Demons

di DvaKyan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo I - Prima parte ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 24 - Seconda parte ***
Capitolo 26: *** Capitolo 25 ***
Capitolo 27: *** Capitolo 26 ***
Capitolo 28: *** Capitolo 27 ***
Capitolo 29: *** Capitolo 28 ***
Capitolo 30: *** Capitolo 29 ***
Capitolo 31: *** Capitolo 30 ***
Capitolo 32: *** Capitolo 31 ***
Capitolo 33: *** Capitolo 32 ***
Capitolo 34: *** Capitolo 33 ***
Capitolo 35: *** Capitolo 34 ***
Capitolo 36: *** Capitolo 35 ***
Capitolo 37: *** Capitolo 36 ***
Capitolo 38: *** Capitolo 37 ***
Capitolo 39: *** Capitolo 38 ***
Capitolo 40: *** Capitolo 39 ***
Capitolo 41: *** Capitolo 40 ***
Capitolo 42: *** Capitolo 41 ***
Capitolo 43: *** Capitolo 42 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Anno 2300. Italia.
Fin da piccoli ci hanno sempre raccontato delle storie. Storie in cui si dice che quasi mille anni fa l’Italia, così come l’intera terra, viveva una vita normale. Ma cos’è una vita normale per me? Ebbene, la vita normale era una vita dove i bambini e ragazzi studiavano materie come storia, matematica, italiano e così via, uscivano con gli amici, facevano esperienza. Questo durante la loro crescita, per poi crescere e andare a fare un lavoro, a crearsi un loro futuro, ad avere una famiglia.
Ma nell’anno 2300 non è più così. Questo da quando l’intero mondo fu invaso dai demoni.
La storia racconta che fu il 2030. In tantissime città del mondo si aprirono degli strani portali e da lì uscirono dei mostri. Mostri orribili, grandi e piccoli, erano dei demoni. Uccisero tantissime persone e la popolazione di quelle città venne decimata. Quei demoni tornarono poi indietro e i portali si chiusero.
Al seguito di questo orribile episodio, i poteri alti delle varie nazioni del mondo si radunarono per capire come fare.
Sarebbero tornati di nuovo quei demoni? In che parte del mondo potrebbero uscire stavolta? Nelle stesse città o in altre? Domande, perplessità, paura, terrore. Il mondo si era fermato, era terrorizzato.
Con il passare degli anni, avevano messo in piedi in tutte le grandi città del mondo degli istituti, dove poter addestrare grande e piccini a combattere in caso di una nuova invasione.
Spade, armi da fuoco, lance. La vita del mondo cambiò.
La seconda invasione avvenne nel 2040.
Stavolta c’erano meno vittime, le persone avevano agito. Il frutto dell’addestramento stava funzionando, ma c’era ancora tanta strada da fare. Perché ancora l’apparizione di quei demoni rimase un mistero.
Così, i poteri alti delle nazioni non solo avevano messo in piedi degli istituti d’addestramento, ma anche laboratori di ricerca e tanti altri istituti di vario tipo per studiare quei demoni e per studiare quei portali.
Così gli anni passarono e passarono. Ci furono altre invasioni, ma preferisco arrivare al presente.
 
Ci troviamo in Italia. Non esistono più i nomi delle città che c’erano anni fa, non ci sono più le regioni. Ogni regione prese il nome di Zona X, dove X sta per il nome della città che ospitava i vari istituti e laboratori di ricerca. In Italia ci sono dieci istituti, ognuno nominato con un numero a fianco. Nella zona Roma abbiamo il primo istituto nella nostra nazione, l’Istituto I. Nella zona Milano c’è l’Istituto II, nella zona Torino l’Istituto III, e via dicendo.
Prima di passare all’addestramento vero e proprio, i ragazzi vengono istruiti normalmente in scuole normali, ma le materie d’insegnamento erano storia, geografia, un po’ di letteratura, ma anche ore di lezione dedicate alla preparazione dell’addestramento.
Prima di iniziare, possiamo scegliere un ruolo, quello che più ci aggrada. Possiamo scegliere di avere il ruolo di combattente, ossia quello che si occupa di far fuori i demoni a ogni invasione.
Poi c’è il ruolo di ricerca, dove il compito è quello di continuare a studiare i demoni, per poter trovare un modo per farli fare fuori definitivamente.
Negli anni non ci son stati tanti progressi, eccetto uno. È nata l’alchimia. Uno scienziato, dopo aver raccolto dei resti di demone, diede vita a una nuova alchimia. Vennero così create varie pozioni che, versate sulle armi, quest’ultime divenivano armi impregnate della potenza dei demoni. Ma non solo, vennero create anche pozioni di guarigione e altro, mischiando il sangue di demone a vari componenti.
Arriviamo così all’ultimo ruolo, quello del supporto, i quali avevano il compito di aiutare i combattenti nelle invasioni.
 
Dopo queste premesse, posso finalmente raccontarvi della mia esperienza. Ho scritto e sto scrivendo questo diario come testimonianza per un futuro in cui le invasioni non ci saranno più e la vita delle persone potrà tornare a essere una vita normale.
Lo ricordo ancora come se fosse ieri. Avevo 6 anni, c’era stata un’invasione nella mia zona. I demoni uccisero i miei genitori e rimasi da sola. Sola in mezzo alla piazza del centro città, piena di sangue, piangevo. In quel momento arrivarono Spike e Rory e mi portarono via da quell’orrore. Mi portarono a casa loro e con la loro famiglia mi adottarono.
Spike e Rory erano figli di una famiglia importante della zona Roma. Il padre era un ricercatore e la madre un’alchimista. La loro famiglia era importante perché avevano creato nuove pozioni per l’armi, rendendole ancora più forti.
Spike è il più grande dei due fratelli, 6 anni più grande di me. Rory invece ne aveva 3 anni in più. Diventarono i miei fratelli. Mi avevano salvata, mi avevano accudita, si presero cura di me. Erano diventati la mia ragione di vita. Così come i loro genitori, ma loro non c’erano quasi mai a casa, viaggiavano e lavoravano con le loro ricerche. Nonostante ciò, non mi facevano mancare l’affetto di una famiglia.
Appena raggiunta l’età dei 15 anni, loro partirono per l’addestramento e io rimasi sola per 3 anni, in attesa di poterli raggiungere.
 
Finalmente eccomi, nel mio primo giorno d’addestramento.
Io mi chiamo Reina, ho 15 anni e finalmente sto per raggiungere i miei due fratelli all’Istituto I della zona Roma.

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Capitolo 2
*** Capitolo I - Prima parte ***


Borsone e valigia a portata di mano, Clarissa era già pronta ad aspettarmi alla porta alle 7 del mattino. Suonava ininterrottamente il campanello, io come al solito ero in ritardo. «Sto arrivando Clarissa, sto chiudendo tutte le finestre!», le gridai.
Dopo essermi assicurata che era tutto chiuso, presi i miei bagagli e andai ad aprire a Clarissa.
«Scusami tesoro, i miei genitori sono in viaggio per le loro ricerche e non ci sarà nessuno a casa per un po’, ho dovuto sistemare tutto quanto» le dissi.
«Non ti preoccupare, sono io che sono impaziente di arrivare all’accademia»
«È il caso di muoverci allora, anche io non vedo l’ora di vedere Rory e Spike»
Nel mentre iniziavamo a metterci in cammino verso il punto d’incontro dove arriverà il bus a prendere le nuove reclute, comprese me e la mia migliore amica, lei mi raccontò di come aveva provato a sperimentare su nuove pozioni. Lei aveva studiato chimica e alchimia da quando aveva 7 anni; infatti, il suo obiettivo era entrare nel corpo di ricerca.
«Se non sbaglio tuo fratello Spike è nella ricerca anche lui»
«Sì, esatto. Lui è partito prima di Rory, mi ha raccontato che è uno dei migliori ricercatori. È partito già per tante missioni, con scienziati e militari» dopo una piccola pausa riflessiva, mi era venuto in mente un particolare «Cara mia Clarissa, hai ancora una cotta per lui».
«Cosa te lo fa pensare? Ero solo curiosa. Comunque, è incredibile la tua famiglia, persino Rory è riuscito a entrare nella prima squadra già dal secondo anno»
«Non cambiare discorso, non serve fare la misteriosa con me. Comunque hai ragione, spero di fare altrettanto anche io. Mi sono allenata un sacco, ma ora dovrò allenarmi davvero e di più, se voglio diventare veramente forte. Non la faremo passare liscia a quei mostri».
 
Al punto d’incontro c’erano una decina di ragazzi. Alle 9 arrivò puntuale il bus, che ci avrebbe portato all’Istituto I.
Al cancello ci furono vari controlli per verificare le nostre identità. Era arrivato il mio turno.
«Reina Williams, sei per caso un parente di Rory e Spike Williams?» mi chiese la signora allo sportello.
«Sono la sorella minore».
«Oh, allora sei tu la sorella di cui loro parlano sempre. Non tanto Spike, ma Rory. È un ragazzo incredibile, sempre pronto a far sorridere e ridere chiunque. Salutameli appena li vedi».
Con un sorriso enorme, le risposi «Sarà fatto, non vedo l’ora di vederli».
 
Dopo aver fatto il nostro check-in, un militare ci fece segno di seguire i segnalini. «Le matricole devono dirigersi verso la piazza, alle 15 di questo pomeriggio ci sarà l’appello e divisi in gruppi, ogni capo gruppo vi presenterà quello che ci sarà da fare, il ruolo che volete coprire, il tour dell’Istituto e tutto quanto. Vi daranno maggiori informazioni dopo. In bocca al lupo».
Dopo averlo ringraziato, iniziammo ad andare avanti.
«Sono quasi le 12, se riusciamo a trovare qualcosa da mangiare sarebbe stupendo. Così arriviamo cariche in piazza» dissi a Clarissa.
«E i tuoi fratelli? Quando li vediamo?»
«Non lo so, non mi hanno ancora risposto oggi. Saranno ancora presi dagli impegni, fra gli addestramenti e l’arrivo delle reclute sarà un casino oggi. C’è un sacco di gente in giro».
«Già. Se hai notato, tutti gli studenti e militari hanno la divisa, mentre noi matricole siamo vestiti normali. E guarda quante matricole siamo»
«Questo è positivo, più militari siamo, meglio è. È sempre una piccola speranza».
Mentre camminavo, mi guardavo intorno. Ragazzi, ragazze, uomini, donne. Adolescenti come noi, adulti. Divise da militare, ricercatori, jeans e t-shirt. La vita dei nostri giorni era questa. Certo, c’erano ancora lavori normali. Medici, avvocati, cassieri, negozianti, spazzini. Ma la maggior parte dei ragazzi volevano e avevano l’ambizione di entrare nel corpo militare anti-demone. Quando leggevo libri di storia e narrativa, cercavo di immaginare come fosse stata una vita senza tutto questo. Ragazzi e ragazze che sognavano di diventare calciatori (lo sport, poi!), avvocati o che sognavano di aprire una caffetteria o un negozio particolare. Tutto quello che leggevo mi trasmetteva tranquillità. Sicuramente a quell’epoca non era tutto rosa e fiori, ma non so cosa darei per non avere più la paura che possa aprirsi un portale da un momento all’altro.
Per fortuna ogni zona di ogni città era sempre coperta e supervisionata da un gruppo di militari, i quali dovevano sempre fare ronda nelle città. O facevano quello, o andavano nelle zone dove non c’erano più delle case né ci vivevano più delle persone, quelle zone in cui i portali si aprivano quasi ogni settimana.
 
«Guarda, c’è una mappa della zona. Se ti va diamo un’occhiata per vedere dove si può mangiare» disse Clarissa.
Indicando con il dito «Allora noi siamo qua, più a nord c’è la piazza delle matricole, sembra ci siano dei piccoli chioschi proprio lì. Perfetto, no?»
 
Arrivate in piazza, potevamo vedere che c’erano un sacco di gruppi di matricole, intenti a chiacchierare fra di loro e mangiare. Alcuni erano sdraiati nel giardino, altri erano al computer o sui libri. Chi più, chi meno, cercavano di combattere le proprie paure, le proprie ansie, le proprie preoccupazioni.
«Non credo, Reina. Ci sono Nicola e le nostre vecchie compagne delle medie. Davanti quel cartellone».
«Ma sul serio? Io speravo di non vederli più. Soprattutto Nicola».
«Dici che è ancora preso da te? Avrà messo la testa a posto? Ricordo quanto era appiccicoso con te».
Luciana, una delle ragazze, si accorse di noi e ci salutò, facendo segno di andarle incontro.
«Ragazze, ci siete anche voi! Non sapevo del vostro interessamento al reclutamento».
Dovete sapere che tra la fine della scuola media e l’inizio dell’addestramento, c’è un anno buca. Nessuno studio, nessun lavoro. Ogni ragazzo aveva il diritto a prendersi un anno per decidere che strada intraprendere. Continuare gli studi normali o proseguire verso la strada militare.
Non avevo mai parlato delle mie ambizioni durante il periodo scolastico, come non avevo mai parlato di quello che mi era successo davvero. Nessuno sapeva della mia famiglia adottiva, se non i professori. Preferivo non aver problemi e non dare nell’occhio. Solo che ora sarebbe stato inevitabile. I miei vecchi compagni di scuola ora si trovavano nella stessa accademia d’addestramento dove c’ero anche io e i miei fratelli.
«Mi fa piacere rivederti Reina, da quanto. Ciao anche a te cara Clarissa» disse Nicola.
«Anche a me, ciao. È una sorpresa vedervi tutti qua» mi sforzai di essere gentile.
«Ciao Nicola, ciao ragazze. Concordo con Reina, è sorprendente. Ma che ruolo volete coprire? Nemmeno io avevo mai notato il vostro interessamento».
Rispose Luciana «Io voglio entrare nel ruolo dei medici, come i miei genitori. Nicola combattente, Vittoria e Fede nel corpo di ricerca. E voi ragazze? »
«Io corpo di ricerca, mentre Reina combattente» rispose Clarissa.
«Tu, Reina, come combattente? Sei sicura? È un ruolo rischioso» disse Nicola.
«Certo che son sicura. Vedrai, ti sorprenderò delle mie capacità».
Sorrise divertito Nicola, la prese come una sfida.
«Comunque, avete notato che in piazza ci sono tutti i componenti della prima squadra? Quanto sono fighi! » disse Federica.
«Già, si riconoscono dallo stemma nelle loro divise. Probabilmente devono star qua per questioni di sicurezza. Siamo matricole e minorenni» rispose Luciana.
La mia testa andò in pallone. Prima squadra? Probabilmente ci poteva essere Rory, ma non l’aveva visto. Possibile che non ci fosse?
«Oddio, uno di loro si sta avvicinando di corsa» allarmò Vittoria.
«Cosa...?» non feci in tempo a girarmi, che venni presa di forza da dietro con le braccia, sollevata da terra e facendo un girotondo. Era stato così improvviso che il mio cuore sobbalzò.
«RORY» era lui. Mi fece scendere e ci abbracciamo fortissimo. Da lì a poco, avrei potuto piangere dalla felicità.

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Rory alleviò la presa dell’abbraccio e mi scrutò «Tesoro mio, ma quanto sei cresciuta in 3 anni? Per messaggio non mi hai mai detto che non sei più la mia piccola sorellina» accarezzandomi, mi sorrise «però i tuoi lunghi capelli mossi son rimasti».
«Beh, tu non mi hai detto di aver messo su così tanti muscoli. Capisco che l’addestramento è duro, ma caspita. Sei il solito Rory, ma con un fisico cambiato» Lo accarezzai, i suoi capelli ricci folti e neri, i suoi occhi verdi smeraldo, le sue lentiggini. Lo avevo salutato che era un ragazzo di 15 anni, certo, aveva il suo fisico dato che si allenava già a casa, ma adesso ha 18 anni, con la sua divisa e il frutto del suo addestramento. Potevo notare qualche cicatrice nel viso, segno che aveva combattuto i demoni. Io ero legata a entrambi i miei fratelli, ma a lui di più. Forse perché era più estroverso e aperto di Spike, sebbene quest’ultimo mi desse un sacco di affetto. Forse perché nelle notti peggiori, quando gli incubi del mio passato mi svegliavano di soprassalto, era sempre pronto ad aiutarmi. Intere notti a dormire con lui, riusciva a placare il mio animo.
Quando partì, questo iniziava a mancarmi tanto. Mi trovavo da sola a combattere le mie paure.
«Vedrai che anche voi farete lo stesso duro addestramento. Solo i ricercatori hanno meno allenamento e più studio»
«Infatti, guarda chi c’è. Ti ricordi di Clarissa? La mia migliore amica? Sarà una futura alchimista»
«Certo che mi ricordo di lei, sapevo anche che sarebbe venuta qua» abbracciò Clarissa «ciao cara, come stai? Vedo che sei cresciuta anche te»
«Tutto bene Rory, son felice anche io di rivederti. Ma guardati, ti dona un sacco la divisa» rispose lei.
«Hai visto? Sono diventato un uomo adesso. E loro? Sono vostri amici?» riferendosi a Nicola e le altre ragazze.
«Nicola, Luciana, Vittoria e Federica. Compagni delle medie» risposi. Né Rory né Spike per ovvi motivi, non avevano modo di poter vedere il mio percorso scolastico della scuola media. Spike era già all’istituto, mentre Rory aveva passato il suo anno di buca a un allenamento extra fuori città, c’era poco a casa, per poi partire anche lui verso l’Accademia.
Fece un segno di saluto «Piacere ragazzi!» rivolgendosi poi a me «Adesso devo tornare dalla squadra, dobbiamo andare a fare rapporto della missione di ieri, ma dopo quando torno ti faccio conoscere qualcuno. Alcuni di loro sono diventati i miei migliori amici»
«Va bene Ro, vai tranquillo, ma aspetta. Dov’è Spike? Voglio vedere anche lui!»
Clarissa era altrettanto curiosa di saperlo.
«Purtroppo, Spike è ancora in laboratorio, sta cercando di finire il prima possibile che non vede l’ora di vedere sia te che Clarissa» mi diede un bacio sulla fronte «A dopo allora ragazze», diede un bacio sulla guancia a Clarissa e andò via, insieme ad altri tre ragazzi e due ragazze.
 
«Reina, non ci hai mai detto che avevi dei fratelli» disse Luciana.
«E per giunta sei la sorella di Rory e Spike Williams. Sono famosissimi in questo Istituto. È vero che hai il loro cognome, ma pensavamo fosse una coincidenza. A scuola non parlavi mai ed eri sempre per i fatti tuoi»
Forse perché pensavate a prendervela con i ragazzini più deboli di voi, pensai. Ma non lo dissi a voce alta.
«Non mi piaceva l’idea di metter su manifesti, ma già, sono loro sorella minore».
«Beh, comunque mangiamo? Io ho fame. Mancano poche ore all’appello e non voglio aver la pancia ancora piena a quell’ora» Nicola ci invitò ad andare al chiosco a mangiare con loro, senza nessun problema avevamo accettato.
Panini, bibite e un tavolino sotto il sole, avevamo preso a chiacchierare su quello che ci aspettavamo su quello che sarebbe stato il nostro futuro.
 
Arrivarono le 15.
Tutte le matricole erano raccolte nella piazza, penso eravamo un centinaio.
Arrivò una docente sul piccolo palco, accompagnata da quelli che penso fossero studenti dell’ultimo anno o addirittura nuovi militari e ricercatori. Tra loro notai un volto ben noto, ecco che era arrivato Spike. Non lo vedevo da tre anni, da quando venne a prendere Rory per portarlo alla struttura. Lui era cambiato, ma non così tanto. I suoi capelli lunghi e biondi, i suoi occhi verdi come quelli di Rory. Aveva preso da mamma, mentre Rory da papà. Ma lui era molto più alto di Rory, arrivava a 1.80 di altezza, mentre Rory arrivava a 1.73. Mentre io e Clarissa arrivavamo sotto i 1.65.
Indossava un camice da laboratorio e portava con sé un tablet. Insieme a lui, c’erano altri due componenti del gruppo di ricerca, poi due ragazzi in divisa militare, potevo notare poco dopo il loro stemma. Facevano parte della prima squadra.
Salutai con un cenno Spike, il quale ricambiò facendo l’occhiolino, sia a me che a Clarissa.
«Sei contenta Clari?» chiesi.
«Tu no?» potevo notare il suo sorriso nel vederlo. Mi chiedevo chi potesse essere più emozionata di vederlo tra me e lei.
 
«Buon pomeriggio e ben arrivati ragazzi, vi vedo e sarete molto tesi, ma non vi preoccupate. Siete i benvenuti e non sarete soli in questo vostro percorso. Ogni cosa a suo tempo, vedrete che vi sarà tutto più chiaro e imparerete. Diventerete degli ottimi combattenti, ottimi supporti nel combattimento, ottimi scienziati, ottimi medici, ottimi ricercatori.
Mi presento, io sono A., docente dei corsi di alchimia e chimica del primo anno. Mi occuperò di coloro che decidono di percorrere il ruolo del corpo di ricerca, ma anche di chi vuole essere il supporto o addirittura il combattente. Chiunque sarà il benvenuto nei miei corsi.
Accanto a me abbiamo due combattenti della prima squadra e i ricercatori dell’ultimo anno. Saranno loro a guidare i vari gruppi oggi.
Ora farò l’appello e vi dividerò in gruppi, in base a chi chiamo andrete da uno di loro. Iniziamo con Gianni.
«Salve ragazzi, io sono Gianni, prima squadra»
 
Iniziò e scorse l’appello. Arrivarono al gruppo di Spike.
«Clarissa Rossi, lei con il ricercatore Spike Williams».
Lei felicissima si diresse verso Spike, il quale la salutò e l’abbracciò.
«Signor Spike, vedo che la conosce già» disse sorpresa la docente.
«Certo, lei è la migliore amica di mia sorella» indicandomi. Sentivo quasi tutti gli sguardi verso di me.
Sorpresa, disse già il mio nome «Reina Williams, è un piacere averla con noi. Suo fratello Spike mi ha parlato un sacco di te. Direi che puoi andare nel suo gruppo».
Corsi ad abbracciarlo, Spike mi diede un grosso bacio sulla guancia e mi strinse a lui «benvenuta Reina, mi sei mancata».
«Mi sei mancato anche tu, tantissimo. Rory non mi ha detto che saresti stato tra i capigruppo!»
«Doveva essere una sorpresa, gli ho detto di tacere».
 
L’appello continuò. Nel frattempo, tornò Rory con i suoi compagni, mi fece un cenno di saluto.
Finalmente eravamo tutti e quattro insieme. Io, Clarissa, Rory e Spike.

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


«Questo era l’ultimo dell’appello. Adesso il vostro capogruppo vi accompagnerà e vi illustrerà nei dettagli quello che sarà il vostro percorso e vi farà fare il tour di tutto l’Istituto, compresi i vostri dormitori. Quest’ultimo sarà la vostra prima tappa, così potete posare prima i vostri bagagli» rivolgendosi alla prima squadra «alcuni della prima squadra dovranno accompagnare i ricercatori, sapete i protocolli. Rory, tu vai con tuo fratello Spike, gli altri scelgano».
«D’accordo capo» rispose alla docente.
 
Rory si unì al gruppo e si mise vicino Spike. Guardai sorridendo Clarissa, che ricambiò.
Spike iniziò a presentarsi «Piacere ragazzi, come vi ha accennato la docente, io sono Spike. Sono in prima linea nel gruppo del corpo di ricerca, mi occupo essenzialmente di andare nelle varie missioni dei combattenti per prelevare quel che rimane dei demoni uccisi dai combattenti stessi. Oltre a questo, creo le varie pozioni per potenziare quello che saranno anche le vostre armi, ma anche pozioni di guarigione e antidoti contro il veleno dei demoni. Mi occuperò di farvi vedere le varie aule, le palestre dove vi allenerete, i laboratori. Dopodiché, vi dirò che corsi seguire in base al ruolo che avete scelto. Oltre a questo, insieme a Rory, vi illustrerò anche quello che farete con la pratica. Non ci sarà solo teoria e allenamento, ma con il passare del tempo, comincerete ad andare anche nelle missioni…».
Rory intervenne «Ovviamente all’inizio vi occuperete dei demoni di livello base, mentre la prima squadra si occupa dei livelli A. Spero vi ricordiate che i demoni sono classificati in base a quanto son pericolosi e forti. In ogni caso, ai corsi vi verrà detto tutto nei dettagli».
Spike riprese il discorso «Bene ragazzi, per prima cosa vi accompagno ai dormitori. Al momento abbiamo 4 edifici dedicati, abbiamo il dormitorio Luna, il dormitorio Sole, dormitorio Monte e dormitorio Mare. Il dormitorio Sole ospita gli studenti degli ultimi anni, il dormitorio Luna le matricole. Mentre i dormitori Monte e Mare sono dedicati al corpo dei militari, docenti, ricercatori e via dicendo. A quest’ora il gruppo precedente sarà già passato dal dormitorio, possiamo andare».
 
Iniziammo a camminare verso i dormitori.
Per quanto volevo star vicina ai miei fratelli, evitai per non disturbarli nel loro lavoro. Nonostante ciò, Rory prese sia il mio borsone che quello di Clarissa e camminò accanto a noi «Almeno camminate più leggere, siete nervose?»
«Non tantissimo» fu la risposta di entrambe. Rory allungò il passo per tornare da Spike «vado a dargli una mano».
Arrivati nella piazza dei dormitori. Era una cosa maestosa. Un’enorme piazza, dove a ogni lato c’era un edificio. Era tutto ben curato, con panchine, fontane e qualche albero.
Il dormitorio Luna – così come gli altri dormitori – si presentava con un’enorme vetrata sulla facciata dell’entrata, con un grosso portone sempre in vetro. Aveva tre piani, mentre gli altri dormitori erano più alti.
«Giusto, dimenticavo. Le stanze saranno condivise, potete scegliere con chi dividere la propria camera. Altrimenti, scegliete in modo casuale» aggiunse Spike.
«Io e te insieme, vero?» chiesi a Clarissa.
«E lo chiedi pure?»
 
«Ok, fermiamoci qui nella Hall. Fate una fila, ognuno di voi, anche insieme al vostro compagno di stanza, dovrà compilare il modulo che vi consegnerò. Le vostre stanze dovranno essere segnate nel registro. È una cosa burocratica noiosa, ma va fatta» spiegò Spike.
Dietro di noi nella fila, c’erano Nicola e Luciana. Vittoria e Federica erano in altri gruppi.
«Ehi, immagino che voi starete insieme. Che ne dite se prendiamo le stanze vicino?» chiede Luciana.
«Penso non ci siano problemi. Ma Federica e Vittoria? » chiesi.
«Loro non so in che stanza saranno, purtroppo. Mi dovrò subire Nicola nella stessa stanza o sperare nella casualità»
«Ma dai Luciana, sono la miglior compagnia che potresti avere. Giusto Rei?» mi chiese, appoggiando il braccio su di me.
«Ne sei sicuro?» chiese Clarissa «Rei non sembra convinta».
«Infatti, non lo sono. Nicola, caro, non sei proprio cambiato» risposi in modo ironico, togliendo il suo braccio.
La fila pian piano scorse, nel frattempo Nicola continuò a provare a conquistare la mia simpatia.
Non dico che Nicola fosse un cattivo ragazzo, anzi. Il problema è che non ci sapeva fare con le persone, finiva per sembrare troppo appiccicoso. Alle medie si dichiarò a me almeno 3 volte, ma nonostante lo rifiutavo, continuava a tentare.
«Nicola ti conviene davvero dar fastidio a Reina con Rory e Spike presenti? Sei fortunato che sono impegnati ad aiutare con i moduli» chiese Luciana, esasperata.
«Non ho paura di loro, poi sto solo chiacchierando con lei» rispose.
Clarissa rise «Guardate che non sono così pericolosi, finché non siete demoni siete tranquilli»
«Già, non sono fratelli iperprotettivi. Forse un po’ Rory, ma deve vedermi nei guai per alterarsi» intervenni «però, caro Nicola, non mi stai solo parlando, ma continui a metter il braccio sulle spalle, inizi a essere fastidioso».
Rory dal bancone notò la scena e si avvicinò «Tutto ok, Rei?» guardò con sguardo fulmineo Nicola. Quest’ultimo rimase di sasso.
«Tutto bene, tranquillo. È il solito Nicola, nulla di che. Torna a lavorare, si muova» risposi, dandogli una pacca sulla schiena.
Mi guardò «Ma questo atteggiamento sorellina?»
 
Un piccolo suono di un dispositivo interruppe. Era il walkie-talkie di Rory. Rispose, allontanandosi.
Dopodiché andò da Spike.
«Spike, riesci a continuare da solo? Il caposquadra mi ha convocato, faccio presto»
«Vai pure, ci penso io qua»
Si avvicinò per darmi un bacio sulla guancia e andò via, guardando di nuovo Nicola «Torno fra poco».
«Sarà successo qualcosa? » chiese Clarissa, preoccupata.
«Non penso, sarà routine» rispose Luciana
Mi preoccupai anche io, non avevo mai visto Rory così serio. Ma cercai di scacciare quei pensieri.
Dopo una pausa di silenzio «Comunque Nicola, alla fine hai avuto paura per lui, stupendo» disse Luciana, soddisfatta.
«Hai visto il suo sguardo? Ragazze, siete sicure che non morde?» rispose.
«Rei, sai che non ho mai visto segni di gelosia da parte sua? Ha sorpreso anche me» disse Clarissa
Non feci in tempo a rispondere, che suonò un allarme. Poi due allarmi, poi tre.
Spike si alzò di colpo, preoccupato. Nel cortile della piazza si aprirono dei portali. Non si erano mai aperti nelle zone dell’Istituto.
I demoni.

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


«Cazzo, com’è possibile»
Spike si tolse il camice e si diresse verso degli armadietti nella Hall, dove erano depositate varie armi. Prese un’arma da fuoco e doppie lame. Munizioni anti-demone e pozioni nella cintura.
«Ragazzi, state vicini e state lontani da ogni ingresso. Non dovete assolutamente intervenire, non siete ancora pronti per questo»
La paura ci travolse tutti, alcuni di noi erano fermi immobili, impassibili. Io guardai Spike, un ricercatore con le vesti da combattente. E noi eravamo nel dormitorio nelle matricole. Era da solo a proteggerci.
Il cortile era invaso da portali e demoni di basso livello, per fortuna sembrava non ci fosse nessuno di pericoloso. C’erano già i vari combattenti e militari sul campo, accompagnati dalla squadra di supporto.
«Fortuna vuole che i portali son lontani dalla nostra porta, ma ho il dovere di proteggervi»
Prese il suo walkie-talkie e provo a rintracciare qualcuno, iniziando da Rory «Rory, dove sei? Stai bene?»
«Capo? Prima squadra? C’è qualcuno?»
Si avvicinò alla porta, rimanendo in guardia.
 
Io guardai lo sguardo di Clarissa, disperata e con gli occhi terrorizzati, guardai poi quelli di Luciana, di Nicola e degli altri ragazzi. Diressi poi lo sguardo verso l’armadietto delle armi.
«Non possiamo stare solo a guardare» disse a Clarissa «ricordati per cosa stiamo combattendo».
Clarissa si riprese. Si tolse il camice e prese dal suo borsone la cintura con le sue pozioni da guarigione. «purtroppo non ho pozioni per potenziare le armi, non sono ancora a questo livello».
«Ragazze, avete sentito Spike, dobbiamo star buoni. Finiamo per peggiorare le cose se ci intromettiamo» disse Luciana.
«Hai ragione, ma possiamo lasciare un ricercatore da solo contro i demoni? » disse Reina.
«Non ti preoccupare Rei, anche i ricercatori hanno un addestramento di base per queste eventuali situazioni» rispose Spike «e non provare a fare nulla, sai che Rory ucciderebbe per primo me se ti succedesse qualcosa. Ed è contro il regolamento».
«Non possiamo far davvero nulla?» chiese Clarissa
Spike rimuginò.
«C’è solo una cosa che potete fare. Stare in difesa, prendete qualche arma, ma che non sia da fuoco. Arco e frecce, spade, lance o lame. Ma non attaccate, vi servono solo per difendervi»
Ognuno scelse un’arma.
Clarissa scelse l’arco «Spike, se hai bisogno di pozioni di guarigione io ci sono». Spike fece segno di approvazione, mentre sorvegliava l’entrata.
Luciana prese una spada, Nicola uguale. Io scelsi le doppie lame.
«Ragazzi, chi ha scelto armi da distanza dovrà prestare attenzione anche alle finestrate, voi sarete poi i primi a colpire. Ma fate attenzione alla mira. Quelli con armi da mischia restano dietro Spike, ma lontani, noi siamo da difesa. Ok? Va bene Spike?» proposi.
«Va benissimo, grazie Rei. Sai già cosa fare, vero?» mi lanciò una borsetta con delle pozioni «son tutte pozioni anti-demone, dovete impregnare le vostre lame e frecce» presi e preparai le armi di ognuno.
 
La situazione si ribaltò, si aprì un portale vicino alla porta del nostro dormitorio, dal quale uscirono dei piccoli mostri. Tentarono di entrare, rompendo il vetro ma Spike iniziò a sparare. Arrivarono dei combattenti dalla nostra parte che iniziarono a uccidere. L’ondata sembrava aumentare, ormai alcuni delle matricole con l’arco riuscirono a colpire e a uccidere i demoni, di quelli che riuscivano a entrare e a evitare i proiettili.
Ormai il portone era caduto in mille pezzi. Spike finì le munizioni, era il momento di passare alle doppie lame. Questo rendeva critica la situazione, in quanto il combattimento corpo a corpo era più rischioso.
Presi l’iniziativa e andai ad aiutarlo. Non riuscivo a pensare in quel momento, il mio corpo si muoveva da solo. Riuscivo ad evitare quasi tutti i morsi e gli attacchi dei demoni con i quali mi scontravo, riuscendo a trafiggerli con la mia arma.
Al seguito, anche gli altri collaborarono. Sembrava quasi si fosse attivato un bottone dentro di noi, i nostri sguardi erano cambiati. Il terrore rimaneva, certo, ma l’adrenalina prese il primo posto. Era il nostro primo e vero combattimento contro i demoni.
 
Nel frattempo, i walkie-talkie rumoreggiavano, ma la linea era disturbata. Nessuno riusciva a contattare nessuno al momento.
Proprio nel momento in cui i portali si stavano chiudendo e l’ondata stava per finire, un demone mi graffiò la schiena, strappandomi la camicia e canottiera. Mentre un altro mi strappò la stoffa della gonna. Riuscii a respingerli, ma non riuscii più a stare in piedi. In quel momento arrivò Rory con altri combattenti della prima squadra, che fecero fuori gli ultimi demoni rimasti.
Tutti fecero cadere le armi a terra, cadde il silenzio, l’ondata era finalmente finita.
Clarissa corse in mio soccorso, mi tolse la camicia e canottiera, rimanendo in reggiseno, e buttò una pozione sulla ferita. Urlai, bruciava un sacco. Rory e Spike corsero subito da me.
«Rei... Clarissa, fai vedere» disse Spike, il quale esaminò la ferita. «Cazzo, è bella profonda»
«Scusa Rory, la situazione era inevitabile. Hanno dovuto combattere tutti. È un disastro, si può sapere cos’è successo?» continuò Spike.
«Lo so, lo so… il caposquadra mi aveva convocato perché sono apparsi dei portali anche negli altri istituti, non era mai successo finora» spiegò, mentre cercò di accarezzarmi «Ehi tesoro, andrà bene. Fra poco arrivano i soccorsi» mi diede dei baci sulla fronte sudata. Per quanto provavo a parlare, non riuscivo. La mia mente e la mia vista erano annebbiate. Poi vidi tutto nero.

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


Aprii gli occhi. Feci fatica ad abituare la vista a quell’ambiente così bianco e luminoso. Guardandomi intorno, vidi una stanza asettica, con due lettini, compreso il mio, due tavolini, qualche sedia sparsa e un armadio. Dovevo trovarmi in infermeria.
«C’è qualcuno?» avevo una voce roca, parlavo a un volume bassissimo. Sentivo un dolore atroce alla spalla, ero ancora con i miei vestiti, ma senza canottiera e notai la gonna strappata. Arrivò una donna con il camice.
«Ti sei svegliata, piccola guerriera. Hai delle belle ferite, ma quella sulla spalla mi preoccupa» mi fece mettere a pancia in giù, slacciò il reggiseno e spostò i capelli ed esaminò la ferita. «ho paura che non sia un graffio normale. La tua amica ha migliorato il problema, ma non l’ha risolto. Ti ha salvato la vita. Quegli artigli di demone ti hanno pure passato il veleno»
«Cosa...? Dov’è lei adesso? E Rory, Spike, tutti gli altri? » ero ancora confusa «veleno, non sto capendo».
«Spike è qua fuori» lo chiamò urlando «gli altri stanno bene, son seguiti da altri medici e infermieri»
Spike arrivò e si chinò verso il mio viso «Rei, tesoro mio. Sono qua, ok? Infermiera, come sta? Cosa sta preparando?» la vide mescolare una pozione «Antidoto anti-veleno, è stata avvelenata da quel demone» continuò Spike, l’infermiera annuì. «Rei, ora devi mordere questa stoffa, la pozione ti brucerà molto, ma molto. Ma dopo starai meglio, serve per neutralizzare il veleno. Procedi pure infermiera»
L’infermiera versò l’antidoto. Il bruciore era atroce, morsi la stoffa più che potevo soffocando le urla. Strinsi anche la mano di Spike, non lasciandomi nemmeno un secondo.
«Ok, andato tutto. Adesso bisogna aspettare, vado a prendere qualche antidolorifico, bisogna disinfettare le altre ferite e graffi. Sei stata forte Reina» disse l’infermiera. Si allontanò, lasciando la stanza. Rimasi sdraiata a pancia in giù, non riuscivo a muovermi.
«Spike… dov’è Rory? E Clarissa?»
«Stanno bene. Rory sta arrivando, ha dovuto far rapporto. Clarissa sta dando una mano alle infermiere. Sapessi quanto è in gamba, ha guarito un sacco di ferite»
«Sul serio? Raccontami cos’è successo. Ricordo solo che era arrivato Rory e poi il nulla»
«Sei svenuta, abbiamo aspettato i soccorsi che sono arrivati quasi dopo 5 minuti. E ora son passati circa 45 minuti. Nel frattempo che Rory stava con te, io e Clarissa abbiamo aiutato tutti gli altri ragazzi. Poi vi hanno soccorso e portato nella clinica dell’accademia.
Le matricole stanno tutte bene, a parte qualche graffio e qualche lieve ferita. Siete stati tutti in gamba. Specialmente te, hai davvero la stoffa per diventare una combattente. Ma avete ancora bisogno di tanto addestramento»
Nel frattempo, era arrivato Rory di corsa. Riprese fiato e poi si avvicinò a me, Spike si spostò.
«Sta bene Rory, ma ha corso un bel pericolo»
Vide le boccette dell’antidoto. Mi guardò, spostandomi i capelli dalla fronte, per poi appoggiarsi con la sua «Menomale che stai bene»
«Lo sai che non mi butta giù niente» risposi «piuttosto, mi date un camice o qualcosa? Vorrei girarmi e sedermi. Anche togliermi questa gonna e gli stivali»
Si resero conto che era a petto nudo. Risero e Spike prese un camice dall’armadio.
«Come se non ti avessimo mai vista nuda, ti devo ricordava chi ti lavava quando eri piccola, quando mamma non c’era» disse Spike.
«O quando giravi per il salotto in mutande pensando di essere sola in casa, per poi scoprire che in realtà eravamo lì» continuò Rory.
Feci una risata sforzata «idioti, non sono più una bambina. Lo sapete, vero?»
Prese il camice che indossò non appena girarono lo sguardo Rory e Spike. Stare seduta era doloroso. «Forse era meglio che rimanevo sdraiata». Non riuscii a togliermi la gonna dal dolore. «mi arrendo»
«Non sforzarti» Spike mi aiutò, posò la gonna sul tavolino, insieme a quello che rimaneva della camicia. Mi tolse gli stivaletti, poggiandoli vicino al tavolino. Rory restò a guardare le mie gambe piene di ferite e graffi.
«Comunque io vado a vedere come sta andando Clarissa, ti lascio con Rory» Spike salutò e se ne andò.
 
«Ehi» accarezzandomi «qualcuno mi ha detto che hai combattuto alla grande»
«A quanto pare sì, ma non so come ho fatto. Il mio corpo sembrava aver preso vita da solo, agivo e basta»
«Normale, succede anche a noi. È il nostro istinto di sopravvivenza. Proprio per questo motivo, dovrai allenarti. Bisogna saper combattere. Hai affrontato i demoni di livello base, quelli più alti son davvero più tosti e pericolosi. Credo anche io che diventerai un’ottima guerriera» prese la mia mano e la strinse «e sia chiaro, non voglio ancora perderti».
Guardai gli occhi decisi di Rory.
Una cosa che ancora non vi ho raccontato è che per me Rory non era semplicemente mio fratello adottivo. Ma fin da piccola, tenevo a lui in modo particolare. Con il passare del tempo, iniziai a provare dei sentimenti per lui. Averlo lì, vicino a me, in quella situazione, mi faceva venir voglia di stringerlo di più a me. Lo accarezzai, cercando di avvicinare il suo viso al mio.
Ma in quel momento arrivò l’infermiera.
«Scusa il ritardo, ho dovuto girare il mondo per trovare l’occorrente. Rory esca da qua, devo medicare sua sorella adesso.»
«Agli ordini infermiera» lasciò la presa della mia mano e uscì.
Ci mancava davvero poco.

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


Dopo avermi medicata, pulita, messo un nuovo camice e avermi imbottita di farmaci, l’infermiera lasciò la stanza per lasciarmi riposare tranquilla. Mi tornò in mente la scena avvenuta poco prima. Non so cosa sarebbe successo se l’infermiera fosse entrata in quel momento, ma so per certo che stavo cercando un contatto con Rory. Sento che anche lui voleva qualcosa, ma probabilmente mi sto illudendo. Per lui sono la sua famiglia, nulla di più. La mia mente viaggiava, gli effetti dei farmaci iniziarono a fare effetti. Chiusi gli occhi e riposai.
 
Quando li aprii, c’era Clarissa accanto a me, aveva poggiato la testa sul letto vicino a me e si era addormentata. Fuori era buio, avevo dormito chissà quanto.
Provai ad allungare il braccio per prendere il cellulare senza svegliare Clarissa, ma non ci riuscii. Mi arresi e restai a guardare la mia migliore amica, probabilmente esausta dopo aver aiutato gli infermieri. Mi aveva salvato la vita questa piccoletta, pensai. Poco dopo si svegliò.
«Buonasera Clari... o forse dovrei dire buongiorno?» dissi a Clarissa
Ancora mezza sveglia, si strofinò gli occhi, per poi abbracciarmi «Ti sei ripresa Rei, menomale! Ero in pensiero per te, non sai quanto! Mi avevano pure rapita a destra e sinistra oggi, scusami per il ritardo».
«Ma ti pare, di cosa ti scusi? Anzi, grazie, con quella pozione mi hai salvato la vita, a quanto sostiene l’infermiera che mi ha curata»
«Già, a quanto pare la pozione che ho creato allevia un po’ il veleno dei demoni. Non è una nuova invenzione, ma ha avuto effetto. Poi ti devo raccontare, ma Spike mi ha fatto compagnia prima, mi ha offerto un caffè dopo aver finito il giro delle stanze»
I miei occhi sbrilluccicavano «Sul serio? Mi aveva detto che ti voleva vedere, ma non sapevo fosse per farti compagnia. Adesso dov’è?»
«Lo hanno chiamato in laboratorio, a quanto pare ne avrà fino a tardi» prese il telefono e guardò l’ora «è quasi mezzanotte, fra poco dovrebbe staccare. Io ho il compito di farti compagnia finché non torna lui»
«Non mi dire che devo dormire qua» volevo dormire in un vero letto, in una vera stanza.
«Già, devono tenere sotto sorveglianza. L’antidoto dovrebbe aver fatto effetto, ormai, ma per sicurezza ti tengono qua fino a domani»
«Capisco... e Rory? Dov’è?»
«Non lo so, mi dispiace. Nemmeno Spike lo sapeva»
Sospirai. Vorrà evitarmi per la situazione di prima? O sarà stato trattenuto?
 
Clarissa mi raccontò della sua giornata, quando improvvisamente sentivamo grida e borbottio fuori dalla stanza. Il volume del trambusto aumentò, aprirono la porta di colpo. Un gruppo di medici entrò nella stanza, portando in una barella un ragazzo che gridò dolore, era pieno di ferite.
«Ragazze, state ferme lì» ci ordinò un medico, il quale legò al letto il ragazzo. Un altro medico prese una siringa e cercò di sedarlo, riuscendoci con non poca facilità. Poco a poco, il ragazzo si calmò.
«Cos’è successo? Posso dare una mano? » chiese Clarissa.
«Non ti preoccupare, abbiamo tutto sotto controllo. Questo ragazzo è del terzo anno, è tornato insieme alla sua squadra da una missione terribile. È già tanto se è tornato vivo, è pieno di ferite e veleno. Siamo riusciti a neutralizzarlo, ma il dolore che sentiva era davvero tanto» ci spiegò l’infermiera.
«E’ terribile, spero riesca a riprendersi ora» intervenni «I membri della sua squadra invece? »
«Anche loro non sono in ottime condizioni, ma si stanno riprendendo» spiegò una ragazza che entrò in camera «Lucilla, piacere. Sono nella squadra con lui, Marco, ruolo di supporto. E sono la sua ragazza»
«Prego, può vedere il suo ragazzo ora. Ha bisogno soltanto di riposo, starà molto meglio al suo risveglio, vedrai» si avvicinò, dandogli un bacio.
 
I medici sistemarono il ragazzo, l’infermiera mise una flebo a lui e se ne andò.
«Piacere, comunque, io sono Reina e lei è Clarissa. Mi spiace per quello che è successo al tuo ragazzo»
«Piacere» aggiunse Clarissa «se hai bisogno chiedi pure anche a noi»
«Grazie ragazze, è un piacere conoscervi. Siete delle matricole?»
«Sì, esatto. È stato il nostro primo giorno»
«E che primo giorno, avete già combattuto! » Ci sorrise. Sembrava una persona austera a impatto, da come si era presentata. Invece era una ragazza molto dolce.
Si sciolse i capelli, aveva dei lunghi e bellissimi capelli biondi. Anche lei presentava qualche graffio sul viso e sulle braccia.
«Anche voi chiedetemi qualsiasi cosa, se ne avete bisogno. Soprattutto tu Rei, penso ci faremo compagnia stanotte. »
 
Ricambiai il sorriso e poco dopo entrò Spike. Era con Rory. Allora non ce l’aveva con me.
«Ehi, che è successo qui, nuovi arrivati? » chiese Spike, avvicinandosi a Marco e Lucilla.
Lucilla si alzò «Sono del terzo anno, squadra Rossa. Siamo tornati ora dalla missione nella zona Roma B, il mio ragazzo Marcus e gli altri son stati feriti. Io per fortuna sto bene, ero in base in quel momento. Ma è stato terribile per Marco»
Rory si avvicinò a Marco «Lo conosco, ci siamo allenati ogni tanto in palestra. Non lo butta giù nessuno il tuo ragazzo, vedrai che si riprende. È una roccia»
«Grazie mille Rory. Prima squadra, vero? Ho sentito parlare di te»
«Sì, lui invece è il ricercatore Spike Williams. Siamo venuti a trovare nostra sorella».
Lucilla si voltò verso di me «Sei pure la sorella degli Williams. Ne avremo da parlare stanotte»
«Vedo che avete fatto amicizia voi tre» disse Spike avvicinandosi a Clarissa «te hai bisogno di riposo, ti accompagno al dormitorio. Rory resterà con Rei»
«Va bene, saluto Rei e andiamo» Clarissa venne ad abbracciarmi «Buonanotte amica mia, ci vediamo domattina»
«Notte Clari, sogni d’oro. Goditi la nostra nuova stanza senza di me»
«Sarà fatto!» lasciò passare Spike che venne a darmi un abbraccio «notte tesoro»
«notte fratellone, a domani»
 
Spike e Clarissa uscirono dalla stanza. Rory si avvicinò a Rei, sedendosi accanto al suo lettino.
Lucilla si offrì per andare a prendere qualcosa da bere per tutti e tre, cosa che accettarono più che volentieri. «Grazie mille» esordì Rei.
Lucilla si allontanò dalla stanza. Io e Rory adesso eravamo soli, per modo di dire. C’era sempre Marco che dormiva.
C’era un silenzio imbarazzante.
«Scusa per prima» questa frase uscì da entrambi.
«Dimentichiamo?» proposi. Era la cosa migliore da fare, per adesso.
«Va bene, ci sto» mi sorrise e mi scompigliò i capelli. «Se domani starai meglio, ti farò conoscere la mia squadra. Te l’avevo promesso oggi e così sarà»
«Ci conto, sappilo. Ma poi come faremo noi matricole? Clarissa non mi ha detto nulla a riguardo, non abbiamo concluso l’orientamento oggi».
«Sarà tutto replicato domani, a quanto pare. Spike non ci sarà, ma ci sarà qualcun altro a illustrarvi le cose. Ma ora non ci pensare e riposati»
 
Lucilla tornò con le bottigliette d’acqua, si avvicinò per darcele. Riuscii a vedere la stanchezza nel viso di Rory.
«Vai a dormire anche tu, qua sono in buone mani» insistetti.
«Rei ha ragione, ci penso io a lei e Marco»
«Va bene, avete vinto voi. Conto su di te Lucilla, prenditi cura di mia sorella. » Si alzò, mi bacio sulla fronte e mi diede la buonanotte.
«Certo, vai pure»
 
Lucilla si era seduta accanto a me, in modo da poter sorvegliare anche Marco.
Chiacchieravamo del più e del meno, finché non mi addormentai.

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


Mi svegliai sentendo un leggero brusio alle orecchie. Aprii gli occhi a fatica, a causa della luminosità della stanza bianca illuminata dalla luce mattutina. Mi guardai intorno alla stanza, trovando Lucilla parlare con Marco. Si era finalmente svegliato.
Esordii sorridendo con un «Buongiorno ragazzi».
Si girarono, Lucilla ricambiò il sorriso «Buongiorno Rei, dormito bene? Tesoro – girandosi verso Marco – lei è Reina, una nuova matricola, è rimasta ferita dall’attacco di ieri, mi ha tenuto compagnia mentre riposavi».
«Oh, piacere Reina, anche se una spiacevole situazione per conoscerci. Spero ti senti meglio» disse Marco.
«Piacere mio! Sto molto meglio, grazie. Piuttosto, spero che ti senti meglio soprattutto tu, non l’hai passata per nulla bene stanotte».
Marco, come Lucilla, era una persona gentilissima. Nonostante ciò che aveva passato, si preoccupava di come stavo io.
«Oh, nulla di che. Non è la prima volta che mi succede, purtroppo ho un combattimento molto impulsivo».
«Te lo dico sempre, devi stare più attento. Andiamo ad affrontare demoni sempre più alti di rango, non puoi sempre essere così impulsivo» Lucilla intervenne mandando uno sguardo severo verso il suo ragazzo.
«Lo so, ne abbiamo parlato un sacco di volte. Ti prometto che ci andrò più piano» L’accarezzò dolcemente, lei gli sorrise. Non potevo non intenerirmi.
«Ah, giusto, dimenticavo. Rei è anche la sorellina di Rory e Spike» aggiunse Lucilla.
«Cavolo, che coincidenza. Mi è capitato di allenarmi con Rory, siamo dello stesso anno ma due classi e squadre differenti. È un grande, vorrei andare in missione con lui prima o poi» rispose sorpreso Marco.
«Me l’ha detto Rory, sarà felice di vedere che ti sei ripreso. Ora che ci penso, che ore sono? Oggi dovrebbero rifare l’orientamento delle matricole» mi ricordai.
«Sono solo le 8 del mattino, tranquilla. L’infermiera mi ha detto che dovrai essere al ritrovo questo pomeriggio, verso le 15. Anzi, a momenti dovrebbe arrivare per controllarvi entrambi»
 
Come lo disse, entrò proprio l’infermiera. «Visto?» disse Lucilla.
«Buongiorno fanciulli, buongiorno Lucilla» ci rivolse «come vi sentite oggi? Vi do un ultimo controllo, se state bene potete sistemarvi e tornare al vostro dormitorio».
Controllò per primo Marco, il quale si era ripreso grazie alle pozioni di guarigione e anti veleno dei demoni. Aveva bisogno solo di altro riposo, ma poteva essere dimesso senza problemi.
In quanto a me, avevo ancora la cicatrice, ma potevo tranquillamente alzarmi e muovermi. Non ci sarebbe stato problema uscire, ma dovevo continuare a prendere la pozione di guarigione. L’infermiera prese un separé da mettere tra il mio letto e quello di Marco, in modo da poterci cambiare senza problemi. Per fortuna, Clarissa aveva già provveduto a portarmi la divisa, la quale era appoggiata sul tavolino.
«Posso già indossare la divisa?» esclamai a Lucilla, la quale passò dalla mia parte della stanza.
«Certo, ormai fate parte dell’Istituto, anche se non avete completato l’orientamento. Vieni, ti aiuto a metterla, tanto Marco dovrebbe riuscire da solo».
 
Tolsi il camice, indossai la biancheria; nel mentre Lucilla mi passò i pantaloni militari, la canotta nera e la giacca in pelle con lo stemma dell’Istituto, il quale rappresenta una fenice con dietro una spada. Per concludere in bellezza, degli anfibi neri.
«Ti dona parecchio la divisa, sembra fatta per te. Però aspetta»
Lucilla prese una spazzola, dando una sistemata ai miei capelli, i quali erano un disastro. «sono stupendi i tuoi capelli ramati, ti invidio tantissimo. Ecco, adesso sei pronta»
Esatto, ero pronta per iniziare il mio nuovo percorso.
 
Una volta pronti, venne tolto il separé.
«Ora io e Marco andiamo a fare colazione, poi alle 10 io ho allenamento, mentre lui dovrà stare a riposo. Tu cosa farai, Rei? Vieni con noi?» propose Lucilla.
«Oh, no, tranquilli. Mi piacerebbe tantissimo, ma penso cercherò Clarissa o i miei fratelli. Non si sono ancora fatti sentire»
«Ricordi dove sono i dormitori? Se vuoi ti accompagniamo noi» disse Marco.
Nel frattempo, arrivò nella stanza Clarissa, dietro di lei c’erano Luciana e Nicola. Anche loro tre in divisa. Corsi ad abbracciarli, sorpresa e felice di rivedere anche loro due.
«Oddio, ci siete anche voi! Ciao ragazzi, come state?»
«Tutto bene, per fortuna abbiamo giusto qualche graffietto» disse Nicola.
«Ci siamo presi un bello spavento, è stato devastante ieri. Ma non so voi, mi son sentita quasi viva combattendo contro quei mostri» aggiunse Luciana.
«Te come stai Rei? » mi chiese Clarissa.
«Meglio, son pronta per tornare in campo con voi»
Dopo presentai i miei amici a Marco e Lucilla, ci era voluto poco per fare amicizia anche per loro. Tra una chiacchiera e l’altra, decidemmo di andare a fare colazione insieme. Nel mentre ci dirigevamo verso la mensa, chiesi a Clarissa di Spike e Rory.
«Allora, ho incontrato Spike per caso che correva verso il laboratorio, era in ritardo. Mi ha salutata al volo e mi ha detto di pensare a te. Mentre Rory, non ne ho idea purtroppo. Magari prova a chiamarlo, prima che va in clinica senza trovarti».
 
Stavo per chiamarlo, quando suonò un allarme. Era diverso dall’allarme di ieri.
«Cazzo, questo è il ritorno della Prima Squadra verde» disse Marco estasiato «andiamo a vedere al cancello?»
«Prima Squadra verde? » chiese Nicola confuso.
«All’orientamento ve lo spiegheranno meglio, ma dovete sapere che non c’è un’unica Prima Squadra. Si dividono in rossa, verde, blu e viola. Ognuna di loro poi è composta da tanti membri, ci sono vari team diversi. Anche le squadre normali sono suddivise allo stesso modo» spiegò Lucilla.
«Come mai dividere così le squadre?» chiese Luciana.
«Avere una divisione di squadre serve perché ognuna è guidata da vari capisquadra, i quali sono militari professionisti ed esperti, è come se fossero degli allenatori. In questo modo, si riescono a gestire più facilmente i vari componenti, le varie missioni, e così via. »
«La scelta della squadra è casuale? » chiesi
«Non per forza, ma questi dettagli vi verranno detti oggi. Adesso andiamo» disse Marco.

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


Andarono di fronte a un grande cancello, di fronte al quale erano posteggiati diversi fuoristrada, con un sacco di ragazzi in divisa, tutti dell’ultimo anno, alcuni feriti, alcuni un po’ meno.
«Rory era una delle poche eccezioni ad essere uno del terzo anno facente parte della Prima Squadra. Di norma, sono tutti del quinto anno» aggiunse Marco, appena ci siamo aggiunti alla folla di studenti che ammirava il ritorno di una delle migliori squadre. C’era anche la Prima Squadra di Rory, ma senza Rory.
«Peccato che lui non lo vedo, ma se non sbaglio quello è il team della sua squadra» dissi girandomi intorno.
«No, guarda, sta arrivando adesso» disse Clarissa, indicando Rory, il quale ci raggiunse. Non appena mi vide, mi abbracciò, quasi stritolandomi, baciandomi la fronte di continuo. «Scusami tanto sorellina, ho avuto un sacco di cose da sbrigare».
«Rory, tranquillo, ma sto soffocando» replicai, ridendo. Allentò la presa.
«Scusa. Buongiorno anche a voi ragazzi» fecero cenno di saluto «E complimenti, la divisa vi dona tantissimo. Siete pronti?»
Notò Marco, corse ad abbracciarlo «Cazzo, scusa Marco. Son felice che ti sei ripreso, hai preso una brutta botta ieri».
Marco ricambiò l’abbraccio «Altroché, ma lo sai. Sono un osso duro. Presto torno ad allenarmi con te»
«Ci conto, poi mi parlerai della tua missione. Adesso devo unirmi al team, vieni Rei? Ti ho promesso che ti avrei fatto conoscere delle persone»
 
Mi prese la mano e senza darmi il tempo di replicare, mi portò via. Salutai con un cenno i miei amici.
«Prima c’è una cosa di cui ti devo parlare, Rei.» mi disse fermandosi.
«Ossia?» Odiavo quel ti devo parlare.
«Non ho avuto modo ieri, ma nella Prima Squadra che è arrivata adesso –» venne interrotto dai suoi compagni di squadra che arrivarono, assaltando la schiena di Rory.
«Ehi Rory, cosa aspettavi ad arrivare?» disse il ragazzo biondo più alto. Aveva una lunga cicatrice sul viso, uno sguardo austero.
«Ti stavamo aspettando» aggiunse un altro ragazzo, il quale era invece il più basso. Moro, con la barba. Era alto quasi quanto me.
«Andateci piano ragazzi, cose burocratiche. Il coach voleva vedermi per quello che è successo ieri, di nuovo». Spiegò Rory.
Intanto io guardai la scena pietrificata. Da vicino, apparivano tutti così imponenti e forti. Mi sentivo una piccola formica in confronto a loro.
«Non ci presenti la tua famosa sorellina?» chiese l’unica ragazza del team. Lei era stupenda, capelli lisci e lunghi corvini, occhi a mandorla marroni.
Rory poggiò il braccio sulle mie spalle «Ragazzi, lei è Reina, mia sorella. Dovrete trattarla bene. Rei, loro sono Roberto – indicando il biondo –, Alessandro – indicando il moro – e infine Angela, la ragazza di Roberto. Ci sarebbe anche un altro ragazzo nel nostro team, oltre a tutti i membri della Prima Squadra, ma al momento non è qui»
«È un piacere conoscerti Reina» disse Roberto
«Già, Rory ci ha parlato un sacco di te. Non vedevamo l’ora di conoscerti» aggiunse Angela
«Ci ha raccontato anche dell’episodio di ieri, sei stata una grande a massacrare quei demoni. Diventerai parecchio forte» disse Alessandro
«Chiamatemi pure Rei, è un piacere conoscervi anche per me».
Se prima mi avessero intimorita, adesso mi sarei sentita più a mio agio.
 
Mentre parlavamo, si avvicinò una ragazza, sembrava facesse parte della Prima Squadra verde. Alta, capelli castani. Salutò Rory con un bacio a stampo «Rory, sono tornata».
In quel momento Rory non sapeva come gestire la situazione. Iniziai a sentirmi a disagio anche io.
Rory era fidanzato e lui non mi aveva detto nulla. Mi fece uno sguardo alla “era questa la cosa che volevo dirti”.
«Lei è Reina?» mi guardò, non sembrava felice della mia presenza. Era impassibile.
«Bentornata Rebecca. Sì, lei è Reina. Rei, lei è Rebecca» esitò prima di continuare, infatti ci pensò lei a continuare «la sua ragazza, piacere cara».
Mi strinse la mano. In quel momento riuscii a ricambiare a stento un piacere. Mi sentivo bloccata, ma dovevo resistere e non mostrare ciò che sentivo davvero in quel momento. Feci un respiro.
«Rory, torno dai miei amici adesso, mi staranno aspettando» avevo bisogno di allontanarmi.
«Oh… va bene, tranquilla» mi baciò sulla guancia «ci sentiamo più tardi con Spike, va bene?»
«Certo»
Salutai sorridendo i ragazzi che avevo appena conosciuto, per poi raggiungere Clarissa. Lei vide che qualcosa non andava, le feci segno di non volerne parlare adesso. La folla attorno alla Prima Squadra verde andò via scemando, tornarono tutti alle proprie lezioni e ai propri addestramenti, lo stesso anche noi. Marco e Lucilla, nel frattempo, si erano già avviati verso la mensa.
 
Così, la giornata passò lentamente, fino ad arrivare all’ora del ritrovo in piazza. Per tutto il tempo cercavo di nascondere il disagio che sentivo in quel momento. Ero conscia dei miei sentimenti per Rory, ero conscia del fatto che lui è mio fratello. Sì, fratellastro, ma pur sempre mio fratello. Ero conscia del fatto che prima o poi Rory si sarebbe fidanzato, ma speravo che quel momento arrivasse il più tardi possibile.
Arrivata l’ora dell’orientamento, tornai sulla terra ferma. Non dovevo cedere ulteriormente. In piazza erano presenti altri docenti, i quali ci divisero di nuovo in gruppi e ci accompagnavano verso le rispettive aule, palestre, aree di addestramento, laboratori e via dicendo.
Ci spiegarono i vari corsi che si dovevano seguire. Nonostante ci fossero i vari ruoli scelti da noi nel nostro percorso, almeno al primo anno dovevamo seguire tutto, in modo da avere una base per ogni cosa: combattimento, autodifesa, alchimia, sorveglianza e altro.
Durante il giro di uno dei laboratori, uno di quelli dedicati alla ricerca, incontrai Spike che era intento a lavorare. Si trovava dentro una stanza vetrata, quando mi notò fece senno di saluto. Lo stesso per Clarissa. Vedere Spike mi fece tornare il sorriso a mille. La voglia di entrare in quella stanza per abbracciarlo era immensa, ma dovevo trattenermi.
 
Finito l’orientamento, eravamo di fronte alla mensa. Arrivarono le 19 di sera. Era quasi ora di cena.
Lucilla e Marco erano già nel cortile di fronte alla mensa, impegnati con amici e compagni del team.
«Che si fa noi?» chiese Nicola.
«Io pensavo di tornare prima nel dormitorio, ho bisogno di una rinfrescata prima di cena. Devo anche raggiungere Fede e Vittoria. Da quando siamo qua non mi hanno calcolata per niente» precisò Luciana, la quale si allontanò. Nicola andò con lei, anch’egli voleva vedere Fede e Vittoria.
 
«Ora finalmente siamo sole, cos’è successo?» chiese Clarissa.
Le feci cenno di andare al dormitorio. Una volta arrivate, le spiegai. Lei ovviamente non sapeva ancora del fatto che ero innamorata di Rory, ma ora era arrivato il momento di raccontarle tutto. Avevo bisogno di parlarne con qualcuno.

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


Clarissa mi abbracciò. Non ci fu nessuna reazione di disappunto, né di disapprovazione. L’unica cosa che fece era stata quella di prendermi e darmi un caloroso abbraccio. Mi disse che qualcosa intuiva, ma che non voleva mai affrontare l’argomento. Mi disse, inoltre, che non c’era nulla di sbagliato, perché non possiamo essere mai colpevoli dei nostri sentimenti. Senza contare che non essendo effettivamente fratelli, poteva essere normale provare qualcosa di più forte, non potevo avere nessun controllo su ciò che provavo.
«Siamo pur sempre esseri umani» aggiunse.
 
Dopo una bella rinfrescata, andammo a cenare alla mensa. Entrate lì, c’era il mondo. Doveva essere l’ora di punta, nemmeno a pranzo era così piena la mensa. Ed era solo una delle 4 mense presente in tutto l’Istituto.
Preso il nostro vassoio e la nostra porzione di cena, che comprendeva una semplice fetta di carne con patate al forno come contorno, i nostri occhi erano in cerca dei nostri amici o di posti liberi.
«Rei!» mi girai, era Rory. Stava cenando con i suoi amici. La sua ragazza non c’era. Al tavolo accanto al suo, c’era anche Spike, insieme ad altre persone in camice. Probabilmente colleghi di laboratorio.
Rory fece segno a me e Clarissa di unirsi al loro tavolo.
«Ti va?»
«Nessun problema, certo. Son comunque felice di poter star con lui e Spike»
Mi sorrise, per poi raggiungere il tavolo. Rory adesso presentò Clarissa al team, il quale ricambiò volentieri. Chiacchieravamo del più e del meno, ci raccontarono delle loro esperienze in campo, delle lezioni. Il disagio che provavo prima con Rory svanì presto. Partirono anche battute qua e là, risate, racconti di aneddoti divertenti.  
Il tavolo di Spike si svuotò, infatti approfittò per sedersi accanto a me e Clarissa. Ci salutò entrambe con un dolce bacio sulla fronte.
«Rei, tu sei libera stasera?» chiese Spike
«Perché me lo chiedi? »
«Come perché, non ci vediamo da una vita e vuoi che non passiamo una serata tra noi tre? Soprattutto dopo ieri» disse Rory. Lo guardai perplessa.
«Quindi sei invitata a dormire da noi stasera, se a Clarissa va bene che dovrà dormire sola anche stasera» aggiunge Spike.
«Ma non è un problema dormire nella vostra stanza?» chiesi.
«Finché siamo parenti, no. Quindi vai tranquilla» rispose Spike.
Senza pensarci due volte, accettai felice.
 
Finita la cena, ci dirigemmo verso i dormitori. Il dormitorio di Rory e Spike era il dormitorio Sole. Vi chiederete come mai Spike, nonostante sia un ricercatore, sia ancora in quel dormitorio e non in quello destinato al suo campo di lavoro. A quanto pare, Spike poteva ancora restare nella stessa stanza con Rory, in quanto non c’era una stanza libera nei dormitori Monte e Mare. Questo per farvi capire quanto era grande il corpo di militari e compagnia presente in quell’Istituto.
Rory diede la buonanotte al suo team e a Clarissa. Spike ed io facemmo lo stesso. Abbracciai Clarissa «Buonanotte Clari»
«A domani Rei, trattatela bene vostra sorella voi due» puntualizzò Clarissa a Spike e Rory.
«Sarà fatto» disse Spike accarezzandola.
 
Arrivati al loro dormitorio, questo si presentava tale e quale al nostro dormitorio delle matricole. La Hall era piena di studenti, intenti a rilassarsi negli appositi divanetti, oltre al via vai dalle stanze. Durante la strada verso la loro stanza, sia Spike che Rory si fermarono ogni 2 secondi per salutare qualcuno. Incredibile quanto fossero conosciuti. Entrati nella loro stanza, non potei non far notare, prendendoli un po’ in giro «Ma guardate quanto siete diventati famosi»
Rory mi prese il naso «Popi-popi»
«Ma ti pare? Spike, non gli dici niente?»
«Ah, ma ha ragione»
Lo fulminai con lo sguardo, Rory mi fece la linguaccia.
Spike fu il primo a togliersi anfibi e camice «Fai come se fossi a casa nostra»
Tolsi anfibi e giacca, Rory fece lo stesso. Tutto ammassato nell’armadietto apposito all’ingresso. Visitai la loro stanza, la quale si presentò molto semplice. Due letti singoli, due armadi, due scrivanie piene di libri, post-it e fogli, in più il loro bagno privato. La parte di Rory era tappezzata anche di poster di alcuni gruppi rock, un genere musicale che andava parecchio tantissimi anni fa. Quando ancora non c’erano i demoni. Grazie alla tecnologia, riuscirono a conservare tantissime cose di quel passato, come la musica. L’essere umano aveva comunque bisogno di uno svago, di un qualcosa per evadere dallo schifo che deve vivere ogni giorno.
Rory si buttò direttamente sul letto. Io controllai il telefono.
«Neanche il tempo di lavarti» disse Spike «vado prima io in doccia»
 
Spike si diresse in doccia. Io e Rory ci trovavamo ora da soli.
Lui si sedette «vieni Rei» Riluttante, andai a sedermi accanto a lui. Mi era tornato in mente il motivo per cui oggi non riuscivo a stare accanto a lui.
«Scusa se non ti ho parlato di Rebecca, ma non ho avuto il modo. Lei ti ha detto che è la mia ragazza, ma non è proprio così»
«In che senso?» non riuscii a capire.
«Nel senso che siamo usciti giusto qualche volta, ma non c’è nulla di serio. Non so come mai si è presentata così, anche se mi ha detto che lo ha fatto per far bella figura. In ogni caso, scusa se non te l’ho detto»
«Non ti preoccupare» Ero comunque ancora scossa dal sapere che Rory sta con qualcuna «E tu la ami?»
Esitò a rispondere. «Amare è una parola grossa. Abbiamo deciso di uscire insieme per provare, mi ci trovo bene, ma non sento ancora grandi sentimenti per lei – la cosa mi sollevò un po’, egoisticamente – anche perché il mio focus è sempre ammazzare i demoni, oltre che a proteggere te e Spike»
«Sicuro non sia Spike a proteggere te?» dissi stuzzicandolo.
Rory ricambiò con uno sguardo sbalordito da tale domanda, facendomi di nuovo popi-popi.
«Chi è che devo proteggere?» disse Spike tornando dalla doccia, in solo asciugamano.
«Almeno vestiti» disse Rory.
«Che problema c’è, siamo tra di noi» replicò Spike.
Rory mi scompigliò i capelli e prese per andare in doccia «Vado io, te andrai per ultima dopo la tua uscita di prima»
«Che permaloso che sei» continuai a prenderlo in giro.
Nel frattempo, Spike non si fece problemi a vestirsi davanti a me. Per fortuna lo vedevo solo di schiena. Ricordavo quanto fosse un bel ragazzo Spike, l’ho sempre pensato. E così continua ad esserlo.
«Clarissa ci vede bene» pensai a voce alta.
«Cosa?» chiese Spike, mentre finiva di mettersi la tuta, dirigendosi verso il suo letto.
«Nulla, nulla»

 

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


Appena Rory uscì dalla doccia, andai anche io a darmi una rinfrescata. Il bagno, così come l’intera stanza, era sorprendentemente ordinato. Ricordo che a casa difficilmente riuscivamo a tenere in ordine le nostre stanze e il bagno; infatti, erano sempre un ammasso di vestiti sparsi, carte in giro e così via. Solo Spike cercava di fare il fratello maggiore spronandoci a prenderci cura della casa. Poiché i nostri genitori non erano quasi mai a casa, Spike era quello che doveva prendersi cura di noi. Quando lui ebbe raggiunto l’età per iniziare l’addestramento, eravamo rimasti solo io e Rory a doverci prendere cura di noi stessi. I nostri genitori avevano assunto due persone per venire qualche giorno alla settimana a pulire casa, ma con Rory tornava sempre il disordine. Quando fu Rory a partire, era compito mio tener tutto in ordine. Senza contare che i nostri genitori tornarono più spesso a casa, anche per non lasciarmi troppo tempo da sola.
 
Uscita dalla doccia, mi asciugai e indossai una tuta di Rory, in quanto avevo dimenticato la mia nel mio dormitorio. Nonostante non fossi sorella di sangue, avevo anche io il vizio di dormire in tuta come loro due, piuttosto che in pigiama. Mi trovavo più comoda, soprattutto in caso di emergenze, alias attacchi improvvisi di demoni. Dall’ultima apparizione dei portali nell’Istituto, non ci furono state invasioni nelle zone circostanti alla nostra. Le Prime Squadre e gli altri militari erano in missione in zone più lontane e soprattutto montane, dove apparivano più spesso. Mentre nelle zone di città e periferia, il pericolo avveniva meno, ma avveniva comunque. Perciò era meglio stare sempre in allerta.
Senza dimenticare la preoccupazione che si era ulteriormente alzata riguardo al fatto che si aprirono i portali in tutti gli Istituti. Poteva essere una coincidenza o meno? Che dall’altra parte ci fosse stata un’organizzazione da parte di altre entità simili ai demoni? Gli studi che ci son stati finora non hanno mai raggiunto grandi passi, ancora non si sapeva cosa ci fosse dietro quei portali. Nessuno ancora aveva scoperto da dove arrivassero, né se fossero sotto comando di qualcuno o meno. Tantomeno, non si sapeva nemmeno a che mondo appartenessero, se quel loro mondo non fosse stato il nostro.
Varie ricerche avevano provato a creare dispositivi dotati di videocamera o simili, in modo tale che potessero passare oltre i portali e registrare cosa c’era. Il problema è che quei dispositivi si disintegravano al solo sfiorare quelle porte misteriose dalla luce blu e rossa.
Secondo alcuni libri, avevano provato a far passare degli animali da esperimento, esperimenti atroci a mio parere, in quanto non potevano passare senza perdere la vita. Provare a far passare un essere umano? Non parliamone nemmeno.
 
Tornai in camera e vidi in mezzo ai due lettini un sacco a pelo aperto enorme buttato per terra, con Spike intento a sistemarlo, mentre Rory lo guardava, mentre parlavano di qualcosa di cui non capivo l’argomento.
«Cosa state combinando?» chiesi. Qualsiasi fosse l’argomento di cui parlarono, smisero di parlarne appena notarono la mia presenza. «e di cosa stavate parlando che vi siete zittiti così all’istante?».
«Nulla, cose riguardo il mio lavoro di oggi. Comunque, dove pensavi di dormire secondo te? Nel lettino con me o Rory? Ho pensato che dormire qua insieme fosse più comodo» spiegò Spike.
«Dormire tutti e tre insieme? Non abbiamo più 6 anni, sai?» risposi.
«Beh, se vuoi dormire da sola qua per terra, mentre noi comodi nei nostri letti, va benissimo» intervenne Rory, che continuò «Devi sapere che quando c’è una qualche missione in zone più montane, usiamo spesso sacchi a pelo come questi, dentro le tende. Ci si dorme almeno in due o tre persone. Almeno abbiamo modo di raccontarci tutto, ci devi raccontare come hai passato gli ultimi anni di scuola»
«Senza contare che abbiamo l’occasione di» Spike si interruppe per tirar fuori dall’armadio un gioco da tavolo «giocare a questo».
Tirò fuori il gioco del Monopoli. Rimasi sorpresa nel vederlo «Ecco dov’era finito, ce l’avevate voi, maledetti! Volevo tornare a giocarci con Clarissa e una nostra vecchia amica».
«L’avevo portato via io, visto che non ci giocavamo più» rispose Rory.
Ricordo le mille partite giocate assieme a Rory, Spike e Clarissa, prima che Spike partisse. Abbiamo continuato a giocarci sempre meno negli anni, ma almeno due giornate al mese riuscivamo sempre a dedicarci qualche giocata fra noi tre. Fino a quando avevamo smesso del tutto di giocarci.
 
Ci sedemmo tutti e tre sul sacco a pelo, iniziando poi a giocare. Nel mentre si parlava del più e del meno. Iniziò Rory a parlare.

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Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***


Rory mi raccontò di come riuscì ad entrare nella Prima Squadra nonostante fosse del terzo anno. I primi mesi del primo anno furono duri, ma dal ragazzino spensierato e testardo decise di restare testardo, ma più determinato nel diventare più forte. La sua testardaggine lo portò ad allenarsi al massimo, fino a diventare un incredibile combattente. Il caposquadra, o “coach” come lo chiama Rory, della Prima Squadra rossa, lo aveva inquadrato fin da subito. Al secondo anno decise di inserire Rory in un allenamento speciale, il quale consisteva in un addestramento più estremo per poter entrare nella Prima Squadra.
«Sbaglio o è stato quando non potevi nemmeno usare il telefono? Eri sparito per tanto tempo, ma non mi avevi mai spiegato che tipo di allenamento fosse stato» ricordò Rei.
«In sostanza, può capitare che studenti del terzo o quarto anno possono già iniziare un addestramento speciale, che di solito è riservato a chi entra nel quinto anno. Per un mese vengono mandati con una squadra specialistica in zone montane dove ci sono centinaia e centinaia di apparizioni di demoni. Ma non di quelli deboli, ma si parla di demoni di rango B, rango A, a volte anche rango S» spiegò Rory.
«Ma sono quelli più terribili. Di solito sono gli eserciti di militari ad occuparsene» il pensiero che mio fratello Rory avesse avuto un addestramento simile mi fece rabbrividire.
Rory continuò «Infatti, la squadra specialistica che ci accompagna e che ci addestra è sempre composta da militari dell’esercito. Senza contare che è molto raro che vieni reclutato prima del quinto anno. Ti avranno raccontato che dal secondo anno andrete in missione anche voi, ma farete missioni dove affronterete demoni di livello base, con minore frequenza di apparizione» .
«Sì, che andranno poi ad alzarsi pian piano con il passare degli allenamenti» puntualizzai.
Continuò nello spiegare quanto fosse stato devastante quell’addestramento, di quando aveva rischiato anche di morire. Evitò di raccontarmi queste cose per telefono fino a questo momento per la paura di accrescere la mia preoccupazione. Aveva pensato il giusto, iniziai a sentirmi quasi male al sentire tutto ciò che mi stava raccontando, senza contare il pensiero che anche partecipare alle missioni della Prima Squadra equivaleva al rischio di non poter tornare più a casa.
Spike lanciò un’occhiata a Rory, quest’ultimo mi prese la mano stringendola.
«Ehi, lo sai che sono fatto d’acciaio».
 
Spike decise di passare a parlare del suo di percorso. A differenza di Rory, lui aveva deciso fin dall’inizio di voler far parte del corpo di ricerca. Fra i vari compiti di cui si occupava, anche lui doveva spesso andare in missioni, per ricavare informazioni, materiali, qualsiasi cosa che potesse dare una svolta nelle ricerche contro le invasioni dei demoni. Lui, come altri ricercatori, rischiavano comunque meno dei combattenti, in quanto erano sempre posizionati nelle basi costruite nelle varie zone. Basi dedicate anche al vitto e alloggio di tutti i membri partecipi delle missioni. I ricercatori scendevano in campo una volta finito il combattimento, oppure venivano scortati dai migliori combattenti.
Oltre a questo, Spike si occupava di creare le varie pozioni, in quanto sembravano non bastare mai. L’importanza di gestire l’inventario di queste era altrettanto importante. Per questo motivo, la maggior parte delle volte Spike era chiuso nei laboratori a lavorare.
«Inoltre, ho anche il compito di sorvegliare tramite i monitor delle sale di controllo le eventuali apparizioni dei portali. Ma questo lo imparerai nel corso delle lezioni, non ti anticipo nulla».
Più raccontava, più mi meravigliai di quante erano le cose di cui Spike si doveva occupare. È sempre stata una persona a cui non piaceva star ferma, voleva sempre e solo lavorare. Si occupava di me e Rory, si occupava della casa, ora si occupa anche di mille mansioni. Raccontò anche del fatto che spesso partecipava ai meeting dei più grandi scienziati del corpo di ricerca per poter rimanere aggiornato su ogni cosa. Era determinato nel voler avanzare ancora di più, nel trovare la soluzione per chiudere definitivamente tutta quella merda. O almeno, nel trovare un qualcosa che determinava una svolta a tutto ciò.
Vedevo nei suoi occhi una determinazione incredibile.
«E son sicura che riuscirai, hai una mente incredibile» ciò che potevo fare da brava sorella era quella di sostenerlo il più che potevo. Ero sicurissima del fatto che sarebbe riuscito ad arrivare al suo obiettivo. Mi accarezzò dolcemente, dicendo che sperava di ottenere un mondo migliore, di dare a me e a Rory una vita migliore. Così come i nostri genitori, tutto il lavoro che fanno, tutta la loro vita era dedicata al voler dare una vita migliore a noi.
 
«Tocca a te, Rei» esordì Rory.
Non che avessi delle storie incredibili da raccontare come loro, iniziai a raccontare di come passai gli ultimi anni scolastici. Ero sempre stata una ragazzina che amava stare per le sue, uno dei motivi per cui non dissi mai a nessuno della mia famiglia. Non era perché me ne vergognassi, anzi, io ero fiera di aver trovato una famiglia come loro. Ogni giorno ringraziai la vita di aver incontrato Rory e Spike in quel terribile giorno in cui persi i miei veri genitori. Ogni giorno ringraziai la vita per aver ritrovato il calore di una famiglia, di non esser stata da sola a combattere i miei demoni interiori.
«Il motivo per cui non ho mai parlavo di voi, è perché non amavo manifestare la mia vita privata in quella classe. Io e Clarissa avevamo un’amica di un’altra classe, passavamo le giornate con lei»
«Non ti trovavi bene? Cosa non andava?» chiese perplesso Rory.
Spiegai di come in quella classe ci furono ragazzini che si comportavano in modo poco carino con alcuni compagni di classe. Raccontai di come ero intervenuta le prime volte, non mi piaceva vedere quelle situazioni. Non ero mai finita ad usare le mani, per fortuna, ma riuscivo a fermare quei bulli in qualche modo. Infastiditi dai miei continui interventi, iniziarono a punzecchiare anche me, con scarso intento. A un certo punto, i ragazzi e le ragazze che venivano sempre infastiditi si erano stufati di farsi difendere, volevano reagire anche loro. Mi ringraziarono e mi chiesero qualche consiglio. Così li aiutai, e con il passare del primo anno scolastico, riuscirono a difendersi da soli. Fra questi ragazzini che amavano bullizzare, c’erano Luciana e le sue amiche. Loro non avevano mai partecipato in modo attivo a quelle situazioni, ma restavano nel dietro le quinte. Guardavano sempre noialtri dall’alto al basso.
«Probabilmente l’anno prima di entrare in accademia, avranno avuto un lavaggio del cervello. È vero che si son calmate negli ultimi due anni, ma rimanevano sempre altezzose. Vederle adesso, vedere come son finalmente maturate, ha dell’incredibile».
«Purtroppo, il passaggio dall’essere un ragazzino all’essere un essere umano consapevole della merda che c’è in giro è un attimo. È un bene che siano cambiati e cresciuti, nonostante le circostanze che son state motivo di tale crescita» spiegò Spike.
Concordai sul suo discorso. Per quanto ne potevo sapere, anche quei bulli avranno passato chissà quali momenti terribili per essere arrivati a scaricare la loro frustrazione sugli altri. Questo non significa che voglio giustificare quei comportamenti, anzi. Gli esseri umani dovevano rimanere uniti più che mai in quel periodo storico che non finiva più.
«E questo Nicola? Ho visto come ti punzecchiava il primo giorno, prima dell’attacco» chiese Rory.
«Nicola? È solo uno dei compagni di classe delle medie che si è preso una cotta per me. A quanto dice lui, iniziai a piacergli quando prendevo le parti dei ragazzi bullizzati. Ma mi ha sempre pensato come una persona che sarebbe riuscita a far male a nessuno. Era talmente appiccicoso che era insopportabile» spiegai.
«Sei per caso geloso? Tranquillo che nessuno ruba la tua sorellina» Spike stuzzicò Rory, vedendolo infastidito.
«Non è tanto la gelosia, quanto il veder qualcuno infastidire Rei» provò a spiegare.
Spike puntualizzò «Lo sai che Rei sa difendersi da sola. Come fa a diventare una combattente, altrimenti?»
Lanciai delle occhiatine a entrambi, tirai la guancia di Rory e gli diedi un bacio sulla guancia «Tranquillo, esisti solo tu per me» prendendolo in giro. Lui ricambiò con una smorfia, per poi riprendere a giocare. La serata continuò fino a mezzanotte, dalla serietà dei nostri racconti si passò alla spensieratezza della nostra partita infinita a Monopoli, con la vittoria di Spike.
Spente le luci, Rory fu il primo ad addormentarsi. Spike si girò un po’ di volte. Io, in mezzo a loro, con lo sguardo verso il soffitto iniziai a riflettere su quello che volevo fare io. Vedevo Rory determinato nell’uccidere i demoni, vedevo Spike determinato nella ricerca. Era il momento di prendere in mano il mio obiettivo, il quale mi porto da una vita. Voglio vendicarmi di quei mostri, voglio diventare forte anche io, voglio raggiungere il livello di Rory anche io, voglio combattere. Voglio risentire quel vivo che provai combattendo quei demoni. Poi mi addormentai.

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Capitolo 13
*** Capitolo 12 ***


Un cielo rosso come il sangue, così come l’odore che emanava intorno a me. Vista offuscata, una mano cercò di accarezzarmi e rassicurarmi. Mi tirò via, correva trascinandomi. Era una donna quella che mi fece uscire di casa, era mia madre. Potevo riconoscere i suoi lunghi capelli rossi, ma il suo viso era offuscato, non riuscivo a vederlo chiaramente.
Urla strazianti, grida di dolore, versi orripilanti e spaventosi. In lontananza dei mostri, degli orripilanti mostri che stavano uccidendo esseri umani irriconoscibili. Mia madre stava per raggiungere un uomo, il quale era vicino a un furgone. Insieme a lui, altri uomini, donne e bambini. Quell’uomo era mio padre, imponente in divisa. Stava pronunciando qualcosa, non riuscivo a percepire cosa. Tutto offuscato, tutto nero. Un mostro grande più del furgone si era buttato sopra quest’ultimo, uccise tutte quelle persone. Conficcò il suo lungo artiglio nello stomaco di mio padre. Poi ancora tutto offuscato, forse vedevo uomini in divisa, forse vedevo mia madre piangere e contorcersi dal dolore, vomitava. La mano di mia madre che prima stringeva la mia, non la stringe più. Un demone l’aveva uccisa, di fronte ai miei occhi. Provai a urlare, ma non riuscivo a sentire la mia voce. Sentii i rumori di fuoristrada ed elicotteri, uno di questi fuoristrada si fermò dietro di me. Un soldato sparò ai demoni, un bambino afferrò la mia mano. Ma io continuai a piangere e urlare.
 
Mi svegliai di soprassalto. Ero ancora nella stanza di Rory e Spike. C’era silenzio, potevo sentire solo il respiro di Rory che dormiva. Era ancora accanto a me. Una luce accesa provenire dalla scrivania, Spike si avvicinò preoccupato.
«Ehi tesoro, che succede?» chiese abbassandosi per avvicinarsi. Parlò a bassa voce per non svegliare Rory.
Lo abbracciai forte, vedere Spike riuscì a calmarmi. Ricambiò l’abbraccio «Un altro incubo, vero? Li hai ancora?» chiese ulteriormente.
«Già… anche se negli ultimi anni ne ho avuti molto meno. Questa è la prima volta da qualche mese, credo» risposi, ancora scombussolata.
Spike si staccò dell’abbraccio, si alzò a prendere una bottiglietta d’acqua dalla scrivania. Prese un bicchiere da un mobiletto e la versò.
«Tieni, ti farà bene»
Ubbidii, mentre mi accarezzava dolcemente la testa «Farà sempre meno male, te lo prometto».
Gli sorrisi «Che ci facevi sveglio?» adesso notai anche il pc acceso.
«Non riuscivo a dormire, perciò mi sto portando avanti con l’inventario. Comunque, son le 3, meglio che torni a dormire. Domani è il tuo primo giorno»
«Dovresti dormire anche tu»
«Fra poco, promesso»
«Ecco, cerca di mantenerla»
Gli passai il bicchiere e mi diede la buonanotte per la seconda volta. Mi accoccolai abbracciando Rory. Mi addormentai più tranquilla.
 
La sveglia delle 6 del mattinò rimbombò in tutta la stanza, facendoci svegliare controvoglia. Il primo a svegliarsi fu Spike, mi domandai quante ore avesse dormito alla fine. Dopodiché Spike spronò con i piedi sia me che Rory, cercando di farci alzare. Fui la seconda a svegliarsi. 
Spike era già in piedi e pronto per uscire, con la sua divisa e il camice. Lo vedevo spruzzarsi un dolce profumo sui polsi.
«Buongiorno dormigliona. Cerca di svegliare Rory e preparatevi, io devo andare già ora che sono in ritardo. Puoi chiedere a Clarissa se a pranzo è libera?»
«Ma questa richiesta? Non hai il suo numero?» chiesi sorpresa.
«Non pensare male, ma mi ha chiesto lei se potessi darle qualche dritta per alcune cose. Ma non mi ha dato il suo nuovo numero» spiegò, sistemandosi il camice e prendendo la valigetta da ufficio.
«Ti farò sapere in mattinata allora, ti passerò anche il numero»
Baciandomi sulla fronte, mi salutò e uscì. Mi girai verso Rory, ma quanto poteva dormire? Era fin troppo calmo in quei momenti di sonno. Lo spronai a svegliarsi.
«Rory!»
Finalmente si svegliò, ancora mezzo addormentato mi diede il buongiorno. Di fretta e furia, finalmente eravamo pronti per uscire. Mentre ero intenta a raggiungere Clarissa, guardai il programma della giornata e allo stesso tempo rispondevo alle domande e discorsi di Rory.
«Con cosa inizi oggi? Io oggi ho il solito allenamento al campo, allenamento fisico. Probabilmente oggi sarò poi di supervisione alle sale controllo»
«A vedere da qua, abbiamo allenamento anche noi, poi lezione base di combattimento, alchimia in laboratorio. Devo dire a Clarissa di prendere la tuta per l’allenamento»
«Raggiungo Clarissa, allora. Mi aspetta qua vicino. Tu vai a fare colazione?»
«Dovrei essere con Rebecca, mi sta aspettando alla mensa»
Rebecca. Dimenticai della sua esistenza. Involontariamente mi sentii con i piedi sotto terra a sentire il suo nome «A più tardi allora».
Rory cercò di fermarmi, ma il mio passo fu più svelto. Preferivo non farmi coinvolgere da ciò che sentivo, preferivo concentrarmi sul da farsi di oggi.
 
Raggiunta Clarissa, la trovai in compagnia di Luciana e Nicola.
«Buongiorno principessa, sei pronta per la nostra avventura?» esordì Nicola non appena mi vide.
«Ti sei svegliato bene, vedo. Sarò pronta dopo aver fatto colazione»
«Ho una fame da lupi anche io, andiamo» disse Luciana.
Mentre andavamo alla mensa, Clarissa mi sussurrò chiedendomi se andasse tutto bene, risposi di sì. Non ci credeva, così apprestai a cambiare discorso.
«Clarissa, Spike ti cercava per oggi. Ti passo il numero, vieni» allungai la mano in attesa di farmi passare il telefono da Clarissa.
«Vero, mi stavo dimenticando. Tieni»
«Spike? Clarissa? C’è qualcosa tra voi?» chiese Luciana incuriosita.
Presa alla sprovvista, Clarissa negò a quella domanda.
Senza peli sulla lingua, Luciana pronunciò un «Non so dirti se menomale o peccato, Spike è un gran figo»
Clarissa trattenne una leggera irritazione a tale affermazione, ma non ci diede peso più di tanto. La rassicurai con uno sguardo, conoscevo Spike. Era evidente che aveva un certo riguardo nei confronti di Clarissa, ma si tratteneva parecchio. Forse per la differenza d’età, forse perché è così impegnato nel suo lavoro che non è sicuro di voler intrattenere una relazione.
 
Alla mensa avevamo avuto la fortuna di incontrare Lucilla e Marco. Giusto un piccolo momento per salutarci, in quanto Lucilla doveva andare già all’addestramento con le armi. La vedevo carica già alle sette e mezza del mattino. Marco aveva supervisione alla sala di controllo, ma non con Rory. Essendoci varie sale, ognuna delle quali supervisionava un determinato territorio, ci volevano più supervisori che facevano a turno.
Mentre bevevo la mia tazza fumante di caffè, mi girai intorno. Per fortuna Rory non era alla stessa mensa.
 
Arrivati al campo, ecco che iniziò il nostro nuovo inizio.

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Capitolo 14
*** Capitolo 13 ***


Prima di andare negli spogliatoi per cambiarci, ci diedero le tute da indossare per questi allenamenti. Una semplice polo bianca e degli shorts neri. In più delle scarpe da ginnastica.
Gli spogliatoi erano spaziosi e illuminati, dotati di armadietti, panchine, toilette e docce. Gli spogliatoi, così come le camere dei dormitori, non avevano distinzione di sesso. Nonostante ciò, forse per timidezza, le ragazze stavano in uno spogliatoio, i ragazzi in un altro. A quanto pare eravamo divisi anche in classi diverse. Con noi erano rimasti Luciana e Nicola, mentre le amiche di Luciana erano state smistate altrove. Luciana stessa ci raccontò di come si erano anche allontanate da lei da quando eravamo qua, ma non sembrava non ci fosse rimasta così male. O almeno, così volle far sembrare.
«Poi preferisco la vostra di compagnia, mi sento più a mio agio»
Non avrei mai pensato che Luciana sarebbe diventata così docile nei nostri confronti. Non era più la ragazzina che guardava tutti dall’alto al basso. Più la guardavo da questo nuovo lato, più la vecchia Luciana diventava solo una figura estranea, come se non fosse mai esistita.
 
Mentre ci cambiavamo, alcune ragazze si avvicinarono. Si presentarono, volevano fare semplice conoscenza. In fondo, dovevamo condividere lo stesso percorso. E forse, chissà, la stessa squadra.
Ognuna di noi disse il proprio nome e il ruolo a cui si voleva ambire. Quando pronunciai il mio, fecero un’espressione sbigottita.
«Reina? Reina Williams?» disse una delle ragazze.
«Sei tu la famosa ragazza sopravvissuta a quella grossa ferita inflitta dal demone del primo giorno» pronunciò un’altra di loro.
«E sei la sorella degli Williams»
Annuii. Era il tipo di reazioni che volevo evitare durante il periodo delle scuole medie. Ma non potevo evitarle per sempre.
Le nostre compagne dissero qualcosa su Rory, su quanto lo trovarono un bel ragazzo.
«Quando ho visto Rory e il suo team son rimasta pietrificata, hanno un’aria così imponente»
«Anche io, chissà se un giorno diventeremo come loro»
Clarissa spiegò che son normalissimi ragazzi come noi, ma con una grande responsabilità dietro. Che avevano una forza incredibile.
Luciana spezzò il discorso dicendo che era ora di andare.
 
Arrivati in campo, il nostro coach ci indirizzò dove andare, in quanto il campo era condiviso con altre classi. Era enorme, attorno a esso c’erano anche varie tribune dove potersi sedere e guardare. C’era anche la classe di Rory.
Riuscii a intravederlo, era con i suoi compagni, tra loro c’era anche Rebecca. Stavano facendo degli esercizi, guidati dal loro coach.
Il coach si presentò e ci presentò il suo allenamento. Quello che avremo fatto con lui, sarebbero stati esercizi fisici per aumentare la resistenza e la flessibilità. Corsa, addominali, flessioni e altri esercizi vari. Indicando quelli del terzo anno, ci spiegò che non avremo mai smesso di fare questi tipi di allenamenti, in quanto erano parte integrante per l’addestramento. Anzi, sarebbero aumentati e sarebbero diventati più pesanti.
Iniziò indicandoci degli esercizi di stretching iniziali, dovevamo seguire quello che faceva lui.
 
Finiti i primi esercizi, ci invitò a fare almeno tre giri del campo. In quell’enorme campo. Tra lamenti e tentate obiezioni, chi più e chi meno, iniziammo a correre. Nicola desiderò correre accanto a me e Clarissa, Luciana era già più avanti di noi da quanto era veloce.
«Tutto bene Rei?»
Pensavo e speravo avesse smesso di provarci, ma così non sembrava. Durante la corsa tentò di fare conversazione, ma era complicato in quel momento.
«Conviene che conservi il fiato» gli consigliai, per il suo bene. Aveva già il fiatone.
 
Rory mi notò quando passammo accanto alla loro classe, mi salutò con un forte Rei. Loro avevano finito con i loro esercizi, stavano prendendo già una pausa.
Ricambiai il saluto agitando il braccio, era impossibile ricambiare a voce. Capitava la possibilità di poter riprendere fiato camminando, ma più correvamo, meglio era.
 
Finiti gli allenamenti, tornammo negli spogliatoi per una doccia rinfrescata e per tornare in divisa. Incontrai Rebecca, in quanto avevano finito anche loro nello stesso momento. Mi dedicò un solo semplice saluto, non sembrava voler essere amichevole con me.
Alla fine non era obbligata a fare amicizia con la sorella del ragazzo con cui usciva, ma mi domando quale fosse il suo problema con me. Anche Clarissa e Luciana chiesero la stessa cosa.
Usciti fuori dal cortile, avevamo 5 minuti di pausa prima di dirigerci verso l’addestramento con le armi. Incontrai anche Rory, il quale si avvicinò per salutarmi. Lo vidi fulminare con lo sguardo Nicola quando si salutarono. Tentò di chiedermi qualcosa, ma fu rapito da Rebecca che lo chiamò per andare. Mi diede un grosso bacio sulla fronte per salutarmi e se ne andò, salutando anche gli altri.
 
Con grande sforzo, evitai di pensarci ulteriormente e la giornata passò. Durante l’addestramento delle armi, ci invitarono a scegliere un tipo di arma qualsiasi, quella con la quale ci sentivamo più a nostro agio. Dovevamo usarle per colpire dei manichini, in caso di armi da mischia, o degli obiettivi, in caso di armi a distanza. Il nostro mentore, così voleva farsi chiamare il docente, passò da ognuno di noi per vedere quale fosse il nostro livello, oltre a darci consigli. Aveva bisogno di un quadro di noi nuovi studenti per vedere che tipo di addestramento avremo dovuto poi fare con le prossime lezioni.
La lezione di alchimia invece fu la più noiosa, a mio avviso. Era tutta dedicata all’introduzione del corso, alla teoria sul creare delle pozioni molto standard. Prima di iniziare la pratica, avremo dovuto studiare alcuni capitoli del manuale, in modo da memorizzare i vari ingredienti e la quantità.
Preferivo la pratica alla teoria. Per Clarissa era il contrario, stava amando quella lezione.
 
Alla fine delle lezioni, tornammo nei dormitori. Clarissa mi raccontò del pranzo con Spike, quando mi addormentai dalla stanchezza. Non cenai nemmeno quella sera.
 

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Capitolo 15
*** Capitolo 14 ***


Le prime due settimane passarono allo stesso modo, la pesantezza degli allenamenti e delle lezioni si faceva sentire parecchio. Allenamenti la mattina, pausa pranzo, addestramento e altre lezioni il pomeriggio. Ogni tanto pranzavo da Spike in laboratorio con Clarissa, ogni tanto con Marco e Lucilla, altre volte pranzavo da sola o con Nicola e Luciana. Per due sole serate ero riuscita a stare sia con Rory che con Spike, avevamo deciso di dedicare una serata tra fratelli quando ne avevamo le possibilità.
L’impegno che ci stavo mettendo per migliorare iniziava pian piano a dare i suoi frutti, riuscivo a esser più coordinata nel combattimento, riuscivo a sentire la mia arma parte del mio corpo, non sentivo più come se la impugnassi soltanto. Avevo provato con armi da fuoco e archi e frecce, ma continuavo a preferire le doppie lame. Avevo provato a usare la lancia, arma prediletta di Rory, ma non riuscivo a sentirla mia come faceva lui. Mi era capitato di andare a vedere Rory mentre si addestrava con la sua squadra, ogni qualvolta che mi riuscì a invitarmi. Le cose tra me e lui si erano assestate, riuscivo a dar meno peso alla sua relazione con Rebecca, ma continuava comunque farmi male. Se non altro, riuscivo a sopportare.
Durante una delle due serate che passai con i miei fratelli, Rory menzionò il fatto che Rebecca non sembrava molto amichevole nei miei confronti. Ci spiegò che non è mai stata amichevole con nessuno, se non con il suo team e con lui. Ci raccontò anche del fatto che la loro relazione non riusciva ancora ad avere progressi.
 
Un’altra novità accaduta in quella settimana riguardava Nicola. Si era finalmente arreso con me, ma il motivo era ancor di più sorprendente. Lui e Luciana passarono così tanto tempo insieme che si presero una cotta l’uno per l’altra. Era diventata una coppia fenomenale anche nel combattimento. Lei con arco e frecce, lui arma da fuoco. Luciana aveva definitivamente abbandonato l’idea di occuparsi del ruolo medico.
Per quanto era presto formare dei team e delle squadre, quella composta fra loro due e la sottoscritta poteva diventare una valida realtà in futuro. Clarissa invece correva spedita per raggiungere il ruolo di ricerca. Vedevo progressi anche tra lei e Spike, in quanto stavano parecchie volte insieme.
 
L’inizio della terza settimana fu tranquillo.
Andai a pranzare nel mio posto preferito. Quando avevo voglia di stare un po’ da sola, il giardinetto dietro il dormitorio Sole era perfetto, in quanto non ci andava quasi mai nessuno. Iniziai a mangiare tranquilla, quando sentii due persone litigare in lontananza. Avrei potuto far finta di niente, ma riuscii a riconoscere la voce di Rory, era con Rebecca. Rimasi a bocca asciutta, tenendo impugnata la forchetta che aveva appena addentato la pasta dal piatto. Non riuscii a capire il nesso dei loro discorsi, ma non appena lei notò la mia presenza, se ne andò. Rory si girò verso di me, sospirò e si avvicinò, sedendosi accanto a me. Si distese comodo sulla panchina, cercando un po’ di tregua. Ci fu un silenzio imbarazzante, aspettavo che fosse lui a parlare.
«Vuoi sapere perché abbiamo litigato? E il motivo reale per cui vuole a malapena salutarti?»
Non aspettò nemmeno la mia risposta che continuò a parlare comunque «Le da fastidio, ha un inutile gelosia nei nostri confronti. Vorrebbe essere lei al primo posto, vorrebbe che evitassi di vederti il più possibile. Fin dall’inizio sapeva che tu e Spike siete e sarete sempre al primo posto. Eppure… eppure, son due giorni che mi fa scenate simili. Non stiamo nemmeno insieme ufficialmente, ma è convinta di poter decidere per entrambi».
Rimasi senza parole a quanto ascoltavo. Non sapevo nemmeno come rispondere, cosa che gli dissi con la mia massima sincerità.
«Spero solo di non aver contribuito involontariamente a questa sua scenata. Probabilmente stando con te, son riuscita a togliere tempo a voi»
«Non lo pensare nemmeno, non è colpa tua. Passavo tanto tempo anche con lei, ma a detta sua sembrava non volessi essere con lei. Non riesco a capirla»
Provai ad aggiungere altro, ma Rory mi rubò la forchetta e mangiò il mio pranzo. Provai a replicare.
«Scusa, non mangio da ieri sera. Tanto non la stavi mangiando»
Lo fulminai con lo sguardo, ma la suoneria del suo smartphone interruppe sul momento.
«Dimmi Spike... sì, certo. Ci penso io» prese un ultimo boccone e si alzò dalla panchina «Spike ha dimenticato dei documenti in camera, vado a prenderli e glieli porto in laboratorio. Vieni con me?»
«Volentieri, non vedo Spike da due giorni» chiusi il contenitore del pranzo e seguii Rory fino alla sua stanza. Non pronunciò più niente riguardo alla litigata tra lui e Rebecca.
 
«Tu riesci a trovare una cartella di documenti arancione? Qua non sembra esserci» chiese mentre cercò tra le cianfrusaglie della scrivania di Spike.
«Provo a cercare» guardai nel letto ancora insolitamente sfatto di Spike, ma nulla. Controllai sotto il letto, lo trovai. «Trovata»
Mi alzai di scatto, scontrandomi con Rory che si stava avvicinando. I nostri visi erano così vicini che potevamo sentire il respiro dell’altro. Contenersi in quella situazione stava diventando difficile. Rory passò una mano tra i miei capelli, mi accarezzò il viso. In un attimo le sue labbra poggiarono dolcemente sulle mie. Durò un attimo, calò successivamente un momento di silenzio e imbarazzo.
Ricordai a Rory della cartella per Spike, gliela passai.
«Giusto, andiamo»
Non avevamo detto più niente fino al laboratorio.

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Capitolo 16
*** Capitolo 15 ***


«In che laboratorio si trova Spike Williams?» chiese Rory alla reception dell’edificio.
In tutta la struttura c’erano solo due edifici dedicati ai laboratori. Un edificio totalmente dedicato a chi già lavorava nel campo, mentre il secondo ospitava anche le lezioni e studenti. Al momento eravamo nei laboratori dei ricercatori, di norma l’accesso agli studenti non era consentito. Solo le Prime Squadre o piccole eccezioni potevano entrare. Le volte che pranzavamo con Rory erano sempre nell’altro edificio. L’addetta alla reception indicò il piano e il laboratorio interessato.
Seguii Rory in silenzio, ogni tanto ci guardavamo, ma nessuno dei due osava parlarsi. Fu la prima volta che visitai l’edificio, in quanto durante l’orientamento era stato escluso dal tour. La Hall era piena di ricercatori e scienziati in camice, regnava un’atmosfera così austera e silenziosa che avevo timore a fare un qualsiasi tipo di rumore. Rory doveva essere abituato a venire qua, si sentiva a suo agio e sapeva dove dirigersi per gli ascensori, ogni tanto salutava al volo qualcuno che lo conosceva.
Entrati nell’ascensore che portava al quinto piano dove lavorava Spike, entrò anche un ragazzo nell’ascensore, sembrava piuttosto giovane.
«Buongiorno Rory, che sorpresa vederti» pronunciò.
«Commissione personale per Spike» rispose con ironia facendo vedere la cartella dei documenti.
«Sempre sul pezzo, insomma. Questa studentessa? Ha il permesso di entrare?» chiese guardandomi.
«Lei è Reina, nostra sorella. Finché è con uno di noi due può entrare»
«Piacere, scusa il mio comportamento sgarbato. Oggi è una giornata pesante, sono Matteo, collega di tuo fratello Spike. Sono un tirocinante, più che altro»
Allungò la mano per stringere la mia, ricambiai volentieri.
«Piacere tutto mio, non ti preoccupare. Non è stato per nulla sgarbato, è giusto prestare attenzione a chi entra»
Mi sorrise e ci seguì fino al laboratorio di Spike, chiacchierando con Rory di tanto in tanto.
 
Spike si trovava dietro una grossa vetrata che divise il laboratorio in due: da una parte vari macchinari, dall’altra dei banconi pieni di portatili. Lui sembrava parecchio concentrato su quello che doveva fare, tanto che ci mise qualche secondo per notare la nostra presenza. Lasciò il resto del lavoro a una sua collega, per poi uscire dalla porta di vetro e avvicinarsi a noi.
«Ma ci sei anche tu, ciao tesoro! Vorrei poterti abbracciare, ma sono pieno di polvere e sudore»
«Lo noto, stai lavorando parecchio oggi» gli risposi.
«Ecco la tua cartella, caro fratellino» Ironizzando, disse Rory. Passò i documenti a Spike, che poi li passò a un collega che era preso a lavorare sul suo notebook.
Spike salutò anche Matteo, indicandogli le sue mansioni giornaliere. Eseguì subito in un lampo, entrato dall’altra parte della stanza, salutando sia me che Rory.
«Volete un caffè? Io ho già pranzato, ma posso stare due minuti con voi» disse.
«Purtroppo devo passare, fra una quindicina di minuti ho lezione e devo raggiungere Clarissa» mi sarebbe piaciuto rimanere, ma il tempo stringeva.
«Io uguale, ho addestramento»
«Tranquilli allora, fate un buon lavoro»
 
Ci stava salutando quando entrò un ufficiale che cercava Spike.
«Rory, rimani un attimo» disse l’ufficiale, il quale poi mi guardò in maniera perplessa. Spike mi presentò.
«Piacere Reina Williams, puoi rimanere anche tu allora, tanto non è un segreto. È confermata la missione di cui si era parlato in queste settimane»
Non riuscii a capire, vidi gli sguardi preoccupati di Rory e Spike. Iniziai a preoccuparmi anche io.
Rory mise una mano sulla mia schiena, cercò di rasserenarmi «Te ne parliamo stasera, tu hai lezione ora»
«Vorrei sapere adesso io, se è possibile»
Non volevo uscire senza sapere di cosa stessero parlando. L’ufficiale si offrì di spiegarmelo, con consenso anche di Spike. Esitò per un secondo, ma acconsentì anche Rory.
«A nord Italia le invasioni stanno aumentando sempre di più, in modo spropositato. Hanno bisogno di soldati, stanno anche chiamando tutte le Prime Squadre di ogni Istituto del paese, hanno bisogno anche di più ricercatori possibili. Spike è stato richiesto, la Prima Squadra rossa uguale. Così anche la verde e la blu. La partenza è prevista fra due giorni. Sarà tosta, durerà almeno due settimane».
Ero conscia del fatto che Rory sarebbe partito spesso per le missioni, ma questa sembrava essere più urgente e rischiosa del solito. Senza contare che pure Spike sarebbe partito. Loro due notarono il mio sguardo preoccupato. Rory, che si trovava di fianco a me, prese la mia mano e me la strinse.
«Vi aspettiamo entrambi stasera, ci sarà la riunione per organizzare i preparativi, domani sarà una corsa contro il tempo. Dobbiamo essere pronti per partire»
L’ufficiale uscì. Mi girai verso i miei fratelli, li guardai male perché lo sapevano da prima e non me l’hanno nemmeno accennato. Si guardarono e alzarono le mani.
«Scusa Rei, non potevamo ancora parlarne. Senza contare che non volevamo farti preoccupare prima di esserne sicuri» spiegò Spike.
«Le volte che dormivo da voi, quando uscivo dal bagno, capitava che chiudevate di colpo i vostro discorsi. Non ci avevo dato peso, ma parlavate di questo, vero?»
«Esatto, parlavamo di quello. Mi spiace non avertelo detto prima» disse Rory guardandomi. Ricordai del bacio avvenuto pochi minuti prima. Perché mi era venuto in mente in quel momento?
«Voglio solo che tornate vivi» era l’unica cosa che riuscii a dire.
«Promesso» dissero insieme.
Rory guardò l’orario «Si è fatto tardi per entrambi, andiamo»
Salutai velocemente Spike, mentre Rory mi trascinò di corsa fuori dall’edificio. Avevo cinque minuti appena per raggiungere le sale controllo, ero di turno con Clarissa, altri due studenti e un supervisore dall’altra parte della struttura.
Per strada Rory mi invitò a non dire nulla, se non a Clarissa. Ma solo quando ci trovavamo nella nostra stanza.
«Vi verrà comunicato domattina ufficialmente, è meglio non creare allarmismo agli altri studenti»
«Va bene, nessun problema.
 
Mi accompagnò fino al mio punto di destinazione, lo ringraziai di avermi accompagnata.
«Figurati, tanto sono qua di fianco a te io. Per quello che è successo prima…»
«Non serve parlarne se…» lo interruppi, ma lui mi interruppe a sua volta, avvicinandosi.
«Ne vorrei parlare, invece. Ma voglio prima rifletterci. Quando tornerò, affronteremo la questione»
Vedevo serietà nei suoi occhi, non era mai stato così serio.
«Va bene, ma ora devi concentrarti al massimo»
La questione del bacio era importante, per i miei sentimenti soprattutto, ma quello che doveva affrontare fra due giorni lo era di più. Preferivo che avesse meno distrazioni possibili.
Quando mi raggiunsero Clarissa, Luciana e le altre ragazze della mia classe, mi salutò dandomi un bacio sulla fronte. Come se non fosse bastato quello di oggi.
«Buona giornata ragazze» salutò con un sorriso, prima di andare. Loro ricambiarono.
«Quanto è adorabile tuo fratello con te. Magari fosse così anche il mio, preferisce stuzzicarmi e prendermi in giro e basta» esordì una delle ragazze.
«Già, sia lui che Spike sono fantastici»
Pensandoci, non potevo trovare fratelli migliori di loro.

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Capitolo 17
*** Capitolo 16 ***


Alla fine della giornata, rientrammo nei nostri dormitori. Presi Clarissa, la feci sedere sul suo letto. Io mi sedetti sul mio, iniziai a spiegarle della missione urgente che sarebbe partita fra meno di due giorni e le spiegai che domattina avremo saputo di più a lezione.
Fece un lungo sospiro «Non posso negare di essere preoccupata, ma qualcosa già intuivo. Intuivo che ci fosse qualcosa che non andava, anche dall’attacco avvenuto il primo giorno. Sono in contatto con delle persone che vivono più a nord, che son dentro le accademie anche loro. Mi hanno detto che non è una bella situazione da quelle parti. Ma… ma son preoccupata, anche per Spike»
Vidi le sue mani tremare un po’, stava cercando di sforzarsi di essere forte. L’abbracciai «Lo conosco, è un osso duro. L’hai visto combattere. È un ricercatore ma rimane fenomenale anche nel combattimento. Con lui ci sono i migliori, poi. Son sicura che andrà tutto bene».
Riuscì a tranquillizzarsi.
«E dire che dovrei pensare io a rasserenare il tuo di animo» disse.
«Siamo migliori amiche, dobbiamo esserci l’una per l’altra. Ora più che mai»
«Hai ragione. Adesso mi sono ripresa»
Dopo una bella doccia, andammo a dormire entrambe. Io non riuscii a chiudere occhio.
 
La mattina seguente iniziò con gli allenamenti al campo. Come intuivo, non c’era nessuna Prima Squadra, nessuno con lo stemma di appartenenza. Probabilmente erano tutte impegnate nei preparativi.
Il coach ci indicò gli esercizi da fare, quando arrivò il nostro mentore, il professor X che ci addestrava alle armi. Disse qualcosa sottovoce al coach.
«Ragazzi, il professore vi deve parlare»
Tutti si fermarono e si avvicinarono ai docenti. Intuivo e già capivo quale fosse l’argomento.
«Son qua per comunicarvi che gli addestramenti non ci saranno questo pomeriggio. Da qui fino ad almeno due settimane, condividerete gli addestramenti con tutte le classi del primo anno» iniziò a parlare, tutti iniziarono a guardarsi perplessi e preoccupati «Questo perché? Perché io, con altri docenti, partiremo per una missione importante, parecchio importante. Forse alcuni di voi già lo sanno, ma la situazione al nord è messa parecchio male. Stanno chiamando più squadre e soldati possibili. Le Prime Squadre e le squadre del quinto anno dovranno partecipare e partiremo tutti domani mattina»
Spalancai gli occhi, gli occhi di alcuni ragazzi ebbero la mia stessa reazione.
«Quinto anno? Tutte le squadre? Dovevano essere solo le Prime Squadre» intervenni, mi guardarono tutti. Subito mi resi conto della mia sfacciataggine, interrompendo un docente in un discorso importante «Mi scusi professore per l’interruzione»
«Non ti preoccupare, Williams. Riesco a capire la tua preoccupazione, vedo che sapevi già della missione» disse.
«Ero con Rory e Spike Williams ieri sera al laboratorio, un ufficiale era entrato per dare la comunicazione» spiegai.
«Quel che non ha comunicato a loro è che anche il resto delle squadre deve rispondere all’intervento della missione. È un comunicato di questa mattina, non c’è stato nemmeno il tempo di prepararli» notò gli sguardi preoccupati, sapeva che alcuni di loro avevano amici, fratelli, sorelle dell’ultimo anno «e state tranquilli, loro dovranno solo restare nelle retrovie per i demoni più belli. Senza contare che non saranno soli, accanto a loro ci sono i migliori soldati, le migliori Squadre. Torneremo tutti quanti insieme»
Appena finì di parlare, salutò e se ne andò. Il coach ci invitò a fare quello che ci sentivamo, ma tutti volevamo continuare e finire gli allenamenti mattutini.
 
Alla fine della lezione, dentro gli spogliatoi, tutti si cambiarono in un grande silenzio. Due ragazze e un ragazzo che a fianco a quello mio e di Clarissa parlavano tra loro a voce bassa. Una delle due ragazze aveva la sorella al quinto anno, era preoccupata. I suoi amici cercavano di tranquillizzarla.
Mi girai intorno e c’era tutta la classe con il loro stesso stato emotivo. Non avevo stretto amicizia con tutti loro, ma avevo avuto modo di parlarci, di scambiare qualche opinione, di allenarmi con loro. Senza contare gli aiuti che ci davamo durante alchimia. Di alcuni non ricordavo nemmeno il nome, eravamo tantissimi, circa una trentina. Senza contare che alcuni avevano fatto il cambio con altre classi.
Guardai Clarissa, presi un respiro profondo e salii su una panchina, cercando di attirare la loro attenzione. Sentivo gli sguardi puntati addosso, ma in cuor mio sentivo di dover far qualcosa per placare gli animi di tutti i miei compagni.
 
«So bene cosa state provando in questo momento, lo so benissimo, credetemi. Come alcuni di voi, anche io ho persone a me care che sono dell’ultimo anno e non solo. Anche io sono preoccupata, anche io ho paura di non rivederli più. Ma ora più che mai devo mettere da parte questa mia preoccupazione, anzi dobbiamo farlo. Dobbiamo impegnarci di più, dobbiamo rimanere uniti. Dobbiamo credere in loro, dobbiamo pensare che se loro sono arrivati a quel punto del loro percorso, è perché volevano farlo. Io non conosco i vostri fratelli, le vostre sorelle o i vostri amici e amiche, ma son sicura che tutti stanno combattendo per uno scopo, così come lo state facendo anche voi. Un giorno anche noi saremo al loro posto e anche noi, come loro, vogliamo vedere nei visi dei nostri cari tutto tranne la preoccupazione. Loro hanno bisogno anche della nostra forza, della nostra determinazione. Ecco, io non brava a far nessun tipo di discorso, perciò vi sarà sembrato stupido, banale, pieno di frasi scontate. Ma spero di aver raggiunto i vostri animi»
Un silenzio, quasi imbarazzante, iniziai a pentirmi della mia iniziativa così impulsiva. Vedevo giusto alcuni sguardi di approvazione. Ma un ragazzo appoggiato ad un armadietto iniziò ad applaudire, a gridare una specie di tifo, gridando e ricordando cosa facessimo lì.
«Rei ha ragione, cazzo. Cosa siamo venuti a fare qua? Non volevamo diventare dei grandi combattenti? Dei ricercatori? Se iniziamo così, a preoccuparci per i più grandi, senza credere in loro, come faremo a credere in noi?»
Tutti iniziarono ad animarsi in coro, un coro di sfogo, di approvazione. Si erano risollevati quasi tutti. Scesi dalla panchina, il ragazzo fece segno di approvazione, come se fossi andata alla grande.
«Avevamo bisogno di qualcuno che ci spronasse, grazie a tutti e due» disse una ragazza.
«Già, ci voleva davvero» intervenne un’altra ragazza.
L’atmosfera si era placata, ma era una tranquillità diversa adesso.
 
Usciti dagli spogliatoi, trovai Rory. Era con la sua Prima Squadra.
Andai a salutarli, mi abbracciarono. Rory per primo. In questi giorni ero riuscita a far amicizia con tutto il team, complice il fatto che andavo a trovarli all’addestramento alle armi.
«Siamo venuti qua per salutarti» disse Roberto.
Angela mi abbracciò più a lungo degli altri.
«Come va Rei? Si è sentito un certo trambusto da lì dentro» disse Alessandro.
«Rei ha fatto un bel discorso, insieme a un altro ragazzo. Erano tutti con la faccia a terra, ma loro due si sono comportanti da veri leader» disse Luciana, avvicinandosi a loro. Mi guardarono sorpresi, soprattutto Rory. Alessandro mi diede due pacche sulla schiena.
«Esagerata, ho fatto solo quello che sentivo. Mirko, l’altro ragazzo, è stato molto più in gamba di me»
«Ma hai fatto bene, avrei fatto lo stesso anche io» intervenne Angela «e grazie, fa sentire meglio anche noi».
Rory non disse nulla, ma mi guardò con un sorriso fiero.
Michele, l’ultimo membro che conoscevo del loro team, disse che dovevano già andare all’incontro con il loro caposquadra. Era un ragazzo alto e moro, simpatico ma molto introverso rispetto agli altri. Ci salutarono, Rory per ultimo mi diede un bacio sulla guancia e se ne andarono. Sulla porta c’era Rebecca, lei e Rory si guardarono a malapena. A quanto pare non avevano ancora avuto modo di chiarirsi. Rory non era sicuro di continuare la loro storia, soprattutto dopo quel veloce bacio che c’era stato tra noi.
 
In giornata ricevetti un messaggio da Spike, voleva che dormissimo insieme quella sera, prima di separarci. Accettai la richiesta dopo averlo chiesto a Clarissa, non sapendo se volesse la mia compagnia.
«Ma scherzi? Devi stare con loro stasera!»
Arrivò un messaggio anche a Clarissa. Era di Spike.
«Vuole che lo raggiungo appena posso»
«E che aspetti?» la invitai ad andarci subito.
Luciana e Nicola mi proposero di andare a prendere un caffè, accettai l’invito. Avevo bisogno di distrarmi un po’ in quel momento.

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Capitolo 18
*** Capitolo 17 ***


Reina
 
«Dite che ci aspetteranno settimane dure, vero? Un’intera struttura senza i migliori studenti, pochi docenti e specialisti» Luciana disse i suoi pensieri a voce alta, girando il cucchiaino in tondo dentro la sua tazza ancora piena di cappuccino.
 «Abbastanza, spero passino in fretta» disse Nicola.
«Lo spero anche io» dissi sorseggiando il mio caffè macchiato «tu non prendi niente Nicola?»
«Ho bevuto troppa Monster oggi, meglio di no»
«Concordi con me che esagera? Finirà per impazzire con tutta quella caffeina che c’è lì dentro» disse Luciana.
«In effetti. Esploderai, sai?» risposi.
«Non starò male per così poco, ho avuto di peggio. In questi giorni necessito di stare sveglio e carico più che posso»
«Di peggio?» chiesi.
«Nell’anno di vuoto prima di venire qua ho bevuto non so quanto caffè e Monster, dormivo due ore a notte. Forse. A una certa ho dovuto smettere, lo ammetto, ma ora so controllarmi e so smettere quando esagero»
Io e Luciana ci guardavamo interdette e insieme pronunciammo un «Sei impazzito». Poi lei mi guardò, quasi fissandomi.
«Che c’è Luciana, ho qualcosa che non va?»
«Lo vedo che stai cercando di trattenerti, ma si vede che sei preoccupata riguardo i tuoi fratelli»
«Lo sto vedendo anche io» intervenne Nicola.
«Come fate a notarlo così facilmente?»
«Continui a muovere la gamba» continuò Nicola.
«E ogni tanto guardi l’orologio al polso» aggiunse Luciana «Torneranno presto, vedrai. Faremo in modo di far passare velocemente queste settimane»
Sorrisi ad entrambi «Grazie ragazzi»
 
Clarissa
 
Dopo aver salutato Reina, corsi all’entrata del laboratorio.
Alla grande vetrata dell’edificio, controllai se fossi in ordine. Capelli a posto, la mia divisa con in vista lo stemma dell’Istituto sul camice era in ordine. Stavo controllando l’orario dal mio orologio da polso, quando due mani mi coprirono la vista.
«La studentessa Clarissa Rossi è richiesta da Spike Williams» disse Spike con un tono che ricordava le voci registrate delle trasmittenti radio.
Mi girai verso di lui «Clarissa Rossi, presente» dissi, facendo un finto inchino.
«Vedo e vedo che sei puntuale come sempre. Son contento che tu sia qua! Puoi venire con me?»
«Va bene»
Mi portò al giardinetto dietro al laboratorio, il quale era pieno di tavolini e panchine dove poter rilassarsi, pranzare e altro. Mi invitò a sedere sulla prima panchina libera all’ombra. Nonostante fosse ottobre, faceva ancora un po’ di caldo nelle giornate di sole.
«Ti avranno già detto che domani partirò. Hanno bisogno anche di proseguire con le nuove ricerche, sperano di trovare qualcosa di nuovo» disse Spike.
«Già, Rei me l’ha detto ieri sera. Oggi c’è stato anche l’annuncio da parte del nostro mentore»
«Il professor X, già. Probabilmente avrete addestramenti più difficili da gestire, con un solo docente per tutti quanti»
«Vero»
Si alzò un venticello autunnale piacevole. Stavano arrivando già le 5 del pomeriggio.
Spike non ci pensò due volte ad avvicinare il mio viso al suo, per rubarmi un lungo bacio. Il nostro primo bacio, anzi il mio primo bacio.
«Dopo questo, avrai un motivo in più per dover tornare vivo, lo sai?» gli dissi, ancora sorpresa da quel gesto improvviso.
«Così sarà. La mia vita è sempre ruotata intorno alle responsabilità e ai doveri, ma più vado incontro a queste situazioni rischiose, più desidero poter lasciarmi andare. Stare con te è uno di quei momenti in cui riesco e voglio lasciarmi andare. Voglio che sia così per tantissimo tempo»
«Lo voglio anche io, sappilo» gli sorrisi. Ero felice e triste allo stesso tempo.
Mi baciò una seconda, una terza volta. Poi dovette salutarmi per tornare a finire i preparativi per la partenza.
«Ti aspetto domattina al grande cancello» disse.
«Non mancherò!»
 
Spike
 
Tornai in laboratorio, dove c’erano i miei colleghi che mi guardarono.
«Ma dov’eri finito?» chiese Matteo.
«Matteo, non sei un po’ troppo curioso per essere un tirocinante?» mi guardò spaventato «Scherzo, eh!»
«Ma stai bene Spike?» chiese un mio collega.
«Sto benissimo. Allora, dov’eravamo rimasti?»
Un’altra nostra collega ci indicò i materiali e attrezzature che dovranno essere portati in viaggio. Il nostro superiore invitò la collega a stipulare anche una lista di chi sarà presente del nostro team, di inserire il numero di materiali e attrezzature, non solo quali.
Finiti i preparativi, iniziava la fase finale della giornata, ossia le pulizie dei vari laboratori. Ognuno aveva il suo spazio da sistemare. Dopodiché, andai nella stanza dello staff, dove erano presenti i nostri armadietti, tavolo, sedie, macchinette del caffè e un frigorifero. Presi la mia valigetta, controllai il telefono. Rei aveva accettato di restare da noi per stasera, mi scrisse che passava prima in caffetteria con i suoi amici.
Le mandai uno sticker stupido. Ricambiò con uno sticker di un pagliaccio. Questo suo modo di fare l’aveva preso di sicuro da Rory. Scrissi poi a quest’ultimo, chiedendo dove fosse.
“Sono con il mio team, abbiamo finito ora i preparativi” fu la risposta al mio messaggio. Mi scrisse poi che sarebbe tornato al dormitorio fra meno di due orette, aveva anche già avvertito Rei.
Ne approfittai per tornare prima nel dormitorio. Arrivato nella mia stanza, appoggiai la valigetta sul mobiletto all’entrata, buttai sul letto camice e vestiti. Notai i bagagli di Rory ancora vuoti, mentre i miei erano già pronti ai piedi del letto.
Mi affrettai per entrare in doccia, il getto dell’acqua fredda toccò tutti miei nervi tesi, finalmente mi rilassai. Dovrei tagliare un po’ di questi capelli, pensai. Erano diventati troppo lunghi. Uscito dalla doccia, mi rasai quel poco di barba che avevo. Mi dava fastidio portarla.
Ripensai a Clarissa e al bacio che gli avevo dato qualche tempo prima. Sorrisi in modo stupido.
 
Rory
 
Dopo aver finito i preparativi, passai un po’ di tempo con il mio team. Era tradizione bere una bella birra tutti insieme prima di ogni partenza, sebbene fosse sempre di sera. Quella volta toccò farlo a fine pomeriggio, in quanto avevo deciso di passare la serata con Spike e Reina.
«La birra di Giovanni è sempre la migliore» disse Alessandro.
«Concordo, è la migliore fra i bar che abbiamo in tutto l’Istituto» disse Angela sorseggiando il suo bicchiere.
Roberto arrivò al tavolo con un vassoio con le birre che mancavano «Un po’ di patatine e noccioline offerti da Giovanni»
«Ma che dolce» pronunciò Angela
I pasti della mensa erano gratuiti agli studenti, ma non erano inclusi i consumi alle caffetterie, le quali lavoravano in proprio nella struttura con consenso del direttore dell’Istituto.
Vibrò il mio telefono, era un messaggio di Rei. Mi scrisse che ci avrebbe raggiunti al dormitorio non appena ebbe finito con i suoi amici. Le risposi di far con calma, avevamo tutta la sera per stare insieme.
Guardai la sua foto profilo, pensai al fatto che l’avrei lasciata di nuovo da sola per un po’. Dovevo convincermi che erano solo poche settimane, questa volta. Non anni. Pensai al bacio che le avevo dato. Cosa provavo per lei? Avevo sempre avuto un certo riguardo per lei; sia lei che Spike erano sempre stati al primo posto nella mia vita, insieme ai miei genitori. Ma lei era di più per me, ma era sbagliato quello che provavo, pensai. Nessuno sapeva ancora che fosse la mia sorellastra. Fu una scelta unanime della nostra famiglia, per evitare complicazioni e fastidi all’interno dell’accademia, come le troppe domande o altro. Volevamo proseguire la nostra vita in modo tranquillo, se così si potesse dire. Solo ai piani alti, come docenti e direttori, sapevano della nostra situazione familiare. Accettare i miei sentimenti significava anche rompere quell’accordo, pensai.
«Terra chiama Rory Williams, ci sei?» chiese Michele, schioccando le dita di fronte alla mia faccia.
«Scusate, ero sovrappensiero. Dicevate?»
«A che pensavi Rory? Non hai ancora bevuto la tua birra» disse Alessandro.
«Andrà bene la missione, vedrai. Ci siamo addestrati così tanto» disse Roberto «torneremo presto e ci berremo di nuovo questa birra fantastica»
«Esatto! Siamo il miglior team, o sbaglio?» aggiunse Michele, il quale mi scompigliò i capelli.
Tornai al presente, bevendo e ridendo con i miei compagni di squadra.
A fine serata li salutai, per poi tornare al dormitorio.

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Capitolo 19
*** Capitolo 18 ***


Luciana e Nicola mi accompagnarono fino all’entrata del dormitorio Sole. Erano già quasi le 20, la temperatura si era abbassata di parecchio. Una volta salutati, inizi ad avviarmi per andare da Rory e Spike.
La Hall era illuminata e piena di via vai di studenti, soprattutto quelli del quinto anno e delle Prime Squadre. Riuscii a riconoscere a vista alcune matricole che si trovavano qua per stare con i propri cari, prima di vederli partire l’indomani. Alcune di quelle matricole mi salutarono.
Salii le scale fino al terzo piano, dove si trovava la loro stanza. La cosa che trovavo parecchio figo dei dormitori è che ogni piano era fornito di distributori di cibi e bevande. Sia bevande calde che fredde. Salita al piano destinatario, decisi di prendere qualcosa al distributore da portare in camera.
Stavo ritirando bevande e schifezze, quando una voce mi chiamò. Mi suonò familiare.
«Rei Williams» mi salutò Rebecca.
Ero stata colta così di sorpresa che feci cadere le bibite. Rebecca prestò ad aiutarmi a raccoglierle.
«Scusa, ti ho presa alla sprovvista» disse.
«Non ti preoccupare. Anzi, grazie dell’aiuto» le dissi.
Vicino al distributore, c’era una dispensa fornita di sacchetti di carta. Rebecca ne prese uno per passarmelo.
«Così è più comodo portare tutta quella roba»
«Grazie, speravo di farcela senza»
«Stai andando da Rory?» domandò, le risposi di sì. «Capisco, domani sarà un lungo viaggio».
Ricordai che anche lei faceva parte di un team di Prima Squadra. Anche lei sarebbe dovuta partire.
«Vedrai che andrà tutto bene, sei una grande combattente anche tu»
Sapevo ben poco di lei, ma di quel poco che sapevo è che era un’abile cecchino, con una mira formidabile.
Mi sorrise e mi ringraziò.
«Penso tu lo sappia ormai, purtroppo con Rory non è andata molto bene. Mi spiace per averti giudicata male».
«Ormai è acqua passata. Non avete più parlato da ieri, quindi?» chiesi.
«Purtroppo, no. Ma non importa, devo concentrarmi sulla missione adesso» diede un’occhiata all’orario sul suo smartphone. Notai le sue unghie perfette e laccate con uno smalto rosa, quasi «Adesso ti devo salutare, Rei, mi aspetta il mio team. Abbiamo il nostro rituale pigiama party pre-missione».
«Vai pure, in bocca al lupo per domani»
«Grazie, spero di vederti domattina prima di partire»
Mi salutò abbracciandomi e se ne andò. Rimasi pietrificata per due secondi per quell’abbraccio improvviso.
 
In quel momento era arrivato anche Rory, ma ormai Rebecca era entrata in una stanza.
«Rory» lo chiamai, avvicinandomi a lui
«Ehi tesoro, cos’hai lì dentro?» domandò, notando il sacchetto di carta
«Qualcosa. Ascolta, ho incontrato Rebecca. Ero con lei fino a due secondi fa» la sua espressione divenne seria, notando la mia «Son consapevole di quel che è successo, ma penso tu debba almeno parlarle. Non partite senza aver almeno chiarito. Lei lo nasconde, ma vorrebbe almeno mettersi l’animo in pace con te»
Esitò per qualche secondo, mi guardò.
«Va bene» prese il cellulare per chiamarla, le chiese se poteva uscire un attimo e che l’aspettava durante il distributore, dove aveva appena incontrato Reina.
Appena buttato giù la chiamata, ecco che uscì e tornò Rebecca.
«Vi lascio soli, allora. Vado da Spike»
«Puoi rimanere» provò a fermarmi Rory.
«Meglio di no»
Preferivo non assistere. Salutai nuovamente Rebecca, Rory mi passò una copia della chiave della stanza.
 
Spike era disteso e rilassato sul suo letto impegnato con una lettura di un romanzo. La stanza era illuminata solo dalla luce calda delle lampade dei comodini e della scrivania. Stava per chiudere il libro e alzarsi non appena entrai in camera, ma lo fermai.
«Rimani pure comodo»
Posai la borsa e il sacchetto. Mi tolsi gli anfibi.
«Rory? L’hai visto?» domandò Spike, che alla fine si mise a sedere, cercando di continuare la sua lettura.
«Sì, sta parlando con Rebecca. Poi arriva»
Mi avvicinai a Spike «Posso sedermi accanto a te?»
Mi fece spazio e mi sedetti accanto a lui. Appoggiai la testa sulla sua spalla.
«Che leggi?» domandai. Mi fece vedere la copertina del libro «I viaggi di Gulliver, lo avrai letto chissà quante volte».
«E te l’avrò letto altrettante volte quando eri piccola» disse sorridendomi «Qualcosa non va?».
Scossi la testa, provando a negarlo. Chiuse il libro.
«Ho una piccola vicenda da raccontarti» disse, forse per provare a tirarmi su il morale.
«Ossia?»
Mi sussurrò di aver baciato Clarissa. Spalancai gli occhi, urlai un «Cosa?!» dallo stupore. In un attimo la mia tristezza si trasformò in gioia. «Clarissa non mi ha scritto ancora niente».
In seguito, mi raccontò i dettagli.
«Non potevo partire senza dirle ciò che provavo. Ho 21 anni, ma mi sembra di essere tornato un ragazzino»
Non potei non guardarlo sorridendo, vederlo per un attimo felice rendeva felice anche me.
«E adesso, ho un motivo in più per tornare vivo»
«Ah sì? E gli altri motivi quali sono?»
Mi toccò la punta del naso con un dito «Tu e Rory»
Gli sorrisi e gli dissi che ero felice per lui.
 
In quel momento, entrò Rory.
«Ehi, ben arrivato. Tutto bene con Rebecca?» chiese Spike.
Rory mi guardò.
«Abbiamo chiarito. O meglio, abbiamo deciso di rimanere amici» si tolse anfibi, giacca e pantaloni, per andare a sedersi ai piedi del letto di Spike «Penso sia stata la scelta migliore, le ho detto che per quanto mi piacesse stare con lei, non riuscivo a ricambiare quel che lei prova per me».
«Scelta saggia se è ciò che provi, l’importante è che ne sei sicuro»
«Certo, lo sono» disse Rory «Di cosa stavate parlando?»
Spike rispose che era un segreto tra lui e me, per adesso. Gliene avrebbe parlato in seguito. Fece una smorfia di finta reazione permalosa.
 
La serata poi proseguì tranquilla. Mangiammo gli snack che avevo preso, per poi buttare giù il sacco a pelo per dormire insieme, come consuetudine.
Ci addormentammo vicini e abbracciati fra noi. L’indomani sarebbero partiti, io non ero sicura di esser pronta a salutarli e non vederli per almeno quattordici giorni.

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Capitolo 20
*** Capitolo 19 ***


Il suono della sveglia non era mai stato così odioso come quella mattina, erano appena le 6 e mezza del mattino. Rory era accanto a me, si stava svegliando con gran fatica. Spike, invece, non c’era. Anche i bagagli erano spariti.
A piedi nudi, mi alzai e andai ad aprire le tende. La luce mattutina illuminò di poco la stanza, non c’era nemmeno una nuvola in cielo. Dalla finestra di quella stanza potevo vedere alcuni ragazzi e ragazzi incamminarsi verso il punto di ritrovo, pronti per partire o per salutare chi partiva. Mi avvicinai alla scrivania di Spike, dove trovai un bigliettino. Mi avvicinai alla finestra per poterlo leggere, non volevo accendere di colpo la luce della stanza, ero ancora intontita dal sonno.
 
“Sono già uscito, vi aspetto al Grande Cancello. Rei, ricorda di prendere I viaggi di Gulliver sulla scrivania”
 
Presi il libro, non capii come mai non volle portarlo con sé.
Spike amava quel libro, come amava tanti altri libri. Così, adorava leggermeli quando ero piccola. Ringraziava la tecnologia e la perseveranza degli esseri umani che continuava a conservare tantissime opere, di qualsiasi tipo e genere, per poterle tramandare di generazione in generazione.
Spike diceva sempre che grazie a quelle letture, riusciva a saltare indietro nel passato. Quel lontano passato sconosciuto a noi, dove tutto sembrava normale e dove chiunque poteva esprimere la propria creatività nella scrittura, nell’arte, nella musica. Dove la mente non era offuscata dalla lotta continua contro i demoni. Certamente in quel passato gli esseri umano avevano i loro di problemi, anche ai quei tempi c’erano le guerre. Guerre tra gli stessi esseri umani.
Oggi è diverso, oggi l’essere umano lotta insieme contro degli esseri non umani, contro dei mostri.
 
Nel frattempo, Rory riuscì finalmente ad alzarsi. Mi diede un bacio tra i capelli.
«Buongiorno Rei» disse «Spike?»
«Buongiorno a te, Rò. Spike è già uscito» risposi.
«Meglio se ci prepariamo anche noi allora» disse, accarezzandomi dolcemente la schiena.
Doccia, divisa ed ecco che eravamo pronti. Misi il libro dentro la borsa.
«Hai preso tutto?» domandai.
«Non essere Spike secondo, ho tutto. Andiamo»
Spense tutte le luci e chiuse la porta. Per strada incontrammo anche Angela e Roberto, dissero che gli altri si erano già avviati.
Angela camminò a braccetto con me.
«Vuoi portarla con noi, per caso?» disse scherzando Roberto.
«Magari, vorrei la mia adorata Rei con noi» rispose Angela.
«Peccato che per lei è presto, un giorno magari» disse Rory che era più avanti di noi.
«Un giorno lontano, è ancora parecchio lunga per me. Probabilmente voi sarete già nell’esercito»
«O magari i demoni si saranno estinti, così io e te potremo andare al mare insieme e divertirci»
Angela proveniva da una zona di mare, perciò le mancava. Esordiva sempre il suo desiderio di tornare a casa solo per passare le giornate a oziare in spiaggia. Ma con i doveri che le spettavano, non aveva modo di tornare a casa nemmeno per un giorno. Una volta che entravi nell’accademia, la tua vita cambiava totalmente. Difficilmente potevi tornare a casa.
 
Arrivati al Grande Cancello.
Erano parcheggiati parecchi fuoristrada e camioncini. Intorno a quest’ultimi, i ricercatori caricarono le ultime attrezzature rimaste e Spike li stava aiutando.
C’era anche una folla di persone ad ammirare la partenza, studenti che salutavano i propri cari, militari e docenti che controllavano che tutto filasse liscio.
Nelle prime file c’erano anche Clarissa e i miei amici. Abbracciai di sorpresa Clarissa, non se l’aspettava.
«Rei, ma sei tu! Non ti avevo vista arrivare. Buongiorno» disse.
«Buongiorno Clarissa» girai lo sguardo verso gli altri «E buongiorno anche a voi»
Nicola e Luciana ricambiarono il saluto, diedero il buongiorno anche al team di Rory, il quale ricambiò.
Spike si avvicinò, non appena notò il nostro arrivo. Disse a Rory che il resto del team li attendeva dal caposquadra della loro Prima Squadra rossa.
«Arrivo subito» mi disse Rory prima di avviarsi.
Spike avvolse il suo braccio intorno a Clarissa, li guardai.
«Tu dovrai dirmi qualcosa oggi» dissi a Clarissa, la quale ricambiò con sguardo compiaciuto. Poi Spike mi disse di tenere il libro, in caso volessi leggerlo.
«Era per questo quel messaggio?» domandai.
«In caso sentissi la nostra mancanza. L’importante è che non perdi il punto a cui sono arrivato io»
Sentivo gli occhi pizzicare, gli sorrisi.
Arrivarono anche Lucilla e Marco, i quali si unirono a noi. Lucilla mi salutò abbracciandomi e stringendomi forte, disse che le ero mancata. In effetti, era da tanto che non riuscivamo a sentirci.
 
Il momento della partenza era arrivato.
Salutai l’intero team di Rory, salutai anche Rebecca. Si era allontana un attimo dal suo team solo per salutarmi.
Clarissa e Spike si salutarono con un lungo bacio. Spike e Rory poi si avvicinarono per salutarmi; Spike mi abbracciò, mentre Rory mi strinse a sé con una presa assurda, sembrava non volesse lasciarmi andare.
«Stai attenta» disse.
«Questo dovrei dirlo io a voi due»
 
Ogni team delle Prime Squadre salì sul proprio fuoristrada, accompagnati da capisquadra o ricercatori. Lo stesso il resto delle squadre del quinto anno. Si accesero i motori e in un attimo la piazza davanti al Grande Cancello si svuotò dai mezzi, eravamo rimasti solo noialtri studenti e qualche professore, quest’ultimi ci invitarono a tornare nelle nostre stanze. Il Grande Cancello si chiuse. Mi scesero delle lacrime, ma cercai di ritirarle subito.
Non ero più la bambina di una volta, ora dovevo crescere ed essere più forte.

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Capitolo 21
*** Capitolo 20 ***


Nel giorno stesso della partenza delle squadra, le lezioni iniziarono regolarmente alle 9 del mattino. Ci furono giusto alcune modifiche riguardo l’organizzazione di alcuni corsi.
Il primo a subire quel leggero cambiamento fu il corso di addestramento alle armi. Poiché ci furono solo due insegnanti per quel corso per tutte le classi rimaste, venne stilato un calendario con i vari turni. Questo portava ad avere meno addestramento durante questi giorni.
Nonostante ciò, molto studenti chiesero di poter usufruire di qualche spazio per allenarsi in proprio o in gruppo, richiesta che venne accettata senza problemi, ma a una condizione. I due professori ci chiesero di scegliere al massimo due leader per ogni classe, i quali dovevano avere il compito di gestire e sorvegliare quegli addestramenti in proprio. Avevamo tempo fino a 3 giorni dopo per sceglierli.
La nostra classe era decisa nel scegliere la sottoscritta e quel combattente che era intervenuto nel mio discorso, Mirko Sanders. Metà americano e metà italiano, aveva chiesto il passaggio nella nostra classe per restare con il suo migliore amico. Era un abile spadaccino, si impegnava più di chiunque altro. Oltre a questo, era sempre ad aiutare chi era in difficoltà. Era decisamente la scelta migliore, molto più di me.
«Ma noi vogliamo entrambi» espresse una ragazza appoggiata al muro. Tutti concordarono con lei.
 
La prima settimana così passò.
La mattina con i soliti allenamenti mattutini, pausa pranzo veloce e poi di corsa all’addestramento. Finivo poi la giornata con alchimia o alle sale di videosorveglianza. Quando era il mio turno alle sale di controllo ne approfittavo sempre per chiedere se ci fossero novità da Rory e Spike.
Purtroppo, in missione non hanno modo né tempo per contattare telefonicamente chi vorrebbero, ma non potevano nemmeno farlo. Molto spesso nelle zone in cui ci sono spesso invasioni, non c’è nemmeno campo. Oltretutto, non dovevano avere alcun tipo di distrazione.
L’unico modo per vedere e sapere come stava andando, era la sala di controllo che si occupava di sorvegliare la situazione a nord.
Tuttavia, non ci furono novità interessanti.
Arrivata la sera, passai il tempo cenando con i miei amici o allenandomi da sola in palestra. Non volevo farmi bastare gli allenamenti mattutini al campo. Anche Rory aveva l’abitudine di farlo, sebbene non lo facesse tutte le sere.
Clarissa quasi si preoccupò di vedermi così presa «Cerca di non esagerare o finirai per ammalarti» disse una sera.
Sapevo che aveva ragione, ma sapevo anche di non volermi fermare. Ero diventata troppo testarda a riguardo.
Alla fine della prima settimana, Mirko Sanders propose di allenarsi insieme la sera. Anche lui voleva fare qualcosa in più.
Così potevo avere anche una simpatica compagnia, Mirko non mi dispiaceva come compagno.
 
«Reina» disse Mirko, una volta usciti dalla palestra.
«Mirko» risposi con il suo stesso tono.
«Ti va di bere qualcosa prima di andare a dormire?»
Una domanda improvvisa e inaspettata, lo guardi in modo perplesso.
«È una settimana che non ti fermi nemmeno un attimo, andiamo. Ti farà bene»
Esitai per un momento, ma poi accettai l’invito.
Mi portò al bar di Giovanni, quello di cui mi parlava sempre Rory.
«Fanno la migliore birra qua, sai?»
«Sì, mio fratello ne parla sempre. Mi aveva promesso di portarmici, ma non l’ha ancora fatto»
«Mi spiace di averlo preceduto allora» disse sorridendomi.
 
Seduti al tavolo, iniziai a sorseggiare il mio bicchierone di birra bionda. Era buona e fresca.
«Hai ragione, ne avevo proprio bisogno» dissi.
«Visto? Se non altro, dato che siamo una specie di colleghi in quanto leader, è positivo anche conoscerci di più»
Iniziai a preoccuparmi, non volevo che la situazione venisse fraintesa. Non sapevo dove voleva andare a parare, ma preferii frenarlo subito.
«Oh, Mirko… ascolta, mi spiace se ho dato segnali sbagliati, ma io…» provai a spiegarmi, ma venni interrotta.
«Frena, frena. Che hai capito?» disse Mirko «Sai, è molto più probabile che voglia provarci anzi con tuo fratello Rory. Voglio dirtelo, è un bel figo»
Lo guardai, mi guardò. Iniziammo a ridere.
Così iniziò a raccontarmi di com’era finito lì. Mi raccontò che suo padre è uno dei docenti dell’accademia, un formidabile soldato. Fin da piccolo, voleva seguire le sue orme e raggiungerlo per combattere i demoni insieme a lui. È il motivo per cui si impegnava così tanto.
Raccontò che anche lui voleva dare una vita migliore a qualcuno, precisamente al suo ragazzo. Mi raccontò che lui non voleva raggiungerlo all’Istituto, ma che voleva aiutare la sua famiglia in un negozio farmaceutico.
«Ti deve mancare parecchio» dissi.
«Altroché se mi manca, ma la vita è questa. Non potevamo rimanere insieme a vita, prima o poi dovevamo seguire la nostra strada. In ogni caso, ci siamo promessi di amarci nonostante la lontananza. Non ce la sentiamo di rompere né di cercare qualcun altro nella nostra vita»
Sorrisi commossa al sentire queste parole, quasi lo invidiavo.
«E tu? Il tuo cuore è impegnato per qualcuno?» domandò.
«Possiamo cambiare domanda?» gli risposi sorridendo. Non potevo di certo dirgli che ero innamorata di Rory.
«E va bene, tieniti pure il tuo segreto. Prima o poi me lo dirai, vedrai»
«Ne sei parecchio convinto»
La serata andò avanti per altre due ore, parlando di qualsiasi cosa. Verso la mezzanotte, decidemmo che fosse finalmente l’ora di rientrare.
 
A metà della seconda settimana ci fu il mio turno alla sala controllo.
Mi dissero che la situazione stava migliorando, c’erano meno apparizioni del giorno prima. Finalmente iniziavo a sperare di riveder presto i miei fratelli.
La giornata passò come al solito, la sera tornai al dormitorio dopo aver passato la serata con Mirko.
Alle cinque del mattino del giorno dopo, suonò un allarme. Era il suono delle squadre che ritornavano. Io e Clarissa ci svegliammo di soprassalto, accendemmo la luce e ci guardammo.
«Possibile? Non era finita l’invasione, c’erano ancora alcune apparizioni» dissi preoccupata.
«Non lo so, ma è meglio se andiamo a controllare» rispose Clarissa.
 
Senza nemmeno cambiarci, uscimmo in tuta e in pigiama di corsa verso il Grande Cancello. C’era già un sacco di gente, chi in pigiama e chi non.
«Rei! Clarissa!» Mirko si trovava lì, insieme a Luciana e Nicola.
Li raggiungemmo.
«Non sembrano esserci buone notizie» disse Luciana.
Iniziai a preoccuparmi ancora di più, chiesi di poter passare. Dai primi fuoristrada che arrivarono scesero alcuni studenti, portavano lo stemma del lutto. Il mio cuore sobbalzò.

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Capitolo 22
*** Capitolo 21 ***


I miei occhi cercavano Rory o Spike, ma di loro nemmeno l’ombra.
Mirko riuscì a oltrepassare la fila per raggiungermi. Dopo di lui mi raggiunse Clarissa, la quale si strinse a me.
Dal nuovo pick-up che arrivò scese Spike. Vidi uno sguardo tetro, si avvicinò a un docente. Parlavano in sottovoce.
Non appena vide me e Clarissa, si avvicinò a passo svelto. Ci prese tra le sue braccia e ci abbracciò entrambe.
«Spike? Che è successo?» Domandò Clarissa.
Io non riuscivo a dire nulla.
«Rory sta bene, ma…»
Spike non fece in tempo a rispondere che arrivò il fuoristrada del team di Rory. Scesero tutti dal pick-up, ma non scese Alessandro.
Spostai lo sguardo da quella scena a Spike. Lui mi guardò, scosse la testa.
«Un demone» disse Spike a voce bassa, passò una mano sul viso strofinandosi gli occhi «Alessandro non ce l’ha fatta»
Alessandro. Quell’Alessandro che abbracciai prima che partisse. Quell’Alessandro che riusciva sempre a mettere di buon umore chiunque, che si univa sempre a me nel tirare fuori freddure pessime.
Le lacrime non facevano a meno di scendere, tutto sembrava così irreale. Guardai Clarissa e vidi i suoi occhi lacrimare. Spike ci strinse a se, Mirko tentò di accarezzare la mia schiena. Mi guardai intorno e vidi che c’era troppa gente, fin troppa. Vidi Rory, aveva lo sguardo a terra, non riusciva a guardare nessuno. Vidi Angela, abbracciata a Roberto. Vidi Michele, appoggiato al pick-up, con il viso coperta dalla sua mano.
Un docente si avvicinò a Spike e a noi, era il professor X. Insieme a lui, uno dei docenti che erano rimasti all’accademia per le nostre lezioni d’addestramento. Cercai di forza di ritirare le lacrime e mi asciugai il viso. Clarissa fece lo stesso.
«Williams, Rossi» Il professor X ci salutò.
«Sanders, Rossi, potete aiutare a invitare tutti a tornare nelle proprie stanze? Penso sia meglio che non rimangano qua» Mi guardò «Tu devi andare da Rory, lui ha bisogno di te e Spike»
«Ci pensiamo noi qua, professore» disse Mirko.
«Spike, Rei. Chiamatemi per ogni cosa» Ci salutò abbracciandoci. Spike la baciò prima che se ne andasse.
 
Spike mi invitò ad avvicinarmi al team. Lo guardai e acconsentii.
Stavo per muovere un passo, quando Rory oltrepassò la fila, diretto al dormitorio. Non volse lo sguardo verso nessuno. Io e Spike ci guardammo.
«Ti raggiungo subito Spike, se vuoi avviarti»
«Ti aspetto» disse Spike.
Mi avvicinai ai ragazzi, Angela non appena mi vide mi saltò addosso abbracciandomi. Ricambiai stringendola a me.
«Mi dispiace tanto» le sussurrai.
«Anche a me, lui era… era…» cercava di sforzarsi di parlare, ma non ci riuscì.
«Shh, non dire nulla»
Allentai pian piano la presa, per far le mie condoglianze anche a Roberto e Michele, i quali mi abbracciarono a loro volta.
«Vai pure da Rory, grazie di essere venuta qua» disse Roberto.
 
Pian piano la folla se ne andò scemando. Io e Spike andammo verso il dormitorio. Mentre camminavamo, prese la sua giacca e la posò sulle mie spalle.
«Sei uscita così in tuta, con questo freddo» disse.
«Non ci avevo fatto caso» mi giustificai.
La porta della camera era semiaperta, la stanza era al buio. Entrava a malapena la luce dalla finestra, con la tenda che la copriva. Tolsi le scarpe e mi addentrai, Rory era seduto accucciato davanti al suo letto. Non l’avevo mai visto così distrutto e indifeso.
Mi girai verso Spike, che accese le luce. Mi indicò di andare per prima. Tolsi la giacca di Spike e mi avvicinai pian piano a Rory, mi abbassai per avvicinarmi a lui.
Guardandolo in quello stato, la mia mente sbloccò un ricordo. Vidi in lui la me bambina di 5 anni che era appena entrata nella casa della famiglia Williams, dopo aver perso i propri genitori. Ho ricordi vaghi di quel giorno, ma ricordo ancora di come i miei genitori adottivi invitarono Rory e Spike ad aiutarmi, vedendomi con i vestiti e i capelli sporchi di sangue. Io ero lì, accucciata e immobile. La prima cosa che fecero Rory e Spike fu quella di prendermi, accompagnarmi di forza al bagno, togliermi i vestiti lasciando solo la biancheria e buttarmi in doccia, dove mi lavarono e tolsero le macchie di sangue. Solo sotto il getto dell’acqua riuscii a finalmente a urlare e a piangere.
 
Mi girai e vidi che anche Spike si era seduto a terra, con la schiena appoggiata al mobiletto dell’entrata.
«Vieni Rory» dissi a Rory, mentre cercai di togliergli gli anfibi, i guanti di ecopelle. Erano ancora macchiati di sangue, mentre le mani erano piene di graffi. Riuscii a togliergli la giacca e i vestiti, lasciandolo in solo intimo. Per fortuna si lasciò aiutare.
Lo aiutai ad alzarsi e lo accompagnai al bagno, lo trascinai fino alla doccia. Spike guardò ogni cosa che facevo. Sotto la doccia potevo notare tutti i graffi sulle sue braccia e sulla schiena, alcune vecchie cicatrici, tutto il sangue che non si era ancora levato via. Entrai nella doccia anche io, aprii l’acqua e iniziai a passare la spugna piena di sapone sulla sua schiena. Poco dopo, Rory si girò, mi abbracciò e pianse. Pianse così forte che sembrava potesse sentirlo tutto l’intero dormitorio. Lo strinsi più che potevo, piansi anche io.
Spike che ci guardò appoggiato alla porta, si tolse i vestiti e venne ad avvolgerci tra le sue braccia, stringendo a sé soprattutto Rory.
Sussurrò poi un grazie.

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Capitolo 23
*** Capitolo 22 ***


Presi un asciugamano dall’armadietto sotto il lavandino dal bagno e tamponai sui capelli ancora bagnati. L’asciugamano profumava di ammorbidente.
Rory entrò in bagno che era andato in camera per cambiarsi, così come Spike.
«Tieni, indossa questi. Non puoi stare con quei vestiti bagnati» Disse.
«Grazie» Mi passò una sua felpa, dei pantaloni e della biancheria. Arrossii dall’imbarazzo «Sul serio?»
«Vuoi restare senza?» Lo guardai, esitai ma poi mi arresi. Lo invitai ad uscire.
«Ah, se vuoi puoi mettere i tuoi vestiti nel cesto, lì all’angolo. E poi, grazie ancora» Disse Rory sorridendomi prima di uscire.
Chiuse la porta. La mia testa si inondò di pensieri, tornò alla mia mente la terribile notizia avuta in quel terribile mercoledì di ottobre. Mi chiedevo come potevamo riuscire a superare quel terribile momento.
 
Nel momento in cui stavo uscendo dal bagno, bussò qualcuno alla porta della stanza. Quest’ultimo andò ad aprire.
«Ehi, ciao Spike» Era Roberto che venne a controllare come stava andando. E soprattutto sembrava volesse vedere Rory.
«Rob, caro. Vuoi entrare?» Domandò Spike. Mi avvicinai alla porta. Rory era sdraiato sul suo letto.
«Ciao anche a te Rei. Non ti preoccupare, volevo sapere come stava Rory» Disse Roberto. Vedevo la stanchezza e il dolore nel suo viso.
«Non bene, ma meglio di qualche minuto fa» Disse Spike guardandolo.
Poggiai una mano sulla spalla di Roberto, lo rassicurai «Non preoccuparti, cerca di andare a riposare adesso Rob. Ne hai bisogno. Ne avete bisogno»
«Hai ragione» Disse «Ma sia io che Angela abbiamo una paura folle di addormentarci. Ora lei si sta facendo una doccia, mentre Michele è con il suo migliore amico»
Lo capivo terribilmente, ma non potevo dirlo. Nessuno sapeva ancora del mio vero passato. Spike sembrava capire ciò che pensavo in quel momento solamente guardandomi.
 
Dagli altoparlanti dei corridoi e delle stanze, si sentì una voce:
 
"Gentili studenti e gentili studentesse, buongiorno. È il professor X che vi parla – fece un sospiro – e ho una comunicazione da fare a tutti voi. Una terribile comunicazione. Alle cinque di questa mattina son tornate le Prime Squadre e le squadre del quinto anno dalla loro importante missione, con loro i nostri ricercatori. Ma purtroppo un nostro caro amico, fratello, studente, non è più tornato. Alessandro Romanis, membro di un team della Prima Squadra rossa, è morto mentre combatteva i demoni. Alessandro era un grande combattente, un guerriero. Era un grande amico, una grande persona. Sono qui, non come professore, ma come amico, come padre, per far le condoglianze alla sua famiglia, ai suoi amici, ai suoi cari. La sua famiglia ha richiesto di portarlo da loro, nella sua città, per la sepoltura. La sua squadra e i suoi amici potranno partire domani per partecipare al suo funerale.
Le lezioni oggi non ci saranno, così anche domani. Riprenderanno lunedì.
Vi ringrazio per la vostra attenzione, rimanete più uniti che mai in questo terribile giorno."
 
Quella comunicazione fu un duro colpo al cuore. Rory stava seduto sul suo letto con la testa appoggiata sulle gambe. Io mi appoggiai al muro, non riuscivo quasi a reggere le mie gambe e le lacrime non riuscivano a smettere di cadere.
Roberto si buttò a sedere a terra, pianse. Spike ritirò le sue lacrime e si abbassò per abbracciare Roberto.
«Ehi, ti porto da Angela. Va bene?» Disse Spike. Riusciva sempre in qualche modo a tirar fuori il suo lato da fratello maggiore che si mostrava forte per dare forza a noi con chiunque.
Si alzò, aiutò Roberto ad alzarsi e si avvicinò a me. Mi asciugò le lacrime. Mi bacio sulla fronte. «Pensa tu a Rory, ok?» Disse. Riuscì a fondermi la calma necessaria per tornare in piedi.
Annuii.
 
Andarono via, chiusi la porta. Mi avvicinai a Rory, mi sedetti di fronte a lui. Lo abbracciai, stringendolo al mio petto.
«Te lo prometto, Rei. Li farò fuori uno ad uno, fino a quando quei maledetti mostri non si estingueranno. Fosse l’ultima cosa che farò, li sterminerò tutti. Dal primo all’ultimo. Cazzo se li farò fuori tutti» Sono le parole che uscirono dalla rabbia di Rory.
Restammo abbracciati per un po’, pian piano riuscì a calmarsi.
«Rò, se te la senti cerca di riposare adesso. Buttati sotto le coperte» Gli dissi.
«Tu rimani con me? Non voglio restare solo» Mi invitò a sdraiarmi accanto a lui.
Non lo avevo mai visto in uno stato così fragile. Sembrava potesse spezzarsi da un momento all’altro. Esitai per un attimo, pensai non fosse una buona idea. Avevamo dormito insieme tante volte, ma ora le cose tra noi erano leggermente diverse. Ma non riuscivo a lasciarlo solo.
«Va bene. Tanto dovrebbe tornare Spike fra poco, sto con te per un po’» Gli dissi.
Mi sdraiai accanto a Rory. Lui riuscì ad addormentarsi poco dopo, abbracciato a me. Potevo sentire il suo calore.
Non riuscivo più a tenere gli occhi aperti nemmeno io e mi addormentai, nel momento in cui Spike rientrò nella stanza. Pochi attimi prima di addormentarmi, riuscii a intravedere Spike mentre spegneva la luce, per poi mettersi a letto anche lui.
 
Quando aprii gli occhi, il letto accanto a quello di Rory era vuoto. Spike doveva essersi già svegliato e alzato. Sentii il rumore dalla pioggia. Mi girai verso la finestra, il cielo era di un grigio triste e malinconico e pioveva a dirotto. Persino il cielo sentiva il dolore di quella giornata, pensai.
Guardai poi Rory. Dormiva ancora. Sembrava così tranquillo e in pace ora, mi chiedevo se riuscisse almeno a non fare brutti sogni. Speravo che almeno nei sogni potesse avere un po’ di tregua. Mi girai verso di lui, sebbene riuscissi a stare a malapena su quel piccolo letto. Gli accarezzai dolcemente il viso e i suoi capelli.
Mi vennero in mente le parole che disse prima di addormentarsi, quelle parole che esprimevano rabbia e desiderio di vendetta. Mi promisi che non l’avrei lasciato solo, che lo avrei accompagnato verso il suo obiettivo.
Rory aprì poi gli occhi per un attimo, mi guardò.
«Rei» Disse ancora mezzo addormentato.  
«Ehi» Dissi a bassa voce.
Forse preso dal momento e dalla situazione, Rory mi baciò. Ma questa volta il bacio non durò solo un attimo. Questa volta ricambiai il bacio. Mi accarezzò il viso, era dolce. Sentivo il battito del cuore accelerato in quel momento, ma allo stesso tempo sentivo un senso di pace dentro di me.
Ci staccammo non appena avevamo sentito il rumore delle chiavi che apriva la porta. Mi girai di nuovo dall’altra parte, coprendomi il viso con la coperta.
Spike era tornato in camera con del cappuccino preso dal distributore del caffè.

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Capitolo 24
*** Capitolo 23 ***


Il giorno dopo il team di Rory e altri ragazzi partirono per il funerale di Alessandro. L’atmosfera che si viveva all’Istituto era un’atmosfera triste, silenziosa, malinconica. C’era un senso di vuoto da tutte le parti.
Nonostante l’assenza delle lezioni, alcuni ragazzi decisero di impiegare il loro tempo e la loro ad allenarsi da soli o in compagnia. Chi al campo, chi in palestra, chi alle sale d’addestramento.
Mentre camminavo per andare in laboratorio per pranzare con Spike e Clarissa, vedevo anche alcuni studenti passare il loro tempo nei giardinetti, sdraiati sulle panchine a leggere un libro o semplicemente stavano in compagnia di alcuni amici. Senza contare che i laboratori e le sale di controllo erano comunque riempite da persone che lavoravano.
Il fresco della stagione autunnale arrivava sempre di più giorno in giorno, senza contare che la pioggia del giorno prima portò più freddo del solito. C’era già chi indossava la divisa invernale, che poi non cambiava chissà quanto. Invece delle polo nere a maniche corte, avevamo una maglietta a maniche lunghe. Il bonus della divisa invernale era la camicia militare, ma era ancora presto per indossare sia quella che la giacca di ecopelle. Quest’ultima riscaldava abbastanza.
Per quanto riguarda l’episodio successo fra me e Rory non fu più menzionato fino alla sua partenza. Gli dissi che non era il caso di parlarne, che doveva pensare a quello che l’aspettava in questi giorni. Il team aveva bisogno di lui e lui aveva bisogno del suo team. Non era il caso di aggiungere ulteriori problemi al momento.
 
Entrata nell’edificio dei liberatori tolsi la giacca. Fortuna voleva che tutti gli edifici fossero caldi e accoglienti nei giorni più freddi. Raggiunsi così il laboratorio dove era di turno Spike.
Lo trovai intento a lavorare sul suo portatile, nemmeno notò il mio arrivo. Posai il suo pranzo sul tavolo accanto al suo pc e lo salutai con un bacio sulla guancia.
«Buongiorno, a lei il suo riso in bianco. Oggi la mensa è stata molto generosa»
«Rei, Scusa! Non ti avevo sentita arrivare» Disse Spike sbadigliando, aveva la voce assonnata.
«Vuoi che ti prendo un po’ di caffè?»  Domandai.
«Meglio di no, ne ho già presi tre» Rispose «Clarissa? Non era con te?»
«Siamo uscite insieme questa mattina, ma lei era con Luciana e Nicola. Io sono stata in palestra dopo che è partito Rory»
Bastò nominarla per farla apparire. Entrò nel laboratorio con il suo portapranzo, scusandosi per il ritardo.
«Ho incontrato Mirko per strada, è arrabbiato con te» Mi disse Clarissa, dopo aver salutato Spike con un dolce bacio
«Come?» Dissi. Mi passai poi una mano tra i capelli «Mi aveva scritto ieri sera, non gli ho risposto. È da ieri mattina che non lo vedo»
«Giusto, chi è Mirko?» Chiese Spike «Cosa c’è stato di nuovo?»
Mentre pranzavo, io e Clarissa raccontammo le ultime novità. Di Mirko, della scelta dei leader della classe, del fatto che Clarissa stava diventando sempre più fenomenale in laboratorio, affiancando spesso il docente durante le esercitazioni.
 
 
Il lunedì arrivò velocemente, in quella giornata sarebbero tornati Rory e gli altri. La giornata sembrava promettere tranquilla, c’era il sole che già splendeva fin dal mattino. Dalla finestra notavo già un grosso movimento nel cortile, erano tutti pronti per ripartire con le lezioni.
Quando mi alzai, Clarissa era già uscita. Mi preparai alla svelta per raggiungere i miei amici in mensa, avevo lo stomaco che chiedeva cibo ogni minuto. Una volta arrivata, mi guardai intorno per cercali. Erano seduti, stavano già mangiando.
Presi il mio solito cappuccino e un cornetto, per poi raggiungerli al tavolo. Ci fu un susseguirsi di buongiorno. Luciana era intenta a leggere il suo libro, Nicola cazzeggiava con il suo smartphone, Mirko e Clarissa parlavano di lezioni.
Stavo per infondere il mio cornetto alla crema dentro il cappuccino per gustarmelo al meglio, quando Luciana iniziò a parlare, ricordando un fatto.
«Sapete che giorno è oggi?» Disse «Oggi è un mese che siamo qua»
«Un mese? Sembra esser passata una vita» Intervenne Nicola.
«Esatto, solo un mese. E in un mese è successa la qualsiasi cosa» Aggiunse Luciana.
«Chissà cos’altro ci aspetterà» Disse ancora Nicola.
Clarissa intervenne cambiando argomento, si stava facendo tardi «Io, Mirko e Rei siamo di turno in sala controllo, non ci siamo agli allenamenti» Disse.
«Ci vediamo oggi alle armi?» Domandò Luciana.
«Sì, esatto» Dissi finendo in fretta il cappuccino, per poi salutare Luciana e Nicola.
 
Andammo di corsa verso la sala controllo, quando entrammo nella nostra aula, scoprimmo che eravamo di turno con Marco e Lucilla. Ci salutarono, erano felici di vederci.
«Che coincidenza, questa mattina ci terremo compagnia!» Disse abbracciandoci Lucilla.
«Ragazzi, ancora voi non conoscete Mirko» Presi l’onore di presentare Mirko e i nostri due cari amici.
«Come state ragazze? Non abbiamo avuto modo di fare le nostre condoglianze per Alessandro, ci dispiace per l’accaduto» Disse poi Marco.
«Grazie. Comunque, è ancora difficile da accettarlo, se non impossibile. Sembra ancora così tutto irreale» Risposi «Ma, ehi, non possiamo permetterci di fermarci»
«Hai ragione» Disse Lucilla.
«Rory? Torna oggi?» Domandò Marco.
«Dovrebbe tornare in mattinata insieme al suo team, ma non abbiamo avuto ancora notizie» Risposi.
Mirko stava visualizzando il monitor, il quale sorvegliava la zona circostante. Poco dopo entrò Spike.
«Oh, ci siete voi» Clarissa gli saltò addosso, non si aspettava di vederlo «Oggi vi faccio da supervisore»
Lo salutai, per poi tornare a controllare il monitor con Mirko. Spike stava per salutare anche Marco e Lucilla, quando ci furono dei segnali rosso e lampeggianti sul monitor.
«Oh, cazzo!» Esclamai, allarmando gli altri.
«Questo non è positivo, si stanno aprendo i portali» Gridò Mirko, alzandosi.
Spike andò a lanciare l’allarme «Si stanno aprendo di nuovo qua nella struttura, cazzo»
«Ragazzi, prendete le armi! Questa volta dovrete combattere anche voi!!» Ci ordinò Lucilla, correndo verso l’armadio dove erano depositate le armi d’emergenza.
«State vicino a me ed eseguite le mie direttive, ok? Fino a quando non potrete star vicini alle Prime Squadre, vi farò da scorta» Ordinò Spike.
«Va bene, andiamo!» Dissi non appena presi le doppie lame.
 
Corremmo tutti nei cortili e nelle zone interessate dove si stavano per aprirsi i portali. I demoni stavano iniziando ad avanzare, tutti i combattenti erano già in azione. Così come i militari e i docenti.
Ci furono grida, rumori di armi da fuoco, rumori di spade che trafiggevano i demoni. Si sentivano le strilla dei mostri che morivano o le loro terribili grida quando cercarono di attaccarci. Spike ci scortò fino al primo team della Prima Squadra che incontrammo. Ci trovavamo vicino al Grande Cancello.
Tutti combattemmo, non ci stava fermando nessuno. Gli addestramenti e gli allenamenti avevano dato il suo frutto già in un mese, i nostri movimenti erano migliorati.
È vero, erano demoni di livello basso, ma riuscivamo a contrastare anche quelli un po’ più forti, insieme alle Prime Squadre.
La mia sete di vendetta e di sangue aumentò demone dopo demone che uccidevo, non riuscivo a fermarmi. L’ondata sembrava non finire mai, stava durando da oltre dieci minuti. Tuttavia, non avvertii nessun briciolo di stanchezza, così nemmeno gli altri.
Anche Clarissa che non amava combattere stava dando il suo meglio.
 
La battaglia di sangue stava continuando, quando si aprì il Grande Cancello. I fuoristrada si fermarono subito, scesero in fretta e correndo Rory e gli altri ragazzi. Non aspettarono nemmeno il millesimo di secondo, che si unirono già nella lotta contro quei mostri.
Stavo uccidendo i demoni vicino al portale, ne stavano spuntando alcuni più grossi. In quel momento, Rory corse ad aiutarmi.
«REI!» Gridò.
Non so cosa fosse successo in quell’attimo, ma nel momento in cui chiamai Rory gridando, un demone più grosso di me, mi colpì, lanciandomi con una forza mostruosa verso il portale. Sentii Rory gridare ancora, poi vidi un fascio di luce accecante, urlai dalla paura.
In un attimo mi ritrovai in una landa deserta e infinita. Era tutto rosso, il cielo aveva lo stesso colore del sangue. Ero pietrificata, impaurita. Mi sentivo immobile. C’era un’orda di demoni di fronte a me. A capo di quell’esercito di mostri, vidi un essere umano. O almeno, aveva le sembianze di un essere umano. Non capii cosa stesse dicendo, era una lingua incomprensibile.
Lo vedevo avvicinarsi verso di me, io volevo provare a tornare indietro strisciando. Sentivo troppo dolore da potermi rialzare. Ma non c’era più la traccia del portale.
In un attimo quell’essere spaventoso si trovò di fronte a me. Aveva la pelle bianca come il latte, gli occhi rossi come il sangue. Artigli affilati, due corna nere sulla testa, capelli neri come la pece. Per il resto, aveva in tutto e per tutto le sembianze di un essere umano, sembrava molto più alto di Spike.  
Dietro di lui, i demoni erano fermi e immobili, come se aspettassero gli ordini di quest’essere.
Mi guardò, sentii gelarmi il sangue. Poi la mia vista si offuscò, poi tutto nero.

   

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Capitolo 25
*** Capitolo 24 - Seconda parte ***


Che sogno strano, pensai quando mi svegliai. Mi strofinai gli occhi, pensando di aver fatto uno dei miei soliti incubi. Mi guardai intorno, mi trovavo in un enorme letto a baldacchino tipico delle favole che Spike mi leggeva quando ero una bambina. Stavo ancora sognando? Ero morta? Mi trovavo in una specie di camera da letto enorme, con il soffitto altissimo. Sia le pareti che il soffitto erano pieni di affreschi inquietanti, raffiguranti esseri simili a quello che avevo visto prima di svenire. Oltre al letto, c’erano mobili ricoperti d’oro, così come lo erano le travi del baldacchino.
Notai che non stavo più indossando la mia divisa da combattente, ma un vestito lungo di uno strano tessuto, sembrava pelle. Scesi dal letto e a piedi scalzi mi avvicinai all’enorme specchio che si trovava di fronte a una strana porta. Il vestito era ornato da strane scaglie, era lungo e stretto, di un color verde spento. 
Mi spaventai quando vidi la porta aprirsi, non avevo nulla a portata di mano con cui difendermi.
Era una donna, era un essere dalle sembianze di una donna. Ma con gli artigli e le corna. Senza dire nulla, mi invitò a uscire e a seguirla.
Avevo altra scelta? Decisi di seguirla.
Attraversammo un lungo corridoio illuminato da dei candelabri e pieno di porte. L’essere di fronte a me aprì la porta in fondo al corridoio, entrai seguendola. Mi trovavo di fronte a un enorme sala altissima, sembrava di vivere una favola. Ma una favola dell’orrore. Sentivo un senso di inquietudine spaventoso e assurdo.
Mi portò di fronte a una scalinata che si trovava al centro di quel salone. In cima alla scalinata, c’erano tre troni, quello al centro era il più grande e maestoso. Al suo posto sedeva quella specie di uomo che si trovava con i demoni, quello che vidi prima di svenire.
Nuovamente sentii un brivido di paura lungo la schiena quando alzò per avvicinarsi.
 
Disse qualcosa in una lingua sconosciuta, ma familiare allo stesso tempo, alla donna che mi accompagnò. Quest’ultima si allontanò.
Rimasi da sola con lui. Nella mia testa continuavo a chiamare Rory, a chiamare Spike. Avevo paura, volevo che arrivassero per salvarmi, ma sentivo che non poteva essere possibile. Avevo attraversato il portale, mi ero ritrovata in un posto sconosciuto a qualsiasi genere umano.
Non era nemmeno passato nella mente di nessuno di far passare un essere umano attraverso quei portali.
«È la prima volta che un essere umano passa un portale. Non dovresti avuto averne la capacità. Saresti dovuta morire, come mai?»
Così disse quell’essere mostruoso. Riusciva a parlare la mia lingua. Se prima lui fosse inquietante e spaventoso, ora lo era di più. La sua voce era penetrante e inquietante.
«Come fai a parlare la mia lingua?» Domandai tremando.
«Posso fare tante cose, più di quante ne puoi immaginare. Molte più cose di voi miseri esseri umani» Rispose con la voce più calma e decisa che io avessi mai sentito «Ma ora, rispondi al mio quesito. Come hai fatto a passare? Chi sei?»
«Io… io non lo so. Un demone mi ha spinto e sono passata. Si può sapere chi sei? O cosa sei? Hai detto che sarei dovuta morire, io non capisco»
«Solo chi ha sangue di demone può passare, ne basta anche un solo goccio in tutto il corpo. Gli esseri umani si disintegrano se provano a passare il portale» Rispose «E tu, piccola umana, stai parlando con il Re dei Demoni, Azahal. In questo momento ti trovi nel Regno dei Demoni»
«Azahal» Risposi, mi sentivo pietrificata «Il Re… dei Demoni»
Mi sentii cedere le gambe, volevo scappare e tornare indietro. Ma una voce nella mia testa mi ricordò chi ero io. Ero Reina Williams. Non dovevo avere paura, dovevo prendere in mano la situazione. Feci un respiro profondo.
Pensai alle parole che disse. Solo chi aveva sangue di demone poteva passare. Doveva essere uno scherzo.
«Cosa significa avere sangue di demone comunque? Io sono un essere umano in tutto e per tutto»
«Ne sei sicura? Sicura di ricordare tutto del tuo passato?»
«Certo, mi ricordo tutto. Ricordo di aver perso i miei genitori all’età di cinque anni a un attacco di voi mostri»
Mi interruppe «E prima di allora?»
La mia mente si offuscò nel tentativo di cercare qualche ricordo prima di quel fatto.
«Non mi ricordo, ma… è normale non ricordare, ero troppo piccola»
Azahal iniziò a ridere girando intorno a me. Rabbrividii.
«Ho fatto indossare questo vestito in pelle di demone e scaglie di drago sperando di renderti la mia regina. Una Regina dei Demoni. Sono millenni che non ne abbiamo una. Vedrai, tornerai da me, prima o poi»
«Scaglie di drago, pelle di demone... Piuttosto, la smetti di girarmi intorno? Voglio sapere una cosa adesso. Perché ci attaccate? Perché spargete morte e distruzione sulla terra?» Domandai, iniziavo ad accumulare coraggio su coraggio finalmente.
«Il nostro popolo sta morendo, son rimasti pochi demoni come me. Riusciamo a generare piccoli demoni, ma ci stiamo estinguendo. Il motivo per cui vi uccidiamo è perché il vostro sangue e la vostra carne ci rafforzano» Si avvicinò poi al mio orecchio «Non ti sei accorta che non ritrovate mai esseri umani tutti interi?»
Rabbrividii nuovamente.
«Solo che voi esseri umani siete così splendidi e determinati che vi state rafforzando. Quindi io e altri Re dei Demoni stiamo pensando di risolvere il problema alla radice. Far fuori voi piccoli esseri umani che state ancora crescendo» Continuò il demone. Ripensai agli attacchi subiti in tutti gli Istituti.
«Altri Re dei Demoni? Ce ne sono altri?»
«Esatto, oltre ai nostri piccoli popoli di demoni» Rispose.
«E perché mi stai dicendo tutto questo?» Non capii perché mi stava dichiarando le loro intenzioni e informazioni.
Giocò con una ciocca dei miei capelli, continuò a parlarmi vicino all’orecchio.
«Perché adesso ti rimando indietro, nel tuo mondo. Dirai loro che siete spacciati, perché presto saremo noi a farvi visita. Non appena riacquisteremo i nostri poteri. Perché i demoni che invadono le vostre città, le vostre case, sono legati a noi. Basta che mangino un pezzetto della vostra carne per mandarci un pezzetto di potere. Nessuno di voi, nemmeno tu piccola umana, riuscirete a fermarci»
Avevo la pelle d’oca ovunque. Tornai a tremare dalla paura.
«Non ti preoccupare, tu non verrai toccata. Mi piaci, sei coraggiosa»
 
Prese uno strano scettro che si trovava dietro il trono.
Mi lanciò poi vicino ai miei piedi i miei vestiti e i miei anfibi. Dopodiché, agitò quello strano scettro e dietro di me si aprì il portale. Il Re dei Demoni tornò a sedersi, ammirando la scena davanti a sé.
Infine, disse «Vai, piccola umana, ci rivedremo molto presto»
Fra i miei vestiti, c’era ancora il mio pugnale. In quel momento mi stava battendo forte il cuore, ma dovevo farlo. Come un fulmine, colpii prima la gamba del demone, sporcando il pugnale del suo sangue. Azahal urlò dal dolore, non se l’aspettava.
Si stava per alzare e per inseguirmi, ma io ero stata più veloce di lui. Riuscii a oltrepassare il portale, tornai all’Istituto. Il portale si chiuse subito. Cercai di riprendere il fiato.
 
Realizzai poco subito che intorno a me c’era qualcosa di strano. Ero seduta in mezzo alla neve, faceva un freddo cane.
Intorno a me vidi una miriade di studenti sull’attenti, pronti all’attacco. Pensavano fosse un nuovo attacco dei demoni. Tutti mi guardavano in modo strano, spaventati. Mi alzai e mi girai intorno. Riuscii a riconoscere alcune facce.
Ecco che vidi Rory. Era di fronte a me. Stavo piangendo, ero al sicuro.
«Rory» Dissi.
Rory rimase fermo interdetto. Si avvicinò a passo lento, con gli occhi spalancati. Fece cadere a terra la sua lancia, mi accarezzò. Poi mi strinse a sé.
«Rei? Sei davvero tu? Sei… viva» Disse, vidi le lacrime uscire dai suoi occhi.
«Chi dovrei essere? Certo che sono viva. Rory, che sta succedendo? Perché nevica? Siamo solo a ottobre»
«Ottobre? Rei… siamo in pieno dicembre. Pensavamo tu fossi morta dopo che quel demone ti avesse lanciato dentro il portale» Disse Rory.
Spalancai gli occhi.
Dicembre? Quanto tempo era passato lì dentro?


 
La pubblicazione continua!
Nonostante la sessione estiva, ho voglia di continuare a scrivere!

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Capitolo 26
*** Capitolo 25 ***


«Dicembre? No, non è possibile. Rory, son sicura di essere stata nel Regno dei Demoni un’ora, massimo due» Dissi confusa, con le lacrime agli occhi «Non è possibile»
Nel frattempo, arrivarono Spike e Clarissa. Dietro di loro, c’era anche Mirko. Clarissa si buttò in ginocchio, mi guardò piangendo. Spike era senza parole, corse poi ad abbracciarmi. Mirko restò con Clarissa, anche lui mi guardò come se stesse guardando un fantasma.
«Rei, Rei, Rei» Continuò a dire Spike, mentre mi stringeva più forte che poteva «Cos’è successo? Non ci posso credere, sei ancora viva»
«Spike… Rory…»
Sentivo come se la mia testa stesse per scoppiare in quel momento. Non riuscivo a trovare un filo logico a tutto ciò.
Io che vengo scaraventata nel portale, io che mi ritrovo in una landa desolata, in mezzo ai demoni, in mezzo al signore dei demoni, il Re. Azahal. Io che vengo portata al palazzo di Azahal, ma poi? Come dare un senso a tutto il resto? Sono stata via poche ore, massimo due. Questo era certo. Il tempo nel Regno dei Demoni non scorreva allo stesso modo del tempo del pianeta terra.
Clarissa si avvicinò correndo, saltandomi addosso.
«Scusami Rei! Io sapevo e sentivo che eri ancora viva, ho fatto il possibile. Anzi, abbiamo fatto il possibile! Tutti ti credevano morta» Disse, alleviò poi la presa «Ma si può sapere cosa indossi?» Domandò ridendo e piangendo allo stesso tempo.
«Tranquilla, sono qua adesso. Sono viva, sono con te! Non immagini quante cose siano successe in queste ore»
Guardai poi il mio vestito «Questa è una lunga storia».
Rory e Spike si resero conto ora del mio vestito in pelle di demone. Rory tolse la sua giacca per coprirmi.
«Sei pure scalza, ci devi raccontare tutto adesso» Aggiunse Rory preoccupato. Non mi lasciò nemmeno un attimo, così nemmeno Spike e Clarissa.
 
Arrivarono poi i docenti, i quali invitarono tutti ad allontanarsi e a tornare nei dormitori. Tutti tranne i miei fratelli e Clarissa.
«Reina Williams, hai idea di cosa significa questo?» Disse uno dei docenti di addestramento alle armi «Questo entrerà nella storia del nostro Istituto. Anzi, nella storia dell’umanità. La prima persona a entrare nel portale»
«E a tornare anche viva» Disse il professor X.
«Dobbiamo comunicarlo ai piani alti» Disse la docente di alchimia.
«No, non ancora. Prima Reina ci deve spiegare cos’è successo, non creiamo allarmismi prima del dovuto» Disse poi il coach degli allenamenti.
La mia mente tornò lucida, ricordai di una cosa importante. Come se fosse una questione di vita o di morte, cercai il pugnale intriso del sangue di Azahal.
«Cazzo, dov’è finito? Il pugnale, mi serve il pugnale» Dissi cercando in mezzo alla neve e all’asfalto.
«Che pugnale, Rei?» Domandò Rory.
Lo trovai, corsi a portarlo a Spike «Spike, devi correre in laboratorio e analizzare questo sangue. È di vitale importanza» Dissi «Ho bisogno di convocare una riunione d’emergenza con voi professori e capisquadra, voglio anche Rory e Spike. Ci sono questioni urgente che devo riferirvi»
Rory e Clarissa mi guardarono confusi, i professori presero subito a convocare chi di dovere.
Chiese Spike ancora più confuso e preoccupato «Di chi è questo sangue sul pugnale?»
«La storia è lunga e complicata, è così complicata che confonde anche me. Ma tu fallo, poi alla riunione sarà tutto più chiaro. Spero».
«Va bene, adesso vado. Andrà tutto bene Rei, qualsiasi cosa sia successa. Te lo prometto» Mi baciò sulla guancia, stringendomi ancora e poi corse in laboratorio.
Pensavo di aver fatto tornare la mente alla lucidità, ma ero così in preda al panico che cercavo di gestire la situazione nel modo più razionale possibile.
«Clarissa, porto in camera mia Rei per farla cambiare. Non può restare così» Disse Rory. Clarissa acconsentì.
«In camera tua? Non nella mia?» Domandai.
Clarissa dispiaciuta rispose al posto suo «Hanno spostato Mirko nella nostra camera, ti credevano tutti morta».
«Ho spostato tutte le tue cose nella mia stanza. Io ho sempre saputo che eri viva. Me lo sentivo che saresti tornata. E se non l’avessi fatto, ti sarei venuta a cercare con Spike e Clarissa» Disse Rory.
«Adesso basta parlare, Rory muoviti e porta Rei a cambiarsi, avremo tutto il tempo per aggiornarci» Disse Clarissa.
 
Rory mi accompagnò al dormitorio, camminai scalza tra la neve e la terra. La mia terra.
«Vuoi che ti porto in braccio?» Chiese Rory sorridendomi.
«Tranquillo, preferisco sentire il freddo gelido di questa terra. Soprattutto dopo essere stata in quel posto orribile»
Camminando di fianco a me, Rory mi strinse a sé, mi bacio sulla fronte e poi alleviò la presa.
Sembrava non volesse più lasciarmi. Chissà se ancora pensava a quel bacio, chissà se ancora pensava a me in quel modo. Per me erano passate solo due ore, ma per lui no. Erano passati quasi due mesi. Avevo perso due mesi della mia vita sulla terra, le persone a me care pensavano fossi morta, altre non riuscivano a crederlo ma non ne erano certi. Immaginare cosa fosse passato nella mente di chiunque, sullo stato emotivo di Rory, di Spike, di Clarissa.
Ero sparita dopo la morte di Alessandro, non osavo pensare a cosa potessero aver passato tutti quanti nell’Istituto. Non immagino nemmeno il dolore di Rory e Spike. La mia testa in quel momento voleva scoppiare.
Entrati nella sua stanza, cedetti e caddi a terra in ginocchio. Avevo lo sguardo a terra, finalmente ero a casa. Finalmente realizzavo. Rory si buttò a sua volta per abbracciarmi in una stretta così stretta che poteva rompermi qualche costola.
«Rei, sei a casa. Sei qua con me» Disse, mi prese il viso con le mani e mi baciò gli occhi, asciugando le mie lacrime. Poi le sue labbra toccarono le mie. Stavolta non lasciai la presa, continuai a baciarlo.
«Non ho dimenticato, Rei» Disse tra un bacio e l’altro.
«Rory, come facciamo? Siamo fratelli» Cercai di dire «Non so se…»
«Fratellastri» Precisò.
«Ma pur sempre fratelli. Sei mio fratello. Non possiamo»
«Troveremo un modo per stare insieme. Quando sei sparita, ho realizzato quello che tu significhi per me. Per questo ho voluto credere che fossi ancora viva. Ti ho aspettato e ti avrei aspettato per tutta la vita, se fosse stato necessario. Sarei venuto ovunque tu fossi, se fosse stato necessario. Non sei solo la mia sorellastra. Ti prometto che troveremo un modo, perché significhi tutto per me» Disse Rory, sembrava così deciso.
Sorrisi. Quelle parole alleviarono il dolore che in quel momento sentivo, la mia testa sembrava svuotarsi poco alla volta.
«Finalmente un sorriso» Disse infine. Lo baciai.
Poi ricordai.
«Rory, dobbiamo muoverci» Dissi, poi guardai la stanza «Dov’è la roba di Spike?»
La metà di Spike era vuota, il letto perfettamente in ordine.
«Si è liberata una camera al dormitorio dove doveva stare fin dall’inizio, da quando ha iniziato a essere un ricercatore» Rispose Rory «Ora la stanza è tutta mia»
Erano cambiate parecchie cose in tutto questo tempo, pensai.

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Capitolo 27
*** Capitolo 26 ***


Dopo aver indossato la mia divisa, io e Rory raggiungemmo l’aula dove si tenevano le riunioni d’emergenza. In quell’aula si decidevano sempre le nuove direttive riguardanti le missioni, le novità, le nuove scoperte e quant’altro. Era una sorta di quartier generale dell’Istituto I.
L’aula era già piena. I capisquadra delle Prime Squadre, i docenti rappresentanti e Spike avevano già preso il loro posto. Spike si alzò avvicinandosi a me non appena mi vide.
«Il sangue è in fase di analisi, ti farò sapere appena avrò i risultati» Disse Spike.
«Grazie Spike» Dissi sorridendogli «Ci sono tutti?»
«Sì, non manca nessuno»
Il professor X mi invitò ad andare a capo tavola e iniziare a comunicare tutto quello che avevo bisogno di comunicare.
«Cara, lasciamo a te la prima parola, raccontaci tutto» Disse la docente di Alchimia.
«Prima di tutto, vi ringrazio per essere qua. Quello che sto per raccontarmi ha dell’inverosimile e temo stiamo combattendo una guerra che non avrà pace. Ma ho bisogno di raccontare tutto dal principio»
 
Raccontai di cosa vidi appena catapultata dentro il portale, della vasta landa deserta con il cielo rosso come il sangue. Raccontai di essermi ritrovata in mezzo a un’orda di demoni, che furono fermati da un demone particolare, spaventoso, da far gelare il sangue soltanto alla vista. Raccontai del Re dei Demoni, Azahal. Raccontai di come quel demone mi aveva portato al suo palazzo, che mi aveva fatto cambiare da un altro demone simile. Era una sua serva, spiegai. Raccontai nel dettaglio di com’era fatto quel demone, raccontai di come Azahal mi aveva spiegato il motivo per cui ci avevano fatto guerra.
«Quindi era come alcuni credevano. Dietro a tutte le invasioni c’è una mente che architetta ogni attacco» Disse il professor X.
«Sì, esatto! Un demone con le stesse capacità di noi umani. Parlare, ragionare, ascoltare. Riesce a comprendere le nostre lingue. Ma sempre con la mentalità di un demone, di un mostro! E non vi ho ancora detto tutto, c’è altro»
Spiegai che non era l’unico, che c’erano altri Re dei Demoni. E un popolo di demoni, oltre ai mostri che affrontiamo ogni giorno, spiegai.  Spiegai e parlai anche della differenza di percezione del tempo. Che per me erano passate solo due ore massimo, ma qua son passati quasi due mesi.
«Questo è destabilizzante» Disse la docente di Alchimia, guardando poi Rory e Spike. Poi guardò me «Troverete il modo per rimediare a tutti, soprattutto tu Rei» Le sorrisi.
 
Poi dissi la cosa più terribile e minacciosa.
«Ricordo perfettamente alcune delle ultime parole che mi ha detto prima di spedirmi di nuovo qua. Azahal mi disse “Dirai loro che siete spacciati, perché presto saremo noi a farvi visita. Non appena riacquisteremo i nostri poteri. Perché i demoni che invadono le vostre città, le vostre case, sono legati a noi. Basta che mangino un pezzetto della vostra carne per mandarci un pezzetto di potere” » Ripetei le stesse parole del demone, le dissi tremando. Rory, che era accanto a me, mi strinse la mano.
Erano tutti visibilmente scioccati, con le mani tra i capelli. Alcuni si erano alzati e giravano intorno alla stanza.
«Siamo spacciati» Disse il professor X.
«Dobbiamo crederle, Williams? È tutto vero? » Domandò un docente.
«Sì, è tutto vero» Risposi.
«Oh, Gesù…»
«Allora entriamo da loro e tagliamo il problema alla radice. Mandiamo a fuoco il loro regno» Intervenne un professore.
Magari fosse così facile, pensai.
«Non possiamo. C’è un’ultima cosa importante. Non so quanto sia vero ciò che mi ha detto, ma…» Esitai, ma dovevo trovare il coraggio di dire quello che stavo per dire.
Spiegai che solo chi aveva sangue di demone poteva attraversare il portale, senza morire. Ne bastava anche un solo goccio.
«Ma tu non puoi avere sangue di demone. Tu non sei un demone» Disse Spike.
Per fortuna i professori sapevano che non ero davvero loro sorella di sangue; quindi, non avevo problemi di spiegare alcuni dettagli.
«Il demone mi ha detto che non ricordandomi dei miei primi cinque anni di vita, potrebbe essere possibile qualsiasi cosa. Lui è convinto, perché sono entrata nel portale senza morire» Dissi piangendo.
«Non è possibile» Disse Rory «Te l’avrà detto per mettere terrorismo a te e a noialtri. Dicendo così sa che noi non entreremo per fargli guerra».
I professori iniziarono a preoccuparsi e a guardarmi in modo preoccupato. Pensavano di avere davanti un possibile mostro. Ad eccezione, il professor X che intervenne subito.
«Io non credo che la nostra Reina sia discendente di un qualche demone. Spike, sbaglio o state analizzando il sangue di questo re dei demoni, Azahal, o come diamine si chiama?» Spike annuì «Bene, analizza il sangue di tua sorella e vedi se trovi qualcosa che li possa collegare, ma ne dubito»
Il professore mi guardò, come se volesse dirmi che credeva in me. Riuscì anche a far tornare la calma nell’aula.
«Sarà fatto» Disse Spike.
«Bene, se questo è tutto, direi di iniziare ad avvertire i piani alti. A questo punto dobbiamo farlo. Non possiamo nasconderlo e abbiamo bisogno di metter su un piano di emergenza. Bisogna avvertire non solo l’Italia, ma l’intero mondo» Aggiunse infine il professore.
I professori acconsentirono, dichiararono chiusa la riunione. Alcuni di loro mi abbracciarono, felici di riavermi tra loro. Il caposquadra di Rory si avvicinò e mi disse che si sarebbe aspettato grandi cose da me, dopo tutti questi avvenimenti. Lo ringraziai, ma gli dissi che non stavo facendo nulla di grandioso.
«Stai solo dando una piccola speranza all’umanità. Secondo me non siamo spacciati, ma abbiamo il vantaggio di sapere adesso» Aggiunse.
Lo ringraziai e lo salutai. Spike poi mi chiamò per seguirlo in laboratorio.
«Dovrò prelevare il tuo sangue» Disse, mettendomi una mano sulla schiena.
Rory decise di venire con noi.
 
Arrivati in laboratorio, Spike ci accompagnò nella stanza dove venivano fatti i prelievi. Mi fece accomodare sull’apposita poltrona, mi invitò a togliere la giacca e la camicia. Seguì la procedura per il prelievo, mi trattò dolcemente. In quel momento vedevo un ricercatore serio e professionale, ma allo stesso tempo vedevo il mio premuroso fratello maggiore. Rory osservava di fronte a me, in lui non riuscivo più a vedere solo il fratello che mi aiutava a dormire quando avevo paura, ma vedevo qualcosa di più.
«Non posso immaginare quel che ti è successo. Non voglio immaginarlo. Mentre noi eravamo qui, tu eri lì, con quello schifoso demone che ti ha toccata, ti ha minacciata. Poteva ucciderti. E noi non potevamo fare nulla, potevamo non sapere nulla» Disse Rory, non l’avevo mai visto così arrabbiato «Per colpa di quella merda l’umanità soffre da secoli, per colpa sua ho perso il mio migliore amico» Continuò a dire, stringendo i polsi.
«Rory, calmati. Provo una rabbia incredibile anche io, ma non è il caso adesso. Dobbiamo mantenere la calma» Disse Spike, finendo di prelevare il mio sangue.  «Ecco, ho fatto. Come ti senti?» Domandò, accarezzandomi il viso.
«Tutto nella norma» Dissi, mentre Spike mi mise il cerotto.
 
Spike si diresse in laboratorio delle analisi a portare la provetta, poi tornò da noi che stavamo aspettando nella Hall dell’edificio. Rory ed io stavamo spaparanzati sui divanetti, guardando dalla grande vetrata la neve che scendeva. Son passata dal vedere le foglie colorate dell’autunno al vedere la neve di dicembre in sole due ore.
«Non avremo i risultati fino a domattina, direi che meritiamo un po’ di riposo» Disse Spike quando arrivò.
«Io non ho più la mia stanza» Dissi. Mirko aveva rubato la mia camera.
«La docente di alchimia ha detto che puoi dormire nella stanza di Rory per stasera. Domani ti verrà segnata una nuova stanza o ti faranno tornare con Clarissa, si vedrà. Purtroppo, io lavorerò fino a tardi stasera, quindi non vi raggiungo per dormire con voi» Aggiunse Spike.
«Tranquillo, ci penso io a nostra sorella» Disse Rory. Lo guardai.
Mi aspettava un’intera notte con Rory, da soli.

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Capitolo 28
*** Capitolo 27 ***


Spike ci accompagnò fuori dall’edificio. Il cielo continuava a far cadere fiocchi di neve, faceva un freddo assurdo.
Prima di tornare in laboratorio, mi salutò abbracciandomi.
«Domattina voglio trovarti alla mensa, sia chiaro» Disse Spike.
«Te lo prometto»
Quando tornò dentro, Rory mi si avvicinò e mi invitò a mangiare qualcosa per cena.
In effetti, da quanto non mangiavo? Ripercorrendo la linea temporale all’indietro, non mangiavo dalla colazione fatta prima della battaglia, quella battaglia che mi trascinò poi dentro il portale. Accettai più che volentieri l’invito.
Mi portò al bar di Giovanni, il quale era in modalità invernale. I tavolini all’aperto adesso erano al coperto, avevano creato una terrazza coperta da tendoni. All’interno c’era una stufa a legna accesa che emanava un piacevole tepore. Rory mi disse di sedermi, che ci avrebbe pensato lui a prendere qualcosa.
Andai a sedermi al primo tavolino libero, gli altri erano occupati. Mi sentivo stranamente osservata, ma pensai fosse solo una mia paranoia; quindi, cercai di scacciare quei pensieri dalla mente.
Rory poco dopo arrivò con due birre.
«Queste per scaldarci un po’, intanto che Giovanni prepara due belle pizze» Disse.
Sentire il nome pizza mi fece tornare il buon umore.
 
Dopo aver cenato in silenzio, io e Rory tornammo al dormitorio. Entrati in camera, mi tolsi finalmente gli anfibi e la giacca. Rory fece lo stesso, dopo aver acceso la luce. Poi si avvicinò a me, mi spostò i capelli e mi accarezzò il viso.
«Tutto bene? Sei stata silenziosa finora» Domandò.
«Diciamo. È tutto così confuso, ancora. Continua a venirmi in mente ciò che ho visto. Sento ancora la paura dello sguardo agghiacciante di Azahal» Dissi, poi lo guardai negli occhi «E ho così paura di affrontare il domani adesso, sembra tutto così diverso ed estraneo a me. Prima sentivo gli occhi puntati addosso, ma probabilmente sono solo i miei pensieri»
«Ehi, non ci pensare adesso. Andrà tutto bene, lo sai» Mi disse. Poi mi baciò dolcemente.
 
Rory andò a farsi una doccia, io ne approfittai per controllare gli scatoloni dove erano conservate tutte le mie cose. Aveva preso ogni cosa Rory, pensai.
I miei vestiti, i miei libri, il mio telefono. Rimettere tutti i pezzi al loro posto sembra così difficile. Pensai al fatto che avrei dovuto rimettermi sotto con l’addestramento, se volevo riprendere il passo degli altri. Rischiavo di rimanere indietro, il che significava non essere forte abbastanza per far fuori Azahal e la sua compagnia di demoni.
Provai ad accendere lo smartphone, ma aveva ovviamente la batteria scarica. Non trovavo il mio caricabatterie. Presi quello di Rory che si trovava sulla scrivania. Accanto c’era un quaderno, erano gli appunti di Rory.
Con fare furtivo, iniziai a sfogliarlo. Erano tutti appunti di Alchimia, tutte ricette per creare le pozioni, ma non solo. C’erano anche parecchi scarabocchi, che tanto scarabocchi non erano per quanto erano fatti bene. Continuando a sfogliarlo, notai uno sketch di un viso femminile.
«Se vuoi saperlo, quella sei tu» Disse Rory, che apparve alle spalle all’improvviso. Sussultai.
«Non ti avevo sentito, non spaventarmi così» Gli dissi, lui rise divertito.
Continuai a osservare quel disegno e gli chiesi spiegazioni.
«Lo stavo disegnando in questi giorni, non avendo molte foto, speravo di non dimenticarmi mai il tuo viso in quel modo» Disse sedendosi sul letto.
Mi pizzicarono gli occhi, mentre stringevo forte il quaderno. Posai poi il quaderno e misi il telefono sotto carica.
«Vado in doccia io ora»
«Vuoi compagnia?» Chiese Rory.
«Direi di no» Gli dissi guardandolo male «E non ci provare»
Sentire il getto dell’acqua sul mio corpo fu una manna dal cielo, quasi un miracolo. Speravo di levare le mie solite paure, ma non fu così facile.
Quando tornai in camera, Rory era già nel mondo dei sogni. Si addormentò senza nemmeno distendersi nel letto come si deve. Mi avvicinai per sistemarlo, poi pian piano e senza svegliarlo, mi sdraiai accanto a lui. Poi mi addormentai.
 
Al mattino, Rory dormiva ancora accanto a me, stavolta abbracciandomi. Lo svegliai dicendo che dovevamo uscire.
«Non possiamo restare qua tutta la vita? Insieme?» Domandò ancora mezzo addormentato.
«Mi piacerebbe, ma io ho due mesi da recuperare. E voglio vedere Clarissa, voglio allenarmi e vedere i risultati delle analisi. Muoviamoci, su!»
Lo spronai con forza ad alzarsi. Ebbi successo nella mia piccola impresa.
Una volta pronti in divisa, ci dirigemmo verso la mensa. Rory mi disse di avviarmi, che doveva prima passare da Spike. Gli dissi di andare pure.
Mi feci coraggio ed entrai, dovevo affrontare anche i miei di demoni. La signora della mensa mi diede la colazione del giorno, pancakes e cappuccino. Mi sorrise, era felice di rivedermi.
Mi addentrai poi all’interno della mensa dove si mangiava, mi sentivo nuovamente osservata. In effetti, mi guardavano sul serio. Sembrava stessero vedendo un fantasma o un mito.
Riuscii a sentire alcune frasi bisbigliate fra loro.
«Reina Williams, è lei»
«La ragazza sopravvissuta al portale»
«Non era morta?»
Mi venne in mente un libro che lessi da piccola, non ricordo bene il titolo. Ma ricordo che il protagonista visse con i suoi zii, normali esseri umani, per dieci anni, per poi scoprire di essere un mago. Quando si avviò verso la sua scuola di magia e quando la gente capii chi fosse, lo guardavano allo stesso modo in cui guardavano me. Anche lui veniva definito come il ragazzo sopravvissuto. Avrei voluto la sua guida su come affrontare la situazione, ma ovviamente non era possibile.
Mi guardai intorno per vedere dove potevo sedermi. Sentii poi chiamarmi. Mi girai ed era Mirko, con il suo vassoio della colazione.
«Rei» Mi salutò dolcemente.
«Mirko»
Mi guardò e capì.
«Non li guardare, andiamo a mangiare»
Andammo a sederci a un tavolo vuoto, poco dopo arrivò Clarissa. Lei si sedette vicino a me e mi abbracciò. Mi sentivo un pesce fuor d’acqua a mangiare con i miei amici di sempre, non capivo il motivo di questa sensazione. Solo con Rory riuscivo a tranquillizzarmi.
«Mi sei mancata da morire, sai? Ogni sera ad allenarmi in palestra da solo, senza di te. Non è mai stata la stessa cosa, era diventato noioso e frustrante» Disse Mirko, cercando di sbloccare la situazione «Ho bisogno della mia migliore amica, pensai. Son sicuro che tornerà, pensai. E infatti, eccoti qua»
Mi sorrise e mi fece un pizzicotto sulla guancia.
Riuscii a ritrovare il sorriso e il senso di tranquillità.
«Io ero persa senza di te, invece. Sei la mia migliore amica, se non una sorella. Infatti, stasera tu torni da me. Non ti faccio più scappare»
Sorrisi ancora di più e tutto sembrava tornare come prima. Mangiammo ridendo e scherzando, loro mi raccontarono le cose più strane successe negli ultimi tempi. Chiesi di Nicola e Luciana. Mi dissero che si erano un po’ allontanati, che probabilmente erano a mangiare in un’altra mensa. Questo mi dispiaceva, ma forse era dovuto al normale corso della vita.
«E con mio fratello?» Domandai di Clarissa e Spike.
Mi disse che andava tutto bene, ormai la loro storia d’amore si era avviata del tutto. Erano più innamorati che mai. Questo mi rese felice.
La mia testa si stava pian piano svuotando dalle paranoie e i brutti pensieri.

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Capitolo 29
*** Capitolo 28 ***


Stavamo per finire la nostra colazione, quando arrivò Rory, sedendosi accanto a Mirko.
«Buongiorno, scusate ragazzi per l’interruzione, ma…» Disse guardandomi «Oggi verrà in visita nostra madre»
Spalancai gli occhi.
«Ana Williams qua all’Istituto?» Disse Mirko stupito.
«Già, vuole rivedere sua figlia dopo che l’ha creduta morta» Aggiunse poi Rory.
Mi sentivo pessima, una pessima figlia. In tutto il casino che è successo, non ho pensato al fatto che per i miei genitori io ero morta. Non volevo immaginare come avevano reagito loro in quei momenti.
«Purtroppo, però, nostro padre non potrà venire. Ma si è assicurato di voler venire a trovarti il più presto possibile» Disse Rory.
Mi dispiaceva non vedere anche papà, ma ero comunque felice. Il loro lavoro li vedeva così impegnati che era davvero difficile trovare un momento per rivedersi tutti insieme.
Dovevo solo passare la lunga mattinata di allenamenti. Non solo per mia madre, ma anche per conoscere i risultati delle analisi. Avevo bisogno di sapere se Azahal dicesse il vero o il falso, se dentro di me ci fosse davvero sangue demoniaco o meno.
Per quanto riguarda il mio attuale rendimento, me erano passati solo due giorni dall’ultima volta che mi sono allenata sul campo, ma per gli altri e per il coach io non mi alleno da due mesi. Durante i giri di corsa, notavo quando erano migliorati i miei compagni. Se io ancora riuscivo ad arrivare a soli cinque giri di campo, loro erano arrivati a farne anche il doppio. Non che mi desse fastidio essere l’ultima della classe, ma se avessi voluto battere Azahal avrei dovuto mettermi in pari il prima possibile. Perciò, cercai di oltrepassare il mio limite a ogni esercizio richiesto, facendo più di quello che sarei riuscita a fare normalmente. Fu devastante anche a causa del freddo pungente dell’inverno e del campo quasi scivoloso a causa della brina mattutina. Aveva smesso di nevicare, gli addetti avevano spalato tutta la neve rimasta ma ancora non si era asciugato tutto.
Un’altra cosa che cambiò è che non avevo più il ruolo di leader insieme a Mirko, il quale passò a Clarissa. Ricordo che all’inizio ero riluttante all’idea di aver la responsabilità di quel ruolo, ma pian piano mi stava dando soddisfazione. Mi dispiaceva, non posso negarlo, ma era normale dovesse andar così. Inoltre, Clarissa era perfetta per quel ruolo. In soli due mesi riuscì a gestire perfettamente le eventuali brutte situazioni, come litigi fra compagni e via dicendo. Oltre a questo, riuscì a iniziare già dal primo anno il tirocinio in laboratorio, cosa che era molto rara per uno studente del primo anno. Tuttavia, continuo a sentirmi come un pesce fuor d’acqua. Quando ci cambiavamo negli spogliatoi prima dell’allenamento, alcuni ragazze e alcune ragazze mi salutarono a stento, altri mi facevano domande su domande su quello che mi era successo. Ancora non si era parlato di Azahal, per loro ero ancora la ragazza che era entrata nel portale nell’ottobre di quell’anno e poi riapparsa a dicembre, quasi in modo misterioso e assurdo.
Nicola e Luciana mi salutarono, dissero che erano felici di vedermi, ma li sentivo talmente distanti che non sembravano i miei amici di sempre. E dire che pensavamo di formare un team insieme. Clarissa mi confidò che per loro non sembrava più avere senso fare squadra senza di me.
 
Finita la lezione, tornammo negli spogliatoi per farci una doccia rinfrescante e per tornare nella solita divisa. Io e Clarissa andammo come al solito nella doccia condivisa. Per noi non era un problema essendo migliori amiche, senza contare che in questo modo lasciavamo una doccia libera per chi ne aveva bisogno.
Lei approfittò di quel momento per chiedermi di me e Rory. Sussultai quando me lo chiese.
«Allora è successo qualcosa?» Domandò ancora.
«Ci siamo solo baciati, tanto» Risposi a bassa voce «Però non dire nulla a nessuno, nemmeno a Spike» Risposi. Istintivamente, feci un enorme sorriso.
Lei mi squadrò.
«Non dirò nulla, lo sai! E comunque ho notato come ti guardava Rory questa mattina in mensa. Che pensate di fare a riguardo?»
«Non lo sappiamo ancora. A livello legale, siamo fratello e sorella»
«Quello è vero, ma non lo siete di sangue. Non c’è nessuna legge al giorno d’oggi che vi vieta di stare insieme, se non lo siete di sangue. Questo accadeva forse secoli fa»
«Ma nessuno sa non sono una vera Williams» Dissi ancora più sottovoce.
Mi guardò, ricordando questo piccolo dettaglio. Mi accarezzò la spalla, dicendomi che un modo l’avremmo trovato. Quando mi girai per prendere l’asciugamano, Clarissa mi spostò i capelli.
«Da quando hai questo neo strano?»
«E tu da quando guardi i miei nei strani? E perché sarebbe strano questo? Non ci ho mai fatto caso» Risposi ridendo.
«Hai ragione anche tu, ma è buffo. Ha solo una forma strana. Comunque andiamo?» Disse infine prendendo anche il suo asciugamano. Era l’ora di andare finalmente a pranzo. Rory mi invitò a pranzare con lui e il suo team.
 
Roberto, Michele e Angela erano le prime persone, che non erano né Clarissa né Mirko, ad accogliermi in modo diverso. Mi salutarono, erano felici di vedermi. Angela pianse anche un po’. Ma poi, una volta a tavola, tutto sembrava fosse come prima, come piaceva a me. Angela mi raccontò delle ultime missioni che avevano fatto, Michele mi fece vedere le foto che aveva fatto in missione.
«Una di queste erano alla vecchia Civitavecchia, vicino al mare. Non potevo non far qualche foto dopo aver finito di ammazzare demoni, giusto?» Disse Michele, fiero delle sue fotografie.
«Certo che potevi, ma dovevamo e dobbiamo rimanere concentrati anche una volta chiuso il portale. Sempre in allerta, ricordalo» Disse Roberto, era il membro più serio e attento del team. Anche più di Rory.
Rory disse scherzando che, se si fosse aperto nuovamente un portale per davvero, avrebbe protetto Michele pur di farlo continuare a scattare le foto. E poi si sarebbe messo anche lui a farle.
«Tu sei sempre troppo spensierato a riguardo, riesci a scherzare fino a un secondo prima di attaccarli. Diventi un serio combattente solo quando entri in azione» Disse Angela scherzando.
Finito di pranzare, Rory mi disse che dovevamo raggiungere nostra madre all’entrata dei visitatori. Per la precisione, dal cancello da cui entrai io il primo giorno.
Tutta la struttura presentava due entrate, che si trovavano ai lati opposti l’una dall’altra. La prima entrata presentava un piccolo cancello ed era quella principale, destinata a far entrare visitatori, matricole, ma anche per gli studenti che avevano il permesso di uscire in città. La seconda era il Grande Cancello, da cui partivano le squadre e militari per le missioni e intorno al quale erano sempre parcheggiati fuoristrada e camioncini.
Dopo aver salutato il team, io e Rory iniziammo a incamminarci verso il luogo d’incontro. Percorremmo il lungo vialetto che portava all’entrata. L’ultima volta che lo vidi era costeggiato da alberi pieni di foglie colorate, la stradina sembrava coperta da un tappeto di foglie caduche, era uno spettacolo di sfumature autunnali. Ora vedevo alberi alti e ramificati, senza foglie, coperti della poca neve che era rimasta. Il vialetto era anche quasi deserto, c’erano poche persone che passeggiavano. C’era un delizioso silenzio.
«Spike? Non viene?» Domandai.
«Lo raggiungiamo noi dopo, ci aspetta in laboratorio» Disse Rory. Camminavamo così vicini che ogni tanto riuscivamo a far sfiorare le nostre mani.
Arrivati al cancello, rimanemmo in attesa di nostra madre.
«Hai freddo?» Chiese Rory, spostandomi una ciocca di capelli e accarezzandomi il viso. La sua mano non era per nulla fredda.
«Sto bene, tranquillo» Risposi sorridendogli.
Dopo pochi minuti, ecco che arrivò nostra madre.

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Capitolo 30
*** Capitolo 29 ***


Ana Williams, come dissi all’inizio del racconto, era una famosa alchimista. L’ho sempre trovata una bellissima donna. Alta, capelli lunghi e biondi. Poteva dare l’impressione di una persona austera, ma era tutto il contrario. Era di una dolcezza infinita.
Quando mi vide mi corse incontro per abbracciarmi.
«La mia dolce Rei, vieni qua» Disse, mi guardò e scherzando disse «Guai a te se attraversi di nuovo un portale! Spike mi ha detto tutto stanotte al telefono e son precipitata subito qua da te»
«Mi spiace averti fatta preoccupare» Le sorrisi.
«Lo so che non è colpa tua» Alleviò la presa «Quando abbiamo saputo quello che è successo, a me e tuo padre è crollato il mondo addosso. Ma non abbiamo voluto perdere la speranza, e infatti ora sei qua» Disse, guardò poi Rory «Scusa, non ti ho nemmeno salutato tesoro» Lo baciò sulla guancia.
Rory era alto quanto mamma. Poi lui disse che Spike ci stava aspettando al laboratorio, consigliandoci quindi di avviarci.
Mentre camminavamo a braccetto, raccontai a lei le esperienze che avevo fatto finora all’Istituto. Quando passammo vicino ai dormitori, glieli indicai, dicendo che era stato lì il primo attacco nella struttura a cui ho partecipato.
«Come mi avevi raccontato a telefono, anche lì te la sei vista brutta. Presumo tu abbia un sesto senso per cercare i guai da quando sei qua»
«Non sarebbe divertente altrimenti, no?» Intervenne Rory.
Vicino ai laboratori, incontrammo Clarissa, la quale salutò mia mamma. Quest’ultima le chiese come stava andando con il tirocinio e iniziarono a parlare di pozioni e lavoro, finché Rory non la spronò ricordandole di Spike. Prima di salutarci, Clarissa mi disse di scriverle non appena saputi i risultati. Poi mi salutò, per poi correre alla sua stanza dove aveva il tirocinio.
 
Una volta arrivati da Spike, quest’ultimo ci salutò e ci fece accomodare.
«Rei, Rory, mamma, dobbiamo parlare» Disse con assoluta serietà «Ho le risposte delle analisi» Disse Spike.
Il tono che usò per dirlo mi fece preoccupare il doppio di quanto lo ero già. Rory mi strinse la mano da sotto al tavolo.
«Il sangue di Azahal è uguale a quello dei demoni, ma sembra avere qualcosa di diverso. Non è ancora chiaro, probabilmente ci vorrebbero altri studi a riguardo, ma non possiamo ricavare molto con quello che abbiamo ora. Per quanto riguarda il tuo, Rei, è vero. Hai piccole tracce di sangue demoniaco»
Sussultai, mamma prese i fogli per leggere la documentazione dei risultati «Ma non spaventarti. Quelle tracce sono le stesse che ho trovato nel sangue di Marco. Nel cuore della notte sono andato da lui e ho fatto analizzare il suo. Ti ricordi quando i demoni ti avvelenarono? Dopo aver preso l’antidoto, l’infermiera ti aveva messo una flebo, come a Marco»
«Il siero fatto con lo stesso sangue dei demoni. Così come gli antidoti, le pozioni e anche le pozioni con le quali intingete le vostre armi per poter uccidere i demoni. Senza quelle, le armi normali non bastano a farli fuori definitivamente» Aggiunse mamma.
«Quindi sono pulita» Dissi con le lacrime agli occhi. Rory mi abbracciò, si aggiunse anche Spike.
Mamma mi strinse la mano e ci sorrise «I miei bambini, anche se ormai siete degli adulti». Era un quadro così bello, noi tutti insieme. Se ci fosse stato anche nostro padre, sarebbe stato ancora più bello. Sono anni che non ci siamo ancora ritrovati tutti insieme.
«Una cosa seria ragazzi, Spike» Disse poi mamma «Questo bisogna comunicarlo subito ai docenti e alle autorità. Lo sai cosa significa, vero?»
Solo chi aveva sangue demoniaco poteva passare i portali, pensai a voce alta.
Mamma continuava a vedere le analisi, confrontando con vecchie analisi del sangue di demone. Spike la guardava, sapeva cosa aveva in mente.
«Se riuscissimo a creare un siero diverso per avere sangue demoniaco nel corpo, si potrebbe entrare nei portali» Disse Spike.
«E annientare i demoni» Aggiunse Rory, sentiva il sapore della vendetta.
«Non è così facile, tesoro. Bisognerebbe creare una spropositata quantità di sieri, senza contare che si dovrebbe preparare un esercito capace di annientare i Re dei Demoni, di cui non sappiamo ancora nulla» Aggiunse Ana.
«Praticamente questa svolta non porta a nulla di nuovo. Non saremo mai pronti in tempo, c’è il rischio che arrivino prima loro» Dissi.
«Non è detto. Intanto andiamo a comunicarlo»
 
Mamma restò con Spike, io e Rory tornammo ai nostri addestramenti, senza nemmeno pranzare.
La mia testa sembrava scoppiare da lì a poco, avevo voglia di urlare e di sfogarmi. Decisi di sfogare quella frustrazione nell’addestramento, avevo bisogno di trasformare la mia rabbia nella mia forza. Mentre colpivo con le doppie lame quel fantoccio di stoffa e cuoio, immaginavo fosse Azahal. Il Professor X mi osservò tutto il tempo.
«Sai che non basterà questo a farlo fuori, vero Reina?» Mi disse avvicinandosi.
Mi fermai, prendendo respiro e asciugando il sudore. Sentivo la pelle che andava a fuoco.
«Lo so, ma provo a immaginarlo»
Mi sorrise «Tuttavia, se vuoi, ti posso trattenere per altre due ore di addestramento. Ti faccio recuperare questi due mesi»
Senza pensarci due volte, accettai. Mi invitò a continuare pure con quello che stavo facendo.
Mirko si avvicinò, mi invitò ad allenarsi con lui. Mi invitò a impegnarmi e a non esitare, mi disse che potevo sfogarmi quanto volevo. A patto che andavo in palestra con lui quella stessa sera.
Quanto era migliorato, pensai. Era diventato fenomenale, un vero guerriero. Aveva una grinta maestosa, tanto che riusciva a trasmetterla anche a me. Tutto il resto della palestra sembrava svanire, riuscivo a sentire soltanto il rumore delle mie lame e della sua spada. In fondo alla palestra, c’era Rory che mi osservava. Con lui, mia mamma che mi guardava con orgoglio.
«Non è più la nostra piccola Rei, vero?»
Rory scosse la testa, sorridendo.
Il professore ci invitò a fermarci, presentandoci Ana Williams. Alcuni ragazzi ammiravano la presenza di quella famosa alchimista, altri mi bisbigliarono un «Quanto è bella tua mamma».
Lei disse di continuare tranquillamente, che era passata solo a salutarmi, in quanto sarebbe dovuta ripartire. Il professore invitò a riprendere con le spade e archi, io mi avvicinai all’entrata con mamma, dove stava aspettando Rory. Lui mi disse che aveva già finito con l’addestramento.
«Com’è andata?» Domandai.
«Sembra bene, i professori hanno subito avvisato il capo dell’Istituto e le autorità» Rispose mia madre «Probabilmente ci saranno novità presto a riguardo, state ben attenti d’ora in poi»
Mi accarezzò.
«Vorrei poterti abbracciare, ma son sudatissima»
«E capirai, sei mia figlia» Disse, abbracciandomi «Stai vicina a Rory e Spike, va bene?»
«Promesso» Vorrei che quell’abbraccio durasse per sempre.
Poi guardò Rory «E tu stai più attento a tua sorella». Rory mi salutò, dicendo che ci saremo sentiti più tardi.
«Accompagno mamma» Disse, prima di andarsene.
 
Tornai al duello con Mirko. Poi, finita la lezione continuai ad allenarmi con il professore, il quale mi diede nuovi consigli e mi fece addestrare anche facendo un duello con lui. Uscita dalla palestra e dopo aver fatto l’ennesima doccia della giornata, ero così stanca che avrei voluto buttarmi nel letto e dormire, ma volevo e avevo promesso a Mirko di allenarci ulteriormente nell’altra palestra, avevo bisogno anche di esercizio fisico.
Finito anche questo, tornai in camera. Stavolta nella mia camera, dove trovai gli scatoloni con le mie cose.
“Ci ho pensato io a portarli”, era firmato Rory. Sorrisi. Ti raggiungerò, pensai. Tolsi i pochi scatoloni dal letto e poi mi buttai, addormentandomi subito.
Quella notte ebbi il primo incubo riguardante Azahal. Il primo di una lunga serie.

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Capitolo 31
*** Capitolo 30 ***


Mi trovavo di nuovo nel palazzo del Re dei Demoni. Sedevo sul trono, di fianco a me c’era Azahal. Sorseggiava un misterioso liquido rosso da un calice di cristallo, forse vino. Indossavo di nuovo quel vestito verde fatto di pelle di demone e scaglie di drago, come diceva lui. Chiesi ad Azahal se davvero esistessero draghi in quel suo regno, lui mi disse che sì, esistevano. Ma tanti millenni fa. Gli sorrisi, come una bambina sorride incuriosita da un racconto di favole.
Suonò poi una dolce melodia, c’era un demone dall’aspetto umano seduto di fronte a uno strano pianoforte.
Azahal si alzò, prese quello strano bastone, aveva una strana pietra rossa incastonata in una specie di mano con gli artigli. Con un unico movimento spense la maggior parte dei candelabri. Si avvicinò e mi invitò ad andare al centro della sala per ballare con lui. Accettai, lo seguii. Azahal mi strinse a sé, mentre mi faceva volteggiare per il salone. Lo accarezzai, il suo viso era caldo, aveva una pelle morbida. Mi sorrise, i suoi occhi riuscivano a ipnotizzarmi. Mi disse che era felice, perché avevo abbandonato e dimenticato Rory e il falso mio mondo.
Rory, pensai. Non era un nome nuovo, mi era familiare.
Rory, Rory, Rory, Rory…
Questo nome mi stava martellando nella testa, non riuscivo a scacciare i miei pensieri. Chi era Rory? Rory era. Rory, poi Spike. Anche questo nome. Clarissa, Spike, Rory, l’Istituto. Rory è la persona che amo, mio fratellastro, così dissi ad alta voce. Poi pensai a Spike, mio fratello. E Clarissa, la mia migliore amica. Tutto stava girando intorno a me, gli occhi di Azahal che erano già rossi di suo, diventarono ancora più rossi. Da uno sguardo compiaciuto e soddisfatto, passò ad avere un’espressione arrabbiata e irritata. Conficcò i suoi artigli sul mio petto, poi mi svegliai sussultando.
Sentivo il respiro affannoso, stavo dormendo nella mia stanza del dormitorio. Accanto, c’era Clarissa che riposava tranquilla. Vederla mi rassicurò e aiutò a calmarmi. Mi alzai dal letto e andai in bagno, senza far rumore. Ero sudatissima, sentivo la pelle bollente. Per un attimo avevo creduto di aver visto cambiare il colore dei miei occhi, ma probabilmente fu per lo shock del sogno.
Mi tolsi la maglietta della tuta, rimanendo in canottiera. Aprii l’acqua dal rubinetto del lavandino e cercai di darmi una rinfrescata con un panno. Sentivo finalmente un dolce sollievo.
Appena mi sentii meglio, tornai in camera. Clarissa dormì ancora dolcemente. Sorrisi, ringraziavo il fatto di averla accanto a me in quel momento. Tornai a letto, ma non riuscii a chiudere occhi per il resto della notte.
 
La mattina dopo in mensa riuscivo a malapena a tenere gli occhi aperti. Arrivarono Nicola e Luciana, che decisero di far colazione con noi. Clarissa e Mirko si guardarono sorpresi, per me non fu così strano. Ero ancora abituata a far colazione con loro, non avevo vissuto i momenti in cui si erano allontanati dal gruppo. Perciò, non riuscii a capire il loro stupore.
«Mi dispiace Rei, se ci siamo allontanati in tua assenza. Anzi, ci dispiace ragazzi» Esordì Luciana, prendendo la mia mano per stringerla.
Nicola guardò lei, poi guardò noi – «Già, siamo stati stupidi» – Disse poi.
Clarissa chiese allora perché l’avessero fatto. Loro dissero che sentivano il bisogno di svoltare pagina, era un modo per andare avanti, dopo la mia presunta morte.
«Però sono viva» Dissi senza pensarci, con un tono così antipatico che non sembravo io. Nemmeno i miei amici se l’aspettavano, vedevo le loro facce sconvolte e dispiaciute – «Scusate, non volevo. Non ho dormito per nulla stanotte» –.
«Non ti preoccupare» Mi disse dolcemente Mirko.
«Già, non ti possiamo biasimare. Anche noi siamo stati sfacciati» Aggiunse Luciana.
Guardai i miei amici uno ad uno. Proposi di mettere una pietra sopra a questa triste colazione, cosa che accettarono.
Poi qualcuno mi toccò le spalle di soprassalto, sussultai per lo spavento. Era Angela, insieme al team. C’era anche Rory. Stavo per salutarli, quando ci fu un annuncio dagli altoparlanti.
 
La studentessa Reina Williams è richiesta alla direzione. Ripeto, la studentessa Reina Williams del primo anno è richiesta alla direzione.
 
Guardai Clarissa seduta accanto a me, poi guardai Rory.
Lei disse che quella era la voce del direttore, era raro sentirlo. Sentivo di avere l’aria di una persona che si trovava nei guai. Senza contare che avevo attirato gli sguardi di quasi tutta la mensa. Roberto riuscì a farli tornare a quello che stavano facendo soltanto guardandoli con la sua austera espressione. Avrei voluto ringraziarlo, ma dovetti alzarmi per dirigermi verso la direzione.
«Vengo con te» Propose Rory.
«Sicuro? Non hai lezione?»
«Aspetteranno. Avvertite voi ragazzi?» Disse poi Rory al suo team, il quale accettò senza problemi.
Salutai i miei amici, poi io e Rory ci avviammo.
Domandai a Rory se secondo lui avesse a che fare con quello che si era detto ieri.
«Molto probabile, per quello volevo venire anche io»
Lo guardai, gli sorrisi.
«Grazie, Rò.»
«E di cosa ringrazi?» Disse pizzicandomi la guancia.
 
La direzione si trovava in un piccolo edificio tutto suo, ospitava poche stanze, tutte di proprietà del direttore.
Normalmente era chiuso, in quanto il direttore stesso non era sempre presente alla struttura. Questo per motivi di lavoro che richiedevano spesso la sua presenza negli altri Istituti. Spesso veniva reclamato anche all’estero, dov’erano presente tutte le altre accademie d’addestramento, le quali presentavano una gestione molto simile alle nostre in Italia.
Quando entrai, trovai un uomo adulto, quasi anziano. Stava bevendo un cappuccino dalla sua tazza gialla, che posò sulla scrivania non appena notò la nostra presenza. Aveva i capelli bianchi arruffati e portava la divisa da militare. Presentava inoltre qualche vecchia cicatrice sul volto, le classiche ferite da battaglia che quasi chiunque poteva avere.
«Reina Williams, è un piacere conoscerla» Disse, stringendomi la mano. Aveva una voce gentile e severa allo stesso tempo. Spostò lo sguardo su Rory.
«Rory Williams, mi fa piacere vedere anche te. Se vuoi puoi rimanere, anche perché questa comunicazione riguarderà anche te» Aggiunse poi il direttore.
Io e Rory ci guardammo perplessi. Ci invitò a sedere sulle poltroncine, mentre lui si sedette sulla sua poltrona dietro la scrivania.
La stanza era talmente raffinata che mi sentivo a disagio a sedermi in quella poltroncina così pulita ed elegante con la mia divisa. C’erano un sacco di scaffali pieni di libri, mappe, quadri e fotografie. La scrivania era piena di documenti e cancelleria, con al centro il laptop del direttore.
«Come ben saprete, le cose stanno svoltando pian piano. Abbiamo nuovi riscontri, ora sappiamo che possiamo passare i portali. Tuttavia, non sappiamo quanto siano forti i re dei demoni. Come ben sapete, i demoni vengono classificati in base al loro grado di minaccia. Si va dal gradino più basso, rango F, che sono i piccoli demoni ai quali basta poco per farli fuori. Poi salendo, salendo, troviamo demoni più grandi e minacciosi, che richiedono capacità immane, le quali vengono attribuite ai migliori soldati e alle Prime Squadre. Sono i demoni di classe A. Adesso abbiamo i Re dei Demoni, che sembra abbiano nelle loro mani un’alchimia più avanzata della nostra» Spiegò il direttore.
«Quel bastone che ho visto da Azahal. Con quello ha aperto i portali» Intervenni, per poi scusarmi «Mi scusi, ho il vizio di intervenire e interrompere anche i discorsi importanti»
«Non faccia complimenti, è un bene che tu sia così. Ci vuole intraprendenza e dinamicità in quello che facciamo. In ogni caso, dobbiamo scoprire di più. Tu sei l’unica che può tornare da lui, perché a quanto hai raccontato lui vuole che torni. Tu sei l’unica che conosce quel posto e Azahal.»
Avevo lo sguardo visibilmente preoccupato, così anche Rory. Quest’ultimo stava stringendo i pugni.
«Ovviamente non ti farò tornare, per adesso. Rory, Reina» Mi guardò «Quello che voglio, è che tu Reina faccia parte immediatamente a uno degli allenamenti speciali. Lo stesso che ha fatto Rory. Voglio che entri a far parte della Prima Squadra, precisamente nel team di Rory» Poi guardò Rory «Nel vostro team c’è un posto vacante, quale miglior scelta se non Reina?»
Rory spalancò gli occhi, non era convinto di questa decisione.
«Signore, quell’addestramento speciale è micidiale. Lei è solo al primo anno, lassù ci sono praticamente demoni di rango B ed A» Poi mi guardò «No, è troppo rischioso»
Non mi sentivo all’altezza nemmeno io, ma quella fu un’occasione più unica che rara. Quegli addestramenti speciali vengono riservati solo quelli dell’ultimo anno, salvo eccezioni come Rory. Ricordo quando mi raccontò di quanto fosse stato devastante, rischiando anche di lasciarci le penne. Ma avevo altra scelta? Dovevo rifiutare?
«Ne sono ben consapevole, infatti l’ultima volta spetterà a voi e Spike. Ma abbiamo bisogno di te Reina, se riuscissimo a farti diventare ancora più forte, si potrebbe fare una missione speciale. Potremmo mandarti nel Regno dei Demoni insieme a una squadra specialistica, non appena il siero per avere sangue di demone in corpo sarà pronto. Il tempo scorre, c’è bisogno che tu venga addestrata subito, se tu e i tuoi fratelli sarete d’accordo» Poi guardò Rory «I docenti l’hanno vista combattere, è parecchio in gamba. È forte quanto lo eri tu il primo anno, non hanno mai visto tanta determinazione e bravura per uno studente del primo anno. Siamo certi che diventerà una combattente come poche altre»
Rory mi guardò, io lo guardai. Sentivo che dovevo farlo, sentivo che ne avevo bisogno. Ma prima dovevo convincere Rory e Spike, soprattutto Rory. I suoi occhi gridavano disapprovazione a tutto spiano.

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Capitolo 32
*** Capitolo 31 ***


Chiedemmo al direttore se fosse possibile avere un po’ di tempo per parlare tra noi e Spike, lui acconsentì. Usciti dall’edificio, Rory mi trascinò dietro esso dove non c’era nessuno che potesse ascoltare. Rory mi guardò, mi osservò.
«Rei… penso non ci sarà nessun modo per poterti fermare dall’accettare quella richiesta, vero? Lo vedo dal tuo sguardo che vuoi andarci»
Scossi la testa e lo accarezzai.
«Rory, lo sai che non potrai proteggermi in eterno. E poi, ehi! Diventerò più forte, tornerò e faremo parte dello stesso team. Potremo combattere insieme, potremo vendicarci insieme dei demoni»
Mi sorrise, il pensiero di combattere fianco a fianco lo stava tentando. Si assicurò che non ci fosse nessuno nei paraggi e mi diede un dolce e veloce bacio. Avremo mai avuto un attimo di tregua per pensare anche ai nostri sentimenti? Non riuscivamo a stare insieme che prima o poi uno o l’altro doveva partire o spariva.
«Dovremo dirlo a Spike. Non solo dell’addestramento speciale, ma anche di questo» Dissi guardandolo negli occhi.
Il vento pungente dell’inverno si sentiva parecchio in quella mattinata, Rory si stava strofinando le mani, persino lui che non sente mai il freddo dell’inverno, ora lo sentiva.
«Ci stavo pensando giusto ieri sera mentre cercavo di dormire. Mi chiedo quando potrebbe essere il miglior momento per dirlo, ce n’è sempre una»
Rory girava intorno, non riusciva a stare fermo in un punto. Poi guardai l’ora, erano le già 10 passate.
Proposi di andare intanto da Spike per dirgli almeno della missione.
«Se non è un problema per gli allenamenti» Aggiunsi.
«Non lo è mai, andiamo pure»
 
Spike si trovava nell’atrio dell’edifico dei laboratori, stava prendendo un caffè, seduto di spalle a noi in un divanetto. Nel mentre, stava sfogliando le notizie del giorno dall’app del telefono. C’erano altre persone e addetti che si stavano rilassando, era l’attimo di tregua prima dell’inizio della giornata lavorativa. Il tepore dell’interno dell’edificio mi stava accarezzando il viso, stavo adorando quel dolce e piacevole calore che si sentiva.
Facendo piano, senza spaventarlo, mi avvicinai a Spike e lo abbracciai da dietro. Gli diedi un bacio sulla guancia.
«Oh, chi si vede! Buongiorno tesoro» Disse sorpreso, salutò anche Rory, il quale si sedette sul divanetto vicino al suo. Io andai a sedermi accanto a lui.
«Che vi prende? È successo qualcosa?» Domandò poi Spike, aveva già capito che non eravamo lì per caso.
Rory gli disse della proposta del direttore. Spike posò la tazza del caffè sul tavolino, insieme al suo smartphone. Si strofinò il viso e poi mi guardò. Finora mi aveva visto sempre come la sua piccola sorellina, quella da proteggere, quella che “è ancora presto per lei”. Ma allo stesso tempo, provava fiducia in me e nelle mie capacità, in cuor suo sapeva che stavo crescendo, che non ero più quella piccola bambina spaventata che andava protetta.
Non disse nulla per qualche secondo, mi osservò soltanto. Sfiorò il mio viso con la sua mano.
«Vorrei poter dire di no, ma non sarò io a fermarti. Sei consapevole di quanto sarà dura?»
«Lo so, ma mi sento pronta» Dissi. Spike guardò Rory.
«Tu che già sai come funziona, preparala prima che parta» Rory annuì, disse che ci avrebbe pensato lui «E tu, piccola, avverti mamma e papà, serve anche la loro di approvazione» Aggiunse poi Spike.
«Lo farò»
Ricordai poi a Rory degli allenamenti, che forse facevamo in tempo a fare qualcosa. Quella mattina avevamo lo stesso orario degli allenamenti.
«Dopo penserò a chiamare i nostri genitori, così più tardi darò l’eventuale conferma al direttore».
Salutai Spike prima di andare, lui mi strinse a sé. Gli ricordai che ancora non dovevo partire. Quando dovette partire la prima volta per venire qua all’accademia, mi strinse allo stesso modo, così anche a Rory. Ma quella volta era un ragazzino di quindici anni, che era consapevole di ciò che gli aspettava all’Istituto.
Adesso era un uomo che vedeva crescere i suoi piccoli fratelli. Prima Rory, adesso io.
 
Io e Rory ci cambiammo nello stesso spogliatoio, dove al momento non c’era nessuno.
Ne approfittai per guardarlo, mentre tiravo fuori dalla mia borsa la tuta da allenamento. Pensai a quanto fosse bello, a quanto lo trovavo bello io. In quel momento avrei voluto accarezzare il suo petto, guardare i suoi occhi da vicino, baciarlo. Rory notò che lo stavo fissando.
«Qualcosa mi dice che non hai buone intenzioni. Per essere sinceri, nemmeno io le ho» Disse. Dopo aver indossato la t-shirt, mi toccò la punta del naso con il dito «Ma dobbiamo resistere»
Gli sorrisi maliziosa – «Proverò a resistere» – dissi finendo di cambiarmi.
Arrivati in campo, lui si diresse verso la sua classe, io verso la mia. Il coach mi invitò a iniziare a fare stretching e i giri del campo, prima di aggiungermi ai miei compagni per gli addominali e altri esercizi. A quanto pare, anche Rory ebbe gli stessi compiti.
Lui ne approfittò per sfidarmi a fare più giri di lui, che per me era impossibile. Disse di provare almeno a raggiungere il suo limite, di considerarlo come un pre-allenamento prima di partire.
Ovviamente non riuscii, ma fui in grado di battere il mio record personale. Quando raggiunsi i miei compagni, i quali ormai avevano già finito, mi aspettavano Mirko e Clarissa.
Mi chiesero il motivo per quella chiamata agli altoparlanti, io raccontai a loro la novità. Ebbero la stessa espressione stupita e quasi fiera.

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Capitolo 33
*** Capitolo 32 ***


La stessa sera rimasi sdraiata sul mio letto, fissando il soffitto. C’era un profondo silenzio in quella stanza, tanto da poter far udire i miei pensieri. Clarissa non era ancora tornata, era con Spike. Prima di andar da lui, mi raccontò che le cose tra lui stavano andando sempre meglio, disse che avrebbe voluto abbracciare quei sentimenti ancora per tanto tempo, le dava una certa tranquillità e pace in quella frastornata vita che vivevamo, sempre con la paura di perdere qualcosa, qualcuno o persino noi stessi.
Quella stessa sera, prima di tornare in camera, confermai al direttore di voler passare all’addestramento speciale, il quale sarebbe iniziato dopo pochi giorni. Non ero l’unica che partecipava, quindi dovevano reclutare ancora altri studenti, in quanto quelle esercitazioni erano organizzate apposta per gruppi di studenti, guidati da specialisti e militari. Era come fare un tirocinio, ci si allenava direttamente combattendo i demoni di livello più alto possibile. Motivo per cui gli studenti del primo anno non potevano partecipare, in quanto le prime missioni partivano dal secondo anno. Missioni che poi guardavano invasioni di piccola minaccia, sempre accompagnati dalle Prime Squadre e militari. Mi chiedevo se sarei stata all’altezza del mio nuovo compito, se sarei riuscita a raggiungere Rory.
Al mio ritorno, sarò pronta per parlare a Spike dei miei sentimenti. Doveva essere il primo a saperlo, dopo Clarissa. Quest’ultima tornò in camera verso le 23 passate, aprì la porta senza far rumore pensando di non volermi svegliare, posando piano piano le chiavi sul mobiletto che si trovava all’entrata. Quando la salutai, sussultò.
«Scusa, ma ero già sveglia» Dissi a lei, sorridendole. La invitai a sedersi accanto a me, cosa che fece subito non appena tolse la divisa, rimanendo in slip e canottiera. Stranita, le chiesi se andasse tutto bene.
«Per nulla, o forse sì. So che è tuo fratello, ma io e Spike… Ecco, è stata la mia prima volta, la nostra. È iniziato che…» Disse tutta contenta e imbarazzata, aveva le guance rosse per la timidezza nel dirlo e non smetteva di sorridere.
«Ehi, ehi! Rallenta. Non voglio sapere cosa fa mio fratello nella sua sfera sessuale» Dissi ridendo «Ma! Ma sono felice per te, perché sei la mia migliore amica»
Rise anche lei, poi l’abbracciai. Ci addormentammo nello stesso letto abbracciate, dopo aver chiacchierato del più e del meno.
 
La mattina dopo negli spogliatoi le ragazze e i ragazzi erano immersi nel fare gossip. Nonostante fossimo futuri soldati anti-demone, eravamo pur sempre adolescenti. E da che mondo e mondo, gli adolescenti non fanno chiacchiere superflue e gossip.
Mentre finivo di mettermi la tuta, alcune ragazze sedute sulla panchina dietro di me parlavano di quali fossero i ragazzi e ragazze più interessanti dell’Istituto, facevano nomi che non conoscevo. Io e Clarissa ci scambiavamo sempre sguardi complici e meravigliati di ciò che ascoltavamo.
In quei momenti i demoni, Azahal e tutta la merda connessa non esistevano. Ero ed eravamo solo un gruppo di ragazzi in preda agli ormoni, che vivevano un momento di totale spensieratezza.
Quando arrivò Luciana, la quale partecipò alla chiacchierata con le ragazze. Una di quest’ultime nominò un team della Prima Squadra verde, quello di Rory.
«Roberto è un bel tipo, ma mi spaventa il suo sguardo» Disse una ragazza. Ridevo nel pensiero, povero Rob. È vero che ha un’espressione costantemente seria e severa, ma dietro quel viso c’era un dolce Roberto.
«Poi sta con Angela. E lei non scherza, è una figa pazzesca» Aggiunse poi la ragazza. Non potevo che concordare con loro. Mi guardarono curiose.
«Tuo fratello Rory non sta più con Rebecca dell’altra Prima Squadra, vero? Sta con qualcuna adesso?» Mi chiese un’altra ragazza «Lui si che è il più figo del team»
Avrei voluto dire con felicità che ero io la persona che aveva nel cuore, ma mi dovevo trattenere. Risposi semplicemente che «Non sta più con Reb, ma non so se è interessato a qualcuna al momento».
Clarissa girò il viso verso l’armadietto, fingendo di cercare il suo telefono, perché sapeva la verità e le veniva quasi da ridere per le mie grandi doti da attrice.
«Anche Spike mi piace, ma ha il cuore impegnato» Disse la ragazza guardando Clarissa, la quale si girò sussultando sentendo il nome di Spike «Praticamente tutti i fratelli Williams sono fighi, compresa la nostra Rei»
«A te è sempre piaciuta Rei» Aggiunse la terza.
Arrossii e la guardai con un’occhiata interrogativa. Lei imbarazzata disse di ignorarle.
«Tranquilla» Dissi poi, sorridendole.
Chiesero poi a Clarissa come stesse andando con Spike, chiedendo anche dettagli più piccanti. Misi uno stop alla conversazione.
«Come ho detto a Clari ieri, non voglio sapere certe cose specifiche su mio fratello»
Risero alla mia reazione, Luciana disse che nemmeno lei vorrebbe sapere cosa fa sua sorella con il suo ragazzo, esclamando un finto “bleah”.
Mi chiesero se non fossi gelosa di mio fratello.
«No, per nulla. Sono stata io a spingerli entrambi per mettersi insieme» Clarissa mi sorrise.
«Sul serio? Cavolo, quasi quasi ti chiedo la stessa cosa per Rory» Disse una ragazza. Divenni tesa ed esitai nella risposta.
Luciana intervenne «Ma dai, Rory è diverso per lei, si vede che son più legati»
«Ecco perché non ci dici di chi è interessato, sei gelosa di tuo fratello Rory» Disse la seconda ragazza.
Cercai di negare, ma confermai sul fatto che con Rory era un legame diverso rispetto a quello che avevo con Spike. Dissi che forse era normale quando si aveva più di un fratello – anche quando si trattava di fratelli adottivi, ma questo non lo dissi –.
La prima ragazza concordò, avendo una sorella più grande e una più piccola. Si sentiva più vicina a quella piccola, questo perché quando la maggiore dovette partire per l’estero, era diventata lei stessa la sorella maggiore che stava vicino a quella più piccola. Era il punto di riferimento per quest’ultima, ed era l’ultima sorella che vide partire.
«Quando partì mia sorella maggiore, quella piccola non pianse nemmeno un po’. E penso nemmeno per me, o almeno non ha pianto finché non ero salita sull’autobus. Sono sempre stata fiera del suo essere forte e coraggiosa, riusciva a trasmettermi sempre un senso di innocenza, senza farmi pensare alla guerra che viviamo. Ah, la più piccola ha 7 anni, è davvero piccina. Mia sorella maggiore invece ne ha 18, quanto Rory» Raccontò. La scena di lei che salutava prima entrambe le sorelle mi fecero venire in mente quando dovetti salutare io i miei fratelli. Dissi che avevo provato a non piangere, ma io non ci riuscii.
Mi chiesero poi curiose che tipo di legame avevo con l’uno e con l’altro.
 
Guardai l’orologio da polso. Mancava ancora un po’ per l’inizio dell’allenamento, quindi avevo il tempo per parlarne.
«Io voglio un bene dell’anima a entrambi, ma ho un rapporto diverso con entrambi. Spike è più il fratello maggiore premuroso e responsabile, dovuto anche al fatto che i nostri genitori non c’erano quasi mai a casa. È quella persona che mi fa sentire al sicuro e protetta. Anche Rory mi fa sentire così, ma Spike in modo diverso. Ricordo ancora che da piccola mi capitava spesso di avere brutti incubi; quindi, di notte sgattaiolavo in camera loro. Ogni volta Spike accendeva la piccola lucetta sul comodino, mi invitava ad andare sotto le coperte con lui e mi faceva poggiare la testa sulla sua spalla, mentre mi leggeva qualcosa per aiutarmi a riprendere la tranquillità e il sonno»
Clarissa sorrise commossa, le piaceva sempre sentire e risentire questi particolari riguardanti Spike.
«Ma poi mi svegliavo nel letto con Rory»
Risero per quest’ultimo aneddoto, chiedendo il motivo.
«Perché Spike non riusciva a dormire con me, non stavo mai ferma. Invece Rory sopportava, perché dorme peggio di me. Così arrivo a dire perché con Rory è diverso. Rory è mio fratello, ma è anche il mio migliore amico – e la persona di cui sono innamorata da una vita, ma non lo dissi –. Con lui mi confidavo per ogni cosa, mi teneva sempre stretta a lui nelle notti più brutte. Di giorno, eravamo terribili. Nessuno riusciva mai a fermare la nostra vivacità, non stavamo mai separati. Quando Spike partì per l’Istituto, poi, divenne lui il fratello maggiore. Si è preso sempre cura di me»
Le ragazze mi guardarono quasi commosse.
«Se dovessi fare un paragone, direi che Spike è come la calma dopo la tempesta, mentre Rory è come un uragano» Dissi infine.
 
Nessuna di noi si accorse che era entrato Rory, nel frattempo, insieme al suo team per prepararsi al loro di allenamento, che silenziosamente avevano ascoltato parte dell’ultimo discorso. Roberto e Michele tirarono sia una guancia che l’altra a Rory, il quale si stava divertendo altrettanto. Ci guardammo fra noi ragazze e io divenni rossa dall’imbarazzo. Ma poi scoppiò una collettiva risata.

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Capitolo 34
*** Capitolo 33 ***


A inizio della lezione, il coach disse che si sarebbe dovuto allontanare per un po’ di tempo, insieme agli altri coach che erano presenti. In quella fredda mattinata di dicembre erano presenti le prime due classi, compresa la mia, e la Prima Squadra rossa ad allenarsi. Fu il team di Rory a prendere momentaneamente il posto del nostro allenatore.
Roberto ci invitò a iniziare con i giri di corsa, da fare tutti insieme. Se prima le ragazze temevano i suoi occhi severi, adesso non ne avevano più il timore. Così mi dissero in confidenza mentre correvamo fianco a fianco. Alla fine dei giri, iniziarono i soliti esercizi da fare. Erano esercizi che facevamo spesso, ma alcuni ragazzi e ragazze approfittarono per chiedere aiuto o di far controllare se andassero bene o meno. Io e Clarissa ne approfittavamo per commentare tale situazione mentre facevamo gli addominali in coppia.
«Guarda come si approfittano anche di Rory» Le dissi sottovoce quando avevamo i visi abbastanza vicini da poterlo dire senza il rischio di essere ascoltata. Rory stava aiutando una ragazza con la sua serie di addominali, tenendole fermi i piedi.
Clarissa mi guardò ridendo. «Ma a lui interessa solo svolgere il suo compito. Quindi non ci pensare».
Avrei voluto avere Rory qua, ma poco dopo si avvicinò Roberto che ci consigliò di incrociare le gambe, piuttosto che i piedi. Tenne ferme le nostre gambe.
«Meglio così, no?» Disse poi.
«Molto meglio, grazie Rob» Gli risposi. Ci chiese come stavamo, ne approfittò per fare due chiacchiere con noi.
«Non vediamo l’ora di averti in team, Rei»
Gli sorrisi, poi lui mi disse: «Preferiamo che sia tu a prendere il posto di Alessandro, non una persona qualsiasi».
Era da tanto che non sentivo dire il suo nome. Lo ringraziai e gli accarezzai i capelli. Roberto, Angela e Michela era come una seconda famiglia per Rory, in quei momenti ne capivo il motivo. Pian piano iniziavo a sentire lo stesso. Loro, Clarissa e Mirko erano la mia seconda famiglia.
«E abbiamo anche la nostra dolce Clarissa» Aggiunse poi. Lei arrossì.
Roberto venne poi chiamato da Angela, ci disse di continuare così ancora per un po’. Rory ne approfittò per venire da noi.
Lo fulminai con lo sguardo, lui mi guardò.
«Clari, sai cos’ha la nostra Rei?» Domandò.
Io e lei ci scambiammo sguardi complici, poi ridemmo. Gli tirai la guancia. «Te lo farò sapere stasera a cena» Gli dissi.
 
Finimmo gli allenamenti un po’ prima del solito. Negli spogliatoi c’erano ragazzi e ragazze dell’altra classe, commentarono a voce bassa cose incomprensibili. Sentii bisbigliare tra di loro un “Reina Williams, la sorella di Rory. Quella che è tornata dal portale” o un qualcosa di simile. Clarissa disse di ignorare. Entrò anche Luciana poco dopo, che ci salutò.
Poi una ragazza di quel gruppetto si avvicinò, era la ragazza che chiedeva sempre aiuto Rory durante la lezione. Era parecchio più alta di me. Mi squadrò in modo curioso, poi disse:
«Sei Reina Williams, giusto?» Domandò.
Confermai e chiesi il motivo di quella domanda.
«Ti abbiamo visto con il team di Prima Squadra prima a lezione. E pensiamo te la stia tirando un po’ troppo, solo perché sei la sorella di Rory e perché sei uscita da un portale non ti sembra di fare troppo la civetta?».
Feci una faccia interdetta al seguito di quella frase, speravo di aver sentito male.
«Scusami?» Domandai. Luciana e Clarissa si guardarono interdette altrettanto.
«Hai sentito bene, dovresti imparare a volare basso».
«Io so chi sei. Sei Elaina Carrel, ho sentito parlare di te» Intervenne Luciana «Non porti una bella reputazione, ti piace giocare a fare il capo nella tua classe e prima di venire qua, non sei stata una degna cittadina».
Guardai Luciana, poi mi avvicinai ad Elaina.
«Mi dispiace di averti turbata, non so chi sei, non ti conosco. Non sapevo di esser tornata all’asilo, ma fidati che quando sarai sotto l’orda di demoni di classe alta, non penserai più a chi fa la civetta né con chi» Risposi, quella situazione mi stava facendo irritare «E per la cronaca, io sono la sorella di Rory e Spike, e in quel team ci sono i miei amici. Te e le tue amiche dovreste prendere seriamente la situazione»
Elaina rimase in silenzio, non seppe cosa dire. Le sarebbe piaciuto mettere i piedi in testa a qualcuno di nuovo, ma in quel momento si spaventò nel vedere i miei occhi. La vidi tremare.
«Cos’hai nei tuoi occhi?»
 
Mi girai verso Clarissa, quest’ultima diceva che avevo gli occhi totalmente neri. Era spaventata e preoccupata, ma riuscì a gestire la situazione. Poggiò le sue mani sulle mie spalle, cercando di calmarmi. Disse a Luciana di chiamare Rory, poi invitò le ragazze ad allontanarsi.
«Clari?» Non capivo che stesse succedendo. Mi strofinai gli occhi, sentii uno strano fastidio, poi udii una voce. La testa sembrava esplodermi, mi sembrava di aver sentito la voce di Azahal.
«Piccola umana» Era la frase che sentii, sembrava udire un lontano eco. Sentivo la pelle tirare, avevo voglia di urlare. Elaina disse alle sue compagne di uscire, mentre lei restò. Sebbene spaventata.
«Ci penso io Rei, mi senti?» Penso fosse la voce di Clarissa questa.
«Clari, che succede?» Forse questa era la voce di Rory. Sembrava di vivere l’incubo della scorsa notte.
Qualcuno mi fece sedere sulla panchina, sentii delle mani accarezzarmi il viso. Ma avevo la vista offuscata in quel momento, sentii la voce di Azahal una seconda volta.
«Ho paura sia stata colpa mia, ho attaccato Reina e detto cose idiote»
«Non è stata colpa tua, ma dovevi evitare comunque!» Clarissa.
«Hai fatto una bambinata che potevi evitare» Luciana.
«Non è il momento di discutere ragazze, ne parliamo dopo» Una voce maschile. Rory. Mi stava chiamando. Riuscii a tornare in me, avevo davanti il viso di Rory, si era preoccupato. Mi accarezzava quasi tremando.
«Rory» Dissi. Lui tirò un sospiro di sollievo, poi mi abbracciò. Mi baciò tra i capelli almeno un centinaio di volte.
Quando si staccò da me, lo guardai. Poi notai che c’erano le mie amiche, insieme a Elaina. Lei mi guardò dispiaciuta. Rory la guardò, poi guardò le altre ragazze. Domandò cosa fosse successo, Elaina tentò di spiegarlo. Ammise di aver fatto una stupidata.
«Hai detto che fa la civetta con il team, Elaina» Specificò Luciana. Rory spalancò gli occhi a tale affermazione.
«Lasciamo perdere. Luciana, tu ed Elaina è meglio che andiate. Devo parlare con mia sorella e Clarissa» Disse infine Rory.
 
Una volta che uscirono, ringraziai entrambi di esserci stati.
«Lo sai che al primo posto ci siete tu e Spike» Disse Rory, sorridendomi e accarezzandomi «E ovviamente anche Clarissa».
Lo guardai stupita, Clarissa fece uguale. Per lui fu un pensiero naturale.
«Fai parte della nostra famiglia anche tu, soprattutto ora che stai con Spike» Disse.
Spostai una ciocca dei capelli di Clarissa dietro l’orecchio, la guardai fiera. Per Rory, Clarissa aveva sempre fatto parte della nostra famiglia, ma ne era sempre stato distaccato. Sapere e vedere che ora ci teneva davvero, mi rendeva felice.
«Grazie Rory, davvero. Voglio bene a entrambi» Disse felice «Ma ora vi lascio un po’ soli». Quando uscì, Rory mi chiese cosa le avessi detto di noi.
Feci finta di nulla, scherzando.

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Capitolo 35
*** Capitolo 34 ***


«Non volevi parlare di altro con Clarissa?»
«Era solo una scusa per rimaner tranquilli, solo noi tre. C’era troppa confusione» Disse Rory, si strofinò gli occhi «Si può sapere cos’è successo, comunque? Non eri in te, Rei. Non ricordi nulla di ciò che ti ha fatto quel demone?» Domandò Rory. Il problema è che nemmeno io sapevo cosa fosse successo.
«Non lo so, sinceramente. Posso dirti che ho fatto un sogno simile la scorsa volta, è come se Azahal volesse entrare nella mia testa. Mi è sembrato di sentirlo anche poco fa, mi stava chiamando» Lo guardai, entrambi eravamo spaventati.
Rory si sedette a cavalcioni sulla panca, stava diventando scomodo star accucciato di fronte a me. Io feci lo stesso, mi massaggiai il collo. Si sentivano gli effetti dell’allenamento di oggi e, forse, anche della cosa accaduta poco prima.
«Una cosa è certa, ti starò sempre vicino. Inoltre, dobbiamo scoprire cosa ti ha fatto. Ma prima di allora, non diremo nulla a nessuno di quel che è successo»
«Rory, sei sicuro? Non mi sembra un’idea saggia»
«Non lo è per nulla. Ma preferisco aspettare e ragionarci su, prima che ti facciano qualcosa»
«Cosa potrebbero mai farmi?» Chiesi preoccupata.
«Ricordi il giorno in cui sei tornata? I professori si erano spaventati quando hai raccontato di ciò che Azahal ti ha detto. Figurati adesso se scoprono di questo episodio» Disse Rory, passando una mano tra i suoi capelli «Sai bene che non mi fido di nessuno, eccetto per la mia famiglia e il mio team»
«E Spike? Poi con le ragazze che erano presenti? Che facciamo?»
«Ci penso io a Spike. Clarissa e Luciana non penso diranno qualcosa, se ci parli. Per le altre…»
Lo interruppi «Ci penso io a loro, parlerò con Elaina. Tanto dovrò parlarci».
Rory mi chiese se davvero mi avesse detto quelle cose. Annuii.
Lui sospirò.
«Tranquillo, penso abbiano imparato la lezione» Gli sorrisi, cercando di tranquillizzarlo.
Controllai una seconda volta che non ci fosse nessuno, avvicinai il suo viso al mio e lo baciai. Mi sorrise e ricambiò.
«Ma se saltiamo il resto delle lezioni e ce ne stiamo a letto a coccolarci soltanto?» Domandò Rory.
Lo fulminai con lo sguardo.
«Lo sai anche tu che è un dovere dal quale non si può scappare, perciò» Lo baciai un’ultima volta, per poi alzarmi «Andiamo. Abbiamo un bel po’ di questioni da risolvere anche oggi».
 
Clarissa e Luciana acconsentirono a non dire nulla a nessuno dell’accaduto, perciò decidi di recarmi da Elaina. Per una fortunata coincidenza, la incontrai per strada.
«Elaina» La chiamai, pensando non mi avesse vista. Lei si girò e si avvicinò a passo lento.
«Williams» Disse, aveva un tono diverso da quello di prima.
«Chiamami pure Reina» Le dissi «Possiamo parlare un secondo?»
Lei annuì, la invitai a seguirmi in un luogo più appartato. Nel giardino dietro il dormitorio Luna non c’era nessuno. Stavo per iniziare a parlare, quando lei prese l’iniziativa di dire qualcosa per prima: «Scusami per prima, Reina. Mi son resa conto di aver fatto una cazzata. Anzi, di aver fatto un sacco di cazzate finora. Avevi ragione, poi. Quello che ci aspetta fuori è la vita reale e la realtà fa schifo»
Vidi la paura nei suoi occhi; mi resi conto che forse quell’atteggiamento da stronza che aveva finora con chiunque lo aveva perché preferiva apparire così, piuttosto che spaventata.
«Non ti preoccupare, è acqua passata. Sei ancora in tempo per far vedere che non sei davvero così stronza» Provai a sdrammatizzare, cosa che la fece ridere un po’.
«Hai ragione. Cosa volevi dirmi comunque? Riguarda quello che ti è successo?»
«Esattamente. Devo chiederti di non dire niente a nessuno, per favore. Se puoi, comunicalo anche alle tue compagne. È una situazione parecchio complicata che stiamo cercando di risolvere, perciò non va detto a nessuno. Vogliamo evitare ulteriori allarmismi al momento»
Lei mi guardò, sembrò sincera quando rispose che non c’era nessun problema.
«Ci penso io alle mie amiche, hai la mia parola. È il minimo che ti devo»
«Grazie, davvero»
La salutai per andarmene, quando mi propose di allenarci insieme qualche volta.
«Quando vuoi, io e Mirko Sanders siamo in palestra quasi tutte le sere» Le risposi al volo. Rory mi scrisse per dire di andare al laboratorio per pranzo.
 
Entrai nella stanza del laboratorio, vidi Rory e Spike seduti a parlare. Oltre la parete di vetro, c'erano alcuni ricercatori immersi nel lavoro. Non appena i miei fratelli mi videro, si alzarono per venirmi incontro. Spike mi toccò le guance fredde a causa del freddo che c'era fuori.
«Rory me l'ha raccontato, come stai? » Disse, stringendomi una mano «Hai ancora il viso e le mani infreddolite, non ti sei ancora riscaldata a dovere»
Gli sorrisi, ricordai le mie parole nello spogliatoio di quella stessa mattina. La calma dopo la tempesta.
«Sto meglio, per fortuna c'era Rory alla stessa lezione. Lui e Clarissa mi hanno aiutata»
«Meglio così. Per fortuna c'era anche Clari»
Aveva uno sguardo fiero quando nominò il nome di Clarissa.
«Comunque, sono d'accordo solo in parte con Rory, non diciamo nulla per adesso. Non è saggio, infatti c'è una condizione. Ossia, se dovesse succedere di nuovo e, in caso succedesse, fosse peggiore, allora parleremo. Chiaro a entrambi?»
In coro io e Rory pronunciammo un sì. Quando Spike usava il suo tono serio e autorevole, non potevamo fare a meno di ubbidire.
«Ottimo. Ora andiamo a mangiare qualcosa, nel menù di oggi in mensa ci sono gli spaghetti, e io voglio mangiarli. Ho invitato anche Clarissa, ci sta aspettando» Disse infine Spike.
Io e Rory ci guardammo.
«Spike innamorato fa paura» Disse Rory.
«Concordo» Risposi.
«Prossima volta cambia bersaglio, cupido»
Ridemmo, mentre Spike ci diede un colpettino con le dita sulla guancia di entrambi.
 
La sera stessa andai con Mirko in palestra, come consueto. Per tutto il tempo aveva un atteggiamento strano, ma non riuscivo a capirne l'origine.
Dopo aver fatto tapis roulant, trovai il coraggio di chiederglielo.
«Mirko, si può sapere cos'hai?»
Mirko esitò, ma poi parlò.
«Io e te siamo migliori amici, vero?»
«Certo che lo siamo, sei il mio migliore amico»
Mi guardò.
«Ricordi mio padre? Lavora nell'esercito. Mi ha chiesto di partecipare anche io all'addestramento speciale, ne ha parlato con i docenti. Devo solo dare la mia conferma».
Spalancai gli occhi. Due studenti del primo anno all'addestramento speciale, era un record.
«Cazzo, non so dirti se son contenta o meno! Son contenta perché andremo e saremo insieme, ma meno perché non sembri convinto di andarci»
«È così, non mi sento pronto. Ho sempre desiderato di farlo, ma non me l'aspettavo così presto. Hanno bisogno di più soldati, per quello cercano di includere più studenti possibili, anche del primo anno. Purché siano studenti promettenti. Poi ho paura, il mio ragazzo ne ha uguale»
Appoggiai una mano sulla sua spalla, lo accarezzai.
«Non sarò io a dirti cosa dovrai fare, dovrà essere una tua scelta. Avere paura è normale, ne ho anche io. Ne ho tanta, ultimamente. Ma voglio credere in me stessa e provarci, in fondo era quello che desideravo. Come te. Se deciderai di venire, ci proteggeremo a vicenda. Torneremo a casa insieme e più forti di prima!».
Mi guardò, fece un grosso respiro.
«La coppia Williams-Sanders alle stelle, mi piace. Ci penserò bene stanotte, grazie Rei» Mi sorrise «Continuiamo?».
«Yes, sir».
 
All'uscita della palestra trovai Rory, fu una cosa che non mi aspettavo.
«Ciao Ró, che fai qua?».
«Ehi, Rory!» Disse Mirko.
«Ciao a entrambi, volevo fare una sorpresa a te Rei».
Mirko guardò l'ora. Poi disse: «Si è fatto un po' tardi, devo chiamare il mio ragazzo. Rei, ti faccio sapere allora per l'addestramento».
«Certo, tranquillo».
Rory chiese curioso di cosa stessimo parlando.
«Probabilmente anche io partirò per l'esercitazione, ma devo ancora accettare».
«Fai ciò che ti senti, ma so che sei un combattente in gamba, come Rei. Non avrei dubbi anche su di te».
Mirko sorrise «Grazie. Voi Williams sapete farci. Allora ci sentiamo, notte ragazzi».
«Buonanotte!» Dicemmo io e Rory.
 
Quando Mirko si allontanò, Rory si avvicinò e mi parlò a voce bassa.
«Le andrebbe di fermarsi da me, signorina Williams?».
Lo guardai con curiosità.
«Ho incontrato Clarissa prima, mi ha detto che vorrebbe stare da Spike stanotte. E visto che non vuole farti rimanere da sola, mi ha supplicato di farti dormire da me. O io da te, tua scelta».
Sospirai. Poi sorrisi compiaciuta, così accettai la proposta.

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Capitolo 36
*** Capitolo 35 ***


Sorseggiai la mia bibita, guardando il mondo esterno dalla finestra della camera di Rory, seduta sulla sedia della sua scrivania. Si stava avvicinando il periodo di Natale, infatti gli edifici erano già decorati dalle lucine colorate e altri addobbi natalizi. Con il passare degli anni, questa festa divenne semplicemente una ricorrenza simbolica per ricordare i tempi passati. Da piccola lessi un libro che raccontò di come si festeggiava il Natale fino al fatidico 2030. Si passava il tempo con la propria famiglia, i propri amici o con chi si voleva. Dalle parole di quel libro riuscivo a immaginare quell’atmosfera dolce e sognante del vero Natale, con le strade decorate fino al midollo, le case piene di regali, con un albero natalizio piccolo o grande nel soggiorno, con i bambini che non vedevano l’ora che arrivasse quel buffo personaggio di Babbo Natale. Adesso durante il periodo natalizio ci si accontentava di mettere qualche addobbo per simboleggiare quella festa, ma nulla di più. Nessuna cena in famiglia, nessun regalo. L’unica cosa che ne ricordava l’atmosfera era quando nevicava durante il 25 dicembre.
Inoltre, lessi che era anche una festa religiosa. Nel 2300 la religione non esisteva più. O meglio, c’era e c’è ancora chi crede in un ente superiore all’essere umano, ma nessuna religione venne più praticata da tantissimo tempo. Quasi chiunque aveva smesso di credere nel proprio Dio dopo la prima invasione dei demoni. Quasi nessuno voleva più crede a un possibile Dio.
 
Sommersa nei miei pensieri, Rory uscì dalla doccia e si chinò per baciarmi di sorpresa sulla guancia, poggiando poi le sue labbra sulle mie. Sentivo il profumo del suo shampoo, i suoi capelli erano ancora bagnati.
«A cosa pensavi?» Domandò Rory.
Era ancora in asciugamano. Stava diventando difficile trattenermi.
«Nulla di importante. Ma tu dovresti vestirti! E usare il phone» Dissi passando una mano tra i suoi ricci.
Mi guardò, sorrise.
«Tu dovresti toglierli e andare in doccia» Rispose.
Lo fulminai con lo sguardo e gli tirai la guancia, poi lo baciai. Mi accarezzò il viso, poi con la mano scese verso il collo. Sbottonò pian piano la mia camicia. Mi accarezzò il seno da sopra la canottiera, era dolce il modo in cui lo faceva.
«Te la senti?» Domandò.
Rory sapeva che era la mia prima volta, non aveva mai voluto mettermi fretta. Ma in quel momento, mi sentii pronta. Volevo sentirmi più vicina a lui. Perciò, annuii. Sorridemmo, quasi imbarazzati. Fu lui a guidarmi, poiché la sua, invece, non era la sua prima volta con qualcuno. Continuando a baciarmi, ci spostammo verso il letto. Fu così dolce quel momento, fu la miglior sensazione che si potesse provare. Un momento così perfetto e intimo, volevo non finisse mai.
Restammo poi abbracciati sotto le coperte, lui mi strinse a sé, continuando a baciarmi tra i capelli.
«Per la prima volta, dopo tanto tempo, mi sento così calma. Mi sento così al sicuro, sento una sensazione stranissima» Dissi, imbarazzata.
«Sai, è lo stesso che sto provando io. Forse è perché sei un po’ felice»
«Lo sei anche tu?»
«Non sai quanto» Mi disse, sorridendomi. Mi baciò dolcemente, poi ci addormentammo.
 
Poi passarono un po’ di giorni, arrivò il giorno fatidico della partenza. Avrei, quindi, omaggiato il Natale in mezzo ai demoni. Stava per iniziare il mio addestramento speciale. E dopo aver passato la notte con Rory e Spike a chiacchierare, riuscivo a malapena a reggermi in piedi.
Spike mi stava ripetendo i suoi consigli e il come usare le pozioni che aveva fatto per me, mentre Rory mi passò una Monster.
«Questa ti rimetterà in piedi, dovrai tenere duro. Sarà un mese davvero pesante» Disse Rory.
«E ricorda tutto ciò che ti abbiano detto, anche per quello che tu sai» Aggiunse Spike.
«Farò del mio meglio, vedrete. Tornerà una nuova Reina» Dissi, guardandoli. Ero abituata a salutare i miei fratelli per vederli partire, ma mai perché dovessi partire io. Mi pizzicarono gli occhi, li strofinai. Poi li assaltai per abbracciarli entrambi. Loro mi abbracciarono.
«Quanto vorrei che veniste anche voi» Mi scese una qualche lacrima.
«Se vuoi salto sulla Jeep di nascosto» Propose Rory, ironizzando.
Non avrei più visto Rory per un bel po’ di tempo. Dopo quella notte, passammo di nuovo le seguenti notti insieme. Durante le lezioni e i pasti in mensa, ci capitava di incrociare i nostri complici sguardi. Sentivo che quei sentimenti che provavo per lui stessero crescendo di più, giorno dopo giorno. Stava diventando difficile anche nasconderlo, morivamo dalla voglia di dirlo a Spike, di poter baciarci senza la paura di essere visti. Ogni volta che sentivo i soliti discorsi e soliti pettegolezzi nello spogliatoio, precisamente quando l’argomento di tale discussione era Rory, volevo dirlo. Rory stava con me, amava me, io amavo lui. Non eravamo davvero fratelli, potevamo e avevamo il diritto di stare insieme. Ma non potevo azzardarmi, non potevo far uscire il mio lato impulsivo.
«Non dire stronzate, hanno bisogno di te qua» Gli risposi. «Spike, ti affido sia Rory che Clarissa» Aggiunsi poi, allentando la presa dell’abbraccio.
Mi accarezzò il viso, poi mi rispose: «Ci penserò io, tranquilla».
Non avrei più visto nemmeno Spike per tutto quel tempo. Non poter passare il pranzo con lui in laboratorio, non poter appoggiare la testa sulla sua spalla, mentre lui raccontava del più e del meno.   
Clarissa, dopo aver salutato Mirko, mi saltò addosso. La seguirono Luciana e Nicola.
Quando raccontai a Clarissa della mia prima volta con Rory, lei saltò dalla sedia della sua scrivania. Voleva sapere i dettagli, voleva che le raccontassi tutto. Ma non riuscivo a dire nulla senza che diventassi rossa come un peperone.
«Sia chiaro, devi tornare tutta intera! Non voglio restare senza migliore amica» Disse.
«Promesso!» La baciai sulla guancia. Poi salutai Luciana e Nicola, i quali mi diedero un dolcetto al limone fatto da loro.
«Mangialo durante il viaggio, è un pensierino da parte nostra»
«Grazie mille, mi ci vorrà! Sapete che vado matta per i dolci al limone»
 
Mirko venne poi a salutare Rory e Spike.
«Mirko, ti affidiamo nostra sorella» Disse austero Spike.
«Contiamo su di te» Aggiunse Spike.
Mirko mi guardò, fingendo di essere intimorito dai loro avvertimenti: «Fanno più paura loro dei demoni».
Ridemmo, poi ci fu l’ultimo saluto prima della partenza.
Il professor X indirizzò Mirko e la sottoscritta al nostro fuoristrada. Aveva 6 posti, io e Mirko prendemmo quelli in mezzo. Si aggiunsero altri due ragazzi, forse del quinto anno. Poi arrivarono due militari, uno dei quali si posizionò alla guida, mentre l’altro si sedette accanto a lui.
Guardai fuori dal finestrino, quando sentii accendersi i motori dell’auto. Rory e Spike erano lì, mi salutarono con la mano. Ricambiai. Poi non riuscii più a vederli, partimmo. Mirko mi strinse la mano, mi girai verso di lui. Dal suo sguardo riuscii a capire cosa volesse dirmi. “Andrà tutto bene”.

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Capitolo 37
*** Capitolo 36 ***


Durante il viaggio, guardai spesso fuori dal finestrino. Stavamo per lasciare la vecchia Roma, vedemmo quel che rimaneva del Colosseo. Il fuoristrada poi prese una strada che portò sopra i monti, fuori dalla quella che prima era la regione Lazio, la nuova zona Roma. C’era un’atmosfera così tesa, nessuno osò dire una parola. Ogni tanto io e Mirko ci guardavamo, in segno di solidarietà. Così, i due militari decisero di provare a spezzare quella corda tesa e si presentarono.
Il militare alla guida si chiamava Alexander, sarebbe stato il nostro caposquadra. Era un uomo sulla quarantina, calvo, portava un tatuaggio di un serpente sulla nuca.
«Per tutto questo tempo, saremo un team» Disse, aveva una voce estremamente calma. Riuscì, infatti, a metterci a nostro agio.
«Perciò, tanto vale far conoscenza. Che ne dite?» Disse l’altro militare, il quale si presentò come Leon, un ragazzo di 28 anni di origini tedesche. Ci stava guardando dallo specchietto del mezzo, sorridendoci.
Entrambi ci raccontarono di come sono arrivati a quello che sono adesso. Ci raccontarono della loro frequentazione agli Istituti all’estero, poi i loro primi incarichi come soldati ufficiali, e via dicendo.
«Abbiamo perso il conto di quante invasioni abbiamo affrontato, all’inizio le contavo. Anno dopo anno iniziai a perdere anche i miei compagni; perciò, non persi l’abitudine di tenere quel conto di battaglie che ho affrontato» Disse Alexander «Ma che dico battaglie, queste sono guerre. Guerre continue».
Ci invitò poi a presentarci.
Iniziarono i ragazzi dietro di noi.
«Io sono Ruggero Romani, sono all’ultimo anno» Era il ragazzo biondo, aveva l’aria più timida dell’altro.
«John Yost, piacere. Sono nella sua stessa squadra» Disse indicando Ruggero. Non sembrava un tipo che adorasse socializzare.
«Mirko Sanders, primo anno. Piacere ragazzi»
«Reina Williams, primo anno anche io»
I due ragazzi dietro si guardarono, mentre i due militari ebbero una reazione stupita.
«Allora è vero, ci sarebbero stati alcuni del primo anno» Disse Leon.
«Però non sono primini tranquilli, a quanto ci hanno detto» Aggiunse Alexander «Non temete, farete grandi cose anche voi»
John si avvicinò, sporgendo la testa al centro del nostro sedile.
«Io so chi sei, Reina Williams. È la ragazza che ha attraversato il portale» Disse poi, passando da un umore serio e annoiato a un umore più socievole.
Ruggero spalancò gli occhi.
Non ero più la sorella di Rory e Spike Williams, ma la ragazza che attraversò il portale.
«Seriamente? Sei proprio tu?» Esclamò stupito Leon.
«Te l’ho detto, Leon. Faranno grandi cose questi due ragazzi. Mirko Sanders è figlio di quel Sanders, sai?» Rispose Alexander.
Io e Mirko ci guardammo nuovamente, sorridemmo.
Passammo il resto del viaggio a parlare, man mano riuscimmo a rompere del tutto il ghiaccio. I militari raccontarono alcuni dei loro incarichi, quelli che più rimasero nei loro ricordi. Un po’ perché durarono un sacco di giorni, un po’ per la difficoltà e il rischio che avevano corso.
Raccontarono poi i due ragazzi e soprattutto menzionarono le loro primi missioni fuori città, delle difficoltà che riscontrarono all’inizio.
Io e Mirko raccontammo invece delle invasioni avvenute all’Istituto, quegli eventi che furono più unici che rari. Raccontai del nostro incredibile primo giorno nell’accademia. Raccontai poi della ferita inflitta da quel demone, dissi che mi era addirittura rimasta la cicatrice.
Leon, ascoltando quest’ultima parte, disse: «La tua prima ferita da guerra. Sai che te la ricorderai sempre? È successo anche me una cosa del genere, sulla spalla» Si girò, spostò leggermente la maglietta in modo da farci vedere la cicatrice che era rimasta. «Ogni volta che la vedo, in mente mi ritorna il ricordo di quel giorno. Ero alla prima e vera missione, ero al terzo anno. Ricordo ancora le convulsioni avute a causa del veleno demoniaco, una roba da incubo».
«Io ho una piccola cicatrice sulla nuca, invece. Ho fatto fare un tatuaggio attorno, infatti si nota poco» Intervenne Alexander. Infatti, era un dettaglio che non avevo catturato subito, in quanto la cicatrice si confondeva bene.
 
Arrivammo a destinazione che erano le 7 di sera e c’era un buio pesto nel luogo dove saremo rimasti a dormire. Nelle vicinanze era presente una base operativa, ma era talmente piccola che non ci si poteva dormire tutti quanti. Potevamo solo usufruire delle docce e del bagno, oltre della cucina.
Oltre alla nostra squadra, erano presenti altri 2 team. Ognuno dei quali era guidato da due militari, come il nostro.
Alexander ci guidò verso uno spazio libero, iniziando a montare la tenda. Si sentiva un freddo terribile, infatti i membri delle altre squadre accesero il fuoco.
«Questa zona di montagna è spesso soggetta all’apertura di portali, quasi ogni giorno. Spesso anche più di una volta al giorno, non mi stupirei se si aprisse qualcosa in questo momento» Iniziò a spiegarci, mentre continuava con il suo lavoro «Perciò di notte, si dovrà fare la guardia a turno. Ovviamente non da soli, una persona a squadra, sempre accompagnati da un militare. Perciò restate sempre in allerta e pronti per tirar fuori le vostre armi.» Indicò la tenda, appena finita di montare. «E questa sarà la nostra casa».
Ci guardammo fra noi ragazzi, poi Leon prese dal retro del fuoristrada due sacchi a pelo, di quelli enormi. Entrò nella tenda, posizionandoli. Mi vennero in mente i momenti passati a dormire con Rory e Spike su uno di quelli. Leon ci disse che potevamo mettere i nostri borsoni dentro.
«Appena sarete pronti, avrete un primo compito importante. Ossia preparare la cena» Disse Alexander.
«Preparare la cena?» Domandò perplesso John.
«Anche quello è uno dei compiti che faremo a turno, pranzo e cena. La colazione non serve, ognuno penserà per sé. In ogni caso, i primi sarete voi» Disse Leon.
Eseguimmo gli ordini e andammo in cucina, una volta posati i bagagli.
 
La cucina era spaziosa, completa di ogni cosa. C’erano un sacco di elettrodomestici, 4 fornelli e un forno abbastanza grande. In un mobile trovammo un sacco di piatti, bicchieri e posate. Tutto perfettamente in ordine.
«Immagino dovremo anche pulire alla fine» Disse John.
«In effetti non ce l’hanno detto questo» Rispose Mirko.
Mirko poi controllò le dispense, mentre io trovai un ricettario cartaceo sul bancone. Lo sfogliai, mentre Ruggero guardò con me.
«Dici che dovremo seguire uno di questi? O possiamo inventarci qualcosa noi?» Disse.
Alzai le spalle, poi dissi: «Penso di sì, son piatti semplici e veloci. Non ce n’è nessuno di complicato».
Mirko controllò l’altro quaderno, dov’era presente il regolamento della cucina. C’era scritto che la dispensa veniva fornita ogni due settimane; perciò, si doveva stare attenti a non finire le scorte.
«Siamo 3 squadre, composta ognuna da 6 persone. Diciotto persone, una dispensa davvero ben fornita» Disse John, si avvicinò posizionandomi dietro di me. Era più alto di Rory, quasi quanto Spike.
«Io direi che, come primo giorno, meritiamo tutti quanti una bella spaghettata, ci sono un sacco di pacchi. Non li finiremo mai in una settimana» Propose Mirko. Proposta che piaceva a tutti.
Con un ottimo lavoro di squadra, riuscimmo a portare al termine il primo compito del nostro speciale addestramento.

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Capitolo 38
*** Capitolo 37 ***


Aspettai di potermi lavare quando non c’era nessuno, in quanto le docce erano condivise. È vero che all’Istituto non avevo problemi nella condivisione dello spogliatoio, ma qua non conoscevo bene ancora nessuno, eccetto per Mirko.
Mi sentivo così piccola in quell’enorme bagno, così bianco e così luminoso. C’era così silenzio, si sentiva solo il piacevole suono del getto della doccia, il quale riuscì a calmarmi i nervi. In quella serata così fredda e pungente, in quel posto così sperduto in mezzo alle montagne, riuscivo ad avere un minimo di tregua grazie all’acqua calda.
Sussultai quando sentii sbattere il portone del bagno, qualcuno entrò. Chiusi l’acqua, presi l’asciugamano appoggiato sul muretto a destra della doccia e mi coprii.
«Tranquilla, sono io!»
La voce di Mirko mi tranquillizzò.
«Pensavo avessi già fatto»
Al contrario di me, Mirko non si fece problemi a stare così come madre natura lo aveva creato. Aprì la doccia accanto alla mia, dopo aver poggiato il suo di asciugamano sul muretto, dove poco prima era poggiato il mio.
Sentendomi a mio agio con lui, cercai di scacciare l’imbarazzo, tolsi l’asciugamano e tornai a finire di mettere lo shampoo tra i capelli.
«Temo dovremmo farci l’abitudine. Sarà così per un bel po’»
«Già. È incredibile, vero? Hanno creato una così piccola base in questo luogo così lontano dalla civiltà e hanno utilizzato questo spazio per farci una cucina e un bagno così enorme, mentre si deve dormire fuori» Disse Mirko, prima di bagnare il viso sotto l’acqua, strofinando il sapone sui suoi capelli.
Lo guardai e risi.
«Che hai da ridere?» Domandò, mentre finiva di lavarsi i capelli.
«Hai paura per caso? Di dormire in tenda, dico»
«Paura? Mia cara Reina, ti devo ricordare con chi stai parlando?»
«Mirko Sanders, mio migliore amico e colui che mi salva dall’imbarazzo del momento doccia in questo luogo così lontano dalla civiltà»
Mi sorrise, si strofinò gli occhi e prese una spugna, inzuppandola di sapone. Notai le sue cicatrici sulla schiena e i tatuaggi.
«Lei invece è Reina Williams, migliore amica che ha bisogno di rilassarsi un pochino» Mi fece segno di girarmi di schiena. Esitai per un attimo, ma poi assecondai la sua richiesta. Dolcemente passò la spugna sulle spalle e sulla schiena, quasi come una dolce carezza.
«E proprio perché siamo migliori amici, puoi stare tranquilla con me. Sai che ci sono sempre per te, vero?»
Non riuscii a capire dove voleva andare a parare.
«Perché mi dici questo?»
«Perché ne hai passate tante, ma sembra ti stai tenendo quasi tutto dentro. Ci son tante cose che ancora non conosco di te e che non mi vuoi dire. E perché sono il tuo migliore amico»
Sorrisi. Sorrisi perché mi sentivo fortunata ad avere qualcuno al mio fianco che sia come Mirko, o come Clarissa, o come Rory e Spike. Avrei voluto dirgli qualcosa, ma quando spostò i capelli di lato, Mirko sussultò.
«Rei?» Il suo tono era spaventato e preoccupato.
«Mirko? Che c’è?»
«Da quando hai questo strano tatuaggio?»
Sussultai, dissi che io non avevo tatuaggi. Mirko mi spiegò che era sulla nuca e non sapeva come farmelo vedere. Mi tornò in mente quando Clarissa mi fece uno strano commento su un presunto neo. Poi pensai ad Azahal. Tremai e mi girai verso Mirko.
«Mirko, c’è una cosa che devo dirti»
La sua espressione era visibilmente preoccupata, ma calma allo stesso tempo.
 
Ci vestimmo e andammo dentro la tenda, ancora non c’era nessuno. Erano tutti a chiacchierare vicino al fuoco. Ci sedemmo in ginocchio, uno di fronte all’altro. Approfittai per raccontargli le ultime vicende riguardo Azahal. Gli raccontai dei miei incubi e di ciò che era successo nello spogliatoio qualche giorno fa.
Mirko si passò le mani tra i capelli. Inizialmente ci era rimasto male per essere stato l’unico a non saperlo ancora, ma poi capì che non era quella la cosa più importante in quel momento.
Mirko prese dal suo borsone lo smartphone.
«Te lo sei portato a dietro? Sai che non si poteva»
«Lo so, ma tanto non c’è campo. Ho poca batteria, facciamo in fretta. Girati, è meglio che guardi quel segno».
Obbedii, girandomi. Mirko mi spostò i capelli davanti e abbassò di poco il colletto della felpa, in modo da poter far la foto.
«Spero nessuno avrà visto il flash» Disse poi «Adesso guarda»
Mirko fece lo zoom sulla fotografia, effettivamente poteva sembrare un tatuaggio, ma non lo era. Ma non era nemmeno un neo.
«Clarissa aveva visto un neo, probabilmente è» Deglutii «è cresciuto».
Guardandolo meglio, sembrava quasi fosse inciso sulla pelle. La cosa strana è che non riuscivo a sentire dolore né altro, nemmeno toccandolo.
Rabbrividii al pensiero di ciò che mi avrà fatto Azahal mentre ero svenuta.
Mirko mi prese la mano e me la strinse.
«Non ti lascio da sola. Qualunque cosa accadrà, ci sarò io ad aiutarti» Disse Mirko, lo guardai.
«Vorrei poter parlare con Spike, o con Rory» Dissi io.
«Sai che non possiamo. Ora come ora, concentriamoci sul nostro da farsi, ok?»
Annuii e lo ringraziai per essere lì con me. Mi diede un bacio sulla fronte.
«Servono a questo gli amici»
 
Poco dopo, tutti tornarono nelle proprie tende, per potersi abbandonare a un lungo e meritato riposo. Io dormii di lato, accanto a Mirko. Ero così stanca, ma non riuscii a dormire. Vidi il mio migliore amico tranquillo, riposava come un bambino. Il suo respiro era calmo. Poi si girò e ne approfittai per restare abbracciata a lui, poi mi addormentai.
Alle 5 del mattino, però, scattò l’allarme. Stavano per aprirsi i portali nelle vicinanze. In un attimo, scattammo in piedi e, prese le nostre armi, uscimmo dalle tende.
Le porte si aprirono proprio vicino a noi, pian piano avanzarono orribili mostri. Piccoli mostriciattoli, i demoni di rango più basso. Poi mostri sempre più grossi e più forti, alcuni volavano addirittura. Demoni simili a pipistrelli. Quelli più grossi avevano degli artigli da far paura, quando aprirono le loro fauci fecero uno stridio talmente pauroso e assordante che ebbi i brividi dalla testa ai piedi. E non era per il freddo.
Alexander e Leon ci diedero le dritte da seguire, invitandoci a colpire prima quelli più piccoli, mentre loro si occuparono di quelli più grandi.
 
Mentre infilzavo le lame in quei putridi corpi, un demone che sembrava un misto tra un cane e un cinghiale, mi saltò addosso. Era più grosso di me. Mirko gridò il mio nome, ma poi fece un sospiro di sollievo vedendo il demone esplodere. Lo avevo colpito con la lama nel suo punto debole, il cuore.
Cercai di levare il sangue dagli occhi, ero praticamente coperta.
Mirko si avvicinò, eravamo schiena contro schiena. Una schiera di demoni intorno a noi.
«Sembri Carrie, sai? Quel film tratto dal libro di Stephen King» Disse Mirko, prima di dare il via all’attacco.
Stavo uccidendo demone dopo demone, quando udii una voce. Azahal mi stava chiamando. Come imbambolata, mi fermai. Rimasi ad ascoltare quella voce, proveniva dal portale. Azahal mi stava ancora chiamando, a passo lento mi avviai verso quella porta.


 

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Capitolo 39
*** Capitolo 38 ***


«Piccola umana, così. Avvicinati, entra nel portale»
Quella voce così inquietante e agghiacciante, ne ero così spaventata. Ma allo stesso tempo, non riuscivo a controllare il mio corpo, volevo raggiungere Azahal. Mi sembrava, inoltre, di sentire un eco in lontananza, sentivo echeggiare il mio nome. Ma la voce dell’eco non era la voce di Azahal, sebbene non riuscissi a capire da chi provenisse.
«REINA!»
Quella voce, quel grido, si sentiva sempre di più. Ma non mi importava. Ancora due passi e sarei tornata da Azahal, la mia mente e il mio corpo erano interessate solo a quello. Non avevo più il controllo di me stessa.
Poi sentii esordire un «Scusami, Reina». L’attimo dopo, mi ritrovai a terra, con un dolore fitto al fianco. Era come se qualcuno mi avesse dato un calcio per buttarmi a terra.
Vidi di nuovo gli alberi, la luce dell’alba mattutina. La mia vista tornò alla normalità, la voce di Azahal si dissolse nell’aria. E non solo, anche la mia mente tornò sul pianeta terra. Mirko era di fianco a me, mi stava aiutando a rimettermi in piedi.
«Per un pelo. Temevo di perderti» Disse Mirko.
Sputai il sangue che avevo in bocca, mi passai le mani tra i capelli.
«Era la tua voce. Continuavi a chiamarmi, la tua voce mi ha salvata» Gli dissi. Mirko mi sorrise, aveva gli occhi rossi. Anche lui sporco di sangue ovunque. Lo abbracciai, fregandomi di com’eravamo conciati. I portali si stavano chiudendo, quella mattina i demoni di alto rango furono massacrati da noi, dal nostro team e da due ragazzini di appena 15 anni.
 
Successivamente all’attacco, ci occupammo dei feriti. Sembrava stesse andando bene, nessuno con ferite gravi. Avevano tutti qualche graffio, eccetto John. Lo sentii urlare dal dolore. Ruggero mi disse che un demone gli aveva quasi squarciato la schiena. Era stato anche avvelenato. Mi venne in mente la mia prima ferita da battaglia durante il primo giorno all’Istituto.
Per fortuna c’erano scorte di antidoti, disse Ruggero. Alexander prestò subito a soccorrerlo non appena lo sentii urlare. Mi invitò ad aiutarlo di corsa, così lo seguii dentro la tenda dove John fu disteso a pancia in giù. Era stato portato da Leon e un altro militare di un’altra squadra.
Guardai John, lo vidi tremare, stava delirando. Pronunciava frasi incomprensibili, non riuscivo a distinguere le parole. Mi misi in ginocchio di fronte a lui.
«Stringi forte le mie mani, John! Andrà tutto bene» Gli dissi.
Alexander procedette a versare l’antidoto sulla grande ferita e John urlò per il bruciore di quel liquido. Mi strinse talmente forte le mani, che riuscì ad affondare con le unghie sulla mia pelle, lasciandomi i segni. Poi si calmò, il senso del bruciore sembrò sparire. Poco a poco, riuscì a tornare anche in sé, poggiò dolcemente la testa sulle mie gambe.
«Fatto, ora devi solo riposare. Bravo John, sei stato forte» Disse Leon.
«Tutto finito, è tutto finito» Lo rassicurò Alexander, dopo che ebbe finito di medicare la ferita. Poi mi guardò e mi disse: «Non dovrebbero esserci altre ferite, ma andiamo a controllare la situazione. Resta tu con lui. Se succede qualcosa, urla il nostro nome».
«Ci penso io, andate pure»
Alexander e Leon uscirono dalla tenda, rimasi da sola con John. Era sudatissimo, pieno di sangue, pieno di graffi, ma ora stava bene. Accarezzai i suoi capelli castani, erano morbidi nonostante il sudiciume da post battaglia.
«Grazie, Rei» Disse con fatica John, sembrava tentare di sorridere.
«Ehi, cerca di riposare. E figurati, è il minimo tra compagni di squadra»
«Peccato che saremo una squadra solo durante l’addestramento» Sembrava avere un tono triste mentre lo disse.
Pensai poi a Rory e al suo team. Quanto mi mancavano. Quanto sentivo già la mancanza di Rory. Tentai di scacciare quei pensieri, ora il mio compito era mantenere alta la concentrazione.
«Però possiamo continuare a rimanere amici» Gli risposi.
John si sforzò, mettendosi a sedere. Gemette per il dolore della ferita, i suoi occhi erano scuri e penetranti.
«Che fai? Dovresti restare giù a riposare» Domandai confusa.
Non replicò a voce, ma si avvicinò e in un attimo le sue labbra poggiarono sulle mie, dandomi un bacio a stampo. Poi disse: «Solo amici?»
Lo guardai, ero sconcertata da quel bacio. Per quanto potesse essere un bel ragazzo, quel ragazzo mi sembrava così sbagliato. Pensai a Rory, io ero innamorata di Rory. Mi sembrava di aver appena fatto un torto a lui.
Fortuna voleva che in quel momento entrasse Mirko, salvando quella situazione imbarazzante. Mirko stesso sentì di aver come interrotto qualcosa, chiedendo se fosse successo qualcosa. Risposi che non successe nulla.
 
I giorni poi passarono e l’addestramento fu intenso e immersivo. Ci allenavano da mattina a sera, dormivamo poche ore a notte. La nostra vita girava solo intorno a quello. Ci furono altre aperture dei portali, ma per fortuna non ebbi nessun problema. Niente Azahal.
Per quanto riguardava John, non parlammo più di quel momento. Continuammo ad allenarci come se nulla fosse. ma continuava a ronzarmi in testa il bacio che mi diede quella mattina. Senza contare che sembrava volesse starmi sempre vicino, tentò di essere dolce con me, ma senza essere troppo appiccicoso. Per fortuna, non era un Nicola 2.0, ma la cosa non mi piacque comunque. Quando Mirko ed io rimanemmo da soli, lui tentò di farmi parlare. Sapeva che c’era qualcosa, ma non me la sentivo ancora di parlargliene. Volevo concentrarmi su quello che per me era più importante in quel momento, ossia il mio percorso da combattente dei demoni. Cercavo di ricordarmi giorno dopo giorno il mio obiettivo primario, il mio unico e vero pensiero che potessi avere in quei boschi.
Tuttavia, ci fu una sera in cui fu il mio turno di sorveglianza, turno che condivisi con Alexander e John. Quest’ultimo ed io sedemmo sopra una vecchia auto abbandonata, controllando i boschi e restando in allerta. Alexander sedette sulla terra, sotto la nostra auto. Il nostro caposquadra ci disse che si sarebbe dovuto allontanare per pochissimi minuti.
Fu la prima volta da quella volta che io e John rimanemmo da soli. Nessuno dei due disse qualcosa, non riuscivamo ancora a parlare tra di noi, se non per questioni della squadra o degli allenamenti. Girai lo sguardo verso di lui, notai che aveva gli occhi che guardavano il bosco, sembrava perso nei suoi pensieri. Notò che lo stavo guardando.
«Scusa» Dissi, non sapendo come gestire quell’imbarazzo e quel momento ancora più imbarazzante in cui venni colta a fissarlo.
John scosse la testa.
«Non ti preoccupare» Disse. Poi ci fu un attimo di silenzio, per poi tornare a dire qualcosa: «Anzi, scusa tu. È colpa mia se ci troviamo in questa situazione. Se non ti avessi baciata, probabilmente non ci sarebbero problemi adesso»
Scossi la testa.
«Non è vero! Sono io che, purtroppo, non ho potuto darti una risposta. Anzi, mi correggo, non posso darti una risposta» Presi un bel respiro e poi gli confessai ciò che sentivo, omettendo alcuni dettagli «Tu mi piaci, come persona. Ma non provo quello che vorresti, mi dispiace».
Sorrise in modo sforzato. Vidi i suoi occhi scuri quasi luccicare.
«Lo immaginavo, lo sentivo. Ma volevo comunque tentare. Sai, mi sei piaciuta fin dall’inizio, fin da quando sei salita sul fuoristrada. Non ho mai conosciuto qualcuna con un tale coraggio, una tale forza come te. Sei coraggiosa, sei forte, sei dolce. Vedo quanto ti stai impegnando, vedo l’anima che ci metti quando combatti. Non son riuscito a smettere di provare qualcosa per te, anzi. Ogni giorno sento di essermi innamorato di te, ma ehi. Questa è la vita, vero? Chissà, forse un giorno cambierai idea e ti innamorerai anche tu di me. Chi lo sa? Forse ora tu sei innamorata di qualcun altro, ma continuerò a sperare che inizierai a guardarmi con occhi diversi. Non posso essere tuo amico, mi dispiace, ma sarò sempre al tuo fianco, come compagno di squadra. Al ritorno, sarò al tuo fianco come compagno di accademia»
Queste furono le parole pronunciate da John, sembrava quasi sul punto di scoppiare. Non immaginavo potesse essere così sensibile ed emotivo, lo vedevo come tutto d’un pezzo, come un ragazzo rigido e devoto solo al combattere. Lo guardai con la bocca e gli occhi spalancati, quasi avrei voluto piangere anche io. Non riuscii a rispondergli, anche perché in quel momento tornò Alexander alla postazione.
Io e John riuscimmo a continuare ad allenarci senza problemi, non pensammo più a quella sera. Per fortuna, rimanemmo in ottimi rapporti da ottimi compagni di squadra.
 
Arrivò poi il giorno del ritorno verso l’Istituto. L’addestramento si stava concludendo.

Nota:
Scusate la lunga assenza, ma ho avuto un brutto periodo, tra covid e sessione andata a male ♥ Ma son tornata a scrivere, finalmente! Demons è tornato!

 

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Capitolo 40
*** Capitolo 39 ***


Rory
 
Guardai Reina mentre si dirigeva verso il fuoristrada, con i suoi capelli ramati raccolti in una coda. Il suo passo sembrava incerto e timoroso, ma allo stesso tempo sembrava determinata di iniziare.
Il mio cuore si rasserenò quando vide che c’era Mirko con lei, non l’avrei lasciata da sola con degli sconosciuti in quel brutto luogo. La mia mente viaggiò all’indietro, rividi il me stesso di appena 16 anni durante l’addestramento speciale, in quelle montagne terribili e spaventose. Il me stesso di quel periodo era un ragazzino, con tanta voglia di crescere, di diventare più forte. Ero totalmente ingenuo, pensavo di poter superare con poco quell’allenamento particolare. Ricordo che entrai con euforia nel mezzo che ci avrebbe portato lassù. Ricordo l’entusiasmo di aver conosciuto i miei compagni di squadra e i militari che ci avrebbero addestrato. Ricordo come mi sentissi fiero, essere un ragazzo così giovane in mezzo a quelli dell’ultimo anno. Erano tutti curiosi di sapere come fosse stato possibile, uno studente così giovane inserito in un programma così intensivo e tosto, al quale potevano partecipare solo gli studenti più grandi e capaci.
 
Tornai con la mente al presente, vidi partire i fuoristrada. Una piccola mano sventolava dal finestrino, era Reina che salutava Spike e il sottoscritto. Cosa avrei dato per poter correre verso di lei e baciarla un’altra volta, prima di vederla mentre si allontanava sempre di più. Promisi a me stesso che avremo risolto tutto quanto riguardo a quello che c’era tra noi, volevo gridare al mondo intero ciò che provavo per lei.
Quando i cancelli si chiusero, guardai con la coda dell’occhio Spike, il quale era impegnato in una conversazione telefonica. Come avrei risolto, però, con lui? Quali parole avrei dovuto trovare per potergli confessare tutto quello che stava accadendo tra me e Reina? Lui che ci ama così tanto, noi che siamo la sua vita, tutto ciò a cui teneva. Insieme a Clarissa, ovviamente. Quasi invidiavo la sua posizione, aveva la possibilità di stare con la persona che ama senza problemi.
«Rory, io torno al lavoro. Se c’è qualcosa, chiamami» Disse Spike, non appena chiuse la telefonata.
Si stava mettendo in cammino verso il laboratorio, quando lo fermai per il braccio.
«Ho avuto il permesso di controllare la zona dell’addestramento dal caposquadra. Quando non mi alleno, sarò alla sorveglianza» Gli dissi.
Spike mi guardò, era stranamente calmo.
«Lo sai che andrà tutto bene, nostra sorella è un carro armato. Non devi esagerare, lo sai. Già ti alleni troppo, poi hai le tue missioni! E sai che a Reina non piace se la controlli troppo»
Sorrisi. Poi dissi: «Lo so, ma un mese è tanto. E non è detto che sia solo un mese»
«Lo so, capisco ciò che senti. Ho provato lo stesso quando era toccato a te. Adesso lo riprovo di nuovo, con Rei»
Lo guardai, gli diedi una pacca sulla spalla. Pensai a quanto potesse essere in pensiero in quel momento, cosa che non voleva dare a vedere.
«Ti lascio andare al lavoro, dai. Vedrò di comportarmi bene, nel frattempo».
Mi salutò, per poi andare. Mi guardai intorno, non c’era l’ombra del mio team. Pensando che fossero già al campo ad allenarsi, mi affrettai ad andarci anche io.
 
Le giornate passarono poi allo stesso modo, quasi tutte uguali.
Sveglia alle 6 del mattino, poi corsetta prima di colazione. Dopo la colazione, allenamento al campo della Prima Squadra, fino all’ora di pranzo. Dopo un pasto leggero e veloce, toccava all’addestramento alle armi. La giornata si concluse con il mio costante turno alla videosorveglianza, dove potevo controllare le eventuali invasioni sul luogo dell’addestramento di Reina. Ogni volta che venivano segnalate le invasioni, in cuor mio speravo andasse tutto bene.
Durante la cena in mensa, capitava che venivano a salutarmi gli amici di Rei. Clarissa, Nicola, Luciana. Ogni volta provavano a chiedermi se avessi novità, ma ogni volta rispondevo “Nessuna novità”. I miei compagni di squadra mi guardavano ogni tale volta, condividendo con me uno sguardo di assoluta pazienza. Non che fosse una rottura, ma mi dispiaceva non poter dare loro buone o cattive notizie. Erano evidentemente preoccupati, soprattutto Clarissa, la sua migliore amica. Se non lo chiedeva a me, lo chiedeva a Spike.
Ad ogni modo, fu una routine stabile fino alla terza settimana, durante la quale il mio team fu convocato per una semplice missione fuori città. Durò meno di una settimana, durante la quale sterminammo non so quanti demoni durante un’invasione. Vedevo Roberto esausto, Angela che provava ad accarezzarlo in auto durante il viaggio di ritorno, anche lei stanca e sfinita. Michele disegnava cose a caso con le dita sul finestrino appannato. L’inverno si sentiva parecchio in quei primi giorni di gennaio.
Tornati all’Istituto, mi venne comunicato che l’addestramento sarebbe durato più del previsto, causa l’apertura continua dei portali. La mia mente viaggiò verso Reina, avevo il suo viso impresso nei miei occhi. I suoi occhi grandi e dolci che mi guardavano, mentre godevamo dei nostri momenti di tranquillità, sotto le coperte, mentre tutto taceva fuori. Dovevo resistere ancora un po’ di più.
 
Durante la quinta settimana poi accadde. Di nuovo, l’Istituto fu invaso. Delle porte si aprirono e da essi uscirono gli orripilanti mostri. Alcuni simili a grossi uccelli e pipistrelli, alcuni simili a dei cani e dei lupi, con lunghi artigli affilati. Tutti gli studenti, tutti i professori e tutti i militari che abitavano l’accademia, si trovarono ad affrontare una nuova battaglia di fuoco e sangue. Nessuno si fermava, nessuno si arrendeva. Combattemmo tutti all’unisono, c’erano gridi di battaglia ovunque, rumori di spade, lance, rumori di spari dei fucili.
Io e il mio team ci dirigemmo verso la piazza dove venivano accolte le matricoli a ogni nuovo anno, dove adesso era circondato dai demoni. Arrivati sul luogo, aspettammo il segnale di Roberto. Quando questo fu scattato, ci buttammo nella mischia e iniziammo a trucidare quei maledetti mostri.
Stava diventando un bagno di sangue e carne putrida di demoni, il cielo era di un rosso vivo. Notai che stavano uscendo anche demoni di rango superiore, cosa che mi fece preoccupare non poco.
«Spero sia tutto sotto controllo nelle altre zone dell’Istituto» Disse Roberto in un piccolo attimo di tregua, quando si trovò schiena a schiena con me.
Nel frattempo, Angela sparò le sue frecce impregnate di sangue di demone, era una tiratrice formidabile. Lanciò poi le pozze per potenziare la nostra resistenza e le nostre armi.
«Speriamo» Dissi, prima di tornare in pista.
Continuai a trafiggere i demoni con la mia lancia, uno dopo l’altro, quando ne passò uno di rango A. Gridai il suo arrivo, rimanemmo di stucco. Un demone di così alto rango non era mai apparso in queste zone. Se potessi descriverlo fisicamente, potrei paragonarlo a un orco. Portava una mazza sulla sua mano destra, Michele riuscì a mirare con il fucile da cecchino contro essa, ma non riuscì a scacciarla. Perciò presi una spada che trovai a terra e provai a buttarmi addosso a lui, tentando di tagliargli il braccio, mentre Roberto aspettava il momento giusto per trafiggerlo al cuore con la lancia. Venimmo scalciati entrambi, volammo a terra. Quell’orco aveva una forza micidiale. Ma in un attimo, vidi una cosa che mi lasciò senza parole.
Vidi la testa dell’orco cadere a terra, cadde poi il corpo. Non ero riuscito a distinguere la figura che arrivò in nostro soccorso, da quanto fu veloce. Strizzai gli occhi e poi girai lo sguardo verso tale figura. La vidi di spalle, il mio cuore trasalì. Una lunga e pomposa chioma ramata. Reina era tornata.
Si girò, mi guardò. Mi sorrise, poi si avvicinò. Era Reina, era sempre lei. Ma c’era qualcosa di diverso in lei, sembrava essere diventata davvero più forte e capace. Sembrava così a suo agio ora nel campo di battaglia. Mi tese la mano.
«Tutto bene, Rory?»

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Capitolo 41
*** Capitolo 40 ***


Ora che ci trovavamo in viaggio di ritorno verso l’Istituto, sentivo tutto il corpo indolenzito. Tutta l’adrenalina avuta in tutti questi giorni, dovuta al continuo addestramento e agli attacchi continui dei demoni, stava diminuendo e potevo sentirne le conseguenze soltanto ora. Sedevo di fianco a Mirko, il quale dormiva con la faccia poggiata sulla mia spalla. Dormiva a bocca aperta, quasi russava. John e Ruggero ogni tanto provavano a sfiorare una piuma sul suo naso, ma non si svegliava comunque. Era davvero sfinito, pensai. Leon continuava a cambiare canale, non trovava nulla da ascoltare di suo interesse, così finì per arrendersi direttamente, spegnendo la radio. A metà strada, Alexander chiese il cambio a Leon stesso per guidare. Per quanto erano abituati a vivere contro la vita e la morte, anche loro erano sfiniti.
In tutto questo, io continuavo a guardare fuori dal finestrino, desiderosa di tornare da Spike, da Clarissa e da Rory. Non vedevo l’ora di poterli abbracciare di nuovo, di poter baciare Rory di nuovo.
Ma quella spensierata tranquillità stava diventando ben presto una forte preoccupazione. Più ci avvicinavamo all’Istituto, più il cielo divenne di un rosso sangue mai visto. Alexander cercò di contattare l’accademia, ma non ricevette risposta. Tentò quindi di contattare gli altri militari delle altre due squadre, ma anche questi non riuscivano a contattare nessuno dall’Istituto.
«Ho paura siano sotto attacco, ragazzi! Preparatevi e prendete le armi» Ci ordinò Leon.
«John, prendi le armi dietro di te» Dissi, mentre cercai di svegliare Mirko. Quest’ultimo aprì gli occhi con un tale trambusto e spavento che non riuscì a capire cosa stesse succedendo, finché non vide quel cielo rosso. Tutto ciò che riuscì a pronunciare era un «Cazzo!».
John passò i fucili a noi, che poi passammo a Leon. Quest’ultimo disse di passargli il cecchino. Poi Ruggero passò la lancia a Mirko e le doppie lame a me. Mentre Alexander guidò spedito, ci diede le indicazioni sul cosa fare una volta arrivati, mettendosi d’accordo anche con gli altri due team.
 
Provai a legarmi i capelli in una coda per avere più praticità sul campo di battaglia, ma l’elastico si ruppe.
«Ti toccherà combattere con la tua criniera da leone» Disse scherzando Mirko, mentre si tolse la felpa per mettersi una maglietta più pratica.
«L’umidità non ha giovato ai miei capelli, sono diventati ingestibili» Gli risposi, dopo avergli dato un forte pizzicotto sul braccio nudo.
Una volta arrivati, trovammo i cancelli aperti. Con l’auto ancora in moto, Alexander fece aprire tutti gli sportelli del fuoristrada, poi saltammo tutti fuori, eccetto Alexander che dovette prima posteggiare l’auto in modo da lasciare libero il passaggio per gli altri mezzi. Intanto noi ci dirigemmo verso l’interno.
L’istituto era circondato da forti e grossi demoni, oltre ai soliti mostri più idioti. Guardai con viso preoccupato i miei compagni di squadra, mentre andammo incontro ad alcuni ragazzi che stavano combattendo vicino al parcheggio dei fuoristrada. Ci unimmo alla battaglia con loro, come Alexander ci disse di fare. Lui si unì presto a noi. Nonostante l’infinita stanchezza dell’addestramento, tornò quella famosa adrenalina da battaglia. Non sentii alcun dolore nel combattere.
 
A un certo punto si avvicinò e si unì alla battaglia un professore, era il nostro docente di addestramento alle armi. Era accompagnato da altri studenti. Con gran sorpresa ci salutò.
«Bentornati ragazzi, anche se non è stata una bell’accoglienza» Disse il professor X.
Lo salutammo, quasi felici di vedere un volto familiare a noi. Mentre continuavamo ad ammazzare ogni demone che spuntava fuori dal portale, il docente disse qualcosa ad Alexander, poi si rivolse a noi e ci ordinò: «Romani e Yost, raggiungete il vostro team ai dormitori! Williams e Sanders, voi andate al vostro team, da Rory! Si trovano alla piazza delle matricole!».
«D’accordo!» Gridammo all’unisono.
Prima di dividerci, John mi fermò per un breve secondo.
«Stai attenta, Williams» Mi disse, aveva uno sguardo preoccupato e premuroso.
Lo guardai, sorridendogli.
«Anche tu, John» Risposi al volo, per poi correre per raggiungere Rory con Mirko. Chiesi a quest’ultimo cosa volesse dire il professore con “il vostro team”.
«Significa che anche io sono nel team di Rory. Avevano bisogno di aggiungere una persona per ogni team, ecco perché» Rispose Mirko. Non volli sgridarlo per non avermelo detto prima, per il momento. Mi dissi che l’avrei fatto a battaglia conclusa.
 
Quando arrivammo, il team di Rory si trovava in qualche difficoltà contro un forte demone, grosso quanto un orso. Vidi Roberto e Rory che provarono una qualche tattica, ma vennero lanciati a terra. Credetti di aver gridato un «Rory!», ma in realtà le parole non uscirono di bocca. Senza pensarci un mezzo secondo di più, corsi verso quell’orribile morso e con le mie doppie lame, con ferocia rabbia, gli tagliai la testa. Presi respiro, notando che non stavano più uscendo demoni. Mi girai e vidi Rory a terra, mi guardò con sguardo sorpreso e lieto. Era sporco di sangue e fango ovunque. Mi avvicinai a lui, lo aiutai ad alzarsi.
«Stai bene, Rory?» Domandai, continuando a guardarlo. Lui mi abbracciò, quasi stritolandomi. Mi caddero le spade a terra, ricambiando quindi l’abbraccio.
Nel frattempo, Mirko ci raggiunse, Roberto volle tirare un sospiro di sollievo. Anche Angela e Michele erano felici di vederci. Ma quell’attimo di tregua finì in un minuto.
«Rory! Ragazzi!» Gridò Roberto, indicando il portale. Se ne aprì un altro dalla parte opposta. Stavano uscendo altri demoni, un’orda di demoni assurda.
Roberto, Mirko, Rory ed io ci mettemmo spalle a spalle, in allerta e pronti a combattere nuovamente. Angela ci lanciò altre pozioni per darci altra carica, altra resistenza e altra velocità, per poi correre verso un piano più rialzato per poter darci supporto con l’arco. Michele fece lo stesso con la sua arma da cecchino.
Per la prima volta stavo combattendo con il mio team. Stavo combattendo con Rory.
Combattemmo per altre due ore ininterrottamente, poi finalmente i portali si chiusero. Il cielo tornò grigio e nuvoloso, il silenzio cadde in tutta la zona dell’Istituto. Cademmo a terra dalla stanchezza, con gli occhi verso il cielo. Talmente sudati, talmente sporchi di sangue, con ferite qua e là, respirammo, finalmente. Con il mignolo della mano, Rory prese il mio e lo strinse dolcemente.
 
In seguito, dopo esserci ripresi, andammo a controllare la situazione in giro. Aiutammo a curare i feriti, poi trovai Spike e Clarissa che fecero lo stesso vicino alla mensa. Non appena notò la mia presenza, Clarissa mi saltò addosso.
«REI, SEI TORNATA!» Disse Clarissa, sembrava sul punto di piangere dalla felicità. A rotazione, arrivò Spike, il quale mi strinse più forte di Clarissa. Lo abbracciai, stringendolo a mia volta. Il profumo della sua colonia mi travolse il naso. Era un profumo così familiare, così rassicurante. Dunque, stavolta ero io a piangere sul serio, talmente ero felice di vedere le persone che più amo al mondo. Toccai i capelli biondi di Spike, notando che se li era tagliati. Asciugai gli occhi dalle lacrime e gli dissi scherzando che li preferivo prima.
Lui rise, poi mi chiese di Rory.
«Ora arriva, è dal caposquadra al momento. Il resto del team sta aiutando i medici e infermieri alla clinica»
Ricordai poi allo strano segno che avevo sulla nuca. Lo sfiorai con le dita, ma non lo sentii. Ma sapevo che c’era ancora.
«Spike» Dissi.
Spike guardandomi, si preoccupò.
«Che c’è tesoro?» Domandò Spike. Anche Clarissa volle sapere.
«Appena si saranno calmate le acque, voi due, Rory e Mirko dovete raggiungermi in camera. Devo mostrarvi una cosa importante»

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Capitolo 42
*** Capitolo 41 ***


Sedersi sul mio soffice e morbido letto dopo tanto tempo aveva la stessa sensazione di esser accarezzati e coccolati, soprattutto dopo una doccia rigenerante. Se non fosse per la presenza di Clarissa e Spike nella stessa stanza, probabilmente sarei crollata dal sonno da lì a poco. Mentre mi godevo quell’attimo di pace assoluta, in attesa di Rory e Mirko, Spike faceva avanti e indietro per la stanza, annoiato. Clarissa sedeva su una sedia, con il braccio poggiato sulla scrivania e il suo viso adagiato sulla sua mano messa a pugno. Guardava incuriosita i passi annoiati di mio fratello e lo guardava con i suoi soliti occhi innamorati, con il suo dolce sorriso. Quando Spike notò ciò, si avvicinò a Clarissa per accarezzarle il viso, per poi stringerle la mano. Nel mentre, io osservavo interessata i motivi floreali del mio piumino.
 
Dopo pochi minuti, entrò Rory, accompagnato da Mirko. Entrambi si erano cambiati e indossavano una semplice tuta comoda e pulita.
«Tutto è tornato alla normalità, io e Mirko abbiamo sistemato alcune cose burocratiche con il caposquadra. Per fortuna ora c’è lui, queste cose toccano sempre al più piccolo della squadra. Presto non dovrò più pensarci io, ma ci penseranno Mirko e Rei» Disse quasi contento Rory, dopo aver poggiato le chiavi della sua stanza, il telefono e il portafoglio sulla mensola che si trovava all’entrata.
Mirko lo squadrò, non aveva idea di questa usanza nelle Prime Squadre. Lo guardai in segno di solidarietà.
Clarissa si alzò dalla sedia e sedette di fianco a me sul letto. Poi chiese: «Cosa devi farci vedere?»
Guardai Mirko, lui sapeva già di cosa volessi parlare. E capì che volevo fosse incluso in quello che stava accadendo. Mi girai di schiena e con un po’ di imbarazzo, tolsi la felpa, rimanendo quindi in reggiseno. Sentii un mormorio sconcertato di Rory e Spike, i quali non capirono cosa stessi facendo. Ma poi spostai i capelli in modo da far vedere quello strano tatuaggio. Tatuaggio? Neo? Segno? Come potevo chiamarlo?
«Ma che cavolo è?» Domandò spaventata Clarissa, ricordandosi di aver visto uno strano neo tempo prima nello stesso punto.
Spike e Rory si avvicinarono, quest’ultimo provò a sfiorare con un dito quella strana incisione sulla pelle. Stranamente, sentii un lieve bruciore.
«Scusa, ti ha fatto male?» Domandò preoccupato Rory. In quel momento sembrava volesse stringermi a sé, ma dovette trattenersi.
«Ha bruciato un pochino, ma è strano. L’ho toccato parecchie volte, ma non ho mai sentito alcun dolore» Gli risposi, mentre Spike mi accarezzò la schiena, esaminando quel segno. Erano tutti visibilmente spaventati e preoccupati, mentre Mirko un po’ meno, sapendo già di tale situazione.
Rory camminò con fare nervoso per l’intera stanza, passandosi le mani tra i suoi capelli ricci e disordinati, fermandosi poi vicino alla finestra.
«Quel lurido demone, come cavolo si chiama? Azahal? Ha osato mettere le sue putride mani su Reina, facendogli chissà cosa. Che cazzo è quella roba? Scommetto che è tutto collegato a quello che ti sta succedendo» Disse poi, non lo avevo mai visto così arrabbiato e nervoso.
Mirko intervenne: «Dici quando sembrava posseduta da Azahal?»
Rory lo guardò, perplesso. Passò al guardare me, perciò intervenni anche io: «Già, è successo anche durante il primo attacco all’addestramento. Quella volta Mirko mi ha aiutata! Ma da allora, non ci son più stati episodi simili. Per fortuna, credo».
 
Spike, che finora non disse ancora niente, parlò: «Dobbiamo intervenire. Fare qualcosa! Voglio organizzare una breve spedizione verso il regno dei demoni. Abbiamo un sacco di scorte di quelle nuove pozioni per avere quel poco di sangue di demone, adesso»
«Già, anche alcuni studenti del primo anno hanno contribuito a quel lavoro. Ci son stati un sacco di progressi in questo periodo» Disse Clarissa.
Misi di nuovo la felpa, sentendo troppo freddo. Poi guardai Spike, lui mi accarezzò.
«So che ti chiedo molto, mi duole il cuore chiedertelo. Sei mia sorella ed io tuo fratello. Ho il dovere assoluto di proteggerti, ma te la sentiresti di tornare da Azahal?» Disse. Rory si girò sconcertato. Anche Clarissa e Mirko lo furono.
«Vuoi indagare più a fondo, vero?» Risposi. Mi guardai intorno, quasi spaventata.
«Non se ne parla, è troppo pericoloso!» Intervenne Rory «Che ti prende, Spike? Vuoi farla tornare davvero in quel luogo?»
Spike lo guardò, poi disse: «Pensi che non sappia i rischi che correrebbe? Ovviamente non la manderei da sola. Voglio un team di militari e soldati assieme a lei. Inoltre, io andrò con lei! Non la lascerei mai da sola»
Spalancai gli occhi, lo stesso fece Clarissa.
«No, è troppo pericoloso. Non voglio che rischi la vita per questo!» Dissi, sconcertata.
«Abbiamo altra scelta? Più aspettiamo, più la situazione peggiorerà!» Disse, infine, Spike. Calò poi un silenzio che durò qualche minuto immenso, dove tutti cercarono di riflettere sulla situazione.
Quale poteva essere la miglior soluzione? Cosa dovevo fare?
Poi intervenne Rory.
«D’accordo. Spike, organizziamo la miglior squadra per la miglior missione della nostra vita. Ma voglio partecipare anche io! Proteggerò sia te che Reina. Se dobbiamo farlo, allora lo faremo insieme»
«Voglio partecipare anche io allora! Reina è la mia migliore amica, Spike è la persona che amo. E tu, Rory, sei come un fratello» Disse Clarissa, alzandosi dal letto.
«Contate anche me! Non vorrete lasciarmi indietro» Disse Mirko.
«No, è troppo pericoloso per voi. Dovrete rimanere qua, l’Istituto avrà bisogno di voi» Intervenne Spike.
«Ma come possiamo restare qua ad aspettare mentre voi sarete lì fuori?» Disse preoccupata Clarissa.
Guardai uno ad uno, ogni qualvolta che dicevano qualcosa. Ognuno di loro voleva fare la sua parte, era chiaro. Ma ciò mi fece preoccupare di più. Mi alzai, poi dissi: «Ragazzi, io non voglio che vi succeda qualcosa. Ci deve essere un’alternativa!»
«Tu sei vitale, è importante che tu ci vada. Tu conosci Azahal, tu conosci già quel che c’è al di là del portale» Disse Spike «E no, non posso lasciarti andare da sola».
«Siamo una squadra, Rei. Una famiglia! Per questo dobbiamo farlo insieme» Disse Clarissa. Mirko concordò con le sue parole.
Sospirai, esitai. Mi girai, strofinandomi il viso con le mani. Poi presi la mia decisione.
«Va bene, accetto. Ma dobbiamo organizzarla bene, questa spedizione. Ricordiamoci che il tempo scorre diversamente lì! Inoltre, saremo in balia di tanti demoni. Un’orda infinita! Senza contare il Re dei Demoni, Azahal»
Spike poggiò una mano sulla mia spalla, mi girai nuovamente verso di loro.
«Lo so. Infatti, la prima cosa da fare è parlarne ai piani alti. Faremo in modo di tornare tutti vivi! Te lo prometto»
Lo guardai, poi lo abbracciai. Poi dissi: «Che sia una promessa che verrà mantenuta, allora»
Mi scompigliò i capelli, poi si diresse verso la porta. «Vado ora a chiederlo, venite con me?» Domandò poi Spike. Tutti acconsentirono, pronti per seguire Spike. Tutti tranne Rory.
«Voi andate avanti, devo parlare un attimo con Reina, prima» disse.
«Va bene, vi aspettiamo davanti all’ufficio del direttore» Disse Spike, poi tutti uscirono dalla stanza.
 
Rimasti da soli, Rory non aspettò un secondo di più. Mi strinse forte a sé, rubandomi mille baci. Piansi, quando ricambiai quell’abbraccio e quei mille baci. Quanto mi era mancato, quanto mi era mancato sentire il suo respiro, il suo tocco, le sue labbra poggiate sulle mie.
«Dio, non immagini quanto avevo bisogno di te. Mi sei mancato» Dissi, dopo aver preso una tregua dai baci.
«Anche tu, parecchio. È un dolore assurdo dover resistere così finché non siamo soli, soprattutto dopo aver visto ciò» Disse, accarezzandomi. «Gliela farò pagare, vedrai. Anzi, gliela faremo pagare. Ora sei una vera combattente»
Sorrisi.
«Visto come sono migliorata?»
«Parecchio, quasi non ti riconoscevo. Pensavo di trovarmi di fronte una nuova Reina, e così è. Sei molto più forte»
«Ma smettila! Son sempre la stessa. Solo che adesso potrei farti il culo» Dissi, ridendo.
Lui mi guardò, incerto sull’ultima frase.
«Ne dubito, ma te lo lascerò credere».
Poi Rory mi bacio nuovamente. Ma in quell’attimo, si aprì la porta. Il mio cuore sobbalzò.
«Che sta succedendo?» Disse Spike, incredulo a ciò che stava vedendo.

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Capitolo 43
*** Capitolo 42 ***


Gli scivolarono le chiavi dalle mani, Spike ci guardava, era fermo e immobile alla porta. Se Azahal era già un gran problema, questo che stava per sorgere era ancora peggio. Non era così che doveva scoprirlo, pensai.
«Ti possiamo spiegare, Spike» Disse Rory, provando ad avvicinarsi a lui, ma quest’ultimo si scansò.
Spike esitò, poi si avvicinò a Rory e lo prese per il colletto della felpa.
«Rory, ti rendi conto di tutto ciò? È nostra sorella! E tu… e pure lei…» Lacrime amare scesero dagli occhi di Spike, bagnandone le guance. Aveva un’espressione così arrabbiata, così delusa, così sconcertata.
«Sorellastra. E comunque è successo e basta. Non è una cosa che abbiamo pianificato» Rory tentennò di spiegarsi, ma uscirono poche parole dalla sua bocca. Nel mentre, io rimasi immobile. Sentii le gambe pesanti come cemento, avevo voglia di buttarmi a terra.
«Non è una cosa che avete pianificato?» Disse, poi rivolse lo sguardo a me «E tu cos’hai da dire?»
Guardai Spike, poi Rory, per poi tornare con lo sguardo fisso su quello ferito di Spike.
«Io…» Presi fiato, in cerca di parole che potessero ferirlo il meno possibile. Non più di quanto lo era già, insomma. «Avrei voluto dirtelo, tanto. Anzi, volevamo dirtelo, ma non abbiamo mai trovato il momento giusto. Spike, io vi ho sempre amato. Il problema è che amo Rory in un altro modo, non nello stesso in cui amo te. Io amo te come un fratello, perché sei mio fratello. Sebbene lo sia anche Rory, io lo amo. Come tu ami Clarissa, come mamma ama papà» Presi un altro attimo di respiro, ma anche per asciugarmi le mille lacrime che scesero a non finire. Stavo per riprendere a parlare, ma intervenne Rory.
«Vale lo stesso per me. Ci dispiace, Spike. Sappiamo che ti abbiamo ferito, che ci stai guardando come due mostri»
«No, non vi sto guardando come due mostri. Sono solo… deluso. Ho bisogno di tempo, scusate» Disse infine Spike. Prima di uscire dalla porta, ricordò solo una cosa «Dobbiamo occuparci ancora di Azahal, comunque. Pensiamo a questo. Per questa cosa… Devo rifletterci sopra»
Uscì dalla porta, senza nemmeno guardarci quando disse l’ultima frase. Rory tentò di avvicinarsi, ma lo allontanai.
«No, Rory»
«Scusa. Lo so come ti senti, vale lo stesso per me» Mi guardò. Quanto amavo i suoi occhi, ma in quel momento faceva così male guardarlo.
«Già. Andiamo, adesso. Non voglio proprio parlarne» Dissi, prima di uscire dalla porta.
 
Arrivati alla sede del direttore, vidi Spike di fianco a Clarissa. Lui non guardò né me né Rory.
Mirko si avvicinò non appena ci vide, dopo aver finito di scorrere la homepage di un social.
«Dobbiamo aspettare, in direzione non c’è ancora nessuno » Disse, poi mi volse lo sguardo «Tutto bene? È successo qualcosa?» Guardò anche Rory, probabilmente in quel momento eravamo un libro aperto.
«Nulla, tranquillo» Dissi quando sul luogo arrivò qualcuno, sentii la voce alle mie spalle.
«Chi abbiamo qua? Williams uno, Williams due, Williams tre e altri due giovani studenti» Mi girai, riconoscendo il tono austero e allo stesso tempo scherzoso del direttore.
«Direttore, la stavamo aspettando» Intervenne Spike, avvicinandosi «Dobbiamo parlarle di una cosa importante»
Lo sguardo di entrambi si fece serio, quando il dirigente fece segno di seguirlo nel suo ufficio, aggiungendo: «Ne bastano tre di voi».
Clarissa intervenne dicendo di far andare solo noi tre fratelli. Così Spike, Rory ed io seguimmo il rettore, il quale ci accompagnò nella sua tana piena di librerie e libri, scaffali, gingilli vari e le due comode poltroncine di fronte alla sua scrivania perfettamente in ordine.
Con un modo talmente distante e freddo, Spike mi invitò a sedere al posto suo, mentre Rory si sedette di fianco a me. Mi rattristava quel suo fare distaccato.
Rory prese poi l’iniziativa di parlare per primo. Spiegò cosa il re dei demoni mi disse, spiegando poi gli “attacchi” che ho avuto, così li chiamò. Attacchi. Non sapendo come definirli. Spike aggiunse dello strano marchio segnato sulla mia nuca, invitandomi a girarmi su me stessa per farglielo vedere.
«Santissimi numi! Ciò che mi state raccontando è davvero preoccupante. Dovevate avvertire subito di questi attacchi accaduti a Reina, perché avete esitato? Avete idea del rischio che stavate e state correndo!?» Il tono della voce del direttore era serio, arrabbiato e preoccupato.
«Il suo rimprovero è del tutto giusto e legittimo, direttore! Tuttavia, io e Rory avevamo paura potesse succedere qualcosa a nostra sorella, se avessimo parlato. Volevamo prima indagare per conto nostro».
«Sappiamo che è stata una scelta avventata e irresponsabile» Spike guardò Rory «Ma è nostra sorella».
Guardai il dirigente, poi Rory e poi Spike.
«Cosa pensavate potessero farle? Trattarla come un esperimento o un mostro? Sapete che ci teniamo ai nostri studenti e lavoratori! Non avrei mai permesso una cosa del genere»
Il tono di Spike si fece ancora più deciso quando disse: «Lo sappiamo. Ci perdoni per questa nostra mancanza di responsabilità! Tuttavia, non siamo qua solo per questo» Il direttore guardò curioso mio fratello mentre quest’ultimo parlò della sua proposta di una missione speciale, così come la chiamò Rory.
Il dirigente si alzò e si voltò verso la libreria che si trovava dietro la sua poltrona da ufficio, mettendosi di spalle a noi.
«No, è troppo rischioso. Mandare dei militari professionisti nel mondo dei demoni è un conto, mandare voi è un altro. Rory è uno studente prodigio, lo ammetto. Ma è troppo giovane! Reina, Clarissa e Mirko sono ancora più giovani e inesperti. Anche mettendovi al fianco di una squadra di specialisti, è troppo rischioso» Disse poi. «Inoltre, non siamo ancora pronti per mandare un esercito oltre i portali! Nessuno rischierebbe la vita per una missione suicida».
«Io sì» Una voce risuonò nella stanza, che mi parve di riconoscerla. Ci girammo tutti sorpresi al sentire l’intervento di una voce esterna al nostro gruppo.
«Noi, volevi dire» Corresse la seconda voce.
«Ci scusi l’intromissione, la porta era aperta e avevamo un appuntamento con lei» Disse poi la prima voce «Abbiamo sentito tutto».
Mi alzai sorpresa.
«Alexander! Leon!»
«Williams, è bello vederti in forma» Disse Leon sorridendomi. Spike chiese spiegazioni a entrambi.
«Noi siamo i militari che hanno addestrato Reina. Noi conosciamo di cosa è capace, delle sue capacità»
«E se questa missione può aiutarla, noi siamo disposti a partire con voi. Possiamo radunare tutta la nostra squadra di specialisti»
Il direttore passò una mano sul viso, strofinandosi gli occhi.
«Stiamo parlando di mandare dei ragazzini in un mondo popolato da demoni. Anche se sarete al loro fianco, non è possibile»
Infine, intervenni io.
«Abbiamo altra scelta? Direttore, io conosco Azahal. Se escogitiamo un piano, potremo tornare tutti vivi»
Così il direttore fece un grosso sospiro. Poi un altro sospiro, il terzo e ancora un altro. Guardò Alexander, Leon, Rory e Spike. Erano tutti decisi e sicuri di ciò che vollero fare.
«E sia. Organizzeremo la spedizione nel mondo dei demoni. Ci sarà un gran lavoro da fare adesso, quindi starete sotto le mie regole e condizioni per ciò che andremo a preparare».

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