Le pagine della nostra vita

di lmpaoli94
(/viewuser.php?uid=975081)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il ricordo di un incontro scritto nei miei pensieri ***
Capitolo 2: *** Il pericolo imminente di un futuro incerto ***
Capitolo 3: *** Nel silenzio di mille parole e cento sguardi ***
Capitolo 4: *** Scampato alla morte ***
Capitolo 5: *** Quel che resta del giorno ***
Capitolo 6: *** Il miglio verde ***
Capitolo 7: *** Il momento più emozionante ***



Capitolo 1
*** Il ricordo di un incontro scritto nei miei pensieri ***


Tornare indietro nel tempo per poter rivivere quei ricordi tanto assopiti ma molto forti.
C’eravamo incontrati proprio qui, durante una delle mie vacanze.
Non sapevamo di provenire dalla solita nazione perché l’Italia ha quel qualcosa di magico e di affascinante che nessuno può mai dimenticare.
Ed ora che a distanza di otto anni sono tornato nella capitale di questa penisola, non potrò dimenticare il bellissimo borgo in cui ci siamo davvero conosciuti.


Roma, 1936

Ero circondato da persone povere che avevano a malapena qualcosa di vivere.
Io, da soldato in congedo, avrei potuto fare qualcosa per loro, dandogli quei pochi soldi di cui potevo godere.
I bambini giocavano a palla senza curarsi della scuola perché i genitori erano troppo poveri per poterli iscrivere.
Erano tempi molto duri per tutti, soprattutto ora che questo regime che opprimeva quelle povere anime cercava di nascondere la povertà per far spazio al benessere e alla ricchezza.
Ma Mussolini non sapeva, o faceva finta di non sapere, che molta gente continuava a soffrire, mentre nell’aria si sentiva e udiva già il riecheggiare di un conflitto che avrebbe cambiato il destino di molti.
Ma senza pensare a quel futuro che prevedevo solo oscuro e senza significato, io intravidi una giovane donna intenta ad aiutare quei bambini prendendoli per mano per portarli a scuola.
Aveva quel viso angelico e quei piccoletti sapevano bene che potevano fidarsi di lei.
Nemmeno io avevo mai visto così tanta bellezza e così tanta gioia invadermi il cuore.
Ero stato folgorato, da quella donna così giovane e piena di vita.
Ma i miei pensieri furono immediatamente interrotti da alcuni bambini che mi lanciarono la palla dritto in faccia, facendomi anche male.
Quei monelli cercarono di scappare senza farsi vedere, ma le loro gracili gambe riuscivano a malapena a tenergli in piedi.
Ma non potevo dimenticare che uno di quei due bambini che mi avevano lanciato la palla per poco non cadde a terra dolorante.
< Attento, ragazzino. >
Nel corso dei miei anni a New York, i miei genitori mi avevano insegnato l’italiano, in modo che potevo comunicare con quel popolo che in massa stava iniziando ad abitare quelle terre fatte di una fortuna che non molti riuscivano a conquistare.
Una storia di adolescenza che mi aveva portato ad amare tale lingua, soprattutto quando mi fidanzai con una italiana proveniente da Napoli.
Ma il destino avvolte oscuro e privo di giustizia toglie quelle bellezze che un uomo cerca sempre di custodire gelosamente.
la criminalità era talmente vasta e presente in quei luoghi di una Little Italy malfamata che se non rispettavi tali leggi dietro la corruzione, ci scappava sempre il morto.
Un passato doloroso che non potevo mai dimenticare in nessun modo.


Non volevo pensare a quel passato ancora torbido nella mia mente, ma volevo soltanto aiutare quel ragazzino.
Sempre che lui potesse davvero aiutare me.
< E’ solo una piccola ferita > gli sussurrai dolcemente < Non è niente di grave. >
< Stai lontano da me! Non è colpa mia se eri sulla traiettoria della palla. >
< Ma cosa stai dicendo? Io volevo solo… >
< E lasciami! >
Prendendomi ancora a calci e contorcendomi dal dolore, quel bambino di cui ignoravo il nome me ne aveva date di santa ragione, mentre anch’io mi stavo comportando come un poppante.
Anche se era molto gracile, riusciva ad avere la forza necessaria per difendersi dai male intenzionato.
Ma che colpa potevo averne io?
< Sì è fatto male? >
Ma ad un certo punto, sentii quel tocco così lieve di quella donna che mai avrei potuto dimenticare.
< Ecco, io… >
< Prego. La aiuto ad alzarvi. >
Il suo tocco sembrava davvero angelico e così delicato e quel contatto avrei tanto sperato che non si fosse mai interrotto.
< Ne è sicuro di stare bene? >
< Io? Ma certo. Non è niente. >
< Quel bambino gliene ha date di santa ragione > rispose sorridente la ragazza alquanto divertita < I bambini di questi quartieri sanno davvero come difendersi. >
< Assolutamente d’accordo con lei. >
Avrei voluto tanto dirgli come si chiamava e da dove potesse provenire, ma dal suo accento straniero avevo capito che non era affatto italiana.
Mi sentivo però bloccato ogni volta che la guardavo negli occhi, e anche se ero molto maleducato, non riuscivo a chiuderle o a distogliere lo sguardo per pensare ad altro.
< E’ sicuro di stare bene? >
< Certo… Mai stato meglio. >
E mentre continuavo a fissarla come un ebete, ecco che fu lei a fare la prima mossa.
< MI chiamo Kate Bckett. E lei? >
< Richard Castle. >
< Non ci posso credere > ribatté sorpresa la donna < Non avrei mai creduto… >
< Di trovare un americano a Roma? Ho deciso di prendermi un periodo di riposo e quale posto migliore per impiegare il mio tempo nella capitale dove sono cresciuti i miei nonni. >
< Quindi lei è un italo – americano? >
< Esatto. Mia madre ha sposato un americano e per conoscere i luoghi di una magnifica Italia piena di misteri e storie da scoprire, ho deciso di fare un lungo viaggio per giungere fin qui… Mentre lei? >
< Diciamo che io sono fuggita da un presente che non mi piaceva > rispose malinconica la ragazza < Dopo che i miei genitori hanno perso tutto dopo il crollo della borsa del 1929, abbiamo deciso che cambiare aria sarebbe stata la migliore soluzione. Grazie ad uno zio di mio padre, siamo venuti qui a Roma per poter ricominciare una nuova vita scordando il passato tanto burrascoso quanto disperato. >
< Mi dispiace davvero tanto per quello che ha attraversato, signorina Beckett. >
< Mi chiami Kate. E se per lei non è un problema, potremmo darci del tu. >
Quella confidenza fu davvero un toccasana insperato per me.
Non so come, ma dai suoi occhi riuscivo a leggere il suo cuore spensierato e pieno di forza di volontà.
Non ero ancora sicuro se stava provando i miei soliti sentimenti, ma volevo solo godermi quel presente cercando di conoscerci meglio.
E tutto ciò stava andando davvero bene.
< Certo che puoi darmi del tu, Kate. Io…. Sono ancora molto sorpreso di aver trovato una mia connazionale. >
In verità ero davvero estasiato da tale bellezza e da quella normalità che avvolgeva la sua persona.
Avrei voluta abbracciarla per sentire ancora quel profumo che mi aveva inebriato, ma sapevo bene che dovevo andarci con i piedi di piombo per riuscire a fare breccia definitivamente nel mio cuore.
Ma se lei fosse rimasta a Roma a vivere con i suoi parenti e con la sua famiglia, a me mancavano due settimane per la fine del mio congedo.
La nazione aveva bisogno di me e mentre cercavo di concentrarmi nel presente, vivere una storia d’amore dritta nei miei pensieri.
< Meno male. Pensavo di aver fatto una brutta figura cercando di prendere tale confidenza con te. >
< Assolutamente no. a me piace molto parlare a cuore aperto > risposi sorridente mentre passeggiavamo uno accanto all’altra.
< Bene… Ma ora dimmi, com’è la situazione negli Stati Uniti? C’è ancora gente molto povera che soffre la fame e ha perso tutto? >
< No. non è assolutamente come qualche anno fa’ > spiegai cercando di dare le risposte più esaustive al caso < Frank Delano Roosvlet ha risollevato le sorti di molte famiglie, ma c’è ancora molto da lavorare. L’America non può essere messa in secondo piano da altre nazioni a causa di una crisi senza precedenti. >
< Accidenti! Patriottico al massimo! >
< Non per altro sono un soldato. In congedo. >
< Davvero affascinante, non c’è che dire. >
Affascinante.
Una parola che ancora risuonava nella mia mente dopo tutto questo tempo.
E mentre continuavo a sciogliermi per lei, intravedevo nei suoi occhi quella voglia di nostalgia che penderebbe chiunque fosse attaccato alle proprie radici.
< Sai Richard, un giorno mi piacerebbe tornare a casa. Nel,a mia New York? >
< Anche tu sei di New York? Davvero incredibile!c >
< Prima di perdere tutto abitato nella quinta strada. Un luogo magnifico dove le persone facoltose partivano per poter essere più ricchi e cambiare il paese… TU dove abiti precisamente? >
< Vicino a Little Italy, dove quel popolo orgoglioso che ha attraversato un oceano in cerca di fortuna csi rimbocca le mani per un futuro migliore. >
< Hai assolutamente l’Italia nel sangue, caro Richard. >
< Ed è per questo che sognavo un giorno di visitarla. Non è grande come l’America, ma mi piacerebbe scoprirla in lungo e in largo… Ma purtroppo non ho molto tempo a mia disposizione. >
< Devi rientrate al più presto? >
< HO tempo due settimane… Ma che sicuramente le vivrò pienamente. >
Non volevo pensare al tempo che mi rimaneva, ma come ho detto prima, solo a quel presente.
E mentre il mio presente era affascinato dalla presenza di quella ragazza così giovane e bellissima, i luoghi di Roma avevano assolutamente bisogno di essere scoperto, percorrendo quelle vie malfamate che non potevano essere oscurate dallo splendore di tempi antichi e di borghi affascinanti che attraversavano il tempo incessante sotto il sole della speranza.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Il pericolo imminente di un futuro incerto ***


Facendo da cicerone in questa magnifica città, all’improvviso io e Kate scoprimmo un piccolo borgo dove una bellissima rocca abbaziale si ergeva in tutta la sua bellezza nel cielo illuminato da un azzurro intenso.
Il silenzio di tale magnificenza era solo scandito dal vociare dialettico di quelle persone che vivevano e sopravvivevano nonostante non potessero permettersi molto.
Mi ritenevo un uomo fortunato in tutto e per tutto e in quei giorni che mi restavano insieme a lei, l’addio era troppo doloroso perché potesse venire alla luce.
Volevo nascondere il mio disappunto e la mia vocazione da soldato, solo perchè mi ero innamorato di quella donna.
E il suo dolce calore era immenso nella mia mente, trascrivendo pagine memorabili che non avrei mai potuto dimenticare.
< Anche se abito a Roma da molto tempo, non ho mai visto un borgo così bello. >
< Sì. L’ho scoperto per caso qualche giorno prima e devo dire che questi luoghi nascosti mi affascinano moltissimo. >
Nel solito giorno di quel pomeriggio d’estate, i cittadini di quel borgo stavano organizzando una festa tra folclori e bellissimi costumi per rievocare un mondo medievale che gli americani come me non potevano conoscere se non grazie ai libri di storia.
La storia che mi ha sempre affascinato mentre la cultura aveva sempre brillato nella mi mente, facendosi largo tra la mia vita privata che non aveva mai davvero conosciuta bellezza divina come la donna che aveva accanto.
Non volevo separarmi per nessun motivo da lei, troppo forte era il legame che sentivo per lei.
E mentre quelle case così vecchie e affascinanti rendevano il contorno di tale meraviglioso panorama che si incentrata dinanzi a me, sentivo la fatica di una salita che sembrava di non finire mai, mentre il fiatone stava davvero rendendomi davvero debole.
< Non ce la fai più, Castle? Siamo quasd arrivati alla rocca. Mancano pochi metri. >
Quei metri sembravano davvero interminabili di fronte a quell’arrivo, ma in fondo mi piaceva venire canzonato proprio da lei.
Essendo un soldato americano, non potevo mollare così facilmente, ma la mia vacanza mi aveva rammollito sempre di più.
< Ci sono quasi. Arrivo. >
Mi piegavo dal dolore come se la milza mi stesse scoppiando, ma era solo una fatica dopo i numerosi anni passati ad addestrarmi fino al limite dell’umano.
Ma tutto ciò passava e veniva improvvisamente, grazie agli occhi e alla frivolezza di una donna che rendeva quella mia camminata come una prova da superare.
Ma una volta giunto in alto a contemplare tale magnificenza, sentivo ancora il calore umano e il tocco di quella donna che con i suoi modi aggraziati era riuscito a conquistarmi come un colpo di fulmine.
< Kate, io non ho parole per descrivere la felicità che in questo momento sto davvero attraversando… Non ho assoluta voglia di tornare alla mia vita di sempre, mentre questo sogno ad occhi aperti sta davvero rivoluzionando la mia vita che non aveva mai davvero conosciuto l’amore. >
Dagli occhi di Kate, capii subito che parlare di un futuro senza di lei l’avrebbe fatta soffrire indicibilmente, ma purtroppo tra qualche giorno sarebbe stata una realtà troppo dura da poter mandar giù.
< Godiamoci questi momenti spensierati in quello che il nostro legame sta trovando le risposte necessarie per farci capire realmente chi siamo. Sto davvero molto bene insieme a te, Richard. E non voglio assolutamente pensare ad un futuro senza di te. >
< Nemmeno io voglio farlo, ma il dolore di un presente così bello era offuscato da un futuro che ci avrebbe davvero spinto lontano da qui. Lontano da noi. >
Sentendola stringersi a me come se fossi la sua unica protezione, volevo non poter mai più riaprire gli occhi per vedere quel sole che riscaldava le nostre teste.
Quel metodo così presente mentre il suo dolce profumo inebriava le mie radici e i miei pensieri.
Lontano dalla mia terra, era riuscito a scrivere le mie memorie più intense e a far vivere dentro di me ricordi che solo adesso trascrivevo nelle pagine inesauribili della mi esistenza.
E se il destino era accomunato dalla presenza di questa meravigliosa creatura, sentivo che il nostro destino doveva essere comune, senza che il destino e la vita cruenta ci potesse davvero dividere.


Giurammo di non racconta5re il nostro passato mentre con i nostri occhi ci godevamo il borgo e il nostro presente.
I suoi continui sorrisi erano davvero ripagati dalla sua conoscenza di vita e dal modo in cui aveva sofferto in età troppo giovane.
I suoi genitori, dal canto mio, erano delle persone meravigliose che avevano fatto in modo che non gli potesse mancare il loro affetto, ma che i soldi e la sopravvivenza erano state messe a dura prova.
Ma lei continuava a vivere con tale naturalezza che un soldato tutto d’un pezzo come me riusciva malamente a capire.
Ho sempre protetto quello spirito di nazione che noi americani abbiamo il compito di ergere in terre lontane che chiamiamo casa.
Ma mano nella mano, sentivo che il mio carattere continuava ad addolcirsi, mentre in mezzo a quel tramonto fissavo il fuoco del sole che faceva spazio ad una bellissima sera tranquilla e serena.


Gli italiani sapevano davvero come divertirsi.
In mezzo a quella folla e alla musica incessante che rendevano gli animi sereni senza dimenticare però povertà e guerre.
Le vite di quella povera gente intrecciavano la mia e quella di Kate, mentre continuavamo a ballare avvinghiati l’un l’altra tra quelle note spensierate prima di rimanere da soli con quel silenzio che mi faceva battere il cuore.
La giornata si stava chiudendo in maniera incredibile mentre gli occhi di Kate risplendevano grazie ai raggi della luna.
< Kate, non ci sono parole per descrivere questa giornata che non dimenticherò mai. Il tuo sorriso, i tuoi sguardi e il tuo profumo mi hanno fatto capire che la vita è assaporata da sentimenti che credevo non potessero far parte del mio essere… Ma tu mi hai cambiato, Kate. In un modo che per me era impossibile. Tutto sembra andare veloce in questo presente incommensurabile. >
Ma Kate, essendo di poche parole, si limitò ad accingermi mentre il suo abbracciò mi stampò contro di lei e contro le sue labbra.
Il mondo si era fermato in quella brezza d’estate cercando di ricordarmi che quei sentimenti mi facevano sentire vivo come non mai mentre il tempo tamburellava come i battiti del mio cuore così rinfrancato in quel mio essere così naturale e felice.
Ma se tutto questo aveva i giorni contati, la divisione di due destini doveva smettere di bruciare in me.
Per continuare a vivere.
Per evitare di soffrire.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Nel silenzio di mille parole e cento sguardi ***


Era troppo straziante per parlare di addio.
La sua vicinanza per me era vita e senza di lei, sarei potuto cadere in un vortice di depressione.
ma dovevo essere forte in quel momento d’addio così snervante e doloroso, soprattutto nel vedere intorno a me l’ineggiare alla guerra in attesa che molte vite potessero cambiare impercettibilmente.
Volevo solo guardare negli occhi la mia amata, circondata da quelle persone che il fascismo aveva fatto il la aggio del cervello.
L’ineggiare della forza e della razza perfetta era il pretesto adatto per fare in modo che il nemico oscuro potesse vincere e l’Italia si stava distruggendo con le sue stesse mani.
Molta gente aveva la mente bigotta, e la loro povertà era il pretesto di una vita miserabile.
Come potevano pensare alla difesa del paese se non avevano nemmeno da mangiare? Come poteva una famiglia vivere a stenti mentre la ricchezza era solo dei potenti.
la disuguaglianza sociale si vedeva anche con i bambini.
Quelli più poveri e sorridenti cercavano di vivere mentre gli veniva inculcata l’educazione adatta per cercare una sopravvivenza che ogni giorno diveniva sempre più difficile.
Ma dall’altra parte, non molto lontano dai miei occhi, i ragazzi balilla ricchi e perfetti si ergevano al grido del duce ogni volta che faceva un discorso alla nazione.
L’Italia sembrava davvero unita da quel pretesto, ma non ci fu mai tanta diversità come in quegli anni, mentre la corruzione e i pochi soldi che circolavano, erano il pretesto per furti e uccisioni.
Lo sapevo benissimo io da soldato che era riuscito ad essere fortunato e ad aver studiato un po’ di storia in questo paese che con i miei occhi vedevo disgrazia e sorrisi mischiati al loro modo di vivere.
Mi sentivo un pesce fuor d’acqua in mezzo a quella gente mentre molto presto avrei avuto un appuntamento importante che avrebbe cambiato per sempre il mio destino.
L’ambasciatore americano residente qui in Italia mi aveva spiegato quanto un soldato americano avrebbe presto potuto cavalcare queste coste per prepararsi ad una guerra che solo il destino avrebbe davvero scoperto tali carte.
ma non volevo pensare ad un futuro così lontano perché la mia Kate era tutto.
E pensare di perderla per me era davvero snervante.
Passi dopo passi si avvicinavano al momento d’addio, mentre sentivo il mio braccio cingersi da quel tocco così malinconico che valeva più di mille parole.
Senza mai dimenticare il suo sguardo e il momento in cui avevo varcato l’ambasciata mentre lei attendeva fuori da quell’edificio il mio destino.
Tutto ciò vorticava intorno al mio destino, mentre il faccia a faccia era giunto al suo momento veritiero.


Il mio soggiorno a Roma era per me una vacanza da scrivere e da poter raccontare se mai avessi davvero avuto la fortuna di morire in vecchiaia e tale scelta avrebbe comportato mettere a repentaglio la mia stessa vita.
Potevo essere trattato da un soldato, o da una spia che controllava un regime tanto controverso quanto maledetto, anche se il fascismo non aveva solo fatto il male dell’Italia.
Ma tutto ciò, è un’altra storia.
Guardavo negli occhi l’ambasciatore mentre con sguardo arcigno mi fissava con sguardo interrogativo ed io mi sentivo inerme e praticamente senza difese.
< Tenente Richard Castle, il suo soggiorno qui in Italia sta per finire. Pronto per tornare a Roma? >
Come potevo descrivere i miei veri sentimenti a quell’uomo che magari di amore e di devozione non riusciva a capire niente?
< Ambasciatore Montgomery, se solo lei sapesse che cosa mi è accaduto in queste due settimane, capirebbe che il mio soggiorno a Roma è stato il più bello della mia vita. >
< C’è forse dietro una donna, tenente? >
< Vedo che mi ha capito al volo. >
> I suoi occhi innamorati la stanno distraendo dal suo vero preciso compito: proteggere la sua stessa nazione. E mi duole dirvi che questa non doveva essere una vacanza per lei… Che cosa ha scoperto del fascismo? >
< Quello che i libri di storia attuale parlano: un regime dittatoriale costruito sulle macerie della prima guerra mondiale. >
< Ma per quello che riguarda noi, non è esatto. >
< Quindi quale è il vostro parere, Ambasciatore? >
< Tenente, credo che il momento di tornare negli Stati Uniti sia giunto ormai a destinazione. La Base di Pearl Harbor sarà assolutamente fiera di avere un uomo della vostra importanza che non ha bisogno di assolute distrazioni. >
< Amabsciatore, se solo voi capiste… >
< Voi siete un tenente degli Stati Uniti d’America, Signor Castle. E non un donnaiolo qualunque > Replicò duramente l’ambasciatore senza mezzi termini < E’ giunto il momento che voi ubbidiate al vostro giuramento, dimenticando la vostra donna che vi ha fatto perdere la testa. >
< IO non riesco a comprendere tali parole > ribatté sprezzante Richard Castle < Perché devo dimenticarla? >
< Perché fate parte di due mondi diversi. E voi dovrete prepararvi a combattere un nemico che un giorno potrebbe vincere: i regimi dittatoriali che stanno comandando in Europa sono una grave minaccia alla nostra democrazia… Quindi se non volete disertare perché una donna sembra avervi cambiato la vita, vi consiglio di prendere la strada adatta per una vita gloriosa e per servire il vostro stesso paese… Richard Castle, vedete di non deludermi. >
Come potevo controbattere a quelle parole.
In fondo l’Ambasciatore, anche se in modo rude e senza cuore, aveva assolutamente ragione.
Sapevo che il mio tempo con Kate sarebbe stato breve ma intenso, ma non fino a questo punto.
Dovevo dimenticarla senza provare a dirgli addio.
Ma il mio cuore si sarebbe spezzato, in un fondo di dolore che molto difficilmente sarebbe stato colmato.
Dopo aver giurato ancora verso la mia nazione, l’Ambasciatore mi diede la buona fortuna necessaria, con la speranza che un giorno ci saremmo ritrovati a brindare ancora per la libertà.


Kate cercava di comprendere la mia decisione, ma per un soldato la vita non può essere così facile come possa sembrare, soprattutto in quegli anni in cui l’orrore e la pazzia delle guerre che si stavano accendendo come una miccia, stavano scuotendo l’intera esistenza.
Un esempio lampante poteva essere la guerra franchista in Spagna, appoggiata dal potere del nazismo e dalla voglia di una dittatura che avrebbe messo a repentaglio scie di sangue e di maledizioni.
ma tutto ciò non poteva riguardarmi in quel frangente.
Volevo solo assaporare per l’ultima volta quel profumo di rose che tanto mi aveva annebbiato la mente e fatto scoprire la voglia di un amore che avrebbe meritato un destino diverso.
I segnali di addio erano molto forti ed io volevo solo immergermi nei suoi tocchi e nelle sue parole di conforto, mentre il pullman che mi avrebbe portato via da lei fu come un treno superveloce mentre tutta la mia vita si presenta davanti a me facendomi capire cosa avevo fatto giusto e cosa sbagliato.
Ma dai suoi occhi avevo intravisto che nemmeno lei mi avrebbe dimenticato,
Troppo l’ardore che poteva tenere vivo tale ricordo.
Troppo forte la nostra voglia che un giorno di questi ci saremmo potuti rivedere.
O in questa vita o in un’altra.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Scampato alla morte ***


Pearl Harbor, 6 dicembre 1941

Ormai il ricordo di Kate era una constante quando la mia solitudine intravedeva quel pizzico di oscurità che mi rende timoroso di un futuro solitario e in piena depressione.
La mia vita da soldato ha fatto in modo di servire una nazione che stava a guardare con occhi interessati l’esito di una guerra che anche questa volta, sarebbe stata molto lunga a concludersi.
Gli uomini potenti e la follia di un nazista che voleva conquistare il mondo, aveva messo tutti in pericolo e la sorte di ognuno di noi sarebbe stata messa a dura prova mentre le vite continuavano ad essere spezzate.
Tutto ciò era surreale.
Era troppo snervante per me credere che il futuro di qualcuno potesse essere messo a dura prova dalla guerra e dalla spietatezza della morte.
Perché se la morte non risparmia nessuno, nessun vedeva un futuro certo oltre questa guerra.
I tedeschi avanzavano impercettibilmente conquistando ogni territorio che cercava di difendersi ed essere contro la loro follia, ma le notizie non potevano essere confortanti.
Gli alleati faticavano a resistere e paesi come Inghilterra e Francia erano continuamente messi a dura prova.
Gli uomini che credevano nella libertà combattevano impercettibilmente.
Ogni nazione prevedeva un futuro diverso da quello che Hitler voleva dipingere per quelli che come noi volevano qualcosa di diverso.
Qualcosa di speranzoso.
E mentre cerco di scrivere memorie inermi per ricordarmi che niente può essere lasciato al caso, Pearl Harbor era divenuta la mia casa lontano da quella magnifica Italia che aveva potuto cambiare per sempre il corso del mio destino.
Il buio dei miei occhi si stava facendo sentire sempre più reale e la luce fioca delle lampadine della mia stanza era scandita dal silenzio interrotto che i miei compagni di camera si accingevano al momento in cui io avessi potuto spegnere tutto.
< Che cosa stai scrivendo, Castle? >
< Niente di quello che ti possa interessare, Esposito > replicai seccato cercando di rimettere tutto apposto < Posso rimanere ancora un attimo da solo. >
< Sono le undici di sera, Castle. Dovevamo essere a letto da un pezzo. >
< Ti ho forse disturbato in qualche modo, Ryan? >
< NO. però siamo curiosi di sapere che cosa ti frulla in quella testa da scrittore… Scrivi tutto per una donna? Chi potrebbe attendere il tuo ritorno a casa? >
Non volevo rispondere a quelle domande curiose e impertinenti che mi lasciavano ancora interdetto e dolorante.
la mia vita privata non poteva riguardarli in nessun modo e anche se Ryan ed Esposito erano i miei compagni di stanza nonché miei migliori amici, volevo tenere ancora tutto per me.
Ancora per un po’.
< Ho capito, Castle > fece Ryan con tono pacato < Non vuoi parlarne con i tuoi amici. >
< E questo è un vero peccato > replicò piccato Esposito < Ma siamo i tuoi amici… >
< Javier, non insistere ti prego. È normale che Castle stia scrivendo ad una donna. >
< Sto solo descrivendo i miei pensieri in questa notte così oscura senza dimenticarmi di una donna che non vedo ormai da cinque anni e mezzo. >
< Davvero? Da così tanto tempo? >
< Il mio incontro con lei è stato come un soffio di vento benevolo mentre l’aria tempestava le mie speranze e mi spingeva verso i miei doveri.
L’ambasciatore Montogomery fu molto chiaro a questo punto: dovevo pensare solo alla nazione. E di fatti è quello che sto facendo. >
< Non poso credere che hai prefeirto pensare prima alla nazione e poi al tuo amore perduto > fece Esposito indignato < Ti rendi conto che sei ancora cotto? Tu non fai altro che pensare a quella donna e ti deprimi non sapendo che riuscirai a rivederla… Perché ti fai così del male? >
< Perché solo le mie scelte. Dolorose o giuste che sia. >
< Caro Richard Castle, hai mai fatto qualcosa di tua spontanea volontà? Dicci la verità. >
< Che vuoi dire con questo Ryan? >
< Vogliamo sapere se hai mai preso decisioni da solo… Oppure c’è sempre stato qualcuno ad importi quello che dovevi fare nella tua vita. >
< Perché volete saperlo? >
< Perché vorresti liberarti da qualsiasi oppressione della vita e da ordini che anche tu non vorresti mai ti fossero stati impartiti… E magari qualcuno è riuscito a decidere per te per farti essere un soldato al servizio della patria. Non è forse così? >
< Vuoi girare il coltello nella piaga, Esposito? >
< Voglio solo aiutarti… >
< Beh, non ne ho bisogno > ribattei stizzito < Non ho bisogno di ricordare la mia vita passata che non ha fatto altro che portarmi dolore. Iniziando dall’abbandono di mio padre e da una madre che in realtà non mi ha mai amato. Per questo ho deciso di percorrere la carriera militare… E certe volte, alcuni sacrifici, ci spingono ad essere diversi. E non quelli che siamo realmente. >
Ripensare al mio passato familiare, mi aveva rovinato il sonno e quella tranquillità che cercavo di conquistare da qualche tempo a questa parte.
Mi sentivo afflitto e più solo che mai e i miei amici non mi erano minimamente d’aiuto.
Non erano cattive persone, ma la loro curiosità era davvero snevante.
E solo adesso ho capito che non lo facevano per aiutarmi.
Era brutto pensarlo, ma in fondo era davvero così.
< Castle, ci dispiace aver riaperto una tua vecchia ferita. >
< Lascia stare, Ryan. Sto bene… Buonanotte. >
Sentendoli bisbigliare e Ryan che cercava di difendermi, non avevo altro pensiero se non verso la mia Kate e quel suo profumo che ancora inondava le mie narici.

Da qualche parte in questo mondo lei era l^ che attendeva forse un mio ritorno o addirittura aveva cercato di dimenticarmi.
ma non volevo pensare alle cose brutte per cercare di addormentarmi.
Volevo farlo con il suo sorriso, l’unico toccasana che mi potesse far dormire come un bambino piccolo.


7 dicembre 1941

Il giorno dopo cominciò in quella straziante sirena che si poteva chiamare sveglia.
Non riuscivo a capire quante ore potessi aver dormito perché mi sentivo stanco e senza energie.
Il sole inondava quella base mentre le urla in lontananza avrebbero per sempre riecheggiato nelle mie menti.
Un fruscio sconsiderato mi aveva fatto capire che non era il solito addestramento mattutino.
Solo vedendoli ancora avvicinare a velocità inaudito potei subito capire che era un nemico che ci aveva colto alla sprovvista.
In pochi minuti, si scatenò un inferno esorbitante che ancora oggi fatico molto a raccontare.
Il fuoco e i proiettili trapassavano qualsiasi cosa gli capitava a tiro e molti dei miei compagni non avrebbero mai potuto raccontare a nessuno quello che avevano attraversando.
ma io, cercando di divincolarmi in mezzo a quell0inferno, nemmeno la mia branda era il posto adatto per poter riposare.
Molti cercarono di passare al contrattacco, ma molti dei nostri aerei vennero distrutti con tale velocità che era impossibile rispondere fuoco con il fuoco.
Ormai avevo creduto che la mia esistenza era messa a dura prova.
Cercavo una via d’uscita che non sarebbe mai arrivata se non fosse per quello spirito guida che mi sussurrava di resistere.
Vegliava su di me come una corazzata mentre cercavo di nascondere invece che combattere.
Le grida là fuori erano strazianti e disperate e non riuscii nemmeno ad avere notizie dei miei compagni in mezzo a tutto quel fumo.
Solo dopo pochi minuti riuscii ad intravedere Esposito che in prima linea cercava di sparare contro quegli aerei, ma senza successo.
Tutto sembrava inutile.
Ormai era finita: Pearl Harbor non sarebbe mai più esistita e la nostra vendetta sarebbe stata presto mescolata ad un giudizio che non poteva tardare oltre.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Quel che resta del giorno ***


Le urla di dolore rimbombavano ancora nella mia mente anche dopo quel silenzio surreale rotto solo dal fuco che ardeva dinanzi ai miei occhi.
Non avevo mai visto tale distruzione e la percezione dell’inferno che mi girava d’intorno, era troppo doloroso.
Sembravo immerso in una gabbia di fuoco in attesa di venire bruciato dentro e asfissiato dal fumo nero che oscurava anche il cielo.
Alzandomi da terra per cercare di guardarmi attorno, la distruzione era palpabile anche nella mia mente.
Non riuscivo a vedere il mio futuro in mezzo a quella distruzione, ma soprattutto non riuscivo a vedere nessuno dei miei compagni.
Gridavo con la voce strozzata cercando di farmi sentire da qualcuno, ma le mie richieste d’aiuto era inutili.
L’ardore di quella distruzione mi stava facendo capire che ormai ero stato abbandonato a me stesso e ch la mia fine sarebbe giunta com’era successo ai miei poveri compagni.
Non riuscivo a mettermi in contatto nemmeno con Ryan ed Esposito.
L’ultimo, coraggiosamente, aveva cercato di cacciare malamente e con le residue forze quei dannati giapponesi che avevano distrutto la nostra base.
la voglia di rivalsa era molta, ma dovevo stare molto attento a cercare di sopravvivere.
ma come avei potuto fare?
Cercavo in mezzo a quella macerie sperando di trovare qualcuno ancora vivo, ma le carcasse di morti in mezzo a quel nulla e a quella moria diventata ormai una realtà insormontabile, mi aveva spinto a chiudermi nella più totale disperazione.
Ma con la coda dell’occhio e la mia vista offuscata ancora da quella realtà, intravidi il povero Esposito riversato a terra in mezzo ad una pozza di sangue.
< Esposito! Esposito! >
cercavo di chiamarlo con tutte le mie forze, ma fu tutto inutile.
Il mio amico non rispondeva e il suo corpo non accennava a muoversi.
Ma ad un certo punto, sputando un po’ di quel sangue che aveva ancora dentro di sé, cercò di chiamarmi con voce flebile cercando di farmi capire che fosse ancora vivo.
ma dalle sue disperate condizioni, avevo capito che sarebbe stato impossibile che fosse sopravvissuto.
< Castle… sei tu, amico mio? >
< Sì, Esposito > mormorai con voce piena di speranza < Stai tranquillo. Tra poco i soccorsi saranno qui. >
Ma guardandomi ancora intorno, non riuscivo a vedere nessuno che avrebbe davvero voluto trovarci.
Forse la richiesta d’aiuto non era ancora partita oppure i nostri superiori pensavano ormai che nessuno sarebbe sopravvissuto a quell’attacco, ma in fondo volevo essere speranzoso.
Volevo credere che anche nelle situazioni più disperate, si poteva davvero vedere un futuro molto diverso da questo dannato presente.
Le mie memorie mi dovevano aiutare a superare questa aspettativa, ma nel mio presente attuale, dovevo solo salvare il mio amico.
< Castle, devi promettermi una cosa. >
< Tutto quello che vuoi, amico mio. Ma tu cerca di resistere. >
< Ormai non mi rimane molto tempo… I nostri nemici ci hanno preso alla sprovvista e il mio coraggio è stata la mia morte… Promettimi che quando te ne andrai da qui, raggiungerai la mia fidanzata a Philadelphia dicendomi che io… >
< No, Esposito. Non puoi dirmi questo. Tu non morirai! >
Essere il portatore di brutte notizie come questa mi faceva ribollire il sangue.
Esposito non poteva lasciarmi adesso, non dopo che aveva combattuto così valorosamente.
< Esposito, ti prego… >
< Castel, è l’unica cosa che ti chiedo. Non mi rimane molto tempo. Voglio solo addormentarmi pensando al suo volto. Nient’altro… In cielo, voglio avere la consapevolezza che tu riuscirai a vincere questa guerra e che ti riconcilierai con la tua amata Kate. Perché te lo meriti, amico mio. Ognuno di noi si meriterebbe di avere accanto una persona fidata che può davvero cambiarti la vita… Io non te l’ho mai detto, ma colei che era riuscita a cambiare la mia vita era Lanie. Quindi ti scongiuro, Richard. Tu gli dirai che il mio ultimo pensiero è stato per lei. Che io l’amerà sempre e che gli rimarrò accanto in tutti i momenti più difficoltosi della sua vita come questo. Me lo devi giurare, Castle. Io non ti chiedo altro. >
Come potevo dirgli di no?
Come potevo non promettere quelle parole sul punto di morte ad un amico che mi era rimasto accanto in tutti quei momenti duri lontano dai nostri amori?
Non avrei mai pensato che Esposito avesse avuto una donna che amava alla follia e vedere quella coppia ormai spezzata per sempre, mi rendeva irascibile e arrabbiato con il mondo.
Non doveva finire così. Non potevo sopportarlo.
Ma nel mentre stringeva la mia mano per sentire quel calore che gli stava cominciando a mancare, ecco Ryan con altri soldati in procinto di riuscire a salvare le poche vite rimaste su questa annata base militare ormai distrutta.
< Castle, dobbiamo andare. Non possiamo rimanere qui. >
< Ryan, Esposito… >
Guadando il suo compagno con occhi pieni di dolore, aveva subito capito che per lui non c’era più nessuna speranza.
< Mi dispiace Richard, ma dobbiamo andare. >
< Dagli ascolto, Richard. E ricordati le mie parole. >
Nel veder chiudere quegli occhi e non risvegliarsi mai più, le mie lacrime cominciarono ad uscire senza che potessero realmente fermarsi.
E mentre gridavo di dolore e di disperazione, Ryan e gli altri miei compagni mi trascinavano via lontano da lui e da quella distruzione, non potendo mai dimenticare quel che restava di quel giorno pieno di disperazione nel vedere qualcuno strappato alla vita.
Un amico che non avrei mai potuto dimenticare, in attesa di confrontarmi con colei che davvero era riuscito a farlo sentire una persona migliore, ricordandomi che dovevo rimanere in vita per vincere questa guerra per lui e per la mia Kate, sperando che la sua vita non potesse essere messa a dura prova com’era successo a me.


“Kate, mi manchi moltissimo” pensai prima di addormentarmi su quella nave mentre mi trascinava via lontano da quella base “Ho bisogno di rivederti, di risentirti e di credere che tu sia al sicuro in questo mondo pieno di morire, in attesa che le nostre vite, la nostra felicità e il nostro amore possa essere riunito.”

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Il miglio verde ***


Un miglio di distanza separava me da quella casa.
Una piccola casetta graziosa in mezzo al verde di una campagna rigogliosa e silenziosa.
Il vento sferzava in quella bellissima giornata di fine dicembre, in attesa di un nuovo anno che speravo avesse portato via quello vecchio.
Ma il passato e quei pensieri non sarebbero mai stati cancellati.
Non si poteva dimenticare, ed io e quella donna che non avevo mai visto, dovevamo intraprendere un dolore che ancora era troppo vivido.
Un respiro profondo, prima di percorrere quegli ultimi passi nel verde e bussare alla sua porta.


Camminavo immerso nei più recogniti pensieri.
I miei ricordi si confondevano con il dolore, sperando che tutto ciò potesse essere solo un brutto sogno e una realtà che non aspettava altro di prendere vita e cacciare tutti i mali.
Ma nella vita non può andare tutto come vogliamo noi. Sarebbe troppo facile.
Il mio nervosismo e la mia tristezza era palpabile e tenendo in mano la foto di Javier Esposito, sentivo la sua anima accanto alla mia che mi sussurrava che sarebbe andato tutto bene,
“in molte occasioni ho cercato di avere coraggio” pensai dopo che avevo bussato alla porta della signorina Lanie Parish “Ma quando ci troviamo dinanzi ad un fatto compiuto doloroso, è difficile digerire la realtà.”
Attendevo impaziente mentre i secondi passavano.
E mentre il tempo sembrava essere impassibile e fermo, ecco che vidi il suo sguardo spensierato e sorridente.
< Buongiorno > mormorò con voce calma la ragazza < Posso esserle utile? >
Come poteva davvero essermi utile? Come potevo affrontarla con quel sorriso struggente mentre teneva in mano uno straccio per spolverare ignara di quello che avrebbe scoperto da lì a poco?
< Buonasera. Lei è la signorina Parish? >
“ovvio che è lei!” pensai stupidamente “Ma come potevo iniziare a dire quello che pensavo?”
< Sì. Sono io… Lei è? >
< Richard Castle, un compagno d’armi di Javier Esposito. >
Nel sentir dire quel nome, la giovane ragazza capì subito che era successo qualcosa di grave anche se non aveva guardato bene la foto di lui che tenevo stretta nella mia mano insieme alla sua divisa da soldato.
Improvvisamente, le lacrime cominciarono a sgorgare lentamente e la commozione fu talmente papabile che fui io a gettarmi tra le sue braccia e dirgli che mi dispiaceva.
Non trovavo le parole necessarie per descrivergli il coraggio che aveva avuto nel combattere quei dannati giapponesi che ci avevano colto alla sprovvista e che avevano distrutto la nostra base.
Malgrado ciò io fossi portatore di brutte notizie, era assolutamente giusto che potesse pensare che il motivo della mia vita fosse legato a quella del suo fidanzato ormai defunto.
Sicuramente avrebbe preferito che ci potessi essere io al suo posto, ma nessuno può scrivere il suo destino. Anche se noi lo vorremmo.


Facendomi accomodare mentre si stava asciugando gli occhi, la giovane ragazza così piena di vita e morta ormai dentro il suo cuore, non volle minimamente sapere della sua morte.
< Mi basta pensare che Javier sia morto per una giusta causa > mormorò Lanie mentre guardava la foto di lui < Ha sempre voluto combattere in prima fila… E mi dispiace pensare che sono davvero i migliori i primi ad andarsene. >
Sinceramente, mi consideravo un po’ come lui: dedito alla nazione e rinunciatario ad una vita che mi avrebbe potuto cambiare per sempre.
Il mio amore con Kate ormai era un lontano ricordo indelebile per me, ma la speranza di rivederla era molto forte e incancellabile.
Non so come però, ma quella ragazza intravide nei miei occhi che la mia unica missione non era il portare una brutta notizia, ma che avrei avuto bisogno di un conforto necessario per sapere che cosa fare della mia vita.
< Lei è fidanzato, Signor Castle? >
< Purtroppo no, Signorina Parish. >
< Mi chiami semplicemente Lanie, per favore. >
< D’accordo, Lanie… Il mio nome è Richard e smettiamola con i convenevoli. >
< Ascoltami Richard, hai forse bisogno di domandarmi qualcosa che ti turba profondamente? Che cosa potevate avere in comune tu e Javier? >
“L’amore incommensurabile per una donna che ci aveva cambiato le rispettive vite.
Perché per me Kate era tutto.
Ma parlarne ad una sconosciuta, mi lasciava un amaro in bocca che era troppo doloroso poterlo confessare.”
< Lanie, io non so… >
< Sei mai stato innamorato come Javier e me? >
< Ormai è successo da molto tempo… Sinceramente non so davvero come possa essere possibile che l’amore mi stia rendendo ancora incompleto. >
< Perché non riesci a confessarlo a nessuno. La tua ragazza… >
< Lanie, non posso considerarla la mia ragazza. Ci siamo lasciati quando io sono tornato in America per difendere il mio paese. Anche se è successo più di cinque anni fa’, il nostro legame sempre ancora indissolubile. >
< Hai conosciuto la tua fidanzata oltreoceano? >
< In Italia e precisamente a Roma. Ma anche lei è americana come noi. >
< E come si chiama se posso chiedere? >
< Kate Beckett. Un nome che non potrò mai davvero dimenticare. >
< Lo vedo da sola, Richard. I tuoi occhi brillano ogni volta che parli di lei. E non è una gioia di poco conto, ma la tua commozione è talmente forte che faresti di tutto per rivederla anche solo una volta. >
< Il destino non sempre fa’ quello che vogliamo davvero noi. E ci tocca soffrire per tutto questo, vivendo per sempre nella speranza. >
< Vorrei confessarti una cosa, Richard: tu sei un brav’uomo che riuscirà a sopravvivere a questa dannata guerra che gli uomini avidi di potere hanno scatenato contro di noi. Contro noi povera gente… Ma se tutto ciò un giorno finirà, ci sarà il nostro futuro per noi. Potremmo davvero tornare ad essere felici. E tu e Kate, riuscirete un giorno ad essere di nuovo felici. Perché è così che deve andare. Perché ve lo meritate. >
La determinazione di quella donna era davvero senza parole.
Non avrei mai pensato che avesse buttato fuori quella grinta che nessuno avrebbe potuto imprimermi nella mia mente.
Continuare a combattere per vivere.
Vivere per i nostri scopi.
E’ così che dovrebbe andare per tutti.
< E tu, Lanie? Come vedi il tuo futuro? >
< Ancora non lo so, Richard… Prima o poi tornerò a vivere e tornerò ad essere felice, ma non so se riuscirò ad innamorarmi ancora come ho fatto con Javier. Questo è il mio unico dubbio che ho. >
< Sai una cosa, Lanie? Anche tu ti meriti di essere felice. >
< Ti ringrazio, Richard > rispose la ragazza ritrovando il sorriso prima di un ultimo abbraccio e vedermi legato da quel dolore comune che io e Lanie dovevamo sopportare per tutta la vita.


Javier Esposito fu seppellito in un cimitero dove i caduti della seconda guerra mondiale sarebbero stati interminabili.
Molte vite spezzate per rendere il mondo un posto migliore dalla tirannia della malvagità che ci stava tutti affliggendo.
E per me era giunto il momento di combattere per liberare il mondo da tali oppressioni.
Perché l’America doveva essere forte. Perché l’America poteva essere ferita, ma non uccisa.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Il momento più emozionante ***


Roma, 5 giugno 1944

 

La vendetta stava ormai per giungere alla luce di un nuovo giorno che credevo ormai non potesse più arrivare.
Dopo che nel corso dei miei anni avevo fatto di tutto per mescolare le mie ambizioni di liberazione e focalizzarmi su momenti di rivalsa che tardavano ad arrivare, alla fine mi aggregai alla quinta armata della United States Army North.
Una mossa d’intelligenza che mi aveva consentito di ritornare nella città dove solo otto anni prima mi era perdutamente innamorata di lei.
Il suo continuo pensiero fisso mi spinse a non arrendermi di fronte alla crudeltà dei tedeschi che avevano distrutto Roma nei suoi quartieri più poveri.
Le grida disperate delle persone fragili e dei bambini mi facevano ribollire il sangue dalla rabbia.
Non potevo continuare a sopportare tutto questo.
Il mio cuore diventava sempre più debole e pieno di preoccupazioni.
Ancora in quei vicoli riuscivo a ricordarmi quel profumo di rose che Kate riusciva ad amare mentre mi inebriava i miei pensieri più recogniti.
Ma dovevo concentrarmi su quella battaglia, ormai giunta al termine tra le grida di liberazion che il popolo romano attendeva da molti anni.


La gente si riversava in piazza con suoni da festa per ringraziarci del nostro arrivo, mentre Papa Pio XII inneggiava alla gloria della liberazione uscendo dalle sue stanze private e sentire quel grido che rimbombava su tutto il territorio.
Ma se la gente continuava a festeggiare, io non potevo sentirmi del tutto tranquillo.
Solo poter rivedere lei per concludere quel viaggio che ormai avevo iniziato nel 1936, poteva davvero rendermi felice.
Guardavo i miei compagni cercare di farsi capire dagli italiani che per troppo tempo si erano nascosti dalle bombe e dalla tirannia dei tedeschi.
E mentre cercavano di ricambiare quei sorrisi, Ryan gli saltò addosso gridando più forte che poteva, ringraziando la loro buona sorte per la riuscita di una missione determinante.
< Castle, perchè sei così triste? >
Ryan sapeva benissimo la mia risposta, ed è per questo che cercò di leggere il mio viso stanco e senza il minimo cenno di sorriso.
< Vedrai che un giorno riuscirai a rivederla, Castle. >
< HO atteso fin troppo tempo, Ryan. Non so davvero che cosa possa riservarmi il futuro. >
< Credevi che tornare qui… >
< Ho sperato, Ryan. Poterla rivedere per me… >
< Ascolta, amico mio: ti consiglio di festeggiare. Vedrai che ci sarà tempo di pensare al tuo futuro… poi vorrei ricordarti che la guerra non è finita. >
Ma per me, non era così.
Liberare questa magnifica città mi aveva spinto a credere che il mio compito si era concluso.
Perchè dovevo continuare a combattere per gli altri?
Perchè continuare a vivere nella miseria di un nuovo giorno senza sapere se davvero saresti riuscito a sopravvivere con il rimorso che i tuoi propositi non sarebbero mai stati più esauditi?
Cercavo di distrarmi come meglio potevo, ma nemmeno Ryan riuscì a risollevare il mio morale in mezzo ad un vortice di depressione che continuava ad avanzare ogni giorno che passava.

 

 

L’indomani, io, Ryan e tutti gli altri nostri compagni ci apprestavamo a salpare da Anzio per tornare via da quelle terre.
Nessuno sapeva che cosa sarebbe stato di noi. E se davvero dovevamo continuare a combattere.
Ma tutto ciò non m’importava.
Per me niente aveva più significato.
Cercando di montare su quella nave, mi accinsi a girarmi per un ultima volta a guardare quel luogo che tanto mi ricordava il mio passato.
Le pagine della mia vita stavano scrivendo la parola fine prima di un nuovo inizio che non avrei voluto intraprendere.
Ma l’urlo concitato di una voce femminile a me familiare, mi spinse a bloccarmi di colpo mentre il mio cuore cominciava a tamburellare all’impazzata.
Non potevo credere che lei era lì.
Non potevo vedere che in tutti quegli anni lei non era cambiata minimamente.
E nel mentre la nave aveva caricato tutti a bordo, sarei andato contro qualsiasi ordine del mio superiore piuttosto che rimanere con lei e poter passare gli ultimi anni della mia vita.
< Sapevo che eri tornato a Roma, ma all’inizio mi sembrava tutto un sogno > fece Kate stringendomi più che poteva mentre io ero in preda alla commozione più sincera.
< Vedo che le voci a Roma corrono molto veloci. >
< Sei passato nei vicoli in cui noi ci siamo conosciuti e abbiamo trascorso la nostra prima bellissima notte d’amore insieme. E Dopo quel giorno, io non potevo dimenticarti. >
Non riuscivo a trovar le parole necessarie, ma era tutto vero: Kate ed io c’eravamo ritrovati, ed io non potevo credere che potesse essere tutto vero.
< Richard, salperai ancora lontano da me? >
< Dunque è lei la famosa Kate Beckett di cui mi hai sempre parlato, vero Castle? >
Ryan, incuriosito dalla bellezza della mia amata, si fece avanti con le presentazioni dicendogli che per tutti quegli anni, io non avevo fatto altro che parlar di lei.
Come potevo non farlo? Era il mio unico pensiero fisso.
< Spero che abbia detto cose buone sul mio conto > fece Kate sorridente.
< Oh, assolutamente sì… adesso che vi siete ritrovati, credo che non ci siano dubbi sul vostro percorso. >
< Che vuoi dire, Ryan? >
< Che sei definitivamente congedato con onore, soldato Castle > mormorò l’ambasciatore Montgomery con tono convinto e determinato < Tu e i tuoi compagni avete dato vita ad un’impresa che rimarrà per sempre nella storia. Io e tutto il popolo non possiamo far altro che ringraziarti. >
< Ambasciatore, sono senza parole. Io non credevo… >
< E‘ vero che la guerra non è finita, ma adesso è giunto il momento della tua felicità e della tua vita. Salperete su questa nave e tornerete finalmente a casa, a coronar il vostro bellissimo sogno d’amore senza mai più pensar alla guerra. >
< Ma ambasciatore, dice sul serio? >
< Mai stato più serio in vita mia. >
Non potevo credere che colui che mi aveva allontanato da lei, adesso mi stesse dicendo quelle parole.
Era un sogno che finalmente si era avverato: potevo rimanere per sempre con la mia Kate a scrivere sulle pagine della nostra vita che avremmo raccontato anche ai nostri nipoti.
Abbracciai senza fronzoli l’ambasciatore sotto lo sguardo sorridente del mio amico Ryan e della mia amata Kate, dicendogli che per me è stato un onore servire la mia nazione.
< E la nazione è stata onorata di avere un soldato fiero, orgoglioso e coraggioso come lei, Richard Castle. Buona fortuna. Per questa nuova vita. >
< La ringrazio, signore. >
Ed ora, che potevo coronare il mio sogno d’amore, giunse il momento per salutare definitivamente Ryan, mentre si accingeva a continuare a combattere per il nostro futuro e la nostra libertà.
< Non potrò mai dimenticarti, Castle. >
< Nemmeno io, Ryan… Ti ringrazio per avermi dato tutta la forza per andare avanti. Non potrò mai dimenticarlo. >
E dopo averlo abbracciato e consolidato un’amicizia che non avrei mai dimenticato, ecco che il mio futuro con la mia Kate sarebbe stato pieno di emozioni e bellissimo da vivere.
Avremmo vissuto momenti brutti e delicati, ma anche bellissimi e indimenticabili.
Ed è per questo che ho voluto trascrivere tutto ciò su questo mio libro.
Per non poter dimenticare anche dopo la morte, mentre i miei pensieri si vanno sempre più affievolendosi a causa di una vecchiaia che mi stava conducendo insieme a lei, verso un riposo eterno con la consapevolezza che la mia vita è stata davvero ricca di colpi di scena contornati da un amore forte, complice di un percorso sincero che per me è solo il primo passo verso l’infinito.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=4019119