La Dama del Vento

di Clodie Swan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Thunderbridge ***
Capitolo 3: *** La casa sull'albero ***
Capitolo 4: *** La Locanda dello Spiedo d'oro ***
Capitolo 5: *** L'Accademia di Magia ***
Capitolo 6: *** Il Palazzo Reale ***
Capitolo 7: *** La Valle di Tunstall ***
Capitolo 8: *** Il Muro di Nebbia ***
Capitolo 9: *** Il Portale Nodoso ***
Capitolo 10: *** La Biblioteca magica ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


 

Prologo

 

 

Non fu il vento a svegliare la moglie del mugnaio quella notte.
Una leggera brezza stava facendo ruotare lentamente le pale del mulino e dondolare gli scuri delle finestre rimasti aperti, ma a quei suoni, la donna era abituata. Ad averla destata all'improvviso era stato uno strano scricchiolio sulle assi del pavimento di legno e uno struscio stridente simile a quello di una lama.
“Hai sentito?” chiese scuotendo per un braccio il marito. Questi, anziché svegliarsi, continuò a dormire girandosi sull'altro fianco. La donna, senza nemmeno cercare di accendere la candela, scese dal letto scalza e andò nel corridoio appena illuminato dai raggi della luna piena, venendo investita da una corrente d'aria fredda, decisamente troppo fredda per quella stagione, anche se era notte fonda e l'aria era spesso umida vicino al fiume.
La porta della camera dei bambini era socchiusa e la porta cigolava pigramente sui cardini.
La donna ripensò a tutti i racconti che circolavano nel Regno e che aveva sentito un migliaio di volta, cercando di convincersi che la sua era solo suggestione, ma il terrore le mozzava il respiro. Facendosi coraggio, proseguì tremando e guardò all'interno della stanza. La finestra era spalancata e le tendine bianche che lei stessa aveva cucito, sventolavano all'impazzata.
Nella penombra vide due dei suoi figli dormire tranquilli nei loro letti, mentre il terzo letto, dove dormiva il più piccolo, ospitava una strana figura china sul bambino.
La figura si drizzò in piedi sul letto davanti alla finestra, avvolta dall'oscurità. In controluce si vedevano solo i contorni illuminati dalla luna: il riflesso azzurrino dei capelli lunghi e lisci e il bianco delle vesti che ondeggiavano nel vento. Il viso era invisibile nell'ombra fatta eccezione per due occhi, rossi come il fuoco. La creatura sollevò una lama scintillante come l'argento da cui sgocciolava del sangue e la donna, troppo atterrita perfino per gridare, si coprì il volto con le braccia temendo il peggio. Ma non accade nulla. La spaventosa entità era scomparsa lasciando un'orribile spettacolo sul letto.

Il silenzio della stanza fu squarciato dall'urlo disperato della donna. Ben presto si accesero le luci in tutte le case circostanti e la campana della chiesa cominciò a suonare ininterrotta.

 

La Dama del Vento aveva colpito anche lì.

 






All'Arcimago Volkan, Rettore dell'Accademia delle Arti Magici del Regno di Oshiria.

Da Sua Altezza Reale la Regina Deme di Oshiria.

 

Mio caro ed illustre amico,

sebbene sia sempre un piacere corrispondere con Voi, stavolta sono spinta a farlo per chiederVi aiuto, a nome del Re e di tutto il Regno.

Come forse anche Voi saprete il reame è afflitto da una spaventosa piaga che sta mietendo un gran numero di vittime e che porta il nome di Dama del Vento. Nessuno finora ha saputo spiegare la natura di questa misteriosa entità e come fermarla.

Per questo mi appello alla Vostra saggezza per trovare una soluzione. Conosco la situazione difficile in cui verte l'Accademia eppure Vi imploro, giacché mi trovo costretta da queste terribili circostanze a supplicarVi, di intervenire per far fronte e questa terribile minaccia. Abbiamo bisogno di un mago potente che possa far luce su questa spaventosa creatura e porre fine alle nostre sofferenze.

Rimetto ogni speranza nelle Vostre mani,

la Vostra fedele amica

Regina Deme di Oshiria

 

 

 

 

A Sua Altezza Reale la Regina Deme di Oshiria

Dall'Arcimago Volkan, Rettore dell'Accademia delle Arti Magici del Regno di Oshiria


Mia nobile Sovrana,

Vi ringrazio innanzitutto dell'onore che mi fate richiedendo i miei umili servigi.

La Vostra richiesta, tuttavia, non mi ha colto di sorpresa. Negli ultimi mesi anche presso l'Accademia è arrivata notizia della scia di omicidi perpetuati dalla misteriosa Dama del Vento e ho subito incaricato i miei studenti di avviare le dovute ricerche sul caso. Purtroppo non siamo ancora approdati a nulla.

Concordo con Voi sulla situazione dell'Accademia, sono tempi difficili, ma farò quanto necessario per il destino del Regno e Vi invierò il mago che avete richiesto

La persona che ho scelto per questa missione è uno dei migliori allievi che abbia mai frequentato l'Accademia, e che ho avuto modo di addestrare personalmente. Ritengo che sia uno dei maghi più potenti del regno ed i suoi poteri hanno qualcosa di straordinario. Il suo nome è Sheeran di Thunderbridge.

Al momento si trova nell'omonima cittadina che gli ha dato i natali a due giorni di viaggio dalla Capitale.

Se siete d'accordo, affiderò una mia lettera ai vostri messaggeri più veloci, affinché possano scortarlo in sicurezza presso la Vostra corte.

Non lasciatevi ingannare dalla sua giovane età, sono certo che non ne rimarrete delusa.

Porgo i miei ossequi alle Vostre Maestà
 

Il Vostro fedele amico

Arcimago Volkan, Rettore dell'Accademia di Magia di Oshiria

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Capitolo 2
*** Thunderbridge ***


 

 

Capitolo 1

Thunderbridge

 

Sir Goldmind smontò da cavallo lentamente e dopo essersi guardato intorno, condusse l'animale verso l'abbeveratoio della piazza principale.
I quattro soldati che lo accompagnavano fecero altrettanto, felici di potersi sgranchire le gambe dopo il lungo viaggio.Goldmind pensò che non sarebbe stato difficile trovare l'abitazione del mago. Thunderbridge non poteva definirsi una vera e propria cittadina, era poco più di un villaggio di cui si potevano vedere i confini da quella piazzetta.

Non che non fosse un posto piacevole. Goldmind apprezzava la semplicità delle case in pietra grigia dalle tegole rosse circondate da una rigogliosa campagna. Quegli immensi campi di grano e quelle pianure lussureggianti gli ricordavano casa sua. Aveva sperato di poter approfittare di quella missione per fare una breve sosta a Stonehewer, ma il re non lo aveva permesso. Condurre a corte il mago aveva la priorità su tutto. Goldmind sospirò togliendosi l'elmo e andò a riempire la sua borraccia alla fontana.
Tanto valeva dunque mettersi subito alla ricerca di questo benedetto mago e ripartire.

Sulla piazza non c'era edifici degni di nota, ad eccezione di una chiesetta e di un paio di case a due piani più curate delle altre, ma nessuna sembrava la dimora adatta ad un mago di grande prestigio. Goldmind si asciugò la bocca e si mosse per chiedere l'informazione a qualcuno del posto. Era metà mattinata ma non c'era molta gente in giro anche se le piccole botteghe erano aperte e si vedeva qualche raro passante. Ad attirare la sua attenzione fu il rumore metallico che veniva da una piccola fucina a pochi passi da lì. Un uomo ed un ragazzo vi stavano lavorando, molto probabilmente padre e figlio come riportava l'insegna sopra le loro teste “Stryder e figlio”.

“Buongiorno, buon uomo.” disse Goldmind avvicinandosi al fabbro.

Questi smise di martellare e alzò subito la testa scrutando con interesse l'armatura di Goldmind e il piccolo drappello di soldati alle sue spalle.

“Un nobile cavaliere di passaggio! In cosa posso servirvi, signore? Dovete ferrare i cavalli? Affilare le armi? Io e mio figlio siamo i migliori della zona. Non potreste trovare di meglio in tutta la contea. Abbiamo dei prezzi imbattibili.”

“Grazie, ma vorrei soltanto un'informazione. Sto cercando il nobile mago Sheeran di Thundersbridge.”

Stryder e il figlio sgranarono gli occhi, sorpresi.

“Lo conoscete?” chiese Goldmind. “Sapete dove posso trovarlo?”

“Oh sì, certo.” ridacchiò il fabbro “Lo conosciamo tutti. Ma non è qui al villaggio. Dovete andare alla fattoria degli Handers. Vive lì.”

“Posso accompagnarli io, padre.” si offrì il ragazzo, scostandosi una ciocca di capelli neri, dalla fronte, madida di sudore. Sembrava preda di una strana emozione.

“No, Ivan. Tu hai del lavoro da fare qui. La fattoria è a poche miglia a sud: uscendo dal paese dovete superare il mulino ad acqua ed imboccare la strada verso i campi. Non potete sbagliarvi.”

Fattoria? Goldmind aggrottò le sopracciglia pensieroso e dopo aver ringraziato il signor Stryder rimontò in sella facendo cenno ai suoi uomini di seguirlo.

“Credevo fossimo arrivati.”brontolò uno dei soldati.

“A quanto pare no.” gli rispose Goldmind “Muoviamoci.”

 

***

La campagna fuori da Thunderbridge era una piacevole distesa di boschi e campi coltivati. Fu piacevole percorrere la strada sterrata nella direzione che il fabbro aveva indicato. Lungo il tragitto Goldmind immaginò che un mago importante forse poteva aver acquistato una tenuta di campagna e che presto si sarebbero trovati di fronte ad un immenso casale o qualcosa del genere. La sua sorpresa fu grande quando si trovò davanti ad una modesta casa in legno e pietra col tetto rivestito di mattoni rossi circondata da un piccolo terreno. Vi era un campo di grano pronto per la semina, un orto e qualche albero da frutta. Un uomo e una donna erano le uniche persone presenti e stavano lavorando.

Il fattore, un uomo alto con le spalle robuste ed una barba castana, fermò l'aratro vedendoli arrivare e la donna, seduta su una panca di legno accanto alla soglia, smise di cucire. La coppia andò loro incontro insieme, con un misto di timore e rispetto. L'uomo circondò le spalle della moglie e si tolse il cappello.

“Buongiorno.” cominciò Goldmind “ È questa la fattoria degli Handers?”

“Sì.” confermo l'uomo “Io sono Ioan Handers. E questa è mia moglie Lindis. Cosa posso fare per voi? È forse successo qualcosa?”

“Nulla di cui preoccuparsi, buon uomo. Il mio nome è Sir Herrol Goldmind. Sto solo cercando Sheeran di Thunderbridge e mi hanno detto che lo avrei trovato qui.”

Handers e sua moglie si scambiarono uno sguardo pieno di apprensione, poi il fattore tornò a guardare Goldmind. “Lo vogliono all'Accademia, forse?”

“Lo vuole il re. Per un'importante questione.” disse Goldmind. “Il Mago Sheeran è qui?”

Handers annuì. “Andate sul retro della casa. Sta facendo lezione ai miei figli, sotto la quercia.”

Goldmind lo ringraziò con un cenno del capo e si diresse a piedi nella direzione indicata, seguito dai suoi cavalieri. Non c'era molto in quel podere. Un piccolo edificio in legno che sembrava la stalla. Un recinto per il cavallo. Un pollaio. Un orto ben curato e prosperoso. A dire la verità non ne aveva mai visto degli ortaggi così grandi e succosi, dai colori accesi. Gli Handers avevano di tutto: pomodori, zucche , carote, lattuga, cavoli… C'era anche un melo e qualche altro albero da frutta.

Trovò la quercia appena voltato l'angolo. Era un maestoso albero in mezzo ad una piccola radura a pochi metri dal bosco.

Tre ragazzi erano seduti sulle radici nodose che spuntavano dal terreno, intenti a chiacchierare e a ridacchiare. Dovevano aver preso una pausa dalla lezione perché non c'era alcun adulto con loro e avevano dei fogli sparsi sull'erba. Il più piccolo dei tre , un bambino di circa sei anni stava mostrando qualcosa agli altri due, un maschio e una femmina, già adolescenti.

“Dicevo sul serio! Sembrano le ali di una fatina!”

“In effetti lo sono, Maties.” spiegò il ragazzo più grande “Alcuni semini hanno le ali perché la pianta lo affida al vento per mandarlo lontano.”

“ E perché lo manda lontano?” insistette il bambino curioso.

“Perché così può portare frutto e far nascere altre piante.”

Il giovanotto soffiò e il semino si librò nell'aria, più in alto di quanto avrebbe dovuto fare normalmente, e girò su sé stesso fino ad atterrare sul palmo della mano inguantata di Goldmind.

A quel punto i tre ragazzi si accorsero della sua presenza e si alzarono in piedi.

“Un seme di acero.” disse il cavaliere con un sorriso. “Anch'io ci giocavo da piccolo. Mi divertivo a lanciarli in aria e a farli atterrare.”

Non ci fu nessuna risposta e Goldmind ne approfittò per studiarli per qualche secondo. La fanciulla, dai lineamenti sottili e dolci, non poteva avere più di quindici o sedici anni ed era sottile come un giunco, con dei lunghi capelli scuri raccolti in una treccia. Il bambino le somigliavo moltissimo, sia per i colore dei capelli che gli coprivano la fronte con una lunga frangia, che per il colore degli occhi grigio-azzurro, come la tunica corta che indossava. L'altro ragazzo era piuttosto diverso dai suoi fratelli: aveva i capelli castano chiaro che gli incorniciavano il volto in una nuvola di riccioli morbidi e gli occhi verdi, dalle sopracciglia folte, che lo guardavano con un'espressione acuta e intelligente. Non poteva definirsi bello forse, ma aveva un viso interessante. Doveva avere anch'egli sui sedici anni, di altezza media ed il fisico magro e asciutto.

Goldmind notò che il ragazzo era avvolto da un mantello di panno verde scuro, chiuso da una spilla preziosa a forma di foglia. Una foglia di quercia per la precisione.

“Dei cavalieri!” esordì finalmente il piccolo Maties entusiasta. “Dei cavalieri veri! Non come quelli che abbiamo visto alla fiera l'anno scorso. Avevano della armature brutte! Le loro sono bellissime! Hanno pure il disegno! Tre corone sullo sfondo azzurro!”

I soldati non seppero trattenersi e ridacchiarono, mentre Goldmind sorrideva al bambino amabilmente.

“Quelle che abbiamo visto erano delle guardie cittadine, Maties.”spiegò il ragazzo senza smettere di guardare Goldmind. “Questi signori fanno parte della guardia del Re. Quel disegno è lo stemma reale.”

“Corretto. “ confermò il capitano. “Veniamo da parte del re e stiamo cercando il potente mago Sheeran di Thunderbridge. I vostri genitori mi hanno detto che era qui con voi. Potete dirmi dov'è?”

Maties e la sorella si voltarono verso il giovane trasalendo, mentre questi impallidì pur rimanendo calmo e composto.

“Posso chiedervi, milord, perché lo cercate?”chiese il ragazzo con gentilezza.

Goldmind sospirò. Cominciava ad essere stufo di dover continuare a ripetere la stessa cosa a tutti. “Si tratta di una questione urgente, figliolo. Se sai dov'è ti prego di dirmelo subito.”

“E se lui non volesse venire?” replicò il ragazzo in modo garbato ma fermo.

Goldmind e i soldati si guardarono increduli.

“Temo proprio che dovrò costringerlo...ma perché parlo con un ragazzino? Senti figliolo, sono stanco: sai dov'è oppure no?”

Il ragazzo non rispose ma lo fissò con un'espressione guardinga. Per un attimo nei suoi occhi verdi danzarono delle piccole fiamme d'oro. Il sospetto sfiorò la mente di Goldmind, ma prima che potesse parlare di nuovo il ragazzo scomparve. Letteralmente. Un attimo prima c'era e un attimo dopo non c'era più.

Quanto era stato stupido a non capirlo subito! Nessun figlio di contadini portava una spilla di smeraldi!

“E´ lui il mago vero?” chiese rivolto ai due ragazzi. Questi annuirono timidamente.

“Non è vostro fratello, dunque?”

“No, vive con noi da circa un anno, ma lo conosciamo da sempre. “ spiegò la fanciulla. “Lo abbiamo ospitato quando è tornato dopo il diploma.”

“Però dorme nella stanzetta sopra il granaio.” precisò il piccolo. “Papà non vuole maschi in casa, perché c'è mia sorella che è diventata carina.” Questa arrossì e gli diede una gomitata per farlo tacere.

“Tuo padre fa bene...”commentò Goldmind ancora perplesso per la rivelazione. “Avevo sentito dire che il mago fosse piuttosto giovane, ma non avrei mai pensato così giovane! Per caso ha ottenuto l'eterna giovinezza con un sortilegio?'”

La fanciulla scosse la testa. “Lo conosco da quando eravamo bambini. Ha solo diciotto anni. A volte sembra più piccolo.” Dopo una pausa prese coraggio e continuò a parlare. “Perdonatemi signore, ma posso chiedervi perché hanno scelto lui?”

“La regina ha detto che è stato scelto dall'Arcimago Volkan in persona. Ho anche una sua missiva indirizzata a lui. Se si degna di riapparire, sarò felice di consegnargliela.” Parlò guardandosi intorno chiedendosi se il mago fosse invisibile e lo stesse spiando.

“Forse so dov'è.” riprese la giovinetta. “Lasciate che gli parli.”

Goldmind le sorrise riconoscente. “Come ti chiami, fanciulla?”

“Karis.”rispose accennando un inchino.

“Bene, Karis, siamo nelle tue mani allora.”

La ragazza sorrise e dopo aver raccolto il lembo della gonna color ocra, imboccò velocemente un sentiero che portava all'interno del bosco, muovendosi con sicurezza.

Il piccolo Maties rimasto da solo, guardò il capitano e il suo drappello, emozionato ed intimorito. Sorrise arrossendo, rivelando la perdita di un dente da latte.

“La fatina dei dentini ti ha fatto visita?”gli chiese Goldmind chinandosi piano piano verso il bambino.

Maties scosse la testa, abbassando gli occhi.

Goldmind aprì la bisaccia che portava legata alla cintura e ne trasse una monetina che lanciò al piccolo. “Sai è passata dalle mie parti e mi ha detto di portarti questo...”

Il bambino sgranò gli occhi e proruppe in un gridolino di gioia. “Grazie, milord. Vado a farla vedere alla mamma.” Mentre il bambino si avviava Goldmind lo richiamò.

“Quel Sheeran è davvero un grande mago?”

Maties si fermò, girando su sé stesso. “Certo. Il più grande di tutti! La vede quella quercia?” disse indicando l'albero alle loro spalle. “L'ho ha fatto crescere lui. In un battito di ciglia.”

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Capitolo 3
*** La casa sull'albero ***


Capitolo 2

La casa sull'albero

 

 

Karis non dovette fare molta strada. Sapeva già dove poteva essersi nascosto Sheeran.

Si fermò sotto un albero massiccio e dalla chioma più folta degli altri e dopo aver raccolto una ghianda, la lanciò in mezzo ai rami. La ghianda rimbalzò contro una superficie di legno facendo aprire un pannello. Karis si ritrovò tra le mani una scaletta di corda e cominciò a salire agilmente fino a ritrovarsi dentro una casetta di legno. Come aveva previsto, Sheeran era lì dentro sdraiato in terra a guardare il soffitto. Si era tolto il mantello e lo aveva arrotolato per usarlo come cuscino sotto la testa.

“Questa casa comincia a starti stretta di spalle.” disse la ragazza appoggiandosi con i gomiti all'estremità della botola.

Il ragazzo si girò a guardarla e le sorrise.

“Ammetto che non è stata una bella mossa scomparire all'improvviso davanti ai soldati del re” cominciò il giovane “Ma non mi è mai piaciuta la parola costringere.”

“Deve essere qualcosa di grave.” osservò Karis “Il capitano ha una lettera di Volkan per te.”

“Volkan?” Sheeran si mise a sedere e cominciò a riflettere. “Ma cosa possono volere da me? Io non ho alcuna esperienza.”

“Ma sai tante cose! Hai avuto il massimo dei voti all'Accademia.”

“Non ricordo di avertelo mai detto.” si schermì Sheeran.

“Ma io so che l'hai avuto, vero?”

Sheeran ridacchiò chinandosi verso di lei. “Può darsi.”

“Non mi aspettavo che quel mondo mi raggiungesse qui, Karis.”continuò facendosi serio. “Avevo bisogno di tempo, per riflettere. Non so ancora cosa voglio fare, chi sono veramente.”

Karis si sporse verso di lui e gli accarezzo la guancia. “Io so chi sei.”

Il ragazzo chiuse gli occhi e si appoggiò contro la mano di lei.

“Sheeran...” mormorò Karis dopo un attimo di silenzio.

Il giovane aprì gli occhi e sospirò. “No, Karis. Non possiamo. Ricordi cosa ha detto tuo padre? Preferisco che restiate amici ad una certa distanza. Anche se ci sono dei sentimenti...è impossibile.”

Karis tentò di protestare ma vi rinunciò. Ne avevano già discusso abbastanza.

“E poi tu hai già un pretendente.” aggiunse Sheeran con un sorriso amaro.

Karis s'infuriò. “Non ho avuto nessuna proposta ufficiale! Mio padre e Stryder hanno solo parlato. Tutto qui.”

“Quando i genitori parlano è per un motivo.” ribatté Sheeran “Ivan non è così male. Meglio dei suoi genitori, di certo. Ed è innamorato cotto di te.”

Karis salì gli ultimi gradini fino ad avvicinare il viso contro quello di lui.

“Ma non è di lui che io sono innamorata.” bisbigliò arrotolandosi tra le dita uno dei suoi riccioli.

Sheeran chiuse gli occhi e sospirò. Il suo respiro le scaldò il viso mentre posava la fronte sopra quella di lui.

Sheeran fu il primo a ritrarsi. “Non voglio illuderti. Non possiamo avere un futuro insieme.”

“Ma sei appena stato convocato dal re!” disse Karis fiduciosa “Deve pur contare qualcosa! Potresti diventare una persona importante. Mio padre potrebbe cambiare idea.”

Sheeran scosse tristemente la testa. “Sai come la penso su queste cose, comunque non cambierebbe nulla. Anche se il re mi coprisse d'oro, alla gente non importerebbe. Ai loro occhi resterei sempre un mago. Non potrei mai darti quello che desideri, Karis.”

“Non è vero.” protestò la ragazza anche se in fondo sapeva che aveva ragione. Lo aveva visto lei stessa fin da quando Sheeran era un bambino e conosceva i discorsi della gente.

I maghi erano temuti e a volete rispettati, ma erano tenuti ad una certa distanza di sicurezza dagli umani. Non si era mai sentito di maghi che avessero sposato delle umane. Era proibito. Si diceva anche che per loro il tempo non scorresse come gli umani: Sheeran sarebbe rimasto per sempre giovane o avrebbe vissuto per centinaia di anni.

“Cosa accadrebbe se tu non andassi con gli uomini del re?” chiese Karis cambiando argomento. “Credi che passeremmo dei guai?”

Sheeran si rianimò felice di parlare d'altro. “Non lo permetterei. Andrò a farci due chiacchiere e leggerò quello che mi ha mandato a dire Volkan. Forse riesco a convincerli a lasciarmi in pace.”

“Secondo te perché sono qui?”

“Non lo so, ma non credo sia nulla di buono.” lo sguardo di Sheeran si fece cupo. Ho un brutto presentimento.”

 

***

Quando Sheeran fece ritorno alla fattoria trovò i soldati intenti a rifocillare i cavalli con della biada che Ioan aveva premurosamente offerto loro. Il capitano era seduto sotto un albero servendosi da un vassoio di cibo che Lindis stava facendo girare tra quegli ospiti inattesi. Maties stava chiacchierando a tutto spiano saltellando e gesticolando come il suo solito, eppure il cavaliere non sembrava infastidito dalla vivacità del bambino, semmai il contrario. Lo ascoltava divertito, mentre consumava il suo pasto, rideva dei suoi piccoli aneddoti e rispondeva con pazienza alle sue domande.

Aveva un aspetto molto più rilassato, si era tolto perfino l'elmo e aveva abbassato il cappuccio di maglia dando a Sheeran la possibilità di studiarne meglio il volto. Era un uomo su trenta, trentacinque anni al massimo, alto e vigoroso come si addiceva ad un soldato. Aveva dei grandi occhi azzurri, delle labbra morbide, una carnagione chiara leggermente colorita dal sole, segnata da piccole cicatrici.

Quando sorrideva al bambino gli si formavano delle piccole rughe d'espressione intorno agli occhi e il suo viso s'illuminava. Eppure Sheeran poteva intravedere un velo di tristezza nel suo sguardo, appena percettibile.

Percorse gli ultimi passi insieme a Karis, finché l'uomo si accorse di lui e si alzò andandogli incontro con le braccia dietro la schiena, rivolgendogli un sorriso divertito.

Sheeran notò che zoppicava leggermente alla gamba sinistra ma lo mascherava molto bene.

“Nobile mago” esordì il capitano compiaciuto “Vedo che avete finalmente deciso di onorarci con la Vostra presenza. Credete che potremo parlare adesso, o sono previsti altri numeri di sparizioni?”

Sheeran arrossì leggermente. “Vi chiedo scusa per prima, ma mi avevate colto alla sprovvista.”

Karis raccolse il vassoio vuoto e facendosi accompagnare dal fratellino li lasciò soli. Non prima di aver rivolto a Sheeran un sorriso di incoraggiamento.

“Vediamo di presentarci come si deve adesso.” propose il capitano. “Sono Sir Herrol Goldmind, figlio del Conte di Stonehewer. Capitano nell'esercito reale di Re Rohwen I di Oshiria.”

“Io sono Sheeran.” rispose semplicemente il ragazzo. “Nessun nobile mago, niente titoli, niente voi.”

L'uomo lo accontentò senza protestare “Come vuoi, figliolo. La questione è urgente, Sheeran: il regno ha bisogno di aiuto e l'Arcimago Volkan ha indicato te come la persona adatta a quest'incarico.” Concluse la frase porgendogli una pergamena arrotolata chiusa con con un prezioso sigillo rosso.

Sheeran la prese tra le mani riconoscendo lo stemma dell'Accademia: il drago che sputava fuoco sullo sfondo di una A ed una M maiuscole. L'Accademia di Magia. Sheeran passò delicatamente un dito sopra il sigillo che si dissolse e scomparve al suo tocco, sotto lo sguardo stupito di Goldmind. Sheeran non perse tempo a dargli spiegazioni e lesse in fretta quanto gli aveva mandato il suo maestro.

“La Dama del Vento?” chiese subito dopo guardando incredulo Goldmind. Ne aveva sentito parlare ma non aveva ancora compreso la vastità di tale fenomeno.

“Miete sempre più vittime, in ogni parte del regno. Nessuno riesce a comprendere cosa sia questa misteriosa entità, né come fermarla. Nemmeno l'Accademia ha saputo darci una risposta. “

Sheeran cominciò a tremare sconvolto.“Ma deve esserci un errore! Io mi sono diplomato un anno fa! Non ho alcuna esperienza sul campo. Non so niente di questa Dama. Se nemmeno Volkan sa cosa fare come potrei riuscirci io?”

Goldmind aggrottò le sopracciglia “Non vi da nessuna indicazione nella sua missiva?”

“Non capisco!” balbettò il ragazzo mostrando la pergamena “Dice che sono l'unico che può fermarla, ma non mi dice come! Che cosa dovrei fare?”

“Cerca di calmarti adesso, figliolo.” intervenne Goldmind. “Potresti cominciare a fidarti del tuo maestro. Sono stato anch'io un giovane alla sua prima missione e successivamente ho mandato anch'io dei giovani a combattere. Se è arrivato il momento e chi ti ha addestrato ti dice che sei pronto, allora sei pronto. Affila le armi e fai quello che ti è stato insegnato.”

Sheeran lo guardò perplesso. “Non sono esattamente un soldato.”

Goldmind gli sorrise. “A modo tuo sì, lo sei, mio caro.”

Sheeran si mise a riflettere per qualche secondo. “Se mi rifiutassi di venire con voi, gli Handers passerebbero dei guai?”

Goldmind si passò una mano nei capelli. “Disubbidire ad un ordine del re non è mai una buona idea. Intendiamoci: io non farei mai del male a questa famiglia. Ma potrebbero mandare qualcun altro...”

Sheeran annuì e poi espose la sua decisione. “Va bene. Verrò con voi nella capitale. Mi porterete prima all'Accademia e mi lascerete parlare con l'Arcimago Volkan. Lui saprà cosa fare. Chiariremo questo malinteso e manderà qualcun altro. “

Goldmind lo fissò dubbioso ma approvò la decisione. “L'Accademia è di strada, non ho nulla in contrario a fare tappa lì. Trovo anch'io una buona idea che tu parli con il tuo maestro. Se ci mettiamo in viaggio subito, arriveremo a Victra entro domani sera. ”

Sheeran guardò verso la fattoria e con una fitta di dolore si arrese alla partenza.

“Prendo le mie cose.”

***

 

Un cambio d'abito, un libro d'incantesimi, erbe e spezie per le pozioni, un cavallino intagliato che gli aveva regalato Maties ed un fazzoletto su cui Karis aveva ricamato per lui dei fiorellini blu. Mise tutto nella sacca e se la issò sulla spalla.

Quando uscì dal granaio trovò Goldmind e Ioan intenti a discutere sulle provviste per il viaggio: il fattore insisteva per regalargli qualcosa mentre il capitano era deciso a pagare. Alla fine la spuntò quest'ultimo adducendo il fatto che il re aveva fornito loro il denaro per rifornire le loro scorte ed era certo che non avrebbero potuto trovare prodotti migliori. A quel punto Ioan e sua moglie avevano ceduto senza troppe difficoltà.

“Abbiate cura del ragazzo, milord. E´ un bravo figliolo.” si raccomandò Ioan con il cappello in mano in segno di riverenza.

Goldmind gli sorrise con calore “Ne sono sicuro. Lo scorterò al palazzo reale sano e salvo, ve lo prometto.”

Sheeran ascoltò sorpreso. Non aveva mai sentito nessuno, tanto meno un cavaliere di alto rango, parlare con loro con tanto riguardo.

Si fece avanti per ricevere l'abbraccio commosso di Lindis, accompagnato da lacrime.

“Mangia, mi raccomando.” disse Lindis trattenendo un singhiozzo. “E appena puoi scrivi. Ce la faremo leggere dal prete.”

Sheeran si addolcì. “I ragazzo ormai sanno leggere.” le ricordò accennando col capo a Maties e Karis.

“Me ne dimentico sempre!” esclamò la donna commossa “Sei stato un bravo maestro e hai lavorato tanto.”

Ioan lo abbracciò. “Qui sarai sempre il benvenuto. Grazie di tutto quello che hai fatto per noi.”

“Grazie a voi di avermi ospitato.” rispose Sheeran

Quando il fattore lo ebbe lasciato andare, Sheeran si rivolse verso Karis che attendeva in disparte con le mani appoggiate sulle spalle del fratellino.

“Cercherò di tornare presto.” esordì confuso. Non sapeva bene come comportarsi. Di certo non poteva abbracciarla o stringerle la mano davanti ai genitori di lei.

“Forse riuscirò a tornare per la festa del raccolto. “ le disse cercando un modo per rallegrarla.

“Certo che tornerai: hai promesso di ballare con me.” disse per tutta risposta Karis.

Gli adulti ridacchiarono mentre Sheeran arrossì.

“Non sono un bravo ballerino, ma farò del mio meglio.”le disse solennemente.

“Io so che puoi farcela.” rispose lei semplicemente. Sheeran non capì bene se si riferisse al suo ritorno o alla missione affidatagli. Karis aveva lo sguardo triste ma gli stava sorridendo serena.

“Sheeran” chiese Maties impaziente. “Devi andare lontano?'”

“Si, amico mio, devo.” rispose Sheeran inginocchiandosi.

“Come il semino?”

“Già.”

Maties era un bambino sveglio e intelligente, Sheeran sapeva che sarebbe voluto andare con lui.

“Prometto che ti racconterò ogni cosa al mio ritorno. E ti porterò un regalo.”

Il bambino gli dedicò il suo sorriso sdentato più raggiante e lo abbracciò.

Poi Maties si rivolse al capitano. “Da grande voglio diventare anche io un cavaliere.”

Goldmind prese il suo elmo e glielo calò sulla testa. Al bambino stava talmente grande che gli copriva tutta la testa fino al collo. La sua risatina risuonò dentro l'elmo.

“Avrei proprio bisogno di uno come te.” disse Goldmind. “Preparatevi signori, avrete concorrenza.” Gli uomini del drappello, già in sella pronti a partire ridacchiarono. “Quando avrai l'età giusta ne riparleremo con tuo padre.”

Il capitano si infilò l'elmo e dopo aver salutato di nuovo la famiglia Handers, montò agilmente sul suo destriero, un magnifico frisone dal mantello lucido di colore grigio. Sheeran ricordava di averne visti diversi all'Accademia, quando venivano in visita delle personalità. Gli uomini della scorta invece montavano dei comuni palafreni.

“Hai un cavallo, figliolo?” chiese il capitano rivolgendosi a Sheeran.

“No, non ce l'ho.”ammise il giovane. Gli Handers ne avevano solo uno che serviva a trainare il carro o l'aratro e non glielo avrebbe certo portato via.

Goldmind non si scompose. “Sali in sella dietro di me. Te ne procureremo uno.”

Sheeran non aveva molta esperienza con i cavalli, aveva sempre viaggiato a piedi, qualche volta aveva guidato il carretto quando ce ne era bisogno. Ma grazie all'aiuto del capitano che gli afferrò il braccio, tenendolo saldo, riuscì a issarsi in groppa al magnifico destriero.

“A presto.” disse rivolto un ultima volta alle persone che nell'ultimo anno gli avevano fatto provare cosa significasse sentirsi a casa. Il cavallo cominciò ad avanzare seguito dagli altri cavalieri e prese la strada di uscita dalla fattoria.

“A presto, Sheeran, porta tanto frutto!” gli gridò dietro Maties con entusiasmo che nel frattempo era salito in braccio al padre per guardarlo meglio mentre si allontanava.

Come il semino. Sheeran, commosso, sorrise un'ultima volta al bambino salutandolo con la mano, e si affrettava ad asciugare una lacrima che all'improvviso gli stava rigando la guancia.

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Capitolo 4
*** La Locanda dello Spiedo d'oro ***


Capitolo 3

La locanda dello Spiedo d'oro

 

 

“Hai smesso di piangere?” chiese Goldmind mentre si lasciavano Thunderbridge alle spalle.

“Non stavo affatto piangendo.” protestò Sheeran “Ero solo un po'... dispiaciuto.”

“Cerca di dispiacerti un po' meno. Mi farai arrugginire l'armatura.”

Il tono del capitano era scherzoso e affabile, desideroso di tirare su il morale al ragazzo, ma non sembrava una cosa semplice.

“Molti giovani impazzirebbero per poter andare a corte” continuò Goldmind. “O semplicemente poter uscire dal loro piccolo villaggio. Tu invece non sembri molto entusiasta.”

Sheeran non rispose.

“E così ti sei diplomato un anno fa all'Accademia di Magia?”chiese cercando di attirarlo in una conversazione.

“Sì, signore.”disse Sheeran asciutto.

“E da allora hai sempre vissuto qui?”

“ Sono nato qui, si suppone.” spiegò il giovane “Questo posto mi piace. È così tranquillo...”

“È una bellissima campagna.” concordò Goldmind. “Io vengo da un posto molto simile. A circa quattro ore dal tuo villaggio.”

“Siamo stati a Stonehewer una volta per una fiera.” disse Sheeran con un tono leggermente più affabile. “Ci è piaciuto molto quel bellissimo castello con le torri blu, vicino al lago. Lo abbiamo visto solo da lontano ma l'ho trovato suggestivo.”

“Grazie. È casa mia.” disse Goldmind. “Non è tra i più grandi o tra i più lussuosi che vedrai, ma io mi ci trovo benissimo. La mia famiglia preferisce la residenza in città. Devi averla vista se sei stato alla Fiera. Usano il castello sul lago come residenza estiva. Aspetta di vedere il palazzo del re. Rimarrai a bocca aperta.”

“L'ho già visto.” replicò il ragazzo semplicemente senza mostrare particolare interesse.

“Non so molto dei maghi.” ammise Goldmind “Ne avrò conosciuti un paio in tutta la mia vita, ma ho sentito dire che dopo il diploma vi assegnano a qualche reame, o in giro per il mondo in qualche missione. In quest'ultimo anno di cosa ti sei occupato invece?”

“Mi sono preso un anno sabbatico, dopo il diploma.” spiegò Sheeran con riluttanza. “Ho lavorato alla fattoria. Ioan aveva bisogno di un paio di braccia in più.”

Goldmind s'incuriosì ma non fece domande sulle motivazioni del suo ritiro. “Ho notato che ha dei prodotti notevoli. Mai viste spighe così alte in questo periodo dell'anno o frutti così maturi. Sai, mi intendo un po' di agricoltura e ho saputo della quercia. Per caso c'è il tuo zampino?”

“Ho solo dato un piccolo aiuto alla natura. La fattoria era in difficoltà...ho anche studiato botanica all'Accademia. Ed Erboristeria. Ho applicato le mie conoscenze. Quindi nessuno potrebbe dire che ho imbrogliato o...”

“Io dico che hai fatto bene. Quella sembra brava gente. Vi siete aiutati a vicenda. “

Sheeran si rilassò e annuì.

“Ma quindi che progetti hai adesso?” riprese Goldmind “Che cosa pensi di fare della tua vita?”

Sheeran sospirò “Ancora non lo so.”


***

 

Dopo qualche ora il gruppo si fermò ad un abbeveratoio vicino alla strada principale che era stato costruito appositamente per i viaggiatori. Goldmind propose di fermarsi per consumare il pranzo e far bere i cavalli. I soldati e il mago ne approfittarono per riempire le loro borracce e dissetarsi a loro volta, sgranchendosi le gambe. Sheeran fatti pochi passi lungo il ciglio della strada, si chinò per fissare qualcosa nell'erba. “Scusate qualcuno di voi ha del formaggio? Forse vi farò risparmiare i soldi del cavallo.”

Nessuno capì a cosa alludesse il ragazzo ma la curiosità fu troppo forte. I soldati frugarono in mezzo ai viveri e gli donarono qualche fetta di un formaggio stagionato. Sheeran cominciò a lanciarne alcuni piccoli pezzi nel prato e altri sul sentiero. Tutti lo stavano guardando mentre consumavano il loro pasto, chiedendosi che cosa sarebbe accaduto, quand'ecco che spuntò fuori un topolino di campagna dal pelo marrone chiaro che cominciò a divorare avidamente quel cibo delizioso così generosamente offerto. Appena si trovò in mezzo al sentiero Sheeran aprì il palmo della mano e lo indirizzò verso il topino.
Equus!” esclamò con convinzione. L'animaletto in un battito di ciglia crebbe di dimensione finora ad assumere la forma di un cavallo dal manto del medesimo colore marrone chiaro e, come se niente fosse, continuò a mangiucchiare il formaggio.
Goldmind ed i suoi uomini rimasero a bocca aperta. “Una magia! Una magia vera!”esclamò uno dei soldati più giovani.

“Ed io che stavo trovando noiosa questa gita in campagna!” rise un altro dalla barba nera e il fisico massiccio.

Sheeran rise a sua volta mentre il cavallo-topo strofinò il muso contro la sua tasca in cerca di altro formaggio.

“Ho idea che questo le carote e gli zuccherini non li vorrà.” disse il giovane che aveva esultato poco prima, porgendo a Sheeran delle briglie e una sella che avevano di riserva.

In cambio di un altro pezzo di groviera, l'animale si lasciò imbrigliare e sellare, ben disposto a portare sulla sua groppa il giovane mago e a mangiare dalle sue mani.

“Lo chiamerò Mus.” decise Sheeran prima di speronarlo. La bestia partì senza particolare opposizione accodandosi al gruppo.

I membri del drappello adesso sembravano molto più interessati ad approfondire la conoscenza di Sheeran. Gli cavalcarono accanto e cominciarono a fargli un sacco di domande.

“Puoi trasformare qualsiasi cosa?”

“Come sei diventato un mago, Sheeran?”

“Puoi farmi diventare ricco?”

Sheeran rise e cominciò dalla prima domanda. “Se si tratta di un animale posso solo trasformarlo in un altro animale. Con gli oggetti dipende da che oggetto si tratta. Ad esempio non possiamo trasformare i materiali in metalli preziosi. Non possiamo creare l'oro o l'argento, quindi per rispondere all'altra domanda: no, non poso far diventare ricco nessuno.”

“I poteri li hai ottenuti andando all'Accademia?”insistette un soldato. Era un uomo dalla pelle chiara cosparsa di lentiggini e una barba corta e curata di colore rossiccio.

“No, i poteri un mago li ha dalla nascita.” spiegò Sheeran “Li eredita da un genitore o da entrambi, o da qualche altro antenato. A volte saltano diverse generazioni.”

“E nella tua famiglia da chi li hai ereditati?”

“Non lo so. Non ho mai saputo da dove provenissi. Sono un trovatello.”

Sheeran lo disse con semplicità, essendovi ormai abituato. I soldati sembrarono dispiaciuti per lui ma non fecero commenti. A quel punto intervenne Goldmind.

“Dategli tregua, ragazzi e risparmiate il fiato. Ci aspetta ancora molta strada prima di sera.”

“Avete detto che saremo a Victra solo domani sera. Questa notte ci accamperemo?”chiese Sheeran.

“Non sarà necessario. C'è un posto dove potremo alloggiare. Se cavalchiamo a buon passo arriveremo lì per il tramonto.

 

La “Locanda dello Spiedo d'oro” non doveva il suo nome a qualche oggetto in oro, quanto, alle carni succulente che venivano arrostite allo spiedo, fino ad acquisire una crosticina dorata e spandendo nell'aria un profumino squisito. Sheeran, stanco della lunga cavalcata e leggermente indebolito dopo l'incantesimo, sentì lo stomaco brontolare.
Dopo aver affidato i cavalli allo stalliere, la comitiva entrò nel locale e Goldmind chiese un tavolo e due camere per le notte. L'oste era un uomo anziano dai capelli bianchi, ma ancora energico che, vedendo lo stemma reale sulle armature li accolse con tutti gli onori, prodigandosi in mille modi.

“Farò liberare il tavolo migliore per voi, nobili signori.”disse dirigendosi verso una tavolata che si trovava in una saletta a parte. Un gruppo di sei o sette distinti signori dal cappello piumato e dai mantelli eleganti stava mangiando seduto a quel tavolo.

Goldmind trattenne subito il brav'uomo. “Vi prego, non è necessario.” disse in tono fermo ma garbato “ Non mi permetterei mai di incomodare la vostra clientela. Il tavolo all'entrata andrà benissimo. Se volete farci cosa gradita, basterà che ci portiate subito quella carne deliziosa che sta arrostendo.”

Il vecchio, compiaciuto dalla cortesia del suo ospite, soddisfò di buon grado la sua richiesta e fece accomodare la comitiva intorno ad un grande tavolo che venne ben presto imbandito di polli, fagiani, patate al forno croccanti, focacce calde e soffici, salumi e formaggi di ogni genere. Il tutto accompagnato da numerosi boccali di birra. Sheeran, prima di mangiare, chinò il capo mormorando una preghiera di ringraziamento e i soldati stupiti lo imitarono. Subito dopo si diedero all'assalto del cibo, gustandosi ogni prelibatezza, scambiandosi dei commenti di approvazione.

“Stavo proprio morendo di fame!” esclamò uno dei soldati più corpulenti, dalla barba castana e dai piccoli occhi azzurri.

“Tu stai sempre morendo di fame, Roland!” ribatté il soldato biondo che prima aveva offerto a Sheeran il materiale per sellare il suo cavallo.

“Non scherzi neanche tu, Brien!” ribatté il compagno “Ti sarai già spolpato mezzo pollaio come minimo.”

Goldmind, seduto a capotavola, sorrise mentre beveva dal suo boccale, come se fosse ormai abituato a quelle scaramucce.

“Sheeran temo di non averti presentato come si deve, i membri della spedizione. Questi quattro uomini che mi accompagnano fanno parte, insieme a me, della guarnigione scelta di guerrieri che il re ha convocato da ogni parte del regno per contrastare la minaccia della Dama del Vento.”

“Come avrai già capito, i nomi di questi due signori che da anni si divertono a stuzzicarsi ma sono Sir Roland di Doriene e Sir Brien di Rusting.”

I due accennarono un sorriso con la bocca piena, mentre Goldmind si rivolse al cavaliere dai capelli rossicci, il viso lungo e lentigginoso.

“Il nobiluomo alla mia destra è Lord Eamon, nipote del Duca di Kherton, e colui che ti sta di fronte è Sir Kemen del lontano reame di Slovardia.” Eamon che stava mangiando tranquillamente sorrise a Sheeran e accennò un inchino con il capo, mentre Kemen, un omone massiccio dal collo taurino, gli strizzò l'occhio mentre divorava una grossa coscia di pollo,
“Combatto insieme a questi signori da diversi anni” concluse Goldmind “e posso assicurarti che metterei la mia vita nelle loro mani. Oltre a prestare servizio nell'esercito, svolgiamo anche delle missioni speciali per conto del re. Facciamo parte della compagnia degli Aironi.”
Sheeran ascoltò con interesse continuando a mangiare di buon appetito. Dopo aver ingoiato un boccone si mise a riflettere per qualche istante e si rivolse al capitano.

“Posso farvi una domanda: finora cosa sappiamo di questa Dama del Vento? Se si tratta di un'entità, perché radunare un esercito?”

Goldmind si fece serio e gli fece segno di abbassare la voce. “Nessuno è ancora riuscito a comprendere di cosa si tratti veramente. L'oscura figura che è stata vista appare e scompare come un fantasma ma le persone vengono effettivamente uccise da un'arma da taglio, una spada per la precisione. Non sono riportate altre cause della morte delle vittime. Il regno poi sta cominciando ad andare nel panico e il re vuole in qualche modo mostrare una presa di posizione, una presenza forte contro questo misterioso nemico, perciò la regina gli ha consigliato di convocare un potente esercito e un potente mago.”

E sarei io? “ pensò Sheeran perplesso. “State quindi dicendo che ci troveremo di fronte ad un combattimento a metà tra il reale e il sovrannaturale?”

“È quello che ci aspettiamo.”

“Scusate signori...” disse una voce sgradevole alle spalle di Goldmind interrompendo loro conversazione.

Sheeran riconobbe il nuovo arrivato come uno dei commensali della saletta privata.

Grassoccio con la barbetta curatissima, era vestito in maniera fin troppo vistosa, con un abito damascato arancio a strisce azzurre, pieno di rifiniture dorate. Sul cappello dello stesso colore, spiccava una piuma bianca.

“Il nostro tavolo non era alla vostra altezza?” proseguì fissando Goldmind in modo ostile.

“Come dite?” rispose il capitano perplesso.

“Credete che non saremmo stati onorati di riverire i cavalieri di sua maestà cedendo il nostro tavolo? Invece, Sua Signoria non si è nemmeno degnato di chiedercelo.”

Quel signorotto arrogante non può certo dire sul serio” pensò Sheeran incredulo.

“Vi assicuro, sir, che non era affatto mia intenzione offendervi” rispose Goldmind con calma ammirevole. “Al contrario. Non mi sembrava educato fare alzare da tavola delle persone nel bel mezzo del pasto. Non portiamo lo stemma del re per ottenere dei privilegi, ma per servire il regno.”

Il cavaliere dalla Piuma Bianca diventò rosso per l'indignazione. Sheeran sospettò che quel tipo avrebbe sfruttato eccome la sua posizione per ottenere dei privilegi.

“Noi siamo al servizio del barone di Beaufortpont, non so se lo conoscete.” proseguì tronfio Piuma Bianca.

“Non ho questo piacere.” replicò Goldmind.

“È proprietario di queste terre e di questo posto.”

Il vecchio locandiere che stava passando con un vassoio accanto a loro, lo contraddisse subito.

“No, la locanda è mia.” disse con delicatezza mentre Piuma Bianca lo fulminò con uno sguardo. I soldati ridacchiarono.

“Sua Signoria non sarà contenta di sapere che i suoi uomini sono stati insultati. I nobili hanno un codice di cortesia ben preciso.” brontolò ancora il signorotto credendosi minaccioso.

“Lo so. Mio padre è il conte di Stonehewer.” replicò Goldmind lasciando interdetto il suo interlocutore. “E continuo a non capire come vi ho offeso. Ho l'impressione che stiate cercando la disputa a tutti i costi. Ma non intendo assecondarvi. Tornate a mangiare e portate i miei omaggi al barone.”

Goldmind si voltò e riprese a mangiare mentre il rosso furioso alzo la spada contro di lui prima che qualcuno potesse avvisarlo. Ma il capitano senza nemmeno voltarsi afferrò il polso del suo avversario e gli fece torcere il braccio finché la spada non gli cadde in terra. Goldmind non dovette nemmeno alzarsi dal tavolo. Piuma bianca strillò. Sentendo piagnucolare il loro compagno, gli altri cavalieri estrassero le spade e circondarono il tavolo. I soldati fecero altrettanto ma Goldmind li trattenne con un gesto. “Non intendo darvi questa soddisfazione. Vi do la possibilità di andarvene senza turbare le persone innocenti che si trovano qui.”

Quelli per tutta risposta li attaccarono causando il panico in tutta la locanda. Sheeran fece appena in tempo a vedere Goldmind sguainare la sua spada che venne subito afferrato per le spalle e spinto sotto al tavolo. “Stai al riparo, ragazzo.” gli gridò Roland.

I pochi avventori del locale gridavano terrorizzati e tentavano di trovarsi un riparo, in mezzo al fragore delle spade, mentre turbinavano vetri rotti mobili spaccati e pezzi di cibo che volavano ovunque.

Sheeran sporgendosi per un attimo oltre le gambe del tavolo si accorse che, per quanto in numero inferiore, i soldati riuscivano a tenere testa senza troppa fatica agli avversari, colpendoli senza cercare davvero di ferirli quanto neutralizzarli. I cavalieri non erano dello stesso parere e sollevarono un mobile massiccio scagliandolo contro Goldmind ed i suoi uomini.

“Adesso basta!” esclamò Sheeran sgusciando fuori dal suo nascondiglio e rimboccandosi le maniche. “Coriandrum!” gridò aprendo la mano e volgendo il palmo contro il mobile. In un lampo questo si sbriciolò in una miriade di coriandoli che caddero sopra i soldati lasciandoli illesi.

La rissa si fermò di colpo. “Un mago!” strillò uno del gruppo di Piuma Bianca. “Hanno un mago con loro!”

Senza nemmeno consultarsi il gruppetto uscì di corsa dalla locanda lasciando il loro capo da solo. Quest'ultimo, dopo aver guardato Sheeran sbalordito, si diede alla fuga senza nemmeno voltarsi indietro.

“Che cagasotto!” esclamò Roland.

“Avrei voglia di rincorrere quel tipo e di fargli ingoiare la sua piuma!” sbottò Kemen.

“Lascia perdere!” fece Goldmind rinfoderando l'arma. “Non ne vale proprio la pena.”

Poi guardò Sheeran rivolgendogli un sorriso di approvazione. “Ben fatto, ragazzo.”

Nella locanda tornò la quiete e i clienti si fecero avanti tremanti. Il padrone era in ginocchio cercando di consolare una donna anziana, probabilmente sua moglie, che stava piangendo guardando il caos in cui era ridotto il locale.

Sheeran le si avvicinò e le posò con delicatezza una mano sulle spalle ossute. “Forse posso fare qualcosa.”

Questa volta gli ci volle una concentrazione maggiore. “Reficium!”pronunciò.

Tutti gli oggetti e i mobili che erano sparsi sul pavimento si mossero in cerchio. I tavoli e le sedie si rialzarono, i vetri, i piatti e le brocche di ceramica si ricomposero, e ogni cosa tornò come prima. Perfino le macchie e gli scarti di cibo scomparvero.

Il locandiere e la moglie guardarono Sheeran con gli occhi lucidi, pieni di gratitudine.

La donna gli prese le mani e gliele baciò.

“Signora, vi prego, non dovete.” protestò il giovane con dolcezza. “Io non sono nessuno!”

“Siete una brava persona.” disse solennemente la nonnina “Avete un cuore buono. Ve lo leggo negli occhi.”

A quelle parole Sheeran sussultò commosso. “Ci proteggerete questa notte dalla Dama?Qui non ha ancora colpito, ma abbiamo tanta paura.”

“Farò il possibile. Questa notte vi terremo al sicuro.”

Goldmind che non si era perso una parola del dialogo annuì e prese un ultimo sorso dal boccale appena riparato con la birra dentro.

“Credo sia ora di andare a letto.”annunciò “Domattina ci alzeremo all'alba.”

“Sarete ospiti nostri.” dichiarò il locandiere.

Goldmind tentò di protestare ma sembrava troppo stanco per insistere.

“Non ti dispiace dividere la stanza con gli altri?” chiese il capitano mentre salivano le scale verso il piano superiore.

“Signore, io solitamente dormo nel soppalco di un granaio. Sarà un bel diversivo dormire in un vero letto. E non mi dispiace avere un po' di compagnia.”

“Saremo una compagnia alquanto rumorosa, ti avverto, Sheeran.” gli disse Brien. “Ti serviranno dei tappi per le orecchie.”

Qualcuno rise. Qualcun altro si offese. Quando furono sul pianerottolo si divisero e Goldmind dopo aver augurato la buonanotte a tutti, si congedò e si ritirò in una stanza da solo.

Sheeran ne fu leggermente sorpreso. Non era strano in effetti che un capitano volesse una stanza per sé, ma Goldmind non gli era sembrato un tipo esigente. Sembrava godere della compagnia dei suoi uomini ed aveva un carattere molto alla mano per uno del suo lignaggio. Forse c'era un altro motivo se voleva stare da solo.

La camera era piuttosto spartana, ma pulita ed in ordine con tre file di letti da ogni lato e un tavolino contro la parte su cui vi era una brocca d'acqua ed una ciotola per lavarsi. Il materasso del letto era un po' duro ma abbastanza comodo e le lenzuola profumavano di bucato. Sheeran immaginò che fosse la nonnina ad avere quella cura per i dettagli.
Mentre i cavalieri si toglievano pazientemente le armature e i finimenti, Sheeran tirò fuori dalla sacca una larga camicia da notte di cotone bianco e cominciò a sfilarsi il mantello e le vesti. Sospirò di fronte al suo fisico mingherlino, chiedendosi dove fossero quei muscoli che riteneva di aver messo su svolgendo i lavori nei campi. A confronto con la corporatura possente dei soldati, la sua sembrava quella di un'acciuga. Sheeran scrollò le spalle e si nascose dentro il camicione preparandosi per andare a dormire.
Prima però, come suo solito, si inginocchiò davanti al letto per pregare. I soldati lo guardarono per la seconda volta meravigliati e poi decisero di unirsi alla sua preghiera e si misero in ginocchio nei rispettivi posti.

“Sheeran.” chiese Brien poco dopo mentre s'infilavano sotto le coperte. “Ma i maghi pregano?”

Sheeran si girò verso di lui sollevandosi leggermente sul guanciale. “Non so dirti degli altri maghi, ma io lo faccio da sempre.”

Gli altri tre lo guardarono incuriositi e il ragazzo andò avanti con la spiegazione.

“Vi ho già detto che sono un trovatello. Bene, la gente di Thunderbridge mi trovò sulla piazza principale quando ero ancora in fasce e si accorsero subito che ero un mago.”

“E come?” chiese Roland.

“Perché quel giorno pioveva, ma intorno a me non cadeva nemmeno una goccia d'acqua. E poi avevo negli occhi come delle fiamme dorate. Adesso i miei occhi sono normali ma Karis dice che a volte si vedono ancora, di sfuggita. Bene, al villaggio si spaventarono, videro come un cattivo presagio la mia presenza. Mi lasciarono piangere per un po'.”

“Fifoni!” esclamò Kemen. “Lasciar piangere un bambino piccolo! Se c'ero io...”

“Fallo finire!” lo zittì Brien.

“Erano indecisi su cosa fare di me e qualcuno propose perfino di annegarmi un un secchio. Ehm, almeno così mi hanno detto, spero non sia vero...comunque... andiamo avanti. Un uomo si oppose. Era un frate che raccoglieva gli orfani dalle strade e trovava loro una casa: Frate Andrew. Lui disse che tutti i bambini erano una benedizione e che non dovevano farmi del male, magia o meno. Come prova che non ero maledetto mi prese in braccio e mi portò dentro la chiesa dimostrando che non succedeva niente di strano. Così mi prese con sé, mi allevò, mi insegnò a leggere e a scrivere, mi raccontò le storie della Bibbia e mi tenne con sé insieme ad altri bambini. Gli altri pian piano vennero adottati. Quanto a me, non mi volle nessuno.”

“Ci dispiace, Sheeran.” disse Roland.

“Qualche anno dopo mandarono via Frate Andrew. La chiesa non approvava certe sue idee e propose di mettere me in “qualche posto”. Lui mi disse di scappare e gli diedi ascolto. Mi nascosi nel bosco per parecchio tempo e mi costruii una casetta sull'albero.

C'è ancora: ci porto i ragazzi a giocare a volte.”

“Quanti anni avevi?”chiese Eamon rattristato.

“Otto.” disse Sheeran ripensando con amarezza a quegli anni. “Non fu semplice. Non sapevo controllare bene i miei poteri. “

“E gli Handers quando li hai conosciuti?”

“Karis era l'unica bambina del villaggio che voleva giocare con me. Non aveva paura, anzi trovava affascinanti certe piccole cose, come i fiori che spuntavano quando passavo io. Mi portava da mangiare. Poi i suoi l'hanno scoperta e mi hanno offerto di stare nel granaio se mi fossi comportato bene e non avessi combinato pasticci. Sono rimasto con loro finché non mi sono venuti a prendere per andare all'Accademia di Magia. Mi hanno detto che potevo tornare un giorno, se volevo. “

“Sono brave persone. E la ragazza sembra molto dolce.”commentò Roland

“Anche carina.” ridacchiò Kemen.

“Siete fidanzati? Dì la verità?”lo stuzzicò Brien.

“Cosa?” chiese stupito Sheeran tirandosi sul il lenzuolo fino al naso. “No! Siamo solo amici..”

“Ci hai proprio convinti.” ridacchiò Roland.

“Sheeran” disse Eamon in tono più serio. “La tua è una storia triste, ma bella. Ti ammiro. Ti auguro di trovare il tuo posto nel mondo.”

“Grazie signore.”disse il ragazzo colpito dal tono solenne con cui il lord le pronunciò.

“In fondo è ciò che cerchiamo tutti.” aggiunse Eamon prima di soffiare sulla candela.

Si augurarono la buonanotte ma prima che potessero chiudere gli occhi, dalla stanza accanto si udirono all'improvviso dei gemiti di dolore.

Sheeran allarmato si mise a sedere e guardò verso gli altri preoccupato.

“È il capitano.” spiegò Roland. “Una vecchia ferita di guerra. Gli fa ancora male.”

“Potrei andare ad aiutarlo.” si propose Sheeran “Ho dei rimedi con me...”

“Meglio di no.” lo ammonì Eamon. “Non vuole nemmeno che se ne parli.”

Poco dopo i lamenti cessarono, ma Sheeran continuò ad essere in pena per quell'uomo che aveva appena conosciuto. A ciò si aggiunsero la nostalgia di casa, i ricordi del passato e l'ansia per la giornata che lo aspettava il giorno dopo. Tutti quei pensieri turbinarono nella sua testa fastidiosamente, finché la stanchezza non ebbe la meglio.

 

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Capitolo 5
*** L'Accademia di Magia ***


Capitolo 4

L'Accademia di Magia

 

A svegliare Sheeran quel giorno fu una serie di rumori familiari come i versi degli animali da cortile, il canto dei grilli della campagna e il tintinnio di pentole e stoviglie dalla cucina, insieme all'odore del pane caldo. Per un attimo gli sembrò di trovarsi alla fattoria. Ancora non gli sembrava vero di averla lasciata da un solo giorno.
Si alzò prima degli altri e, infilatosi in fretta i vestiti, sgattaiolò furtivamente fuori dalla stanza e uscì dalla locanda. L'aria mattutina era ancora piuttosto umida, ma il cielo terso prometteva una bella giornata. Sul retro dell'edificio trovò un pendio che scendeva dolcemente verso un boschetto e vi si incamminò godendosi la tranquillità di quel paesaggio campestre. Gli vi volle più del previsto, ma non gli fu difficile trovare le erbe che era andato a cercare.
Tornato alla locanda entrò nella cucina e si fece dare dell'acqua calda per preparare degli infusi. Quando entrò nella sala da pranzo trovò solo Goldmind seduto al tavolo che avevano occupato il giorno prima. Vedendo una fila di piatti vuoti e sporchi e le sedie spostate, capì che gli altri cavalieri dovevano aver già mangiato. Il capitano stava finendo di consumare la colazione e lo salutò con un sorriso. Sheeran notò le occhiaie sul suo volto e gli offrì la tisana che aveva appena preparato.

“Buongiorno, capitano. Ho preparato un infuso di foglie di betulla e menta. Sono ottime per dolori alla testa quando non si dorme bene la notte.”

“Si vede tanto che non ho dormito bene?” chiese Goldmind con prudenza.

“Il fatto è che non ho dormito molto bene nemmeno io.” rispose Sheeran. Non era un bugia a dire il vero. “Se volete farmi compagnia ve ne verso una tazza.”

“Mangia qualcosa prima di partire. “ disse Goldmind prendendo la tisana e soffiandoci sopra. “Il viaggio è ancora piuttosto lungo. ”

Mentre salivano in sella, il locandiere si avvicinò imbarazzato rivolgendosi umilmente a Sir Goldmind. “Mi dovete perdonare, milord, avrei voluto offrirvi il vitto e l'alloggio ma c'è qualcosa che purtroppo devo farvi pagare. Uno dei vostri cavalli è riuscito a raggiungere una forma di formaggio e se l'è mangiata tutta!”
Il capitano estrasse delle monete dalla sua bisaccia e saldò il conto guardando Sheeran in groppa a Mus, con aria di rimprovero.
“Forse non è stata una buona idea.” ammise il ragazzo.
Goldmind si lasciò sfuggire una risata e diede il segnale di mettersi in marcia.

 

Il resto del percorso che li avrebbe portati nella capitale prevedeva di attraversare alcuni villaggi e piccole città. Sheeran si accorse ben presto che la maggior parte di essi avevano ricevuto la terribile visita della Dama del Vento. Finestre con le imposte chiuse. Drappi neri di lutto. Cortei funebri. Gente che piangeva e pregava per le strade.

“La Signora della Penitenza!”sentì gridare a qualcuno.

“La Morte bianco vestita!”piangeva qualcun altro.

Diverse persone si avvicinavano ai cavalieri implorando aiuto o chiedendo loro di intercedere presso il re, affinché facesse qualcosa. Goldmind con pazienza riusciva a calmare quella gente senza farsi trattenere. Sheeran, con suo grande sollievo, non veniva notato, grazie alla sua giovane età ed al suo semplice abbigliamento, eppure provava un senso di disagio passando in quelle città semivuote, piene di dolore e nascose ancora di più il viso sotto il cappuccio del suo mantello. Pregò sinceramente che Volkan potesse fare qualcosa e che gli revocasse quella missione.

Era ormai pomeriggio inoltrato e ad eccezione di una sosta all'ora di pranzo, non si fermarono fino a quando non videro all'orizzonte la città di Victra in tutto il suo splendore. Nell'immensa pianura centrale di Oshiria, la capitale si estendeva davanti ai loro occhi, circondata da mure alte e spesse, disposte lungo la sua celebre pianta a forma di stella, provviste di torri slanciate su ognuna delle punte. Il punto più alto della città era la collina, oltre il fiume che l'attraversava, su cui si ergeva il palazzo reale, dimora dei sovrani. Fin da quella distanza si poteva ammirare l'elegante ed imponente architettura del palazzo e delle sue torri cilindriche. Sheeran lo aveva ammirato spesso.

“Ricordi la strada per arrivare all'Accademia, Sheeran?” chiese Goldmind. “Io non ci sono mai andato e non avevo previsto di passare di lì. So solo che è nella parte più antica della città non lontano dal Ponte delle mura a Sud.”

Il fiume Tamor che tagliava in due la città non era troppo largo, anche se poteva essere navigabile con piccole imbarcazioni e usciva fuori grazie a due ponti incorporati nelle mura massicce, provvisti di una solida cancellata che scendeva fin sotto il livello dell'acqua.

“Ricordo come si arriva all'entrata riservata ai maghi” spiegò il ragazzo “Ma se entrate con me non dovreste avere difficoltà ad accedervi.”

Mentre percorrevano le ultime miglia fino a Victra, i cavalieri, incuriositi dall'imminente visita all'Accademia, vollero saperne di più.

“Come funziona esattamente, Sheeran?”chiese Brien cavalcandogli vicino. “I maghi imparano tutti le stesse cose?”

“C'è un programma comune per tutti.” cominciò Sheeran “Ma poi ogni mago si specializza nella disciplina per cui è portato. Ci sono magie più semplici che riescono a fare tutti i maghi e altre in cui alcuni fanno più fatica o non vi riescono affatto mentre altri ancora al contrario la padroneggiano alla perfezione.”

“E tu in quali magie sei portato? Te ne abbiamo già viste fare parecchie: la sparizione, la trasformazione, il...riordino?”Brien rise quando non riuscì a definire l'ultimo prodigio con cui il mago aveva rimesso a posto la locanda.

“Se la vedesse mia moglie la magia del riordino, ti porterebbe a vivere da noi!” esclamò Roland ridacchiando.

“Dunque, per quante discipline sei portato?” insistette Goldmind notando che la domanda non aveva avuto risposta.

“Qualcuna.” rispose Sheeran evasivo.

“Non vuoi dircelo?”

“Scommetto che eri un secchione.”

“Deve esserlo se lo hanno scelto...”

Sheeran cavalcava guardando diritto davanti a sé, sentendosi a disagio, ma intuiva che non c'era alcuna malizia nella loro curiosità.

“Che ne dite se vi racconto quando sono entrato all'Accademia?” propose illuminandosi.

I cavalieri sembrarono altrettanto ben disposti a cambiare argomento e il ragazzo riprese a raccontare la sua storia dal momento in cui si era sistemato nel granaio degli Handers. “Alla fattoria stava bene, erano gentili con me e riuscivo a controllare i miei poteri. Ma succedevano delle cose abbastanza strane e la gente al villaggio cominciò ad accorgersene. Molti ragazzi presero a perseguitarmi e un giorno mentre ero da solo per una commissione mi circondarono. Ebbi paura e mi misi ad urlare. Uno di loro venne sollevato da terra e sbalzato all'indietro.”

“Si fece male?”chiese qualcuno.

“No, ma andò a finire dentro un carro di letame.” Sheeran non seppe trattenersi dal ridere ripensando a quell'episodio.

“Ottimo lavoro!” disse Kemen compiaciuto. “Conosco anch'io un po' di gente che butterei volentieri nel letame.”

“Quel giorno la gente si lamentò. Si lamentavano spesso e fecero un consiglio cittadino. Alla fine furono tutti concordi, che io non ero malvagio, ma non sapevo controllare la mia magia. Che scoperta, direte voi. Qualcuno nominò l'Accademia e ricordò che uno dei precedessori di Re Rohwen aveva stabilito che ogni bambino o ragazzo che manifestasse poteri magici doveva essere mandato lì per essere esaminato. Era un decreto piuttosto datato e in pochi se ne ricordavano ma tutti decisero che valeva la pena informarsi. Fu preparata una lettera e un mercante che doveva andare per affari nella capitale, accettò di consegnarla. Non ci avevo fatto molto affidamento, ero persuaso che la lettera si sarebbe persa lungo la strada ed invece pochi giorni dopo un mago mandato dal Rettore Volkan venne a prendermi. Furono tutti felici: sia i miei oppositori perché così si sarebbero liberati di me, sia i miei amici perché avrei ricevuto l'aiuto di cui avevo bisogno. Quello meno felice ero io. Avevo paura.”

“Naturale che tu ne avessi.” osservò Eamon “Ti si apriva un mondo sconosciuto.”

“Ti sei fatto nuovi amici, almeno?” chiese Roland.

“Insomma...erano tutti molto più grandi di me. Non c'era quasi nessuno della mia età. Erano entrati molto tempo prima, sapete, di solito uno scopre di essere un mago da adolescente, i maschi con più frequenza delle femmine, senza che le loro famiglie lo sospettino e possono frapporre diverse generazioni tra un mago e l'altro. Quindi all'Accademia erano tutti sopra i dodici anni, la maggior parte adulti. Io avevo solo otto anni.”

Ripresero a cavalcare in silenzio avendo raggiunto ormai le porte della città e Goldmind presentò alle guardie cittadine i loro documenti e il lasciapassare reale. Sheeran non aveva nulla di tutto ciò, ma la raccomandazione di un ufficiale del re fu più che sufficiente a garantirgli l'accesso. Le strade di Victra erano ampie, lastricate, con edifici a traliccio alti almeno quattro piani, dai colori vivaci: blu, giallo, azzurro, arancione... Su ogni lato vi erano botteghe di ogni genere che vendevano tutti i tipi di merce ricercata proveniente da ogni angolo del regno. Le piazze erano immense dotate di grandi fontane e monumenti in marmo, piene di gente che passeggiava e di bambini che giocavano.
La minaccia della Dama non aveva ancora colpito la vita operosa della capitale che continuava a mandare avanti le sue attività ignara dei tristi scenari che circondavano il regno.

“La gente si sente al sicuro qui. La notizia che la Dama non sia mai apparsa in città né nei suoi dintorni si è diffusa su vasta scala e gli abitanti di Victra preferiscono non parlarne. Si comportano come se il problema non esistesse.”

“Ma non è giusto!” protestò Sheeran “Ci sono persone che hanno bisogno di aiuto, là fuori.”

“Il re lo sta offrendo con discrezione, ma vuole che in città resti tutto com'è.”

Sheeran non fece altri commenti e quando si fermarono vicino ad una piazzetta con la statua di un cavalluccio marino fece segno agli altri di fermarsi.

“Dobbiamo girare per di là e prendere quel vicolo. Da qui riconosco la strada.”

I cinque cavalieri ebbero il loro da fare a seguire il giovane mago attraverso un dedalo di stradine nel centro storico, dovendo mettersi in fila indiana con i cavalli che quasi urtavano le pareti degli edifici. Finalmente Sheeran li condusse in un cortile deserto circondato da anonime palazzine color crema, privi di finestre. L'unico elemento visibile era un vecchio portone arrugginito. Non vi era alcuna insegna, né alcuna scritta che indicasse il nome dell'edificio.

“Siamo arrivati.” annunciò Sheeran scendendo da cavallo e dirigendosi verso il portone.

Il ragazzo abbassò la maniglia e tirò la porta verso di sé rivelando uno stanzone vuoto pieno di cianfrusaglie, coperto di polvere e ragnatele.

Goldmind ed i suoi spalancarono gli occhi perplessi.

“Se la passano male, questi poveri maghi.” commentò Kemen.

“C'è un incantesimo sotto, vero?” sospettò Goldmind divertito.

Sheeran sorrise e richiuse la porta. Aprì di nuovo la mano e rivolse il palmo contro la maniglia. “Aperi!”gridò con convinzione. La maniglia piena di ruggine si rivestì come di metallo nuovo di zecca e cominciò a brillare insieme alla spilla di Sheeran, abbassandosi. La porta dolcemente si aprì da sola fino a spalancarsi completamente.

Una luce accecante illuminò l'ambiente per poi diradarsi e mostrare un ampio androne rivestito di marmi preziosi che conduceva nel cortile interno di un maestoso palazzo. Quando i cavalieri vi giunsero all'interno scoprirono che l'edificio era costruito in pietra calcarea bianca e aveva la pianta ottagonale. Le pareti alte e spesse, sui cui si aprivano delle piccole finestre bifore, salivano per oltre quattro piani incorniciando un pezzo di cielo in un ottagono azzurro.

“Suggestivo.” disse Goldmind ammirato, guardandosi intorno.

Non appena l'ultimo membro del drappello fu entrato nel cortile venne aperto un cancello di legno massiccio, al cui interno vi era una stalla ampia e spaziosa. Ne uscì fuori un nano, dalla barba nera, che portava una tunica marrone sopra la camicia bianca ed indossava degli stivali di pelle coperti di segatura. Con lo sguardo accigliato si avvicinò silenziosamente al gruppo senza degnare di uno sguardo nessuno.

“Non sapevo ci fossero dei nani in città.” si lasciò sfuggire Roland sorpreso.

“In città...” brontolò il nano con indifferenza “Come se da qui si andasse solo in città...”

“Mastro Sheeran...”borbottò di nuovo salutando il giovane di sfuggita. “Bentornato.”

“Piacere di rivederti, Berthio.” disse il ragazzo amichevolmente. “Questi è il Capitano della Guardia Reale, Sir Goldmind con i suoi...”

“Sì, sì come ti pare...” rispose Berthio avvicinandosi ai cavalli. “Salve, bellezze. Sarete stanchi dopo questo lungo viaggio.” Di fronte agli animali sfoderò uno sguardo molto più benevolo ed estrasse qualcosa dalla tasca del suo grembiule. “Carotina?” chiese rivolto ad uno dei cavalli. La bestia addentò volentieri la carota e si lasciò accarezzare. “Zuccherino?” chiese ancora ad un altro cavallo. Anche questo accettò di mangiare dalla mani del nano e gli strofinò il muso contro la guancia.

“È lo stalliere dell'Accademia.” spiegò Sheeran “Il migliore che conosca.”

Berthio ripeté con ogni cavallo la sua generosa offerta “carotina – zuccherino” e arrivò di fronte al cavallo di Sheeran. Aggrottò la fronte e poi frugò più a fondo nella tasca estraendo un pezzo di groviera. “Formaggino?” chiese a Mus con la stessa premura.

“Sheeran!” chiamò una voce squillante proveniente dall'alto. Goldmind alzò la testa e vide affacciato ad una finestra del quarto piano un uomo dalla lunga barba grigia, vestito di rosso. “Lascia quel topo alla stalla, ragazzo, e vieni a salutare il tuo vecchio maestro!”

“Volkan!” esclamò Sheeran con un sorriso. Notando poi le espressioni stupite degli altri si affrettò a spiegare mentre faceva loro strada. “Può vedere attraverso gli incantesimi. È una delle sue abilità.”

Non appena il gruppo ebbe varcato la soglia, il rettore era già lì, al piano terra pronto ad attenderli. “Ma come ha fatto...”mormorò Brien stupefatto.

“È un mago, idiota!” gli sussurrò di rimando Roland.

Goldmind non aveva mai incontrato prima il Rettore dell'Accademia di Magia, sebbene ne avesse sentito parlare spesso. Era di certo un uomo notevole: aveva una postura diritta senza alcun segno di incurvatura ed uno sguardo vivace nei suoi occhi marrone chiaro. Indossava una lunga tunica di velluto color rosso bruciato, impreziosita da ricami argentati ed un copricapo dello stesso colore. Il suo aspetto emanava saggezza ed autorità ma senza alcuna traccia di superbia o austerità.

Goldmind istintivamente s'inchinò come faceva alla presenza di un nobiluomo di alto rango, imitato dai suoi uomini.

“Maestro...” disse Sheeran accennando un inchino meno profondo, poi come vinto da un'emozione, si gettò tra le braccia dell'uomo. Volkan ricambiò l'abbraccio in maniera contenuta senza stringere troppo, ma il suo sguardo era radioso, come se andasse in brodo di giuggiole.

“Figliolo, lo sai che questo vecchio non ama troppo le smancerie...Ma ogni tanto non guastano.” Così dicendo abbracciò più forte il ragazzo e gli spettinò i riccioli.

“Sei in uno stato pietoso, figliolo. Sembri proprio un contadino.”

Sheeran rise e si voltò per presentare i suoi compagni. “Il Capitano Goldmind ed i suoi uomini. Mi hanno scortato da Thunderbridge.”

“Nobile Rettore...”cominciò Goldmind.

“Prego signori, alzatevi. Non è il momento di fare cerimonie. Seguitemi.”

Volkan imboccò un corridoio e tutti si affrettarono a seguirlo. Mano a mano che il mago passava, si accendevano delle torce sulle pareti rivelando quadri, tappeti e mobili pregiati dai colori accesi e brillanti

“Arcimago Volkan, siamo qui per...”cominciò Goldmind cercando di stare al suo passo.

“Oh lo so bene!” fece il rettore. “Mi aspettavo questa visita. Il ragazzo non vuole accettare la missione, se la sta facendo sotto dalla paura e tocca al suo vecchio maestro mettergli un po' di sale in zucca.”

“Una sintesi perfetta!” riconobbe Goldmind.

“Io non me la sto facendo sotto!” tentò di protestare Sheeran. “Penso solo di...non essere in grado...”

Nel frattempo erano arrivati in un ampio refettorio, pieno di tavolate di legno, con il soffitto formato da volte a crociera, ma buio e completamente vuoto.

“Crede sia possibile, Rettore, inviare un messaggio a Sua Maestà per fargli sapere che siamo arrivati?”chiese il capitano prima di entrare nella stanza.

“Me ne occuperò personalmente.” lo assicurò Volkan. “Ho un filo diretto con il mago di corte, Wolmar. Rifocillatevi signori, ve ne prego, mentre faccio due chiacchiere con il mio allievo testardo. Se avete bisogno di qualcosa suonate il campanellino d'argento.”

“Quale campanellino?” chiese a bassa voce Brien. “Qui non c'è nulla.”

“Giusto, dimenticavo.” disse Volkan battendo le mani. “Convivium!”

La sala s'illuminò a giorno e su una tavolata comparvero una serie di vassoi colmi di cibo e diverse caraffe di bevande assortite. I soldati timidamente presero posto a bocca aperta.

“Io non so se riuscirò mai ad abituarmi a tutto questo.” confessò Roland disorientato.

Il rettore e il giovane mago ritornarono verso il corridoio dove sulla parete era appeso un grande quadro a grandezza quasi naturale che raffigurava un elegante salottino rosso dotato di caminetto. “Ti dispiace prendere la scorciatoia Sheeran? Questo vecchio non è più tanto in forma a salire i gradini” chiese Volkan accennando alla scala a chiocciola.

“Ma certo, maestro.” rispose il ragazzo. Con assoluta naturalezza i due maghi scavalcarono la cornice del dipinto e scomparvero.

“Non penso di abituarmi nemmeno io.” commentò Goldmind a bocca aperta.

 

Il salotto personale di Volkan era una delle stanze che Sheeran preferiva dell'Accademia. Aveva le pareti rivestite di legno e ricoperte di arazzi bordeaux ricamati d'oro, soffici tappeti orientali, librerie altissime fino al soffitto, clessidre, e due comode poltroncine di velluto rosso con un tavolinetto davanti al camino. Il fuoco era acceso e sopra vi era appesa una pentola piena d'acqua.

“Gradisci una tazza di tè, figliolo?” chiese Volkan prendendo posto su una delle poltrona.

“Mi permetta, maestro.” si offrì Sheeran sollevando il coperchio della teiera appartenente al servizio da tè che stava sul tavolino. L'acqua dalla pentola si librò in aria formando un ferro di cavallo che andò a riempire dolcemente la teiera. Sheeran scelse una bustina e la mise in infusione per qualche istante poi la tirò fuori appoggiandola su un piattino.

“Lo preferite sempre leggero, giusto?” chiese versando il tè in una tazza.

“Come sempre.” rispose compiaciuto Volkan.

Non appena il giovane ebbe riempito entrambe le tazze, la zuccheriera bianca e azzurra prese vita e muovendo i manici come fossero delle piccole braccia si caricò in spalla un cucchiaino e saltellò verso Volkan.

“No, Zucchero, sempre gli ospiti prima!” lo rimproverò il mago.

La zuccheriera si girò e si sollevò il coperchio come fosse un cappello in segno di saluto.

“Salve, Zucchero.” disse Sheeran mentre veniva servito.

“Ricorda di dirgli basta o ti riempirà di zucchero fin dentro le orecchie.”lo avvertì Volkan.

“Me lo ricordo.” rise Sheeran facendosi mettere solo due cucchiaini.

I due maghi sorseggiarono in silenzio il loro tè guardando le fiamme del camino per qualche minuto.

“Maestro, ho molte cose d adirvi ma prima di tutto volevo sapere se siete arrabbiato.”

“Arrabbiato? Per cosa? Per il tuo anno sabbatico? Non posso dire che mi abbia fatto piacere vedere il mio allievo più brillante e promettente usare il suo talento per far crescere carote in una fattoria.” Sheeran apprezzò che non avesse usato il termine “sprecare”. “Ma posso comprendere le ragioni del tuo ritiro.”

“Ne avevo bisogno dopo quello che è successo.”disse Sheeran abbassando lo sguardo.

“Non fu colpa tua. Ho tentato a lungo di convincerti senza molto successo, temo. Ancora non riesci a perdonarti.”

“Maestro...è molto difficile per me parlare di quello che è accaduto l'anno scorso. A volte ho ancora gli incubi. Non vi nascondo che ho pensato di lasciare la magia.”

“Ci sono momenti di crisi, ma devi essere forte da superarli. Non smetterai di essere un mago semplicemente smettendo di fare incantesimi. E non comincerai ad invecchiare solo perché lo vuoi.”

Sheeran tacque e Volkan riprese il discorso. “Puoi vivere come un umano se vuoi. Sposare quella ragazza. Avere figli e nipoti e poi seppellirli tutti. Tra cento anni saremo di nuovo seduti qui ad avere questa conversazione.”

“Non vi ho mai parlato di Karis nelle mie lettere.” esclamò Sheeran sorpreso.

“Sei andato a vivere nella fattoria della bambina che coglieva i fiori nati dai tuoi passi. Cosa poteva succedere? Questo vecchio non è nato ieri.”

Sheeran arrossì. “Non è successo nulla...non ho mai voluto illuderla. Non so chi sono maestro, e quale sia il mio posto. Ma quello che davvero non capisco è perché avete scelto me per una missione così importante e complessa, sapendo il conflitto che sto attraversando. Maestro Volkan, perché di tutti i vostri allievi avete indicato proprio me? “

Volkan bevve un sorso prima di rispondere. “La mia scelta non è stata intenzionale. Ho ponderato molto attentamente quale mago mandare a corte per aiutare i sovrani a sconfiggere questa misteriosa entità. Non è un periodo facile per l'Accademia. Siamo rimasti in pochi. Ci sono ex alunni e studenti molto capaci ma nessuno mi sembrava adatto, così mi sono lasciato guidare dalla magia per trovare la persona adatta. Credimi mio caro, ho provato di tutto. Ho interrogato le stelle, i numeri, le lettere, i dadi, ho avuto sogni premonitore, ho esaminato il volo degli uccelli, le viscere degli animali...”

Sheeran emise un verso disgustato. “Sì, quello non piace nemmeno a me...” concordò Volkan. “Fatto sta che tutto indicava una sola cosa. Il destino indicava te come l'unico capace di combattere la Dama del Vento.”

“Perché io?” chiese Sheeran sempre più sconcertato.

“Dovrai scoprirlo.” concluse Volkan. “Non credere che mi faccia piacere mandarti in una missione così pericolosa, ma è evidente che qualsiasi cosa sia questa Dama del Vento, tu hai le risorse per sconfiggerla. E con essa potresti sconfiggere anche le tue paure. Non potrai sfuggirgli per sempre, sarebbe come vivere in una gabbia.”

“Già...” ammise Sheeran. Il ragazzo si prese la testa tra le mani e sospirò. “Non potrò rimandare a lungo quel momento, vero?”

“Nessuno può sfuggire al proprio destino.”decretò Volkan.

“Credete che accettare la missione del re mi aiuterebbe?”

“Sarebbe un passo avanti e non solo per te. Sai bene che tempi difficili stiamo attraversando noi maghi. Siamo sempre di meno, ed ancor meno sono quelli che vengono a studiare all'Accademia. Se non fosse stato per intercessione della regina Deme, ci avrebbero fatto chiudere molto tempo fa. Questa è l'occasione per dimostrare che possiamo essere un'importante risorsa per il mondo, non solo dei fenomeni da baraccone.”

Sheeran rifletté solennemente su quelle parole e sentì che dentro di sé aveva già accettato. Aveva accettato, forse, nel momento in cui l'anziana locandiera aveva implorato la sua protezione. Non era affatto sicuro di poter riuscire nell'impresa ma doveva almeno provarci.

“Cosa sappiamo per ora di questa...cosa?”chiese con un tono più determinato.

Volkan s'illuminò e cominciò a disegnare con le dita nell'aria facendo apparire una figura di femminile dai contorni luminosi: una donna dai capelli lunghi e una veste che scendeva fino a terra, con in mano una spada.

“Viene descritta più o meno così. Non ho accesso alle testimonianze riportate alle autorità, ma quelle le avrai a palazzo. Ho avuto comunque modo di fare una mia ricerca e viene descritta come un fantasma che appare la notte nelle case e miete vittime con la sua spada. Non sono segnalati altri suoi poteri oltre ad una presenza innaturale del vento. Le vittime sono centinaia, forse migliaia. Non ci sono precedenti di una simile manifestazione. Sono sempre apparse entità misteriose, ma infestavano un luogo in particolare o perseguitavano una persona in particolare. Non vi sono segni di stregoneria, evocazioni o altre causa della morte, oltre alla ferita con la spada. Tutto quello che abbiamo trovato, è qualche antica leggenda su una signora del vento che porta siccità e carestia. Nessuna attinenza su questo caso.”

“Avete pensato che possa trattarsi di...un mago oscuro?”

“Un mago oscuro forse potrebbe operare le stesse cose ma non agirebbe in maniera così incontrollata e casuale. Chi sceglie quel tipo di magia lo fa per uno scopo ben preciso: sete di potere, ambizione, bramosia. Non sono riuscito a vedere alcun disegno nelle morti causate da questa Dama del Vento. Almeno per ora.”

“Servono più informazioni.”osservò Sheeran.

“Le troverai al palazzo. Ti forniranno tutto il materiale necessario. Dunque cosa hai deciso mio giovane allievo? Accetti la missione?”

“Sì, maestro. Lo farò.”

Volkan annuì guardandolo con orgoglio ed un velo di ansia scese nei suoi occhi.

“Mi mancava il tuo tè, ragazzo. Quando lo faccio da solo non è la stessa cosa.”

 

I soldati trovarono i cavalli perfettamente spazzolati e con le criniere pettinate in treccine perfetta. Le selle erano state lucidate fino a risplendere.

“Lo assumo io quel nano!” disse qualcuno.

Tutti salutarono il Rettore e si prepararono a partire. Sheeran sembrò faticare a staccarsi dal suo maestro. “Vorrei che poteste venire con me...”

“Non posso lasciare l'Accademia. Ma ti ho insegnato tutto ciò che ho potuto. Va e fai ciò che hai imparato. A presto, figliolo”

Sheeran strinse nelle sue le mani dall'Arcimago e montò in groppa a Mus. Non disse altro mentre partivano alla volta del Palazzo Reale, si voltò per dare un ultimo sguardo a Volkan e lo vide ancora in piedi sulla soglia dell'Accademia che si asciugava velocemente un occhio.

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In questo capitolo c'è un riferimento ad un'altra storia che a per protagonista un mago. Lo avete riconsociuto? Ce ne saranno altri nel racconto tratti da libri o film.

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Capitolo 6
*** Il Palazzo Reale ***


Capitolo 5

Il Palazzo Reale

 

 

Visto da vicino il Palazzo Reale era ancora più imponente e maestoso. Sheeran vide da vicino per la prima volta il bellissimo castello gotico, dai marmi bianchi, le torri alte dalle tegole blu e le vetrate strette e lunghe, coloratissime ed elaborate. A giudicare dalla luce proveniente dalle finestre e dalle torce disposte nel giardino, oltre il ponte levatoio, sembrava che il castello fosse illuminato a festa.

Vi erano numerose carrozze sorvegliate da uno stuolo di servitori e diverse guardie armate che proteggevano l'ingresso.

“È magnifico!” esclamò Sheeran. “Non avevo mai visto niente di simile.”

“Aspetta di vederlo all'interno.” disse Goldmind. “Il re ci tiene ad accogliere come si deve gli ospiti illustri.”

“E quali illustri personalità dovrà ricevere questa sera?”

“Te. Ovviamente.”rispose Goldmind come se fosse evidente.

“Cosa?” il panico nella voce di Sheeran fece ridere tutti. “Tutto questo è per me?”

“Per onorare il grande e potente mago che andrà a sconfiggere la Dama del Vento.”disse Brien con enfasi.

“Il grande e potente mago che potrebbe anche non combinare niente.” commentò Sheeran. “Non dovrebbero onorarmi dopo la missione in caso? Il re è così ottimista?”

“Vuole dare sicurezza al suo popolo mostrandosi fiducioso e privo di paura. Gli piace ostentare...”spiegò Goldmind tradendo un leggero disappunto.

“A proposito di ostentare.” notò Roland “Guardate chi arriva. Il capo del cerimoniale in persona.”

Sheeran si girò e vide arrivare un uomo alto e allampanato, con un elegante, quanto orribile, abito bicolore blu, rosso e oro, con una sopraveste in velluto dalle maniche a sbuffo ed un ridicolo cappellino dotato di una lunga piuma.

“Quando lo vedo penso sempre che sia arrivato il circo in città.”ridacchiò Kemen.

“Buonasera, Sir Gauwyn.” disse Goldmind quando l'uomo li ebbe raggiunti.

“Capitano! Finalmente! Non attendono che voi. Voi e il mago. I vostri uomini posso riunirsi agli altri cavalieri nella Sala Grande.”

I soldati sembravano molto felici di andarsene. “Come desiderate, Sir Gauwyn.” disse Eamon accennando un inchino. Sheeran notò che stava cercando di trattenersi dal ridere.

“Buona fortuna, Sheeran.”gli gridò Roland mentre si allontanava insieme ai compagni.

Gauwyn degnò appena di un'occhiata Sheeran, arricciando il naso. “Il vostro scudiero può andare nell'ala della servitù. Gli daranno un piatto di minestra.”

Goldmind esitò per un istante per la sorpresa poi si affretto a spiegare:“Questo giovane non è il mio scudiero. Si tratta del Mago Sheeran di Thunderbridge, scelto dal Rettore dell'Accademia di Magia.”

Gauwyn sbatté le palpebre confuso e strinse gli occhi per guardare meglio il ragazzo.

“Avete camuffato il vostro aspetto, signor mago?”indagò in tono speranzoso.

“No, sono davvero così.”rispose Sheeran con pazienza.

Il capo del Cerimoniale sembrò profondamente deluso. “Oh. Bene spero solo che l'Accademia sappia quello che fa. Ma come posso presentarlo al re, in quello stato pietoso? Voi, capitano, con l'armatura siete perfetto. Un po' rude , ma fa parte del vostro fascino spartano. Ma lui, con quegli abiti da contadino! E quei capelli!”

“Potremmo procurargli un cambio d'abito prima di recarci dal re.”propose Goldmind in tono pacato.

“Non c'è tempo!” ribatté l'altro sfiorando l'isteria “Le vedette vi avevano visto arrivare e gli hanno già annunciato il vostro arrivo! “

“Le vedette segnalano anche l'arrivo degli ospiti?”chiese Sheeran perplesso. Nessuno rispose alla sua domanda.

“Sheeran, per caso non potresti fare un incantesimo per risolvere la situazione?”gli bisbigliò Goldmind sconfortato.

“Un incantesimo per cambiarmi d'abito? Non sono una fata madrina, capitano.”esclamò il ragazzo quasi divertito.

“Hai trasformato un topo in un cavallo.”gli ricordò il capitano.

“Conoscevo quell'incantesimo! Ma non ne ho mai usato uno per i vestiti. Ho sempre indossato le stesse due cose!”rispose Sheeran accennando agli abiti che portava.

Goldmind era pronto a lasciar perdere “Va bene, andremo così. Dopo tutto si tratta di una situazione di emergenza. Anche se non si direbbe...”concluse guardando l'aspetto festoso del castello.

“Io non ho il coraggio di presentarlo.” protestò Gauwyn. “Ho visto scopettoni per pavimenti più affascinanti di lui.”

“Se avete finito con i vostri vaneggiamenti, fateci strada Sir Gauwyn. Introdurrete me. E poi penserò io a presentare il ragazzo a Sua Maestà.”

Gauwyn sembrò rilassarsi e si voltò verso l'entrata. “Da questa parte allora signori.”

 

La Sala Grande era talmente piena che molte persone pur di presenziare all'evento, avevano accettato di restare in piedi nei corridoi. Tra il calore delle torce e la calca di gente disposta lungo le pareti si avvertiva un netto contrasto con la temperatura fredda dell'esterno. Goldmind non sembrava a suo agio, notò Sheeran. Forse non piacevano nemmeno a lui il cerimoniale di corte, gli atteggiamenti falsi dei cortigiani ed i modi imperiosi quanto sgarbati. A Sheeran non piaceva l'idea di affrontare tutto ciò, ma purtroppo non c'era altra scelta. Poteva solo contare sul sostegno del capitano che sembrava disposto a proteggerlo dalle ostilità che avrebbe potuto incontrare.

Molti nobili salutarono Goldmind, alcune dame gli sorrisero, mentre Sheeran veniva palesemente ignorato.

Gauwyn, camminando a testa alta con le mani giunte, li precedeva attirando gli sguardi curiosi di tutti i presenti.

“Proviamo con una descrizione avventurosa.” disse l'uomo mentre camminavano “La gente le adora. Diremo che dopo infiniti e lunghi giorni per le lande del Regno, il prode Capitano Goldmind e il suo manipolo di guerrieri hanno condotto il mago Sheeran...”

“In realtà ci abbiamo messo un giorno e una notte.” precisò Goldmind.

“Dalla remota e leggendaria città di Thunderbridge ...”

“È un villaggio.” spiegò Sheeran.

“Non importa i cavalieri giunsero finalmente alla dimora del mago in una...” s'interruppe cercando l'ispirazione.

“Fattoria.” suggerì il ragazzo.

“Non sarebbe meglio un'antica casa di campagna? E dopo innumerevoli pericoli per tornare a Victra...”

“È stato un viaggio tranquillo. A parte una rissa in una locanda...”disse Goldmind cercando di non ridere.

“I nostri eroi sgominano una banda di criminali, di predoni della strada.”

“Erano quattro babbei, la prego Gauwyn, lasci parlare me.” replicò Goldmind esasperato.

Gauwyn arricciò le labbra e li precedette nella Sala Grande dove il re teneva le sue udienze. Goldmind trattenne Sheeran per un braccio facendogli cenno di aspettare.

Dall'interno della stanza si creò il silenzio e risuonò la voce squillante del cerimoniere che in tono pomposo cominciò la sua presentazione.

“Vostra Maestà, ho l'onore di annunciarVi il Capitano della Guardia Reale, Sir Herrol Raimond Goldmind...Figlio di Lord William Herbert Robert Goldmind, Conte di Stonehewer.”

“Se li è imparati tutti.” borbottò Goldmind seccato. A testa alta e con l'elmo sottobraccio Goldmind lo condusse nella sala e Sheeran non poté fare altro che camminargli accanto timidamente, guardando diritto davanti a sé senza osare girare lo sguardo verso la corte. Aveva provato a lisciarsi le pieghe del mantello e sistemarsi i capelli ma non credeva di aver ottenuto grandi risultati. La Sala era lunghissima e il passaggio era coperto da lunghi tappeti che portavano fino ad un palco rialzato su quattro gradini.

Al centro vi era il trono sormontato da un baldacchino da cui Re Rohwen Terzo di Oshiria li fissava austero senza tradire alcuna emozione, regale nelle sue vesti oro e porpora. Appariva più anziano di qualche anno rispetto ai ritratti ufficiali che giravano, i capelli castano chiaro si stavano imbiancando, ed aveva numerose rughe di espressione intorno agli occhi.

Sheeran si sentì pervadere da un senso di oppressione, come se la stanza volesse restringersi intorno a lui. La tensione gli stava giocando dei brutti scherzi.

Si concentrò sulle altre figure sedute accanto al sovrano: alla destra del re sedeva la Regina Deme, splendida nel suo abito d'oro dal corpetto di velluto nero, ed i capelli biondi raccolti in un'acconciatura complicata che formava una sorta di corona, su cui vi era stata posata quella vera.

“La regina gode di molta influenza sul marito.” gli bisbigliò Goldmind cercando di non muovere troppo le labbra. “Cerca di farle una buona impressione.”

A sinistra del re, vi era invece sua figlia, la principessa Diamaris, di appena sedici anni ma già una bellezza celebrata in tutto il regno. Sheeran aveva visto diverse volte il ritratto della principessa, tutti lo avevano visto, perché veniva dipinto spesso su piatti, tazze, miniature che venivano venduti in tutto il regno. Perfino Karis aveva avuto un piattino della principessa Diamaris quando era più piccola e diceva che assomigliava ad un'eroina delle fiabe. Era certamente molto bella, dai capelli biondo argento lunghissimi, raccolti in una lunga treccia nella quale erano intrecciate gemme preziose e treccine più piccole. Somigliava molto a sua madre, tranne per il colore degli occhi.
Se la regina aveva gli occhi verdi come due smeraldi, la principessa aveva gli occhi azzurro ghiaccio come quelli del padre. La fanciulla aveva fatto molto parlare di sé per le sue opere di beneficenza e per la sua salute cagionevole, che non le permetteva di lasciare spesso il palazzo. Sheeran notò effettivamente che aveva delle profonde occhiaie, per quanto in parte celate dal trucco, ed era magrissima ma aveva comunque una figura molto elegante dalla vita sottile, messa in risalto da una tunica azzurra ricamata di argento dalle ampie maniche, indossata sopra una sotto tunica bianca.

“Presto dovrebbe sposarsi.” gli sussurrò Goldmind mentre si avvicinavano. “Sei mesi fa è stato annunciato il suo fidanzamento con Lord Hancey. Quel nobile biondo seduto in prima fila, con le braghe a palloncino e il vestito bordeaux a righe nere.”

Sheeran gli diede un rapido sguardo ed ad una prima occhiata ebbe l'impressione che fosse un tipo simile a Piuma Bianca : stessa espressione arrogante ed altezzosa. Non era nemmeno bello, aveva gli occhi piccoli e infossati, il naso grosso ed una mascella squadrata. Non avrebbe formato una coppia assortita con la graziosa principessa.

“Quello seduto accanto ad Hancey è il mago di corte di cui ci ha parlato il tuo maestro.” disse ancora Goldmind riferendosi ad un distinto signore dalla barba e i capelli biondo cenere ben curati. “Si chiama Wolmar e pare che anche lui abbia un buon ascendente sul re. Sulla regina in particolare.”

L'uomo si voltò a guardarli nello stesso momento con un certo interesse ed un lampo attraversò i suoi occhi blu. Sheeran riuscì a percepirne la magia anche a quella distanza.

Quando furono arrivati davanti ai gradini, Goldmind si inchinò posando un ginocchio a terra e Sheeran fece la stessa cosa tenendo la testa bassa.

“Sir Goldmind.” disse il re. “Prego alzatevi.”

“Mio signore, come da Voi ordinatomi, ho condotto qui il Mago Sheeran di Thundersbridge.”

“Molto bene, fatelo entrare.”ordinò Re Rowhen.

Ci risiamo.” pensò Sheeran sollevando leggermente la testa.

Goldmind si alzò e gli fece segno di fare lo stesso.

“Vostra Maestà, Sheeran di Thunderbridge è qui al mio fianco. “

Sheeran colse l'espressione stupita del re ma accennò un sorriso e fece un inchino.

“Mio signore...”disse con voce tremante “Sono al Vostro Servizio.”

“Aspettate.” disse Rowhen “Il potente mago che ci ha promesso Volkan è questo giovincello imberbe? Avrei giurato che fosse il vostro paggio. Fatico a crederci.”

L'affermazione del re scatenò un coro di risate. La regina Deme a quel punto ritenne doveroso intervenire.

“Mio signore.” disse sorridendo dolcemente al marito. “Volkan ci aveva avvertito che si trattava di un giovane mago, di non lasciarsi ingannare dalla sua giovane età. Sono state le sue esatte parole. ”

“Mi aspettavo un uomo giovane, infatti, non un infante. Quante primavere hanno visto i tuoi occhi ragazzo?”

“Diciotto, mio signore.”

“Ha due anni più di nostra figlia.” fece notare la regina accennando col capo alla principessa.

“Nostra figlia deve solo sposarsi e sfornare bambini, mentre questo giovinetto avrà in mano le sorti del Regno. Scusa mia cara, se ho seri dubbi se sia la persona adatta. Sarà pure uno studente brillante, ma qui serve gente esperta per questa missione.”

“Cugino.” esclamò una voce nella sala. “Mi permetti di dire una parola?”

“Prego, Drewan.” concesse il re.

“È il Duca di Kerthon.”sussurrò Goldmind con uno sguardo di ammirazione negli occhi.

“Lo zio di Eamon?”ricordò Sheeran.

“Nonché cugino di primo grado del re.”puntualizzò il capitano

L'uomo che si fece avanti era vestito con sobria eleganza. Aveva i capelli castano chiaro lunghi fino alle spalle e una barba corta curata. Aveva la fronte alta ed i lineamenti scolpiti come quelli di Re Rohwen ma nei suoi occhi castani vi era un'espressione più aperta e cordiale.

“Ricorderete mio regale cugino, quando partecipai al mio primo combattimento. Avrò avuto più o meno la stessa età di questo giovane. Nessuno avrebbe scommesso su di me. Ma voi mi incoraggiaste, mi diceste che ero pronto e che nessuno doveva disprezzare la mia giovane età.”

“Eri stato addestrato! Io stesso ti ho aiutato ad allenarti!”protestò il re.

“Certamente. Io non mi intendo di magia e non so nulla dell'Accademia, ma se questo giovane ha conseguito un diploma con le calde lodi del suo Rettore, deve aver fatto anche lui un buon addestramento. Forse dovremmo chiedere un parere al Vostro mago di corte.”

“Wolmar, vieni avanti per favore. Che ne pensi di questo mago bambino?”

Il mago di corte si alzò in piedi compiaciuto, lasciando cadere a terra di una lunga tunica blu dai bordi ricamati in rosso. Sheeran la riconobbe come l'abito indossato dai maghi una volta conseguito il diploma. Era la veste che avrebbe dovuto portare anche lui, al posto della tunica verde degli studenti. Gli arcimaghi come Volkan, invece, portavano il rosso con inserti grigi.

Wolmar avanzò sorridendo, prendendosi tutto il tempo per studiarlo, intrecciando le dita cariche di anelli, poi finalmente parlò.

“Quanto tempo hai passato all'Accademia, Mago Sheeran?”chiese in tono solenne.

Almeno qualcuno lo chiamava col suo titolo. Non che ci avesse mai tenuto particolarmente prima...

“Dieci anni, Mago Wolmar.” rispose Sheeran usando a suo volta il titolo.

“Significa che sei entrato lì a soli otto anni, è corretto?”domandò continuando a camminare su e giù.

“Sì, signore.”

“E se sei riuscito a diplomarti così giovane, in soli dieci anni, significa che hai passato ogni esame al primo tentativo. Mi sbaglio, forse?”

“Non sbagliate.” Nonostante fossero domande innocue Sheeran si sentì a disagio.

“Per quale arte magica hai mostrato inclinazione?”indagò ancora Wolmar.

Perché ci tenevano tutti a saperlo?

“Per alcune...”rispose evasivamente.

“Quante esattamente?”insistette Wolmar.

Vedendo il suo silenzio, Re Rohwen lo incalzò. “Rispondi, ragazzo.”

“Per tutte.” disse finalmente Sheeran con semplicità guardando Wolmar negli occhi. “Sono riuscito ad eseguire ogni incantesimo che mi hanno insegnato, al primo tentativo.”

Un mormorio di sorpresa accolse le sua parole. Sheeran si era aspettato gli sguardi d'incredulità della corte. La regina e la principessa invece sembravano colpite. Il re scettico. Wolmar aveva uno strano sguardo.

“Stupefacente!” esclamò in un tono ambiguo. “Abbiamo un prodigio davanti a noi.”

“Io non ci credo. “ intervenne Lord Hancey per la prima volta. “Quel bamboccio è solo un millantatore. Chiediamogli di farci vedere qualcosa!”

Il Re sembrò approvare la proposta del futuro genero. “Molto bene. Wolmar, fategli fare... qualcosa.”

Sheeran esitò e cercò con lo sguardo Sir Goldmind che gli fece un cenno d'incoraggiamento con il capo. Il giovane capì che non poteva tirarsi indietro.

“Prego, sono a Vostra disposizione, Mago Wolmar.” disse con il tono più garbato che poté usare.

Wolmar lo guardò attentamente come pregustandosi un trionfo e la cosa suscitò in Sheeran un senso di sfida. Sentì la magia formicolare sulla punta delle sue dita e un calore invadere il suo corpo. Quella sensazione gli diede coraggio e lo fece rilassare mentre aspettava la mossa di Wolmar. Non dovette aspettare molto. Il mago di colpo mosse le mani in avanti pronunciando la parola. “Hydra!”

Due serpenti fatti di luce violetta apparvero sul pavimento e strisciarono minacciosi verso Sheeran. La platea sussultò, compresa la famiglia reale. Goldmind, che si era fatto da parte, guardò verso di lui allarmato ma Sheeran rimase impassibile senza alcuna paura. Attese con calma che si avvicinassero ancora di più e quando furono a pochi passi da lui, batté il piede per terra gridando “Anguis!” Un fascio di luce d'oro s'innalzò davanti ai due rettili, assumendo la forma di un pitone altissimo. Tra le grida generali il pitone aprì la bocca e chinandosi ingoiò i serpenti avversari facendoli scomparire. Sheeran fece un movimento con le mani e il serpente d'oro scomparve.

Guidati dal Duca di Kerthon, l'uditorio proruppe in un applauso fragoroso.

Wolmar era esterrefatto ma non sembrava dispiaciuto per l'esito del confronto: al contrario aveva l'aria molto interessata come se avesse fatto una straordinaria scoperta. Si voltò verso il re e con la mano indicò Sheeran, compiaciuto.

“Mio signore! In questo giovane c'è una potenza prodigiosa. L' Arcimago Volkan diceva il vero su di lui. Sono certo che la sua presenza ci sarà di grande aiuto.”

Parla come se mi avesse scoperto lui!”pensò Sheeran tra sé.

Il Re sembrava soddisfatto e annuì con approvazione, mentre la regina e la principessa sorridevano raggianti e applaudivano entusiaste.

Hancey, invece, sembrava piuttosto infastidito e manifestò apertamente uno sguardo ostile.

“Bene, Mago Sheeran.” concluse il re alzandosi in piedi. “Farete parte della spedizione che partirà domani per mettere fine alla piaga della Dama del Vento. A guidare gli eserciti sarà il mio futuro genero Lord Hancey. “ Hancey si alzò orgoglioso ammiccando alla principessa, che divenuta seria si limitò ad abbassare gli occhi Non sembrava troppo felice di sposarlo.

“Domani verrete aggiornato sulle ricerche e le inchieste fatte finora su questo caso.”concluse il re.

Dopo aver impartito altri ordini, il re lasciò la sala accompagnato dalla Regina Deme e dalla principessa Diamaris. Quest'ultima prima di uscire, si voltò per guardare Sheeran ancora una volta e gli rivolse il suo sorriso più dolce.

Sheeran abbassò lo sguardo imbarazzato e si sentì improvvisamente spossato. La forza dell'incantesimo e la fatica del viaggio si erano fatte sentire tutte insieme?

Goldmind gli andò incontro e lo condusse fuori prima che venissero travolti dalla calca di gente desiderosa di parlare con il giovane mago.

“Goldmind!” chiamò la voce di Lord Kerthon “Sono felice di rivedervi.”

“Vostra Grazia!” il capitano gli strinse energicamente la mano. “Vi sono grato per il Vostro appoggio.”

“Il ragazzo era in difficoltà, solo contro tutti. Non potevo lasciarlo in pasto alle belve. Mago Sheeran, benvenuto a corte. Posso stringervi la mano?”

“Sono onorato di fare la Vostra conoscenza, milord.” gli disse Sheeran riconoscente. “Prederete parte anche voi alla spedizione?”

“Ho messo a disposizione del re i miei migliori guerrieri ma purtroppo devo rientrare a Kerthon. Hanno bisogno di me. Questo gran numero di morti misteriose ha gettato nella disperazione più totale il mio ducato: la gente non esce di casa, molti hanno smesso di lavorare, molto attività sono state abbandonate. Il mio posto adesso è lì, ma se doveste avere bisogno di aiuto, Eamon sa come contattarmi.”

Il mago e il capitano lo ringraziarono e si congedarono da lui.

“Il Duca sembra una brava persona.”osservò Sheeran.

“Lo è. Lo conosco da molto tempo. Siamo diventati cavalieri nello stesso periodo.”

“E sarà lui l'erede del re, essendo suo cugino, oppure la principessa?”

“No.” sospirò Goldmind “Le femmine non possono regnare per legge. A salire al trono per legge sarà il marito di sua figlia.”

“Saremo governati da Lord Viscido?”si lasciò sfuggire Sheeran. Si guardò subito intorno sperando che non li sentisse nessuno.

“Come l'hai chiamato?” rise Goldmind “In effetti gli calza a pennello.”

“Almeno è un bravo condottiero?”

“Fa schifo. Ed è schifosamente ricco. Il re vuole rafforzare il regno con questo matrimonio, annettendo le sue terre.”

Nel frattempo i due erano arrivati nel corridoio dove i servitori li accompagnarono nelle stanze che erano state loro assegnate. Sheeran non aveva mai visto una camera così lussuosa: c'erano un letto a baldacchino con tende di velluto rosso, mobili di legno pregiato e perfino una vasca da bagno davanti al camino.

“Tutto questo è per me?”chiese sconcertato Sheeran.

“Il peggio deve ancora venire. Ti aspettano al banchetto.”gli ricordò Goldmind che si era fermato sulla soglia.

Sheeran si girò a guardarlo affranto. “Devo proprio?”

Goldmind sorrise e alzò le spalle, lasciando passare i servitori che trasportavano acqua calda e dei vestiti di ricambio.

“Sei l'ospite d'onore.” disse prima di andarsene. “Fatti bello.”

Sheeran sospirò e si lasciò cadere sul materasso esausto. Sulla parete di fronte a lui c'era un arazzo che raffigurava la Cacciata del Mago Eliodoro dal tempio. Che simpatici...

Cominciava ad averne abbastanza ma temeva che quello fosse solo l'inizio.

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Capitolo 7
*** La Valle di Tunstall ***


Capitolo 6

La Valle di Tunstall

 

 

Anche se il banchetto era durato fino a tardi, e avevano continuato a riempirgli il calice nonostante le sue proteste, Sheeran si era svegliato non appena sorse il sole, con un terribile mal di testa. Si lavò il viso e guardò la propria immagine nello specchio. Era da molto tempo che non ne usava uno; gli Handers non ne avevano in casa e nell'ultimo anno si era potuto specchiare solo nel ruscello dove l'acqua era più calma.
Il suo viso stava cambiando: non era di certo bello, ma almeno stava perdendo la faccia da ragazzino. La sera prima, dopo il bagno, i servitori gli avevano dato una leggera spuntatina ai capelli e ora aveva sicuramente un aspetto più ordinato e presentabile.
Si vestì velocemente con degli abiti che qualcuno gli aveva lasciato ai piedi del letto, portandosi via quelli con cui aveva viaggiato. Non si trattava della tunica elegante che aveva indossato al banchetto ma di un paio di pantaloni comodi marroni e di una camicia bianca molto simili ad i suoi consueti abiti ma di una qualità molto superiore. Vi indossò sopra un farsetto di cuoio e dopo aver preso il suo mantello di panno verde, uscì diretto verso il giardino per cercare delle erbe.

I Giardini Reali erano ampi e curati in ogni dettaglio. Erano celebri per le siepi scolpite, il piccolo labirinto, i roseti e i grandi viali per passeggiare, ma a Sheeran interessava soprattutto l'area accanto al boschetto dove la vegetazione cresceva in modo più spontaneo e dove avrebbe potuto trovare quel che faceva al caso suo. Mentre esaminava le piante si accorse della presenza di diverse specie di fiori: primule, artemisie, gelsomini, belladonna, aconito, e moltissimi altri ancora che aveva visto nell'erbario dell'Accademia di Magia.
C'era anche una specie rarissima di cui, una volta durante una lezione, l'insegnante di Erboristeria aveva portato una pozione ricavata con i suoi petali: l'asteride. Era un fiore delicatissimo dai petali bianchi con le punte violette ed i riflessi argentati. Si usava per diversi incantesimi, ma non cresceva così rigoglioso nei prati, di solito: al contrario era un fiore solitario che doveva essere cercato a lungo. Probabilmente era stato Wolmar a piantarne tanti per comodità.
Poco dopo si accorse di non essere solo. Una figura ammantata di bianco stava andando verso di lui con un cesto di vimini in mano. Solo quando gli fu vicino e si abbassò il cappuccio scoprì che era la principessa Diamaris. Quella mattina non si era truccata e non portava gioielli, e quel aspetto acqua e sapone la rendeva più giovane. Dopo tutto aveva la stessa età di Karis...

“Altezza Reale.” disse Sheeran inchinandosi profondamente.

“Mago Sheeran, come avete dormito?” chiese subito la principessa con premura “La stanza era di vostro gradimento?”

“Ottima, grazie Vostra Altezza.”

“Siete venuto a cercare delle erbe?”domandò lei sorridendogli.

“Anche voi, vedo.” Sheeran guardò il cestino e notò che aveva raccolto numerose asteridi. “Vi piacciono questi fiori?”

Diamaris sorrise e ne prese uno infilandoselo tra i capelli. Quella mattina li portava sciolti in lunghi boccoli biondi che le arrivavano fino alla vita.

“Mi piace il loro colore.” spiegò civettuola “Li uso spesso come ornamento.”

“Ma appassiscono molto in fretta.” obiettò Sheeran “Non sono l'ideale per le decorazioni.”

La principessa ignorò il commento e gli sorrise. “Mi dispiace per come vi hanno trattato ieri sera. Prima vi hanno denigrato poi vi sono stati tutti addosso. Deve essere stato piuttosto sgradevole.”

“Sono onorato dalla Vostra comprensione, Altezza.” rispose Sheeran in tono garbato e sorpreso al tempo stesso. Per qualche motivo si sentiva a disagio. Forse era in soggezione, dopo tutto era la principessa reale! Ed era di una bellezza abbagliante.

“Diamaris, per favore.” lo corresse lei. “Abbiamo circa la stessa età.”

“Non posso, Altezza. Non mi è permesso.”

Lei annuì, quasi dispiaciuta, poi gli passò le dita delicatamente sul viso accarezzandolo.

“Vi auguro un buon viaggio e che la vostra missione abbia successo, per il bene del regno. Pregherò per voi ogni giorno.”

“Grazie.” rispose semplicemente Sheeran. Era seriamente a corto di parole.

Diamaris non aggiunse altro e si allontanò, continuando a lanciargli degli sguardi carichi di interesse. Sheeran si voltò e si strinse nel mantello. L'aria mattutina a Victra era davvero fredda.
 

***

Mentre tornava sui suoi passi incontrò il mago Wolmar che aveva tutta l'aria di attenderlo. “Buongiorno, Mago Sheeran.” lo salutò amichevolmente “Siete mattiniero. Cercavate delle erbe? Se avete bisogno di qualche infuso o pozione non avete che da chiedere.”

“Vi ringrazio, ma mi piace prepararle.” spiegò Sheeran gentilmente. “È come se vi infondessi una parte del mio potere.” Parlò mimando il gesto di mischiare per spiegarsi meglio, ricevendo l'approvazione di Wolmar.

“È la scuola di Volkan.” osservò. “Allora avrete il mio laboratorio a vostra disposizione. Vi piacerebbe visitarlo?”

Nonostante si sentisse intimidito, Sheeran era effettivamente curioso di vederlo ed accettò l'invito.
Il laboratorio del castello non era molto diverso da quello dell'Accademia, forse più piccolo. Un solo tavolo stretto e lungo era dedicato ad ampolle, provette, calderoni, mentre il resto della stanza era occupata da diverse librerie e da una vasta scrivania. Il mobilio era elegante e ricercato. Su una parete vi era un ritratto raffigurante una nobile signora, con abiti eleganti di foggia antica, e una fascia d'oro che le cingeva la fronte. Aveva un'aria familiare.

“La Regina Leonore. Protettrice dei maghi.” spiegò Wolmar seguendo lo sguardi di Sheeran. Il ragazzo ricordò di averne visto un ritratto anche all'accademia Era vissuta circa trecento anni prima. Wolmar invitò Sheeran a servirsi a suo piacere degli utensili disposti sul tavolo e prese posto alla scrivania. Era cola di plichi di carte e documenti.

“Vi ho fatto portare i resoconti pervenuti sulle apparizioni della Dama.” disse Wolmar mentre Sheeran metteva le sue erbe in un mortaio. “Ho usato un incantesimo per duplicarli, quindi potrete portare con voi una copia di tutto. Mi sono permesso di prepararvi una cartina sui cui sono indicate le città colpite dalla sua visita.”

“Vi ringrazio. Mi sarà di certo utile.”Sheeran cominciò a pestare le foglie fino a ridurle in poltiglia e verso il liquido estratto in una provetta. “Posso farle una domanda? Secondo lei chi o cosa è la Dama del Vento.”

Wolmar sollevò le sopracciglia pensieroso come se avesse già previsto quella domanda.

“Di sicuro si tratta di qualche entità misteriosa, di origine ignota che si nutre della sofferenza delle vittime. Purtroppo finora sono arrivate notizie di seconda mano, raccolte dalle autorità locali che a loro volta le hanno apprese dai testimoni oculari, e questo come sapete può alterare e influire la veridicità del racconto. Dovrete verificare le informazioni durante il viaggio.”

“Quindi la spedizione visiterà tutti i luoghi degli omicidi?”chiese Sheeran allarmato. Si trattava di un numero enorme di città e villaggi!

“Non tutti, ovviamente.” precisò Wolmar “Le principali città dei distretti in cui la Dama è passata saranno le tappe della spedizione, con la possibilità di visitare anche delle cittadine e villaggi limitrofi, se necessario. Servirà a farvi un'idea più precisa di quanto sta accadendo e a come affrontare l'entità.”

Se è un entità.”obiettò Sheeran.

Wolmar forse non si aspettava di essere contraddetto ma non diede a vedere alcun disappunto, al contrario continuò a sorridere. “Vi raggiungerò tra qualche tempo, non appena il re lo riterrà opportuno, e insieme esamineremo i progressi svolti nelle indagini e concorderemo la linea da seguire.”

“Va bene.” disse Sheeran non avendo nulla da obiettare. Finì di preparare la tisana energetica e la offrì al mago di corte, dopo averla versata in due bicchieri che trovò sul tavolo. Questi sembrò piuttosto sorpreso da quel gentile omaggio e la sorseggiò dopo averne esaminata la consistenza. “Eccellente.” dichiarò Wolmar dopo averla assaggiata. “Avete davvero talento. Si avverte anche dal modo con cui avete realizzato questa semplice pozione: il risultato è puro, potente, ancora grezzo ma efficace. Come voi. Sono certo che siete l'uomo che ci serve.”
 

***

Come promesso Sheeran scrisse a Karis e alla sua famiglia, inviando loro ben due lettere: la prima, scritta la mattina della partenza, per avvisarli che era giunto al castello sano e salvo e presto sarebbe ripartito, e la seconda dopo diversi giorni di viaggio per informarli dell'andamento della spedizione.

Miei cari amici,

da diversi giorni cavalchiamo per le terre di Oshiria e avanziamo per le strade principali con un corteo lunghissimo di carri a cavalieri armati. Maties ne andrebbe pazzo.
Ho avuto modo di conoscere meglio il Capitano Goldmind e il suo drappello e come avevamo potuto notare alla fattoria, sono brave persone in cui ho imparato subito a riporre la mia fiducia.
Quando raggiungiamo un luogo d'interesse ci accampiamo per qualche giorno e visitiamo le città adiacenti dove la Dama ha fatto la sua triste apparizione e raccogliamo tutte le informazioni possibili dai testimoni oculari. Per quanto i villaggi , i paesi e le cittadine siano intatte fisicamente, è evidente come siano stati colpiti da un altro tipo di devastazione. Le persone sono tristi, abbattute, impaurite. Quando ci vedono arrivare ci vengono incontro imploranti e sperando nel nostro aiuto. La Dama ha portato via molte persone all'improvviso senza lasciare traccia e temono possa tornare di nuovo.
Lord Hancey, il futuro genero del re, il primo giorno ha fatto una specie di discorso d'incoraggiamento con false promesse e lo ha concluso indicando me come il grande mago scelto dal re per sconfiggere la Dama. Io non ero stato affatto preparato ad un simile discorso e mi sono quasi spaventato quando la gente ha iniziato a circondarmi gettandosi ai miei piedi con suppliche e pianti disperati. Qualcuno invece mi ha preso in ostilità e mi ha lanciato delle pietre. Ho pregato Lord Hancey, dopo quel giorno, di farmi stare in disparte senza rivelare la mia identità.

Riesco a corrispondere anche con Volkan raccontandogli dei luoghi che sto attraversando per sapere se nella sua vasta esperienza e conoscenza del regno può darmi qualche informazione utile per l'indagine. Al momento non so ancora chi o cosa sia esattamente la Dama del Vento. Non è mai tornata nello stesso luogo e nessuno è in grado di prevedere quando colpirà di nuovo. Mi servirebbe qualche ulteriore elemento per capire e forse oggi potrei trovarlo. Mentre ero a metà di questa lettera mi hanno informato che la scorsa notte la Dama ha colpito in un villaggio poco distante del nostro accampamento.

Mi affretto quindi a chiudere questa missiva, promettendovi di mandarvi al più presto altre notizie. Confidando di potervi rivedere prima possibile,

il vostro Sheeran

 

Sheeran si affrettò a sigillare la busta con una goccia di ceralacca e dopo averla affidata ad un messaggero, fece sellare Mus e partì alla volta del villaggio di Wyley insieme ai soldati.
Teatro della tragedia era la casa di un mugnaio che viveva con la sua famiglia nelle due stanze superiori del mulino ad acqua. Sheeran osservò la quantità di persone in lacrime lungo la strada e fu informato che la vittima era un bambino piccolo. Il ragazzo si sentì stringere il cuore mentre i soldati facendosi largo tra la gente lo condussero nell'abitazione per farlo parlare con i genitori. Sheeran entrò pieno d'imbarazzo per il triste compito che lo aspettava, intromettendosi nel lutto di quella famiglia devastata.

Lo avevano preceduto dei cavalieri scelti da Lord Hancey e Sheeran pregò che usassero il dovuto tatto con quella povera gente. Il padrone di casa era seduto ad un tavolo con una bambina sugli otto anni e un ragazzo quattordicenne alto e robusto. Avevano gli occhi gonfi di pianto e tremavano ancora per lo shock. “Buon uomo.” stava dicendo uno di questi. “Abbiamo condotto qui un mago inviato dal re per distruggere la Dama del Vento. Vi preghiamo di collaborare e di riferirgli quanto avete visto.”
Sheeran sospirò dispiaciuto mentre il mugnaio ancora in camicia da notte con lo sguardo vuoto rispondeva balbettando. “Mia moglie...l'ha vista lei...è di sopra.”
Senza chiedere il permesso i soldati salirono al piano di sopra, mentre Sheeran si trattenne ancora un attimo con il mugnaio, posandogli una mano sulla spalla e facendogli le condoglianze in tono sincero. Il ragazzo salì le scale e venne condotto in una piccola camera da letto dove una donna stava seduta fissando le macchie di sangue che ancora impregnavano le lenzuola di un lettino. Sheeran fece cenno ai soldati di uscire dalla stanza, poi si abbassò il cappuccio e s'inginocchiò accanto alla donna.

“Signora, buongiorno.” disse dolcemente. “Mi chiamo Sheeran, sono un mago e sono stato mandato dal re. Mi permetta di unirmi al suo dolore...”

“Era un bambino dolcissimo! Aveva portato tanta allegria in casa. Non aveva mai fatto del male a nessuno. Aveva solo tre anni..”

Sheeran abbassò il capo affranto senza sapere cosa rispondere.

“Mi racconti cos'è successo. Potrebbe essermi di aiuto per poter sconfiggere la Dama.”

La donna lasciandosi trasportare dalla disperazione e dalla rabbia prese a raccontare come avesse sentito chiaramente lo stridio della lama sul legno, il rumore della porta che si apriva e infine la terribile apparizione in piedi sul letto. I dettagli le erano rimasti bene impressi nella mente nonostante il dolore e lo shock e potè dare a Sheeran un quadro completo dell'accaduto.

“Quel mostro me l'ha portato via!” continuò la donna singhiozzando. “La Morte bianco vestita! Ti prego dimmi che la fermerai! Prenderà altre vite!”

“Lo farò.” disse Sheeran solennemente con gli occhi lucidi. “Glielo prometto.
 

***

Dopo diversi giorni di cammino si accamparono su di una collina che sovrastava la Valle di Tunstall, che ospitava molti villaggi che avevano ricevuto la visita della Dama. Sheeran in compagnia di Sir Goldmind, osservava il paesaggio, pensieroso mentre alle loro spalle venivano montate le tende. L'esercito scelto del re aveva sfilato maestoso nel regno suscitando l'entusiasmo dei cittadini, eppure ne aveva visitato solo una piccola parte. Come avrebbero potuto, per quanto numerosi, riuscire a stanare in un territorio così smisurato, una minaccia invisibile?

“Comprendo perché il re abbia voluto allestire questo esercito.” mormorò Sheeran. “La gente quando ci vede passare ci accoglie riconoscente, piena di speranza.”

“Il re vuole dimostrare che non se ne sta con le mani in mano e che ci tiene a proteggere il suo popolo. È sicuramente una buona strategia, ma mi chiedo cosa accadrebbe se dovesse ritorcersi contro di noi.”

“Volete dire se la Dama dovesse colpire anche l'esercito?” chiese Sheeran intuendo il suo pensiero.

“Sarebbe il caos.” spiegò Goldmind. “Forse la fine per il regno.”

Sheeran rifletté a lungo su quell'ultima frase, cominciò a mettere insieme i pezzi.

“ Wolmar ci raggiungerà stasera per fare il punto della situazione con Hancey. Capitano voi potreste partecipare? Non mi fido molto di quei due.”

“Ci sarò.” promise Goldmind “Non mi fido nemmeno io.”

 

Per le riunioni era stata allestita una tenda speciale contenente un tavolo e diversi sgabelli. Per Hancey e Wolmar erano state portare delle sedie con dei cuscini nessuno dei due sembrava entusiasta che fosse Sheeran a presenziare l'incontro.

“Cosa c'è da dire? “ chiese Hancey pigramente. “Non mi sembra che abbiamo scoperto niente di nuovo.”

“Quello che vi propongo, infatti, è di esaminare tutte le informazioni in nostro possesso e trovare un modo di identificare la Dama del Vento.”disse il ragazzo trafelato posando un mucchio di carte e documenti sul tavolo.

“Più facile a dirsi che a farsi.” commento asciutto Wolmar.

“Ho studiato tutti i rapporti provenienti dalle città e dai villaggi che erano arrivati a corte fino al giorno della nostra partenza. E ho interrogato alcuni testimoni nei luoghi che abbiamo visitato negli ultimi giorni.”

Sheeran fece una pausa e srotolò un largo foglio di pergamena completamente vuoto. Lo fece lievitare e il foglio rimase sospeso per aria. Il ragazzo cominciò a muovere le dita mormorando una formula magica e sulla pergamena apparve una scritta: Punto Primo: l'aspetto della Dama.

“Che bel gioco di prestigio!” commentò Hancey ironico. “Adesso ci farai apparire un coniglietto?”

Nessuno lo degnò di una risposta e Sheeran proseguì. “Tutte le testimonianze sono concordi nel descrivere una figura femminile, quasi scheletrica, dai capelli azzurri e gli occhi di un rosso fiammeggiante che porta una veste bianca come un sudario e brandisce una spada.” Le parole che aveva appena pronunciate intanto comparvero sulla pergamena.

“Ma siamo davvero sicuri che l'abbiano vista e che questa cosa esista?” protestò Hancey “Io appoggio ancora l'idea che sia una credenza popolare e che quei contadini si siano ammazzati tra di loro.”

A quel punto intervenne Goldmind. “Il re stesso ne è convinto. E gli omicidi sono migliaia.”

“Su questo punto vorrei soffermarmi.”proseguì Sheeran “Le vittime sono morte tutte per la stessa causa. Ferita da arma da taglio. Alla gola o al cuore. Chi le ha confrontate ha stabilito che sono state causate dalla stessa arma. È corretto?” chiese rivolto a Goldmind.

Ad un cenno affermativo di quest'ultimo il giovane mago proseguì. “Le morti sono avvenute tutte nell'arco di sei mesi, in diverse parti del regno, ogni notte, ma in luoghi estremamente distanti tra loro. Guardiamo questa cartina.”

Sheeran sollevò in aria una mappa di Oshiria e indicò un punto verso il nord. “Qui vi è la cittadina ridente di Sheabrook in cui sono state uccise venti persone circa quattro mesi fa.” Mentre parlava e indicava le mappe, Sheeran non perdeva d'occhio i fogli e gli appunti sparsi sul tavolo.

“Quella stessa notte nella lontana Baramunz, molte miglia ad est, sono morte cinquanta persone. Per opera della stessa mano.”

“Non avevo mai fatto caso al fattore delle distanze.” ammise Goldmind prendendo in mano uno dei fogli.

“È evidente che si sposti da un luogo all'altro come più le piace.” disse Wolmar svogliatamente “Trattandosi di un entità non ha limiti di spazio e di tempo.”

“Questo è quanto sappiamo del suo aspetto e delle sue azioni.” concluse Sheeran facendo comparire una seconda scritta: Punto Due. “Adesso passeremo alle ipotesi su cosa sia veramente.”

“Io mi sto addormentando.” annunciò Lord Hancey. “ È ancora lunga la lezione, professorino?”

“Le chiedo di pazientare ancora un po'.” rispose Sheeran senza scomporsi. “La prima ipotesi è che la Dama del Vento sia un'entità. Il suo aspetto spettrale, la velocità con cui si muove, e le sue gesta omicide la collocherebbero senz'altro nelle entità come fantasmi, demoni, spettri. Ma non ne sono del tutto convinto.”

“Non capisco cosa te lo faccia dubitare, mio caro ragazzo.” osservò perplesso Wolmar. “Mi sembra che ci siano tutte le caratteristiche.”

“Ci sono, ma le entità hanno dei modi particolari di agire: infestano a lungo dei luoghi, attaccano o spaventano le vittime. A volte perseguitano un persona in particolare, la possiedono, in certi casi le risucchiano la vita. E l'uso di un'arma è raro.”

“Raro, ma possibile.” precisò Wolmar “Come il cavaliere senza testa.”

“Esatto, ma il cavaliere appunto, come altri spiriti simili, aveva un qualche scopo. La Dama del Vento sta facendo una strage, colpendo a caso. O forse no.”

Detto questo Sheeran indicò la cartina del Regno e fece comparire un puntino blu per ogni città in cui la Dama aveva colpito. A poco a poco sul territorio del regno comparve una spirale di puntini blu dalla forma simile a quella di un ciclone. Le Lande del Nord non erano state toccate. Nemmeno le Isole Esperidi a Sud. Non erano state raggiunte nemmeno la Slovardia a Est e la Soriande a ovest. L'attività della Dama si concentrava nella parte più centrale del Regno in mezzo al qualche spiccava la capitale.

Vi era comunque un ampio perimento di territori ancora intatti prima di arrivare a Victra.

“Vuole avvicinarsi alla capitale? Potrebbe oltrepassare le mura di Victra?” chiese Goldmind improvvisamente inquieto.

“Potrebbe.” rispose Sheeran altrettanto ansioso.

“Sono sciocchezze!” ribadì Wolmar “La città gode della protezione dell'Accademia! Ci sono incantesimi di protezione fortissimi.”

“A questo proposito ho notato qualcos'altro.” disse Sheeran facendo comparire sulla cartina degli indicatori di colore rosso. Non erano molti, qualche decina, al massimo un centinaio, ben distribuiti in tutto il Regno.

“Queste sono città e villaggi che non sono stati attaccati. Nemmeno nelle vicinanze.” spiegò Sheeran.

“E che cos'hanno di speciale?” chiese Hancey mostrandosi seriamente interessato per la prima volta.

“In questi posti vivono dei maghi.” disse Sheeran facendo comparire un altro punto nella sua lista: Non attacca città abitate da maghi.

“I maghi spesso fanno degli incantesimi di protezione nelle loro città.” osservò Wolmar “Piuttosto potenti, a volte contro influenze nefaste come questa.”

“Se è un'entità così potente, avrebbe dovuto aggirare o perforare la protezione di quel genere di incantesimi. Sono pensati per minacce di minore importanza.”

“Corretto.” esclamò Wolmar colpito. “Comprendo perché siete il pupillo di Volkan.”

Sheeran ignorò il complimento. “Se può essere fermata da un comune incantesimo allora il suo potere non è così grande come temiamo. Per questo forse si sposta in continuazione, non vuole farsi prendere. E non è finita qui: se osservate i luoghi delle uccisioni in ordine cronologico noterete che la Dama ha cominciato con piccoli villaggi indifesi e isolati, poi è passata in cittadine più grandi e alla fine in città. Ha poi alternato le sue visite in questi posti e ha gradualmente aumentato il numero delle persone uccise. Come se ci fosse una sorta di apprendimento.”

“Mi sembra quindi che abbiamo davanti un essere che ragiona.”noto Goldmind.

“Sì.” confermò Sheeran. “Non si tratta di qualcosa che si muove a tentoni e va dove capita. Ha un piano ben preciso. E questo mi porta alla mia seconda ipotesi.”

Sul foglio comparvero le parole: La Dama del Vento è una maga?

“Una maga?” esclamarono diverse voci.

“Una maga, oppure un'entità guidata da qualcuno, che agisce secondo uno scopo e non vuole farsi scoprire dai maghi. Oppure non vuole far loro del male.”

“Mi sembra un'ipotesi alquanto improbabile.” osservò Wolmar scettico fissando la pergamena con le braccia incrociate. “Come potrebbe un mago muoversi così velocemente per tutto il regno in così poco tempo?”

“Potrebbe farlo aprendo dei portali.” disse Sheeran. Quando gli altri lo guardarono senza capire si affrettò a spiegare meglio le sue parole. “Ricordate all'Accademia quando Berthio ha detto che dall'Accademia non si va “solo in città”? Ebbene ci sono delle porte magiche che collegano un posto ad un altro. L'Accademia è stata costruita decenni or sono proprio in uno di questi punti che ospita ben quattro portali. Ce ne sono altri nel regno e i maghi possono aprirli con degli incantesimi. Nel territorio su cui ha agito la Dama del Vento ce ne sono parecchi. E se notato il cerchio di uccisioni nelle zone interessate, il raggio di azione non cambia, non va oltre una determinata distanza, sia verso l'interno dove si trova la capitale, né verso l'esterno. La magia necessaria ad aprire un portale coprirebbe esattamente quella distanza. Per andare più lontano un mago dovrebbe aprirne un secondo.”

“Questo è vero, ma aprire tutti quei portali in una notte causerebbe un notevole dispendio di energie, estenuante anche per un mago.”precisò Wolmar.

“E infatti le morti non sono state causate da arti magiche ma da un'arma fisica come dimostrano i rapporti del medici. Io stesso sono andato ad esaminare il corpicino del bambino a Wyley. Ferita da arma da taglio senza alcuna traccia di magia. Combacia con le altri morti.Come se la magia fosse servita solo per gli spostamenti.”

“Non so molto di magia, ma so certo come si uccide. “ intervenne Goldmind. “Le ferite sono inferte nei punti vitali. Non ci sono altre cause legate alla morte delle vittime. Un essere umano avrebbe ucciso allo stesso modo con una spada. Dalle ferite sembra la lama di una claymore probabilmente. Ma non possiamo esserne sicuri.”

“Ma mio caro Sheeran, se si trattasse di una maga o di un'entità guidata da qualcuno, quale sarebbe lo scopo? Seminare il terrore? Far cadere il regno?”chiese Wolmar scettico.

“Esatto.” disse Sheeran asciutto.

“Il re si è dimostrato tollerante ai maghi, grazie all'intercessione della regina Deme." ribattè il mago di corte "Non vi sono più persecuzioni, come qualche decennio fa. Voi non eravate ancora nato.”

“Conosco la storia.” replicò Sheeran. “A causa di alcuni maghi oscuri, ci fu una violenta persecuzioni contro tutti i maghi e quanti ne avevano le caratteristiche. Vennero uccisi per ignoranza anche dei bambini innocenti.”

“Mi sembra un valido movente.” disse Goldmind.

“Ma il re ha messo le cose in chiaro. Nessuna persecuzione! E ogni mago che infrangerà la legge, verrà punito con un giusto processo.”

“Questo è vero.” disse Sheeran amaramente “Ma non pensate che la vita non sia dura per un mago che vive al di fuori dell'Accademia o del Palazzo.”

Wolmar non trovò nulla da obiettare.

“Quindi tornando a noi.”disse Hancey con un colpetto di tosse stizzito. “Potrebbe trattarsi di un mago che ce l'ha con il re?”

“O qualche nemico del re che si serve della magia.” aggiunse Sheeran.

“In quel caso la lista dei sospetti è molto lunga. Rohwen è un buon re ma molti gli sono ostili e vorrebbero il suo trono.”disse Goldmind.

“Non guardate me: io sto per sposare la principessa, non ho fretta di governare.” si affrettò a dire Hancey “Voglio prima spupazzarmi per bene la mia bella sposina.”

Sheeran provò una sincera compassione per la povera principessa Diamaris.

“Scusate se interrompo i vostri sogni romantici, ma dobbiamo prendere una decisione.” disse Wolmar alzandosi in piedi. “Non possiamo permetterci di perdere altro tempo, quindi io dico di affrontare la situazione di petto. Per stanare questa entità, io dico di ricorrere ad un metodo semplice quando antico: un'evocazione.”

Sheeran impallidì. “Ma è troppo rischioso...come potremmo evocare un'entità senza saperne nulla di essa, senza avere oggetti o conoscere luoghi che le sono legati?”

“Sarà sufficiente chiamarla per nome, con un apposito rituale. Una volta apparsa, praticheremo un esorcismo. Penserò a tutto io, voi dovrete unire solo la vostra magia alla mia. Saremo più forti in due. Mi servirà prima il permesso del re ma non dubito che ce lo concederà. ”

Sheeran non rispose ma appena la riunione fu conclusa, uscì bruscamente dalla tenda allontanandosi il più possibile. Nessuno fece troppo caso a lui e arrivò indisturbato nel punto più alto della collina dove si fermò appoggiandosi ad un albero e preso dai tremiti si mise in ginocchio e diede di stomaco. I ricordi che da tempo aveva cercato di reprimere gli esplosero nella mente e scoppiò in lacrime.

Non rimase solo a lungo. Qualcuno gli offrì un fazzoletto di seta, un po' stropicciato. Quando Sheeran alzò gli occhi si trovò accanto il volto preoccupato di Sir Goldmind.

“Stai bene, ragazzo?” chiese pieno di apprensione.

“No.” disse sinceramente il ragazzo. “Come ha fatto a trovarmi?”

“Se non fossi in grado di trovare le tracce fresche di un ragazzo appena fuggito da una tenda, andrei a presentare le dimissioni al re.” rise il capitano. “E poi anche io alla tua età andavo a rifugiarmi in un posto come questo quando volevo stare da solo. Da un'altura come questa poi, si possono vedere le cose da un'altra prospettiva.”

Il panorama era davvero magnifico: una grande distesa verde di prati e campi dove i villaggi sparsi nella valle sembravano mucchietti di sassi.

“Non posso fare quel rituale.”annunciò Sheeran restando seduto per terra. “Non di nuovo.”

“Perché no?”chiese Goldmind inginocchiandosi lentamente accanto a lui.

“È troppo pericoloso! Si corre il rischio di aprire la porta ad un mondo oscuro. Io l'ho già visto.”

“Vuoi parlarne?”lo incoraggiò Goldmind.

Sheeran tirò su con naso ed annuì. “Poco tempo prima del diploma, un giorno in cui Volkan era assente, una donna si presentò all'Accademia per chiedere aiuto. Aveva provato a fare delle sedute spiritiche o qualcosa del genere e un demone aveva iniziato a tormentarla. Io venni chiamato perché avevo già completato i miei studi sull'argomento ed avevo imparato a combattere un demone con successo. In effetti l'occultismo, non viene più insegnato ufficialmente all'Accademia, ma Volkan me lo ha segretamente insegnato lo stesso, in caso di un'emergenza. La cosa mi terrorizzava molto ma insieme agli altri maghi riuscii ad evocare quel demone e a combattere contro di lui.” Sheeran fece una pausa e poi continuò. “Era molto forte! Cominciò a distruggere tutto e a ferire alcuni di noi. Ci avrebbe ucciso e così non ebbi scelta: feci quello che mi avevano insegnato e lo attaccai direttamente usando tutte le mie forze. Lo annientai. Ma non riuscii a salvare la donna. Lei morì per colpa mia.” Concluse la frase nascondendo il viso nelle ginocchia.

“Hai fatto il possibile.” disse Goldmind rattristato. “Eri alle prime armi.”

“Me lo hanno detto tutti, anche Volkan ma non sono riuscito a darmi pace. Mi sono preso un anno di tempo per andarmene e dimenticare. Poi siete venuti voi...”

“Per questo non volevi accettare la missione?”

“Io non ho mai voluto essere un mago!”ribatté il ragazzo. “Volevo una vita normale!”

Goldmind si alzò afferrandolo per un braccio e lo tirò su. “Credi che io volessi essere il terzo figlio del Conte di Stonehewer? Passare la vita a competere con i miei fratelli maggiori e dimostrare a mio padre quanto valevo? Credi sia stato facile per me affrontare l'addestramento militare e uccidere il mio primo nemico? Ho visto anche io un lato oscuro. Ed è altrettanto orribile. Ma lo faccio perché devo proteggere questo regno e la mia famiglia. Non mi posso tirare indietro e non puoi farlo nemmeno tu. Ognuno deve fare il proprio dovere.”

“Non voglio far morire nessuno!”protestò Sheeran.

“Allora faremo in modo che non accada.” Goldmind lo prese per le spalle e lo guardò diritto negli occhi cercando di rassicurarlo.

“Di chi possiamo fidarci Sir Goldmind?” chiese Sheeran. “Credo che avrò bisogno di aiuto per quello che intendo fare.”

“Io mi fido solo dei miei quattro scalmanati.”sorrise il capitano.

Sheeran annuì concorde. “Devo parlare con loro prima del rituale.”

 

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Capitolo 8
*** Il Muro di Nebbia ***


Capitolo 7


Il Muro di Nebbia

 

 

Wolmar, avuto l'appoggio del re, completò in breve tempo i preparativi per l'evocazione e Sheeran collaborò, seppur riluttante. Non ebbe grandi difficoltà, avendo assistito Volkan in numerose occasioni simili, ma si sentiva il cuore pesante.
Si erano disposti di fronte alle rovine di una chiesa sconsacrata, poco dopo il crepuscolo, in cima all'altura che dominava Tunstall. Avevano tracciato sul terreno le linee di un enorme pentacolo con le candele rituali, accese ad ogni estremità. I soldati erano disposti a debita distanza con delle torce in mano, per assistere al rito ed intervenire in caso di necessità. Sheeran scorse Goldmind in prima fila, e si sentì incoraggiato. Mancavano solo gli Aironi che erano partiti quella mattina su richiesta di Sheeran, con il pretesto di fare altre ricerche utili alla missione.
Quando Wolmar entrò nel pentacolo, le tracciate a terra cominciarono ad illuminarsi di una luce azzurra. “Entra, ragazzo.”disse rivolto a Sheeran.

Non appena il giovane ebbe posato i piedi all'interno, la luce diventò più intensa e la fiamma delle candele divampò più forte.

Sheeran colse lo stupore nello sguardo di Wolmar, ma lo ignorò.

Pronunciarono insieme le parole dell'incantesimo e chiusero gli occhi. Per diversi secondi non accadde nulla, poi il vento cominciò a soffiare forte.

In quel momento Wolmar fece un cenno ad alcuni soldati che condussero avanti alcune persone, cinque in tutto, legate e bendate che tremavano dalla paura. Furono portate fino al pentacolo e disposte in fila.

“Chi sono questi?” chiese Sheeran allarmato.

“Vittime sacrificali.” spiegò Wolmar “Sono dei prigionieri condannati a morte. Serviranno ad una causa nobile, in caso la Dama decida di prendere la vita di qualcuno.”

“Ma non è giusto. Non possiamo fare questo!”protestò Sheeran.

“Non abbiamo scelta, se vogliamo proteggerci. Sono solo degli schiavi.”sdrammatizzò il mago di corte.

“Sono persone!” gridò Sheeran mentre il vento gli sferzava la faccia. “Non posso permetterlo.” Il giovane sollevò le mani e aprì i palmi pronunciando: “ Nebula!”

Uno spesso muro di nebbia si levò, ponendosi da barriera tra i prigionieri che singhiozzavano terrorizzati e la raffica che continuava ad imperversare. Subito il vento si arrestò. Sheeran si voltò guardando Goldmind con uno sguardo supplice che in men che non si dica prese con sé alcuni uomini e con il loro aiuto, condusse via i malcapitati, lontano dal pentacolo.

“Cosa stai facendo!” gli urlò Wolmar. “Non vuoi salvare il regno?”

“Non così!” grido di rimando il ragazzo mantenendo ferma la posizione.

Ad un tratto oltre la fitta coltre di nebbia, divenuta spessa come la pietra, apparve una figura femminile. La nebbia la nascondeva completamente alla vista, ma era possibile scorgere un balenio di occhi rossi. La figura si avvicinò al muro di nebbia e vi appoggiò i palmi delle mani sopra cercando di oltrepassarla. Non vi riuscì ma mosse la testa come se stesse guardando in direzione di Sheeran. Si schiacciò il più possibile contro la parete e spinse una mano contro la parete. Sheeran rimase immobile per mantenere saldo l'incantesimo e sentì i brividi gelidi lungo la schiena quando delle dita scheletriche spuntarono davanti al suo viso come per ghermirlo.

Il ragazzo trattenne il fiato mentre le dita gli sfiorarono con delicatezza il volto in una carezza gelida.

La figura spettrale si ritrasse, si allontanò oltre il muro di nebbia e scomparve.


“Se n'è andata! L'ha fatta fuggire.” gli ringhiò contro Wolmar non appena fu tutto finito.

“Non era la cosa giusta da fare.” ribatté Sheeran ancora scosso per l'esperienza appena avuta. “Non potevamo sacrificare così delle vite umane.”

“Erano dei condannati! Dovevano morire in ogni caso!”

“Non in questo modo.”

“In ogni caso hai disobbedito agli ordini del re e sei colpevole di tradimento.”

“Cosa?” Sheeran lo fissò confuso. “Non erano proprio ordini del re.”

Wolmar non gli rispose e veloce come il pensiero gli lanciò addosso una catena argentata che gli si arrotolò intorno al corpo. Sheeran si sentì trafiggere da un dolore intenso e finì a terra incapace di muoversi. Provò a formulare un incantesimo di protezione ma fu del tutto inutile. La catena doveva essere magica e in grado di annullare i suoi poteri. Lentamente sentì le forze che lo abbandonavano.

“Lord Hancey, proceda all'arresto.” disse Wolmar rivolto al giovane lord.

“Indietro, non lo toccate!” intervenne Goldmind, sguainando la spada. Alcuni uomini della sua Compagnia si mossero per raggiungerlo, ma lui con un gesto li fermò.

Hancey lo guardò incerto, poi sfoderò il suo sorriso arrogante.

“Temo che siate in netta minoranza, capitano. Lodevole la vostra lealtà per il maghetto. Potrete senz'altro fargli compagnia.”


***
 

Poco dopo, Sheeran si trovò legato al palo di una tenda, spalla a spalla con Goldmind. Gli avevano sostituito la catena, con dei ceppi di metallo intorno ai polsi e con delle corde strettissime intorno al corpo e alle caviglie. La tenda era sorvegliata da diversi soldati, purtroppo fedeli a Hancey. Quest'ultimo aveva stabilito di ripartire all'alba e di ricondurre a Victra i due prigionieri per farli giudicare dal re.

“E così siamo al punto di partenza.”osservò il capitano amareggiato. Non aveva più elmo e corazza, né le sue armi, gli avevano lasciato solo la cotta di maglia ed i gambali. “Anzi peggio. Non abbiamo preso la dama e siamo in arresto.”

“Non è esatto, capitano. Dobbiamo tornare subito a Victra, sta per succedere qualcosa di brutto. Potrei aver risolto il caso, ma mi manca ancora qualche conferma.”

Goldmind cercò di torcere il più possibile il collo in direzione di Sheeran e gli rivolse uno sguardo sconcertato.

“Cosa?”

“Vi spiegherò tutto, ma prima dobbiamo andarcene e trovare un modo di liberarci di queste corde. Io dovrò fuggire ammanettato, temo. Questi ceppi possono essere tolti sono da un altro mago.”

“Non vedo cosa possiamo fare. Ho già perlustrato la tenda con gli occhi e, oltre al fatto di essere legati come due salami e non poterci muovere di un millimetro, qui dentro non c'è il minimo oggetto tagliente. Senza contare che siamo circondati dalle guardie. I miei uomini non possono aiutarci, quindi mi sto sforzando di pensare ad una soluzione ma al momento non la vedo. Eppure l'esperienza mi ha insegnato che c'è sempre un modo. Tu hai qualche idea? Non puoi fare nemmeno il più piccolo incantesimo?”

Sheeran scosse la testa rassegnato. “No. I miei poteri sono invalidati, finché ho questi ceppi. Sono in grado di annullare anche i miei ultimi incantesimi. Chissà come ha fatto Wolmar ad avere queste cose? Devono aver conservato qualcuna di queste armi dopo la persecuzione dei maghi.”

“Mi dispiace molto per quella storia.” commentò tristemente Goldmind “Io non ne ho mai saputo molto; è successo all'epoca in cui il conte di Stonehewer era il mio bisnonno. Pare che lui sia stato l'ultimo a chiedere i servigi di un mago. Spero che nessuno dei miei abbia partecipato attivamente alla persecuzione. Sarebbe orribile: è stata un'ingiustizia.”

“Già.” concordò Sheeran a testa bassa “Ne hanno fatto le spese non solo dei maghi innocenti ma anche dei semplici dilettanti che sapevano fare qualche trucchetto elementare. Come trasformare gli animali...” s'interruppe illuminandosi.

“Forse so chi può aiutarci! Speriamo sia ancora nei paraggi. Sir Goldmind, riuscite con la mano a frugare nella mia tasca?”

“Ci provo.” Goldmind torse il polso più che poteva e riuscì a raggiungere la tasca del gilet, sotto al mantello verde del ragazzo. “Cosa c'è dentro?”

“Del formaggio. Quando mi hanno perquisito me lo hanno lasciato addosso.”

“Non ho idea di come del formaggio possa tirarci fuori di qui, ma non mi sorprendo più di nulla. Con te tutto è possibile.”

“Ben detto.” disse Sheeran. Si raddrizzò ed emise un fischio sottile e lungo.

“Sta zitto!” gli ringhiò una guardia dall'ingresso. “O ti faccio star zitto io!”

“Chi stai chiamando?”bisbigliò Goldmind.

“Mi è venuto in mente che se i miei incantesimi hanno perso efficacia allora...”

Non aveva finito di parlare, che un topolino bruno entrò velocemente nella tenda e si arrampicò sul suo ginocchio.

“Mus!” lo salutò Sheeran contento. “Eri ancora qui!”

“È tornato ad essere un topo!” esclamò Goldmind. “Forse ho capito! Credi che possa rosicchiare le corde?”

“Lo vedremo subito. Provi a strofinarci il formaggio sopra.”

Goldmind fece quanto richiesto e il topolino con entusiasmo, rose tutto quello che aveva l'odore di formaggio. Ben presto il capitano senti attenuarsi la stretta intorno ai suoi polsi e riuscì a liberarsi del tutto.

“Non posso crederci!Ha funzionato! Sheeran, adesso mi occupo di te.” Con il contributo del topino anche le corde che tenevano il mago vennero sciolte.

“Non ci resta che liberarci delle guardie.” sussurrò Sheeran “Voi avete qualche idea?”

Goldmind sorrise furbamente. “Potresti rifare quel fischio con cui hai chiamato Mus?”

“Ma lui è già qui.” disse Sheeran senza capire, accarezzando il topolino che si era appollaiato sulla sua spalla.

“Fidati.” rispose Goldmind, strizzandogli l'occhio e appostandosi in un angolo accanto all'entrata. Sheeran obbedì e come aveva promesso poco prima, la guardia entrò furente verso il mago.

“Ti avevo detto di...Ehi aspetta! Dov'è il tuo...” Non poté terminare la frase perché il pugno di Goldmind lo aveva steso a terra.

“Ottimo!” esclamò a voce bassa Sheeran. “Ne mancano tre.”

Non fu difficile per Goldmind sistemare gli altri soldati. A lavoro ultimato, il mago e il capitano legarono due di loro al palo e sistemarono le torce in modo da proiettare le ombre dei prigionieri sulla tela bianca della tenda. Gli altri due vennero legati alle sedie intorno al tavolo. Da fuori sembrava che le guardie stessero svolgendo un normale turno di sorveglianza.
A quell'ora fonda della notte, l'accampamento era immerso nel silenzio e gli unici svegli erano dei cavalieri che facevano la ronda notturna. Non ebbero difficoltà ad aggirarli. poiché Goldmind conosceva bene i loro spostamenti e gli orari del turno di guardia.
La luna piena li guidò fino al bosco, dove riuscirono a scappare indisturbati.

 

Corsero il più velocemente possibile, agevolati dalla pendenza del terreno. Sheeran corse col cuore in gola, impedito dallo stato di debolezza in cui i ceppi incantati continuavano a soggiogarlo. Sarebbe caduto un'infinità di volte, se Goldmind non lo avesse afferrato ogni volta. Ben presto la fuga si fece estenuante anche per il capitano che crollò a terra, stringendosi il ginocchio al petto, gemendo di dolore.

“Capitano, siete ferito?” chiese Sheeran agitato, chinandosi su di lui.

Goldmind si rimise a sedere in fretta e lo respinse sollevando delicatamente la mano contro di lui. “Sto bene.” disse ansimando. “Credo sia la mia vecchia ferita di guerra.”

“Volete che gli dia un'occhiata?”

“No.” rispose bruscamente Goldmind. “Non c'è tempo. Non ci vorrà molto prima che si accorgano della nostra scomparsa e ci diano la caccia.”

Si tirò faticosamente in piedi e barcollando finì addosso a Sheeran che riuscì a sorreggerlo con le mani ammanettate.

“Appoggiatevi a me. Ce la faccio.” disse il giovane stringendo i denti.

“Ne sei sicuro?” chiese Goldmind posandogli con riluttanza un braccio intorno alle spalle esili.

“Non abbiamo scelta. Se riusciamo ad arrivare al fiume forse possiamo farcela.”rispose il ragazzo avanzando faticosamente in mezzo agli alberi.

 

Camminarono tutta la notte, non potendo correre in alcun modo, ma il fiume era ancora lontano. Sheeran non ce la faceva più, aveva dolore in tutto il corpo, i piedi e i muscoli delle gambe gli bruciavano, mentre Goldmind aveva la fronte imperlata di sudore e procedeva con grande sforzo. Ad un tratto, in lontananza, si udirono i nitriti dei cavalli e i due fuggitivi sobbalzarono.

“Ci troveranno!” gemette Sheeran sconvolto.

“Non possono procedere molto velocemente a cavallo in questo bosco. È troppo fitto.” spiegò Goldmind. “Ma potrebbero raggiungerci tra non molto.”

Continuarono ad arrancare senza sosta, finché Sheeran non scorse il bagliore di un nastro argentato che rifletteva la luce della luna.

“Il fiume!” esclamò il mago sollevato.

“Qual è il tuo piano esattamente, una volta arrivati al fiume?”chiese Goldmind respirando affannosamente.

“Seguirne il corso per orientarci e arrivare alla città più vicina.”disse Sheeran con il fiato corto.

“Pensavo lo stesso anch'io, prima.” rispose il capitano senza fermarsi, malgrado il dolore. “Prima che fossimo allo stremo delle forze e che i soldati fossero così vicini.”

“Mi dispiace, Sir Goldmind. Non volevo mettervi in questa situazione.” gemette Sheeran.

“L'ho scelto io.” replicò il capitano. “Pensiamo a qualcosa, intanto. Non posso più camminare.” Si fermò appoggiandosi ad un albero, sollevando la gamba ferita che gli penzolava inerte.

Sheeran guardò a terra e raccolse il ramo che trovò più resistente, porgendolo a Goldmind. “Provate ad usare questo.” Cominciava ad essere seriamente preoccupato per il suo compagno: doveva essere qualcosa di più grave di quanto immaginasse.

L'uomo non sembrò entusiasta del bastone ma lo prese senza obiettare. Con una mano si appoggiò ad esso e con l'altra mano si appoggiò alla spalla di Sheeran.

“Potrebbe funzionare.”ammise sospirando.

Continuarono a scendere verso la valle, sentendo che il fiume era sempre più vicino. Cosa avrebbero fatto? Si sarebbero dovuti buttare in acqua, stanchi e con Goldmind ferito, in piena notte? Sheeran non lo sapeva, ma in qualche modo sentiva che dovevano arrivare lì. Finalmente il mormorio dell'acqua che scorreva placidamente annunciò loro che lo avevano raggiunto.
I due fuggitivi si concessero qualche minuto per riposare. Sheeran si guardò intorno. In un altro momento avrebbe amato la bellezza di quel paesaggio notturno: l'acqua che riluceva azzurrina, la terra grigia, gli alberi neri, sullo sfondo di un cielo limpido, dove la luna splendeva come una moneta d'argento.Un grosso tronco veniva trasportato via dolcemente dalla corrente. Questo gli diede un'idea. “Potremmo trovare un tronco e farci una specie di zattera. Ci allontaneremmo più in fretta.”
Goldmind rifletté sull'idea seriamente. “In questo tratto non ci sono rapide o cascate. Non dovremmo correre grossi rischi. Ma non abbiamo tempo di costruire una zattera. Ci serve un tronco che galleggi e possa reggere il nostro peso. Non potremo evitare di bagnarci però, ti avviso.”
Sheeran si dichiarò d'accordo e si mise subito al lavoro. Poco distante c'erano alcuni alberi caduti che potevano fare al caso loro. Scelse il più grande e provò a spostarlo.
Non ci riuscì. Sheeran si lasciò sfuggire un grido di frustrazione e rimpiangendo di non avere i suoi poteri ad assisterlo. Non si era mai trovato in una situazione simile e doveva affrontarla senza l'unica cosa che possedeva. Goldmind reggendosi al bastone gli si avvicinò zoppicando e gli indicò un lungo ramo che stava terra.

“Proviamo a far leva con quello e facciamo rotolare il tronco in acqua.”propose esortando il ragazzo a darsi da fare.

Sheeran annuì e riprovò, aiutato dal capitano che posando il peso del corpo sulla gamba sana spinse con tutta la forza che aveva nelle braccia. Funzionò. Il tronco, grazie anche, alla pendenza della sponda rotolò verso l'acqua. Da lì fu facile spingerlo verso il letto del fiume. Goldmind entrò con i piedi in acqua e si aggrappò ai monconi dei rami più grossi e invitando il ragazzo a fare lo stesso.
Sheeran rabbrividì quando l'acqua gli arrivò fino alle ginocchia, ma prima che la corrente catturasse il tronco riuscì a saltarvi sopra. Goldmind aveva tenuto con sé il ramo che gli faceva da stampella e lo usò come un remo allontanarsi dalla riva il prima possibile. Finalmente partirono spediti, aggrappati alla loro provvisoria imbarcazione, con l'acqua che bagnava le loro gambe, ma distanziarono di molto il punto da cui erano partiti. Sheeran ebbe l'impressione di sentire di nuovo dei rumori provenienti dalla foresta ma non poté esserne sicuro. La corrente li aveva condotti oltre un ansa nascondendoli alla vista dei loro inseguitori.

 

 

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Capitolo 9
*** Il Portale Nodoso ***


Capitolo 8
 
Il Portale Nodoso
 


“Non farti abbattere, ragazzo.” disse Goldmind mentre si scaldavano davanti ad un fuoco improvvisato. “Sei stato molto coraggioso. E non parlo solo della fuga.”
Sheeran cercò di reagire ma si sentiva ancora esausto e incerto sul da farsi. Si erano accampati sulla riva opposta a quella da cui erano partiti, non appena era sorto il sole e avevano ritenuto di essere sufficientemente lontani. Stando a Goldmind, dovevano avere almeno qualche ora di vantaggio sui loro inseguitori.
Il giovane mago aveva lottato per non addormentarsi sul tronco rischiando di cadere in acqua, ma non appena aveva messo piede sulla terra asciutta era crollato.
Goldmind si era ripreso prima di lui e, nonostante la gamba dolorante, aveva usato l'arco che aveva portato via dall'accampamento per catturare una pernice.
Sheeran si era svegliato sentendo l'odore della carne arrostita e aveva ripreso un po' di forze mangiandone. Nel bosco era riuscito a trovare delle erbe aromatiche per preparare una tisana fortificante per sé e il suo compagno. E adesso era lì assorto, pestando le erbe con un legnetto, usando un pezzo di corteccia come scodella, mentre Goldmind gli parlava cercando di incoraggiarlo.
“Sul serio. Ho vissuto situazioni anche più pericolose di questa.” lo rassicurò quest'ultimo. “Troveremo un modo per tornare a Victra. Non ho intenzione di fallire la mia ultima missione.”
“Questa sarà la vostra ultima missione? “chiese Sheeran stupito.
“Già. Purtroppo, il re ha saputo della mia “ferita di guerra.” Dovrò congedarmi quando avremo sconfitto la Dama del Vento.” Il capitano abbassò lo sguardo e sospirò amareggiato.
“Non c’è alcun modo di curarla?” domandò il ragazzo con apprensione.  “Avete provato a.…”
“Non esiste un modo di curarla.” lo interruppe Goldmind tristemente. “Perché non è proprio una ferita...” Dicendo questo si slacciò il gambale e sollevò l’orlo del pantalone. Sheeran gemette addolorato. La gamba del capitano era stata amputata appena sopra il ginocchio.
“Oh no, è terribile, Sir Goldmind. Quando è successo?”
“Due anni fa.” spiegò Goldmind “Durante una battaglia lungo il confine ad est. Hanno tentato di tutto per salvarmi la gamba ma non c'è stato nulla da fare. La pelle a volte mi tira nei punti cicatrizzati, mi fa male da morire, ma riesco a tirare avanti con la protesi.  Posso camminare, cavalcare, correre non tanto bene, come avete visto.” Concluse la frase ridacchiando e riuscendo a strappare un sorriso a Sheeran.
“Perché avete deciso di continuare a.…?”
“Perché sento di avere ancora molto da dare. Non voglio permettere ad un incidente di fermarmi. Farò il mio dovere fino in fondo, con tutte le capacità che mi restano, finché potrò tenere in mano una spada.”
“Per il re?”
“No, non per il re.” Goldmind tirò fuori dalla maglia una catenina d'argento che portava appesa al collo, a cui era attaccato un piccolo medaglione. Lo aprì e mostrò a Sheeran la miniatura di una bambina piccola, con i capelli biondi.”
“Avete una bambina!” esclamò commosso Sheeran. “È bellissima!”
“È bella, come lo era sua madre.” disse con tristezza Goldmind guardando di nuovo l'immagine per un lungo istante, prima di richiudere il medaglione.
Sheeran comprese “Mi dispiace molto. Non so cosa dire.” Si sentiva addolorato per il suo amico e un vero sciocco a ripetergli quanto gli dispiacesse.
“Non preoccuparti.” Lo rassicurò Goldmind “Sono passati cinque anni ormai.”
“E non avete mai pensato di risposarvi?”
“Me lo hanno consigliato in molti. Ma nessuna può prendere il suo posto... Tutto quello che faccio per ora è solo per lei.” spiegò indicando il medaglione prima di custodirlo di nuovo all'interno della maglia. “Voglio che stia al sicuro. Non posso arrendermi.”
“Non lo faremo. Ve lo prometto.” ribatté deciso Sheeran. “Vostra figlia è fortunata ad avere un padre come voi. Vi prometto che la riabbraccerete.”
 
Sheeran si mise all'opera e preparò un impaccò per alleviare il dolore alla gamba di Goldmind. I due poi, misero insieme le loro conoscenze e riuscirono a identificare il punto in cui si trovavano. Il fiume lungo cui si trovavano era un affluente del Tamor, ma sarebbe stato impossibile navigarlo tutto per raggiungere la capitale e temevano di trovare i soldati nei centri abitati più vicini. Erano sfuggiti ai loro oppositori, anche se per poco, ma non sapevano come proseguire il viaggio. Sheeran rifletté a lungo e guardò di nuovo verso le colline. Una di queste aveva un profilo stranamente familiare…
“Ma certo! Come ho fatto a non pensarci? Capitano, ricordate quando vi ho parlato dei portali? Se non sbaglio dovrebbe essercene uno non lontano da qui. Avrebbe perfettamente senso stando alla mia teoria, visto che la Dama è stata vista nei villaggi della zona. Dovrebbe trovarsi su un isolotto, nel punto in cui L'Adder si biforca prima di proseguire il suo corso fino al Tamor.”
“Credo di averlo visto, una volta quell’isolotto.” confermò Goldmind.  “Dovrebbe trovarsi a due ore da qui.”
I due compagni non persero tempo e si misero in cammino. Goldmind dichiarò di sentirsi molto meglio ma dovette continuare a servirsi di un bastone per poter camminare. Sheeran si offrì di nuovo di sorreggerlo ma il capitano rifiutò gentilmente.
“Grazie amico, ma posso farcela.”
 
Durante la lunga camminata, Goldmind riportò l'attenzione sugli avvenimenti della sera precedente. “Dicevi di aver capito qualcosa, dopo il rituale.” cominciò il capitano.
“C'era qualcosa di molto strano.” rivelò Sheeran. “Per prima cosa, quel rituale era ridicolo.  Le candele, il cerchio disegnato in quel modo, non significavano nulla. Davano solo l'illusione suggestiva di un rituale. Wolmar non sarebbe riuscito a far comparire nemmeno il fantasma di sua nonna, se fosse stata sepolta nel cimitero più vicino. Ma agli occhi di un manipolo di soldati, forse poteva essere credibile.”
“Ma non ai tuoi.”osservò Goldmind,
“Wolmar dava per scontato che non sapessi molto di occultismo. Purtroppo, ne ho visto fin troppo...”
“Quindi Wolmar è un incapace o ha finto apposta? Quella che è apparsa, allora non era la Dama?” chiese Goldmind confuso.
“Non sono certo se fosse la Dama che stiamo cercando, ma non era di sicuro un'entità. Dovevano avere in mente qualcosa, lei e Wolmar, ma quell'essere ha cambiato piani quando mi sono intromesso per salvare le vittime sacrificali. Non ne comprendo però il motivo.”
“Mi stai dicendo che Wolmar è in combutta con la Dama del Vento?” Goldmind sembrava esterrefatto. “E ha accusato te di tradimento!”
“Questo ancora non lo so, ma di sicuro è coinvolto in qualche modo.” rifletté Sheeran “Era piuttosto alterato quando ho espresso l'opinione che si trattasse di un mago o una maga oscura. Forse, ci ho preso in pieno.”
Goldmind guardò Sheeran allarmato “Se ritiene che sospetti di lui, si sentirà messo alle strette ora, e qualsiasi cosa stia tramando, potrebbe decidere di attuarla più in fretta.”
Sheeran annuì “Per questo non dobbiamo perdere tempo.”
 
Continuarono a camminare spediti finché il sole non fu alto nel cielo. Dovevano essere vicini: l'isolotto doveva essere dietro l'ansa successiva. Sheeran si preoccupò di nuovo per le condizioni di Sir Goldmind, ma questi lo rassicurò di star bene.
“Quell'impacco mi ha dato davvero sollievo. Mi sento meglio. A proposito, posso farti una domanda?” chiese Goldmind, quasi imbarazzato.
“Ma certo, capitano.”
“Alla locanda hai guarito alcune ferite lievi e mi sono chiesto se la tua magia...ecco...se potesse aiutarmi.”
Sheeran lo guardò affranto. “Mi dispiace, milord, non credo di riuscirci. Guarire una ferita è abbastanza semplice perché si tratta di pochi tessuti, ma nel caso di un arto servirebbe un potere molto grande per poterlo ricostruire senza causare danni. Non potrei mai farvi del male.”
“Certo, capisco.” commentò Goldmind comprensivo.
“Vorrei poterlo fare. Sul serio.” disse Sheeran in preda allo sconforto.
In quel momento avvistarono l'isolotto proprio dove doveva essere: nel punto esatto dove l'Adder divideva le sue acque e proseguiva tra i boschi verdeggianti della valle.
Era molto piccolo, aveva una riva rocciosa ed ospitava un minuscolo boschetto di salici.
Non sarebbe stato semplice raggiungerlo senza un'imbarcazione e la corrente avrebbe potuto trascinarli via.
“Guarda Sheeran!” gli fece notare Goldmind indicando un punto in mezzo all'acqua. Il ragazzo si avvicinò alla riva e vide che nel tratto in cui la distanza era più breve c'erano delle rocce su cui avrebbero potuto passare. La parte più difficile sarebbe stato mantenere l'equilibrio.
In lontananza, in cima alla collina comparvero le sagome di numerosi soldati a cavallo.
Non li avevano ancora notati, ma era chiaro che stessero setacciando la valle alla loro ricerca. Raggiungere l'isoletta avrebbe significato esporsi ed essere scoperti, ma dovevano farlo se volevano raggiungere il portale.
“Quanto sei sicuro che il portale sia lì? “chiese dubbioso Goldmind.
“Abbastanza. “balbettò Sheeran. “Ma è la nostra sola possibilità.”
“Non è molto come garanzia. Ci giochiamo tutto.” Disse Golmind teso. Sheeran tacque. Il capitano prese fiato e guardò verso le rocce. “Va bene andiamo, ragazzo!”
Goldmind e Sheeran trovarono dei rami robusti e abbastanza lunghi che avrebbero potuto aiutarli nell'impresa. Si mossero lentamente, adagio, per non perdere l'equilibrio, quando all'improvviso poco prima di mettere piede sull'ultima roccia, Sheeran scivolò perdendo la presa sul bastone che aveva in mano. Si sentì afferrare prontamente per il cappuccio dal suo compagno. Ripreso fiato per lo spavento, guardò il suo amico e balbettò un ringraziamento.
“Meno male che ero io quello con una gamba sola!” disse Goldmind tirandolo su in fretta.
I soldati intanto avevano preso a scendere la collina nella loro direzione.
“Sbrighiamoci.” lo esortò Goldmind sospingendolo in avanti.
Raggiunsero senza ulteriori incidenti la riva ed entrarono nel boschetto. Oltre i salici vi era una radura spoglia che al centro ospitava un vecchio albero, dai rami spogli e nodosi, protesi verso l'alto come vecchie braccia imploranti e dal tronco cavo.
“Il Portale Nodoso...” mormorò Sheeran incantato, confrontandolo con le illustrazioni dei libri in cui aveva studiato. Aveva letto tanti miti e leggende legate a quei luoghi e provava un certo effetto a trovarsi in uno di essi.
“Quel pezzo di legno marcio sarebbe un portale? “chiese Goldmind scettico, fissando la piccola cavità. “Temo mi vada stretto di spalle.”
“Non capisco...” mormorò Sheeran confuso. “Credevo che dentro comparisse una luce invece...” Il giovane si avvicinò fino a mettere la testa nel cavo dell'albero ma non vide nulla a parte qualche ragnatela e un mucchietto di foglie secche.
“Non posso aprirlo! Non ho più i miei poteri!” gridò sconvolto.
I soldati erano intanto giunti alla riva del fiume e stavano cercando un modo di arrivare sull'isolotto. Goldimind li osservò attraverso i rami dei salici poi tornò da Sheeran.
“Come funziona esattamente il portale? Devi fare un incantesimo?”
“No.” spiegò Sheeran “Dovrebbe aprirsi in presenza di un mago...ma questi ceppi li bloccano.”
“Sì, ma tu sei comunque un mago!” osservò Goldmind. “Ti hanno solo bloccato i poteri, ma la  magia comunque l'hai nel sangue.”
I soldati stavano camminando sulle rocce e si stavano avvicinando sempre di più.
“Sangue…Forse ci sono!” esclamò Sheeran. “Passatemi un'arma. Devo farmi un taglietto.”
Senza dire nulla Goldmind gli porse un pugnale, continuando a monitorare l'avvicinarsi dei soldati. Avevano raggiunto la riva.
“Presto Sheeran! Presto!” gridò il capitano ansiosamente.
Sheeran con la punta della lama si punse un polpastrello e lasciò cadere una goccia di sangue all'interno dell'albero. Subito la radura s'illuminò a giorno e la cavità buia fu invasa da una luce azzurrina. Sheeran prese Goldmind per un braccio e lo condusse dentro.
“Fermatevi!” gridarono i soldati dietro di loro. Ma ormai era troppo tardi.
 
Sheeran e Goldmind rotolarono su alcuni scalini di pietra e si ritrovarono distesi su un freddo pavimento di marmo. Sheeran alzò lo sguardo e riconobbe la Stanza dei Portali dell'Accademia di Magia. Alle loro spalle il Portale Nodoso si era richiuso completamente.
“Ce l'abbiamo fatta?” chiese Goldmind ancora incredulo.
“Ce l'abbiamo fatta.” confermò Sheeran ansimante. “Mi perdoni, signore per tutti quei dubbi, ma quel libro sui portali lo avevo letto parecchio tempo fa...”
“Sheeran!” esclamò Goldmind sollevandosi a sedere. “Te lo faccio mangiare quel libro!”
E scoppiò a ridere.

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Capitolo 10
*** La Biblioteca magica ***


Capitolo 9

 La Biblioteca magica
 
 
Volkan fu molto chiaro con Sheeran, non appena gli ebbe tolto i ceppi. Non avrebbe ascoltato nulla, né avrebbe proferito, finché non si fosse riposato a dovere e avesse mangiato qualcosa.
«Si tratta di un'emergenza, Maestro! Credo che stia per succedere qualcosa di grave.” tentò di replicare il giovane, inutilmente.
«A maggior ragione, devi essere in forze.» Ristorati insieme al tuo amico, e ti prometto che penseremo subito al da farsi.»
Le proteste erano durate ben poco: dopo un bagno caldo e una scodella di zuppa, Sheeran era crollato esausto sul letto della sua vecchia camera.
Si svegliò di soprassalto, qualche ora dopo, in preda ad un incubo: la Dama gli metteva le mani scheletriche intorno alla gola e strinse forte. “Ti sto aspettando...” gli mormorò attraverso una nebbia fitta.
Sheeran tremando si mise a sedere, accusando un forte mal di testa e vide una tazza fumante sul comodino che lui riconobbe subito. Era una tisana speciale che Volkan gli preparava sempre, quando doveva rimettersi in forze. Non appena avvertì l’effetto dell’infuso diffondersi nel suo corpo, cominciò a vestirsi. Per la prima volta avvertì la consapevolezza fisica dei suoi poteri magici, come qualcosa di piacevole. Dopotutto non era mai stato privato della magia in vita sua e non aveva mai immaginato come potesse sentirsi senza di essa. Guardò pensieroso la sua immagine nello specchio per alcuni istanti, mentre finiva di prepararsi e poi corse al piano di sotto.

Gli Aironi si trovavano ad attenderlo nello studio di Volkan. Erano partiti prima del rituale, su indicazione di Sheeran, alla volta di Kenton e, dopo essere rientrati a Victra, si erano rifugiati all'Accademia.
«Abbiamo condotto il duca con la sua famiglia, in un posto sicuro, come ci avevi chiesto.» raccontò Eamon. «Nonostante non avessimo potuto fornirgli molte spiegazioni, ha avuto fiducia in te.»
«Io ho svolto a corte la piccola indagine che mi avevi chiesto» aggiunse Brien «Non era ancora giunta la notizia del vostro arresto, quindi ho potuto agire indisturbato. La mia dolce amica, Lady Camilla, mi riferito gli spostamenti della famiglia reale negli ultimi tempi: non hanno mai lasciato la città, la regina esce di rado dal palazzo e la principessa non esce affatto.  La sua salute delicata le impedisce di affaticarsi troppo, va a coricarsi piuttosto presto e dorme tutta la notte. Questo permette a Lady Camilla, che è una delle sue dame di compagnia preferite, di avere molta libertà per ricevermi nelle sue stanze quando desidera per concedermi un'udienza privata...»
«Risparmiaci i dettagli» sbuffò Roland «Quanto a voi: cosa è successo esattamente? Perché c'è una taglia sulla vostra testa?»
Goldmind, seduto su un divano in abiti puliti, sembrava essersi ristabilito magnificamente dopo una bella dormita e un pasto caldo, e aggiornò rapidamente i compagni ed il Rettore sugli eventi degli ultimi giorni.
«Quindi Wolmar è un imbroglione?»  esclamò Kemen quando il capitano ebbe finito il suo racconto. «Non ci credo che quei due sciacalli vi abbiano fatti arrestare!»
Volkan prese la parola. “Wolmar faceva parte della commissione di maghi che doveva arrestare e imprigionare i maghi oscuri. Non mi stupisce che si sia tenuto qualche “ricordino”. È sempre stato molto zelante e leale nei confronti del Regno. Ma non posso credere che stia tramando qualcosa alle spalle dei sovrani. Non è proprio da lui.»
«Io non credo che il suo obiettivo siano i sovrani, Maestro.»  intervenne Sheeran. «La mia opinione è che Wolmar abbia capito chi sia la Dama e abbia deciso, per qualche motivo, di proteggerla.»
«Si è innamorato della Dama? »  chiese Brien sorpreso.
«Ma tu vedi l'amore dappertutto?»  chiese Roland spazientito.
«Allora è una donna! Una maga oscura?» esclamò Kemen.
«Non lo credo possibile.» disse Volkan. «Una maga sconosciuta che opera la magia oscura? Non vi sono maghi oscuri da decenni. Se ce ne fosse uno quale sarebbe il suo scopo?»
«La vendetta?» suggerì qualcuno.
«La persecuzione dei maghi non fu opera del regno. Il re ordinò solo di combattere i maghi oscuri, con la collaborazione dell'Accademia, ma purtroppo la gente si fece prendere la mano e molti innocenti pagarono il prezzo»
«Ma i maghi perché non si difesero e attaccarono gli umani usando il loro potere?» volle sapere Goldmind.
«Non è permesso usare la magia per attaccare gli umani. I maghi potevano usarla solo per non venire catturati o fuggire, e in molti lo fecero. Molti partirono e di loro non se ne ebbe più notizi»
«Ma cosa volevano i maghi oscuri? Perché cercarono di prendere il potere?»
«Volevano che tutto tornasse com'era prima. Non conoscete la storia?» Volkan attese per un istante ma vedendo lo sguardo perplesso dei presenti cominciò a raccontare.
«Non mi sorprende. Sono passati oltre trecento anni, voi siete troppo giovani. Dunque, molti anni fa, questo regno era governato dai maghi. I sovrani lo erano ed anche la maggior parte dei sudditi. Vivevano qui anche molte creature del popolo magico, elfi, fate, nani, e tutti quelli di cui avete solo sentito parlare e che credevate fossero leggende. Ma vivevano in pace. Gli umani erano una minoranza che svolgeva dei compiti più umili ma col tempo divennero interessanti, colti ed appresero quanto più possibile dai loro compatrioti. E divennero molto più numerosi. Cominciarono a pretendere un posto di riguardo nel potere. E lo ottennero. All'inizio fu tutto svolto in termini pacifici: gli umani ottennero un posto nel Consiglio reale e parteciparono più attivamente nelle decisioni, cercando di dare il loro contributo. Ma con il tempo questo non fu più sufficiente. Volevano di più. Molto di più»
«Ma come poterono prendere il sopravvento senza poteri?» chiese
Lo sguardo di Volkan si addolcì e sospirò amaramente. «L’amore.» Attese per un istante che le sue parole fossero assorbite e osservando lo sguardo stupito dei presenti continuò con il suo racconto.
«I maghi e gli umani cominciarono a legare tra loro e finirono per innamorarsi. Tra questi vi fu la Regina Leonore. Lei per prima, tra tutti i regnanti s'innamorò, di un mortale, Arlan e lo sposò. Nessuno dei loro tre figli ereditò i poteri magici e dopo alcuni decenni lei sopravvisse a tutti loro ed al marito. Le si spezzò il cuore. Proibì ai maghi di sposarsi ancora con gli umani, ma ormai era troppo tardi. Sul trono salì un parente di Re Arlan da cui discende Rohwen. Da Leonore, nacque una discendenza umana priva di poteri magici, appartenente alla nobiltà, ma che rimase in disparte per decenni dalla scena.
I maghi cominciarono ad essere disprezzati, dando origine a rancore e risentimento. Questo portò alcuni di loro a ribellarsi per cercare di riconquistare il potere usando metodi...proibiti. La magia nera appunto.»  I presenti sussultarono. Sheeran che aveva già sentito quella storia sospirò.
«Umani e maghi leali al regno, collaborarono per catturarli e sconfiggerli tutti. Gli umani però avevano imparato come combattere contro avversari dotati di magia e conservarono alcune armi. Anche se gli oscuri erano stati annientati, i maghi caddero in disgrazia. Il re dovette emanare delle leggi per impedire che la persecuzione si intensificasse e aiutò l'Accademia a educare i nuovi maghi, anche se ormai il loro numero era sempre di meno. Le persone assunsero due atteggiamenti ben definiti: alcuni continuarono a rifiutare e a temere i rapporti con i maghi; altri li rispettarono e continuarono a trattarli in maniera pacifica. Per i maghi fu difficile: erano stati traditi dai loro amici e familiari e, ancor peggio, videro morire nel tempo i loro cari. Alcuni lasciarono il regno, altri si misero a servizio di qualche signore per riceverne protezione in cambio dei loro servigi, altri andarono a lavorare in proprio in qualche città favorevole, e qualcun altro, dopo aver sepolto tutti i suoi familiari umani, si ritirò all'Accademia per insegnare magia, scegliendo una vita di solitudine»
Volkan fece una pausa poi il suo sguardo si rivolse a Sheeran. «
Finché un giorno non gli si presentò un bambino riccioluto, spaventato a morte dai suoi stessi poteri, e per dargli il benvenuto all'Accademia, gli offrì una fetta di torta»
Sheeran abbassò lo sguardo, sorridendo commosso «E poi gli disse che per fargli compagnia, dopo cent'anni, avrebbe infranto la sua dieta.» concluse il ragazzo.
«Non ricordo di essere mai stato a dieta! E comunque non si stava parlando di me.»  ribatté Volkan fingendosi offeso. Sheeran rise poi si fece serio.
«Mi dispiace per la vostra famiglia, maestro. Non lo sapevo.» disse al rettore, dispiaciuto.
Volkan sospirò. “Mia moglie e uno dei miei figli morirono di malattia ancora giovani. Il mio secondo figlio rimase con me fino all'età di settant'anni. Ebbe una morte serena.”
I presenti ascoltarono in silenzioso rispetto la storia di Volkan poi Goldmind riprese il discorso.
«Rettore, perdonatemi. Alla luce di quanto ci avete raccontato, sembra che la Dama sia mossa da vendetta verso gli umani. Potrebbe trattarsi di qualcuno di quei maghi oscuri che è tornato?»
Volkan scosse la testa, pensieroso: «Non avrebbero motivo di compromettere così le sorti del regno e far perdere ai maghi rimasti la protezione del re.»
«Ma potrebbero desiderare di rimettere sul trono un re dotato di magia o uno dei discendenti di Leonore.»  suppose Eamon.
«Oh, non sarebbe necessario.»  obiettò Volkan «C'è già una sua diretta discendente sul trono: Deme.»
Tutti sgranarono gli occhi stupefatti. «C’è un ritratto di Leonore al castello, nello studio di Wolmar. Lui l’ha definita la Protettrice dei maghi» esclamò Sheeran.
«State dicendo che la nostra attuale regina è una maga?» chiese Goldmind lentamente.
«No, purtroppo. Non ha ereditato alcun potere magico.» spiegò Volkan quasi dispiaciuto. «Venne esaminata qui all'Accademia prima di sposare Rowhen. Lo stesso accadde con la principessa Diamaris. Nessuna delle due era in grado di compiere incantesimi, tuttavia...»
«Tuttavia cosa?» chiese Sheeran ansioso.
«Dimostrarono una certa compatibilità con gli elementi magici.»  cercò di spiegare Volkan «Non è un concetto semplice da far comprendere a persone estranee alla magia. Se ad esempio Sheeran toccasse un particolare oggetto magico potrebbe farlo illuminare...»
«Come la maniglia del portone dell'Accademia!»  esclamò Roland.
«Sì, è un buon esempio.»  approvò Volkan «
La regina e la principessa non potrebbero farlo, nemmeno se ci provassero una vita. Ma l'oggetto emanerebbe un leggero bagliore... non so spiegarmi meglio.»
«Ma questo cosa comporterebbe, in termini pratici?» domandò Goldmind.
«Significa che rimane ancora un residuo di magia nelle discendenti di Leonore. Se avessero dei figli con un mago, sicuramente essi sarebbero dotati di magia.»
«Il re lo sa?» chiese Sheeran.
«Certamente. Credi sia un caso che abbia scelto, come marito per sua figlia, un ricco bifolco i cui antenati erano degli allevatori di maiali?»
«Questo spiega la sua faccia…»  ridacchiò qualcuno.
«Ma la Regina Leonore potrebbe avere qualcosa a che fare con tutto questo?» chiese Sheeran all'improvviso. «Il modo in cui agisce la Dama, sembra opera di un mago esperto.»
«Sheeran» disse Roland fissandolo sorpreso. «Leonore è vissuta trecento a passa anni or sono.»  Poi dopo un po' si rese conto di un dettaglio. «Aspettate: state dicendo che potrebbe essere ancora viva?»
«Potrebbe, in quanto maga.» confermò Volkan «Se non fosse effettivamente morta e sepolta, con un funerale glorioso degno del suo rango a cui partecipò tutto il regno. Io c'ero. Avevo più o meno la tua età, Sheeran.»
«Leonore non c’entra. Deve essere Wolmar.» disse Goldmind. «Tu stesso, Sheeran hai detto che nascondeva qualcosa. Avrebbe senso: forse Wolmar vuole un figlio dalla regina o dalla principessa.»
«Sicuramente è coinvolto e sa qualcosa.» rispose Sheeran «Ma non credo che sia lui ad aver creato la Dama del vento.»
Volkan appoggiò la teoria di Sheeran. «Wolmar è sempre stato un fedele servitore del Regno. Ambizioso ma leale. Ha dato la caccia ai maghi oscuri per anni.»
«Proviamo a mettere insieme gli elementi per un istante» disse Sheeran disegnando una scia di luce nell'aria e creando una cartina improvvisata del regno di Oshiria. 
«Aspetta.»  lo trattenne Volkan. Gli si affiancò e apportò alcune correzioni al disegno, sprigionando lo stesso incantesimo dalle sue dita. «I contorni non erano ben definiti. Non ti sei esercitato molto nel disegno incantato, ultimamente»
«Maestro, vi prego...»
«Oh scusa, mi sento sempre il tuo insegnante.»
«All'accampamento ho notato che le azioni della Dama si stringono come un cerchio intorno alla capitale. Non sappiamo ancora il luogo di origine della Dama ma sappiamo che non ha colpito oltre i confini del Regno. E se avessi interpretato al contrario la cartina? Se Victra e il castello fossero l'origine, l'epicentro da cui è partita? Provate a pensarci un momento: se lo scopo della spedizione per cercare la Dama fosse invece un modo per allontanare tutte le forze fedeli al re? Sono persuaso, anche se non ho ancora le prove, che qualcuno stia tramando dall'interno per colpire il regno. Sta per succedere qualcosa di terribile. Per questo vi ho chiesto di portare in salvo il Duca. Lui è un parente stretto del re ed il suo erede più prossimo dopo la figlia»
«Questo ci riconduce a Wolmar! Dobbiamo andare ad interrogarlo e subito» concluse Goldmind
«Sì, ma non sarà facile accedere al palazzo visto che siete ricercati» fece notare Eamon.
«Stasera forse potremmo intrufolarci» Intervenne Brien «Lady Camilla mi ha detto che ci sarà una grande festa stasera al castello, a cui interverranno le personalità più importanti del Regno di Oshiria.»
«Potremmo anche provare a confonderci tra la folla, ma è comunque rischioso» disse Rolnad pensieroso.
Sheeran fu colpito da un’idea. «Maestro, il palazzo Reale era lo stesso in cui viveva la Regina Leonore?»
«Certo, ragazzo mio.»
«Quindi è stato costruito dai maghi, come l'Accademia.»
«Certamente sì, anche se credo i vari re nel tempo lo abbiano rimodernato»
«Quindi deve avere un portale al suo interno!  Non posso immaginare che un regnante mago non ne abbia messo uno a disposizione nel suo palazzo. Un portale collegato a questa Accademia.»
Volkan sospirò. «Come teoria è molto accreditata, ma non è mai stata dimostrata. Se c'era, i maghi ne hanno tenuta l'esistenza nascosta ai nuovi sovrani. Non saprei neppure dove potrebbe trovarsi il portale che qui fa da collegamento. Nella stanza dei Portali non c’è. Tuttavia...»
«Tuttavia?» chiese Sheeran.

Volkan pregò il gruppo di spostarsi nella biblioteca. Era una sala immensa, dal soffitto altissimo da cui pendevano dei lampadari di cristallo che davano una luce soffusa. Le librerie di legno antico intagliato, colme di volumi, erano disposte in modo da creare una miriade di sentieri che si snodavano nella stanza creano una specie di labirinto. Il Rettore si spostò di qualche passo guidando il gruppo verso un corridoio laterale. In mezzo alle due file di scaffali colme di libri c'era una parete coperta interamente da uno specchio con la cornice riccamente elaborata in oro massiccio.
 
«Sono sempre stato incuriosito da questo specchio.»
«A volte ho visto il suo riflesso come incresparsi.» spiegò Volkan «Ed ho udito delle voci dalla parte opposta. Ho pensato fosse suggestione o un gioco di luce, ma se guardate bene, in cima alla cornice c'è lo stemma reale delle tre corone.»
«In effetti, a cosa serve uno specchio in una biblioteca?» osservò Roland.
«Per pettinarti i capelli mentre leggi?» suggerì Brien, ricevendo uno scappellotto.
Sheeran si avvicinò a tastò la superficie dello specchio. Fu come toccare acqua fredda che s'increspò sotto il suo tocco e permise alla sua mano di passarvi attraverso. Il giovane si sentì scosso dai brividi.
«Sheeran» disse Volkan «Se scoprirai che dietro questa storia c'è un mago oscuro, potrebbe ripetersi quello che è accaduto in passato. Siamo in pochi. Disprezzati. L'Accademia stessa è un guscio vuoto, un'ombra della sua antica gloria. Sei sicuro di quello che intendi fare?»
«La gente sta morendo per colpa di questa Dama.» Ribatté il ragazzo «Dobbiamo fermarla a qualunque costo e scoprire la verità. Dobbiamo tentare. Anche se ci sarà un prezzo da pagare.»
Volkan lo guardò con comprensione e annuì. «Allora va» Sheeran ricambiò lo sguardo del maestro e sospirò preoccupato.
«Non avere paura del tuo potere, ragazzo. Lascialo andare, stavolta non trattenerti. Al momento giusto capirai cosa devi fare.»
Come risposta Sheeran andò dal suo maestro e lo abbracciò. «Qualunque cosa accada non permetterò che vi facciano del male, maestro.» Poi si rivolse ai cavalieri.
«Voi venite con me? Non siete obbligati…»
«C'è forse bisogno di chiederlo?»  rispose Kemen con entusiasmo.
«Siamo con te. Fino alla fine.»  gli disse Goldmind.
Non ci fu altro da aggiungere e seguendo Sheeran, il gruppo varcò la superficie dello specchio e sprofondò nell'oscurità.

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