La rivincita delle rosse

di Lunasyriana
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un pomeriggio in piscina ***
Capitolo 2: *** Un coccodrillo per amico ***
Capitolo 3: *** Sogno o son desta? ***
Capitolo 4: *** La tigre affammata ***
Capitolo 5: *** Per sempre mio ***



Capitolo 1
*** Un pomeriggio in piscina ***


Ma chi me l’ha fatto fare!” pensò Kaori visibilmente alterata, mentre indossava il costume da bagno nello spogliatoio della piscina comunale di Shinjuku.

Si trovava tra Saeko e Reika. Le due sorelle Nogami, approfittando della calda giornata estiva, avevano avuto la geniale idea di invitare la ragazza in piscina.

Reika si stiracchiava la schiena, lamentandosi per il peso eccessivo del suo voluminoso davanzale, suscitando la comprensione della sorella, equamente ben fornita. Tuttavia, ciò, attirava le maledizioni della povera Kaori.

Questa situazione, già di per sé pesante, venne condita da un “Beata te che non hai di questi problemi, Kaori” detto da Saeko che poi aggiunse “Sapessi che problemi a trovare la taglia giusta. Le coppe sono perennemente piccole”

“Per non parlare delle attenzioni non richieste degli uomini. Non ti guardano mai negli occhi” aggiunse sarcastica Reika

“Eh, già… sono proprio fortunata” ringhiò a denti stretti Kaori.

L’accesso alla zona della piscina fu l’ennesima doccia fredda, non intesa come quella messa a disposizione dei clienti per lavarsi, bensì alla reazione del pubblico maschile all’ingresso delle tre regazze.

Saeko indossava uno stupendo bikini color blu notte senza spalline con dei brillantini sulle coppe che lo rendevano elegante. Il tutto era completato da un pareo bianco ricamato e un cappello dello stesso colore e foggia. 

Reika, come suo solito, aveva optato per una soluzione più appariscente che lasciava poco spazio all’immaginazione e sottolineava la sua perfetta forma fisica. La minore delle sorelle Nogami indossava un due pezzi bianco super sgambato e probabilmente anche di una taglia più piccola considerando quanto la stringeva. 

Invece Kaori aveva scelto di indossare un costume a pezzo intero a righe verticali sulle tonalità del verde che il  suo socio, Ryo, aveva ribattezzato “il tubo” per rimarcare la mancanza di rotondità femminili. La martellata, che gli aveva tirato quel giorno in risposta all’ennesima offesa, era finita sul telegiornale. La scossa prodotta era stata talmente potente da venire percepita dai sismografi dell’università di Tokyo.

Ritornando alla piscina, quasi tutti i ragazzi presenti guardavano le tre ragazze che andavano a prendere posto sulle sdraio. Purtroppo, a ben vedere da vicino, la realtà mostrava che a essere messe sotto la lente d’ingrandimento erano solo due di loro, visto che Kaori sembrava quasi trasparente. Anche tra gli sguardi riservati alle sorelle Nogami c’era differenza: tra quelli che  guardavano Saeko non mancava anche qualche donna che probabilmente ne invidiava l’eleganza nel portamento e nel vestire. Quelli che invece guardavano Reika erano solo uomini giovani e meno giovani con il viso arrossato e palesemente ipnotizzati dal suo passo ondeggiante.

“ALLORA? CHE C’é? VOLETE UNA FOTO?” esplose Kaori verso un gruppetto che sembrava essersi dimenticato persino di respirare.

“Lasciali stare non ne vale la pena. Io e Reika ci siamo abituate” disse Saeko con noncuranza, mentre si sedeva sullo sdraio. 

“E poi al confronto di certi il loro arrossire e osservare da lontano è quasi tenero”.

“Tenero un corno!” ribattè Kaori inarcando le sopracciglia” se sono già così adesso crescendo diventeranno certamente dei maniaci”.

“A proposito” si aggiunse Reika “ma il piccolo Ryo non doveva venire con noi?” facendo finta di non essersi accorta subito della sua assenza.

“Il piccolo Ryo aveva da lavorare” ribatté Kaori acida, aggiungendo una risatina maligna.

Se qualcuno avesse potuto guardare all'interno dell'appartamento che il “piccolo Ryo” e Kaori condividevano avrebbe visto un uomo disperato che, dopo essersi liberato da una serie di catene e lucchetti stava cercando di superare l’intricato labirinto di trappole che lo separava dall'uscita di casa gridando “BIKINIIIII”.

“Ecco perchè ieri mi hai chiesto di accompagnarti a comprare quel costumino striminzito” disse ridendo Saeko alla sorella.

“Non so di che parli” rispose Reika con un finto sorriso, un pò per imbarazzo, un pò perché conosceva la possibile reazione di Kaori.

“Spiegami cos’è sta storia” sibilò Kaori a pochi centimetri dal viso di Reika.

“Ma no. Niente. Saeko ti sta prendendo in giro. Io… a ecco vado a fare una nuotata. Ciao”

Mise così qualche passo tra lei e Kaori, ma poi aggiunse “Bè in fondo lo faccio anche per te. Dovresti ringraziarmi, sai?”

“In che senso?” chiese Kaori interdetta.

“Semplice. Ti lamenti sempre dei soldi e Ryo per poterne vedere un pò è costretto a comprare delle riviste” affermò sottolineando il proprio seno abbondante.

“ORA TI INSEGNO IO A FARE LA BUONA SAMARITANA!!!!” le urlò contro la rossa.

Gli occhi di Kaori brillavano di una luce violacea che ricordava le gemme degli inferi e la bocca era deformata in un ghigno satanico. Dal nulla un immenso martello apparve nelle sue mani e con movimento esperto caricò dietro la schiena un colpo potenzialmente letale.

Fiiiiii, fiiii, fiiiii

“Non si possono usare simili oggetti a bordo vasca” la redarguì il bagnino.

“Mi scusi” disse Kaori con un filo di voce per l’imbarazzo e facendo scomparire all’istante l’arma di distruzione.

“Lei invece può usare tutto ciò che vuole. Sono a sua completa disposizione” esordì lo stesso bagnino in tono soave appoggiandosi alla sdraio di Saeko

“Ma che gentile” rispose lei in tono civettuolo

“E ti pareva” singhiozzò Kaori a testa bassa.   

 

Il pomeriggio proseguì più o meno sulla stessa nota. Saeko sotto l’ombrellone civettava con il bagnino che, con sapienti movimenti messi a punto nel corso di numerosi approcci alle clienti della piscina, non mancava di mettere in mostra il fisico perfettamente scolpito e abbronzato.

Il poverino, preso dalle sue manovre di rimorchio, non si accorgeva che anche gli ammiccamenti e gli sguardo di Saeko erano egualmente studiati e frutto di un'esperienza di anni. Era risaputa la sua abilità di sfruttare gli uomini per i propri interessi, Ryo primo fra tutti. Per lei era solo un simpatico passatempo niente di più e niente di meno. Probabilmente in profondità, ma molto in profondità, le dispiaceva illudere così quel poveretto che immaginava un possibile seguito amoroso, che naturalmente avrebbe visto solo nei suoi sogni.

Reika dal canto suo era leggermente differente dalla sorella. Con l’asciugamano portato a bordo vasca, aveva causato un aumento dei ragazzi che nuotavano in quella zona. I più coraggiosi le avevano persino rivolto la parola. E se inizialmente appariva stizzita dalle loro attenzioni, successivamente il suo atteggiamento mutava non appena si rendeva conto che Kaori, assorta nella lettura di un libro, ogni tanto alzava lo sguardo nella sua direzione. Per Reika, dimostrare alla sua rivale in amore la sua capacità di attrarre a sè le attenzione dell'altro sesso, era sia un fattore di orgoglio  sia un passo avanti nella realizzazione del suo piano.

Come già detto, Kaori cercava di abbronzarsi e per farlo si era messa a leggere in piena luce, alzando ogni tanto lo sguardo verso Reika. Quello che non si poteva vedere era che borbottava coperta dal libro .

“Smorfiosa, bugiarda, infingarda, maniaca, come se non avessi capito che cosa stai facendo. Ma non ti vergogni? Saranno di poco maggiorenni. E adesso che fa?“ nel porsi quest’ultima domanda aveva visto Reika cambiare posizione: da supina si era girata a pancia sotto mettendo le braccia incrociate sotto di sé e inarcando la schiena. Questa posizione le permetteva di osservare meglio le reazioni di Kaori nonché di stringere i seni con le braccia facendoli apparire ancora più grandi per la felicità del ragazzo più vicino.

E guarda quel fesso” pensò ancora Kaori  “se fossi solo un pò più rotondetta sbaverebbe dietro anche a me”. Il suo sguardo si incupì leggermente mentre lo abbassava, ma non sul libro, bensì sul proprio torace. Era talmente poco sviluppata che, anche guardando dalla sua prospettiva, il costume aderiva perfettamente al petto non creando la minima scollatura. 

Se fossi un pò più rotondetta anche lui mi vedrebbe come una donna, e non solo come una socia”. La tristezza lasciò il posto ad un lampo di rabbia “e ricaccerei in gola l’ego a quella li” aggiunse rialzando lo sguardo verso Reika. 

Fu allora che si accorse che qualcosa stava avvenendo. I ragazzi vicino alla sua amica si stavano agitando e due si erano già allontanati. Anche il terzo appariva in imbarazzo e desideroso di seguirli. Reika rimase stupita del repentino cambiamento, ma ci mise poco a capirne il motivo.

Una donna era da poco entrata in piscina e aveva monopolizzato le attenzioni di tutti i presenti.

Era alta circa un metro e ottanta con una folta capigliatura bionda dai riflessi dorati. Alle caviglie sottili portava una cavigliera dorata. Le gambe erano lunghe ed affusolate e, sebbene le cosce  fossero muscolose, erano molto armoniose, aveva dei fianchi provocanti. I glutei erano sodi come quelli delle ballerine professioniste che ogni tanto Kaori vedeva in televisione. Il punto vita era estremamente sottile, e questo era sottolineato anche dal suo particolare più accentuato, il seno. Due semisfere perfette talmente sode da non muoversi minimamente mentre camminava e talmente grandi da sembrare dei meloni. Erano sicuramente sproporzionate ma abbinate alle braccia affusolate e al collo elegante creavano un effetto d’insieme assolutamente dirompente. Come se non bastasse possedere un fisico che avrebbe fatto sfigurare buona parte delle modelle di Hollywood, la donna indossava un costume che non lasciava nulla all'immaginazione, un bikini a triangoli rosa con un tanga abbinato.

Due cose, però, apparivano fuori posto: la prima era il viso estremamente giovanile, ingentilito ulteriormente da un paio di occhiali; la seconda era l’atteggiamento. Si potrebbe pensare che un tale personaggio sia abituato ad attirare costantemente le attenzioni degli uomini fino a saperle gestire o sfruttare. Saeko e Reika erano esempi viventi di questa teoria. L’amazzone bionda, invece, era in grande imbarazzo e cercava di allontanarsi da un gruppetto di ammiratori troppo invadenti.

“Pfff. Provo pietà per quelle poverine che non si sanno accettare come sono” disse Reika con sdegno.

“Sorellina, l’invidia non ti dona” intervenne Saeko molto divertita.

“E di cosa? È talmente piena di plastica che se fa il bagno in mare la multano come rifiuto non biodegradabile”.

“E tu che ne sai che è rifatta?” chiese Kaori.

“Ma mi prendi in giro?” rispose Reika in tono altezzoso. 

“Capisco che tu di bellezza femminile non ne capisci niente, ma solo un cieco non noterebbe che quei due palloni da volley sono palesemente finti” aggiunse nello stesso tono.

Appena terminata la frase, Reika si accorse di ciò che aveva combinato. 

“E certo! Io cosa potrei mai saperne di bellezza femminile…” il tono di Kaori era glaciale, aveva posato il libro e tutti i suoi muscoli si stavano contraendo facendola tremare di rabbia.

“Suvvia Kaori, Sono certa che Reika scherzava” cercò di sdrammatizzare Saeko “Lo ha detto solo per ridere”.

“ VEDIAMO COME RIDE SENZA DENTI” urlò Kaori furibonda mentre si alzava di scatto.

“ATTENTA!” le urlò Reika di rimando, indicando un punto alle sue spalle.

Nessuna delle tre infatti si era accorta che l’amazzone bionda, nel tentativo di sfuggire alle attenzioni dei ragazzi , era corsa nella loro direzione. Kaori si girò giusto in tempo per ritrovarsi l’enorme seno della bionda stampato in faccia, e cadere assieme a lei a terra. 

La povera Kaori, schiacciata dal peso non indifferente, provò ad aprire bocca, nel vano tentativo di respirare. Purtroppo accadde l’inevitabile. Kaori morse, involontariamente, il laccetto del reggiseno della bionda, già sottoposto ad una trazione notevole, che non fece altro che cedere rovinosamente. Il risultato fu la prorompente liberazione del seno e un conseguente aggravarsi della respirazione di Kaori. La biondona certo non si aspettava la caduta, né tantomeno di finire in topless. Si alzò di scatto e con un urlo disperato cercò di coprirsi con le mani correndo a perdifiato verso gli spogliatoi, lasciando dietro di sé una schiera di ammiratori storditi, ma sorridenti e una Kaori completamente inebetita.

Saeko si avvicinò, inginocchiandosi accanto alla povera Kaori e le disse:

“Tutto bene?”

“...” nessuna risposta e occhi dilatati.

La poliziotta, intuendo lo stato emotivo dell’amica, si alzò e, porgendole la mano, cercò di rimettere in piedi anche la rossa.

Delicatamente la fece sedere sullo sdraio e le porse dell’acqua. Kaori bevve tutto d’un fiato e quasi sbattendo a terra la bottiglietta esclamò:

“Urca! Pensavo di morire soffocata!”

“Effettivamente hai corso un bel rischio” le rispose la poliziotta ridendo.

“E cosa sarà mai per due tette di plastica?!” intervenne sarcastica Reika. Poi per punzecchiare maggiormente la ragazza infierì dicendo: 

“Al posto tuo, Ryo non avrebbe fatto tutte queste storie”.

Kaori ci vide rosso e urlando l’apostrofò: 

“TI RICORDO CHE SONO UNA DONNA!!! NON SONO UN PORCO PERVERTITO COME QUELLO!!” e aggiunse ormai esasperata “Basta! Non ne posso più! Torno a casa!”

Si alzò, prese le sue cose e si diresse verso lo spogliatoio femminile.

Saeko e Reika si guardarono con un’alzata di spalle e tornarono, come se nulla fosse, a rilassarsi.

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Capitolo 2
*** Un coccodrillo per amico ***


Appena entrata nello spogliatoio Kaori si ritrovò di fronte la giovane donna che l’aveva travolta. Entrambe arrossirono di colpo e, scattando a velocità sorprendente, la bionda scappò dall'uscita gridando un “mi dispiace”.

Kaori la inseguì, cercando di fermarla. Voleva scusarsi, l'aveva umiliata, sebbene involontariamente. Nell’attraversare la porta inciampò su un borsone da palestra, andando lunga distesa. Dopo essersi rialzata si accorse che il borsone che aveva calciato aveva il laccio reggi-spalla slacciato. La ragazza pensò potesse appartenere alla giovane donna che nella fretta di uscire non si era accorta della perdita.

Kaori, con l’intenzione di riconsegnare il borsone alla legittima proprietaria, si diresse alla reception. Lì, le addette le risposero che la donna che stava cercando era corsa via piangendo.

E ora cosa doveva fare? L’unica soluzione che le venne in mente fu tornare nello spogliatoio a vestirsi, e cercare qualche indizio. Certo sarebbe stato più semplice lasciarlo alla reception, ma voleva a tutti i costi scusarsi con lei.

Era stato un caso ma, mettendola così in imbarazzo, si era comportata un pò come Reika. Le aveva tolto la dignità e Kaori sapeva bene cosa volesse dire essere in imbarazzo per il proprio corpo. 

Il contenuto del borsone era estremamente in disordine. Probabilmente era stato preparato in fretta e furia. Un asciugamano appallottolato conteneva i resti del costume da bagno assieme alle ciabatte. Sotto vi erano un bagnoschiuma ed uno shampoo. In una tasca laterale un piccolo asciugacapelli. Nell'ultima tasca trovò un flacone di plastica arancione con due pillole. Poi  finalmente l’oggetto delle sue ricerche. Un documento.

Era un badge elettronico di quelli che si danno ai dipendenti per accedere al posto di lavoro e, stampata sopra, vi era la foto della donna bionda e il nome.

“Dottoressa Suzuki Hiroko” lesse Kaori a voce alta. “Azzeccato come nome” pensò.

 Sull'altro lato della tessera vi era un logo e la scritta GENESECT.

Il nome della ditta le diceva qualcosa, ma lì per lì non ci fece caso, era più importante sapere come stava la dottoressa Suzuki.

La ragazza uscì dall'edificio e cominciò a camminare lungo le strade del centro. Ogni tanto buttava un occhio alle vetrine, ma nulla sembrava interessarla. E così persa nei suoi pensieri, si fermò davanti alla vetrina del negozio di Eriko, la sua migliore amica del liceo. Esposto in vetrina c’era un bellissimo abito da sera lungo, la scollatura profonda a V, l’allacciatura dietro al collo, era di un bel rosso acceso, la lunga gonna lasciava intravedere un profondo spacco laterale. La fantasia volò. Kaori si immaginava di indossarlo, bellissima, catturando l’attenzione di tutti i maschi, compresa quella del suo socio. Quest’ultimo, vestito con un elegante abito bianco, letteralmente succube della bellezza della sua socia, incurante delle altre donne presenti. Ryo che le versa da bere, lo sguardo intenso e passionale, la sta mangiando con gli occhi. Poi nel porgerle il bicchiere, si avvicina al suo orecchio e in un sussurro le mormora “Sei stupenda. Questo abito è perfetto su di te”.

Lei sognante che risponde  “Grazie! È la prima volta che mi fai un complimento.” 

Lui sorride e aggiunge “Un abito così sta bene solo a chi è piatta come una tavola”. 

Solo allora Kaori si destò dal suo sogno ad occhi aperti, il viso livido dalla rabbia e un pugno stretto fino a sbiancare le nocche. “Possibile che anche nelle mie fantasie sei capace di mettermi in ridicolo?” pensò con rabbia. Emise un profondo sospiro di rassegnazione, abbassando il capo sconsolata.

E così riprese la strada di casa persa nei suoi pensieri. Giunse in prossimità della stazione, avrebbe fatto una deviazione: vedere se c’era qualche nuovo incarico non faceva mai male.

Così scese le scale e si diresse verso la lavagna degli annunci. Purtroppo era vuota. Rassegnata, puntò i piedi verso l'uscita, quando la sua attenzione si posò su uno dei televisori della stazione. In quel momento stava trasmettendo lo stralcio di un telegiornale.

“La nota industria farmaceutica Genesect ha appena annunciato uno studio sulla mappatura genetica, in grado di rivoluzionare le conoscenze diagnostiche. Vi trasmettiamo una parte della conferenza stampa tenutasi in mattinata presso la sede operativa.”

Partì il video con la conferenza. Nell'inquadratura una dottoressa, che la scritta in sovraimpressione identificava come Suzuki Hiroko, annunciava ai giornalisti presenti la scoperta rivoluzionaria.

Kaori trattenne un urletto di felicità. Era la proprietaria della borsa. Peccato che fisicamente appariva diversa. Possibile che si trattasse della stessa persona? Eppure avevano lo stesso nome e c’era qualcosa che le rendeva simili. Poco male adesso sapeva dove rintracciarla.

 

Rientrata nel famigliare palazzo di mattoni rossi, Kaori controllò come sempre la cassetta della posta.

All'interno vi era una rivista incelofanata con della plastica nera indirizzata al suo socio. Lentamente aprì un angolo dell’involucro in preda ad un sospetto che non mancò di trovare conferma nel contenuto del plico.

Lentamente salì le scale ed entrò in silenzio nell’appartamento. Il disordine era totale. Lance di bambù erano a terra spezzate, la sagoma di un uomo era stampata su un muro dovuto al forte impatto, un pesante tronco d’albero appeso a grosse catene e rinforzato con bande metalliche dondolava nel corridoio. In ultimo il pavimento era stato colpito da un'esplosione. Anche il soffitto portava i segni di una devastazione: una curiosa sagoma umana. 

Ryo, imperturbabile, era seduto sul divano a braccia conserte. Era coperto di ferite e ustioni.

Con un gesto lento indicò a Kaori la poltrona di fronte a lui. 

“Siedi “ disse con tono alterato “dobbiamo parlare”.

Sempre in silenzio e con gli occhi a fessura Kaori si sedette dove indicato.

“ADESSO BASTA!” esplose Ryo “NON NE POSSO PIU’. MI HAI INCATENATO, TRAFITTO, SCHIANTATO CONTRO IL MURO E FULMINATO. MA DICO IO QUALE PERSONA NORMALE COLLEGHEREBBE LA MANIGLIA D'UNA PORTA ALLA CORRENTE. POTEVO MORIRE!!!”

Ripreso un secondo di fiato, continuò abbassando di qualche ottava la voce. “E non voglio neanche sapere perché in bagno c’è un coccodrillo”. Ryo avrebbe voluto continuare con la sua sfuriata, ma una cosa lo bloccò.

Con un gesto quasi noncurante Kaori estrasse dalla borsa la rivista che aveva trovato nella posta, e la sventolò davanti al naso del suo socio che, dopo un breve istante di felicità, impallidì per il terrore.

Sulla copertina, sotto la scritta Playboy, era riportato XXXL TOPLESS VERSIONE PER COLLEZIONISTI.

“Ti… ti… ti… pposso spiegare” balbettò Ryo prima che un calcio lo rovesciasse insieme al divano.

“Ora ti spiego cosa serve a fare il coccodrillo” ringhiò Kaori mentre avvicinandosi faceva scrocchiare le nocche delle mani.

Se qualcuno fosse passato all'esterno del palazzo di mattoni rossi avrebbe sentito provenire dall'appartamento il rumore di potenti percussioni intervallati da insulti sull'integrità maschile e da suppliche.

 

Dopo qualche ora, nelle quali Ryo era stato chiuso nel bagno assieme al feroce rettile, era arrivata la sera e tutto era tornato più o meno alla normalità. Se di normalità si poteva parlare. Ryo stava riportando il coccodrillo allo zoo da cui era stato prelevato. Una feroce occhiata silenziò subito le rimostranze dell'uomo sul fatto che non era andato lui a prenderlo.

Nel frattempo Kaori aveva già rimesso a posto la casa, anni di pratica l’avevano resa efficientissima nel farlo, e ora preparava la cena.

Avvolta nel grembiule si perse di nuovo in una fantasia, forse influenzata dalla rivista che il suo socio aveva ricevuto. Si immaginò Ryo che le arrivava alle spalle, l’abbracciava da dietro e faceva scorrere le mani sul ventre fino ad arrivare ad un florido seno che, stretto nelle sue mani, le dava una scarica di piacere ed eccitazione.

Il timer del bollitore elettrico del riso la risvegliò giusto in tempo. Stava rischiando di bruciare la cena. 

Quella notte Kaori ebbe un sonno tormentato da incubi. Si trovava su di una scogliera a picco sul mare, davanti a lei, Ryo con la faccia tesissima.

“Non posso più stare con te” disse l'uomo con tono distaccato.

 “Perchè? Io.. non capisco..” chiese lei.

“PERCHE’ LUI APPARTIENE A ME” gridò una voce soddisfatta, mentre il cielo si incupiva e una donna gigantesca emergeva dalle acque per afferrare Ryo con una mano.

Quando l’essere mostruoso buttò all’indietro i lunghi capelli castani, Kaori si accorse che era una versione enorme di Reika.

La gigantessa pose Ryo tra i seni e disse con voce baritonale: “LUI E’ MIO. NEL GIOCO DELL'AMORE GLI INDECISI ARRIVERANNO SEMPRE ULTIMI”. 

Detto ciò, protese le colossali mani al di sopra di Kaori e, quasi a rispondere ad un suo comando, la scogliera franò in un gorgo scuro e senza fondo. Gli ultimi istanti del sogno furono la risata maligna di Reika e il grido disperato di Kaori: “RYOOOO!”.

Al risveglio Kaori si ritrovò per terra. E questo le giustificò la sensazione di cadere percepita nel sonno.

Altre domande invasero la sua mente, ma lei le scacciò tutte. Guardò la sveglia sul comodino e decise che sarebbe stato inutile tornare a dormire. E pensò che essendo la socia di City Hunter, al mattino vi erano mille cose da fare.

Kaori, ormai sveglia completamente, si recò in bagno per una doccia rigenerante e si vestì. Poi scese in cucina per preparare, come al solito, un’abbondante colazione per il suo voracissimo partner.

Una volta giunta in cucina, il suo sguardo fu catturato da un bigliettino sul tavolo. Lo prese in mano, notò la calligrafia di Ryo e lo lesse: Ciao esco per un caso. Ci vediamo stasera. Ryo

Una piccola faccina sorridente svettava accanto alla firma dell’uomo.

Ma che cosa significava? Ryo già in piedi all’alba? Per un caso poi? Senza avvertirla? “Qui gatta ci cova!” pensò Kaori, per niente convinta delle buone intenzioni del socio. Era lampante che le stesse nascondendo qualcosa. E quando faceva così c’era di mezzo una o entrambe le sorelle Nogami. Se le cose stavano così, al diavolo Ryo, Saeko, Reika e tutti gli altri. Lei aveva di meglio da fare che correre dietro a loro. Quella mattina si era ripromessa di rintracciare la dottoressa Suzuki. Doveva restituirle la borsa e soprattutto vedere come stava, visto l’incidente della piscina.

Fortunatamente Ryo non aveva preso la Mini, con tutta probabilità era uscito a piedi. L’impulso di girare il quartiere e cercarlo venne subito scacciato con un sonoro “Pff! Che vada al diavolo!”.

Partita, iniziò ad andare verso nord. Sapeva, da ricordi dei telegiornali, che la Genesect aveva costruito un avveniristico centro ricerche in una zona di campagna completamente disabitata e, vista la vicinanza con la città, era plausibile che la dottoressa Suzuki lavorasse lì.

Dopo alcune ore di automobile e con non poca fatica, Kaori riuscì ad arrivare a destinazione.

L’imponente cancello in ferro era estremamente anonimo e presidiato da una guardia armata.

Interrogata sui motivi della visita Kaori disse di voler restituire la borsa della dottoressa Suzuki. Sempre fissandola con sospetto la guardia chiese alla radio cosa fare.

Le prime istruzioni date al guardiano furono quelle di farsi consegnare la borsa, ma una seconda chiamata, direttamente della dottoressa Suzuki, gli disse di far entrare la donna, assegnandole un posto auto, e di farla accedere alla segreteria.

In pochi minuti Kaori si ritrovò all’interno della segreteria, un locale ampio e luminoso che ricordava vagamente l’ingresso di un pronto soccorso.

Davanti al bancone della reception, Kaori attendeva che la segretaria le rivolgesse la parola, ma era impegnata in una telefonata. Guardandosi attorno la donna non si accorse della mano che, sbucata da una porta vicino a lei, la afferrò per tirarla all’interno di quello che era un ripostiglio. Immediatamente una mano le venne premuta sulla bocca da una ragazzina bionda che le mimava di fare silenzio.

Guardandola in faccia riconobbe il viso della dottoressa Suzuki, ma il corpo era completamente diverso.

Quella ragazzina raggiungeva a stento il metro e sessanta e la circonferenza toracica e dei fianchi non corrispondeva assolutamente a quelle che ricordava. Che si trattasse di un'altra persona? Eppure il viso era identico.

“Sei la ragazza della piscina!” esclamò sottovoce la giovane. “Ora ti tolgo la mano dalla bocca ma per carità non fare rumore” detto questo lasciò andare una Kaori dubbiosa.

“Com’è possibile che sia tu? No, cioè le? Insomma quella… che cavolo sta succedendo?” le frasi sconclusionate di Kaori fecero capire alla dottoressa che una spiegazione era d'obbligo.

“Il mio nome è Hiroko e sono una genetista. La mia specializzazione è la manipolazione del DNA. Assieme ai miei colleghi abbiamo inventato un farmaco rivoluzionario per il trattamento di qualsiasi malattia di tipo genetico.” La ragazza proseguì nelle sue spiegazioni aumentando velocità presa dall’enfasi del momento. Tuttavia tutto questo entusiasmo causava un senso di confusione in Kaori, che non capiva molto di quello che le veniva detto.

La dottoressa Suzuki continuava dicendo: “A seguito degli esperimenti ci siamo accorti che tramite il nostro processo era possibile non solo correggere i segmenti di RNA messaggero danneggiati, ma addirittura riscriverne delle parti in modo da modificare temporaneamente le caratteristiche dell'organismo su cui sperimentiamo. Infatti ci siamo resi conto che, interagendo con il gene IGF1 era possibile blablablabla”. 

Tutte le parole che uscivano dalla bocca della biondina a Kaori risultavano completamente incomprensibili. Sopra la sua testa doveva esserci un enorme punto di domanda luminoso. Tant'è che anche la dottoressa, che sembrava tenere una conferenza stampa, si fermò e cercò di spiegarsi meglio.

La dottoressa prese dal borsone che Kaori le aveva restituito il flacone con le due pillole e lo mise davanti al naso della donna confusa. “Questo è un farmaco particolare che crea degli ormoni modificati all'interno del corpo di chi lo prende e, dopo aver indotto un breve periodo di sonno, ne altera la struttura aumentando incredibilmente le caratteristiche femminili sviluppate nel corso di milioni di anni d’evoluzione per trovare partner d'accoppiamento”. Se la dottoressa pensava che così fosse più chiaro evidentemente non era così intelligente. Si accorse che Kaori ancora non capiva e cercò di semplificare ulteriormente.

“Io ho preso una di queste prima di dormire e, il giorno dopo mi sono svegliata come mi hai visto in piscina”. La dottoressa Suzuki non riusciva a semplificare oltre.

Poi aggiunse “Dopo altre 24 ore mi sono svegliata e mi sono ritrovato nel mio solito aspetto”. 

La spiegazione ora era chiara, ma fece sorgere a Kaori un’altra domanda. 

“Perchè hai creato un farmaco del genere?”. Gli occhi della dottoressa si inumidirono dietro alle lenti degli occhiali.

“Sai cosa si prova a comprare sempre i vestiti nel reparto bambini?”.

 Prima freccia nel cuore di Kaori.

“E ad essere invisibile quando un’altra donna è nella stessa stanza?” 

Altre frecce si unirono alla prima.

“E ad essere sempre soprannominata ragazzina? E quando le tue amiche ti chiedono se mai raggiungerai l’età dello sviluppo?”. 

In quel momento un porcospino stava usando il cuore di Kaori per grattarsi la schiena.

Un lieve rossore comparve sul viso della scienziata. “E quando poi ti piace un ragazzo e quello per anni non ti nota. Ma come arriva la nuova collega dall'America non solo la nota,  ma ci si fidanza pure in pochi mesi?”. 

“Basta così. Credo di aver capito la situazione” ammise Kaori. “Quindi fammi capire. Se una donna prende una di queste per un giorno diventa una maggiorata?” 

"Bè fondamentalmente si, ma gli effetti possono variare in base al soggetto” rispose la ricercatrice.

 “E tu lo hai fatto per un ragazzo?” incalzò Kaori.

“Si” ammise la dottoressa con un filo di voce.

“Ma ti rendi conto che è sbagliatissimo. Come fa ad innamorarsi di te se anche tu non ti ami così come sei?” 

Kaori le stava dando gli stessi consigli che avrebbe dovuto rivolgere a se stessa.

“Si lo so. E se lo scoprono mi licenziano pure. Per non parlare di quello che gli ormoni mi hanno combinato ieri……”

“Dov'è la direttrice? Presto non riusciamo più a trovarla.”

Una voce maschile, proveniente dall'esterno, interruppe il discorso tra Hiroko e Kaori.

“Il vice direttore. “ disse la scienziata con una punta di paura nella voce “se mi becca qui con te e con queste mi fa licenziare in tronco” aggiunse agitando il flacone delle pillole.

“Prendile. Buttale in uno scarico e tira la catena” detto questo porse a Kaori le prove del suo misfatto assieme al suo biglietto da visita. Kaori, abituata ad agire in fretta, non si scompose per quel repentino cambio di rotta e le diede il suo biglietto un attimo prima che la dottoressa sgattaiolasse fuori dallo sgabuzzino.

“Eccomi. Stavo prendendo il caffè” disse la Suzuki all'uomo che la stava cercando.

“Ma prima non c’era” rispose  l’uomo perplesso.

“Solo perchè non ho due boccioni come la dottoressa Smith non è un buon motivo per non notarmi” rispose lei seccata.

“Andiamo Suzuki non è colpa sua se sei piatta come una tavola. Anche ai tempi del liceo ti avevo soprannominato …..ahi” con un pugno in pieno stomaco la dottoressa aveva chiuso l'argomento.

“Comunque che c’è?” domandò seccata

“Il campione cellulare sta riducendo la velocità di partenogenesi e non riusciamo a invertire il processo” rispose l’uomo con voce allarmata.

“E miss tutta tette non ci capisce niente vero?” l’ironia nella voce della dottoressa era palpabile.

“Ma ti rendi conto che ti sei fidanzato con una decerebrata!" aggiunse inoltre. 

“Ora però andiamo in laboratorio alla svelta prima che roviniate tutto” così dicendo la biondina iniziò a correre verso un corridoio, ma non prima di aver lanciato uno sguardo con la coda dell’occhio allo sgabuzzino dove era rimasta Kaori.

La ragazza, dalla porta socchiusa, aveva visto tutta la scena e si era ritrovata a pensare quanto fosse simile alla dottoressa Suzuki. Dopo una breve riflessione, Kaori si rese conto che era arrivato il momento di lasciare quel posto. Per sua fortuna la segretaria alla reception era continuamente distratta dal continuo squillo del telefono. La sweeper ne approfittò per guadagnare l'uscita. Si diresse al parcheggio, dove recuperò la Mini e una volta varcato il cancello si diresse verso il centro città.

Lungo il tragitto Kaori ebbe il tempo di pensare. Possibile che la scienza fosse realmente arrivata a creare un farmaco tanto straordinario? È vero che ogni giorno si facevano nuove scoperte, ma questa era fantascienza. Una cosa del genere avrebbe significato la possibilità per chiunque di modificare il proprio aspetto come meglio credeva. Le implicazioni erano infinite. Ma una sopra tutte la tormentava. Era giusto modificarsi a quel modo per un'altra persona? Certo esistevano donne e uomini  che non esitavano a ricorrere alla chirurgia estetica per loro soddisfazione personale e questo Kaori lo comprendeva. Anche lei in un paio di occasioni aveva immaginato la cosa, ma ragionandoci su aveva bollato l’idea come assurda. Lei si piaceva così com'era e se agli altri non andava bene potevano andare tutti all'inferno. Con questa conclusione ricacciò indietro quella vocina che dal profondo le chiedeva: E allora perchè stai così male quando Ryo non ti nota? Per lui lo faresti qualche piccolo cambiamento?

Tra un pensiero e l’altro Kaori era tornata a casa con la determinazione di chi vuole lavorare per tenere la mente occupata.

Presa la borsetta si avviò verso il centro per fare la spesa.

Quella routine le dava un senso di serenità, ma nel profondo rimuginava sulle pillole che aveva nella borsa.

L’ultima tappa del giro di compere la portò nel reparto di biancheria intima del centro commerciale. Aveva bisogno di un reggiseno nuovo perché da quando aveva cominciato ad allenarsi a sparare ne rovinava un sacco con la fondina della pistola.

Come sempre dovette prendere un modello che era pensato per un'adolescente più che per una donna adulta, e come sempre era disegnato con un fantasia che lo faceva apparire ancora più infantile.

Con quello indosso non avrebbe mai sedotto Ryo.

Avvilita andò ai camerini per provarlo e, guardandosi allo specchio notò che comunque le donava.

Mentre era intenta nella prova del reggiseno, sentì la voce di Reika provenire dal camerino a fianco e si paralizzò. Da quello che sentiva stava parlando con Ryo. Altro che lavoro, era la solita storia.

“Mi raccomando Ryo. Non sbirciare mentre mi cambio” disse Reika in tono stizzito.

“Agli ordini” rispose lui con un tono che sapeva di menzogna.

“Beh se tanto poi vuoi spiarmi tanto varrebbe farti entrare con me” Reika rise nel pronunciare queste parole, ma non lo avrebbe fatto se solo avesse saputo del ciclone che si stava generando nel camerino a fianco.

In un manga molto famoso si narravano le avventure di una razza di alieni che quando si arrabbiava, cambiava il colore dei capelli, sprigionando una devastante aura dorata. Se ora Kaori si fosse trovata in quel fumetto avrebbe avuto i capelli ritti in piedi e biondo dorato.

Kaori spalancò la porta del camerino violentemente e giusto in tempo per vedere Ryo cercare di sbirciare Reika dal buco della serratura.

Un enorme martello con la scritta DISPERSORE DI PENSIERI INIQUI MODELLO BREVETTATO, le comparve tra le mani e si preparò ad assestare un colpo micidiale. Sennonché anche Reika spalancò la porta dello spogliatoio esordendo con “Allora come mi sta? Non è troppo piccolo?”.

L’imbarazzo prese il posto della rabbia. La sua rivale indossava un completino intimo talmente succinto da sembrare filo interdentale.

“K.. K.. Kaori ..Che che ci fai qui?” balbettò Reika terrorizzata, mentre cercava di coprirsi.

Kaori non poté fare a meno di notare il magnifico corpo di Reika. E con voce triste si rivolse all'uomo che cercava di strisciare silenziosamente lontano da lei.

“Per te sono veramente così importanti le tette grosse?” domandò con voce grave.

Colto completamente alla sprovvista, Ryo, fece ciò che avrebbe fatto ogni uomo. Disse la cosa più sbagliata possibile.

“Non é colpa tua se le hai piccole” non ebbe nemmeno modo di rendersi conto della stupidaggine che aveva detto che un colpo di martello lo spedì dritto addosso a Reika.

Il fatto di vederli uno sull'altra, seppure con lui incosciente, ruppe qualcosa nell'animo di Kaori che corse via furibonda rivestendosi addirittura mentre passava per il negozio.

Erano cose già viste. Già successe. Ma stavolta c’era qualcosa di diverso. Forse aveva davvero raggiunto il limite di sopportazione. Forse doveva andarsene. Ma, come sempre, l’idea di allontanarsi da Ryo la faceva stare male. A differenza delle altre volte le sue emozioni contrastanti la stavano facendo soffrire fisicamente. Un fabbisogno pressante che non poteva essere ignorato.

Solitamente Kaori si sfogava martellando il suo socio. E se questo non bastava ricorreva al gelato stereotipo di tutte le donne che soffrono per amore. Ma stavolta aveva bisogno di qualcosa di più forte.

E così, alimentando un altro stereotipo, rincasò con due vaschette di gelato e un bottiglia di Baileys al cioccolato.

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Capitolo 3
*** Sogno o son desta? ***


Kaori si risvegliò il giorno dopo. La luce che entrava dalla finestra le fece capire che aveva dormito fino a tardi. Stranamente il suo socio non l’aveva svegliata, ma questo era secondario.

Una versione di lei in miniatura le stava trapanando il cervello con un martello pneumatico per ricordarle di non bere mai più così tanto.

Lentamente si alzò dal letto e nei fumi dell'alcol le parve che le proporzioni della stanza e dei mobili fossero anomali. Puntellandosi alla parete del corridoio arrivò in bagno. Stranamente sentiva che il pigiama le dava fastidio e le tirava dappertutto. Quando passò davanti allo specchio ebbe un sobbalzo. Con la coda dell'occhio vide una figura alta e imponente che le passava a fianco. Dopo il primo smarrimento e sbattute le palpebre più volte mise a fuoco il riflesso nello specchio capendo finalmente che era il suo.

Adesso capiva perché il pigiama, un tempo largo e comodo, le stava così corto e aderente. Era sempre stata alta circa 1.75, ora ad occhio e croce era almeno una ventina di centimetri più alta e di conseguenza il pigiama faceva l’effetto di uno da bambini indossato da un adulto.

Tremando si tolse la parte inferiore. Aveva delle gambe lunghissime e affusolate con cosce grandi e molto toniche. Ruotò il bacino per vedere il fondoschiena. Come tutte le donne giapponesi aveva sempre avuto i fianchi stretti e un sedere non troppo pronunciato, fino ad ora, perchè adesso avrebbe fatto l’invidia di qualsiasi ballerina di samba brasiliana o delle modelle di fitness che si ammazzavano di palestra.

La vita era sottile e la pancia piatta. Non che avesse mai avuto il ventre prominente. Ma ora si vedevano bene degli addominali tonici e scolpiti. Effettivamente ogni suo muscolo ora era tonico e ben definito, ma non eccessivo. Guardando verso il basso per vedere il ventre piatto ebbe un sussulto. Non poteva neanche vedersi i piedi. Tremando alzò lo sguardo verso l’alto mentre con mano tremante prendeva l’elastico del colletto del pigiama che ora era ben distaccato dal suo collo. Tiro i bordi verso l’esterno aumentando così un'apertura già generosamente creata da una parte di sé diversa dalle mani.

Quando abbassò lo sguardo le cadde la mascella per lo stupore. Dove prima vi era una pianura ora sorgevano due enormi montagne.

“Diodiodiodio” sconvolta si tolse la parte superiore del pigiama e i resti di un reggiseno rotto caddero a terra. Con gli occhi spalancati Kaori si fissò allo specchio. Al di là delle dimensioni, erano perfette manco fossero state disegnate da un artista. Alte e talmente sode che quando con le mani cercava di spingerle verso il basso le muoveva solo di pochi centimetri e appena rilasciate rimbalzavano subito nella loro posizione originale. Erano perfettamente sferiche e tanto grandi da sembrare palloni da calcio.

Sul viso di Kaori, che non era minimamente cambiato, la rabbia prese il posto dello stupore.

“Maledetto Ryo e stramaledetta Reika. È tutta colpa vostra”  detto questo prese la sua solita posa a pugno chiuso verso il cielo contraendo i muscoli. Sottoposte all'azione dei muscoli pettorali le grosse tette di Kaori rimbalzarono verso l’alto terrorizzandola.

“State ferme voi due! Non posso nemmeno più arrabbiarmi” constatò lei mettendo le mani sul seno per tenerlo fermo.

Ma che cavolo le era successo? Lentamente i ricordi attraversarono la nebbia del dopo sbornia.

Si ricordava il gelato con il Baileys, e la coppa successiva, e quella dopo ancora, e il liquore al caffè liscio che aveva bevuto finito il gelato. Si ricordava che barcollante era andata in camera inveendo contro il suo socio e Reika. Poi aveva urtato il comodino facendo cadere la borsetta e rovesciandone il contenuto. Si ricordava ancora la sua mano che raccoglieva da terra il contenitore delle pillole della dottoressa Suzuki e, estraendone una, ricordava la sua voce dire ”Ah si! E così ti piacciono le tettone! Bene. Ora ti servo subito”.

La rivelazione le fece l’effetto di una sua piccola clone che la colpiva con un martello sulla testa.

Era stata lei. Era tutta colpa sua. E ora? Che doveva fare?

Per prima cosa doveva sincerarsi che Ryo non fosse in casa, ma non poteva certo andare in giro nuda.

Prese il morbido accappatoio rosa e ci si avvolse notando subito di come gli effetti della sua trasformazione si riflettevano anche su ciò che indossava.

Solitamente l'accappatoio le arrivava poco sopra le ginocchia. Ora faceva l’effetto di una minigonna e le lasciava intravedere la parte inferiore delle natiche. Sul petto poi i due lembi non si potevano più sovrapporre. Anzi erano ben distanziati a mostrare il profondo solco tra i seni che, unito alla rotondità perfetta, creava una figura a cuore. 

Silenziosamente andò davanti alla camera di Ryo e, socchiudendo l’uscio, si accorse che il suo socio era già uscito. La cosa era abbastanza normale visto che si stava avvicinando il mezzogiorno. Anzi forse stava già per rincasare. Decise che sarebbe uscita e stata fuori fino a notte, così non correva il rischio di essere vista.

Camminando spedita andò alla sua camera da letto per vestirsi ma, superando lo specchio a figura intera messo nel corridoio si fermò e fece qualche passo indietro.

Forse aveva visto male e provò di nuovo a passare davanti allo specchio un paio di volte.

No. Aveva visto benissimo. La sua andatura era cambiata. Ora ancheggiava come spesso aveva visto fare a Saeko solo che le sue forme molto più sexy di quelle dell'amica la rendevano un invito per gli occhi di qualsiasi maschietto.

Quasi per scherzo si sfilò l'accappatoio e rimasta nuda davanti alla sua immagine riflessa mise una mano dietro la testa e l’altra sul fianco opposto. Facendo il suo sguardo più malizioso cominciò ad ancheggiare in modo provocante e, strizzando l’occhio, disse “Ryuccio… che te ne pare di queste?...ti va di controllare se sono della misura giusta?”

Appena ebbe finito di parlare si paralizzò per lo stupore. Ma che diavolo le saltava in mente? Lei era una brava ragazza mica diceva certe cose. Che la trasformazione avesse colpito anche il suo cervello?

Si ricordava che la dottoressa aveva parlato di ormoni e sapeva che gli sbalzi ormonali potevano alterare l’umore. Anche lei durante  “certi giorni” era più nervosa.

Ora però aveva problemi più impellenti. Non voleva neanche immaginare cosa sarebbe successo se Ryo, rientrato a casa , l’avesse vista in versione “aumentata” per così dire.

Andò in soggiorno un attimo. Almeno un caffè le serviva per schiarirsi le idee e poi aveva anche fame. Sul tavolinetto davanti al divano c’era un foglietto ripiegato in tre parti. Curioso. Forse il suo socio le aveva lasciato un messaggio che, unito alla gentilezza di non averla svegliata, rappresentava una vera novità.

Per un attimo le balenò nella mente l’immagine di Ryo che, venendola a svegliare in camera, si trovava davanti a tutto quel ben di dio che erano le sue forme. La fantasia proseguì con un bacio appassionato e lei che gli serviva un tipo di colazione che non si sarebbe mai immaginata prima.

Si bloccò sconvolta non solo da quella fantasia troppo spinta per lei, ma anche perché aveva avvertito il battito cardiaco accelerare di colpo, i capezzoli inturgidirsi e il fuoco divampare nel ventre.

Dovette sedersi sul divano un secondo e respirare per riacquisire il controllo.

Si era eccitata solo con una fantasia? Possibile? Aveva sempre fatto sogni su lei e Ryo, ma così audaci di punto in bianco mai.

Ancora più decisa che in quello stato incontrare il suo socio fosse un errore madornale prese il biglietto sul tavolino e lo aprì. Sgranò gli occhi di colpo. “Ciao Kaori. Prendo in prestito Ryo per un lavoro. Tranquilla sarà pienamente pagato entro domattina. Un bacione Reika.”

PS: “non ci aspettare per la colazione potremmo tornare tardi”.

Al di sotto del testo scritto, con una grafia che riconosceva come quella della più pestifera delle sorelle Nogami, c’era una piccola caricatura di Reika con la scollatura bene in vista e il gesto della vittoria nella mano destra mentre con la sinistra teneva un guinzaglio che legava Ryo dalle fattezze canine.

L’aria si congelò in un istante proprio come prima dell’arrivo di un ciclone.

L'attimo dopo Kaori esplose come mai prima. Non posso ripetere le parole che la nostra protagonista rivolse alla sua rivale e al suo futuro ex-socio. Vi basti sapere che, con gli occhi che riflettevano le fiamme dell'inferno, afferrò il divano e lo utilizzò per colpire ripetutamente il biglietto portatore di pessime novelle andando a conficcare i resti del tavolino nel pavimento e causando numerose crepe nel soffitto della stanza sottostante.

A molti chilometri di distanza il monaco Retsu interruppe bruscamente la sua meditazione. In oltre 70 anni di pratica della disciplina spirituale non aveva mai sentito una forza maligna così grande e violenta come quella che arrivava dal quartiere di Shinjuku in quel momento. Che si stesse risvegliando il leggendario demone Yamata no orochi?

“LO VUOLE ACCALAPPIARE QUELLA! ALTRO CHE LAVORO! CI SCOMMETTO QUALSIASI COSA CHE STASERA CERCHERÀ DI TRASCINARLO IN UN HOTEL!” urlò Kaori con le mani  strette a pugno e le nocche sbiancate.

“E VEDRAI CHE CI RIESCE! A QUEL DEPRAVATO BASTA UN SORRISO E TI SEGUE IN CAPO AL MONDO!” 

La sua rabbia continuava ad aumentare.

“E io sono la più cretina sulla faccia della terra! Per lui  faccio qualsiasi cosa: cambio vita, lavoro, abitudini, lo aspetto da anni, prendo una pillola che poteva anche essere veleno, mi faccio crescere due tette da infarto e un culo che parla. Solo per lui!”

Si bloccò all'istante ripensando a ciò che aveva detto. Un pensiero che aveva sempre negato divenne lampante nella sua mente. Metaforicamente parlando una palla da festa si aprì sopra di lei rovesciando una cascata di coriandoli illusori e facendo srotolare una pergamena che recava la scritta “KAORI MAKIMURA SEI INNAMORATA DI RYO SAEBA E LO DESIDERI”.

Nella tabula rasa che era ora la mente di Kaori si insinuò un pensiero che lei ripetė a bassa voce.

“Adesso Reika me lo porterà via”. Ma un eco della sua sfuriata precedente venne ripetuto nei suoi pensieri dalla parte più profonda del suo cervello: - due tette da infarto e un culo che parla-.

“O forse no” aggiunse sempre sotto voce.

Come le avevano insegnato sia Umibozu che Ryo le informazioni erano fondamentali per preparare un piano. E la prima di cui aveva bisogno era sapere dove quella arpia avrebbe trascinato Ryo. E come sempre, per sapere cose del genere, doveva rivolgersi a Saeko.

Prese il telefono e compose a memoria il numero della centrale di polizia. Al centralino elettronico digitò l’interno corrispondente e attese.

“Pronto. Qui è l'ispettrice Saeko Nogami con chi parlo?”

“Saeko sono io, Kaori.”

“Ciao Kaori. Ti sei ripresa dalla gita in piscina?” chiese in tono scherzoso. “Avevi bisogno di qualcosa” aggiunse poi.

Si potevano dire molte cose sulla maggiore delle sorelle Nogami, ma di certo voleva un gran bene a Kaori.

“Mi serve il tuo aiuto assolutamente”.

Con tono serio Saeko rispose “Stai calma. Spiegami cos’è successo”.

“Devo scoprire cosa sta combinando Reika con Ryo” disse Kaori con voce ferma.

L'ispettrice sbuffò “E io che pensavo fosse una cosa seria. Lo starà sfruttando come al solito ”.

“Come al solito un corno!” le ringhio Kaori.

“Senti Kaori io sono al lavoro e ho pure molto da fare. Qualcuno l’altro giorno ha preso in prestito un coccodrillo dallo zoo per poi riportarlo dopo poche ore e adesso devo fare il rapporto dell'accaduto. Quindi se non è una cosa importante…”.

Kaori interruppe con un ruggito la poliziotta “NON è IMPORTANTE? NON è IMPORTANTE? QUELLA INFINGARDA E MANIACA SESSUALE DI TUA SORELLA VUOLE STARE FUORI TUTTA LA NOTTE CON IL MIO UOMO E PER TE NON è IMPORTANTE?!!!”.

Dall'altra parte della cornetta Saeko sbiancò in viso. Aveva capito bene? Cos’era successo alla Kaori che conosceva? Deglutendo a fatica cercò di rispondere “Va bene. Ma non ti arrabbiare. Ora che mi ci fai pensare ieri ho visto che Reika aveva una prenotazione per un tavolo in una nuova discoteca che hanno aperto vicino alla zona dei motel. Se non ricordo male si chiama Iron Mask o giù di li”.

“Grazie Saeko e scusami se ho alzato la voce”

“Non fa niente non ti preoccupare” il cambiamento dell'amica spinse l'ispettrice Nogami a non fare domande, ma bensì una confidenza.

“Ascolta Kaori. Devi stare attenta. Ho visto Reika comprare un vestito estremamente provocante. Di sicuro ha qualcosa in mente. Sembra diversa dal solito. Come dire… più risoluta”.

“Ti ringrazio. Fai il tifo per me” disse la rossa.

“Sempre fatto” rispose la poliziotta.

Come Kaori ebbe riagganciato il telefono si accorse delle parole che aveva appena pronunciato. Come le era saltato in mente di definire Ryo il suo uomo? Neanche avessero mai fatto l’amore. Il solo pensiero la cominciò ad eccitare. 

Scuotendo la testa si obbligò a ritrovare la concentrazione. Ora sapeva dove avrebbe combattuto. Cos’altro le occorreva?

Innanzitutto doveva mangiare ormai era mezzogiorno passato, ma prima ancora doveva vestirsi perché, distratta dagli eventi, non si era più tolta l'accappatoio e aveva girato mezza nuda per casa. 

Andò in camera sua e scoprì, nel tentare di mettersi degli slip, il perché le maggiorate non fanno acquisti nel reparto bambini.

Gli slip le si bloccarono a metà delle cosce. Solo forzandoli potè portarli al loro posto ma, avendo tirato al massimo l’elasticità del tessuto, si trasformarono in una specie di tanga improvvisato arrotolandosi fino a scoprire le natiche marmoree.

Per quanto scomoda almeno sotto era sistemata. Il reggiseno era inutile anche solo tentare di metterlo. Fortunatamente il suo seno era talmente tonico da permetterle di uscire senza quella parte di intimo. 

Gli stessi problemi si ripeterono con i vestiti. Tutti i pantaloni le stringevano troppo le cosce mentre di vita erano larghi.

Le minigonne erano fuori questione dato che ad ogni passo l’orlo si alzava scoprendole le mutandine.

Il dramma vero però fu la maglia. Non c’era modo di farla scendere oltre il collo. Per quanto la tirasse non riusciva a farci entrare il seno.

Sbuffando buttò la maglia a terra dicendo “Tutto questo è ridicolo. Scommetto che Annibale ha fatto meno fatica a valicare le alpi che io a far passare ste due montagne”.

Aveva bisogno di vestiti nuovi per andare a riprendersi Ryo dalle grinfie di Reika e per di più dovevano essere adatti allo scopo. La conclusione più ovvia era quella di chiedere aiuto ad Eriko.

La sua amica da sempre le voleva dare una mano con il look e possedeva la casa produttrice di uno dei marchi di moda più famosi di Tokyo. Ma come arrivarci? Non poteva certo uscire in mutande.

Trovò una soluzione. Recatasi in camera di Ryo aprì l’armadio e prese dei pantaloni e una maglietta. Il suo socio infatti a causa del corpo muscoloso portava alcune taglie più grandi.

Da dentro l'armadio si sprigionava un odore a cui lei era avvezza, ma che le causò uno strano senso di eccitazione e languore. Si ritrovò ad annusare le giacche del suo socio gemendo “Ryooo” ogni tentativo di contenere il suo amore adesso era vano,  aveva preso una decisione irrevocabile. Per troppo tempo Ryo aveva dettato le regole del loro rapporto. Adesso toccava a lei. Non importava se lui non voleva legami. Lei si e li avrebbe ottenuti anche a costo di dover combattere per il suo uomo.

Richiuse l’armadio e si vestì. Consumò un pasto veloce e subito scese in strada in direzione dell'atelier dell’amica.

Entrando nel negozio Kaori cercò subito Eriko con lo sguardo e la vide tutta indaffarata mentre vestiva un manichino.

“Ciao Eri”

“Salve. Mi scusi ma al momento sono impegnata le chiamo una delle ragaz… KAORI!!??” facendo un passo indietro e strabuzzando gli occhi finalmente la stilista riconobbe i lineamenti del viso della sua ex compagna di scuola. 

“Ma….ma...ma...che diavolo ti è successo? Sei...sei...enorme!” nel dirlo portò le mani davanti al petto ad imitare i seni dell'amica.

“Calmati ora ti spiego tutto. C'è un posto dove parlare in privato? Ho bisogno del tuo aiuto”.

Una volta nello studio privato di Eriko. Kaori vuotò il sacco. Le raccontò dell'incontro con la dottoressa Suzuki, del piano di Reika, della sbronza e per ultimo di avere finalmente fatto chiarezza sui suoi sentimenti, di averli accettati e capito cosa voleva dalla vita.

“E ora quella stronza me lo vuole portare via! Capisci!” disse quasi piagnucolando Kaori.

Eriko aveva ascoltato la storia della sua amica in silenzio convincendosi sempre di più di non essere in un film di fantascienza. Ora nei suoi occhi bruciava il fuoco dell'indignazione. “Preparati Kaori. Ora ti metto giù da battaglia. Reika non ce la farà".

Nelle tre ore successive, un paio di commesse, furono sottratte al servizio ai clienti, per portare ogni vestito e accessorio, che veniva richiesto dalla loro datrice di lavoro.

Kaori provò molti capi bellissimi, ma alla fine fu l’amica a scegliere per lei. Ai piedi aveva dei sandali con il tacco basso e i lacci che arrivavano alla caviglia. In vita aveva una minigonna di pelle rossa morbidissima che, grazie ad uno spacco laterale vertiginoso, mostrava la coscia destra. Il top nero elasticizzato aveva una  profonda scollatura sia davanti, per mostrare i seni abbondanti, che dietro, a lasciare nuda la schiena. A completare l’outfit c’erano una cintura sottile di pelle bianca, con dei piccoli ciondoli di metallo a forma di cuore, e una giacca sempre di pelle rossa molto corta.

“ Non sarà un pò troppo sexy?” disse Kaori guardandosi nello specchio.

“Da 1 a 100 quanto ci tieni ad avere Ryo solo per te?”

“100” rispose lei sorprendendosi per la velocità con cui l’aveva fatto.

“Allora ci siamo andate anche leggere.” ammise Eriko. E continuò “Tu sei bellissima. Ma quello è un uomo di mondo con una certa esperienza. Dovrai sconvolgerlo per ottenere ciò che vuoi”.

“Tranquilla. Ho un paio di bombe pronte ad essere sganciate” disse Kaori tastandosi i seni e sorprendendosi per la risposta che le era venuta in automatico. Ma che le stava succedendo?

Eriko emise una risatina. “Ora cambiati. Ti porto dei vestiti più sobri altrimenti, nel tornare a casa, potresti causare incidenti. Dopo l'orario di chiusura passo da te e ti trucco come dico io. Già che ci sono porto anche delle parrucche”.

“Delle parrucche?” disse perplessa Kaori.

“Si. Tu non ti sei mai resa conto di quanto stai bene con i capelli lunghi solo che adesso è tardi per farti delle extension" ribatté Eriko.

Salutata l’amica, Kaori, prendendo la strada di casa, venne tormentata da un pensiero “È un uomo di mondo con una certa esperienza”. E lei? Che esperienza aveva? Certo sapeva come fare qualche moina e assumere un atteggiamento sexy (non si frequentano le sorelle Nogami per anni senza imparare qualcosa) ma oltre a quello? Lei non aveva mai avuto un ragazzo. Non aveva mai fatto sesso. E non sapeva come dare piacere ad un uomo.

Immaginava spesso lei e Ryo abbracciati che si baciavano appassionatamente. Ma oltre questo? Il vuoto. Lei non aveva sufficienti informazioni nemmeno per le sue fantasie. Figurarsi la realtà.

Le venne solo un'idea per colmare le sue lacune. Appena rientrata andò in camera del suo socio e, da un nascondiglio di sua conoscenza, prese alcune videocassette che visionò in sala con le finestre ben chiuse.

Kaori aveva passato le ultime due ore vedendo tutto quello che una donna potesse fare ad un uomo in termini di gioco erotico. Se sulle prime ne era rimasta sconvolta, successivamente si  era solo incredibilmente eccitata. Aveva rischiato più volte di avere un orgasmo e si era dovuta fare una doccia gelata per riprendere il controllo. Fortunatamente, l’intimo di VictoriaSecrets, generosamente fornito da Eriko, era in salvo dentro alla busta dei vestiti per la serata. Perché gli slip che aveva portato fino a quel momento erano fradici.

Ma che cos'era diventata? Cominciò a domandarsi. Ragionò sul fatto che non le importava più. Anzi se così poteva avere finalmente Ryo ben venga, era disposta a diventare una versione femminile del suo collega se questo serviva allo scopo.

Eriko si presentò alle 20 a casa di Kaori. Era armata di tutto punto per trasformare l’amica nel sogno erotico di qualsiasi uomo.

Dopo quasi un’ora, e parecchie titubanze da parte di Kaori, l’opera era compiuta.

Per evidenziare il decoltè era stato applicato del glitter che la rendeva splendente.

Il rossetto era del colore del sangue. Intorno agli occhi aveva un trucco che andava dal violetto al blu elettrico. La parrucca era del suo colore naturale con i capelli lunghi e lisci.

“Sembro la versione moderna di Jessica Rabbit" disse Kaori guardandosi allo specchio.

“Sembri la versione sexy di Jessica Rabbit” la corresse Eriko.

Dopo poco si salutarono con un lungo abbraccio (molto ostacolato dal seno di Kaori) e con gli auguri di riuscire nei suoi intenti da parte di Eriko.

Era ora di andare. Kaori si guardò un ultima volta allo specchio. Quella sera o sarebbe diventata la donna di Ryo o lo avrebbe abbandonato per sempre. Dal profondo del suo essere salì una voce “Stasera Ryo diventerà il mio uomo punto e basta!”.

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Capitolo 4
*** La tigre affammata ***


Kaori arrivò al locale in taxi. Prendere la Mini sarebbe stato come tagliarsi i ponti alle spalle e sperava che questo le desse più determinazione.

All'ingresso vi era ressa poichè, essendo l'inaugurazione, si poteva entrare solo su prenotazione.

Il giovane Soichiro aveva già lavorato come addetto alla sicurezza durante l'inaugurazione di alcuni locali. Tuttavia mai aveva visto così tante belle donne tutte insieme. Eppure nemmeno questo lo aveva preparato alla dea dai capelli rossi che stava avanzando verso di lui. Seppur con gli occhi sgranati mantenne la sua professionalità e senza lasciarla nemmeno parlare aprì il cordino di accesso per i vip. D'altronde un simile sogno di donna doveva per forza essere una persona famosa. Forse un'attrice o una modella. Non c’era bisogno di controllare la lista. L’unica cosa che si concesse fu una veloce occhiata al fondoschiena della donna che, accortasi, si era data uno schiaffo provocatorio sul sedere.

Kaori non ci poteva credere. Si era avvicinata ad un buttafuori nella speranza di corromperlo per entrare senza la prenotazione, e lui aveva fatto tutto da solo. Per non parlare poi della sua reazione quando si era accorta che le stava guardando il fondoschiena. Non aveva potuto fare a meno di provocarlo.

Mentre entrava nel locale sentiva crescere in lei una stranissima sensazione. Un misto di eccitazione, tensione, euforia e rabbia.

 

Seduto al tavolo, lo sweeper di nome Ryo Saeba, sorseggiava un cocktail leggero perso nei suoi pensieri. Da quando aveva conosciuto Kaori odiava le sere in cui non poteva bere e quando capitava, il suo lavoro gli forniva abbastanza stimoli per tenere la mente impegnata. Invece, quella sera, era lì con il suo dannato cervello che continuava a ricordargli quanto fosse pura la donna di cui si era innamorato, e che anche solo toccandola l'avrebbe sporcata e rovinata per sempre.

E come poteva rovinare ciò che amava? D'altro canto i sentimenti che provava erano tanto forti da non riuscire neanche ad allontanarsi. Allora aveva preso una decisione. Condannarsi ad una specie di limbo, inibendo la sua mente con alcol e adrenalina, e facendo finta di essere un maniaco in modo che lei lo lasciasse, anche se in cuor suo temeva quel momento.

Reika seduta vicino a Ryo faceva finta di cercare qualcuno nella sala e intanto rifletteva compiaciuta del suo piano.

Erano mesi che si era stufata dell'eterno tira e molla sentimentale della coppia nota come City Hunter. Ed era giunta ad una conclusione. Kaori non era la donna giusta per lui, mentre lei si.

Ora doveva solo farglielo capire e visto che le buone non servivano a niente avrebbe usato le cattive. Lo aveva eccitato per due giorni, facendosi scarrozzare in lungo e in largo per tutta Tokyo e approfittando di ogni occasione per strusciarsi addosso a lui. Lo aveva anche portato a casa propria e, con la scusa di un rumore sospetto, l'aveva fatto entrare in camera mentre si cambiava, facendosi trovare nuda. Da lì poi una scena di falso imbarazzo per cacciarlo fuori. Avrebbe potuto saltargli addosso. Ma non era certa che fosse cotto al punto giusto.

Adesso invece era il momento perfetto. Rilassato da un po' di alcol, lo avrebbe sedotto e portato in uno dei tanti motel a poca distanza dal locale. Lì, avrebbe saldato tutti i suoi debiti in una volta sola nella “modalità” per la quale Ryo era famoso. Al mattino gli avrebbe fatto una scenata isterica e poi, dopo qualche giorno, avrebbe inscenato un suicidio per farsi salvare proprio da lui. Solo in quel momento gli avrebbe confessato i suoi sentimenti e lui non avrebbe potuto rifiutarla. Sapeva quanto era scorretto il suo piano, ma non era colpa sua se Ryo non riusciva da arrivare a qualcosa con Kaori. In fondo lo faceva anche per loro.

“Allora arriva o no questo tuo cliente? Sono due giorni che lo rincorriamo” sbuffò Ryo ad alta voce.

“ Pff. Che colpa ne ho io se quello non è capace di gestirsi gli impegni. Altro che guardia del corpo gli servirebbe una segretaria” rispose Reika con aria fintamente sostenuta. 

“E poi ti rammento che stasera ti ho promesso che verrai pagato qualunque sia l’esito dell'incontro” nel sussurrare queste parole all'orecchio dell'uomo aveva appoggiato la mano sui suoi pantaloni, molto vicina al punto più sensibile di Ryo.

“Seeee, vai a vedere che finisce come al solito” ribatté lui guardandola di sottecchi e ignorando dove si trovasse la mano della donna.

“Ho detto che pago e pagherò tutto. Interessi compresi. Mi ci volesse tutta la notte” affermò Reika strizzando l’occhio al suo interlocutore. “Ma ora fammi ballare” e alzandosi cercò di trascinare il muscoloso sweeper con sé.

Dopo pochi passi Ryo si fermò osservando qualcosa che avveniva verso il bancone del bar.

Anche Reika volse lo sguardo in quella direzione e capì subito che cosa aveva attirato l’attenzione del suo amico. 

Una donna dai lunghi capelli rossi vestita in modo provocante stava subendo delle attenzioni visibilmente non richieste da un uomo.

 

E questo chi cavolo era? Si domandava Kaori. Appena entrata nella sala era riuscita ad individuare subito Ryo e Reika e, non appena si era accorta che quella lo stava trascinando a ballare si era mossa subito per intercettarli.

Non aveva un piano preciso. Non sapeva neanche come spiegare la sua trasformazione. Sempre che la riconoscessero. A metà strada tra lei e il suo bersaglio, un uomo elegantemente vestito le si era parato davanti, a braccia larghe le impediva di avanzare dichiarando che come l’aveva vista il suo cuore aveva avuto un sussulto e che se non voleva vederlo morire avrebbe dovuto bere qualcosa con lui.

“Allora muori” rispose Kaori seccata. Guarda tu se proprio in quel momento qualcuno doveva mostrare interesse per lei.

“Le bimbe cattive vanno punite” rispose l'uomo, afferrandole il polso e cercando di trascinarla con sé.

Ora va detto che Kaori già in condizioni normali sarebbe stata perfettamente in grado di occuparsi di quel bellimbusto. D'altronde aveva passato gli ultimi anni della sua vita frequentando alcune delle persone più pericolose al mondo. Figurarsi cosa avrebbe potuto fargli ora. Ma qualcuno fu più veloce di lei.

“Ehi amico. Ti sembra il modo di trattare una bella ragazza?” disse Ryo appoggiando una robusta mano sulla spalla dell'uomo.

“E tu che vuoi? Cerchi rogne?” rispose l’uomo cercando di spingere indietro lo sweeper.

Solo Kaori e Reika si accorsero del movimento di Ryo. Infatti, sfruttando la vicinanza del suo antagonista gli sferrò un potente montante alla bocca dello stomaco facendolo cadere in ginocchio incapace di respirare.

“Forse dovresti bere un po' meno se non riesci a reggere l’alcol” lo avvisò Ryo sfoggiando l’espressione più minacciosa del suo repertorio.

Capito di avere davanti a sé un avversario troppo superiore, l'elegantone si alzò e guadagnò l’uscita a tempo di record.

“Tutto bene signorina?” disse Ryo rivolto alla splendida creatura che aveva appena salvato. 

Kaori capì subito che il suo socio non l’aveva riconosciuta e decise di sfruttare la situazione. Infatti sapeva bene che lui aveva un debole per le fanciulle in pericolo.

“Si. E tutto grazie a lei” gli rispose in tono mellifluo e ne approfittò per appoggiare la mano sui suoi pettorali in maniera provocatoria.

“RYO! Ti ricordo che sei è qui con me!” esclamò Reika avvicinandosi ai due.

“Mi scusi… non sapevo che fosse in compagnia...certo che lei è proprio un bravo ragazzo per accompagnare sua madre a ballare” insinuò Kaori sottolineando una quasi inesistente differenza d'età tra lei e la sua rivale. 

“Madre un corno! Se lo vuole sapere questo è il mio fidanzato!” ruggì Reika.

“E da quando?”  domandò Ryo.

“Da adesso!” ringhiò lei.

“Non mi risulta” continuò lui.

Kaori era pervasa da un maligno senso di piacere mentre decideva di rincarare la dose.

“La prego sono qui da sola… Potrei stare un pò in vostra compagnia? Almeno fino a quando non arrivano le mie amiche” nel parlare aveva approfittato per avvolgere il braccio di Ryo e appoggiarsi con il seno.

“Ma sì certamente!" esclamò lui esaltatissimo.

Dagli occhi di Reika partirono dei lampi di puro odio. Lei non aveva certo messo in piedi tutta quella sceneggiata solo per poi farsi fregare dall’ultima arrivata.

“Va bene signorina. Se vuole può dividere con noi il tavolo.” disse Reika in tono gelido.

“Almeno finché non decideremo di andare in un posto più divertente” continuò lei prendendo il braccio libero dell’uomo.

Ryo era frastornato. Con la bocca aperta e gli occhi fuori dalle orbite si fece praticamente trascinare al tavolo dove Reika lanciò con disinvoltura la giacca sul divanetto.

Giratasi verso Ryo mise in bella mostra la scollatura della camicetta aderente e disse “Adesso fammi ballare”. Nel parlare si era piegata in avanti per prendere la mano di lui permettendogli una perfetta visuale del suo decoltè.

Le sue mosse non sfuggirono a Kaori che pensò bene di giocare allo stesso gioco.

“Ottima idea vengo anch’io” nel dirlo si tolse la giacca anche lei rimanendo solo con il body sbracciato nero che ne esaltava l'abbondante seno e la vita sottile. 

Senza neanche accorgersene, un Ryo completamente inebetito, si trovò tra due donne che, ballando in maniera estremamente provocante, continuavano a strofinarglisi addosso, quasi facendo a gara a chi si mostrava di più.

Incapace di reggere oltre lo stallone di Shinjuku propose di andare a sedersi un attimo e bere qualcosa. 

Ryo fece appena in tempo a sedersi con le braccia sullo schienale del divano che si ritrovò entrambe appoggiate contro il petto.

“Uffa … mi sa che il mio cliente non arriva più” disse Reika alzandosi e facendo un passo in direzione dell'uscita.

Voltandosi decise di scaricare il suo colpo migliore "Allora Ryuccio che ne dici se andiamo a divertirci un paio d’ore nel motel che c’è qui vicino”.

“Ma….” Ryo era totalmente preso alla sprovvista dall'affermazione di Reika che si stava riavvicinando per prenderlo per mano sorridendo.

"Ora basta" pensò Ryo. Aveva sentito puzza di bruciato negli atteggiamenti della signorina Nogami fin dall'inizio di quella storia e, dopo quest’ultima uscita, il suo istinto lo avvisava di non fidarsi. Portando le mani sulle ginocchia si preparò ad affrontarla. Ma purtroppo Kaori fraintese il suo gesto pensando che si stesse alzando per andare con Reika.

 

Nella mente di Kaori scattò ogni allarme possibile e, presa dal panico all'eventualità di perdere Ryo, reagì in una maniera che non si sarebbe mai aspettata.

Delicatamente prese il viso di lui sorridendogli per poi affondarlo tra i seni.

“Un motel? Che squallore! Perché invece non mi porti a casa tua?”  disse  con tono suadente.

Il gesto di Kaori lasciò tutti interdetti, lei compresa. Ma come le era saltato in mente?

Reika stizzita si allontanò verso la porta, nella vana speranza che Ryo la seguisse. Solo verso l’uscita si accorse che l’uomo era ancora seduto con la rossa. Peggio per lui pensò uscendo definitivamente dal locale.

La vittoria sulla rivale esaltò Kaori ancora di più. Come se ne avesse avuto bisogno. Si sentiva già eccitata quando era arrivata al locale e, quando aveva ballato con Ryo, l’asticella si era alzata ulteriormente. Quando poi aveva preso la sua faccia tra i seni era letteralmente esplosa. Doveva frenarsi in qualche modo o gli avrebbe tolto i pantaloni lì dov'era.

“ Ti va di bere qualcosa?”.

“Va bene. Ma che ne diresti di dirmi il tuo nome? Io mi chiamo Ryo Saeba”

“Io mi chiamo Ka...tsumi” presa dall'eccitazione stava per rivelare il suo vero nome.  Nemmeno si accorse che il suo socio aveva già ordinato al cameriere e distrattamente ordinò lo stesso anche per lei senza sapere di cosa si trattasse.

“Katsumi dunque? È un nome bellissimo si addice perfettamente a te” continuò a conversare lui mentre la mangiava con gli occhi.

“Bè anche Ryo è un nome molto bello” rispose Kaori che, notando gli sguardi di lui, si stava scaldando sempre di più.

“E dimmi non sei di Shinjuku, vero?”.

“No,  sono qui solo per affari” non serviva specificare che si trattava di affari di cuore.

Cercando di recuperare il controllo sulle sue pulsioni sessuali, Kaori buttò giù tutto d’un fiato la bevanda che era appena arrivata.

Il fuoco le si propagò dallo stomaco fino alla gola facendole spalancare gli occhi e tossire. “Gough… couh… Che…che cos’era ?”

“Whisky ovviamente. Non avevi ordinato lo stesso che prendevo io?” chiese Ryo sorseggiando dal suo bicchiere. “Va tutto bene?’” domandò lui.

“Si… si… è solo che non è la marca che bevo di solito” rispose Kaori arrampicandosi sugli specchi.

“Comunque complimenti. È abbastanza raro vedere una bella donna bere in quel modo” disse Ryo “E anche per il tuo bellissimo seno” aggiunse poi.

Kaori rise sguaiatamente “Potremmo andare a casa tua ora. Così potrei mostrartelo per bene” e nel dirlo si afferrò i seni e li palpeggio. La piccola parte della sua mente che era ancora lucida e non offuscata dal desiderio di lui stava inesorabilmente venendo offuscata dall'alcol perdendo anche quel poco controllo che le era rimasto.

Ryo lasciò alcune banconote sul tavolinetto facendo un segno al cameriere. Dopo di che si alzò e porse il braccio alla donna.

Kaori si alzò abbracciando stretto il braccio dell'uomo che amava e incamminandosi con lui verso l’uscita sempre ridendo.

Nel parcheggio chiamarono un taxi, dato che erano entrambi senza macchina. 

Ryo da bravo gentiluomo aprì la portiera alla donna e fece un mezzo inchino per invitarla a salire.

Kaori fece per entrare nell'auto,  ma all'ultimo si girò verso Ryo afferrando i baveri della giacca azzurra e tirandoselo addosso.

“Ma che state facendo?” chiese l’autista.

“Niente” rispose Ryo. Ma Kaori avvinghiatasi sotto di lui con le braccia lo baciò appassionatamente,

 “Per ora” aggiunse lei.

Il tassista li portò velocemente all'indirizzo datogli dall'uomo e altrettanto velocemente sparì una volta scaricati.

“Che figura” ammise ridendo Ryo. 

Sempre abbracciati salirono le scale che portavano all'appartamento di lui.

Appena aperta la porta Kaori gli saltò addosso infilandogli in bocca la lingua con prepotenza, mentre cercava di slacciargli la cintura. Era come se i sentimenti che provava per lui si fossero ammassati per anni dietro una diga che, crollando, li aveva liberati tutti assieme.

“Quanta fretta…” disse Ryo travolto da tanta passione.

“Portami a letto subito!” esclamò lei quasi urlando.

Sempre avvinghiati e sbattendo qua e là contro i muri arrivarono alla camera da letto.

Come si aprì la porta Kaori diede un forte spintone a Ryo per farlo cadere sul letto e subito si tolse il body e la gonna rimanendo con l’intimo.

“Oh mamma!” esclamò lui davanti all'avvenenza della donna.

Con una forte ispirazione Kaori spinse all'infuori il petto facendo esplodere il reggiseno che finì in faccia a Ryo. Con un salto coprì la distanza tra la porta e il letto atterrando con il seno sulla sua faccia.

Fu solo allora che lo stallone di Shinjuku capì di avere davanti una tigre affamata di sesso.

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Capitolo 5
*** Per sempre mio ***


Il mattino successivo il risveglio per Kaori fu drammatico. Riconobbe il mal di testa da dopo sbornia. Ma non riusciva a ricordare cosa avesse bevuto. Sentiva anche freddo e cercò con le mani il lenzuolo,  ma al suo posto trovò uno strano cuscino caldo. Aprì un occhio per guardare cos'era e subito scattò giù dal letto terrorizzata.

Il corpo nudo di Ryo era affianco a lei con braccia e gambe spalancate, la bocca e gli occhi aperti, le pupille rivolte all'indietro. Più che addormentato sembrava svenuto.

In quell'istante si accorse che anche lei era nuda e le faceva male tutta la parte inferiore del corpo. Fece due più due e una furia assassina si impadronì di lei.

Stava per sferrargli la martellata più potente che avesse mai tirato quando si accorse che erano in camera di Ryo non nella sua. Si fermò un istante e guardò meglio il suo compagno. Il corpo di lui presentava numerosi segni di morsi e graffi. Scorrendo con lo sguardo si fermò sul motivo per cui Ryo era soprannominato lo stallone di Shinjuku. Certo che era veramente ben dotato si ritrovò a pensare. Come un flash alcuni dei ricordi della notte prima le tornarono. Prese immediatamente i vestiti e la parrucca e silenziosamente si rifugiò in bagno. 

Davanti allo specchio si accorse che la pillola della dottoressa Suzuki aveva finito il suo effetto riportandola alle sue misure consuete. Ma di questo le interessava poco. I ricordi che affioravano stavano delineando una realtà preoccupante. 

Era stata lei a sfilare con foga i pantaloni e i boxer a Ryo.

Era stata lei a salire sopra di lui e a guidare il suo mokkori dentro di lei.

Era stata lei a morderlo mentre impazziva di piacere.

Era stata lei a graffiarlo mentre si muoveva sempre più velocemente sopra di lui.

Ed era stata sempre lei a stringerlo nel momento di massimo piacere, costringendolo così a esplodere dentro di lei.

E anche dopo quello non si era fermata. Aveva continuato ancora e ancora facendo venire così tante volte Ryo da fargli perdere i sensi.

Soltanto allora si era fermata. E mettendosi a fianco del suo uomo era sprofondata in un sonno profondo dovuto alla stanchezza dell’intensa sessione di “fitness”.

Ma poteva definirlo realmente il suo uomo? Poteva dire realmente di aver fatto l’amore con lui? Non gli aveva lasciato dire una parola soffocandolo con le sue tettone e con i baci. Non gli aveva lasciato mettere neanche una protezione. Anzi, lo aveva praticamente costretto a stare nella medesima posizione per tutta la durata dell’amplesso. 

Anche se Ryo era consenziente, nella mente di Kaori quello era più simile ad uno stupro.

Ma era stata veramente lei? Oppure era stata Katsumi? La disperazione si impadronì di lei.

Questa domanda la portò ad un pensiero tremendo. Ryo, per quanto ne sapeva, aveva fatto sesso con Katsumi e non con lei.

E se si fosse innamorato? Possibile che nel cercare di conquistarlo l’aveva perso per sempre?

Le lacrime cominciarono a rigarle il volto.

Se fosse stato così non aveva il diritto di lamentarsi, aveva mentito e lo aveva imbrogliato. Era lei l’artefice della sua sventura.

Maledisse il momento in cui aveva preso la decisione di prendere lei in mano le redini del loro rapporto. Almeno prima c’era una speranza, ma adesso? E se fosse rimasta incinta? Certo così Ryo le sarebbe stato sempre accanto, ma solo per senso del dovere.

Era un'eventualità inaccettabile. 

Sentì Ryo alzarsi dal letto. Entrò velocemente dentro la doccia e aprì l’acqua. Aveva bisogno di tempo prima di affrontare la situazione. E così decise di provare a fare finta che niente fosse successo.

Finita la doccia si mise l'accappatoio, ora tornato grande e avvolgente, e andò in cucina a preparare il caffè.

Ryo arrivò pochi istanti dopo. Indossava una vestaglia. Cosa estremamente inusuale dato che di solito faceva colazione in boxer.

Kaori lo guardò con la coda dell'occhio. Non voleva correre il rischio di incrociare lo sguardo con lui, era quasi certa che sarebbe scoppiata a piangere.

“Allora straniero..hai finito la missione con Reika?” domandò con voce ferma.

Sospirando Ryo si appoggiò di peso al tavolo della cucina “Si. E facilmente è l’ultima volta che lavoro per lei” rispose.

“Ah si? È andata così male? Fammi indovinare. Ti ha sfruttato e poi non ti ha pagato hehehe. Ben ti sta così impari a non coinvolgere la tua socia” era incredibile quanto riuscisse a dissimulare la tempesta emozionale che la tormentava.

Anche se non aveva nessuna voglia di parlare, questo scambio di battute la stava aiutando a non pensare. Intanto con le mani cercava di preparare qualcosa per la colazione. Poi lui scagliò la bomba.

“Ieri ho incontrato una donna” cominciò Ryo guardando la schiena di lei.

A Kaori cadde un contenitore di cereali, il cui contenuto, si rovesciò per terra.

“E allora? Ne incontri sempre di donne. Tu stesso ti rifiuti di lavorare per gli uomini. Cosa c’è di diverso dal solito?”. Mentre parlava si accorse che la voce cominciava a tremare. Doveva concentrarsi su altro.

“Devo trovarla assolutamente” continuò lui.

Kaori aveva spento il cervello incapace di sostenere la conversazione. Prestava a Ryo quel tanto di attenzione che bastava per rispondere in automatico.

“Ah si? E perchè?”

“Mi sono innamorato”.

I cereali non collaboravano a farsi raccogliere e le sue mani tremavano. “Chiedi a Saeko...è compito della polizia trovare le persone” esordì lei con gli occhi che cominciavano ad inumidirsi. Se non fosse stata così impegnata a dissimulare le sue emozioni, la frase di Ryo avrebbe causato ben altra reazione.

“Non credo che mi servirà il suo aiuto, sono un ottimo detective. Solo la prossima volta gradirei che facessi più attenzione, ecco, un pò più di delicatezza non guasterebbe”. disse Ryo.

“Si… si… farò più attenzione.” rispose lei pensando si parlasse dei cereali.

Kaori si rialzò per andare a prendere l’aspirapolvere. Le serviva una scusa per allontanarsi. Fu allora che due braccia muscolose le cinsero i fianchi e la costrinsero a girarsi.

Ryo la stava abbracciando e avvicinandosi la baciò sulle labbra con tutto l’amore che era possibile. Distaccandosi disse “Trovata”.

Lei non riusciva a crederci. "Ttu-tu-tu io non...tu sapevi...io… ma quando?”.

“Amore mio… avrai anche indossato il più bel travestimento che io abbia mai visto, e nel nostro lavoro se ne vedono parecchi, ma mi sono accorto che eri tu appena ti ho visto al locale”. Dicendo ciò Ryo le diede un leggero schiaffetto sul sedere e andò a sedersi sul divano.

Lei era frastornata “Ma da cosa lo hai capito? Ero completamente diversa.” domandò.

“Dagli occhi. Solo tu al mondo puoi guardarmi con tanto amore.” rispose lui sorridendo.

“Devo ammettere però che il travestimento che hai usato era eccezionale. Come hai fatto?”.

“Ti...ti.. Devo confessare una cosa” rispose lei.

DRIIIINNNN DRIIIIINNN.

Era il telefono che squillava. Kaori interruppe la spiegazione per rispondere.

Nel sollevare la cornetta si sentiva euforica. Ryo l’amava. La testa le sembrava un palloncino da tanto era leggera. La tristezza di un attimo prima era scomparsa.

“Pronto, agenzia Saeba come posso aiutarla?”

“Ciao Kaori. Sono Reika. Come stai?”

“Meravigliosamente cara. Hai bisogno?”

“Lo sai che ieri Ryo mi ha piantata in asso durante un lavoro per correre dietro a una donna?” Reika pregustava già la reazione di Kaori e la punizione di Ryo.

“Beh che ci vuoi fare è fatto così” la risposta gioiosa della rossa la lasciò interdetta.

“ E..E..e digli che il compenso se lo può scordare”.

“Non ti  preoccupare a quello ho già pensato io e con gli interessi". La risposta di Kaori fece quasi cadere Reika a terra per lo stupore.

“E avvisa tua sorella che comincerò a pagare anche i suoi” detto questo la rossa riattaccò.

Saltellando per la felicità si tolse l'accappatoio e saltò addosso al suo Ryo. Suo e di nessun'altra. Per sempre.

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