Destino che unisce

di Giorgiaaisha
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** incontro sbadato ***
Capitolo 2: *** emozioni ***
Capitolo 3: *** Parc del labirinto d'horte ***
Capitolo 4: *** agata nera ***
Capitolo 5: *** Matsuyama ***
Capitolo 6: *** una sorpresa inaspettata ***
Capitolo 7: *** Quell'odioso di un Genzo ***
Capitolo 8: *** Menomale che c'è Genzo ***
Capitolo 9: *** Pace apparente ***
Capitolo 10: *** Sanae è arrivata! ***
Capitolo 11: *** Apri gli occhi Tsubasa ***
Capitolo 12: *** modalità gatta morta ***
Capitolo 13: *** Un peso nel cuore ***
Capitolo 14: *** Jo ***
Capitolo 15: *** Tsubasa ***
Capitolo 16: *** Non solo riconciliazioni ***
Capitolo 17: *** Immobile ***
Capitolo 18: *** E se prima eravamo in due a ballare il lalli calli, adesso siamo in tre a ballare il lalli calli ***
Capitolo 19: *** Noi due ***
Capitolo 20: *** Iniziamo proprio male ***
Capitolo 21: *** Anime e fiamme gemelle ***
Capitolo 22: *** Confusione ***
Capitolo 23: *** la scelta di Jo ***
Capitolo 24: *** nuovi punti di vista ***
Capitolo 25: *** La prima sbornia ***



Capitolo 1
*** incontro sbadato ***


Piove. No, diluvia. Corro insieme a mia sorella con l'acqua che imperterrita scivola sulla nostra testa inzuppandoci.
Non si riesce a vedere un palmo dal naso, ma ormai ci siamo, dovrebbe essere da queste parti.
Eccolo lì, il mio negozietto. 
L'ho scoperto quasi per caso. Giravo sola tra le vie di Barcellona quando a un tratto questa piccola bottega ha attirato la mia attenzione. 
Intima, accogliente e con vestiti e accessori davvero deliziosi. Non sono un tipo che va molto dietro alla moda, mi piace vestire sportiva, ma anche indossare gonne e vestiti. Insomma vado molto a seconda del mio umore e di cosa quella mattina mi attira. Oggi sono vestita con i classici pantaloni da equitazione, i miei immancabili calzettoni a righe che arrivano fin sopra le ginocchia e una polo a mezze maniche con il logo del maneggio dove mi alleno.
Ho finito ora gli allenamenti e con mia sorella abbiamo deciso di fare un salto qui, diciamo che l'ho trascinata con me a forza visto che lei non guida e io sì, e che ho davvero, davvero, voglia di comprarmi un cappellino con visiera che ho visto la settimana scorsa.
Certo la giornata non è delle migliori ma siamo a maggio e fa caldo, quindi un po' d'acqua non ci ucciderà.

"Io ti ammazzo Jo!"
 
Se non mi uccide lei prima.

"Dai, finiscila! Siamo arrivate! Uh! La porta è chiusa."

Poggio le mani sulla porta a vetri e mi avvicino con la testa per guardare meglio dentro.
Strano, le luci sono accese e vedo delle persone che girano per il negozio.
Qualcuno si accorge di me e chiedo:

" È chiuso?"

Non ricevo risposta ma uno sguardo interrogativo.
Mia sorella intanto si è appoggiata di schiena al riparo dalla pioggia e sta tentando di strizzare i suoi capelli.
Riprovo.

"È chiuso?"

Ora mi guardano tutti perplessi. 
Mi giro verso mia sorella e le dico:

"Ma sono scemi?"

Lei alza le spalle e continua a sistemarsi i capelli.
Busso e ripeto alzando un po' di più il tono della voce.
Finalmente vedo una ragazza nascosta dietro a un abito che timidamente mi fa cenno con il dito verso destra.
Giro lo sguardo e i miei occhi si incrociano con quelli di un bel ragazzo orientale.
Voleva indicarmi lui?
Lo guardo con aria perplessa e lui mi sorride.

"Credo che la ragazza ti stesse indicando l'entrata. Quella porta è chiusa, ma qui è aperta, vedi?"

Mi giro e vedo che il tipo ha perfettamente ragione. La porta è del tutto spalancata.
Che gran figura di merda!
Non lo voglio più il cappellino.
Mia sorella si avvicina, guarda la porta e sbotta a ridere coinvolgendo anche il ragazzo.

"Allora la volete finire? La pioggia mi ha offuscato la vista, non vedevo nulla. Può succedere!"
" Sì, certo come no. È troppo bella Jo. Ammetti che hai fatto proprio una figura di..."

Interrompo la sua frase dicendole di finirla ed entro stizzita.
Ho gli occhi di tutti posati addosso, non vedo l'ora di andarmene.
Inizio a cercare il cappellino ma non lo trovo. Forse l'hanno spostato.
Cammino a testa bassa guardando ogni angolo possibile, finché non mi scontro con qualcuno.
Perfetto ci mancava anche questa.

"Mi scusi. Non volevo."

Nessuna risposta.
Ma che giornata!
Alzo gli occhi ed è il ragazzo orientale. Non ho niente contro di lui, per carità, ma dopo ciò a cui ha assistito preferirei non vederlo mai più. 
Mi guarda e mi sorride.

"Tranquilla nessun problema. Deve essere una giornata no per te."

Il suo accento spagnolo è terribile quasi quanto il mio.
Mi sono trasferita qui in Spagna da poco, circa un mese. Vivevo in Italia, a Roma precisamente, almeno finché mio padre con il suo lavoro non ci ha trascinato tutti qui. Beh è molto bella la Spagna, ma mi manca la mia città.

"Tutto ok?"
"Oh, sì. Scusami, ero assorta nei miei pensieri."
"Ti capita spesso?"
"Cosa?"
" Di estraniarti dal mondo" lo guardo male e rispondo con indifferenza
"Abbastanza!"

Sorride dolcemente. Devo ammettere che è un bel ragazzo.

"Jo! Qui c'è un cappellino, è questo?"

Mia sorella sventola un cappello in aria come fosse una bandiera.
Per mia fortuna è proprio quello.

"Si! Arrivo!"
"Hai trovato il tuo cappello"
"Sembrerebbe di sì. Mi è costato due figuracce, ma ormai..."
"Perché due? Una devo ammettere che è stata davvero molto bella e divertente, ma l'altra? Qual'è?"
"Mi sono praticamente catapultata sul tuo petto"
"Ah per quello nessun problema"
"grazie. Beh allora ciao."
"Ciao Jo", lo guardo stranita. Come fa a sapere il mio nome?
"Prima la tua amica ti ha chiamata così"
"Lei è mia sorella, tu come ti chiami?"
"Tsubasa, piacere di conoscerti."

Dov'è che ho già sentito questo nome. Eppure non è di certo comune.

"Di nuovo nel tuo mondo?"
"Come? Simpatico, pensavo al tuo nome. Mi è familiare ed è strano perché non è comune in Spagna" mentre sorride dice
"anche tu non sei spagnola, giusto?"
"Giusto! Sono italiana, sto qui da un mese. Mi sono trasferita con la mia famiglia a causa del lavoro di mio padre."
"Ti è dispiaciuto?"
"Sì, certo. Io vivevo nella città più bella del mondo: Roma! Ogni angolo ha una storia, ogni sampietrino ha qualcosa da raccontare."
Sorride e i suoi occhi diventano ancora più dolci.

"Anche a me manca molto casa e la mia famiglia."
"Come mai hai lasciato tutto e tutti?"
" Per inseguire un sogno!"

Mi illumino. È bello fare ciò che ami.

"Che bello! Io il mio sogno l'ho portato con me, se non me lo avessero permesso sarei rimasta a Roma!" Esclamo decisa.
"E il tuo sogno sarebbe..."

Mentre sto per rispondere mi sento prendere per il braccio. Mi giro ed è mia sorella che mi guarda torva.

"Allora? Ti ho detto che ho il tuo cappellino, sono zuppa, infreddolita e stanca morta. Possiamo andare?"
"Sì!"

Mi giro verso Tsubasa e gli sorrido.

"Allora ciao. Buona fortuna con il tuo sogno"
"Devi raccontarmi il tuo sogno qual'è"
"Chi lo sa magari un giorno ci rivedremo. Ora devo andare. Ciao"
"Ciao."

Esco soddisfatta con il mio cappellino e noto che c'è il sole.
Ora esce, non poteva uscire prima!

"Che fai ti metti a rimorchiare vestita da equitazione e zuppa?"
"Rimorchiare? Ma che dici! Ho solo chiacchierato un po'"
" E ti sembra il momento?"
"Sei più piccola, ma sei già pesante come mamma!"
"Non lo dire neanche per scherzo! Io non mi alzo la mattina con la voglia di latte e arrabbiata con il mondo"
"Ancora no, ma aspetta qualche anno e poi me lo ridici!"
"Jo! Finiscila, non giocare su queste cose!"

Scoppio a ridere e lei anche. 

"Torniamo a casa" dico stanca.


"Siamo tornate!"

Viviamo in un quartiere tranquillo di Barcellona, mio padre ha preso una villetta con un giardino che gira intorno a tutta casa. A Roma eravamo abituati a vivere in appartamento, ma devo dire che questa soluzione mi aggrada e da come posso vedere anche al mio cane.
Lui viene sempre con me al maneggio, ma oggi non l'ho portato, dormiva sereno e l'ho lasciato tranquillo.

"Siete tornate finalmente. Pensavo vi foste perse."
"Jo ha dovuto comprare uno stupido cappellino e poi si è pure messa a rimorchiare"
"ma non è vero!"
"Ah! Mamma devo raccontarti l'immensa figura di cacca che ha fatto la tua figlia primogenita" e scoppia a ridere.
" Vabbè mentre tu la delizi io mi vado a fare una doccia"
"Aspetta! Come è andato l'allenamento? Non sarai caduta anche oggi?"
"No mamma! Ti sembrerà strano ma sto iniziando a capire come tenermi in sella, per fortuna. L'ultima opzione sarebbe stata legarmici!"

Mia mamma sorride e mi fa cenno di andare in bagno.
Mi ha visto cadere così tante volte dal mio cavallo che ora ne è terrorizzata. 
Lui è figlio del vento, è uno spirito libero, indomito. 
Io sono figlia della tempesta, ho un animo in subbuglio. Le emozioni dentro di me si scontrano in continuazione creando tuoni e fulmini! 
Quando ci siamo visti per la prima volta ci siamo subito riconosciuti. Era inevitabile che prima o poi, io e lui ci incontrassimo.
Non è stato facile inizialmente per noi, ma quando ci siamo lasciati andare abbiamo capito che per trovare la quiete abbiamo bisogno l'uno dell'altra.
Ora va decisamente meglio. Può succedere che io non riesca a contenere il suo fuoco, ma insieme siamo davvero perfetti. Mi sta insegnando molto, ad esempio a non arrendermi mai!
Scivolo in doccia, l'acqua riesce a togliere ogni peso dal mio corpo. La sensazione è piacevole e rilassante.
Mi godo questo momento di relax e penso a Tsubasa, chissà qual'è il suo sogno. 

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Tra due giorni avrò una delle partite più importanti,siamo entrati nella Champions League, ma il nostro obiettivo è vincere il campionato spagnolo.
Sono a casa solo e devo dire che mi mancano tutti i miei amici, la mia famiglia. Da quando sono partito per il Brasile non ho più avuto una vita normale, nessuno con cui condividere le mie gioie e le mie paure, almeno lì c'era Roberto, ma qui sono proprio solo. Fortuna che con questi smartphone posso sentirmi con Genzo, Ishizaki, Jun e Matsuyama. 
Poverino si è lasciato con Yoshiko e l'ha presa davvero male. Non si aspettava un suo rifiuto, tantomeno l'avremmo mai immaginato noi. Comunque verrà qui a Barcellona per qualche giorno dopo la fine del campionato, abbiamo deciso di goderci un po' del mare e del relax che questo luogo ha da offrire.
Deve essere stata dura anche per quella ragazza lasciare tutto così da un giorno ad un altro. Almeno lei ha con sé la sua famiglia.
Certo che è proprio buffa! Mi piacerebbe rivederla, non è come le ragazze giapponesi, tantomeno come quelle brasiliane. La sua anima vibrava, pura e limpida. Poi devo dire che mi fa proprio ridere con quelle sue facce buffe, sembra uscita da un cartone animato.
Mi sdraio sul letto stanco e senza accorgermene mi addormento.

I raggi del sole mi scaldano il viso, apro gli occhi e guardo l'ora. Le 6. Le 6? Cavolo sono già 13 ore che dormo. Dovevo essere proprio stanco per saltare la cena. Ora però ho una fame da lupi. 
Mi fermerò per strada a fare colazione, ora non ho tempo di cucinare, gli allenamenti mi aspettano!
Mangiare cornetto e cappuccino a colazione è strano, ma tremendamente delizioso. Non vedo l'ora di allenarmi con il mio amico brasiliano Castro. Si è trasferito qui da poco, giocavamo insieme al Sao Paulo e sono davvero felice di tornare in squadra con lui.

Arrivo al campo e lo vedo salutarmi felice.

"Ciao Castro, sei pronto a correre?"
"Sempre pronto! E tu a mangiare la polvere?"
"Credici!" 

Scoppiamo a ridere!

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"Faby,Jo! Domenica sarà una partita davvero importante, ci terrei che finalmente veniste anche voi allo stadio!"
"Papà sei fortunato, non abbiamo concorsi domenica, quindi verremo!"
"Perfetto! La partita è di sera quindi dopo andremo tutti a festeggiare con la squadra e stavolta niente scuse ho promesso a tutti che vi avrei portato."

Anche se non è l'ultima partita di campionato per il Barca è decisiva, se vince questa partita avrà lo scudetto assicurato.

"E se dovesse perdere festeggerete ugualmente?"
"Beh, non festeggeremo ma andremo a cena, ormai ho prenotato per tutti."

Mio padre è il procuratore di un giocatore brasiliano che ha firmato da poco un contratto con il barca, ma si diverte anche ad organizzare queste 'feste'.

"Ok, dovrò vestirmi elegante? In che razza di ristorante hai prenotato stavolta?"
"Nulla di troppo elegante, un ristorante brasiliano."

Menomale! Odio quei luoghi fighettosi!

LA DOMENICA DELLA PARTITA.
FISCHIO D'INIZIO.

Io, mia sorella, mio padre e mia mamma, guardiamo il calcio d'inizio dalla tribuna. La serata è tranquilla, c'è un leggero vento che smorza il caldo afoso di questo periodo.
Io e mia sorella indossiamo la maglia del Barca regalataci da Castro, il giocatore che mio padre ha fatto venire dal Brasile. E' un bravo ragazzo, molto simpatico e vivace, è teneramente fidanzato con una ragazza da quando avevano 14 anni e, da come ho capito, lo raggiungerà il prossimo anno perché ora si sta dedicando agli studi, se non sbaglio mi disse che sta per laurearsi in giurisprudenza.
Giocano tutti benissimo e anche se rimango tifosa della Roma, mi sto comunque appassionando a questa squadra. Il numero 10 è davvero forte, dribbla e fa assist da sogno, sembra quasi che misuri la distanza, la palla cade sempre sui piedi del compagno da lui scelto. Fa anche molti goal e quando non li fà lui, lo rende possibile a qualche suo compagno.
Ho una strana sensazione addosso, ma probabilmente è la stanchezza, oggi sono andata ad allenarmi con il mio cavallo e non contenta ho anche montato la cavalla di una mia amica che era impossibilitata a venire al maneggio. Dopodiché ho preso i miei due cari amici, il cane 'Sid' e il cavallo 'Pino' e insieme a mia sorella e alla sua cavalla 'Kara' siamo andate a passeggiare per farli un pò pascolare.

"Jo! Non ti sembra di aver già visto quella buffa pettinatura?"Dice mia sorella.
"Di chi scusa?"
" Del numero 10?"

Ci penso un pò, ma proprio non mi viene in mente. Io non ho memoria fotografica e neanche mia sorella, se pur sicuramente ne ha più di me!

"No, non mi sembra Fa'"

Il primo tempo finisce con 1 goal fatto dal nostro numero 10, per assist di Castro.
Nella tribuna l'urlo di gioia di mio padre ha sovrastato anche le urla della curva.
Anche io ho esultato, è stata una bellissima azione: Castro ha tolto la palla a un giocatore della squadra avverasaria, è scattato sulla fascia, ha dribblato altri due giocatori giocando con la palla da vero brasiliano e poi è corso in area, dove ad attenderlo c'era il numero 10. Ha passato la palla con un tiro potentissimo e il numero 10, senza neanche stopparla, ha tirato al volo e ha fatto goal. Il portiere non l'ha neanche vista.

"Pà! Come hai detto che si chiama il numero 10? Ha fatto un bellissimo goal"
"Ha già giocato nel Sao Paulo con Castro, infatti hanno una bella intesa, si chiama Ozora."
"Ozora. E' davvero molto bravo. Deve essere asiatico"
"Eh si."
"Faby, ci andiamo a prendere un gelato al bar?"
"Si, ci sta proprio bene."

Io e mia sorella scendiamo al bar e ci gustiamo il nostro gelato parlando di cavalli e concorsi.
Stiamo preparando un trofeo estivo  fatto di 4 tappe che inizia a Giugno e finisce alla fine di Luglio, anche perché andare oltre sarebbe una follia, per noi e per i nostri cavalli.
Penso al mio cane che non è potuto venire e un pò mi rattristo, è abituato a venire ovunque con me e ora se ne sta lì in quella casa, tutto solo. Poverino.

"Ho deciso di prendere anche io un cane", afferma mia sorella.
"Ma dai! E l'hai già detto a mamma e papà?"
"Certo che no! Tu glielo hai detto quando hai preso Sid?"

Effettivamente no! Attraversavo un periodo molto difficile e desideravo avere un compagno fidato che venisse con me anche al maneggio. Così andai ad un rifugio vicino Roma e lui mi scelse. 
Eh, sì. Fu proprio lui a scegliere  me. Quando dissi a mia sorella che quei cuccioli erano brutti come Sid dell'era glaciale, lui si alzò in piedi e felice mi scodinzolò! Così l'ho chiamato Sid!

"Ok, andiamo insieme a vederlo?"Dico contenta per Sid che potrà avere un compagno di giochi anche a casa.
"Si. C'è una cucciolata di un privato vicino casa nostra, domani chiamiamo e sentiamo quando possiamo andare"
"Ok!"

Ci avviamo così ai nostri posti, la partita starà per iniziare e non ho nessuna intenzione di perdermi neanche un minuto del secondo tempo.

"Jo. Ti sei sporcata di cioccolata la maglietta. Possibile che a 23 anni ancora ti sporchi?"

Mia mamma è sempre attenta all'ordine e alla pulizia, a me, invece, di essere in ordine non me ne può fregare di meno.
Alzo le spalle e mi siedo mentre l'arbitro dà il via al secondo tempo.
Il Barca predomina la scena: Rivau, Ozora e Castro sono i campioni indiscussi di questa squadra.
Qualcosa nella mia pancia vibra e giuro che non è fame. Il mio corpo fa sempre così quando vuole comunicarmi qualcosa. Ma chissà che vuole dirmi!
La partita finisce 3-0 per il Barca, 2 goal per Ozora e uno di Rivau. E' stata moltoo emozionante, il loro calcio è da veri campioni.
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Oggi ero in forma. Dormire tutte quelle ore ha giovato al mio corpo. Mi sentivo in gran forma in campo.
Stasera abbiamo la cena di squadra per festeggiare lo scudetto, che ormai è già cucito nel petto.
Sono molto contento di questo risultato, ora ci attende la Champions League, sarà difficile ma non vedo l'ora di scontrarmi con Wakabayashi, Misaki, Hyuga, Matsuyama, Misugi, Ishizaki, Aoi e tutti gli altri. Ormai militano tutti in squadre della serie A europea.

BIP BIP

Mi è arrivato un messaggio nella chat di geuppo della nazionale giapponese. Pensi ai diavoli e spuntano le corna.

"Gran bella partita Tsubasa! Sempre egocentrico tu, eh?" Wakabayashi

"Bravo Tsubasa! Ottima partita, ormai sei campione della Spagna!" Ishizaki

"Tu e Castro sarete la nuova coppia d'oro. Hai per caso intenzione di rimpiazzarmi?"  Misaki

"Non lo farebbe mai, lo sai. Siete un corpo e un'anima!" Hyuga
"No! Aspè! Mi è uscita male! Vabbè avete capito!" Hyuga

"Ahahahahah! Hyuga da quando ti sei fidanzato ufficialmente inizi a perdere colpi!" Ishizaki

"Beato te che ancora sei fidanzato!" Matsuyama

"Sono Yukari. Perdona il demente del mio fidanzato Matsuyama" Yukari dal telefono di Ishizaki.

"Ciao Yukari, sono Yayoi. Jun è qui accanto a me e vi saluta tutti e fa anche i complimenti a Tsubasa. Come stai Yukari? Com'è essere sposata con Ryo?" Yayoi dal telefono di Misugi.

"Hai presente il mio lavoro?"Yukari

"Si. Sei insegnante di asilo nido, e allora?" Yayoi

"Non stacco mai!"Yukari

"Ahahahahahahah" Yayoi e Jun, Hyuga, Matsuyama, Misaki.

"Ma quanto siete scemi? Grazie a tutti. Mi mancate. Non vedo l'ora che inizia la Champions per rivedervi e sconfiggervi! Matsuyama noi ci vediamo prima!" Tsubasa


I miei amici sono una vera forza della natura. Dopo questo teatrino sono pronto per andare a casa a prepararmi per questa sera.

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Manca poco alla cena e io non so che mettermi. Dopo aver tirato fuori mezzo armadio, ho finalmente trovato l'abito giusto.
Una mini gonna a vita alta gialla con due veli, uno avanti e uno dietro, lunghi fino alle caviglie dello stesso colore, una magliettina aderente floreale dai toni leggeri e delle scarpe con tacco gialle come la gonna.
Non sono elegante, non sono sciatta. Mi sembra il giusto compromesso.
Mia sorella opta per un vestitino a tubino bianco che arriva a metà coscia e scarpe con un piccolo tacco.

"Menomale! L'hai capita che se ti metti i tacchi troppo alti poi io non posso camminarti vicino", affermo convinta.
"Non è mica colpa mia se sei una nana"
"Guarda che io sono 1,70, sei tu che sei troppo alta!"

Mia sorella è 1,75 m ma con i tacchi arriva troppo in alto per me, così ogni volta che li mette io mi scanso e le cammino lontana. Anche perché io è raro che porto scarpe del genere, mentre a lei piace indossarle.

Arriviamo finalmente al ristorante saluto Castro con un leggero bacio in guancia e mia sorella fa lo stesso.
E' un ragazzo dolce e innamoratissimo della sua fidanzata, non abbiamo nessun interesse verso di lui se non una pura e limpida amicizia.
Mio padre inizia le presentazioni, in poco tempo abbiamo conosciuto quasi tutta la squadra.

"Jo, Faby. Venite voglio presentarvi il nostro numero 10!"

Mi giro e vedo mio padre intento a parlare con il protagonista della partita di oggi che è di spalle, sono proprio curiosa di vedere che faccia ha. Io e mia sorella ci avviciniamo e io dico:

"Beh! Dopo i due bellissimi goal di oggi spero di avere una tua magli..."

Ma le parole mi muoiono in bocca nell'istante stesso in cui lui si gira.

"Porca... ma lui non è?" Dice mia sorella.
"Tsubasa" 
"Jo", esclamiamo insieme.
"Un momento e voi come fate a conoscervi?" Chiede mio padre con sguardo indagatore.
"Te lo dico io pà! Lui è il tipo che Jo ha rimorchiato al negozio"
"Ma che dici! Io non ho rimorchiato nessuno. Ci ho solo fatto una figura del cavolo!" Esclamo furibonda con mia sorella.

Guardo di sottecchi Tsubasa che ha portato una mano dietro la nuca e sorride tutto rosso in viso.
La cena prosegue e quando finalmente il cibo ha smesso di venire portato al tavolo, iniziano le musiche brasiliane e tutti si apprestano a ballare.
Guardo mia sorella e la supplico con lo sguardo di accompagnarmi in pista. Lei sà quanto io amo ballare, quando sento la musica l'anca mi parte da sola.
Mi fa cenno di no con la testa e io abbasso lo sguardo triste.
Al diavolo. Mi alzo e sento mia mamma dire:

"Eccola! Mi sembrava strano che ancora era seduta!"

Decido di ignorarla e proseguo verso la pista, ma vedo Castro che si avvicina sorridente e mi fa:

"Balliamo?"

Si! Si! Si!
Grata del suo invito provvidenziale, che mi ha evitato l'ennesima figuraccia, mi avvio con lui verso il centro della sala.
Sò già come balla Castro, perché una settimana prima siamo andati a cena con lui e ho avuto l'onore di farmi condurre in una salsa. Io sono autodidatta quindi un buon ballerino per me è fondamentale.
Iniziamo a ballare e con lui mi sento proprio a mio agio, sorride, è delicato e leggero nei movimenti e io mi sento una vera ballerina.
In una giravolta il mio sguardo cade su Tsubasa che mi guarda fisso. Probabilmente è un caso, non sta guardando me. La musica si ferma, giusto il tempo di farci respirare e mentre chiacchiero con il mio amico brasiliano, lo vedo venire nella nostra direzione.

"Vedo che sai fare altro oltre a buttare giù le vetrate!" Dice Tsubasa con un dolce sorriso sulle labbra.
"Ah Ah! Lo prendo come un complimento"
"Infatti lo era"

C'è un lunghissimo minuto di silenzio tra noi. Non so proprio che rispondere.
Ma fortunatamente ci pensa Castro a togliermi dall'imbarazzo.

"Jo. Vado a trascinare in pista tua sorella"
"se ci riesci", rispondo.
"Tsubasa perché non fai ballare Jo? In Brasile hai imparato, dovresti riuscire bene, lei sa già come muoversi" e mi fa l'occhiolino. Perché mi ha fatto l'occhiolino? E perché ha chesto proprio a lui di farmi ballare.
Dì di no. Dì di no.

"Ok! Sarà un vero piacere!"

Appunto. Ha detto sì!




CIAO A TUTTI. QUESTA è LA MIA PRIMISSIMA FANFICTION SU TSUBASA E LA MIA SECONDA FANFICTION IN GENERALE.
SE NE AVETE VOGLIA VI CHIEDO DI COMMENTARE FACENDOMI SAPERE COME VI SEMBRA E SE AVETE CONSIGLI DA ELARGIRE, SONO SEMPRE BEN ACCETTI!
GRAZIE!

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Capitolo 2
*** emozioni ***


Le porgo la mano e con un leggero inchino la invito a ballare con me.
Le sue guance si colorano di rosso e abbassa timidamente lo sguardo, mi porge la mano e iniziamo la nostra danza sulle note di una bellissima lambada. La sala è piena di coppie, eppure in questo momento non ci siamo che noi. Sento il mio cuore che corre veloce e non riesco a spiegarmi come mai io abbia queste reazioni, in fondo la conosco da poco. Jo è molto carina, è simpatica, vivace e dolce. Ho notato che se si imbarazza abbassa lo sguardo e il suo viso si tinge di un tenero rosso porpora, è una qualità rara da trovare nelle ragazze al giorno d'oggi. Mi sono sentito attratto da Jo dal primo momento in cui i miei occhi si sono posati su di lei: una buffa ragazza che tentava di buttare giù la vetrata di un negozio. Sorrido al ricordo di quanto era imbarazzata per la figuraccia appena fatta e torno a guardarla.
I suoi fianchi si muovono ritmicamente, a tempo con la musica e con il mio corpo. Menomale che in Brasile ho imparato a ballare, altrimenti la figuraccia sarebbe toccata a me questa volta.
Improvvisamente decido di farla roteare allontanandomela un pochino e con decisione la riattiro a me, evidentemente non se lo aspettava perché nel tornare indietro perde l'equilibrio e finisce sul mio petto. 
Immediatamente si ricompone, mi guarda, tira leggermente la testa indietro e con una risata cristallina che mi riempie il cuore mi dice: "il tuo petto deve avere qualcosa di magnetico per me". Sorrido al suo modo di essere così brioso, ma mentre stiamo per riprendere il nostro ballo la musica si ferma e la stanza inizia a diventare più scura. 
La voce del cantante ci annuncia che su richiesta del fidanzato di non so chi, in occasione del loro anniversario, metteranno un lento a cui tutte le coppie sono invitate a ballare.

"Oh! Allora grazie per il bellissimo ballo" dice Jo.
"Non ti va di rimanere un altro po' a ballare con me?"

E lo fa di nuovo. Abbassa lo sguardo e arrossisce e io sento un tuffo al cuore.

"O-ok", risponde timidamente.

Ci avviciniamo e le cingo i fianchi, lei porta le sue braccia intorno al mio collo e senza volerlo il mio corpo si irrigidisce. Deve averlo notato perché si scosta leggermente e mi chiede se va tutto bene.
Non so neanche io perché ho reagito così, ho ballato una lambada e il suo corpo era spalmato sul mio, ma vederla compiere questo gesto intimo mi ha suscitato una forte emozione. Per un instante ho desiderato che questo momento potesse ripetersi più e più volte. 
Torno in me e portandomi la mano dietro la nuca le sorrido e le dico che va tutto bene.
Torniamo a ballare e ora che mi sto abituando a questo tenero contatto tra noi sento una profonda sensazione di benessere e di calma. Il mio cuore è colmo di gioia e mi sembra di ballare su una nuvola. Penso che questo sia un buon momento per parlare un po' con lei, dopo, con la musica alta e la squadra intorno, sarà difficile per me riuscire a intrattenere una conversazione.

"Se non sbaglio prima hai detto di volere una mia maglia e che ti è piaciuto come ho giocato"

Sposta il viso e mi guarda con occhi sgranati. Arrossisce violentemente e inizia a scuotere la testa velocemente.
Cielo se è buffa!

"Non ti è piaciuto il mio gioco?"
"Nooo! Cosa dici? Sei stato bravissimo. Non credevo che fossi così bravo. Ecco... i-io non credevo fossi tu!"
"Quindi ora non la vuoi più la maglia?"
"No! La voglio, ma ecco... io... oh! Al diavolo, si! La voglio!"

La guardo un attimo perplesso e poi scoppio a ridere! Lei gonfia le guance e mi guarda di traverso e io rido ancora di più.
È tremendamente buffa!
Smetto di ridere altrimenti rischio di farla arrabbiare e le chiedo:

"Qual'è il sogno che ti sei portata dietro? Sei forse... beh, si. Ecco. Sei fidanzata?"

Mi guarda fisso negli occhi. Il suo sguardo è fermo e deciso. Lo sapevo! È fidanzata!
Non dice nulla e io non so più che fare. Sto quasi per portare la mano dietro alla nuca quando la sento scoppiare in una fragorosa risata.

"Perché ridi?" Domando ingenuamente.
"Avresti dovuto vedere la tua faccia. Eri così serio! Comunque si. Effettivamente si potrebbe definire come un fidanzato. Anche molto bello direi. Alto, muscoloso, atletico, insomma uno vero fuoriclasse. Ha un muso lungo, è peloso e anche pezzato il mio fidanzato, anche se di solito mi piace definirmi la sua mamma, o la sua compagna di vita."

La guardo sbalordito da tutta l'energia che emana e dalla gioia di vivere che contagia chiunque le stia vicino.

"Oh, insomma Tsubasa. È il mio cavallo il mio sogno. Io senza di lui sono persa, non sono più io, ecco. Lui e il mio cane sono i miei migliori amici, i miei punti fermi. Quando vado a cavallo io sono libera di essere veramente me stessa, libera da ogni pressione sociale e standardizzazione. Il cavallo per me è... i-io ti ho visto giocare oggi, anche se non sapevo fossi tu, credevo fossi solo il numero 10 Ozora e lo sei, ma non credevo fossi Tsubasa del negozio, ma sei anche lui. Ah! Che gran casino che sono. Comunque ho sentito che tu provavi le mie stesse cose, insomma credo che per me il cavallo sia come per te il pallone. Mi capisci?"

Io non credevo che lei potesse essere così diversa da me, ma anche così simile.

"Ti capisco perfettamente!"
"Io non ho un sogno da realizzare, perché il mio sogno è stare con lui, con i cavalli. Vivere di loro giorno per giorno. Mi prendo ciò che la vita mi dà. La mia strada la scelgo in base a ciò che la vita mi propone. Studio medicina naturale per aiutare il prossimo, ma allo stesso tempo vivo il mio sogno ogni giorno."
"Jo. È bello il tuo modo di vivere la vita"
"Grazie", sorride dolcemente e poi riprende
"il tuo sogno invece è vincere il mondiale?"
"Si, è portare il Giappone in cima al mondo! Ma è anche come dici tu. Per essere felice mi basta avere un pallone tra i piedi, lo vivo ogni giorno il mio sogno."

Mi sorride e poggia la testa sul mio petto e io spontaneamente poggio la mia sulla sua spalla. Questo contatto ravvicinato mi permette di inebriarmi del suo profumo: sa di fresco, di sole e di fiori. Chiudo gli occhi, sperando che questo semplice gesto possa imprimere ogni odore, ogni gesto, ogni sensazione dentro di me e sulla mia pelle. 

__________________________________________________________________________________

Questo ragazzo riesce a calmare il mio animo. Con lui mi sento serena. 

"Jo non vorrei interrompere il vostro idillio romantico, ma la musica è finita da almeno cinque minuti", la voce di mia sorella mi riporta alla realtà.

Come da cinque minuti?
Io e Tsubasa  ci voltiamo di scatto e vediamo tutta la squadra guardarci con sorrisetti sghembi.
Castro se la ride allegramente e mio padre con le mani sui fianchi mi guarda stranito.
Sento il fuoco arrivarmi alle guance mi giro verso Tsubasa e lo vedo con la mano sulla nuca che sorride con il volto fuxia.
Non so che dire. Mamma che vergogna.

"Daje Jo, ci penso io." Dice mia sorella.

Che avrà intenzione di combinare? Si gira verso il nostro amico brasiliano e gli dice:

"Castro ti va di andare a prenderci un gelato da qualche parte con mia sorella e Tsubasa?" 
"Dai. Andiamo,  prima che arrostiscano dalla vergogna."

Menomale che mi  portano via da qui. So già che domani mi aspetterà il terzo grado dalla mia famiglia, ma al momento preferisco non preoccuparmene.
Ci avviamo così al parcheggio.

"Siete venuti insieme voi?"Chiede mia sorella ai due giocatori.
"No. Siamo venuti separati, io abito qui vicno e ci sono venuto a piedi", risponde Tsubasa.
"Allora andiamo tutti con la tua macchina Castro!" 
"Agli ordini", risponde lui facendo il classico gesto militare.

Mi avvicino a mia sorella per poterle parlare di nascosto.

"Faby, tu vieni dietro con me, sia charo!"
"Certo, certo."

Non so perchè ma non mi convince la sua risposta e infatti non appena Castro apre la vettura, lei corre e si infila nel lato del passeggero, accanto alla guida.

"Scusa Tsubasa, non ti dispiace vero? Soffro la macchina!"

Bugiarda. Bugiarda e bugiarda.
Questa me la paga.

"No, niente affatto." Risponde lui.

Che ingenuo, se l'è pure bevuta.
Il viaggio prosegue tranquillo. Mia sorella e Castro parlano della sua fidanzata e lui le racconta quanto lei le manca e che alla fine del campionato farà una breve vacanza qui in Spagna e potranno, finalmente, vedersi di nuovo.

"Tsubasa, non viene anche un tuo amico dopo il campionato?" Chiede Castro.
"Si! Viene Matsuyama, è un mio amico d'infanzia e compagno di squadra della nazionale, ora gioca con l'Arsenal." Risponde Tsubasa.
"Viene solo, vero?" Chiede Castro.
"Si. La sua ragazza storica l'ha lasciato qualche tempo fa e nel peggiore dei modi per giunta, rifiutando la sua proposta di matrimonio", dice Tsubasa.
"Cavolo! Che digraziata!" Risponde mia sorella.

Lei non ha filtri, quello che le passa per la testa  dice.

"Faby!" La rimprovero.
"Faby che? Scusa se lui non le avesse fatto la proposta di matrimonio, avrebbe continuato la farsa della perfetta fidanzatina?" Risponde piccata mia sorella.
"La proposta avrebbe significato seguirlo in Inghilterra e lei aveva altri progetti per la testa. Voleva diventare una hostess", risponde Tsubasa.
"Quindi è come dico io. Lei si è sentita braccata. Se tutto fosse rimasto come prima, avrebbe continuato il rapporto a distanza, almeno per un altro pò; ma messa alle strette ha preferito un arrivederci e grazie!" Mia sorella pronuncia queste parole con un moto di rabbia.
"Ma scusa, perché te la prendi tanto? Neanche li conosci", dico io.
"Sai che certe cose non le sopporto. Se non sei più innamorata lascialo e basta."
"Sono d'accordo. Poteva tranquillamente fare l'hostess anche da sposata e vivendo in Inghilterra, ma evidentemente la vita ha in serbo qualcosa di meglio per il suo amico", rispondo a mia sorella.
"Hai ragione Jo. Credo che Matsuyama meriti di meglio e che allontanarsi da lei sia stata la cosa migliore", mi risponde Tsubasa.
"Ok. Allora ho un'idea!" Esclama Castro, poi prosegue:
"la mia fidanzata e il tuo amico arriveranno più o meno lo stesso periodo. Che ne dite di passare qualche giorno tutti insieme? Io e la mia fidanzata, Tsubasa e il suo amico e voi due?"
"Ottima idea" dice Tsubasa sorridente.
"Per me va bene, ma se vogliamo andare fuori bisogna che sia la prima settimana di luglio perché abbiamo la pausa dalla coppa  estiva. Poi dobbiamo riprendere gli allenamenti in vista delle altre tappe." Dico decisa.
"Perfetto! Ci facciamo una vacanza insieme la prima settimana di luglio, poi io e la mia ragazza andremo da soli in giro per la Spagna e voi farete ciò che più vi va!" Risponde Castro.
"Ma dove andiamo?" Chiede mia sorella.
"Sarebbe bello 'Playa del Silencio'. Quando mi sono trasferito qui ho cercato i posti più belli da visitare e questo mi ha colpito molto. Si trova nelle Asturie, alla spiaggia ci si arriva a piedi o in macchina ma le acque rispecchiano il cielo e penso che meriti davvero. Potremmo trovare un alloggio in qualche paese vicino", risponde timidamente Tsubasa.

Ed è davvero buffo, perché anche io non appena saputo del nostro trasferimento mi sono messa a cercare i posti da visitare e anche io sono rimasta colpita da quel luogo.
Senza pensarci dò voce ai miei pensieri.

"Anche io ho fatto come te. Quando ho saputo del nostro trasferimento ho cercato i luoghi da visitare", mi blocco e non vado oltre, ma ci pensa mia sorella a proseguire.
"E indovina? Mi ha detto che voleva visitare proprio quel luogo. Dove avevi detto che affittavano appartamenti carini?" Sorride furbamente.
" A Castanares, un paese vicino alla costa del Cudillero dove sorge la Playa del silencio" , rispondo.

Mi sento imbarazzata, è incredibile quanto siamo in sintonia io e Tsubasa.
Mi giro a guardarlo di sottecchi e lo trovo a fissarmi con un sorriso da mozzare il fiato. Quando sorride è un casino, non ci capisco più nulla. Decido di rispondergli sorridendo anche io.
Finalmente arriviamo in una bellissima gelateria. 
L'entrata è a vetri, ma stavolta non c'è la pioggia ad offuscarmi la vista.

"Jo. La porta è aperta. La vedi? O vuoi accanirti anche su questa?" Domanda mia sorella sarcasticamente.
E tutti scoppiano a ridere coinvolgendo anche me.
Davanti a noi si susseguono una varietà di gusti differenti, gusti mai visti e sentiti prima.
Il locale è molto carino. Ci sono divanetti e tavolini in ogni angolo, classici tavoli e sedie per tutta l'area e una saletta più appartata con poltroncine e tavolini e tanti fiori che riempiono di colore l'ambiente.
Torno a guardare i gusti, non amo molto il gelato, vengo però attirata da un tiramisù dall'aria deliziosa.

"Salve ragazzi. Cosa vi dò?" Dice la ragazza dietro al bancone.
Tutti ordinano un cono gelato e quando arriva il mio turno sento Tsubasa rispondere al mio posto:

"Per lei quella fetta di tiramisù, grazie."

Lo guardo allibita. Come faceva a sapere che volevo proprio quello?
Si gira verso di me e mi sorride, e niente io vado in un brodo di giuggiole.

"Volevi quello, vero? Ti ho vista mentre lo guardavi sorridente"
"Si. Grazie. Volevo quello."

Mi appresto a pagare la nostra parte e la mia mano viene bloccata.
Mi giro ed è sempre lui.

"Non ci pensare nemmeno. Pago io. Pago per tutti." Dice Tsubasa.
"Oh! Grazie allora", gli sorrido dolcemente.

Ci avviamo nella saletta e prendiamo posto nell'unico tavolo con due divanetti e io mi ritrovo di nuovo vicina a lui.
Parliamo delle  nostre vite e i giocatori ci raccontano di come è stato giocare con il Sao Paulo e di come era la loro vita prima di essere famosi.

"E tu Tsubasa? Come era la tua vita in Giappone quando eri solo un ragazzino?" Chiedo incuriosita. Il Giappone mi ha sempre affascinato molto.

Inizia a raccontarci di come ha conosciuto il suo amico Wakabayashi, di Ishizaki, Misaki e tutti gli altri. Sentirlo parlare della loro amicizia e della loro rivalità in campo mi rende felice, è come se stessi vivendo anche io nel suo magico mondo.

"E poi ecco c'era una ragazzina a scuola con me, alla Nankatsu, che ha fatto il tifo per me dal primo giorno che ci siamo conosciuti, fino ad oggi. Si chiama Sanae. Alle medie è diventata la manager della mia squadra e mi è sempre stata vicino. Quando mi sono trasferito in Brasile mi mancava molto. Poi, un giorno è venuta a trovarmi e io sono stato davvero felice. In Giappone non si vivono i rapporti di amicizia e d'amore come in occidente e per me, un ingenuo ragazzo innamorato del calcio, è stato facile confondere l'amicizia con l'amore. Ho creduto che lei fosse l'unica donna che poteva starmi accanto, così quando sono tornato in Giappone per giocare con la squadra giovanile del mio paese, le ho chiesto di essere la mia ragazza. E... beh...ecco... ci siamo fidanzati. Credevo di volerla sposare, ma più andava avanti la nostra relazione più mi rendevo conto che in realtà non ci accomunava nulla, se non la voglia di raggiungere il mio obiettivo. Da piccola lei era un vero uragano, ma crescendo ha perso quel suo tratto di personalità ed è diventata piatta. Non so se mi spiego. Vedevo che viveva in funzione di me, ma non aveva sogni o gioie proprie, mi sentivo come se la mia personalità schiacciasse totalmente la sua. Non c'erano stimoli tra noi e così un giorno abbiamo parlato a lungo e abbiamo deciso di rimanere sempre Tsubasa e Sanae ma da amici. Perchè in quel tipo di relazione eravamo il top. Lei ora è felicemente fidanzata, ha trovato la sua strada: è organizzatarice di eventi e io sono molto felice per lei."
"Wow. Che storia. Non pensi che in qualche modo tu possa essere ancora legato a lei?" Domanda mia sorella. Mi chiedo perché non si faccia mai gli affaracci suoi. Sinceramente non ho voglia di sentire la sua risposta.

"Certo, siamo legati da una profonda amicizia. Sono passati diversi anni e io non mi sono mai pentito della scelta che ho preso." Risponde deciso, poi gira il suo sguardo verso di me e io abbasso il mio, sentendo già il rossore fare capolino sulle  mie guance.

Finalmente ci alziamo e i ragazzi propongono una passeggiata.
Alzo gli occhi al cielo e vedo le stelle brillare intensamente. Cerco la luna. Mi piace soffermarmi a guardarla, mi fa sentire parte del tutto. 
Eccola lì. Bella come sempre. Grande e potente. I suoi raggi argentei arrivano fin dentro il mio cuore e io chiudo gli occhi per gustarmi questo momento.
L'aria è più fresca e io nella fretta ho dimenitcato il coprispalle al ristorante, un leggero brivido mi percorre la schiena e tremo impercettibilmente.

"Hai freddo?"Mi chiede Tsubasa.
"Un pochino"
"Non ho nulla da darti, non ho neanche la giacca. Mi dispiace"
"Figurati. Non è di certo colpa tua"

Si avvicina, mi cinge le spalle in un abbraccio e iniziamo a camminare.
Il mio cuore galoppa velocemente, ma non ho nessuna intenzione di allontanarmi da lui.

"L'hai fatto di nuovo", mi dice.
"Cosa?"
"Estraniarti. Prima quando siamo usciti dalla gelateria, hai alzato gli occhi al cielo, poi li hai chiusi e te ne sei andata con la mente"
"mi piace guardare la luna e accogliere i suoi raggi."

Sorride e mi stringe a se.
Castro e Faby camminano avanti a noi e chiacchierano allegramente di non so cosa.

"Deve essere stato bello per te avere una persona così vicina, che ti ha sempre aiutato e sostenuto", non so neanche perché ho dovuto ritirare fuori quella storia.
"Si. Ma lei accanto a me si era persa. Io credo che in un rapporto si debba sempre mantenere la propria personalità, lei non poteva essere felice accanto a me, aveva bisogno di qualcuno che le permettesse di brillare di luce propria e, evidentemente, quel qualcuno non ero io. Ho sofferto molto prima di prendere questa decisione, ma l'ho fatto per lei e anche per me. Io ho bisogno di avere accanto una persona che sia sempre se stessa"
"Si, è vero. Credo che anche lei abbia sofferto."

Ma perché devo pensare anche a lei ora.

"Si, ma solo finché è stata con me. Dopo la nostra separazione è rifiorita ed è tornata l'Anego, così la chiamavamo, di quando era bambina. Ha preso in mano la sua vita e mi ha ringraziato per averle permesso di essere di nuovo lei."
"Sono contenta per lei", sorrido.
"E te invece? Tu hai lasciato un amore in Italia?"
"Io? Beh... non proprio. Io credo nell'amore vero e sono molto selettiva. Sono uscita con diversi ragazzi, ma nessuno mi ha fatto palpitare il cuore davvero. Così, aldilà di qualche breve frequentazione non sono mai andata. Posso dire di non essermi mai innamorata veramente."

Riamane in silenzio. Lo sapevo l'ho spaventato.
Invece si avvicina e mi da un bacio sulla fronte.

"Oh. Scusami. Io non volevo mancarti di rispetto, non so come mi sia uscito"

Mancarmi di rispetto? Nessuno è mai stato tanto dolce.
Scoppio a ridere, poi mi avvicino e gli do un bacio sulla guancia.

"Scherzi, vero? Sei stato un vero cavaliere per tutta la sera!"

Si porta la mano dietro alla nuca e sorride come solo lui sa fare.

"Io apprezzo molto il tuo modo di essere. Tu sei libera da ogni giudizio e mi piace. Fai bene a non concedere il tuo amore al primo che capita"
"Grazie Tsubasa" e gli sorrido dolcemente appoggiando la mia testa sul suo petto e, stavolta, di mia spontanea volontà.

__________________________________________________________________________________

Torniamo alla macchina, anche se avrei voluto che il tempo si fermasse. In sua compagnia sto molto bene, l'energia mi scorre dentro e sento di poter fare qualsiasi cosa.
Ci sediamo e le nostre mani si sfiorano, ma questa volta è lei a irrigidirsi.
Con tutto il coraggio che ho le prendo la mano e gliela stringo. Sento che piano piano si rilassa fino a intrecciare teneramente le sue dita intorno alle mie.
Rimaniamo così per tutto il tempo del rientro, parlando del viaggio che faremo e di come sarà divertente stare tutti insieme. 
Dopo 20 minuti arriviamo a casa di Jo.
Scendiamo dall'auto, ma le nostre mani rimangono ancorate l'una all'altra.

"Grazie per la splendida serata ragazze", esordisce Castro.
"Grazie a voi e mi raccomando filate subito dritti a casa, che è già tardi", dice Faby.

Jo si allontana da me facendo scivolare via la sua mano e subito vengo avvolto da una sgradevole sensazione.
Arriva vicino al mio compagno di squadra e gli da un tenero bacio in guancia.

"Grazie Castro", dice al mio amico.
"Grazie a te!" E le fa quel fastidiosissimo occhiolino.

Faby si avvicina a me e mi scompiglia i capelli dicendomi:

"Grazie Tsubasa e buonanotte"
"Ciao Faby, grazie a te e buonanotte", le rispondo.
"Jo, io intanto vado a casa, non ci mettere troppo", dice a sua sorella.
"Arrivo subito", le risponde Jo.

Castro mi sorride ed entra nell'auto.
Jo si gira e mi rivolge un bellissimo sorriso. Si avvicina e mi prende entrambe le mani, un piccolo gesto che mi fa tremare le gambe.

"Grazie Tsubasa, per tutto. Per il ballo, per il tiramisù, per la passeggiata, per la maglietta che mi darai e per la tua dolcezza."

Si alza leggermente sulle punte dei piedi e mi schiocca un tenero bacio in guancia, nell'angolo, molto vicino alla bocca.
Per un attimo rimango pietrificato, poi l'attiro a me e l'abbraccio forte, come a non volerla far andar più via. Vorrei davvero che questo momento non finisse mai,  ma so che presto dovrò lasciarla rientrare a casa.
Lei ricambia il mio abbraccio e poggia la sua testa nel mio petto.

"Ci sto prendendo gusto sai!?!" Mi dice.
"A fare cosa?"
"A poggiare la mia testa sul tuo petto."

Non le rispondo, perché ogni parola sarebbe vana in questo momento. Niente potrebbe eguagliare la sensazione che sto provando, così semplicemente la stringo più a me.

"Ora devo andare. Grazie Tsubasa. A presto"

E se ne va. 
Io mi sento tremendamente solo senza di lei, e la conosco solo da poche ore.

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Capitolo 3
*** Parc del labirinto d'horte ***


Amo svegliarmi presto la mattina e venire a montare il mio cavallo.
Amo l'estate che mi permette di godermi il sole e la fresca brezza mattutina, senza dovermi coprire come se vivessi in Antartide.
Odio il freddo. Non mi piace per niente.
L'unico vero problema che incontro quando decido di venire la mattina presto al maneggio, è tirare giù mia sorella dal letto. Lei al contrario di me ama dormire fino a tardi, ma non ha la patente e quindi deve adeguarsi ai miei orari.
Sono le 8.30 e abbiamo già finito la nostra sessione di allenamento, è stato bellissimo lavorare con Pino oggi, più del solito.
Ero completamente immersa nei suoi movimenti  fluidi e leggeri. Ad ogni tempo di galoppo sentivo la sua forza esplodere sotto di me, entrare nel mio corpo, mischiarsi con la mia e, insieme, irradiarsi all'esterno.
Ci siamo dedicati al lavoro in piano (senza salti), che lui tanto 'AMA', ma devo dire che questa volta non ha dato cenni di squilibri mentali. Domani salteremo, proveremo un percorso e so già che sarà meraviglioso.
Adora saltare e per me con lui è davvero facile finire un giro senza errori. Non devo fare praticamente nulla, se non dargli la direzione e attendere. Non c'è bisogno che io calcoli la distanza tra un salto e l'altro, perché lo fa lui. Possiamo fare un percorsino da un metro o da un metro e venti, ma lui sa comunque perfettamente dove mettere i piedi. Io agisco solo quando il nostro istruttore, per esercizio, ci chiede di allungare o diminuire qualche tempo di galoppo tra un salto e l'altro, e anche lì mi capisce al volo.
Saltare con lui è come spiccare il volo. Quando ci alleniamo senza gare in previsione, ci concediamo anche un po' di gioco e io amo montare senza sella e saltare aprendo le braccia al cielo. L'aria mi accarezza il viso e scompiglia i miei capelli, la sua potenza mi accompagna verso l'alto e nell'attimo in cui rimaniamo a mezz'aria sopra l'ostacolo, stiamo davvero volando e io sono libera con lui. Siamo vento. 
Ora si muove tranquillo e armonioso nel suo passo. Accanto a me c'è Faby con la sua cavalla, la sta accarezzando dicendole che è davvero una super amica.
Abbraccio il mio cavallo e lo ringrazio per tutte le emozioni che mi dona, per la gioia che mi dà e per essere entrato nella mia vita.
Io e mia sorella ci guardiamo, ci sorridiamo e le dico:

"Portiamo i cavalli alla doccia, laviamoli, coccoliamoli e poi andiamo a sgranocchiare una bella colazione!"
"Si! Comincio ad avere una certa fame e ricordati che alle 11 ci aspetta l'omino dei cuccioli!"
"E come dimenticarlo! Non vedi Sid che corre come un matto per tutto il campo? Sarà contento di avere un compagno di giochi qui e a casa!"
"Si, è vero! Sarà proprio felice quel mattarello! Ma... Jo... hai più sentito Tsubasa?"

Ecco! Ha pronunciato quel nome. Sono passati cinque giorni e io non ho più avuto sue notizie, difficile visto che non ci siamo neanche scambiati i numeri. Mio padre è andato agli allenamenti ma io non potevo chiedergli di portarmi con lui visto che non ci sono mai voluta andare.

"No. Non ha il mio numero e tantomeno io il suo, come lo sentivo?" Rispondo cercando di mantenere un tono di voce sereno.
"Già. Ma all'ultima di campionato dobbiamo essere presenti ed è la settimana prossima, quindi lo vedrai, non solo in campo ma anche alla festa!"
"Non è comunque indispensabile che io lo veda a tutti i costi. Con lui sto bene, ma lì finisce."

E niente ho un orgoglio che mi si porta via. Non ammetterò mai che mi piace molto, non dopo così poco tempo che lo conosco.

"Ma dire semplicemente che muori dalla voglia di vederlo, no?"
"Questo lo dici tu! Dai andiamo che i cavalli vorranno rinfrescarsi!"

Meglio cambiare discorso.


"Guarda quanti cuccioli meravigliosi! Quale scelgo?" Mi domanda mia sorella.

Siamo arrivate da dieci minuti e dopo le presentazioni iniziali ci hanno condotto dalla cucciolata.
Sono sei bellissimi cuccioli tigrati, incrocio di non so bene che, ma dalle zampe e dalla loro già attuale grandezza, non credo siano cagnolini medi, ma bei cagnoloni grandi.
Sid è un incrocio di pastore belga e border collie, è un bellissimo cane nero, con un orecchio su e uno giù che gli dà un'aria davvero buffa. Tutti dicono che ci somigliamo, chissà perché!
Il mio cane inizia a girellare tra tutti i cuccioli a cui, momentaneamente, è stata allontanata la mamma.

"Fai scegliere a Sid!" Dico a mia sorella
"Lui saprà individuare quello più giusto per una sana convivenza", continuo.

Dopo aver annusato tutti i cuccioli si sofferma su uno, il più magro. Lo guarda, gli dà qualche colpettino con il muso e inzia a scondinzolare vistosamente.

" Eccolo lì il tuo cucciolo. Complimenti Faby è un bel maschietto!"

Mia sorella si avvicina con gli occhi lucidi, lo prende in braccio e lo porta al petto.

"Signore, prendo lui." Esclama Faby.

In macchina avrà vomitato non so quante volte, menomale che sempre addosso a mia sorella e non sui sedili.

"Come lo chiamerai?" Domando curiosa.
"Shadow"
"bel nome! Mi piace!"

Siamo arrivate a casa. Ora sì che c'è da divertirsi con mamma.
Entriamo tranquillamente. Sid corre alla ciotola dell'acqua e come sempre sbrodola da tutte le parti.

"Questo cane mi farà impazzire! Ma perché deve spruzzare acqua ovunque!" Esclama mia mamma esausta.

Cominciamo bene! 
Mi giro verso mia sorella e la vedo intenta a nascondere quell'immenso fagotto.

"Guarda che devi dirglielo! Non puoi mica nasconderlo a vita!"
"Lo so Jo, ma..."
"Dirmi cosa?" Chiede mia mamma.
E' mezza sorda, ma quando facciamo qualcosa che non è proprio da 'brave ragazze', sente anche il bisbiglio più lontano.
" Mamma! Ti presento Shadow. Il mio cane!"

Non capisco se mia mamma ha avuto una paralisi o è svenuta rimanendo in piedi. Dopo qualche istante si riprende e inizia a urlare imprecazioni di ogni genere, dicendole che lei non è abbastanza responsabile, che non sa come si educa un cane e bla bla bla.

"Mamma neanche te ne accorgerai, ci penserò sempre io. Giuro!" Dice mia sorella.
"Sarà bene!" Esclama mia mamma e se ne va in cucina.
"Pensavo peggio" , dico a Faby.
"Sì! Anche io. Menomale va. Ora andiamo dal veterinario."


____________________________________________________________________________


È mattina presto e io adoro fare una corsetta prima di andare agli allenamenti. Il sole è alto nel cielo e l'aria è fresca, si respira e questo mi piace.
Quando corro di mattina sento esplodere la mia energia, penso agli allenamenti che farò a breve e l'adrenalina sale.
Mi fermo di colpo e prendo il telefono in mano. Scorro la rubrica e leggo Jo. Le mando o non le mando un messaggio?
Ieri ho chiesto il numero a Castro e non è stato per niente facile. Ha iniziato con le sue battutine, del tipo: "Ti sei proprio cotto, eh!?!" Ma gli ho detto che le avevo promesso una maglia e avrei voluto dargliela prima dell'ultima partita di campionato, visto che so che verrà allo stadio e poi alla festa.
Lo so perché fu proprio Castro a dirmelo involontariamente durante un allenamento. Mi disse che visto che eravamo stati così bene con le due sorelle, potevamo riscappare per un gelato a metà festa anche per la fine del campionato.
Magari.
Rimetto il telefono in tasca. Le scrivo più tardi, forse ora dorme.

Arrivo agli allenamenti e come sempre sono il primo.
Inizio a palleggiare con una palla lasciata in mezzo al campo, quando sento qualcuno che mi chiama.

"Tsubasa! Tsubasa!"

Mi giro e vedo la barista della club house della struttura dove ci alleniamo. È figlia di un dirigente del barca ed ha un atteggiamento un po' spocchioso. Non amo stare in sua compagnia ma credo che anche lei abbia il suo lato buono e mi sto sforzando di trovarlo.

"Ciao Maria!"
"Sei sempre il primo, eh!"
"Eh già" e mi porto la mano dietro la nuca sorridendo.
"Domenica prossima alla festa ci sarò anche io. Se vuoi possiamo andare insieme."

Non mi va di arrivare con lei. Certe cose si fanno con la propria ragazza, non con una conoscente.

"Ti ringrazio ma ho già preso impegni con Castro."
"Ma dai! Non sarebbe meglio arrivare con una bella donna, piuttosto che con un uomo?"
" Eheh. Sono un uomo di parola io. Mi dispiace. Ora torno ad allenarmi. Ciao Maria."

E corro via. La sento salutarmi dicendo qualcos'altro che non capisco, ma poco mi importa.
Finalmente arrivano tutti e iniziamo la nostra sessione. L'allenatore ci ha divisi in due squadre e io mi trovo a giocare contro Castro. Sarà divertente.
Lo scontro è alla pari, ogni volta che ci troviamo uno di fronte all'altro non si sa mai chi la spunterà. Stavolta con un giochino imparato da Santana la faccio franca io. La palla è come se sparisse e ricomparisse magicamente alle spalle del mio avversario, dove ci sono io ad attenderla. Scatto e faccio il mio tiro guidato e la palla va dritta in rete. Esulto felice anche se è solo un allenamento. Giocare a calcio mi piace e mi diverto sempre moltissimo.

"Che fai con quel telefono in mano? Sono dieci minuti che lo guardi fisso!"

Castro mi riporta alla realtà. Sono seduto nello spogliatoio chiuso nel dilemma: le mando o non le mando un messaggio?

"Scommetto che stai pensando se mandare o meno il messaggio a Jo!" Mi dice il mio amico con un sorrisetto furbo.
" Eh? No... cioè si. Non so che scrivere."
"Da qui! Ci penso io" e mi toglie il telefono dalle mani. 
"No, fermo! Dammelo. Dammelo. Le scrivo io" e inizio a inseguirlo per tentare di riprendere il mio smartphone.
"Jo mi manchi tanto tanto..." Dice Castro con una vocina da ragazzina innamorata mentre digita i tasti.
"Noooo. Ma che scrivi!"

Con un balzo riesco a togliere il mio telefono dalle sue grinfie e poi gli do un cazzotto su una spalla, ma lui se la ride come un bambino.
Metto il telefono al sicuro nella mia tasca e decido di scriverle non appena Castro si sarà diretto alla mensa.
Fortunatamente  non mi fa attendere molto, perché dopo soli due minuti mi dice che ha fame e mi aspetta al tavolo.
Perfetto.
Riprendo il telefono. Apro whatsapp e cerco Jo.
Inizio a scrivere:

"Ciao Jo, come stai? Mi ha dato il tuo numero Castro..."

Cancello. Non mi piace. Ricomincio:

"Ti va di incontrarci oggi?"

No! Potrebbe prendermi per un maniaco. Cancello.

"Ciao Jo, ho chiesto il tuo numero a Castro. Avevo voglia di scriverti..."

Aaaaah! Ma che le scrivo! Basta! Ora come viene viene!

"Ciao Jo, sono Tsubasa. Ho chiesto il tuo numero a Castro, mi faceva piacere sentirti e volevo chiederti se ti andava di vederci uno di questi giorni, così posso portarti anche la maglia che ti ho promesso. Sarei felice se tu la indossassi per l'ultima partita di campionato!"

Ok. 
Invio. 
Allora invio, eh. 
Inviato!

____________________________________________________________________________

Dopo aver fatto controllare il cucciolo dal veterinario, avergli fatto somministrare un vermifugo e preso appuntameto per l'ultimo vaccino, io e mia sorella e i nostri due cani andiamo a passeggiare per le vie di Barcellona. Più tardi dovrò studiare, ho l'ultimo esame dell'anno e voglio mantenere la mia media alta.
Ci fermiamo in una gelateria e ci sediamo sui tavolini mangiando un buon gelato, con questo caldo non mi dispiace affatto.

Prendo il telefono per rimettere la suoneria e noto che ho un messaggio. Non ho il numero segnato. Chissà chi è!

"Che c'è Jo?"Mi chiede Faby.
"Ho un messaggio ma non so di chi è. Non ho il numero in rubrica."

Lo leggo e per poco non mi strozzo con il gelato.
Tsubasa mi ha scritto ed è un messaggio davvero carino.

"Oh! Ti sei incantata? Ma chi è?" Mi domanda mia sorella.
"Tsubasa. E' di Tsubasa. Ha chiesto il numero a Castro e mi ha chiesto di vederci così può darmi la maglietta prima dell'ultima partita di campionato. Vuole che la indossi."
"Wow! E come ti senti? Sei felice?"
"Beh. Mi fa piacere, ma in fondo è solo per darmi la maglietta, non è un appuntamento"
"Jo! Ti prego! E' palese che è una scusa. Poi perché ci tiene così tanto a dartela per fartela indossare se non gli interessi?"
"Ma che ne so!"
"Ci andrai?"
"Beh, suppongo di si. Perché non dovrei?"

Mia sorella sorride leccando il suo gelato al cioccolato.

"E allora rispondigli! Che aspetti!"
"Non ora. Gli rispondo più tardi."

Metto via il telefono e continuo a mangiare, premurandomi di lasciare l'ultima parte del cono per darla al mio cane.
Facciamo un'ultima passeggiata prima di tornare a casa e immergermi nello studio.
Guardo la gente del luogo, sono tutti sempre allegri e sorridenti. E' davvero bella l'aria che si respira in questo posto, la loro felicità è contagiosa e mi trovo a sorridere anche io, ma dentro di me so che la mia gioia non deriva dalla gente che mi passeggia accanto, ma dal messaggio di un dolce giocatore asiatico.
Torniamo a casa, prendo le mie pile di libri e di appunti di medicina tradizionale cinese e mi metto sul tavolo del giardino a studiare.
Non so quanto tempo è passato ma mi sento stanca e spossata, non riesco a muovere i piedi e abbassando lo sguardo noto che il mio cane ci si è addorentato sopra. Sorrido. Deve essersi stancato per giocare con Shadow.
Sblocco il telefono e vedo che sono le 20.00. Cavolo! Sono passate quasi tre ore da quando mi sono messa a studiare. Meglio che per oggi mi fermo.
Poggio il telefono sul tavolo e mi ricordo di non aver più risposto a Tsubasa.
Apro whatsapp e scrivo.

____________________________________________________________________________

Sono le 20.00, avrò guardato mille volte il telefono nella speranza di veder apparire il messaggio di risposta di Jo. Ho natato che l'ha letto solo nel pomeriggio ma non mi ha risposto e ormai è ora di cena. Probabilmente non le interessa vedermi.

BIP BIP

Abbasso lo sguardo. E' lei.

"Ciao Tsubasa. Come stai? Grazie per il messaggio. Certo, mi fa piacere rivederti e mi fa piacere avere la possibilità di indossare la tua maglia per la finale. Quando vogliamo incontrarci?"

Sento il cuore impazzire di gioia. Finalmente la posso rivedere. Velocemente le rispondo:

"Domani alle 17 finisco gli allenamenti. Posso passare a prenderti per le 17.30, se per te va bene."

"Ok. Tanto sai già dove abito. Dove mi porti? :)"
"Sorpresa! Sono molto felice di vederti."
"Così mi incuriosisci Capitàn! Anche io sono molto felice" 
"Ho passato una serata splendida in tua compagnia. Spero di non sembrarti esagerato se ti dico che ho sentito la tua mancanza"
"Mi fai arrossire. Anche per me è stato lo stesso! Ci vediamo domani Capitàn"
"A domani Amazonas!"

Fortuna che è già ora di cena, così questa giornata finirà presto e in un batter d'occhio mi ritroverò ad aspettarla sotto casa.
Mi avvio nella cucina e preparo un tamagoyaki affiancato da un pò di riso bianco e bietola cotta al vapore. 
Mentre la verdura è nella vaporiera apparecchio il tavolo che si trova sotto al gazebo del mio giardino. Adoro mangiare in questo angolo di paradiso. Da qui posso vedere la splendida quercia che si staglia imponente nella mia proprietà, l'albero di ciliegio che mi ricorda tanto il mio paese e quella bellissima pianta di margherite bianche che mi ricordano lei. Semplici, resistenti, vivaci e tenere, questi fiori sono proprio come Jo.
Mi stendo sul letto esausto, a fine giornata la stanchezza inizia a farsi sentire e il caldo di certo non aiuta.
Le scrivo un messaggio:

"Buonanotte Amazonas. A domani!"

Dopo due minuti mi arriva la sua risposta:

"Buonanotte Capitàn e sogni d'oro. Domani ti aspetto al solito posto ;)"
" Non mancherò!"

___________________________________________________________________________

Sono le 17.20 e io non so ancora che indossare. Ho tirato fuori e provato tutti i vestiti dall'armadio ma non riesco a decidermi.
Il mio cane mi guarda perplesso. 

"Beato te che non hai di questi problemi!" Esclamo.

Torno ai miei abiti. Basta. Ho deciso!
Mi metto questo paio di calzoncini a vita alta e quasta magliettina bianca leggermente corta che lascia intravedere un pochina di pelle dell'addome e un paio di superga bianche.
Raccolgo i capelli in una coda alta, un filo leggero di rimmel e sono pronta.
Guardo il telefono: le 17.45 e un messaggio. Tsubasa.

"Io sono qui fuori. Volevo suonare il campanello, ma non sapevo se avevi avvisato i tuoi del mio arrivo."

Ai miei genitori non ho detto nulla, non ne ho avuto il tempo materiale, è successo tutto così in fretta che anche io sto ancora metabolizzando.
Rispondo al messaggio:

"Esco subito!"

Prendo il mio zainetto e esco di corsa.
Lo vedo fuori dall'auto appoggiato allo sportello del guidatore che guarda il telefono. Non mi ha vista. Ora gli faccio uno scherzetto. Cammino lentamente fino ad arrivargli vicinissimo, poi accelero per spaventarlo ma inciampo su qualcosa e proprio mentre sto per capitombolare in terra lui alza lo sguardo e mi vede. Si getta verso di me e mi prende al volo.

"Ma perché con te faccio solo figuracce!?!" Mi domando a voce alta.
"Mi hai fatto spaventare pensavo cadessi a terra"
"l'avrei sicuramente fatto se tu non mi avessi presa al volo, quindi grazie"
"figurati."

Mi rimetto in ordine e sento il suo sguardo fisso su di me. Forse sono sporca.

"Mi sono sporcata da qualche parte, vero?" Domando.
"No, perché?"
"Mi stai fissando. Dai dimmi cos'ho che non va."

Sorride e mi da un bacio sulla guancia.

"Non hai nulla che non va sciocca. Sei bellissima, tutto qui."

Sento un calore sopraggiungere alle guance. Lo sapevo sto per arrossire.

"Grazie", rispondo timidamente.

Vorrei dirgli che anche lui è tremendamente bello, ma ancora non mi sento pronta e lascio perdere, tanto lo sa già, con tutte le ragazze che gli si buttano addosso non ha di certo bisogno dei miei complimenti.

"Andiamo Amazonas, che dici?"
"Si Capitàn!" Rispondo mimando il gesto militare.

Salgo in macchina e noto subito l'ordine maniacale. La mia macchina è un vero disastro: tra peli, bottigliette d'acqua e vecchi scontrini, sembra esplosa una bomba, non penso che ce lo farò mai salire, salvo un largo anticipo che mi permetta di pulirla a dovere.

"Allora! Posso sapere dove mi stai portando?"
"Lo saprai non appena arriveremo, ci vorrà un quarto d'ora all'incirca"
"Ok. Allora cosa mi racconti?" Domando. 
"Beh sai la mia vita non è molto movimentata. Mi alleno, mangio e dormo"
"vuoi dirmi che non sei il classico giocatore che la sera va per ristoranti e si crogiola tra le braccia di qualche bella fan esaltata?"
"No. Non sono il tipo. Le fan esaltate mi mettono a disagio e non mi piace girare spesso per locali, preferisco di gran lunga le cene intime consumate in casa"
"Ah capisco. Sei un tipo da fiori e candele!"
"Diciamo che non mi dispiacciono, ma non sono un tipo poi così smielato. E tu? Che mi racconti?"
"Vediamo... mmm... mi sono allenata, questa settimana ancora non sono caduta..." e faccio le corna, sia mai che mi porti sfiga da sola, " ho accompagnato mia sorella a prendere un cucciolo di cane che ha adottato e ho studiato come una matta!"
"Giornate impegnative! E la sera? Non sei andata per locali a crogiolarti tra le braccia di qualche aitante spagnolo?"

Gioca la mia stessa carta. Ma bravo.

"In effetti si. Ogni giorno uno spagnolo diverso, ormai non chiedo neanche più i nomi li chiamo direttamente come i giorni della settimana!"

Lo vedo sgranare gli occhi e voltarsi verso di me guardandomi come se fossi un mostro a sette teste.
Non riesco a tenermi e sbotto a ridere.

"Ma dai! Scherzo. Ti sembro il tipo? Diciamo che non sono quel tipo di ragazza. Non amo uscire la sera durante la settimana. Ogni tanto il sabato mi piace andare a ballare, sempre se non ho concorsi la domenica. Adoro le cenette tra amici e adoro cucinare, ma una bella cena al ristorante non mi dispiace"
"Siamo arrivati."

Scendiamo dall'auto e vedo stagliarsi davanti a me un bellissimo parco al cui ingresso leggo la scritta: PARC DEL LABIRINTO D'HORTA.
Lo vedo avvicinarsi al gabbiotto e parlare con la signora.
Dopo pochi attimi ci apre il cancello ed entriamo.

"Che le hai detto? Le hai forse promesso una maglietta?"
"Più o meno. Ho chiamato ieri e ho prenotato tutto il parco, così evitiamo che le belle fan esaltate ci disturbino."

Rimango sbalordita dalle sue parole. Ha davvero prenotato tutto il parco per noi? Per me?
Sorride e non manca di portare la mano dietro la nuca, gesto che ho capito fa quando è imbarazzato.
Io non so che dire, ma qualcosa devo fare. Nessuno ha mai fatto tanto per me.

"Io non so che dire Tsubasa. Grazie" e senza rendermene conto mi avvicino e lo abbraccio teneramente.

Il contatto con il suo corpo mi procura una leggera scarica elettrica e il mio cuore inizia a correre velocemente.
Per un attimo lo sento irrigidirsi ma subito dopo si rilassa e mi abbraccia a sua volta. Poi si scosta e mi guarda negli occhi, il suo sguardo scende e si sofferma sulla mia spalla destra. Rimane impietrito a fissare quel punto preciso.

"Stai guardando la mia cicatrice?"
"Si, scusami! Come... come è successo?" Mi domanda con voce tremante.
"Un anno e mezzo fa sono caduta male dal mio cavallo. Una caduta davvero stupida ma che mi è costata la frattura scomposta della testa dell'omero. Mi hanno operata e messo una placca, che amorevolmente chiamo Pina la placchina, in onore del mio cavallo."
"Ti fa male?"
"No. Inizialmente è stata dura. Mi avevano detto che sarei rimasta invalida a vita, che non avrei potuto prendere in braccio un mio ipotetico futuro figlio e che, probabilmente, non avrei mai più potuto toccare il mio viso stesso."

Il suo sguardo si intristisce.

"Ma come vedi..." muovo il mio braccio: lo alzo totalmente e faccio delle rotazioni complete "ho recuperato perfettamente. A volte quando cambia il tempo o è particolarmente umido mi da fastidio ma è sopportabilissimo. Non mi ha mai dato noia e se continua così la terrò a vita!"

Lo vedo rilassarsi e sorridere.

"Come hai fatto a recuperare così bene?"
"La voglia di salire a cavallo e dimostrare che la mente può collaborare con il corpo!"
"Sei un vero uragano Amazonas" e sorride allegraemente.
"Possiamo iniziare dal labirinto. Il parco non è grandissimo ma è molto bello. Era uno dei posti che volevo visitare" riprende Tsubasa.
"Anche io volevo venirci" sussurro.

Mi sorride, mi prende la mano, inizia a camminare e io lo seguo felice.
Giriamo nel labirinto senza cercare l'uscita, ma solo un modo per poter stare ancora insieme, almeno questo è quello che sto facendo io.
Il panorama è bellissimo, stare con lui è bellissimo. Le nostre braccia si sfiorano in continuazione e ogni volta che succede ho un tuffo al cuore.
Mi piace Tsubasa. Mi piace tremendamente.
Non ho mai provato nulla di simile per nessuno, figuriamoci dopo così poco tempo.
Camminiamo per non so quanto tempo, parlando delle nostre vite e delle nostre famiglie e scopro che ha un fratellino, Daichi, di cui mi fa vedere la foto, un tenero piccolo Tsubasa in miniatura. Poi involontariamente ci troviamo fuori dal labirinto.

"Quando siamo usciti dal labirinto?" Domanda Tsubasa.

La sua affermazione mi rincuora, non stava cercando l'uscita neanche lui.

"Credo ora, ma non ne sono sicura"
"andiamo al laghetto, dalle foto sembra meraviglioso."

Faccio un cenno di si con la testa. Le nostre mani non si sono mai lasciate e lui di tanto in tanto mi accarezza il dorso con il pollice e ogni volta che lo fa mi crea un vuoto in pancia, che di regola mi infastdisce, ma non in questa occasione.
La vista che si propone davanti è bellissima: il cielo si riflette nel laghetto e i raggi del sole creano dei giochi di colore magnifici. Gli alberi, l'erba, le siepi, tutto è curato nel minimo dettaglio.

"Che maraviglia Capitàn!"

Mi sorride e i suoi occhi emettono una luce paragonabile a quella del sole. Sono magnetici, non riesco a distogliere lo sguardo. Penetrano dentro di me, come se fossero in grado di leggermi l'anima e io non ho nessuna intenzione di impedirglielo.
Il canto, fin troppo acuto, di un uccellino mi riporta sulla terra ferma. Abbasso lo sguardo e sorrido.
Ci sediamo su una panchina e io stendo le gambe in avanti per stiracchiarmi un pò.

"Sai, ho deciso di tagliarmi i capelli" provo a smorzare la tensione creatasi.
"E come vuoi farli?"
"Pensavo a un carrè con frangia. Adoro la frangia" e mi sta particolarmente bene, ma questo evito di dirglielo.
"Penso che ti stia bene. Credo che un taglio corto ti si addica di più"
"davvero?"
"Si. Decisamente!"
"Allora è confermato. Domani andrò a tagliarli!"

Mi sorride. Poi si alza di scatto e mi porge la busta che si porta dietro dall'inizio della nostra passeggiata.

"Per me?"Domando.
"Si, certo e per chi altrimenti?"

Prendo il sacchetto e lo apro.

"E' la tua maglia!" Sorrido felice.

Lui mi fa cenno di si e io la apro per ammirarla. La giro e vedo una scritta:

'Alla mia Amazonas dal tuo Capitàn'

La stringo al petto e rimango in silenzio, godendomi questo momento.

" Spero non sia troppo, io non volevo spaventarti" mi dice agitato.
"Niente affatto. Io sono contenta."

Alzo gli occhi e lo guardo grata. Lui si avvicina e incatena il suo sguardo al mio.
Il cuore batte forte e la testa gira, non so se riuscirò a sopravvivere a questo momento.

"So che ci conosciamo da poco. Non mi spiego neanche io come sia possibile provare certe emozioni in così breve tempo. Ma tu mi piaci Amazonas, e anche tanto."

Lo dice tutto d'un fiato e io sento che la mia barriera protettiva va in frantumi.

"Anche tu mi piaci, Capitàn. E non so come sia potuto succedere. Non ho mai provato emozioni così forti per nessuno."

Con delicatezza mi alza il mento con una mano, mentre con l'altra mi accarezza la guancia. Lentamente si avvicina e mi bacia.
Le sue labbra sono morbide e calde. Ha il sapore della felicità.
Piano piano gli permetto di approfondire il bacio che è lento e dolce, come a voler assaporare ogni attimo, ogni sensazione, ogni sapore di noi.
Porto le mie braccia intorno al suo collo e lascio scivolare la mia mano tra i suoi capelli. Lui mi avvolge la vita e dolcemente mi accarezza la schiena.
Voglio memorizzare ogni gesto, ogni attimo con lui.
Poi il bacio da dolce diventa passionale, come se volessimo entrare ancora più in profondità dentro di noi. Come se questo contatto ci permettesse di visitare quei luoghi dove nessuno è entrato mai, quei luoghi chiusi a chiave dentro di noi.
Un gemito esce dalla sua bocca e io mi trovo a sorridere gongolante, l'idea di essere io la causa del suo piacere mi elettrizza ancora di più.
Ci allontaniamo per prendere un pò d'aria e lui poggia la sua fronte sulla mia.

"Amazonas, tu mi uccidi. Non ho mai provato niente di simile"
"Ehi Capitàn, non dare la colpa a me, sei tu che mi hai baciata" e sorrido dolcemente.
"Giusto. E lo rifarei altre mille volte"
"Anche io. Ma ora credo sia l'ora di andare. Che ora abbiamo fatto?"

Prende il suo telefono e sgrana gli occhi.

"Le 20!"

Cavolo. Prendo il mio telefono e vedo tre chiamate perse di mia mamma, due di mio papà e un messaggio di mia sorella.

"Jo. Dove cavolo sei? Mi chiedono se so qualcosa e io non so più che inventarmi! SBRIGATI! Lo sai che da noi si cena alle 19.30"
"Arrivo!" 

Rispondo a mia sorelle, poi alzo gli occhi su Tsubasa.

"Dobbiamo andare. I miei tra un pò chiamano la polizia" e sorrido.
"Si, certo. Andiamo"

Prima di andare però mi infilo la sua maglia che mi fa da vestito e faccio un giro su me stessa.

"Allora? Come mi sta?"

Lo vedo arrossire e portare la mano dietro la testa. Si è imbarazzato, che tenero.

"Benissimo. Sei meravigliosa!"

Mi avvicino e gli prendo il viso con le mani, lo attiro a me e gli do un tenero bacio.

"Ora possiamo andare!" Esclamo.

Mano nella mano ci avviamo all'uscita.



"Sono tornata!" Urlo dall'entrata di casa.
"Finalmente. In tavola è tutto pronto, vieni!" Urla mia mamma dalla sala.

Senza pensarci mi fiondo al mio posto e noto che tutti mi guardano con aria perplessa.

"Che c'è?" Domando.
"Perché sei uscita con la maglia del Barca di Castro?" Chiede mio padre.

Cavolo la maglia! Nella fretta ho dimenticato di toglierla. Tanto prima o poi avrei dovuto dirglielo.

"Non è di Castro papà!"

Mi tolgo la maglia e gliela porgo. Lui la guarda e dice:

"E' originale, non c'è dubbio."

La gira per vedere il numero e sgrana gli occhi.

"Che storia è questa? Te l'ha data Ozora? E perché questa dedica?"

Mia sorella gli strappa la maglia dalle mani e poi con un sorriso beffardo mi guarda e mi fa: "Alleluia!"
Ricambio il suo sorriso e torno a mio padre.

"Papà, oggi mi sono vista con Tsubasa. E' un bravo ragazzo, non è come gli altri e a me piace molto. Ci teneva a darmi la sua maglia prima di domenica prossima. Sappi che continuerò a frequentarlo!" La decisione della mia voce sconvolge anche me e capisco perché tutti mi guardano a bocca aperta, in fondo non ho mai parlato così per nessun ragazzo, ma semplicemente perché nessuno era come lui.
"Ozora è un ragazzo per bene. Non mi preoccupo per te, ma per lui. Chissà quello che gli toccherà subire. Povero ragazzo!" Dice mio padre.

Tutti scoppiano a ridere e io, dopo un attimo di perplessità, li seguo a ruota. Siamo decisamente una famiglia fuori la norma.


Ciao a tutti! Questo capitolo è abbastanza lungo e con molti dettagli sulla vita di Jo, ma penso che siano indispensabili per capire meglio la sua personalità che si sta abbinando a quella del nostro Capitàn (l'accentoo sulla a sarebbe al contrario ma non riesco a trovare la lettera corretta XD).
Spero che vi piaccia e vi chiedo di commentare così possoo capire se è di vostro gradimentoanche con eventuali critiche costruttive che mi permettano di crescere.
Grazie e buona domenica!

 

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Capitolo 4
*** agata nera ***


E' giovedì, mancano due giorni alla partita ma non c'è tensione, ormai lo scudetto è nostro, quindi gli allenamenti, se pur faticosi, proseguono sereni.
Stiamo facendo una partita, questa volta sono in squadra con Castro e un pò mi dispiace, giocare contro di lui è divertente ma come avversario  abbiamo Rivau ed è sempre una battaglia all'ultimo respiro.
Ora ha lui la palla ed è arrivato il momento di rubargliela, mi butto in scivolata e riesco ad avere la meglio, ma Rivau gira il piede, sfiora la sfera che rotola fuori dal campo. La rimessa è nostra, quindi corro a prendere il pallone ma un piede lo blocca, alzo lo sguardo e la vedo.
La prendo e la sollevo in aria felicissimo di questa sorpresa.

"Amazonas! Che bello vederti! I tuoi capelli... li hai tagliati! Ti stanno benissimo." La frangia le sta davvero bene, questo taglio esalta il suo sguardo da furbetta e le mette in risalto il suo bel visino delicato. Jo è snella, i suoi capelli sono castani e i suoi occhi color nocciola, ha un polso piccolissimo; a volte mi chiedo una ragazza tanto esile e delicata come può tenere testa a una creatura di oltre 500 kg e, soprattutto, come fa a tirare fuori tanta energia. L'ammiro ancora un pò, poi le schiocco un bacio sulla guancia.
"Ciao Capitàn, grazie per i complimenti! Sono venuta ad ammirarti in allenamento. Ti ho visto in partita, ti ho visto in borghese, mi mancava vederti in queste vesti."
"Hai fatto benissimo. Vieni ti faccio fare un giro del posto. Avviso il mister che mi allontano per un pò"
"non voglio distrarti dai tuoi allenamenti"
"niente affatto, è una piacevole distrazione e poi sono le 16 tra un'oretta ho finito, andiamo a prenderci qualcosa più tardi?"
"Sei fortunato che ho già studiato per oggi, quindi ok."

Mi sorride felice e io non posso che fare altrettanto. Sono davvero al settimo cielo e mentre il mio cuore esplode di gioia, corro dal mister che, vista la mia ottima condizione fisica e la serietà sempre dimostrata, mi permette di finire in anticipo, così potrò dedicarmi completamente alla mia Amazonas!

"Ti porto a fare un giro del posto" e prendendola per mano mi dirigo verso l'altro campo di allenamento, poi le palestre, la sala comune, la mensa e infine al bar.

"Posso offrirti qualcosa?"le chiedo sorridendo. E' più forte di me non riesco proprio a smettere, stare con lei mi rende gioioso.
"Magari un bicchiere d'acqua. Abbiamo tempo dopo per mangiare qualcosa"
"hai ragione."

Mi avvicino al bancone sempre tenendo la mano di Jo. 

"Maria mi puoi dare due bicchieri d'acqua per favore?"
"Non mi presenti alla tua amica?" Mi domanda la barista con una voce stizzita e sinceramente non ne capisco il motivo.
"Jo, lei è Maria. Maria lei è Jo." 

Mi fermo qui perché non riesco a definire Jo come un'amica, ma non posso neanche presentarla come la mia fidanzata.

"Come hai conosciuto Tsubasa?" Le domanda Maria che nel farttempo ci porge i due bicchieri d'acqua sbattendoli sul bancone.
"Beh, ecco... in una situazione un pò particolare", risponde Jo con un leggero sorriso sulle labbra, poi proseguo io:
" una bellissima situazione. Il destino ci ha fatti incontrare, non ho altre spiegazioni!"

Mi guarda con i suoi occhioni, mi sorride e io immancabilmente sento che piano piano il mondo accanto a me si dissolve, ma Maria mi riporta alla realtà.

"Che vuol dire? E come mai sei qui?" Chiede Maria. Il suo terzo grado inizia ad innervosirmi e Jo deve averlo notato perché in tutta tranquillità prende in mano le redini della situazione.
"Ho voluto fargli una sorpresa. Mi mancava, non ho resistito e sono venuta qui"
"E come hai fatto a entrare?"Chiede di nuovo la barista.
"Ho i miei trucchi!" Risponde Jo, beve la sua acqua, si avvicina, mi da un bacio in guancia e mi dice che mi aspetta fuori.

Non tocco neanche il bicchiere e mi avvio alle docce, ma dentro di me si fa strada un bruttissimo presentimento, non mi è piaciuto il modo in cui Maria si è rivolta a Jo e, soprattutto, non mi è piaciuto lo sguardo finale che le ha rivolto. Sembrava rancorosa e invidiosa. Non voglio dedicare altri pensieri a lei e mi infilo nella doccia sperando che l'acqua lavi via questa orribile sensazione.
Faccio più in fretta che posso e la raggiungo. La vedo seduta sul muretto della recinzione che guarda il sole. C'è un leggerissimo vento che ondeggia i suoi capelli e i raggi solari la illuminano rendendola quasi eterea.

"Eccomi! Scusami, ho cercato di essere il più veloce possibile. Sei venuta in macchina?"
"Non ti preoccupare, sei stato un fulmine. No, sono venuta con papà. Spero non ti scocci riaccompagnarmi a casa!?!"

Sorrido. Come potrebbe mai infastidirmi passare un pò più di tempo con lei, anche se solo per riaccompagnarla a casa.

"Sciocca! Dove eri prima?"
"Ero qui, dove vuoi che ero!"
"Lo so, intendevo mentre guardavi il sole. Dove eri con la mente?"
"Ero libera", risponde guardando di nuovo verso il cielo.
"Posso rapirti e portarti via con me?"
"Andiamo Capitàn."


Ho deciso di portarla in una pasticceria tipica della Catalogna: 'La Colmena'. Ci sono stato solo una volta e me ne sono innamorato. Il posto è carino e accogliente, è a conduzione familiare e l'arte della pasticceria viene tramadata di generazione in generazione dal 1849, come scritto nel loro cartello, fuori proprio vicino all'entrata; accanto si staglia un bellissimo riconoscimento incastonato sulla pietra del muro, in loro onore. Si passa all'interno del locale attraverso un arco di legno con ai lati una vetrata e piccole tendine che danno al luogo un'aria un pò rustica; esposti nella vetrata esterna ci sono tanti tipi di dolci dall'aria molto invitante. 
Mi giro verso Jo e la vedo sorridere felice.

"Tsubasa. Non posso crederci."

Si volta e socchiude gli occhi puntandomi l'indice al petto.

"Su, dì la verità! Tu hai parlato con mia sorella! Lei ti ha detto che volevo venirci, ci eravamo organizzate proprio per sabato sera!"
"No! Come avrei potuto sentirla? Non ho mica il suo numero!"
"Non mi convinci bellone! Vabbè, dai entriamo che solo a guardare questi splendidi dolci mi viene l'acquolina in bocca!"

Entriamo e si susseguono miriadi di torte, pasticcini, bomboloni e pietanze varie. La vedo guardarle tutte, una alla volta e poi saltellare felice sul posto. 

"Al momento mi sento di avere otto anni e essere entrata in un negozio di caramelle", esclama felice. 
La sua gioia è contagiosa e mi ritrovo a ridere con lei.

"Allora che scegli?" Le domando, ma da come guarda incuriosita ogni dolce, so già che non sarà facile avere risposta, almeno non così velocemente.
"Oh mamma! Non lo so. Sono così tanti. Tu che prendi?"
"A me ispira parecchio il Tabaqueras"
"Non è quella specie di budino alla crema di latte, racchiuso dentro una pasta sfoglia?"
"Esattamente!"
"No, per carità. Io odio il budino. Ho deciso!" Esclama battendo il pugno sulla mano, poi prosegue:
"prendo quei dolcetti di marzapane fatti con le patate dolci, c'è scritto che si chiamano Panellets de Pinones. Si, decisamente quelli!"

Ordino felice e tra una chiacchiera, un morso e una risata il nostro pomeriggio scorre sereno.

Siamo davanti al suo cancello di casa, le poggio le mani sui fianchi, lei si avvicina e poggia la testa sul mio torace.

"Sono stata molto bene!"
"Io di più. Grazie per la sorpresa!"
"Non ti ci abituare" dice facendomi l'occhiolino.
"Ah! Quasi dimenticavo", prende il suo zainetto e comincia a rovistarci dentro.
"Eccola!"

Tira fuori una piccola scatolina con un simboloo sopra che non conosco e me la porge.

"Ieri ero a passeggiare con il mio cane e... dai aprila!"

Mi ha fatto un regalo? In Giappone si usa aprire i regali in intimità per rispetto della persona, perché nel caso fosse un pensiero non gradito, il viso potrebbe tradire qualche emozione negativa. In questo caso sono più che sicuro che l'unica che ne potrà emergere è quella di gioia, quindi procedo serenamente.
Apro il contenitore e trovo una collana in argento con un ciondolo nero che ha una forma leggermente triangolare, sembra quasi un dente allungato. La prendo tra le mani e il mio corpo viene invaso da una piacevole sensazione.

"Questo è un ciondolo di agata nera, guarda..."e tira fuori un pendente simile a questo, solo che ovale, da sotto la sua maglia, "ne ho uno anche io. Non fraintendermi, non sono il tipo di ragazza che regala la classica collanina con il mezzo cuore e le iniziali sopra, ma credo che questo possa esserti di aiuto come lo è stato per me. Sai che i cristalli sono vivi e hanno memoria? Assorbono le informazioni e le amplificano a seconda delle loro caratteristiche. Ogni pietra ha delle proprietà: c'è quella adatta all'amore, quella per la salute, quella per la protezione, ecc. L'agata nera è un vero talismano per uomini che ricoprono posizioni di potere, come te Capitàn; è anche utile a chi si ferisce spesso, perché aiuta l'autoguarigione, allevia lo stress, aumenta la potenza, aiuta le persone timide a uscire dal loro guscio e ha un effetto protettivo. A me la regalò qualche tempo fa una signora italiana, dicendomi che sarebbe stato un ottimo talismano, avrebbe placato le mie emozioni in tumulto e mi avrebbe guidata verso la giusta strada, poco dopo arrivai qui. Ho pensato che potesse esserti d'aiuto e proteggerti sia nelle partite che nella vita, aiutandoti a realizzare il tuo sogno."

La guardo sorpreso. Nella mia patria è di uso comune andare nei templi e prendere talismani di protezione, amore e così via, quindi non mi stupisce questo, ma il fatto che lei abbia avuto un pensiero tanto carino per me e che lo abbia esternato con tanta semplicità e amore senza pensare minimamente a quello che potevo o non potevo pensare con un regalo del genere.

"Grazie, è un bellissimo pensiero. La metto subito!"

Le sorrido e indosso la collana. Forse sta già facendo effetto, perché con la sua stessa semplicità e senza alcuna vergogna, mi avvicino e la bacio.


____________________________________________________________________________


Finalmente è arrivata la domenica della partita. Non vedevo l'ora di indossare la maglia di Tsubasa e fare il tifo per lui.

"Jo, vieni un attimo che dobbiamo parlare?" Urla mio padre.
"Si, arrivo."

Corro in sala dove ad attendermi ci sono sia mia mamma che mio papà.

"Dobbiamo dirti una cosa importante."

L'ultima volta che hanno pronunciato queste parole mi hanno trascinata qui in Spagna, non che lo cosa mi dispiaccia ora, ma ho una gran paura di cosa possano dirmi.
Forse Castro ha trovato un'altra squadra? Si è infortunato gravemente e non potrà mai più giocare a calcio e quindi noi torniamo in Italia? Mi sta salendo l'ansia. Faccio un respiro profondo e guardo mio padre dritto negli occhi.

"Ditemi!"
"Vieni mettiti seduta qui" e indica la sedia di legno. 

Annuisco e mi siedo. 
Nel momento in cui il mio fondoschiena si posa sulla seduta, sprofondo dentro la sedia e mi ritrovo incastrata con il sedere quasi a terra e le gambe per aria.
Scoppiano a ridere, soddisfatti che lo scherzo sia riuscito.
Effettivamente dovevo aspettarmelo, non è la prima volta che ci casco e temo non sarà neanche l'ultima.
Mia mamma adora le sedie di legno e paglia e ora ne capisco anche il motivo: la seduta si sfila facilmente e con un cuscino come coprisedia è facile ingannare le persone e fare questi orribili scherzi.
Non ho dubbi i  miei genitori sono due scemi.

"Jo, ma che ci fai dentro la sedia?" Mia sorella attirata dalle risate ha fatto capolino dalla sua camera con in mano un rimmel, segno che si stava preparando anche lei per la partita.
"E che ci faccio? Gli scherzi scemi di papà, e mamma che gli da pure corda. Credevo che dovessero dirmi chissà che!"
Scoppia a ridere e si richiude in camera.
Mi alzo e vado a finire di prepararmi.



Siamo allo stadio, i nostri posti sono a due passi dal campo, almeno potrò vedere Tsubasa giocare da vicino.
Eccoli che entrano. Il capitano si gira verso di noi, mi guarda e mi sorride, come se già sapesse il punto esatto dove trovarmi. Forse gliel'ha detto Castro.
La partita inizia e il Barca si butta subito all'attacco con Rivau seguito da Tsubasa, purtroppo non riescono a concludere, la squadra avversaria si difende bene. Ma in fondo siamo solo all'inizio e qualcosa mi dice che non hanno ancora scoperto le loro carte, come se volessero creare un pò di suspance.
Mancano 5 minuti alla fine del primo tempo e Castro sta correndo sulla fascia con Tsubasa che lo affianca. Arrivato dentro l'area avversaria il nostro amico brasiliano passa al capitano che subito viene marcato stretto da due colossi della difesa. Involontariamente stringo i lembi della maglia, spero che riesca a liberarsi velocemente di quei due senza subire falli.
Tsubasa lancia la palla in alto, come se la volesse passare al cielo, poi con un gran balzo la raggiunge e con una rovesciata degna del suo nome tira una mina pazzesca che va direttamente in rete.
Salto in aria contenta ed esulto a gran voce, fiera di indossare la sua maglia!
Tsubasa corre felice inseguito da tutti i suoi compagni che vorrebbero complimentarsi con lui, ma li ignora e continua la sua corsa, fino ad arrivare proprio sotto la nostra tribuna.
Posso vedere i suoi occhi felici incastrarsi nei miei. Sorrido ed esulto, finchè lui all'improvviso fa qualcosa che davvero non avrei mai creduto potesse fare: tira fuori da sotto la sua maglia la collana che gli ho fatto e la porta sulle labbra baciandola e indicandomi.
Il mio cuore si è fermato. Corro fino al divisorio che mi separa dal campo e mentre allungo una mano verso di lui, porto l'altra al cuore e gli sorrido felice.
Rimette la collana sotto la sua maglia e torna a giocare la sua partita, mentre io contenta come una Pasqua torno al mio posto.
Alzo lo sguardo e noto tutta la mia famiglia che mi guarda con un sorriso beffardo.

"Che bella scenetta romantica! Ora sarai sulla bocca di tutti", esclama mia sorella.
"E perché mai? Nessuno sa che quella collana gliel'ho regalata io e che lui è venuto proprio da me a esultare!"
"Nessuno dici?" e mi indica il maxischermo dove vedo ripetersi le immagini di lui che bacia la collana e mi indica e io che corro da lui con la mano sul cuore e l'altra a volerlo portare da me.
"Oh santissimo cielo!" Dico in preda al panico.
"Così anche mia figlia è diventata famosa", dice mio padre mimando di asciuarsi una lacrima e prendendomi altamente in giro.
"Chissà come la prenderà Tsubasa", chiedo tremante.
"Sapeva benissimo quello a cui andava incontro facendo quel gesto plateale", risponde mia mamma.

Forse ha ragione lei. Quel ciondolo deve averlo proprio toccato nel profondo.

La partita finisce 2-0 per il Barca  grazie a un goal di Castro, a cui ho esultato felice per il mio amico.
Scappiamo a casa per prepararci per la festa della vittoria, stavolta quella ufficiale, quindi di gran lunga più elegante.
Ho deciso di mettermi un vestito con un corpetto avorio semi rigido ricoperto di perline e strass che creano un disegno floreale al centro, a seguire parte un pantalone bianco a sigaretta.
Ho optato per delle scarpe aperte con tacco dello stesso colore del corpetto e una pochette sempre avorio.
Mia sorella indossa un abito lungo con un decollete abbastanza vistoso, lei ha sicuramente più mercanzia da esporre di me, ma sinceramente anche avendone di più non avrei azzardato nulla di così tanto appariscente.
Dentro la pochette le mie fidate amiche ballerine, tanto so già che a un certo punto della serata le mie adorabilissime tacco 12, lasceranno il posto alle pianelle.

"Ragazze siete pronte?" ci urla mia mamma.
"Siiii. Arriviamo!" Rispondiamo in coro.

Per festeggiare la federazione del Barca ha prenotato un intero ristorante, e non uno qualsiasi, il più rinomato di tutta Barcellona.
Immerso dalla gente che si complimenta con lui vedo Castro, mi avvicino e gli sussurro all'orecchio: "ma che bel ragazzo che vedo, oggi sei veramente uno schianto!"

Sorride. Sa già che le uniche che hanno il permesso di dirgli certe cose siamo io e mia sorella quindi si gira, con un bellissimo sorriso mi prende per i fianchi e avvicinandosi al mio orecchio mi sussurra: "sua beleza ilumina o quarto" ( la tua bellezza illumina la stanza).
Lo abbraccio e chiudo gli occhi felice per la tenera amicizia che è nata tra noi.

" Hai per caso visto Tsubasa?" Gli chiedo.
"Si, era al buffet che parlava con dei dirigenti. Vai, penso che stasera sarà felicissimo di vederti. Ti ho già detto che sei bellissima?"
"Scemo! Lo sai che non puoi fare così con nessun'altra all'infuori di me e Faby. Abbiamo il compito di controllarti" , mimo un pugno e lo guardo rabbiosa.

Lui scoppia a ridere e mi dice:

"Sei troppo buffa, giuro! Comunque non preoccuparti so che quando siete venuti in Brasile e hai conosciuto Aline le hai promesso che mi avresti tenuto d'occhio"
"Ecco, bravo. La tua ragazza non solo è bellissima e intelligentissima, ma è anche un vero fiorellino. Quindi guai a te se fai lo scemo, io non sono come lei, sono una ruspa. Ricardatelo!"

Scoppiamo entrambi a ridere e salutandolo mi dirigo verso il buffet.
Lo cerco tra le tante persone, riconosco Rivau e sua moglie, qualche altro giocatore e poi lo vedo di spalle con la sua buffa pettinatura che ride felice.
Cammino verso di lui e proprio mentre sto a qualche metro, vedo avvicinarglisi una donna bellissima che riconosco essere la barista della struttura dove si allenano.
Si avvinghia al suo braccio e gli sussurra qualcosa all'orecchio. Lui arrosisce, le sorride e lei lo bacia sulle labbra.

Lo bacia sulle labbra.
Sento la terra che si toglie da sotto i miei piedi. Tutto vortica intorno a me, tanto da costringermi a poggiarmi su qualcuno che riconosco essere Castro.
Tsubasa è immobile, non si toglie dal bacio di lei e la guarda fissa negli occhi.

"Castro perdonami, vado un attimo alla toilette" , dico al mio amico fingendo che tutto vada bene.
"Jo, ascolta ci sarà una spiegazione. A lui piaci tu, non lei."
"Non mi interessa Castro, davvero. Non stiamo insieme può fare ciò che vuole." Rispondo tirando fuori tutte le mie doti di attrice e mi allontano verso il bagno.

"Che diavolo hai fatto, eh?" In lontanaza sento Castro che urla a Tsubasa.

Mi viene da piangere ma di certo non voglio dargli questa soddisfazione. Mi ha presa in giro!
Come si è permesso! 
Forse, però, Castro potrebbe aver ragione, magari ho frainteso tutto, in fondo io sono la regina dei fraintendimenti.
Ma cosa posso aver frainteso!?! Lei gli ha sussurrato qualcosa all'orecchio, lui è arrossito e si sono baciati. Ecco come sono andate le cose, non c'è nulla da fraintendere in questo caso. Oggi però è venuto da me quando ha segnato! Ha baciato la mia collana! Forse era solo un modo per ringraziarmi e io ho frainteso tutto, come al solito.
Ora esco e faccio finta di nulla!
Ma se si avvicina?
Oh mamma! 
Basta pensare!
Se si dovesse mai avvicinare vedrò sul momento che fare!
Mi dirigo verso la sala e sorrido come se niente fosse.

"Jo, tutto ok? Castro mi ha raccontato e stavo per venire da te", mi dice mia sorella.
"Certo! Perché non dovrebbe essere tutto ok? In fin dei conti lui è liberissimo di baciarsi chi vuole, così come anche io!"
"Ma che dici? Tu gli piaci e lui piace a te. Jo ragiona ci sarà un motivo, vai da lui e parlatene, so che ti sta cercando"
"No! Ti prego Faby coprimi. Io me ne vado, non ho nessuna voglia di vederlo ora!"
"Ma se hai appena detto che va tutto bene!"
"Non va bene! A te posso dirlo, a lui no però! Non voglio vederlo. Ti prego."

Mia sorella annuisce tristemente e io scappo fuori dal locale.
Mi guardo dietro per essere sicura di non essere seguita e nell'istante in cui mi giro sbatto contro qualcosa o qualcuno.

"Oh, ma che diavolo!" Esclamo furibonda. Oggi non è aria.
"Ti stavo cercando. Sapevo che saresti venuta a cercare la luna."

Alzo gli occhi e mi trovo Tsubasa a due centimetri dal viso.
Se pensa di intenerirmi con le sue frasi sdolcinate si sbaglia di grosso.
Lo guardo duramente e lo supero andandomene via.

"Dove vai? Dobbiamo parlare", mi dice seguendomi.
"Non credo proprio. E ora se non ti dispiace vorrei fare la mia passeggiata lungo mare"
"non ti lascio andare via. Voglio spiegarti ciò che è successo!"

Mi giro di scatto e lo fulmino.

"Stammi bene a sentire, razza di damerino da strapazzo. Tu non devi spiegarmi proprio niente. Intesi? Non siamo fidanzati, puoi fare ciò che vuoi! Ma sappi che non amo essere presa in giro. Anche se io e te non stavamo insieme, se te la intendevi con lei avresti dovuto dirmelo ed evitare di bacarmi, non credi? Ora per favore tornatene dentro dalla tua amichetta e lasciami in pace! Non voglio più avere niente a che fare con te!"

Lo vedo rabbuiarsi e tornare dentro.
Dovrei essere felice ma non lo sono. Forse sono stata troppo dura, ma io non riesco a rimanere impassibile. Le emozioni vorticano dentro di me e se non le esterno rischio di implodere.
Su una cosa però aveva ragione: sono uscita per cercare conforto dalla luna.

Quando finalmente ritrovo il mio equilibrio rientro e vedo tutti brilli che ridono e scherzano.
Benissimo e io ancora devo cenare.
Mi avvicino a mia sorella e Castro intenti a mangiare e bere allegramente.

"Vi dispiace se vi rubo qualcosa da mangiare?"
"Come stai?" Mi chiede mia sorella.

Le sorrido e le prendo due patatine, acciuffando anche un pezzetto del pollo di Castro.

"Felìpe, posso rubarti un sorso di vino?" Castro mi guarda perplesso, non lo chiamo mai per nome e soprattutto di norma odio bere. 
"Ma se dici sempre che il sapore dell'alcol ti fa schifo!" Mi risponde il mio amico.
"E' vero, ma oggi voglio provare e vedere che sensazione si prova."

Prendo il suo bicchiere e lo butto giù tutto d'un fiato.

"Mh. Fa schifo! Però non sento niente di diverso"
"Apparte che è leggerissimo, quindi al massimo ti verrà da ridere un pò e poi dagli il tempo di fare effetto!" Mi risponde mia sorella.

Spero proprio che Faby abbia ragione!

Sento partire la musica. Evvai!

Mi giro verso Castro e lui mi porge la mano.

"Grazie Castro! Sei un amico"
"non dirlo neanche per scherzo. Vieni facciamo morire di invidia quel cretino di un asiatico!"

Sorrido felice e noto Tsubasa seduto da solo che mi fissa.
Forse la sua amichetta è andata al bagno. Poverino, che pena. Lo ucciderei!
Iniziamo a ballare una salsa sensualissima. Credo proprio che Castro lo stia facendo apposta perché non aveva mai azzardato tanto.

"Dì un pò, ti ci stai mettendo d'impegno, eh!?!" Sussurro al mio amico.
"Certo, anche se non l'ha mai detto apertamente è sempre stato infastidito dal nostro rapporto aperto. Nella sua patria non sono così socievoli e quando hanno atteggiamenti più aperti li hanno in privato e tra fidanzati! Lo facciamo morire di gelosia. Ma voglio dirti una cosa, lui non prova niente per quella lì. E' stato incastrato, lui non voleva..." lo interrompo.
"Sh,sh! Non voglio sapere nulla di lui ora, ti prego Felìpe. Balla con me e basta. Noi non siamo giapponesi, siamo calienti dentro. E' ora che se ne faccia una ragione e che impari anche a togliersi di torno chi ci prova con lui!"
"Agli ordini!"

Di tanto in tanto il mio sguardo cade su Tsubasa e i suoi occhi sono sempre su di noi. 
Castro mi stringe a se e mi sorride, poi mi sussurra: "assecondami. Non ti spaventare non ti tocco, ma tu stai al gioco!"
"Che hai in mente?"
"Ora lo vedi!"

La sua mano scivola sulla mia schiena fino ad arrivare all'attaccatura dei pantaloni e la chiude prendendo con se un pò di stoffa. Il suo tocco non mi suscita alcuna emozione, anzi mi fa ridere.
Cambia la musica e le note sono quelle del tango.

"Bingo! ora sì che ci divertiamo!" Esclama Castro.

Porta la mano destra sul mio viso e la lascia scivolare su tutto il corpo fino ad arrivare all gamba, la prende e la porta sul suo fianco. Con l'altra mano mi sorregge la schiena, poi mi accompagna in un sensualissimo casquet, facendomi spostare da destra verso sinistra e mi riporta a se, a due centimetri dal suo volto. Mi guarda per tre secondi e poi mi sorride, dandomi un bacio nel naso.
Sbotto a ridere, è tutto matto!
Mi sento afferrare da dietro e allontanare da Castro.
Mi giro e vedo Tsubasa che guarda male il suo compagno di squadra.
Abbassa il suo sguardo su di me e mi dice:

"possiamo parlare?Per favore."

Sembra una supplica, ma io non cedo così facilmente e lo ignoro tornando al mio ballerino.
Rimane lì accanto a noi e continua a supplicarmi con lo sguardo.

"Ascoltami bene. Lo vedi che sto ballando?"
"Lo vedo. Lo stanno vedendo tutti."
"Che vuoi dire?" Domando irata, sapendo già dove vuole andare a parare.
"Che il vostro modo di ballare non passa di certo inosservato!"
"Non credo sia un tuo problema! Ora se vuoi scusarci..."
"Basta! Ti prego! Vuoi punirmi? Fallo. Ma dammi modo di spiegare. Io quella neanche la sopporto. Ha fatto tutto lei!"
"Ascolta non ho voglia ora di sentire le tue chiacchiere. Avresti potuto benissimo scansarla, ma non l'hai fatto. Sei rimasto lì come un pesce lesso con le sue labbra premute sulle tue e il suo corpo spalmato addosso."
"E tu allora? Ti sembra il caso di ballare così?"
"Ho ballato con Castro anche la prima volta che io e te ci siamo conosciuti ufficialmente. Lui è fidanzato e siamo ottimi amici. Io non ho baciato nessuno, ne tantomeno ho fatto niente di ciò che non facevo prima!"
"Hai ragione, perdonami. Ti prego andiamo a parlare un attimo da soli"
"abbiamo già parlato fin troppo per oggi. Ciao Tsubasa"
Prendo le mani di Castro e mi allontano dalla pista.

"Ti prego portami a casa, te lo chiedo come ultimo favore", supplico il mio amico che mi prende per mano e si dirige verso l'auto.


E così la nostra quasi coppia ha avuto il suo primo litigio. 
Lei se ne torna a casa avvilita e ferita e lui? Riuscirà a farsi ascoltare e chiarire questa situazione? 
Noi donne fraintendiamo spesso e prese dalla gelosia ci creiamo dei film allucinanti. Ma anche i maschietti non sono da meno.
Credo che questa sia una delle classiche situazioni che ognuno di noi ha vissuto almeno una volta nella vita.
Ditemi nei commenti se vi sta piacendo. :)
A presto...

 

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Capitolo 5
*** Matsuyama ***


Sono passati quattro giorni e Jo si ostina a non rispondere nè a messaggi, nè a telefonate.
Ho provato a chiamarla con il nuemro di Castro, ma non appena ha sentito la mia voce ha riattaccato.
Non so più che fare. Avrei dovuto capire che Maria aveva in mente qualcosa, ma non credevo potesse spingersi a tanto solo per gelosia.

Flashback

Se ne sta andando via con Castro. Non vuole parlarmi e io mi sento uno schifo.
Mi dirigo verso il guardaroba, preferisco tornare a casa, non ho nessun motivo per rimanere ancora qui e mentre sto per prendere la mia giacca mi sento afferrare per un braccio.
Ti prego fa che sia lei...
Mi volto e vedo Maria, la causa di tutti i miei problemi.

"Per favore Maria, lasciami perdere, non è aria."
"Che c'è Tsubasa? La tua amichetta ti ha dato il ben servito?"
"Ho detto che non è aria", rispondo con voce dura.
"Avresti dovuto vedere la sua faccia delusa quando ti ho baciato!"
"Tu l'avevi vista arrivare?"
"Si! Lei non ti merita Tsubasa. Se ti avesse amato davvero sarebbe passata sopra a tutto pur di stare con te!"
"Ma che diavolo stai dicendo? Cos'è per te l'amore Maria? Non sai quello che dici! Perché lo hai fatto?"
"Tu mi hai ignorata e ti sei messo dietro alla prima ragazzina viziata che ti si è avvicinata. E' da quando sei arrivato qui che io provo a farmi notare da te. Davvero pensavi che me ne sarei stata con le mani in mano? Dovevo separarvi ad ogni costo, ne valeva del mio orgoglio. E poi non mi sembra che il mio bacio ti abbia fatto tanto schifo!"
"Ti sbagli! Io non ho provato niente. Mi hai preso alla sprovvista, non credevo avresti fatto un gesto del genere. Se mi conoscessi abbatanza sapresti che non amo chi fa del male agli altri. Ho tentato di trovare un lato buono in te, ma ora ne sono certo: NON CE L'HAI! Quindi ti prego lascia perdere me e Jo. Stacci lontano!"
" Te ne pentirai Tsubasa! Capirai che lei non è la donna che fa per te e tornerai strisciando da me!"
"Addio Maria!"

Fine Flasback.


Su una cosa però aveva ragione: per amore si lotta. Devo fare qualcosa, ma cosa?

Drin Drin

"Pronto"
"Tsubasa, sono Matsuyama"
"Matsuyama, di chi è questo numero?"
"Ah già, scusami, questo è il mio secondo numero, l'ho preso da poco. Lo sponsor per cui ho fatto una pubblicità mi ha regalato un telefono e ho preso un'altra scheda."
"Capisco. Pensavo fossi qualcun'altro. Dimmi, quando vieni?"
"Ti chiamo per questo, pensavo di venire domenica sera, se per te va bene."
"Si, certo. Mandami l'orario preciso che mi faccio trovare all'aereoporto."
"Ok! Tutto bene? Hai una voce strana. Dovresti essere felice, ti sei appena aggiudicato il campionato!"
"Hai ragione e lo sono, ma non del tutto. Ricordi quella ragazza, Jo?"
"Si! Non è la tipa con cui ti frequenti e con cui dobbiamo andare in vacanza? Mi sembra abbia anche una sorella"
"Esatto. Beh, mi ha dato il ben servito!"
"Come? E perché?"

Racconto al mio amico i fatti della serata, compreso lo scambio verbale avuto con Maria.

"E allora che stai aspettando Tsubasa! Vai da lei. Le donne amano gli uomini che lottano per loro, non chi se ne sta seduto a piangere!"
"Hai ragione, ma con che faccia mi presento a casa sua?"
"Scusa, non hai detto che è una sportiva?"
"Si!"
"Vai al suo centro sportivo! Tsubasa svegliati! Se non fai qualcosa la perderai e sincermante avevo già fatto la bocca alla splendida vacanza in compagnia di due belle ragazze!"
"Una, Matsuyama, una! Jo non si tocca!"
"Ma com'è la sorella? Sei sicuro che sia una bella ragazza?"
"Finiscila di fare il Genzo della situazione, so benissimo che tu non sei così!"
"Eh già, ma vorrei tanto fare come lui e non affezionarmi a nessuna"
"ma tu non sei quel tipo di uomo, prima lo accetterai e prima potrai aprire il cuore a qualcun'altra"
"Grazie Tsubasa, ma ora corri da lei"
"Ma non so neanche se sia lì ora", rispondo tristemente.
"Devo proprio dirti tutto io! Chiama Castro e digli di chiamare Jo e con una qualisasi scusa si deve far dire dove si trova e quando si allena."
"Mastuyama, sei un genio!"

Dopo aver salutato il mio amico d'infanzia, chiamo Castro e gli chiedo di aiutarmi a mettere in atto il  mio piano. Sembra felice di farlo e dopo 10 minuti mi richiama dicendomi di correre al maneggio di Jo, perché stava per salire a cavallo e poi sarebbe corsa a casa a studiare in vista dell'ultimo esame.

"Castro sei un amico. Dove si allena Jo?"
"Non lo so!"
"Come non lo sai? E io come faccio ad andare!?! Non posso mica girare tutti i maneggi del posto!"
"Aspetta chiamo il padre."
"Sbrigati ti prego!"

Ci mancava solo questa!
Finalmente riesco ad ottenere l'indirizzo e mi catapulto in macchina.

Dal parcheggio riesco a vedere i cavalli in campo che si allenano, ma lei non c'è.
So che ha un pezzato ma vedo tutti cavalli dal manto uniforme.
Mi avvicino ad una ragazza che sta per salire a cavallo e le chiedo gentilmente se sa dove posso trovare Jo.

"Oh mio dio! Ma tu sei... tu sei Ozora! Ti prego fatti una foto con me! Guarda ho il telefono qui. Ti prego"

Non mi abituerò mai a tutte queste attenzioni. Faccio la foto e poi le chiedo gentilemente di dirmi se sa dove posso trovarla.
La ragazza mi risponde che si trova nel campo dietro le scuderie perché insieme ad altri ragazzi sta provando il percorso per la coppa che affronteranno a breve.
La ringrazio e corro nella sua direzione.
L'aria è pulita e gli odori di cavallo, fieno, terra e acqua arrivano decisi al mio naso, ma non è fastidioso, anzi è quasi gradevole. 
Davanti a me c'è un campo enorme con una serie di ostacoli molto colorati e dalle forme strane: uno ha le sembianze di un muro, un altro ha una strana piscinetta sotto e un altro ancora una coperta sulla barriera. 
Qui è molto bello, ci sono siepi e fiori che circondano tutto il campo, alberi ovunque e si respira pace e serenità, capisco perché a Jo piace così tanto venirci. Già me la immagino, seduta accanto al suo cavallo persa nei suoi pensieri.
A bordo campo noto un cane seduto che riconosco essere il suo. Non ci siamo ancora presentati ufficialmente perché lei ha detto che solo quando sarà sicura del mio amore potrà farmi conoscere i suoi due amici pelosi, così li ha definiti.
Beh spero di essere degno di una presentazione ufficiale visto che sono qui.
Scorro con lo sguardo tutto il campo. Vedo l'allenatore a piedi che sistema gli ostacoli, alcuni ragazzi a cavallo che galoppano e poi... lei.
Il suo cavallo è alto e imponente, ha un bellissimo manto pezzato e spicca tra tutti. Lei è vestita come la prima volta che ci siamo incontrati solo che in più ha gli stivali e il caschetto. E' ferma in un angolo del campo che guarda il sole. Chissà a che cosa sta pensando!
Si abbassa verso il suo cavallo, lo abbraccia e si allunga verso le sue orecchie sussurandogli qualcosa, e io la sento. Sento il suo cuore che batte insieme a quello dell'animale, sento le sue emozioni, sento l'amore per questo sport e la sento dirgli che lui è il suo migliore amico e che anche sta volta dovranno fare squadra per vincere. Mi ricorda qualcuno. Sì, decisamente mi ricorda me.
Il cavallo si gira con la testa verso di lei e la guarda, il suo sguardo emana amore, lei gli sorride, gli da una carezza e partono al galoppo.
Si dirige verso il primo ostacolo e lo supera. Non ho mai visto saltare un cavallo e ne sono affascinato. Jo continua il suo percorso, ora ne sta per affrontare uno più alto  e più largo degli altri. Sento il suo allenatore che le urla di mantenere la calma e guardare oltre il salto, di stare indietro con le spalle e aspettare. Il mio sguardo si posa nei loro occhi e vedo il fuoco, in entrambi brucia la stessa fiamma.
Vederli saltare insieme è un emozione esplosiva.
Si avvicina, ormai ci siamo. Il cavallo salta e supera l'ostacolo di almeno mezzo metro, il salto è parecchio largo e quindi rimangono sospesi per pochi secondi che sembrano un'eternità. Sento la sua anima che vibra e la vedo: chude gli occhi e sorride. 
Sta volando.
E' questo ciò di cui mi parlava. Libertà. Lei è libera di correre e viaggiare nel tempo e nello spazio. Libera dal mondo, con solo il vento che accarezza la loro pelle.
Il percorso finisce ma continua a galoppare e sembra aumentare la velocità. Il suo allenatore le urla di fare un circolo, ma lei ridendo risponde che non ci riesce, che è troppo forte. 

"Jo! Devi fermarlo! Usa l'assetto, apri la spalla internaaa!" Urla ancora il mister.

La vedo impegnarsi e aprire la spalla, il cavallo dopo un pò sembra cedere e restringere il suo campo d'azione, ma la velocità non diminuisce.
Un ragazzo fermo al centro del campo ridendo le urla: "Cecchinooooo, fermate quei due pazzi in campo!" E lei se la ride. Io sento l'ansia che sale e la paura che possa farsi male sul serio e lei se la ride!?! Ma come fa? Il cavallo è impazzito, non si ferma più e per giunta calcia in aria con i posteriori.

"Brava Jo, tieniti!"Le dice l'allenatore.
"Sembra facile! Non so per quanto ancora potrò reggere!"Risponde lei.
"Resisti ancora e si fermerà."

Ma il cavallo non è della stessa opinione. 
Poi Jo fa qualcosa che mi lasca sbalordito. Mentre il suo cavallo continua come una furia a correre e calciare in aria, lei allunga le redini, quasi le lascia e lo accarezza dicendogli: "SH! Ora basta Pino, dai. Fine dei giochi, sono stanca." 
E lui, si ferma!
Rimango a bocca aperta. Fine dei giochi?
Il suo cane, come ad aver capito entra in campo di corsa e salta sul cavallo, felice di riabbracciarla.
Mi avvicino al campo. Lei alza il suo sguardo e mi vede.
Si toglie il caschetto, alza una gamba, allenta la cintura della sella e mi guarda dritto negli occhi.
Il suo viso è rosso a causa dello sforzo. I suoi capelli sono sudati e a me sembra ancora più sexy.

"Io devo passeggiare il mio cavallo che ha faticato", mi dice con tono freddo.
"Certo. Posso parlarti dopo?"
"Visto che sei qui..."

Le sorrido. Continua con il suo atteggiamento da dura ma Castro mi ha detto che sua sorella gli ha riferito che non è più la stessa da quella sera e questo mi fa soffrire.

"Ma tu sei Ozora!" 

Ci risiamo. Stavolta è il suo allenatore che parla, seguito a ruota dai ragazzi a cavallo.

"Si. Scusatemi, sono piombato qui e non mi sono neanche presentato!"
"Ma come mai sei qui?" Mi domanda uno di loro.
"Ho bisogno di parlare con Jo"
"Ah! Conosci Jo?"
"Beh si. Suo padre..."

Ma vengo bloccato da lei.

"L'ho conosciuto per caso in un negozio", afferma decisa.

Credo non sappiano che il padre è un procuratore di calcio.
Chissà perché non vuole farlo sapere!

"Esatto", sorrido e porto la mano dietro la nuca mentre sento qualcosa spingere sui miei pantaloni. Guardo in basso e noto che Sid, il suo cane, mi sta annusando da tutte le parti.
Mi gira intorno con fare sospetto, poi posa lo sguardo su di me e mi salta in braccio.
Guardo Jo perplesso, lei fissa il suo cane e sorride, poi torna a passeggiare.
I suoi amici mi stanno facendo un sacco di domande, soprattutto uno, un moretto alto e di bell'aspetto che continua a chiedermi che tipo di rapporto mi lega a Jo.
Non so che rispondere, finora me la sono cavata portando la mia attenzione sugli altri ragazzi che ponevano domande a raffica sulla mia carriera calcistica e così ho evitato la sua, ma stavolta non ho via di scampo.
Mi giro verso Jo e la vedo scendere da cavallo. Finalmente. 

"Scusatemi. E' stato un piacere ma devo correre da lei. Non vorrei mi sfuggisse", dico felice di togliermi da questo terzo grado.
"Ehi tu, aspetta!"

Oh no! E ora che vuole!

"Non hai risposto alla mia domanda!"
"Io... io non so che tipo di legame ci lega, ma so che tengo a lei e non voglio perderla"
"Jo è una ragazza magnifica, non lascerò che tu le faccia del male!"
"Credimi, non è mia intenzione! E tu? Che provi per lei?"
"Mi piace e lei lo sa già, ma non ha ricambiato i miei sentimenti. Ciò non toglie il fatto che io voglio che sia felice e non lascerò che tu ti prenda gioco di lei. Voi giocatori siete tutti uguali, pronti a cambiare donna ogni due giorni"
"Ti sbagli! Non siamo tutti uguali! Io ci tengo davvero!"
"Ti tengo d'occhio Ozora!" Esclama gurdandomi trucemente.

Mi allontano infastidito, non so se più dal suo attegiamento o dal fatto che prova dei sentimenti verso Jo e che glielo ha confessato senza problemi. 
La vedo togliersi gli stivali e dissellare il cavallo.

"Ehi, ciao!" 
"Ciao Tsubasa. Perché sei venuto qui?"
"Avevo voglia di vederti e ti prego fammi parlare..."
"non ora! Pino è sudato e lo devo lavare!"
"Ok, posso accompagnarti?"

Mi fa un cenno d'assenso con la testa e la seguo verso le docce.
Prende un tubo e inizia a lavare il cavallo, ma sono più le volte che l'acqua torna indietro e si bagna lei, che quelle in cui arriva al vero destinatario.
Sorride felice, è cosi bella nel suo ambiente. L'acqua le scivola addosso creando scie che si susseguono fino a scomparire dentro la maglietta.
Non è vestita elegante come l'altra sera, è sudata, sporca e piena d'acqua, eppure la trovo più bella di allora.
La guardo imbambolato e infine mi decido a parlare.

"Ho parlato con Maria quella sera e le ho detto di starmi lontana. Le ho detto che io non provo nulla per lei e che mi ha colto di sorpresa, per questo non mi sono allontanato immediatamente dal suo bacio. All'orecchio mi aveva fatto i  complimenti per la splendida partita e sono arrossito perché sono timido e non sono abituato a certi gesti! Mi dispiace se hai sofferto per questo, non l'ho fatto intenzionalmente e non avrei mai voluto lei si spingesse a tanto. Maria ha capito che sono molto legato a te e quando ti ha vista arrivare ha deciso di farti ingelosire, così che io e te ci separassimo. Ti prego non la rendiamo felice. Torna con me!"

L'acqua scorre dal tubo della pompa sui piedi del cavallo, lei mi guarda immobile. Abbassa il viso e si copre sotto la visiera del suo cappello.

"Tornare da te? Tsubasa noi non stiamo insieme!"
"Per me si! Ci siamo messi insieme il giorno in cui ti ho baciata al parco. Io penso sempre e solo a te. Sono stato male anche io in questi giorni e continuo a star male solo al pensiero di non vederti più!"

Alza lo sguardo e mi fissa negli occhi, vuole capire se mento, ma io rimango impassibile e le apro la via che porta al mio cuore per farle leggere la limpidezza dei miei sentimenti.

"Ti credo!"
"Mi credi? Vuol dire che non sei più arrabbiata con me?"
"No, direi di no."

Mi avvicino a lei e la stringo in un caloroso abbraccio. Ho una voglia matta di baciarla e quando finalmente sto per farlo, qualcosa si insinua tra noi e mi fa fare un volo in terra.

"Ahio!Ma che..." la testa del suo cavallo si è piazzata proprio in mezzo tra me e lei e mi ha spinto via.
Lei mi guarda basita, poi si gira verso Pino e scoppia a ridere!

"Avrai conquistato Sid, ma lui è un osso duro. Dovrai metterti d'impegno caro mio."

Mi alzo e mi avvicino al suo cavallo. Mi fissa con sguardo fiero e io faccio lo stesso.

"Allora parliamoci chiaro...", non faccio in tempo a finire il mio discorsetto che abbassa le orecchie indietro, emette un suono che è un mix tra uno sbuffo e un ringhio e velocemente si getta a bocca aperta verso di me!
Salto indietro impaurito e Jo ride come una bambina.

"Gli sei proprio antipatico! Da terra è il cavallo più buono del mondo, non ha mai morso e fatto male a nessuno!"
"Si sentirà minacciato da me!"
"Impossibile, nessuno prenderà mai il suo posto e lui lo sa benissimo! Fattene una ragione Ozora." Una terza voce si intromette nel nostro discorso che riconosco essere quella del ragazzo di prima.
"Hai perfettamente ragione Carlos!"Risponde la mia fidanzata, o almeno così spero.

Lui con molta calma si avvicina a Pino e lo coccola teneramente. Sento la rabbia salire dentro e stringo i pugni fino a farmi sbiancare le nocche. 
Jo mi sussurra all'orecchio: " Ehi Capitàn, stai calmo e dimostragli che non mi ferirai mai più!"
"A Carlos?" 
"No, sciocco. A Pino! Te la devi conquistare la sua fiducia. Lui legge la mia anima e il mio cuore, sa perfettamente ciò che ho provato per te e vuole difendermi!"
"Sarà fatto! Posso iniziare venendo con te più spesso al maneggio? Ora che ho un pò di pausa dagli allenamenti potrei approfittarne!"
"Senza dubbio Capitàn!"

Mi alzo felice e la bacio, finalmente senza intrusioni!

"Mi sei mancata!"
"Anche tu."
"Amazonas, ora posso dire che sei la mia ragazza?"
"Io...i-io credo che possa andar bene", mi dice nascosta sotto la sua visiera.

Con un dito le scosto il cappello e la guardo negli occhi, lei ricambia il mio sguardo, mi sorride e io mi sciolgo.
Il suo cavallo e Carlos ci fissano con aria dura, ma non mi farò intimidire da nessuno dei due. E' la mia donna e dimostrerò di essere degno di lei!

___________________________________________________________________________

"Tra quanto arriva il tuo amico?" 

Odio aspettare, è una cosa che mi disturba. E' più di un'ora che siamo seduti in attesa che Matsuyama arrivi in aereoporto.

"Jo. Starà per arrivare! Non è mica colpa sua se l'aereo è partito con quaranta minuti di ritardo", mi dice mia sorella.
"Lo so benissimo, ma ormai dovrebbe essere già qui!"
"Eccolo!" 

Tsubasa si alza e felice si dirige verso il suo amico.
Matsuyama è proprio un bel ragazzo non c'è che dire. E' alto, ha un bellissimo fisico e degli occhi profondi che mettono quasi soggezione.

"Caspita! E' un bellissimo ragazzo" e mentre parlo rivolgo lo sguardo verso mia sorella che si è lettaralmente imbambolata.
"Terra chiama Faby! Ci sei?" 

Mia sorella sobbalza al suono della mia voce e mi dice:

"Come scusa?Hai detto qualcosa?"
"Ah si, eh. Qualcuno qui ha avuto un bel colpo di fulmine!" Sorrido beffarda guardandola negli occhi.
"Io non ci credo a queste cose! Sì, è un bel ragazzo ma finisce qui!"
"Dov'è che ho già sentito queste parole... mmm... ah! Sì. Ero io, prima di fidanzarmi con Tsubasa!"
"Per me è diverso Jo."

Certo, come no! Ma decido di lasciarla perdere. Conosco mia sorella e se insisto troppo poi, da buon bastian contrario, anche se io avessi ragione e le piacesse il bel calciatore non lo ammetterebbe mai.

"Jo, lui è Hikaru Matsuyama. Lei è la mia ragazza. E questa..." e indica mia sorella " è sua sorella Faby"
"Davvero molto piacere di conoscervi. Jo, ho sentito tanto parlare di te. Hai fatto capitolare il nostro capitano!"
"Tsubasa mi ha raccontato tante belle cose su di te, sono molto felice di conoscerti. Tra una settimana partiremo e ci divertiremo da matti!"
"Già. Spero che ti abbia raccontato solo le cose belle e non anche quelle brutte", il suo sguardo si incupisce e io sento una stretta al cuore sapendo quanto sta soffrendo questo dolce ragazzo.
"E' una cretina!"

Tutti ci giriamo a guardare mia sorella che, accortasi di aver parlato a voce alta, arrossisce violentemente. Poi si riprende e dice:

"Non guardatemi così. Sì, Tsubasa ci ha raccontato anche il tuo ultimo avvenimento spiacevole e siamo tutti d'accordo nel dire che ci hai guadagnato. Non ti merita di certo una tipa del genere. Ma ora basta, andiamo! Ci attende una bella serata e poi tra una settimana ci divertiremo tutti insieme!"

Hickaru è rimasto a bocca aperta e continua a fissare Faby senza muoversi dal suo posto mentre tutti ci stiamo dirigendo verso l'uscita dell'aereoporto.
Torno indietro da lui e gli prendo la mano cercando di farmi seguire.

"Hickaru. Non vuoi venire? Spero che mia sorella non ti abbia ferito! Lei non è cattiva, voleva solo spronarti a lasciar andare il passato. Ci è rimasta molto male quando Tsubasa ci ha raccontato la tua storia, l'ha presa davvero a cuore."

Lui si desta dal suo torpore e mi guarda.

"Scusami. Niente affatto è che... non me lo aspettavo. Non credevo che potesse avere a cuore la mia situazione. Non mi conosce neanche!" 
" Diciamo che io e mia sorella siamo molto empatiche, poi imparerai a conoscere noi italiane, siamo... come dire, un pochino più colorate", gli sorrido e lo trascino con me.
"Lo vedo!" Mi guarda grato e rocambia il sorriso. E' un peccato vederlo così triste. 

Raggiungiamo Faby e Tsubasa e quast'ultimo in un attimo mi prende e mi porta leggermente più distante da loro.

"Dovevi proprio prenderlo per mano e fargli quegli occhioni da cerbiatta?"
"Temo di non aver ben capito. Come?"
"Dai mi hai capito benissimo. So che tu sei... diversa... però io non riesco a non essere geloso. Anche se mi fido di te e di lui, mi da profondamente fastidio l'idea che qualcun altro tocchi la tua pelle."

Scoppio a ridere divertita dalla sua gelosia.

"Ascolta mio bel Capitàn, ma ti da fastidio anche se mi guardano?"
"Tremendamente!" Esclama sicuro portando il mento in alto.
"E non ti è balenato per la mente che stiamo per andare in vacanza in una località balneare?"
"Lo so, e allora?"
"Santissimo cielo. In spiaggia come ci si va?"
"A piedi!"

Batto la mano sulla fronte. Niente non ce la possiamo fare. 

"Ok. E' vero, ci andiamo a piedi, ma una volta in spiaggia che faremo?"
"Pianteremo l'ombrellone, stenderemo i nostri asciugamani da mare e poi toglieremo i vest...NO. NO. NO. Che costume hai?"

Sorrido maliziosamente.

"Amazonas, che costume hai?" Mi chiede con voce implorante.
"Un costumino come tanti" e nel dirlo muovo la mano per far capire che non è nulla per cui agitarsi, poi proseguo: "con mutandina brasiliana"
"Ma scherzi?" Urla e velocemente gli tappo la bocca.
" Che urli? No, non scherzo. Ascolta Tsubasa non vorrai litigare per questo? L'ho sempre messo e non ci trovo nulla di male, poi ci sei tu con me, no? E anche se non ci fossi stato mi sarei comportata bene ugualmente, o non ti fidi?" 
Strizzo gli occhi e lo guardo torva, aspettando la sua risposta.

"Mi fido. Ma sono geloso."
"Ti passerà!" E gli do un bacio a stampo.
"Ora andiamo dagli altri!"

Il viaggio in macchina procede tranquillo. Faby e Hickaru conversano amabilmente tutto il tempo, senza degnarci minimamente di uno sguardo. Qualcosa mi dice che tra quei due qualcosa bolle in pentola!
Arriviamo a casa di Tsubasa per permettere a Matsuyama di darsi una rinfrescata e posare le valigie, poi andremo tutti a cena fuori, dove ci raggiungeranno anche Castro e Aline.
La sua villetta è davvero molto bella e accogliente. Ha un bellissimo giardino con un gazebo e un tavolo con una sola sedia, probabilmente gli piace mangiare lì, poi ci sono una quercia, un ciliegio e una pianta di margherite bellissime. 
La sala è bianca, con poco mobilio e tutto è perfettamente in ordine; dalla stanza si apre un arco da cui si scorge una bellissima cucina rossa.

"Venite, vi faccio vedere il resto della casa."

Tsubasa mi prende per mano e mi sorride.
Ci fa visitare le due camere degli ospiti, il bagno e infine la sua camera da letto.
Sul muro sono appese delle cornici con le foto della sua famiglia e dei suoi amici.
Una però balza ai miei occhi: un giovane Tsubasa abbracciato a una piccola ragazza asiatica con una fascia rossa in testa. Suppongo sia la sua ex Sanae.
So perfettamente che tra loro non c'è più niente e che  la cosa non dovrebbe infastidirmi, ma lui tiene quella foto incorniciata e in bella vista e poi si permette anche di farmi stupide scenate di gelosia?
Sento un moto di rabbia che parte dai piedi e arriva alla testa.
Il mio viso diventa teso e lo sguardo duro.

"Jo. Che ti è successo?" Mia sorella deve aver percepito la mia energia negativa perchè nel domandarmi questo fa un passo indietro.
"Nulla. Vi aspetto fuori. Fate con calma!"

Esco dalla stanza stizzita. Anzi no, proprio nera!
I miei passi potrebbero sembrare quelli di un elefante per quanto sono pesanti.
Qualcuno mi sta seguendo e spero per lui che non sia Tsubasa.

"Ehi, Amazonas! Aspettami! Che ti è successo?"

Mi giro furente. Se il mio sguardo potesse lanciare fulmini e saette sarebbe già morto fulminato!

"Senti un pò bellone! Tu ti permetti di farmi scenate assurde di gelosia per un costume e perchè ho preso la mano del tuo amico per tirarlo un pò su di morale, però TU puoi tenere la foto con la tua ex incorniciata e in bella vista, e dove poi? In camera da letto. Nella parte più intima di casa!"

Pronuncio tutto d'un fiato. Lo vedo arretrare leggermente.

"Io-io... non ci ho proprio pensato. Avevo dimenticato che era lì!"
"Certo. Lui lo dimentica! Se ancora ti senti legato a lei, puoi benissimo chiamarla e tornarci insieme!" Pronuncio orgogliosa, come se la cosa non mi toccasse.
"Ma che dici? Io non provo più nulla, quella foto per me simboleggia l'amicizia che portiamo avanti dalle elementari, non il nostro fidanzamento, ma se ti infastidisce tanto la tolgo subito."
"Lasciala. Non mi importa!"

Forse ho reagito troppo d'impulso. Maledetta tempesta emotiva!

"Non è vero, ti importa" e si avvicina al mio viso come a cercare di leggere dalla mia espressione ciò che davvero voglio.
"Ho detto che puoi lasciarla lì! Mi ha infastidito e anche molto, ma capisco che è una tua vecchia amica e non posso farci nulla!"

Mi prende le mani e mi bacia dolcemente.
I nostri corpi si sfiorano e le sue mani percorrono lentamente tutto il mio corpo, lasciando una scia bollente. Il bacio si fa sempre più appassionato e lui diventa più audace, tanto da infilare una mano sotto la mia maglia e toccarmi la schiena nuda.
Presa dalla passione inizio a sfiorare il suo addome scolpito e risalgo sui pettorali.
Mi morde il labbro inferiore ed emette un gemito.

"Fo-forse è meglio fermarci. Non so se riuscirò a trattenermi ancora" e per quanto il mio corpo urla di no, annuisco e mi allontano dall'unico uomo in grado di farmi provare certe emozioni.



E così è arrivato anche Matsuyama!
Jo e Tsubasa hanno finalmente fatto pace e tra poco andranno tutti in vacanza insieme, chissà che cosa combineranno!
E voi, che mi dite? Vi sta piacendo la storia?
Fatemi sapere cosa ne pensate e auitatemi a migliorare, accetto csritiche costruttive ;) 
Vi ringrazio e vi auguro buona giornata, alla prossima!


 

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Capitolo 6
*** una sorpresa inaspettata ***


Chiedo scusa per l'enorme ritardo e ringrazio chi legge la mia storia e chi mi segue aspettando l'uscita dei capitoli nuovi. Ora che ho terminato la sessione di esami e mia figlia ha terminato anche lo sport, ho sicuramente più tempo per aggiornare regolarmente!


Dalla cena con Jo e tutti gli altri sono passati sei giorni e non ci siamo più lasciati. Abbiamo preso l'abitudine di incontrarci la mattina al maneggio per vedere le due sorelle montare, poi io porto Pino a mangiare un pò d'erba cercando di farmelo amico, mentre Matsuyama dopo l'allenamento monta e si fa fare lezione da Faby sulla sua cavalla, poi vanno insieme a farle la doccia e, sempre insieme, la sistemano felici.
Quei due formano proprio una bella coppia, chissà quando se ne renderanno conto!
Castro e Aline invece si godono la colazione nella terrazza della club house, hanno fatto amicizia con il vecchio barista del posto che li aggiorna su tutto ciò che avviene al maneggio: intrighi amorosi, cadute, esplosioni di rabbia, litigi ecc.
Sono due pettegole, mi ricordano tanto Ishizaki e Genzo.
 
"Sembra che Pino inizi a tollerarti" mi dice Jo.
"Già, così sembra, ma facciamo una prova."

Mi avvicino a lei e con il braccio libero le avvolgo i fianchi attirandola a me e baciandola con passione.
Apro l'occhio destro e volgo lo sguardo a Pino che alza la testa e ci guarda, sbuffa e torna a mangiare felice.
Mi allontano da Jo e sorridendo le dico:

"Hai visto, mi ha accettato! Ora anche lui approva il nostro fidanzamento!"
"Da oggi puoi considerarti ufficialmente il mio ragazzo!"
"Lo ero già prima!" Rispondo un pò stizzito.
"Sh, non glielo dire", e mentre lo dice mi tappa la bocca storcendo il naso.

Questo suo modo di essere bambina mi fa impazzire. 

Dopo che le due sorelle si sono lavate ci avviamo a casa mia.

Da diversi giorni la nostra routine è: maneggio, pranzo da me, passeggiate per barcellona o per qualche paese vicino, cena da Jo e Faby o al ristorante e poi ognuno a casa sua.
Non ci separiamo mai e questo ci sta unendo ancora di più. Vedo Matsuyama che sta risorgendo dalle sue ceneri e questo mi rende molto felice, sono sicuro che gran parte del merito è di Faby, si intendono alla perfezione e la sua vivacità lo rende migliore.

Siamo tutti comodamente seduti a tavola sotto al mio gazebo. Ho dovuto comprare un tavolo più grande e qualche sedia in più, all'inizio pensavo che mi sarebbe mancato il mio attimo di relax nel mio posto magico, pensavo che condividerlo mi avrebbe scombussolato; ora tremo al pensiero di quando queste vacanze finiranno e dovrò tornare ai miei pranzi in solitaria.

"Hai sentito Genzo e gli altri Tsubasa? Hanno deciso di farsi una bella vacanza tutti insieme" , Matsuyama interrompe il mio flusso di pensieri.
"E dove andranno?"
"Non hanno voluto dirmelo, gli ho detto che avrebbero potuto venirci a trovare. Sarebbe così bello riunirci tutti di nuovo."
"E loro che ti hanno risposto?"
"Che avevano altri piani. So che partivano oggi, organizzava Genzo quindi posso solo immaginare in che razza di posto li porterà. Sconvolgerà il povero Misaki, non si riprenderà più e avremo perso un elemento della coppia d'oro!"

"Esagerato che sei!"

DLIN 

"Ma che suono strano fa il tuo campanello Tsubasa. Da quando veniamo qui non ho mai sentito suonare alla porta, aspettavi qualcuno?", mi chiede Jo.
"Veramente no. Vado ad aprire."


_________________________________________________________________________________________

Tubasa torna dopo 10 minuti e grattandosi la testa ci dice che era la vicina anziana che chiedeva se avesse un limone.

"Ci hai messo tanto! Cos'è non ti ricordavi dove tieni i limoni?"  Domanda Aline ridendo.
"No, è che la signora ogni volta che viene inizia a raccontare di quanto io somigli a suo marito da giovane, un bellissimo ragazzo cubano. Io cerco ogni volta di dirle che sono asiatico e la incoraggio a mettere gli occhiali che porta al collo, ma lei puntualmente mi riprende e mi dice che non servono gli occhiali per riconoscere un bel ragazzo cubano!"

Per un attimo rimaniamo tutti in silenzio e poi scoppiamo  a ridere divertiti.

"La prossima volta che viene voglio conoscerla", esclamo ancora ridendo.
"Conoscere chi?"

Una voce che non conosco arriva da dentro casa. Ci voltiamo tutti e rimango senza parole.
Tanti bellissimi ragazzi e tre bellissime ragazze, tutti asiatici, si stagliano fieri davanti a noi.

"Non ci posso credere! Ragazzi ma che bella sorpresa!" Urla Matsuyama.

Lui e Tsubasa corrono incontro al gruppo e li abbracciano felici.

"Un momento, come avete fatto a entrare?" Domanda Tsubasa.

"Ho i miei segreti Capitano!" Risponde un tipo altissimo con un berretto in testa che si volta verso di me.

Arrossisco come una bambina, è veramente un bellissimo ragazzo, molto imponente e con uno sguardo che penetra fin dentro l'anima.
Si avvicina a me e mi prende la mano. Ma che fa?

"Signorina, io sono Genzo è un vero piacere conoscerti."
"Piacere mio Genzo, io sono Jo!"
"Come Jo! Un momento tu sei la ragazza di Tsubasa?"
"Decisamente!" Lo vedo girarsi verso il suo amico che lo guarda inferocito.
"Cavolo, che peccato! Sei bellissima Jo. Se Tsubasa si comporterà da cretino sappi che sarò lieto di consolarti" e sorride sghembo.

Si vede che è un ragazzo che ci sa fare, abituato ad avere donne che svengono ai suoi piedi e pronto a usarle come calzini vecchi.
Non sopporto i tipi così!
"Ok,ok. Basta così Genzo. Non mi comporterò da cretino e togli il tuo manone da portiere dalla mia fidanzata!"

Prima che Tsubasa possa fare o dire altro, prendo la sua grossa mano tra le mie e sicura affermo:

"Prima che io possa consolarmi con te, il genere maschile dovrà essersi estinto, e anche in quel caso dubito che saresti tu la mia scelta! Non mi piace chi usa le donne, e tu sei uno di quei tipi!"

Sento calare un profondo silenzio. Nessuno osa parlare. Io inchiodo il  mio sguardo su di lui e non intendo distoglierlo per nessun motivo al mondo. Sono sicura di ciò che ho affermato. Sarà anche un amico di Tsubasa ma ogni parte di me urla: Strxxxx.
Lui sostiene il mio sguardo come se cercasse di intravedere la più piccola esitazione.
Poi sorride e risponde:

"Touchè! Poche persone hanno avuto il coraggio di sfidarmi così apertamente. Il tuo fidanzato l'ha fatto con un dolce sorriso stampato sulle labbra, tu con grinta. Mi ricorda qualcuno, vero Tsubasa?" Poi si gira e mi guarda furbamente, aggiungendo: " Ti ricrederai su di me!"

"Non credo bel portiere! E sappi che se la tua allusione "mi ricorda qualcuno" era riferita all'ex di Tsubasa, non mi tocca minimamente."
"Dici? Non sembrerebbe!"
"Non meriti risposta!"
"Genzo finiscila. Lei è totalmente diversa da Sanae, e comunque non sono affari che ti riguardano." Si intromette Tsubasa.
"Capitàn tranquillo, le sue parole non mi toccano." Mi alzo e mi dirgo verso gli altri amici.
"Chiedo scusa a tutti voi per la mia maleducazione. Io sono Jo, la fidanzata di Tsubasa, ma credo che questo sia ormai chiaro" e sorrido arrossendo.

Si avvicina a me una ragazza molto carina, dai lineamenti delicati e mi prende una mano. Allora è un vizio giapponese, non vorrà provarci anche lei!

"Ciao Jo, io sono Yayoi. Sono la fidanzata di Jun che è lui" e mi indica un bellissimo ragazzo, anche lui dai lineamenti delicati e il portamento regale che mi dona un bellissio sorriso. Se non mi avesse detto che erano fidanzati avrei pensato fossero fratello e sorella.
"Hai messo al suo posto Genzo e per questo hai tutto il mio rispetto. Ma credimi è un bravo ragazzo, va solo conosciuto."
"Ha ragione Yayoi, io sono Yukari e sono  la fidanzata di Ishizaki, ero in classe con Tsubasa alle elementari e poi anche alle medie. Sono molto contenta che abbia trovato una brava ragazza!"
"Grazie Yukari!" Alzo lo sguardo e vedo lei e il suo ragazzo sorridermi.
"Il nostro capitano ci ha visto lungo stavolta. Lei è molto più carina di quel maschiaccio di Anego!"

Il mio cuore si ferma. Di nuovo viene tirata fuori lei. Mi giro e vedo Genzo sorridere beffardo. Stringo i pugni e alzo la testa.

"Ti ringrazio Ishizaki" e sorrido. In fondo mi ha fatto un complimento, quindi perché prendersela!
Dietro di loro scorgo la terza ragazza, un bellissimo ragazzo dall'aria dura e un altro dallo sguardo tenero.
Mi avvicino.

"Ciao, io sono Jo è un piacere conoscervi."
"Io sono Maki, la ragazza di Hyuga"  e indica il ragazzo dall'aria tenebrosa, che a discapito di ciò che sembra mi rivolge un dolcissimo sorriso che ricambio con gioia.
"Io invece sono Misaki"
"Sei tu allora, il fidanzato di campo! Abbiamo qualcosa in comune allora noi due" e lo abbraccio teneramente. Questo ragazzo emana dolcezza da ogni poro!

Tutti scoppiano a ridere e io capisco di essere abbracciata a una statua di sale. Dimentico sempre che in Giappone sono più timidi e non amano certe effusioni amichevoli.
Quando però sto per staccarmi imbarazzata, lui mi abbraccia e con una mano mi accarezza la testa.

"Piacere mio dolcezza! Tsubasa ha saputo scegliere bene" e mi fa l'occhiolino.

Si alzano mia sorella, Castro e Aline e si presentano alla banda giapponese. 
Dopo poche ore sembriamo amici di vecchia data, tutti tranne Genzo che semba legare benissimo con gli altri, ma ignora me volutamente, tanto meglio così!

"Allora dove andate in vacanza?" Chiede il mio fidanzato.
"Perché non è chiaro?" Risponde Misaki.
"Sei sempre il solito tonto Tsubasa, veniamo con voi!" Risponde Genzo.
"Con noi? Ma noi abbiamo prenotato una casa piccola, non entriamo tutti!" Dice Matsuyama.
"Ho già provveduto io a chiamare e annullare la vostra prenotazione e ho prenotato una grande villa nello stesso paese! Spero non vi dispiaccia!" E guarda me che sostengo il suo sguardo impassibile, poi mi alzo e sorridendo affermo:

" Assolutamente! Sono felicissima di passare del tempo con voi tutti, o quasi" e guardo volutamente Genzo, poi mi giro verso gli altri e veramente felice proseguo: " sarà bellissimo passare una settimana insieme. Tsubasa mi ha parlato tantissimo di voi, muoio dalla voglia di conoscervi meglio, anche se in queste ore mi è sembrato di essere cresciuta con voi."
"Benissimo allora stasera dormiremo tutti qui da Tsubasa e domani partiremo tutti insieme!" Afferma Ishizaki.

Tsubasa sorride grattandosi la testa timidamente e li invita a portare le valigie in casa.

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La sveglia suona e io in un batter d'occhio sto in piedi, non vedo l'ora di partire e passare splendide giornate al mare tutti insieme, ma soprattutto con la mia Amazonas.
Corro a svegliare tutti, ma noto che Genzo è già in piedi con una tazza di caffè fumante in mano.

"Buongiorno Genzo, sei mattiniero!"
"Buongiorno Tsubasa. Non ho dormito granchè stanotte" mi guarda con uno sguardo strano e io avverto che il suo turbamento deriva da Jo.
"Ti ha colpito nell'orgoglio? Non credevo potesse farti così male", sorrido sghembo.
"Ha saputo tenermi testa una volta. Ha detto cose vere e l'ha fatto con semplicità e schiettezza, non me lo aspettavo è vero. Ma ciò che mi turba è che è molto simile a Sanae, Sanae quando era Anego."
"Ha un bel caratterino, ma è diversa. Lei ha passione, sa cosa vuole e non vive in funzione dei miei sogni. Sa arrivare dritta al cuore delle persone, è empatica e pura, è un turbinio di emozioni che le esplodono dentro e il più delle volte non riesce a controllarle, solo a cavallo il suo animo si placa, a cavallo e con me. E' divertente e piena di vita, la sua allegria è contagiosa e non mi guardare così so a cosa stai pensando."
" Se lo sai, non c'è bisogno che ti dica che ho paura che tu stia proiettando su di lei la storia d'amore che non sei riuscito ad avere con Sanae."
" Prova a conoscerla e vedrai che non è così"
"Ci proverò ma non sarà facile avvicinarmi, lei pensa che io cambi più donne che mutande"
"e non è così?"
"Forse!" Sorride mesto e va a svegliare gli altri.


Siamo passati a prendere Jo e Faby. Genzo ha pensato proprio a tutto, infatti ha preso a noleggio due minivan, così da poterci dividere in due vetture: su una ci sono le sei ragazze e lui alla guida e sull'altro noi altri sette ragazzi.
Non so perché Genzo si sia offerto volontario per guidare, ha detto che così loro potevano chiacchierare delle cose da donne rilassandosi un pò.
Qualcosa mi dice che il suo essere di pettegola sia emerso e quello di fare da autista sia solo una patetica scusa per sapere qualcosa in più su di loro, noi e Jo.
La mia fidanzata è uscita di casa con una pila di cd misti tra italiani e latini, pronta a ballare e cantare in macchina, ma quando ha capito che avrebbe dovuto fare il viaggio con l'sggk il suo volto si è incupito  e mi ha lanciato uno sguardo triste.
Come se non bastasse Yukari l'ha praticamente costretta a sedersi davanti per poter fare da Dj. Spero solo che Genzo non si comporti da Genzo.

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Un'ora, una stramaledetta ora che siamo in viaggio. Io e le ragazze ci siamo raccontate della nosra vita, delle nostre passioni e ora regna il silenzio. Genzo non ha mai aperto bocca,si è limitato a guardare nella mia direzione di tanto in tanto e senza neanche accennare a un'emozione qualsiasi si voltava immediatamente.
Beh, io sono stufa. Ho voglia di cantare e di ballare, quindi al diavolo lui e la sua serietà!

"Pronte a cantare e ballare donne?"
"Siiiiiii" rispondono mia sorella e Aline.
"E voi ragazze?"
" Come facciamo a ballare in auto? Vuoi forse fare una sosta?" mi dice perplessa Yayoi.

Scoppio a ridere, sono così buffe.

"Nient'affatto. Seguite noi tre. Se conoscete le canzoni cantate, se non sapete le parole ma conoscete la melodia, inventate e cantate ugualmente e se non conoscete la canzone cantate improvvisando. Ovviamente sempre Bailando!"

Mi giro  e le vedo tutte a bocca aperta.

"Che ho detto? Ho detto qualcosa che non va?" Domando perplessa.

Silenzio. Nessuna parla.
Poi una grassa risata. MI giro e vedo Genzo scompisciarsi.

"Che hai da ridere tu?" Lo guardo imbronciata e nel farlo, come al mio solito, gonfio le guance.
" Sei uno spasso ragazzina!"
" Ma che ho fatto di così divertente? E poi ti ricordo che abbiamo la stessa età!"
" Nulla, non hai fatto nulla. Vai inizia che una scena così non me la perdo per niente al mondo."
"Tu pensa a guidare!" " Faby da che iniziamo?"
Mia sorella si porta l'indice alla bocca e pensierosa dice: " Non saprei.  Metti qualcosa che conoscano un pò tutte!"
Interviene Aline dicendo: "Metti qualche colonna sonora di qualche film cult."

La mia amica mi ha dato una brillante idea, collego il cellulare via bluethoot, vado su youtube e chiedo alle ragazze:

" Quali film o musical internazionali conoscete?"

Maki azzarda a dire timidamente:

" Grease, Dirty Dancing? Vanno bene?"
"Perfetti!" Urliamo in coro io e mia sorella.

Inizio digitando Dirty Dancing, il mio film preferito!
La musica parte e io, Aline e Faby iniziamo a cantare a squarciagola ballando sul sedile e muovendo i piedi a tempo di mambo.
Le canzone cambia ma io non accenno a fermarmi, ballo e canto, spesso imitando con espressioni facciali ciò che le parole dicono.
E in un attimo di pura follia canterina durante la canzone 'loverboy'  mi giro verso lo scorbutico di Genzo e faccio finta di avvicinarmi sensualmente a lui cantando:

"Yes, Mickey" e inaspettatamente lui  mi risponde: " how do you call your loverboy" rimango basita ma decido di stare al gioco indicandolo e poi muovendo il dito verso di me canto: "come here lover boy", ride e risponde: "and if he doesen't answer", piego la testa lateralmente e guardandolo sensualmente canto: " oh lover boy"
"and if he still doesen't answer"
"i simply say" e mi avvicino lentamente muovendo le mani come se camminassi a carponi "baby, oh baby, my sweet baby", e mentre pronuncio queste parole gli passo il dito dal viso al collo, poi: " you're the one" e a tempo di musica gli do un buffetto sul naso, poi scoppio a ridere e lui insieme a me.
Si gira e mi guarda esclamando: " Forse ha ragione lui"
"Come scusa?"
"No, niente torna a cantare ragazzina!"

Dopo svariate canzoni di Dirty dancing e Grease cantate da tutti noi, ma soprattutto da me, Genzo,Aline e Faby, mi viene voglia di ballare e metto un pò di sano Raggaeton. Inizio ad ancheggiare e anche se sono seduta riesco comunque a muovermi.
Il mondo sparisce e quando mi ricordo di non essere sola mi giro verso le altre ragazze per vederle ballare al ritmo latino, ma invece le vedo sedute tranquille rosse in viso, tutte tranne Aline e mia sorella, come al solito.

"Ehi non vi piace?"
" No! Al contrario ma ci vergogniamo!"
" E di chi? Siamo solo  noi in macchina! Dai ragazze la vita va vissuta attimo per attimo, va goduta a pieno, perché sprecare momenti di divertimento vergognandosi. Genzo non ci guarda minimamente"
"Oh si che vi guardo invece!" 

Do una gomitata a Genzo e proseguo:

"Eh vabbè, anche se vi guarda, chissene frega! Dai ragazze ballate e divertitevi, senza musica che vita è, ci vuole un pò di colore in questa esistenza terrena, non credete?"
Mi allungo verso di loro e ballando prendo le loro mani e le muovo con me, così si uniscono anche mia sorella e la bella brasilliana, cercando di coinvolgerle nelle nostre piccole pazzie.

" Ragazzina, hai finito di splamarmi il tuo sederone in faccia?"
"Cosa? Non è affatto vero io sto nel mio, e il mio non è dii certo un sederone! Pensa a guidare sggk dei miei stivali!"
" Siamo tornate acidelle?"
" Tiri fuori il meglio di me", e gli faccio una linguaccia. In realtà cominciano a divertirmi i nostri battibecchi, sembriamo due vecchi amici.

Finalmente sulle note di 'Gasolina' iniziano anche le altre ragazze a lasciarsi andare e in men che non si dica ci troviamo tutti a ballare e a cantare.

Il mio telefono inizia a squillare al posto della musica, con il bluethoot attivato la chiamata è stata inviata alle casse dell'auto.

" Amazonas, come procede il viaggio?"
" Benissimo Capitàn!"
"Bailandooooooo" risponde una Maki decisamente fuori dalle righe.
E scoppiamo tutti a ridere.

"Ma era Maki?"
" SI!"
"Cosa avete fatto alla mia donna?" Chiede Hyuga.
" Nulla mi amorrrrr. Mi sto divertendo al ritmo latino!" Risponde lei fuori controllo.
"Ma ha bevuto?" Chiede l'attaccante preoccupato.
"Ma no! Ti pare?" Rispondo io.
" Ci stiamo divertendo noiosiiiii!" dice Yukari.
" Vi state divrtendo tutti? Anche tu Genzo?"
" Tsubasa, come sei dolce a preoccuparti per me. Vieni qui che ti riempio di baci!"
" Ma che schifo!"
" Mi sto divertendo. La tua ragazza è del tutto fuori di testa!" 
" Ma che state combinando la dentro?"
" Forse è meglio se ci dividiamo diversamente" afferma Hyuga.
" Fatemi venire da voi. Questi qua sono noiosi! Parlano solo di calcio!" Urla Ishizaki.
" Ryo finiscila. Tu rimarrai lì a romperti le scatole. Squadra vincente non si cambia" risponde Yukari.
" Yayoi? Sono sicuro che lei sia rimasta tranquilla tutto il viaggio" afferma Jun.
" Ma se ha ballato finora senza mai fermarsi", ribatte Genzo.
" Non ci credo" dice Jun.
" Pensi che io non possa divertirmi?" 
"Yayoi, non volevo dire questo. Ti stai divertendo?"
" Da morire. Ora agganciate che torniamo a bailar abbiamo ancora qualche ora di viaggio e non voglio sprecare neanche un minuto!"

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Agganciamo un pò basiti dalle risposte delle ragazze. Nessuno si aspettava che in così poco tempo avessero potuto legare così tanto, e soprattutto nessuno credeva che Jo avesse potuto portare tanto colore in poche ore di viaggio.

" Jo porta gioia nelle vite di tutti", Castro esprime i miei stessi pensieri.
" Quelle due sorelle sono una vera forza della natura.  Le ho conosciute una settimana fa e nel giro di pochi minuti avevano già ribaltato il mio umore: da nero a sfumato di mille colorii lucenti." Dice Matsuyama.
"Che bello sentirle cosi briose", Misaki mi sorride e guarda Jun e Hyuga, gli unici che sembravano un pò preoccupati.
"Ragazzi non vi preoccupate si stanno solo divertendo un pò. Loro sono sempre le vostre Maki e Yayoi, non cambieranno per così poco", mi rivolgo ai miei due amici cercando di tranquillizzarli.
"Ha ragione Tsubasa, la nostra è una preoccupazione inutile Hyuga, anzi ti dirò saranno molto più serene dopo questa vacanza", Jun si rivolge a Kogiro che risponde:
"E noi ci gudagneremo in salute mentale, almeno io! Maki sa essere davvero psicopatica a volte!"
"Beh per stare con te... che ti aspettavi di poter avere una dolce principessa al tuo fianco?" Dice Ryo.
"Neanche l'avrei voluta una così al mio fianco!" Esclama deciso Kojiro.

Tra qualche risata e discorsi calcistici ci troviamo finalmente davanti alla mega villa prenotata da Genzo.
Varcato il cancello d'entrata ciò che mi trovo davanti è meravoglioso e megalomane, degna scelta di Genzo: un grande giardino con prato inglese e al centro, su un mattonellato simil cotto ma levigato, si trova una meravigliosa piscina olimpionica rettangolare, contornata da un ampio slargo pieno di sdraio. Dietro si erge imponente e meravigliosa la villa.
Un padio bellissimo con tre colonne in stile vittoriano si affaccia sulla piscina, tutto il piano terra è a vetri, nulla può sfuggire allo sguardo di chi è in casa, ma chi è fuori non può vedere nulla perché i vetri sono oscurati. 

"Oh mio Dio è meravigliosa! Ma avete visto che piscina! Io mi vado a fare subito un tuffo! Chi mi segue?" Urla felice Jo.
"Ehi culona, non vorrai mica buttarti in mutande? Non ci tengo a vedere quel carrarmato!" Esclama Genzo, deve essere successo qualcosa in macchina durante il viaggio, perché il suo modo di rivolegrsi a lei è canzonatorio ma amichevole.
"E chi ti dice che porto le mutande?" 
"Cosa? Amazonas ma che dici?" Esclamo preoccupato per la sua sanità mentale.
"Tranquillo Capitàn, intendevo che ho già il costume sotto!"

Corre verso la piscina e la seguiamo a ruota. Si spoglia e cavolo quello lo chiama costume?
Un brasiliano nero con una sgmabatura da far girare la testa.

"Alla faccia della culona!" Esclama Misaki.
"Ma quale culona! Sembra brasiliana, altrochè!" Dice Aline.
"Si è un mandolino perfetto", aggiunge Castro.
"Ma la fate finita di parlare così della mia fidanzata! Girate lo sguardo per favore!" E nel dirlo noto che Genzo è completamente rapito da lei. 
"Genzo! Finiscila di sbavare!" Urlo.
"Ma chi sbava! E' una C-U-L-O-N-A!" Urla in direzione di Jo.
"Si, certo" esclamo estremamente disturbato dal comportamento del mio amico.
 Torno a guardare Jo che si è tolta anche la maglia e corre in direzione della piscina. 
Si tufferà sicuramente e io non attendo altro che vederla inacqua bagnata e sexy come solo lei sa essere.
Ma ciò che mi ritrovo davanti è tutt'altro che sensuale! 
La scena è troppo buffa: lei con la punta del piede in acqua tutta rannicchiata che rabbrividisce dal freddo. Piano piano prende coraggio e immerge tutto il piede scendendo un scalino. Con una mano si bagna un braccio e poi l'atro.
Scoppiamo tutti a ridere.

"Culona io mi aspettavo un tuffo acrobatico da come ti sei lanciata sicura!" Esclama Genzo.
"Sei matto! L'acqua è ghiacciata fallo tu il tuffo acrobatico!"
"Detto fatto!"

Genzo si spoglia rapidamente e corre in direzione di Jo.

"No.No. No. Non ci provare. Vattene via Genzo!"

Jo scappa da un Genzo che sembra avere tutta l'intenzione di prenderla e buttarla in acqua con lui. Non ha speranze la penderà nell'arco di... presa.
Il mio amico con in braccio la mia fidanzata corre verso la piscina e si tuffa a bomba con un mega salto. Quando riemergono lei si stringe al suo petto urlando che l'acqua è freddissima e poi inizia a prenderlo a pugni.
Lui ride sereno. Molto sereno. In realtà quell'espressione non gli appartiene, non è mai così spensierato.
Decido di interrompere tutta questa enfasi e mi spoglio tuffandomi e prendendo la mia ragazza tra le braccia. Le si stringe a me, mi bacia con dolcezza e mi dice:

"Mi sei mancato Capitàn" e io tiro un sospiro di sollievo.

Dopo tre secondi Ryo si lancia e tutti lo seguono a ruota.  









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Capitolo 7
*** Quell'odioso di un Genzo ***


La casa è un vero splendore, anche troppo. E' una casa fredda, non vissuta. Tutto è maniacalmente in ordine. Tutto è bianco e pulitissimo, non una cornice, un fiore, un soprammobile che possa far emergere il gusto e la personalità di chi l'ha arredata. Sembra appena uscita dalla copertina di una rivista di arredo, ma obiettivamente è molto bella.
Genzo ci porta al piano superiore e ci dice di iniziare a scegliere le nostre camere, ovviamente io dormirò con mia sorella!
Tsubasa mi guarda rosso in viso e si gratta la nuca sorridendo timidamente.
Lo guardo perplessa, si togliesse certe idee dalla testa, mi sembra un pò affrettato condividere la camera.

"Faby questa per noi è perfetta!" Esclamo alzando di un'ottava la voce, tanto per essere chiara.

La camera è meravigliosa, è grande abbastanza per viverci, ha una poltrona a dondolo, un letto matrimoniale enorme, una porta finestra che da su un balcone gigantesco che porta alla camera da letto accanto e ha anche un bagno con vasca a idromassaggio. Già mi ci vedo immersa con un bicchiere di dolcissimo succo di frutta.
E ciliegina sulla torta, sopra il letto imponente si staglia un grosso quadro con tanti cavalli che corrono. Decisamente è la nostra.
Poggiamo le nostre valigie e seguiamo gli altri.

"Chi di voi ha preso la camera accanto alla nostra? Non vorrei sentire rumori molesti da una delle tante coppie qui presenti" e sorrido furbamente.

"Puoi dormire su sette cuscini, io non farei mai nulla con questo qui!" Esclama Matsuyama indicando Tsubasa.

Dovevo aspettarmelo che avrebbero preso la camera accanto alla nostra, in fin dei conti è esternamente comunicante!
Sorrido imbarazzata e proseguiamo il giro.

"Misaki, a questo punto tutti hanno scelto la loro camera, a te spetta il comodissimo divano letto in sala!" Esclama l'sggk.
"Cosa e perché mai dovrei dormire lì?"
"Perché l'ultima camera la prendo io, mi sembra ovvio!"

Non riesco a tacere e intervengo.

"Non esiste che tu ti appropri di una camera matrimoniale e il povero Misaki debba dormire sul divano! Dormirà con te e fine della storia."
"Senti un pò culona e tu chi sei per decidere?"
"Chi sei tu per decidere chi deve andare a dormire sul divano! Se volevi la tua intimità, per poter rimanere da solo con te stesso, e Dio solo sa a fare cosa, avresti dovuto fare meglio i calcoli e prendere una villa con una stanza in più!"
"Io non dormirò con Misaki!" Visibilmente irritato incrocia le braccia e mi guarda con aria di sfida.
"Bene allora è deciso dormirai sul divano!" Esclamo furibonda inchiodando lo sguardo su di lui.
"Cosa? Senti ragazzina sei venuta per turbare i nostri equilibri?"
"E questi tu me li chiami equilibri? Sembra più una dittatura!"
"Io non dormirò sul divano!"
"Bene allora o Misaki dormirà con te o con me e Faby!" Esclamo decisa, ma poco consapevole delle parole appena dette.
"Cosa?" Urlano insieme mia sorella, Tsubasa, MIsaki e Genzo.
"Sono irremovibile!" Affermo incrociando le braccia, chiudendo gli occhi e portando il mento in alto.
"Amazonas ma che dici! Come può dormire con voi due?"

E prima che Tsubasa possa finire di parlare Genzo facendo cadere le braccia verso le gambe dice:

"E va bene! Che diavolo dormirà con me!"

Apro un occhio e lo guardo con un mezzo sorriso disegnato sulle labbra.
Mi avvicino a Taro e gli schiocco un bacio sulla guancia, lui mi sorride e mi sussurra un dolcissimo grazie.
Tsubasa mi prende la mano e mi trascina nella sua camera.
Sapevo che non l'avrei passata liscia.

"Jo non puoi fare così. Non puoi invitare un altro ragazzo a dormire con te!"
"Con me e Faby vorrai dire"
"Quello che vuoi, ma non puoi. Non è giusto per me"
" lo so. Credimi mi sono resa conto solo dopo aver pronunciato quella frase il peso che aveva. Non era mia intenzione provarci con lui, volevo solo aiutarlo. Mi manda in bestia l'atteggiamento di quel dannato portiere. Ti sembra normale che quel bonaccione di Misaki dovvese dormire sul divano con un letto così grande a disposizione?"
"No, non lo è. Però tu sei la mia fidanzata, non te lo dimenticare."
" Lo so benissimo Capitàn, e ne sono davvero, davvero felice!"
"Davvero?"
"Davvero davvero!"
"Allora vieni qui!" E mi attira a lui baciandomi con tanta dolcezza.

Io credo di essermi innamorata di lui, ma non voglio espormi, è davvero troppo presto e potrei sbagliarmi. Il cuore mi batte forte e la testa mi gira ogni volta che lui mi sfiora, anche se per sbaglio. Se non è amore questo, non so cosa possa esserlo.
Mi scosto leggermente e gli dico che forse dovremmo raggiungere gli altri e decidere cosa fare per cena, visto che non abbiamo fatto la spesa, che sono già le 20 e dobbiamo tutti lavarci e vestirci.
Annuisce e mano nella mano ci avviamo verso la sala.  

"Ce l'avete fatta", dice mia sorella guardandomi maliziosamente.

Ho una strana sensazione addosso, mi sento osservata. Ruoto la testa verso sinistra e vedo l'sggk seduto sul bracciolo di una poltrona che mi fissa freddamente.
Ma che vuole!?! 
Senza distogliere lo sguardo da me afferma:

"Stasera andremo in un disco pub parecchio rinomato, sempre se sua maestà dal grosso deretano è d'accordo!"

Mi sta sfidando! Glielo faccio vedere io il grosso deretano! Maleducato, cafone che non è altro!
Mi giro verso il resto del gruppo e chiedo:

"Tutti d'accordo?"
"Si!" Rispondono in coro.
"Bene, allora anche per me è ok!"

Idiota! Per chi mi ha presa?

Ci dirigiamo nelle nostre camere, ho proprio bisogno di una doccia.

"Jo che ti metti stasera?" Mi chiede mia sorella.
"Sono nera, così incavolata! Ma come si permette?"
"Ma con chi ce l'hai?"
"Con chi ce l'ho? Con quel buzzurro cafone di Genzo. Ti rendi conto? Mi ha chiamata 'sua maestà dal grosso deretano'! E Tsubasa non ha neanche proferito parola! Ti sembra grosso?"

Mia sorella scoppia a ridere e asciugandosi gli occhi, come se stesse piangendo davvero mi dice:

"Ti credo, non gli dai pace. Lo hai sfidato apertamente davanti a tutti i suoi amici ridicolizzandolo, qualcosa doveva pur dirti! Beh fagli vedere che non sei culona! Tsubasa apprezzerà e lui si cuocerà nel suo stesso brodo!"
"Perché dovrebbe cuocersi nel suo brodo?"
"Oh dai Jo, ma che hai davanti agli occhi?"
"Ma di che stai parlando?"
"Lasciamo perdere. Mettiti quei super jeans attillati che risaltano il tuo di dietro e un toppino, e non ti azzardare a mettere quelle ballerine orrende, ti metti il tacco stasera. Senza storie!"
" E va bene!"

Decido di asciugarmi i capelli rendendoli leggermente mossi, tanto per cambiare un pò.
Mi vesto e mi trucco leggermente ma azzardo con il rossetto, mi dipingo le labbra di un intensissimo rosso fragola, lo stesso colore del mio top e delle mie scarpe.
Mia sorella si è messa un vestito lungo che lascia la schiena completamente scoperta e ha un profondo decoltè sul davanti.
Aline ci raggiunge in camera e finisce di truccarsi con noi. E' davvero bella. Indossa un vestito corto che mette in risalto le sue forme generose e un tacco vertiginoso che solo lei è in grado di portare con tanta semplicità.
Dalla sala i ragazzi ci urlano di muoverci perché hanno fame, ma proprio mentre stiamo per scendere le tre ragazze asiatiche ci chiedono aiuto.

"Vi prego aiutateci a essere meno semplici."
"Ma siete bellissime!"
" Vogliamo far girare la testa ai nostri uomini, vogliamo mostrargli quel lato di noi che è fin troppo nascosto"

Io, Aline e Faby ci guardiamo e sorridendo annuiamo.
Yayoi e Yukari indossano dei vestiti corti. La prima fin sopra il ginocchio con un leggero spacco laterale, la seconda più corto e con una bella scollatura sulla schiena.
Sono molto belle, i vestiti sono semplici ma adatti alle loro forme.
Solo Maki indossa dei pantaloni fin troppo larghi.
Aline la squadra perplessa e la porta nella sua camera dicendoci che ci avrebbe pensato lei.
Io e mia sorella iniziamo a truccare le ragazze, Yayoi porta il mio stesso numero e le presto un paio di sandali aperti con un bel tacco 10.

"Io non so se sarò in grado di camminare" mi dice preoccupatissima.
"Allenati mentre io vado a preparare i trucchi!"

Mia sorella presta le scarpe a Yukari che ha un nuemro leggermente più grande del mio e, poverina, a lei sono toccate delle tacco 12, senza un minimo di platoncino, una vera tortura per chi non è abituato.
Iniziamo con il trucco. 
Mettiamo un leggero fondotinta, un pò di phard rosato e eyeliner con ombretto sfumato sugli occhi, nero per Yukari e marrone per Yayoi.  

"Abbiamo finito?" Chiede Yukari.
"Quasi, ci manca il rossetto" risponde Faby.

Un rosso per Yayoi e una matita color carne per Yukari.

"Siete pronte? Wow che belle, siete meravigliose ragazze!" Esclama Aline.
"Ora farò entrare Maki. Rullo di tamburiiiii. Vieni dolcezza!" 

Minigonna leggermente svolazzante nera, maglia nera con pajette dorate completamente aperta sulla schiena, vistosa ma non volgare. Sandali neri, altissimi, saranno 13 o forse anche 14 cm e un trucco perfetto: ombretto nero e oro, molto sfumato che esalta i suoi bellissimi occhi e uno strepitoso rosso sulle labbra.

"Ragazze il rosso va per la maggiore stasera! Bene andiamo e facciamoli svenire i nostri uomini!" Aline ballando si avvia alla porta.

Mentre scendiamo le scale sentiamo i loro chiacchiericci calcistici, finchè non si accorgono di noi.

"Finalmente ce l'avete fat..." le parole muoiono in bocca a un rossissimo Ishizaki che non riesce a distogliere lo sguardo da Yukari.

Tsubasa è a bocca aperta e non accenna a volerla chiudere. Ma chi sta peggio di tutti è Kojiro, completamente pietrificato e paonazzo!
Ci guardiamo soddisfatte e annuendo  ci giriamo di schiena voltandoci verso di loro e  diciamo:

"Allora come stiamo?"

Nessuno parla. Il mio sguardo è fisso sul mio Capitàn che sembra aver perso l'uso della parola. 
Deglutisce, si alza e si avvicina attirandomi a lui.

"Sei bellissima Amazonas", mi prende per mano e mi fa roteare lentamente poggiando lo sguardo su ogni cm del mio corpo.
E io vado in un brodo di giuggiole.
Si avvicina e mi sussurra: " Te l'ho già detto che mi farai morire?" E scoppio a ridere poggiando la testa sul suo torace e godendo del suo abbraccio.

Mentre andiamo in macchina mia sorella si avvicina e mi fa: "Affondato!"
"chi?" 
"il portierone! Non ti ha mai staccato gli occhi di dosso, soprattutto dal tuo 'culone'!"
"Ma che film hai visto Faby?"

Ci avviamo in macchina e Genzo dice di dividerci come l'ultima volta e a me va bene perché voglio sapere dalle mie amiche i commenti dei ragazzi!

"Allora che vi hanno detto?"
"Jun ha detto che è un vero miracolo che sia ancora vivo. Il suo cuore ha rischiato di fermarsi. Mi ha detto che sono bellissima e che devo stargli sempre vicino, perchè nessuno può guardarmi oltre lui." Sorride felice e io lo sono per lei.
"A me Ryo ha detto che non esiste ragazza più sexy di me e che stasera me lo dimostrerà", si porta le mani al viso e sorride timidamente.
E noi  tanto per aiutarla urliamo un "wuwuwuwuwu" tutte insieme.

"Maki e a te che ha detto Kojiro?"
"Mi ha detto che non dovrò mai conciarmi così in sua assenza, ma che con lui posso farlo e mi ha detto che sono sexy! Oddio che vergogna!"
"Ma che vergogna siamo tra donne, o quasi" e guardo Genzo di traverso.
"Castro invece ci è abituato a vedermi in queste vesti ma mi ha ugualmente sussurrato che non merita una donna come me"
"Lo dico sempre che Castro è dolcissimo" dico felice per la mia amica.
"E a te Faby" chiede Yayoi.
"A me cosa?"
"Che ti ha detto Matsuyama?"
"Matsuyama? Nulla, perché che doveva dirmi?" 
"Oh andiamo abbiamo visto tutte come ti guardava, che ti si è avvicinato e ti ha sussurrato qualcosa all'orecchio", dice Maki spintonandola a destra e a sinistra.
"Vi sbagliate ragazze!"
"Certo, come no. Matsuyama ha un debole per te, si vede lontano un miglio!" 

Genzo si intromette nella discussione e da come l'ha guardato mia sorella posso affermare che non ha gradito affatto.

"E tu invece Genzo? Vogliamo parlare di te e del tuo debole?" Risponde fissandolo.
"Davvero? Genzo ha un debole per qualcuna e per chi?" Chiedo curiosa.  Mr cuore di pietra sa anche sciogliersi allora.
"Lascia perdere" esclama Genzo guardando mia sorella.
"Noi vogliamo saperlo. Tu hai sentito tutti i nostri commenti sui tuoi amici, mi sembra il minimo che tu ci dica per chi hai un debole!" Esclama Maki.
"Non ho sentito tutti i commenti. La culona non ha detto nulla! Forse Tsubasa non ti ha notata?"
"Tsubasa è il ragazzo più dolce  e premuroso che io conosca. Mi fa sentire ogni giorno la ragazza più bella della terra, anche stasera!"
"Siete una coppia meravigliosa!" Dice Aline.

Sorrido e per mia fortuna siamo arrivati al locale, cominciavo a non sopportarlo, di nuovo.

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La cena è stata spartana ma delicata, la musica era leggera e ci ha permesso di parlare. 
Ora l'atmosfera è del tutto cambiata. Il volume si è alzato e il genere, per la gioia della mia fidanzata, è cambiato da soft a salsa e reggaeton.
La vedo drizzare le spalle e fremere per andare a ballare.
Mi sto quasi per alzare per invitarla ma Castro mi precede e le dice:

"Beleza vamos?"
" Claro que si!"

Mi guarda e annuisco.

La vedo ballare con il mio compagno di squadra perfettamente a suo agio.

"Oh ma andiamo e la lasci ballare in questo modo con un altro?" Mi urla Genzo.
" Dove sta il problema? Ballano sempre insieme, hanno un bellissimo rapporto di amicizia e io lo lascio ballare solo con lei o con Faby" , Aline mi precede e risponde al mio posto.
"Se sta bene a voi", risponde Genzo.
"La prima volta che li ho visti ha turbato anche me, ma poi frequentandoli ho capito che lei è così, è pura e cristallina. Non ha malizia. Quindi, sì Genzo, mi va bene così"
"Già!" Risponde. Il suo volto è strano ma la mano di Jo mi distoglie da lui.

"Capitàn balliamo?"
Annuisco e mi avvio con lei sulla pista. E tutto intorno a noi sparisce.

La musica cambia di nuovo, è ora di Raggaeton. Faby e Aline si avvicinano e la prima mi dice:

"Scusa Tsubasa ma questo è il momento delle donne. Mi serve mia sorella!"

Non capisco bene cosa voglia dire ma annuisco.
Si dirigono verso le altre ragazze e dopo qualche parola le convincono a seguirle.
Iniziano un ballo tremendamente sexy. Kojiro scatta in piedi ma Jun lo blocca facendogli cenno di sedersi.

"Guarda bene Kojiro, le vedi stanno ballando tra di loro e soprattutto guarda il loro viso, guarda come ridono felici."

E' vero sono felici e tanto mi basta per mettere a cuccia il cane da guardia che si era svegliato dentro di me.
Parliamo delle prossime partite, mi scontrerò contro ognuno di loro e non vedo l'ora.
Tra drink, risate e  chiacchiere il tempo scorre.
Taro e Genzo si alzano di scatto e guardano fissi verso la pista. Mi giro e vedo due ragazzi che stanno prendendo per il braccio le due sorelle e Yayoi.
Io, Jun e Matsuyama ci precipitiamo nella sala.
Genzo ci sorpassa tutti, prende il tipo che teneva Jo per il colletto e lo lancia lontano.
Gli amici del tipo si lanciano sul portiere e noi corriamo per sedare gli animi, non possiamo permetterci certa pubblicità, rischiamo di non poter giocare. Fortuna interviene il buttafuori che riconoscendoci ci dice di uscire dal retro.

"Ma che cavolo ti è preso Wakabayashi?" Urlo furioso.
"Che mi è preso? Ma l'hai visto quel tipo? Quei tipi?"
"Si, li ho visti e stavamo andando giù per allontanarli, ma tu ci hai superati in corsa! Avremmo sistemato la cosa noi!"
"E come parlandogli? O promettondogli un autografo se gentilmemte lasciava la tua donna?"
" Questi non sono affari tuoi, ma non è di certo quello il modo di agire in un luogo pubblico, hai rischiato grosso!"
"Lo so dannazione! Ma  se la tua donna non avesse convinto le altre a ballare in quel modo questo non sarebbe successo"
"Solo perché siamo donne non possiamo ballare? Muoversi equivale a voler rimorchiare o essere una ragazza promiscua? Odio queste etichette!"
"Jo ha ragione non è colpa loro se quei tipi le hanno infastidite, ballavano tra ragazze, non cercando nessun contatto con nessuno"
"Grazie Taro. E poi volevano solo offrirci un drink che avevamo cordialmente rifiutato. Vi ringraziamo per averceli tolti di torno, ma avremmo fatto anche da sole, come succede sempre", poi Faby si avvicina a Yayoi e le chiede come sta.
"Benissimo non mi sono mai divertita tanto!"
"Allora è perfetto! Possiamo tornare a casa", dice Faby prendendo sotto braccio le ragazze e dirigendosi verso il mini van.



Ciao a tutti! Ancora grazie a chi segue questa storia. Cosa ne pensate? Vi sta piacendo? Chissà come si metteranno le cose con Genzo, Jo saprà sempre tenergli testa? 
I vostri pareri sono importanti, quindi scrivetemi privatamente o nei commenti. Vi aspetto.
Alla prossima ;)

 

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Capitolo 8
*** Menomale che c'è Genzo ***


L'aria fresca mi solletica la pelle. Abbiamo dimenticato di chiudere le tende stanotte e ora spavaldamente i raggi del sole filtrano dalla finestra, illuminando tutta la stanza.
Mia sorella dorme beata. Neanche una cannonata riuscirebbe a svegliarla, a differenza di me che ho un sonno leggerissimo e basta una folata di vento per strapparmi dalle braccia di Morfeo.
Il vento.
Già! Chissà come stanno il mio cavallo e il mio cane, mi mancano terribilmente.
Sul pavimento ci sono le nostre valigie semi aperte, non sono riuscita a sistemare i miei abiti; le scarpe sono state lanciate disordinatamente e ora non vedo più la destra del mio sandalo.
Poco male, sicuramente uscirà fuori.
Prendo il telefono posizionato accanto al comodino per guardare l'ora: le 6.00.
E' dannatamente presto. Ho dormito tre ore e basta, ma perché sono fatta così male? 
Nella villa regna il silenzio. Ci credo staranno tutti dormendo giustamente.
Mi alzo e mi avvicino alla  porta finestra che da sul balcone. Devo dire che il panorama è da mozzare il fiato.
Si vede il mare e tanto mi basta.
Prendere una boccata d'aria mi farà sicuramente bene.
Eravamo talmente stanche ieri che non abbiamo neanche chiuso la porta del balcone.
Respiro profondamente a occhi chiusi assaporando l'aria fresca e permettendo ai primi raggi solari di scaldarmi la pelle.
Li riapro e ammiro il blu del mare, da qui tutto è perfetto.
Una sensazione di calore si espande sul mio petto, mista a piccole scariche elettriche che si susseguono per tutto il corpo. D'istinto mi volto quel tanto che basta per vederlo appoggiato alla ringhiera ad ammirare la bellezza della natura. Bello come sempre. 
Le sue mani si stringono sul ferro battuto e la sua schiena si rizza. Si gira e mi vede.
Ed eccolo quel maledetto sorriso che mi fa tremare le gambe.
Mi maledico per non aver indossato qualcosa di più sexy, o quanto meno di più adulto. Io e le mie fisse. Ho comprato questo pigiama perché sulla maglia c'era la stampa di una ragazza che baciava un cavallo pezzato e sui calzoncini tanti piccoli cavallini.
Mannaggia a me!

"Buongiorno Amazonas. Già sveglia?"
"Buongiorno Capitàn. Potrei chiederti la stessa cosa"
"sono abituato a svegliarmi presto, qualsiasi ora io faccia la notte"
"anche io. Purtroppo."
"Hai davvero un bel pigiama" e sorride dolcemente.

Ecco lo sapevo, l'ha notato.
D'istinto mi copro un pò, ma lui si avvicina e tirandomi il mento in su mi dice:

"Ti sta d'incanto!"

Le sue labbra, calde e morbide premono sulle mie e io mi sciolgo come neve al sole.
Non importa come sono vestita o se ho i capelli in ordine o meno, con lui mi sento perfettamente a mio agio, sempre.
Mi distacco leggermente per guardare i riflessi argentei dei suoi occhi. Occhi che parlano di lui e di me.
Ci guardiamo per un'inifinità di secondi e poi lentamente torniamo a baciarci. Ad ogni bacio la sua essenza penetra sempre più in profondità dentro di me. Ad ogni tocco sento con forza di appartenergli quel pezzetto in più che basta a farmi capire che le nostre anime si sono incontrate dopo tanto cercarsi, che la nostra unione è qualcosa di atavico e primordiale che ci portiamo dietro da sempre e che niente potrà mai rompere.
Il filo rosso del destino è emerso, ci ha avvicinati e uniti.
Le sue mani percorrono la mia schiena, soffermandosi sui fianchi, per poi iniziare la risalita e tremanti poggiarsi sul mio seno.
Lo sento titubare e chiedere silenziosamente il mio consenso.
Di tutta risposta stringo le sue spalle e porto una mano tra i suoi capelli.
Si rilassa e mi spinge verso il muro, bloccandomi con il suo corpo.

"Tsubasa sei sveglio?"

La porta della sua camera si apre. Tsubasa si scosta leggermente e sospirando si sporge verso la sua entrata.

"Genzo che c'è?"
"Mi sono svegliato e pensavo ti andasse di fare colazione insieme, poi volevo chiederti scusa per ieri, avrei dovuto lasciare che ci pensaste voi. Non avevo nessun diritto di precedervi"
"Non ti preoccupare, è tutto ok"

Sento i passi di Genzo sempre più vicini al balcone, sta arrivando e io inizio a richiedere l'attenzione del mio fidanzato, che però sembra non capire.
Troppo tardi. Genzo è già fuori e ci guarda allibito.
Una vena inizia a pulsarmi sulla tempia.

"Tsubasa, forse è il caso che tu tolga la tua mano dal mio seno."

Sgrana gli occhi e inizia a balbettare qualcosa di incomprensibile, poi guarda la mano  e la toglie tremante.

"Perdonami, non mi ero reso conto fosse ancora lì"
"Tranquillo!" In fondo siamo fidanzati.
"Scusatemi, non era mia intenzione interrompere nulla e fattelo dire ragazzina questo pigiama è orribile"

Ma come si permette!?! Ora mi sente!

"Wakabayashi ma perché ti comporti così con lei? Non ti sembra di esagerare? Jo non gli dare retta a me piace"
"Io? Ma hai visto come mi tratta lei?"
"Guarda che sei tu che ci hai provato appena entrato, senza neanche sincerarti chi io fossi! Sei spocchioso e pensi che tutti debbano caderti ai piedi!"

Cavolo! Mi manda in bestia!
Un telefono inizia a squillare. E' quello di Tsubasa.

"E' una chiamata dal Giappone" afferma con sguardo preoccupato.
"rispondi, potrebbe essere importante", dice Genzo leggermente agitato.

"Pronto.
Ah ciao.
Non piangere.
Io non posso venire in Giappone, ho deciso di passare le vacanze qui.
No, dai. Non fare così.
Potresti, potresti venire tu. Saremo qui per altri 5 giorni e ci sono tutti i ragazzi.
Perfetto, allora ti aspettiamo per domani sera.
Ciao, anche io ti voglio bene."

Genzo mi fissa stranamente. Ha uno sguardo triste, perché?

"Chi era Tsubasa?" Chiedo con voce tremante. Qualcosa mi dice che è meglio non sapere la risposta.
"Vedi, è che ho dovuto invitarla qui. Era sconvolta, piangeva e non me la sono sentita di ignorarla. Io, f-forse ho sbagl..."
"Tsubasa, chi era?"
"Ti prego cerca di capirmi. Io non provo nulla te lo giuro..."
"Andiamo Tsubasa. Sei un'idiota fattelo dire. Era Sanae, vero?" Genzo come un'onda gelida mi travolge con le sue parole.
No. Non è possibile.
Perchè non smentisce?

"Tsubasa era davvero lei?" Chiedo con un filo di voce.
"S-si. Ma non è come pensi. Ti giuro è un'amica e mi dispiaceva per lei. Il fidanzato l'ha lasciata e..."
"Zitto. Ti prego."

Perfetto. Era tutto troppo bello.
Mi giro e me ne vado in camera. Mi metto un costume e un abito leggero e prendendo lo zaino e gli occhiali da sole esco di casa.

"Jo ti prego, ho bisogno di parlarti. Non è come credi."

Non gli rispondo e me ne vado.
Cerco la strada per raggiungere la spiaggia e dopo 30 minuti di camminata un mare di un blu intenso si apre davanti a me.
Camminare mi ha fatto bene, almeno ho scaricato le energie, ma non la rabbia.
Come ha potuto invitarla. Non ha minimamente pensato a  me?
E se lei lo amasse ancora? E se lui l'amasse ancora?
Non posso competere con la loro storia.
Sono sola, in spiaggia e nella nostra storia d'amore.
E' chiaro che lui non prova quello che provo io.
Butto lo zaino e gli occhiali sulla sabbia e corro verso il mare.
Non mi importa se l'acqua è fredda. Non mi importa se avrò un collasso.
Voglio solo rimuovere questa orribile sensazione che ho nel corpo, nel cuore e nell'anima.
Le mie lacrime si confondono con l'acqua salata del mare.
Posso piangere quanto voglio. L'unico testimone della mia fragilità non racconterà mai nulla a nessuno dei miei sentimenti, del mio dolore.
Ingloberà il mio pianto tra le sue onde e le porterà lontano da me.
Riemergo dall'acqua.
Mi ha seguita. E' lì che mi fissa.
No. Non è lui. Le lacrime e l'acqua salata hanno annebbiato la mia vista e non riesco a distinguere la sua figura.
Entra in acqua, ma io non ho voglia di vedere nessuno, chiunque esso sia.
Inizio a nuotare lontana, ma è dannatamente veloce e lo sento sempre più vicino.

"Ragazzina smettila di nuotare verso il largo. E' pericoloso, non lo sai?"

Perfetto è Genzo.

"Lasciami stare Genzo. Ho voglia di stare da sola"
"Voglio solo farmi un bagno, non posso?"
"E allora fattelo lontano da me!"
"Ragazzina mi stai snervando"

Mi afferra per un braccio e mi trascina verso la riva.
Non è servito a nulla minacciarlo, urlare e dimenarmi, ha vinto lui.
Si ferma dove l'acqua mi arriva al petto e mi guarda.

"Perché sei scappata?"
"Dannazione Genzo, che domanda del cavolo!"
"Hai ragione, scusa."
"Tutto qui? Ho ragione? Non mi propini qualche perla di saggezza?"
"No. Che dovrei dirti. Ti avevo avvisata che si sarebbe comportato da cretino" e sorride.
"Genzo non mi consolerò con te!"

Scoppia a ridere.

"Non è mia intenzione consolare una culona!"
"Ancora con questa storia?" Anche se tento di trattenermi mi scappa un sorriso.
"Finalmente. Penso tu abbia pianto abbastanza per oggi. Andiamo."
"No. Ti prego. Non voglio vederlo, non oggi. Non ora."
" E che vuoi fare? Stare qui in acqua tutto il giorno?"
"Forse."
"Ragazzina, devi affrontarlo. Parlarci."

Respira profondamente, poi sospira e prosegue:

"Lui ti ama. Non voleva ferirti."
"Lui è ancora legato a lei. Io non mi sognerei mai di chiamare un mio ex e invitarlo qui, con noi."
"Sono amici da quando sono piccoli. Non hanno mai smesso di volersi bene, è normale che si sia sentito triste nel sentirla in lacrime."

Non hanno mai smesso di volersi bene. Questa frase tuona nella mia testa provocandomi una fitta che mi fa fare una smorfia di dolore. Mi scosta la mano dal viso e mi chiede se va tutto bene.

"Si, non ti preoccupare. Appunto. Non hanno mai smesso di volersi bene", ripeto sapendo di farmi del male da sola. "Io sono stata solo una distrazione in attesa che lei si lasciasse con il fidanzato."

Gli occhi si gonfiano e le lacrime premono sfacciatamente per uscire.
Non riesco a trattenermi. Mi giro di lato e piango.
Non voglio mi veda così. Non lui.
Mi prende il viso e mi fa voltare. Si avvicina e mi abbraccia. La sua mano mi spinge verso il suo petto.
Mi accarezza dolcemente i capelli bagnati e io sento di potermi fidare di lui. Finalmente la fredda barriera di ghiaccio che si era eretta tra noi è abbattuta.

"Genzo. I-io penso di amarlo e lui, invece..."

Sospira di nuovo.

"Lo so. Lo so. Ma vedrai che tutto si sistemerà."
"Non voglio tornare a casa. Non voglio vederlo. Ti prego portami via di qui per oggi. Ti prego."
"Ok. Andiamo a farci una passeggiata in moto ti va?"
"Ma dove la prendi la moto?"
"La noleggiamo in paese. Ragazzina lascia fare a me."
"OK. Grazie Genzo."

Mi asciuga le lacrime e mi sorride. Il primo sorriso dolce e sincero che gli vedo fare.
Mi avvicino e gli do un bacio in guancia, se sapessi che non è possibile direi che è arrossito.

Mi sento finalmente serena. La moto ha messo in pausa la mia disperazione. Il vento ha portato Tsubasa e tutti gli orrendi pensieri lontano dalla mia testa.

"Ehi ragazzina, ti va di pranzare al lunapark?"
"Al lunapark? Ci sono le giostre?" Chiedo felice. 
"Guarda davanti a te."
"Siiiii. Che bello!"

Abbiamo fatto tutti i giochi possibili, tutti tranne le montagne russe. Mi è bastato salirci una volta per sapere che mai e poi mai ripeterò quell'orribile esperienza.

"Sei proprio una fifona!"
"Non rompere è stato orribile. Non le farò mai più!"

Il telefono di Genzo squilla e mi ricorda che il mio l'ho lasciato sul comodino della camera.

"E' Tsubasa."
"Non rispondere."
"Devo. Non posso ignorarlo, sarà disperato."

Risponde e mette il vivavoce.

"Tsubasa."
"Genzo. Jo è sparita, e tu dove sei?"
"La ragazzina è con me, siamo andati a fare una passeggiata."
" Tu sei con lei e non me lo hai detto? La sto cercando da ore. Faby è disperata."


Già non avevo pensato a mia sorella, cavolo.

"E' stata una decisione improvvisa. Eravamo in mare e lei era disperata. Non voleva tornare a casa e..."
"e tu hai pensato bene di approfittarne e uscire con lei!"


Non avevo mai sentito Tsubasa urlare in questo modo. Guardo Genzo, non voglio che ora se la prenda con lui, è stato l'unico a preoccuparsi per me.

"Ma che dici? Sai che lei sarebbe andata via da sola, anche se io avessi detto di no. E' colpa tua se siamo qui. Sai quanto ha pianto? Non lo sai, perché tu non c'eri lì con lei. Io ho sentito tutto il suo dolore. Scusami se ho pensato di aiutarla!"
"Io non c'ero perché ho pensato avesse bisogno di stare con se stessa. Al mare ci sono venuto ma non c'era nessuno. L'ho cercata ovunque, dannazione. Lo so che sta male e io sto morendo qui senza di lei, senza poterla abbracciare. Che ti credi Genzo, che io stia bene?"
"Lo so che stai male anche tu, ma lei ora ha la priorità. Lasciaci concludere questa giornata e poi potrete chiarirvi!"


Decido di intervenire. Sono ancora molto arrabbiata e non intendo chiarirmi con nessuno.

"Tsubasa che sia chiaro che io non ho nessuna voglia di parlare con te!"
"Ragazzina, devi parlare con lui!"
"Lo farò quando mi andrà."
"Amazonas, ti prego. Io l'ho fatto solo per aiutare un'amica. Non ho nessun interesse..."
"Non sembrerebbe proprio sai. Ora dici così, ma domani la rivedrai e tutto cambierà! Ora scusami ma voglio divertirmi. Ciao
"

E chiudo la conversazione.

"Questo lo tengo io Genzo."

Prendo il suo telefono e lo metto nello zainetto. Mi sorride e torniamo a divertirci.


La situazione si sta ingarbugliando. Come andrà a finire? Tsubasa riuscirà a far sentire Jo come l'unica donna del suo cuore? E Jo riuscirà a capire l'ingenuità del capitano? Come sempre grazie a chi legge e a chi commenta!


 

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Capitolo 9
*** Pace apparente ***


Sono uno stupido. Avrei dovuto seguirla. Bloccarla. Dimostrarle il mio amore.
Faby non appena ha saputo che Jo è con Genzo ha tirato un sospiro di sollievo. Con lui è al sicuro, ma dovrebbe essere con me in questo momento. Io dovrei proteggerla, non lui.
Esco nel balcone, lo stesso che ci ha visti testimoni di un momento di grande passione. Non riesco a respirare. E' come se un grosso nodo bloccasse il fluire naturale dell'aria.
Assorto nei miei pensieri non mi accorgo che Matsuyama e Faby sono saliti nella camera delle sorelle.
Li sento ridere e scherzare. Almeno loro si divertono.

"Con te sto molto bene. Mi sembra di essere tornato finalmente a vivere. Finora sono stato l'ombra di me stesso. Ma tu... tu mi hai dato un nuovo motivo per sorridere"
"E qual'è questo motivo?"
"Sei tu. La tua sola esistenza. So che è poco che ci conosciamo, ma io mi sento profondamente legato a te."
"Anche io Matsuyama. Anche io."

Silenzio. Sapevo che quei due sarebbero finiti insieme. Mi dispiace non riuscire in questo momento a essere totalmente felice per lui. Nella mia mente c'è solo lei. Devo uscire. Devo cercarla.
Provo a chiamare Genzo ma non risponde. 
Saranno sicuramente in qualche paese vicino. Ma dove?
Scendo in sala e vedo i miei amici seriamente preoccupati.

"Ragazzi io vado a cercare Jo."
"Sai dove si trova?" Mi chiede Taro.
"No purtroppo. Ma non riesco più a stare qui senza fare niente. Voi andate al mare e divertitevi. Io sistemerò ogni cosa."
"Tsubasa devo farti una domanda", interviene Yukari.
"Hai detto a Sanae di Jo?"
"No. Non ne ho avuto modo. Poi non vedo quale sia il problema, non stiamo insieme da tanto ormai!"
"Oh andiamo amico. Anche se tra voi non c'è più niente, è già strano che lei abbia chiamato te per primo e ancora più strano che tu l'abbia invitata qui. Come pensi reagirà quando vedrà Jo e capirà che state insieme?" Castro esprime il suo parere tutto d'un fiato, gesticolando vistosamente.
"Non reagirà. Tra noi non c'è più niente. Come ve lo devo far capire?"
"Tsubasa la tua ingenuità è sconcertante. Anche se tra voi è finita, a una ragazza fa sempre un certo effetto vedere il suo ex con un'altra. Devi dirglielo" , prosegue Maki.
"E poi cavolo! Non pensi a Jo? Dopo tutto quello che sta passando, venire a sapere che tu non hai detto a Sanae di lei, potrebbe essere troppo. Potrebbe decidere di non voler avere più niente a che fare con te!"
" Questo è poco ma sicuro. Conosco mia sorella e già sarà difficile farti perdonare ora, figuriamoci se venisse a sapere una cosa del genere!"

Faby e Matsuyama scendono dal piano superiore e si aggregano alla nostra conversazione.

"Ok, la chiamo mentre cerco Jo!"

Prendo il minivan e inizio a guidare senza una meta precisa.
Setaccio ogni paese, ogni anfratto.
Non ho pranzato. Non ho fame.  Sento il mio cuore sempre più pesante. Che io l'abbia persa deifinitivamente? Scuoto la testa, come a voler cacciare via i brutti pensieri. Non posso fossilizzarmi su queste cose. Io l'amo e lei lo saprà oggi stesso.
Meglio chiamare Sanae e seguire il consiglio dei miei amici.
Squilla.
"Pronto."
" Sanae, ciao. Come stai?"
"Meglio ora che so che a breve ti vedrò."
"Ecco, io penso che tu debba essere messa al corrente di una cosa. Te l'avrei detto prima ma non c'è stata occasione. In vacanza ci sono tutti i ragazzi, e non solo. Ho conosciuto una persona e me ne sono innamorato. Lei è la mia fidanzata ora, ho pensato che volessi saperlo."
Silenzio. Non risponde.
"Sanae, ci sei?"
"Si, scusami. Certo, hai fatto bene a dirmelo. Sarò felice di conoscerla!"
"Mi fa piacere sentirti dire questo. Allora a domani. Ciao Sanae."

Mi siedo distrutto su una panchina appena fuori un Lunapark. Sono le 18 e di lei neanche l'ombra.
Forse è già tornata a casa.
Chiamo Taro.

"Taro. Sono tornati?"
"Noi siamo appena rientrati dal mare, ma la macchina non c'è e la casa è vuota. Mi dispiace."
"Ok. Ti ringr..." Non riesco a proseguire. Forse il mio cuore si è fermato? Non lo sento battere. Mi gira la testa e sento che la terra sotto ai piedi sta sparendo.
Forse ho visto male. Mi strofino gli occhi e mi avvicino quel poco che basta per capire che è tutto vero. Jo cammina allegra con Genzo che le cinge il braccio intorno alle spalle. Lui sorride felice e le stampa un bacio sulla guancia.
Sento la rabbia salire dalla punta dei piedi a quella dei capelli. Non capisco più niente e corro verso di loro.
Il pugno va da solo e colpisce l'sggk in pieno volto, scaraventandolo a terra.

" Era tutto nei tuoi piani, vero Genzo? Volevi soffiarmi la ragazza?"

Jo corre disperata verso il portiere, il mio ex migliore amico.

"Ma che diavolo hai fatto Tsubasa? Genzo come stai? Ti senti bene?"

La mia fidanzata lo aiuta a tirarsi su e mi lancia uno sguardo di ghiaccio.

"Ma dico sei forse impazzito?"
"No AMICO" e apostrofo quest'ultima parola. " Ti ho visto abbracciarla e baciarla. Ti ho visto come la guardi. Dannazione proprio di lei dovevi innamorarti?"
"Non dire idiozie! Era un semplice bacio in guancia da amici. Genzo mi è stato molto vicino. Se non ci fosse stato lui io... io probabilmente me ne sarei tornata a casa!"
"So di cosa parlo. Non l'ho mai visto sorridere così. Non rispondi SGGK?"
"Cosa vuoi che ti dica? Io ho voluto solo starle accanto. Stava male e aveva bisogno di una persona amica. E sì, sto bene con lei al mio fianco. Ma forse è il caso che ti preoccupi meno per me e più per la TUA amazonas. Noi avremo tempo di riprendere questo discorso."

Ha ragione. Ora devo pensare a lei.

"Jo perdonami, ti prego."
" Dopo che hai invitato la tua ex in vacanza con noi e hai dato un pugno in faccia al tuo amico per un film che ti sei fatto da solo, chiedi anche il perdono?"

Genzo le poggia una mano sulla spalla e le dice che va tutto bene, che noi ci chiariremo più tardi e che non ce l'ha con me.

"Troppo buono" le risponde lei. Poi si volta e inchioda i suoi occhi nei miei, ma nel suo sguardo non leggo più amore, solo disprezzo.

"Vuoi parlare? Bene, parliamo."
"Io vorrei parlare con te in privato."
"Tanquilli, io vado a prendermi un caffè al bar. Quando avete fatto raggiungetemi" dice Genzo, poi sfiorando la guancia di Jo con due dita la saluta.
Tutto questo mi manda in bestia, ma devo controllarmi. Per ora.

Invito la mia fidanzata a sedersi accanto a me sulla panchina. Esegue ma lontana, al lato opposto del mio.
Tra di noi non c'è mai stato tanto gelo. Non riesco a sopportarlo. Non ce la faccio.

" So di aver sbagliato. Sono un completo disastro. Sono sempre stato sincero con te e non smetterò ora. Lei è una mia cara amica. E' vero abbiamo avuto una storia, ma è finita da molto tempo ed è stata una mia scelta. Non voglio rinunciare alla sua amicizia, mi ha sempre sostenuto. Ci tengo, non posso negarlo, ma non come pensi tu, diciamo come tu tieni a Castro. Siamo amici. Tutto qui. Mi ha chiamato in lacrime, disperata perché il suo ragazzo l'ha lasciata. Io non ho saputo che dire. Stava soffrendo. Voleva andassi in Giappone per le vacanze e così mi è venuto naturale invitarala..."
"e non ti è passato per l'anticamera del cervello che così facendo sarei stata io a soffrire? Cavolo Tsubasa svegliati. Decanti sempre la tua ex per come ti ha supportato e per come ti supporta. E' vero l'hai lasciata tu, ma solo perché lei si stava annullando e ora ha ripreso in mano la sua vita. Che dovrei pensare io? Hai anteposto il suo dolore al mio. Lei verrà sempre prima di me?"
"Ho sbagliato. Ho agito senza pensare. Lei non viene prima di te. Io non voglio tu soffra, mai, soprattutto per me. Non mi interessa se ora ha una sua personalità. Non è lei che amo. Io amo te!"

Apre e richiude la bocca più volte, senza proferire parola. Il suo volto si è tinto di un'amabile color rosso. Vorrei stringerla a me e farle capire quanto è grande il mio amore, ma forse ora non è il momento.

"Hai detto che mi ami?"
"Si. L'ho fatto. Perdonami so che è presto, ma io non saprei come altro descrivere tutto ciò che mi fai provare se non come amore."
"Io... io, non so che dire."
"Non fa niente se tu non mi ami. Spero imparerai a farlo nel tempo."
"No, non è così, è che ora sono ancora molto arrabbiata. Ho capito le tue motivazioni ma mi sento messa al secondo posto."
"Dammi la mano."

Mi porge la sua piccola e delicata mano e io l'avvolgo nella mia, questo solo tocco è in grado di mandarmi in estasi. 
La porto sul mio cuore e le faccio sentire come batte. Sembra il mare in tempesta quando lei mi è accanto.

"Lo senti? Batte così ogni volta che tu mi sei vicino. Sei tu l'unica sua proprietaria."

Il suo volto si rilassa e un piccolo sorriso fa capolino.

"Tsubasa ho paura."
"Di cosa?"
"Di te. Di noi. Di lei. Tu acquieti il mio animo. Tu mi rendi felice, davvero felice, e io ho paura che se ora mi lascerò andare non riuscirò più a controllare i miei sentimenti per te e non voglio soffire. Tu sai che io amplifico ogni emozione, che sia la mia o quella di qualsiasi altro essere vivente, un dolore grande come quello di un tuo inganno per me sarebbe davvero troppo difficile da sopportare. Non ce la farei."
" Fidati del mio amore. Io ti proteggerò sempre. Non potrò mai essere io la causa del tuo dolore, non volontariamente. Perdona questo stupido ragazzo perdutamente innamorato di una buffa amazzone a cui piace buttar giù le vetrate a manate. A volte fa cose senza pensare, ma prive di malizia."

Scoppia a ridere e io mi sento finalmente sereno. Ma devo avere una conferma che tutto sia davvero ok.
Mi avvicino a lei e mi perdo nelle sue iridi nocciola.

"Vuoi ancora essere la mia fidanzata Amazonas?"

Mi sfiora la guancia con la mano e annuisce sorridendo.
Non resisto e la bacio. E' un bacio ricco di dolcezza, di bramosia, di possessione, di riconciliazione, d'amore. Sì. D'amore. 
Il corpo diventa leggero. Sembra quasi di volare. Il cuore torna sereno perché lei è di nuovo al mio fianco. E' quello il suo posto. E il mio è accanto a lei. Ora e per sempre.

Sono qui, sempre su questa panchina ad aspettare che Jo torni. E' voluta andare da sola a chiamare Genzo, voleva parlarci e raccontargli della nostra riconciliazione momentanea. Così l'ha definita. Ha detto che se noterà qualcosa che non le piace nel mio atteggiamento verso Sanae allora si farà da parte, non vuole essere lei a intralciare un amore vero.
Evidentemente non sono riuscito del tutto a convincerla che ciò che provo per lei è autentico e unico.

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"E poi mi ha detto che mi ama e ha portato la mia mano sul suo petto facendomi sentire i battiti accelerati."
" Capisco. E tu sei felice?"
" Si." Abbasso lo sguardo e inizio a torturarmi le mani. 
"Ma..." 
"Ma non so se è davvero come dice. Ho letto sincerità nel suo sguardo, ma sai ho una bruttissima sensazione che in realtà lui creda di amarmi ma quando poi la rivedrà capirà che non è così."
" Io questo non so dirtelo. Lui ci tiene molto a te e questo si vede lontano un miglio. Non so come reagiranno quando si vedranno domani, ma tu devi solo aspettare e decidere a mente lucida. Non farti prendere da stupide gelosie, perché poi potresti fare qualcosa di cui ti pentiresti."
" Si. Mi aiuterai? Mi starai vicino Genzo? Mi sembra di conoscerti da una vita. Non vedo più muri tra noi e ho davvero bisogno di sentirmi al sicuro con qualcuno."
" Ti conosco da poco e credimi che non faccio amicizia tanto facilmente..."
"Oh si che ci credo!" 

Sorride e strofina il suo manone sulla mia testa.

"Scema. Dicevo che non faccio amicizia tanto facilmente, e non fare commenti, ma con te è stato facile prenderti in giro e affezzionarmi. Sarò la tua spalla. Una bellissima spalla possente e sexy."

Scoppiamo a ridere e lo abbraccio. Sento che il nostro sarà un bellissimo legame fraterno. Su di lui posso contare davvero e non è poi così spocchioso. Beh forse un pò si, ma compensa con un grande cuore.
Torniamo da Tsubasa e lo vedo sulla panchina che mi fissa.
" Tsubasa io torno in moto con Genzo. Il noleggio dura fino a domani e non mi va torni solo."
"Vorrei stare con te. Mi sei mancata."
"Staremo dopo insieme."

Ci dirigiamo verso le vetture. Senza volerlo Tsubasa ha parcheggiato il minivan proprio accanto alla moto.
Mi è dispiaciuto non andare con lui. Una parte di me freme di gettarsi tra le sue braccia, ma non posso. Non ora, nè in questi giorni. Devo capire se lui mi ama davvero o sono solo un chiodo che scaccia un altro chiodo, e ora che l'originale è di nuovo disponibile potrei essere messa da parte.
Presa dai miei complicatissimi pensieri e le mie perle di saggezza, non mi accorgo di un grosso sasso davanti a me.
Ovviamente inciampo. La ciabatta si gira sotto il mio piede, mi sbilancio in avanti e cado sentendo un rumore provenire dall'infradito. Eh si, l'ho proprio rotta.
E non solo. Il mio sedere è all'aria e la gonnellina del vestito mi è arrivata quasi al collo. Mi sono fatta male alle ginocchia e il parcheggio era pieno di gente.
Menomale che avevo il costume. Magra consolazione, lo so.
Signori e signore vi presento la mia ultima figura di cacca. Ringrazio tutti coloro che hanno assistito e si sono divertiti, seguitemi per ulteriori aggiornamenti.

"Ma come cavolo hai fatto ragazzina!" Genzo ride sguaiatamente e io lo fulmino.
"No, ma non mi aiutare. Ridi. Ridi pure!"

Tsubasa che era qualche passo avanti si volta di scatto e accorre in mio aiuto sorridendomi.

"Sei sempre la solita. Mi sembrava strano che ancora non ne avessi combinata una delle tue. Spero che tu non abbia fatto le montagne russe, saresti stata in serio pericolo."

Ora anche lui mi prende in giro.

" E' tutta colpa di questo sasso immenso. Dovrebbero toglierli dalle strade."
" O forse dovresti guardare dove metti i piedi!" Rincara la dose il portiere.
" Ti esce il sangue. Vieni che ti medico. Nel minivan c'è un piccolo kit di pronto soccorso." Dice Tsubasa rovistando all'interno del veicolo.
"Non credo ce ne sia bisogno è una sbucciatura", faccio la grande ma in realtà mi brucia da morire e ho paura di quanto l'acqua ossigenta potrà aumentare questo fastidio.
"No, è meglio pulirla."

Mi siedo sul sedile del passeggero e inizia delicatamente a disinfettare la mia ferita, se così si può chiamare. Provo a non sentire nulla. Provo a reprimere le emozioni che mi provoca, ma non ci riesco. Avrà sempre questo effetto su di me? E se lui dovesse riscoprirsi innamorato di Sanae, io che farò? Come gestirò questo amore che ho nel cuore?
Meglio non pensarci.

" Hai mostrato le tue chiappone a mezzo parcheggio. Ora come faranno a dormire la notte con gli incubi che gli avrai provocato? Potresti essere denunciabile."
" Al massimo avranno qualcosa a cui pensare. Altro che incubi, si sono rifatti gli occhi!"
"Oh, ma come siamo spocchiose!" Mi risponde Genzo sorridendo.
"Ho imparato dal migliore! Sai come si dice: chi va con lo zoppo impara a  zoppicare."

Tsubasa resta in silenzio e mi guarda con amore e un velo di tristezza. Mi dispiace di questa situazione. Io lo amo, diamine se lo amo, ma perché deve essere tutto così complicato.

"Fatto. Allora ci vediamo a casa. State attenti. Io vi verrò dietro. Po-posso darti un bacio?"

Annuisco arrossendo.
Si avvicina. Il mio cuore sta per uscire dal petto. Mi sento soffocare e mi viene da piangere all'idea di perderlo.
Le sue labbra morbide e calde mi sfiorano. Si sofferma sulla mia bocca in un leggero tocco e con la mano avvolge la mia guancia. Mi sento morire.
Sfioro i suoi pettorali e mi rendo conto di non averlo mai visto senza maglietta. Sarà di certo meraviglioso. Quando indossa le t-shirt nonostante siano morbide e non aderenti, si intravedono i suoi muscoli perfetti.
Oh mio Dio. Ma che sto pensando?
Sono una pervertita. Ma come faccio a passare da pensieri disastrosi a certi tipi di pensieri?

"Che hai? Perché sei tutta rossa?" Mi chiede rimanendo a due cm dal mio viso e inchiodando il suo sguardo perplesso al mio.
"Niente. Niente." Dico scuotendo la testa velocemente. Forse è meglio che io vada prima di fare altre figuracce.
"Ci vediamo a casa Tsubasa."
"Ok Amazonas, a dopo." 

Mi sorride.
E che cavolo mi sono appena ripresa non può sorridermi e pensare che io mantenga la mia sanità mentale.
Chiudo gli occhi nel disperato tentativo di non vederlo e mi giro verso Genzo mantenendoli chiusi. Quando li riapro vedo il portiere guardarmi con la bocca aperta e un'aria interrogativa.
"Tsubasa è ancora lì?" Domando sottovoce.
"Si. Sei forse borderline?"
"Idiota."

Saluto con la mano il capitano e monto in moto con una ciabatta e un piede scalzo.


Dopo essermi subita le cazziate di mia sorella e delle mie amiche, la serata è trascorsa tranquilla.
Ho notato un certo scintillio nello sguardo di Faby e Matsuyama, ovviamente dovrà raccontarmi cosa è successo, ma sono  certa che toccherà prima a me dare qualche spiegazione più dettagliata.

"Beleza!" Mi chiama Castro.
" Puoi venire fuori?"
Mi giro a guardare Tsubasa che sta parlando con Genzo in cucina. Yukari, Yayoi e Maki con i rispettivi fidanzati sono in piscina a farsi un bagno notturno e lui, Aline, Faby, Matsuyama e Taro sono tutti insieme che mi attendono.
Perché c'è anche Taro?

"Eccomi. Ditemi."
" Siamo un pò preoccupati per te. Stai bene?" Esordisce Aline.
"La verità? No, non sto affatto bene."

Guardo Taro e continuo a non capire cosa lui ci faccia qui. In fondo è uno dei migliori amici di Tsubasa, la sua metà in campo e conosce Sanae da sempre.

"Jo. So che pensi che io sia dalla parte di Tsubasa, ma ti sbagli. Io non sto da nessuna parte. Voglio solo che non soffriate. Oggi ho letto disperazione nel suo volto e ho capito quanto lui ti ama. Ma è anche profondamente ingenuo. Potrebbe darsi la zappa sui piedi da solo senza neanche accorgersene. Vorremo capire bene cosa è successo. Spiegaci. Lui ci ha detto della telefonata e che poi tu sei scappata con Genzo, ma vorremmo saperlo anche da te."

Nel frattempo le tre coppie con indosso gli accappatoi ci hanno raggiunti.

" Beh che altro dire! Ha invitato la sua ex a passare le vacanze con noi. Capisco che potesse star male per la separazione. Capisco che abbiano un legame di amicizia. Capisco che lui volesse starle vicino, ma addirittura passare le vacanze con lei, mi sembra un tantino esagerato! Cioè ci sono io, non è solo. Non ha pensato che potesse darmi fastidio? Come dovrei reagire? Decanta di amarmi, di pensare solo a me, ma appena la sua ex chiama lui si rincoglionisce dietro a lei. So che voi siete suoi amici e non voglio mettervi in posizioni difficili da gestire, credetemi non ce l'ho con lei, neanche la conosco. Ce l'ho con lui che ha dato molta importanza al suo dolore, non prendendo in considerazione minimamente i miei sentimenti. Poteva anche starle vicino telefonicamente come avrebbe fatto qualsiasi persona normale. Ecco... i-io mi sento messa da parte, come se non potessi proprio competere con lei. L'eterna seconda per intenderci."

Sono tutti in rigoroso silenzio. Non volevo creare situazioni imbarazzanti, per questo ho evitato il discorso finora.

"Lei è una mia cara amica e lui è come un fratello per me, ma capisco come ti senti. La verità è che io ho sempre pensato a loro come coppia, almeno fino a poco tempo fa, finchè lui non ha iniziato a parlarmi di te. Quando poi ti ho conosciuta e ho visto il modo in cui ti guarda ho capito che tu sei fatta per lui e lui lo è per te. Ma vedi come ha detto Misaki, Tsubasa è un tonto e ho paura che possa involontariamente fare qualcosa di molto molto stupido.
E poi... Sanae non l'ha mai dimenticato. Non del tutto!"

Lo sapevo. Perfetto.

"Ryo!" Lo sgrida la fidanzata.
"Jo. Mi dispiace non avrei voluto tu lo sapessi, anche perché ciò che deve contare per te non sono i sentimenti di lei, ma quelli di lui e lui vuole te." Abbassa lo sguardo e inizia a stropicciare i lembi dell'accappatoio. Capisco bene il suo disagio.
"Yukari, non voglio farti star male. Sanae è una tua cara amica e vuoi che sia felice, quindi capisco se tu speri che si rimettano insieme."
"In realtà io so che per il suo bene è meglio che non stia con lui, tornerebbe ad annullarsi, non è ciò che voglio e mi sento in colpa per questo."
"Non dovresti in alcun modo!" Aline si intromette fervente facendo sussultare la povera Yukari, che di certo non si aspettava un tono di voce così deciso da parte della bella brasiliana.
"Insomma è una tua amica? E noi per le nostre amiche vogliamo il meglio, il loro bene. Se il suo bene è quello di stare lontana da Tsubasa, o meglio di avere solo un rapporto di amicizia con lui, allora che c'è di male a volerlo? Glielo hai mai detto?"
"Si. All'inizio scoppiava in lacrime, poi sembrava aver capito e stare meglio e ultimamente invece è tornata a pensare a lui, a loro. E quando le ho ribadito il mio pensiero lei mi ha attaccata dicendomi che non le voglio bene davvero!"
"Non è così. Tu la vuoi proteggere da se stessa, lo capirà. Ma se posso darvi un consiglio, voi che siete amiche di Sanae cercate di non prendere posizione, di lasciare solamemte che ciò che deve accadere accada. Tutto qui." Esclama Faby
"Siamo anche amiche di Jo e vogliamo stare vicine a tutte e due. So che può sembrare melenso e poco credibile visto che ci conosciamo da così poco, ma la verità è che abbiamo tutte sentito da subito un profondo legame con ognuna di voi." Yayoi fa un passo avanti e mi abbraccia e io ricambio tanto stupita quanto felice.
"Bene. Allora siamo tutti d'accordo che Tsubasa è un tonto e fin qui non ci piove. E quindi che facciamo?" Chiede Kojiro.
"Nulla. Lasciamo che la vita decida per loro. Lasciamo che il destino si compia!" Castro dice la cosa più giusta. Ciò che deve accadere accadrà e io non potrò farci  nulla, se non accettare ciò che il destino mi riserva.
"Ma finiamola! Il destino va aiutato. Jo se tieni a lui devi combattere. Non lasciare che ti venga soffiato da sotto il naso." Maki interviene alzando leggermente la voce. E' una tipa di carattere e si vede. Lei di certo avrebbe lottato con i denti e con le unghie.
"Non ho mai detto di non voler lottare, ma non ho intenzione di prendermi qualcuno con la forza se quel qualcuno vuole un'altra. Lotterò se la situazione lo richiederà, se lui dimostrerà di amarmi e se lei si metterà in mezzo, altrimenti no."
Jun e Matsuyama si avvicinano e mi dicono di stare tranquilla che tutto andrà per il verso giusto. Jun mi prende sotto braccio e mi allontana di poco, seguito da Matsuyama.

"Ama te. Non ho dubbi in merito. Cerca di guardare oltre ciò che fa o potrebbe fare. Cerca di captare le sfumature e vedrai che non  ha occhi che per te." Jun con un sorriso dolcissimo mi abbraccia e Matsuyama interviene:
"Sai che abbiamo avuto modo di parlare io e lui in questa settimana e non ha fatto altro che elogiarti. Io sono con te Jo. Ti sono vicino!"
"Grazie Jun. Grazie Matsuyama. Siete due veri principi!"

Stanca mi avvio in casa. Ho proprio voglia di una doccia ristoratrice.

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"Sei innamorato di lei?"
"Finiscila Tsubasa! Sono sempre stato dalla tua parte. Le ho detto che tu l'ami davvero. Cosa dovrei fare di più?"
"Non hai risposto alla mia domanda. Sei innamorato di lei?"
"Dannazione come sei fastidioso."
"Rispondimi e non ti infastidirò più!"

Il portiere più forte al mondo, che ha avuto una montagna di donne, imbarazzato per una domanda così banale. Sarei scoppiato a ridere se l'oggetto in questione non fosse la mia fidanzata.

"Allora? Non ti ho mai visto con nessuna in questo  modo. Non ti ho mai visto con nessun essere vivente appartenente al genere umano felice come lo sei con lei."
"Basta! E' vero lei mi tocca l'anima. All'inizio la trovavo fastidiosa e intrigante allo stesso tempo, ma in poche ore mi ha scombussolato del tutto. Non posso dire di essere innamorato, sarebbe una follia. Non ti puoi innamorare in un giorno, almeno credo. Io non ci capisco niente di queste cose, maledizione. Ma non ti farei mai un torto! Ho messo da parte le mie emozioni per te."
"Era tanto difficile essere sinceri? Ti chiedo gentilmente di starle lontano."
"Non posso. Mi ha chiesto di starle vicino. Ha paura. E' terrorizzata da quello che potrebbe succedere in questi giorni e io non ho nessuna intenzione di lasciarla sola a guardare te che affronti i tuoi demoni. La tua ingenuità potrebbe costarti cara. Stai attento..."
"Ma che avete tutti oggi? Non farò assolutamente nulla perché io la amo!"
"E lei ama te stupido!" 

Un velo di tristezza affiora sul suo volto, ma dura una frazione di secondo, cede subito il posto a un sorriso beffardo.

"Genzo, so che non farai mai ciò che ti ho chiesto e lei mi odierebbe se te lo imponessi, quindi non lo farò, ma mettiti in mezzo tra noi due e ne pagherai le conseguenze."
"Non lo farò. Se avessi voluto l'avrei già fatto!"

So che sarà così, ma ho voluto comunque mettere in chiaro le cose.
Un rumore di passi mi distrae. Mi giro e la vedo salire le scale. La seguo con passo incerto. Gli scalini sembrano ostacoli insormontabili, ma ho bisogno di lei e prendo coraggio.
Arrivo davanti la porta della sua camera e busso.
Non risponde. Riprovo. 
Niente.
Entro. Sento lo scrosciare dell'acqua, segno che si sta facendo una doccia. Esco, consapevole che per una buona mezz'ora non potrò vederla.
Mentre cammino a testa bassa vedo due piedi proprio davanti a me, alzo lo sguardo e Taro mi sorride dolcemente.

"Tutto bene?" Mi chiede.
"Si. Jo si sta facendo la doccia, avrei voluto stare un pò con lei. Tutto qui."
" E' molto turbata. Ha bisogno di tempo, ma soprattutto di certezze."
"Gliel'ho date."
"No. Ha bisogno di vedere con i suoi occhi come ti comporterai. So che farai la cosa giusta amico mio. Vogliamo tutti bene ad Anego, ma è Jo la ragazza più giusta per te." 

Mi da una pacca sulla spalla e si dirige verso la sua camera.


Apparenti riappacificazioni, turbamenti e paure. Un turbinio di emozioni avvolge i nostri protagonisti e l'arrivo di Sanae si avvicina. Che succederà? Tsubasa si riscoprirà innamorato di lei o l'amore per Jo è profondo e sincero come dice? E Sanae come si comporterà? Chissà cosa li attende... Ringrazio chi continua a leggere la mia storia e chi mi fa sapere cosa ne pensa e mi aiuta a migliorarla con messaggi costruttivi. Buon inizio settimana! Ho pensato che ora che sono più tranquilla posso aggiornare con una certa regolarità quindi inserirò i nuovi capitoli ogni lunedì e giovedi e in casi eccezionali anche il sabato. Alla prossima ;*

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Capitolo 10
*** Sanae è arrivata! ***


Ieri sera non sono riuscito a parlare con lei. Una buonanotte veloce e un bacio strappato.Era strana, sembrava quasi volesse evitarmi. 
Esco in balcone nella speranza di incontrarla e la vedo immersa nei suoi pensieri, è nel suo mondo.
La cingo da dietro dandole un bacio sul collo.

"Buongiorno Amazonas."
"Buongiorno." Dice flebilmente.
"Dove eri?"

Si gira e mi guarda perplessa.

"Sono sempre stata qui!"
"No. Intendevo dove eri con la mente."
"Non saprei. Ho lasciato i miei pensieri al mare e la mia mente al sole. Per oggi non voglio pensare. Se ne prenderanno cura loro."
"Mi sei mancata ieri."

Non risponde. La stringo più a me come se da un momento all'altro potesse sfuggirmi, scivolare via dalle mie braccia. Sento la sua pelle fondersi con la mia, il suo calore mi infuoca il cuore che inizia la sua folle corsa. Si scosta leggermente i capelli dal collo e questo semplice gesto basta a mandarmi in tilt. Ha un buon profumo. L'ho già detto che mi fa impazzire?
Probabilmente si. Sto diventando un rammolito sdolcinato, più di quanto già non lo fossi.
"Anche tu. Tsubasa oggi non voglio pensare ai nostri problemi. Ma una cosa devo chiedertela. Chi andrà a prenderla all'aereoporto?"

Cavolo. A questo non avevo proprio pensato. Annaspo vistosamente. Non so che dire. So solo che arriverà alle 19 di questa sera e che l'aereoporto è abbastanza vicino.

"Non ci avevi pensato, vero?"
"No. Ma vedrai che qualcuno ci andrà. Potrei chiedere a Yukari e Ryo!"
"Ok."

Decidiamo di andare in spiaggia tutti insieme e spero di trovare il modo di stare un pò con lei.
Non riesco a toglierle lo sguardo di dosso, si sta spogliando e io sembro un maniaco.
Toglie il vestitino e indossa un costume giallo all'apparenza molto sobrio, si gira e una stillettata arriva dritta al mio cuore. La mutanda è brasiliana e per quel che Genzo ne dica ha un sedere da far paura e sicuramente non sono l'unico ad averlo notato.
Guardo il portiere, il suo sguardo passa dal sedere, ai fianchi, al seno, al viso. 
Mi accosto al suo orecchio e gli sussurro:

"Hai finito di sbavare sulla mia ragazza?"
"Non sto sbavando, mi ci è cascato l'occhio, quel costume... non li dovrebbero vendere certi modelli! Tsubasa puoi stare tranquillo con me."
"Lo spero!" E mi allontano.

Taro apre il suo zaino e tira fuori una palla, diversi racchettoni e una pallina da tennis.

"A che giochiamo?" Urla felice.
"A calcio", gli rispondiamo in coro.

Le ragazze si avvicinano e insistono per unirsi a noi.

"Bene volete squadre miste o preferite fare maschi contro femmine?" Chiede Kojiro.
"Ma sei forse impazzito Hyuga? Siete tutti campioni, che speranze avremmo noi?" Risponde Aline.
"Aline ha ragione, facciamole miste." Affermo.

Ci dividiamo in due squadre da 7.
In una ci siamo: io, Matsuyama, Genzo, Castro, Yukari, Yayoi e Maki.
Nell'altra: Hyuga, Misaki, Misugi, Ishizaki, Jo, Faby e Aline.

Abbiamo deciso di dividere le coppie per rendere le cose più interessanti e di non usare un portiere fisso, anche perché con Wakabayashi non ci sarebbe storia. Insomma nessun ruolo. 
Improvvisiamo due porte con dei sassi e iniziamo a giocare.
Le ragazze si impegnano e noi cerchiamo di non strafare per farle divertire. Jo ruba la palla a Yukari e scatta, le vado incontro per metterla un pò in difficoltà, ma solo per finta, ovviamente non ho nessuna intenzione di rubarle la palla.

"Dove credi di andare con quella palla Amazonas!"
"A fare goal, che domande!"
"Pensi di riuscirci?"
" Vedremo!"

Gioca un pò con la palla in maniera davvero goffa. Trattengo una risata per non offenderla e continuo a far finta di non riuscire a rubargliela ma allo stesso tempo non la faccio avanzare.
Le si gira di schiena e indietreggia verso di me palla al piede. Spalma il suo corpo sul mio muovendosi come in una danza sensuale. Abbasso lo sguardo, grosso errore che mi costerà caro. La vedo. Bella in costume con il suo corpo perfetto sul mio. Mi pietrifico e lei mi sorpassa correndo in porta e urlando: " ho dribblato il capitano!"
Se avessi avuto lei come avversario in una partita vera, sarei stato fottuto. Avrei militato in B per sempre.
Mi giro e la vedo a un soffio dalla porta, ma Genzo le si para davanti.

"Dove credi di andare ragazzina!"
"Sorpasserò anche te!"
"Non credo, io non mi faccio ammaliare come il capitano!"

Le ruba la palla e corre via neanche troppo veloce, tanto che lei riesce a raggiungerlo e gli salta sulle spalle avvighiandosi a lui come un koala.

"Preso! Faby, Aline venite! Presto! Aiutatemi a buttarlo giù!"
In men che non si dica si gettano tutte e due sulle spalle del portiere che si lamenta trasportandole senza alcuna difficoltà.
Ishizaki urla correndo verso di loro:

"Ammucchiataaaa!" E incita Hyuga, Misaki e Misugi a fare lo stesso.
Scattano tutti e iniziano a rincorrere l'sggk che scappa a gran velocità urlando:
"Siete pazzi! Mi farete male! Sapete quanto valgono queste mani?"
Ma correre non gli serve a nulla, ormai l'hanno raggiunto e si gettano su di lui atterrandolo con tutte le ragazze addosso.
Cavolo. Si faranno male.
Inizio a correre nella loro direzione, pregando che non si siano fatti nulla.
Nella caduta Jo è finita sotto Genzo e io già inizio a sudare freddo, ma quando mi avvicino vedo che lui ha fatto forza sulle braccia rimanendo sollevato quel tanto che basta per non schiacciarla. La guarda fisso negli occhi e lei gli sussurra un grazie sincero. Decido di toglierla da quella situazione e sposto malamente il portiere tendendo la mano verso di lei che l'accetta, non prima però di avermi lanciato un'occhiataccia, probabilmente per il modo poco delicato con cui ho scostato il mio AMICO.
Continuiamo a giocare per un altro pò, ci facciamo un bagno e poi ci sdraiamo al sole chiacchierando serenamente.
Decido di lanciare la bomba e chiedere a Ryo e Yukari di andare a prendere Sanae.

"Ryo potresti andare tu a prendere Sanae più tardi? Arriva alle 19."
"Si, certo. Nessun problema." Risponde Yukari al suo posto e poi guarda la mia fidanzata con aria compassionevole.

Mi volto anche io verso di lei che mi dona un sorriso dolcissimo, il primo di oggi.

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Sono stesa al sole e mi godo questa bellissim giornata di spiaggia. Sono stanca, giocare a pallone mi tramortisce.
Ma che succede? Si è per caso fatto buio tutto insieme?
Apro gli occhi e vedo l'oggetto dei miei desideri davanti a me.

"Ti va di fare un bagno insieme?" Mi chiede.

Oggi voglio godermi la giornata con lui, visto che stasera so già che il mio umore cambierà drasticamente.
Accetto e mano nella mano ci avviciniamo all'acqua, che come previsto è gelida.
Si mette di fronte a me e mi invita a seguirlo. 
Indossa un calzoncino verde lime e il suo fisico è da mozzare il fiato. E' semplicemente perfetto. I suoi muscoli sono ben delineati e l'addome... oh mamma! L'addome è davvero wow. 
Mi chiedo uno così come faccia a vedere me bellissima. Sarà abituato a ben altro.

"Ho qualcosa che non va?"

Si. Sei troppo bello. Mi distrai. 

"Ehm no. L'acqua è fredda."

Non è del tutto falso in fin dei conti.
Entriamo e io mi irrigidisco. Inizio a bagnarmi lentamente con la mano il corpo. Tanto per abituarmi alla temperatura gelida, ma sembra non funzionare. Ma come ho fatto ieri a buttarmi senza sentire freddo? Dovevo essere proprio sconvolta.
Eh già!
Tsubasa si scosta leggermente e si tuffa e quando riemerge per poco non rischio un infarto.
Dovrebbe essere illegale permettergli di uscire così sensualmente dall'acqua. Mica posso rischiare il collasso ogni volta che si viene in spiaggia! Ecco che la mia parte perversa torna alla carica. Meglio guardare il mare.

"Ora tocca a te!"

Cosa? Fare la sirena? No, grazie!

"E' troppo fredda. Non ci riesco."
"Ti aiuto io."

Si avvicina e in due secondi si spalma addosso a me abbracciandomi e... bagnandomi.

"Sei ghiacciato!" Dannazione è riuscito a rovinare il momento.

Mi avvolge con le braccia e aspetta quel tanto che serve per abituarmi alla sua temperatura da morto e poi mi tira giù con lui.
Cavolo. Io lo uccido.

"Ma sei matto! Ho rischiato l'ibernazione!"
"Esagerata! Dai ora vieni con me!"

Abbracciandomi mi trasporta al largo. Si ferma e mi guarda.

"Io ti amo."

No. Non ora. 

"Ti prego non dirlo. Non ora."
"Ma esplode nel mio cuore. Non posso tacere."

Rimango in silenzio. Non so davvero che rispondere.
Lui mi sorride. Perché lo fa? Io non ho neanche contraccambiato.
Le sue mani scorrono sulla mia schiena e all'improvviso annulla quella poca distanza che separava le nostre labbra.
Mi bacia con passione e posso leggere tutto l'amore che custodisce nel cuore. Ti prego non mi ferire Tsubasa. Non farlo.
Cingo le gambe intorno al suo addome, serrandole dietro la schiena. Un piccolo gemito che sa di desiderio esce dalla sua bocca. Le sue carezze si fanno più intense e io non riesco a frenare le mie mani, che percorrono tutta la schiena, poi il torace e l'addome, soffermandomi sui suoi pettorali possenti e sui suoi addominali scolpiti. 
I suoi baci scendono dalle labbra al collo, lasciando scie roventi che vibrano sotto la mia pelle, fin dentro l'anima.
Ti amo. Ti amo anche io Tsubasa.
Lo urlo forte nella mia testa e nel mio cuore, ma all'esterno tutto tace. Non ci riesco.
Con le dita mi sfiora l'elastico del costume insinuandosi in zone proibite, almeno per ora.
Mi blocco. Non voglio che accada ora. Voglio che succeda quando il suo amore è certo, quando sono sicura di essere io l'unica per lui.

"Fermati. Fermati Tsubasa."

Immediatamente si arresta.

"Perdonami. Non volevo essere precipitoso."
"No. Non è questo è che vorrei far passare questa settimana, prima di... insomma mi hai capita!"
"S-sì. Credo di si."

Lo bacio con passione per fargli sentire tutta la forza del mio amore, anche se non gliel'ho detto. Come se in qualche modo, così facendo potessi legarlo a me per sempre. 
Il filo rosso del destino sarà davvero annodato ai nostri mignoli?
Senza pensarci mi guardo il dito e lui se ne accorge.

"Ti sei fatta male al dito?"
"No. Avrei voluto saper vedere oltre il mondo materiale."
"Non ti capisco."
" Non fa niente, usciamo che inizio ad avere freddo."


Ci siamo sono le 19.30, dovrebbero arrivare a momenti.
Spero che Genzo torni in fretta vorrei averlo qui quando i loro occhi si incontreranno di nuovo.
Mia sorella mi fissa preoccupata e mi fa cenno di seguirla nel padio.
Proprio ora che sta arrivando LEI? Non poteva aspettare stasera a letto per parlarmi?

"Jo come va?"
" Mi sembra di essere dal dentista. Ho una gran paura di una reazione che non vorrei vedere da parte di Tsubasa."
"Stai tranquilla lui ti ama."

Ne sono convinti tutti. Tutti tranne me, e forse lui.

"Beh. Speriamo. Ora voglio tornare di là, ma non pensare di sfuggirmi, ho visto che tra te e Matsuyama è successo qualcosa e stavolta non la passi liscia, dovrai raccontarmi tutto!"

Arrossisce e sorridendo mi fa cenno di si con la testa, poi mi abbraccia e torniamo in sala.
Nello stesso momento in cui mi siedo sulla poltrona, posizionata poco più avanti di Tsubasa, quasi di fronte a lui ma leggermente inclinata così da permettermi di vedere sia la sua reazione che quella di lei, la porta si apre.
Fa che sia Genzo. Fa che sia Genzo.

"Ragazzi siamo arrivati."

E' Ryo. Cavolo ci siamo. 
I primi ad entrare sono lui e Yukari. Questi pochi secondi sembrano un'eternità e il mio cuore galoppa fuori controllo.
Ti prego fa che non abbia reazioni strane.
Eccola. Bella, davvero bella. Giro gli occhi per scrutare Tsubasa ma è impassibile, il suo sguardo non trasmette nulla.
Menomale. So che è una cosa da poco, ma mi accontento.
Mi giro verso di lei. Lo guarda e sorride, di quei sorrisi che dedichi solo alle persone davvero speciali. Lo sapevo lei lo ama.
Mi giro verso di lui. Le sorride, un sorriso semplice, normale. Evviva. L'avrei strozzato altrimenti.

Non saluta nessuno e la prima cosa che fa è correre verso di lui e gettarsi tra le sue braccia, seduta sulle sue gambe.
Non respiro più. 
Ma che cavolo fa!
Sento lo sguardo di tutti su di me. 


"Ehm Sanae. Scusami, non mi sembra il caso."
"Ah. Si, scusami. Era talmente tanto che non ti vedevo che non sono riuscita a trattenermi."

Yayoi cerca di rimediare prendendo la sua amica per un braccio e trascinandola via da Tsubasa con la scusa di abbracciarla.
So che l'ha fatto per me perché mentre lo fa mi guarda sorridendo e io non posso fare altro che sorriderle a mia volta grata.
Almeno lui le ha detto di togliersi, o quasi. Per ora posso accontentarmi.
Inizia a salutare le sue amiche e i ragazzi della squadra felice. A me tanto triste non sembra, ma potrebbe essere solo la felicità del momento dovuta a questa reunion.
Salutati tutti si dedica a noi, i non giapponesi.

"Ciao. Io sono Sanae è un piacere conoscervi."

La vedo guardare noi ragazze una per una. Sono certa stia cercando di capire chi tra noi è la fidanzata del capitano.

"Piacere. Io sono Aline e sono la ragazza di questo bel ragazzone qui dietro!" Fuori una.
Castro alza la mano e  dice:

"Eccomi! Sono Castro, piacere mio."
 E mi guarda.
Lei intuisce qualcosa e si volta verso di me, ma mia sorella si intromette.

"Ciao. Io sono Faby." 

Tocca a me, mi guarda ma io non proferisco parola.
Devo fare qualcosa ma mi sento completamente paralizzata.
Chiudo gli occhi e raccolgo tutte le mie forze.
"Ciao. Io sono Jo!"
E lo guardo. Mi sta fissando e con gli occhi, intuisco i suoi pensieri, mi sta chiedendo scusa per ciò che sto vivendo. 
Gli sorrido.

"Non ti preoccupare, ancora riesco a reggere. Ti prego non fare niente di stupido!"
"Non lo farò!"


I nostri cuori si parlano e noi sentiamo bene il rumore che fanno.

Riporto la mia attenzione su Sanae che passa dal guardare me al guardare lui. Ha capito.
Si gira verso il capitano e fa:

"Tsubasa vorrei rinfrescarmi un pò dove posso lasciare le valigie?"

Rimane perplesso. Già dove dormirà? Non aveva pensato neanche a questo.
Lei come  a capire ciò che sta passando per la mente del mio fidanzato gli dice:

"Non dirmelo, non hai pensato a dove farmi dormire!"
"I-io ecco... non ci ho pensato." E si gratta la nuca sorridendo.
"Non fa niente dormirò su questo magnifico divano letto. Mostrami solo dove posso farmi una doccia."
"Non se ne parla tu non dormirai qui. Possiamo d..."

Ma che cavaliere abbiamo tra noi penso immediatamente e quasi simultaneamente Taro lo interrompe.

"Sanae dormiremo io e Genzo qui. Puoi prendere la nostra camera."
"Dov'è che dovrei dormire io?"

Genzo è appena rientrato e io ne sono davvero, davvero felice.

"Non abbiamo pensato a dove far dormire Sanae e le ho ceduto la nostra camera." Prosegue Taro, ha proprio un cuore d'oro, ma qualcosa mi dice che sia intervenuto per non far fare una grande cavolata al suo amico e lo sguardo grato del capitano me lo conferma. Stupido!
"Che hai fatto tu? Non se ne parla!"
"Genzo Wakabayashi sei sempre il solito egocentrico!"

Lui le sorride e le stampa un bacio in guancia, poi si blocca e si irrigidisce, si volta e mi riserva un'occhiata carica di domande. Vuole sapere come sto. Gli sorrido e lui si rilassa.

"Ok. Dormiremo in salotto ma non lo faccio per te Anego!" Si avvicina e abbracciandomi mi sussurra: "lo faccio per te. Lo sguardo di Misaki mi ha fatto capire che il nostro capitano stava per fare un enorme cavolata!"
Lo abbraccio e lo ringrazio. Si stanno tutti attivando per proteggerci e lo apprezzo davvero tanto.

"Tsubasa puoi mostrarmi la camera?" 

Ed eccola che riparte. Poteva chiederlo a una delle sue amiche o a Taro e Genzo visto che la camera a tutti gli effetti è la loro.

"Ok. Vieni." Risponde lui. 

Le prende le valigie e si dirige verso le scale.

"Aspetta ti accompagnamo anche noi, abbiamo così tante cose da dirci!" Maki le corre dietro seguita da Yayoi e Yukari.

Salvata in calcio d'angolo. 


"Stasera propongo ristorante in spiaggia, che ho già prenotato, e poi..." Genzo ci passa un volantino coloratissimo. "... falò  e muscia, si balla e si beve, per chi non guida."

Menomale che c'è lui che tira fuori queste idee altrimenti una serata a casa non l'avrei retta!
Tutti d'accordo ci prepariamo.

"Jo!"

Aline si intrufola nella nostra camera e mi dice:

"Che ti metti stasera?"
" Non saprei perché?"
"Devi essere da urlo. Ci sta chiaramente provando e noi non siamo amiche sue ma tue quindi: tira fuori gli artigli bella mia!"

Aline è terribile, ma prima di pensare a cosa mettermi devo assolutamente parlare con Faby.

"Mi affido a voi, ma prima... Faby siamo tutte orecchie!"

Aline sfodera un bellissimo sorriso, butta sul letto la miriade di vestiti che si è portata dietro e si siede battendo le mani felice.

"Io e Matsu siamo stati parecchio insieme ultimamente. Inutile nascondervi che è scattata subito una scintilla tra noi. Abbiamo parlato tantissimo ed è un ragazzo con un cuore puro. Lui è semplice,umile e pieno d'amore. Mi ha detto che con me sta bene, che sente che tra noi c'è un legame profondo e io provo le stesse e identiche emozioni. Poi... mi ha baciata. E' stato bellissimo. Non pensavo si potessero sentire davvero le farfalle in pancia!"
"Wowowowowowow! Sono felicissima Faby. Ma quindi ora state insieme?" Chiede ALine saltellando sul letto.
"Non lo so, non abbiamo affrontato l'argomento e non intendo farlo ora. Si fermerà per altri 3 giorni da Tsubasa e poi dovrà ripartire. Abbiamo tempo."
"E dimmi dimmi fino a che punto vi siete spinti? Dillo alla tua amica brasiliana."
"Alla mia amica curiosa vorrai dire! Solo un bacio. E' un tipo molto rispettoso e davvero lo apprezzo! Deve essere una peculiarità giapponese anche con Tsubasa è stato uguale vero Jo?"
"Ehm si. Con la differenza che MATSU mi sembra meno ingenuo!"
"Speriamo!" Dice mia sorella incrociando le dita e scoppia a ridere.

Mi fa davvero piacere vederla così felice e spensierata. Meritano entrambi la felicità e spero con tutto il cuore si mettano insieme.

"Torniamo a te Jo! Che ti metti sorellona?"

Già, torniamo a me. 
Iniziano a farmi provare abiti su abiti. Alcuni sono davvero troppo troppo esagerati. Molto poco da me. 
Poi mi blocco.
Eccolo il mio abito. Mi piace terribilmente.
Bellissimo con scollo all'americana che da dietro il collo si incrocia passando sui seni, lasciando intravederne leggermente la parte in cui si incontrano centralmente e proseguendo sui fianchi,  con addome e schiena completamente scoperti. Un tubino verde scuro super elasticizzato e corto fino a metà coscia. Una meraviglia, ma...

"Forse però con un pò più di seno starebbe stato meglio!" Mi lamento. Dannate tettine. Non sono di quelle che si fanno venire gli scompensi ma cavolo in questa occasione mi sarebbero tornate utili.

"Ti sta benissimo anche così, ma se vogliamo mettere la ciliegina sulla torta guarda cos'ho!"

Aline tira fuori un reggiseno che non ha allacci, la destra e la sinistra non hanno nulla che le unisce, praticamente aderisce autonomamente al seno e posizionandolo correttamente da un effetto push up. Lei ha un seno molto simile al mio,ma vedo che si è attrezzata bene a differenza di me.

"Proviamo. Ma secondo me cambierà poco."
"Non lo uso quasi mai, ma con certi abiti è d'obbligo!"

Dopo diverse prove riesco a mettere correttamente il 'reggiseno non reggiseno' e provo di nuovo il tubino.

"Non fa miracoli ma cavolo se aiuta!"  Esterno felice. Non pensavo che potesse essere davvero utile.

"Bene ora passiamo al trucco!"
"Ragazze non esagerate vi prego!"

Aline e mia sorella iniziano la loro opera d'arte, così l'hanno definita e io le lascio fare.
Dopo 30 minuti e dico 30 minuti, hanno finito. Finalmente. Mi portano ad occhi chiusi davanti lo specchio e...

"Ammazza che figaccia che sono!"
"Questa è la tua serata baby!"
"Nessuno può mettere baby in un angolo!" Tanto per citare il mio film preferito.

Ridiamo felici e io sono davvero energica. Mi sento bella e sicura di me. Questa è una di quelle sere in cui una donna qualsiai decide di affrontare i mostri che la spaventano e inizia la sua battaglia personale, in cui si sente potente perché nella sua unicità brilla e niente o nessuno potrà fermarla o spegnere il suo bagliore.

"Ora sandalo nero e borsa nera, obbligatoriamente con tacco!"
"Era scontato sorellina!"

Si vestono anche loro  e sono altrettanto belle: mia sorella con un tubino senza spalle di un colore molto particolare ma davvero bello che esalta la sua abbronzatura, un arancio salmonato davvero top; Aline con un abito verde acqua simil trapezio ma con scollo profondo e una fascia stretta in vita da cui poi si apre un gonnellino moribido davvero molto carino. Le abbraccio perché con queste due pazze non sarò mai sola!
Toc Toc
Qualcuno bussa e spero vivamente non sia Tsubasa perché non voglio assolutamente mi veda in anticipo.

Sanae è arrivata e con lei anche la sensazione che sia ancora innamorata del suo bel capitano. Ma si può davvero ancora definire SUO? Le paure di Jo si materializzeranno e lei tornerà a far battere il cuore di Tsubasa? Quanto scompiglio porterà con se? Ne vedremo delle belle!!
Ringrazio sempre chi con una o più parole dedica un pezzetto del suo tempo per recensire questa storia e, ovviamente, ringrazio anche chi legge silenziosamente. Vi auguro un buon giovedì.
Alla prossima ;*

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Capitolo 11
*** Apri gli occhi Tsubasa ***


"Chi è?" Chiedo titubante.
"Jo siamo noi! "

Sono le ragazze e spero che con loro non ci sia Sanae.

"Entrate entrate!"

La porta si apre e le mie amiche entrano seguite da lei.
Lo sapevo, ma che diavolo!

"Volevamo chiedervi di aiutarci con il trucco." Chiede Yayoi timidamente.

Alzo gli occhi e la colgo a fissarmi. Non te l'aspettavi eh!
Lei indossa il classico abito che mi aspetto di vedere indosso a una signora giapponese di mezz'età,  rosso con scollo a barca, aderente fino alla vita da cui poi si apre una gonna sfasata che arriva al ginocchio, ai piedi un sandalo normalissimo con un tacco forse di 2 o 3 cm. Semplice, fin troppo.
Le altre ragazze hanno decisamente più gusto, forse vivendo in Europa si sono adattate alla nostra moda, o magari sono io che stasera sono fin troppo critica, ma d'altronde merito un pò di soddisfazioni personali. Ogni tanto una donna ha bisogno di spettegolare, che diavolo.

"Jo puoi pensare tu al trucco di Yukari?"
"Si, certo."
"Ehm, Sanae tu che trucco vuoi?" Chiede Aline titubante.
"Io? No grazie, va bene così!" Risponde quasi schifata.

Espiro felice. Sarebbe stato davvero troppo strano!

Sono tutte bellissime. E Sanae... beh sarebbe molto carina se solo non si vestisse come mia nonna! 
Ammazza come sono cattiva stasera e menomale che io non avrei lottato senza motivo. La competizione con lei è scattata subito, forse perché si è spalmata sul mio uomo dopo due secondi e ci ha provato spudoratamente. Altro che senza motivo! Forse lui non se ne è accorto, anzi sicuramente è così, ma una donna certe cose le intuisce, le annusa nell'aria. C'è poco da fare, siamo terribili e danntamente intuitive.

"Ragazze andiamo giù che i nostri uomini ci attendono!" Dice Aline facendomi l'occhiolino. Mi scappa da ridere ma evito, sarebbe davvero da stronze e non sto a questi livelli.

Seguendo il consiglio di Faby e Aline faccio scendere tutte  e io aspetto l'ultimo momento. Non so come ma riescono a far passare Sanae prima di me, secondo loro così facendo io mostrerei a tutti i presenti l'enorme differenza che intercorre tra noi.
Mi sento stupida ma ormai ci sono e gioco.
Da dietro il muro spio Tsubasa che non la degna di uno sguardo, anzi fissa l'apice delle scale. Aspetto il segnale di Aline, una sua grattata sulla testa, e poi scendo.
Ecco si sta grattando.
Mi vergogno. Forse con questo abito ho un tantino esagerato.
Jo, dai scendi. Ora.
Respiro profondamente e mi paleso a tutti.
Mi fermo sentendo i suoi occhi su di me. Velocemente ispeziono la sala alla sua ricerca finché lo vedo. Eccolo lì, bello come non mai.
Il suo viso è rossissimo. Si alza e si avvicina alla scala.
Inizio a scendere, mostrando una sicurezza che proprio non ho. 
Genzo fischia e io lo fulmino ma allo stesso tempo mi scappa un sorriso. Che scemo che è!
Tsubasa è immobile. Avverto l'elettricità che l'avvolge, la stessa che ho io.
Sono a due passi da lui e lo sguardo mi cade involontariamente su di lei. Giuro non volevo, ci è andato da solo.
Ci guarda accigliata, con i pugni stringe la gonna, sta per esplodere.

"Dio! Sei uno spettacolo!" 

Tsubasa riporta la mia attenzione su di lui e gliene sono davvero grata.

"Ti piaccio?" Gli sorrido dolcemente.
"Se mi piaci? Ma come fai a sorprendermi sempre? Quando penso di aver visto tutta la tua bellezza, tu ne tiri fuori ancora e ancora."

Sto gongolando senza ritegno lo ammetto. Ma chi non lo farebbe al mio posto?

"Devo dire che anche tu non sei niente male Capitàn!"

Niente male? Ma come mi è uscita? E' da urlo. Jeans leggermente strappati e camicia bianca. Un classico che a lui dona da morire.
Mi sorride e mi posa un leggero bacio sulle labbra. 
Prende la mia mano e tutto sorridente si avvicina al resto del gruppo.

"Ci dividiamo come sempre?" Chiede Ryo.
" Si, ma Sanae con chi va?" Chiede Genzo guardandomi.

Cavolo o è con me o con Tsubasa. Sono in trappola. In iperventilazione lo guardo e lui prosegue:

"Forse vorrà stare con le sue amiche e quindi venire con noi, piuttosto che stare in un auto di maschi che parlano solo di calcio."

Si, decisamente meglio che stia con noi.
Una volta in auto Yayoi mi tocca la spalla e mi volto verso di lei aspettando che mi dica qualcosa.

"Jo ti va di rimettere le musiche del viaggio così cantiamo e balliamo?"

Le ho rovinate! 
Sorrido e annuisco.

"Da che iniziamo?"Chiedo.
"Dalla canzone tua e di Wakabayashi! Mi avete fatto morire dal ridere!" Urla Maki.
"Avete una vostra canzone?" Chiede Sanae con un sopracciglio alzato.
Tenta di trovare cose che non ci sono. Era prevedibile.
"Diciamo di si. La canzone che ha crepato il muro di ghiaccio che c'era tra noi, così l'hai chiamato vero culona?"

Gli do uno spintone e rispondo:
"Si, ma dire ghiaccio è riduttivo."

Parte la canzone e noi rimettiamo in scena la stessa scenetta, aggiungendo forse un pezzo o due.
Due stupidaggini davvero, ma loro si stanno scompisciando dalle risate.
Sanae invece ci guarda con un sorriso beffardo. Ha in mente qualcosa me lo sento.

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La cena sta proseguendo bene anche se non capisco perché Sanae si è messa davanti a me tra Faby e Genzo, che guarda caso è finito davanti a Jo. In realtà lui si stava sedendo accanto a Ryo due posti più in là, ma Sanae l'ha richiamato urlandogli di andare accanto a lei e ha praticamente tolto il posto a Matsuyama che si stava posizionando vicino a Faby. Mi guarda in continuazione e mi crea disagio. Non voglio assolutamente litigare con Jo.
Le stringo la mano poggiata sul tavolo e la porto alle labbra baciandola. So che Anego ha visto ma voglio che sia chiaro che io amo lei.
Non credo che lei abbia alcun interesse per me ma secondo: Kojiro, Taro e Matsuyama è ancora cotta del 'suo capitano'.

"Sai Genzo..." dice Sanae con una voce davvero molto alta, "E' proprio carino lo stacchetto che tu e Jo avete creato con la VOSTRA canzone!" 

La vostra canzone? Mi volto immediatamente verso Jo che stranamente sorride in direzione di Anego. Sembra quasi che... quasi che se lo aspettasse.

" Eh si! Amo cantare e ballare in macchina, quella canzone poi si prestava a uno stacchetto proprio identico al film che lo rappresenta. Inutile dire che Genzo è davvero bravo a improvvisare! La prima volta che ho creato una scena simile con Tsubasa alla guida ha iniziato a ridere come un matto!"

Guardo Genzo che ride sguaitamente dicendomi:
"Te te la sei presa tutta matta, fattelo dire!"

Sono un pò scombussolato.
Non vedo più malizia in Genzo, ed è vero Jo ha l'abitudine di fare questi strani balletti in macchina e mi ha sempre detto che coinvolge chiunque sia alla guida. 
Mi rilasso, chissà a che pensavo.

" Lei è ricca di colore! La prima volta ho riso come un matto, ma ammetto che in un primo momento ho pensato fosse bipolare. Era seeduta tutta tranquilla poi nel momentoi in cui alla radio hanno passato la canzone 'Seven seconds'  ha preso il cellulare usandolo come microfono e ha iniziato a cantare in uno strano francese imitando la voce del cantante! Da noi tutto questo è davvero molto insolito. Le ragazze non si comporterebbero mai così. C'è un bon ton da seguire!" Affermo ridendo anche io.
"Pensa che noia!" Dice Jo.
"Ma la culona ci sa fare con gli stacchetti e con lei la noia non esiste!" Afferma il portiere continuando a ridere fuori misura.
"Decisamete non ci si annoia con lei!" Rispondo in un sorriso.

L'sggk mi guarda e ricambia, poi mi volto verso Jo che guarda Faby e Aline che mimano un gesto con due dita che tracciano una linea orizzontale, il classico: come volevasi dimostrare.

Finita la cena ci dirigiamo in spiaggia. Tutto è meraviglioso. Ci sono tanti piccolo falò con cusicini tutti intorno, ognuno di questi porta il numero del tavolo corrispondente, così noi cerchiamo il nostro numero.
Quando lo troviamo notiamo un falò un pò più grande degli altri e tantissimi cuscini a circondarlo. Beh in fondo siamo un bel gruppone.
La musica inizia con una samba.
Jo mi guarda e io annuisco. Il suo primo ballo è con Castro ormai è una routine.

"Beleza.Vamos?"
"Claro que si!"

E iniziano il loro ballo sereni.

"Io poprio non capisco!" Sanae si avvicina a me, poi con un tono duro guarda Aline e continua:

"Ma Castro non è il tuo fidanzato?"
"Si. lo è da tanti anni ormai." Risponde lei.
"E ti sta bene che balli con un'altra? Insomma mi sembra che se la stiano proprio divertendo!"
"Il primo ballo è il loro, è così da tempo ormai. Mi fido ciecamente di Jo e Faby e lui sa benissimo che può ballare solo con loro due!"
"Mah! E a te Tsubasa va bene? Insomma sei sempre stato un tipo parecchio geloso!" 
"All'inzio mi ha dato fastidio, ma solo finchè non l'ho conosciuta bene! Lei è così!" E guardo volutamente l'sggk che mi fa un cenno d'assenso con il capo.
"O forse non ne sei così innamorato! Dai sù, non ci prendiamo in giro, io il mio uomo non lo faccio ballare in questo modo con un'altra. Prima gli stacchetti ambigui, ora la samba, non mi sembra proprio un comportamento corretto!" Porta le braccia sui fianchi e corruga la fronte.

Il suo atteggiamento non mi piace proprio. Continuo a credere che i miei amici si sbaglino ma certo lei sta facendo di tutto per farmi ricredere.

"Ascolta, tu sei cresciuta in un modo, lei in un altro. In Europa vivono di gioia e colore, noi in Giappone di regole e grigiume. Non possiamo essere diversi, dobbiamo standardizzarci agli altri e se tu provassi ad uscire dal nostro Paese scopriresti una miriade di colori in più!"
"Sarà..." e si siede anche se non del tutto convinta, ma poco mi importa.

Inizia un tango. Mi alzo e Castro si volta verso di me, poi di nuovo verso Jo, gli fa un inchino e gli dice: " Obrigado Beleza", posandole un bacio in fronte!

Le porgo la mano, lei l'accetta inchinandosi e balliamo. 
Diavolo come è sexy stasera.
Mi sento sfiorare il braccio, roteo gli occhi e vedo i miei due amici brasiliani ballare felici accanto a noi.

"Come siete belli!" Ci urla Aline.
"Mai come voi due!" Le risponde la mia fidanzata.

E poi accade qualcosa che mai e poi mai nella mia vita avrei creduto di vedere: Matsuyama e Faby, Ryo e Yukari e Maki e Kojiro. No dico Maki e Kojiro, che si buttano a ballare un goffissimo tango!
Io e Jo scoppiamo a ridere divertiti. 
Li amo tutti!
Finiamo la nostra danza e torniamo dai nostri amici single.

"Oddio mi avete fatto morire, giuro!" Dice Jo.
"Tu hai detto che se una cosa non la sappiamo cantare o ballare dobbiamo improvvisare e così è stato!" Dice Maki.
"Bravissimeeee, io vi amo!" E si getta tra le braccia delle ragazze divertita.
"Sia chiaro che io non lo farò mai più. E' stato umiliante!" Afferma Kojiro.

Stasera le risate sono garantite.


Le ore scorrono serenamente, Jo è seduta tra le mie gambe e io intento a sfiorarle la schiena nuda sorrido inebito e felice, non accorgendomi che Sanae si sposta vicino a me afferrandomi per  il braccio.

"Tsubasa vorrei parlare un pò con te. Possiamo?"

Forse vorrà sfogarsi per la rottura avuta con il suo ragazzo, finora è stata forte e non ha mai accennato a nessuno squilibrio. 
Guardo Jo che mi lancia un sguardo triste, mi accosto al suo orecchio e le sussurro:

"Amazonas stai tranquilla torno subito, probabilmente vedendo tutte queste coppie gli è tornato il malessere."

Lei si alza e senza dire niente mi permette di sgusciare via e allontanarmi dal gruppo.
Mi giro per dare un'ultima occhiata e la vedo parlare con le ragazze e gli altri. 

"Allora Sanae come stai?" Chiedo un pò infastidito per aver dovuto interrompere un momento romantico.
"Insomma. Tu?"
"Io? I-io bene."

Non si vede per caso? 

"Immagino sia difficile per te stare qui con noi, lontana da lui!"
"Eh s-si, molto difficile ma sto cercando di divertirmi ugualmente."
"Vuoi raccontarmi come è successo, come ti senti? Io ti ascolto se vuoi sfogarti."
"No, in realtà ti ho chiesto di accompagnarmi qui perché volevo stare un pò sola con te. Da quando sono arrivata non mi hai mai considerata e io mi sento messa in disparte. In fondo sei stato tu a invitarmi e io credevo che noi... ecco che noi, potessimo stare un pò soli."

Ma che sta dicendo? Io l'ho avvisata che sono fidanzato. Ora come ne esco? Che le dico? Jo si sente messa al secondo posto e lei in disparte. 
Aveva bisogno della mia amicizia e io non le ho dato nessuna attenzione. Sono proprio un pessimo amico non c'è che dire.

"Scusami, io non volevo trascurarti. Immagino il dolore che provi e che hai bisogno di persone care vicino."
"Non preoccuparti, stai rimediando ora. Ti va di passeggiare ancora un pò lungo mare? Quest'aria mi da serenità!"
"Ok."
"Posso chiederti un'ultima cosa?"
"Dimmi pure Sanae."
"Possiamo tenerci per mano?"

Per mano? Che le prende?

"Ma per mano ci si tengono le coppie!"
"In Giappone. Sei stato tu stesso a dirmi che qui le cose sono più colorate e dovrei iniziare a scoprire queste sfumature, giusto? Tenersi per mano tra amici mi sembra sia del tutto normale in Europa."
"S-si."
"Ho solo bisogno di sentirti vicino Tsubasa. Tutto qui."
"O-ok!"

Le do la mano e spero vivamente che Jo non veda questa scena. Non faccio altro che ribadirle che io non riesco a fare certi gesti con le mie amiche perché, inutile girarci intorno, per certi versi io sono ancora legato ai comportamenti standardizzati della mia patria.
Controllo l'orologio e è un'ora che passeggiamo. Abbiamo parlato un pò di tutto, anche se principalmente ha fatto parlare me chiedendomi delle partite, della squadra ecc... Mi ha fatto sicuramente piacere tornare a condividere con lei certi argomenti, come un tuffo nel passato, ma è proprio ora di tornare dagli altri.

"Sanae credo sia il caso di tornare indietro."
"Ah si, certo."


Guarda il suo orologio da polso e esclama:

"Il tempo è volato insieme a te."

Le sorrido grattandomi la nuca. 
Quando siamo vicini allo stabilimento con i falò decido che è arrivato il momento di sciogliere la presa della mano, ma lei la stringe di più e inizia a correre in direzione degli altri ridendo felice. 
Mi coglie impreparato e io non posso far altro che seguirla.
Nel momento in cui arriviamo Jo fissa le nostre mani e io di nuovo tento di sciogliere questo assurdo legame tra me e la mia ex, non voglio di certo litigare con lei per una sciocchezza simile. Lei però fa qualcosa di del tutto inaspettato, alza la mia mano e la copre con entrambe le sue dicendo:

"Abbiamo fatto un tuffo nel passato e è stato davvero bello. Con il capitano non ci si annoia mai!"

E' forse impazzita? Lanciare certe frasi con la mia fidanzata qui davanti!?! La separazione deve averla davvero toccata in profondità.

"Ehm, Sanae non diciamo cose che potrebbero essere frain..."
"Grazie Capitano!"
Mi da un bacio in guancia e va a mettersi seduta al suo posto.
Sono pietrificato. Perché si sta comportando così?
Alzo gli occhi che finora puntavano ai miei piedi e la vedo in tutto il suo dolore.
Si alza e dalla borsetta tira fuori un copri spalle nero, afferra un telo da mare, che Taro per previdenza aveva portato, e chiede a Faby di tenerglielo intorno coprendo totalmente il suo corpo.
Il suo tubino cade a terra.
Si s-sta spogliando. Ma perché?
Faby toglie il telo e vedo che il suo copri spalle è legato a fascia sul seno.
E' in mutande. No, è in tanga. Deve essere impazzita.
Mi alzo per andare a coprirla, ma lei inizia a correre verso il mare.
Non vorrà mica farsi il bagno a quest'ora?
Stavolta la seguo. Qualcosa non va in lei e voglio capire che cosa.
Inizio la mia camminata veloce ma dopo tre passi vengo bloccato da una forte presa.

"Tsubasa lascia andare me!"
"Genzo sei forse impazzito? La mia ragazza è mezza nuda in acqua di notte e io lascio andare te?"
"Se l'ami lascia che ci pensi io. Ha bisogno di un amico ora."
"Ha ragione lui."

Castro mi prende in disparte e prosegue:

"abbiamo assistito tutti alla scena che la tua ex ha messo su. Prima ti porta via per più di un'ora, quasi due per l'esattezza. Poi arrivate mano nella mano e infine lei teatralmente lancia una frase che poteva lasciar intendere davvero molte cose su ciò che avete fatto!"
"Io non ho fatto proprio nulla. La mano è perché me l'ha chiesto aveva bisogno di sentire una persona amica vicina."
"Ti sta mettendo in mezzo. Stai attento. Siamo rimasti tutti sconcertati da come vi siete comportati, lei più di tutti..." e indica Jo, "... ha bisogno di un amico e Genzo la sa prendere, lascialo andare. Glielo devi, non credi?"

Guardo Genzo e annuisco per niente convinto della mia decisione. Lui si spoglia e corre in acqua, da lei.


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Come ho potuto innamorarmi di lui? Perché? Pensavo che con lei fosse finita davvero e invece mi ha presa in giro. Sparisce per due ore, tornano correndo mano nella mano e ridendo come bambini e poi come se non bastasse lei se ne esce con quella frase! 
Due ore... assurdo!
Mister perfezione asserisce che:
"Noi in Giappone non teniamo per mano gli amici ma solo chi amiamo."
"Per certi aspetti io non riesco a staccarmi dalla mia cultura, non mi vedrai mai in certi atteggiamenti con un'amica!"

Parole, solo parole gettate al vento. Voleva forse aggiungere una tacca alle sue conquiste?
Ma che dico! Sto delirando, lui non è quel tipo di ragazzo.
Ma allora perché?

"Ragazzina ci hai preso gusto a farmi bagnare per seguirti?"

E' Genzo. Menomale.

"Non eri obbligato a venire qui. Io sto bene!"
"Si, certo. E hai avuto bisogno del mare per nascondere le lacrime?"
"Come diavolo hai fatto..."
"Ti leggo dentro culona!"

Nuoto da lui e lo abbraccio. Mi circonda la vita con le sue possenti braccia da cui posso sentire tutto il suo affetto. Mi bacia tra i capelli e in silenzio mi stringe forte a se, come a voler assorbire il mio dolore, come a volermi proteggere da tutto il male che c'è.

"Ragazzina credimi l'ha messo in mezzo. Voi donne a volte siete un pò calcolatrici e subdole, lei sta tessendo una rete a regola d'arte per farvi litigare."
"Lo so. Ho visto che lei è innamorata di lui. Ho visto come lo guarda e come mi guarda, ma non posso far finta di nulla. Lui deve svegliarsi, altrimenti così facendo prima o poi sarà facile cadere in qualche trappola peggiore. E' un personaggio pubblico e di psicopatiche che gli gireranno intorno ne avrà tante e ogni volta sarà così?"
"Una ce l'ha già sicura, anzi facciamo due con Anego!"
"Ah grazie eh! Genzo. Che devo fare? Io non posso tornare lì e sedermi tra le sue gambe come se niente fosse."
"Non ti propongo di farlo ingelosire perché lo è già abbastanza. Per farmi venire qui è dovuto intervenire Castro, lui era già pronto a seguirti in acqua ma io sapevo che ora non era il caso venisse."
"Grazie."
"Rivestiti e anche alla svelta perché stare in tanga davanti a tanti uomini, per lo più fidanzati poi, non è il massimo. Hai fatto venire un colpo a tutti! Poi passa la serata con noi e le tue amiche, domani a mente lucida vedremo il da farsi."
"Mi sembra una buona idea. Grazie Genzo."

Gli do un bacio in guancia e insieme usciamo dall'acqua. 
Improvvisamente ricordo di essere truccata.

"Genzo! Il mio trucco... sembro un panda?"
"Io non so che roba tu ti sia messa, ma non si è mosso nulla li sopra!"
"Aline ha dei trucchi da urlo."

Mi rivesto e ci metto un bel pò visto che quel maledetto finto reggiseno non si attacca bene come dovrebbe.Quando riesco finalmente a sistemarlo mi siedo vicino a Genzo.
Tsubasa mi sta fissando e il suo sguardo mi parla.

"Il tuo posto è qui accanto a me."
"Lo sarebbe. E' vero. Ma guarda chi c'è al mio posto!"


Come se avesse sentito la mia risposta silenziosa si gira e finalmente nota una figura femminile a tutti noi ben nota: Sanae.
Sbuffa sonoramente e si alza cominciando a camminare avanti e indietro. Si ferma. Mi guarda e riparte.
Dopo qualche ballo di gruppo a cui abbiamo partecipato tutti, tutti tranne lei che è rimasta per tutto il tempo noiosamente seduta a fissare Tsubasa che girellava intorno al falò, ce ne siamo tornati alla villa.
Proprio non sa che voglia dire divertirsi la tipa.

Merda non riesco a dormire!
Scendo in cucina così mi faccio una bella tisana rilassante. Ma che ora è? Sposto lo sguardo verso il grande, quanto orribile, orologio appeso al muro e sono le 4.30. Prevedo una nottata in bianco.
Ma che è questo rumore? Qualcuno sta russando. Mi sposto verso il divano e vedo Misaki e Wakabayashi dormire serenamente. Mi ero completamente dimenticata di loro. Sono passati cinque minuti e la tisana sarà ormai già pronta, meglio andare a prenderla.
Ma che cavolo... di nuovo mi ritrovo in terra. Maledetti scarponi enormi, devono essere di Genzo.

"Ragazzina sei terribile. Ma come fai a catapultarti ovunque?"
"Che è successo? Chi è caduto?"

Perfetto ho svegliato sia Genzo che Taro.

"Scusate non volevo svegliarvi, sono inciampata suu questa specie di barca" e alzo la scarpa che sono sicura sia del portiere.

"Ehi quella è la mia scarpa!" Come volevasi dimostrare è sua.
"Non riesci a dormire dolcezza?"

Taro è sempre tenero quando si rivolge alle ragazze.

"Ehm no, infatti ero venuta a farmi una tisana. Mi ero dimenticata che voi eravate qui, ho sentito russare e sono venuta a controllare."
"Oh scusaci!"

Lui chiede scusa a me? A me che li ho svegliti maldestramente! Il mondo si è forse ribaltato?

"Ormai sono sveglio vengo a farti compagnia culona."
"Vengo anche io", aggiunge Taro.

Ci stendiamo sulle sdraio della piscina e chiacchierando a poco a poco Morfeo mi avvolge tra le sue braccia.


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" Tsubasa. Tsubasa!"
"MMM. Che c'è? Chi è?"
"Sono Genzo."
"Genzo che vuoi a quest'ora?"
"La tua ragazza..."

Mi metto seduto e improvviamente il sonno scompare.

" Non riusciva a dormire e è venuta in cucina a farsi una tisana ma ovviamente è caduta su una mia scarpa..." sorride dolcemente, "... e ci ha svegliati. Così io e Taro siamo rimasti a fargli compagnia e chiacchierando ci siamo addormentati. Sentivo freddo, mi sono destato e ho notato che anche lei tremava, le  ho messo una coperta addosso ma non vorrei si ammalasse dopo il bagno di ieri. Credo sia il caso che sia tu a riportarla in camera."
"Grazie Genzo, arrivo subito."
"Ah un'ultima cosa Tsubasa, apri gli occhi. Se davvero tieni a lei guarda bene ciò che sta accadendo."

Continuo a credere che stiano esagerando tutti e annuendo mi avvio verso la piscina.

Eccola lì che dorme serena. La coperta ha sicuramente aiutato perché ora non trema più. Se ora la prendessi si sveglierebbe, potrei scaldarla con il mio corpo stendendomi accanto a lei.
Mi adagio piano piano e l'abbraccio.
Cullato dal suo respiro lento e regolare mi addormento anche io.

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Il rosso del sole penetra nei miei occhi chiusi. E' l'alba. Riesco a sentire il profumo dei colori dalla brezza mattutina che delicata mi accarezza la pelle.
Devo essermi addormentata fuori con Taro e Genzo.
Devo ricordarmi di ringraziarli, ancora.
Sono i miei angeli custodi. Sorrido al pensiero di come siano entrati rapidamente nella mia vita sconvolgendola. 
Chi l'ha completamente ribaltata però è uno solo. 
Tsubasa. 
Non voglio che finisca così tra noi, forse devo seguire il consiglio dei suoi amici e ascoltare cosa ha da dirmi. Lei sta giocando sporco.
Un moto di rabbia e stizza mi attraversa. Stringo i pugni e presa dalla voglia di sentire le giustificazioni del capitano mi stiracchio pronta ad alzarmi.
Allungo le braccia e piego il bacino che si appoggia a qualcosa che di certo non è la sdraio.
Porto la mano dietro di me e con occhi aperti e il respiro corto, tocco l'oggetto che ha bloccato il mio stretching mattutino.
E' muscoloso e caldo. E' una persona. 
Mi volto di scatto... che cavolo è Tsubasa, menomale. M'ha fatto prendere un colpo sto scemo.
Guardatelo come sorride. Chissà che sta sognando. 
Sta farfugliando qualcosa che però non capisco.

"Jo..."

Ha detto Jo. Mi ha chiamata nel sonno. 
Evviva.
Toh becca giapponesina dei miei stivali. Ben ti sta.
Potrei indagare un pò di più, dicono che quando una persona parla nel sonno a una domanda risponderà sempre sinceramente. O forse mi confondo con gli ubriachi. Vabbè tanto vale provare.

"Dimmi. Sono qua."

Sghignazzo tra me e me.

"Jo. Non sce ne andare. Non andare scion Genzo."

Ha detto non andare con Genzo? Ma è proprio fissato!

"Senti ma cosa provi per Sanae?"

Ho il batticuore e se mi dicesse che l'ama? Porca miseria lo scaravento in piscina e non mi importa se è 70 kg di muscoli.

"Non mi importa di lei. Voglio te!"

Non è che mi sta prendendo in giro ed è sveglio?
Mi avvicino al suo viso e lo scruto accigliata.
Accosto l'orecchio al respiro.
Mh sembra regolare.

"Ragazzina ma che cavolo stai facendo?"
"AAAH!" Lancio un urlo cosi forte che Tsubasa zompa dal lettino e ruzzola in terra.
"Genzo mi hai spaventata!"
"Ma che cavolo facevi?"
"Zitto. Niente. Niente! Vieni con me!"
"Ma che è successo? Dove sono?" Il povero capitano ha avuto proprio un brusco risveglio.
"Aspettami lì Tsubasa arrivo!"

Prendo Genzo per la mano e lo trascino in cucina.

"Ma che facevi eh?"
"Controllavo se dormiva."
"E c'era bisogno di fare tutti quei versi strani con la faccia?"
"Ero concentrata a non farmi scoprire!"
"Ma che stai dicendo? Jo che hai fatto?"
" Tsubasa parlava nel sonno e così ho iniziato a fargli delle domande. Si dice che se un a persona parla nel sonno e risponde alle tue domande saranno sicuramente sincere."
"Ma non valeva per gli ubriachi questa cosa?"
"Anche!"
"Tu stai fuori ragazzina! E sentiamo che hai chiesto?"

Porto le mani dietro la schiena, piego la testa verso il basso e con la punta del piede inizio a disegnare dei piccoli cerchi.

"Beh ecco io... prima gli ho risposto perché mi diceva di non andare, gli ho detto che ero qua e poteva parlare."
"E lui cos'ha risposto?"
"Certo che sei proprio una pettegola! Mi ha ridetto non te ne andare, non andare con Genzo!"

Sgrana gli occhi e poi scoppia a ridere.

"Certo che è proprio fissato!"
"L'ho pensato anche io!"
"E poi?"
"E poi gli ho chiesto se..."
"Se?"
"Se amava Sanae!"
"Non ci credo. Ragazzina fattelo dire sei proprio subdola!" E se possibile ride ancora più sguaiatamente.
"Beh dai che ti ha risposto?" Continua asciugandosi una lacrima dall'occhio.
"Che vuole me! Mi sembrava troppo strano che uno nel sonno parlasse così bene e controllavo che dormisse davvero!"
"Hai vinto! Sei proprio fuori dalle righe!"

Gonfio le guance e gli tiro una ciabatta! Mi giro e insieme torniamo da Tsubasa.

"Ma che avete combinato? Perchè mi avete buttato giù dal lettino?"
"In realtà sei caduto da solo!" Sentenzio sicura!
"In realtà hai una fidanzata psicopatica ecco perché sei caduto dal lettino!"

Mi giro e fulmino il portierone che alza le mani in segno di resa.

"Ma Taro ancora dorme?"
"Ah si! A lui non lo svegliano neanche le cannonate", dice il capitano strofinandosi la testa.
"Ma un bagno in piscina lo sveglierebbe?" Sorrido furbamente sperando che qualcuno di loro me l'appoggi!

Genzo e Tsubasa si guardano e annuiscono sorridendo. Finalmente! Poi prendono Taro e io presa da una scarica di eccitazione gli sussurro:

"Piano piano sennò lo svegliate prima ancora che tocchi l'acqua!"
"Non ti preoccupare non sente niente questo qui!"

Il capitano lo prende per le caviglie, il portierone per le braccia e con un lancio deciso lo buttano in acqua.
E' andato giù come una pera cotta e sghignazzo divertita.
Ma non riemerge!

"Perchè non risale? Oddio avete ucciso Misaki!"
"Noi? L'idea è stata tua ragazzina!"
"Ma siete voi che l'avete lanciato!"

Corro a bordo piscina pronta a tuffarmi ma non c'è, non lo vedo.
Perlustro rapidamente con lo sguardo tutta l'area ma  niente.

"Cavolo ma dov'è? E voi che aspettate a cercarlo?" Mi giro e li vedo sorridere. Qualcosa non torna. 
No decisamente c'è qualcosa che... ma prima che riesca a finire i miei loop mentali mi sento trascinare in acqua.

"Pensavi di farmela è dolcezza?"
"Ma tu non dormivi?"

Respiro velocemente, avrò bevuto un litro d'acqua.

"Ho un sonno leggerissimo io. Ti stavo quasi per rispondere, ma quando il capitano ha detto che non mi svegliano neanche le cannonate ho capito che avevano in mente qualcosa e così sono stato al gioco!" Dice in tutta tranquillità muovendo elegantemente la mano.

"Maledetti! Ma che siete telepatici? Come avete fatto a capirvi senza parlare?"
"Anni di allenamenti e partite cara mia. Beh tutti gli sforzi sono stati pienamenti ripagati dalla tua faccia!"
"Taro ora anche tu!" Dico con voce tristissima.

Esco dalla piscina e uno sconcertato Tsubasa si affretta a coprirmi con un telo. Arrossisce e mi dice:

"Beh hai la maglietta bianca."
"Credo sia il caso che io e te facciamo un bel discorsetto."

Annuisce e mesto mi segue in cucina. Ha la testa china di chi sa benissimo aver torto marcio.
Poggia la mano sulla penisola in marmo e inizia a giocare con le dita.


Le cose iniziano a intrigarsi. Sanae è palesemente cotta del nostro caro capitano, e su questo ormai non c'è alcun dubbio, l'unico che sembra non accorgersene è lui!
Jo comincia a indispettirsi ma riuscirà a farsi valere? Anego inventerà ancora qualcos'altro per screditare l'attuale fidanzata di Tsubasa?

Riuscite a pensare al capitano felicemente fidanzato con qualcuna che non sia Sanae? Inizialmente neanche io riuscivo a vederlo con nessun'altra, ma più leggevo il manga con occhi adulti e più il loro legame mi sembrava un pò forzato. Premettendo che spero lei rinsavisca e torni in Spagna da lui con i suoi figli, ho voluto provare a cambiare la storia e metterlo accanto a una ragazza del tutto diversa da lei, più colorata. Insomma gli anni passati in Brasile e poi in Spagna lo avranno un pò occidentalizzato, no?
Ma reggerà accanto a una ragazza così diversa?
Voi che ne pensate?

Grazie per i vostri commenti e grazie a chi dedica del tempo alla lettura di questa storia.
Alla prossima! ;*

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Capitolo 12
*** modalità gatta morta ***


"Tsubasa non va bene. Non va affatto bene! Non puoi tornare mano nella mano con lei, soprattutto dopo che mi hai detto più volte che non riesci a cambiare questo lato della tua educazione giapponese. Non puoi."
"Lo so. Mi ha colto di sorpresa, me l'ha chiesto per sentire la mia vicinanza in questo momento difficile e io non sono riuscito a dire di no, poi mi ha praticamente trascinato da voi e sinceramente non  so perché se ne sia uscita con quella frase. Non abbiamo fatto nulla Amazonas, te lo giuro."
Sorrido. Non un sorriso dolce, nè uno sereno, ma uno di quelli che si fa quando sai che non cambierà mai nulla, che la sua ingenuità lo porterà a fare qualcosa di terribilmente stupido e quando se ne renderà conto sarà troppo tardi, il danno sarà fatto.

"Stronzate Tsubasa. Non puoi non sapere perché se ne sia uscita con quella frase. Non puoi non aver capito perché si comporta così. Ha tre delle sue migliori amiche qui e decide di portare proprio te a fare una passeggiata, non ti è sembrato strano?"

 Il suo volto cambia espressione, sembra caduto dalle nuovole, quindi la risposta è: no, non ci aveva minimamente pensato. 

"Non sarò io a ostacolare il fato, forse siete semplicemente destinati a stare insieme, anche se tu credi il contrario. Che accada ciò che deve accadere, io sono stanca. Lasciamo passare questi ultimi tre giorni e dopodomani ne riparliamo."

Concludo il mio discorso senza emozioni, in completa apatia, perché mi ha svuotata e non ho davvero voglia di ascoltarlo. Credo che mi ami ma non può essere sempre così ingenuo.

La giornata è trascorsa in tranquillità, gli occhi di Tsubasa erano sempre su di me, ma io ho deciso di non dargli molta importanza e così mi sono un pò distaccata da lui.
Ora siamo in spiaggia, Taro come sempre ha proposto di giocare a qualcosa, così da coinvolgere tutti. 
Non ho di certo voglia di rovinarmi la vacanza e quindi ho accettato di buon grado. 
Chi si è isolata è stata proprio Sanae. Ha detto che lei odia il sole e preferisce starsene sotto l'ombrellone. Che noia!
La sifda di oggi è a beach tennis e abbiamo formato delle coppie, la sorte ha voluto la seguente divisione:
Girone A:
Io e Yayoi
Yukari e Jun
Castro e Kojiro
Girone B:
Tsubasa e Ryo
Maki e Genzo
Faby e Matsuyama, il destino deve aver lavorato per loro.
Aline e Taro.

C'è una coppia in più, ma poco male sarà divertente lo stesso.
Il gioco procede bene. Io e Yayoi insieme siamo davvero brave, abbiamo battuto Jun e Yukari senza neanche troppi problemi, ma non siamo riuscite a superare gli uragani di Kojiro e Castro, hanno una grande intesa.
Del secondo girone a vincere sono stati Tsubasa e Ryo, la loro sintonia era palpabile, sicuramente avrebbero vinto Genzo e Maki se non avessero litigato tutto il tempo. Maki è un'ottima giocatrice e il portiere si diletta bene anche in questo sport, ma erano proprio cane e gatto, tanto da far urlare a Ryo che gli sembrava di essere tornato indietro nel tempo, al torneo scolastico che ha visto Genzo contro Hyuga.  Chissà cos'hanno potuto combinare quei due!
Ci sediamo tutti intorno al campo improvvisato per gustarci la finale del torneo. Tsubasa ride felice, è proprio sereno quando è in compagnia dei suoi amici.

"TSU-BA-SA TSU-BA-SA, VAI CAPITANO VINCI. VINCI COME FAI SEMPRE!"

Dall'ombrellone un urlo di incitamento sopraggiunge e cattura l'attenzione di tutti noi che ci voltiamo di scatto.
Sanae è in piedi con una fascia rossa in testa che urla al MIO fidanzato.
Mi giro per vedere la reazione di Tsubasa che la guarda allibito e rosso in viso.
Tutti sono in silenzio. 
Tutti tranne lei che continua imperterrita con i suoi cori da stadio. Ma non si sente leggermente ridicola?
La voglia di alzarmi e andargliene a dire quattro è davvero tanta, va bene tutto ma ora sta sforando un tantino e la mia pazienza ha un limite.
Come a leggere i miei pensieri la voce di Genzo mi riporta alla relatà:

"Ehi puoi anche andare a parlarci, nessuno ti biasimerà se la strozzerai."
" La voglia di darle uno schiaffone è davvero tanta, ma avrei preferito intervenisse  Tsubasa."
"Guardalo bene. Lui non le ha dato importanza, dopo lo sbalordimento iniziale ha iniziato la partita senza degnarla di uno sguardo."

Ha ragione ma perchè tocca a me il lavoro sporco?

"Jo tu sei la fidanzata e tu dovresti curare il tuo rapporto e lottare per lui ora. Lei ha invaso il tuo spazio e lo ha fatto molto apertamente, fregandosene totalmente di te. Perché vuoi spianarle la strada? Poi se reputerai che Tsubasa non ti merita allora lo mollerai, ma non per questo lei deve mancarti di rispetto."

E ha ragione anche mia sorella. 
Aline e Yayoi appoggiano Faby e Genzo. Lancio uno sguardo furtivo alla sua amica d'infanzia che mi guarda con occhi dolci. Forse anche lei la pensa come gli altri.
Sorrido a tutti loro e mi dirigo verso la squinternata.

"Sanae dobbiamo parlare." Fredda. Decisa. Brutale.
"E di cosa?"
"Del tuo comportamento."
"Non ho nulla da dirti."
"Decisamente tu non puoi dire nulla a me, ma io  a te sì! Non credere che io non mi sia resa conto di nulla! Una persona che soffre per la separazione dal ragazzo che ama tanto non si comporta come te, non si butta tra le braccia del suo ex. Sai benissimo che sta con me e mi hai mancata volutamente di rispetto, mentre io non ti ho fatto nulla. Ora sono stanca e ti chiedo di smetterla con questo coro ridicolo e con i tuoi atteggiamenti da gatta morta."

Punta i suoi occhi a mandorla nei miei senza mai distogliere lo sguardo e sorride sghemba.

"Credi che io non sappia che tu e i 'miei amici' lo avete avvisato che io ho dei secondi fini? Non sono poi così sprovveduta. Ma dimmi cara Jo, lui vi ha ascoltati? Ha creduto a ciò che gli avete detto? No! Non l'ha fatto, perché di me si fida ciecamente. E' vero non ho sofferto per niente per la rottura, perché se proprio la vuoi sapere tutta sono stata io a lasciare lui, l'amore per il MIO capitano era troppo forte per continuare a fingere. Non credi che possa succedere la stessa cosa a voi? Lui tra qualche tempo si accorgerà che stare con te era solo un diversivo da me e ti lascerà, come io ho fatto con Yu. Non ho nessuna intenzione di mettermi da parte, invitandomi qui mi ha dato la conferma che cercavo, a maggior ragione che ci sei tu. E' ingenuo Tsubasa e io posso sfruttare a mio favore questo suo lato."
"Sei una vipera Sanae! Non ti renderò la vita facile, nè ti cederò Tsubasa tanto facilmente."
"Tu non lo farai per lasciarlo a me, ma perché ti renderai conto che mi metterà sempre al primo posto, anche se dice di essere innamorato di te."
"Lo vedremo."

Le lacrime premono per uscire e io non ho assolutamente voglia di farmi vedere dagli altri in queste condizioni, quindi invece di tornare alla spiaggia raccolgo le mie cose e mi incammino verso la villa.
Un ultimo sguardo a Tsubasa che ovviamente non si è accorto di nulla. Sposto la visuale sugli altri che invece mi fissano in attesa di sapere come è andata, ma ora non ho voglia di raccontare tutto e decido di andare via, ma prima che possa farlo vedo Aline correre da Castro e bloccare il gioco. Non so cosa gli abbia detto ma preferisco camminare.

Mi butto stanca sul mio letto e sbuffo sonoramente.
Perché proprio a me una situazione così complicata?
Che poi alla fine tra meno di tre giorni se ne tornerà in Giappone e quindi non avrò più nulla di cui preoccuparmi. Si tratta solo di stringere i denti per poco, cosa mai potrà fare di così stupido Tsubasa?
Il canto delle cicale spezza il silenzio assordante di questo posto. La calma è palpabile e io chiudo gli occhi per cercare di far tornare il mio cuore a un ritmo regolare. 
Come dovrò comportarmi d'ora in avanti?
Dovrei fingere gentilezza con lei? 
La testa mi scoppia.
Sento dei rumori provenire da sotto, sicuramente mi hanno seguita. 

"Ragazzina ci hai fatto fare una corsa assurda per raggiungerti."
"Chi altri c'è con te?" 
"Tutti tranne Yukari, Ryo ,Tsubasa e ovviamente Anego."

Sorrido tristemente. Ancora una volta ha vinto lei.

"Lui non sa nulla di ciò che è successo."
"Glielo racconterà lei, probabilmente a modo suo."

Nel frattempo tutti gli amici sono entrati nella mia camera.

"Ragazzi, grazie davvero siete molto carini ma credetemi non so se vi farà piacere sapere ciò che ci siamo dette."

Yayoi fa cadere dalle mani il borsone da mare e si precipita su di me.

"Jo io so come ragiona il suo cuore e so che il suo è un amore disperato che fa fare e dire cose molto stupide, quindi non aver paura a raccontarci la verià perché noi ti crediamo."
"Grazie Yayoi."

Racconto tutto. Ogni singola parola detta, ogni gesto e ogni sguardo. Mi sento completamente in balia delle mie emozioni e non so come gestirle, perché l'unico presente in grado di aiutarmi se ne sta al mare con la sua ex, ignaro di ciò che sto passando.
A metà racconto ho dovuto fermarmi un secondo per non perdere il controllo di nuovo e piangere come una bambina ferita.

"Sanae deve essere impazzita!" Esclama Faby.
"No. Lei è sempre stata così, il suo amore era totalitario, non esisteva altro oltre lui e visto che non le è ancora passata ne è sopraffatta ed è decisa a riprenderselo. Ma non temere lui vuole te."
"Grazie Matsuyama!"
"Hickaru ha ragione, credo che lei non abbia un equilibrio psicologico e ora non vede altri che Tsubasa. Jo devi lottare e non piangere." 
Mia sorella ha chiamato Matsuyama per nome, sicuramente la loro storia è più seria di quanto pensassi.
"Lotterò, ma se lui si farà intrappolare in qualche altra situazione del cavolo per la sua tontaggine io mi arrenderò. Non voglio una vita così!"
"Certo da Sanae però non mi aspettavo tanta cattiveria. Ha sempre e solo avuto occhi per Tsubasa ma non credevo potesse arrivare a dire certe cose."
"Taro lei non è altruista. Ha mai pensato a qualcun'altro di noi? No. Sempre e solo al capitano. Noi potevamo romperci e ci avrebbe defilato a Yukari o Kumiko. Lei vive per lui e per lui soltanto. Il problema è che per Tsubasa non vale la stessa cosa!" Risponde Genzo con un tono di voce alterato.
"E menomale! Ragazzi questo non è amore, si chiama OSSESSIONE! L'amore è altro! Si manifesta in tante sfumature e colori diversi, ma non così. Ha aspettato per tre anni che tornasse, quando lui a malapena si faceva sentire. Quando ho ascoltato per la prima volta questa storia ho creduto fosse vero amore il suo, ma poi lui mi ha raccontato più dettagliatamente e ho capito che lei non ama se stessa e allora come può amare davvero qualcun'altro?" Castro dice queste parole tutte d'un fiato e improvvisamente interviene l'ultima persona che credevo di sentire. Kojiro.

"Ma dai. Tsubasa è un tonto e lei una pazza, l'abbiamo sempre saputo tutti. Io le voglio bene ma ho sempre creduto che non avesse un briciolo di amor proprio e a quanto pare non sono l'unico ad averlo notato. Ha lasciato Yu e ancora non sapeva di Jo, una volta scoperto avrebbe dovuto farsi da parte senza troppe storie. Si sta comportando da scema. Jo ha ragione se lui non si sveglia che ci fa di uno così?"

E' brutale ma veritiero. Terribilmente veritiero. Porto le mani davanti agli occhi, vorrei nascondermi da tutto questo casino ma so già che non è ciò che farò!
Cosa succede? Perché i miei piedi ciondolano in aria?
Apro le dita e mi trovo in braccio a Genzo.

"Ma dove mi porti?"
"Ora tu vieni con noi! Ce ne andiamo tutti in piscina!"

Passiamo un'oretta a ridere e scherzare tutti insieme, non credevo davvero di arrivare ad amare questi splendidi ragazzi, ognugno nella sua unicità. Le ragazze sono fantastiche e Yayoi è in assoluto la migliore.
Dal cancello vedo entrare Tsubasa con gli altri. Sanae saltella intorno a lui e io sospiro pesantemente.

"Ragazzi. Ragazzi. Io e il capitano abbiamo avuto una magnifica idea per stasera. Ho portato alcuni dvd degli allenamenti e delle partite del campionato studentesco, ma anche qualcuno dei primi mondiali giovanili. Li vedremo tutti insieme!" Starnazza l'oca.

Esco dalla piscina gocciolante, Tsubasa mi guarda e arrossisce ma non mi importa, sono ancora troppo arrabbiata per lo scambio di battute con lei, l'ingenuità di lui e il fatto che non si sia minimamente posto il problema del come mai io me ne sia andata così di punto in bianco!
Sento una presa decisa sul mio polso. Mi volto ed è lui.

"Jo. Come stai ora? Sanae mi ha detto che ti sei sentita poco bene e che sei venuta a casa, mi ha riferito il messaggio di venir con comodo così potevi riposarti e che gli altri si erano stancati del mare. Pensa che Castro non ha neanche voluto finire la partita!"

Che arpia questa qui!

"Pensa te! Quindi lei ti ha detto questo eh! Sto benissimo, forse dovresti aprire un pò gli occhietti capitàn!"
"Che vuoi dire?"
"Nulla. Andiamo dentro, ti va?"

Dopo esserci fatti tutti una bella doccia e cenato ci stravacchiamo sul divano pronti per vedere questi famosi dvd. Devo dire che l'idea di ammirare un piccolo Ozora calciare la palla mi alletta, vivrò anche io un pò del suo passato, anche se da spettatrice.

Le immagini si susseguono e non c'è attimo in cui lei non sia al suo fianco: prima da tifosa, poi da manager e amica.
Un momento ma quello...

"Oh mio Dio ma questo è un piccolo Wakabayashi! Ma come eri carino Genzo!"
"Ehi ragazzina lo sono ancora!"

E poi Taro e...

"Hickaru ma quello sei tu contro Tsubasa?" Chiede mia sorella.
"Ehm si!"
"E quella deve essere la tua ex..."
"Esatto. Yoshiko."

Vedo la mano di mia sorella stringere di più la sua. Perché non possiamo essere come loro?
Tsubasa è seduto tra me e Sanae che ovviamente non ha perso tempo e si è subito fiondata nel posto accanto a lui.
Decido di fare qualcosa. Mi alzo e mi siedo tra le gambe del mio fidanzato poggiando la testa sul suo torace.
Mi guarda e mi sorride. Cerco di mantenere la calma e di non farmi venire un infarto e ricambio dolcemente. Riprendiamo a guardare i filmati e lui mi sfiora delicatamente il braccio con due dita facendomi rabbrividire ad ogni scia.
Più andiamo avanti e più mi sembra di essermi persa davvero tanto della sua vita. Mi sento un pesce fuor d'acqua, mentre lei è sempre lì accanto a lui. Roteo gli occhi per guardarla e la vedo sorridere soddisfatta. 
E capisco. Era questo ciò a cui mirava, voleva farmi sentire inappropriata, fuori luogo. Voleva lanciarmi un messaggio: TU NON C'ENTRI NULLA CON LUI.
Ma non è così. Questo è solo il passato, io sono il presente.

"Tsubasa." Lo chiamo.
"Mh?"
"Rimpiangi nulla del passato?"
"Vuoi dire se ho dei rimpianti per qualcosa?" Ovvio!
"Si, qualcosa che potevi fare e non hai fatto o che potevi far andare diversamente?"
"No. Tutto ciò che ho fatto è servito a farmi diventare ciò che sono ora e il mio presente è meraviglioso!" E mi stampa un bacio sulle labbra. 
1 a 0 bella mia!
Ma non mi basta e rincaro la dose:

"Ti va di accompagnarmi in camera? Stiamo un pò insieme prima di andare al letto." Chiedo con sguardo dolce. Il gatto con gli stivali di Shrek mi fa un baffo!
"Certo Amazonas." E lo fa di nuovo, mi sorride in quel modo che solo lui riesce a fare.
"Ragazzi ci vediamo domani. Buonanotte. A dopo Hickaru."

Io e Tsubasa ci stendiamo sul mio letto e passiamo tutto il tempo a parlare e coccolarci. Mi sembra di vivere al confine tra sogno e realtà. La mia gioia rompe gli argini della paura ed esonda irrimediabilmente. In questo momento siamo solo noi. Non mi importa più nulla della iena, nè tanto meno dei suoi tentativi di separarmi da lui. 
Poggio la mano sul suo petto e la testa sulla sua spalla. 

"Capitàn, ti dispiace se chiudo gli occhi tre minuti?"
"No affatto!"

Sì. Li chiudo per soli tre minuti. Tre minuti. E il naufragar m'è dolce in questo mar.

_____________________________________________________________________________________________


Il suo profumo mi inebria i sensi e mi arriva dritto al cuore. 
Aprire gli occhi e trovarmela tra le braccia mi provoca sensazioni bellissime. Mi sembra di volare. Ma che dico, di più! E' come vincere i mondiali di calcio.
La stringo di più a me e la sento mugolare qualcosa.
Le accarezzo il suo viso perfetto e avvicino le labbra alle sue.
I nostri respiri si fondono. Sono felice con lei.
Domani mattina ripartiremo e so già che non vederla ogni mattina, con i suoi pantaloncini e la maglia di tre taglie più grande, armeggiare in cucina per preparare le sue colazioni italiane mi mancherà.
Sospiro arreso a questa terribile verità.
Le bacio la fronte e la vedo puntare gli occhi su di me.

"Buongiorno Amazonas."
"Buongiorno Capitàn."

Si stiracchia e sbadigliando mi dice:

"abbiamo dormito insieme stanotte."
"Si, ti sei riposata?"
"Ho dormito benissimo, se intendevi questo."

Si ferma e mi guarda pensierosa.

"Un momento. Ma mia sorella dove ha dormito?"

Non faccio in tempo a risponderle che sguscia via dal letto e corre verso la mia camera.

"Aspetta Jo. Non dovresti andare così senza avvisare!"

Le corro dietro ma non riesco a fermarla e spalanca la porta della camera.
Non rimango sorpreso dalla scena che si pone davanti a noi: Faby che teneramente dorme su Matsuyama, avvolta dal suo braccio.

"Dai Jo andiamo, non vorrai mica svegliarli?"
"Si, che lo voglio. Mi deve raccontare che hanno fatto stanotte!"
"Magari hanno solo dormito, come noi!" Mi sarebbe davvero piaciuto poter assaporare ogni centimetro del suo corpo, ma so che non è questo il momento giusto."
"Mh. Va bene. Andiamo a fare colazione."

Scendiamo in cucina da cui arriva un delizioso profumino che sa di casa.

"EHi che succede qui?"

Jo con le mani sui fianchi e la fronte corrugata si rivolge alla persona intenta a cucinare.

"Buongiorno! Oggi mi  sono permessa di preparare una colazione in pieno stile giapponese per ringraziarvi della vostra gentilezza."

"Grazie Sanae."

In poco tempo ci raggiungono tutti e iniziamo a mangiare.

"Capitano, questo è il tuo piatto: Kabocha miso. Con la zucca nessun problema, ma per i funghi ho dovuto usare quelli che ho trovato in dispensa, non sono gli shiitake ma sembrano comunque buoni."

Adoro la zuppa di miso Kabocha.

"Grazie mille. L'adoro!"

Mi sorride e si siede accanto a me.

"Anche io voglio la stessa di Tsubasa!" Dice Ryo.
"Mi dispiace Ishizaki ma l'ho preparata solo per lui!"

Mi sento un tantino in imbarazzo e proprio mentre sto per dire a Ryo che può prendere la mia, sento un rombo.
Mi giro e vedo Jo fuori di se.

"Siamo un gruppo Sanae e se prepari una cosa la prepari per tutti, non solo per Tsubasa. E poi non hai nessun diritto di preparargli nulla."
"Ho solo ricordato i suoi gusti e messo una piccola aggiunta alla classica zuppa."
"E noi siamo tutti cretini!"Risponde sarcastica Jo.

Gli animi si stanno scaldando. Non ho mai visto la mia fidanzata così infuocata.
Mi spaventa, ma allo stesso tempo mi eccita.

"Ok. Ragazze state tranquille. Ryo puoi prendere la mia!"

Porgo il piatto al mio amico. Meglio tranquillizzarla.

"Bravo Tsubasa dai il contentino alla tua fidanzata. Non ti preoccupare te la rifarò con gli ingredienti giusti quando andremo a casa tua."
"A casa mia? "  " A casa sua?"

Io e Jo pronunciamo le stesse parole nel medesimo istante.

"Si. Il primo volo disponibile è per domenica prossima. Non te l'ho detto?"
"Ehm no!"
"Ah che sbadata! Mi sembrava di avertelo detto!"

Ma perché si sta comportando in questo modo? Litigherò con Jo. Di nuovo.
Tutti i nostri amici mi guardano con la bocca aperta. Non so che dire. Come dovrei comportarmi?
Guardo Taro, lui saprà sicuramente consigliarmi la cosa giusta da fare.
Scuote la testa in cenno di no. Che vuol dire? Dovrei forse dirle che non può stare da me? Ma come  faccio? La mando in hotel? Mi sembra una cattiveria nei confronti di un'amica. Però c'è da dire che oggi non si è comportata bene.

"Tsubasa!"

Jo  mi tira fuori dal caos dei miei pensieri. Mi accorgo di aver piegato il cucchiaio che tenevo in mano. Lo poggio sul tavolo e guardo la mia fidanzata.

"Tsubasa. Allora? Starà da  te Sanae?"
"Io... non so che dire. Sanae io non credo sia il caso che tu venga da me."
"Oh. Capisco. Dovrò torvare un b&b molto economico. Non ho portato molto contante con me."

Io non ci riesco a voltare le spalle a un'amica.

"No. Va bene non ti preoccupare..."
"Troveremo una soluzione insieme. Vero Tsubasa?" Taro accorre in mio soccorso.

Guardo Jo e capisco che se avessi continuato la frase avrei fatto un danno irreparabile.
Mimo un grazie in sua direzione.
Jo si siede  e proseguiamo la colazione in completo silenzio.


Avrei dovuto pubblicare questo capitolo domani, ma so già che mi sarà impossibile quindi ho anticipato di  un giorno.

Che soluzione troverà Tsubasa? Sanae sta tirnado fuori gli artigli, ma Jo si difende bene! Chi la spunterà?
Vi auguro una buona serata. 
Alla prossima ;*

 

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Capitolo 13
*** Un peso nel cuore ***


Mi allontano un pò dal gruppo per togliere la sabbia dall'asciugamano. Tsubasa a malapena mi ha rivolto la parola, per tutto il tempo ha avuto lo sguardo perso nel vuoto.
Non capisco cosa ci sia di così difficile nel dire che non può ospitarla perché è fidanzato!
Mentre scuoto violentemente il telo mi giro per guardare Sanae che è con Yukari.
Guarda come se la ride lei. Si diverte,ma ora gliela faccio passare io la voglia di fare la cretina. 
Torno vicino all'ombrellone e mi sistemo, proprio accanto a loro. Yukari mi  guarda dolcemente e le sorrido. 
Tsubasa è seduto sulla riva che fissa il mare. Mia sorella, Hickaru, Maki, Kojiro, Aline e Castro giocano a Uno e Taro, Ryo e Genzo fanno una partitella a pallone, tanto per cambiare.
Quest'ultimo si gira e mi guarda, borbotta qualcosa agli altri due e viene verso di noi, seguito da Ishizaki. Taro invece si siede accanto al capitano.

"Culona, sei pensierosa?"
"Nient'affatto! Sai che mi andrebbe? Un bel giro in moto!"
"Fa lo stesso se è una moto d'acqua?"
"Sarebbe anche meglio!"

Mi da un bacio in fronte e si dirige oltre gli scogli.

"Tu e Genzo stareste proprio bene insieme."

Sanae cerca rogna, ma non le darò soddisfazione.

"Sanae, smettila." Yukari interviene in mia difesa. Le poggia la mano sulla spalla ma lei la scosta violentemente.
"E' impossibile non affezionarsi al portiere, come d'altronde a ognuno di loro. Sono fantastici e hanno un cuore d'oro."
"Sembra che tu piaccia a Genzo."
"Scambi amicizia per amore, sembra che tu lo faccia spesso. Sei convinta che Tsubasa ti ami, quando in realtà per lui sei solo un'amica."
"Staremo a vedere!"

Stringo i pugni e mi sforzo di sorridere, quando in realtà ciò che vorrei fare è mollarle una bella cinquina in pieno viso.

"Sanae finiscila! Tsubasa è fidanzato con lei, io non voglio vederti di nuovo star male e logorarti per lui. Sai che non è bene per te!"

Yukari con il viso leggermente arrossato e lo sguardo deciso, costringe la sua amica a voltarsi e guardarla negli occhi mentre pronuncia queste parole.
Sanae sposta lo sguardo su Ishizaki e dice:

"anche tu Ryo la pensi così? Non eravate voi che mi dicevate che non esiste Tsubasa senza Sanae?"
"Lo pensavo davvero Anego, ma le cose sono cambiate. Lui è davvero innamorato."
"Se lo fosse davvero, vista la situazione che si è creata, non dovrebbe ospitarmi."
"Non lo farà." Esclamo decisa, o almeno ci provo.
"E se lo facesse? Avrei ragione io. Un ragazzo innamorato non comprometterebbe mai il suo rapporto per ospitare un'ex, quando potrebbe, con tutti i soldi che ha, pagarle un hotel in qualsiasi parte della Spagna."
"Se lo dovesse fare avrai ragione te. Ma non lo farà, mi fido di lui."

Mi alzo. Ho voglia di andarmene via. Un forte rombo mi costringe a voltarmi.
Genzo.
Menomale.

"Ehi ragazzina. Dai. Vieni." Urla felice.
 
Corro in sua direzione, passo vicino a Taro e Tsubasa e mi volto verso di loro.
Misaki mi guarda tristemente e sorride arreso, poi si alza e se ne va.
Mi avvicino al capitano e mi inginocchio per mettermi alla sua altezza.

"Ehi Tsubasa, tutto bene?"
"Jo. Si. Io ospiterò Sanae. Non ho trovato una soluzione che non mi facesse sentire in colpa. Siamo amici da tanto e così... ti prego non ti arrabbiare. Ci sarà anche Hickaru per tre giorni e poi ho pensato che potresti trasferirti da me, così staresti più tranquilla."

Allungo la mia mano fino a sfiorargli la guancia. Poi fisso lo sguardo su di lui.

"Tsubasa, va bene così. Ho capito. Io sarò sempre al secondo posto nel tuo cuore. Non potevo pensare di competere con lei, il tuo grande amore. Grazie di tutto. Sono stata davvero bene con te, ma è finita."

Una lacrima rovente e solitaria mi scende lungo la guancia. Mi sento così vuota. Aveva ragione lei, non avrei mai potuto batterla. Si amano ed è giusto che stiano insieme. 

"Jo. Non è così credimi..."

Mi alzo e mi volto verso Genzo. Un passo dopo l'altro mi allontano dall'unico ragazzo che io abbia mai amato. Il cuore è pesante. Lo sento sprofondare nel mare, probabilmente perché è qui che rimarrà. In questo bellissimo posto che doveva vederci uniti. Starà qui, a vivere quel sogno che io non potrò più neanche sfiorare.
Tsubasa mi prende la mano, ma io senza neanche voltarmi mi libero dalla sua presa e me ne vado via da lui.

Ogni passo una lacrima. Ogni respiro un pezzo di cuore che se ne va.

"Ehi perché piangi. Che è successo?"
"Genzo metti in moto e andiamo via. Ti prego non ho voglia di parlare ora."

Annuisce. Porta le sue mani sul mio viso e avvolgendolo mi asciuga le stille salate.
Salgo e partiamo.

"Puoi andare più veloce Genzo?"
"Ragazzina più di così si vola."
"E allora fammi volare!"

Il portiere aumenta la velocità e io sono costretta a stringermi di più a lui. 
Il vento forte e il rumore dell'acqua sotto di noi mi provocano brividi di piacere. 
E' questo che devo fare per non sentire il dolore? Devo cercare l'adrenalina?

"Più veloce Genzo!"
"Ci vuoi ammazzare?"

Invece di aumentare si ferma in mezzo al nulla, circondati solo dal mare.

"Ora basta. Che hai?"
"Mi sono lasciata con Tsubasa."
"Che cosa? E perché?"
"Prima che tu arrivassi ho avuto un'amabile scambio di opinioni con Sanae."

Gli racconto tutto e con la voce rotta dal pianto, che non riesco più a trattenere, gli parlo anche di ciò che mi ha detto il capitano e di quella che è stata la mia risposta.

"Jo. Mi dispiace. E' davvero un cretino! Credimi se ti dico che lui ti ama e che avrebbe fatto la stessa cosa per ognuno di noi."
"Ma lei non è voi. E' la sua ex, che non ha fatto altro che cercare di separarci."
"Hai ragione. Ma vedrai lo capirà."
"Tutti voi avete cercato di farglielo capire, ormai è troppo tardi."

Senza dirmi nulla si gira e riparte. Arriviamo vicino a una scogliera e spegne di nuovo i motori.
Mi prende la mano e mi dice:

"Vieni con me."

Ci tuffiamo in acqua. E' altissima, mi sento un pò irrequieta.  
Genzo inizia a nuotare senza mai lasciare la presa su di me. Ci avviciniamo a una scogliera con un grosso sasso su cui ci sediamo.

"Guarda ragazzina" e indica verso il basso. L'acqua è talmente cristallina che si vede il fondale.
E' profondo ma si riescono a vedere i pesci nuotare. Sono coloratissimi e velocissimi. Uno più grande si avvicina ai nostri piedi incuriosito. Genzo muove un dito e il pesce scappa via imapurito.
Scoppio a ridere.

"Gli hai messo paura con il tuo piedone!"

Avvolgendomi il braccio intorno alle spalle mi dice:

"Sorridi, anche quando hai il cuore che ti pesa. Io per te ci sarò sempre, ok? Anche se domani partiremo tutti, io sarò qui per te, potrai chiamarmi a ogni ora e se tu dovessi aver bisogno della mia presenza, salterò sul primo aereo e sarò da te in un batter d'occhio."

"Ma che dici! Tu hai gli allenamenti e le partite. Io me la caverò, avrò il mio cavallo con me! Ma ti ringrazio e ti chiamerò senz'altro, ma senza che tu debba mollare tutto, mi basterà saperti vicino con il cuore per stare meglio."

Mi appoggio alla sua spalla e chiudo gli occhi. 
E Lo vedo. Il viso di Tsubasa. 
Sospiro pesantemente. Non sarà facile.

"Ehi. Genzo. Io non so se ce la faccio a rivederlo. Abbiamo ancora questa serata e domani mattina da passare tutti insieme."
"Io ti starò vicino. Comportati normalmente."
"E se lui volesse parlare? Io non ho voglia di farlo di nuovo. Mi fa male. Tanto."
"Ci penseremo noi a spiegarglielo. Ok?"
"Ok."

Rimaniamo ad osservare la vita sottomarina per un altro pò e poi torniamo indietro. Arriviamo allo stabilimento e riconsegnamo la moto.
Il cuore inizia a correre veloce. Ad ogni passo che mi avvicina a lui il ritmo aumenta.
Riesco a vedere il nostro ombrellone.
Lui è seduto lì dove lo avevo lasciato a fissare il mare. Non mi ha ancora vista e spero non si accorga di me.
Non riesco a distogliere lo sguardo da lui, è come se una forza elettromagnetica mi costringesse a guardarlo.
Ed ecco che si volta e mi vede. Si alza e si dirige verso di noi.
Cerco la mano di Genzo e la stringo.

"Genzo sta venendo qui. I-io non ci riesco. Mi fa male. Mi viene da piangere."
"Piangi se vuoi. Ti farà bene. Vai da tua sorella e gli altri, parlo io con lui."

E' qui davanti a me e mi fissa. Il suo sguardo è pieno di dolore. Il viso e gli occhi sono arrossati. Che abbia pianto? 

"Scusami Tsubasa. C-ciao."

Mi giro e corro in direzione di mia sorella. Riesco solo a sentire Genzo che gli ordina di fermarsi e di parlare con lui.
Supero tutti senza neanche salutarli. Lancio uno sguardo veloce a Faby che intuendo il mio stato d'animo mi urla:

"veniamo con te Jo!"

Continuo la mia corsa verso casa e quando finalmente arrivo, mi butto sul letto a piangere.
Neanche cinque minuti dopo, sono tutti qui, di nuovo. Tutti tranne Genzo, Tsubasa, Yukari, Ryo e ovviamente Sanae.
Maki si avvicina a me e mi sfiora la spalla.

"Ehi che ti è successo?" Mi dice.
"Jo, mi dispiace. Io ho provato a dirgli che non era il caso che la ospitasse ma..."
"Taro, grazie. So che tu hai fatto il possibile ma non si può cambiare il destino. Loro sono fatti per stare insieme e io mi sono fatta da parte!"
"Coooosa? Che vuol dire, che l'hai lasciato?" Urla mia sorella.
"Non urlare ti prego! Si, l'ho lasciato. Sanae ha ragione, se fosse stato davvero innamorato come dice non avrebbe messo a rischio il nostro rapporto per lei. Non credo gli manchino i soldi per pagargli un albergo!"
"Ma lui non lo capisce, credimi! Non manderebbe mai in albergo un amico, neanche lei." 
"Jun, lo so. Ma io non posso sentirmi eternamente seconda. Lei ha palesemente giocato sporco, solo un orbo non lo vedrebbe. Non credo sia così ingenuo da non accrorgersi di ciò che stava accadendo intorno a lui!"
"Non se ne è accorto fidati." Kojiro portandosi una mano sulla fronte si avvicina a me.
"Senti, tu mi sei simpatica e io non posso permettere che il mio amico faccia un errore così grande. A costo di dargli un calcio con la potenza del tiro della tigre, io lo farò rinsavire."
"Il tiro di che?" Chiedo perplessa e tutti scoppiano a ridere.

Castro mi abbraccia seguito a ruota da Aline e Yayoi che mi sussurra:

"Il filo rosso del destino è legato ai vostri mignoli. Tutto si sistemerà!"
"Lo credevo anch'io", e l'abbraccio forte.

Un rumore di passi arriva dal piano inferiore. Sono tornati.

"Ah bene! Eccoli. Ora il capitano se la vedrà con me!" Hyuga corre di sotto prima che qualsiasi persona riesca a bloccarlo.
In fretta ci precipitiamo giù per le scale urlandogli di fermarsi, ma lui se ne frega e prendendo Tsubasa per la maglia lo trascina fuori.

"Taro. Hickaru. Andiamo anche noi!"

Jun prende Taro e Matsuyama e raggiungono gli altri due compagni di squadra.

"Ehi ragazzina, che succede? Perché Kojiro è così nero?"
"Non so, ha detto che voleva far rinsavire Tsubasa e così Taro, Hickaru e Jun sono andati a controllare!"
"Ahia! Povero capitano."
"Genzo, tutto bene?"
"Si. Tranquilla. Gli ho detto di lasciarti perdere, per ora."
"Grazie."


_________________________________________________________________________________________________

"Ma che cavolo hai in quella testa? Le troppe pallonate ti hanno completamente rimbambito?"
"Kojiro, dai non c'è bisogno di alterarsi."

Taro cerca di placare l'animo di Hyuga, ma la verità è che ha ragione. Lo so l'ho persa.
Non riesco a voltare le spalle a un amico, neanche se è la mia ex. Soprattutto se è lei.

"Lo capisci che ha fatto di tutto per farvi lasciare?" 

Alzo lo sguardo e vedo Jun a due passi da me che mi guarda con uno sguardo di ghiaccio.

"Lo so", rispondo lapidario.
"E allora perché cavolo non l'hai mandata in hotel?"
"Perché non ci riesco. E perché avevo paura commettesse qualche stupidaggine!"
"Che vuol dire stupidaggine?"

Non ne ho mai parlato con nessuno. Neanche con Taro. Ma ora è giunto il momento di spiegarglielo.

"Dopo qualche mese dalla nostra separazione venne da me chiedendomi di tornare insieme. Io le dissi che non era il caso e che per me era solo un'amica. Lei insistette per rimanere almeno a dormire, ma io la rimandai in hotel. Mi chiamò di notte in uno stato pietoso, aveva preso non so quante pasticche. Voleva suicidarsi. Io corsi subito da lei e la scena che mi si presentò davanti agli occhi fu terribile. L'aiutai a riprendersi e mi promise di non farlo più. Poi conobbe Yu e di questa storia rimase solo un brutto ricordo. Ma quando qualche giorno fa mi ha chiamato in lacrime, quando in spiaggia mi ha chiesto di prenderle la mano e infine di rimanere a dormire da me io ho avuto paura che potesse ricommettere qualche sciocchezza a un mio rifiuto e così, semplicemente, l'ho accontentata. Ma io amo Jo e questa per me è una certezza."

Taro mi guarda ma è perso nei suoi pensieri. Kojiro scuote la testa. Jun abbassa lo sguardo. Hickaru si avvicina e poggiandomi una  mano sulla spalla mi dice:

"Tsubasa perché non le spieghi tutto."
"Non posso. Non avrei dovuto dirlo neanche a voi, Sanae mi fece promettere di mantenere il segreto."
"Ma lei ha diritto di sapere che peso porti nel cuore. Capirà sicuramente e potrete tornare insieme."
"Ho parlato con Genzo prima, e gli ho spiegato tutta la situazione. Lei sta male, se io mi ci rimettessi  la farei soffrire di nuovo perché non negherò mai un aiuto a Sanae, non me lo perdonerei sei lei dovesse..."
"Ozora. Basta. Non puoi negarti la felicità per sempre. Lei dovrà imparare a camminare con le sue gambe prima o poi."
"Kojiro, non me la sento. Questo è quanto."

Mi allontano dai miei amici, con il cuore spezzato e l'anima persa sulla riva di quel mare che ci ha visto separarci.


Eccomi di nuovo qui! Scusate il ritardo di qualche giorno ma sono stata un pochino indaffarata! 
La storia si sta intrigando! Tsubasa porta un bel peso sul cuore e questo spiega molti dei suoi incomprensibili atteggiamenti.
Hanno ancora una serata da passare insieme, che succederà? 
Ringrazio ognuno di voi per il tempo che dedicate alla lettura della mia storia e ai commenti.
Alla prossima. ;*

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Capitolo 14
*** Jo ***


Vado nella mia camera e resto lì fino a che Taro non decide di entrare senza bussare.

"Tsubasa, abbiamo deciso di andare a cena in un ristorante sulla spiaggia. Le ragazze si stanno vestendo già da un pò. A breve saranno pronte, preparati anche tu."
"Grazie Taro."
"Capitano. Posso capire come ti senti, ma credo che a questo punto tu debba rivedere le tue priorità e fare la cosa giusta per te e... per lei."
"Non ho voglia di parlarne ancora. Ti prego lasciami solo ora."

Fa un cenno con  il capo e se ne va.

Neanche la doccia è riuscita a togliere questo senso di sporco e pesantezza che ho addosso.
Scendo giù dagli altri e sono tutti pronti, anche le ragazze. Non vedo Jo, dov'è?
La cerco con lo sguardo e nel farlo noto che manca anche Castro. 
Mi avvicino alla porta finestra che da nel patio e la vedo abbracciata a lui.
Indossa un abito floreale lungo. E' semplice ma molto sensuale, le lascia la schiena completamente scoperta e ha uno spacco laterale che lascia intravedere la sua bellissima gamba.
Ho imparato a non essere geloso di Castro, ma in questo momento lo invidio perché lui può ancora toccarla, respirare il suo odore, mentre io non ne ho più alcun diritto. E la colpa è solo mia.
Mi allontano e dopo pochi minuti rientrano anche loro. La vedo puntare i suoi occhi nocciola nei miei, poi abbassare lo sguardo, stringere i pugni e girarsi. 
La scelta che ho preso è giusta, preferisco non causarle altro dolore.

A cena sono tutti euforici, vogliono godersi questo ultimo momento insieme. Lei no, è triste. Accenna sorrisi e brevi frasi, ma è assente.
Finita la cena ci dirigiamo in spiaggia, la musica è forte e la gente balla allegra. Chissà se lei si lancerà in pista.
Si toglie le scarpe. Alza il vestito e fa un nodo all'altezza del ginocchio. Cammina fino a riva e lascia che le onde le bagnino i piedi. Tira su il mento e guarda la luna. E' grande e potente. E' bellissima illuminata dai raggi argentei della vecchia Signora. 
E' persa nel suo mondo, chissà a cosa pensa? 
La voglia di raggiungerla è tanta. 
Un passo dopo l'altro mi avvicino a lei.

"Tsubasa, dove stai andando? Ti va di parlare un pò?"

Sanae.

"Di cosa vorresti parlare?"
"Di come ti senti."

Come mi sento? 
A causa tua il mio cuore non avrà più un battito regolare. Ho perso l'unica ragazza che io abbia mai amato veramente.

"Male. Preferisco non parlarne ora."

Mi allontano da lei e torno dagli altri.
Aline corre da Jo e la trascina in pista, ma lei fa cenno di no con la testa e si siede in un angolo, completamente sola.
Faby parla con Genzo che va da lei e abbracciandola la porta via dal locale. 
Che ho fatto? 
Che Taro abbia ragione?
Mi giro e vedo Sanae parlare con Yukari. Io l'ho illusa, pensavo di amarla, ma così non era e lei si è quasi uccisa per causa mia. Non posso permettere che ciò accada di nuovo.
Ma perché fa così male?

Le ore passano e Jo non è ancora tornata. Non resisto e chiamo Genzo.

"Pronto."
"Genzo. Non dire a Jo che ti ho chiamato. Dove siete?"
"Siamo in un parco. Mi sono allonanato un attimo per rispondere."
"Lei come sta?"
"Male. E' apatica. Non ha più colori."

"..."
"Tsubasa, tu l'ami, perché dovete stare così?"

"Ne abbiamo già parlato. Stalle vicino Genzo. Sempre."
"Certo."



Sanae mi prende la mano e mi da un bacio in guancia. 

"Anego io ti voglio molto bene, ma per me sei un'amica. Non voglio che tu creda che tra noi potrà mai esserci qualcosa. Non ti abbandonerò... non potrei mai, ma non siamo fatti per stare insieme."
"Ogni cosa a suo tempo capitano."

Decido di ignorare la sua ultima frase e mi avvio alla macchina. La serata è finalmente conclusa, posso andare a letto e annullare questa orribile giornata, almeno per qualche ora.

___________________________________________________________________________________________

Non riesco a dormire. Il suo viso non vuole lasciare il mio cuore. Se chiudo gli occhi lo vedo sorridermi, baciarmi, amarmi e poi andare via con lei.
Non riesco a stare su queste lenzuola che l'hanno avvolto e cullato nella notte di ieri. Il suo odore è ovunque.
Meglio dormire a bordo piscina.
Scendo le scale cercando di non far rumore per non svegliare Genzo e Taro. 
Controllo in terra che non ci sia qualche scarpone del portiere a farmi cadere. Sembra tutto libero. 
La luce della cucina è accesa. Come al solito Maki e Kojiro hanno dimenticato di spegnerla. Sono sempre gli ultimi ad andare a letto, adorano fermarsi a parlare sorseggiando una tazza di tè verde. Sono proprio una bella coppia. Chissà se avrò modo di rivederli, ci siamo scambiati i numeri e spero proprio che la nostra bella amicizia prosegua indipendetemente da Lui.
Sto per spegnere le luci quando vedo due figure vicino al lavandino.
Sono Sanae e Tsubasa. Mi nascondo dietro la porta. Non so neanche perché lo sto facendo.
Lei si avvicina e gli prende la mano. Lui si volta e la guarda e lei... lo bacia.
Lo sapevo. Sono stata uno stupido diversivo. 
Corro via. Non riesco a fermare le lacrime. Sbatto sul tavolino da fumo e faccio cadere qualcosa, ma non mi importa continuo a correre.

"Jo. Ti prego non è come pensi."

Tsubasa mi urla qualcosa dietro ma non lo capisco, il rumore dei miei singhiozzi copre la sua voce.
Lo sento correre. Il buio mi sarà d'aiuto. Mi infilo in un angolo di boschiglia e sparisco dalla sua visuale, trovarmi ora sarà difficile.
Mi accascio a terra, lei saprà accogliere il mio dolore, saprà curare la mia anima. Le lacrime bruciano, fanno male, così tanto che non ho più forze. 
Appoggio la schiena a un albero e attendo che il giorno arrivi. Cullata dal rumore delle foglie e dalla dolcezza della madre Terra, chiudo gli occhi.


"Jo. Jo. Ehi!"

Lui è qui davanti a me che mi chiama ma io non riesco a raggiungerlo. Ci provo ma sono bloccata.

"Jo. Svegliati."

Apro gli occhi e lui è davanti a me. Non era un sogno, mi stava davvero chiamando.

"Che ci fai qui Tsubasa? Torna a casa."
"Non senza di te."
"Tornerò con le luci dell'alba. Non voglio dar pensiero a nessuno."
"Allora starò qui con te."

Un moto d'ira s'impossessa di me e senza rendermene conto inizio ad urargli contro.

"Vai via! Sei uno schifoso. Potevi dirmelo subito che eri innamorato di lei. Perché mi hai usata? E' questo che sono per te? Sono il jolly?"
"Non dire sciocchezze. Io ti amo. Lei mi ha baciato. Alla spiaggia le avevo detto che tra noi non ci sarebbe mai stato nulla. Non so perché l'ha fatto!"
"Davvero CAPITANO? Davvero non sai perché l'ha fatto?"
" Non è come credi Jo. C'è una spiegazione."
"Tu sei male per me. Quindi ti prego vattene ora. Non voglio mai più rivederti."

Il mio cuore si è fermato alle mie stesse parole. Ma non posso più lasciare che lui mi faccia male.

"Non me ne andrò Jo. Non ti lascerò qui da sola di notte."
"Bene! Allora me ne vado io."

Mi alzo e mi incammino verso casa lasciandolo lì seduto a contemplare la luna.

**********************************************************************

Sono passati 15 giorni dalla vacanza. Salutarli è stato davvero molto difficile, ma in compenso ci sentiamo sempre. Abbiamo creato un gruppo what's app: 'Quelli della vacanza', tutti presenti tranne Tsubasa e Sanae. Mi è dispiaciuto chiedergli di non inserirli, ma tanto loro hanno il gruppo della nazionale su cui sentirsi.
Genzo è diventato la mia migliore amica. Adoro spettecolare con lui di flirt calcistici e delle cavolate universitarie. 
I primi giorni sono stati terribili ma grazie a loro e soprattutto a mia sorella, Yayoi, Aline, Castro e Genzo, tutto è stato più semplice.
Rivedere il mio cavallo mi ha dato la forza necessaria per andare avanti. Mi manca, non lo nego e lo amo ancora, ma non posso di certo farmene una malattia. Sarà quel che sarà, probabilmente il mio filo rosso non è legato a lui come credevo. 
Per ora vivo il presente e gioisco per ciò che la vita mi dà.

BIP BIP

"Ehi Culona, che fai ? E stasera?"
"Sempre fine tu eh! Sono a cavallo XD tanto per cambiare e stasera non saprei, sai devo scegliere dalla lista dei mille pretendenti con chi uscire XD"
"Scema! Lo sai che prima di uscire con qualsiasi uomo deve passare la mia visita!"
"E che sei un medico! Certo, credici!"
"Non scherzo! Comunque, ripeto la domanda: che fai stasera? Seriamente!"
"Seriamente... un ragazzo dell'università mi ha chiesto di uscire e sto pensando di andarci, magari mi farà bene!"

"No. Tra un'ora sto lì da te. Viene anche Hickaru, abbiamo combinato le giornate libere per passare del tempo con voi. Taro purtroppo è in ritiro e Jun ha degli esami importanti oltre agli allenamenti. Kojiro e Maki non sono riusciti a liberarsi e Ryo e Yukari stanno passando l'ennesima crisi di coppia. "
"Mi dipiace per Yukari ma tanto passerà velocemente, quei due litigano in continuazione! E Faby lo sa? Comunque avevo intenzione di rifiutare, non sono pronta. Nella mia testa c'è solo lui, purtroppo, ma sono felice che veniate."
"Ci hai più parlato?"
"No. Lui ha provato a chiamarmi qualche volta ma ho rifiutato. Castro ha provato a dirmi qualcosa ma sono stata chiara: non si deve parlare di lui. Non voglio sapere nulla di ciò che fa con lei."
"Jo. Ma dovresti sapere come è andata. Lei non è più a casa sua da tempo. Ci è stata pochissimo e poi lui è riuscito a mandarla via."
"Si, per ora. Guarda come è finita quando si sono rivisti. Ti prego non voglio bloccarti. Non parliamo di lui."
"Ok. Come vuoi."
"Fammi sapere a che ora venite!"
"Agli ordini!"


Tutti stanno provando a farmi valutare la cosa dal punto di vista di Tsubasa, sono suoi amici è naturale, ma come posso dargli un'altra possibilità, quando è bastato rivederla per poco tempo per metterla avanti a me? Dov'è tutto questo amore nei miei confronti?
No. Non intendo sentire ragioni. Non andrò più allo stadio, nè a quelle stupide feste.
Mai più!
*******************************************************************************

"Ehi ragazzina quanto ancora vuoi farmi aspettare? Grazie Signora per il caffè, è molto gentile."
"Sto arrivando bevi il caffè e non rompere! Attento a non strozzarti piuttosto!"

Genzo è sempre il solito. Matsuyama e Faby sono andati a fare una passeggiata da soli e noi siamo rimasti a casa a chiacchierare con i miei. Mio padre adora Genzo, mi dice sempre che saremmo perfetti insieme. Io credo che sarebbe tutto un litigare.
Stasera andiamo in un ristorante tipico di qui, sarebbe dovuto venire anche Castro ma non si sente bene e preferisce riposare.
Ho deciso di mettermi un vestito aderente giallo ocra. Mi piace molto come mi sta. 

"Eccomi! Ti vado bene così zitellona?"
"Zitellona a chi? Io sono pieno di donne! Sei molto carina, peccato per quel culone!"
"Idiota! Sei pieno di donne ma non me ne presenti mai nessuna!"
"Andiamo dai che è tardi!"
"Genzo", si intromette mio padre, "perché non rimani qui stasera a dormire? C'è spazio a sufficienza anche per te, oltre che per Hickaru, anzi potreste dormire insieme."
"Non voglio abusare della vostra gentilezza, non credo..."
"Dai rimani, ne sarei felice. Poi hai detto che domani sei di riposo e quindi potresti venire con me al maneggio e potremmo stare ancora un pò insieme!"
"Io vi ringrazio tanto. Accetto volentieri. Ma domani il pranzo vorrei offrirlo io."
"Non se ne parla mangerete qui, mia moglie vi preparerà la sua famosa lasagna."
"Allora non posso rifiutare. Grazie!"

******************************************************************************

"Una cena magnifica!" Esclama Matsuyama.
"E' vero amore, non ho mai mangiato così bene!"

Che strano sentire che si chiamano amore. So che il loro rapporto si è evoluto moltissimo negli ultimi tempi, soprattutto dopo che hanno dormito insieme nella villa al mare, ma a volte vederli vicini mi fa male, mi riporta alla mente dei ricordi che vorrei poter seppellire.
Meglio non pensarci.

"Sapete che mi andrebbe? Una bella passeggiata per il centro storico!"
"Jo, ma non ti stanchi mai?" Dice mia sorella.
"No. C'è Genzo e voglio godermelo il più possibile. Mi è mancato terribilmente questo portierone!"

Gli prendo le guance e gliele strofino tutte, un pò come si fa con i bambini.

"Si ok. Ma ora lasciami le guance!"

"Scusate, ma voi non siete i giocatori della nazionale giapponese?"

Due ragazze asiatiche si avvicinano al nostro tavolo e timidamente parlano ai due calciatori in uno strano spagnolo.

"Si. Io sono Wakabayashi e lui è Matsuyama!"
"Oh Kami. Possiamo farci una foto con voi? Sempre se le vostre ragazze non hanno nulla in contrario!"

Faby sorride e invita Hickaru a fare la foto. Io decido di divertirmi un pò.

"Non saprei. Io sono abbastanza gelosa del mio uomo. Devo pensarci su", dico facendo la finta pensierosa.

Mi avvicino a lui e con le dita percorro una linea immaginaria che parte dal centro del torace fino all'ombelico.

"Che dici amore? Posso fidarmi di te?"

Genzo mi guarda a bocca aperta. Non parla più, devo averlo scioccato.
Aumento un pò la dose e scendo fin sotto l'ombelico giocando con i suoi addominali. Mi scappa da ridere nel vedere la sua buffa faccia, ma devo essere seria. Poggio la gamba sulla sua e dico:

"Allora? Mi posso fidare?"

Mi guarda e fa quel suo tipico sorriso sghembo, si avvicina al mio orecchio e mi sussurra:

"Occhio ragazzina a giocare con il fuoco poi ci si scotta!"

Mi da un bacio sul collo che di casto non ha proprio nulla e dice:

"Certo che puoi fidarti. AMORE."

Il suo bacio mi ha colto di sorpresa. Il suo gioco è parecchio più realistico del mio. Ho avuto una sensazione strana. Non so dire se piacevole o spiacevole. Sì. Strana è sicuramente la definizione più corretta.
Dopo la foto le due ragazze tornano al loro tavolo e noi usciamo per andare a fare la nostra passeggiata!

"Ehi amore! Stanotte dormo con te allora!"
"Ti piacerebbe zitellona, tu dormi con Matsuyama!"
"Hickaru fa le puzze sotto le coperte! Non voglio dormire con lui!"
"Non è vero! Faby non gli dare retta!"
"Io fossi in te mi attrezzerei con una maschera anti gas!"
Scoppiamo a ridere mentre il povero Matsuyama tutto rosso in volto continua a urlare che loro non hanno mai dormito insieme e se l'è inventato.

Mia sorella e il fidanzato ci salutano e vanno a fare un giro da soli. E' giusto così, si vedono talmente poco.
Genzo mi prende la mano e cammina sereno.
Non credo che lui si sarebbe mai comportato come Tsubasa. Ha un carattere molto più deciso e fermo. Chi riuscirà a farlo innamorare sarà una donna fortunata.
Ma non potevo innamorarmi di lui? 
Al cuor non si comanda e eccomi qui a pensare di nuovo al Capitàn.

"Io e te saremmo stati una bella coppia."
"Come scusa?" La sua affermazione mi coglie impreparata.
"Si. Se non ci fosse stato Tsubasa, io e te saremmo stati una bella coppia. Non ti avrei fatto soffrire, ti avrei protetta a costo della mia stessa vita."
"Genzo io..."
"Lo so. Non c'è bisogno di dire altro. Sto solo parlando ipoteticamente. Io credo che avremmo fatto scintille noi due. In tutti i sensi!" E mi fa l'occhiolino.
" Forse si. Tu meriti una donna con il cuore libero. Che possa donarlo solo e soltanto a te. Se Tsubasa non ci fosse stato, probabilmente avremmo fatto scintille."

Mi sorride e stringe la mia mano. Per un attimo mi è sembrato di avvertire dolore in lui. Lo guardo. I suoi occhi sono profondi e luminosi. Si ferma e inchioda il suo sguardo al mio. Trasmette amore e dolcezza. Davvero tanta. Mi sfiora la guancia con le dita e mi dice:

"Sei troppo importante per me per permettere che qualcosa rovini il nostro rapporto. Il tuo cuore è suo e io ho deciso di starti vicino ugualmente. Non preoccuparti per me, ho le spalle larghe."

Ora capisco quel dolore che ho avvertito prima da dove viene. Dal suo cuore rotto a causa mia. Non voglio lui soffra come sto soffrendo io.
Una lacrima mi riga il viso. Lui la raccoglie con le dita e mi sorride dolcemente.

"Genzo io... non immaginavo. Perdonami."
"Jo. Non cambierà nulla tra noi. Promettimelo. Non so perché ti ho detto queste cose, devo essere impazzito ma voglio che tu rimanga sempre la mia ragazzina culona!"
"S-si. Ma tu stai soffrendo?"
"No. Avrei sofferto se non avessi più avuto modo di sentirti e vederti. Tsubasa sta soffrendo. Io sono felice perché ti ho vicina."

Lo abbraccio forte e piango sul suo torace. Piango perché so quanto fa male.
Il mio cuore non è qui purtroppo e io non posso negare i miei sentimenti.

"Ragazzina non piangere. Siamo sempre io e te. Ok?"
"Si. Ti voglio bene Genzo."
"Anche io."

Mi bacia sulla fronte e mano nella mano continuiamo a camminare.

************************************************************************************

"Ragazzina ti sbrighi con quel cavallo? Io ho fame e tua mamma ha già chiamato due volte. Se le lasagne saranno fredde non te lo perdonerò mai!"
"Ho fatto. Mamma mia come sei acida!"
"La finisci di rivolgerti a me al femminile?"
"A-CI-DA!"
"Ok. l'Hai voluta tu!"

Mi giro e mentre sto chiudendo il paddock di Pino lo vedo arrivare di corsa. Non promette nulla di buono. Meglio scappare. Corro ma so già che mi prenderà!
E infatti... presa!
Mi carica sulla spalla come fossi un sacco di patate.

"Ehi! Fammi scendere non sono uno sacco!"
"Ora ti faccio vedere io quello che succede a prendermi in giro."

Mi tira giù con molta delicatezza nonostante tutto e mentre con una mano mi blocca entrambi i polsi, con l'altra mi fa il bagno con il tubo dell'acqua.

"Genzo. Basta! Basta!"
"Chiedi perdono!"
"Dai. Basta! Perdono. Perdono."

Mi lascia e chiude il tubo. Se pensa che ha vinto lui... pensa proprio male.

"A-CI-DA", urlo ridendo e scappo lontano. So benissimo che ora non mi prenderà in spalla. Sono zuppa e non vorrà di certo rovinare il suo abito firmato.
Mi afferra per la maglia facendomi cadere a terra. Mi carica in spalla e per mia fortuna mi porta in macchina. 

"Sei fortunata che ci tengo alla tua salute!"
"Come sei premuroso!" 
"Puoi dirlo forte! Faby e Matsuyama sono già a casa. Dovevi per forza fargli tutte quelle coccole?"
"Che c'è sei per caso geloso?"
"Di chi? Di te? Ma non penso proprio culona!"

Sorrido. Non è cambiato nulla tra noi. Mi volto e lo vedo sorridere felice.
Tiro un sospiro di sollievo. Menomale.


Non avendo potuto pubblicare lunedì, recupero oggi. Spero vi piaccia questo capitolo. 
Grazie a chi dedica del tempo nella lettura e nel commentare questa storia. ;*
Alla prossima.

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Capitolo 15
*** Tsubasa ***


Sei mesi e 24 giorni senza vederla, nè sentirla.
Ho provato ogni dannato giorno a chiamarla, a mandargli messaggi, ma lei mi ha sempre rifiutato, finché non mi sono arreso e ho deciso di allentare la presa e provare solo una volta o due a settimana.
Sono andato sotto casa sua un sacco di volte ma non ho mai avuto il coraggio di bussare a quella maledetta porta.
Kojiro ha perfettamente ragione, sono un vigliacco.
Stasera dovrò partecipare ad una festa in onore del compleanno del presidente del Barca, non ne ho nessuna voglia ma i miei amici mi hanno praticamente costretto dicendomi che avrei potuto avere risvolti inaspettati da questa serata.
Ho pensato subito a Jo, ma cinque giorni fa ho assistito involontariamente a una telefonata tra lei e suo padre in cui le diceva che avrebbe dovuto esserci alla festa del presidente, poi l'ho sentito imprecare più volte ai suoi rifiuti dicendo che era un evento importante e che lei non era esonerata dal parteciparvi, ma dalle urla che affioravano dal cellulare ho capito che non era d'accordo e so anche il motivo: non vuole incontrarmi.
Non credo che sia riuscito a convincerla conoscendo il suo carattere testardo, e quindi inutile darsi false speranze.
Perlustro con lo sguardo tutto l'armadio per cercare qualcosa di adatto da indossare. Sarà una festa elegante ma odio mettermi in giacca e cravatta quindi la mia scelta ricade su un classico jeans abbinato a una camicia e una giacca.
Mi siedo e prendo una mela. Non ho molta fame ma la noia mi porta a mangiare e meglio optare per una scelta sana.
Ho immaginato più volte nella mia testa un nostro incontro. Se la dovessi vedere non la lascerei andar via così, non senza  averle prima detto tutta la verità.
Non mi importa più di tradire la fiducia di Sanae, lei mi ha fatto molto più male con il suo comportamento. Quando è venuta da me in attesa di prendere l'aereo, nonostante io sia stato più che chiaro sui miei sentimenti, si è comportata fin da subito come fosse la mia fidanzata. Nel momento in cui le ho spiegato che io le davo spago solo per paura di un suo gesto inconsulto, lei è crollata e mi ha confessato che quella volta di tanti anni fa non aveva tentato realmente di uccidersi e che in realtà non aveva mai preso quelle pasticche. Mi ha raccontato che io fraintesi tutto, lei mi chiamò disperata dicendomi sconnessamente che stava pensando a un suicidio e che lì davanti aveva la scatola delle pillole per dormire. Non aveva controllato quante ce ne fossero e così quando sono arrivato e ho visto che era completamente vuota ho tratto conclusioni affrettate e lei semplicemente ha omesso la verità per ricevere attenzioni in più da me.
La mia vicinanza le aveva giovato e sembrava essersi ripresa anche dalla nostra separazione, tanto da fidanzarsi con Yu e riprendere in mano la sua vita. Poi però qualcosa le è scattato dentro e, ha detta sua, ha capito che sono io l'unico che ama, così lo ha lasciato per tornare da me.
E poi è successo tutto il danno. Un danno irreparabile che mi ha portato a dire addio alla ragazza che è davvero l'unica regina del mio cuore.
Estramamente deluso e arrabbiato le ho pagato una camera d'hotel fino al giorno del volo. L'ho accompagnata, salutata e le ho chiesto di non cercarmi più se non per cose estremamente serie.
Mi dispiace e forse un giorno potremmo recuperare uno scorcio di amicizia, ma per ora, e Dio solo sa per quanto ancora, non ne voglio proprio sapere di lei.
Senza pensarci porto la mano al collo e stringo il ciondolo che mi ha regalato Jo.

"Ti prego aiutami a incontrarla ancora una volta. Aiutami a farle capire che io la amo davvero."

Dopo questa richiesta d'aiuto, che sa di preghiera disperata, mi dirigo verso il bagno per prepararmi alla grande serata.

BIP BIP

"Ehi Tsubasa, sei già uscito?" Castro
"Non ancora, tu?"
"No. Senti per stasera volevo dirti che qualsiasi cosa tu veda non devi farti prendere dalla gelosia. Anzi fai una bella cosa, vieni da me e ne parliamo insieme, ok?"
"Non capisco di cosa stai parlando! Perché dovrei essere geloso?"
"Tu promettimi che farai come ti ho detto."
"Te lo prometto, ma continuo a non capire."
"Fa niente. Hai promesso, ricordatelo!"



Castro è strano forte!
Prendo le chiavi dalla ciotola sopra il mobile della sala e esco di casa.

BIP BIP
CHAT DELLA NAZIONALE

"Capitano sei già alla festa?" Taro
"No, sto entrando ora in macchina. Perché?"
"Mi raccomando segui le indicazioni di Castro!"
"Oh ma insomma ma che è uno scherzo?"
"No. Tsubasa se non lo fai giuro che parto dall'Italia nel giro di due minuti e ti spezzo quelle due gambe secche che hai!" Kojiro.
"Ti prego non farlo arrabbiae sono due giorni che è nevrotico. Sai che lo farebbe." Maki
"Ma che avete? E che ne sapete voi di quello che mi ha chiesto Castro!"
"Fatti gli affaracci tuoi e promettilo anche a noi!" Hickaru.
"Boh! Ok. Prometto!"
"Bene! Buon divertimento Capitano!" Ishizaki.
"Ci sei dentro anche tu Ryo?" 
"Buona serata Tsubasa." Ishizaki.


Devono aver bevuto qualcosa che gli ha fatto male.
Sono arrivato in questo bellissimo ristorante, che per l'occasione è stato chiuso al pubblico.
Vedo il Presidente e mi avvicino con in mano il mio regalo.

"Tanti auguri presidente." Gli porgo il presente e mi fermo a parlare di calcio con lui.

Fortunatamente la moglie lo rapisce e facendomi un occhiolino mi libera. Mi incammino verso i miei compagni di squadra cercando Castro.
Vedo il padre di Jo e decido di andarlo a salutare. 
L'ultima volta che ci ho parlato è stato cinque mesi fa, gli chiesi notizie di Jo e lui mi disse che era dispiaciuto per la nostra separazione e che non voleva mettersi in mezzo.

"Salve Signore. Come sta?" 
"Oh Tsubasa ciao"; risponde lui un pò distrattamente. Lo vedo cercare qualcosa, o forse qualcuno.
"Sta cercando qualcuno? Posso aiutarla?"
"Ehm no. Cercavo..." e si blocca guardando fisso verso l'entrata.
Mi giro anche io incuriosito.
Una splendida ragazza con i capelli fino alle spalle color mogano e un vestito aderente arricchito di tanti punti luce entra mano nella mano con... con Genzo?
Che ci fa lui qui?
Strizzo gli occhi per mettere a fuoco la figura femminile. 
Non posso crederci ma quella è Jo!

"Cercavo mia figlia. Forse avrei dovuto avvisarti prima che sarebbe venuta accompagnata!"
"Accompagnata? Loro... loro stanno insieme?"

Prima che riesca a rispondermi corro in direzione di Castro. Sono sicuro che lui lo sapeva e che il suo strano messaggio era riferito a questo.

"Castro. Che storia è questa? Tu sapevi che Jo e Genzo stanno insieme e che stasera sarebbe venuta accompagnata da lui?"
"No Tsubasa, stai fraintendendo. Non stanno insieme, anche se lui l'ha accompagnata qui stasera!"
"Che razza di frase è questa? Stanno insieme o no?"
"No! Lei gli ha chiesto di accompagnarla perché sapeva che ti avrebbe incontrato!"
"Devo parlare con lei."

Mi giro e a passo sostenuto mi dirigo verso i miei amici.
Sono vicino a un tavolo e si sorridono dolcemente.
Non posso fare scenate di gelosia, l'ho promesso a tutti, devo fidarmi di loro.

"Genzo. Jo. Buonasera, è bello rivedervi."

Buonasera? Sto impazzando.
Wakabayashi alza un sopracciglio e sorride.

"Buonasera a te Tsubasa."
"Ciao Tsubasa", dice Jo sostenendo il mio sguardo con fierezza.
"Genzo possiamo andare a mangiare qualcosa? Mi è presa una gran fame", continua rivolta al portiere che mi guarda con aria triste.
"Certo, andiamo. Tsubasa vuoi unirti a noi?"

Non mi aspettavo un suo invito, forse sta cercando di creare un collegamento tra me  e lei. Guardo Jo che inviperita gli stringe una mano. Non so che fare. 

"Ma forse aveva altri piani! Deve mangiare con i suoi compagni di squadra!"

Mi ha elegantemente liquidato, ma per mia fortuna arrivano Castro e Faby.

"Oh ragazzi. Che bello, la banda si è riunita per un quarto! Che ne dite di mangiare tutti insieme?" Dice Castro.

Jo accenna un si con la testa, arresa al fatto che non può rifiutarsi. L'hanno incastrata per benino. Sorrido al mio amico, felice della sua uscita.
Mentre mangiamo non posso non notare la complicità che si è creata tra Genzo e la mia piccola amazonas. Il loro rapporto si è consolidato ancora di più. Lui le porta i piatti che preferisce senza neanche che glielo chieda. Le riempie il bicchiere prima ancora che dica di aver sete.

"Ragazzi ma vi ricordate del mio amico brasiliano Amoroso?"
"E chi se lo scorda", dicono all'unisono Jo e Genzo.
"Mi chiede sempre di te Jo. Mi ha detto che non aspetterà la prossima partita contro il barca per rivederti."
"Digli pure che può scordarselo!" Dice Genzo battendo un pugno sul tavolo.

Jo abbassa lo sguardo e poi mi guarda per una frazione di secondo, quel tanto che basta a farmi pensare che  forse non tutto è perduto.

"Marcio?" Chiedo.
"Si. Hickaru e Genzo vengono almeno due volte al mese e spesso usciamo tutti insieme. Quella sera c'era Marcio e gli ho chiesto di unirsi a noi. Al''inizio è stato molto tranquillo, pensava che WakaWaka fosse il fidanzato di Jo. Quando poi ha capito che così non era l'ha tormentata tutta la sera. Lei è stata molto brava a tenergli testa e lui ne è stato ancora più attratto. Almeno finché Genzo non l'ha quasi picchiato."
"Non l'avrei picchiato, ma doveva ben capire che quelle manacce se le deve tenere in tasca!"
"La mia zitellona mi protegge sempre", Jo si avvicina e lo abbraccia dandogli un dolcissimo bacio sul collo.

Mi sento fuori dal suo mondo. Loro si sono frequentati regolarmente e io neanche lo sapevo. Il ragazzo con cui ridevo e scherzavo negli spogliatoi ci ha provato con lei... e io non ne ero a conoscenza, non immaginavo neanche che la conoscesse.
Inizia la musica. Per l'occasione è stato chiamato un animatore che inizia con dei balli di gruppo. 
Jo si alza sussurra qualcosa all'orecchio di Genzo e chiama con se Faby.

"Arrivo tra cinque minuti. Tu vai avanti." Le risponde la sorella.

 Accenna di si con la testa e se ne va. Sospiro sconsolato.

"Tsubasa, se la ami non ti arrendere. Trova il modo di parlare con lei."
"E come faccio? Per mesi l'ho chiamata ogni giorno e non mi ha mai risposto."
"Lo so, è molto orgogliosa, ma da noi si dice: insisti e persisti, resisti e conquisti."
"Marcio è un bel ragazzo, è dolce e simpatico, ma lei l'ha allontanato senza neanche pensarci due volte. Il suo cuore è occupato."  Continua Castro.
"Ci proverò."

Mi sorride e se ne va.

"Genzo avete un gran bel rapporto. Perché non mi hai mai detto delle vostre uscite?"
"Non potevamo dirti nulla perché lei si fida di noi e non voleva vederti. Si sta riprendendo, ma nel cuore ci sei tu Tsubasa."

"Bene, siete pronti? Formate delle coppie e inziate a ballare a ritmo di Samba. Quando la musica cambierà e io dirò 'Via', formerete la coppia con la persona di sesso opposto che si troverà alla vostra destra. E allor... musica maestro!" 

La voce dell'animatore sovrasta la musica e interrompe i nostri discorsi.

"Tsubasa è la tua occasione invita a ballare Faby e tieniti alla destra di me e Jo, così non appena la musica cambierà potrai ballare con lei e parlarci."

Castro è un genio. Annuisco felice e insieme ci dirigiamo verso le due sorelle.


"Beleza, balliamo?"
"Claro que si", risponde lei al mio amico.

Io porgo la mano a Faby che mi sorride furbamente. Ha già capito il mio piano.
La musica inizia e dopo 10 lunghissimi minuti sentiamo il Via dell'animatore.
Jo si volta sorridente verso di me, ma quando capisce che è proprio con il sottoscritto che dovrà ballare il sorriso le sparisce dal volto e scuote la testa.

"No, mi dispiace io non ballerò con lui."
"Jo dai, è un gioco", Faby le si avvicina e non so cosa le dice all'orecchio ma lei cambia idea e viene verso di me furiosa.

Mi accosto alla mia eroina e le chiedo:

"Ma che le hai detto?"
"Solo di dimostrarmi che sei davvero un capitolo chiuso come dice sempre. Ma tranquillo, non lo sei."
"Lo spero", sospiro e sorridendo prendo la mano della mia amazonas.

Non appena iniziamo a ballare il mio corpo viene invaso da una scarica elettrica. La sua vicinanza mi stordisce, il cuore batte in maniera incontrollata e il solo sfiorarla con le dita mi manda in estasi.
La sua pelle è così morbida.

"Mi manchi tanto amazonas", le sussurro all'orecchio non appena il suo corpo è abbastanza vicino al mio. La sento sussultare. Le accarezzo il viso e lei si pietrifica.

"No. Non ci provare a parlarmi e sfiorarmi così. Non ne hai più nessun diritto. Sto ballando con te solo per dimostrare a mia sorella che sei un capitolo chiuso!"

Le sue parole mi gelano. Il cuore si ferma e sento il respiro bloccarsi in gola, tanto da costringermi a portare una mano sul collo.

" La musica sta per cambiare ma non cambiate le coppie, non ancora almeno."

Parte un dolcissimo lento e io torno indietro al nostro primo ballo, la situazione era molto simile a questa. Devo tentare il tutto per tutto, è il momento giusto per parlarci.
L'avvicino a me e le stringo i fianchi. Il respiro diventa corto e una strana sensazione di calore mi avvolge l'anima e il corpo.

"Jo, ora io parlerò e tu ascolterai tutto, fino alla fine. Poi deciderai se uscire fuori con me e continuare a parlare, oppure mollarmi qui e, se lo farai, capirò che tra noi è davvero finita." 

Non le do modo di controbattere e contitnuo il mio discorso.

"Io ti amo. Ti ho sempre amata, ma hai ragione ti ho mentito." 

Il suo corpo reagisce alle mie parole con un piccolo tremore. Posso sentire il suo cuore correre velocemente. Inspiro profondamente e proseguo.

"Io non provo più niente per Sanae da anni, tuttavia dopo un pò che ci siamo lasciati lei..."

Le racconto tutto per filo e per segno non tralasciando nulla, neanche la sua confessione dopo la vacanza.

"Questa è tutta la verità. Perdonami se non ti ho detto prima tutto questo ma pensavo di proteggere un'amica in difficoltà, non potevo immaginare che lei si era approfittata di me, prima come ora. Avrei potuto dirtelo in questi mesi, ma ha ragione Kojiro, sono un vigliacco."

Rimane in silenzio e mi guarda negli occhi.

"Via, cambiate le coppie."

La musica cambia e lei non pronuncia nessuna parola. Abbassa lo sguardo e io capisco che è finita davvero. Ormai l'ho persa. 
Maledicendomi per il poco coraggio avuto finora mi allontano da lei e prendo la giacca dal guardaroba.
Non riesco più a restare qui.
Me ne voglio andare.
Esco fuori dal locale. Inspiro l'aria salmastra del luogo e passo dopo passo mi incammino verso la macchina.

"Non andare. Aspetta, dobbiamo parlare." 

Mi volto e vedo Jo che affannata per la corsa con i tacchi mi tiene la mano e arrossisce teneramente.


Sono passati un bel pò di mesi dalla vacanza e Tsubasa comincia a credere di non avere più speranze con Jo. Poi una preghiera disperata e l'incontro alla festa del presidente del Barca aprono uno spiraglio di luce nell'ombra in cui è caduto il suo cuore.
Jo avrà capito nella bontà delle sue intenzioni? Riuscirà a buttarsi alle spalle gli ultimi avvenimenti?
Genzo è sempre presente ed è sicuramente una figura importante per lei, ma anche per il capitano perché nonostante i suoi sentimenti continua comunuque a tentare di farli rimettere insieme. Davvero un cuore nobile. Mi viene però da dire povero Genzo.
Buon inizio settimanaa tutti e grazie ancora a tutti voi!
Alla prossima ;*


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Capitolo 16
*** Non solo riconciliazioni ***


"Perché non me l'hai detto prima?"

Mi guarda con aria interrogativa. Effettivamente non gli ho mai dato la possibilità di farlo.

"Avrei voluto. Ho tentato di chiamarti. Sono venuto anche sotto casa tua una miriade di volte, ma mi è mancato il coraggio di bussare. Avevo paura di un ulteriore tuo rifiuto."

Mi guarda negli occhi e sento tutto il suo dolore. Non sono riuscita a capirlo, non è stata solo colpa sua, ma anche mia.

"Perdonami. Ho sbagliato anche io, non solo tu. Avrei dovuto darti la possibilità di spiegare. Castro, Genzo e tutti gli altri hanno tentato moltissime volte di parlarmi ma io li ho sempre bloccati, proprio come facevo con te. Non ho avuto fiducia nel nostro amore e soprattutto in te. Mi dispiace."
" No, dispiace a me, ma l'importante è che ora sia tutto chiarito e che possiamo tornare a vederci. Ho bisogno di te."

Prende le mie mani e mi attira a lui abbracciandomi con fermezza e dolcezza.
Inspira il  mio odore. Posso sentire il suo cuore battere e il suo respiro farsi più corto. Mi è mancato molto anche lui, ma c'è qualcosa che preme nella mia pancia. 

"Tsubasa, aspetta."

Lo allontano da me. Guardarlo negli occhi è terribilmente difficile, ma devo farcela. Così alzo lo sguardo e mi perdo nelle sue profonde e meravigliose iridi color della pece.

"Io non riesco a far finta che non sia successo nulla. Siamo stati lontani per sei mesi e abbiamo sofferto entrambi, moltissimo. Sto dubitando di me e del mio amore. Non mi sono fidata di te, sono caduta nella trappola di Sanae, e anche tu. Forse ciò che ci lega non è poi così forte come credevamo."
"Che stai dicendo? Le incomprensioni capitano anche nei matrimoni più perfetti e duraturi. Jo ti prego, ci meritiamo una seconda possibilità. Non liquidarmi così!"
"Non lo so. Ho bisogno di pensare. Dammi tempo."

Il suo sguardo è triste e io lo sono con lui, ma non posso non tener conto di questa orribile sensazione che ho nella pancia. Non è facile far finta di niente e non voglio iniziare un rapporto così. Non voglio assolutamente che le ombre del passato si ripresentino continuamente. Se mai decidessimo di tornare insieme dovrà essere tutto superato.

"Ok."
"Dammi qualche giorno Tsubasa per capire se riuscirò a gettarmi questa storia alle spalle, sarebbe opportuno che lo facessi anche tu. Non possiamo iniziare un rapporto con il passato che torna a bussare alla nostra porta."
"Per me è già tutto  cancellato. Il passato non conta niente per me, c'è solo il presente e tu ne fai parte."
"Ti prego non mi cercare in questi giorni. Lasciami lo spazio necessario per pensare in tutta tranquillità!"

Annuisce e mesto si allontana da me. 
Rientro dentro e trascino mia sorella, Genzo e Castro fuori, lontano da tutti.

"Ho parlato con Tsubasa e ho capito di aver fatto un grosso errore a non dargli la possibilità di chiarire."
"Finalmente! E allora state di nuovo insieme?" Mi chiede mia sorella saltellando felice.
"No. Io non riesco a far finta che non sia successo nulla. A fingere che non abbiamo sofferto entrambi. Ho preferito prendermi del tempo per pensare e riuscire a capire se sarò in grado di gettarmi questa storia alle spalle o meno."
"E se non ci riuscirai?" Chiede il portiere.
"Se non ci riuscirò Tsubasa sarà stato un bellissimo capitolo della mia vita e imparerò a fidarmi del cuore della persona che avrò accanto e dell'amore."
"Se non vi darete una seconda possibilità te ne pentirai amaramente. Quel ragazzo è stra cotto di te."

Alzo gli occhi verso Genzo e lo vedo annuire e poi girarsi a guardare le stelle.

"Grazie. Ne terrò conto."

Rientriamo e concludiamo la nostra serata in tutta tranquillità. Tsubasa dopo un'oretta ha salutato tutti e è tornato a casa.

******************************************************************************

Mi sento libera solo in sella al mio cavallo ed è proprio da qui che voglio capire che fare.
Sto in pace e posso ascoltare ciò che il mio cuore ha da dirmi.
Passeggio Pino che mangia serenamente l'erba. Di solito sto attenta a tutto per evitare incidenti stupidi, ma stavolta i miei pensieri mi distraggono e non vedo il gatto che scappa inseguito dal mio cane. Si avvicinano a tutta velocità al mio cavallo che si spaventa e fa uno scatto velocissimo verso destra sbattendo la gamba su un piliere gettato in terra, che proprio non avevo visto. Inizia a zoppicare vistosamente e perde sangue da una ferita sul tendine. Vado in panico. Lo porto di corsa al lavaggio, gli pulisco e disinfetto la ferita, chiamando poi subito il veterinario.
Dopo circa un'ora arriva scusandosi del traffico incontrato per strada.
Lo tocca cercando di sentire il tendine, ma ora la gamba è gonfia e quindi non può essere certo che il cavallo non si sia fatto nulla di grave.
Mi da un antibiotico, gli mette qualche punto di sutura e mi dice che tornerà tra cinque giorni e farà l'ecografia.
Scoppio a piagere sul mio amico.

"Scusami Pino è stato uno stupido incidente. Se fossi stata più attenta tu non staresti così male ora."

Lui appoggia la sua testa sulla mia spalla e inizia a masticare, facendomi capire che per lui è tutto ok e che non ce l'ha con me.
Lui ci ha messo meno di un minuto a lasciarsi tutto alle spalle. Io invece non riesco neanche  a lasciar andare una storia vecchia di mesi.
L'amore perdona. 
L'amore supera ogni problema.
Beh, ora non è il caso di rimuginare su questa cosa, devo dedicarmi al mio cavallo.
Ogni giorno ho passeggiato e medicato Pino. Non l'ho mai lasciato solo e ora finalmente è arrivato il momento dell'ecografia. 
Sto in ansia, mi manca l'aria. Ho una gran paura.
Il veterinario inizia a mettere il gel e passare il macchinario sul tendine.
Il suo silenzio mi uccide.

"Dottore la prego mi dica qualcosa."

La sua forma di mutismo prosegue per altri due minuti e poi finalmente parla:

" Bene. Ho esaminato tutto il tendine e non ci sono tracce di lesioni. Il gonfiore è sparito, quindi puoi riprendere il lavoro con il tuo cavallo."

Un peso enorme viene spazzato via dal mio cuore e io torno a respirare regolarmente.
Le lacrime premono per uscire e io gli lascio il giusto spazio.

"Grazie dottore. La ringrazio davvero tanto."

Mi allontano con il mio amico alla lunghina e felice lo riempio di baci.


"Ora che so che stai bene mi sento più serena. Non so che fare con Tsubasa, forse dovrei prendere esempio da te."

Lui si struscia sul mio petto e si rimette a mangiare. 
Vive il momento e non gli importa più del dolore che ha subito cinque giorni fa. Non ce l'ha mai avuta con me perché sapeva che le mie intenzioni non erano cattive, che il mio cuore era sincero.

Torno a casa, mi butto sul letto e scivolo tra le braccia di Morfeo, come ultimo pensiero il messaggio che domani manderò a Tsubasa.

_____________________________________________________________________________________

Sono passati sei giorni e come promesso non l'ho cercata e credo che non lo farà neanche lei.
Tra venti minuti avrò finito gli allenamenti e me ne andrò direttamente a casa.
Castro mi corre incontro per togliermi la palla, ma all'ultimo momento gira e corre fuori dal campo.
Deve essere impazzito.

"Beleza. Che ci fai qui?"

Questo appellativo solitamente è rivolto a Jo, ma dubito sia lei. Prende in braccio la ragazza e una scarica elettrica mi pervade.
E' sicuramente lei. Non la vedo, ma la sento.
Guardo meglio nella loro direzione e non appena il suo massiccio corpo si scosta intravedo l'esile figura di Jo.
Rimango bloccato a fissarla. Lei saluta Castro e viene verso di me. Vivo in uno stato di apnea fino a che lei non mi parla.

"Tsubasa devo parlarti. Posso farlo dopo gli allenamenti?"
"S-si. Certo. Aspettami qui."
"Fai la doccia con calma. Io ti attenderò in quella panchina sotto al salice."

In brevissimo tempo la raggiungo.
Il suo profumo floreale inonda tutti i miei sensi. Chiudo gli occhi e mi beo di questo momento.

"Ciao Jo. Volevi parlarmi."
"Si. Grazie a Pino ho capito molte cose."
"Grazie a Pino?"
"Si. Vedi ho capito che l'amore perdona quando le intenzioni non sono cattive e se  il cuore è puro allora tutto si può superare. Io ti amo e mi sei mancato tantissimo, vorrei poter riprendere la nostra storia da dove l'abbiamo lasciata, senza più pensare a ciò che è successo, sempre se anche tu lo vuoi."
"Ho pensato molto anche io a ciò che mi hai detto e riconfermo le parole di quel giorno: per me è tutto già passato."

Sorrido finalmente felice. Mi avvicino a lei e... un fortissimo colpo la fa cadere in terra.
Rimane con gli occhi chiusi per qualche istante e io mi sento morire.

"Jo. Jo. Come stai?"
"Bene, ma che è successo?"
"Ti è arrivata una pallonata in piena testa, forse dovremmo andare al pronto soccorso."
"No, sto bene", si rialza un pò frastornata e come una iena si guarda intorno, forse alla ricerca dell'autore del potente calcio.
"Chi è stato a tirare quella pallonata?"

Un ragazzone che avrà si e no 15 anni si avvicina timidamente.

"Mi scusi signorina è stata colpa mia!"
"Ma a che miravi? La porta è dall'altra parte, menomale che giochi con la seconda squadra del Barca!"
"Chiedo perdono."

E scappa via.
Inizio a ridere tenendomi la pancia e lei mi guarda torva.

"Non sai quanto mi erano mancate anche le tue figuracce per non parlare di queste sfuriate..." e continuo a ridere.
"Non c'è niente da ridere!" 

Si gira di spalle indispettita. Mi avvicino e le cingo i fianchi.
Poi la volto e la bacio.
Quanto ho desiderato che questo momento si ripetesse. Non voglio mai più privarmi del sapore che le sue labbra lasciano sulle mie.

"Posso invitarla a cena fuori stasera?"
"Claro que si! Per che ora mi passi a prendere?"
"Per le 20 sono da te. Ricordami di ringraziare Pino."

___________________________________________________________________________________


"Ragazzina, finalmente ti fai sentire! Ti ho mandato sette messaggi!"
"Scusami Genzo ero impegnata ma se hai tempo da dedicarmi vorrei raccontarti!"
"Ho sempre tempo per te culona."
"Ho chiarito con Tsubasa. Ho seguito il tuo consiglio e sono andata agli allenamenti, gli ho detto di Pino e ci siamo chiesti scusa, poi..."
"Poi?"
"Ci siamo baciati!"
"Sei contenta?"
"Si, moltissimo. Dio solo sa quanto mi è mancato!"
"Allora anche io lo sono. Ti voglio bene ragazzina, non te lo dimenticare mai."
"Anche io zitellona."


BIP BIP
Gruppo della vacanza


"La culona e il rincoglionito si sono rimessi insieme. Volevo essere io ad annunciarlo", Genzo.
"Ci hanno messo giusto sei mesi per capire che sono fatti per stare insieme", Taro.
"Alleluia Jo!" Faby.
"Jo domani ti chiamo voglio sapere tutti i dettagli", Aline.
"Facciamo la videochiamata a tre, li voglio anche io i dettagli", Yayoi.
"Videochiamate anche me", Yukari.
"Beh, li vorrei anche io", Kojiro.
"Kojiro, in caso videochimano me, te che c'entri?" Maki.
"Jo, se non mi videochiami mi incavolo!" Kojiro.
"Se chiami Kojiro devi chiamare anche me", Taro.
"E me", Jun.
"E me", Hickaru.
"Ragazzi domani faccio una videochiamata sul nostro gruppo, chi può risponde e gli altri si attaccano!"
"Non farla quando ci alleniamo. Chiama dopo le 17!"Kojiro.
"Ok."


Tsubasa è fuori che mi aspetta, non so perché si sente in imbarazzo a entrare in casa. 
Stasera ho indossato 'nu jeans e 'na maglietta, mi sono stufata di mettere vestiti eleganti e poi fa freddo e io odio avere freddo, quindi è già tanto che non sono uscita con un maglione di pile e tre pantaloni addosso.


"Sei bellissima!"

Mi sembra tutto così strano, sembriamo tornati ai nostri primi appuntamenti e la cosa mi piace.

"Stasera se per te va bene ho pensato di andare in un paese qui vicino. Mi hanno detto che fanno una serata in onore di una divinità dell'inverno e ci sono banchi, stand gastronimici e fuochi d'artificio."
"Wow va benissimo."

Adoro girare per i banchi e vedere ciò che la cultura del posto ha da offrire. 
Prendo la sua mano e la stringo, sicura che ora nulla potrà dividerci e che il nostro filo rosso è più forte che mai.
I bambini corrono urlando e giocando a chi arriva primo al banco con i giochi. Afferrano la finta canna da pesca, pronti a prendere più cigni possibili e a vincere il meritatissimo premio. Adoravo anche io quel gioco.
Sorrido alla loro spensieratezza. Alla loro gioia.
Tsubasa mi abbraccia e mi trascina in uno stand di dolci.
Prende qualche biscotto tipico e mi porge il sacchetto.
Vince per me un oracchiotto gigante nel gioco dei fucili. E' un vero cecchino. Ora mi toccherà trascinarmi questo coso immenso per tutta la sera.
Sorride felice nel guardare dei bambini giocare a calcio.
Lo prendo per mano e lo avvicino al campo dove dei futuri calciatori si dilettano nel loro sport preferito.

"Ehi! Ma tu non sei Ozora?" 

Un bambino minuto e scuro di carnagione, con uno sguardo furbo e le labbra carnose, urla ai suoi amici di raggiungerlo a conoscere il famosissimo capitano del Barca.

"Jo. Ti andrebbe di giocare a calcio con loro?"
"A me? Vai tu Capitàn, io farò il tifo per te da qui. Occhio a non perdere, ci faresti una figura barbina!"
"Da quello che ho visto so già che vincere contro questi piccoli monelli sarà davvero tosta!"
"Ma che dici tu sei il capitano di una squadra di serie A. Tu sei molto più forte di tutti loro messi insieme!"

Tsubasa porta la mano dietro alla nuca e sorride dolcemente alla piccola bambina con due trecce lunghe fino al sedere e uno sguardo allegro e profondo che si avvicina a noi.

"Sh. Non glielo dire, ok?"
La bambina sorride e prendendomi per mano mi chiede:

"Tu sei la fidanzata del capitano?"
"Si piccolina e tu come ti chiami?"
"Io sono Pilar! E sono la fidanzata di quel bambino che corre con la palla verso il tuo ragazzo."

Ah però! Come sono sveglie a questa età le bambine di oggi.

"E' un bel bambino. E dimmi ti piace il calcio?"
"Si. Però mi piacciono di più i cavalli. Guarda ho anche la spilla con la testa di cavallo!"
"Che bella. Sai che anche io amo moltissimo i cavalli. Ne ho uno bellissimo, si chiama Pino!"
"Che fortunata che sei! Ed è nero?"
"No. E' un pezzato."
"Wow. Posso venire a vederlo un giorno?"
"Certo e se verrai ti ci farò anche salire. Sai lui ama molto i bambini!"
"Davvero? Grazie! Da oggi sarai la mia migliore amica!"
"E tu la mia!"

Mi giro verso Tsubasa che finge di essere in difficoltà e intanto teneramente impartisce lezioni ai bambini.
Sarà un ottimo papà! Ma che pensieri faccio, ci siamo a malapena baciati e già penso ai figli!

"Perché sei tutta rossa?"
"Ehehe, ho avuto una vampata di calore?"
"Anche mia nonna le ha spesso!"

Perfetto mi ha paragonata alla nonna in menopausa!
I bambini vengono chiamati dalle loro mamme, ci salutano e corrono a cena.

"Sei davvero bravo con i bambini!"

"Mi piacciono molto. La loro allegria è contagiosa, non trovi?"
"Direi di si."

Ci fermiamo a mangiare in un piccolo ristorante a conduzione familiare. La signora, un donna di mezz'età dall'aria gentile e affabile ci consiglia dei piatti tipici rigorosamente fatti in casa da lei, con prodotti del suo orto.
Fantastico.
Il cibo è ottimo e la serata con Tsubasa va alla grande.

"Verrai domenica alla partita?"
"Penso che potrei venire, se a te fa piacere."
"Ne sarei davvero felice. E indosserai la mia maglia?"
"Certo Capitàn. Non vedevo l'ora di poterla indossare di nuovo!"

Il suo sorriso è radioso. Come è bello. 
Usciamo dal piccolo locale soddisfatti e con la pancia piena.

"A breve ci saranno i fuochi. Il marito della dolce signora mi ha consigliato un posto un pò isolato dove è possibile godere al meglio dello spettacolo pirotecnico. Ti va di andarci?"
"Certo, andiamo."

____________________________________________________________________________________

Il Signore aveva ragione, il posto è bellissimo. Si trova sulla cima di una piccolissima collinetta. Dopo aver superato le bancarelle, poco più in là di un parco con qualche albero, si sale  per circa 300 metri e seguendo un sentiero in mezzo a un boschetto si apre una radura con una panchina e un tavolino. Il signore mi ha detto che quello è sempre stato il posto segreto suo e di sua moglie e che nonostante fosse davvero molto vicino alla festa e al paese, nessuno ci è mai andato, almeno non a vedere i fuochi d'artificio.
Ci sediamo e io mi perdo a guardare la gioia nello sguardo di Jo. 
I suoi capelli diventano di mille colori e il viso viene illuminato da un rosso intenso. La luminosità del suo sorriso è pari solo a quella delle stelle.
Sfioro la sua guncia con un dito e tenendole il mento la bacio dolcemente.
Non riesco a smettere di pienarmi del suo sapore. Ho un disperato bisogno del suo amore e di sentirla mia.
Lascio scivolare una mano sulla sua schiena e l'altra le accarezza dolcemente la coscia della gamba destra. 
I battiti del cuore rimbombano più del rombo dei fuochi. Non riesco a trattenere ciò che ho dentro.
Non riesco a smettere di essere felice.

"Te quiero. Mi corazon late por ti!" (ti amo. il mio cuore batte per te)
"y el mio por ti, no lo dejes solo." (e il mio per te, non lo lasciare solo)
"Nunca, tuyo siempre." (mai, tuo sempre)

**************************************************************************************

La folla esulta al goal del mio Capitàn. Lui corre sotto la tribuna e tirando fuori la collana la bacia indicando il mio posto.

"Tuyo siempre!" (tua sempre) Urlo in sua direzione.
"Nunca solo!" (mai sola) Mi risponde lui.

La partita finisce 4-1 per il Barca. Tsubasa è stato decisivo e fantastico. Come sempre.
Sento il telefono squillare e inizio a cercarlo disperatamente nel mio fidato zainetto. Ma dov'è?
Eccolo.

"Zitellona!"
"Culona! Ho visto la partita. Gran bel Goal e gran bella dichiarazione d'amore!"
"Dobbiamo recuperare sei mesi di lontananza!"
"Faby è da Hickaru?"
"Si. E' partita due giorni fa e rimane lì per dieci giorni."
"Tutta vita!"
"Idiota!"
"Senti domani ti vengo a trovare ho qualche faccenda da sbrigare."
"Qui?"
"Non posso?"
"Certo. E non posso sapere cosa hai da fare?"
"Non ora. Te lo dirò domani."
"Mmm, ok! Hai già sentito Castro e Tsubasa per uscire insieme?"
"No, li chiamerò dopo. Sei libera di pomeriggio? Ti passo a prendere per le 16."
"Ok, uomo del mistero!"
"A domani ragazzina."
"A domani Genzo."


****************************************************************************

Sto aspettando che il mio Capitàn mi venga a prendere per andare da lui. Vuole preparami la cena, un gesto molto romantico, speriamo sia anche bravo a cucinare!
Tra dieci minuti starà qui, sono uscita da poco dalla doccia e sto con indosso solo un completino intimo niente male. So che non succederà nulla tra noi, ma mi piace essere in ordine.

"Mamma! Mamma! Ma dov'è quel vestito marrone?"

Non mi risponde. Quando vuole è un pipistrello, ma quando mi serve è del tutto sorda.
Meglio andare in sala.

"Mam..."

Le parole si strozzano. C'è Tsubasa.
Mi guarda con la bocca aperta e completamente rosso in viso.
Sto per esplodere. 

"Tsubasa voltatiiiii! Che ci fai qui?"
"S-scusa pensavo che eri già pronta. Tua mamma mi ha visto qui fuori e ha insistito perché entrassi ma non pensavo di ved... vederti così."
"Mamma dammi il vestito ti prego."
"Jo, è nel tuo armadio. Se tu fossi più ordinata l'avresti trovato subito!"

Scappo in preda a un attacco di panico. 
Che vergogna!

In macchina regna il silenzio. Lui è imbarazzatissimo e io peggio che mai.

"Scusami!"
"Non ti preoccupare, in fin dei conti mi hai vista in costume. Che cambia?"

Deglutisce sonoramente e rimane in silenzio.
Che stupida! Cambia e come! Questo completino è in pizzo semitrasparente! Che stupida che sono!
Con non poco imbarazzo entro in casa sua. Mi accompagna in sala dove spicca un grosso vaso pieno di rose rosse circondato da piccole candele. Tutto è apparecchiato perfettamente e dalla cucina arriva un buonissimo odore.

"E' tutto meraviglioso Capitàn ma quando hai cucinato?" 
"Sono stato quasi tutto il pomeriggio ai fornelli per far si che quando saresti arrivata fosse stato tutto pronto."

Mi scansa la sedia e fa cenno di accomodarmi. Mi siedo e un pò imbarazzata poggio le mani sul tavolo.

"Posso aiutarti a fare qualcosa?"
"Assolutamente no. Sai che in Giappone non esistono il primo, il secondo e il contorno, tutto viene portato insieme, quindi devi solo attendere cinque minuti. Il tempo che io porti tutto di qua."
"Va bene. Grazie."

Tsubasa arriva con un ramen dall'aria deliziosa, gamberi in tempura e verdure saltate in padella.
Dall'aria sembra tutto delizioso.
Batto le mani felice e sorridendo dico:

"itadakimasu!"
"Wow, ti sei informata."
"Sono stata affascinata dalla cultura giapponese prima ancora di conoscere te. Mi piace la filosofia, la cucina, l'arte... diciamo quasi tutto."
"Cosa non ti piace?"
"Beh, la pressione sociale, il fatto che nessuno riesce a dire ciò che realmente pensa, il diverso è visto male e non dovrebbe essere così. L'unicità di ogni persona è qualcosa di meraviglioso. Poi lavorate decisamente troppo. Lo stress eccessivo può portare a vere e proprie malattie: fisiche e non."
"Come darti torto!"

Sazi e appagati ci stendiamo sul suo enorme divano per guardare un film.
Ma dal gustare il film a baciarci appassionatamente non ci vuole nulla e ci troviamo avvinghiati l'uno all'altro nell'arco di dieci minuti.
Stavolta qualcosa è diverso. Non voglio fermare le sue mani e lui non sembra essere imbarazzato nel toccarmi.
Il cuore pompa velocemente il sangue in ogni angolo del mio corpo, ma la parte che in assoluto ne riceve di più è il ventre.
Mi sento pronta. Lui è tutto ciò che ho sempre desiderato, e anche molto di più di quanto avrei mai potuto immaginare.
Presa da un attimo di perversione metto da parte la mia innata pudicità e inizio a togliergli la maglietta, scendendo con la mano fin sopra l'elastico della tuta che indossa.
Lo sento gemere per il mio tocco. Scavalco con una gamba e mi posiziono a cavalcioni su di lui. 
Ci baciamo e ci tocchiamo con passione e amore. La delicatezza con lui non manca mai.
Muovo il bacino delicatamente e dalla sua bocca esce un sussurro di piacere. Continuo a muovermi mentre le mie mani si aggrappano alle sue spalle, salendo poi con decisione ai suoi capelli.

"Io non so se riucirò a fermarmi. Mi stai facendo impazzire."
"E chi vuole fermarti."

I suoi occhi diventano fuoco, le mani roventi. In un attimo mi toglie il vestito lasciandomi in intimo. 

"Sei una meraviglia!"

Sorrido timidamente.

"Non vergognarti. Non di me."

Si sfila la tuta e rovescia la situazione, portandosi sopra di me.
Chiudo gli occhi e nell'attimo in cui diventiamo un tutt'uno il pensiero si annebbia, lasciando posto alle sensazioni del tatto, le sue mani sul mio corpo; del gusto, la mia bocca su di lui; dell'olfatto, il suo odore che esplode dentro di me ad ogni respiro; della vista, occhi negli occhi per imprimere ogni gesto, ogni smorfia, ogni parte dell'altro nella mente; dell'udito per estasiarmi di ogni sussurro, di ogni gemito di piacere che il contatto con il mio corpo gli provoca.

"Te quiero Amazonas."
"Yo mucho màs."

Abbracciati e nudi. Felici e magari anche un pò stanchi, ci rilassiamo un pò prima di tornare alla realtà.

***********************************************************************************

"Culona, sei pronta a festeggiare?"
"Festeggiare cosa?"
"Tra mezz'ora sono da te. Dì a mamma di prepararmi un caffè italiano!"
"Non le dico proprio niente se non mi dici cosa dobbiamo festeggiare!"
"E dai. E' una sorpresa!"
"Non vengo Genzo se non mi dici qualcosa!"
"Che guastafeste! E va bene. Quando aprirà il calciomercato sarà annunciato che verrò trasferito."
"E in quale squadra andrai?"
"Il Real Madrid!"
"Oddio, vuol dire che ti trasferirai qui! E' magnifico Genzo! Che bello, dai sbrigati che voglio abbracciarti!"
"Dammi una mezz'oretta."
"Oddio. E' un casino. Per chi tiferò al derby? Ma non potevi andare al Barca?"
"Scusami eh se ti ho sconvolto i piani!"
"Dai sono felicissima. Tiferò per entrambi. Farò cucire una maglia unica con metà della tua e metà della sua."
"Scherzi?"
"Nient'affatto!"
"La mia maglia non la tagli a metà! Ne riparliamo tra poco. Sto arrivando."
"Ok. Ti voglio bene zitellona!"
"Pure io."



E' passata un'ora da quando Genzo mi ha chiamata e ancora non è arrivato. 
Meglio chiamarlo.
Non risponde.
Mi sto agitando. 
Passano due ore.
Tre ore.
Chiamo Tsubasa.

"Amazonas!"
"Tsubasa. Ti prego dimmi che hai sentito Genzo!"
"No. Perché? Mi ha chiamato per le 12 e mi ha chiesto di vederci per cena che avrebbe dovuto dirmi qualcosa di importante."
"Noi avremmo dovuto vederci ora per festeggiare. E' stato preso dal Real Madrid..."
"E' magnifico! Ci scontreremo due volte l'anno e potremo vederci sempre..."
"Sì, ma doveva arrivare tre ore fa e non risponde al telefono! Ti prego fa qualcosa, ho un bruttissimo presentimento."
"Stai calma. Ora chiamo i suoi genitori e il suo manager, sento se hanno notizie e poi vengo da  te. Ok?"
"Si, ma chiamami appena sai qualcosa. Promettimelo."
"Va bene, promesso."


Quanto ci mette Tsubasa? Sono già passati trenta minuti. Io non riesco a stare ferma qui senza far nulla.
Esco in giardino e inizio a cammianre nervosamente avanti e indietro senza mai mollare il telefono.
Squilla. Alleluia.

"Tsubasa. Finalmente."
"Jo. Sto venendo da te. Fatti trovare pronta."
"Che è successo?"
"Genzo ha avuto un incidente. Vicino casa tua, gli manavano pochi metri per arrivare."
"Oddio. Ma sta bene?"
"I suoi genitori mi hanno detto che è stato portato urgentemente al pronto soccorso. Sembra si sia rotto la clavicola e una gamba, ma ciò che più preoccupa i medici è la testa. Ha un grande versamento e dovrà essere operato d'urgenza."
"Oh mio Dio no! E come è successo?"
"Un camion ha perso il controllo e l'ha preso in pieno."
"No. No. No. NOOOOOOOO!"
"Non piangere, ti prego. Andremo lì e quando l'operazione sarà conclusa ci faremo portare subito da lui. Ha bisogno di persone amiche vicino. I suoi genitori sono partiti immediatmante ma prima di due giorni non arriveranno."


Chiudo la comunicazione. Non riesco a parlare. Genzo ti prego resisti, fallo per me.


Un incidente stravolge la serenità appena riconquistata dei nostri due protagonisti. Jo ha il cuore spezzato, il suo grande amico è in bilico tra la vita e la morte. Spesso queste situazioni fanno emergere quel qualcosa celato dentro, in profondità, che non riesce a farsi spazio. O forse questo grande dolore unirà ancora di più la coppia J-T ? Quali sono le previsioni di mercato? XD Buona serata! ;*

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Capitolo 17
*** Immobile ***


Arriviamo all'ospedale e Jo si dirige di tutta furia verso un'infermiera posta all'accoglienza.

Il suo volto è rigato dal pianto. I suoi occhi sono gonfi e la pelle è a chiazze. È nella disperazione più totale. Il mio dolore passa in secondo piano, devo prendermi cura di lei, e di lui.
I suoi genitori sono in viaggio, ma prima di domani sera non saranno qui e io non ho nessuna intenzione di lasciarlo solo.

“ Siamo qui per Genzo Wakabayashi. Dov'è?”

“Signorina, qual'è il suo grado di parentela con il signor Wakabayashi?”

“Sono una sua cara amica”

“Mi dispiace ma non posso fare nulla per aiutarla”

“Come sarebbe? Mi può dire come sta?”

“Non posso fornirle alcuna informazione. Posso comunicare solo con i parenti stretti”

“Non dica sciocchezze, non ha nessuno qui! Lei deve dirmi come sta!”


Jo si sta alterando e decido di intervenire.


“Mi scusi Signorina, sono Tsubasa Ozora, amico di Genzo, potrebbe permetterci di avere sue notizie e di andare da lui se la facessi parlare con i suoi genitori telefonicamente?”

“Oh! Lei è il numero 10 del Barca! È un vero piacere incontrarla! Beh, si, suppongo sia possibile in tal caso.”

Prendo il telefono e chiamo il padre di Genzo. Gli dico che noi siamo arrivati all'ospedale e che purtroppo non riusciamo a vederlo, né ad avere sue notizie. Accetta di buon grado di parlare con l'infermiera e mi informa che sono in partenza da Tokyo, mi affidano il loro bambino finché loro non saranno qui.


“In questo momento il signor Wakabayashi è in sala operatoria. Il chirurgo è uno dei migliori di tutta la nazione, il vostro amico è in buone mani. Quando avranno terminato verrà spostato in terapia intensiva per qualche giorno. Uno alla volta potrete andare a fargli visita”

“Dopo quanto si sveglierà?”


Vedo la mia fidanzata stringere i pugni mentre si rivolge all'infermiera. Il suo volto è paonazzo e la voce è bassa e singhiozzante.


“Questo, signorina, dipende da lui. Posso solo dirvi di parlargli il più possibile da subito. Avvengono dei veri e propri miracoli quando le persone amate stanno vicino ai propri cari”

“Lo faremo! Dove possiamo attendere?”

“Potete accomodarvi su quelle sedie blu. Quando verrà spostato vi chiameremo e potrete anche parlare con il medico”
“Grazie.” Diciamo in coro io e Jo.


Con passo incerto si incammina verso le piccole sedie della sala di attesa.

Il suo sguardo è perso nel vuoto e le mani continuano a stringere i lembi della maglia.

Le prendo una mano e gliela stringo, per farle capire che io sono qui accanto a lei e che non deve sopportare questo dolore da sola.

Si gira. Gli occhi sono fissi nei miei, ma è come se non mi vedesse realmente. Sorride e si poggia delicatamente sulla mia spalla, scoppiando di nuovo a piangere.


“Vedrai ce la farà. Non sarà uno stupido incidente ad abbattere l'sggk”, sussurro questa frase al suo orecchio. E se una parte di me crede veramente in ciò che dice, l'altra parte è terrorizzata da ciò che potrebbe succedere.


Genzo, ti prego non fare scherzi.


Le ore scorrono lente e pesanti. Ogni minuto che passa un enorme masso si poggia sul mio petto costringendomi a prendere boccate piene d'aria. La paura aumenta e Jo passa dal camminare nervosamente avanti e indietro per la sala, allo stare seduta completamente immobile.

Ho provato a farle mangiare qualcosa ma non riesce nemmeno a bere l'acqua senza vomitare e decido di non insistere.


“I parenti di Wakabayashi ci sono?”


Una voce squillante mi tira fuori dal mio torpore.


“Si. Siamo noi. Abbiamo la delega dai suoi genitori che sono in viaggio da Tokyo”, rispondo con un moto di agitazione.


Jo scatta in piedi e mi stringe la mano.


“Prego, seguitemi. Il dottore vuole parlare con voi”

“Mi scusi potremmo sapere solo se l'operazione è andata bene?” Chiede la mia fidanzata con voce tremante.

“Vi dirà tutto il dottore, state tranquilli!”


L'infermiera ci conduce in un ufficio al secondo piano.


“Dottor Garcia, ci sono gli amici del signor Wakabayashi, hanno la delega dai genitori che al momento sono in viaggio da Tokyo.”

“Grazie. Prego accomodatevi.”


Ci sediamo e il panico si fa strada. Se prima sono riuscito a mantenere un briciolo di autocontrollo, solo e unicamente per Jo, ora sono completamente in balia delle mie emozioni. Non ho più salivazione e il cuore batte in gola come fosse un tamburo.


“Il vostro amico non era messo bene. La gamba e la clavicola erano il danno minore, ma la testa...” fa una breve pausa che mi provoca un brivido per tutta la schiena.

“La testa non era messa bene. Il forte trauma ha provocato un grande ematoma che abbiamo dovuto aspirare chirurgicamente, ma alcune zone del cervello sono state lesionate. Possiamo rassicurarvi e dirvi che non avrà danni totalmente invalidanti, ma potrebbe perdere parte della memoria, o nel peggiore dei casi tutta! L'operazione è comunque riuscita. Il vostro amico è forte e credo che non ci metterà poi molto a svegliarsi, ma non posso garantire al 100%. Purtroppo in questi casi non si può mai essere certi di nulla. Posso solo consigliarvi di fargli visita il più frequentemente possibile, sia nel caso che non si svegli, sia in quello che si svegli”

“Dottore, grazie per il lavoro che ha svolto egregiamente sul nostro amico...”

“Mi dica la verità: nel caso si svegli e perda la memoria, ci sono possibilità che la recuperi?”

“Nel caso sia parziale, ci sono sicuramente più possibilità, ma come le ho già detto nulla è certo quando c'è la testa di mezzo. Molto dipenderà da lui. Ogni persona ha il suo percorso e il suo modo di reagire. Voi e la sua famiglia, giocherete sicuramente un ruolo chiave, la vostra presenza e il vostro amore lo aiuteranno sicuramente. Non dovrà mai sentirsi solo, altrimenti lo sconforto potrebbe prendere il sopravvento, e la depressione sortirebbe un effetto negativo”

“Non lo lasceremo solo! Grazie dottore. Possiamo vederlo?” Dico con tono fermo e deciso.

“Si. Vi faccio accompagnare. In questo momento è in terapia intensiva, vi chiedo la cortesia di entrare uno alla volta e di non stare più di 15 minuti. Tra tre giorni verrà spostato in camera e allora potrete fare come volete!”


Annuiamo e poco dopo un infermiere ci scorta fino all'entrata della grande sala.


“Vi daremo degli abiti da indossare, lasciate qui ogni oggetto. Grazie.”


Il volto della mia piccola Amazonas è più rilassato e nei suoi occhi è tornata a brillare quella scintilla che mi ha fatto innamorare.


“Vuoi andare prima tu?” Le chiedo sfiorandole il viso.

“Magari. Te ne sarei grata!”


Mi avvicino e la bacio a fior di labbra. Chiude gli occhi e mi abbraccia di impeto. Contraccambio e la stringo a me più che posso.


“Amazonas, io sono qui accanto a te. Non devi soffrire da sola, puoi dividere il tuo dolore con me. Ho avuto anche io molta paura di perderlo, ma è forte e noi lo aiuteremo a guarire e tornare il nostro portierone. Ok?”

“Si. Grazie Capitàn. Insieme.” Mi bacia ed entra nella saletta per vestirsi.


Dal vetro posso vederla accanto al suo corpo steso, immobile su quel maledetto lettino.

Posso avvertire il suo dolore.

La vedo piangere e poi, con la forza di un uragano, tirarsi su e con il viso indurito dirgli qualcosa che sa di ramanzina.

Gli prende una mano e gliela stringe. Gli sfiora il viso e si avvicina al suo orecchio per sussurrargli qualcosa.

Nel frattempo l'infermiere la esorta a uscire. Sono già passati 15 minuti.

È il mio turno!

Mi vesto e respiro profondamente. Sono impaurito.

Per la prima volta nella mia vita ho paura di non farcela. Non potrei sopportare di perdere Genzo.

Mi avvicino a lui e lascio che a parlare sia il mio cuore.


“Brutto cretino che non sei altro, ma ti sembra questo il modo di dirmi che ti trasferirai qui? Mi stai facendo morire di paura.
Non fare scherzi Genzo!
Non ci provare!
Jo ha pianto per 10 ore consecutive e io... beh, io non ho potuto ancora farlo. Ho dovuto essere forte per lei! E ora lo sono per te! Amico mio, tu sei una parte fondamentale della mia vita e anche di quella di tante altre persone. Non puoi assolutamente farci una cosa simile. Hai tante cose da fare: devi diventare il più forte portiere al mondo, dobbiamo vincere i mondiali insieme e dobbiamo fare tanti altri viaggi. Non ti libererai di me così facilmente, io verrò ogni giorno amico mio, finché tu non riaprirai gli occhi e tornerai alla tua vita normale. Ti voglio bene sggk e sono qui per te.”


Gli prendo la mano. Fredda. Immobile.
Un tremore improvviso e una stretta al petto mi fanno mancare l'aria.
Esplodo e piango.
Mi accascio accanto a lui e verso tutte le lacrime che ho trattenuto finora.


“Svegliati presto Genzo. Te ne prego! Ricordi quando ti ho lanciato quella palla di sfida? Ricordi quanta vita avevi dentro? Quel fuoco che ardeva in te ogni qualvolta ti si proponeva una sfida nuova? Beh, ritrovalo. Ora che dormi, cerca dentro di te quella forza dirompente che ti ha permesso di affermarti in Europa. Usa questi tre giorni per alimentare quella fiamma ora troppo fioca e falla divampare. Ogni giorno ti ricorderò quanto sei forte. Perché tu lo sei più di ogni altra persona e puoi farcela. Sono qui amico mio. Sono qui.”


Gli occhi mi bruciano per le troppe lacrime versate. Non riesco a fermarle.Avvicino il viso alla sua mano che è stretta nella mia e disperatamente soffoco un urlo. Vorrei poterlo svegliare, vorrei poterlo raggiungere nel posto dove è ora e dirgli di tornare da noi.


“Mi scusi signor Ozora dovrebbe uscire. Sono passati 15 minuti.”

“Certo, arrivo. Lo saluto ed esco. Grazie.”


Mi asciugo le lacrime e lo guardo. E' ancora steso e immobile. Nessun cenno. Nessun cambiamento. Ma che mi aspettavo? È appena uscito dalla sala operatoria, non potrebbe essere altrimenti.


“Ciao Genzo. Devo lasciarti ora. Mi fido di te e so che ce la farai. Domani torneremo qui. Ti voglio bene amico mio!”


Esco e mi tolgo il camice e tutto ciò che mi hanno dato da indossare. Nel momento in cui torno alla sala grande dove Jo mi aspetta non la vedo. La cerco ovunque ma non c'è. Chiedo così all'infermiere che ci ha scortato fin qui se sa dove sia e mi risponde che si è allontanata verso l'ingresso di corsa.
Mi dirigo a passo spedito e quando finalmente arrivo alla fine delle scale, la vedo vicino a un distributore che parla. Non riesco a vedere con chi, una colonna mi blocca la visuale. Che sia il medico?
Corro da lei.


“Jo. Finalmente ti ho trovata. Mi hai fatto prendere un colpo!”


Mi avvicino al suo fianco e vedo tutti i miei amici qui.
Non riesco a crederci.
Matsuyama, Faby, Taro, Kojiro, Ryo, Jun, Maki,Yayoi e Yukari.
Sono tutti qui.


“Tsubasa che cos'è quella faccia pensavi forse che non saremmo venuti ? Ammetto di non aver provato simpatia inizialmente per quel pallone gonfiato di Genzo, ma ormai è acqua passata. Siamo tutti amici.”


È Hyuga a togliermi dal mio shock.


“Certo. Lo so. Ma non mi aspettavo di vedervi. Non sapevo neanche che lo sapeste. Avevo pensato di scrivervi più tardi.”

“Sono stata io a dirglielo. Spero non sia un problema. Mi è sembrato giusto avvisarli. Loro sono vicini e con un po' di organizzazione e poche ore di volo hanno potuto raggiungerci facilmente.”


Il suo sguardo puro e limpido mi intenerisce. Ha voluto fargli avere accanto tutte le persone che gli vogliono bene.

 

“Hai fatto benissimo. Ora bisogna convincere il medico a farvi entrare. Ci penso io. Torno subito. Aspettatemi qui.”

**********************************************************************************************************************************************************************************************************************

Tsubasa è riuscito non so come a convincere il medico e uno alla volta sono entrati tutti da Genzo.
Non ho mai perso di vista il suo viso, come se potesse svegliarsi sin da subito, anche se so benissimo che prima di questi tre giorni non è possibile.
Tsubasa non ha mai lasciato la mia mano e gliene sono profondamente grata.
Dentro c'è Jun, l'ultimo e poi tutti dovremo lasciarlo qui. Solo.
Gli altri sono andati a prendere qualcosa di caldo, io ho chiesto una camomilla, l'unica cosa di cui ho bisogno in questo momento.
Siamo rimasti solo io e il mio capitano fuori da questa fredda vetrata.
Qualcosa lo turba, la sua gamba non ha mai smesso di tamburellare, vorrei chiedergli se è per Genzo o se c'è qualche altro motivo, ma lui mi precede.
Si avvicina e mi sussurra:


“Posso chiederti cosa gli hai detto quando ti sei accostata al suo orecchio?”

“Intendi cosa ho detto a Genzo?”

“Si”

“I-io gli ho detto che è importante per me e che non voglio perderlo. Ora che lui è stato trasferito possiamo passare molto più tempo insieme e deve svegliarsi. E l'ho pregato di farlo per me.”

“Jo. Tu lo ami?”


Il suo volto si incupisce e lo capisco, potrebbe essere fraintendibile, ma io voglio davvero tanto bene a Genzo e abbiamo passato tantissimo tempo insieme. Nel periodo in cui io e Tsubasa non ci siamo frequentati, lui è stato una presenza fissa nella mia vita e il nostro rapporto si è consolidato sempre di più. Deve solo capire che ciò che provo per Genzo è amore, ma amore fraterno.


“Si Tsubasa. Lo amo. Lo amo tantissimo. Tanto quanto si ama un fratello. È un amore diverso da quello che provo per te. Spero tu riesca a capirlo.”


I muscoli del suo viso si rilassano e i suoi occhi si addolciscono.
Mi abbraccia e mi da un bacio sulle labbra.


“Lo capisco e ne sono felice.”


Ciao a tutti! Dopo tantissimo tempo sono tornata! Purtroppoo sono stata davvero tanto impegnata con lo studio e la famiglia, non che ora io non lo sia ma quanto meno ho un Pc. Eh si, mi si era rotto il mio vecchissimo amico. 
Questo capitolo è un pò straziante, non nego di aver fatto fatica anche io a scriverlo. Jo è completamente immersa nel suo dolore, e Tsubasa anche se tenta di essere forte è nello stesso stato della sua fidanzata!
Vi è piaciuto? Fatemi sapere se vi aspettavate altro o se è di vostro gradimento!
Un abbraccio a tutti e buona giornata! 

 

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Capitolo 18
*** E se prima eravamo in due a ballare il lalli calli, adesso siamo in tre a ballare il lalli calli ***


 

15/01


Caro Genzo, è una settimana che ti scrivo lettere. È una settimana da quel maledetto 8/01 che ti ha visto coinvolto in quell'orribile incidente. E tutto per causa mia. Stavi venendo da me per festeggiare il tuo trasferimento al Real Madrid, e ora te ne stai lì, immobile, su quel dannato letto di ospedale.
Io, i tuoi genitori e Tsubasa stiamo facendo a turni per venire da te, la vita purtroppo prosegue e il tempo non si può bloccare, anche se lo vorrei tanto.
Vengo ogni mattina, alle 8 sono già lì. Ti parlo, ti racconto del mio cavallo e della mia goffagine, quella purtroppo non mi abbandona mai, ma a te faceva tanto ridere e quindi va bene così. Resto fino alle 12,30, poi ci raggiungono i tuoi genitori, dalle 18 in poi c'è Tsubasa. Sai spesso rimane fino alle 23, praticamente lo cacciano via a forza.
Quando riesco lo raggiungo e ti facciamo compagnia insieme.
Non resti mai solo. Ma perché non ti svegli? Perchè non accenni nessun piccolo, microscopico, movimento?
Dove sei?
Che stai facendo?
Puoi sentirmi?
Io ho momentaneamente interrotto i miei studi, non riesco proprio a concentrarmi ora.
Cavolo! Mi manchi scemo di un portiere.
Vorrei essere la protagonista di un cartone animato, che incontra un animaletto parlante, che le regala un qualche oggetto magico con cui poter cambiare il corso degli eventi, oppure con il potere di farti svegliare.
Mi manca il tuo sorriso furbo.
Mi manca il tuo sguardo penetrante.
Mi mancano le tue stupide battute e quel tuo modo di starmi vicino prendendomi in giro senza alcuna cattiveria.
Mi manca la tua presenza.
Mi manchi tu!
Ho pensato che quando ti sveglierai e uscirai finalmente da quell'orribile ospedale potremmo rifare una vacanza tutti insieme.
Tutti i nostri amici, i tuoi compagni di nazionale, chiamano ogni giorno per sapere come stai. Verranno lunedì a trovarti, l'unico giorno di riposo che hanno lo passano qui con te, perché tu sei un essere speciale.
Perché non gli fai un bel regalo aprendo gli occhi?
Io organizzerò subito la vacanza e non appena ti sentirai pronto, potremmo partire.
Sarebbe bello, non credi?
Ti autorizzo a farmi tutti gli scherzi che vuoi, ma ti prego svegliati amico mio!
Sono le 17.30 è ora di andarmi a preparare per venire da te.
Ti voglio bene.


Il telefono squilla ed è Tsubasa.


“Oi Capitàn!”

“Ei. Sei pronta? Tra poco passo a prenderti”

“Mi sto vestendo, ma tra 5 minuti ci sono”

“Ok. Come ti senti?”

“Oggi ho una bellissima sensazione. Spero che il mio istinto non sbagli!”

“Non ha mai fallito finora, perché dovrebbe farlo ora?”

“Infatti! A tra poco Tsubasa.”


Corro in bagno per darmi gli ultimi ritocchi. Mentre scrivevo la mia solita lettera a Genzo ho sentito un'emozione positiva scorrermi per tutto il corpo e ho avuto un'intuizione. Oggi è il giorno del cambiamento. Qualcosa accadrà! Sggk non mi deludere!


Eccomi qua. Stanza numero 8. Sembra una presa in giro. 8 era il giorno in cui ha fatto l'incidente. 8 è il suo numero di stanza.
Nel vedere Genzo immobile come ogni giorno mi sento delusa, qualcosa mi diceva che l'avrei trovato sveglio.


“Ciao ragazzi. Grazie per essere ogni giorno qui. Jo sei venuta anche ora? Potevi riposarti un pochino.”


Il Sig. Wakabayashi, con il suo perfetto spagnolo, mi sfiora la guancia con gentilezza e io mi sento di nuovo triste. Il suo tocco è così simile a quello del mio amico che vorrei poter prolungare questo momento il più a lungo possibile, solo per vivere un altro po' di lui. Solo per fingere che sia qui accanto a me a chiamarmi culona e a sorridermi dolcemente. Ma la triste realtà è che lui è steso su quel letto, senza vita apparente, immerso in un sonno profondo.

Le lacrime premono per uscire. Mi costringo a essere forte e le ricaccio indietro.


“Non fa niente Signore. Io sono felice di essere qui e poi oggi ho la sensazione che qualcosa cambierà.” Sorrido dolcemente fidandomi pienamente del mio istinto.

“Lo spero piccolina, ma cerca di non farci troppo la bocca, non vorrei che poi ci stessi male!”


Gli sorrido e salutando mi avvicino al letto di Genzo mentre Tsubasa parla ancora con i coniugi Wakabayashi.

Gli prendo una mano e una lacrima scappa via da quell'angolo dove l'avevo relegata e, correndo veloce lungo la guancia arriva alla fine del viso lanciandosi sul naso di Genzo.


“Scusami Genzo. Sono proprio una frana, ti ho bagnato il naso!”


Mi poggio al suo petto e gli stringo la mano.


“Ti prego torna da me”, sussurro con voce flebile.


Un leggero tocco mi solletica la guancia. Tsubasa deve essere tornato.
Alzo il viso e mi stropiccio gli occhi per togliere le lacrime che li hanno inondati.
Mi giro ma Tsubasa non c'è. Lo cerco e lo vedo fuori la porta ancora intento a parlare con i genitori di Genzo.
Ma allora?
Come in un rallenty mi volto verso lui. L'unico presente oltre me nella stanza.
I suoi occhi sono chiusi e lui è immobile. Come sempre.
Idiota! Ti sei illusa che davvero fosse stato lui a solleticarti!
Qualcosa mi prende il dito poggiato sul letto. Con uno scatto guardo la mia mano e poggiato al mio indice c'è un dito grande che conosco benissimo.


“Genzo! Sei sveglio?”


Un mugolio giunge ovattato alle mie orecchie. Sento che tutto intorno a me inizia a vorticare. Devo calmarmi e inizio a respirare profondamente.


“Genzo puoi sentirmi?”

“Mmmmh si. Ti ho sempre sentita”

“Apri gli occhi portierone. Apri gli occhi e guardami. Ti prego!”


Con una calma e una delicatezza che di solito non gli appartengono apre finalmente i suoi bellissimi portali dell'anima e li punta nei miei.

Un calore divampa nel mio petto. Mi sorride.


“Ei ragazzina, vieni qua fatti abbracciare!”


Non me lo faccio ripetere due volte e mi getto su di lui.


“Non sai quanto mi è mancato questo contatto. Ho avuto paura di non vederti più. Scusa Genzo, è colpa mia se stai così, tu stavi venendo da me e poi...” scoppio a piangere e premo nell'icavo del suo collo.

“Non lo dire neanche per scherzo. Ora sono qui e ricominceremo da dove abbiamo lasciato.”


Mi allontano da lui e chiamo a gran voce Tsubasa.


“Tsubasaaaaa. Signori Wakabayashiiii. Venite prestoooo!”


Li vedo entrare di corsa e guardarmi perplessi.


“Jo. Che è successo? Stai bene?” Mi chiede il mio Capitàn.

“Si. Ma guardate chi è tornato tra noi!”


Mi sposto lasciando intravedere il bellissimo sorriso di Genzo.


“Figlio mio. Sei sveglio!”


La Signora Wakabayashi non riesce a trattenersi e scoppia in lacrime accasciandosi sull'ampio torace di suo figlio.

Il papà, con gli occhi lucidi e il viso rosso, si avvicina ai due e li avvolge in un tenero abbraccio.
Prendo la mano di Tsubasa, che in un sorriso finalmente sincero e con dolci stille salate a rigargli il volto esclama:


“Bentornato amico mio!”

 

**********************************************************************************************************************************************************************************************************************


“Mamma, papà, vi prego partite tranquilli! Io non sarò solo e ormai sto bene. I medici hanno detto che tra tre giorni potrò uscire. È un mese che siete bloccati qui per me. Se avrò bisogno non mancherò dal comunicarvelo, ma davvero state tranquilli!”

“Non se ne parla Genzo! Non puoi vivere da solo. I dottori hanno specificatamente detto che potresti avere giramenti di testa per i prossimi mesi e che NON PUOI ASSOLUTAMENTE allenarti finché non saranno loro stessi a dirti di farlo! Dobbiamo controllare che tu non faccia stupidaggini!”

“Se vi fidate, Genzo può venire a stare da me, così controllerò che non faccia nulla di azzardato”, decido di intervenire prima che sia la mia ragazza stessa a invitarlo da lei. Ho riconosciuto quel suo sguardo impetuoso, quello che la fa parlare senza prima ragionare.

“Tsubasa, sei molto carino, ma tu ti alleni fino a tardo pomeriggio, tutti i giorni, come pensi di stargli accanto? Avrai le trasferte e allora lui sarà completamente solo. No. Non è fattibile, mi dispiace!”

“Se per Tsubasa non ci sono problemi, potrei trasferirmi anche io da lui, così da stare con Genzo. Il dottore gli ha detto che camminare e rilassarsi all'aria aperta gioverebbero alla sua salute. Beh, potrei portarlo con me al maneggio la mattina e poi potrebbe stare con me mentre studio, la sera al rientro di Tsubasa potremmo fare qualcosa tutti insieme!”

“Oh! Jo, sarebbe meraviglioso. In questo caso accettiamo! Ma dovresti prima parlarne anche con i tuoi genitori”

“Certo. Lo farò oggi stesso, ma prima... Tsubasa per te va bene?”


 

Sono rimasto a secco di parole. Non mi aspettavo che Jo si sarebbe trasferita da me per questo motivo. Avevo immaginato io e lei nel nostro nido d'amore, a goderci la vita di coppia. Non io, lei e Genzo. Ma lui è un mio amico, pertanto...


“Va bene, certo!”


Sorrido. Ma qualcosa dentro di me è in agitazione. Scalcia e sfuria all'idea di quei due da soli. Tutto il giorno. Tutti i giorni.
Lei mi ha detto e ridetto che l'amore per Genzo è un amore fraterno e io le credo. Ma ciò che lui vivrà sarà ciò che avrei dovuto vivere io! Un moto di gelosia mi esplode in gola, tanto da farmela chiudere.
E se stando sempre insieme qualcosa dovesse cambiare tra loro?


“Tsubasa andiamo, l'orario di visita è finito!”

“Si, ok. Ciao amico, a domani!”


Genzo mi blocca il braccio e mi tira verso di lui.
 

“Ehi. So cosa ti frulla in quella testa bacata! Non ti soffierò la donna!”

“Lo so. Tranquillo!”


Mento. Mento spudoratamente. Mi fido del mio amico, ma al cuor non si comanda e lui è completamente cotto della mia amazonas!
Il viaggio in macchina prosegue in completo silenzio, finché Jo non sbotta e mi dice:


“Ora basta! Che cavolo hai?”

“Nulla!”

“Non dire fesserie! Non hai mai parlato, non mi hai neanche sfiorata! Ti disturba che io venga da te? Pensi sia troppo presto per una convivenza? Perché se è così non dico nulla ai miei. Io l'ho fatto per far partire serenamente i signori Wakabayashi!”

“Ma che dici? Io sono felicissimo che tu venga da me, è che...”

“Che? Parla, su!”

“Che non mi aspettavo di dover stare in tre! Mi immaginavo che la convivenza l'avremmo fatta in due: io e te!”


Rimane in silenzio e mi guarda dolcemente. Si avvicina e mi bacia sulla guancia. Sento le farfalle nella pancia e una scarica elettrica percorrermi tutto il corpo.
Mi fa sempre lo stesso effetto.


“Io ti amo Jo. Ho paura. Ho paura che passando tanto tempo insieme con Genzo, come una coppietta di sposini possa cambiare qualcosa tra noi!”

“Ti amo anche io, ma devi fidartii di me. Di noi.”

“Genzo prova qualcosa per te”

“Lo so”

“No. Non ha capito, non è una semplice cotta la sua. Lui ti ama, tanto quanto ti amo io!”

“Dannazione, lo so! Me lo disse qualche tempo fa quando io e te ci eravamo lasciati. Si confidò e mi fece promettere che nulla sarebbe cambiato tra noi. Per la prima volta nei suoi occhi lessi tutto l'amore che aveva e tutto il dolore che stava provando”

“E cos'hai fatto?”

“Gli dissi che mi dispiaceva tremendamente, ma che io amavo te!”


I suoi occhi sono lucidi e pieni d'amore. Mi accosto per non andare fuori strada. Ho bisogno di guardarla e di toccarla. Di sentirla mia e prendere quelle labbra dolci che tanto amo.


“Tsubasa, non devi temere. Lui è importante per me, ma tu lo sei di più.”


Mi avvicino e la bacio con la forza del maetsrale e la dolcezza dello scirocco.
Sento l'odore dei ciliegi in fiore.
Sento l'odore di casa.
Devo però chiederle un'ultima cosa.


“Quando io sarò via per le traseferte, voi sarete completamente soli. Sono geloso di lui, perché vivrà ciò che avrei dovuto vivere io!”

“Capitàn, ci organizzeremo. Potremo far venire Faby da noi, così tu saresti più tranquillo!”


Annuisco e sorrido felice! Sarebbe perfetto! Anche se so di potermi fidare, non riesco a contenere la gelosia. Proprio non ce la faccio!

"Domani sera ti va di passare una serata soli? Io e te?"
"Certo Capitàn. Sarebbe bello. Siamo stati presi da Genzo per tutto questo mese e non ci siamo mai dedicati a noi. Non vedo l'ora amore mio!"

Mi ha chiamato amore. Il cuore è impazzito e io ho le mani che iniziano a sudare. 
Mi getto su di lei, come fossi una ragazzina innamorata e la bacio.
Un bacio sul naso e le dico: "amore mio."
Uno sulla bocca.
"Amore mio."
Uno sulla guancia destra.
"Amore mio."
Uno sulla guancia sinistra.
"Amore mio."
Uno in fronte.
"Amore mio."
Uno sul collo.
"Amore mio."
E poi ovunque fin tanto che lei non scoppia in una risata cristallina e mi bacia sulle labbra sussurrandomi un ti amo.

La situazione andrà intrigandosi ancora. Genzo a casa di Tsubasa e Jo a casa con i due amori della sua vita. Riuscirà Genzo a mantenere i suoi buoni propositi da amico fedele? O cadrà in tentazione! Jo è sicura del suo amore e questo la rende degna di merito. Ma sarà sempre così?
Tsubasa inizia a tentennare di nuovo. Beh, credo che sia anche lecita un pò di sana gelosia, in questa situazione poi... ci sta tutta! 
Tutto sommato si fida e questo non è da tutti, ma lui non è tutti, è il capitano. O meglio il Capitàn!

Voi cosa pensate accadrà? Jo cadrà tra le braccia di Genzo o rimarrà fedele al suo amore? 
Io ovviamente ho già tutto pronto, ma mi interessa sapere come pensate andrà avanti la storia, perciò fatemi sapere. ;)
Un abbraccio e a presto.

 

 

 

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Capitolo 19
*** Noi due ***


Domani Genzo uscirà dall'ospedale, così stasera ho organizzato una cena in un ristorante sul mare, ho intenzione di passeggiare sotto le stelle con il rumore delle onde a farci da colonna sonora. Niente di troppo elaborato, ma lei è semplice e briosa e il mare racchiude entrambe queste caratteristiche. Spero solo non faccia troppo freddo.Mi sono allenato molto oggi e negli ultimi due giorni ho dormito male, il mio viso non è nelle condizioni migliori. Ho un po' di occhiaie, ma spero che lei non ci faccia troppo caso.Mi vesto proprio come piace a lei: jeans e camicia bianca. Cerco di aggiustare i capelli, per quanto posso, non vogliono proprio saperne di essere in ordine, ma più di una volta mi ha detto che io non sarei io senza i miei capelli ribelli. Quindi mi arrendo e li lascio al loro ordine naturale.Mi spruzzo un po' di profumo ed esco.


“Salve signora, Jo è pronta?”

“Ciao Tsubasa, vieni entra. Credo che le manchi pochissimo.”


Dal bagno vedo uscire Faby con il telefono in mano che ride e scherza. Mi vede e si avvicina, schioccandomi un bacio in guancia.


“Ciao Capitano! Come stai? Ora vado a vedere quanto le manca! Ti saluta Matsuyama!”

“Ciao Faby, bene grazie. Salutamelo. Quando verrà a trovarci?”

“Ha detto che verrà domenica prossima dopo la partita e poi lunedì sera partirà di nuovo, ma possiamo stare tutti insieme, visto che ci sarà anche Genzo.”


Abbasso gli occhi in terra e lo sconforto mi assale. Continuo a ripetermi che tutto andrà bene, ma è più forte di me non riesco ad esserne del tutto convinto.Faby deve accorgersi del mio malessere perché mi alza il viso e mi chiede:


“Ehi tutto bene? Vieni con me...” mi trascina nel giardino e coccolando Sid mi siedo su di una poltrona.

“Tsubasa che cosa ti turba?”

Non sono un tipo che si apre facilmente, ma Faby è stata sempre dalla nostra parte ed è una ragazza pura e limpida.

“I-io, ho paura! Sono molto felice di avere Jo a casa mia, ma non credevo che la nostra convivenza sarebbe stata con un membro aggiunto. Io mi allenerò tutto il giorno e spesso sarò in trasferta, a quel punto cosa accadrà?”

“Nessuno può saperlo, devi solo fidarti di lei. Di loro. Jo ti ama davvero. È così felice di questa serata tra voi, ma mentirei se ti dicessi che non tiene anche a Genzo. Noi italiane crediamo molto nell'amicizia tra uomo e donna, non farti ingannare dal suo atteggiamento”.

“Lo capisco, ma lui non è italiano e se fraintendesse? E se pensando che lei provi qualcosa per lui la baciasse?”

“Lui è tuo amico, credi davvero avrebbe il coraggio di fare una cosa del genere?”

“Con qualsiasi altra donna no. Ma lei è diversa, i suoi occhi si riempiono d'amore e il suo sorriso è pieno di gioia ogni volta che gli sta accanto!”

“Tsubasa non ti fasciare la testa prima di rompertela. Se lui dovesse fraintendere e fare qualsiasi cosa, allora poi deciderai come comportarti. Ma ora lei è di là, che si sta preparando per te, non per lui.”

“E tanto mi basta. Hai ragione. Grazie Faby per avermi ascoltato! Ci sto pensando troppo e mi sto autosabotando da solo.”


Sid continua a portarmi una pallina da tennis per lanciargliela. Non si stanca mai, è proprio uguale alla sua padrona. Mentre sto tirando per l'ennesima volta il gioco sento dei passi.


“Ehi Capitàn, eccoti!”


Mi volto e la vedo, e cavolo è bellissima. Ha un pantalone nero a vita alta, una camicetta morbida dai colori tenui che vanno dal beige al rosato e un decolté chiaro che riprende i colori della maglia, con un tacco non troppo alto. È leggermente truccata e i capelli le cadono morbidi e mossi sulle spalle, rendendola sbarazzina. Uno spirito impetuoso e libero.

“Sei uno splendore”, la bacio teneramente e salutando usciamo.


Il ristorante è magnifico, un dolce odore di lavanda rilassa i sensi e il cameriere ci fa strada verso il tavolo. È posizionato leggermente più isolato degli altri. Nel lato sinistro c'è una vetrata da cui si può vedere il mare, cui si immerge un cielo stellato da cartolina. Alla nostra destra c'è una colonna di marmo con fiori rampicanti. I suoi occhi sono immersi nel blu confuso del cielo e del mare. Sposta lo sguardo in alto e inizia a cercare qualcosa, e io so benissimo cosa. Mi rendo conto che l'ha trovata nel momento in cui un sorriso le illumina il viso. La vecchia signora si nascondeva dietro una piccola nube grigia. Ha l'animo di un bambino, si stupisce e gioisce per le piccole cose, ed è ciò che più amo di lei.


“La luna si era nascosta bene”, sussurro sfiorandole le dita.

“Già, non la trovavo!”


Mi prende la mano e sorride. Non so se riuscirò a placare il mio cuore stasera.
Iniziamo a mangiare e parliamo di calcio, dei cavalli e del suo studio che aveva subito un brusco stop, ma che ora ha deciso di riprendere.
Parliamo davvero di tutto, ma mai di Genzo e questo mi rende felice.
Dopo la cena le propongo di fare una passeggiata lungo mare.
Annuisce felice. Si toglie le scarpe e inizia a correre ridendo felice e urlandomi di seguirla.
Si immobilizza davanti al mare, mi affianco e le avvolgo un braccio intorno alle spalle.


“Guarda Capitàn. Guarda quanto è grande il mare. A volte noi ci preoccupiamo per cose tanto futili che ci fanno stare male. Sembra che nulla può andare bene e ci dimentichiamo che in realtà è tutto già perfetto così com'è. In questo casino che è la vita, in cui regna il caos, tutto è in ordine. Basterebbe guardare il mare con gli occhi di un bambino e con un po' di amore sincero, per sentirci subito meglio. Ma non è così che funzioniamo ormai, siamo troppo presi dai nostri problemi e dalla nostra vita frenetica per fermarci a guardare davvero. Ma io vedo. Io la vedo la bellezza del mondo. Vedo la sua perfezione, anche quando nulla sembra perfetto! E tu Tsubasa, tu riesci a vederla?”


Completamente estasiato dalle sue parole, riesco a capire ciò che vuole dirmi. Lei è diversa. Lei è!


“Anche io vedo e me lo hai insegnato tu. Ora sorrido al canto di un uccellino e allo scodinzolare di un cane, mentre prima non vedevo altro che me stesso proiettato in un futuro incerto. Mi concentravo solo sul calcio, non riuscendo a godere pienamente della bellezza che è intorno a noi, l'amore è ovunque.”


Annuisce e respira profondamente. Inizia a camminare e io la seguo, lasciando scivolare il mio braccio sul suo, fino a prenderle la mano.
Dopo un po' che camminiamo mi chiede di sederci.


“Ma ti sporcherai senza telo”

“Tsubasa, se mi conosci dovresti sapere che non sono una che bada a certe cose”

“Hai ragione, riesci a sporcarti anche se mangi una mela!”


Mi fa una linguaccia e si siede appoggiando la testa sulla mia spalla. Ormai mi è impossibile controllare i battiti del cuore e mi arrendo a queste emozioni che solo lei sa suscitarmi.
Mi perdo a guardare i suoi capelli mossi dal vento. La luce argentea della luna si riflette nei suoi occhi, quando si gira e mi sorride, capisco che ho preso una via senza uscita e che il mio cuore è completamente nelle sue mani. Le sorrido e arrossisce, le sfioro il viso e la bacio.
La danza è leggera e dolce, sento la calma e il caldo del vento di scirocco soffiarmi sulle labbra. Avverto il sapore dell'estate e della rugiada mattutina. Poi d'un tratto il bacio si fa più profondo e tutto cambia. Lo scirocco si trasforma in maestrale e il sapore è intenso e prorompente come il cioccolato fondente. Avverto tutte le sue emozioni che in un cerchio primordiale si susseguono una dopo l'altra.
La stringo a me e la sollevo da terra. Continuando a baciarci le parlo con voce strozzata:


“Amazonas ti va di andare da me? Ho voglia di passare tutta la notte con te”.

“Si mio Capitàn! Avverto casa che stasera dormo da te.”

Sorrido e con passo spedito raggiungiamo la macchina.


Un nuovo brevissimo capitolo. Sembra che i due piccioncini siano riusciti ad avere una serata tutta per loro! Finalmente! Ma come andranno le cose d'ora in poi?
Genzo sarà un pò il reggimoccolo della situazione. Il capitano, nonostante si sforzi di credere a Jo, non riesce a fidarsi totalmente di Genzo. Dovrà per forza accettare la situazione e mettersi il cuore in pace, altrimenti prevedo grossi guao.
Voi che ne pensate?
A presto!
:*

 


 


 


 


 

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Capitolo 20
*** Iniziamo proprio male ***


Tsubasa sta per arrivare, si ferma all'ospedale per prendere Genzo e poi insieme vengono da me. Me e Sid ovviamente!

Mi sembra di aver preso tutto, o quasi.

Ricapitoliamo: mutande, ce l'ho. Reggiseni, ce lho. Calzini, ce l'ho. Calzettoni per il cavallo, ce l'ho. Pantaloni da equitazione, ce l'ho. Qualche cambio per uscire, ce l'ho. Pigiama per dormire, ce l'ho. Creme, spazzolino, spazzola, qualche trucco, ce l'ho.

Mi sembra di non dimenticare nulla.

Sento suonare alla porta, saranno loro. Meglio chiudere la valigia.

Perché non riesco mai a chiudere in maniera normale queste diavolerie. Mi siedo sopra e incrociandomi con le braccia cerco di muovere in qualche maniera la lampo.

Ci riesco. Finalmente! Sono esausta.


 

“Jo! Ci sono Genzo e Tsubasa!” Urla mia mamma.

“Arrivo!”

Mi precipito in sala. Non vedo l'ora di riabbracciare i miei due ragazzoni!

Mi blocco nel vederli così sereni e tremendamente belli. Sono entrambi seduti sul divano con mia sorella che abbraccia Genzo. Mia mamma è in cucina, probabilmente a preparare un caffé.

Tsubasa mi vede e si alza per venirmi incontro.

Muovo qualche passo verso di lui e sento altri due occhi puntati su di me, mi volto e vedo Genzo che separatosi dall'abbraccio di mia sorella mi fissa sorridendo.

I miei occhi si incatenano a quelli del mio Capitàn. Mi sfiora la guancia e mi bacia dolcemente.


 

“Amazonas non vedo l'ora arrivi stasera!”

“Non farti strani film Tsubasa, io dormirò nella camera degli ospiti e tu con Genzo, meglio che qualcuno stia con lui anche di notte!”

“Ma... non dirai mica sul serio?”

“Claro que si!”

È mia mamma a interrompere la nostra piccola discussione sottovoce.


 

“Genzo, per festeggiare la tua guarigione mi sono permessa di preparare un tiramisù e domani vorrei invitarvi a cena qui. Vi và?”


 

Vedo Genzo arrossire, che gli prende? Forse non si sente bene? Lo scruto con fare indagatore, cercando di captare qualche segno di un ipotetico malessere. Sembra stare bene. Allora perché è arrossito?

Mi giro verso Tsubasa che a bocca leggermente aperta fissa il suo amico.


 

“Signora, la ringrazio davvero tanto. Non doveva disturbarsi. Se per Tsubasa e Jo va bene, io sarei molto felice di venire a cena qui domani sera.”

 

“Certo, ne sarei felice anche io”, esclama Tsubasa, continuando a fissare il suo amico con aria sorpresa.


 

“Domenica io e Hickaru saremo da voi per il weekend, abbiamo pensato di organizzare una serata di giochi da tavola, così Genzo non si stanca troppo. Che ne pensate? Poi durante il giorno possiamo fare qualche breve passeggiata!”

“Va benissimo, vero Tsubasa? Giochiamo a quel gioco che fanno in America, quello in cui si deve mimare il titolo del film?” Chiedo felice al mio fidanzato.

“Certo Amazonas, per me va bene. Faccio venire anche Castro, per voi va bene?”

“Certo! Che gioia, ci divertiremo da matti”, esclamo battendo le mani come una bambina!


 

Dopo esser riusciti a spegnere mia mamma, siamo scappati da casa mia e siamo corsi a casa di Tsubasa.

“Ma questo coso doveva venire con noi?”

“Sid è compreso nel pacchetto! Io senza il mio cane non mi muovo e se io non mi muovo tu devi stare con i tuoi genitori. Preferisci questa opzione, zitellona?”

“No, è un coso bellissimo e sono felice di averlo qui con noi!”

Annuisco e accarezzo il mio bellissimo coso, ehm...cioè amico nero.


 

“Allora Genzo tu dormirai con me, e Jo tu ti metterai in una delle camere degli ospiti.”

“Agli ordi...” , sto per finire ma Genzo mi blocca, “non ci pensare proprio Tsubasa! Non mi serve la balia H24. Non sto in fin di vita! Tu dormirai nella tua camera, con la tua donna. Io dormirò nella camera degli ospiti! Punto!”

“Genzo. Non farmi inalberare!”

“No, tu ragazzina non farmi incavolare! State già facendo troppo, almeno la sera voglio che sia solo per voi. Non ammetto repliche.”

“Ok. Jo mi sembra un giusto compromesso! Ha ragione lui, non è in fin di vita!”


 

Devo arrendermi e accettare la decisione presa da quel cocciuto di Genzo. Una parte di me gioisce all'idea di condividere un pezzo di intimità notturna solo con il mio uomo; l'altra è tremendamente preoccupata per il portiere.


 

“E va bene! Allora Tsubasa, quando avrai fatto con Genzo, puoi indicarmi dove posso sistemare le cose?”


 

Si avvicina al mio orecchio e mi sussurra:


 

“Apri i primi due cassetti del comò e le due ante di sintra dell'armadio, trovi già tutto libero per te!”


 

Sgrano gli occhi! Aveva già pensato a tutto. È proprio un vero Capitano, la sua prospettiva non comprende solo tutto il campo da gioco, ma anche ogni area della vita privata. Riesce ad avere sempre tutto sotto controllo, e questo mi spaventa perché non tutto può essere controllato. Saprà gestire ciò che non potrà contenere?

Sistemo tutte le mie cose, Tsubasa mi ha lasciato davvero moltissimo spazio, fin troppo direi.


 

“Allora stasera non mi va di cucinare, vogliamo ordinare una pizza?”

“Ci sto ragazzina!”

“Anche per me va bene. Ordino subito!”


 

Dopo aver portato a spasso Sid mi concedo una bella doccia prima di cena.

L'acqua scorre sulla mia pelle e a me sembra di togliere tutta la negatività della giornata, tutto ciò che si è attaccato addosso e che voleva rimanere con me appesantendomi la vita.

Mi strizzo i capelli ed esco dalla doccia, quando mi rendo conto di non aver chiesto un asciugamano e come una stupida non ho portato con me neanche il cambio di vestiti.

Mi guardo intorno cercando qualcosa e l'unica cosa che trovo è un asciugamano da viso, forse leggermente più grande. Me lo avvolgo intorno quel che basta per coprire le parti più intime, anche se mi rendo conto che è veramente molto, molto, corto e copre ben poco.

Mi maledico e stramaledico per essere sempre cosi distratta. Per di più non vuole tenersi fermo. Stringo bene questa specie di nodo che ho fatto e prego di non incontrare nessuno nel tragitto fino alla camera di Tsubasa.

Raccolgo i miei abiti sporchi e li metto nella busta che avevo portato. Quella me la sono ricordata, ma l'asciugamano e i vestiti puliti, quelli no! Ovviamente!

Apro piano piano la porta, non voglio attirare l'attenzione. Faccio capolino e controllo che non ci sia nessuno in vista.

I capelli sono zuppi e io non ho nulla da metterci sopra, sento l'acqua che gocciola e mi provoca brividi di freddo. Combinerò un casino anche in terra, se ci fosse stata mia mamma mi avrebbe fustigato per questo.

Controllo di nuovo che non ci sia nessuno e esco di corsa.

Sono quasi arrivata. Ce l'ho fatta. Cavolo. Ho sbattutto contro qualcosa. Perdo l'equilibrio, sto quasi per cadere, ma proprio all'ultimo mi aggrappo al muro e rimango in piedi.

Ah, Ah!

Sorrido felice e alzo gli occhi verso quella stupida colonna che si è materializzata davanti a me!

Un momento, prima non c'era. Mi viene un dubbio. Ti prego fa che sia Tsubasa!

Alzo gli occhi e Genzo mi fissa con uno sguardo che non gli ho mai visto prima.

È immobile. Pietrificato. Starà bene?


 

“Genzo... Genzo! Tutto bene?”


 

I suoi occhi percorrono ogni centimetro del mio corpo. Mi sta davvero imbarazzando e d'istinto abbasso gli occhi verso terra. Vedo il mio piccolo asciugamano che mi ha salvata da una figuraccia ancor peggiore. Se pur piccolo è riuscito a coprire le zone intime.

Un momento! Perché il mio asciugamano è in terra?

Oh Santo Cielo. Questo vuol dire che io... io sono NUDA!

Con tanto coraggio sposto l'attenzione su di me.

OH MIO DIO!

Cavolo!

Mi affretto a raccogliere l'asciugamano, me lo lego velocemente addosso e scappo via con le lacrime agli occhi!

Iniziamo male. Iniziamo veramente, veramente male!

Sorpasso Genzo, ma qualcosa mi blocca e non mi permette di andare oltre.

Non faccio in tempo a girarmi che mi trascina di fronte a lui.

“Ragazzina! Questo non va bene, non va affatto bene! Non puoi correre per casa in queste condizioni. Non puoi farlo e pensare che io faccia finta di nulla. Diamine eri nuda!”


 

Si passa una mano sul viso e scuote la testa.

Non riesco a parlare.


 

“Sai che fatica sto facendo per non prenderti e portarti in camera? Io sto provando in tutte le maniere a rimanerti solo amico, ma cavolo non possiamo convivere se tu fai queste cose.”


 

“Io ho dimenticatio il cambio e non avevo chiesto un asciugamano da doccia a Tsubasa. Avevo controllato che non ci fosse nessuno, mi stavo sbrigando ma poi sei comparso tu e mi hai fatto perdere l'equilibrio e l'asciugamano è volato via!”

“Devi starci più attenta ragazzina!”

Si avvicina lentamente. Mi guarda. Mi sfiora con un dito il braccio, seguendo la scia di una gocciolina solitaria.

Punta i suoi occhi nei miei.


 

“Non puoi pensare che poi io non abbia voglia di toccarti, o di guardarti”, si avvicina con il viso. Poi si allontana.

Menomale.


“Jo. Ho visto che non avevi l'asciugamano per la doccia e te l'ho...”


 

Tsubasa si ammutilisce e ci fissa stranito.

Viene di corsa e mi lega intorno l'asciugamano grande che mi avvolge quasi interamente.

“La tua donna è un disastro. Per correre in bagno mi si è catapultata addosso! Fortuna che c'ero io e non qualcun altro. Ragazzina devi iniziare a comportarti da donna se vuoi fare le cose da grandi.”

“Non sarai mica rimasta nuda davanti a lui?”

“Non l'ho fatto apposta. Correvo per raggiungere la camera senza incontrare nessuno! E tu brutto scemo perché cavolo sei rimasto imbambolato senza passarmi l'asciugamano?”

“Vorrei vedere te al posto mio, ero rimasto un attimo shockato! Te che dici?”

“Ma veramente voi state discutendo di questo? Jo vieni con me!”


 

Mi trascina in camera e so già che mi toccherà una bella ramanzina!


 

“Scusami Capitàn! Non era mia intenzione creare scompiglio fin dalla prima sera. Ma ti prego fidati di me!”

“Io mi fido, però non mi va tanto giù che Genzo ti abbia vista nuda! Devi stare attenta, starai tanto tempo sola con lui e non voglio stare in ansia all'idea che tu vada al bagno e possa risuccedere una cosa del genere!”

“Hai ragione! Non accadrà più!”

Mentre mi vesto la mia mente è invasa da mille pensieri. Perché Genzo mi ha detto quelle cose? Sembrava essergli passata la cotta. Quando mi ha sfiorata...èstato... strano. Tsubasa era inferocito, come dargli torto!


 

“Grazie, può tenere il resto”

“Lei è Ozora, può farmi un autografo per favore? Sono un suo grande ammiratore! Vedrà quando lo farò vedere ai miei amici!”

“Certo, nessun problema!Vado a prendere un foglio e una penna”

“Non sa come sono felice, facciamo un selfie?”

“Certo!”

“Sono arrivate le pizze Capitàn?”
“Si, faccio un selfie con questo gentile ragazzo e arrivo!”

“Ve la faccio io una foto se volete”

“Jo?”, il ragazzo delle pizze si rivolge alla mia fidanzata con occhi pieni di stupore.

“Ragazzina dì al tuo coso peloso di non rompere che non ho più voglia di lanciargli la pallina!”

“Ma lei è Genzo Wakabayashi. La prego può aggiungersi anche lei alla foto?”

“Ti prego non mi dare del lei, avremo su per giù la stessa età!”

“Va bene grazie allora. Puoi fare la foto con noi?”
“Certo!”Risponde Genzo un po' annoiato.

“Ma tu Jo come mai li conosci?”Il ragazzo delle pizze riporta la sua attenzione su di lei e inizio a sentire un moto di stizza.


“Ciao Pedro! Beh, lunga storia!”Risponde lei.

“Conosci questo ragazzo Amazonas?”
“Si Tsubasa, lui è Pedro, un mio compagno di Università”

“Quando capitiamo ai corsi della mattina pranziamo insieme, è una vera forza della natura Jo!” E inizia a ridere sguaiatamente. Inizia sinceramente a infastidirmi. Perché non mi ha detto nulla?

“Non me ne hai mai parlato” , vorrei riservarle un atteggiamento più dolce, ma la confusione interiore, mista a queste sensazioni spiacevoli di oggi, mi fanno avere un tono più duro di quel che vorrei. Ma lei sembra non preoccuparsene affatto, ruota la mano come a dire che vuoi che sia e si appresta a scattare la foto.


 

“Siete pronti?”

“Si!”, esclama il suo amico.

“Fatta! Siete venuti benissimo!”

Pedro si avvicina a lei e le da un bacio in guancia, lei lo abbraccia e gli dice che si vedranno domani pomeriggio!

“Scusami Amazonas ma domani pomeriggio chi starà con Genzo? E poi c'era davvero bisogno di abbracciarlo?”

Questo suo modo superficiale di comportarsi mi da urto. Non può contenersi almeno un po'? Quantomeno in mia presenza!


 

“Uh Tsubasa non iniziare eh! E' un mio amico di corso, niente di più! Per quanto riguarda Genzo non ho nessuna intenzione di lasciarlo solo. Verrà con me all'Università e seguirà per due orette le lezioni, poi torneremo a casa!”


 

Non essere geloso Tsubasa. Non essere geloso! Ormai è il mio mantra giornaliero!


 

“Mi infastidisce che tu possa comportarti così e dare false speranze alle persone! Perché non gli hai detto che stiamo insieme?”


 

Già perché non gliel'ha detto! Incrocio le braccia al petto. Stavolta sono sinceramente arrabbiato!


 

“Non gliel'ho detto per tutelarti! Sembra che ancora non sia di dominio pubblico la faccenda e non volevo che ti assillassero i miei compagni con foto e autografi, proprio come è successo stasera!”

“Beh non mi importa! Preferisco essere torturato, ma stare tranquillo che nessuno ci proverà con te!”

Inarca un sopracciglio e mi guarda stranita, poi scoppia a ridere!


 

“E tu credi davvero che questo basti? Se una persona ci vuole provare lo fa ugualmente! Non sono mica tuoi amici che hanno delle riserve!”

“Ma tu con il tuo modo di comportarti alimenti le loro fantasie!”

“Tsubasa non stiamo nel medioevo! Non mi interessa ciò che provano loro, non è forse più importante ciò che provo io? Vuoi per caso che io cambi atteggiamento?”

“Si, mi farebbe davvero piacere”

“Beh, scordatelo!”

Si gira di scatto e si avvia in sala, la seguo a passo spedito e stizzito. Guardo Genzo che sbuffando sonoramente, apre le pizze.


 

“Finalmente! Avete finito?”

Jo si avvicina a Genzo e lo abbraccia dandogli un bacio sulla guancia. Lui si irrigidisce e poi si rilassa sorridendole dolcemente.


 

“Che hai culona? Hai bisogno di coccole?”

Lei punta i suoi occhi nocciola e determinati nei miei.


 

“Non rinuncerò mai a tutto questo Tsubasa! Io vivo di amore e di emozioni, non rinuncerò mai ad essere me stessa! Non ti mancherò mai di rispetto, ne tanto meno ti tradirò, ma non puoi chiedermi di essere chi non sono!”

Genzo mi guarda con la bocca aperta. Non dico nulla, mi siedo e inizio a mangiare.

Non riesco a contenerla. Non voglio che lei rinunci a essere chi è, ma solo che scenda a compromessi. E' cocciuta come pochi!


 

La cena finisce in completo silenzio e lei non appena sistemato tutto, si avvicina a Genzo gli da un bacio in guancia e se ne va in camera, non prima di avermi fulminato con lo sguardo.

Mi scappa un sospiro fin troppo rumoroso perché il portiere se ne accorge, si alza dal divano e si avvicina.


 

“Tsubasa lei non puoi domarla. E' una tempesta in piena. Le emozioni sono il suo ciclo vitale, il suo pane quotidiano. Devi accettare anche questo suo lato del carattere.”

 

“Ma come faccio? Hai visto che porta tutti ad innamorarsi di lei. Come faccio a vivere sereno?”


“Devi farlo e basta. Ora vai da lei!”


 

Mi sento uno stupido.

Sono 5 minti che sto fermo davanti alla porta di camera a pensare cosa dire.

Porto la mano sulla maniglia e apro lentamente la porta.

È seduta in terra a gambe incrociate, con gli occhi chiusi e il volto rivolto alla Luna. Respira profondamente. È completamente immersa nella sua meditazione.

Mi siedo accanto a lei e chiudo gli occhi. Vi prego Kami aiutatemi a capire il suo mondo. Aiutatemi a non sbagliare con lei.

Respiro ed espiro e aspetto l'illuminazione. Sono rilassato, i rumori del vento e della strada si sono affievoliti, sento solo il rimbombo dei nostri respiri che si fondono in una dolce melodia.

Una mano mi sfiora le dita e apro gli occhi.


 

“Che fai?” Mi chiede Jo.

“Provo a connettermi a te”, rispondo con lo sguardo basso.

“Non ce n'è bisogno, sei già connesso a me. È solo che certe volte mi sembra che non ti vado bene così come sono. Mi vuoi diversa e questo mi fa male”

“Non ti voglio diversa. Sbagli a pensarlo. Sono tremendamente geloso, ho paura che tutto questo possa essermi portato via”

“Non accadrà e sai perché? Perché io ti amo!”


 

Mi avvicino a lei e la bacio.


 


 

Ma dove si sarà cacciato Sid!


 

“Genzo! Hai Visto per caso Sid?”

“Il coso nero? Correva verso il pollaio!”

“Merda!”


 

Inizio a correre più veloce che posso. Ama rubare le uova, ma i signori del ristorante non ne sono felici quanto lui. L'ultima volta hanno minacciato di fare fuori lui e tutta la banda di cani del maneggio.

Già, perché non va solo ma con i suoi due amici che vivono qui, mentre Shadow è troppo tonto per queste furbate. Lui preferisce dormire vucino al campo. Quel caro signore ha detto di averli visti agire come veri e propri ladri: uno faceva il palo, l'altro scavava per alzare la rete e Sid si intrufolava a rubare.

Arrivo senza fiato e lo vedo dentro con un uovo in bocca.


 

“AH, AH! Ti ho beccato! Sid viene fuori immediatamente! Vuoi per caso finire male? Se vi trovava il signore stavolta vi avrebbe fatto fuori! Sù! Di corsa, a casa!”

“Ragazzina ma allora le gambe ce l'hai!?! Mi hai fatto venire il fiatone! Che facevano?”
“Rubavano le uova delle galline del ristorante!”

“Gliene potevi far prendere qualcuna in più. Sai che frittata buona che ci veniva!”

“Se li beccava stavolta era la volta buona che li faceva fuori!”

“Senti a te e il coso peloso vi va un bel dolce? Vi porto in una nuova pasticceria, l'ho vista ieri mentre andavamo all'Università. Che dici?”

“MMMM, direi che va benissimo. Andiamo subito, non ho tempo di passare a cambiarmi. Stasera vengono tutti a cena da noi e voglio preparare dei piatti speciali”


 

Genzo mi guarda e porta il braccio intorno alle mie spalle.


 

“Almeno Tsubasa può star certo che non ti si avvicinerà nessuno vestita così! Ma perché quei calzettoni sopra i pantaloni? Sono orrendi sai? Poi il cappellino? Sembri me!”


 

E scoppia a ridere.


 

“Io porto sempre il cappello al maneggio” , rispondo tirando su il naso per fare un po' la finta offesa.

“Ok. Ok. Non ti arrabbiare”, alza le mani in segno di resa e insieme andiamo in macchina.

 

La pasticceria è bellissima. Piena di colori e di gente allegra. Per non parlare di tutti quei dolci. Una marea!

Già sento l'acquolina in bocca.

Questa uscita mi porta alla mente il ricordo di uno dei primi appuntamenti con Tsubasa.

Ero felicissima di stare con lui e mi manca ora. È sempre agli allenamenti e lo vedo solo la sera. Menomale c'è Genzo che occupa le mie giornate.

Prendiamo i nostri dolci e ci sediamo al tavolino.

Lui guarda fuori è completamente preso da non so bene cosa.


 

“Ei! Che guardi?”

“Jo, puoi scusarmi un attimo per favore? Torno subito”
“Certo!”

Si alza ed esce dal locale. Attraversa la strada ed entra in un negozietto.

Poteva dirmelo che voleva fare shopping lo avrei accompagnato volentieri.

Poco dopo esce con una bustina e rientra nella pasticceria.


 

“Potevamo andare insieme dopo” gli dico con voce un po' scocciata.

“No, non potevamo!”

“E perché mai?”

“Non rompere! Poi lo vedrai”


 

Decido di non indagare oltre e mi godo la merenda con il portierone.

Ridiamo, scherziamo e poi ce ne andiamo.


 

“Tieni è per te. E anche per me”, mi porge il sacchetto e tira giù la sua visiera per nascondere gli occhi e ciò che prova.

“Davvero? Grazie!”


 

Felice come una bambina apro il sacchettino e vedo due cappelli con visiera uguali: neri con ricamata sopra di bianco in uno la J e nell'altro la G e di lato la scritta tempesta!

Sono senza parole.


 

“Sono bellissimi!”


 

Lui prende quello con la J e lo mette al posto del mio, ma io lo tolgo e lo allargo. Mi alzo sulle punte e arrivando a malapena alla sua testa riesco a togliergli il vecchio cappello e a mettergli il mio, quello con la J.


 

“Io prenderò il tuo e tu il mio, perché comunque andranno le cose, con tutte le sorprese che la vita ci riserverà, io e te saremo sempre uniti.”

“Sempre tempesta”.


 

Apro la porta di casa felice e mi trovo davanti Tsubasa.


 

“Capitàn! Già a casa?”

“Ho finito prima gli allenamenti e sono corso qui. Pensavo di trovarvi già a casa”

“Siamo andati in una nuova pasticceria. È buonissima, dobbiamo andarci tutti insieme prima o poi”, sorrido cercando l'approvazione di Genzo che però è fisso con lo sguardo sul Capitano. Mi volto a guardare Tsubasa che fissa i berretti.

“Cosa sono questi?”

“Cappelli?”

“Lo vedo Jo. Perché tu hai la G e lui la J?”
“Come segno di amicizia! Guarda di lato la scritta che il portierone ci ha fatto scrivere”


 

Tsubasa mi gira intorno e si porta al mio fianco.

C'è uno strano silenzio. Lui alza lo sguardo su Genzo, che non ha mai smesso di fissarlo. È serio. Tremendamente serio.

Fa un respiro profondo. Chiude gli occhi per un secondo, che a me sembra un'eternità, e poi li riapre.


 

“Sono molto carini. Amazonas ti ho preparato un bagno caldo.”


 

Sono stupita e felice per il suo comportamento. Gli sorrido e faccio cenno di si con il capo.

Nel frattempo suona il mio telefono. Un messaggio di Faby.


 

Jo, stasera porto anche una mia amica per cena. Va bene?”

Si, certo. A dopo. Salutami Hickaru!”

Ciao a tutti! Finalmente riesco a pubblicare di nuovo! Purtroppo l'inverno con i mille impegni e le giornate più corte non mi risulta facile scrivere.
Tsubasa è davvero preso da mille dubbi e Jo non fa nulla per toglierglieli. lei vuole essere se stessa sempre, pur sapendo di destabilizzare il povero Capitano.
Genzo non riesce a dimenticare Jo e addirittura le fa un regalo, che può sembrare una banalità, ma forse non lo è poi così tanto! Voi che dite?
Il capitolo finisce con il messaggio di Faby e dell'aggiunta della sua amica. Che succederà? 
Cosa ne pensate?
Buona letuura e grazie a chi legge e commenta e anche a chi legge senza commentare. 

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Capitolo 21
*** Anime e fiamme gemelle ***


Per questa serata sono stata tutto il pomeriggio ai fornelli e ho preparato: come antipasto dei crostini con salsa tonnata preparata da me, ho fatto in casa la mayonese per evitare i conservanti e mangiare in modo più sano. È vero che oggi è il giorno libero in cui posso concedermi anche schifezze, ma vista la pizza di qualche giorno fa, perché intossicare ancor di più il mio corpo? Poi in aggiunta in delle piccole ciotoline in vetro ho messo delle olive. Come primo ho preparato i cannelloni, partendo proprio dalla base: ho cioè steso anche la pasta, poi ho preparao la besciamella, la salsa di pomodoro e il ripieno, alcuni con la carne e altri con ricotta e spinaci. Per secondo ho invece pensato di fare un bel polpettone con patate arrosto e in più un'insalata mista.


“Mmmmm che profumino Amazonas!”

“Non toccare nulla, anzi apparecchia la tavola che stanno per arrivare e voglio che sia tutto pronto. Non mettiamo cibo fino a che non siamo tutti seduti, Sid ha il brutto vizio di rubarlo”

“Agli ordini!” E fa il gesto militare che lo rende ancor più bello, se possibile.


Per questa serata si è messo dei jeans un po' strappati e una camicia bianca. Semplice ma d'effetto. Il mio Capitàn è sempre ben curato e soprattutto profumato, quando passa lui rimane l'odore di muschio bianco per 10 minuti, anche se in realtà se ne è già andato via.

Suonano alla porta.


“Genzo puoi aprire tu per favore? Io e Tsubasa finiamo di apparecchiare”

“Si vado io”


Guardo la tavola e devo dire che abbiamo fatto un buon lavoro. La tovaglia che ho comprato ieri è bellissima, ha uno stile un po' shabby: è bianca con dei disegni di cuori e cassettine grigie. Elegante ma semplice. Come Tsubasa!

Però manca qualcosa.

Ma certo! I fiori. Ieri ho comprato anche dei bellissimi tulipani bianchi e un bel vaso da centro tavola: bianco con appeso un cuore grigio che riprende il motivo della tovaglia.

Sistemo anche questo ultimo dettaglio e osservo fiera la tavola.

La cosa bella è che non ho combinato disastri!


“Che meraviglia amor. Sei stata proprio brava, la tavola è bellissima. Come hai fatto a non combinare casini?”


Ecco. Lo sapevo.

Storco il naso e lo guardo male.


“Forse ti sembrerà strano ma so essere femminile anche io sai?”

“Lo so Amazonas, è che sei un po' goffa e quindi ti capita sempre qualcosa di buffo”

“Ah quindi tu mi vedi goffa?”

“Ma io amo proprio questo di te”

“Tsubasa meglio che stai zitto, non migliori la situazione così!”

Possibile che anche il mio ragazzo mi vede così poco femminile?


“Beleza! Che profumino! Fatti dare un bacio”, Castro mi schiocca uno smack sulla guancia e si avvicina alla cucina.


“Che hai preparato di buono?”

“Surprise!” Gli dico sorridente.


Suonano alla porta. Stavolta sarà sicuramente mia sorella.


“Vado io!” Corro per aprire e quasi cado. Mi giro per controllare che nessuno mi abbia vista e per fortuna li vedo tutti sul divano a ridere e scherzare.

Bene!

Apro la porta e mi trovo davanti la coppietta innamorata e una bellissima ragazza con capelli nero corvino lunghi fino al sedere, un trucco perfetto, vestita in maniera impeccabile con un jeans attillatissimo all'ultima moda, una camicia bianca e una giacca beige.


“Piacere io sono Gina!”

“Piacere Gina. Faby mi ha tanto parlato di te. Venite entrate pure. Gina se vuoi toglierti la giacca la puoi appendere qui” e le indico l'appendiabito alla parete.


Arriviamo in sala e attiro l'attenzione dei tre calciatori per fare le presentazioni.


“Ei voi, uomini del pallone, venite vi presento l'amica di Faby. Lei è Gina.”


I tre si alzano e si avvicinano e non appena mi sposto per lasciare spazio alla ragazza e la indico vedo l'espressione da ebete di Genzo e Castro. Subito la mia attenzione si sposta su Tsubasa che la guarda senza mostrare stupore ma arrossendo delicatamente.

Guardo lei che con movenze feline mi sorpassa, lasciando una scia di profumo buonissimo e da la mano ai tre.

L'occhio mi cade sulle mani che muove delicatamente mentre racconta come ha conosciuto Faby. Sono ben curate con unghie lunghe e abbellite con qualche brillantino. Ad ogni movimento della mano sento un leggero tintinnio. Sposto lo sguardo e vedo dei bracciali con pendoli che sbattono tra loro.

Mi viene istintivo guardarmi le mani. Io non ho unghie lunghe perché mi danno fastidio, né smalto o brillantini. Le mie mani vicino alle sue sembrano quelle di uno scaricatore di porto.

Sospiro e abbasso lo sguardo così mi deprimo ancora di più se possibile.

Lei è tutta in ghingheri mentre io ho ai piedi delle ciabatte a scarponcino pelose, poi un leggins nero e una sciatta felpa rosa.

Bella roba.

Guardo di nuovo i tre e Gina e li vedo tutti completamente rapiti da lei.

Mi viene il vomito.

Non sono una che si mette in tiro, ma se esco la sera mi vesto anche io per bene.

Questa è una cena tranquilla tra amici c'era bisogno di agghindarsi così tanto? Avrà delle mire su qualcuno? Che stia ben lontana da Tsubasa!


“Che bella ragazza, cavolo!” Castro mi fa sobbalzare dalla paura, non avevo sentito che si era avvicinato.

“Ti ricordo che tu hai Aline!” Rispondo stizzita.

“Lo so. Ma ho anche gli occhi per vedere. La sua femminilità fa quasi paura”


Perfetto! Guardo Tsubasa che ha spostato lo sguardo sulle sue mani. Meglio intervenire.


“Ci vogliamo mettere a tavola? Non vorrei si freddasse tutto. Ci ho impiegato tutto il pomeriggio”

“Scommetto che matta come sei avrai preparato anche la pasta fatta in casa!” Esclama mia sorella.

“Certo e non solo anche la mayonese e la besciamella”, una piacevole sensazione di riscatto personale inizia a farsi strada in me.

“Che brava! Devi avere molto tempo da dedicargli! Io tra provini e scatti non ho il tempo neanche di cucinarmi un uovo”, e a queste parole di Gina vado di nuovo giù a picco.

“Che lavoro fai?” domanda Tsubasa.

“Lavoro come modella e fotomodella, ma di tanto in tanto mi chiamano per fare qualche provino per piccoli spot pubblicitari”

“Dai! Ecco dove ti avevo già vista tu sei la ragazza della pubblicità nella natura selvaggia. Quella del profumo di Chanel!” Castro batte un pugno sulla mano e felice della sua associazione sorride.


Io invece vorrei seppellirmi.


“Si, sono io! Vi è piaciuta?”

“Beh, direi di si!” Risponde Genzo.


Ricordo anche io quella pubblicità e lei è mezza nuda. Perfetta. Bellissima.


“Ma dai andiamo a tavola altrimenti tutta la fatica di Jo, sarà vanificata”, dice Gina.


Iniziamo a mangiare e devo dire che è tutto buonissimo.

Nessuno però ha fatto un complimento sono troppo presi dai racconti esilaranti di Gina e delle sue avventure da modella.

Accanto a me c'è Tsubasa e davanti a lui Genzo con accanto Gina, che non fa altro che tocchicciare il portiere e lanciargli sorrisi a 32 denti. Denti bianchissimi per giunta.

Arriviamo finalmente al dolce che ha portato mia sorella. Tanti mignon della pasticceria mia e di Tsubasa.


“Questi sono buonissimi Gina. Devi provarli. Io e Jo ci siamo andati qualche tempo fa. Impareggiabili!”


Tsubasa porge il vassoio alla modella e le sorride dolcemente.


“Voi due state insieme?” Chiede lei a bruciapelo.

“Si”, risponde il capitano e io mi limito ad annuire.


Addento un dolcetto. Almeno una gioia.


“E tu Genzo? Sei single?”


Per poco non mi strozzo. Do qualche colpo di tosse e mi ripulisco le mani, visto che la panna del bignè è esplosa.

Genzo senza rispondere a Gina si allunga verso di me e con il pollice mi tocca l'angolo della bocca.


“Sei sempre la solita tempesta! Ti sei sporcata di panna”, mangia il residuo che mi ha tolto e poi inizia a ridere.

“Perché ridi?” chiedo ingenuamente.

“Guardati la felpa! Sei pessima ragazzina!”


Abbasso lo sguardo e noto non solo un bel tocco di panna, ma anche di sugo.

Perfetto faccio pena.

Alzo gli occhi e vedo tutti ridere. Anche Tsubasa.

Non reggo. Mi alzo.


“Scusate vado un attimo al bagno”.


Mi allontano mentre tutti ridono. Ridono di me.

Non vado al bagno ma in camera e mi metto a rovistare tra i vestiti.

Devo cambiarmi non posso stare così.

Trovo una felpa di quelle corte, ma va bene tanto sotto ho una canotta bianca. La indosso e mi guardo allo specchio. Sono semplice ma non male. Questi leggins con la maglia più corta mettono in risalto il mio di dietro. Magari tolgo le ciabatte e metto le scarpe da ginnastica.

Mi trucco? Ma no, sarebbe troppo. Sciolgo la mia coda di cavallo? Mmmm no. A me piace.


“Amazonas! Che ci fai qui?”

“Tsubasa torna pure di là. Io arrivo tra poco!”

“Che hai?”

“Che ho? Io non sarò mai come lei. Unghie perfette, trucco perfetto, corpo perfetto, profumo che le dura una vita! Io è già tanto se ricordo di metterlo quando usciamo! La guardate tutti ammaliati. Tu sei addirittura arrossito quando l'hai vista! Forse hai bisogno di una così al tuo fianco. Tutti i calciatori hanno super modelle vicino, tu con me sfigureresti!” Dico tutto d'un fiato, più arrabbiata con me stessa per sentirmi così insicura che con lui.

“Finiscila! A me non interessano unghie fatte e tutte queste sciocchezze. Il tuo corpo è perfetto e il tuo problema è che proprio non vedi quanto sei bella e quanto risplendi. Sei stata tutta la sera zitta e non hai mostrato il tuo cuore come invece fai sempre. A me piaci perché sei diversa. Perché non ti interessano queste stupidaggini e amo la tua semplicità perché sei bellissima così. Non hai bisogno di unghie e trucco”.


Gli salto addosso e lo bacio lasciando scivolare qualche lacrima.

Mano nella mano torniamo in sala.

Genzo è seduto in disparte e non appena ci vede si alza.


“Allora che facciamo? Giochiamo?” Esclamo sorridente.

“Io ho un'idea. Facciamo obbligo o verità!”dice Gina.

“Ma è un gioco da bambini”, risponde mia sorella un po' shockata dalla proposta della sua amica.

“Si, ma può essere davvero divertente e interessante”.


Che ha in mente?


“Ok, dai giochiamo!” Annuncia Castro.

“Inizio io, visto che l'ho proposto, poi toccherà alla persona da me scelta e così via. Scelgo Genzo”

“E ti pareva” esclama lui.

“Obbligo o verità?”

“Verità”

“Sei innamorato?”

“Posso cambiare con obbligo?”

“No caro!”

“Mmmm si!”


Mi volto verso il mio capitano che sta guardando il portiere trucemente.


“Genzo tocca a te!”

“Castro. Obbligo o verità?”

“Verità”
“Quella volta che vi hanno dato il rigore perché tu subisti un fallo micidiale da Karl, fu veramente così? O esagerasti?”

“Ai. Ma che hai tirato fuori? E va bene, esagerai. Però il rigore c'era uguale lo visionarono al var!”

“Lo sapevo! Sei un truffatore!”

“Esagerato. Lo fanno tutti!”


Scoppiamo tutti a ridere.


“Tocca a me”; dice Castro.


Il gioco va avanti per un po' in maniera innocente fino a che non torna il turno di Gina.


“Jo scelgo te! Obbligo o verità?”

“Obbligo”

“Bene. Devi baciare sulle labbra per 30 secondi... Genzo”

“Cheeee? No, io sono fidanzata!”

“Non scherziamo lui non bacia Jo”, esordisce Tsubasa.

“E su è un gioco! Di che vi preoccupate? Siete innamorati. Che sarà mai un bacino per scherzo? O sbaglio?”


Butto fuori l'aria e acconsento. Mi giro verso Tsubasa e lo bacio. Lui corruga la fronte e mi dice:


“Non vorrai mica farlo?”

“E che faccio?”

“Dai Tsubasa non fare il geloso”, si intromette Matsuyama.


Mi avvicino a Genzo. Oh mamma che roba mi tocca fare.


“Sei pronta tempesta a ricevere un vero bacio?”


Scoppio a ridere.


“Genzo falla finita!” Urla Tsubasa.

“Ma dai 'Capitàn' gioco!”

“ Dai su, che poi inizio a contare”, dice Gina.


Mi guarda negli occhi e si avvicina. Posso sentire il suo respiro che come un vento caldo mi accarezza le labbra.

Un sussurro.


“Farà male. Lo so.”


Chiude gli occhi e mi bacia.


“1... 2...”


Le sue mani sul mio collo.


“5...6...”


Con il pollice disegna dei cerchi sulla mia pelle.


“9... 10...”


Mi sento agitata.


“15...16...”


Le sue labbra che si muovono.


“20...21...”


Mi mordicchia impercettibilmente. Non si vede, ma lo sento.


“25...26...”


Il suo respiro si fa corto.


“27... 28...”


Un sussurro.


“Fa male. Non ti perderò se ti incontrerò in un'altra vita.”


“29... 30... Finito ragazzi!”


Si stacca dolcemente da me e mi guarda con occhi pieni di dolore. E io lo sento quello spacco al cuore, perché anche se in maniera diversa, anche per me è la stessa cosa.

Non ti perderò se ti incontrerò in un'altra vita.


Tsubasa mi prende e mi abbraccia forte. Così forte che fa male.

Io non riesco a fare nulla. Sono completamente destabilizzata. Perché riesco a sentire così bene ciò che prova? Che cosa provo io?

Amo Tsubasa, ne sono certa. Ma Genzo? Lui che cos'è veramente per me? Lo sento scorrermi dentro ma in maniera diversa dal Capitano.


“Jo, vieni un attimo con me?” Il mio fidanzato mi prende per mano e mi porta verso il giardino. Un'occhiata veloce al portiere che mi guarda fisso e abbassa il capo.

“Te amo. Voglio baciarti, non riesco a pensare che tu abbia ancora il sapore delle labbra di Genzo.”


Mi bacia e io sento le farfalle nello stomaco e le gambe molli. Il cuore è pieno di amore e la gioia mi invade. Questo è amore. Lo è decisamente.

È possibile avere due anime gemelle? Una per amarla di un amore profondo e l'altra per amarla di un amore diverso? Ma che amore è? È più di un amore fraterno, è viscerale. È come se fossimo stati separati alla nascita.

“Per sempre tuo”


Sorrido.


“Per sempre tua Capitàn. Io so di amare te”


È che non capisco che ruolo abbia Genzo. Ma sono certa non sia amore come il nostro.


“Allora Jo tocca a te”, che pizza ancora questo gioco.

“Scelgo te, Gina. Obbligo o verità?”

“Verità!”

“Perché mi hai fatta baciare con Genzo visto che sapevi che sto con Tsubasa?”


Hai mire sul mio capitano, dì la verità!


“Beh. Sincera?”

“Si”

“Ho sentito subito che tra voi due c'era un legame speciale, diverso. Volevo capire che tipo di legame era. Tutto qui”, muove le mani e quel fastidioso tintinnio mi arriva al cervello.

“E l'hai capito?”

“Si”.


Bene allora dovrei dirlo anche a me.


“Bene ritocca a me. Poi si è fatto tardi e io devo parlare un attimo con Jo prima di andare via”


Con me?


“Allora scelgo... scelgo... Jo”

“Oh santo cielo, ma gli altri?”

“Hanno giocato abbastanza, fatto i loro obblighi ora tocca a te essere torturata!”

“Verità!”


Chissà cosa mi avrebbe fatto fare stavolta!


“Ok. Cosa provi per Genzo?”


Vuoto. Non sento più nulla. Che le dico? Non posso dire che sono direttamente collegata a lui, che lo sento scorrere dentro. Sarebbe fraintendibile.


“Io... amore, ma diverso da quello che provo per Tsubasa. È un amore fraterno.”

“Ok.”


Guardo il mio capitano che mi sorride dolcemente e io ricambio.


“Possiamo parlare Jo?” Mi chiede Gina.

“Si, certo. Andiamo fuori, ti va?”


Ci incamminiamo verso il tavolo del giardino e poi ci sediamo.


“Allora, cosa vuoi dirmi?” Chiedo.

“Io non sono come sembro. So che studi medicina naturale, tra cui la medicina tradizionale cinese. Quindi conosci l'energetica, non c'è bisogno che ti faccia nessun preambolo”

“Si, conosco bene. Parla pure”

“Io sono parecchio sensibile alle energie sottili, di ogni genere. Non appena vi ho visti, a te e Genzo, ciò che mi è arrivata è stata una forte carica energetica. Simile a quella che mi è arrivata quando eri vicina a Tsubasa, ma differente per alcuni punti. Ha mai sentito parlare di anime gemelle e di fiamme gemelle?”

“Si, più o meno, ma non conosco bene l'argomento.”

“Allora te lo spiego io chiaramente. Iniziamo con la differnza tra anima gemella e fiamma gemella. L'anima gemella proviene dalla stessa famiglia della tua anima ed è quindi una persona molto affine a te, può essere un parente, un amico, anche una persona con cui al momento hai una relazione. La fiamma gemella è una stessa anima separata in due, l'altra parte di te. Ma non è così semplice. Le due metà sono legate a livello inconscio, durante le fasi più dure queste saranno sempre portate a riunirsi e ad annullare le negatività. Ti rendi conto di aver incontrato la tua fiamma gemella perché inizialmente il rapporto è burrascoso, fatto di litigi che poi però si acquietano dando vita a un rapporto meraviglioso. Le fiamme gemelle riescono a leggersi dentro, a sentirsi e non hanno bisogno di molte parole. A volte però uno dei due non è pronto, perchè non ha raggiunto un livello ancora sufficiente nel suo percorso di vita per una relazione così potente, o magari è legato in una relazione karmica, magari proprio con un'anima gemella e quindi tutto si complica. Non è facile incontrare la fiamma gemella, ma tu hai avuto questa fortuna. Allora ti chiedo: hai capito chi è la tua?”

“Io... io... non lo so. Con entrambi inizialmente non è stato tutto rose e fiori. Con Genzo molto più marcato, ma anche con Tsubasa ci sono state incomprensioni forti e per un periodo ci siamo anche lasciati”

“Hai i mezzi necessari per capire da te chi è la tua fiamma gemella! Lascia fluire la vita e gli eventi e fai le tue considerazioni. Se hai bisogno di me chiedi il numero a Faby”


“Beh, grazie.”

“Figurati. Andiamo dentro”, e mi fa l'occhiolino.

Sto riuscedno a portare avanti la scrittura in questi giorni e ne approfitto per pubblicare. Capitolo emotivamente movimentato!
Fatemi sapere che ne pensate!
Grazie a tutti coloro che dedicano minuti a questa lettura.
A oresto ;*

 

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Capitolo 22
*** Confusione ***


La guardo dormire e un'ondata di sensazioni spiacevoli penetra in ogni mia cellula. Non so cosa le abbia realmente detto Gina, ma sono sicuro che non corrisponda alla versione di Jo. Abbiamo fatto l'amore, ma non è stato come al solito, era assente, turbata.

Ho provato a chiederle cosa avesse ma ha soltanto detto di essere stanca, che il pomeriggio in cucina l'ha devastata. Sicuramente non ha mentito, ma non credo sia realmente questo ad averla devastata.

Che il bacio di Genzo abbia avuto qualche significato per lei?

Per lui sicuramente qualcosa ha significato. Per tutta la sera ha avuto lo sguardo basso e non ha proferito parola, se non per qualche stupida frase di circostanza.

Si gira a pancia in sotto e porta le braccia sotto al cuscino. Mugugna qualcosa ma è incomprensibile.

Apre gli occhi e mi sorride.


 

“Ei. Buongiorno. Non devo essere un bello spettacolo di prima mattina”

“Sei sempre meravigliosa. Mi farebbe piacere se oggi veniste a vedere la partita. Ti vorrei tra gli spalti. Ti va?”

“Non credo ci siano problemi, se per Genzo non è troppo stressante possiamo venire. Ma la cena con la squadra la salto”

“Non ci vado neanche io. Ho voglia di stare con te”

“Ok”, mi da un bacio e si alza.

“Preparo la colazione. Ti va un porridge sano e gustoso?”

“Si, certo!”


 

Cammina verso la cucina, ma all'improvviso si blocca. Mi passa un biglietto e riprende la camminata.


 

Buongiorno. Volevo prendere un po' d'aria e sono uscito per una passeggiata, ma per farvi stare più tranquilli ho portato con me il coso peloso. Arriveremo in tempo per la colazione”


 

Quindi siamo soli. Sono appena le 8 ed è domenica, Genzo tornerà tra una mezz'ora.

Poggio il biglietto sul ripiano e corro da Jo.

Poggio il mento sulla sua spalla e l'avvolgo nelle mie braccia, circondandole l'addome.


 

“Siamo soli. Genzo non rientrerà prima delle 8.30. È una fortuna, non credi?”

“Che vuoi fare Tsubasa? Sono ancora rimbambita e molto stanca”

“Non dobbiamo per forza fare l'amore, ma anche solo coccolarci sul divano, come ai vecchi tempi. È così raro trovare dei momenti per noi, e andando avanti sarà sempre peggio”

“Hai ragione. Mettiamoci sul divano comodi e godiamoci questi 30 minuti per noi”, mi prende per mano e insieme ci stendiamo sul divano.

Poggia la testa sulla mia spalla e inizia a darmi teneri baci sul collo.

Le accarezzo la schiena e senza riuscire a resistere le catturo le labbra in un bacio che sa di possessione e paura.

Dopo qualche minuto si stacca e chiude gli occhi sospirando.


 

“Che hai Jo? Non dirmi nulla, perché è da quando hai parlato con Gina che sei strana”

Non risponde.

Chiude gli occhi.

Ma quando sta per parlare entra Genzo.

“Buongiorno. Il coso non voleva più rientrare, è dalle 6 che siamo in giro. Non ne potevo più! Avete già fatto colazione?”


 

Jo si alza e risponde di no, avviandosi in cucina.

Non mi sta bene questa situazione. Devo capire cosa le ha detto e aiutarla a districare quei grossi nodi che si sono formati nella sua anima.


 


 

La colazione prosegue tranquilla e sono davvero grata a Genzo per avermi salvata in calcio d'angolo. Non so bene cosa avrei risposto, probabilmente avrei improvvisato finendo per dire qualche fesseria.

Mi squilla il telefono: è Faby.

Pronto Faby”

Ehi Jo, oggi alla partita ci saremo anche io, Hikaru e Gina. Va bene?”
“Perfetto ci vediamo allo stadio per le 11,30?”

Si, va bene. A dopo!”


 

“Era mia sorella, vengono anche lei, Hikaru e Gina allo stadio!”


 

Almeno avrò modo di parlare un po' con quella ragazza e chiarirmi le idee.

È da quando mi ha spiazzata con le storia delle fiamme gemelle ieri sera che mi torturo. Ho dormito malissimo, mi sento strana nei confronti di Tsubasa e anche nei confronti di Genzo.


 

“Ehi ragazzina! Perchè fissi la colazione e non mangi?”

“Ero assorta nei miei pensieri!”

“Mi dici cosa cavolo ti ha detto quella lì? Sei strana da quando ti ha parlato!”
“Capitàn non è il momento ora di parlarne, e stai tranquillo non è nulla di che. Ora preparati di corsa che tra poco devi vederti con la squadra”

“Non finisce qui il discorso. Voglio che tu ascolti solo il tuo cuore e nulla di più.”


 

È proprio quello il problema, non riesco più a capire cosa provo. Il bacio di Genzo mi ha torturato l'anima e per quanto io ami Tsubasa, non posso dire di non aver provato nulla.


 

“Certo mio Capitano, ora vai tranquillo e vinci per me!”

“Lo farò!” Mi da un bacio sulle labbra, prende il borsone, la giacca e scappa via.


 

Mi siedo sbuffando sul divano. Sid mi viene vicino e poggia la testa sulle mie gambe, inizio a coccolarlo ma non riesco a non pensare a Genzo e al suo bacio.

Allora Jo, fai chiarezza!

Tu ami Tsubasa? Si, lo amo.

Hai le farfalle nello stomaco e le gambe ti tremano quando ti sfiora? Altroché!

Perfetto e fin qui ci sono.

Ami Genzo? Si.

Come Tsubasa? No, diversamente.

Hai provato qualcosa quando ti ha baciata? Dannazione si!

Cosa hai provato? Un vuoto nel petto, la testa girava e una sorta di adrenalina che scorreva per tutto il corpo.

Allora non è amore fraterno? Dannazione, non lo so!


 

“Jo”


 

Ma come faccio a capirlo?


 

“Ehi Jo”


 

Devo assolutamente parlare con Gina oggi.


 

“Ehi ragazzina!”


 

Qualcosa mi scuote violentemente.


 

“Che c'è Genzo?”

“Mi hai fatto spaventare! Ti chiamavo e non rispondevi eri assente! Mi hai fatto prendere un colpo!”

“Scusami, pensavo.”

“Su, dimmi che cosa ti turba!”

“Non posso stavolta Genzo!”

“Come no? Mi hai sempre detto tutto, perché stavolta no?”

“Perché non posso!”

“Ti ho per caso delusa? È quello che mi riesce meglio con le donne”

“Ma che dici, scemo!”

“Ho fatto o detto qualcosa di sbagliato?”

“No. Assolutamente no.”

“E allora che c'è?”

“Nulla. Devo capire alcune cose, poi potrò parlarne”

“Ma riguardano Tsubasa”

“Si. Non solo.”

“Oh Kami. Hai conosciuto qualcun'altro?”
“Ma che dici? Sei matto?”

“E chi riguarda allora?”
“Insomma Genzo. Riguarda te.”

“Me?”
“Si. Ora basta!”

“No ora mi dici”

“No”, faccio per alzarmi dal divano ma lui si siede e mi tira giù con forza, facendomi finire sulle sue gambe.

Mi sento tremare. Questa non è una buona cosa e come scottata mi alzo di impeto, sedendomi al suo fianco, visto che non molla la presa dal mio braccio.


 

“Jo, che ti ha detto Gina?”


 

Sospiro. Con lui non riesco a stare zitta, a far finta di nulla e gli racconto tutto.


 

“Perché le credi? Voglio dire, tante persone ti hanno detto che stavamo bene insieme, ma non hai mai ascoltato nessuno. Perché con lei è diverso?”

 

“Perché si. È diverso e basta. Sono successe cose e le sue parole hanno un senso.”

 

“Perché non mi guardi?” Porta le dita sotto al mio mento e lo alza, costringendomi a guardarlo negli occhi.


 

“Mi sento in colpa. Io ho creato questa situazione accettando quel gioco, io mi sono cacciata in questo casino e devo uscirne”

“Il gioco?”

“Si. Tu mi hai baciata e io ho provato qualcosa che non avrei mai dovuto sentire e ora devo fare i conti con me stessa e capire cos'era.”


 

Mi fissa senza proferire parola. Un'ondata di imbarazzo mi è piombata addosso. Ti prego di qualcosa. Qualsiasi cosa.

Nulla. Muto. Finalmente muove un muscolo e mi accarezza il viso. Si avvicina fin troppo e mi da un bacio in guancia e senza staccare le labbra dalla mia pelle, scivola verso il basso e raggiunge l'angolo della bocca. Non riesco a muovermi sono pietrificata e ho il cuore in gola. Penso a Tsubasa e mi vedo con lui in quel parco, piena d'amore.

Amore che è ancora totalmente presente. Torno in me e mi scanso.


 

“Io amo Tsubasa. Lo amo davvero tanto e non gli farei mai un torto simile”

“Lo so, scusami. Anche io non gli farei mai una cosa così, ma quando si tratta di te perdo totalmente il controllo. Jo, affronta i tuoi demoni e capisci cosa provi davvero. Io sono lacerato dal dolore, ma sono sicuro che con il tempo riuscirò a vederti solo come un'amica. Non so quanto tempo ci vorrà, ma so di non poter rinunciare alla tua presenza al mio fianco. Quindi starò buono e ti sarò vicino in ogni momento in cui avrai bisogno di me”.


 

Scoppio in lacrime e capisco che anche lui mi sente, tanto quanto lo sento io. Mi abbraccia e sprofondo nel suo torace, sentendo tutto il suo affetto. Tutto il suo amore.


 

“Genzo. Perdonami. Ti sto facendo del male, quando in realtà ciò che voglio è solo il tuo bene. Sono una persona orribile.”

“Non dire fesserie, io sto male nel vederti soffrire. Combatti ragazzina e ama con tutto il tuo cuore, chiunque sia l'uomo giusto per te.”
“Amerò sempre entrambi, devo solo capire in quale modo”.


L'assenza è stata davvero lunga. Sono stata davvero molto impegnata, tra studio, lavoro e figlia. Avevo questo capitolo pronto e solo ora ho trovato due minuti per pubblicarlo, nella speranza di dargli un seguito nell'arco di una settimana.
Come sempre ringrazio tutti quelli che leggono.
Fatemi sapere cosa ne pensate. Le cose si stanno intrigando. Per chi fate il tifo? Genzo o Tsubasa? Con chi vedete meglio Jo?
Un abbraccio ;*


 


 


 


 


 


 


 


 


 

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Capitolo 23
*** la scelta di Jo ***


Le gambe mi tremano e il piede picchietta nervosamente a terra.

Genzo mi fissa con sguardo preoccupato. Apre la bocca per dirmi qualcosa ma ci ripensa e con sguardo affranto si volge verso il campo.


“Jo. Siamo arrivati”.


Mia sorella con voce squillante mi tira fuori dal turbinio di emozioni che mi stanno invadendo.


“Gina, ho bisogno di parlarti. Posso offrirti un caffè?”

“Si, certo”, esclama l'amica di mia sorella.


Mi giro verso il portiere che con gli occhi mi supplica di non incasinarmi di più. Gli faccio un occhiolino e voltandogli le spalle me ne vado con Gina.

Il bar è pieno di persone altolocate e con la puzza sotto il naso. Odio confondermi con tanta gente priva d'anima. Alcuni hanno anche un cuore, ma la maggior parte di loro è davvero vuota dentro.

Prendiamo il nostro caffè, io prettamente d'orzo e ci sediamo su un piccolo tavolino appartato.


Senza troppi preamboli mi rivolgo alla mia interlocutrice e le dico:


“Gina, ho bisogno del tuo aiuto. Dopo quel bacio sto in piena confusione. Che devo fare? Non riesco a capire a fondo ciò che mi hai detto!”

“Jo. Non puoi pretendere di capire in una sera! Ci vuole molta introspezione e conoscenza di sé per poter sciogliere questo enorme nodo. Devi darti tempo. Vivi come se io non ti avessi parlato.”

“É questo il punto! Non ci riesco. Il bacio di Genzo mi ha mandata in tilt. Credevo di avere chiari i miei sentimenti, ma ora non ne sono più così certa.”


Sospiro rumorosamente e mi allungo sulla sedia, assumendo una posizione poco consona all'ambiente in cui ci troviamo.

“Jo, devi prenderti i tuoi spazi. Devi allontanarti da entrambi per capire davvero. Le fiamme gemelle comunicano oltre il tempo e lo spazio. Si sentono anche a chilometri e chilometri di distanza. I loro cuori sono in perenne contatto. Se uno soffre l'altro lo sente. Il legame che hai con entrambi questi ragazzi è unico, ma non puoi continuare così. Devi unirti a colui che davvero è destinato a te. Colui che ti completa, semplicemente perché è la metà della tua anima.”

“Ma chiunque sia la mia metà, inevitabilmente l'altro finirà per soffrire e io non posso permetterlo. Con Tsubasa ho condiviso moltissimo. Lui è semplicemente meraviglioso. E Genzo è... Genzo. Probabilmente la cosa migliore che io possa fare è allontanarmi da entrambi, per sempre.”

“Per sempre mi sembra eccessivo. Basta solo quel tanto che ti aiuti a capire”, sorseggia il suo caffè e punta gli occhi su di me.

“ Il problema è che Genzo è in riabilitazione e non può rimanere solo, almeno finché i dottori non gli daranno il via libera. Ha una visita di controllo tra una settimana, possiamo aspettare e vedere che dicono, ma intanto io che faccio?”

“Prenditi comunque il tuo spazio. Comunica a entrambi la tua decisione e poi aspetta il giorno del verdetto”.


Sembra tutto così surreale. Fino a qualche tempo fa ero così convinta dei miei sentimenti, e ora mi ritrovo a dover mollare tutto e tutti per capire chi amo davvero.

“Andiamo Jo. Torniamo dagli altri.”


Ci avviamo nella tribuna e non so davvero come dirgli della mia decisione. Beh, a Genzo cambierà poco, ma per Tsubasa sarà terrificante.

L'sggk mi fissa e mi fa cenno di andare accanto a lui, leggermente scostato dagli altri.


“Ehi, ragazzina. Di che avete parlato?”

“Genzo, io credo che partirò.”

“Come scusa? E dove vorresti andartene? Con Tsubasa?”

“No! Con Sid e Pino”, e come un fulmine al ciel sereno ho un'illuminazione. “Me ne andrò a fare il cammino di Santiago, non posso più restare in questo limbo. Per capire ho bisogno di allontanarmi totalmente da voi.”

“Un momento. Puoi aspettarmi qui?”


Si alza e a passo deciso va da Gina.


“Si può sapere che le hai detto? Ora se ne vuole andare da sola con il coso peloso e l'acido del suo cavallo, chissà dove e per capire chissà cosa! Stavamo bene nel nostro equilibrio prima che arrivassi tu!”

Urla furioso e io non posso permettere che la colpa ricada su Gina. Mi alzo per andare in suo aiuto, ma la sento rispondere a tono e mi blocco.


“Davvero Genzo? Credi davvero che ci fosse equilibrio tra voi? Nessuno merita di soffrire così. Il destino è stato beffardo, per far reincontrare le fiamme ha coinvolto altre anime gemelle, mescolando le carte e creando subbuglio. Ma il punto è che non si può prendere in giro la mano del creatore, e vuoi o non vuoi tutto questo prima o poi sarebbe successo, e forse in un modo più violento. Meglio che ad aiutarvi ci sia io, per tentare di non distruggere nessun tipo di legame. In primis la tua amicizia con Tsubasa.”


Lo vedo annaspare e abbassandosi il berretto farfuglia qualcosa e torna da me.

Lo guardo aspettando una sua parola mi dice:


“Ok. Fai questo stramaledetto viaggio, ma non so se Tsubasa ne sarà felice.”

“Lo so. Ma devo dirglielo. Non so quado ma sicuramente non oggi, non voglio rovinargli la serata. Ti prego di mantenere il silenzio.”


Annuisce e torna a guardare la partita.


Il tempo passa e il Barca ha vinto 3-0 . Tsubasa come sempre ha giocato divinamente.

Ci avviamo verso gli spogliatoi. Mi sento così inquieta, l'idea di parlargli di questa mia decisione mi turba profondamente.

Castro è il primo a uscire.

Sbuffando sonoramente si siede su una poltrona.

C'è qualcosa di diverso in lui. Il suo sguardo è triste, oserei dire vuoto.

Fissa un punto sul pavimento e non proferisce parola.


“Castro? Cos'hai?” mia sorella mi toglie le parole di bocca.


Mi avvicino a lui e gli alzo il mento per scrutare meglio nei suoi occhi.


“Hai discusso con Aline?” domando preoccupata.

“Si. È stato davvero tremendo. Abbiamo già avuto scontri, ma questa volta è diverso. Lei non mi risponde da quattro ore.”


Sorrido e poggiandomi su una sua gamba gli do un bacio in guancia.


“Vedrai, tutto si sistemerà. Aline ti ama e non mi ha scritto nulla, probabilmente vuole solo farti stare un po' sulle spine. Sta tranquillo!”


Mia sorella si avvicina, si siede sull'altra gamba e esegue i miei stessi gesti.


“Tranquillo. Ok?” gli dice abbracciandolo.


Un tonfo sordo proviene dalla poltrona davanti a noi.

Contemporaneamente alziamo lo sguardo, e un triste Genzo fissa il vuoto sbuffando.


“Come sono triste oggi!” esclama il portiere e poggia la testa sulla mano, continuando a sospirare.


“Non vorrai mica che veniamo li a conosolarti”, gli dico perplessa.

“E perché no? Da Castro ci siete corse”, incrocia le braccia al petto e mette su un espressione imbronciata che mi fa sorridere.

“Sì, vero. Ma Castro è dolce e coccoloso, tu sei acido e scorbutico, quindi puoi tenerti i tuoi malesseri”, aggiunge Faby e tutti scoppiamo a ridere.

“Ma tu guarda queste! Non sapete cosa vi state perdendo. Non capiterà più di avere tutto questo...” e con le mani indica il suo corpo “a vostra disposizione!”

“Ce ne faremo una ragione e poi io ho Hickaru” e mentre lo dice si avvicina al suo fidanzato e lo abbraccia.

“Sì, ma Hickaru fa le puzze sotto le coperte, io no.”

“Ancora con questa storia. Io e Genzo non abbiamo mai dormito insieme!” tutto rosso in volto si gira vero Faby e dice: “ te lo giuro”.

“Chi le dice le fa, si dice a Roma. Forse sei tu Genzo che ne molli a raffica e incolpi gli altri”, dico in difesa di un imbarazzatissimo Matsuyama.

“Ragazzina sul mio sedere ci puoi mangiare”

“Anche no. Grazie!” Esclamo mimando un conato di vomito.

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Ci voleva una doccia ristoratrice.

Arrivo nella sala d'attesa e vedo tutti i miei amici che mi aspettano.

Genzo e Jo battibeccano come sempre. Non riuscirò mai ad accettare completamente questo suo lato aperto e indomito.

Amo che sia libera da pregiudizi e in linea con se stessa sempre, ma credo che alcuni compromessi siano necessari per una sana convivenza.

Il calcio mi aiuta a non pensare e ne sono davvero felice, altrimenti oggi avrei passato una giornata terribile, stracolmo di pensieri ossessivi.

Mi avvicino a lei e l'abbraccio da dietro. Non mi ha sentito stavolta, era troppo presa dallo scambio di battute con lui.


“Amazonas, mi sei mancata”

Lei mi sorride e mi abbraccia.

La cena si svolge in tranquillità. Troppa tranquillità. Jo è stranamente silenziosa.

Non voglio indagare in questo momento, ma solo godermi la vittoria della partita e mangiare del buon cibo.


Arrivati a casa ci infiliamo sotto le coperte. Poggia la testa sulla mia spalla e si addormenta. Nessuna parola. La sento scivolare via dalle mie braccia. Le voglio lasciare spazio, ma non so se è giusto, ho paura di spingerla direttamente tra le braccia di Genzo.


La settimana è trascorsa tranquilla. Genzo e Jo non hanno mai discusso. Anzi stranamente si tenevano a distanza.

Questo mi avrebbe fatto piacere, se non avesse fatto la stessa cosa con me.

Poche parole. Pochi gesti. Pochi baci.

Sento che una bomba sta per esplodere e causerà non pochi danni.


“Signor Wakabayashi, tutto è tornato nella norma. Può iniziare a condurre una vita normale, ma per gli allenamenti dovrà attendere altre due settimane e iniziare molto, molto, gradualmente.”

“Si. Grazie Dottore.”


Jo si butta tra le sue braccia e felice per lui gli da un bacio in guancia.

Mi avvicino al mio amico e abbracciandolo gli dico di essere felice per lui.


“Presto ti sfiderò Tsubasa, neanche in convalescenza riuscirai a farmi un goal!”

“Ne sei sicuro Genzo?”

“Sicurissimo!”


Ci scambiamo un sorriso e torniamo a casa.

Jo prende il guinzaglio del suo cane e mi si avvicina.


“Capitàn ti va di fare una passeggiata con noi?”


Lei è solita fare lunghe camminate in solitaria con Sid e il fatto che mi abbia incluso non promette nulla di buono.

Usciamo e la vedo toccarsi ripetutamente i capelli, segno che è nervosa.


“Tsubasa, ho preso una decisione importante e mi auguro che tu la condivida. Ti prego di ascoltare tutto prima di esprimerti. Come avrai notato il mio cuore si trova chiuso in una stretta morsa, dove la capacità di vedere chiaramente è offuscata dalla mancanza di ossigeno. Io ti amo e di questo sono profondamente sicura, ma non so definire quello che provo per Genzo. Non so delineare la qualità della vibrazione del nostro amore e di quello con lui. Ho deciso di prendere una pausa, non solo con voi, ma anche con me stessa. Tra tre giorni partirò per un viaggio con il mio cavallo e il mio cane. Spero di trovare la giusta connessione che mi permetta di capire quale è la scelta più giusta per il bene di tutti. Non voglio che soffriate più di quanto già non state facendo a causa mia!”

Rimango in silenzio per un attimo che sembra un'eternità. Mi ha completamente spiazzato. Nella mia mente ero pronto a scene apocalittiche, ma mai avrei creduto di dovermi separare da lei così improvvisamente.


“Tsubasa?” Jo mi riporta alla realtà. Devo dire qualcosa. Ma cosa?

“I-io non so che dire. Tu credi che allontanandoti da noi smetteremo di soffrire, ma non sarà così. Non vederti più sarà peggio che saperti tra le braccia di Genzo”.

“Lo devo a voi, ma anche a me, non posso continuare a vivere in questo purgatorio. Devo scendere all'inferno, per poter poi risalire nel Paradiso terrestre.”

“Se questa è la tua decisione definitiva non posso far altro che accettarla e aspettare il tuo ritorno. Ma sappi che io ti amerò per sempre.”


Si avvicina e abbracciandomi mi dona un ultimo, veloce e casto bacio sulle labbra.L


Troppo tempo. Davvero troppo tempo che non aggiorno questa ff. Chiedo scusa a ci la segue e come sempre grazie, grazie, a chi leggerà e commenterà questo capitolo. Ogni critica è spunto di riflessione.
Grazie alla mia Beta che mi ha aiutata a strigare un enorme nodo.
Vi aspetto per sapere cosa ne pensate di questo rientro.
Kiss kiss

 


 

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Capitolo 24
*** nuovi punti di vista ***


Caro Diario,

sono passati dieci giorni da quando ho salutato Tsubasa e Genzo. Subito dopo la passeggiata con il capitano ho deciso di tornare a vivere dai miei genitori e dopo qualche giorno sono partita.

Non è stato facile lasciare tutti e intraprendere questa esperienza da sola, ma è necessario che io prenda contatto con me stessa in maniera profonda, e per farlo devo essere necessariamente sola.

Non è facile. Non è per niente facile.

Il tempo qui scorre lento e inesorabile. I primi tre giorni di viaggio sono stati difficilissimi, non ero abituata a stare tutte quelle ore in sella. Le gambe e la schiena mi dolevano, tanto da farmi fare parecchi chilometri a piedi, portando Pino a lunghina.

Abbiamo fatto molte soste, per riposarci, per bere e per meditare. Ma niente. Nessun cambiamento. Sempre la solita confusione.

Mentirei se dicessi che il mio pensiero non è rivolto a loro. Non c'è momento in cui il mio cuore non è lì. Li sogno spesso, ma anche in quel frangente tutto è confuso.

In questo viaggio siamo sempre soli. Nessun umano in vista. Poco fa però, ho avuto un incontro meraviglioso.

Ero seduta accanto a Pino, con Sid tra le gambe e guardavo il cielo. Un fruscio di foglie ha attirato la mia attenzione, così ho volto il mio sguardo nella direzione da cui proveniva. All'improvviso un tenero musino color rame si è sporto tra due rametti.

Una piccola volpe si è avvicinata incuriosita. Ho cercato di fare meno rumore possibile per non spaventarla, ma Sid non appena si è accorto della sua presenza si è alzato di scatto, facendola fuggire tra i rami della siepe da dove è venuta.

Qualcosa mi dice che la rivedrò presto.


Mi rimetto in viaggio, pronta a scoprire nuovi luoghi meravigliosi.

Alberi dalle verdi chiome, fori dai mille colori e piccoli occhi curiosi, si susseguono uno dopo l'altro lungo il cammino.

Il vociare di alcune persone mi arriva alle orecchie. Non sono sola.

Stringo la gambe intorno al costato del mio cavallo per incitarlo ad aumentare il passo.

Le voci mi arrivano sempre più chiaramente.

Pino rompe al trotto e in pochi secondi raggiungo tre ragazze.


“Ciao! Che bello vedere altre persone!” Dico quasi urlando dalla gioia.


La ragazza al centro, una biondina con una lunga coda da cavallo prende per prima la parola.


“Ciao. Stai viaggiando da sola?”

“Non proprio, loro sono con me. Lui è Pino e quel pazzo tutto nero che gioca con le lucertole è Sid, loro sono i miei compagni di vita e di questa avventura.”

“Da quanto sei in cammino?” Mi chiede la ragazza riccia alla destra.

“Da una settimana, voi?”

“Da quattro giorni. Noi faremo un'altra tratta di strada, all'incirca altri 15 giorni, poi ci fermeremo e torneremo ai nostri studi. Tu dove ti fermerai?”Chiede sempre la ragazza riccia.

“Non ho una destinazione precisa. Devo chiarire una questione e finchè non accadrà non tornerò a casa.”

“Caspita! Sei sicura sia una buona idea? Non è facile viaggiare senza meta per un tempo lungo!” Mi risponde la ragazza rossa di sinistra.

“Lo so”

“Oh via, Lucìa finiscila di spaventarla. Piuttosto vuoi unirti a noi? Magari possiamo, in qualche modo, esserti utile nel tuo dilemma. Ma che maleducata che sono! Io mi chiamo Paula, loro sono Daniela”, e indica la ragazza riccia, “ e Lucìa” e indica la rossa.

“Molto piacere io mi chiamo Jo, sarei davvero felice di unirmi a voi.”

Scendo da Pino e iniziamo questa nuova avventura di gruppo: tre ragazze, un cavallo e un cane.

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“Tra quanto pensi che tornerà Jo?”

“Non ne ho idea Tsubasa. So solo che qui è tutto più moscio da quando se ne è andata!”

“Già, è vero.”

Squilla il telefono e Tsubasa si appresta a rispondere.


Pronto. Ah si, ciao Sara. Come stai? Bene bene, grazie. Ok, domani alle 18. Va bene. Grazie. Ciao.”

“Chi è Sara?”

“La presidente di un sito dedicato a me. L'ho conosciuta a un incontro di fan qualche giorno fa e mi ha chiesto un'intervista.”

“Ma tu hai sempre odiato rilasciare interviste!”

“Sì, lo so. Stavolta farò un'eccezione. Ho bisogno di distrarmi e lei è stata molto gentile con me, non mi ha dato l'impressione di voler indagare sulla mia vita privata, piuttosto sulla mia vita da calciatore.”

“Ne sei sicuro?”

“No, ma tanto vale tentare, al massimo me ne andrò via.”

“Ok. Se ne sei convinto tu. Vuoi che ti accompagno?”

“No. Tranquillo, non rischio di essere violentato.” E sorride beffardo. Non sembra neanche lui.


Mi fermo a osservarlo per qualche istante, giusto il tempo di vederlo allontanarsi da me per andare in camera.

Che strano. La mancanza di Jo deve avergli davvero ribaltato il cervello.

Sono dieci giorni che non la sento e sinceramente sono davvero stufo di aspettare.

Basta. Le scrivo.


Ragazzina. Hai deciso di sparire del tutto? Sei chissà dove, con chissà chi, o peggio ancora sola, e io sono qui impotente. Almeno scrivimi che va tutto bene. Il coso peloso e Pino stanno bene? E tu?”


Se non torna entro qualche giorno la cerco per tutto il cammino di Santiago e la riporto a casa per le orecchie.

Già me la immagino a urlare: “Lasciami. Lasciami. Rispetta le mie decisioni. Sono in grado di autogestirmi. Vattene via Genzo!”

Gesticolo come lei e rido da solo.

Autogestirsi da sola! Pf! Non riesce a finire un gelato senza sporcarsi. Cammina e inciampa dopo tre passi. Taglia il pane e si apre un dito.

Oddio. Chissà in quale burrone sarà finita!

No. Non aspetto preparo lo zaino e parto.

Corro verso l'armadio e sento squillare il telefono. Sarà lei?

Corro a prenderlo e leggo:


Ciao Zitellona! Menomale che avevo detto di non cercarmi. Ma che credi che non so autogestirmi? Stiamo tutti bene, grazie. Ho passato la prima settimana da sola, ma proprio oggi ho incontrato tre ragazze e mi sono unita a loro. Puoi dormire sonni tranquilli ora.”


Come volevasi dimostrare, eccola lì che fa la donna emancipata e ribatte la sua autosufficienza.

Comunque menomale che va tutto bene. So che è forte, ma saperla lì da sola mi spaventa e poi mi diverto a stuzzicarla.

Le rispondo? Si.

No. Meglio di no. Ma si, meglio di si.


Avevo già pronto lo zaino. Ti vedevo spalmata in qualche burrone a chiedere aiuto, mentre Pino mangiava tranquillo l'erba e sid giocava con qualche sasso. Pensi di averne ancora per molto?”

Sei un malfidato. Ti ripeto che SONO AUTOSUFFICIENTE e che tornerò quando la mia mente sarà in pace.”

Seeeee, e allora hai proprio deciso di vagabondare per sempre. Culona, la tua mente non sarà mai in pace. Tu sei nata con la mente scombinata!”

Buona giornata Genzo!”

Te la sei presa?”

No, ora spengo il telefono, se mi scrivi in continuazione non posso rilassarmi, mi si scarica il telefono e il prossimo ristoro è a due giorni di cammino.”

Acida che sei! Va bene, puoi gentilmente tenermi informato sul tuo viaggio?”

Forse. Un abbraccio portierone!”


Ma come ho fatto a perdere così tanto la testa per lei?

Sì, è una bella ragazza, non come le donne con cui ero solito uscire.

È acida. Insopportabile. Risponde sempre per le rime. È maldestra. Decisamente goffa. Non gliene importa niente di chi ha davanti, se deve difendere qualcuno o una causa che lei reputa giusta, si batte fino allo sfinimento. È piena di vita. Illumina le giornate di chi le sta accanto. È forte, e delicata allo stesso tempo. È tempesta. È colore. Jo è.

Oh che dannato romantico che sono diventato. Possibile che non riesca a pensare a nient'altro?


“Tsubasaaaa! Stasera usciamo!”

“Che urli! Ancora ci sento benissimo! Stasera fischiamo?”

“Menomale che ci senti benissimo. Stasera usciamo che fischiamo!”

“E dove vuoi andare?”

“Andiamo in un pub. Divertiamociun po'!”

“Vuoi già trovarti un donna?”

“Macchè! Voglio solo farmi due risate tra amici. Chiama Castro!”

“Dai, ci sto. Andiamo!”


Eccomi tornata! Purtroppo ho sempre i tempi molto lunghi! La storia prosegue, ma si appresta a volgere al termine. Al momento Jo è ancora confusa, ma chissà che l'incontro con le tre ragazze non possa in qualche modo rivelarsi d'aiuto per lei! 
In questo capitolo c'è una novità! Finalmente abbiamo una new entry: il punto di vista di Genzo, che proprio non riesce a tenere le dita ferme e scrive a Jo!
E Sara? Che ruolo avrà per Tsubasa? 
Mi fa sempre piacere leggere i vostri commenti e messaggi privati. Aspetto le vostre opinioni!
Kiss kiss 

 

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Capitolo 25
*** La prima sbornia ***



Non so quanto tempo è che non facciamo un'uscita tra uomini.

Sembra tutto così strano. La musica è leggera e l'ambiente ospitale.

Una cameriera molto carina ci riconosce e accompagnandoci al nostro tavolo privato, leggermente scostato dagli altri, ci chiede se gentilmente possiamo farci una foto con lei. Acconsentiamo e mentre è in azione l'autoscatto, mi ritrovo la sua mano vicina al mio sedere. Qualche tempo fa avrei colto l'occasione per passare una serata divertente, ma ora il suo gesto così sfacciato mi infastidisce. Possibile che non hanno un po' d'amor proprio?

Mi volto verso Tsubasa e vedo il suo volto rosso come un peperone, lo sguardo mi cade inevitabilmente sulla mano della cameriera, che palpa sfrontatamente anche il suo di sedere.

Non ci posso credere.


“Bene. Abbiamo fatto la foto, ora puoi gentilmente portarci tre sex on the beach e un po' di stuzzichini? Grazie.” Velatamente me la tolgo dalle scatole.

Prendo il telefono e controllo, come se da un momento all'altro potessi ricevere sue notizie. Non è così ovviamente.

Testona com'è non mi scriverà mai di sua spontanea volontà.

Stizzito dal mio stesso pensiero, ricaccio malamente il telefono nella tasca e mi metto a chiacchierare con i miei due amici.


“Avete sentito Jo?” chiede Castro. Tra le tante domande proprio questa doveva tirar fuori!


“Si”, “No”, rispondiamo in coro io e Tsubasa.

“Come si? Genzo come sarebbe a dire? L'hai sentita?” Mi chiede Tsubasa con la fronte corrugata.

Avrei dovuto farmi gli affari miei e stare zitto.


“Oh Tsubasa al diavolo le sue richieste, io non riuscivo a pensarla in mezzo al nulla con la sola compagnia di un cavallo e di un coso peloso che pensa solo a giocare con i sassi e le lucertole. Non ho resistito e le ho scritto”

“Mi sembra sia stata chiara nell'esprimere la sua voglia di non voler nessuno di noi accanto in questo momento, tanto meno di volerci sentire.”

“Al diavolo lei e la sua emancipazione e tutte le sue cavolate sul femminile. Io sono indipendente. Io sono autonoma. Bla, bla. Sì, lo so che lei è tutto questo e anche di più, ma vista anche la sua goffagine e l'esser in compagnia di soli due animali, se permetti, mi sono preoccupato. Volevo solo sentire se tutto andava bene!”


Castro sghignazza al mio teatrino e Tsubasa sempre più corrugato mi chiede cosa lei mi abbia risposto.


“Mi ha detto che lei è autonoma e tutte le cavolate che ho detto prima, che stanno tutti bene e che oggi si è unita ad altre tre ragazze, per fortuna.”

“Ah meglio così! Allora le scrivo anche io domani.” Risponde Tsubasa.

“Capitano, ma perché non l'hai contattata prima?”

“Perchè ho voluto rispettare la sua decisione IO, non come Genzo che non dà importanza a ciò che lei vuole.”

“Ti sbagli. Le do importanza, e anche tanta, ma non riesco a pensarla lontana e sola. Siamo semplicemente diversi io e te, ma non c'è un modo giusto o uno sbagliato di amarla.”

“Ullallà e da quando l'sggk è così saggio? Pensavo che i cricetini nella testa si attivassero solo nelle partite”, dice Castro sorridendo.

“Idiota!”


La cameriera torna, ci porge i nostri drink e qualche fritto, cercando in continuazione attenzione da parte nostra, cosa che però non avviene e a passo deciso si allontana.


“Stasera non parliamo di Jo, della sua mente scombinata e del trio imbarazzante che si è creato. Pensiamo solo a divertirci, tra poco inizierà la musica e ci buttiamo a ballare.”

Gli altri due annuiscono e insieme iniziano a bere e parlare di calcio.


“ Che bellisscccima scerata ragazzi. Era troppo tempo che non sci divertivamo coscì tanto tra uomini. Sempre le donne in mezzo ai piedi, che prima sci amano e poi sci lasssciano per il tuo migliore am-ammico.”

Tsubasa ha bevuto fin troppi drink, domani sentirà i postumi di una bella sbornia!

“Tsubasa io non ti ho rubato la ragazza. E lei non ti ha lasciato per me, è solo confusa. Ora andiamo a casa a dormire, che domani sarai distrutto. Meglio che chiamiamo e diciamo che non si sente bene per gli allenamenti.”

“Si, lo dico io domani al mister.”

“Sciiuu non dici proprio niente al Misshter. Domani shtarò benissimo!”

“Tsubasa non ti sei mai ubriacato in vita tua, domani starai malissimo. Fidati di me”

“Genzo, è diffiscile fidarmi di te ora. Sob. Shcusate singhiozzo. Ma tornerà un giorno. Forssshe. Chi lo sa! UUUh guarda la Luna com'è grande. Shhono scicuro che Jo la sta guardando ora. Ciao Joooo. Sob. Mi sentiii? Torna da meeee!”

“Mi fa quasi pena. Poverino. Sembrava accettare pienamente la decisione di Jo, e invece guardalo!”


Già. Castro ha pienamente ragione. Il suo cuore è a pezzi e mi dispiace tremendamente. In un modo del tutto diverso dal mio, soffre in maniera spropositata.

“Dai, amico. Andiamo a casa!”

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Che mal di testa pazzesco.

Mi è passato sopra un tir ieri?

Non ricordo nulla, se non che ballavamo come forsennati.


“Buongiorno bell'alcolizzato nel pub. Male alla testa?”Genzo farfuglia qualcosa di impossibile.

“Come? Alcolizzato?”

“Ieri eri ubriaco come un ciucco! Dimmi, come ti senti?”
“Io? Davvero? Ecco perchè non ricordo nulla! Ma che ore sono?”

“Sono le 10!”

“Le 10? Oddio, è tardissimo. Devo andare agli allenamenti!”
“Tranquillo. Ci ha pensato Castro. Ha detto al Mister che non ti sentivi bene.”

“Ma lui non sta male?”
“Non ha mica bevuto come te. Lui si sa gestire.”
“Ma perchè non mi avete fermato? Tu, stupido portiere, sai benissimo che non bevo mai”

“Lo so, ma ne avevi bisogno Tsubasa. Dovevi lasciarti andare, almeno per una sera. Tieni sempre tutto sotto controllo, anche i tuoi sentimenti e non va bene. Devi lasciar andare le emozioni. Vuoi implodere?”

“Aspetta un momento. Tu ieri hai scritto a Jo lei ti ha risposto e io mi sono innervosito.”

“Sì. Bravo, qualcosa te la ricordi allora!”

Mi alzo dal letto, ma la testa prende vorticosamente a girare e ricado pesantemente seduto.


“Stai lì. Ti porto un toccasana per le sbornie. Tra poco starai benissimo”, con queste parole Genzo si allontana e si dirige verso la cucina. Chissà che vuole propinarmi.

Prendo il telefono e inizio a scrivere un messaggio a Jo.


Buongiorno Amazonas, come stai? Come procede il viaggio? Mi manchi.”


Invio? Ma si.

Inviato.


“Eccomi Tsubasa. Tieni. Bevilo tutto d'un fiato!”


Prendo quello strano liquido nero, che all'aria di essere caffè e lo tiro giù.


“Ma vuoi avvelenarmi? Che schifo. Oddio devo vomitare!”


Corro al bagno e sembro la bambina del film: “L'esorcista”.

Non appena finisco di rigettare anche gli occhi mi sento meglio. Molto meglio.


“Ti senti meglio ora. Vero?”

“Sì. Cavolo. Sì. Sto una favola! Chi ti ha insegnato questa ricetta?”
“Trucchetti del mestiere!”


BIP BIP


Sarà lei? Corro al telefono ma è Sara, la direttrice di quel sito dei fan. Cavolo è vero, oggi ho l'intervista con lei.


Buongiorno Capitano, purtroppo ho avuto un imprevisto e per quell'ora non riuscirò ad esserci. So che non puoi anticipare, visti gli allenamenti. Possiamo rimandare?”


Potrei anche anticipare, almeno mi tolgo questo dente.


Buongiorno Sara, oggi non sono andato agli allenamenti, non mi sentivo molto bene, ora però sto decisamente meglio. Possiamo vederci prima se vuoi.”

Mi dispiace per la tua salute, ma per fortuna nulla di che se sei già guarito. Ottimo! Anticipiamo. Tra due ore può andar bene?”

Ok, ci vediamo nel tuo ufficio. Mandami la posizione. Grazie, a dopo.”

Perfetto. A dopo.”


Meglio fare una bella doccia con tanto di colazione.

Controllo il telefono, ma nulla. Di Jo nessuna traccia.


“Dove vai? Non hai allenamento oggi.”

“Lo so. Almeno questo lo ricordo. Prima era Sara al messaggio, quella ragazza che gestisce quel sito su di me e ho anticipato l'intervista. Il suo ufficio è a 45 minuti da qui, quindi ora mi avvio”

“Sicuro non vuoi che venga con te?”

“No. Tranquillo. Riposati che la prossima settimana ricominci gli allenamenti”

“Non vedo l'ora!”

“Ci credo amico. A dopo”

“A dopo. Stai attento e chiama per qualsiasi cosa!”

“Ok. Grazie”


Sempre a protezione di tutti Genzo. Lo fa con Jo, ma lo fa anche con me e con tutte le persone a cui tiene davvero.

È il suo tratto distintivo.

Finalmente arrivo al suo ufficio.

Busso.

Qualcuno che corre. BOOM. Un rumore sordo che sa di caduta in terra.

“Tutto bene?” Chiedo.

“Si, si. Arrivo!” Deve essere Sara.

La porta si apre e la vedo minuta con una grossa crocchia castana, grandi occhi verdi, coperti da grossi occhiali da vista, che le coprono quasi tutto il viso, vestita in tuta.


“Ciao Sara.”

“Ciao Capitano. Uh, è un grande piacere incontrarti di nuovo. Mai nella vita avrei potuto pensare di realizzare questo mio grande sogno di intervistarti. Non credevo possibile riuscire a comunicare con te. Tutti i miei seguaci, tuoi grandissimi fan, impazziranno!”

“Grazie davvero, ma non è poi così impossibile parlare con me.”

“Lo so che sei molto umile, ma rimani pur sempre il giocatore più forte del Barca e del Giappone, nonché dell'intera Europa.”
“Non esageriamo ora.” Sorrido e mi gratto la testa.

“Posso offrirti qualcosa?”


Solo al pensiero della bevanda di Genzo mi viene da vomitare. Al momento non riuscirei ad ingerire nulla di liquido.

“No, grazie. Ho appena fatto colazione”

“Ok. Allora vogliamo iniziare? Io ti farò delle domande, sentiti libero di rispondere o meno. Poi insieme pubblicheremo solo ciò che reputi opportuno.”
“Va bene. Grazie”

“Allora Tsubasa, sei un calciatore nipponico e per anni il Giappone ha chiuso le classifiche dei campionati mondiali. Diciamo che non ha mai spiccato per le sue doti nel calcio. Tu hai però rivoluzionato l'intera nazionale portandola a vincere il campionato del mondo giovanile. Come è nata questa tua passione?”

“Non sono io che ho portato il Giappone ai livelli che è ora, ma l'intera squadra. Calciatori come Wakabayashi, Matsuyama, Yuga, Misaki, Ishizaki, Misugi, ecc... hanno portato alla generazione d'oro. Non solo io.”

“Ma ammettiamo che tu sei stato il legante per tutti”

“Se intendi che ho sempre avuto un ottimo rapporto con tutti e che ho tentato di mettere pace là dove c'erano tensioni, allora si.”

“Ma la tua passione come è nata?”
“Fin da piccolo ho amato il calcio. La palla è diventata la mia migliore amica da quando un giorno di molti, moltissimi, anni fa, mi ha salvato da un incidente che avrebbe potuto uccidermi. Da quel giorno non me ne sono mai separato.”

“Come ha potuto una palla salvarti da un incidente mortale?” Mi chiede incuriosita, sistemandosi gli occhiali.

Le rispondo raccontandole tutto l'evento, non tralasciando nessun dettaglio. Sembra assurdo che io possa ricordarmi così bene anche le emozioni che ho provato, vista la tenera età, ma è così. Quel giorno ha davvero segnato la mia vita e mai potrò dimenticarmene.

L'intervista prosegue tranquilla. Mi chiede del calcio, del Brasile, della nazionale, ma nulla di privato.

“Bene. Direi che materiale per accontentare i fan e tifosi del Barca ne abbiamo. Ora però bisogna accontentare anche le fan innamorate pazze di te, ed entrare quindi nel privato.

Va bene?”


Ecco. Appunto.

“Preferirei evitare in questo momento”

“Facciamo così, rispondi solo a ciò che reputi più opportuno, il resto lo omettiamo.”

Proverò ad acconsentire.

“Va bene.”

“Sappiamo che hai avuto una fidanzata storica in Giappone. Una capo fan e manager della tua squadra, ma che poi è finita. Come mai?”

“In Giappone l'amore non viene espresso liberamente come in Europa o nelle altre parti del mondo. Noi siamo molto attenti alle etichette e io in aggiunta ero totalmente preso dal calcio, da non guardare, né considerare nessuna ragazza. Ero molto legato a lei e anche attratto fisicamente. Mi piaceva certo, probabilmente inizialmente ne ero innamorato. Tornato dal campionato del mondo mi sono dichiarato e abbiamo iniziato una relazione, lei però era totalmente presa da me, così tanto da annullarsi completamente, da non avere più un sogno tutto suo, ma condividere il mio. Per questo a un certo punto, per il suo bene, ma anche per il mio, abbiamo deciso di chiudere la nostra storia. E da lì sono partito per l'Europa.”

“Non hai avuto altre storielle prima di incontrare la tua attuale ragazza?”

“No. Totalmente preso dal calcio.” Sorrido pensando alla sua affermazione.

“La tua attuale ragazza si chiama Jo, è italiana. Come vi siete conosciuti?”
“Il nostro è stato un incontro bizzarro” il petto diventa pesante e l'aria inizia a diventare rarefatta, “ dovevo comprare una maglia e mi ero recato in un negozio particolare. È lì che l'ho incontrata! Voleva buttare giù la vetrata”, sorrido ripensando a quel giorno.

“Voleva buttare giù la vetrata?” Mi chiede con occhi sgranati, sistemandosi gli occhiali che le sono scesi sulla punta del naso.

“Sì. O meglio non proprio”.


Racconto con un nodo in gola il nostro primo incontro, il nostro secondo incontro alla cena della squadra e di come il nostro rapporto si è evoluto.

Il cuore mi batte in gola. Mi manca l'aria. Vorrei scappare da qui.

“Siete la coppia più amata dai fan. Mi piacerebbe poter incontrare anche lei. Pensi sia possibile?”

“Al momento no. Lei è in viaggio con il suo cane e il suo cavallo.”

“Ha una competizione?”

“No. Viaggio di piacere.”

Bip Bip

Prendo il telefono e velocemente leggo.

È di Jo.


Ciao Capitan. Tutto bene, grazie. Mi sono unita ad altre tre simpatiche ragazze e mi sento molto più serena. Tu, come stai?”

Mi ha risposto. Rimango imbambolato a fissare lo schermo dello smartphone, con una voglia matta di chiamarla.

“Vuoi rispondere?”

“Come scusa?” La voce di Sara mi riporta alla realtà.

“Dico se vuoi rispondere, puoi farlo”

“No. Lo faccio dopo con calma.”

“Ok. Come preferisci. Allora dicevamo che Jo è in viaggio, come mai?”
“Non ho voglia di parlarne. Perdonami, vorrei andare ora.”
“Mi dispiace. Sono stata troppo pesante? Mia mamma me lo dice sempre che parlo troppo e non le do mai retta. Il problema è che non riesco a contenermi.”

“No, tranquilla. È che... io e Jo al momento siamo in pausa. Sono successe tante cose e non me la sento di raccontarle, anzi ti chiedo di non accennare a nulla di tutto questo per favore.”


Rimane in silenzio per qualche minuto fissandomi con occhi lucidi, poi riprende.


“Certo, puoi contarci. Tra qualche giorno ti invierò l'anteprima dell'intervista, così mi dirai se vuoi o meno pubblicarla.”

“Grazie mille Sara.”

“Figurati. A presto allora”

“A presto. Buona giornata”.


Le porte a vetri del grande palazzo si chiudono, affretto il passo per arrivare velocemente alla macchina.

Ma dove ho parcheggiato? Non sembrava così distante prima.

Corro.

Eccola lì. Finalmente.

Mi siedo. Chiudo la portiera e prendo il telefono.


Potrei dirti bene, ma mentirei. Mi manchi e ancora non riesco a credere che ci siamo lasciati. Le giornate non sono più le stesse da quando non sei con me. Spero di rivederti presto. Hai idea di quando tornerai?”


A costo di risultare smielato devo scriverle ciò che provo. Se c'è una cosa che mi ha insegnato è proprio quella di lasciar fluire le emozioni e che non posso avere il controllo di tutto. Quest'ultimo l'ho imparato a mie spese. Purtroppo.


Tsubasa, non so quando tornerò. Ho bisogno di tempo. Spero tu capirai. Ciò non vuol dire che non mi manchiate anche voi. Ora devo spegnere il telefono. Ci sentiamo presto. Buon proseguimento Capitàn.”

Ho appena finito di raccontare alle mie compagne di viaggio il mio dilemma. Ho passato l'intera mattina a parlare e ora ho la bocca secca, ma era necessario non tralasciare alcun dettaglio e raccontare tutto dal principio.

Mi guardano sbalordite. Chissà che penseranno di me.


“Allora fammi capire”, dice Lucìa, “tu stavi con Ozora? E Wakabayashi il super portiere fico è il tuo amico stalker?”

“Non è uno stalker. È protettivo e dolcissimo, anche se a volte, anzi sempre, mi fa uscire di senno. Lui è molto bello, sì.” Chiudo gli occhi e lo vedo abbracciarmi in mezzo al mare, mentre piango per Tsubasa.

Lo vedo prendermi in giro e un attimo dopo sorridere dolcemente mentre mi arrabbio e lo insulto malamente.

Lo vedo seduto in un pub mentre mi racconta la sua vita in Germania.

Lo vedo guardare la Luna insieme a me.

Lo vedo giocare con Sid e pulire Pino.

Lo vedo sdraiato sul quel maledetto letto d'ospedale.

Mi vedo disperata scrivergli lettere senza fine.

“Jo. Ci sei?”Lucìa mi riporta alla realtà.

“Si. Ci sono. E sì, stavo con Ozora.”

“E dimmi. Dimmi. Com'era stare con il capitano del Barca? È lui che ti ha scritto prima?”

“Si. Era lui. Come lo hai capito, Paula?”

“Dai tuoi occhi. Avevi i cuoricini”, porta le mani unite sotto il mento e inizia a dondolare con occhi sognanti.

“Mi manca molto. È stato un ottimo fidanzato. Un vero cavaliere. È dolcissimo e pieno d'amore, oltre a essere ovviamente un bellissimo ragazzo. Con lui c'è stata subito sintonia. Ci siamo trovati all'istante. L'unico problema tra noi è stato il suo non riuscire a capire le situazioni e a volte il suo troppo autocontrollo, ma sicuramente neanche stare con me sarà stato facile. Ho anche io le mie colpe. Con il mio caratteraccio testardo e a tratti impulsivo non ho reso la nostra storia una passeggiata.”

“Un tonto, insomma.” Risponde Daniela.

“Non mi piace definirlo così, ma un po' si.”

“E il portiere? Lui non mi sembra tonto da come lo hai descritto”

“No Paula, per niente.”

Ecco un nuovo capitolo. Sono riuscita questa volta a non far trascorrere troppo tempo tra una pubblicazione e l'alrta, e spero vivamente di continuare in questa direzione!
Il nostro Capitàn prende la sua prima sbornia, ma finalmente si lascia un pò andare e dice a Genzo ciò che prova e pensa, ma lui non ne pare poi così meravigliato. Sara, grande fan di Tsubasa viene a sapere che è single, e glielo dice proprio lui. Succederà qualcosa? Non vi ricorda qualcuno Sara? Siete sempre pro-Capitàn? O siete passate al Genzo team?
Aspetto i vostri commenti e vi auguro una buona giornata!
kiss kiss

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