Remus & Sirius love story

di Efffp25
(/viewuser.php?uid=1208362)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Una nuova lezione ***
Capitolo 3: *** Casa Weasley e pesciolini ***
Capitolo 4: *** Amici o qualcosa di più? ***
Capitolo 5: *** Amore e Lacrime ***
Capitolo 6: *** Incidente e dubbi ***
Capitolo 7: *** Il passato ci parla ***
Capitolo 8: *** Cos'è l'amore? ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Sirius Black e Remus Lupin si ricordavano bene la prima volta che si erano conosciuti:
al primo anno del liceo Dante Alighieri Remus era un ragazzino timido e impacciato, dai capelli biondo castano e mossi, sulla guancia aveva una cicatrice e sul petto e sulla schiena era pieno di cicatrici a causa di un incidente che gli era successo quando aveva 10 anni, in cui lui e suo padre erano rimasti feriti. 

Sirius invece era un tipo dai capelli neri e mossi che gli arrivavano fino alle spalle, ed era molto sicuro di sé, aveva iniziato il liceo insieme ai suoi migliori amici, James Potter e Peter Minus.

Verso il terzo anno i due si erano conosciuti per caso in seguito a uno scontro, dopo la nascita di quell’amicizia Remus si era aggregato al gruppo dell’amico che nel frattempo era diventato molto popolare.
Remus capì che era innamorato del suo migliore amico quando un giorno mentre parlava con lui iniziò ad arrossire e il suo cuore a battere all’impazzata, ma sapeva che non aveva una possibilità: Sirius essendo molto popolare molte ragazze impazzivano per lui, per il suo fisico scolpito e la sua bravura come battitore a pallavolo. 

Comunque decise di tentare, dopotutto non tutto il male viene per nuocere.
Al quarto anno di liceo Remus lo invitò a un’uscita pomeridiana, dopo una lunga passeggiata al parco Remus gli rivelò con timidezza i suoi sentimenti, Sirius gli prese con delicatezza la mano, gli disse che se n’era accorto e aggiunse, facendogli una carezza che anche lui provava dei sentimenti per lui, poi i due si baciarono dolcemente, in seguito non dissero nulla né ai loro amici né alle loro famiglie della loro relazione.

Un pomeriggio nello stesso anno Sirius invitò Remus a casa sua per fare i compiti di matematica, i genitori di Sirius il signor Orion e la signora Walburga Black erano due ricchi imprenditori di successo molto conosciuti in città, Sirius odiava suo padre perché era sempre fuori casa e non si parlavano quasi mai e sua madre perché si vantava dei gioielli e degli abiti costosi che possedeva con le sue amiche ricche, Sirius non li sopportava, per questo il rapporto tra genitori e figlio era terribile.

Quel giorno mentre i signori Black erano usciti con degli amici e Regulus il fratello di Sirius era fuori con degli amici alla pista di skateboard, casa Black era libera.

Dopo aver fatto per quasi un’ora una serie di esercizi di matematica sulle equazioni di secondo grado Sirius aveva preso delicatamente per mano Remus e lo aveva condotto in camera sua facendolo sdraiare sul letto, poi avevano cominciato a baciarsi e a spogliarsi lentamente dando sfogo alla loro bruciante passione.
Ma quando Sirius finì di sbottonare la camicia del ragazzo e gliela tolse, vide il suo petto nudo con tante cicatrici, Remus scoppiò a piangere molto piano raccontando il trauma che aveva subito in quinta elementare, Sirius lo abbracciò comprendendo il suo dolore, poi fece scorrere le sue labbra sulle cicatrici come se avesse intenzione di guarirle o di farle sparire baciandole delicatamente, Remus si sentiva leggero come una piuma mentre accarezzava i capelli del moro. 

Il resto di quel sabato pomeriggio lo avevano passato a sonnecchiare insieme a letto con i loro cuori che battevano a mille, mentre la loro pelle e l’atmosfera era bollente come un fuoco acceso che ardeva della fiamma più viva.

Dopo la laurea i due si sentirono spesso, poi Remus andò a convivere con un’amica della sua stessa età che divenne la sua coinquilina: Ninfadora Tonks, una tipa molto strana che una volta ogni due settimane andava al supermercato, comprava una tinta per capelli e si tingeva i capelli a casa. Ogni volta che andava al lavoro aveva sempre un colore diverso: dal castano il suo colore originale passava a tingerseli dal rosso sangue, al blu notte, rosa Big Babol, argento…. I due si parlavano poco anche se lavoravano nella stessa azienda, poi il condominio dove vivevano ebbe dei grossi problemi, così tutti gli inquilini furono costretti ad andarsene, Ninfadora tornò a vivere dai suoi e Remus andò a vivere in un monolocale.

In seguito alla morte di Orion e Walburga Sirius ereditò la loro casa e invitò Remus a vivere con lui, i due iniziarono la loro convivenza mentre Regulus dopo aver cambiato facoltà (obbligato dai genitori) e dopo la laurea andò a vivere con la sua migliore amica in periferia.

Quando Harry, il figlio di Lily e James aveva compiuto sei anni una sera, durante una cena di gruppo a casa Potter Sirius e Remus rivelarono a Lily, James e Peter che si erano messi insieme, quest’ultimo rimase un po’ perplesso, ma Lily e James rimasero felici, la serata era terminata con un bacio tra i due seguito da uno splendido applauso. 

Erano passati molti anni, ma nessuno della famiglia aveva raccontato ad Harry della relazione tra Remus e Sirius, in tutto ciò quando il ragazzo aveva dieci anni Peter Minus era scomparso misteriosamente e non si era più fatto sentire.
Harry non sapeva niente di questa storia d’amore, lui credeva che vivessero come semplici coinquilini ma non era così, neppure i suoi genitori gli avevano detto della loro relazione, ma tutto stava per cambiare.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Una nuova lezione ***


La mattina in cui inizia questa storia era una giornata molto diversa dal solito: Harry era rannicchiato nel suo letto avvolto dalla sua calda coperta rossa e arancione che profumava di lavanda, nonostante fosse aprile faceva ancora molto freddo la mattina tanto che sembrava ancora inverno.
La camera da letto del ragazzo era avvolta nel buio, si sentiva l’orologio al muro che ticchettava, sulla scrivania erano ammucchiati alcuni libri di scuola e fogli con degli appunti scritti sopra, qualche vestito era appoggiato sullo schienale della sedia. Intanto fuori gli uccellini cinguettavano e le macchine andavano veloci sulla strada, il vento danzava leggero nell’aria avvolgendo quella fredda mattina di aprile.
 
In quel momento un suono risvegliò Harry: con la lentezza di un bradipo disattivò la sveglia del suo cellulare, poi si girò dall’altra parte per continuare a dormire, fuori faceva troppo freddo per uscire, Harry non sarebbe andato a scuola nemmeno se gli alieni lo avessero rapito.
10 minuti dopo Lily entrò in camera per svegliare il figlio «Buongiorno tesoro, alzati che devi andare a scuola» disse in tono calmo ma anche frettoloso mentre si affrettava ad aprire le persiane, Harry borbottò un buongiorno alla madre, si infilò gli occhiali e si alzò pigramente dal caldo letto come un ghiro:
come tutte le sante mattine dopo aver disattivato la sveglia dal suo cellulare si rimetteva a dormire, così sua madre doveva sempre andare a svegliarlo. Dopo essersi preparato uscì di casa e andò alla fermata del bus, mentre ascoltava aggrappato ad un sostegno una canzone rock con le cuffie pensò a quello che avrebbe fatto quel giorno.
 
Mentre canticchiava la canzone che stava ascoltando “Californication” dei Red Hot Chili Peppers osservava fuori dal finestrino la città che si era appena svegliata: vedeva le persone che camminavano sul marciapiede, mamme frettolose che portavano i loro figli delle elementari a scuola, i negozi che di prima mattina emanavano profumi di ogni genere (pane fresco, dolci, fiori freschi), adulti o ragazzi che uscivano di casa per andare al lavoro o a scuola, allo stesso tempo per le strade si sentiva il clacson delle automobili che risuonava un po’ ovunque.
 
Varcata la soglia della classe si sedette sbadigliando al suo banco, Ron era tutto rosso (più rosso dei capelli e delle lentiggini non poteva essere), continuava a scrutare Hermione: quel giorno la ragazza indossava un maglioncino rosso e dei jeans blu e azzurri, aveva abbinato all'outfit delle Nike bianche «Hai visto quanto è figa Hermione oggi? Sembra Bloom» sussurrò Ron con aria sognante, Harry ridacchiò dandogli una gomitata «Domani sarà Aisha» disse ridendo, intanto Lavanda Brown fissava con aria sognante Ron seduta nelle ultime file.
In quel momento la Mcgranitt entrò in classe per la lezione di storia:
«Buongiorno ragazzi, dunque la lezione di storia di oggi sarà un po’diversa dal solito: oggi parleremo dell’omosessualità»
Harry prese il libro e cominciò a sfogliarlo sperando di trovare l’argomento del giorno, anche gli altri fecero la stessa cosa «No non è nel libro l’argomento di oggi, ho qui dei file per parlarvi di questo nuovo argomento» disse la McGranitt, Harry richiuse subito il libro e aprì il quaderno per prendere appunti, la professoressa iniziò a spiegare 

«Di questo argomento ne abbiamo parlato se non quasi mai, ma ora è giunto il momento di parlarne. Dunque innanzitutto per i greci e gli spartani il concetto di omosessualità non esisteva: era una cosa che però riguardava solo gli uomini, i primi perché l’uomo greco poteva tradire legalmente la moglie poiché quest’ultima doveva rimanergli fedele mentre lui poteva avere relazioni extraconiugali con delle serve, schiave o addirittura fanciulli minorenni.
Un esempio che sicuramente vi sarà familiare è il rapporto tra Achille e Patroclo, molti sostengono che fossero amici, cugini o forse anche amanti. Per gli spartani era del tutto normale avere queste relazioni tra gli uomini: questo perché quando andavano in guerra e montavano gli accampamenti era una cosa del tutto normale che dormissero insieme o che si accoppiassero. Per i Romani ci sono sia delle differenze ma anche delle somiglianze: un esempio è la relazione tra Adriano e Antinoo, quest’ultimo con origini greche. Quando questo morì giovane Adriano, amareggiato e addolorato fondò una città con il suo nome. Tuttavia in generale entrambi dovevano avere atteggiamenti sempre maschili per non andare oltre e non violare le leggi divine.
Purtroppo nel corso della storia, dal medioevo al 1900 gli omosessuali di ogni genere vennero perseguitati, potevano essere condannati al rogo o uccisi.
Questa cosa era vietata anche per il fatto che la gente di allora era molto religiosa e questo andava contro la Chiesa, se vi ricordate quando l’anno scorso abbiamo fatto l’Inferno c’è il canto dei Sodomiti, ovvero gli omosessuali. Adesso vi chiedo di riflettere su questa cosa: la Chiesa ha sempre vietato l’omosessualità, eppure anche essa poteva essere sicuramente gay e tutto questo andava fatto di nascosto, non vi pare strano?

Un famoso scrittore ottocentesco che sicuramente farete a letteratura inglese è Oscar Wilde il quale venne spedito in carcere e condannato ai lavori forzati per aver avuto una relazione con un altro uomo. Fino a circa metà degli anni novanta l’omosessualità era considerata una malattia mentale, ma in quegli anni venne tolta dalla lista di queste malattie, nel corso degli anni a venire molti paesi hanno approvato i matrimoni omosessuali, ma in oriente questa cosa è vietata»
 
Harry e la classe ascoltava la lezione in silenzio, tutti rimasero a bocca aperta, era la prima volta che le prime due ore del mercoledì mattina fossero così interessanti, quando finì la lezione la prof zittì i suoi alunni
«Ragazzi per terminare questa lezione dato che tra cinque minuti suonerà vi voglio dire una cosa: siate liberi di amare chi volete, lasciate amare gli altri chi vogliono, l’amore è amore in tutte le sue sfaccettature e i suoi generi» disse la McGranitt terminando la sua lezione.
All’ora dopo la classe aveva un’ora di supplenza perché mancava il professor Binns, mentre i ragazzi parlavano e scherzavano alcuni non riuscivano a togliersi dalla mente la lezione precedente
«E pensare che tutte queste cose non le abbiamo mai studiate» disse Hermione
«Dobbiamo pensare che noi siamo fortunati ad essere nati in questa epoca» disse Draco
«Si questo è vero, ai tempi dell’epoca vittoriana doveva essere davvero difficile» disse Neville grattandosi la testa
«Già ma come ha detto la prof “ognuno è libero di amare chi vuole”» disse Harry pensieroso
«Dovrebbero farle più spesso queste lezioni» aggiunse Luna con aria tranquilla.

Quella sera a cena Harry raccontò della lezione della McGranitt ai suoi genitori «Wow, dev’essere stata interessante» disse Lily mentre tagliava la sua fetta di pollo
«Dopotutto imparare cose nuove è sempre bello» aggiunse James mentre si serviva delle patate arrosto
«Già, è stata una lezione molto bella» disse Harry con un sorriso.
In quel momento Lily appoggiò delicatamente le posate sul piatto: Harry sapeva benissimo che quando sua madre faceva così doveva dirgli qualcosa di importante
«Harry tesoro, riguardo alla cena di domani sera, Remus non verrà, ha una visita dallo psicologo» disse in tono serio, Harry la guardò pensieroso «Ah non lo sapevo» disse dispiaciuto facendo spallucce. Era molto strana questa cosa: Remus non andava dallo psicologo almeno da un secolo, che cosa poteva mai avere?

Quella sera mentre era seduto a letto a leggere e a pensare a quello che avesse Remus Ginny gli mandò un messaggio:
 
* Ehi, ti va di vederci domani pomeriggio? * Harry ci pensò per un attimo
* Va bene 😉 *
* Vuoi venire a casa mia domani ? *
* Si va bene, a domani 😘 *
* A domani ❤️*
 
poi tornò al suo libro per continuare a scoprire come continuava la storia 


ANGOLO AUTRICE
Finalmente sono tornata dopo tanto tempo, ho avuto un sacco di cose da fare e da studiare alcune materie importanti, per fortuna che ora sono arrivate le vacanze di Pasqua perché non ne potevo più di tutte le verifiche e le interrogazioni. Spero che stiate passando delle buone vacanze, alla prossima, ciauuuuu 👋👋❤️

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Casa Weasley e pesciolini ***


Il giorno dopo quando Harry arrivò in classe si accorse che il banco di Ron era vuoto, proprio in quel momento gli arrivò un messaggio su WhatsApp dal suo migliore amico

*Ehi Bro, oggi non vengo. Ho preso freddo e ora ho raffreddore e febbre* Harry pensò che fosse strano che da un momento all’altro uno si ammalasse, ma decise di non pensarci troppo
*Vai tranquillo, riprenditi presto*
Poi si sedette al suo banco sentendo la mancanza del suo compagno di banco.
A ricreazione mentre se ne stava appoggiato al caldo termosifone a mangiare i suoi Oreo Neville si avvicinò a lui e gli mostrò un video di un famoso youtuber che era diventato virale
«Ha quasi raggiunto 1 milione di visualizzazioni da quanto fa ridere» e i due scoppiarono a ridere a crepapelle.

Al suono della campanella si incamminarono insieme lungo il corridoio per andare in classe a prendere le cose per l’ora di biologia, e scesero le scale per andare al piccolo laboratorio del piano terra.
Quel giorno Harry era molto nervoso, non era mai stato a casa della sua ragazza, conosceva già i suoi genitori quindi non c’era nulla di cui preoccuparsi, tuttavia c’era una cosa che lo spaventava: e se Ron fosse entrato in camera della sorella e li avesse beccati insieme?
Sicuramente avrebbe iniziato a sclerare per tutto il tempo! Al solo pensiero gli vennero i brividi, poi si calmò facendo dei respiri profondi e infine prese una decisione: sarebbe andato a casa di Ginny gli fosse costato vedere Ron!
Dopotutto il suo migliore amico usciva con Hermione e non glielo aveva detto!

Alle 16:30 si presentò davanti a casa Weasley e suonò agitato il campanello, sulla soglia apparve Ginny
«Ehi, vieni entra» disse lei invitandolo ad entrare. Lui varcò la soglia e lei richiuse la porta alle sue spalle, il salotto era molto grande e la cucina anche, nonostante in quella casa fossero cresciute molti ragazzi era comunque abbastanza ordinata
«Oh Harry caro, che piacere rivederti» Harry si girò: sul piano della cucina una donna della sua stessa altezza dai capelli rossi e con le lentiggini lo richiamò allegra e tranquilla
«Ciao Molly, è un piacere anche per me» disse lui abbracciandola
«Per tutti grilli, Harry!» una voce risuonò dalle scale, Harry si staccò da Molly e vide un uomo ben vestito che scendeva le scale, anche lui aveva dei capelli rossi e corti, il centro della testa era calvo, indossava degli occhiali molto fini e rotondi
«Salve Arthur» disse Harry salutandolo con la mano
«È un piacere rivederti ragazzo» disse il signor Weasley dandogli una pacca amichevole sulla spalla
«Arthur a che ora torni stasera?» chiese Molly
«Credo domattina verso le 6, non so esattamente quanto mi ci vorrà per il controllo che deve fare il figlio dell’avvocato tra un’ora, anche perché ho il turno stanotte» spiegò Arthur
«Oh capisco» disse Molly turbata
«Be’ io scappo, a domani Molly, ciao Ginny, è stato un piacere rivederti Harry» disse Arthur frettolosamente, mentre salutava la moglie, sua figlia e Harry si mise la giacca, il cappello e la sciarpa e uscì di casa velocemente
«Harry, hai bisogno di qualcosa?» chiese Molly dopo qualche secondo ad HHarry
«Ehm no, sono apposto così grazie» disse Harry gentilmente
«Dai vieni ti faccio vedere casa mia» disse Ginny
«Mi raccomando tesoro non disturbare tuo fratello: non si alzerebbe dal letto neanche se entrasse in casa un ladro o un troll» disse Molly alla figlia.

La ragazza annuì poi i due salirono le scale: al primo piano c’erano tre camere da letto mentre al secondo piano due camere e due bagni «Cavolo, questa casa è così grande» disse Harry scherzosamente «Si è vero, dopo la nascita di Fred e George i miei hanno comprato una casa più grande, così da un monolocale siamo passati a una casa più grande» disse Ginny «A sto punto potevate vivere al palazzo della regina Elisabetta» aggiunse Harry «Si hai ragione al 100%» e i due scoppiarono a ridere piano.

Ginny aprì una porta con su scritto il suo nome sopra «La mia camera da letto» disse con fierezza al suo ragazzo, lui si guardò intorno: era dipinta di un bianco latte, al muro era appeso un poster di Addison Rae e uno delle Black Pink, sulla scrivania erano aperti dei libri e qualche quaderno «Stavo studiando mentre ti aspettavo» si giustificò «Allora non sono l’unico che ha la scrivania sempre disordinata» disse Harry scherzosamente, Ginny scoppiò a ridere mentre accostava la porta.
Poi qualcosa attirò la sua attenzione: su un mobiletto era presente una piccola vaschetta con dei pesciolini di ogni colore «Che bei pesciolini, sono tuoi?» chiese Harry, Ginny disse di sì
«A volte quando non so che fare mi metto qui ad osservarli in silenzio» spiegò «Oppure mi invento qualche storia simpatica che poi scrivo su un quaderno»

Harry si avvicinò lentamente a lei da dietro prendendola delicatamente per i fianchi avvolgendola con le mani, Ginny unì anche le sue calde mani, le scostò piano i capelli rossi da un lato, inclinò la testa verso destra chiudendo gli occhi e Harry la baciò delicatamente sul collo, entrambi sentivano dei brividi percorrere le loro schiene e i loro corpi. Harry si mise davanti a lei e baciò sulle labbra, indietreggiarono fino a sdraiarsi sul morbido letto della ragazza e continuarono a baciarsi dolcemente, prima di continuare il ragazzo si slacciò le scarpe da ginnastica e le mise ai piedi del letto, le mani di Ginny andarono a sfiorare delicatamente i capelli sulla nuca, Harry le faceva con una mano delle delicate carezze.
Dopo mezz’ora erano l’uno accanto all’altro: Harry sonnecchiava sdraiato su un fianco accanto a Ginny con una mano sul petto e lei allo stesso tempo gli accarezzava i capelli mentre fissava la sua vasca dei pesciolini e si immaginava una storia piena di avventura su tre pesciolini che volevano scoprire un mistero: uno che sembrava Dory di alla ricerca di Nemo (Saturnia), uno che era piccolo e rosso (Apollo) e l’altro che era bianco e aveva la coda verde (Enea).
Nella stanza scese lo spirito del sonno il quale iniziò a danzare leggero come il vento finché il sonno non ebbe la meglio e piombò un silenzio tombale, non si sentiva nessun rumore, nulla si muoveva e tutto era immobile, si sentivano solo i lenti respiri di Harry e Ginny. I due ragazzi dormivano dolcemente, dovevano essere molto stanchi a causa della scuola.
Improvvisamente Molly entrò piano in camera, in mano reggeva un cesto di biancheria pronta per essere messa in lavatrice, nel vedere i due che dormivano profondamente sorrise, appoggiò il cesto a terra e aprì lentamente l’armadio della figlia, prese una lunga coperta blu pervinca e gli coprì dai piedi fino alle spalle “Buonanotte ragazzi” pensò sorridendo, poi uscì dalla stanza riprendendosi il cesto della biancheria chiudendo delicatamente la porta.

Un’ora dopo Ginny aprì gli occhi lentamente e si accorse che lei e Harry erano avvolti da un calda coperta ed erano ancora con i loro vestiti addosso, quest’ultimo era sdraiato a pancia in giù, Ginny gli accarezzò piano la schiena, dopo pochi secondi anche Harry aprì gli occhi
«Ciao» disse con un sorriso
«Ciao» rispose lei con un sorriso
«Come hai dormito?» chiese
«Molto bene, e tu?» chiese Harry
«Mai stata meglio» disse lei mettendosi a sedere sul letto
«Ginny, l’hai presa tu la coperta?» chiese Harry mentre si rimetteva gli occhiali che aveva appoggiato sul comodino «No, dev’essere stata mia mamma, anche perché Ron è nella sua stanza con un gran mal di gola e la febbre» rispose
«Già e sicuramente starà facendo un dramma» disse lui scherzosamente.

Dopo qualche altro minuto di chiacchiere e piccole risate scesero le scale di casa e andarono in cucina, Ginny prese dalla credenza un pacco di cookies e del succo d’arancia e si gustarono la merenda con gusto
In quel momento Molly scese le scale in aria infastidita, in mano reggeva un bicchiere vuoto
«Possibile che quello scansafatiche malato non riesca ad alzare il suo deretano per prendere un pacchetto di fazzoletti o a prendere un bicchiere d’acqua?» disse tra sé e sé con rabbia
«Che succede mamma?» chiese Ginny dubbiosa
«Tuo fratello è veramente tragico: perché quando ha la febbre e il raffreddore deve fare la tragedia greca o quella Shakespeariana? Non sta mica morendo!» disse con rabbia
«Si, fa sempre così anche quando ha solo una linea di febbre» disse Harry mentre riempiva il bicchiere con del succo.
 
 
Mentre tornava a casa ripensava al bellissimo pomeriggio trascorso, passò attraverso il parco per tagliare un po' la strada e si fermò un attimo per mandare un messaggio a sua madre per dirle che stava rientrando, ad un certo punto però vide due persone molto familiari insieme.
Erano appoggiati al muretto rovinato dove spesso stava con Ginny, erano due uomini, uno dai capelli neri e mossi e l’altro dai capelli biondo castano. Inclinò la testa per guardarli meglio e rimase a bocca aperta nello scoprire chi fossero:
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Amici o qualcosa di più? ***


Erano Remus e Sirius.
 
Il primo con la testa appoggiata sulla spalla di Sirius e il secondo guardava un albero e gli accarezzava i capelli. Per non farsi vedere si nascose dietro un grosso tronco, in testa gli frullavano un sacco di domande, ma in quel momento gli venne un'idea:
prese il cellulare dalla tasca, cercò il numero di Sirius tra i numeri dei suoi contatti e lo chiamò, ma questo non rispose, evidentemente non aveva portato il cellulare con sé. Allora decise di chiamare Remus e questo (per fortuna!) rispose, sentiva da pochi metri la sua suoneria, questo si staccò da Sirius e rispose subito:
 
«Pronto Remus?»
 
«Ciao Harry, come stai?»
 
«Bene grazie, e te come va?»
 
«Tutto apposto dai»
 
«Sei a casa per caso?»
 
«Ehm no scusa, sono ancora a lavoro»
 
«Ah okay, perché ora io sto tornando a casa e volevo riportarti il libro che mi avevi prestato»
 
«Purtroppo stasera rientro tardi, ho tante di quelle cose da sistemare. Domani devo anche andare dallo psicologo»
 
«Ah okay, allora te lo riporto quando ci vedremo prossimamente»
 
«Si si, vai tranquillo»
 
«Okay, a presto Remus»
 
«Ciao Harry»
 
Harry riagganciò la chiamata e se ne tornò a casa, quando si sedette alla scrivania fissò il barattolo delle penne e iniziò a tamburellare dubbioso le dita sul tavolo, aveva almeno mille domande per il capo: perché Remus gli aveva mentito? Perché non gli aveva semplicemente detto che era fuori casa? Da come stavano insieme non sembravano essere semplici migliori amici, a meno che non fossero qualcosa di molto più che amici. Da quello che gli raccontavano Sirius al liceo era molto popolare, era bello, con un bel fisico e una buona reputazione mentre Remus era quel classico ragazzetto timido e impacciato.
 
Eppure c’era sotto qualcosa che non andava, da quando in qua Remus era andato dallo psicologo? Che cosa mai poteva avere? Be' questa era una cosa accettabile, ma da quando in qua quei due potevano stare insieme? Erano amici, o erano qualcosa di più?

Passò qualche giorno e una sera senza che fosse stato avvisato Remus e Sirius invitarono lui e i suoi genitori a casa loro per cena, Harry era al settimo cielo quando lo venne a sapere. La loro casa era sempre rimasta la stessa anche perché si capiva che ci aveva abitato qualcun altro in quella casa: oltre alle foto dei due amici c’erano delle foto di Sirius da piccolo, con suo fratello, in qualche servizio fotografico con i suoi genitori in cui indossava qualcosa di elegante e costoso. Quella sera per cena c’erano pollo e fagiolini, i cinque si sedettero nella sala da pranzo
«Quando ero piccolo odiavo quando ci sedevamo per mangiare e mia madre si vantava di un sacco di cose: hai visto che bella la nuova borsa che ho comprato? A Druella e a Lucrezia è piaciuta» Sirius amava fare l’imitazione della voce di sua madre «Sirius! Metti a posto questa camera! Per l’amor di Dio stasera vengono il signor e la signora Rossi per cena, vedi di sistemarla!» Harry si sbellicava dalle risate e per poco non gli andò l’acqua di traverso «Si, quando venivo a trovarti era così ossessionata per la pulizia del pavimento che mi faceva pulire le suole delle scarpe con dei tovaglioli» rise James mentre si puliva la bocca con il tovagliolo, Remus rise «Una volta quando sono venuto in quarta a fare matematica da lui sua madre non faceva altro che dire a Sirius “Vedi quanto è bravo ed educato”» «Poi per fortuna quel giorno era uscita con le sue amiche ricche perché giuro che non ne potevo più» aggiunse Sirius ridendo, Remus arrossì
«Ma quella volta che avevi raccontato che aveva costretto te e tuo fratello a farvi un ritratto?» chiese Lily ridendo
«Si, ci fece indossare degli abiti eleganti manco fossimo stati i principi d’Inghilterra e ci fece sedere per farci un dipinto. Poi chiamò un suo amico pittore e ce lo fece, e io ho dovuto trattenermi per un’ora e mezza perché quella camicia mi prudeva così tanto che avevo prurito alla schiena. Alla fine quando ha finito mi sono grattato così tanto che per poco non l’ho strappata» disse Sirius con nostalgia. Harry rideva come un matto, nonostante Sirius fosse cresciuto in quella famiglia era comunque un uomo di buon cuore.
 
«Allora Harry, come va la scuola?» chiese ad un tratto Remus «Oh bene, stiamo facendo un sacco di cose nuove: alla Divina Commedia siamo molto avanti con il Purgatorio, mentre la settimana scorsa la McGranitt ci ha fatto una lezione sull’omosessualità» a quelle parole tutti si bloccarono
«E che cosa vi ha detto in questa lezione?» chiese Sirius con un filo di voce
«Oh beh, ci ha parlato della storia di questo fenomeno: dalla storia antica, attraversando tutta la storia, quindi il Medioevo, la storia contemporanea, quella moderna, il Novecento e così fino ad arrivare ad oggi» spiegò Harry
«E tu che cosa ne pensi dell’omosessualità?» chiese Remus calmo
«Beh penso che sia una cosa del tutto normale che tue donne o due uomini si amino, dopotutto l’amore è amore e non ha confini, è una delle armi più potenti che abbiamo sempre avuto» disse Harry orgoglioso
«E te come reagiresti se due tuoi amici, che ne so, Seamus e Dean si mettessero insieme come la penseresti?» chiese James al figlio
«Be’ sarei contento per loro e li lascerei amarsi quanto vogliono e non li infastidirei mai, se loro si amano bene, l’importante è che a ognuno venga lasciata l’opportunità di fare ciò che il cuore vuole» disse Harry con un sorriso mentre finiva i suoi fagiolini. Sirius e Remus arrossirono senza farsi vedere dal ragazzo e continuarono a mangiare senza dire una parola.
 
Finita la cena e fatta partire la lavastoviglie si sedettero nell’elegante salotto James e Sirius si misero a parlare di lavoro mentre Lily e Remus di un nuovo libro di un famoso autore che stava per uscire, Harry vide sul tavolino un grande libro e lo aprì: dentro c’erano delle foto dell’adolescenza di Sirius, nella maggior parte delle foto era ben vestito, indossava qualche smoking o abito elegante.
Una di queste scivolò dall’album, Harry la prese in mano e la guardò meglio: era Sirius con suo fratello Regulus ma erano diversi da come apparivano in tutte le foto, il primo indossava una camicia hawaiana azzurra del tutto sbottonata e che mostrava il suo petto completamente nudo, dei pantaloncini bianchi e scarpe da ginnastica blu, i capelli neri un po’ spettinati, Regulus che solitamente aveva i capelli lisci e ben pettinato aveva qualche ciocca fuori posto, portava anche lui una camicia estiva ma questa era leggermente sbottonata, dei pantaloncini strappati neri e sandali blu «Ahahahah Sirius ma quanto sei buffo in questa foto? Menomale che tua madre non l’ha messa» disse Harry ad alta voce ridendo come un matto. Tutti si avvicinarono a lui, Sirius si sedette accanto a lui e guardò la foto «Ahahahaha è vero: io e mio fratello di siamo fatti questa foto durante l’estate ed è stato divertentissimo. Poi quando mia madre l’ha scoperto non ci ha fatto uscire per una settimana» disse Sirius ridendo e tutti scoppiarono a ridere «Che figo che eri in questa foto» disse Remus sporgendosi per guardare meglio la foto, Sirius arrossì «E perché tua madre non l’ha messa nell’album?» chiese Harry«Perché voleva che in questi album ci fossero delle foto super perfette» disse Sirius incrociando le braccia
«Cioè della serie “Se queste foto non sono perfette io non le metto, nossignori”» disse James ridendo e cercando di fare l’imitazione di Walburga.
 
Continuarono a guardare altre foto, Sirius mostrava una per una cosa fosse successo in quella occasione «Qui eravamo a casa di signori Rossi… Qui era venuta a cena la signora Druella, una a cui mancava proprio il cervello… E qui non mi ricordo, credo fosse un compleanno o roba del genere…» il tempo passava così in fretta tanto che arrivarono le 11 «Oddio, è già così tardi?» chiese sorpreso James mentre guardava l’orologio «Io direi di andare a casa, domani Harry a scuola e io devo consegnare quel documento» disse Lily balzando in piedi, intanto Harry stava ridendo all’ennesima battuta di Remus «Harry, dobbiamo andare a casa, è tardi» disse James rivolgendosi al figlio, Harry sbuffò, prese dall’attaccapanni il giubbotto e se lo mise «Grazie per essere venuti a cena» disse Remus accompagnandoli alla porta, Sirius li salutò con la mano «Buonanotte, a presto» dissero James, Lily e Harry in coro mentre salivano a bordo della macchina «Buonanotte amc a voi» disse Sirius mentre Remus li salutava con la mano.

La macchina uscì dal viale e andò dritta verso casa, tutti e tre erano stanchi ma felici.

Dopo essersi avvolto nelle calde coperte e dopo aver appoggiato la testa sul cuscino Harry ripensò alla serata e gli venne in mente che Remus avesse fatto un bel complimento a Sirius sul suo fisico e che il suo padrino fosse arrossito, non era la prima volta che succedeva, era successo anche il mese precedente una cosa del genere ma prima che potesse fare qualche altra ipotesi lo spirito del sonno scese su di lui e il ragazzo si addormento mentre una domanda gli martellava la testa: Sirius e Remus erano amici o qualcosa di più ?
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Amore e Lacrime ***


Remus fece un respiro profondo mentre teneva la mano saldata sulla maniglia della porta d’ingresso, la serata era finita da poco, James, Lily e Harry dovevano essere ormai arrivati a casa. Si allontanò lentamente e si sedette sul divano mentre il silenzio piombava nel salotto mentre la sua mente era persa chissà dove
 
«Come ti è sembrata la serata di questa sera?» chiese Sirius comparendo sulla soglia, Remus alzò lo sguardo: il suo ragazzo era lì in piedi, indossava dei larghi pantaloni blu del pigiama e portava una lunga vestaglia abbottonata sul davanti
«Bella, è stata molto tranquilla» rispose Remus tranquillo con un filo di voce
«Non sei stato molto loquace a cena, va tutto bene?» chiese Sirius preoccupato
«Sto bene, stai tranquillo» rispose Remus rassicurandolo, poi si allontanò e se ne andò in camera da letto: era intenzionato a barricarsi lì per non uscire mai più quella notte e starsene lì con i suoi pensieri, tuttavia Sirius fu più veloce e lo raggiunse

«Io lo vedo tuoi occhi che c’è qualcosa che non va» disse Sirius appoggiando la schiena sulla soglia
«Non c’è nulla che non va» rispose Remus incrociando le braccia sedendosi sul bordo del letto
«E invece si che lo vedo, quando James ha chiesto a Harry che cosa ne pensasse degli omosessuali tu sei arrossito» disse Sirius tranquillo
«Se è per questo anche tu eri rosso come un peperone» ribatté Remus
«Comunque dobbiamo dirlo ad Harry» disse Sirius ad un tratto
«E perché?» chiese Remus allarmandosi
«Ormai sono anni che stiamo insieme, non dirmi che non ha capito qualcosa, prima mi hai fatto pure un complimento sul mio fisico, sicuramente si è accorto di qualcosa» spiegò Sirius
 
«Perché sei agitato Rem?» Remus divenne pallido «Ho paura che lui possa prendere male questa cosa» rispose abbassando la testa «Vedrai, è un bravo ragazzo, capirà la situazione» disse Sirius rassicurandolo poi sorrise.
 
Remus si alzò in piedi e si mise a sedere sulla scrivania di legno scuro «Se tua madre vedesse questo credo che ti ammazzerebbe» disse ridendo «Si, come no!» disse Sirius con un sorriso ammiccante, si avvicinò lentamente a lui e lo baciò delicatamente, Remus sentì un brivido che gli risaliva lungo la spina dorsale, Sirius gli baciò con dolcezza il collo depositando dei baci delicati sulla pelle, Remus al settimo cielo gli accarezzò i capelli mentre le mani di Sirius scivolarono piano sui bottoni della sua camicia e gliela sbottonò lentamente.
Appena l’ultimo bottone fu sbottonato gli aprì la camicia: il petto di Remus era ormai da sempre in quel modo, le sue cicatrici si intravedevano ancora ormai da sempre e ormai aveva imparato a conviverci, con un dito Sirius tracciò il percorso di una molto lunga che andava dal grande pettorale destro al fianco destro, quando faceva così Remus si sentiva come la prima volta che avevano fatto sesso, solo che all’epoca avevano diciassette anni.
 
Le labbra di Sirius baciarono la lunga cicatrice, Remus se ne stava aggrappato alla scrivania come se fosse il suo ultimo punto d’appoggio, poi prese il mento del moro e lo baciò sulle labbra – Siediti sul letto – disse con un sussurro, Sirius acconsentì, indietreggiò fino a sedersi sul bordo del letto, Remus scese dalla scrivania e si mise in piedi davanti a lui prendendolo per il mento costringendolo a guardarlo. Lentamente si sdraiarono sul letto con le loro labbra che si incatenavano dolcemente e delicatamente, con delicatezza Remus sbottonò lentamente la vestaglia blu scuro di Sirius rivelandone il suo corpo quasi perfetto, Sirius si aggrappò al letto sentendo le labbra del suo ragazzo sul collo. I loro corpi ondeggiavano l’uno contro l’altro finché il sonno non scese su di loro facendoli addormentare l’uno tra le braccia dell’altro.

Verso le cinque del mattino Sirius si mise la maglietta del pigiama per stare più comodo e scese in cucina per prendere un bicchiere d’acqua, tornato a dormire vide Remus seduto a gambe incrociate sul letto «Non hai più sonno?» chiese mettendosi a sedere
«Mi era sembrato di sentire un rumore, probabilmente me lo sono immaginato» rispose Remus stropicciandosi gli occhi, Sirius sistemò meglio il cuscino appoggiandolo alla testiera del letto prestare più comodo
«Per caso ti ricordi cosa hai sognato prima?» chiese quest’ultimo
«Ho sognato che ero al mare e…» cominciò Remus e tutto a un tratto scoppiò a piangere «No scusa, non volevo renderti triste» disse Sirius prontamente
«È che mi era sembrato di rivivere quell’incubo a cui ormai cerco di non pensare più» disse Remus asciugandosi le lacrime «Ormai cerco di non pensarci più» Sirius lo fece sdraiare e gli accarezzò piano i capelli «Piangi finché puoi, questo non ti farà male» disse fissando un punto indefinito davanti a lui «Sei comodo?» «Si, sono abbastanza comodo» disse Remus mentre un’altra lacrima scorreva sul viso
«Dormiamo ora» sussurrò Sirius e i due si addormentarono profondamente.


Al mattino alle otto e un quarto i due erano pronti per andare a lavoro, Sirius aveva un sacco di documenti da mandare via mail e Remus doveva andare a mettere apposto i prodotti sugli scaffali del negozio dove lavorava «Allora ci vediamo per cena?» chiese Remus
«Si, buona giornata» disse Sirius poi gli prese il volto tra le mani e lo baciò
«Stai tranquillo okay?» disse con un sussurro
«Va bene, non ti preoccupare» disse Remus rassicurandolo.
Usciti di casa presero due direzioni diverse: Sirius andò in garage a prendere la macchina per andare in ufficio mentre Remus prese l’autobus per andare al negozio dove lavorava, mentre lo aspettava alla fermata fece dei respiri profondi assaporando quella nuova giornata.


ANGOLO AUTRICE
Rieccomi qui, per scrivere questo capitolo ho trovato una serie di video su YouTube di varie coppie o shorts, o video lunghi. Alcuni non mi sono stati d'aiuto per scrivere il capitolo ma ho comunque cercato di fare il possibile, spero che vi sia piaciuto. Se la storia vi sta piacendo lasciare un commento, alla prossima 👋👋
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Incidente e dubbi ***


«Harry, mi stai ascoltando?» Harry tornò alla realtà, era così assorto nei suoi pensieri che non si era accorto che Hermione gli stava parlando di qualcosa di importante
«Eh cosa? Oh scusa è che sono molto assonnato» borbottò mentre si puliva gli occhiali, poi sbadigliò
«Si va beh bando alle ciance, ti ho chiesto se oggi pomeriggio ti andava di studiare insieme a Neville e Draco, Ron è ancora malato quindi non si unirà a noi» disse Hermione
«Eh? Ah okay va bene, venite a casa mia o si studia a casa di qualcun altro?» chiese grattandosi la testa
«Per me va bene a casa tua, ma se per te non è un problema…» cominciò Hermione
«No no no, va benissimo, vediamoci domani pomeriggio alle 16» disse mezzo svegliò
«Perfetto, allora avviso Neville, tu dillo a Draco» disse lei prontamente, poi se ne andò salutandolo.
Harry rimase lì impalato senza dire una parola mentre la sua mente viaggiava chissà dove.

Il giorno dopo come promesso Hermione, Neville e Draco arrivarono puntuali a casa di Harry, i quattro trascorsero due interminabili ore a fare una serie di esercizi di matematica (che il professor Binns aveva assegnato senza avvertire i ragazzi) «E quando mai c’è li ha dati?» chiese Draco mentre leggeva gli esercizi
«Li ha dati ieri mentre dormivamo tutti e lui spiegava con la voce di uno zombie» disse Harry mentre apriva il quaderno per prendere la scheda
Ci volle almeno mezz’ora per farli tutti «Spero di averli fatti bene, altrimenti a che li ho fatti a fare!» disse Hermione disperata mentre sistemava il foglio con gli ultimi esercizi.
Poi i ragazzi dovettero leggere un lunghissimo testo sulla vita di William Shakespeare per inglese e per fortuna fu una passeggiata, e infine una scheda su una serie di bilanciamenti di reazioni da fare per chimica
«Giuro che se me ne fa sbagliare apposta almeno una faccio un casino» disse Neville mentre agitava i pugni infuriato, Harry e Hermione non poterono fare a meno di essere d’accordo con lui.

Quando tutti se ne tornarono a casa Harry aiutò i suoi a preparare la cena «Domani andiamo con Remus e Sirius sulla pista ciclabile...» cominciò James mentre metteva i bicchieri
«Davvero? Posso venire anch’io?» chiese Harry entusiasta
«Certo, possiamo prendere due bici» disse James sorridendogli
«Evviva!» esultò Harry strillando di gioia.
Il giorno dopo era sabato, a scuola Harry non riusciva a smettere di pensare all’uscita di quel giorno, tuttavia dovette stare attento a chimica per non farsi buttare fuori.

Alle 15 di quello splendido sabato pomeriggio Harry e i suoi genitori si trovarono all’ingresso della pista ciclabile aspettando Sirius e Remus
«Eccoli!» esclamò Lily ad un certo punto, Harry li vide in lontananza che camminavano con sicurezza mentre i capelli neri di Sirius volavano al vento
«Buon salve, allora pronti per questa passeggiata?» chiese Remus allegro
«Certo!» esclamò Harry felice
«Siii!» dissero Lily e James a loro volta, così il gruppo si incamminò per fare una lunga passeggiata: i sassolini scricchiolavano sotto i loro piedi, gli uccellini cinguettavano svolazzando nell’aria, lungo la pista ciclabile passavano persone che si allenavano e che correvano, qualche famiglia felice che trascorreva il sabato pomeriggio all’aria aperta con i loro bimbi sulle loro biciclettine, ciclisti o semplici persone che passavano con le loro biciclette
«È proprio una bella giornata» disse Sirius «Già, c’è un sole che spacca le pietre – disse James mentre guardava il sole mettendosi una mano davanti per coprirsi dal sole che illuminava la giornata.
 
Harry continuava a ridere come un matto alle battute squallide che Remus continuava a fare
«Come si chiama la suora che porta le pizze?» chiese
«Non lo so» disse Harry mentre si tratteneva dal ridere
«Suordinazione» disse Remus mentre si tratteneva a sua volta dal ridere
«Cosa dice una mosca davanti a un cancello? Mo scavalco»
«Come si chiama il frate con le gambe storte? Fra parentesi» Harry e Lily scoppiarono a ridere come matti.
Harry in quel momento aveva quella fatidica domanda che gli frullava in testa, ora che erano lì poteva chiedere a Sirius e Remus se stavano insieme oppure no, voleva a tutti saperlo, ma non poteva chiederlo così dal nulla, doveva entrare nella domanda raggirandola.
 
Era da almeno un’ora che erano fuori, prima che Harry potesse dire qualcosa suo padre lo prese per le spalle «Attenzione!!» urlò, Harry vide con la coda dell’occhio che un gruppo di ciclisti si dirigeva verso di loro e andavano molto veloci, sembrava che non facessero attenzione a dove stessero andando, infatti per poco non avevano fatto cadere una ragazza dalla bicicletta e dei genitori con il loro bambino, James prese suo figlio per le spalle da dietro e si coprirono, i ciclisti andavano così veloci, era come se avessero intenzione di travolgerli.

Dopo pochi minuti tutte le bici se n’erano andate, la polvere che avevano provocato si stava lentamente dissolvendo, Harry si alzò lentamente, i piedi gli tremavano, era ancora sconvolto da quello che era successo, guardò la strada dietro di loro e le ultime biciclette che sparivano «Stai bene tesoro?» chiese Lily avvicinandosi a lui tremante, i suoi capelli rossi erano tutti spettinati, Harry annuì ma prima che potesse dire qualcosa qualcuno cacciò un urlo «Remus!!» i due si girarono di scatto spaventati: Sirius e James erano inginocchiati, Remus era privo di sensi a terra, i capelli spettinati e della polvere gli era finita sui vestiti, Sirius lo scuoteva disperato mentre le lacrime gli scorrevano sul viso, James prese il telefono e chiamò l’ambulanza «Dannate ciclisti!» urlò con un misto di rabbia e tristezza. Harry e Lily si inginocchiarono e rimasero lì immobili, dopo pochi minuti l’ambulanza arrivò e sdraiò Remus sul letto e lo portarono in ospedale, senza perdere tempo i quattro salirono a bordo della macchina di Sirius e sfrecciarono diretti in ospedale
«Ma cosa è successo?» chiese Harry preoccupato
«Non lo so! Gli avevo detto di stare attento e non credo che sia riuscito a sentirmi» spiegò Sirius che non riusciva nemmeno a parlare, la voce gli tremava mentre le mani erano serrate al volante
«Speriamo che stia bene» disse James preoccupato.
Arrivati in ospedale scesero come dei razzi dalla macchina e andarono subito nella stanza dove era stato ricoverato Remus, era sdraiato sul letto, sul naso e sulla bocca era appoggiata una maschera, una flebo era attaccata al suo braccio, Sirius gli prese dolcemente la mano mentre le lacrime gli scorrevano sul viso.

Per fortuna in quel momento arrivò un medico
«Nessun problema signori, il signor Lupin sta bene, è solo svenuto, niente di ché» disse togliendogli la maschera, tutti tirarono un sospiro di sollievo. Sirius rimase lì mentre Harry andò fuori con i suoi ad aspettare che si svegliasse «Avevo paura che stesse molto male» disse preoccupato
«Già, ci siamo tutti spaventati» disse Lily agitandosi, dopo quella che era sembrata un’eternità Sirius si affacciò alla porta 
«Venite» disse con un misto di gioia e preoccupazione, i tre balzarono in piedi e video Remus che li guardava con uno sguardo tranquillo
«Come stai Remus?» chiese Lily preoccupata
«Bene…» rispose Remus con voce tremante ma tranquilla
«Ci hai fatto spaventare amico» disse James impaurito
«Scusa se ti abbiamo rovinato il pomeriggio Harry» disse Remus rivolgendosi al ragazzo
«N–Non ti preoccupare» disse Harry balbettando
«Oh Remus, ero così preoccupato per te» disse Sirius prendendogli la mano, prima che Remus potesse dire qualcosa Sirius con le lacrime agli occhi lo baciò sulle labbra prendendolo delicatamente per il mento.

Harry si pietrificò e rimase a bocca aperta, quando i due si staccarono guardarono Harry con aria preoccupata, Sirius, Remus, Lily e James arrossirono come peperoni, tutti tranne Harry che li guardava incredulo
«Credo che sia arrivato il momento di dirgli la verità...» disse James girandosi verso i suoi due amici, Sirius annuì mentre Lily e Remus non dissero una parola, Harry capì che c’era qualcosa che non avevano mai raccontato, aveva iniziato a sospettare che Sirius e Remus avessero una relazione sin da quando li aveva visti mano nella mano al parco.


Un’ora dopo Sirius aveva firmato le carte e gli accertamenti per fare andare a casa Remus, i cinque ora erano seduti in macchina e nessuno parlava: Sirius guidava tenendo lo sguardo fisso sulla strada, James seduto accanto a lui guardava fuori dal finestrino, nei sedili posteriori Harry continuava a fissare la radio senza dire una parola ed ad ascoltare le canzoni, Lily si guardava le mani preoccupata e Remus stava facendo dei respiri profondi.
Arrivati a casa Black tutti e cinque entrarono in casa uno per volta senza dirsi una parola, Harry rimase in silenzio «Harry, vieni in salotto un attimo» disse James rivolgendosi al figlio, il ragazzo si sedette sul divano, Sirius e James si sedettero nell’altro mentre Lily e Remus rimasero in piedi

«Cos’è che dovete dirmi?» chiese spostando il suo sguardo su ognuno
James prese fiato e divenne serio
«Harry, c’è una cosa che non sai, ma è giusto che tu la sappia, ormai se abbastanza grande…»
 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Il passato ci parla ***


James iniziò a raccontare
«Tutto è iniziato quando abbiamo iniziato il liceo, all’epoca io, Sirius e Peter siamo entrati al liceo Dante Alighieri con gran sicurezza, nel corso degli anni il nostro gruppetto è diventato popolare a scuola…»
«Poi un giorno ho conosciuto Remus: dovevo andare in segreteria a portare dei fogli finché non mi sono scontrato accidentalmente con lui» continuò Sirius
«All’epoca ero un ragazzino molto impacciato e spesso anche goffo» disse Remus ridendo piano 
«I due diventarono amici in seguito e Remus si unì al nostro gruppo, quindi passò dall’essere un ragazzino sconosciuto a essere popolare come noi» continuò James
«All’inizio pensavo di essere etero ma non fu così, si ero molto ammirato da tante ragazze perché impazzivano per il mio fisico e la mia bravura a pallavolo, ma un giorno mentre io e Remus stavamo parlando di calcio e altre cose ho sentito il cuore che mi batteva a mille e pensavo di essere cretino, ma nei giorni a seguire ho capito che provavo qualcosa per lui. In seguito Remus si dichiarò a me: all’inizio credevo che stessi sognando, ma poi ho capito che era tutto vero» Sirius raccontava la storia in tono tranquillo, allo stesso tempo Remus arrossiva e sorrideva
«In seguito annunciarono la loro relazione una sera quando eri solo un bambino ed è stata una splendida serata, ricordo ancora ogni singolo momento, in due parole fu bellissima e splendida» disse Lily sorridendo
«I miei erano orgogliosi di me» disse Remus sorridendo.
 
In quel momento James divenne serio
«Tuttavia Harry non tutto è stato facile e tranquillo: un giorno Remus parlò a me e a tua madre di un trauma che lui aveva avuto da piccolo, fa sempre venire i brividi a sentire le sue parole» disse in tono serio, poi lui e Lily si girarono verso Remus, Sirius lo guardò con uno sguardo penetrante.

Remus deglutì, sapeva che prima o poi avrebbe dovuto parlarne con Harry, con Sirius, James e Lily era sempre stato sincero ma ora che Harry era ormai cresciuto doveva dirglielo, gli spiriti del passato lo tormentavano da tempo ormai, un tentativo andava fatto, doveva fidarsi di quel ragazzo, così fece un respiro profondo e iniziò a rraccontare

«È iniziato tutto quando avevo dieci anni, ero in quinta elementare, quel giorno ero in macchina con mio padre, eravamo insieme perché eravamo andati a fare delle commissioni.
Ad un certo punto mentre stavamo andando verso un negozio un pazzo veramente ubriaco che non guardava dove andava per poco non ci è venuto addosso e per ora non era successo nulla, ma poi quello è andato contro mano e ci è venuto addosso facendo finire la nostra macchina fuori strada. In quel momento è degenerato tutto: i vetri del veicolo sono esplosi a causa del fatto che ci eravamo andati a schiantare e ci si sono conficcate schegge di vetro e di asfalto perché per poco l’auto non si è ribaltata. L’uomo ha iniziato a fare del male a mio padre e gli ha procurato dei lividi ma alla fine ha reagito e lo ha spinto via, dopodiché del tutto privi di forze siamo svenuti, lui mi teneva tra le sue braccia completamente ferito e io mi sono aggrappato a lui in lacrime mentre eravamo feriti e senza le forze di reagire. Delle persone che passavano di lì hanno chiamato i soccorsi, quando ci hanno portati in ospedale mio padre perdeva troppo sangue ma per fortuna sono riusciti a salvarlo ed è stato un miracolo, quanto a me c’è voluto molto tempo affinché mi riprendessi: dopo l’incidente non ho più giocato con le macchinine e avevo paura della strada, al liceo ho iniziato ad avere attacchi di panico e spesso quando ero da solo piangevo senza motivo. Ho dovuto affrontare un sacco di visite dal medico, dal cardiologo, dallo psicologo e fare molta fisioterapia per riprendermi. Mi avevano dichiarato completamente guarito un mese prima della mia laurea ma tutto è cambiato il mese scorso quando una sera sono andato a trovare i miei e sono rimasto a dormire da loro e gli spiriti del passato mi hanno tormentato e nella mente è ritornato quel ricordo che avevo gettato in un pozzo che avevo chiuso con delle pietre, così sono dovuto ritornare dallo psicologo perché gli attacchi di panico erano tornati»
Remus aveva sputato fuori tutta la verità, aveva lasciato uscire le parole come un vulcano in piena, la sua mente si era svuotata di tutti i pensieri.
 
In quel momento scoppiò a piangere piano, Harry lo guardava con sguardo preoccupato e triste, senza esitare Remus si tolse piano la maglia e la canottiera, voleva dare una prova al ragazzo del suo dolore, rimase lì in mezzo alla stanza a petto nudo con le cicatrici vulnerabili che i vestiti nascondevano, mentre piangeva in silenzio e le lacrime che scorrevano sul viso. Harry si alzò in piedi e si avvicinò piano a lui osservando quel corpo che nella sua testa non aveva imperfezioni, girò intorno a lui e gli sfiorò piano con un dito una lunga cicatrice, fece la stessa cosa con una che andava dal torace a pochi centimetri dall’ombelico
«Remus, io posso comprendere il tuo dolore, so che per te non è stato facile, ma ti assicuro che queste cicatrici raccontano una storia: raccontano la storia che tu sei qui vivo davanti a me e a noi e che ora stai bene» disse Harry guardandolo negli occhi, Remus lo abbracciò dolcemente accarezzandogli piano i capelli, poi gli sussurrò un “ti voglio bene” all’orecchio.
Non appena ebbe finito di rimettersi la maglia Harry aveva ancora una domanda che gli frullava nella testa
«Ho solo una domanda: per quale motivo avete aspettato tutto questo tempo per dirmi questa cosa?» chiese rimettendosi a sedere sul divano, i quattro si guardarono seri
«In realtà te lo volevamo dire Harry, volevamo dirtelo quando avevi 10 anni, ma quell’anno sono successe una serie di eventi che non ci hanno permesso di dirti questa cosa: Peter scomparve nel nulla, io ebbi problemi a lavoro, tuo padre pure, sicché questa cosa ci passò di mente» spiegò Lily
«Negli anni a venire abbiamo cercato un’occasione per dirtelo ma non c’è mai stata – aggiunse James, Harry non disse una parola.
Harry alla fine raccontò del famoso episodio successo al parco e tuttitutti si zittirono, Remus e Sirius lo guardguardarono con comprensione.

Il resto di quella serata lo trascorsero a mangiare per cena in silenzio dei noodles istantanei e a guardare i Soliti Ignoti seduti sul divano, Harry continuava a sonnecchiare, il programma si stava rivelando un po’ noioso, quando si risvegliò dopo un po’ mancavano ancora tre concorrenti che dovevano svelare il loro impiego, si girò per vedere cosa faceva il resto della famiglia: James sonnecchiava, Lily era pensierosa mentre guardava la televisione, anche Sirius seguiva attentamente la trasmissione, Remus era addormentato sulle sue gambe e Sirius gli stava accarezzando piano i capelli, Harry sorrise nel vederli insieme: erano così carini. Sirius si avvicinò piano a lui e lo baciò sulle labbra, quel momento era molto simile a quello che era successo poche ore prima in ospedale.


Verso le undici circa Lily annunciò che era ora di tornare a casa, James e Harry si alzarono pigramente, Sirius li accompagnò alla porta «Grazie di tutto» disse in tono dolce abbracciandoli. Appena Harry ebbe messo piede in casa andò in bagno, poi andò camera sua, si mise il pigiama e si tirò le coperte fino alle spalle, con la testa fra le nuvole iniziò a pensare a quello che era successo quel giorno, tutte le sue domande avevano ricevuto una risposta: questo spiegava perché nell’ultimo periodo Remus era andato dallo psicologo e il motivo per cui erano quel giorno al parco mano nella mano. Alla fine si mise a sedere e si promise che avrebbe fatto di tutto affinché quei due stessero bene.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Cos'è l'amore? ***


Qualche giorno dopo Harry trovò un compito importante sul registro
“Gli studenti della 4a e della 4c dovranno scrivere una relazione riguardante uno degli argomenti più importanti affrontati e approfonditi in classe, l’omosessualità. Scrivete una relazione che la professoressa McGranitt rileggerà e correggerà. La lettura delle vostre relazioni si terrà in auditorium davanti alle vostre famiglie venerdì prossimo alle 14”
Harry rilesse l’avviso almeno tre volte poiché il suo cervello ci mise un sacco di tempo per elaborare il tutto, quando il giorno dopo entrò in classe tutti i suoi compagni di classe stavano parlando di come andavano scritte le relazioni, se dovevano essere lunghe, corte, scritte a mano o al computer, se bisognava scrivere una relazione usando gli appunti delle lezioni o fare una ricerca
La professoressa spiegò alla lezione dell’ora dopo che i ragazzi dovevano far uscire le parole dal loro cuore, si, potevano usare qualcosa che avevano studiato ma la maggior parte della relazione doveva essere sincera e ciò che avrebbero scritto avrebbe dovuto avere un significato molto grande e per poter arrivare al cuore e alle menti dei loro genitori.

A una settimana dall'uscita del compito Harry decise di buttare giù qualche idea per scrivere la relazione: si sedette alla scrivania, prese il piccolo computer portatile, aprì una nuova pagina Word e fissò lo schermo per qualche minuto, la domanda sorgeva spontanea: che cosa avrebbe potuto scrivere? Provò varie volte e varie frasi per iniziare il discorso ma nulla andava bene, non c’era nulla di convincente o di adatto, doveva pur esserci qualcosa che avrebbe colpito come diceva la prof “nel cuore e nelle menti”
 
Poi all’improvviso dopo quasi mezz’ora che teneva il braccio poggiato sotto la testa una lampadina si accese nella sua mente, senza pensarci due volte lasciò che la mente lo guidasse, scrisse tutto quello che la mente gli diceva, le dita scorrevano veloci sulla tastiera come se già sapessero cosa digitare. Quando ebbe finito rimase soddisfatto e dopo una lunga e attenta lettura salvò il file con un nome e lo inviò per mail alla professoressa, appena ebbe premuto il pulsante “INVIA” tirò un sospiro di sollievo e fece scrocchiare le dita, appoggiò la schiena allo schienale della sedia e la testa gli cadde all’indietro.

Finalmente il fatidico giorno della presentazione arrivò, tutta la classe era nervosa, molti durante la mattinata erano così tesi e agitati al pensiero di dover parlare davanti alle loro famiglie che si comportarono in modo strano per tutto il tempo: Lavanda continuava a respirare talmente a fondo che dovette andare più volte in bagno in un’ora, Hermione, Neville e Blaise Zabini erano così ansiosi che il prof Piton li mandò fuori dalla classe uno dopo l’altro per non essere stati attenti più volte alla sua lezione
«Il prossimo che non sta attento si beccherà una nota e un meno in pagella» disse in tono gelido mentre camminava tra i banchi.
Ron e Luna vennero rimproverati dalla professoressa di inglese per non esser stati attenti alla lezione su il mercante di Venezia.
 
Arrivarono le temibili 14, le famiglie della 4a erano sistematicamente seduti in auditorium, la McGranitt richiamò i suoi alunni dietro le quinte
«Allora ragazzi, vi chiedo gentilmente di stare calmi e di non preoccuparvi: fate dei bei respiri profondi e vedrete che andrà tutto bene» spiegò rassicurandoli "Si, come no!" pensò Ron nervoso, poi la professoressa salì sul palco e parlò al microfono: spiegò che in quel mese gli alunni delle due classi vevano affrontato il tema dell’omosessualità e che avevano scritto delle relazioni a riguardo le quali avrebbero letto parlando al microfono, la prima fu Hannah Abbott, la ragazza si sistemò i lunghi capelli biondi dietro la schiena e con la relazione in mano salì sul palco e lesse la sua relazione.
Ogni volta che uno terminava di leggerla la McGranitt faceva un commento positivo e poi chiamava lo studente successivo, l’ordine che era stato stabilito era chiamare i ragazzi in ordine alfabetico quindi la professoressa teneva in mano il foglio contenente nel registro dove era scritto in ordine alfabetico l'ordine delle due classi mescolate.
 
Passò un’ora, Harry continuava a tremare nervoso, mancava poco al suo turno e le sue mani erano sudaticce, con una scusa si allontanò e andò in bagno, si tolse gli occhiali e si sciacquò la faccia con dell’acqua fredda, alzò la testa e si guardò allo specchio: vide il suo stesso riflesso, iniziò a respirare profondamente facendo dei lunghi respiri profondi. Prese un tovagliolo e si asciugò la faccia bagnata, si rimise gli occhiali e tornò dietro le quinte. Quando tornò la McGranitt lo raggiunse
«Eccoti Potter, dopo la signorina Padma c’è adesso Parkinson e poi tocca a te» disse
«Ti vedo un po’ teso? È tutto okay?» chiese dubbiosa
«No.. È che sono solo…un po’nervoso…» disse grattandosi la testa
«È la tensione, vedrai che sarai bravissimo» disse la professoressa con un sorriso e gli diede una pacca sulla spalla, poi se ne andò via.
Harry rimase lì impalato ai piedi della scaletta che avrebbe portato al piccolo palco dell’auditorium, vedeva Pansy che leggeva con il microfono in mano al centro del palco la sua relazione
«Come si può pretendere di pensare che sia una cosa strana? Anche loro sono innamorati come gli etero…» la ragazza parlava con sicurezza mentre Harry era fermo come una statua mentre stringeva il foglio con la relazione.

Appena Pansy ebbe finito la McGranitt prese la parola «Ottimo lavoro Parkinson, molto bene, hai toccato molto un punto di cui abbiamo parlato poco ovvero l’omosessualità nella famiglia, ora è il turno di Potter» annunciò, Harry deglutì, Pansy scese e Harry salì sul piccolo palco tremando come una foglia, prese il microfono staccandolo dal suo treppiedi, fece un respiro profondo e iniziò a leggere:

«La prima volta che ho sentito queste parole “gay” “lesbica” “omosessualità” non ho capito bene cosa significassero, ma quando sono cresciuto ho capito cosa volessero dire queste parole e i loro derivati, non l’ho cercato sul dizionario e nemmeno ho chiesto il significato ad un adulto, ho lasciato che fosse la curiosità a guidarmi, dopotutto la curiosità non è peccato. Ecco il significato della parola omosessualità: amore, sì esatto lo stesso amore che c’è tra Paolo e Francesca. Non c’è nulla di sbagliato nel pensare che due uomini o due donne si amino, dopotutto hanno la stessa chimica che c’è tra uomo e donna.
Al giorno d’oggi pensiamo che sia una cosa oltraggiosa che non andrebbe praticata ma non so se lo sapete ma nel Medioevo la Chiesa aveva talmente tante regole da rispettare che te le dovevi scrivere tutte per ricordartelo, questa condannava l’omosessualità perché andava contro natura, eppure nonché i preti fossero tanto coerenti: tu vieti questo cosa ma la pratichi di nascosto? Eppure anche tu stai peccando. Dovremmo ricordarci che tanta gente ha dovuto praticare queste cose di nascosto, al buio e non alla luce del sole, per non essere messi al rogo, o per non essere etichettati o addirittura condannati ai lavori forzati come il povero Oscar Wilde.
L’amore è un po’ come un numero: infinito, senza limiti, che va oltre ogni confine, che supera ogni barriera, muro, pregiudizio, stereotipo e che ha diverse forme e diverse sfaccettature, un po’come un dado, esso ha diverse facce, non ne ha una.
Se c’è una cosa che Dio vuole è che ci amiamo, non importa con chi, se maschio o femmina, l’importante è che noi siamo felici, lui vuole vederci felici. Se siete contro l’omosessualità va bene, non c’è problema, state semplicemente dando un giudizio su qualcosa, ma date agli altri l’opportunità di amare chi vogliono indistintamente dal sesso, dalla religione o da altre barriere che la società purtroppo ci impone.
Anche un piccolo lupo un piccolo cane nero possono amarsi, io vi comando queste parole: amatevi, siate felici, auguro a tutte le persone della comunità LGBT di essere felici, grazie»

Il pubblico scoppiò in un fragoroso applauso, Harry fece un inchino e sorrise, per tutto quel tempo la sua mente si era svuotata di tutti i pensieri belli e brutti e aveva imparato a memoria la relazione, aveva fatto scivolare via le parole e non si era fatto prendere dall’ansia, la McGranitt prese parola «Ottimo lavoro Potter, sei stato uno di quei pochi in cui hai toccato uno dei punti che abbiamo trattato molto: la Chiesa e l’omosessualità. E la relazione tra un cane e un lupo mi è piaciuta. Bravissimo» disse orgogliosa, Harry sorrise mentre guardava un’ultima volta il pubblico che applaudiva, poi se ne tornò dietro le quinte
«Sei stato bravissimo Harry!» disse Hermione entusiasta venendogli incontro «Beato te che sei già andato, io ho un’ansia che me la sto facendo sotto» disse Ron mentre si asciugava la fronte con un fazzoletto «Vedrai amico, sarai bravissimo» disse Ron dandogli una pacca amichevole, i tre si misero a ridere.
 
Come previsto gli ultimi furono due studenti dell'altra classe, Ron e infine Blaise, al termine la McGranitt chiamò gli alunni sul palco
«Vi ringrazio per essere venuti a questo incontro, è stato un lavoro al quale i vostri figli hanno lavorato con passione e interesse, so che molte cose sono state ridette più e più volte, ma dovevamo farmi arrivare le parole fino al cuore. Spero che questo vi sia piaciuto e grazie ancora per coloro che sono venuti…» al termine del suo discorso l’intero auditorium scoppiò in un grandissimo applauso e tutti si alzarono in piedi per applaudire di più, Harry e i suoi compagni di classe fecero un inchino sorridendo.

Harry raggiunse i suoi genitori li vide insieme a Remus e Sirius, appena i quattro lo videro gli fecero un applauso, sua madre lo abbracciò
«Sei stato bravissimo tesoro!» disse Lily entusiasta
«Hai detto delle belle parole, complimenti» disse James abbracciandolo a sua volta «Una domanda: chi sono lupo e cane nero?» aggiunse, Harry sorrise, poi si girò verso il padrino e Remus
«Sono loro due: tu sei il cane nero Sirius e tu Remus il lupo» disse sorridendo, Remus si commosse e lo abbracciò «Oddio! H-Harry… Non ci posso credere…» balbettò come se stesse per piangere, Sirius si avvicinò ai due e li abbracciò.
James per poco non pianse anche lui, quando si staccarono Sirius gli mise una mano sulla spalla – Grazie… – disse, poi sorrise «Che ne dite di andare tutti insieme a mangiare un bel gelato per festeggiare questa splendida giornata?» annunciò James «Siii» dissero i quattro in coro. Così uscirono da scuola, nel mentre Harry salutò da lontano Ron il quale era insieme a sua mamma, Hermione la quale stava ridendo con sua mamma e suo papà, salutò anche Draco il quale era accompagnato dai suoi e da Diane, la sorella maggiore «A domani» disse il biondo salutandolo con la mano, Harry ricambiò il saluto.
 
Comprato il gelato si avviarono per il parco e si sedettero sull’erba fresca in una zona abbastanza isolata, nel mentre assaporavano la brezza di fine maggio, il sole splendeva alto nel cielo e illuminava i loro volti, Harry guardò Sirius e Remus: entrambi ridevano e scherzavano con i suoi genitori di cose sciocche, sorrise nel vederli finalmente insieme felici e innamorati, poi si unì alle chiacchere degli adulti per ricordare episodi bellissimi e divertenti del passato.

Tutto stava andando a gonfie vele, per Harry tutto stava andando bene, se stavano bene Sirius e Remus allora stava bene anche lui.
 
Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri.
 
(Vangelo secondo Giovanni 13:34)
 
 
 
L’amor che move il sole e l’altre stelle
 
(Dante Alighieri, Paradiso, XXXIII, v. 145)


Ora dunque queste tre cose durano: fede, speranza, amore;
ma la più grande di essi è l’amore.
 
(San Paolo, Prima Lettera ai Corinzi, 13:13)
 

ANGOLO AUTRICE
Ebbene sì, questa storia termina qui, questo è il finale, vorrei dirvi due parole: amatevi gli uni con gli altri, non importa se siete etero o fate parte della comunità LGBT, l'amore va oltre ogni limite, indistintamente da chi amiate. Seguite il vostro cuore e non fatevi condizionare dagli altri o dalla società. Ringrazio tutti quelli che hanno letto fino all'ultimo capitolo, io vi mando un baciones grande grande.
A presto da Efffp25 ❤️😘
 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=4019084