Il destino ha gli occhi dei bambini

di lmpaoli94
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Volevano fuggire da me per paura, ma poi ho capito che avevano un disperato bisogno d'aiuto ***
Capitolo 2: *** Una foto per aprire il proprio cuore ***
Capitolo 3: *** Con il passare dei giorni, io mi sento completo. Ma la famiglia ha bisogno di riunirsi... ***
Capitolo 4: *** A volte i miracoli esistono davvero ***



Capitolo 1
*** Volevano fuggire da me per paura, ma poi ho capito che avevano un disperato bisogno d'aiuto ***


Ero solo nella mia casa e distrattamente, mi ero dimenticato qualcosa nella mia auto.
Era notte fonda e fuori da casa mia si gelava.
Come potevo abbandonare quella comodità per andare nella mia auto?
Ma quello che stavo cercando mi serviva assolutamente e non potevo rimanere con le mani in mano e alla fine, decidendo prima di cenare, andai a prendere quella cosa coprendomi come meglio potevo.
Camminavo guardando il cielo sopra di me.
Era brillante con le sue stelle e non c'era nessuna nuvola in cielo.
Se non fosse stato così freddo, sarebbe stata una bellissima serata.
Ma il vento soffiava imperterrito ed io mi accennavo a correre per cercare di scaldarmi.
Ma appena mi ritrovai dinanzi alla mia macchina, vidi una coppia di bambini che mi fissava con gli occhi assonnati.
Non potevo credere che dinanzi a me c'erano quelle creature che appena incrociarono il mio sguardo, fuggirono all'istante.
Io cercavo di seguirli, senza capire realmente che cosa stava succedendo in quel momento.
Non ebbi nemmeno il coraggio di chiedere aiuto ai miei vicini perchè sapevo che dovevo cavarmela da solo.
Gridavo con un filo di voce, dicendogli di fermarsi.
Erano coperti da un folto giubbotto e da due piccole borse in cui richiudevano tutta la loro vita.
E poi alcuni ideogrammi che mi fecero capire che non erano della mia stessa nazionalità.
Delle figure esili che pensavo potessero essere fuggiti da molto lontano e che da molto lontano, erano giunti in un piccolo paese sconosciuto immerso tra le colline di dove abitavo io.
Io non capivo e non pensavo che ciò potesse essere possibile, ma quei bambini erano proprio dinanzi a me.
Alla fine, esausti e senza forze dopo che molto probabilmente avevano camminato per chilometri e chilometri, non riuscivano più a muoversi mentre le lacrime e la paura prese improvvisamente il sopravvento.
< State tranquilli. Va tutto bene. >
Cercai di avvicinarmi a loro, pensando di accarezzarli.
Ma l'ambiente che ci circondava era troppo freddo e che dovevo fare al più presto per proteggerli.
Se li avessi lasciati al loro destino, l'indomani mattina sarebbero morti di freddo.
Dovevo aiutarli e il miglior modo per farlo era di ospitarli nella mia umile casa.
Non so se mi avrebbero compreso, ma appena li presi per mano, la piccolina mi sorrise con i suoi occhi celesti e persi nel vuoto.
Le sue lacrime era come se fossero spariti e tutto ciò riempì il mio cuore di gioia.
Non sapevo davvero cosa pensare.
Non sapevo davvero se avessi riuscito a salvarli, ma sicuramente avrei cambiato il loro destino in una terra straniera che avrebbe contornato il loro prossimo futuro.


Rientrando in casa, sentii la temperatura molto diversa e a dir poco piacevole.
I due bambini si sentivano bloccati e mentre accesi tutte le luci di casa, i bambini non accennavano a muoversi.
Erano sfiniti e il piccolo bambino, si sentì crollare.
< Che cosa ti succede? Ti prego, non morire. >
Era sfinito e aveva bisogno di mangiare, bere e riscaldarsi.
Gli preparai qualcosa da mangiare che subito gradì.
La bambina, che era sicuramente sua sorella, lo imboccò come se fosse la sua stessa mamma, anche se a vederla, era più piccola di lui.
< Hai bisogno di una mano? >
Incredibilmente, la bambina fece no con la testa, facendomi capire che lei stessa aveva capito.
Parlava fitta fitta mentre il bambino mangiava con gusto e si riscaldava dinanzi al fuoco acceso.
Non potevo credere a quello che stavo vedendo, ma era tutto vero.
Fratello e sorella si stavano aiutando l'uno con l'altro ed forse per questo il motivo per cui ce l'avevano fatta a sopravvivere in un percorso ostile che li avrebbe condotti verso la loro stessa fine o verso un futuro vivo, ma ignoto. Proprio come era adesso.
Non smettevo di guardarli, mentre il bambino finì tutta la tazza di latte e biscotti che gli avevo fatto preparare.
Incredibilmente, la bambini lo redarguì dicendogli parole incomprensibili e cercando di svegliarlo.
Da quel tono, potevo capire che aveva mangiato troppo veloce e che ad un bambino come lui, gli avrebbe fatto solamente male.
Ma poi fratello e sorella si strinsero assieme in un abbraccio strappalacrime che mi fece piangere anche a me.
Gli domandai se avessero bisogno di qualcosa e in fretta e furia, preparai i loro letti.
Li misi a dormire nella stanza degli ospiti che da molto tempo non usavo perchè con il mio lavoro, non avevo tempo di invitare i miei amici.
A malapena riuscivo a vedere la mia fidanzata, ma ciò è un'altra storia non importante che non racconterò.
I due bambini si spogliarono e presto gli detti alcuni vestiti puliti che non so come, ritrovai nei miei cassetti.
Vestiti di quando avevo all'incirca la loro età, anche se non sapevo ancora il loro nome e quanti anni potessero avere.
Ma ciò non avevo bisogno di saperlo. Non ora, almeno.
Quello che mi interessava è vedere quei bambini sani e salvi senza pensare a quello che stava succedendo nel resto del mondo.
Perchè è ciò quello che tutti adesso potevano credere e che molti vorrebbero non pensare.
Ma la realtà delle cose talvolta è cruenta e spietata e bisogna davvero credere a quello che sta succedendo intorno a noi. Nel bene e nel male.


Attendendo che si fossero addormentati, i due bambini si stringevano come se il loro legame fosse stato indissolubile.
Come se nessuno li avese potuti dividere.
E ciò era tutto vero: in fondo avevano percorso migliaia e migliaia di chilometri rischiando la loro stessa vita in un futuro incerto che li avrebbe accolti in una terra straniera.
Ed io mi sentivo inerme. Come potevo entrare nelle loro vite? Davvero avrei fatto abbastanza aiutandoli ospitandoli e dandogli vitto e alloggio?
Senza dimenticare l'amore che avvolge la solitudine.
Perchè quei bambini non potevano stare da soli, anche se sapevano bene badare a loro stessi.
Ma io non potevo credere a quello che stavo guardando.
In pochi minuti era cambiato tutto nella mia vita, senza avere ancora il coraggio di dirlo ai miei famigliari.
Ma so che potevo farcela perchè questi bambini avevano una forza di volontà incredibile che non sono mai riuscito a vedere da nessuno.
Una forza di volontà che lì aveva per sempre cambiati.
Ed io rimasi avvolto nel mio silenzio, addormentandomi subito dopo.
Pensando ad una preghiera per loro.
Ad una preghiera e ad una speranza che i loro stessi genitori potessero essere vivi per poterli rivedere.
Per poter avere notizie di loro.
Mi addormentai conscio, sapendo quello che avevo appena fatto.
Ma quando durante la mia notte insonne mi svegliai di soprassalto, in un primo momento credetti che fosse tutto un terribile incubo.
Ma andando verso quelle stanze che non utilizzavo mai, vidi quei bambini dormire come due angioletti.
Riposarsi nella notte dopo giorni tremendamente difficile ora che il loro futuro era adesso e un presente ignoto che bisognava affrontare alla svelta.
Ed io, dal canto mio, quella notte non dormii, rimanendo a vegliare e ad accarezzare quei visi così innocenti e angelici che la guerra ha tentato di spazzare via in maniera crudele.
Non avevo altre parole o altri pensieri per esprimere quello che mi stava accadendo.
Dovevo solo rimanere accanto a questi due bambini e proteggerli qualsiasi cosa fosse successo.
Perchè anche se adesso potevano dirsi al sicuro, ciò non si poteva dire lo stesso del loro destino.
Che cosa sarebbe successo?
Che cosa avrebbero fatto delle loro vite?
Avrebbero ritrovato i loro genitori?
Domande che avevano assolutamente bisogno di risposte, ma che l'attesa di tali sarebbe stata lunga. Troppo lunga e snervante.

 

Angolo autore lmpaoli94

 

Buonasera a tutti.

Ho voluto scrivere questo racconto per sfogare alcuni miei pensieri che affollano la mia mente.
Vorrei mettermi nei panni dei bambini che in questo momento stanno fuggendo da una guerra.
Una guerra ingiusta e che non fa altro che distruggere vite.
Perchè la guerra è sempre sbagliata, in tutte le sue forme-
Ed io come scrittore di efp nel mio piccolo, ho voluto mettere per iscritto queste mie poche parole, cercando di continuare e immaginarmi il tutto in una vita difficile che quei poveri bambini ucraini stanno attraversando.
Perchè dobbiamo scordarci quello che abbiamo trascorso con la pandemia.
Non dobbiamo scordarci che “ANDRA' TUTTO BENE” perchè dovremmo pensarlo anche per il loro stesso futuro.
Anche per quei bambini andrà tutto bene se ciò i soldati e i loro padri coraggiosi riusciranno a fermare tutto questo.
Per una libertà agognata che tutti noi abbiamo bisogno di ritrovare.
Perchè anche se noi italiani ci possiamo sentire al sicuro, non possiamo dire lo stesso per quella gente che sta soffrendo incondizionatamente.
Quindi oltre al nostro aiuto nel donare soldi o cibo per loro, proviamo a concentrarci senza essere troppo egoisti verso di loro con un piccolo pensiero, senza pensare al brutto che li circonda o al telegiornale che ci fa' vedere immagini sempre tragiche.
Pensiamo a loro come un popolo felice che in un futuro molto vicino, riuscirà a riconcilliarsi con i loro stessi figli.
Pensiamo a loro come ad un popolo fiero quale e che potrà tornare un giorno a sentirsi diverso da quello che è adesso.
Pensare a fin di bene, senza voltarci dietro a tali presente.

Grazie a tutti e spero di non aver scritto a sproposito. Se volete, fatemi sapere che cosa pensate di questa storia, magari diffondendo la voce tra voi lettori e autori.
Grazie ancora. Davvero. Per tutto quello che penserete e tutto quello che farete a tal proposito

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Capitolo 2
*** Una foto per aprire il proprio cuore ***


il mattino dopo fu un risveglio davvero inusuale.
Ma non per me, che non avevo dormito quasi niente, ma che incredibilmente, mi sentivo appagato e riposato.
Tutto ciò non si poteva dire lo stesso di quei bambini.
I due pargoli di cui ancora ignoravo il nome, si erano svegliati molto prima di me e si stavano rivestendo dei loro stracci.
< Aspettate. Fermi. >
Non so perchè l'avevo detto a tal punto di spaventarli, ma ciò dovevano ascoltarmi.
In pochi minuti, tornai con alcuni vestiti comodi per casa, ma sicuramente puliti dei loro stracci.
E quando cercai di prenderli cercando anche di convincerli che li avrei lavati, il bambini me li strappò di mano fissandomi con sguardo truce e irrisorio.
Non capivo perchè si comportava così, ma le mie convinzioni non sortirono alcun effetto.
La bambina redarguì subito il fratello maggiore con parole incomprensibili ma che probabilmente, gli aveva detto di non fare mai più una cosa del genere perchè subito dopo, il bambino mi chiese scusa baciandomi la mano.
Perchè quel gesto? Non doveva farlo.
Va bene l'educazione, ma così per me era troppo.
Fu in quel momento che feci finta di nulla e lì portai di sotto per preparargli la colazione.
Biscotti, latte, nutella, succo di frutta e altre cose per cominciare al meglio una giornata che per me non sarebbe mai stata come le altre.
Sinceramente non sapevo nemmeno cosa fare nel resto della giornata, ma la compagnia di quei bambini era assolutamente rincuorante e rassicurante per me-.
Volevano essere protetti e ciò me lo fece capire ancora quella bambina che non la smetteva di guardarmi sorridendomi.
Tutto ciò rincuorò il mio umore e mi spingeva sempre di più a fare di tutto per lei e per il suo burbero fratello, ancora scosso per quello che gli era accaduto.
Ma non volevo concentrarmi sul suo recente passato, ma volevo farlo sentire a suo agio, fin quando dopo la colazione la bambina non mi diede le risposte necessarie affinché potessi capire i sentimenti irreversibili di un bambino che non accennava a sorridere.


Tutto ciò sembrava un muro d'oscurità per i suoi occhi.
Non riusciva ad essere più spensierato come un tempo e il suo umore non avrebbe mai visto più quella tenerezza che sotto il suo animo forte e rude, custodiva.
Io cercavo di immaginarlo. Immaginarlo in una vita felice e spensierata con tutta la sua famiglia.
Ma quando sua sorella mi portò nell'altra stanza mentre il bambino era occupato a guardare i cartoni animati che gli avevo presentato dinanzi alla tv, sembrava quasi rapito da tali immagini, come se non avesse mai visto niente di simile durante la sua breve vita.
Ma la mia attenzione fu ancora portata lontano da quelle immagini, spostandomi verso l'insistenza di quella ragazzina che non accennava a placarsi.
Prese il suo zaino malconcio senza farsi vedere da suo fratello, e quello che mi porse, mi fermò il cuore in gola.
Una foto.
Una foto di una famiglia felice e spensierata che sorride verso l'obiettivo.
Quella vita era stata scaraventata via dal suono delle bombe e da un presente troppo doloroso per venir descritto dalle mie parole o dagli sguardi di quella bambina.
Tutto ciò sembrava essere spazzato via da troppo tempo e quei momenti felici non potevano mai più tornare.
Ma tutto ciò mi faceva capire che dovevamo avere la forza nell'andare avanti e che il mio interesse si sarebbe spostato verso un futuro migliore da dare a quei bambini.
< Questa è la tua famiglia? > domandai alla piccola sapendo già la risposta.
La piccolina non parlava, ma faceva segni con la testa e con i gesti che mi facevano capire abbastanza.
Gli avrei voluto domandare dove fossero adesso i suoi genitori, ma vederli qui nella mia terra mi spingeva a credere che loro fossero rimasti nella loro terra a combattere, senza che il pensiero della loro morte si potesse avvicinare al mio cervello.
Perchè io, insieme a loro, dovevo e volevo credere che tutto ciò non sarebbe mai accaduto e che il loro futuro sarebbe stato contornato dalla loro riunione.
Un unione che non li avrebbe mai più divisi.
E subito dopo, mentre continuavo a fissare quella foto, la bambina si stringe a me con un abbraccio consolatorio.
Non so perchè si comportava così, ma dovevo assaporarmi ogni singolo secondo di quel tocco.
Quel tocco che ormai faceva parte della mia vita e che non avrei mai dimenticato per nessun motivo.
Volevo credere che tutto sarebbe andato bene e che non avrei più pianto per non farmi vedere triste, anche se i loro cuori piangevano dalla disperazione.
Per assaporarmi tale abbraccio, mi volgevo verso la figura di quel bambino che attratto dalla televisione, non spostava lo sguardo fino a quando non si fosse sentito attratto dai miei occhi.
Subito gli domandai se andava tutto bene e il bambino fece finta di nulla, fino a quando non cercò la sua stessa sorella.
Appena la vide in quell'abbraccio, l'istinto del bambino fu come domandargli: “Perchè stai abbracciando quello sconosciuto? Non è nostro padre.”
In fondo ormai mi sentivo un genitore per loro, anche se li avevo visti da appena dodici ore e non sapevo nemmeno come si chiamassero.
Volevo essere il loro protettore, genitore o non genitore che fossi.
La mia sincerità sarebbe stata presto ripagata da quell'amore.
Dovevo solamente aspettare.
Aspettare e attendere pochi minuti, prima che lo sguardo della bambina andò ad incrociarsi verso quello di suo fratello.
Alla fine, anche il bambino si unì a quell'abbraccio perchè aveva capito che avrebbe fatto la cosa giusta.
La bambina, anche se era la più piccola, era sicuramente la più intelligente tra i due.
Il modo in cui si rivolgeva a me mi faceva credere che era davvero la mamma che non era presente per lei e che ciò sarebbe stato di buon cuore sapere che la nostra unione ci avrebbe portato avanti senza pensare momentaneamente all'orrore della guerra.
Anch'io volevo parlargli.
Anch'io volevo dirgli un sacco di cose: ma anche se credevo non mi comprendessero perchè parlavo una lingua diversa, i modi di fare di quella bambina mi facevano capire che il suo sorriso era la risposta di cui avevo bisogno. E ciò a me bastava.
Mi bastava averli vicino a me mentre loro con i loro modi mi facevano capire che erano al sicuro.
E dopo aver guardato quella foto che dopo l'arrivo di suo fratello la bambina nascondeva, non volevo perdermi quel tocco con pensieri sbagliati.
Io e loro eravamo diventati una cosa sola, senza aver bisogno di parlare.
Dovevamo solo agire e volerci bene in comune accordo.
Solo così potevamo davvero essere felici insieme fino al momento della verità.

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Capitolo 3
*** Con il passare dei giorni, io mi sento completo. Ma la famiglia ha bisogno di riunirsi... ***


I bambini si sentivano protetti e ogni giorno che passava, si sentivano sempre più a casa.
Non lavorando, avevo molto tempo da dedicare a loro.
Tempo che non persi assolutamente rimanendo chiuso con loro tutto il santo giorno.
I bambini dovevano rifiatare e stare all'aria aperta e non rinchiusi in casa come se fossero in prigione.
Uscendo di casa, si poteva godere di un sentiero boschivo dove l'aria aperta , ala bella giornata e la temperatura mite, potevano farti godere quel momento pieno di silenzio.
Io non riuscivo a trovare le parole adatte con loro, ma in fondo mi faceva molto tenerezza vedere fratello e sorella che si tenevano per mano.
Erano due bambini graziosi che ogni genitore avrebbe desiderato di avere.
Genitori che non sapevano più niente di loro, visto che i bambini non avevano apparecchi come cellulari o quant'altro.
Non volevo parlare con loro del passato, anche se credevo fermamente che le mie parole sarebbero state ascoltate ma soprattutto capite.
Non potevo scordarmi quella foto che la bambina mi aveva fatto vedere e tutta quella felicità e serenità che poteva sprigionare.
Ma quei bambini capivano benissimo che non si trovavano da soli, mentre alcune lacrime uscirono molto velocemente ripensando a quel ricordo.
Lacrime che non destarono il bambino, l'unico trai tre ancora restio e con la corazza che non accennava ad aprirsi.
Mi stava asciugando le lacrime dopo che mi ero chinato per guardarlo fisso negli occhi.
Mi chiamava con gesti che io non potevo rifiutare e quel tocco di mano calda mi fecero rincuorare all'istante.
Il bambino in questione stava asciugando il mio volto perso e triste, mentre la bambina mi guardava con fermezza e con sorriso sincero.
Che dire di questi due pargoli: mi voleva far sentire a tutti i costi un uomo felice.
Un uomo che stavo cambiando e che quei bambini mi facevano capire che la vita è assolutamente dura da essere vissuta, ma che talvolta quando meno te l'aspetti, ti regala un sacco di soddisfazioni.
E quelle soddisfazioni erano composte in quella giornata così diversa mentre il vento sferzante di inizio primavera non ci fece scuotere e unire in un abbraccio che ci avrebbe protetti dal freddo.


Un freddo che non accennava a diminuire, purtroppo.
Mentre le nuvole stavano ricoprendo il sole, decisi di tornare a casa con loro aiutandoli in alcuni compiti scolastici per non fargli perdere l'allenamento.
Li aiutavo nella lingua italiana e anche in matematica, una materia che fortunatamente riuscivo a capire molto bene.
Erano solamente operazioni facili per me, ma non si poteva dire lo stesso di quei due bambini.
Non riuscendo a capire bene l'italiano, dovevo fare in modo che con i miei gesti i due bambini potessero capire, cosa che non fu affatto scontata.
Ma il tutto s'interruppe appena sentì suonare il campanello di casa mia.
Non mi ero reso conto che erano quasi le otto e mi ero dimenticato di preparare la cena per quella sera.
E quando capii che ad attendermi dietro la porta non fu altro che la mia fidanzata, mi sentii il cuore raggelare.
< Ciao, tesoro > feci con tono misto a incredulità e felicità.
< Ciao. Mi dici il motivo per cui non rispondi ai miei messaggi? Ero preoccupata e perciò ho provato a chiamarti, ma tu niente. >
< Ecco, sono successe un sacco di cose che ho bisogno di spiegarti. >
< E curiosamente, i due bambini non si nascosero sotto il tavolo in cucina come potevo credere, ma andarono incontro alla mia ragazza con sguardo compiaciuto, come se stessero aspettando qualcuno.
Quel qualcuno non poteva che essere i loro genitori, dove i loro occhi speranzosi di andarono a spegnere molto velocemente.
< Lore, che ci fanno qui in casa tua due bambini? >
< Ecco, sono due piccoli rifugiati fuggiti dall'Ucraina. Per questo li ho accolti in casa. >
La mia fidanzata non sapeva come controbattere.
In fondo era felice che io potessi aiutare qualcuno, ma la responsabilità di prendermi cura di loro, andava ben oltre il mio badare a me stesso.
Sì perchè prima di qualche giorno fa', non mi ero mai preso cura di n essun bambino, soprattutto piccolo come loro.
Ma quei due bambini ucraini sapevano bene badare a loro stessi, dopo il lungo viaggio pericoloso che avevano dovuto intraprendere.
< Lore, lo sai la responsabilità che ti sei preso... >
< Sì, Anna. Lo so bene. E mi dispiace se non te l'ho detto prima, ma non riuscivo a trovare le parole adatte. E poi dovevo pensare a loro. >
< Questo non è un motivo sufficiente per non dirmi niente. Ero preoccupata. >
< Lo so Anna, ma sono a casa. >
La mia fidanzata si sentiva afflitta dinanzi a quegli sguardi così confusi.
Anche lei, come me, aveva capito che i bambini avrebbero desiderato qualcun altro che non fosse loro.
< Ciao. Mi dici come ti chiami? > domandò al piccolo con tono flebile e coinciso.
Ma come potevo immaginare, il bambino non risposte.
Allora provò con sua sorella, ma sortì il solito effetto.
< I bambini non parlano, Anna. Nemmeno io so i loro nomi. >
< Lore, forse sarebbe meglio se tu li portassi a qualche azienda benefica che possa davvero curare loro e tutti i bisogni che hanno. >
< Anna, ma come puoi credere una cosa del genere? In casa mia si sentono al sicuro e questa è la cosa più importante. >
< Ma non sai niente dei suoi genitori. >
< E come posso? Non so i loro nomi e cognomi. >
< Ma se tu li dessi a qualche associazione, vedresti che riuscirebbero a ritrovare i loro genitori. È questo quello che i bambini vogliono. >
In fondo la mia fidanzata aveva ragione.
I loro genitori era il mio chiodo fisso, ma la cosa più importante è che questi bambini si potessero sentire al sicuro.
< Certo che penso ai loro genitori, ma non vedi i loro sguardi spaesati? Come posso sentirmi tranquillo nel vederli così afflitti? >
< Lore, credi davvero che possano rimanere con te per tutto il tempo necessario? Vorrei ricordarti che tra poco ricomincerai a lavorare. E a quel punto, chi baderà a loro? >
< Non lo so, ma qualcuno troveremo. La mia famiglia sarebbe disposta a farlo. >
< E i bambini? Rimarranno lontano da te dopo che li hai fatti sentire al sicuro? >
< I bambini capiranno, Anna. È solo questione di tempo. >
Non so come, ma la mia fidanzata non aveva nessuna intenzione di volermi credere.
Era fermamente convinta che io non potevo badare molto di più a loro e ciò mi avrebbe spinto a rinunciare ad essere il suo aiutante, oltre che ai loro occhi, il suo unico genitore.
Ma la mia fidanzata doveva capire che stavo facendo tutto il possibile per loro e con o senza il suo aiuto, sarei riuscito nel mio intento.
< Si sta facendo molto tardi > tagliai corto inorridito < Preparo qualcosa per cena. >
< Sì. Buona idea. >


Il mio pensiero fisso per come quei bambini avrebbero attraversato il loro destino, non mi faceva stare tranquillo.
Non potevo sopportare che altri sconosciuti si sarebbero potuti prendere cura di loro perchè sicuramente li avrebbero portati lontano da me, e questo non potevo sopportarlo.
Ma vedendoli come la mia fidanzata stava cercando di stringere amicizia con loro, il mio cuore si sentì all'improvviso sollevato.
Potevano passare una serata tranquilla e in totale compagnia, e vedere quei bambini mangiare avidamente come se non mangiassero da giorni.
Il loro colorito della pelle e quegli occhi speranzosi, mi spingevano a lottare per la loro salute.
Senza mai abbandonarli.
E mentre gli facevamo delle domande sul loro passato infantile, solo la piccolina emise un suono come se si sforzasse di parlare.
< Avanti. Puoi farcela. >
Cercai di spronarla e di dargli tutto il coraggio necessario, ma alla fine la bambina non disse niente al riguardo.
Il suo spavento era ancora palpabile, nonostante alcuni giorni che stava abitando in questa casa-
Non sapevo bene che cosa ne sarebbe stato di lei e di suo fratello, ma finché avessero abitato sotto il mio stesso tetto, niente di male gli sarebbe accaduto.
Dovevamo solo attendere il miracolo.
Un miracolo che io in primis dovevo fare in modo che si realizzasse per il bene di quei bambini che non meritavano tale patimento e sofferenza.
Dovevano ricominciare a vivere.
Una volta per tutte

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Capitolo 4
*** A volte i miracoli esistono davvero ***


Alcuni mesi dopo

 

Con l'inizio del mio lavoro stagionale di cameriere, i due bambini riuscivano a stare in compagnia di mia nonna dopo che li avevo iscritti ad una scuola materna per i loro ultimi mesi.
I bambini sembravano entusiasti di conoscere altri bambini della loro età, ma ciò non li stava spingendo per farli parlare.
Sembrava qualcosa di cronico che solo un dottore esperto poteva risolvere.
Ma in cuor mio sapevo bene che alla fine i bambini sarebbero riusciti a parlare. Bisognava attendere il momento giusto.
Momento che sarebbe arrivato molto presto.


Una volta concluso l'anno scolastico, i due bambini erano fissi da mia nonna ogni volta che io ero al lavoro.
Purtroppo avevo poco tempo per loro e questo lo capirono benissimo, scrutandomi con sguardo trasognato e con i loro bronci ogni volta che mi vedevano tornare.
Ogni sera era molto tardi e purtroppo i bambini erano stanchi dopo una lunga giornata trascorsa assieme.
M a ciò non mi toglieva il fatto di rimanere in loro compagnia una volta che si fossero addormentati, anche se molte volte ero in compagnia della mia fidanzata.
La mia fidanzata non sdegnava il fatto che io rimanessi accanto a loro perchè capiva benissimo che loro avevano solo me come figura da prendere in considerazione. E loro stessi, non sarebbero resistiti per molto senza di me.
Finalmente però, dopo una settimana trascorsa all'insegna del duro lavoro, ci fu il mio agognato giorno libero.
Era una bellissima giornata come tanti ed io attendevo quel momento per portare i bambini a vedere il mare.
Il tragitto da casa mia verso la spiaggia era molto longo e i due bambini sembravano estasiati da quello che stavano vedendo.
Non avevano mai visto il mare e ciò l'avevo capito appena scendemmo di macchina e i due bambini non avevano nessuna intenzione di farlo.
< Che cosa ti succede, piccolina? >
La bambina come di consueto non rispose, facendo finta di nulla e mettendosi dietro di me insieme a suo fratello.
< Va tutto bene. La spiaggia e il mare non vi morderanno. >
Una volta raggiunta la spiaggia, feci vedere ai due bambini come potevano divertirsi scavando alcune buche nel terreno o facendo alcuni castelli di sabbia grazie ai giochi che custodivo da quando ero bambino.
All'inizio erano molto perplessi, ma alla fine doveva fare qualcosa se volevano trascorrere il loro tempo.
Avevo già pensato a non rimanerci tanto perchè anch'io mi sarei molto annoiato.
Ma con sguardo vigile e attento, vidi che i bambini si stavano divertendo come non mai.
Il punto della giornata ci fu quando presero il coraggio di tuffarsi in acqua.
All'inizio, per colpa dell'acqua fredda, non avevano nessuna intenzione di mettere il loro corpo dentro quella distesa azzurra.
Ma quando gli feci vedere che si potevano rinfrescare con poco, i due bambini mi seguirono all'istante.
Essi si divertivano schizzandosi a vicenda e senza disturbare gli altri bagnanti non molto distanti da noi.
Fu un momento divertente che i due bambini non avrebbero mai dimenticato, tralasciando in quelle ore quei momenti tanto rudi che li avevano spinti lontano dalle loro case senza che potessero pensare alla guerra.


Giunta l'ora di pranzo, io e i bambini ci limitammo a mangiare alcuni panini che avevo preparato la stessa mattina, dopo che li avevo convinti a farsi una doccia.
I bambini non avevano nessuna intenzione di lavarsi, facendo i capricci e fissandomi con sguardo corrucciato.
Certamente non capivano quello che un genitore avrebbe potuto fare per loro, ma in fondo sapevano che stavo solamente facendo il loro bene.
Dopo una lunga mattinata, i due bambini si appisolarono sul divano, ed io insieme a loro, feci lo stesso.
Era una giornata spensierata che da tanto tempo sognavo.
Un momento tranquillo che mi sarei goduto in totale compagnia, se non fosse per il fatto che il campanello cominciò a suonare incessantemente.
Talmente incessante che quando mi trovai dinanzi due figure sconosciute, subito capii che avevano troppo in comune con la mia nuova vita e che la mia sorpresa non fu altro che commisurata dalla completa gratitudine che quella giovane coppia dimostrò nei miei confronti per aver potuto ricostruire una famiglia che sembrava distrutta dalla guerra.


Non potevo crederci. Era impossibile.
Un impossibile miracolo che si era manifestato proprio dinanzi a me.
Appena i due bambini videro che non stavo tornando da loro, la loro più grande gioia si manifestò appena li sentii parlare la loro lingua.
I due bambini li avevano chiamati mamma e papà (sì, durante i mesi trascorsi insieme a quei due piccoletti, avevo cercato di comprendere alcune parole in ucraino) e la mia sorpresa fu talmente grande che quasi mi misi in mezzo a loro abbracciandoli.
< Prego. Venite in casa. >
< Grazie mille > mir rispose la donna con un flebile italiano.
La giovane donna mi fissava con gli occhi illuminati dalle lacrime di una madre che nel corso di questi mesi ha saputo soffrire come tanti e solo dopo mi avrebbe raccontato la sua storia.
< Sono stato vicino a mio marito cercando di proteggere i nostri ideali cercando di resistere il più possibile.
E adesso che la guerra è finita, dobbiamo provare a ricostruire le nostre vite.
E solo adesso posso farlo insieme a mio marito e ai miei figli che finalmente potremmo di nuovo essere felici assieme. >
Io non riuscivo a dire niente.
Volevo solo ascoltare quelle parole in italiano pronunciate così perfettamente e ascoltare la storia della sua sofferenza per farmi capire che il mondo in cui tutti viviamo è assolutamente sbagliato.
Perchè non possiamo fare i soliti errori di numerose guerre.
La guerra non porta mai alla pace, soltanto a rancori che non potranno mai essere assopiti in un momento da dimenticare.
Perchè tutto ciò è tremendamente orribile, soprattutto quello che ha trascorso questa famiglia lontano da loro stessi.
Lontano dal loro amore.
E dopo che i due genitori si erano presentati, finalmente la madre mi confessò il nome dei suoi bambini.
< Kateryna e Andriy. Questi sono i nomi dei due bambini. >
Appena mi ritrovai a fissarli, il mio sguardo era cambiato.
Li fissavo ancora con amore ma con la differenza che adesso sapevo i loro nomi.
< Kateryna... Andriy... Spero che siate stati bene in mia compagnia. Finalmente i vostri genitori sono venuti a prendervi per riportarvi a casa. Per riportarvi alla vostra vita.
Io sentirò molto la vostra mancanza perchè in questo periodo mi avete insegnato che la solidarietà e il vostro amore non poteva che essere fondamentale per andare avanti.
Ed io sono stato davvero contento nell'avervi inserito nella mia vita.
Non potrò mai dimenticarvi. In nessun modo.
E cercando di evitare quelle lacrime che presto inoderanno il mio viso appena mi renderò conto che non sarete più qui, io guarderò sempre i vostri volti felici e spensierati. E la vostra forza che vi ha spinto a non arrendervi di fronte alle apparenze a a resistere dopo tutto quello che avete passato.
Sarà un insegnamento che capirete quando sarete molto più grandi.
Perchè voi siete due bambini coraggiosissimi uniti da una cosa sola: la vostra grande forza di non arrendervi dinanzi a niente. >
In quel momento sentii rompere la mia voce.
Non riuscivo più a parlare a causa dei miei sentimenti che stavano avendo il sopravvento.
Quei bambini se ne sarebbero andati da lì a poco, lasciando quel vuoto che solo con il loro pensiero avrei colmato.
Ma dopo quelle parole, fu proprio Kateryna ad avanzare verso di me ad asciugarmi il viso.
< Grazie per tutto, Lorenzo. Sono stata fiera di aver conosciuto un uomo dal cuore nobile come te. Ti voglio bene. >
Parole che venivano dal cuore.
Parole che non avrei dimenticato in nessun modo mentre la bambina mi abbracciava e le lacrime non smettevano di uscire dai miei occhi.
Subito dopo di lei, fu il turno del piccolo Andriy.
< Anch'io non dimenticherò mai la tua bontà. Ti voglio bene Lorenzo e grazie per tutto. >
Anche lui mi ripagò con un abbracciò che sciolse definitamente il mio cuore.
Mi sentivo un fiume in piena ed io non potevo che acconsentire ad ogni loro tocco.
Il padre dei bambini mi ringraziò dandomi una pacca sulla spalla dopo che gli avevo riconsegnato tutte le loro cose.
Ma prima che se ne potessero andare, per poco non persero la foto che Kateryna mi aveva fatto vedere.
< Aspettate. Questa foto... >
< Tienila tu, Lorenzo. Per non dimenticarti di noi. Per non dimenticare la tua bontà. >
Le parole dell'uomo furono come un cielo sereno che sovrasta l'oscurità.
Un'oscurità che fino ad ora, non era stata così lontana come avrei potuto credere.
E mentre non facevo altro che ringraziarli per quello che il destino mi aveva consegnato, Vederli andare via dopo che uscirono dalla mia casa, non fu un atto sacrilego e sofferente, ma un nuovo preambolo di una vita che spero vivamente avrebbe portato molta pace a tutti quei popoli che hanno sofferto e che continuano a soffrire per le cause delle guerre che si combattono in tutto il mondo.
E che insieme gridano che tutto ciò è sbagliato.
Ma noi del mondo occidentale non ce ne rendiamo conto perchè magari non lo sappiamo.
O semplicemente, non ne parliamo.

 

 

Angolo autore lmpaoli94

 

Eccoci arrivati alla fine di questo breve racconto.
Un racconto che scritto molto velocemente impregnandolo di sentimenti che mi venivano dal cuore.
Un cuore che ha rivolto verso quella povera gente che ancora oggi continua a soffrire.
Mi sono immaginato un futuro diverso.
Un futuro di pace per questi popoli e che il loro futuro sia un luogo semplice e felice, senza mai più voltarsi indietro.
Perchè quella gente, soprattutto i bambini, non devono ricordarsi di quei terribili misfatti che hanno colpito la loro terra.
Un giorno di questi dovranno ricostruire.
Ripartire da zero per non dimenticare quello che hanno passato.
E i sopravvissuti saranno il preambolo di questa nuova rinascita che sarà il loro giorno di liberazione una volta che la guerra sarà finita.
Perchè quei popoli non possono continuare a sentire la sofferenza sulle loro spalle.
Le immagini che tutti vediamo sono limpide e indimenticabili.
Perchè nessuno di noi vuole che succeda a loro stessi.
Non devono pensare che la guerra è solo un transito che porterà alla pace, perchè non sarà mai così.
Momenti bui che non dobbiamo dimenticare ma che vogliamo portare dietro le nostre spalle.
Con un po' di solidarietà.
Con un pensiero fermo per andare avanti in un futuro che speriamo tutti sia migliore a questo presente.
Grazie a tutti coloro che commenteranno o che leggeranno in silenzio questo racconto.

Grazie di cuore

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