L'amico di mio fratello

di Shaina
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una serata tra amici qualunque ***
Capitolo 2: *** La panchina nel viale ***
Capitolo 3: *** L'aggressione ***
Capitolo 4: *** Il ritardo ***
Capitolo 5: *** Mazzi di carte e caffé ***
Capitolo 6: *** L'improvvisata ***



Capitolo 1
*** Una serata tra amici qualunque ***


UNA SERATA TRA AMICI QUALUNQUE
“Mi chiedi cos'è
La neve un po′ prima che cada
Non è come noi
Che siamo due piume nell′aria
Mi chiedi cos'è
L′amore un po' prima che muoia
Se un pezzo di alba all′imbrunire c'è
Te lo porterò”
(La neve prima che cada – Marco Mengoni)
 
La serata è fredda, a Milano sta nevicando.
In uno degli appartamenti della zona più altolocata della città, una donna sta tirando fuori dal forno un’enorme torta al cioccolato.
Indossa jeans e maglietta colorata, sotto un grembiule rosso, ed ha i capelli raccolti in uno chignon disordinato. Tira fuori il dolce, e lo ripone sul bancone della cucina. Dovrà servirlo in sala da pranzo non appena si sarà raffreddato a sufficienza.
Lei sorride soddisfatta e volge lo sguardo oltre l’uscio della cucina, nella sala opposta, dove c’è il grande pianoforte a coda, che lei e suo marito amano suonare.
Questa è una serata speciale. Hanno organizzato una rimpatriata con alcuni dei ragazzi che erano detenuti all’Istituto Penale minorile di Napoli assieme a loro. Quelli con cui sono rimasti in contatto.
«Ha nu’ aspetto delizioso.»
Il primo dei loro ospiti è già arrivato.
Se ne sta appoggiato allo stipite della porta, a guardare la sua torta. «A Nina piaceva assaje ‘a cioccolata.»
Sta sorridendo, ma i suoi occhi sono tristi. È così ogni volta che ripensa al suo amore. La vita di Nina è stata spezzata prima ancora che lei potesse compiere diciotto anni.
Naditza gli sorride, ma torna subito in modalità mogliettina possessiva: «Dove hai lasciato Filippo?»
Carmine abbocca all’amo, ma non reagisce alla provocazione. «Sta alimentanne o’ ffuoco.» le risponde, facendo un cenno verso la sala da pranzo.
Nemmeno fosse stato evocato in stile Genio della lampada di Aladino, l’uomo fa il suo ingresso in cucina, coperto di fuliggine dalla testa ai piedi. Sta tentando invano di ripulirsi le mani sporche sul grembiule. Purtroppo, ottiene l’unico effetto di peggiorare ulteriormente le cose, con l’unico risultato che Naditza e Carmine non riescono più a trattenere le risate.
Certe cose non cambieranno mai…
«Ma comme te si combinato?»
«S’i addiventato ‘nu spazzacamino, Filì?»
«Vedo che il vizio di prendermi per i fondelli proprio non ve lo togliete…» commenta Filippo, sorridendo. «Vi faccio notare che mia sorella dovrebbe arrivare a momenti…» aggiunge, tornando ad armeggiare con tizzoni e braci ardenti, presenti nel camino.
«Ma secondo te, lo potimmo lascià fare, Nadì?» commenta Carmine, appoggiando i fianchi al bordo del tavolo, accanto a Naditza. «Se si rovina le mani a furia di trafficare co’ o foco che facimme?»
«Ragazzi, credevo che questi cliché fossero superati, dopo tutti questi anni. Non siamo più nemmeno a Napoli!» si difende Filippo.
L’intero quadro è a dir poco grottesco.
«Tu o’ Chiattillo eri e o’ Chiattillo sei rimasto… SEMPRE!» ribadisce Carmine, scuotendo la testa. Ha tutta l’aria del giudice che emette la condanna a morte dell’imputato, e Filippo trattiene a stento l’impulso di scoppiare a ridergli in faccia.
Proprio in quel momento, suona il campanello.
«Solo per sapere, hai intenzione di lasciare mia sorella fuori dalla porta di casa tutta la sera?»
Carmine alza le mani, con l’espressione di chi sta facendo un grossissimo sacrificio, solo per fare un favore a qualcuno, e si decide finalmente ad aprire. «Scusa il ritardo, Anita, ma io e tuo fratello eravamo impegnati in una delle nostre tarantelle più stimolanti…» si giustifica.
«Tu sei già ubriaco senza aver mandato giù nemmeno una goccia di vino!» urla l’amico dalla cucina.
«Se vi prendete così ogni sera, immagino che a Naditza uscirà continuamente il fuoco dalle orecchie…» commenta la nuova ospite, ironica, scoppiando a ridere a crepapelle.
«Vai, vai a veré che sta cumbinanno… Ca, va a fernì ca a forza di pazzià c’o ffuoco, rimane carbonizzato lui…» le dice Carmine, prodigandosi in tutti i convenevoli di rito.
«Guarda che ti sento!» tuona Filippo, dall’altra stanza. Carmine scoppia a ridere per la centesima volta nella serata. Poi finalmente, si decide a farle strada in casa.
Incrociano Naditza in corridoio, che si sta pulendo le mani con uno strofinaccio. «Ciao, che piacere!»
Un attimo più tardi, Filippo sbuca nel corridoio, e afferra la sorella per la vita, stringendola a sé, con tutto l’affetto di cui è capace.
La permanenza di Filippo all’IPM li ha avvicinati tantissimo, in un modo che all’epoca, lui non avrebbe creduto possibile.
Di punto in bianco, gli viene in mente che in casa è finito il vino. «Ma hai portato da bere, Carmine?» chiede al suo ospite. L’abitudine di fare affidamento su di lui, non ne vuole proprio sapere di andarsene. Anche quando si tratta di sciocchezze.
«Sìs, Chiattì, la bottiglia di rosso è sul tavolo.» lo rassicura Carmine con un gesto del capo piuttosto plateale. «Pensavo di lasciare a te l’onore di stapparla.»
Filippo prende l’apribottiglie e fa per eseguire, ma Naditza glielo impedisce, facendogli cenno di guardare l’orologio alla parete. «Non simme ancora tutti quant’.» gli fa notare. «Silvia e Gianni avevano detto che venivano, non è così, Fili’?»
Lui s’illumina, e alza gli occhi al cielo: «Hai ragione. Dovrebbero arrivare a momenti.»
Carmine fa qualche passo in avanti: «Quindi alla fine ha accettato di venire anche lui. Voi lo avete sentito in questi mesi? Come sta?»
Filippo scrolla le spalle: «Non si è mai dato pace per la morte di Gemma.» risponde. «Lui e Silvia hanno iniziato a vedersi qualche anno fa. Lo fanno una volta ogni tanto, ma non credo che Cardio abbia voglia di avere nuove storie. Puoi capirlo anche tu, no?»
Se posso capirlo, Chiattì?
Carmine annuisce, avvicinandosi alla finestra. Ha iniziato a nevicare, e vedere Milano ricoperta di quella gelida coltre bianca, riporta alla sua mente i ricordi di quando era adolescente. In particolare, l’ultimo ricordo di sua moglie da viva. Il ricordo del rombo del motore della decappottabile di Massimo che parcheggiava, davanti alla chiesa. Nina, che attraversava la navata della chiesa, accompagnata proprio dal comandante. Il suo abito bianco che la rendeva ancora più luminosa.
Sono stati sposati solo per poche ore, prima che il suo assassino gliela portasse via per sempre, ma lui non si è mai tolto la fede nuziale. Nina sarà sempre il faro che illumina la sua strada.
«Dimmi… Futura come sta?» gli domanda Filippo. «Dove l’hai lasciata?»
«È in campeggio con la scuola, per tutta la settimana.» sussurra Carmine. «E mo’ vattene, Chiattì…» gli dice. Il suo tono è brusco, ma sta sorridendo: «Ci manca solo ca a Naditza e’ venga una crisi e’ gelosia. Sarebbe capace e’ acciderme.» «Guarda che anche lei ti vuole bene. Saremo sempre in debito con te.»
«Tu issa pensa a te… questa cosa che ancora non abbiate figli proprio non la capisco!»
«Ah, adesso il valore degli amici si giudica dal numero di figli che fanno?» urla Naditza dalla cucina.
Azz… mi sa che mi è uscita una frase poco felice… Carmine si volta verso Filippo che agita le mani come per dire “E mo’ so’ fatti tuoi…”, mentre s’incammina verso la porta d’ingresso, dato che hanno suonato.

È arrivata anche Silvia, alla fine. È più bella che mai, stasera. È a dir poco raggiante, e l’abito rosso che indossa esalta tutta la sua vivace vitalità. Naditza sorride, mentre le va incontro: «Ehi… sempre pronta ad acchiappare qualche preda, vero Silvia?» commenta, abbracciandola. «Sì nu splendore, stasera. Chi hai puntato questa volta?»
«Ancora non 'o sacc'.» risponde Silvia. Eppure, non prova minimamente a fingere che non sia così.
Naditza lascia che l’amica saluti gli altri ospiti, mentre l’uomo in coda dietro di lei le si avvicina. Sorride, composto, ma il velo di tristezza è ancora lì, nei suoi occhi nascosti dal ciuffo di capelli che ricade sulla sua fronte. «Ciao Cardiotrap…»
«Ciao Naditza»
L’amica fa un cenno con il mento verso Carmine e Filippo. Gianni sorride e li raggiunge. Una decina di minuti più tardi si mettono tutti a tavola.Il velo d’imbarazzo e tristezza iniziale sfuma presto via, lasciando posto all’allegria tipica di una rimpatriata tra amici, condita di battute, piatti e bicchieri sporchi, stuzzichini, mazzi di carte e soprattutto tanta musica. Quella che a permesso in primis a Filippo, e poi a tutti loro di resistere, durante gli anni di prigionia.
Stasera, Gianni si sta sgolando letteralmente, mentre Filippo e Naditza si esibiscono nella loro performance migliore al pianoforte. Anita è armata della sua inseparabile macchina fotografica, e si muove per la stanza con la maestria di un operatore di cinema.
Carmine si tiene in disparte, come sempre. Non ha mai amato particolarmente suonare, né cantare, a meno che non fosse pazzo di gioia. E la gioia, intesa nella sua forma più euforica e travolgente non la conosce più, da quando la sua dolce Nina gli è stata portata via.
Continua a guardare l’orizzonte, sorseggiando il vino, piano piano. Riesce a malapena ad apprezzare il panorama, nell’attesa che passi la notte, e arrivi un’altra alba.
Non ha fatto nient’altro che aspettare un nuovo raggio di luce, dal giorno della morte di Nina.
Non l’ha mai visto arrivare. O perlomeno, se c’è stato, la sua luce gli è sembrata solo un pallido chiarore all’orizzonte. Niente di più.

Anita smette di scattare le foto. Rimette la macchina fotografica nella custodia e si versa da bere. Sta sorseggiando il vino in silenzio, ma il leggero tremolio del bicchiere tradisce il suo nervosismo, che aumenta ogni minuto di più.
Si volta in direzione di Carmine, dall’altra parte della stanza.
Qualcosa la tormenta da sempre.
Lei non era più con loro, nel momento in cui Nina era stata uccisa, ma aveva percepito tutta la preoccupazione di Filippo, durante la sua successiva visita in carcere. E una volta che suo fratello le ebbe spiegato ogni cosa, lei aveva sentito il sangue gelarsi nelle vene.
Anna Ferrari ha ripetuto spesso che quel genere di cose sono all’ordine del giorno, in quell’ambiente. Era uno dei motivi per cui era così amareggiata, ai tempi dell’arresto di Filippo. Napoli non le è mai sembrata una bella città. Eppure, sua figlia non riesce proprio a guardare solo il versante criminale.
Sa bene che in carcere Filippo ha frequentato gente della peggior specie, e non tutti quelli con cui ha intessuto rapporti sono persone che a lei piacciono. Tuttavia, Filippo ha trovato il modo di agire sempre in buona fede, senza farsi invischiare in brutti giri. Non ha mai condiviso con loro niente che potesse intaccare la serenità della loro famiglia, per quanto possibile.
Anita aveva intuito già dal primo scontro tra suo fratello e la madre, che dietro lo sfogo di Filippo c’era altro. Cose che suo fratello non confida a nessuno, ancora adesso.
Se Carmine o Naditza sono venuti a conoscenza di quello che Filippo si tiene dentro, è solo perché lo hanno vissuto assieme a lui.
A dispetto di quello che suo fratello sosteneva prima di finire in carcere, lei è sempre stata particolarmente ricettiva, nei suoi confronti. Anche quando lui le riversava addosso tutte le sue frustrazioni. Proprio per questo, quando ha capito che Carmine e Naditza volevano davvero bene a Filippo, ha finito per prenderseli a cuore anche lei. Ed è grata ad entrambi per essergli stati vicino. Non dovrebbe sentirsi in debito con loro, ma è così.
E il pensiero che Nina sia stata uccisa, solo pochi minuti dopo che lei aveva lasciato la chiesa, il giorno del matrimonio, continua a tormentarla.
Ha visto Carmine e Nina assieme solo per qualche minuto, ma non ha certo bisogno di essere una loro amica intima, per sapere che non si meritavano niente di tutto ciò che è capitato quel giorno, e tutto quello che è scaturito dopo.
Carmine non si meritava niente di tutto quello che ha passato.
E questa sera lei è troppo nervosa, già per conto suo, perché affronti quel tumulto di emozioni con il giusto distacco.
Alla fine, la giovane donna decide di provarci comunque, e gli si avvicina, in punta di piedi. L’uomo la guarda solo per qualche secondo, prima di tornare a rivolgere lo sguardo all’orizzonte.
Anita si stringe nelle spalle. «Lo sai, Carmine? Mi capita spesso di pensare al fatto che, quando Nina è stata investita, io ero andata via dalla chiesa solo da pochi minuti…»
Lui a quel punto la guarda allibito. Da do' sì andata a piglià 'sto discorso dopo tant'anni, Ani? Poi le mette le mani nelle spalle. «Guardami, Ani…»
L’ha chiamata ‘Ani’ e a lei sembra di risentire la sua voce di quando erano ragazzini. Alza lo sguardo su di lui, senza nemmeno sforzarsi di nascondergli gli occhi lucidi. Anzi, si rende conto che sono venuti anche a lui.
«Non sì tu ca’ t’adda sentì in colpa. Ma seriamente pienz’ na cosa del genere?»
«Mi spiace, Carmine…»
«Ehi, ehi, ehi… mi bast’ tu’ fratem’ come caso umano, okay? Non posso mica fare affidamento su Naditza che è più disastrata dui, perciò ti prego, ti supplico, non ti ci mettere anche tu. Dovevi essere quella con la testa sulle spalle tra noi quattro, sai?»
Anita ride e allarga le braccia per abbracciarlo. Carmine la lascia fare, e la stringe dolcemente: «Sì proprio come tu’ frate…» commenta. «Troppo sensibili, tutti e due.»
Da che pulpito… La sua risata, per la seconda volta. «Guarda che non scherzi neanche tu.» lo rimbecca, sorridendo. «E a dire la verità, prima di incontrarti, Filippo era specializzato nel rendersi odioso.»
«Oh, o' saccio buono. Nun te crerere. ‘Nu pare vote ca amm’ fatt’ a cazzotte ce so’ state, eh…»
«Lui insiste con l’affermazione che si è lasciato picchiare di proposito, apposta per farti sfogare.» commenta Anita, sorridendo.
«Sì, eh… Si m'e va piglià e' faccia, tuo frat'm non se tirava arret.»
Anita gli sorride: «Sono contenta che Filippo ti abbia conosciuto, Carmine. Incontrarti è stata la cosa migliore che potesse succedere a mio fratello.»
Che è? Perché stai accusì triste, stasera?
Carmine ha intuito che dietro quella confessione ci sono altri casini di vario genere, che a lei sembrano spropositati rispetto a quello che lui e Filippo hanno vissuto. E si sente leggermente a disagio, perché Anita non ha nulla di cui giustificarsi. È una ragazza meravigliosa.

Un botto proveniente dal tavolo al centro del salone li fa sobbalzare. Filippo ha stappato un’altra bottiglia di vino.
«Forse aja parla' cu iss' n'attimo…» suggerisce l’amico, all’improvviso.
Anita lo guarda smarrita, per un secondo. È presa in contropiede, sia per il tempismo, sia perché Carmine ha centrato il problema in pochi istanti.
Lei ha un macigno che le pesa sullo stomaco, ma il suo senso di colpa nei confronti di Carmine, è solo il sintomo, non la causa. E non ha la più pallida idea di come affrontare la situazione.
Guarda Carmine allontanarsi, e segue i suoi movimenti fino all’ultimo. Filippo, intanto, sta versando il vino nel bicchiere di Silvia, quando sposta lo sguardo su di lei. Carmine gli ha sussurrato qualcosa, prima che lui lasci la bottiglia a Gianni, e s’incammini verso di lei.
«Stai cercando di rimorchiare Carmine, o è lui che ha messo gli occhi su di te, sorellina?» le domanda, quando arriva accanto a lei.
«Nessuna delle due, scemo…» ribatte Anita, alzando gli occhi al cielo. Gli sta sorridendo, ma adesso lui coglie tutti i segni del suo malumore.
«Tutto bene?»
«La verità, Fil? Mi sento un totale fallimento, in questo momento.» gli risponde, a bruciapelo.
L’allegria sul volto di Filippo scompare: «Hai visto mamma? È andata male anche questa volta?»
Mi spiace. Non è proprio la serata adatta per tirare fuori gli scheletri dall’armadio. Anita sospira: «Sai com’è fatta. Finché continuerà a ripetere che gli uomini che io dovrei frequentare, devono piacere più a lei che a me, la mia vita sentimentale continuerà ad essere un disastro.» ammette. «Ma non sono venuta qui per rovinare questa serata, Fil… Forse farei meglio a tornare a casa.»
Lei fa per dirigersi all’ingresso, ma suo fratello la trattiene prendendola per mano. «Non ce n’è nessun bisogno. E non stai rovinando la festa a nessuno, Anita. Ai tempi, io ero peggio di te, credimi.» le dice, e riesce a farla sorridere, finalmente.
Lui davvero, non è nelle condizioni di colpevolizzarla. Sa bene quanto possa diventare asfissiante Anna Ferrari, quando ci si mette. «Ti rassicurerebbe sapere che certi conflitti con i propri genitori li hanno avuti praticamente tutti quelli che sono presenti a questa festa?» le domanda. «E credimi, la mamma non è l’esempio peggiore, sorellina. Ti posso fare tutto l’elenco di genitori molto peggio di lei.»
Anita scuote la testa. «Una volta o l’altra, mi racconterai tutti i dettagli. Per stasera potresti dedicarti un po’ a me, come fai sempre con loro?»
Filippo s’illumina per un attimo. «Mi è venuta un’idea…» le dice, facendole cenno di non muoversi.
Anita lo guarda avvicinarsi a Cardiotrap, e sussurrargli qualcosa all’orecchio, per poi fare la medesima cosa con Carmine e Naditza.
Un attimo dopo, i due amici invitano Silvia a sedersi sul divano, mentre Gianni inserisce la base nello stereo.
Filippo, invece, torna verso di lei, e la conduce al centro della sala. «Cosa vuoi fare?»
L’uomo fa un cenno all’amico di cominciare, e non appena la musica parte, lui abbraccia sua sorella, e inizia a muoversi dolcemente sulla pista.
Qualche attimo dopo, si accorge che la sua pensata è stata giusta, Si è accorto che sua sorella si sta rilassando, tra le sue braccia, e la asseconda, quando lei appoggia la testa alla sua spalla.
«Nostra madre è solo un po’ stronza…» mormora Filippo, dolcemente. «Non è niente che non si possa gestire, non ti pare?»
Lei s’irrigidisce appena, ma Filippo ferma maggiormente la presa sui suoi fianchi, con dolcezza. Anita inspira profondamente, poi finalmente dà voce ai suoi pensieri. «C’è stato un tempo in cui hai pensato che il modo in cui mamma guardava le cose, fosse l’unico modo corretto di vederle.» gli fa notare. «Non mi ascoltavi mai.» «Era semplicemente la via più facile.» replica suo fratello.
«Era più facile pensare che tu fossi sempre dalla parte del torto, e che per questo mamma ti biasimasse, perché in questo modo davo un senso ai miei sforzi. Mi davi l’impressione di non sentirti mai in soggezione davanti ai nostri genitori, come se indipendentemente da quello che loro pensavano di te o della tua vita, tu ne fossi fiera. E non potevo dire la stessa cosa. Non fino a quando non sono finito in carcere, e non ho con cosciuto Carmine e Naditza. Lei è riuscita a riprodurre il mio brano ad occhi chiusi, senza aver mai studiato musica, capisci? Quindi, mi sentivo come se mamma avesse gonfiato le mie capacita solo per autocompiacersi. Prima di quel momento, era facile considerarti l’elemento di disturbo della nostra famiglia.»
Il pezzo si è interrotto, ma loro non sembrano essersene accorti. Gianni resta un attimo interdetto, ma Carmine gli fa cenno di far partire la prossima canzone, e non avvicinarsi alla coppia al centro della sala.
Naditza, si alza dal divano e gli si avvicina, a braccia conserte, con un’espressione insospettita: «Carmine… ce sta qualcosa ca no' sacc?» gli dice, sorridendo maliziosa.
«Niente, non te’ preocccupà, Nadì. Sulo mariteto teneva bisogno e’ sta nu poco cu tua cognata...» le dice. «E d’e ffaccie ‘llore, facesseme buono alle lassà tranquille, pure se essena passà ‘a serata a balla’.»
zNaditza sorride: «Anita stev' triste.»
«O' sacc.» risponde Carmine ricambiando il sorriso. «Nun fosse male ‘si fossere llore ‘e protagoniste, stasera, no?»

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Capitolo 2
*** La panchina nel viale ***


LA PANCHINA NEL VIALE
 
Quanto tempo può durare?
Quante notti da sognare?
Quando ami da morire
Chiudi gli occhi e non pensare
Il tempo passa l’amore scompare

Tristemente tutto deve finire
Ma quando il cuore mi ha spezzato
Ed in cielo mi ha abbandonato
Adesso sulla terra son tornata
Mai più di amare mi sono rassegnata

(Una notte a Napoli - Pink Martini)

Il salone da parrucchiere è tremendamente affollato, quel giorno, nonostante manchi poco alla chiusura. Il titolare è impegnato a terminare l’ultimo taglio della giornata, sembra piuttosto in apprensione, mentre alza lo sguardo sull’orologio posto nella parte alta della parete. Solleva il telo di plastica con una certa irruenza, prima di scuoterlo all’aria, lasciando cadere le ciocche di capelli che ha tagliato.
«Veronica, mo’ pienzece tu a fa’ a piega a’ signora.»
«Vabbuò…»
L’uomo si dà un colpo di phon addosso, per ripulirsi dalle ciocche di capelli che gli sono finiti addosso, e va sul retro del negozio a cambiarsi. Esce dallo stanzino qualche minuto più tardi, proprio nello stesso momento in cui l’ennesima cliente fa il suo ingresso nel salone. O perlomeno, quella che i suoi dipendenti pensano sia l’ennesima cliente. Ma non è così.
«Stiamo per chiudere, signora.» le annuncia la donna alla cassa.
«Lassa sta’, Romina. È una visita per me.» s’intromette il titolare, andando incontro alla signora che è appena entrata. «Ciao Carmine.» gli risponde la donna, sorridendo.
«Ciao Anita. Vengo’ mo’ mo’ addu te.» le dice, abbracciandola. «Aspietteme ca’.»
Esce sul retro, e s’infila il cappotto scuro, prima di tornare all’ingresso. Le apre la porta, facendole cenno di precederlo, e poi la segue. «Ci vediamo domani.» conclude, rivolgendosi alle persone all’interno del salone.

L’aria della sera è piuttosto fredda e frizzantina. Carmine e Anita s’incamminano lungo il viale alberato che si trova dalla parte opposta della strada, dove è parcheggiata l’automobile della figlia maggiore dei Ferrari.
«Come sta Filippo?» le domanda l’amico, passeggiando al suo fianco. «È un po’ che non lo sento.»
«Al solito. Sposatissimo e innamoratissimo di Naditza. E loro sono indaffaratissimi e completamente immersi nella routine genitoriale.»
Carmine non commenta, ma nella sequela di superlativi usati dall’amica scorge una punta di insofferenza.
«A proposito…» continua Anita. «Dove hai parcheggiato la piccola Futura, quando abbiamo pianificato questa uscita?»
Di nuovo, quel velo di acredine nella voce di Anita, anche se Carmine intuisce facilmente che non è rivolto a lui. «Piccola… Ha fatto quindici anni, mo’… l'ho lasciata al comandante. Lui e Paola se ne occupano sempre volentieri.»
«Il comandante e la direttrice…. A proposito, ma Pietro poi è rimasto a vivere con il padre?»
«Sì, dopp’ o divorzio dall’ex moglie e il matrimonio con Paola, Massimo ha chiesto l’affidamento esclusivo del figlio. Ogni tanto lascio che si occupino loro di Futura. Per la direttrice è stato nu bruttu colpo scoprire di non poter più avere figli, dopo l’incidente. Ma ‘stu fatto ‘o sapimme sulo io e Massimo. ‘Nun penzo ca n’a parlato mai co’ Filippo.»
Si siedono su una panchina, ed istintivamente Anita prende Carmine sottobraccio, e appoggia la testa alla sua spalla: «Allora, mi dici perché volevi vedermi?».
«Ricordi il giorno in cui mi sono sposato?»
Come potrei dimenticarlo? «Certo.»
«Quel giorno scattasti tu la maggior parte delle foto.»
«Sì, e allora?»
Carmine infila una mano in tasca, e tira fuori una busta piuttosto spessa. «Queste sono alcune delle foto che ho conservato di Nina. Non sono più in buone condizioni… pensi si possa fare qualcosa?»
«Vuoi tentare un restauro? I negativi ce li hai ancora?»
«Credo siano ancora in busta, pure quelli.»
«Vedrò cosa riesco a fare…» risponde la ragazza. La sua voce è quasi distratta, come se stesse pensando ad altro, anche mentre parla con lui.
«Qualcosa non va?»
Eccolo là. L’atteggiamento gentile di sempre. Quello che contraddistingue Carmine da tutta la gentaglia che lo ha generato, e che ha conquistato suo fratello, quindici anni prima. Carmine trasuda dolcezza, anche quando ti prende a cazzotti. Ogni volta che si trova a constatarlo, Anita non può fare a meno di pensare che averlo conosciuto sia stata la cosa migliore che potesse loro capitare. «Niente… solo che ho molti motivi per invidiare sia te che mio fratello.» gli risponde, con un sorriso triste.
«E perché?»
«Come, perché? Dai, Carmine, vi siete visti?» protesta Anita. «Voglio dire, il quadro della mia vita personale te l’ho fatto l’altra sera alla festa, ed è un completo disastro. Invece, tu fai il lavoro che desideravi da sempre e mio fratello, non solo è un musicista affermato, ma ha anche una famiglia felice! Io sono quella che ha concluso poco e niente, invece. Lavoro in un’azienda che piace più a mia madre che a me, non ho un compagno, o un fidanzato, e passo il tempo a fare la spola tra il mio appartamento e casa dei miei, che non fanno altro che rinfacciarmi il fatto che non mi sono ancora ‘sistemata’.»
«Oh, ‘si vuò parlà ‘e famiglie insoddisfatte p’e figlie, t’i ha da mettere in fila... se volessero i Di Salvo m’appicciassero ‘o negozio. E ‘nun crere ca è chisto ‘o problema tuoio.»
«Ah, no?» commenta Anita, sorridendo. «E quale sarebbe, allora?»
«Chest’ nun ‘o saccio… ma non sei mai stata una persona che si sente in difetto nei confronti di qualcuno solo perché non hai ancora trovato l’uomo giusto.» risponde l’uomo, appoggiandosi allo schienale della panchina, allargando le braccia. Chiude gli occhi, e si lascia accarezzare dal vento, nonostante il freddo.
Infatti non è questo il mio problema… Anita sfoglia ancora una volta le foto contenute nella busta che Carmine le ha dato. Nina era davvero la donna perfetta per uno come lui.
«Vuoi davvero sapere cosa mi fa soffrire?» gli domanda, all’improvviso.
Lui esce dal limbo in cui si è immerso per quei pochi secondi, non appena sente la sua voce: «Certo…» 
Anita richiude la busta con le fotografie, e intreccia le mani infreddolite, prima di alzare lo sguardo per incrociare gli occhi di Carmine.
Stringe il suo viso tra le mani e lo bacia. Si allontana per pochi secondi, per guardarlo, e poi ci riprova. Poi si alza, prima che l’uomo possa dire qualunque cosa.
«Mio fratello non sa niente. Non gliene ho mai parlato. Ti faccio sapere per le foto.» gli dice, prima di allontanarsi, lungo il viale.

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Capitolo 3
*** L'aggressione ***


L’aggressione
Tu zitta fra le lacrime
Ha fatto tutto lui
Ubriaco come al solito...
(Principessa - Marco Masini)

 
Il palcoscenico del teatro si è svuotato. Il pianista lascia la sua postazione, con gli spartiti in mano, ed esce sul retro del teatro. Si dirige all’uscita. La folla è piuttosto nutrita, ma lui cerca un gruppo particolare di persone.
Filippo sorride. Ci sono proprio tutti. Lo sorprende invece, non vedere Anita in mezzo a loro. Sua sorella gli aveva detto che sarebbe passata, anche se aveva un appuntamento con uno dei soliti partiti buoni che la madre si ostina a presentarle.
Il pensiero che per una volta possa essere andato tutto per il verso giusto, però, scompare quando Filippo nota Carmine allontanarsi dal gruppo con il telefono in mano. Sembra piuttosto agitato.
Pochi attimi dopo il suo amico lo trascina via per un braccio.«Era Anita al telefono.» gli dice. «Vieni.»
Sono saliti sulla moto in fretta e furia buttando là qualche giustificazione al volo, a Naditza e tutti gli altri. Poi, Carmine ha dato gas alla moto e sono sfrecciati via. Arrivano davanti al ristorante, nello stesso momento in cui Anita sta uscendo, seguita da un uomo.
Ai due basta poco per capire che le cose stanno per prendere una brutta piega.
L’uomo con lei sembra essere decisamente brillo. Sta urlando a squarciagola, e ai due amici basta una sola frase per capire che la situazione rischia di complicarsi.
«No, tu adesso passi la notte con me!» urla il tizio, continuando a strattonarle il braccio.
Non si accorge della moto dei due uomini che accosta accanto a loro, e quando Filippo gli arriva alle spalle, bloccandogli il braccio dietro la schiena, urla di dolore prima ancora di accorgersene. Carmine invece ha raggiunto la sorella del suo amico, e adesso la sta abbracciando.
«Tu saresti uno dei pezzi da novanta di cui parla sempre mia madre?» gli domanda Filippo, tirandogli il braccio. «Cosa non ti è chiaro di ciò che ti sta dicendo mia sorella?»
La sorveglianza del ristorante si affaccia all’ingresso, nello stesso momento in cui un’auto accosta al marciapiede. Naditza scende in tutta fretta, seguita a ruota da Silvia, Cardiotrap e Pino.
Uno degli uomini della sorveglianza si avvicina a Filippo e lui molla finalmente la presa, consegnando l’accompagnatore di Anita nelle loro mani.
Lei sta ancora tremando. «Visto che bella gente mi fa conoscere la mamma?» commenta, sorridendo, ma è prossima alle lacrime. «Avevo accettato l’invito solo per una cena! Maledizione!»
«Ditemi che è uno scherzo…»
La voce di Naditza è appena un sussurro, ma il tono è furibondo. Filippo sa cosa ha ricordato. Scene di quel genere erano all’ordine del giorno, con suo padre. «Sarebbero questi i buoni partiti che tua madre vorrebbe che frequentassi, Ani?»
La sorella di Filippo affonda il viso nell’incavo del collo di suo fratello, che la abbraccia, sospirando. «Così non va. Dovremo parlare con la mamma.»
«Per dirle cosa, Fil? Minimizzerebbe tutto. Direbbe solo che è colpa dell’alcool, che mi chiederà scusa! E di riprovarci! Ma poi perché cavolo devo impegnarmi per forza con qualcuno? Cos’è, se si accasano tutti, diventa un disonore essere single? Ma che diavolo!»
«Pensi davvero che parlarne con vostra madre sia la soluzione, Chiattì?» chiede Carmine, avvicinandosi all’amico.
«Qualcosa dobbiamo pur farla, Carmine!» Stavolta anche il tono di Filippo è alterato. «Questa non può passare liscia. Nemmeno a mia madre.»
Carmine dà una pacca sulla spalla all’amico. «Vai con gli altri, tu. Accumpagno io soreta a casa.» Abbassa lo sguardo su Anita, in cerca di un segno di approvazione. La ragazza si asciuga le lacrime e annuisce, guardando Filippo. «Vai, Fil.»
«Chiamami appena sei a casa, d’accordo?»
«Sì. Adesso vai. Non volevo rovinarvi la serata.»
«Non dirlo neanche per scherzo.»
È stato Gianni a risponderle. Filippo e Naditza gli sorridono, mentre Pino, con la stessa dolcezza del campanaro di Notre Dame, le offre il mazzo di fiori che ha in mano. «A natu poco c'o dongo... ma si vuo' pigliatello tutto quanto.» le dice.
«Grazie, Pino. Salutami Kubra, quando torni a casa.»
Anita sale sulla moto. Il vestito finirà sicuramente per strapparsi, ma non importa. Dopo questa serata, lei vorrebbe solo farlo a pezzi.
Gli altri risalgono in macchina. Carmine dà gas alla moto. Filippo aspetta che si siano allontanati, prima di accendere il motore. Naditza, seduta sul sedile del passeggero, lo guarda preoccupata. «Tutto bene, Filì?»
Lui stringe le labbra. Sua moglie è certa che se qualcuno dovesse avvicinarsi adesso, se la vedrebbe davvero brutta. O' Chiattillo ha imparato ad essere pericoloso, quando vuole.
Il motore sta borbottando da una buona manciata di minuti, come se volesse dare voce ai pensieri che Filippo sta tenendo per sé. «Questa non può passare liscia, Nad.» le dice, infine, mentre gira il volante e indirizza l'auto fuori dal parcheggio.
«Sai com'è fatta tua madre, Filì.»
Sì, lo so... ma a tutto c'è un limite e lei lo ha ampiamente superato.

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Capitolo 4
*** Il ritardo ***


IL RITARDO
 
Una breve telefonata,
lo sai bene che siamo amici
non è vero che sei sbagliata,
siamo tutti un po’ infelici…
 
(Cenerentola innamorata – Marco Masini)
 
 
Sono più di venti minuti che l’uomo fa avanti e indietro nel salotto col cellulare in mano. L’apparecchio continua a squillare a vuoto, a dire il vero, e c’è seriamente il rischio che Filippo scavi un solco sul pavimento, se continua così. Quello che è successo all’uscita del ristorante lo ha messo in apprensione.
Non è l’unico a stare in pensiero, comunque. Il rumore delle stoviglie in cucina gli suggerisce che anche sua moglie è nervosa. Naditza finirà per rompere tutto se non capiscono in fretta cosa fare.
Carmine non sta meglio di loro. È ancora più nervoso di Filippo, se possibile.
Di solito è lui che si assume il compito di fargli mantenere la calma, ma oggi non è davvero giornata.
È già un mezzo miracolo che riesca a mantenersi lucido abbastanza da non perdere la testa, specie dopo quello che ha visto al ristorante. Non vorrebbe proprio che la cosa si ripetesse. Anita avrebbe dovuto essere lì da almeno un’ora. Dove cavolo sei, Ani?
Il campanello di casa suona in quel preciso momento. Filippo chiude la chiamata, nello stesso istante in cui Carmine apre la porta e anche Naditza è uscita dalla cucina.
«Scusate il ritardo, ragazzi.» esordisce la sorella di Filippo, mentre entra nell’appartamento.
«Anita! Finalmente!»
Suo fratello l’abbraccia, prima ancora che lei abbia messo piede nell’atrio d’ingresso. «Ci hai fatto preoccupare! Dove caspita eri? Non rispondevi neanche al telefono!» esclama.
«Non lo hai incrociato un’altra volta sulla strada, quel tipo, vero?» le domanda Naditza, avvicinandosi.
«Assolutamente no!» risponde Anita. A dire il vero, sta praticamente urlando. «Calmatevi!» esclama, sedendosi sul divano. «È arrivata mamma, proprio mentre stavo per uscire. Il resto potete immaginarlo. E non sia mai che rispondo al cellulare quando parlo con lei! Mi ha tenuta bloccata per un’ora!»
Di fronte a quella giustificazione, Filippo crolla sul divano, sollevato. Accidenti a lei!
Naditza sospira profondamente. Hanno davvero temuto il peggio.
Carmine ha incrociato le braccia, e si è allontanato, avvicinandosi alla finestra. Se al posto di Anita ci fosse stato Filippo lo avrebbe già preso a pugni. Comprende la sua reazione, ma qualcuno deve pur mantenere la lucidità. Sin da adolescente, ha sempre avuto la tendenza ad accollarsi le ansie o le colpe altrui, senza che nessuno glielo chieda.
Si è maledetto tante di quelle volte per questo che ha perso il conto, eppure non riesce a farne a meno.
«Non ti aveva avvertita che sarebbe passata?» domanda ad Anita.
L’amica si passa una mano tra i capelli: «No. È venuta senza avvisarmi …»
Filippo perde la pazienza: «Roba da matti! In vita sua non ha mai preso un solo appuntamento senza pianificarlo mesi prima, e ha deciso di farlo proprio oggi…»
«Non dirlo a me…» commenta Anita, sedendosi accanto a lui.
Filippo allunga il braccio a circondarle le spalle di Anita, e lei appoggia la testa nell’incavo tra il suo collo e la spalla. «Cosa pensi di fare?»
«Non lo so. Ma dobbiamo trovare una soluzione a questa storia. E anche in fretta.»

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Capitolo 5
*** Mazzi di carte e caffé ***


Mazzi di carte e caffé
Giocattoli li guardo e ci rivedo ogni passo che ho compiuto
Fra le ali di un robot e un alieno mai cresciuto
I giocattoli hanno un’anima e ti aspettano per sempre
Hanno vinto coi cattivi e ogni paura della mente
Li ho portati nel mio letto per combattere le streghe
E hanno ucciso un uomo nero che ogni notte Mi teneva il piede

L’ingenuità però non so dov’è

Jeeg Robot d’acciaio sconfiggi la disonestà
E ridammi indietro tutta la felicità
Giocattoli 100 soldatini ma ne spara solo uno
Combattono la guerra e non muore mai nessuno
I giocattoli lo sanno come puoi affrontare un tuono
E ti guardano orgogliosi
Mentre diventi un uomo
Ma il disincanto non so più cos’è
Vai Mazinga vola contro la crudeltà
E ridammi indietro tutta la felicità

(Giocattoli – Fabrizio Moro)
 
Quando era in carcere all’Istituto Penale Minorile, Carmine aveva l’abitudine di portarsi sempre appresso un mazzo di carte. Faceva interminabili solitari ovunque. E una volta uscito ha praticamente imposto a tutti gli ospiti che ha avuto in casa almeno una partitella scopone o rubamazzo a serata.
Ci sono stati momenti in cui Filippo ha odiato quel mazzo di carte. Le trovava ovunque, anche in quei due metri quadrati di cella. E se per errore, Carmine le buttava sul suo letto, quello inferiore tra i due letti a castello in cui dormivano, erano urlacci assicurati.
A lui le carte non sono mai piaciute.
Adesso, da adulto, gli capita spesso di pensare che forse quel mazzo di carte era l’unico strumento di difesa che a Carmine fosse concesso, pur di non farsi mettere un’arma in mano.
A volte a Filippo viene il dubbio che non gli fosse nemmeno concesso scegliere i giocattoli che voleva. Non si stupirebbe se l’amico gli dicesse di aver chiesto alla madre un orsacchiotto di peluche, da bambino, e di aver ricevuto in regalo un soldatino, al suo posto.
Non sono ammessi sentimentalismi.
Quel pensiero ha rattristato Filippo ogni volta che ha visto Carmine occuparsi di Futura, quando la bambina era ancora in fasce. E spiega anche perché, finché la bambina ha avuto gli anni giusti, Carmine non abbia fatto altro che viziarla.
Lui non riesce ancora a immaginarsi padre di un bambino.
Ama Naditza alla follia, ma non si vede proprio nei panni di un genitore.
Non ha la più pallida idea di come si comporterebbe se si trovasse al suo posto. Anche perché Naditza non muore dalla voglia di costruirsi una famiglia tutta sua, e vista la sua famiglia d’origine, Filippo non la biasima.
Si rende conto che lui e Anita sono stati molto più fortunati. Non può dire che l’affetto dei suoi genitori sia mai mancato, anzi in certi momenti è stato persino asfissiante.
Ed il risultato è stato fallimentare ugualmente, perché Anna Ferrari è stata soffocante anche nei suoi tentativi di farlo riuscire in ogni campo, a discapito del rapporto tra lui e la sorella.
Ha invitato Carmine e Anita a casa loro, e adesso sta preparando il caffè dopo pranzo, prima di raggiungere gli altri in sala.
Carmine è già pronto a stracciare le ragazze per l’ennesima volta, col suo inseparabile mazzo di carte. A questo giro, lui e Filippo sono in squadra assieme, contro Anita e Naditza. La prossima partita invece, vedrà Filippo in squadra con sua sorella, e Nad in squadra con Carmine.
Quando si tratta di mantenere l’entusiasmo, Carmine è il professionista della situazione. Semplicemente insuperabile. È stato lui a insegnargli a sorridere con il cuore. Non che prima non lo facesse, ma erano sorrisi solo di superfice.
«Allora, Filì, è pronto chist’ caffè?» gli domanda Naditza, affacciandosi in cucina. «Carmine tra un po’ sfonda la sedia, se non ti sbrighi. Non sta più nella pelle.»
Certo… muore dalla voglia di stracciare sia i compagni di squadra sia gli avversari.
 
I giocattoli conoscono chi sei ma fanno finta di esser ciechi
Sotto la plastica hanno un cuore e una vita che non vedi
Qualcuno muore, qualcuno invecchierà per sempre
Dentro una scatola dove l’avevi messo tu.
(Giocattoli – Fabrizio Moro)

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Capitolo 6
*** L'improvvisata ***


L’IMPROVVISATA


Carmine è arrivato da Napoli con il primo volo del mattino. Ha preso una stanza d’albergo giusto il tempo di rifocillarsi, e adesso, è passato a fare provviste per la cena in rosticceria.
A Filippo aveva detto che sarebbe arrivato un paio di giorni dopo, ma lui ha in mente di fare una sorpresa a sua sorella. L’appartamento di Anita è al secondo piano di una palazzina in centro. Carmine attraversa il portone, e poi accende il cellulare per chiamarla.
Conta gli squilli, uno per uno.
In casa, Anita è seduta sul divano. Il telefono squilla incessantemente, ma lei non ha intenzione di rispondere. Ha già discusso con la madre per un’ora, e al momento ne ha fin sopra i capelli. Eppure, quell’aggeggio infernale non vuole proprio saperne di smetterla.
Anita si alza, decisa a respingere la chiamata, o in alternativa a lanciare l’apparecchio per aria, fino a quando, avvicinandosi al mobiletto, non legge sul display un numero di telefono che non riconosce. Con un sospiro, finalmente apre la chiamata.
«Ciao Anita.»
La voce dall’altra parte del telefono suona familiare, ma Anita impiega qualche secondo a fare mente locale. «Carmine?! Sei tu?»
L’uomo dall’altra parte del telefono sorride. «In questo momento sto vicino a casa toia.» le rivela, a bruciapelo.
Anita si volta istintivamente verso il balcone. «Che vuol dire che sei sotto casa mia?»
I suoi impegni per la serata prevedevano semplicemente di poltrire sul divano, con la sua tuta di pile e una coperta di lana addosso. «Sei anche arrivato dietro la mia porta di casa…» deduce, quando sente suonare il campanello, e si avvia ad aprirgli la porta.
La prima reazione che ha, quando se lo trova di fronte, è quella di scoppiare a ridere a crepapelle, perché Carmine ha le mani letteralmente stracolme di confezioni d’asporto. «Hai svaligiato una rosticceria, vedo…» commenta, mentre lo accompagna in cucina.
«Ho pensato avessi bisogno di una scorta di calorie.» annuncia l’amico. «Lo so che la dieta in casa Ferrari è ferrea, ma tu si secca come n’alice… anzi, dopo tutta questa roba ti aspetta anche una bella tazza di cioccolata calda.»
«Se ti sentisse mia madre ti strangolerebbe a mani nude.» mormora Anita, facendo un cenno al suo piano nutrizionale appeso sul frigorifero. «Lo vedi quel promemoria enorme? È opera sua… Guai ad aggiungere un solo grammo di zucchero o grassi in più…»
L’espressione di Carmine è perplessa. «Scusa, ma se sgarri per una sera che succere?»
«Che accumulo chili…» risponde Anita. «E per mia madre, sarebbe un sacrilegio… la linea prima di tutto.» E non solo quella…
Lui alza gli occhi al cielo, mordendosi le labbra per non inveire a squarciagola contro Anna Ferrari. «Per stasera, futtetenne…»
Lei lo guarda allibita, ma è solo un attimo, prima che finalmente mandi al diavolo la dieta, sua madre, e tutto il resto.

Sono finiti sul divano a strafogarsi di rustici, panzerotti e pizzette di ogni genere, davanti alla TV accesa.
Carmine si stravacca del tutto, dopo aver mandato giù l’ultimo boccone di panzerotto traboccante di mozzarella filante. «La cena perfetta…» commenta. «Mancherebbe giusto una bella tazza di cioccolata calda.»
«Per carità…» protesta Anita. «Hai deciso di farmi esplodere.»
«Ma quale esplodere, ca sì secca come un’alice…»
«Quello è lo stress!» insiste Anita.
«No, non è lo stress è che non mangi, Ani!»
«Hai deciso che cambiare il mio modo di mangiare dovrà essere la tua nuova missione di vita?» commenta Anita, esasperata. «E Futura?»
«Il cuore non è mica a numero chiuso…» replica lui.
Anita gli sorride e fa per sedersi composta sul divano, ma Carmine la tira a sé, fino a che lei non si ritrova sdraiata sul divano con la testa appoggiata alle sue ginocchia.
Intanto, facendo zapping con il telecomando, è finito sul canale di una commedia romantica. Deve averla già vista, ma non ricorda proprio quando. «La cioccolata può diventare un potentissimo afrodisiaco…»
Anita fa per voltarsi, e il suo sguardo cade involontariamente sulla fede che Carmine porta, ancora, al dito. «Avevi l’abitudine di berla anche con Nina?»
«Lo facevamo sempre…Siccom’ sua madre ci spediva a pomiciare fuori, lei preparava la cioccolata calda e la metteva in un termos. L’idea era di berla strada facendo, ma finivamo sempre per dimenticarcene. E alla fine, la bevevamo assetttate ngop e scale…»
Anita sorride, ma il suo sguardo adesso è velato di tristezza. Prova a concentrarsi sul film, nella speranza che Carmine non se ne accorga, ma lui lo ha già notato. «Ani…»
Lei si maledice, perché ha fatto una gaffe e sarebbe stato meglio tacere. Si rimette in ginocchio sul divano, con l’intento di togliersi di torno, ma prima che possa filarsela, Carmine le afferra un braccio e la tira a sé. Un attimo più tardi, lei si ritrova a cavalcioni sulle sue ginocchia. «Non mi stai aiutando, così, lo sai?»
Lui scrolla le spalle: «Ho già fatto una sciocchezza, partendo da Napoli due giorni prima apposta per venire da te… scemenza più, scemenza meno che cambia?»
Non fa una piega… ma cosa ti aspetti che faccia adesso, esattamente?
«Sai, si dice che a un paio di occhi tristi bisogna fare meno domande e regalare più abbracci.»
A lei non è ben chiaro se il suo sia un tentativo di riportare la loro situazione sui giusti binari oppure tutto il contrario. Trovarsi a cavalcioni sulle sue gambe non è esattamente una situazione ordinaria, nonostante gli strati di stoffa che li separano. Soprattutto perché al momento, le loro parti intime sono praticamente incastonate tra di loro. «Dipende anche da quale direzione vuoi far prendere alla cosa...» replica.
«Non ‘o sacciu manco io…» ammette lui. E i suoi occhi sono lindi.
Ecco, appunto. Quindi che cavolo stiamo facendo? Stavamo parlando di Nina fino a dieci secondi fa…
Anita scivola per un secondo, e si aggrappa alle sue spalle, ma le braccia di Carmine la stanno tenendo saldamente per la vita.
«Dovremmo dare una pulita…» commenta, indicando le cartacce e gli avanzi che sono finiti sul pavimento.
Probabilmente ha ragione, ma nessuno dei due sembra averne voglia. Restano in quella posizione, fronte contro fronte, ancora a lungo. «Carmine, sul serio… dovresti tornare in albergo…»
«Ti vuoi liberare di me? Dici ‘a verità…»
Per tutta risposta, lei lascia che le sue labbra planino sulla bocca di Carmine: «Non basterebbe farti uscire di qui, per liberarmi di te, Carmine…» gli risponde.
La verità è che prendere un aereo due giorni prima del previsto solo per farle un’improvvisata, all’insaputa del suo migliore amico, le sembra esagerato, per un gesto dettato unicamente dall’amicizia. «Non era mia intenzione invadere la tua vita, in questo modo.» gli dice.
«Ani, non mi hai mica pigliato e tirato qui dentro con le catene ai polsi!» replica lui.
Lei scuote la testa, e lo scavalca riaccovacciandosi sul divano. «Carmine... non è che una mattina di queste ti svegli con i sensi di colpa che ti mangiano il fegato?» gli domanda, appoggiando la testa alla sua spalla.
«Tu a Nina l’e cunusciuta… mi avrebbe mai chiesto di rimanere legato al suo ricordo, secondo te?» replica lui. «No. Effettivamente no.» Forse mi sto facendo troppi scrupoli…
E il momento per i discorsi impegnativi è ancora lontano.
 

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