in another world ... a Heartstopper

di ClostridiumDiff2020
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 01. Meet ***
Capitolo 2: *** 02. Crush ***
Capitolo 3: *** 03. just a little KISS ***
Capitolo 4: *** 04. Secrets ***
Capitolo 5: *** 05. Scar Tissue ***
Capitolo 6: *** 06. I don't have FRIENDs, just one ***
Capitolo 7: *** 07. Billy ***
Capitolo 8: *** 08. My boyFRIEND ***



Capitolo 1
*** 01. Meet ***


01. Meet

 



 
Ci sono strade che sembrano inesorabilmente destinate a condurre ad un baratro.
Come se alcune vite esistessero solamente per andare in mille pezzi, dove ogni evento colpisce rendendo la caduta l’unica logica inevitabile conseguenza.
Questo aveva sempre pensato Billy, che la sua vita iniziata in una stazione da solo potesse proseguire solo in quella direzione. La caduta non era una scelta per chi come lui veniva gettato via come spazzatura sin dal suo primo respiro ma qualcosa di inarrestabile, qualunque strada avrebbe scelto di intraprendere, non avrebbe mai avuto nessuno al suo fianco. Al più solo una spinta, per accelerare la fine.
Aveva sempre avuto la certezza che a nessuno potesse importare della sua vita e che forse tradire era l’unico modo sopravvivere, in fondo quello era stato il suo primo insegnamento che aveva ricevuto quando sua madre lo aveva rifiutato senza nemmeno dargli una possibilità. Perché doveva pensare che qualcuno lo desiderasse?
Eppure, oltre quella soglia c’era qualcuno. Gli occhi dorati solitamente sorridenti gonfi dal pianto, i capelli inzuppati dalla pioggia, tremava ma non si muoveva, non distoglieva lo sguardo in attesa, premendo per entrare. Billy non riusciva a vedere altro oltre a quel ragazzo, spiccava nel grigiore come l’unica cosa che importasse al mondo e per un attimo il suo cuore sembrò volergli uscire dal petto, accelerando, fremendo…
 
 
Heartstopper…
 
 
un anno e mezzo prima…
 
 
 
“Esci da quella tinozza, sei in ritardo!!!!” urlò Azul sbracciando in direzione dell’amico.
Giuliano si immerse si aggrappò al bordo e si sollevò sedendosi sul bordo della piscina e massaggiandosi gli occhi, gli occhi dorati circondati da un alone rossastro per via del cloro.
Azul e Marco lo osservavano a braccia incrociate mentre Violet scriveva rapida sul telefono.
“Mi date il tempo di asciugarmi?”
“No! Non finiremo di nuovo in punizione per colpa tua!” borbottò Violet senza sollevare lo sguardo, i capelli biondi portati dietro la testa.
Giuliano rise osservando Marco fare spallucce e farsi piccolo accanto all’amica mentre Azul sbuffava scuotendo i suoi riccioli scuri, ma troppo impegnato a scegliere la play list per interessarsi davvero.
Giuliano non aveva tempo doveva correre a cambiarsi e nonostante tutti i suoi sforzi finì per arrivare lo stesso in ritardo, ma stavolta il professore dopo la lezione decise di trattenere solamente lui.
Giuliano maledisse la scelta di non aver asciugato i capelli osservando la professoressa Seniga. La sua insegnante di matematica gli ricordava sempre più Spock di Star Trek, come le sue orecchie a punta e lo sguardo austero e severo. Quasi tutto gli ricordava l’ufficiale scientifico vulcaniano della nave stellare Enterprise.
Sorrise sperando che le sue fossette potessero far breccia nel cuore di ghiaccio dell’insegnante, ma comprese ben presto che era fatica sprecata.
“Il suo rendimento scolastico è in calo Signor Medici… Essere uno sportivo non la autorizza automaticamente a marinare la scuola… Comprende? Potrebbe rischiare di perdere l’anno…”
Giuliano scosse la testa sconsolato, era quello che temeva e che Violet gli ripeteva di continuo. Il consiglio scolastico non aspettava altro, non apprezzava chi dava più importanza allo sport che allo studio e a Giuliano non sarebbe nemmeno importato se non avesse promesso a sua madre di prendere il diploma.
Non voleva deluderli, lo avevano sempre appoggiato e sostenuto, chiedendogli solo quella cosa. Si passò la mano tra i capelli umidi trasse un profondo respiro e si fece coraggio.
“Cosa posso fare per rimediare?”
La professoressa addolcì lo sguardo aprì il cassetto della scrivania, prese un fascicolo e glielo passò.
“Vorremmo che su affiancasse a questo studente, si chiama William Russo, ha ripetuto più volte il secondo e il quarto anno, temiamo che possa bocciare nuovamente… Vorremmo che nel pomeriggio si affiancasse a lui per aiutarvi a vicenda a migliorare il vostro rendimento e guadagnarvi così l’ammissione all’esame finale”
Giuliano la guardò perplesso “Mi sta chiedendo di fare da tutor a un altro studente? Io? Quando ne avrei il tempo?”
“Mi sta dicendo che non vuole fare tutto il possibile per evitare perdere l’anno?”
“nonono ci mancherebbe” si affrettò ad aggiungere Giuliano.
A quelle parole la professoressa sorrise “Bene, direi che puoi iniziare subito, ti aspetta in biblioteca, l’abbiamo messo li a scontare la sua punizione, puoi raggiungerlo… Dato che anche tu sei arrivato in classe in ritardo…”
 
I suoi amici lo aspettavano fuori dall’aula impazienti
Marco lo guardava dall’alto con il suo consueto sguardo torvo, Violet giocherellava con i suoi capelli mentre Azul ascoltava la musica assorto.
Quando ascoltarono il compito che la coordinatrice di classe gli aveva assegnato per guadagnarsi l’ammissione all’esame finale sospirarono sconsolati.
“Gran brutta storia!” esclamò Marco per primo “Quel Russo… Billy lo chiamano, è un teppista di prima categoria. Un attaccabrighe nullafacente, ci credo, visto dove vive… Una specie di casa d’accoglienza, senza genitori ne regole. Sono tutti degli sbandati là dentro… Dice che si arruolerà il prossimo anno, una volta raggiunta l’età minima per non finire sotto a un ponte a prostituirsi per vivere o… a sgozzare le persone…”
“Sei una vera pettegola Marco, non è da te parlare alle spalle di chi non conosci…” lo riprese Violet.
“Non è colpa mia se frequenta brutte persone...” borbottò offeso Marco.
“Non è nemmeno colpa sua se è un orfano e vive in una casa famiglia” rispose a tono Violet.
A quel punto Giuliano smise di ascoltare, sapeva che le discussioni tra i due amici potevano andare avanti all’infinito. Concordava però con Violet, certe volte Marco si faceva fuorviare dai pregiudizi. Azul gli diede una pacca sulla spalla quando arrivarono davanti alla biblioteca “In bocca al lupo campione, vedi di portare a casa la promozione… Magari non sarà così terribile…”
Giuliano annuì e entrò nella stanza dopo aver rapidamente salutato gli amici.
Si chiese quale destino avesse deciso di mettere in collisione i loro percorsi, se non fosse stato per quel maledetto allenamento mattutino non avrebbe mai fatto tardi per l’ennesima volta e la professoressa Seniga non gli avrebbe accollato per peso, quel William “Billy” Russo.
Avanzò sentendosi infreddolito e stanco. Il difficile sarebbe stato anche spiegare all’allenatore che avrebbe dovuto sottrarre del tempo alla preparazione alle gare per colpa di quell’ingrato compito. Ma forse era il solo modo per ingraziarsi il consiglio di classe e mostrarsi volenteroso.
Cercò la responsabile dell’aula e si fece indicare lo studente che avrebbe dovuto seguire, un tavolo vicino alla finestra dove, nascosto sotto a un cappuccio c’era un ragazzo dalle spalle larghe, lunghe gambe mollemente abbandonate sotto al tavolo e braccia conserte.
Giuliano gli si avvicinò guardingo ma così su due piedi non gli sembrava il teppista di cui aveva parlato Marco, solo un ragazzo annoiato in una vecchia felpa stropicciata, anfibi slacciati e jeans strappati, normale insomma niente di così temibile.
Quando gli fu davanti appoggiò lo zaino sul tavolo, il ragazzo sussultò e il cappuccio scivolò via mostrando un ciuffo di capelli scurissimi, un volto affilato ma ciò che maggiormente colpì Giuliano furono i suoi occhi. Enormi pozze scure in cui pensò di potersi perdere. Rimase ad osservarlo cercando di radunare le parole mentre l’altro lo osservava incuriosito.
“Sei il mio nuovo tutor?” gli chiese quasi annoiato.
Giuliano sorrise sentendosi un perfetto idiota, invece di annuire o confermare la sua identità e presentarsi si ritrovò a farfugliare un “Ehi…”
In quel preciso istante fu certo che il suo cuore dovesse essersi fermato, quando l’altro divertito rispose un incerto “Ehi”
In quel momento Giuliano comprese che se le loro strade erano state parallele e quasi divergenti, in quel momento si erano decisamente scontrate, aggrovigliandosi come le sue viscere.
Billy spiccava in quella biblioteca come una scheggia di luce, improvvisamente agli occhi di Giuliano esisteva solamente lui, il suo sorriso sghembo e quelle meravigliose pozze oscure in cui già sapeva di adorar naufragare, una notte profonda colma di parole inespresse.
Sono fregato! Pensò Giuliano mentre le farfalle si agitavano frenetiche nel suo stomaco.

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Capitolo 2
*** 02. Crush ***


02. Crush



 




“Ci vediamo da me per una serata cinema?”
Violet dette un colpo a Marco ridendo della sua domanda “Io sì ma sono abbastanza sicuro che il bell’innamorato non potrà… Non vedi la pila di libri che ha sottobraccio? Quando mai gli hai visto dante pagine?”
Marco sbuffò e Azul rise a sua volta, ma Giuliano non li stava osservando, era immerso nella lettura di un saggio che aveva scovato in uno dei libri che Billy aveva dimenticato sul tavolo al loro ultimo incontro. Era perso in quelle parole, un’analisi così accurata ed attenta di Oscar Wilde che solo una mente brillante poteva averle scritte.
E Billy era decisamente incredibilmente intelligente, perché la professoressa gli aveva chiesto di aiutarlo? Come poteva una persona così aver bisogno di tutor?
Giuliano non riusciva a scollarsi da quelle pagine.
Ci rivedeva così tanto di quel ragazzo ombroso in quelle righe. La malinconia, la tristezza…
Aveva desiderato passare con lui ogni momento e attendeva l’arrivo in biblioteca con crescente attesa.
Billy era come un bozzolo roccioso che racchiudeva una farfalla scintillante che si rifiutava di mostrare al mondo i propri colori.
“Guardalo è perso… completamente andato…” borbottò Violet divertita.
Marco gli dette un calcetto, stanco d non ricevere le dovute attenzioni dall’amico e finalmente Giuliano si riscosse. “Non riesco a credere che William non sia il primo della classe è un genio! Scrive come un letterato, è bravo in matematica, conosce la teoria di ogni strumento musicale e… prima che si infortunasse alla spalla era anche un asso nello sport… che accidenti è successo?” esclamò incredulo.
Marco incrociò le braccia furibondo “Andiamo, non puoi non sapere perché ha perso un anno ed è bocciato più volte!”
“Idiota, lui non c’era quando è successo e la scuola ha fatto di tutto per insabbiare la cosa…”
Giuliano sbattè le palpebre allibito “Cosa?”
“Quando è stato malato… Per via della spalla è stato inquisito per la scomparsa di una sua sorellastra? Una delle bambine che vivono assieme a lui nella casa famiglia! È stato scagionato ma alla fine ha perso comunque quell’anno scolastico e… Insomma, i professori da allora lo trattano come… Beh… Per quello che è un poco di buono!”
“Gli rendono la vita impossibile senza alcuna ragione, è stato assolto e non ci sono prove per pensare che possa essere davvero stato lui a far sparire quella bambina… Per cui… Non parlare senza riflettere” esclamò Violet.
Giuliano riguardò i fogli con nuovi occhi… La caducità della vita… Un fato destinato ad avverarsi, ogni parola assumeva un nuovo aspetto.
“Ma voi esattamente cosa fate in tutte quelle ore in biblioteca?”
La domanda di Marco riportò Giuliano alla realtà.
Ripensò alle ore passate seduto accanto a Billy, a leggere prevalentemente ma anche quando gli si ruppe la penna in bocca e si erano ritrovati a correre in bagno con la lingua color puffo e Billy aveva riso di gusto chiamandolo Gargamella. E Giuliano era stato certo che si sarebbe mangiato tutte le bic del mondo pur di sentirlo ridere in quel modo ancora.
“Ci vediamo dopo agli allenamenti, vedi di non fare ancora tardi… il Coach si è innervosito alquanto… Sai quanto ci tiene che vadano bene le prossime gare… Ci potrebbero valere le qualificazioni per le nazionali sai?”
Giuliano riemerse dai suoi pensieri ed emerse dai suoi pensieri.
“Però sono riuscito a andare bene all’ultima interrogazione… Sembra che sia più lui ad aiutare me che io lui sai?” borbottò Giuliano.
Prese il suo zaino e guardò l’orologio, era l’ora che più aspettava nella giornata e non voleva assolutamente fare tardi.
“Ci vediamo dopo…”
“Non fare tardi!!!” gli urlò dietro Marco.
“Portati dietro anche lui, scommetto che batterai il tuo personale se saprai che Billy Russo ti sta osservando!” urlò Violet dopo Marco.
Azul ridacchiò “Sai ci servirebbe proprio un quarto elemento, da quando tuo fratello ha cambiato scuola Violet non siamo più riusciti a completare per la staffetta mista di nuoto quattro per cento… Da quel che dice Giuliano a Billy non manca certo il fisico, è allentato… Fino a poco non era nella squadra di baseball?”
“Sei pazzo? Non assecondare la sua crush malsana e… poi non voglio quel matto nella nostra squadra, nel nostro gruppo…”
Violet gli diede uno scappello con forza e mentre Marco si lamentava massaggiandosi Azul rincarò la dose. “Non c’è nessun gruppo se Billy non si unisce a noi… E a Giuliano farebbe comodo spiccare anche in questa competizione per essere convocato dalla nazionale di nuoto! E magari tesserato da una società blasonata una volta uscito da qua…”
 
 
Il cuore di Giuliano accelerò quando vide Billy seduto al solito posto, le gambe allungate sotto al tavolo, una ciocca di capelli che gli ricadeva sul viso.
“Il Ritratto di Dorian Gray? Non lo sai ancora a memoria?”
Billy chiuse il libro e gli rivolse un sorriso sornione “Devo compensare la tua ignoranza in materia…”
“Guarda che l’ho letto…” iniziò a giustificarsi Giuliano ma quando Billy inarcò un sopracciglio rise imbarazzato “Ok… Ne ho letto qualche pagina perché mi hanno obbligato…”
“Davvero? Tutto da solo? Non sembrava sapessi leggere…” bofonchiò ridacchiando Billy.
Giuliano appallottolò il foglio che aveva davanti e glielo lanciò dritto in faccia.
“Ops… scusa… mi è scappato…”
L’altro si adombrò ma poi scoppiò a ridere e la responsabile di sala li riprese.
“Usciamo… devo chiederti una cosa…” sussurrò Giuliano prendendo l’altro per la manica.
Billy annuì mise via il libro nel suo zaino malmesso di tela e seguì Giuliano verso l’uscita di emergenza.
“Mi chiedevo…” iniziò Giuliano una volta chiusa la porta. Billy lo guardava in attesa e Giuliano avrebbe voluto chiedergli di guardare altrove, o almeno di non fare quegli occhi da cucciolo.
Mi chiedevo se volessi passare altro tempo assieme a me… Ne ho bisogno! Non riesco a fare nient’altro se non desiderare parlare e ridere con te… Ti prego vieni con me alle gare o non sarà più in grado di nuotare… Affondo, perché se non sono con te riesco solo a desiderare di farlo… Io credo di essermi perdutamente innamorato di te!
“Vorresti unirti alla squadra di nuoto?”
Billy sbattè le palpebre perplesso, aprì e chiuse la bocca poi la sua spalla scattò in alto “No grazie, la mia spalla fa schifo…” borbottò massaggiandosela.
“Non sei mica obbligato a vincere!”
“Non credi che ne sia capace?”
Per un attimo Giuliano temette si fosse offeso ma poi lo vide ridere.
“Sei tu che pensi di non farcela! Senti… Io, Azul e Marco formavamo con il fratello di Violet il team per staffetta mista di nuoto quattro per cento… Io sono lo specialista di stile libero, Azul è per la rana, Marco si occupa del dorso e mancherebbe qualcuno per la farfalla e… insomma pensavo che tu… potresti…”
“No!” tagliò corto Billy.
“Dai ti prego, almeno oggi vieni all’allenamento, prova…”
Billy ridacchiò “Vuoi solo che qualcuno si assicuri che tu arrivi puntuale… ok… pesciolino… ti accompagno, ma non farò altro!”
Giuliano arrossì udendo quella parola, solo sua madre lo chiamava in quel modo ma aveva un suono del tutto diverso quella parola pronunciata da quelle labbra.
“Ai tuoi amici andrà bene se vengo? Non molti sopportano la mia presenza in questa scuola…”
“Scherzi?” esclamò Giuliano maledicendo l’eccessiva enfasi che sentiva di aver messo nella voce. “Pensa che sono stati loro a propormelo!”
Evitò di dire che Marco non perdeva occasione per attaccarlo, avrebbe affrontato il problema al momento.
Billy non aggiunse altro, fece spallucce e indicò la porta della biblioteca. “Torniamo dentro bighellone… Ci cono esercizi di matematica che devi rivedere…”
“Ok prof…” borbottò Giuliano soddisfatto di se stesso per aver ottenuto un assenso.
Era impaziente di vedere Billy nel suo posto preferito. Se avesse accettato di allenarsi con lui avrebbero passato altro tempo assieme e il solo pensiero gli strappava un sorriso felice.

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Capitolo 3
*** 03. just a little KISS ***


 03. just a little KISS




 

 
 
“Sono sicuro che sia la peggiore delle idee…” bofonchiò Marco togliendosi la cuffia.
“Io direi che è geniale… Hai mai visto Giuliano andare così veloce? Non aveva mai virato così agilmente, ed è matematico, se vuoi fare colpo ci metti più impegno! Se ce lo portiamo dietro a ogni gara avrà l’oro assicurato e la qualifica per i mondiali, fidati!” esclamò Violet.
Azul annuì e Marco li mandò entrambi a quel paese.
“Sei solo geloso… Ma è davvero infantile questa tua possessività lo sai?”
Marco si incupì e tornò a guardare Billy seduto a bordo vasca, seduto vicino a Giuliano che rideva cercando di riprendere fiato.
Aveva in mano la seconda cuffia da allenamento di Giuliano e anche il costume era uno di quelli dell’amico.
Dopotutto la prima volta lo aveva invitato senza dargli alcun preavviso, così Giuliano si era premurato di procurargli tutto il necessario. All’inizio Billy era stato restio ad accettare ma adesso rideva e si era dimostrato davvero portato per lo stile a farfalla.
Dopo la prima volta era tornato molte altre, quasi ad ogni allenamento e come per miracolo Giuliano aveva smesso di tardare. Il suo rendimento era talmente aumentato che il coach non aveva avuto nemmeno da ridire sulla presenza di Billy assieme alla squadra, anzi…
La professoressa Tasselli era stata la prima a incoraggiarlo a frequentare la squadra, sperando forse di arruolarlo nei suoi ranghi.
Marco non voleva ammetterlo ma sarebbe stato davvero una buona aggiunta alla squadra.
Era forte, determinato, agile. Se non avesse dovuto fare tante pause per la sua spalla malconcia sarebbe stato un asso.
Marco scrutò le cicatrici sul corpo dell’altro, erano strane… Non sembravano quelle consuete di un intervento da infortunio sportivo, non come quelle che aveva già visto.
E poi anche la sua scomparsa, le chiacchiere sui suoi riguardi, più lo guardava più pensava che quel ragazzo non potesse che portare sofferenza al suo Giuliano.
In quel momento l’amico rise si protese oltre il bordo piscina e trascinò giù Billy.
“Ecco… Ora che lo ha inzuppato di nuovo chi li tirerà più fuori…” bofonchiò Azul “Io volevo andare a cena…”
“Noi andremo a cena… Bill cosa c’entra…”
“Fa parte della squadra, che ti piaccia o no… Lui ancora non lo sa ma ormai è parte della nostra famiglia, quindi, c’entra eccome…”
Billy uscì dalla piscina e si protese per aiutare Giuliano.
Marco gli scrutò e fece una smorfia quando Giuliano prese il suo asciugamano e lo usò per avvolgerci Billy.
“Deve essere sempre così mamma chioccia?”
“Tu adori che sia una mamma chioccia” osservò Violet.
“Sì ma non con chi non se lo merita”
Azul alzò gli occhi al cielo stufo di quelle continue rimostranze.
Erano vicini quando Billy venne chiamato e si allontanò, un gruppo di bambini di dieci anni stava entrando, avvicinandosi al bordo vasca. Un ragazzino dai capelli color miele corse incontro a Billy.
Lo sguardo di Marco rimbalzò tra Giuliano e Billy.
Giuliano lo osservava assorto con un mezzo sorriso mentre l’altro si chinava per arruffare i celli del ragazzino. “Si chiama Elton, Billy mi ha detto che è arrivato da poco nella sua stessa casa famiglia, sai dice che gli ho dato io l’’idea di farlo iscrivere alla squadra, e il coach ha detto che è un ragazzino promettente. Billy è soddisfatto sai, prima di unirsi era sempre chiuso a riccio e è felice di vederlo aprirsi agli altri…”
“Si abbiamo capito sei cotto e stracotto… Ti prego dacci una tregua… Sei consapevole vero che questa crush non ha futuro?” Esplose Marco.
Giuliano farfugliò cercando di ribattere ma fu Azul sorprendendo tutti a prendere parola. “Scusa ma che ne sai di quale sia il suo tipo…”
“Giuliano è solo troppo grande…”
“Sei uno stronzo!” esplose Giuliano avviandosi verso lo spogliatoio.
Era furioso con l’amico, ogni volta che apriva bocca aveva solo veleno per Billy e non ne capiva il motivo. Davvero era tanto superficiale da dar credito alle chiacchiere senza nemmeno dargli una possibilità?
Giuliano non voleva più sentire quei sibili insidiosi, se Billy avesse voluto raccontargli la sua verità avrebbe avuto modo di farlo con i suoi tempi.
Sorrise ripensandolo accanto al piccolo Elton, da fuori sembrava un perfetto fratello maggiore.
“Tutto ok?”
Billy lo osservava dalla porta.
Giuliano annuì e si infilò la felpa.
“Avevi uno sguardo strano quando mi sei passato accanto, volevo solo controllare…” iniziò Billy interrompendosi bruscamente e avanzando di un passo. Stringeva con forza la cuffia tra le mani. Si fermò davanti alla borsa e la lasciò scivolare dentro.
“Azul vorrebbe andare a mangiare un boccone…”
A quelle parole Billy si voltò con un mezzo sorriso stanco, Giuliano pensò mille cose. Volva dirgli che potevano dividere tra loro, che non doveva pensare ai soldi che desiderava solo che si unisse a loro ma poi si ricordò di Marco e dei suoi commenti acidi e velenosi e che Billy non si sarebbe mai abbassato a chiedergli dei soldi per sentirselo rinfacciare.
“Ok” annuì Billy con voce spenta. “Ci vediamo domani… stesso posto, stessa…”
“Non ho voglia di uscire…” lo interruppe Giuliano.
Lo sguardo di Billy era perso nel vuoto “Non ho voglia di tornare in quel posto…”
“Vieni da me…” Giuliano si accorse di aver parlato quasi senza riflettere “Potremmo vedere un film se ti va o…”
 corpo.
 
Billy rimase in silenzio per tutto il tempo del viaggio stretto alla sua borsa Giuliano ogni tanto lo osservava con la coda dell’occhio.
Quando aveva detto agli amici che sarebbe andato a casa assieme a Billy invece che a cena con loro le reazioni erano state varie. Violet aveva fatto un mezzo sorriso, Azul aveva afferrato Marco per n braccio e lo aveva trascinato via prima che potesse protestare e Giuliano gliene era stato grato. Era stufo della sua ostile gelosia di Marco, non avrebbe più accettato gli attacchi rivolti a Billy. Parlava come un vero snob, Giuliano non ci aveva mai fatto particolare caso prima di avvicinarsi a Billy, ma ora vedeva come buona parte dei commenti su di lui fossero dati dai pregiudizi. Era inutile che si fingessero moderni se poi allontanavano Billy per il suo essere solo al mondo. Come se fosse una condizione che si fosse potuto scegliere. Come se non vedessero che preferisse stare a scuola anche molte ore dopo la fine delle lezioni, a leggere non solo perché amasse farlo ma perché non desiderasse tornare in quel luogo che non poteva in nessun modo considerare casa. Non avere niente di proprio, dover accettare che gli altri gli donassero i propri scarti. Essere obbligato a confrontarsi con professori che lo guardavano dall’alto in basso convinti che per lui non ci fosse altra scelta che arruolarsi e trovare nella morte onorevole il solo scopo che la vita gli avrebbe mai potuto concedere. Ma forse non era così per tutti. Forse per questo la professoressa Seniga aveva deciso di avvicinarli, magari aveva messo anche una buona parola con la professoressa Taddei così da cercare di far entrare Billy in squadra, cercare di deviarlo da quel percorso che sembravano avergli tracciato davanti senza curarsi dei suoi desideri.
 
Giuliano non si sorprese di trovare la casa vuota, i genitori erano entrambi medici e spesso rimanevano bloccati in ospedale oltre la fine del turno.
Alle volte Giuliano pensava chele loro vite fossero su binari paralleli, soprattutto suo padre.
Docente di anatomia, direttore del suo dipartimento.
Con sua madre invece era più facile instaurare un dialogo, forse perché in quanto pediatra era abituata a mediare tra diverse figure.
Accompagnò Billy su per le scale fin nella sua stanza. Tra poster, medaglie, trofei scolastici, vestiti aggrovigliati Giuliano cercò di far spazio per l’altro. Mentre Billy si toglieva le scarpe e si sedeva sul letto con sguardo quasi circospetto Giuliano si sorprese a chiedersi come potesse essere la sua stanza e se mai gli avrebbe concesso di vederla. La prima cosa che aveva capito di Billy era che non amava parlare di sé e del luogo dove viveva.
Così si sdraiò accanto a lui e accese la televisione.
Alla fine optarono per un classico della fantascienza, MATRIX.
Billy alternava momenti rilassati ad altri in cui controllava il telefono con fare preoccupato.
Quando il film finì era quasi mezzanotte.
“Ehi Bill…” sussurrò Giuliano con occhi semichiusi “Posso tenerti con me?”
“Come?”
Billy sembrava sia sorpreso che felice di quella domanda.
“Visto che si è fatto tardi potresti dormire qua, domani se no…”
“Chi ti butterà giù dal letto? Afferrato…” rispose Billy completando la frase dell’altro.
 
Giuliano spense la luce e cercò di lasciarsi andare verso il sonno, poi nell’oscurità Billy gli si avvicinò, i suoi capelli gli solleticavano la pelle, il suo sospiro alla menta lo tratteneva in bilico tra il mondo dei sogni e la veglia.
“Grazie…”
Poi le sue labbra sfiorarono quelle di Giuliano, fu un contatto breve, la mano di Billy aggrappata alla sua nuca, un mero sfioramento un contatto sfuggente prima di raggomitolarsi accanto a lui come un gatto
Giuliano rimase immobile, cercando di imprimersi nella mente il suo sapore, mentre il cuore in petto ballava la quadriglia.

 

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Capitolo 4
*** 04. Secrets ***


04. Secrets


 

 


 
Giuliano prese la felpa dal letto e sorrise portandosela al naso, aveva l’impressione di percepire il suo odore, come se una parte di Billy fosse rimasto con esso.
Non si aspettava che quel bacio potesse portare a qualcosa, Billy si era esposto appena e nelle tenebre si era concesso di mostrarsi fragile e Giuliano era grato che momento dopo momento gli venisse concesso di vedere sempre più aspetti dell’altro.
Strinse la felpa realizzando che nel giro di pochissimo, quasi sei mesi Billy era diventato una delle persone più importanti della sua esistenza e non voleva complicare niente eppure, non riusciva a scacciare dalla mente quelle sensazioni. Le lunga dita di Billy che scivolavano dietro alla sua nuca, le labbra che premevano contro le sue.
Giuliano quella mattina si era svegliato prima del solito per osservarlo aggrappato al cuscino. Billy si era vestito di fretta, doveva andare a prendere Elton per portarlo a scuola.
Sua madre quella mattina aveva preparato loro la colazione scrutando Billy con un misto di curiosità e diffidenza. Questo aveva portato Billy a far colazione in fretta e furia e dileguarsi rapido come un gatto.
Solo dopo Giuliano si era accorto che aveva scordato la felpa.
“Mamma gli vado incontro a casa sua, dovrei ricordare dove vive… Non me lo ha detto lui ma la professoressa Seniga gli aveva dato il suo indirizzo senza troppe domande.
“Vedo che ti stai trovando bene”
“è in gamba, e credo che sia davvero un aiuto reciproco… Bill è davvero molto in gamba”
“Lo è davvero… Magari con te non si smarrirà” aveva detto la professoressa di matematica prima di riagganciare.
Sua madre invece gli aveva chiesto perché volesse corrergli dietro per un maglione che poteva tranquillamente portargli a casa e Giuliano aveva fatto presente che faceva davvero freddo, non voleva che si ammalasse.
“Ne avrà altri…” aveva commentato la madre.
Giuliano non disse nulla ma nella sua mente ripensò a quante volte gli aveva visto indosso quella felpa e che forse davvero non avesse a disposizione molta scelta così accelerò.
In effetti Billy non abitava molto distante da casa di Giuliano, intravide il palazzo e una morsa gli serrò lo stomaco.
E se Billy non avesse desiderato averlo là?
Non lo aveva mai invitato, era ovvio che non amasse quel luogo, forse si sarebbe sentito a disagio nel vederlo. Così si bloccò e le voci lo raggiunsero.
“Porto Elton a scuola…”
“Puoi sempre portarlo… dopo…”
Il cielo basso e grigio gravava sulla testa di Giuliano, pensante come il suo cuore, un uomo non troppo alto aveva stretto la mano come un artiglio sulla spalla di Billy che si piegava come sofferente sotto quella presa. Ma deciso di frapponeva tra l’uomo dagli occhi di ghiaccio e Elton che si nascondeva dietro Billy.
“Stanotte non sei tornato… Sono stato molto deluso… Vedi che non si ripeta, se non vuoi che dedichi ogni mia attenzione a un altro viso grazioso… Sai che prediligo il tuo, malgradi si stia facendo sempre più. duro… maturo… forte… Potrei comunque volgere altrove le mie cure…”
“No… Non…”
Gli occhi di Billy si dilatarono il labbro inferiore tremò e Giuliano fu certo che lo avesse scorso nella siepe.
“Non mancherò…” farfugliò Billy districandosi dalla presa dell’uomo e trascinando via il piccolo Elton.
Camminò rapido, passò oltre Giuliano senza dire nulla e l’altro gli corse dietro.
Rimase a distanza e lo osservò mentre faceva salire Elton sullo scuola bus e restare a osservarlo allontanarsi mentre la pioggia iniziava a cadere sempre più forte.
Giuliano si avvicinò incerto su cosa dire.
Troppe parole gli vorticavano in mente.
Chi è quell’uomo? È della casa famiglia? Perché lasci che ti tocchi in quel modo se ti fa male? Perché avevi quello sguardo? Ti ha fatto del male? È stato lui a ferirti la spalla?
“Dillo! Ti disgusto non è vero?”
Le parole di Billy lo colpirono come uno schiaffo.
“Cosa? Tu? No!!”
“So che ti hanno detto di Kat… Che mi hanno accusato di averle fatto del male e di averne causato la scomparsa…” gridò Billy serrando i pugni. Mentre la pioggia diventava un temporale.
Giuliano annuì.
“Allora perché stasi dalla mia parte?”
“Perché sei mio amico… Non so la tua versione e… Comunque non sei obbligato a dirmi nulla!”
Billy lo guardò, i grandi occhi scuri che sembravano riflettere la tempesta che imperversava attorno a loro. “All’inizio Arthur era quello fico… Quello che ci portava a giocare a baseball, che ci insegnava i lanci vincenti… Sembrava la prima persona che tenesse a me… Lui e la piccola Kat… Quando mi ha detto la prima volta che ero carino no nci ho fatto caso…Ma poi ho capito che niente di buono sarebbe arrivato… Un giorno ho preso una mazza e… Mi ha spezzato la spalla e si è comunque preso tutto… Kat compresa…Mi chiamava fratellone, si infilava nel mio letto quando sentiva dei tuoni… Lei… Non doveva essere in quel vicolo ma mi stava cercando e ha visto… Forse per questo si è liberato di lei… Per colpa mia…” Bill crollò a terra stringendosi la spalla. “Ha detto che se non lo assecondo mi farà finire in carcere… Come una adulto… Che ormai mi possiede… Per questo devo arruolarmi e andarmene… demolire il vecchio me e ricominciare da capo…”
Giuliano gli si avvicinò incerto su cosa fare “Perché non lo hai denunciato? Quello che ha fatto… che continua a farti è orribile… Se i genitori sapessero…”
“Io non ho i genitori! Sono… uno scarto di questo mondo lo capisci?” Urlò Billy allontanandosi da quella mano che cercava di aiutarlo. Chiuse gli occhi lasciando che le sue lacrime si mescolassero alla pioggia scrosciante.
“Cosa dovrei fare secondo te? Scoprirebbero che ho mentito sulla mia spalla… Scoprirebbero che ho lasciato che lui mi… NO!”
Giuliano gli si avvicinò nuovamente esitante e gli sfiorò la manica “Vieni Bill… Sei fradicio… Andiamo da me…”
 
Il viaggio fu interminabile, Giuliano fu felice che Billy avesse accettato di seguirlo, ma era preoccupato perché aveva visto la rabbia nei suoi occhi mutare in una vitrea rassegnazione e quando gli prese il polso per dirgli di scendere trovò la sua pelle rovente.
Fece fatica a farsi seguire perché si muoveva come sonnambulo e quando arrivò davanti alla porta di casa sua gli si accasciò addosso.
Quando sua madre apparve sulla soglia Giuliano farfugliò una confusa e disperata richiesta d’aiuto.
La donna lo aiutò ad accompagnarlo dentro, Billy perse coscienza a metà strada e Giuliano se lo caricò in spalla portandolo nella sua camera.
“Sta male… cosa…” farfugliò nel panico. “Mamma che posso fare?” singhiozzò Giuliano osservando lo sguardo serio della madre. Chissà quanto era rimasto con solo una maglietta indosso, sotto il vento, la pioggia. Quell’uomo non aveva di certo fatto caso alla cosa, era troppo occupato per curarsi della sua salute. “Will… mi dispiace…” sussurrò sentendo le lacrime bruciargli gli occhi.
La donna sollevando lo sguardo sul figlio di commosse vedendo le lacrime d’apprensione nei suoi occhi. “Non preoccuparti, ci prenderemo cura di lui… Aiutami a metterlo al caldo, dobbiamo togliere questi vestiti fradici…”
Giuliano annuì e quando si insinuò sotto i vestiti si sentì avvampare e arretrò scuotendo la testa.
La madre notò quel gesto e lo guardò perplesso “Non posso… Non posso spogliarlo… Non se lui non vuole… Non dopo quello che quello schifoso…”
La donna gli prese un braccio “Mi spiegherai dopo, ma adesso, se vuoi davvero aiutarlo devi darmi una mano a tenerlo al caldo e deve togliere questi abiti fradici…”
Giuliano lo osservò, Billy respirava lentamente, un corpo rovente e fragile.
Seguì i gesti della madre, nonostante si sentisse esitante ogni volta che sfiorava la pelle dell’altro. Quando finalmente lo avvolse nelle coperte del suo letto lo abbracciò a occhi chiusi. Sua madre attese, poi gli sfiorò la testa “Pesciolino, lasciamolo riposare…”
Staccarsi fu quasi doloroso, voleva restare con lui e vegliare il suo riposo.
Ma la madre lo portò fuori dalla stanza e davanti a una tazza di tè attese. Giuliano comprese che avrebbe dovuto vuotare il sacco.
 
La madre lo ascoltò fino alla fine e alla fine lo abbracciò lasciandolo sfogare.
“Perché non vuole denunciarlo… Perché vuole arruolarsi? Perché preferisce rischiare di morire che restare qua…” con me… pensò Giuliano senza riuscire a dirlo.
“Pesciolino se davvero tieni a questo ragazzo, non lasciarlo solo… Restagli accanto, dagli il tuo appoggio ma non cercare di imporgli niente… Potremo indagare su questo… uomo, quell’Arthur. In ospedale posso sentire delle persone… Ma se lui non volesse essere coinvolto da amico non dovresti mai obbligarlo…”
Giuliano annuì… e ripensò alle labbra di Bill… a un soffio dalle sue… alla sua mano stretta alla propria, alla sua espressione nel sonno, a ogni singolo abbraccio e al suo cuore che accelerava ogni volta che gli stava vicino. “Amico… già…”.
Voleva fare di più per lui, non accettava che la sua mente brillante non ricevesse i giusti meriti per il suo destino avverso, che non riuscisse lui stesso ad apprezzarla. “Bill è speciale… Merita molto di più di avere solo un’arma in pugno, di non avere un posto sicuro di…” ripensò ad Arthur che lo stringeva come un predatore, come se pensasse davvero che Billy gli appartenesse “Merita di essere libero!”
“Beh, qua sarà sempre il benvenuto pesciolino!”
 
 
Quando Billy si svegliò si ritrovò nel letto di Giuliano con indosso uno dei suoi pigiami.
Ricordava il tocco gentile di una fresca mano, come anche il volto di Giuliano, la sua espressione triste mentre le sue lacrime si mescolavano alla pioggia.
Si guardò attorno e lo vide seduto davanti a una scrivania sgombra, accanto a lui una serie di scatole piene di trofei e foto.
“Ben svegliato…” esclamò Giuliano voltandosi verso di lui.
Billy si sollevò ancora stordito dalla febbre e dal sonno. “Scusami se… ti ho rubato il letto… Se… Hai dovuto…”
“Pensavo di liberarti questa parte di stanza, sai… ti serve uno spazio per i libri e per scrivere… E questa scrivania meriterebbe una persona migliore che non la usi solo per accatastarci sopra cose…”
Billy sbattè gli occhi perplesso “Mi stai regalando una parte della tua stanza?”
Giuliano gli sorrise annuendo, gli si avvicinò e gli sdette accanto.
Billy lo osservò poi l’altro gli sfiorò le dita della mano.
“Vorrei che quella parte fosse la tua stanza, uno spazio dove puoi sentirti completamente libero… Ti assicuro che nessuno toccherà mai il tuo angolo, che sarà solamente tuo, il tuo angolo sicuro… Per sempre e…”
Le parole di Giuliano furono catturate dall’abbraccio di Billy, rimasero aggrappati l’uno all’altro ascoltando i loro respiri.
“Ti prego… Resta con me…” sussurrò Giuliano ad occhi chiusi.
“Ti prego… Non farmi andare via…” singhiozzò Billy con un filo di voce “Sta dalla mia parte anche se sono difettato… sbagliato…”
“Bill… William, non c’è niente di sbagliato in te, sei perfetto come sei…”

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Capitolo 5
*** 05. Scar Tissue ***


05.Scar Tissue




 

 
 
Giuliano dette un’ultima bracciata e si fermò a bordo vasca quando una mano si protese verso di lui. Marco gli sorrise e lo aiutò ad uscire dall’acqua.
“Dov’è la tua ombra? Non si è allevato nemmeno oggi… Vedo che prende la squadra molto seriamente…”
Giuliano alzò gli occhi al cielo spazientito “Sai già che è stato male…”
Marco sbuffò “Certo la solita scusa… Dovevano sbatterlo fuori per tutte le assenze cumulate… è evidente che non gli importa di finire gli studi… Tanto tra nemmeno un mese avrà diciotto anni e potrà arruolarsi e partire per chissà quale destinazione… Nell’esercito potrà sfogare tutta quella energia repressa…”
Giuliano si alzò di scatto e per poco non cadde. Quando Marco cercò di aiutarlo lo spinse via con tanta forza da farlo quasi cadere in acqua.
“Si può sapere che ti prende? Da quando frequenti quel Russo sei diventato strano…”
“Io sono diventato strano? Tu… Come ho fatto a non accorgermene subito di come eri veramente? Ti lo detesti perché pensi che lui non sia alla tua altezza… Vuoi che sia cacciato perché per te lui non merita di stare qua… Non lo conosci nemmeno, non sai nulla di lui se non quello che ti viene riferito da altri… Non lo hai mai ascoltato… Violet e Azul ci hanno provato ma tu no… Tu hai deciso subito che per te non ne valesse la pena!”
Marco scoppiò a ridere “Stai delirando! Parli così solo perché hai perso la testa per quel bel visino… Se vuoi fartelo, va bene! Ma quando ti sarai tolto lo sfizio mi darai ragione, vedrai che è solo un ragazzo carino buono solo per questo, usalo e poi vai avanti… E torna ad essere il Giuliano concentrato solo sullo sport…”
Il pugno arrivò forte e deciso e lasciò Marco a terra sanguinante e confuso.
Giuliano si ritrovò ad osservare l’amico ansimante e prima che potesse realizzare cosa avesse fatto il Coach entrò furiosa e lo allontanò dall’amico.
 
Giuliano osservò il sangue che scorreva dalla sua mano, vorticando giù per lo scarico del lavandino. Aveva davvero colpito Marco? Il suo migliore amico?
Ma davvero lo poteva considerare ancora tale?
Sempre di più gli era stato chiaro quanto fosse diverso da lui, quando aveva visto la madre impellicciata correre ad abbracciarlo, come aveva subito accusato quel teppista senza famiglia, malgrado niente lasciasse intendere che Billy fosse implicato.
Era così che il mondo lo vedeva?
Billy era stato catalogato come violento senza che avesse fatto niente per meritarsi tale definizione, quanto avrebbe impiegato prima di diventare ciò che gli altri avevano già deciso fosse? Voleva vederlo, non sopportava pensare che fosse in quella casa, con quell’uomo… Solo indebolito dalla malattia, se pensava cosa avesse potuto concedergli pur di proteggere Elton il sangue gli andava alla testa ribollendo.
Perché sua madre gli aveva permesso di tornare in quel posto? Perché Billy non si era più fatto sentire?
Doveva vederlo, doveva assicurarsi che stesse bene, aveva atteso fin troppo.
Non importava se il giorno prima gli avesse sorriso come sempre dicendogli che andasse tutto bene, era solo una maschera e a Giuliano si spezzava il cuore nel pensare che Billy se la fosse calata di nuovo sul volto per nascondergli nuovamente il suo vero io.
 
Guardava l’angolo della sua stanza con i suoi libri, il suo quaderno, tutte cose che aveva lasciato quel giorno, per non venirle più a riprendere.
Il suo rendimento scolastico non era mai stato così basso, persino la professoressa Seniga era andata a cercarlo per avere informazioni sull’improvviso peggioramento di Billy.
Appariva sempre più stanco, debole e infine la febbre era risalita e si era ritrovato confinato in casa, in isolamento e a Giuliano no nera stato permesso di vederlo.
Ma erano passati dieci giorni e era stanco di aspettare.
“Fanculo l’isolamento…” si disse tra i denti
Le parole di Marco lo avevano fatto scattare non perché aveva insinuato la pura verità. Perché sapeva bene di essersi innamorato di Billy, lo aveva capito dal primo momento in cui i loro sguardi si erano incrociati e le farfalle si erano rianimate nel suo stomaco.
No, era quel riferimento all’usarlo come una bambola… Perché gli aveva ricordato cosa Arthur gli aveva fatto, come dovesse sentirsi… Un bell’oggetto da. Usare e gettar via una volta rotto.
Prese un asciugamano e si fasciò la mano ancora sanguinante.
Doveva vederlo e dirgli confessargli i suoi sentimenti, senza alcuna pretesa, ma doveva essere onesto. Era diventato rapidamente un punto saldo nella sua vita.
Azul si affacciò alla porta “Era un po’ che mi aspettavo che esplodessi…”
Giuliano lo ignorò e chiuse la borsa.
“Ehi… Juls non fare così! Marco non è un mostro è solo… Stupido… Penso abbia intuito prima di tutti che Billy aveva fatto breccia nel tuo cuore era solo geloso… E molto superficiale, ma lo è sempre stato… Ma…”
“Non gli chiederò scusa” ruggì Giuliano fermandosi davanti all’amico.
“Non sono qua per chiederti questo” i ricci di Azul ondeggiavano “Pensavo che tiu servisse un passaggio per andare da Billy…”
Giuliano lo guardò indeciso su cosa dire e Azul gli mise in mano il suo casco.
“Ero certo che dopo il discorso con Marco sentissi il bisogno di vederlo! E poi ad essere sinceri anche io voglio sapere come sta, mi ero abituato all’idea di averlo in squadra”
Giuliano abbassò lo sguardo sentendosi colpevole “grazie…”
“Lo ami?”
“Sì”
Giuliano si sorprese della determinazione che pose nella voce mentre Azul no, era come se avesse la conferma dei suoi pensieri.
“Sarebbe bello che Billy si sentisse più a suo agio con voi… Se solo Marco…”
Azul gli dette una pazza alla spalla “A quello ci penserà Violet, lei riesce sempre a farlo ragionare alla fine…”
“Si accorgeranno mai di essere già una vecchia coppia sposata?”
“Chi lo sa…” borbottò Azul facendo spallucce.
 
La moto di Azul si fermò davanti al palazzo, e Azul lesse le indicazioni che segnalava la casa famiglia. Giuliano si fermò a vedere lo spiazzo dietro la siepe, ricordava quell’uomo dagli occhi di ghiaccio e capelli color castano spento. Non sembrava particolarmente alto o forte eppure Billy davanti a lui si era piegato come pressato da una presenza opprimente.
“La porta è aperta…”
La voce di Azul distolse Giuliano dai suoi pensieri. Salirono le scale, un surreale silenzio aleggiava su di loro.
Poi una porta si spalancò e il piccolo Elton andò a sbattere contro Azul.
“Ehi piccolo… Cosa?”
Giuliano non attese la risposta gli basto che il bambino farfugliasse un disperato “Billy…” per metterlo in allerta.
Il mondo gli si stringeva addosso mentre ogni suo timore prendeva vita.
 
 
L’ambulanza si chiuse e Azul strinse Giuliano con forza, il sangue di Billy gli aveva inzuppato la maglietta ma Azul non ci fece caso.
“Se la caverà Juls, è troppo caparbio per dargliela vinta…”
Azul era corso dietro a Giuliano e le urla di Billy si era fuse a quelle di un altro uomo.
Arthur stava premendo il volto martoriato di Billy contro uno specchio frammentato.
Giuliano aveva aggredito Arthur ma poi lo aveva lasciato quando Billy lo aveva chiamato.
Non appena si era sentito libero l’uomo era fuggito e Azul lo aveva lasciato andare, Billy gemeva, il volto una maschera di sangue e specchi.
Oscillava tra la coscienza e l’incoscienza, il trauma cranico, le lesioni profonde e la perdita di sangue.
“Andiamo… Sono abbastanza sicura che vorrai essere là quando si sveglierà…”
 
 
Sua madre lo raggiunse ma Giuliano non la vide nemmeno, se rimase seduto rannicchiato su se stesso. L’immagine del sangue di Billy, il suo respiro spezzato.
L’attesa lo uccideva, come anche vedere che nessuno era venuto a informarsi, semplicemente a nessun’altro importava davvero di lui.
A me sì Bill… Tu per me sei molto importante!
 
 
Quando i loro occhi si incrociarono entrò nella stanza ansimando, quando sua madre lo aveva chiamato dicendogli che finalmente si fosse svegliato era corso via da scuola, senza dire nulla, aveva corso a perdifiato, con il cuore in gola.
Aveva atteso giorni quel momento, vivendo come nel più brutto degli incubi, vivendo delle sue paure.
E adesso Billy lo osservava avvolto dalle bende, ma lo sguardo acceso vivo, i suoi grandi occhi scuri sorridevano felici di rispecchiarsi in quelli dell’altro.
Avrebbe voluto dire molte cose ma riuscì solo a prendergli la mano.
Se la portò alle labbra scoppiando in un pianto a dirotto.
Rimasero in silenzio per ore.
“Sono venuti a dirgli che avrebbero portato via Elton… Credeva che lo avessi denunciato io… Sapeva che la mia spalla era il mio punto debole e poi sono andato a sbattere contro quel gigantesco specchio… Ricordo solo il carillon a forma di giostra che andava in mille pezzi e poi tu… la tua voce che mi tratteneva… Mi impediva di andar via…”
Giuliano stringeva la mano “Mi dispiace… Io volevo tenerti al sicuro e ti ho lasciato da solo…”
Quando sollevò lo sguardo si rispecchiò nei grandi occhi dell’altro.
Le bende lo ricoprivano ma Giuliano vedeva un dolore che andava oltre le ferite fisiche.
“Ti prego…” sussurrò Billy con un filo di voce roca “Vieni più vicino…”
Giuliano annuì sdraiandosi accanto all’altro, cercando di farsi piccolo piccolo per non fargli male. Ma Billy gli si aggrappò cercando conforto da quel contatto.
Rimasero ad ascoltare l’uno il battito dell’altro a lungo prima che Billy riprendesse a parlare.
“L’ho trovata io, Kat… Dopo averla cercata tutta la notte… Inciampavo con il braccio al collo…Ma non volevo perdere la speranza… Magari lei era solo nascosta, spaventata dalla rabbia di Arthur… Disgustata da me, dal modo in cui gli avevo permesso di usarmi… Sono scappato… Le domande che mi avevano posto potevano solo farmi ipotizzare il peggio e poi l’ho vista…”
Giuliano lo strinse, era così fragile tra le sue braccia, temeva solo di fargli del male, ma non riusciva a lasciare la presa.
“Lei era rivolta in giù, immersa nell’acqua, i suoi capelli le fluttuavano attorno al corpo come delle bizzarre ali nere… Sapevo che era morta prima ancora di tirarla fuori da quello schifoso canale di scolo… Così come sapevo che mi avrebbero accusato di averle fatto del male ma non potevo lasciarla da sola… Non di nuovo… In fondo era solo colpa mia… Se non le avessi permesso di avvicinarsi a me Arthur non le avrebbe fatto… Perché non ci avrebbe mai visto assieme e lui non si sarebbe sentito obbligato a tapparle la bocca… Non sarebbe morta se non mi avesse mai conosciuto! Per questo te ne devi andare… O distruggerà anche te…”
“Mai! Non ti abbandono!”
“Sono sbagliato Giuliano… Sono…”
Ma l’altro gli poggiò una mano sulla bocca, cercando di non premere troppo, temendo di farlo sanguinare.
“No, smettila di dirlo! Arthur è la persona sbagliata, è il solo responsabile di quanto accaduto a Kat… E tu invece le hai solo migliorato la vita, quindi sii felice di esser stato il suo fratellone anche se per breve tempo!”
Le lacrime di Billy bagnarono le dita di Giuliano e lui la allontanò.
“Mi manca tanto… Quando lei era con me pensavo di aver trovato un posto da poter definire casa, lo spazio in cui lei mi prendeva per mano…”
Mentre parlava Giuliano  lasciò correre le mani sulla nuca di Billy carezzandogli la nuca, giocherellando con quei pochi capelli che gli avevano lasciato. Per pulire le ferite lo avevano malamente rasato.
Le parole che premevano sulle sue labbra.
Bill… potresti mai vedere in me la tua casa? Il centro del tuo mondo? Il tuo luogo sicuro?

 

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Capitolo 6
*** 06. I don't have FRIENDs, just one ***


06. I don't have FRIENDs, just one






Il giorno della dimissione dall’ospedale Giuliano arrivò a prendere Billy con un discorso preparato in testa, sapeva esattamente cosa volesse dirgli, era da quel fatidico giorno. Aveva atteso andando ogni singolo giorno a ogni passo e ogni volta dovevano cacciarlo a forza dal letto di Billy. Per sua fortuna aveva un alleato, una giovane infermiera che sembrava averlo preso in simpatia. Era stata lei a scrivergli che lo avrebbero dimesso a breve.
Lungo tutto il tragitto sull’autobus si era ripassato in mente le parole da dirgli.
 
William Russo io ti amo e, vorrei che vivessi assieme a me. So che ci conosciamo da nemmeno un anno…Ma da quando la professoressa Seniga mi ha messo in rotta verso di te, deviando il mio percorso. Da che ti conosco ogni cosa ha un altro sapore.
Prima avevo solo il nuoto e le gare.
Ma con te ho scoperto la lettura, i film, la filosofia, la storia. Sei la persona più intelligente che conosca… Vorrei essere io la tua casa. Ho un contratto con la squadra di nuoto, ho dei soldi da parte che non ho ancora usato e sono certo che mia madre me lo concederà. Potremmo affittare un appartamento vicino a dove andrò ad allenarmi… Ah scusa dimenticavo, mi hanno selezionato in un club prestigioso, mi hanno tesserato poco tempo fa e a breve potrò accedere al mio conto senza chiedere il permesso di nessuno e io voglio solamente usare quello che ho per darti qualunque cosa tu voglia… Solo ti prego, resta con me
 
Quando si trovò davanti alla porta e lo vide infilarsi la felpa ogni certezza si sbriciolò.
“Alla fine, poi com’è stato sostenere l’esame finale dal letto di un ospedale? Ti hanno mandato i risultati?”
Billy rise e le cicatrici sul suo volto si mossero come a sottolineare i tratti del suo volto.
Giuliano si incantò ad osservarle, si sorprese a pensare che lo rendessero ancora più interessante.
“Sono orrende…” borbottò Billy incupendosi, notando lo sguardo dell’altro “Vorrei coprirle con una maschera per sempre…”
“Nono… ti prego non farlo sono speciali”
“Vaneggi…”
Giuliano gli si avvicinò, voleva baciarlo, stringerlo e non smettere più ma si limitò a sedergli accano prendendogli il mento tra le dita per obbligarlo a guardarlo negli occhi.
“Dimostrano chi sei davvero, la tua forza, che ti rialzerai sempre!”
“Mi ci abituerò…” borbottò Billy “Poi nell’esercito potrebbero anche essermi d’aiuto. Peneranno che sono un duro con queste…”
Giuliano si sentì morire udendo quelle parole.
“Pensi ancora di arruolarti?”
“Ovvio!” oggi pomeriggi pomeriggio vado a prendere i moduli da compilare, conto di poter iniziare l’addestramento prima di questa estate così da dover rimanere in quel posto infernale il minor tempo possibile…”
Giuliano si voltò incapace di dire qualcosa, ogni certezza sbriciolata.
Cosa sperava fosse cambiato? Quando si erano conosciuti Billy voleva arruolarsi e forse per lui non era cambiato niente, se anche gli avesse proposto di vivere assieme
“Quasi dimenticavo, congratulazioni…”
Giuliano sbattè le palpebre scacciando le lacrime di amara delusione. “Come?”
Billy si avviò per il corridoio con un piccolo zaino in spalla, tutto quello che gli era rimasto.
“La squadra, co che ti hanno tesserato in un club prestigioso! Sei ufficialmente un atleta di punta pronto per essere convocato in nazionale! Pensa che il consiglio di classe ci ha tenuto a congratularsi con me per averti aiutato… E dovevi essere tu il mio tutor ricordi? Pare che grazie a me tu sia rimasto concentrato sullo studio ma anche sugli allenamenti… Seriamente hai bisogno di un tutor, quando sarò via prendi un segretario o arriverai in ritardo a tutti gli eventi della tua vita”
A Giuliano scappò n sorriso nervoso.
Tanto alla cosa più importante sono già arrivato in ritardo, se solo avessi fatto a tempo… Se ti avessi conosciuto prima…
“E grazie di aver messo una parola buona per me con il consiglio di classe, anche la professoressa Seniga e il Coach devono aver fatto valere il proprio ruolo…”
Quando Billy si interruppe erano arrivati fuori dall’edificio e quando si voltò verso Giuliano i suoi grandi occhi scuri si dilatarono.
Giuliano si strofinò gli occhi sentendosi così piccolo sotto quello sguardo per i suoi pensieri, per i suoi progetti. “So che non devo dirti cosa fare… Non ne ho in diritto solo che…”
Billy lo afferrò per un braccio e lo trascinò in un angolo più appartato, vicino a un’uscita d’emergenza, dove nessuno avrebbe potuto vederli, quindi lo spinse verso il muro e lo baciò. Era un bacio diverso, Giuliano sentiva così tante emozioni in esso. Rabbia disperazione ma anche amore.
“È vero quello che hai detto al consiglio di classe?” sussurrò Billy distaccandosi per primo “Che Vorresti essere la mia famiglia?”
Giuliano annuì cercando di ricomporsi. Ricordava ogni parola, perché voleva con tutto se stesso che Billy vedesse un’altra alternativa all’entrare nell’esercito, voleva essere la sua casa, il suo punto fermo.
“Billy… Non farlo… Ti prego non arruolarti! Perché tu sei molto di più che un’arma… Sei… La persona più intelligente, premurosa e dolce che conosca… Perché non lo vedi? Perché non ti rendi conto di questa parte di te? Perché vuoi ucciderla rendendo di te solo un vuoto automa che uccide… Perché non mi credi? Io ti…”
Billy gli afferrò il volto e premette con forza le sue labbra contro le sue. Giuliano si aggrappò al volto dell’altro cercando di trattenerlo il più possibile vicino a se.
“Ti amo…” ansimò Billy tra un bacio e l’altro.  Vorrei essere come mi vedi… Ma non ci riesco…” sussurrò allontanandosi.
Giuliano cercò di riafferrarlo ma Billy si scansò mentre i suoi grandi occhi scuri si riempivano di tristezza “Torna dai tuoi amici e alla tua vita… Sei… sono sicuro che arriverai lontano… i Mondiali, le Olimpiadi… Senza una zavorra che ti frena arriverai molto lontano…” concluse allontanandosi a passo svelto.
Giuliano cercò di raggiungerlo ma Billy scattò rapido, Giuliano inciampò e si ritrovò a terra invocandolo tra le lacrime.
Fu lì che lo trovarono i suoi amici.
Marco si protese per rialzarlo ma Giuliano colpì la mano e si strinse tra le braccia.
“Non voglio sentire le tue stronzate, non adesso!”
“Non stava per dire nulla Giuliano… davvero… eravamo qua per chiederti scusa… Volevamo dirti che abbiamo saputo di quello che Billy ha passato e…”
“Adesso siete passati dal disprezzarlo al compatirlo? Non sono certo che per lui sia meglio…”
“Gli hai detto quello che provi?” gli chiese Azul.
Giuliano scosse la testa. “Lo ha fatto lui… Ma ha anche detto che si arruolerà e che per questa estate conta di esser partito… E che non vuole essere la mia zavorra…”
Quando Violet gli diede uno scappellotto tutti rimasero sorpresi.
“E tu che aspetti corrigli dietro e digli cosa tu provi. Dagli un motivo per restare, che ne può sapere cosa ti passa per la testa se non glielo dici? Se ti limiti a fare il pesciolino introverso…”

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Capitolo 7
*** 07. Billy ***


07. Billy




 




Un po’ di giorni prima…
 
Billy si coprì gli occhi di scatto cercando di calmarsi. Odiava vedere il suo riflesso, detestava vedere quel suo nuovo volto. Ogni volta che entravano nella stanza si sentiva esposto come un nervo scoperto. Ogni occhiata, ogni cenno con la testa rivolto nella sua direzione era una ferita che andava ad aggiungersi alle altre.
Non capiva come Giuliano potesse guardarlo e restare sereno, come potesse continuare a vederlo nella sua vita ora che il mostro era emerso e quelle cicatrici avevano messo a nudo le ferite del suo spirito.
“Accidenti sembra che tu abbia lottato con una tigre”
Marco lo osservava dalla porta.
“Tu invece che hai fatto?”
Marco avanzò fino a sedersi accanto al letto. “Giuliano…”
Billy lo scrutò incredulo. “Quando… quel giorno… Io e lui abbiamo discusso. Pensavo davvero che quella per te fosse solo una sbandata che sarebbe passata una volta consumata ma… Non avevo mai visto nessuno così a pezzi. Giuliano restava qua, accanto alla porta e ti osservava aspettando che ti svegliassi. Sua madre mi ha chiesto di tenerlo d’occhio perché aveva paura che si potesse scordare anche le cose più semplici. La sua mente restava sempre qua assieme a te…”
Billy si rigirò nel letto e gli diede la schiena “Perché sei qua?”
“Per tenerti d’occhio”
A quelle parole Billy rise nervoso “Volevi gongolare? Dirmi che ormai non mi era rimasto altro? Perché solo quello avevo, un bel viso… Come posso ormai interessare a Giuliano se sono…”
“Sei proprio un imbecille!” esclamò Marco “Non su quello che hai detto di me perché sì, ammetto di averlo detto! Lo faccio spesso, parlo senza riflettere e Violet non fa che rimproverarmelo! Ma come puoi dire che Giuliano fosse interessato solamente al tuo aspetto? Lo conosci così poco? Ero geloso, perché la nostra amicizia aveva sempre la priorità ma pii sei arrivato tu, con i tuoi maledetti libri e sì, mi sono sentito messo da parte. Ma non perché si è innamorato di te dal primo sguardo… Ma per il legame di amicizia, perché non volevo ammettere la verità… Giuliano con te è diverso, più… sereno…”
Quando Marco notò che Billy stava tremando si preoccupò, si sporse e trasalì vedendo del sangue macchiare il lenzuolo, chiamò a gran voce aiuto ma insistette per restare.
Malgrado provasse disagio volle restare a fissarlo, dei punti avevano ceduto e dovettero suturarlo nuovamente. Marco si chiese perché nessuno si preoccupasse di chiedergli se avesse dolore, ma Billy rimase immobile e non si lasciò scappare neanche un lamento.
Il personale doveva essersi dimenticato che fosse nella stanza perché iniziarono a discutere dell’infezione della lesione dei segni che sarebbero inesorabilmente rimasti. Marco era allibito da come discutessero del volto di Billy come se lui non fosse presente, o come se quel ragazzo fosse una bambola che stavano rattoppando.
Marco rimase seduto, ad osservarlo, in silenzio per molto tempo poi Billy sollevò lo sguardo su di lui “Ti prego non parlarne a Giuliano…”
“Ti scoccia se domani passo di nuovo?”
Billy scosse la testa e chiuse gli occhi.
E Marco mantenne la parola, evitando di farsi vedere da Giuliano passava a trovarlo spesso.
Una volta trovò anche il piccolo Elton, che gli cominciò che stava per essere adottato da una famiglia. Billy lo abbracciò felice ma quando il bambino si allontanò Marco vide la tristezza affiorare negli occhi scuri dell’altro.
“Bill… Non vorrei dire qualcosa di sbagliato ma… Giuliano vorrebbe chiederti di andare a vivere con lui, lo hanno tesserato in una prestigiosa società di nuoto… So che sta ammorbando Azul e Violet su come chiedertelo… A me ovviamente non ha chiesto nulla perché è convinto che ti reputi una distrazione…”
Billy aprì la lattina della bibita che Marco gli aveva portato accorgendosi con rabbia del tremore delle proprie mani. “Tranquillo non ho intenzione di distrarlo ancora a lungo…Quando sarò dimesso andrò a compilare la domanda per arruolarmi…”
La voce di Billy era roca, frammentata.
“Vuoi spezzargli il cuore?” esclamò Marco esterrefatto.
“Starà molto meglio senza di me…”
 
 
 
Billy sbattè le palpebre, era stato certo di avere un piano nella sua mente finché Giuliano non aveva parlato, lasciandolo stordito e scosso, ancora non riusciva a credere che lo supportasse tanto, che credesse veramente in lui. Lo spinse contro il muro e lo baciò, voleva imprimere il suo sapore nella sua mente, far suo ogni respiro e poi dirgli addio.
Come aveva detto a Marco era pronto a partire, a proseguire la strada che gli avevano tracciato davanti.
Giuliano lo aveva guardato con il suo sguardo dorato e lo supplicò di restare e la sua forza di volontà venne meno così si ritrasse.
Marco si sbagliava, non poteva voler farsi carico di un peso tale, non quando la sua vita sembrava volergli dare ogni cosa.
Si era allontanato deciso, sentendo il volto pulsargli dolorosamente.
Ad ogni passo il suolo sembrava diventare più denso e colloso, le sue gambe pesanti finché non si trovò immobile a fissare il cemento sotto i propri piedi.
Voleva andare a casa… La prima casa che avesse mai avuto… Era Giuliano la sua casa.
Così se ne restava immobile aggrappato al suo zaino.
Come poteva essere la sua vita se fosse andato avanti, proseguendo in quella che sembrava essere l’unica direzione possibile per la sua esistenza?
E se non avesse mai più rivisto Giuliano? Due linee divergenti pronte ad allontanarsi.
Più ci pensava più il vuoto sembrava volergli divorare le viscere.
“William aspetta!”
Billy si voltò sentendo il cuore accelerare, Giuliano correva a perdifiato verso di lui e non si fermò ne decelerò. Lo travolse e per poco non lo sbalzò a terra.
Era come se il mondo si forse fermato, congelato in quell’abbraccio.
“Io non ti lascio andare ok? Tutto sarebbe orribile se tu sparissi… Ti amo, ti prego resta con me!”
Billy si aggrappò a Giuliano, quello era il suo punto fermo, il suo centro.
“William vuoi venire vivere con me?”
A quella domanda Billy si strinse ancora di più all’altro, incapace di dar voce ai propri pensieri. Era la domanda che voleva sentire ma non riusciva a parlare o anche a annuire, così lo strinse ancora sperando che il suo silenzio non rovinasse ogni cosa e Giuliano gli scivolasse via tra le dita.
“Comunque ho deciso che resterò qua stretto a te finché non mi dirai di sì!”
“A me sta bene…” sussurrò Billy con un filo di voce.
Giuliano prese il volto di Billy tra le mani e Billy azzerò la distanza tra loro per un lungo e intenso bacio.


 

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Capitolo 8
*** 08. My boyFRIEND ***


 08. My boyFRIEND






 
“NO”
Billy rise quando vide Giuliano mettere il broncio. Così lo baciò lentamente, assaporando ogni istante prima dell’inesorabile distacco.
“Non devi pagarmi ogni singola cosa, posso trovarmi un lavoro e la professoressa Seniga ha detto che può inserirmi in un percorso con una bella borsa di studio presso l’università pubblica… Insomma, posso farcela… Hai già preso fin troppe decisioni folli in pochissimo tempo…”
Come intestargli la casa appena comprata, quella era stata la cosa che più aveva lasciato Billy senza parole. Incapace di decidersi se arrabbiarsi per la decisione impulsiva dell’amato o commuoversi. Ma quando se n’era uscito dicendo che voleva solo assicurarsi che, qualunque cosa accadesse Billy potesse avere qualcosa di davvero suo la commozione aveva preso il sopravvento e l’aveva stretto con tanta di quella forza da mozzargli il fiato.
“Voglio che sia casa tua, per tutto il tempo che la vorrai!”
Ma non voleva che spendesse tutti i suoi soldi, non voleva fare il mantenuto.
Scegliere di restare era stato difficile, l’istinto di fuggire era come una vocina insidiosa che premeva nella sua mente, ma poi guardava Giuliano e la voce spariva.
Giuliano sorrise e le sue adorabili fossette incorniciarono il suo sorriso in modo così adorabile che Billy non riuscì a trattenersi dal trarlo a sé per baciarlo di nuovo, delineandogli con calma la linea della mandibola.
“Piccioncini andiamo! Vorrei davvero vincerla questa gara!”
Udendo la voce di Marco entrambi scoppiarono a ridere.
Era stato strano per Giuliano scoprire delle visite di Marco a Billy in ospedale e di come fossero diventati spontaneamente amici, ma ne era stato felice.
Alla fine, Billy e Marco si erano scoperti sulla stessa linea d’onda per molte cose, soprattutto sul piano sportivo. Dovevano solo iniziare ad ascoltarsi l’un l’altro.
“Andiamo…” esclamò Billy aiutando Giuliano a rialzarsi “Voglio vincere!”
Si avviarono verso il bordo vasca per il riscaldamento e salutarono Violet negli spalti che li esortava. Giuliano rimase fermo sulla porta e osservò Billy a fianco di Azul e Marco. Ridere e scherzare, era come se fosse sempre stato in mezzo ai due ed era bella quella naturalezza, quella postura rilassata. Di quando in quando la spalla di Billy scattava ancora ma la cosa diminuiva sempre più spesso e Giuliano era certo che volesse dire che si sentisse veramente felice, che quei sorrisi fossero sempre più la manifestazione delle sue vere emozioni e non una mera facciata per quello che il mondo volesse da lui. Si stava librando libero verso il suo destino.
 
 
 
Qualche estate dopo…
 
Billy controllò l’ora e ripose il telefono, non riusciva a trattenersi e molleggiava nervosamente la gamba destra.
Era sempre nervoso quando Giuliano tardava, lo spettro della perdita forse avrebbe sempre aleggiato sulla sua testa assieme al senso di abbandono, ormai era qualcosa che si era radicato in profondità dentro di lui. Doveva solo vedere Giuliano, perdersi in un lungo bacio, stringerlo, sentire quel cerchio dorato che connetteva le loro mani e ogni voce nella sua mente si sarebbe zittita, almeno per un po’.
Riprese in mano il libro, NIENTE DI NUOVO SUL FRONTE OCCIDENTALE, leggere romanzi storici lo aiutava focalizzarsi sul presente, il passato lo riportava alla quiete dell’adesso.
Lo aprì sul frontespizio e carezzò le parole vergate dal suo pugno.
 
Al miglior studente di lettere moderne che esista! Ti amo! Juls
 
E poi finalmente l’altoparlante lo annunciò, il volo di Giuliano era atterrato, Billy balzò in piedi impaziente senza guardare e sbattè contro un uomo che camminava davanti a lui.
Si allontanò un attimo stordito, i due si scrutarono un momento.
Era. Un marine, capelli rasati e mascella possente.
Sulla targhetta appariva il nome FRANK CASTLE.
I due si scrutarono guardinghi, Billy diceva di essersi abituato a come gli altri fissassero in modo inopportuno le cicatrici sul suo volto, ma in realtà ancora un po’ lo innervosiva.
Ma poi Giuliano le carezzava, coccolandole con affetto e i brutti pensieri svanivano rapidi come spazzati via dal vento.
Quell’uomo era come un eco di qualcosa che non era stato.
Per un momento Billy si chiese se le loro strade si sarebbero potute incontrare nell’esercito.
Magari avrebbero potuto essere amici…
Magari…
Ma adesso c’era una persona vera ad attenderlo agli arrivi e Billy dopo un sorriso di circostanza e delle scuse veloci si lasciò quel soldato alle spalle, correndo a perdifiato verso il suo futuro.
Il suo cuore correva più veloce dei suoi piedi e non si fermò finché non lo vide con lo sguardo stanco ma esaltato e soddisfatto.
Prima di accorgersene Giuliano gli era saltato con le braccia al collo per baciarlo.
Quando si allontanò prese di tasca un fagotto, lo srotolò e poi glielo mostrò.
Una delle tante medaglie d’oro che aveva vinto.
Billy rise e Giuliano si allungò per mettergliela al collo.
“Che fai?” sogghignò Billy felicemente sorpreso.
“Ti premio per il tuo impegno questa medaglia, come le altre è tua quanto mia!”
“Perché siamo sposati?”
Giuliano sorrise e le fossette attirarono inevitabilmente altri baci.
“Perché ci sei sempre stato”
“Come tu per me” sussurrò Billy stringendolo.
“Sempre e per sempre… Prof…”
“Per ora solo supplente…”
Giuliano gli prese la mano e assieme si avviarono verso l’uscita “Andrai lontano!”
Billy giocherellò con la fede nella mano dell’altro.
“Lo faremo!”


 
 


the END (?)

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