Momenti Difficili

di Efffp25
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cuffie Malinconiche ***
Capitolo 2: *** Occhiali Bagnati ***
Capitolo 3: *** Specchietto In Due ***



Capitolo 1
*** Cuffie Malinconiche ***



CUFFIE MALINCONICHE
 
All’inizio del nuovo anno di liceo Cuffie era molto strana, cioè, non era pazza o chissà che cosa, c’era qualcosa che non andava in lei.
Non capivo cosa avesse: forse era appena ricominciata la scuola e quindi riprendere le abitudini è terribile, dopotutto è un gran trauma passare dallo svegliarsi dalle 10 alle 7 del mattino!
Cuffie è sempre stata una ragazza molto simpatica: è alta, ha lunghi capelli castani mossi e occhi come il cioccolato al latte, spesso ride anche per delle cose sciocche, e la sua risata è contagiosa. È seduta dietro di me, io sono di fronte alla lavagna quindi sono in prima fila. La sua migliore amica si chiama Rossa, ed è seduta alla mia sinistra, il suo banco è appiccicato al muro, anche se spesso si battibeccano entrambe sono comunque simpatiche, scherzose, allegre e molto solari.
Tutto cominciò in varie mattinate in cui Cuffie doveva andare in bagno e quando tornava aveva il mascara rovinato, una mattina, quando Cuffie dovette correre in bagno perché non stava bene, due nostre professoresse cercarono di calmarla ma inutilmente, quindi alla fine dovette andare a casa. Ogni mattina quando Cuffie entrava in classe era silenziosa e aveva sempre gli auricolari alle orecchie, mi sono sempre chiesta cosa ascoltasse, probabilmente Tiziano Ferro dato che è il suo idolo.
 
Non ho mai capito perché molti miei coetanei ascoltassero musiche tristi, in cui nelle videoclip si vedevano scene legate alla tristezza, amori finiti, scene strappalacrime, ma comunque i gusti sono gusti.
 
Spesso chiedevo a Cuffie se stesse bene ma lei diceva che andava tutto bene e che non aveva niente: è facile nascondere le proprie sofferenze e fingere che vada tutto bene, quando si è bambini si finge di stare male per attirare l’attenzione dei grandi, ma quando cresciamo fingiamo che vada tutto bene quando in realtà non è così.
 
Un giorno durante l’ora di ginnastica abbiamo fatto un esercizio e Cuffie non voleva farlo, quando abbiamo preso i tappetini per fare stretching ella non c’era, così con una scusa avevo chiesto all’insegnante di andare ad appoggiare la mascherina ed ha acconsentito, ha aggiunto che andassi a chiamare la mia amica. Quando arrivai nello spogliatoio la mia amica era come la trovavo nei suoi momenti di malinconia: era seduta su una panca, i piedi saldati a terra, le mani sulle ginocchia, i nostri sguardi si sono incrociati, alzò lo sguardo, il mascara le era colato, questo significava che aveva pianto. Alla fine dopo qualche scambio di parola l’abbracciai, la stessa cosa era successa al mio primo giorno di un’attività del doposcuola: mentre imparavo per la prima volta a fare l’uncinetto le chiesi se stesse bene ma come al solito mi rispose che era tutto okay.
Dopo varie ricerche e da alcune voci delle mie amiche scoprì che aveva degli attacchi di panico, sono terribili e posso solo immaginare (anche se a me non sono mai venuti) cosa si possa provare. La testa che gira, il cuore che batte all’impazzata, la sensazione di morire, il respiro affannoso…
 
A Maggio tuttavia, tutto prese una piega inaspettata…
 
Un giorno mentre aspettavamo l’insegnante dell’ora successiva ed io ero sulla soglia a fare la guardia (il mio ruolo preferito) vidi Rossa che consolava Cuffie in fondo alla classe: quest’ultima aveva uno sguardo perso nel vuoto, sembrava sul punto di piangere, Rossa mi chiamò e mi chiese di stare un secondo con lei mentre andava a cercare aiuto. Le presi la mano: Cuffie non diceva una parola, era incosciente ma con gli occhi aperti, ogni tre per due si irrigidiva e tremava come se ogni tre secondi prendesse una scossa elettrica. Dopo essere stati tutti portati fuori dalla classe fecero tutto un avanti e indietro alcuni bidelli, il professore, arrivò il 118 e sua mamma. Avevano dovuto calmarla e mentre rientravamo io e la mia classe dal giardino la vedemmo girata di spalle, con lo zaino in spalla mentre tornava a casa.
 
Qualche settimana prima di questo incidente notai questo: quando sono arrivata a scuola ho notato sul suo braccio sinistro una benda, che cosa poteva essere successo? Mi chiesi dentro di me «Ehi Cuffie, che è successo al tuo braccio?» le chiesi «Oh no niente, mi sono fatta male a pallavolo» rispose prontamente «Ah okay» dissi io facendo spallucce. È una cosa normale che per sbaglio qualcuno si sia fatto male a pallavolo, può succedere a chiunque.
Può succedere dopotutto, no? Tempo fa notai qualcosa che mi fece rabbrividire e inquietare allo stesso tempo: dei tagli sulle braccia, e li vedevo chiaro e tondo “Questi gatti cattivi” pensai scherzosamente dentro di me, non le chiesi nulla per non essere troppo invadente, ma sapevo che la verità era un’altra.
Quel giorno non venne al doposcuola, cioè, venne, si fermò per pranzo e poi andò a casa, Cuffie continuava a coprirsi il braccio con la felpa, dopotutto è normale che a mezze maniche si noti qualcosa, oppure no? Prima di pranzo rimase a lungo con una nostra insegnante del corso a piangere e a sfogarsi, io non so come ma preferì rimanere con gli altri ragazzi del corso seduti al tavolo per mangiare.
Era davvero colpa di qualche gatto? Pensai a questa cosa per tanto tempo, si, era stato un gatto cattivo
Un gatto birbone…
 
Con i suoi artigli graffia…
 
Perché sono affilati…
 
Qualcosa di affilato…
 
Me lo ripeto nella mente “affilato”…
 
Lo cerco sul dizionario
“affilato” “appuntito” “tagliente”
 
Come un coltello, una lametta, un paio di forbici…
 
Un oggetto che sfiora la pelle, e da quella fessura esce sangue, senza pietà…
 
E in quel momento è come se il mondo si fermasse, come se nulla abbia più importanza.
 
Qualche giorno fa stavamo facendo un lavoro in classe: dovevamo scattare delle foto in bianco e nero per un lavoro di scuola, mentre giravo tra i banchi con in mano il cellulare per fare le foto sono passata vicino al banco di Cuffie (quel giorno in molti avevano cambiato posto perché mancava mezza classe), con la coda nell’occhio vidi che sul suo banco c’era un foglio bianco con scritto qualcosa a mano, ricordo solo queste due frasi “Caro diario” e “Non mi sento accettata dal gruppo”. Non sono stata molto a leggere perché dovevo fare quel lavoro di scuola e non potevo distrarmi.

La scuola sta per finire e ora fortunatamente sta bene, sono molto felice per lei.

Cara Cuffie, se stai leggendo questo sappi che ti voglio un mondo di bene, spero che in futuro tu possa stare meglio, per qualunque cosa tu abbia bisogno io ci sarò sempre per te, come mi hai detto una volta "Io sono sempre sorridente" ed è quello che vorrei da te: sorridi, sei una principessa guerriera e queste non piangono. Ma se avrai bisogno di piangere sappi che ci sarò sempre, le tue lacrime valgono più del tuo mascara rovinato.

ANGOLO AUTRICE
Eiiiiii sono ritornata dopo moltissimo tempo, perdonate la mia lunga assenza ma siamo ormai alla fine e ancora la scuola non è finita. Ho ancora qualche cosuccia da sistemare ma state tranquilli.
Spero di essere più presente
Un bacio a tutti e a presto
 
 
 

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Capitolo 2
*** Occhiali Bagnati ***


OCCHIALI BAGNATI
 
Occhiali è venuta nella nostra scuola solo l’anno scorso, è sempre stata una ragazza tranquilla, solare e gentile: ha i capelli che le arrivano fino alle spalle, occhi marroni e occhiali rotondi e fini come quelli di Harry Potter.
Fin dal primo giorno siamo diventate amiche: parlavamo di cose sciocche, ci mandavamo i compiti eccetera. E fin qui tutto bene direte voi, be’ peccato che i problemi siano iniziati solo l’anno scorso.
Dal fare un’assenza Occhiali passò dal farne più frequentemente, così per molto tempo non ci sentimmo più, quando arrivò settembre e la scuola ricominciò mi raccontò cosa fosse successo:
Non era stata molto bene, aveva terribili attacchi d'ansia e per questo non riusciva a fare le videolezioni o a venire a scuola.
 
Cavolo, mi è dispiaciuto moltissimo per lei.
 
All’inizio di quest’anno andò tutto bene, io, Occhiali e la secchiona della classe eravamo tipo il Golden trio, Occhiali era Harry Potter, la secchiona Hermione (anche se Hermione è più simpatica) e io Ron (ma non ho i capelli rossi) capitava che Occhiali mancasse poco alle lezioni, ma a marzo cambiò tutto.
Occhiali iniziò a mancare più volte, lei veniva al doposcuola con me, Rossa e Cuffie, e gli altri ragazzi dell’attività ci chiedevano dove fosse ma nessuno aveva mai sue notizie.
Importava un’eternità a rispondere ai messaggi e questo era un gran problema.
 
A marzo programmammo le interrogazioni di chimica (io ero l’ultima e da sola) e Occhiali era il primo giorno, un venerdì, ma quando quel venerdì arrivò tutta la classe andò nel panico, il professore non avrebbe mai accettato due persone, io e Cuffie provammo a contattarla, a chiamarla ma inutilmente, poi alla fine ero all’esasperazione mandai un messaggio a sua madre (avevo il numero della mamma di Occhiali perché una volta eravamo al cinema ed era senza batteria) la madre mi rispose e disse che non stava bene. Il prof si infuriò ma non ebbe scelta se non interrogare quei due che erano per quel giorno.
Adesso era sempre stressata, aveva attacchi di panico e non trovava le forze di venire a scuola.
Vi ricordate quando la scorsa volta vi parlai di quando Cuffie pianse al doposcuola? Bene, quel giorno io e gli altri le aspettavamo per pranzo ma io ero più preoccupata per Occhiali, così mi alzai e aprì la porta del bagno ed era lì, la guardai: aveva gli occhi rossi, in mano teneva un fazzoletto. Parlammo per qualche secondo:
 
La scuola la stava mettendo sotto stress
 
Già, quante volte ti alzi la mattina e non riesci più a trovare la forza o la motivazione di studiare?
 
E viene voglia di piangere e urlare?
 
L’ansia arriva…
 
A qualcuno gli attacchi di panico…
 
La nausea mattutina che porta solo via la fame…
 
Le lacrime agli occhi per la disperazione…
 
Ahi scuola! Prova pietà per questi studenti!
 
Inginocchiati e guardali!
 
Guardali come li hai ridotti!
 
Una sera facemmo una videochiamata e lei stette molto meglio, il giorno dopo mi ringraziò per la videochiamata e aggiunse che ero un’amica speciale, quasi mi commossi: nessuno me lo aveva mai detto.
Capì che di lei mi potevo e mi posso fidare.
 
Anche se sono gli ultimi giorni di scuola e Occhiali risponde tardi ai messaggi spero di rivederla il prima possibile.


ANGOLO AUTRICE
Eccomi qui di nuovo, come promesso ecco la seconda storia, in settimana uscirà l'ultima, volgio dirmi due parole: se avete dei problemi personali parlatene con qualcuno, non dovete sentirvi in colpa se piangere davanti a qualcuno, piangere aiuta moltissimo. Come dice un famoso detto "Dopo la tempesta c'è sempre il sole".
alla prossima
 
 
 

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Capitolo 3
*** Specchietto In Due ***


 
SPECCHIETTO IN DUE

Specchietto è arrivata nella nostra classe questo settembre, era bocciata e quindi doveva ripetere l’anno. Era una ragazza molto carina: capelli lisci e castani, occhi marroni, aveva sempre il mascara, portava sempre un gilet nero o rosa.
Era molto carina, da dopo che è entrata nella nostra classe si è subito integrata nel gruppo.
 
Quando finivano le lezioni di solito io, Specchietto e Occhiali ci mettevamo a parlare della secchiona della classe, commentavamo il fatto che studiava troppo, che non usciva mai e che non avesse una vita sociale. Ma qui non siamo a parlare della secchiona della classe.
 
Specchietto aveva una buona media e prendeva dei buoni voti.
Spesso durante le lezioni si guardava allo specchietto doppio apribile che si portava dietro.
Spesso mi scriveva perché aveva bisogno dei compiti e solo sua mamma aveva accesso al registro elettronico, così le mandavo gli esercizi che c’erano per casa, oppure ci mancavano gli esercizi a vicenda per confrontarci o perché una non voleva farlo.
 
Presto, anzi, lentamente tutto iniziò a prendere una piega inaspettata.
 
Specchietto iniziò a distaccarsi piano piano, alla fine del trimestre ebbe un non classificato a chimica, al professore infatti serviva un secondo voto ma lei non venne all’interrogazione programmata. Non era servito a niente fare quella videochiamata in cui l’avevo aiutata a chimica, scoprì che aveva fatto il giro della classe chiedendo a metà dei nostri compagni aiuto.
A scuola veniva ma quando c’era un’interrogazione non veniva, infatti se veniva era sempre l’ultima.
Una sera stavo studiando per l’interrogazione programmata di pedagogia quando mi scrisse perché voleva sapere quali pagine bisognava studiare, dopo aver chattato per un po’ scoprì che non stava bene: suo zio era in ospedale e lei la notte non dormiva molto bene.
 
Iniziai a preoccuparmi per lei, per molte mattinate, se non veniva le scrivevo per chiederti come aveva passato la nottata: spesso mi diceva che sua mamma l’aveva lasciata dormire, oppure che aveva avuto attacchi di panico notturni.
Era sempre contenta quando le scrivevo, quando quella famosa sera mi scrisse io le scrivevo messaggi di incoraggiamento, le dicevo che ce l’avrebbe fatta e che era una ragazza molto forte. Lei si sentiva felice e un poco sollevata quando le scrivevo questi messaggi.
 
A marzo iniziò a venire raramente e alla fine purtroppo suo zio morì, mi dispiaceva moltissimo: è brutto avere una persona che sta male e non poter fare niente.
Ora che la scuola è finita non è più venuta da molto tempo, l’ultimo messaggio che ci siamo mandate è stato a marzo.
 
Credo che sia stata la malattia dello zio a sconvolgerla, è brutto da dire ma quando succedono queste cose siamo impotenti
 
Quando ci succede qualcosa di brutto
 
Rimaniamo sconvolti
 
La mente resta sconvolta
 
E tutto si mescola
 
Si finisce in un vortice
 
Togliendo a volte il sonno
 
O la capacità di fare le cose più semplici
 
Le forze si disperdono
 
E si perde il coraggio di affrontare i problemi
 
Ora forse voleva iscriversi alla scuola di parrucchiera ma ancora non ha fatto molto.
 
Cara Specchietto, so che a volte ci scrivevamo solo per i compiti, o quando ci vedevamo a scuola era per ridere e scherzare o anche per allontanare la secchiona della classe dai libri ma sappi che anche se per poco tempo sono stata contenta di essere tua amica.
Non so nemmeno se stai leggendo questo messaggio, ma se lo leggerai sappi che ti ho voluto e ti vorrò per sempre un bene dell’anima, anche in quelle poche volte in cui parlavamo insieme sono certa che il sorriso ce l’avevi perché io o gli altri nostri compagni di classe ti facevano ridere.
Ti ricorderò per sempre come quella che stava in seconda fila, che si abbassava la mascherina per mangiare alla prima ora i tarallini o i crackers, o per quella che durante le spiegazioni si guardava gli occhi allo specchietto per vedere se il mascara era ancora al suo posto. Oppure per quella che sbuffava e dormiva per ogni lezione di latino.

Ti voglio bene.

ANGOLO AUTRICE
Rieccomi qui, sono tornata con l'ultima storia.
So che tutti quanti noi passiamo un brutto periodo ma possiamo sempre rialzarci, dobbiamo soltanto chiedere aiuto e farci aiutare dalle persone più vicine a noi. Le forze di rimetterci in piedi le troveremo sempre, l'importante è non mollare mai.
A presto.
Un bacio e un saluto da Efffp25
 
 
 
 
 

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