Le avventure di Haru

di LorasWeasley
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il compleanno ***
Capitolo 2: *** Il trauma ***



Capitolo 1
*** Il compleanno ***


n.a. Buongiorno e buon inizio weekend!
Come ho già fatto per altre storie di questa serie sui bambini, sto unendo due OS autoconclusive in questa storia perché entrambe accomunate dal fatto che sono "avventure di Haru", come da titolo questo primo capitolo parla del suo compleanno, mentre il secondo capitolo lo pubblico tra domenica e lunedì.
Ci tengo inoltre a precisare che, nel mondo che ho creato, Haru e Kea (figlio della Kuroken) sono migliori amici, è una cosa che verrà spiegata successivamente in un'alta storia con annesso proprio racconto di come e quando è nata la loro amicizia, ma per il momento ve lo accenno perché molto spesso uno dei due verrà citato nelle storie dell'altro e avevo paura che non capiste.
Buona lettura e spero possa divertirvi! Alla prossima,
Deh <3
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Il compleanno

 
Superati i trent’anni, sarebbe dovuto essere illegale ubriacarsi a tal punto da risvegliarsi con un martellante mal di testa e alcun ricordo della giornata precedente.
Eppure eccolo lì Oikawa, distrutto fisicamente e mentalmente mentre cercava di capire perché stesse dormendo nel letto troppo piccolo di suo figlio.
Si mise una mano sugli occhi per proteggersi dai raggi del sole che entravano dalla finestra e cercò di ricordare. Tuttavia, la sua mente era un grande buco nero e l’unica cosa utile che gli venne in mente fu “ieri era il compleanno di Haru”.
Fece un nuovo lamento mentre si rendeva conto che, probabilmente, aveva rovinato il compleanno di suo figlio. Chi si ubriaca all’ottavo compleanno del proprio bambino!?
Si alzò, pronto a cercare Haru e Hajime per chiedere il loro perdono in ginocchio, pronto a fare di tutto per essere perdonato.
Ma non appena si mise in piedi, la sua caviglia destra gli fece provare una forte scossa di dolore che lo fece cadere a terra. Ecco, la giornata non era iniziata nel migliore dei modi e di sicuro non stava continuando meglio.
Si rialzò a fatica tra imprecazioni e bestemmie varie e, zoppicando, riuscì a lasciare la stanza alla ricerca del resto della sua famiglia.
Li trovò in cucina. Il primo che vide fu Hajime che stava prendendo il caffè con uno sguardo truce.
Qualche secondo dopo, Oikawa vide E.T., il loro Labrador, passargli davanti scodinzolando. Dovette guardarlo qualche secondo di troppo per capire che non si stava davvero immaginando parte del suo pelo rasato e colorato a forma di stickers di alieni.
Aprì la bocca per chiedere cosa fosse successo, ma fu interrotto da Haru che corse da lui e lo abbracciò con talmente tanta foga che Tooru, se non si fosse appoggiato al muro al suo fianco, sarebbe nuovamente caduto a terra.
-Il compleanno più bella di tutta la mia vita! A scuola non parleranno d’altro per un anno!- l’urlo del bambino peggiorò il suo mal di testa, ma almeno sembrava non aver rovinato il compleanno ad Haru…
Gli sorrise confuso mettendogli una mano sulla testa e gli chiese -Perché non mi porti delle aspirine? Così potrai ricordarmi tutto quello che abbiamo fatto.
-Sono già sul tavolo- Haru indicò i due dischi bianchi accanto un bicchiere pieno d’acqua, il tutto senza perdere il luccichio divertito nei suoi occhi.
Hajime non aveva ancora detto una parola e la cosa iniziava a preoccuparlo.
Tooru comunque aveva bisogno delle sue medicine prima di poterlo gestire, così si sedette al suo posto, prese le aspirine e aspettò che il mal di testa si fosse leggermente calmato prima di intavolare una conversazione.
-Iwa-chan! Come hai potuto permettere che mi slogassi una caviglia!? Sono un atleta professionista io.
Eccola qui la migliore tattica di Oikawa: attaccare Hajime prima che fosse questo a farlo.
-Se dici un’altra parola ti spezzo anche l’altra gamba. Inoltre ti interesserà sapere che hai messo in panchina anche un mio giocatore.
-Chi?
-Bokuto. L’unico che poteva seguirti nella tua stupida idea di giocare con i tappeti elastici dei bambini.
Nonostante la spiegazione, nessuna parte di quel ricordo tornò alla sua mente, ma Tooru si rese conto che, conoscendosi, aveva senso.
Si schiarì la gola con un leggero imbarazzo e gli rubò la tazza di caffè, poi borbottò -Che altro?
Haru salì sulla sedia accanto e si sporse sul tavolo mentre raccontava -Hai visto come abbiamo decorato E.T.? Era super felice ieri! Oh e poi abbiamo anche truccato te e oh, l’incendio!
Tooru si strozzò con il caffè -L’incendio!?- urlò con un tono di voce troppo alto.
-Sì! Il papà di Kea era super arrabbiato e infatti non l’ha fatto dormire qui come avevamo programmato, però è stato fighissimo!
Tooru stava sudando freddo, spostò lo sguardo sul marito e doveva essere talmente disperato che Hajime sospirò afflitto e decise di spiegare meglio e nel dettaglio gli avvenimenti del giorno prima.
-Avevamo una cosa come trenta bambini a casa, quindi per la maggior parte delle volte non ho idea di come le cose siano accadute, non potevo farti da babysitter.
Oikawa abbassò lo sguardo pentito, come aveva potuto lasciarlo da solo in tutto quel macello?
-E.T. non penso che abbia bisogno di una spiegazione. Neanche tu e Bokuto che non solo giocate con i tappeti elastici dei bambini, ma anche con i gonfiabili.
Oikawa non si chiese cosa ci facesse lì Bokuto Koutaro, l’invito era stato esteso anche ai genitori per chi avesse il piacere di rimanere, così quando Akaashi lasciò i due gemelli e il marito, nessuno si fece troppe domande. Chissà come aveva preso il piede rotto di Koutaro quando era tornato a prenderli.
-Per la cosa del trucco- continuò Hajime mentre scorreva sul suo cellulare -ti sei divertito a farti truccare dalle bambine.
Gli porse il cellulare dove c’era aperta la sua galleria di immagini, metà di queste erano selfie di Oikawa con un trucco talmente pesante e messo male che non aveva neanche bisogno di un commento.
Oikawa fu sollevato nel constatare che si trovavano nella sua galleria e non avevano invaso i social, o almeno, lo sperava.
Gli tornò il telefono e sospirando chiese -L’incendio?
-Sinceramente non so come hai fatto. L’attimo primo Haru stava aprendo i regali e l’attimo dopo la casa in giardino di plastica che gli ha regalato tua mamma un anno fa aveva preso fuoco. Tu eri lì accanto che ballavi.
Oikawa spalancò gli occhi e Hajime lo vide -Fai bene ad essere spaventato, tua madre non era per niente felice.
-Mi darò per morto.
-Kenma è venuto a riprendersi Kea più incazzato di come l’abbia mai visto, aveva anche detto qualcosa sul denunciarci e cose simili, ma Kuro mi ha assicurato che se ne sarebbe occupato lui. Mi ha anche detto di farti i complimenti per aver avuto il coraggio di ubriacarti all’ottavo compleanno di tuo figlio.
Tooru non si imbarazzò ancora di più solo perché era arrivato al suo massimo.
-Oh- Hajime sembrò ricordare qualcosa -e adesso la parte migliore.
Prese di nuovo il cellulare e Oikawa lo vide cliccare l’icona di twitter. A quel punto la sua ansia salì alle stelle. Allora aveva davvero pubblicato qualcosa sui social!
Sbiancò e per poco svenne quando Hajime gli mostrò l’ultimo post che aveva pubblicato: era una foto di Oikawa che faceva il suo classico segno della vittoria con le mani e un occhiolino, poco dietro c’era Ushijima che, con il suo volto stoico, imitava il segno di Oikawa con le dita. Poi notò la parte peggiore: Oikawa indossava la maglia viola dello Shiratorizawa con il numero 1.
Aveva ricevuto milioni di like e tantissimi commenti, ne riconobbe alcuni.
makki: “Che schifo.”
semi-semi: “Dio no, ci mancava un altro setter in quella squadra.”
guessmonster: “Dovrei essere geloso?”
kunimi_akira: “Non rivolgermi mai più la parola.”
Hajime commentò –Ora, grazie al tuo post, tutto il mondo pensa che tu abbia frequentato lo Shiratorizawa.
Oikawa posò il cellulare con lo schermo in giù e fece un piccolo urlo disperato mentre si passava entrambe le mani tra i capelli, infine disse -Ho due domande.
-Solo due?
-Quelle più importanti… domanda numero uno: dove diavolo ho preso quella maglia?
Hajime corrugò la fronte -Speravo potessi dirmelo tu.
Tooru lo fissò confuso a sua volta -Ehm… okay? Seconda domanda: CHI MI HA FATTO UBRIACARE?
Suonò il campanello e Hajime si rivolse ad Haru -Apri tu? Sarà la nonna.
Il bambino annuì mentre correva verso l’ingresso, a quel punto Hajime tornò a Oikawa con il fuoco negli occhi -Come cazzo fai a non sapere come ti sei ubriacato a una festa per bambini organizzata in casa nostra? E soprattutto, perché hai la maglia di Ushijima di quando andava al liceo!?
-Iwa-chaaan!- si lamentò l’altro -Ti giuro che non ho alcuna idea di come…
-Papà!- furono interrotti dall’urlo di Haru -c’è il signore che porta i pacchi, è arrivata la statua personalizzata che hai comprato ieri!
Hajime e Tooru si guardarono per diversi secondi senza muovere alcun muscolo, infine Hajime si alzò con calma e sussurrò -Ho bisogno di bere.

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Capitolo 2
*** Il trauma ***


Il trauma
 

Haru aveva da poco compiuto quattordici anni quando scoprì la masturbazione e, di conseguenza, il porno.
Non ne parlò con i suoi genitori, ma sembrava che Kea, il suo migliore amico, l’avesse fatto senza alcun tipo di imbarazzo, fu quindi lui a indirizzarlo verso i siti più adatti (Haru non voleva sapere se gli fossero stati consigliati dal padre Kenma o dal padre Tetsuro) che non gli avrebbero distrutto il pc con un virus.
All’inizio era imbarazzato dalla cosa, ma più il tempo passava e più diventava un esperto in materia, cercando categorie sempre diverse e scoprendo cose che non aveva mai pensato potessero essere fisicamente possibili.
Iniziò uno dei periodi più tranquilli e rilassati della sua vita, soddisfatto di quello che faceva ogni notte e felice che le stanze in quella casa fossero insonorizzate. Tuttavia, questa sua spensieratezza non durò a lungo, poiché dopo solo due settimane si rese conto che anche i suoi genitori facevano sesso.
Era una cosa ovvia. Ma lui non ci aveva mai davvero pensato fino a quando, come un fulmine a ciel sereno, questo pensiero non gli rovinò la giornata.
Decise di non pensarci, poiché nessun figlio avrebbe mai dovuto riflettere al sesso che facevano i propri genitori, ma più decideva di non farlo e più tantissimi avvenimenti della sua infanzia gli venivano in mente e gli facevano notare dettagli che, prima di scoprire il porno, non avrebbe mai collegato all’atto del sesso in sè.
Un brivido gli attraversò la schiena e i ricordi che non pensava di essere riuscito a conservare, tornarono prepotenti a invadergli la mente.
 
-Perché non posso tornare a casa a dormire?- domandò un Haru di tre anni ai suoi nonni mentre erano all’interno della macchina di quest’ultimi.
-I tuoi papà stanno festeggiando il loro anniversario- rispose la donna.
-Che vuol dire?
-Come quando fai il compleanno, loro festeggiano il giorno che si sono sposati.
Haru sembrò pensarci su -E perché non mi vogliono? Io li ho invitati al mio compleanno!
Sua nonna, la madre di Tooru, rise -Quella è una festa per grandi, fanno cose che i bambini non possono vedere.
Haru era sempre più confuso, ma per fortuna suo nonno intervenne cambiando argomento -Ci divertiremo insieme, ordiniamo la pizza?
-Sì!- e tutte le domande sul perché quella notte dovesse stare lontano da casa furono completamente dimenticate.
 
-Papà?- chiamò Haru di quasi cinque anni mentre aiutava come meglio poteva a tirare fuori i loro oggetti dagli scatoloni del trasloco una volta trasferiti nella loro nuova casa a Tokyo.
-Mh?- domandò Tooru impegnato in altro.
-Cos’è questo?- domandò Haru alzando tra le mani un indumento di vestiario che non aveva mai visto.
-Un reggiseno- rispose meccanicamente l’uomo prima di spalancare gli occhi e rendersi conto del suo errore.
-E a cosa serve?
Tooru preferì non rispondere, ma Haru aveva preso i loro caratteri peggiori, quindi gonfiò le guance infastidito e corse dall’altro genitore chiedendo a gran voce -Papà! Cosa è un reggiseno?
Iwaizumi, anche lui impegnato nel suo lavoro, non si accorse dell’indumento che il bambino teneva tra le mani e rispose meccanicamente -Lo usano le donne per proteggere il seno, come noi usiamo le mutande.
Haru annuì mentre la sua mente rifletteva sempre di più -Okay, ma se non ci sono donne in casa, di chi è questo?
Hajime si voltò di scattò e sbiancò, poi sussurrò piano -Mettilo solo nel cassetto di tuo padre.
-L’ha dimenticato la zia?- suppose allora il più piccolo.
-Sì, diciamo di sì.
 
Una notte Haru ebbe un incubo e non ci pensò due volte prima di raggiungere i suoi genitori in camera da letto.
Era talmente scosso che non si accorse della posizione che i due avevano mentre apriva la loro porta senza neanche bussare, ma dal fracasso che fecero non poté non notare Tooru che spingeva via Hajime (fino a quel momento sopra di lui) talmente forte da farlo rotolare a terra.
Haru si bloccò -Papà? Stai bene?
-Sto bene- grugnì infastidito l’uomo e allungò una mano in attesa che Tooru gli passasse le sue mutande, cosa che il pallavolista fece senza farsi vedere dal bambino.
-Allora- disse poi questo per attirare l’attenzione del bambino su di lui -Perché sei sveglio a quest’ora?
-Ho fatto un incubo.
-Ow, piccolo… vieni, puoi dormire con noi.
-Mi canti quella canzone bella?
-Certo! Tutto quello di cui hai bisogno- concluse Oikawa, mentre un Iwaizumi vestito lo raggiungeva di nuovo sul letto.
Haru si mise tra di loro, poi non poté fare a meno di chiedere a entrambi -Perché dormite in mutande? Non c’è freddo?
-Sh, non interrompere papà mentre canta la ninna nanna.
E così Haru dimenticò quella domanda.
 
-Haru- rimproverò Iwaizumi nel vedere che il figlio stava giocando con il cibo che aveva nel piatto, cercando di passarlo di nascosto a E.T. quando questi non guardavano -se non mangi tutto ti metto in punizione!
Il bambino mise il broncio -Non mi piace stare in punizione.
-Non deve piacerti, altrimenti non sarebbe una punizione!
Haru lo fissò confuso -Ma a papà Tooru piacciono le punizioni.
Il diretto interessato soffocò con il cibo che aveva in bocca nel sentire quella frase, si riprese solo dopo diversi sorsi d’acqua e, sconvolto, si rivolse al figlio -Cosa hai detto?
-A te le punizioni piacciono, ti ho sentito dirlo l’altro giorno a papà.
I due adulti si lanciarono uno sguardo che, fortunatamente, il bambino non poteva ancora capire.
-Non dirlo in giro, okay?
 
Ogni cosa che gli era sembrata strana nella sua vita e che aveva classificato come qualcosa di “poco conto” adesso aveva un senso, tutto aveva un senso.
-Haru?- chiamò Tooru quando lo raggiunse in camera per portargli la merenda e lo trovò steso sulla scrivania con il volto depresso -Che succede? Sembra che tu abbia visto un fantasma.
-Mi sono appena reso conto che tu e papà fate sesso- borbottò in un mormorio depresso.
Oikawa lo fissò confuso per qualche secondo, poi rispose tranquillo -Non comportarti come se ci avessi visto! Cosa dovrei dire io, che ho proprio beccato i tuoi nonni mentre lo facevano?
Haru lo fissò ancora più sconvolto e l’adulto rise, poi gli diede la merenda e andò via.
Lasciò l’adolescente non solo con l’immagine terribile che i suoi genitori facevano sesso ma… con anche quella dei suoi nonni.

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