Ogni Parte Di Noi

di Lita_85
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Dove Tutto Ebbe Inizio ***
Capitolo 2: *** Quando Si Spengono Le Luci ***
Capitolo 3: *** Penso Di Volerti Sposare ***
Capitolo 4: *** Assoluzione ***
Capitolo 5: *** Tra Le Sue Braccia ***
Capitolo 6: *** La Congrega Delle Streghe ***
Capitolo 7: *** Andrà Bene ***
Capitolo 8: *** La Legge Di Murphy ***
Capitolo 9: *** L'arroganza Delle Maiuscole ***
Capitolo 10: *** Nessun Grado Di Separazione ***
Capitolo 11: *** Linguaggio Universale ***
Capitolo 12: *** L'anticamera Dell'inferno ***
Capitolo 13: *** L'uomo Di Latta ***
Capitolo 14: *** Perdere Se Stessi ***
Capitolo 15: *** Cose Non Dette ***
Capitolo 16: *** Pagnotta Nel Forno ***
Capitolo 17: *** Praterie Di Notte ***
Capitolo 18: *** Nessuno Mi Può Giudicare ***
Capitolo 19: *** Un Dolore Che Porta Alla Pazzia ***
Capitolo 20: *** Corso Prematrimoniale ***
Capitolo 21: *** Se Non Puoi Batterli, Unisciti A Loro ***
Capitolo 22: *** Tabelle Di Marcia ***
Capitolo 23: *** Prendere o Lasciare ***
Capitolo 24: *** Porte Aperte E Arretrati ***
Capitolo 25: *** Perfetti Nell'Imperfezione ***
Capitolo 26: *** Luce Riflessa ***



Capitolo 1
*** Dove Tutto Ebbe Inizio ***


Fin da piccola avevo avuto l'assurda convinzione che l'amore vero arrivasse solo una volta. Era una certezza inossidabile ben piazzata dentro al mio cuore. Ad alimentare questa mia "fissa" erano stati anche i film Disney dove tutti i principi si innamoravano perdutamente della principessa di turno. Così, quando ho incontrato Edoardo, dopo aver conosciuto prima solo casi umani, pensai che fosse tutto perfetto. 

L'uomo dei miei sogni.

Niente di più sbagliato, niente di più fioravante, niente di più diverso da quello che era davvero l'amore. 

Per mesi vagai senza una meta. Come una foglia trascinata dal vento. Inerme. Mi chiesi molte volte dove avevo sbagliato. Qual'era stata la scintilla che aveva fatto scoppiare quella bomba. 

Pur non conoscendone appieno le motivazioni, continuai a cercare quell'amore senza darmi per vinta, anche se inciampavo spesso nella crudeltà delle sue parole. Non ero quella che lui voleva. Non mi sopportava.

Se mi avessero detto che avrei incontrato l'amore della mia vita  dentro ad un bar e che mi sarei concessa a lui a primo sguardo, gli avrei riso in faccia, e magari mi sarei anche incazzata per la volgarità della situazione. Ma lui fin da subito era stato una sorpresa.

Una dolce sorpresa. Quella che noti a prima vista sotto l'albero di natale per la sua carta regalo scintillante e per quel fiocco rosso fuoco. Quella che vuoi scartare prima di tutti, perché sai che dentro ci sarà qualcosa di meraviglioso. Proprio come lui.

Quel giorno l'avevo notato subito.

Avevo passato la serata ad aspettare Alessandro e bere quei cocktail dai nomi strani quando lo vidi entrare. 
Era stato come un'apparizione

Ricordo ancora il suo sorriso beffardo e quei meravigliosi occhi azzurri che mi guardavano ammaliatori. Mi ero sciolta all'istante.

Anche quando subito dopo si sedette al bancone non credetti possibile che un ragazzo come lui potesse interessarsi a me. Ma lui, con la sua sfacciataggine aveva già fatto breccia nel mio cuore. Lo sentivo dentro pur non volendo. Pur sapendo che fosse sbagliato.

Lo desideravo. 

Aiutata dall'alcol e da quella serata mancata, mi decisi a fare l'ultima cosa che avrei fatto in una situazione normale: Concedermi a Lui. 

Mi chiusi in quel bagno tremando e ridendo come una stupida appoggiata a quel lavandino di marmo. Stavo superando me stessa.

Credevo che lui non sarebbe mai venuto. 

Invece quando poi lo vidi entrare e chiudere la porta a chiave mi mancò il respiro. 

Mi mancò il respiro per tutto il tempo.

Lui era così passionale e irruento da farmi mancare la terra sotto i piedi. 

La sua foga era la mia. 

Mi lasciai proprio andare. Mi lasciai trasportare da lui e dalle sue mani sapienti. 

Fino a quando, dopo essere esplosa insieme a lui, non mi sentii nuovamente uno schifo. 

Non era colpa sua, era colpa mia. 

Mi sentii inadeguata e di aver fatto il passo più lungo della gamba. 

Quanto mi sbagliavo. Mi sbagliavo su tutto.

Lui era tutto quello che il mio cuore cercava. 

Tra noi non fu facile. Un mese fatto di tira molla. Fatto di pianti e litigi. Fatto di stupide gelosie e grandi paure. 

Tutto sembra perso… 
Fino a quel giorno di Dicembre dove tutto finalmente era cambiato. Noi eravamo cambiati. 
Noi eravamo l'amore, l'amore vero.


« Certo che abbiamo dato spettacolo poco fa'... », sussurrai avvicinandomi al suo orecchio tenendo nella mano destra un flut di rosé fresco. 

« Beh, posso assicurarti che non hanno visto ancora nulla… », rispose sorridendomi seducente stringendo i miei fianchi a sé. 

Le sue labbra si appoggiarono sullo zigomo sinistro, per poi scendere accarezzando la guancia arrivando dolcemente nuovamente sulle mie labbra. 
Lo guardai accennando un sorriso prima di lasciarmi rapire da quel bacio.  
Rimasi con il bicchiere a mezz'aria mentre con la mano libera strinsi il suo colletto tirandolo verso di me. Quei piccoli baci che avevo imparato ad amare, si presentarono sulla mia bocca facendomi tremare le gambe. Il sapore dello spumante che aveva in bocca, scivolò dentro la mia come la sua lingua facendomi impazzire all'istante. Assecondai quei baci volendone di più. 


« Eccoli, Tesoro!!! », la voce di mia madre sembrò oltrepassare la barriera del suono facendoci staccare all'istante nell'imbarazzo generale. 

La piccola dépendance dove si stava svolgendo l'aperitivo, ebbe una scossa da assestamento al passaggio dell'uragano Elena e consorte. 

Cercai di sistemare il vestito dal corpetto in un gesto maldestro, e bevendo tutto il contenuto del bicchiere lanciai uno sguardo preoccupato verso Dario. Quest'ultimo si pulì gli angoli della bocca cosparsi di Lip gloss sorridendo come sempre e, passandosi  la mano destra tra i capelli aspettò tranquillo l'arrivo dei miei genitori.

« Anita, tesoro! », esclamò mia madre stritolandomi in uno dei suoi abbracci. Era al settimo cielo, come biasimarla. « Caro, ma che piacere! Finalmente ci conosciamo! », continuò lasciandomi e prendendo Dario tra le braccia.

Rimasi basita. Basita dal comportamento di mia madre, ma soprattutto da quello di Dario. Era completamente rilassato anche se gli si era attaccata praticamente al collo facendolo spostare in avanti.

« Mamma! », gridai cercando di farla calmare. 

« Signora Velletri, il piacere è tutto mio! », rispose Dario con ancora mia madre tra le braccia.

« Andiamo caro, dammi del tu! Puoi chiamarmi Elena! », affermò mia madre dando delle piccole pacche sul torace di Dario. 

« Ok, Elena… », replicò sorridendo  lanciandomi uno sguardo divertito.

Volevo sprofondare. 

« Elena, forse è meglio che dai un po' di tregua ai ragazzi… », disse imbarazzato mio padre grattandosi la testa. 
 
« Fabrizio, ma non sto dicendo nulla! Sono solo molto contenta per loro! E poi tu non hai niente da dire? »

« Ci sei tu che stai facendo gli onori di casa… »

« Ecco, finalmente qualcuno normale! », esclamai guardando mio padre con gratitudine.

« Anche se, vorrei fare un discorsetto con il tuo ragazzo per quanto riguarda la contraccezione in virtù dei vostri trascorsi… »

« Papà?! Ma cosa dici?! », sbiancai solo al pensiero di vederli insieme a discutere della mia vita sessuale. Afferrai di fretta e furia un calice di spumante portato da una cameriera che girava per la sala, buttandolo giù senza pensarci troppo. 

Volevo sprofondare 2.0

« Signor Velletri, capisco la sua apprensione, ma non deve preoccuparsi, sono molto sensibile su questo argomento… Ora, con il vostro permesso, e senza nessun imbarazzo, mi dedicherei a quegli stuzzichini che sembrano davvero deliziosi! », così dicendo prese la mia mano sorridendomi complice e, salutando i miei con un cenno del capo ci avviamo verso quel famigerato banchetto. 

Iniziai a ridere anche io mentre sparivamo tra gli invitati. Di certo non era una conversazione da primo incontro. Poggiai il bicchiere ormai vuoto sul primo tavolo disponibile e, seguendo il passo di Dario, mi accorsi che avevamo superato anche l'ultimo tavolo con i finger food. 

« Dario? Ma dove stiamo andando? », domandai cercando il suo sguardo.

« Ho un conto in sospeso con un posto! » 

« Cosa?! Che vuoi dire?! » 

« Lo vedrai… », rispose facendomi l'occhiolino.

Sorrisi come una scema. Non sapevo bene che intenzioni avesse, ma non stava cercando la tartare di gamberi.

Camminavamo a passo veloce tra una stanza all'altra con le nostre risate e il rumore di sottofondo delle nostre scarpe che sbattevano contro il marmo bianco. 
Strinsi il mio vestito ben saldo nella mano destra facendo volteggiare il tessuto tra i divani.

Ci ritrovammo nella zona salotto dopo aver oltrepassato un paio di porte, per poi ritrovarci di fronte ad una stanza che riconobbi subito: Lo sgabuzzino.

Lui aprì la porta velocemente e con la stessa velocità mi fece entrare insieme a lui. Non era cambiato nulla. C'era ancora quel mobiletto bianco che ricordavo e quegli scaffali con tutto l'occorrente per la pulizia della casa. 

Dopo aver dato un'occhiata veloce a quel posto così famigliare i miei occhi si posarono su di lui mentre si toglieva la giacca. 

Deglutii a fatica. 

Era tremendamente bello e il suo sguardo era carico di desiderio. 

Allentò la cravatta con dei colpi decisi per poi farla scivolare a terra non distogliendo mai lo sguardo da me. Stessa cosa fece con i polsini arrotolandoli goffamente, infilando i gemelli dentro la tasca dei pantaloni. Ero come ipnotizzata.

Le sue mani strinsero il mio corsetto sollvandomi di peso, per poi sistemarmi sopra quel piccolo mobiletto bianco. Ansimai sentendo il fresco del legno attraverso quello estratto di raso che faceva parte del mio vestito. Subito dopo cercai il suo sguardo interrogativa. 

« Dario… che cosa fai? »

« Metto in pratica quello che ho detto a tuo padre… »

« Ma tu sei pazzo… », dissi strisciando le mie mani sul suo gilet guardandolo estasiata.

« No, sono solo innamorato… », mormorò lui sollevando piano la mia gonna scoprendo completamente le gambe e il mio intimo. 

Tornò strisciando su di esse accentuando i movimenti con i pollici all'interno delle cosce, per poi fermarsi davanti al pube massaggiandomi. Il cuore mi esplose in petto.

Gemetti stringendolo tra le mie braccia 

Le sue mani ben salde all'estremità dell'inguine stringevano la mia carne mentre i pollici continuavano il loro lavoro sulla mia parte più sensibile. 

Le sue labbra, che nel frattempo si erano appoggiate sul mio collo, lasciavano su di esso dei baci caldi e bagnati tra i suoi gemiti. 

Sentivo il calore del suo respiro ogni qualvolta si fermava per riprendere fiato o gemere anche lui. 

Strinsi il suo collo a me mentre lo chiamavo in supplica tra gli spasmi del mio corpo. 
Seguitai a muovermi seguendo il suo ritmo quando finalmente lui tornò sulle labbra mangiandomi. Lo afferrai per le mascelle mangiandolo a mia volta. La sua lingua, impregnata del mio profumo, iniziò una battaglia senza impari con la mia lasciandomi senza fiato. Lo desideravo più di quanto potessi pensare.

I suoi movimenti diventarono sempre più veloci e decisi mandandomi all'altro mondo.
Stavo per arrendermi sotto il suo dominio quando sentimmo una voce da dietro la porta.
  
« Scusate?! »

Dario si fermò all'istante rimanendo fermo sulle mie labbra ansimando. Feci lo stesso nella speranza di non essere scoperti. Sicuramente qualcuno aveva sentito i miei gemiti incontrollati al di là della porta.

« Da, lo so che siete lì dentro… vi ho visto entrare… e poi la urla di Anita si sentono fino a Milano… quindi fate voi… », la voce di Saverio da dietro porta ci scosse e meravigliò allo stesso tempo. 

« Cazzo… » sibilò Dario poggiando i palmi delle mani ai lati del mio viso provocando una delle mie risatine.

« Ascoltate, per quanto io ami le scopate per cena, siete costretti a finirla qui… Sono già tutti seduti ai tavoli e Mirko ha già dato di matto… quindi fate un po' voi bis! » 

Lo guardai ancora con il sorriso tra le labbra. Per quanto Saverio ci avesse rotto le uova nel paniere, non la smettevo di ridere e baciare il suo viso incavolato. 

« Lo trovi divertente? », sussurrò stringendo il labbro inferiore tra gli incisivi. I suoi occhi brillavano.

« Lo trovo sexy… » 

« Sexy? Come minimo ho bisogno di una doccia gelata! Ho il pisello dritto come il palo della luce! Come posso uscire da qui? », esclamò sottovoce guardandosi verso i gioielli di famiglia. 

« Non so proprio come aiutarti… », continuai con tono divertito ridendo per quella situazione hot. 

« Io un'idea ce l'avrei… », affermò ritornando sul mio collo prendendolo a piccoli morsi.

Iniziai a ridere a squarciagola gola stringendolo nuovamente tra le mie braccia. Lo amavo da impazzire.

« Lo sapete che siete davvero divertenti?! Uscite immediatamente da lì! Io non me ne vado fino a quando non vi decidete! Oddio, sto diventando la versione maschile della signorina Rottermeier! », esclamò Saverio facendo ridere Dario sul mio collo.

Pur essendo una situazione tragicomica non la smettevo di ridere.

Uscimmo svariati minuti dopo tra le mie risate e quelle di Dario che cercava di rivestirsi pur avendo la mercanzia visibile ad occhio nudo.

Saverio, che nel frattempo era in comunicazione con Ginevra tramite cellulare, ci accolse con uno di quei sguardi alla ciclope degli X-Men.   

Lo guardammo in cerca di comprensione mentre facevamo strada, quando anche lui si accorse del pacco regalo di Dario.

« Da, guarda che non puoi venire armato a tavola! »,

« Lo sai che sei un bastardo?! », replicò Dario spintonandolo fermandosi davanti all'entrata della sala trattenuto da me.

« Ti aspetto dentro artificiere! », lo canzonò Saverio, prima di sparire dietro la porta rubandoci ancora una volta un sorriso.

Mi voltai verso di lui e, accarezzandogli i capelli cercai di farlo rilassare.

« Se continui così non so se arriverò integro a stasera… »

« Perché hai programmi per stasera? », chiesi con finta innocenza.

« Ne ho parecchi, e tu sei presente in ognuno di essi… », affermò  accentuando la fossetta di destra.

« Signor Mancini, lei è uno sfacciato! »

« E pretenzioso… Si è cacciata davvero in un bel guaio signorina Velletri… »

« Il vero guaio è che non posso più farne a meno… », risposi sussurrando con la sua stessa enfasi. Rimase di stucco.

Intrecciai le mie dita tra le sue e, avviandomi verso l'ingresso della sala, lo incoraggiai a fare lo stesso con un sorriso civettuolo. Lui, ebbe un attimo di esitazione dettata da quella mia affermazione e dal mio comportamento. Era piacevolmente colpito.

Scosse la testa divertito e, con quel sorriso malizioso che non lo aveva abbandonato, mi raggiunse senza dire nulla. 

Avevamo tutta la notte per cacciarci nei guai.
In milioni di guai. 
E io non vedevo l'ora. 



Note: Buongiorno carissimi/e! Ed eccoci qui in questo tanto atteso sequel! ❤️ Il capitolo inizia con i pensieri di Anita che ripercorre, tramite i ricordi, quello che è successo al Rencontre per poi ripartire dal matrimonio di Mirko e Claudia. Veniamo a conoscenza dei suoi sentimenti prima e dopo essersi innamorata di lui, e quello che è successo dopo il rito civile. Dario aveva un conto in sospeso con un posticino che tutti ricordate… 🤣❤️ Ma, la serata non è finita qui! Anita ci mostrerà cosa ha organizzato per lei Dario quella sera… e non si tratta solo dello sgabuzzino! ❤️🤣 E cosa ne dite della famiglia di Anita? Ne vedremo delle belle! 🤣❤️ Grazie sempre a chi mi segue❤️ Vi adoro! ❤️ Alla prossima ❤️
 

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Capitolo 2
*** Quando Si Spengono Le Luci ***


Appena entrati in sala tutti si fermarono e zittirono all'istante. Anche nonna Linda, che stava dispensando consigli sul giardinaggio non richiesti, si ammutolì alla vista del suo caro nipote Flavio, che salutò prontamente con gioia. 
Risi interrogativa guardando Dario che, alzando le spalle, rise non sapendo cosa dire. Quel silenzio imbarazzante, spezzato dalla voce della cara nonnina, venne alimentato da Saverio che si alzò subito in piedi con un tifo da stadio trascinando tutti gli altri. Tornammo a ridere imbarazzati abbozzando un inchino verso tutti i presenti, ma soprattutto verso gli sposi che ci guardarono neri di rabbia.

Volevo sprofondare 3.0

Ci sedemmo di corsa negli unici posti liberi vicino a Saverio e Ginevra cercando di sembrare meno impacciati possibile. Afferrammo il menù senza dire una parola ma, continuando a ridere come due bambini beccati con la Nutella tra le mani. 

Ero davvero felice e incredula. 

« I paccheri all'astice saranno buonissimi! », dissi entusiasta tenendo il menù con la mano destra mentre lui teneva l'altra estremità con la sinistra. 

«Lo saranno sicuramente… », rispose lui guardandomi leccandosi il labbro inferiore per poi stringerlo tra i denti. 

« Stiamo ancora parlando dei paccheri giusto?... », chiesi sorridendo imbarazzata.

« Al momento non sono molto interessato ai paccheri… », rispose avvicinandosi al mio orecchio facendomi avvampare.

Le sue labbra si posarono dietro il mio orecchio sinistro facendomi trattenere il respiro. Lo chiamai sibilando cercando di riportarlo all'ordine quando sentii una voce di Ginevra che era seduta vicino a me.

« Vedo che vi ha fatto bene lo sgabuzzino… », dichiarò ridendo prendendo in mano il bicchiere mezzo pieno di vino bianco.

Mi drizzai subito sulla sedia spingendolo delicatamente al suo posto. La situazione ci stava sfuggendo dalle mani. E più ci sfuggiva e più volevo che accadesse.

« Hey Dottore, potresti tenerlo sotto chiave per le prossime tre ore? Pensi di riuscirci? », chiese Saverio stranamente indispettito.

Dario rise di gusto alle domande di Saverio per poi rispondere.

« Sa, vedo che ti sei immedesimato bene nel ruolo di mister Rottermeier! Complimenti! » 

« Dici che sono grave?! »

« Gravissimo direi! » 

« Cazzo… cosa consiglia Dottore? »

« Cinque vodka con Martini e una scopata! »

« Una scopata?! » 

« Per iniziare… », puntualizzò Dario avvicinando le sue labbra al bicchiere di vino camuffando il suo sorriso.

« Mi sembra giusto! », asserì Saverio avvicinando il suo bicchiere a quello di Dario brindando a quella sorta di ricetta medica.

Negai con il capo cercando di nascondere la risatina alla Velletri che stava per venire fuori. Le loro battutine, che prima non tolleravo, diventarono divertenti. Adesso tolleravo di più Saverio anche se non del tutto.

Le seconde portate erano già state servite tra una risata e l'altra, tra i siparietti di Dario e Saverio a discapito degli sposi. Quest'ultimi, adesso più rilassati, si concedevano momenti romantici tra di loro, mentre alcuni commensali degli altri tavoli si erano alzati per fumare o parlare tra di loro quando all'improvviso la band, pur di accaparrarsi qualche coppietta che voleva sgranchirsi le gambe, mise su una serie di canzoni per invogliare gli invitati. Marvin Gaye - Charlie Puth cominciò ad echeggiare per tutta la sala attirando in pista non poca gente. 

Rimasi a guardare tutti seduta al tavolo dove Dario e gli altri mi avevano lasciata per andare a fumare. 
Appoggiata sul pugnetto creato dalle mie mani, facevo ondeggiare il capo seguendo le note della canzone quando lo vidi tornare.
Parlava animatamente con Saverio tenendo le mani in tasca, mentre quest'ultimo teneva per mano Ginevra. Erano davvero carini insieme, e lui era meraviglioso. Quel vestito gli stava d'incanto.

All'improvviso la coppietta felice si fermò al centro della pista per ballare, mentre gli occhi di Dario finalmente si posarono su di me facendomi fermare di colpo. Ebbi la salivazione azzerata mentre si muoveva ancheggiando verso di me. Avevo già capito le sue intenzioni.

Cominciai a ridere come una stupida mentre lui si avvicinava a me con gli occhi che gli brillavano. 

« Signorina Velletri, mi permette questo ballo? »

« Con vero piacere Signor Mancini… », risposi alzandomi e porgendogli la mano.

Le sue dita si intrecciarono subito con le mie facendomi volteggiare in una piroetta prima di riprendermi tra le sue braccia. Caddi letteralmente tra le sue braccia trapassata dal suo sguardo. I suoi occhi meravigliosi risplendevano al contatto con i miei e le sue labbra si incurvarono all'insù facendomi sciogliere ancora una volta. 
La sua mano destra avvicinò il mio corpo al suo in un gesto improvviso facendomi sussultare. Il suo profumo come in una folata di vento inondò le mie narici facendomi deglutire a fatica.

« Ti ho spaventata?... », chiese guardandomi tra il preoccupato e il divertito. 

« No…no  è che ancora devo abituarmi a tutto questo… »

« Anch'io… », affermò sorridendo felice stringendomi di più a sé.

Sorrisi a mia volta appoggiando il mio viso sulla sua spalla. Mi sembrava tutto un sogno.
Era come se fossimo solo noi due in quella sala. Solo io e lui.

Completamente soggiogata da tutta quella situazione paradisiaca, persi la cognizione del tempo e dello spazio non accorgendomi che quasi tutti gli invitati erano usciti fuori per il gran finale. Mi guardai intorno spaesata vedendo solo alcune coppiette in pista compresi gli sposi.

« Vieni con me, devo mostrarti una cosa… », disse sussurrandolo al mio orecchio prima di lasciare un bacio sulla mia spalla nuda.

Alzai il capo estasiata ma con una domanda silenziosa che lui afferrò immediatamente.

« Non ti preoccupare, gli sposi non baderanno più a noi… hanno già il loro bel da fare… »,

Annuì arrossendo guardando verso gli sposi che ballavano avvinghiati senza badare a tutto il resto del mondo.

Lo seguii ancora una volta senza indugio. Senza pormi nessuna domanda. Lui era la risposta a tutti i miei quesiti.

Attraversammo nuovamente la hall con passo veloce ritrovandoci davanti alle scale, quelle scale. Lui sembrò contemplarla per qualche secondo per poi stringere più forte la mia mano destra. 

« Ricordi quella sera? »

« Come potrei dimenticarla? Ti sono volata praticamente tra le braccia! », risposi divertita avvicinandomi a lui.

« E che altro? »

« Ricordo che ci siamo guardati e tu, e tu sembrava quasi volessi baciarmi… », risposi con il cuore in gola.

« Sembrava? », chiese facendomi avvicinare a lui sorridendo.

« Insomma, è quello che ho potuto notare prima che arrivasse Saverio… », affermai sorridendo stringendo tra le dita il colletto della sua giacca. 

« Beh, vedo che non le sfugge niente signorina Velletri… in realtà è vero… volevo baciarti… baciarti fino a perdere il fiato… e sai perché? », la sua presa si accentuò stringendomi al suo corpo continuando a sorridere.

« Perché ero un bel bocconcino? », domandai sorridendo cercando di mantenere un botta e risposta goliardico.

« Perché ti amavo già… », disse nella più totale serietà spiazzandomi. Rimasi ad osservarlo senza riprendere fiato. Quel fiato che avevo perso durante l'ascolto di quelle parole. 

La sua mano destra scivolo sulla mia guancia destra, per poi infilarsi tra i miei capelli. Il pollice che era rimasto sulla guancia fregava su di essa facendomi chiudere gli occhi all'istante. Volevo quel bacio. Volevo che lui mi baciasse lì dove voleva farlo. Sentii le sue labbra sulle mie chiudendosi in un bacio passionale. Si infrangeva su di me come le onde del mare. 
Insaziabile. Irrefrenabile. Indecifrabile.
Sentii le gambe cedere. 

« Dario… », sibilai staccandomi da lui cercando di riprendere fiato.

« Angelo… »

« Se mi avessi baciata così quella sera credo che non sarei sopravvissuta… » 

« È colpa tua, mi fai uno strano effetto… »

« Posso dire la stessa cosa… »

« Bene, perché il tour di Dario non è finito qui… », si premurò a dire prima di prendermi nuovamente per la mano destra.

« Adoro i tuoi tour… », dissi sorridendo prendendo con la mano destra la gonna per agevolare la salita verso la scala.

Ci ritrovammo al secondo piano tra i silenzi e le risate trattenute. Quel corridoio che conoscevo bene portava solo da una parte. La sua stanza di all'ora .
Estrasse dalla tasca la chiave, e girandola nella toppa, mi ordinò di chiudere gli occhi. 
Con il cuore in gola e la pelle d'oca feci quando detto da lui. Mi affidai a lui portando le mani verso le sue, in un turbinio di emozioni. Sentivo solo il rumore dei miei tacchi e del mio respiro accellerato.


Il tonfo della porta dietro di me rimbombò nelle mie orecchie facendomi perdere il senso dell'orientamento. 

« Adesso puoi aprirli… », disse lui rimanendo dietro di me.

Alzai le palpebre ritrovandomi come in un sogno. Il letto, dalle lenzuola candide, era tempestato da petali di rose rosse come il pavimento. Piccole candele profumate erano sparpagliate per tutta la stanza illuminando tutto come in un favola. La finestra aperta, dalla quale entrava la luce della luna, rendeva tutto magico come lo era stato la prima volta. Rimasi ferma ad osservare tutto senza proferire parola. Avevo paura che non fosse vero, che fosse solo un meraviglioso sogno.

« La prima volta che abbiamo fatto l'amore è stato al Rencontre… ma ti dico la verità, non vado fiero di quella sera… »

« Dario io non rinnego nulla… », dissi senza voltarmi intrecciando le mani nervosamente.

« Lo so, neanche io rinnego nulla… ma, avrei potuto gestire la cosa diversamente… »

« Non hai fatto nulla che io non volessi… perché io lo volevo quanto te… »

« So anche questo, ma di solito la prima volta deve essere speciale… e quella non è stata sicuramente "speciale" anche se nessuno dei due si è mai lamentato… », affermò ridendo.

« No, infatti… », affermai trattenendo una risata tra le lacrime che volevano scendere giù. 

« Adesso voglio rimediare, voglio che la nostra prima volta da fidanzati sia diversa… voglio che sia magica... », sussurrò con la voce tremula mentre le sue labbra si posavano sulla mia spalla destra baciandola. Il calore scaturito dalle sue labbra mi fece drizzare la schiena e ansimare.

« Dario… » 

« Ho preparato tutto questo dopo esserci visti davanti alla finestra con Alessandro… ho annuito solo perché non era il momento giusto… scusami se ti sono sembrato menefreghista…», sibilò tirando giù la cerniera che faceva parte del mio vestito, facendolo scivolare sul mio corpo rimanendo in intimo e autoreggenti.

« Ormai non ha importanza… », ribattei con un filo di voce, deglutendo quella saliva inesistente. Strinsi la mano attorno al collo cercando di non morire all'istante.

 Tremavo. Tremavo dalla felicità.

Sentii il fruscìo dei suoi indumenti mentre li toglieva uno ad uno dietro di me e li gettava alla nostra destra. Stavo morendo. Morivo ad ogni suo movimento.

 « Voglio farti felice Anita… è tutto ciò che desidero…  », sussurrò al mio orecchio sinistro per poi accarezzarlo con le labbra mentre slacciava il mio reggiseno a balconcino nero. 

Tremai ancora una volta chiudendo gli occhi. Ero in estasi.

Mi girai verso di lui trovando il suo sguardo dolce ma acceso dalla passione. I suoi occhi brillavano a contatto con scintillio delle candele. Era bellissimo, un angelo.

« E io voglio amarti come se fosse la prima volta…  », mormorai stringendo le sue guance tra le mie mani prima di lanciarmi sulle sue labbra.

Lui ricambiò subito con urgenza e trasporto afferrandomi la nuca e il sedere trascinandomi verso il letto dietro di me. 

Quel bacio infuocato, ci accompagnò fino ai piedi del letto facendoci cadere su di esso tra i petali che si alzarono in volo. Sembrò andare dritto a rallentatore.

I nostri occhi si incontrarono nuovamente al chiarore delle candele che muovevano le ombre attorno a noi. Accarezzai il suo viso per poi pettinare i suoi morbidi capelli accennando un sorriso. 

Lui sorrise accentuando la fossetta di destra, e guardandomi come se volesse mangiarmi, tornò sulle mie labbra lasciandoci tanti piccoli baci, per poi spostarsi lungo il mio mento prendendolo a piccoli morsi. 

Ansimai mentre le sue mani sapienti viaggiano lungo il mio corpo provocandomi dei fremiti incontrollati. Mi stringo forte a lui cingendogli il collo chiamandolo dolcemente, il calore del.suo corpo è così bello che mi lasciai sfuggire dei gridolini di piacere. 

Sentii la sua passione, le vibrazioni del suo corpo, il battito accelerato del suo cuore sul mio. Sembrò esplodere.

Lui sollevò il capo guardandomi di nuovo negli occhi, e con un gesto veloce infila il profilattico che si trovava sul letto. 

Non appena si appoggiò nuovamente sul mio corpo lo sentii entrare dentro di me lento. I suoi movimenti erano lenti e delicati come se avesse avuto paura di farmi male. Si avvicinò a me con i gomiti all'estremità del mio viso guardandomi mentre si muoveva dentro di me. La sua espressione era un mix di emozioni che percepii immediatamente sulla mia pelle. Avrei voluto piangere all'istante quando vidi i suoi occhi riempirsi di lacrime sussurrando il mio nome. 

« Amore mio… », sussurrai stringendolo a me forte con il cuore che mi scoppiava in petto.

« Anita, io ti amo, ti amo, ti amo… », ripeteva come in una preghiera stringendomi a sé, mentre i nostri uniti si stavano avviando verso quel piacere che andava oltre quello carnale.
 Era amore, solo amore. Niente di contorto, niente di blasfemo, niente di sbagliato. 

Solo amore.

Quell'amore negato, ripudiato, odiato, ostacolato.
Adesso quell'amore  poteva sbocciare senza più ostacoli.

Avevamo combattuto tante battaglie e, molte le avevamo perse in primis con noi stessi. Eravamo vittime di noi stessi. 

In quel momento più che mai capii che bastavamo noi.

Capii che ogni parte di me era anche una parte di lui e di conseguenza ogni parte di noi.


Amavo ogni parte di noi.





Note: Capitolo Due. Buonasera cari, ed eccoci in questo nuovo appuntamento. Devo dirvi che sto ancora tremando. Questo capitolo ha fatto uscire tutto quello che è Dario: Fragile, testardo ma innamorato. Innamorato pazzo per la sua Anita. Ho sempre pensato che Dario ci avrebbe stupiti con questa sorpresa ad Anita, ma non sapevo che avesse tutto questo dentro. Mi sono emozionata!  Che ci devo dire! E spero che vi siete emozionati a che voi ♥ ️ Dal prossimo capitolo entriamo finalmente nel sequel. Ci sarà un salto temporale e vedremo cosa è successo nel frattempo a tutta la nostra combriccola di trentenni ( che io ormai amo alla follia! ) ♥️ Grazie come sempre a tutti quelli che mi seguono♥️ Vi adoro! Alla prossima! ♥️


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Capitolo 3
*** Penso Di Volerti Sposare ***


Quando qualcuno entra nella tua vita lo può fare solo in due modi: In punta di piedi o nel caos più totale. Lui era arrivato così: un uragano, il mio caos. Aveva spazzato tutto quello che c'era stato prima e lo aveva trasformato con il suo essere, con la sua anima portandomi nel suo mondo. Fin da subito aveva mostrato tutto di lui senza sforzarsi di fare il contrario. Senza sforzarsi di essere quello che non era: Il dolce testardo pretenzioso che avevo conosciuto al Rencontre. Mai nella mia vita avrei pensato di innamorarmi di nuovo, mai avrei pensato di trovare quell'amore che ti brucia dentro e che ti lascia senza fiato. Quell'amore che ti dà tutto senza mezzi termini. Lui era l'amore di cui avevo bisogno, lui era tutto quello di cui avevo bisogno.

Tutto di lui era perfetto nella sua imperfezione. Tutto era perfetto, anche troppo...

« Sei pronto? »

« Credo di sì… »

« Guarda che non si torna indietro… »

« Lo so… », rispose stringendo le braccia al petto perplesso. Quasi spaventato.

« Allora vado? »

« Vai... »

Posizionai il mio spazzolino da denti dentro il bicchiere del suo bagno aspettando con trepida attesa la sua reazione. I suoi occhi azzurri si spalancarono immediatamente, mentre le sue mani si posizionarono sul suo torace all'altezza del cuore facendo pressione. Sembrava quasi stesse per avere un infarto. Poi, riprendendo fiato, disse: 

« Certo che non è una bella sensazione, aveva ragione mister spazzolino!! »

« Ma tu sei scemo! », esclamai arrabbiandomi falsamente cercando di uscire dalla stanza. Venni fermata immediatamente da lui e dalla sua presa decisa.

« Dove credi di andare? », chiese stringendo i miei fianchi a sé intrappolandomi nella sua morsa « Ormai non si torna indietro, dovevi pensarci prima di accettare di convivere con me... », affermò guardandomi con aria maliziosa stringendo i denti tra le labbra. 

« È una minaccia? », chiesi con falso stupore ricambiando quello sguardo seduttore. 

« Bella e buona signorina Velletri... », dichiarò con gli occhi che gli brillavano. Era felice.


Si avvicinò alle mie labbra stringendo la nuca con la mano destra. La sua lingua si insinuò nella mia bocca prendendo velocemente il possesso assoluto. Ricambiai voracemente, mentre camminando al contrario, ci dirigevamo sempre più verso la camera da letto che si trovava al di là della porta.

I nostri corpi si muovevano strisciando sotto le lenzuola creando un fruscio spodestato solo dai nostri gemiti incontrollati e dalla passione con cui ci amavamo. Eravamo felici, felici e innamorati.

Da quel giorno era passato quasi un anno. 

Un anno da quella proposta di convivenza arrivata senza preavviso durante il nostro primo San Valentino. Un anno di amore e passione incontrollati. Un anno di noi.

« Ani, sei pronta? », chiese Dario entrando in camera recuperando sul letto la giacca blu che componeva il suo outfit della serata: Camicia bianca aperta sul colletto, jeans scuri e scarpe camoscio dello stesso colore della giacca. 

« Quasi… », risposi pettinando i capelli maldestramente cercando di non sembrare una pazza scatenata. Mi avvicinai a lui camminando al contrario mostrandogli la zip ancora aperta del mio tubino nero con maniche a palloncino trasparenti. « Potresti?», domandai sorridendogli portando i miei capelli da un lato per agevolare l'operazione.

« Mi piace di più quando la faccio scendere giù questa zip… », sibilò sul mio orecchio guardandomi attraverso lo specchio che avevamo di fronte.

« Signor Mancini, la sua sfacciataggine non conosce confini… però le devo ricordare che è stato lei ad insistere per questa serata canora… io avrei preferito rimanere a casa… »

« Io e le mie idee del cazzo… », continuò lui tempestando il mio collo scoperto stringendomi a sé. 

Appoggiai la mia guancia su di lui strisciando la mia mano destra sui suoi capelli. Chiusi gli occhi facendomi trasportare, mio malgrado, da quei baci che mi facevano sciogliere come neve al sole. Le sue mani si muovevano delicatamente lungo la mia vita per poi fermarsi sul mio seno afferrandolo dolcemente. 

« Dario… », soffiai tra gli spasmi del mio corpo che si stava abbandonando al suo tocco. 

« Anita… conviene che usciamo da qui… altrimenti sarei capace di fare di tutto… »

« Io non mi sto lamentando… anzi potremo anche… », dissi completamente presa dal momento accarezzandogli la patta dei pantaloni. Non mi interessava più nulla. Lo volevo e basta.

« Angelo, è meglio andare… », rispose lui scostandosi da me come se avesse preso la scossa e, avvicinandosi allo specchio controllò la situazione dei paesi bassi infilando la camicia dentro i pantaloni. 

Non era certo da lui lasciarmi così dopo aver iniziato qualcosa. Lui era conosciuto per queste sue performance improvvise e nei posti più strani, ma soprattutto, non si fermava di fronte a niente. Era addirittura diventato famoso in famiglia grazie ad una delle nostre sveltine in bagno a casa di zia Orietta durante la cena di Natale. 

Lo guardai stranita attraverso lo specchio, quasi arrabbiata. Sentivo come se mi nascondesse qualcosa.

Lui, molto tranquillamente, continuò a sistemarsi la camicia davanti allo specchio fino a quando non si accorse che il mio sguardo non lo mollava un attimo.

« Ani, c'è qualche problema? », chiese lui con finta indifferenza guardandomi attraverso lo specchio. Si vedeva che stava trattenendo un sorriso, e quel suo comportamento mi indisponeva parecchio.

« Oh, no, nessun problema! Mi hai solo rifiutata! »

« Cosa?! Io non ti ho rifiutata! »

« Beh, è quello che hai fatto! », replicai avvicinandomi alla mia borsa che si trovava sul letto cercandoci dentro il nulla.

« Amore, io non ti ho rifiutata! E che dobbiamo uscire… non voglio fare tardi… », disse avvicinadomi a me guardando anche lui dentro la borsetta cercando di capire cosa stessi cercando.

« Tu non vuoi fare tardi?! Tu, Dario Mancini, colui che è arrivato in super ritardo ad una premiazione importante con il primario di ortopedia perché doveva prima scopare in una delle aule dell'università per togliersi lo sfizio, adesso non vuole fare tardi?!?! Non ti è mai interessato un cavolo di fare tardi! Almeno, non in queste circostanze! »

« Mamma mia, che scopata pazzesca che è stata quella! », affermò con occhi sognanti infilando le mani in tasca. Lo odiavo quando faceva così.

« Vuoi smetterla di fare l'idiota! », gridai spingendolo e dirigendomi verso il cappotto infilandolo di corsa.

Lui mi venne subito dietro prendendomi per le braccia continuando a sorridere come uno stupido.

« Che cazzo ridi?! Non c'è nulla da ridere! », sbottai fulminandolo con lo sguardo.

« Mi piace quando fai così… », affermò lui cercando di cingermi i fianchi trovando la mia disapprovazione.
 
« Ah sì? Se ti piacessi così tanto a quest'ora staremmo tutti e due su quel letto e non a discutere! Cos'è, hai un'altra?! », gridai di getto senza pensarci. Non che avessi davvero dubbi su di lui, ma si era comportato stranamente per tutta la settimana e, quella sua uscita di scena aveva mandato i miei neuroni a farsi friggere.

« Cosa?! Adesso stiamo rasentando il ridicolo Anita… non credi? », chiese Dario ridendo nervosamente.

« Quindi sono un'idiota?! »

« No, non lo sei! Non ho mai detto questo!! », continuò ridendo prendendomi nuovamente per le braccia cercando di calmarmi.« Ascoltami, tu sei l'unica per me… E poi abbiamo tutta la notte per recuperare… »

« Si dia il caso che adesso sono io a non aver più voglia signor Mancini! », affermai infilando il cappotto uscendo di corsa dalla stanza. 

La mia corsa senza sosta continuò per tutta casa, proseguendo per il corridoio fuori nel pianerottolo e finendo dentro l'ascensore. Arrivai davanti alla sua macchina, e ancora fuori di me, lo aspettai lì picchiettando i tacchi sull'asfalto incrociando le braccia sul seno. La gelosia di solito non era un sentimento che mi apparteneva. Anzi, per dirla tutta, era Dario il super geloso della situazione, e ogni momento era quello giusto per palesare questo suo "piccolo" difettuccio.

Lo vidi arrivare subito dopo con la sua solita nonchalance e con la sigaretta in bocca. Era terribilmente affascinante, e lui sapeva di esserlo. Si fermò di fronte alla portiera del posto guidatore e togliendosi il cappotto blu per poggiarlo nei sedili anteriori, mi guardò negli occhi mozzandomi il fiato. 

Mi guardava con quegli occhi azzurri che brillavano a contatto con la luce riflessa dei lamponi facendomi avvampare all'istante. Voleva farmi cedere, ma io non avrei ceduto, almeno ci avrei provato.

« Hai intenzione di entrare o vuoi rimanere lì impalata ad osservare il tuo ragazzo sexy? », commentò ridendo accortosi della mia catalessi.

« Io non ti stavo guardando idiota! », risposi ancora arrabbiata sbattendo la portiera dopo essermi sistemata al posto passeggero.

Lui entrò in macchina velocemente e, con la stessa velocità, mise in moto l'auto lanciandomi di tanto in tanto, sguardi divertiti provocando in me un mix di emozioni. 

Da una parte ero arrabbiata con lui, dall'altra volevo fare pace con lui. Volevo fare pace con lui, volevo fare pace con lui a ripetizione.

C'era solo un piccolo problema: ero una testarda cronica. Quando mi impuntavo, era la fine. 

Arrivati di fronte al locale, dopo un silenzio tombale dettato dal mio orgoglio, entrammo nel locale come due perfetti estranei. Sicuramente stavo esagerando, anzi, mi stavo comportando proprio come una bambina, ma ormai era diventata una questione di principio. 

Ci avvicinammo al tavolinetto nero con sedili in pelle che ormai era diventato il nostro ritrovo durante le serate canore trovandoci seduti Saverio e Ginevra che ci davano giù di lingua. Li guardammo sorridendo. Loro amavano dare spettacolo, e lo facevano ogni volta che ne avevano l'opportunità.

Dopo un primo momento di smarrimento, mi decisi a palesare la nostra presenza con un colpetto di tosse che fu sentito all'installante dalla nostra focosa coppia. Loro per tutta risposta, e senza il benché minimo segno di vergogna, si voltarono verso di noi con le labbra consumate dai baci. Chissà da quanto tempo stavano lì a limonare.

« Eccovi finalmente! Ma che cazzo avete fatto? », disse Saverio abbracciando Ginevra che sembrava ancora in coma dopo quel bacio senza ossigeno.

« Saremo venuti anche in orario, se Anita non avrebbe insisto per fare sesso… », affermò Dario ridendo poggiando il cappotto sul divanetto facendomi avampare.

« Cosa?! Non è vero!! », gridai paonazza cercando di nascondere quella verità scomoda. Ero sempre stata restia a parlare della mia vita sessuale con gli altri, soprattutto se c'era Saverio di mezzo, finiva sempre male.

« Però non mi sembrate affatto rilassati… quindi deduco che non avete scopato… », continuò Saverio appoggiandosi con i gomiti sul tavolo come se fosse in una riunione tra avvocati.

« No! Perché il signorino qua presente si è rifiutato! », sbraitai senza volerlo lasciando la coppia focosa a bocca aperta. 

Non appena mi accorsi della mega figuraccia che avevo appena fatto mi sedetti vicino a Ginevra guardandomi i piedi. Volevo sprofondare. 

« Da, così mi deludi però! Le basi! Le basi cazzo! Una scopata non si rifiuta mai! Neanche se sta arrivando la regina Elisabetta in persona! », continuò Saverio alzandosi in piedi.

« Sa, eravamo già in ritardo… », rispose Dario torvo. Era come se quella discussione aveva iniziato ad infastidirlo. E non era da lui.

« Okey, qui il clima mi sembra un po' ostile… Dottore che ne dici se andiamo a prendere qualcosa da bere alla tua fidanzata? Magari nel frattempo la signorina Velletri spegne un po' i bollenti spiriti… », enfatizzò talmente tanto le ultime parole da farmi riaccendere come un albero di natale.

Non appena furono fuori dal nostro campo visivo, tolsi il cappotto in preda al nervoso più totale. Perché si comportava così? 

« Ani, tutto bene? », chiese Ginevra spostandomi una ciocca di capelli verso l'orecchio.

« Ginny, c'è qualcosa che non va… è da un paio di settimane che lo vedo diverso, assente… Ho paura che abbia qualcun'altra… »,

« Dario? Un'altra? Ma cosa dici Anita? Lui ti ama… »

« Sarà, ma non si era mai rifiutato… »

« Magari ha qualche pensiero a lavoro? »

« No, no, ho chiesto a Mirko e mi ha detto che a lavoro va tutto bene… »

« Oppure è solo stressato… »

« Oppure si è stufato di me… », affermai riempiendo gli occhi di lacrime.

« No tesoro! Non dirlo è anche per scherzo! Ti ama tanto, lo so per certo! »

« Davvero? », domandai tirando con il naso cercando di non crollare.

« Davvero… », replicò Ginevra prima di asciugare una lacrima che era scesa sul mio viso. Magari era davvero stressato.

« Signore e signori, benvenuti al Singer Star! Stasera apriamo le danze con una nostra vecchia conoscenza, un nostro caro cliente che ha qualcosa da dire alla sua ragazza! », 

Rimasi di pietra. Il cuore si fermò all'istante come tutte le funzioni del mio corpo. Guardai verso il palco da dove spuntò Dario afferrando il microfono. 

« Oddio… », esclamai arpionando la mano di Ginevra in una morsa. 

La canzone di Bruno Mars - Marry You iniziò con la voce di Dario che la seguiva. 


It′s a beautiful night, we're looking for something dumb to do.
Hey baby, I think I wanna marry you
È una bella notte
Stiamo cercando qualcosa di pazzo da fare.
Hey, tesoro,
penso di volerti sposare


Is it the look in your eyes or is it this dancing juice?
È lo sguardo nei tuoi occhi o è questo ballare a caso?

Who cares, baby, I think I wanna marry you
Cosa importa, piccola, penso di volerti sposare.

Iniziai a tremare. 
Tremavo nuovamente di felicità.
Quella felicità che ormai era diventata di casa, la nostra casa. 
Trattenni il fiato non so per quanto tempo. Mentre lui si esibiva su quel palco per me.

Sibillai parecchie volte il nome di Ginevra mentre le stritolavo la mano. 

Stava succedendo davvero. 

Per tutto il tempo della sua performance non feci altro che osservarlo. Osservare le sue movenze, il suo sorriso, i suoi occhi che parlavano più di ogni cosa. 
Mi sentii morire dalla felicità.

Appena terminò la sua esibizione, si lanciò dal palco sotto le urla di Saverio, e con passo deciso arrivò al mio cospetto con quel suo sorriso meraviglioso inginocchiandosi avanti a me.


« Anita, angelo mio, so che non ti aspettavi tutto questo, e devo dirti la verità, neanche io mi aspettavo di impazzire così, non mi aspettavo di volere determinate cose. In questo anno sono cambiato, e sono cambiate tante cose. E questo meraviglioso cambiamento che ho iniziato con te... voglio finirlo con te. Tu, hai stravolto i miei piani da donnaiolo menefreghista e li hai trasformati in piani d'amore. Ogni cosa con te è diversa, ogni cosa con te ha quel sapore dolce che non avevo mai assaporato, ogni cosa con te è amore. So bene di non essere all'altezza e, di non meritarmi tutto questo, ma se tu lo vuoi, vorrei costruire una famiglia con te, vorrei che tu fossi la madre dei miei figli. 
E guardami, lo sto dicendo senza tremare… », disse mostrandomi la mano in evidente stato di agitazione provocando le nostre risate e quelle degli ospiti che piano piano ci avevano accerchiati. Erano tutti lì per noi. « Anita Beatrice Velletri, vuoi sposarmi?», chiese con voce tremante mentre metteva in mostra una scatolina di velluto rossa con dentro l'anello con diamante più bello che io abbia mai visto.

« Mille volte sì Dario Mancini! », affermai alzandomi in piedi e buttandogli le braccia al collo continuai « Mille volte sì Amore mio… », lo guardai negli occhi intensamente prima di accarezzare la sua mandibola sbarbata e le sue labbra con il pollice. 

Lui sorrise mettendo in evidenza la fossetta di destra prima di appropriarsi delle mie labbra che non aspettavano altro.

Lo baciai non curandomi di nessuno. Lo baciai come a voler suggellare quel momento e imprimerlo per sempre nel mio cuore. Lo baciai con tutto l'amore che avevo dentro, quell'amore che correva lungo la mia spina dorsale, che inebriava i miei sensi, che sostava sulla mia pelle tramite i suoi baci. 

Lo baciai ancora e ancora, cominciando già dentro di me quel countdown silenzioso che mi avrebbe portata all'altare dove ci sarebbe stato lui ad aspettarmi. 




Note: Buongiorno a tutti! Ed eccoci qui in un nuovo capitolo! Scusate l'attesa, ma il tempo non basta mai! E in questi giorni di tempo ne ho avuto ben poco! Poi mettiamoci un po' di ansia da prestazione, e il gioco è fatto! Sì, questo capitolo ha messo a dura prova la mia psiche 🤣🤣🤣 Ma non perché non sapessi cosa scrivere, ma perché ho paura di non saper descrivere tutto a dovere! 😅 Spero il capitolo vi sia piaciuto e che rispecchi quello che vi aspettavate da Dario. Il prossimo capitolo si aprirà dove lo abbiamo lasciato, ma questa volta, e dopo tre capitoli di assenza, leggeremo i pensieri di Dario. ♥️ Grazie sempre a chi mi segue! ♥️ E alla prossima ❤️
 

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Capitolo 4
*** Assoluzione ***


Oggi è il giorno in cui la mia vita comincia. 

Non è una frase fatta, non è il capitolo di un libro, non è il surrogato di quel qualcosa a cui ambivo da quando l'avevo conosciuta. 

Inizia davvero.
 
Per tutta la vita ero sempre stato solo io.
Per tutta la vita avevo cercato di barricarmi e esiliarmi in quella fortezza chiamata indifferenza pur di non perdere il controllo. 
Indifferenza verso il mondo, verso i  sentimenti che la compongono, verso quell'amore mai provato, ma che avevo visto mille volte riflesso nello sguardo di chi ama. Di chi sa cosa si prova e lo custodisce gelosamente come una reliquia con tutte le sue forze. 
È così.
Lo tengono stretto gli innamorati, così stretto, che si possono vedere le dita delle mani quasi bianche dallo sforzo.
È una paura che attanaglia tutti, lo so per certo. Adesso anche io ero uno di quei guarnieri che si battevano per quel amore e per la loro donna.  

Sì, Lei era la mia donna, e io il suo uomo.

Oggi divento un uomo, oggi divento quello che lei merita, divento quello che l'amore ha forgiato per tutti questi mesi: il suo promesso sposo.

Con lei non avrei più avuto bisogno di difendermi, di mentire, di mascherare quello che ero per paura di perdere quel controllo. 
Di perdere quella poca stabilità che mi ero creato in tutti quegli anni di esilio forzato.

Lei mi aveva liberato. 

Era stata la mia salvezza. 
La grazia divina.
Il mio Angelo.

E adesso che le mie mani erano totalmente immerse nei suoi capelli e, la mia bocca assaporava la sua, avrei voluto che il tempo si fermasse. Fermare quegli istanti di felicità per essere impressi per sempre dentro al nostro cuore. Dio, sarei rimasto lì a baciarla tutta la notte, tutta la vita. 


« Dario! Le hai fatto la gastroscopia! », gridò a squarciagola Saverio posizionando le mani a mo 'di megafono. Ricordando e ricordandoci di non essere soli.

Ci staccammo sputando una risata, ma rimanendo comunque abbracciati. Era bellissima.

« Amore, forse è meglio fermarci qui… », bisbigliò lei guardandomi negli occhi. Lei e la sua voce suadente… un sogno. 

« Amore?! Non eri arrabbiata con me? », domandai con un pizzico di ironia rimanendo sul suo campo visivo. 

« Diciamo che "qualcuno" si è meritato l'assoluzione… », il sorriso che ne seguì fu uno dei più belli, uno di quelli che non dimentichi facilmente.

« Bene suor Beatrice, perché stanotte ho tanti peccati da confessare… », risposi poggiando la mia fronte sulla sua. Volevo ancora assaporare qualche attimo con lei fregandomene di tutti i parenti e dei miei futuri suoceri che ci guardavano da lontano con gli occhi a forma di cuore.  

« Allora, futuri sposi, ci degnerete di uno sguardo o possiamo ritornarcene a casa? », chiese Mirko palesandosi davanti a noi con il piccolo Alessio tra le braccia e Claudia alla sua sinistra.

« Ciao ragazzi!! Ci siete anche voi! », esclamò Anita avvicinandosi al piccolo che aveva da poco compiuto un mese. Diciamo che Mirko non aveva perso tempo ingravidando Claudia durante la luna di miele. « Ma quanto sei bello?! », continuò Anita prendendo in braccio il primogenito della coppia. Era un piccolo Cicciobello in carne e ossa corredato di guanciotte rosse  e occhi azzurri come la madre.

« Sai che ti vendo benissimo con un bambino in braccio? », commentò Mirko portando le mani in tasca. Eccolo, il solito.

« Davvero?! », ridacchiò Anita voltandosi verso di me. Il suo sguardo si illuminò subito e le sue gote diventarono subito rosse facendomi tremare le gambe. Sì, volevo dei bambini da lei, una miriade.

« Davvero! E poi ho sentito dire a Dario poco fa che vuole dei bambini da te… quindi… », sorrise facendomi l'occhiolino.  

« A te non sfugge niente, eh?! », dissi lanciandogli una finta occhiataccia.

« Nulla! », si affrettò a dire dandomi una pacca sulla spalla sinistra.

Anita continuò a ridere felice. Era tutto come lo volevo. Lei e la sua felicità.

« Ma dimmi, avete già pensato ad una data? », chiese Claudia appoggiando un bavaglino pulito sul collo di Alessio.

« Io non ho ancora capito cosa sta succedendo… », affermò Anita tornando a guardarmi. 

« A me piacerebbe In inverno… », dichiarai tranquillamente mantenendo lo sguardo su di lei. 

« È perfetto... », rispose Anita guardandomi quasi commossa. A dire il vero l'avrei  sposata anche quella sera stessa se avesse voluto.

« Ma Anita, mancano quattro mesi! Ci vuole tempo per preparare tutto! A meno che non vi sposiate il prossimo anno! », esclamò Claudia riprendendosi il bambino tra le braccia.

« No, invece è perfetto! Magari tra le montagne innevate… », continuò abbracciandomi forte lateralmente. « Che ne pensi? », i suoi occhi brillavano in un modo nuovo e bello .

« Penso che è perfetto… e poi, io ti sposerei ovunque! Anche qui… », poggiai le nocche della mano destra sul suo viso accompagnandola sulle mie labbra, quando qualcuno fece il suo ingresso.  

« E anche per questa sera la scopata è assicurata!! », urlò Saverio palesandosi a noi insieme a Ginevra.

Iniziammo a ridere voltandoci verso di loro, interrompendo quel momento di tenerezza tra promessi sposi. Mi piaceva pensarci così.

« Hai visto dottore? È andato tutto liscio come l'olio! Anche se all'inizio la futura signora Mancini aveva dato di matto! », continuò l'avvocato sorridendo divertito.

« Oh Dio! Mi sto rendendo conto solo adesso che tutti voi eravate d'accordo! E io ho fatto la figura della stupida! Anche con te Ginny! »

« Scusami Ani, ma non potevo dirti tutto… poi sai che vederti piangere mi fa sempre effetto… mi hai messa in difficoltà! » 

« Hai pianto?! », chiesi preoccupato tornando sui suoi occhi.  

« Io?! No, no! Anzi, perché non mi vai prendere qualcosa da bere? Tutta questa emozione mi ha fatto venire sete! », mi domandò cercando di mascherare goffamente la sua agitazione. La amavo anche per questo. 

« Ma si, ubriachiamoci! », asserì Saverio prendendomi a braccetto. Sicuramente si era fatto un'idea sbagliata, ma non ebbi la forza di replicare.

Lasciai Anita con le sue cugine e ci avviamo verso il bancone del bar. Mentre mi allontanavo diedi un altro sguardo verso Anita che mostrava con emozione l'anello che le avevo regalato. Mi emozionai anche io. Non credevo possibile che potesse succedere a me: il donnaiolo menefreghista.

« Hai visto che le è piaciuto? », disse Mirko con un pizzico di fierezza.

« Avevi ragione come sempre! Anche per questo ho chiesto a te di accompagnarmi, no?! », risposi con un sorriso di gratitudine mentre gli stringevo la spalla destra.

Mirko annui felice ed emozionato, forse più di me. In quell'anno appena trascorso, pur essendo super impegnato con la sua famiglia, aveva sempre avuto uno spazietto per me. Era sempre pronto ad aiutarmi e, io non potevo essere più orgoglioso di averlo come amico, come fratello.
Saverio e Mirko erano stati sempre la mia ancora di salvezza standomi accanto come nessun'altro. Nutrivano per me qualcosa di inquantificabile, ma mai quanto quello che io provavo per loro.

« Hai visto che bocce ha la barista?! », chiese Saverio spezzando il momento fraterno tra me e Mirko. D'altronde non potevamo cambiarlo. Era il solito cazzaro, e neanche il legame serio con Ginevra aveva fermato i suoi ormoni da Casanova. Niente di compromettente, era solo un parlare e fare battute al suo solito.

« Sì, ho visto... », risposi con il sorriso fra le labbra. Non potevo farci nulla, mi faceva sempre ridere.

« Ti ricordo che sei felicemente fidanzato! », lo bacchettò Mirko avvicinandosi anch'esso al bancone.

« Vostro Onore, vorrebbe farmi credere che non le ha notate anche lei! E poi mica mi sono ritirato in Tibet! Posso sempre godere della visione celestiale di due belle tette no?! »

« Io spero solo che Ginevra non si sia accorta di nulla, altrimenti stanotte la visione celestiale la vedrai a casa! E non saranno di certo le tette! », replicai con sarcastica convinzione. Ginevra non era la tipica ragazza gelosa, ma se Saverio esagerava sapeva sempre metterlo in riga.

« Dici che se ne accorta?! », esclamò ansioso guardando verso le ragazze. « Non mi va di andare in bianco stasera… »

« Io direi di prendere questi due Spritz, portarli alle ragazze, e pregare tutti i santi che conosci affinché tu abbia la grazia! », continuai ridendo passandogli i bicchieri tra le mani. 

« Buona idea Dottore! », così dicendo afferrò i bicchieri stringendoli bene tra le dita, e con nonchalance si diresse verso le ragazze ballando. Era proprio un pavone.

« È cambiato molto in questo anno, gliene dobbiamo dare atto, ma ha ancora bisogno di qualcuno che lo guidi… Tu invece stai andando alla grande… », dichiarò Mirko afferrando altri due bicchieri contenenti quel liquido arancione che tanto piaceva alle nostre donne.

Quest'ultimo si allontanò lasciandomi sono al bancone in attesa dei miei ordini, quando qualcuno si avvicinò a me.

« Mi è piaciuta tantissimo la tua performance! E posso dirti che è piaciuta anche a mia madre… ormai sei diventato il suo preferito! », la voce di Chiara, squillante come sempre mi provocò un sorriso compiaciuto, anche se Elena non aveva mancato di esternare quello che provava per me.

« Dai, non esageriamo! Fabio riceve ancora la fetta di lasagna più grande durante il pranzo della domenica! Non è una cosa che passa inosservata! »

« Credo che domenica sia stata la sua ultima lasagna… questa sera lo hai proprio eclissato! »

« Credimi, non era mia intenzione fargli questo torto! »

« Ma era tua intenzione fare felice mia sorella, e ci sei riuscito… è raggiante! Non la vedevo così da-  », Chiara di fermò un attimo per poi ripartire « Anzi, io non ho mai visto mia sorella così felice… e il merito è tutto tuo caro cognato… »,
 
« Grazie cara cognata…  »,

Lei prese la borsetta che aveva appoggiato sul bancone e fece per andarsene quando si girò ancora una volta verso di me.

« Ah, un'altra cosa!  », la guardai interrogativo mentre sistemava il cellulare dentro la borsetta. « La voglio incinta entro la fine dell'anno! Mi raccomando, fai del tuo meglio! », 

« Ce la metterò tutta…  », risposi ridacchiando provocando la stessa risata in lei. A parte il doppio senso, io volevo davvero avere subito dei bambini, una squadra di calcetto per intenderci.

L'idea mi piaceva e anche tanto, anche se con Anita non avevamo mai preso il discorso bambini.

Stavo per tornare dagli altri quando all'improvviso uno dei clienti del locale iniziò ad intonare Sweet Dreams degli Eurythmics, portando un consistente numero di gente in pista. Le luci si abbassarono riflettendo solo quella della palla psichedelica mettendo in risalto i suoi occhi. 

Mi immobilizzai di botto lasciando i bicchieri sul bancone davanti alle sue movenze sexy. 
Non ero abituato a vederla in queste vesti, anche perché ogni volta che la portavo in discoteca sembrava sempre un pesce fuor d'acqua.

Ma non quella sera.

Era seducente, disinibita, e sexy… tremendamente sexy.

Prese la mia mano destra sorridendo maliziosa per poi voltarsi nuovamente verso la pista mostrandomi il suo sedere perfetto accolto da quel micro vestito. Cominciai a sorridere come un idiota mentre lei mi conduceva verso quella strada che sembra essere quella della perdizione. 

Arrivati al centro della pista si fermò di colpo facendomi aderire completamente al suo sedere. 

Cazzo. 

Mi sentivo come se fosse la prima volta che la vedevo, come se fossi stato in astinenza da una vita. All'improvviso rimpiansi di non aver fatto l'amore con lei prima di uscire di casa ripetendo la parola coglione dentro la mia testa.

Le sue mani trovarono le mie, conducendole sui suoi fianchi che si muovevano a ritmo su di me paralizzandomi nuovamente. Mi sentivo sopraffatto da lei, quasi intimorito.

« Cosa c'è signor Mancini? Qualcosa non va? », sussurrò lei al mio orecchio sinistro per poi baciarmi la mascella. Mi sciolsi come neve al sole in un istante stringendola ancora di più su di me.

« Anita… non credo di aver capito le tue intenzioni… »

« Hai capito benissimo Amore… »

« Vuoi uccidermi prima del matrimonio? Perché se continui così... », chiesi con voce roca mentre le mie mani viaggiavano sul suo corpo insieme alle sue. 

La sentii sorridere, sorridendo a mia volta come un idiota. Ero completamente andato. Partito per non so dove alla volta della ricerca della sanità mentale.

« Comunque no, non voglio ucciderti… non ancora almeno… », rispose voltandosi verso di me con occhi carichi di sensualità. Mi sentii mancare il respiro. Da dove era uscita tutta questa sfacciataggine? Insomma, con me non era mai stata timida, ma in pubblico era sempre stata discreta. 

Agguantai i suoi fianchi vorace, facendola aderire al mio pacco che ormai era fuori di sé come tutto il resto del mio corpo. Il suo profumo insieme al calore della sua pelle mandarono immediatamente il mio cervello a puttane.

Agevolato dalla poca visibilità le afferrai il sedere con la mano destra e con la sinistra le arpionai i capelli infilandoci la mano dentro trasportandola in un bacio senza ossigeno. 
Lei non se lo fece ripetere due volte, e afferrando la mia nuca con due mano facendomi sbattere contro uno dei pilastri che si trovavano all'interno del locale, ricambiò quel bacio sbattendo la sua lingua contro la mia.

Continuano a baciarci come se non ci fosse un domani, ma soprattutto senza risparmiarci toccatine e gemiti vari. Sembravamo in un mondo a parte. Infatti, quel mondo a parte, lo percepimmo solo noi, e non tutti gli invitati che ci guardarono sbigottiti. Anche Saverio che stava ballando non molto lontano da noi rimase a bocca aperta.

« Ma insomma! Prendetevi una stanza!!! », gridò ridendo interrompendo quello strano silenzio dettato anche dal fatto che la cantante in erba aveva terminato la sua esibizione sul palco. 

Anita ancora attaccata a me e, con le labbra consumate dai miei baci, regalò a tutti un mega sorriso di circostanza. Era bello vederla in preda all'imbarazzo, era bello sentire quel desiderio che aveva verso di me fregandosene di tutto e tutti, ma la cosa più bella era che aveva detto sì e sarebbe diventata mia moglie molto presto. 


Note: Buonasera a tutti! Ed eccoci ad un nuovo appuntamento! Questo capitolo si apre dove era finito il precedente: la proposta di matrimonio di Dario. Adesso vediamo cosa ha pensato il nostro caro dottore e quali sono le sue intenzioni: avere una squadra di calcetto 🤣 Anche Anita sembra voglia avere dei bambini subito, ma sarà così? Come avete potuto notare,  l'anello ha fatto un certo effetto su Anita. 🤣♥️ Chissà come proseguirà la serata se i preliminari sono questi… 🔥♥️🤣 
Grazie sempre a chi mi segue, e alla prossima ❤️

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Capitolo 5
*** Tra Le Sue Braccia ***


Alla fine della giornata si tirano sempre le somme. Se si è fatto bene il proprio lavoro, se hai fatto bene a passare quando era già arancione e se la tua donna fosse felice di quello che le avevi dato fino a quel momento. Ogni volta che la guardavo, io tiravo le somme. Ed era proprio in quel momento che io mi perdevo dentro i suoi occhi blu-verdi. In quel preciso momento mi sentivo l'uomo più fortunato del pianeta.

Mi faceva impazzire. 

Il suo muoversi con disinvoltura mentre parlava con gli altri, mentre sorrideva e rispondeva fiera alle domande, mentre con un tocco leggero della mano si portava una ciocca dietro l'orecchio.

 Ero incantato. 

Me ne stavo appoggiato a quel pilastro sorseggiando martini e vodka da più di mezz'ora mentre piano piano la sala si svuotava dei nostri amici e parenti. Mi passavano tutti davanti salutandomi con un cenno del capo o dandomi la mano congratulandosi per la bella serata appena trascorsa. Erano tutti entusiasti e tutti volevano sapere la data delle nozze, tranne qualcuno che quella sera era assente per mio volere: I miei genitori.
Non avevo neanche pensato a loro al dire il vero. E non avevo pensato a loro per tutto l'anno in cui avevo convissuto con Anita omettendo la cosa. 
Proprio con quest'ultima avevamo preso poche volte il discorso Laura e Fabrizio e, in quelle poche occasioni, ero andato in escandescenze senza darle le giuste spiegazioni. Loro erano un argomento off-limits, un argomento da evitare come la peste. Per fortuna o per sfortuna, dipende dai punti di vista, mia madre si faceva sentire quel minimo indispensabile, giusto il tempo per constatare che avessi i parametri vitali a posto e che avessi aria nei polmoni da brava dottoressa. Era tutto quello che le interessava sapere.
Un rapporto asettico per dei genitori asettici.

« Ed eccolo qui, l'uomo della serata! Nonché mio futuro genero! », disse allegra Elena avvicinandosi a me insieme a Fabrizio.

« Elena, così mi fai arrossire però… », risposi poggiando il bicchiere su uno dei due tavoli vicino a me.

« Adiamo Dario! Tu non arrossiresti neanche se fossi tutto nudo in una stanza gremita di gente! », puntualizzò Elena sistemandosi la borsetta sulla spalla. Come sempre ci aveva visto bene e, come sempre, aveva centrato il punto.

Sorrisi abbassando il capo in segno di assenso. In effetti non aveva tutti i torti e, ne avevo dato dimostrazione durante tutto l'anno appena trascorso. Ero stato un pazzo in tante occasioni.

« Ormai mi conosci bene Elena… »

« Già, ti conosco fin troppo bene! Per questo non mi sono scandalizzata quando avete preso a limonare in pista! »

« Beh, io un po' si! », asserì Fabrizio alzando la mano come se fosse stato chiamato alla lavagna. Lui mi faceva morire, perché cercava sempre di metterci sull'attenti con l'ironia e con la battutina e non capivo mai se diceva sul serio o no.

« Fabrizio non sapevo che ci stessi osservando, chiedo venia… », dissi congiungendo le mani sorridendo. Beccati anche dal papà, molto bene.

« Dai Fabrizio! I ragazzi si sposano, vuoi incavolarti per così poco? », 

« No, per carità! Passerei per un padre antiquato, quando invece non lo sono… », rispose infilando le mani in tasca sviando lo sguardo. 

« Infatti, non siamo più nel medioevo! Devi adeguarti! », continuò mia suocera canzonando il marito che ormai aveva perso la partita.

« Mamma, papà state già andando via? », chiese Anita palesandosi davanti a noi raggiante. 

« Oh sì cara, il tempo di sapere da tua madre e dal tuo fidanzato il mio grado di inadeguatezza! », 

« Ma cosa succede?! »,

« Niente Tesoro, lascia perdere tuo padre! È già fuori dalla sua comfort zone! Le due di notte è un'ora astratta per lui da qualche tempo a questa parte!  », intervenne Elena trascinando Fabrizio verso l'uscita. « Comunque bellissima serata tesoro! Ci vediamo Domenica! », 

«Ok-ay », rispose Anita alzando la mano senza capire una mazza di quello che era appena successo.

Il suo sguardo si posò su di me interrogativo cercando di estrapolare delle risposte a quella silenziosa domanda. 

« Che c'è? », chiesi sorridendo facendo finta di non aver capito quel questionario che aveva fatto con i suoi occhi.

« Signor Mancini, lo sa che per me lei è ormai un libro aperto, giusto?... »,

« Giusto… », risposi cingendogli i fianchi con il mio solito sorriso che faceva trasparire la voglia di giocare e di amare. 

« E sa pure che sono capace di tutto quando voglio ottenere qualcosa, giusto? », 

« Lo so bene Signorina Velletri, per questo la sposo… », continuai guardandola come se fosse un bignè alla panna. 

« Piccioncini anche noi andiamo via… domani ho una udienza… »,disse Saverio stringendo nella mano destra la mano di Ginevra.

« La tua dedizione verso il lavoro mi commuove… », affermai sorridendo stringendo Anita da dietro immergendo il mio viso tra i suoi capelli.

Cosa c'era di meglio che stare tra le sue braccia?  
 
« Mi conosci, il lavoro prima di tutto! »,

« Già… », lo canzonai sottolineando il fatto che non avrebbe passato la nottata dormendo.

« Ci sentiamo domani, e mi raccomando, non fate i bravi! Adesso avete un motivo in più per darvi alla pazza gioia! », asserì Saverio facendoci l'occhiolino.

Salutammo Saverio e Ginevra con un sorriso prendendo i nostri cappotti. Era davvero cambiato molto, e la cosa mi faceva uno strano effetto. Lui che va a casa perché ha un udienza non era suo costume, certo, il motivo non era solo quello sostanzialmente, ma adesso aveva altri tipi di obiettivi. Anche lui paradossalmente aveva voglia di stabilità.

Subito dopo aver pagato il conto, ed essere usciti dal locale avvinghiati, aprii la portiera di Anita facendola accomodare al suo posto per poi sedermi vicino a lei lato guida. La notte ci avvolse con il suo silenzio e la sua luce fioca, rendendo le strade piccoli sentieri da seguire. Mi persi nei miei pensieri ripensando alla meravigliosa serata passata e a quanto fossi fortunato ad averla accanto a me. In un gesto di gratitudine silenzioso presi la sua mano sinistra nella mia, e come se volessi proseguire quel sentiero con lei, la portai sulle mie labbra lasciandoci un bacio leggero. 

« Pensavo… pensavo  di comprare una casa tutta nostra… magari più grande e affittare questa di nonna... », dissi di getto non appena mi fermai sotto casa. Avevo pensato tante volte a questa opzione nell'ultimo anno, ma non avevo avuto il coraggio di dirglielo fino a quella sera.

« Cosa?… », chiese guardandomi strana. Non si aspettava neanche questo colpo di testa. 

« Beh, casa di nonna non è molto grande e, per dei bambini, non so se andrebbe bene… », continuai con la salivazione azzerata. Lo stavo facendo davvero, le stavo chiedendo tutto il pacchetto.

« Vedo che sei malintenzionato… »,disse ridendo poggiando il capo sullo schienale.

« Non dico che dobbiamo fare una squadra di calcetto… ma, mi accontenterei del numero dei giocatori di una briscola… »,risposi sorridendo aprendo la portiera.

« Quindi quattro? », chiese lei stupita spalancando gli occhi.

« Si, più o meno… »,

« Signor Mancini questa è proprio una proposta indecente… », disse avvicinandosi a me passando davanti al cofano salendo anch'ella sul marciapiede.

« E la proposta di un uomo innamorato e pazzo della sua donna… », affermai con il cuore che galoppava come un cavallo impazzito. Lei mi faceva impazzire.

I suoi occhi innamorati mi guardavano facendomi perdere la cognizione del tempo e dello spazio. Accarezzai la sua guancia che si trovava a pochi centimetri da me provocando in lei quel sorriso che amavo.   
Mi avvicinai alle sue labbra lasciandoci tanti piccoli baci come a voler suggellare quello che avevo appena detto. Avrei fatto di tutto per vederla felice, tutto.

« Dario, io non ti chiederei mai una cosa simile… mi sono affezionata anche io a questa casa… e non potrei mai crescere i nostri figli da nessuna altra parte... » sibilò accarezzando le mie labbra ancora vogliose di lei.

 Sorrisi nuovamente come un idota. Era la cosa che mi riusciva meglio da un anno a questa parte, ma non me ne vergognavo, anzi, era l'espressione più bella che avessi fatto in trentaquattro anni di vita sulla terra. 

Presi dentro la mano destra la sua e con andatura gongolante ci avviammo verso casa, la nostra casa.

Dopo aver preso l'ascensore tra le risate e i piccoli baci dati ovunque ci ritrovammo davanti al portoncino del nostro appartamento.
Feci girare più volte la chiave nella toppa fissandola felice, quando all'improvviso tornò un ricordo strano nella mia mente.

« Hai davvero pianto al locale? », domandai poggiando le chiavi di casa nello svuota tasche.

« Chi io?! », chiese lei imbarazzata sviando lo sguardo e poggiando la borsetta sopra il piccolo mobile che era posizionato proprio all'entrata. 

« Si, guarda che con me puoi essere sincera, lo sai…  », 

« Sinceramente adesso mi sento un po' stupida con questo pesantissimo anello al dito... », rispose abbozzando un sorriso facendo girare il diamante che si trovava sul suo anulare.

« Se avessi saputo che ti avrebbe messo in imbarazzo, avrei preso qualcosa di meno costoso… », risposi sorridendo stringendola a me per i fianchi provocando la sua risata.

« Lo sai benissimo che non intendevo quello!  » continuò a ridere stringendo i miei avambracci. Era adorabile.

« Allora cosa voleva dire futura signora Mancini? »

« Pensavo che tu mi tradissi…  », confessò abbassando il capo come a voler camuffare quel imbarazzo sul suo volto. Mi si fermò letteralmente il cuore.

« Tradirti?! », corrucciai la fronte di botto a quella confessione inaspettata. « Hey, ti sembro capace di fare una cosa del genere? », chiesi alzandole il mento con dolcezza cercando i suoi occhi.

« No, è che tu hai avuto un'infinità di donne nella tua vita … e ho pensato che tu ti fossi stufato di me... »

« Quelle donne non hanno significato niente per me… loro erano solo un diversivo alla mia vita vuota… e poi, come potrei mai stufarmi di te mia piccola pasticciona?! », la rassicurai portando quella ciocca di capelli ribelli dietro l'orecchio. In quel preciso istante mi sentii anch'io in colpa, non volevo farla soffrire. 

« Se ti riferisci al bicchiere caduto mentre preparavo le polpette l'altro giorno, ti posso assicurare che non so da dove sia venuto fuori! »,risi mordendomi il labbro inferiore. Lei riusciva sempre ad incantarmi, anche se mi distruggereva casa.

« Mi riferisco al piatto da portata, al vaso ming di mia nonna e al tostapane… », elencai sorridendo trascinandola verso la cucina. « Solo per menzionarne qualcuno… », finì prendendola saldamente per i fianchi adagiandola sopra il tavolo della cucina.

« Beh, in mia discolpa posso dire che odiavi quel vaso… », mi dice sussurandolo al mio orecchio destro in modo seducente.

Sorrisi per l'ennesima volta mirando al collo questa volta. Scesi lungo la carotide a suon di baci fermandomi solo giunto alla clavicola. Spostai le mie mani sulla zip del vestito tirandola giù lentamente.

« Ti avevo detto che questa zip preferisco vederla giù… », la sentii pronunciare un flebile sì mentre le faccio scivolare il vestito fin sotto l'ombelico. Era una visione celestiale. Mi fermai di colpo contemplandola in tutto suo splendore per un'attimo. 

Per un attimo, uno solo.

Poi, con la calma di un maestro zen, continuai con il mio piano di conquista abbassandole le mutandine in pizzo nere facendo scorrere i polpastrelli lungo le cosce attraversando le autoreggenti dello stesso colore. Lei mi aiutò nell'impresa alzando i polpacci con ancora i tacchi ai piedi stringendo il suo labbro. Mi voleva, lo sentivo chiaramente. 
I nostri sguardi si unirono intensamente mentre con mosse decise mi privavo dei pantaloni e dell'intimo. Mi piaceva farmi guardare da lei, soprattutto se sul suo volto c'era la voglia di me. 
Mi avvicinai nuovamente a lei strisciando i pollici sulle cosce trasportando con me la gonna in tessuto leggero che faceva parte di quel delizioso vestito. Si sentii il tonfo delle mie mani sbattere contro il tavolo, come a voler saldare quel lembo di vestito contro il legno freddo. Le mie labbra furono subito contro le sue mentre infilavo il profilattico in un susseguirsi di respiri veloci. 
Le afferrai i capelli con delicatezza aumentando il ritmo di quel bacio mentre mi immergevo dentro di lei. Gemetti a quel contatto tanto agognato quanto desiderato sulle sue labbra.
 
« Amore… », ansimò tra le mie spinte,  accarezzando quell'animale che si trovava dentro di me. 

Risposi con un gemito strozzato continuando a muovermi dentro di lei sempre più veloce. La baciai, godendo del suo profumo e delle sue labbra. Sentii le sue gambe stringersi sempre più forte intorno a me rispondendo ad ogni mia spinta fino all'abbandono più totale. Il suo orgasmo mi fa mancare la terra sotto i piedi, mi sentii quasi precipitare. 
E lo feci, mi feci trascinare da lei cadendo insieme. 

Mi la lasciai andare chiamandola stringendo più forte i suoi capelli tra le mie dita. Il mio respiro incontrollato insieme ai miei spasmi la "costrinse" ad abbracciarmi forte. Sentii nuovamente il suo profumo invadermi e spodestare tutto il resto. 

Un turbinio di emozioni in quel momento mi investì in pieno, emozioni che conoscevo bene ma che ancora facevo fatica a credere.

In realtà, ero io quello che aveva una fottuta paura di perderla, ma non era quello né il momento né il luogo adatto per esternare tale paura. Volevo godermi il momento tra le braccia della donna che amavo e che sarebbe diventata mia moglie.


Note: Capitolo Cinque. Buonasera carissimi e ben ritrovati! Questo capitolo si apre da dove era finito il precedente: alla festa per il fidanzato di Dario e Anita. Veniamo a conoscenza di come Dario si sia integrato alla perfezione nella famiglia di Anita, e come lui abbia omesso la sua relazione con quest'ultima e di conseguenza la convivenza. Cosa ne pensate? Dario dirà ai suoi genitori di Anita? Saranno invitati al matrimonio? 
Scopriremo tutto nel prossimo capitolo e tanto altro ancora! Siamo ancora all'inizio della storia e abbiamo tante cose da scoprire e personaggi da odiare! 🤣❤️ Intanto Dario e Anita si lasciano trasportare dall'amore e dai loro sogni❤️ chissà se Dario riuscirà a giocare a briscola ❤️🤣 Vedremo… Grazie sempre a chi mi segue e alla prossima ♥️





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Capitolo 6
*** La Congrega Delle Streghe ***


Nascosta ancora tra le sue braccia, nel silenzio scalfito solo dai nostri respiri,  osservavo con minuzia ogni piccolo particolare del suo corpo abbandonato a quel sonno ristoratore dopo una notte passata ad appartenerci.
La mia mano ben salda sul torace corredata di anello, seguiva l'andamento del suo respiro facendolo brillare alla luce tenue dei raggi solari che filtravano dalle imposte semi aperte. Adoravo svegliarmi tra le sue braccia, adoravo sentire il suo profumo solleticarmi il naso, adoravo sentire la sua pelle nuda sulla mia. Il suo viso rilassato e adagiato per metà sul cuscino mi dava una visuale celestiale delle sue labbra, così belle da sembrare scolpite sul suo viso. Mi avvicinai lentamente a lui accarezzandole delicatamente cercando di non svegliarlo. 

Era delizia per i miei occhi.

Per quanto l'avessi toccato piano, lui aprì gli occhi lentamente su di me rimanendo senza fiato. I suoi occhi azzurri, che al mattino sembravano acqua marina, mi inchiodarono sul posto. Lui per niente seccato o disturbato da quella mia invadenza, accolse la mia mano nella sua spingendola verso il centro di essa baciandola. 

« Buongiorno mia promessa sposa… », disse con voce soave poggiando poi la mia mano sul suo cuore. Ero senza parole. Il suo sguardo era bellissimo, ed era tutto per me.

« Come ci riesci?... », chiesi con un filo di voce. 

« A fare cosa? »,

« A guardarmi come se fosse la prima volta che mi vedessi qui con te… »

Lo vidi deglutire a fatica guardandomi ancora più intensamente per poi abbozzare un sorriso allungando la sua mano verso la mia guancia. 

« È magia… tu sei la mia magia… », le sue dita si spostarono verso le mie labbra accarezzandole con il pollice prima di farle sue. Ci lasciamo trasportare ancora una volta da quella passione travolgente, da quell'amore che ci legava e che ci consumava bacio dopo bacio. Mi ritrovai a sprofondare sul cucino con lui sopra di me. Con le sue braccia alle due estremità del mio viso e i suoi occhi dentro i miei respiravamo piano ascoltando solo i nostri cuori.

« Anita, dimmelo…  », chiese con tono di supplica mentre i suoi capelli ricadevano sui suoi occhi cristallini. « Ho bisogno di sentirtelo dire adesso…  »,

« Ti amo Dario… ti amo... », sussurrai afferrando le sue guance portandole al mio cospetto. « Questo non cambierà mai…  », continuai baciandolo con trasporto abbandonandomi nuovamente tra le sue braccia e il suo tocco. 

Fare l'amore con lui era come toccare il cielo con un dito, salire sulle montagne russe, trattenere il respiro sott'acqua ed ammirare i fondali. Aveva ragione, era pura magia.


Dopo esserci vestiti e aver fatto una colazione veloce ci ritrovammo come ogni mattina in macchina, e come ogni mattina discutevamo sul discorso passaggio.

« Dario, non c'è bisogno che ogni mattina mi accompagni tu, ho la mia macchina! »

« Lo so che hai la tua macchina, ma preferisco accompagnarti io! Non posso?! »

« Ma si che puoi… ma la mattina c'è sempre un caos per strada…  »,

« Anita, il tuo ufficio dista solo otto minuti dal mio! E poi io a lavoro posso arrivare dieci minuti in ritardo, altrimenti che capo sarei?!  », affermò orgoglioso facendomi l'occhiolino.

Mi sciolsi in un istante. La mattina era sempre tremendamente sexy anche se indossava la tuta. Tuta blu scuro con logo Adidas bianco, maglia bianca sotto e gli immancabili occhiali Ray Ban che sostituivano momentaneamente gli occhiali da vista. Io invece avevo optato per un pantalone nero a sigaretta, top bianco scollato con giacca nera abbinata, e i soliti tacchi. I capelli raccolti in una coda, domavano i miei capelli mossi cresciuti durante l'anno appena trascorso, dandomi un'aria più da ragazzina. 

Infilai la mano nella ventiquattrore in cerca dei bozzetti fatti per l'imminente riunione che avrei affrontato appena giunta a destinazione. Sbuffai cercando di contenere quel pizzico di ansia che stava facendo capolino come di consuetudine.

« Andrà bene… », disse Dario guardando dalla mia direzione.

« Non lo so… È una grande compagnia di ingegneria automobilistica… potrei anche non piacergli! »

« E perché mai? Tu piaci a tutti… »

« Mah, non so quanto può piacere essere colpiti in pieno viso dalla mia sciarpa mentre la tolgo, o essere inondati dal caffè caldo mentre lo servo… »

« Ma ti hanno scelta ugualmente nonostante hai tentato di ucciderli, no? », chiese Dario cercando di mascherare una risata.

« Sì, me è stata solo fortuna! Non so fino a quando questa fortuna mi aiuterà! »

« Non è fortuna, tu sei brava! Lo sanno tutti in ufficio, e lo sa anche Andrew. Per questo ti ha scelta… »

« Quindi sono brava? », chiesi maliziosa cercando la sua mano che si trovava appoggiata sul cambio. 
 
« Lo sei… », sottolineo lui ricambiando quello sguardo accompagnandolo ad un bacio a stampo. 

Il momento romantico fu interrotto dal cellulare di Dario che iniziò a suonare ininterrottamente facendoci voltare verso lo schermo della macchina. 
 
« Buongiorno Dottore, disturbo? »

« In effetti sì Avvocato… »

« Mmmh, quindi deduco che la signorina Velletri in "quasi Mancini" sia lì con lei… »

« Deduci bene...», rispose lanciandomi uno sguardo complice. 

« Quindi niente caffè al bar? » 

« Mi rincresce molto Avvocato, ma questa mattina mi è impossibile… magari domani… »
« Lo sai che sei diventato noioso?! »

« Andiamo Sa, lo prendiamo un'altro giorno il caffè! »

« Allora che ne dici se ci spariamo una pizza domani sera? »

« Per me si può fare! », dichiarò Dario voltando verso destra.

« E per lei va bene futura signora Mancini? », chiese Saverio sottolineando le ultime parole. Quanto mi piaceva questo appellativo.

«Si, anche per me va bene idiota! », risposi sorride canzonandolo un po'.

« Bene, allora ci vediamo da Giuseppe! Buona giornata Tortorelle! », così dicendo, e senza aspettare la nostra risposta, Saverio chiuse la chiamata lasciandoci con quel vezzeggiativo.

« Tortorelle? », chiesi divertita voltandomi verso Dario prima di slacciare la cintura di sicurezza.

« Beh, un po' lo siamo… ma a me non dispiace… », rispose spegnendo la macchina davanti all'edificio che ospitava i nostri uffici.

« Se la metti così, non dispiace neanche a me Tortorella… », mi avvicinai a lui baciandolo a fior di labbra prima di uscire dall'abitacolo e salutarlo.

Mi voltai verso la grande vetrata felice, e spingendo il maniglione, entrai con un sorriso a trentadue denti. Potevamo essere anche due Tortorelle, ma la cosa mi piaceva da matti. 

Arrivata al mio piano iniziai con passo veloce ad avvicinarmi al mio ufficio prima della grande riunione con Andrew. Varcai la soglia velocemente e con passo spedito mi avvicinai alla mia scrivania dove mi attendevano gli altri bozzetti che avevo creato il giorno prima.

« Anita eccoti! Fammi vedere l'anello! », gridò Federica subito dopo aver chiuso la porta dietro di lei. 

« Eccolo! », risposi raggiante voltando il dorso della mano verso di lei. 

« Oddio! Ma è bellissimo! », i suoi occhi sinceri sembravano immersi in un sogno, nel mio sogno. « Scusami se non sono potuta venire, ma mia sorella è tornata dal Canada e non potevo darle buca… »

« E io che pensavo che Dario avesse dimenticato di invitarti! »

« No no, il tuo ragazzo è stato molto meticoloso, ha cercato di far quadrare tutto e tutti! Ma ovviamente non poteva gestire gli imprevisti! »

« È vero, quando ci si mette è davvero pensate con i preparativi! » 

« Io la vedrei come una cosa positiva dato che tu sei una pasticciona patentata! »

« Ma non è vero! E cmq, sto migliorando! », dissi recuperando i fascicoli sulla scrivania infilandoli dentro la ventiquattrore cercando di nascondere la risatina che stava per venire fuori.

« E poi è tutto compensato bene dal suo essere uno strafigo pazzesco! », continuò lei dirigendosi verso l'uscita.

« Compensa molto bene… », sorrisi maliziosa riferendomi anche ad altro.

Ero un perfetto amante, ed era cosa risaputa anche se non mancavo di ribadirla.

« Scusami Anita, ma Andrew vuole vederti nel suo ufficio! », si palesò davanti a noi Martino, l'assistente personale del capo con alcuni fogli tra le mani.

« Arrivo subito! », mi precipitai a velocità supersonica verso l'ufficio di Andrew, sperando di essere all'altezza della situazione.

Andrà bene. Così aveva detto Dario, e sarebbe davvero andata così.


                                ***

Attraversai il portoncino in mogano con pomelli d'oro che faceva parte dell'ingresso nel nostro studio di fretta e furia. Aveva ragione Anita: Accompagnarla la mattina mi faceva arrivare relativamente tardi facendo infuriare Mirko che mi aspettava come la professoressa di Anatomia durante le sue lezioni. Salutai fugacemente e silenziosamente Vanda che rispose con un sorriso di complicità. 

Lei sì che mi capiva. 

Continuai la mia fuga silenziosa come un ladro oltrepassando l'ufficio cercando di arrivare indenne dentro la palestra dove in teoria mi aspettava il mio paziente.

« Ah, eccoti finalmente! », il viso di Mirko spuntò dalla porta semiaperta facendomi prendere un accidente.

« Cazzo Mirko! Mi vuoi far morire?! », esclamai guardandolo terrorizzato facendo cadere il piccolo borsone a terra.

« Se arrivassi in tempo lavoro non avresti la coda di paglia… »

« Io non ho la coda di paglia! », replicai recuperando il borsone e la faccia da terra.

« No, hai ragione, tu hai proprio la faccia di bronzo! Lo sai che ore sono?! »

« L'ora di mettere la casacca senza fiatare?! », risposi con quel velo di ironia indietreggiando verso la palestra.

« Direi… »

Feci un inchino di gratitudine alla Fantozzi e continuando ad indietreggiare mi infilai di corsa dentro lo spogliatoio che si trovava dentro la palestra. Appena entrai mi accorsi che la paziente non c'era e che Mirko aveva solo fatto terrorismo. Mi infilai la casacca blu copra la maglia bianca e mi avvicinai alla scrivania per capire chi avrei dovuto aspettare quando il telefono interno cominciò a suonare.

« Mi dica Vanda... », 

« Dottor Mancini, mi dispiace disturbarla ma c'è sua madre in linea… »,

« Mia madre?... », strabuzzai gli occhi verso il telefono dalla lucina lampeggiante.

« Si, le ho detto che lei è impegnato ma- »,

« No, Vanda, mi passi mia madre… », dissi con voce ferma ma con il cuore che mi scoppiava in petto. Sembrava proprio che avesse sentito qualcosa nell'aria, o che avesse avuto una premonizione.

Mi sedetti tremante sulla sedia dietro la scrivania cercando le parole giuste per iniziare quella conversazione spinosa. Le avrei detto tutto, o almeno ci avrei provato.

Alzai la cornetta tenendola dal basso con le.mani sudate e, pigiando quel testo luminoso diedi il via a quella maratona da cardiopalma.

« Mamma… »,
 
« Dario… Non pensavo proprio tu mi rispondessi al primo tentativo… di solito mi fai penare o mi richiami giorni dopo… stai bene? », il suo tono saccente mi mandava il cervello a farsi friggere. Sempre a criticare qualsiasi cosa, non le stava bene nulla.  

« Sì… va tutto abbastanza bene…  vorrei parlarti di una cosa… »,

« Tu, che vuoi parlarmi di qualcosa? Sicuro di non esserti preso qualche malattia venerea? », sottolineo lei cercando di nascondere una risatina. Odiosa.

« Ho sempre praticato sesso sicuro, Mamma… ma grazie per la tua apprensione! La sento chiaramente! Ovviamente solo come una madre sa fare! »,

« Ma sai, per un tipo come te, che lo infila ovunque, il sesso sicuro a volte diventa un optional...»

« Sono cambiato Mamma… »

« Ma davvero?! »

« Già… ho una ragazza… con cui mi frequento da qualche tempo… »

« Sì?! E chi è questa sprovveduta?! », il suo tono tra misto e incredulo mi fece male. Peggio di una coltellata in pieno petto. Lei era la mia vita, non una qualunque...

« Non è una sprovveduta… e ti pregherei di moderare i termini… »

« Beh, tanti auguri allora… a lei ovviamente! », poggiai il palmo della mano destra sulla scrivania cercando di non dare di matto.  Cercando di non mandarla a quel paese. Rimasi in silenzio per qualche istante raccogliendo tutte le forze che avevo per continuare quel dialogo a senso unico. « Devi dirmi altro?! », chiese lei indispettita da quel silenzio che non capiva, non lo aveva mai capito.

« Si, c'è altro… vorrei farvela conoscere… »,

« Questo è qualcosa che non mi aspettavo… », disse lei molto colpita. Magari avrebbe davvero cambiato atteggiamento. « Se la metti così, potreste venire a casa domenica sera… per te andrebbe bene? Una cena informale, niente di che... », continuò lei con fare altezzoso. Odiavo quando mi trattava così, con quell'aria " Okey stronzo, se proprio dobbiamo".

« Per me va bene… », risposi quasi sull'orlo di una crisi di nervi. Perché mi stava a cuore il parere di quei due estranei? Perché li volevo nella mia vita? Forse avevo bisogno di stabilità, quella stabilità che non avevo mai avuto.

« Bene! Allora vi aspetto alle venti e trenta, mi raccomando la puntualità! Non mi piace cenare tardi… »

« Come vuole lei sua altezza… ci vediamo domenica… », affermai sbattendo la cornetta nel suo alloggio con tutta la forza che avevo in corpo senza aspettare che lei rispondesse.

Portai la mano destra sul viso stringendo le palpebre imprecando. Una rabbia ingestibile si impadronì del mio corpo facendomi tremare sul posto. Come poteva essere così stronza e odiosa? Come potevo pensare che sarebbe cambiata? Come potevo pensare di darle in pasto Anita? Lei, che era la cosa più bella che mi fosse capitata.

Mi alzai di scatto dalla scrivania facendo sbattere la sedia contro il muro dietro di me e, cominciando a girovagare per la stanza, mi pentii amaramente di quello che avevo appena fatto. Che cazzo avevo in testa? Cosa pensavo? Che mi avrebbe accolto come nella famiglia del mulino bianco?! 

Povero stupido. Era questo quello che mi ripetevo con le mani poggiate sulla nuca continuando a vagare come un cretino per tutta la stanza. 

Mia madre non meritava la mia considerazione né tanto meno quella di Anita, ma quest'ultima si meritava che io ricambiassi quel senso di famiglia che lei con tanto amore mi aveva regalato. Quel senso di appartenenza, quel senso di amore, quel senso di unione… anche se nel mio caso avrebbe trovato solo un surrogato e neanche delle migliori marche. Nel corso dell'anno appena trascorso, aveva espresso più volte il desiderio di conoscerli, e io tutte le volte gli avevo negato questa cosa. Non andavo fiero del mio comportamento, anche perché tutte le volte non la prendevo bene spaccando tutto. 
Glielo dovevo, dovevo darle quel senso di famiglia, anche se la mia non era proprio una famiglia ma una sorta di Congrega delle streghe dove il più debole finiva sempre sul rogo. 

Note: Capitolo Sei. Buonasera a tutti! E bentrovati! ♥️ In questo capitolo ci avventuriamo di più nella vita nascosta di Dario. Abbiamo un piccolo dialogo con la madre ( e che dialogo 🤣)  che ci fa capire il loro livello di "amore" reciproco. Dario chiede a sua madre un incontro per Anita. Non lo fa per lui ma per lei. Pur sapendo che la cosa lo fa soffrire terribilmente, lui chiede incontro ai suoi genitori. Come pensate andrà questa serata? Io non la vedo per niente bene 🤣🤣🤣 E Anita come prenderà questa notizia? Come vi ho detto c'è ancora tanta carne al fuoco, quindi rimaste sintonizzati! Grazie sempre a chi mi segue ❤️ e alla prossima ♥️

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Capitolo 7
*** Andrà Bene ***


C'erano tante cose che ancora non capivo bene di Andrew pur lavorando a stretto contatto con lui in tutti quegli anni. 
Tra le tante cose che non mi spiegavo figuravano in netto vantaggio quelle più inspiegabili: il perché doveva sbattere la porta quando entrava in una stanza, perché beveva il caffè amaro quando lo voleva zuccherato, o perché mi faceva andare nel suo ufficio se poi doveva stare in silenzio a guardare verso la city lasciandomi in balia dei miei pensieri più controversi proprio come quella mattina. In quelle circostanze, le uniche armi a mia disposizione erano il colpetto di tosse oppure il buttare tutto a terra nella speranza di attirare la sua attenzione. Quella mattina però, essendo piena di bozzetti catalogati alla meno peggio, optai per il.solito colpetto di tosse riuscendo nel mio intento. Lui mosse il capo leggermente verso destra come se si fosse accorto nello stesso istante che io fossi lì. 

« Anita, cercherò di essere più celere possibile cercando di non rubarti altro tempo prezioso... », esordì Il mio capo voltandosi finalmente dalla mia parte. « Il discorso è questo, l'ingegnere che doveva venire qui oggi si è ammalato e il sostituto verrà la prossima settimana... Quindi hai tutto il tempo di rivedere i bozzetti e correggerli! »,

Bene, ma non benissimo.
Avevo passato notti insonni su quei bozzetti e il solo pensiero di dover rinviare tutto alla settimana dopo mi metteva agitazione. 

E poi odiavo gli ingegneri. 

A parte mia sorella e mio cognato odiavo proprio quella categoria, odiavo lui e il suo ricordo.

" Le sue parole erano state chiare: non voglio stare più con te. Quelle parole, seppur dette con la calma assoluta, avevano innescato dentro di me una guerra. 
Ero rimasta come di ghiaccio davanti a tale affermazione uscita dal cilindro come uno di quei coniglietti simpatici che vedi maneggiare ai prestigiatori. Anche lui, a suo modo, era stato un prestigiatore. Era riuscito a camuffare bene cosa "non" provava per me facendomi cadere nella sua trappola.

La porta che si era chiuso dietro, sembrò ancora sobbalzare minuti dopo la sua sparizione dietro di essa talmente l'aveva  sbattuta forte.

Singhiozzai. Per la prima volta in vita mia singhiozzai. 

Poi, l'istinto di sopravvivenza prese il sopravvento spingendomi velocemente verso la porta chiusa. Non volevo che finisse tutto così. 
L'aprii senza indugio e guardandomi intorno mi avviai verso l'uscita. Lui era ancora lì, fermò davanti al marciapiede in procinto di salire in uno dei taxi che si era fermato al suo cenno. 

Lo chiamai a perdifiato. Senza farmi domande, senza pensare a dove mi trovassi, senza paura. Lui alzò i suoi occhi verdi su di me per un breve istante prima di entrare dentro il taxi senza aggiungere altro. 

Gridai quel no a lui e a me stessa. Quella negazione che il mio cuore suggeriva si perse nel traffico Milanese quasi dissolvendosi nell'aria. Con quel poco di fiato che mi era rimasto nei polmoni, mi precipitai verso l'auto bianca che stava avanzando ingranando la marcia. Continuai a chiamarlo nella speranza di attirare nuovamente la sua attenzione, ma l'auto non cessò la sua corsa neanche per un secondo.

Caddi rovinosamente a terra tra il clamore generale sbucciandomi entrambe le ginocchia. Fu in quel momento che mi liberai di quel pianto che avevo trattenuto davanti a lui per non fargli vedere quanto fossi fragile e inerme di fronte ad una situazione del genere. Un signore di mezza età, volto a compassione verso quella ragazza che piangeva senza sosta, mi diede la sua mano aiutandomi nell'impresa titanica di rialzarmi. Piansi ancora molto nei giorni,nelle settimane e in quei due anni che ne seguirono  Lui mi aveva devastata. Lo odiavo."

« Anita, mi stai ascoltando?! », chiese Andrew toccando la mia mano destra. Ero caduta in un sorta di trance. 

« Oh, si si! Scusami… ma forse adesso è meglio che io vada in ufficio a rivedere quei famosi bozzetti! », dissi alzandomi frettolosamente da quella poltrona in pelle marrone che faceva parte di quella arredamento stile Indiana Jones. 

All'improvviso avevo voglia di sentire Dario.

« Certo, certo! Ci aggiorniamo per la settimana prossima… ma sicura di stare bene? »

« Si, si! Tutto benissimo! », feci per uscire dalla stanza quando fui fermata ancora una volta da Andrew. 

« Comunque congratulazioni per il tuo imminente matrimonio! Spero di essere tra gli invitati! »

« Grazie Andrew! Lo sai che sei in cima alla lista! », affermai felice uscendo dal suo studio. All'improvviso il ricordo di Dario e del suo amore per me mi diede la carica necessaria per continuare serenamente quella strana mattinata. 


Tra le mille cose da fare e i miei deliri, la mattinata era stata davvero interessante. Federica, che ormai era un prolungamento del mio corpo, scattava ad ogni mia richiesta assurda pur di aiutarmi con quei bozzetti ed evitare che io perdessi la bussola. 

Tra le altre cose, avevo sentito poco e male Dario. Lui sembrava molto preso dal suo lavoro, ma anche molto distante e silenzioso. Stranamente silenzioso.
In quell'anno appena passato, avevo imparato a recepire i segnali del suo stato d'animo. Segnali flebili ma che si insinuavano nella mia mente dando vita a delle vere e proprie paranoie. 
 
Mi persi un attimo in quei pensieri suscitando la preoccupazione di Federica.

« Anita, tutto bene? È tutta la mattina che ti vedo con la testa tra le nuvole… », disse lei recuperando alcune scartoffie dalla mia scrivania. 

« Si, cioè no, cioè c'è qualcosa di strano stamattina… »

« In che senso? »

« Dario, mi sembra un po' sfuggente… eppure questa mattina era tranquillo in macchina… cioè, anche io ero tranquilla ma adesso mi sento strana… come se ci fosse qualcosa di grosso sotto… »
 
« Di nuovo con questa storia? Quell'anello gigante non ti dice niente?! », disse stufa afferrando la mia mano facendolo brillare.

« Hai perfettamente ragione, e che ho tanti pensieri negativi oggi… », risposi facendolo roteare attraverso il mio anulare. In realtà c'era anche altro: la paura di essere lasciata un'altra volta senza spiegazioni.

« Ascoltami, Dario ti ama, e tra poco sarete marito e moglie! Non farti venire strane idee! »

« Si… », accennai un sorriso e quel piccolo sì quasi sussurrato. Dovevo scacciare via quel angoscia immotivata che aveva preso il sopravvento.

« Dai, mettiamo tutto nella cartella e andiamo via da questo posto! Il weekend è appena iniziato e io non voglio passarlo in ufficio a delirare! Vorrei andare in discoteca e trovarmi un Dario anche io! », affermò ridendo sbattendo i fogli sulla scrivania. 

Assecondai questa sua affermazione ricambiando il sorriso complice. Perché mi facevo sempre trascinare dal passato e dai suoi momenti bui? Non dovevi stare male per cose passate, ma soprattutto, non dovevo pensare a quell'uomo che mi aveva fatto soffrire.


Girai velocemente la chiave di casa facendo tintinnare il portachiavi a forma di orsetto dopo aver preso il sushi come ogni venerdì. Il venerdì era diventato la sera sushi e film, e io adoravo quel momento della settimana fatta di routine e complicità.

Appenai entrai in casa il buio della notte mi avvolse spiazzandomi. L'appartamento era completamente al buio, e la cosa non mi piacque per niente. Rimasi per qualche istante davanti all'entrata allarmata da quella situazione inusuale facendomi venire l'ansia. Poggiai il sacchetto con il sushi insieme alle chiavi sul mobiletto all'entrata e, chiudendo la porta lentamente, notai la porta finestra del salotto aperta con le tende che si facevano trascinare dal vento.

Titubante e un po' spaventata da quello scenario inconsueto, mi avviai verso la porta che dava sul piccolo terrazzino trovando Dario seduto sulla sedia in legno con le gambe incrociate sul tavolo. Sulla mano destra stringeva una sigaretta accesa e con l'altra tamburellava sull'addome come a seguire un ritmo immaginario.
Era ancora vestito da lavoro, e con lo sguardo rivolto verso le case di fronte, sembrava contemplarne ogni piccolo scorcio. Mi sembrò tutto surreale, e la paura di qualcosa di nefasto si fece spazio sempre di più nella mia mente.

« Dario… », dissi quasi con la paura di non essere sentita. 

Lui si voltò immediatamente verso di me regalandomi uno dei suoi sorrisi meravigliosi corredato di fossetta che amavo tanto. Forse avevo ingigantito tutto, forse lui era lì solo per la sua sigaretta della sera, o forse era solo la mia paura del momento a dettare legge.

« Amore mio… », la sua voce calda mi scaldò subito il cuore rubandomi un sorriso. Lui ci riusciva sempre.

« Hey… », risposi avvicinandomi a lui stringendo le braccia al petto come a volermi riparare da quella brezza serale che sembrava non scalfire la sua persona. 

« Non ti ho sentita rientrare… », affermò lui allungando il braccio verso quell intreccio che avevo creato con le braccia districandolo in un secondo.  

Con la sua solita cura e dolcezza, afferrò il mio polso attirandomi verso di lui. Mi piegai subito al suo volere cadendo sulle sue gambe che nel frattempo erano tornate in posizione normale. 
Sorrisi felice incontrando subito le sue labbra morbide e calde. La sua mano destra scivolò subito sulla mia guancia per poi intersecarsi tra collo e capo. Baciarlo era sempre quel pezzo di paradiso che mi ero guadagnata con tanta sofferenza qui sulla terra.

« Dio, quanto mi sei mancata oggi… », disse ancora appoggiato sulle mie labbra. 

I suoi occhi azzurri paralizzarono i miei scorgendo una luce diversa nelle sue iridi. C'era qualcosa che non andava, lo vedevo chiaramente.

« Amore, tutto bene? C'è qualcosa che non va… lo sai che puoi di- »,

« Ho sentito mia madre… », affermò a bruciapelo per poi sviare lo sguardo toccandosi il naso nervosamente. Lo faceva sempre quando era nervoso.

« Amore… »

« Sto bene… », disse tornando a guardarmi negli occhi. « Sto bene, e andrà bene… », in quel momento i suoi occhi si riempirono di lacrime odiandomi per dell'interrogatorio che gli avevo proposto. 

Ebbi un colpo al cuore. 

Odiavo vederlo in quello stato, odiavo vedere i suoi meravigliosi occhi incupirsi, odiavo tutta quella situazione dove io non avevo nessun potere.

« Amore… », 

« Conoscerai i coniugi Mancini questa domenica… spero solo che la loro freddezza e arroganza non cambi il tuo sorriso e l'amore che provi per me… non potrei sopportarlo… », disse muovendo nervosamente il ginocchio.

« Pensi davvero che loro possano cambiare un amore come il nostro? Poveri illusi! », dichiarai sprezzante stringendo il suo viso tra le mani. No, non ci sarebbero riusciti.

Lui sorrise per un attimo per poi tornare serio.

« Anita, ricordati queste parole… ricordati di questo amore quando li avremo davanti, ricordati che tutto quello che ti diranno di me è frutto di una vita passata ad odiarci silenziosamente. Ricordati, che non sono quell'uomo senza sentimenti che loro dipingeranno… perché lo faranno… lo faranno cazzo!», esclamò rifugiandosi all'interno della sua mano sinistra stringendola forte sul suo viso. 

« Hey… », presi nuovamente il suo viso tra le mie mani nella speranza di farmi guardare negli occhi. « Credi che me freghi qualcosa di quello che diranno? Non me ne frega un cazzo! », affermai enfatizzando quell'ultima parola che sembrò sconvolgerlo.

« Signorina Velletri, pensavo avesse abolito questa parola poetica dal suo vocabolario… », un sorriso malandrino comparve sul suo viso smorzando finalmente quella tensione che ci aveva investiti come un treno.

« Signor Mancini, lo sa che io sono per la poesia… », continuai seducente buttandogli le braccia al collo.

« Beh, anch'io sono sempre stato pro poesia, e non posso che approvare questa sua uscita poetica… anzi le dirò di più, ha anche acceso in me un certa voglia… »,

« Signor Mancini lei è proprio uno sfacciato! »,

« Della peggior specie… », il suo viso si accese di nuovo con quel sorriso provocante che faceva presagire i suoi piani malandrini.

Mi caricò di peso tra le sue braccia e, tenendomi ben salda, mi portò immediatamente in camera da letto facendomi scendere solo arrivati davanti al materasso.

« Ho portato il sushi… », dissi scendendo la zip della sua giacca sportiva guardandolo in modo sensuale. 

« Mi è passata momentaneamente la fame Signorina Velletri… o per meglio dire ho voglia di qualcos'altro… », i suoi occhi, fissi sui miei, mi immobilizzarono mentre le sue mani facevano scivolare via il cappotto che ancora indossavo. 

Sorrisi mordendomi il labbro inferiore tirando vigorosamente la maglia di cotone bianca che portava tralasciando il discorso occhiali che vennero tirati via insieme all'indumento. 

« Oh mamma! Scusami sono una pasticciona! », esclamai recuperando subito la maglietta con annessi occhiali dentro. Non ero molto brava negli slanci sexy e quello ne era la dimostrazione.

Lui invece invece non si scomponeva, anzi, rideva sempre durante le mie scenette comiche trascinando pure me. 

« Sei perfetta… », affermò tornando sulle mie labbra chiudendo gli occhi tirando su la mia canotta. Chiusi anch'io i miei godendomi della sensazione piacevole delle sue labbra e della sua lingua che inseguiva la mia.

Sentii le sue mani stringermi con vigore mentre le mie mani viaggiavano tra i suoi capelli scompigliandoli. Amavo sentirli sentirli tra le mie dita. 

Poi, con la delicatezza di una piuma, mi adagiò sul letto facendo attenzione a non farmi male tenendosi per i gomiti. 

I suoi occhi, che mi avevano guidato per tutta la discesa, si trasformarono in due cristalli risplendendo a contatto con la luce della abat jour di cristallo. Allungai la mano destra sul suo viso spostando una delle ciocche che ricadevano sui suoi occhi osservandolo in adorazione.

Era un sogno. Il mio sogno.

In quel momento pensai che non era giusto costringerlo a fargli fare  una cosa che non voleva fare.

« Dario...»

« Angelo mio… »,

« Io non posso chiederti di fare qualcosa contro la tua volontà… non voglio farti soffrire… io- »

« Ssssh, tu non hai fatto nulla… sono io che voglio che il quadro sia completo… e loro fanno parte del quadro… purtroppo... »

« Se hanno creato un uomo meraviglioso come te hanno qualche merito, non credi? »

« Grazie per il meraviglioso, ma non credo... », sorrise amaramente distogliendo lo sguardo. Stava tornando teso come una corda di violino.

« Amore, supereremo anche questa… andrà bene… fidati di me… »

« Promettimelo… », sibilò sulle mie labbra  con occhi lucidi.

« Te lo prometto… », replicai con la stessa commozione nei miei occhi.

Avrei fatto di tutto pur di difenderlo dal suo passato, avrei fatto di tutto per vederlo felice, avrei scalato anche l'Everest se fosse servito a cancellare tutto il male che aveva vissuto.

L'avevo promesso, e una promessa si mantiene sempre.


Note: Capitolo Sette. Buonasera Carissimi! Come va? So che oggi sarebbe un giorno da cancellare… e non vi nascondo che tutta questa situazione che ci è caduta in testa mi faccia tremendamente paura😨 Ma, spero che, almeno per qualche minuto dimentichiate tutto quello che ci sta succedendo con queste mie righe ♥️ Dario e Anita si ripetono per tutto il capitolo "Andrà bene" anche se le cose non sembrano nere all'orizzonte. Anita viene travolta dal ricordo dell'ex facendoci vivere per qualche istante quello che ha provato in quel momento. Vi dico la verità, non era in programma proprio in questo capitolo, ma Anita, ha tirato fuori quel ricordo e non ho potuto non assecondarla. Dario, sempre più depresso per il discorso "congrega" confessa ad Anita che i suoi genitori li aspettano domenica per cena. Come pensate che finirà? Ma soprattutto, chi sarà mai questo ingegnere venuto da lontano?! 🤐😅 Lo scopriremo presto! Ma prima godiamoci Saverio e la pizza con sorpresa! 🤣♥️🤣♥️🤣♥️ Non vi anticipo nulla, ma sarà davvero un capitolo spumeggiante! ♥️ Grazie sempre a chi mi segue ❤️ E alla prossima ♥️ ( scusate la mia prolissagine di oggi! 🤣❤️) 

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Capitolo 8
*** La Legge Di Murphy ***


«Se ci sono due o più modi di fare una cosa,
e uno di questi modi può condurre a una catastrofe,
allora qualcuno la farà in quel modo.»

Edward Aloysius Murphy


Esistono confini che non devono essere superati. Confini, che una volta oltrepassati, ti portano irrimediabilmente a delle scelte forzate e senza uscita. 
Nella mia vita, purtroppo, avevo da sempre dovuto superarli. Superarli per andare avanti, superarli per mettermi alla prova, superarli per sopravvivere. 

Sì, sopravvivere.

Non ero molto bravo a passare per la vittima della situazione, anche perché era una cosa che non avevo mai accettato. Non mi apparteneva.

Ed era proprio in quei momenti di sconforto e di impotenza, che cercavo quella forza che non avevo negli occhi di mia nonna o nella voglia di rivalsa che batteva dentro di me. Momenti in cui chiedevo a me stesso di oltrepassare quel limite per sentirmi più forte pur perdendo me stesso. 

Mi perdevo sempre.

Ma ogni volta che succedeva poi, avevo bisogno di stare per conto mio per riacquistare un po' di umanità e sollievo.

Sollievo, trovato molto spesso nelle acque limpide e cristalline della piscina che frequentavo abitualmente tutte le volte che ne sentivo la necessità. Tutte le volte che mia madre mi squarciava il cuore con i suoi silenzi e disprezzi lanciati attraverso i suoi occhi nocciola.  

Stringevo i pugni lungo il mio corpo cercando di rilassarmi misurando il respiro. Con gli occhi tremanti e chiusi mi chiesi innumerevoli volte se avessi avuto davvero la forza per contrastarla una volta incrociato il suo sguardo. I suoi occhi, ancora una volta, mi sfidarono pur non essendo fisicamente presenti. Serrai la mascella strizzando gli occhi dietro gli occhialini prima di lanciarmi dal trampolino senza pensarci ulteriormente. 

L'impatto con l'acqua era la parte che preferivo. Così improvvisa, così fresca, così avvolgente nella sua trasparenza. Con le braccia di chi voleva spaccare tutto quello che lo circondava, cominciai la mia corsa a suon di bracciate senza fermarmi un attimo.

Non so bene quante volte feci avanti e indietro per quella vasca olimpionica, ma ad un certo punto sentii l'esigenza di fermarmi. Mi addossai a bordo piscina stringendo tra le mani il quarzo bianco che lo componeva, quando alzai lo sguardo togliendo la cuffia blu mi accorsi di qualcuno che mi osservava.

« Hai intenzione di diventare il nuovo Massimiliano Rosolino? », la voce di Mirko, che se ne stava fermo sulle sue ginocchia, si confondeva con i classici rumori di quel luogo tanto famigliare per noi.

Sorrisi davanti agli occhi di quest'ultimo prima di togliere cuffia e occhialini. Avevo perso la cognizione del tempo.

« Avevo bisogno di sgranchirmi un po'... », affermai dandomi lo slancio necessario per poter uscire dalla piscina e sedermi sul bordo.

« Quello che ho visto non era solo uno sgranchirsi… sembrava proprio volessi travolgere tutto quello che ti passava davanti… »,  aggiunse Mirko sedendosi anche lui a bordo piscina. « Vuoi parlarne? »

Sospirai giocherellando nervosamente con gli occhialini che avevo ancora in mano guardando un punto indefinito della piscina.

« Mi, ti ricordi le notti passate a studiare come pazzi per entrare in fisioterapia? »

« Come potrei dimenticarle? Eri agguerrito… », rispose sorridendomi.

« Era il mio sogno… ma non il sogno di qualcun'altro… »

« Ricordo anche questo… »

« Fece di tutto per sabotarmi… come aveva sempre fatto nella sua vita… Lei aveva altri piani per me… »

« A volte i genitori credono di sapere quale sia il bene per i figli, anche se in quel caso non era proprio così… »

« Ed è proprio questo il punto… lei si impone sempre e comunque… e ho paura che anche in questo caso mi voglia sabotare… »

« Qua si parla di relazioni importanti! Della tua fidanzata! »

« Lei non sa che è la mia fidanzata… »

« Ma come? Credevo che tu- »

« No, in tutti questi mesi ho omesso volontariamente la questione per paura che potesse compromettere il mio rapporto con Anita… e adesso non ti nascondo che ho una fottuta paura… »

« Sono sicuro che tua madre sarà felice di conoscerla e conoscere i vostri progetti matrimoniali! »

« Non lo so… ieri al telefono sembrava già sul piede di guerra… e io non voglio che Anita soffra… lei non si merita questo… »

« Anita è una ragazza simpatica e solare! Non avrà problemi a conquistarla! Fidati di me… », concluse Mirko poggiando il suo braccio sinistro sulla mia spalla.

Sorrisi nuovamente annuendo. Forse mi stavo fasciando la testa prima di romperla, ma io conoscevo molto bene il nemico, e sapevo che se decideva di colpire niente e nessuno l'avrebbe fermata.

« Grazie, come sempre sai come tirarmi su il morale… peccato che non posso offrirti la pizza stasera! », mi tirai su facendo lo stesso con lui porgendogli la mano.

« Eh, se magari mi aveste avvisato prima! »

« Guarda, la prossima volta ti mando un fax una settimana prima, ok? », risposi ridendo avviandomi verso gli spogliatoi con l'asciugamano in mano.

« Lo sai che Claudia pianifica tutto… » 

« Credevo che la maternità l'avesse fatta calmare un po'! »

« Per certi versi sì, ma per altri no… »

« Ti fa sempre dormire sul divano quando la fai incazzare? »

« Sempre! »

« Non è cambiata poi così tanto! », seguitai a ridere spostando con la mano destra la porta che portava davanti agli armadietti facendolo ridere annuendo. 

Come per Saverio, Claudia era cambiata molto. Mi ero ritrovato anche a chiacchierare con lei durante il pranzo pasquale del tunnel carpale che affliggeva il suo polso da qualche tempo. Non eravamo sicuramente migliori amici, ma aveva dato un'opportunità a questo amico fuori dagli schemi che aveva odiato fino a qualche tempo prima. 

Entrai in casa facendo cadere il borsone poco più avanti e le chiavi nello svuota tasche guardandomi intorno cercando di capire dove fosse Anita. Fermandomi un attimo sentii la sua voce melodiosa provenire dalla camera da letto: Cantava. Era una cosa a cui mi ero abituato subito, pur non essendo uno di quelli che canta sotto la doccia, di solito facevo altro. 

Mi avvicinai piano allo stipite della porta adagiandomi su di esso mentre la guardavo rapito. Se ne stava davanti allo specchio del comò applicando l'ombretto rosato con i polpastrelli mentre intonava " Quando nasce un amore" di Anna Oxa accompagnata da Spotify.

Era così bella nel suo vestitino nero attilato longuette sopra il ginocchio con scollo a V e giromanica. I capelli raccolti in uno dei suoi chignon, facevano ricadere delle ciocche lateralmente incominciando il viso insieme alla frangetta laterale. Rimasi a fissarla stringendo il labbro inferiore tra i denti nel tentativo di non saltarle addosso.

All'improvviso lei si accorse di me guardandomi sottecchi. Poggiò l'ombretto sul comò, e voltandosi completamente verso di me, si poggiò su di esso stringendo l'estremità con le mani. Il suo sguardo era tutt'altro che imbarazzato, e sul suo viso apparve subito un sorriso furbo. Mi ordinò con il dito indice di avvicinarmi a lei, ordine che non mi feci ripetere due volte. 
Sorrisi spavaldo raggiungendola immediatamente, e prendendola per i fianchi iniziai ad ondeggiare improvvisando un lento su quelle note che mi avevano accolto in stanza. 

«Ooh, amore mio immenso e puro
Ci penso io
A farti avere un futuro
Amore che
Sta già chiedendo strada tutta per sé
Farò di te
La mia estensione
Farò di te
Il tempo della ragione
Farò di più
Farò le cose che vuoi fare anche tu » cantava continuando quel concerto solo per me guardandomi negli occhi stringendo la mia nuca tra le sue mani.

Ridevo come un idiota mentre i nostri sguardi non si perdevano di vista neanche per un secondo. Appoggiai la mia fronte alla sua sperando di non perdere l'obiettivo della serata: Arrivare in pizzeria con i vestiti addosso.

« Anita io dovrei vestirmi adesso… »

« Lo so… », rispose afferrando l'elastico della tuta che portavo portandola giù lentamente mozzandomi il fiato. 

« Anita… così non risponderò più delle mie azioni… »,

« So anche questo signor Mancini… »

« Cazzo… », sputai quasi di riflesso mentre anche il mio intimo veniva giù insieme alla mia resistenza mentale.

« Adesso hai due scelte signor Mancini: O vai a vestirti o fai l'amore con me… », affermò risalendo strisciando le sue mani sul mio corpo per poi togliermi gli occhiali come era solita fare prima di fare l'amore.

« Sarei tentato a dire "vestirmi"… », ridacchiai sedendomi sulla poltrona bianca adiacente al comò prendendola per mano. « Ma questa volta credo che farò l'amore con lei signorina Velletri… », continuai alzandole la gonna per agevolarla nel compito di sedersi su di me notando che non indossava l'intimo. La guardai negli occhi stupito con un sorriso da ebete. « Quindi questa era un'imboscata?», chiesi in balia del momento. Dio, mi mandava al manicomio.

« Esattamente Dottore… », rispose mostrandomi il profilattico che stringeva nella mano destra prima di sedersi sulle mie gambe.

Il suo sorriso malandrino e soddisfatto mentre lo srotolava su di me fece aumentare il mio respiro. Stavo per perdere la ragione.

Distese le sue braccia lungo i due lati del mio viso, tenendo salda alla spalliera della sedia, dandosi lo slancio giusto per farmi scivolare dentro di lei. Emisi un suono rauco e incontrollato mentre il mio mio respiro aumentava sempre di più. 

 Ansimavo ad ogni suo movimento, e ad ogni sua spinta mi sentivo sempre più vicino a quel piacere fisico che si estendeva per tutto il mio corpo passando anche dal mio cuore. 

Appoggiai la mia guancia sinistra sul suo braccio teso, e con la devozione di chi ha appena avuto una grazia, lo baciai dolcemente gemendo. Ero devoto a lei.

Mi sentivo il suo prigioniero, ero prigioniero dentro di lei. Una dolce prigione dalla quale non sarei uscito neanche sotto tortura. 

Afferrai il suo sedere da entrambi i lati, e portandola verso di me con veemenza, iniziai io a condurre il gioco. La trascinavo ad ogni spinta ad urlare sempre più forte, e ad ogni gemito sapevo bene dove sarei finito.

Lei iniziò a chiamare il mio nome sulle mie labbra credo in me un effetto sublime portandomi direttamente all'ultima fase di quel rapporto idilliaco.

Lei si accasciò sulla mia spalla con ancora le braccia sollevate sulla spalliera. Il suo respiro era veloce e il suo cuore batteva forte come un tamburo. Mi accostai a lei accarezzandole il collo nudo con il naso respirando quel profumo di cannella che adoravo. Adoravo sentire il suo profumo su di me, sulla mia pelle.

« Amore… », sospirai sulla sua pelle mentre la mia mano scivolava leggera tra i suoi capelli per non rovinarle quello chignon che aveva annodato con cura. 

Lei si destò da quella posizione che si era creata dopo la tempesta. I nostri occhi, adesso lucidi e luminosi, si rincorrevano cercando di esprimere quello che il nostro cuore ci suggeriva. Le spostai quel ciuffo ribelle che le ricadeva sul l'occhio sinistro portandolo dietro l'orecchio.

 Lei sorrise guardandomi quasi imbarazzata. Adoravo quella sua innocenza innata ma che sfociava in questi momenti di passione.

« Credo che questa volta arriveremo in ritardo… », sibilò tra uno sguardo e l'altro. Quanto poteva essere bella?

« Beh, vorrà dire che nel frattempo Saverio mangerà un pacco di grissini… oppure, cosa più probabile, ritarderà peggio di noi… », ridemmo di cuore pensando Saverio in altre faccende affaccendato. Senza pensare  quanto a lui piacessero le scopate per-cena.

« Spero solo che per il matrimonio sia puntuale! »,

« Lo sarà… non potrebbe mai ritardare al giorno più bello per suo fratello… », risposi quasi trattenendo il respiro. « E a tal proposito avevo pensato ad una data se per te va bene… »

« Dimmi… », rispose lei poggiando l'indice sulle mie labbra accarezzandolo dolcemente.

« Vorrei sposarmi il ventotto Gennaio… è un venerdì… così- »,

Le sue labbra si poggiarono velocissime sulle mie senza darmi il tempo di finire la frase. La sua lingua dentro la mia bocca come a voler rubare quello che stavo per dire. La strinsi forte a me scompigliando questa volta quello chignon che avevo tenuto come una reliquia. 

« Deduco che questo è un sì, giusto? », domandai sorridendo tra le sue labbra.

« Sì, dottore… deduce bene… », rispose con gli occhi pieni di lacrime. Si poteva essere più felici? Era questo davvero quello che mi aspettava? 

La vita con Anita era qualcosa di diverso, qualcosa di talmente diverso che a volte mi spaventava. Era troppo bello, troppo puro, troppo perfetto. Non ché io fossi un grande esperto di relazioni o di vita di coppia, ma quello che stavo vivendo mi sembrava impeccabile, senza sbavature. Avevamo i nostri alti e bassi come ogni coppia, e anche noi litigavamo forte in alcuni momenti, anche se non avevamo mai litigato da fare schifo. 

Poteva capitare e sarebbe capitato. 

Questo l'avevo imparato sulla mia pelle nel corso di quella vita sregolata che avevo vissuto.

Sapevo che se una cosa poteva andare male sarebbe andata male, era la legge di Murphy. E per quanto io avessi lottato per non farla succedere, per quanto avessi usato tutte le armi a mia disposizione, gli eventi si erano accaniti su di me. 

No, non era solo la legge di Murphy, era la storia della mia vita.


Note: Capitolo Otto. Buongiorno a tutti! Scusate il ritardo ma è stata una settimana molto piena! 😅❤️ In questo capitolo Dariocentrico, vediamo cosa passa per la testa del nostro caro dottore. Lui è un mix di emozioni contrastanti. Ha paura della madre, ha paura che tutto possa andare storto. Ha paura perché sa che potrebbe andare tutto allo scatafascio! Tutti quando viviamo un momento idilliaco proviamo questo tipo di paura, e Dario la sta vivendo il doppio. Perché lui già sa cosa potrebbe accadere, sa che se c'è una cosa può andare male, andrà male. Chissà se è solo un'impressione, una paura, o una sorta di premonizione… In tutto questo vediamo però un Dario e una Anita innamorati e porti per la data! Il 28 Gennaio! Ovviamente siete tutti invitati ❤️ e a tal proposito ho una sorpresina per voi! Quindi rimanete sintonizzati! 
Grazie sempre a chi mi segue! ❤️ E alla prossima ❤️ 



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Capitolo 9
*** L'arroganza Delle Maiuscole ***


Fin da piccola amavo i mesi freddi: la cioccolata calda, il plaid in pile sulle gambe e le repliche di Fantaghirò alla tv. Tralasciando il discorso delle falangi bloccate e del nasino congelato, amavo quel periodo che intercorreva poco prima dell'inverno e il suo freddo polare. Strinsi sul naso la sciarpa nera con i cuori rossi regalatami da Dario il Natale passato inchiodando i tacchi
sull'asfalto cercando di non cadere. Le scarpe nuove Chanel mi facevano sempre questo effetto. Mi avvicinai a grandi passi all'auto di Dario che nel frattempo mi seguiva come un'ombra avendo la mia stessa paura. Arrivata davanti alla portiera lui l'aprì facendomi accomodare, e accertandosi che fossi entrata in macchina sana e salva, passò davanti all'auto stringendo anche lui il bavero della giacca del suo lungo cappotto blu. L"aspettai entrare in auto come sia aspetta l'alba: sorridendogli. Lui rispose con quel meraviglioso sorriso accentuando quella fossetta che avrei preso tranquillamente a morsi. Mi appoggiai allo schienale con occhi sognanti mentre lui azionava la stufa della macchina e apriva il suo cappotto lasciando intravedere la camicia blu scuro che portava insieme ai pantaloni neri e le scarpe stringate dello stesso colore. Gli sarei saltata nuovamente addosso se non fosse che l'etica della signorina per bene imponeva di comportarsi educatamente in luoghi pubblici e soprattutto davanti al portone di casa. La macchina si accese subito dopo il tocco di Dario, e dopo aver azionato la retromarcia, si spostò di qualche metro per poi  incamminarci verso la pizzeria, quando qualcuno si piazzò davanti al finestrino di Dario. La signorina in questione iniziò a bussare contro il vetro facendo sì che quest'ultimo lo abbassasse. 

« Dario ciao, scusami se ti disturbo… hai un minuto?  », ed eccola lì: Letizia Banchi, capo condomino, amministratrice, e mangia uomini di professione. Da quando aveva messo piede nel nostro condominio, poco tempo prima che io mi trasferissi da Dario, aveva dettato legge e buttato l'occhio sul sedere del mio ragazzo. Da quel momento era partita una battaglia contro di lei soprannominata da Dario " Le battaglie senza senso di Anita".

« Dimmi pure Letizia…  », rispose lui accomodante senza voltarsi dalla mia parte. Sapeva che avevo già drizzato le antenne.

« È arrivato il conteggio forfetario delle spese condominiali trimestrali…scusami per l'intrusione, ma ti avrei chiamato se avessi avuto il tuo numero…  », disse la sfacciata sfoderando uno dei suoi sorrisi migliori insieme alla sua scollatura che andava contro ogni legge della termodinamica considerando il clima ostile che c'era quella sera a Milano.  

« Letizia, Cara, ti ho dato il mio di numero! Non ti ricordi? », esclamai spingendomi di peso verso Dario che mi lanciò subito uno sguardo divertito ma che cercò di mascherare.

« Ah sì? Non ricordo tesoro… e poi pensavo che dato che il padrone di casa è Dario avrei dovuto avvertire lui…  », 

« Letizia, ti ringrazio per la tua discrezione, ma come ti ho detto l'altra volta, parlare con me o con Anita ha lo stesso valore! Quindi preferirei che tu parlassi con lei per queste cose… »

« Beh, se la metti così, non c'è nessun problema! Sono sicura che Anita saprà cavarsela con queste scartoffie! »

« Lei è bravissima in tutto…», asserì Dario prendendomi per mano mostrando al capo condomino il solitario che mi aveva regalato. « E poi tra poco sarà mia moglie…  »

« Wow… ragazzi… vi faccio i miei migliori auguri! Ma non è troppo presto?...», esclamò lei con sguardo interrogativo. Cosa pensava? Di avere una chance?

« No, non lo è… non lo è se trovi la persona giusta… », rispose Dario lanciandomi uno dei suoi sguardi dolci. Meraviglioso.

Bene… allora ci sentiamo presto! Buonaserata… », disse frettolosamente lei cercando qualcosa da fare e trovandola nel professor Fosti che si accingeva ad entrare nel palazzo. 

Con lo sguardo ancora verso di noi chiedeva qualcosa a quello strano inquilino che vedevo spesso nell'ascensore. 
Presa da un raptus di gelosia afferrai il viso di Dario che era ancora fermo su quello che stava facendo Letizia, e avvicinando le mie labbra alle sue, mi lanciai in un bacio passionale che lui accolse senza problemi nonostante la sua sorpresa iniziale. Al diavolo la signorina per bene.

Amavo il suo sapore, amavo quel gusto di caffè e sigaretta, amavo baciarlo.
 
Aprii gli occhi per guardare verso il capo condomino quando incontrai quelli di Dario che mi fissavano. Mi fermai di colpo tenendo stretta la sua mascella liscia e sbarbata.

« È ancora lì? », domandò lui sorridendo sulle mie labbra.

« Già…  ma adesso non sta guardando più… », aggiunsi guardandola un'ultima volta prima di tornare al mio posto. Poi, con tranquillità, recuperai la mia piccola borsetta che era caduta sul tappetino cercando il cellulare all'interno.

« Però potresti baciarmi ancora, magari non ha bene afferrato il concetto…  », ridacchiò Dario con le labbra arrossate da quel bacio girando le chiavi per riaccendere la macchina.

« Ooooh lo capirà bene! Adesso le mando un messaggio su WhatsApp indicandole il mio numero tutto scritto in maiuscolo!  »
 
« Oh, certo, l'arroganza delle maiuscole non ha eguali! Lo sanno tutti! Credo che butterà il cellulare dalla finestra dalla paura! », 

« Spiritoso! Cos'è, preferisci che le dia il tuo di numero? Combiniamo un incontro? »

« Lo sai che sei adorabile quando fai la gelosa? », 

Risposi con una linguaccia e un sorriso. 

Nonostante lui credeva che quella battaglia era inutile mandai lo stesso quel messaggio con le maiuscole. Prevenire è meglio che curare.

Arrivammo in pizzeria con mezz'ora di ritardo convinti di trovare Saverio e Ginevra già seduti al tavolo ma non fu così. Il cameriere ci fece accomodare al nostro tavolo e, lanciandoci un'occhiataccia, ci porse i menù velocemente. 

« Credo che Alfonso abbia le scatole piene stasera! », appurò Dario aprendo il menù davanti a lui. 

« Ci credo! Siamo in ritardo di mezz'ora e di Saverio e Ginevra neanche l'ombra! Forse era meglio prenotare dopo… », risposi lanciando uno sguardo anch'io al menù.

« Siamo clienti abituali, che abitualmente arriviamo in ritardo! È una tradizione! Magari quando ci sposeremo tutti saremo più puntuali… e a proposito di questo c'è una cosa che non ti ho detto… »

« Cosa?... », chiesi con le pagine del menù tra le mani. 

« Una cosa che riguarda la data… »

« Cioè?... »

« Il ventotto gennaio è da data di nascita di mia nonna Amalia… ti ho proposto quella data per sentirla più vicina a me nel giorno più importante della mia vita… ma se per te è un problema, e vuoi che sia un'altro giorno non esitare a dirmelo… », si sentiva nella sua voce un pizzico di tensione. 

« Amore, quella data mi stava bene prima e mi sta stra-bene adesso, poi ora che so che è così importante per te lo è anche per me… », risposi abbracciandolo forte a me.

« Ma allora il vostro sta diventando un vizio! Non riuscite proprio a stare vicini senza toccarvi? », esclamò Saverio ridendo palesandosi davanti a noi con Ginevra al seguito. 

« Siamo incorreggibili, hai ragione! », dichiarò Dario alzandosi in piedi prendendo la mano di Saverio per poi abbracciarlo.

Stessa cosa feci anche io con Ginevra indicandole di seguito il suo posto.

« Ragazzi ho una fame! Sapete già cosa prendere? », domandò Ginevra tirandosi dietro la sedia dando uno sguardo fugace al menù che aveva davanti.

Buttammo tutti gli occhi sui menù per dare una risposta veloce a Ginevra. Mi accostai a Dario per guardare meglio il foglio plastificato indicando una delle pizze che avevo preso la volta prima.

« Sì, in realtà credo che prenderò la piazza- »,

« Ho messo incinta Ginevra!! », esordi così Saverio senza lasciarmi il tempo di finire la frase.

« Che?! »,  esclamammo all'unisono io e Dario guardandoli allibiti.

« Sa!! », gridò Ginevra dando uno scappellotto in testa a Saverio che si lamento subito dopo.

« Ahia! Ma tanto lo dovevano sapere no?! Quindi perché temporeggiare?! »

« Lo dovevano sapere, ma non così! », la faccia di Ginevra sprofondò subito tra le sue mani. Sembrava provata dalla situazione.

« Ma si può sapere come cazzo hai fatto?! », lo sgridò Dario guardandolo con occhi spalancati.

« Allora, eravamo a casa mia e stavamo facendo la posizione dell antilope- »,

« No coglione! Intendevo dire com'è successo?! Ti si è rotto il profilattico o cosa? »,

« No, in realtà lo abbiamo fatto senza… », disse abbassando la voce grattandosi la testa.

« Senza?! », replicai sconcertata.

« Sì, il signorino qui presente mi aveva assicurato che sapeva cosa faceva! Che aveva tutto sotto controllo! Che conosceva il suo corpo! E io come una stupida mi sono fidata! »,

« Io continuo a non capire! Tu che lo fai senza profilattico? Ma cosa ti è saltato in mente?! »

« Il discorso è questo, avevamo già fatto sesso orale e quindi eravamo molto presi dalla situazione… poi invece mi sono accorto che li avevamo finiti… Non potevo rivestirmi e andare a cercare una farmacia! », disse Saverio con nonchalance come se fosse stata la scelta migliore del mondo.

« Quindi hai pensato bene di testare la tua conoscenza fisica? Lo sai bene che il coito interrotto non è un anticoncezionale! »

« C'è mio cugino Marco che ci vive con questi rapporti! »

« Tuo cugino Marco è un pazzo sprovveduto con la gonorrea! »

« Sarà! Ma si fa le migliori scopate quello lì! È un genio! »

« Oppure è un mentecatto sterile dato che non gli è mai successo niente! »

« O fortunato! », continuò Saverio versandosi un po' di vino che Alfonso aveva portato nel frattempo. 

« Ma in tutto questo tu come stai? » domandai a Ginevra che sembrava tutto fuorché tranquilla e felice.

« Sto… sono incinta Anita… e non avevo pensato minimamente ad una gravidanza o a stravolgere la mia vita così… io non so cosa dire o cosa fare, io mi sento confusa io- »

« Hey… », sibilò Saverio prendendola per le guance. « Ti ho già detto a casa che non è un problema per me… io sono disposto a cambiare la mia vita per te e il bambino… io voglio questo bambino e voglio te… »

« Sa, adesso ti sembra tutto stupendo, ma poi sarà tutto diverso! Un bambino ti cambia la vita! Senza contare che diventerò una palla e non mi vorrai più… », la voce di Ginevra si fece sempre più bassa fino a sfociare in un pianto silenzioso.

« Io ti vorrò sempre! Anche se diventi come la balena di Pinocchio! », affermò facendoci ridere ed emozionare allo stesso momento. « Che c'è da ridere? Io sono serio! », ridacchiò guardandoci un'attimo per poi tornare rassicurante su di lei. « Ti prego, dammi la possibilità di dimostrarti che saprò essere un bravo padre e compagno… »

« Quindi conviverete? », domandai commossa.

« Sì, io non voglio perdermi neanche un attimo della gravidanza… », affermò Saverio non spostando lo sguardo da lei per poi prenderla in bacio casto e dolce.

Lo guardai felice e sotto una luce totalmente nuova. Lui avrebbe fatto di tutto per Ginevra e per il loro bambino, glielo leggevo chiaramente negli occhi. Occhi che trasmettevano tutto l'amore che provava per lei e per quel bambino venuto senza preavviso.

« Beh, adesso che abbiamo fatto tutti la signorina Rottenmeier di turno, posso abbracciare il futuro papà? », domandò Dario felice alzandosi in piedi andando verso Saverio che nel frattempo aveva fatto la stessa cosa. 

Dario lo strinse forte a sé dandogli delle pacche sulla spalla sorridendo emozionato. 

« Dario sei il solito bastardo! Così mi farai piangere per una settimana! »

« È quello che ti meriti per essere diventato un uomo maturo e con la testa sulle spalle! Un po' coglione, ma questi sono dettagli! » 

Continuammo a ridere tutti con le lacrime agli occhi. Era una notizia straordinaria, improvvisa, ma ugualmente straordinaria. Dopo aver abbracciato anch'io Ginevra stritolandola, ci avviamo insieme in bagno per rifarci il trucco. Eravamo davvero in uno stato pietoso.

« Anita scusami se non ti ho detto tutto subito, ma prima dovevo dirlo a Saverio… », disse lei stropicciando il fazzoletto che aveva in mano. 

« Ma non dirlo neanche per scherzo! È giusto che tu l'abbia detto a Saverio! È pur sempre il padre! », affermai sorridendo poggiando la borsetta sul lavandino. « Ti ama davvero Ginny… non allontanarlo… »,

« Non potrei mai farlo… lo amo anch'io anche se l'ho mandato a fanculo quando l'ho saputo! »,

« Ginny! », esclamai recuperando una salvietta struccante dalla borsetta.

« È vero! Gli ho anche mollato due ceffoni! », continuò lei cercando di trattenere le risate. 

« Ma povero! »

« Credo che stasera mi farò perdonare… », affermò facendomi l'occhiolino. E sapevamo tutt'e due come si sarebbe fatta perdonare.

Risi alla sua affermazione dedicandomi al trucco sbavato quando all'improvviso ebbi una strana sensazione. Non so bene se si trattò di invidia o cosa, ma l'idea di avere un bambino si insinuò dentro la mia mente, dentro il mio cuore. Volevo avere anch'io un bambino. Volevo quel bambino frutto del mio amore per Dario.


Note: Capitolo Nove. Buonasera a tutti! Lo so cosa state pensando… è impazzita! 🤣❤️ In realtà sì 🤣❤️ Cioè, avevo questo capitolo nella mia mente da tantissimi mesi e l'ho buttato giù in un pomeriggio! E siccome era un capitolo con una bella bomba, non potevo aspettare fino a giovedì! Ebbene sì, Saverio e Ginevra avranno un bambino! ❤️ Come vi è sembrato il comportamento di Saverio? Io l'ho amato alla follia ❤️ e la rivelazione della data del matrimonio? Cosa ne pensate? Bene, adesso Anita vuole un bambino! Secondo voi lo dirà a Dario? O è solo un pensiero passeggero? Insomma ancora tante cose da vedere prima della cena a casa Mancini! ♥️ Grazie sempre a tutti quelli che mi seguono e alla prossima ♥️



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Capitolo 10
*** Nessun Grado Di Separazione ***


C'erano notti in cui non riuscivo a prendere sonno. Notti così buie da fare paura a chiunque, anche ai più temerari o ai viaggiatori più spavaldi. Notti, che sembravano durare più del dovuto e che mi risucchiavano al suo interno in un labirinto dalle mille biforcazioni. Ma c'era una cosa che mi rallegrava l'anima e che non mi faceva avere timore di nulla: il suo sorriso. Ogni qualvolta la paura mi attanagliava, mi rifugiavo tra le sue braccia sapendo che niente e nessuno mi avrebbe fatto del male.

Neanche quel buio.

Mi bastava guardare i suoi occhi azzurri per ritrovare la felicità e la pace interiore. 

" La notte buia e cattiva non mi fa paura se tu sei con me" 

Era quello che ripetevo sempre a mia nonna prima di addormentarmi tra le sue braccia. Routine che era durata fino a quando lei non ebbe più la forza di tenersi in piedi, allora ero io a tenerla tra le mie braccia. Darle coraggio verso quel buio cattivo che avanzava senza sosta verso di lei negli ultimi attimi della sua vita.

Ed era proprio in quei momenti che pensavo alla mia vita, e al fatto che io non avrei mai avuto nessun altro da abbracciare così, nessun altro da rincuorare durante le notti buie e cattive... fino a quando non avevo conosciuto Anita e il suo amore per me. Un amore diverso ma che non aveva nessun ostacolo, nessun esitazione nessun grado di separazione.

« Quindi Valeria non sa nulla? », chiesi girando il cucchiaino nella tazzina da caffè poggiata sul bancone del bar che si trovava all'ingresso della pizzeria riferendomi a sua madre.

La serata sera praticamente volata tra risate, piani di battaglia e strategie per cambiare i pannolini al futuro pargolo di casa Monte. Eravamo tutti felici e super gasati. 

« Valeria non sa nulla, ma lo saprà presto! Anzi, abbiamo già combinato un incontro con lei, il banchiere e il pompiere per domani! Sono sicuro che saranno tutti entusiasti! », rispose Saverio riferendosi alla suo padre e suo fratello. Una famiglia unita e che per certi versi dava l'impressione di essere normale. Tutto il contrario della mia.

« Sono sicuro che tua madre sarà felicissima! Ha sempre sperato in un nipotino! », continuai prendendo un bel sorso di quel caffè ormai freddo. Sua madre era sempre stata diversa dalla mia, e sicuramente avrebbe appreso la notizia con gioia immensa. 

« Che meraviglia! Sono proprio felice per voi! », esclamò Anita sorridendo felice verso la coppia di futuri genitori intrecciando le dita delle mani tra di loro. Sembrava stranamente tesa. Magari avevo fatto qualcosa senza rendermene conto, o magari tutta quella situazione le aveva messo una strana ansia addosso. 

« Anita, tutto bene? », ero già in apprensione. Per certi versi ero cambiato in peggio.

« Si amore... », il suo sorriso dolce e avvolgente lasciò che i polmoni potessero continuare la loro normale attività, respirando no nuovo normalmente.

« Ok, vado a prendere la macchina, mi aspetti qui? »

« Ok... »

« Vengo anch'io, altrimenti che marito sarei?... »

« Marito?! », esclamò Ginevra strabuzzando gli occhi. 

« Sono solo prove tecniche... », rispose lui facendole l'occhiolino provocando in lei una strana espressione. Un misto tra felicità e incredulità.

« Sei uno scemo! », sbottò tra le risate Ginevra. Si vedeva ad occhio nudo che le faceva piacere.

« E tu sei bellissima... », affermò Saverio prima di uscire insieme dalla pizzeria lasciandola nuovamente con la bocca aperta.

« Stasera vuoi proprio ucciderla? », chiesi sorridendo seguendolo a ruota con la sigaretta tra le mani. Lui ricambiò il sorriso accendendo anche lui la sigaretta che aveva appoggiato sulle sue labbra.

« Mi piace metterla in difficoltà! Lei non vuole sposarsi, è una cosa risaputa ormai, ma ci penso io a farle cambiare idea... »

« Vuoi convincerla legandola al letto? »

« No, quello lo faccio già... », disse guardandomi furbo. « Ma la porterò a desiderare di avere quel legame con me... »

« Sa, dimmi la verità, non eri davvero cosciente dei rischi di un rapporto non protetto? », domandai infilando le mani nelle tasche del cappotto. Mi sembrava tutto surreale. 

« Sai, ci ho pensato, sapevo che poteva capitare... »

« E allora? »

« E allora... non era un problema per me... cioè se capitava... forse per Ginevra sì, ma solo perché pensa che avendo bambini io non la guardi più in quel modo... »

« Da depravato? », chiesi ridacchiando.

« Esatto! », rispose lui ridendo per poi continuare. « In verità, lei è più depravata di me! È la cosa mi fa impazzire! Mi fa impazzire, cazzo! », risi nuovamente di gusto. Erano due pazzi, dei pazzi innamorati, e io non potevo che essere felice per loro. 

« E tu? », domandò soffiando fuori quel fumo appena aspirato dalla sua sigaretta.

« Io? »

« Si, tu! Non hai voglia di diventare padre? »,

« Sì che lo voglio... ma non so se Anita è già pronta per quel passo... ne abbiano parlato la sera della festa, ma poi non abbiamo più preso il discorso... magari dopo il matrimonio... », 

« Ma che cazzo devi aspettare? Usalo per una buona causa! », esclamò Saverio afferrando i miei gioielli di famiglia facendomi piegare in avanti. Risi imprecando sputando il fumo che avevo in bocca. Era sempre il solito pazzo. « Sono sicuro che Anita sarà d'accordo... », continuò Saverio diventando più serio.

Sorrisi annuendo. Magari avrei potuto dirle qualcosa a letto. 

Arrivati alle rispettive auto, che distavano pochi metri l'una dall'altra, lo salutai con la mano facendogli il segno della cornetta con la mano destra, segno che lo avrei chiamato l'indomani per sapere tutto dell'incontro con la sua famiglia. 

Poi, ingranando la marcia, mi avvicinai velocemente davanti alla pizzeria trovando Anita ad aspettarmi. Le aprii velocemente la portiera dall'interno, e aspettando che la richiudesse, mi avviai verso casa. Il tragitto fu stranamente silenzioso alimentando in me quella preoccupazione che avevo avvertito al locale. Arrivati davanti alla porta di casa, sempre in rigoroso silenzio, trovai il coraggio di rifarle la domanda. 

« Ani, tutto ok? » 

« Sì, sì, tutto bene... », rispose lei entrando in casa lanciandomi uno sguardo rassicurante.

« Ok... e che mi sembri un po' silenziosa... ho detto o fatto qualcosa che ti ha dato fastidio? », continuai poggiando le chiavi all'ingrosso.

« No, no... sei stato perfetto... », la sua risposta quasi sussurrata insieme alla sua lentezza con cui si toglieva il cappotto mi diceva il contrario. 

Si diresse in camera da letto senza aggiungere altro. Rimasi impalato. Non potevo iniziare una conversazione di quel calibro con lei che sembrava da tutt'altra parte. Entrai in bagno spogliandomi guardando lei dalla fessura della porta. Si tolse il vestito rimanendo solo con tanga, e infilandosi la maglia grigio topo del mio pigiama, iniziò a struccarsi davanti al comò. Prese uno dei dischetti struccanti che si trovavano nel contenitore a forma di orsetto, e iniziò a tamponare e a sfregare sul suo viso sospirando e perdendosi guardandoci attraverso. Qualcosa pensiero la stava sicuramente tenendo in ostaggio, ormai lo capivo molto bene.

Dopo essermi preparato anche io per la notte, indossai i pantaloni di quel pigiama che condividevamo, chiudendomi la porta del bagno alle spalle. La storia del pigiama era una cosa nata per gioco una sera che lei non trovava il suo. E da quel giorno condividevamo tutti i miei pigiami. Era una cosa che mi piaceva da morire. Condividere lo stesso pigiama mi faceva sentire speciale ed eccitare allo stesso tempo.

Entrai a torso nudo, mentre lei si accingeva ad entrare sotto le coperte, quando mi venne in mente di parlare di Saverio per smorzare un po' la tensione.

« Non posso cedere che Saverio diventerà padre! Lui che non avrebbe mai fatto l'amore senza profilattico neanche sotto tortura! », affermai infilandomi sotto le coperte tenendo lo sguardo fisso su di lei. 

« Beh, nella vita si cambia... tu non lo faresti? »,chiese lei senza timore mandandomi in confusione.

« Fare cosa? »

« Farlo senza e avere un bambino... »

« Io lo farei anche subito! », risposi spavaldo sorridendo. Non sapevo quando sarebbe successo, ma avrei aspettato fino a quando lei non sarebbe stata pronta.

« Allora cosa aspetti?... »

« Cosa?... »

« Cosa aspetti a farmi diventare madre? », chiese senza timore prendendomi tra le sue braccia 

« Anita... », dissi senza saliva. Stavo sognando.

« Non ne abbiano più parlato, e so che magari detto così può sembrare strano... ma io voglio un bambino... », i suoi occhi continuavano a guardarmi speranzosi mentre le sue mani accarezzavano i miei capelli.

« Anita, ci sposiamo tra quattro mesi... e se poi ti senti male? Potresti avere un inizio gravidanza fatto di nausee e capogiri... »

« Non è detto! Hai visto Ginevra? Stava benissimo! E poi mia madre ha avuto due meravigliose gravidanze... »

« Anita, ogni gravidanza è a sé... Mia madre ha passato una brutta gravidanza... forse è anche per questo che mi odia... », risposi sorridendo amaramente abbassando lo sguardo.

« Amore lei non ti odia... nessuna madre può provare una cosa del genere per il proprio figlio... »

« Sarà... » 

« Amore... io voglio questo bambino più di ogni altra cosa al mondo... », disse afferrandomi per il collo avvicinandomi a sé. I suoi occhi mi scrutavano da parte a parte cercando una risposta nei miei.

Mi stava chiedendo veramente di diventare padre? Lo volevo anche io con tutto il cuore... ma non mi aspettavo questa sua richiesta a bruciapelo.

« Anita... », cercai di temporeggiare cercando di trovare il coraggio per andare avanti. Avevo paura. Paura di non essere all'altezza della situazione.

« Dario, sarai un padre meraviglioso... », le sue labbra si appoggiarono sulle mie lasciandoci un bacio pieno d'amore.

Mi feci coraggio, e spostadomi su di lei iniziai a tremare. Tremavo dalla gioia, tremavo dalla paura, tremavo senza sosta.

Con i gomiti alle due estremità del suo viso tornai a guardarla cercando di capire se era quello che lei volesse veramente. 

« Amore, non avere paura... io lo voglio... », sussurrò baciando il mio mento lentamente. 

« Io... Io non l'ho mai fatto senza.... », dissi con un filo di voce.

« Vuoi dire che... »

« Sarebbe la mia prima volta... », risposi abbozzando un sorriso. Non lo avevo fatto neanche per scherzo senza, non era solo una prerogativa di Saverio, era anche la mia.

« Amore... », sibilò accarezzandomi il viso.

« E sono emozionato... sono emozionato per la scelta che stiamo per fare, sono emozionato perché condivido questa parte di me con te... sono emozionato perché ti amo... », le mie parole uscivano tra un magone e l'altro facendomi ascoltare quello provavo in quel momento.

« Dario... », disse con voce tremula mentre si perdeva nuovamente nei miei occhi. Mi abbassai verso di lei per darle quel bacio pieno di passione prima di farmi spazio tra le sue gambe. Intrufolai la mia lingua nella sua bocca delicatamente assaporando ogni centimetro di essa. 

La sua pelle morbida come boccioli di rosa, reagiva al mio tocco mentre le sfilavo il pigiama fin sopra le testa, per poi trovarla ad attendermi. Abbozzai mezzo sorriso togliendole anche il tanga che indossava, prima di tornare da lei. Era un sogno ad occhi aperti.

Le nostre labbra trovarono a sfiorarsi più fameliche di prima, mentre il mio corpo tremante la bramava. 

Presi le sue mani nelle mie e, portandole sopra la sua testa, continuai quel bacio senza respiro. 

Ansimavo, ansimavo senza sosta, come a voler ricorrere quel piacere che da lì a poco si sarebbe mescolato con il suo.

Sembrava quasi che io volessi ancora aspettare, temporeggiare, per paura di fare qualcosa di sbagliato, qualcosa non alla mia portata. Ma poi quando incontrai nuovamente i suoi occhi, spazzai via anche quel ultimo dubbio, quella paura di non essere all'altezza.

Aiutato da lei, e dalla delicatezza dei suoi movimenti, scivolai dentro di lei continuando con quella dolce guerra che stava avvenendo tra le nostre labbra.

Ogni gemito leggero ne richiamava uno sempre più forte in una sincronia perfetta.

Perfetto come l'amore che provavo per lei

Perfetto come i suoi occhi che si perdono nei mei

Perfetto come quella felicità che ti lascia senza fiato ogni volta che la provi.

Sì, adesso c'era solo spazio per la felicità dentro il mio cuore... per lei e per quel bambino tanto desiderato e di cui già sognavo i lineamenti.


Note: Capitolo Dieci. Buonasera a tutti Carissimi! ❤️ Capitolo moooooolto romantico! ❤️ E così, anche Dario e Anita provano ad avere un bambino... ma sarà come Ginevra e Saverio? 🤔 Vedremo... Volevo regalarvi una "Prima volta" per Dario e spero vi sia piaciuto ❤️ Ho pensato che sarebbe stato romantico che anche Dario avesse una sua prima volta proprio con Anita ❤️ Ditemi cosa ne pensate ❤️ Adesso ci stiamo avvicinando pericolosamente alla cena con i mancini... che non sarà un bel vedere 😅😅😅 Ma prima ci sarà un pranzo con una certa lasagna ❤️🤣❤️🤣 Grazie sempre a chi mi segue, e alla prossima ♥️


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Capitolo 11
*** Linguaggio Universale ***


Nella famiglia Mancini-Morante, le dimostrazioni di affetto e amorevolezza, erano viste come una sorta di punto debole. Una debolezza da nascondere a tutti costi, un oltraggio che doveva rimanere tra le quattro mura di casa nostra, o addirittura, seppellito nel giardino sottostante. Un qualcosa che a Laura faceva paura, più di un paziente morto sotto le sue mani al Pronto Soccorso. 

E questa paura, Laura, la sentiva sotto pelle. L'accompagnava giornalmente come fosse la sua ombra, per poi manifestarsi in tutto il suo essere quando rincasando incontrava i miei occhi. Mai un sorriso, mai una carezza, mai quell'affetto che vedevo spesso nei film. 

Nel corso degli anni mi ero costruito una corazza inespugnabile, così che il dolore piano piano si era affievolito lasciando spazio al menefreghismo. Non li odiavo, non avrei mai potuto, ma avevo da sempre cercato di tenerli a debita distanza, condannando il loro comportamento ignobile. 

E adesso, l'idea di rivederli e presentargli la mia unica ragione di vita, mi stringeva un nodo in gola. Quella donna dagli occhi blu-verdi che aveva finalmente ridato la parola a quel cuore che sembrava non aver nient'altro da dire, se non battere per tenermi in vita. 

Il suo viso, appoggiato per metà sul mio torso, lasciava intravedere le sue guance rosee e le sue labbra rosse come lamponi selvatici. I suoi capelli mossi, riversi in parte lungo la sua schiena nuda, mi solleticavano il mento  che avevo abbassato per ammirarla meglio. Il suo respiro mi accarezzava la pelle, mentre le sue braccia, attorno al mio corpo nudo, lo tenevano ben saldo. 
Apparve subito sul mio volto un sorriso da ebete misto a malandrino.

 Era davvero bellissima.

Non avevo intenzione di svegliarla, ma la voglia di accarezzarla prese il sopravvento. 
Allungai la mano e, strisciandola lungo la sua schiena, mi beai di quel contatto sublime.
Scesi lungo tutta la spina dorsale, fino ad arrivare sui suoi glutei, soffermandomi su di essi massaggiando con pollice. 

Adoravo il suo fondoschiena.

 
«Mmmmh buongiorno signor Mancini… », disse lei con voce ancora assonnata spostando la sua mano destra verso il centro del mio torace. Mi piaceva da morire quando lo faceva.

« Buongiorno a lei signorina Velletri… mi scusi tanto, non volevo svegliarla… »

« A me invece non dispiace per niente… », affermò lei alzando la testa permettendomi di guardarla negli occhi. Di mattina avevano sempre quella colorazione brillante accentuata dalla felicità che risplendeva in essi. Specchiarsi nei suoi occhi era come correre in una prateria in piena notte, con la luce della luna che di sfiora il viso.  

« Ah no? », domandai innocentemente passandole il pollice sulle labbra. Ero già partito per la tangenziale.

« No… », rincarò la dose alzandosi e posizionandosi a cavalcioni su di me. Ansimai al contatto del suo pube sul mio, infilando la mano tra i suoi capelli. 

« Che intenzioni ha signorina Velletri? », continuai il mio questionario di domande inutili mentre lei era già arrivata sul mio collo baciandolo e mordendolo.

« Lo vedrà presto signor Mancini… », rispose lei ridendo sulla mia pelle ormai iper sensibile.

Stavo per abbandonarmi alle sue amabili torture, quando il suo cellulare iniziò a squillare. 

Lei si spostò verso il comodino dove lampeggiava il marchingegno infernale, e con un gesto veloce lo recuperò tra le mani. Chi poteva mai interrompere le nostre effusioni mattutine alle nove di domenica mattina? 

 « È mia madre… », disse lei sorridendo, rispondendo così a quella domanda che avevo fatto solo con gli occhi. « Mamma! Ma che bella sorpresa! », esclamò Anita attivando il vivavoce rimanendo a cavalcioni su di me. 

Abbozzai un sorriso interrogativo mentre lei mi faceva segnale di stare zitto e fermo. 
Mai ordine peggiore.

Iniziai, proprio perché era stata esplicita, a sfiorarle il collo con le labbra scendendo lungo quel sentiero che portava al suo seno, provocandole dei piccoli spasmi e della finta disapprovazione.

« Tesoro, scusami per l'ora, ma volevo essere sicura che tu e Dario sarete presenti al pranzo di oggi… ho già marinato il pesce, ragione per cui dovrete venire ugualmente anche se avete preso impegni! »

« No, Mamma, nessun impegno… », sibilò contorcendosi sotto i miei baci.

« Bene, quindi vi aspetto per le dodici e mezza? », chiese ancora mia suocera mentre la figlia si scioglieva come burro tra le mie mani.

« Dario… », ansimò mentre la mia bocca stringeva il suo capezzolo destro. 

« Dario? Ha problemi a venire per quell'ora? » 

« No Elena, anzi, credo che verrò anche prima… », dissi ridendo provocando la stessa reazione in Anita che cercò di trattenersi. 

« Però se vieni prima a tuo rischio e pericolo! Non penso che il pranzo sarà pronto! »

« Vorrà dire che correrò il rischio… », continuai ridendo stringendola a me.

« Ok, come vuoi tu! Allora preparerò un bel aperitivo! »

« Fabio ne sarà entusiasta! », ribattei tra le risate e i suoi baci. Adoravo questo giocare con lei.

« Che c'entra Fabio? », chiese curiosa Elena non capendo dove volessi andare a parare.

« Niente Mamma! Ascolta, noi dobbiamo ancora fare colazione- »

« E altro… », aggiunsi mordendole il collo.

« Quindi, che ne dici se ci sentiamo più tardi? », chiese Anita tappandomi la bocca. 

« Ok, ok, allora a dopo… »

« A dopo! », riposi al posto di Anita prima di buttarmi su di lei capovolgendo la situazione.

« Sei impazzito?», chiese subito dopo aver agganciato nuovamente il contatto visivo con me.

« No, perché? », pronunciai quelle parole seguendo la scia del falso ingenuo. Mi divertivo da matti. 

« Avrebbe potuto capire… »

« Non sarebbe stato un problema per me, lo sai… e poi, credo che le avrebbe fatto piacere sapere che stiamo provando ad avere un bambino… »

« Forse per il momento è meglio tenere la cosa per noi… cosa ne pensi? »

« Tutto quello che vuoi Amore… », affermai un attimo prima di tuffarmi sulle sue labbra.

L'idea di tenere per noi quel piccolo segreto mi piaceva, ma non ero sicuro di poterlo tenerlo nascosto a lungo. Sicuramente non con Mirko e Saverio, loro sapevano sempre tutto.

Ci avviamo verso casa dei genitori di Anita che si trovava in zona Porta Lodovica. Mi piaceva molto come quartiere e, il loro appartamento, che faceva parte di un complesso anni settanta, era davvero bello e confortevole, nonché di pregio architettonico.
Scesi dall'auto afferrando il vassoio dei dolci preferiti di Elena e, agguantando la mano di Anita in una dolce morsa, ci avventurammo all'interno dello stabile.

L'ingresso della scala era la parte che preferivo, perché si presentava come un giardino segreto. Le ampie scale, di un marmo bianco tondeggiante, si aprivano verso di noi maestose e, la tromba arricchita dal edera rampicante, richiamava nei miei pensieri una cascata magica.

Appena fummo arrivati davanti al portoncino color ciliegio Fabrizio e la sua allegria, ci accolsero come era suo solito fare.

« Non so cosa abbiate detto stamattina a mia moglie, ma spero che voi abbiate molto appetito! », esordì mio suocero lasciandoci entrare dentro casa.

« Siamo abbastanza affamati Fabrizio, quindi non dovrebbero esserci problemi! », ridacchiai togliendomi il cappotto nero che indossavo mostrando il mio outfit per quel pranzo: Maglione in cachemire verde scuro con rombi in rilievo, pantaloni neri con cintura, e scarpe steingate scamosciate  dello stesso colore.

Lanciai uno sguardo d'intesa verso Anita che risplendeva come una stella: skinny jeans  blu scuro camicetta blu notte, con giacca nera, e Chanel dello stesso colore. I capelli erano raccolti in una coda alta e sul viso aveva un leggero strato di trucco. Era radiosa.

« Meglio così! C'è davvero tanta roba! », continuò Fabrizio facendoci strada. 

Entrammo tutti e tre in salotto trovandoci Fabio e Chiara che parlavano tra di loro come due perfetti innamorati. Si  imboccavano a vicenda dei piccoli voulevant al salmone sorridendo.

« Beh, vedo che non perdete tempo! », dichiarò Anita guardando la sorella. « Forse è la volta buona che fai il secondo figlio! »

« A quello ci pensi tu tra poco, no? », rincarò Chiara avvicinandosi a noi facendomi l'occhiolino. 

« Dai Chiara… », bisbigliò Anita grattandosi la testa. Non so se fosse più in imbarazzo per l'affermazione o perché c'era il padre che guardava interrogativo a pochi passi da noi.

« Ah, io non voglio sapere nulla! Vado in cucina a vedere se vostra madre ha finito di sfornare manicaretti! », così dicendo e, con un velo di imbarazzo, sparì dal nostro raggio visivo.

« Lo sai che papà è un po' all'antica… », affermò Anita prendendo tra le mani uno dei voulevant che formavano una specie di piramide. Elena aveva proprio strafatto.

« Ma dai! Non mi sembra di aver usato termini volgari! Mi sono anche trattenuta! E comunque, non mi sembra di aver detto qualcosa di così assurdo! »,

« Infatti non lo hai fatto… », risposi sorridendo prendendo uno dei bicchieri colmi di Aperol Spritz, il mio preferito.

« Cioè?! Vuoi dirmi che… », affermò Chiara avvicinandosi pericolosamente a me.

« Io non ho detto nulla! », dichiarai mettendo le mani avanti. Sgamato.

« Oddio! Ma è vero Anita?! Ci state provando veramente? », seguitò lei avviandosi alla sorella prendendole le mani.

« Si, cioè no, cioè doveva essere un segreto… però adesso mi viene solo da piangere! »,

« Oh no tesoro! Vieni qui! È bellissimo! », Chiara strizzò in un abbraccio Anita che scoppiò in un pianto di felicità.

« Bene, allora dobbiamo brindare! », asserì Fabio, porgendo due bicchieri colmi di liquido arancione alle due sorelle. 

« La trovo una bellissima idea… », dissi avvicinando il mio bicchiere a quello di Fabio che nel frattempo l'aveva riempito nuovamente.

Iniziai a commuovermi anche io. Non immaginavo che la storia venisse fuori così dal nulla e, non immaginavo che Anita si sciogliesse così davanti alla sorella.

« Ragazzi è tutto pronto! Potete veni- », si fermò Elena davanti a quella scena che assomigliava molto ad una puntata di "Carramba che sorpresa!". « Ma cosa succede? »

« Niente Elena, le sorelle Velletri si sono commosse nel pensare al matrimonio imminente! Che ne dici se andiamo tutti in sala da pranzo e ci accomodiamo mentre loro si rifanno il trucco? », propose Fabio facendomi segno di annuire e fare quello che lui aveva appena detto.

Feci come aveva suggerito Fabio e, scortando entrambi Elena a tavola, ci scambiammo un sorriso complice lasciando le due sorelle da sole in salotto. 

Dopo alcuni minuti e, mio suocero che parlava insistentemente dell'importanza del riciclo della plastica, Anita e Chiara si palesarono davanti a noi più raggianti di prima, nell'istante preciso in cui mia suocera entrò in sala con una taglia gigante di lasagne. I nostri occhi osservarono tutta la scena nell'attesa che Elena iniziasse a porzionare quell'ambita pietanza. Sembrò quasi tenerci sulle spine mentre appoggiava la lasagna prima sul piatto di suo marito e poi in quello di Fabio. Infine, ma non per ordine di grandezza di lasagna, la posizionò sul mio piatto confermandoci quello che ormai avevamo capito da tempo: ero io il suo preferito adesso. 

Cercai in tutti i modi di mascherare quella risata che stava venendo fuori tra le occhiate allibite di Fabrizio che non riusciva a capacitarsi della sua micro porzione. Anche Fabio, che fino a quel momento era stato il detentore del primato, iniziò a ridere negando con la testa. 

« Embè? Che avete tutti da guardare e ridere? », chiese Elena cadendo dal pero.

« Niente Elena, è tutto apposto… », risposi congiungendo le mani con i gomiti sul tavolo.

« Eh no, adesso mi spiegate! », insistette lei appoggiando la teglia ancora fumante sul tavolo. 

« Ma nulla, è una sciocchezza… », ribatté Fabio portandosi la forchetta in bocca.

« Appunto che è una sciocchezza voglio saperlo! Avanti, fate i timidi? Anche perché questo appellativo non si addice a nessuno dei due! », continuino Elena alternando le occhiate tra me e Fabio. In effetti non aveva tutti i torti. 

« Mamma, il discorso è che adesso il tuo preferito è diventato Dario, e quindi gli spetta la fetta di lasagna più grande! », affermò Chiara riempiendo il bicchiere che stava alla sua destra. 

« Non è affatto vero! Io sono equa! Fabrizio, di qualcosa tu! », si rivolse al marito contrariata.

« In effetti la mia porzione è più misera del solito… ma non mi sto lamentando! », dichiarò con voce flebile dando delle piccole forchettate alla sua portata.

« Andiamo Fabrizio! Hai sempre da ridire! La misurazione mi è sembrata giusta! », continuò Elena porgendo gli altri piatti alle figlie e a suo nipote.

« Su quale scala di misurazione ti sei basata per porzionare? Nominale, ordinale, intervallo o rapporto? », domandò l'ingegnere ridendo, sfoderando le sue conoscenze in materia strappandoci una risata.

« Ah ah ah, lo sai che sei uno spasso? Anzi, tutti gli ingegneri lo siete! Compresa mia figlia! »,

« Mamma, dai, stiamo scherzando… però pensavo che volessi bene almeno a tuo nipote! Guarda qui che porzione inesistente! », continuò ridendo Chiara mostrandoci il piatto di Riccardo.

« Lo sapete cosa ci dico? La prossima domenica ognuno si prenderà la porzione che vuole, e non quella che pensa di meritare! Detto questo, pranziamo o si fredda tutto! », tagliò corto prendendo una piccola porzione anche per lei. 

« Mamma… », la voce di Anita, che fino a quel momento non si era sentita, echeggiò per tutta la stanza attirando nuovamente la nostra attenzione. « Grazie… », finì sorridendole felice e quasi riconoscente. 
Lei annuì contenta prima di prendere anch'ella una forchetta di quella fantomatica lasagna.  

Magari era vero che adesso ero il preferito di casa Velletri, ma la cosa più importante per me, era che tutti indistintamente mi volessero bene. Che avessi la porzione più grande non mi interessava, anche se mi dava una certa soddisfazione, dovevo ammetterlo. Ma, la vera soddisfazione più grande era che finalmente avevo anche io un posto dove trovare una famiglia. La mia famiglia.

Dove potevo essere me stesso ed essere amato proprio per quello che ero parlando la loro stessa lingua.

Parlando il loro linguaggio universale..




Note: Capitolo Undici. Buonasera miei cari e bentrovati in questo aggiornamento notturno! Dovete scusare il mio ritardo, ma questa settimana è stata proprio pensate! Ma bando alle ciance! In questo capitolo abbiamo un assaggio ( compresa di lasagna 🤣) della vita di Dario all'interno della famiglia Velletri. Come potete notare lo amano tutti, e questa nuova vita gli piace tantissimo non essendo abituato a tutto ciò! Ho creato questo capitolo dalla prospettiva di Dario per farci vedere con i suoi occhi, quello che lui vede e percepisce: una famiglia felice!  Il prossimo capitolo sarà interamente raccontato da Anita e vedremo invece come lei vivrà l'ingresso in casa Mancini e come verrà accolta da questa "allegra" famigliola! Quindi nel prossimo ne vedremo delle belle! Scusate se il capitolo vi è sembrato troppo noioso, ma dovevo fare notare le due differenze! ❤️ Grazie sempre a chi mi segue e alla prossima ♥️

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Capitolo 12
*** L'anticamera Dell'inferno ***


Una cosa che amavo fare durante i pranzi domenicali dai miei, era preparare il caffè per tutti con la moka tradizionale. Fin da piccola mi affascinava tutto il procedimento che si nascondeva dietro a quella routine giornaliera, che se non seguita correttamente, portava alla degustazione di un caffè atipico e imbevibile. Nel corso degli anni avevo affinato la mia tecnica, diventando un portento nella sua preparazione. Proprio in virtù di questo, tutti avevano votato a favore di questa bella abitudine, eleggendomi barista di casa.

Abbassai il coperchio argentato non appena vidi zampillare il caffè durante la fase vulcanica e, dopo aver preparato con cura le tazzine in ceramica bianca, mi avvicinai alla porta che dava sul salotto soffermandomi a guardare Dario, Fabio e Riccardo che armeggiavano con il lego di Harry Potter.

Tutti e tre erano totalmente presi dalla costruzione della sala grande, da non accorgersi del mio sguardo fisso su di loro, ma soprattutto su Dario. Era seduto a tavola con Riccardo che stazionava sulle sue gambe cercando il modo giusto per incastrare i piccoli pezzi, mentre Fabio dava indicazioni con il libretto delle istruzioni in mano. Erano perfetti. Era perfetto.

« Se continui così ti cadrà la mascella! », esclamò Chiara entrando in cucina con i piatti sporchi tra le mani. Traspariva sicuramente la mia voglia immensa di baciarlo.

« Si vede così tanto? », replicai spostandomi verso il tavolo.

« Sei il quadro della felicità! Anche un cieco lo vedrebbe! », continuò lei mettendo i piatti in lavastoviglie.

« Oddio Chiara, è tutto troppo bello per essere vero! », affermai portandomi le mani in faccia in un goffo tentativo di nascondere il fuoco che stava divampando sulle mie guance.

« Invece è tutto vero! Dario è semplicemente perfetto! Ti renderà felice e madre… », sul suo viso apparve subito un sorriso malizioso accompagnato da uno sguardo di intesa.

« Oddio Chiara… »

« Sarà un padre meraviglioso… è adorabile con Riccardo! », continuò chiudendo lo sportello dell'elettrodomestico.
 
« Si, è davvero stupendo… appunto per questo ho paura… » 

« Paura? »

« Anche Edoardo era perfetto… e poi invece… »

« Ma Edoardo è uno stronzo! Lo sappiamo bene! »

« Però mi ha fatto credere di essere innamorato… mi ha ingannata… »

« Beh, Dario vuole sposarti e poi state provando ad avere un bambino! Direi che puoi dormire su un letto di piume oppure farci l'amore con quello strafigo del tuo ragazzo! »

« Chiara! » 

« Che c'è?! Rilassati, non dirò nulla a papà! », affermò tra le risate provocando anche le mie. « Comunque, per restare in tema Edoardo, ho saputo ieri da Clarissa che sta tornando a Milano! »

« Che? Come mai? »

« Ma non lo so, deve fare un lavoro per conto della sua azienda… una sorta di trasferta… »

« Guarda, può fare quello che vuole! Spero solo di non incontrarlo per strada! »

« Male che va, puoi metterlo sotto con la macchina! »

« Chiara! Sei tremenda! …. Però, non è una cattiva idea! », risi di gusto facendo finta di pensarci veramente.

« Mi sono perso qualcosa? », chiese Dario entrando in cucina. Mi voltai verso di lui con ancora il sorriso tra le labbra.

« Ma no caro! Anzi, vi lascio tranquilli! », affermò lei prendendo il vassoio con la moka e le tazzine dileguandosi.

« Grifondoro o Serpeverde? », domandai prima di lasciarmi cullare dalle sue braccia intorno ai miei fianchi.

« Il cappello parlante non si è ancora pronunciato, ma ci sono buone possibilità che io sia Grifondoro! »

« Benissimo… ho un debole per i seguaci di Harry Potter… »

« E io ho un debole per le bariste della casa… », asserì avviandosi alle mie labbra, non prima di sorridermi malandrino. Quella fossetta sulla sua guancia era l'inizio della fine.

Fece scivolare la sua mano sulla mia guancia destra per poi impossessarsi delle mie labbra. Accettai di buon grado quel bacio di cui avevo fantasticato solo un'attimo prima facendo spazio alla sua lingua dentro la mia bocca. Mi aggrappai con entrambe le braccia al suo collo portandolo più vicino a me provocando in lui un gemito. La sua risposta fu immediata. Mi agguantò il sedere con veemenza facendomi ansimare sulle labbra. Ogni volta che lo baciavo entravo in una specie di trance.

Le nostre lingue, non ancora soddisfatte, si muovevano assaporandosi a vicenda, incuranti del posto in cui ci trovavamo. Con lui tutto diventava normalità, anche il pomiciare senza ritegno in cucina. 

All'improvviso un colpo di tosse possente, ci fece separare bruscamente. Le labbra di Dario, attaccate come una ventosa alle mie, ritardarono il loro distacco creando un effetto a rilascio lento. Le sopracciglia di mio padre la dicevano lunga essendo quasi attaccate tra di loro, facendoci capire che forse avevano esagerato.


« Io, io, credo che andrò di là a controllare Chiara e il caffè… », affermò Dario gesticolando con i pollici verso la porta. Sicuramente le sue mani strette sul mio sedere non erano passate inosservate. 

« Si, io penso che sia meglio… », gesticolai anche io prendendo uno canovaccio che si trovava a pochi centimetri da me e, pulendo qualcosa di inesistente sul tavolo cercai di evitare il suo sguardo. 

Lui, impassibile e silenzioso, attraversò tutta la cucina, per poi fermarsi davanti alla porta.

« Comunque, per la cronaca, mi piacerebbe diventare nonno per la seconda volta…. », il suo viso cambiò espressione diventando più dolce nei lineamenti. « Però, meno effusioni focose in casa, ok? », finì strizzando l'occhio sinistro prima di sparire dietro la porta che portava in salotto.

Sorrisi a quella domanda spinosa, ma che nascondeva una certa complicità avvicinandomi anch'io al salotto. Niente sarebbe andato storto, niente e nessuno mi avrebbe separato da lui.


Passammo tutto il pomeriggio dai miei, per poi tornare a casa infilandoci velocemente nella doccia tutti e due. Mi persi tra le sue braccia e tra i suoi baci estasiata.
Eravamo felici e innamorati, cosa volevo di più dalla vita?

Durante la vestizione però, qualcosa cambiò.
Il suo viso si incupì trascinandolo in un vortice di pensieri. Lo si poteva leggere benissimo attraverso il suo sguardo perso nel vuoto mentre chiudeva i bottoni delle maniche della camicia bianca. Sembrava in lotta con se stesso, come se dentro di lui ripassasse un copione da lui redatto. 

 « Amore, andrà bene…  », cercai di convincerlo prendendo il suo viso tra le mie mani. Sul suo volto apparve un leggero sorriso seguito da un bacio lasciato sul palmo della mia mano destra. Non ebbe la forza di dire altro, era paralizzato da quella paura.

Si allontanò da me prendendo il cappotto che aveva poggiato sul letto e, con un cenno del capo, mi fece capire che stava scendendo giù a prendere la macchina. Annuì senza dire una parola e, guardandomi allo specchio, diedi un'ultima occhiata a quella outfit formale che avevo scelto per la serata: Vestito nero con scollo a barchetta e maniche a tre quarti, piccola cintura rossa in vita, gonna ampia sopra il ginocchio e, scarpe con tacco deci rosse. Sul viso un leggero trucco con rossetto rosso e i capelli morbidi sulle spalle. 

Durante tutto il tragitto le nostre bocche rimasero sigillate, aprendosi soltanto per fare uscire quell'aria dettata dall'ansia che ci attanagliava. Lasciammo il caos del centro di Milano e, ci addentrammo nella zona periferica sud- ovest chiamata San Gimignano, dove un viale alberato ci diede il benvenuto.  Guardavo attraverso il finestrino meravigliata. Non mi ero mai spinta così in periferia e quei luoghi mi sembrarono subito magici con la loro atmosfera fiabesca.  

L'auto si fermò di fronte ad un cancello bianco che dava su una villa ottocentesca. Rimasi a guardarla con gli occhi pieni di meraviglia. Il "castello" era davvero bellissimo. Disposto su due piani e dal colore paglierino, si faceva notare per le sue finiture in stile inglese e per le imposte di un bianco candido. Il giardino ben curato e gli oleandri alle due estremità del portone enorme bianco facevano risaltare ancora di più quel luogo che mi sembrò incantevole.


« Quindi sto per sposare un riccone?! », chiesi sorpresa guardando verso di lui. Mi aveva raccontato della villa dove vivevano i suoi, ma non immaginavo che mi sarei trovata davanti la reggia di Versailles. 

« Non farti ingannare, non è tutto oro quello che luccica… », mi riprese lui con un sorriso amaro, per poi tornare alla guida dell'auto attraverso il sentiero di sanpietrini che portavano verso un piccolo parcheggio comprensivo si tettoia bianca. 

« Eccoci qua… », disse lui spegnendo la macchina per poi guardarmi come un cucciolo spaurito.

« Amore… »

« Spero solo che tutto questo non mi si ritorca contro… »

« Cosa dici?... »

« Promettimi che non ti farai scalfire dalle loro parole… »

« Dario ma che- »

« Promettimelo Anita! »

« Lo prometto… », sibiliai accarezzandogli la mano che tremava sul suo ginocchio destro. 

« Ok… allora andiamo… prima inizia questa serata del cazzo e prima finisce… », disse con tono fermo uscendo di colpo dalla macchina lasciandomi lì ad osservarlo. 

Iniziai ad avere uno strano sentore. Forse avevo preso il discorso un po' sotto gamba. Scrollai le spalle per farmi scivolare di dosso quella strana sensazione e, prendendo la borsetta, uscì anch'io fuori dalla macchina. 

Non era mica l'inferno.


Ci avvicinammo insieme al portone d'entrata e, stringendogli la mano più forte che potevo, aspettammo pazientemente che qualcuno ci accogliesse. Subito dopo, e senza alcun preavviso, la porta si aprì di fronte a noi mostrandoci un uomo alto brizzolato e con gli stessi occhi azzurri di Dario. Ebbi la salivazione azzerata in un attimo. 

« Dario… »

« Papà… »

« Sono felice di vederti… è passato un po' di tempo dall'ultima volta… »

« Io direi che è passato più tempo di quanto pensi... », rincarò Dario nervoso.

« Tu devi essere la ragazza di mio figlio…», disse ignorando la frecciatina di Dario  allungando la mano verso di me.

Sorrisi a malapena mentre lui portava la mia mano davanti alla sua bocca. Il suo fascino mi lasciò a bocca aperta. Indossava una camicia bianca, abbinata ad un gilet a doppio petto grigio topo e ad un pantalone dello stesso colore, ma senza cravatta. 

« Incantato…  », pronunciò quelle parole guardandomi intensamente con i suoi occhi azzurri. Sorrisi nuovamente imbarazzata spostando una ciocca di capelli che si era piazzata davanti al mio occhio sinistro. Non riuscì ad aprire bocca.

« Hai finto di fare il provolone? Questa veste non ti si addice per nulla! », la voce di Dario sempre più distaccata mi fece guardare dalla sua direzione facendomi sentire un po' a disagio. 

« Cara, scusa tanto mio figlio, a volte dimentica proprio le buone maniere… ma venite, accomodatevi, non mi sembra il caso di conversare di fronte alla porta di casa… », il tono di voce del padre di Dario invece, rimase accomodante e gentile dandomi la giusta spinta per cercare la mano di Dario e stringerla nella mia. « Prego, da questa parte…  », continuò Carlo indicandoci la strada con la mano destra. Davanti a noi, un mega salotto in stile classico  contemporaneo, brillava con i suoi colori tenui ed eleganti. I divani grandi e in stoffa panna, davano all'ambiente un senso di tranquillità e luminosità; e il mobilio in legno massello con intarsi di foglie varie, mi riportavano indietro nel tempo, quando a scuola ne studiai gli autori.  

« Posso aiutarti con questo cappotto…  », chiese Carlo cercando di capire il mio nome.

« Anita, Anita Velletri… signor Mancini…  »

« È un bellissimo nome…  », affermò sfilandolo delicatamente dalle mia braccia facendomi segno di accomodarmi. Sorrisi nuovamente cercando di mantenere una calma che piano piano stava abbandonando il mio corpo. Poi, con una tranquillità disarmante, si avvicinò anche a Dario che l'aveva già sfilato porgendoglielo in malo modo. Il padre si allontanò un attimo portandoli all'ingresso dove era posizionato un portabiti in legno.

Guardai Dario in quel lasso di tempo e, cercando di rassicurarlo e rassicurarmi, strinsi ancora una volta la sua mano nella mia. I suoi occhi mi accarezzarono  annuendo, quasi aggrappandosi. Potevamo farcela.

Carlo riapparve in salotto sedendosi in una delle due poltrone di fronte al divano e, accavallando le gambe, tornò ad osservarci con un ghigno divertito.  

« Sai, il cognome Velletri non mi è nuovo, avevo una compagna del liceo che si chiamava così! Una certa Amanda… magari siete parenti… »

« In realtà, siamo davvero in tanti a portare questo cognome… può essere una parente lontana che non conosco, o magari una cugina di mio padre- »

« Pensi che prima o poi mia madre si palessera tra di noi dandoci il piacere della sua presenza?! », chiese Dario sbottando senza farmi finire la frase. 

« Non pensavo di essere desiderata così da te, ma sicuramente non c'è bisogno di comportarsi così da cafone… dico bene cara? », chiese all'improvviso la madre di Dario riferendosi a me. La sua voce dolce e tranquilla cozzava con quello che aveva appena detto e con tutto il resto. 

Ci alzammo di scatto di fronte a quella entrata inaspettata cercando di essere il più naturale possibile, quando caddi rovinosamente dentro i suoi occhi inquisitori.
I suoi occhi di un nocciola intenso, mi fissavano come se fossi il suo peggior nemico, un erbaccia da estirpare, un qualcosa di imperfetto in quella situazione perfetta.
 
Mi sentii per la prima volta in vita mia piccola, indifesa e con qualcosa di sbagliato adesso. Capii in quell'istante, come si era sentito Dario per tutto quel tempo. Tutto quel tempo a lottare contro quella madre che adesso mi incuteva lo stesso terrore. Sentii subito un groppo in gola che non mi diede la forza per replicare a quella domanda retorica alla quale sicuramente lei non si aspettava risposta. 

Lei sorrise di fronte al mio mutismo. Un sorriso di circostanza, ma che aveva dato più di mille risposte. 

Della serie: sciocca ragazzina.

Mi morsi il labbro inferiore cercando di non fare trasparire la mia agitazione, mentre il suo corpo sinuoso si muoveva verso la sala da pranzo che si trovava dall'altra parte della casa, mostrandoci, alzando il braccio, il suo vestito porpora alla quale aveva affiancato una stola nera e un paio di perle dello stesso colore. 

Dario, con la mia stessa voglia di parlare, serrò la mascella stringendo più forte la mia mano prima di iniziare quel cammino silenzioso verso la sala da pranzo.

No, non era l'inferno, ma sicuramente la sua anticamera.


Note: Capitolo Dodici. Buon pomeriggio a tutti ❤️ ed eccoci qui in questo capitolo che ci fa conoscere finalmente i Mancini. Come avete potuto notare fin da subito,  i due coniugi sono l'opposto di Elena e Fabrizio. Ma siamo solo all'inizio! Nel prossimo capitolo daranno il meglio di sé aprendo questa anticamera… 🤐🤐🤐 Chissà cosa succederà a tavola. Non vi anticipo nulla, ma preparatevi al peggio! 🤐❤️🤣

 PS. Che ci fa Edoardo a Milano? 🤐🤣❤️

Grazie sempre a chi mi segue e alla prossima ♥️♥️♥️

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Capitolo 13
*** L'uomo Di Latta ***


Sebbene nessuno avesse aperto la bocca per tutto il tragitto, dentro la mia testa, sentivo ancora rimbombare il replay delle loro voci e della loro saccenza. Un copione visto e rivisto ma che faceva sempre lo stesso effetto: mi lacerava l'anima.

Cercai più volte lo sguardo di Anita, nella speranza di trovarci il suo solito bagliore, ma quello che vidi stavolta mi lasciò l'amaro in bocca. Stringeva il labbro inferiore nervosamente e la sua mano sinistra era umida, sintomo che era molto tesa. 
La strinsi ancora una volta sperando di darle sollievo, ma lei non mostrò nessun segno di consolazione. Mi sentii morto dentro.

Non volevo che quello accadesse, ma aimè si stava materializzando proprio davanti a me. Entrammo in sala, insieme ai miei genitori che si sedettero immediatamente ai loro soliti posti dandoci poca scelta. Nell'aria sentii Chopin con il suo Nocturne op.9. no2, sinfonia molto apprezzata dal Dottor Mancini Carlo. Mi avvicinai alla sedia di Anita e, spostandola di qualche centimetro, la feci accomodare vicino mio padre, per poi sedermi alla sua sinistra vicino a mia madre.

Odiavo quel tavolo da pranzo quadrato, da sempre poco comodo per nascondersi dai loro sguardi inquisitori.

Finalmente, dopo svariati minuti di silenzio collettivo, mia madre si decise a parlare e a deliziarci con la sua voce suadente. 

« Per il menù di stasera ho scelto di preparare l'arrosto di vitello. È un'antica ricetta della nonna di Dario, ma che ho fatta mia nel corso di questi anni… spero che sia di tuo gradimento cara, magari tu sei abituata a fare delle diete strane o vai dietro alla moda del momento… », affermò Laura facendo una smorfia finale alzando il coperchio della casseruola contenente la pietanza.

« No… io, io.. non faccio nessuna dieta particolare signora Mancini… in verità sono anche una buona forchetta! », disse Anita con tranquillità sistemandosi il tovagliolo sulle gambe. 

« Ma in realtà, mi era balenata l'idea che non seguissi alcuna dieta… ammiro però la tua sincerità! », rispose sprezzante guardandola ridendo.

« Mamma, Anita non ha bisogno di fare diete! E’ inutile che fai queste constatazioni del cazzo! », esclamai prendendo anche io il tovagliolo poggiandolo senza tatto sulle mie gambe.

« Dario, non c'è bisogno di dare spettacolo… stiamo solo conversando! Giusto Cara? », 

« Giusto… Dario, va tutto bene, davvero… », aggiunse Anita prendendo la mia mano nella sua. Era gelata.

« Ok.. », sibilai portando la sua mano alla mia bocca lasciandomi un bacio.

« Ma ditemi un po ', dove vi siete conosciuti voi due? », domandò mio padre prendendo tra le mani il piatto con i piselli. 

« Sono la cugina di Claudia, la moglie di Mirko… »

« Quindi vi siete conosciuti al matrimonio? », continuò mio padre super interessato. Di solito non era molto propenso al dialogo, ma si vedeva che la situazione lo intrigava parecchio.

« In un certo senso sì… », replicò Anita guardandomi complice. Di certo non poteva raccontare il nostro incontro al Rencontre.

« Io adoro Claudia! E’ una ragazza bella, delicata e molto educata! Però non vi somigliate molto…lei ha degli occhi splendidi… », la voce di mia madre, che sembrò aspettare quel momento da una vita, squillò facendoci girare nuovamente verso dalla sua parte. Che stronza.

« Si… lei assomiglia molto a sua madre… io invece ho preso dalla mia… », la voce di Anita si abbassò nuovamente sentendo in lei un certo imbarazzo. 

« E’ un vero peccato che tu non l'abbia ereditati… sembrano di cristallo… », asseri mettendo il boccone in bocca.

Iniziai a stringere i pugni. Non sapevo dove volesse arrivare, ma non mi piaceva per niente la piega che stava prendendo quella serata. Mi sentii come in trappola.

« E sei anche tu un insegnante? », rincarò mio padre sorridendo della situazione.

« No, io lavoro in un'agenzia pubblicitaria… »

« Agenzia pubblicitaria? », esclamò mia madre sorpresa. Qualsiasi cosa non fosse a tema prettamente medico, lei storceva il naso o chiedeva meravigliata.

« Si, ideiamo la pubblicità per conto dei nostri clienti- »

« Oh cara, so perfettamente cosa sia un'agenzia pubblicitaria! Ti ho chiesto perché mi ha stranito! Sei una stagista? », chiese spaccona guardandola con finto entusiasmo.

« No… sono una dei direttori creativi… »

« Oh complimenti! Quindi sei laureata? »

« Vorrei capire quando smetterai di fare la stronza! », sbottai poggiando rumorosamente le posate sul tavolo. 

« Non capisco cosa vuoi dire! Sto solo conversando! », si giustificò lei facendo la gnorri. Il suo pane quotidiano.

« Andiamo mamma! E’ da quando abbiamo messo piede qui dentro che stai facendo la stronza con le tue frecciatine! »

«Scusate, potrei usare il bagno? », esclamò Anita alzandosi bianca come un lenzuolo.

« Amore tutto bene? », domandai in apprensione. Non l'avevo mai vista in quello stato.

« Si, si… devo solo usare il bagno… »

« Ok, vuoi che ti accompagni? »

« No, devi solo dirmi dove si trova… », replicò lei quasi stanca.

« E’ in fondo a destra… », le indico con l'indice sperando che cambi idea.

« Ok.. », annuì velocemente senza aggiungere altro. 

La guardai allontanarsi con il cuore in gola. Non era da lei, e non era da lei essere così spenta.

« Spero che non le abbia fatto male qualcosa che ha mangiato, anche perché qui non ha quasi toccato cibo… », affermò recuperando il suo piatto e quello di mio padre portandoli con sé in cucina.

La seguii senza dire niente, per poi esplodere entrando con lei nella stanza.

« Che cazzo stai facendo? », chiesi fuori di me guardandola in cagnesco.

« Potrei farti la stessa domanda! », rispose poggiando i piatti sul tavolo della cucina.

« Che vuoi dire? »

« Ti presenti qui con questa ragazza sconosciuta e pretendi che io stia al tuo gioco? » 

« Gioco? Mamma, per me non è un gioco! Io la amo! »

« Tu, che ami? Non farmi ridere! Tu non ami nessuno! Tu vuoi solo portartela a letto altrimenti me ne avresti parlato! O almeno avresti accennato al fatto che ti frequentavi con questa ragazza…»

« Cosa?! Portarmela a letto? Io voglio sposarla! Per questo sono qui! »

« Tu credi di volerla sposare! Ma l'hai portata qui, proprio perché non è alla tua altezza! »

« Alla mia altezza?! Tu stai delirando!  »

« Dario, sei un dottore apprezzato e stimato! Tu meriti di più! », affermò lei quasi cambiando tono. Quasi amorevole.

« Merito di più? Hai passato la tua vita a denigrarmi e farmi sentire sbagliato e, adesso pretendi di avere voce in capitolo sulla mia vita sentimentale? Io la sposerò che ti piaccia o no! »

« Non ti lascerò sposare quella sciacquetta da quattro soldi! », gridò avvicinandosi a me risoluta.

All'improvviso la voce di Anita ruppe quel filo di parole sconnesse tra di loro. Ricordandoci che anche lei era in casa.

« Io… io devo andare… scusate! », singhiozzò Anita prima di sparire dal nostro raggio visivo.

Mi voltai verso mia madre in totale stato di shock. Era davvero successo, era successo l'irreparabile.

« Io ti avviso, se io perdo lei, tu perdi me per sempre! », le dissi indicandola prima di lanciarmi all'inseguimento di Anita.

Corsi per tutta la casa quando fui fermato da mio padre.

« Che succede? Ho visto Anita andare via…  »

« Succede che siete due stronzi! », esclamai prima lasciarlo lì dov'era e, prendendo il cappotto, uscì fuori vedendo Anita che si dirigeva verso la mia auto. 

« Anita! », gridai a perdifiato mentre lei era quasi giunta alla macchina per poi raggiungerla correndo.

« Lasciami stare! », strillò mentre cercavo di fermarla. Aveva le chiavi dell'auto in mano e sembrava volesse andare via senza di me.

« Ti prego Anita! », gridai ancora una volta.

« Perché mi hai portata qui? Dimmi perché mi hai portata qui!! », i suoi occhi colmi di lacrime non riuscivano a capacitarsi di quello che avevano appena visto.

« L'ho fatto per te! L'ho fatto solo per te! »

« Per me?! Si vede che lo hai fatto per me! Tu mi hai portata qui, perché vuoi lasciarmi e non sapevi come fare! Mi hai fatta sentire una merda davanti a tua madre! E poi l'ha detto anche lei, io non sono alla tua altezza! »

« No, no, ti prego non è così! Ti giuro che non è così! Sono io ad non essere alla tua altezza! »

« Perché non le hai detto di me, di noi?! »

« Non volevo che lei mettesse bocca sulla nostra storia! Lei rovina tutto ciò che tocca come puoi ben vedere! Vuole separarci! »

« Davvero un bel alibi!! », gridò lei cercando di aprire la portiera.

« Anita ti prego, ti prego, avevi promesso… avevi promesso! », continuai con le lacrime che iniziarono a scendere giù prendendola per le braccia.

« Dario… io sono confusa… », abbassò lo sguardo iniziando a piangere. 

« Ti prego Anita non farmi questo… », l'abbracciai singhiozzando come un bambino  nella speranza di smuovere qualsiasi cattiva idea le passasse per la testa. Non avrei retto il suo abbandono. Mi sentii nuovamente morire.

« Dario, adesso voglio solo andare via da qui… », parlò piano con le labbra sulla mia camicia bianca.

« Ok… », sussurrai recuperando le chiavi dalle sue mani. Tremava come una foglia

La scortai fino al posto passeggero per poi sedermi sul lato guida. Lei si rannicchiò sul sedile e, mentre facevo retromarcia la sentii piangere silenziosamente, facendolo stesso effetto su di me. Continuai a piangere senza freni buttando gli occhiali nel vano portaoggetti. 

Si era avverato il mio peggior incubo. Ed ero stato proprio io ad innescare il tutto. 

Era stata colpa mia. 

Ad ogni traversa guardavo dalla sua direzione per vedere se avesse bisogno di me. Ma da lei non ebbi nessun segnale. 

Solo il pungente silenzio 

Arrivati sotto casa, la chiamai dolcemente cercando di capire se volesse parlarmi, capendo solo allora che si era addormentata. Tornai a piangere come un disperato uscendo di scatto dalla macchina. Mi appoggiai su di essa imprecando e stringendo le mani sul mio viso. 

Come potevo risolvere la situazione? Come potevo farle capire che l'amavo più della mia vita? Come potevo farle capire che era stata mia madre a creare tutto a hoc pur di dividerci? 

Mi asciugai gli occhi con i palmi delle mani e, cercando di riacquistare un po' di forza, mi diressi verso il suo lato trovandola addormentata in un sonno profondo. La presi tra le mie braccia cercando di non svegliarla tornando a piangere. 

Non capii più nulla.  

Per tutto il tragitto mi sentii in un'altra dimensione. Il mio corpo si muoveva, ma la mia mente era altrove. 
Se Anita mi avesse lasciato cosa avrei fatto? 
Come mi sarei comportato? Che cosa ne sarebbe stato di me e della mia insulsa vita?

Mi ritrovai in camera da letto senza sapere come e, poggiandola sul letto, le tolsi le scarpe e la coprii con il uno dei suoi plaid. Rimasi lì, davanti a lei, in ginocchio e a mani giunte come in una silenziosa preghiera. Sperai con tutto il cuore che quello che era appena successo fosse solo un brutto sogno. Un incubo. 

E come succede nei peggiori incubi, non mi svegliai e lei non mi guardò felice come sempre. 

Mi alzai in piedi e mettendo le mani in tasca uscì silenziosamente. Arrivato davanti alla vetrina dei liquori, presi una bottiglia di vodka e un bicchiere nella speranza di annebbiare almeno per qualche ora il mio cervello fuso.

Constatai che erano appena passate le undici, e che avevo ancora davanti a me una bella notte insonne. Nonostante il freddo Milanese, mi sedetti al mio solito posto nella veranda e, aprendo la bottiglia immacolata di vodka, riempii il bicchiere quasi fino all'orlo. Recuperai il cellulare che premeva contro il mio sedere e la sedia in metallo, scorgendo un messaggio da parte di Saverio. Più che altro un video. Lo aprii bevendo un bel sorso di liquido trasparente, accorgendomi che era lui sul letto con Ginevra nell'intimità della loro camera.

« Ho voglia di fare un bel video stasera… », disse Saverio inquadrando lui a torso nudo con i pantaloni del pigiama e Ginevra con un pigiama a mezze maniche a vestitino azzurro. 

« Noi non faremo nessun video! », replicò decisa dando uno sguardo secco  verso l'inquadratura. 

« Ma non hai mai avuto problemi prima! », continuò lui sdraiandosi vicino a lei. 

« Adesso sono incinta idiota! », affermò lei dandogli uno scappellotto tra i capelli.

« Ah sì? Chissà chi è il responsabile… », disse Saverio avvicinandosi sensuale a lei baciandole il collo.

« È qualcuno idiota di mia conoscenza! », rispose lei ridendo tra suoi baci.

« Secondo me è un genio… », seguitò Saverio continuando a baciarla.

« Allora, idiota, spegni il cellulare e fammi vedere quanto sei genio… », ordinò Ginevra prendendolo per le guance. 

« Come vuole lei mia signora… », rispose Saverio facendo cadere il cellulare sul letto e interrompendo il video. 

Sorrisi amaramente guardando come il mio amico fosse felice, mentre io stavo sprofondando nel baratro della disperazione.
Sotto il video c'era una didascalia:

 " Ecco com'è andata la mia serata, sesso senza video! E la tua? Fammi sapere! "

Avrei voluto scrivere una vagonata di parole. 
Avrei voluto lasciargli un vocale di almeno dieci minuti, otto dei quali di parolacce.
Avrei voluto gridare fino a perdere l'uso delle corde vocali.
Avrei voluto cancellare quella serata dalla mia memoria e da quella di Anita, ma non feci nulla. Non potevo fare nulla. 

Spensi il cellulare e, mettendolo a faccia in giù, continuai a fumare e bere per un tempo indefinito, mentre la vita degli altri passava felice davanti ai miei occhi trafiggendomi come una lama affilata. 

Mi sentii vuoto e inutile.

Non ero riuscito a proteggerla.
Non ero riuscito a farle capire quando io la amassi.
Non ero riuscito a darle quel conforto dopo la tempesta.

Guardai la macchia di rossetto che aveva lasciato sulla mia camicia quando l'avevo abbracciata imprecando contro me stesso. Se c'era qualcuno non all'altezza della situazione, quello ero sicuramente io.

Soggiogato dalla nascita da quella strega cattiva che aveva creato una sorta di uomo di latta, ero cresciuto convinto di essere  sprovvisto di quell'organo pulsante. Aveva instillato in me, proprio l'idea di non essere in grado di amare, incapace di provare tale sentimento e quindi poterlo anche donare.

Si, grazie a lei mi ero da sempre sentito come l'uomo di latta, anche adesso, che avevo trovato la mia Dorothy.


Note: Capitolo Tredici. Buongiorno miei cari ❤️ e buona domenica ❤️ Di solito non pubblico la domenica, ma avendo già il capitolo pronto, ho pensato che potesse farvi piacere dato l'importanza del suddetto. Ed eccoci qui, la tempesta si è abbattuta su Dario e Anita 😭 La madre di Dario ha sferrato il suo attacco facendo credere ad Anita che Dario voglia lasciarla non avendo mai detto nulla ai suoi genitori. Dario sotto shock, cerca di spiegare tutto ad Anita, ricordandole anche la promessa che le aveva fatto prima di entrare in casa. Anita però è confusa, e preferisce tornare a casa senza dire altro. Come sarà il loro risveglio? Riusciranno a spiegarsi e riappacificarsi?  Vedremo

Grazie sempre a chi mi segue ❤️ e alla prossima ♥️






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Capitolo 14
*** Perdere Se Stessi ***




Durante il mio risveglio, nel silenzio surreale della nostra camera da letto, sentivo echeggiare nella mia testa solo la voce martellante della madre di Dario. La sua cattiveria andava bene oltre i racconti frammentati di Dario, ben oltre quello che poteva essere una madre che accoglie per la prima volta la fidanzata del figlio. 

Già, la sua fidanzata. 

In quel frangente, presa da uno strano vortice di parole e pensieri, dubitai di tutto quello che mi stava intorno. Dubitai di me, di lui, del nostro amore e di tutto quello che ci eravamo promessi durante quell'anno di convivenza. All'improvviso, i progetti di vita matrimoniali e genitoriali, sembrarono sciocchezze e cose senza senso. E così, come tutte le cose inutili, erano state spazzate via dalle sue parole e dalla sua arroganza senza che io potessi fare qualcosa. 

Mi sentii come intrappolata in una stanza insonorizzata dove la mia voce si perdeva tra le sue mura. Gli occhi di Dario, pur cercando i miei, non riuscivano a trovarli e agganciarli.

Mi sentii persa, come se avessi perduto la rotta. Come se quell'amore si fosse volatilizzato dentro nell'oscurità dei suoi occhi marroni.

Poi, durante il tragitto verso casa, tra le lacrime e i perché domandati al vento, mi addormentai staccando finalmente quel filo conduttore con quei pensieri tristi e deliranti, ritrovandomi poi l'indomani mattina da sola in quel mega lettone.

Strinsi con la mano destra il cuscino sottostante cercando un po' di conforto, quando notai sul mio dito l'anello che Dario mi aveva regalato insieme al suo cuore. 
Ricominciai a piangere ripensando a tutto quello che anche lui aveva passato. Lo avevo sicuramente devastato.

Mi sentii terribilmente in colpa.
 
Mi guardai intorno notando che lui non aveva toccato il letto. Non aveva dormito con me e sicuramente non era stato bene tutta la notte.

Tolsi immediatamente il plaid che lui aveva con cura poggiato su di me, avviandomi verso la porta che era stata chiusa. Girai la maniglia dando uno sguardo fugace verso il salotto buio e silenzioso. Strinsi le braccia al petto guardandomi intorno spaurita e preoccupata. Avevo una  paura terribile che Dario avesse passato la notte fuori.

Sul tavolinetto davanti al divano c'era un bicchiere vuoto, i suoi occhiali, una vodka finita per metà e la sua camicia bianca piegata male. Continuai la mia perlustrazione guardando ogni angolo della casa stringendo ancora più forte le braccia al petto.

Fino a che, entrando in cucina, non lo trovai di spalle appoggiato davanti al lavello con le braccia tese. Il capo chino, e quasi penzolante, dava l'impressione di uno sfinimento che andava ben oltre la notte appena passata. 
Le sue scapole nude e contratte mostravano una posizione stanca e quasi assuefatta guardando qualcosa all'interno del lavello.

Poi, come se avesse sentito la mia presenza, si voltò verso di me con sguardo colpevole stringendo le labbra tra di loro.

« Ciao…  », disse flebilmente mettendo le mani in tasca. Portava ancora i pantaloni neri della sera prima e sembrava stravolto.

« Ciao…  », replicai scrutando il suo viso marcato dai segni nella notte insonne appena passata. 

« Ho preparato del caffè e del latte…  », disse lui sviando lo sguardo verso le porcellane. « Serviti pure, io vado a fare una doccia… », finì passandosi le mani tra i capelli superandomi. 

« Dario…  », lo chiamai con un filo di voce voltandomi verso di lui. Trovai ad attendermi i suoi meravigliosi occhi azzurri coperti per metà dai suoi capelli scompigliati. « Io non…  », riuscì a dire con il cuore in gola. Non volevo questo, non volevo questa distanza che mi faceva male più di una coltellata.

« Anita, forse è meglio che tu faccia colazione… si è fatto tardi… », affermò con tono serio, quasi autoritario. Sembrava deluso e amareggiato

« Si, ho quella presentazione questa mattina… », dissi incoraggiata dal suo comportamento. Aveva ragione, aveva tutta la ragione di questo modo.

« Perfetto… », rispose lui senza aggiungere altro uscendo fuori nel terrazzo.

« Mi dispiace… », sussurrai quasi tra le lacrime seguendolo. Mi sentii malissimo. 

Lui si fermò davanti al tavolo di metallo dove figuravano tantissime sigarette ammucchiate in un unico posacenere accendendone un'altra. Stava succedendo veramente? Ci stavamo allontanando per colpa mia? 

« Mi dispiace… », replicai nella speranza che questa volta mi sentisse nonostante avessi il cuore che pompava più sangue del dovuto. 

« Dispiace anche a me… », affermò stanco sedendosi per metà sul tavolo di metallo accendendosi l'ennesima sigaretta. « Mia madre ha anche questo potere… e io avrei dovuto prevederlo, o forse, avrei dovuto spiegarti per bene perché non gli ho mai parlato di noi… Mi rendo conto che sono stato bravo ad insabbiare tutto quello che ci riguardava, dandogli un'arma in mano... », la sua mano tremula teneva tra le dita quel l'ennesima sigaretta accesa per smorzare quella

« Dario, la colpa è mia… è solo mia… non avrei dovuto reagire così… mi sono sentita tradita e in trappola… », continuai stringendo tra di esse le mani stritolandole.

« Era proprio quello che volevo evitare… ma si vede che ho fallito anche in questo frangente… »,

« No… », mi avvicinai a lui prendendolo per le guance scrutando i suoi occhi cristallini. « Tu non hai fallito, tu sei stato meraviglioso come sempre… », sussurrai mentre lui faceva cadere il suo sguardo sulle sue mani. « Amore, guardami… », seguitai attirando verso di me il suo viso, trovandolo sul punto di piangere. « La colpa è solo mia, scusami se ti ho fatto soffrire… sono stata una stupida… mi sono fatta trasportare dalla confusione e dai dubbi che lei ha insinuato in me… », dissi con il cuore in gola, mentre da i suoi occhi rotolarono giù le lacrime che aveva cercato di contenere. 

« Anita, io ti amo… ti amo più di ogni altra cosa al mondo, più della mia stessa vita… morirei se ti perdessi…»

« Ti amo anch'io… », replicai avvicinando le mie labbra alle sue baciandolo a fior di labbra. « Tu non mi perderai mai… non vado da nessuna parte… », affermai sorridendo accarezzandogli le labbra.

Lui, senza perdere altro tempo, infilò velocemente la sua lingua nella mia bocca assaporandone ogni centimetro. Mi feci trasportare dal suo bacio e dalla sua voglia di me. Lanciò lontano la sigaretta che stringeva ancora tra le dita avvicinando il mio corpo al suo sentendo il suo corpo riflettere i suoi desideri. Lo chiamai ansimando mentre le sue labbra umide si spostavano verso il mio collo lasciandoci una scia di baci. 

« Io dovrei andare… ho quella riunione importante…  », dissi mentre continuava a stringermi a sé. Ero come burro fuso nelle sue mani.

« In realtà dovrei andare anche io… Mirko mi ha chiamato per una sostituzione… lui verrà in ritardo oggi…  »

« Quindi non puoi proprio fare tardi…  », rimarcai infilandogli la mano dentro i boxer.

« Anita…  », mi rimproverò lui fermando la mia mano con la sua. « Vuoi farmi uccidere da Mirko? »

Sorrisi divertita togliendo la mano incriminata, poggiandole tutte sue sul suo torace.

« Non lo permetterei mai… e poi mi servi in vita…  », scherzai cercando di svincolarmi da lui.

« Ah sì? », mi riprese lui questa volta abbracciandomi da dietro, camminando insieme in sincrono.

« Si, mi devi sposare… non dimenticarlo! »,

« Credevo che ti servissi per altro… », aggiunse lui dandomi un morso sul collo.

« Ovviamente! », risposi guardando l'orologio che portavo al polso. « Cavolo, è davvero tardissimo! », mi svincolai da lui entrando nel bagno di servizio lasciandolo come un salame e con una evidente erezione nei pantaloni.

In men che non si dica ci ritrovammo tutti e due nel garage sotterraneo. Era da tanto che non usavo la mia macchina e Dario volle sincerarsi che tutto fosse apposto prima di lasciarmi andare. 

« Accendi le luci di posizione, sistema lo specchietto e fammi vedere quanta benzina hai! », adoravo quando faceva il professorino, mi piaceva questa sua mania di perfezione e precisione.

« Amore, sto andando a lavoro non in Sri Lanka! »

« La prudenza non è mai troppa! », affermò lui indicando la cintura di sicurezza per farmela indossare. Lo guardai sorridendo mentre lui infilava le mani in tasca e con il piede sinistro controllava le ruote e la loro pressione.

« Amore! Vuoi smetterla? », continuai a ridere mentre lo osservavo in tutta la sua bellezza. Quella tuta blu gli stava d'incanto, e il capello scompigliato lo rendevano tremendamente sexy. 

« Credo che sia tutto ok… », disse lui appoggiandosi al finestrino aperto facendomi l'occhiolino provocando in me un'occhiata eloquente. Lo desideravo, e volevo dimostrarglielo con tutta me stessa « Anch'io ho tanta voglia di fare l'amore con te… », rispose lui a quelle parole che avevo solo pensato baciandomi con passione.

« Se mi baci così, non credo che posso andare molto lontano… », asserì accarezzandogli la guancia destra.
 
« Ci vediamo stasera… », aggiunse lui allontanandosi lentamente per poi entrare nella sua auto. Si vedeva che si stava trattenendo. Si stava trattenendo molto.



Arrivata in ufficio, con un quarto d'ora di ritardo, mi ritrovai nuovamente a correre per i corridoi con il mio tubino blu scuro louguet e la giacca nera. Camminavo a piccoli passi mentre correvo per arrivare in tempo dentro l'ufficio di Andrew, quando sentii la voce di Federica chiamarmi in lontananza.

« Anita! Aspetta!! Devo dirti una cosa importante!! », la sua voce era sconvolta e tremula ma non gli diedi molto peso pensando che fosse per il discorso ritardo.

« Fede, tranquilla! Ho tutto sotto controllo!! », gridai un'attimo prima di aprire la porta della stanza di Andrew morendo sul colpo.

Andrew se ne stava seduto al suo posto sorseggiando il suo solito thè al limone, dialogando amichevolmente con il suo interlocutore che si voltò non appena mi sentii entrare. E così, e in tutta la sua stronzaggine, Edoardo apparì davanti ai miei occhi 

Rimasi di sasso, anche se la mia prima idea fu quella di scappare a gambe levate.

Lui, il mio ex, colui che mi aveva lasciata senza se e senza ma, colui che aveva polverizzato il mio cuore e lo aveva buttato nel primo cassonetto disponibile, era lì davanti a me e mi guardava divertito con i suoi occhi marroni.

Lui era rimasto praticamente uguale. I suoi occhi marroni da ammaliatore erano sempre gli stessi, come lo erano i suoi capelli leggermente mossi e sparsi in ordine casuale sulla sua testa. L'unica cosa diversa era una leggera barbetta che gli donava un aspetto di uomo vissuto. Il suo outfit, sempre impeccabile, composto da camicia azzurra, giacca color sabbia e pantaloni dello stesso colore, lo facevano sembrare quello che non era: un gentleman.

Strinsi tra le dita la maniglia della porta cercando di capire se staccarla e tirargliela in fronte o prenderla e uscire da quella stanza.
Lui, divertito da tutta quella situazione surreale si alzò in piedi senza mostrare nessun tipo di sentimento, se non un sorriso beffardo accompagnato dalle sue mani che si posizionavano dentro le tasche dei pantaloni.

« Ciao Anita, è un piacere rivederti… », la sua voce che assomigliava vagamente a quella di Luca Ward, risuonò nelle mie orecchie facendomi strizzare gli occhi. Non poteva essere vero, non poteva.

« Anita c'è qualche problema? », chiese Andrew preoccupato non capendo un tubo di quello che stava succedendo non conoscendo Edoardo.

« No, io, tutto bene Andrew… »,

« Allora chiudi la porta, e vieni a sederti qui! Voglio presentarti Edoardo Cristoforetti l'ingegnere che sostituirà quello precedente! »,

« Ma che fortuna… », bisbigliai sedendomi di fronte al mio capo cercando di non guardare Edoardo.

« Hai detto qualcosa cara? », continuò Andrew scrutando ogni mio singolo movimento facciale.

« No Andrew, tutto bene! », dissi sorridendo falsamente. Non stava succedendo a me, non poteva.

« Bene! Allora possiamo finalmente iniziare! », affermò felice il mio capo sistemandosi sulla sua poltrona di pelle marrone. « Come ben sai, l'azienda del signor Cristoforetti- »,

« Mi può chiamare tranquillamente Edoardo signor Carter, oppure Edo, come mi chiamava la signorina Velletri tanti anni fa… »

« Perché vi conoscete? », chiese meravigliato guardandoci entrambi.

« In realtà molto bene, c'è un certo grado di profondità nel nostro rapporto… », affermò stringendo le labbra tra di loro alludendo a qualcosa che io capii benissimo.

« Era il vicino di casa di Federica! », esclamai incenerendolo con gli occhi. Non volevo che tutti sapessero cosa era stato lui per me, anche se qualcuno lo ricordava compresa Federica.

« In realtà più di quello signor Carter! Ma forse Taty, non si ricorda più… », continuò lui tirando fuori dal cappello il vezzeggiativo che usava con me nei nostri momenti.

« Lo ricordo bene signor Cristoforetti, ma quelle sono cose di anni fa' e non mi sembra il caso di rivangare il passato! Siamo qui per lavorare, e non per fare un tuffo nei ricordi non richiesto! », affermai provocando in lui quel sorriso da stronzo compiaciuto.

« Capisco! Bene, allora dato il vostro grado di conoscenza, possiamo anche saltare i convenevoli e passare al lavoro vero e proprio! Anita ha già dei progetti realizzati per l'occasione, che ti farà vedere immediatamente nel suo ufficio! Ovviamente potrai dire la tua e apportare modifiche qualora qualcosa non sia di tuo gradimento! », asserì Andrew guardando verso Edoardo sistemando alcuni fogli che si trovavano sulla sua scrivania per poi alzarsi in piedi.

« Andrew, prima non dovrei farti vedere i lavori?! »,chiesi angosciata prendendo la ventiquattrore facendo cadere tutti i bozzetti a terra. 

Mi alzai subito in piedi per recuperarli imprecando mentalmente con Edoardo al seguito. Il suo sorriso malandrino tornò sul suo viso facendomi scoppiare le vene delle tempie.

« Sei sempre la solita… », disse sussurrando al mio orecchio continuando a sorridere malizioso.

« Anche tu! », esclamai a bassa voce mentre mi rialzavo con i fogli alla rinfusa tra le mani. 

« Anita, cara, sicura che vada tutto bene? Problemi con Dario? », quelle parole dette con apprensione e vera preoccupazione da Andrew, non fecero altro che destabilizzare il mio già precario stato psichico.

« Dario? », ripeté lo stronzo con un tono divertito. 

« Si, Dario, il mio fidanzato!», affermai fiera guardandolo in cagnesco. « E sì, tutto bene Andrew! Grazie per avermelo chiesto! »

« Mi fa piacere! Adesso io vado! Mi raccomando Anita, non fare sgobbare troppo Edoardo! », gridò Andrew allontanandosi da noi lasciandomi interdetta con lo stronzo al mio fianco.

« Mi raccomando Anita, non scoparmi troppo… », sussurrò Edoardo avvicinandosi nuovamente al mio orecchio. 

Strizzai nuovamente gli occhi trascinandolo di forza dentro il mio ufficio chiudendo la porta con forza. Ero un fiume in piena. 

« Ascoltami bene, io e te sfortunatamente dobbiamo lavorare insieme per tutto questo mese, quindi ti pregherei di fare meno lo stronzo! », affermai incavolata nera picchiettando con l'indice sul suo torace.

« Come la fai lunga Taty, io volevo solo scherzare e divertirmi un po'! », disse alzando le braccia in segno di resa. La sua voce da perfetto idiota picchiettava ancora  nella mia mente, mentre lui si avvicinava pericolosamente alla mia scrivania e alla foto mia e di Dario che capeggiava su di essa. « È lui? Hai puntato in alto vedo… », mi mostrò la foto incredulo e divertito allo stesso tempo. « Mi chiedo se anche lui ha dovuto fare svariate visite dall'otorino… », mi avvicinai a lui velocemente recuperando la foto poggiandola sul mio seno.

« Questi non sono affari che ti riguardano coglione! », gridai senza rendermene conto guardandolo dritto negli occhi mentre la porta del mio ufficio si apriva mostrandomi la faccia incredula di Federica davanti alla mia sfuriata. 


La guardai non capendo bene cosa stesse succedendo. Mi sentii nuovamente persa. 
Persa in quella situazione surreale, persa in qualcosa che non potevo controllare, persa in ricordi catastrofici che si stavano di nuovo materializzando davanti a me. 

Non stava succedendo veramente, o se stava succedendo, mi trovavo sicuramente in un mondo parallelo dove tutto andava al contrario.


Note: Capitolo quattordici.
Buongiorno cari, e bentrovati ❤️
Ed eccoci qui al mattino seguente e la conseguente riappacificazione tra Dario e Anita. In realtà avevo pensato ad uno scenario diverso, ma come spesso accade, i personaggi fanno quello che vogliono! Et voilà! 🤣❤️ Poi, come molti di voi avevano pensato, Edoardo è spuntato come per magia nell'ufficio di Anita facendola andare in tilt! Come si comporterà Anita adesso? Riuscirà a cavarsela e lavorare fianco a fianco con l'uomo che le ha rovinato la vita? Ma soprattutto, come prenderà la storia Dario? Eeeeeeeeh 🤐 vedremo! 🤣❤️
Grazie sempre a chi mi segue e alla prossima ♥️

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Capitolo 15
*** Cose Non Dette ***


Durante l'università e, il conseguente tirocinio in ospedale, avevo imparato tante tecniche di rilassamento e di postura benefica. Brillanti professori e fisioterapisti, avevano affiancato quel meraviglioso percorso di formazione suggerendomi tecniche innovative e i trucchi del mestiere. Su quei lettini da massaggio, avevo arricchito il mio bagaglio culturale oltre che a fare altri tipi di conoscenze approfondite con le altre tirocinanti. 

Ripensare alla mia vita precedente mi lasciava sempre il sorriso sulle labbra. Le scopate nei posti più disperati, le scorribande notturne con Saverio e le bevute di vodka e Martini come se non ci fosse un domani, erano le attrazioni principali di quella vita dissoluta. 

Non mi mancava quella vita, ma ripensaci aveva un effetto benefico e liberatorio, come gli esercizi che avevo appreso e che stavo mettendo in atto all'interno della mia auto tra un semaforo rosso e la coda infinita tra le strade affollate di Milano. 

Ne avevo preso atto e consapevolezza. Ne avevo tratto il meglio e, perché no, anche il peggio, lasciandomi in corpo solo il ricordo del divertimento e della spensieratezza senza vincoli e senza ripensamenti. Sicuramente, quello che vivevo adesso, era lontano anni luce da quelle situazioni a volte al limite, ma grazie ad esse avevo finalmente  trovato la mia rotta e il mio porto sicuro.

Alzavo e abbassavo le spalle ritmicamente per poi stirare le braccia sullo sterzo rilassando finalmente quei muscoli che sembravano essersi atrofizzati durante la notte passata tra divano e terrazzo, quando all'improvviso sentii il cellulare squillare.

« Buongiorno Dottore! »

« Avvocato… »

« Allora? Com'è andata la serata dalla dolce mammina? »

« Non è andata bene… »,

« Cioè? »,

« Ha preso Anita per una sciacquetta e ha chiamato me stimato e brillante dottore… »,

« Ma è impazzita?! Tu, brillante e stimato dottore?! », chiese con quella vena comica che lo contraddistingue.

« Eh, non so che dirti… »,

« Adesso, a parte gli scherzi, come sta Anita? »,

« Beh, essere presa per una poco di buono dalla suocera non era di certo la sua aspirazione… »,

« Cazzo… mi dispiace… »,

« Eh, ho passato la notte a maledirmi per averla portata in quel posto… io volevo solo darle una parvenza di famiglia… ho sbagliato tutto… »,

« Da, non è colpa tua… tu eri in buona fede… »,

« Lo so, ma Anita ha pensato che io non la amassi in base alle parole create ad hoc da mia madre… ho creduto di perderla… »,

« E adesso? »

« Adesso abbiamo chiarito… però non ti nascondo che tutta questa storia mi ha lasciato un'amarezza dentro che non ti immagini… »

« Immagino… »

« Non voglio più vederla Sa… neanche per sbaglio… »

« Non credo che sarà facile dato il matrimonio imminente… »

« Non sapeva niente prima, e non saprà nulla adesso… »

« Sì, ma adesso sa di voi, e sa quanto ami Anita… non credo che si fermerà… »

« Beh, troverà pane per i suoi denti! Non ho intenzione di lasciarla vincere… »

« Stai attento… »

« Tranquillo, lo farò… piuttosto dimmi com'è andato il tuo fine settimana? »

« È andato benissimo! Valeria era felicissima! Figurati che ha anche azzardato una proposta! »

« E sarebbe? »

« Vuole che ci sposiamo subito dopo la nascita del bambino! »

« E Ginevra?! »

« Si è strozzata con l'acqua minerale come da manuale! »

« Ma povera! »

« Le passerà! Ha delle strane convinzioni riguardanti il sesso e la vita matrimoniale che devo assolutamente sfatare! »

« Già, non ha capito che sei un pervertito sia da fidanzato che da sposato! », affermai tra le risate. 

« Esatto! Potresti metterci una buona parola? », chiese scherzando facendomi sorridere.

« Vedrò cosa posso fare! Anzi, potremmo anche organizzare una cena a casa mia per l'occasione! »

« Perfetto! Quando? »

« Possiamo fare venerdì sera alle venti? »

« Ok, lo scrivo in agenda! Dottò, adesso ti lascio! Ci sentiamo in questi giorni, e mi raccomando stai attento! »

« Lo farò! A presto Avvocato! »

«Ah, un'ultima cosa: Non dire nulla della gravidanza di Ginevra a Mirko! »

« Perché? »

« lo diremo noi al momento giusto… »

« Okay, terrò la bocca chiusa! »

« Benissimo! A venerdì! »

« A venerdì! »

Chiusi la chiamata con Saverio negando con il capo. Quanto era cambiato? Da anti- matrimonio a marito a tutti costi, era stato un soffio. Però lo capivo. Capivo la voglia di completezza, la voglia di famiglia e la voglia di averla al suo fianco per sempre come sua sposa. Sentivo le medesime cose per Anita, e poi lui aveva un figlio in arrivo, quel qualcosa in più che faceva la differenza.


Entrai dentro lo studio guardando frettolosamente l'orologio sul polso sistemandomi il borsone sulla spalla, quando fui chiamato da Vanda.

« Dottor Mancini, la signora Cassi è già in palestra! », fece per alzarsi dalla sua postazione come a voler fermare la mia corsa. 

« Lo so Vanda, vado subito! »

« Dottor Mancini, ha chiamato anche sua madre… »

Fermai un attimo la mia corsa abbassando il capo. Aveva ragione Saverio, lei non si sarebbe arresa.

« Ha chiamato sei volte… », continuò Vanda sussurrandolo capendo la gravità della situazione. 

« Può fare di meglio…», dissi con tono duro senza neanche voltarmi riprendendo la mia corsa verso la palestra. 

No, non avrebbe vinto, non questa volta. 


La mattinata proseguì in questo ordine: fisioterapia, chiamate di mia madre, ancora fisioterapia e ancora chiamate di mia madre. 
Era un osso duro, ma io ero più duro di lei.

« Deduco che non è andata bene ieri… », disse Mirko appoggiandosi allo stipite della porta.Tra il viavai dei pazienti e la mia non voglia di conversare, non ci eravamo visti molto.

« Deduci bene… », affermai asciugandomi le mani subito dopo aver trattato l'ultima paziente della mattina.

« Ti va di parlarne? »

« Non c'è molto da dire… mia madre ha preso Anita per una poco di buono facendole credere che io non la ami… » 

« Questa volta tua madre ha spiazzato anche me, devo essere sincero… », avanzò lui entrando finalmente in stanza. 

« Avessi visto la faccia di Anita… », 

« Posso immaginarla, Anita è una ragazza molto sensibile… »

« Fortunatamente stamattina abbiamo chiarito, ma non oso immaginare cosa poteva succedere se lei avesse voluto allontanarsi da me, se avesse voluto lasciarmi adesso che potrebbe essere incinta… », 

« Mi stai dicendo che… »

« Già, stiamo provando ad avere un bambino… » affermai sedendomi sul lettino sorridendo amaramente.

« Ma è meraviglioso! », esclamò Mirko avvicinandosi a me abbracciandomi forte.

« Dovrebbe essere il momento più bello della nostra vita… invece fra poco si trasforma in tragedia… »

« Gli inconvenienti succedono a tutti! Anche a me e a Claudia ce ne sono successe di cose durante i preparativi! Per non parlare di te e di Saverio e i vostri cuori in subbuglio! Non è stato per niente facile fare calmare Claudia in alcune occasioni! »

« Mi dispiace avervi fatto penare un po' tutti… »

« Non era un rimprovero! Era solo per farti capire che, anche se a volte cerchi di fare del tuo meglio le cose accadono ugualmente! »

« Spero solo di non combinare altri casini… »

« Non succederà futuro papà! »

« Ah, a proposito, potresti non dirlo a nessuno per il momento? Avevo detto ad Anita che sarebbe stato il nostro piccolo segreto… »

« Era un segreto?! Da, lo sai che non riesco a tenerli! »

« Per favore Mi! Puoi farcela! So che puoi! »

« Per la miseria… »

« Dai, mi farò perdonare venerdì sera a casa mia con una bella pizza familiare di melanzane e porcini! Ok? »

« Questa cosa non risolverà il problema della mia lingua lunga! », appurò Mirko sedendosi vicino a me. 

« Ma almeno avrai la pancia piena! », risi dandogli una spallata benevola provocando la medesima reazione.

Sapevo bene che Mirko non era capace a tenere i segreti, ma con lui era tutto automatico. Con lui mi sentivo come un fedele pronto per la confessione della domenica mattina. E lui, di buon grado riusciva sempre a calmare la mia anima da peccatore con le sue parole da santo martire.



Aprii la porta di casa con entrambe le mani occupate dalle buste della spesa appena fatta. Mi dilettavo spesso in questa pratica rilassante per poi continuare a casa mettendomi alla prova in cucina.
Accesi i fornelli, e con una maestria invidiabile a qualunque cuoco di professione, mi destreggiai tra pomodorini e olive, sorseggiando di tanto in tanto un bicchiere di vino bianco. Adoravo il suo sapore fresco e fruttato, riusciva sempre a schiarirmi le idee anche quando sembrava che ci fosse il delirio dentro la mia mente. All'improvviso, mentre ero avvolto dai miei pensieri, sentii finalmente la porta di casa aprirsi ricordandomi che abitavo con un angelo.

"Eccola, è tornata" pensai voltandomi verso l'entrata felice. Dalla mia postazione da cuoco provetto avevo la piena visuale di quella entrata ad effetto. 

« Mmmh che profumino… », disse lei contenta, appoggiando il cappotto sulla sedia insieme alle chiavi. 

« Non per vantarmi, ma stai per sposare il degno erede di Cannavacciuolo! », affermai sorseggiando il mio bicchiere di vino mentre lei si avvicinava verso di me.

« Non vedo l'ora di mangiare tutto… », disse lei alzando il coperchio che si trovava sulla padella. 

« Vuoi un assaggio? », chiesi cercando di mascherare quella voglia che avevo di baciarla. Presi il cucchiaio che avevo poggiato sul poggiamestolo, e intingendolo nella padella, lo avvicinai lentamente alla sua bocca.  

Lei la aprì senza dire nulla, ma guardandomi con i suoi meravigliosi occhi blu-verdi, assaporò quel cucchiaio come se fosse un gelato. Rimasi ad osservare estasiato il movimento delle sue labbra con la bocca aperta, sintomo che volevo prendere il suo posto molto presto. 

Lei, dopo aver gustato quel cucchiaio a fondo, strinse le labbra tra di loro assottigliandole osservando le mie. Poi, con nonchalance, sollevò dal mio naso gli occhiali che ormai erano diventati di troppo, appoggiandoli sul piano della cucina.
Sorrisi distogliendo un attimo lo sguardo cercando di recuperare un po' di terreno su di lei per poi catturarlo di nuovo nel mio. 

Poi, con la circospezione di una pantera prima di agguantare la propria preda, mi avvicinai a lei lentamente abbozzando un sorriso sornione. Lei ricambiò quel sorriso prima di lasciarsi andare al mio tocco. Mi appoggiai delicatamente sulle sue labbra ma prendendole con decisione. Le feci incastrare perfettamente alle mie prendendo l'ossigeno dal naso fragorosamente. Era come se mi fosse mancato l'ossigeno, come se per vivere avessi bisogno del suo contatto giornaliero, delle sue labbra e delle sua pelle.
Sentii il rumore del cucchiaio che sbatteva contro il pavimento, prima che le sue braccia mi avvolgessero il collo e il suo corpo aderisse perfettamente al mio

Da lì in poi, fu un susseguirsi di baci infuocati e carezze bollenti, che accompagnavano le mie mani sapienti per tutto il suo corpo coperto da quel vestito in jersey che indossava. Le alzai da entrambi i lati la gonna riuscendo finalmente ad agguantare il suo sedere morbido e sodo a mani piene. Quel contatto desiderato e bramato provocò in tutti e due dei gemiti incontrollati tra le nostre lingue che si ritrovavano, che si  accarezzavano, che si amavano. 

A tentoni cercammo di raggiungere la camera da letto, riuscendo solo ad arrivare sul divano del salotto cadendoci rovinosamente. 
Lei cadde su di me ridendo sulla mia giugulare provocando in me la stessa reazione.

Lei stese le braccia sul divano incrociando il mio sguardo divertito. Ero pazzo di lei.

« Sei bellissima, cazzo… », dissi deglutendo a fatica quel poco di saliva che mi era rimasta, spostando una ciocca di capelli che si era fermata sul suo viso durante l'impatto.

Il cuore iniziò la sua folle corsa, mentre le sue mani scendevano verso i miei pantaloni liberando la mia erezione che scalpitava all'interno dei miei boxer avvolgendola con il suo corpo. Mi fece scivolare dentro di lei facendomi morire all'istante. 
Avevo bisogno di lei, avevo bisogno della sua pelle sulla mia, avevo bisogno del suo profumo sulle mie mani. Avanzai senza timore afferrando la sua zip che si trovava sulla sua schiena, mentre lei si muoveva ritmicamente su di me. La feci scendere fino alla fine trovando la sua pelle nuda ad attendermi. Era calda, vellutata, sensibile sotto il mio passaggio.
Tornai sulle sue spalle, riuscendo così, a fare cadere quella barriera blu corredata di reggiseno dello stesso colore mostrandomi il suo meraviglioso seno.

La guardai devoto senza smettere di accarezzarla e baciarla, mentre lei continuava quella dolce tortura su di me. 
affondando le sue mani tra i miei capelli. Il mondo intorno a noi sparì lentamente, lasciandoci trasportare solo dal nostro amore e dalla voglia di appartenerci. 

Lei era il mio mondo.

Mi soffermai a guardare il soffitto, dopo essere esplosi quasi insieme, cercando di capire che miserabile vita conducevo prima di lei, e quanta beatitudine mi infondesse fare l'amore con lei. 

« Io credo di non avere più tutta quella fame…», farfugliai rimanendo appoggiato con la testa allo schienale del divano. 

« Davvero? A me invece è aumentata… », rispose lei tra le risate. Quanto amavo sentirla ridere.

« A me è aumentato altro, ma dettagli…», replicai alzando il capo verso di lei sorridendole.

« Lo sai che sei uno sfacciato? », lei cercò il mio sguardo alzandosi dalla posizione rilassata che aveva assunto sul mio torace.

« Veramente se c'è una sfacciata qui, sei tu! »

« Io?! », chiese con finta innocenza.

« Esattamente! Mi hai preso alla sprovvista con quel cucchiaio… io non avevo secondi fini… »

« Ah, quindi vorrebbe farmi capire che io l'ho indotto a fare l'amore con me? Dico bene dottor Mancini? »

« Già, si è approfittata di me signorina Velletri… » 

« Bene, allora non c'è motivo che io rimanga ancora qui con lei! », fece per alzarsi, quando la bloccai per i polsi riportandola su di me.

« Dove credi di andare? Ti ho appena detto che non ho fame… », sussurrai immergendo la mia mano destra tra i suoi capelli riportandola sulla mia erezione inchiodando i suoi occhi nei miei.

« Sei proprio uno sfacciato… », sibilò sulle mie labbra prima di affondarci dentro nuovamente la mia lingua al suo interno. 

Non ne avevo mai abbastanza di lei. 
Ero innamorato perso. 

Lei era il fulcro, l'elemento d'appoggio della mia vita, la leva che permetteva al mio corpo di fare qualsiasi movimento. 

Lei era il mio tutto, la serenità dentro la tempesta.


Note: Capitolo Quindici. Buongiorno a tutti miei cari ❤️ e bentrovati ❤️ Il capitolo di oggi gira, aimé, sulle "cose non dette". Saverio non ha detto nulla della gravidanza di Ginevra a Mirko, e quest'ultimo non deve dire nulla sulle prove di concepimento di Dario e Anita. Ma la cosa che forse avete notato tutti e, che può essere altamente pericolosa, è proprio il fatto che Anita non abbia detto niente a Dario su Edoardo. Come Dario non ha detto che la madre l'ha chiamato per tutto il giorno! Adesso voi direte, vabbè ma hanno fatto altro ❤️🤣 Ok, avete ragione! Vi lascerò con il beneficio del dubbio fino al prossimo capitolo 🤣♥️ E chissà cosa succederà 🤐♥️ Grazie sempre a chi mi segue ❤️ e alla prossima ♥️

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Capitolo 16
*** Pagnotta Nel Forno ***


Una cosa che mi rilassava sempre, anche nei momenti no, era la pioggia. Amavo guardarla scendere per i grandi finestroni seguendone la traiettoria, amavo camminare per strada e sentirla sul mio viso, amavo preparare la cioccolata e accollarmi insieme a Dario sul divano durante gli acquazzoni. 
La pioggia era anche stata più volte una medicina, riusciva sempre a calmare i miei nervi anche quando tutto il mondo andava a rotoli. Quel ticchettio sul vetro, quel infrangersi sui tetti delle case rotolando giù e quel profumo di terra bagnata, mi infondevano tranquillità e benessere, facendomi ritornare sulla retta via non andando di matto.

 Ma non quel giorno.

Dopo una settimana rocambolesca fatta di impegni con la Wedding Planner, e il lavoro fitto in agenzia, non avevo ancora avuto l'occasione o per meglio dire, la voglia di dire a Dario della presenza di Edoardo nella nostra vita. 

Sì, lui era entrato prepotentemente nella nostra vita, ed io non sapevo davvero come comportarmi. Avevo paura della reazione di Dario, avevo paura che Edoardo potesse dire qualche parola di troppo sul nostro passato, ma ancor di più, avevo paura di litigare ancora una volta con Dario in quel modo.

No, non l'avrei permesso. 

Quindi l'unica idea che mi venne in mente fu temporeggiare. Magari quel mese sarebbe passato senza intoppi, ed Edoardo, da come era venuto se ne sarebbe andato. 

« Taty ci sei? », la voce di Edoardo rimbombò nelle mie orecchie facendomi tornare a quella spiacevole realtà alla quale cercavo di  sfuggire ogni santo giorno.

« Ehm, si, si ci sono… », farfugliai distogliendo lo sguardo dalla finestra con annessa pioggia. « E poi ti ho detto mille volte di non chiamarmi così… mi innervosisci! », chiarii prendendo tra le mani i fogli che erano sparsi per tutta la scrivania cercando di non guardarlo. 

« Come vuoi tu Taty! », continuò lui imperterrito facendomi uscire il fumo dalle orecchie.

« Ok! Ho bisogno di una pausa! », esclamai alzandomi di scatto rigettando i fogli che avevo recuperato un momento prima sulla scrivania.

« Bellissima idea! Ho bisogno di un caffè! », enfatizzò lui seguendo i miei movimenti.

« Bene! Ci vediamo qui tra dieci minuti! », mi affrettai a dire recuperando la mia borsetta che si trovava sulla sedia.

« Ma io pensavo di prenderlo con te il caffè… »

« Beh, pensavi male! Addio! », affermai frettolosamente cercando di uscire in fretta da quella stanza, quando lui, passando dietro la scrivania si lanciò davanti alla porta.

« Ascolta Taty…», mi fermai portando le mani sui fianchi sull'orlo di una crisi di nervi osservandolo stanca. « Volevo dire Anita… non possiamo essere amici? »

« No! », feci per uscire prendendo la maniglia, quando fui fermata ancora una volta da lui. 

« Ok, ok, amici no… ma possiamo essere dei semplici colleghi? », chiese lui quasi implorando. Mi aveva presa per scema?

« Noi non siamo colleghi… stiamo solo collaborando insieme ad un progetto! E se tutto va bene ti toglierai dalle scatole presto! », sbraitai cercando di aprire la porta con lui ancora lì. 

« Però così mi ferisci! »

« Ah, io ti ferisco?!  Ricordati come mi hai lasciata per strada dopo che sei andato via! Ricordati come mi hai lasciata senza dire una parola! Ricordati quanto sei stronzo e, poi forse possiamo riparlarne! », 

Presi finalmente la maniglia e, abbassandola, uscì fuori come una furia dirigendomi verso i bagni femminili. Iniziai ad imprecare contro me stessa, contro lo stronzo e contro tutto quello che lo aveva riportato sulla mia strada. 
Presa da un raptus di rabbia sbottonai la giacca che faceva parte del tailleur nero che indossavo rimanendo con la camicietta bianca ed il tubino nero.  

« Tesoro, tutto bene?! », chiese Federica entrando in bagno preoccupata.

« No, non va bene niente! », gridai facendo avanti e indietro dentro quel bagno elegante dal marmo verde smeraldo. 

« Ani… »

« Fede, spiegami come devo comportarmi?! »

« Per prima cosa, fai un respiro profondo e calmati… »

« Fosse così facile… », risposi inspirando ed espirando l'aria scuotendo le braccia.

« E poi stai andando bene! Non lo hai ancora ucciso! », esclamò sorridendo.

« Sì, ma ancora per poco! », replicai facendomi scappare un sorriso.

« E con Dario, come va? », domandò diventando nuovamente seria.

« Se vuoi sapere se gli ho detto di Edoardo, la risposta è no… », risposi con lo sconforto più totale.

« Ani… »

« Lo so, lo so, dovrei dirglielo… ma ho paura per come la prenderebbe… odia Edoardo… e poi è geloso, lo sai… »

« Conosco bene la gelosia di Dario, però non mi sembra una buona idea nasconderglielo… pensa a come potrebbe prenderla scoprendolo… »

« Non bene… »

« Beh, allora diglielo! Non sarà felice, ma almeno potrete affrontare la cosa insieme! »

« Hai ragione… proverò magari stasera dopo cena… »

« Benissimo! Adesso torniamo a lavoro e mandiamo a calci in culo quello stronzo di Edoardo! »

« Fede!!  »

« Quando ci vuole ci vuole!  », replicò lei prima di aprire la porta dell'uscita facendomi strada.

Attraversammo insieme il corridoio che divideva gli uffici in due fazioni, quando arrivate davanti al mio ufficio trovammo Edoardo con due caffè tra le mani. Ci sorrideva fiero nel suo completo spezzato composto da jeans blu scuro, camicia bianca senza cravatta e giacca elegante blu.  

« Lo prendi sempre decaffeinato, giusto? », esclamò sprezzante dondolandoli tra loro. 

Buttai gli occhi al cielo prima di lanciare uno sguardo disperato verso Federica e chiudere la porta dietro di me. Era inarrestabile.

« Ti avviso che questo caffè non cambierà la tua posizione precaria… », risposi secca prendendo uno dei due caffè che aveva tra le mani.

« Ah lo so, sei sempre stata molto testarda  e intraprendente… doti che ho sempre ammirato in te… »

« È inutile che fai il provolone con me… non attacca! »

« Provolone? Sto solo peccando di sincerità… »

«Beh, pecca meno, lavora di più! », affermai sedendomi nuovamente al mio posto. Quando poteva essere indisponente? 

Non lo sopportavo.

La giornata finì, per l'ennesima volta, come tutte le altre: con poca roba per le mani. 
Lui diceva A e io B, io bianco lui nero,  lui Maroon 5 io Coldplay. Eravamo il giorno e la notte. Non ci saremmo mai incontrati. E questo complicava di molto la questione " soggiorno a Milano di Edoardo". Dovevamo finire quel lavoro il prima possibile.



Arrivai a casa dopo essere passata dalla pasticceria sotto casa, recuperando una di quelle torte sette veli che piaceva tanto a Ginevra. Perché non viziarla un po'?

Aprii la porta di casa trovando Dario indaffarato nella preparazione della tavola. Aveva utilizzato una tovaglia grigio chiaro che si sposava perfettamente con le posate e i piatti da lui scelto. Al centro, il bellissimo centrotavola comprato in un negozietto di roba vintage durante uno dei nostri viaggi.

« Wow che meraviglia! », esclamai prima di posare le mie labbra sulle sue per un bacio veloce. 

« Ho pensato che data la circostanza, il tovagliato ricercato fosse la scelta giusta! »

« Che circostanza? », replicai poggiando la torta dentro il frigo.

« Mi sembra di aver capito che Saverio abbia intenzione di dire a Claudia e Mirko della gravidanza di Ginevra… »

« Sarebbe anche il momento! Quando pensano di dirlo al mondo intero? »

« Ginevra è ancora frastornata… e deve metabolizzare bene la cosa… tu invece? Come ti senti? », chiese curioso Dario prendendomi per i fianchi. Che intendeva dire?

« In che senso?... », domandai preoccupata. Che si fosse accorto che nascondevo qualcosa? 

« Hai sintomi di gravidanza? », iniziai a sorridere come una stupida cercando di nascondermi da quei suoi occhi azzurri speranzosi.

« In realtà, ho qualche sintomo riconducibile ad una gravidanza… ma che potrebbero essere benissimo le avvisaglie del ciclo in arrivo… », sorrisi mordendomi il labbro inferiore. 

« Beh, allora io voglio credere che ci sia una piccola Anita in arrivo… »

« Vorresti una bambina? », chiesi quasi con lacrime agli occhi.

« Noi maschi siamo troppo complicati! Vorrei una bambina bella come te… e perché no, anche da viziare! » 

« Davvero? »

« Davvero… »

« Allora, lo spero anch'io… », affermai prima avvicinare nuovamente le mie labbra alle sue facendomi trasportare da lui. Ero tutto troppo bello per rovinarlo con la notizia di Edoardo. 

Sfortunatamente quel bacio focoso fu interrotto dal citofono e dall'arrivo di Saverio e Ginevra.

« Vorrei capire quando il professor Fosti capirà che quando salgo io in ascensore, lui non deve metterci piede! », esclamò Saverio con le pizze in mano seguito da Ginevra.

« Sa, ancora?! Credevo che vi foste lasciati alle spalle i vostri dissapori! », esclamò Dario prendendo le pizze dalle mani di Saverio.

« Dissapori? È un maniaco schifoso! Chissà cosa tocca con le sue manine! E poi voglio che stia lontano da Ginevra! Potrebbe attaccarle qualche fungo contagioso! Per non dire altro! »

« Scusami Sa, ma come potrebbe farlo? Mica gli salta addosso! », continuai io prendendo le loro giacche.

« No, però non mi fido ugualmente! »

« Sei il solito idiota! Piuttosto, avete qualcosa per la nausea? Ho dimenticato di prendere qualcosa a casa… »

« Perché, stai male? », domandai incredula. Era stata bene fino a una settimana prima.

« Già… in questi giorni ho vomitato anche l'anima… sto davvero malissimo… », dichiarò sedendosi distrutta sul divano di pelle nera. 

All'improvviso ebbi come la sensazione di una doccia gelata sulla testa. E se fosse capitato anche a me? Come avrei passato il giorno del matrimonio? 

« Ma stavi benissimo… », replicai sedendomi vicino a lei. Non potevo crederci.

« Lo so! Però già l'indomani ho avuto una nausea pazzesca! Mi sono anche presa qualche giorno di ferie, e poi dobbiamo fare l'ecografia la prossima settimana e avvisare lo studio dentistico… »

« Forza amore mio! », esclamò Saverio sedendosi anche lui sul divano con noi « Vedrai che andrà meglio! Sono i primi tre mesi quelli più pesanti! »

« È facile parlare per te! Non sei incinto! »

« Ma è come se lo fossi! Supereremo tutto insieme! », disse lui appoggiandogli la mano destra sul ventre. La dolcezza di Saverio mi lasciava sempre a bocca aperta. Aveva fatto veramente il salto di qualità.

«Scusateci! Ma abbiamo trovato un traffico della miseria sul corso! », esordì Mirko entrando di fretta dalla porta d'entrata seguito da Claudia e Alessio attirando la nostra attenzione. 

« Certo, se avessi preso quella scorciatoia che ti avevo suggerito, non saremmo incappati quella fila allucinante! », lo riprese Claudia sfilando il giubbotto del piccolo Alessio. 

« Ma che palle Claudia! Sempre a ribattere! Ho fatto del mio meglio! »

« Che?! Mirko che sfida Claudia? Questa non voglio perdermela! », asserì Saverio risedendosi sul divano dopo aver preso le patatine che avevo messo a tavola come aperitivo.

« Sa… », lo ammonì Il santo.

« Oh, Non badate a me! Continuate pure! », esclamò Saverio rispondendo allo sguardo torvo di Mirko. 

« Mi dispiace per te idiota, ma lo spettacolo è già finito! », ripose Claudia avvicinandosi ai fornelli con Alessio al seguito.

« Che peccato, era meglio dei bellissimi di retequattro… », affermò a malincuore poggiando le patatine sul divano.

« Non ti preoccupare, ti faccio vedere io qualcosa di più divertente… », disse sensuale Ginevra sedendosi sulle gambe di Saverio dando il via ad un bacio senza esclusione di colpi lasciando tutti sbigottiti.

« Cioè, per voi ogni occasione è quella giusta?! », la voce di Mirko tuonò spezzando quel momento hot. 

« Esatto! », esclamò Ginevra voltandosi dalla nostra parte.

« Ad ogni modo, puoi mettere questa in frigo? L'ho sgraffignata dalla cantina di mio padre! », continuò Mirko passando una bottiglia di vino a Dario che subito la esaminò.

« Ma questo è Chianti! Mi, questa sera hai preso davvero una brutta piega! Ti vuoi proprio rovinare! », sorrise a Mirko mettendo la bottiglia all'interno del frigo. 

« Che ci crediate o no, anche io ho i miei lati oscuri! »,

« Si che ci crediamo… », continuò Dario sorridendo e annuendo. « Ma adesso che dite se ci sediamo a tavola? »

Tutti ne furono felici, e avvicinandosi al tavolo, presero posto nella seguente combinazione: Dario capotavola e io alla sua sinistra, Ginevra e Saverio capotavola dal lato opposto e Claudia e Mirko.

 « Tesoro, sicura di stare bene? Sei così pallida…  », domandò Claudia guardando dalla mia parte.

« Io?! Io, tutto bene… perché?...  », risposi imbarazzata afferrando un trancio di pizza. 

« Mi sembri sciupata e stanca…  », rincarò Claudia. Era così palese? La storia di Edoardo aveva messo a dura prova i miei nervi e, nasconderlo a Dario aveva accentuato ancora di più questa mia situazione.

« Sto lavorando duramente ad un nuovo progetto… e la cosa mi stressa non poco…  »

« Però dovresti riposare di più… non ti fa bene… ogni atto compiuto ha una conseguenza…  », le sue affermazioni erano mirate a mandarmi in tilt il cervello, e lei lo sapeva bene. 

« Eh?!  »

Ma sapeva di Edoardo o cosa? 

Mi guardai in giro cercando di capire cosa dire e comportarmi. Dovevo fare finta di niente o ridere istericamente a quelle affermazioni senza senso? Tutti aspettavano in trepida attesa, quando Saverio, in virtù della sua lingua lunga, non formulò la domanda chiave e che forse tutti si aspettavano.

« Ma sei anche tu incinta?! »

« Chi? io?  No no! », scossi la testa nervosamente prendendo di fretta e furia la Coca-Cola per poi farla cadere come da copione sulle pizze alzandomi di scatto.
Le pizze al contatto con la bevanda iniziarono a ribollire come una zuppa creando una scena disgustosa.

A quel punto si alzarono tutti sorpresi, compresa Ginevra che sembrava un vulcano in eruzione a quella visione non gradita. Mi guardò per un attimo e, poi tappandosi la bocca, si precipitò davanti al lavandino vomitando come se non ci fosse un domani. 

Ci guardavamo tutti esterrefatti mentre Saverio soccorreva Ginevra tenendole i capelli. 

« Non è incinta Anita… lo è Ginevra…  », ammisse Saverio tra i conati di quest'ultima. « Sorpresa! », esclamò lui con il suo solito tono da cabarettista.

« Ma è vero Ginevra?!  », chiese allibita Claudia avvicinandosi a lei.

« Già… cercavamo il momento giusto per dirvelo… quindi quale momento migliore se non questo…  », finì guardando dentro il lavandino ridotto in uno stato pietoso.

« Tesoro! Sono felicissima per te! », le braccia di Claudia si chiusero con Ginevra all'interno, portando quest'ultima in un pianto disperato.

« Ma c'è una cosa che non capisco…  », disse Saverio guardandomi. « Perché stavi facendo il terzo grado ad Anita?! »

« Perché Mirko mi ha detto che stanno provando ad avere un bambino…  »

« Mirko!!! », gridò Dario portandosi le mani in faccia.

« Da, lo sai che non tenere i segreti! E poi lei è mia moglie! »

« Questo non ti giustifica! Ti ho anche comprato la tua pizza preferita! », brontolò Dario cercando di nascondere il suo rammarico.

« Ma quindi hai messo la pagnotta nel forno?! », domandò Saverio guardandoci entusiasta. 

« Ci stiamo ancora provando… non è ancora detto…  », si schiarì la voce Dario mettendosi le mani in tasca.

« Ma questo è meraviglioso! Vi abbraccerei forte, ma capite che al momento sono in altre faccende affaccendato…  », disse lui sorridendo facendoci notare di nuovo la faccia di Ginevra all'interno del lavandino. 

Risi felice sia per la battuta che nell'apprendere che tutti erano contenti per quella lieta notizia, portandomi a pensare a Dario e di conseguenza ad Edoardo. Gli avrei detto tutto quella sera stessa.

All'improvviso ci fu una mescolanza di abbracci  e risate incontrollate che mi accompagnarono inevitabilmente in un pianto senza sosta. I loro visi felici vennero impressi nel mio cuore e nella mia mente cancellando tutto il resto. 

Non sapevo se fossi veramente incinta, o se era la mia speranza a parlare, ma in quel attimo pensai che avere un bambino in quel momento era la cosa giusta da fare. Sentii nel mio cuore che un figlio era quello di cui avevamo bisogno. 

Volevo con tutto il cuore quella bambina da viziare e amare.


Note: Capitolo Sedici. Buonasera a tutti! E bentrovati! ❤️ Capitolo rocambolesco per i nostri migliori amici! Finalmente tutti sanno tutto! 🤣 Ma la serata non è ancora finita! La seconda parte della serata verrà raccontata da Dario e vedremo come i nostri maschietti si lasceranno andare a delle confessioni… e sapete bene che quando c'è Saverio di mezzo… 🤣🤣🤣 Che ne pensate di Edoardo? Che intenzioni ha?  Vedremo 😅 Grazie a tutti quelli che mi seguono ❤️ e alla prossima ♥️♥️

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Capitolo 17
*** Praterie Di Notte ***


Anche se la serata non era iniziata nel migliore dei modi, tra confessioni improvvise  e conati di vomito inattesi, riuscimmo lo stesso a trovare la giusta intesa e complicità che da sempre ci teneva uniti. 
Senza volerlo e senza averlo pianificato, ci ritrovammo divisi in due fazioni: noi ragazzi da una parte della casa, più precisamente in cucina e le ragazze in bagno.   

« Allora, mi spieghi che cazzo avevi nel cervello? Le scimmie urlatrici? », esclamò Mirko puntando Saverio mentre sgranocchiava le patatine.

« Certo che tu stasera vuoi proprio l'ergastolo! », rise Saverio poggiando il contenitore con le patatine sulla base della cucina per poi prendere uno strofinaccio per pulirsi le mani.

« Non c'è niente da ridere inseminator! », continuò Mirko facendosi scappare anche lui una risata. 

« E dai! Non mi diventare la versione maschile della signorina Rottermeier! », continuò Saverio portando le mani in tasca.

« Ma almeno ti rendi conto che tra poco diventerai padre? E che avrai tante responsabilità? E soprattutto cosa più importante, che non dovrai più fare il cazzaro? »

« Sono già al corrente di tutto dottor Testi, ma grazie per la tua breve sintesi! »

« Mi, lascialo stare! Il ragazzo è innamorato! », intervenni in sua difesa massaggiando le spalle di Mirko per farlo calmare.

« Mi…», iniziò Saverio diventando serio. « Lo so che può sembrare una pazzia, l'ennesima fatta dal sottoscritto, ma io la amo… e amo questo bambino più di ogni altra cosa… spero mi comprenderai… », finì poi prendendolo anche lui per le spalle. 

« Lo so che la ami… non ho mai avuto dubbi su questo… Ma un bambino ti cambia la vita! Non credevo che fossi pronto a tutto questo!  »

« Non lo ero, o forse nel mio subconscio lo ero ma non ne ero pienamente consapevole. Ma quando lei è venuta verso di me mostrandomi il test e dandomi un sonoro schiaffo ho capito che ci era capitata la cosa più bella al mondo. Posso dirti con tutta franchezza che rifarei tutto, tutto…  » 

« Cazzo, così mi fai commuovere però…  », disse Mirko con la voce tremolante.

« Che succede?! », chiese Ginevra trovandoci in quella posizione quasi inquisitoria verso Mirko.

Saverio si voltò verso Ginevra e, riportando le mani in tasca, iniziò ad intonare "Mi sono innamorato" di te di Luigi Tenco. 

« Mi sono innamorato di te
Perché non avevo niente da fare
Il giorno volevo qualcuno da incontrare
La notte volevo qualcosa da sognare…  »

Si avvicinò a lei quasi timidamente prendendole le guance con entrambe le mani continuando quel assolo che ci fece tremare tutti. Ginevra che era già provata dagli ormoni e da tutto quello che era successo prima si sciolse come neve al sole. 

« Mi sono innamorato di te
Perché non potevo più stare solo
Il giorno volevo parlare dei miei sogni
La notte parlare d'amore », finì prima di prenderla in un bacio dolce e casto.

Quel silenzio accompagnato solo dai respiri profondi dei piccioncini, venne interrotto solo dalla voce emozionata di Claudia che intervenne così: 

« Ma cosa aspetti a sposarlo?! », gridò inaspettatamente Claudia facendoci ridere tutti, compresi i futuri genitori che si staccarono immediatamente. 

« In realtà… in questi giorni ci ho pensato molto spesso… »

« Davvero? »

« Davvero… e non credevo che saresti stato tu il mio sogno. Ma non perché non ti amassi, ma perché il matrimonio non era mai stato nei miei progetti, nei miei sogni. Ora lo so. So cosa si prova quando si vuole stare ardentemente con una persona. So cosa si prova a creare qualcosa di meraviglioso con quella persona, so cosa significa amarla fino a farla diventare il tuo sogno. Quindi, mio caro avvocato Monte, credo proprio che la sposerò! »

« Stai dicendo sul serio? Mi sposi? »

« Si… ma non adesso! Dopo che il bambino sarà nato! »

« I membri della giuria hanno ascoltato bene? », esclamò Saverio guardandoci tutti felice.

« Più che bene! », risposi stringendo a me Anita che nel frattempo avevo abbracciato da dietro.

« Adesso non puoi più ritrattare mia futura signora Monte… »

« Non ne ho la minima intenzione… », rispose lei accarezzandogli i capelli in estasi. 

« E io che dovevo metterci la buona parola… », dissi sorridendo 

« Buona parola? »

« Voleva che io ti dicessi che lui sarà un  depravato anche da sposato e quindi di non preoccuparti! »

« Buono a sapersi… », rispose lei sorridendo.

« Ok piccioncini, che ne dite se ci sediamo a tavola e mangiamo le altre due famigliari che non hanno fatto il bagno nella Coca-Cola? », chiese Mirko avvicinandosi la tavolo.

« La trovo una bellissima idea! », risposi guardando Anita che sembrava ancora dispiaciuta per quello che era accaduto prima. « Non è successo nulla, non pensarci più mia piccola pasticciona… », le dissi sorridendo prima di lasciarla davanti alla suo posto. Non mi piaceva quando si sentiva in colpa per queste sciocchezze. 

Aspettai che tutti si fossero seduti per prendere il Chianti che aveva portato Mirko, per poi posizionarmi davanti al mio posto restando alzato.

« Questa sera, oltre a dire a Ginevra quanto Saverio sia depravato ora e sempre, avevo qualcos'altro da dire… e, date le circostanze felici, trovo che il momento sia davvero quello giusto. Io e Anita, in comune accordo, abbiamo deciso che voi sarete i nostri testimoni! Ma questa volta come coppie. Mirko e Claudia saranno i miei testimoni e Saverio e Ginevra quelli di Anita! »

« Ma dai! Davvero?! », domandò Claudia guardandoci sorpresa.

« Già! », esclamai felice togliendo l'alluminio dalla bottiglia.

« Quindi abbiano superato le nostre divergenze?! », chiese Saverio guardando verso Anita.

« Non tutte, però posso dirti che stasera hai preso molti punti! »

« Ne sono onorato cara Beatrice! », disse Saverio facendo un inchino.

« Ma ti avverto, non farmi pentire di questa mia decisione! » 

« Oh no mia cara Beatrice, non sciuperò la fiducia che hai riposto in me! »

« Sarà meglio per te! », esclamò lei ridendo contenta. 

L'idea dei testimoni era stata proprio di Anita. 
Aveva pensato che avere come testimone Saverio l'avrebbe avvicinata di più a lui e al suo modo di fare. Nell'anno appena passato ne avevano fatta di strada, e Anita aveva apprezzato sempre di più la sua compagnia.

Dopo esserci strafogati con pizza e la torta sette veli che aveva acquistato Anita e,dopo aver ascoltato le mirabolanti avventure di Saverio in ufficio, salutammo tutti con un sorriso a trentadue denti e la promessa di organizzare una gita fuori porta la settimana seguente. 

Entrammo in camera da letto sorridendoci e tenendoci per mano. Mi sentivo al settimo cielo. 

« Hai capito Saverio? Non l'avrei mai detto… », disse Anita guardandomi divertita.

« Ti ho sempre detto che è una ragazzo tutto da scoprire… e che ha un grosso potenziale! Non solo in quel campo, ovviamente! », mi affrettai a dire prima che lei potesse prendere la palla al balzo.

« Oh, ne sono sicura visto i risultati! », replicò buttando le braccia al collo.

« Beh, è una vita che si allena… i risultati devono vedersi per forza… e poi, come ben sai, anche io sono super allenato… »

« Ma davvero?! »

« Vuoi che te lo dimostri? », chiesi abbassando il tono di voce mordendole il collo 

« Fammi vedere cosa sai fare… », disse lei sussurrandolo al mio orecchio sinistro accendendo subito la fiammella del desiderio in me.

Mi fiondai subito sulle sue labbra baciandole e mordendole con bramosia, mentre le mie mani scendevano lungo i suoi fianchi per poi fermarsi sul suo meraviglioso sedere. Asimammo nello stesso momento per poi sorridere entrambi sulle labbra accorgendoci dei miei occhiali messi male. 

« Questi è meglio toglierli… », sibilò lei appoggiandoli sul comò.

« Sai che è compito tuo da un anno a questa parte… », risposi guardandola subito dopo togliendomi la maglietta bianca che usavo per lo studio.

« lo so bene… », rispose lei accarezzandomi i pettorali ormai nudi. 

La strinsi nuovamente a me abbassando la cerniera che aveva sulla schiena facendo scivolare il vestito lungo il suo corpo. Baciavo e carezzavo ogni centimetro della sua pelle volendone sempre di più. Scesi lungo il solco del suo seno tracciandone il percorso con la lingua prima di prenderlo in mano stringendolo forte. Ero completamente andato. La sentii gemere forte riportandomi per direttissima sulle sue labbra baciandole senza fiato, senza ritegno, quasi senza pietà, quando all'improvviso lei si fermò. 

Spalancò gli occhi come se avesse visto un fantasma. Mi fece una paura assurda.

« Anita stai bene? », domandai scrutando il suo viso da parte a parte. Le mie pupille esaminavano ogni singolo movimento cercando di capire cosa stesse succedendo.

Lei non rispose e sgranando gli occhi corse verso il bagno chiudendosi all'interno.  
Rimasi paralizzato qualche secondo prima di capire cosa fare, prima di precipitarmi davanti alla suddetta porta. Cercai di mantenere la calma chiamandola dolcemente, ma non ricevendo risposta, iniziai anche ad alzare la voce. Una voce che sembrò mancare all'improvviso. 

« Anita, va tutto bene? Posso entrare? », chiesi quasi in punta di piedi ritrovandomi in II turbinio di domande.

 Avevo sbagliato qualcosa? Le avevo fatto male? 

« Dammi un secondo… », rispose lei con voce rauca.

Annui come uno scemo davanti alla porta chiusa allontanandomi di qualche centimetro, poi poggiando entrambi le mani sul viso, cercai di riprendermi da quello stato catatonico dov'ero caduto. quando vidi la porta del bagno aprirsi lasciando spazio ad Anita.

Indossava ancora la camicetta bianca che le arrivava sopra le ginocchia, ma non indossava più gli orecchini e le autoreggenti.

« È arrivato il ciclo… », sussurrò stringendo le braccia al petto senza neanche guardarmi in faccia. L'unica emozione che sembrava provare era delusione.

« Amore… mi hai spaventato a morte… », risposi tirando un sospiro di sollievo e avvicinandomi a lei. 

« Scusami, non era mia intenzione… ma non mi aspettavo arrivasse… », sibilò chiudendosi ancora di più dentro le sue braccia. 

« Ani, può succedere… », le strinsi forte le braccia per poi alzarle il mento con la mano destra.

« Certo, può succedere… », cercò di autoconvincersi ripetendo quelle parole fuori e dentro di lei.

« Può essere che avevi già ovulato quando abbiamo iniziato a provarci… il concepimento non è così istantaneo come crediamo… »

« Beh, per qualcuno lo è… », sorrise amaramente guardandomi finalmente negli occhi.

« Se ti riferisci a Saverio, quella è la fortuna del principiante! », esclamai cercando di farla ridere riuscendoci solo in parte. « Amore, ci riproveremo… non preoccuparti… », le sorrisi dolcemente sfiorandole il viso provocando in lei un rilassamento istantaneo. Sciolse le braccia che fino a quel momento erano rimaste legate, accompagnando con la sua mano la mia davanti alla sua bocca lasciandoci un bacio.

« Mi dispiace… »

« Non scusarti amore mio, sono sicuro che la prossima volta sarà quella giusta! »

« Mi rendo conto di essere infantile a volte… »

« No, non lo sei… è normale rimanerci male… ma abbiamo appena iniziato e abbiamo tanti mesi per provarci… e ti prometto che mi impegnerò di più! », affermai sorridendo cercando di coinvolgerla.
La sua risposta fu un abbraccio avvolgente immergendo il suo viso nell'incavo del mio collo.

« Ti amo… », sussurrò stringendomi ancora più forte. 

« Ti amo anch'io piccola pasticciona… », le dissi accarezzandogli i capelli e, avvicinando il mio naso ai suoi capelli, ne aspirai il profumo. « Che ne pensi se ci mettessimo a letto? », domandai poi cercando il suo sguardo.

Annui sulla mia spalla prima di voltarsi e aprire il primo cassetto del comò dove si trovava il nostro pigiama condiviso indossandolo. Poi, con passo lento e grattandosi la testa in un gesto involontario, si voltò verso di me rivolgendomi un mezzo sorriso. Come a invogliarmi a seguirla.

Non mi feci ripetere la cosa due volte. 
Tolsi di fretta e furia i pantaloni della tuta per poi indossare velocemente quelli del pigiama sotto la sua supervisione. 

Lei, così candida e bisognosa di me, mi aspettava con i suoi meravigliosi occhi che ricordavano tanto una prateria di notte quando c'è la luna piena.

Mi infilai tra le lenzuola travolto dalla frescura delle lenzuola e il calore del suo corpo, rendendomi conto che quel contatto era tutto quello di cui avevo bisogno quella sera. 

L'abbracciai da dietro affettuosamente e, baciandole il collo, mi infilai tra capo e collo sistemandomi lì. I nostri corpi stretti in quell'abbraccio mi provocarono una sensazione di beatitudine. Quel momento con lei fu perfetto, anche più dell'amore carnale. 

« Hai ragione », esordì lei prendendo le sue mani nelle mie. « Dobbiamo avere solo un po' di pazienza… »

« Esatto, poi male che va, posso farmi spiegare bene da Saverio com'è questa fantomatica posizione dell'antilope! », risposi ridendo provocando in lei la medesima reazione. Sentirla ridere ridava vita a quel cuore che si atrofizzava ogni qualvolta lei stava male. 

« Noi non abbiamo bisogno di quella posizione… bastiamo solo noi… », puntualizzò inchiodandomi a lei con il suo sguardo 

« Sempre solo noi… », replicai baciandola a fior di labbra tornando poi alla mia posizione iniziale. 


Credevo in tutto quello che le avevo detto. Sapevo, perché lo avevo sentito in giro oltre che studiato, che poteva capitare che una gravidanza non si compisse subito. 
Sapevo che non era poi così facile concepire, e che le probabilità di rimanere incinta ogni mese oscillava tra il quindici e il venticinque percento. 
Ma allora perché adesso mi sentivo vuoto dentro? 
Perché sentivo come una cascata gelata che scendeva lungo il mio corpo? 

Perché avevo la strana sensazione che tutto sarebbe andato a puttane? 


Note: Capitolo Diciassette. Buonasera miei cari e bentrovati! Scusate questo aggiornamento notturno, ma è stata una giornata movimentata! 😅❤️ Che ne pensate di questo capitolo? Secondo voi è solo una brutta sensazione quella di Dario? E Anita dirà finalmente la verità a Dario? Lo scopriremo molto presto! Grazie sempre a chi mi segue ❤️ e alla prossima ♥️
 

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Capitolo 18
*** Nessuno Mi Può Giudicare ***


Avvolta ancora tra le lenzuola bianche e candide, pensai innumerevoli volte come potessi inserire nelle argomentazioni generali che facevamo a colazione, il discorso Edoardo. 

La paura per quel fulmine a ciel sereno, aveva fatto tacere la mia lingua omettendo tutto. 

Avevo paura.

Nella mia mente, si susseguivano scenari catastrofici di qualsiasi natura. Lui che sbotta per la gelosia, lui che va di matto perché ho taciuto la notizia fino a quel momento e la più gettonata, lui che mi lascia una volta per tutte.
 
Avevo terribilmente paura. 

Mi voltai stringendo il cuscino tra le mani sospirando cercando di capire il da farsi, quando sentii una musica provenire dalla cucina. 

Mi alzai rapidamente seguendo "Respect - Aretha Franklin fino in cucina, trovando Dario intento a preparare la colazione facendosi travolgere da quelle note.

Mi appoggiai allo stipite della porta portando le braccia al petto godendomi lo spettacolo che il mio ragazzo mi stava regalando inconsapevolmente.

Quanto poteva essere bello? E poi i pantaloni del pigiama grigi mi davano una stupenda visuale del suo sedere.

Si avvicinò al frigorifero prendendo il latte e, chiudendo lo sportello, iniziò ad indietreggiare verso il piano cottura ballando ancheggiando tenendo il rito con il capo arricciando le labbra. Afferrò con una mossa decisa la marmellata che si trovava sul top e, passandola un paio di volte da una mano all'altra, l'apri intingendo il coltello per poi lasciare un sottile strato sulle fette biscottate sporcandosi l'indice che portò prontamente alla bocca alzando finalmente lo sguardo su di me penetrandomi con i suoi occhi azzurri facendomi sussultare. Aveva sempre questo potere, forse perché ero completamente cotta di lui. 

« Da quando sei lì?», chiese lui sorridendo accentuando la fossetta di destra azionando poi la macchinetta del caffè.

« Il tempo necessario per godermi il mio sexy ragazzo ballare… », risposi slegando le braccia e avviandomi a lui.

In quei giorni di astinenza forzata, Dario, si cimentava spesso in cucina coccolandomi con fette biscottate e latte macchiato.
Adoravo il modo in cui si prendeva cura di me, adoravo la mia vita con lui. 

« Spero che il balletto ti sia piaciuto… », disse sorridendo prendendomi per i fianchi.

« Non c'è male… », risposi ridendo cadendo dentro i suoi occhi.

Lui mi regalò uno dei suoi meravigliosi sorrisi prima di fiondarsi sulle mie labbra che lo attendevano.

Le sue mani si posarono delicatamente sulle mie guance accarezzandola ad ogni bacio. Sentii il gusto del caffè invadere la mia bocca, insieme a quella voglia irrefrenabile che avevo di lui. 

« Ani, forse è meglio fermarsi qui… », affermò staccandosi dolcemente da me. « Inoltre, dovrei rivedere delle cose di lavoro prima di andare… », mi fece segno con il capo indicando delle lastre e dei referti sparsi sul tavolo della cucina. 

I suoi occhi azzurri erano ancora più belli di mattina, risplendendo cristallini con la luce tenue delle finestre. Sembrava un angelo.

« Amore, io dovrei dirti qualcosa… », dissi fermando per un attimo il mio cuore. Avevo una paura mostruosa ma non potevo tenermi ancora tutto dentro.
Lui si accorse di tutto preoccupandosi all'istante.

« Ani, se vuoi parlare di ieri sera, non c'è niente da dire… », le sue mani tornarono ad accarezzarmi il viso facendomi sentire al sicuro. « Andrà meglio la prossima volta… »

« No, veramente è una cosa che riguarda il lavoro… »

« Ci sono problemi con il nuovo progetto? »

« Io non so come chiamarlo sinceramente… », intrecciai le mani nervosamente cercando di rimanere lucida.

« In che senso? », chiese lui scrutandomi. Non capiva, e in realtà neanche io sapevo bene come esporre la cosa.

All'improvviso, tra il suo silenzio e il mio titubare, il suo cellulare squillò portandolo vicino al tavolo dove era appoggiato.

« È Mirko… l'avevo chiamato poco fa per chiedergli delucidazioni sulla paziente… ma se prima vuoi parlarmi del tuo problema io lo richiamo dopo… »

« No, senti Mirko, né riparliamo dopo… », dissi cercando di mascherare un certo sollievo. 

Quella chiamata mi sembrò un segno del destino. Magari non era il momento giusto, magari Edoardo avrebbe presentato finalmente un progetto decente e se ne sarebbe andato per sempre o magari sarebbe tornato il primo ingegnere e lui sarebbe tornato a Torino a casa sua. 

Sorrisi cercando di essere convincente ai suoi occhi. Cercando disperatamente di non cedere mentre mi allontanavo verso il bagno. 
Mi sarei data un giorno di tempo, poi avrei confessato tutto con i suoi pro e contro.



                              *** 


Dopo aver parlato con Mirko della signora Santi e, aver accompagnato Anita a lavoro, mi diressi allo studio super eccitato. Quella frattura dell'astragalo era una di quelle che non vedi spesso, ma quando succedeva, era sempre una bella sfida. 

Entrai dentro il mio ufficio salutando la signora Vanda velocemente e, mettendomi subito a sedere, aprii davanti a me il fascicolo che la riguardava. Sfogliai le pagine, cercando di compilare subito i moduli, per poi ritrovarci con Mirko in palestra per l'esaminazione della paziente, quando all'improvviso, sentii qualcuno che parlava ad alta voce nei pressi della porta.

Raggelai appena capii di chi si trattava.

Mia madre, che non aveva mai accettato un no come risposta, si palesò dentro il mio ufficio insieme ad una disperata Vanda che cercava di contenerla. 

« Dottor Mancini, mi scusi tanto, ma non sono riuscita a fermarla… »

« Non si preoccupi Vanda, a volte mia madre non sa cosa sia l'educazione… »

« Invece tu lo sai cosa sia, vero?! Dato che mi ignori deliberatamente da giorni! », disse lei con voce ferma ma che faceva presagire una tempesta interiore.

« Ci lasci soli Vanda, a quanto pare mia madre ha delle cose urgenti da dirmi… »

La guardai apatico appoggiando la penna che tenevo ancora tra le dita facendole segno di accomodarsi in una delle sedie davanti alla mia scrivania.

Lei senza dire una parola si avvicinò alla suddetta sedendosi come se fossimo a Versailles poggiando il cappotto e la borsa nella sedia accanto. 

« Allora, cara mamma, come mai tutta questa urgenza?... », chiesi freddamente tornando a compilare il mio fascicolo. 

« Devo ammettere che mi hai stupita… »

« Stupita? »

« Già, credevo che mi avresti buttata fuori… »

« La specialista sei tu cara mamma, io fortunatamente, conservo ancora, gli insegnamenti di tua suocera e della sua buona educazione… »

« Tua nonna era una santa donna, una di quelle che non dimentichi facilmente… »

« Appunto per questo non venivi quasi mai quando stava male?… Perché era difficile da dimenticare?… »

« Oh andiamo, lo sai che non ho mai tempo per nessuno… », ribatté lei come se fosse una cosa ovvia.

« Aaah questo lo so bene mamma, le ho vissute sulla mia pelle le tue premure… le ultime in ordine cronologico le abbiamo viste quella famosa domenica… »

« Sono qui per questo… »

« Ah sì? E per cosa di grazia? Per ribadire ancora una volta che Anita è una sciacquetta? »

«No, io sono venuta per scusarmi… »

« Scusarti? Tu, sei venuta qui per scusarti? Questa è davvero bella! », ridacchiai incazzato nero alzandomi in piedi. 

« Dario ascoltami, ne ho parlato con tuo padre e- »

« Ti ha fatto riflettere? Eppure anche Carlo non aveva molta considerazione di Anita! Si è comportato come uno stronzo pure lui! »

« Dario, io non voglio perderti una seconda volta… »

« Che cosa? Non vuoi perdermi? Sei davvero uno spasso oggi… »

« Dario, io voglio fare parte della tua vita e di quella di Anita… non voglio perdere l'opportunità di starti accanto… »

« Le opportunità le hai avute. Ho portato a casa tua l'amore della mia vita… e non hai capito nulla… »

« Non avevo capito quanto lei fosse importante per te, in realtà non ho voluto capire… »

« Come sempre! », gridai avvicinandomi a lei. « Come sempre mamma! Non hai mai capito niente di me! Non hai mai capito che io avevo bisogno di te! », seguitai senza fermarmi un attimo. 

« Dario… »

« Mi hai sempre lasciato da solo! E io ho imparato a cavarmela senza di te… Adesso, se vuoi scusarmi, devo lavorare! Quel lavoro che non hai mai accettato ma che mi rende felice! », sbraitai afferrando il fascicolo prima di prendere la maniglia della porta.

« Voglio essere una brava nonna… », disse lei con un filo di voce fermando la mia corsa.
« Voglio provare ad essere quello che non sono riuscita a fare con te… e voglio sinceramente scusarmi con Anita… »

Rimasi davanti alla porta chiusa senza dire una parola. Cosa voleva da me? 
Pensava che si sarebbe cancellato tutto con un colpo di spugna? Pensava che usando le parole giuste mi sarei fatto abbindolare da lei? 

« Non funziona così… »

« Lo so, ho sbagliato, hai ragione, ma se solo potessi parlare con Anita… »

« Tu, non ti avvicinerai mai più a lei… né a me, né a nessun altro! »

Mentre pronunciavo quelle parole cariche di odio ma anche di tristezza, la porta dello studio si aprì con Mirko al seguito.

«  Scusate, non sapevo che tu madre fosse qui… » 

« Infatti sta andando via… », replicai guardandola impassibile.

« Si, in realtà mi stanno aspettando in ospedale… », disse lei prendendo il cappotto e la borsa soffermandosi a pochi centimetri da me. « Pensa bene a quello che ti ho detto… », la sua voce a due passi da me, mi superò da parte a parte senza destare in me nessuna emozione, se non sdegno.

Serrai la mascella al suo passaggio guardando un punto indefinito del pavimento.
Mi sentii ribollire di rabbia e amarezza. 
Come poteva solo credere che io potessi soprassedere a tale comportamento.

« Tutto bene? », Domandò Mirko riportandomi alla realtà.

« No, non va affatto bene… » 

« Mi dispiace… »

« Non dispiacerti, è la storia della mia vita… », replicai uscendo dalla stanza dirigendomi dalla parte opposta. 

« Dario dovevo vai? », esclamò Mirko guardandomi perplesso.

« Ho bisogno di scaricare la rabbia… sono sicuro che con la Santi riuscirai a fare un buon lavoro anche senza di me… »

« Dario fermati! », sentii la voce di Mirko in lontananza mentre io ormai ero già dentro l'ascensore.

Niente aveva senso. Quello che lei aveva detto non aveva senso, come non aveva la sua proposta. Io non mi sarei abbassato a compromessi. Non questa volta.

Girovagai per le vie di Milano senza una metà, fino a quando, stanco e sopraffatto dalle emozioni, non mi fermai di fronte l'agenzia di Anita. 

Essendo quasi mezzogiorno pensai di pranzare con lei e poi tornare dalla Santi e dal santo Mirko. Ero stato uno stronzo a lasciarlo da solo, ma Giulia aveva destabilizzato la mia mente a tal punto di desiderare solo la vicinanza di Anita.

Scesi dalla macchina avviandomi all'entrata dell'agenzia, quando vidi Anita uscire dalla porta principale con un ragazzo. Non mi sembrava di conoscerlo, ma ebbi subito una strana sensazione.

Mi avvicinai a lei a grandi passi incontrando subito il suo sguardo. Uno sguardo che vidi cambiare repentinamente e che sembrava promettere niente di buono.

« Ciao amore! », esclamai prendendola per i fianchi baciandola velocemente sulle labbra.

Lei rispose al bacio freddamente, quasi distaccata. Cosa c'era che non andava?

« Ciao… », rispose lei bianca come un lenzuolo.

« Così sei tu Dario! Mi chiedevo quanto avresti fatto la tua apparizione! », esordì quel estraneo che già mi dava i nervi.

« Scusi ci conosciamo? », replicai guardandolo meglio. Aveva qualcosa di famigliare, ma non riuscivo a collegarlo con nessuno.

« Non personalmente, ma avrai sentito parlare sicuramente di me… io sono Edoardo, Edoardo Cristoforetti… »

« Edoardo? », ripetei cercando di non esplodere. Era lui? L'ex ragazzo di Anita? 

Colui che l'aveva usata e buttata nel cesso? 
Colui che l'aveva lasciata senza motivo? 
Colui che era partito per Torino e che doveva rimanerci? 

« Ah capisco! Anita non ti ha parlato di me! È un classico! », fece una smorfia allusiva mandandomi il sangue al cervello. 

« Io… io veramente… », balbettò lei guardando prima me e poi lui e viceversa.

« No, in realtà Anita mi ha parlato di te… la mia ragazza non mi nasconde mai nulla… », sottolineai  guardandola nero di rabbia. 

Volevo farla sentire una schifezza come lei aveva appena fatto con me.
Mi stava prendendo in giro? Aveva una tresca con lui? Perché non mi aveva detto nulla? 

« Oh, immagino! Anita è fantastica… in tutto quello che fa… », disse lo sbruffone capendo il grado di nervosismo che avevo in corpo.

« Lo so bene… », affermai guardandolo deciso. 

Che bastardo.

« Da- Dario, che ne dici se andiamo a casa?… », balbettò lei cercando di tirarmi per il polso.

« Ma non stavi andando con Edoardo? Non vorrei avervi rovinato il momento! », chiesi con finta innocenza fulminandola con gli occhi.

« Ma no, piccioncini! Non voglio fare il terzo incomodo in questo momento così romantico! Andate pure! Anita ti aspetto dopo pranzo! », esclamò lo stronzo allontanandosi da noi facendole l'occhiolino.

Lei abbassò il capo per poi guardare verso di me. Strinsi ancora di più la mascella che sembrò rompersi per poi allontanarmi senza dire una parola. 

Ero furibondo.

Arrivai alla macchina con lei che mi correva dietro chiamandomi. Non l'ascoltai, non mi interessava quello che aveva da dire, non mi interessava nulla in quel momento.

« Dario, posso spiegarti! Fammi spiegare! »

« Anita, non voglio ascoltarti! Anzi ti pregherei di stare zitta! »

« Dario… »

« Taci cazzo! », gridai accendendo la macchina. Ero fuori di me. 

Durante tutta la strada del ritorno il silenzio regnò sovrano, mentre nella mia testa c'era il caos più totale. Aveva avuto voglia di baciarlo? Aveva avuto voglia di portarselo a letto? Era stata una manna dal cielo il discorso ciclo? Non sapevo più cosa pensare. E poi ci pensavo e, più la mia testa ribolliva.

Arrivati a casa, dopo un tentato approccio in ascensore da parte di lei andato male, mi fiondai verso il mobiletto dei liquori prendendo una bottiglia caso riempiendo il bicchiere fino all'orlo, dopo aver lanciato il cappotto sul divano.

« Dario, fammi spiegare! Ti prego fammi spiegare! », strillò lei chiudendo la porta. 

« Anita devi farmi un cazzo di favore, non - devi - parlare! Non devi emettere un suono!  », silabai mandando giù quel liquido marrone che bruciò tutto al suo passaggio. 

«  Non dire così, tu non sei così! Non ti riconosco… »

« Non mi riconosci?! Tu non mi riconosci? », gridai per l'ennesima volta avvicinandomi a lei quasi minaccioso. « Mi presento: Sono Dario Mancini, il coglione idiota bastardo! Mi riconosci? Mi riconosci adesso?! », le chiesi facendola aderire alla porta d'entrata dove lei era rimasta. 

« No… », rispose lei con le lacrime agli occhi.

« Ah no? Eppure davanti al tuo ex non ho fatto proprio bella figura… » 

« Io non volevo arrivare a questo… e che ho avuto paura… », 

« Tu non vuoi arrivare mai da nessuna parte, però poi ne combini sempre una! Mi sono stancato! »

« Che vuoi dire?... », corse verso di me cercando il mio sguardo. 

« Voglio dire che mi sono rotto i coglioni! Mi sono rotto di tutta questa situazione! »

« Quindi ti sei stancato di me? », chiese con voce rotta cercando di trattenere le lacrime.

« Ho bisogno di pensare… »

« Cosa devi pensare? Vuoi lasciarmi? »

« Non si sa mai, potresti trarne giovamento adesso che il tuo amore perduto è tornato! », riposi prendendo nuovamente il cappotto che avevo appoggiato sul divano sorridendo malizioso. Ero fuori come un balcone. 

« Non puoi pensarlo veramente! »

« Beh, è stato il tuo primo tutto…  perché no?! », continuai a sorridere malignamente. Volevo solo ferirla. 

« Perché io ti amo! », rispose tra le lacrime guardandomi atterrita.

« Se lo dici un'altro paio di volte forse ci credi veramente… », replicai prendendo la porta di casa tra le mani e, chiudendola dietro di me, mi  appoggiai su di essa cercando di trattenere le lacrime.

Stavo soffrendo come un cane. 
Stavo morendo dentro.
Stavo letteralmente impazzendo.

Come aveva potuto nascondermi una cosa del genere? Come aveva potuto mentire? 
Come aveva potuto tacere per un tempo indefinito e tornare a casa da me? 

La mia mente era un vortice spaventoso, dove giravano solo i pezzi della mia vita andata in frantumi.


Note: Capitolo diciotto. Buonasera cari/e e bentrovati in questo capitolo tragico. Dario ha scoperto la verità nel peggiore dei modi, e proprio quando era andato da Anita per cercare conforto dopo la discussione con la madre. Come pensate succederà adesso? Dove sta andando Dario? Cosa farà adesso Anita? Cosa ne pensate di tutta questa sfuriata? Fatemi sapere! Grazie sempre a chi mi segue ❤️ alla prossima ♥️ 

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Capitolo 19
*** Un Dolore Che Porta Alla Pazzia ***


Era successo.
Era successo quello che temevo e che avevo cercato in tutti i modi di evitare. 

Ero stata una vera stupida a credere che le cose si sarebbero sistemate da sole o che Edoardo si sarebbe dissolto nell'aria non appena quel maledetto progetto si fosse compiuto. 

Avevo rovinato tutto con le mie stesse mani. 

E adesso, la mia mente viaggiava a duecento chilometri orari senza sosta. 

Avvolsi le braccia attorno alle gambe, nella vana speranza di dare un po' di conforto a quel corpo che non la smetteva di tremare. Con gli occhi consumati dalle lacrime, fissai un punto indefinito del pavimento ricordando, ancora una volta, tutto di quella scena: I suoi occhi, il suo profumo e i suoni che ci circondavano. Compreso Edoardo che non faceva altro che ridersela sotto i baffi, ricordandomi quanto io fossi stupida.

Avevo acconsentito a quel pranzo insieme, solo perché lui, con uno stratagemma, mi aveva convinta a farlo. Aveva promesso che si sarebbe impegnato, e che avremmo finito addirittura entro quella sera stessa il progetto.

Povera stupida.

Non avevo fatto altro che darmi la zappa sui piedi senza saperlo e minando il rapporto con Dario. 

Non sapevo cosa gli fosse passato per la testa in quel momento, ma di certo, quella visione avrebbe fatto ammattire chiunque. Anche la sottoscritta. Molte volte, durante l'anno appena passato, avevamo incontrato la famosa Paola, l'unica che aveva avuto una specie di rapporto con Dario e la cui presenza mi dava sui nervi. Lei, pur essendo sempre cordiale con noi e mai fuori posto, innescava in me scenari di sesso sfrenato facendomi ingelosire all'istante. 

Insieme a quei pensieri deliranti, dentro la mia mente si faceva spazio anche la paura per una sua possibile scappatella. 

Sarebbe andato con qualcuna? 
Mi avrebbe tradito senza farmi spiegare la situazione? 

No, lui non era così, lui non l'avrebbe mai fatto. Almeno era quello che mi ripetevo tra i singhiozzi e le lacrime.

No, lui non era così.



                                ***


Ero di nuovo senza meta.
Ero di nuovo in balia della disperazione e dei miei demoni. 
Ero di nuovo attanagliato della rabbia e delle tempie che mi pulsavano. 
Ero nuovamente da solo.

Il tutto, mentre percorrevo le vie di Milano tra il traffico e le mie imprecazioni. 

Non potevo credere a quello che si era svolto nelle ore precedenti. Ero ancora tramortito, non riuscivo a comprendere cosa avessi visto precisamente. Anita ed Edoardo che allegramente si stavano dirigendo verso una meta sconosciuta a mia insaputa. 

Ma cosa cazzo significava? 

Non lo sapevo. E poi ci pensavo e più non capivo.

Perché mi aveva nascosto tutto? Che ci faceva lui con lei?

Stanco e sopraffatto dai brutti pensieri, decisi di andare dall'unica persona che in quel momento poteva aiutarmi: Saverio.

Saverio aprì subito la porta riportandomi alla realtà. Fu in quel momento che ricordai i loro impegni e al fatto che forse sarei stato di troppo.

« Hey, ma che succede? », chiese Saverio spostandosi verso destra dandomi modo di entrare a casa sua.

« Ho litigato con Anita…  », riposi a testa bassa mentre mi dirigevo verso il divano, buttandomi di peso su di esso.

« Hai litigato con Anita? », replicò lui chiudendosi la porta alle spalle.

Dal suo abbigliamento casalingo, capii che avevo davvero rotto le uova nel paniere.

« Scusami, se sono piombato qui da te senza avvisarti, ma non sapevo dove andare…  »

« Hey, ma lo sai che non devi farti mai di questi problemi con me… e poi abbiamo già dato con Ginevra! », affermò ridendo facendomi l'occhiolino.

« Beh, allora, posso stare tranquillo! » 

« Direi proprio di sì!  Piuttosto, dimmi cosa è successo… »

« In realtà oggi è stata una giornata catastrofica… », dissi portandomi le mani in faccia addossandomi allo schienale. 

« Mi vuoi dire cosa è successo?! »

« Tanto per cominciare, mia madre si è presentata allo studio con la ferma intenzione di fare pace e parlare con Anita… »

«  Quella donna è… pazza! Ovviamente senza offesa! », affermò Saverio portando le mani avanti. 

« Nessuna offesa, anche perché penso di aver ereditato la sua pazzia… » 

« Tu, non sei come lei… »

« Beh, chiedilo a Mirko che ho lasciato allo studio come uno stoccafisso durante una frattura importante! Oppure ad Anita… anche se questa volta è stata lei a farla grossa… »

« Cioè? »

« Dopo il piacevole incontro con mia madre, ero fuori di me, quindi sono andato dall'unica persona che poteva sostenermi in quel momento… solo che, la persona in questione, si è fatta trovare con il suo ex mentre passeggiavano allegramente fuori dall'agenzia… »

« Edoardo?! »

« È l'unico ex esistente… fai tu… », affermai guardandolo quasi divertito. 

« Cazzo! E cosa ci faceva con lui?! »

« Non lo so… non lo so, perché non ho voluto ascoltare neanche una parola da lei… l'ho aggredita e basta… »

« Certo, trovarla con il suo ex non è il massimo… »

« Che succede? », si palesò con l'asciugamano in testa Ginevra sedendosi sul bracciolo del divano. 

« Ha trovato Anita con il suo ex… »

« Ma chi?! Edoardo?! »

« Vedo che lo ricordate tutti bene… »

« Ma non è possibile! Sicuro che fosse lui? Ma lei che ti ha detto?! »

« Non le ho dato diritto di replica… sono come impazzito… »

« Sono sicura che ci sia una spiegazione a tutto questo! Non è possibile che lei scorazzi in giro con quello stronzo così! Mi rifiuto di crederlo! »

« Che ti piaccia o no è quello che è successo… »

« Dario », disse calma Ginevra prima di sedersi accanto a me. « So che tutto questo ha dell'incredibile, e che Anita ha stupito anche me, ma non devi credere che lei voglia stare con lui o che ti abbia nascosto la cosa perché vuole tradirti… State per sposarvi e potreste essere genitori da un momento all'altro- 

« Non è incinta… », dissi subito alzandomi in piedi. « Potrebbe essere anche una benedizione per quanto ne so… »

« Adesso smettila! », esclamò Ginevra alzandosi in piedi. « Stai esagerando! Lei era felicissima quando ne parlavamo ieri sera! Aveva gli occhi che le brillavano! Ti ama tanto, lo so per certo! Vai a casa a chiarire con lei! Starà soffrendo come un cane… »

« Lei sta soffrendo come un cane?! Lei? E a me non pensi? Tu non sai cosa significa essere traditi così! » 

« Io non credo che lei ti abbia tradito io- »

« Qua non si parla solo di una cosa carnale Ginevra! Qua si parla di rispetto, sincerità e cosa più importante la fiducia! Come posso fidarmi di lei dopo che mi ha nascosto una cosa del genere a prescindere da tutto?! », sbraitai senza volerlo voltandomi verso la porta lasciando Ginevra e Saverio impietriti. Un silenzio tombale calò nella stanza, dandomi la conferma che cercavo. « Bene, vedo che non avete altro da aggiungere… », dissi dirigendomi verso la porta. 

Presi la maniglia tra le mani quando sentii la voce di Saverio chiamarmi.

« Dario… »

« Scusate tanto il disturbo… », sospirai chiedendomi la porta alle spalle. Non c'era molto da fare. Dovevo tornare a casa e capire bene cosa era realmente successo o sarei impazzito del tutto.


Mi soffermai per qualche secondo davanti alla porta di casa cercando quella forza che mi aveva spinto fino a lì. Avrei incontrato nuovamente i suoi occhi, quegli occhi che amavo tanto e che in quel momento temevo. 

Aprii la porta lanciando le chiavi nello svuota tasche accorgendomi che Anita era seduta sul pavimento dove l'avevo lasciata. Il mio cuore si fermò nell'istante in cui i nostri occhi si incrociano. Le sue iridi coperte da quell'alone di tristezza e consumati dalle lacrime, sembrarono accendersi per qualche secondo. Si alzò subito in piedi facendo solo pochi passi, per poi fermarsi notando il mio irrigidimento. 


« Dove sei stato?... », chiese stringendo le braccia al petto come a proteggersi da quello che le stavo per dire.

« Se pensi che sia stato a puttane ti sbagli di grosso… », risposi mettendo le mani in tasca. « Ho perso quella buona abitudine da quando ti conosco… », cercai ancora una volta di punzecchiarla. Mi sentivo ferito oltremodo.

« Non l'ho  mai pensato… ero preoccupata per te… »

« Quando stavi con Edoardo non mi sei sembrata preoccupata… anzi… mi sembravi abbastanza a tuo agio… quasi come ai vecchi tempi quando ti scopava… »

« Non dire così, ti prego… »

« Magari ci hai fatto anche un pensierino! »

« No!  Non potrei mai fare simili pensieri su di lui! Lasciami spiegare… ti prego… »

« Prego, sono tutto orecchi… », risposi incrociando le braccia anch'io.

« La società dove lavora Edoardo si è affidata a noi per creare una pubblicità per il lancio della loro ultima automobile, non sapevo che fosse lui l'ingegnere fino ad una settimana fa… »

« Quindi è stato a quel punto che hai perso un battito per me, giusto? », chiesi avvicinandomi al solito mobiletto degli alcolici con fare beffardo.

« Io… ho avuto paura… paura che tu avresti reagito male e avresti dato di matto… »

« Ah, capisco, quindi sarebbe colpa mia? », sorrisi scuotendo il capo. « È sempre colpa mia… »

« No, non lo è! Io non volevo litigare dopo quello che era successo con tua madre! Non volevo litigare in quel modo! »

« Quindi hai pensato bene di omettere questo piccolo particolare per una settimana… », affermai facendo dei piccoli passi verso di lei con il bicchiere piano di Chivas. « E chissà per quanto tempo ancora se non ti avessi scoperta… »

« No, non è vero! Stamattina ho tentato di dirtelo… ma poi dovevi sentire Mirko e mi è mancato di nuovo il coraggio… »

« Hai visto che è colpa mia? », ribattei buttando giù un bel sorso di liquido marrone dirigendomi poi verso la camera da letto.

« No, non lo è! È colpa mia! »

« Sai perché mi trovavo dalle tue parti? », domanda voltandomi nuovamente verso di lei. « Perché avevo bisogno della mia ragazza, avevo bisogno di sentirmi al sicuro tra le tue braccia dopo aver incontrato mia madre allo studio… »

« È venuta tua madre? »

« Si, ma non è questo il punto! », esclamai di nuovo inferocito sbattendo il bicchiere sul tavolo. « Il punto è che ero venuto da te per avere il tuo conforto e il tuo amore… e invece ho solo ricevuto un pugno in pieno stomaco! Dov'è il rispetto Anita! Dov'è quell'amore che dici di provare per me, quando poi hai paura delle mie reazioni! Dov'è la fiducia?! », le chiesi avvicinandomi a lei trovando nuovamente i suoi occhi pieni di lacrime. « Come immaginavo, non sai nemmeno dove sta di casa… », dissi affranto girando nuovamente i tacchi verso la camera da letto.

« Dario! Ti prego perdonami! », la sentii gridare mentre entravo in camera da letto sbattendo i pugni sulla porta. 

Appena fui dentro iniziai a spogliarmi imprecando ad ogni azione. Sicuramente una doccia avrebbe giovato al mio stato alterato e avrebbe fatto scivolare un po' di merda che mi sentivo addosso.


                              ***

Tornai a singhiozzare.
Tornai a tremare.
Tornai a maledire ogni mia mossa.

Era davvero rovinato tutto? Era finito tutto per colpa di Edoardo? 

Aveva ragione. Avevo minato la sua fiducia.

Decisi di seguirlo in camera da letto, scoprendo poi, dallo scrosciare dell'acqua, che si era infilato dentro la doccia. 
Entrai in punta di piedi osservando la sua sagoma attraverso il vetro semi appannato.
La sua fronte appoggiata alle piastrelle facevano sì che l'acqua scrosciante gli cadesse sulla nuca per poi scivolare via.
Le braccia rigide lungo i fianchi, mostravano le sue vene contratte esprimendo tutto il suo malessere. Passai per il box doccia aperto, attirando la sua attenzione. Mi avvicinai a lui sfiorandogli la scapola destra risalendo lungo la spalla cercando di farlo voltare nella mia direzione. Sospirò stringendo ulteriormente i pugni, girandosi poco per volta verso di me.
I suoi occhi glaciali, mi inchiodarono sul posto facendomi deglutire a fatica quel poco di saliva che avevo in bocca. Mi scrutò cercando di capire dove io volessi arrivare non distogliendo lo sguardo dal mio. L'acqua calda che attraversava il suo mento, ricaddeva sul mio braccio provocandomi la pelle d'oca. Dopo un'infinità di minuti passati ad osservarlo, spostai la mano destra che stazionava ancora sul suo braccio, sul suo torace ascoltando il suo cuore che correva all'impazzata. Poi, con dolcezza, la strisciai lungo il suo collo arrivando sulle sue labbra toccandole delicatamente. Il calore del suo respiro invase le mie dita facendomi vibrare il cuore.

 Il mio cuore era solo suo e di nessun'altro.

Mi alzai leggermente sulle punte cercando di baciarlo, quando lui si voltò dall'altra parte evitandomi.   

« No… », disse con voce roca rimanendo in quella posizione.

« Dario… », singhiozzai cercando di trattenere nuovamente le lacrime.

« Non questa volta… », disse calmo oltrepassandomi uscendo definitivamente dalla doccia.

Rimasi per alcuni istanti con gli occhi sbarrati mentre l'acqua calda adesso colpiva me. Strizzai gli occhi in una smorfia di dolore trattenendo il respiro. Sentii come se mi avesse strappato il cuore di netto. Sentii come se la felicità mi stesse sfuggendo dalle mani. Quella felicità che avevamo costruito con il nostro amore giorno dopo giorno. 

Mi lasciai cadere cadere sulle piastrelle di un bianco candido abbassando il capo, così che l'acqua cambiò percorso scendendo tra le mie spalle. Strinsi a me le braccia come a volermi proteggere da quel quel dolore che cresceva sempre di più. Poi, sopraffatta dal dolore, portai la mano destra alla bocca, cercando di non gridare. Avrei voluto gridare quanto lo amavo, avrei voluto gridare il suo nome così che potesse tornare da me, avrei voluto gridare per non sentirmi così sola e disperata. Ma non feci nulla di tutto questo. Iniziai a piangere stringendo tra le mani la camicetta che portavo come a voler alleviare il dolore che stavo provando. Mi sentii impazzire.

Un dolore che se non fermato mi avrebbe portato sicuramente alla pazzia.


Note: Capitolo Diciannove. Buon pomeriggio ♥️ e bentrovati. Secondo Round di questo litigio. Dario è fuori di sé e sembra aver perso la fiducia in Anita. Quest'ultima sembra essere distrutta da tutta la situazione riuscirà a riconquistare Dario che sembra davvero incazzato nero? Adesso non ci rimane da scoprire come si comporterà adesso Edoardo e la madre di Dario. Molte di voi non credono alla sua buona fede della dolce mammina 🤣❤️ Chissà se nasconde davvero qualcosa… 🤔 Grazie sempre a chi mi segue! E alla prossima ♥️

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Capitolo 20
*** Corso Prematrimoniale ***


C'era una volta un lupo di nome Roccia. Lui, grande e fiero e dall'animo nobile, amava la natura e tutto quello che ne faceva parte. Un giorno, mentre girovagava per i boschi, vide una coccinella che si trovava in difficoltà nei pressi del fiume dopo esserci caduta dentro insieme al frutto che stava cercando di mangiare. Il lupo, incurante delle voci degli altri animali che gli sconsigliavano di tuffarsi per quel piccolo animaletto, si tuffò salvando la coccinella che si era fidata di lui nonostante anche lei avesse sentito le stesse voci. 

Il lupo avrebbe potuto lasciare la coccinella al suo destino, seguendo la voce degli altri animali ma non lo fece, come del resto la coccinella. Si era innescata una certa magia tra i due abitanti del bosco chiamata fiducia.

Quando la sera ascoltavo questa favola dalle labbra di mia nonna Amalia, pensavo solo ad una cosa: al coraggio di entrambi.
Tutti e due non si erano mai visti né conosciuti, ma si erano affidati l'uno nelle braccia dell'altro grazie a quella piccola cosa chiamata fiducia.

Fiducia che avevo conosciuto prima grazie a quest'ultima e i miei amici, per poi finire con Anita.

Fiducia che pensavo di aver meritato e che tenevo stretta tra le mie mani. Mani, che adesso stringevano con forza un bicchiere pieno di chivas mentre la osservavo dormire. 

Dopo la doccia finita male, decisi di ignorarla chiudendomi nel mio studio. Ero arrabbiato, e sapevo che, se avessi continuato a litigare e a rispondere a tutto quello che lei diceva, saremo finiti veramente alla frutta.

Rimasi chiuso lì dentro non so per quanto tempo, rivedendo vecchie lastre e portandomi avanti con le relazioni dei pazienti del mese prima. In poche parole, mi buttai sul lavoro cercando di non pensare ad Anita. 

La mia Anita.

Sbuffai portando le mani sul viso stirandomi lungo la poltrona in pelle morbida, chiedendomi cosa stesse facendo. Decisi di andare a controllare, cercando di fare attenzione a non fare rumori molesti. La casa, immersa in un silenzio surreale, mi parve più grande di quella che era in realtà. Sembrò quasi che la camera da letto si fosse spostata in un posto lontano e che io mi trovavo addirittura dall'altra parte del mondo.
Quando aprii la porta della nostra camera, la vidi raggomitolata sul fianco destro mentre stringeva a sé il cuscino. Era così inerme, così piccola, così vulnerabile. Mi sentii morire per averla lasciata da sola, mi sentii un verme per non averla ascoltata, mi sentii il Dario di un anno prima che aveva paura dell'amore. 

Fu in quel momento che decisi di prendere da bere e sedermi sulla poltrona in pelle che stazionava poco distante dal letto.
Rimasi seduto in quella posizione con il bicchiere in mano, aspettando pazientemente che il sole sbucasse fuori dalle imposte. Stavo muovendo il liquido che c'era nel bicchiere, quando, finalmente, lei aprì gli occhi guardandosi intorno accorgendosi di me. Ci guardammo infiniti secondi prima che io potessi dire qualcosa. 

Ero frenato. Ero ancora arrabbiato. Ero innamorato, perdutamente innamorato.

« Dario… io »

« Anita, preparati… ti accompagno io al lavoro oggi… »

« Non serve, io posso- »

« Insisto… », ribattei senza farla finire di parlare prima di uscire dalla stanza. Il solo pensiero di rivedere quello stronzo di Edoardo mi faceva bollire il sangue. Ma, nonostante questa avversione verso di lui, avevo deciso di incontrarlo per mettere tutto in chiaro.

Non feci neanche colazione. Non ne avevo né la forza né la voglia. Sembravo quasi un automa corredato di sigaretta. Molte sigarette.

Arrivati a destinazione, dopo il solito silenzio tombale, scesi dalla macchina dando un'ultima boccata alla sigaretta che era quasi finita. L'ennesima per essere preciso, ma al momento non era una cosa a cui mettevo attenzione. Il mio unico obiettivo era lui. 

Entrammo in agenzia spediti mentre il tubino nero di Anita le impediva movimenti ancora più veloci. Dovevo ammetterlo, quel tubino le stava d'incanto e il solo pensiero che Edoardo l'avrebbe osservata per tutto il giorno, mi faceva diventare pazzo. Ma non dissi nulla, nulla che potesse far trasparire il mio stato d'animo.

« Buongiorno Anita! Buongiorno a te Dario! Che bello vedervi insieme! », esclamò Federica venendoci incontro. « Devo dedurre che hai detto finalmente tutto a Dario, sapevo che era la cosa giusta da fare! », continuò la mora convinta che la sua cara amichetta mi avesse detto tutto.

« Beh Federica, se Anita mi avesse detto tutto quello che tu le hai suggerito di fare, credo che sarebbe stato tutto più facile! Non lo credi anche tu mia cara? » riposi, cercando lo sguardo di Anita che si abbassò subito dopo.

« Oddio, forse non avrei dovuto… »

« Tranquilla Federica, non sono qui per fare polemica! Ho solo accompagnato la mia ragazza… »

« Dario, posso parlarti un attimo? », chiese Anita prendendomi per mano dandomi una visuale perfetta del suo sedere.

Entrammo dentro una stanzetta adibita a piccola cucina con tutto l'indispensabile per una colazione veloce. 

« Devo dire, che questo vestito ti sta meravigliosamente… », appurai incrociando le braccia al petto. « Sono sicuro che Edoardo apprezzerà… »

« Ti prego smettila… », mormorò lei incrociando le mani tra di loro.

« Ok…dimmi tutto… », replicai cercando di capirla ancora una volta.

« So di aver sbagliato, so di averti fatto soffrire, ma tutto questo non sei tu, non siamo noi… », disse avvicinandosi a me cercando di slegare le mie braccia che sembravano legate tra loro. « Non sei il Dario che mi ha chiesto di sposarlo, non sei il Dario che vuole diventare il padre dei miei figli, non sei il Dario che ha detto di amarmi quel giorno al matrimonio di Mirko e Claudia… »

« Già, forse perché tu non sei la stessa Anita… »

« Dario… come puoi dire questo… »

« Ok, ascolta, non è sano per noi continuare questa conversazione… la rabbia mi sta divorando e la gelosia sta facendo il resto. Ti do un consiglio: non mi ascoltare quando sono in questo stato… ci vediamo stasera… », affermai voltandomi ed uscendo da quella stanza senza aggiungere altro.

Stavo male, stavo veramente male, e tutta quella situazione non aiutava per niente i miei nervi. Forse avrei dovuto far correre il tutto, in fondo, Eduardo non meritava la mia considerazione.
 
Dopo essere uscito dall'ascensore, e aver guardato per l'ennesima volta l'orologio, una voce fastidiosa si fece largo tra il brusio che aleggiava nella hall dell'edificio.

« Dario! Che bello vederti nuovamente qui! »

« Non posso dire la stessa cosa di te, ma dettagli! », mi voltai infastidito e già carico.

« Andiamo, pensavo che aver scopato la stessa ragazza ci avesse uniti in qualche modo… », disse lui abbassando la voce e avvicinandosi al mio orecchio sinistro.

« Non ti azzardare più ad usare quel termine quando parli di lei… », risposi in tono minaccioso avvicinandomi a lui.

« Quale? Scopare? Ma è quello che abbiamo fatto… Lo abbiamo fatto, e rifatto, e rifatto… »

« Lo sai che fai schifo? », replicai disgustato. Non potevo pensarla in quegli atteggiamenti con lui.

« A lei tanto schifo non facevo visti i risultati… », sogghignò infilandosi le mani in tasca. « Dovevi sentirla, mi ha letteralmente perforato i timpani… »

Sentii nuovamente il sangue ribollire nelle vene, e senza rendermene conto, lo afferrai per il colletto della camicia bianca che indossava.

« Ascoltami verme, e aprì bene le orecchie perché non lo ripeterò una seconda volta: riga dritto quando sei con la mia ragazza, e non permetterti mai più ad usare questi termini quando parli di lei, o la prossima volta rimpiangerai l'esatto minuto che hai aperto quella bocca del cazzo! »

« Dovrei avere paura? », chiese lui sogghignando.

« Dovresti… », affermai perforandogli la cornea con il mio sguardo infuocato rilasciando la sua camicia.

« Va tutto bene qui? », chiese l'addetto alla sicurezza richiamato dal mio gesto impulsivo.

« Si si, va tutto bene signor Costanzo, il mio amico manolesta stava andando via, giusto? », chiese Edoardo guardandomi vittorioso.

« Esatto, ho solo dato un consiglio al mio amico mitomane, e spero tanto che lui lo segua. », ribattei sorridendo per metà. Poi, con tranquillità, girai i tacchi senza aggiungere altro.

Uscì fuori dall'edificio accendendo l'ultima sigaretta del pacchetto. Non ero sicuro se Edoardo avesse afferrato bene il concetto, ma almeno gli avevo fatto capire che gli avrei reso la vita impossibile, un vero inferno.


                               ***


Uscii dalla cucinetta quasi sul punto di piangere. Ero distrutta, stanca e con la voglia di lavorare sotto le scarpe. Cercai di raccogliere un po' di forza inspirando e scrollando le braccia, quando ebbi nuovamente Federica ad un passo da me.

« Anita, io… »

« Fede, non è successo nulla… la colpa è solo mia… », replicai imboccando la strada per il mio ufficio senza dire altro. Fino a quando sarebbe andata avanti questa storia? 

« Buongiorno raggio di sole! », squillò Edoardo più carico che mai. Era il solito stronzo vestito bene e con il sorriso sulle labbra.

« Basta convenevoli! Adesso è meglio che buttiamo a capofitto sul progetto! Solo, sul progetto! Non voglio sapere altro! », affermai adirata lasciando Federica ed entrando nel mio ufficio.

« Come vuole lei signorina Velletri! », rispose il coglione con il suo solito sorriso beffardo chiudendosi la porta alle spalle.

Lo odiavo. Lo odiavo con tutta me stessa. Aveva già rovinato la mia vita una volta, e non avrebbe fatto lo stesso anche adesso. 

Dopo aver passato l'intera mattinata a rivedere le sue idee e aggiungere qualcosa di mio, mi accorsi che forse qualcosa si stava muovendo. Forse avremo finito presto quel maledetto progetto e tutto sarebbe tornato alla normalità. 

« Taty, posso dirti una cosa? »

« Punto primo, ti ho detto che non devi chiamarmi così, e punto secondo, ti ho detto che non voglio sapere nulla che non riguardi il progetto! » 

« Ma questo voglio dirtelo uguale, indipendentemente da quello che pensi… »

« E io non voglio sa- »

« Mi dispiace… »

« Cosa? », chiesi allibita.  

« Mi dispiace che tu abbia litigato con il tuo futuro maritino per quel pranzo. E voglio davvero finire questo progetto. Possiamo ricominciare tutto da capo? » 

« Da capo? », domandai istericamente. « Io non voglio ricominciare niente con te! Voglio solo finire quello che abbiamo iniziato! E poi devi sparire dalla mia vita! »

« Ok, ok, sono stato un po' subdolo, però adesso voglio davvero rimediare… », i suoi occhi castani cambiarono diventando quelli di un cerbiatto. Era davvero dispiaciuto? 

« Edoardo, io voglio solo completare questo lavoro e nient'altro… pensi di farcela? »

« Posso farcela… non per niente ho una laurea in ingegneria! », rispose ridendo strappandomi un sorriso.

Forse non era tutto perduto. Forse avremo finito davvero quel progetto, e lui se ne sarebbe tornato a Torino.


Nel pomeriggio la situazione sembrava migliorata, e il lavoro sembrava aver preso una piega diversa. Anche lui sembrava più collaborativo, e la speranza di finire presto iniziò davvero a manifestarsi all'orizzonte, quando all'improvviso sul cellulare apparve un promemoria che avevo completamente dimenticato: " Corso Prematrimoniale"


« Cavolo! », esclamai saltando dalla sedia con il cellulare sulla mano destra e l'altra tra i capelli. 

« Che succede? », chiese Edoardo alzando lo sguardo che aveva sul foglio.

« Devo andare al corso prematrimoniale e l'avevo completamente dimenticato! »

« Non preoccuparti, chiudo io qui! »

« Davvero? », chiesi raccattando le mie cose dalla scrivania.

« Si, si, vai pure! »

« Ok… ma non aspettarti nessun tipo di cambiamento! Vale ancora tutto quello che ti ho detto prima! »

« Nessun cambiamento, Anita. », rispose sorridendomi e facendomi l'occhiolino. Aveva battuto la testa? Non ci rimuginai più di tanto, e presa da una fretta senza precedenti mi catapultai giù cercando un taxi libero mentre con il cellulare cercavo invano di mettermi in contatto con Dario. 

« Anita! »

« Saverio?!  Che ci fai qui? », la sua macchina si parcheggiò proprio davanti rombando come il suo solito.

« Un affascinante dottore dagli occhi azzurri mi ha chiesto di venirti a prendere! »

« Cosa? Ma lui dov'è? Non riesco a rintracciarlo… », domandai entrando in auto.

« Farà un po' tardi stasera, avevano quel caso importante che doveva vedere insieme a Mirko… »

« Capisco, però poteva avvisarmi… »

« È ancora incazzato per il discorso Edoardo, ma vedrai che gli passa… »

« Dici? », chiesi ridendo amaramente.

« Prima o poi deve passargli per forza! E poi dovete sposarvi! »

« Eh, dovevamo andare anche al corso prematrimoniale stasera… », dissi sconsolata stringendo le braccia tra di loro.

« Stasera?! »

« Già, praticamente adesso… ci perderemo il primo appuntamento… cominciamo bene! »

« E che problema c'è? Ti accompagno io! »

« Tu?! »

« Si, io! Non ho i suoi occhi azzurri e il suo fascino, però anche io mi difendo bene! », rispose strizzandomi l'occhio destro.

« Sa, non lo so, ci saranno solo coppie di fidanzati… non credo che sarebbe appropriato! »

« Ma appropriato per chi scusa? »

« Penseranno che siamo fidanzati! »

« E allora? Io non ho problemi! »

« Non lo so… magari Ginevra… »

« Ginevra? Neanche lei ha problemi! Anzi, per tranquillizzarti la chiamo subito! » così dicendo, compose il numero dal iPhone che era collegato alla macchina guardandomi divertito. Beato lui che ci trovava sempre qualcosa di divertente.

« Sa? »

« Amore mio! »

« Hai preso Anita? »

« Si, è qui con me »

« Ani, tutto bene? », disse lei poi rivolgendosi a me.

« Potrebbe andare meglio… »

« Vedrai che si sistema tutto… »

« Al momento sono un po' pessimista a riguardo, ma grazie per averlo detto… »

« Comunque, bando alle ciance! Sto accompagnando Anita al corso prematrimoniale! », ci interruppe Saverio spezzando quella malinconia che stava tornando.

« Al corso prematrimoniale?! »

« Già, Anita era preoccupata che non fosse appropriato, per questo ti ho chiamata… »

« Ani, tesoro, non è un problema! Più che altro mi preoccupa lui… »

« Cioè? », rispondemmo all'unisono.

« Non vorrei che tornassi a casa con brochures varie sulla questione! Ho detto che ti sposo, ma non farmi fretta! »

« Ma noooo! Ma cosa vai a pensare! Sto facendo solo un favore a mia commare! Non posso?! »

« Certo che puoi! Anzi, devi! Ma non ti azzardare a portare cose strane a casa! Altrimenti stanotte dormi sul divano! »

« Lo sai che ti amo? »

« Sa, non attacca! »

« Lo sai che siete la mia vita? », continuò lui imperterrito sorridendo verso la strada.

« Ti aspetto a casa… », rispose lei stavolta più morbida prima di chiudere la chiamata.

« È pazza di me! », esclamò Saverio guardandomi divertito facendo ridere anche me. 

Erano davvero stupendi. Mi ritrovai ad invidiare bonariamente la loro situazione e il loro amore. Si sarebbe davvero sistemato tutto con Dario? 

« Si sistemerà tutto… », affermò Saverio come a voler calmare quei pensieri vorticosi che giravano nella mia mente. « Adesso andiamo, e vediamo cosa si prova ad essere Dario Mancini! »

Risi ancora una volta negando con il capo. Saverio forse era la persona giusta per me in quel momento. Questo lo sapevo io come lo sapeva Dario, per questo aveva mandato lui. Certo, non si sarebbe aspettato che si sarebbe proposto al posto suo, ma si prospettava davvero una serata  interessante.


Note: Capitolo Venti. Buonasera a tutti/e e bentornati! Che ne dite? Si prospetta o no una serata scoppiettante?! 🤣❤️🤣❤️🤣 Era da un po' che volevo scrivere questa scena! E nel prossimo vedremo cosa faranno la strana coppia al corso prematrimoniale! Ci voleva un po' di leggerezza dopo tutta la tristezza! Invece cosa ne pensate di Edoardo? E della sfuriata con Dario? Che intenzioni ha il caro ingegnere? Ha cambiato tattica? Ci sono ancora tante cose da vedere, e io non vedo l'ora di scriverle! Grazie sempre a chi mi segue ❤️ e alla prossima ♥️

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Capitolo 21
*** Se Non Puoi Batterli, Unisciti A Loro ***


Se mi avessero detto che sarei andata al primo appuntamento al corso prematrimoniale con Saverio non ci avrei mai creduto. Invece, era proprio quello che era accaduto. Lo guardavo sottecchi mentre guidava la sua auto multiaccessoriata convinto e tranquillo anche se aveva azzardato con quella proposta. 

« Ti va se metto un po' di musica? », chiese con il sorriso di chi sapeva quello che stava per combinare.

« Perché no? », chiesi ricambiando il sorriso vedendolo armeggiare con la radio per poi fare la disinvolta con lo sguardo verso il finestrino.

La chiesa dove si sarebbe svolto il corso era in periferia e non era di certo cosa facile raggiungerla con il traffico Milanese, quindi un po' di musica ci avrebbe sicuramente allietato il tragitto. 

Dalle casse dell'auto si propagò Kiss di Prince strappandomi subito un'altro sorriso. Lui, senza alcun timore e senza alcuna vergogna iniziato a muoversi e intonare la canzone.

«  Uh
You don't have to be beautiful
To turn me on
I just need your body, baby
From dusk 'til dawn
You don't need experience
To turn me out
You just leave it all up to me
I'm gonna show you what it's all about », Saverio mimava alla perfezione il testo e quella voce inconfondibile non riuscendo a trattenere quel sorriso. In compenso si muoveva a ritmo con le mani sul volante provocando anche le mie risate.

« Davvero?! », dissi sorridendo. 

« Perché no?! »

« Tu non stai bene! », risposi pettinando i capelli cercando ancora una volta di nascondere le risate. 

« Forza signorina Velletri in quasi Mancini si sciolga un po'! », disse muovendo le spalle a ritmo. Era davvero uno spasso.

Come si dice? Se non puoi batterli, unisciti a loro. E così feci. Mi lasciai trasportare dalla sua vitalità e dalla voglia di divertirsi.

« You got to not talk dirty, baby
If you wanna impress me (ah)
You can't be too flirty, mama
I know how to undress me, yeah
I want to be your fantasy
Maybe you could be mine
You just leave it all up to me
We could have a good time, uh », mimai anche io la canzone seguendone il ritmo tenendo stretto il colletto del mio cappotto  facendolo annuire soddisfatto.

All'improvviso ci ritrovammo in una specie di flash mob dove eravamo gli unici protagonisti. Ridevamo come pazzi, ballavamo come pazzi, e forse era proprio quello che ci voleva. 

Ci fermammo davanti all'edificio dietro la chiesetta, e con fare disinvolto ma anche con qualche risatina fuori programma dettata dalla nostra performance uscimmo dall'auto. Mi voltai verso di lui cercandolo con lo sguardo, quando lo vidi intento a togliere la cravatta e metterla in perfetto ordine dentro il vano portaoggetti.

« Mi spieghi cosa stai facendo adesso? »

« Mi calo meglio nel personaggio di Dario! »

« Che? »

« Dario non vorrebbe mai con la cravatta! Diciamo che non ha lo stile del sottoscritto… senza offesa ovviamente! »
 
« Quindi, fammi capire, il mio ragazzo non ha stile? »

« No, non ho detto quello! Ho solo detto che non ha il mio stile. E poi voglio passare inosservato! »

« Tranquillo! Qui non ti guarderà nessuno! »

« Questo lo dici tu! », mi provocò lui con un sorriso malizioso.

« Lo sai che sei un presuntuoso? », dissi aggrottando la fronte. 

« Ma va?! », chiese facendo una di quelle fascette con finto stupore e sarcasmo.

« E anche idiota! »

« Hai finito di fare l'elenco delle mie qualità? »

« Per il momento si! »

« Bene! Allora avventuriamoci! », esclamò porgendomi il suo gomito. Lo afferrai sorridendo per la millesima volta entrando dentro un grande portone di legno. Appena entrati dentro ci svolse subito un silenzio e una tranquillità senza eguali, cosa che noto subito anche lui.

« Cos'è questo silenzio quasi celestiale? », domandò lui guardandosi intorno.

« Beh, siamo nei locali dove si svolge il corso, ed è anche dove alloggiano i preti, quindi è normale ci sia pace! »

« Se lo dici tu… », rispose lui poco convinto seguendo un lungo corridoio da dove provenivano delle voci. 

Proprio in quel momento uscì da una delle stanze ai lati del corridoio, un prete molto vecchio e con la gobba.

« Ok, finalmente qualcuno che può dirci qualcosa! », continuò lui avvicinandosi al prete. « Buonasera Cardinale, siamo qui per il corso prematrimoniale… sa per caso dove si svolge? »

Il prete, sorpreso quanto me da quel titolo usato inappropriatamente, rimase interdetto per qualche secondo non capendo nulla di quello che stava chiedendo Saverio. Buttai gli occhi al cielo mettendomi di fronte al sacerdote cercando di farmi capire al meglio.

«  Lo scusi padre, ma il mio ragazzo è un mattacchione! Voleva sapere dove si svolgerà il corso prematrimoniale… » il prete, che sembrava aver preso un colpo in testa, si voltò indicandoci una porta che si trovava alla fine del lungo corridoio senza aggiungere nulla. « Ah ok, la ringrazio padre. Pace e bene! », esclamai poi prendendo per il braccio Saverio trascinandolo verso la porta in questione. « Cardinale?! Ma sei serio? », chiesi sconcertata a bassa voce allontanandoci in tutta fretta.

« Io non conosco i gradi ecclesiastici! E poi Cardinale mi è sembrato quello più appropriato! »

« È appropriato se ti trovi in Vaticano! »

« Mi scusi suor Beatrice, non volevo offendere nessuno! », disse lui cercando di mascherare un sorriso facendolo scappare anche a me.

« Ascolta, riesci a fare il serio per un'ora? », chiesi stringendo le labbra tra di loro. Come faceva a farmi ridere anche quando non c'era nulla da ridere? 

« Posso provarci… »

« Ok, allora impegnati, perché fino adesso non ti è riuscito molto bene! »

« Ok ok… », rispose lui mimando un lucchetto che si chiudeva davanti alla sua bocca. 

Annuii cercando di non ridere ulteriormente per poi aprire la porta, trovandoci davanti ad una schiera di ragazzi e ragazze seduti su delle sedie che formavano un semicerchio. 

« Salve… siamo qui per il corso… », dissi a bassa voce guardando l'uomo seduto per metà su di una cattedra.

« Mancini - Velletri? », chiese lo sconosciuto guardando su un foglio che era poggiato sul piano su cui era seduto.

« Esatto! Siamo proprio noi! », esclamò Saverio attirando la mia attenzione su di lui. E il lucchetto che fine aveva fatto? 

« Bene, accomodatevi. », mi sentii nuovamente a scuola in un secondo. Come quando arrivi in ritardo e il professore è indeciso se farti entrare la seconda ora. 

Senza indugio e senza fiatare, ci sedemmo negli unici posti liberi rimasti sorridendo cordiali. « Come dicevo all'inizio della lezione, io sono il dottor Castani è sono un ginecologo. E sono qui oggi, per spiegarvi tutti i metodi contraccettivi naturali che esistono ammessi dalla chiesa. Voi, essendo arrivarti un po' in ritardo, vi siete persi purtroppo i primi due metodi che ho citato. Ma non temete, grazie a queste brochures avrete lo stesso una visuale di quello che ho spiegato. », continuò simpaticamente il dottore mostrandoci le brochures che aveva sulla cattedra. 

« Ma che cosa graziosa! », esclamò Saverio accavallando le gambe appoggiandosi allo schienale attirando le mie ire. 

« Che c'è? », esclamò aprendo le braccia come a voler capire che avesse detto di così sconveniente.

Da qualche parte, nei meandri della mia mente da povera illusa, avevo pensato per un millesimo di secondo che quel corso si sarebbe svolto tranquillamente. 

Quanto mi sbagliavo.

Mi voltai nuovamente verso il dottore che sembrava divertito come il resto dei presenti. Forse ero io quella prevenuta? 

« Ok, adesso continuiamo il nostro percorso di informazione con un metodo che non dovrebbe essere combinato a quelli di cui vi ho parlato poco fa: Il coito interrotto. Dovete sapere che questo metodo è quello più pericoloso, ma che va per la maggiore pur non essendo in linea con le nostre idee. »

« Ah, lo so bene! »

« Prego? », domandò il dottore guardando Saverio. 

Si metteva male, molto male.

« No, niente! Parlava tra sé e sé! », mi affrettai a dire tirandogli un pizzicotto sulla gamba destra! 

« Ahia! », si lamentò piano guardandomi quasi arrabbiato.

« Io ti avverto, se continui così prenderò a pizzicotti ogni centimetro del tuo corpo! »

« Ci stai provando con me? », chiese divertito per poi guardare verso il dottore. Lo aveva detto apposta. Sapeva che mi sarei arrabbiata con lui, ma che al tempo stesso sapeva che non potevo fare nulla.

« Certo che voi due siete veramente una coppia atipica! Di solito vengono qui solo ragazzi e ragazze con gli occhi a cuoricino e la bocca di miele. Invece voi, voi siete diversi! Complimenti! »

« La ringrazio dottore, ma è tutto merito della mia dolce metà! », rispose Saverio avvolgendomi con il suo braccio destro portandomi verso di lui. Sorrisi come una stupida dandogli dei leggeri colpetti sulla guancia. 

Volevo ucciderlo.

All'improvviso, qualcuno che non sapeva tenere la bocca chiusa, iniziò a gridare "Bacio" battendo le mani trascinando tutto il resto dei presenti. 

Volevo sprofondare.

« No, non mi sembra il caso! », esclamai paonazza.

« Già! Non è una buona idea! », replicò Saverio cercando di mantenere il controllo.

« Andiamo ragazzi! Non mi sembrate timidi! », affermò il dottore divertito. 

« No, è che mio "suocero" mi ucciderebbe e io ci tengo alla vita! Quindi è meglio evitare! », disse subito Saverio cercando di chiudere il discorso.

« Si, mio padre ci tiene a questo tipo di castità prima del matrimonio! Ma anche noi ci crediamo molto! »

 « Okey… come volete voi… comunque tutto questo vi fa onore! Rispettare un'idea di questa portata non sarà affatto facile! »

« Infatti non lo è, ma andiamo avanti senza paura! », continuò Saverio stringendomi forte per poi darmi un bacio tra i capelli. 

Ma quanto era idiota? 

Il dottore mosso da cotanta tenerezza, continuò la sua spiegazione senza mai fermarsi ma lanciandoci di tanto intanto sguardi dolci e di stima. L'avevamo proprio colpito. 

Il resto del primo appuntamento andò bene lasciandoci in mente tante nozioni interessanti come gli opuscoli che il dottore si era premunito di darci. Salutammo con un sorriso a trentadue denti dileguandoci alla velocità della luce verso l'auto di Saverio.   

« Però, non è andata male! », affermò Saverio sorridendo per metà tirandosi la portiera.

« Non è andata male?! Ho quasi rischiato l'infarto quando ci hanno proposto quel bacio! », replicai agitata trascinando la cintura di sicurezza verso il suo alloggio.

« Non ti avrei mai baciata… », disse lui diventando serio. « Ho troppo rispetto per le persone che amo per fargli e farti un torto simile… adesso fino a quando si scherza va bene, ma le mie labbra sono off limits, come tutto il resto signora Mancini! », concluse ridendo accendendo la macchina.

Annuì contenta per quella puntualizzazione non richiesta, ma che faceva sentire tutto il bene che voleva a Dario e l'amore che provava per Ginevra. 

Presi la borsa per controllare se Dario avesse scritto, quando sentii il mio stomaco brontolare. 

« Signora Mancini, era il suo stomaco quello che ho sentito? », domandò Saverio lanciandomi uno sguardo interrogativo.

« In realtà, non ho mangiato praticamente nulla tutto il giorno… tutta la storia con Dario ed Edoardo mi ha chiuso lo stomaco… »

« Mmmh, quindi qui ci vuole subito un bel panino senza ritegno da Maurizio! »

« Maurizio? », chiesi cercando di ricordare quel nome già sentito.

« Si, Maurizio! Colui che fa i panini migliori di tutta Milano, in un comodo camioncino bianco stile anni novanta. È il nostro ritrovo da sempre, quando abbiamo voglia di un bel panino! »

« Aaaah adesso ricordo! È il vostro posto segreto quindi! »

« Esatto, anche se adesso che sai la verità dovrei ucciderti! »

« Non preoccuparti, non dirò una parola ad anima viva! »

« Parola di scout? »

« Parola di scout! », replicai felice poggiando la mia mano destra sul cuore. 

Alla fine, con mia somma sorpresa, aveva ragione Saverio. Non era andata malissimo, e alla fine ci eravamo fatti anche quattro risate. Arrivati a destinazione, dopo aver fatto un giro assurdo del quartiere, decidemmo di comune accordo di non strafare con i panini. Io non dovevo prendere chili prima del matrimonio, e lui doveva entrare dentro i suoi completi Gucci. Non faceva una piega.

Alla fine optammo tutti e due per un panino con insalata, mozzarella e pomodoro da mangiare comodamente seduti su di un muretto non troppo lontano che dava sui Giardini Indro Montanelli.

Saverio mi aiutò a salire sul muretto e, porgendomi il panino, si sedette anche lui vicino a me. Scartai quella prelibatezza come se fosse stato il regalo tanto aspettato per Natale, dandogli subito un bel morso,  cosa che non fece Saverio. Dopo aver scritto qualcosa sul cellulare, lo poggiò sul muretto e, aprendo la carta delicatamente sulle sue gambe, iniziò a mangiare il panino neanche fosse stato rovente.

« Ma dai! Non è vero! », esclamai negando con il capo 

« Cosa? »

« Guarda che non sei al cospetto della regina Elisabetta! Puoi essere meno formale!  »

« Certo, potrei esserlo… però poi ci vai tu in tintoria e fai la figura dello sciattone?! »

« La figura dello sciattone? Saverio, io mi preoccuperei di più delle figure di merda che fai nella vita di tutti i giorni! Altro che sciattone! »

« Io non faccio figure di merda! », affermò dando un morso al suo panino. « Tu sei solo invidiosa! »

« Io, invidiosa?! E per cosa?! »

« Perché vuoi essere tu la regina incontrastata delle figure di merda! »

« Ma non è vero! », cominciai a ridere tra un morso e l'altro. 

« Oh sì che è vero! L'ultima in ordine cronologico risale ad una settimana fa quando volevi entrare entusiasta in profumeria e non vedendo la porta in vetro ci sei andata a sbattere con tutta la forza che avevi! E per giunta, le commesse sono venute in tuo soccorso! »

« Ma dai! Era praticamente invisibile! Chiunque ci avrebbe sbattuto il naso! », ridacchiai cercando di discolparmi.

« Certo, come no! Chiunque proprio! »

Risi di gusto pulendomi le labbra con il tovagliolo quando alzando lo sguardo lo vidi. 
Sembrò quasi un'apparizione. Le sue iridi brillavano al contatto con la luce del lampione mentre le sue labbra accoglievano la solita sigaretta quasi finita. Il mio cuore mancò un colpo mentre i suoi occhi entravano nei miei dolcemente. Era venuto a prendermi, era lì per me. 

All'improvviso Saverio si alzò scrollandosi i pantaloni da alcune molliche guardandomi con un sorriso. 

« Che devo fare? », sussurrai prendendolo per la manica della giacca alzandomi anche io.

« Stendilo! », rispose lui senza mezzi termini prima di allontanarsi sbarazzandosi del panino.

Annui sorridendo come una stupida. Lui sapeva tutto, sapeva che Dario sarebbe venuto da me.

Saverio si avvicinò a Dario e, dandogli una pacca sulla spalla, si allontanò nel cuore della notte. 

 Cause It's Right - GoodLab Music 

Seguitai ad osservare ogni suo movimento cercando di capire come comportarmi. Lui, dopo qualche istante, diede un'ultima boccata alla sigaretta lanciandola lontano tornando su di me. Poi, con tranquillità, iniziò la sua passeggiata verso di me infilando le mani in tasca. 
Aveva ancora la tuta e le scarpe da ginnastica e il cinquanta grammi blu con cappuccio. I suoi occhi erano stanchi dietro gli occhiali da vista e, i capelli più arruffati del solito gli donavano quell'aria da eterno ragazzino. 
Finalmente, dopo innumerevoli istanti, arrivò al mio cospetto fermandosi a pochi centimetri da me.

« Così finalmente, hai scoperto il nostro ritrovo segreto? »

« Quindi è qui che venite quando uscite soli tra maschietti? Venite a mangiare un panino? », domandai emozionata buttando il resto del panino nel cesto che avevo vicino.

« Già, niente di così scabroso o perverso… ti abbiamo deluso? », chiese lui cercando di nascondere un sorriso.

« Un pochino … », risi facendo ridere anche lui. « Ma in realtà so che siete dei bravi ragazzi. Anche Saverio, lui che sembra il più instabile tra voi maschietti. È sempre una sorpresa stare con lui. »

«  Cos'è, devo essere geloso anche di lui? », chiese intrecciando cercando di mascherare quel mezzo sorriso che mi faceva impazzire.

« No, di lui non devi avere paura… come del resto della fauna maschile… », abbassai lo sguardo portando una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Volevo ribadire il concetto, fargli capire che lui era l'unico per me.

« Ti va di fare una passeggiata? », chiese porgendomi la mano destra evidenziando la sua fossetta tutta da mordere.

« Con piacere signor Mancini… », presi la sua mano intrecciando le sue dita alle mie. Era calda nonostante le temperature fossero basse quella sera. 

« Com'è andata con quel paziente? », domandai più rilassata.

« Bene, anche questa volta Mirko non mi ucciderà! »

« Né sono contenta… anche perché devo sposarti… », affermai guardandomi i piedi con il cuore che mi batteva a duecento all'ora. Mi sentivo ancora a disagio per il discorso Edoardo anche se adesso sembrava che non fosse successo niente.

« E quello che ha detto pure lui… mi ha fatto una bella ramanzina a riguardo… il santo quanto vuole sa essere molto persuasivo! », disse ridendo provocandomi la medesima reazione.

All'improvviso, non so come, ma il mio tacco si staccò di netto facendomi perdere l'equilibrio. Lui mi prese al volo tirandomi per il braccio per poi stringermi tra le sue braccia. Strinsi la sua nuca senza pensarci con la mano destra e appoggiando la sinistra sul suo torace sentendo sotto il mio palmo il suo cuore che batteva all'impazzata. 
 
« Tutto bene? », domandò lui scrutandomi con i suoi meravigliosi occhi azzurri.

Non risposi. Lo baciai e basta. 
Lo baciai come se non accadesse da una vita, come se fosse l'unico modo per sopravvivere, come se quel bacio ci stava salvando da noi stessi.

Lui immerse subito la sua mano destra tra i miei capelli massaggiandoli delicatamente mentre con l'altra mi tirava a sé tramite il fianco sinistro facendomi sentire al sicuro. Le nostre lingue si trovarono subito dando il via ad una danza impetuosa che ci trascinò in poco tempo, nel nostro mondo. Le sue labbra prendevano e lasciavano le mie tra i suoi gemiti e i miei. Le sue labbra morbide e dal profumo di tabacco avvolgevano le mie perfettamente facendomi morire ad ogni bacio. Mi erano mancati i suoi baci, mi era mancato il suo sapore, mi era mancato quel suo profumo che mi solleticava il naso. Mi era mancato lui. Lui, che ormai era il mio tutto. Poi, con non poca fatica, si spostò da me appoggiando la sua fronte alla mia.

« Anita… »

« Dario perdonami… », sussurrai sulle sue labbra. « Avevo paura! Paura di perderti, paura che il passato rovinasse il presente, paura di non saper gestire quello che ne sarebbe venuto dopo! Io non avrei mai voluto questo, non volevo allontanarmi da te! Io-  »

« Shhh », soffiò sulle mie labbra prima di accarezzarle con il pollice. « È anche colpa mia… non ho saputo darti la giusta fiducia… quella che ti fa attraversare un fiume in piena senza paura… », sospiro per poi continuare. «Adesso però, promettimi che non ci saranno più segreti tra di noi… promettimi che se ci saranno altri problemi in futuro verrai da me... Che verrai sempre da me… »

Annui facendo cadere le lacrime che nel frattempo si erano accumulate dentro i miei occhi, prima di tornare sulle sue labbra senza preavviso. Mi tuffai letteralmente su di lui riempiendolo di baci prendendolo di sorpresa. Una sorpresa che si tramutò subito in assenso assecondando quei baci pieni di passione. 

Ci ritrovammo a ridere quando stanca di stare su di un piede mi abbassai di qualche centimetro.

« Dove vai? », chiese sorridendo guardandomi con i suoi occhi meravigliosi occhi.

« Non sono una brava equilibrista… », risposi cercando di tenermi in equilibrio senza il tacco.

« Ho io la soluzione! », esclamò prendendomi in braccio senza avvisare.

Sussultai aggrappandomi nuovamente alla sua nuca ridendo senza fiato.  

« Dario! », gridai prima di capire che si stava allontanando. « Dario il tacco! » 

« Te ne ricomprerò un altro paio! »

« Ma queste sono un tuo regalo! Non può diventare un regalo nel regalo! », affermai ridendo indicando il tacco che si faceva sempre più distante.

« Voglio ricoprirti di regali nei regali, non posso? », disse fermandosi guardandomi negli occhi per poi puntare nuovamente le mie labbra.

« Tu puoi tutto… », replicai con un filo di voce mentre si avvicinava di nuovo alle mie labbra. Era un dolce tira e molla dove andavamo subito in crisi d'astinenza.

Arrivammo svariati minuti dopo davanti alla sua macchina dopo esserci fermati non so quante volte per baciarci. La stessa cosa accadde davanti al portone, davanti all'ascensore e davanti alla porta di casa davanti agli occhi impassibili del professor Fosti. Entrati in casa, ridemmo come due bambini, del malcapitato professore e della sua faccia da pesce lesso.

Tolsi le scarpe e quello che ne era rimasto continuando a ridere, mentre lui si toglieva il giubbotto facendo la stessa cosa. Poi, come se ci fossimo accorti di essere da soli e a casa nostra, tornammo a guardarci più intensamente di prima. Quando lui mi guardava in quel mondo mi tremavano sempre le gambe. Si avvicinò a me lentamente e con un sorriso che faceva presagire le sue intenzioni. 

Mi addossai alla porta d'entrata aspettandolo e deglutendo a fatica. Lui, giunto a destinazione, accarezzò la mia gamba sinistra alzando la mia gonna fino all'inguine, mentre con la labbra lasciava tanti piccoli baci sulla clavicola facendo cadere così la spallina. 

« Cosa non ti farei… », sussurrò sulla mia pelle provocandomi la pelle d'oca 

« Dario… io… », cercai di dire ricordandomi del ciclo ancora in corso.

« Lo so… non l'ho dimenticato… ma voglio lo stesso ricoprirti di baci e tenerti tra le mie braccia tutta la notte . Voglio che tu senta quanto ti amo e quanto di desidero… Dio quanto ti amo Anita… »

« Amore… », sibillai prendendo il suo viso tra le mani. « Ti amo da impazzire… »

« No, sono io quello pazzo… », disse lui sorridendo dandomi un bacio casto sulle labbra. « Adesso andiamo a letto… », concluse prendendomi per mano, regalandomi uno dei suoi meravigliosi sorrisi. 


Lo seguii con il cuore che mi scoppiava in petto. Finalmente era tornato il sereno tra di noi. E il tutto si era compiuto grazie a Mirko e Saverio. Erano diventati come due angeli custodi pronti a salvare e a salvarci dalle situazioni. Situazioni che a volte sembravano più grandi di noi, e che ci portavano spesso fuori strada. Errori che non volevo più ripetere, e che avrei cercato di arginare solo con un'arma: la fiducia e l'amore che provavo per Dario. 

Tutto il resto poteva aspettare o  farsi benedire dal cardinale. 

Note: Capitolo ventuno. Buongiorno a tutti/e! Scusate se il capitolo è venuto lunghissimo! Spero che non vi siate addormentati 🤣 Ho pensato e ripensato se dividerlo o meno, ma più ci pensavo e lo rileggevo, più capivo che non era possibile. Abbiamo fatto un vero full immersion nella serata trascorsa tra Anita e Saverio, e ho amato ogni singolo momento che loro hanno passato insieme! E voi cosa ne pensate? Vi è piaciuto? Ditemi che ne pensate nei commenti! ❤️  Grazie sempre a chi mi segue ❤️ e alla prossima.



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Capitolo 22
*** Tabelle Di Marcia ***


Avevo tremendamente bisogno di dormire tra le sue braccia. Avevo bisogno di sentire il solletico dei suoi capelli sulle mie labbra, di annusarne il suo profumo di cannella, di farmi cullare dal suo respiro durante quel sonno ristoratore chiedendomi come avessi potuto pensare, anche solo per una frazione di secondo, di privarmi della sua presenza. 
Forse, da perfetto imbecille, avevo pensato che staccarmi da lei per qualche giorno avrebbe giovato al mio cuore furibondo. 

Si, lo ero. 

Ero arrabbiato, frastornato, confuso e disorientato. 

Non che nella mia vita non avessi già provato quei sentimenti sulla mia pelle, ma aver ricevuto quella batosta dall'unica persona che l'aveva cambiata mi aveva devastato. 

Come se avessi perso il mio baricentro, oscillavo da una parte all'altra travolgendo tutto quello che mi trovavo davanti. 
Anche chi, in buona fede, cercava di riportarmi su quel baricentro pur sapendo che era lei. Era lei l'unico baricentro ammesso.

Immersi nuovamente il viso tra i suoi capelli fino a sfiorare con le labbra la giugulare, per poi riempirla di piccoli baci godendo della morbidezza della sua pelle vellutata. Sul suo volto apparve subito un tenue sorriso accompagnato dalla sua mano destra che si appoggiava sulla mia mascella non ancora sbarbata.  

« Amore… », sibilò lei concedendomi uno dei suoi meravigliosi sguardi. Uno sguardo pieno d'amore. Un di quelli che vorresti per sempre imprimere nella tua mente. 

« Angelo mio… », riposi sorridendo come un idiota. Un idiota che voleva stare abbracciato  con lei tutta la vita.

« Ti amo… »

Come da copione, mi sciolsi in un attimo.
Sorrisi per metà prima di avvicinarmi alle sue labbra prendendole tra le mie. Il suo sapore invase le mie papille gustative mandandomi in estasi. Accarezzai la sua lingua dolcemente, mentre i miei occhi si chiudevano insieme ai suoi di riflesso gustandomi il momento, lasciando tutto quello che mi circondava fuori e rendendolo magico. Magico come tutto quello che si fa ad occhi chiusi, magico come tutto quello che la riguardava, magico come la fusione dei nostri corpi e delle nostre anime. 

Poi, completamente soggiogati da quel bacio, ci ritrovammo uno sull'altra, in una sequenza di movimenti e strusciamenti che mi facevano ansimare ad ogni contatto.
La mia mano destra, ormai del tutto fuori controllo, seguii quella irrefrenabile voglia di accarezzarla e di sentirla mia sotto le mie mani. Agguantai il suo seno sinistro con delicatezza per poi stringerlo forte una volta sentito il suo capezzolo indurirsi sotto la maglietta. Un gemito soffocato si presentò sulla mia bocca, mentre continuavo la mia discesa verso la sua gamba sinistra. Ormai in balia di quel desiderio carnale, ma soprattutto di cuore, afferrai la sua gamba portandola al livello delle mie costole inferiori soffocando ancora una volta quel gemito rauco. 

Lei era tutto ciò di cui avevo bisogno.

La sveglia risuonò insistente nelle nostre orecchie ricordandoci che si stava facendo terribilmente tardi.

« Lo vedi cosa mi fai? Basta un tuo sguardo e non capisco più nulla… », dissi ancora appoggiato alle sue labbra. Non avevo proprio voglia di lasciarle libere.

Lei sorrise concedendomi un'altro bacio a fior di labbra contemplando i miei occhi. 

« Succede anche a me signor Mancini. Anzi,  mi succede tutte le volte che la guardo… »

« Ah sì?... » chiesi con finto stupore, ma anche con emozione. 

« Sì… ma non ti dirò altro… », affermò lei accarezzando i capelli che ricadevano sui miei occhi continuando quello scambio di sguardi.

« No? » 

« No… »

« Quindi neanche sotto tortura? »

« No… »

« Ok, allora sono costretto a fare una cosa di cui non vado fiero! »

« Dario, no! »

« Mi dispiace, ma non mi hai dato altra scelta! », esclamai un attimo prima di affondare le mie mani sul suo stomaco provocandole il solletico.

« Dario! Ti prego smettila!! », si dimenava sotto le mie mani ridendo a perdifiato provocando la medesima reazione in me. 

« Mi dirai tutto? », chiesi fermandomi un attimo guardandola negli occhi.

« Ok, ok! Ma togli quelle mani da lì! », indicò le mie mani che erano ancora ferme sulla sua pancia.

« Ok… », sillabai allontanando le mani e sedendomi alla sua sinistra.

Lei si sistemò la maglia del pigiama spostandosi di qualche centimetro da me, sedendosi quasi vicino al bordo del letto.

« Ok, allora… il discorso è… », cominciò lei portandosi i capelli dietro le orecchie.

« È? »

« È che prima devi prendermi! », esclamò alzandosi dal letto di scatto dirigendosi verso il salotto. 

Rimasi interdetto per alcuni secondi prima di seguirla a ruota. Non ci volle molto prima che potessi acchiapparla stringendola forte a me. Poi, dandomi un po' di slancio, mi lasciai cadere con lei tra le braccia sul divano che avevamo vicino. Iniziammo a ridere come due bambini prima di incrociare di nuovo i nostri sguardi.

« Io mi innamoro di te ogni volta che ti guardo. È questo il punto… », ricominciò lei sviando lo sguardo.

« Anita… », balbettai cercando di recuperare un po' di saliva che sembrò essere sparita. La presi per la guancia destra cercando nuovamente i suoi occhi.

« Mi innamoro ogni giorno del tuo modo di camminare, del tuo modo di parlare e anche il modo in cui sistemi gli occhiali quando leggi pensando che io non ti osservi. Mi ritrovo spesso a fantasticare su di te quando non ci sei e a immaginarci mentre facciamo l'amore… »

« Amore mio… », dissi quasi senza voce. Mi aveva spiazzato.  

« Ecco, adesso che lo sai, mi viene da piangere… » singhiozzò lei, cercando di alzarsi dal divano.

« Hey, non devi piangere… è la cosa più bella che tu potessi dirmi… », affermai trattenendola tra le mie braccia togliendo con il pollice una delle due lacrime che erano venute giù. « Sono praticamente le stesse cose che provo io… soprattutto il fantasticare di fare l'amore con te… ma questo forse lo sai già… », dissi abbozzando un mezzo sorriso provocando anche il suo. « Penso di continuo a te mia piccola pasticciona… »

Mi avvicinai a lei lentamente, infilando tra i capelli la mano che ancora stazionava sulla sua guancia. Poi, con la stessa lentezza poggiai le labbra sulle sue baciandola ancora una volta. Non ne avevo mai abbastanza, e adesso più che mai, avevo quella certezza che mi aveva accompagnato per tutto quel meraviglioso anno passato insieme: lei era il mio mondo.

Fummo nuovamente interrotti dalla sveglia, che ci ricordava insistentemente quanto quella mattina nessuno dei due volesse andare a lavoro. 

Dopo una colazione e vestizione veloce, ci ritrovammo in macchina davanti all'edificio che ospitava la sua agenzia.

« È un vero peccato che io non possa salire con te in ufficio oggi, ci tenevo molto a salutare Edoardo! », affermai mentre Anita. usciva dalla macchina.

« Dario… », sbuffò lei sistemandosi la borsa da lavoro sulle spalle. Indossava un paio di jeans bootcut a vita alta, una camicia bianca con quadretti blu e il suo cappotto preferito dello stesso colore.

« Siamo diventati ottimi amici! E poi ieri ci siamo presi alcune libertà! »

« Cosa intendi con "alcune libertà?"», chiese sbarrando gli occhi. 

« Lui che mi racconta delle vostre effusioni passate, io che lo prendo per il colletto e quasi lo faccio quasi volare fuori dalla hall, cose da amici insomma. », risposi ridendo per metà anche se al solo ricordo sentivo il sangue ribollire nelle vene.

« Cosa?! Ma sei impazzito?! »

« Credimi, sono stato fin troppo educato con quel verme! »

« Ok… », disse stanca avvicinandosi alla portiera della macchina. « C'è qualcos'altro che devo sapere sulla tua amicizia con Edoardo? »

« No, per il momento è tutto! »

« Per il momento?! Ascolta, stai lontano da lui! È solo un vigliacco! E non merita le tue attenzioni! »

« Però le tue si? », dissi si getto pentendomene subito dopo.

Lei, indignata e ferita, si allontanò di corsa verso l'entrata dell'edificio facendomi balzare fuori dall'auto. 

« Anita! », urlai avvicinandomi di corsa a lei. « Scusami, io non volevo dire quello… è che a volte la gelosia prende il sopravvento… », le presi la mano destra intrecciandola con la mia stringendo le labbra tra di loro. 

« Dario, io purtroppo devo lavorarci con lui, e sentirti dire queste cose mi fanno stare male… », sbuffò ancora una volta stanca.

« Perdonami, non succederà più… », le dissi con tono basso mentre le lasciavo un bacio casto sulle labbra. Cercai di mantenerlo il più possibile per farle capire che mi sentivo un vero idiota. « Ti passo a prendere appena finisco di lavorare, a dopo. »

Lei annuì stringendo le labbra, per poi girare i tacchi avviandosi verso l'edificio. C'era rimasta male. Lo percepivo chiaramente, e io ero il solito coglione. 

Con il cellulare stretto in una mano, e il borsone serrato nell'altra, mi diressi velocemente verso lo studio. Mi sentivo terribilmente in colpa per quella frase infelice detta di impulso. Un impulso da idiota. 
Oltrepassai la porta semiaperta immerso dai miei pensieri. Dovevo rimediare, dovevo farla sentire bene. 

« Buongiorno dottor Mancini! », esclamò Vanda richiamando la mia attenzione. 

« Buongiorno Vanda, mi scusi ma ero sovrappensiero! »

« Va tutto bene? », chiese lei con garbo riferendosi ai miei comportamenti da squilibrato dei giorni precedenti.

« Non c'è male… », le sorrisi cordialmente e mi infilai direttamente dentro l'ufficio dove c'era un Mirko già all'opera. 

La sua espressione seria mi metteva sempre una certa inquietudine. E, quella che mi regalò appena alzato lo sguardo dai fogli, era proprio quella di cui avevo più timore. 

« Da, lo sai che ore sono? », chiese lui riportando gli occhi sul foglio continuando con il suo lavoro certosino. « E ti conviene non barare perché questa mattina non è aria… »

« Non ci troviamo nel meridiano di Greenwich? », risposi cercando di farlo ridere nella speranza di essere miracolato.

« No, per tua sfortuna siamo in Italia, e tu sei tremendamente in ritardo! », affermò Mirko alzando nuovamente lo sguardo poggiando elegantemente la penna sul foglio. « Come cazzo devo fare con te? », domandò congiungendo le mani tra loro per poi intrecciare le dita fra loro.

Quando Mirko usava le parolacce finiva sempre male.

« Mi posso avvalere della facoltà di non rispondere? »

« Dario, è mai possibile che devo riprenderti sempre come i ragazzini? Stavi andando così bene… », disse Mirko alzandosi dalla poltrona posizionandosi davanti alla scrivania 

« Lo so, hai ragione. Però al momento tra Edoardo e mia madre non so bene cosa sta succedendo nel mio cervello. Figurati che stamattina dopo aver limonato come se non ci fosse un domani, ho ferito nuovamente Anita con una battutaccia su Edoardo… ti lascio immaginare la sua faccia…»

« Povera donna… », replicò Mirko portandosi il pollice e l'indice sopra gli occhi cercando un po' di conforto.

« Già, sono un disastro… », affermai avvicinandomi alla finestra sulla mia destra.

« Hai solo bisogno di fare chiarezza dentro di te, ed essere più comprensivo con lei. Se lo merita, anche se avete sbagliato entrambi.»

« Cosa suggerisci? »

« Magari passare un weekend insieme da qualche parte, non sarebbe male. » affermò il santo avvicinandosi nuovamente alla scrivania.

« Hai ragione! Potrei portarla al mare, lei lo adora! »

« Peccato che siamo a Novembre… », attenzionò lui guardandomi sorridendo.

« E che problema c'è? Andiamo alle Canarie! », esclamai guardandolo felice.

« Andiamo? », chiese lui con i fogli in mano.

« Esatto! Io, Anita, tu e Claudia! »

« Non credo sia una buona idea! »

« Perché no? Sarebbe bello tutti insieme! E poi, anche tu hai bisogno di una vacanza! »

« Da, non possiamo chiudere lo studio così di punto in bianco! »

« Ascolta, facciamo venerdì, sabato e domenica. Chiudiamo solo il venerdì, e poi la settimana dopo recuperiamo il sabato! »

« Complimenti! Il tuo ragionamento non fa una piega! »

« E dai! Sono convinto che Claudia apprezzerebbe! Anche lei è stanca! »

« Già, ma lei non ama le sorprese! Lei vuole avere il controllo su tutto. Deve avere la sua tabella di marcia. »

« Avete la tabella anche quando scopate? », chiesi ridendo portando le braccia al petto.

« No… »

« Sicuro? Perché mi stai facendo preoccupare… », chiesi interrogativo corrucciando le sopracciglia.

« No, cioè si… »

« Quindi avete la tabella?! »

« È una piccola cosa, una specie di promemoria… »

« No ti prego… »

« A me sta bene, e poi non è niente di ché! »

« Quindi fammi capire, stasera che dice la tabella? », chiesi sorridendo per metà.

« Da quando è nato Alessio non abbiamo molto tempo per stare insieme…», affermò distogliendo lo sguardo verso i fogli.

« Ok… quindi quale occasione migliore per unirti carnalmente con tua moglie?! »

«  Beh, si, potrebbe essere un'idea… »

« Certo che lo è! Adesso chiamo subito l'agenzia viaggi e mi faccio fare un preventivo! »

« E Saverio? »

« Saverio chi? », replicai sorridendo scorrendo la rubrica sul cellulare.

« Ci rimarrà malissimo… »

« Se ne farà una ragione! » 

« Dobbiamo comunque avvisarlo. »

« Lo faremo a tempo debito! E inutile farlo incazzare prima del tempo, no? »

All'improvviso si palesò davanti a noi, dopo aver bussato, Vanda con la tabella di marcia della mattina. 

« Scusi dottor Testi, ma questa tabella di marcia è in linea con i pazienti che stanno arrivando? »

« Lo sarà sicuramente Vanda », risposi prontamente senza lasciarlo il tempo di rispondere. « Lui è un grande quando si parla di scalette da seguire! » 

« Molto divertente! », disse Mirko avviandosi verso Vanda. « Piuttosto, mettiti in contatto con quella agenzia così da poter capire quando possiamo chiudere. » 

« Andate in ferie? », chiese Vanda facendo strada. 

« Si Vanda, scaletta permettendo! », mi affrettai a dire prima che Mirko sparisse dietro la porta lanciandomi uno dei suoi sguardi infuocati. 

Mi sedetti sulla poltrona dietro alla scrivania, cercando informazioni su internet sulle Canarie. Sorrisi davanti allo schermo al solo pensiero di Saverio nel sapere della vacanza imminente.  
Scossi il capo ridendo. Sapevo che la cosa non sarebbe finita lì, che Saverio avrebbe fatto il diavolo a quattro nel saperci alle Canarie senza di lui. Sicuramente non mi piaceva lasciarlo a casa, ma anche io a quel punto dovevo seguire la mia tabella di marcia. Quella scaletta immaginaria dove figuravamo solo io, Anita e le cose che ci facevano stare bene. 



 Note: Capitolo Ventidue. Buonasera e bentrovati/e. Ebbene sì, Dario e Mirko lasceranno a casa Saverio🤣🤣🤣 Oltre ad essere una scelta voluta dalle circostanze ( un viaggio di quattro ore per una gravida con nausea e vomito non sono il massimo) ma è stata anche una scelta della sottoscritta! 🤣❤️ Voglio dare più spazio ad una coppia che al momento sembra essere quella meno raccontata, Mirko e Claudia ❤️Chissà cosa combineranno i nostri quattro alle Canarie 🤣❤️ PS. Quanto sono meravigliosi Dario e Anita? 😍❤️ Li amo❤️ Grazie sempre a chi mi segue, e alla prossima ♥️

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Capitolo 23
*** Prendere o Lasciare ***


« Siete due bastardi! Il caso è chiuso! », affermò Saverio facendosi cadere sulla sedia dietro di lui. 

La sua espressione delusa la diceva lunga su come il discorso vacanza alle Canarie, lo avesse colpito. 

Dopo aver prenotato immediatamente la vacanza e, informato Vanda di avvisare i pazienti e di tenere il segreto con le nostre rispettive donne, c'era da sistemare la questione più importante: Saverio. 
E quale posto migliore se non il suo bar preferito prima di andare al lavoro il giorno seguente? 

« Sa, lo facciamo per una buona causa. Altrimenti non avrem- »

« Cosa? Non sareste partiti senza di me? Questa è davvero divertente! E poi, mi meraviglio di te, santo a convenienza! », disse rivolgendosi a Mirko che aveva in tutti i modi di evitato il suo sguardo.

« Lo sai che sono influenzabile! », rispose Mirko nascondendosi colpevole dietro la gazzetta dello sport.

« Tu, influenzabile?! Ma fammi il piacere! »

« Ok, ok, è colpa mia! Se vuoi prendertela con qualcuno, prenditela con me! », affermai poggiando entrambe le mani sul torace.

« Oh caro dottore, c'è ne anche per te, traditore! Lo sai bene che Ginevra non può viaggiare! Sai bene che vomita la qualsiasi e che non può affrontare un viaggio del genere! È così che mi ripaghi dopo essermi sorbito il corso prematrimoniale e le tue litigate con Anita?! » 

« Ok, questo è un colpo basso… e comunque ti ho ringraziato! »

« Sì, partendo per le Canarie! »

« Ti prometto che faremo un viaggio tutti insieme questa estate! Per allora Ginevra avrà partorito e potremo goderci qualche posto nelle vicinanze, tipo Riccione! »

« Ma intanto voi partite senza di me, bastardi! »

« Sa… », dissi comprensivo avvicinandomi a lui. « Lo so che ti sembra una pugnalata alle spalle, ma io ho bisogno di vivermi la mia ragazza in completa tranquillità e Mirko ha bisogno di ritrovare l'intimità persa con la sua adorabile consorte.», dissi sogghignando guardando verso Mirko.

« Ancora problemi con la tabella di marcia? », chiese Saverio rivolgendosi a Mirko.

« Cosa?! Tu ne eri a conoscenza?! »

« Già, è una cosa talmente deprimente che l'avevo rimossa. »

« No, adesso mi spieghi! Da quando lo sai?! », continuai incredulo. Da quando c'erano questi tipi di segreti tra di noi? 

« Da quando una sera che ci trovavamo a casa sua per bere qualcosa, Claudia ha  lasciati t la schermata del pc aperta… e Tadan! 

« Mirko?! », esclamai guardando verso il santo a convenienza. 

« Cosa vuoi da me?! L'ha scoperto per caso! E poi è una cosa mia e di Claudia! Un promemoria! »

« Ma promemoria de ché, se i giorni erano tempestati di asterischi e cuoricini! », affermò Saverio facendosi scappare una risata prima di bere il suo caffè.

« Cazzo, perché non gli hai fatto una foto! », esclamai ridendo anche io. 

« Eh, perché il qui presente santo, si è lanciato sul computer rompendosi quasi una rotula! », continuò Saverio cercando questa volta di camuffare la sua risata guardando verso di me.

« Siete due stronzi! », disse Mirko abbassando la gazzetta riponendola sul tavolo. 

« E dai! Si rideva! E poi devo essere io l'incazzato della situazione! Non ti azzardare a rubarmi la scena! »

« Oh no, caro avvocato! Non ti rubo un bel niente! Anzi, ti saluto! Adiós! », disse Mirko alzandosi e dileguandosi in fretta e furia. 

« Hai visto? Mi ha rubato la scena! », disse Saverio incrociando le mani tra di loro.

« È proprio per questo che partiamo. Siamo esauriti! », replicai alzandomi anch'io. 

« in effetti, non avevo mai visto Mirko così infervorato, sarà davvero sotto stress! »

« È davvero stanco. E anche io non gli rendo la vita facile. In verità a nessuno dei due… », replicai dandogli una pacca sulla spalla. 

Saverio sospirò spostando la sedia che aveva dietro di lui guardandomi strizzando le labbra tra di loro.

« Ok… avete la mia benedizione. Ma avete un conto in sospeso con me! »

« Ti adoro! », esclamai stringendolo e baciandolo tra i capelli. 

« Sì, ma lo faccio solo per i vostri baccelli! », ridacchiò Saverio portandosi una sigaretta sulle labbra. 

« E il mio baccello ringrazia! », dissi con una riverenza. 

In quel preciso momento mi sentii felice, ma altrettanto una merda. Alla fine, Saverio, si era comportato da persona adulta e, nonostante la sua sfuriata iniziale, aveva accettato la cosa benedicendo quel viaggio improvviso. Il Saverio di un anno prima, ci avrebbe bucato le gomme delle auto e avrebbe tenuto il muso per chissà quanto tempo. Era davvero cresciuto e io dovevo prendere esempio da lui. 


                               ***

« Hai preso tutto quello che c'era sulla scrivania?! », chiesi ad Edoardo in apprensione camminando a passo veloce lungo il corridoio che dava sull'ufficio di Andrew.

« Sì, ho preso tutto quello che mi hai chiesto di prendere. Non mi è sfuggito nulla, tranquilla. », rispose lui correndo al mio fianco con le cartelle tra le mani.

I miei tacchi facevano un gran rumore sul parquet attirando l'attenzione di tutti quelli che soggiornavano dentro gli uffici adiacenti. Il pensiero che tutti i dipendenti della sua agenzia sapessero che stavo andando nel suo ufficio per mostrargli finalmente l'abbozzo del lavoro svolto con Edoardo, mi metteva non poca agitazione.  

« Andrà bene. Vedrai che il progetto piacerà ad Andrew, anche senza le modifiche che ti avevo suggerito. »

« Ti prego, non ricominciare… »

« Non sto ricominciando, però se ogni tanto mi ascoltassi! »

« Ascoltarti? », dissi fermandomi nel bel mezzo del corridoio. « È da quando hai messo piede qui dentro che ti ascolto! Ascolto le tue idee idiote, ascolto le tue telefonate private come se fossi una voce fuori campo e ti sento ridacchiare con le stagiste quando invece devi portarmi gli schemi stampati! Per non parlare della tua ossessione per la tua sistemazione cromatica dei bozzetti! »

« Beh, potresti prendere esempio da queste mie "ossessioni"! », disse facendo quelle fastidiose virgolette con le dita delle mani. 

« Io non devo prendere esempio da nessuno! Soprattutto da te! Io sono così, e non cambierò certo per te! Prendere o lasciare! », alzai la voce che senza rendermene conto attirando l'attenzione di tutti. Compresa quella di Andrew che uscì subito dal suo ufficio con aria interrogativa.

Merda.

« Tutto bene? », chiese accigliando le sopracciglia. 

« Oh sì Andrew! Anita aveva ancora qualcosa da dirmi prima di esporti la nostra idea. Perché si tratta della nostra idea, giusto Anita? »

« No, cioè sì. La nostra idea… »

« Bene, allora non restate lì impalati! Sono molto curioso di vedere cosa hanno partorito le vostre superbe menti! »

Andrew, si spostò da davanti alla porta per lasciarci lo spazio necessario per entrare nella stanza insieme alle cartelle e al mega cartellone che avevamo portato precedentemente dentro la stanza.
Entrai cercando di sfoderare uno dei miei sorrisi migliori, mentre Edoardo piazzava tutto l'occorrente lateralmente allo schermo che proiettava la mega C del logo dell'azienda. 

« Quando vi sentite pronti, non esitate ad iniziare. », ci fece sapere Andrew mentre si sistemava sulla sua poltrona in pelle marrone.

« Si! », esclamai stridula mentre mi avvicinavo alla brocca dell'acqua. Avevo la salivazione azzerata e una paura matta di fare una delle mie davanti ad Edoardo. 

Diedi un sorso veloce al bicchiere d'acqua che avevo riempito e, voltandomi verso Andrew, presi in mano la penna luminosa cercando di indicare il pannello dietro di me colpendo invece Edoardo

Lui, che era sempre stato un attore da premio Oscar, ci diede un assaggio delle sue doti strizzando subito gli occhi, neanche l'avessi accecato veramente.

« Oh scusami, non volevo! », ci tenni a precisare con un sorriso beffardo tra le labbra. Non era stato intenzionale, ma provai un grande godimento.

Edoardo, subito dopo la mia frecciatina, si ricompose immediatamente prendendo anche lui i fogli in mano guardando verso la schermata. 

« Non è successo nulla, puoi iniziare carissima. », rispose Edoardo enfatizzando quel carissima. 

« Grazie collega. », dissi pronta, cercando di nascondere un sorriso compiaciuto. Era tutto nelle mie mani. « Al giorno d'oggi l'automobile è diventato un accessorio davvero indispensabile. Un accessorio essenziale, non solo per i comuni mortali, ma anche per la gente che vuole divertirsi e vuole spendere enormi cifre pur di guidare l'ultimo gioiellino dell'ingegneria moderna. Il mercato automobilistico, negli ultimi decenni, ha cercato di accontentare un po' tutti perdendosi un po' la qualità per la quantità.
Si stima, che in media, trascorriamo in auto quattro anni e un mese tra essere passeggeri e guidatori. Un bel po' di tempo, non credi anche tu Andrew? », chiesi sicura di me a quest'ultimo che prendeva dalle mie labbra. 

« In effetti. », appurò lui sorridendo compiaciuto.

« Quindi perché non coccolarsi con questo gioiellino? », chiesi retoricamente mostrando l'immagine dell'auto. « La campagna pubblicitaria verterà proprio su questo! Sul coccolarsi e concedersi questo sfizio in qualunque momento della giornata.», affermai pigiando il pulsante che diede il via alla presentazione grafica delle parti ingegneristiche. 

« Ovviamente, il tutto è stato possibile, grazie ad una ricerca di mercato sui migliori pezzi su piazza e le migliorie necessarie per rendere la macchina più silenziosa, ma anche più scattante avendo lo stesso una maggiore tenuta su strada. », prosegui Edoardo parlando da ingegnere convinto.

« Proprio per questo abbiamo pensato ad una pubblicità in cui si vedrà un uomo che entra e vive la sua vita da professionista in comodità dentro la sua auto, ma poi la sera né esce vestito di tutto punto mentre aspetta la sua donna prima di una serata importante. », dissi mettendo in risalto le parole chiavi insieme alle immagini studiate ad hoc con Edoardo. 

« Stupefacente! », esclamò Andrew alzandosi di scarto dalla sua scrivania. 

« E naturalmente, ci saranno anche i riferimenti all'ingegneria moderna tra un fotogramma e l'altro. », disse Edoardo come se si fosse sentito all'improvviso in pericolo.

« Non ho proprio parole! L'idea mi piace, mi piace davvero tantissimo! Complimenti ad entrambi! », esclamò Andrew avvicinandosi a noi felice come una Pasqua.

« Anche se… », disse Edoardo mettendosi le mani in tasca 

« Anche sé? », chiese Andrew guardandomi interrogativo

« Io per dare più emancipazione alla donna, avrei messo una bella modella al posto del professionista. »

« Eravamo d'accordo sul discorso ragazzo. », replicai incrociando le braccia al petto.

« Andiamo Anita, questo sono dettagli che potete risolvere benissimo tra di voi! », affermò Andrew cercando di sedare gli animi.« Ma sono sicuro che riuscirete a trovare un compromesso che metta d'accordo entrambi! »

« Si, certo. », risposi certissima che quella era solo una scusa per mettermi in difficoltà ancora una volta davanti ad Andrew.

« Bene! Ditemi quando sarete pronti per girare la pubblicità e stampare le locandine! », esclamò Andrew avviandosi verso la porta.

« Ok, ok… », risposi cercando di fare uscire quel sorriso di circostanza. 

« Sarà un vero piacere per noi. », ripose Edoardo sfoderando uno dei suoi falsissimi atteggiamenti da ragazzo per bene.

Andrew, compiaciuto da tutta quella ruffianata, si dileguò lanciandoci uno sguardo felice mentre apriva la porta del suo ufficio per farci uscire fuori. 
Strinsi tra le mie braccia i bozzetti e le cartelle che avevo recuperato, e allontanandomi velocemente, cercai ancora una volta lo sguardo di Edoardo.

« Una ragazza al posto di un ragazzo?! Credevo di essere stata chiara! », appurai guardandolo in cagnesco.

« Sì, ma sai, volevo constatare se l'idea sarebbe piaciuta almeno ad Andrew, e magari convincerlo! »

« Sei proprio uno stronzo! », affermai un'attimo prima di accorgermi che c'era qualcosa che mi aspettava nel mio ufficio.

Una mega composizione di rose bianche abbellita con piccole rose rosa padroneggiava al centro della mia scrivania, accompagnata da un vaso romano bianco perla. Mi avvicinai incredula e con il cuore che batteva a mille all'ora. 
Il suo profumo aveva inondato tutta la stanza facendomi sentire in un bosco incantato. 
Proseguii la mia esplorazione in cerca del biglietto, quando lo vidi finalmente al centro di esso. Era piccolo e rosa con dei piccoli cuoricini glitterati
Aprii la piccola busta con le mani tremanti leggendo senza esitare quello che c'era scritto.

Nessun regalo potrà mai eguagliare la tua bellezza ed esprimere a pieno l'amore che provo per te. 
Ti aspetto giù.

Sempre tuo, Dario.

Risi come una sciocca stringendo quel biglietto che profumava di lui sul petto. Ero al settimo cielo. 

« Wow, che bel bouquet! Si è proprio svenato il dottorino! », esclamò Edoardo ricordandomi della sua presenza ingombrante.

Desiderai tirargli quel bouquet addosso. Tirarglielo in testa di o a fargli perdere o sensi. Ma non lo feci. Uscii con calma e disinvoltura dalla stanza senza neanche considerarlo di striscio.

« E per la pubblicità come la mettiamo? », replicò lui al mio comportamento. Non me ne frega a niente di lui.

« Sai che ti dico? », gli domandai appoggiandomi per un attimo allo stipite della porta. « Fai quello che vuoi, non me ne frega un accidente! », finì regalandogli un sorriso di vittoria lasciandolo lì dov'era. 

Avevo ben altro a cui pensare. Avevo altro per cui essere felice ed essere grata. Adesso avevo il suo sorriso che mi guardava da lontano come fosse la prima volta. 

Avevo il suo amore, tutto il resto poteva aspettare. 


Note: Capitolo Ventitré. Buonasera a tutte/i e bentrovati ❤️ scusate l'ora, ma oggi è una di quelle giornate da dimenticare. Quindi ho fatto un po' tardi, e al dire il vero non sapevo neanche se sarei riuscita a finirlo. Posso solo dire che questo capitolo questa sera è qui grazie ad Ele030708❤️ ❤️ ti ringrazio di cuore ❤️ E ti voglio un bene infinito!  Ma torniamo al capitolo! Abbiamo visto come Mirko e Dario hanno detto la verità a Saverio. E devo dire che ha spiazzato anche me! Pensavo peggio! Per il resto, vi è piaciuto il lavoro che ha portato a termine Anita? E cosa ne pensate di Edoardo? Ricordiamo che c'è ancora la mammina da incontrare! Chissà quando si farà vedere! Nel prossimo capitolo vedremo la partenza delle nostre coppie e come avverrà il tutto! ❤️ Spero di riuscire a scrivere tutto bene! Grazie sempre a chi mi segue! ❤️E alla prossima ♥️

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Capitolo 24
*** Porte Aperte E Arretrati ***


Durante tutta la notte, non avevo fatto altro che pianificare nel minimo dettaglio, il suo risveglio e le parole che avrei usato per darle la notizia dell'imminente partenza. Immaginavo già la sua espressione felice e i suoi occhi che si accendevano stupiti. Amavo vedere quel bagliore nei suoi occhi, amavo vederla emozionarsi e diventare quasi una bambina anche per le piccole cose. 

Amavo tutto di lei. 

Mi avvicinai leggero al suo collo da dietro e, lasciandoci tanti piccoli baci, aspettai pazientemente che che si svegliasse sotto quella cascata di attenzioni intenzionali.

 « Sei già sveglio? », disse lei con voce assonnata. « Non è neanche suonata la sveglia. », continuò portando la sua mano destra sulla mia guancia.

« E non suonerà… », precisai continuando quella discesa di baci.

« Che vuoi dire? », chiese quasi allarmata voltandosi verso di me.

« Quello che ho detto. », riposi semplicemente cercando di camuffare quel sorriso che stava venendo fuori.

Mi guardò con occhi straniti cominciando a sorridere pure lei. Era l'espressione che volevo vedere.

« Dario, potresti spiegarti meglio? », chiese lei sedendosi sul materasso. « E togliti subito quel sorriso sexy dalle labbra, perché non è una risposta! », esclamò lei continuando a ridere facendo ridere anche me.

« Ti dirò tutto al momento opportuno, ma adesso vestiti, siamo già in ritardo. », risposi baciandola fugacemente per poi alzarmi dal letto lasciandola a bocca aperta.

« Dario, ma stai scherzando? In ritardo per cosa? », continuò a domandare mentre anche lei si alzava dal letto. 

Sentii i suoi passi avvicinarsi sempre di più, mentre io con tranquillità stavo iniziando a lavare i denti. 

« Allora?! », chiese ancora una volta incrociando le braccia al petto davanti alla porta del bagno.

Mi voltai verso di lei cercando di non ridere. L'unica cosa che, malgrado l'avessi preventivata, non sapevo gestire. 

« Vuoi smetterla di ridere?! Dimmi cosa sta succedendo! »

« Tu, ti fidi di me? », domandai poggiando entrambe le mani sul lavello.

« Certo che mi fido… »

« Bene, allora corri a vestirti perché abbiamo un aereo da prendere! », affermai rimettendo lo spazzolino in bocca. « E vestiti leggera… », continuai guardando lo specchio che avevo di fronte a me. 

« Dario, e con il lavoro come la mettiamo? »

« Ci ho pensato io. »

« E la mia valigia? »

« E già in auto. »

« In auto? Quindi hai fatto la mia valigia? »

« Esatto. »

« E cosa ci hai messo dentro?! »

« Amore… », sussurrai avvicinandomi a lei. « Hai detto che ti fidi di me… »

« Sì, ma… »

« Non c'è nessun ma. Vai a prepararti, ci vediamo giù, ok? », finì accarezzandole il viso e dandogli un'altro bacio veloce.

Avevo messo in conto anche questo. Lei era così: curiosa all'inverosimile e restia alle sorprese. Anche se poi, le accettava di buon grado. 

Dopo essermi vestito con un jeans blu scuro, camicia bianca, e scarpe scamosciate abbinate al mio cappotto blu, scesi giù di corsa per non darle il tempo di fare altre domande, piazzandomi davanti al cofano della macchina con la solita sigaretta tra le labbra. Sapevo che stava soffrendo, quindi, non ci avrebbe messo molto nella preparazione. Infatti, neanche venti minuti dopo, la vidi uscire dal portone di casa nostra indossando un vestito lungo blu notte a portafoglio e con le maniche a lanterna. Capelli lisci sulle spalle e un velo di trucco.

Era un sogno.

« Sei bellissima. », le dissi aprendo la portiera dell'auto incantato.

Erano precisamente sei giorni che non facevamo l'amore. Sei giorni di agonia e momenti mancati. Proprio come la sera precedente, quando, pur di non farmi uccidere da Mirko, avevo ben pensato di finire tutto il lavoro arretrato, trovando poi Anita tra le braccia di Morfeo. Era così tardi, e lei dormiva così beatamente, che non me l'ero sentita di svegliarla pur avendo una voglia matta di lei.
E adesso, guardandola in tutto il suo splendore, avevo solo un'idea in mente. Un idea che avrei realizzato una volta arrivato a destinazione.

« Grazie. », disse lei entrando nell'abitacolo. 

Sorrisi come un deficiente mentre entravo anche io nell'auto senza staccargli gli occhi di dosso. 

« Mi guarderai così per tutto il viaggio? », chiese lei un po' in imbarazzo spostando una ciocca di capelli dietro l'orecchio destro.

« Scusami. », soffiai cercando di riprendere le mie facoltà mentali. « Ma stai così bene vestita così, che non riesco a pensare ad altro… », appurai mentre con una smorfia divertita accesi il quadro.

« Beh, potresti distrarti un attimo dicendomi dove siamo diretti… »

« Bella mossa! », dissi guidando verso l'aeroporto. « Ma non riuscirai ad estorcere nessuna informazione! »

« Sai, ho fatto una piccola ronda a casa, e ho notato che tutti i miei vestiti sono a posto… non manca proprio nulla… Si può sapere cosa hai messo nella valigia? »

Cazzo.

La guardai negli occhi cercando per l'ennesima volta, di non cadere in quella risata rivelatrice che stava cercando di uscire. Infatti, per tutta risposta, accesi la radio con Temperature di Sean Paul mettendola a tutto volume. 

Tutto calcolato. 

Sapevo che mi sarebbe stata alle calcagna durante il tragitto. Quindi, quale canzone migliore, se non  quella che ti martella il cervello e non ti fa pensare ad altro?

« Sei odioso! », gridò tra le risate pur di farsi sentire.

Mi toccai tamburellando l'orecchio sinistro, facendole capire che non avevo sentito nulla, pur avendolo fatto. Sbattevo le mani sullo sterzo a ritmo mentre ridevo. Ero felice, felice di renderla felice.

Arrivati all'aeroporto, lasciammo la macchina nell'apposito parcheggio e, dirigendoci velocemente verso l'entrata, guardai Anita facendole l'occhiolino mentre la prendevo per mano. Anita sorrise. 

Un sorriso così bello da farmi mancare il respiro. 

Le porte scorrevoli si aprirono davanti a noi, dandoci una visuale perfetta del trambusto creato dalla gente che sfilava davanti a noi come in una passerella. L'aeroporto mi faceva sempre un certo effetto, e partire con Anita,mi rendeva più allegro ed euforico del solito.

« Anita?! »

« Claudia? », disse a mo di domanda Anita voltandosi verso di me.

« Sorpresa! », esclamai sorridendo. 

« Oddiooooo! Non posso crederci! », gridò Anita prima di lanciarsi tra le braccia della cugina proponendo lo stesso questionario che aveva propinato a me.

« Ce ne hai messo di tempo! Stavo per chiamarti infrangendo il nostro patto di riservatezza! », asserì Mirko mettendosi le mani in tasca.

« Abbiamo fatto un po' tardi perché Anita doveva farmi prima uno dei suoi questionari, e poi Milano stamattina era un vero caos! », affermai guardandola divertito.

« Quindi era tutto programmato? », chiese Anita tornando a guardarmi.

« Esatto.», risposi felice.

Anita si lasciò sfuggire un grido di gioia corredato di saltelli prima di buttarsi tra le mie braccia. La strinsi forte a me sorridendo come un idiota. Mi sentii contento ed emozionato per averla resa così felice. 

« Amore, tutto questo è… è pazzesco! », disse lei a carezzandomi la nuca.

« Già, forse perché il tuo ragazzo è un pazzo! », asserì Mirko mettendosi gli occhiali da sole dirigendosi verso il grande tabellone con tutte le destinazioni. « Ha organizzato tutto nel minimo dettaglio in due giorni… se solo si impegnasse così a lavoro! », specificò infine abbassando gli occhiali da sole verso di noi.

« Questa volta, non puoi proprio lamentarti! Ho completato tutto quello che mi hai chiesto! Ci ho passato la notte! »

« Per questo ieri sera non abbiamo….? », domandò Anita curiosa. 

« Proprio così! », affermai prendendola per mano. 

« Nooooo! Non hai fatto l'amore pur di completare il lavoro che io ti avevo chiesto?! »

« Perché ti stupisci?! Sono un uomo dedito al lavoro! », risposi fiero non facendomi mancare però quel sorriso ironico.

« Sono commosso! », disse lui facendo finta di asciugarsi le lacrime.

« Dai tesoro, vedrai che adesso che avrà anche lui un bambino si calmerà! », affermò Claudia prendendo a braccetto suo marito. « Dario è un tipo che si impegna. Perché ti stai impegnando, no? », domandò Claudia con sguardo furbo.

« A cosa ti riferisci? », chiesi con mezzo sorriso anche se avevo capito tutto.

« Andiamo, hai capito benissimo! »

« Claudia! », strillò Anita facendosi scappare una risatina dopo.

« Ma dai Anita! Non fare la pudica! Lo avete detto anche voi che ci state provando, quindi provateci di più! »

« Tu chi sei? E che ne hai fatto di mia moglie?! », chiese Mirko sconcertato dal discorso di Claudia.

« Tesoro, diciamo che ho lasciato la Claudia quadrata a casa. Voglio solo divertirmi ed essere spensierata e leggera. Al diavolo gli schemi! »

« Sono d'accordissimo! », esclamò Anita abbracciando nuovamente Claudia. « Adesso però, ci dite dove siamo diretti? », chiese rimanendo tra le braccia della cugina.

« Beh, ci sono solo due voli in partenza tra poco. », affermò Mirko alzando gli occhi verso il tabellone. 

« Bergamo? », risposero all'unisono guardandoci.

« Donne di poca fede! », dissi prendendo entrambe le nostre valigie dirigendomi verso il gate che ci aspettava. 

« Canarie?! », riprovò stupita Claudia, guardando verso Mirko che mi stava raggiungendo. 

« Bingo! », rispose Mirko facendo schioccare le dita. 

« Oddiooooo tesoro! Ma dici sul serio?! », domandò Claudia sbarrando gli occhi.

« Non sono mai stato così serio! A parte quando rimprovero per bene Dario, è ovvio! », disse lui guardandomi divertito.

Carogna. 

Lei, completamente persa negli occhi di Mirko, si lanciò tra le sue braccia avvinghiandosi a lui tipo koala. Lui la guardò con gli occhi pieni d'amore e felicità prima di sfiorarle le labbra con un bacio.

La vacanza iniziava proprio bene per il dottor Testi. 

Dopo i controlli di routine al gate, ci imbarcammo tutti e quattro, rilassati e con un sorriso a trentadue denti. 
I posti che avevamo scelto, erano situati sulla parte sinistra dell'aereo, e avevano gli oblò che davano sulle ali dell'aereo. Lasciai il posto vicino al finestrino ad Anita, e facendola accomodare, mi sedetti vicino a lei.

Il volo fu molto tranquillo e con poche turbolenze, nonostante lo scalo fatto a Madrid. Riuscimmo a chiacchierare del più e del meno, e di come avessero lasciato il piccolo Alessio alle cure amorevoli dei genitori di Claudia con la partecipazione straordinaria di mia suocera. Elena, amava i bambini, e sapendo il fratello alle prese con il piccolo Testi, non aveva mancato di farsi avanti con i coniugi. Dopo aver volato per circa quattro ore, e aver dormito per metà di esse, arrivammo a destinazione come se ci avesse investito un treno. Anita si era addormentata sul mio braccio atrofizzandolo, io invece pur di stare comodo mi ero appoggiando sul mio polso che rimase bloccato per qualche minuto. Per non parlare della saliva di entrambi che era colata fuori dalle nostre bocche. Ci guardammo interrogativi pulendoci con le salviettine che Anita aveva nella sua piccola borsa. Come ci eravamo ridotti? 

Arrivammo alle Canarie stanchi ma felici e con tanta voglia di tuffarci in quelle acque cristalline e piene di pace. L'hotel, situato tra la vegetazione lussureggiante della zona e l'oceano Atlantico con le sue acque color zaffiro, colpì subito piacevolmente le nostre menti. Era molto più bello di come l'avevo visto su internet. Le nostre camere grandi e sui toni del bianco, davano su quel magico panorama che faceva presagire la meravigliosa vacanza che stavamo per fare. Dopo aver ringraziato il ragazzo che ci aveva portato le valige in camera, mi avvicinai a lei abbracciandola da dietro.

« Allora, ti piace? », chiesi mentre i suoi occhi scrutavano con meraviglia il paesaggio sottostante.

« È meraviglioso… »

« Mai quanto te…», affermai facendola girare verso di me.

Anita sorrise accarezzandomi la mascella che avevo sbarbato la mattina dolcemente.

« Forse è l'ora di togliere queste calze… », disse lei spostando la lunga gonna con spacco centrale scoprendo la gamba con annessi autoreggenti.

« Oh », risposi sorridendo malizioso, « dobbiamo rimediare immediatamente. », feci scivolare le mie mani lungo la sua vita sottile, per poi soffermarmi sulla sua coscia sinistra infilando le dita dentro le calze. Le abbassai un po' , lasciando scoperto quel tratto di pelle che si trovava nell'interno coscia. La sua pelle, chiara come alabastro, mi chiamò a sé, "costringendomi" ad assaggiarla. Mi spostai delicatamente, tra un assaggio e l'altro, verso l'inguine gustando anche lì, il sapore della sua pelle. Sentii tra i suoi gemiti, le sue dita affondare tra i miei capelli seguendo il ritmo dei miei baci. 
Risalii lungo il suo pube, strisciando il naso prima sull'ombelico e poi tra i due seni.

« Vuoi davvero che ti tolga solo le calze? », domandai slacciando il fiocco che teneva chiuso il vestito.

« Voglio che mi togli tutto… », rispose lei con il fiato corto. Mi scrutava come in bilico tra ragione e perdizione.

« Sai che ci stanno aspettando giù… e che Claudia- »

« Dario. », disse stringendo le mie guance fermando la mia parola. « è da sei giorni che non mi tocchi, secondo te mi interessa di Claudia? »

« Vedo che anche tu tieni il conto… », replicai aprendole il vestito di netto. 

« Lo tengo eccome. », rispose prendendo i bottoni della mia camicia aprendoli un per uno. La fissai per tutto il tempo. Mi piaceva da morire quando mi spogliava. Sentivo la sua voglia, la voglia di me che le scorreva per le vene. « E adesso, voglio gli arretrati… », disse tirandola con la forza per farla uscire dai pantaloni.

« Anita, così mi- » 

« Cosa? Ti faccio impazzire? », chiese prendendo la cintura aprendola con forza. « Tu, mi fai impazzire ogni volta che mi guardi, quindi, siamo pari! », finì lei sorridendo maliziosa.

« Se la metti così… », dissi poggiando entrambe le mani sulle clavicole facendo cadere il vestito lungo le braccia, per poi poggiare le mie labbra su di esse.

Iniziai una camminata lenta ma decisa verso il grande letto a baldacchino che campeggiava al centro della stanza. Lembi di seta scendevano da ogni lato, dando la sensazione di essere tra le nuvole. Caddi insieme a lei tra quelle lenzuola morbide creando uno tsunami di profumi. 

Appoggiai tutte due le mani sul materasso posizionandoli alle estremità del suo viso dandole libero accesso al mio polso. Infatti, subito dopo, lei lo prese tra le sue labbra baciandolo sensuale. Mi scappò un gemito incontrollato, che la fece sorridere sulla mia pelle. 

« Lo trovi divertente? », chiesi sorridendo anch'io, infilandomi tra le sue gambe, prima di ammirare il suo reggiseno a balconcino blu in pizzo. 

« Molto… », disse lei sfilandomi gli occhiali e portando entrambe le braccia sopra la sua testa. 

« Vediamo se trovi altrettanto divertente questo… », dissi un'attimo prima di bloccarle i polsi con le mie mani. Poi, con tranquillità, mi avvicinai al suo lobo mordicchiandolo e succhiando suscitando in lei delle vibrazioni e gemiti. 

« Dario, ti prego lasciami i polsi… », ansimava lei mentre si contorceva sotto di me. Stavo per impazzire.

Quando proprio sul più bello, sentimmo bussare alla porta. Alzai lo guardò verso di essa sperando di averlo immaginato. 

« Ragazzi, siamo noi! », urlò Claudia da dietro la porta.

« Non è possibile! », sibilla guardando Anita negli occhi. Lei, più sconcertata di me, mimò con le labbra di stare zitto. Magari se ne sarebbero andati.

« Ragazzi,lo sappiamo che siete lì, c'è la porta semi aperta!! », ci tenne a precisare Claudia entrando la mano. 

« Cazzo… », dissi sottovoce mettendomi a cavalcioni su Anita. « Claudia, cara, non potrete passare dopo? Sto seguendo il consiglio che mi hai dato all'aeroporto! », affermai ridendo facendo ridere di conseguenza anche Anita.

« Quindi mi stai dicendo che invece di mettere il costume come vi avevo chiesto, state facendo l'amore? », domandò Claudia con disappunto.

« Era questa l'idea… », continuai rimanendo in quella posizione.

« Andiamo ragazzi! Avete tutta la notte per farlo! Siamo appena arrivati! Andiamo in spiaggia! », esclamò entusiasta Claudia che non voleva saperne di andarsene.

« Cla, non possiamo tornare dopo? », chiese Mirko cercando di aiutarmi. 

« No, questi non scendono più! Conoscendo Dario, la lega al letto! », esclamò Claudia facendosi scappare una risatina.

« Vedo che la fama mi precede! », esclamai alzandomi ridendo dal letto con l'erezione che era andata a farsi benedire. Quindi mi avvicinai alla porta parlando da dietro mezzo nudo. « Ok, hai vinto, dacci almeno dieci minuti per mettere il costume! »

« Guarda che conto i minuti! », disse lei prima che chiudessi completamente la porta.

« E contali bene! », replicai scazzato guardando verso Anita che se la rideva. « Forse non è stata una buona idea partire con loro… », affermai sottovoce grattandomi la testa.

« No dai, è stato divertente! », disse lei incrociando le braccia al petto. « Forse non era il momento giusto…»

« Ma io non credo! Anzi, io penso che era proprio il momento giusto! », replicai scontento accarezzandole i fianchi. 

Probabilmente sul mio volto si era dipinta un'espressione fin troppo irritata, così torva, da spingere Anita ad accarezzarmi nuovamente il viso. 

« Amore, avremo il nostro momento. Io voglio ancora gli arretrati! », sorrise lei, baciandomi a fior di labbra. 

« Ok… ma da ora in poi, chiudiamo per bene quella porta! », replicai sorridendo mentre le si accingeva ad aprire le valigie.

Si, la vacanza non era iniziata proprio come avevo pensato, ma c'era ancora un intera scaletta da seguire. Una lunghissima lista di cose da fare insieme a lei, Claudia permettendo.

Note: Capitolo Ventiquattro. Buongiorno a tutti/e e bentrovati ❤️ Finalmente i nostri piccioncini sono partiti alla volta delle Canarie e la vacanza è già partita nel migliore dei modi 🤣🤣🤣 Claudia farà la guastafeste per tutta la vacanza? Vedremo! Mirko aggiungerà un nuovo livello di santità? Può darsi! 🤣🤣🤣  Che cosa ha in mente Dario per la sua Anita? Vi dico solo questo 😍😍😍 Succederanno tante cose in questa mini vacanza, e siamo solo all'inizio! 
Grazie sempre a chi mi segue ❤️ e alla prossima. 

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Capitolo 25
*** Perfetti Nell'Imperfezione ***


Per tutto il tempo del viaggio, incluso quello da casa all'aeroporto, mi ero chiesta incessantemente come avesse fatto Dario a fare la valigia senza spostare niente e senza sapere con precisione cosa volessi portare con me. L'anno appena trascorso aveva dato modo ad entrambi di conoscerci e di scoprire tante meravigliose abitudini, ma sicuramente non aveva dato a Dario un manuale sulla preparazione della valigia perfetta. Il tutto venne immediatamente rivelato il momento in cui aprii la valigia scoprendone il contenuto. Notai subito un certo stile, una certa familiarità con qualcuno che conoscevo molto bene: Ginevra. 
Guardai con stupore dentro la valigia rendendomi conto che aveva strafatto, e che aveva messo un sacco di roba alla Ginevra, per l'appunto.
L'interno era pieno di vestitini succinti, giarrettiere e baby doll trasparenti. Tra le tante cose stravaganti scelte da Ginevra, spiccavano anche tre favolosi costumi da bagno con annessi vestiti coordinati. 
Sorrisi verso Dario che se ne stava davanti alla portafinestra fumando una sigaretta, quando togliendo dalla valigia il costume scelto da me, intravidi una piccola busta bianca con su scritto: 

"Per Anita e Dario"

La presi tra le mani stupita, per poi sedermi sul letto girarandola verso Dario. Sul suo viso apparve subito un mezzo sorriso dopo aver buttato fuori il fumo che aveva in bocca. Seguitai a guardare la busta tremendamente emozionata. 

Era tutto una continua sorpresa.

Non appena Dario fu dietro di me, mi decisi ad aprirla trovandoci all'interno un piccolo biglietto: 

" Scopate come ricci, e amatevi come colombi!" 

Un abbraccio, Saverio e Ginevra.

P.s per Dario: Impegnati! Vogliamo presto un nipotino! :)

Ci guardammo negli occhi felici senza dire nulla se non sorridere silenziosamente. Un silenzio così intenso, ma così pieno di sentimento, che mi portò ad osservarlo con una rinnovata voglia di lui. 
Quelle poche parole avevano riacceso quel desiderio di maternità che sembrava essere svanito dopo le ultime vicissitudini. 
Mi voltai verso di lui appoggiando il capo sul torace continuando con quel silenzio che diventava sempre più rumoroso dentro di me. 

« Non possiamo deluderli. », disse Dario alzando verso di lui il mio mento con l'indice.

« No… », sussurrai prima di essere rapita da quel bacio che aveva il gusto della sua dolcezza. 

Mi resi conto che tremavo dalla felicità. Una felicità per troppo tempo inseguita e mai raggiunta, se non tra le sue braccia. Ero felice solo lì. Le nostre labbra si accarezzavano in quei baci carichi di sentimento e dolcezza senza fare altro.

Ci ricordammo nuovamente che i coniugi Testi stavano ancora sul corridoio, tramite il finto tossire di Mirko e il vociferare di Claudia. No, non sarebbero andati via. Mi concentrai sulla valigia e sul costume che avevo deciso indossare, anche se a dirla tutta, volevo solo chiudermi in camera con Dario. 

Dopo essere usciti dalla stanza, ed esserci presi la ramanzina da parte di Claudia, arrivammo finalmente in spiaggia.

La sabbia dorata e fine era bagnata da acque cristalline dalla quale si vedeva il fondale. L'oceano Atlantico si mostrava a noi in tutta la sua bellezza facendoci sentire come dei bambini davanti al regalo di Natale.
L'addetto agli ombrelloni e alle sedie sdraio, ci accompagnò davanti alla nostra prenotazione e ad un cocktail di benvenuto davvero favoloso.

« Tesoro, ma tutto questo è meraviglioso! », esclamò Claudia afferrando uno dei quattro bicchieri appoggiati su un piccolo tavolo in vimini. 

« Questa volta non posso prendermi un merito che non è mio. Ha organizzato tutto Dario, e devo dire che ha fatto un lavoro pazzesco! »,, affermò Mirko alzando il bicchiere verso Dario.

« Solo il meglio per le nostre donne, no? »,  disse Dario alzando anch'egli il bicchiere guardandomi felice.

« Allora, un brindisi va a loro, che ci hanno riempito la vita di amore e felicità! », avvicinammo tra di loro bicchieri facendoli tintinnare per poi berne un sorso tutti.

« Bene, adesso che abbiamo fatto il brindisi, possiamo parlare di come organizzare al meglio il tempo che abbiamo? », domandò Claudia tirando fuori dalla borsa da mare brochures e mappe del posto.

« Tesoro, che ne dici se ti siedi un po' e ti fai coccolare con uno dei miei massaggi? », chiese Mirko cercando di slacciarle il vestitino che indossava. 

« Mmmh, sai che non dico mai di no… », rispose lei togliendo il vestito nero trasparente mostrandoci il suo costume intero dello stesso colore con una sola spallina. Portava i capelli in una treccia laterale e gli occhiali da sole stile Audrey Hepburn.  

Anche Dario e Mirko si tolsero le rispettive maglie che portavano mostrando il loro fisico asciutto e il loro costumi a pantaloncini a vita bassa. Solo io non riuscivo a togliere quel vestito fiorato viola come il costume.
Mi sentivo terribilmente impacciata. Forse Ginevra aveva un po' esagerato con quella brasiliana con laccetti sottilissimi come il pezzo sopra che sembrava stesse per esplodere da un momento all'altro. 

« Ani, tutto bene? », chiese Claudia mentre Mirko le stava praticando quel massaggio rilassante sulle scapole.

« Si… è che mi sento un po' impacciata. Ginevra, con me, è stata un po' troppo eccentrica! Com'è che con te è stata magnanima? », dissi cercando di sistemare il costume che sembrava avere vita propria

« Perché a me la valigia l'ha fatta mia cognata Serena, la sorella di Mirko. Non Ginevra! », rispose orgogliosa guardando il suo maritino. 

« Adesso capisco tante cose! », affermai voltandomi verso Dario.

« Non guardarmi così! Io non ho fratelli e, l'unico che si avvicina a tale titolo insieme a Mirko è Saverio. Poi Ginevra è come una cognata per me, quindi… », replicò sincero, facendomi sentire una stupida. « In effetti potevo anche chiedere a Chiara, ma era super impegnata e- », fu bloccato dal mio dito sulle sue labbra. Non avevo intenzione di sentire una parola in più. Aveva fatto tutto per me. Aveva preparato tutto nei minimi dettagli per me. Un costume un po' sgambato non avrebbe rovinato quella meravigliosa vacanza.

« Non dire altro. È tutto perfetto così com'è… », continuai togliendomi finalmente il vestito, mostrando a tutti quel costume che fino a pochi secondi prima mi era sembrato fuori luogo. 

 « Wow Anita! Sei uno schianto! Posso dire con certezza che Ginevra ha davvero buon gusto! », finì Claudia sdraiandosi sul materassino per farsi ancora coccolare da Mirko.

Guardai il costume cercando di capire se era tutto al suo posto quando sentii gli occhi di Dario su di me.

« Stai veramente benissimo, e io non vedo l'ora di toglierti questo costume di dosso… », bisbigliò al mio orecchio destro prima di cingermi i fianchi. 

Arrossì immediatamente, neanche fossi stata una liceale alle prime armi. Ogni qualvolta lui mi parlava in quel modo, mi scioglievo all'istante. Mi faceva capire che il Dario seduttore e sensuale era ancora in lui. Amavo quando era dolce con me, ma amavo ancora di più il suo essere disinibito e provocatorio. 

 « Vuoi che ti passi la crema? », domandò lui abbassandosi davanti a me per recuperarla dentro la borsa in paglia coordinata con tutto il resto. 

Balbettai una risposta positiva mentre mi faceva cenno di accomodarmi sulla sdraio. Iniziai a sentire trentanove grandi in corpo. E non era solo il caldo delle Canarie. 

Mi adagiai su l'asciugamano che avevo precedentemente steso, prima di fare lo stesso con il mio corpo. 
Lui, senza chiedermi niente, si sedette a cavalcioni a ridosso del mio sedere, slacciando il costume con una mossa secca. Poi, con molta calma, cosparse sulla mia schiena labbronzamte che ci aveva proposto Ginevra. Iniziò dalla zona lombare massaggiando con i pollici la zona centrale salendo sempre più su, facendo pressione nei posti giusti facendomi ansimare non volendo. Quel contatto, misto a tutta la situazione precedente, provocò in me e in lui, una certa tensione sessuale. Sentii di lì a poco, la sua erezione premere contro di me facendomi scappare un sorriso.

« Dario…  », lo ammonì guardando verso i coniugi che parlavano fitto tra di loro.

« Cosa? Ti sei solo mettendo la crema… », affermò lui sfiorandomi i seni lateralmente. Sicuramente lui aveva altro per la testa, ma anche io ero pronta a scattare. 

Quel rapporto non consumato aveva mandato il cervello di entrambi a quel paese. Potevo sentire le sue mani viaggiare sul mio corpo con duplice azione, come il resto del suo corpo. 

« Ok, direi che va bene così! », esclamò Mirko parandosi di fronte a noi. « Andiamo a fare il bagno? », chiese poi a Dario togliendosi i Rayban che aveva sul naso. 

« Di già? », chiese Dario come in uno stato catatonico. 

« Credo che sia la soluzione ideale al momento. Farà bene ai tuoi bollenti spiriti! », continuò Mirko sorridendo malizioso.

Dario sputò fuori un sorriso alzandosi dal mio sedere guardando Mirko colpevole. Continuò a ridere fino al raggiungimento del bagnasciuga per poi tuffarsi senza preavviso dentro l'acqua trasparente. 

« Dario non cambia mai! », affermò Claudia sedendosi sul mio lettino riallacciandomi il costume. 

« Già.. », replicai un po' imbarazzata sedendomi anch'io. 

« Ne ha fatta di strada però. Questo devo ammetterlo. Lo conosco da quando conosco Mirko, e posso affermare che è cresciuto molto. »

« Com'era da ragazzino? », chiesi realmente curiosa accavallando le gambe.

« Era uno sfacciato! », rispose di getto accompagnata da una risata.

« Dimmi qualcosa che non so! », risi anche io incrociando le braccia al petto avvicinandomi al ginocchio.

« Era un menefreghista. Non gli interessavano le ragazze sotto l'aspetto dell'amore. Le usava. Le usava e basta. E la cosa più brutta era che non aveva ripensamenti. Andava dritto per la sua strada. Non sai quante ragazze ha fatto piangere alle superiori. Sembrava quasi che si divertisse. Come se volesse scaricare la sua frustrazione su di loro. », disse Claudia mettendosi comoda nel lettino accanto. « Sembrava non provare nulla. Neanche quando le ragazze gli facevano le scenate davanti a tutti. Lui rimaneva impassibile, anzi, se poteva, si metteva anche a ridere. »

Deglutii a fatica la saliva che si era depositata nella mia bocca. Conoscevo il passato di Dario, conoscevo il suo modo di approcciarsi alle ragazze e a quello scudo che si era creato grazie ai suoi genitori. Ma, sentirlo dalla bocca di Claudia, mi fece un certo effetto. 

« Per questo all'inizio ho cercato con tutte le mie forze di contrastare una vostra possibile unione. Conoscevo cosa poteva essere Dario. E conoscevo cosa era capace di fare alle ragazze. Paradossalmente Saverio era diverso. Lui le coccolava. E penso che sia stato innamorato anche di qualcuna! », esclamò Claudia facendosi scappare un sorriso.

« Ma chi? Il Saverio l'idiota? », domandai ridendo. 

« Proprio lui! Ti sembrerà difficile da credere, ma lui è stato sempre un amante delle donne! Tutte le donne con cui è stato, non hanno mai avuto da ridire sul suo conto! »

« Invece su Dario… », dissi a bassa voce guardando verso i due amici che ridevano e divertivano in acqua, incrociando per un attimo lo sguardo di Dario.

« Ani. », mi richiamò Claudia verso di lei. « Non è più quel Dario, e non lo è da quando sta con te. Ascolta. », disse poi prendendo le mie mani nelle sue. « Lui è innamorato di te. E mi dispiace averti fatto venire la tristezza, non era mia intenzione. Volevo solo elogiare il suo cambiamento e parlati della stima e l'affetto che provo adesso per lui. Se avessi ascoltato Mirko tantissimi anni fa, forse gli avrei dato una possibilità molto prima. Dario ha sofferto tanto nella sua vita, ma adesso ha trovato la sua strada, e quella strada sei tu. », 

« Vuoi farmi piangere? », domandai quasi con le lacrime agli occhi. 

« No, ma adesso viene da piangere anche a me! Quindi finiamola immediatamente! Anche perché stanno tornando, e non voglio che ci vedano così! », esclamò Claudia alzandosi in piedi proprio nell'esatto istante in cui i ragazzi arrivarono davanti a noi. 

Dario, completamente grondante, iniziò a schizzarmi con l'acqua che aveva tra i capelli facendomi alzare di scatto.

« Dario! », gridai cercando di spostarmi velocemente quando fui presa da lui per il polso sinistro, e portata sul suo torace. 

Mi guardò negli occhi giusto il tempo di vedere che erano lucidi rimanendo di sasso.

« È successo qualcosa? », chiese in apprensione scrutandomi le pupille da parte a parte.

« No, no, tutto bene… »

« Sicura? », le sue mani si posarono sul mio viso con dolcezza cercando di capire se fosse la verità. Ormai mi conosceva troppo bene.

Annuì sorridendo. Non volevo che si tratttristasse per cose del passato che ormai erano lontane da noi.

« Sarà stato qualche moscerino del posto! », esclamò Claudia sorridendoci. 

« Ok. Ti va di fare il bagno? », chiese poi prendendomi per le mani. 

Annuì nuovamente mentre lui mi portava verso la riva. Lo sentii sospirare. Non aveva creduto neanche per un momento alla cavolata del moscerino.

« Sembra freddina! », esclamai immergendo per metà il piede sinistro sorridendo.

« Vieni qui. », disse lui porgendomi la mano con il suo meraviglioso sorriso. 

I suoi occhi azzurro cielo, si incastrarono perfettamente con l'ambiente circostante, rendendolo ancora più bello. Sorrisi come una scema e allungai la mia mano verso la sua. Feci solo pochi passi prima di finire per direttissima tra le sua braccia. 

« Ci immergiamo insieme. », disse mentre mi portava in braccio verso l'acqua più profonda.

Ero un continuo annuire. Non riuscivo ad pronunciare nessuna frase di senso compiuto. Nessuna.
Arrivati nel posto designato da Dario, mi calò insieme a lui nell'acqua. 

« Come và? Qui l'acqua è un po' più calda… », disse lui guardandomi come se avesse fatto qualcosa di sbagliato.

« Va abbastanza bene… »

« Benissimo. », affermò lui rilassandosi un attimo. « Però sarebbe meglio che tu ti immergessi completamente… »

Così feci. Entrai completamente in acqua per poi riemergere senza fiato a causa dell'acqua che era entrata dal naso. 

« Adesso si che ci siamo! », esclamò lui facendosi scappare un sorriso dopo la mia uscita dall'acqua poco elegante. « La mia piccola pasticciona… »

Così, presa dall'euforia e dalle risate del momento, mi lanciai così com'ero tra le sue braccia, stringendolo in una dolce morsa. 
La mia guancia incollata alla sua recuperava un po' di calore perso durante la mia immersione e, il mio respiro si sincronizzò velocemente al suo. 

« Ti amo. », sussurrai abbracciandolo forte.
Quelle parole uscite di impulso, avevano quel retrogusto di paura. Paura di stancarlo e perderlo per sempre.

« Ti amo anch'io Anita, ti amo con tutto il mio cuore. Non dimenticarlo mai. », le sue parole dette con una tale dolcezza e passione, mi spinsero verso le sue labbra che mi attendevano. 

Un bacio lungo e bagnato ci accolse dimenticandoci per qualche istante dei coniugi Testi che erano rimasti ancora a riva. 

All'improvviso Mirko, forse stanco dei continui lamenti di Claudia per l'acqua troppo fredda, la prese in braccio di peso e, correndo verso di noi, si tuffò insieme a lei senza darle il tempo di realizzare. 
Emersero entrambi boccheggiando e cercando di capire dove fossero. 

Portai le mani sul viso cercando di nascondere quella risata che stava venendo fuori tra l'incredulità generale.

«  Mirko, ma sei impazzito? », domandò zuppa Claudia avvicinandosi a lui minacciosa.

« Ci stavi mettendo troppo tempo! », si giustificò lui passandosi le mani tra i capelli a mo' di spazzola. 

« Certo, quindi l'unica soluzione era prendere l'iniziativa?! Lo sai che- », non ebbe neanche il tempo di finire la frase che Mirko la zittii con un bacio.

E non un bacio semplice. Uno di quei baci che ricordi a vita. La strinse forte a sé non dandole neanche il tempo per respirare. Claudia, che dapprima sembrò sorpresa da quel bacio improvviso, si lasciò trasportare dal momento e dalle sapienti mani di Mirko che sapevano il fatto suo. 

« E poi sarei io quello che deve calmare i bollenti spiriti?! », gridò Dario facendoli finalmente staccare. 

« Touche! », esclamò Mirko guardandomi divertito, per poi prendere delicatamente il mento di Claudia lasciandoci questa volta un bacio delicato. 

« Guarda che il mio Mirko è un amante passionale! »

« Se fare ogni giorno la missionaria è passionale, te lo concedo! », replicò Dario abbracciandomi da dietro. 

« E chi ha detto questo! », continuò lei maliziosa portandosi le mani sui fianchi. 

« Ah beh, se non è così, tanto di cappello a Mirko! », quell'affermazione da parte di Dario ci portò tutti e quattro a ridere di gusto.

Non avevo mai pensato a Mirko come un sensuale amatore, e quella scoperta mi fece sorridere non poco. Anche se, essendo amico di Dario e Saverio, dovevo immaginarlo, pur essendo molto silenzioso e pacato. 

« Che ne dici se ci spostiamo un po' sui lettini, e lasciamo i due piccioncini da soli? », domandò Dario sottovoce, guardando verso Mirko e Claudia che si allontanavano mano nella mano.

« Dico che è una buona idea… », affermai prendendolo questa volta io per mano. 

Non me ne fregava un accidente del suo passato. Volevo vivermi il presente. Quel presente che avevamo creato e che ci avrebbe portato a fondere le nostre vite per sempre.

Non eravamo perfetti, nessuno dei due lo era, ma nella nostra imperfezione avevamo trovato il giusto equilibrio. 

Perché nella vita non c'è niente di perfetto. Esistono solo tante piccole imperfezioni che creano inconsapevolmente la perfezione ai nostri occhi. 


Note: Capitolo Venticinque. Sorpresa! 🤣❤️ Lo so, oggi non è giovedì! Ma ho appena terminato il capitolo, e non mi andava di aspettare domani! 🤣❤️ Che ne pensate di questo inizio vacanza? Lo so, avevo detto che ci sarebbe stata la scena hot, ma non temete! È stata solo posticipata al prossimo capitolo! 🤣❤️ Cosa ne pensate di Mirko e Claudia? Iniziano un po' a piacervi? Io spero di sì, perché Claudia ha tanto da dire e da fare! ❤️🤣 Saverio e Ginevra non sono presenti fisicamente, ma lasciamo un biglietto inequivocabile ai nostri ricci!🤣❤️ Devo dirvi la verità, mi è piaciuto tantissimo scrivere questo capitolo, e spero che piaccia pure a voi! Grazie sempre a chi mi segue❤️ siete fantastici ❤️ e alla prossima ♥️

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Capitolo 26
*** Luce Riflessa ***


Non ero mai stato ateo. Ma non ero neanche uno di quelli che frequentava con assiduità la chiesa o tutto il resto. Potevo considerarmi un cristiano con dei sani principi, ma che li aveva persi per strada tra le vicissitudini della vita. Vicissitudini che mi avevano anche portato a maledire quella vita. Una vita che non mi aveva dato nulla di buono, e che mi aveva portato via, l'unica persona con cui avevo condiviso la dolcezza di una vita quasi normale. Lei, che vedeva da sempre in me quel buono, cercava di convincermi tutti i giorni che esisteva davvero dentro di me quella luce. Io, dal canto mio, non avevo mai creduto che ci fosse davvero quella luce. Anzi, per dirla tutta, ridevo ogni qualvolta mia nonna mi diceva che i miei occhi parlavano per me e raccontavano chi ero in realtà. Lo diceva quando tornavo a casa ubriaco, lo diceva quando mi chiamava nel cuore della notte tra gli schiamazzi, lo diceva anche quando vantandomi con Saverio, elencavo tutte le "abilità " della signorina di turno tra una risata e l'altra. Lo ripeteva sempre. 
Fu anche l'ultima cosa che mi disse prima di lasciarmi per sempre in balia di me stesso. Quella notte tra i miei pianti ininterrotti, e Saverio che dormiva accanto a me sul divano, cercai di ricordare tutto di lei. Ricordare tutto quello che mi aveva dato incondizionatamente, immergendomi nelle sue parole amorevoli e nei suoi occhi azzurri che avevano da sempre quella meravigliosa luce. Compresi troppo tardi, che la luce di cui parlava mia nonna non era altro che la sua riflessa nei miei. 

Era lei che mi rendeva diverso. 

Capii anche che non avrei mai più visto quella fantomatica luce, e che avrei fatto i conti con quello che ero realmente per tutta la vita.

Un fallito.

Fino a quando, come per magia, quella luce tornò investendomi in pieno. C'era solo un piccolo problema: mi faceva paura. Per quanto fosse luminosa e bella, mi faceva una fottuta paura. Una paura così irrazionale e paralizzante, da farmi credere che quella luce era lì per un errore del destino. E che io, non meritavo tale bagliore nella mia vita. 

Con il senno di poi, e con la consapevolezza di quell'amore che andava ben oltre la paura e la ragione, potevo ammettere tranquillamente, che non sarei sopravvissuto senza quel bagliore, senza di lei.

Senza quei capelli castano chiaro che svolazzavano trasportati dal vento mentre correva lungo la battigia, senza quel sorriso meraviglioso che ti faceva ridere l'anima, senza quegli occhi blu verdi che sapevano rapirti lasciandoti senza fiato ogni volta che sfiorava i miei. 

Non potevo più farne a meno. 

La raggiunsi in un battibaleno avvolgendola con le mie braccia da dietro, deliziandomi con la sua pelle morbida e il profumo dei suoi capelli che mi solleticava il naso.

« Presa! », gridai stringendola a me tra le sue risate. 

« Tu mi prendi sempre… », rispose lei voltandosi verso di me stringendo le mie guance. 

La guardai come a volerla spogliare con gli occhi. Forse perché, era quello che volevo fare da tutto il giorno. Avevamo passato tutta la giornata in spiaggia. Tra risate, racchettoni e videochiamate varie al figlio di Mirko e Claudia. 

« Promessi sposi! », ci chiamò Mirko facendoci segno con la mano. « Noi stiamo andando in camera a riposare un po'. Ci vediamo intorno alle diciannove e trenta per l'aperitivo pre cena? », chiese poi con Claudia tra le braccia.

« Ok.», rispose Anita al posto mio, mentre io la stringevo più forte a me.

Avevo una voglia immane di lei. 

« Dario, andiamo anche noi in camera? »

« E me lo chiedi anche? », sussurrai al suo orecchio dentro sorridendo malizioso.

« Magari volevi goderti un'altro po' il mare… », chiese abbassando anche lei la voce.

« Adesso ho solo voglia di godermi la mia ragazza… », continuai con quel tono di voce basso, mentre le prendevo per mano e ci avvicinavano verso il nostro ombrellone. 

Raccattammo con un insolita tranquillità la nostra roba, e con la stessa tranquillità, percorremmo prima la hall e poi il corridoio costellato di camere. Non dissi una parola per tutto il tragitto. Ma neanche lei era molto loquace. Mi domandai molte volte quali fossero i suoi pensieri in quel momento. I miei di sicuro non erano pudici. Anzi, non lo erano per niente. Nella mia mente si alternavano sensazioni e posizioni audaci alimentate dalla mia astinenza forzata. Ma non mancava neanche la voglia di farla stare bene e ascoltare le sue esigenze. Arrivati davanti alla porta della nostra stanza, la centoquattro, lei liberò i suoi capelli che erano diventati mossi sotto effetto della salsedine. Aprii la porta con un mossa decisa spalancandola, per poi indicarle la strada con il braccio sinistro. Lei entrò sorridendomi. Un sorriso così bello da mandare a puttane quel poco di facoltà mentali che mi erano rimaste durante il tragitto. Entrai in camera anch'io dopo essermi guardato intorno, forse per paura che Claudia sbucasse fuori da un momento all'altro. Infilai la tessera dentro la fessura controllando che la porta questa volta fosse chiusa per bene. 

« Non credo che Claudia si farà vedere… », sussurrò Anita poggiando la borsa sul pavimento davanti al letto.

« Meglio essere sicuri. Non voglio nessuno in questa stanza a parte noi due… », dichiarai cambiando tono di voce. 

Nella mia mente era tutto un brulicare di pensieri e immagini. E non c'era spazio né per Claudia e né per Mirko. 

Mi avvicinai al letto lentamente, piazzandomi dietro di lei. Sentii il suo respiro aumentare come se avesse capito le mie intenzioni. 

« Spogliati. », le ordinai togliendomi la maglietta e gli occhiali che buttai prontamente sul letto.

Rimasi fermo dietro di lei in attesa che lei facesse quello che le avevo ordinato. Anita, prese un bel respiro come se all'improvviso non avesse più ossigeno, tirando da sotto quel vestito di paillettes che ancora la copriva. Tirò il vestito sul lato sinistro, portando con se i capelli lasciandole la spalla destra scoperta. Appoggiai le mie labbra sulla sua pelle esposta baciandola e tirando il nodo del costume che stringeva la sua schiena. Lei aprì nuovamente la bocca in cerca di ossigeno togliendo il costume che le copriva il seno lasciandolo nudo ed esposto. Lo afferrai con entrambe le mani stringendolo e torturandolo facendole scappare un gemito. 

« Dario… », sibilò tra piacere e tortura. 

« Shhh… hai ancora il pezzo sotto da togliere. », affermai facendomi scappare un sorriso diabolico. Volevo portarla a desiderarmi con tutta se stessa.
 
Lei non aggiunse altro. Tolse il pezzo sotto e le infradito che ancora indossava, tornando dritta davanti a me. Lo stesso feci io. Mi liberai del costume facendole sentire quanto la desideravo addossandomi a lei.
Lei si tappò quasi la bocca infilandoci dentro l'indice per metà. 

« Adesso, sdraiati prona sul letto. », continuai autoritario. 

Lei, senza dire una parola, si sdraiò sul letto posizionandosi al centro del letto. La visione del suo corpo perfetto immerso tra le candide lenzuola mi fece scattare immediatamente. Feci scivolare le mani sulle materasso aprendole le gambe, provocando in lei uno spasmo. Strinse il lenzuolo tra le mani cercando di contrastare quel tremolio che ormai si era impadronito di lei. Mi avvicinai a lei, baciandole e assaporando prima il sedere per poi salire lungo la schiena fino ad arrivare al suo orecchio destro. 

« Vuoi che mi fermi? », le chiesi stringendo le sue nocche nelle mie mani in una dolce morsa. 

« No. »

« Cosa vuoi che ti faccia? », chiesi nuovamente mordendole e succhiandole il lobo destro.

La sua risposta fu un gemito incontrollato mentre si contorceva sotto le attenzioni che avevo riservato al suo orecchio.

« Non ho capito… », dissi sorridendo compiaciuto spostandomi lungo la scapola a suon di baci. 

« Dario, ti prego… »

« Dimmi che mi vuoi. », volevo testare la sua lucidità mentale e vedere fino a quando avrebbe retto 

« Ti voglio. Ti voglio da impazzire… »

« Addirittura… », seguitai a sorridere mordendole la schiena guardandola in tutta la sua bellezza. Non volevo perdermi neanche un centimetro della sua pelle prima di farla mia. 

Tornai indietro strisciando su di lei con tutto il mio corpo, prima di farmi scivolare dentro di lei riprendendo le sue nocche tra le mie mani. Lei gemette forte trascinando anche me in quella sinfonia perfetta. 

Dio, quanto mi era mancata. 

Mi muovevo avanti e indietro soddisfando quel piacere che ci aveva consumato fino a un'attimo prima. Quel piacere che avevamo tanto atteso e adesso era l'unica cosa di cui avevamo bisogno. Quel piacere che ci eravamo negati per colpa delle stranezze della vita.

Ansimavo forte ogni qualvolta sbattevo contro di lei. Ansimavo mentre le stringevo le nocche come a non volerla farla scappare. Ansimavo con la consapevolezza che di lì a poco sarei finito stremato su di lei. 

Non appena lei arrivò al piacere, mi feci pervadere anche io da quel momento magico tremando e muovedomi ancora flebilmente su di lei. Cercai di riprendere fiato sulla sua scapola, stringendo e torturando il labbro inferiore per poi riservarle tanti piccoli baci. Lei, con il mio stesso respiro, cercò il mio volto con la mano destra accarezzando il mio viso sudato. Non appena sentii le sue dita sulle mie labbra le baciai sorridendo come un cretino. 

Avevo perso la testa per lei. 

Dopo averla riempita di coccole, mi buttai alla sua destra sorridendo come un idiota guardando il soffitto.

« Scusami se sono stato un po' rude.», dissi spazzolandomi i capelli con la mano sinistra mentre poggiavo la destra sotto la mia testa. 

« Rude? Dici sul serio? », chiese lei accarezzandomi il torace. 

« Si, e che mi sentivo un po' fuori di me… », 

« Beh, se sentirti fuori di te porta a questo, benvenga! », rispose lei sorridendo provocando in me la medesima reazione. 

« No, sul serio. So essere poco carino a volte e questo non mi fa onore. »

« Dario, ma cosa dici? Pensi di mancarmi di rispetto o cosa? Io non ho disdegnato nulla… »

« Lo so, però non vorrei che ti sentissi trattata come un oggetto. Non è mai stata mia intenzione, e poi- »

« Hey, non pensavo che fare l'amore con me avrebbe fatto uscire tutte queste assurdità! », affermò lei tappandomi la bocca.

« Non sono assurdità. », affermai stringendole la mano. « Io ero così. Ero molto più di così. Guardando al passato non posso fare a meno di constatare quando io fossi stronzo. E in molte occasioni un bastardo… », sospirai riportando il mio sguardo verso il soffitto. 

« Non devi più pensare al passato. E poi ti ho già detto che non mi dispiace questo tuo lato così passionale e autoritario. Sarei già scappata dopo il Rencontre, non credi? »

« Se dobbiamo dirla tutta, sei scappata lasciandomi con il pisello di fuori! », affermai divertito.

« Mi avevi destabilizzata! », replicò ridendo avvicinandosi a me.

« Eh, anche tu non scherzavi però! Mi hai fritto completamente il cervello! »

« Allora possiamo dire tranquillamente che non sei solo tu l'artefice di quella focosa serata! E poi sono stata io a farti venire in bagno! », affermò appoggiando il mento sul mio torso. 

« Eri così bella… », dissi a accarezzandole i capelli ancora per metà bagnati. « avrei fatto qualsiasi pazzia per te… », le confidai accompagnandola per il mento verso le mie labbra. « Qualsiasi… », dissi un'attimo prima di baciarla. 

Mi persi nuovamente tra i suoi baci. Mi persi tra le sue carezze e i sorrisi che mi regalava ogni qualvolta incrociavo il suo sguardo. 

« Abbiamo tempo per una doppietta? », chiesi sorridendo per metà.

« Abbiamo ancora un bel po' di tempo prima che Claudia ci chiami! », rispose lei sorridendo e mettendosi a cavalcioni su di me. 

« Allora non perdiamo altro tempo… », appurai agguandandole il sedere. 

Stavo perdendo di nuovo il lume della ragione, ma non era un problema perché era lei la mia luce. 


                               ***

Claudia era da sempre una guastafeste. Fin dalla più tenera età, sembrava avere una missione verso di me: imporsi con tutte le sue forze nella mia vita. Per molti anni ci era riuscita, anche perché, era anche stancante contestarla in tutto. Dopo essersi sposata con Mirko e aver avuto Alessio però, sembrava che questa sua abitudine si fosse un po' placata. Ma non del tutto. Infatti, peggio di un orologio svizzero, aveva tartassato il mio telefono di chiamate  e messaggi, non prevedendo una cosa però: avevo inserito il silenzioso. Fu in quel momento che sentimmo il cellulare di Dario squillare.
Mi svegliai avvinghiata tra le sue braccia e con lui che non capiva da dove provenisse quel rumore infernale. Si sfregò gli occhi con entrambe le mani, e guardandosi intorno, cercò di comprendere dove potesse aver buttato il cellulare. 
Si alzò ancora stordito tra sesso e sonno, recuperando il cellulare che si trovava proprio nel mobile davanti alla porta d'entrata. 

« Mirko. », disse soffocando uno sbadiglio. Il suo tono di voce era tra addormentato e scazzato, e i suoi occhi per metà chiusi gli davano un'aria adorabile. « Mirko, frena un secondo. », sbuffò Dario sedendosi sul letto vicino a me. « Lo so che siamo in ritardo, ma ci siamo addormentati. » ne seguì un forte mormorio dall'altra parte del telefono portando Dario a sdraiarsi sul materasso. « Mi, potresti non rimproverarmi? Sono sensibile quando mi sveglio, lo sai! », esclamò lui facendomi l'occhiolino. « Ok, ok! Ci vediamo per le ventuno al ristorante! A dopo! », esclamò Dario facendo cadere il cellulare sul letto. 

« Che succede? », chiesi sorridendo conoscendo già la risposta.

« Abbiamo fatto incazzare il santo! », replicò lui facendomi scappare una risata. 

« Allora è meglio che ci prepariamo, anche perché sono già le venti… », dissi alzandomi e dirigendomi verso la valigia. « Vediamo cosa ha in serbo per me Ginevra per la serata! », continuai lanciando uno sguardo divertito verso Dario. 

« Aspetta.», disse lui balzando dal letto. « Per stasera ho scelto io qualcosa per te… »

Il suo viso si illuminò in un istante. Mi parve di notare una punta di compiacimento nella sua voce, per questo amai ancora di più quel momento. 

« Davvero? », chiesi emozionata. 

Il cuore mi batteva fortissimo mentre seguivo con lo sguardo i suoi movimenti all'interno della sua valigia. 

« Spero non si sia sgualcito troppo… », disse mostrandomi una busta di plastica bianca corredata di fiocchetto rosa.  

« Sarà perfetto… », risposi prendendolo tra le mani per poi appoggiarlo sul letto per aiutarmi nello spacchettamento.

Tirai fuori un vestito bianco con maniche morbide con scollo a V. La sua morbidezza data dal mix di lana e seta, fece scivolare il vestito tra le mie mani come una dolce carezza.

« Dario è bellissimo… », dissi quasi tra le lacrime. 

« Mi ha dato una mano la signora Patrizia con le misure, ma il modello l'ho scelto io personalmente, come sempre… »

« Dario, sei tornato in quel negozio? È troppo costoso quel posto. »

« Niente è troppo costoso se si parla di te. E poi, ho anche prenotato un appuntamento per provare qualche abito da sposo… direi che è arrivato il momento, non credi? » 

Annuì come una scema tenendo tra le mani il vestito. In realtà anche io avevo prenotato un appuntamento in uno degli atelier più rinomati di Milano, sotto consiglio della nostra wedding planner che avevo visto si e no due volte. 

« Adesso sbrighiamoci però, altrimenti Mirko ci farà neri! », affermò Dario facendomi un sorriso complice. 

Annuì nuovamente. Non avevo parole per descrivere tutte le emozioni che stavo vivendo. Forse perché non esistevano. Non esisteva felicità più grande di quella che stavo provando. 



Note: Capitolo Ventisei. Buongiorno miei cari/e! Ed eccoci di nuovo in questo aggiornamento a sorpresa! 🤣❤️ Anche questa volta ho finito prima il capitolo, quindi ho pensato:  perché aspettare? 🤣❤️ Ma andiamo al capitolo che è hot ma dolce allo stesso tempo! Che ne dite? A me è piaciuto molto, ma soprattutto mi è piaciuto scrivere di Dario in questi vesti. Ma in realtà lui è da sempre così, anche se si è un po' ammorbidito grazie ad Anita. Invece ditemi voi come preferite Dario! Come sempre si accettano suggerimenti! ❤️🤣 Ho introdotto il discorso matrimonio e vestito da sposo perché ci saranno dei capitoli in cui vedremo i nostri sei amici alle prese con tale acquisto! Vedremo di nuovo la nostra Patriziona nazionale alle prese con Dario, Mirko e il nostro amato Saverio. Per chi si ricorda il capitolo in cui Dario porta Anita a comprare il vestito, si ricorderà anche che Patrizia aveva un debole per Saverio! 🤣❤️🤣❤️🤣❤️ Lo vedremo qui, ma lo vedremo anche in "Quello che non sai di me" e ci sarà da divertirsi! Adesso vi lascio perché altrimenti non smetto più di parlare! ❤️🤣 Grazie sempre a chi mi segue❤️ Vi adoro! ❤️E alla prossima. 

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