I protetti degli Dei - L'inizio di un nuovo mito.

di liviascevola_92
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Idi di Settembre ***
Capitolo 2: *** Sogno Vano ***
Capitolo 3: *** Un medico travestito da uomo ***
Capitolo 4: *** "Ferma la nave, ascolta la nostra voce". ***



Capitolo 1
*** Idi di Settembre ***


Olimpo, tempio nascosto.

"Sette giorni, mancano sette giorni al tuo ventunesimo compleanno vero L...No, ora ti chiami Aurelia. Questi sette giorni saranno molto più lunghi per noi che per te, cara amica mia"

Inizia così la giornata di Metro: un uomo sulla cinquantina, media statura, magro, capelli lunghi fino al collo di un color brizzolato, dal carattere tranquillo, all'apparenza. Molto spesso lo si trova a scrivere sulla sua scrivania, scrive memorie, pensieri tutto ciò che gli frulla nella testa così da tener la mente più libera. Dopo aver buttato due righe, sul suo "diario", si stese sul divano di pelle e con la mente cercò di tornare indietro nel tempo, a dei giorni felici.

Quel momento di relax viene interrotto, quasi subito, da Reine: una bella donna, alta e magra, porta un taglio di capelli corto, e leggermente mosso, di un color nero corvino, e sempre vestita in tailleur, ha modi fini e decisi, ed grazie a questi suoi modi che le persone la trattano come una regina.

Entrò nella stanza con un sorriso accecante:

<< Buongiorno Metro, alzati forza!>> Metro aprì un occhio solo, per sbirciare senza farsi notare,

<< Buongiorno anche a te! Ti vedo allegra Reine, dimmi, cosa ti porta da me?>>

<< Lo sai cosa, mancano sette giorni e noi dobbiamo esser lì per lei>>

<> Reine fece un accenno con il capo e usci dalla stanza, mentre Metro si alzò e si diresse, di nuovo, verso la scrivania.

Napoli, centro storico.

"Turisti, gente, persone ovunque, fin troppo casino c'è qui!" E ciò che pensò Aurelia: una fanciulla ventenne, altezza media, capelli lunghi di un color castano e legati da una coda bassa, vestita casual, ha un carattere docile e tranquillo, non ama i guai e li evita.

Aurelia si sta dirigendoverso l'università, ma c'è così tanta gente che la ragazza non riesce adaumentare il passo e ciò la sta innervosendo "Farò tardi sicuro" questopensiero la tormenta, ma le fece ricordare che uno dei tanti pregi di Napolisono i vicoli e lei li conosce quasi tutti "potrei andare per San GregorioArmeno! Allungherei un pochino, ma non ci sarà nessuno e se allungo il passoarriverò subito" e così fece giro verso il primo vicolo, al momento semideserto "per fortuna non siamo in periodo natalizio" ciò l'allegro e continuòper la sua strada. Il vicolo è pieno di botteghe di artigiani, presepi,statuette di personaggi famosi, cimeli storici napoletani ecc.... Aurelia rimaseincantata da tutto ciò, peccato che deve correre a lezione, ma si promise che alla prima occasione le avrebbe visitate tutte, soprattutto un piccolo negozio dove vendono repliche e souvenir dei vari siti archeologici, e così torno su suoi passi.

Durante la passeggiata mentre si guarda intorno nota, anche grazie a uno specchio appeso fuori a una bottega, che qualcuno è dietro di lei, per paura che può esser qualche malintenzionato decide di aumentare il passo per assicurarsi che se lo stesse immaginato, ma la stessa cosa lo fece anche l'uomo misterioso facendo entrare Aurelia nel panico e di conseguenza aumento ancora di più il passo per poter tornare, al più presto, sulla strada principale, ma più lei aumentava il passo e più lo faceva anche l'uomo misterioso. Aurelia, ormai nel panico, cercò di seminarlo, non ci riesce e sembra che l'uomo fosse legato a lei o che già sapesse dove sta andando. Aurelia si accorse che era vicina alla strada principale perché inizia a sentire il vociare dei turisti e le urla dei venditori, la fanciulla spera di arrivarci subito, ma qualcosa la blocca e non riesce più ad aumentare il passo, Aurelia non capisce si sente come se qualcuno la stesse trattenendo e cercando di farle fare retromarcia. Il suo panico è arrivato a un livello da farle mancare l'aria mentre l'uomo si sta avvicinando sempre di più, sente il rumore dei suoi passi finché CRASH un tubo d'acqua si rompe e inondando l'uomo che la pedinava davanti ai commercianti increduli, che provano ad aiutarlo.

Aurelia si sente più tranquilla così inizia a correre verso la strada principale che riuscì a raggiungere velocemente e a mimetizzarsi nella folla, anche se ciò non la fa sentire al sicuro perché non sa se l'uomo si è rimesso a inseguirla e in mezzo alla folla non riesce a vederlo, ma il pensiero che l'università è più vicina la tranquillizzò e così continuo a restare su quella strada e di arrivarci il prima possibile e, come sarebbe stato possibile, avrebbe iniziato a correre.

Una volta arrivata nella sede universitaria Aurelia tiro un sospiro di sollievo, per prima cosa passo alle macchinette già all'atrio prendere una bottiglia d'acqua e uno spuntino per dopo e poi, infine, decide di raggiunge l'aula. Per sua fortuna la lezione non è ancora iniziata e trova i suoi amici al loro solito posto, in fondo all'aula vicino alla porta di sicurezza.

Aurelia ha fatto amicizia solo con due ragazzi: Elena, è più grande di lei di un anno, alta e leggermente robusta, ha capelli lunghi e biondi, lì tiene sempre sciolti o semi legati e ogni giorno cambia capigliatura, un giorno mossi l'altro ricci o lisci ecc, veste sempre con abiti femminili ed eleganti, ha modi di porsi gentili, ma non fatevi troppe illusioni ha una lingua tagliente quando vuole, poi c'è Alex: un giovane ragazzo atletico, carnagione leggermente abbronzata, porta un taglio corto per poter domare al meglio i suoi ricci, poco furbo, ma in compenso è molto intelligente, educato e premuroso, soprattutto verso Elena, Aurelia pensa che ci sia un interesse reciproco chissà per quale motivo non si dichiarano:

<< Buongiorno! Abbiamo fatto una corsetta stamattina?>> chiese Alex, in modo ironico,

<< Secondo te sono il tipo? Mentre venivo qui qualcuno ha iniziato a inseguirmi>> i due ragazzi si scambiarono un'occhiata veloce:

<> chiese Aurelia

> i due scoppiarono in una piccola risata

<> Aurelia racconto tutto, ma i suoi amici insistono sulla teoria della suggestione, alla fine si lasciò convincere, in tempo per la lezione.

Passano 4 ore, dall'inizio delle lezioni, eppure Aurelia non riusciva del tutto a togliersi dalla mente quell'idea che qualcuno la stesse pedinando, anche se i suoi amici le ripetevano che ci stava rimuginando troppo e per distrarla la portarono al Mc, situato nella galleria Umberto I, qui i tre amigos ordinano vari menù completi e un Happy meal, perché tra le sorprese davano i gadget dei pokemon e Aurelia è un'appassionata (una nerd in poche parole) e quindi li stava collezionando.

Tra una chiacchiera e un'abbuffata i tre si divertono e Aurelia riuscì a distrarsi, una volta finita la pausa pranzo decisero di avviarsi verso l'università (anche se mancava mezz'ora all'inizio della lezione).

Una volta raggiunto San Domenico Maggiore, Alex fu attirato dalla presenza di un uomo, nascosto in un vicolo vicino a un bar, che li fissa, il ragazzo non ci volle pensare troppo e si girò, neanche il tempo di fare un passo in più percepì un soffio di vento gelido sulla sua schiena, Alex si rigirò e l'uomo non c'è più, inizia a pensare che forse Aurelia non si fosse impressionata e decise di tornare di corsa dalle sue amiche e, contemporaneamente, inviò un messaggio con il cellulare a qualcuno.

È quasi pomeriggio inoltrato quando le lezioni finiscono, Aurelia incomincia a sentire la stanchezza, ma non ha ancora molta voglia di tornare a casa e con Alex ed Elena decide di fare un giro veloce a Via Toledo, Elena accetta volentieri essendo che la via è piena di negozi, soprattutto di abiti e trucchi, cose che la fanno impazzire mentre Aurelia impazzisce per il Disney store e i negozi di videogame, al povero Alex, invece, gli tocca subire essendo che lì non ci sono librerie anche se si diverte a girare con Aurelia tra videogame e fumetti.

I ragazzi si diedero allo shopping sfrenato, almeno per Elena che ha svaligiato un bel po' di negozi e se non era per Alex che la trascinava via da quella strada avrebbe continuato, mentre Aurelia aveva preso dei fumetti e degli spuntini giapponesi. E quasi sera e i ragazzi decisero così, soprattutto deciso da Alex che ancora cerca di allontanare Elena da quella via, di tornare a casa, così i ragazzi si separano, Alex ed Elena prendono la metro alla stazione Toledo, mentre Aurelia si avvia alla stazione di Montesanto, situata sopra una collina; infatti, Aurelia si stava pentendo di esser andata a Via Toledo, ormai è molto stanca e sta iniziando ad avere mal di testa.

Una volta arrivata alla stazione già si demoralizzò perché la biglietteria è piena di gente, anche se non è tanto questo a preoccuparla perché lei ha l'abbonamento, ma le preoccupava di più il dopo. Si mise alla ricerca di un posto libero e lo trova alla fine della carreggiata, dove in teoria si accosta la prima carrozza, vicino al binario per Cuma. Una volta seduta si infila le auricolari e sfoglia alcune pagine dei suoi manga (i fumetti giapponesi) ad Aurelia piacciono molto, non solo per lo stile dei disegni, soprattutto per le storie adora gli shonen* , non le piacciono invece gli shojo*  perché troppo romantici e le creano malinconia, anche se in realtà ne ha qualcuno.

La stazione è piena di gente che sale e scende da altri treni, che aspettano e urlano al telefono, coppiette che si coccolano o che litigano, insomma il solito caos da stazione. Aurelia sì sta rilassando e sta sperando che tutta quella gente, vicino al binario davanti a lei in piedi, non aspettassero il suo stesso treno, odia i treni affollati, puzzano, c'è casino, non si riesce a stare in tranquillità e con tutto che mette la musica al massimo spesso non la sente e se sta in piedi non può leggere o giocare, se invece riesce a sedersi deve sperare che non le si metta accanto un idiota, un ubriacone o qualcuno che parla (anche da solo a volte).

Decise di posare i manga nello zaino e aumentò il volume della musica per perdersi nei suoi pensieri e per rilassarsi un po', peccato che tutto ciò venne interrotto da una forte corrente di aria calda, quasi ustionante, che la fa alzare di scatto e subito dopo un forte scoppio la fa cadere a terra.

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*una categoria di manga indirizzati principalmente a un pubblico maschile, a partire dall'età scolare fino alla maggiore età.

**categoria di manga e anime indirizzati principalmente a un pubblico femminile, a partire dalla tarda infanzia fino alla maggiore età 

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Messaggio dell'autore:

Ave a tutti! Spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto e che abbia creato un po' di curiosità!
Prima di tutto volevo avvisarvi che questa storia è tra il fantasy e lo storico, i personaggi che incontrerete sono personaggi sia mitologici ( o considerati mitologici) e storici, alcuni saranno chiari mentre altri vediamo se capite chi sono ;)
Alla fine di ogni capitolo vi spiegherò il significato del titolo, quindi vi consiglio di leggere prima tutto e poi questa parte se no vi spoilerate qualcosa.

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Titolo - La vicenda si svolge il 7 settembre, il 7° giorno prima delle Idi di Settembre, e mancano 7  giorni al compleanno di Aurelia, il 14 settembre giorno delle Idi di Settembre.

 

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Capitolo 2
*** Sogno Vano ***


Olimpo, in un tempio nascosto durante l'esplosione.

<< Una chimera!! Allarme chimera nel centro di Napoli! >> urlò Peter, un ragazzino tra i quindici e i sedici anni, robusto il giusto per un ragazzino della sua età, alto 1.60, con delle piccole ali vicino alle scarpe, mentre atterrava nel giardino dove Reine si stava occupando delle sue rose:

<< Calmati! >> urlò Reina << Cosa ci fa una chimera a Napoli? Non è da loro, posso capire vicino al Lago D'Averno o Cuma, ma lì non c'è nulla che lo può attirare o generare >> disse in modo confuso mentre cercava sulla mappa, che aveva creato, il punto esatto del pericolo,

<< Il motivo lo possiamo immaginare >> replicò Metro, che li raggiunse in giardino qualche istante dopo l'arrivo di Peter << Chiama quei due digli di coprirsi d'ombra e di raggiungerla, noi andiamo alla stazione con gli altri, sperando di poter sistemare tutto, ma soprattutto... speriamo che mi sbagli >> Peter scrisse tutti gli ordini di Metro su una pergamena che, una volta ripiegata e sigillata, prende il volo e poi sparisce. Dopo volò via anche Peter per chiamare i soccorsi.

Nel frattempo, nella stazione, la chimera sta creando il caos: ha già distrutto una parte del tetto e la zona dei treni regionali, per fortuna era vuota perché alcuni treni erano partiti prima dell'esplosione e i passeggeri rimasti sono scappati, ha ridotto la biglietteria in mille pezzi, le macchinette degli spuntini sono volate via e alcune di loro avevano perso tutto il contenuto, le panchine sono distrutte e per la stazione ci sono oggetti abbandonati (borse, valige, zaini ecc).

Aurelia giace a terra, non è riuscita in tempo ad andarsene, sia a causa della folla spaventata che ha iniziato a correre da per tutto, sia perché lo scoppio è stato improvviso e all'inizio pensava che fosse lontano, ma sta bene è solo stordita per la forte botta, purtroppo è caduta di testa, ciò le ha offuscata la vista e le sue orecchie sono come otturate e non riesce a distinguere le varie urla e i rumori così decide di provare ad alzarsi, ma non ci riesce: la gamba destra è incastrata sotto a un pezzo del tetto e alcune schegge del vetro le si sono conficcate nella gamba, ma al momento, forse per il panico o per la forte adrenalina, non sentiva molto dolore. Quando, finalmente, riesce ad riacquistare la vista, Aurelia non può credere a quello che le si presenta: un enorme leone con la coda a forma di serpente, che lo protegge dagli attacchi alle spalle, sulla schiena gli sbuca la testa, collo compreso, di un antilope viva che si guarda intorno in cerca di qualcosa (o qualcuno), Aurelia inizia a pensare che la botta che ha preso le ha provocato qualche trauma al cervello, decide così, prima che possa succedere qualcos'altro di peggio, di provare a spostare piano piano il pezzo crollato, purtroppo nel farlo fa cadere un bel pezzo di cemento che attira l'attenzione del mostro che, velocemente, la raggiunge e, oltre all'alito pessimo, le sue zanne iniziano a minacciare la ragazza che è completamente paralizzata e fa l'unica cosa che le viene in mente, chiudere gli occhi e sperare che sia solo un illusione causata dal trauma.

Calò il silenzio Aurelia non sentiva neanche più il pessimo alito del mostro. Pochi minuti dopo ecco che arriva un nuovo boato, Aurelia aspettò un po' prima di riapre gli occhi ebbe il coraggio solo dopo un po', quando i forti rumori che la circondavano si silenziarono e ciò che vide la lasciò senza fiato: davanti a lei vi è un ragazzo incappucciato con in mano uno scudo rettangolare e una lancia in posizione di difesa, vicino a lei è accovacciata un'altra persona incappucciata, da quel che poteva vedere Aurelia sembrava una ragazza, che la teneva per un braccio. Il mostro, invece, è legato a tutte e quattro le zampe e il muso da leone, la testa d'antilope cerca di liberarsi dalla corda aggrovigliata al suo collo e il serpente si allungava minacciosamente, spuzzando veleno a chiunque cercare di arpionarlo. Le corde sono tenute da due omoni grandi e grossi che tengono fermo il mostro mentre altri due, che ad occhio e croce sembrano più piccoli di Aurelia, gli "svolazzano" intorno e lo colpiscono con delle frecce. Una volta messo tutto a fuoco e di aver capito che è tutto reale e non un brutto sogno, come sperava, Aurelia si paralizza ancora di più, il suo cuore batte così forte da temere che le sarebbe uscito fuori dal petto e sentiva la sua gola stringersi così tanto da non riuscire a dire nulla e neanche ad urlare:

<< Non ti preoccupare, non ti toccherà più >> disse la ragazza incappucciata vicino a lei, Aurelia si gira, ma non riesce a vedere sotto al cappuccio e con quel poco di forza che le rimase provo a parlare:

<< Ma cos'è quello? E voi?? >> disse con molta difficoltà a causa della stretta che sentiva in gola e soprattutto a causa del dolore alla gamba, che ora sentiva:

<< Quel mostro è una Chimera>> rispose la misteriosa figura << Per l'altra domanda, purtroppo, non posso risponderti...o almeno non ancora >> queste parole non la tranquillizzano e al sol pensiero che potevano esserci dei morti, dentro di lei stava per scattare qualcosa:

<< Non farti venir strane idee in quella testolina >> una voce matura e profonda interruppe i pensieri di Aurelia << Ti conosco bene, non muoverti! >> un uomo le si posta davanti ad Aurelia, coprendole la visuale:

<< Trattala bene, se no poi si vendicherà >>insieme al gruppetto, vicino ad Aurelia, si aggiunge una donna in tailleur che le appoggiò dolcemente una mano sulla spalla e le sorrise, Aurelia non la conosce eppure quel sorriso la tranquillizzò, si sentiva al sicuro e protetta, invece, l'uomo davanti a lei che osserva la scena senza batter ciglio, la innervosiva, il suo cuore ora non batte più per la paura ma per la rabbia e qualcosa in lei scoppiò:

<< Come può stare lì fermo?? Faccia qualcosa! >> Aurelia si alzò con molta fatica e non riusciva a stare all'in piedi in modo corretto; infatti, la donna si posiziona dietro con le braccia stese per prenderla in caso di caduta per perdita di equilibrio:

<< Stai tranquilla, presto tutto si concluderà >> rispose l'uomo in modo pacato e senza neanche voltarsi:

<< Ma di che parli? Quel coso sta facendo una strage! >> gli urlo Aurelia,

<< Vedi bene Aurelia >> interruppe la donna, Aurelia allunga il collo per vedere di cosa stessero parlando e vide un ragazzino a mezz'aria scagliare frecce a non finire, una ragazza che sfreccia, velocemente, intorno al mostro mentre un gruppo lo colpisce e un altro lo tiene fermo con le corde e un altro ancora si proteggeva con lo scudo dal veleno del serpente – coda, Aurelia nota che la chimera sembra esausta e non riesce quasi più a tenersi in piedi, il serpente non riesce più a sputare veleno mentre la testa d'antilope è svenuta e penzola, a mo' di peso morto, a destra e sinistra mentre il leone cerca ancora di lottare, ma durò poco e qualche minuto dopo cadde a terra sfinito, facendo tremare la terra e, così facendo, fece cadere qualche combattente. La battaglia si conclude così, com'era iniziata, all'improvviso e senza che Aurelia potesse metabolizzare il tutto.

Napoli, fuori la stazione, post battaglia.

Era tutto finito, le figure misteriose ripuliscono la zona e portano via il mostro, ormai sfinito, per fortuna nessuno poteva spiegare cosa fosse successo, a parte per l'esplosione; infatti, sul pavimento fu lasciato un buco per dare la colpa ad una fuga di gas:

<< E per le registrazioni? Sicuramente ci sono le videocamere di sicurezza o qualcuno avrà ripreso >> chiese Aurelia, ormai stanca e dolorante,

<< Per questo non ci preoccupiamo molto, i mostri hanno dei movimenti troppo rapidi per esser visti da quegli aggeggi, vedranno una macchia non messa a fuoco e indefinibile, e i nostri amici guerrieri sono ricoperti da un mantello d'ombra, nessuno li vedrà >> rispose Metro, mentre Reine controlla la gamba di Aurelia e cercando di tenerla ferma prima di un nuovo scatto di rabbia:

<< Nulla di rotto, almeno così sembra, ma sicuramente hai preso una bella botta e questa ferita in fronte che dobbiamo far controllare >>

<< Lei non può venire >> interruppe Metro, Reine gli si avvicinò e lo prese sottobraccio per allontanarsi e parlarci, Aurelia non sentiva cosa si dicono e per sua sfortuna non sa neanche leggere il labiale, ma immaginava cosa si stavano dicendo: lei gli sta dando cento motivi per aiutarla, mentre lui rifiutava, Aurelia non capiva e sta iniziando ad innervosirsi, sono successe troppe cose, da una bella giornata è diventata un incubo poi pensò che forse la giornata fosse già iniziata male, per poi ad andare a peggiorare, da quando quell'uomo ha iniziato ad inseguirla. La ragazza non si rese conto di star pensando ad alta voce e così attirò l'attenzione dei due:

<< Cosa hai appena detto? Chi era quell'uomo? >> chiese Reine agitata,

<< Non so chi fosse, i miei amici mi convinsero che poteva essere una mia immaginazione... beh ora penso che, forse, non era così >> Metro si girò di scatto, e arrabbiato, verso le due figure incappucciate che sono rimaste lì e, come in segno di risposta, abbassano il capo:

<< Ok, Aurelia verrà con noi, ma non lì. È troppo presto >> disse Metro,

<< Lì dove? >> chiese Aurelia, ormai stanca << Non so neanche chi siete! >> i due di scambiarono un'occhiata e si presentano:

<< Hai ragione, non ce ne stato il tempo >> ribatte Metro << Io sono Metro, sono un antiquario, la bella signora qui si chiama Reine >> la donna lo guardò e sorrise in modo sarcastico:

<< Grazie per la "bella signora" ruffiano. Ora che ci siamo tutti presentati, direi che possiamo andare >>

<< Con voi? E Dove? No, grazie basta chiamare un'ambulanza e.. >> Metro interruppe Aurelia con aria scocciata << ...e che gli dirai? Che un mostro mitologico ti ha attaccato? Molto credibile sì, e credi che nessuno ti prenderà per pazza o peggio i tuoi genitori? >> Aurelia ci pensò su e ci ragionò, purtroppo Metro ha ragione quindi accettò l'aiuto e, con il resto gruppo, salii su una macchina, una vecchia Peugeot 504.

Una volta salita, Aurelia, si posiziona al posto dietro vicino al finestrino ed ormai esausta e ancora spaventata, ma soprattutto dolorante. Si mise comoda sul sedile e si addormentò senza difficoltà.
 

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Spiegazione Titolo: Sogno Vano.

Il titolo me l'ha ispirato Primo Levi.

Nel suo libro Ranocchi sulla luna e altri animali, vi è un parte dove cita la chimera chiamandola Sogno Vano.
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Capitolo 3
*** Un medico travestito da uomo ***


Sono passate un paio d'ore da quando la macchina ha lasciato la stazione e si mise in viaggio verso una destinazione misteriosa. In macchina, oltre ad Aurelia che ormai dorme beatamente, ci sono anche la misteriosa figura femminile, seduta vicina a lei, e il ragazzo incappucciato situato accanto al finestrino che leggeva, mentre Reine ha fatto cambio posto con Metro che ora è bello seduto al posto del passeggero a leggere il suo giornale e a sbraitare sulle varie notizie, finché, una brutta frenata non lo fa sbattere con la testa vicino alla portiera:

<> chiede Reine ridendo,

<> si lamenta Metro mentre si sistema i capelli,

<< E tu stai attento>> ribatté Reine, sempre in modo sarcastico, Metro la fulmina con lo sguardo e scende dall'auto sbattendo la portiera, Reine nel frattempo sveglia i due incappucciati:

<< La sveglio?>> chiede Reine,

<>

<< E come facciamo? Non c'è una porta>> chiede il ragazzo incappucciato e Metro, per tutta risposta, svanì in un turbine grigio lasciandoli in un bosco davanti a un edificio cilindrico, completamente chiuso senza porte né finestre, intorno a loro ci sono solo alberi, piante, animali selvatici e si sta alzando la nebbia.

Sono passati 30 minuti da quando Metro era svanito, ormai si è fatta sera e la nebbia si sta facendo più fitta e questo stava innervosendo un po' tutti:

<> disse la ragazza incappucciata,

<< Ha ragione, le sta salendo la febbre>> interruppe l'incappucciato e Reine iniziò ad agitarsi, chiuse gli occhi e allungò le mani con il palmo verso l'alto, come per pregare, e rimase così per qualche secondo fino all'apparizione di una porta gigantesca e Metro accompagnato da un enorme omone tutto muscoli e pelo, capelli corti e neri, con una coperta in mano:

<< Lui è Messapo, non l'originale ha solo ereditato il nome, ci guiderà dal dottore>>, Messapo si avvicinò all'auto e con molta delicatezza, che sconvolse tutti essendo grande e grosso, avvolse Aurelia nella coperta e la portò dentro insieme al gruppo.

Luogo misterioso, sera inoltrata.

Aurelia si sveglia su un lettino da ospedale in una stanza piena di attrezzature mediche, l'aria è impressa del profumo dei disinfettanti e di alcune erbe. Non ricorda di aver chiamato un'ambulanza, anzi ricorda bene che Metro le aveva sconsigliato di chiamarla, si chiedeva, allora come fosse finita lì.

Decide così di provare ad alzarsi, ma le gambe non le rispondevano, sembrano addormentate, cercò, almeno, di sedersi aiutandosi con le braccia, ma anche in quello fallisce. Nel guardarsi intorno nota vicino a lei uno di quei bastoni che si usa per mantenere le flebo e cerca di usarlo come appoggio, ma non si accorge che manca il perno che lo fissa a terra e nel far peso, per alzarsi, cade a terra di faccia.

Aurelia sperò che qualcuno non avesse sentito nulla o visto nulla, soprattutto, perché si è accorta di esser senza pantaloni e di aver le gambe fasciate "le mie gambe, perché sono fasciate? Non mi sono ustionata o altro" pensa Aurelia mentre si tocca la fasciatura. Non riuscendosi ancora ad alzarsi decide di strisciare fino alla porta, sperando che fuori ci fosse qualcuno.

Una volta arrivata alla porta le si aprì davanti per poi sbatterci vicino la testa:

<> chiede Reine entrando con attenzione

<> risponde Aurelia cercando di sdrammatizzare, Reine le diede un ultimo sguardo e poi chiamò qualcuno dal corridoio per aiutare Aurelia, Messapo si avvicina alla porta e guarda in modo confuso Aurelia e poi si gira verso Reine che gli dice di non fare domande e se poteva aiutarla. Aurelia si sorprese nel vedere Messapo, quest'omone grande e grosso con addosso la divisa di un infermiere, un po' stretta, avvicinarsi, all'inizio la ragazza non voleva farsi toccare da quel gigante, diciamo che forse a prima vista nessuno penserebbe che Messapo sia un bravo infermiere o almeno uno delicato, Reine cercò di tranquillizzarla dicendole che è stato Messapo a medicarla all'inizio e a portala sul lettino, Aurelia non poteva crederci, ma decide di fidarsi e allunga le braccia in segno di aiuto, Messapo le sorride, si abbassa e la prende e con molta delicatezza riporta la fanciulla a letto. Reine le si avvicinò una volta che Messapo si assicurò che stava bene e la minacciò con lo sguardo:

<< Dovevi stare ferma>> disse Reine con tono arrabbiato

<< Si scusa hai ragione, ma non c'era nessuno e non ricordavo di esser finita in ospedale. Dove siamo a proposito?>> chiede Aurelia

<> rassicura Reine, aggiustando le ciocche di capelli che pendevano dal viso di Aurelia, quel dolce gesto la tranquillizzò e si convinse a star buona.

Quel momento "idilliaco" tra le due viene interrotto da una donna dalla pelle pallida, dal viso tondeggiante, capelli corti e molto ricci raccolti con una fascia sottile, indossa un peplo (abito unicamente femminile di colore bianco usato nell'antica Grecia) semicoperto da un camice bianco, da medico, moderno.

Prese alcune creme e strumenti e si avvicina al lettino di Aurelia:

<>

<>

<< Non ce n'era bisogno, qui sei al sicuro>> rispose la donna greca, in modo appagato e tranquillo

<> Aurelia guardò Reine, come per aver qualche risposta, Reine colse al volo:

<< Giusto, Aurelia lei è Agnodice è la dottoressa personale mia e di Metro, nonché una nostra cara amica>>

<> la dottoressa comincia a tastare la gamba di Aurelia e a poco a poco inizia a sciogliere la fasciatura, la ragazza ogni tanto sussulta senza però muoversi, la dottoressa lo nota e sorride, tranquillizzandola e complimentandosi, mentre stende un unguento sulla gamba di Aurelia e infine le rifascia la gamba:

<> Agnodice è molto dolce e, mentre le dava indicazioni, le sistema cuscino e lenzuola, infine diede gli ordini all'infermiere e condusse tutti fuori.

Aurelia rimane sola, di nuovo, in camera, ma questa volta sa che quel gigante buono è fuori alla porta e così decide di far la brava e di dormire un altro po'.

Nel frattempo che Aurelia riposa, Reine e Agnodice si incamminarono verso due porte più avanti. La dottoressa fece accomodare Reine in una stanza molto semplice dove, al centro vi è situata una scrivania in legno massello, con sedia abbinata, di fronte ci sono 4 sedie: due vicino alla scrivania e 2 agli angoli della stanza e vicino a quest'ultime ci sono dei divani di pelle e dei tavolini. Le finestre sono coperte da delle tende bianche, di un tessuto molto leggero, ma qualcosa impediva, comunque, ai raggi del sole di entrare completamente nella stanza.

Una volta dentro la dottoressa fece un cenno alla porta alla loro sinistra, la porta emise un piccolo fischio e si apri, dietro c'era Metro intento a leggere una brochure. Quando si accorse che la porta si era aperta poso la brochure sul tavolino e raggiunse le due donne:

<>

<< Oh esagerato, sei ancora un bel giovanotto Metro>> replicò Agnodice sorridendo, Metro ricambia il sorriso e chiede subito di Aurelia, ma la dottoressa cambia subito espressione:

<> quella domanda preoccupò i due:

<< Da una chimera>> rispose Metro << ma l'ha scaraventata al muro, perché?>>

<< La ferita alla testa potrebbe crearci più problemi di quello che pensassi, dovete capire bene se la chimera l'ha sbattuta e poi lei se fatta da sola, sbattendo per scappare o se qualcosa le è caduto addosso, o se la chimera ha provocato la ferita>>

<> chiede Reine preoccupata,

<> i due si guardarono, ma nessuno sapeva dare una risposta, perché quando loro erano arrivati lei già aveva la ferita, Agnodice allora chiede ai due incappucciati, ma ebbe la stessa risposta, decise così di fare restare Aurelia per la notte:

<> disse Reine con fare nervoso,

<< Per me potete restare tutti, ho molte stanze per gli ospiti e pochissimi pazienti e nessuno di loro è pericoloso>> rispose Agnodice cercando di tranquillizzare l'amica,

<> disse Metro cercando di tranquillizzare Reine.

Una volta deciso Agnodice diede le chiavi delle stanze a tutti avvisandoli che, se Aurelia non avrebbe avuto problemi durante la notte, il giorno dopo potevano riportarla a casa e solo dopo augurò loro la buonanotte sorridendo.

Una volta lasciato l'ufficio di Agnodice i 4 si dividono per andare ognuno nelle rispettive stanze. Reine, prima di raggiungere la sua stanza, decide di passare da Aurelia, non riusciva a non pensare alle parole di Agnodice. Arrivata alla porta della stanza fece un gran respiro ed entro, Aurelia dormiva profondamente il suo viso è rilassato e nel vederlo Reine si senti più tranquilla, ma allo stesso tempo si sentiva più preoccupata. Prima di andare le sistemò le lenzuola, le sposto il ciuffo e le diede un bacio sulla fronte e poi se ne uscì assicurandosi che l'infermiere di guardia stesse attento.

Metro, invece, aveva già raggiunto la sua stanza, posò la giacca sulla poltrona e si stese sul letto, senza togliersi le scarpe e lasciando, così, i piedi penzolare: pensò che fosse meglio così perché in caso di emergenza non avrebbe perso tempo.

Anche lui, steso su quel letto stranamente comodo per esser un letto d'ospedale, a quello che ha detto Agnodice cercando di capire se davvero un graffio di chimera poteva causare un tale danno. Questo pensiero gli impedisce di riposare, decise che doveva distrarsi in qualche modo e così si mise a leggere il giornale, pregando Morfeo di aiutarlo ad addormentarsi il prima possibile e senza problemi.

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Benvenuto giugno e con te arriva anche il terzo capitolo di questo mio manoscritto, si non è ancora un vero e proprio libro, ci sono sicuro errori che io non vedo subito, ma spero che questo non vi disturbi (li correggo mano mano poi)
Spero che questo capitolo vi incuriosisca un po' di più^^ 

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Spiegazione Titolo:

Il titolo deriva da un racconto dove ci viene narrata la storia di un'allieva di Erofilo, un medico noto come primo della storia e il fondatore della grande scuola medica di Alessandria d'Egitto, che cerco si travestirsi da uomo per studiare medicina, purtroppo venne accusata di approfittarsi delle sue pazienti e davanti al tribunale dichiaro di esser una donna.
Venne salvata grazie alle sue pazienti e gli uomini che le aveva curato e venne abolita la legge che proibiva le donne di studiare medicina.

 

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Capitolo 4
*** "Ferma la nave, ascolta la nostra voce". ***


 
Con l’arrivo del nuovo giorno, e con la sicurezza della guarigione di Aurelia, il gruppo decide di ripartire e di portare Aurelia a casa che, per il momento, portava le stampelle per non sforzare la gamba.
Metro, insieme al ragazzo incappucciato, sistema l’auto e controlla che non mancasse nulla, Reine, invece, ringraziava Agnodice sia della cura sia per averli ospitati, Aurelia, invece, è già seduta in auto intenta a parlare al telefono con la madre che, stranamente, non è preoccupata e questo tranquillizzò Aurelia che, comunque, mando un messaggio all’amica Elena per fargli da copertura:
<> chiede Metro mentre sistema delle cose nel bagagliaio,
<> rispose Aurelia perplessa << Ma chiamerò comunque la mia amica per una copertura>>
<> domando Metro curioso
<< Non si sa mai, mia madre quando è al lavoro finge di esser tranquilla per non dar nell’occhio, preferisco aver le spalle coperte>> detto ciò invia il messaggio, posa il telefono nello zaino.
Il gruppo saluto Agnodice, il suo assistente e parte.
 
Pozzuoli, Casa di Aurelia.
 
Dopo un’oretta passata in macchina, tra una chiacchiera e l’altra, il gruppo arriva a Pozzuoli, qui Aurelia chiede a Metro di accostare vicino al porto in modo da non far vede l’auto ai genitori e così Metro esegui l’ordine e si ferma davanti a una fermata degli autobus, situata davanti a una piazzetta di fronte al mare. Aurelia li saluta li ringrazia, ma nella sua testa prega di non vederli più e né di rivivere quell’esperienza.
La casa di Aurelia è situata alla fine di una lunga scala, vicino alla stazione del treno, chiamata la scala Pendio S. Giuseppe, conosciuta soprattutto per i murales che ci sono dipinti sopra, Aurelia non ha mai sopportato quella scala, non tanto per l’altezza (non sono molto alte), ma per la forma degli scalini, bassi e larghi, che sono scomodi da percorrere, soprattutto per una persona con una gamba dolorante e con le stampelle.
Finalmente arriva a casa, i suoi non ci sono e così approfitta per farsi una doccia, cambiarsi gli abiti, nascondere le stampelle e videochiamare Elena per mettersi d’accordo su cosa dire in caso di un interrogatorio di terzo grado:
<> chiese Elena molto perplessa
<< Esatto!>> Risponde Aurelia, pensando che fosse un ragionamento logico, ma Elena la guardo con una espressione confusa:
<>
<> Elena non capii, ma accettò comunque e le due amiche decidono cosa dire in caso i genitori avrebbero richiesto una spiegazione o se l’avrebbero chiamata di nascosto per aver conferma. Per sua fortuna questa “bugia” non è stata usata, infatti i suoi genitori, una volta tornati nel tardo pomeriggio, non chiesero nulla, Aurelia ricevette solo un rimprovero per non aver avvisato prima e niente più, pensò che i genitori si fidassero troppo, ma era meglio così un pensiero in meno che le permise di dormire tranquillamente.
Il mattino dopo, Aurelia si sveglia con un forte mal di testa, decise così che invece di andare nella biblioteca della sua università sarebbe andata a quella della sua città.
Ci passo mezza giornata tra una ricerca all’altra, in mezzo a tutti quei libri che lei ama, tra il via e vai di studenti in crisi per la sessione e tra docenti ricercatori che si scambiano idee e teorie, ma la sua mente andava verso quel giorno e a quello che aveva visto. Per dubbio, e forse anche un briciolo di curiosità, Aurelia mise da parte le sue ricerche universitarie e inizio una ricerca personale, tra i bestiari.
La fanciulla si avvicinò al bibliotecario per chiedere dove fosse i bestiari, in un primo momento l’uomo, sulla cinquantina, basso e tarchiato con pochi capelli bianchi e un paio di occhiali più grandi della sua faccia, la guardò in modo strano, Aurelia crebbe che l’uomo la stia prendendo per pazza:
<> chiese l’uomo
<> rispose Aurelia un po’ nervosa, non voleva sembrare una squilibrata con quella richiesta, ma la cosa non le riuscì benissimo:
<> Aurelia tirò un sospirò di sollievo e segui il bibliotecario.
Aurelia non credeva ai suoi occhi, esisteva più di un bestiario e la stanza né era piena, c’erano bestiari di tutte le lingue e di tutti i tipi: quello medievale, giapponese, tardo-antico, ecc, una volta entrati l’uomo spiega ad Aurelia che i libri non devono uscire da quella sezione della biblioteca, essendo alcuni molto rari e altri molti vecchi, la ragazza rassicurò il bibliotecario e inizia a cercare in tutti quei libri, in alcuni notò che ci sono nominati i classici animali (leoni, tigri ecc), in altri vari mostri medievali (troll, draghi ecc), ma il bestiario che la colpisce di più è quello greco-romano, dove compaiono i satiri, centauri, ecc…. Aurelia sfogliava quelle pagine e cercava il mostro della stazione, ma, nello sfogliarlo, trova un’immagine di una sirena, sia in versione alata (in origine le sirene erano delle ninfe e quando Persefone/Proserpina venne rapita da Ade, elle chiesero delle ali per cercare la Dea), e in forma di donna – pesce (quella più conosciuta). Aurelia resto incantata da quella figura soave e misteriosa, così tanto da incantarsi e dimenticarsi di quello che stava facendo.
I suoi pensieri furono interrotti dal custode della biblioteca che gli chiese se stesse bene, Aurelia non capi la domanda e fissava il custode:
<> chiese il custode preoccupato, ma Aurelia non rispondeva ancora e si tocco il viso, completamente bagnato dalle lacrime:
<> rispose Aurelia, mentre si guardava la mano umidità dalle sue lacrime:
<> disse il custode sorridendo, Aurelia fece di no con la testa, posso velocemente i libri, prese la sua roba e corse fuori, e solo una volta fuori dalla biblioteca si rese conto che si era fatta sera, Aurelia aveva passato l’intera giornata in biblioteca, e quasi un intero pomeriggio a fissare l’immagine della sirena, ma non capii il perché delle lacrime, l’unica risposta, quella più logica, è che si fosse addormentata a occhi aperti.
Dopo la cena Aurelia si gettò a letto, il mal di testa è tornato e lei voleva solo dormire.
I sogni di Aurelia sono sempre stati movimentati e molto spesso senza senso (un po' come i sogni di tutti), ma questa volta la sua mente la portò su una spiaggia con un galeone ancorato lì vicino: Aurelia è lì stessa, con indosso dei pinocchietti in pelle e una camicetta, mentre i suoi stivali sono appoggiati vicino a lei insieme a un cappello da pirata, e sta prendendo il sole. Dopo un po' si rende conto di non esser sola, con lei, sulla riva seduta su uno scoglio c’è una ragazza che pettina i suoi lunghi capelli neri e canta una dolcissima melodia, indossava, per quello che Aurelia riuscì a vedere come pezzo di sopra un bikini, che da come si muoveva, ogni tanto la fanciulla, sembrava le desse fastidio:
<< Ti prego possiamo ritornare sulla nave? Questo coso mi dà un fastidio! Ma perché quando siamo sulla riva me lo fai mettere?>> chiese la fanciulla mentre cercava di sistemarsi il bikini:
<< Perché non siamo più nel medioevo o a Roma dove era normale, qui purtroppo sono troppo puritani. E comunque, tra un po' saliamo! Il mozzo ci farà il segnale come avranno finito di far le pulizie e rifornimento>> rispose Aurelia, che si alza per togliersi la sabbia dai calzoni e dalla camicetta bianca:
<>, la fanciulla rise alla domanda di Aurelia << Si e no, tanto come tocco l’acqua mi pulisco subito>> Aurelia lanciò il suo cappello e colpì la fanciulla, che la guarda infastidita, mentre Aurelia si fa una grossa risata:
<< Forza vedo il segnale, possiamo tornare a bordo>> ribatte Aurelia mettendosi il cappello e avviandosi verso la scialuppa, che la sta andando a recuperare:
 << Vieni con me?>> chiese alla fanciulla,
<> Aurelia rispose con una smorfia e salì sulla scialuppa guardando per un’ultima volta l’amica che si tuffò in mare mostrando la sua coda da pesce.
 

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