Tyco e Sai

di Calendula
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Incontro ***
Capitolo 2: *** Ago: la puntura della gelosia ***
Capitolo 3: *** Ufo: mi guardasti come un ufo, anche se ancora non esistevano ***
Capitolo 4: *** Manna: e lei, corna comcomprese, era la sua manna dal cielo ***
Capitolo 5: *** Cappa ***
Capitolo 6: *** Geco: le sarebbe stato accanto per sempre, come il suo cuore ***



Capitolo 1
*** Incontro ***


Incontro

Era trasformata in leonessa, la prima volta che si erano incontrati. Nera come una pantera, occhi gialli come la linfa degli alberi, lo aveva visto e gli aveva teso un agguato, così, per divertirsi; non si aspettava certo che lui stesse al gioco e si trasformasse in leone a sua volta.

Ore dopo, mentre osservava la piccola stella sulle proprie labbra, rifletté che forse non era stata una grande idea, quella di mordergli il collo.

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Capitolo 2
*** Ago: la puntura della gelosia ***


Ago: la puntura della gelosia

C’erano -e c’erano sempre state- parecchie cose pungenti nella loro relazione. 
Lei gli aveva punto il collo con i denti, portandoli ad essere entrambi punti dalla scossa del VETO- vietato Esporsi, Toccare, Ostacolare, Angels e Devils lo sapevano bene- ma erano stati episodi troppo scottanti per parlarne.

Lui le aveva trafitto un braccio con  le sue frecce- aghi dorati e veloci, difficili da schivare anche con “Agilis Ala"- e non ci sarebbe stato nulla da dire, dopotutto è per ferirsi che si lotta, e lui infatti non disse nulla. La guardò, con quegli occhi azzurri come il cielo, pungenti sulla sua pelle già punta dal dolore.
-" sei ferita"-
-“così pare”- 
La curò con delle erbe medicinali prima di proseguire nel suo intento di custodire i terreni. Davvero due nemici dovrebbero fare così? O ormai erano solo semplici rappresentanti di qualcosa di esterno ad entrambi,  sfidanti che alla fine del giorno potevano mettere via ogni differenza e riscoprire simili, uguali, opposti come magneti che si attraggono…

Come se ciò non fosse abbastanza, si punzecchiavano tra loro senza pietà, complici e rivali, in un’intimità impensabile tra Angels e Devils… ma ora, Sai era furiosa.

-"Hey, hai visto? Testa d’aureola ha un'amichetta!” -
Come avrebbe potuto non vedere? Quel visetto dolce e quasi infantile, i riccioli bruni sparsi nell'aria, il sorriso ampio e fresco, le bianche ali piumate… come non vedere, e come non provare una punta tremenda d’invidia per quello scricciolo che, per un capriccio del destino, avrebbe potuto avere ciò che lei non avrebbe dovuto neppure desiderare?
-"Taci, Azula. Non m’importa, e non mi interessa perdere il mio tempo!” -
Eh sì – a pungerla più di tutto, era l’ago della gelosia.

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Capitolo 3
*** Ufo: mi guardasti come un ufo, anche se ancora non esistevano ***


Ufo: mi guardasti come un ufo, anche se ancora non esistevano

-"Beh, unisciti a me allora!"-

Per i Devils, gli Angels erano incomprensibili, e per gli Angels, i Devils erano al di fuori di ogni logica. Nulla di strano, fin qui. L’espressione sul suo viso, però... la faceva proprio ridere!

Faceva caldo quel giorno, e lei aveva ben pensato di trasformarsi in forma terrena per rinfrescarsi in un piccolo laghetto formatosi ai piedi di una cascata; il suono scrosciante dell'acqua l’aveva distratta, facendole perdere la cognizione di quanto accadeva intorno… ma era così rilassante starsene lì, con le orecchie sommerse e i raggi del sole sul viso, si sentiva quasi in pace, anche se non lo avrebbe mai ammesso… quel che avvenne dopo, successe molto in fretta.

Fu solo il rumore di qualcosa che cadeva a terra, un urlo e piedi agitati.
Sai saltò su a sedere nell’acqua, giusto in tempo per notare che a pochi passi da lei doveva essere avvenuto un parapiglia; infatti, a una decina di metri dalla sponda del laghetto, c’era la figura di un uomo – più o meno alto, capelli scuri, terreno- intento a correre via tenendosi un braccio che, evidentemente ferito, sanguinava copiosamente. La devil, confusa, prese a scrutarsi attorno, finché non intravide un’altra figura

-"Ma chi… Tyco?” -  le risultava difficile credere ai propri occhi, eppure non poteva sbagliarsi: l’arciere biondo che adesso la guardava dall'alto in basso non poteva essere che il suo rivale.

-"proprio io. Ma dico, ti sembra modo? Mettersi a sguazzare in un posto facilmente accessibile a chiunque, in forma terrena, e senza neppure una qualche amica… e per giunta, in tali condizioni! Hai forse un desiderio di morte? Perché, te lo dico, sembra proprio di sì! Sei la personificazione della vittima perfetta, non ci hai pensato?!” - sbottò lui in risposta

Ancora scombussolata da quel susseguirsi di colpi di scena, lievemente irritata dal tono dell'angel e -soprattutto- sorpresa dall'apprensione percepita nella sua voce, la devil decise di non sbilanciarsi troppo e di rispondere a tono

-" Beh”- esordì con una certa indifferenza, tornando a immergere il corpo nel laghetto –visto che ritieni che io me la sia andata a cercare, perché mai ti sei preso la briga di soccorrermi? Me la sarei cavata benissimo da sola” -

-" Non ho mai detto che te la sei andata a cercare!” - si affrettò a chiarire lui -"nessuno se la va a cercare, non importa cosa. Ho solo detto che, in un mondo pieno d’insidie come questo, si dovrebbe avere un minimo di prudenza"-

Lei lo guardò scettica

-"stai seriamente facendo un discorso del genere a me, che sono una devil?” -

Tyco sbuffò e girò il viso di lato, le orecchie rosse

-"Beh, in ogni caso era mio dovere di sempiterno impedire il degenerare della situazione” -

Fu Sai a sbuffare, questa volta

-"e perché mai? Gli Angels dovrebbero custodire I terreni e non impedire loro fisicamente” - si soffermò su quest’ultima parola -"di commettere misfatti. Anche se ciò vuol dire lasciar aggredire povere fanciulle indifese…” - aggiunse, ghignando.

-"Beh, quel tipo non era Ahuiliztli*, dunque non era il nostro terreno, dunque non ero tenuto a seguire il protocollo alla lettera…” - spiegò lui, con insolita soddisfazione nella voce

-"ah si?”- lo incalzò Sai, con un vispo sorriso tutto canini

- “sì. E poi, è stato meglio intervenire prima che la situazione degenerasse. Se quel terreno ti avesse aggredita di sorpresa, la tua prima reazione sarebbe stata quella di ritrasformarti"-

-"hai un punto…” - ammise, con il suo solito tono noncurante, per poi riprendere con una certa ironia -"beh, avrebbe sempre potuto scambiarmi per una qualche dea e scappare via terrorizzato. Gli sarebbe servito da lezione"-

-"penso che la mia freccia sarà un promemoria altrettanto efficace"- dichiarò lui, quasi gongolante

-" per una volta, sono d’accordo” -

Rimasero in silenzio per un interminabile minuto;
Sai tornò ad immergersi comodamente nel laghetto, la schiena appoggiata all'argine e i segni nudi rivolto al cielo, coperti solo da un labile strato d’acqua chiarissima. La giovane era ormai quasi completamente rilassata, quando Tyco ne attirò nuovamente l’attenzione schiarendosi la gola

-"ehm… non ti pare il caso di ritrasformarti e andartene da qui?” -

Sai alzò gli occhi verso di lui, indolente

-"non ci penso proprio, fa caldo, e poi quando ci ricapiterà di poter passare una giornata senza seguire Ahuiliztli ovunque?” -

-"ma Sai! Possibile che tu non capisca che è una pessima idea?” - la rimproverò, sorpreso

-"sono una devil, vivo di pessime idee geniali!” – dichiarò lei, chirurgica

-"stavolta non posso lasciartelo fare. Non capisci che è pericoloso, che potresti essere, cioè, che potremmo essere scoperti?” -

A essere carinocarino, è carino..." pensò Sai quasi involontariamente. Purtroppo per Tyco, però, quel discorso era anche diventato noioso e lei aveva voglia di movimentare ulteriormente le cose

-"beh, unisciti a me allora!” -

Tyco rimase allibito. Secoli – ma forse erano millenni- dopo, Sai pensò che l’avesse guardata come un ufo, anche se ancora non esistevano. Dopo qualche incoerente farfugliamento di parole e -probabilmente- doversi arresti cardiaci, il giovane riuscì ad esternare un pensiero più o meno coerente 

-"il sole deve averti dato alla testa!” -

-"affatto. Ciò che ho proposto ha perfettamente senso"- ribatté la donna, che si stava godendo quel gustoso spettacolo -"così, tutti hanno quello che vogliono. Io il mio relax, tu la tua sicurezza ed eventuali malintenzionati la giusta ricompensa"-

-"non posso certo rimanere qui e minacciare chiunque col mio arco!” - biascicò lui poco convinto, e già in cerca di un modo per spiegare a possibili testimoni l’intera situazione.  Per fortuna, i suoi pensieri vennero presto interrotti

-"spero proprio di no"- sorrise infatti Sai mostrando i canini – “l’acqua è davvero troppo fresca perché ci si limiti a guardarla…"-

Com’era scontato, Tyco cedette presto –non era mai stato un gran custode di se stesso- e se, durate quel pomeriggio trascorso a chiacchierare e schizzarsi nel laghetto, la schiena di Sai trovò più volte il suo petto e le di lui mani i fianchi e il collo della giovane… beh, non si poteva dire che le intenzioni iniziali non fossero buone.



Note
*Ahuiliztli= gioia. Nome azteco. 

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Capitolo 4
*** Manna: e lei, corna comcomprese, era la sua manna dal cielo ***


Mannae lei, corna comcomprese, era la sua manna dal cielo

Tyco era un angel quasi perfetto: onesto, laborioso, rispettoso delle regole. Era anche assai testardo, però, e a tratti quasi impulsivo… e, si sapeva ma si ignorava, aveva un intrigante punto chiamato Sai. Era il suo più grande difetto.

Sai era la devil per eccellenza: sibillina, seducente e tentatrice… ma possedeva anche una sincerità disarmante - quella di chi sa di avere torto e ne va fiero – una dolcezza e una profondità estranee perfino alle alte sfere… soprattutto quando era coinvolto Tyco.
Nonostante tutti i pronostici, tutti i precedenti e tutte le convenzioni, lui lo sapeva che era lei la sua felicità, quindi la ammirava e desiderava come il fuoco, ma come una fiamma la teneva anche a distanza: lei inconsapevolmente illuminava e riscaldava la sua esistenza, e inconsapevolmente avrebbe potuto distruggerlo.


In quei tempi antichi in cui l’unica regola era il VETO e la Golden School non esisteva, Angels e Devils dovevano trovarsi da soli sia dei terreni che un luogo dove soggiornare. I primi, in genere, cercavano di stabilirsi in gruppi abbastanza ampi e organizzati, mentre i secondi preferivano una sistemazione più solitaria ed autonoma.

Ovviamente Tyco e Sai, da perfetti rivali, trovarono perfettamente ragionevole e addirittura conveniente, fin dal primo incontro – in cui erano anche, in tempi da record, riusciti a violare il VETO – stabilirsi praticamente ‘porta a porta, Sai in una grotta e Tyco in una piccola capanna da lui costruita; trovarono ragionevole litigare su tutto – la puzza di zolfo o di pozioni, il rumore infernale degli strumenti di Sai, se il tempo fosse amabile o disprezzabile - per poi finire, come se fosse un rito, a cenare e suonare assieme ogni sera.


Più andavano avanti, più si rendevano conto di quanto tale arrangiamento li portasse solo a soffrire più del dovuto… nondimeno - forse per testardaggine, più probabilmente per disperazione- rimasero lì, radicati ben fermi.

Nei momenti più neri, erano la consolazione l’uno dell’altra, che si trattasse di distrarsi vicendevolmente, di prestarsi fino a uscirne completamente lividi, di offrire una parola gentile o ancora di trascorrere ore seduti in silenzio.

Una volta, Tyco si ammalò – una malattia terrena, ma grave e vorace, pronta a divorargli le forze. Fu Sai a prendersene cura per giorni, smuovendo anche la sua amica Melusinda, esperta di medicamenti, che l’aiutò, tra il rassegnata e l’allibita, preoccupata più per l’apprensione di Sai che per il paziente ormai privo di sensi.

Quando Tyco, giorni dopo, rinvenne, non fu troppo sorpreso di ritrovarsi davanti un'incantevole chioma scura e delle corna rosse.

-"finalmente, ti sei deciso a svegliarti!” – borbottò lei, sollevata, facendoglisi più vicina e porgendole un bicchiere – “bevi, ti gioverà” –

“Lei, corna comprese, è la mia manna dal cielo" pensò Tyco, mentre sorseggiare quell'intruglio disgustoso. Poco importava del sapore: il sollievo negli occhi di Sai era tutta la consolazione di cui aveva bisogno.

Note
Se lasciate una recensione, a me fa solo piacere.

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Capitolo 5
*** Cappa ***


Cappa- il mondo, quando erano insieme, spariva.
 
 
 
Era stata una pessima idea- baciarsi, commettere un sacrilegio.
Era stata una pessima idea- innamorarsi, cercare di negarlo.
Era stata una pessima idea- vivere vicini, corteggiarsi, salvarsi.
Era stata una pessima idea- financo incontrarsi, addirittura esistere.
 
Tutte pessime idee, quelle che li avevano portati lì, ma non potevano farci niente: quando erano insieme, era come se su di loro scendesse una cappa, il mondo intero spariva…
Restavano solo loro, e le loro pessime idee geniali.


 
È un po’ che non aggiorno, ma siamo quasi alla fine di questa serie, quindi vedrò di fare uno sforzo per dare una di conclusione. In ogni caso, le altre storie su Tyco e Sai andranno certamente avanti dopo gli esami… dopotutto, questa ship deve ancora salpare!
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 6
*** Geco: le sarebbe stato accanto per sempre, come il suo cuore ***


Geco: le sarebbe stato accanto per sempre, come il suo cuore.

 
 
 
 
“Mi manchi. Mi manca il tuo viso, il suono del tuo respiro, i tuoi capelli scurissimi. Mi manca la tua voce, la tua schiettezza, la tua ironia. Mi manca perfino il suono infernale dei tuoi strumenti, e tutte le cose che ti rendono chi sei.
 
Mi manchi, e piango, perché non posso fare a meno di pensare a quanto sola tu debba sentirti adesso, senza neppure Glicera a tenerti compagnia… è qui con me, passo ore ad osservarla, a passarmela da una mano all’altra, e mi chiedo se è possibile che anche tu stia facendo lo stesso con Fulmina… ti immagino lì, seduta in mezzo a quel cerchio, con nulla di tuo accanto, mentre passano senza tregua i giorni per te indistinguibili, e mi maledico perché se solo fossi stato più coraggioso, forse ora le cose non sarebbero così disperate.
 
La cosa più angosciante è che non sento più il tuo cuore. Per i primi anni potevo come percepirlo, costante e calmo lì dove un tempo Fulmina era solita raggomitolarsi, ma poi si è fatto sempre più lento, fino a dissolversi completamente.
 
Piansi fino a perdere la voce quel giorno, e pensai davvero di farla finita, afferrai il mio coltello e me lo accostai alla gola, premetti la punta contro la pelle umida di lacrime… e poi le sentii, le piccole zampe di Glicera contro la mia guancia, e realizzai che se lei era ancora viva dovevi esserlo anche tu, e in me si riaccese la speranza. Gettai il coltello, improvvisamente terrorizzato da me stesso, disgustato dalla mia debolezza: era colpa mia se sei rimasta intrappolata lì dentro, e non riuscivo neppure a scontare il mio castigo? Avrebbero dovuto condannare me solo, pessimo custode di me stesso, incapace di proteggere chi amo.
 
Mi guardai le mani, mentre un rivolo di sangue mi scorreva per il collo, impiastricciandomi i capelli, strinsi gli occhi, e pensai a Fulmina, desiderando che potesse a suo modo, in qualsiasi modo, farti sapere quanto ti amavo e che non ti avevo abbandonata, che non avrei mai potuto smettere di sperare… e allora lo sentì: un ultimo, fievole tocco sulle mie labbra.”
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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