Let The Sunshine In

di mortifero
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Brividi ***
Capitolo 2: *** Presi Male ***
Capitolo 3: *** Testa e croce ***
Capitolo 4: *** Estate ***
Capitolo 5: *** L'eccezione ***
Capitolo 6: *** Ballata Per La Mia Piccola Iena ***



Capitolo 1
*** Brividi ***


Let The Sunshine In



Capitolo Uno: Brividi

«E pagherei per andar via

Accetterei anche una bugia

E ti vorrei amare ma sbaglio sempre

E mi vengono i brividi, brividi, brividi»


Jerry aveva avuto l’inusuale idea di voler partire con l’intera famiglia e visitare tutti gli Stati Uniti d’America in camper. Ancora più insolito fu che tutti accettarono. Forse era perché ormai sia Summer che Morty erano cresciuti e avevano iniziato a staccarsi dai loro genitori, vivendo vite differenti. L’unica cosa che ormai accomunava l’aspirante avvocato di successo dai capelli rossi e l’appena ventunenne fratello minore era la voglia di rivedersi. Lo studio aveva sommerso Summer, che aveva poco tempo per andare a visitare Rick e Morty nella casa in cui erano andati a convivere. Come i loro genitori non avessero capito che il moro e lo scienziato facessero coppia fissa da anni, per la rossa rimaneva ancora un bel mistero.

L’idea di Jerry, seppur generalmente approvata, non era vista in egual modo da tutti i membri della famiglia. Rick fin da subito non si era fatto problemi a ribadire quanto trovasse ridicola l’iniziativa del suo genero, e Beth gli aveva sempre dato corda. La maggioranza però era propositiva alla proposta di un viaggio, così entrambi furono costretti ad annuire alzando gli occhi al cielo. Animati da spiriti differenti, tutti insieme partirono dalla periferia di Detroit, fino ad arrivare alla prima fermata: vicino alle sponde del lago Erie, al confine tra il Michigan e l’Ohio.

Per la notte, Jerry aveva lasciato un letto singolo a Summer, ma non a Rick e Morty, perché, ipse dixit: “passano tanto tempo insieme, per loro non sarà difficile condividere anche dove dormire". Povero ignaro. Perché se per loro due non doveva essere un problema, allora i pronostici erano in errore. La condivisione degli spazi non sembrava così complicata, eppure loro due erano Rick e Morty, avrebbero avuto un livello di difficoltà fatto apposta per la loro indole fastidiosamente litigiosa. Summer ne fu testimone.

“Dammi la coperta, tu già occupi metà…”, aveva sussurrato Morty. Alcune parole si persero nell’aria, però fu udibile il: “Ahi, Rick!”.

“Ops", Rick non sembrava dispiaciuto dal tono, “crampo alla gamba".

“Che — che diamine!”, il sommesso rumore di un lamento e di lenzuola che venivano tirate, “S-sei metà robot, tu non hai crampi!”. Probabilmente Morty si era tirato la coperta su fino al busto, lasciando scoperte le braccia. Forse anche una gamba, considerando il modo caotico con cui tendesse ad addormentarsi; non importava quanto il tempo passasse, lui maturasse sia nel corpo che nella mente, certi vizi non se ne sarebbero mai andati.

Rick stava ancora guardando Morty, un sorriso che esaltava il volto rugoso, raggrinzito, di un uomo che con la scienza era riuscito a non invecchiare mai dopo i settantacinque anni di età. Una subdola soddisfazione sullo sguardo, perché l’aria aveva il sapore di una battaglia vinta.

Summer non poté fare a meno di ascoltarli, immaginarli, nel buio della notte e con un sonno che faceva il prezioso e decideva di far tardi.

“Sarà”. Rick non negò. Non si trattenne nemmeno dal sogghignare.

“No, fa caldo", si lamentò dopo un po’ Morty, “non voglio più la coperta". Un fruscio indicò che se l’era tolta da dosso.

“Oh, tu che cambi idea all’ultimo minuto. Che novità. Emozionante”, Rick aveva commentato stizzito, la lingua avvelenata di sarcasmo.

Come in una canzone, ci fu un crescendo di frasi a metà, verità nascoste a largo pubblico, una disperata ma violenta ricerca di intimità e pace.

“Ancora con quella storia? Non sarebbe mai successo se tu…”. Le parole morirono a metà, sussurrate per non far sentire ogni loro subdolo segreto agli ignoti ascoltatori della notte.

“Adesso è solo colpa mia se…".

“Beh, io non ti ho chiesto un pugno in faccia!”.

“Hai fatto una cazzata, equivale a chiedermelo.”

“No, sai che non è così". Un sospiro strozzato uscì dalla bocca del moro. Rick gli rispose, ma Summer non capì nulla di quello che disse. Sentì in modo chiaro però suo fratello dire: “Ancora, Rick? Sul serio? E poi non è l’ultima cosa nella lista".

“Quindi hai deciso di legartele al dito, ora? Buon per te", il vecchio grugnì. “Come se tu non mi avessi trattato come quella coperta del cazzo!”.

“Lo sai, che se solo ti fossi pentito una volta, una cazzo di volta, per ciò che mi hai fatto, io…".

“Una festa enorme solo per te, dici? Sì, davvero terribile, Morty. Solo il nonno peggiore del mondo penserebbe ad assecondare ogni tua idea del cazzo".

“Non parlavo di quello, e lo sai. Non sei sempre tu la vittima", Morty sibilò e Summer a volte non capiva se fosse stato più il coraggio o l’incoscienza a spingerlo a dire certe cose direttamente in faccia a Rick. “Merda, se adesso ti aspetti che adesso io mi butti piangendo tra le tue braccia a chiederti di perdonarmi, io-"

“L’unico luogo in ti voglio ora è lontano da me, ma no, Jerry doveva avere quest’idea del cazzo di andare tutti in camper!". Summer si immaginò Rick incrociare le braccia, mentre imbronciato guardava tutto fuorché Morty.

“Eh, ecco, vedi perché non ti ho detto di sì?”, aveva sospirato Morty, lento, come se farlo velocemente gli avesse potuto perforare i polmoni, o si sarebbe spostato qualcosa ostruito nel cuore. Forse aveva anche rivolto lo sguardo dall’altra parte rispetto a Rick. Sulla parete del camper beige chiaro, giù nel pavimento.

Summer iniziò a registrare informazioni nel suo cervello, cercando di ricostruire la vicenda di cui suo fratello e suo nonno parlavano.

Ci hai perso solo tu, stronzetto”.

C’era stata una domanda, a cui Morty aveva risposto “no”. Una scelta forse univoca, o magari per entrambi. Rick si era lamentato della facile mutabilità delle decisioni del moro, di quanto nelle mani di Morty avessero vita precaria. Il “no" del giovane adulto probabilmente era stato anche dato all’ultimo minuto, quando tutto ormai era alla fine, il termine di una cerimonia pratica, cogliendo impreparato perfino Rick. La questione deve essere stata difficile da masticare, soprattutto per lo scienziato, e rimasta indigesta per entrambi. Bloccata sullo stomaco come il tacchino crudo di Jerry a Ringraziamento, era un rimasuglio fastidioso nella loro relazione. Una valigia pesante di scelte sofferte che si scaricavano a vicenda, perché nessuno dei due voleva avere quel peso sulla coscienza.

Summer sapeva che non doveva rimuginarci troppo, che aveva anche lei le sue gatte da pelare, ma vuoi la noia, vuoi che dopotutto di quei due cretini innamorati se ne preoccupava, iniziava a chiedersi una cosa sola: che cazzo era successo?

“Oh, accidenti, Rick”, aveva ricominciato a parlare Morty, “Non mi piace stare sul bordo del letto in alto,” una pausa, forse stava guardando suo nonno facendo gli occhi dolci, “mi — mi mette ansia".

Summer non lo vide, ma in qualche modo seppe che Rick stava alzando gli occhi a cielo. “Ora mi devi una settimana di aperitivi al bar, stronzetto. No, un mese, cazzo".

Summer sentì il letto sopra al suo cigolare, ma grazie al cielo non furono i suoni che tanto temeva di sentire quando le fu detto che sopra di lei avrebbero dormito Rick e Morty.

Rick borbottò “Q-questo fa un genocidio di glomdortiti, alcuni degli alieni più pericolosi del cazzo di universo, ma ehi, c’è un letto a castello, a-attenzione!”.

“H-hai finito?”. Probabilmente Morty aveva alzato gli occhi al cielo.

“No".

“Finiscila, allora, perché potresti svegliare gli altri".

Troppo tardi.

Summer cercò di rimanere in silenzio, non emise nemmeno l’accenno di un sussurro o di un sospiro. Non voleva farsi beccare mentre li origliava. Doveva e voleva capire che cosa diamine fosse successo tra quei due. Era quasi voyeur, ma invece di trovare interesse nel rapporto sessuale tra i due, l’attenzione di Summer si focalizzava spesso sui loro litigi: li osservava, scomponeva e rimetteva insieme i pezzi, analizzandoli da vicino, come una detective.

Rick e Morty però si erano appena fermati con i litigi. Si erano accorti di lei, forse, ma era poco probabile. Più veritiera sembrava la prospettiva che si fossero semplicemente arresi al fatto che non avrebbero mai smesso di combattere e farsi la guerra.

Si sentì il fruscio delle lenzuola, gambe e busti che si muovevano.

“Oh", fu quasi impercettibile. Morty parlava da sotto il suo respiro. Altri fruscii.

“Non farti strane idee. Non-non ci stiamo coccolando, è che questo letto è troppo piccolo per tutti e due.”

Summer poteva immaginare in che posizione erano, li aveva già beccati a dormire insieme. Il mento di Rick sopra la testa di Morty, a sua volta vicino al petto magro e villoso del più anziano. Le braccia di Rick che circondavano il corpo esile del moro, che nonostante l’età adulta, rimaneva sempre un po' più piccolo dello scienziato. L’ultimo silenzioso tentativo di imprigionarlo, tenerlo per sé, rivendicarlo come proprio. Proteggere Morty dal male di intere galassie, ma non riuscire a tenerlo al sicuro dal proprio.

“Mh-mh", concesse debolmente Morty.

Dopo ciò, non dissero più nulla. La pace apparente di Rick e Morty non lasciò altra scelta per Summer che di mettersi a dormire.

Il giorno dopo, la famiglia si fermò ad una stazione di servizio per fare colazione. Si accese subito una focosa lite, ma non tra Rick e Morty, non ancora. Questa colpiva Summer in prima persona, invece, perché era l’ennesima discussione sul fatto che lei volesse trasferirsi a New York, ma i suoi genitori non approvavano. Troppo lontano, la statua della libertà era in realtà un cavallo di Troia, all’Arconia Palace1 c’erano stati così tanti omicidi che era sconsigliatissimo come condominio in cui abitare. Tutte confutazioni che in apparenza non battevano la tesi di Summer: lei voleva trasferirsi, e tanto bastava per rendere indiscutibile la sua decisione.

“Secondo me New York è una bella idea”, disse Morty, provando a fare da braciere e addentando un pezzo di bacon. “Anche io vivrei all’Arconia".

“Grazie, Morty”. Summer rispose distrattamente. Era un po' — un po' tanto — sarcastica. Lo aveva capito pure Morty. L’opinione del moro non era quasi mai ascoltata in famiglia, anche se molto spesso si accostava a quella di Rick e lui sì, sì che veniva ascoltato.

“Attenta, Summer", un rutto a spezzare la frase di Rick, “cambierà idea e dirà che New York fa schifo tra un po’”.

“Rick!”.

Eccolo, aveva ripetuto di nuovo quel fatto. Doveva aver avuto decisamente un impatto negativo su di lui, così tanto da importargli. Non che Rick fosse il tipo che non amasse lanciare frecciatine a tavola, ma ritirare fuori lo stesso argomento? Per due volte? Doveva aver bruciato nelle viscere.

“Che è successo tra voi?”, Beth domandò. “È da ieri mattina che non fate altro che litigare".

Figurati la notte, avrebbe voluto aggiungere Summer, ma si trattenne e continuò a finire i suoi pancake.

“Tuo figlio è solo un indeciso del cazzo, tesoro. Chissà da chi avrà preso".

“Lo sai. Mi hai guardato per tutto il tempo in cui l’hai detto", Jerry replicò tra i denti.

“E chi ha fatto il tuo nome, Jerry?”, Rick fece spallucce.

“Papà!”, Beth bacchettò lo scienziato, che incurante di tutto e tutti continuava a mangiare la sua colazione con disinvoltura. “Che è successo?”, insistette la donna.

Morty ballettò qualcosa, come quando aveva quattordici anni, e tutti avevano capito che stava dicendo solo stronzate. Per questo lanciò uno sguardo di supplica a Rick, che riprese il suo discorso e con tono più eloquente disse: “All’ultimo minuto quel cretino di tuo figlio ha cambiato il filo da tagliare per disinnescare una bomba di particelle subatomiche, mandando a monte tutto. Ringraziatelo adesso per lo sterminio degli Xanozemechi, il popolo creatore del miglior vino di prugne aliene.”

Morty aveva alzato gli occhi al cielo, ma Summer sapeva che si sentiva sollevato dalla bugia di Rick.

Anche se in costante guerra, si aiutavano lo stesso a vicenda. Lavoravano in squadra ed era affascinante guardarli, perché entrambi davano la sensazione che insieme sarebbero riusciti a fare qualunque cosa, perfino l’impossibile. Non avevano nemmeno bisogno di dimostrazioni: bastava vederli insieme per crederlo.

Un duo solido e cooperativo, sempre pronto ad agire. Gli unici che si erano dimenticati di ciò, però, sembravano essere proprio loro.



NdA


1. mini cross over con la serie “Only murders in the building”, che potete trovare su Dsiney+. Ve la consiglio tantissimo. Selena Gomez merita sempre.

Salve! So che forse è strano (?) che pubblichi un’altra long quando ho ancora Mina Vagante da finire, ma onestamente avevo bisogno di una pausa, e cosa potrebbe essere migliore dal tirare fuori una vecchia ff che avevo in cantiere da un po’? Insomma, sicuramente è molto più leggera di MV, nonostante anche qui Rick e Morty litighino lol.

I dialoghi sono un po’ particolari, con le frasi incomplete, ma volevo dare l’idea di sussurri a volte percettibili, a volte no.

Il titolo… beh ma quanto è rickmorty approved la canzone di Mahmood e Blanco? Giuro che ascoltandola ho urlato!

Ngl, non penso che aggiornerò tanto frequentemente questa fanfic, e spero vi sia piaciuto questo capitolo. Voglio vedere se vale la pena continuarla hahaha.

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Capitolo 2
*** Presi Male ***


Capitolo Due: Presi male

«Su questo cuore non ci puoi sputare». 



Il clima teso tra Rick e Morty, come un vapore saturo di tossine nocive, sembrava essersi esteso a tutto il resto della famiglia, che diventava sempre più insofferente alle sfuriate dei due. Tanto che Summer, quando chiacchierava con suo fratello, aveva un fremito in corpo, un’agitazione creata dall’assurda possibilità che, se Rick e Morty si fossero scambiati uno sguardo di troppo, uno di loro avrebbe fatto fuoco e fiamme, riprendendo l’inarrestabile lite. Simili sempre di più a Beth e Jerry nei periodi in cui lo scienziato aveva iniziato a far parte delle vite di tutti loro, solo che Rick e Morty riuscivano a estremizzare ogni minimo aspetto. Urlavano a voce più alta; in ogni sillaba o gesto lo svelarsi di un’aggressività a stento trattenuta. Una volta arrivarono anche a menarsi, solo l’intervento di Beth e Summer li fermò. Jerry si era allontanato dalla scena, non volendo averci nulla a che fare, sicuro che in qualche modo Rick avrebbe trovato un modo per fargli lo stesso un occhio nero.
Qualunque problema avessero Rick e Morty, era evidente a tutti che non lo stessero risolvendo nella maniera più sana. Beth sbottava, alla ricerca di vino, borbottando tutti soldi spesi per la psicoterapia di Morty. Rick, diventando anche lui interessato alla presenza di vari alcolici all’interno della cucina del camper, le rimarcava che lei aveva pagato solo per due anni, e che il resto erano state solo spese a proprio carico. Trovato il tesoro, Summer si metteva a bere con loro, silenziando ogni sua preoccupazione.

Si pentì di non aver mai imparato lo spagnolo, perché si sentì esclusa dalle loro conversazioni e triste. Beth aveva provato a farle vedere Dora L’esploratrice da piccola, ma alla Summer di allora era sempre sembrata una coercizione e, se almeno quelle istituzioni demonizzate da Rick le avevano insegnato qualcosa, sapeva che nessuno poteva costringerla a fare ciò che non voleva. Niente cartoni in spagnolo con lei, niente lezioni di lingua straniera per lei. E poi si ritrovò lì, a cercare di decifrare qualunque cosa suo nonno e sua madre stessero dicendo tra un bicchiere e l’altro.

Si auto-invitò nella conversazione, senza partecipare attivamente; si limitò ad annuire, provando a guardare Rick e Beth, ma la vista si faceva sempre meno nitida ogni volta che muoveva il capo. La sua testa era pesante e il collo così fragile. L’alcol faceva finalmente il suo effetto.

Rick parlava in spagnolo e mutava forma, rimaneva sempre lo stesso, ma diverso in maniera piacevole. La sua voce era più baritonale, e l’alcol la rendeva aspra; scivolava via come una risata sconclusionata e a stento trattenuta. Muoveva il polso, il liquido della fiaschetta nella sua mano emetteva un suono piatto; scuoteva la testa, schioccava la lingua. Era scontento. Forse parlava di Morty, ma Summer non aveva sentito nominare il moro.

Beth borbottò anche lei qualche parola. Rise, nevrotica. Ancora nessuna menzione di Morty. La rossa non trovò ancora nessuna risposta ai suoi dubbi, nessun indizio per la sua indagine, e imprecò ad alta voce, scocciata e scorbutica. Si voltarono entrambi verso di lei, riconoscendo finalmente la sua presenza, e risero, come se avesse detto la battuta più divertente dell’anno.

Summer doveva indagare ancora.


“Ma che vi prende?”, Jerry aveva interrotto l’ennesima inferocita guerra che stava per scoppiare tra i due. Morty aveva sputato sentenze, rileggendo Rick agli epiteti di depravato, traditore, pazzo ubriacone. Il più anziano lo aveva guardato truce, sbattendo una mano sul tavolo, producendo un rumore abbastanza forte da far sobbalzare chiunque intorno a lui. Aveva risposto piccato, l’acidia che prendeva il sopravvento della sua lingua, ricordando a Morty che era lui a pensare di poterla fare franca, sempre e comunque, solo per il suo viso paffuto e patetico di un bambino. Nel frattempo, il resto della famiglia era giunto alla conclusione che giocare a Monopoli fosse stata un pessima scelta, proprio come ogni idea partorita dalla mente bacata del padre Smith. “Vi pagano per litigare?”, Jerry aggiunse, accigliato, esprimendo il sentimento di esasperazione condivido da chiunque altro in famiglia.

“Stanne fuori!”, Morty ringhiò, riservando ancora il suo sguardo adirato a Rick, che rispondeva guardando il nipote in maniera cupa Come un gioco creato ed eseguito solo da loro due, dove chi smuoveva gli occhi da quelli dell’altro perdeva.

“Morty!”, Beth richiamò suo figlio, la voce più barcollante di lei, ancora un po’ brilla per il vino bevuto prima. “È tuo padre”.

“S-scusa”. Morty si voltò verso Jerry, senza pensarci, e chinò il capo in gesto di sincero dispiacere.

“Ah, a lui sai dirlo, merdina”, Rick sibilò. Mise entrambe le mani sui fianchi, riservando un’occhiataccia lugubre al nipote — perché Morty meritava tutto, dalla conquista di mille galassie per il suo amore e la rabbia indomita per il torto subito. Lo scienziato, però, non aveva solo Morty a cui dirgliene quattro. “E in quante a te, Jerry, lurido spreco umano di ossigeno — ”, si era voltato verso il proprio genero, bramoso di sottomissione, e chi poteva fargli da miglior sacrificio, se non l’essere più patetico della famiglia?

“Accidenti, Rick, vacci piano”, Morty si mise in mezzo, interponendosi tra l’indice accusatore del vecchio e Jerry. “È mio padre!”.

“Tu hai smesso di avere il privilegio di farmi una ramanzina a maggio!”.

Maggio. Summer registrò l’informazione nel suo cervello, per quanto potesse riuscirci da brilla. Ricollegò ogni litigio a un unico punto di partenza: una discrepanza avvenuta in primavera, e il semplice strappo di accordi si ampliava sempre più, prendendo la forma di una voragine. Cosa poteva essere mai successo a maggio? Cosa avevano prefissato per quel mese? Non ricordò, riassaporando il gusto metallico del vuoto, e la sua unica opzione rimase osservare la scena davanti a lei.

Rick era lì, alto e spendente come il sole, torreggiava ancora su Morty, bruciava con le sue parole di fuoco e tutti inevitabilmente gli stavano intorno, come se fosse stata una legge dell’universo stesso a decretarlo. Se non l’avessero conosciuto così da vicino, abbastanza da essersi scottati tante volte, si sarebbero chiesti perché mai un uomo della sua età sembrava non aver mai superato i settantacinque all’apparenza. Scienza era la risposta semplice e indolore. No, magari non del tutto priva di sofferenze. C’era ancora chi si domandava lo scopo di tutto ciò.

Sicuramente né Beth né Jerry avevano capito che Rick sarebbe stato in giro finché Morty era ancora vivo. La messa in pratica di una promessa, che era stata dedicata a solo una persona, che pochi avevano compreso pienamente. Summer sentiva l’eco ovattato dalle pareti del garage «Rick e Morty per cento anni, per sempre insieme», come un oracolo, come una maledizione benevola.

Troppo facile morire per Morty, quando la morte era sempre stata ciò che aveva bramato per tanto tempo, l’oscura sposa da seguire e che l’avrebbe benedetto da ogni male che si era autoindotto. Ma vivere per Morty? Rinunciare all’unica sicurezza promessa dalla vita, eppure mantenerne un’altra, fatta in nome di una fiamma che non riscaldava più chi l’aveva accesa. Sembrava spegnersi, lenta e inesorabile.

L’aria era statica e sullo sguardo di Rick gravava il peso della sua vera età, uno spirito sia dionisiaco che apollonico appassito; fili d’argento gli cadevano scomposti sulle spalle e occhi acquosi e blu-grigio guardavano Morty, che però, ingrato, in quel momento gli dava il profilo. Il moro col suo naso storto, così simile a quello del proprio nonno, che faceva compagnia agli zigomi finalmente spuntati, e di cui anni prima si dubitava perfino quasi l’esistenza. La pelle liscia e i lineamenti finemente marcati. Le palpebre socchiuse, mettendo in evidenza le ciglia scure e lunghe, di cui segretamente Summer era sempre stata invidiosa. Il dio Eros adulto.

La mitologia romana non si soffermava molto sul rapporto tra Febo e Amore, Summer non sapeva quindi se il suo fosse stato un paragone inopportuno, oppure se ci avesse azzeccato in pieno, guadagnandosi il sorriso soddisfatto di quel noioso e irrecuperabile amante della letteratura classica di suo fratello.

“Non-non mi pento di quello che ho fatto, Rick”, Morty non guardava suo nonno negli occhi, fissando il cielo oltre il vetro della finestra, ignorando il Sole; asserì solenne, ma cheto nel tono, schivo. Era come assistente a una conversazione privata, la rivelazione di un segreto, nonostante non si sapesse ancora il perché di ciò che era accaduto, cosa era davvero successo. Era l’alcol a contribuire, ma Summer si sentì emotiva e scomoda — fuori luogo. Non doveva assistere a tal sentimento, qualunque esso fosse.

“Nemmeno io”. Rick replicò, asciutto, brutale nella sua onestà. Un’emozione così cruda e viscerale riemergeva dalle sue parole; tanto bastava per far ribaltare le budella di Summer, che poteva solo immaginare quale pensiero potesse passare per la mente del fratello più piccolo.

Morty sentì la propria presa farsi meno decisa, mollando la sua precedente posizione imbronciata. Voleva trovare in se stesso rabbia e irritazione per le parole di Rick, ma i lineamenti del suo viso si sciolsero, rivelando uno stato d’animo molto più riconducibile alla delusione. Stanco, sopraffatto, incredulo. Guardò finalmente Rick negli occhi, sentendosi intenerire, inerme, dal suo sguardo più maturo e violento. Il peso delle sue scelte dipinte in un iride lucida e triste.

Dopo quella discussione, ci fu la svolta: Rick e Morty avevano smesso di litigare, limitandosi al non rivolgersi più parola.



NdA

Il titolo del capitolo e la cit. all'inizio sono tratti dalla canzone Presi Male di Michele Bravi e Mahmood. 
Credevate di esservi liberati di me, eh? :p 
Invece rieccomi al timone di questa ff, che avevo lasciato in cantiere in favore di Mina Vagante, che ormai è conclusa. Qui i nostri due cretini innamorati sono in crisi di coppia, sad, ma mi piace tanto scrivere dal pov di Summer. Non vedo l’ora per il prossimo capitolo, così potrò usare una canzone di Matteo Romano. Uh, la sua discografia mi dà molte rickorty vibes, e lui molti Morty vibes. Aiuto. Come sa chi ha seguito Mina Vagante, io uso le note d’autore per chiacchierare un po’ sulla rickorty, quindi, sempre parlando di RnM, l’attore che interpreta il nostro riccioluto prefy nel live action, Jaeden Martell (2003 come me tra l’altro, piango), ha recitato il ruolo di ragazzino semi Nazi in Knives Out ( mi fa spaccare sta cosa, perché so che in qualche dimensione alternativa c’è qualche Morty che si diverte a fare il troll di estrema destra sui social, con un Rick antifascista che gliene canta di santa ragione ogni tanto) e ha recitato in In Defense of Jacob, serie perfetta per chi ama i thriller crime, e lì ci vedrei un AU molto plausibile per Rick e Morty. Fatemi sapere. Non ho molto altro da dire, e neanche tempo, perché devo subito tornare a studiare. Statemi bene!

Alla prossima!

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Capitolo 3
*** Testa e croce ***


Capitolo Tre: Testa e croce


«Fingo, non ci penso

Se mi chiedi mento»


Il silenzio era sempre piacevole, così agognato in una vita pieni di frastuoni e dinamismo che il suo bisogno diventava esasperato e opulento. Fu così che il mancato vociferare tra Rick e Morty contro oggi aspettativa si rivelò scomodo, teso, come un muscolo pronto al movimento, ma imprigionato nell’istante, incapace di andare oltre la sua staticità. La loro resa al dialogo era sinonimo di ogni rinuncia al trovare un accordo, e senza un confronto stavano dicendo addio alla loro relazione. Non poteva accadere.

Summer si decise ad affrontare il problema, prendendolo di petto. La situazione doveva cambiare, e lei non poteva restarsene con le mani in mano. Chiese a Morty perché tutto quell’astio, cos’era successo, e il moro aveva dolcemente declinato il capo, trasformando le sue labbra in una linea curva, affettata, sterile. Rassicurò sua sorella che tutto sarebbe andato per il meglio. Era una situazione passeggera, che sarebbe presto andata via, dimenticata come un sogno, i bordi sfuocati di un dipinto ad acquerello insignificante, inespressivo.

Morty non era mai stato bravo a mentire. Con Rick riusciva a farla franca qualche volta, e nonostante ciò l'opinione di Summer sull'uomo non mutava, perché era conscia di quanto l’ardore potesse offuscare il giudizio.

Con lo scienziato, invece, la rossa capì che andare diretta come un fulmine le avrebbe solo procurato una fine disastrosa.

Hey, nonno Rick, ti va di fumare un po’ mentre parliamo di quanto sia volubile e dolorosa l’esistenza?”.

Non si poteva ragionare con i sociopatici. Bisognava attirarli con la gentilezza, indurli di essere dalla stessa parte, e poi inchiodarli con prove schiaccianti per far ammettere loro ogni malfatta.

Con il camper, avevano tracciato l’Ohio, l’Indiana e l’Illinois, per ritrovarsi nel Missouri. Uno stato carino e pittoresco, ma con una piccola crisi d’identità data dalla strana divisione tra regione settentrionale, più simile al Midwest, e regione meridionale. Saint Louis era una città che non suscitava grande scalpore, non dopo aver abitato per anni a Detroit, che era la sua copia sputata. Non dopo tutti i paesaggi mozzafiato visti in pianeti di cui non potevano ricordare il nome. Ma nella loro mente era vivida e movente l’immagine della sabbia rosa sotto i loro piedi, dei campi profumati di dolciastro, il cielo di un rosso fragola sul quale si poteva sognare di diventarne un tutt’uno. Il noioso parco da campeggio in cui si ritrovarono non poteva competere. Ma almeno avevano i loro mezzi per distrarsi, e fingere di non essere lì. Rick e Summer si allontanarono dal resto della famiglia, troppo preso a discutere su chi dovesse essere incaricato a gestire il barbecue. Jerry si era proposto, ovviamente, e secondo tutti, ovviamente, era l’inizio perfetto per un disastro. Lo scienziato e la studentessa in legge avevano preferito dileguarsi dall’imminente lite, ma Rick prima si era concesso un po’ di offese gratuite verso il suo genero.

Qualche metro più in là, protetti dalla corteccia di un grosso albero che li nascondeva, accesero le loro sigarette.

Il più anziano fece il suo primo tiro, il fumo usciva inconsistente dalle sue narici, e un sorriso sarcastico gli inumidì le labbra. “Buona vita a chi farà assolvere assassini, ladri e stupratori”. Rick la stava chiamando la faccia facete della giustizia, il dettaglio che rendeva irrealizzabile ogni ideale. Summer si strinse nelle spalle. Almeno il sotto testo indicava che potesse diventare un bravo avvocato. Non che suo nonno credesse lei, ma semplicemente era evidente a tutti quando una persona dimostrava particolare bravura in un determinato ambito. A discutere, mentire rivolgendo la situazione a proprio favore, nell’andare oltre ciò che ritenesse giusto o sbagliato, Summer era diventata esperta. Poco importava che una parte di lei, la viaggiatrice idealista dormiente che non aveva ancora fatto fuori, desiderasse poter difendere gli indifesi, dare voce a chi di fronte allo Stato non poteva averla. Lo stesso Stato che vociava: la legge era uguale per tutti, ma non per i ricchi, che potevano comprarsi un alibi. Ma i più poveri? Chi avrebbe pensato a loro? Il lavoro pro-bono però non le avrebbe giovato molto, e contrastava con la sua fame di denaro. Perché avere soldi comprendeva l’essere in possesso di piene capacità e opportunità, e il potere era libertà.

Era un sogno che le rideva in faccia, impossibile, sventurato come la natura ingenua che ancora impregnava la voce del suo fratellino, che ancora le sembrava di poter sentire in lontananza. “Andrà tutto bene, non ti preoccupare”. Summer non gli credeva neanche un po’.

Ho dato gli ultimi esami a maggio”. La rossa non raccolse le parole di Rick, lasciandole andare via, passare da un orecchio all’altro, come se non fossero l’ennesimo livido invisibile sulla pelle. Summer non amava mettere in discussione le proprie decisioni, guardare come la sua morale fosse scandagliata come macchie di colore informi su una tela rovinata. Era colpa di Rick, ma lei si era lasciata trascinare nel suo mondo scorretto, e ora ne esibiva i costumi come sintomi di una malattia dello spirito, che aveva inasprito le carni. Fece un altro tiro, osservò la scia di fumo con una placida armonia che in verità non possedeva. “A proposito di maggio, non vi ho molto parlato in quel mese, che è successo?”.

Summer sentì Rick inspirare pesantemente. Lo vide avvicinare la sigaretta tra le labbra strette, le guance si incavarono più del solito, in gesto nervoso, alterato. Era solo una sensazione della rossa, o anche il modo in cui teneva la sigaretta tra le dita era diventata più aggressiva? Sembrava volesse stritolarne il corpo, come se fosse il collo di un essere umano. “Tu hai sentito". Rick non aveva bisogno di menzionare il contesto, perché sapeva che Summer sapeva. Sembrava fuori di sé, indignato come chi viene violato nel privato. Summer aveva messo l’occhio nel foro della maniglia e aveva spiato la nudità sentimentale di Rick.

Ero lì", asserì con una fierezza che non aveva in corpo in quel momento. “Tutta la famiglia era lì". In questo modo, non si sentiva l’unica colpevole.

Forse era la paranoia a parlare sopra il suo raziocinio, o magari entrambi le ripetevano in coro cosa probabilmente sarebbe successo: Rick avrebbe trovato un modo per modificare la sua memoria. Lo sguardo dell’uomo era teso, nevrotico, fuori di sé. Ma perché essere arrabbiato con lei? Non aveva fatto niente. Semmai, era una maniera spicciola per proiettare i suoi problemi con Morty su tutti gli altri. Patetico.

Rick distolse lo sguardo, stringendosi nelle spalle. “Ah, a maggio è stato un completo disastro".

Non le fece niente alla fine.

L’avevo capito”.

Sei intelligente”. Nessun sorriso orgoglioso solcò le labbra dello scienziato, Summer si sentì privata ancora del meritato apprezzamento. “Beh, tua madre è uscita dalle mie palle, era una possibilità. A tuo fratello è andata male, peccato”. Non era dispiaciuto, affatto.

Allora, cos’è successo a maggio?”.

Un sorriso storto deformò il volto di Rick. “Morty non si è già divertito a dipingermi come lo stronzo della situazione?”.

Rick sorrideva per Morty, soltanto per Morty.

Non ha detto nulla”, Summer gli rispose. “È stato bravo".

Con te, Rick le fece notare. “La stupida merdina si mette a fare preferenze, adesso".

Non dirlo come se non le avessi mai fatte anche tu".

Anni addietro, quando era ancora negli anni più frizzanti dell’adolescenza, Summer avrebbe gongolato all’opportunità di spodestare il trono di Morty, essere il nuovo braccio destro di Rick, e tutto era cambiato quando aveva scoperto cosa c’era dietro il loro cameratismo in cui tanto agognava intromettersi. Aveva solcato la scia dei loro sguardi, incontrando lungo il cammino la paura di un sentimento totalizzante, l’acre e pungente odore del disgusto di sé, l’acidità dell’ennesima distruzione della morale. Una canzone infelice, esibita in un sussurro, il ritornello su un’amore cigolante. Dolcezza e orrore in una sola musica. E, seppur contorta e riprovevole, la loro relazione sembrava renderli contenti. Avevano iniziato a sorridere di più, quei cretini. Una nuova luce era impressa nel loro sguardo. Erano subdoli amanti che avevano trovato goduria nella loro malattia, imparando insieme a nascondere la sofferenza, condividendo la solitudine.

Ma qualcosa era cambiato.

Capirai”, Rick sbuffò, e si contorse, alla ricerca di insulti su Morty. “Il solito rompipalle”. Lo sguardo di Rick era alterato, i viticci bianchi che uscivano dalle sue narici assomigliavano agli sbuffi di un viso furioso, rosso e consunto, da diavolaccio uscito dalle fiamme dell’inferno. “Non sa quello che fa”.

Osservare Rick e Morty sviluppare la loro relazione anche in chiave romantica era stato come guardare il film Titanic, la stessa consapevolezza che tutta quell’algida allegria dei passeggeri sarebbe stata smorzata dallo scontro con l’iceberg, senza che nessuno avesse la possibilità di dirottare la nave e farla girare al largo dall’ostacolo.

Loro si erano già schiantati, ora annaspavano per tornare a galla e riuscire a ritornare a respirare come prima. Tutto sembrava perduto, niente sicuramente sarebbe ritornato ad essere come nei loro giorni più chiari, il cambiamento era irreversibile.

Eppure c’era ancora la possibilità che si ritrovassero sulla stessa zattera di salvataggio. Altamente improbabile, pressoché arduo, ma non impossibile.

Rick e Morty non erano ancora arrivati alla fine, Summer sarebbe riuscita a fare riunire quei due idioti che tanto detestava amare.

Ti manca, vero?”. La rossa chiese, inclinando il capo, il tono di voce sorprendentemente dolce e comprensivo. Conoscere Rick da vicino lo aveva reso sempre più facile da leggere, e la rossa non avrebbe fatto cenno della vulnerabilità che Rick amava nascondere ma che in quel momento dimostrava, con il rischio di farlo scappare come un coniglietto impaurito.

Ma se è sempre in mezzo ai coglioni!”, ribattè Rick.

Intendevo”, una pausa tra le sue parole, come se Summer avesse paura a continuare, “quello che c’era tra voi due".

Da lontano il suono flautato di una risata riempì il silenzio teso che si sarebbe creato. Era la voce di Morty, che riusciva a essere allegro senza che l’erba gli stordisse i sensi, trovando divertimento in qualche battuta raccontata da Beth. Il cuore di Rick annegò in un battito contro la sua cassa toracica dolorante. Riemerse in uno sguardo alienato, alla ricerca dell'irraggiungibile, triste. Summer capì la risposta che non uscì mai dalle labbra di suo nonno: Ogni giorno".




Devi attirare l’attenzione di Rick”, Summer camminava a fianco di Morty. L’idea di Jerry di fare una scampagnata tra i boschi non era stata molto allettante, ma non lo era nemmeno aspettare che si facesse l’ora di pranzo senza far nulla, e Summer aveva deciso di trarre la situazione a proprio vantaggio, in modo da progettare un modo per far riunire Rick e Morty.

Non sapeva perché si interessasse così tanto alla questione. Non erano affari suoi, ma era come se lo fossero. Voleva che lo fossero. Rick le avrebbe detto, scorbutico come sempre, un delicato “Devi trombare di più”. A Summer non mancava la compagnia, non era quello il problema. La situazione aveva acquisito un peso diverso per lei. Da misero gossip con cui avrebbe potuto gongolare e punzecchiare suo fratello, si era trasformato come l’emblema del suo problema maggiore. Problema ben radicato nel pensiero di Summer da sempre, fin da quando Rick si era impossessato delle loro vite: la consapevolezza di essere priva di qualcuno al proprio fianco. Il sentimento di esclusione si era manifestato nuovamente nel mancato conoscimento della lite, della sua sorgente. Non si aspettava che Rick venisse autonomamente a sfogarsi, ma Morty, così dolce e sensibile, com’era riuscito a vivere la situazione senza parlarne con qualcuno? Non le avevano detto niente, come se fosse mamma o papà. Come se fosse un’estranea, l’avevano esclusa, proprio come facevano quando vivevano tutti insieme. Rick voleva Morty, sempre e solo lui, e Summer poteva diventare un placido rimpiazzo. Non che in principio fosse invidiosa di suo fratello, perché dopotutto chi vorrebbe un maniaco geriatrica che ti sveglia nel cuore della notte per andare chissà dove? Si ritrovava però gelosa del loro legame, del loro simbolo, conscia dell’insoddisfazione che le creava l’essere priva di qualunque punto d’appoggio — qualcuno di costante nella sua vita. Rick rimaneva lì per Morty, come una cattiveria detta alle spalle e imprigionata nella mente, pronta a ritornare anche nei momenti peggiori. Ma era sempre lì, e nessun impedimento lo avrebbe mandato via facilmente. Perché non si sentiva in maniera meschina contenta del fatto che, presto, non sarebbe stata l’unica a non avere quel legame speciale? Summer si rispose piano, venendo a patti con la sua incapacità di sopportare nuovi equilibri.

E come?”, Morty chiese, lasciandosi guidare. Summer sorrise, orgogliosa della propria scelta. Aveva preso il più facilmente manipolabile dei due, e lui sarebbe stato lo specchietto per le allodole per farli rincontrare. Avevano bisogno di parlarsi e ascoltarsi davvero. Summer voleva pensare in maniera positiva e sperare che potessero ritornare insieme, ma non aveva ben chiara la gravità del disaccordo, e tra le sue mire era diventato abbastanza anche un semplice confronto. L’ultimo, il decisivo.

Troveremo un modo". Fece, sicura di sè, e Morty la guardò stranito, non avendo ricevuto ancora una risposta vera e propria. Summer aveva le sue idee in mente, Morty doveva solo aspettare.

Camminarono in silenzio, allontanandosi dal gruppo davanti a loro. La distanza era tale che, quando Summer si era fermata, solo Morty aveva notato la brusca interruzione del suo percorso, rimanendo insieme a lei e rivolgendole uno sguardo confuso. Cosa voleva sua sorella in quel momento?

Non gli sarebbe rimasto nascosto ancora per molto.

Guarda, un cespuglio di more. Prendiamone un po’!”.

Davanti a loro si presentava una fila di cespugli. Uno in particolare sembrava aver attirato le attenzioni di Summer, con le sue piccole foglie seghettate e di un verde opaco, come se fosse ruvido al tatto, che mettevano in risalto il buio blu violaceo di un frutto dolce e saporito, così morbido al palato che poteva sciogliersi. Anche Morty sentì l’acquolina al pensiero, i suoi neuroni specchio iniziavano a svegliarsi, ma era un po’ titubante.

Sicura si possano mangiare?”. Mangiare more da un cespuglio trovato per caso non gli sembrava la decisione più responsabile da fare.

Rischia un po’! Prendine anche per me, che mi fanno male le ginocchia”.

Il moro si inginocchiò, con l’intenzione di afferrare un ramoscello del cespuglio e strappare un po’ di succose more. Forse non le avrebbe prese per sè, ma le avrebbe lasciate a sua sorella, così avrebbe smesso di punzecchiarlo. Fu troppo tardi quando sentì la suola della scarpa di Summer sulla propria schiena.

Morty è caduto!”, esclamò la rossa, dopo aver scaraventato suo fratello nei cespugli. Lo indicò, per enfatizzare la situazione. Beth, Jerry e Rick si voltarono a guardare, tutti con un’espressione diversa sul volto. I loro genitori erano preoccupati, senza comprendere come il giovane adulto avesse fatto a farsi male in un sentiero così tranquillo e per niente granuloso come quello. Rick aveva riso da sotto i baffi, e quando gli avevano chiesto di aiutare Morty, lui fece spallucce, commentando scorbutico: “Sempre meglio della patetica escursione di Jerry".

Ehi!”.






Morty si era slogato la caviglia.

Rick aveva lo preso tra le braccia, sorreggendolo come una novella sposina, trattenendo l’aria per reggere il peso del corpo adulto del moro, non più leggero come un fuscello come lo era anni prima. Sul volto del più anziano però non vi era fatica alcuna, semmai fastidio, accentuato dall’irrigidimento dei connotati. Le guance ferme come se fatte di roccia e la fronte aggrottata, il monociglio e le labbra affilati in linee dure e aspre. Lo sguardo opaco, refrattario ad ogni sprizzo di luce della vita, rimandava al periodo in cui Rick e Morty erano in struggimento reciproco, aggrovigliati dai loro sentimenti che li rendevano prigionieri di un segreto che ritenevano imprudente confessare. L’uomo più anziano borbottò qualcosa sotto il suo respiro, parole che Summer non poteva sentire, ma Morty sì, e da quanto tempo le sue guance si erano dipinte di porpora?

Il moro sbatteva le ciglia al voto stoico di Rick, incapace di protestare alle sue cure, ma voltava il capo e lanciava occhiate brusche a Summer di tanto in tanto, colto all’improvviso al manifestarsi intorno a lui di tutte le congetture, le acrobazie vertiginose dei pensieri di sua sorella, giudicandole come inopportune e riprovevoli. Summer però gli sorrideva strafottente, contemplando il suo piano andare per il verso giusto. Anche Rick la guardò, probabilmente curioso di sapere che cosa spingeva il moro a staccare il proprio volto dal suo petto. Comprendeva che fosse stata la rossa ad aver spinto Morty e forse, ma solo forse, aveva capito l’inganno. Summer era andata a rievocare l’istinto più primitivo, il prendersi cura della prole, un richiamo che nemmeno Rick si sarebbe sognato di ignorare. Lo aveva incastrato con Morty, e inevitabilmente si sarebbero scambiati qualche parola.

Il viso di Rick si intrise di ilarità. Summer vide finalmente un sorriso in sua direzione.




NdA

Zeusino, sono tornato!

A parte la citazione presa dal più bel film Disney mai esistito (change my mind, spoiler: you can’t), è passato davvero molto tempo da quando ho aggiornato l’ultima volta. Forse nemmeno così tanto, ma onestamente non mi ricordo la data esatta in cui ho postato il secondo capitolo, quindi per me è passato molto tempo lmao. Sono scusata dal fatto che ho studiato per patente (e faccio ancora pena. Capisco che i bisessuali non sanno guidare, ma potevo almeno essere l’eccezione che conferma la regola? No, eh?) e poi c’è la maturità. Giorno e notte penso alla maturità, che schifo. Poi le gite scolastiche, le uscite cazzarone con gli amici (di cui alcuni farei anche a meno), ma di questo non vi interessa e lasciamo stare.

Tornando a noi, in realtà questa è la prima parte di un capitolo che ho deciso di dividere in segmenti, perché stava diventando troppo lungo da scrivere, e più di dieci pagine sono troppe anche per voi da leggere. Le mezze misure sono sempre perfette, quindi ho deciso di tagliare. La canzone citata nel capitolo è di Matteo Romano – avevo detto che lo inserivo lol.

E niente, spero passiate una bella settimana e un buon weekend. A presto!


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Capitolo 4
*** Estate ***


Capitolo Quattro: Estate



«Odio l'estate

Che ha dato il suo profumo ad ogni fiore

L'estate che ha creato il nostro amore

Per farmi poi morire di dolore»



Morty continuava ad appoggiarsi a Rick, tenendolo stretto a sé. Trovava morta in lui ogni voce volenterosa di qualunque protesta per poter litigare. Ma come poteva farlo, se non c'era nulla da discutere? Quando Rick era stato così gentile? Avrebbe potuto dire di no, ignorare il problema del moro, ma lo stava aiutando. Morty sapeva che anni prima sarebbe stato solo un miracolo, un sogno segnato dalle lacrime quando la luce del sole mattutino filtrava attraverso le tapparelle della finestra, e di come tutto fosse cambiato in un estate. Comico e tragico come, proprio con il caldo torrido del sole di luglio, tutto il loro amore sembrava seccarsi come i delicati petali di un fiore. Sospirò velocemente, ma niente sembrava rendergli più leggero lo stomaco. Attirò lo sguardo di Rick, e gli disse: "Posso camminare da solo". Non era una protesta, il suo tono di voce era troppo calmo, troppo rassegnato.



"No, non puoi", fu la risposta di Rick. Non era per nulla simile al vecchio ricordo della sua voce, al debole, "Non pos-possiamo", il disperato pianto di lacrime invisibili, "Non posso farti anche questo". Nessun bacio sotto ad alcun albero di arance dolci avrebbe guarito il bisogno che l'uno avevano dell'altro, riempiendo un vuoto che in quel momento era padrone di entrambi; aria bloccata nel petto e impossibile da espirare.



"Già", Morty sbuffò, e Rick lo guardò di nuovo, come se si stesse chiedendo se suo nipote avesse anche battuto la testa. Il moro voleva piangere, però non si sarebbe permesso di farlo lì, davanti a suo nonno. Ma avrebbe mentito se avesse detto che non gli mancava il suo abbraccio, quanto fosse bello ritrovare la sensazione di casa, confondersi nel calore del suo corpo, e sperò che Rick si sentisse allo stesso modo. Morty distolse lo sguardo, incapace di reggerlo, sentendo le labbra vuote, la mancanza di un bacio che avrebbe voluto ricevere. Volle prendere l'iniziativa, e ne diede uno a Rick sulla guancia, aspettando che Beth e Jerry fossero distratti.



"Rifallo e ti faccio cadere".



Morty sorrise. Suo nonno non era mai un uomo di parola. Si avvicinò con le labbra sulla pelle ruvida della guancia di suo nonno. Non schioccò nessun bacio, ma sapeva che Rick sentiva un prurito, l'attesa, il desiderio di qualcosa che Morty decise di negargli. Hai detto di non volerlo, e non te lo do, così bloccò suo nonno nella sua stessa gabbia. Infantile, gli avrebbe rivolto volentieri anche la linguaccia.



Rick lo fece sedere in una sedia da campeggio poco più in là. Medicò quella che si rivelò essere una frattura, meticoloso ma insensibile alle proteste del giovane, che sussultava dal dolore ogni volta che le dita dell'uomo sfioravano in maniera brusca le zone più livide. Un gemito gli veniva strappato dalle labbra, “Ah!”, e Rick di rimando ringhiava: “Sto solo controllando, smettila di lamentarti, principessa!”, così il moro per non venire sommerso dall’imbarazzo nell’avere il vecchio così vicino,e non lasciarsi trascinare da un orgoglio che lo rendeva restio a qualunque aiuto, aveva utilizzato il metodo Summer: fissare il cellulare, anche se non c’era nulla di interessante, solo per poter estraniarsi dalla situazione. Provò ad accenderlo, ma niente. Lo fece ancora, nessun risultato. “Mi si è rotto, merda” si ritrovò a pensare ad alta voce, attirando per la millesima volta in quella giornata l’attenzione di Rick, che diede un'occhiata allo schermo e poi al moro, che spiegò: “Non riesco ad accenderlo".



Rick non si lasciò sfuggire la succosa opportunità che gli si era presentata davanti. Si leccò le labbra, pronto a saziarsi del fastidio che avrebbe procurato in Morty, posando su di lui uno sguardo facete. Lo prese in giro: “Oh, no, ora come farai ad ascoltare Taylor Swift?”.



"Cattivo" Morty lo bastonò, come se fosse un cane indomabile. Pregno di disappunto, difese la propria posizione. “Io sento delle emozioni con lei!”.



Chi non le sente?”.



Summer era poco distante da loro, seduta accasciata al lato del camper, una rivista di gossip tra le mani e le orecchie tese ad ascoltare qualunque cosa si dicessero i due. Rick e Morty decisero di non prestarle attenzione, seppur più o meno consci della trappola in cui li aveva cacciati, arrabbiati con lei eppure così profondamente e nascostamente grati.



Ma come è possi…”, il moro si intestardì, volendo accendere a tutti i costi il proprio smartphone, la frattura alla caviglia ormai fasciata.



Dà qua!”, Rick gli strappò il cellulare dalle mani, e andò a sedersi poco distante. “E sta’ fermo là, stronzetto!”, ordinò, grugnendo e mal masticando le parole.



Non che possa muovermi”, la protesta mogia di Morty non venne ascoltata e lui, il viso sepolto tra le braccia imbronciate, si limitò a seguire con lo sguardo i movimenti di suo nonno. Non erano sinuosi, né tanto meno aggraziati o eleganti, così diversi da ciò che avrebbe piacevolmente notato in chiunque altro. A volte sulle labbra gli si formulata una domanda che non avrebbe avuto voce, ma era la seguente: perché Rick? Un debole dubbio che sarebbe potuto venir chiuso da una dozzina di milioni di risposte. La più semplice, quella che non richiedeva particolari acrobazie della mente per sorgere alla sua radice, risiedeva fissa nei pensieri e gli si presentava davanti. Il portamento di suo nonno era grezzo, al limite della sciatteria, gli vestiva addosso un'aria scorbutica e allo stesso tempo sicura di sé, dei propri passi, dei propri pensieri. Una resistenza d'animo che Morty si sarebbe solo sognato di poter avere anche per metà. Il moro era conscio però che a volte si trattava solo di misera facciata, una finzione che rimaneva tale finché non si avverava il proprio effetto farfalla, ma l'essenza di Rick era già tanto robusta da potersi permettere di fingere, e alla mente di Morty non passava nemmeno l'opzione di cambiare maschera e diventare ciò che non rassomigliava nemmeno in parte al suo vero sé. Era ammirazione per il vuoto, quella di Morty. Ma era ammirazione, e tale rimaneva. Dall'idolatria che pian piano rinsecchiva, cresceva vivace una rosa dalle verità spinose. A Morty non piaceva Rick perché poteva essere bello, sicuro di sé, onesto, premuroso o facile da sopportare. A Morty piaceva Rick perché era semplicemente Rick, il che spesso non coincideva con gli aggettivi prima proposti.



Del vento fece il suo ingresso, scompigliandogli i riccioli castani. Andarono a finirgli davanti agli occhi, bloccandogli la vista di Rick, che divenne una sagoma sfuocata, mal vista. Scosse la testa, ma funzionò poco, e si aiutò con le dita. Un ricordo lo fece sorridere contro il suo permesso. "No sabes cuánto te quiero, mi amor", una voce roca, mani fra i suoi capelli e le guance rossastre, paffute, labbra che si solleticavano a vicenda, carne nuda contro carne nuda.



Ora vedeva Rick molto meglio.



Lo scienziato nel frattempo aveva tirato fuori un dispositivo dal suo camice. Sembrava un power bank, ma aveva un mini schermo e dei pulsanti sui lati. Summer non capì che cosa fosse esattamente, a quale scopo fosse stato progettato, ma era conscia che quello non era l'importante. Rick e Morty dovevano parlare, ma non facevano alcun progresso. Suo nonno riparava il cellulare di suo fratello, rimanendo in silenzio, concentrando le sue attenzioni sul suo lavoro. Niente lo distraeva.



Occhi azzurri però all'improvviso catturarono uno sguardo scuro e immerso. Il sole posava i suoi raggi su entrambi come tiepide carezze, e gli occhi di Morty, da molli e stanchi, parvero più vivi, più vicini. Aveva alzato il collo verso l'attenzione di Rick, attirato, incapace di fare altro che non fosse immergersi in quelle acque azzurro grigie - accarezzarne la superficie e sentirsi accarezzato, ammollandosi a galla.



Una smorfia scontenta accentuò le rughe sul viso maturo di Rick, lo sguardo si fece più duro. Acque in tempesta. “Allora, mi devi fissare per tutto il tempo che riparo il tuo cellulare del cazzo?”.



Morty voltò la testa di scatto, abbandonò l'oceano, e Summer fu tentata di sbattere il palmo della mano sulla fronte, irritata da come Rick potesse rovinare qualunque rapporto umano con la stessa disinvoltura con la quale costruiva un robottino per spalmare il burro. Tutto il peso della conciliazione sembrava vertere sulle spalle del giovane adulto, e Summer non se la sentì di biasimarlo in fin dei conti. Avrebbe risposto anche la rossa con un secco e brutale no, indipendentemente dalla domanda, perché a volte reggere Rick era troppo anche per lei.



Tu non ascolti nessuno, vero?”, la voce di Rick, burbera come al suo solito, aveva attirato l’attenzione di Summer, che non riuscì ad impedire ad un sorriso di sfiorarle le labbra, orgogliosa di suo fratello. Morty di propria iniziativa si era alzato, provando a camminare, per poi sedersi vicino al più anziano, con l'intenzione di parlargli. Summer gongolò interiormente per il successo del proprio piano.



Da che pulpito proviene la predica, eh, Rick?", aveva replicato Morty, sibilando dal dolore quando appoggiò il piede a terra.



Il sole bambino del mattino si irradiò nel cielo, una sfera pallida ma potente, diversa dai frutti dolci di un arancio deciso; così freschi da tenere in mano, i bellissimi spicchi rossi e succosi, come una bocca mai esplorata prima, che Rick ricordava con fervore. Una mancanza venne ritrovata dalla memoria, e il palato gli diventò anestetizzato ad ogni altro sapore. Quella era un'estate diversa, dove si scambiarono parole che sarebbero parse vuote e surreali alla vista degli avvenimenti più recenti. “Potrei cambiare idea e decidere di buttare il tuo telefono, non varrà neanche un centone".



Morty inizialmente non rispose, guardò dritto a sé e Rick lo seguì con lo sguardo, fermando il suo lavoro. Troppo attento, troppo preso dal discorso, aspettando qualunque suono uscire dalle labbra del moro. E quando se ne accorse, la sua mascella si irrigidì, il volto affogò in uno sguardo torbido, e ritornò a riparare il cellulare, come se niente lo avesse scosso.



Le labbra di Morty si schiusero, illuminate da luce nuova, dando spazio a un sorriso che definire come fuori posto era poco. Non aveva motivo per farlo, per sembrare allegro, e non lo era, ma una stanca e rassegnata ironia aveva preso il controllo del suo viso colorito. “Pensavo che venire qui ci avrebbe aiutato, però non è servito a nulla". Sospirò, il sorriso scomparve, e guardò in basso, le mani che giocavano col tessuto dei pantaloni. Che folle, idealistico e sconsiderato piano aveva in mente, accettando di partire con tutta la sua famiglia? Nessuno, a dire il vero, eppure sperava, povero ingenuo, che cambiare aria avrebbe cambiato anche il flusso dei loro pensieri, dei loro discorsi, sempre sull’orlo del vortice nato dal caos che aveva scatenato con un banale no. E probabilmente definire semplice e innocua la fatale parola di due lettere sarebbe stato imprudente. Era come dire che una bomba al neutrino fosse priva di alcuna pericolosità.

Ma Rick sorprendentemente aveva acconsentito anche a lui a partire, e fino a quel momento era lì con loro. Doveva avere pur qualche valenza che non fosse il semplice bisogno di occupare uno spazio diverso da casa propria. Che anche Rick sperasse in un ritorno di fiamma? E a che pro, se si dimostrava solo scostante in qualunque tipo di dialogo? Morty gli chiedeva di passargli il sale nelle tavole calde, e tutto quello che otteneva era un grugnito; gli augurava il buongiorno la mattina con un cenno del capo, ricevendo in cambio solo un’occhiataccia; la notte sul letto cercava di divincolarsi dall'abbraccio forzato per scendere dalla brandina a castello e prendere un bicchiere d’acqua, ma Rick si avviluppava a lui come una pianta rampicante, stringendolo a sè e borbottando nel sonno, senza lasciare alcuna libertà di movimento al moro. "Ora ti comporti come se mi odiassi e basta", le parole di Morty si incrinarono col sopraggiungere delle lacrime, che asciugò subito, passandosi le dita nella zona del viso proprio sotto gli occhi; lo fece voltando il capo, come se per magia potesse scomparire, e Rick non riuscisse a notare che stava piangendo.



Pensi che costringermi a stare con Jerry avrebbe migliorato la situazione? Che idea di merda! E fidati, che se ti odiassi, lo sapresti, cazzo sì, che lo sapresti".



Se Rick avesse odiato Morty, se a Rick non fosse importato niente di Morty, sarebbe stato tutto molto più facile, e questo lui lo sapeva bene. Come sarebbe stato possibile o ammissibile il contrario? Non amava sprecare la sua arguzia nell'introspezione, ridurre il suo genio a becero sentimentalismo, rimuginare troppo sui processi chimici nel suo cervello e diventarne succube, ma Rick era conscio che ogni essere vivente era schiavo della fisica dei corpi. Fin da quando una nuova cellula si presentava al mondo, la sua vita sarebbe sempre stata condizionata alle leggi della biologia, della chimica, delle discipline matematiche. Le uniche regole che rassomigliavano all'unico spruzzo di tranquillità in un universo altresì caotico. Le regole spiegavano, davano un senso, l'illusione di domare l'indomabile, di avere in mano la verità. E forse era proprio per questo che l'amava, la scienza, perché anche chi regnava nel caos aveva bisogno di un punto d'ordine.


Morty era il suo punto d'ordine. Prudente, affettato, di buon cuore, leale, amabile. Il tipico bravo ragazzo della porta accanto, proprio come chi anni prima Rick avrebbe semplicemente ignorato, perché di quelli così era troppo facile innamorarsene. O perché nessuno batteva veramente il bravo ragazzo che ogni notte lo accudiva quando l'alcol colpiva duro, rendendolo molesto e pericoloso. E dov'era finito, in quel momento? Morty era cresciuto, era cambiato, sarebbe stato strano il contrario, ma nulla di più orribile sarebbe potuto succedere secondo Rick. Qualunque affetto avesse provato nei confronti del giovane, esso aveva seguito ogni mutamento, ogni variazione di tono, ogni costruzione nuova che aveva modificato gli assetti della sua persona, che da adolescente impacciato mutava in un giovane adulto capace di ragionare, capire che cosa volesse realmente. E Morty voleva veramente Rick? E perché chiederselo, si domandò Rick, se Morty aveva già risposto?



No.



Rick strinse le labbra. Lurido bastardo, pensò, guardando truce suo nipote.



Quella fetida malattia, più conosciuta come amore, costringeva Rick a vedere se stesso per quel che era stato, e faceva notare con disappunto le sfumature che lo avevano dipinto di diversa forma, le metamorfosi che gli avevano concesso di diventare compiuto. Rick e Morty erano cambiati, e l'amore li aveva seguiti, perché incorpore, ignaro dei limiti del tempo, della fame, della sete. Indifferente alla caducità dell'esistenza, e terribilmente terrorizzato dal non essere più corrisposto.



Non è come se ti facessi dormire con papà la notte", Morty borbottò, più come un pensiero espresso ad alta voce, che come una risposta ben ragionata verso le accuse di Rick. Non ci aveva pensato troppo, distratto e ingenuo; le sue parole sarebbero potute essere usate contro di lui, cosa che avvenne, perché Rick non era certo il tipo da lasciarsi sfuggire un'opportunità che gli era stata servita su un piatto d'argento.



Ah no? Perché mi sembra di farlo".

Era una cattiveria gratuita, un colpo ben assestato contro Morty, il quale, come da previsione, si irritò subito. Non per l'insulto verso suo padre, perché Rick insultava sempre Jerry, tanto da diventare così abitudinario da passare inosservato. Non era per quel gesto volutamente meschino, ma per il paragone. In una semplice frase, Morty era stato catalogato come il buono a nulla della famiglia, spazzatura, un'ameba, il nulla più assoluto.



Rick, ascolta", Morty aveva fatto un grosso respiro, cercando di calmarsi, e Rick si tratteneva da piegare le proprie labbra in un sorriso spigoloso, di cantare vittoria troppo presto. Ma non sarebbe mai stato troppo presto per lui, perché vinceva sempre. Non che potesse farlo nel concreto, però. In un gioco senza regole, non esistevano vincitori, non esistevano perdenti, e più ci si avvicinava in alto verso il Sole, più si veniva respinti verso terra. Era una partita che comprendeva solo anime animali che non vedevano l'ora di ricongiungersi, ma troppo accecate dall'orgoglio per permettersi di farlo.

Rick grugnì. Morty vinceva sempre, e la sua voce era troppo dolce, troppo comprensiva, quando disse: “So che sei ferito da quello che è successo".



Le spalle di Rick si irrigidirono, come se un nervo scoperto fosse stato appena toccato. "Non è così", rispose, duro, i denti che a stento si muovevano, così ingessato nelle sue parole e nei suoi gesti che Morty ebbe la tentazione di appoggiargli una mano sulla schiena, per cullarlo, confrontarlo. Non lo fece, però, perché quello non era ciò di cui Rick aveva bisogno in quel momento. Morty, lungimirante quasi quanto Summer, e sicuramente più avvezzo di lei ai modi del nonno, aveva capito che intenerirsi ai momenti di fragilità emotiva di lui non avrebbe concluso altro che farlo sentire vittima dei suoi stessi sentimenti, e non avrebbe giovato alla situazione, perché in quel caso l'unico risultato possibile sarebbe stato un barricarsi da qualunque emozione potesse provare. Che in quel caso poi decidesse di esprimerla, sarebbe stato sciocco da sperare.



"Non tireresti in ballo l’argomento così spesso, se tu non lo fossi", Morty lo confutò con parole chiare, il tono calmo, equilibrato. "Ti conosco benissimo", aggiunse. Lo stava provocando. Se doveva toccare Rick coi guanti di velluto pur di avere una conversazione con lui, tanto valeva ritagliarsi un po' di spazio per divertirsi.



Summer intanto continuava ad ascoltarli, non prestando più attenzione a ciò che stava leggendo. Le lettere diventavano sfuocate, parole insignificanti in discorsi privi di consistenza, perché niente era più interessante di osservare la propria creazione dare i suoi frutti.



"No, tu non sai un caz-", Rick era partito come un fulmine alla difesa della propria persona, della propria sfera emotiva, ma la repentina risposta alle accuse di Morty sembrava solo una conferma. Tanto valeva ammettere il vero. "Forse", concesse, non contento ancora della sua risposta. "Fottiti". Meglio.



"Io sto cercando di avere una conversazione civile, Rick".



"Una conversazione civile, eh? Così puoi ricevere i tuoi amati pat pat sulla spalla, avere la tua razione orgasmica di approvazione sociale. Aspetta sempre il consenso degli altri per sentirti realizzato. Grandissimo, Morty, continua così."



Morty abbandonò ogni pretesa di assertività. "No, brutto ubriacone bastardo, lo faccio per noi. Ti fa così schifo voler fare pace con me?".



"Non che mi interessi particolarmente."



Summer avrebbe strozzato Rick in quell'istante. Che anche lui fosse umano, e perciò tendente alla sconsideratezza e all'incoerenza, non la rendeva meno insofferente alle sue gesta. Perché mentire, quando l'unica cosa che lui bramava nella sua interiorità era trovare la vecchia armonia? Ritornare tra le braccia che tanto lo avevano voluto? Summer si rispose, non volendo però trovare nessuna autenticità nei suoi pensieri. Forse Morty non valeva così tanto per Rick come aveva sempre creduto, sperato.

La lite era stata così pesante, da fargli voler chiudere ogni rapporto, per il bene della propria salute psichica? E da quando in qua a Rick importava del benessere interiore?



La conversazione tra i due sembrava essersi arrestata. L’uomo più anziano si era congedato, lasciando Morty solo e imbronciato. Passò qualche minuto, e nessuno dei due dava cenno di voler andarsene o voler tornare. Summer fu tentata di andare da suo fratello, magari provare a consolarlo, anche se non pensava di essere così abile con le parole quando si trattava di far stare bene qualcuno. Gli avrebbe detto “sarà per un’altra volta”, la classica bugia bianca, eppure nemmeno suo fratello era tanto ingenuo da cascarci. Ma Rick tornò, una lattina di birra in mano. L’uomo si sedette proprio dov’era prima, ritrovandosi a fianco un Morty pensieroso.



"Perché io, allora?".


Rick corrugò la fonte, come se non stesse aspettando l’arrivo di quella domanda. Svitò la lattina di birra e ne prese un sorso. Si asciugò le labbra sporche con la manica del camice da laboratorio, prima di chiedere: "Che?".



"Perché me, tra tutti, tra chiunque tu possa avere?".



"Co-cosa di aspetti adesso da me, mh? Che faccia tutto il sentimentale, dica tutte quelle schifezze romantiche quando tu non hai fatto altro che comportarti da piccolo stronzo quale sei? Ora vai a prendermi un'altra birra". Rick gettò per terra la lattina ormai vuota.



"Ma come hai fatto? Hai parlato per tutto il tempo! E in realtà sei stato abbastanza dolce quando mi hai chiesto — "



Un urlo stridulo di dolore si propagò nell’aria. Morty si fermò, cercando con lo sguardo la fonte del suono, e trovò suo padre in lontananza che aveva chiuso le dita nello sportello del mini-frigo da viaggio. La frase rimase incompleta, e Summer imprecò interiormente, con un quesito martellante nella sua mente. Che cosa poteva aver chiesto Rick da aver portato a un deterioramento così prominente? Summer si sforzò a simulare col pensiero una serie di opzioni, ma nessuna era contraddistinta da una verosomiglianza capace di rendere i sospetti attendibili. Ampliare il loro nucleo familiare? Improbabile. Rick non sapeva prendersi cura nemmeno di sé stesso,e Morty non si sarebbe preso carico di crescere qualcuno o qualcosa da solo. Matrimonio? No, Rick aveva già chiarito le sue posizioni sull’argomento, e Morty era tanto speciale da rendere lo scienziato così masochista? Farlo rischiare ancora? Summer odiava ammetterlo, ma la risposta era un secco no. Cos’altro rimaneva? Aprire il loro tipo di relazione? Aveva un senso. Rick era sessualmente disinibito, volubile e altamente amante dei piaceri della carne. Aveva sputato addosso ogni morale etica della società, rovinandola e spogliandola della sua sacralità, e infine l’aveva trasformata nell’ennesimo corpo sfatto che non vestiva più di alcuna importanza.


Rick aveva chiesto di aprire la loro relazione e Morty, incapace di liberarsi della sovrastruttura della morale, ma ancora più negligente nel negare qualsiasi cosa al suo compagno, doveva aver accettato senza pensarci troppo. Ma solo con l’effettiva messa in pratica delle richieste di Rick, Morty aveva capito che non gli piaceva nulla di tutto ciò che stava accadendo. Forse Rick aveva prestato più attenzione alla nuova persona, terrestre o meno che fosse, e Morty era diventato molto sensibile alla possibilità di venir messo da parte. Così aveva puntato i piedi, facendo finalmente vedere il suo dissenso originale. Aveva reagito male, ma poteva essere considerato l’unico responsabile dell’omicidio del loro rapporto? Il moro aveva premuto il grilletto, sparando sentenze difficili da guarire, ma Rick aveva tolto la sicura.



Tutto acquisiva un senso… no, non ancora. Summer doveva tornare indietro.



Rick aveva proposto di rendere aperta la sua relazione con Morty. Aveva ancora un senso? Summer si soffermò su un altro particolare: una relazione aperta avrebbe implicato che anche Morty avesse potuto dare più attenzioni a qualcun altro. A Rick sarebbe andato bene? La sua sessualità priva di vincoli si sarebbe scontrata con la sua gelosia, portandolo a scontrarsi con la propria interiorità, farsi domande esplorative che mal sopportava, ma non tanto quando piuttosto ne odiasse le risposte.



E Morty come avrebbe potuto vedere come “dolce” o “romantica” la richiesta di un menage a trois? Avrebbe fiutato fin da subito le circostanze andare oltre il suo codice morale, azioni che era ancora restio a compiere, e guai a chi avrebbe osato solo sfiorare Rick. Era il suo unico amico, l’unico amante resistito al tempo per lui. Jessica? Planetina? Avrebbero rinunciato alla morte, all’unica sicurezza nella vita, solo per Morty? No, certo che no. La subdolamente nascosta lealtà di Rick, insieme alla sua egemonica e a volte scomoda presenza, erano stati per anni e rimanevano i pochi appigli di Morty, che difficilmente avrebbe condiviso.



Si ritornava al punto di partenza.



Summer non aveva ancora avuto una risposta esaustiva, ma un indizio si aggiungeva al resto.



Una data di maggio, la domanda di Rick, la scelta facete di Morty.



Il vecchio scrollò le spalle. "Mi conosci così tanto bene, no? Fatti un’idea".



"Io voglio fatti, Rick, non ipotesi", Morty si impuntò, la punta del naso in aria in un fare stizzito.



"Ah, davvero? Li vuoi? Allora lascia che te li racconti! Tu sei scappato mentre io ero finalmente pronto per TE, ogni cosa era lì perché TU la volevi. Solo per il tuo putrido e lagnoso ego. E come ha ricambiato, la piccola merda? Mi ha lasciato lì come un cazzo di pesce lesso!".



"No, io-", Morty si fermò, perché aveva iniziato a parlare d'impulso, senza una vera e propria idea su come concludere la frase.



Rick continuava, iracondo, lasciando che ogni impeto di rabbia sciabordasse in lui, prendendo il controllo di ogni appendice del suo corpo, di ogni connotato del viso, di ogni gesto eclatante con le mani e le braccia. "Dopo anni in cui piangevi e dicevi «Oh, Rick dovremmo proprio farlo! Sarebbe così meraviglioso!». Oh, qual era la parola che usavi? Ah, giusto, «idilliaco», brutto aspirante poeta da quattro soldi. Beh, grazie tante per questo idillio del cazzo, davvero!".



Morty sentì lasciare definitivamente il suo corpo ogni buon proposito per continuare una conversazione pacifica. "Vai all’inferno!"



"Ci incontreremo, allora, hombre!".






NdA

La canzone nel titolo è Estate di Giorgio Poi!

Holaa! Ci ho messo un bel po’ per aggiornare, ne sono più che consapevole, ma eccovi questo nuovo capitolo!

Ammetto che ho ceduto alla tentazione di entrare nei pensieri di Rick e Morty, ehehe, loro due sono troppo belli da scrivere – come poter rifiuar? Lol

Non so se i nostri scemi prefy abbiano avuto una conversazione simile anche in Mina Vagante, probabilmente sì, ma io amo Morty che ogni tanto si domanda perché sia stato lui ad attirare le attenzioni di Rick, e non qualcun altro.

Sono felice che questa settimana sia andata, honestly, perché ho potuto impegnarmi per l’ultima interrogazione seria dell’anno e con le prove dello spettacolo a teatro, aka ho più tempo di scirvere adesso. Inoltre ho appena ricevuto i libri e i fumetti presi dalla Feltrinelli, voglio leggerli tutti, soprattutto i volumi di RnM – Morty vampiro deve essere pazzesco, ma anche Jane Austen ha il suo perché. Questo per darvi una previsione su quando aggiornerò LTSI, lmao. Ma don’t worry, ho una flashfic in mente. Ah, sto letteralmente conquistando il fandom efp di RnM. Menatemi.

E lo sapevate che ho creato un canale telegram dove parlo di RnM (e altre cose)? Se vi interessa, eccovi il link qui!

A presto! Passate un buon weekend!

- mortifero





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Capitolo 5
*** L'eccezione ***


Capitolo Cinque: L'eccezione



«Resta qui, non mi sparirai

Guarda come, quante volte mi hai ferita già».



Il Texas era uno Stato particolare per la famiglia Sánchez - Smith. Non ci avevano mai messo piede, a parte Rick, ma aveva il suo valore simbolico di origine, come il primo capitolo di un libro, l'incipit di una favolaccia.


Era lì che il folle scienziato, che prima infestava la loro casa, era cresciuto con la sua famiglia, di cui non faceva mai menzione, ma Summer era arrivata a capire che il rapporto che il nonno aveva con il proprio padre non era dei migliori, e di sua madre nemmeno un accenno tra le sue parole. Come se non gli importasse, come se temesse di sporcare il suo nome con le proprie labbra. La rossa però aveva scovato una vecchia foto di famiglia, dove Rick era fin troppo piccolo anche per essere considerato un adolescente, e al suo fianco una coppia sorrideva appena, insieme ad altri ragazzi che sì, loro potevano essere considerati dei teenager (i suoi fratelli?). Suo padre era alto e robusto, dall'aria fiera e gli immancabili baffi chevron quasi a coprirgli le labbra. Chi poteva immaginarsi che dietro al suo aspetto si nascondessero vedute limitate e un cieco orgoglio per lo Stato del Messico? E il suo nome? Ignoto, proprio come era sconosciuto quello della donna affianco a lui, che a prima vista Summer non poté fare a meno di confrontarla con Frida Kahlo, con l'unica differenza che i lineamenti del suo viso erano molto più morbidi rispetto a quelli della ormai defunta pittrice. Il vestiario e la treccia ai capelli erano molti simili e Summer era sicura che, se la foto non fosse stata in bianco a nero, i suoi vivaci colori avrebbero rubato la scena a chiunque altro nella foto. Non sorrideva, però, e questo non dava giustizia alla gioia del suo abito. Quasi come se fosse stanca, stanca del suo matrimonio, dell'uomo al suo fianco, e forse Summer aveva fumato un po' troppo, ma le parve di vedere nel suo sguardo la delusione trattenuta in un sospiro ancora non completato. Delusione per sé e per chi le stava intorno, perché incapace di poter dare ai suoi figli di meglio, un padre che non fosse manesco e col vizio di sottovalutare tutti intorno a lui. Gli altri ragazzini erano sorridenti, come se niente li tangesse, magari inconsapevoli di qualunque cosa succedesse intorno a loro, dolci e ignari di come il male si nascondesse anche nelle piccole cose. E Summer come aveva fatto a riconoscere nonno Rick? Dall'iconico monociglio, ovviamente, già presente a quell'età come un marchio di fabbrica, e a giudicare dalla sua espressione imbronciata, lui no, non aveva la minima voglia di farsi immortalare in uno scatto quel giorno.



Il piccolo Rick non avrebbe mai potuto immaginare che avrebbe rimpianto quell'istante.






Appena mise piede al di fuori del camper, Summer capì che quella mattina sarebbe stata differente. Non sapeva come, né perché, ma quel dì sarebbe stato il completo opposto dei precedenti. Questa consapevolezza la accompagnava ad ogni passo, una pulsione che partiva dai nervi e guidava il muscolo nel movimento, infondendo nelle fibre, in ogni parte di lei, l'annunciazione di un cambiamento. Ma cosa era diverso quel giorno? Summer non seppe rispondersi su due piedi, e con una domanda in testa continuò il suo cammino, mentre gli uccelli lanciavano lunghi fischi a tagliare il cielo con le sue soffici nuvole. Un azzurro pieno si posava su lei e la sua famiglia, mentre i raggi del sole prendevano a schiaffi la loro pelle fino a farla piangere, nel ritmo di una giornata afosa.



Jerry li aveva voluti portare in una tavola calda che aveva trovato su TripAdvisor. Il lavativo che era in lui si era limitato a scegliere il posto con più recensioni positive, ma che per ironia della sorte si trovava al polo opposto da dove avevano potuto parcheggiare il camper. Il sole in Texas era torrido, Summer si sentiva sciogliere come un ghiacciolo sull'asfalto, ed era stanca di camminare. Si stava chiedendo come mai e soprattutto chi avesse potuto solo credere che seguire le direttive di Jerry fosse una buona idea. A giudicare dagli sguardi contrariati e i volti resi paonazzi dal caldo, se lo stava chiedendo tutto il resto della famiglia.


"Jerry, sei sicuro che stiamo facendo la strada giusta?", aveva chiosato Beth, asciugandosi la fronte madida di sudore.


L'uomo la prese sul personale. "Certo, Beth, per chi m'hai preso? Per uno stupido che non sa nemmeno usare Google Maps?".


"Vuoi davvero sentire la mia risposta?".


Summer mormorò: "Da futuro avvocato, posso consigliarvi che è meglio non fare domande se non volete davvero sentire la risposta".


Rick allo stesso momento trasalì, insofferente e pieno fino all'orlo dell'atteggiamento del proprio genero. Interruppe la conversazione, sbraitando: "Gesù Cristo, J-Jerry, s-stiamo girando in tondo da tre ore! Ho-ho- avrò visto quel maledettissimo negozio dell'usato — Morty, smettila di sbavare davanti la vetrina, col cazzo che ti compro i volumi di Berserkl'avrò visto trenta volte in cinque minuti!".



Jerry, ferito nell'orgoglio, replicò: "Sei meglio tu, allora, eh?" ("Sì", fu la risposta di Rick), e non si limitò solo a quella domanda, ma iniziò anche una patetica imitazione di suo suocero. "Guardatemi, sono Rick Sánchez, sono il dio dell'universo, e tutti fanno schifo in confronto a me!".



Sia a Summer che a Morty non avrebbe dato tanto fastidio essere in realtà adottati o il frutto di un tradimento — avrebbero capito la loro madre in quel caso.



"Ti rode perché è vero". Rick sorrideva, vittorioso e sfacciato, si faceva beffe delle lagne di suo suocero.



"Allora perché non ci guidi tu?". Jerry mise il broncio.



"Se proprio insisti...". Il sorriso di Rick, seppur sembrasse impossibile, crebbe a dismisura. Si allontanò da Morty, e si fece strada fino ad arrivare a capo della fila. Si scontrò spalla a spalla con Jerry, e gli dedicò uno sguardo di sufficienza. "E sfoga i tuoi complessi di inferiorità su qualcun altro", disse, la voce bassa e lugubre. Non era proprio il momento adatto per sopportare l'indole fastidiosa di Jerry. Non lo era mai, soprattutto dopo maggio.



"Me li hai fatti venire tu i complessi!".



Beth si schiaffò una mano in viso, imbarazzata da suo marito.



Rick fece spallucce, e bevve un sorso dalla sua fiaschetta. "Seh, seh, qualunque cosa ti faccia dormire bene la notte".



Anche Morty superò Summer, per arrivare dietro le spalle di Rick, e poi al suo fianco, un'idea chiara in mente. "C- he- Rick?".



"Che c'è? Non chiederò scusa a quel patetico surrogato di padre che ti ritrovi".



"Non volevo chiederti questo". Rick non gli rispose, e Morty titubante decise di continuare. "Non si può fare proprio nulla per Berserk?".






Arrivarono da Shoney’s. Il che, tutto sommato, non era poi così imprevedibile. Si trattava del locale preferito di Rick, si sapeva, e chissà, forse lo scienziato aveva scoperto il suo amore per le tavole calde negli anni più vivaci dell'adolescenza, quando usciva a divertirsi con gli amici, o durante la calorosa infanzia, dove si passava più tempo con la propria famiglia. Summer poteva solo ipotizzare.



Ci misero poco tempo, o almeno meno di quanto ne avrebbero impiegato per andare nella tavola calda proposta da Jerry. Sorprendentemente trovarono subito posto, e presto un cameriere andò a prendere le loro ordinazioni. Scelsero tutti pancetta e pancake con sciroppo d'acero, tranne Jerry, che optò per il miele, ma con il solo scopo di ribadire ogni cinque minuti che quello che facevano le sue api era nettamente migliore. Il clima tra tutti loro rimaneva calmo, o il massimo a cui potevano aspirare vicino all'ideale di tranquillità.

Summer si lasciò andare nell'introspezione. Non era qualcosa che voleva propriamente fare, ma osservare Morty intestardito con Rick, oppure Beth e Jerry bisticciare per un motivo futile, faceva vagare la sua mente in una miriade di pensieri, che culminavano sempre nella realizzazione di essere investita dalla solitudine, che nessuno era lì per lei anche solo per discutere in malo modo. E toccava che delegasse i suoi bisogni a qualcuno di momentaneo.

Non che vedesse qualcuno con cui sfogarsi.

Parlare dei propri sentimenti in famiglia, mostrarsi vulnerabili, avere il coraggio di mostrare il proprio cuore, poi, era considerato lagnarsi. Morty era un lagnone, e suo padre dopo di lui era addirittura il re dei lagnoni. Bambini ingenui e deboli, che aprivano bocca credendo che le loro emozioni potessero contare qualcosa, essere meritevoli di venire ascoltate. Emozioni che sarebbero state masticate come Big Babol, fino a far male le guance e finché non fossero diventate poltiglia da giocare con le dita, o bolle da far scoppiare a proprio piacimento. Morty, però, checché ne avesse detto Rick, (anche se le sue motivazioni si limitavano al semplice ferire, ed egli fosse conscio di aver sparato una cazzata enorme) non era minimamente simile a suo padre.



Morty amava, incondizionatamente, nel pieno spirito dell'agape.



Rick e Summer non potevano dire di averlo capito fino in fondo. La sua più grande vittoria era stata il mai essersi piegato al male che gli veniva inflitto ogni giorno. Era stupido, un idealista ingenuo, ma avrebbe continuato ad amare il mondo che a sua volta amava prenderlo a pesci in faccia. Era il loro completo opposto. Morty aveva visto con i propri occhi il male che l’intero universo era capace di infliggergli. Summer era sicura che, appena gli si chiudevano le palpebre, si risvegliavano nella sua mente i mille modi in cui chiunque avesse ucciso la sua anima, il cadavere del sognatore bambino che era un tempo, e di cui conservava ancora il cuore.

Ma almeno Morty aveva Rick, e Rick aveva Morty — avevano ricevuto il dono della presenza stabile di un altro e quei due disgraziati lo trattavano come se fosse il peggiore degli insulti. Si conoscevano, nel senso più antico e legato alla fisicità del verbo. Summer chi conosceva? Chi aveva come amicizia fidata? Nessuno, ecco chi.

Osservava ogni cosa con una minuzia ossessiva, connotazione che non le piaceva, seppur sapesse di verità, di maledizione congenita - Summer sapeva di non essere l’unica con manie ossessive e di controllo in famiglia.

Ossessione verso se stessa e gli altri, come un narcisismo latente, ammaliato dalla sua persona e con la dipendenza egoistica di attenzioni continue, ma Summer non credeva di avere basi conoscitive così avanzate per l'autodiagnosi di tale disturbo.



Non era poi come se in quel momento non le stessero dando attenzioni, ma non poteva dire che le stesse gradendo.



I volti dei suoi genitori erano di un rosso teso e sudato mentre facevano domande come "New York?" e "Sei sicura sicura, tesoro?".



"Sì, mi hanno già offerto un tirocinio in uno studio legale importante". Summer si chiuse, incrociando le braccia con stizza. "Faccio più successo di quanto voi abbiate mai fatto alla mia età, e questo vi rode".



Il colpo avvelenato andò a segno, scatenò delle reazioni, ma la rossa si interessò ad altro.



Summer vide Morty sussurrare nell'orecchio di Rick, forse con un tono troppo elevato, perché lei riuscì a sentirlo stesso, e le si spiegarono le labbra a vederlo, il ricordo del vecchio equilibrio. La risposta smorzata di Rick, col suo borbottio e la sua scrollata di spalle, fece cadere a terra il suo umore, impedendole di spiccare il volo nel suo cielo di ricordi. Summer non sorrise più. La realtà era una brutta bestia.



"Tu lo sapevi, Rick?".



"Chissene".



Si erano seduti vicini, però, e Summer lo aveva notato in un misto di stupore e orgoglio. Il suo piano, nonostante tutto, li aveva costretti a fare un passo avanti, e forse non era solo merito suo. Loro volevano fare un passo avanti, rinunciare alla loro situazione di stallo. Continuavano a scambiarsi monosillabi, più che parole, e Summer fu colpita da una realizzazione: tra loro due non si respirava più la stessa tensione di prima. Avevano litigato, prendendosi a morsi con le parole, affondando i canini sulla carne tenera e fresca del cuore, a giudicare dalla sensibilità (più o meno velata) con cui reagivano.


Ecco perché quell'aria bizzarra, quella mattina, era così facile da intuire!


Rick e Morty non erano più in guerra, ma a fatica cercavano una ricongiunzione.

La passione per la propria convinzione e l'impeto nato dalla furia che accendeva le battaglie li aveva conquistati, fino a diluire pian piano, rendendo le loro posizioni più labili, gli armamenti più ingombranti. Summer li aveva visti litigare — quando vivevano tutti insieme, si facevano la guerra ogni giorno, per Dio! — e finivano così, sempre, a dimenticarsi del perché provassero così tanto astio, incapaci di stare lontani troppo a lungo.



Modera i termini, siamo noi che ti paghiamo il college!”. Beth si era subito scaldata, irata come non mai alle parole di sua figlia, che le rivolse di nuovo tutte le sue attenzioni. Convenì pure la rossa che effettivamente quello di cui stava parlando sua madre era un privilegio. Nella mente di Summer si figurò l’immagine di un post su Facebook di Beth, la foto in un locale con l'hashtag “fondo per il college di Morty”.



Summer non era di certo tipo da rimanere senza parole. “Non dovrai più farlo, mi pagheranno!”.



Non ci hai nemmeno chiesto il permesso”.



Beth ignorò l'esistenza del marito, e continuò a rivolgersi a sua figlia, con fare proibitivo. “Ah, quindi la tua paga basterà a ripagare il debito studentesco?”.



Dovevi chiedere…”, Jerry tentennava, guardandosi intorno, affievolendo sempre di più il tono di voce. Nessuno lo stava ascoltando!



Guarda che non è male come inizio!”.



Il permesso! Non…la mia autorità di padre… qualcuno mi sente?”. Jerry sembrava sperduto come un cucciolo abbandonato. Un'occasione troppo ghiotta per Rick per lasciarsela scappare. “Primo strike, Jerry”, gli rise dietro.



Ti sto ignorando”, Summer fulminò suo padre con lo sguardo, poi toccò a sua madre. “Perchè non vuoi essere felice per me? Ti rode davvero così tanto?”.



Ma New York è così lontano, tesoro…”



Morty si lasciò andare a un pensiero innocente trasmesso ad alta voce. “Però quando Rick mi portava dall’altro capo della galassia tu non battevi ciglio…". Il suo tono di voce non annullò l’accusa, e non silenziò nemmeno l’offesa.



Rick si sentì in dovere di intervenire. “Io-io non ti ho mai portato dall’altro capo della galassia, M-moURGHty. Se ci capissi qualcosa, lo sapresti. Un po’ a est, un po’ a ovest, ma mai al polo opposto. Lì non c’è nulla, solo stupide nebulose del cazzo”.



I-il discorso non cambia”.



Lo sguardo di Beth si ammorbidì mentre si voltava verso suo figlio, quasi come se fosse capace di provare un senso di colpa. “Morty, sai che non è vero…”.



E New York non è lontano come lo spazio, per Summer sarà anche una bella esperienza. Poi fa sempre bene avercela lontano!”, Morty scherzò, e Summer da brava sorella maggiore non si mancò di fargli ricordare quale fosse il suo posto: gli diede una gomitata sul fianco, ma entrambi si scambiarono un sorrisetto complice.



Sì, Beth, lasciala andare! Cosa credi che potrà trovare ancora nel Michigan? Difenderà la vecchietta che porta il cibo da casa negli stadi di baseball?”, Rick si afflosciò sulla poltrona della tavola calda, spossato dalla conversazione come se fosse stato solo un suo peso per tutto il tempo. Summer si trattenne dall'alzare gli occhi al cielo. Che narcisista melodrammatico! Non che le sue affermazioni fossero del tutto corrette, poi.

Era anche vero che circolava voce di un singolare Signore della droga del Michigan, di cui nessuno conosceva il volto, ma tutti erano alle sue calcagna… Sarebbe stato certo un bel mistero, scoprire la sua identità. La cronaca nera aveva annunciato l'aumento di morte per overdose, e tutte le indagini sulla criminalità organizzata avevano ricondotto la gestione dei traffici illegali di droga a una sola persona, il cui nome rimaneva un mistero. Alla procura erano noti una serie di pseudonimi, e un identikit facciale piuttosto scarno, che però faceva intuire che si trattasse di un unico individuo. Niente dava le basi per portare sotto processo qualcuno. Veniva quindi soprannominato Signore, perché come una divinità, non aveva problemi nel togliere la vita, e aveva il monopolio di ogni commercio. Essere il procuratore distrettuale o l'avvocato difensore in un processo talmente ecclatante le avrebbe procurato prestigio. Molto prestigio. Magari l'unica cosa che l'avrebbe tenuta ancorata nel Michigan, ma non così convincente. Non le piaceva l'idea di mettersi contro un membro della mala così potente.



Morty nel frattempo annuì, in accordo con le posizioni di Rick. "Anche per lui è un'idea stupenda!".



Rick gli ruggì contro come un leone arrabbiato, voltandosi di scatto. "Ehi, stronzetto, non hai ancora diritto di fare le mie feci!".



"Veci!"



"E che ho detto io?".






Morty aveva sempre avuto un problema con i bagni pubblici, mai menzionato a nessuno, eccetto Rick che, secondo le teorie dell'intera famiglia, forse ne era anche l'artefice. Quando Beth asserì che sarebbe stato meglio usufruire dei servizi igienici della tavola calda, perchè il cammino di ritorno verso il camper sarebbe stato lungo, sembrò fosse stata appena dichiarata una condanna a morte. Summer aveva visto suo fratello sbiancare, e assumere un umore cadaverico al viso. Diventò subito nervoso, grattandosi la nuca con insistenza, e guardandosi intorno con fare evasivo, come se da un momento all'altro potesse prendere e scappare. Non poteva farlo, la realizzazione gli prosciugò ogni fantasia, colpendolo quando smise di graffiare la sua pelle, ormai livida, e un debole sospiro gli allargò il petto e lo rimpicciolì; uscì da lui come una dichiarazione di resa all'inevitabile.



"Cacchio!". L'imprecazione di Rick attirò l'attenzione di Summer, e scoprì che anche lui aveva cercato in maniera ossessiva qualcosa, probabilmente la sparaporte, magari per portare Morty lontano da lì; una mano ancora dentro il camice da laboratorio, l'irritazione per l'opportunità mancata.



Summer pensò fosse solo una coincidenza, perché infondo ci potevano essere una miriade di motivi, di possibilità, Rick non stava cercando la sparaporte, ma la sua fiaschetta, il che aveva più senso, e che dopotutto lui se ne fregasse davvero poco di chiunque intorno a lui, chissene se Morty venisse mangiato vivo dai suoi stessi traumi.



Allora perché Rick tergiversava? Nella zona in comune del bagno pubblico, mentre lei si guardava allo specchio per rifarsi il trucco colato, e Morty era dietro la porta del bagno maschile a fare i suoi bisogni, lo scienziato era occupato a lavarsi le mani. Nulla di strano, o magari lo sarebbe stato per la Summer di qualche anno fa, incapace di pensare che suo nonno non fosse completamente estraneo al concetto di igiene o pulito, ma qualcosa non tornava. Rick ci stava mettendo troppo tempo. Era certosino nei movimenti, eppure talmente distaccato dall'azione, come se non gli interessasse, come se stesse pensando ad altro. Era estremamente lento, e nemmeno una minuziosità ossessiva avrebbe giustificato la sua flemma.



Mentre spazzolava le ciglia con lo scovolino del mascara, guardò per un po' suo nonno, ancora intento a fare chissà cosa nel lavabo. Solo lì potè notare che Rick stava battendo i piedi con impazienza, e che si era sporcata una palpebra. Dopo aver inumidito con le labbra un cotton fioc per rimediare all'errore fatto, prese parola: "Sono ore che ti lavi le mani, hai già ucciso i batteri. È inutile che continui".



"A parte le tue scarse conoscenze sulla vita batteri," Rick era pronto a sorvolare sulla questione, ma Summer avrebbe messo la mano sul fuoco e giurato che una parte di lui avrebbe amato gongolare nell'infastidirla con parole del rango di «tensioattivo». "È utile quanto il tuo mettere il mascara anche se non hai ciglia? S-su cosa lo staresti applicando, esattamente? Sull'aria?".



Summer provò a farsi scivolare addosso l'argomento. "Simpatico", mormorò sarcastica, prendendo dal suo beauty un lucidalabbra arancione. Era il colore dell'estate.



"Io lo dico per te, Sum-Sum. E quelle tinte calde non stanno affatto bene su una ragazza pallida come te. Che cosa sei? Una primavera accesa? Cosa — cosa decreta la nuova costituzione di questa nuova merdata giovanile, eh, l'armocromia?".



Rick aveva superato il limite.



"Ridillo e ti uccido", Summer scattò, puntandogli il lucidalabbra a mo' di trinciante, come se fosse pronta ad accoltellarlo.



L'uomo scrollò le spalle, sospirando, teatrale come non mai. "Come siamo sensibili stamattina!".



"Parliamo di sensibilità? Io non sto aspettando che Morty abbia un attacco di panico così sono giustificata ad andare a coccolarlo". Colpì il punto giusto, perché Rick perse subito la sua patina di indifferenza, diventato presto irato.



"Ma che cazzo dici! Da quando in qua lo coccolo?"



Summer aveva pronte sulla punta della lingua più di mille motivi per giustificare la propria affermazione, già a partire da come Rick non provasse nemmeno più a nascondere chi fosse il suo preferito in famiglia, però l'universo amava aiutare i peggiori, per questo all'improvviso, Morty uscì dall'area privata dei servizi igienici. Aveva l’aria un po' sfatta, ma appena guardò davanti a sé si illuminò. Nei suoi occhi nasceva la comprensione di un messaggio implicito, nel dispiegarsi delle labbra l'accoglienza di cure saggiamente occultate. Si avvicinò a Rick, pronto a sussurrargli qualcosa. "Sto bene", fece, e Summer riuscì a sentirlo. "Non ho pianto questa volta".



Rick annuì, "No, non l'hai fatto", e se fosse stato fiero dei progressi di Morty, lo nascose molto bene.



NdA

Nell’asilo in cui facevo stage un bambino aveva già il monociglio, e immagino fosse così anche per Rick, lmao. Morty invece è un weeb che ama Berserk e che non ha superato Re Gommosello – povero, non se lo meritava proprio. E potete immaginare che la versione indemoniata di Griffith non sia il suo personaggio prefy di Berserk. Questo capitolo è più un insieme di sottotrame comiche che un vero capitolo, lasciamo perdere. Volevo creare un piccolo momento di stacco dai loro litigi, perché alla lunga poteva diventare un po’ stancante quindi eccoci qua! Ho tolto un po’ di scene di introspezione per Summer, e la maggior parte avevano SumRick e SumMorty vibes, ship niente male, ma non le mie preferite, lol.

Il titolo del capitolo è ripreso dalla canzone di Madame, colonna sonora della serie Bang Bang Baby su Prime Video, che consiglio vivamente.

Vi spammo ancora il mio canale telegram e potete già preordinare il mio libro !

Grazie mille per l’attenzione!

A presto!





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Capitolo 6
*** Ballata Per La Mia Piccola Iena ***


Capitolo Sei: Ballata Per La Mia Piccola Iena




«L'amore rende soli ma è ben più doloroso

Se per nemici e amici non sei più pericoloso»



Morty era nato d'estate, in una tempestosa notte d'agosto, ma il giorno dopo la mitezza del giallo aveva predominato il cielo. Non c'era da stupirsi se lui fosse il ragazzo custode del sole, se rifiorisse tra i suoi raggi, l'incarnazione di Amore che trova il suo riparo, il punto culminante della sua danza, tra le braccia di Febo. Carne giovane incontrò pelle molto più matura che cantava anche la sua storia, il passato condiviso e la discendenza; tramite movimenti lenti, impressero il passaggio l'uno nella vita dell'altro, creando solchi presto ricolmati, scolpendo a immagine e somiglianza della propria mente chi avevano davanti a sé.

Summer non avrebbe dovuto vederli, scoprirli tra i fitti alberi della zona più selvatica del camping dove Beth e Jerry avevano sostato. Strabuzzò gli occhi, come se incredula che tanta ovvietà potesse essere reale. Non c'era altro spazio per quei due, se non insieme, nella loro placida tranquillità che sembrava la copia di ciò che traspariva nei dipinti ottocenteschi raffiguranti colazioni sul prato. Un moderno Manet vedeva Rick e Morty concedersi finalmente attenzioni che non fossero l'urlarsi addosso. Avrebbero gridato, fino a far scoppiare i polmoni e bruciare la laringe, ma non di rabbia. Inimmaginabili, una visione mistica.

Il dio figlio di Venere, come affermava Apuleio, non era altro che un mostro feroce, crudele e viperino, nato per la rovina del mondo intero, perché nemmeno il potente Giove era immune alle sue frecce, e anche Febo era volubile tra le sue braccia. Rick era il più cocciuto tra i due sull'argomento che aveva scatenato tutte le loro altre liti, come mostri generati da una maledizione masticata tra le labbra, ma niente aveva combattuto il bisogno di un tocco che, forse, la sua mente disillusa aveva già considerato come lontano. Ma se gli insegnamenti nichilisti del nonno erano serviti a qualcosa, Summer poteva affermare con certezza che quel sesso non voleva dire un bel niente, se non il bisogno di un prurito reciproco da grattar via, un ben più istintuale e umano cercare un contatto con la carne.

Non c’era un dialogo. Solo gemiti, nemmeno soffocati. Nessun insulto colorito per vivacizzare l’atmosfera, nessuna timida confessione d’amore e quella sì, sì che avrebbe strizzato le budella della rossa, facendole venire i conati di vomito, non davanti alla nudità fisica, ma la più facilmente feribile vulnerabilità sentimentale. Rick aveva da poco imparato a concedersi anche emotivamente a una persona, e quella non era di certo Summer, che ancora continuava a studiarli. Agivano in una costante battaglia dove l’obiettivo era strappare un lamento all’altro, che nemmeno poco tentava di resistergli, perché lo scopo del sesso in natura rimaneva sempre uno.

Summer sentiva la sua presenza scomoda. Non doveva assistere, nemmeno sentire, immaginare. Lo spettacolo davanti a lei la disgustava, ma niente era come quell'atto perfetto, finito, emblema di unione - uno dentro l'altro, la Luce e l'Amore, l'energia che dava vita alla Terra. E lei si sentiva sempre più vuota, sola, dal finale incerto. Avvertiva la piena assenza di qualcuno che non aveva ancora nome, voce, corpo; che non era né idea, né materia. Indegna di un tale legame, di affetti così sanguigni, una parte di lei godeva nella loro improvvisa separazione.

Non che avesse voluto prendere il posto di nessuno dei due. Rick non lo avrebbe voluto nemmeno se le avesse donato galassie intere capaci di prostrarsi ai suoi piedi, o per tutte le notti passate a fumare al chiaro di luna, quando le parole mutavano in sussurri da dimenticare e le idee diventavano aria in comune. Perché, anche se trovava estremamente affascinanti gli uomini che all'apparenza avevano sempre un piede fuori dalla porta, non era una donna che si sarebbe inginocchiata facilmente a un dio. E di Morty, c'era bisogno di parlarne? Così irritante, così noioso nella sua pulita tranquillità, Summer non gli avrebbe mai dato una chance. Neanche morta. Eppure suo fratello sapeva essere buono, gentile, attento. Bello, anche. Non che Rick fosse privo di fascino, ma la giovinezza era qualcosa che levigava ancora il volto e la carne di Morty. Amava che glielo si ricordasse, le timide risate flautate appena udibili. Fresco come un cetriolo, amava pavoneggiarsi di ciò di cui Rick era privo da tempo (non che avesse bisogno di essere giovane, Sánchez, per essere attraente).

Morty non aveva quella bellezza mozzafiato e frizzante, ma attraeva di lui la dolcezza dei lineamenti e dei sorrisi - oh, quel sorriso, quel maledetto sorriso, avrebbe citato ironicamente Summer. Ma era vero: il moro era più bello quando sorrideva. Il rossore sulle sue guance ancora piene lo rendeva angelico, il degno cherubino che sta alle spalle di un dio. Un delizioso puttino vivo più che mai nella sua forma, dinamico nella sua tessitura e compiuto, finito. Summer, ancor prima che iniziasse la loro relazione, ricordò di aver notato molto frequentemente alle feste in casa, occhi gelidi come l’averno alla ricerca di quel volto angelico, mentre tra le mani stringeva la giovane conquista femminile della serata. Eppure sarebbe bastato un solo sguardo di delusione o gelosia in quei occhi marroni, e Rick l'avrebbe dimenticata all’istante.

Nessuna accoppiata più discordante sarebbe potuta esistere. Eppure Rick e Morty erano stati insieme, un bel mistero, senz'altro, se solo le leggi della fisica non avessero già provveduto nel risolverlo. Gli opposti si attraggono.

Summer era abbastanza adulta anche da capire che il partner perfetto era una gioiosa ma infantile illusione. Si andava spesso alla ricerca di partner sfidanti, proiezioni delle parti mancanti nella propria vita, nella corsa verso la propria crescita personale.

E forse Rick e Morty erano cresciuti, il che li rendeva non così bisognosi l'uno dell'altro.

Summer corrugò la fronte: si stava sbagliando. Non poteva essere.

Dio, se si poteva credere nella sua esistenza, era una donna che amava un gioco perverso con regole mutevoli. Non era giusto che due esseri talmente ripugnanti avessero ricevuto un dono così prezioso, e che lo stessero mandando via, schizzinosi come se avessero trovato un insetto nella loro insalata. Summer digrignò i denti, le orecchie perforate da un suono grezzo nato dagli abissi della gola. Morty era malato, Rick era ancor peggio, e Summer era completamente fuori di testa a pensare che la storia d'amore più interessante che avesse mai visto fosse quella tra suo nonno e suo fratello.

"Oh, R-Rick, sto per- sto per - ah!".

"Fa-fa - sì, merdaccia, fallo per me, bebito".





Summer aveva passato fin troppo tempo a pensare a quei due, ma erano una buona distrazione alle congetture con cui la sua mente decideva di punirla, perché lei era sola, perché lei non aveva nessuno, e ironia della sorte pure Rick e Morty erano un gelido promemoria. Per sadomasochismo, per istinto di auto-preservazione, il suo cervello si concentrava sull'evento del secolo.

Non era una loro lite casuale. Aveva qualcosa di pesante, ingombrante, che difficilmente si smussava dai cardini della loro relazione, preannunciandone lo scioglimento, e il che rendeva altrettanto arduo smaltire tutti i residui, le implicazioni nascoste come briciole sotto i tovaglioli; era difficile anche solo parlarne. Esternarlo a qualcuno fuori dalla coppia rendeva l'incombere dell'apocalisse meno reale. Di solito, quando i due litigavano normalmente, Morty continuava a ripetere all'infinito cosa fosse successo, i perché, e quando si dimenticava un particolare Summer sapeva che lo avrebbe aggiunto il giorno dopo, o anche solo nel lasso di tempo di mezz'ora. Morty guardava ogni volta sua sorella con un cipiglio strano — no, particolare, inquisitore. Era come se volesse perlustrare nella mente della sorella alla ricerca di risposte, di una soluzione concreta che potesse mettere fine al suo supplizio. Anche quando era ferito o arrabbiato, gli mancava terribilmente Rick.

Summer scuoteva la testa, prendendo un sorso del thè che le aveva preparato Morty (glielo preparava sempre, diventando particolarmente bravo con sua sorpresa), e diceva solo "Sei troppo sensibile, Morty, lascia stare".

Rick aveva un approccio differente, più distaccato e sprezzante, più Rick. Lanciava frecciatine, rispondeva d'impeto ma i suoi commenti erano talmente pungenti che appariva ci fosse una singolare arguzia dietro di essi, più prominente del solito. Ma solo alacrità e orgoglio ferito erano i magici strumenti che trasformavano abilmente la sua lingua in un rasoio affilato, che già sapeva quale carne tagliare, perché più tenera, vulnerabile. Era contagiosa, la sua nascente derisione. Summer spesso si aggiungeva, e Rick le dava corda, ma allo stesso tempo la colpiva. Che fosse una qualche battuta svilente nei suoi confronti (perché se Rick era arrabbiato con Morty, lo era anche con il mondo intero, eternamente consapevole di quanto quella furia potesse scemare in un lasso di tempo brevissimo. Bastavano grandi pupille scure e umide, labbra arrossate, e le carni di un Dio potevano essere ridotte in cenere in un battito di ciglia), o che fosse un colpo vero e proprio, al braccio o alla spalla, Summer veniva rimessa al suo posto.

Perché anche se era chiaro come il sole che Summer volesse bene a suo fratello (nonostante non lo mostrasse nel modo più ortodosso), quella rimaneva una questione fra Rick e Morty, e nessuno vi aveva diritto di immischiarsi.

Summer non aveva diritto di immischiarsi, proprio così. Nemmeno quella volta.

Eppure no, non era per nulla una lite casuale – rimaneva fastidiosamente invischiata tra le sinapsi della rossa, una nuova brulicante ossessione. Era un mistero, un omicidio irrisolto. Chi per primo aveva fatto a pezzi il cadavere della relazione tra Rick e Morty? Chi l’aveva nascosto per primo tra le parole di disprezzo? Cosa era scattato nella sua mente? Qual era la mens rea? Il movente? Chi sarebbe stato condannato? chi assolto?

Era qualcosa di più profondo: delineava l'area di un nuovo e insormontabile cambiamento. La medesima dimostrazione di come l'essere umano fosse dinamico, fluido, eternamente incoerente con sé stesso. Catturata in un particolare caso di Darwinismo, Summer vedeva l'habitat intorno a sé mutare a ritmi vertiginosi, rendendola schiava del cambiamento, perché altrimenti ne sarebbe rimasta schiacciata.

Summer doveva crescere, ancora, e per un po' la pervase l'angoscia al pensiero che nella vita nessuno potesse prendersi il lusso di sentirsi arrivato, compiuto, completo. Doveva capire che fosse ormai giunto il suo momento di farsi da parte. Se non le avevano raccontato della lite, il motivo era chiaro: non era quello il suo ruolo nella sua relazione con i due. Le persone si avvicinano le une alle altre per il soddisfacimento di un bisogno, se l'era ricordato poco tempo prima, come il bisogno di ricevere e dare amore, perché l'uomo non sarebbe mai stato capace di rinunciare al suo status di animale sociale.

Summer ricopriva la parte della giusta compagnia, quella festaiola, ma seria quando serviva. Smorzava la dolcezza indulgente di Morty e dava un taglio netto al radicale raziocinio di Rick, era il giusto aiuto dall'esterno che riusciva a far emergere i caratteri completamente opposti dei due, estrapolando da loro i lati migliori, rendendoli complementari. Se una cosa era troppo complicata per Morty, Rick ci arrivava al posto suo. Se un argomento molto difficilmente si collocava negli schemi mentali di Rick, Morty gli mostrava l'alternativa.

E ci aveva visto giusto: Rick e Morty erano cresciuti, non avevano più bisogno della loro vecchia amica e terapista di coppia personale; cercavano un equilibrio tra loro e, per la prima volta, non chiedevano implicitamente a lei di risolvere il problema.

Decise che fosse arrivato il momento di lasciare ai due la privacy che prima, molto incurante dei bisogni altrui, aveva scelto di ignorare. Era meglio che tornasse al campeggio. Magari avrebbe potuto scaldare degli smores, e litigare con i suoi genitori sul trasferimento a New York. Forse la sera sarebbe uscita. Il Texas avrebbe dovouto avere dei locali notturni, no? Summer non ne era così sicura, ma immaginava che nel vecchio parcheggio che aveva visto a pochi isolati più in là ci fossero dei commerci interessanti.

Era a un passo dal voltarsi indietro, lasciare alle spalle un pezzo di vita che non sarebbe ritornato, finché…

Ti amo, Rick”. Si levò nell'aria un sospiro, placida dichiarazione tra gli arbusti, infido sintomo della gioia post orgasmo.

Summer tremò, presa alla sprovvista dall'innocenza (incoscienza) delle parole di Morty. Si massaggiò le orecchie, incredula di aver sentito giusto, e strizzò gli occhi, spiegando le labbra in un’espressione esterrefatta. Non stava succedendo. Non poteva.

Stava succedendo?

Era ancora tra le sue mani, quel mistero. Una data di fine maggio, una domanda, una negazione. Poteva ancora lavorarci su, dare da bere alla sua mente assetata di risposte. Doveva solo collegare i punti, ma per farlo aveva bisogno di un indizio fondamentale: la matrice, il contenuto di quella domanda.

Aveva passato il punto di non ritorno, e Summer si fermò sui suoi passi, facendosi governare dall’ingordigia. Mesi dopo, l'ascoltare quella confessione, quell'intera discussione, le sembrò più impudico di immaginarseli in un rapporto carnale.

Ma n-non abbastanza per andare oltre a un po' di sesso del cazzo, finisco la frase io per te”. Rick rimaneva sempre il più razionale tra i due, il più freddo, il più calcolatore, e forse quella sincera confessione aveva appena rovinato l'atmosfera. Anni addietro Morty si sarebbe mangiato le mani, nell'essersi mostrato così dolce, nell'aver pronunciato parole così sentite da disgustare Rick, che mal sopportava che un sentimento così viscerale potesse essere provato per un Dio sbagliato come se stesso. Morty, in quel momento, non si curava nemmeno più dell'atmosfera, nemmeno più di infastidire Rick, e suo nonno non lo avrebbe fatto passare impunito. “Non ho bisogno delle classiche cazzate che le persone si dicono solo per sentirsi meno merde, perché, sai, tu ti sei dimostrato lo stronzo che tanto temi di essere. Puoi risparmiarlo. Io sto bene, Morty”.

No!”, il moro rispose d'impulso, e chi poteva negare che ci fosse del sentimento anche in quelle sole due lettere? Era un deciso «non è vero ciò che dici», un disperato «non è vero che stai bene. Ti vedo, ti sento». Rick non stava bene, era evidente, ma nemmeno Morty. Nel loro scontro, indispettiti forse ancora dall'esistenza dell'altro nel loro stesso spazio, cercavano ancora un punto di collisione. Poteva cadere il mondo, ma non avrebbero mai voluto separarsi del tutto. “Quello che provo non è una stronzata, o un hobby, tu lo sai.” O almeno Morty sperava che lo facesse, perché aveva detto così tanti ti amo, a volte mai risposti, che per Rick doveva essere certo e inconfutabile che il moro non provasse altro che ardore nei suoi confronti. Ingenuo, forse, nel non considerare quanto alcuni schemi mentali, creati spesso da eventi traumatici o abbastanza dolorosi dal poter venire considerati alla pari dei primi, potessero essere come occhiali ingannevoli. Lenti che modificavano ogni percezione della realtà, e Rick ne possedeva a bizzeffe. Morty non lo capiva, non ci arrivava. “È che ho bisogno di tempo, sono ancora giovane, e alcune cose…”.

Hai trent’anni”, Rick tagliò netto la frase del moro, con lo stesso tono piatto e annoiato che usava ogni volta in cui veniva costretto a rispiegare un suo piano (nei rari casi in cui lo faceva), perché nessun altro a parte lui stesso capivano.

Ventidue, ho tempo”, Morty declinò il capo, come se parlasse con un bambinello cocciuto. "Sono ancora giovane".

Il tono di Rick divenne lugubre. "Non per molto".

Un silenzio teso si addensò nell’aria.

Morty fu il primo a sospirare, un tiepido tentativo di stabilire un po’ di equilibrio, rompere quello schema gerarchico ristabilito da una maledetta pausa. Rick aveva vari modi di confermare la sua situazione in potere, e lasciare l’interlocutore senza parole era uno di questi. Lo sfiniva, sminuiva, lasciandolo nervoso, i piccoli pezzettini di quelle sue frasi sconclusionati a vorticargli per la mente. Che cosa avrà mai voluto dirgli? Perchè si comportava così? Era davvero colpa sua? L’autocommiserazione era una caratteristica comune di chiunque stesse intorno a Rick.

Forse Morty non aveva avuto tutti i torti, con quel fatidico “no”. Chi poteva immaginare Rick cosa gli avesse chiesto, in che razza di guaio lo voleva invischiare, portandolo, chissà, a fare a pezzi un altro po’ della sua morale ormai a brandelli. E se invece fossa stata una domanda molto più cruciale, sarebbe stato saggio avventurarsi in un “sì”, con una relazione in cui lo spareggio di potere era così evidente?

Forse dovevano chiudere, pensò Summer, consapevole però che non sarebbe mai successo. Nessuno dei due avrebbe voluto. Avrebbero preferito farsi estrarre una costola senza anestesia, e avrebbero seppellito le loro frustrazioni, nonostante ribollissero dentro loro come catrame. Un agglomerato di angoscia, disgusto e insicurezza sarebbe rimasto in agguato tra loro, ma senza parole a renderlo un concetto, una realtà dura su cui sbattere il muso.

Morty aveva alzato il tono di voce, deciso a farsi valere, volendo essere un punto di svolta in quella situazione di stallo. "Qual è il problema con te adesso?".

Rick grugnì. "Vorrei capire il tuo. Tu hai deciso di mandare a puttane tutto". Summer immaginò suo nonno con la sua tipica gestualità, impuntare ferocemente il dito verso suo nipote, addossandogli ogni colpa, come quasi sempre, anche quando Morty non faceva niente. C’erano eccezioni, ma il prendersi le proprie responsabilità nella vita era ancora una nuova scoperta per Rick.

"No-non fare come se-se fosse solo colpa mia!".

"Lo è".

"Sul serio credi di non aver fatto nulla?".

"Allora scusa, se credi di meritarti delle scuse, testa di cazzo".

"Graz- ehi!".

Non era difficile iniziare a figurarsi Morty stizzito, lo sguardo alterato e le mani sui fianchi. Summer lo aveva reso molto spesso così, e Rick sicuramente era un degno avversario nel rendere Morty irato. Era divertente, a volte.

Ma in quel momento nessuno rideva.

"Cambiato idea, ora?", chiese Rick. Come se potesse essere così semplice, pace fatta, tutto chiarito, dammi un cinque e amici come prima. "Il tempo passa, più in fretta di quanto si pensi, e di certo non si adegua al volere del tuo culetto viziato".

Summer non aveva bisogno di essere lì vicino per sapere che l'alito di Rick puzzava, puzzava esageratamente di liquore a basso costo e fumo. Ma perché suo nonno aveva così fretta?

"No, non cambio idea.".

Certo che no, adesso il principino è diventato pretenzioso”. Non c’era forza dell’universo che trattenesse Rick dall’essere il solito burbero seè, né che gli negasse di alzare gli occhi al cielo. “Ora tiri fuori le palle, bene. Beh, in realtà lo facevi anche prima, ma in quel senso era più piacevole”. Pessima, pensò Summer, e lo fece anche Morty, visto che non accennò alcuna minima risata. “Eh, era una battuta”.

Spiritoso, come un calcio sulle gengive”, Morty replicò, grondante di sarcasmo.

Rick rispose a tono: “O una coltellata nella gamba”.*

Morty deve aver accennato a un piccolo sorriso, perché sua sorella percepì un briciolo di soddisfazione nella sua voce quando domandò: “Te la ricordi ancora?”.

Perfino Rick dal tono sembrò rilassarsi. Ci puoi giurare, hombre”. Un senso di tensione e angoscia, che prima si era addensato nell’aria, in quel momento diminuì, diluendosi come acqua e sangue sotto la doccia. C’era una nuova atmosfera, molto più rinfrescante e leggera.

Summer non riusciva a credere come quei due avessero trasformato il ricordo di una pugnalata in qualcosa di romantico. D’altra parte, però, nessuno le aveva promesso che Rick e Morty fossero due persone normali.

Un momento di silenzio passò, e poteva essere accaduto qualsiasi cosa. Forse, entrambi sdraiato o seduti, ancora senza alcun vestito addosso, avevano incominciato a condividere uno stesso sguardo famelico, ma non di sangue. Probabilmente Morty si era avvicinato a Rick, alla sua gamba, e con le dita aveva iniziato a tratteggiare la cicatrice che aveva lasciato sulla pelle dell’uomo più vecchio. Lentamente, sacrale, come se avesse paura di ferire di nuovo Rick, o come gli bastasse sfiorare solo un po’ quei segni per venire travolto da un inebriante senso di piacere. Purtroppo per lei, Summer aveva già beccato suo fratello a masturbarsi in giro per la loro vecchia casa, e ricordava bene quale fosse la sua espressione eccitata: i denti che mordono il labbro inferiore e le palpebre socchiuse, rapite da quei graffi che Rick avrebbe potuto far sparire in un secondo, eppure eccoli ancora lì, come un simbolo, un promemoria.

Questo ti eccita, Morty? Ti piace fare del male al nonno?”. La voce di Rick non diventava altro che un sussurro, una sporca carezza alle orecchie del moro. Un suono umido, come un bacio, saliva e altri liquidi corporei condivisi, in un momento osceno e tremendamente intimo. Un leggero mormorio da parte di Morty, un probabile segno di assenso, e il nonno rise leggermente. “Sai che il vanilla non è proprio il mio genere. Vediamo di cos’altro sei capace, piccola canaglia vendicativa”.

Si sentì qualcosa di pesante colpire delle foglie e farle scrocchiare. Non era neanche difficile immaginarsi Rick e Morty di nuovo uno sopra l’altro, il moro con le braccia intorno al collo dell’altro e lo scienziato con un sorriso lascivo nel volto, incapace di distogliere lo sguardo. Occhi chiari riflessi in orbite più scure, l’antico fervore condiviso che tornava alla luce.

È… questo è tutto ciò che hai da dire, vecchio?”.

Mh, parlare sporco non è proprio il tuo forte, cucciolo”.

Summer rimase un attimo destabilizzata. Non per le preferenze sessuali dei due, che – doveva ammetterlo – non la sorpresero chissà quanto, ma da come fossero passati dallo scannarsi all’incapacità di staccarsi l’un l’altro. Più che tra loro, Rick e Morty dovevano fare pace col cervello.

Era giusto che ritrovassero un equilibrio, il maledetto equilibrio che infestava la mente di Summer da mesi. Dominata dallo spirito distruttivo di Thanatos, se si voleva analizzare la relazione di Rick e Morty in chiave freudiana, il coinvolgimento di uno spirito passionale come quello di Eros diventava elemento determinante. Eppure un tassello era ancora mancante, e Summer, non importava quanto si scervellasse, non riusciva proprio a venirne a capo.

Udendo gemiti poco trattenuti e suoni ancora più umidi, giganteschi segnali che indicavano “slinguazzamenti in corso, meglio girare a largo”, la rossa prese in considerazione l’ipotesi di andarsene e mangiare finalmente i suoi smores.

Ma una brusca interruzione di tutto ciò fermò Summer sui suoi passi.

Forse qualcuno stava imparando a non farsi distrarre dalla promessa di un orgasmo, con grande disappunto di qualcun altro.

"Sì, abbiamo vissuto dei bei momenti insieme", Morty sospirò piano, incontrando con lo sguardo l'incarnazione umana di un ego narcisista e megalomane concretamente ferito, confuso. “Ma io voglio le mie scuse. E sei ubriaco", il moro accusò, consapevole però che quello fosse ormai un dato di fatto costante.

"Spiegami perché no, allora". Rick parlava solo di un “no” in particolare. Deve essere stato intenso, a vedere dal modo in cui l’ha ossessionato, dominando ogni argomento di discussione. Morty gli aveva detto no, e questo proprio non gli andava giù. Il suo potere vacillava, aspettando per assestarsi in una nuova dinamica relazionale.

Il moro schiuse le labbra, poi le richiuse, e lo sguardo di Rick divenne ancora di più inquisitore, le folte sopracciglia corrugate verso il basso, come ali di gabbiano.

Il cuore di Morty sbattè di continuo contro la gabbia toracica, facendo male, nell'aria un acre tensione che non lo faceva sentire così piccolo da anni. Era di nuovo bambino e i suoi genitori avevano iniziato a litigare, urla feroci che stridevano nella mente, ombre dalle fisionomie affilate, pronte a infestargli il sonno, mille perché? a cui non riusciva a trovare risposte che non fossero l'incolpare se stesso.

Senza di me, avrebbero un peso in meno, sarebbero più felici.

E Rick? Anche lui era nascostamente uomo, anche lui mentiva — diceva di esser forte, ma nessuna roccia resisteva all'erosione. Era evidente che quella situazione aveva mandato in subbuglio la sua testa cervellotica, come quel "no" fosse stato talmente imprevisto, perché incapace di integrarsi con i suoi precedenti calcoli. E si sentiva minuscolo, come quando suo padre aveva incominciato a picchiare sua madre, o forse era sempre successo e lui finalmente aveva iniziato a notare cosa stesse effettivamente succedendo, ma il perché non lo comprendeva; non capiva nemmeno perché i suoi fratelli rimanessero così silenziosi, indifferenti, gelidi. Lo stesso gelo che Rick sentì quando di sua madre non rimase altro che cenere.

Non capivano, non capivano, non capivano. Perché erano un peso, perché erano così inermi alla vita.

E si perdevano, tra le parole mal dette e i sentimenti distrutti con repulsione.

Non capisco perché non mi capisci.

Oh, per favore…", Morty scuoteva il capo, sentendosi insultato da come semplicemente Rick non ci arrivasse. Come se non lo sapesse.

Rick, l'uomo più intelligente del mondo, che purtroppo non brillava molto per autocritica e morale.

"Non mi piace essere quello che non arriva alle cose in una relazione", Rick sbraitava, "Fun-funziona in solo modo tra n-noi. Sei tu quello che non capisce un cazzo, e poi arri-arrivo io con Morty, sul serio? È più facile q-questa robaccia che fare scoreggia. M-Morty, come cazzo fai a svegliarti la mattina se non ti si accende neanche mezzo neurone?".

"Quindi ti vado bene solo come stupido?". Morty ad ogni frase sembrava rimanere scandalizzato dal comportamento di Rick, come se non lo avesse mai conosciuto. "Come se potessi essere altro, rispondo io per te". Lo scienziato non si era mai fatto problemi a chiamare Morty per quel che era ai suoi occhi, stupido inutile spreco di spazio, e quelle parole non potevano rimanere nella polvere a lungo. Da quando la loro relazione era mutata, quegli epiteti non erano diminuiti, fossilizzati nel linguaggio come un intercalare, un brutto vizio inutile da estirpare. E Morty ci aveva provato, a segregare ogni parola, ogni suono, ogni ricordo, in qualche scantinato buio della sua mente, in qualche stanza angusta e poco pulita. Aveva imparato a rispondere a tono, a incassare i colpi e a saperli restituire, facendo finta che niente potesse fargli davvero male, ma i nodi vengono sempre al pettine. Quelle parole facevano male. Altre mille azioni avevano infettato quella carne, penetrate in una ferita aperta con lo scopo di infierire. E doveva essere ancora peggio, pensò Summer, quando eri innamorato di chi ti aveva inflitto tanto dolore. Era ancora peggio aver amato nonostante l'abuso, lo smantellamento della morale e del concetto di famiglia, dell'unico posto sicuro che Morty avesse mai avuto, per inseguire il proprio cuore, avvelenato e rubato dal peggior Dio nella galassia.


"Zitto". Sembrava essere rimasta l'unica mossa nel repertorio di Rick, come se fosse a corto di parole. Ma lui non lo era mai, e forse, chissà, semplicemente si rifiutava si ammettere una verità che sicuramente avrebbe reso più morbida la corteccia che amava far aderire così tanto tra i filamenti della sua epidermide. Una verità che entrava sottopelle, e che nascondeva affetto e addirittura orgoglio, per quella piccola iena di suo nipote.

"Non ci posso credere!".

Rick fece spallucce, ritornando a indossare quella maschera di sfacciataggine che si cuciva così perfettamente col suo viso. “Il mio era un suggerimento”, disse. Una semplice cosa da niente, no?

No. "Proprio come hai voluto suggerirmi velatamente che scrivere una sceneggiatura su Netflix fosse stupido? O che lo fossero i draghi? Vuoi davvero che ti faccia la lista tutto ciò che mi hai rovinato?", Morty cominciò ad elencare, la lingua spuntava fuoco e fiamme.

"N-non c-che mi interessi molto", l’indifferenza era sempre un’arma micidiale, a volte a doppio taglio. Mai che avesse avuto un’epifania, Rick, da lasciarlo con l’espressione sbigottita e stralunata, in un vago senso di incertezza e perdita. Erano davvero quelle le motivazioni? Erano così semplici? Così stupide? "Te le sei proprio legate al dito, eh? Beh, non mi scuserò, scordatelo". 

Morty sgranò lo sguardo. "Non lo farai?", boccheggiò, scandalizzato. Dentro di sè ribolliva lava incandescente, sentimenti che avrebbero eruttato come la sveglia improvvisa e letale di un vulcano dormiente.

"Morty, tu davvero vuoi che le persone si scusino per volerti al loro fianco?".

"Tu volevi che fossi lì con te solo per potermi usare!", il moro lo accusò, aspro ma diretto.

Si erano guardati negli occhi mille e più volte. Felici, arrabbiati, con il viso ricoperto di sangue e delusione, o con uno scintillo di pura devozione, ma niente era cime quel momento. Niente poteva essere peggio. Summer non poteva immaginarseli che così, incatenati l'uno nello sguardo dell'altro. In allerta, su chi avrebbe inciso per primo il colpo più letale.

"Perché non lo riesci a capire, cazzo? Che cosa aspetti, un invito formale di merda? Un libretto delle istituzioni? Perché ogni fottuta cosa con te deve essere così complicata?", Rick sbraitava, sempre più incline a una crisi di nervi. "Sei così fastidioso, cazzo! Vaffanculo!".

Tu brutto stron-”. Morty si fermò, all'improvviso, nell'aria si respirava qualcosa di sinistro. Ogni motivazione che poteva averlo fermato, di certo non era delle migliori. Non perché si stesse pentendo di ciò che stava dicendo, ma perché nella sua mente aveva affilato un'arma migliore, una più tagliente, che sapeva bene dove colpire. “È per questo che ti ho abbandonato all’altare”, aveva sibilato Morty, digrignando i denti, una naturale cattiveria che poteva essere comparata a quella di una vipera che mordeva e lasciava che il veleno penetrasse nelle sue vittime.

Rick non poteva tollerare nient'altro.

Levati dal cazzo”. Il suo tono era fin troppo calmo, tanto da risultare inquietante. Una bellezza come il cielo prima viola, tranquillo, limpido, ma ingannatore, che subito dopo una prima pace scatena una guerra di lampi e saette.

Morty strabuzzò gli occhi, come se si fosse appena svegliato da un sogno ad occhi aperti, e fosse appena ritornato alla realtà. Cos'era successo? Erano state le sue labbra a parlare? La sua bocca aveva davvero sparato parole tanto efferate? “No, Rick, io –”.

Troppo tardi per pentirsene.

ORA!”.



NdA

*è canon. Uno degli autori ha affermato che Morty ha cacciato una coltellata al nostro caro Rick (non ricordo se prima o dopo che lui lo facesse cadere dalle scale davanti ai suoi compagni, rip).



Qué lindo eres tú, eres mi bebé

Mi bebito Fiu Fiu

feeling those vibes, eppure col capitolo non c’entrano nulla! Lmaoo

Ma ciao, mie primule! Que onde?

Ho molto peccato col ritardo di questo capitolo, ma vuoi lo studio, vuoi che c’era un dialogo che proprio non mi piaceva ma non sapevo come cambiarlo, vuoi che questo maledetto virus ha preso anche me (anche a Ferragosto uffina :c). solo adesso riesco a pubblicare. Lo siento.

Grazie a Dio il fandom ha iniziato a parlare di quella coltellata, sennò davvero non sapevo come aggiustare quel dialogo. Non mi convince del tutto nemmeno ora, ma sempre meglio di Rick che diventa insicuro sul suo aspetto fisico per colpa di Morty. E onestamente i’m living for petty Morty – un po’ di vendetta non fa mai male u.u

Anche se molto probabilmente l’accoltellata è venuta prima della scena delle scale, non penso Morty sia il tipo da accoltellare a caso, quindi si stava vendicato anche lui a sua volta. Inception di vendette.

Ho anche cambiato il giorno del suo compleanno, perché finché nessuna data è canon, I do what I want + ho di nuovo indulgiato un po’ nei pov suoi e di Rick, lo ammetto.

Prima che me ne dimentichi, la canzone a inizio capitolo è quella degli Afterhours. Prob non c’entra moltissimo con il contesto, ma quell’estratto rappresenta molto Rick, ammettiamolo u.u

Per il resto non ho molto da dire - oltre che sono in hype per la nuova stagione, dove spero non risolvano tanto in fretta la questione Morty, e il modo in cui i due faranno pace non vorrei fosse troppo veloce, ma ho amato come in 3\4 delle scene ci sia Rick difendere Morty, they’re dating,it’s canon. Non mettiamoci a parlare di quanto sia figo Rick in a suit, anche se un po’ mi ricorda un inviato delle iene u.u

Statemi bene, gente, e alla prossima!!











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