Bakugou Katsuki ha (sfortunatamente) sempre ragione

di _Layel_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Quando i tuoi compagni sono disgustosi e tu vuoi solo cenare in pace… ***
Capitolo 2: *** Quando la famiglia del tuo non-amico ti invita a cena e qualcuno nomina il figlio morto… ***
Capitolo 3: *** Quando un Piccione ti ruba la kill e ti regala un libro di dubbio gusto… ***
Capitolo 4: *** Quando un tuo conoscente ha dormito due ore ma è comunque più sveglio di te… ***



Capitolo 1
*** Quando i tuoi compagni sono disgustosi e tu vuoi solo cenare in pace… ***


1

Quando i tuoi compagni sono disgustosi e tu vuoi solo cenare in pace…

Bakugou Katsuki sapeva di avere innumerevoli qualità e di primeggiare in ognuna di queste. Specialmente, Katsuki era un attento osservatore. Notava particolari nelle parole e nei comportamenti delle persone che gli permettevano leggere qualcuno nel lasso di tempo che il suo pugno impiegava per schiantarsi sulla loro faccia.

 

Questo si era rivelato molto utile in combattimento, ma incredibilmente frustrante in qualsiasi altra situazione. Perché? Semplice, i suoi compagni di classe erano degli idioti che non vedevano a un palmo dal loro naso.

 

Conficcò con forza il coltello nel peperone che stava tagliando, assalendolo come se l’ortaggio avesse offeso lui e tutta la sua famiglia. I forti colpi della lama sul tagliere di legno dovevano servire da insonorizzanti: se Katsuki avesse dovuto ascoltare anche solo un altro minuto della conversazione tra i due nerd in soggiorno si sarebbe fatto esplodere le orecchie.

 

Quel pomeriggio Katsuki aveva saltato la cena: durante fondamenti dell’eroismo un paio di gocce dell’acido di Mina gli erano finite sul braccio e, anche se aveva insistito più volte che stava bene, grazie tante, All Might aveva insistito che si facesse controllare da Recovery Girl. Ciò che gli aveva fatto saltare la cena e la ragione per cui stava cucinando del ramen alle otto e trenta di sera però non era stato il viaggio in infermeria. No, quello era durato dieci minuti al massimo, perché Katsuki stava bene. A trattenerlo fu il fortuito incontro con il Preside Nezu che gli offrì tè, biscotti e parlò per tre cazzo di ore

 

Quindi ora Katsuki era bloccato nella cucina del dormitorio a cucinare ramen con avanzi trovati in frigo e ad ascoltare Deku e Kirby che si facevano venire costanti attacchi di cuore a vicenda. Che poi, si fossero limitati ad essere disgustosamente ciechi nella sala comune a Katsuki non sarebbe importato più di tanto, ma succedeva di continuo. In classe, durante gli allenamenti, a pranzo, a cena, sempre. Katsuki aveva una gran voglia di tirargli il tagliere, peperoni e coltello compresi, ma avrebbe rinunciato a un ingrediente fondamentale del suo piatto già povero e non avrebbe perso un’importante fonte di nutrimento per quegli idioti.

 

Prima che Katsuki commettesse duplice omicidio, Kirishima entrò nella sala comune e salutò Deku e Faccia Tonda allegramente. Poi vide Katsuki e fece un grande sorriso. Si sporse per vedere cosa stesse facendo e mormorò pensieroso. “Sai, Baku, credo che sia già morto.” 

 

Katsuki affettò ancora più aggressivamente. “È una pianta, idiota.”

 

“Credo che anche le piante muoiano… tipo in inverno?” Kirishima rubò un pezzo di peperone e se lo ficcò in bocca, crudo.

 

Katsuki interruppe l’assalto per spingere via il disgustoso intruso. “Che cazzo di problemi hai?”

 

Kirishima doveva trovare divertente avere la sua sanità mentale messa in discussione, perché scoppiò a ridere. Rideva spesso quando Katsuki era nei paraggi e lui non aveva la più pallida idea del perché. Katsuki era naturalmente bravo in tutto ciò in cui si cimentava ma poteva tranquillamente ammettere con se stesso che nella comicità non era proprio il migliore. Ok, era sicuramente meglio di Deku, ma quella era una verità applicabile a tutto, perciò non contava.

 

Kirishima tornò al suo fianco mentre iniziava a cuocere i noodles. “Ti dà fastidio aver rotto la routine?” 

 

“Certo, se ti fa tacere.”

 

“No, seriamente. Domani possiamo svegliarci alle sei e allenarci in palestra, così guadagni un’ora di sonno e ci alleniamo nel combattimento.” 

 

Katsuki considerò l’idea. Sarebbe andato a letto più tardi del solito visto che il suo orario era passato da ben dieci minuti e doveva ancora iniziare a mangiare: un’ora di sonno in più non avrebbe guastato. Poi era diverten- era produttivo allenarsi con Kirishima, i loro Quirk combaciavano perfettamente. “D’accordo, ma se sei in ritardo ti faccio saltare in aria.”

 

Kirishima ridacchiò di nuovo, “Lo farai comunque.”

 

Rimasero in silenzio finchè Katsuki non terminò di cucinare il ramen e si sedette sul bancone della cucina per mangiare. Se la vecchia strega lo avesse visto gli avrebbe tirato uno scappellotto da farlo volare sul divano, ma il tavolo nel salotto era troppo vicino alle chiacchiere imbarazzate di Nerd1 e Nerd2 e Katsuki preferiva tenersi la cena nello stomaco, grazie tante.

 

“Non sono incazzato per quello.” Sbuffò Katsuki mentre si ficcava i noodles fumanti in bocca e fissava con astio il divano e i suoi occupanti. Kirishima seguì il suo sguardo e poi lo guardò con un’espressione strana.

 

“Sei… geloso?”

 

Katsuki si strozzò con uno spaghetto, “Cazzo, no! Sono irritanti!”

 

“Io li trovo carini.”

 

“Si girano intorno dall’inizio della scuola, tutti sanno che per qualche cazzo di motivo si piacciono e continuano a fare i verginelli imbarazzati! Come fa a non irritarti!”

 

Kirishima gli rispose con un sopracciglio alzato e un sorrisetto, “Baku, anche tu sei vergine.”

 

“Che cazzo centra!” Katsuki gli diede un calcio nel fianco e Kirishima si piegò in due dalle risate. E forse anche dal calcio. Katsuki sperò che così piegato non vedesse che aveva le orecchie e il collo tanto rossi da fare a gara con i suoi capelli. “Sto dicendo che si piacciono e sono gli unici troppo stupidi per capirlo!”

 

“Baku, ahaha-” il bastardo stava ancora ridendo, “Non urlare!”

 

“Io urlo quanto cazzo mi pare!” Si alzò dal bancone e si diresse di gran carriera fino al soggiorno, dove i due amici erano in silenzio da un po’, più rossi di quanto potesse essere salutare. “Ehi, Deku! Sai cosa? Kirby qui ha una cotta per te! E sai un’altra cosa? Anche tu hai una cotta per lei! Hah! Nerd del cazzo.” 

 

Midoriya e Uraraka lo guardarono a bocca aperta, si scambiarono un veloce sguardo, arrossirono di più, e tornarono a fissare Katsuki. Lui sorrise vittorioso, girò sui tacchi e se ne andò in camera, ramen e tutto. La risata di Kirishima, così come le sue scuse alla coppia, fu l’ultima cosa che sentì prima di sbattere la porta.

 

+

 

Il problema con l’agire d’impulso era che non si potevano considerare per bene le conseguenze. Katsuki era seduto sull’erba e guardava accigliato la nuova coppia che passava il pomeriggio di sole in giardino in modo disgustosamente dolce. Era da due settimane che non facevano altro e la classe, se prima li trovava carini, ora ne era esasperata tanto quanto lui. E, apparentemente, non solo la loro classe.

 

Shinsou Hitoshi si appoggiò al tronco dell’albero sotto cui era seduto e sospirò tanto profondamente che fece scappare un pezzetto della sua anima. “È veramente deprimente.”

 

“Fa venir voglia di vomitare.”

 

“Ho sentito che è stata colpa tua.”

 

“Non ho fatto un cazzo di niente.”

 

Shinsou prese un sorso del caffè in lattina che teneva in mano, “Se urlargli in faccia che erano innamorati conta come niente.”

 

Katsuki sbuffò, “Colpa mia se loro sono scemi e io avevo ragione?”

 

“Oh, è totalmente colpa tua. Ci avrebbero impiegato anni ad arrivarci per conto loro.”

 

Katsuki si alzò da terra, i palmi delle mani che scoppiettavano. “Prova a ripeterlo brutto-” Il suo corpo si immobilizzò e una pesante nebbia gli avvolse il cervello. L’Ipnotizza Scemi stava ghignando. 

 

“Vai da Uraraka e Midoriya e congratulati per la loro relazione.” Rifletté per un attimo e poi sghignazzò tra sè e sè. “E poi balla la macarena.”

 

Katsuki non aveva mai voluto uccidere qualcuno così tanto. Mentre il suo corpo si incamminava verso la coppietta felice il bastardo gli gridò dietro, “Impara a pensare prima di parlare!”





______

Note: Beh, inizialmente doveva essere una one-shot in cui compariva solo il secondo capitolo, ma non mi convinceva, quindi si è evoluta in questa strana raccolta lol

Il prossimo capitolo sarà un po’ più serio, ma non troppo non preoccupatevi ;)

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Capitolo 2
*** Quando la famiglia del tuo non-amico ti invita a cena e qualcuno nomina il figlio morto… ***


2

Quando la famiglia del tuo non-amico ti invita a cena e qualcuno nomina il figlio morto…

 

[spoiler cap. 290 del manga, la lettura di questa storia non è essenziale per la comprensione della raccolta]



Era da un paio di giorni ormai che Katsuki rimuginava su quello che era successo a casa Todoroki. Non era tanto l'attacco del villain ad averlo sconvolto, quello ormai era una seccatura settimanale e neanche la pesante tensione che aleggiava tra i membri della famiglia dell'eroe Numero Uno.

 

Ciò che lo aveva privato del sonno per ben due notti consecutive era stata una fotografia.

 

Lui e Izuku si erano offerti di sparecchiare, per concedere a Todoroki e ai suoi fratelli un po' di tempo per se stessi, e anche per avere un momento di sollievo dall'atmosfera serena che si respirava appena si metteva piede in quella casa. 

 

Stavano camminando verso la cucina seguendo le indicazioni di Fuyumi - per perdersi tra quei corridoi tutti uguali. Deku era dietro di lui, troppo assorto nella sua analisi della residenza di Endeavor per notare la stanza a cui erano passati di fianco. 

 

La porta era socchiusa e si riusciva a vedere solo parte di un altarino. Katsuki, contro ogni buon senso e buona educazione, aprì completamente la porta ed entrò nella stanza. Deku riemerse dal suo parlottare e per un momento parve indeciso su cosa fare. Poi presa l'eroica decisione di cercare di tirare Katsuki fuori dalla stanza. 

 

"Kacchan, che fai?" Sussurrò tra i denti, non che dovesse tenere la voce bassa, il corridoio era deserto, ma il terrore che Endeavor potesse girare l'angolo gli impedì di alzare il volume. 

 

Izuku attese qualche momento e incontrando solo silenzio decise di ritentare. "K-Kacchan, per favore, non è educato spiare in giro. Portiamo i-" 

 

"Lo conosci?" 

 

"Cosa?" Izuku aggrottò la fronte nel sentire il tono di Katsuki. Quel volume di voce era usato solo per situazioni che lo confondevano talmente da lasciarlo incapace di urlare. E quelle situazione erano più uniche che rare. 

 

"Conosci il tizio nella foto?" 

 

Nella testa di Izuku era in corso una battaglia tra la buona educazione e la voglia di sapere cosa avesse reso Katsuki tanto serio. Alla fine la curiosità prevalse e anche Izuku entró nella stanza. 

 

Era una camera abbastanza spaziosa, con solo un letto e un armadio come mobilia. C'era anche il piccolo altare vicino alla porta. Un vaso di fiori freschi era appoggiato lì vicino, unico segno che qualcuno ancora entrava nella stanza, e un bastoncino di incenso era mezzo bruciacchiato. Oltre alla foto di un ragazzino non c'era altro sull'altare. Un milione di domande affollarono i pensieri di Midoriya. Chi era? Perché la sua foto era nella casa di Shouto? Erano parenti? Perché Shouto non gliene aveva mai parlato? 

 

Probabilmente aveva le sue buone ragioni, Izuku, non è che tu gli abbia detto proprio tutto. 

 

"No, non l'ho mai visto prima. Tu si?" 

 

"Bah e che ne so. Mi sembrava una faccia familiare," Bakugou scrollò le spalle. "Magari era una di quelle comparse con cui andavamo a scuola." 

 

Izuku guardò più attentamente l'immagine scolorita. Non gli sembrava di averlo mai visto e probabilmente non aveva neanche la loro età. 

 

"Sono sicuro di non averlo mai visto né alle medie né alle elementari. Assomiglia molto a Natsuo-san, forse ti ricorda lui."

 

"Forse," concesse Katsuki con una smorfia, per poi girare sui tacchi e uscire dalla stanza, non degnando la foto di un altro sguardo. 

 

Più tardi quella sera, i due scoprirono che il ragazzino si chiamava Todoroki Touya e che era morto in uno sfortunato incidente.

 

+

 

Bakugou quella notte non riuscì a prendere sonno e inizialmente incolpò il cambio di orario. Normalmente lui era già a letto da ore e probabilmente il suo corpo aveva ancora troppa adrenalina in circolo per farlo addormentare. Passata la prima ora ritenne responsabile la cucina di Fuyumi, che seppur deliziosa si era rivelata un po' pesante. Alle due di notte si ritrovò a fissare il soffitto, mentre un paio di occhi azzurri gli comparivano davanti ogni volta che abbassava le palpebre. 

 

Non era spaventato, era solo sovrappensiero. Era sicuro di aver già visto il bambino da qualche parte. 

 

Il che era decisamente strano considerando che quello era il fratello di Shouto "io sono un clown e la mia famiglia è tutto il circo" Todoroki. 

 

Katsuki però sapeva di avere ragione e che avrebbe dovuto indagare. Non era uno che lasciava le cose a metà. 

 

+

 

Passò la pausa pranzo del giorno dopo a interrogare il Bastardo a Metà. Non gli fu di molto aiuto -e quando lo era?- Todoroki gli ripeté le stesse cose dette dalla sorella a cena, nessun dettaglio in più, anzi gli disse probabilmente meno di Fuyumi. 

 

Così Katsuki cercò tra gli annuari di classe di elementari e medie, magari avrebbe trovato il ragazzino in una di quelle foto. Ma di tutti gli straordinari bambini immortalati, nessuno aveva quei capelli bianchi e quegli occhi azzurri. Cosa che aveva molto senso, visto che Endeavor non avrebbe mai mandato i figli in scuole simili. E ora che ci pensava quel Touya non aveva neanche la sua età. Per un attimo ebbe il folle pensiero di chiedere aiuto a Kirishima, per qualche ragione, ma lo scacciò immediatamente.

 

Nemmeno la rete era riuscita a fornirgli delle risposte, qualsiasi informazione su Todoroki Touya era introvabile. Come se non fosse mai esistito

 

Chiuse il portatile talmente forte che rimbalzò sulla scrivania. 

 

+

 

La seconda notte insonne decise di passarla nella sala comune, almeno si sarebbe potuto bere un tè per passare il tempo. Una volta in cucina trovò che qualcuno aveva avuto un'idea molto simile alla sua. 

 

"Hey, tizio che fotte il cervello, cazzo ci fai qui?" Katsuki guardò mezzo disgustato il ragazzo dai capelli viola, perché… caffè?! A quella cazzo di ora? 

 

"Se proprio devi, chiamami Shinsou. E spostati." Se Katsuki fosse stato meno stanco, quella faccia strafottente lo avrebbe fatto infuriare. Non che non fosse incazzato, ma la mancanza di sonno lo tratteneva dal far saltare in aria quello stronzo lì e subito. 

 

"Non sei neanche nella nostra cazzo di classe."

 

"Perspicace."

 

Il corso ordinario avrebbe presto avuto uno studente in meno. 

 

La vita di Shinsou, o quella di Bakugou, dipende dai punti di vista, venne risparmiata dall'annunciatore del telegiornale. Katsuki non si era neanche accorto che la TV fosse accesa. 

 

"... Ora passiamo ai fatti di cronaca. Questa mattina un gruppo di villain non identificati ha attaccato la Yotsuba Bank, i danni all'edificio sono ingenti ma il tempestivo intervento degli eroi ha impedito che rubassero il denaro duramente guadagnato dai risparmiatori. Non si è riusciti a scoprire l'identità dei villain, ma gli eroi ci assicurano che faranno tutto il necessario per catturarli. Ora il collegamento con l'eroe professionista Wash che è stato il primo ad arrivare sul campo. Benvenuto, cosa può-"

 

Shinsou cambió canale e mise su un documentario sul leone bianco.

 

"Oi, stronzo, stavo guardando." Katsuki cercò di strappare il telecomando dalle mani di Shinsou, che lo tenne fuori dalla sua portata e lo guardò con un sopracciglio alzato. 

 

"Lo vuoi?" 

 

Katsuki stava per urlargli qualcosa di decisamente poco carino sul telecomando e su dove poteva ficcarselo, ma si fermò quando vide la luce maliziosa negli occhi dell'altro ragazzo. Non aveva alcuna intenzione di venire ipnotizzato, grazie tante. Katsuki si limitò quindi a lanciargli un'occhiata furente, una di quelle che facevano inacidire il latte.

 

Shinsou si voltò di nuovo verso la TV, l'espressione molto più seria. "È tutto il giorno che ne parlano, come hai fatto a non sentirlo?" 

 

Non sembrava che il tizio dai capelli viola volesse fargli ballare la macarena, di nuovo, quindi Katsuki si convinse a rispondergli. Non aveva mica paura di quello lì. 

 

"Non tutti hanno tanto tempo libero, Hypno Boy." 

 

Shinsou fece una smorfia. "Puoi fare di meglio." 

 

"Vaffanculo!" 

 

"Comunque non c'è molto altro da sapere. Villain praticamente distruggono una banca, non rubano niente perché sono degli imbecilli, i giornalisti hanno di che campare per un altra settimana e tutti sono felici e contenti. Fine."

 

"Si sa chi cazzo è stato?" Anche Katsuki aveva iniziato a guardare il documentario, quel gigantesco gatto stava inseguendo un grande pollo -struzzo?- ma prima di riuscire a prenderlo gli era scappato all'ultimo secondo. Hah, perdente. 

 

"I notiziari non dicono nulla, ma dalle immagini mi sono fatto un'idea." Prese un sorso dalla sua tazza di caffè, sedendosi sul divano di fronte alla TV. Bakugou appoggiò le braccia sullo schienale, così da poter vedere sia il documentario che Shinsou. "Hanno dato fuoco a gran parte del piano terra -facendo saltare tutti gli allarmi- e le fiamme erano decisamente blu. L'Unione deve essere a corto di soldi." Shinsou si voltò a guardarlo, aspettandosi l'esplosiva reazione che Katsuki gli avrebbe anche dato se il suo cervello non avesse deciso di andare in corto circuito. 

 

Katsuki annuì distrattamente, mugugnò un va a dormire idiota, guadagnandosi un'occhiataccia, e tornò velocemente nella sua camera. 

 

Aprí il computer sperando di trovare tutti i tasti al loro posto, la vecchia strega gli avrebbe staccato le orecchie a forza di insulti se avesse rotto un altro computer, e digitò il nome che gli frullava nella testa da due giorni. 

 

Dabi

 

I primi risultati erano sui metodi più economici per cremare i propri cari. Non qualcosa che gli interessava in quel momento. 

 

Dabi villain

 

Ora i risultati erano molto più vicini a quello che Katsuki stava cercando. Andò su Google immagini e scrollò tra i vari scatti sfocati dagli angoli improponibili finché trovò un'immagine che lo soddisfacesse. Quel tizio aveva proprio la faccia da stronzo. 

 

Faccia che si era trovato davanti troppe volte in quel bar di merda in cui lo avevano rinchiuso. Con occhi che avevano una sfumatura di azzurro molto peculiare. 

 

In meno di cinque minuti stava delicatamente bussando sulla porta di Sero, creando abbastanza eco da svegliare tutto il dormitorio. Finalmente Sero gli aprì la porta e lo fece entrare. 

 

"Scotch, tu riesci a usare il foto-coso, giusto?" 

 

"Amico sono le tre del mattino." Sero si lasciò cadere sul letto. 

 

"Non ti ho chiesto che ore sono ma se sai usarlo."

 

Sero sbuffò. "Cosa?" 

 

"Quella roba delle foto." Katsuki continuò a spiegare perché evidentemente faccia di soia era troppo scemo per capire la prima volta. "Per modificarle."

 

"Ah, photoshop?" Un ghigno comparve sul viso di Sero. "Devi mandare una foto a una ragazza?" 

 

"Fanculo," E gli buttò il portatile sulla ginocchia, con la schermata di Google immagini ancora aperta. 

 

"Non è questa la ragazza, vero?" 

 

"Vai a morire!" Sero si ritrovò un pugno esplosivo decisamente troppo vicino alla faccia e alzò le mani in segno di resa. "Ok, ok, amico! Che… che cosa ti serve?" 

 

"Fallo bianco."

 

"Tutto?"

 

"I capelli, cretino." 

 

"Fammi prendere il mio computer."

 

Katsuki si sedette sul letto mentre Sero litigava con la custodia del portatile. "Comunque, posso chiedere a cosa ti serve?" 

 

"No."

 

"Ovviamente." Il commento era sussurrato ma Katsuki non era ancora diventato sordo. 

 

"Cazzo hai detto?!" 

 

"Niente, niente." 

 

Rimasero entrambi in silenzio mentre Sero lavorava. "Così?" Avvicinò il computer a Katsuki che glielo strappò dalle mani. 

 

"Cazzo."

 

"Che significa?" 

 

"Che avevo ragione."

 

E se le mani gli tremavano le nascose nelle tasche. 

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Capitolo 3
*** Quando un Piccione ti ruba la kill e ti regala un libro di dubbio gusto… ***


3

Quando un Piccione ti ruba la kill e ti regala un libro di dubbio gusto…



L’aria fredda del mattino gli sferzava il viso, Katsuki affondò il naso nella sciarpa che portava stretta attorno al collo e accelerò il passo. Solitamente correre al mattino lo rilassava, era uno dei momenti che preferiva della giornata: poteva allenarsi per diventare l’Eroe Numero Uno senza il fastidioso chiacchiericcio di quelle seccature dei suoi compagni di classe. In inverno, però, uscire di casa era una fatica immane per Katsuki che - insieme a molte altre cose - odiava il freddo. Ovviamente un po’ di ghiaccio e la temperatura sotto zero non gli avrebbero impedito di allenarsi, quindi si copriva tanto da sembrare un fortino di lenzuola con le gambe e usciva a correre.

 

Un altro motivo per cui oggi voleva rientrare presto - non prima, lui non era mica uno scansafatiche - era per i brutti ricordi che la brina gli portava. Sbuffò esasperato e guardò la condensa dissolversi nell’aria. Dannato Metà e Metà e quella sua stupida famiglia. Com’era possibile che Katsuki fosse stato l’unico ad accorgersi della somiglianza? Rallentò la corsa quando vide le porte del dormitorio, entrò e si tolse velocemente cappotto, sciarpa, guanti, stivali e le due paia di calzini supplementari che aveva indossato quella mattina. Salì silenziosamente le scale, si fece una doccia veloce e rientrò in camera: doveva prepararsi per l’apprendistato con Endeavor.

 

Purtroppo durante il suo apprendistato doveva sorbirsi anche la Bandiera Canadese e Deku che erano al meglio irritanti e al peggio Katsuki voleva spingerli giù dal trentesimo piano. Il che era anche più irritante perché gli idioti sarebbero sopravvissuti. Quindi li tollerava mentre li stracciava (Kacchan ma siamo pari!) in quella gara che si erano creati con Endeavor. Per ora nessuno era riuscito ad essere più veloce del vecchio ma si avvicinavano ogni giorno di più.

 

Quel pomeriggio, però, Katsuki era sicuro che avrebbero vinto. E sarebbe successo se un pennuto troppo cresciuto non gli avesse rubato la scena. Eroe Numero Due o no, Katsuki era pronto a fargli saltare la faccia. Peccato, o per fortuna, Hawks era troppo preso da Endeavor per notare l’aura omicida che Katsuki emanava: complimentava il vecchio con la stessa adorazione con cui Deku parlava di All Might. Katsuki dovette distogliere lo sguardo perché il pranzo gli si stava rivoltando nello stomaco. Dopo che Hawks ebbe finito la sua sviolinata diventò mortalmente serio e consegnò a Endeavor un libro.

 

“Conosci questo libro? Illustra degli ideali interessanti e mi piacerebbe che ci dessi un’occhiata, Endeavor! Guarda, ho anche sottolineato i punti più salienti così non perdi troppo tempo,” lo guardò intensamente per qualche secondo, la sua espressione non combaciava con le parole allegre, “È un consiglio dal Numero Due!”

 

Katsuki aggrottò la fronte, qualcosa nel modo di fare del piccione gli risultava strano, ma non fece in tempo a chiedere che Deku aveva abbandonato la sua copertura ed era in piena fanboy mode. “Oh! Un libro consigliato da Hawks! Devo procurarmelo…”

 

Katsuki non fece in tempo a urlargli di tacere che aveva le mani occupate da un libro con la copertina rossa. E come lui, anche Metà e Metà e Deku. Todoroki era confuso quanto lui e se lo rigirava in mano come se fosse un complicato puzzle, mentre Deku sembrava avesse vinto alla lotteria. Katsuki lo sfogliò velocemente e notò che anche le pagine del suo libro erano sottolineate. Guardò con sospetto il Numero Due, ma decise che fosse meglio parlarne in un altro momento.

 

+

 

Mentre tornavano all’agenzia alla fine della giornata, Katsuki espresse i suoi dubbi con la pacatezza e chiarezza che lo contraddistingue. “Che aveva il Piccione?” 

 

“Ah, Kacchan! Non è stato fantastico? Riesco proprio a capire perché è il Numero Due! E ci ha pure regalato un libro!” Esclamò Deku, chiaramente troppo preso dall’idea che Hawks avesse toccato il libro che stringeva in mano da rendersi conto che era successo qualcosa di strano.

 

“Non è una lettura a cui sono particolarmente interessato.” Aggiunse Metà e Metà, sempre inutile, non che Katsuki si aspettasse diversamente.

 

“Quindi non leggerai sto stupido libro?”

 

“Dovresti farlo, Todoroki-kun! Ci è stato consigliato dall’Eroe-”

 

“Taci, Deku, abbiamo capito.” 

 

Todoroki contemplò con attenzione il libro, come se ora che Deku lo aveva rimproverato lo trovasse la cosa più interessante dell’universo. C’era qualcosa di strano nella loro amicizia e Katsuki non voleva averci niente a che fare.

 

“Hawks stava bene.” Arrivò la risposta tuonante e non richiesta di Endeavor. “Si comporta in modo bizzarro per farmi innervosire.”

 

Todoroki annuì pensieroso e prese nota sul suo cellulare. Deku ridacchiò educatamente a quella che non era una battuta e Katsuki li guardò come se fossero tutti scemi. Non che non lo fossero, ma a volte Katsuki provava a dimenticarsene. Si rivolse al Termosifone Guasto, accigliato, “Nella tua famiglia non brillate per l’intelligenza.”

 

Todoroki lo guardò accigliato, “Mia sorella-”

 

“É l’unica che si salva.” Katsuki pose fine alla discussione infilandosi nello spogliatoio. Non vedeva l’ora di togliersi il costume e infilarsi… beh l’uniforme scolastica. Non alta moda ma almeno sarebbe stato più comodo. Onestamente Katsuki non aveva idea di come Endeavor fosse riuscito ad arrivare tanto in alto se le sue doti di osservazione erano pari a quelle di un muro di mattoni. 

 

+

 

Il mattino dopo trovò Katsuki seduto sul pavimento della palestra con il libro aperto sulle gambe e un’aria accigliata.

 

“Di che parla?” Non ho mai visto qualcuno guardare tanto male un libro,” Shinsou Hitoshi si sedette vicino a Katsuki, che non lo aveva sentito entrare tanto era assorto, e ridacchiò tra sé e sé. “Scherzavo, c’è anche Denki.”

 

“Denki?”

 

“Kaminari? Sai il tizio elettrico che sta nella tua classe.”

 

“So chi cazzo è Kaminari!” Katsuki aveva pianificato l’omicidio dello Strizza Cervelli talmente tante volte che ormai non ci provava più gusto, “Perchè diamine lo chiami per nome?”

 

“Per lo stesso motivo per cui a te chiamo stronzo.”

 

“Vaffanculo!” Katsuki non aveva tempo da perdere con sta seccatura. Aveva già letto il libro - trovando la retorica della liberazione dei superpoteri giusto un po’ troppo interessante. Aveva riletto solo le parti sottolineate - molte delle quali non erano di alcuna rilevanza - e aveva letto di nuovo provando varie combinazioni di parole. Continuava a non capire perché qualcuno come Hawks, che voleva ridurre il crimine tanto da potersi prendere una vacanza a vita, avesse consigliato un libro che praticamente incoraggiava a compiere crimini.

 

“Non hai risposto alla mia domanda, di che parla?”

 

“Perché cazzo ti interessa?”

 

Shinsou alzò le spalle e iniziò a contare sulle dita, “Stai occupando la palestra. Sono in piedi da ventisette ore. Sei stranamente pacato…” fece una pausa ad effetto prima di concludere, “mi annoio.”

 

“Ventisette ore?!”

 

Alzò un dito, controllò il cellulare e disse, “Ventotto.”

 

Katsuki lo guardò disgustato e solo leggermente impressionato prima di passargli il libro. “Fai finta che sia uno sconosciuto-”

 

“Un sogno diventato realtà.”

 

“Brutto-” Le mani scoppiettarono e Katsuki prese un bel respiro. Hypno Boy era irritante ma intelligente. O almeno. Più intelligente dei perdenti dal cervello liscio con cui faceva l’apprendistato. “Sono uno sconosciuto e ti do sto libro. Ti dico di leggere per bene le parti evidenziate. Che cazzo significa?”

 

Shinsou aggrottò le sopracciglia e iniziò a sfogliare il libro, “Perché uno sconosciuto farebbe mai una cosa simile?”

 

“Appunto…” Katsuki si strofinò gli occhi, “Potrebbe essere un codice, ma non ho ancora trovato niente.”

 

“Mhm, sì, c’ho pensato anch’io. Mettere in fila i kanji iniziali delle parole evidenziate?”

 

“Già fatto.”

 

“I finali?”

 

“No.”

 

“Solo quelli del secondo capitolo?”

 

“Non hanno senso.”

 

Il libro venne sfogliato e rigirato per qualche minuto, gli ingranaggi stanchi della mente di Shinsou avrebbero beneficiato immensamente di una tazza di caffè. “Comunque chi è che te l’ha dato?”

 

“Hawks.” Katsuki sputò con disgusto. Non gli aveva ancora perdonato che gli avesse sottratto il merito.

 

“Da quand’è che ricevi regali dal Numero Due?”

 

Fu allora che arrivò l’illuminazione. Katsuki gli strappò il libro di mano e iniziò freneticamente a comporre il messaggio in codice. Appena finì era troppo esaltato dall’aver finalmente risolto l’enigma per rendersi pienamente conto di quello che aveva letto. Shinsou lo pizzicò sul braccio, domandando spiegazioni.

 

“Il secondo kanji di ogni frase evidenziata. Il nemico è l’armata di liberazione. L’unione l’ha assoggettata. Sono più di 100.000. Tra soli quattro mesi. Prima di allora invierò un segnale. In caso di fallimento prepara… la prossima generazione.”

 

“Parla di noi.” Sussurrò Shinsou, la voce incerta e le sopracciglia aggrottate.

 

Katsuki annuì lentamente.

 

“Chi altri lo sa?”

 

Katsuki chiuse il libro e lo fece esplodere nel suo palmo. Meno prove lasciate in giro, meglio era. “Endeavor. Molto probabilmente. Forse anche Deku e il Bastardo a Metà non so se hanno visto il messaggio.”

 

Shinsou guardò i fiocchi di carta bruciacchiata che cadevano sul pavimento della palestra. “Ora che facciamo?”

 

“Puliamo.” Disse Katsuki mentre si alzava, “Ho fiducia in Endeavor. Prenderà la decisione migliore.”

 

Shinsou inclinò la testa e considerò le sue parole per un momento, poi un sorrisetto divertito gli comparve sul volto. “Devi vantarti con Midoriya per aver risolto l’enigma prima di lui.”

 

Se lo avesse fatto il Nerd sarebbe morto dalla preoccupazione e Katsuki avrebbe dovuto ascoltare il suo blaterare per eoni. Sbuffò e si ficcò le mani in tasca, “Un bastardo mi ha detto di pensare prima di parlare.”




______

Note: Sì, so che la cena dai Todoroki avviene dopo l’incontro tra Hawks e Endeavor ma eh qui siamo nel reame dell’assurdo a cosa servono le linee temporali?

Poi, molto probabilmente Hawks non aveva sottolineato tutti i libri ma immaginate: Twice apre la porta, trova Hawks circondato da una trentina di libri con piume che evidenziano e girano le pagine e chiude molto lentamente la porta. Entrambi pretendono di non essersi mai visti. lol

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Capitolo 4
*** Quando un tuo conoscente ha dormito due ore ma è comunque più sveglio di te… ***


4

Quando un tuo conoscente ha dormito due ore ma è comunque più sveglio di te…



Bakugou Katsuki era un attento osservatore e aveva un talento nel leggere le persone. Ma, per quanto ci provasse, non capiva quale fosse il problema di Kirishima. Era da giorni che lo evitava e, quando era obbligato a rivolgergli la parola, era distante e freddo. Katsuki non aveva idea di cosa fosse cambiato, ma odiava essere trattato in quel modo e aveva tutta l'intenzione di trovare una soluzione.

 

Quindi andò dall'unica altra persona che tollerava al di fuori di Kirishima: Shinsou Hitoshi.

 

Lo trovò sul tetto della scuola - che la maggior parte degli studenti evitava a causa del vento freddo - mentre beveva un cartoncino di latte con la schiena appoggiata alla ringhiera. “Ehi Dynamo. Pensavo odiassi il freddo.”

 

Katsuki grugnì in risposta mentre si stringeva nella giacca dell’uniforme. “Devo chiederti una roba.”

 

“Wow. Ok. Ti avviso che non sono abbastanza coerente per offrire supporto emotivo.”

 

Katsuki sbuffò divertito, “E quando lo sei, sottospecie di panda mannaro.”

 

Shinsou scoppiò a ridere, la sua era una risata corta, secca e molto rara. Katsuki si sentì fin troppo orgoglioso di averla causata. “Panda mannaro?”

 

“Le tue occhiaie fanno paura-”

 

“Vero.”

 

“E stai sveglio di notte.”

 

“Vero anche questo. Perciò… mi chiamerai “Panda” d’ora in poi? Questo è il soprannome su cui ti sei deciso?”

 

“Vaffanculo.” Disse senza cattiveria. Il problema, per Katsuki, era che trovava Hypno Boy divertente. Chiariamoci, era un bastardo sarcastico che si divertiva a far incazzare Katsuki, ma quel bisticciare bonario era a tratti divertente.

 

Dall’incidente del libro si erano ritrovati a parlare molto più spesso di prima: si incontravano al mattino presto in palestra, Katsuki che si era appena svegliato e Shinsou che doveva ancora andare a dormire, e si allenavano quasi pigramente nel corpo a corpo, nessuno dei due abbastanza sveglio per metterci troppo cuore. (Questo Katsuki lo avrebbe negato fino alla tomba, lui dava sempre il massimo). Ogni tanto si scambiavano una parola nei corridoi o si rifugiavano sul tetto per ricaricare le rispettive batterie sociali. Da quando Kirishima aveva preso a ignorarlo, Katsuki passava molto più tempo con Shinsou.

 

“Sai che ha Capelli di Merda?”

 

“Kirishima?” Chiese Shinsou con un sopracciglio alzato. Katsuki rispose con un secco cenno del capo. “Perché chiedi a me? Non sei tu quello che ci sta insieme?”

 

“Non più. Apparentemente.” 

 

“Oh. Ti ha lasciato?”

 

Katsuki lo fissò confuso per un minuto di troppo ed eloquentemente rispose, “Huh?!”

 

“Kirishima.” Shinsou provò a chiarificare ma fallì miseramente perché Katsuki continuò a ricordare un pomerania che, starnutendo troppo forte, avesse dato una testata al muro. “Tu e Kirishima non state insieme? Tipo fidanzati?”

 

“Che- No, non… Io non, Noi siamo… No.” Katsuki si sentì arrossire e sperò che Shinsou pensasse fosse per il freddo.

 

“Ok… quindi il problema è?”

 

“Il bastardo mi evita! E non so neanche perchè!”

 

Shinsou annuì pensieroso, “Hai provato a parlargli?”

 

“Certo, credi che sia scemo?!”

 

“Non lo credo. Lo so. Gliel’hai chiesto in modo diretto? E civile?”

 

Katsuki si limitò a lanciargli un'occhiataccia e ad alzare il colletto della giacca.

 

“Beh, ecco la tua risposta. Chiedigli gentilmente qual è il problema. Sono sicuro che risolverete.” Prese un lungo sorso dal suo latte, facendo più rumore possibile perché sapeva che faceva imbestielire Katsuki, e tornò a fissare il cielo.

 

Katsuki sbuffò, “Bene. Non buttarti giù.” Girò sui tacchi e prese la porta che portava di sotto. Appena prima che si chiudesse Shinsou gli urlò dietro un: “Non cadere dalle scale!”

 

+

 

Quando Katsuki entrò nella sala comune Kirishima, Deku e Faccia Tonda erano occupati in una, probabilmente noiosa, conversazione sugli esami di fine anno. Katsuki, che i piccioncini avevano già messo di cattivo umore, si avvicinò velocemente al divano, afferrò Kirishima per un braccio e gli urlò contro in un modo tutt’altro che civile, “Parliamo! Adesso!” E lo trascinò verso l’ascensore.

 

Un silenzio imbarazzato si distese su di loro. Kirishima aprì la bocca in diverse occasioni per dire qualcosa, ma la richiuse ogni volta senza parlare. Non si dissero nulla finché non arrivarono alla camera di Katsuki e lui ebbe chiuso la porta. Solo quando Kirishima fece per sedersi sul letto Katsuki si accorse che gli stava ancora tenendo il braccio. Lo mollò velocemente.

 

“Ehm… tutto bene?” Kirishima continuava a muovere le gambe, chiaramente a disagio.

 

Katsuki lo guardò accigliato, “Perché mi eviti?”

 

Kirishima si strinse nelle spalle e si strofinò il collo, “Uhm, non… Pensavo che avresti voluto un po’ di spazio.”

 

“Beh, certo. Ma non da te.”

 

“Eh?” Chiese con un volume di voce leggermente troppo alto.

 

“Nel senso…” Katsuki inciampò sulle parole. Era così che si sentiva quello stupido Nerd quando parlava con Faccia Tonda? “Perché… perché lo pensi?”

 

“Sai ora che… uhm, ora che stai con Shinsou magari volevi più spazio.” Si strinse nelle spalle, quasi rassegnato. Katsuki non pensava di averlo mai visto così. “O una cosa del genere.”

 

Stop. Riavvolgi. Riavvia. “Che cazzo stai dicendo?” 

 

Kirishima si alzò dal letto fissando il pavimento, “Ascolta Bakugou, so che noi siamo amici ma, nel senso, se io fossi Shinsou non credo che sarei felice se-”

 

“Stai zitto.” Kirishima interruppe immediatamente il suo balbettare, “Chi cazzo ti ha detto che sto con quel bastardo?”

 

“Uhm, beh è ovvio? Passate molto tempo insieme…”

 

“Cazzate, gli parlo tipo una volta alla settimana. E quel tizio mi fa schifo, hai visto quanto caffè beve?”

 

“... non state insieme?”

 

“Ma va! In che cazzo di lingua devo dirtelo.”

 

Kirishima lo fissò ad occhi sgranati e chiese come se stesse cercando una conferma, “Quindi sono qui perché…”

 

“Perché continui ad evitarmi! Mi da fastidio non averti tra i piedi.” Katsuki si sarebbe vergognato dell’ammissione se il viso di Kirishima non si fosse illuminato più dell’albero di Natale che stava nella sala comune. In meno di due secondi si ritrovò un entusiasta Kirishima tra le braccia, il volto premuto sul suo collo e un sorriso sulle labbra.

 

“Anche tu mi sei mancato.”

 

Katsuki non ricambiò l’abbraccio ma lasciò che Kirishima lo stritolasse quanto voleva, un privilegio concesso solo a lui (e ad Eri quando gli si appiccicava alla gamba, ma quello è un'altro discorso). Quando si separarono Katsuki ebbe l’improvvisa necessità di dire qualcosa, qualsiasi cosa, quindi sputò fuori la prima cosa che gli venne in mente. “Sai Shinsou pensava che ci fossimo lasciati o robe simili.”

 

“Ah. Beh, non stiamo insieme… ” Kirishima lo stava fissando intensamente e Katsuki si rese conto di quanto fosse vicino. I suoi occhi erano sempre stati così rossi o il cervello di Katsuki aveva appena completato un aggiornamento?

 

“No.” Sussurrò perché gli era impensabile alzare il volume di voce sopra il bisbiglio. Kirishima deglutì e per una frazione di secondo il suo sguardo si posò sulle labbra di Katsuki.

 

“Vorresti…?” Prima che potesse finire Katsuki lo aveva afferrato per il collo della maglia. Ora il suo cervello era sicuramente da riavviare, perché non aveva la più pallida idea di cosa stesse facendo. Inspirò profondamente, come se si preparasse per un tuffo, e lo baciò.

 

Fu estremamente veloce. Giusto uno sfiorarsi di labbra, ma quando si allontanò Katsuki era senza fiato e il cuore gli batteva a mille. Aveva le mani talmente sudate che avrebbe potuto far saltare in aria tutto il dormitorio. In assenza di direttive dal suo cervello, che era ancora offline, tentò di allontanare Kirishima senza lasciar andare la sua maglietta, risultando in una strana spinta a metà. Kirishima non ci badò perché a quanto pare era tanto funzionante quanto Katsuki.

 

Fu, però, il primo a riacquistare piena capacità motoria. Portò entrambe le mani sul volto di Katsuki e lo baciò di nuovo. Il bacio durò più a lungo e Katsuki lo trovò un po’ strano perché Kirishima non la smetteva di sorridere. Era uno strano che gli piaceva, però. Si separarono e Kirishima ridacchiò in modo adorabile. (Katsuki non lo aveva pensato, non c’erano prove). “Baku, ti va di allenarci insieme domani mattina?”

 

Katsuki provò a guardarlo male ma non gli riuscì molto bene perché stava sorridendo. “Che schifo di appuntamento è?”

 

Kirishima rise, “Uno che ti piacerà. Possiamo anche fermarci a fare colazione, dopo!”

 

“Uff, d’accordo.” E visto che poteva, gli diede un altro bacio. Sta storia del baciare non era tanto disgustosa quanto Katsuki se l’era immaginata. Poi un pensiero orribile gli passò la mente e questa volta fece una vera smorfia.

 

“Che c’è?” Chiese Kirishima molto più preoccupato di quanto doveva essere.

 

“Quel Panda Mannaro del cazzo aveva ragione.” 

 

“Pfftt- panda mannaro!” Kirishima scoppiò a ridere e il cuore di Katsuki saltò un paio di battiti. 

 

Cazzo, ora doveva anche ringraziare quel bastardo.




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Note: Vostro onore, l’amicizia tra Shinsou e Bakugou è qualcosa di essenziale e bellissimo. Non ho niente da aggiungere.

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