Mai Fidarsi di un Uomo dal Sorriso Perfetto

di Sleepesleep
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Bruschi Risvegli ***
Capitolo 2: *** Riunione di Famiglia ***
Capitolo 3: *** L'Uomo è grigio ***
Capitolo 4: *** Incontri mancati ***
Capitolo 5: *** La sua Voce ***
Capitolo 6: *** Signor Bane ***
Capitolo 7: *** Estasi ***
Capitolo 8: *** Pensieri pesanti ***
Capitolo 9: *** Giorno libero ***
Capitolo 10: *** Desideri alla Luna ***
Capitolo 11: *** Pranzo con il nemico ***
Capitolo 12: *** Solo se mi prometti che mi sognerai ***
Capitolo 13: *** Ti aspetto, fiorellino ***
Capitolo 14: *** Lasciami combattere per te ***
Capitolo 15: *** Buon Umore ***
Capitolo 16: *** Bello per te ***
Capitolo 17: *** Mi Manchi ***
Capitolo 18: *** Il mio Angelo ***
Capitolo 19: *** Il Gusto della Libertà ***
Capitolo 20: *** Lucciola in Barattolo ***
Capitolo 21: *** Fidanzati? ***
Capitolo 22: *** Scoperte Traumatizzanti ***
Capitolo 23: *** Adorabile ***
Capitolo 24: *** Isola Sicura ***
Capitolo 25: *** Dimmi, mio Angelo, mi farai a pezzi? ***
Capitolo 26: *** L' Amore Vinse quel Giorno ***



Capitolo 1
*** Bruschi Risvegli ***


Alexander Lightwood è un coglione, un vero idiota fottuto, in tutti i suoi 25 anni si è sempre vantato di essere quello ragionevole in famiglia, il tipico bravo ragazzo un po’ nerd che preferisce le biblioteche polverose ai pub. Lui è sempre stato così, noioso e vergine, sia di segno sia di fatto o almeno lo era fino al giorno precedente prima che si fottesse da solo…pessimo uso di parole, ma può valere anche in senso pratico in realtà. Ripercorriamo ora gli eventi che lo hanno portato a camminare alle sei del mattino sotto i lampioni accesi della Bolevard con uno sguardo da cane bastonato. Quella mattina si era svegliato a causa dei cerchi alla testa, non era un buon bevitore, non reggeva per nulla l’alcol. Si era rizzato seduto scacciando giù la bile che stava risalendo, a fatica aveva messo a fuoco il luogo in cui si trovava. Quella non somigliava alla sua stanza o a quella di Jace, un gemito di fastidio gli giunse alle orecchie, di scatto si volto a fissare il ragazzo al suo fianco. No, aspetta, ci doveva essere una spiegazione a questo, non poteva averlo fatto con uno sconosciuto, non era da lui. Silenzioso cercò di uscire dal letto, ma appena mise i piedi a contatto con il fretto pavimento una fitta al basso ventre per poco non lo fece ricadere sul letto rumoroso. A quanto pare aveva fatto sesso davvero con uno sconosciuto, ma che gli era saltato in testa? Quanto aveva bevuto la notte prima? Stringendo i denti si alzo e raccolse le sue cose dolorante prima di fiondarsi in bagno. Si rivesti senza osare guardarsi allo specchio, prima di lasciare il bagno si sciacquo la faccia, cercando di rendersi presentabile e fu allora che noto che il suo collo era pieno di marchi rossi, cazzo, provò a coprirli chiudendo il colletto della camicia ma alcuni erano ancora visibili. Sbuffando rinuncio, al momento la sua priorità era uscire da quel posto prima che il suo partner occasionale si svegliasse. Disgustoso, aveva appena avuto la tipica botta e via, aspetta ma è così che gente chiama le storie di una notte vero? Dannazione, basta pensarci. Si diresse veloce nel salotto alla ricerca del capotto, un gatto dal pelo bianco lo fissava dai sottecchi appollaiato sul divano. Alec raccolse il cappotto cercando di non dar fastidio al gatto, l’ultima cosa che gli serviva era che la palla di pelo miagolasse. Uscito dall’appartamento si accorse che il sole stava sorgendo placido, si preannunciava una giornata primaverile delle tinte fredde. Respirò a pieni polmoni cercando di eliminare quella sensazione sgradevole di errore, la sua prima volta l’avrebbe voluta avere con qualcuno che amava, non voleva mica un principe azzurro ma magari qualcuno per cui valeva la pena rischiare tutto. Quel qualcuno non era mai arrivato nella sua vita e lui aveva aspettato, intanto il tempo però era trascorso implacabile. Si era laureato e aveva iniziato a lavorare per la madre, un giorno l’azienda sarebbe stata sua, lui era il successore dell’impero dei Lightwood. Frugo nelle tasche contento di trovare le chiavi del suo appartamento, le giro nella serratura pregando che né Jace né Izzy fossero ancora tornati. E questa volta ebbe fortuna, sua sorella e il suo migliore amico non c’erano, probabilmente entrambi si stavano ancora riprendendo dalla sbronza della sera prima a casa di una delle loro conquiste. Buon per lui. Si diresse in bagno deciso a farsi una doccia lenta e accurato. L’acqua bruciava al contatto con le varie ferite, Alec notò infastidito che aveva molti più morsi di quanto credesse, il caro sconosciuto doveva amar molto mordere…aspetta forse era un cannibale? No, anche se aveva visto un documentario…no….non poteva essere, doveva tenere a bada la sua immaginazione. Si avvolse nell’accappatoio diretto verso la sua camera ma fu bloccato da una voce femminile acuta. << Alec sono tornata >> trillò la sorella apparendo in corridoio. Alec sorrise teso cercando di coprirsi il più possibile, ci mancava solo dover spiegare a Isabel perché avesse dei succhiotti. La ragazza però lo superò senza neppure guardarlo trillando ancora << La testa mi sta scoppiando, abbiamo un’aspirina? >>. Lui rispose sincero << Penso sia nell’armadietto dei medicinali >>. Lei annuì brevemente con la testa prima di sparire dentro la sua stanza. Lui veloce entro nella sua, per questa volta era salvo, doveva ringraziare la sua buona stella e il fatto che izzy avesse ancora i postumi della serata precedente in caso contrario era certo che l’avrebbe capito. Doveva assolutamente fare qualcosa per quei segni e per il dolore ai fianchi prima del pranzo in famiglia….
 
La brezza del mattino fece capolino dalle finestre scompigliando i capelli del giovane, Magnus tese la mano alla ricerca del calore del giovane corpo ma infastidito notò che se n’era andato. Lentamente si mise in piedi, indosso la sua vestaglia e attraverso il salotto notando il suo adorato gatto leccarsi le zampe annoiato. Giunse in cucina dove attivo la macchina del caffè asserendo << Mio caro fiorellino non è carino andarsene senza salutare >>….

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Capitolo 2
*** Riunione di Famiglia ***


Il moro si osservò attento nel piccolo specchio, con un po' di furbizia era riuscito a nascondere i segni, era bastato indossare un maglione leggero a collo alto, ovviamente nero, ad Alec i colori non facevano impazzire. Isabel apparve nel riflesso accanto a lui e osservò mettendosi a posto i capelli << Perché non hai indossato la maglia che ti ho regalato? >>. Alec rispose cercando di sembrare il più naturale possibile << Nessun motivo, solo preferivo questa, sento ancora un po’ freddo >>. La sorella lo squadro dubbiosa e poi fece le spallucce urlando << JACE >>. Il biondo spunto dal corridoio sbadigliando, anche con le occhiaie visibili era luminoso come sempre, lo invidiava per questo, Jace era attraente anche con un sacco di spazzatura addosso. << Eccomi, pronti per la famiglia? >> chiese divertito il suo migliore amico. Alec si morse l’interno guancia nervoso mentre Isabel schietta asserì << Mai >>. I tre ormai pronti o almeno in apparenza, si diressero verso la lugubre villa fuori città dei Lightwood dove si teneva la mensile riunione in famiglia, l’unica volta in cui i loro due genitori Maryce e Robert accettavano di stare nella medesima stanza in maniera pacifica….

Magnus sfogliava svogliato il catalogo, doveva rifare l’interno del suo nightclub dato che l’apertura era vicina, ma era a corto di buone idee. << Intendi continuare a rimanere crucciato ancora per molto >> lo rimprovero infastidito Raphael. L’asiatico roteò gli occhi affermando << Voi latini è il vostro sangue caldo >>. Santiago incrocio le braccia offeso ma non ribatte nulla, il che era indice o che era di buon umore o che il Nightclub non era al momento uno dei suoi irrisolvibili problemi. << Hai già assunto del personale? >> chiese Bane sbadigliando. Raphael scosse leggermente la chioma scura perfettamente pettinata << Non ancora, ci penserò la settimana entrante >>. Il campanello li distrasse, Magnus chiuse il catalogo e lo lasciò nel tavolino << Va bene, fai come vuoi, mi fido del tuo giudizio >>. Ed era vero, lavoravano insieme da ormai nove anni, Raphael era il miglior capo manager che potesse avere, preciso e puntiglioso quasi fino all’esasperazione. Catarina apparve con un vassoio di qualcosa di profumato << Congratulazioni per la quasi apertura del tuo decimo Nightclub, ormai Il Purgatorio è un marchio >>. Il moro si avvicinò al vassoio affamato mentre lo spagnolo disse schietto << Stavamo lavorando in realtà, Catarina >>. La donna ridacchio per nulla colpita dal commento acido << Dai un po’ di tregua al nostro adorato Signor Bane >>. Magnus sorrise di rimando addentando una delle tante paste. << Ieri la festa d’annuncio era fantastica, ottimo lavoro ad entrambi >> si congratulò Catarina accomodandosi nei divanetti. << A proposito, di ieri ero con te a bere giusto prima di allontanarmi? >> chiese Magnus focalizzando la sua attenzione su di lei. La donna annuì leggermente ricordando << Vorrai dire prima di adocchiare quell’Adone di moro dagli occhi azzurri e trascinarmi alla sua rincorsa >>. Lui concentrato chiese ancora << Era con altre persone vero, ricordi i loro nomi? >>. Lei sembrò riflettere ma affranta rispose << No, non ho prestato attenzione. Che ti servono? >>. Magnus ammise irritato << L’Adone non mi ha dato il suo numero, non so neppure il suo nome completo, so solo che il suo soprannome è Alec >>. Raphael lo schernì compiaciuto << Non dirmi che è scappato prima che ti svegliassi? Mi sa che hai incontrato un bel faccino crudele >>. L’amico lo fulminò con lo sguardo ribattendo << Non credo sia così, ieri sembrava un cucciolo inesperto >>. Catarina inclinò la testa curiosa << Allora ti è piaciuto, immagino, se ti dai tanta pena per ricordare con chi era >>. Magnus si limitò ad affermare << Era dolce, sapeva di buono >>. Raphael rise buttando indietro la testa << Chi avrebbe mai immaginato che avrei assistito a questo lato di te >>. Catarina gli diede man forte << Qualcuno ha attirato l’attenzione del perennemente apatico Signor Bane, voglio proprio conoscere questo caro Alec >>. Magnus alzò gli occhi al cielo, non avrebbe dovuto parlare con loro di Alec, non era neppure certo del perché non riuscisse a lasciar andare il ricordo di quel ragazzo, forse era stato il suo sorriso gentili o gli occhi ingenui, non ne era certo, solo che Alec gli era sembrato così puro e buono, qualcosa di colorato sul grigio sfondo. << Posso tentare di rintracciarlo >> disse Raphael pragmatico e aggiunse << Se metterà piede in uno dei nostri Night, farò in modo che tu lo sappia >>. Magnus alzò un sopracciglio dubbioso, certe volte il suo amico latino sembrava davvero spaventoso, non che gli importasse in quel caso, infondo quegli sforzi venivano fatti per una buona causa, risentire i gemiti di piacere del suo bel fiorellino….

Alec osservò teso la sala gremita di persone, Isabel al suo fianco sussurro << Secondo voi siamo ancora in tempo per scappare? >>. Jace sorrise forzato indicando con gli occhi Maryce avvicinarsi << Troppo tardi >>. La madre li accolse cortese << Ecco i miei adorati figli >> e aggiunse educata << Benvenuto anche a te, Jace, credo che tua nonna Imogene ti stesse cercando da qualche parte >>. Il biondo annuì prima di dileguarsi ad affrontare la sua famiglia mentre i fratelli Ligthwood seguirono la matriarca come ombre silenti. Passarono almeno una ventina di minuti a salutare parenti che non ricordavano neppure di avere o persone dalla dubbia parentela, le solite cortesie per gli ospiti. Alec aveva intravisto suo padre velocemente, l’uomo stava discutendo con un tizio più ansiano, non era certo di chi fosse, ma era certo che si era posizionato più lontano possibile dalla moglie. Maryce poi li fece riunire agli Herondale, finalmente rividero Jace che stava dritto accanto alla nonna che asserì notandoli << Maryce, cara, che bello poterti finalmente incrociare >>. Loro madre rispose al saluto in maniera cortese << Il piacere è tutto mio, Imogene >>. La più anziana riprese facendo segno ad un cameriere di venire verso di loro << So che hai vinto una causa importate, dobbiamo brindare allora cara >>. Maryce acconsentì prendendo un calice << Pura fortuna, Imogene, era un caso complesso >>. La Signora Herondale annuì comprensiva << Non essere così modesta, infondo lo studio Lightwood è uno dei più rinomati del paese grazie all’impegno della vostra famiglia >> e aggiunse poggiando lo sguardo su Alec << Anche tuo figlio sono sicura che sarà un avvocato con i fiocchi come i genitori >>. Maryce rispose secca sorseggiando << Abbiamo la legge nel sangue, immagino >> e aggiunse pacata << Come voi, il commercio di mobili >>. Imogene si illuminò ammettendo << A proposito so che il tuo cliente è il proprietario dei vari Night in centro? >>. La mora annuì tesa << Esatto, il Signor Bane >>. << Conosco la famiglia, così sfortunati, pensavo che avessero perso tutto >> spiego placida la donna anziana e aggiunse << Se avessero bisogno di forniture faresti il mio nome cara? >>. Maryce annuì composta. Jace annoiato trattenne a stento uno sbadiglio. Isabel dal canto suo stava svuotando il secondo bicchiere di champagne, era esasperante ascoltare quelle due vecchie oche starnazzare. Alec anche aveva smesso di prestare attenzione dopo il primo scambio di battute, il dolore alla schiena stava diventando insopportabile, doveva assolutamente riuscire a scappare da sua madre e andare a ingurgitare una delle sue pillole miracolose contro ogni dolore, peccato perché se avesse prestato un po’ più di attenzione gli avvenimenti successivi non lo avrebbero preso in pieno, non che sarebbe cambiato molto ma almeno sarebbe stato meglio che guidare un tir con i freni rotti senza airbag. Come però avevo già anticipato, Alec era un idiota fottuto e sfortunato…..

 

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Capitolo 3
*** L'Uomo è grigio ***


Maryce porse i documenti professionale << Signor Bane dovrebbe firmare anche questi >>. Magnus posò lo sguardo gelido su di lei e disse con tono distaccato << Sono gli ultimi? >>. La donna annuì e riprese << Dopo queste formalità, il terreno sarà suo >>. Lui fece un mezzo sorriso di circostanza mentre lei aggiunse << Costruirà un altro locale? >>. Bane alzò un sopracciglio infastidito << Non saprei, deciderò cosa farne in seguito >>. La donna annuì composta, nonostante la differenza di età, quel giovane la metteva sulle spine. << Al momento sto preparando per l'apertura di un locale, solo l'arredamento ancora non mi aggrada >> aggiunse schietto Magnus. << Se posso le consiglio le HerondaleForniture, ho preso da loro la tappezzeria dell'ufficio >> spiego lei facendo ruotare gli occhi sulle pareti della stanza elegante. Lui socchiuse gli occhi felini, non amava quella forma di adorazione diretta alla manipolazione ma era a corto di idee, forse per una volta poteva anche evitare di essere acido e mantenersi educato << Mi sembra un buon consiglio, vedrò di organizzare un appuntamento per vedere il loro catalogo >>. Maryce si rilassò e osservo i tratti orientali incerta, c'era una qualche nota di gentilezza sottostante quella mattina nel comportamento dell'uomo, il che non era certo tipica del Bane, negli anni le persone che aveva lavorato per lui avevano usato molti epiteti ma gentile o pacato non erano tra questi. << Inoltre vorrei un nuovo appuntamento con voi, devo acquistare una casa in centro, ma sono sorti dei problemi >> asseri lui riporgendogli i fogli. Maryce si illuminò e asseri cercando di mantenersi formale << Ma certamente, il civile è il mio pane quotidiano >>. Magnus la fisso placido << La prossima settimana ha un posto per me? >>. Lei raccolse l'agenda e nervosa fisso il calendario << Venerdì? >>. Lui fece un segno di assenso con la mano, felino si rialzo e saluto << A presto allora, Avvocato >>.....

Alec diede un leggero colpetto alla fotocopiatrice esasperato, una voce gentile chiese << Si è rotta ancora? >>. Lui annuì alzando le spalle. Lydia sbuffo al suo fianco asserendo << Dannazione, ma il tecnico non era venuto la settimana scorsa? >>. Lui rispose spiegando << Si, ma ogni volta si rompe un pezzo diverso >>. Lydia incrociò le braccia al petto facendo risaltare la scollatura << Dovresti chiedere a tua madre di sostituirla >>. Alexander gli lanciò un’occhiata eloquente, lo aveva già fatto almeno tre volte solo quella settimana ma Maryce rimandava sempre. << Vado nella cartoleria all’angolo, vuoi che faccia anche le tue fotocopie? >> chiese lui raccogliendo i fogli nella cartelletta. Lei glielo porse sorridendo entusiasta << Sei un tesoro, Alec >>. Il ragazzo rispose al sorriso gelido prima di prendere anche la sua cartelletta e chiese << Mia madre ha finito il meeting con quel grosso cliente? >>. Lei scosse la testa ammettendo << La sto aspettando anche io, devo farle firmare qualche documento. >> e aggiunse pacata << Sei cuoi appena la vedo gli riferisco che la cercavi >>. Alec le regalo un sorriso di ringraziamento prima di uscire dallo studio. Bizzarra la vita non trovate? Se Alec si fosse fermato a parlare qualche altro minuto con Lydia o se la fotocopiatrice non si fosse rotta giusto quella mattina, la nostra storia si sarebbe conclusa molto prima con il loro incontro. Alexander però lasciò lo studio giusto qualche minuto prima che Magnus uscisse elegante dall’ufficio, la loro prima occasione mancata ma non l’ultima….

Alec si massaggio gli occhi arrossati, riposo lo sguardo sulle carte disperse ordinato sul tavolo della cucina. Non aveva ancora finito le ultime revisioni per sua madre, aveva il terrore che quel cumulo di fogli potesse inghiottirlo o ucciderlo. Qualcuno era mai morto soffocato da una pila di carte? Un nervoso Jace apparve distraendolo << Il nodo >>. Alec inclinò la testa mentre il biondo spiegava << Deve essere perfetto, Alec, devo incontrare un cliente importante, Imogene ha detto che è un aristocratico o qualcosa di simile >>. Il moro fece un sorriso sornione, era la prima volta che lo vede così teso, sua nonna era l'unica donna a tenere in riga Jace. Diede un leggero schiaffo alla mano dell'amico << Faccio io, tu sei impedito >>. Il biondo annuì piano asserendo << Non credo di essere pronto, nonna, vuole che mi occupi io della vendita ma se poi mando tutto a puttane? Non voglio essere la ragione della rovina dell'azienda di famiglia, sai quanto è importante quel luogo per Imogene, morirà di crepacuore se dovesse fallire >>. Il moro gli strinse il nodo quasi rischiando di farlo soffocare << Secondo me sei il più adatto, infondo sei lo stesso stronzo che quando fu beccato a vendere Marijuana riuscì a convincere la preside che era un progetto scolastico atto a mostrare come si sviluppano gli imperi della droga adattati al piccolo ecosistema della scuola >>. Jace ribatte ridacchiando << Intanto la Preside fu così compiaciuta che mi premio per il mio pensiero controcorrente e mi alzò la media totale >>. Alec gli fece l’occhiolino << Non dovresti essere tu quello terrorizzato ma il caro cliente >>. Il biondo annuì arrogante…

 

Magnus sbadiglio annoiato mentre con una mano accarezzava placido il gatto sul suo grembo. << Secondo te sto invecchiando? >> chiese al felino che faceva le fusa beato. << Ultimamente mi sembra di essermi ammorbidito, di essere quasi gentile. L’età deve avermi reso incline a stupidi sentimentalismi >> continuò incerto rivolgendosi sempre al suo interlocutore assente. Un miagolio sembrò obbiettare a quelle parole. << Hai ragione, forse l’età non c’entra nulla. Forse sto solo cercando disperatamente di vedere quei colori che mi ha promesso fiorellino >>. Gli occhi socchiusi rievocarono l’immagine del suo angelo caduto, le iridi azzurre bruciavano vive risucchiando la logica comune mentre le labbra rose socchiuse sussurravano parole proibite. Era tutta colpa di quel ragazzo, Raphael aveva ragione Alec gli aveva fottuto la testa, lui e le sue dannate parole. ‘Per me il grigio rappresenta l’umanità, un colore che nessuno considera nella tavolozza; eppure, eccolo che senza richiesta appare nella tela fastidioso. Non importa di quale colore ti nutrirai, allo specchio la tua figura sarà sempre grigia, insoddisfacente. L’uomo è grigio’. 

 

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Capitolo 4
*** Incontri mancati ***


Jace ingoio a vuoto mentre teso porgeva a quello che aveva capito fosse il Signor Bane il loro catalogo, l’uomo che dire fosse imperscrutabile sarebbe minimizzare gli aveva a malapena parlato. << Ascolti, Signor Herondale, non mi piacciono i ritardi o gli errori, averne non sarà piacevole per nessuno dei due >> disse Magnus rompendo finalmente il silenzio e aggiunse << Ha compreso? >>. Jace annuì ansioso, facendosi più piccolo sulla sedia. La porta dell’ufficio si aprì facendo apparire una delle donne più attraenti che Jace avesse mai visto, la nuova venuta sorrise << Salve >>. Magnus alzò lo sguardo su di lei presentandola << Clary Fairchild, la mia designer, lavorerà con lei >> e aggiunse porgendole il catalogo << Predi quello che più ti aggrada, pasticcino >>. La rossa seria rispose << Fidati di me, zio, il locale sarà perfetto per l’inaugurazione >>. L’asiatico si alzò agile asserendo << Bene, Signor Herondale, Imogene mi ha convinta ad affidarmi a voi con la promessa che avrei avuto solo il meglio, sperò sia così >>. << Sarà così, Signor Bane, noi siamo gli Herondale, siamo sempre una sicurezza >> rispose il biondo sorridendo superbo. Per un attimo a Magnus parve di aver già visto quella spavalderia da qualche parte, forse si erano già incontrati? Beh, infondo incontrava molta gente ovunque << Vi lasciò lavorare, se avete bisogno di qualcosa vi prego di chiedere a Raphael >>. Dopo averlo detto lasciò la sala riunioni senza attendere altro, Jace non era certo se l’incontro fosse andato bene o meno. Infondo aveva passato i primi dieci minuti da solo in quella sala ad attendere il fantomatico Signor Bane, e quando finalmente l’uomo era arrivato aveva preteso subito il catalogo per poi rimanere a fissarlo in completo silenzio. Sperò sul serio di non aver mandato tutto a puttane. Magnus uscì di fretta dalla sala dirigendosi verso il suo ufficio, aveva un mal di testa terrificante da qualche ora che non gli dava tregua. Frugo nel cassetto alla ricerca di qualche tipo di pillola magica, trovò il flacone e ne prese due esasperato. Dannazione, aveva bisogno di una bella dormita, oggi si sentiva davvero uno straccio, a malapena aveva interagito con quel tizio per i mobili. Quel mal di testa gli stava rendendo difficile concentrarsi, in un altro stato forse avrebbe riconosciuto quel biondo fastidioso come il suo biglietto per Alec ma come ben sappiamo sono più le occasioni sprecate che quelle colte in amore….

Maryce busso leggermente alla porta facendo capolino nell’ufficio del figlio << Come va con le carte? >>. Alec ammise sincero << Bene, le ho finito ieri, come vedi sono efficiente >>. La donna si sedette composta affermando << Mai messo in dubbio, per questo sono qui, pensavo che sarebbe ora che tu iniziassi a vedere della vera azione >>. Il figlio ridacchio chiedendo << Gli avvocati entrano in azione? >>. La donna inclinò la testa offesa << Disse l’avvocato >> e aggiunse pacata << Ho un caso  di una donna molto interessante, la vedrò questo venerdì in tarda mattinata, vuoi assistere? >>. Alec annuì irrigidendosi. << Bene, saremo una squadra infallibile, tu ed io >> riprese lei contenta. << A proposito mamma, complimenti per il nuovo incarico >> disse Alec facendole l’occhiolino. La donna chiese curiosa << Lo sa tutto l’ufficio vero? >>. Lui annuì svelando << Lydia ha detto a tutti che eri riuscita a farti affidare un’altra causa da quel famoso cliente, tutti si chiedono come tu abbia fatto >>. Maryce rivelo sincera << Non lo so neppure io, quel tipo mi dà i brividi, non capisco mai cosa pensa il Signor Bane >>. Alec la incoraggio << Sono certo che ti apprezza se ti ha riscelto come suo avvocato >>. Lei annuì poco convinta << Sarà come dici tu >> e riprese << Sai se tua sorella si degnerà di farsi vedere questo sabato a pranzo? >>. Il figlio gli regalo un sorriso incerto << Non so mamma, sai Isabel sta finendo un progetto, è molto impegnata >>. La donna sussurro infastidita << Lo è sempre >>….

Jace posò i popcorn sul tavolo riprendo << Dovevate vedere quel tizio, si credeva a capo del mondo, un merdoso figlio di papà >>. Alec ridacchio sgranocchiando un paio di chicchi bianchi. << Se lo può permettere, quel tizio possiede mezza città >> asserì civettuola Isabel e aggiunse << Quindi l’incontro è stato un disastro? >>. Il biondo furbo racconto << Lo è stato finché non è arrivata Clary >>. Il moro chiese curioso << E chi sarebbe questa Clary? >>. Lui rispose serio << Una delle donne più belle che io abbia mai visto, sai una per cui potrei perdere la testa. E per mia fortuna lavorerò con lei, è la designer dello stronzo >> e ammise modesto << è carina e anche intelligente. E sono certo di aver fatto colpo, dovevate vedere come mi fissava mentre parlavamo, infondo nessuno riesce a dire di no a questo ben di dio >>. << Ammiro davvero la tua modestia >> lo riprese Isabel e aggiunse divertita << Spero che questa Clary ti dia un calcio alle palle, sai ti servirebbe per farti tornare alla realtà >>. Lui sbuffo asserendo << Sei solo gelosa, perché l’amore ha bussato alla mia porta e non alla tua >>. Isabel roteò gli occhi acida << Così mi fai sembrare una vecchia zitella >>. L’amico la tranquillizzo << Quello è il ruolo del nostro Alec >>. Il povero giovane preso in ballo ridacchio per nulla offeso. La sorella inclinò la testa fissando il moro << Lo senti quanto è stronzo il tuo migliore amico? >>. << Dico solo la verità >> ribatte Jace. << Lascialo perdere Izzy, è solo Jace >> si intromise Alec divertito. << Dovrebbe essere un insulto o cosa? >> chiese il biondo mettendo su una finta espressione sconvolta e aggiunse compiaciuto << Intanto non sono io quello ancora vergine in casa >>. Alec per poco non si strozzo con un chicco di mais, nervoso rise ancora. In realtà non lo era più neanche lui ma opto per sviare, non poteva certo comunicare così a sua sorella e a quell’idiota del suo migliore amico di avere avuto una botta e via con uno sconosciuto di cui non sapeva neppure il nome, era imbarazzante e non da lui. Forse poteva evitare di dirglielo, sarebbe stato un segreto da portare nella tomba, infondo quante probabilità c’erano di rivedere quell’uomo? Molte più alte di quanto immaginasse…

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Capitolo 5
*** La sua Voce ***


Alec comprese forse troppo tardi che la vita sapeva sempre come fotterti se lo desiderava. Quella mattina si era preparato l'intero materiale per l'incontro con la Signora Gordwenn, il suo primo caso in collaborazione con sua madre, aveva considerato ogni possibilità e minima discrepanza esistente, lui era un Lightwood, non gli era concesso fallire. Si osservò compiaciuto allo specchio dell'ascensore, sua sorella aveva ragione il blu era davvero il suo colore, si sistemò meglio la cravatta e strinse a sé il plico di documenti. Un leggero bip lo avviso dell'arrivo al piano, con passo fermo si diresse verso la sala riunione, sua madre ormai doveva aver terminato l'incontro con il cliente precedente o almeno lo sperò, voleva poterle parlare prima di incontrare Gordween. Con cautela sbirciò dalle pareti a vetro smerigliato notando, le tre figure alzate con alta probabilità a fare gli ultimi formali saluti prima di uscire. Infatti, la porta si aprì permettendogli di avere una visuale sulla scena, sua madre sorrideva professionale stringendo la mano ad un uomo dai capelli scuri raccolti all'indietro, il volto dai tratti orientali si illuminò nella sua mente, cazzo, no, CAZZO. Alec si guardò intorno in preda al nervosismo, che ci faceva lì la sua botta e via? Veloce si intrufolò nella prima porta aperta, aspetta, perché si stava nascondendo? Non c'era nulla di cui vergognarsi, era stata una scopata consensuale tra adulti. Si raddrizzò, prese un profondo respiro pronto a riaprire la porta appena chiusa e uscire ad affrontare in maniera matura quell'uomo. << Avvocato attendo la sua chiamata allora >> disse una voce profonda familiare da dietro la porta, era la sua voce. Il suo corpo si irrigidì in maniera quasi dolorosa, forse per una volta poteva evitare di essere quello maturo della situazione. << Perfetto, la contatterò sicuramente >> si premurò di avvisare sua madre. Alec attese ancora qualche minuto e quando fu certo che quell'uomo non fosse più nei paraggi, uscì dalla stanza in allerta. Sua madre si voltò di scatto sentendo il rumore e confusa chiese << Avevi una riunione? >>. Era sola, l'ascensore attivo segnava la discesa, Lui se n'era andato. << No, ti stavo aspettando compilando qualche scartoffia >>. La donna sembrò accontentarsi di tale risposta e gli fece segnò di entrare nella sala più grande << Rivediamo il caso prima che venga Gordween >>....

Ultimamente il suo corpo continuava a deluderlo, il mal di testa persistente delle ultime settimane non voleva attenuarsi, conosceva bene la causa di base, quella stronza della sua ex moglie, quella donna anche lontana era in grado di farlo stare male. Infastidito osservò le ante dell'ascensore color platino << Secondo te riuscirà a farmi riavere la casa? >>. Raphael al suo fianco ribatte placido << Non saprei, ha già fatto un ottimo lavoro per noi con il terreno, ma è ancora troppo presto per esprimermi >>. << Il marito è un penalista se non mi sbaglio? >> chiese dubbioso Magnus voltandosi a fissare l'amico al fianco. L'altro ragazzo fece un leggero segno del capo << Ha lo studio al piano di sopra >> e aggiunse serio << Vuoi che cerchi informazioni su di lei? >>. << Se decido di affidarle il caso, devo essere certo che non finisca come l'ultima volta >> ammise esitante Bane. Raphael si limitò a rispondere << Sembra sensato, è la prima volta che fai qualcosa di pienamente ragionevole, congratulazioni ora hai superato la fase da babbeo, finalmente dopo anni sono riuscito a farti entrare un po' di buon senso in quella zucca vuota >>. Magnus ridacchio mentre le porte dell'ascensore si aprirono riportandolo all'ingresso accogliente....

Isabel mise su un buffo broncio. Alec la prego pacato << Mamma vuole davvero vederti, per una volta non puoi liberarti per pranzo, ti prego. Sembrava sinceramente triste >>. Izzy strinse i denti sussurrando << Davvero? La stronza ora ha i sensi di colpa >>. Il fratello le regalo un mezzo sorrise triste << Sai com'è fatta, certe volte dice cosa che non dovrebbe >>. La mora furiosa asserì << E questo dovrebbe giustificarla? Dovrebbe giustificare i suoi commenti acidi gratuiti? Quante volte ha minimizzato i miei successi? Quante volte non ha fatto altro che rinfacciarmi i fallimenti? Non dico che io sia sempre stata una buona figlia ma lei non è neppure mai stata una brava madre >>. Gli occhi azzurri si incupirono stanchi << Le madri non capiscono mai che le loro azioni o parole sono la causa della maggior parte dei traumi dei loro figli >>. Izzy sbuffo << Se lo sai anche tu, perché ne stiamo parlando? >>. Alexander la riprese << Dobbiamo farlo e poi la rabbia ti fa venire le rughe >> e aggiunse << Sabato a pranzo, da BlueRiver, ti raccomando non fare tardi >>. Isabel gli regalo un terzo dito offesa e uscì dalla stanza insultando con vari epiteti che forse è meglio evitare di ripetere. Alexander la lasciò sfogarsi, conosceva sua sorella abbastanza da saper riconoscere quando era meglio non insistere e poi sapeva che Sabato si sarebbe presentata all'appuntamento con loro madre, aveva colto quel consenso silenzioso nascosto tra le varie imprecazioni. Al momento la questione più preoccupante e urgente era quel dannato formicolio che sin da quella mattina lo rendeva estremamente recettivo, pronto a scattare ad ogni minimo suono o rumore. Gli era bastato soltanto ascoltare quella voce, quella cadenza nascosta tra parole di cortesia per rievocare quella notte, il profumo di sandalo e muschio, il tocco possessivo ma delicato e il sapore di quelle labbra calde sopra la pelle. Non poteva ridursi così solo a causa di uno sconosciuto, era stato un errore, un piacevole errore ma da non ripetere. Stirò le braccia in avanti cercando di far rilassare il suo corpo e ricaccio ancora una volta in un luogo nascosto del suo cervello quelle immagini, non si sarebbe comportato come una di quelle ragazze disperate che si innamoravano del tizio con cui avevano perso la verginità per caso, non era in un film d'amore di basso costo. Lui era Alexander Gideon Lightwood, avvocato laureato con il massimo da Yale e praticante in uno degli studi più prestigiosi di New York. Quell'uomo invece era solo uno sconosciuto senza nome incontrato per caso in un bar, nient'altro che una notte di buon sesso. Ecco così suonava bene....

 

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Capitolo 6
*** Signor Bane ***


Magnus si abbandonò all’indietro lasciando andare un sospirò profondo, la mattinata non era neppure a metà; eppure, era già stanco a causa dei giorni insonni. L’interfono lo scosse costringendolo a rispondere irritato << Che c’è Simon? >>. Il suo segretario con voce tremolante lo avvisò << Capo c’è una chiamata dalla sua ex moglie, cosa devo fare? >>. Magnus fece una smorfia, non aveva le forze per affrontare Camille, non ora << Dille che sono in riunione >>. Simon riprese nervoso << Dice che è urgente, riguarda la compravendita della casa in centro, vuole sapere quale avvocato la rappresenterà? >>. Strinse i denti << Mandami Raphael e chiudi la chiamata, non sono interessato a parlare con la stronza >>. Simon non ebbe modo di dir nulla che Magnus mise giù la cornetta, il suo corpo era attraversato da fitte di irritazione e puro odio, come aveva fatto quella donna a sapere le sue intenzioni? Raphael entrò nell’ufficio confuso << Che succede? Cosa c’è di così urgente? >>. Magnus gli rivelò << Camille sa che intendo cambiare avvocato per la causa, vorrei sapere chi l’ha avvisata? >>. Il volto dai tratti asiatici era contratto in una maschera di ira, entrambi detestavano quando c’erano fughe di notizie, lo spagnolo affermò veloce << Vedrò di capire come lo ha saputo >>. L’altro uomo si limitò ad asserire << Evitiamo di ripetere il medesimo errore >> e aggiunse duro << Le informazioni sull’Avvocatessa le hai? >>. Raphael scosse leggermente la testa ma si premurò di informarlo << Le avrai entrò domani mattina, non di più >>.

Alec percepiva i campanelli di allarme e di pericolo risuonare rumorosi per tutta la sua pelle, quella era una sensazione familiare che lo avvolgeva quando le due donne si incontravano, infondo a lui toccava l’ingrato compito di mediare tra la madre conservatrice e la ribelle sorella. Pessimo ruolo a cui però era abituato, lui era il fratello maggiore,  quello a cui toccavano sempre i compiti più ingrati. Isabel fissava infastidita la madre che invece sembrava ignorare le occhiate che la figlia gli lanciava degustando la sua carne al sangue con molto piacere quasi godesse nel vedere la figlia così furiosa e forse era davvero così ma Alec preferiva non pensarci. << Affiancherò mamma in un caso >> disse provando a rompere quella tensione affilata. Isabel sorrise fiera rilassandosi << Era ora >>. Anche sua madre per una volta concordo << Tuo fratello ha un ottimo potenziale che sa sfruttare >>. Eccola la prima frecciatina sottile, Alec fece scorrere lo sguardo dolce sul volto della sorella che per fortuna decise di esternare il suo disappunto roteando gli occhi ma non dicendo nulla. << Il cliente inoltre è una persona di spicco; quindi, è un ottimo caso per farsi un nome >> riprese sua madre tessendo le sue lodi. Alec si strozzo sentendo quelle parole, non gli piaceva avere tutta quella attenzione focalizzata su di sé, tossi un paio di volte prima di rispondere << Immagino sia così >>. Isabel sembrò illuminarsi e chiese curiosa << è il Signor Bane? Il proprietario di tutti quei night in centro? So che il tuo studio lo rappresenta >>. Alec scosse leggermente la testa, non sapeva di chi sua sorella parlasse, non era mai stato molto interessato alla moda o ai pettegolezzi, ma forse avrebbe dovuto iniziare ad informarsi dato che era il cliente tanto chiacchierato, ieri aveva colto una conversazione tra Lydia e Alan riguardo a quanto l’uomo fosse influente e importante. << No >> confermo sua madre tranquilla e aggiunse << Anche se l’ho incontrato la medesima mattina della nostra riunione con la cliente, era giusto il meeting precedente >>. Alec percepì un brivido freddo a quelle parole, il volto delicato adornato dagli occhi verde-dorati si fece spazio tra i suoi pensieri, non poteva essere lui? Giusto? Non poteva essere così sfortunato da aver avuto una scopata con il cliente più importante di sua madre, giusto? Stirò un sorriso di scuse asserendo << Vado un attimo in bagno >> non aspetto alcuna risposta prima di dirigersi con passo fermo e veloce verso la sua destinazione, chiuse la porta alle sue spalle e raccolse il telefono. Le mani sudate e tremanti digitarono a fatica ‘Signor Bane’ è il volto dello sconosciuto si visualizzò nello schermo, a quanto pare Alec era davvero fottuto in tutti sensi. Esasperato si morse il labbro inferiore e prego di non doverlo mai incontrare, forse poteva ancora evitare di affrontare quello sguardo malizioso….vana speranza….

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Capitolo 7
*** Estasi ***


Magnus odiava le sorprese soprattutto quelle che arrivavano di prima mattina accompagnate dal caffè amaro, certo quello non era il caso, anzi quella volta fu una delle poche in cui una sorpresa inattesa addolcì la sua mattinata. Era accomodato pigramente su una delle sedie dal gusto dubbio nella sua cucina, in attesa che la sua vecchia macchinetta del caffè si degnasse di finire la preparazione della miracolosa bevanda. << Sei sveglio >> asserì la voce piatta di Raphael. L’altro uomo alzò con disappunto gli occhi dal suo tablet, come osava quell’idiota rovinare la sua routine mattutina? Maledetto sia il giorno in cui gli era sembrato sensato dare una copia delle sue chiavi a quel bastardo. << Ho una sorpresa per te >> riprese l’ispanico regalandogli un sorriso fin troppo splendete per i gusti di Magnus. Il moro arpionò curioso la piccola cartelletta e inizio a leggere i fogli dubbioso. Raphael gli indicò un paragrafo << Questa è la parte interessante >>. Non capiva quale fosse il problema, Maryce aveva due figli, uno dei quali il più grande lavorava per il suo studio, un certo Alexander Gideon Lightwood…Aspetta che Alec non è il diminutivo di Alexander? Raphael tirò fuori la foto di quel ragazzo << Ti presento Alexander Lightwood >> e aggiunse divertito << Non è il tuo caro Alec? >>. Magnus non recepì nessuna delle parole a lui rivolte, le sue mani disegnarono i contorni di quel volto accarezzando la foto, dannazione quel ragazzo lo aveva attratto a sé sin dal primo sguardo, quegli occhi azzurri così limpidi lo avevano stregato non appena si erano posati su di lui. Come poteva uno sconosciuto avere un tale potere su di lui? Forse il fatto che quel ragazzo rincarnava il suo tipo ideale non aiutava, occhi azzurri e capelli scuri, un abbinamento perfetto. << Alexander >> sussurrò debolmente sovrappensiero e aggiunse piano << Mi piace come suona >>…

Alec non era certo messo meglio, anche lui cercava di rimettere insieme la marea di informazioni che era riuscito a trovare in internet sul caro Signor Bane, lo scapolo più ambito di Manhattan, quell’uomo aveva un impero, era uno di quei Clienti, quelli super vip. Sua madre li definiva gli aristocratici, quelli da trattare con i guanti di velluto, peccato che Alec aveva avuto la brillante idea di scoparselo il suo cliente vip. Osservò per la millesima volta il foglio di word ancora bianco immacolato, doveva muoversi a scrivere quella relazione. Distrattamente spostò lo sguardo sull’orologio che segnava 12:50, dieci minuti lo separavano dalla pausa pranzo, aveva davvero bisogno di introdurre qualcosa nel suo stomaco, il cibo infondo è la soluzione per la maggior parte dei problemi, forse anche del suo. Lydia trafelata fece capolino nel suo ufficio, il volto pallido avvolto nello sconforto chiese << Allarme Rosso >> . La voce era affannata e in preda al panico. Alec alzò un sopracciglio confuso << Avete provato a contattare Maryce? >>. Lydia annuì veloce mentre rivelava affranta << è ad un pranzo di lavoro e non risponde >> . Alec ricordava vagamente che sua madre gli avesse accennato a quell’incontro la sera precedente. << Chi è l’avvocato che l’affianca per il caso? >>. La bionda nervosa ammise << Dovresti essere tu o almeno così ha detto il cliente >>. Alec inclinò la testa dubbioso, allarme rosso era il codice che usavano quando un cliente vip si presentava isterico al loro studio e senza appuntamento, di solito accadeva in vicinanza dell’appello o dopo la sentenza. Sbuffando sonoramente si alzò asserendo << Ci penso io, non ti preoccupare >>. Lydia gli sorrise grata debolmente prima di lasciarlo annunciandogli << Ti aspetta in Sala D >>. Alec raccolse la cartella del caso Gordween stanco, era certo che la cara Signora avesse avuto un qualche ripensamento forse sulla scelta della strategia difensiva, infondo la donna era l’unica cliente vip a cui Alec era stato affidato, certo sua madre lo affiancava ma aveva voluto che fosse il figlio ad occuparsi della maggior parte del lavoro. L’ascensore lo portò al piano delle sale riunioni, con passo sicuro attraverso i vari corridoi verso la sua metà, distrattamente si specchio il completo scuro era perfettamente disegnato su di lui, sua madre diceva sempre che la loro miglior carta da visita era il loro aspetto composto e pulito. Alec prese un profondo respiro, indosso il suo miglior sorriso professionale ed entrò << Buongiorno.. >> le parole morirono in gola appena gli occhi mare si posarono sulla figura del suo caro sconosciuto. << Giorno anche a lei, Alexander >> rispose composto Magnus beandosi della confusione e dell’imbarazzo dell’altro, quel ragazzo era davvero una delizia per gli occhi. Alec si ricompose veloce e cercando di essere professionale chiese << Signor Bane al momento mia madre non è disponibile >>. L’altro uomo inclinò la testa squadrandolo << Lo so >>. E allora perché sei qui? Questo gli avrebbe voluto chiedere il nostro povero protagonista, ma gli obblighi che aveva con lo studio legale lo costrinsero a rimanere bloccato nella sua maschera professionale quasi robotica << Se lo desidera posso occuparmene io di lei? >>. Magnus sorrise innocente e rispose pacato << Come hai fatto l’ultima volta? >>. Il respiro gli si blocco in gola, quel bastardo non aveva davvero appena citato casualmente la loro scopata, vero? Nervi saldi, nervi saldi. << Posso prendere in carico la sua richiesta per ora e poi riferirla a mia madre se vuole Signor Bane >> riformulò cercando di mantenere regolare il suo respiro, non gli avrebbe dato la possibilità di metterlo in crisi, lui era un Lightwood. << Non eri così formale quella sera, Alexander >> disse l’altro uomo abbassando la voce per enfatizzare il suo nome. Alec strinse leggermente i pugni, cercando di ignorare la leggera estasi che si stava diffondendo sotto la sua pelle, come poteva quell’uomo soltanto sussurrando il suo nome destabilizzarlo tanto? << Signor Bane la pregherei di rispondere >> ribatte ancora, la sua voce era suonata debole anche alle sue orecchie, cazzo. << Anche l’ultima volta mi hai pregato, eri deliziosamente disperato >> disse distrattamente Magnus, gli occhi verdi-dorati accarezzarono dolcemente il corpo che aveva già posseduto e che intendeva ancora toccare. Alec si irrigidì, il tocco felino di quello sguardo aumentò il suo subbuglio interiore facendo contorcere le sue budella, percepiva la frenesia avvolgergli le mani, quel tizio lo rendeva debole. << Chiamami Magnus >> sussurrò roco il cliente posando lo sguardo sulle labbra morbide socchiuse, chissà se sapevano ancora di menta e mandorla come l’ultima volta? Alec ingoiò a vuoto prima di rispondere << Magnus >>. L’asiatico sorrise mostrando i denti affilati, era quasi come un predatore che austero fissava la sua preda prima di divorarla. La porta si aprì facendo scoppiare la loro piccola bolla. << Signor Bane, scusi il ritardo >> disse sua madre sorridendo professionale. Alec percepì le spalle distendersi, la donna era arrivata in tempo, ancora qualche minuto sarebbe crollato in ginocchio per quell’uomo. << Avvocato Lightwood >> l’ammoni infastidito Magnus, quella donna aveva appena rovinato un momento perfetto. Maryce archivio quella rabbia sommessa al suo ritardo per questo riprese << Purtroppo mi trovavo con un altro cliente >> e aggiunse posando lo sguardo sul figlio che ora aveva rialzato la sua maschera da lavoro << Sono certa che mio figlio l’abbia già fatta accomodare >>. Magnus fece un leggero gesto della mano tagliando la valanga di scuse e educazione che si preannunciava, con voce incolore ammise << Ho deciso di affidarle il caso ufficialmente >>. Maryce trattenne un sorriso vittorioso e lui aggiunse consapevole di averla in pugno << Suo figlio potrebbe affiancarla, ho trovato la sua compagnia piacevole >>. Alec spalancò leggermente gli occhi, veloce si volto verso la madre per rifiutare ma la donna rispose prima << Certamente, sono certa che Alexander sia entusiasta di poterla rappresentare >>. << Sono certo che sia così, sarà un piacere lavorare con entrambi >> rispose Magnus perentorio. Alec fece scorrere gli occhi disperato tra sua madre e il suo sconosciuto, questo scenario era così assurdo che non lo aveva mai neppure pensato, era fottuto ed era tutta colpa di quell’uomo ancora una volta.

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Capitolo 8
*** Pensieri pesanti ***


Magnus era un uomo capriccioso ma sempre corretto o almeno quasi sempre, era pienamente consapevole di aver appena assunto un intero gruppo di avvocati solo per aver Alexander al suo fianco, per costringerlo a passare del tempo con lui. Una mossa scorretta senza dubbio ma in sua difesa era davvero un uomo capriccioso e a volte il suo buon senso si dimenticava di ricordargli le regole. Sospirò mentre la macchina entrava all’interno del parcheggio privato, aveva quasi la sensazione di vedere Raphael con le braccia conserte e lo sguardo duro attenderlo per fargli l’ennesima lavata di capo, aveva di nuovo agito in maniera sconsiderata, è pensare che solo qualche giorno fa il suo migliore amico lo aveva elogiato per essere maturato. Se era fortunato, l’ispanico non aveva avvisato la sua cara amica d’infanzia, Catarina non andava per il sottile, era certa che lo avrebbe picchiato, l’avrebbe pregata almeno di evitare di mirare alle sue parti basse, gli sarebbero servite presto o così sperava. Scese dalla macchina già esausto, si diresse annoiato nel palazzo, la receptionist gli fece un leggero saluto professionale, lui si limitò a ricambiare educato. L’ascensore raggiunse velocemente il suo piano e Magnus si godette il silenzio che alleggiava ancora per poco. Raphael era immobile rigido davanti al suo ufficio, niente braccia incrociate ma aveva un cipiglio in volto che non presagiva nulla di buono. << Entriamo prima >> disse l’asiatico piano e aggiunse << In mia difesa era un’opportunità da non perdere >>. L’ispanico scosse la testa infastidito e ribatte << Vorrei che qualche volta ragionassi con la testa e non con il cazzo, ma ormai ci ho fatto l’abitudine >> e aggiunse serio << Qualsiasi cosa accada tra te e l’avvocato non mi interessa, cerca solo di evitare di ripetere il medesimo errore fatto con la tua ex moglie, non ti tirerò fuori da quella merda di nuovo >>. Magnus inclinò leggermente la testa sorpreso, non si aspettava una resa così veloce, era strano per uno dal sangue caldo come Raphael << Cosa non so? >> chiese a brucia pelo. << Vuoi la verità? >> ribatte Raphael. L’altro uomo annuì e lui riprese << Fino ad ora è il più decente tra gli uomini con cui sei stato, non ha scandali e forse riuscirà a metterti un po’ di sale in zucca >>. Bugia, ecco gli stava mentendo, ne era certo, il suo migliore amico era un buon bugiardo ma questa volta era così misera come giustificazione da farlo quasi ridere << Allora cosa non so? >> ribatte ancora. Raphael gli regalo un mezzo sorriso furbo << Lui potrebbe ripulire la tua immagine da playboy, immagina se i tabloid scoprissero che esci con un Lightwood, la gente adora storie come questa. Metà degli stupidi film che si vedono al cinema parlano del cattivo ragazzo che si redime per amore della puritana di turno e nel frattempo tu potrai divertiti a giocare con un verginello >>. Magnus alzò gli occhi al cielo e lo rimproverò << Non è nulla di simile >>. L’altro sembrò dubbioso << Davvero? Credevo che lo avessi scelto per il suo bel faccino pulito >>. Era vero o almeno era così la notte che si erano incontrati, Alexander gli era parso un angelo pulito avvolto dalle ombre e lui era stato avvolto dall’egoistico bisogno di rovinare quella purezza, quella pelle pallida. Nulla da più piacere che sporcare un angelo ma in quella singola notte passata insieme era accaduto qualcosa, con alta probabilità Alexander era troppo ubriaco da ricordare le loro conversazioni, quelle fatte a mezza voce nel buio della stanza del più grande mentre erano placidamente accoccolati dopo il sesso, in quel momento si era sentito in pace con se stesso e dopo anni di insonnia aveva dormito beato avvolto da quella quiete acquisita, non sapeva se fosse opera della situazione o di Alexander ma era determinato a scoprirlo. Quel ragazzo era come una sirena che emergeva dal mare di volti insignificanti chiamandolo a sé, quando l’aveva rincontrato ogni fibra del suo corpo si era tesa verso di lui e le sue mani avevano formicolato al ricordo di quel corpo sotto il suo, era davvero curioso fin dove quell’inspiegabile desiderio potesse condurlo, forse si sarebbe spento come molti altri o forse no, infondo non aveva davvero nulla da perdere nel tentare, giusto? Dipende, mio caro stregone, quanto vale il tuo cuore? Per alcuni è solo un pezzo di antiquariato, per altri solo un oggetto come altri, facile da perdere ma difficile da ricomporre.

Alec rientrò a casa senza dir nulla, il suo corpo era in modalità automatica, lavorare a fianco di quell’uomo gli sembrava una follia, poteva davvero farcela? Forse non era così disperata la situazione, infondo non era nulla di grave, doveva solo cercare di fare il suo lavoro in maniera decente e stare il meno possibile da solo con lui, quanto può essere difficile? Sua madre avrebbe certamente seguito l’intero caso di persona, il che era un bene per lui, Magnus non avrebbe osato far nulla con intorno la donna, giusto? La testa gli stava scoppiando a causa di tutto quel casino, perché aveva accettato di uscire a bere con quei due idioti, se non si fosse ubriacato, se non fosse andato a letto con quell’uomo ora sarebbe stata una giornata come un’altra, noiosa e senza troppe pretese. C’erano davvero troppi se nel discorso ma ad Alexander non importavano davvero, prego solo di poter dormire quella notte e dimenticare quegli occhi verdi-marroni così fottutamente piacevoli….

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Capitolo 9
*** Giorno libero ***


<< Alzati, su fratello >> gli urlò Isabel vicino alle sue povere orecchie. Alec fece una smorfia cercando di proteggersi dalla irruenza della sorella minore. << Sono le sette, muovi il tuo culo giù dal letto >> ripeté perentoria la giovane. << Ma oggi è il mio giorno libero >> cercò di giustificarsi Alec, aveva davvero bisogno di una pausa dalla sua vita. << Ho comprato dei pancakes solo per te >> disse Izzy ignorando le proteste e aggiunse << E stasera usciamo per festeggiare >>. Alec a fatica si raddrizzò a sedere chiedendo << Per cosa? >>. Isabel rispose al settimo cielo << Un uccellino mi ha detto che sei stato assegnato al caso del Signor Bane >> e aggiunse mettendo su un adorabile broncio << Perché non mi hai chiamato per dirmelo? Il mio fratellone sta diventando uno di quegli squali da tribunale >>. Alec dovette trattenersi per evitare di urlare dalla frustrazione, ancora quel bastardo, non poteva gestire tutto questo di prima mattina senza neppure aver bevuto un caffè. << Ti voglio in cucina tra cinque minuti, o Max si divorerà tutti i tuoi pancakes >> disse sincera Isabel ridacchiando. Impiegò solo qualche minuto per raccogliere le forze e la seguì, il loro fratellino li attendeva messaggiando con chissà chi. Alexander si avvicinò di soppiatto al ragazzino per dargli un bacio sui capelli, il minore fece un verso scontento << Sono grande per questo >>. Isabel rise di gusto asserendo << Non sarai mai grande per noi, moccioso >>. Il minore scosse la testa infastidito, i capelli biondo- marrone incorniciavano i lineamenti ormai marcati di un adolescente alle prese con le prime crisi ormonali. << Come va il liceo? >> chiese Alec sedendosi al tavolo. << Una merda, ho un professore di Biologia che credo mi odi e credo che il coach di basket abbia una cotta per la mamma >>. Isabel rilasciò un verso di sorpresa misto a disgusto << Ma le ha mai parlato? >>. Max annuì composto. La sorella poggiò sul tavolo lo sciroppo asserendo << Sei sicuro stia bene? Forse dovrebbe farsi qualche test sulla sua salute mentale >>. << ISABEL >> la richiamo Alec e aggiunse << Max non dovresti intrometterti nella vita amorosa dei più grandi >>. Il minore alzò un sopracciglio offeso << Credi che sia interessato alla vita sessuale di mamma? >>. Isabel sobbalzo confusa << MAMMA HA UNA VITA SESSUALE? >> e aggiunse disgustata << Non volevo saperlo, oh cielo, mio dio >>. Alec alzò gli occhi al cielo << Non vedo quale sia il problema, mamma è single adesso, se vuole vedere altri uomini può farlo senza dover preoccuparsene e noi dovremmo sostenerla >>. Izzy annuì poco convinta << In realtà preferirei continuare a vivere nella mia ignoranza >>. Max gli diede man forte << Anche io vorrei, ma abito con lei e vi posso assicurare che so tutto >> e aggiunse pacato << Almeno ha la decenza di non far nulla in casa quando sa che ci sono >>. Alec dovette davvero sforzarsi per evitare di affogarsi, sul serio perché erano finiti a parlare di quell’argomento? I suoi fratelli non potevano mollare la presa per una volta. << Quindi persino mamma ha una vita sessuale maggiore di Alec >> disse divertita Isabel. Max annuì irriverente << Non che ci voglia molto >>. Ecco che la sua vita personale tornava alla ribalta, perché a tutti interessava così tanto con chi andava a letto? Era davvero così importante? << Non dovevamo festeggiare per il mio nuovo incarico >> disse Alec cambiando argomento…..

Magnus si limitò ad osservare con palese irritazione il giovane che nervoso gli illustrava l’arredamento, Jace sul serio non riusciva a cogliere cosa infastidisse l’uomo, gli era parso di aver fatto un buon lavoro e anche Clary gliel’ho aveva rivelato la sera prima. << Basta >> disse l’uomo a denti stretti. Clary incerta chiese << Non ti piace? >>. Magnus rispose schietto << Esatto >> e aggiunse arrogante << è scialbo, sembra essere stato progettato da un bambino che non sa neppure dove mettere mano, mi aspettavo molto di più da entrambi >>. La rossa cercò di giustificarsi << Mi dispiace, pensavo che potesse piacerti qualcosa di semplice, non troppo elaborato >>. L’asiatico annuì pacato << Infatti, avevo richiesto qualcosa di semplice ma raffinato >> e continuò indicando con disgusto il progetto << In che parte questo è simile a ciò che volevo? >>. Jace provò a dire << In realtà è solo una bozza, possiamo ancora aggiustare.. >> ma fu interrotto da un gesto irritato << Non mi piace, non sto pagando per questo, rifatelo da capo e cercate di seguire le mie direttive questa volta. Deve essere elegante ma semplice, delicato ma provocante, chiaro? >>. Jace strinse i denti per evitare di rispondere a quel bastardo, perché fare tutte quelle storie per la disposizione dei mobili, erano solo pezzi di mobilio a cui nessuno nella penombra dei night avrebbe dato peso. Stupidi arrogati ricconi. << Certamente >> disse compiacente Clary sorridente.

Alec osservo incerto il suo riflesso allo specchio, era davvero necessario dover indossare quei pantaloni, non era troppo stretti? Non lasciavano davvero nulla all’immaginazione. << Smettila di crearti delle paranoie, sei un incanto >> disse sua sorella squadrandolo fiera e aggiunse << Dove diamine è Jace? Doveva essere già arrivato >>. Il fratello evitò di precisare che sin da quando si conosceva il biondo non era mai stato puntuale, mai. Isabel si aggiustò i capelli attenta, il vestito scarlatto ricadeva perfettamente a disegnare le sue curve ed era anche troppo corto per i gusti di Alec ma sua sorella diceva sempre che lui fosse un puritano che non capiva nulla di moda. Il che era vero, solo in parte. Il suono del campanello li rianimo, sua sorella lo trascinò veloce verso la porta. << Eccoti >> disse aprendo la porta a un infastidito Jace che borbottò << Non iniziare, ti prego Izzy, ho avuto una giornata di merda >>. Alec tentò invano << Se non te la senti possiamo rimandare i festeggiamenti e rimanere a casa >>. Il biondo scosse la testa << Ho bisogno di bere, vi giuro che non resisterò ancora per molto, prima o poi prenderò a pugni quel bastardo ricco >>. Isabel lo riprese << Il che non farebbe altro che complicare la tua situazione, Imogene ti ucciderebbe >>..

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Capitolo 10
*** Desideri alla Luna ***


Magnus osservava assorto il bicchiere ormai vuoto, aveva voglia di bere ma alzarsi per riempire il bicchiere era uno sforzo immane ai suoi occhi, forse poteva chiamare Simon e chiedere di farlo per lui. Infondo lo pagava profumatamente per questo, giusto? Aveva letto da qualche parte che l’apatia era spesso segno di un qualche disturbo mentale, forse stava impazzendo? Non voleva finire come sua madre, rinchiusa in una dannata stanza con quattro mura bianche a urlare a delle finestre sbarrate, piuttosto preferiva spararsi in bocca per mettere fine a qualsiasi cosa. Chissà cosa stava facendo ora il suo dolce Alexander? Forse anche lui era annoiato, potevano esserlo insieme, era un pensiero piacevole, strano. Si raddrizzò a fatica sulla poltrona, doveva davvero farsi riempire quel bicchiere, la sua mente aveva ripreso a vagare nella direzione sbagliata. << Sei ancora qui per fortuna >> disse Raphael apparendo nella sua visuale compiaciuto. Quando era entrato? Non aveva chiuso la porta dell’ufficio a chiave? Perché Simon non lo aveva avvertito? Per cosa diamine lo pagava allora? << Non fare quella faccia infastidita >> lo apostrofo Raphael e aggiunse << Sono messaggero di ottime notizie >>. << Davvero? >> chiese dubbioso l’altro. << Già, lo so è incredibile, non farci l’abitudine >> ammise l’ispanico pacato. << Vedrò di non farlo, dimmi ciò che devi, forza >> riprese annoiato Magnus dimenticando il bicchiere sul tavolo. << Il tuo caro Alexander è in uno dei nostri Night del centro >> disse sorridendo a trentadue denti Raphael. << E tu come lo sai? >> chiese ancora indagato l'altro. Raphael fece una smorfia e disse titubante << Vuoi davvero che te lo dica? >>. Magnus scosse la testa disinteressato, con elegante si alzò e annuncio << Prepara la macchina >>. << Già fatto, ti aspetta sotto >> disse efficiente Raphael…..

Alec strinse i denti quando il Dj attacco un nuovo brano, aumentando ancora i decibel, sul serio con tutto quel rumore avrebbe perso l’udito. Jace al suo fianco era già al terzo o quarto bicchiere di qualcosa, alternava l’alcool a lamentele sbiascicate verso il caro Signor Bane. Izzy invece sembrava allegra come una bambina, rideva incitando l’amico a bere ancora. All’ennesimo bicchiere svuotato, Jace si alzò di scatto urlando << Fanculo al bastardo glitterato >>. Alec sospettoso si guardo intorno, l’amico sembrava aver dimenticato che si trovavano in uno dei Night del suddetto bastardo. Isabel fece sbattere il suo bicchiere contro quello del biondo dandogli man forte << Oh sì, fanculo a tutti >>. Jace si risedette e con voce imbastata rivelo << Vi giuro che se non fosse per i soldi che otterrò dall’incarico, l’avrei già scaricato addosso a qualcun altro >> e aggiunse malizioso << E poi ho Clary, un boccino niente male >>. Alec fece una smorfia visibile scuotendo leggermente la testa. << Questo spiega perché mamma ha chiesto l’aiuto ad Alec per la difesa di Bane, forse teme anche lei di poter impazzire da sola con quell’uomo >> ribatte Izzy, peccato che fosse molto lontana dalla reale motivazione, era stato il caro Bane a volerlo con sé e Alec riusciva anche ad immaginarsi i motivi, anche se sperava sul serio di sbagliarsi. << Mi dispiace per te, fratello >> lo richiamo Jace poggiando la mano sulla spalla comprensivo e continuò << Sei fottuto al 100% >>. Alec annuì pacato di riflesso, Jace non poteva immaginare quanto fosse andato vicino alla verità. << L’ho incontrato solo tre volte durante il lavoro, e ti posso assicurare che sono state esperienze da dimenticare >> riprese Jace annaspando, l’alcol lo portava a mangiarsi alcune parole ma il discorso sembrava ancora in parte sensato. Izzy dal canto suo sembrava non interessarsi più alla conversazione, era distratta da qualcosa o meglio qualcuno, Alec cercò di individuare chi fosse la nuova preda della sorella ma appena provo a sporgersi per vedere meglio, Jace lo rispinse a sedere accanto a lui sussurrando << E poi dovresti vedere lo sguardo che ti lancia, come se valessi meno di uno zerbino su cui si pulisce le scarpe, un vero Bastardo >>. Come aveva previsto, la sorellina li interruppe << Ragazzi io vado a prendere un altro drink >> che nel loro linguaggio in codice significava vado a caccia. Alec si premurò di ricordagli << Il messaggio >> era una vecchia tecnica che usavano per tenere a bada le ansie e paranoide, di notte si svegliano i peggiori incubi e i ragazzi come loro sono vittime predilette. Diede una leggera spallata a Jace che aveva svuotato l’ennesimo bicchiere e che ora ormai sconnesso sbiascicava << E poi c’era questo tavolo di color mogano, un cazzo di normalissimo tavolo ma a lui non piaceva, ti pare? A blaterato qualcosa sull’armonia dei colori e cazzate varie, cioè pensa di saperne più di me? Giusto perché la mia laurea in arredamento di interni è solo un fottuto pezzo di carta che posso usare per asciugare il pavimento. >>. Alec avrebbe voluto dir qualcosa per tirare su il morale all’amico ma il Dj li interruppe annunciando << FACCIAMO UN CALOROSO APPLAUSO AL SIGNOR BANE >>. Una serie di urla e schiamazzi seguì mentre Alec maledisse la sua stella, perché non riusciva ad aver pace, era chiedere tanto aver una serata senza sentire quel nome. Jace impallidi a quelle parole e si apprestò a bere direttamente dalla bottiglia balbettando qualcosa sul preferire entrare in coma etilico che vedere quell’uomo. Il moro cercò di staccarlo dalla bottiglia invano, l’altro ingurgito l’intero contenuto e fiero l’alzo al cielo asserendo << A CESARE >>. Alec gliela tolse dalle mani  << Mi sa che è giunto il momento di portarti a casa >>. Cercò con difficolta di farlo alzare e mantenerlo in piedi ma l’equilibrio duro poco dato che Jace lo spinse via asserendo << Sono ancora troppo sobrio >> ma le parole gli si bloccarono in gola quando un viso carino apparve al loro tavolo << Jace ma che coincidenza >> asserì la nuova arrivata. Il biondo ingoio a vuoto << Clary ciao >>. Oh quella era la famosa Clary, ahi. << Perché non ti unisci a noi? >> aggiunse Jace, sembrava aver riacquistato un minimo di lucidità, Alec non era certo di come o perché. La ragazza incerta chiese << Non vorrei disturbare >>. Jace scosse la testa forse con troppa ansia asserendo << Non ti preoccupare, Alec se ne stava andando, giusto? >> . E quando mai l’avrebbe detto? Sospirando si limitò ad annuire, scambio le solite formalità con la ragazza, quasi gli dispiacque per lei sembrava molto dolce troppo per uno come Jace e si alzò per lasciarli da solo. Era abituato a finire le serate così, con Jace e Izzy presi delle loro conquiste del momento e lui da solo che si dirigeva a casa. Cercò di farsi spazio tra i corpi verso l’uscita quando una mano lo spinse indietro, si voltò di scatto incontrando quello sguardo, sul serio doveva imbattersi in quel momento in lui, proprio mentre era solo. << Dove vai fiorellino? >> chiese l’uomo sorridendo felino. << A casa >> rispose lapidario Alec. Magnus si avvicinò di poco ma fu abbastanza affinché Alec potesse annusare il suo dopobarba al sandalo << La notte è appena iniziata, Alexander >>. << Non per me >> rispose a tono lui, questa notte non sarebbe finita con lui nel letto dell’altro, aveva una dignità o almeno lo sperava. << Sei sicuro di non volermi tenere compagnia? >> chiese con voce rauca l’altro quasi in un sussurrò. << Sicuro >> ribatte Alec notando però che la sua stessa voce alle sue orecchie giungeva tremante, dannazione dov’era finita la sua suddetta dignità di uomo? << Ti prego, per questa notte fammi compagnia, Alexander >> ripeté lui soffiando. Un campanello di allarme suonò rumoroso nella testa di Alec, doveva andarsene ora, non capiva come facesse quel tizio ad avere questa influenza magnetica su di lui ma non era disposto a rimanere per scoprirlo << Arrivederci, Signor Bane >> detto ciò si allontanò di pochi passi ma fu bloccato dalla risata roca dell’altro che asserì << Pensi sul serio di poter scappare da me, Alexander >>. Il moro riprese accelerando il passo, sapeva benissimo che la risposta era no, stare lontano da quel bastardo era un’impresa impossibile ed inoltre non era neppure certo di volerlo. E quest’ultima parte era ciò che lo spaventava di più…..

Magnus fissò il suo bersaglio scivolargli via tra le dita, Alexander era un ragazzo davvero difficile, chissà perché lo avesse respinto dopo tutto era certo che quella notte si fossero divertiti entrambi, voleva forse fare il difficile? Improbabile quel ragazzo sembrava davvero intenzionato a non dargli una possibilità, come se si potesse ignorare la loro chimica. Doveva solo attendere una buona occasione anche se come ben sappiamo la pazienza non era certo una delle sue migliori virtù, sbuffando si apprestò a dirigersi verso il parcheggio, non voleva rimanere in quel posto, era andato lì solo per poter vedere il suo fiorellino, non aveva motivo di restare. Adocchio di sfuggita Clary che rideva, si era premurato di invitarla per distrarre il biondo ossigenato che fatica sprecata. Percepì l’eccitazione pizzicagli sotto la pelle mentre una malsana idea prendeva forma, perché attendere una buona occasione se la si può creare, aveva notato come Alec reagiva alla sua vicinanza, ancora una leggera spinta e sarebbe finito di nuovo tra le sue braccia. Doveva agire in fretta però, prima che la ragione di quel ragazzo lo rendesse immune al suo fascino anche se dubitava fosse possibile ma era meglio prevenire che curare, e poi la gente non diceva sempre che bisognava battere il ferro finché è caldo? Raccolse il suo telefono sorridendo fiero mentre digitava un veloce messaggio diretto a Simon, sapeva che era tardi ma era anche cosciente che il suo caro assistente con alta probabilità era stato costretto a rimanere oltre l’orario lavorativo sotto la guida del suo sadico manager, Raphael doveva smetterla di bullizzare quel poveretto e chiedergli un appuntamento, ma dubitava che ciò sarebbe avvenuto presto….

Quella notte entrambi espressero un desiderio alla luna anche se il loro contenuto era opposto. Alec si lasciò andare nel suo letto e senza neppure svestirsi crollo avvolto da Morfeo, pregando di poter riposare lontano da quegli occhi felini. Magnus invece nella penombra della sua camera assaporava già la vittoria, la sua mente gli mostrava diversi scenari in cui un imbarazzato o infastidito Alec lo accoglieva nel suo ufficio, adorava l’idea.

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Capitolo 11
*** Pranzo con il nemico ***


Alec si stropicciò gli occhi stanco, non aveva dormito molto quella notte. << Era così noioso >> concluse Isabel sgranocchiando le noccioline rumorosa. Il fratello gli lanciò un’occhiata eloquente. Lei però la ignorò e riprese << Ieri è stata una pessima nottata per me >>. Alec sbadiglio piano << Se hai finito di raccontami le tue disavventure amorose, io dovrei compilare gli ultimi contratti >>. La sorella mise su un buffo broncio << Guarda che ancora non ti ho perdonato per avermi abbandonata lì, te ne sei andato subito, dovresti imparare a lasciarti andare >>. Il moro si alzò facendola spostare per frugare nel suo archivio << Se non mi lasci finire, andremo a pranzo tra tre ore >>. La ragazza ribatte offesa << Avevi detto che avevi quasi finito >>. Alec si voltò a fissarla severo << Infatti, quasi, ma se continui a distrarmi non riuscirò a finire >>. Izzy fece spallucce e si sedette composta sulla sedia mimando il gesto di chiudersi la bocca a chiave, il fratello roteò gli occhi al cielo ma fu bloccato da un leggero bussare. << Arrivo >> annunciò prima di dirigersi verso la porta, con alta probabilità era Lydia o qualcun altro con qualche comunicazione urgente che avrebbe rimandato il suo pranzo con la sorella, il che non era una cattiva idea dato il suo stato al momento. Certo non si aspettava di vedere la fonte delle sue disgrazie materializzarsi davanti ai suoi occhi. << Alexander, salve >> lo saluto sfrontato Magnus mostrando un sorriso perfetto. Il tempo si dilatò perdendosi negli occhi verdi, aspetta aveva sempre avuto quelle linee dorate negli occhi? Sembravano quasi gocce d’oro fuso incastonate nello smeraldo. << Alec >> lo richiamo una voce confusa dietro le sue spalle. Giusto, sua sorella era lì. << Signor Bane, benvenuto, a cosa devo la sua visita? >> disse forse con troppa irruenza dato che gli scrigni di smeraldo si sgranarono leggermente. << Sono forse in anticipo? >> chiese con calcolata confusione. Il moro chiese ancora << Per cosa? >>. << Il nostro pranzo >> rispose con semplicità l’altro. Alec inclinò la testa ancora più confuso << Mia madre al momento non c’è >>. << Lo so >> ammise con pacatezza lui e aggiunse << Sono passato prima dal suo ufficio ma lei non c’era. Devo supporre che vi siate dimenticati dell’appuntamento >>. Lo disse ovviamente velando la leggera critica, Alec reagì come previsto irrigidendosi << Non credo, il nostro studio è rinomato per la sua competenza >> detto ciò si volto per dirigersi verso la scrivania alla ricerca della sua agenda con gli appuntamenti. Magnus rimase per qualche attimo a fissarlo curioso prima di asserire << Dovrei rimanere qui, Alexander, non mi fai accomodare? >>. Il giovane blocco la sua ricerca, rialzò gli occhi sull’uomo al suo uscio, dannazione, dov’erano finite le sue buone maniere? << Mi scusi, la prego di entrare, si sieda mentre cercò di contattare mia madre >>. L’altro sorrise compiaciuto e fece un leggero saluto a Isabel che aveva assistito con ingenua curiosità al piccolo battibecco << Salve, sono Magnus Bane >> disse porgendole la mano. Lei la strinse con decisione << So chi è, la sua fama la precede, Signor Bane >>. << Spero sia una fama piacevole, Signorina…? >> disse lui fingendo ancora di non conoscere la ragazza di fonte a sé nonostante l’ovvia somiglianza con il fratello. << Isabel Lightwood, sono la sorella di Alec >> spiego con pacatezza lei. Il fratello in questione in tanto si era apprestato a chiamare sua madre dato che non era riuscito a trovare alcun appuntamento del caro Signor Bane. << Dimmi Alec >> rispose la donna con leggero fastidio. << Mamma, il Signor Bane aveva un appuntamento per pranzo oggi >> chiese incerto lui. Maryce rispose seria << Non che io sappia, il prossimo appuntamento è la settimana prossima, come mai? >>. << Perché è qui >> ribatte con leggera irritazione facendo voltare gli altri due occupanti dell’ufficio. << Intendi che è in ufficio? >> disse agitata la donna. << Esatto, dice che abbiamo un appuntamento a pranzo, cosa devo fare? >> rivelo lui. << Vai con lui, oggi non posso esserci, sono bloccata in tribunale, cerca di compiacerlo, quelli come lui sono abituati ad avere sempre ragione anche se stanno sbagliando >> ammise pragmatica la madre e aggiunse << Ti raccomando Alec, cerca di non deludermi >>. La telefonata terminò con questo ultimo avvertimento che suonava molto come una minaccia. Alec ingoiò a vuoto prima di dire << Ha ragione lei, Signor Bane, mi scuso per l’imprevisto ma l’avvocato Lightwood è rimasto bloccato in tribunale, se non la infastidisce potremmo rimandare il pranzo >>. L’uomo fece un leggero verso modulato di sorpresa << Davvero? Ma ho già prenotato un buon ristorante, sarebbe un peccato se venisse annullato >> . Il moro era certo di riuscire a prevedere le parole che sarebbero seguite a quell’affermazione, perché quella situazione gli puzzava terribilmente di trappola? << Se non avesse da fare, potrebbe sempre farmi onore della sua presenza Alexander, così non verrebbe sprecata >> riprese dopo qualche secondo Magnus. Scacco matto, era come quando venivi colpito in piena faccia da un pugno senza poterlo schivare, che fosse questa la sensazione di impotenza che avevano provato i dinosauri quando videro la meteora? << In realtà.. >> tento lui inutilmente. << è libero >> lo precedette Isabel sorridendo professionale. << Meraviglioso >> asserì allungando il suo sorriso felino l’altro.

Evitare quell’uomo era davvero un’impresa impossibile. Magnus si avvicinò al cameriere asserendo << Prenotazione a nome Bane, tavolo per due >>. Alec percepì ogni parola, per due? Aspetta. Si sedettero in un angolo lontani d sguardi indiscreti, Alec assunse un’espressione dura << Per due? >> soffio a denti stretti. Magnus finse di non capire << Il Branzino qui è eccezionale >>. Alec assottigliò lo sguardo << Lo sapevi, non hai sbagliato giorno, lo hai fatto di proposito >>. << Sei davvero perspicace, Alexander >> lo lodo con candore l’altro, le viscere del giovane si contrassero in maniera quasi piacevole, odiava il fatto che il suo corpo reagiva ad ogni minimo gesto dell’altro. << è poco professionale >> lo rimprovero cercando di non farsi influenzare da quelle sensazioni. << Ne sono consapevole >> gli rispose Magnus passandogli il menù << Scegli ciò che più ti piace >>. Alec annuì debolmente mentre raccolse l’invito. Il cameriere arrivò per prendere le ordinazioni e momentaneamente distrasse gli occhi smeraldo dalla sua preda, permettendo ad Alec di respirare. Dopo aver preso i loro ordini l’uomo si congedo annunciando che avrebbe portato presto un vino da far assaggiare. << Le pregherei di non farlo più, Signor Bane, questo suo comportamento è molto poco consono >> ribatte con fermezza Alec riprendendo la sua maschera composta. << Mi pare di averti già detto di non chiamarmi Signor Bane >> disse l’altro perentorio e aggiunse << Solo Magnus per te >>. Alec roteò gli occhi infastidito << ‘Solo Magnus’ sarebbe gradito se cambiasse il suo comportamento >>. << Dovrei prenderla come una critica? >> chiese con fare compiaciuto l’altro. << Esatto >> rispose per nulla intimorito Alec prima di mordersi le labbra ricordando che sua madre lo aveva ammonito di non irritare il caro Signor Bane. Una leggera risata lasciò le labbra di Magnus << Sei così divertente, Alexander, dimmi ti piace l’arte? >>. << Non particolarmente >> rispose dubbioso l’altro. << Sei stato in Europa? >> chiese ancora interessato. << No, mai >> rispose sincero l’altro. << Un vero peccato, vorresti andarci? >> riprese insistente Magnus. << Potrei sapere il motivo dietro queste domande? >> chiese Alec stringendo i denti. << Vieni con me a Firenze, la culla del rinascimento >> lo invito seducente l’asiatico. Il più giovane sobbalzo confuso mentre l’altro riprese << Sennò possiamo andare a Praga, so che in questo periodo c’è un mercatino delizioso >>. Alec provò a dire qualcosa ma le sue labbra si aprirono e chiusero senza riuscire a dar voce a nulla. Il cameriere giunse porgendo il vino a Magnus che con un segno di fastidio acconsenti per quell’annata. << Allora? >> gli chiese appena l’intruso li lasciò da soli ancora. << Non sai nulla di me, eppure vuoi portarmi in Europa? >> disse con stupore e terrore Alec. << Non è così, io ti conosco >> lo contradisse Magnus e rivelo << So che hai una serie di nei sulla clavicola desta >>. Alec istintivamente porto una mano sulla spalla cercando di nasconderla dall’altro che riprese << So che hai due deliziosi piccoli capezzoli rosa >>. Il giovane arrossì vistosamente << Non puoi… >> ma le parole si bloccarono dall’imbarazzo. << Se davvero magnifico quando arrossisci Alexander, uno spettacolo per lo sguardo >>. << Smettila >> lo minaccio senza molta convinzione Alec. Magnus annuì piano asserendo << Come desideri, mio fiorellino >>. Doveva resistere e stringere i denti, Magnus però mantenne la sua tacita promessa e per il resto del pranzo si limitò a conversazione leggere, niente di provocatorio o complesso. E Alec non lo avrebbe di certo ammesso all’altro, ma gliene fu grato e si godette sinceramente quel pranzo, nonostante tutte le sue riserve Magnus era una compagnia piacevole…

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Capitolo 12
*** Solo se mi prometti che mi sognerai ***


Magnus non era certo di cosa fosse l’amore, forse era solo una specie di vento fastidioso che continuava a far volare vie le carte che con tanta fatica aveva impilato creando il suo personale castello, o forse era qualcosa di più intangibile, senza una reale forma definita. Forse stava subendo quella che la gente chiamava ‘crisi esistenziale’? Buffo, lui aveva tutto ciò che potesse desiderare ma non riusciva a vederne il valore, forse era diventato anaffettivo o qualcosa di simile, chissà forse Alec lo avrebbe aiutato a capirne di più. << Ti avevo detto di firmare i progetti >> lo rimproverò Raphael sbattendo il plico di fogli sul tavolo infastidito. Magnus alzò lo sguardo pigro sul nuovo arrivato, non ricordava che gli fosse stato chiesto nulla di simile, ma era anche probabile che non avesse prestato attenzione, ultimamente aveva difficoltà a focalizzarsi. << Di solito sono in grado di gestire i tuoi cambiamenti di umore, i tuoi periodi depressivi o le tue folle avventure alla ricerca di qualche strana musa, però ultimamente sembri quasi apatico, senza più energia >> ammise Raphael con preoccupazione e fastidio, solo quel bastardo era in grado di essere furioso e premuroso al medesimo tempo, che dote unica. << Catarina dice che forse dovresti andare da un terapeuta, sai conosce uno psicologo molto valido >> riprese l’ispanico con pacatezza. Magnus lo zitti asserendo << Non ho bisogno di qualcuno che frughi nella mia testa, quello di cui ho bisogno sono due bellissimi occhi blu >>. Raphael scosse la testa ma non aggiunse altro, si premurò solo di ripetergli di firmare i documenti prima di lasciare di nuovo la stanza, insistere sarebbe stato inutile comunque.

Alec era certo di riuscire a immaginare il volto curioso della sorella attenderlo seduta in cucina pronta per un buon pettegolezzo pomeridiano, dannazione tra tutti i momenti in cui poteva venirlo a trovare Bane doveva scegliere quello, sperò che Izzy non avesse notato nulla, prego ogni stella di aver pietà di lui, la sua vita stava diventato un’aggrovigliata commedia. Girò le chiavi sospirando, si incamminò per il corridoio tenendo lo sguardo basso, forse se non avesse incrociato quegli occhi vivaci avrebbe potuto ancora sfuggirle. Speranza vana. << ALEC >> lo richiamo sorridendo furba Isabel. Alec gli sorrise timidamente di rimando << Sorellina, ciao >>. Lei si avvicinò con passi veloci eccitata << Allora? Com’è stato? >> e aggiunse estasiata << Oh dio, è molto più sexy di persona e che voce possiede >>. Il fratello maggiore si limitò a rispondere << Abbiamo discusso del suo caso, Izzy, era lavoro >>. << Quindi noioso >> ribatte lei incrociando le braccia e ribatte combattiva << Se io fossi al tuo posto, ci avrei fatto un pensierino, lui sì che potrebbe darti una di quella notte da non dimenticare >>. E la ragazza non poteva immaginare quanto fosse vera quella informazione, tutt’ora Alec faceva fatica a sopprimere il ricordo di quelle mani su di lui, era certo che quell’uomo sarebbe stata la sua rovina << è solo un cliente >>. La donna fece uno sbuffo sonoro << Come vuoi tu, Alexander >>. Lui fece roteare gli occhi e lei ridacchio per nulla impressionata << Sai, ti stava divorando con lo sguardo, non ha provato neppure a dissimularlo, che tipo sfacciato >>. Già, anche lui era arrivato a quella conclusione, non che ci volesse molto, Magnus non aveva mai davvero nascosto le sue intenzioni. Dannato stronzo. Una voce li riscosse dall’entrata << Indovinate chi è riuscito ad avere un appuntamento per domani sera con la rossa più bella della città >> e aggiunse mostrano un sorriso compiaciuto << Ovviamente il vostro amato Jace >>. Alec stirò un sorriso frettoloso asserendo << Devi assolutamente dirci come hai fatto, racconta tutto >>. Isabel gli lanciò un’occhiata confusa, perché quella strana fretta di terminare la loro conversazione? Invece Jace non fece caso al nervosismo dell’altro inoltrandosi in un tortuoso racconto di come avesse lottato per avere il numero di telefono di Clary per poi chiederle un appuntamento, i fratelli lo ascoltarono scettici, erano certi che neppure la metà delle cose che l’uomo aveva detto fossero vere, tendeva sempre ad esagerare….

Magnus osservò interessato Simon mentre riempiva le ultime carte per lui, a quanto pare quell’Herondale aveva appena finito il lavoro e Clary si era premurata di assicurargli che questa volta non l’avrebbero deluso, ma lui in tutta sincerità non gli credeva, poche persone potevano dire di averlo davvero soddisfatto, Alec ovviamente era una di loro. << Posso esserti utile in qualche modo? >> gli chiese Simon nervoso alzando lo sguardo verso di lui. Oh, doveva essere rimasto immobile a scrutarlo più del dovuto, non se n'era davvero accorto << Come va tra te e Raphael? >> gli chiese a bruciapelo. Simon balbetto << Tra me e Raphael? Che intende? Non c’è niente tra noi >>. Magnus lo zitti con un leggero gesto della mano << Quindi ancora non avete fatto nulla? Niente sesso? >>. Il povero segretario annuì colpevole, non sapeva come doveva sentirsi in quel momento? Spaventato perché il suo capo nonché migliore amico della sua attuale cotta lo avesse scoperto a fissare senza ritegno Raphael o forse felice perché qualcuno aveva notato la sua imbarazzante forma di corteggiamento? << Cosa trovi di bello in lui? >> gli chiese ancora genuinamente curioso Magnus e aggiunse << Lo conosco da anni, nella maggior parte del tempo è un bastardo egoista e pieno di sé >>. Simon fece spallucce e rispose dubbioso << So benissimo com’è fatto, però so anche quanto adori il suo lavoro, so quanta passione ci mette. Sai è sempre l’ultimo ad andarsene e il primo ad arrivare, si preoccupa sempre per ogni minima cosa, per te, per la compagnia, per le finanze. >> << Lo so >> ammise Magnus e continuò sincero << Infatti il resto del tempo è l’uomo più idealista che abbia mai conosciuto, crede ancora che esista una qualche traccia di gentilezza negli altri e nonostante quello che gli è capitato, lui li ha perdonati. Lo ammiro per questo, io non sono mai riuscito a scendere a patti con i miei demoni >>. Il segretario non era certo di cosa dover dire, non capiva a cosa Magnus si stesse riferendo ma sospettava che fosse una di quelle cose di cui non si doveva mai parlare, lavorava per l’uomo da ormai cinque anni e aveva compreso in quel periodo che Magnus aveva alcuni argomenti taboo che nessuno osava nominare o solo accennare. Tra questi la famiglia era forse il più spinoso, Magnus non aveva mai nominato nessun suo familiare, non i suoi genitori, non la sua infanzia, nessuna foto o vecchio album era adagiato sulla sua scrivania o appeso, nulla che potesse collegarlo al passato da cui sfuggiva….

Appena finirono di mangiare Alec si scusò fingendo un mal di testa inesistente per nascondersi nella sua camera, l’unico posto dove era certo che Izzy non potesse raggiungerlo con le sue domande scomode. Un leggero squillo lo fece sobbalzare, incerto raccolse il suo telefono, una singola notifica da Magnus ‘Alexander’. Incerto clicco sulla chat, il suo interlocutore stava scrivendo, uno strano nervosismo sottopelle si irradiò per l’attesa. ‘Alla fine, non hai risposto, partiresti con me?’. Alec si morse le labbra, sapeva razionalmente di dover mettere fine a qualsiasi cosa ci fosse tra loro ma non lo fece. ‘Non lo so’ . ‘Mi piace quando sei sincero, fiorellino’ rispose quasi immediatamente Magnus. Un leggero rossore imporporo le sue guance, come poteva quell’uomo anche da lontano con un solo messaggio fargli quell’effetto, odiava davvero l’effetto che aveva su di lui quella voce. ‘Anche quando arrosisci come ora, sei un delizioso pasticcino che non vedo l’ora di poter assaporare di nuovo’. Alec sgrano gli occhi, Isabel aveva ragione Magnus era dannatamente spudorato, cavolo, non si scrivono queste cose per messaggio. ‘Vai a dormire, Magnus’ gli scrisse mentre cercava di reprimere un mezzo sorriso tra le labbra. ‘Solo se mi prometti che mi sognerai’ . Alec scosse la testa divertito ‘Forse’. ‘Queste tue mezze risposte mi faranno impazzire, Alexander’. Riuscì quasi a sentire la sua voce mentre pronunciava il suo nome, lasciò andare il telefono chiudendo gli occhi mentre occhi verdi con gocce d’oro dominavano i suoi pensieri, Magnus sarebbe stata la sua rovina.

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Capitolo 13
*** Ti aspetto, fiorellino ***


Alec sbadigliò archiviando l’ennesimo ricorso, il computer segnava ancora le nove del mattino, non erano neppure a metà mattinata e già gli mancavano le forze, doveva essere in deficit di caffeina. La porta del piccolo ufficio si aprì rivelando la figura statuaria di Maryce, la madre gli sorrise radiosa, vederla così felice era un evento raro, ma ben accetto. La donna si accomodò nella sedia di fronte alla scrivania rivelando << Ho sentito il Signor Bane >>. Oh, ancora lui. << Mi ha decantato le tue doti, dice che ha passato un ottimo pranzo con te, che apprezza la nostra competenza e non vede l’ora di vincere questo caso >> riprese Maryce orgogliosa. Alec stese un sorriso di plastica, di quale competenza parlava Magnus? Non avevano parlato di lavoro, solo di possibili stupidi viaggi e chiacchiere superflue. << Ho revisionato l’intero materiale del caso, dovremmo poter vincere senza problema >> disse poggiando un plico e aggiunse << La ex moglie di Bane non può avanzare pretese sul patrimonio che Bane ha ottenuto dopo il loro divorzio, questo è evidente, nessun avvocato con un minimo di professionalità l’avrebbe consigliata ad agire in questo modo, questo avvocato è un incompetente. Tu cosa faresti, Alexander? >>. Alec raccolse i fogli incartati e inizio a sfogliare le carte, anche a lui l’intera storia non appariva chiara, l’intera proceduta intenta dalla donna aveva pretese folli, non c’era modo che potesse vincere, Magnus li aveva assunti per una causa davvero sciocca, sospettava che l’uomo ne fosse consapevole. << Non credo sarà difficile, io propongo di andare avanti con la procedura, se arriviamo in tribunale, lei cederà non c’è modo che vinca, avremo la casa e qualsiasi altra cosa voglia il nostro cliente >> disse Alec pacato. << Corretto, è ciò che faremo, figliolo, mi sembra la mossa migliore, la riferirò al cliente >> riprese Maryce compiaciuta. Alec si morse l’interno guancia per evitare di sorridere ancora, ricevere un complimento da sua madre era una rarità, a quanto pare aveva superato il piccolo test a pieni voti. << Alexander a proposito, hai da fare per questa sera? >> chiese la donna vagamente nervosa. Il moro osservò confuso le mani bianche torturate della madre, questo si che era strano << No >>. << Bene, vorrei invitarti a cena >> continuò Maryce e aggiunse << Ci saranno anche Max e Isabel, vorrei passare un po’ di tempi con tutti i miei figli >>. Questo era ancora più strano, non fraintendete sua madre non era una cattiva persona solo era davvero pessima a gestire le relazioni con gli altri, soprattutto se queste persone era i suoi figli, lei e Isabel erano come gatto e topo mentre Max era nella fase adolescenziale in cui odiava ogni forma di ‘controllo materno’. Per questo di solito sua madre preferiva affrontare i due figli da soli, insieme quei due si coalizzavano meglio dividere e conquistare. << Succede qualcosa in particolare? >> chiese Alec posando tutta la sua attenzione sulla sua interlocutrice. La madre scosse leggermente la testa irrequieta << Nulla, caro, una madre non può voler vedere i suoi figli? >>. Il moro finse di crederle << Certo, sarò felce di esserci, mamma >>. Maryce tirò un sospiro di sollievo rialzandosi elegante e lasciò l’ufficio a passi veloci, il figlio seguì con gli occhi la sua fuga strategica, che stava succedendo? Riposò lo sguardo sulle carte ancora da compilare, doveva finire di lavora per ora, qualsiasi cosa preoccupasse sua madre lo avrebbe scoperto quella sera. Non passò neppure una ventina di minuti prima che il cellulare richiedesse la sua attenzione, sorrise notando il nome di sua sorella spuntare dal display, la madre doveva aver parlato anche con lei a quanto pare. << Dimmi, Izzy >> disse. << Hai già parlato con la mamma? >> chiese con il tono di voce duro. << Si >> rispose lui. << Ti ha detto perché vuole avere questa cena? Mi ha detto che vuole rivedermi, come se non ci fossimo già viste la settimana scorsa, è impazzita per caso? >> chiese lei irrequieta e aggiunse << Di solito dopo uno dei nostri pranzi impiega una sola settimana per sbollire mentre questa volta si è ripresa presto >>. << Non ti è mai venuto in mente che forse stia cercando di trovare un equilibrio con te e Max, che forse vorrebbe istaurare un buon rapporto? >> disse il fratello razionale. << Vuoi dire che la nostra frigida madre è disposta a scendere a patti con il mio modo di vivere? >> chiese incerta Isabel << Penso che sia così >> ammise Alec sincero, all’ultimo pranzo con le due aveva avuto questa sensazione, anche la frequenza con cui sua madre gli parlava di Izzy era aumentata, forse cercava una qualche redenzione o chissà. Non era certo del perché ma non gli sarebbe dispiaciuto avere una pacifica cena con la sua famiglia qualche volta, non dover sempre rimanere teso a fare da mediatore tra sua sorella e sua madre o temere che suo fratello facesse una qualche sua alternativa protesta durante il pasto perché avevano in qualche modo offeso il suo profondo ego adolescenziale. << Capisco >> disse Isabel piano. << Dalle una possibilità almeno, sorellina >> disse il maggiore con dolcezza. << Mhh >> rispose la ragazza in un verso incomprensibile che era certo fosse un specie di lo farò ma detto contro voglia..

Alec si stiracchio sprofondando sul divano esausto, era ancora primo pomeriggio poteva concedersi un riposino prima del ritorno di sua sorella e della cena con la madre. Chiuse gli occhi placido, gli era venuta voglia di dolce, chissà se era rimasto del tiramisù in frigo, improbabile conoscendo Isabel ma potrebbe anche esserle sfuggito. Riaprì gli occhi assonato, non aveva voglia di alzarsi e andare fino alla cucina era lontana, pessima qualità la pigrizia. << ALEC >> urlò una voce familiare squillante. Il maggiore alzò gli occhi al cielo per poi posarli sulla figura del più piccolo dei suoi due fratelli, Max lo fissava crucciato con le braccia incrociate << Che intenzioni ha la mamma? >> disse. << Di che parli? >> chiese Alec posizionandosi seduto meglio. << Vuole che andiamo a cenare con lei, tutti insieme >> rispose con arroganza il ragazzo. << Quindi? >> ribatte l’altro. << Abbiamo già fatto la nostra cena di famiglia mensile >> riprese il minore e aggiunse << Sai che non riesce a sopportarci tutti insieme, per questo fa solo una cena al mese >>. << Non capisco dove sia il problema, Max >> asserì il maggiore e aggiunse << Non ti è neppure passato per la mente che forse nostra madre stia cercando di trovare un compromesso con noi? >>. Max si bloccò come se suo fratello fosse impazzito, non c’era modo che loro madre fosse diventata accomodante, Maryce era tante cose ma amava aver ragione. << Sai all’ultimo pranzo che ho avuto con lei e Izzy mi ha dato la sensazione di voler trovare un terreno comune >> gli rivelò ancora Alec. << Ne sei certo? >> disse il fratello diffidente. << Credo di si >> rispose l’altro esasperato, Max era più paranoico di Isabel, santo cielo cosa pensavano che loro madre fosse? Una specie di mostro a tre teste divora bambini? << E se stesse invece progettando qualcosa? >> ribatte l’adolescente con voce seria. << Max, non vorrei sottolineare l’ovvio ma quello che vive con la mamma sei tu, penso che se stesse complottando qualcosa te ne accorgeresti >> rispose Alec con semplicità. << Non direi, mamma è furba >> rispose l’altro con convinzione. Bene, stiamo raggiungendo un livello di paranoia supremo. Per fortuna il cellulare lo salvo dal continuare quella conversazione dai tratti assurda, veloce rispose << Mamma? >>. Max sgranò leggermente gli occhi poi si fissò attorno confuso quasi avesse paura di essere controllato, da cosa poi? << Ho parlato con il Signor Bane >> disse la donna con voce infastidita e aggiunse << Si rifiuta di andare in tribunale, dice che vuole che stiliamo un accordo con gli avvocati della sua ex moglie, di dargli ciò che vuole in cambio della casa >>. << Gli hai spiegato che non ha motivo di farlo, possiamo andare in tribunale e vincere >> ribatte Alec stringendo i denti. << Credimi, figliolo, ci ho provato ma non voleva sentire ragioni, non capirò mai i tipi come lui >> ammise la donna irritata, doveva averla fatta arrabbiare parecchio il caro Magnus. << Vuoi che provi a parlarci io? >> chiese Alec incerto. << Certo, prova pure, sembra che tu gli stia simpatico, forse sarà disposto ad ascoltarti >> disse la donna rinunciando, non era convinta che suo figlio potesse far qualcosa ma infondo Alec doveva imparare anche a capire il rifiuto e assecondare le folli richieste dei loro clienti, doveva sbatterci contro come era toccato a lei. << Ci sentiamo dopo mamma >> disse veloce Alec. << Che succede? >> chiese incerto Max mentre Alec si apprestava a cercare il nome di Magnus nella sua rubrica << Nulla solo lavoro, ci rivediamo a cena, cerca di dare una possibilità alla mamma, va bene? >>. Mentre pronunciava l’ultima parola alzò lo sguardo sul fratello in attesa, l’adolescente si limitò ad annuire e lasciare la stanza.

Magnus lasciò andare una buona boccata di fumo e pigramente accarezzo il suo amato gatto. Era certo di aver tralasciato qualcosa quel giorno ma il cosa non gli era ben chiaro, i fogli per Raphael li aveva firmati e riempito alcune formalità nelle email. Il cellulare vibrò mostrando il contatto del suo caro fiorellino, questo sì che era inatteso, Alexander non lo aveva mai chiamato prima. << Alexander a cosa devo questo dolce regalo? >> chiese rispondendo. << Perché vuoi fare un accordo? >> ribatte a bruciapelo l’altro. A quanto pare il suo pasticcino non amava le formalità, neanche a Magnus piacevano un granché in realtà. << Non voglio problemi, caro, un processo è lungo e logorante, vorrei liberarmi il prima possibile di questo fastidio >> ammise. << Non ha senso, potresti vincere non solo la casa ma anche richiedere un risarcimento, mentre con un accordo ammetteresti che lei ha ragione, le daresti un precedente, la possibilità in futuro di usare la stessa scusa per spillarti denaro >>. << Ti stai preoccupando per me, fiorellino? >> gli chiese sincero Magnus. << Non cambiare discorso, voglio che tu ragioni prima di fare una scelta avventata >> disse l’altro. << Molto dolce da parte tua >> ammise il più grande e aggiunse << Se desideri così tanto farmi cambiare idea, vieni da me >>. << Come? >> asserì Alec sorpreso. << Voglio che tu venga da me di persona a spiegarmi il perché sto facendo una pessima scelta >> spiegò pacato Magnus. << Perché? >> gli chiese Alec diffidente. << Mi mancano i tuoi occhi blu, vorrei solo poter avere una scusa per rivederli >> rispose senza far troppa resistenza Magnus, mentire richieda una fatica esagerata per i suoi gusti. << Mi pare di averti già detto che non mescolo il lavoro con il piacere. >> gli ricordo Alec placido. << Sarei il tuo peccato proibito, Alexander? >> chiese divertito l’altro. << Sai che non era quello che intendevo >> lo riprese il più giovane. << Conosci la strada, ti aspettò, fiorellino >> disse Magnus terminando la conversazione. << Aspetta, Magnus >> peccato che nessuno ascolto i suoi richiami, l’altro uomo aveva già terminato la chiamata, Alec fissò per qualche secondo lo schermo con il contatto prima di infilarsi il cappotto e dirigersi verso l’abitazione dell’eccentrico cliente.

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Capitolo 14
*** Lasciami combattere per te ***


Alec non era certo se quella fosse la scelta corretta, durante il viaggio aveva rimuginato più volte sulle sue azioni, stava andando nella tana del lupo. Titubante cliccò il citofono e attese. Una voce risuonò dall’interfono << Ti stavo aspettando, Alexander, sali >>. Perché aveva come la sensazione di star perdendo ad un gioco di cui non conosceva neppure le regole, Magnus al contrario sembrava cambiare le carte in tavola ad ogni giro, dannato stronzo. Giunse al pianerottolo, la porta era socchiusa, nervoso si intrufolò in quel loft che aveva lo stesso odore di quella notte. << Sono in salotto, chiudi la porta >> lo avvisò la voce suadente del suo attuale magnete. Alec obbedì senza farsi troppe domande, già sentiva la sua coscienza implorarlo di scappare, che quella era una trappola ben articolata in cui c’era finito ancora. L’arredo era caotico, esattamente come il suo proprietario, ti sopraffaceva senza darti il tempo di reagire. Magnus era accomodato in una poltrona di velluto verde scuro, gli occhi felini si era incollati alla figura del suo ospite sin da subito placidi << Siediti, fiorellino, posso offrirti qualcosa? >>. L’avvocato socchiuse lo sguardo ostile, non si sarebbe fatto imbrogliare ancora, prese posto sulla poltrona opposta composto << Non sono qui per bere, dobbiamo discutere del processo >>. << Quale processo? >> chiese inclinando leggermente la testa l’altro. << MAGNUS >> lo richiamò Alec serio, davvero il riccone voleva ignorare la situazione << Se le dai un precedente lo userà in futuro >>. Magnus bloccò la sua ramanzina sul nascere e ammise rassegnato << Lo so, ma se la portò in aula, sarò costretto a passare del tempo con lei, tu non conosci Camille, Alexander, lei è puro veleno >>. << Non so cosa sia accaduto tra di voi, però prima o poi dovrai affrontarla >> disse sincero Alec, sbaglio o faceva caldo in quel loft, nervoso si tolse il cappotto e aggiunse << I miei genitori sono divorziati, entrambi fingono che l’altro non esista, come se gli ultimi 26 anni della loro vita possano essere cancellati con una semplice firma a pie di pagina, se fosse così facile non ci sarebbero avvocati divorzisti o terapisti >>. Magnus lo fissò con curiosità, gli occhi verdi si focalizzarono attentamente su ogni tratto di quel volto delicato ma duro, l’altro riprese arrossendo leggermente << Non puoi curare una ferita con un semplice cerotto, devi prima disinfettarla. Alcune ferite richiedono più tempo rispetto ad altre per guarire, richiedono punti o interventi d’urgenza. >> << Mi piace come parli, sembri avere gli occhi di un vecchio >> disse l’asiatico facendo scoccare la lingua contro il palato, elegante si alzò dirigendosi verso la credenza per raccogliere una bottiglia dallo strano colore << Bevi con me, Alexander, te ne prego, fammi compagnia >> lo disse incatenando gli occhi azzurri con i suoi smeraldi, perché nessuno lo aveva avvertito che i serpenti potevano avere anche un aspetto umano? << Se accetti, ti raccontò la mia storia >> continuò porgendogli un bicchiere quasi pieno. Alec cedette ancora, a quanto pare non era bravo a resistere alle moine dell’altro, si protese per raccogliere il bicchiere, le loro dita si sfiorarono leggermente facendo accelerare di qualche battito il cuore del giovane avvocato, sul serio un semplice tocco non poteva sconvolgerlo così, doveva mantenere il controllo. << Sono stato sfortunato, ho incontrato Camille subito dopo essere uscito dal riformatorio, avevo da poco compiuto diciassette anni, ero ancora troppo giovane e arrabbiato. Sai la droga ti porta a essere maniacale, quasi morboso. Lei mi trovò durante una delle tante crisi di astinenza e mi offri una dose e come ogni bravo drogato mi aggrappai a lei. Siamo stati insieme per sei anni, non ricordo neppure il nostro matrimonio né come avvenne ero completamente strafatto come ogni giorno in quegli anni. Era facile stare con lei, mi forniva ogni tipo di robaccia desiderassi, voleva che fossi arrendevole, un fantoccio nelle sue mani con cui divertirsi, amava avere qualcuno di sottomesso alle sue voglie anche più folli, mi ha costretto a sparare ad un tizio o almeno così mi ha detto, ero a malapena in grado di reggermi in piedi in quegli anni. L’ultimo anno mi convinse a rapinare una banca, diceva che una donna come lei meritava di vivere come una regina, ti giuro quel crimine fu la mia salvezza, so che suona assurdo ma lo fu sul serio. Mi arrestarono e finì in prigione, li seguì un programma di riabilitazione nel cui incrocia Raphael, il mio segretario. Ripresi a studiare persino in quei cinque anni e chiesi il divorzio. Tutto quello che vedi me lo sono guadagnato da solo, ho sgobbato negli ultimi dieci anni per ridare l’onore che meritava al mio cognome, volevo rendere fiera mia nonna anche se ormai era tardi. >> Alec percepì quelle ultime parole come fossero uno schiaffo in piena faccia, deludere chi ami è probabilmente la peggiore vergogna che si può avere, percepì la tensione di quella storia rendere l’aria pesante quasi irrespirabile, come si reagisce in questi casi? Ansioso bevve l’intero bicchiere in un sorso, un leggero verso di sorpresa giunse dall’altro interlocutore, comprese il motivo quando le vertigini lo colsero costringendolo a stringere il bracciolo della poltrona saldamente. << Scusami, ho esagerato >> disse in un sussurrò stanco Magnus dandogli le spalle. << Non lo hai fatto >> lo corresse velocemente Alec e aggiunse << Capisco ora le tue motivazioni ma ti prego lasciami combattere per te. Se gli permetterai di avere ciò che vuole, la lascerai vincere ancora, le mostrerai ancora che ha del potere su di te. >> << Lo ha, lo avrà sempre, pasticcino >> rispose sincero l’altro. << Lo so ma lasciami combattere per te >> ripete con convinzione l’avvocato. << Sembra quasi che tu mi stia dichiarando il tuo amore per me, Alexander >> gli fece notare divertito Magnus. << Non cambiare discorso >> lo riprese il giovane alzandosi, giunse a pochi passi dal suo interlocutore, i loro respiri si mischiavano perdendosi tra loro << Permettimi di prendermi cura della tua ferita >>. Il moro si mosse leggermente riducendo lo spazio tra loro, una mano adorante accarezzo la guancia candida arrossata << Sei stupendo in questo momento, lo sai? >>. Alec abbasso lo sguardo imbarazzato, Magnus però non gli concesse la fuga << Se me lo chiedi così come posso negarti qualcosa, mio fiorellino? >>. Alec alzò di scatto gli occhi riaffondando nel verde << Davvero? >> sussurro sorpreso. << Si, mostrami quella ‘cura’ >> ammise l’altro sorridendo suadente. << Grazie, non ti deluderò >> rispose eccitato l’avvocato. << Bene, ora che abbiamo chiarito questa incomprensione lavorativa, posso tentarti con del buon cibo? >> gli chiese ammiccante Magnus. << Solo se sono Tacos d’asporto >> disse compiaciuto Alec. << Sei così adorabile >> ammise l’asiatico << Bene, come desideri >>. Lentamente si allontanò, facendo tornare l’ossigeno nei polmoni di Alec, una sensazione spiacevole di amarezza lo avvolse, ancora quel dannato rimorso, non voleva vivere a metà << Baciami >> ordinò ansioso. Magnus si bloccò a fissarlo crucciato, quel ragazzo era come quelle caramelle frizzanti che esplodevano al contatto con il palato, davvero piacevole, non se lo fece ripetere due volte, veloce sfiorò quelle labbra che aveva sperato di poter riavere, erano ancora più buone di quanto ricordasse. Si separarono frastornati ma entrambi sorridevano come due bambini a Carnevale << Aspettami, vado ad ordinare, intanto mettiti comodo >> disse Magnus dirigendosi verso le altre stanze. Alec annuì debolmente, stava lentamente realizzando l’accaduto, non era neppure certo fosse la sua voce quella che poco prima aveva supplicato per un bacio. Magnus riapparve quasi subito o forse era lui che era rimasto immobile congelato per chissà quanto, il proprietario sembrò divertito nel notarlo ancora lì << Hai mai sentito il Barbiere di Siviglia di Rossini? >> chiese Magnus pacato. << è un opera lirica se non erro, non ho mai assistito però ad una rappresentazione >> ammise Alec titubante. << Dovremo rimediare allora, purtroppo questo non è un teatro e io non so nulla di lirica, ma sono un uomo all’antica e come tale ho un CD con l’opera >> gli rivelò l’altro frugando negli scaffali della libreria e continuò << A grandi linee abbiamo Rosina e il Conte che si innamorano nonostante le remore del tutore di lei che cerca di far di tutto per dividerli, il loro amore è aiutato da un buffo barbiere che si definisce il factotum della città >>. Alec si illuminò << Figaro >>. << Esatto >> si complimento Magnus regalandogli un sorriso puro, senza malizia o tristezza. La lirica riempì l’aria mentre i due divertiti cantavano o parlavano delle buffe note rinchiusi nella loro bolla senza tempo. Nessuno fece caso al leggero vibrare del cellulare abbandonato distrattamente in una tasca del capotto di Alec, né si accorsero del display che si illuminava ad intermittenza ‘Fratello ma dove sei finito?’. ‘Alec la mamma sta chiedendo di te’. ‘Perché cazzo non rispondi al telefono?’ ‘ALEXANDER GILDEON LIGHTWOOD spero che tu non stia saltando la cena con la mamma volontariamente’. ‘Oddio, Alec, non è che ti hanno rapito o qualcosa di simile?’. ‘Devo chiamare la polizia?’. Nessuno di questi messaggi ebbe risposta, Isabel rimase a fissare lo schermo pallida, incerta alzò lo sguardo sul volto curioso della madre << Allora sta arrivando? >> chiese. Isabel lasciò andare un profondo respiro e mentì << No, in realtà ha avuto un impegno dell’ultimo minuto, non verrà >>. Un leggero velo di tristezza solco gli occhi scuri di Maryce….

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Capitolo 15
*** Buon Umore ***


Alec era certo di essere un pessimo alunno, aveva commesso di nuovo lo stesso errore, si era lasciato ammaliare da Magnus. Aveva completamente dimenticato della cena con la madre, un errore di pura distrazione che non era da lui. Stanco girò le chiavi nella serratura, cercando di fare meno rumore possibile, non aveva la forza per discutere con la sorella. Peccato che questa volta non fu fortunato come la prima, la luce del salotto era accesa, il vociare distinto della televisione riempiva l'appartamento. Dannazione. Si trascinò fino all'uscio del salottino, Isabel abbassò il volume della televisione con placidità e alzò lo sguardo duro sul fratello. << Mi dispiace, lo avevo dimenticato >> ammise Alec con lo sguardo basso e aggiunse << Avevo del lavoro da finire e non mi sono accorto dell'orario >>. << Bugiardo >> lo riprese Isabel scuotendo leggermente la testa e ribatte << Sai benissimo di essere pessimo a mentire, quindi perché lo stai facendo Alexander? >>. Ahi, aveva appena usato il suo nome completo, niente soprannomi o vezzeggiati, pessima cosa. << Isabel, io davvero non volevo >> provò il fratello sedendosi a fianco della donna. << Sai che io e la mamma non andiamo d'amore e d'accordo ma teneva a questa stupida cena, non si sarebbe aspettata che il suo figlio prediletto mancasse >>. << Lo so >> asserì Alec appoggiandosi allo schienale stanco. Rimasero in silenzio per qualche minuto prima che Izzy chiedesse << Con chi eri? E non mentire, sappiamo entrambi che non ne sei capace >>. << Con Magnus >> rispose sincero con un sospiro. << Oh, quindi ora non è più il Signor Bane ma Magnus >> gli fece notare pacata Isabel e aggiunse << Gli avvocati non hanno un qualche codice etico che gli impedisce di andare a letto con i loro clienti? >>. << Non sono stato con lui, Izzy, ero andato a parlagli di lavoro e non mi sono reso conto dell'orario >> disse il fratello optando per una mezza verità, una bugia bianca. << Certamente, hai passato l'intera serata con lui parlando di leggi e processi. Mi credi scema? >> lo apostrofo acida lei e ribatte << Una mezza bugia rimane una bugia, Alexander >>. << Va bene, hai vinto >> si arrese il maggiore e ammise << Sono andato da lui con l'intento di convincerlo ad andare in aula, poi però lui mi ha raccontato di come lui e la sua ex moglie si sono conosciuti. Non era una bella storia, Izzy, non mi sentivo di lasciarlo, così sono rimasto e abbiamo parlato di altre cose. Credo di essermi lasciato trasportare, tutto qui. >>. La sorella si voltò a fissarlo attenta, quasi volesse scorgere quelle parole non dette, bloccate tra le labbra. << Non accadrà di nuovo >> disse convinto Alec, non avrebbe permesso a Magnus di avere un tale controllo su di lui ancora, anche se una piccola voce fastidiosa nella sua testa gli ricordava che aveva già fatto in passato una promessa simile ed era finita con le sue labbra che divoravano quelle di Magnus, quelle perfette e deliziose labbra a cui doveva smettere di pensare. << Lo hai convinto? >> gli chiese Isabel riportando la sua attenzione alla televisione. << Si >> rispose veloce Alec. << Immagino che questo farà contenta la mamma almeno >> disse la sorella, rialzando il volume, segno che la conversazione era finita. Alec ancora frastornato si diresse verso la sua camera, si abbandonò sul letto svuotato ma stranamente calmo. Non solo era riuscito ad evitare le ingombranti domande della sorella su quel sentimento senza nome che pesava sul suo petto ma aveva anche rubato un bacio a Magnus, quella serata era stata davvero sorprendente, domani gli sarebbe toccato affrontare sua madre.

Maryse era brava a nascondere le sue emozioni dietro un sorriso finto ed educato, la sua machera per il lavoro la aveva brevettata per anni, però in quel momento percepì le crepe attraversare il suo volto. La gente come il Signor Bane non cambia idea, le persone come lui sono arroganti e saccenti non ascoltano nessuno, testarde quasi fino alla nausea. Eppure, ecco la sorpresa, Magnus l'aveva contatta per avvisarla che voleva procedere con la causa, aveva riconsiderato la sua decisione iniziale preferendo seguire i consigli di Maryse. Quella conversazione l'aveva lasciata con l'amaro in bocca, non era completamente convinta di quelle parole, era certa che gli stesse sfuggente un tassello ma non comprendeva quale fosse, forse suo figlio era riuscito a trovare il giusto pulsate da cliccare per far crollare il cliente, infondo sapeva che Alec aveva un grande potenziale e questa ne era la prova, giusto? Un leggero bussare la distolse dal flusso dei suoi pensieri. << Posso? >> chiese Alec affacciandosi dalla porta. << Certo, tesoro, vieni pure >> disse la donna pacata. << Mamma scusa per ieri, ho avuto un imprevisto e non sono riuscito a liberarmi >> disse lui nervoso, aveva lo sguardo basso quasi volesse sotterrarsi per il rimorso. Maryse sorrise dolcemente << Non ti preoccupare, possiamo organizzare un'altra cena tutti insieme >>. Oh, davvero? Nessuno sguardo di velata disapprovazione, nessuna domanda su cosa fosse più importante della famiglia o frecciatina sarcastica su quanto lei avesse lavorato per loro? La donna era ancora di ottimo umore, che avesse iniziato a fare uso di qualche droga? Forse Max aveva ragione dopo tutto, sua madre non era mai stata così accomodante durante i suoi 25 anni di vita, in questi casi però era meglio godersi la situazione. << Ho appena parlato con il Signor Bane, non so quale magia tu abbia fatto ma ora vuole continuare in tribunale. Ottimo lavoro, Alexander >> disse lei orgogliosa. Che fosse quello il motivo del suo buon umore? << Non ho fatto davvero molto mamma, sono certo che anche lui si sia reso conto dell'errore che stava per compiere >> mentì Alec, come spieghi a tua madre nonché tuo capo che hai passato l'intera serata con il vostro cliente piuttosto che andare a cena con lei e il resto della famiglia? Tralasciando il bacio, che era certo si sarebbe trasportato fino alla tomba senza mai confessarlo. Semplicemente non lo fai, sorridi e accetti colpevole i complimenti che non ti meriti.

Magnus fischiettava una vecchia canzone che ricordava di aver sentito quando era piccola, la stessa che suo nonno canticchiava in macchina mentre lo accompagnava alle elementari, una canzone vecchia quasi quanto lui e che racchiudeva momenti di pura felicità persa. La porta del suo ufficio si spalancò facendo intravedere la figura sospettosa di Raphael, l'ispanico lo riprese << Simon mi ha chiamato asserendo che sembri posseduto >>. Magnus scettico alzò un sopracciglio, posseduto? << Sono solo di buon umore, è così strano? >>. << Si >> rispose lapidario Raphael accomodandosi nella poltrona di velluto e aggiunse << Alexander? >>. << Indovinato, quel ragazzo è delizioso >> ammise l'altro senza davvero provare a mentire. << Ed è il nostro avvocato >> gli fece notare Raphael serio. << Lo so benissimo, infatti al momento sta preparando il processo contro la mia ex moglie >> lo informò Magnus. << Sul serio? Hai deciso finalmente di prendere a calci la stronza? >> mormorò sorpreso l'ispanico strabuzzando gli occhi. L'altro annuì piano << Alexander è stato molto convincente, non riesco a dire di no a quel ragazzo, i suoi occhi saranno la mia rovina >>. << Quasi quasi lo assumo, forse riesce a convincerti a completare il tuo lavoro in tempo >> progetto divertito Raphael. << Magari >> concordò Magnus e riprese << Non dovrei inventarmi stupide scuse per vederlo, mi basterebbe cambiare stanza >>. Raphael rise a quelle parole facendogli notare << Povero Alexander, ha incantato l'uomo sbagliato. >>

 

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Capitolo 16
*** Bello per te ***


L’aria in quella sala era irrespirabile o forse era solo Alec troppo teso, il giovane si alzò dirigendosi verso la finestra per aprirla, aveva bisogno d’aria. Maryce era riversa sui plichi di documenti a revisionare per la millesima volta la loro proposta, voleva che tutto fosse perfetto per il Signor Bane, non voleva che l’uomo cambiasse idea di nuovo, per fortuna di Alec la donna era così concertata alla ricerca della perfezione da non notare l’atteggiamento alquanto sospetto del figlio. La porta della sala riunioni si aprì, Alec sobbalzò. Magnus fece il suo ingresso elegante, quell’uomo era bello sia sotto i raggi del sole che illuminato dalla luce artificiale, davvero invidiabile. Alec riprese posto vicino alla madre cercando di mascherare al meglio le sue emozioni. << Maryce, cara >> disse il cliente stringendo la mano all’avvocato che sorrise professionale << Signor Bane è un piacere rivederla >> e aggiunse facendo un leggero segno in direzione di Raphael << Buongiorno anche a lei, Santiago >>. Alec si premuro di fare lo stesso << Benvenuti >>. Magnus posò lo sguardo su di lui pigramente, come una carezza lenta che attraversa ogni lineamento. << Mi ha sorpresa il suo cambio di direzione >> ammise Maryce scrutando l’uomo. Un sorrisino furbo inclinò le labbra di Magnus << Suo figlio sa essere molto persuasivo se vuole >>. Aveva sul serio appena fatto una allusione? No, giusto? Doveva essere la mente di Alec che stava travisando quelle parole, Magnus era un imprenditore, un uomo professionale? Maryce rispose orgogliosa << Lo so >> e aggiunse porgendo i documenti << Le pregherei di leggere questi fogli e firmare alla fine dell’ultimo così inizieremo la pratica, il processo sarà pesante ma le assicuro che abbiamo ottime possibilità di vincerlo. Se ci sono informazioni che potrebbero compromettere il caso, la pregherei di informarmi per evitare che escano fuori durante il processo >>. Magnus alzò un sopracciglio divertito e rispose fissando gli occhi azzurri nervosi << Nulla che voi non sappiate già >>. Maryce annuì placida, quel caso si prospettava un’ottima pubblicità, avrebbe guadagnato non solo come cliente Magnus Bane ma il meraviglioso chiacchiericcio legato a casi come questi. Alec si morse l’interno guancia, il suo cervello stava funzionando male o era diventato improvvisamente super perverso. << Vorrei anche poterla preparare per un eventuale deposizione, non credo ce ne sia bisogno ma vorrei comunque essere pronta nell’eventualità >> riprese Maryce, Magnus socchiuse lo sguardo scocciato << Devo? >> quelle parole furono accompagnate da una smorfia di disgusto visibile. Maryce rispose ammaliante << Se lo desidera potrebbe prepararla Alec >>. Il figlio si voltò di scatto sorpreso, sua madre non aveva accentato a nulla di simile prima, perché mai metterlo in mezzo ora? E poi era di solito sua madre ad occuparsi di questa parte, la donna era una maniaca nel controllo della situazione, ovviamente aveva deciso giusto quel caso per cambiare, la solita fortuna di Alec. << Va bene, se crede sia necessario >> ribatte Magnus mentre uno strano luccichio illuminò gli occhi verdi e riprese << Spero che Alexander possa rendere piacevole questa preparazione >>. No, questa volta non se l’era immaginato, c’era un fottuto doppio senso, Alec fulminò con lo sguardo lo stronzo in questione. Una risatina mal soffocata lasciò le labbra di Raphael che fino ad allora si era limitato a fare da passivo spettatore, Maryce d’altro canto sorrideva placida forse sua madre non aveva fatto caso alle parole di Bane. Un leggero bussare si frantumò contro l’aria, << Avanti >> asserì a voce alta abbastanza Maryce. Lydia apparve dallo stipite chiedendo << Mi scuso per il disturbo ma dovrei parlare urgentemente Maryce >>. La mora si alzò infastidita ribatte << Mi dia un attimo signor Bane, mi scusi >> veloce si diresse dalla bionda, la porta fu chiusa alle sue spalle silenziosa. << Ti ho imbarazzato, fiorellino? >> chiese Magnus sorridendo magnetico. Alec per poco non si strozzo a quelle parole << Signor Bane la prego di evitare battute simili in futuro >> disse nervoso passando lo sguardo tra Magnus e Raphael. << Che risposta fredda, così mi ferisci Alexander >>. L’avvocato socchiuse lo sguardo scrutando il volto compiaciuto del suo interlocutore, Magnus sembrava tutto tranne che triste. << Se è per Raphael, non ti preoccupare sa tutto e inoltre non gliene frega molto >> gli rivelò l’altro. L’ispanico aveva preso il telefono e si era messo a scrollare annoiato qualche messaggio. << Non sembri ferito >> gli fece notare spinoso Alec. << Hai ragione, fiorellino, come sempre. >> e aggiunse allungando la gamba per sfiorare l’interno coscia di Alec << Sei uno spettacolo questa mattina, indossare quella camicia dovrebbe essere un crimine >>. Veloce si allontanò dal tavolo imbarazzato, un rossore leggero coloro le punta delle orecchie del ragazzo, perché quel bastardo non aveva un minimo di pudore << Non so di che parli >> balbetto. << Oh ti prego, non dirmi che non hai indossato quella camicia per me? >> disse compiaciuto Magnus. Alec strabuzzò gli occhi, di che stava parlando? Stava indossando la camicia che gli aveva regalo Isabel, oh, sua sorella gliel’aveva comprato asserendo che lo faceva sembrare uno schianto. Non che lui ci avesse mai fatto caso, però forse era vero. Anche Magnus sembrò realizzare la cosa perché si ritrasse quasi scottato. << Cabron*>> sussurro tra le risate Raphael. Menomale che non era interessato alla loro conversazione. << Questo si che è doloroso, Alexander, pensavo che ti fossi messo in tiro per me >> disse Magnus con sguardo apatico, e questa volta Alec gli credette, la sua delusione sembrava sincera. << Non…>> le parole si bloccarono in gola quando sentì la porta riaprirsi e sua madre rientro composta ancora scusandosi per l’interruzione.

L’incontro terminò un’ora dopo, tutti i dettagli erano stati rivisti con il cliente, erano pronti per ora. Alec attese che rimanessero soli nella sala riunioni prima di chiedere alla madre << Perché vuoi che lo prepari io? >>. La donna ridacchio debolmente senza però dir nulla, lo sguardo della donna era basso quasi stanco. << Va tutto bene? >> chiese ancora inquieto Alec. << Tuo fratello è stato sospeso ancora >> gli rivelò la madre e aggiunse << Questa è la seconda volta, il preside mi ha informato che se non cambia atteggiamento dovranno espellerlo >>. << Cosa? >> balbetto Alec confuso. << Ha preso a pugni un compagno >> aggiunse seria la donna e riprese << Non so come fare con Max, mi parla a malapena e sempre scostante. So che è un adolescente e che è entrato nel periodo di ‘ribellione’ ma mi sembra di star gestendo male la situazione come con Isabel >>. << Gli parlerò io mamma >> propose Alec preoccupato. << Fallo se lo desideri ma non cambierà molto, tocca a me trovare il giusto modo per parlagli >> asserì Maryce tesa…..

La macchina si fermò ad un semaforo bruscamente, Magnus fece una smorfia << Stai attento >> disse al povero autista. << Dai non te la prendere >> lo richiamo Raphael e aggiunse << Sono certo che tu non sia così indifferente al tuo Alexander >>. Magnus non rispose, si limitò a grugnire, sapeva che Alec era attratto da lui ma temeva di essere l’unico a non riuscire a togliersi dalla testa l’altro, quella mattina si era messo d’impegno a cercare di sembrare il più affascinante possibile, strepitava all’idea di attirare gli occhi azzurri su di lui, ma forse per Alec non era lo stesso, era solo una di quelle cotte leggere e passeggere, infondo la tua prima volta rimane sempre speciale ma non è sempre il tuo grande amore. << Smettila di rimuginare, da quando sei diventato un grande pensatore? >> lo apostrofo serio Raphael. << Da quando ho imparato che l’impudenza è la morte dell’ingenuo >> rispose Magnus e aggiunse << Vorrei evitare altre pessime scelte >>. << Su questo non mi preoccuperei, quell’Alexander mi piace, sembra qualcuno che possa tenerti testa e metterti in riga >> ammise l’altro. Magnus si voltò a fissarlo sorpreso e disse << Non dirmi che il mio fiorellino è riuscito ad ottenere la benedizione del grande critico Raphael Santiago >> e aggiunse divertito << Non ti era mai piaciuto nessuno dei miei partner precedenti >>. << Perché erano tutti bambolotti con il cervello annacquato, lui mi piace, cerca di non fartelo scappare >> ribatte l’amico sbuffando.

*Cabron = Testa di cazzo o cazzone

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Capitolo 17
*** Mi Manchi ***


Alec osservò il contatto nervoso, voleva parlare con Magnus, non gli era piaciuto il modo in cui si erano salutati, quelle mezze parole non dette che rimanevano bloccate sulla lingua. Titubante cliccò il pulsante di chiamata e attese, ogni bip si sovrapponeva all' incessante corsa del suo cuore che risaliva nel petto. Una voce calda rispose sincera << Non mi aspettava una tua chiamata, fiorellino >>. Alec si morse il labbro inferiore asserendo << Anche io posso essere una sorprendente se voglio >>.<< Ti voglio credere pasticcino >> rispose Magnus sincero. << Mi dispiace per questa mattina >> cercò di spiegarsi Alec e aggiunse << Non volevo offenderti o nulla di simile,.. >>. Una risata cristallina attraverso la cornetta infrangendosi contro le sue orecchie << Fiorellino, non devi, ammetto che la tua indifferenza mi ha ferito ma il mio ego si riprende velocemente >>. << Non volevo, solo non amo mischiare la mia vita privata con il lavoro >> rispose con sincerità Alec. << Quindi sono il tuo piccolo sporco segreto? >> chiese divertito il suo interlocutore. << Non era quello che intendevo >> lo riprese esasperato Alexander.<< Disse il ragazzo che mi ha baciato solo qualche giorno fa >> gli ricordo compiaciuto Magnus. Un calore familiare lo costrinse a tossire debolmente imbarazzato << Non avrei dovuto >> ammise. << Ti sbagli, puoi baciarmi tutte le volte che lo desideri, fiorellino >> gli riferì con non-chalance l’altro. << Non credo sia opportuno >> ribatte Alec nervoso. << Esiste una legge che lo vieta, signor avvocato? >> chiese di rimando Magnus calmo. << Non proprio, ma rientra nelle molestie >> disse riflettendo l’altro. << Non è il nostro caso, ti sto dando il permesso di baciarmi quando lo desideri >> commento fiero della sua attuale trovata il maggiore. Tocco ad Alec questa volta ridere leggermente, dannato Bane era davvero impossibile da gestire. << Hai una risata così bella, Alexander, vorrei sentirti ridere più spesso >> ammise Magnus suadente. Alec si morse il labbro inferiore nervoso. << Non arrossire, te ne prego, mi infastidisce non poter vederti >> lo riprese il suo interlocutore come se potesse vedere attraverso il suo silenzio teso, odiava sapere quanto per l’altro fosse facile leggerlo, come diavolo faceva? << Non esagerare >> lo ammonì bonariamente e aggiunse dando voce a quella sensazione piacevole che sin da quella mattina lo accompagnava << Grazie per aver seguito il mio consiglio, Magnus, prometto che non te ne pentirai >>. << Quindi te ne prendi la responsabilità? >> chiese l’altro con voce neutra, stranamente bassa. << Si >> si apprestò a rispondere Alec e continuò << Appena sarai libero possiamo iniziare a lavorare sulla tua deposizione >>. << Pensi sempre al lavoro, fiorellino >> gli fece notare con tono canzoniero Magnus. << Prima il dovere poi il piacere >> rispose Alec solenne. << E in cosa consisterebbe questo ‘piacere’? >> chiese il suo interlocutore curioso. L’avvocato inghiotti percependo il suo corpo teso come le corde di una chitarra in attesa di essere sfiorate << Una cena? >>> propose. << Devo avere le allucinazioni uditive perché mi è parso che mi avessi invitato a cena >> scherzo Magnus.<< Se non sei d’accordo, possiamo semplicemente lavorare >> gli riferì Alec cercando di sembrare il più offeso possibile, non poteva scoppiare a ridere, doveva mantenere un tono serio o almeno all’apparenza tale. << Non osare rimangiarti la parola, fiorellino, ho sudato così tanto per avere quell’invito a cena >> ribatte Magnus con tono offeso e aggiunse << Dimmi quando sei disponibile e io sono sempre libero per te >>. << Non credo sia vero, quindi ti pregherei di essere realistico e darmi una data considerando che il processo dovrebbe iniziare tra due settimane circa >> disse con professionalità Alec. << Domani sei libero? >> chiese Magnus senza farsi scoraggiare dal tono dell’altro ragazzo. << No, in realtà, ma possiamo rimandare a dopodomani se puoi >> rivelò Alec vago. << Immagino non mi dira qual è questo impegno così importante da farti rimandare la cena con me >> dedusse Magnus con tono divertito e aggiunse << Non dirmi che mi stai tradendo, Alexander, il mio cuore non lo reggerebbe >>. << Non è così, sono sigle non temere >> gli riferì Alec e continuò << Inoltre noi non stiamo insieme >>. << Per ora >> annunciò Magnus sicuro di sé << Dopodomani per me è perfetto, fiorellino, prenoto io il ristorante se non ti dispiace >>. << Non amo il cibo francese >> lo informo Alec sincero. << Va bene, altri desideri? >> chiese il suo interlocutore saccente. << No, per il resto mangio tutto >> rivelo l’avvocato sincero. << So che hai buon gusto, ricordo che ti era piaciuto il mio sapore >> riferì Magnus senza nessun filtro. << Buonanotte, Magnus >> disse Alec imbarazzato. << Stai davvero per chiudere il telefono solo per un innocente battutina? >> ribatte offeso l’uomo. << Notte, Magnus >> ripete Alec. << Promettimi di sognarmi, Alexander, io lo farò >> asserì l’altro con voce dolce. << Va bene >> cedette Alec prima di chiudere la chiamata, sorrise percependo uno strano calore diffondersi tra le dita accompagnato dal familiare formicolio.

La giornata era passata lentamente, una lunga tortura composta di pagine scritte in piccolo da dover leggere ma era preferibile in tutta sincerità dover ascoltare alcuni suoi clienti o gestire un caso in tribunale piuttosto che dover rimanere nel silenzio con sé stesso. Quando il suo corpo si rilassa, la mente di Alec vagava alla ricerca degli occhi di Magnus, era strano non vederlo o sentirlo, ormai era una presenza fissa nelle sue giornate che lo volesse o meno, riceveva sempre un messaggio o una visita a sorpresa dell’altro. Quella mattina invece non lo sentì e neppure nel pomeriggio, probabilmente era occupato, giusto? Si vestì con attenzione osservando allo specchio la maglietta azzurra ricadere dolcemente suoi fianchi. Isabel apparve sull’uscio della porta della sua camera frugando nella sua borsetta << Porta le chiavi >> asserì. << Va bene >> rispose Alec tranquillo. << Dovrei dormire a casa questa sera; quindi, se torni prima mi dovrai aspettare sveglio >> disse la sorella e aggiunse prima che Alec lo domandasse << Il mio paio di chiavi lo ha Max >>. Alec gli lanciò un’occhiata confuso e la sorella riprese << Glielo date per farne una copia, così se mai volesse scappare di casa ma noi non ci siamo non deve aspettarci >>. << Lui e mamma sono ancora hai ferri corti >> commento il maggiore scuotendo contrariato i ricci marroni. << Sai com’è la mamma >> obbietto Izzy << Non gliene lascia mai passare nessuna >>. << Non giustificarlo, sai che ha fatto a pugni con un compagno ieri >> gli rivelò Alec seguendola per il corridoio. << Di nuovo? >> disse sorpresa Isabelle << Oh cielo, vuole rompere il record di Jace? >>. Alec rise leggermente chiudendo la porta, l’ascensore era sempre più rumoroso, dovevano chiamare qualcuno per controllarlo. << Sai ho la sensazione che tu mi stia nascondendo qualcosa >> disse senza alcun nesso logico con la conversazione precedente Isabelle. << Come? >> balbetto il maggiore. << Hai un’aria strana, non so come spiegarlo, sembri distratto ma in senso buono >> ammise lei osservando le reazioni del fratello con attenzione. << Non ti sto nascondendo nulla >> disse Alec fingendo una sicurezza che non aveva. << Aspetterò, ancora >> disse allusiva Isabelle appena l’ascensore si fermò al parcheggio e aggiunse << Ormai è da un po’ che Jace esce con la rossa, ho come la sensazione che forse è quella giusta per lui >>. << Lo penso anche io, lo sa tenere in riga >> disse Alec sincero, era felice per Jace, il suo migliore amico aveva sempre avuto un pessimo gusto in fatto di donne ma questa volta sembrava aver finalmente trovato la giusta musa.

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Capitolo 18
*** Il mio Angelo ***


La musica era sempre troppo alta, esattamente come ricordava Alec, Isabel gli afferro il polso trascinandolo tra la folla per raggiungere il tavolo dove Clary e Jace brindavano in compagnia di un ragazzo a loro sconosciuto. << Finalmente >> li riprese Jace saltando in piedi per stringerli in abbraccio soffocante che sapeva di alcol e fumo. << Ciao Clary >> disse Isabel facendo un cenno alla rossa che sorrise mostrando la fossetta. Alec saluto anche lui educato ma fu bloccato da Jace che prese in mano la conversazione << Questo qui è Alec, un brontolone stronzo e lei è la stupenda Isabel >> spiegò e a riprese indicando il ragazzo sconosciuto << Lui è Simon, il migliore amico di Clary >>. Alec fece velocemente mente locale, ricordava vagamente che Clary gli aveva accentato di un amico con quel nome, un nerd che non amava particolarmente uscire. << Forza ordiniamo un nuovo giro >> urlò Jace dirigendosi verso il bancone. Isabel scosse la testa e disse << Clary balli con me? >>. La rossa annuì << Certamente >> poi però si blocco quasi avesse appena realizzato qualcosa si voltò verso quel Simon incerta. << Puoi andare >> la rassicuro il ragazzo. Isabel lo sostenne asserendo << Starà con mio fratello >>. Sapeva che lo avrebbe tirato in ballo, Alec annuì automatico e si sedette a fare compagnia allo sconosciuto. Per un po' nessuno dei su disse nulla poi Simon sembrò stancarsi << Alec è il diminutivo di qualcosa? >>. << Alexander >> disse l'altro schietto. << Sei il fratello di Isabel giusto? >> chiese ancora giusto per conversare. << Già >> rispose Alec che invece preferiva evitare una conversazione superflua. << Sei mai stato innamorato? >> chiese Simon abbassando lo sguardo triste. << Non proprio >> ammise il suo interlocutore dubbioso. << Sei fortunato >> disse Simon << Sai ho una cotta per un uomo con cui lavoro >>. Alec si limitò a osservarlo per decifrarlo, sospettava che l'altro ragazzo avesse il cuore spezzato o qualcosa di simile. << Non amo molto i posti come questo, ma oggi devo leccarmi le ferite, Raphael è uno stronzo, sai. Mi da delle speranze per poi divertirsi a farle crollare, oggi l'ho beccato mentre flirtava con una delle altre segretarie, quel bastardo poteva almeno usare un po' di tatto, ormai dovrebbe averlo capito che mi piace. >> quel fiume di parole straripo senza che Simon potesse fermarlo, forse fu per l'alcol o forse fu perché quel ragazzo dagli occhi blu non provò mai a fermarlo. << Persino il capo lo ha capito ma lui no >> sbraito ancora. Alec gli sorrise comprensivo, vide con la coda dell'occhio un cameriere poggiare altri drink sul tavolo, dov'era finito Jace? Che avesse raggiunto le ragazze? << Raphael è un coglione, uno di quegli idioti con cui nessuno vorrebbe averci a che fare >> continuò Simon afferando uno dei drink e svuotandolo riprese << Sai è tutta colpa di quei ricci ribelli meravigliosi, li detesto. Per non parlare di quella stupida mania di inserire lo spagnolo ovunque, mi fa impazzire cazzo. Chi si crede di essere? Non è l'unico ad averlo >>. Alec si morse l'interno guancia per evitare di ridere, quella frase era così piena di contraddizioni, a quanto pare il suo caro compagno di bevute era davvero molto innamorato. << Raphael sei un enorme figlio di puttana >> concluse Simon alzando un bicchiere al cielo quasi volesse imprimere quella frase con un brindisi. Alec non ebbe modo però di far nulla che il polso di Simon fu catturato da una mano << Cosa sarei? >> chiese un uomo familiare. << Sei un enorme testa di cazzo >> disse Simon per nulla intimorito. << E tu sei un ragazzino impertinente e loco >> asserì il nuovo arrivato. Fu allora che Alec lo riconobbe era l'uomo che aveva visto ieri con Magnus, dannazione come aveva fatto a non realizzarlo subito, beh forse il motivo principale è che ieri non aveva fatto molto caso a Raphael, Magnus aveva assorbito tutta la sua attenzione affamato. << Eccolo il dannato spagnolo tentatore >> borbotto Simon e con un balzo si liberò dalla morsa dell'altro per scappare tra la folla. Raphael fece una smorfia ma non demorse seguendolo. Alec lasciò andare un leggero sospiro, forse quella sarebbe stata la serata fortunata di Simon. << Lo so, fiorellino, anche io non li sopporto più >> disse una voce troppo familiare ormai alle sue spalle. Alec si voltò di scatto quasi rischiando di spezzarsi qualche muscolo << Magnus >> disse. << In persona >> rispose l'altro abbassandosi per rendere i loro occhi alla medesima altezza e aggiunse << Posso rapirti, Alexander? >>. L'avvocato lo fisso per qualche secondo galleggiando nel verde tra le paiuzze dorate << Va bene >> cedette. L'altro gli regalò un sorriso brillante, gli porse una mano che Alec prontamente strinse e che lo trascinò nella parte più interna del locale, quel tocco gentile era inebriante, qualcosa di cui Alec non sapeva di aver bisogno. Superarono una grande porta che riportava 'riservato' e giunsero a quello che era un salottino vuoto << Questo è il mio nascondiglio >> rivelò Magnus. Alec lo osservò confuso, ricordava di esserci già stato, il lungo divano rosso era impresso molto chiaramente nella sua mente solo non riusciva a rammentare quando. << Ci siamo incontrati qui >> spiegò Magnus e aggiunse << Io ero qui solo ad affogare nella noia quando tu sei entrato, barcollavi leggermente. Ho provato a parlarti ma tu sembravi non capire, ti sei lasciato andare sul divano >>. << Oh >> sussurrò Alec sedendosi poco distante dall'altro. << Sembrava che dormissi, eri così perfetto, un piccolo angelo sbucato giusto quando lo stavo cercando. Poi i tuoi occhi azzurri si sono leggermente aperti, non so come ma ci siamo messi a parlare. >> racconto ancora Magnus. Immagini chiare di quel giorno iniziarono a scorrere attraverso gli occhi azzurri confusi, ora ricordava, avevano parlato dei colori dell'uomo, della vita che sfugge e dei sogni infranti. Aspetta un attimo, non poteva essere << Ti ho baciato io per primo >> concluse Alec. << Già >> confermò Magnus << Mi chiedo perché però >>. << Mi era sembrata la cosa giusta da fare in quel momento >> ammise Alec o almeno così credeva fosse stato << Tu perché hai risposto? >> chiese. << Non si rifiuta mai il bacio di un angelo, soprattutto se ha due spettacolari occhi azzurri >> ammise l'altro. << Come i miei? >> chiese Alec fissandolo curioso. << Specialmente se sono i tuoi >> disse Magnus eliminando lo spazio tra loro. << Sei troppo vicino >> disse il minore e tese la mano per raccogliere quella del più grande, gli mancavano le dita di Magnus avvolte tra le sue. L'altro non si oppose a quel contatto, non poteva negare nulla ad Alec e chiese divertito << Vuoi che mi allontani? >>. << No >> ammise sincero il minore. << Non lo avrei fatto comunque >> ammise Magnus sincero. << Qual è il tuo colore preferito? >> chiese Alec di punto in bianco. << Sono certo che ormai tu lo sappia >> lo schernì il più grande e aggiunse << L'azzurro, invece il tuo? >>. << Il grigio >> disse Alec serio e riprese << Sei laureato? >> chiese ancora. << Si, economia aziendale, ho studiato in prigione >> rispose il maggiore. << Lo avevi detto, vero >> ricordo Alec e provò ancora << Ti piace il tuo lavoro? >>. << Si >> ammise Magnus realizzando che era vero, per quanto si lamentasse non riusciva a immaginare di fare altro se non gestire i suoi Night << E a te piace fare l'avvocato? >> chiese. << Si, immagino >> disse il minore e rivelò << Non avevo molta scelta, in realtà, i miei genitori sono entrambi avvocati, qualcuno doveva ereditare il loro studio ed io ero il figlio maggiore >>. << Sembra soffocante >> commento Magnus. << Lo è, ma mentirei se non ammettessi che mi sono innamorato della giurisprudenza studiandola >> disse Alec appoggiando la testa sulla spalla dell'altro, i loro corpi magnetici si ero avvolti, incastrandosi in maniera perfetta quasi fossero pezzi di un puzzle che si rifondevano. << Dimmi, Alexander, perché tutte queste domande? >> asserì Magnus accarezzando con il pollice il dorso della mano dell'altro. << Volevo conoscerti >> spiego Alec e riprese << Non posso? >>. << Certo, che puoi, fiorellino, fammi tutte le domande che desideri >> rispose Magnus mentre un sorriso sincero incrinò le labbra, se il paradiso consisteva nel rivivere un ricordo felice all'infinito Magnus avrebbe scelto questo momento. 

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Capitolo 19
*** Il Gusto della Libertà ***


La mattina li ritrovò intrecciati, Alec si stiracchiò dolorante, gli occhi misero a fuoco la tappezzeria in parte ormai conosciuta, quando si era addormentato? Alzò lo sguardo sul volto rilassato dell’altro ragazzo, anche mentre dormiva sprigionava carisma, impressionante << Magnus >> sussurro rauco. << Mhh >> mugugno l’asiatico stringendo la stretta sui fianchi del suo angelo. Alec sorrise << Magnus >> ripeté addolcendo il tono. Gli occhi muschio si aprirono leggermente ancora offuscati dalla nebbia del sonno << Alexander? >> sussurro roco. << In persona >> rispose facendogli il verso il giovane. Una risata sincera nacque tra le labbra dell’uomo, Alec percepì il tronco diffondere il suono caldo. << I tuoi occhi sono più azzurri di quanto ricordassi >> asserì Magnus fissandolo curioso, con attenzione sposto alcune ciocche scure che gli coprivano la visuale delle gocce di oceano. << Non credo sia possibile >> disse Alec facendo scioccare la lingua sul palato e aggiunse << Sono sempre uguali >>. << Io li trovo meravigliosi >> ribatte sicuro Magnus. << Non sei un giudice imparziale >> borbotto il moro staccandosi lentamente con fatica, il distacco fu più doloroso e un’irrequietezza non ben chiara si iniziò a formare nel fondo dello stomaco. << Dove vai? >> gli chiese crucciato Magnus. << Dovrei tornare a casa >> rispose Alec rendendosi conto da solo quanto quella frase suonasse poco convincente. << Non vuoi fare prima colazione? >> ribatte suadente Magnus tendendosi verso di lui. Gli occhi azzurri si iscurirono dubbiosi, doveva tornare a casa a cambiarsi prima di recarsi a lavoro, non poteva rimanere. << Se non erro me ne devi ancora una >> disse distrattamente l’asiatico e aggiunse << Sai quella volta mi hai lasciato senza neppure permettermi di salutarti >>. Ah! Vero, ricordava di essere scappato come un ladro quella mattina, in sua difesa era una situazione diversa. << Fiorellino, ti prego, fai colazione con me >> ribatte Magnus raccogliendo il viso di Alec tra le mani quasi fosse un tesoro prezioso, gli occhi azzurri si sgranarono leggermente per la vicinanza e un rossore familiare dipinse le gote. L’uomo avvicinò lentamente le labbra per unirle ma furono bloccati dal telefono, Alec afferro il suo cellulare allontandosi senza fiato << Pronto? >>. << DOVE SEI? >> urlò sua sorella furiosa. << Sono fuori, Izzy >> cercò di dire il giovane per evitare di rispondere direttamente alla domanda. << Non ci provare, Alexander Gideon Lightwood >> lo riprese Isabel offesa. << Sono da Jace >> mentì mordendosi nervoso l’interno guancia e aggiunse << Sai ieri si è ubriacato marcio e l’ho riportato a casa >>. Nessuna risposta giunse dall’altra parte per qualche secondo ma poi Isabel riprese << Il solito imbecille, non capisco come possa piacere a Clary >> e aggiunse << Devi tornare a casa subito >>. << Va bene >> ribadì rilassandosi il fratello, non sapeva il perché la sorella sembrasse così tesa ma in quel momento non gli interessava. << Sbrigati >> lo riprese lei ansiosa e chiuse la chiamata. Alec osservò ancora frastornato lo schermo che segnava le sette del mattino. << Chi è Jace? >> chiese curioso Magnus anche se sospettava di conoscere già la risposta. << Lo hai già incontrato, è l’erede degli Herondale >> lo informò Alec e aggiunse << Sei geloso? >>. << Dovrei esserlo? >> chiese di rimando l’uomo inclinando la testa. << No, è come un fratello >> rivelò sincero il giovane. Per qualche minuto nessuno osò dir nulla, si fissarono quasi volessero imprimere l’uno il volto dell’altro sulla retina. << Devo andare >> si lasciò sfuggire Alec tristemente. << Lo so, vai. Faremo colazione insieme un’altra volta >> disse con comprensione Magnus. << Grazie >> asserì Alec titubante alzandosi ma fu bloccato di nuovo dalla voce dell’altro che chiese furbo << Credo di meritarmi almeno un bacio del buongiorno? >>. Il moro scosse la testa divertito << Sei davvero irrecuperabile >>. << è tutta colpa tua, guarda come mi hai ridotto >> obbiettò Magnus per difendersi. Alec si chinò abbastanza da poter poggiare un delicato bacio e sussurro a fior di labbra << Buongiorno, Signor Bane >>. << Buongiorno, Alexander >> rispose incantato l’uomo.

Appena mise piede in casa comprese che c’era qualcosa che non andava, c’era un buono odore nell’aria, il che non era normale. Isabel era una frana ai fornelli, non avrebbe mai saputo cucinare nulla di neppure lontanamente commestibile o che avesse quell’odore così buono. Confuso entrò in cucina trovandosi davanti una buffa scena, Max stava seduto al loro tavolo ingurgitando pancake mentre Maryce era in piedi a cucinarli canticchiando. In che universo parallelo era finito? Che stava accadendo? Indietreggio spaventato rischiando di scontrarsi con sua sorella che gli apparve alle spalle confermandogli << Non stai sognando >>. << Che sta succedendo? >> chiese spostando lo sguardo perplesso dalla sorella al piccolo quadretto familiare. << Ti ricordi che ieri ti avevo detto di aver dato le chiavi a Max? >> asserì Isabel. Alec annuì piano e lei continuò << Quando sono tornata questa notte, lui era qui. Aveva litigato con la mamma ed era scappato da noi >>. << Ha senso >> ammise il fratello prima di aggiungere << Lei però che ci fa qui? >>. << Questa mattina si è presentata di buon’ora con tutto l’occorrente per fare i pancakes >> spiegò Izzy alzando leggermente le spalle. << Perché al posto di stare sull’uscio della cucina a parlottare, non entrate a fare colazione? >> li richiamo la madre poggiando altro impasto nella pentola. << Mamma che succede? >> chiese dubbioso il maggiore accomodandosi nel tavolo. << Da bambini amavate i giovedì del pancake >> gli ricordo lei nostalgica e aggiunse << Era il mio giorno libero dallo studio quindi avevo tempo per farvi la colazione >>. Isabel si illuminò annuendo. << Max era troppo piccolo per ricordarlo, era prima che io e suo padre ci separassimo >> riprese la donna voltandosi a guardare i figli << Dovremmo riprendere questa tradizione, ogni giovedì vi farò i pancake o qualsiasi cosa ora vogliate >>. Alec la fissò sbigottito e non doveva essere molto diversa l’espressione sul viso della sorella dato che gli fece notare << Mamma tu non sai cucinare nulla altro oltre i pancakes >>. << Sto imparando, da qualche mese seguo un corso di cucina, non sono ancora un’ottima cuoca ma vorrei prima o poi potervi cucinare una cena o un pranzo >> gli rivelò la donna più anziana seria. << Tu odi cucinare >> ribadì Max confuso fissando quella donna che sembrava mutare davanti ai suoi occhi. << Già, ma voglio poter far qualcosa per i miei figli >> ammise lei. << Mamma >> la richiamo Isabel nervosa << Non stai per morire vero? >>. Max sgranò gli occhi spaventato. Maryce scoppio a ridere scuotendo la testa << No, Izzy, nulla di simile >> e aggiunse << Voglio riavere la mia famiglia, forse è tardi ma finalmente riesco ad assaporare la libertà >>. La libertà? Sospirò passandosi la lingua sulle labbra, c’era ancora il sapore di Magnus su di esse, forse era quello il gusto della libertà? << Mi dai un pancake? >> chiese Alec porgendogli il suo piatto << Ti raccomando molto sciroppo >>. La donna annuì afferando contenta il piatto per riempirlo. << Anche io ne voglio ancora >> disse Max alzando anche il suo piatto. << Certo, arriva >> rispose lei e aggiunse titubante << Isabel tu ne vuoi? >>. << Si >> rispose debole la figlia, forse potevano crederle per questa volta? Forse avrebbero riavuto indietro la loro famiglia….

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Capitolo 20
*** Lucciola in Barattolo ***


è un tantino lungo, sorry

L’ufficio era perfettamente ordinato, i file per il caso risiedevano posizionati nel tavolo con attenzione, Alec osservò per la centesima volta l’orologio che si muoveva lentamente, mancavano ancora sei minuti prima dell’ora dell’appuntamento. Iniziò nervosamente a battere le dita contro il legno, doveva solo incontrare un cliente, con cui poi sarebbe andato a cena, non era la prima volta che lo facevano, aveva già avuto una cena con Magnus, quindi perché era così ansioso? Un leggero bussare lo fece sobbalzare << Si? >> chiese. << Buongiorno, Alexander >> lo salutò Magnus entrando con disinvoltura nell’ufficio. << Accomodati pure >> asserì l’avvocato assumendo il suo miglior tono professionale. << Agli ordini, fiorellino >> obbedì il cliente sorridendo divertito e aggiunse sedendosi << Mi piace quando mi dai ordini >>. Alec si lasciò scappare un mezzo sorriso che si apprestò a coprire << Allora se mai dovessero chiamarti a testimoniare, dovresti solo esporre la storia dell’immobile, se la tua ex moglie non parla del vostro divorzio e meglio evitare di accennarlo >>. << Lo tirerà fuori >> ammise senza battere ciglio l’altro e aggiunse << Camille adora dire a tutti che l’ho fregata con quell’accordo, ma quando abbiamo firmato i documenti non ero ancora proprietario della catena di Night >>. << Su questo non ti devi preoccupare, se è abbastanza intelligente dopo aver esposto il caso al giudice, vorrà un accordo >> ribatte con serietà l’avvocato. << Dimmi di più >> disse fissandolo interessato l’altro. << Lei era convinta che tu avresti pagato come le volte precedenti, non si aspettava di finire in tribunale >> gli ricordo Alec rievocando le parole della madre della riunione precedente, lo credeva sul serio, Camille sembrava solo una donna capricciosa e frivola. << Sai, in questo momento, sei dannatamente sexy >> disse senza alcun imbarazzo Magnus e aggiunse << Mai fatto sesso in ufficio? >>. Alec strabuzzò gli occhi arrossendo << Non ci provare, dobbiamo prepararti per la deposizione e .. >> ingoio a vuoto riprendendo << E dobbiamo andare a cena >>. << Hai ragione come sempre, fiorellino >> disse ridacchiando Magnus e aggiunse << Ho prenotato un ristorante speciale solo per te >>. << Riprendiamo con il lavoro prima, puoi leggere per favore questi fogli >> asserì l’altro porgendogli un plico…

La macchina scivolo dentro un parcheggio coperto di un complesso di appartamenti che Alec riconobbe subito. << Casa tua sarebbe il ristorante speciale? >> chiese il giovane alzando un sopracciglio scettico. << Esatto >> confermò il più grande parcheggiando l’auto nel posto assegnato. << Hai cucinato tu? >> chiese mentre lo seguiva per le scale confuso. << Ovviamente, Alexander, assaggerai il miglior pollo al curry della tua vita >> gli riferì con arroganza l’uomo e inserì le chiavi per farlo di nuovo entrare in quel buffo luogo che era il loft del più grande. E nonostante la sorpresa di Alec, Magnus si mise ai fornelli, l’uomo aveva già preparato la maggior parte degli ingredienti mancavano solo gli ultimi passaggi. Il più giovane lo osservava curioso appoggiato all’isola della cucina, era incredibile come anche quel grembiule color porpora gli stesse bene. << Quindi, sai cucinare >> asserì Alec beandosi di quella vista. << Ho molte altre doti, fiorellino, dovresti davvero considerare l’idea di prendermi come tuo fidanzato >> ribatte Magnus regalandogli un mezzo sorriso seducente. << Dovrei? >> ripeté assumendo un’espressione perplessa Alec ribattendo << Non mi hai ancora convinto >>. << Sapevo che eri un uomo crudele, Alexander >> lo riprese il cuoco. << Quando hai imparato a cucinare? >> gli chiese il giovane curioso. << Da bambino, sono cresciuto con mia nonna, lei era una cuoca eccezionale >> gli racconto nostalgico Magnus e aggiunse << Mio nonno non era quasi mai a casa, era un uomo d’affari che viveva solo per i suoi amati numeri così spesso rimanevo da solo con la nonna, era una donna di altri tempi, non amava stare ferma >>. Alec addolci il tono << Le volevi molto bene >>. << Già >> ammise Magnus e riprese << Sai, avrei voluto che vedesse cosa sono stato in grado di costruire >>. << Forse lo sta facendo >> rispose con incertezza l’altro. << Chissà >> rispose criptico lui e si avvicinò porgendogli un cucchiaio << Assaggia >>. Alec non esitò, si sporse e assaporo quel miscuglio di spezie saporito. << Allora, manca qualcosa? >> chiese Magnus fissando incantato gli occhi azzurri che lo avevano stregato. << Non saprei >> rispose sincero il giovane innocente << Dovresti assaggiarlo, sei tu l’esperto >>. Magnus si chinò lentamente e unì le loro labbra teso, le mani risalirono afferando le ciocche scure del suo bel avvocato per approfondire il bacio, Alec lasciò che la lingua dell’altro percepisse i frammenti di sapore rimasti. Fu Magnus a mettere fine al loro contatto, con voce roca gli sussurro a fior di labbra << è perfetto >>. << Io o il curry? >> chiese Alec ancora annebbiato, appena si rese conto di averlo fatto si tese, aveva dimenticato di riattivare il filtro cervello-bocca. << Tu >> rispose senza neppure esitare  Magnus e asserì << Se continui a guardarmi così non credo che riusciremo a cenare >>. Alec scoppiò a ridere divertito << Sei davvero un maniaco >> ribatte. << Io? >> chiese confuso l’asiatico. << Esatto, pensi solo a quello >> gli riferì sicuro Alec e aggiunse << Preparo la tavola, dove tieni la tovaglia? >>. Magnus gli indicò uno stipetto poco lontano e aggiunse << Lì c’è la tovaglia, i piatti sono nel ripiano superiore >>. Alec annuì e si apprestò a svolgere il suo compito. << E tu, fiorellino, sai cucinare? >> chiese curioso l’uomo. << Non proprio, so fare qualche ricetta >> rispose sincero Alec prendendo i piatti e riprese << Vivo con mia sorella e lei è negata in cucina quindi ho dovuto imparare >>. << Sembra stressante, dovresti proprio trovare l’uomo giusto che sappia cucinare per te >> gli riferì Magnus allusivo. << Tu conosci qualcuno così? >> gli chiese divertito l’avvocato. << Lo ripeterò all’infinito, sei un essere davvero crudele, Alexander, continui a giocare con il mio cuore >> ribatte l’altro riempiendo i piatti. << Sei solo drammatico >> ribatte Alec sedendosi. << Potrebbe esserlo >> confermò Magnus stappando una bottiglia << Posso versarti un po’ di buon vino? >>. Alec alzò il bicchiere << Vuoi farmi ubriacare ancora? >>. << Mai >> rispose veloce e aggiunse << Ti voglio esattamente come sei >>. << Sei bravo a parole >> gli fece notare Alec portandosi il bicchiere alle labbra << Avrai fatto innamorare molta gente >>. << Non così tanta >> lo corresse Magnus e aggiunse suadente << Nessuno però è mai stato nel mio appartamento, solo tu >>. << Sarei speciale quindi >> dedusse l’avvocato perplesso. << Lo sei >> gli riferì sincero il proprietario e riprese << Sei il mio Alexander >>. << Mio? E quando sarei diventato tuo? >> lo riprese masticando distrattamente il più giovane. << Sei sempre così puntiglioso, fiorellino >> asserì scuotendo la testa Magnus << Ti piace? >>. << è delizioso >> ammise Alec, c’era qualcosa che l’uomo seduto di fronte a lui non sapeva fare? Forse non era una brutta idea poter godere ogni giorno di pasti cucinati da qualcuno. << Mia nonna morì quando avevo quindici anni, un gruppo di ragazzini la prese a botte appena uscì dal supermercato, non avevano un motivo, volevano solo picchiare qualche ‘sporco’ immigrato. E questo nonostante mia nonna fosse nata e cresciuta in questo paese >> rivelò Magnus giocando con il cibo nel suo piatto. Alec allungo la mano verso di lui e l’altro l’accolse, le loro dita si legarono come fili di un gomitolo. << Mio nonno non si riprese mai dall’incidente, morì qualche anno più tardi per il dolore. Il dolore per me invece si tramutò in rabbia, quei ragazzi erano tutti minorenni, furono condannati con pene lievi >> continuò lasciando andare un sospiro stanco << Ti prego non giudicarmi, ero giovane e arrabbiato..>>. << Li hai picchiati >> concluse per lui Alec. << Già, uno di loro finì in coma e io venni mandato in riformatorio >> terminò Magnus. << Mi dispiace >> asserì debole Alec. << Non devi, sono solo stata molto sfortunato >> asserì con arrendevolezza il più grande. << Potrei essere la tua fortuna >> disse con leggerezza l’altro. << Quindi, vorresti essere la mia piccola lucciola in barattolo? >> chiese divertito Magnus. << Lucciola in barattolo? >> ripeté confuso Alec. << è un metodo per fare luce o così ho letto da qualche parte >> gli riferì con sicurezza Magnus. << Allora va bene, sarò la tua lucciola in barattolo >> convenne l’avvocato e aggiunse << Illuminerò la strada che ti aspetta >>. << Mi piace come suona >> disse rilassandosi Magnus. Il tavolo con i piatti ormai vuoto era solo un intralcio tra loro. << Posso averti questa sera? >> chiese l’asiatico fissando intensamente l’altro. << Solo se mi baci ora, potrei ripensarci tra qualche minuto >> ammise Alec leccandosi le labbra. << Certe volte sembri un piccolo angelo indifeso e puro >> asserì divertito  girando intorno al tavolo per giungere alla sua preda e continuò << Altre invece sei un diavolo tentatore >>. << Sto ancora aspettando questo bacio >> ribatte ansioso Alec. Magnus si abbassò facendo aderire le loro labbra, la sua lingua si insinuò lenta mentre una mano teneva stretto il mento. Alec si inclinò leggermente per dargli maggiore accesso, era anche un ottimo baciatore, ecco un’altra delle qualità da aggiungere alla lista delle doti dell’altro. Magnus si stacco soffiando sulle labbra  << Andiamo in camera o preferisci farlo sul tavolo? >>. << Un letto sarebbe gradito >> rispose Alec allontandosi di qualche passo e sicuro si incamminò verso i corridoi. << Ti ricordi dove si trova la mia camera >> notò Magnus seguendolo. << Già, ho dovuto aprire tutte le porte per cercare l’uscita, nessuna persona normale utilizza porte ornamentali tutte uguali per ogni camera >> ribadì Alec sbuffando. La camera padronale era esattamente come la ricordava, sfarzosa e piena di colori, adorabile in breve. Si lasciò andare sul letto ridacchiando << Sei lento o sei solo vecchio? >>. << Vecchio? >> ripeté Magnus piccato << Ho solo qualche anno in più di te >>. << Quegli anni sono importati >> ribadì Alec alzando le braccia verso di lui per avvolgerle dietro le spalle. << Crudele >> disse Magnus prima di riappropriarsi di quelle labbra che tanto gli erano mancate. Le mani dell’uomo si insinuarono tra le pieghe della camicia bianca sbottonandola frenetico. << Fai piano, mi piace questa camicia >> ribatte Alec allontandosi per prendere fiato. << Altri reclami? O posso continuare? >> chiese divertito Magnus. << Fai pure >> disse Alec osservandolo mentre scendeva sul collo, ogni pezzo di pelle scoperta finiva tra i denti del più grande, c’era una certa brama irrazionale e famelica in quel gesto che era in contrasto con la pura venerazione che riempiva gli occhi dell’uomo. La mano scese sui jeans slacciandoli << Hai smesso di parlare ora >> gli fece notare Magnus dando un morso ad uno dei due capezzoli. << Mmmhh >> commentò Alec affondando le dita tra i capelli scuri dell’altro. E potrei continuare nel narravi di quella notte tra loro, potrei dirvi di come Magnus abbia avuto Alec arreso a sé in quel letto o di come abbia riempito gli occhi celesti di piacere seguiti da sospiri mal trattenuti. Oppure ancora vi potrei raccontare di come i gemiti di piacere abbiano fatto spaventare Presidente Miao facendolo nascondere sotto una poltrona del soggiorno o riportare le parole intrise di miele che Magnus ha sussurrato ad Alec durante l’atto. Potrei farlo ma non questa volta, però vi assicuro che Magnus fu molto compiaciuto della sua opera quando sfinito si accasciò a fianco del suo amante, ogni centimetro di pelle bianca era coperto da morsi o segni violacei, Alexander era uno spettacolo inebriate con le labbra socchiuse e gonfie. << Sei stupendo >> gli sussurro all’orecchio con il fiato ancora spezzato. Alec rise leggermente e lo guardo con quegli occhi azzurri limpidi ora soddisfatti << Dimmelo ancora >>.

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Capitolo 21
*** Fidanzati? ***


Svegliarsi non fu mai così difficile come quella mattina, Alec si stava beando affamato di quel calore quasi soffocante e anche Magnus sembrava intenzionato a non muoversi, si limitava a lasciare piccole carezze sulla schiena del suo amante. << Alexander >> mormoro con dolcezza l'altro uomo per fare alzare quegli occhi azzurro puro in alto verso di sé << Immagino di poterti definire il mio qualcosa? >>. Alec lo fissò per qualche secondo incerto << Suppongo di sì >> rispose riabbassando lo sguardo, non era certo di cosa si facesse in questi momenti? Cosa significa 'qualcosa'? Erano fidanzati? O no? Dannazione, era il suo avvocato non poteva andarci a letto, che gli era saltato in testa? << Io fermerei il tuo treno dei pensieri >> lo riprese divertito Magnus dandogli un pizzicotto leggermente doloroso << Prova a far dialogare il cervello con il cuore prima di decidere di scappare veloce da questa stanza in preda ai tuoi voli di fantasia >>. << Questa frecciatina è crudele >> borbotto Alec ricordando come la prima volta era sgattaiolato fuori da quell'appartamento colpevole << In mia difesa all'epoca eri solo uno sconosciuto sexy >>. << Pensi che io sia sexy? >> chiese Magnus facendo risalire la mano tra i capelli scuri soffici. Alec soffio infastidito sulla pelle << Come sempre ascolti solo la parte che più ti conviene >>. Magnus rise leggermente asserendo << Perché sono i punti che più mi interessano >>. La risata risuono nella gabbia toracica facendo vibrare il torace e giungendo ad Alec che socchiuse gli occhi per godersi quella sensazione << Sei oggettivamente bello >> e aggiunse ancora << E anche molto arrogante >>. Il suo amante non sembrò risentire molto di quelle parole dato che rispose compiaciuto << Grazie, fiorellino >>. Il sole si infiltrò tra le tende prepotente, alcuni raggi giunsero anche sugli occhi di Alec infastidendolo, si ritrasse da quell'abbraccio per sfuggire da quel sole irrispettoso. Magnus non si mosse consentendogli di risalire e trasportare la testa dal petto fino all'incavo del collo. Alec respirò a pieni polmoni l'odore di sandalo << Non sarei scappato comunque >> sussurro. << Davvero? >> chiese Magnus avvolgendo il braccio sui fianchi dell'altro. L'amante ammise sincero << Ho fatto sesso con te ieri consapevole che avrei dovuto affrontarne le conseguenze oggi >>. Quindi non era stato dettato solo da un'attrazione momentanea, Alec aveva scelto lui consapevolmente, era una bella sensazione << Un comportamento molto responsabile >>. Il giovane moro rivelò accovacciandosi meglio contro il corpo dell'altro << Mai stato un grande amante del rischio >>. Magnus voltò leggermente la testa per poter scorgere almeno un frammento di quel volto che lo aveva incantato << Sicuro? E ieri sera? >>. Alec sbuffo borbottando << Un rischio controllato >> << Come sei cinico >> disse con dolcezza l'asiatico posando un leggero bacio sulla massa di capelli scuri e riprese << Mi piace >>. Alec ribatte in un sussurro rassegnato << Già, lo sospettavo >>. Entrambi tacquero facendo spazio ad un silenzio piacevole, quel momento era loro, non importavano le parole non dette o quelle ancora da formulare, c'erano solo loro in quell'istante e andava bene così per ora. << Alexander >> disse rompendo la quiete Magnus allontanandosi leggermente. Alec fece pressioni sui gomiti per poter scrutare gli occhi color muschio dorati << Si? >>. << Ho mentito >> ammise senza troppi giri di parole l'altro. Gli occhi azzurri si sgranarono leggermente, di che stava parlando? << Su cosa? >> chiese percependo l'ansia risalire tra le vertebre. Magnus rivelò regalandogli un sorriso sereno << Non voglio che tu sia il mio 'qualcosa'.  Voglio che tu sia il mio fidanzato, voglio poterti presentare compiaciuto ai miei amici e essere preso in giro perché mi sono completamente pazzo di te >> poi si zitti in attesa. Alec scosse leggermente la testa riposando la testa sul cuscino. << Non dici nulla? >> lo riprese il suo amante teso. << Come se potessi dirti di no, non mi sarei concesso a te se non mi avessi completamente fottuto il cervello >> ribatte il moro sincero. << E non solo quello >> aggiunse l'altro per lodare la sua stessa performance della sera prima. Alec roteò gli occhi al cielo << Magnus >>. << Scusa >> disse per nulla dispiaciuto l'amante e riprese << Lo posso interpretare come un si? >>. << Mhh >> rispose mugugnando Alec con estrema lentezza si stiracchiò annunciando << Dovremmo alzarci >>. << Non ne vedo il motivo >> asserì senza battere ciglio Magnus. << Oh ti prego, devo andare a lavoro questo pomeriggio >> disse il moro mettendosi seduto staccandosi dall'altro. Un profondo grugnito di disapprovazione seguì questa azione << C'è ancora tempo >> disse sedendosi. Alec lo riprese voltandosi a fissarlo divertito << Sei davvero incorreggibile >>. In risposta Magnus gli regalò un sorriso furbo e si avvicinò accarezzando devoto la pelle del collo dell'altro seguendo delle immaginarie linee. << Devo dirlo a mia madre >> annunciò Alec fissando teso l'altro uomo. << Vuoi già presentarmi ai tuoi? >> chiese per nulla sorprese o contrariato Magnus. << No, ma devo ritirarmi dal caso, non so cosa dirgli quando mi chiederà il motivo >> soffiò leggero, le dita avevano risalito il collo giungendo ora a sfiorare le labbra delicate. << Dirgli la verità >> asserì l'altro serio. Alec alzò un sopracciglio scettico e soffio mentre le dita si rispostarono dietro il collo giocando con i suoi capelli << Che sono andato al letto con il nostro attuale grande cliente? >>. << Detto così suona male >> convenne Magnus azzerando lo spazio tra loro e sussurro sulle sue labbra << Pensavo più a un discorso su come ti sei innamorato di me dopo la mia corte sfrenata >>. Alec rise leggermente asserendo << Non ne sono ancora molto convinto >>. << Puoi sempre dirgli che non sopporti di lavorare con me perché sono troppo bello e arrogante >> provò ancora Magnus, riprendendo le parole precedenti dell'altro. << Non credo che lo farò >> ammise Alec mentre sfiorava le labbra dell'altro iniziando l'ennesimo bacio, quanti se n'erano scambiati solo in quell'ultimo giorno? Chissà, ma molto probabilmente non erano abbastanza.

Alec odio profondamente essere quello responsabile in questa situazione, ma infondo era tutta colpa sua se si era lasciato sedurre da quegli occhi felini dorati, teso busso alla porta con sopra la targa con il nome di sua madre, Maryce non avrebbe reagito bene, ne era certo. La voce familiare femminile asserì << Si? >>. Alec entrò titubante << Sono io, mamma >> disse nervoso. << Alec, dimmi figliolo >> lo riprese lei fissandolo curiosa, non gli era sfuggita quella strana frenesia che stava portando suo figlio a torturarsi le mani. Il giovane si sedette prima di annunciare << Mamma, vorrei potermi ritirare dal caso Bane >>. << Va bene >> rispose senza battere ciglia Maryce. Alec sgrano leggermente gli occhi dalla sorpresa << Davvero? >>. << Cosa ti aspettavi che dicessi? >> chiese la donna scuotendo bonariamente la testa. << Non vuoi neppure saperne il motivo? >> chiese ancora frastornato il figlio. << Immagino che le avances del Signor Bane centrino qualcosa >> asserì con sincerità la donna. << Le avevi notate? >> squitti lui sentendo l'imbarazzo mordergli lo stomaco. << Sarebbe stato difficile non farlo >> ammise Maryce roteando gli occhi al cielo al ricordo della riunione, lo sguardo di Magnus non aveva mai lasciato Alec << In realtà penso che il Signor Bane non abbia neppure provato a nascondere il suo interesse per te >>. Il giovane abbasso lo sguardo colpevole, anche Izzy glielo aveva detto, dannazione a Magnus non poteva essere discreto, questa gliel'avrebbe fatta pagare. La donna si limitò per qualche secondo ad osservare attenta il figlio, un leggero rossore riempiva le guance del giovane i cui occhi sfuggivano dai suoi, divertita fece scioccare la lingua sul palato << Interesse reciproco deduco >>. Alec alzò la testa di scatto fissandola spaventato. << Certo, non si può dire che non sia un uomo attraente >> disse con non-chalance Maryce. << Non è come pensi >> balbetto il giovane. << Quindi non stai uscendo con il Signor Bane? >> gli chiese diretta lei alzando un sopracciglio. In quel momento Alec riuscì a scorgere i lineamente di Isabel in quelli di sua madre, stesso atteggiamento e tono, ecco da chi aveva preso la sorella, quelle due erano davvero troppo simili << Si, sto uscendo con lui >> cedette. << Sono felice per te, Alec, l'amore è davvero delizioso >> gli disse la madre addolcendo il tono. << Lo so, ma era un nostro cliente >> sussurro ansioso. << Era un mio cliente >> lo corrose lei e aggiunse << Ti voglio bene, ma non ho mai considerato l'opzione di portarti in tribunale come mio secondo, sei ancora troppo inesperto per un caso simile >>. << Non avrà ripercussioni su di te? >> chiese lui ancora dubbioso. << Non vedo come potrebbe, al momento sei allo stesso livello della mia segretaria >> gli rivelò dispiaciuta la donna. << L'ho preparato per la testimonianza però >> gli fece notare ancora Alec. << Testimonianza che dubito dovremmo usare, la ex del tuo attuale fidanzato non vorrà sprecare soldi per un processo lungo che se anche vincesse gli frutterebbe solo un terzo della proprietà >> e aggiunse con dolcezza materna << Non dovresti mai temere l'amore, lasciati avvolgere da esso e respiralo a pieni polmoni >>. << Parli come una persona innamorata >> gli fece notare Alec rilassandosi, era bello essersi tolto un simile peso dalla coscienza. << Lo sono, infatti >> ammise lei irrigidendosi. Oh, questo spiegava molte cose, il rinnovato interesse per ciò che la circondava, la sua attenzione nei vestiti e la ritrovata voglia di libertà. << Prima di incontrarlo, credevo di aver perso la mia chance con voi, con la vita, con l'amore. Lui però mi ha fatto realizzare che in realtà non esiste solo una porta ma migliaia di infinite possibilità, che nessuno ci porgerà mai se non andiamo a prendercele, sembra banale ma nulla muta se rimani ferma >> disse lei sincera. << Sembra un buon consiglio >> confermò Alec << Immagino di dover ringraziare questo misterioso 'Lui' appena me lo presenterai >>.

Magnus sorrideva in maniera radiosa e quando fece il suo ingresso nell'ufficio Raphael credette di star sognando o di aver preso una botta in testa che lo aveva fatto finire in un universo parallelo. << Perché fai quella faccia? >> lo riprese Magnus mettendosi addirittura a canticchiare un vecchio motivetto che neppure lo spagnolo conosceva. << Che ti prende? >> squitti il suo amico indietreggiando terrorizzato << Sei del tutto partito con il cervello? >>. << Ti sbaglio, sono in pieno possesso delle mie facoltà >> rispose compiaciuto Magnus. << Quindi? >> chiese ancora curioso Raphael fissandolo teso. << Alexander >> disse con semplicità l'altro come se quel nome fosse la risposta a tutti i suoi mali e forse lo era. << Alexander cosa? >> ribatte Raphael facendo una smorfia infastidito << Non è una risposta >>. << Come sei esagerato, Santiago >> asserì sbuffando Magnus << Alexander e io siamo fidanzati >>. L'altro uomo si rilassò, composto riprese la sua posizione precedente nella poltrona dell'ufficio asserendo << Poverino, non sa in che guaio si è andato a infilare >>. << Fanculo, Raphael >> disse l'altro accomodandosi nella sua scrivania...

 

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Capitolo 22
*** Scoperte Traumatizzanti ***


Quella giornata era stata davvero strana, sua madre lo aveva sorpreso in senso positivo, chi lo avrebbe mai immaginato, Maryce innamorata? Le augura di poter essere felice questa volta, l’amore le donava. Sospirando fece scorrere le chiavi nella serratura entrando in casa dove lo aspettavano una serie di urla poco comprensibili, confuso si diresse nel piccolo salotto dove Isabel e Jace stavano ferocemente litigando per qualcosa. << Sei un deficiente >> diceva Isabel lanciandogli addosso un cuscino. << Cosa avrei dovuto fare? >> asserì a denti stretti l’altro. << Ad esempio dire la verità? >> lo interruppe ancora Isabel furente. << Potrei sapere cosa sta accadendo? >> chiese Alec intromettendosi tra i due per cercare di evitare che passassero alle mani, era certo che Jace le avrebbe prese, Isabel faceva Box sin da quando erano giovani, in pratica poteva spaccare il culo ad entrambi i ragazzi. << Jace è un codardo >> annunciò la sorella come se ciò spiegasse tutto. << Non è così >> ribatte il biondo sbuffando. << Posso sapere perché? >> riprovo ancora il maggiore. << Ieri ero con Clary, sai io e lei siamo un ‘qualcosa’ >> spiegò l’altro imbarazzato. << State insieme >> lo corresse Isabel roteando gli occhi al cielo. << Non l’avrai tradita? >> asserì Alec assottigliando lo sguardo, eppure questa volta Jace gli era sembrato davvero innamorato. Il biondo scosse la testa e riprese << Ieri mi ha chiesto se volessi andare a casa sua >>. Il moro alzò un sopracciglio confuso, non riusciva a comprendere il problema in quella frase. << Voleva che incontrasse sua madre >> spiegò Isabel spazientita. << E tu hai detto di no >> dedusse abilmente Alec. << Non ha fatto solo questo, dirgli il motivo >> asserì la donna puntandogli minacciosa il dito contro. << Guardami sono esattamente la definizione del ragazzo con cui nessuno vorrebbe vedere la propria figlia >> rivelò Jace abbassando lo sguardo ansioso << E la madre lo capirà, lei vedrà quando io sia inadatto per Clary, così lei mi lascerà per stare con un qualche stupido bravo ragazzo dalla faccia pulita come quel Simon >>. << Quel Simon è innamorato già di qualcun altro >> ammise il moro sincero. << Davvero? >> chiese speranzoso il biondo. Alec si limitò ad annuire. << E tu come lo sai? >> chiese Isabel confusa. << Quando siete andati a ballare, sono rimasto con lui e abbiamo parlato >> gli ricordo il fratello. Isabel asserì dura << Jace stai di nuovo permettendo alla tua paranoia di prendere le decisioni per te >>. << La mia paranoia? >> ripeté l’amico colpevole. << Non conosco molto Clary, ma sembra una tipa sveglia e sono certo che, se avrà deciso di presentarti a sua madre avrà considerato ogni possibilità >> disse Alec con dolcezza, e lo pensava sul serio, quella notte la rossa gli era parsa completamente persa tra le labbra del suo amico, buon per lui. << Lo credi? >> chiese dubbioso Jace. << Si >> confermò il moro. << E se non fosse così? E se la madre la costringesse a lasciarmi? >> balbetto il biondo scivolando debole sul divano. << Clary è una donna adulta e vaccinata, non credo che segua alla lettera le parole della mamma >> lo riprese roteando gli occhi Isabel. << Non lo puoi sapere >> soffiò a denti stretti Jace. << Hai ragione, ma se non sei disposto a credere in voi, chi dovrebbe farlo? >> ribatte Alec appoggiando una mano sulla spalla consolandolo << è un rischio ma è così in amore, no? >>. Jace scosse la spalla frustato << Ha parlato il grande esperto in amore, hai 25 anni e sei ancora vergine >>. Alec strinse i denti percependo quella familiare sensazione di fastidio mordergli lo stomaco. << JACE >> disse perentoria Isabel fissandolo furiosa. Il biondo sembrò realizzare la cazzata che aveva appena detto dato che si voltò a fissare l’amico con lo sguardo implorante << Alec..non volevo…>>. Il moro fece un gesto veloce per zittirlo << Vado a cambiarmi >> disse dirigendosi nel corridoio. << Complimenti >> disse incrociando le braccia Izzy. Jace nascose il volto tra le mani << Non volevo >> sussurro. << Lo so, ma a volte sembra che tu creda fermamente che tutti siano tuoi nemici >> disse Isabel sedendosi al suo fianco calmandosi. << La mia famiglia la pensa così, Imogene non sopporta neppure che io vi abbia come amici >> rivelò lui debole << Devo essere il migliore, per loro non posso sbagliare >>. Isabel non disse nulla, non ribatte in alcun modo, conosceva la storia dell’amico e sapeva quanto la famiglia Herondale potesse essere dura con l’unico loro erede. Un leggero bussare li interruppe, Isabel si incamminò alla porta aprendola, un mazzo di rose rosse enorme gli venne teso da un fattorino che sorrideva a mezzi denti << Il Signor Lightwood abita qui? >>. << Lightwood? >> chiese confusa la ragazza. << Alexander Lightwood >> ripeté il giovane leggendo il foglietto che stringeva in mano. << Si? >> confermò Izzy ancora titubante. << Perfetto, questi sono per lui >> disse l’uomo e aggiunse << Può per favore firmare per confermare di aver ricevuto i fiori? >>. Isabel obbedì e raccolse l’enorme fascio, frastornata rientro nell’appartamento e posò i fiori nel tavolino del soggiorno. << Un ammiratore? >> chiese Jace cercando di sorridere. << Non sono per me, sono per Alec >> disse con incertezza lei, detto ciò, si ridiresse verso il corridoio dove si trovava la camera del fratello, doveva vederci chiaro, qualcuno gli aveva appena consegnato dei fiori per Alec, che stava succedendo? Senza bussare aprì la porta << Alec, ci sono…>> le parole le si spensero tra le labbra mentre gli occhi registravano la schiena nuda del fratello coperta da segni di morsi. Il giovane si apprestò a coprirsi imbarazzato << Hai bisogno di qualcosa? >> chiese teso. Isabel aprì la bocca per poi richiuderla incerta di cosa avrebbe dovuto dire, una serie di passi giunse avvicinandosi e Jace apparve al suo fianco leggendo un bigliettino << ‘Mi manchi, Alexander’, chi ti può aver… >> e ora tocco al biondo assottigliare lo sguardo per analizzare il collo da dove ancora sporgeva un segno violaceo, nonostante i tentativi di Alec di nasconderlo << Hai un succhiotto >> disse Jace evidenziando l’ovvio. << Ha anche dei morsi >> rivelò Isabel leggermente nervosa. << Dei morsi? >> ripeté sbalordito l’altro spettatore. << Hai fatto sesso? >> gli chiese a bruciapelo la sorella, giungendo alla più palese delle soluzioni. << Già >> ammise Alec regalando loro un sorriso imbarazzato. << Hai fatto sesso >> ripeté ancora Jace comprensivo ecco la soluzione a quei segni, semplice e chiara, poi si bloccò sbiancando come se avesse appena metabolizzato quelle parole << HAI FATTO SESSO? >>. << Si >> rispose ancora Alec nervoso. << Oh >> disse Isabel sorpresa e aggiunse nervosa << Bene, è una cosa buona, credo >>. << Già >> convenne Jace annuendo quasi stesse ripercorrendo un qualche dialogo nella sua testa, attraversando varie fasi per metabolizzare la notizia, sorpresa, incredulità e ora accettazione << Immagino di non poter più prenderti in giro per questo, allora >> disse mostrandogli un sorriso sollevato, come ho già detto era giunto alla fase dell’accettazione infondo. Isabel invece sembrava ancora turbata << Chi? >> chiese. Alec abbasso lo sguardo terrorizzato, non poteva dire loro di Magnus o forse si? Infondo perché non farlo? Ora erano fidanzati, Magnus non era più il suo piccolo sporco segreto, giusto? Persino la madre sapeva di loro. << Eh? >> ribatte il biondo voltandosi verso la mora confuso. << Il sesso si fa con due persone >> disse lei spazientita. << Cazzo >> realizzo Jace, certo che il suo cervello stava elaborando le informazioni molto lentamente in quegli ultimi cinque minuti, era assurdo come la sua mente avesse tralasciato questo grosso dettaglio. << Con il mio fidanzato >> rivelò Alec teso, era la prima volta che lo diceva ad alta voce, era piacevole poterlo chiamare così nonostante la sua attuale imbarazzate situazione. << Mi pare allora una cosa lecita >> disse Jace annuendo compiaciuto per poi sbottare << Giusto per sapere, da quando avresti un ragazzo? >>. << Già, vorrei saperlo anche io? >> squitti Isabel furiosa. << Da questa mattina >> ammise sincero il fratello. << E chi sarebbe? >> chiese ancora Jace. Alec si morse nervosamente il labbro inferiore ma non rispose. << Magnus Bane >> dedusse facendo scioccare la lingua sul palato con sicurezza Izzy. << COSA? >> urlò Jace rientrando nella fase di incredulità che credeva di aver appena superato. << Già >> confermò debolmente Alec. << Stai con il bastardo arrogante? >> chiese ancora Jace quasi volesse convincersi di aver sentito male la risposta. << Io e Magnus stiamo insieme >> confermò Alec cercando di addolcire il più possibile il tono. << Lo sapevo che stava accadendo qualcosa tra voi, ma tu ovviamente hai sempre negato tutto >> asserì irritata Isabel puntandogli contro un dito accusatoria e aggiunse offesa << Quanto intendevi metterci al corrente della situazione? Al vostro matrimonio? >>. << Vi state per sposare? >> balbetto Jace fissandolo l’amico stranito. << Nessuno si sta per sposare >> ribatte il maggiore e continuò cercando di giustificarsi << Non volevo tenervi all’oscuro di nulla, solo non sapevo dove mi avrebbe portato questa relazione >>. << Mi stai dicendo che nel tempo intercorso dal vostro primo bacio al sesso, non ti è neppure venuto in mente di chiamarmi? >> asserì incrociando le braccia battagliera Isabel. Alec non oso rivelargli che in realtà non c’era stato davvero tempo durante la loro prima volta ma era meglio evitare di mettere altra carne al fuoco, così cedette scusandosi << Mi dispiace >>…..

 Magnus sbadigliò stiracchiandosi, le scartoffie che aveva fatto accumulare ora sembravano volerlo inghiottire, forse rimandare il lavoro non era stata una scelta saggia ma ormai era tardi per pentirsi. Il telefono lo richiamò, ‘Fiorellino’ riportava il display. << Alexander, tesoro >> rispose lasciando che un sorriso genuino di infiltrasse tra le sue labbra. << Non dovevi comprarmi delle rose >> lo riprese il giovane offeso. << Non ti sono piaciute? >> chiese curioso. << Sono molto belle ma non erano necessarie >> asserì Alec in un sospiro << O almeno non così tante >>. << Nulla è mai abbastanza se è per te >> gli riferì Magnus smielato. << Chissà perché ma sospettava che avresti detto qualcosa di simile >> asserì il suo interlocutore ridendo leggermente << La prossima volta però evita >>. << Non posso regalare delle rose al mio fidanzato? >> chiese cercando di sembrare il più possibile offeso. << No, se non c’è un motivo valido >> ribatte Alexander serio e aggiunse << E deve essere un vero motivo, Magnus non provare ad inventarti stupide scuse >>. << Non lo avrei mai fatto >> mentì l’alto uomo, era incredibile come uno sconosciuto fosse riuscito ad entrargli così tanto sotto la pelle, abbastanza da poter scorgere ogni sua cicatrice. << Bugiardo >> ribatte Alec divertito. << Voi venire a cena da me oggi? >> chiese anzi lo disse con un tono molto simile ad una preghiera. << Non posso, sono con Jace e Isabel >> rispose dispiaciuto Alec per poi aggiungere << Domani però potremmo fare colazione insieme, così poi possiamo andare allo studio, hai un appuntamento con mia madre giusto? >>. << Si, in teoria dovrebbe essere l’ultimo prima del processo >> confermò Magnus sbuffando….


 

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Capitolo 23
*** Adorabile ***


Alec sorrise osservando il suo fidanzato apparire nell’uscio del piccolo caffè, alzò la mano per farsi vedere. Magnus lo raggiunge dopo qualche secondo aveva un’espressione offesa sul bel volto << Alexander, tesoro, dovremmo fare qualcosa per questa tua fastidiosa puntualità >>. << Non vedo dove sia il problema nell’arrivare in orario >> ribatte Alec incrociando le braccia al petto. << Nulla, fiorellino, ma tu sei troppo puntuale, neanche gli orologi svizzeri sono così precisi >> lo riprese Magnus facendo segno al cameriere di avvicinarsi. << Non è vero >> borbotto Alec. << Cosa posso portarvi? >> chiese la donna regalando ad entrambi un ampio sorriso. << Un caffè per me >> rispose l’avvocato ricambiando con educazione. << Io vorrei un cappuccino con un muffin al cioccolato >> disse Magnus pacato. << Perfetto, arrivano >> disse la donna dandogli le spalle per sparire. << Pensavo a Siviglia ieri >> ammise Magnus riposando la sua intera attenzione sull’altro uomo. << E perché? >> chiese Alec incerto. << Ci siamo dati il nostro primo bacio sulle note del Figaro >> ricordo nostalgico. << Lo so >> disse l’avvocato mentre le sue orecchie si tingevano di un rosa leggero. << Adorabile >> commento l’altro piegando il busto verso il fidanzato << Sei il dolce più delizioso qui >>. << MAGNUS >> lo richiamo roteando gli occhi Alec. << Mi accompagni a Siviglia dopo il processo? >> chiese senza battere ciglio l’asiatico per nulla intimorito dal precedente richiamo. << Vuoi andare in spagna? >> ripeté titubante Alec. << Solo se tu vieni con me >> ribatte Magnus. Per qualche secondo nessuno dei due parlò, quella era una follia vero? Non poteva lasciare tutto e partire. La gente non si comporta così, giusto? Non prenoti una vacanza con un uomo con cui stai solo da un giorno, giusto? << Fiorellino, non vorrei disturbate il dibattito che sta avvenendo nella tua testolina ma puoi pensarla come una meritata vacanza dal tuo lavoro, scommetto che da quando hai iniziato a lavorare per tua madre non ti sei mai preso nessun permesso >> asserì Magnus facendo centro e aggiunse accomodante << Potremmo avere anche due stanze separate se questo ti fa star meglio e se lo desideri tua sorella e quel Jace possono venire con noi. Non devi rispondermi subito, solo pensaci almeno fino a stasera >>. Alec si rilassò mentre due tazzine venivano posizionate sul tavolo dalla cordiale cameriera che sparì subito dopo con un sorriso educato. << Ci penserò >> cedette. Gli occhi verdi sfavillarono quasi come se avesse accettato, infondo un forse può precedere un si.

Alec osservò nervoso per la millesima volta l’orologio appeso sul muro, Magnus era nella sala riunioni con sua madre da quasi due ora, due ore intere, cosa stavano facendo? Perché ci mettevano così tanto? Che l’ex moglie di Magnus avesse creato qualche problema nuovo? Inquieto chiuse il suo laptop e si diresse verso l’area adibita alle macchinette, aveva bisogno di mettere qualcosa sotto i denti o sarebbe morto per la frustrazione. Inserì la moneta e attese, gli parve quasi che la sua intera giornata sarebbe stata solo composta di attese, lunghe e interminabili. Raccolse il pacchetto di una specie di grissini, erano insapore ma erano meglio dell’orribile frutta secca presente, sua madre da qualche mese aveva optato per snack più salutari in ufficio, Lydia lo aveva pregato di farle cambiare idea ma Maryce era difficile da convincere. Masticò nervoso dirigendosi di nuovo verso il suo ufficio, con passo spedito entrò chiudendo la porta in automatico, il suo sguardo fu attratto dalla figura elegante seduta sulla sua poltroncina << Qualcuno è di cattivo umore? >> chiese. << No, solo avevo fame >> si giustificò Alec fissandolo teso << Com’è andata? >>. << Bene, sembra che Camille non voglia più portare avanti la causa, le previsioni di tua madre erano esatte, infondo non vuole avere problemi dato che si sta per risposare >>. << Si risposa? >> chiese confuso Alec avvicinandosi piano. << A quanto pare, il marito è una specie di magnate del carbone o qualcosa di simile, immagino che non le convenga essere esposta. Suppongo che sia anche il motivo per cui ha cercato di contarmi per tutto il mese >> gli riferì riflettendo Magnus posò la testa all’indietro esausto socchiudendo gli occhi. Alec sospettoso ribatte << Quindi? Cosa pensi voglia? >>. << Ha detto che vuole incontrarmi per parlare, immagino che la causa fosse solo un modo per costringermi a vederla >> rispose ancora Magnus senza muoversi dalla sua posizione, le ultime parole furono simili ad un sussurro. Alec cercò di udirle, confuso si accomodò al suo fianco << Vuoi vederla quindi? >>. << Non credo di avere scelta, continuerà a darmi il tormento sennò >> ammise Magnus aprendo leggermente gli occhi per guardare il suo bell’angelo << L’ho evitata per tutto il mese, rifiutando le sue chiamate e rendendomi irraggiungibile ma sono stanco di scappare >>. << Ne sei sicuro? Lo hai detto tu stesso che lei è una stronza manipolatrice >> disse ancora incerto Alec. Magnus tese la mano per accarezzargli la guancia dolcemente << Sei stupendo anche quando sei preoccupato >>. << MAGNUS >> lo richiamo crucciato l’amante. L’altro uomo rise leggermente << Basta parlare di lei, non voglio che occupi più le nostre conversazioni >>. << Va bene >> cedette Alec prese la mano dell’amante e gli diede un leggero bacio sul dorso << Devo lavorare ora, però >>. << Il mio tempo è scaduto quindi >> disse Magnus gentile << Pranzi con me? >>. << Si >> rispose Alec annuendo e aggiunse rialzandosi << Però niente più fiori a casa mia, non sai il caus che hanno creato >>. << Davvero? >> chiese curioso Magnus. << Te lo racconto a pranzo, promesso, ora vai via sennò mia madre mi rimprovererà >> asserì severo Alec indicandogli la porta. Magnus alzò le mani in segno di resa e obbedì lasciando la sala.

Catarina osservava inquieta l’uomo al suo fianco che rilassato compilava alcuni moduli. << Quindi Camille vuole vederti? >> chiese ancora dubbiosa. << Esatto >> confermò Magnus. << E tu hai accettato senza opporre resistenza >> disse ancora la donna incerta. << Ancora esatto >> rispose Magnus calmo. << E tutto ciò non sembra averti in qualche modo infastidito o fatto arrabbiare o spaventato? >> disse cercando di capirci qualcosa l’amica << Parliamo di Camille, la stronza pazza che ti ha rovinato la vita >>. << Ne sono consapevole >> disse Magnus finalmente voltandosi verso la sua interlocutrice per affrontarla << Però non credo sia questo il suo obbiettivo ora >>. << La gente non cambia, idiota >> lo riprese infastidito Catarina << E tu, imbecille, perché non lo hai fermato? >> chiese poi rivolgendosi a Raphael che si limitò ad alzare le spalle per nulla interessato a partecipare al litigio.  << Ne sono consapevole, ma stavolta non sono io il suo obbiettivo, credo voglia evitare che io rovini il suo futuro matrimonio >> ammise logico l’asiatico. << Futuro matrimonio? Di che stai parlando? Camille si sposa? E da quando? >> chiese sempre più sconvolta Catarina. << Non lo sapevo neppure io, sembra che abbia organizzato tutto oltre oceano, suppongo per evitare che i casini che ha creato qui la possano raggiungere >> ribatte divertito Magnus << Lo ha scoperto Maryce durante un colloquio con l’avvocato di Camille, mentre parlavano l’uomo si è lasciato scappare che lei era irraggiungibile al momento a causa del fuso orario, così Maryce si è insospettita e ha fatto delle ricerche. E voilà eccoci arrivati alla soluzione >>. << Dannazione quella donna è brava davvero nel suo lavoro >> disse rilassandosi l'amica. << Lo è, ora so da chi prende Alexander >> disse divertito Magnus per poi aggiungere << Raphael prenota a pranzo in qualche buon ristorante, il mio fiorellino vuole vedermi >>. << Non ti credevo un tipo così appiccicoso >> commento Raphael scuotendo la testa. << Alexander è una compagnia deliziosa, credo che osservarlo sia la mia attività preferita >> disse sognate l’altro. << Ora sembri uno stalker maniaco, ti prego evita di dirlo al povero avvocato >> lo prese in giro Catarina.

Alec raggiunse il ristorante trafelato, aveva perso tempo con il traffico ed ora era in ritardo. Intravide dalla finestra Magnus seduto a scrivere sul telefono, per fortuna era ancora lì, veloce entrò nel ristorante sorridendo alla cameriera << Salve, ho un tavolo, prenotazione Bane >> la donna annuì accompagnandolo fino a tavolo dove Magnus lo aspettava, l’uomo aveva riposto il telefono nella giacca posando tutta la sua attenzione sul nuovo venuto. << Scusa il ritardo >> disse nervoso Alec sedendosi. << Sembri accaldato >> commento Magnus poggiando i gomiti sul tavolo per avvicinarsi << Immagino che non sia colpa mia, dato che non ti ho neppure toccato >>. << Idiota >> mimò con le labbra Alec aggiungendo << Ho corso per arrivare, c’era un sacco di traffico sulla statale quindi la macchina non è stata una buona opzione >>. << Almeno questa volta non sei stato fastidiosamente puntuale, però la prossima volta ti passo a prendere così evitiamo che ti attenda da solo >> disse serio Magnus. << Così rimarremo insieme bloccati nel traffico >> disse scettico Alec. << Ci sono molti modi per occupare il tempo in macchina se si è in due >> commento casualmente l’asiatico. Il moro ringraziò che le sue guance fossero già accaldate per la corsa sennò sarebbe arrossito e sospettava che all’altro uomo piacesse molto vederlo imbarazzato. << Potremmo parlare delle nostre giornate o potrei elencarti centinaia di buoni motivi per partire con me per Siviglia >> continuò il suo interlocutore. << Oh >> si lasciò sfuggire Alec. << A cosa avevi pensato, fiorellino? >> chiese divertito Magnus << Sei davvero adorabile >> concluse. << Odio quando fai così >> borbotto offeso Alec. << Come odi quando ti mando dei fiori? >> chiese incuriosito Magnus. L’avvocato stava per rispondere quando la cameriera posò gentile i menù sul tavolo << Appena siete pronti, avvisatemi che prenderò i vostri ordini >>. << Grazie >> disse Alec raccogliendolo e aggiunse << Mia sorella ha firmato per i fiori, ne è conseguita un orribile e imbarazzante conversazione >>. Magnus rise di cuore a quelle parole << L’adorabile Isabel? Cosa gli hai detto su di me? >>. << La verità >> rispose Alec nervoso nascondendosi dietro il menù. << Ovvero? >> gli chiese ancora l’altro incalzante. << Che stiamo uscendo >> ammise debolmente Alec << Ora sei contento? >>. << Si >> asserì Magnus compiaciuto << Ho un fidanzato adorabile >>.

 

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Capitolo 24
*** Isola Sicura ***


Magnus odiava dover cenare da solo, in verità questa sua avversione era nata da poco, da quando Alec era entrato a punta di piedi nella sua quotidianità. Forse gli poteva scrivere di raggiugerlo, anche se in verità avevano pranzato insieme, forse era troppo? Doveva lasciargli spazio, lo sapeva. Sbuffo infastidito, detestava sentirsi come un adolescente alle prime armi, ma Alec gli faceva questo dannato effetto. Il cellulare suonò richiamandolo, senza prestarci molta attenzione rispose << Pronto? >>. << Finalmente riesco a parlarti >> asserì una voce femminile acuta dall’altro capo della cornetta. << Camille >> sussurro cercando di imprimere nel tono il profondo fastidio che provava a sentirla. << Esatto, Mags, il tuo avvocato mi ha informato che sei disposto ad avere un incontro con me? >> disse la donna diretta. << Esatto >> confermo con fastidio Magnus. << Bene, sei libero domani a pranzo? >> chiese ancora incalzante lei. << Si >> rispose trattenendo la bile che gli risaliva in gola. << Perfetto, ti mando il nome del locale via messaggio >> disse Camille e senza attendere che rispondesse chiuse la chiamata. Magnus ricaccio giù l’amaro che gli aveva riempito la bocca, se solo la voce di quella donna gli scaturiva quelle sensazioni non osava immaginare cosa sarebbe successo a vederla di persona. Sperò solo di essere abbastanza forte da non tirargli con forza quelle orribile extension. Dannazione, quella telefonata gli aveva rovinato la serata, anche se forse c’era un modo per risolvere quella sensazione soffocante. Veloce riafferrò il telefono cliccando il numero ormai familiare. << Magnus? >> rispose la voce gentile di Alec. << Fiorellino, ciao >> disse rilassandosi Magnus, non si era neppure reso conto di essere così teso. << Hai bisogno di qualcosa? >> chiese il giovane. << No, volevo solo sentire la tua voce >> ammise con sincerità. << Perché è successo qualcosa? >> chiese ancora preoccupato l’altro. << Nulla di rilevante, me ne occuperò domani >> disse vago, era piacevole sapere che c’era qualcuno che si preoccupava così per lui, qualcuno che non fosse Raphael o Catarina, qualcuno che lo amava così tanto da notare le sue emozioni dalle inflessioni di voce, Alexander stava iniziando a tramutarsi in un’isola sicura dove potersi abbandonare libero. << Sicuro? >> ribatte incerto Alec. << Si, ora sto molto meglio, la tua voce è un toccasana >> disse sincero e continuò << Dimmi com’è sta andando la tua giornata? Stai tornando a casa? >>. Ci fu un silenzio breve, quasi Alec fosse indeciso se assecondarlo o continuare il suo secondo grado, poi però cedette << In verità ho ancora qualcosa da finire, al momento però mi sono preso una pausa, temo che, se vedo ancora altri atti impazzisco >>. Magnus rise leggermente a quelle parole…

Alec percepiva chiaramente lo sguardo di Isabelle quella mattina, lo sentiva pungere dietro la nuca in maniera fastidiosa. << Devi dirmi qualcosa? >> chiese mentre si versava il suo caffè mattutino. << Voglio conoscerlo >> disse seria la sorella. << Come? >> balbetto Alec tossendo, aveva rischiato di farsi andare di trasverso la bevanda. << Magnus, presentamelo >> chiarì la donna sicura, le iridi scure luccicavano in maniera strana, quasi spaventosa. << Perché? >> chiese incerto il maggiore. << Vorrei tanto conoscere l’uomo che è riuscito a sbottonare la cintura di castità di mio fratello >> rispose maliziosa la giovane. Alec roteò gli occhi al cielo imbarazzato. << Non sei curioso anche tu, Jace? >> asserì rivolgendosi all’altro ragazzo che stava addentato una delle ciambelle che aveva portato. Uno sguardo di disgusto fece accigliare il biondo << Non ci penso proprio, quel tipo è un insopportabile megalomane >> disse infastidito poi sembro realizzare ciò che aveva detto dato che si voltò verso l’amico << Sono certo che con te non sia così o ci spero >>. Alec gli regalo un mezzo sorriso divertito, se gli avesse rivelato che Magnus era disposto a pagargli una vacanza probabilmente il biondo avrebbe cambiato idea, diventando il primo fan del suo fidanzato, era facile da corrompere Jace. << Fai come vuoi, io devo conoscerlo però >> ribatte testarda Isabelle e suadente propose << Potremmo fare una bella cena qui, potrei cucinare per lui >>. << NO >> rispose rapido Alec, non avrebbe fatto bella figura se al loro primo incontro Isabelle avesse avvelenato Magnus, e poi l’uomo era un buon cuoco, nulla a che vedere con lui o Jace. Isabelle gli lanciò un’occhiata scettica e offesa. << A me non pare una brutta idea, riderei un mondo a saperlo bloccato in bagno >> ammise il biondo ridendo sotto i baffi immaginandosi la scena del pomposo signor Bane che rigettava anche l’anima. << NO >> ripeté Alec ora rivolto verso l’amico, sembrava quasi che quei due volessero uccidere il suo fidanzato. << Allora potremmo scegliere un bel ristorantino >> disse contrariata Isabelle, certe volte il fratello dubitava che la donna capisse quanto fossero pessime le sue doti culinari. << Gli chiederò quando è libero >> disse Alec rilassandosi. << Certo perché ora siamo tutti a disposizione del Signor Capo Supremo >> commento Jace acido. Il moro non ebbe tempo di ribattere che Isabelle aveva già dato un calcio allo stinco del biondo asserendo << Smettila di parlare così del mio nuovo adorato cognato >>. << Dobbiamo proprio accettarlo? >> chiese ancora infastidito Jace. << Dove lo trovi un altro che riesce a convincere Alec ad accettarlo come fidanzato? >> lo riprese Isabelle con profonda solennità. << Ora che mi ci fai pensare, è davvero un compito arduo >> disse il biondo riflettendo. Alec si accigliò offeso, infondo non era un tipo così esigente, giusto? E poi anche fosse, che c’era di male nell’essere selettivo, si era evitato molte delusioni e inutili cuori spezzati. Stava giusto per ribattere questo quando il suo telefono vibro, era un messaggio da Magnus, semplice e conciso, ‘Camille vuole vedermi a pranzo’. Nessun vezzeggiativo o cuore inutile, era un messaggio impersonale che ad Alec non piacque per nulla. ‘Dove?’ scrisse nervoso per poi ridigitare ‘Vuoi che ti accompagni?’. I messaggi risultarono ricevuti ma non letti, forse stava lavorando? Alzò lo sguardo sull’orologio segnava le 7:10, troppo presto per qualcuno come Magnus. Strinse i denti ignorando la sua voce pessimista, se il suo amante avesse avuto bisogno di lui non avrebbe dovuto fare altro che chiamarlo…

Alec rimase in attesa di un altro messaggio per tutta la mattinata, aveva tenuto sempre sott’occhio il telefono, temeva che alla sua minima distrazione l’apparecchio avrebbe vibrato, era sciocco ma era un essere umano dopo tutto. L’ora di pranzo giunse lenta, le lancette scorrevano piano quasi volessero torturarlo. L’intera giornata passò, non una chiamata, nessun messaggio, neppure una risposta alle due quattro telefonate. Silenzio radio, un terrificante silenzio radio. La giornata terminò senza che Alec avesse davvero concluso nulla, si ritrovo solo ad avere un orribile mal di testa e una voglia crescente di prendere a pugni il suo fidanzato, o almeno questo era il piano mentre giungeva al loft dell’uomo. Suonò il citofono inutilmente per qualche minuto, provò anche a vedere se ci fossero luci provenienti dalla casa ma nulla, sembrava vuota. Forse era ancora a lavoro, anche se erano le dieci ormai passate. Ancora più irritato guido fino al suo appartamento, dove cazzo si era cacciato quello stronzo? Cosa gli aveva detto Camille? Che lo avesse trascinato giù con sé ancora? Sennò perché volerlo vedere se non per provare a riconquistarlo, infondo Magnus era uno scapolo d’oro, bello e ricco, la scelta perfetta per una sanguisuga come quella donna o almeno era così che gliel’aveva descritta Magnus. Sia chiaro che non stava giustificando il suo fidanzato, forse ex, infondo per tradire ci vogliono due persone. Aumentando il passo percorse gli ultimi metri prima del suo appartamento, girò l’angolo e lo vide. Magnus era lì, seduto sul marciapiede a fissare il vuoto immobile. << Magnus >> lo richiamo avvicinandosi confuso. L’amante alzò lo sguardo stanco su di lui << Alexander >> sussurro, rughe profonde gli solcavano la fronte, sembrava essere invecchiato di colpo come se quel giorno per lui fosse valso anni. << Stai bene? >> gli chiese incerto Alec. << No >> ammise senza davvero opporre resistenza << Posso stare da te? >> asserì Magnus. << Certo >> rispose prontamente l’amante e fece spazio per aprire il portone << Da quanto sei qui? >>. << Non saprei >> disse Magnus alzando leggermente le spalle. Non parlarono molto per le scale, Alec fu grato che Isabelle, sua sorella era un amore ma pessima nel consolare gli altri, una donna con molto poco tatto. Alec lo fece accomodare nella sua stanza << Hai già cenato? >>. << No >> rispose restio Magnus abbandonandosi sul letto. << Vado a cucinare qualcosa allora >> propose Alec dopo aver riposto i capotti su una vecchia poltrona in un angolo. Magnus però lo afferro da un polso trattenendolo con voce debole, quasi implorante << Rimani qui >>. Alec annuì leggermente e si sedette al suo fianco nel letto. L’asiatico lo osservò rapito, fece passare con delicatezza le dita sui suoi zigomi delicati << Sei davvero unico, mio angelo >> sussurro adulatorio. << Vuoi riposare? >> chiese Alec notando le occhiate scure che contornavano gli occhi dell’amante. << Solo se tu rimani con me >> asserì Magnus flebile. << Certo >> rispose Alec pacato. Finirono così intrecciati sdraiati su quel letto cigolante, Magnus lo stringeva a sé saldamente quasi temesse che Alec potesse scivolargli tra le dita se si fosse rilassato. << Non vado da nessuna parte, dormi >> sussurro Alec per tranquillizzarlo. Rimasero in silenzio per un tempo indefinito, il respiro di Magnus diventava sempre più leggero, stava cedendo al sonno, prima però disse debole << Grazie >>. Alec gli avrebbe potuto chiedere il perché, ma si limitò ad ascoltare l’ipnotico battito del cuore dell’altro…

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Capitolo 25
*** Dimmi, mio Angelo, mi farai a pezzi? ***


La sveglia vibrò di nuovo, Alec afferro il telefono per spegnerla, gli occhi si aprirono leggermente a scrutare la stanza avvolta ancora dall'oscurità. << Buongiorno >> mormoro una voce leggera a pochi centimetri dal suo orecchio. Un sorriso genuino piego le labbra del moro mentre si voltava a fissare il suo fidanzato perfettamente sveglio << Da quanto sei sveglio? >> gli chiese. Magnus gli regalò una risposta vaga << Un po' >>. Alec si accucciò più stretto all'amante prima di ribattere << Perché non mi hai svegliato? >>. Magnus si limitò a ridacchiare, il suono fresco della risata raggiunse Alec attraverso la cassa toracica costringendolo a borbottare << Non ridere di me >>. L'altro uomo smise posando un leggero bacio tra i capelli << Ridere di te è una delle mie attività preferite >> lo prese in giro. << Antipatico >> disse Alec sbuffando << Cosa vuoi per colazione? >> chiese. << Te >> rispose allusivo Magnus mentre aumentava la stretta del suo braccio sulla vita dell'altro. Un leggero rossore dipinse i lobi dell'orecchie del più giovane che di morse il labbro frustato, sapeva quanto il suo amante adorasse vederlo imbarazzato << Scordatelo, devo lavorare >> disse. << La tua testolina riesce solo a pensare al lavoro? >> disse Magnus divertito. << Devo recuperare, ieri ero distratto e non ho completato le pratiche >> ammise Alec allontanandosi lentamente dall'altro. << Cosa mai potrebbe aver distratto il mio stacanovista fidanzato? >> chiese l'asiatico voltandosi leggermente per scorgere il volto dell'amante. << Tu >> rispose Alec senza riuscire a frenare la lingua, sgranò gli occhi appena si rese conto di averlo detto e non solo pensato, nervoso gli diede le spalle per poter alzarsi. << Io? >> ripeté con sorpresa l'altro uomo. Alec si limitò ad annuire mentre si infilava le ciabatte, dannazione avevano dormito vestiti, che idioti. Con passo modulato si diresse verso il corridoio, ma Magnus lo richiamo << Grazie >>. Alec si voltò a fissarlo confuso, ora l'amante era seduto comodamente a fissarlo con dolcezza << Grazie per esserti preoccupato per me >>. << Era ovvio >> ribatte Alec imbarazzato. << Torna qui >> ordinò Magnus picchiettando con le dite sul materasso accanto a sé. << Devo preparare la colazione >> provò a opporsi Alec. << Sbaglio o mi avevi promesso di rimanere con me? >> gli ricordo compiaciuto il maggiore. L'avvocato cedette e ripercorse i suoi passi finendo seduto a fianco all'altro, gli occhi verdi con gocce dorate si erano immersi nell'azzurro in pace << Sto bene >> disse Magnus sfiorando con le dita la guancia dell'altro << Camille non mi ha fatto nulla >> rivelò. Alec socchiuse gli occhi confuso << Come? >>. << Ieri ci siamo incontrati a pranzo come aveva chiesto, voleva solo assicurarsi che non rovinassi la nuova vita che si stava costruendo, ha messo su la solita sceneggiata, mi ha accusato di averla abbandonata e cazzate simili >> racconto Magnus con una tranquillità terrificante. Alec si tese verso l'altro finendo a pochi centimetri dal suo viso << E tu..? >> mormoro teso. << E io nulla >> ammise Magnus << Per la prima volta da quando la conosco ne ero indifferente, non c'era rabbia o pietà per lei, solo profondo disinteresse. Per tutto il tempo in cui mangiavamo non facevo altro che pensare che avrei potuto usare questo tempo per stare con te >>. << Sicuro? >> gli chiese conferma l'altro scrutando nell'abisso di muschio dorato. << Si >> rispose sincero Magnus << Pensa che anche Camille se n'è accorta, ha compreso che i suoi trucchetti non funzionavano più su di me e ha mostrato la sua vera faccia, mi ha minacciato >> l'ultima parola fu accompagnata da un leggero divertimento. << Allora perché eri in quello stato? >> chiese Alec titubante. << Perché fa paura, Alexander, fa dannatamente paura innamorarsi di nuovo >> ammise Magnus e riprese tremolante << L'ultima persona che ho amato mi ha fatto a pezzi e ho impiegato anni per risistemare quei pezzi. So benissimo che tu e Camille siete diversi, ma dannazione, Alexander, fa schifo essere così vulnerabile >>. << Lo hai realizzato solo ora? >> ribatte Alec rivolgendogli uno sguardo di rimprovero bonario. << No, solo che mi sono ricordato di tutta quella merda dopo aver visto Camille e ho pensato che forse anche tu un giorno saresti finito ad odiarmi....>> Magnus non ebbe modo di finire la frase perché le labbra di Alec si posarono delicate sulle sue, fu un tocco rapido ma gentile. << Non accadrà >> sussurro con sicurezza a fior di labbra. Magnus sospirò rilassandosi, le sue mani raccolsero a coppa il viso del suo amante con venerazione << Dimmi, mio angelo, mi farai a pezzi? >>. << No >> rispose senza battere ciglio Alec, non dovette neppure pensarci, la sua voce non vacillo, rimase ferma e intransigente. Magnus rise leggero << Il mio meraviglioso Alexander >> mormoro prima di riunire le loro labbra. Non ebbero modo però di approfondire il bacio dato che un fischio accompagnato da un << Ma che diavolo??? >> costrinse Alec a staccarsi e si ritrovo ad essere fissato da un paio di quattro occhi sorpresi. Jace era pallido come un fantasma, le sue spalle erano incollate al muro opposto quasi temesse che le gambe non riuscissero a reggerlo. Forse il problema maggiore non era il suo migliore amico, quanto suo fratello minore che ridacchiava fissandolo malizioso << Isabelle >> urlò Max. Alec fece appena in tempo a saltare in piedi prima che sua sorella apparisse, la mora borbotto << La scema alla cassa non mi ha messo il muffin ai lamponi; eppure, ero stata... >> la sua frase fu bloccata appena notò il loro ospite << Salve, Signor Bane >> disse mostrando un sorriso felino. Magnus rispose facendogli un occhiolino sfacciato, il suo ragazzo si stava divertendo troppo per quella situazione. << Vuoi unirti a noi per colazione? >> chiese la sorella ignorando lo sguardo di fuoco del fratello maggiore. << Abbiamo le ciambelle e i muffin >> gli rivelò Max assecondando la donna. L'unico che sembrava dalla parte di Alec era Jace, il biondo li fissava inorridito quasi avessero appena proposto di dar fuoco alla Casa Bianca e ballare sopra le sue ceneri nudi. << Volentieri >> affermò Magnus. Alec roteò gli occhi al cielo ma non potte fare molto, si ritrovò seduto in un tavolo con sopra ogni tipo di dolce circondato dalla sua famiglia e il suo affasciante fidanzato. << Cosa stiamo esattamente festeggiando? >> chiese Alec facendo scorrere gli occhi sui dolci. << Clary ha presentato Jace ai suoi genitori >> lo informo Isabelle compiaciuta e porse a Magnus una tazzina << Vuoi del caffè? >>. L'uomo annuì << Grazie, cara signorina >>. La sorella rise divertita << Solo Isabelle, o Izzy come mi chiamano gli amici >> lo corresse lei civettuola. << Com'è andata con i genitori di Clary? >> chiese Alec guardando Jace che fissava ancora sbalordito Magnus, quasi stesse ancora elaborando la sua presenza nell'appartamento. << Gli piaccio >> affermò il biondo crucciato e aggiunse diretto << Tu non mi piaci, Bane >>. Magnus rise leggermente << Permaloso >> lo prese in giro. Jace stava per ribattere ma Isabelle lo zitti ficcandogli un pezzo di muffin in bocca << Non osare trattare male il nostro preziosissimo ospite >>. << Infatti, Jace, se lo fai scappare poi chi si prende il fratellone? >> lo rimproverò anche Max. << MAX >> lo richiamo Alec esasperato, dio, ma perché la sua famiglia era così imbarazzante? << Non temere, caro, mi occuperò io del tuo fratellone finché me lo permetterà >> confermo Magnus mostrando i denti bianchissimi e allineati perfettamente. << Questo si chiama parlare >> gridò Isabelle applaudendo << Faccio il tifo per te >>. << Grazie, Isabelle cara >> disse Magnus con tono complice. Max interruppe il loro scambio di battute asserendo << è pensare che credevo di essere io quello con una notizia esplosiva >>. << Notizia esplosiva? >> ripeté curiosa Isabelle. << Mamma sta uscendo con qualcuno, un tizio gentile, l'ho incontrato, sembra molto più giovane di lei >> rivelò pettegolo Max. Izzy squitti sorpresa << Parliamo della frigida Maryce? Dio, quanto è giovane questo tizio? >> e aggiunse curiosa << Aspetta, ma com'è? Brutto brutto? O Carino ma non troppo? Bello ma non si applica? O 'Dio potrei mangiarmelo con i biscotti'? >>. Alec sgrano leggermente gli occhi, esistevano tutte queste categorie? << Forse bello ma non si applica? >> disse titubante Max, non che ci capisse qualcosa di bellezza maschile. Isabelle sembrò spazientita dalla mancanza di una risposta netta così spiego << 'Bello ma non si applica' come Alec? >>. Max sembrò riflettere prima di decidere << Si >>. << Sarei bello ma non mi applico? >> mormoro infastidito il maggiore tra i fratelli. << Non te la prendere >> lo liquido disinteressata Isabelle e riprese a interrogare il più piccolo << Di che colore aveva gli occhi? E i capelli? >>. << 'Dio potrei mangiarmelo con i biscotti' sarei io? >> chiese Jace cercando di capire ancora l'inizio del discorso. << Jace ultimamente sembri rincoglionito >> lo riprese Isabelle roteando gli occhi al cielo ( probabilmente faceva riferimento a quella volta in cui Jace e Isabelle avevano beccato Alec e il biondo aveva impiegato più di qualche minuto per capire cosa stesse accadendo, ma potrebbe ben riferirsi ad altro, sul serio Jace è un po' rimbecillito negli ultimi capitoli, scusa tesorino). << Per la cronaca, tu sei carino ma non troppo >> disse la donna per precisare e aggiunse << 'Dio potrei mangiarmelo con i biscotti' è Magnus >>. Il suddetto uomo appena preso in considerazione, sorrise compiaciuto. Alec finse di alzare leggermente un sopracciglio sdegnato, ma una piccola parte di lui era molto d'accordo con Isabelle. << ALLORA? >> disse la sorella impaziente. Max fu così messo sotto torchio da una troppo impicciona Izzy. Alec non ebbe modo di fermarla dato che Magnus gli sussurro distraendolo << A me tu piaci così >>. Un leggero rossore dipinse le guance facendolo tossire. << Ti ho mai detto che sei bellissimo quando arrossisci? >> aggiunse a tono basso ma ruvido il suo fidanzato. << Sempre >> lo riprese ormai rassegnato Alec.

Maryce osservava attenta l'uomo che sorseggiava il vino di fronte a lei << Sa, Signor Bane, non credo di poterla più rappresentare in futuro >>. << Lo immaginavo >> la tranquillizzo Magnus pacato << Immagino sia per il conflitto di interesse >>. << Esatto >> confermo lei rilassandosi, la conversazione era stata molto più semplice di quanto aveva programmato e anche più veloce. << Vuole dirmi altro? >> chiese Magnus fissandola con i suoi occhi affilati. << Non credo >> disse Maryce ingoiando un pezzo del suo strano sformato sperando non fosse avvelenato. << Se era solo questo non era necessario invitarmi a pranzo >> asserì Magnus cortese. << Invece dovevo, volevo che il nostro sodalizio finisse nel modo più pacifico possibile >> lo interruppe la donna sincera << Soprattutto dato che lei esce con mio figlio >>. << Sembra proprio la mossa di un avvocato >> commento senza alcuna cattiveria Magnus, solo una sincera ammirazione per i processi mentali della donna che aveva davanti. << Già, ho il mestiere nel sangue >> confermo Maryce. << Non vuole chiedermi nulla su me e Alec? >> la incalzo Magnus titubante. << No >> ammise diretta lei << Mi fido di mio figlio e della sua capacità decisionale >>. << Credevo di non piacerle molto >> ribatte l'uomo arrogante. << Ho imparato a non giudicare, l'amore è diverso dalla giustizia >> chiarì lei pacata << Anche l'uomo di cui sono innamorata rientra nel tipo di uomo che odiavo in passato a causa di vecchi e stupidi preconcetti >>. << Se la può consolare anche lei per me è una sorpresa, credevo di ricevere molte più resistenze >> rivelò Magnus seguendo il clima rilassato che si stava istaurando. << Sono certa che in un altro universo ti ho dato filo da torcere quindi in questo possiamo anche evitare stupide faide >> dichiaro divertita Maryce. Magnus alzò il calice verso di lei << Allora brindiamo alle mancate battaglie >>. La donna lo assecondò facendo tintinnare i bicchieri.

 

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Capitolo 26
*** L' Amore Vinse quel Giorno ***


La nostra storia termina qui, grazie per la pazienza e per averla seguita tutta, un saluto da Sleepesleep

Alec osservò si stiracchiò, la fila per i controlli si stava rivelando troppo lunga per i suoi gusti. << Ti avevo detto che era meglio prendere il mio jet privato >> mormoro spazientito Magnus al suo fianco. Alec scosse la testa testardo << Non potevo permetterlo, hai già pagato l'intero viaggio >> gli rifaccio il giovane offeso << E poi non vedo quale sia il problema nell'attendere, avevi detto che non ti sarebbe dispiaciuto passare del tempo con me bloccato nel traffico, questo è più o meno lo stesso >>. Magnus alzò un sopracciglio divertito << Sai che non intendevo questo >>. Alec distolse lo sguardo nervoso e tossì leggermente, teso si volto a guardare la sorella che stava digitando qualcosa al telefono << Izzy, come va? >>. << Andrebbe meglio se fossi nel jet privato del mio adorato cognato >> rispose lei senza alcuna vergogna. << Lo avevo detto >> gli diede man forte Magnus. Alec sentendosi in minoranza chiese aiuto al suo migliore amico << Jace, puoi aiutarmi? >>. Il biondo sentendosi chiamare si voltò a fissare il gruppetto << Su cosa? >> chiese ignorando il fulcro della conversazione. << Magnus dice che avremmo dovuto prendere il suo jet, ma credo fosse inutile spendere i soldi anche per la benzina dato...>> provo a spiegare Alec. << Ha ragione, Mag >> lo interruppe il biondo alzando le spalle disinteressato. << Grazie, Jace >> affermo complice Magnus. << Figurati, fratello >> rispose Jace ridandogli le spalle per riprendere a parlare con Clary che nel frattempo aveva cercato di nascondere una risata mordendosi il labbro inferiore ma il rumore ovattato era giunto comunque. << Detesto questa vostra nuova amicizia >> borbotto Alec << Preferivo quando credeva che fossi un mostro a tre teste >>. << Non parlare così al mio adorato cognato >> lo riproverò Isabel dandogli una leggera pacca scherzosa sulla spalla per poi essere distratta dal telefono, nervosa lo raccolse e iniziò a scrivere sorridendo leggermente. Alec la osservo crucciato, Magnus si avvicinò per sussurragli canzoniero << La tua sorellina è innamorata >>. Il moro annuì asserendo << Lo vedo anche io, non è un granché brava a nasconderlo >> e aggiunse rivoltandosi verso il suo fidanzato << Io sono stato molto più bravo, dovevi vedere le loro facce quando gli ho detto che aveva un ragazzo >>. Magnus rise leggermente << Mi è piaciuto essere il tuo sporco piccolo segreto, ma mi piace molto di più essere il tuo fidanzato >> terminò la frase unendo le loro mani, le dita si intrecciarono << Non vedo l'ora di mostrarti Siviglia >> disse alzando le loro mani unite per posare un leggero bacio sul dorso di quella di Alec. << Canteresti per me 'Il barbiere di Siviglia' quando saremo lì? >> chiese l'amante socchiudendo gli occhi azzurri limpidi. << Farò ogni cosa vorrai, lo sai, se me lo chiedessi ballerei nudo per le strade >> gli rivelò compiaciuto Magnus. Alec rise scuotendo la testa, un calore a cui ormai si era abituato risali lo stomaco fermandosi al petto per irradiarsi fino alle sue labbra incrinate in un sorriso liberatorio.

Si imbarcarono dopo circa tre ore, Alec non le percepì neppure, l'unica cosa che gli interessava era avere Magnus al suo fianco, parlare con lui, ridere alle sue battute, vederlo chiacchierare con Jace o Isabelle con complicità come se il suo posto fosse sempre stato al fianco di Alec, e forse era così. << Detesto volare >> rivelò Magnus mentre allacciava la cintura. << Davvero? >> mormoro sorpreso Alec, fino ad ora l'altro non aveva fatto accenno a questo << Ne hai paura? >> chiese ancora. << No >> ammise Magnus pacato << è più un fastidio, detesto dover affidare la mia vita ad un pilota sconosciuto che potrebbe benissimo impazzire e decidere di farci precipitare >>. Alec inclinò la testa << Dio, amore, non credi di essere troppo pessimista >>. << Può essere, ma potrei avere ragione. Nessuno sa davvero cosa passa per la testa degli altri, potrebbe essere un terrorista radicalizzato o un depresso suicida >> ribatte con sicurezza Magnus sporgendosi verso di lui per così ritrovarsi a pochi centimetri dal volto dell'amante. << Se volevi spaventarmi o farmi preoccupare per tutto il viaggio ci stai riuscendo, ora non smetterò di pensare a ciò che mi hai detto >> borbotto Alec offeso. Magnus gli regalo un sorriso furbo << Non ti preoccupare, puoi stringere la mia mano per tutto il viaggio così ti tranquillizzerai >>. Alec roteò gli occhi al cielo e mormoro << Solo la mano? >>. << Oh Alec, non sapevo fossi così intraprendente >> lo riprese malizioso Magnus avvicinandosi ancora, a fior di labbra sussurro << Sono sempre disposto a fare del buon sesso ad alta quota >>. << Idiota >> rispose piano Alec prima di dargli un bacio leggero e casto, dopo essersi allontanato lo spinse al suo posto asserendo << A cuccia, cagnolino >>. Magnus rise a quell'ordine ma obbedì. Le loro mani però si unirono e rimasero appoggiate sul bracciolo per il resto del viaggio, la paura però non c'entrava nulla, era più la voglia di affogare ancora e ancora l'uno nel calore dell'altro. << Magnus >> lo richiamo Alec << Ho fatto qualche ricerca so che la cattedrale tiene alcune opere del Goya e la tomba di Colombo >>. L'altro uomo lo fisso placido << Avremo tempo per vederlo >>. << Potremmo già andare questa sera a vedere lo spettacolo di flamenco >> lo informo Alec cercando il telefono nelle tasche, aveva salvato un sito dove era possibile prenotarsi, appena fossero atterrati potevano chiamare per vedere se c'era posto. << Alexander >> lo richiamo Magnus con tono fermo. Alec si blocco alzando di nuovo lo sguardo confuso. << Non questa sera >> lo informo placido l'amante. << Credi che saremmo troppo stanchi? >> dedusse sbuffando Alec riprendendo << Lo pensavo anche io, ma in teoria dovremmo solo assistere quindi staremo seduti e sembra interessante >> provò a convincerlo Alec. << Hai ragione su questo, ma come ho già detto abbiamo tempo per farlo >> ribatte inflessibile Magnus. Gli occhi azzurri si incresparono confusi << Ma.. >>. Magnus lasciò la sua mano per avvolgere tra le dita alcuni ciuffi ribelli che osavano coprire in parte gli occhi dell'amante << Questa sera andremo in hotel e sarai mio >> lo informo. Alec sgrano gli occhi arrossendo vistosamente. Un sorriso leggero si ridisegnò sul volto dell'altro, rughe di felicità contrassero il bel volto, la mano scese per accarezzare i zigomi ben definiti di Alec << Ti prego non smettere mai di arrossire così per me >> e aggiunse riallacciandosi le loro mani << Non vedo l'ora di arrivare >>. << Pervertito >> borbotto Alec nervoso. << Un pervertito che però tu ami >> gli fece notare compiaciuto Magnus. Alec non ribatte, aveva ragione dopotutto.

L'aereo atterrò senza troppi intoppi, solo un leggero sobbalzo che fece irrigidire Alec e ridere Magnus, incredibile come l'amante trovasse divertente ogni cosa. La discese fu rumorosa, la gente parlava scendendo le valige, Isabelle piagnucolò lamentandosi delle orecchie 'tappate', Jace la prese in giro per questo mentre Clary lo strattonava per ricordargli di prendere i loro borsoni. Alec si rilassò solo quando tocco terrà, le scale di discesa dall'aereo sembravano sempre spaventose e traballanti quasi volessero crollare da un momento all'altro, anche se razionalmente sapeva non sarebbe mai accaduto. Magnus sembrò condividere il suo buon umore e si avvicinò al suo orecchio per sussurrare << Te l'avevo promesso che ti avrei portato in Spagna >>. Alec rise leggermente trascinando il suo trolley << Mi hai anche promesso che mi avresti fatto vedere il mondo >> gli rinfaccio. << E lo farò se me lo permetterai >> confermo l'altro seguendolo << La nostra avventura è appena iniziata, mio angelo >>. Alec si fermò per poter così ammirare il muschio dorato << Lo so, è non vedo l'ora di vedere cosa ci aspetta >>.

Purtroppo, qui termina il nostro racconto, il loro amore è continuato non temete e nonostante le avversità che la vita gli ha posto davanti Alec non ha mai rotto la promessa fatta a Magnus, non lo ha mai lasciato, non lo ha fatto a pezzi. E Magnus lo ha amato come meritava, venerando l'angelo che il cielo ha lasciato cadere per lui. I loro figli sono testimoni del loro amore che trasuda dalle foto incorniciate in quella casa che hanno reso loro. La mia preferita è quella posta sopra il caminetto, ritrae i due uomini che ridono vestiti elegante, risale al giorno del loro matrimonio, per l'occasione Magnus aveva deciso persino di rimanere con il suo colore naturale di capelli che tanto Alec amava e l'intero ricevimento aveva come colore predominante l'azzurro secondo le direttive di Magnus che si era rifiutato di avere qualsiasi altro tema rifiutandoli con fierezza affermando 'Alec colora il mio mondo'. Non so bene come fu quel ricevimento, in verità, non ero presente ma so quello che mi hanno raccontato, ma dopotutto anche l'intera storia segue le vicende che sono riuscita a ricostruire tramite racconti, per questo mi scuso per le imprecisioni e le divagazioni. Del ricevimento vi posso però riferire le battute stupide di Jace che riempì il suo discorso con aneddoti fuori luogo e di come sua moglie Clary dovette togliergli il microfono per evitare che mettesse ancora di più in imbarazzo Alec. Non fu da meno neppure Raphael, l'uomo terminò il discorso con una frase in spagnolo che pochi capirono, Magnus rise a quelle parole mentre Simon quasi si strozzo dopo averle sentite. Anche Alec le comprese rimanendone scioccato, ho provato a sapere cosa lo avesse così tanto sconvolto ma non importa quante volte gliel'ho chiesto si rifiuta ancora oggi di dirmi il loro contenuto. Quello che conta però è che il loro amore vinse quel giorno ed è bello sapere che qualche volta l'amore vince sulla vita, sull'odio, sul tempo. Questa storia la dedico ai miei genitori, Alec e Magnus, spero un giorno di poter vivere una storia d'amore come la vostra, grazie per avermi concesso di raccontare la vostra storia.

Vostra figlia,

Charlotte Maryce Bane

 

 

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