori e fare in modo che inviassero dei rinforzi sul Piano Materiale...

"Ostiario Vulnera." la voce dell'Evangelista Skavevi attirò la sua attenzione, e Vulnera si girò in direzione dell'ingresso, da dove il suo subordinato era appena rientrato. "Il nemico sta penetrando nel nascondiglio. Suggerirei di mettere al sicuro i dati raccolti e poi cercare di rimuovere la minaccia."

"Ho già provveduto a trasmettere i dati ai nostri alleati. Per il resto, questo nascondiglio è sacrificabile." affermò freddamente Vulnera. "Tuttavia, ritengo che sia comunque meglio cercare di eliminare gli intrusi, o almeno farci un'idea delle loro capacità. Potrebbero rivelarsi utili per il progetto."

"Parteciperete anche voi, Ostiario Vulnera?" chiese Skavevi, senza mostrare alcuna emozione nè interesse.

L'inquietante umanoide disse di sì con la testa. "Ovviamente. Voglio rendermi conto di persona del tipo di avversari che ci troveremo ad affrontare." rispose. "Più informazioni otteniamo, meglio potremo affrontarli."

"Per quanto riguarda la dottoressa, come ci comportiamo?" chiese Skavevi.

"Può esserci ancora utile." rispose il suo superiore, gettando uno sguardo all'individuo incatenato al muro. Il rigonfiamento sul suo torace si era espando. Forse non mancava molto alla nascita di un nuovo Tersicore. "Tenete pronta una via di fuga per lei e per alcune cavie particolarmente utili. Dobbiamo minimizzare i danni."

Skavevi annuì freddamente. "Sarà fatto, Ostiario Vulnera." rispose, per poi prepararsi mentalmente allo scontro con gli Abolitori...   

 

 

oooooooooo

 

 

CONTINUA...       

 

 

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Capitolo 25
*** Kyton e Qlippoth ***


Pathfinder: Madness Rising

Una fanfiction di Pathfinder scritta da: Justice Gundam

 

 

Risposte alle recensioni!

 

fenris: Wow, davvero? Beh, allora spero che i combattimenti di questo capitolo saranno all'altezza! Mi fa piacere di essere stato di esempio per qualcuno! XD

 

Farkas: Aaah, certo! Capisco il perchè del Mago di Oz! XD

In effetti è questo il problema degli incantesimi di Luce. E del gruppetto di Dario, solo Iaco è in grado di vedere al buio.

In effetti ho usato nomi e cognomi italiani in quanto Tilea è proprio ispirata all'Italia dell'Alto Medioevo. Comunque... sì, ben presto vedremo qualcosa di più dei kyton... e di un'altra fazione coinvolta! E... effettivamente, riguardo l'offerta di immortalità, di solito quando qualcosa ti sembra troppo bello per essere vero, è perchè lo è! XD

 

 

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Capitolo 25 – Kyton e Qlippoth

 

 

"Ma... che diavolo... che razza di posto è questo?" esclamò stupefatta e scioccata Maria, mentre afferrava saldamente la sua ascia a due mani, seguita dal resto del suo gruppo. Matilde aveva preso il retro del gruppo, in modo da proteggere i più fragili Iaco e Bastiano da un eventuale attacco alle spalle, mentre Dario restava vicino alla giovane donna e teneva d'occhio i dintorni, in modo da intervenire in fretta in caso di trappole. Fino a quel momento, gli occupanti della tana sotterranea non avevano dato segno di voler attaccare ancora, ma questo non aveva fatto altro che allarmare ancora di più il ragazzo biondo. Non ci voleva molta fantasia per immaginare che i Malformatori stessero soltanto raccogliendo le loro forze per sferrare un altro attacco, più violento del precedente.

 

In ogni caso, in quel momento i ragazzi avevano altro per la testa - per l'esattezza, si erano trovati di fronte una sorta di immensa prigione, nelle cui gabbie si trovavano ogni sorta di animali... e in certi casi, addirittura di cavie umane o umanoidi! In una cella non troppo lontana da lei, Maria riusciva a vedere due halfling, un maschio e una femmina, erano tenuti separati, coperti soltanto da alcuni stracci che riuscivano a malapena a coprire l'indispensabile. Il resto dei prigionieri erano per lo più animali selvatici - un tasso, una volpe, un lupo, un cinghiale... ma tutti tenuti in condizioni orribili, costretti a vivere nei loro rifiuti, in spazi angusti e con cibo ed acqua appena sufficienti per sopravvivere. L'odore di sostanze chimiche si mischiava con quello di rifiuti e sangue, una mistura repellente che incrementava la sensazione claustrofobica di quel posto orribile.

 

"Sembrerebbe... un laboratorio... o comunque un luogo dove fanno esperimenti..." mormorò Bastiano con espressione disgustata e sconvolta. Fu tutto quello che il piccolo oracolo riuscì a dire prima di essere costretto a girare la testa dall'altra parte e coprirsi la bocca con una mano per evitare di perdere il pranzo.

"Bastiano, tutto ok?" chiese Matilde mentre si affrettava a dare una mano al suo migliore amico. Non appena Bastiano le fece cenno di sentirsi meglio, il gruppo si accinse a dare un'occhiata più attenta a quella stanza da incubo. "Beh... in effetti... mi sembra logico che conducano esperimenti qui... ma... che gli dei ci proteggano, non ho mai visto una cosa così... così..."

 

"Orribile? Perchè è l'unico aggettivo che mi viene in mente..." commentò Dario. L'espressione di muto orrore sul volto da rettile di Iaco faceva capire che il coboldo stregone la pensava allo stesso modo.

Nel frattempo, i prigionieri si erano accorti della presenza di persone sconosciute, e le loro reazioni erano state alquanto varie: gli animali mostravano paura o aggressività e all'interno delle loro gabbie emettevano dei profondi ruggiti e sibili per cercare di farsi vedere più aggressivi e pericolosi di quanto in realtà non fossero. I due halfling, da parte loro, erano sorpresi e speranzosi di vedere quelli che sembravano essere finalmente dei volti amici dopo quello che avevano passato.

 

"R-Rico, guarda..." sussurrò la halfling femmina, passando una mano attraverso le sbarre della gabbia e scuotendo la spalla del fratello, che si riscosse dallo stato di shock in cui sembrava trovarsi.

"Huh?" mormorò il fratello, alzando gli occhi esausti verso i nuovi arrivati. Immediatamente, Dario e Iaco si diressero verso la gabbia, e il ragazzo si fermò giusto il tempo necessario a controllare che non ci fossero trappole prima di chinarsi davanti alla gabbia e cercare di scassinare la serratura. "Voi... voi siete..."

 

"Sssh! Tutto okay, adesso vi togliamo da questo impiccio!" sussurrò Bastiano a bassa voce, zoppicando fino alla gabbia. "Voi... voi chi siete, e da quanto siete qui? Dove vi hanno presi?"

 

"Il mio nome è Halise..." rispose la halfling femmina, mettendosi a posto come meglio poteva gli abiti stracciati che la coprivano. Aveva i capelli castani legati in due codini ormai annodati, e la sua pelle era incrostata di sporcizia e segnata da tagli ed escoriazioni, il risultato di chissà quale esperimento. "E lui è mio fratello Rico... siamo... siamo stati catturati vicino a Miragliano... dovevamo incontrarci con dei nostri amici, ma... all'improvviso siamo stati aggrediti da... degli strani mostri coperti di catene..."

 

"Mostri coperti di catene?" chiese retoricamente Matilde, mentre la serratura della gabbia di Rico cedeva con un sonoro click all'abilità con i grimaldelli di Dario.

Il maschio di halfling si schiarì la voce. "Ecco... non sappiamo esattamente cosa fossero..." affermò. "Ci hanno aggrediti... e quando abbiamo cercato di difenderci... all'improvviso le loro facce si sono trasformate in quelle di alcuni nostri amici... avevano persino le loro stesse voci..."

Dario corrugò la fronte mentre apriva la porta della gabbia e faceva cenno a Rico di uscire. Era lo stesso effetto che aveva sperimentato lui stesso quando aveva combattuto contro quel kyton Evangelista. Anche se la sua mente razionale gli diceva che non era possibile che il suo amico morto gli stesse parlando, lo shock emotivo era stato tale da paralizzarlo per un attimo.

 

"Non... non siamo riusciti a difenderci... ci hanno catturati... noi siamo stati portati qui... e i nostri compagni... non lo so..." mormorò Halise, mentre Dario si metteva a lavorare sulla sua gabbia nel tentativo di scassinare la serratura. "Da allora... ci hanno fatto degli strani esperimenti... e abbiamo visto altre cavie come noi... nessuna è sopravvissuta..."

 

"Ma è orribile..." commentò Maria con espressione disgustata, guardando una gabbia nella quale era tenuto un tasso macilento ed affamato. Una zampa anteriore gli era stata rotta per renderlo più facile da gestire. "Ma per quale motivo fanno questi... esperimenti?"

"Non lo so..." disse l'halfling di nome Rico. Stava cercando, con l'aiuto di Matilde e Bastiano, di rimettersi in piedi e di ritrovare l'equilibrio dopo essere rimasto tanto tempo in quella gabbia angusta. "Quella donna che ci teneva qui prigionieri... palava di esperimenti importanti... di perfezionare l'umanità... ma non è stata esattamente chiara..."

 

"Quindi... una specie di alchimista pazza?" chiese Iaco con un sospiro rabbioso.

 

"Certo, i metodi che noi utilizziamo potrebbero sembrare estremi. Le vostre menti non si sono ancora aperte alle potenzialità che i Malformatori offrono."

 

Una voce calma e suadente rispose alla domanda di Iaco senza che il coboldo si aspettasse una risposta. Matilde afferrò rapidamente la sua enorme spada e la puntò nella direzione da cui proveniva la voce, mentre i due halfling rabbrividirono per l'orrore e cercarono di rifugiarsi dietro Maria. Quest'ultima imbracciò la sua ascia e si preparò ad affrontare qualunque cosa fosse arrivata...

 

Sfortunatamente, non si aspettava proprio di trovarsi davanti tre kyton Evangelisti, uguali a quello che lei e i suoi compagni avevano affrontato poco prima... e per giunta accompagnati da una figura umanoide dall'aspetto stoico e regale, vestita di abiti tanto macabri quanto impressionanti, con il volto e il torace decorati da strani tatuaggi rossi e una sorta di corona di spuntoni rossi sulla testa calva. Ad una prima occhiata, quello doveva essere il capo dei kyton...

"Chi... chi sei tu? Sei tu il capo di questi mostri?" esclamò Dario, i pugnali sguainati e pronti a colpire. Ancora risentiva un po' dello shock di aver visto il suo amico morto nel volto di un Evangelista, e l'esperienza lo aveva reso nervoso e di cattivo umore.

 

"Potete chiamarmi Ostiario Vulnera, se per voi è più semplice." rispose l'umanoide calvo, che sembrava dal tutto disarmato. I tre Evangelisti attorno a lui, d'altro canto, erano armati delle loro micidiali catene chiodate, ed erano posizionati in modo che non fosse possibile raggiungere Vulnera senza esporsi ai loro attacchi. "Come ho detto, i nostri metodi possono apparire sanguinari e crudeli a coloro che non hanno ancora la maturità di comprendere la grandezza latente in ognuno."

 

"Senti, crapa pelata, non cercare di incantarmi con le belle parole e questa tua specie di filosofia del cazzo!" ringhiò Maria. "Cosa volete fare? Qual è lo scopo dei Malformatori? Vedi di essere chiaro, o te lo chiederò di nuovo, questa volta con la mia ascia!"

Bastiano si piazzò a fianco di Maria e lanciò un semplice incantesimo, sussurrando qualcosa che all'orecchio della giovane donna suonava come: "Deprehensio Mali."

 

I kyton Evangelisti non batterono ciglio e continuarono a far ruotare minacciosamente le loro orride catene, mentre Vulnera riprendeva la sua spiegazione come niente fosse. "Noi velstrac cerchiamo di sfuggire alla forma. Di sfuggire ai pregiudizi, di sfuggire a tutto ciò che limita il nostro potenziale, ed incoraggiamo gli altri a fare lo stesso. Meglio ancora che incoraggiarli, li guidiamo. La mia gente ha raggiunto uno stato di esistenza in cui il corpo diventa muto, e le voci, i pensieri, le sensazioni sono amplificati. Noi del collettivo velstrac siamo asceti, e l'oscurità è la nostra eterna meditazione."

 

"Guarda che io ho un cervello solo!" protestò Matilde. "Vedi di spiegarti meglio!"

 

Bastiano scosse la testa, vedendo che sia Vulnera che uno degli Evangelisti erano avvolti da una luminosa aura violacea... ma allora, perchè gli altri due non lo erano? Piuttosto strano...

"Ho appena lanciato un incantesimo Individuazione del Male. E indovina un po', hai addosso un'aura maligna come non ne ho mai viste prima." affermò rivolto a Vulnera. "Perchè dovrei fidarmi di te?"

 

"Fermati un attimo a considerare la fonte da cui provengono tali informazioni. Qualcosa ti dice che io sono... malvagio." rispose il kyton Ostiario senza perdere colpi. "Noi del collettivo velstrac non crediamo nel bene e nel male. Crediamo nel potenziale. Cerchiamo di rivelare segreti della realtà, della rinascita, dell'immortalità e della divinità che nessun essere che si consideri 'buono' vorrebbe vedere rivelati. Certamente, le mie parole potrebbero sembrare eresie là dove i ciechi seguono coloro che sono dotati della vista, poichè noi promettiamo di rivelare meraviglie inerenti in ogni anima che sia degna di esse. Meraviglie che le vostre meschine divinità vorrebbero tenere solo per sè."

 

"Belle parole, ma Iaco vede gente in gabbia qui!" stridette Iaco, pronto a lanciare un incantesimo. Dario fece volteggiare i suoi pugnali e diede un'occhiata ai tre Evangelisti che circondavano Vulnera. Ognuno di essi era un avversario di tutto rispetto, e affrontarne tre alla volta dava l'impressione di essere uno scontro molto arduo... ma forse, se fosse riuscito ad evitarli in qualche modo e a cogliere di sorpresa il capo, ci sarebbero state delle buone possibilità di farlo fuori. Almeno, questo era quello che sperava...

 

"Non mi sembra proprio che questi halfling e questi poveri animali siano desiderosi di scoprire le vostre 'meraviglie' e i vostri 'segreti'." rispose prontamente Matilde. "Quindi... siamo qui per salvarli! Togliti di mezzo, pelatone! Tu e i tuoi scagnozzi!"

 

"Temo che questo non sia possibile, bambina." rispose Vulnera, senza neanche alzare la voce. "Al momento, le operazioni dei Malformatori in questa regione di Tilea sono giunte ad uno stadio troppo avanzato perchè si possano arrestare. E il successo dell'esperimento dei Malformatori apporterà benefici anche al collettivo velstrac. Per questo motivo, se non volete cessare le ostilità di vostra spontanea volontà, ci vediamo costretti a fare uso di metodi coercitivi."

"Fatevi sotto! Non ho paura di voi!" ringhiò Maria.

 

L'ombra di un sorriso apparve sul volto stoico dell'Ostiario. "Non è un problema. L'avrai molto presto."

Con queste parole, Vulnera gettò indietro la testa e spalancò la bocca. Una frazione di secondo dopo, un suono basso e vibrante, simile a quello di un organo ma in qualche modo più penetrante, riecheggiò nella sala, mandando nel panico tutti gli animali, alcuni dei quali cominciarono a gettarsi contro le sbarre in un frenetico tentativo di scappare. I cinque avventurieri rabbrividirono nel sentire quel canto inumano... mentre i tre kyton Evangelisti sembrarono essere in qualche modo rinvigoriti e si lanciarono all'attacco, facendo volteggiare le loro catene! Matilde sgranò gli occhi e strinse i denti, ma mise a tacere la paura e si lanciò alla carica con un acuto grido di battaglia. La sua spada fendette l'aria e raggiunse l'Evangelista più vicino al costato, trafiggendolo ed infliggendogli una profonda ferita! Ma il mostro non sembrò neanche sentire dolore, malgrado il fiotto di icore violaceo che cominciò immediatamente a sgorgare dalla ferita, e la sua catena raggiunse Matilde al fianco, facendola gridare!

 

"Mati!" esclamò Bastiano, vedendo la sua amica abbattersi a terra dolorante. Con un lampo di collera negli occhi, Maria sollevò la sua ascia e si lanciò contro Vulnera, decisa ad abbatterlo il prima possibile e porre fine al suo canto oscuro. Ma gli altri due Evangelisti erano tra lei e il suo bersaglio, e uno di essi avvinghiò la sua catena attorno alla testa dell'ascia di Maria. Immediatamente, la guerriera cominciò a tirare verso di sè con tutte le sue forze, ma l'altro Evangelista la colpì alla schiena con le sue catene, aprendole due ferite superficiali ma terribilmente dolorose!

 

"Attenti! Prova Iaco ora!" esclamò Iaco. Si spostò ad un lato del campo di battaglia e lanciò di nuovo il suo incantesimo Missile Magico prendendo di mira Vulnera. Tre dardi energetici si dipartirono dal dito artigliato del coboldo e sfrecciarono verso l'Ostiario... ma si infransero sul suo corpo senza alcun effetto se non una deludente cascatina di scintille argentate.

"La tua magia è debole, creatura inferiore." sussurrò la voce telepatica di Vulnera nella mente di Iaco. Lo stregone provò una sensazione orrenda, come se i pensieri dell'Ostiario fossero un colpo fisico, un artiglio che affondeva nel suo cranio e gli trafiggeva il cervello. "Ora, prova la disperazione di sapere che i tuoi sforzi saranno inutili!"

 

Vulnera si voltò verso Iaco, e la sua espressione gelida cambiò di colpo e si trasformò in una maschera di odio e furia omicida, gli occhi rossi e la bocca spalancata in un urlo silenzioso che il coboldo sentì comunque riecheggiare, come l'ululato del vento in una fredda mattina invernale, una sensazione di vuoto e desolazione che penetrava fin nella sua anima. Con un gemito angosciato, Iaco indietreggiò di due passi, gli occhi spalancati e fissi verso Vulnera, come ipnotizzato per l'orrore.

 

"Merda... qui si mette male..." ringhiò Dario, alle prese con uno degli Evangelisti che cercava di trattenergli un braccio con una delle sue catene chiodate. La terrificante arma si avvinghiò attorno al suo arto, e le punte acuminate penetrarono nelle sue carni, facendogli uscire dei rivoletti di sangue. "Se solo riuscissi... ad avvicinarmi... e a colpire in un punto non protetto... magari evitando di cadere vittima di quel trucchetto di prima..."

Matilde si era rialzata ed era riuscita a farsi strada fino quasi a raggiungere Vulnera. Con un grido di rabbia e determinazione, la piccola guerriera sferrò un fendente con la sua spada che mancò Vulnera di pochissimo, soltanto perchè il leader dei kyton aveva reagito in tempo. La creatura fece un piccolo salto indietro ed evitò la lama, mentre un kyton Evangelista si piazzava davanti a lui, cercando di colpire Matilde con la sua catena. La bambina schivò abilmente il colpo e si avvicinò al mostro...

 

Il cui volto privo di lineamenti mutò di colpo in quello di una bambina bionda con il viso spruzzato di lentiggini e una piccola cicatrice sul setto nasale. I suoi occhi, ora diventati di un brillante colore verde, guardarono Matilde con espressione scioccata ed incredula, come se non volesse credere che la piccola spadaccina stesse davvero sfoderando la sua arma contro di lei!

"Mati... Matilde... vorresti... uccidermi...?" Una vocetta disperata riecheggiò nella mente di Matilde, che riconobbe una delle sue compagne di giochi alla Casa della Pietà... prima che il direttore la segnasse sul suo registro! E ora, Matilde sapeva fin troppo bene che fine avesse fatto...

 

"Bettina..." mormorò, e per un attimo allentò la presa sull'elsa della sua spada. L'Evangelista si fece avanti, cercando di avvinghiarle una catena attorno alla gola...

 

E venne colto del tutto di sorpresa quando Matilde scattò di nuovo in avanti e sferrò un devastante affondo, trafiggendo lo stomaco della creatura ultraterrena e facendo uscire la lama dall'altra parte, grondante di icore violaceo! Il volto di Bettina sbiadì, e tornò ad essere quello inumano dell'Evangelista, con l'unica differenza che ora i suoi occhi erano spalancati per l'incredulità. 

"Come osi..." sibilò Matilde. La sua voce si era fatta bassa e minacciosa, e teneva lo sguardo basso in un'espressione di ira a malapena trattenuta. "Come osi usare il volto della mia amica... Io e Bettina giocavamo assieme... lei era... lei era un'amica preziosa per me... credevo che fosse stata mandata da un'altra parte, e invece... e invece..."

 

Un misto di furia e dolore esplose nell'animo della piccola guerriera, che alzò lo sguardo per rivelare un volto contorto dalla collera, e le lacrime che scorrevano sulle guance. "Come osi usare il suo aspetto per manipolarmi, maledetto?" esclamò. La sua forza moltiplicata dalla furia, Matilde estrasse la spada dal corpo dell'Evangelista, che barcollò e agitò a vuoto le sue catene nel disperato tentativo di difendersi dai colpi. Un fendente lo raggiunse al torace, spezzando alcune delle catene che gli facevano da vestito. Un altro lo colpì al fianco, facendolo barcollare...

 

E infine, con un urlo di pura rabbia, Matilde sollevò la sua enorme spada e sferrò un devastante fendente che raggiunse il kyton Evangelista alla spalla sinistra, tagliando il suo corpo fino al fianco destro. Un enorme getto di icore violaceo uscì in maniera esplosiva dal corpo della creatura innaturale, che collassò al suolo... e si trasformò in un ammasso di catene arruginite ed infrante che cadde a terra con un inquietante tintinnio metallico. Come se stessero passando anni nel giro di secondi, la ruggine si diffuse rapidamente e consumò le catene, riducendole a niente più che un ammasso di ferraglia inutile, mentre Matilde riprendeva fiato, la spada ben stretta tra le mani.

 

"Questo... hanf... questo... è quello... che ti meriti..." mormorò.

 

Vulnera corrugò la fronte, mentre cercava di tenere a bada Iaco. Gli altri due kyton Evangelisti stavano continuando a tenere a bada il gruppo... o meglio dire, fino a quel momento il trucco stava funzionando. Ma il leader dei kyton si rendeva conto che non poteva mantenere la concentrazione ancora a lungo.

"Skavevi è stato eliminato. Che quella bambina umana fosse così forte era del tutto imprevisto." pensò tra sè. "Meglio eliminare subito questo essere inferiore. La sua morte dovrebbe spezzare il morale dei suoi compagni, e a quel punto... la dottoressa dovrebbe avere già liberato i nostri collaboratori per darci man forte."

"S-Stai lontano, mostro!" esclamò Iaco, mettendosi con le spalle al muro, ancora sotto l'effetto dell'incantesimo di prima. "Non... non... sottovalutare me! Uvelucal Vaess!"

 

Pur essendo terrorizzato e quasi in preda alla disperazione, Iaco riuscì ad alzare una mano tremante e a scagliare il suo incantesimo - una grossa freccia fatta di acido giallastro che in qualche modo manteneva la sua forma scaturì dal palmo della sua piccola mano artigliata e raggiunse Vulnera alla spalla... e questa volta, il terribile kyton sgranò gli occhi e contorse il volto in una breve ma visibile espressione di dolore! La freccia acida  penetrò nel suo corpo innaturale, ulcerando i tessuti attorno al punto colpito e facendo scaturire dal corpo del mostro una voluta di vapore biancastro!

 

E nello stesso momento, i kyton Evangelisti che stavano combattendo contro Dario, Bastiano e Maria scomparirono nel nulla. Il ragazzo biondo era sul punto di affondare il suo pugnale nel collo di uno di loro... e la sua lama fendette l'aria, lasciando a guardare stupefatto il punto ormai vuoto dove si trovava il suo avversario.

 

"Che cosa? Ma dove diavolo sono finiti..." esclamò Maria, anche lei sbalordita nel vedere il suo avversario scomparso. Poi, la giovane donna strinse i denti nel rendersi conto della verità. "Era una fottuta illusione, vero?"

"Cosa? Erano... erano falsi?" esclamò Matilde, guardando sbalordita il punto in cui Skavevi era caduto. "Eppure... eppure sono sicura di averlo fatto fuori! Era fin troppo reale!"

Dario fece rapidamente due più due. "E' evidente... che solo quello che Matilde ha ucciso era reale." disse il ragazzo, guardandosi il braccio che era stato avvinghiato dalle catene del suo avversario illusorio. C'era soltanto qualche livido nei punti dove invece la catena chiodata avrebbe dovuto lasciare dei buchi... il che probabilmente voleva dire che il dolore che aveva sentito era solo ed esclusivamente nella sua testa!

 

In tutto questo, Iaco sembrava essersi riavuto dall'incantesimo precedente... e ora guardava con stupore Vulnera che, ormai solo, cercava di indietreggiare tenendosi la ferita con una mano. "Uh... mio successo solo fortuna è!" mormorò il coboldo stregone... per poi accorgersi che le bruciature provocate dall'acido stavano cominciando a guarire spontaneamente. "Noi attaccare ancora! Lui ancora no battuto!"

"A-Adesso ci provo io!" esclamò Bastiano, alzando una mano e lanciando un nuovo incantesimo. "Benefico Pelor, signore del sole... aiutaci a proteggere le creature di questo mondo da chi vorrebbe far loro del male! Pilum Puritatis!"

 

Nella mano del piccolo oracolo si formò rapidamente una lancia fatta di luce bianca, e Bastiano la scagliò contro Vulnera, trafiggendo l'Ostiario e strappandogli un acuto grido di dolore! Il kyton indietreggiò annaspando, e Maria ne approfittò per avvicinarsi rapidamente e sferrare un poderoso colpo d'ascia che lasciò una larga ferita sul pettorale destro di Vulnera. La creatura ultraterrena cercò disperatamente di mettere un altro po' di distanza tra sè e i suoi nemici, mentre fiotti di icore violaceo sgorgavano dalle sue ferite.          

 

"E' ancora vivo, ma non ne avrà per molto." esclamò Dario, brandendo i suoi pugnali e piazzandosi di fronte a Iaco, in modo che il coboldo avesse il tempo per riprendersi e lanciare un altro incantesimo. "Continuate così, non lasciatelo scappare!"

 

Matilde afferrò saldamente la sua spada e si preparò a caricare. "Certo, adesso lo teniamo in pugno e... KYaaaaah!" La sua frase venne interrotta quando qualcosa le arrivò allespalle e le balzò addosso, trascinandola a terra con tutto il suo peso! Matilde cercò di dibattersi e di scrollarsi quella cosa di dosso... e nello stesso momento anche Bastiano emise un grido di paura e venne trascinato a terra da una cosa che era saltata fuori da chissà dove e si era lanciata su di lui! I due halfling liberati gridarono per il terrore, e Iaco, Maria e Dario rivolsero ai due bambini la loro attenzione, allarmati e pronti ad intervenire...

 

"Aaaah! Che cosa... che cosa sono questi?" esclamò Bastiano, cercando disperatamente di liberarsi di quella cosa orripilante che gli stava addosso... E i tre adulti rimasero a loro volta agghiacciati nel vedere di cosa si trattava! Ad un'occhiata distratta potevano sembrare due ragni giganti, ma questa impressione scomparve rapidamente quando Dario e i suoi compagni videro di che razza di orrori si trattava: erano più o meno delle dimensioni di un lupo, con un corpo a sei zampe vagamente simile a quello di una formica... ma le loro teste sembravano tanti teschi umani in qualche modo fusi assieme, e numerosi occhi neri privi di espressione erano sparsi casualmente sul torace. Dalle loro schiene spuntavano sei ali da vespa disposte su due file, mentre dai loro addomi rigonfi e pulsanti emergevano, anch'essi senza alcuna parvenza di senso, numerosi tentacoli sferzanti, terminanti con spuntoni simili a punte di pugnali!

 

"Toglietemi questa cosa di dosso!" strillò Matilde, con un accento di autentico terrore. A quella distanza ravvicinata, la sua spada era inutile, e la bambina cercava disperatamente di allontanare da sè quella specie di insetto da incubo. "Toglietemi... toglietemi gli insetti di dosso!"

"Matilde!" esclamò Maria, preparandosi ad intervenire. Dario afferrò i suoi pugnali e si accinse ad attaccare quelle cose mostruose... ma si fermò all'improvviso ed emise un verso di disgusto quando vide torme di piccoli insetti schifosi e rigonfi, simili a piccoli scarafaggi con troppe zampe e troppe antenne, che emergevano dai suoi vestiti e cominciavano a strisciare sulla sua pelle! Anche Maria emise un verso di disgusto e cercò di scrollarsi di dosso quelle orribili creaturine apparse da chissà dove... mentre Iaco guardava stupefatto i suoi compagni che iniziavano a tirarsi delle tremende manate sulle braccia e sul petto!

 

"Hey! Hey voi! Che fare voi?" esclamò il coboldo. Si concentrò e cercò di lanciare un incantesimo contro quelle mostruosità...

 

Improvvisamente, un'ampolla di vetro contenente un liquido azzurrino che brillava lievemente nella semioscurità atterrò tra lui e i suoi compagni e si infranse... e un attimo dopo, una nube di vapore bianco si sprigionò in maniera esplosiva dal punto d'impatto, investendo tutti gli avventurieri e i due insetti aberranti... ma mentre i cinque compagni di squadra si sentirono percuotere da una terribile sensazione di gelo, i due mostri non vennero minimamente disturbati, e uno di essi affondò un paio di mandibole ricurve nell'avambraccio sinistro di Matilde. Come risvegliata dal gelo e dal dolore della ferita, la bambina afferrò un pugnale che portava assicurato al fianco destro e vibrò un fendente che colpì uno dei numerosi occhi di quella cosa.

 

Si sentì un verso che non aveva nulla di umano, uno stridio vibrante che non assomigliava ad alcun suono si potesse sentire nel mondo dei mortali... e quella cosa orribile si allontanò finalmente da Matilde, che cercò disperatamente di rialzarsi anche mentre cercava di colpire gli orribili insetti che vedeva strisciare sul suo corpo. "Aaaah! Basti, gli insetti! Togliti questi insetti di dosso!"

 

Il piccolo oracolo era ancora impegnato a non farsi colpire dai pungiglioni affilati del suo avversario, e cercò in qualche modo di allontanarsi da lui e richiamare alla mente un altro incantesimo... mentre Iaco, Maria e Dario, intirizziti dal freddo di quella strana esplosione di vapore, si voltarono verso Vulnera... e rimasero stupiti nel vedere che accanto al kyton Ostiario era apparsa una donna che dava l'impressione di essere un'alchimista o comunque una scienziata, con addosso un camice bianco sdrucito e i capelli biondi tenuti fermi in una coda, oltre che un paio di occhialini che le davano un aspetto acuto, freddo e distaccato. In una mano teneva un'altra ampolla simile a quella che aveva appena scatenato quella nube di gelo.

"Che... che significa? Tu... tu chi sei?" esclamò Maria, cercado di ignorare i raccapriccianti insetti che le camminavano addosso. "Sei... una dei Malformatori, vero?"

 

"Ah! E'... è lei! E' la donna che ci ha tenuti imprigionati!" esclamò Halise, la femmina di halfling che avevano appena liberato. Lei e Rico erano riusciti a malapena a non farsi travolgere dall'esplosione di gelo, e adesso osservavano con crescente terrore prima i due mostruosi insetti che cercavano di sopraffare Bastiano e Matilde, e poi la donna che li teneva prigionieri.

"Ugh... lo immaginavo..." mormorò Dario, che per fortuna non sembrava aver subito grossi danni dall'esplosione gelida. Iaco, invece, era rimasto stordito e barcollante...

 

"Il mio nome è Sofia Molinari. Ricercatrice ed alchimista al servizio dei Malformatori. Vi chiederei per favore di non interferire, e di far tornare quegli halfling nelle loro gabbie." affermò la donna, con un tono educato ma freddo. "Voi non vi rendete conto che sarebbe un grave errore impedire a questo esperimento di andare avanti. Verrebbe a mancare un tassello fondamentale per la creazione di un nuovo mondo."

 

Dario non era rimasto ad ascoltarla. Senza perdere tempo, il giovane si era lanciato sull'insetto mostruoso che minacciava Bastiano e lo aveva colpito con i suoi pugnali, in modo da allontanarlo dal piccolo oracolo. Dario e i due bambini si prepararono ad affrontare i due insetti mostruosi, che presero posizione agitando in maniera caotica le loro ali ed emettendo una serie di stridii atroci... mentre Maria e Iaco si apprestavano ad affrontare la donna.

 

"Senti, non parlare per indovinelli! Ne ho già le palle piene di questo posto ed esigo risposte!" ringhiò Maria, pronta a caricare con la sua ascia. La donna con gli occhiali, da parte sua, teneva al suo fianco l'ampolla di liquido fosforescente, pronta a scagliarla non appena i suoi avversari avessero fatto qualche sciocchezza. Nel frattempo, poco lontano da loro, lo scontro con quei mostruosi insetti stava andando avanti - e le orride creature avevano fatto uscire dai loro corpi rigonfi numerosi tantacoli, ognuno dei quali terminava con un pungiglione uncinato. In un attimo, Dario e i bambini si erano trovati a doversi difendere da un micidiale raffica di attacchi che piovevano da ogni direzione e cercavano di intrufolarsi nelle fessure dell'armatura. Come se non bastasse, Dario e Matilde vedevano ancora quegli insetti nauseanti che si arrampicavano su di loro, e cercavano in qualche modo di ignorare l'orrida sensazione di innumerevoli zampe chitinose sulla pelle... Bastiano, dal canto suo, non dava l'impressione di avere problemi simili.

 

"Avete soltanto ritardato l'inevitabile." sentenziò improvvisamente Vulnera, dopo aver lanciato un incantesimo per curarsi. "Ci vedremo ancora."

"E vi consiglio, per allora, di meditare su quello che avete visto." rispose rapidamente la donna di nome Sofia. "Per il momento, vediamo se siete in grado di reggere ad un combattimento contro i miei splendidi Ekolid! Se sopravviverete... sarete degni di assistere all'era che verrà!"

 

Ekolid? Ma certo! Iaco ricordò una lezione che aveva ricevuto durante l'apprendistato, quella che verteva sui mostruosi Qlippoth dell'Abisso! Erano creature abominevoli provenienti dalla dimensione dei demoni, del caos e del male! Da quello che Maria sapeva di creature dell'Abisso, i Qlippoth erano una forma di vita estremamente antica, i progenitori dei demoni veri e propri... e avevano tutti, senza eccezioni, un aspetto orribile a vedersi, consistendo di commistioni tra insetti, serpenti, ragni e chissà quale mostruosità aliena - un aspetto talmente orribile che chiunque fosse in presenza di uno di loro rischiava di cadere preda di un momentaneo attacco di pazzia. In particolare, gli Ekolid (la sottospecie di Qlippoth che stavano affrontando) avevano l'aspetto di insetti orrendamente mutati... con numerosi tentacoli che servivano egregiamente allo scopo di afferrare le prede ed iniettare nei loro corpi del veleno paralizzante.

 

"No, aspetta un momento!" esclamò Maria, ma ormai non c'era più niente da fare. Vulnera mosse la mano davanti a sè, e sia lui che Sofia svanirono nel nulla, diretti verso chissà quale posto inquietante. La giovane dalla pelle scura trattenne un'imprecazione e spostò la sua attenzione sui due Ekolid, uno dei quali stava cercando di aggirare Dario per attaccare Matilde. La piccola spadaccina, dal canto suo, aveva recuperato la sua spada e stava aspettando il momento giusto per attaccare quella mostruosità abissale, cercando di ignorare gli insetti che le strisciavano addosso... e che, stranamente, non l'avevano ancora morsa. I due halfling, non essendo in condizioni di dare una mano, si erano rifugiati in un angolo, osservando con crescente terrore gli Ekolid che sferzavano i loro salvatori con tentacoli e mandibole.

 

"P-Presto! Cercate di starmi attorno! Io... tenterò un incantesimo di difesa!" esclamò Bastiano. "Che... che la luce di Pelor ci protegga dagli orrori dell'Abisso! Praesidium A Malo!"

Il bambino tracciò una sorta di simbolo sacro in aria con il suo bastone, lasciandosi dietro una scia dorata che prese la forma di un sole stilizzato. Immediatamente, i due Ekolid indietreggiarono, stridendo come se la luce sacra infliggesse loro dolore fisico, ma uno dei due fece scattare in avanti uno dei suoi mostrousi tentacoli, e la sua punta acuminata colpì Maria al braccio sinistro. La giovane strizzò un occhio e strinse i denti per il dolore, poi si ritirò e la bestia abissale estrasse il pungiglione dalle sue carni. Non era una ferita particolarmente grande o profonda... ma Maria, dandoci una rapida occhiata, si rese conto c'era qualcosa che non andava.

 

"Iaco prova con magia!" esclamò il coboldo dalle squame blu, sentendosi un po' meglio grazie alla protezione sacra che Bastiano aveva innalzato. Dopo averci pensato su rapidamente, decise quale incantesimo avrebbe potuto essere più utile contro quelle mostruosità. "Nurilt krakawnoth di shochraos!"

Con un penetrante sfrigolio, una sfera di pura energia elettrica si formò nella mano di Iaco che la lanciò contro lo Ekolid che attaccava Bastiano. Il proiettile andò a segno, e l'orribile creatura venne percorsa da una dolorosa scarica elettrica, agitando scompostamente zampe, ali e tentacoli. Tuttavia, l'incantesimo non aveva inflitto i danni che Iaco sperava... e il Qlippoth tornò alla carica un attimo dopo, cercando di trafiggere Bastiano con i suoi tentacoli!

 

"Aaargh! Ma perchè diavolo..." esclamò Bastiano. Uno dei tentacoli gli graffiò la gamba sinistra, ma per fortuna non riuscì a penetrare abbastanza a fondo... e Maria intervenne un istante dopo, sferrando un colpo d'ascia dall'alto verso il basso che troncò di netto il tentacolo dell'Ekolid!

Con un verso agghiacciante, la bestia abissale saltò indietro per mettere un po' di distanza tra sè e Maria, e il tentacolo amputato continuò a contorcersi come se fosse dotato di volontà propria per diversi secondi, prima di immobilizzarsi e dissolversi in una pozza di marciume. Ma nello stesso momento, Maria gridò di dolore e si afferò il punto in cui era stata colpita un attimo prima... sentendosi come se stesse mettendo la mano sopra un insetto mostruoso che agitava scompostamente le zampe. 

 

"Maria! Che cosa..." esclamò allarmato Iaco. Quando rivolse l'attenzione alla sua amica, il coboldo sgranò gli occhi per l'orrore: dalla ferita che il tentacolo di quell'Ekolid le aveva inflitto stavano uscendo delle minuscole zampe di insetto, e il punto colpito si gonfiò per qualche istante prima che da esso emergesse un Ekolid in miniatura! La minuscola mostruosità si aggrappò alla mano con cui Maria si tamponava la ferita... e la giovane donna alzò il braccio con un grido di raccapriccio e scaraventò a terra l'Ekolid appena emerso. Quest'ultimo cercò immediatamente di strisciare via, ma Maria alzò una gamba e la abbattè furiosamente su di lui, schiacciandolo sotto la suola dello stivale e riducendolo ad una pozzanghera di poltiglia verdastra mentre Iaco e Bastiano tenevano a bada l'Ekolid più grande. Il coboldo lanciò un'altra sfera di elettricità contro la creatura, lasciandola barcollante per un attimo... e Bastiano lanciò un altro incantesimo.

 

"Leves Vulnera Inferere!" esclamò il bambino. I tentacoli dell'Ekolid scattarono verso di lui, ma il piccolo oracolo riuscì a scansarsi, e afferrò una di quelle orride appendici. I suoi occhi e la mano con cui tratteneva i tentacoli del mostro si accesero di luce nera, e una frazione di secondo dopo, una scarica di energia negativa fluì nel corpo innaturale dell'Ekolid, strappandogli un altro stridio di dolore!

Maria si prese un momento per riprendere fiato, tamponandosi la ferita al braccio... poi, presa dalla rabbia e dal desiderio di rivincita, afferrò la sua ascia con entrambe le mani e si lanciò alla carica con un dirompente grido di battaglia! La bestia abissale usò di nuovo i suoi tentacoli per sferzare la giovane, ma quest'ultima si difese furiosamente e deviò i colpi con la sua ascia prima di giungere a ridotto dell'aberrazione! Con un terribile grido, Maria immerse la lama della sua ascia nel corpo rigonfio dell'Ekolid, quasi inchiodandolo a terra.

 

L'abominevole Qlippoth si contorse spasmodicamente e cercò di sottrarsi alla furia di Maria, mentre fiotti di icore verdastro sgorgavano dallo squarcio nella sua schiena... ma la guerriera continuò il suo assalto e sollevò di nuovo la sua ascia, per poi abbatterla sulla mostruosità... una volta, due volte, tre volte... Maria perse rapidamente il conto, ciecamente decisa a distruggere a quella cosa che non sarebbe mai dovuta esistere! Ormai il mostruoso proto-demone era stato quasi spaccato in due dai colpi, ma era ancora vivo e continuava ad agitare furiosamente i suoi tentacoli, come se volesse portarsi dietro Maria prima di morire. Un pungiglione acuminato passò a pochi centimetri dal volto della ragazza, minacciando di portarle via un occhio... e Maria raccolse tutte le sue forze per sferrare il colpo fatale.

 

"Vaf... fan... CULO!" ringhiò, mentre sferrava il più devastante colpo di cui fosse capace. Con uno schianto agghiacciante, il corpo dell'Ekolid venne tranciato in due, e le due metà crollarono di lato contorcendosi ancora per qualche istante, in un lago di fluido verdastro che sembrava quasi vivo! Finalmente, Maria tornò in sè e indietreggiò, respirando affannosamente mentre guardava i resti dell'Ekolid che si dissolvevano come se fossero stati immersi nell'acido. Le sue carni innaturali si sciolsero nel giro di pochi secondi, e le sue zampe ed ali, pur non essendo più collegate ad alcun corpo, si mossero ancora per qualche istante prima di dissolversi a loro volta.

Quando quello spettacolo atroce si fu concluso, nulla rimaneva dell'Ekolid se non una repellente chiazza verdastra sul pavimento della sala...

 

"Maria?" chiese Iaco, raggiungendo la sua amica, rimasta malridotta e coperta di graffi dopo quel furioso scontro.

La giovane donna barcollò e si massaggiò la fronte, poi guardò Iaco e Bastiano, e fece un sorriso un po' stentato. "Sto... sto bene... ho solo bisogno... di un po' di tempo..." mormorò, notando che adesso non aveva più insetti che le camminavano addosso. Evidentemente, anche quella un'illusione... "Meglio... meglio andare... a dare una mano... a Dario e Matilde!"                      

 

 

oooooooooo

 

 

La piccola guerriera e l'ex-ragazzo di strada si stavano facendo faticosamente strada nella guardia dell'orripilante Ekolid, cercando in tutti i modi di non farsi colpire da quei tentacoli acuminati, mentre la bestia abissale emetteva un tremendo ronzio per disturbarli ed inquietarli. Il corpo aberrante del Qlippoth era troppo pesante e sgraziato per sollevarsi in volo, ma questo non impediva a quell'essere di farsi avanti con aggressività.

 

"Ne ho abbastanza di questi insetti... e di questi tentacoli!" strillò Matilde, sentendosi ancora percorsa da una torma di insetti mostruosi. La piccola guerriera sferrò un poderoso fendente, ma distratta com'era, non riuscì a prendere bene la mira e mancò l'avversario. Lo Ekolid cercò di sferrare un affondo con due dei suoi tentacoli, ma Matilde reagì con efficacia e alzò di scatto il suo spadone, deviando il primo colpo. Il secondo la raggiunse al fianco e le strappò un grido, ma per fortuna il pungiglione non riuscì a penetrare abbastanza in profondità e deporre un uovo. Prima che lo Ekolid potesse tentare un altro attacco, Dario riuscì a coglierlo su un fianco, e trafisse due degli occhi del mostro con i suoi pugnali.

 

"SHKREEEEEEEERTHK!" Il Qlippoth emise quel suo stridio cacofonico e agitò scompostamente i tentacoli per scrollarsi di dosso il giovane, che si aggrappò con tutte le sue forze a quel corpo rigonfio e cercò di rovesciarlo sulla schiena. Lo Ekolid sibilò orrendamente e si ancorò a terra con le zampe, cercando freneticamente di resistere. Due dei tentacoli si piantarono nella schiena di Dario, e il ragazzo gridò di dolore sentendo che uno degli ovopositori gli inseriva un uovo nelle carni. Ma strinse i denti e cercò di lottare contro il bruciante dolore, insistendo nei suoi tentativi di rovesciare lo Ekolid.

 

"Dario! Ti do una mano io!" esclamò Matilde. Intervenendo rapidamente, la ragazzina sferrò un poderoso fendente con la sua spada e riuscì a penetrare la pelle gommosa dell'Ekolid, aprendo nell'addome una larga ferita che grondava un denso liquido verdastro... ma il mostro non cedette e cercò anzi di colpire ancora Matilde con i suoi ovopositori. "Ugh... oh no, specie di sgorbio troppo cresciuto! Io non ti faccio da nido per le uova! Dario, aspetta un momento!"

"Non... non ti preoccupare per me, Matilde! Stagli addosso! Ammazzalo finchè te lo tengo fermo!" Dario cercò di spronarla a contin uare l'attacco... ma la bambina ebbe un'altra idea.

 

"Aspetta... aspetta solo un momento! Adesso... uuuugh..." Matilde estrasse la spada dal corpo pulsante del Qlippoth, che reagì stridendo di nuovo e sferrando un affondo verso il torace della piccola guerriera. Quest'ultima agì d'istinto, ritirandosi di un passo... e i pungiglioni dell'Ekolid la colpirono al torace, ma non riuscirono a penetrare il robusto pettorale d'acciaio che la proteggeva. Matilde strizzò un occhio, leggermente scossa per l'impatto, ma si riscosse subito e abbattè la spada sull'Ekolid con tutte le sue forze, troncando una delle sue zampe. La mostruosità abissale perse l'equilibrio, e Dario potè approfittarne per farla cadere a terra di schiena, lasciando il ventre esposto!

 

Il ragazzo sentì una delle ferite alla schiena che si faceva calda e pulsante, e sentì la larva dell'Ekolid che cercava di farsi strada nelle sue carni. Il dolore era feroce, ma Dario era deciso a non lasciare che il mostruoso "genitore" avesse la possibilità di scappare. "Uuuuugh... Matilde... la schiena... tagliami... quella larva... di dosso!"

"Larva? Da dove? Da... ooooh, da lì? Per gli dei, che orrore!" Matilde trattenne un conato di vomito e sfoderò un pugnale da un fodero nascosto in uno stivale. Raggiunse Dario e incise rapidamente la ferita sulla sua schiena, in modo da trafiggere lo Ekolid larvale sulla punta dell'arma ed estrarlo. Dario strinse i denti per il breve ma intenso dolore, e Matilde gettò a terra la larva ormai morta con un'esclamazione di disgusto. "Eccolo lì! Crepa, schifoso!"

 

Le forze moltiplicate da quella scarica di dolore, Dario sbilanciò del tutto lo Ekolid e cominciò a pugnalarlo al ventre, affondando la lama nelle carni immonde della creatura ultraterrena. L'orrore si agitò e si contorse, ma Dario lo tenne fermo a terra con decisione e continuò a vibrare delle tremende pugnalate, fino a raggiungere quello che poteva passare per il cuore dell'Ekolid. La lama di Dario penetrò profondamente nelle carni del mostro, che emise un ultimo stridio, ancora più acuto dei precedenti, e finalmente si immobilizzò, i tentacoli che ancora si agitavano per qualche istante. Il corpo dell'Ekolid cominciò immediatamente a sciogliersi in un orrore di poltiglia verde, mentre qualunque spirito fosse contenuto in quel corpo aberrante tornava nei meandri più remoti dell'Abisso.

 

Finalmente, la battaglia era finita... e Dario, sentendosi improvvisamente stanco, si afflosciò in ginocchio e cercò di riprendere fiato. Rico ed Halise si arrischiarono ad uscire dal loro nascondiglio, guardandosi attorno come se temessero che da un momento all'altro sarebbe saltato fuori qualche altro abominio... ma per fortuna, quei due Qlippoth erano stati l'ultima sorpresa che i Malformatori avevano in serbo per gli intrusi.

"Ce... ce l'avete fatta... li avete... sconfitti?" chiese Halise, lei stesse incapace di credere a quello che aveva appena visto. Quando Maria, tenendosi il braccio ferito, disse di sì con la testa e abbazzò un sorriso, la halfling cadde in ginocchio e si diede ad un pianto liberatorio. "Oh, sia lodata Yondalla... sia lodata... io... io... cominciavo a perdere le speranze... grazie... grazie... non vi ringrazieremo mai abbastanza per il vostro aiuto!"

 

"Vi avremmo aiutati in ogni caso..." rispose tranquillamente Dario, mentre Bastiano si occupava di lanciare qualche incantesimo curativo, soprattutto su Dario e Maria. Matilde tirò il fiato e fece il segno dell'okay, mentre Iaco sfoderò un sorriso arguto.

"Grazie.. grazie comunque!" disse Rico, mentre metteva le mani sulle spalle di Halise per farle coraggio. "Avevamo... sentito parlare degli Abolitori... e della loro abilità... ma non credevamo che sarebbero stati in grado di distruggere quelle mostruosità...

 

"Se sanguina, si può uccidere." disse Maria con un'alzata di spalle. "E se non sanguina, si trova il modo di farlo sanguinare, e poi lo si uccide."

"La fai sembrare facile, Maria..." commentò Matilde. "Questi... cosi... sembravano non schiattare mai!"

Iaco disse di sì con la testa. "Vero vero! Anche mia magia non faceva molto... ma lasciare perdere per adesso! Noi dovere aiutare voi e liberare altri prigionieri!"

 

"Ce ne sono ancora di prigionieri... in qualche altro posto di questo luogo maledetto?" chiese Dario, fermandosi giusto un attimo per riprendere fiato mentre si guardava attorno. Si sentì meglio quando Bastiano lanciò un incantesimo di Cura Ferite Moderate su di lui, facendo rimarginare quasi subito le ferite che lo Ekolid gli aveva inflitto. "Voglio dire, a parte quelli che si trovano qui?"

 

Halise si schiarì la voce. "Ecco... in realtà sono ancora dei prigionieri, ma li hanno tenuti separati dagli altri per un motivo che non so..." affermò. "Però... io e mio fratello sappiamo dove si trovano. Possiamo... portarvi lì, se volete."

 

"Certamente... un momento che rimetto a posto i miei compagni, e arriviamo." disse Bastiano, prima di riprendere a lanciare incantesimi curativi sul gruppo, a cominciare da Maria...

 

 

oooooooooo

 

 

Nella sala in cui l'Ostiario Vulnera aveva fino a poco tempo prima coordinato le operazioni, il gruppo di avventurieri sgranò gli occhi con orrore, vedendo un gruppo di umani, semiumani ed umanoidi tenuti in animazione sospesa all'interno di cilindri di vetro riempiti di qualche liquido che brillava debolmente in quella stanza semibuia, come tanti campioni tenuti sottovuoto per essere usati in seguito per chissà quale mostruoso esperimento.

 

Se non altro, pensò tra sè Maria mentre si guardava attorno, quelle vittime erano state tenute in uno stato di animazione sospesa che risparmiava loro gli orrori di quel laboratorio... ma questo non rendeva meno orribile la loro situazione. La guerriera non riusciva a staccare gli occhi da quelle vasche, e si ripromise che avrebbe cercato di capire come tirare fuori da lì tutte quelle vittime...

Ma prima di poter pensare a come fare, la sua attenzione venne attirata da un'altra figura, tenuta incatenata ad un muro del laboratorio - un altro essere umano, usato per chissà quale atrocità, che ancora si dibatteva debolmente nel disperato tentativo di liberarsi o attirare l'attenzione di qualcuno che potesse farlo per lui. Alla vista del gruppo che era entrato, il prigioniero aveva ripreso almeno un po' di vita, e stava cercando di richiamarli con voce roca, anche se era difficile comprendere le sue parole da quella distanza.

 

"Uh? Guardate, gente! Quell'uomo... quello incatenato al muro! Preoccupiamoci di lui, per adesso!" affermò la donna dalla pelle scura... e mentre si avvicinava, ebbe la netta sensazione di aver già visto prima quel prigioniero. Non era sicura del motivo che la spingeva a pensare così, ma... era una sua impressione, e se c'era una cosa di cui si vantava, era che il suo istinto raramente sbagliava.

 

"Voi... vi... vi prego... toglietemi di qui... salvatemi..." mormorò il prigioniero incatenato con voce roca e sofferente. Fece una raffica di colpi di tosse, come se il semplice fatto di parlare fosse per lui doloroso.

 

Iaco fece un cenno con la testa e si avvicinò all'uomo... ma si fermò con un'esclamazione di sorpresa quando i suoi occhi, perfettamente adattati all'oscurità, colsero finalmente l'aspetto dell'uomo. "Ah! Iaco no crede questo! Lui è..." esclamò il coboldo, restando poi a bocca aperta.

"Che succede, Iaco? Lui è... chi?" chiese Bastiano, raggiungendo il coboldo stregone con tutta la velocità che la sua gamba menomata gli consentiva. Vide il volto da rettile di Iaco contrarsi in una rara espressione di rabbia... e quando si avvicinò ancora di più, il piccolo oracolo trasalì nel riconoscere il prigioniero.

 

Nonostante il lerciume che gli incrostava la pelle, la barba e i capelli incolti, le cicatrici sul suo corpo e l'espressione abbrutita, non era tanto difficile riconoscerlo...

 

Quell'uomo era proprio il direttore della Casa della Pietà, Nerenzio Ungaro!

 

 

oooooooooo

 

 

CONTINUA...   

   

      

 

       

 

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Capitolo 26
*** Laboratorio sotto sequestro ***


Pathfinder: Madness Rising

Una fanfiction di Pathfinder scritta da: Justice Gundam

 

 

Risposte alle recensioni!

 

fenris: Grazie mille della tua recensione! Cercherò senza dubbio di usare qualche classe da Path of War, anche se credo ci vorrà un po' di tempo per avere questa occasione! E per quanto riguarda il finale... beh, vedremo! XD

 

Farkas: E' sempre un piacere leggere le tue recensioni! Non ti preoccupare, so cosa vuol dire non avere tempo... Grazie per la recensione in ogni caso!

Stai attento a quello che dicono i kyton (o velstrac, come si identificano loro): sono bravi a razionalizzare le loro azioni, ma in realtà sono spinti unicamente dal desiderio di soddisfare il loro sadismo. Sofia, invece, è il classico caso della via per l'inferno lastricata di buona intenzioni, come vedrai in seguito.

Più avanti scopriremo qualcosa di più anche sugli orripilanti qlippoth... e beh, ho pensato che in effetti un po' di parolacce ci stessero, data l'ambientazione. XD

Come puoi vedere, Nerenzio non è morto. Quel mostro tentacolare che lo ha catturato non era così misericordioso. 

  

 

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Capitolo 26 – Laboratorio sotto sequestro  

 

 

Iaco non aveva dubbi. In barba a chi diceva che i coboldi hanno memoria corta e cervello atrofizzato, il piccolo coboldo stregone aveva riconosciuto l'uomo incatenato, nonostante i lunghi mesi di prigionia lo avessero reso quasi irriconoscibile. Quell'uomo non poteva essere altri che Nerenzio Ungaro, il direttore della Casa della Pietà e l'uomo grazie al quale adesso Matilde e Bastiano erano stati costretti a fuggire da Grisborgo ed entrare a far parte di un gruppo di avventurieri!

 

"V-voi..." gemette Nerenzio. Il suo sguardo reso opaco dalle torture che aveva subito si riaccese ancora per qualche istante, e l'uomo tremò visibilmente quando riconobbe alcuni degli avventurieri che lui stesso aveva assunto per farsi riportare indietro i due bambini. Maria e Dario si avvicinarono a loro volta, ed entrambi rimasero per qualche attimo sbalorditi nel riconoscere il direttore dell'orfanotrofio grazie a cui erano rimasti coinvolti in quella storia assurda! Dietro di loro, Matilde cercava di farsi strada e di vedere di chi si trattasse, e soprattutto perchè avevano tutti avuto quelle reazioni scioccate alla vista dell'uomo...

 

"Che succede, amici? C'è qualche problema?" chiese Matilde. Gettò un'occhiata oltre Dario, sperando di poter dare un'occhiata al prigioniero. "Chi è quest'uomo? Lo riconoscete?"

"Credo proprio di sì, Mati... giudica un po' tu!" rispose Bastiano con un sospiro rassegnato. A quel punto era inutile cercare di nascondere la verità ai due piccoli avventurieri... ma Dario, Maria e iaco temevano che vedere l'uomo che li aveva traditi e venduti così vilmente avrebbe potuto provocare loro un trauma.

 

Matilde, un po' meno agile mentalmente del suo amichetto, ci mise un po' di più a riconoscerlo... ma anche lei comprese infine di chi si trattava, e sobbalzò per uno scatto di rabbia!

"Basti!" esclamò infine. "Lui... lui è..."

 

"Sì, è proprio lui, Mati. Il direttore del nostro orfanotrofio, e l'uomo che ci ha venduti ai Villanova." esclamò Bastiano serrando gli occhi rabbiosamente. "Voi qui? Che significa? Avevo sentito dire che dovevamo essere venduti agli scagnozzi dei Villanova e diventare dei... bambini-soldato per loro! Che cosa ci fate qui, in una base dei Malformatori?"

"Questo... potrebbe essere un altro indizio del fatto che i Malformatori e la famiglia Villanova sono in comunella!" commentò Dario. Iaco non potè fare altro che annuire in segno di accordo.

 

Nerenzio cercò di muovere le braccia, in modo da gesticolare in direzione di Bastiano e Matilde. "E voi... voi due, cosa avete combinato?" esclamò, un attimo prima che la gola secca lo tradisse, e l'uomo fece una terribile serie di colpi di tosse, talmente violenti che per un attimo Dario ebbe l'impressione che si dovesse rompere a metà da un momento all'altro. "Cough... cough! Uuuugh... non riesco... neanche a... parlare come si deve... Acqua, per... favore..."

Senza mai staccare uno sguardo di disapprovazione da Nerenzio, Iaco si fece avanti e si tolse la borraccia dalla cintura. Poi, raggiunse l'individuo incatenato e iniziò la procedura per far scorrere gradualmente l'acqua nella gola di Nerenzio. Se non altro perchè doveva rispondere ad un bel po' di domande. L'uomo cominciò a bere a piccoli sorsi, temendo che inghiottire di colpo una grande quantità di acqua avrebbe potuto essergli deleterio nelle condizioni in cui si trovava.

 

"Allora, tu okay adesso?" chiese Iaco storcendo il naso. "Tu spiega come mai tu qui, sì?"

"Non credevo che ci saremmo mai rivisti... direttore." disse Matilde, con un tono pericolosamente cupo e deciso. "Adesso sappiamo, io e Basti, cosa volevate fare con noi. La stessa cosa che avete fatto a tanti altri bambini prima di noi, vero? Anche Bettina era tra loro, vero? Quel... quel mostro tutto pieno di catene... ha usato il volto della mia amica per cercare di distrarmi..."

 

"T-tu... non... se solo quel dannato... mezzorco... non avesse..." gemette Nerenzio. Vedere Matilde che lo fissava con gli occhi tremanti e quel cipiglio minaccioso, cercando in qualche modo di trattenersi, era non solo terrificante ma anche umiliante. Non faceva altro che ricordargli il suo fallimento, e il motivo per cui adesso si trovava in quel luogo terrificante.

"Non avesse... che cosa? Deciso che avrebbe scelto di ascoltare la sua coscienza e non rendersi complice di un traffico di bambini?" continuò Dario. Il suo sguardo passò in rassegna il corpo segnato dalla prigionia dell'ex-direttore della Casa della Pietà, e fece una smorfia di disgusto quando vide uno strano rigonfiamento sotto le costole dell'uomo che gli deformava il torso in maniera ripugnante. Era qualcosa di strano ed innaturale... evidentemente, il risultato di qualche orrido esperimento che i kyton e quella donna avevano fatto su di lui... ma a quale scopo?

 

"Il... il mio orfanotrofio... era in difficoltà..." Nerenzio cercò di spiegare le sue azioni. "I costi... stavano diventando... troppo alti... Non potevo lasciare che... la Casa della Pietà... chiudesse... Avete... avete idea... di quanti bambini ho tolto... dalle strade? Voi due... voi due non sareste qui... se non fosse stato per me!" Guardò verso Matilde e Bastiano in tono accusatorio, come se stesse dando la colpa a loro di quello che gli era successo.

 

"Oh, e dovremmo anche ringraziarla? Per aver cercato di venderci a qualche... a qualche orribile laboratorio come questo?" esclamò rabbiosamente Bastiano. Il ragazzino normalmente mite e tranquillo era visibilmente alterato, e Dario comprendeva fin troppo bene che lui e Matilde erano fortemente tentati di prendere vendetta su quell'individuo. Non che Dario potesse biasimarli, del resto.

 

"Ho... ho semplicemente... fatto un calcolo." continuò Nerenzio. "Potevo... cercare una soluzione che non c'era... oppure accettare la proposta... di quell'inviato dei Villanova... Due bambini ogni quattro mesi... in cambio di due borse di ducati d'oro." si interruppe e prese fiato, sostenendo gli sguardi degli avventurieri. "Ragionateci su... sacrificare due orfani... che non mancheranno a nessuno... e in cambio... tutti gli altri orfani... potranno vivere meglio... e avranno più tempo per essere... adottati! Non potevo permettere... che il mio istituto... fosse chiuso!"

 

"E quindi hai pensato bene di accettare la proposta di quei malfattori, senza neanche cercare un'altra possibile soluzione." rispose prontamente Maria.

Dario scosse la testa. "Sono sicuro che... i bambini che tu hai venduto capiranno se gli adduci questa scusa, vero?" rispose con sarcasmo.

"Anche se noi capire tuoi problemi, questi no scusa per quello che tu fatto! Tu vergogna!" continuò Iaco, puntando un dito artigliato contro Nerenzio. Messo di fronte alle sue responsabilità, Nerenzio si guardò attorno freneticamente, ma gli unici altri due che si trovavano lì in quel momento erano Bastiano e Matilde... e neanche loro sembravano troppo interessati ad ascoltare le sue giustificazioni.

 

"E allora... cosa avete intenzione di farmi... ugh... uccidermi?" mormorò infine. Fece una smorfia di dolore quando il tumore che si agitava sotto le sue costole cominciò a muoversi, e fu costretto a stringere i denti ed ansimare. "Se... se volete farlo... allora forza... potete farlo... un colpo solo... e vi togliete il pensiero... Uuuuugh... a... questo tempo... mi fate... gh... soltanto un... favore..."

L'uomo si contorse miseramente e diede una serie di colpi di tosse, mentre cercava in qualche modo di riprendere fiato. Matilde e Bastiano rimasero fermi dov'erano, fissando rabbiosamente l'uomo che aveva sacrificato diversi dei loro amici, e che ora adduceva le sue scuse per giustificare le sue azioni. Il desiderio di fargliela pagare era forte. Matilde provava un terribile desiderio di prendere la sua spada e porre fine alla vita di quell'individuo... ma guardandolo ridotto così, impotente e miserabile, l'ombra di sè stesso, doveva ammettere che provava almeno un po' di compassione per lui. Ed era sicura che Bastiano la pensasse allo stesso modo.

 

"Allora...?" mormorò Nerenzio. "Che cosa... aspettate...? Fate quello che... ugh... dovete..."

 

Dario sospirò e guardò verso Matilde e Bastiano. La piccola guerriera continuava a guardare Nerenzio con espressione disgustata e al tempo stesso condiscendente, e il suo pugno destro era serrato e tremava visibilmente. Mentre Bastiano rimaneva come una statua di cera, anche lui profondamente combattuto.

"Quest'uomo... io lo disprezzo." ringhiò Matilde. "Ma... non me la sento... di lasciarlo crepare come un animale."

Iaco intervenne per dire la sua. "Iaco è d'accordo con Matilde. Lui dovere andare in prigione per quello che lui fatto. Ma prima..." gettò un'occhiata al rigonfiamento sul corpo dell'uomo e rabbrividì. "Noi togliere questa cosa da lui. Questa no piace a Iaco."

 

"Nemmeno a me, se è per questo..." rispose Maria. Si avvicinò a Terenzio e represse un conato di vomito quando vide quella massa che si muoveva sotto la pelle dell'uomo, come se lì ci fosse una sorta di mostruoso parassita che si apprestava ad uscire.

E forse, pensò Maria, era proprio così, visti tutti gli orrori di cui erano stati testimoni in quel posto terrificante. "Okay... c'è bisogno di un coltello affilato per tagliare via questa cosa schifosa. Temo che ci sia qualche mostruosità qua dentro... un po' come quegli Ekolid in miniatura di prima."

 

"Certo non ha un bell'aspetto..." mormorò Dario. Tirò fuori uno dei suoi coltelli più piccoli ed acuti, e lo passò a Iaco, che si guardò rapidamente intorno in cerca di qualcosa che si potesse accendere. Per pura fortuna, trovò alcuni fogli di carta sui quali erano stati annotati dei dati sull'esperimento, e che la dottoressa Molinari aveva chiaramente abbandonato lì nella fretta di fuggire dal suo nascondiglio. Immaginando che fosse giusto distruggere i risultati di un esperimento così atroce, li raccolse e poi lanciò un semplice incantesimo.

 

"Nixeu!" Con una breve formula pronunciata nell'antica lingua dei draghi, Iaco toccò la carta con la punta di un dito, e la carta prese fuoco. Immediatamente, Dario immerse la lama del suo coltello nella fiammata, in modo che si riscaldasse almeno un pochino prima che i fogli di carta si consumassero. La lama riuscì appena a scaldarsi un po'... ma data la situazione, il gruppo non potè fare altro che adattarsi con quello che avevano.

 

"Okay, fetente. Adesso prendi un bel respiro e stringi i denti, perchè non farà bene." disse Dario. Con attenzione, il ragazzo avvicinò la lama al punto in cui il corpo di Nerenzio si deformava, e l'ex-direttore della Casa della Pietà cominciò a sudare freddo vedendo la lama aguzza che si avvicinava alla sua pelle.

"Dario, ma tu sai cosa stai facendo?" chiese Maria.

Il ragazzo scosse la testa. "Non ne sono del tutto sicuro. Ma di questo gruppo, se permettete, sono io quello più abile ad usare i coltelli." affermò. "Si fa con quello che si ha. Ora, per favore... lasciatemi concentrare. Non posso permettermi di sbagliare."

Il colorito del volto di Nerenzio era passato dal pallido al violetto fino ad un inconfondibile sfumatura di verde, e l'uomo emise un rantolo di terrore quando la lama appena riscaldata del coltello cominciò a tagliare la sua pelle. Agendo con precisione e delicatezza, Dario cominciò a tracciare un taglio lungo e sottile sul rigonfiamento, in modo da solcarne un'immaginaria linea di mezzeria.

 

Matilde deglutì e represse un brivido di disgusto, mentre Bastiano cercò di volgere lo sguardo altrove. Dario proseguì il suo taglio, dal quale cominciò a colare uno strano liquido schiumoso, di un'inquietante colore giallo paglierino che fece venire un accesso di nausea a Dario. Il giovane smise la macabra operazione e rimase a guardare disgustato il liquido che colava dal taglio e si spandeva sul pavimento appena sotto il prigioniero. Quella strana sostanza ribollì e iniziò a scorrere via, come se fosse dotata di volontà propria, fino a scendere in una fessura nel pavimento. Nello stesso momento, il rigonfiamento sul corpo di Nerenzio cominciò a sgonfiarsi, fino a ridursi a dimensioni appena superiori a quelle di una mela, e l'uomo fece una smorfia per il dolore e il disgusto, sentendo qualcosa di solido che premeva sulle sue costole e gli ostacolava la respirazione.

 

"Lo... lo sento..." mormorò. "Mi... mi sta schiacciando... il torace... toglimelo... toglimelo, ti prego! Non... non mi interessa come, toglimelo!"

"Sono... sono d'accordo!" esclamò Maria disgustata. "Meno sono costretta a vedere quella cosa, meglio sarà!"

 

"Okay, adesso ci penso io..." disse Dario, senza riuscire a trattenere una smorfia di raccapriccio. La lama del suo pugnale seguì nuovamente il taglio che aveva fatto prima, ma questa volta, il giovane cercò di spingere la punta un po' più a fondo, in modo da allargare la ferita quel tanto che bastava per far uscire il corpo estraneo. La laa si incastrò per un piano di volte in qualcosa di inspiegabilmente duro appena sotto l'epidermide della vittima, e il ragazzo sapeva per certo che non poteva trattarsi delle costole, che erano ancora ben distanti. Sicuramente era quella cosa che era stata impiantata nel corpo di Nerenzio...

 

Immaginando che fosse venuto il momento della verità, il ragazzo cominciò a premere sul rigonfiamento in modo da spingere fuori la cosa che era rimasta all'interno. Nerenzio ruggì dal dolore quando l'operazione inviò una scarica di pura agonia in tutto il suo corpo, e per qualche secondo tremò ed ansimò prima che la perdita dei sensi giungesse come una liberazione...

 

Dario strinse i denti e si costrinse a guardare. Man mano che proseguiva l'operazione, qualcosa di solido stava cominciando a farsi strada nelle carni dell'uomo... con un senso di ripugnanza, Dario cercò di farlo passare attraverso il taglio, e riuscì ad intravedere un ammasso di carni grigio-bluastre. Il giovane allargò ancora un altro po' il taglio, e la cosa cominciò finalmente ad uscire.

Senza ombra di dubbio, era la cosa più mostruosa che Dario avesse visto fino a quel momento, e nonostante tutti i suoi sforzi, il giovane sentì qualcosa risalirgli in gola, e riuscì per un pelo ad impedirsi di rimettere. Dal taglio che aveva fatto sul torace di Nerenzio stava uscendo una sorta di embrione grigiastro, appartente ad un umanoide smagrito il cui corpo era, per qualche inspiegabile motivo, tormentato da chiodi piantati in esso e filo spinato avvolto attorno a lui. La bocca, del tutto priva di denti, era aperta in silenzioso grido di agonia e i suoi occhi erano ancora malformati e coperti da cataratte lattiginose.

 

Finalmente, quella cosa rivoltante si schiantò a terra con un repellente suono di carne flaccida e cominciò immediatamente a rinsecchire, riducendosi man mano di dimensioni fino a diventare non più grande di una prugna. Ma il processo di distruzione non finì lì. Una volta che si fu completamente disseccato, l'embrione si ridusse in polvere, come se centinaia di anni passassero in pochi secondi... e ben presto, non rimase più nulla di quella cosa mostruosa se non una macchia grigiastra sul pavimento. Nerenzio era ancora privo di sensi, e dalla ferita che Dario gli aveva fatto stavano sgorgando sangue ed altri umori corporei...

 

"B-Bastiano..." disse Dario, una volta che si fu riscosso dall'orrore. "P-presto... usa i tuoi incantesimi curativi su di lui. Non... non possiamo lasciare che muoia dissanguato."

Pur con riluttanza, il piccolo oracolo deglutì per farsi passare un accesso di nausea e avvicinò una mano tremante a Nerenzio. L'idea di salvare la vita all'uomo che li aveva quasi condannati a morte per guadagno personale ancora gli sembrava quanto meno bizzarra, ma in fondo... era giusto così. Non era obbligato a perdonarlo, in ogni caso. E poi, a voler essere pragmatici, Nerenzio era molto più utile da vivo che da morto. Aveva ancora molte informazioni da dare.

 

"Okay... Moderata Vulnera Curare!" Il ragazzino intonò la litania magica e concentrò una porzione di energia positiva nel palmo della sua mano, con il quale poi toccò Nerenzio. La scarica curativa venne trasferita nel corpo dell'uomo, e la ferita dalla quale Dario aveva estratto quel mostruoso embrione si rimarginò nel giro di pochi secondi, riducendosi ad un taglio lungo ma superficiale che sarebbe sicurameente guarito da solo nel giro di pochi giorni. Dopo qualche istante, Nerenzio cominciò a riprendere i sensi mentre Maria lo liberava dai ceppi che lo tenevano prigioniero.

 

"Uuuugh... grazie... grazie... Io... sono pronto ad andare in prigione..." mormorò, toccandosi il torso con la mano ancora tremante e constatando con suo grande sollievo che quell'orrida massa non c'era più.

Maria prese l'ex-direttore per una spalla e lo aiutò a rimettersi in piedi. "Bene, perchè è lì che andrai." lo avvisò. "Almeno per te, questo incubo è finito... ma ho come l'impressione che per noi, sia tutto appena cominciato. Ora forza... andiamo a prendere Rico e Halise... e liberiamo tutte le vittime che sono state portate qui. Almeno questo laboratorio non servirà più ai Malformatori."

 

E giusto per dare maggiore enfasi alle sue parole, la giovane guerriera afferrò la sua ascia da battaglia con entrambe le mani e sferrò un poderoso fendente che colpì uno dei cilindri trasparenti che si trovavano nel laboratorio. Si sentì un terrificante clangore di vetro infranto quando il cilindro andò in mille pezzi, e una cascata di liquido verdastro si sparse tutt'attorno mentre la vittima rimasta in animazione sospesa si risvegliava di colpo, tossendo e sputando.

"Uuuuugh... puach! Cough... cough... che... cosa... ma dove... dove mi trovo? Che posto è questo? E voi chi siete?" esclamò la cavia umana, un uomo sulla trentina, vestito appena il necessario per mantenere la decenza, sul cui corpo per fortuna ancora non si vedevano segni delle orrende operazioni fatte dai Malformatori.

 

Maria si chinò per rassicurare l'uomo. "Va tutto bene. So che non vi orientate, ma state tranquilli." affermò, mentre un po' più in là, Matilde provvedeva ad infrangere un altro cilindro con un colpo di spada. "Siete... stati vittime di un rapimento, ma adesso abbiamo sistemato tutto. Presto potrete tornare alle vostre case."

 

La giovane donna sospirò e guardò verso il resto dei cilindri. Ce n'erano altri quattro lì attorno, e Maria sperò con tutto il cuore che anche quelle vittime si fossero risparmiate i più terribili degli esperimenti...

 

 

oooooooooo

 

 

Nel frattempo, in un luogo segreto in qualche sperduta località di Tilea...

 

"Questo imprevisto ci è costato la perdita di un laboratorio, dottoressa Molinari." disse l'Ostiario Vulnera con lo stesso tono di monolitica certezza con cui diceva quasi ogni cosa. La scienziata gli passò un'ampolla riempita di un liquido ambrato semi-trasparente, e il kyton lo bevette con calma, vedendo che le ferite che aveva subito nello scontro con gli Abolitori si erano già quasi del tutto rimarginate. "Suggerisco di indire quanto prima una riunione dei nostri colleghi. Potrebbe essere una buona idea informare i vertici dell'organizzazione di questa battuta d'arresto nei nostri esperimenti."

 

"Per quanto riguarda informare i nostri colleghi, sono d'accordo." rispose la dottoressa Molinari. Si aggiustò gli occhiali e prese un'ampolla vuota da uno scaffale al suo fianco, per poi riempirlo di acqua e miscelare con essa un denso fluido bluastro che brillava debolmente nella penombra di quel luogo. La miscela ribollì per qualche secondo prima di stabilizzarsi, e Sofia la mise da parte con attenzione prima di riprendere il discorso. "Tuttavia, non credo che per il momento sia necessario scomodare i Sommi Trasmutatori. Il potente Landisgnash sarà già abbastanza occupato di per sè. Deve ancora tracciare il percorso astrale da cui dipende la parte finale del nostro grande progetto. Dargli disturbo per una questione ancora così limitata porterebbe soltanto a ritardi, disordini ed inefficienza."

 

Vulnera non poteva dire di essere del tutto d'accordo, ma comprendeva il punto di vista di Sofia, e ricordò a sè stesso che lui e gli altri kyton che lavoravano per i Malformatori erano stati evocati per assistere l'organizzazione, e che quindi non avevano nessuna autorità su di loro. "Dunque, cosa consigliate, dottoressa?"

"Teniamo d'occhio quel gruppo di avventurieri. A parte il fatto che potrebbero ancora essere convertiti... credo che potrebbero condurci a qualche nascondiglio degli Abolitori." affermò. "Inoltre... vorrei cercare di scoprire delle informazioni più specifiche su ognuno di loro, in modo da cercare dei sistemi più efficaci per eliminarli o toglierli di mezzo."

 

"Comprensibile. In tal caso, il collettivo velstrac si rimette alla vostra esperienza per rimuovere queste minacce." rispose Vulnera. "Detto questo, ho avuto modo di constatare che i nostri nemici sono appoggiati da alleati extraplanari, tra cui alcuni che provengono dal Piano delle Ombre come noi."

La dottoressa Molinari sbattè gli occhi in un'espressione confusa. "E di chi si tratterebbe?"

Vulnera serrò gli occhi, che brillarono di una inquietante luce scarlatta. "I nerra, le creature degli specchi. Il Panoptikon, la fortezza di vetro, è la loro dimora, ed essi si sono da sempre opposti al collettivo velstrac e alle nostre attività." affermò. "Ho contattato telepaticamente uno di loro, e ho appurato che in effetti stanno cercando di interferire nel nostro progetto."

 

L'espressione distaccata di Sofia mutò all'improvviso. La giovane donna fece una smorfia rabbiosa e strinse una mano a pugno al proprio fianco. "Perchè?" sibilò. "Come possono essere tanto stolti da non capire? Qual è la divinità che servono?"

Vulnera scosse la testa. "Il Panoptikon non serve nessuna divinità." rispose. "I loro obiettivi sono imperscrutabili anche per noi, ma le nostre relazioni non sono mai state pacifiche. Adesso che stanno cercando di fornire il loro supporto agli Abolitori, possiamo aspettarci di incontrare maggiore resistenza."

"Ma davvero? Non permetterò che vada così." rispose Sofia on evidente indignazione. "Ostiario Vulnera... per favore, cercate di scoprire quanto più possibile sul gruppo di nerra che ci sta ostacolando, e cercare se possibile di eliminarlo... oppure, se non è possibile, di impedire che i nerra e gli Abolitori uniscano le forze. Per quanto riguarda il resto... cercherò io stessa informazioni su quel gruppo di Abolitori. E farò in modo che quei bambini ci vengano consegnati e facciano la loro parte per la creazione del vero mondo."

 

Vulnera fece un sottile, infido sorriso. "Il collettivo velstrac sarà più che lieto di collaborare a questo nobile obiettivo." affermò con un inchino. "Mi occuperò personalmente di richiedere ulteriore supporto. Probabilmente chiederemo supporto a Xibalba. Ora che il Panoptikon sa del loro coinvolgimento, è inutile cercare di nasconderlo."

"Molto bene..." rispose Sofia. "Io mi occuperò di scoprire quanto più possibile sui nostri nemici. Può darsi che Xibalba sia disposta a fornirci proprio quello che ci serve per ciascuno di loro. Avrei solo una richiesta da fare."

 

"Prego, dottoressa. Esponga pure i suoi termini." rispose Vulnera.

 

Sofia sfoderò un ghigno sinistro. "Vorrei avere la possibilità di studiare uno dei vostri alleati, nel caso uno di loro dovesse cadere in battaglia con qualcuno degli Abolitori." affermò. "Sono curiosa di sapere come sono fatte delle creature che rappresentano l'incarnazione della paura... e magari da questi studi potrò comprendere cosa li rende così facili da evocare ma difficili da controllare!"

 

Il volto normalmente freddo ed inespressivo di Vulnera si aprì in un sorriso inquietante. "Naturalmente, dottoressa Molinari." rispose con voce atona. "Sono sicuro che potrà ricavare non poche informazioni utili da queste ricerca. Un paio di Esipil o di Nucol in meno non saranno certo un problema per i nostri alleati."

 

"Vi ringrazio, Ostiario Vulnera." concluse la scienziata. "Molto bene. Mi adopererò quanto prima per eliminare quegli intriganti, e cercheremo intanto di proseguire il progetto anche senza quei due marmocchi. Non sarà altrettanto facile... ma penso che si possa fare, con un minimo di modifiche al progetto originale."

 

Vulnera disse di sì con la testa. "Molto bene. Io mi occuperò di controllare che il percorso nel Piano Astrale stia proseguendo come da programma." affermò. "Senza quel percorso, il nostro progetto non potrà entrare nella fase finale."

 

Sofia si fece seria, e annuì con espressione assorta. Finalmente, dopo tanto tempo, questo mondo alla deriva avrebbe potuto conoscere un'età d'oro, un'era dove tutte le forme di vita sarebbero vissute senza timore di quell'abominio che era la morte...

 

 

oooooooooo

 

 

Il laboratorio era ormai stato abbandonato. Il gruppo di Dario aveva liberato il resto delle creature tenute là dentro come cavie, poi aveva cercato attentamente in ogni stanza, e aveva raccolto tutto ciò che poteva essere utile o che avrebbe potuto dare una mano a risolvere il mistero dei Malformatori. Ma per fortuna, non erano rimaste altre guardie se non dei cultisti o degli assistenti di laboratorio che si erano arresi subito piuttosto che tentare di combattere contro chi aveva abbattuto dei kyton e dei qlippoth.

 

"Credo che ora qui non ci sia più niente." disse Maria, mettendo in un sacco alcune fiale piene di liquidi colorati, che certamente non potevano che essere pozioni magiche. Avrebbe fatto in modo di farle identificare, una volta tornati alla base degli Abolitori... nella speranza che anche Pandora e i suoi compagni fossero riusciti nella loro missione. "Allora, com'è la situazione dalle vostre parti? Avete trovati qualcosa di interessante?"

"Guardate un po' qui..." disse Iaco, presentando un foglio di pergamena. Dario e i bambini storsero il naso, visto che non sapevano leggere bene, ma Maria e i due halfling che avevano liberato non avevano questi problemi. A quanto pareva, si trattava di annotazioni riguardanti il progetto dei Malformatori - su quel foglio veniva tenuta traccia di importanti consegne e dei nomi di numerosi individui legati all'organizzazione, tra cui Maria e Iaco riuscirono a leggere anche i nomi di diversi membri della famiglia criminale dei Villanova: la giovane guerriera corrugò la fronte ed emise un verso di disappunto quando riconobbe il primo nome sulla lista.

 

"Eseguire consegna di pozioni a Don Mauro Villanova... come immaginavo. E' il nome del patriarca della famiglia mafiosa." affermò Maria con una smorfia. "Questa è la conferma, nel caso ce ne fosse bisogno, che i Villanova lavorano con i Malformatori, ma ancora non ne capisco lo scopo."

"Ci... ci sono altri nomi lì sulla lista... e mi sembra che molti di loro si riferiscano a membri della famiglia Villanova." affermò Halise, la piccola halfling che i ragazzi avevano salvato. Lei e Rico si tenevano quanto più vicini possibile agli avventurieri, ancora temendo che qualche scagnozzo dei Malformatori saltasse fuori da chissà dove per cercare di catturarli di nuovo. "Vediamo un po'... Stefania... Rocco... questi, se non sbaglio, sono i nomi dei figli di Don Mauro... ma non vedo il nome del figlio maggiore, Fabrizio..."

 

"Aaaah... sì, certo, ho già sentito questi nomi. Sì, Stefania e Rocco dovrebbero essere, rispettivamente, la seconda figlia e il terzo figlio di Don Mauro." disse Dario, ricordando varie voci di corridoio che aveva sentito durante la sua lunga "carriera" nelle strade di Antenoria. "E... sì, Fabrizio è il primo figlio di Don Mauro, ma a quanto ne so, è stato diseredato, e comunque non è interessato all'attività... per così dire... del padre."

"E qui... ci sono i vostri nomi, guardate un po'." affermò Rico con una breve risata sardonica, indicando un piccolo elenco in fondo alla lista, nel quale apparivano i nomi del gruppo di avventurieri, più quelli di Matilde, Bastiano e anche quello di Sebastiano, il leader dei fuorilegge che avevano catturato a Grisborgo. E a giudicare dalle annotazioni che erano state fatte a fianco di ciascun nome, i criminali a cui si stavano opponendo non avevano preso molto bene la loro interferenza. I nomi di Matilde e Bastiano erano segnati in blu, con a fianco una scritta che diceva 'RICONSEGNARE IMMEDIATAMENTE'. Quello di Sebastiano era accompagnato invece da una scritta in rosso, 'ELIMINARE'.

 

Ma era l'indicazione di cosa fare di Maria, Dario e i loro compagni ad inquietare di più. A fianco dei loro nomi era stato scritto 'CATTURARE POSSIBILMENTE VIVI', per scopi che il ragazzo biondo e i suoi compagni potevano solo immaginare dopo aver visto gli atroci strumenti che infestavano quel laboratorio.

Maria decise di non stare troppo a pensare a questi particolari inquietanti, e diede un'occhiata al resto dei nomi sulla lista. Si trattava per gran parte di piccoli criminali, malfattori locali e altri fuorilegge di questotipo, che sicuramente stavano aiutando i Malformatori in cambio di paga e protezione... ma la giovane donna, con suo grande allarme, ebbe l'impressione di leggere anche il nome di qualche signorotto locale. Questo voleva dire che i Malformatori potevano contare anche su qualche tipo di protezione ad alto livello? Certamente non era una prospettiva che faceva sperare in bene. Fin dove si erano infiltrati i Malformatori nella vita quotidiana, e forse anche nella politica, di Tilea?

 

"Bene... credo proprio che questa lista ci interessi. Il signor Hermàn vorrà sicuramente darci un'occhiata." affermò Maria, senza riuscire a nascondere un'espressione ansiosa. "Rico, Halise... voi due, dov'è che siete stati catturati?"

"Vicino... vicino alle campagne di Miragliano." affermò la ragazza halfling con un brivido. "Noi... in realtà non facciamo parte di nessuna organizzazione. Il nostro villaggio... era stato aggredito da un gruppo di strani mostri simili a uomini-ratto... e noi siamo riusciti per pura fortuna a sfuggire loro. Rico è riuscito ad abbatterne qualcuno con la sua fionda, ma poi... siamo dovuti fuggire. Non so che cosa ne sia stato del villaggio...  io... io... spero almeno che qualcuno di sia salvato... oh, beata Yondalla, aiutaci, che cosa abbiamo fatto di male per meritare tutto questo..."

 

"Su, su... non farti prendere dallo sconforto, sorellina. Non è detto che il nostro villaggio sia stato proprio distrutto..." Rico cercò di farle forza, abbracciandola e permettendole di sfogarsi, mentre il resto del gruppo guardava mestamente la scena. Uomini-ratto, si disse infine Dario. Sicuramente slither, come quelli che avevano affrontato durante la loro rocambolesca fuga da Grisborgo.

 

Tra quelli, i Villanova, i kyton, i qlippoth e tutto il resto... il ragazzo cominciava a rendersi conto che erano incappati in un affare molto più grande di quanto immaginassero, e che probabilmente non sarebbe finita lì. Il suo timore era che la cospirazione dei Malformatori avrebbe finito per minacciare qualcosa di più che qualche regione di Tilea. 

 

"Beh... dobbiamo fare rapporto di tutto quello che è successo." concluse infine Dario. "Intanto, raccogliamo tutto quello che potrebbe essere utile. Li idenificheremo una volta che saremo tornati alla base."

"Tra l'altro, credo che sarebbe anche il caso di fare qualche revisione al nostro equipaggiamento..." affermò Matilde. Diede un'occhiata al suo spadone e notò che stava perdendo il filo. "Abbiamo avuto delle difficoltà ad affrontare quei kyton e quei kli... come si chiamano."

 

"Matilde ha ragione. Forse è il caso di far incantare le nostre armi." disse Maria. "E di portarci dietro un po' di risorse in più. Se quello che abbiamo visto qui è solo l'inizio di qualcosa di più grande... avremo bisogno di tutto l'aiuto possibile per fermare i Malformatori."

"Vero..." rispose Iaco sfregandosi il mento. "Beh, ora non più molto da fare qui. Prendere quello che serve, e poi tornare indietro. E ovviamente... prigionieri potere venire con noi? Iaco vuole aiutare loro, ma potrebbe essere problema..."

 

Si riferiva, ovviamente, alle cavie umane che avevano liberato e a Nerenzio. Per quest'ultimo, avrebbero provveduto le autorità tileane una volta che il gruppo avesse raggiunto la città più vicina, ma restava il problema degli altri individui. Alcuni di loro non si orientavano più nello spazio e nel tempo, e per quanto riguarda gli altri... provenivano da diverse zone di Tilea, e non sarebbe stato pratico riaccompagnarli tutti nei loro luoghi d'origine.

"Beh... per quello, credo che dovremo affidare anche loro alle autorità. Al momento, la situazione non ci consente di fare più di tanto per loro." rispose Dario, un po' riluttante. "Ad ogni modo, ci adopereremo in modo che ognuno di loro abbia la posssibilità di concludere questa folle storia su una nota positiva, se non altro."  

 

"Potete dirlo forte che è folle..." mormorò Rico. "Ho l'impressione che stia per accadere qualcosa di terribile, qui a Tilea. Me lo sento nelle ossa."

 

Nonostante tutto, Halise cercò di mantenersi ottimista. Quel salvataggio inaspettato le aveva dato nuova speranza, e adesso fu il turno della halfling di tranquillizzare il fratello. "Ora... sono sicura che questi ragazzi sapranno come risolvere questo problema." disse la ragazzina halfling, e rivolse un sorriso speranzoso a Dario. "Dopo quello di cui sono stati capaci... sono sicura che saranno affrontare qualsiasi ostacolo!"

 

Dario riuscì a fare un piccolo sorriso mentre guardava verso i due halfling da poco liberati. Se non altro, faceva piacere avere qualcuno che contava su di loro, e avrebbero fatto tutto il possibile per non deludere questa fiducia, e lo ispirava a fare ancora meglio per le prossime spedizioni che li attendevano…

   

 

 

oooooooooo

 

 

CONTINUA...   

   

      

 

       

 

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Capitolo 27
*** Ritorno alla base ***


Pathfinder: Madness Rising

Una fanfiction di Pathfinder scritta da: Justice Gundam

 

 

  

 

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Capitolo 27 – Ritorno alla base

 

 

Erano passati quasi dieci giorni da quando Dario e il suo gruppo aveva invaso il nascondiglio dei Malformartori, e il giovane biondo non vedeva l'ora di tornare finalmente alla base degli Abolitori, nella speranza che il gruppo di Pandora fosse già tornato e avesse delle buone notizie. Il ragazzo biondo non poteva negare di provare una certa sensazione di nostalgia nel momento in cui percorse le stradine sterrate che portavano al villaggio halfling da cui lui e i suoi compagni erano partiti... e ora, al loro ritorno, erano accompagnati da due graditi ospiti.

 

"Certo non sapevamo che ci fosse un altro villaggio di nostri simili da queste parti..." commentò Halise, sentendosi rincuorata alla vista delle piccole case e delle recinzioni in legno, nel perfetto stile conservatore e un po' rustico del suo popolo. Lei e il fratello erano vestiti con abiti civili, che gli Abolitori erano riusciti a procurarsi in una piccola città non troppo distante dal luogo in cui si nascondevano i Malformatori, e adesso i due halfling indossavano degli abiti da contadini, semplici ma funzionali, e il fratello portava un cappello di paglia  che oscurava in parte i suoi occhi. L'unica cosa che non era inclusa nel loro vestiario erano le scarpe - anche Rico e Halise, come quasi tutti gli halfling, preferivano andare in giro a piedi scalzi.

 

"Grazie per esservi offerti di portarci fin qui, amici." commentò Rico con un sorriso sollevato. Non sarà stato il loro villaggio, ma se non altro, finchè non si fossero assicurati di cosa fosse successo al loro luogo di nascita, la comunità halfling era un luogo accogliente dove avrebbero potuto almeno iniziare a gettarsi alle spalle l'atroce esperienza della prigionia. "Cercheremo di fare il possibile per aiutarvi. Dobbiamo ancora sdebitarci per averci salvato."

 

"Per carità, ragazzi. Abbiamo fatto il nostro dovere." rispose Maria con un'alzata di spalle.

 

Iaco fece un vivace cenno affermativo con la testa. "Vero! Iaco sa che halfling a coboldi no amici, ma qui in Abolitori no importa che cosa sei!" rispose il coboldo stregone. "Voi potere parlare a sceriffo Urister. Lui e capo Hermàn sapere molto su cosa accadere qui a Tilea... forse sapere anche di vostro villaggio."

 

"Grazie mille... e non ti preoccupare. So che noi halfling abbiamo una certa inimicizia con voi coboldi, ma dopo aver visto come ti sei battuto per aiutarci, non posso non essere contenta di averti conosciuto." rispose Halise. Iaco fece un sorriso a denti scoperti, e Maria annuì in segno di approvazione. Vedere Iaco che riusciva a guadagnarsi l'approvazione di chi gli stava attorno dava non poca soddisfazione. Chissà, forse un giorno anche lei avrebbe potuto sfuggire al suo passato e trovare un luogo dove sarebbe stata accettata... e se fosse stato a fianco del suo amico o dei suoi nuovi compagni, beh... perchè no?

 

"Okay, ci siamo! Credo che siano anche venuti a darci il benvenuto!" commentò la piccola Matilde, e cominciò ad agitare una mano in segno di saluto quando riconobbe un gruppetto di halfling del villaggio... tra i quali c'erano anche lo sceriffo Urister e due figure un po' più alte. Con gioia, la piccola guerriera riconobbe Pandora e Nisa. "Hey! Guardate un po'! Anche il gruppo di Pandora è tornato! Hanno completato anche loro la loro missione!"

 

"Li vedo... Hey, Pandora! Piacere di rivedervi... com'è andata la vostra missione?" chiese Dario, arrivando finalmente abbastanza vicino che la ragazzina dagli occhi bicolore potesse riconoscere i loro compagni d'avventura. L'alta ed elegante figura di Nisa era vicina a Pandora, e anche se non aveva la stessa disinvoltura della giovane fattucchiera, era chiaramente contenta di rivedere i suoi compagni.

 

"Beh... diciamo che ci sono stati un po' di imprevisti, ma... alla fine abbiamo scoperto delle cose molto interessanti!" disse Nisa non appena i due gruppi si riunirono. Matilde e Bastiano stavano già ricevendo i saluti e le congratulazioni dagli halfling del villaggio, che stavano anche accogliendo Rico ed Halise come se fossero stati dei fratelli da lungo tempo perduti. "Comunque, non restiamo qui a prendere la pioggia e il vento. Se dobbiamo discutere di qualcosa... è meglio farlo davanti al signor Hermàn."

 

"Bene... perchè anche noi abbiamo parecchio da dire." rispose Maria sgranchendosi un braccio. "Abbiamo visto con i nostri occhi quello che stanno facendo i Malformatori... e credimi, nessuno sano di mente dormirebbe meglio dopo aver visto cose simili. Questi due halfling... temo che siano stati testimoni diretti di cosa sta succedendo."

Halise rabbrividì ai ricordi di quello che aveva passato nel covo della dottoressa Molinari, mentre lo sguardo di Rico si fece gelido. Non c'era bisogno di troppa fantasia per immaginare cosa avessero visto e provato durante la loro prigionia...

 

"Allora... forse è il caso di rientrare." disse Pandora, il cui tono si era fatto improvvisamente serio e preoccupato. Tra le sue braccia, il suo gatto famiglio Sotero stava guardando con attenzione il gruppo di Dario, come se volesse cercare eventuali indizi di cosa fosse successo. "Prendetevi un po' di riposo... e poi andremo a fare rapporto al signor Hermàn. Credo che... sia assolutamente necessario che sappia tutto quello che è successo."

"Sì, Iaco pensa che è giusto. E voi... cosa avere scoperto ad Antenoria? Visto cose interessanti, vero?" chiese Iaco.

"Antenoria, la città sulle acque... ammetto chesono un po' invidioso. Siete andati a vedere una città unica nel suo genere!" disse Dario, concedendosi un attimo di leggerezza.

 

"Ora che mi ci fate pensare, anche a me sarebbe piaciuto andarci..." disse Matilde, facendo una comica smorfia e mettendosi le mani dietro la nuca. "Voglio dire, quante volte capita di visitare un posto come quello?"

"Magari quando siamo riusciti a venire a capo di tutto questo, vediamo anche di fare una visita ad Antenoria, che ne dici?" chiese Bastiano con una breve risata divertita. "Così non abbiamo neanche il problema che dobbiamo investigare. Però... in compenso, Pandora, ci devi raccontare  cosa avete visto!"

 

"Ah, questo è poco ma sicuro!" rispose la giovane fattucchiera. "Ma adesso andiamo a sentire anche gli altri! Gunter e Sebastiano ci aspettano... e poi, una volta che vi sarete riposati, ci sarà un rapporto da fare al signor Hermàn!"

"Tra l'altro... abbiamo qualche sorpresa da farvi vedere!" continuò Nisa strizzando un occhio. Vedendo le espressioni incuriosite sui volti di Dario e dei suoi compagni, l'elfa dai capelli verdi fece cenno di seguirla. "Su, venite! Sono curiosa di vedere le vostre reazioni!"

 

"Ooookay, Nisa, adesso mi sembra proprio che tu ti diverta a lasciarci sulle spine!" esclamò Maria, mentre il gruppo cominciava a seguire lei, Pandora e Sotero.

 

 

oooooooooo

 

 

Da come Nisa aveva presentato la cosa, Dario e Maria si erano aspettati che, in effetti, ci fossero dei nuovi membri negli Abolitori. Quello che non si aspettavano era di vedere quello strano animale dalle zampe lunghe, dal muso buffo e dalla coda muscolosa che adesso stava in piedi vicino a Nisa, come un soldatino che si apprestava a proteggerla. Era un animale che nessuno di loro aveva mai visto prima - grande come un uomo adulto, con una corta pelliccia e una sorta di grande "tasca" che si apriva sul suo ventre. E adesso, stava con Nisa come se fosse stato un comune animaletto domestico?

 

"Visto? La nostra Nisa ha il suo compagno animale!" dichiarò Gunter con un sospiro e un cenno della testa.

 

"Oooh, non dirlo come se fosse qualcosa di cui non andare fieri, Gunter!" rispose l'elfa. "Ogni druido che si rispetti ha il suo compagno animale."

 

"Sì, ma la maggior parte sceglie... che so, un lupo, un orso o un cavallo. Ma noooo, lei deve essere speciale e scegliersi un animale proveniente da qualche strano posto dall'altra parte del mondo!"

"Che... razza di animale è? Non ho mai visto niente di simile..." disse Bastiano stupefatto. Si avvicinò con prudenza alla buffa creatura, trascinando la gamba sinistra e tendendo con prudenza il braccio libero. "Da... da dove viene questa creatura?"

 

L'animale si ritirò con aria diffidente, e Bastiano ritirò la mano per non farlo sentire minacciato. "Beh... intanto, questo strano animale si chiama 'canguro', e a quanto pare è molto comune nel continente di Garlandia... che in effetti è proprio dall'altra parte del mondo." spiegò tranquillamente Sotero, zampettando sinuosamente accanto alle gambe dello strano animale e strisciandosi su di lui come se volesse grattarsi la testa.  "Faceva parte delle... mercanzie che certe persone di dubbia etica stavano cercando di smerciare ad un gruppo di slither. E siamo praticamente sicuri che quegli slither lavorassero per i Malformatori. Tra le creature in vendita c'erano anche due piccoli dinosauri e alcuni cuccioli di cane intermittente."

 

"Che cosa? Ma questo essere pazzesco... cosa diavolo volere fare Malformatori con tutte quelle creature?" si chiese Iaco. "Noi stati in base di Malformatori, e quello che noi visto... davvero terribile. Loro essere d'accordo con gruppo di kyton e con mostruosi qlippoth di Abisso!"

"Se non vedrò mai più un qlippoth in vita mia, sarà ancora troppo presto." affermò la piccola Matilde, e si mise una mano davanti alla bocca come se stesse trattenendo un conato di vomito.

 

"E' quello che vorremmo sapere anche noi." disse Gunter con un'alzata di spalle. "Abbiamo interrogato un po' di quella gentaglia... o meglio dire, abbiamo lasciato che fosse Sebastiano a porre loro qualche domanda..." Il nano fece una smorfia al pensiero di certi metodi che l'ex-malvivente aveva usato per convincere i banditi catturati a parlare. "E a quanto abbiamo scoperto, sembra che i Malformatori abbiano bisogno di creature di vario tipo per i loro esperimenti. Ma il motivo per cui gli servono tante creature non lo sapevano neanche loro..."

 

"Capisco... e adesso dove sono Sebastiano... e anche Holger ed Endlinn?" chiese Maria. "Spero che non sia successo loro niente di male."

"No, no, state tranquilli. Non siamo così facili da far fuori." disse la voce rude di Holger, nel momento in cui il mezzorco fuorilegge entrò nella grande sala sotterranea, accompagnato dalla sua compagna di sventure. Endlinn fece un cenno di saluto al gruppo di Dario mentre lei ed Holger si avvicinavano. "Ammetto che non è stato facile uscire vivi da quel postaccio... ma ce la siamo cavata ancora una volta. Grazie anche alla magia delle nostre compagne." Il mezzorco indicò Pandora e Nisa, e la ragazzina bionda fece il segno di vittoria con una mano.

 

"Signor Holger! Signorina Endlinn! Siamo felici di rivedervi!" affermò Bastiano. Endlinn sorrise e arruffò ulteriormente i capelli già spettinati del piccolo oracolo. "Credo che abbiamo anche noi un bel po' di cose da raccontare..."

 

"Hm? Loro sono qui? Vostri compagni?" chiese una voce grossa che non esprimeva una grande intelligenza, e la figura sgraziata di Robolone, il mezzo-ogre che il gruppo di Pandora aveva incontrato nel covo dei contrabbandieri, entrò a sua volta nella stanza. Dario guardò verso il bestione che si avvicinava e sgranò leggermente gli occhi per lo stupore... e per un accesso di ribrezzo. Vedere un mezzo-ogre non era certo cosa di tutti i giorni, e pensare a cosa voleva dire la sua esistenza era abbastanza da lasciare scioccati anche i veterani rotti a tutte le esperienze. "Ah, io molto piacere di conoscere voi! Io Robolone! Amico di Pandora! Lei carina, la più carina di tutti!"

 

"Un... mezzo-ogre?" mormorò stupefatta Maria, cercando di non mostrarsi troppo scioccata mentre osservava lo sgraziato individuo... che da parte sua stava stringendo amichevolmente le mani a diversi membri del gruppo. Dario fece una comica smorfia di dolore quando Robolone gli strinse la mano con un po' troppa veemenza, e poi agitò la mano offesa per riattivare la circolazione, mentre il mezzo-ogre dava la mano a Maria come niente fosse!

"Mezzi-ogre? Esistono anche quelli?" sussurrò Matilde a Iaco. Quando il coboldo stregone storse il naso e confermò con un cenno della testa, la piccola guerriera si sentì rabbrividire. "Oh, che Kord ce ne scampi... preferisco non pensare a come nascono!"

"Tu ragione, no pensarci!" rispose Iaco a voce altrettanto sommessa.

 

"Okay, okay... mi sembra di capire che tutti abbiamo fatto un bel po' di scoperte." disse infine Pandora, battendo le mani per attirare l'attenzione di tutti su sè stessa. "Che ne dite se andiamo a parlarne al signor Hermàn, in modo che possa prendere le sue decisioni? Da quanto ho capito, i Malformatori hanno dei piani molto ambiziosi... e se vogliamo aiutare il signor Hermàn a contrastarli, è meglio che gli diciamo tutto quello che abbiamo scoperto."

 

Dario fece un cenno affermativo con la testa, ripensando alla dottoressa Molinari e a quei terrificanti kyton che si erano trovati davanti. La vista del volto del suo amico morto, e della sua voce provenire da quel kyton evangelista, gli tornavano ancora in mente, facendogli correre un brivido gelido lungo la schiena. "Giusto, Pandora..." disse, osservando la giovane fattucchiera che si chinava per prendere in braccio Sotero. "Vediamo di farci ricevere dal signor Hermàn il prima possibile... e poi, speriamo per il meglio."

 

"In questo momento, sento che Tilea in generale abbia bisogno di speranza più di ogni altra cosa..." commentò Endlinn, gettando uno sguardo al resto del gruppo. Lei, più di chiunque altro, poteva dire con tutta tranquillità che incontrare quel gruppo di variopinti personaggi, e i due bambini che le era stato ordinato di riportare agli uomini dei Villanova, era stato l'evento che aveva rinnovato la sua speranza per quanto potesse accadere in futuro...

 

 

oooooooooo

 

 

Qualche ora dopo...

 

Hermàn Manuèl Berruezo de la Cerna e sua moglie Cristina erano seduti alla loro scrivania di legno levigato, nel bel mezzo del loro ufficio, e avevano ascoltato con attenzione quello che i loro nuovi agenti avevano raccontato. In effetti, stava riflettendo l'ex-medico estaniano, quello che stava sentendo poteva essere un serio motivo di allarme.

"Quindi... abbiamo la conferma che i Malformatori stanno lavorando in collaborazione con i kyton del Piano delle Ombre, e si servono anche di alcuni qlippoth provenienti dall'Abisso." affermò, lo sguardo rivolto al gruppo di Dario.

 

Il ragazzo biondo annuì solennemente. "Sì, signor Hermàn... e purtroppo, non siamo riusciti a capire cosa sperano di ottenere da questa collaborazione." Scosse la testa e cercò di correggersi. "Voglio dire, sì, abbiamo scoperto cosa vogliono fare nell'immediato. I kyton li stanno appoggiando nei loro esperimenti e stanno mettendo a disposizione dell'organizzazione le loro conoscenze, in modo da facilitare loro il lavoro... ma resta il fatto che non sappiamo esattamente cosa stiano cercando, e dobbiamo cercare di intuirlo a partire dagli indizi che abbiamo. Probabilmente stanno cercando un modo di creare nuovi servitori... nuove razze di creature aberranti che aiuteranno i Malformatori... e allo stesso tempo, soddisferanno la crudeltà dei kyton e il loro desiderio di infliggere sofferenze."

 

"Purtroppo, non abbiamo idea di cosa pensino di fare con i qlippoth. Posso solo dire che non è una passeggiata vedersela con quegli orrori." affermò Maria scuotendo il capo. "In ogni caso, siamo riusciti a conquistare la base sotterranea dei Malformatori, e non c'è dubbio che quella gentaglia si farà vedere quanto prima per romperci la scatole. Dovremmo assegnare un po' di protezione a quella base e tenerla costantemente d'occhio per evitare problemi."

 

"Inoltre, abbiamo incontrato due halfling che erano stati catturati dalla dottoressa Sofia Molinari, membro di spicco dell'organizzazione." continuò Dario. "Sembra che provengano da un villaggio nella zona di Miragliano, dove i Malformatori sono particolarmente attivi e pericolosi. Rico e Halise vorrebbero cercare informazioni sul loro vilaggio, e scoprire se è ancora intero."

"Comprendiamo. Non dovrebbe volerci molto per scoprirlo, in ogni caso." rispose Cristina con tono accomodante. "C'è... qualcos'altro che dovremmo sapere?"

 

"In realtà... Iaco crede di sì!" rispose il coboldo dalle squame blu, prendendo la parola. Guardò verso Matilde e Bastiano, come se volesse chiedere loro se poteva raccontare quella parte... e i due piccoli avventurieri annuirono seriamente per dirgli di proseguire. "Ecco... tra tutte vittime che erano in laboratorio di dottoressa Molinari, noi trovato qualcuno di molto particolare... era Nerenzio Ungaro, il direttore di orfanotrofio da cui venire Matilde e Bastiano!"

 

"Che cosa? C'era anche quel bastardo da quelle parti?" esclamò Gunter, colto di sorpresa al punto che non riuscì a moderare i termini. "E cosa ci faceva lì? Immagino che i Malformatori lo stessero punendo perchè non era riusciti a portare a termine la sua missione, vero? Non è riuscito a consegnargli Matilde e Bastiano, eh?"

 

Un po' stupito dalla sfuriata del nano, che normalmente era un tipo abbastanza tranquillo e razionale, Iaco sbattè gli occhi e rispose con un po' di esitazione. "Beh... lui non molto ben messo. Kyton stavano facendo esperimenti su di lui." spiegò. "Noi deciso... che anche se lui fatto cose orribili, lui non meritare questa fine, e salvato sua vita. Poi, noi consegnato a sceriffo di villaggio più vicino. Loro sanno cosa lui fatto, e adesso lui in prigione."

 

"Tsk... immagino che volessero tenerlo per fare esperimenti su di lui, eh?" si chiese Pandora con espressione rabbiosa.

 

"Avete fatto la cosa giusta. E comunque, al momento Nerenzio Ungaro è proprio all'ulimo posto, o quasi, nella lista delle nostre priorità." rispose Cristina. "Piuttosto, quello che dovremmo capire è cosa stanno cercando di fare i kyton nel Piano Materiale, e a cosa gli serve un'alleanza con i Malformatori. Siete riusciti a scoprire molte cose interessanti, e per questo avete la nostra gratitudine, ma temo che ancora non si riescano a comprendere i collegamenti che ci sono tra tutte le scoperte che avete fatto. Una cosa è sicura, i Malformatori stanno facendo esperimenti su larga scala, evidentemente in preparazione a qualcosa di eclatante."

 

"Se hanno intenzione di fare le cose in grande..." commentò Sebastiano, che fino a quel momento era rimasto assieme al gruppo senza dire una parola, e in effetti semplicemente ascoltando quello che avevano da dire. "Allora questo piano avrà delle conseguenze molto negative per l'intera regione, se non addirittura per tutta Tilea." In quel momento, Sansovino sembrava quasi preoccupato - anche se si era unito all'organizzazione solo perchè credeva sarebbe stato il modo migliore per salvarsi la pelle, adesso doveva ammettere che cominciava ad essere un po' preoccupato per gli eventi che si erano succeduti.

Hermàn fece un cenno con la testa. "E' proprio per questo che ora mi dovrò mettere al lavoro io." rispose. "Dopo aver raccolto tutte le informazioni che mi avete dato, dovrò fare dei controlli, e cercare di scoprire dove e quando questi Malformatori cominceranno qualche altra loro operazione. In particolare..." Guardò verso il gruppo di Pandora. "Signorina Pandora, voi e il vostro gruppo avete detto che le confessioni dei malviventi che avete catturato implicano diverse persone anche in posizioni importanti di Tilea, dico bene? Riuscirebbe a farmi avere una lista dei nomi che hanno fatto?"

 

"A questo ho già pensato io, se è per quello." rispose Endlinn, tirando fuori un foglio di carta ingiallito sul quale erano stati scritti diversi nomi. Lo porse al leader degli Abolitori, che cominciò a leggerlo con grande interesse. "Ecco... credo che qui potrà trovare tutti i nomi di cui potrebbe aver bisogno."  

"Ah, un ottimo lavoro, signorina Endlinn. Devo lodare la sua prontezza di pensiero." rispose l'ex-medico estaniano. Cristina gli si avvicinò silenziosamente e diede un'occhiata oltre la sua spalla, in modo da poter leggere anche lei cosa ci fosse scritto. "Hmm... in effetti, ci sono diversi nomi importanti. Chiaramente, dovrò fare dei controlli più accurati, e magari usare anche delle divinazioni, per verificare se questa lista è corretta. Non posso escludere che quei contrabbandieri abbiano fatto dei nomi a caso per cercare di sviare le indagini. Ma resta il fatto che queste notizie sono inquietanti. E se si dimostreranno veritiere, significa che i Malformatori e i loro seguaci sono molto penetrati molto più profondamente nella struttura sociale di Tilea di quanto non credessi."     

 

"Detto questo, almeno per il momento, è un problema di cui ci dobbiamo occupare noi." disse Cristina, con un'espressione convinta che non ammetteva discussioni. "Voi... avete fatto un ottimo lavoro finora, e vi siete meritati un po' di riposo. Usate il tempo che avrete prima del vostro prossimo incarico per rilassarvi, allenarvi... se volete potete anche recarvi in qualche città vicina per fare delle compere ed aggiornare il vostro equipaggiamento. L'unica cosa che vi chiediamo è di restare in contatto nel caso ci fosse bisogno di voi."

 

"Certamente, monna Cristina." rispose Nisa, accarezzando il dorso del canguro che ormai la accompagnava come una presenza fissa. "Per quanto riguarda Robolone, il mezzo-ogre che si è unito a noi...?"

"Oh, lui ha espresso il desiderio di restare qui tra i Malformatori." rispose Hermàn con aria compiaciuta. "Il che non può che farmi piacere. Forse lui stesso non se ne rende conto, ma anche lui ha delle qualità che lo renderanno un valido aiuto per la nostra causa... e lui stesso potrà imparare un mestiere che in seguito gli consentirà di inserirsi nella società."

"E' quello che spero..." commentò tra sè Dario. "Perchè ho paura che la stragrande maggioranza dei mezzi-ogre non abbia grandi possibiltà di farsi accettare nelle comunità umane. Ma forse... gli halfling sono un attimo più tolleranti."

 

"Comunque, per adesso è tutto." concluse Hermàn. "Avete fatto un ottimo lavoro, e per questo avrete una giusta ricompensa. Per adesso, potete andare."

 

Tutti i presenti salutarono educatamente i due leader degli Abolitori, poi si allontanarono in ordine per tornare a quello che per loro consisteva nella normalità. Certo, in quel covo sotterraneo dove le uniche luci erano quelle artificiali, la vita scorreva con ritmi diversi rispetto a quelli a cui erano abituati... ma a quel punto, dopo aver passato settimane ad addestrarsi e ad abituarsi alla loro nuova realtà, ormai c'era ben poco di cui il gruppetto di amici si stupisse.

 

"D'accordo... se volete la mia opinione, faremmo meglio a stenderci un po' e rilassarci. E poi... mi piacerebbe avere un po' di tempo per conoscere meglio il mio compagno! Non sei d'accordo anche tu, Ruu?" commentò Nisa non appena il gruppo raggiunse il complesso di stanze che facevano loro da dormitorio, passando attraverso diverse stanze nelle quali altri membri dell'organizzazione erano impegnati in varie attività. Il canguro mosse le sue lunghe orecchie e disse di sì con la testa, come se avesse capito almeno in parte le parole della druida e volesse esprimere il suo accordo.

 

"Hai chiamato Ruu il tuo... canguro?" disse Pandora con una breve risata divertita.

Sebastiano grugnì a scosse la testa. "Se vuoi la mia opinione, dovresti scegliergli un nome un po' più ad effetto." rispose. "Quell'animale è unico nel suo genere, da queste parti. Dovresti farlo risaltare un po' di più."

Una buffa espressione di oltraggio apparve sul volto della graziosa elfa. "Hey! Ruu è il mio compagno animale, grazie tante! E io lo chiamo come piace di più a me e a lui! Non è vero, Ruu?"

 

"Ma tu riesci a parlare con questo cucciolone?" chiese Matilde, che per tutto quel tempo non aveva più staccato lo sguardo dal canguro.

Gunter intervenne con una breve spiegazione. "Beh, io so per certo che i druidi sono in grado di comunicare con i loro compagni animali come se parlassero la stessa lingua." affermò. "Lo so bene, se non altro perchè Nisa non faceva altro che parlare di questo e quello dei druidi, quando è diventata un'allieva del circolo druidico di Livizei..."

"Tutta invidia perchè non sei stato invitato!" lo prese in giro bonariamente Nisa.

 

"See, come no." ribattè il nano. Pandora e Sotero si fecero una risata sommessa, e anche Sebastiano non potè trattenere una risata a mezza bocca.

"Va bene, va bene." rispose infine Pandora, unendo i palmi delle mani con un secco schiocco. "Approfittiamo di questi momenti che abbiamo per fare quello che ci fa piacere, e magari per prepararci. Io vorrei provare a preparare qualche pozione. Qualcuno di voi... immagino che avrà bisogno di armi un po' più efficaci."

 

"Puoi dirlo forte, Pandora. I miei coltelli non avevano un grande effetto su quei maledetti qlippoth. Se avessimo qualche arma magica, o qualche oggetto protettivo, sicuramente ce la caveremmo meglio nel caso dovessimo affrontare qualche altra creatura soprannaturale." rispose Dario, con un'occhiata pensierosa ai foderi nei quali erano riposti i coltelli che usava per il corpo a corpo.

 

"ANche la mia ascia non faceva più di tanto a quelle cose mostruose." disse Maria. "Credo che potrebbe essermi utile un'arma più potente."

Gunter fece un cenno con la testa. "Sì, mi sembra una buona idea. Vorrà dire che intanto che attendiamo la prossima missione, possiamo far potenziare le nostre armi o le nostre protezioni." rispose il nano.

 

"Io... dovrei anche fare un po' di pratica con i miei incantesimi." disse Bastiano, per poi gettare uno sguardo di intesa a Iaco. "Ehm... scusa se te lo chiedo, Iaco... ma non è che potresti darmi una mano? Facciamo un po' di pratica con gli incantesimi assieme?"

"Con molto piacere!" rispose il coboldo azzurro, alzando una piccola mano artigliata davanti a sè e creando una piccola sfera di elettricità crepitante, che si dissolse un attimo dopo sprigionando un forte odore di ozono. "Iaco pensa che tra non molto lui scoprire qualche nuova magia! Lui può dare una mano a Bastiano!"

 

Dario guardò verso il piccolo oracolo e il coboldo stregone, che cominciarono a chiacchierare tra loro mentre Matilde cercava di inserirsi nel discorso malgrado la sua ignoranza in questioni di magia. Nonostante il loro futuro fosse ancora incerto, il giovane ex-monello di strada sentiva che la riuscita delle loro ultime missioni sarebbe stato di buon auspicio per risolvere una volta per tutte il problema che minacciava Tilea...

 

 

oooooooooo

 

 

"No, no... così non va bene. Ci metti troppa forza." disse Yiirl, scuotendo la testa mentre Robolone guardava desolato e un po' frustrato i resti dell'arma che teneva nelle sue grandi mani nodose. Stava cercando di fare pratica con un grosso randello chiodato... ma la sua forza eccessiva lo aveva portato, ad un certo punto, ad agitare l'arma con una tale veemenza da colpire uno spuntone di roccia lì vicino e sgangherarlo!

 

Robolone guardò la sua arma ammaccata con un'espressione colpevole sul suo volto dalle guance cascanti e dalla pelle butterata. "Ehm... Robolone spiace." mormorò il mezzo-ogre. "Lui a volte non sapere quanto è forte..."

"Non importa. Lo scopo dell'allenamento è proprio quello di aiutarti a controllare la tua forza." rispose il tosculi con voce nasale. "Okay, adesso spostiamoci un po', e proviamo qualche altra mossa."

"Scusa, uomo insetto..." chiese il mezzo-ogre approfittando di quel momento di pausa. "Tu come hai conosciuto questa gente... gli Aboliori... Alobitori... ehm..."

 

"Gli Abolitori?" chiese Yiirl,  correggendo gentilmente l'omaccione. Stava cercando di spiegare le cose in un modo che Robolone riuscisse a capire con la sua mentalità semplice. "Beh... io vengo da lontano... da un posto chiamato Confine dell'Oceano. Sono delle isole molto belle. Ci vivono molti come me. Ma... diciamo che non stavo bene lì. Molti dei miei compagni... non andavano d'accordo con me. Quello che penso io... e quello che pensano loro... sono due cose diverse, e quindi... loro non mi volevano."

"Strano..." disse Robolone sfregandosi il mento con espressione dubbiosa. "Gli altri non vogliono stare con Robolone perchè lui è brutto e stupido. E perchè lui è figlio di ogre. Questo almeno lui capisce. Gli altri uomini insetti... tu sei diverso da loro?"

 

Il volto di Yiirl non era molto espressivo, ma anche così, il movimento delle sue antenne e delle sue mandibole voleva dire che qualcosa lo turbava. "No... almeno, io ho più o meno lo stesso aspetto degli altri tosculi. Ma quello in cui sono diverso... beh... è quello che penso degli esseri umani e di come dovremmo comportarci verso di loro. Io penso... che dovremmo cercare di aiutarci a vicenda. Non pretendo che siamo tutti amici, ma almeno cercare di rendere agli altri le cose più facili. Poi, ognuno è libero di pensarla come vuole. Ma... gli altri tosculi pensano che gli uomini vogliono rubare le loro terre, e non vogliono sentire ragioni. Tutti quelli che come me pensano che i tosculi e gli uomini possano vivere assieme... vengono imprigionati o uccisi."

 

"Per questo tu sei andato via..." disse Robolone. Senza pensare il mezzo-ogre  afferrò Yiirl e lo prese in un abbraccio amichevole... che mozzò il fiato in gola al malcapitato insettoide! "Robolone spiace molto. Lui spera che tu un giorno può tornare a casa. Lui tuo amico, vero?"

"Argh!" esclamò Yiirl, dibattendosi gentilmente tra le braccia del bestione. "Beh... ugh... sì, tu sei mio amico! Ma... ehm... potresti... farmi respirare un po', per favore? Cough..."

 

Immediatamente, Robolone mollò la presa su Yiirl, e il tosculi si mise una mano sul petto per riprendere fiato. "Hanf... hanf... ecco... questo è quello che volevo dire... quando dico che devi imparare a dosare la tua forza... phew..."

"Oops, chiedo scusa!" ribattè il mezzo-ogre imbarazzato. "Nessun problema, però! Tu aiutare Robolone a... tosare, sì?"

 

Yiirl trattenne una breve risata divertita per non rischiare di offendere il suo "allievo". Forse non sarebbe stato il più brillante degli aspiranti Abolitori con cui aveva lavorato, ma se non altro... la sua onestà era degna di rispetto.

 

"E va bene." disse infine Yiirl. "Riprendiamo pure gli addestramenti. Allora, credo che prima di tutto dovremmo concentrarci sul controllare la forza che metti nei tuoi colpi..."

 

 

oooooooooo

 

 

"Allora, potete confermarmi che il gruppo di Auridanio non è ancora giunto nella zona di Miragliano?" chiese Hermàn, in piedi accanto ad un tavolino sul quale era appoggiata una sfera di cristallo grande come un pallone da calcio, tenuta ferma su una base decorata con strane rune, e all'interno della quale si vedeva l'immagine di una giovane donna dall'espressione severa, con lunghi capelli neri, vestita di un abito clericale azzurro che non faceva vedere quasi nulla del suo corpo.

 

"Temo di potergliene dare una conferma, messer Hermàn. Non abbiamo avuto comunicazioni dal gruppo di Auridanio da ieri, anche se abbiamo la conferma che sono riusciti a fuggire dalla città." rispose la voce chiara della donna. "Cosa suggerisce di fare, messere? Dovremmo metterci in contatto con Lady Eudora e chiedere a lei se ha notizie del gruppo?"

 

Hermàn si fermò a pensarci su e guardò verso Cristina ed Urister, in piedi al suo fianco, come per chiedere loro consiglio. L'halfling sceriffo storse il naso, mentre Cristina fece un cenno con la testa per dire di sì.

"Sì, caro... credo che valga la pena di fidarci di Lady Eudora." rispose la donna. "Dopotutto, anche se il suo... feudo... segue delle regole un po' diverse da quelle di noi umani, lei è sempre stata affidabile e non ha mai cercato di ingannarci o di sfruttarci."

"L'importante è mostrarle la dovuta deferenza, giusto?" rispose Hermàn, per poi rivolgersi nuovamente alla donna che comunicava tramite la sfera di cristallo. "Va bene... madonna Shera, cercate di mettervi in contatto con Lady Eudora. Mi rendo conto che è un favore che vi chiedo, ma in questo momento abbiamo bisogno di tenerci aggiornati sui movimenti di tutti i nostri gruppi."

 

La donna di nome Shera fece un cenno con la testa. Hermàn ebbe l'impressione che stesse facendo  buon viso a cattivo gioco, e per lui non era un segreto che Shera non vedesse di buon occhio la misteriosa Eudora. Ma se non altro, aveva il buon senso di riconoscere che in quel momento non si poteva andare troppo per il sottile.

 

"Molto bene. Cercherò di ricontattare il gruppo di Auridanio, e vi aggiornerò se ci sono novità da parte loro. Altrimenti, mi metterò in contatto con Lady Eudora, e spero che lei ci potrà dare qualche delucidazione." affermò. "Per il resto, credo di avere altri aggiornamenti che potrebbero interessarvi. Ho ricevuto conferma che i Figli della Bestia si stanno muovendo, e ci sono delle concrete possibilità che siano alleati con i Malformatori, anche se al momento non sono al corrente dei particolari."

 

Hermàn fece un cenno affermativo con la testa. "Non posso dire che la cosa mi sorprenda, anche se effettivamente ci rende le cose molto più difficili." affermò. "Vorrà dire che dovremo attivare le divisioni degli Abolitori nella zona occidentale di Tilea... e allertare anche le altre divisioni. Dobbiamo tenerci pronti ad intervenire, e possibilmente a troncare la collaborazione tra i Figli della Bestia e i Malformatori. Non credo di avere bisogno di reiterare quanto anche una sola di quelle organizzazioni sia pericolosa per Tilea."

 

"La nostra fede in Heironeous, la nostra incrollabile volontà di fare ciò che è giusto, ci permetterà di dissipare ogni oscurità." rispose Shera con monolitica certezza. Urister e Cristina trattennero a stento l'impulso di alzare gli occhi al cielo - a volte, lei e quel sacerdote a cui si accompagnava sempre erano un po' troppo dogmatici per i loro gusti. Se solo fosse bastata la fede a raddrizzare certi torti o risolvere certi problemi, non ci sarebbe stato bisogno degli Abolitori...        

 

"Vi sono molto grato per la vostra collaborazione." disse Hermàn diplomaticamente. "Ma non sarebbe giusto lasciare a voi l'onere di svolgere queste indagini e neutralizzare  queste minacce. Noi, e le altre celle degli Abolitori di Tilea, ci attiveremo per darvi un appoggio."

 

"Non che non apprezzi il loro zelo, ma a volte... Padre Ezechiele e sorella Shera si lasciano trasportare troppo dalla loro fede." pensò tra sè Hermàn. "Se non ci fossero gli altri Abolitori a tenerli almeno ancorati alla realtà, potrebbero provocare dei guai."

 

Shera fece un cenno affermativo, e il suo tono si fece almeno un po' più disteso. "Vi ringraziamo. Vi terremo aggiornati sui nostri colleghi di Auridanio, e se necessario vi forniremo quanto prima la risposta di Lady Eudora." affermò. "Nel frattempo vi saluto. Buon proseguimento, e che la luce di Heironeous guidi i nostri passi."

 

"Altrettanto." rispose Hermàn, un attimo prima che il contatto magico si interrompesse. La sfera di cristallo tornò opaca, e il leader degli Abolitori tirò un sospiro di sollievo, e si voltò verso Cristina ed Urister, facendo loro un cenno di intesa. Era giunto il momento di mettersi all'opera... e non sarebbe stata un'impresa facile.

            

   

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CONTINUA...   

   

      

 

       

 

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Capitolo 28
*** Viaggio sul Bo ***


Pathfinder: Madness Rising

Una fanfiction di Pathfinder scritta da: Justice Gundam

 

 

  

 

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Capitolo 28 – Viaggio sul Bo

 

 

Sulle rive del grande fiume che attraversava la zona occidentale di Tilea, in una fitta foresta soffusa di una strana atmosfera magica, un gruppetto di Abolitori provenienti dalla cittadina di Auridanio stava proseguendo con estrema attenzione, guardandosi attorno e cercando di stare attenti ad ogni cosa che stesse loro attorno. Erano ormai diversi giorni che si trovavano imprigionati in quello strano posto, ed erano convinti di essersi fatti una buona idea di cosa potevano aspettarsi da quell'ambiente strano ed ostile... ma ogni volta che sembrava loro di aver capito come funzionavano le cose, accadeva qualcosa che li smentiva.

 

E in quel momento, l'imprevisto aveva la forma di un piccolo branco di leprilopi - strane creature simili a lepri di dimensioni spropositate, con delle affilate corna da cervo che spuntavano in mezzo alle orecchie. Malgrado il loro aspetto carino, queste bizzarre creature avevano reagito all'avvicinarsi del gruppo con aggressività, e stavano formando un muro di palchi dall'aspetto letale che impediva al gruppetto di proseguire per la loro strada.

"Volete sapere una cosa, ragazzi?" affermò con fare ironico uno degli avventurieri, un mezzelfo armato di arco e frecce con i capelli castani chiari e i vestiti di colore neutro di un boscaiolo. "Ho visto molte cose da quando sono entrato negli Abolitori, ma credo che ci siano poche esperienze più umilianti che essere preso a calci nel sedere da un branco di conigli!"

 

La leprilope più vicina, un esemplare particolarmente robusto e scattante, con una maestosa pelliccia bruna e una viva luce di intelligenza negli occhi, si voltò verso il mezzelfo cacciatore e lanciò un acuto stridio, come per intimargli di andarsene. In risposta, le altre leprilopi si distanziarono appena un po' le une dalle altre, in modo che i loro palchi formassero una barriera attraverso la quale gli intrusi non potessero passare senza ferirsi sulle punte acuminate. Il mezzelfo incoccò una freccia e la scagliò in un punto dove il muro di corna ramificate sembrava un po' meno fitto, mirando alla leprilope più esposta... ma un'altra di quelle strane bestie mosse rapidamente le corna ed intercettò il dardo prima che potesse raggiungere la sua compagna. La freccia, per quanto veloce e precisa, non potè competere con la robustezza di quelle corna affilate e si spezzò come uno stuzzicadenti.

 

"Credo... che queste leprilopi ci stiano... gentilmente dicendo che non possiamo proseguire di qui. E se vuoi la mia opinione, Francesco, faremmo meglio a fare come dicono loro. Non sono sicura che possiamo affrontare così tante di queste creature..." commentò una ragazza del gruppo - anche lei una mezzelfa, aveva i capelli castani un po' più scuri dell'altro, e il suo volto, sicuramente grazioso ed attraente, era parzialmente celato da una maschera attorno alla parte inferiore del volto.

"Tch! Questa poi... si è mai visto un glorioso guerriero del clan Crodaferro ritirarsi di fronte ad un branco di arrosti ambulanti?" si lamentò un nano dai capelli rossi pettinati in una cresta, con una lunga barba dello stesso colore e diversi tatuaggi sul volto e sulle braccia muscolose. Ciò nonostante iniziò a ritirarsi assieme al resto del gruppo, tenendosi sulle retrovie e brandendo la sua arma - una strana arma  con una testa d'ascia e una punta di lancia alle estremità opposte di un lungo manico.

 

Una giovane donna dai capelli rossi ed arricciati si voltò per tenere d'occhio le leprilopi, e vide con allarme che quegli strani esseri, incoraggiati dalla ritirata degli "intrusi", stavano cominciando ad avanzare. Temendo che potessero farsi ancora più audaci e lanciarsi alla carica, Esmerelda si fece avanti e lanciò un incantesimo che servisse a distrarli.

 

"Divina Ehlonna, madre della natura, la tua umile figlia ti chiede aiuto per sfuggire al pericolo." disse la ragazza, poi mosse un braccio davanti a sè. "INTRALCIARE!"

Prima che i leprilopi potessero lanciarsi all'attacco, un cumulo di liane, erbacce ed altre piante si sollevò di colpo davanti a loro e cominciò ad avvinghiarsi attorno ai loro corpi e alle loro corna. Il leprilope più grosso emise un acuto stridio di rabbia quando una liana ricoperta di foglie e fiori gli agguantò le corna e cercò di trascinarlo a terra, e gli altri mostri simili a lepri si ritrovarono avvinghiati da ogni direzione dalla vegetazione che cresceva in maniera incontrollata. Alcuni di loro cominciarono a rosicchiare le liane e l'erba, ma la vegetazione cresceva molto più velocemente di quanto loro fossero in grado di mangiare.

 

"Ottima idea, giovane Esmerelda." disse un uomo di mezza età vestito di abiti di colore neutro. "Ma questo incantesimo non li tratterrà per sempre. Dobbiamo andarcene ora e tornare al campo base."

"Sono d'accordo." affermò la ragazza mezzelfa con la maschera sul volto. "Se non ce la filiamo adesso, rischiamo di trovarci di fronte qualcosa di ben peggio."

"Per la miseria... scappare è diventato un po' una nostra specialità, di recente." si lamentò Francesco.

 

Esmerelda sospirò e si guardò indietro, in modo da verificare che i leprilopi fossero ancora impegnati a liberarsi dalle liane. "Me ne rendo conto, Francesco. Ma quando siamo in un posto come questo, sapere quanto tagliare la corda può fare la differenza tra la vita e la morte!" affermò. Per fortuna, l'incantesimo Intralciare si stava rivelando abbastanza per trattenere le aggressive lepri-cervo, e il gruppo riuscì a seminarle senza ulteriori problemi, destreggiandosi fra gli alberi sempreverdi e la fitta vegetazione di quella foresta dall'aspetto fatato.

Una volta sicuri di essere al sicuro, il quintetto di Abolitori esordienti si fermò a prendere fiato, e l'uomo più anziano si guardò attorno per orientarsi meglio. "Huff... okay, adesso dovremmo essere... beh, non troppo lontani dal nostro campo base." affermò, per poi inginocchiarsi a terra, sul tappeto di foglie cadute, e disegnare alcuni cerchi mistici su di esso con dei lenti e precisi movimenti delle mani. Il resto del gruppo si piazzò attorno a lui e si mise in guardia, in modo da proteggerlo mentre continuava il suo rituale.

"Messer Baldo, com'è la situazione? Dove ci troviamo in questo momento?" chiese la mezzelfa mascherata.

"E soprattutto... ci sono altre di quelle strane bestie, qui attorno?" chiese il nano dai capelli a cresta, la sua arma sollevata davanti al viso, pronto a scattare non appena ci fosse stato un pericolo.

 

"Che gli Spiriti Primevi mi ascoltino. Che il Serpente del Mondo mostri la via, e ci protegga dai nemici del mondo." intonò l'uomo, le cui mani si erano illuminate di una tenue aura verde chiaro mentre disegnava simboli mistici in aria. Per qualche secondo, un pentacolo di luce verdina apparve sotto di lui e si mosse al ritmo delle movenze magiche dell'uomo. Dopo alcuni istanti, il pentacolo cominciò a rimpicciolire, e infine si dissolse del tutto, la luce magica che lo componeva riassorbita nel corpo dell'elementalista.

Baldo tirò un sospiro di sollievo e si rialzò sgranchendosi la schiena. I suoi compagni più giovani si voltarono immediatamente verso di lui, sperando in qualche buona notizia.

 

"Allora, messer Baldo? Siete... riuscito a scoprire qualcosa di più?" chiese la mezzelfa, tenendosi vicina a Francesco.

Baldo si voltò verso i suoi compagni più giovani e fece un cenno con la testa. "Sì... qui ci troviamo in una regione di Tilea in cui i confini planari con il Feywild diventano più labili, e questo fa sì che i misteriosi influssi della dimensione degli esseri fatati si sentano di più." spiegò. "Per qualche motivo, ho l'impressione che ci sia qualcuno che vuole che noi restiamo qui, e ci sta impedendodi proseguire verso Miragliano."

 

"Maledizione! Bel momento per farci trattenere qui da qualche fata con dei grilli per la testa!" imprecò la ragazza mezzelfa.

Esmerelda decise di sdrammatizzare un po'. "Già... magari dei grilli parlanti, perchè no?" affermò. Il gruppo ci rise su, poi la ragazza dai capelli rossi si schiarì la voce e proseguì. "E... non sappiamo ancora come fare per uscire da qui? E' ormai quasi una settimana che siamo costretti a restare in questo posto..."

 

Baldo scosse la testa. "Purtroppo, i confini planari sono molto sottili in questo luogo, e questo interferisce con i miei poteri." rispose l'uomo. "Al momento, la nostra migliore possibilità è tornare al campo base, riorganizzarci e poi cercare di capire, in base alle informazioni che abbiamo, da che parte potrebbe trovarsi l'uscita."

 

"Spero che usciremo presto di qui, ragazzi... non mi piacciono questi strani boschi fatati." affermò il nano dai capelli a cresta. "Ho sempre l'impressione che qualche bestiaccia salti fuori all'improvviso e faccia di me uno spuntino."

La mezzelfa si tolse la maschera dal viso, rivelando una bocca sorridente dalle labbra sottili. "Ma come? Il valoroso guerriero Hormond Crodaferro si fa spaventare da qualche creaturina fatata?" lo prese in giro amichevolmente.

Il nano alzò gli occhi al cielo. "Vorrei vedere te al mio posto, Agnese! Per quanto ne sono, questi folletti potrebbero usare la loro magia per farmi venire le orecchie da asino o farmi cascare l'uccello soltanto perchè non mi sono inchinato comesi deve oppure ho calpestato qualche fiorellino senza accorgermene." rispose prontamente.

 

Il resto del gruppo ci rise su, ma sapevano che era un'esagerazione soltanto in parte: in effetti era vero che i folletti avevano un modo di pensare molto diverso da quello della stragrande maggioranza delle creature mortali, e quello che gli umani e i semiumani davano per assodato era per loro una novità. E viceversa. E soprattutto, la maggior parte dei folletti interagivano con le creature del mondo dei mortali senza pensare alle conseguenze delle loro azioni. Anche quelli che non erano malvagi o maliziosi potevano diventare molto pericolosi se non venivano avvicinati nella maniera giusta.

 

E in quel momento, il gruppo si trovava da quasi una settimana in quella foresta infestata di creature del Feywild...

 

Esmerelda si guardò attorno, e tenne la mano destra vicina all'elsa della spada che teneva rinfoderata al suo fianco sinistro. Era un'arma di buona fattura, con una lama fatta di ferro battuto a freddo, una delle poche armi in grado di spaventare le creature fatate. Con un sospiro, si accinse a tornare al campo base assieme ai suoi compagni.

"Che fregatura... pensare che tutto quello che dovevamo fare era arrivare a Miragliano e aspettare lì il resto degli Abolitori." disse tra sè. Alzò le spalle, come per dire che non c'era niente da fare, e rivolse una breve preghiera alla sua divinità protettrice. "Gentile Ehlonna, Madre della Natura... proteggi i tuoi figli in questo luogo in cui più che altrove si sente la tua forza e il tuo potere."

 

Per un attimo, il vento fatato che soffiava tra gli alberi si fece più intenso, comese la dea della natura avesse sentito la preghiera della sua chierica e cercasse in qualche modo di rassicurarla. Dopo essersi data un'altra occhiata attorno, Esmerelda fece un cenno con la testa, e cercò di concentrarsi sulla missione che aveva ancora davanti. In quel momento, la priorità era capire come uscire da quella foresta incantata che sembrava decisa a non lasciarli andare...

 

 

oooooooooo

 

 

Due giorni dopo...

 

Dario non potè trattenere la sua sorpresa quando vide l'imbarcazione ancorata al porto fluviale al quale lui e i suoi compagni erano riuniti. Il giorno prima, i ragazzi avevano ricevuto da Manuèl il loro nuovo obiettivo - ritrovare un gruppo di Abolitori di cui si erano perdute le tracce, e raggiungere Miragliano. Sembrava una missione abbastanza semplice, almeno per come era stata loro descritta... ma il giovane era abbastanza esperto da sapere che c'era sempre qualche complicazione in casi come questo.

 

Quella mattina, quando il sole non aveva ancora cominciato a farsi vedere all'orizzonte, lo sceriffo Urister aveva provveduto a svegliarli e aveva detto loro che era il momento di partire. Lui, Cristina e Manuèl avevano descritto ancora una volta la loro missione, per essere sicuri che tutti avessero capito, e poi li avevano condotti ad un pontile dall'aspetto usurato, al quale era ancorata una barca fluviale non troppo dissimile da quella che aveva preso per raggiungere Grisborgo.

 

"Pensare che immaginavo di fare qualche ricerca e poi di andarmene da quella città per conto mio. Incontrare Pandora e gli altri è stato davvero un imprevisto... ma non posso certo lamentarmene. Anche con tutte le complicazioni che ci sono state, sono contento di aver conosciuto i miei compagni. E poi, chi può dirlo... magari, quando arriviamo a Miragliano, potrò cercare meglio le informazioni che cerco." pensò il ragazzo biondo tra sè. "E' una grande città, ci saranno migliori possibilità di trovare quello che cerco."

 

"Una volta che avremo trovato questi nostri compagni Abolitori... andremo a Miragliano, la più grande città della regione di Bramoldia." pensò tra sè Pandora, tenendo in braccio Sotero e riavviandosi i capelli con un gesto della mano. "Cavolo devo ammettere che sono eccitata. Antenoria è stata la più grande città che io abbia visto in vita mia, ma Miragliano è ancora più grande e misteriosa. Non credevo che io, Nisa e Gunter saremmo arrivati così lontani... e se è per questo, non credevo neanche che saremmo finiti a far parte di un'organizzazione segreta che si occupa di tenere sotto controllo le influenze soprannaturali a Tilea. Cosa ci aspetterà in questo viaggio... non riesco neanche ad immaginarlo."

 

Da parte sua, Maria non si sentiva altrettanto ottimista. L'idea di andare a Miragliano non le dispiaceva, di per sè... ma trovarsi così vicina ad una grande città la inquietava un po'. Grisborgo era abbastanza piccola ed appartata da non darle preoccupazioni... ma in un posto come Miragliano, c'erano maggiori possibilità che qualcuno la riconoscesse. Se non altro, riflettè tra sè, c'erano un po' meno possibilità di attirare l'attenzione facendo parte di un gruppo di avventurieri. Meno possibilità che qualcuno facesse caso a lei.

"Maria? Tutto ok?" chiese Iaco, con quella sua vocetta aspra e vivace al tempo stesso. "Tu mi sei sembrata un po' strana... da quando Manuèl ha detto che noi andare a Miragliano."

 

Come sempre, Iaco non mancava di risollevarle un po' il morale. A volte Maria si chiedeva se era stata lei a salvare il piccolo coboldo... o lui a salvare lei. "Va tutto bene, Iaco. Devo solo... prepararmi a questo viaggio. Non abbiamo idea di cosa ci aspetti... magari qualche altra di quelle mostruosità abissali, o qualcuno di quei cosi pieni di catene."

Iaco rabbrividì al pensiero. In effetti, non poteva dire di essersi ancora ripreso del tutto dalla sensazone di orrore ed impotenza che aveva provato davanti all'Ostiario Vulnera e ai suoi kyton evangelisti... "Iaco spera che no, niente più mostri con le catene..." affermò, parlando un Tileano decisamente più fluente rispetto a pochi giorni prima. "Comunque... stavolta Iaco è pronto e sa come affrontare kyton... velstrac... o come si chiamano!"

 

"Spero anch'io che non si vedranno altri di quei cosi... non riesco più a guarrdare un insetto senza che mi tornino in mente quei dannati kli... qli... insomma, quei cosi con troppe zampe e troppe membra!" rispose Matilde, un po' frustrata dal fatto che non riusciva a ricordare quei nomi. Erano un po' troppo difficili, e sentiva che nel suo cervello c'era posto soltanto per un certo quantitativo di nuove informazioni alla volta.

"Beh, meglio discuterne dopo." rispose Gunter, indicando con lo sguardo Urister che siera fermato accanto al pontile dissestato, lo sgardo fisso verso l'imbarcazione, il cui equipaggio era composto da individui di varie razze: il nano aveva riconosciuto un paio di suoi simili, due umani, un elfo... e addirittura un minotauro ed un orco! "Adesso... è meglio ascoltare quello che il signor Urister ha in serbo per noi."

Matilde e Bastiano annuirono prontamente, e Nisa fece loro un affettuoso cenno di assenso. L'elfa druida aveva portato con sè il suo compagno animale, il canguro che avevano salvato dai bracconieri ad Antenoria, e adesso il bizzarro animale restava in piedi accanto alla sua compagna umana, e sembrava voler ascoltare con altrettanta attenzione.

 

"Molto bene..." esordì il veterano halfling. "La vostra destinazione è Miragliano, e per raggiungerla vi muoverete verso sud, risalendo il fiume Bo. Non preoccupatevi, i nostri uomini sanno dove andare per evitare le correnti più forti. Passerete oltre Miragliano, e raggiungerete il luogo dove il gruppo di Auridanio è stato visto per l'ultima volta. Da quel momento, avrete a disposizione due settimane per confermare la loro sorte. Abbiamo già contattato una nostra alleata, Lady Eudora, e le abbiamo spiegato la situazione. Lei stessa si è messa alla ricerca dei nostri compagni, e vi potrà aiutare in questo senso... ma se non riuscirete a scoprire che fine hanno fatto entro quel tempo limite, riprenderete la vostra missione e tornerete indietro verso Miragliano."

Fece una pausa e diede un'occhiata al gruppo per verificare che non ci fossero espressioni dubbiose o rammaricate. Non vedendone nessuna, annuì soddisfatto e proseguì. "Lì, dovrete contattare i nostri rappresentanti - Padre Ezechiele e Sorella Shera, due importanti chierici di Heironeous, facenti parte dell'Ordine di Topazio."

 

"L'Ordine di Topazio?" fece eco Nisa. "Sì, ne ho sentito parlare. Si tratta di un ordine di cavalieri, inquisitori e sacerdoti devoti ad Heironeous, il cui scopo è proteggere il mondo materiale dalle influenze delle aberrazioni.”

 

“Precisamente.” Rispose Urister. “È stato anche grazie a loro se gli Abolitori si sono diffusi un po' ovunque a Tilea. O meglio, quasi ovunque. Fino ad adesso, non siamo mai riusciti a stabilire una presenza permanente a Miragliano. Questo anche a causa del governatore di quella città, il famigerato barone Guglielmo Altamura.”

 

Un altro nome che molti di loro avevano già sentito prima. Il governatore di Miragliano, tale Guglielmo Altamura, era un uomo dalla fama sinistra, colpevole di numerosi rapimenti e di una spietata repressione contro coloro che si opponevano al suo governo oppressivo. Tra l'altro, il suo nome era tra quelli di coloro che gli Abolitori avevano scoperto essere sul libro paga dei Malformatori. Certo non poteva essere una coincidenza…

 

“Il nostro scopo secondario, dopo che avrete scoperto cosa è successo alla squadra di Auridanio, sarà di cercare per l'appunto si stabilire una sede permanente della nostra organizzazione a Miragliano, nei limiti delle vostre possibilità.” Affermò l'halfling. “Certamente, troverete dei nostri alleati che vi daranno una mano in questo compito… ma vi sarebbe senza dubbio molto più utile se riusciste a rivelare le losche alleanze del barone Altamura e renderle pubbliche. Questo permetterebbe a delle autorità più legittime di rimuoverlo dalla sua posizione, e di svolgere il vostro compito più facilmente.”

"Immagino che non sarà un'impresa da poco... ma se si tratta di mettere i bastoni tra le ruote a qualche signorotto prepotente, potete contare su di me." rispose Dario alzando le spalle. "Ci sono altre cose che dovremmo tenere a mente?"

 

Urister annuì lentamente. "Ecco... in effetti sì, c'è un elemento molto importante che dovete tenere a mente. E che credo potrebbe essere più pericoloso di qualsiasi insidia vi attenda a Miragliano." rispose. "Il luogo in cui il gruppo di Auridanio è scomparso... sembra che lì, i confini planari con il Feywild, ovvero la dimensione delle creature fatate, siano più labili, e che sia popolato da una quantità considerevole di creature di questo tipo. Purtroppo non posso essere sicuro che sia così, vista la mancanza di informazioni... ma è meglio assumere sempre il caso peggiore, in situazioni del genere. State molto attenti. Credo che sappiate anche voi che non è facile avvicinare le creature fatate."

 

Iaco disse di sì con la testa, senza nascondere la sua preoccupazione. Se davvero quegli Abolitori erano perduti in un luogo infestato dai folletti, allora cercarli e liberarli avrebbe potuto diventare una vera impresa. Nessuno poteva sapere come i folletti avrebbero reagito alle loro azioni...

"Va bene. Faremo tutto il possibile per ritrovare il gruppo disperso." rispose Maria, guardando poi  il resto del gruppo. Nessuno di loro dava l'impressione di avere dubbi o esitazioni, anche se Sebastiano dava l'impressione di essere un po' meno entusiasta rispetto agli altri. Beh, non era necessariamente una cosa sbagliata, decise la giovane donna. Magari non era sullo stesso piano suo e dei suoi compagni in quanto a convinzioni, ma questo non voleva dire che non potevano andare d'accordo e collaborare. In fondo, lo avevano fatto fino a quel momento.

 

Urister fece un cenno di assenso e sorrise leggermente. "D'accordo, ragazzi. Se è così, allora non credo di avere nient'altro da dire. Tra l'equipaggiamento che ho fatto caricare troverete anche delle armi in ferro battuto a freddo. Se doveste incappare in qualche creatura fatata animata da cattive intenzioni, ricordatevi che quelle armi sono particolarmente efficaci contro di loro. Comunque, spero che non avrete bisogno di utilizzarle. Ancora una volta... vi auguro in bocca al lupo, e spero che farete buon viaggio." affermò.

 

Bastiano si stiracchiò e si sgranchì le spalle. "Okay... una missione di salvataggio in un luogo che potrebbe essere infestato di folletti, eh? Rispetto a quel covo di kyton che abbiamo visto, mi sembra abbastanza tranquillo." rispose. "Va bene. In quanto tempo dovremmo arrivare sul posto?"

Urister ci pensò su per un attimo. "Beh... direi quattro o cinque giorni... massimo una settimana, se la corrente vi è contraria." rispose l'halfling. "Sfruttate al meglio il tempo che avete per prepararvi... e mi raccomando, cercate di fare amicizia con il resto dell'equipaggio! Sono sicuro che li troverete di buona compagnia! Detto questo... ancora buona fortuna, e state attenti ad ogni passo che fate."

 

Pandora e Sotero annuirono e si guardarono in segno di intesa. A quanto pareva, la loro prossima avventura sarebbe stata... alquanto inusuale.

 

"Va bene. Allora, se non c'è altro da dire..." disse Gunter, per poi occhieggiare la barca con un po' di esitazione. "Avviamoci pure. Prima arriviamo in questa selva fatata e poi a Miragliano, prima sbrighiamo questa faccenda."

Nisa fece una risatina a bocca chiusa e guardò verso il suo compagno animale, che scosse la testa e sbattè le orecchie, come se fosse d'accordo con la ragazza. "Che ne dici, Canga? Io ho come l'impressione che al nostro Gunter non piacciano granchè le barche!"

 

Lo strano marsupiale mosse la testa su e giù, come se volesse dire di sì, e Gunter alzò gli occhi al cielo, pregando silenziosamente Moradin - la divinità principale del pantheon dei nani - di dargli la pazienza di sopportare certe elfe sventate...

 

"Hai chiamato il tuo canguro... Canga?" chiese Pandora. "Beh, che dire... Originale, non c'è che dire." 

 

 

oooooooooo

 

Pochi minuti dopo, il gruppo era salito sulla nave, che poi aveva levato gli ormeggi e si era avviata verso la sua destinazione. Ognuno dei ragazzi si era adoperato per fare la sua parte e aiutare il resto della ciurma durante il viaggio, affiancandoli durante i lavori, remando assieme a loro o facendo qualche altro lavoro.

 

Dario si era offerto volontario per la posizione di cuoco, mentre Pandora si occupava di usare la sua magia per fare riparazioni e dare una mano con la navigazione. Iaco e Nisa facevano da vedetta, il primo di notte e la seconda di giorno... mentre Maria e Gunter si erano incaricati di fare dei lavori più pesanti, e Sebastiano teneva d'occhio la traiettoria e faceva in modo che i navigatori sapessero sempre in che posizione si trovasse la nave e a quanta distanza fosse dal suo obiettivo. Anche i piccoli Matilde e Bastiano stavano facendo la loro parte, facendo dei lavoretti che non richiedevano particolari sforzi, anche se Matilde di tanto in tanto insisteva che avrebbe voluto fare qualcosa di più serio. Bastiano, da parte sua, aveva messo i suoi poteri curativi al servizio dell'equipaggio.

Per qualche giorno, il gruppo aveva viaggiato senza eccessivi problemi... ma quel mattino, non appena i primi raggi di sole si erano fatti vedere, l'equipaggio si era accorto che c'era qualcosa di diverso dal solito. Il panorama che li circondava era cambiato... la vegetazione sembrava più rigogliosa, le fronde degli alberi più folte, la corrente del fiume più veloce...

 

E fu proprio di fronte a questo spettacolo inusuale che si trovarono Dario, Pandora e i loro compagni. La giovanissima fattucchiera era stata la prima a rendersi conto che c'era qualcosa di strano... e il suo famiglio stava tenendo la testa alta, le orecchie dritte e le vibrisse puntate in avanti, sentendo una strana energia che aleggiava nell'aria.

 

"Va tutto bene, Sotero?" stava chiedendo in quel momento Pandora, in piedi vicino alla prua dell'imbarcazione, circondata da alcuni membri dell'equipaggio. La sua espressione era tesa e concentrata - anche se non aveva gli stessi sensi magici del suo famiglio, era anche lei abbastanza percettiva da sentire l'aura fatata che permeava quel luogo. Certo, non assomigliava a nulla che lei avesse mai sentito prima di allora. Non aveva un sentore oppressivo, come forse ci si sarebbe potuti aspettare da un'aura magica... piuttosto, la ragazzina si sentiva come se si fosse trovata all'improvviso in un'immensa foresta nella quale non si era mai vista traccia di civiltà. Sentiva il profumo dei fiori e della resina nelle narici, e l'aria fresca che soffiava tutt'attorno a lei...

 

"Lo senti anche tu, Pandora, miao?" chiese il gatto nero. Tutto quello che la sua padroncina percepiva, lui lo sentiva con ancora maggiore intensità. E per lui non era certo un problema percepire quelle peculiari energie che aleggiavano tutt'attorno.

"Che sta succedendo, Pandora?" chiese Maria arriando in quel momento. Il piccolo Iaco e i due bambini erano dietro di lei, e il coboldo stava annusando l'aria attorno a lui, come se cercasse un odore in particolare... ma si rese subito conto che la traccia che stava cercando era qualcosa di metafisico, che non poteva essere individuato con i sensi fisici. "Cos'è questo posto in cui ci troviamo?"

 

"Sembra quasi di essere in un altro mondo..." disse la piccola Matilde, la cui attenzione venne attirata da uno strano albero dal tronco nodoso con i rami stranamente bassi e delle foglie larghe e piatte, ricoperte di una strana rugiada luccicante. La bambina allungò una mano per toccare la foglia gigantesca... e la ritirò subito dopo con un verso di disgusto, ritrovandosela imbattata di una resina semitrasparente e luccicante! "Ah! Cazzo, e questo cos'è?"

 

"Non ne ho idea, Mati..." disse Bastiano, guardando la sua amica per assicurarsi che quella sostanza non fosse tossica o comunque non avesse qualche effetto dannoso su di lei. Quando la vide scrollarsi quella roba appiccicosa dalla mano come niente fosse, il piccolo oracolo si sentì sollevato e si concentrò di nuovo su ciò che circondava l'imbarcazione. Decisamente, non assomigliava a niente che avesse percepito prima d'allora... Evidentemente, era questo che si sentiva quando ci si trovava nel bel mezzo di un luogo in cui era così forte l'influenza del Feywild...

 

"Ma se quello che abbiamo sentito è giusto, adesso dovremmo essere nel luogo in cui è scomparsa la squadra di Abolitori di Auridanio." continuò Bastiano. I suoi sensi soprannaturali percepirono una forte concentrazione di magia in un punto in mezzo agli alberi.

"Ma secondo le carte di navigazione, non avremmo dovuto arrivare lì prima di domani." affermò Sebastiano con un po' di apprensione. "Che diamine significa? Non ci siamo spostati dalla traiettoria prevista, vero?"

 

"No, non si tratta di questo..." disse Pandora sfregandosi il mento. "Hai proprio ragione... in teoria non avremmo dovuto raggiungere quel punto prima di domani. Questo può significare solo una cosa... che l'influenza del Feywild si sta espandendo."

Alcuni marinai cominciarono a parlottare tra loro, senza nascondere la loro ansia... e Nisa serrò gli occhi, accarezzando Canga su un fianco. Il canguro sembrava anche lui percepire qualcosa di strano, anche se chiaramente non sarebbe stato capace di esprimere con esattezza di cosa si trattasse.

 

"L'influenza del Feywild... si sta espandendo?" chiese Dario. "E' possibile che accada una cosa del genere?"

Iaco annuì rapidamente. "Sì, quando confini planari sono deboli... difficile che area di influenza resta sempre la stessa." rispose. "Iaco sente che l'energia magica non è stabile. Forse mentre noi viaggiare, c'è stata impennata di energia da confini planari, e magia del Feywild è entrata nel nostro mondo. Questo ha allargato area di influenza di Feywild."

 

"Detto in soldoni, è come se su di noi avesse cominciato a soffiare un vento più forte, che ha cambiato il clima." affermò Pandora, cercando di essere più chiara possibile. "Ovviamente... in questo caso, gli effetti del Feywild sul Piano Materiale sono ben più visibili e drammatici di quelli di una zona climatica."

"Pensate che verremo attaccati?" chiese Matilde afferrando con una mano l'elsa del suo spadone.

 

"Non qui. Non adesso." disse Maria, ponendo la mano libera sulla spalla della piccola guerriera per dirle di restare calma. La bambina sembrò distendersi un po', m lasua mano restò stretta sull'elsa della sua arma, pronta a sfoderarla se ci fossero stati dei problemi. "Non sarò un'esperta, ma i folletti, anche se diventano ostili, tendono a non sferrare degli attacchi diretti. Piuttosto, cercheranno di sabotarci in maniera più sottile... danneggiando il nostro equipaggiamento, ostacolando la navigazione, e magari lasciandoci anche qualche messaggio intimidatorio. Almeno finchè non penseranno che siamo una minaccia seria."

"Ma... che male potrebbero farci, dei folletti?" chiese Gunter.

 

"Un bel po', in effetti. Con tutto il dovuto rispetto, Gunter, non pensare che i folletti siano soltanto omini con le ali da libellula... quelli sono soltanto una delle numerose creature che popolano le selve fatate." rispose Nisa, contenta di poter dare un po' sfoggio della sua conoscenza. "Le ninfe e le driadi sono folletti per lo più benevoli, ma non è il caso di farle arrabbiare... e in ogni caso, esistono altri tipi di folletti che non sono per niente benevoli. Dobbiamo starci attenti, potremmo incontrarne un bel po' da queste parti."

 

"Sicuramente è questo il luogo in cui l'altra squadra si è dispersa." disse Pandora con espressione seria. "Dobbiamo andare a cercarli... ma ci servirebbe un piano."

"Se non altro, noi qui avere sempre una base a cui tornare." rispose Iaco, pensandoci rapidamente su. "Iaco dice che la prima cosa da fare è cercare posto a cui approdare, e poi cercare di esplorare in giro. Sperando che questo luogo non troppo grande, altrimenti noi non trova più agenti scomparsi..."

 

"Che cosa facciamo, allora? Troviamo un posto a cui gettare gli ormeggi?" chiese uno dei marinai, un uomo dai radi capelli rossi e dal volto sfregiato.

"Sì, ma non subito. Se fosse possibile, dovremmo prima trovare una rada, o comunque un posto in cui la nostra imbarcazione non sia tanto visibile. Dopodichè... ci penseremo noi a dare un'occhiata in giro. Uno di noi, magari, potrebbe restare qui a fare la guardia all'imbarcazione." affermò Dario.

 

Maria fece un cenno affermativo. "Sì, non mi sembra male come idea." affermò. "C'è qualcuno che si offre volontario per restare a fare la guardia qui?"

"Mi offro io." disse la voce calma e stentorea di Sebastiano. L'ex-fuorilegge alzò una mano e si fece avanti, mettendo bene in mostra lo stocco di ottima fattura che teneva rinfoderato al suo fianco. “Ovviamente, sempre che vi fidiate di me.”

 

Dario restò a pensarci su per un po'. Il passato criminale dell'uomo era ben noto, e Dario, abituato a non fidarsi, non era sicuro se la sua offerta fosse sincera: poteva essere un trucco per distogliere l'attenzione del gruppo e fuggire al momento giusto. Detto questo… c'era anche il fatto che si trovava nel bel mezzo di un luogo sconosciuto ed infido, e se avesse cercato di scappare, si sarebbe ritrovato da solo tra una moltitudine di creature fatate che probabilmente non avevano intenzioni amichevoli.

“Dario, sei sicuro… che sia una buona idea?” chiese Matilde corrugando la fronte. Non aveva certo dimenticato che era stato Sebastiano a dare la caccia a lei, a Bastiano e ai loro due salvatori quando erano fuggiti dalla Casa della Pietà. “Io… se devo essere sincera, non mi fido di questo tipo.”

“Nemmeno io.” Ammise candidamente Bastiano. “Ho l'impressione che potrebbe approfittarne.”

 

“Beh, se dovesse provarci… non avrebbe vita facile.” Affermò Holger con un sorriso arguto. “E comunque, nulla ci obbliga a lasciare uno solo di noi a bordo. Che ne dite se anche io e la mia compagna restiamo qui a fare la guardia, e nel frattempo teniamo d'occhio il signorino qui presente? Così anche il vostro gruppo potrà muoversi con più furtività e avrà vita più facile.”

Nisa ci pensò su. In effetti, un gruppo meno numeroso aveva migliori possibilità di muoversi senza attirare attenzioni indesiderate… e in quel posto sconosciuto, effettivamente era meglio così. E di Holger ed Endlinn, almeno potevano fidarsi molto di più.

 

“Hmm… in effetti, sarebbe una soluzione accettabile. Credo che noi sei più Matilde e Bastiano saremmo più che sufficienti a dare un'occhiata nei dintorni.” Affermò infine Maria. “Con tre di noi a fare la guardia, la nave sarà più al sicuro. Va bene, facciamo così. Siete d'accordo, ragazzi?”

 

“Hmm… per me va bene. Non so esattamente quanto ci vorrà per esplorare quest'area, quindi… meglio se lasciamo qualcuno in più a fare la guardia alla nostra imbarcazione.” Rispose Gunter. “Okay, amico… allora tu e la tua compagna state attenti a quello che fa il nostro amichetto Sansovino. Noi torneremo quanto prima. Ma se entro quattro giorni non sentite notizie di noi… allora assumete che sia accaduto il peggio, e lasciate perdere questa missione. Partite per Miragliano… e poi vedete se si può fare qualcosa per rimediare. Ordini dello sceriffo Urister.”

 

“D'accordo… buona fortuna in ogni caso. E speriamo che non si debba giungere a questo.” Rispose Endlinn.

Gli avventurieri restarono ancora un po' sul ponte per controllare il loro equipaggiamento ed essere sicuri di avere tutto quello che poteva servire. Poi, uno alla volta, scesero dal battello e si incamminarono sul terreno ricoperto di muschio di quella strana foresta. Maria si mise alla testa del gruppo, imbracciando con decisione la sua ascia, e iniziò a guidare il gruppo attraverso quell'ambiente umido ed infido, sentendo su di sè gli sguardi ansiosi dei membri dell'equipaggio, di Holger ed Endlinn…   

 

E chissà, pensò Gunter... forse anche Sebastiano era almeno un po' preoccupato per loro, in quel momento?

 

 

oooooooooo

 

 

"Attenti! Al vostro fianco!" esclamò Dario. Il giovane si gettò di lato appena in tempo prima che un lungo collo sinuoso, attaccato ad un enorme e muscoloso corpo da rettile, gli passasse vicino, e il ragazzo sentì un'ondata di fiato nauseabondo che lo colpiva in piena faccia. Un paio di enormi mandibole armate di denti aguzzi lunghi come dita umane si chiuse a mò di tagliola a poca distanza dalla sua testa... e l'orrendo collo si sollevò contorcendosi freneticamente... come anche gli altri quattro colli attaccati al corpo del mostro!

 

Il gruppo aveva iniziato l'esplorazione soltanto da poco quando una massa enorme e squamosa era emersa all'improvviso dalla fitta vegetazione di quella palude fatata, avventandosi su di loro. Una mostruosa creatura, simile ad una imponente lucertola con cinque teste dall'aspetto famelico, ognuna posta alla fine di un lungo collo serpentino, si era lanciata all'attacco famelica, e malgrado i ragazzi cercassero di attaccarla da vari lati, le numerose teste rendevano difficile coglierla alla sprovvista. Un'idra, senza ombra di dubbio. Un rettile dalle numerose teste, imparentato alla lontana con i draghi... e un predatore formidabile!

 

Bastiano si tenne indietro, chinato su Nisa che giaceva a terra dolorante e sanguinante a causa di due morsi alla spalla detra e al fianco sinistro. Il piccolo oracolo cercava in qualche modo di sfuggire alle fauci di una delle teste dell'idra, mentre Canga si piazzava davanti alla sua compagna e cercava come poteva di difenderla. Il canguro sferrò un poderoso calcio con entrambe le zampe posteriori, spezzando una delle zanne di quella testa, che si ritirò con un ringhiò di dolore... e un istante dopo, Matilde lanciò un grido di battaglia e abbattè la sua spada sul collo che aveva provato ad attaccare Bastiano! Si sentì un orrendo rumore di carne lacerata... e un istante dopo il collo dell'idra, separato dal resto del corpo, cadde nell'acqua stagnante e si agitò per qualche istante prima di immobilizzarsi del tutto. Con un collettivo ringhio di dolore dalle quattro teste che le restavano, la bestia si ritirò, dando a Pandora la possibilità di lanciare un incantesimo.

 

"Ruat Fulmen!" esclamò la fattucchiera bionda. Incrociò le braccia davanti a sè, poi le puntò in avanti,verso l'idea, e scagliò una crepitante scarica elettrica che investì in pieno la mostruosa bestia. Un terrificante odore di pelle bruciata ed ozono permeò l'aria mentre l'idra ruggiva di nuovo per il dolore, e le sue zampe posteriori cedettero, lasciandola parzialmente sepolta nell'acqua limacciosa.

 

"Bel colpo! Adesso la sistemiamo!" esclamò Maria, pronta a colpire con la sua ascia. "Iaco, usa un incantesimo per supportarmi a distanza!"

"Nessun problema..." cominciò a dire il coboldo azzurro... ma non riuscì a concludere la frase prima che accadesse qualcosa di agghiacciante! Il moncone del collo che Matilde aveva tagliato cominciò a ribollire... e due bolle di carne emersero da quel punto, trasformandosi in due secondi in altrettanti colli con tanto di teste armate di fauci mortali! L'idra ringhiò di nuovo, questa volta di rabbia, e si scagliò di nuovo contro il gruppo!

 

"Aaaah!" Matilde lanciò un grido di paura e di dolore quando l'idra la ferì ad un braccio. Con un movimento frenetico, Matilde riuscì ad allontanare le teste della bestia e afferrò Nisa, portandola fuori dalla portata del mostro e permettendo a Bastiano di lanciare qualche incantesimo curativo senza esporsi ad ulteriori attacchi. "Ugh... presto, Basti! Non credo che la tratterremo a lungo, quella lucertolona!"

"Ma che diavolo... sono spuntate altre due teste?" esclamò Gunter, muovendosi verso Nisa con espressione preoccupata mentre cercava di puntare il suo moschetto contro la bestia. Un'esplosione assordante riecheggiò tutt'attorno, e un proiettile colpì una delle teste dell'idra, passandola da parte a parte ed uccidendola all'istante.

 

"Ogni volta che ad un'idra viene mozzata una testa, altre due ne ricrescono al suo posto!" spiegò Dario. Il ragazzo era riuscito a spostarsi sul fianco destro dell'idra e l'aveva attaccata ad un fianco, piantandole un pugnale nel torace... ma la ferita fu meno grave del previsto, e anzi cominciò a rimarginarsi con rapidità innaturale nel momento stesso in cui il ragazzo estrasse la lama. La coda del mostro saettò improvvisa, e la sua punta acuminata ferì Dario ad una guancia, facendo uscire uno schizzo di sangue.

 

Con un ringhio di dolore, il giovane si ritirò mentre la ferita comincia a bruciare come se fose stata una marchiatura a fuoco! Dario si portò una mano alla zona colpita mentre Maria si avvicinava per attaccare l'idra con la sua ascia... e nello stesso momento, una delle teste dell'idra morse il collo della testa morta e lo rose fino a staccarlo dal corpo! La stessa cosa che era successa prima si ripetè, due colli e due teste spuntarono dove prima ce n'era uno solo, e in pochi secondi l'idra si ritrovò con sette teste invece che cinque!       

 

"Ma questo non vale!" si lamentò Matilde, tamponandosi il taglio sul braccio destro, poco sopra il gomito.

"Non credo a che quella bestiaccia importi tanto delle regole..." commentò Bastiano, per poi lanciare un incantesimo curativo su Nisa. "Moderata Vulnera Curare!"

 

Immediatamente, un impulso di energia positiva uscì dalle mani del ragazzino e penetrò nel corpo di Nisa, le cui ferite smisero di sanguinare e si rimarginarono a vista d'occhio, finchè di esse non rimase che qualche graffio. L'elfa sbattè gli occhi sbalordita, poi scosse la testa e si rialzò, affiancata rapidamente dal suo compagno animale.

"Uff... grazie, Bastiano. E' stato... un incontro sgradevole." rispose Nisa rivolgendo un sorriso al piccolo oracolo. Ma l'idra richiamò immediatamente la loro attenzione - diverse delle sue teste scattarono verso i membri del gruppo, costringendo Maria, Matilde, Gunter e Dario a ritirarsi sotto una tempesta di zanne fameliche. Peggio ancora, le bruciature che l'incantesimo Fulmine di Pandora aveva inflitto al mostro stavano a loro volta guarendo con estrema rapidità. L'idra restava forte come e anche più di prima, mentre i suoi avversari si stancavano...

 

"Proviamo con magia! Maria, tu attacca punto in cui colpisco!" esclamò Iaco, con l'aria di chi aveva avuto un'idea geniale. "Uvelucal Vaess!"

 

Il coboldo stregone lanciò il suo incantesimo Freccia Acida, scagliando un proiettile magico a forma di freccia, composto di caustico acido gialastro che raggiunse la base di uno dei colli dell'idra! La testa colpita ringhiò di dolore quando il proiettile acido si infranse sul suo collo... e Maria si scagliò all'attacco, vibrando un potente colpo con la sua ascia nel punto in cui la Freccia Acida era andata a segno. Il fendente ebbe l'effetto sperato e tagliò il collo dell'idra... ma il resto del gruppo si aspettava, da un momento all'altro, che sarebbero cresciute altre due teste.

 

Invece niente. Il moncone, ancora inondato di acido, avvizzì e smise di contorcersi, per poi ridursi ad un moncherino annerito! La bestia dalle numerose teste lanciò un ruggito di dolore e sorpresa, abbassando la guardia quel tanto che bastava a Maria per sferrare un altro attacco, conficcando la lama della sua ascia nel torace della bestia!

"Che cosa? Adesso non ricrescono più le teste?" esclamò sorpreso Dario.

 

"Le idre temono fuoco... o acido!" esclamò il piccolo coboldo, mentre Maria si allontanava per non essere morsa da due delle teste dell'idra. "Dovete tagliare sue teste e bruciare moncherino, o due teste cresce al posto di una!"

"Cosa? Accidenti, a questo non avevo pensato!" esclamò Dario, guardando i pugnali nelle sue mani. Due armi troppo piccole per tagliare le teste dell'idra... ma questo non voleva dire che non potessero essere utili in ogni caso. Il taglio sulla guancia aveva cominciato a bruciare, e il ragazzo temette che la coda dell'idra fosse velenosa, ma strinse i denti e cercò di concentrarsi sul pericolo più immediato.

 

L'idra, furiosa per aver perso una testa, avanzò verso il gruppo, sferrando una raffica di morsi con le altre sei teste. Alcuni dei colpi andarono a segno - Gunter, Maria e Pandora si ritirarono sanguinanti, mentre Nisa riuscì appena in tempo ad evitare un morso e scagliare un paio di frecce contro altrettante teste dell'idra. La prima andò a segno, colpendo uno dei colli del famelico rettile, ma l'altra si spuntò sulla sua corazza.

Tuttavia, l'elfa era riuscita a guadagnare il tempo che le serviva. Bastiano lanciò un incantesimo di supporto, toccando la schiena di Matilde, che si sentì di colpo più forte.

"Vis Tauri!" esclamò il piccolo oracolo.

Matilde afferrò saldamente la sua spada e si avvicinò coraggiosamente all'idra. "Grazie, Basti! Ora la sistemo io questa bestiaccia! Hah!"

 

Con un fendente poderoso, la ragazzina prese di mira una delle teste dell'idra... ma quest'ultima si ritirò all'ultimo momento e riuscì ad evitare di essere mozzata. Con rapidità incredibile, la testa scattò e azzannò Matilde alla gamba destra, strappandole un grido di dolore, mentre Dario scagliava uno dei suoi coltelli contro un'altra testa, trafiggendole un occhio... e Gunter, dopo aver ripreso fiato, sfoderò la sua ascia da battaglia e colpì la base di un altro collo, evitando di pochissimo il morso di un'altra testa.

"Maledizione, devo fare presto..." esclamò Nisa, per poi chiudere gli occhi, rivolgere i palmi delle mani verso il cielo e concentrarsi. "Spiriti del fuoco, rispondete alla mia chiamata! Che le mie mani emettano il fuoco che purifica la terra!"

 

Si sentì il suono di una vampata... e due fiammate scaturirono dai palmi delle mani dell'elfa, che annuì con decisione e si avvicinò con decisione all'idra... proprio mentre Matilde, ripresasi in fretta, trafiggeva il collo che l'aveva morsa con tutte le sue forze! La testa dell'idra mollò la presa sulla gamba di Matilde, e la ferita cominciò immediatamente a sanguinare, ma la piccola spadaccina represse un brivido e sferrò un brutale fendente che tagliò la testa! Il collo decapitato si contorse orribilmente, spargendo sangue ovunque... e Nisa si avvicinò di colpo e puntò una delle sue mani infuocate contro il moncone, per poi scagliare la fiamma come se fosse stata una qualsiasi arma a distanza. La sua mira non fallì, e la fiammata colpì il collo decapitato e lo cauterizzò, evitando che altre teste ricrescessero.

 

"Meno due!" esclamò Matilde, ritirandosi per riprendere fiato. "Bel colpo, Nisa!"

 

L'idra era tornata alle sue cinque teste iniziali, e la frustrazione la spingeva a lottare con furia sempre crescente. Con un ringhio collettivo, la bestia caricò verso il gruppo e costrinse Dario e Pandora a spostarsi per non essere travolti. Una delle teste morse Canga al fianco, mentre un'altra scattò verso Bastiano solo per essere intercettata dall'ascia di Maria e poi colpita da una raffica di Missili Magici scagliata da Iaco. Il coboldo lanciò subito un altro incantesimo, e scagliò una raffica di raggi di gelo dalle punte delle dita artigliate, colpendo due delle teste dell'idra e fermando il suo attacco. Un'altra delle teste ringhiò e cercò di azzannare la gola di Pandora... ma la fattucchiera reagì prontamente e si gettò di lato nel terreno fangoso, evitando il colpo. Un'altra testa si sollevò e puntò alla gola della ragazzina... ma prima che potesse attaccare, Dario si lanciò su quel collo mostruoso e gli affondò uno dei suoi pugnali nella gola!

Il collo si contorse spasmodicamente e costrinse il ragazzo a mollare la presa... e Gunter approfittò del momento per farsi avanti con la sua ascia e tagliare anche quel collo!

 

"Adesso, ragazza!" esclamò il nano.

 

"Bel colpo, vecchio mio!" si complimentò Nisa, per poi scagliare un'altra fiammata contro il collo morente, che prese fuoco e bruciò spargendo attorno a sè un repellente odore di carne bruciata. L'idra stridette rabbiosamente... e questa volta, rendendosi conto che stava perdendo teste e che i suoi avversari ora sapevano come affrontarla, la bestia iniziò a ritirarsi, sibilando e ringhiando con le quattro teste che le rimanevano. Il collo incenerito si staccò, lasciandosi dietro solo un moncone annerito... e l'idra si ritirò tra la vegetazione più fitta, mentre il gruppo si mettava in guardia come per intimarle di non tentare un altro attacco.

 

Finalmente, l'idra scomparve del tutto tra le fronde... e una volta che non si sentì più nulla, il gruppo tirò un sospiro di sollievo, anche se non abbassarono del tutto la guardia.  

"Uff... mamma mia, questo sì che era un avversario tosto..." sospirò Pandora, sedensosi per terra e poi tracannando tutto d'un fiato una pozione curativa che rimarginò in parte le sue ferite. Sotero salì in grembo alla sua padrona, che gli sorrise e lo grattò dietro un orecchio. "Beh, è andata bene, se non altro! Non sono molti gli avventurieri della nostra statura che possono vantarsi di aver fatto scappare un'idra!"

"Certo, non è stata un'impresa facile..." mormorò Dario, per poi strizzare un occhio e portarsi una mano alla guancia ferita. Il taglio aveva smesso di sanguinare, ma la pelle attorno aveva assunto un colore paonazzo, come un enorme livido che si espandeva lentamente. "Ugh... maledizione... mi sa che la sua coda era avvelenata..."

 

"Cosa? Fammi vedere..." esclamò preoccupato Bastiano, trascinandosi quando più rapidamente possibile verso Dario. Il piccolo oracolo strizzò un occhio nel vedere la ferita e lanciò un semplice incantesimo di recupero, che fece in parte ritornare normale la pelle del ragazzo biondo. "Ugh... sì, temo che sia proprio un veleno. Ne ho indebolito gli effetti, ma è meglio se ci fermiamo un po' a riposare. Questo posto è pericoloso... e non possiamo permetterci di restare qui a lungo."

"Giusto... potrebbe arrivare qualche altra bestiaccia da un momento all'altro!" disse Maria, guardandosi rapidamente intorno. La radura era ripiombata in un silenzio inquietante, quasi aspettandosi che da un momento all'altro l'idra sarebbe tornata all'attacco. "Per adesso, comincimo a tornare indietro e riavvicinamoci alla nostra imbarcazione. Prendiamoci un po' di tempo per riprendere le forze... Soprattutto tu, Dario... e tu, Nisa."

 

"Non mi sembra che questo veleno sia troppo potente, ma... hai ragione, meglio essere prudenti." rispose il ragazzo. "Per adesso torniamo indietro. Riprenderemo dopo l'esplorazione."

Nisa e Canga annuirono all'unisono, sperando che non ci fosse qualche altro predatore ad attenderli...  

 

 

        

oooooooooo

 

 

CONTINUA...   

   

      

 

       

 

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Capitolo 29
*** Un incontro nella selva delle fate ***


Pathfinder: Madness Rising

Una fanfiction di Pathfinder scritta da: Justice Gundam

 

 

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Capitolo 29 – Un incontro nella selva delle fate

 

 

Erano passati due giorni da quando l'imbarcazione del gruppo di Abolitori era arrivata in quello strano posto. Più di una volta, Dario e i suoi compagni si erano trovati a ddover combattere contro qualche creatura fatata un po' troppo permalosa o qualche strano predatore che sperava di fare di loro la sua cena. I giovani Abolitori avevano dovuto stare attenti ad ogni loro mossa, ma fino a quel momento, erano riusciti a cavarsela, tornare alla loro imbarcazione per recuperare le forze e tornare al loro viaggio.

 

In quel momento, però, la situazione non volgeva a loro vantaggio.

 

No, non si trattava di qualche mostruosità, di esseri fatati in vena di trucchetti, o di qualche branco di ogre mangiatori di uomini... bensì di una sezione di foresta apparentemente impenetrabile, in cui tutte le strade sembravano ricondurre allo stesso punto.

"Sono secoli che camminiamo in avanti, e ancora non si vede la fine di questa cazzo di foresta..." si lamentò Pandora, spostando attentamente con una mano un largo ramo di felci che le ostruiva il cammino. "Ma che sta succedendo? Ho come l'impressione che la foresta stessa ci stia giocando qualche scherzo!"

 

"E forse è proprio come dici tu, miao!" commentò Sotero. Con estrema attenzione, il gatto nero passò oltre una macchia di funghi variopinti che sembravano proiettare sfuggenti luci colorate tutt'attorno a sè. "Qui dominano le creature fatate del Feywild, miao. Chissà che stanno combinando... forse noi crediamo di andare avanti, ma continuiamo invece a girare in tondo..."

 

Bastiano tirò un piccolo sospiro di frustrazione. "E allora come si fa? Abbiamo un modo per capire cosa stanno cercando di farci questi folletti?" chiese il piccolo oracolo, mentre si piegava per sedersi su un ceppo d'albero che sembrava essere stato messo lì apposta per permettere ai passanti di recuperare un po' le forze dopo una lunga camminata. Uno scoiattolo era in piedi sul ceppo a guardarsi attorno con curiosità, e Bastiano lo allontanò gentilmente con un gesto della mano prima di sedersi e cercare di riposarsi un po'. Preoccupata per il suo amichetto, Matilde si avvicinò a lui e gli mise una mano sulla spalla, cercando di assicurarsi che stesse bene.

 

"Tranquillo, Basti, troveremo una soluzione." affermò la piccola spadaccina, per poi sfoderare un sorriso un po' strafottente. "Non ti metterai a lagnarti come una femminuccia proprio adesso che siamo anche noi due avventurieri armati fino ai denti, vero?"

Il ragazzino e il resto del gruppo si permisero una breve risata, e Bastiano si schiarì la voce, per poi massaggiarsi la gamba dalla quale zoppicava. "No, no, figurati, Mati... è solo che camminare tanto a lungo non mi fa tanto bene.." rispose. "Adesso, per esempio, la gamba mi fa un male che non ti dico..."

 

"A noi dispiace molto... aspettare un momento, Basti! Volere controllare una cosa." rispose il piccolo Iaco, gettando un'occhiata alla gamba dolorante di Bastiano e alzando un po' la zampa dei suoi calzoni per vedere se c'era qualcosa di allarmante. Non vide alcuna ferita od ammaccatura... ma in compenso, la gamba del ragazzino era percorsa da un'orrida cicatrice che partiva dall'articolazione del ginocchio e scendeva lungo la pate frontale del polpaccio, fino quasi a raggiungere la caviglia. I bordi della ferita erano frastagliati, e si poteva capire fin dal primo sguardo che si era trattato di un evento particolarmente grave e traumatico. Ma la cosa più strana ed inquietante era che la ferita, rimarginata già da un bel po' di tempo, emetteva una tenue luce nella penombra di quella foresta incantata, come se qualcosa di vivo ed innaturale pulsasse nel corpo di Bastiano.

 

"Ah... sì, immagino che possa fare una certa impressione..." commentò il piccolo oracolo, senza neanche scomporsi. "Quella è... una ferita che mi sono fatto quando avevo otto anni... sono caduto malamente, mi sono rotto la gamba in più punti... e da allora sono stati in molti a cercarmi perchè volevano sfruttare i miei poteri o le mie capacità di guarigione. Voglio dire, ci sono sempre stati altri ragazzi all'orfanotrofio che volevano che io curassi i tagli o le distorsioni che si facevano..."

"Beh, questa non la sapevo. Quindi dev'essere stato quell'incidente a risvegliare il potere latente in Bastiano..." commentò Gunter mentre si sedeva per revisionare il suo moschetto e fare in modo da non correre il rischio che si inceppasse proprio nei momenti più concitati. "Avevo sentito dire che i poteri di molti oracoli si risvegliano quando subiscono un incidente piuttosto grave."

 

Matilde appoggiò protettivamente una mano sulla spalla del suo amico. "Sì, è stato dopo questo incidente che Bastiano ha... imparato, si fa per dire... come lanciare incantesimi curativi." spiegò. "E immagino che sia anche per quello che i Malformatori lo cercano."

"Posso fare una domanda? Visto che io non mi intendo molto di magia..." intervenne Maria, che fino a quel momento era stata seduta su una roccia vicina e stava passando una pietra dentata sulla lama della sua ascia, in modo da tenerla affilata. "Bastiano, se tu sei in grado di lanciare incantesimi di guarigione, perchè non n potevi lanciare uno sulla tua gamba?"

 

"Non è tanto semplice." rispose il ragazzino, coprendosi di nuovo la gamba in modo che la cicatrice non si vedesse più. "In effetti ho provato, ma nessun incantesimo ha avuto effetto sulla mia gamba. Poi ho scoperto che la mia zoppia era il prezzo che avrei pagato per i miei poteri. Più esattamente... l'ho intuito. So che può sembrare stato ma... è una cosa che ho compreso per istinto."

"Ogni oracolo è affetto da una maledizione, che gli può apportare tanto beneficio quanto intralcio." spiegò Pandora grattando Sotero dietro un orecchio. "E non c'è modo per un oracolo di rimuovere la sua maledizione senza perdere i suoi poteri."

 

"Detto questo... non credo vorrei rinunciare a questa magia. Il potere di curare ferite e malattie... sicuramente può essere molto utile e può essere usato per fare del bene a molti." rispose Bastiano con un sorriso tranquillo.

Matilde mise un braccio attorno alle spalle del suo amico e sospirò con espressione malinconica. "Non devi sentirlo come un obbligo, Basti." affermò. "Io ho scelto di combattere assieme ai nostri amici perchè è quello che voglio fare, ma tu non hai l'animo del guerriero. Non abbiamo idea di che cosa ancora ci aspetti nel nostro viaggio... e ho paura che possa essere troppo per te."

"Andiamo, Mati, non metterti a fare la mamma chioccia..." rispose Bastiano. Il tono del piccolo oracolo era scherzoso, ma ascoltando con un po' di attenzione, si sarebbe potuta avvertire una punta di frustrazione. "Anch'io sono qui perchè lo voglio. Mi rendo conto che non sarò mai un guerriero, ma... farò del mio meglio per rendermi utile in qualche altro modo. In fondo, anche tu ti sei ripresa alla svelta grazie ai miei incantesimi, no?"

 

"Beh... sì... questo è vero..." ammise imbarazzata la piccola guerriera, guardandosi i punti in cui era rimasta ferita nello scontro con l'idra. Dopo un paio di incantesimi, le ferite erano scomparse del tutto, senza neanche lasciarsi dietro le cicatrici.

 

Ciò nonostante, Maria non potè fare a meno di tirare un sospiro malinconico mentre guardava i due piccoli avventurieri. "L'ideale sarebbe stato che questi bambini potessero godersi la loro infanzia come tutti gli altri. Ma temo che non funzioni così, questo mondo..." disse tra sè, ripensando alla sua situazione. Chissà adesso come se la stavano cavando i suoi genitori... e se i soldi che aveva mandato a casa fossero sufficienti per tutto.

 

Una volta che il gruppo ebbe riposato un po' e recuperato le forze, Dario controllò la radura per verificare che non ci fossero potenziali pericoli... e il suo sguardo acuto notò qualcosa sul terreno fangoso che proseguiva nei meandri della foresta fatata. Una serie di impronte... appartenenti a piedi di dimensioni umane che calzavano stivali.

"Venite a vedere qui, ragazzi. C'è qualcosa di interessante." il ragazzo chiamò gli altri membri del gruppo, stando bene attento a non alzare troppo la voce. "Credo che qualcuno sia passato qui prima di noi."

"Che cosa? Dario, ne sei sicuro?" chiese Nisa con un misto di curiosità ed allarme. Affiancata dal suo compagno canguro, l'elfa raggiunse per prima il ragazzo biondo e diede un'occhiata alle orme, chinandosi su di esse per accertarsi meglio. Erano abbastanza fresche, lasciate non più di qualche ora prima... e appartenevano ad un gruppo di persone, visto che ce n'erano almeno cinque tipologie distinte.

 

"Hmm... sì, non ci sono dubbi. C'è qualcun altro da queste parti oltre a noi." disse infine l'elfa, dopo aver esaminato attentamente le orme. Canga si piazzò accanto a lei e mosse le orecchie, nel tentativo di cogliere dei suoni che non gli fossero familiari, e il resto del gruppo si tenne pronto con le mani sulle armi o, nel caso dei suoi membri più portati per la magia, pronte a tracciare in aria i simboli magici di cui avevano bisogno. "Però da qui non vi posso dire altro. Posso solo confermare che sono passati da queste parti di recente."

 

"Di chi potrebbe trattarsi?" si chiese Gunter. "Spero che non siano agenti dei Malformatori."

"Forse si tratta di altri esploratori che si sono persi in questo strano bosco fatato?" chiese Pandora. "Se fosse così, sarebbe meglio andare a cercarli, prima che si ficchino in qualche guaio."

 

Iaco annnuì con decisione. "Sì, anche Iaco pensa che è meglio così." rispose, stando anche lui bene attento a tenere la voce bassa. "Se loro sono Malformatori, noi prendiamo loro e interroghiamo. Se loro sono amici, meglio per tutti."

"Speriamo solo che sia davvero così semplice..." disse Maria, per poi fare cenno al resto del gruppo di continuare. Dario decise di andare in avanscoperta, mentre Maria si piazzava davanti al gruppo in modo da proteggerli da eventuali attacchi frontali e poter correre ad aiutare Dario se si fosse trovato in difficoltà. Gunter prese invece la retroguardia, mentre Iaco e Bastiano, i due più fragili, si piazzarono al centro in modo da essere meglio protetti.

 

Il gruppo cominciò a seguire le tracce in silenzio, tenendo sempre le orecchie tese e gli occhi aperti per ogni evenienza. Per diversi minuti, continuarono a seguire la pista, anche quando il fango, il terreno sconnesso e le pozzanghere sul terreno la rendevano sempre più difficile da vedere...

Nisa e Dario stavano continuando a tenere d'occhio il terreno, sforzandosi di vedere ancora le impronte. Ma a quel punto, la traccia si stava facendo confusa, e non riuscivano più a seguirla tanto facilmente. I due fecero cenno al resto del gruppo di aspettare, poi iniziarono a guardare meglio, sperando di trovare qualche altra traccia... 

 

Matilde fu la prima a notare che Canga aveva drizzato le orecchie e aveva cominciato a fiutare l'aria, evidentemente in cerca di qualcosa. Il canguro si avvicinò alla sua compagna e le toccò gentilmente un braccio con le corte zampe anteriori, per poi puntare il muso in direzione di un gruppo di alberi più alti, sopra i quali cresceva un groviglio di vischio che dava quasi l'impressione di un enorme nido. Non era ad una gran distanza da loro, e la druida, essendo in grado di comprendere gli animali meglio di chiunque altro, si rese immediatamente conto che il canguro stava cercando di indicare loro dove andare.

 

"Guardate! Iaco crede che Canga ha sentito qualche odore strano!" esclamò il coboldo.

Nisa fece un cenno ed esortò i suoi compagni ad avere pazienza. "Tranquilli, questo è quello che verificheremo subito." rispose, per poi rivolgersi allo strano animale e guardarlo con attenzione dritto negli occhi. "D'accordo, Canga... adesso abbiamo bisogno del tuo olfatto per trovare queste persone. Le tracce si fanno confuse, e non riusciamo a seguirle. Puoi portarci fin lì dove si trovano questi individui?"

 

Incredibilmente, il canguro disse di sì con la testa e saltellò vivacemente davanti al gruppo, guidandolo nella direzione da cui proveniva quell'odore sconosciuto. Sperando che il suo compagno animale non si fosse confuso, Nisa incoccò una freccia nel suo arco e prese la testa del gruppo...

 

 

oooooooooo            

 

 

Agnese strinse i denti e schivò per un soffio l'enorme clava che si abbattè sul punto dove la sua testa si trovava fino ad un secondo prima. Con un ruggito animalesco, il gigantesco ogre che la sovrastava sollevò di nuovo la sua micidiale arma - niente più che un grezzo, pesante blocco di legno nel quale erano piantati dei grossi chiodi di ferro arrugginito - e la agitò in un ampio arco che la mezzelfa riuscì per un pelo a schivare, rialzandosi di scatto e poi lanciando un coltello contro il bruto. La lama penetrò nel torace dell'ogre, che ringhiò dal dolore, ma la lama non riuscì a penetrare abbastanza a fondo da colpire organi vitali, e l'ogre se la estrasse dalle carni e la spezzò tra le enormi mani carnose.

 

"Scimmia pelata cativa. Fato male me." grugnì il mostruoso gigante, avanzando minaccioso su Agnese per stritolarla tra le sue enormi mani, ma la mezzelfa sfoderò altri due pugnali, tenendone uno in ciascuna mano, ed indietreggiando fino a trovarsi schiena contro schiena con suo fratello ed Esmerelda, ognuno dei quali stava avendo i suoi problemi a gestire un ogre.

 

"Ragazze, se una di voi due ha qualche idea... o se la avete entrambe, perchè no... adesso sarebbe il momento giusto di proporla!" affermò Francesco, agitando la spada davanti al suo ogre per cercare di tenerlo lontano. Davanti ad ognuno di loro, incombeva un imponente e sgraziato ogre, un gigante alto circa due metri e mezzo, dai muscoli disgustosamente rigonfi e dalla faccia repellente, gli occhi porcini nei quali non si leggeva che cieca brutalità. Vestiti di pelli mal conciate e di stoffe cucite assieme alla meno peggio, gli ogre grugnirono e avanzarono di nuovo verso il terzetto, tenendoli separati dai loro compagni.

 

Esmerelda guardò attentamente verso l'ogre che si stagliava minaccioso su di lei. L'orrido gigante agitò la sua rozza clava e si leccò le labbra, mostrando una grossa lingua che sembrava quasi una bistecca.

"Hehee... Moscerino. Me schiacciare." gorgogliò. Esmerelda trovò che assomigliava fin troppo ad un bambino che si diveriva a calpestare le formiche, con l'unica differenza che era alto due metri e mezzo e aveva dei muscoli da toro. La ragazza dai capelli rossi vide il bruto sollevare la clava per sferrarle un colpo devastante...

 

"Ehlonna, grande madre del verde, proteggi i tuoi devoti figli e ferma chi vuol fare loro del male... Blocca Persone!" esclamò. Puntò improvvisamente una mano contro l'ogre che la minacciava, e il sorriso demente sul suo volto si trasformò immediatamente in una smorfia incredula quando il suo corpo si irrigidì di colpo fino a paralizzarsi del tutto, facendolo assomigliare ad una sorta di statua vivente! L'unica parte del suo corpo ancora mobile erano i suoi occhi, che rotearono follemente nelle orbite mentre l'ogre cercava disperatamente di muoversi.

I due fratelli mezzelfi, nel frattempo, stavano avendo a che fare con gli altri due ogre. Agnese era riuscita a schivare di un soffio la clava del suo ogre e gli era scivolata in mezzo alle gambe, ma il bruto alzò uno dei suoi enormi piedi e cercò di abbatterlo su di lei per schiacciarle il cranio come una noce. Reagendo puramente d'istinto, la mezzelfa alzò uno dei suoi pugnali, e quando l'ogre calò giù il piede, si ritrovò con la lama infilata nella pianta fino quasi all'elsa! Agnese trattenne un grido di dolore quando la forza del colpo le intorpidì il braccio, ma all'ogre andò molto peggio, e si abbattè al suolo ululando e contorcendosi per il dolore.      

 

Francesco cercò di raggiungere la sorella per darle una mano, ma l'ogre che gli stava addosso gli impediva di distogliere la sua attenzione dallo scontro. Ridendo in maniera idiota, l'ogre agitò la sua clava davanti a sè in due poderosi archi, mancando di pochissimo il suo fragile bersaglio. Con un abile scatto, il giovane Abolitore si infilò sotto il secondo fendente, in modo da trovarsi proprio attaccato al bestione, dove le sue lunghe braccia non gli erano di alcuna utilità. Con un grugnito di allarme, l'ogre cercò di indietreggiare, ma Francesco colse al volo l'occasione e sferrò un fendente che tracciò una larga ferita sul pettorale sinistro del bestione. Agnese, nel frattempo, aveva raggiunto la testa del suo ogre e gli aveva immerso un pugnale nella gola, uccidendolo in pochi istanti.

 

Il fratello tirò un sospiro di sollievo, ma si distrasse quel tanto che bastava perchè il suo avversario sferrasse un secondo attacco. Il gigantesco bruto sferrò un colpo che raggiunse Francesco al fianco sinistro, e il mezzelfo sentì un improvviso, dirompente dolore invadere la parte sinistra del suo corpo, un attimo prima di essere sollevato in aria e schiantarsi sul terreno fangoso pochi metri più in là. Reso baldanzoso dall'attacco andato a segno, il brutale ogre ghignò e si lanciò sulla sua preda, agitando la clava e gorgogliando parole incomprensibili. Lottando con il dolore, Francesco afferrò una boccetta di vetro dalla sua cintura e si rialzò quel tanto che bastava per poterla lanciare contro il bestione che lo stava caricando. L'ogre aveva appena sollevato la clava quando il giovane lanciò la boccetta, che si infranse all'impatto con il ventre del bestione e rilasciò una strana sostanza biancastra, che prese fuoco a contatto con l'aria!

 

L'ogre ululò in preda al panico quando il fuoco si diffuse sul suo addome e sul suo braccio destro, mollò di colpo la clava e si gettò nel terreno fangoso per estinguere le fiamme, ma questo gli fece perdere qualche secondo prezioso che Francesco utilizzò saggiamente per afferrare il suo arco, incoccare una freccia e scagliarla dritta nella fronte del bestione, penetrando il cranio fino a trafiggergli il cervello. L'ogre si irrigidì, percorso da qualche ultimo fremito post-morte, mentre anche Esmerelda finiva il bestione che l'aveva aggredita, trafiggendogli il torace con la spada. Gli occhi dell'ogre, ancora paralizzato, rotearono un'ultima volta nelle orbite e poi persero ogni luce, e il mostro si abbattè al suolo con uno schianto assordante, morendo pochi attimi dopo.

 

"Francesco, Agnese!" esclamò Esmerelda. "State bene? Li avete fatti fuori, vedo..."

Agnese si voltò verso la sua compagna, sostenendosi il braccio ferito. "Sì... in qualche modo..." affermò, gettando un'occhiata di ribrezzo ai cadaveri degli ogre. "Francesco, va tutto bene... hai preso un colpo niente male!"

Francesco si sedette con la schiena appoggiata ad un albero. "Ugh... ho... ho solo bisogno di... prendermi qualche minuto di pausa. E poi... andiamo a cercare i nostri compagni. Chissà in quale posto di questa cavolo di foresta si trovano..."

 

"Aspetta, Francesco. Non ti muoverai in queste condizioni." affermò Esmerelda, senza ammettere discussioni. Mise una mano sulla spalla del compagno per farlo restare seduto, poi chiuse gli occhi e cominciò ad incanalare energia nel proprio corpo. "Benedetta Ehlonna, aiutami a guarire le ferite dei miei compagni, che possano ancora difendere la purezza di questo mondo. Cura Ferite Moderate."

 

L'incantesimo curativo ebbe il suo effetto, e un bagliore dorato scorse nel corpo di Francesco, riparando i danni e facendogli riprendere le forze. Poi, Esmerelda si voltò verso Agnese e lanciò lo stesso incantesimo, che riuscì a guarire il braccio della mezzelfa... ma non del tutto, dal momento che Agnese sentì ancora dolore quando cercò di far ruotare la spalla.

"Ugh..." grugnì la ragazza, massagiandosi la spalla con l'altra mano. "Grazie per l'aiuto, Esme... ma temo che ci vorrà qualcosa di più per il mio braccio. Devo essermi lussata la spalla quando quella montagna di carne ha cercato di calpestarmi."

 

"Allora forse è meglio che tu non prosegua oltre... ci sarà sicuramente qualche altra mostruosità, man mano che ci spingeremo più avanti, e potresti trovarti in difficoltà..." Francesco cercò di convincerla a restare indietro, ma Agnese fece un occhiolino e sfoderò un piccolo sorriso sarcastico.

"E lasciare a te e ad Esme tutto il divertimento? Non ci penso proprio, fratellino!" affermò, prima di farsi seria e decisa. "Tra l'altro, dobbiamo ritrovare Hormond e messer Baldo. Non resto ferma ad aspettare mentre loro sono nelle mani di qualche folletto dalla testa vuota o tra i tentacoli di qualche bestiaccia!"

 

Esmerelda riuscì a fare una risata a mezza bocca. "Già, immaginavo che avresti detto così, Agnese." rispose. "D'accordo, ma stai attenta. Ho l'impressione che questi ogre..."

La ragazza dai capelli rossi si bloccò di colpo e guardò allarmata verso la folta vegetazione vicino a lei. Aveva sentito un rumore... non era sicura al cento per cento, ma aveva la netta sensazione di aver sentito le foglie che si spostavano. C'era qualcuno che li stava seguendo... chissà da quanto, poi!

 

Francesco ed Agnese, pur stanchi per la lotta sostenuta, afferrarono le loro armi e si tennero pronti... e anche Esmerelda strinse la mano sull'elsa della sua spada e fece per sfoderarla. Non c'era stato nessun errore da parte sua... c'era davvero qualcuno... o qualcosa... che si stava avvicinando rapidamente. Il suono delle foglie che frusciavano e dei ramoscelli che si spezzavano mentre venivano spostati si faceva sempre più vicino. Non si sentiva nient'altro, cosa che almeno confermò che di chiunque si trattasse, stava effettivamente cercando di non farsi notare. Probabilmente si trattava di qualche altro folletto ostile, come ne avevano già visti in quel periodo. Ma poteva anche essere qualcosa di ben più pericoloso...

 

"Fermi lì!" intimò Francesco, un attimo prima che la potenziale minaccia si mostrasse. Il suono di fronde spostate e ramoscelli rotti si interruppe, segno che se non altro questa minaccia era disposta ad ascoltare quello che avevano da dire lui e le sue compagne di viaggio. Sentì ancora qualche suono soffocato, e i passi di qualcuno che si stava piazzando alla testa dei nuovi arrivati... e il giovane mezzelfo corrugò la fronte, non del tutto sicuro se fosse il caso di fare la prima mossa.

 

"Chi siete voi? Identificatevi!" esclamò, mentre dietro di lui, le due ragazze si preparavano a combattere ancora se fosse stato necessario.

Per fortuna, dalla parte opposta arrivò un'esortazione alla calma. "Aspettate! Non siamo qui per farvi del male!" esclamò la voce di una giovane, un attimo prima che Pandora e Sotero emergessero dalla vegetazione tenendo le mani alzate - o, nel caso del famiglio, la coda. Dietro di lei, arrivarono gli altri membri del gruppo, ognuno a mani vuote e mostrando i palmi in modo da rassicurare Francesco del fatto che non avevano cattive intenzioni.

 

"Avevamo trovato delle tracce che portavano di qua, e pensavamo che aveste qualche problema." affermò la ragazzina. "Voi... siete per caso del gruppo di Auridanio?"

Francesco e le due ragazze sgranarono gli occhi. "Abolitori? Siete... siete stati mandati per ritrovarci?" esclamò Agnese.

 

"Se è così... che Ehlonna sia lodata!" rispose Esmerelda con un sospiro di sollievo, rinfoderando la spada. "Possiamo sapere da dove venite e chi vi manda?"

"Proveniamo da Grisborgo, e siamo stati mandati qui dal comandante Manuel e dallo sceriffo Urister." rispose Gunter, apparendo accanto a Pandora e Sotero. Per un attimo, i capelli e la barba rossi del nano pistolero riportarono alla mente di Esmerelda e dei suoi compagni l'immagine di Hormond. "Ci è stato detto che il gruppo di Auridanio era stato costretto a lasciare la città e dirigersi verso Miragliano, ma che da loro non erano più arrivate notizie..."

 

"Beh, come vedete, noi siamo vivi e vegeti... almeno per adesso." rispose Agnese, per poi indicare con lo sguardo i massicci cadaveri degli ogre che giacevano dietro di lei. "Quelle montagne di carne hanno cercato di fare uno spuntino di noi, ma adesso sono loro a fare da spuntino per i vermi."

Esmerelda guardò attentamente i membri del gruppo di salvataggio, ponendosi come obiettivo quello di ringraziare ognuno di loro personalmente. Oltre a quella ragazzina col gatto nero (che doveva essere una changeling, a giudicare dai suoi occhi di colore diverso) e a quel nano, c'erano un'elfa dai capelli verdi con uno strano animale al seguito (Esmerelda sapeva che certi druidi e ranger portavano con sè animali bizzarri, ma questo li batteva tutti!); poi un coboldo dalle squame azzurre, accompagnato da una donna dalla pelle scura e dai lunghi capelli neri, dall'aspetto deciso e combattivo; e poi un ragazzo biondo vestito principalmente di nero, e... un momento, quelli erano due bambini, per caso? Una ragazzina castana con le trecce ed uno spadone quasi più grande di lei... e un gracile ragazzino dai capelli arruffati che camminava appoggiando ad un bastone...

 

Un momento ancora!

 

Perchè adesso che guardava il ragazzo biondo, i suoi lineamenti le sembravano così familiari?

In quel momento, il biondo rivolse a lei tutta la sua attenzione... ed Esmerelda lo vide sgranare gli occhi in un'espressione di sorpresa ed incredulità! Ma certo, non poteva che essere lui! Quei lineamenti, i capelli così biondi e quell'espressione seria e decisa... era passato un po' di tempo dall'ultima volta che lo aveva visto, e qualcosa era cambiato, ma non abbastanza da renderlo irriconoscibile! E anche lui l'aveva riconosciuta...

 

"Es... Esmerelda?" balbettò Dario, con un tono di voce sorprendentemente insicuro e stupito. Colto completamente di sorpresa, non era riuscito a nascondere le sue emozioni dietro un'apparenza di razionalità, e ora stava guardando la rossa con assoluta meraviglia. "Esme... sei davvero tu?"

"D-Dario? Ma... ma come..." balbettò la rossa con gli occhi tremanti. Agnese corrugò la fronte e sbattè gli occhi in un'espressione di assoluto stupore, poi si calò la maschera dalla bocca in modo che il suo grazioso viso si vedesse per intero.

 

"Che... che succede, Esme? Conosci quel tipo?" chiese la mezzelfa.

Esmerelda annuì rapidamente, cercando di tenere a freno le emozioni. "Sì... sì, certo che lo conosco!" esclamò. "Quando... quando ero più giovane e la mia famiglia era ad Auridanio! Dario è sempre stato un mio caro amico! Ma come... come ci sei finito anche tu negli Abolitori?"

"Potrei farti la stessa domanda, Esme... ma al momento sono semplicemente contento di rivederti!" rispose Dario con un largo sorriso, che nessuno del suo gruppo era abituato a vedere sul suo viso! I due giovani corsero ad abbracciarsi, sotto lo sguardo incredulo e al tempo stesso sollevato del gruppo di Grisborgo e dei due fratelli mezzelfi. Per diverso tempo, nessuno fiatò, limitandosi a guardare Dario ed Esmerelda nelle braccia l'uno dell'altra.

 

"Ehm... okay, devo essermi persa qualche puntata." commentò Matilde, rompendo il silenzio all'improvviso. "Cosa sta succedendo qui? Abbiamo incontrato una fidanzata di Dario?"

"Mati!" esclamò Bastiano, imbarazzato dalla totale mancanza di tatto della sua amica.

 

Il suo imbarazzo, del resto, non era nulla rispetto a quello di Dario ed Esmerelda, che si staccarono leggermente e si guardarono attorno, completamente rossi in volto! Fu la giovane chierica di Ehlonna a recuperare per prima il sangue freddo e riprendere il discorso.

"Ehm... in effetti... credo che tutti noi abbiamo un bel po' di domande da fare..." affermò, cercando di schiarirsi la voce. "Ma... al momento abbiamo un problema abbastanza urgente... Due dei nostri compagni sono scomparsi, e li stiamo cercando ovunque. Se qualcuno degli abitanti di questo bosco fatato riuscisse a carpire i segreti degli Abolitori dalle loro menti... per noi sarebbe un disastro. Certo, i nostri due compagni non sanno dove si trovano gran parte dei nascondigli degli Abolitori... ma sanno abbastanza che i nostri nemici potrebbero individuare una parte importante della nostra organizzazione, che difficilmente potrebbe essere recuperata o protetta."

 

"Diavolo, questo potrebbe essere vero problema..." disse Iaco corrugando la fronte e grattandosi il mento con uno dei suoi corti artigli. "Dove andati i vostri compagni?"

"L'ultima volta che li abbiamo visti... è stato a poche centinaia di metri da qui. Abbiamo cercato di salvarli... ma ci siamo trovati di fronte un po' di quei bestioni tutti muscoli, e abbiamo dovuto ritirarci..." disse Agnese, mentre con il braccio sano indicava i corpi senza vita degli ogre che lei e i suoi compagni avevano ucciso. Il braccio ferito le inviò un impulso di dolore che le raggiunse la spalla e il torace, ed Agnese strinse i denti e si afferrò il braccio con la mano ancora utilizzabile. "Ugh... e purtroppo, non ne siamo neanche usciti del tutto illesi..."

"Aspetta, Agnese. Adesso penso io a te e a Francesco..." cominciò a dire Esmerelda, un attimo prima che il piccolo Bastiano si facesse avanti e si schiarisse la voce.

 

"Se... se posso, monna Esmerelda..." disse, un po' timidamente. Quando Esmerelda lo guardò con vago stupore, il piccolo oracolo zoppicò fino ad Agnese e mormorò qualche parola a bassa voce, poi passò una mano sul braccio ferito della mezzelfa e fece scorrere in esso un impulso di energia positiva. Dopo qualche secondo, Agnese non sentì più dolore e riuscì a muovere il braccio quasi come prima - era un po' rigido, ma nulla che un po' di riposo non curasse.

 

"Ma... ma come..." si chiese Agnese, guardandosi il braccio e poi flettendo le dita, come se volesse verificare di persona che tutto fosse a posto. "Pazzesco... hey, piccolo, vorresti forse dirmi che sei stato tu a lanciare quell'incantesimo? Come... come hai fatto?"

"Basti è un oracolo!" esclamò Matilde, dando al suo amichetto una pacca amichevole sulla spalla... con abbastanza forza da farlo quasi cascare faccia a terra! "Gli incantesimi di guarigione sono la sua specialità! E io... beh, non per vantarmi, ma con la spada me la cavo bene!"

 

Mentre Bastiano si massaggiava la schiena con aria imbarazzata e poi andava da Francesco, quest'ultimo guardò i due piccoli avventurieri con un misto di stupore e disapprovazione. "Cosa? Hey, aspettate un momento!" esclamò, rivolgendosi a quella che gli sembrava essere la capogruppo, ovvero Maria. "Che razza di idea balorda vi è venuta in mente? Reclutare dei bambini soldato? Mi rendo conto che abbiamo a che fare con delle gravi minacce a Tilea, e abbiamo bisogno di tutto l'aiuto possibile, ma da qui a coinvolgere dei bambini..."

 

"Hey, hey, aspetta un momento, amico!" esclamò Pandora mettendo le mani avanti, mentre Matilde si voltava verso Francesco con un'espressione di dubbio e irritazione. "Noi non volevamo coinvolgerli! Si sono ritrovati invischiati in tutto questo contro la loro volontà... e adesso, beh, sono con noi perchè è il modo migliore per proteggerli dai Malformatori che li vorrebbero catturare!"

"E' vero... e comunque, abbiamo detto loro che se non vogliono esporsi ai rischi della vita da avventurieri, sono liberi di restare indietro." affermò Maria. "Matilde e Bastiano sono qui perchè vogliono essere qui."

 

"Okay, okay... non è il caso di discutere di queste cose, non adesso, al momento." affermò Esmerelda, cercando di riportare la conversazione sui binari precedenti. "I nostri compagni, messer Baldo e messer Hormond... sono ancora da qualche parte in questi boschi fatati, e dobbiamo cercare di ritrovarli... voi siete venuti qui proprio per cercare noi, giusto?"

Dario annuì con decisione. Per qualche motivo, aver rivisto Esmerelda e averla vicino in quel momento lo faceva sentire più deciso e disposto a rischiare. "Certamente. E faremo tutto il possibile per salvare anche i vostri compagni." affermò. "Esmerelda... hai detto che quegli ogre vi hanno costretto alla fuga... da dove, esattamente? Forse con noi al vostro fianco avremo qualche possibilità in più di liberare i vostri compagni!"

 

"Aspettate un momento! Sta arrivando qualcuno!" esclamò improvvisamente Sotero drizzando le orecchie. Maria si guardò attorno mentre attorno a loro provenivano dei fruscii di vegetazione che veniva spostata... e, con sua grande sorpresa, il suono inconfondibile di zoccoli che si appoggiavano su un terreno sassoso. Allarmati, i membri delle due spedizioni misero mano alle armi... e dalla vegetazione emersero due creature dall'aspetto inconfondibile: la testa, il torso e le braccia erano quelle di due uomini muscolosi, con lunghi capelli neri, lineamenti un po' rozzi ma attraenti, e diversi tatuaggi sulle spalle e sulla schiena. Ma il resto del suo corpo era quello di un agile e muscoloso cavallo da battaglia ricoperto di una lucida pelliccia marrone - si trattava, senza ombra di dubbio, di due centauri, creature fatate conosciute per la loro abilità nella caccia e per il loro carattere passionale ed impulsivo. Questi due, in particolare, erano armati di archi e frecce... ma in quel momento, per fortuna, non avevano nulla di incoccato e non sembravano avere intenzioni ostili.

 

Quello che invece preoccupò di più il gruppo fu vedere che i due centauri erano affiancati da altre quattro creature dall'aspetto stravagante ed inconfondibile: quattro enormi lepri, grandi come cani da caccia, con delle spettacolari corna da cervo che fuoriuscivano dalla testa, vicino alle loro lunghe orecchie! Quattro leprilopi, senza ombra di dubbio...

 

"Ah! Quelli sono... centauri?" chiese Matilde, sgranando gli occhi per la meraviglia. Aveva sentito parlare di loro nelle storie di avventurieri ed esploratori che lei amava, e in effetti sperava un giorno di poterli vedere dal vivo... ma incontrarli era un'esperienza davvero incredibile... "E quelli... che carini, sembrano conigli con le corna da cervo!"

"Sarebbero anche più carini se non fossero puntate verso di noi..." rispose Gunter. Il nano si teneva pronto a tirare fuori il suo moschetto in caso di bisogno, ma attendeva che fossero i nuovi arrivati a fare la prima mossa ostile.

 

"Fermi dove siete, stranieri." intimò uno dei centauri, un guerriero dall'aspetto fiero con i capelli legati in una coda e un'evidente cicatrice sul pettorale destro, chiaramente il segno di artigli. "Come mai vi trovate nel territorio di Lady Eudora? Se siete seguaci della Bella Dama Senza Cuore, non siete i benvenuti qui!"

Nisa corrugò la fronte, non avendo mai sentito quel nome prima di allora. "Non sappiamo assolutamente nulla di questa vostra Bella Dama Senza Cuore." affermò. "Veniamo qui in pace, non abbiamo intenzione di combattere. Tutto quello che vogliamo fare è salvare alcuni nostri compagni!"

 

I leprilopi restarono fermi al loro posto con le corna alzate, formando una piccola barriera di corna affilate davanti ai due centauri. Ma questi ultimi non diedero cenno di voler attaccare, e restarono fermi al loro posto, osservando con attenzione il gruppo di umani e semiumani... più quel piccolo coboldo dalle squame blu che si guardava attorno nervosamente. Incoraggiata dalla loro reazione, Nisa si avvicinò lentamente, tenendo le mani alzate in modo da confermare che non aveva intenzioni ostili. "Possiamo assicurarvi che non vogliamo farvi del male. Avete detto... Lady Eudora, vero? Avremmo davvero bisogno di incontrarci con lei, se la cosa fosse fattibile. Noi siamo Abolitori... e il nostro superiore ci ha fatto il nome della vostra signora."

 

"Abolitori?" chiese il secondo centauro. Questa volta, anche i leprilopi restarono stupiti quando Nisa pronunciò quel nome, e abbassarono le corna in segno di non voler proseguire le ostilità, almeno per il momento. "Hmm... sembrate convincenti. Ma come possiamo essere sicuri che siete chi dite di essere, e non seguaci della Bella Dama Senza Cuore?"

"Beh, per quello... possiamo darvi noi una piccola conferma." disse Dario. "Siamo stati mandati qui dal nostro superiore, messer Manuèl. Il nome vi dice quacosa, immagino."

"Certamente." rispose il primo centauro, adess decisamente meno ostile. I leprilopi si rilassarono, e la più grande delle strane creature leporine abbassò la testa in segno di scuse. "Vogliate scusare i nostri sospetti, stranieri, ma non si può mai essere troppo sicuri. Da un po' di tempo a questa parte, una creatura fatata degenere, conosciuta come la Bella Dama Senza Cuore, ha reclamato per sè una parte di questa foresta, e con il suo gruppo di ogre e creature maligne sta cercando di espandere il suo dominio, catturando i nostri piccoli fratelli, e usandoli per delle pratiche magiche orribili."

 

"E probabilmente, catturando anche coloro che passano da queste parti." affermò Esmerelda. "Due dei nostri compagni sono ancora dispersi, e riteniamo che sia stata proprio questa Bella Dama a catturarli... se dite che questi ogre sono suoi servitori..."

I due centauri si guardarono a vicenda, e il leprilope più grande lanciò una serie di squittii acuti, e i suoi simili si misero immediatamente dritti e attenti, drizzando persino le orecchie! Immaginando che fosse il momento giusto per proseguire, Nisa e Canga si fecero avanti, e l'elfa dai capelli verdi appoggiò un ginocchio a terra e si mise una mano stretta a pugno sul cuore, in segno di rispetto per gli abitanti del Feywild.

 

"Se potessimo discutere con la vostra signora, potremmo spiegarle la nostra situazione, e magari darvi una mano contro la Bella Dama Senza Cuore." affermò. "Vi chiediamo solo di fidarci di noi. Vi possiamo assicurare che le nostre intenzioni sono del tutto amichevoli nei vostri confronti."

"Va bene. Abbiamo deciso di fidarci di voi." rispose il secondo centauro. Il suo compagno annuì, e i leprilopi si separarono, piazzandosi ai lati dei due uomini-cavallo. "Prego, seguiteci. Vi porteremo da Lady Eudora, e potrete spiegare a lei la vostra situazione." Terminò la frase gettando un'occhiata incuriosita a Canga, e chiedendosi che sorta di animale fosse. Non ne aveva mai visto uno così strano...

 

Nisa sorrise e chinò la testa in segno di ringraziamento, mentre il suo compagno canguro mosse le orecchie su e giù. "Vi ringraziamo. Vi possiamo assicurare che non ve ne pentirete." affermò, con grande sollievo del resto del gruppo. Dario annuì soddisfatto e guardò verso Esmerelda, che si pettinò i lunghi capelli ramati con un lento gesto della mano e sorrise gentilmente - sentiva che finalmente, dopo una serie di giornate difficili, la fortuna riprendeva a girare dalla loro parte. Ed essersi ritrovati era solo l'inizio...

 

"E va bene... seguiamo questi stalloni." affermò Maria rassegnata, per poi assicurarsi nuovamente l'ascia alla schiena. Se non altro, questo voleva dire che non avrebbero dovuto attaccare briga con gli uomini di una loro potenziale alleata.

In fila e in ordine, i due gruppi di avventurieri si misero a seguire i due centauri, con i leprilopi che marciavano ai loro lati con le orecchie tese e le corna alzate...

 

 

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"Allora, schiavi? Che cosa avete da dire?" intimò una fredda voce femminile, sovrapponendosi al gentile suono della cascatella che si sentiva in sottofondo. "La vostra incompetenza ci è costata la fuga di quei tre intrusi."

 

Nel bel mezzo di una meravigliosa radura verdeggiante, alcuni ogre erano genuflessi in segno di cieca sottomissione davanti ad una cascata che celava una figura femminile alta e slanciata, i cui lineamenti erano parzialmente oscurati dall'acqua che scendeva, ma si distinguevano comunque abbastanza bene da far capire che si trattava di una donna bella ed attraente. Accanto agli ogre, una strana creatura teneva lo sguardo fisso verso la cascata, senza lo stesso servilismo di quei mostri, ma comunque con espressione preoccupata: si trattava di un vecchietto alto come un bambino umano, ma con un fisico sorprendentemente robusto, a malapena celato dalla casacca grigia che indossava. Aveva una corta barbetta bianca, e il suo abbigliamento era completato da un cappello a punta di colore rosso intenso, e da un paio di stivali con le punte rinforzate in metallo. Il suo aspetto buffo contrastava con la minacciosa falce alla quale si appoggiava, la cui lama era stata lucidata in maniera quasi ossessiva.

 

"Ecco... siamo spiacenti, padrona. Abbiamo cercato di fermare i mezzelfi e l'umana dai capelli sanguigni, ma si sono rivelati più sfuggenti del previsto." affermò il vecchietto, la cui voce suonava forte e ben cadenzata, come quella di un giovane adulto. "Detto questo... abbiamo comunque i loro compagni di squadra. Non credo proprio che li abbandoneranno."

"Giusto. Su questo ti devo dare ragione, Stillavispa." affermò la donna dietro la cascata. Quando il vecchietto con la falce guardò meglio, vide altre due figure umanoidi assieme alla sua signora - e una di queste aveva la stessa struttura fisica tozza e squadrata di un nano. "Ma non possiamo lasciare che quegli intrusi si uniscano alla mia rivale. Assieme, potrebbero costituire un pericolo per noi. E i nostri collaboratori non sarebbero contenti se noi non consegnassimo loro ciò che abbiamo promesso. Perciò, immagino che tu e i tuoi stupidi bestioni sappiate già cosa voglio che facciate."

 

"Intende dire..." cominciò Stillavispa, dapprima stupito, ma poi sfoderando un ghigno di comprensione. "Ooooh, certamente! Credo che i nostri nemici cadranno facilmente in questa trappola. Lasciate fare a me, padrona, passerò il messaggio a tutti i nostri servi, e farò in modo che si preparino. Potrebbe essere il momento giusto per chiudere i conti una volta per tutte con quegli Abolitori."     

 

"E' proprio questo il mio pensiero, Stillavispa." rispose la donna dietro la cascata. "Provvedi tu a comunucare i miei ordini, e che si sappia che non ammetterò fallimenti. Per quanto riguarda voi due... voi farete quello che la vostra amata vi chiede, vero?"

 

"Sì... sì... mia amata..." rispose la voce di un uomo di mezz'età. Se qualcuno avesse potuto sentire quella voce in quel momento, avrebbe probabilmente notato la quasi totale mancanza di emozione che non fosse abietto servilismo verso la figura...

"Nessuno può... minacciarti..." fece eco un'altra voce, un po' più profonda e dal rozzo accento dei nani. "Dì solo una parola... e ti porteremo i cuori... di chi vuole farti... del male!"

 

"Pazienza, miei diletti. Pazienza. Ne avrete l'occasione." rispose con tuttta calma la donna misteriosa. "Per adesso, limitatevi a seguire Stillavispa, ed eseguite i suoi ordini come se fossero i miei. Fatelo, eliminate i miei nemici, e vi concederò il mio amore incondizionato! Lo so bene che voi non potete vivere senza di me... nè io senza di voi, è chiaro... quindi fate in modo di non deludermi, okay? Altrimenti... temo che non meriterete più il mio amore."

 

"No, mia amata, non lasciarci! Vedrai che sapremo essere degni di te e del tuo affetto!" esclamò allarmato l'uomo. Gli ogre emisero un coretto di mugugnii e lamenti, anche loro impauriti alll'idea di perdere l'amore della loro "signora"... Stillavispa era l'unico a mantenere la ragione, per quanto anche lui non avesse nessuna intenzione di deludere la sua signora. Per quanto lo riguardava, si preannunciava la possibilità di spargere un po' di sangue in nome suo, e il sanguinario folletto non poteva chiedere di meglio, almeno per il momento...

 

                 

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Davanti allo spettacolo che si stava parando davanti a loro, Dario e i suoi compagni erano rimasti senza parole. I centauri e i leprilopi li avevano guidati attraverso vari sentieri nel bel mezzo della foresta fatata, e adesso, dopo una lunga camminata, erano arrivati di fronte ad una grande radura il cui terreno era ricoperto di foglie dorate che formavano una sorta di tappeto, pervasa da un'atmosfera di gioia e rilassatezza che non avevano trovato da nessun altra parte in quello strano luogo. Per quanto avessero già visto spettacoli suggestivi nel loro girovagare per la foresta, c'era sempre stato quel senso di inquietudine e minaccia imminente che faceva pensare che stessero per cadere in un agguato. Questo però non valeva per quella radura, che dava persino l'impressione di essere più luminosa di ogni altra parte della foresta.

 

"Fatemi indovinare..." disse Pandora, mentre attorno a loro cominciavano a fluttuare numerosi folletti alati dai colori sgargianti, non più grandi della mano di un uomo. "Questa è la corte di Lady Eudora, giusto? Hey, Sotero, quei folletti non sono da mangiare!"

"Lo so, miao! Ma io sono un gatto, e tutto quello che si muove attira la mia attenzione, miao!" rispose il gatto nero, mentre con una zampina cercava di prendere uno dei folletti, che stava spargendo petali attorno a loro. In realtà, il famiglio non dava l'aria di volerlo prendere sul serio... e il folletto stesso non sembrava spaventato, limitandosi piuttosto a riderci su e a fluttuare fuori dalla portata di Sotero.

 

Dalla parte opposta della radura, seduta su un ceppo, un'aggraziata figura femminile guardava verso il gruppo, osservandoli attentamente per qualche istante prima di alzarsi e andare loro incontro con un sorriso di benvenuto, che tuttavia non celava un'ombra di preoccupazione. Dario ed Esmerelda per primi si accorsero della fanciulla e del suo aspetto - era molto bella, alta e dal fisico atletico, ma non sarebbe stato possibile scambiarla per un'umana, neanche per un osservatore distratto. Indossava un vestito intero verde e giallo, simile ad una tunica, fatto di foglie attentamente cucite tra loro, che lasciava le braccia scoperte, e ai piedi portava un paio di calzari argentati che salivano fino alle ginocchia. Ma la sua pelle era di uno strano, intenso colore marrone-giallo, e sembrava quasi la corteccia di un albero, mentre i suoi lunghi capelli erano verdi, legati in una treccia che scendeva lungo la schiena, e davano l'impressione di essere fili d'erba intrecciati. I suoi occhi erano neri, profondi e acuti, ed emettevano riflessi come due piccole pozzanghere, e i suoi lineamenti erano eleganti e al tempo stesso vivaci, mettendo assieme forza, dignità ed energia.

 

La misteriosa donna si fermò a pochi metri dal gruppo, e immediatamente, i due centauri che accompagnavano il gruppo di Dario si fermarono e chinarono il capo in segno di rispetto. I leprilopi, da parte loro, si fermarono a distanza di cortesia, e i folletti alati fecero un breve applauso, che ricordava quasi il mormorio dell'acqua che fluiva tra i sassi. Immaginando con chi avessero a che fare, i membri del gruppo di avventurieri si fermarono e si inchinarono davanti alla fanciulla.

 

"Non c'è bisogno di essere così formali." disse la misteriosa ragazza con voce acuta, sorridendo e facendo loro cenno di alzarsi. "Voi siete gli Abolitori, vero? Avevo il presentimento che vi avrei incontrato presto... e per me è un grande onore, anche se temo che la vostra presenza significhi che il nostro paese... forse il nostro stesso mondo... sono in pericolo."

Mettendo da parte la preoccupazione per quell'affermazione, Nisa prese fiato. "Voi siete Lady Eudora, immagino." affermò.

 

La fanciulla fatata annuì lentamente. "Sono io, miei gentili ospiti." rispose. "Benvenuti nella Foresta di Bramoldia."   
             

 

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CONTINUA...   

   

 

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Capitolo 30
*** Sangue nel bosco fatato ***


Pathfinder: L'Ascesa della Follia

Una fanfiction di Pathfinder scritta da: Justice Gundam

 

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Capitolo 30 - Sangue nel bosco fatato 

 

 

Di fronte alla fanciulla fatata, che dava in effetti l'impressione di essere una figura di grande autorità tra i folletti di quella parte di foresta, Nisa fece un elegante inchino, seguita da tutti i suoi amici e colleghi. "E' per me un grande onore conoscerla, Lady Eudora. Il mio nome è Nisa, druida esordiente delle terre di Carnia." affermò con un sorriso tranquillo. "Immagino che lei sappia già che facciamo parte degli Abolitori. Il nostro scopo, in effetti, era quello di raggiungere la città di Miragliano, dove ci dovremo occupare di questioni che richiedono la nostra attenzione. Ma abbiamo dovuto fermarci nelle vostre terre in quanto stavamo cercando i nostri compagni, qui presenti." indicò con lo sguardo Esmerelda, Francesco ed Agnese - dei quali, la ragazza dai capelli rossi mostrava un po' più di sicurezza, mentre i due fratelli mezzelfi cercavano di tenersi in disparte, forse non sapendo come rapportarsi con una creatura fatata.

 

"Quella donna..." sussurrò Dario ed Esmerelda, sentendosi ancora emozionato ed imbarazzato per aver ritrovato la sua amica. "Quella donna, Lady Eudora... è una ninfa dei boschi, giusto? Certo mi dà l'impressione di essere qualcosa di più che una semplice mortale."

La chierica di Ehlonna sorrise e annuì lentamente. "Certo... Lady Eudora è una driade, per l'esattezza. Una creatura fatata la cui essenza vitale è legata ad un albero. Di solito una quercia, ma può essere qualsiasi albero, in effetti." spiegò.

 

Eudora annuì lentamente. "Comprendo. Sono rimasta in contatto con voi Abolitori, e so che in questo momento state cercando di giungere a capo di un complotto che minaccia non soltanto le vostre città, ma anche il mondo naturale." replicò. "In effetti, un agente dei Malformatori, una delle organizzazioni vostre nemiche, opera in questo momento in questo luogo sacro agli spiriti della natura, interferendo nell'equilibrio della nostra terra e consegnando molti dei nostri piccoli fratelli a uomini malvagi che li sfruttano per scopi terribili."

"C'entrano per caso quegli ogre che abbiamo incontrato?" chiese Pandora.

 

La driade si voltò verso la giovane fattucchiera e la osservò intensamente per un paio di secondi, come se le sembrasse di aver visto qualcosa di particolare in lei e volesse assicurarsi che non fosse stata una semplice impressione. "Quegli ogre sono i servitori dell'essere malvagio che ci minaccia, la Bella Dama Senza Cuore." rispose infine. "Diversi mesi fa, quella creatura spregevole ha preso dimora in questa foresta, e sta cercando di corrompere i miei piccoli fratelli e gli animali, consegnandone molti ai vostri grandi nemici, i Malformatori. Diverse volte sono stata attaccata da quell'essere diabolico, ma per fortuna, fino a qusto momento sono riuscita a sopravvivere e a respingerla. Ma la Bella Dama Senza Cuore si fa sempre più pericolosa, e temo che abbia ricevuto anche degli aiuti dai vostri avversari. Non vi nascondo che temo per la mia salvezza e quella dei miei sudditi. Se la Bella Dama Senza Cuore dovesse riuscire a sopraffarmi, nessuno in questa foresta sarebbe più al sicuro."

"Due dei nostri compagni sono scomparsi di recente..." esordì Francesco. "E riteniamo chesiano stati catturati da questa Bella Dama Senza Cuore. Lei.. pensa che sia possibile, Lady Eudora?"

 

"Certo che è possibile!" rispose inaspettatamente uno spiritello alato che svolazzava incuriosito attorno ai due mezzelfi. "La Bella Dama Senza Cuore brama l'amore degli uomini, senza darne alcuno in cambio."

"Quella creatura ha il potere di far innamorare di sè gli uomini e le donne mortali che posano il loro sguardo su di essa." spiegò un centauro dai capelli castani armato di una lunga lancia. "Ma è un amore malato, perverso... autodistruttivo. Le sue vittime diventano dei burattini nelle sue mani, che vivono solamente per soddisfare la sua volontà."

 

"Questa Bella Dama Senza Cuore... sembra davvero un bel problema." affermò Matilde. "E non si sa dove si trova?"

Eudora scosse la testa. "Purtroppo no. Altrimenti avrei già provveduto a scovarla ed annientarla." rispose. "Il problema è che, essendo una driade, non posso allontanarmi più di tanto dall'albero a cui la mia vita è legata."

 

Con un movimento aggraziato, quasi etereo, la driade si voltò e balzò agilmente verso un grande albero di acero che sembrava dominare l'intera radura con il suo tronco ampio e possente, le sue foglie rosse come il fuoco e la sua chioma impressionante. Con un gesto della sua mano delicata, Eudora toccò il tronco dell'albero con fare protettivo. "Se dovessi allontanarmi oltre i trecento metri dal mio albero, i miei poteri verrebbero meno, e come se non bastasse, il mio corpo inizierebbe a perdere man mano le sue funzioni, e morirei se non tornassi in tempo all'interno della zona. Sarei troppo vulnerabile fuori da qui... per questo ho dovuto per la maggior parte del tempo servirmi dell'aiuto dei miei fedeli sudditi e di coloro che sono passati per la foresta di Bramoldia e non sono caduti vittime delle malie della Dama."

"Finora, mi sembra che sia andata bene... ma se la Dama dovesse ricevere aiuto da parte dei Malformatori, ho la sgradevole sensazione che sarebbe solo questione di tempo prima che lei sopraffacesse Lady Eudora e i suoi fedeli, e si impadronisse completamente del bosco." rispose Gunter con evidente preoccupazione. "Quindi non si tratta soltanto di salvare chi è nelle sue grinfie, qui si tratta di preservare questa zona di foresta... e anche di impedire ai Malformatori di avere accesso ad un luogo dove potranno procurarsi innumerevoli vittime per i loro esperimenti da maniaci."

 

"Vedo che avete centrato il punto alla perfezione, mastro nano." rispose Eudora. "Perciò non mi ripeterò. Comunque, il nostro nemico principale è la Bella Dama Senza Cuore. Se i vostri compagni sono dispersi, è altamente probabile che siano finiti nelle sue mani. Purtroppo non sono in grado di allontanarmi più di tanto da questa radura, ma... questo non significa che non possa darvi una mano ad elaborare un piano."

"Del resto, immagino che Lady Eudora conosca questa Dama Senza Cuore meglio di noi." rispose Dario. "Va bene... vediamo cosa si può fare, e andiamo a cercare i compagni di Esme, e a togliere di mezzo una volta per tutte questa Dama."

 

Lady Eudora fece un cenno con la mano, e sia gli Abolitori che i suoi sudditi fatati si riunirono attorno a lei e ad un grosso ceppo d'albero che pareva essere stato messo lì proprio per fare da scrivania. "D'accordo. Vi ringrazio per la collaborazione." rispose. "Non siamo sicuri al cento per cento di dove si trovi la Bella Dama Senza Cuore, visto che cambia locazione in maniera apparentemente casuale. Tuttavia, siamo stati in grado di isolare tre luoghi dove la sua influenza è più forte rispetto ad altri. Una cascata, a circa due ore di cammino da qui. Un rifugio abbandonato, ad una distanza simile ma nella direzione opposta..." Eudora accompagnò le sue spiegazioni indicando ora da una parte, ora dall'altra, verso due sentieri occultati dalla folta vegetazione che si addentravano nella landa fatata. "E infine, una radura a circa tre ore da qui, dove vivono numerose piante provenienti dal Feywild. Sono tutti e tre luoghi particolarmente suggestivi, che la Bella Dama Senza Cuore sfrutta per favorire il sorgere di sentimenti romantici nell'animo delle persone che lei sceglie come vittime. Lei sfrutta questi sentimenti per nutrirsi dell'energia vitale delle persone, e per farne schiavi."

 

"E come possiamo fare? Non credo che dividere il gruppo sia una buona idea, Lady Eudora. Finiremmo per essere più vulnerabili alle insidie di questa foresta." affermò Pandora, mentre cercava di pensare ad un modo per cercare rapidamente in tutti e tre i punti in cui poteva trovarsi la loro nemica. "E se questa Dama sa già che siamo qui... probabilmente si aspetta che noi ci dividiamo per cercare meglio."

"In effetti... Iaco avrebbe piccola idea." propose il piccolo coboldo stregone, alzando una piccola mano artigliata per chiedere la parola. Quando Eudora fece un piccolo sorriso e un cenno di assenso, Iaco si schiarì la voce e disse la sua. "Forse sarebbe buona idea mandare gruppo di esploratori veloci che conoscono bene foreste, con qualcuno di noi come aiuto in caso di necessità. Altri di nostro gruppo restano qui per sicurezza... e se esploratori trovano qualcosa di interessante, loro inviare messaggio e avvertono resto di gruppo. Così noi riunire e... zac! Tutti assieme, e sistemiamo Dama Senza Cuore!"

 

"Un'idea niente male..." rispose Agnese, gettando un'occhiata stupita a Iaco. Nella concitazione dei primi momenti, non aveva badato al fatto che un membro del gruppo che li aveva aiutati fosse un coboldo. "Ma come facciamo a trasmettere un messaggio? Abbiamo qualche mezzo per comunicare a distanze così ampie?"

 

Iaco ghignò astutamente e strizzò un occhio. "Non sottovalutare stregone con sangue di drago!" affermò. "Iaco conosce incantesimo Vento Sussurrante e può parlare a lunga distanza! Non essere problema finchè siamo in foresta."

"Un incantesimo davvero utile." commentò Francesco. "Allora tutto quello che ci resta da fare è decidere chi va in esplorazione, e chi resta qui, giusto?"

Maria disse di sì con la testa. "Certamente... e vi dico subito che vado anch'io con Iaco." affermò, decisa a non lasciare indietro il suo primo compagno di viaggio. "Chi viene con noi a dare un'occhiata in giro?"

 

 

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Alla fine, era stata decisa la suddivisione del gruppo, e alcuni dei sudditi di Eudora, un piccolo manipolo di centauri e leprilopi, aveva accompagnato Iaco, Maria, Dario, Agnese ed Esmerelda fino al primo dei luoghi in cui si sospettava che si trovasse il nascondiglio della Bella Dama Senza Cuore. In quel momento, il gruppo si era incamminato lungo il sentiero sterrato che si inoltrava nel bosco fino alla cascata... e il ragazzo biondo si trovava a non riuscire a concentrarsi e a stare attento quanto avrebbe voluto. In quel momento c'era una cosa che occupava i suoi pensieri ad esclusione di quasi ogni altra - la sua amica d'infanzia, che adesso viaggiava con lui, in un silenzio imbarazzato. Rivedersi era stata un'occasione gioiosa, ma adesso che erano assieme, il giovane non sapeva esattamente come iniziare un discorso... e a giudicare dalla sua espressione, Esmerelda aveva lo stesso problema. E non aiutava il fatto che con loro viaggiava anche quella mezzelfa compagna di Esmerelda. Non che Agnese cercasse di ostacolarlo, ma Dario sentiva che Agnese prestava costantemente attenzione anche a loro, e si sentiva non poco imbarazzato nel parlare con Esmerelda in quella situazione.

 

Esmerelda sospirò e si massaggiò la fronte con aria imbarazzata. Era già la terza volta che stava cercando di pensare ad un argomento per cominciare un discorso con Dario, ed era anche convinta di avere l'idea giusta... ma ogni volta che provava, si sentiva come osservata da tutti coloro che li accompagnavano, e non riusciva a farsi uscire le parole.

"Maledizione... pensare che dovrei concentrarmi su questa spedizione. Ci sono due dei miei compagni in pericolo, e che in questo momento potrebbero essere stati resi schiavi da una fata maligna... e non posso distrarmi a pensare a queste frivolezze. Però... certo che non mi sarei mai aspettata di rivedere così Dario... non credevo che sarebbe diventato un Abolitore anche lui..." pensò tra sè. Con un gesto della mano, la ragazza armeggiò nervosamente con una ciocca dei suoi lunghi capelli ricci e guardò verso il terreno, stando attenta a tutte le radici e i sassi che costellavano il percorso. Fino a quel momento, il gruppo non aveva incontrato particolari problemi - anche se in un paio di occasioni erano stati attaccati da alcune delle strane creature del bosco fatato. Nulla che non fossero in grado di affrontare, ma quegli incontri non facevano altro che ricordare loro che si trovavano pur sempre in un territorio ostile, dove il pericolo incombeva da ogni direzione.

 

"Esme, tutto bene?" chiese improvvisamente Agnese, cogliendo di sorpresa la chierica dai capelli ramati, che fece un piccolo sobbalzo. "Esme, cerca di non distrarti. Non abbiamo idea di quando potrebbero saltare fuori altri di quei mostri. Non dobbiamo abbassare la guardia solo perchè abbiamo qualche collega a combattere al nostro fianco."

"Lo so, Agnese... tranquilla, io sono pronta a combattere, se è necessario." rispose la giovane donna, mostrando la spada rinfoderata al suo fianco. "E' solo che... beh... hai visto anche tu, Dario non è esattamente uno sconosciuto per me."

Agnese fece una breve risata - una cosa che Esmerelda non era abituata a sentire dalla seriosa mezzelfa. "Heh... sì, in effetti ho notato che sembri conoscerlo bene. Allora... non startene in disparte, parla un po' con lui! Ho l'impressione che anche lui non sappia esattamente come rompere il ghiaccio e stia cercando un modo o una scusa per attaccare un discorso."

"Mi piacerebbe molto, ma... ecco..." mormorò Esmerelda, non volendo dire ad Agnese che era anche lei a rendere difficile per loro fare un primo passo. "Non... non finirò per distrarmi proprio quando è importante che io tenga alto il livello di attenzione? Tra non molto dovremmo essere vicini ad uno dei possibili nascondigli della Dama..."

 

Uno dei centauri che accompagnavano il gruppo, un esemplare dall'aspetto possente con la metà da cavallo ricoperta di lucida pelliccia nera, e il corpo e la testa di un uomo snello ed atletico, i muscoli pettorali messi in risalto dalle cinture e dai tatuaggi fatati che lo decoravano, alzò una mano robusta per fare cenno alle due ragazze di abbassare la voce. "Shhh! Da questo momento, dobbiamo restare in silenzio, finchè non sarà cessato il pericolo." affermò. "Ci stiamo avvicinando al nostro obiettivo."

Uno dei leprilopi emise uno squittio acuto, come a voler avverire il resto del gruppo, e scattò verso la fine del sentiero, saltellando con la stessa grazia ed agilità di una lepre. Osservandolo, Esmerelda si chiese come fosse possibile che una creatura del genere non si impigliasse il palco tra le fronde degli arbusti - la strana creatura si muoveva con un'agilità quasi soprannaturale, e la vegetazione dava l'impressione di scivolare sulle sue corna ramificate. La ragazza aveva l'impressione che i rami si ritraessero automaticamente quando il leprilope passava lì vicino.

 

Dario fece un cenno e tenne pronta la mano su uno dei tanti pugnali che teneva assicurato alla cintura, mentre Maria afferrava saldamente la sua ascia... e il gruppo, con estrema circospezione, si avvicinò alla fine del sentiero, cominciando a sentire lo scroscio della cascata. Il leprilope esploratore si voltò verso il gruppo e fece cenno di aspettare, poi sporse la testa appena un po' dal suo nascondiglio e gettò uno sguardo alla radura. Non vedendo alcun pericolo, la lepre-alce si voltò nuovamente in direzione del gruppo e diede loro il segnale di via libera.

 

"Okay, Esme... resta accanto a me, e se arriva qualche ospite sgradito, lascia che lo sistemi." sussurrò Dario alla sua amica. Esmerelda sorrise e fece un cenno della testa, ma volle rendere chiaro che non era una damigella in pericolo.

"Grazie, Dario, ma so difendermi." sussurrò. "Questa spada non è solo per bellezza. Tranquillo, se ci sono dei problemi, saprò dare una mano."

Il ragazzo biondo restò un po' interdetto, temendo di aver detto qualcosa di fuori luogo... ma decise che il discorso avrebbe potuto attendere in seguito e seguì il resto degli esploratori mentre uscivano nella radura.

 

Era un luogo davvero suggestivo, in effetti - una piccola oasi di natura incontaminata, senza alcuna traccia di attività umana. Una grande cascata scendeva da una rupe a picco, alta almeno sei metri, in un laghetto dalle acque incredibilmente limpide, a parte le increspature. L'erba era alta e di colore verde acceso, formando una distesa costellata di piante selvatiche, rovi, fiori di vario tipo, spighe selvatiche e altri esempi di natura selvaggia. Ma anzichè esprimere caos ed incuria, la sensazione che dava era il fascino di un bosco incontaminato. Sopra di loro, le fronde degli alberi si erano aperte in modo da consentire alla luce del sole di illuminare il luogo e creare dei giochi di luce iridati che aleggiavano attorno alla cascata.

 

"Wooow... non immaginavo di trovare mai un posto del genere in un bosco Tileano..." commentò Agnese, sgranando gli occhi davanti ad un tale spettacolo. Anche Dario non potè fare a meno di ammirare la bellezza di quel luogo mentre si faceva avanti tra l'erba alta, usando i suoi pugnali per falciare la vegetazione più fitta che gli dava fastidio... ma il suo carattere sospettoso non restò in silenzio a lungo, e il giovane pensò che fosse meglio avvertire subito il resto del gruppo.

"Sì, è un gran bel posto... ma state attenti, sono sicuro che ci sia qualche trappola da queste parti!" affermò. "Non vedete nulla che potrebbe assomigliare a questa Dama Senza Cuore?"

 

I due centauri guida che li accompagnavano scrutarono in varie direzioni, tenendo gli archi puntati e le frecce incoccate, mentre i leprilopi sgattaiolarono abilmente tra l'erba alta, sfruttando le loro ridotte dimensioni per nascondersi in essa e guardare fuori in tutta sicurezza. Tuttavia, le loro precauzioni sembravano essere eccessive, visto che nessuno di loro riusciva a vedere nulla in tutta la radura.

"Nè lei... nè i suoi scagnozzi. E un ogre non è certo difficile da notare." rispose Maria. Iaco lanciò un semplice incantesimo e corrugò la fronte, rendendosi conto che in effetti c'era qualche magia all'opera, ma senza avere gli elementi per dire di cosa si trattasse. Tutto quello che poteva fare era stare attento ed assicurarsi di non farsi cogliere di sorpresa.

 

"Qui niente..." disse infine il coboldo. "Dama Senza Cuore non qui. Iaco crede che noi dobbiamo tornare indietro e..."

"Attenti lassù!" esclamò improvvisamente Maria, alzando lo sguardo verso la cima della cascata nel momento in cui alcune figure sgraziate erano apparse di colpo su di essa! Cinque sgraziati ogre, rivelatisi da un secondo all'altro, erano in piedi in quella posizione di vantaggio e si erano messi a scagliare delle grosse pietre contro il gruppo di esploratori... e una di queste stava per cadere proprio addosso a Iaco! Il coboldo sgranò gli occhi in un'espressione di orrore... e Maria intervenne giusto in tempo, tuffandosi per spingere via il suo amico. Iaco finì a terra tra l'erba alta, scosso ma illeso... ma Maria non riuscì ad evitare il colpo, che la raggiunse all'anca sinistra e le strappò un grido di dolore.

 

"Maria!" esclamò Dario.

La donna dalla pelle scura strinse i denti mentre cercava di rialzarsi e di agguantare un'arma a distanza. "No... non preoccuparti per me! Pensate a quei bastardi là sopra!"

Un coro di infantili grida di giubilo risuonò nella radura, e gli ogre presero altre rocce e cominciarono a scagliarle contro gli esploratori. Un leprilope venne schiacciato da una di esse, e l'ogre che aveva appena fatto centro esplose in una risatina idiota.

 

"Heheheee! Coniglieto fato splat!" gorgogliò.

Un altro ogre sollevò una pietra particolarmente grande con entrambe le mani e puntò verso Maria. "Ora moscerina fare splat!" esclamò, per poi esplodere in un'altra risatina demente e scagliare l'enorme pietra verso la giovane donna e Iaco! Per fortuna, la pietra era troppo pesante per volare fin lì, e percorse solo un breve tratto prima di cadere in acqua senza fare male a nessuno. L'ogre restò lì imbambolato ed emise un grugnito idiota, non spiegandosi come mai non aveva funzionato... prima che una freccia scagliata da un centauro gli attraversasse la gola e lo facesse cadere a terra agonizzante.

 

"Spaccare! Ucidere tuti! RAAAAAARGH!" ruggì l'ogre che sembrava essere a capo del gruppo. Con una serie di ringhii animaleschi, gli ogre lanciarono le ultime pietre che eranoloro rimaste, e una di queste colpì uno dei centauri alla spalla destra! Si sentì un agghiacciante rumore di ossa rotte, e l'uomo-cavallo urlò di dolore e fece cadere l'arco. Poi, gli ogre cominciarono a scandere dalla rupe con allarmante rapidità, senza badare alle frecce che l'altro centauro riprendeva a scagliare contro di loro!

"Merda... presto, teniamoci uniti! Quegli ammassi di carne ci saranno addoso tra un attimo!" esclamò Agnese, ben consapevole di cosa fossero capaci quei bruti.

 

Iaco era rimasto seduto dov'era, scioccato per lo scampato pericolo e per il fatto che Maria era rimasta ferita al suo posto... ma la sua paura si trasformò rapidamente in rabbia, tutta diretta a quegli ammassi di muscoli che stavano adesso toccando terra, ridendo e grugnendo. L'ogre più grande berciò qualcosa in quella loro orrida lingua gutturale e agitò una enorme clava chiodata... e un altro ogre si lanciò contro Iaco e Maria agitando la sua clava.

"Moscerini! Me spappola!" esclamò, un attimo prima che Iaco gli puntasse contro un dito artigliato, e lanciasse un incantesimo.

 

"Raggio... Congelante!" esclamò il piccolo coboldo. Un raggio di energia bianco-azzurrina scaturì dalla punta del dito e colpì il bruto al torace, bloccandolo di colpo e facendolo rabbrividire. Una patina di brina coprì rapidamente il corpo dell'ogre, che si allontanò mugolando di dolore e agitando la clava alla cieca, come se stesse cercando di colpire un nemico invisibile!

"Oooooooh! Me fredo! Fredo cativo! Me spacca!" farfugliò il bestione. "Moscerino cativo! Fare male me!"

Ripresasi almeno in parte dal colpo di prima, Maria afferrò una fionda dalla sua cintura e vi piazzò un proiettile di piombo grande quasi quanto il pugno di un uomo, la fece girare un paio di volte sopra la testa, e la scagliò contro l'ogre colpendolo al torace. Il bestione barcollò con un sordo grugnito di dolore, e Maria ebbe il tempo di imbracciare la sua ascia e lanciarsi alla carica - con tutta la velocità che la ferita all'anca le permetteva. Furioso e dolorante, l'ogre sollevò la clava, con tutta l'intenzione di sfondarle il cranio, ma la giovane donna fu più veloce e sferrò un devastante colpo che raggiunse l'ogre allo stomaco!

 

Il bestione si piegò in due, strabuzzando gli occhi per il dolore e sputando un fiotto di sangue... e Maria estrasse l'arma dal suo corpo e sferrò un secondo, devastante fendente che raggiunse l'ogre alla base del collo, spezzandolo come un ramoscello secco! L'ogre rabbrividì e si accasciò al suolo, scuotendosi convulsamente ancora per qualche istante prima che la vita lo lasciasse.

Il resto del gruppo e le loro guide se la stavano vedendo con gli altri tre ogre, che si erano gettati nella lizza agitando furiosamente le loro mazze! Dario ed Esmerelda si scansarono appena in tempo quando l'arma dell'ogre più grande si schiantò nel punto dove il ragazzo biondo si trovava fino ad un attimo prima.

 

"Bestiaccia..." ringhiò Dario, per poi tirare fuori un coltello da lancio da sotto il mantello e lanciarlo con precisione, mirando al ginoccchio dell'ogre. Il bestione si spostò all'ultimo momento, e la lama gli graffiò la gamba senza però fargli più di tanti danni... e poi caricò a testa bassa, deciso a schiacciare Dario sotto i suoi enormi piedi. Il ragazzo non si fece intimorire e si gettò di lato, mentre Esmerelda coglieva il mostro su un fianco brandendo la sua spada. Dario conficcò uno dei suoi pugnali nel fianco destro del bruto, mentre la spada di Esmerelda superava la guarda del mostro e penetrava appena sotto le sue costole.

 

Ululando come una belva impazzira, l'ogre ruotò alla cieca la sua mazza e riuscì a colpire Dario, che non si aspettava una reazione così rapida! Il ragazzo grugnì di dolore e si abbattè al suolo, sentendosi il lato sinistro del torace in fiamme per il colpo subito... ed Esmerelda venne afferrata per il collo e sollevata di peso, prima di essere scaraventata a terra!

"Ugh... Esme!" esclamò Dario in un misto di rabbia ed angoscia. Con uno sforzo di volontà, il ragazzo ignorò il dolore e si gettò contro l'ogre, pugnalandolo allo stomaco mentre quest'ultimo cercava di rimettersi in guardia. Il bestione emise un mugolio inarticolato e cercò di avvinghiare le tozze dita attorno al collo del giovane...

 

Esmerelda, pur stordita dal colpo e con metà della faccia intrisa di sangue per una ferita alla fronte, si rialzò un po' barcollante e lanciò su sè stessa un incantesimo di potenziamento...

 

"Ehlonna, madre delle foreste, concedi alla tua umile servitrice la forza del toro, affinchè ella possa fermare questi ignobili profanatori... e salvare il mio amico!"

 

Con queste parole, Esmerelda mosse il braccio libero davanti a sè, e sentì nella propria testa un potente muggito, mentre un'aura rossa si accendeva per un istante attorno a lei. Con rinnovato vigore, la giovane dai capelli rossi si lanciò alla carica e sferrò un micidiale colpo di spada, proprio mentre l'ogre si girava per rifilarle un tremendo colpo con la sua clava.

Esmerelda si scansò da un lato, quanto bastava per evitare il grosso del colpo, e il suo fendente penetrò nel corpo dell'ogre, affondando la lama negli organi interni; con un gorgoglio che gli fece uscire fiotti di sangue dalla bocca, l'ogre continuò ad avanzare. La sua mente era troppo limitata perchè si rendesse conto di aver subito una ferita mortale, e il bestione continuò ad avanzare agitando la mazza contro Esmerelda, perdendo sangue a fiumi.

 

"Me no piace te! Me spacca te!" mugolò l'ogre, ogni parola accompagnata da un fiotto di sangue che usciva dalla sua bocca armata di zanne. Dario prese la mira e lanciò due dei suoi pugnali, trafiggendo le ginocchia dell'ogre e facendolo schiantare a terra in un lago di sangue. L'ogre continuò ad avanzare verso Esmerelda trascinandosi con le braccia, ma Dario scattò e gli montò sulla schiena, per poi affondargli un pugnale nella nuca.

 

Con un brivido violento, l'ogre rese l'anima, se ne aveva una. Dario estrasse la lama dalla testa del bruto e guardò verso Esmerelda, che ora stava riprendendo fiato e ripulendo la spada dal sangue che la inondava. "Esme! Tutto okay?" chiese.

 

La rossa fece un lieve sorriso. "Sì... un po' stordita, ma sto bene!" affermò. "Ci... ci sono ancora due di questi mostri! Diamo... diamo una mano ai nostri compagni."

 

I centauri si muovevano attorno ai due ogre rimasti con tutta la velocità che era loro possibile, mentre i leprilopi rimasti sferravano una serie di attacchi mordi e fuggi, in modo da infastidire quei bestioni e far loro abbassare la guardia. Con un agile balzo, una delle buffe lepri cornute sferrò un colpo che raggiunse uno dei due ogre al costato e lo fece inciampare... e uno dei centauri, quello che ancora riusciva a tirare con l'arco, ne approfittò per scoccare una freccia diretta al collo del bruto. All'ultimo momento, l'ogre riuscì a proteggersi alzando un braccio davanti a sè... e la freccia trafisse l'arto da parte e parte, ma non riuscì a raggiungere punti vitali, provocando comunque all'ogre un dolore insopportabile che lo mandò in bestia!

 

"UOOOOOOH! Punta di fero fato male me! Uomo cavalo cativo! ME SPACCAAAAAA!" Senza pensare ad altro che a vendicarsi, l'ogre si lanciò contro il centauro che lo aveva ferito. L'uomo-cavallo reagì cercando di sferrare un paio di colpi di zoccolo per intercettare l'ogre che lo caricava... ma quello stolido ammasso di muscoli non sembrò nemmeno sentire il colpo e travolse il centauro facendolo cadere a terra. L'arco si spezzò sotto l'impatto, e l'ogre ringhiò ferocemente per poi alzare la mazza e apprestarsi a calarla sulla sua vittima...

 

"Che il fulmine ruggisca e abbatta il mio nemico!" esclamò Iaco, alzando entrambe le mani in aria mentre delle crepitanti scariche elettriche si addensavano tra di esse... "It'Pro... Bru! Thel!"

Iaco strinse i denti e puntò i piedi a terra, poi scagliò un'enorme scarica elettrica che artì ruggendo contro l'ogre e lo colpì in pieno, evitando di pochi metri il centauro! L'orrido gigante ululò mentre la scarica elettrica percorreva il suo corpo, per poi crollare al suolo senza vita... e i leprilopi si scagliarono tutti assieme contro l'ultimo ogre, che ringhiò furiosamente e agitò la clava tutt'attorno a sè per difendersi. Agnese riuscì ad infilarsi sotto la letale mazza e colpì l'ogre al ginocchio destro con una pugnalata, facendolo incespicare e cadere a terra. La mezzelfa rotolò agilmente di lato ed evitò di restare intrappolata sotto il peso del bruto, e i leprilopi, vedendo il momento buono, si scagliarono tutti assieme contro l'ogre, trafiggendolo con i loro palchi e mordendolo ferocemente con i loro denti aguzzi! L'ogre si difese freneticamente, allungò una enorme mano sgraziata e la chiuse attorno alla testa di un leprilope, per poi stringere con tutte le sue forze e schiacciargli il cranio. Ma un attimo dopo, l'ogre ululò di nuovo quando il pugnale di Agnese gli inchiodò una mano a terra... e i leprilopi si gettarono su di lui con rinnovata ferocia, decisi a vendicare i compagni rimasti uccisi. L'ogre ringhiò e si dibattè furiosamente nel tentativo di liberarsi... ma i conigli fatati riuscirono a sopraffarlo nel giro di pochi secondi, e il bestione muscoloso venne ricoperto da un piccolo esercito di animaletti impellicciati che lo colpivano senza tregua. Lanciando acute grida di battaglia, i leprilopi sciamarono sul bestione e lo assalirono senza pietà, seppellendolo sotto una raffica di colpi, mentre l'ogre si dibatteva furiosamente.

 

Finalmente, dopo due minuti di lotta, l'ogre fu costretto a soccombere. La massa di animaletti fatati che lo sommergeva smise l'assalto e si allontanò dal massiccio cadavere, permettendo a Dario e ai suoi compagni di osservare il risultato dell'assalto. Il gigantesco ogre era a terra inerte, ridotto ad un ammasso di carne sanguinolenta, con buchi e lacerazioni là dove le corna e i denti dei leprilopi lo avevano trafitto. Gli altri ogre erano anch'essi morti, e la radura fino a poco tempo prima tranquilla e pacifica era ora intrisa del sangue dei caduti - sia gli ogre che i seguaci di Eudora.

 

"E' fatta, vedo..." sospirò Agnese tergendosi il sudore dalla fronte. "Maledizione, questa volta è stata davvero una pessima esperienza. Non credevo che ci fossero già questi ammassi di muscoli ad aspettarci..."

"Temo... che quella dannata Dama abbia anticipato le nostre mosse..." affermò Dario, mentre si sincerava delle condizioni di tutti. "Forse è meglio se ce ne andiamo di qui e..."

 

"Aspettate!" si sentì improvvisamente una debole voce, a malapenaa udibile oltre il rumore della cascata. "Aspettate... non andate via!"

Quando Dario per primo si voltò, vide che qualcuno stava uscendo da un'apertura nella roccia che fino a quel momento era stata nascosta dalla cascata - un uomo di mezza età, vestito in maniera abbastanza semplice, con i baffi e la barba ben curati, che nonostante la non più giovane età dava l'impressione di avere ancora un buon fisico. Anche Esmerelda riuscì a sentire la voce... e la riconobbe subito, con suo grande sollievo.

 

"Messer Baldo!" esclamò la giovane donna. "Siete qui, meno male! Pensavamo che... foste stato catturato dalla Dama Senza Cuore!"

Agnese sgranò gli occhi sorpresa. "Baldo! Meno male che stai bene... Hormond dov'è?"

"Quei dannati ogre mi stavano portando da lei, in effetti. Li ho sentiti parlare di una loro 'signora', e uno di loro ha detto che le avrebbero fatto piacere dei nuovi schiavi." affermò l'uomo, guardandosi attorno e allontanandosi con evidente paura dai cadaveri degli ogre. Maria e Iaco rivolsero subito all'uomo la loro attenzione. "Hormond è ancora loro prigioniero, e temo che ormai lo abbiano già portato dalla Bella Dama Senza Cuore. Ma... vedo che avete trovato qualcuno disposto a darvi una mano. A proposito, dov'è Francesco?"

 

"E' in un luogo sicuro." rispose prontamente Dario, anticipando Esmerelda e cogliendola di sorpresa. Un po' spiazzata, la giovane donna sbattè gli occhi un paio di volte... poi si ricompose, biasimandosi per essere stata sul punto di parlare a sproposito. E se ci fosse stato qualche altro servitore della Bella Dama Senza Cuore da quelle parti? Magari invisibile, o ben nascosto?

"Accidenti... stavo per dimenticarmi la prudenza! Pensare che hanno cercato di insegnarmela durante il mio addestramento come Abolitrice!" pensò tra sè.

 

"Meno male... per un attimo ho temuto che anche Francesco fosse stato catturato..." disse l'uomo, finalmente giungendo accanto ad Esmerelda ed Agnese. "E questi ragazzi che sono con voi? E da dove vengono questi centauri e leprilopi?"

"E' una storia un po' lunga. Diciamo che sono qui per darci una mano." rispose Esmerelda, per poi fare le dovute presentazioni. "Ad ogni modo... Dario, Maria, Iaco... vi presento messer Baldo, un elementalista che ha viaggiato con me e i miei compagni già da parecchio tempo. Signor Baldo... loro sono alcuni miei amici che ho conosciuto un po' di tempo fa... in effetti, ho conosciuto Dario quando io e lui abitavamo ancora ad Auridanio."

 

"E ' vero. Ci siamo conosciuti quando eravamo ancora... molto giovani." rispose Dario, scuotendo cordialmente la mano all'uomo, che poi fece lo stesso con Maria... e restò un po' interdetto nel vedere Iaco, non aspettandosi evidentemente un coboldo che viaggiava con un gruppo di avventurieri.

"Piacere di conoscervi... ma temo che non ci sia molto tempo per i convenevoli." affermò Baldo, guardandosi attorno e osservando con un po' di timore i centauri e i leprilopi superstiti, che si stavano raccogliendo lì attorno. Esmerelda non perse tempo e congiunse le mani davanti a sè, prima ancora che qualcuno potesse chiederle di farlo.

 

"Gentile Ehlonna, madre della natura, guarisci le ferite dei miei compagni, che possano ancora proteggere la purezza di questo mondo." disse la giovane donna. Quasi subito, il suo corpo venne avvolto da una luce dorata che pulsò gentilmente per un paio di secondi prima di dissolversi in tante luci dorate, simili a delle grandi lucciole. Le luci danzarono in aria e si diressero verso i membri del gruppo di esploratori, facendo rimarginare rapidamente molte delle loro ferite.

 

"Grazie, chierica. Adesso siamo a posto, più o meno." disse uno dei centauri, che adesso riusciva a muovere meglio il braccio rimasto ferito nello scontro con gli ogre. L'uomo-cavallo guardò con espressiione contrita verso i leprilopi che erano stati uccisi dagli ogre. Non era certo la prima volta che perdeva dei compagni in battaglia, ma questo non lo rendeva molto più facile da accettare.

"Messer Baldo, voi sapete per caso dove dovremmo andare per trovare la Bella Dama Senza Cuore?" chiese Agnese, muovendo il braccio destro per verificare se ogni cosa era tornata al suo posto.

 

L'uomo si sfregò il mento, pensandoci su un attimo prima di dare la sua risposta. "Hmm... non sono sicuro al cento per cento, ma... mi pare che quei bestioni si stessero dirigendo verso sud-est, verso un luogo dove - almeno stando a quello che ho capito - la Dama ha una delle sue dimore. Sapete com'è, lei si trasferisce da una dimora all'altra, in maniera apparentemente casuale. In questo modo, nessuno sa per certo dove è possibile trovarla." rispose. "Ma adesso che hanno Holmond, credo proprio che la Dama resterà lì per un po'. Almeno finchè non avrà fatto ciò per cui vuole il nostro compagno."

 

"Beh, se tu dai a noi il tempo, Iaco manda un messaggio e arrivano nostri compagni." disse Iaco con un sorriso arguto.

"E quando arrivano, andiamo tutti insieme a sistemare una volta per tutte questa signorina Senza Cuore, e liberiamo il vostro compagno." continuò Maria. "Sembra che quantomeno, la fortuna stia girando nella nostra direzione."

Baldo annuì lentamente. "Certo... è una fortuna essermi imbattuto in voi, ragazzi. Credevo che avrei dovuto restare nascosto per chissà quanto tempo, quando quegli ogre si sono messi a cercarmi. La Dama Senza Cuore non dà tregua a nessun intruso, in questo bosco che considera di sua proprietà."

"Beh, adesso saremo noi a non dare tregua a lei." rispose Agnese.

 

Iaco alzò le mani davanti a sè, e cominciò ad intonare una formula magica nell'antica lingua dei draghi, un linguaggio allo stesso tempo solenne e melodico che sembrava fluire dalle sue labbra con la stessa facilità con cui Dario ed Esmerelda parlavano il tileano.

"Origato wer treak dronilnr... sia lexri ekess sia... kiabil daseki!" intonò il coboldo. Un vento magico cominciò a soffiare attorno al piccolo rettile umanoide, che si sollevò in aria di qualche centimetro, i vestiti che svolazzavano selvaggiamente tutt'attorno a lui mentre elaborava il suo messaggio.

 

"Noi qui alla cascata. Trovato compagno di Esme. Sa dov'è Dama Senza Cuore. Noi aspettare. Raggiungere noi. Preparatevi e stare attenti!" affermò.

"Hm? Come mai Iaco ha trasmesso un messaggio così stringato?" chiese Dario, forse temendo che non sarebbe stato abbastanza chiaro.

"Si tratta di una limitazione dell'incantesimo Vento Sussurrante." spiegò Esmerelda con tutta calma. "Può trasmettere un messaggio a grandi distanze, ma è limitato a 25 parole. Bisogna sapere come farsi capire da chi è dall'altra parte. Comunque, adesso i nostri compagni dovrebbero ricevere il messaggio nel giro di pochi minuti."

Dario annuì impressionato e fece un cenno affermativo con la testa. "Capisco... devo dire la verità, la magia non finisce mai di stupirmi." commentò. Per un attimo, provò un po' di invidia nei confronti del piccolo coboldo che riusciva a padroneggiare con tanta naturalezza i suoi poteri arcani...

 

Il vento cessò di soffiare, e Iaco toccò di nuovo terra con i piedi artigliati, poi aprì gli occhi di scatto e fece un cenno di intesa a Maria. "Tutto bene! Loro ricevuto messaggio, e arrivare qui presto!" rispose. "Questo dovrebbe bastare per sistemare Dama!"

"Bene. Non vedo l'ora di sistemare una volta per tutte quella dannata!" esclamò Agnese. "Non ti preoccupare, Baldo. Abbiamo la situazione sotto controllo... e tra non molto quei dannati Malformatori avranno un'alleata in meno."

 

L'uomo annuì, guardando attentamente il gruppo. "Bene... mi fa piacere poter contare su di voi, ragazzi..."

 

 

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"Hmm... e così, hanno trovato l'uomo di nome Baldo, eh?"

 

La Bella Dama Senza Cuore sorrise serenamente e si adagiò pigramente sul giaciglio di foglie che i suoi servitori avevano preparato per lei. Per il momento, il piano stava andando abbastanza bene, anche se la fata maligna aveva sperato che quei mortali intriganti si facessero sfuggire il luogo dove la maledetta Eudora si trovava. Beh, poco male. Era un'informazione che avrebbe potuto estrarre da quei miserabili in seguito. Magari da quel ragazzo biondo. Era carino, e la Dama non vedeva perchè avrebbe dovuto accontentarsi, quando poteva avere un giovane così attraente come guardia del corpo... e fonte di energia.

 

Ovviamente, questo voleva dire togliere di mezzo un bel po' di importuni... ma questo non sarebbe stato un problema, una volta che l'agguato fosse andato a buon fine.

Ora, tutto stava nel fare sì che Stillavispa e l'altro suo schiavo fossero in posizione...

 

 

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CONTINUA...          

       

 

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Capitolo 31
*** I tentacoli della Dama ***


Pathfinder: L'Ascesa della Follia

Una fanfiction di Pathfinder scritta da: Justice Gundam

 

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Capitolo 31 - I tentacoli della Dama

 

 

Il resto del gruppo degli Abolitori era riuscito a raggiungere Dario e i suoi compagni prima di quanto il giovane avesse osato sperare. Pandora era alla testa del gruppo, e lei per prima emise un'esclamazione di sorpresa e disgusto quando vide gli ogre che giacevano a terra senza vita, sparpagliati qua e là per la radura che fino a poco prima era stata tranquilla e pacifica. I cespugli erano impregnati del sangue di quelle creature repellenti, e assieme ad esse giacevano i corpi dei leprilopi uccisi, e di uno dei centauri che era caduto sotto i colpi dei giganteschi bruti.

 

"Dario? Ragazzi?" chiese Pandora, sollevata quando il suo sguardo si posò sui suoi compagni. "In nome di Ehlonna, che diavolo è successo qui?"

"Abbiamo ricevuto... una visitina da parte di questi schifosi ammassi di carne." disse Maria con acredine, tirando un calcio alla carcassa dell'ogre più vicino a lei. "Sono servitori della Dama Senza Cuore. Sapevano già che noi eravamo qui in zona, e ci hanno atteso al varco per farci fuori, ma come potete vedere... con noi non l'hanno spuntata."

 

"Pelor misericordioso..." sussurrò Bastiano. Il piccolo oracolo, in un misto di disgusto e curiosità, si avvicinò zoppicando al massiccio cadavere di uno degli ogre e lo osservò ad alcuni passi di distanza, come se avesse paura che quella montagna di carne si rialzasse da un momento all'altro e cercasse di agguantarlo. "Non ho mai visto una cosa simile... pensate che la Dama Senza Cuore abbia ancora un bel po' di questi mostri al suo servizio?"

 

"Se ce li ha, avranno l'onore di fare conoscenza con il mio fucile!" esclamò Gunther con aria sicura di sè, tenendo il suo moschetto assicurato sulla schiena e ben avvolto nel suo telo. "Ma lasciamo perdere questi bestioni. Sappiamo dove andare a cercare questa Dama Senza Cuore, quindi?"

"Sì... il compagno della signorina Esmerelda è riuscito a sfuggirle, e ora si è offerto di guidarci fin lì." rispose Dario, ed Esmerelda rivolse a Baldo un'espressione di sollievo e gratitudine.

 

"Ma dobbiamo sbrigarci. Non credo che ci vorrà molto prima che la Dama venga a sapere che abbiamo sconfitto i suoi ogre." rispose Baldo con un cenno della testa. "Per favore, seguitemi. Da qui, conosco una serie di passaggi che ci porteranno al suo rifugio. Holmond è ancora lì, e dobbiamo salvarlo prima che sia troppo... tardi..."

Improvvisamente, Baldo strizzò un occhio e si portò una mano alla fronte, come se avesse un repentino mal di testa. Dario ed Esmerelda guardarono preoccupati nella sua direzione, ma Baldo si riprese subito e tirò un breve sospiro.

 

"Messer Baldo, tutto a posto?" chiese Francesco. "Non... non è che la Dama le ha fatto qualcosa mentre eravate suo prigioniero?"

L'elementalista si schiarì la voce e prese un respiro, come per calmarsi i nervi. "Sto bene, ragazzo mio. Tutto a posto. Sono... ancora un po' scioccato per quello che abbiamo visto io ed Holmond quando eravamo prigionieri." affermò. "Sapete, lei non è sola nella sua tana. Ha una piccola corte di creature fatate maligne che la servono e sperano di ottenere i suoi favori. E hanno catturato numerosi abitanti di questa foresta per consegnarli ai Malformatori."

Matilde sgranò gli occhi. "Accidenti, allora questa è la conferma che la Dama Senza Cuore lavora per quelle canaglie. Ma per quale motivo?" chiese la piccola avventuriera.

 

Baldo scosse la testa. "Sinceramente, non ne ho idea. La Dama Senza Cuore non ci ha detto il perchè delle sue azioni... e del resto, non vedo che motivo avesse." affermò. "Ma l'importante è che adesso abbiamo la possibilità di porre fine ai suoi piani, giusto?"

"Certo... sicuramente è un'occasione che non possiamo farci scappare." disse Dario, storcendo un po' il naso. Non era del tutto sicuro del perchè, ma aveva l'impressione che ci fosse qualcosa fuori posto. I suoi istinti e la sua paranoia lo avevano tenuto in vita nei difficili anni della sua infanzia ed adolescenza, e ancora in quella situazione era disposto ad ascoltarli. Rivolse a Baldo un'occhiata sfuggente, appena un attimo in cui cercò di leggere l'espressione del suo volto. "Va bene... prego, messer Baldo, ci faccia pure strada."

 

"Con piacere." disse Baldo. "Prego, seguitemi."

"Aspettate." disse uno dei centauri rimasti. "Noi che cosa dovremmo fare? Vi accompagniamo ancora?"

Pandora sospirò e scosse la testa. "Meglio di no, ragazzi... penso che sia meglio se tornate indietro ed informate Lady Eudora di quanto è successo." affermò. "Prendete con voi anche quelli che sono caduti, e date loro una degna sepoltura. Non vorremmo che voi vi esponiate ancora."

Il centauro fece un cenno con la testa e fece cenno ai leprilopi di raggrupparsi e prepararsi a tornare indietro. Il gruppo assunse rapidamente la formazione di marcia, con Iaco, Bastiano e Pandora nel bel mezzo della disposizione, in modo da essere meno vulnerabili nel caso di un attacco improvviso. Maria e Gunther si misero nelle retrovie, le asce ben strette nelle mani, e Nisa si piazzò vicino all'avanguardia, dove si trovavano Esmerelda, Dario, Matilde e il precedente gruppo di Esmerelda si erano posizionati in un formidabile schieramento. Ad un cenno di Baldo, il gruppo riprese la strada, addentrandosi sempre di più nella foresta...

 

 

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Il gruppo di Abolitori non immaginava che la foresta potesse essere così fitta e difficile da navigare. A volte, avevano l'impressione che le piante crescessero a vista d'occhio, con lo scopo consapevole di ostacolarli... e in più di un'occasione, si erano trovati a difendersi da strane creature vegetali che avevano cercato di avvinghiare qualcuno nelle retrovie...

 

"Yaaaaah!" con un grido di battaglia, Matilde sferrò un fendente ad arco davanti a sè, entrambe le mani strette all'elsa del suo spadone dalla lama larga. Il vegetale predatore davanti a lei, un ammasso di liane viventi che aveva cercato di avvinghiare lei e Bastiano in una presa mortale, non resse al colpo e cadde a terra diviso in due parti, contorcendosi ancora per qualche attimo prima di crollare.

La piccola spadaccina si passò una mano sulla fronte e osservò con un certo orgoglio il mostro vegetale ormai morto, poi rinfoderò la spada sulla schiena con un gesto che ormai per lei era naturale. "Ecco fatto! Allora, che ve ne pare? La grande Matilde colpisce di nuovo!" si vantò, sorridendo sicura.

 

"Ottimo lavoro, piccola Matilde!" affermò Francesco, ed Agnesefece un breve applauso di congratulazioni. "Dico la verità, non credevo che voi due foste così abili. Tu e Bastiano siete stati di grande aiuto."

"Se devo dire io la verità, mi dispiace che questi bambini siano costretti ad imbarcarsi in avventure pericolose assieme a noi." rispose Maria, che stava ricevendo un basilare incantesimo curativo da Bastiano. "Ma al momento, sono più al sicuro con noi che in qualsiasi altro luogo. Ma lasciamo perdere, per adesso. Quanto manca al nascondiglio della Dama Senza Cuore, messer Baldo?"

 

L'uomo fece un cenno con la testa, come per dire di non alzare troppo la voce. "Ormai ci siamo. E' proprio qui, appena superata quella barriera di arbusti." disse Baldo, sentendo il suono rassicurante di un ruscello che sgorgava nelle vicinanze. Guardando nella direzione da cui proveniva il suono, Nisa incoccò una freccia... poi tirò un sospiro, vedendo che nessuno dei seguaci della Dama li aveva ancora trovati, e raggiunse Pandora, Gunther e Sotero.

 

"Molto bene... allora andiamo a dare un'occhiata." disse Dario. Il ragazzo scivolò silenziosamente tra l'erba alta della foresta e tra le fronde di un grande arbusto di oleandro selvatico dai fiori bianchi.

"Che bella pianta..." sussurrò Matilde a Nisa, indicando con lo sguardo l'arbusto nel quale Dario si era intrufolato.

L'elfa sorrise gentilmente. "Si chiama oleandro, piccola Matilde." spiegò a bassa voce. "Ed è una pianta molto velenosa."

La piccola avventuriera ritirò la mano con una buffa espressione di sorpresa e timore, e Dario non potè trattenere un sorriso prima di tornare alla missione. Il nascondiglio della Dama Senza Cuore era una radura nascosta tra il verde, il terreno ricoperto da un soffice tappeto di muschio, decorato da una graziosa fonte naturale dalla quale zampillava un getto d'acqua che poi scorreva fino a formare il piccolo ruscello che gli Abolitori avevano visto. I tronchi degli alberi erano a loro volta decorati da piante rampicanti e muschio, dando allo scenario l'impressione di un luogo incontaminato e tranquillo. Forse poteva sembrare strano che una fata malvagia avesse scelto proprio quel luogo come base per le sue depredazioni, ma Dario pensò che in effetti aveva senso. Circondate da un paesaggio così tranquillizzante, le vittime della Dama Senza Cuore avrebbero abbassato più facilmente la guardia e si sarebbero trovate ad essere facile preda di quella creatura...

 

"Potete venire, nessuno in vista... o almeno spero." disse Dario voltandosi verso il resto del gruppo. "Dove si nasconde la Dama Senza Cuore, messer Baldo?"

L'uomo sospirò e diede un'occhiata alla radura, fissando lo sguardo su una piccola collina ricoperta di muschio e piante rampicanti. In effetti, sembrava abbastanza alta da poter fare da nascondiglio... e considerando come agivano i folletti, era del tutto immaginabile che avessero scelto proprio quel punto come tana, e avessero usato qualche trucchetto magico per occultarla.

 

"Lì, dietro a quella piccola altura..." disse Baldo. "Lì si trova un ingresso nascosto che porta alle sue camere... ma state attenti, è un luogo angusto e disseminato di pericoli! La Dama tiene sempre con sè diversi dei suoi servitori... e ricordatevi che c'è ancora Holmond con loro."

Con un cenno della testa, Maria prese la testa del gruppo mentre questi si avvicinavano alla collinetta con estrema attenzione. Matilde tenne ben stretta la sua spada e si affiancò a Bastiano, le cui labbra si mossero silenziosamente, sussurrando un incantesimo. Francesco ed Agnese andarono avanti ad osservare la collinetta... e ancora una volta, non videro nulla di fuori luogo. La situazione cominciava ad essere snervante. Sapevano che sarebbe arrivato un attacco da un momento all'altro... ma non potevano sapere nè quando nè da dove. Era solo questione di attendere e sperare di essere pronti.

 

Finalmente, Francesco sentì qualcosa che si spostava tra le fronde dei cespugli che delimitavano la radura. Serrando gli occhi, il mezzelfo si avvicinò alla sorella e sfoderò una corta spada. Entrambi fissarono il punto da cui proveniva il fruscio, e si prepararono a combattere. Forse quello era Holmond, e sicuramente non sarebbe stato da solo: non credevano che la Dama Senza Cuore sarebbe stata lì a dargli man forte di persona, ma sicuramente ci sarebbe stato qualcun altro dei suoi servitori...

 

"State attenti. Adesso ci sarà di sicuro qualche scagnozzo della Dama..." li avvertì Nisa. Canga si piegò sulle sue potenti zampe posteriori, mentre la druida tendeva l'arco per scagliare una freccia.

"Ricordatevi che dobbiamo solo fermare il compagno di Esmerelda, non ucciderlo." volle precisare Gunther. Pandora annuì... e un attimo dopo, il fruscio si intensificò, e dalla foresta uscirono di colpo due bestioni tutti muscoli dal volto grasso ed appesantito e dalla pelle incrostata di sudiciume, vestiti soltanto di stracci puzzolenti, che brandivano delle enormi mazze come se non pesassero nulla! Altri due ogre, senza dubbio... ma assieme a loro, si trovavano anche delle creature fatate simili ad umanoidi dalla pelle verdastra, con delle lunghe antenne sul capo e un volto stranamente umanoide, le gambe e le braccia stranamente lunghe e snelle per la loro bassa statura (un po' al di sotto del metro e venti). Altre tre creature, tre strani folletti alati, alti come bambini, che emettevano una tenue, innaturale luce tutt'attorno a sè, svolazzavano attorno agli ogre, senza alcuna apparente preoccupazione.

 

E soprattutto, a capo del gruppetto si trova un nano ben armato e ben corazzato, dalla barba rossa, che brandiva una grossa ascia da battaglia. Francesco, Agnese ed Esmerelda ebbero un sussulto nel riconoscere Holmond, il loro compagno di avventura.

 

"E' li, Dario." disse la chierica dai capelli rossi. Il ragazzo biondo annuì e si tenne pronto ad intervenire. Gli ogre uscirono del tutto dalla vegetazione, emettendo una serie di risatine idiote, e si piazzarono ai fianchi del nano, che osservava i suoi ex-compagni di squadra con occhi vitrei e privi di volontà.

"Dietro di me, Basti." disse Matilde, piazzandosi davanti al suo amichetto più gracile, e deglutendo nervosamente alla vista degli ogre. L'idea di quello che quei bruti senza cervello e senza cuore avrebbero fatto a loro se avessero avuto la meglio la fece rabbrividire e la spronò a fare del suo meglio nello scontro che si preannunciava inevitabile...

 

E infatti, prima ancora che la piccola guerriera riuscisse a formulare del tutto il suo pensiero, gli ogre scattarono all'attacco brandendo le loro terrificanti mazze ed emettendo una serie di acute grida di giubilo!

"Pappa bona! Me mangia voi!" esclamò il primo ogre, puntando verso Nisa e Gunther. L'elfa scoccò la sua freccia e trafisse la spalla destra del bestione, che mugolò di dolore e fu costretto a fermarsi... ma nello stesso momento, gli umanoudi con le antenne e la pelle verde fecero la loro mossa e scattarono in direzioni opposte, ad una velocità tale che Dario non riuscì a seguirli, e rimase come imbambolato a guardare mentre uno di loro gli si avvicinava di scatto! Prima ancora che il giovane biondo potesse capire cosa stesse accadendo, il folletto verde aveva coperto la distanza che li separava, e sfoderò un ghigno di vittoria mentre tentava un affondo con un pugnale! Solo agendo d'istinto Dario riuscì ad evitare di essere colpito in un punto vitale, ma l'acuta lama penetrò nella sua giubba di cuoio con agghiacciante facilità e lo raggiunse al fianco sinistro, appena sotto le costole.

 

"Kyaaaah!" Matilde emise un grido di dolore quado l'altro folletto verde scattò accanto a lei e a Bastiano. La bambina strinse i denti e mantenne a malapena la presa sulla sua arma... e nello stesso momento, anche Bastiano barcollò, tamponandosi una ferita allo stomaco.

 

"Ragazzi!" esclamò Iaco con espressione allarmata. Ripresasi in fretta dalla sorpresa, Maria scattò in avanti e sollevò la sua ascia per colpire il folletto verde... ma quest'ultimo, facendo mostra di riflessi che per un essere umano sarebbero stati impossibili, fece una serie di capriole all'indietro, ritornando alla posizione iniziale nel giro di meno di un secondo! L'ascia di Maria si piantò nel terreno, e il folletto verde le rise in faccia, facendole perdere ancora di più le staffe. "Rrrrrgh! Piccolo bastardo! Vieni qui e combatti ad armi pari, se hai un briciolo di fegato!"

 

"Inutile, Maria! Quello è quickling!" esclamò Iaco, riconoscendo il tipo di folletto... ma la terza ondata partì subito dopo, e i tre folletti alati e luminosi si affiancarono agli ogre, sfruttando la loro mole spaventosa come scudo. "Folletti molto veloci! Non puoi prenderli correndogli dietro!"

"Adesso... ugh... lo sistemo io! Che provi soltanto ad avvicinarsi!" esclamò Matilde stringendo i denti e cercando di piazzarsi davanti a Bastiano per impedire che venisse preso di mira. Un ogre si lanciò su di lei, ma la piccola guerriera riuscì a deviare il colpo e a rispondergli con un abile affondo che penetrò nel fianco sinistro del bestione. Ma la pellaccia coriacea della creatura riuscì ad attutire un po' il colpo, e la lama non riuscì a raggiungere organi importanti.

 

"Uuuuuh! Bambolina cativa! Fato male me! Me spacca!" mugolò l'ogre, per poi sollevare la sua arma ed accingersi ad abbatterla su Matilde, che sgranò gli occhi per l'orrore e restò come congelata sul posto, in parte per la sua determinazione di salvare Bastiano, e in parte immaginandosi già stritolata sotto quell'arma.

"Che la tua mano si fermi, ammasso di muscoli! Blocca Persone!" esclamò la giovane fattucchiera. Immediatamente, l'ogre restò congelato sul posto, con un'espressione confusa e spaventata sul suo orrendo volto. Matilde e Bastiano si allontanarono rapidamente dal betione, e la piccola riprese fiato, per poi ringraziare Pandora per il suo aiuto.

 

"Grazie mille... attenta, Pandora!" esclamò Bastiano. Prima che la biondina potesse rendersi conto di cosa stesse accadendo, uno di quei piccoli folletti alati e luminosi si schiantò su di lei ad alta velocità, facendola barcollare e strappandole un grugnito di sorpresa. Matilde reagì con rapidità e sferrò un fendente con il suo spadone, riuscendo a colpire di striscio la sfuggente creaturina luminosa... ma poi fu costretta a chiudersi in difesa quando il secondo quickling apparve di fronte a lei, sferrando una pugnalata che per fortuna venne deviata dal pettorale d'acciaio della piccola guerriera. Ringhiando per la rabbia e la paura, Matilde sferrò un altro fendente... ma la lama fendette l'aria davanti a lei, visto che il quickling si era già spostato, ad una tale velocità che se Matilde avesse sbattuto gli occhi non lo avrebbe visto muoversi!

 

"Ma che diavolo... ma quanto sono veloci, questi piccoli bastardi?" esclamò Agnese. La giovane mezzelfa stava cercando freneticamente di colpire l'altro quickling con la sua daga, ma ancora una volta, i malefici folletti verdi si stavano dimostrando troppo agili per poter stare loro dietro... e, distratti dalle minacce più ovvie, gli avventurieri non avevano tenuto d'occhio i tre folletti alati luminosi, che avevano così avuto la possibilità di disperdersi e piazzarsi in punti strategici. Mentre Maria avanzava per attaccare un ogre, uno dei folletti luminosi scese in picchiata con letale precisione, e colpì la guerriera con una pugnalata vicino alle costole, che l'armatura riuscì soltanto in parte a deviare! Maria strinse i denti ed emise un gemito strozzato, ma riuscì a voltarsi di scatto e a sferrare un fendente con la sua ascia, colpendo di striscio la creaturina luminosa.

 

Uno dei suoi simili, intanto, stava cercando di attaccare Dario, mentre Esmerelda era impegnata a tenere occupato Holmond. Il nano, chiaramente sotto il controllo della sua signora fatata, non aveva perso tempo a gettarsi nella lizza, usando la sua ascia per tenere sotto pressione la chierica dai capelli rossi.

"Ugh... così non può andare avanti! Devi sbarazzarmi di questo piccolo bastardo..." mormorò Dario, cercando un momento in cui il folletto luminoso avesse abbassato la guardia. Con una risata argentina, la piccola creatura si alzò di quota... e puntò una mano verso il biondo, che alzò lo sguardo e si apprestò a lanciarle contro un pugnale...

 

E in quel momento, un lampo abbagliante scaturì dal palmo della mano del folletto, e Dario emise un grido di disappunto e barcollò all'indietro abbagliato!

"Dario!" esclamò Esmerelda, distraendo per un attimo la sua attenzione da Holmond, che cercò di approfittarne per sferrare un colpo con la sua ascia. La ragazza scansò l'attacco e sferrò un calcio al torace del suo compagno ipnotizzato, scuotendolo senza fargli del male. "Messer Holmond, la prego, si svegli!" esclamò. "Non siete in voi, in questo momento! Vi stanno controllando!"

 

"Io devo... obbedire alla mia padrona..." mormorò il nano, tenendo Esmerelda sotto pressione mentre la lotta infuriava. I quickling e i folletti luminosi si stavano rivelando delle vere seccature, sferrando attacchi mordi e fuggi per indebolire gradualmente gli avventurieri senza rischiare direttamente... e anche se uno degli ogre era paralizzato, l'altro stava comunque facendo un buon lavoro a tenere l'attenzione del gruppo su di sè.

Agnese provvide a spezzare la situazione di stallo. Quando il folletto alato che aveva attaccato Dario cominciò a scendere, la giovane mezzelfa colse il momento giusto e sferrò un affondo micidiale con la sua daga, affondando la lama tra le scapole del mostriciattolo, e facendola uscire dal torace! Il folletto luminoso spalancò gli occhi, e la sua bocca si spalancò in un urlo silenzioso prima che il suo corpo si infrangesse in una pioggia di scintille di luce bianca, che ricaddero al suolo come gli ultimi lapilli di un fuoco d'artificio.

 

"Hah! Ce l'ho fatta! Fuori uno!" esclamò la mezzelfa, per poi scattare via quando uno dei quickling si volse furibondo su di lei! Francesco intervenne per aiutare la sorella, e riuscì a vibrare un fendente che colpì il folletto verde al braccio destro.

"Gah!" esclamò il quickling, scuotendo il braccio ferito, per poi scattare via a tutta velocità e rimettersi in guardia. "Tsk... siete stati in gamba, lo ammetto! Ma non potete sperare di avere la meglio su tutti noi! Arrendetevi, e avrete il privilegio di servire la Dama!"

 

"Non ci arrenderemo tanto facilmente..." cominciò a dire Gunther.

Prima che il nano potesse terminare la frase, uno dei due folletti luminosi superstiti fece un gesto con la braccia, e poi si passò una mano sugli occhi... e nello stesso momento, Gunther sentì un improvviso, lancinante dolore agli occhi! Con un ringhio, il nano fece cadere a terra le sue armi e si premette le mani sulla parte superiore del volto, ma il dolore aumentò rapidamente di intensità, facendolo sentire come se qualcuno gli avesse sparato negli occhi una luce abbagliante!

"Gunther, no!" esclamò Nisa. L'elfa druida aveva usato il suo arco per cercare di tenere a bada l'ogre superstite, ed era riuscita in quel momento a colpirlo al torace, infliggendogli una seria ferita. Gunther cominciò a barcollare, annaspando con le braccia come se stesse cercando di orientarsi nell'oscurità... e con orrore, Nisa si rese conto che era diventato cieco! Canga si piazzò accanto alla sua compagna druida, cercando di difenderla... ma non riuscì a colpire il folletto alato che gli i avvicinò di scatto, ferendolo ad un fianco con il suo pugnale.

 

"Qui non si mette affatto bene..." sussurrò Matilde, che stava cercando con tutte le sue forze di proteggere Bastiano e Iaco. Il piccolo oracolo e il coboldo cercavano di lanciare degli incantesimi, ma erano troppo occupati a difendersi dagli attacchi dei quickling e dei folletti luminosi... e Matilde non riusciva ad essere ovunque per proteggerli. La piccola guerriera si mosse e parò l'attacco di un quickling, ma quest'ultimo si allontanò rapidamente con un'irritante serie di ruote, capriole e salti mortali all'indietro. In quel momento, Matilde notò che Baldo era l'unico del gruppo a non essere impegnato nella lotta, e la cosa la lasciò sorpresa per un attimo, prima che l'indignazione si facesse sentire. Come mai se ne stava lì senza dare una mano? "Messer... messer Baldo, abbiamo bisogno di aiuto! Non se ne resti lì come niente fosse!"

 

Per un istante, l'uomo non reagì, e Matilde temette che i folletti lo avessero colpito con qualche altra strana magia... ma un attimo dopo, accadde qualcosa che lasciò tutti ancora più scioccati. L'elementalista alzò lo sguardo... e Matilde riuscì a vedere che i suoi occhi avevano perso luce e colore, esattamente come quelli di Holmond!

"Sì... ora... aiuterò... la mia signora..." affermò, alzando una mano avvolta da una splendente aura magica gialla. "Che la terra... inghiotta... chi si oppone... alla Dama..."

 

Un attimo dopo, si sentì un rombo, come il rumore di un terremoto lontano... e senza preavviso, una larga fossa si spalancò sotto i piedi di Maria, Matilde, Iaco e Bastiano, che ebbero appena il tempo di rendersi conto di cosa stesse accadendo... prima di cadere come tanti sassi sul fondo della buca, a circa tre metri di profondità! I malcapitati avventurieri si schiantarono dolorosamente sul fondo, restando tramortiti... e lasciando il resto del gruppo sguarnito e sorpreso!

"Messer Baldo! Ma cosa... Gwah!" esclamò Esmerelda un attimo prima che Holmond la colpisse allo stomaco con il manico della sua ascia, con abbastanza forza da mozzarle il respiro e farla cadere a terra in ginocchio. Ancora abbagliato dall'attacco del folletto di prima, Dario non riuscì a difendersi quando il mostriciattolo alato gli si avvicinò, questa volta brandendo un pugnale la cui lama gocciolava di uno strano e denso liquido nero... e prima che il giovane biondo potesse difendersi, la piccola lama gli si conficcò nel braccio destro.

 

"Che cosa... che diavolo sta succedendo?" esclamò Pandora, quasi in panico. "Siamo... siamo stati ingannati! Anche Messer Baldo è sotto il controllo..."

"Hah! Taci una buona volta, donnetta!" esclamò la voce roca di un vecchio dietro di lei. Pandora strinse i denti per il dolore quando sentì qualcosa penetrarle nel fianco destro... e voltandosi di scatto, si rese conto con orrore che si trattava della lama di una falce, tenuta tra le mani di una creaturina simile ad un vecchietto alto poco più di un bambino, vestito di abiti da contadino stracciati corredati da un paio di stivali con le punte rinforzate in ferro, e sulla testa un berretto a punta dello stesso colore rosso vivo del sangue! Pandora strinse i denti e sputò del sangue, per poi vedere che Nisa e Canga erano stati avvinghiati da delle liane ricoperte di foglie, create tramite qualche altro incantesimo... e Gunther, cieco ed indifeso, era stato catturato da uno dei quickling.

 

"Merda..." imprecò la fattucchiera, cadendo in ginocchio mentre si tamponava il fianco ferito. Sotero apparve immediatamente al suo fianco, osservandola con espressione ansiosa, e il vecchietto con il berretto rosso estrasse la punta della lama ricurva dalla ferita e la portò a sè, per poi asciugare il sangue con il suo cappello.

"Un berretto rosso, miao..." miagolò Sotero. "Sembra proprio... che siamo in trappola, miao..."

 

Infatti, ormai non restava più nessuno a combattere. Francesco ed Agnese erano stati gli ultimi a restare in piedi, ma anche loro avevano dovuto cedere davanti alla superiorità numerica del nemico, e soprattutto all'inaspettata velocità dei quickling. Era una sconfitta su tutta la linea... e tutto perchè non immaginavano che Baldo fosse stato a sua volta schiavizzato dalla Dama Senza Cuore. Dario doveva ammetterlo, pur con acredine. Era stato bravo a nascondere la sua condizione... e Dario non era stato abbastanza paranoico da sospettare di lui.

 

"Messer... Baldo...?" mormorò Esmerelda, rimproverandosi di non essere stata abbastanza accorta. "Era... una trappola? La Dama Senza Cuore... vi ha stregato?"

"La nostra padrona richiede che vi siate condotti a lei." tagliò corto l'elementalista, la cui voce suonava ora piatta e gelida, come se qualcun altro stesse parlando al suo posto. Con scioccante rapidità, i quickling si accostarono al gruppo di Abolitori e legarono loro i polsi dietro la schiena, immobilizzando le dita a Bastiano, Iaco e Pandora in modo che non potessero lanciare incantesimi. Maria protestò energicamente mentre un quickling e un folletto luminoso la trascinavano fuori dalla fossa, ammaccata e dolorante... ma il mostriciattolo alato la mise a tacere infilandole la punta di un pugnale nella spalla destra. Esmerelda strinse i denti per il bruciante dolore, e vide che la lama del pugnale era intrisa di uno strano fluido nero che stava già penetrando nella ferita. Il veleno nero fece espandere una larga macchia sulla spalla di Esmerelda, che si sentì di colpo debole ed assonnata.

 

"Non abbiate paura. Servire la nostra Dama sarà un'esperienza piacevole! Una vera estasi!" sghignazzò uno dei quickling con espressione trionfante. "Tranne, ovviamente, per quelli di voi che dovranno fare una visita ai Malformatori. Per quanto riguarda loro, spero proprio che si godranno una visita ai loro laboratori, dove avranno il privilegio di ricevere il trattamento di favore dei nostri amici! Heheheee!"

"Maledetti..." ringhiò Gunther, brancolando cieco mentre veniva ridotto all'impotenza dal berretto rosso che gli stava legando polsi e caviglie. "Ma com'è... possibile? Perchè degli esseri fatati come voi lavorano per i Malformatori?"

 

"Noi non lavoriamo per loro! La parola della nostra Dama è legge per noi!" replicò l'altro quickling. "Se volete saperne di più... dovreste chiedere alla nostra Dama! Ammesso, ovviamente, che si degnerà di rispondere a dei mortali! Heheheheee..."

"Ora basta con le sciocchezze, fratellini! Dobbiamo portare questi mortali alla nostra signora quanto prima!" affermò il berretto rosso, dopo essersi assicurato di aver ripulito bene la sua falce dal sangue di Pandora. 

"Forse voi andare da amici!" gorgogliò l'ogre che Pandora aveva affrontato, finalmente libero dalla paralisi. "O forse noi mangia voi!" 

 

Il gruppo non potè fare molto. Nonostante la loro strenua resistenza, erano stati sopraffatti dal nemico e dall'attacco a sorpresa, e uno alla volta, gli agenti degli Abolitori vennero legati, resi inoffensivi e costretti a seguire i folletti maligni e i due Abolitori stregati verso la tana della Dama Senza Cuore...

 

 

oooooooooo

 

Senza troppe cerimonie, l'ogre diede uno spintone a Matilde, e la bambina perse l'equilibrio e finì in ginocchio sul terreno ricoperto di foglie e muschio, di fronte ad uno spettacolare albero secolare dalle foglie multicolore - uno spettacolo davvero suggestivo, dal momento chesembrava che certe parti dell'albero sentissero l'autunno, mentre altre erano vivaci e verdeggianti come in estate, e altre ancora erano decorate di fiori come in primavera. Certamente, non poteva essere un fenomeno naturale - doveva per forza trattarsi del risultato di qualche magia o di un fenomeno fatato.

 

"Ow! E smettila di spintonarmi, ammasso di budella!" esclamò Matilde, voltandosi di scatto verso l'ogre, che ridacchiava in maniera idiota mentre osservava la piccola agitarsi per cercare di infrangere le corde e le liane che la legavano. "Sei fortunato che siamo legati e voi siete più di noi, altrimenti ti avrei già fatto a fettine!"

 

"Heheee! Bambolina crede lei forte, che buffo!" commentò l'ogre con un sorriso vacuo e lo sguardo vacante.

"Lasciate che credano quello che vogliono." intervenne una voce femminile apparentemente dolce e dal tono accomodante. Ma ad ascoltarla con un minimo di attenzione, sarebbe stato possibile sentire la malizia e la crudeltà nella sua voce. Immediatamente, gli ogre, i quickling, i folletti luminosi e il vecchietto dal berretto rosso si inchinarono, mentre attendevano che arrivasse la loro padrona...

 

Da dietro il tronco dell'albero fatato, emerse una creatura incantevole, dalle fattezze di donna ma dalla bellezza soprannaturale, con un corpo statuario e conturbante, lineamenti allo stesso tempo forti e delicati, come cesellati nel marmo, e occhi rossi di passione. Anche le sue labbra erano rosse, così come i lunghi capelli che fluivano regali sulla schiena e sulle spalle, e il pettorale nero ed argentato che indossava, assieme ad una tunica grigia scura e ad un paio di stivali al ginocchio. Tuttavia, un inquietante particolare disturbava la bellezza altrimenti perfetta della donna fatata: al posto delle braccia, aveva due paia di tentacoli ricoperti di viscida, coriacea pelle grigio-verde che si muovevano sinuosi come serpenti attorno a lei.

 

Matilde si fermò come incantata ad osservare la bizzarra fata del male, che si avvicinava al gruppo con un sorriso di superiorità. In effetti, non era lei la sola ad essere rimasta imbambolata. Molti membri del gruppo - in effetti, tutti tranne Gunther, che era ancora cieco, Esmerelda e Bastiano, tutti erano rimasti mesmerizzati nel vedere la creatura fatata che si era appena rivelata. C'era qualcosa in lei che sembrava costringere tutti a guardarla e restarne ammirati ed affascinati... un effetto soprannaturale al quale era terribilmente difficile resistere, malgrado l'orrore di quei tentacoli deformi attaccati a quel corpo perfetto...

 

Non c'era alcun dubbio, quella creatura non poteva essere che la famigerata Dama Senza Cuore.  

L'essere fatato si piazzò davanti ai membri del gruppo, che continuavano a guardarla ipnotizzati, in un misto di stupore, ammirazione ed orrore. "Quello che importa è che abbiamo preso i due mocciosi, e tutti questi avventurieri sono degli ottimi esemplari di ognuna delle loro specie. Sì, credo proprio che i nostri alleati saranno contenti di riceverli. Anche questo miserabile coboldo."

 

La Dama Senza Cuore si avvicinò a Iaco, che sgranò gli occhi in preda al terrore e cercò di allontanarsi - ma i suoi polsi e le sue caviglie erano stati legati, in modo da impedirgli di muoversi... e anche la sua bocca era stata chiusa con delle robuste liane, in modo che non potesse pronunciare incantesimi. Con uno dei suoi tentacoli, la fata malvagia accarezzò il mento del coboldo stregone, come se stesse facendo le coccole ad un cagnolino... ma per un secondo, strinse la viscida appendice attorno al collo di Iaco, un gesto che serviva a fargli capire che avrebbe potuto ucciderlo con un solo gesto.

"Ovviamente, possiamo anche risparmiarvi e lasciarvi andare. Se voi ci dite dove si trova la vostra Lady Eudora. Vi prometto piaceri e delizie come voi mortali non potreste nemmeno immaginare... e tutto quello che dovete fare è tradire la vostra protettrice, e rinunciare a tornare nel mondo dei mortali." continuò la Dama. "Ovviamente, non posso garantirvi le vite di questi mocciosi, dal momento che i Malformatori sono stati... piuttosto insistenti nel richiederli. Ma almeno voi salverete le vostre vite, e potrete vivere con me fino alla fine dei vostri giorni. Che ne dite? Mi sembra uno scambio equo."

 

Dario cercò disperatamente di distogliere lo sguardo dalla Dama, ma lo sforzo gli sembrò quasi doloroso. C'era qualcosa in quell'essere fatato che lo costringeva a guardarla...

"Che... che diavolo di creatura è questa? Io... io non vorrei... devo... distogliere lo sguardo da lei... ma c'è qualcosa che non mi permette di farlo..." pensò tra sè, sentendosi sempre meno lucido col passare dei secondi. "Ho... ho come l'impressione... che qualcosa stia incasinando i miei pensieri... questa creatura è... malvagia... è infida... bellissima... attraente... io non... non... che... che mi sta succedendo? E' come se... mi costringesse ad amarla..."

 

"Io... io..." mormorò Dario, con la fronte imperlata di sudore nel frenetico tentativo di opporsi al maleficio che stava riscrivendo le sue emozioni. "Non... non ti lascerò mai... questi bambini... mia cara... io non..."

"D-Dario?" chiese Esmerelda con evidente preoccupazione. "Che stai dicendo? Quella... quella creatura ti sta... facendo qualcosa?"

 

"Oh? Ho l'impressione che tu stia cercando di resistere, ragazzo." commentò la Dama, rivolgendo tutta la sua attenzione a Dario. "Non posso dire che la cosa mi dispiaccia. Le prede che oppongono un po' di resistenza sono più soddisfacenti, ed è passato un po' di tempo dall'ultima volta che ho avuto a che fare con una preda in grado di oppormi resistenza."

Una delle creaturine alate luminose si avvicinò alla Dama Senza Cuore, fluttuando leggiadra con le sue ali da libellula. La sua bocca si mosse, e dalle sue labbra uscirono delle parole incomprensibili in un linguaggio che ricordava fin troppo il cinguettio di un usignolo... ma la Dama sembrò comprendere senza problemi quello che stava dicendo, e reagì muovendo uno dei suoi tentacoli ed accarezzando l'esserino fatato sulla testa, come se fosse stato un cagnolino o un gattino.

 

"State tranquilli, piccoli fratelli, lascerò qualcosa anche per voi." affermò. "Quando tutti questi vermi mortali sarano dei gusci vuoti che mi venerano, la loro energia vitale spetterà anche a voi. E una volta che li avremo spremuti completamente, lasceremo che i vostri fratelloni ogre si trastullino con le loro tenere carni. Ooooh, chissà come si divertiranno!" La fata malvagia voltò la testa e fissò Francesco ed Agnese con espressione trionfante. "L'unico barlume di creatività che i cervelli regrediti degli ogre mostrano è quando torturano a morte le loro vittime. Chissà come useranno voi... credo, se non altro, che voi potrete avere un assaggio di quello che vi aspetta quando toccherà ai vostri due compagni di morire."

 

"Heheheee! Me mangia voi! Carne bona!" gorgogliò uno degli ogre. Avvicinò una mano grassoccia a Nisa e Canga, e fece uscire dalle labbra una orrida lingua nera e carnosa, leccandosi le labbra e sbavando ovunque. L'elfa trattenne a malapena un conato di vomito quando il fiato pestilenziale dell'ogre la colpì in faccia.

 

"Datti una calmata, ammasso di muscoli!" esclamò il misterioso folletto simile ad un vecchio con il berretto rosso, accarezzando minaccioso la lama della sua falce. "Non si mangia nessuno finchè la nostra signora non vi dà il permesso!"

L'ogre emise un mugolio deluso. "Ma me fame! Me mangiare!" grugnì.

Stillavispa corrugò la fronte e alzò la sua falce, in modo che l'ogre potesse vederne la lama affilatissima. "Ho detto... che prima aspetti che la nostra signora ti dia il permesso! Altrimenti..." sibilò. Per fortuna, l'ogre  

 

Francesco alzò la testa e fece un accenno di risposta, ma dalla bocca gli uscirono dei versi inarticolati, come se facesse fatica a formulare le parole. Agnese fece una smorfia di terrore e fissò Holmond e Baldo. In quel momento, il nano e l'elementalista si trovavano seduti su un ceppo d'albero, vicino alla Dama Senza Cuore, e i loro occhi vitrei, accompagnati dalle loro espressioni vacanti e senza vita, facevano capire fin troppo bene che quei due erano sotto il controllo della diabolica fata. Neppure il fatto che la Dama stesse parlando apertamente della loro morte riusciva a fare braccia del loro controllo mentale...

 

Bastiano, uno dei pochi che aveva ancora la lucidità di pensare ed agire, cercò di liberarsi le mani per lanciare un incantesimo... ma senza successo. Le corde erano troppo ben strette, e non gli permettevano alcun movimento. Con un verso di rabbia disperata, il piccolo oracolo cercò di avvicinarsi all'albero più vicino e grattare la corda sulla corteccia... ma uno dei quickling lo raggiunse, muovendosi con una tale rapidità che se Bastiano avesse sbattuto gli occhi non lo avrebbe visto.

"Ah-ah! No, mio caro, non siamo così sciocchi da farci fregare così!" disse il quickling con un sorriso falsamente affabile, una mano poggiata minacciosamente sulla spalla del ragazzino. Rendendosi conto che ormai la situazione era disperata, Bastiano abbassò la testa e singhiozzò rabbiosamente, ormai sicuro che il loro viaggio sarebbe terminato ingloriosamente in quella foresta ricolma di insidie... La Dama Senza Cuore li aveva catturati come tanti dilettanti, e ben presto tutti loro sarebbero diventati schiavi senza mente della crudele donna fatata - e sarebbero stati suoi schiavi finchè lei non si fosse stancata di loro, o finchè i Malformatori non fossero arrivati. Le loro vite erano nelle mani di quella creatura maligna e capricciosa, e dei suoi mostri fatati...

 

In tutto questo, nessuno si accorse dell'esile creaturina alata che scivolò agile e silenziosa tra i rami degli alberi, sperando di trovare in tempo qualcuno che potesse dare una mano...

 

 

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CONTINUA...          

       

 

       

 

 

 

     

    

 

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Capitolo 32
*** Salvataggio ***


Pathfinder: L'Ascesa della Follia

Una fanfiction di Pathfinder scritta da: Justice Gundam

 

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Capitolo 32 - Salvataggio

 

 

Mentre il gruppo di Dario continuava la sua esplorazione della foresta fatata... l'imbarcazione con la quale erano arrivati fin lì era ancora ancorata nel punto dove erano sbarcati. Per diversi giorni, Holger ed Endlinn si erano occupati di fare in modo che tutto a bordo funzionasse come doveva e che Sebastiano non cercasse di tradirli o di fare qualche mossa avventata. Ciò nonostante, si stava avvicinando il termine ultimo entro il quale non sarebbe più stato possibile attendere il ritorno del gruppo di Abolitori, e se non fossero tornati entro due o al massimo tre giorni, l'unica scelta era di considerare la squadra dispersa, allo stesso modo di quella di Auridanio.

 

In quel momento, poco lontano dalla loro imbarcazione, Endlinn stava controllando il suo equipaggiamento con aria annoiata, mettendo da parte una serie di boccette riempite di liquido trasparente, mentre Sebastiano, vicino a lei, si teneva occupato facendo un po' di pratica con il suo stocco. Accanto a loro, i resti di un fuoco da campo dove si trovavano ancora i resti di tre trote arrostite sulle braci.

Con apparente disinteresse, Endlinn mise da parte le boccette alle quali stava lavorando e le assicurò ad una bandoliera appoggiata su un masso vicino. L'elfa dal volto sfregiato si sgranchì la schiena e tirò un sospiro annoiato, mentre Sebastiano terminava i suoi esercizi di scherma con un paio di affondi.

 

"Sono preoccupata." affermò Endlinn. "Non so quanto a te possa interessare, ma ho l'impressione che ai nostri sia successo qualcosa. E non mi va di stare qui ad aspettare mentre i nostri compagni potrebbero essere da qualche parte a rischiare il collo. In particolare quei bambini."

"Era stata una vostra idea quella di restare qui mentre loro facevano la loro... passeggiatina nella foresta, no?" chiese retoricamente Sebastiano, mentre rinfoderava tranquillamente il suo stocco. "Tu e il tuo capo ve ne siete rimasti qui a tenermi d'occhio perchè non facessi scherzi. Una perdita di tempo, se volete la mia opinione. Anche se cercassi di tagliare la  corda, dove potrei andare, in questa foresta che pullula di strani folletti e bestie assurde? Verrei mangiato per colazione in men che non si dica."

 

Endlinn storse il naso. Pur con riluttanza, data l'antipatia che ancora provava per Sebastiano, doveva ammettere che non aveva tutti i torti. Quella foresta fatata era pericolosa, e andarsene in giro da soli era davvero troppo rischioso.

"Questo non toglie... che dovremmo prendere una decisione." intervenne la voce rude di Holger. Il mezzorco era appena sceso dall'imbarcazione, dove aveva dato una mano con dei lavori di manutenzione e carpenteria, e adesso era sceso per fare due passi su un terreno solido. "Cosa dovremmo fare, secondo voi? Aspettiamo ancora, o andiamo tutti assieme a cercarli? Tenendo conto del fatto che non sappiamo neanche dove andarli a cercare e che le tracce che avranno lasciato saranno ormai sbiadite."

 

Sebastiano sospirò. "Anche se non gradisco molto il fatto che mi mettiate dentro senza avermi chiesto nulla, ammetto che in questo momento non ho scelta." affermò. "Sentite, per me la cosa è abbastanza semplice. O riusciamo ad andarcene di qui, o prima o poi ci restiamo secchi. Io dico che se c'è un modo di trovare gli altri, andiamo a cercarli, e poi ce ne andiamo. Ovviamente, se non riusciamo a trovarli entro un paio di giorni... leviamo le tende e raggiungiamo Miragliano da soli. Tanto spiacente per quelli, ma sono i rischi del mestiere. Sapevano a cosa rischiavano di andare incontro."

 

"Hey, un attimo di rispetto! Forse per te Dario e gli altri erano un branco di ficcanaso che ti hanno trascinato fin qui... e potrei aggiungere che avevi la possibilità di andartene in qualunque momento..." lo rimbeccò Endlinn, mettendo da parte i preparati a cui stava lavorando.

Sebastiano fece una breve risata amareggiata. "Oooh, certo che ne avevo la possibilità! Per farmi prendere dai miei 'capi' ed essere consegnato a qualche laboratorio come quello in cui Dario, quei mocciosi e gli altri si sono ficcati." affermò. "Senti, se a te piace pensare di essere qui perchè vuoi fare una differenza, sei libera di farlo. Ma io sono con voi perchè è la mia unica vera possibilità di sopravvivere dopo che ho fallito il compito per cui io e la mia banda siamo stati pagati. Quindi scusatemi tanto se non riesco a fare finta che mi importi davvero della vostra 'missione'. Se dipendesse solo da me... me ne sarei già andato da un pezzo."

 

"Ma brutto..." ringhiò Endlinn, sentendosi colpita sul vivo da quelle parole. Holger estese un braccio e le fece cenno di fermarsi.

"Lascia perdere, Endlinn. In fondo, anche lui ha la sua parte di ragione. Anche noi lavoravamo per gente poco raccomandabile per i nostri interessi." affermò il mezzorco, per poi voltarsi verso Sebastiano. "E ne ho anche per te, sappilo. Sei libero di pensarla come vuoi, ma non voglio che ti metta a seminare disfattismo o minare la coesione del gruppo. Abbiamo già abbastanza casini a cui pensare." 

 

"Come vuoi tu. Non sarò certo io a dare gli ordini, qui..." affermò Sebastiano, alzando le spalle con strafottenza.

Endlinn sospirò e cercò di tornare al lavoro, ma solo qualche attimo dopo, sentì qualcosa che attirò la sua attenzione. Un verso acuto, un richiamo che proveniva da lontano... sembrava uasi un miagolio, e lo sentiva che si faceva sempre più chiaro.

 

"Hm? Un momento, e questo cos'è...?" si chiese l'elfa fuorilegge. Le sue orecchie a punta scattarono verso la fonte del richiamo, nel tentativo di sentirlo meglio. "Sì, mi sembra proprio... un miagolio!"

"Hm? Come sarebbe a dire? Io non ho mai visto gatti da queste parti, se non..." cominciò a dire Holger. Un cespuglio vicino ad Endlinn emise un fruscio improvviso, e l'elfa voltò lo sguardo verso di esso, pronta a difendersi nel caso ce ne fosse stato bisogno...

 

Fece un sobbalzo quando qualcosa di nero saltò fuori dal cespuglio e atterrò davanti a lei... e si rivelò essere nient'altri che Sotero, il gatto nero famiglio di Pandora. E la sua padrona non c'era... forse lo stava seguendo a breve distanza, o forse le era successo qualcosa?

"Sotero?" chiese Holger, notando a sua volta il gatto nero. "Sotero, eri tu che miagolavi?"

 

"Heh... certo, perchè secondo te un gatto che parla non fa venire qualche sospetto?" rispose con pungente sarcasmo - cosa che convinse Holger, una volta per tutte che in effetti si trattava proprio di Sotero. Ma il tempo della leggerezza giunse presto al termine. "Ragazzi, siamo nei guai! C'è bisogno del vostro aiuto!"

"Cosa? Che sta succedendo?" chiese Holger, arrivando in tutta fretta. Sebastiano rivolse la sua attenzione al felino parlante, che si drizzò in piedi sulle zampette posteriori, forse per meglio guardare negli occhi i suoi interlocutori. "E dove sono finiti la tua padrona e gli altri?"

 

"Sono stati catturati! C'è una fata malvagia in questi boschi che si fa chiamare... la Dama Senza Cuore. E' lei che sta seminando il caos da queste parti!" spiegò Sotero. "Io... sono riuscito a sottrarmi alla loro vista, e sono corso ad avvertirvi. C'è bisogno del vostro aiuto... altrimenti quella tipa li terrà tutti con sè come animali domestici e schiavi!"

 

"Che cosa? Anche i bambini sono stati catturati?" chiese allarmata Endlinn.

Sotero disse di sì con la testa. "Purtroppo sì, miao!" esclamò il gatto nero. "E non oso pensare a cosa potrebbe fare se si rendesse conto che Bastiano è un oracolo. Non si farebbe problemi a sfruttare la sua magia per i suoi scopi... e visto che lavora per i Malformatori, i suoi scopi saranno davvero qualcosa di terribile, miao!"

Sebastiano corrugò la fronte. "Hai detto... i Malformatori?" chiese.

"A quanto pare, non abbiamo dovuto andare troppo lontano... quei bastardi hanno già espanso la loro influenza fin quaggiù!" mormorò Holger. "Ma perchè una creatura fatata dovrebbe collaborare con un branco di criminali come quelli?"

 

"Per favore, Sotero, puoi dirci dove si trova questa Dama Senza Cuore?" chiese Endlinn. "Temo che in questo momento, noi siamo gli unici che possano salvare Dario e gli altri."

 

"Oh... certamente, miao! Non ho nessun problema, miao!" replicò il gatto nero. "Prendete il vostro equipaggiamento, e vi porterò lì in men che non si dica! Non è a più di tre ore di marcia da qui!"

"Ottimo. Allora sbrighiamoci, dobbiamo toglierli da lì prima che succeda qualcosa di irreparabile." affermò Sebastiano, mentre controllava il suo equipaggiamento e si assicurava che il suo stocco non avesse perso il filo. Holger prese un paio di coltelli dala cintura e ne passò uno alla sua compagna e uno a Sebastiano, che li presero con fare sicuro.

 

"Pugnali forgiati in ferro battuto a freddo." spiegò il mezzorco. "Particolarmente utili contro le creature fatate."

"Bene." rispose Sebastiano, per poi legarsi il pugnale alla cintura. "Allora seguiamo il gatto? Non è la cosa più strana che ho visto in questi ultimi tempi."

"Hey! Io non sono un gatto, sono un famiglio, miao!" rispose Sotero. "Anche se... beh, ammetto che questa figura sinuosa e questa lucida pelliccia nera mi si addice molto, miao! Okay, basta con gli scherzi, facciamo una corsa fin lì!"

 

"Arriviamo!" esclamò Endlinn, fermandosi solo per raccattare due delle sue fialette e infilarle nella sua bisaccia.

 

 

oooooooooo

 

 

Lady Eudora non era abituata a sentirsi in ansia. Per una creatura fatata, che vedeva il mondo da un punto di vista diverso rispetto a quello dei mortali, era difficile mettersi nei panni degli umani, e comprendere le loro paure, i loro bisogni e i loro desideri. Tuttavia, in quel momento, il fatto di non avere più notizie del gruppo di Dario la faceva sentire a disagio e preoccupata.

 

"Non abbiamo più ricevuto notizie dal gruppo che stava cercando la Dama Senza Cuore, mia signora." Un centauro fece presente la situazione alla driade, che in quel momento era seduta sull'ansa di un piccolo torrente, a guardare in lontananza persa in chissà quali pensieri. "Sappiamo che si sono scontrati con alcuni servitori della nostra nemica... ma dopo quella battaglia li abbiamo del tutto persi di vista."

 

Eudora sospirò e scagliò con abilità un sassolino piatto, che rimbalzò tre volte sul pelo dell'acqua prima di inabissarsi. "Questo è... davvero un problema. Non vorrei che fossero già caduti preda della malia di quel mostro." affermò. "Se solo potessi, andrei di persona a cercarli, ma non posso allontanarmi più di tanto dalla quercia a cui è legata la mia energia vitale."

"Se volete, mia signora, posso organizzare un'altra squadra." replicò il centauro, un maestoso esemplare dal torace muscoloso decorato con dei tatuaggi luccicenti, e i capelli argentati legati in una coda dietro la schiena. "Altri dei miei simili saranno disposti a dare una mano, e i nostri leprilopi sono abili a cercare tracce e a seguire gli odori nella foresta."

 

"Aspetta prima di far muovere i nostri fratelli del bosco, Wengal." disse la ninfa dei boschi, alzandosi agilmente dal suo posto per poi incamminarsi di nuovo verso la grande quercia al centro della sua radura. "Potrebbe essere esattamente questo che vuole la Dama Senza Cuore. Forse, anche ora che stiamo parlando, ci sta tenendo d'occhio per cogliere il momento in cui la nostra radura non sarà più difesa. Se dovesse scoprire dove ci troviamo, potrebbe mandare i suoi ogre ad attaccarsi in forze... e allora non so quanto a lungo potremmo resistere."

"Certo... è una battaglia che non potremmo vincere." riconobbe il centauro di nome Wengal. "Tuttavia... ad un certo punto dovremmo pur trovare un modo per spezzare questo accerchiamento. La Dama Senza Cuore sembra disposta ad attendere anche per l'eternità, aspettando che noi facciamo una sola mossa falsa per spazzarci via una volta per tutte."

 

Wengal strisciò uno zoccolo per terra. Stava per aggiungere qualche commento, quando vide arrivare una piccola creatura alata che era emersa di colpo dalle fronde degli alberi, circondata da una tenue aura luminosa. Un folletto dalle ali di libellula, non più alto di una trentina di centimetri, scese giù dalle fronde e si posò elegantemente sulla spalla del centauro, per poi riprendere fiato e ripiegare le ali sulla schiena. Il centauro e la driade lo guardarono stupiti, ma attesero che si fosse ripreso prima di chiedergli qualsiasi cosa. Dava l'impressione di aver fatto una corsa a rotta di collo per arrivare lì così rapidamente...

 

"Lady... Lady Eudora... phew... meno male, ancora non è successo nulla..." ansimò il folletto, una piccola creatura dalla pelle rosata, nuda ed asessuata, con i capelli simili ad un ciuffo dd'erba smeraldina e gli occhi neri privi di pupilla. "Vengo... vengo per darvi gravi notizie... I nostri fratelli... e i visitatori... sono caduti in una trappola. La Dama Senza Cuore li ha catturati... e temo che... voglia consegnarli alle persone malvage con cui collabora."

 

"Che cosa?" esclamò Wengal preoccupato. "Dimmi, piccolo fratello... che tu sappia, la Dama è riuscita a sapere da loro dove ci troviamo?"

Il folletto scosse la testa. "No... no, per fortuna stanno resistendo... almeno per adesso..." affermò. "Ma... la Dama è paziente, e sarà capace di attendere anche per giorni o settimane prima che la loro forza di volontà venga erosa dalla sua aura di amore corrotto."

 

Lady Eudora intrecciò le dita e guardò verso il terreno. Era quello che sperava non accadesse... la Dama Senza Cuore era in grado di scatenare nelle sue vittime un sentimento di amore ossessivo ed autodistruttivo, che metteva radici nell'animo delle persone ed erodeva man mano la loro moralità e la loro autostima, spingendole a compiere azioni immorali o potenzialmente mortali per avere l'amore della fata maligna. Eudora aveva già visto molte persone soccombere a questa malia ultraterrena, trasformandosi da prodi avventurieri a gusci vuoti e dementi che attendevano la morte con un vacuo sorriso sulle labbra...

 

"Questo vuol dire che non possiamo perdere altro tempo. Anche se è un rischio... andrò di persona a scovare la Dama Senza Cuore." affermò la driade. "Wengal... c'è un contrordine, metti assieme uno squadrone, e andiamo a salvare i nostri amici. Piccolo fratello... saresti in grado di guidarci fino alla tana della Dama Senza Cuore, vero? Sai per caso chi c'è con lei?"

 

"A parte la Dama, ho visto il suo servitore, il redcap Stillavispa... alcuni quickling e un gruppo di ogre." spiegò il folletto alato. "Sono piuttosto numerosi. Gli avventurieri sono stati sopraffatti dalla loro superiorità numerica, mia signora."

"Allora dobbiamo fare in modo di essere pronti a vedercela con quei bruti... e impedire ai quickling di sfruttare la loro mobilità." affermò Eudora, cercando di pensare ad una strategia da usare contro la Dama Senza Cuore e i suoi servitori. "Va bene. Io mi occuperò personalmente della Dama. Forse era destino che andasse così... era anche ora che ci confrontassimo e decidessimo una volta per tutte chi sarà la sovrana di questi boschi fatati. Raccogliete un gruppo abbastanza nutrito... e tentiamo il tutto per tutto. Non possiamo più affidarci alle mezze misure."

 

"Sarà fatto, Lady Eudora." rispose prontamente il centauro tatuato. Si voltò rapidamente e galoppò via per andare a chiamare i suoi compagni, e tutti i fedeli che fosse riuscito a trovare. Sapeva che questo poteva essere il momento decisivo, e che la missione sua e degli Abolitori non ammetteva fallimenti.

 

"Potrebbe essere in gioco... l'equilibrio stesso di Tilea... e forse, di tutto il Primo Continente..."

 

 

oooooooooo

 

 

Matilde non si era mai sentita così frustrata come in quel momento. La ragazzina era legata per i polsi e le caviglie, e cercava disperatamente di sfregare le corde contro qualcosa di appuntito per consumarle e spezzarle... ma quelle funi sembravano fatte di qualche materiale fatato, e resistevano alle punte aguzze delle rocce.

 

"Ugh... maledizione, ma come dobbiamo fare per liberarci?" esclamò la ragazzina, stringendo i denti per la rabbia. Al suo fianco, Iaco grugnì qualcosa di incomprensibile. Per impedire al coboldo stregone di lanciare incantesimi, i folletti maligni gli avevano tappato la bocca legandogliela con la stessa corda con cui avevano immobilizzato gli altri.

 

"Non potete farlo. E non cercate di fare i furbi... anche se doveste riuscire in qualche modo a slegarvi e a fuggire, noi vi saremmo addosso prima che voi ve ne rendiate conto!" esclamò uno dei quickling. Giusto per ricordare agli avventurieri la sua velocità incredibile, il folletto maligno schizzò ad un fianco di Matilde... e un secondo dopo, Dario se lo ritrovò accanto! Il giovane ladruncolo cercò di insultarlo o minacciarlo, malgrado fosse anche lui legato ed immobile... ma il quickling si era già mosso, e aveva raggiunto Francesco ed Agnese con una tale rapidità che se Dario avesse sbattuto gli occhi non sarebbe riuscito a seguire il movimento.

 

"Visto? Non ci potete scappare!" volle rimarcare il quickling con una risatina demenziale. Altre risatine acute seguirono, e un paio di folletti luminosi con le ali di una libellula fluttuarono al fianco del quickling, come a voler sottolineare quello che stava dicendo.

 

"Va bene, va bene... fin qui lo abbiamo capito!" affermò Agnese con aria infastidita. "Già mi fa rabbia che siamo legati qui come tanti salumi messi a stagionare, e non ho bisogno che voi lo sottolineiate!"

"Piuttosto, cosa volete fare con noi?" chiese Maria. "E cosa avete fatto ai compagni di Esmerelda? Voi lavorate per i Malformatori, questo è evidente... ma cosa sperate di guadagnarci?"

 

"Beh, i due mocciosi... li consegneremo ai Malformatori. Quando i loro agenti arriveranno, verranno a ritirarli da noi, e la nostra signora sarà ricompensata per l'aiuto che ha dato alla loro causa. E noi saremo ricompensati con lei, ovviamente!" replicò il quickling, che poi schizzò a fianco di Matilde e Bastiano. "Sapete, piccole pesti, i Malformatori hanno in mente un bel progettino. Qualcosa che loro chiamano il Vero Mondo. Non chiedetemi cosa vuol dire, perchè non ne sono nulla... ma quello che so, è che la nostra regina collabora con loro per creare un nuovo mondo che sia più di suo gradimento, senza quelle insulse ninfe, driadi e spiritelli!"

"Razza di..." cominciò a dire Matilde, solo per restare senza parole quando il quickling schizzò a fianco di Maria e Gunter.

 

"E per quanto riguarda voi... la nostra signora vi valuterà scrupolosamente per deciderese siete degni di stare al suo fianco. Ha già trasformato i vostri due compagni in suoi schiavi, succubi della sua volontà... e quelli di voi che soddisferanno i suoi criteri avranno l'onore di diventare i suoi amanti!"

"Stai scherzando, vero?" esclamò Dario. "Io non... non... ugh... ma.. cosa... non... amerò... io..."

Il ragazzo provò un'improvvisa, innaturale sensazione di nostalgia e lontananza. Stava cercando di dire che non avrebbe mai amato una creatura come la Dama Senza Cuore... ma qualcosa gli impediva di dirlo. Proprio nel momento in cui le parole cominciavano ad uscirgli dalle labbra, aveva cominciato a provare una strana sensazione di nostalgia e lontananza, come se l'assenza della crudele fata gli provocasse un opprimente dolore fisivo ed emotivo. Le corde vocali si erano come congelate, impedendo a Dario di dire quello che voleva.

 

"D-Dario?" chiese Pandora, mentre il resto del gruppo - tranne Gunter - guardava il ragazzo biondo con evidente preoccupazione. "Dario, che ti succede?"

"Non... non lo so..." replicò il ragazzo biondo, con la fronte imperlata di sudore come se avesse appena corso sotto il sole cocente. "Mi... mi sento... strano... io... mi sento come se... la Dama... la mia signora... mi manca... io la voglio vedere... voglio stare con... no! No! Che cosa... che cosa sto dicendo?"

"La... la voglio rivedere anch'io..." mormorò Gunter, per poi spalancare gli occhi quando si rese conto di cosa aveva detto. "No! Io non voglio... ugh! Ma che... significa? Mi sento come se... volessi vederla, ma... non è questo... quello che voglio..."

 

Il quickling fece una breve risatina sguaiata. "Hahahaa! E' inutile che cerchiate di opporvi! Sembra proprio che l'incanto della mia signora stia già facendo effetto su di voi!" affermò. "Vedete... la mia signora ha già lanciato la sua malia sui vostri due compagni. In questo momento, mentre stiamo parlando, ogni sentimento che non sia amore e fedeltà assoluta verso la nostra signora sta venendo cancellato dai loro animi. E quando questo processo sarà terminato... i vostri compagni diventeranno come gli altri due, schiavi succubi della nostra signora, pronti ad uccidere o a morire per lei!"

"Che cosa? E' uno scherzo, vero?" esclamò furente Maria, cercando di infrangere le corde che la tenevano legata senza successo. "Dannati mostri... e vorreste fare la stessa cosa anche a noi?"

 

"Certo! A tutti quelli che soddisferanno la nostra signora, si intende! Tutti gli altri... saranno prosciugati delle loro energie vitali e lasciati in pasto a quegli idioti degli ogre!" spiegò il quickling, tornando in un lampo al centro della radura nella quale i prigionieri erano tenuti. "Ora però credo di aver parlato un po' troppo... quelli di voi che si guadagneranno le simpatie della nostra signora, potrano vedere di persona il nuovo mondo dei Malformatori, quello in cui la nostra signora avrà il suo regno di schiavi adoranti! Tutti gli altri... beh, al massimo potranno vedere il buco del culo di un ogre! Hahahahahaaa!"

 

"Ugh... grazie, non avevo davvero bisogno di questa immagine mentale." grugnì Maria. Dario e Gunter non sembravano essersi resi conto di quello che aveva detto il quickling, che fece una giravolta su sè stesso, come un bambino spensierato, e poi salutò con un cenno della mano, come se stesse parlando ad un gruppo di vecchi amici.

"Ora però... e questo lo dico con rammarico... vi devo lasciare. Aspettiamo un po'... un giorno o due, magari, in modo che il cuore dei vostri compagni si riempia di amore per la nostra signora. E poi... beh, un po' di pazienza, ognuno di voi avrà la possibilità di fare parte della corte della Dama Senza Cuore. Dipenderà da cosa deciderà lei... ma se fossi in voi cercherei di fare tesoro dei vostri ultimi momenti di lucidità! A presto!"

 

"Aaaaah! Torna qui, vigliacco! Slegami e battiti da uomo!" esclamò Matilde. La piccola guerriera cercò di alzarsi e districarsi dalle corde, ma riuscì soltanto a fare una magra figura quando incespicò e cadde a terra. Bastiano sospirò rassegnato davanti alla goffaggine della sua migliore amica.

"Sono sicuro che gliela stai facendo fare sotto, Mati..." commentò sarcastico, mentre il folletto se ne andava con una breve risata.

 

"E... E allora cosa dovremmo fare?" esclamò Matilde contorcendosi furiosamente sul terreno. La bambina cercava di mostrarsi arrabbiata e battagliera, ma la situazione in cui si trovavano stava mettendo a dura prova il suo autocontrollo, e Matilde non riuscì ad impedirsi di singhiozzare. "Noi... noi abbiamo... ugh... abbiamo superato tutti quei pericoli... ci siamo addestrati così a lungo... e abbiamo fatto tanta strada assieme... soltanto per falire così e diventare gli schiavi di quella strega con i tentacoli! Non posso accettare che finisca così!"   

 

"E infatti... non finirà così!" affermò Maria. Con un po' di sforzo, la robusta guerriera riuscì a liberare parzialmente il braccio destro, anche se così facendo finì per stirarsi un muscolo nella spalla. "Ugh... se solo riuscissi a liberarmi... e a trovare un'arma, quei dannati folletti vedrebbero subito chi è la vera dura qui! Voglio proprio trovarmi di fronte a quella Dama maledetta e impiccarla con i suoi tentacoli!"

Queste parole provocarono un'immediata reazione in Gunter e Dario. Con un ringhio feroce, il nano pistolero cercò di alzarsi in piedi e di scagliarsi contro Maria. "Uuuugh... non... non potete... fare del male alla mia signora! Io te lo impedirò..." ringhiò, per poi cadere in ginocchio mugolando come un cane.

 

"Non... non è una buona idea parlar male della Dama in questo momento!" esclamò Nisa. "Quella maledetta... sta già influenzando le loro menti! Sono spinti a difenderla, anche se questo va contro la loro volontà..."

"Voi... non... farete... uuuugh!" Dario, con uno sforzo di volontà, riuscì a concentrare i suoi pensieri sui suoi compagni e a sciacciare l'influenza della Dama Senza Cuore. "Ugh... r-ragazzi... io... non so quanto a lungo... potrò resistere..."

 

"Resisti, Dario! Gunter! Dobbiamo trovare un modo di opporci alla Dama senza Cuore ed impedirle di renderci suoi schiavi!" esclamò Pandora. La giovanissima fattucchiera si guardò attorno, sperando con tutta sè stessa che Sotero fosse riuscito a tornare al campo base e chiamare aiuto. In quel momento, il suo fedele famiglio era la loro migliore, e forse unica, possibilità di cavarsela.

 

"Maledizione... se solo sapessi come fare a rimuovere l'influenza di quella fata malefica... Ti prego, Dario, resisti! Quando... quando eravamo piccoli eri sempre tu il più determinato della tua banda, vero? Forza, Dario, puoi resistere!" esclamò Esmerelda, cercando di appellarsi alla forza di volontà del suo amico.

"Gunter!" esclamò Nisa. "Forza, Gunter, dov'è finita la testardaggine dei nani? TI fai dominare mentalmente dalla prima befana con i tentacoli che ti ammicca? Tu sei più forte di così, no?"

 

Le parole di Esmerelda riuscirono a fare breccia nella malia che aveva attanagliato Dario, e il ragazzo riuscì a concentrarsi su qualche immagine del suo passato, riportandosi alla realtà. Finalmente, si sedette per terra e tirò il fiato.

"Questo... temo che sarà un problema." commentò Agnese. "Non solo dobbiamo cercare di liberare Holmond e il signor Baldo dal controllo mentale della Dama Senza Cuore, ma dovremo combatterla sapendo che... tutti noi potremmo cadere vittime della sua influenza. E ovviamente, ammesso che riusciamo a liberarci da queste corde fatate..."

 

"Ci provo di nuovo..." disse Matilde, scuotendo la testa per cercare di asciugarsi gli occhi come meglio poteva con le mani legate, e riprese a sfregare le corde contro una roccia affilata vicina. Un attimo dopo, sentì qualcosa che si spezzava... e le corde che le legavano i polsi caddero a terra spezzate, liberandole le braccia. La bambina si guarddò le mani ora libere, con aria meravigliata... poi fece un sorrisetto arguto e mostrò le mani ai suoi compagni. "Ta-daaan! Visto? A forza di sfregarle e faticare, ce l'ho fatta!"

 

"Ottimo lavoro, Mati..." cominciò a dire Bastiano... un attimo prima che una piccola figura alata dalla pelle verdina, con un fiore rosso al posto dei capelli, svolazzasse accanto ai due bambini... e Bastiano non potè fare a meno di accorgersi che la creaturina teneva in una mano un piccolo coltello ricurvo, non più grande di uno stuzzicadenti!

"Hey!" esclamò la creaturina fatata, con una voce che ricordava il cinguettio di un usignolo modulato in modo da formare parole comprensibili. "Bella riconoscenza! Io mi do da fare per tagliarvi le corde e farvi uscire di qui, e voi non mi considerate neanche?"

 

"Ma cosa...?" esclamò Matilde. Si voltò e si accorse dell'esserino che l'aveva aiutata a liberarsi delle funi fatate... e una buffa espressione di disappunto apparve sul viso della piccola spadaccina. "Ugh. E dire che per un attimo mi ero illusa di avercela fatta da sola... ma tu chi sei? Da dove vieni?"

"Che domande, sono uno dei folletti di questi bellissimi boschi! Sono un petalo, per l'esattezza! Siamo al servizio della nostra signora, Lady Eudora!" affermò. Altri strani folletti, alti non più di trenta centimetri l'uno, con la pelle di colori vivaci e i capelli che ricordavano fiori, fronde o ciuffi d'erba, sbucarono dai cespugli, non nascondendo un certo disagio nel trovarsi così in profondità nel territorio della loro nemica giurata. "E ora, vi consiglierei di venire con noi, e in fretta! Le guardie della Dama non ci metteranno molto ad accorgersi che vi stiamo liberando!"

 

"Va bene. Le domande a dopo..." affermò Maria mentre veniva liberata. Si scrollò di dosso le corde e le gettò via, poi corse a liberare gli altri. Dario venne liberato per primo, e dopo essersi assicurato che l'incanto della Dama fosse sotto controllo almeno per il momento, usò i suoi coltelli per tagliare le corde di chi era ancora legato. Fu più difficile di quanto si era aspettato - le corde fatate avevano una resistenza incredibile, e Dario fu costretto a tagliare con tutte le sue forze prima che si rompessero.

"Grazie, Dario... sei... sei ancora in te, vero?" chiese Esmerelda. Non appena fu in grado di alzarsi, la ragazza dai capelli rossi si piazzò davanti a Dario e gli mise le mani sulle guance come se volesse tenergli ferma la testa e guardarlo dritto negli occhi. Il giovane sbattè gli occhi stupito mentre fissava i profondi occhi della sua amica... ed Esmerelda sorrise sollevata. "Sì... mi sembra tutto a posto, per adesso! Se... se senti ancora che quella dannata cerca di impossessarsi di te, pensa a noi, okay? Cerca di concentrarti su di noi, e mandala via dalla tua testa!"

 

"Ah... certamente, Esme." rispose il ragazzo. Tra sè, Dario pensò che gli sarebbe bastato pensare a lei per impedire alla Dama Senza Cuore di entrargli nella testa...

 

Un momento, ma a cosa stava pensando, in un momento come quello? Avrebbe avuto tempo dopo per pensarci, adesso doveva concentrarsi sulla fuga... e soprattutto, sul fatto che i servitori della Dama Senza Cuore gli sarebbero stati addosso in men che non si dica!

 

"Presto, amici... non abbiamo tempo da perdere!" esclamò Pandora, mentre cercava di liberare la bocca di Iaco. "Tra non molto quei bastardi ci saranno addosso, e..."

 

"ALLARME! Qualcuno sta liberando i prigionieri!" esclamò la voce acuta di uno dei quickling di guardia! Uno di quei velocissimi ed irritanti folletti era apparso all'ingresso della radura e stava gridando per dare l'allarme, con gli occhi spalancati e le antenne dritte sulla testa... e Francesco, che era appena stato liberato, afferrò un sasso da terra e lo scagliò contro il quickling, che reagì con rapidità e afferrò al volo il proiettile.

 

"Hah! Credevi davvero di..."

 

"Itpro Su'Vay!" La vocetta acuta di Iaco, appena liberato dalla museruola che gli avevano messo, risuonò nella radura... e un raggio di elettricità azzurra sfrecciò verso il quickling e lo colpì in pieno passo, trapassandolo da parte a parte e trasmettendo una letale scarica elettrica nel suo corpo! Il folletto maligno strillò orrendamente mentre l'elettricità mandava in corto circuito il suo sistema nervoso, ma un paio di secondi dopo, era già morto, prima ancora di toccare terra!    

 

"Uff... ecco, questo non darà più fastidio!" esclamò il piccolo coboldo, tirando finalmente il fiato. Nisa era andata a liberare il suo compagno animale, e un attimo dopo, Canga stava già saltellando a fianco dell'elfa.

"Grazie, ragazzi... siete arrivato appena in..." affermò Agnese non appena fu libera, guardandosi attorno e notando che stava arrivando qualcun altro... un'elfa vestita di nero con il volto segnato da delle cicatrici da acido sul lato destro del volto, e un mezzorco dal fisico robusto e dall'aria spiccia e sicura di sè... accompagnati da un altro individuo ben vestito, con i capelli neri e uno stocco assicurato ad un fianco. "Hm? E... e questi chi sono? Altri Abolitori?"

"Potrei farti la stessa domanda, sorella... ma credo che adesso dobbiamo fare in fretta!" esclamò l'elfa sfregiata, tirando fuori un piccolo oggetto simile ad un bastoncino di incenso dalla cintura degli attrezzi. Dario si voltò verso il sentiero da dove era arrivato il quickling, e sentì già i grugniti e i passi pesanti degli ogre che si avvicinavano assetati di sangue. Due massicce figure apparvero davanti all'ingresso pochi istanti dopo...

 

"RAAAAARGH!" Il primo degli ogre non perse tempo e sferrò un colpo verso Dario, ma il ragazzo riuscì ad evitarlo per un pelo e a scansarsi, mentre Esmerelda raccoglieva da terra un ramo e si apprestava ad usarlo a mò di bastone per difendere sè stessa e Dario da quei bruti senza cervello.

"Prigionieri cativi! No scapare, no!" mugugnò l'altro ogre. "Me uccide e mangia voi!"

 

"Non credo proprio che lo farai, sacco di carne!" esclamò Endlinn. "Prendi questo!"

 

Con rapidità, l'elfa spezzò il bastoncino che teneva in mano e lo lanciò davanti ai due bestioni... e dalla parte spezzata si sprigionò di colpo una densa nube di fumo grigio che avvolse completamente gli ogre! Immediatamente si sentirono le esclamazioni di rabbia e sorpresa dei due bruti, seguite da una serie di colpi di tosse, sputi e starnuti.

"Bel colpo, Endlinn! E ora aggiungo qualcosa anch'io..." affermò Sebastiano. Prese dalla sua bisaccia un piccolo sacco di tela e lo lanciò contro i piedi degli ogre, che ancora stavano cercando di sfuggire a quella nube di fumo irritante. La sacca si aprì all'impatto e rovesciò sul terreno una pozzanghera di denso liquido chiaro - una colla che attaccò al terreno i piedi degli ogre e impedì loro di muoversi.

 

"Me no potere muovere! Imbrolioni!" ululò uno degli ogre, sferrando colpi a vuoto come se questo potesse far seccare prima la colla. Ringhiando, i due bestioni cercarono di arrancare verso gli ex-prigionieri, che però non avevano intenzione di restare dov'erano.

"Presto, presto!" esclamò uno dei petali che erano venuti a salvarli. "Di qua, seguiteci! Ci vorrà un po' di tempo prima che ci trovino!"

Uno degli ogre riuscì a liberarsi dalla colla e scattò verso il gruppo... ma Holger era all'erta, e reagì estraendo un coltello dalla cintura e scagliandolo con mortale precisione, trafiggendo un occhio al bestione! L'ogre si bloccò di colpo e cadde in ginocchio ululando in preda al dolore, e dando al gruppo il tempo di nascondersi...

 

Ma Dario e i suoi compagni non si facevano illusioni. Sapevano fin troppo bene che quella confusione aveva sicuramente allertato la Dama Senza Cuore e i suoi scagnozzi.

Il ragazzo prese fiato, cercando di scacciare quella sensazione di nostalgia e di amore folle che cominciava di nuovo a farsi sentire. Come Esmerelda gli aveva consigliato, si concentrò nuovamente sul volto della sua amica, e riuscì ad indebolire il controllo che la fata malvagia esercitava su di lui... ma per quanto ancora sarebbe durato?

 

 

oooooooooo

 

 

"Cosa sta succedendo?" chiese freddamente la Dama Senza Cuore, distraendosi da un momento di relax che si era presa. In quel momento, la fata maligna era seduta su un tronco d'albero, affiancata da Holmond e da Baldo, e stava cingendo loro le spalle con due dei suoi tentacoli, mentre con gli altri due accarezzava loro il viso come se stesse facendo le coccole a due animali domestici.

 

Ma sentire i rumori della battaglia e poi il ringhio di dolore di un ogre l'aveva costretta a mettere da parte il passatempo, e la Dama Senza Cuore si alzò di scatto, lasciando i suoi due schiavi seduti lì, con un'espressione vacua sul volto. Stillavispa e due folletti alati dal corpo luminoso arrivarono rapidamente nella radura e si inchinarono al cospetto della loro padrona, che ordinò loro di alzarsi con un impaziente schiocco dei suoi tentacoli. "Allora, che state combinando, branco di incapaci? Che state facendo con i prigionieri? Possibile che non mi possa godere un attimo di tranquillità con i miei nuovi schiavetti?"

 

"Ecco... mia signora..." Stillavispa rispose con esitazione. "Io non... non vorrei darle questa notizia, ma siamo sotto attacco! La... la vostra nemica giurata... è stata guidata fin qui, e adesso ha portato un gruppo di centauri, leprilopi ed altre creature fatate a lei fedeli! Ci stanno attaccando da ogni parte!"

 

La Dama Senza Cuore strinse i denti e corrugò la fronte rabbiosamente. "Eudora... hai dunque deciso di tentare il tutto per tutto pur di eliminarmi, maledetta..." sibilò. "E va bene, se è la guerra che vuole, l'avrà! Questo sarà finalmente il giorno in cui ci sbarazzeremo di lei una volta per tutte! Cercatela dappertutto, non può essere lontana! E tu, Stillavispa... prendi la sua testa e portala al mio cospetto!"

Il folletto dal berretto rosso si alzò di colpo e annuì con determinazione, poi sollevò la sua enorme falce come se fosse un giocattolo. "Sì... sì, mia signora! Le giuro che questo sarà l'ultimo giorno di quella driade! Ha fatto una pazzia ad allontanarsi dalla sua quercia, e le costerà la vita!"

 

"Se fallisci, costerà la vita a te!" ringhiò la Dama Senza Cuore. "E ora andate! E nwl caso qualcuno dovesse giungere fin qui, mandate qui quattro ogre a farmi da guardie! Anche se ho con me questi due schiavi, vorrei conservarli, per quanto possibile!"

"Sarà... fatto!" esclamò uno dei folletti luminosi, con una voce acuta simile al suono del vetro tagliato. Stillavispa e i due folletti si ritirarono rapidamente, e pochi istanti dopo, un quartetto di ogre muscolosi e sgraziati arrivò al cospetto della Dama Senza Cuore e si inchinò al suo cospetto. La fata maligna toccò uno di loro con il suo tentacolo, e il bruto alzò la testa con aria trasognata, guardando la sua padrona negli occhi.

 

"Molto bene, ammassi di carne. Voi state qui e proteggetemi nel caso quei vermi arrivino fin qui." affermò. "Mi aspetto che voi diate la vita per me, se sarà necessario."

"Noi... obbedire..." biascicò l'ogre, e i quattro bestioni si rialzarono e si piazzarono accanto alla loro padrona mentre questa si sedeva di nuovo tra Holmond e Baldo, accarezzando loro la faccia con i tentacoli.

 

"Ovviamente, miei amati... mi proteggerete anche voi, vero?" sussurrò melliflua la Dama. I due Abolitori schiavizzati si avvicinarono alla loro padrona, tenendosi stretta a lei come se fosse la loro unica ancora di salvezza...

 

 

ooooooooooo

 

 

"Cercateli! Trovateli! Devono essere da queste parti!" esclamò un quickling con tono furente, mentre lui e un drappello di ogre si faceva largo tra le fronde, spezzando rami e calpestando arbusti nella frenetica ricerca dei fuggitivi. In quel frangente, la velocità per la quale i quickling erano conosciuti non era di alcuna utilità, e questo, assieme al fatto che il suo compagno era stato ucciso, gli faceva perdere il controllo per la rabbia.

 

Emettendo una serie di grugniti inarticolati, gli ogre usarono i loro pesanti randelli per sfalciare l'erba e i cespugli attorno a loro. Uno di loro ebbe l'impressione di vedere qualcosa che si muoveva dietro un cespuglio, a solo qualche metro di distanza... e si lanciò alla carica con un ruggito, brandendo la clava di legno duro con entrambe le mani!

 

Il cespuglio si mosse... e dalle foglie uscì una freccia che solcò l'aria e si piantò nella gola dell'ogre, che venne scagliato indietro dalla potenza del colpo e si schiantò a terra agonizzante. Non fece in tempo a morire per quel colpo, tuttavia, perchè un altro ogre gli schiacciò la testa sotto un piede mentre si lanciava alla carica.

 

"Attenti! Eccoli che arrivano!" esclamò il centauro che si era nascosto nell'arbusto. Un altro centauro apparve da dietro un albero, e scagliò un'altra freccia, che l'ogre intercettò con un colpo di clava. Immediatamente, due agili leprilopi uscirono dai cespugli e usarono le loro corna per far inciampare il bestione, trafiggendogli le gambe con i loro palchi acuminati. Il bruto indietreggiò ululando di dolore, mentre i due animali fatati si staccarono e poi si separarono per caricare sui fianchi il quickling...

 

 

oooooooooo

 

 

"Maledizione! Cosa sta succedendo? Dov'è quella maledetta?" esclamò Stillavispa. La sua falce scattò in avanti, ferendo gravemente un centauro... e il berretto rosso spiccò un salto e sferrò un fendente al collo dell'uomo-cavallo, troncandogli il capo con terrificante facilità. La testa del centauro, il volto ancora contorto in un'espressione di rabbia ed orrore, rotolò sul terreno... e Stillavispa si prese un attimo per togliersi il berretto ed immergerlo nel sangue dell'avversario abbattuto. Se lo rimise in testa e imbracciò nuovamente la sua falce, mentre attorno a lui arrivavano altri seguaci di Lady Eudora. "Cercate Eudora! Dovete trovarla e distruggerla! Se la eliminiamo, non ci saranno più rivali per la nostra signora!"

 

"Non vi permetteremo di farlo!" esclamò un petalo, fluttuando attorno ad un ogre e tempestandolo di piccole frecce. Ringhiando, il bestione cercò di colpire il folletto alato con il suo randello, ma quest'ultimo si dimostrò troppo piccolo ed agile per essere colpito in questo modo, e riuscì a scansarsi per scagliare altre frecce da una posizione sicura. Un leprilope intervenne, colpendo alla schiena l'ogre con le sue corna, e infliggendogli una serie di dolorose ferite... e un attimo dopo, altri due leprilopi intervennero e si avventarono sul bestione, colpendolo a morte con le loro corna.

 

"Bene! Bel colpo!" esclamò un altro petalo, mentre incoccava un'altra freccia. "Presto, andiamo avanti! Dobbiamo fare in modo che..."

Non ebbe il tempo di finire la frase prima che una enorme mano verrucosa lo afferrasse, e il folletto lanciò un grido di terrore mentre veniva trascinato verso l'ogre a cui apparteneva la mano in questione. Con un sorriso idiota sul volto deforme, il bruto guardò la sua preda per un attimo... e poi spalancò la bocca e vi gettò dentro intero il malcapitato petalo. Si sentì un orrendo rumore di masticazione, e dei rivoletti di sangue ambrato simile a resina colarono giù dall'orrida bocca dell'ogre, che ingoiò il boccone un attimo dopo.

 

"Heheee! Pappa bona!" commentò il bestione, leccandosi le labbra compiaciuto con una lingua che sembrava un grosso pezzo di carne marcia.

Ma un istante dopo, una freccia scagliata da un centauro colpì l'ogre alla fronte, in mezzo agli occhi, vendicando il folletto divorato. Un altro ogre cercò di raggiungere il punto da cui era provenuta la freccia, ma venne colpito in pieno petto da altre due frecce e cadde al suolo agonizzante.

 

"E questo che diavolo..." ringhiò Stillavispa, agitando la sua falce e mietendo diversi petali con i suoi terribili fendenti. Furente, il berretto rosso imbracciò la falce e si scagliò in direzione del punto da cui venivano le frecce. Improvvisamente, la vegetazione del sottobosco cominciò a crescere a dismisura, e il folletto maligno venne aggredito da numerose liane verdeggianti che cercavano di avvinghiarsi attorno a lui... e da un tappetto d'erba che si muoveva da sola e tentava di soffocarlo. Stillavispa si liberò dalle liane con alcuni fendenti, facendo a pezzi foglie e fili d'erba, e si allontanò... ma notò con disappunto che un quickling e tre ogre non erano stati abbastanza veloci, e stavano venendo avviluppati dalle vegetazione che si era messa a crescere senza controllo. Un terzetto di centauri usò gli ogre come bersagli per fare pratica, uccidendoli a colpi di frecce e giavellotti.

 

"Scommetto... che non vi aspettavate... hanf... di vedermi qui, vero?" affermò una voce melodica che tuttavia mostrava degli innegabili segni di fatica. Lady Eudora, una mano ancora puntata contro Stillavispa, uscì dal fitto della foresta con passo sicuro, affiancata da un gruppetto di petali e dai suoi tre centauri guardie del corpo. "Ho pensato... che giunti a questo punto... nemmeno io potevo esimermi dal partecipare allo scontro."

 

"Me spacca te..." cominciò a dire uno degli ogre, un attimo prima che Eudora lo riducesse al silenzio con un gesto della mano: diverse liane si avvinghiarono attorno al collo del bestione e strinsero come un cappio, strozzandolo.

"Non sapete dire nient'altro, voi ogre?" chiese Eudora con aria esasperata, per poi rivolgersi a Stillavispa. "Non voglio... combattere inutilmente..." ansimò. "Per favore, Stillavispa... spostati e... lascia che vada a confrontarmi con la tua padrona..."

 

"Hah! Certo, come no." sghignazzò il berretto rosso, affiancato all'istante da un paio di creaturine alate che emettevano una strana, innaturale luminescenza. "La mia signora mi ha affidato il compito di aiutarla, e ora dobbiamo consegnare quei bambini ai Malformatori."

 

"Ma a quale... scopo?" chiese la driade, mettendosi in guardia e cercando di non far trasparire il suo malessere. Stare lontana dall'albero a cui era legata era deleterio per qualsiasi driade... "Cosa... cosa sperate di ottenere in cambio... dai Malformatori?"

"La mia signora ha i suoi motivi. Aiutando i Malformatori, aiuterà anche sè stessa a raggiungere il suo scopo." replicò sibillino Stillavispa. "Ma non sei venuta qui per chiacchierare, immagino. Quindi... ora difenditi, Lady Eudora! Sono sicuro che la mia signora mi sarà estremamente grata quando le porterò la tua testa!"

 

"Prima dovrai... staccarmela dal collo. E non te lo lascerò fare così facilmente..." ribattè audacemente la ninfa dei boschi. Mentre attorno a loro riprendeva la battaglia contro gli ogre, Eudora e Stillavispa si misero in guardia... e i centauri che affiancavano la driade scagliarono tutti assieme le loro frecce, mirando ai folletti luminosi che affiancavano il berretto rosso. Ma questi ultimi, con un'esclamazione che suonava quasi come lo stridio del vetro tagliato, schivarono le frecce con una rapida acrobazia e si lanciarono all'attacco. Uno di loro, un esserino emaciato simile ad un elfo in miniatura, con gli occhi senza pupille, pronunciò qualche parola nel linguaggio mistico delle fate... e il suo corpo venne illuminato per un attimo da una strana luce arancione, che investì gli occhi di uno dei centauri. L'uomo-cavallo stava per scoccare un'altra freccia, ma improvvisamente fece cadere a terra l'arco con un'esclamazione di dolore e sorpresa, e si portò entrambe le mani agli occhi.

 

"Aaaaargh!" esclamò il malcapitato centauro, aprendo gli occhi e rendendosi conto che non riusciva più a vedere nulla se non una grande luce arancione. "Che... che cosa... non ci vedo più! Sono cieco!"

"Attenti, quell'altro sta..." esclamò l'altro centauro, tirando contro il secondo folletto lucente mentre Stillavispa si scagliava addosso ad Eudora con un ghigno feroce. La driade lo attese a piè fermo e si scansò abilmente all'ultimo momento, facendo sì che la lama della falce le passasse a pochi centimetri dal viso.

 

"Sfera di Ghiaccio!" esclamò la driade, tenendo le mani aperte davanti a sè. Una sfera di fiamme blu ed azzurre che sprigionavano gelo scaturì di colpo davanti a lei... e Stillavispa venne colpito in pieno e scagliato indietro con un grido di sorpresa. Nello stesso momento, il secondo dei folletti lucenti terminò il suo incantesimo... e la luce venne amplificata di colpo, come se le fronde degli alberi si fossero separate di colpo e avessero permesso ai raggi del sole di illuminare la radura. Nello stesso momento, i due folletti alati ridacchiarono maligni mentre le loro figure sbiadivano e diventavano invisibili.

 

"Heheheee... vedo che vi siete preparati, ma come potete constatare... anche noi siamo stati pronti a ricevervi!" esclamò Stillavispa con un ghigno atroce. "Forza, fatevi sotto! Vediamo come ve la cavate contro di me... e contro due predoni di luce invisibili! Hahahahaaa!"                  

Eudora e il centauro ancora in grado di combattere si fecero avanti, e la ninfa dei boschi lanciò un altro incantesimo e si passò la mano sugli occhi. Immediatamente, le figure diafane dei predoni di luce riapparvero ai suoi occhi.

 

"Terius, io li vedo ancora..." disse al centauro che le stava ancora a fianco. "Restiamo qui e proteggiamo Kolo. Kolo, tu non ti preoccupare... faremo in modo di restituirti la vista quando questa battaglia sarà conclusa."

"Non fare promesse che non sei in grado di mantenere, Lady Eudora." ribattè Stillavispa, partendo di nuovo all'attacco. Con un grido di battaglia, il berretto rosso si lanciò di nuovo all'attacco, mentre la driade cercava in qualche modo di tenere d'occhio sia lui che i due predoni di luce, che ora stavano volando in direzioni opposte per coglierli da entrambi i lati...

 

 

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I due quickling assegnati a fare la guardia all'equipaggiamento dei prigionieri si guardarono attorno spaesati, sentendo il caos degli scontri che stavano iniziando nelle vicinanze.

 

"Che... che sta succedendo? Ci stanno attaccando?" esclamò uno di loro, tenendo stretta una lancia dalla punta affilata. "Dobbiamo... correre a dare una mano alla nostra signora!"

"No, fermo!" esclamò il suo compagno, ponendo l'asta della sua lancia davanti a lui per intimargli di restare dov'era. "La nostra padrona ci ha ordinato di restare qui ed accertarci che nessuno si avvicini all'equipaggiamento dei prigionieri. Quando ci sarà tempo, faranno una cernita e vedranno cosa ci può essere utile e cosa potremo dare ai nostri alleati in cambio di qualche favore."

 

"Ugh... non credi che sarebbe inutile tenerli qui se finissimo per essere sopraffatti perchè noi due non erano nel posto giusto al..." cominciò ad obiettare il primo quickling. Ma non riuscì a terminare la frase prima che un'ombra furtiva scivolasse alle sue spalle, e un pugnale di ottima fattura, forgiato in ferro battuto a freddo, gli si piantasse nella gola. Il quickling ebbe un ultimo fremito e si accasciò senza fare un grido, e il suo compagno si voltò di scatto e guardò la possente figura di Holger che estraeva la lama dal corpo del mostriciattolo fatato.

"Ma che diavolo... no! Come avete fatto a..." cominciò a dire il folletto, prima che Canga uscisse dai cespugli e si lanciasse su di lui, agguantandolo con le zampe anteriori e scalciando violentemente con quelle posteriori! Il folletto era resistente ai colpi fisici, ma anche così i calci del canguro erano molto potenti e lo stavano fiaccando.

 

"Okay, Canga. Lascialo pure andare." disse la voce di Nisa. Obbediente, il canguro mollò la presa sul quickling, che crollò a terra troppo stordito per reagire. Maria uscì a sua volta dal nascondiglio e si avventò sul quickling, agguantandolo per la gola e tenendolo fermo a terra. Il mostriciattolo grugnì e si dimenò debolmente per un attimo, ma si rese subito conto di non avere possibilità quando il gruppo di Dario e i loro alleati uscirono dalle fronde e dalla vegetazione attorno a loro... accompagnati da un nutrito gruppo di variopinti petali che svolazzavano allegramente attorno a loro.

 

"Sorpreso, eh?" chiese Pandora, accarezzando Sotero che le era salito tra le braccia e stava facendo allegramente le fusa! "Puoi ringraziare il mio servizievole famiglio... e un petalo che ha avuto l'accortezza di seguirci! Ci hanno raccontato tutto, sai? Sotero è corso a chiamare i nostri alleati... e quel grazioso folletto ha avvertito Lady Eudora e le ha detto dove ci avevate portati!"

"Abbiamo avuto la fortuna di incrociare i nostri alleati mentre venivamo qui a salvare il culo ai nostri colleghi." affermò Sebastiano, tenendo lo stocco alzato con fare intimidatorio. "Adesso tutta questa foresta sa dove siete... e credo che la tua signora dovrà fare le valigie e andarsene!"

"Non prima che noi liberiamo il signor Baldo e il signor Holmond." precisò Francesco. "Okay, ragazzi... legate quel folletto, mentre noi ci riprendiamo quello che ci hanno sottratto... e poi voliamo a dare una mano a Lady Eudora. Se è venuta anche lei qui... si troverà in una posizione di svantaggio, visto che è lontana dal suo albero."

 

"Bene... allora... non perdiamo tempo e... ugh..." grugnì Gunter. Il nano pistolero aveva cercato di recuperare le sue armi, e il suo moschetto in particolare... ma la sensazione di vuoto e nostalgia che lo aveva colpito poco prima si fece sentire di nuovo, minacciando di paralizzarlo. Stringendo i denti, il nano si mise una mano sulla faccia e si morse leggermente il palmo, sperando di riportarsi alla realtà... e per il momento, lo stratagemma funzionò.

 

"Gunter, tutto bene?" chiese Iaco con evidente preoccupazione.

Gunter fece il segno dell'okay, anche se non riusciva a dissimulare del tutto la sua preoccupazione. "Sì... sì, più o meno. Me la caverò, in qualche modo." affermò. "Ora... forza, raccogliamo quello che ci serve... e andiamo a dare una mano!"

 

Uno alla volta, gli altri Abolitori e i loro alleati corsero a raccogliere le loro armi, armature e il resto dell'equipaggiamento, cercando di pensare ad un modo per affrontare l'ormai inevitabile scontro con la Dama Senza Cuore...   

 

 

 

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CONTINUA...          

         

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Capitolo 33
*** Le regine del bosco fatato, Parte 1 ***


Pathfinder: L'Ascesa della Follia

Una fanfiction di Pathfinder scritta da: Justice Gundam

 

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Capitolo 33 - Le regine del bosco fatato, Parte 1

 

Eudora fece un abile salto mortale all'indietro, evitando per un soffio la lama della falce di Stillavispa, che stava incalzando con sempre maggiore veemenza. Il feroce berretto rosso sapeva quale fosse il punto debole della driade, e vedeva che la lontananza dal suo albero la stava lentamente fiaccando.

 

"Stai resistendo, Lady Eudora. Sono colpito." affermò Stillavispa. Con un abile gioco di mani, soppesò la falce tra le mani e la tenne alzata sopra la testa. "Ma quanto a lungo potrai durare?"

"Abbastanza da ucciderti, se sarà necessario." rispose lei, cercando di non mostrare segni di cedimento. Eudora estese un braccio davanti a sè e chiuse di colpo la mano a pugno, mentre pronunciava una singola parola nella lingua degli elfi. "LachMagol!"

 

Si sentì il suono di qualcosa che prendeva fuoco, e una spada fatta di fiamme vive apparve nelle mani della driade, che riprese ad avanzare verso Stillavispa. Il folletto sanguinario assunse un'espressione più concentrata e si fece avanti a sua volta, avvicinandosi con attenzione alla sua nemica. I due contendenti si avvicinarono con prudenza, muovendo un passo lento, poi un altro... e infine gettarono al vento ogni indugio e si scagliarono all'attacco con decisione! Stillavispa fissò la spada fiammeggiante che Eudora brandiva e si gettò di lato, cercando di prevedere la traiettoria che la lama avrebbe seguito... e poi sferrò un poderoso fendente con la sua falce, mirando al collo della driade!

 

Ma Eudora, anche se indebolita dalla lontananza dal suo albero, era comunque più veloce ed abile di quanto il berretto rosso avesse previsto. Mosse rapidamente la spada e intercettò la lama della falce, e le due armi si respinsero a vicenda con un tintinnio infernale.

Eudora recuperò la guardia per prima e sferrò un attacco poderoso, la sua lama fiammeggiante tracciò un arco dall'alto verso il basso che colpì l'avversario alla spalla. Stillavispa riuscì a scansarsi all'ultimo momento ed evitò di perdere il braccio, ma anche così, la punta della spada fiammeggiante aprì una dolorosa ferita dai bordi frastagliati nella spalla del berretto rosso.

 

Stillavispa grugnì e barcollò, ma si riprese con allarmante rapidità e si gettò di nuovo all'attacco... questa volta sferrando un poderoso calcio con i suoi stivali rafforzati di piastre di ferro. Eudora non riuscì a difendersi, e il calcio la raggiunse al diaframma - la ninfa emise un breve grido di dolore quando sentì le piastre di ferro sulla pelle, come una marcatura a fuoco.

Un altro fendente partì, mirando al collo di Stillavispa, e il folletto sanguinario riuscì per un pelo a deviarla con la sua falce e a rispondere con altri due fendenti... ma Eudora sembrava essersi velocizzata, e riuscì a parare entrambi i colpi con abilità. La driade e il berretto rosso iniziarono un tremendo duello, scambiandosi fendenti ed affondi che sollevavano un assordante frastuono metallico.

 

"Rassegnati, Stillavispa! Non potete sperare di vincere!" esclamò la driade dopo aver parato un colpo e aver bloccato la falce dell'avversario contro il terreno. Quando Stillavispa cercò di sferrare un altro calcio, Eudora anticipo' il colpo e raggiunse a sua volta il nemico con un calcio al ginocchio. "Arrenditi e portami dalla tua padrona!"

"Preferisco portarle la tua testa!" rispose Stillavispa con un ghigno malvagio, spingendo ancora di più contro la sua avversaria. Eudora fece finta di perdere forza e si fece spingere indietro di qualche passo, fino a che non arrivò a toccare una radice emergente con il tallone.

 

Eudora barcollò e cadde a terra di schiena, come se avesse appena inciampato sulla radice. Sperava che Stillavispa fosse caduto nella trappola... e infatti, quando la vide finire a terra, il folletto assassino ghignò e sollevò la falce per sferrarle un colpo mortale.

"Sei finita!" esclamò vittorioso.

Ma Eudora aveva calcolato bene i tempi. Con un abile movimento, scattò in avanti nel momento stesso in cui Stillavispa si mosse per sferrare il suo affondo... e superò rapidamente la difesa dell'avversario, infilando la spada fiammeggiante in mezzo alle sue costole!

 

Stillavispa rabbrividì e lanciò un urlo terrificante che si trasformò rapidamente in un gorgoglio. La falce gli cadde dalle mani, e con un ultimo fremito, il folletto maligno si spense sulla punta della spada infuocata. Eudora estrasse la lama dal corpo senza vita, che si afflosciò a terra e cominciò a bruciare come una cartaccia.

"Lady Eudora, avete vinto!" esclamò Koro, uno dei centauri che la accompagnavano. L-uomo-cavallo aveva appena trafitto uno dei due folletti di luce che accompagnavano Stillavispa, e la creaturina alata emise uno strillo acuto prima di trasformarsi in un mucchietto di cenere. L'altro centauro, Terius, era ancora impegnato con il suo avversario, che si stava rivelando più agile e tenace del previsto... ma non appena il predatore di luce vide che Stillavispa e il suo compagno avevano fatto una brutta fine, venne colto dal panico e decise di non voler sfidare la sorte ancora a lungo. Approfittando di un attimo di stanca nel duello con Terius, il folletto luminoso si staccò dall'avversario e si rese invisibile, sparendo in un lampo da sotto gli occhi del suo nemico.

 

Eudora si rialzò e riprese fiato. Purtroppo, ancora una volta, si doveva rendere conto che la lontananza dal suo albero le era molto deleteria - ci mise più tempo del solito a recuperare del tutto. "Heh... mi sembra ovvio. Non sarà un tirapiedi come quello a battermi." affermò. Gettò un'occhiata sprezzante al corpo senza vita di Stillavispa, che stava cominciando ad accartocciarsi e ad avvizzire. La pelle divenne grigia come piombo, e il corpo cominciò rapidamente a ridursi in cenere sotto gli occhi della ninfa. "Ma ora dobbiamo sbrigarci. Raccogliete tutti coloro che sono ancora in grado di combattere, e andiamo a fare visita alla Dama. Sicuramente ci starà aspettando, e se la conosco bene come credo, avrà tenuto con sè un bel po' di schiavi perchè combattano al suo fianco."

 

"Non saranno quelli a fermarci, Lady Eudora." affermò Koro. Diede una rapida occhiata alla sua lancia per assicurarsi che fosse ancora in buone condizioni, poi la puntò sul terreno in una sorta di presentat-arm. "Ci guidi pure. Noi la seguiremo ovunque."

Eudora annuì e richiamò la lama infuocata, facendola scomparire in una breve fiammata. Non era ancora sicura al cento per cento delle sue possibilità contro la Dama, ma se non altro, sapeva di poter contare sui suoi fedeli.

 

E sapeva che avrebbe dovuto combattere per loro con ancora più accanimento. Questa sarebbe dovuta essere l'ultima battaglia con la Dama Senza Cuore.

 

 

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Ma nel profondo della macchia stava infuriando un'altra battaglia - il gruppo degli Abolitori, una volta recuperate le armi e l'equipaggiamento, stava facendosi largo tra le sbalordite guardie della Dama Senza Cuore, delle quali molte erano già a terra senza vita o in fuga a gambe levate. I pigri e lenti ogre avrebbero certo costituito una seria minaccia se fossero stati all'erta... ma ora che erano stati colti di sorpresa, erano stati colti dal panico e non riuscivano ad opporre una resistenza efficace.

 

"RAAAAARGH! Omini scappati! Prendere! Noi spacca!" ringhiò un bestiale ogre dal corpo coperto di verruche e dalle labbra esageratamente grandi. Afferrò un grosso randello chiodato e lo agitò verso Maria, che si fece avanti brandendo la sua micidiale ascia.

"Maria, ti do una mano io!" esclamò Esmerelda. "Ehlonna, madre del verde, concedi alla mia compagna la forza del toro, che ella possa sgominare questi spregevoli profanatori!"

 

Esmerelda toccò la schiena di Maria, e la guerriera venne brevemente avvolta da una tenue aura magica gialla. Maria si sentì improvvisamente più forte e più robusta, come se i suoi muscoli si fossero ingranditi di colpo. Con uno scatto improvviso, si gettò all'attacco e sferrò un poderoso fendente con la sua ascia che affondò nella carni dell'ogre. Il bestione lanciò un ululato agghiacciante e crollò a terra in un lago di sangue, ma Maria non si fermò a bearsi della vittoria e rivolse immediatamente la sua furia ai due ogre che cercavano di prenderla ai lati. Parò un colpo di clava da parte del primo assalitore, poi si voltò di scatto verso l'altro, evitò un altro attacco e sferrò un fendente con la sua ascia, portando via la gamba destra al bestione all'altezza del ginocchio. L'ogre si accasciò al suolo con un ringhio di dolore, e il pugnale di Agnese gli trafisse la gola, ponendo fine alla sua vita mentre Maria rivolgeva la sua attenzione ad altri due ogre.

 

"Fatevi sotto, ammassi di carne! Ora non c'è la vostra signora a farvi da balia!" esclamò Maria con voce possente. La giovane donna era una furia scatenata - si muoveva con rapidità e decisione da un bersaglio all'altro, vibrando dei colpi micidiali che incutevano timore persino a quelle montagne di muscoli. Ad ogni colpo, un ogre cadeva a terra morto o agonizzante, e i due che avevano cercato di prenderla alla sprovvista in quel momento non fecero eccezione. Un tremendo colpo d'ascia si abbattè sulla base della spina dorsale di uno dei due con uno scricchiolio agghiacciante. Poi, mentre il secondo ogre si abbatteva a terra come una bambola infranta, Maria parò un colpo dell'altro ogre e poi sferrò un fendente micidiale, piantando la lama dell'ascia nel ventre dell'avversario.

 

"Maria sta facendo tutto da sola..." commentò Matilde, che sembrava essere al tempo stesso impressionata ed annoiata. Praticamente tutti i nemici si stavano gettando su Maria, lasciandone solo alcuni per il resto degli Abolitori.

"Non lamentarti troppo, Mati. Maria ci sa fare... e noi possiamo sistemare il resto!" rispose Gunter, preparando la sua ascia per affrontare un altro gruppo di nemici. Un paio di quickling si ritirarono davanti al cipiglio minaccioso del nano, ma un terzo cercò di avvicinarsi per colpirlo ad un fianco...

 

E venne prontamente intercettato da un incantesimo lanciato da Pandora.

"Infliggi!" esclamò la giovane fattucchiera. I suoi occhi diventarono neri e senza pupille per un istante, e Pandora si mosse con rapidità per intercettare il quickling. Riuscì a raggiungerlo e gli appoggiò la mano destra sulla spalla... e un istante dopo, una raffica di raggi di luce nera eruppero dal corpo del folletto maligno, che crollò a terra ululando di dolore.

"Miao! Non riesco a crederci, l'hai davvero beccato!" esclamò Sotero.

 

"Fin qui... tutto bene, credo." affermò Dario. Uno degli ogre, ferito ma ancora non disposto ad arrendersi, gli afferrò la caviglia e cercò di trascinarlo a terra, ma Dario reagì con rapidità e precisione, e gli lanciò un coltello in mezzo agli occhi. "Tsk... state attenti, questi mucchi di carne sono duri a morire."

"Tranquillo, qui tutto sotto controllo!" esclamò Iaco. Il piccolo coboldo evitò abilmente un colpo di clava da parte di un ogre, poi gli scivolò in mezzo alle gambe e lanciò un incantesimo. "SrikaXiekiv!" sussurrò, mentre con una mano raccoglieva della terra e la lanciava addosso al bestione.

 

L'ogre barcollò e sbattè gli occhi... poi si voltò verso Iaco e sfoderò il sorriso più amichevole di cui un ogre fosse capace! Iaco ricambiò il gesto, poi indicò un altro ogre che stava combattendo contro Francesco. "Hey, amico! Vai a dare mano! Tuoi amichetti vogliono fare male al mio amico lì!"

"Sì? Me spacca amicheti!" ringhiò l'ogre ammaliato. Si diresse a grandi falcate verso uno degli ogre che stavano attaccando Francesco e gli abbattè la clava sulla testa, facendogli quasi schizzare via gli occhi dalle orbite, e facendo in modo che il mezzelfo dovesse occuparsi di uno solo dei mostri.

 

"Bell'incantesimo, Iaco!" disse il piccolo Bastiano. Il piccolo oracolo si teneva vicino alla sua più robusta amichetta, la cui spada era gocciolante del sangue di un paio di ogre che avevano commesso l'errore di crederla un facile bersaglio.

"Charme Persone aiuta molto se usato bene!" spiegò il piccolo coboldo. L'ogre incantato rivolse la sua collera a quello che era rimasto in piedi e cercò di incalzarlo, ma quest'ultimo distolse la sua attenzione da Francesco e colpì il suo compagno con un pugno, senza neanche chiedersi il motivo del suo strano comportamento.

 

Fu l'ultimo errore che l'ogre commise, visto che Francesco ne aprofittò per incoccare una freccia e scagliarla nella tempia del bestione. Il mezzelfo si ritirò e preparò subito un'altra freccia... ma si accorse che era stata una perdita di tempo, visto che praticamente tutti gli ogre erano a terra morti o in fin di vita, e Maria si ergeva in piedi in mezzo ai corpi dei bestioni, ansimante, ammaccata e con l'ascia grondante di sangue ancora stretta tra le mani.

"Haaa... Haaa... Eccovi... eccovi sistemati, grossi stronzi." ansimò Maria con un ghigno di vittoria, e appoggiò la schiena ad un albero per rilassarsi. "Allora? Niente male per una... donnetta, eh?"

 

"Bel colpo, Maria. Ricordami di non farti mai arrabbiare..." commentò Pandora con una risatina nervosa. Nisa e Canga si avvicinarono, e l'elfa arciera sorrise, facendo un segno dell'okay alla giovane fattucchiera e al suo felino.

"Credo... che il resto delle guardie della Dama Senza Cuore fosse impegnato da un'altra parte..." cominciò a dire Dario. Non riuscì però a finire la frase, prima che un improvviso dolore gli trafiggesse il petto, e si sentì scosso da una indescrivibile sensazione di desiderio e nostalgia. L'immagine della Dama Senza Cuore, con le braccia tentacolari che si agitavano come serpenti mostruosi, e gli occhi rossi ed ardenti che sembravano scrutare nella sua anima, gli era apparsa nuovamente davanti, le labbra rosse e carnose sollevate in un sorriso invitante. Il ragazzo cominciò a respirare affannosamente. L'innaturale desiderio di rivederla e di farsi toccare da lei gli provocava dolore fisico, una brama soprannaturale che minacciava di fargli perdere la ragione e spingerlo dritto nei tentacoli della fata malvagia.

 

E poco più in là, era sicuro che a Gunter fosse successa la stessa cosa...

 

"Dario!" esclamò Esmerelda, cercando di raggiungere il suo amico. Il ragazzo biondo artigliò il terreno, come se questo lo aiutasse a restare ancorato alla realtà... e l'immagine della Dama che lo richiamava sbiadì un po', ma non si dissolse del tutto.

"Che... che sta succedendo a Dario?" chiese allarmato Holger, che arrivò in quel momento per vedere lo stato in cui il giovane e il nano si trovavano.

 

"Non lo so esattamente..." disse Nisa. "E' cominciato mentre eravamo là, legati come tanti salumi... e Dario e Gunter hanno cominciato a mostrare questi strani sintomi. Ho paura che quella fata... gli abbia fatto... qualcosa... Ugh... ma cosa..."

Canga sgranò gli occhi allarmato quando Nisa cominciò a farsi aria con il colletto, come se avesse improvvisamente avuto una vampata di calore. L'elfa barcollò e appoggiò un ginocchio a terra... e davanti ai suoi occhi, cominciò ad apparire la figura di una donna dalla pelle candida e dalle labbra rosse, con degli orridi tentacoli neri al posto delle braccia, ma che comunque irradiava un'aura seducente e pericolosa...

 

"Nisa!" L'elfa riuscì a sentire la voce di Pandora che la chiamava... e un improvviso dolore alla mano destra quando Sotero le affondò i dentini nel palmo!

"Miao! Che ti prende, Nisa? Svegliati! Dobbiamo alzare i tacchi, miao!" esclamò il gatto nero. Nisa lanciò un breve grido di dolore e scosse la mano, guardando sorpresa verso il felino, e poi verso i suoi compagni di squadra che si radunavano attorno a lei, Gunter e Dario per capire cosa stesse accadendo.

 

"Aaaah, che diamine..." mormoròl'elfa, passandosi una mano tremante sulla fronte sudata. Vide Endlinn che le tendeva la mano per aiutarla ad alzarsi, e accettò di buon grado l'aiuto, per poi accarezzare Canga che andò a verificare se stava bene. "Grazie, ENdlinn... e grazie anche a te, Canga. Non so che diavolo mi ha preso... ma temo che sia la stessa cosa che ha preso Dario e Gunter..."

"Che diamine significa?" chiese Maria. Raggiunse Dario ed Esmerelda, mentre il giovane era ancora inginocchiato a terra con il fiato corto. "Dario! Dario, che ti prende?"

 

"Devo... devo vederla... no! Non devo... uuuugh!" esclamò il ragazzo, in preda ad un dolore emotivo che si stava facendo quasi fisico. Finalmente, con uno sforzo di volontà che lo lasciò barcollante ed ansimante, Dario riuscì a scacciare l'immagine della Dama e si concentrò sul volto di Esmerelda che lo guardava con evidente apprensione. "Hanf... hanf... Esme... Esme, sei tu? Non... non sto vedendo delle illusioni, vero?"

 

"Dario?" chiese la giovane donna. Mosse una mano davanti al volto del ragazzo, e si sentì rassicurata nel vedere che i suoi occhi la seguivano. "Uff... meno male, ho avuto paura... All'improvviso ti sei messo a delirare, e sembrava che stessi male..."

"Sono i poteri di Dama Senza Cuore! Anche Gunter vittima!" esclamò allarmato Iaco. Il nano stava cercando di trattenersi, ma l'influsso della Dama stava minacciando di soffocare ogni parvenza di pensiero razionale, e Gunter stava ricorrendo a metodi drastici per cercare di tenersi ancorato alla realtà.

 

"Smettila, maledetta! Smettila di guardarmi così, dannata mangiatrice di uomini!" ringhiò. Il nano calpestò il corpo di un ogre e raggiunse un albero, sferrando poi una poderosa testata al tronco per cercare di bloccare le immagini che si susseguivano nella sua mente. Per un attimo, il volto della Dama Senza Cuore sbiadì, e Gunter riuscì a vedere meglio... ma la sensazione di mancanza e di bramosia si ripresentò subito dopo, facendo quasi cedere le sue difese mentali. "Aaaaargh! Vattene! Vattene via!"

"Gunter!" esclamò Matilde, angosciata nel vedere il nano che si faceva del male da solo. "Gunter, ti prego, smettila!"

Con esitazione, il piccolo Bastiano alzò una mano tremante e mosse le dita per lanciare un incantesimo. "A-Aspettate... forse riesco... a fare qualcosa! Pelor... signore del sole... per favore, ascolta la mia preghiera... proteggi le nostre menti... dal male che vuole impossessarsi di esse! Praesidium A Mali!" esclamò. Immediatamente, il suo piccolo corpo venne circondato da un'aura di energia sacra che fluì rapidamente nel corpo di Gunter.

 

Per fortuna, l'incantesimo del piccolo oracolo riuscì, e il nano si calmò gradualmente e riprese fiato, poi si passò una mano sulla fronte per ripulirla dal sangue. "Ugh... per le brache di Moradin, ragazzo, sei stato provvidenziale." affermò, mentre faceva un cenno di ringraziamento al piccolo oracolo. "Non so cosa mi abbia fatto quella maledetta... ma temo che tutti noi, chi più chi meno, sia sotto il suo influsso."

"Maledizione... questo significa che dobbiamo sbrigarci a trovarla e ad annientarla, sennò finiremo tutti sotto il suo controllo." affermò Agnese mentre ripuliva le sue armi. "Cosa stiamo aspettando, allora? Andiamo a scovarla come una talpa!"

 

Francesco fece un cenno di assenso alla sorella, e dopo essersi assicurati che non ci fossero altri ogre o quickling nelle vicinanze, si affrettarono a cercare un sentiero che potesse portarli dalla loro principale avversaria. Ben presto, l'udito acuto di Nisa ed Endlinn colse dei rumori di battaglia in lontananza, e le due elfe indicarono la direzione da cui proveniva...

 

oooooooooo

 

"Fin troppo prevedibile. Come immaginavo, sei arrivata fin qui."

 

La Dama Senza Cuore sorrise sottilmente quando Eudora emerse dalla vegetazione. La driade aveva alzato una mano, facendo cenno agli arbusti e all'erba alta di spostarsi in modo da farla passare, ed era entrata nella radura con passo sicuro, pronta ad affrontare la sua nemica in uno scontro decisivo.

Seduta su una sorta di trono scolpito nel legno di un albero morto, affiancata da un paio di meravigliosi cespugli di oleandro rosso e da quattro ogre dall'aspetto brutale, la Dama Senza Cuore fece scivolare le braccia tentacolari verso il ramo di un albero basso e ne staccò una mela, per poi morderla con evidente piacere. "Hai deciso di correre un grosso rischio venendo fin qui, e tu lo sai. Sei così decisa ad eliminarmi che sei disposta persino a rischiare la tua immortale esistenza per farlo?"

 

"Potrei farti una domanda simile." rispose Eudora. Dietro di lei, due dei suoi centauri emersero dalla vegetazione, e gli ogre che affiancavano la Dama Senza Cuore grugnirono e sghignazzarono, desiderosi di spaccare un po' di ossa. "Hai idea di quello che i Malformatori hanno intenzione di fare? Perchè collabori con loro?"

"Mi sembra ovvio. Una volta che i Malformatori avranno avuto quello che vogliono... faranno scomparire da questo paese tutto ciò che mi ripugna, e il nuovo mondo che costruiranno mi andrà molto più a genio." rispose la Dama. Parlava con un tono di assoluta condiscendenza, come se stesse spiegando qualcosa di ovvio ad una bambina dura di comprendonio. "Beh? Cosa sono quelle facce sconvolte? Eppure dovresti saperlo... noi pothoi detestiamo quella rigogliosa e disgustosa natura di cui voi ninfe vi circondate. E quando i Malformatori avranno raggiunto il loro scopo, tutto questo sparirà, per essere sostituito dal loro nuovo ordine e dai loro nuovi canoni di bellezza. Ciò che voi amate diventerà orrido e ripugnante ai vostri occhi, e io avrò un posto d'onore nel nuovo ordine!"

 

Eudora estese un braccio e creò nuovamente una lama infuocata nella sua mano. "Non ho la più pallida idea di cosa sia questo nuovo ordine di cui parli... ma immagino che c'entrino le scomparse di animali che si sono susseguite in tutta Tilea!" esclamò. "E a cosa vi serviranno quegli animali? O meglio... servono ai Malformatori, non è così?"

"Visto che stai per essere annientata, non c'è bisogno che voi sappiate nulla." affermò la Dama Senza Cuore, agitando minacciosa i suoi tentacoli. "Forza, schiavi... occupatevi una volta per tutte di questa ninfetta e degli idioti che la seguono!"

 

"Noi... obbedire!" grugnì l'ogre più grosso. Il bestione sollevò una grossa clava di pietra rozzamente intagliata con un paio di mani grasse e verrucose... e da dietro gli ogre emersero le figure di Baldo ed Hormand, i loro occhi velati e lattiginosi, e i loro movimenti legnosi e simili a quelli di un automa.

"Ogni vostro desiderio è per noi un ordine, padrona." mormorò il nano brandendo una enorme ascia bipenne.

 

"Lady Eudora!" esclamarono i due centauri che accompagnavano la driade, quasi in contemporanea. Koro si mise in guardia e tenne stretta la sua lancia con entrambe le mani, puntandola all'ogre più vicino. "Non c'è bisogno che voi vi disturbiate per questi malnati. Ce ne occupiamo noi!"

Ma Eudora non aveva intenzione di lasciare che i suoi sudditi combattessero le sue battaglie. "Invece sì, ce n'è bisogno." rispose. Con un cenno della mano, esortò Koro a farla passare e si piazzò in mezzo ai due uomini-cavallo, la lama infuocata ben stretta nella mano destra. "Quel nano e quell'umano che sono con la Dama... sono Abolitori, e come tali abbiamo dei doveri nei loro confronti. Lasciate fare a me, riuscirò a fermarli senza fare loro del male."

"Come desiderate, Lady Eudora." rispose Terius. Strisciò uno zoccolo per terra, per segnalare che era pronto a dare inizio allo scontro... e un attimo dopo, il più ardito degli ogre ruppe gli indugi, scagliandosi contro Terius con un ruggito furente.

 

Koro e Terius impennarono e si gettarono alla carica, puntando le loro lance contro gli ogre. Hormond afferrò ancora più strettamente la sua ascia da battaglia e si lanciò all'attacco con un possente grido di battaglia, e Baldo alzò le braccia e creò una sorta di armatura di energia attorno a sè - una combinazione di pettorale, schinieri e spallacci fatti di una strana luce gialla che manteneva la propria forma come se fosse stata acciaio o legno. Eudora corrugò la fronte - un elementalista, un tipo di esperto di magia molto raro. Non credeva ne esistessero molti a Tilea, di questi tempi... ma c'era tempo più avanti per pensare a questi dettagli. Ora, l'importante era fermare quei due senza fare loro del male...

 

Un micidiale colpo d'ascia calò su di lei, ma Eudora riuscì per un pelo a schivarlo e a portarsi fuori dalla portata del nano berserker... ma quest'ultimo si rimise in guardia quasi subito e sferrò un altro colpo, ancora più energico del precedente. Questa volta, Eudora non riuscì a schivare del tutto l'attacco, e la lama ricurva le colpì la spalla destra...

 

... e scivolò sulla sua pelle facendole soltanto un graffio di poco conto.

 

Ringraziando gli Spiriti Primordiali per la sua resistenza a tutte le armi che non fossero fatte di ferro battuto a freddo, Eudora rispose all'attacco con un colpo di palmo al volto di Hormond, colpendolo al mento e facendolo barcollare... ma Baldo reagì con prontezza e pestò un piede a terra, e il terreno sotto i piedi di Eudora tremò e ribollì per un istante prima di sollevarsi sotto forma di una grossa lastra di terra e pietra! Eudora si gettò di lato, affidandosi ai suoi riflessi per evitare il colpo, ma l'attacco era stato troppo rapido e repentino, e la driade venne colpita di striscio ad un fianco e gettata a terra.

 

"Ottimo lavoro." commentò compiaciuta la Dama Senza Cuore. "Ora finitela, schiavi."

 

Pur un po' frastornata dal colpo subito, Eudora si rimise subito in guardia e si gettò di lato mentre l'ascia bipenne di Hormond si abbatteva nel punto in cui la sua testa si trovava fino ad un attimo prima. Eudora si rialzò con un colpo di reni e deviò di nuovo l'ascia... ma la sua attenzione si spostò rapidamente a Baldo, che alzò un braccio e puntò di nuovo la mano contro la driade. I sensi sovrannaturali di Eudora percepirono l'energia magica che si stava caricando sulla punta delle sue dita...

 

"Proiettili Elementali." declamò Baldo con voce atona. Dalle punte delle sue dita scaturirono diverse scie di energia di colori diversi - blu, verde, giallo, rosso e anche argentato - e si diressero senza possibilità di errore contro la driade.

"Controincantesimo." esclamò Eudora, un braccio alzato davanti a sè. Un'ondata di energia semitrasparente si espanse attorno al suo corpo, e i proiettili scagliati da Baldo si dissolsero su di essa senza farle nulla. Poi, con l'altro braccio, brandì la spada fiammeggiante davanti a sè e attese a piè fermo Hormond che si avvicinava con cipiglio furibondo. "Ed ora... spiriti del fuoco, ascoltate la mia preghiera. Che la sua arma diventi rovente tra le sue mani!"

 

Prima che Hormond potesse raggiungerla e sferrare un altro colpo d'ascia, il manico della potente arma si scaldò rapidamente, e il nano berserker si fermò e grugnì di dolore, cercando disperatamente di non farsela sfuggire di mano. Riuscì a resistere per qualche secondo... ma alla fine, fu costretto a mollare la presa, e l'arma continuò a surriscaldarsi, fino a diventare rovente come quando era uscita dalla forgia! Hormond barcollò indietro agitando le mani ustionate per calmare il dolore, ma la sua resistenza e la testardaggine tipica dei nani non avrebbero permesso alle bruciature di tenerlo fermo a lungo, e la driade sapeva che questa era forse la sua migliore possibilità di mettere fuori combattimento Baldo prima che lui ed Hormond potessero attaccarla di nuovo assieme.

 

Eudora scattò verso l'uomo, che alzò una mano e brandì con abilità il suo bastone da combattimento. Un istante dopo, l'arma sembrò vibrare e si trasformò in pietra. Con un'espressione fredda nei suoi occhi vitrei, l'uomo si fece avanti e vibrò un colpo che la driade riuscì per un pelo ad evitare, poi sferrò una spazzata con la gamba sinistra che fece incespicare l'avversario. Baldo si rimise rapidamente in guardia e cercò di sferrare un affondo con il bastone trasformato in roccia... e questa volta, Eudora non fu abbastanza veloce e venne colpita ad un fianco. Il dolore la riscosse e la spronò a combattere con più decisione... e con uno scatto improvviso, la driade si allontanò da Baldo prima di poter subire un altro attacco.

 

"Molto bene..." disse Eudora, mentre si apprestava a lanciare un incantesimo per contrastare la malia di cui Baldo era rimasto vittima.  Con abilità, evitò un altro attacco e si avvicinò all'elementalista per cercare di lanciare il suo incantesimo...

Improvvisamente, un tentacolo nero e gommoso guizzò verso di lei, ed Eudora venne afferrata al collo e trascinata via dal suo bersaglio! Con un'esclamazione strozzata, la driade annaspò e cercò di liberarsi, ma si ritrovò sollevata in aria e scaraventata a terra con brutalità, mentre il tentacolo ancora non mollava la presa!

"Ah! Lady Eudora!" esclamò Terius, che era appena riuscito a togliere di mezzo uno degli ogre che lo stavano incalzando. L'altro ogre non si fece scappare l'occasione e mandò a segno un poderoso colpo con la sua clava, e il centauro crollò a terra con un ringhio di dolore, tenendosi la spalla rotta.

 

"Oops. Immagino che credessi che mi sarei tenuta fuori dal combattimento?" chiese la Dama Senza Cuore. Lentamente, con studiato metodo, la fata malvagia si avvicinò, ed Eudora sentì una terribile sensazione di gelo che cominciava a diffondersi nel suo corpo. La sua nemica stava risucchiando la sua energia vitale. "Sì, in effetti immagino che fosse facile immaginarlo. Sfortunatamente per te, non gioco secondo queste regole."

 

"Uuuuugh..." Eudora emise un grugnito e cercò di liberarsi ed allentare la presa del tentacolo che la soffocava, ma la presa della Dama Senza Cuore aveva una forza incredibile. Gli schiavi della Dama si erano fermati, e ora che i due centauri erano fuori combattimento, assistevano allo spettacolo della loro padrona che si godeva la vittoria. Baldo e Hormond restavano fermi dov'erano, osservando la scena con occhi vitrei, mentre gli ogre emettevano una serie di grugniti e risatine idiote.

"E' stato tutto fin troppo facile." affermò la Dama, godendosi quelli che sembravano essere gli ultimi momenti di vita della driade sua nemica. "Sono sicura che i Malformatori potranno estrarre un bel po' di informazioni dal tuo corpo. Li aiuterà a raggiungere il loro scopo più in fretta."

 

Eudora strinse i denti e cercò di divincolarsi... ma le forze le stavano venendo meno, e la driade era sempre più convinta che quella sarebbe stata la sua fine.

"Ugh... avrei dovuto... stare più attenta... essere più accorta... Ora... questa cellula degli Abolitori è condannata... e tutto per la mia disattenzione!" pensò tra sè, mentre le sue reazioni si facevano sempre più deboli. "Ragazzi... mi dispiace... avrei dovuto..."

 

"YAAAAAH!"

 

Una pesante lama fendette l'aria e colpì in pieno il tentacolo con cui la Dama Senza Cuore stava trattenendo Eudora! La fata malvagia sgranò gli occhi e lanciò un acuto strillo di dolore, poi barcollò all'indietro e agitò scompostamente il moncherino che ora aveva al posto del tentacolo, dal quale anzichè sangue stava uscendo uno strano liquido argentato che scintillava alla tenue luce del sole.

"Spiacente, Dama Senza Cuore! Siamo qui per rovinarti la festa!" esclamò la piccola guerriera dalle trecce castane che si era messa tra Eudora e la sua nemica. Immediatamente, Maria ed Esmerelda si piazzarono a fianco di Matilde... e una freccia trafisse la gola di uno degli ogre rimasti, che strabuzzò gli occhi e crollò a terra con un gorgoglio atroce. Poi, Dario si calò giù da un albero e trafisse la gola di un altro ogre con i suoi coltelli, abbattendolo prima che il bestione potesse reagire!

 

"Voi?" ringhiò la fata malvagia. L'umore argentato che usciva dal tentacolo amputato si fermò di colpo... ma l'appendice, anche separata dal corpo, continuava a muoversi per conto suo e a stringere la gola ad Eudora. "Come avete fatto a..."

Un paio di coltelli di ferro sfrecciarono verso la fata malvagia, che si scansò appena in tempo e alzò lo sguardo verso il mittente - il mezzorco Holger, che avanzava con decisione verso la nemica accompagnato da Endlinn!

 

"Diciamo che... abbiamo avuto amici!" esclamò Iaco, con una mano artigliata alzata e crepitante di energia. "Ora lascia andare nostri compagni!"

Nonostante fosse in netta inferiorità numerica, la Dama Senza Cuore non sembrò per niente preoccupata. Piuttosto, era irritata e umiliata per essersi fatta tagliare un tentacolo. "Tsk... credete davvero che rinuncerò ad altri schiavetti? Credete davvero di essere nella posizione di darmi degli ordini? Voi... siete piuttosto nella posizione di... INGINOCCHIARVI!"

 

Gli occhi della Dama si accesero di luce rossa... e in un attimo, Dario e quasi tutti i suoi compagni ne sentirono gli effetti. Il giovane sgranò gli occhi e sentì di nuovo quella orrenda sensazione di vuoto e di desiderio, come una fiamma che gli si era accesa nelle viscere e minacciava di consumarlo. Accanto a lui, anche Gunter e Nisa cominciarono a sentire gli effetti del maleficio della Dama... e anche se non allo stesso livello, anche il resto del gruppo, con l'eccezione di Holger, Endlinn e Sebastiano, cominciarono a provare uno strano sentore che passò in breve tempo da un semplice fastidio ad un dolore intenso!

 

"Ma cosa..." cominciò Matilde, mollando l'elsa del suo spadone con una mano per appoggiarsela sul torace. Nemmeno lei e Bastiano erano immuni a quello strano maleficio... "Ugh... che cosa succede? Mi... mi sento strana...!"

"Voglio... farmi toccare..." ansimò Maria, strizzando un occhio. Anche in lei, la maledizione si stava manifestando: una sensazione di innaturale desiderio e mancanza, una dipendenza fisica e psicologica non dissimile da quella di un alcolizzato che restava a lungo senza bere. 

 

"Bene, marionette... ora dovrete ballare per me!" esclamò la Dama Senza Cuore, riprendendo confidenza anche mentre diversi del gruppo cercavano di opporre resistenza. Vide il piccolo Bastiano che prendeva fiato, tenendosi aggrappato al tronco di un albero, e si rese conto che stava per lanciare un incantesimo... sicuramente qualcosa che avrebbe potuto contrastare l'effetto della sua malia. "E ora... tu, piccola marionetta! Taglia i fili al tuo amichetto! Per sempre!"

Matilde sgranò gli occhi quando il suo braccio si mosse da solo, contro la sua volontà, per afferrare nuovamente l'elsa del suo spadone! Poi, la bambina cominciò a muoversi verso il suo migliore amico... e con orrore, sentì le sue braccia che si sollevavano per trafiggere Bastiano!

 

"N-no..." mormorò la bambina, cercando disperatamente di trattenersi. Era inutile - si stava muovendo in maniera del tutto involontaria, e i suoi muscoli non rispondevano più al cervello. "Bastiano... Bastiano, scappa! Scappa, ti prego! Non... non posso controllarmi, sto per... Aaaaargh!"

Un dolore improvviso trafisse la gamba sinistra della bambina, che si ritrovò all'improvviso con un piccolo dardo conficcato nella coscia. Un istante dopo, anche Esmerelda e Iaco fecero un salto per il dolore improvviso... e si resero conto che anche a loro si era conficcato un dardo nelle carni, da parte di Endlinn ed Holger! Per fortuna, il dolore riuscì a contrastare l'influsso malefico della Dama, e un attimo dopo, Iaco sbattè gli occhi, strinse i denti e lanciò un incantesimo contro la fata malvagia.

 

"Itpro... Kra'noth!" esclamò il coboldo. Una sfrigolante sfera di fulmini azzurrini apparve crepitando nella sua piccola mano artigliata, e Iaco la scagliò contro la Dama Senza Cuore, che riuscì solo per un pelo ad evitare il grosso del colpo. La sfera elettrica la colpì comunque di striscio e le strappò un'esclamazione di dolore e rabbia...  e il coboldo si spostò di lato e alzò la mano per lanciare un'altra sfera di folgori.

La Dama strinse i denti e si gettò contro il coboldo, ma nell'impeto del momento non tenne d'occhio il resto del gruppo, che si mosse rapidamente per contrastarla. Esmerelda si lanciò all'attacco e sferrò un fendente con la sua spada, che la fata maligna riuscì appena in tempo ad evitare con uno scatto improvviso.

 

"Ugh... voi due, che state aspettando, schiavi?" esclamò la Dama. "Non vedete che sono in pericolo? Sbrigatevi! Venite ad aiutarmi! Difendete la vostra padrona!"

 

Immediatamente, Baldo e Hormond, che erano rimasti come inebetiti di fronte al caos che era esploso attorno a loro, afferrarono le loro armi e si guardarono attorno, come se cercassero di capire chi fosse ancora sotto il controllo della loro signora e chi no. Il nano si avvicinò ad Esmerelda, ma ora il suo accesso di frenesia da battaglia si era spento, e i suoi movimenti si erano fatti più lenti ed impacciati... e prima che potesse avvicinarsi, Gunter riuscì ad opporsi al controllo della Dama e gli si parò davanti con l'ascia ben salda tra le mani.

"Spiacente, compagno nano." affermò Gunter. "Ma non posso permetterti di fare del male ai miei amici."

 

Holmond strinse i denti e, senza dire una parola, sferrò un fendente con la sua ascia, ma i suoi movimenti si erano fatti lenti e pesanti, e Gunter riuscì a parare il colpo.

"Tenetela sotto pressione!" esclamò Nisa, caricando il suo arco mentre Canga le restava vicino, pronto ad intervenire in caso di bisogno. "Non lasciate che consolidi il suo controllo su di noi!"

"Io non sono sotto il suo controllo. La sistemo io!" esclamò Sebastiano. L'ex-criminale scattò verso la fata malvagia e sferrò un affondo con il suo stocco, mirando al cuore, ma la punta dell'arma venne deviata dal pettorale della Dama con un tintinnio metallico, e Sebastiano arretrò di qualche passo... ma si lanciò di nuovo all'attacco, e questa volta mirò alla testa e alla gola. La Dama si protesse usando i suoi tentacoli, ma la superiorità numerica dei suoi avversari, e il fatto che i suoi schiavi fossero già morti (nel caso degli ogre) o impegnati (nel caso di Baldo e Hormond), la costringevano a mantenere la sua attenzione fissa sullo scontro.

 

"Non ti distrarre, strega. Ora il tuo avversario sono io." affermò Sebastiano. Un affondo graffiò la guancia della fata malvagia e fece uscire un altro schizzo di icore argentato.

"Ugh... come osi sfigurare il mio volto, verme?" esclamò la fata. "Ora pagherai."

 

Gli occhi della Dama Senza Cuore si accesero di nuovo, e questa volta, Sebastiano non fu in grado di evitare lo sguardo ipnotico. Il suo affondo andò a vuoto, e l'uomo incespicò per un breve tratto prima di rimettersi in guardia... ma ormai, il danno era fatto. Sebastiano corrugò la fronte quando una strana sensazione di vuoto e di bramosia cominciò ad ardere nel suo animo... e in breve tempo, si trasformò in un terrificante sentore di morte e desolazione, un desiderio innaturale e malsano di farsi avvinghiare dai tentacoli della Dama e farsi mordere da quelle labbra del colore del sangue. Strinse i denti e cercò di reggere questo assalto mentale... ma non era facile, sembrava che quell'essere sapesse benissimo su cosa fare leva per sfibrare le sue difese mentali.

 

Prima che Sebastiano potesse riprendersi ed attaccare di nuovo, Dario e i suoi compagni, che pure sembravano essere riusciti ad opporsi alla malia almeno per il momento, sentirono dei grugniti e delle esclamazioni provenire da tutt'attorno a loro... e Pandora fece appena in tempo a scansarsi prima che uno dei quickling superstiti si scagliasse contro di lei brandendo uno spadino ricurvo, ferendola leggermente ad un fianco prima di portarsi a distanza di sicurezza.

 

"Meow! Pandora!" esclamò Sotero allarmato. Il gruppo di avventurieri e i loro compagni si rimisero rapidamente in guardia quando un piccolo gruppo di ogre e quickling circondò la radura, tutti armati e pronti a combattere per la loro padrona.

"Maledizione... ma ce n'erano ancora così tanti?" esclamò incredulo Bastiano, per poi concentrarsi di nuovo sull'incantesimo che stava per fare.

 

"Hah! Sembra che la situazione volga di nuovo a mio favore, stolti mortali." sghignazzò la Dama Senza Cuore. "Avanti, schiavi! Uccidete questi vermi e saziatevi delle loro carni! Ma lasciate vivi i mocciosi, se potete! Quelli servono ai nostri alleati!"

 

"Noi obbedire..." grugnì un ogre sollevando la sua mazza. Francesco si trovò sulla traiettoria dell'attcco e si gettò di lato per evitarlo, ma la pesante arma lo colpì di strisciò al braccio destro, facendolo cadere a terra con un'esclamazone di dolore. Agnese scattò a fianco del fratello per difenderlo, mentre i due Abolitori schiavizzati si riprendevano e si piazzavano a fianco della loro padrona... e Matilde afferrava con rabbia e determinazione la sua spada, pronta a lottare fino all'ultimo per difendere sè stessa e i suoi compagni. L'idea di cosa volessero fare i Malformatori con lei e Bastiano, dopo aver visto cosa nascondeva il laboratorio sotterraneo della dottoressa Molinari, era troppo orribile per soffermarsi su di essa...

 

Dario prese fiato, sperando che la sensazione di desiderio che la Dama era in grado di provocare non tornasse tanto presto. "Okay, ragazzi... tenetevi pronti. Questa dannata non andrà giù tanto facilmente..." affermò, mentre si preparava allo scontro...

 

 

ooooooooooo

 

 

CONTINUA...

 

 

 

 

 

 

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