Prince of Persia - Le sabbie del tempo

di The Bride of Habaek
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Persian Dream ***
Capitolo 2: *** The Forgotten Sands ***
Capitolo 3: *** Daydreamer ***
Capitolo 4: *** THE PRINCE WHO CONTEMPLATED HIS SOUL ***
Capitolo 5: *** Haboob ***
Capitolo 6: *** The Garden of Time ***



Capitolo 1
*** Persian Dream ***


Persian Dream
"
Molti credono che il tempo sia come un fiume che scorre lento in un'unica direzione, ma io che l'ho visto da vicino posso assicurarti che si sbagliano. Il tempo è un mare in tempesta, forse ti chiederai chi sono e perché io parli così, siediti e ti racconterò la storia più incredibile che tu abbia mai sentito...
"

Racconta Dastan

"
L'avevo vista veramente? O i sensi mi avevano ingannato? Per un peso troppo grave di quegli orrori, evocando un fantasma. Non mi sarei dato pace finché non l'avessi trovata.
"
Attraversai la foresta con la velocità con cui un fulmine squarcia il cielo, raggiunsi l'accampamento: non ci fu nessuna battaglia. Ero stato addestrato per combattere, ma dopo tutto quello che avevo vissuto capii che la sola cosa giusta da fare era far si che quel conflitto non avvenisse. Era un po' come spezzare un sortilegio, disfare una profezia. Così facendo la Principessa Farah non sarebbe diventata un ostaggio, forse non m'avrebbe mai amato, ma nemmeno odiato. Riavvolgere le Sabbie del Pugnale ha salvato molte persone, un intero Regno, anche se ha dissolto la mia esistenza dalla mente di lei, riportando indietro il tempo, a prima che tutto iniziasse compreso il nostro amore.
Era lì dinanzi a me l'accampamento persiano, l'esercito attendeva il ritorno del suo Principe guerriero come un tuareg in cerca di un'oasi nel bel mezzo del deserto. Per loro il tempo scorreva usualmente, nulla era accaduto e nulla sarebbe successo.
"Principe Dastan!"
Urlò un soldato in lontananza venendomi incontro.
"Vi stavamo cercando, siamo pronti ad attaccare il Palazzo del Maharajah!"
"Quest'oggi non ci sarà alcun conflitto. Riferisci alle truppe questo messaggio: stanotte partiremo per tornare in Persia."
"Sarà fatto Signore!"
La recluta abbandonò la mia tendopoli ansiosa di riferire all'intero esercito persiano che non ci sarebbe stata alcuna Guerra.
Presi il mio taccuino ed iniziai ad annotare tutte le cose incredibili che mi erano accadute. Avrei potuto scrivere un libro per quanto onirica e folle fosse stata la mia avventura dal giorno in cui, per la prima volta, strinsi tra le mani il Pugnale contenente  le Sabbie del Tempo. E pensare che ero venuto fin qui per ridurre in schiavitù l'India, un intero Regno da piegare al mio volere, ma infine ho scoperto che non sarebbe stata una scelta saggia. Il pugnale e la Clessidra contenente le Sabbie, mi hanno permesso di porre rimedio ai miei errori.  Se non fossi giunto fin qui molto probabilmente non avrei mai conosciuto la Principessa Farah, il perfido Visir Zervan e molti altri. Insieme a lei ho attraversato deserti, scalato mura insormontabili, sconfitto nemici dai poteri tre volte superiori la norma. Ho vissuto cose che vanno ben oltre una fervida immaginazione, ma i ricordi migliori sono sempre legati a lei, che ora mi ha dimenticato. Non per suo volere, ma per volere delle Sabbie del Tempo che hanno salvato la sua vita e quella del suo Impero, ma si sa che bisogna sempre rinunciare a qualcosa di molto importante per una grande impresa, gli Eroi sono quelli che ci rimettono sempre: la vita o la memoria. Con ciò non mi sto definendo un Super-Uomo o qualcosa di simile, sono solo un Principe uno fra tanti, con la sola differenza che tra le mie mani era stato posto un Pugnale in grado di cambiare il corso degli eventi.



 

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Capitolo 2
*** The Forgotten Sands ***



Ero totalmente immerso nei miei pensieri quando udii alcune guardie discutere animatamente, così decisi di uscire dalla tenda e capii il perché di tutto quel trambusto.
"Principe Dastan! Abbiamo provato a fermarla ma..."
"Fatela entrare! Lasciatemi solo con la Principessa. Potete andare a riposare, me ne occuperò personalmente."
Avrei potuto riportarla nelle sue stanze, a Palazzo, ma era notte fonda e attraversare la foresta con quell'oscurità non era molto raccomandabile. Tra la fitta vegetazione si nascondevano animali di ogni specie e grandezza, avevo con me la Spada ma non il Pugnale. Se le fosse accaduto qualcosa non avrei potuto riportare indietro il Tempo. Avevo vissuto esperienze ben peggiori, molto più rischiose e atipiche, ma in quel frangente non me la sentii di mettere in pericolo l'incolumità di Farah. Avevo l'occasione di risvegliare i suoi ricordi e di passare del tempo solo con lei, dovevo cogliere l'attimo.
"Principessa, come posso aiutarvi?"
Lei entrò nella tenda indossando un abito leggero, che lasciava intravedere le sue raffinate forme.
"Vorrei sapere come fate a conoscere quella parola e poi..."
Fece una breve pausa scrutandomi più da vicino.
"...vorrei conoscere il vostro vero nome."
"Sono il Principe Dastan, legittimo erede al Trono di Persia. Siete sempre così diretta Principessa, è proprio questa qualità che vi rende autentica."
Affermai per stuzzicarla, era quello che pensavo di lei.
"Come fate a saperlo?"
"Mi riferivo a voi donne, anche se è una qualità innata per chi appartiene ad una casta ingente come la vostra."
"Capisco, non so se interpretarlo o meno come un ossequio. Non avete ancora risposto alla mia domanda."
Affermò lei mossa da uno strano miscuglio di curiosità e smania.
"Se vi riferite a "Kakolukiam", credo di averla udita in uno dei miei viaggi onirici."
Mento spudoratamente.
"Come mai vi interessa tanto?"
"E' una strana coincidenza. Quando ero piccola, mia madre mi insegnò una parola magica. Se avessi avuto paura sarebbe bastato pronunciarla e subito si sarebbe aperta una porta magica… non l’avevo mai detto a nessuno."
Affermò lei interdetta.
" Lo credo! È la cosa più infantile che abbia mai sentito!"
Esclamai con un velo d'ironia.
"Dico sul serio, come fate a conoscere quella parola?"
"Ve l'ho detto Principessa, mi è stata riferita in un sogno. Forse era molto più reale di quanto potesse sembrare. Voi credete nel Destino?"
Risposi alla sua domanda con un'altra domanda. Il tempo iniziò a scorrere velocemente, era come se le Sabbie del Tempo fossero tornate nel Pugnale. I suoi occhi s'accesero e lessi l'interesse sul suo volto. Forse potevo ancora convincerla del fatto che eravamo Destinati, che esserci incontrati in quel frangente non era stato solo un caso.
"Si, credo che le cose accadano perché devono accadere ma credo anche che, in qualche modo, il fato vada alimentato. E' come una fiamma viva, se il fuoco non viene attizzato essa si affievolisce e muore."
"Sono d'accordo. Bisogna sempre rinascere dalle proprie ceneri, come fossimo un'Araba Fenice."
Eravamo seduti a gambe incrociate sotto la mia tendopoli e parlavamo di così tante cose che il Tempo sembrò arrestarsi, ma in realtà scorreva come un fiume in piena. Man mano stavamo riacquisendo quella confidenza che avevamo prima che utilizzassi il Pugnale e la Clessidra. Magari un giorno lei si sarebbe innamorata nuovamente di me, ma era ancora presto per poterlo pronosticare.

 

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Capitolo 3
*** Daydreamer ***


"In verità sono giunta fin qui per consegnarti il Pugnale. Non saprei come utilizzarlo: t'appartiene."
Farah, senza nemmeno accorgersene, mi diede del tu. Ero così felice, mi sembrò di sfiorare il cielo con un dito. Forse nella sua mente stava riaffiorando qualche ricordo legato a noi, all'avventura che avevamo vissuto indossando la nostra armatura migliore "la forza di volontà", l'Amore per la Patria, ma anche l'Amore che tra noi era sbocciato come un miraggio nel bel mezzo del deserto.
"Te ne sono grato, dico sul serio. Appartiene al tuo Regno dall'alba dei secoli, sei proprio convinta di volerlo affidare ad un perfetto sconosciuto?"
"Ne sono più che sicura. Non so per quale motivo, ma sento che di te posso fidarmi."
Affermò con lieve imbarazzo.
"Vorrei poter restare, ma ho già riferito alle mie truppe che all'alba ripartiremo per la Persia."
Annunciai a malincuore, distogliendo la Principessa dal suo stato trasognante.
"Così presto?"
"Non ho alcun motivo per restare. Ho promesso a mio padre, il potente Re persiano Shahraman, che sarei tornato al Palazzo del Sultano dopo aver terminato la missione. Siccome non ci sarà alcuna battaglia, non mi resta altro da fare se non tornare in Persia e cercare di persuaderlo, far sì che l'India e la Persia non siano più ostili fra loro ma alleate. Verresti via con me, Principessa?"
Farah ascoltò il mio monologo attentamente, rimase in silenzio il Tempo necessario per prendere la decisione adatta alle sue intenzioni.

Siamo noi a scrivere il nostro destino.
Il Tempo è un mare in tempesta.
"Perché no. Non sono mai stata in Persia!"
Esclamò dedicandomi un ampio sorriso.
Quella notte non chiusi occhio, diedi alla Principessa la mia branda per riposare un po' prima della partenza, mentre io mi accontentai di una stuoia.
Smontai la tendopoli, seguito dai miei uomini e in poche ore partimmo alla volta della Persia. Chiesi a Farah se, prima di avviarci per quel lungo ed estenuante viaggio, avesse intenzione di avvisare qualcuno della sua decisione, ma lei rispose che era libera di decidere da sola qual'era la cosa giusta da fare ed io non obiettai.


 

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Capitolo 4
*** THE PRINCE WHO CONTEMPLATED HIS SOUL ***


“Gli atomi danzano. Grazie a Lui l'universo danza. Le anime perdute nell'estasi danzano. All'orecchio ti dirò dove la sua danza le conduce. Tutti gli atomi nell'aria e nel deserto la sentono come se fossero inebriati. Ogni atomo, felice o miserabile, è innamorato del sole di cui nulla può essere detto.”

"E' una sorta di enigma?"
Mi chiese la Principessa mentre cercavo di intrattenerla durante il viaggio, quando me ne uscii con una delle tante frasi tratte dalla storia del "Principe che contemplava la sua anima".
"Qualche Luna fa, mi narrarono la storia di un Principe che ha abbandonato il suo Regno e le sue ricchezze per rimanere accanto ad uno specchio d'acqua nel deserto fissandolo nelle sue profondità, per contemplare la sua anima. Questa era una delle tante riflessioni legate alla leggenda. In verità non si sa per certo se sia esistito realmente o se il suo fu solo un mito..."
"Interessante, secondo te è esistito?"
La sua curiosità  era stimolante. Farah non ascoltava per rispondere ma per comprendere.
"Non lo escluderei. Mi piace pensare che lui, o la sua anima, vaghi ancora per i deserti di tutto il Mondo senza fissa dimora."
"Un avventuriero, come te."
"Magari era un mio antenato!"
La Principessa continuò a dialogare sempre con maggior scioltezza. Ci fermammo in un'oasi di passaggio a causa del caldo torrido, il Sole somigliava sempre più ad un anello infuocato. Saremmo ripartiti al crepuscolo, l'unica cosa che potevamo fare in quel frangente era aspettare che la Luna prendesse il posto del Sole.
"Cos'avrei in comune con lui?"
Chiesi a Farah nel frattempo.
"Per prima cosa la casta, dopodiché lo spirito avventuriero ma anche un'altra cosa non meno importante."
"Quale?"
"L'umiltà, unita alla generosità e al coraggio. Dastan, quando ti ho guardato per la prima volta ho visto qualcosa in te, inizialmente non sapevo cosa fosse, poi capii. Non sei quel genere di uomo che rincorre le ricchezze, altrimenti non m'avresti mai reso il Pugnale del Tempo. Non avresti risparmiato il mio Regno se tu fossi stato un Principe bramoso di Potere."
"Ne sono lusingato Principessa, terrò bene a mente le tue favelle nonché perle di saggezza. Non credevo che oggi avremmo trascorso il Tempo scambiandoci ossequi!"
Esclamai con sarcasmo.
Eravamo seduti sotto una palma a ridosso di una pozza d'acqua, istintivamente afferrai la sua mano per stringerla fra le mie. Farah mi guardò con lieve imbarazzo, poi però si lasciò andare finché non allentò la presa dicendo:
"E' quello che penso... non montarti la testa!"
Affermò in chiave ironica.
"Non lo farò, non è nella mia natura."
Replicai senza batter ciglio.

"In verità, io credo che tu abbia paura di lasciarti andare Principessa. Non devi temere. Sono stato forgiato per diventare un uomo, prima di essere un Principe e un futuro Re. Ho trascorso molto tempo sia con il Popolo che con la Nobiltà, allenandomi duramente per diventare una buona guida e non un semplice privilegiato vissuto all'interno delle quattro mura. Ho sempre lottato Farah, continuerò a farlo anche per te e..."
"Dastan."
Lei mi pose l'indice sulle labbra come per zittirmi e disse:
"Stavo scherzando. Non ho mai conosciuto nessuno come te."

 

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Capitolo 5
*** Haboob ***



"Quando si varca l’arco di ingresso al tempio dei sogni, lì, proprio lì, c’è il mare."
- Luis Sepùlveda -
"Cosa?"
Le nostre labbra s'avvicinarono, eravamo così vicini... un soldato mi chiamò e dovetti rispondere.
"Principe Dastan! Venite presto!"
"Cosa sta succedendo??"
"Guardate voi stesso!"
Mi alzai in piedi di scatto e capii che qualcosa non andava.
"Una tempesta di sabbia! Farah, seguimi!"
Qui non siamo al sicuro.
Strappai un pezzo di stoffa dal mio abito e ne feci una bandana, lo avrei utilizzato per proteggere naso e bocca dalla polvere. Chiesi alla Principessa di fare la stessa cosa, poi ci nascondemmo sotto un enorme masso a contatto con la sabbia.
"Chiudi gli occhi, finirà ancor prima che tu possa accorgertene."
Lei non esitò, seguì le mie istruzioni alla lettera.
L'Haboob ci travolse interamente, poteva durare istanti o giorni, non avevo certezze in merito. Dovevo solo aspettare pazientemente che il cuore della tempesta si placasse prima di tentare qualche spostamento.
"Farah, stai bene?"
"Si."
La coprii con il mio corpo facendo sì che la sabbia non la raggiungesse.
Non era la prima volta che affrontavo una situazione simile, ma per lei era diverso, sentivo di doverla proteggere. I miei uomini si appostarono seguendo le mie direttive, sapevano cosa fare e quando muoversi. Mi spostai più in là portando con me la Principessa, quasi trascinandola, quando ormai il cuore della tempesta si era placato. Ritrovai i miei guerrieri con il volto coperto e gli occhi serrati per non lasciar entrare la polvere. Dissi a Farah che il peggio era passato, che non doveva preoccuparsi di nulla.
"Possiamo riavviarci? Non vedo l'ora di scoprire le bellezze della tua terra!"
Affermò non appena fummo nuovamente faccia a faccia, a viso scoperto.
"Ripartiremo immediatamente. E' rischioso prolungarsi in questi luoghi. Il deserto non è solamente sole e polvere, ma Tempesta di Sabbia!"
Così dicendo, mi arrampicai con scatto felino su una palma e tirai giù un cocco.
"Afferralo Principessa! Non sarà servito su un vassoio di cristallo, ma è sempre meglio di niente!"
"Grazie, ne avevo un gran bisogno!"
Lo sorseggiò in pochi attimi, ma non lo finì. L'altra metà la conservò per me.
"Prendila, Principe. Il mio ultimo desiderio è vederti disidratato!"
L'afferrai ed ingurgitai il succo. Lei mi guardava con il sorriso in volto, chissà cosa stava pensando, quali strane fantasie affollavano la sua mente.
"Come riesci ad arrampicarti in quel modo senza romperti l'osso del collo? E' impressionante!"
"Lo faccio da quando ero bambino. Per me è la cosa più naturale del Mondo! Come del resto lo è per te il tiro con l'arco."
"Come fai a saperlo?"
"So molte cose di te, Principessa."
"Inizio quasi a credere a quella storia che mi hai narrato prima di venire qui... Ma in quel caso: perché, adesso, non hai utilizzato il Pugnale del Tempo?"
"Non ne avevo bisogno, nessuno è morto o rimasto ferito durante l'Haboob. Le Sabbie del Tempo vanno preservate, nulla dura per sempre."



 

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Capitolo 6
*** The Garden of Time ***


Farah iniziava a credere alla mia storia, magari un giorno gliel'avrei illustrata nel dettaglio passeggiando insieme presso il Cortile della Luna.

"Fu allora che vissi l’effetto luna piena. L’avevo chiamato così. Mi sentivo come una grande luna che continua a crescere piano piano, notte dopo notte, per arrivare allo stadio completo, luminosissimo, in cui niente manca, niente è di troppo… Nella vita di tutte noi c’è una luna piena. Se soltanto sapessimo riconoscerla per godercela almeno un po’, per sentirci diafane e realizzate."
- Marcela Serrano -

Il nostro viaggio proseguì, mancava poco e le avrei mostrato il luogo dove sono cresciuto. La Principessa era una donna curiosa, non particolarmente solare... se avessi dovuto descrivere la sua personalità l'avrei paragonata alle fasi lunari. Osservandola da vicino lei sapeva irradiarti con i suoi raggi, farti sentire a casa nel suo mondo fatto di fantasia e bellezza. Farah era solita andare oltre la superficie, attraversava ogni cosa che incrociava sul suo cammino e se necessario combatteva per ciò in cui credeva. In lontananza vidi ergersi in tutta la sua magnificenza il Palazzo dello Scià. In quel preciso istante mi tornarono in mente molti ricordi legati alla mia infanzia e adolescenza, lì ero stato forgiato come una spada dalla lama incandescente. Mi sarebbe bastato schioccare le dita e avrei visto realizzarsi ogni mio desiderio. Ero una sorta di Aladdin Persiano, che possedeva un Pugnale del Tempo anziché una Lampada Magica.
"Dastan, questo posto è... Meraviglioso!"
Esclamò Farah una volta oltrepassato l'arco d'ingresso, destandomi dai miei pensieri. Esso designava la fine del deserto e l'inizio di un Regno Immenso e Glorioso.
"Sono felice che sia di tuo gradimento. Sono certo che il Palazzo dei Re ti lascerà senza fiato!"
Procedetti al trotto, mostrandole le zone periferiche, la piazza del mercato, il campo di addestramento, i monumenti principali e molto altro.
Era tutto ciò che io e la Persia avevamo da offrirle come biglietto di benvenuto.
"Resterei qui in eterno."
Affermò come se stesse parlando fra sé e sé.
"Puoi stare qui tutto il Tempo che desideri, Principessa. Sei mia ospite."
Le riferii senza troppi fronzoli.
"Te ne sono infinitamente grata!"
Esclamò entusiasta.
Una volta giunti al Palazzo dello Scià, nonché la Residenza per eccellenza di Principi e Re Persiani, non ottenni una vera e propria accoglienza.
Mio padre, il Grande Re Shahraman, mi convocò e dovetti chiedere a Farah di aspettarmi nel Giardino del Tempo. Immaginavo già per quale ragione ero stato chiamato, non era la prima volta e sicuramente non sarebbe stata l'ultima. Ero il Principe ribelle, spesso disubbidivo per inseguire i miei istinti ma d'altronde non avevo altra scelta. Chi mai avrebbe usurpato un Popolo sapendo che non era la cosa più giusta da fare? Avrei di gran lunga preferito l'esilio, piuttosto che tradire il mio cuore e la coscienza.


 

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