Tela di ragno

di White_Moon_Owl
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


La zia Martha non ce la fa più. Se ne sta stravaccata sul sedile della carrozza, con la sottana sollevata fino a metà stinco e il capo che ciondola mollemente, ricadendo sulla spalla destra e cozzando di tanto in tanto contro il vetro.

Kari non è del tutto certa che sia ancora sveglia. Ha gli occhi aperti, sì, ma non sarebbe la prima volta che la vecchia si addormenta con le palpebre sollevate. Che strano soggetto. Con una certa freddezza clinica, la ragazza osserva come il rossetto color ciclamino con cui la donna si è dipinta le labbra quella mattina è tutto sbavato sul lato destro, lì dove un rivolo di saliva è scivolato dall'angolo della bocca fino al mento rubizzo.

Forse dovrebbe farglielo presente e permetterle di rimettersi in sesto prima che giungano a destinazione, ma non si sente incline a farlo. La vecchia l'ha costretta a indossare un abito giallo, dopotutto, incurante del fatto che il colore strida orrendamente con il rosso dei suoi capelli. 

Il giallo - anzi, lo zafferano - è il colore della casata degli Edensaw, e apparentemente Kari dev'esserne avvolta nel momento in cui incontrerà per la prima volta il suo futuro marito. Non sia mai che a Lord Syntrel venga il dubbio di essere in procinto di fidanzarsi con la ragazza sbagliata.

La tenuta che presto sarà la sua casa dista più di otto ore di viaggio dalla dimora degli zii e il tragitto è estenuante, soprattutto se, come nel suo caso, si è costretti a percorrerlo chiusi in una carrozza che sobbalza e trema a ogni buca centrata dal cocchiere. 

Sarebbe tutta un'altra cosa se avessi potuto viaggiare con la mia ragnatela, pensa Kari, anche se deve ammettere che trasportare la zia Martha, lo zio Lew e tutto il loro seguito all'interno di un bozzolo di seta sarebbe stato piuttosto complicato. Senza contare che i suoi parenti ignorano completamente l'esistenza del suddetto filo di seta, e nemmeno si sognano che la loro unica nipote sia in grado di trasformarsi in un ragno con dei poteri piuttosto speciali.

Quand'era bambina e viveva nella vecchia foresta, Kari non si era mai preoccupata di nascondere i propri poteri, ma quando la società l'aveva trovata, osannata ed esibita come la miracolosa bambina selvaggia perduta e poi ritrovata, aveva presto capito che certe cose era meglio tenersele per sé. Chi non è dotato di magia fatica a comprenderla e tende a fare un gran baccano quando la incontra per sbaglio. La Ghiandaia era stata chiara: comportati come una bambina normale, le aveva detto poco prima che venissero a prenderla, e vedrai che tutto andrà per il meglio.

Kari non può dire che la sua vecchia amica si fosse sbagliata. Per quanto noiosa, la sua vita dai dieci anni in avanti non era stata malaccio. Gli zii, che inizialmente la avevano coperta di coccole e attenzioni, a un certo punto si erano accorti che in lei c'era qualcosa di strano, ma Kari è convinta che la ritengano semplicemente debole di mente.

Oh, be', poco male. Presto non vivrà più sotto il loro tetto e, non avendo ancora conosciuto il suo futuro marito, può permettersi di sperare che sia un po' meno banale dei parenti del suo defunto padre.

A Kari l'idea di sposarsi non dispiace, tutto sommato. Quando lo zio Lew le aveva comunicato di averle trovato un marito, poco più di un mese prima, l'aveva fatto con il tono di un uomo che si aspetta di dovere combattere una dura battaglia. Kari non è la fanciulla più remissiva che esista al mondo, questo lo deve ammettere: del resto non ci si può permettere di avere un carattere morbido, quando per mangiare si deve competere con volpi, tassi e bisce d'acqua. Però l'idea di un marito le piace: c'è qualcosa, in quella parola, che odora di tana e di fieno caldo, di giornate vissute al riparo dal vento dell'inverno e di piedi che affondano in una pelliccia soffice.

Non sa nulla di Lord Syntrel, se non che è meravigliosamente ricco e che ha trentaquattro anni, tredici più di lei. Una buona differenza di età, a sentire la zia Martha. Kari non ha un'opinione al riguardo: anche se è una donna umana, fatica ancora un po' a misurare il tempo e le stagioni alla maniera degli uomini. 

Però il nome dell'uomo che la attende alla fine del viaggio - Elden Syntrel - è morbido e musicale, e quando lo zio Lew gliel'aveva enunciato per la prima volta Kari aveva deciso di acconsentire alle nozze.

Tanto, aveva pensato, se il suo fidanzato non fosse stato di suo gradimento avrebbe tolto il disturbo prima che qualcuno potesse anche solo pensare di fermarla.

°°°°°

La villa di Lord Syntrel ha un giardino magnifico, il che depone già a suo favore.

Kari schiaccia il naso contro il vetro e osserva gli strani alberi dal tronco pallido e dalle foglie larghe che crescono lungo il viale che conduce all’edificio principale. Non ne ha mai visti di simili, e la parte della sua mente che tesse ragnatele e si nasconde negli angoli umidi e bui si chiede che razza di insetti vivano alla loro ombra. Forse sono gustosi. Forse hanno pance grasse e ali croccanti.

La carrozza ha un sobbalzo e la ragazza si mette a sedere in maniera più composta, aggrottando la fronte davanti al pensiero che le ha appena attraversato la mente. Non deve pensare a quelle cose. Lei è una donna, non un ragno. Una donna umana, con due gambe, due braccia e un paio di occhi azzurri. Il tempo che ha passato appesa a un filo di seta è stato solo un incidente di percorso, una buffa casualità che non può definire la sua natura: avrebbe potuto immedesimarsi con leprotto, un passero, magari anche un lupo, ma per qualche motivo il suo cervello di bambina di pochi anni aveva deciso che il ragno era l’animale perfetto.

Kari non rimpiange veramente quella scelta, dal momento che dall’aracnide ha imparato la pazienza e il distacco, ma ora è tempo di andare avanti. È il tempo di essere una moglie e una padrona di casa. Una madre è meglio di no, almeno per adesso. Non è sicura di cosa sia una mamma e non è sicura di cosa significhi essere figlia. Meglio non avere bambini a cui badare, soprattutto se quei bambini dovessero assomigliare a lei.

Presto il viale finisce e la carrozza si ferma nella piazza ovale antistante alla villa.

La zia Martha sta ancora dormendo, questa volta con gli occhi chiusi e la bocca aperta.

Kari la scuote per una spalla. “Zia, siamo arrivati.”

La vecchia grugnisce e si sveglia di soprassalto, sbattendo più volte le ciglia impiastricciate dal trucco pesante.
“Datti un contegno!” le ordina subito, notando che durante il tragitto Kari ha calciato via le scarpette color avorio, dalla suola liscia e decisamente poco pratica.

Fatto” dichiara lei infilando i piedi nelle calzature ed evitando di far notare alla zia che, se qualcuno ha bisogno di darsi un contegno, quella è lei: la sua acconciatura è rovinata e il suo trucco è colato e, nell’insieme, ha l’aria di una che si è appena rotolata nel fienile in compagnia di un giovane aitante.

Sbirciando fuori dal finestrino, Kari vede che una piccola folla di domestici si è raccolta ai piedi della scalinata che collega il giardino alla porta d’ingresso della villa. Indossano tutti delle uniformi nere e inamidate e la ragazza arriccia il naso, sperando che il suo promesso sposo non pretenda che anche lei indossi degli abiti del genere: un decennio passato a portare corpetti e sottane voluminose non è bastata a cancellare la memoria dei dieci anni precedenti, passati invece a scorrazzare per i boschi completamente nuda.

La porta della carrozza si apre e un valletto in livrea le aiuta a scendere: prima la zia Martha, poi lei.

Kari non fa nemmeno in tempo a guardarsi attorno che lo zio Lew le cinge le spalle con un braccio, proiettando l’immagine dell’uomo premuroso che desidera sostenere la sua giovane protetta. Dopo qualche istante, la lascia andare e le porge un braccio.

C’è poco a cui aggrapparsi, pensa lei, serrando la mano attorno a un gomito ossuto. Lo zio è piccolo e magro, un po’ curvo e con dei capelli che si fanno sempre più radi, ma è un uomo che sa quello che vuole. Con la coda dell’occhio, Kari vede che lancia un’occhiata alla moglie e inarca le sopracciglia nel vedere il modo in cui è ridotta, ma non dice nulla.

La folla dei domestici si divide a metà e un uomo avanza a passo sicuro tra le due ali. Mediamente alto, suppone Kari, mediamente avvenente. Capelli biondi legati all’altezza della nuca come molti altri gentiluomini del suo calibro, un filo di barba curata, abiti ricamati che parlano di una ricchezza ostentata. Pelle stranamente abbronzata, occhi grigio-azzurri come la pelle di un pesce. Uno sguardo che a Kari sembra di avere già incontrato da qualche parte, un odore amarognolo che le sembra di avere già annusato.

Un uomo civile che nasconde in sé un pezzo di bosco.

Uhm.

La ragazza è incuriosita, intrigata, ma l’istinto che l’ha tenuta in vita per la prima parte della sua esistenza agita le zampette nel retro della sua mente.

Attenzione, attenzione, le dice.

Kari china il capo sulla spalla come una civetta e dimentica di fare la reverenza. Lo zio Lew glielo ricorda assestandole un pizzicotto tra le costole.

Lei afferra tra le dita la stoffa dell’abito e si inchina nella maniera un po’ infantile che le appartiene. L’eleganza non è il suo forte.

Lord Edensaw, benvenuto nella mia casa” dice l’uomo, avvicinandosi allo zio Lew e porgendogli una mano. La sua voce è chiara e priva d’inflessione.

Lo zio gli stringe la mano. “Vi ringrazio, Lord Syntrel. Da quanto ho avuto modo di vedere, la fama di magnificenza che circonda la vostra dimora è pienamente meritata.”

L’uomo sorride. “Sono lieto che vi piaccia. E l’interno non è da meno, ve lo garantisco. Sono dell’idea che un uomo debba vivere in un ambiente che rispecchi appieno la bontà del suo carattere, della sua morale e del suo intelletto.”

Kari inarca le sopracciglia davanti a cotanta pomposità e proprio in quel momento lo sguardo di Lord Syntrel si posa su di lei.

Ops.

Gli occhi argentei dell’uomo si riducono a due fessure. “Suppongo che questa signorina sia…”

Mia nipote, Lady Kari Edensaw, unica figlia del mio defunto fratello” conclude per lui lo zio Lew. “Spero che vorrete perdonarle qualche piccola mancanza formale. Come ben sapete, la sua vita è iniziata in maniera piuttosto sfortunata.”

La ragazza selvaggia, naturalmente” annuisce Lord Syntrel. Non lo dice con compassione o meraviglia come spesso accade, ma con il tono di uno che sta soppesando un acquisto o, forse, un enigma al quale trovare una soluzione.

Kari non è sicura di piacergli. Non è nemmeno sicura che lui piaccia a lei, in effetti. Giusto per mettere le cose in chiaro, quando lui continua a fissarla, lei ricambia il suo sguardo. È consapevole di risultare maleducata e poco femminile, ma probabilmente l’uomo che le sta di fronte non si aspetta nulla di meglio, da lei.

Il volto di Lord Syntrel rimane perfettamente impassibile, ma dopo qualche istante l’uomo distoglie gli occhi da lei e torna a rivolgersi allo zio Lew.

Benissimo” dice in tono acceso, quasi come per fingere che quel bizzarro scambio di sguardi non sia mai avvenuto. “Seguitemi all’interno: sono certo che desideriate riprendervi dal viaggio; e credo anche che la mia futura sposa sia impaziente di prendere confidenza con quello che sarà il suo regno per i prossimi decenni.”

Kari replica con un sorriso indifferente. Non prova alcuna sorta di impazienza e, a dire il vero, le sembra che le premesse non siano delle migliori. Però si impone di essere paziente e di non abbandonarsi a giudizi affrettati: magari, superata la prima impressione, suo marito si rivelerà meno peggio di quanto non le appaia così, a pelle.




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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Le cose si muovono più in fretta di quanto non si fosse aspettata e Kari sente puzza di bruciato.

Anche se capita spesso che le sfuggano le sottigliezze del vivere civile, è piuttosto sicura di non aver capito male. Stando a quanto lo zio Lew le aveva spiegato quando le aveva parlato per la prima volta del suo imminente matrimonio, Kari si era immaginata che ci sarebbero state alcune settimane - se non alcuni mesi - di corteggiamento, un periodo in cui i due promessi sposi si sarebbero potuti annusare e misurare a vicenda. Non si era certo illusa che il suo futuro compagno le regalasse degli oggetti luccicanti o che sfidasse a duello gli altri maschi per il privilegio di accoppiarsi con lei, ma aveva comunque dato per scontato che Lord Syntrel facesse qualcosa per conquistarla.

E invece no.

L'uomo aveva offerto un pranzo discretamente gustoso ai suoi ospiti, ma poi si era intrattenuto conversando esclusivamente con lo zio Lew. Di tanto in tanto aveva rivolto la parola anche alla zia Martha, ma aveva ignorato nella maniera più completa Kari.

Perché diamine dovrei sposarti? Pensa la ragazza incrociando le braccia davanti al petto e lanciando al suo promesso sposo uno sguardo carico di disappunto. E, a maggior ragione, perché dovrei sposarti domani?

Nonostante l'indifferenza mostrata nei suoi confronti, infatti, Lord Syntrel sembra avere una gran fretta di convolare a giuste nozze. E la cosa le puzza.

Non per la prima volta, si chiede se per caso l'uomo veda in lei una sorta di curiosità, un animaletto domestico da ingabbiare e da mostrare ai suoi amici dicendo ecco, questa è la ragazza selvaggia allevata dai lupi. È cresciuta nella foresta, pensate. I suoi genitori sono morti in un tragico incidente quando lei era ancora in fasce. Tutti la davano per morta e invece eccola qui: viva e vegeta e intenta a servirci un tè.

Rispondendo a un'abitudine antica, Kari si porta la mano destra alla bocca e chiude le labbra sulla punta del pollice destro. Indossa un guanto di raso, ma non importa: succhia anche quello.

Se ci pensa meglio, però, quella ricostruzione dei fatti non la convince. E non tanto perché i suoi genitori non sono morti in un incidente o perché lei non è stata allevata dai lupi, ma perché il posto giusto per tenere un animale in cattività è una gabbia e non un letto.

Anche se non lo conosce, non pensa davvero che Lord Syntrel voglia sposarla per fare colpo sui propri amici.

Quella fretta, quindi, la insospettisce: più ci pensa e più si convince che i suoi zii le stiano nascondendo qualcosa.

Finito il pranzo, gli occhi del padrone di casa si soffermano brevemente su Kari. "Se non vi dispiace, mi piacerebbe scambiare due parole con vostra nipote" dice, rivolgendosi allo zio Lew.

La zia Martha aggrotta la fronte, chiaramente presa alla sprovvista da quella richiesta. "Da soli?" chiede. La voce le trema un po' ed è palese che la giudichi una cosa inopportuna.

Lord Syntrel le rivolge un sorriso indulgente. "Chiedo scusa, Lady Edensaw. Anch'io, al pari di vostra nipote, sono poco avvezzo a seguire le regole della società civile."

Quell'affermazione sorprende Kari. "In che senso?" chiede, sporgendosi verso di lui e appoggiando entrambi i gomiti sul tavolo.

"Kari!" la voce della zia Martha è scandalizzata e la ragazza intuisce che non avrebbe dovuto rivolgersi al suo promesso sposo senza essere prima interpellata da lui. Che idiozia.

Lord Syntrel ignora però la donna più anziana. "Nel senso, mia cara, che in gioventù non mi sono sempre comportato in maniera esemplare. Tutto quello che vedete è mio, ma ho dovuto lottare per averlo. I metodi che ho utilizzato per conquistarlo sono considerati da alcuni poco ortodossi, e mentirei se dicessi che non c'è chi mi considera un infiltrato, indegno del ruolo che copro."

Kari non capisce molte cose, ma le dinamiche all'interno di un branco le sono invece piuttosto chiare. Il suo futuro marito viene dal basso, ha conquistato il potere con la forza e ora gli serve qualcosa che cementi la sua posizione.

"Quindi è per questo che avete tutta questa fretta di sposarmi, giusto? Nessun'altra fanciulla ha accettato di diventare vostra moglie e avete paura che cambi idea anch'io."

Il viso di zia Martha si fa terreo, quello di zio Lew paonazzo, ma Lord Syntrel non sembra particolarmente turbato dalle sue parole.

"Non esattamente" replica in tono leggero. "La decisione di prendere moglie è maturata in me solo in tempi recenti, e voi siete la prima fanciulla alla quale mi sono rivolto. Ho pensato che il nostro passato non convenzionale, se così vogliamo chiamarlo, potesse costituire un elemento su cui costruire il nostro futuro insieme. Non credete?"

Quella spiegazione la convince poco. Molto poco. "Non saprei" replica lentamente, scandendo bene le sillabe. "Dipende da quale futuro state pensando per me: la vostra casa mi sembra molto bella, ma intendete forse tenermi richiusa tra le sue mura?"

L'uomo si stringe nelle spalle. "Non necessariamente, sebbene io ritenga che, dopo la vostra infanzia movimentata, un po' di comodità non possa che essere di vostro gradimento."

Non è la risposta che sperava di sentire. "E," continua, soprassedendo momentaneamente sulle parole dell'uomo, "continua a non essermi chiaro perché desideriate sposarmi già domani. Non sarebbe meglio rispettare un periodo di... corteggiamento, diciamo?"

Lord Syntrel agita una mano come per scacciare una mosca. "Non ne vedo il motivo. Voi mi piacete e sono sicuro che insieme saremo felici."

Kari non manca di notare che non ha chiesto il suo parere sulla faccenda. E, a giudicare da come la sta guardando, è consapevole del peso della sua omissione.

"Dunque, mia cara?" riprende senza darle la possibilità di replicare. "Siete disposta a passeggiare con me in giardino? Vostra zia può seguirci, naturalmente, e assicurarsi che la nostra condotta sia impeccabile e appropriata."

"Ma certo che lo desidera" risponde in sua vece lo zio Lew.

Kari fa le spallucce. La conversazione appena avuta con lui l'ha quasi convinta del fatto che sposare quell'uomo non sia una buona idea, ma una passeggiata gliela può anche concedere.

Dieci minuti più tardi si ritrova in giardino a camminare lentamente all'ombra verde degli alberi che fiancheggiano il viale principale, la mano infilata educatamente nel cerchio creato dal braccio destro del suo futuro sposo.

La zia Martha li segue a qualche decina di metri di distanza, ma Kari non riesce a concentrarsi su di lei: la sua attenzione è tutta incentrata sull'odore amarognolo che circonda Lord Syntrel. È così famigliare che il fatto di non riuscire a riconoscerlo la innervosisce.

"Usate qualche essenza particolare?" sbotta senza riuscire a trattenersi.

"Chiedo scusa?"

Kari si schiarisce la voce. "Avete un odore che non riesco a riconoscere, come di una qualche erba aromatica. Usate qualche essenza naturale per la cura della vostra persona?"

Lord Syntrel la studia per qualche istante con la coda dell'occhio, poi scuote il capo. "Non commenterò il fatto che la mia fidanzata mi annusi come farebbe il mio segugio, ma vi risponderò: non ho idea di che cosa stiate parlando. Mi lavo con del comune sapone, così come fanno tutte le persone civili, e non utilizzo alcun olio o pomata."

Bugiardo, pensa lei. È assolutamente convinta che l'uomo le stia mentendo e, anche se non riesce a indovinarne il perché, il fatto che lo stia facendo è già sufficiente per metterla in allerta e suggerirle prudenza. Nella sua mente, Kari attira a sé le zampe e si raggomitola in un angolo della sua tela, ostentando indifferenza nel momento stesso in cui prepara l'agguato.

"Sono la vostra fidanzata?" chiede, lasciando cadere l'argomento precedente. "Non ricordo di avere ricevuto da voi una proposta di matrimonio formale."

Il suo fidanzato non perde un colpo. "Ho chiesto la vostra mano a vostro zio e lui me l'ha concessa. Capisco che il concetto possa sembrarvi sorprendente, ma questo è sufficiente per ritenerci fidanzati. Non abbiatene a male: ho agito in questo modo solo perché, conoscendo la vostra scarsa familiarità con il cerimoniale, ho pensato di risparmiarvi uno stress inutile."

"Molto generoso da parte vostra" commenta lei, senza preoccuparsi di nascondere il sarcasmo che gronda dalle sue parole.

"Vero?" replica lui; e Kari non ha dubbi: la sta prendendo in giro.

Oh, ma non sai con chi hai a che fare, buffone, pensa mentre gli rivolge un affabile sorriso da volpe.

"Sognate un matrimonio sfarzoso?" fa ancora Lord Syntrel.

Kari finge di pensarci qualche istante. "In realtà, sì. Sapete, quando la mia famiglia mi ha trovata, ero poco più di una bestiola selvatica. Mi ci è voluto qualche anno per capire cosa volesse dire essere una fanciulla umana e per comprendere quale fosse il mio posto all'interno della società. Questo ha fatto sì che io mi perdessi tanti degli eventi mondani che trasformano in donna una bambina. Ora che sono un adulta, e una donna come si deve, desidero avere un matrimonio memorabile: voglio invitati, e balli, e dolci a non finire."

Lord Syntrel si mostra dispiaciuto. "In questo temo di non potervi accontentare, mia cara. Ci sposeremo troppo presto per poter invitare più persone di quante non siano già qui con noi, e le grandi cerimonie richiedono dei preparativi più lunghi di quelli che possiamo permetterci. Ma vi prometto che non sono queste, le cose che contano davvero in un matrimonio."

"Avete ragione, naturalmente" concede lei. "Posso però chiedervi quali sono secondo voi le cose davvero importanti?"

"I figli" replica lui senza battere ciglio.

"I figli" gli fa eco lei. Deve ammettere che quella risposta la prende un po' alla sprovvista, non ultimo perché non riesce a capire se l'uomo sia sincero o meno. Anche se non è ancora riuscita a trovare una spiegazione convincente del perché desideri tanto sposarla, non si aspettava che Lord Syntrel avesse fretta di generare degli eredi.

"Esattamente" conferma lui. Il suo sguardo muta e si fa più penetrante: quando i loro occhi si incontrano, per un breve istante Kari si sente simile a un cerbiatto al cospetto di un lupo. "Ne voglio almeno una dozzina."

Lo smarrimento che si è brevemente impossessato di lei evapora nel giro di un istante. "Una dozzina!" ripete, scoppiando in una risata sguaiata.

Qualche decina di metri più indietro, zia Martha tossicchia rumorosamente: è improbabile che abbia colto i dettagli della discussione, ma è evidente che non ha apprezzato quella risata così rumorosa.

Lord Syntrel rimane serio. "Non sto scherzando" replica con una ruga profonda in mezzo agli occhi.

Kari serra la mascella nel tentativo di recuperare un certo contegno e lo scruta da capo a piedi, cercando di indovinare i suoi pensieri. "Mh" si limita a dire, soppesandolo con lo sguardo.

"Non desiderate avere dei bambini?" la incalza lui. Il modo in cui ritorna sull'argomento stride con il tono casuale, quasi annoiato, con cui pone la domanda.

La giovane solleva una spalla. "Non saprei. Se devo essere sincera, non ci ho mai pensato."

E invece ci ho pensato, eccome, corregge invece il tiro nel privato della sua mente. Per ora non  mi interessa generare alcun marmocchio, soprattutto non con te.

"Non fa niente" replica il suo fidanzato. Il suo tono comprensivo le fa scorrere un brivido freddo lungo la schiena. "Cambierete certamente idea." Così dicendo, l'uomo contrae il braccio destro quel tanto che basta perché la mano di Kari, sistemata nell'incavo del suo gomito, rimanga incastrata tra il bicipite e l'avanbraccio. 

La ragazza non ha bisogno di essere un'esperta di relazioni umane per riconoscere il gesto per quello che è: un tentativo, forse inconscio e forse no, di ancorarla a sé.

Buona fortuna, pensa con un sorrisetto.

"Perché sorridete? La prospettiva vi piace?"

Quell'uomo la disturba. Non è in grado di stabilire se sia realmente inconsapevole dei suoi sentimenti o se invece abbia intuito ciò che le passa per la testa e reciti il ruolo del fidanzato entusiasta solo per provocarla.

Kari cerca di di dire che sì, ora che ci pensa la prospettiva le piace molto, ma è troppo: la bugia le muore sulle labbra.

Il suo subconscio le propone però un'immagine bizzarra: dodici creaturine, piccole repliche di lei e dell'uomo che le sta accanto, che si contorcono e agitano un numero considerevole di braccia, chiedendo di essere nutrite.

Mossa dall'istinto, allunga la mano libera e con due dita tasta il ventre del suo fidanzato, saggiandone volume e consistenza. Lui sobbalza e Kari nasconde un fremito di piacere.

"Cosa state facendo?" sbotta, guardandola con occhi sgranati.

Lei si sforza di emettere una risatina. "Ma niente, mio caro: stavo solo sentendo se avete un po' di carne sulle ossa. Se mangiate bene. I miei futuri bambini avranno bisogno di un sacco di cibo, soprattutto se avete realmente intenzione di generarne una dozzina."

Stavo cercando di capire se la tua pancia può essere un buon posto in cui far crescere una dozzina di ragnetti, pensa. Però non lo dice: anche quello sarebbe probabilmente troppo.

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